THE HUNTRESS

di chiara05
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** COMINCIA LA CACCIA ***
Capitolo 3: *** INCONTRI PERICOLOSI ***
Capitolo 4: *** NELLA TANA DEL LUPO ***
Capitolo 5: *** SEI MIA ***
Capitolo 6: *** UNA COSA SOLA ***
Capitolo 7: *** DECISIONI COMUNI ***
Capitolo 8: *** VUOTO ***
Capitolo 9: *** MASCHERA ***
Capitolo 10: *** TRADIMENTO ***
Capitolo 11: *** LIBERA ***
Capitolo 12: *** FURIA ***
Capitolo 13: *** ALLEANZA ***
Capitolo 14: *** TERREMOTI ***
Capitolo 15: *** CONFESSIONI ***
Capitolo 16: *** FRAGOLE ***
Capitolo 17: *** TRASFORMAZIONE ***
Capitolo 18: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Ciao a tutti, questa è la prima volta che scrivero una storia ed è un po' un esperimento, quindi commentate, criticate e soprattutto datemi dei consigli per migliorare!



Uccidere Niklaus Mikaelson.

Era questo il suo scopo, la sua unica ragione di vita. Caroline era stata addestrata tutta la vita per questo. Era una mattina piovosa dell'aprile del 1862 quando il suo futuro fu deciso dal Consiglio dei Fondatori, l'insieme dei cacciatori di vampiri, della cittadina di Mystic Falls. Ventisei anni prima gli Originali (così erano chiamati i 5 fratelli Mikaelson) avevano rotto il secolare patto di alleanza stipulato con il primo Consiglio dei Fondatori: i 5 fratelli vampiri non avrebbero ucciso, morso o trasformato nessun membro delle famiglie fondatrici e quest'ultimi non li avrebbero né cacciati né intralciati in alcun modo; avevano convissuto pacificamente per più di 400 anni fino a quando Finn, il maggiore dei fratelli Mikaelson non si era innamorato di una ragazza delle famiglie fondatrici, Sage Fell, e l'aveva trasformata in una non-morta trascinando entrambi nella definitiva morte per mano del Consiglio. Ed era a causa del tradimento degli Originali che dieci anni prima Caroline Forbes era stata strappata dalla sua famiglia e affidata a Giuseppe Salvatore che le avrebbe insegnato ad essere una micidiale cacciatrice insieme ai suoi due figli Damon e Stefan. Ora all'età di 17 anni aveva finito la sua preparazione, ora era pronta a compiere il suo destino, ora era una cacciatrice.


Ed ecco qua il mio tentativo di creare qualcosa di bello, spero vi sia piaciuto e se è così non vedo l'ora di continuare a scrivere dei miei personaggi preferiti.
 

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Capitolo 2
*** COMINCIA LA CACCIA ***


ciao a tutti! ecco il primo capitolo, come sempre spero che vi piaccia. un bacione buona lettura!


Silenzio. Era tutto quello che Caroline sentiva. Si trovava nascosta dietro un grande tronco nella foresta dietro casa Salvatore ed i suoi sensi erano tutti concentrati per percepire il minimo rumore o movimento intorno a lei. Sapeva che lui la stava cercando.

Crack. Ed ecco l'errore del suo avversario, era solo un piccolo suono, un ramoscello che si rompeva sotto il peso di un passo leggero ma era stato sufficiente per permettere a Caroline di capire dove lui si trovasse e agire di conseguenza.

 

«Preso» esclamò Caroline saltandogli a dosso «dovresti fare più attenzione a dove metti i piedi o vincerò sempre io» continuò la ragazza sicura di sé. Un secondo dopo si ritrovò con la schiena sulla terra umida mentre lui la teneva bloccata per terra «e tu non dovresti mai distrarti e perdere la concentrazione Caroline» le rispose con un sorriso il suo rivale. «Va bene ma ora lasciami andare Stefan» e dopo queste parole il più piccolo dei Savatore la aiutò ad alzarsi in piedi.

 

Facevano quell'esercizio tutti i giorni, era una specie di nascondino dove a turno uno dei due doveva scovare l'altro nel bosco. Giuseppe Salvatore, il loro maestro, diceva che era necessario per acuire i lori sensi; e così ogni mattina i ragazzi si alzavano presto e, approfittando della fioca luce dell'alba, si allenavano per la caccia ai vampiri.

 

«Ora tocca a te cercarmi Care e ti avverto che non sarà un lavoro facile» il giovane aveva ancora stampato il sorriso sulla faccia. Era molto attraente rifletté Caroline guardando il suo interlocutore, aveva 18 anni, uno in più di lei, il suo fisico alto e slanciato era la dimostrazione di molti anni di allenamento e il viso dolce incorniciato dagli occhi verdi e profondi mostrava la sua intelligenza e bontà. Era come un vero e proprio fratello per lei, il suo migliore amico, uno dei pochi punti di riferimento che la sua vita le aveva concesso. Non come Damon, l'altro Salvatore, che due anni prima li aveva abbandonati per andare in Europa ad imparare nuove tecniche di combattimento, o almeno questo era quello che sosteneva lui mentre Caroline sospettava che i veri motivi fossero le ragazze europee, che avevano fama di essere molto disinibite, e la possibilità di allontanarsi da suo padre con cui aveva un rapporto complicato. Ma non aveva importanza perchè lei non aveva bisogno di nessuno, era autosufficiente, quindi il fatto che l'unico altro membro della sua famiglia l'avesse abbandonata era del tutto irrilevante per lei. Avrebbe avuto la notte, si concesse, per essere triste, quando nessun altro poteva vedere le sue debolezze.

 

«Terra chiama Caroline, dove hai la testa?» le domandò Stefan con affetto «oh niente mi stavo solo domandando dove potesse essere tuo fratello» rispose lei mascherando il suo turbamento con un sorriso.

«Lo sai, sarà nel letto di qualche giovane vedova» ridacchiò il ragazzo,

«O starà scappando da qualche marito infuriato. No non è possibile, lui non scappa mai» continuò lei.

«Ti sbagli, è scappato da noi» ora aveva perso tutto il suo buon umore, Caroline si maledisse per aver causato tutto questo, sapeva che Stefan soffriva terribilmente per la mancanza di Damon «Mi dispiace non avrei dovuto sollevare l'argomento» il ragazzo anche se con un po' di fatica mostrò di nuovo il suo sorriso «non dire sciocchezze, lo sai che mi puoi dire tutto. È solo che mi manca».

 

«Bè, da questa conversazione deduco che in questi anni tu non sia diventato proprio un duro fratellino» disse una voce forte e profonda alle loro spalle.

«Damon» esclamarono all'unisono i due ragazzi. Incredibile. Era proprio da Damon fare un'entrata di scena in modo così teatrale! Se non fosse stata così felice di vederlo sicuramente ne sarebbe stata irritata.

«Non mi vedete da due anni ed è questa la calda accoglienza che mi riservate?» continuò lui vedendoli lì immobili «Ah come mi mancano le focose donne parigine!».

Superato il breve momento di shock Caroline gli si butto tra le braccia «lo sapevo che la storia dell'allenamento era tutta una scusa!» proruppe ridendo «non essere gelosa bambolina non ho trovato neanche una ragazza bella come te» ammiccò lui in risposta. Ed era effettivamente così ragionò, la biondina era sempre stata prima una bella bambina e poi una bella ragazzina, ma ora era diventata una splendida donna che sicuramente avrebbe incantato anche lui con i suoi splendidi occhi blu cielo se non l'avesse considerata una di famiglia. Aveva tanti vizi ma l'incesto non era uno tra quelli.

«E tu non vieni a salutarmi?» chiese al fratello, gli andò in contro e lo abbracciò.

«Papà sa già che sei qui?» gli domandò commosso Stefan «no, volevo prolungare il divertimento il più possibile» replicò prontamente, e avrebbe sicuramente fatto qualche battutina delle sue se il minore dei Salvatore non l'avesse interrotto «Damon sei appena arrivato quindi cerca di non farlo arrabbiare subito, è molto tranquillo in questo periodo» in tutta risposta lui aprì la bocca come per parlare ma la richiuse subito dopo, prese Caroline sotto braccio e si avviò verso la tenuta di suo padre.

 

* * *

 

«Sei tornato vedo» disse il patriarca Salvatore senza degnarlo neanche di uno sguardo. Era un uomo freddo e orgoglioso e Damon non si aspettava certo che facesse una festa in suo onore per il rientro a casa, ma nonostante ciò rimase un po' deluso per l'indifferenza dell'uomo che avrebbe dovuto amarlo senza riserve.

«Si padre, ho saputo che in questi ultimi mesi l'affluenza dei non-morti nella nostra città è aumentata notevolmente e sono venuto a dare un aiuto a Stefan e Caroline».

«La nostra città?» ribadì Giuseppe sprezzante «era sempre la tua città quando te ne sei andato lasciando due bambini a difenderla al posto tuo?»

«Non sono dei bambini, Stefan ha solo due anni in meno di me e Caroline tre, inoltre era un periodo fiacco e loro due se la sono cavata egregiamente anche da soli, ma adesso che le cose sono cambiate ed hanno bisogno di me sono tornato» affermò Demon senza battere ciglio «è qui che ti sbagli, non abbiamo bisogno di te, tornatene pure nel bordello da cui sei venuto».

 

Stefan e Caroline erano dietro la porta che origliavano la discussione, non avevano mai capito il motivo di tanta ostilità nei confronti del bel Salvatore, la ragazza sospettava che fosse la sua intelligenza e indipendenza; mentre Stefan non avrebbe mai fatto niente per contrariarlo, Damon spesso gli andava contro e spesso aveva ragione.

Decise di intervenire prima che le cose si facessero serie, bè più serie di così «con tutto il rispetto vi sbagliate Maestro» enunciò Caroline entrando nello studio di Giuseppe «Damon ha ragione, non sono mai stati così numerosi e una mano ci farebbe comodo, non solo per distruggerli ma anche per capire cosa tramano» grazie a questa intromissione si era guadagnata lo sguardo furente del capofamiglia «non è una conversazione che ti riguarda ragazzina. Ma forse hai ragione, è ora che mio figlio adempia al suo compito. Ci sarà un ballo questa sera dove troverete un vampiro alto e bruno di nome Jasper, ho ragione di credere che lui possa chiarirci cosa sta succedendo nella nostra città. Caroline, tu farai da esca e porterai la vittima in giardino dove Damon potrà estorcergli le informazioni. Mi raccomando, nessun civile dovrà scoprire che cosa facciamo noi in realtà. E ora andatevene, ho del lavoro da sbrigare» e con queste parole li liquidò.

 

* * *

 

Caroline si stava preparando in camera sua con l'aiuto della sua domestica strega Jane Bennett, più che una domestica era un'aiutante tutto fare, senza contare che era la sua unica amica. Quella sera avrebbe indossato un abito blu con le decorazioni d'argento, ad ogni suo vestito Jane faceva una modifica, cuciva una specie di sacca all'interno dell'ampia gonna dove tenere i paletti, bastava un attimo per strappare la fragile cucitura e maneggiare quell'arma letale.

 

«Sei contenta? Questa notte non sarai costretta a girare per le strade buie e fredde ma andrai ad un ballo come ogni ragazza normale» disse eccitata la sua amica. Avevano la stessa età e non riusciva a comprendere come facesse Caroline a condurre una vita così dura e anomala, anche se la ragazza non si lamentava mai lei vedeva i lividi sul suo corpo e percepiva il languore della solitudine che la attanagliava e che, certe volte, non riusciva a nascondere.

«Non vado lì per divertimento cara Jane ma per scoprire cosa diavolo sta succedendo a Mistic Falls» le rispose automaticamente la bionda.

«Lo so, lo so, ma questo non toglie che sarai ad un ballo» replicò tranquillamente la strega mentre le acconciava i capelli. Dopo un attimo di silenzio proseguì «vorresti mai avere un'esistenza tranquilla e normale? Non ti stanchi mai di essere forte, di essere una cacciatrice?» Caroline si imbestialiva quando gli altri le porgevano domande simili ma sapeva che la sua amica era solo preoccupata per lei, così quando le rispose non c'era il minimo segno di durezza nella sua voce «No, è quello che sono. È vero, è una vita dura ma ho libertà che nessuna donna sulla faccia della terra può vantare e non devo temere che nessuno mi faccia del male o abusi di me perchè so badare a me stessa» ma sono anche una donna e spesso mi domando se passerò tutte le notti da sola nel mio letto freddo, ma questo non lo disse, in fondo non aveva mai incontrato nessuno che le facesse rimpiangere l'impossibilità di avere un compagno nella sua vita.

 

«Ho terminato» affermò con orgoglio la giovane Bennett «sei bellissima», e lo era davvero con quell'abito che metteva in risalto le sue forme generose e con delle ciocche che le cadevano sul viso in piccoli boccoli dando luce al suo splendido viso.

«Dimmi Jane, secondo te riuscirò ad attirare quel vampiro?» chiese conferma la giovane, «Credimi, questa sera nessuno riuscirà a toglierti gli occhi di dosso» le assicurò Jane con un occhiolino.

 

* * *

 

Ballare con Mr. Tompson era una vera tortura. Era un uomo single, giovane, bello e spaventosamente ricco, insomma lo scapolo perfetto, ma decisamente non sapeva ballare e Caroline temette di non riuscire più a camminare dopo che quest'ultimo le aveva pestato i piedi per la settima volta. Appena entrata gli uomini si erano spartiti i balli della serata segnandosi sul suo carnet di ballo dando ragione alla teoria di Jane che, quella sera, nessun uomo sarebbe stato in grado di resisterle. Damon e Stefan stavano perlustrando la villa e chiedendo informazioni per trovare Jasper; ammesso che Giuseppe Salvatore avesse ragione e ci fosse qualcuno da trovare, nessuno di loro sapeva come avesse fatto ad ottenere quella informazione. Maledizione! Esclamò nella sua mente, con questa erano otto, quella sera sicuramente avrebbe perso qualche dito.

 

«Permette Mr. Tompson? Non vorrei che la signorina rimanesse senza dita dei piedi» Klaus l'aveva notata appena entrato nella sala, era la creatura più bella che avesse mai visto e prima che se ne rendesse conto era andato verso di lei per vedere se davvero i suoi capelli dorati erano in grado di catturare la luce. Sarebbe rimasto semplicemente lì a guardarla ma quando il suo goffo cavaliere le pestò i piedi per l'ottava volta non riuscì a trattenersi e andò a rubarla allo scapolo più ricercato di Mystic Falls.

 

Caroline era così presa dai suoi pensieri, e dal non avvicinare i suoi piedi a quelli di Mr. Tompson, che non si era accorta della presenza dietro di sé fin quando non udì la sua voce calda e roca. Quando si girò divertita per vedere chi aveva dato sfogo ai suoi pensieri si ritrovò davanti l'uomo più bello che avesse mai visto. Era alto, slanciato e riusciva a intravedere i muscoli attraverso la sua giacca. Aveva corti capelli ricci color del miele e guardando la sua bocca morbida e sensuale desiderò per la prima volta di essere baciata.

Era pronta a ringraziarlo per averle evitato il supplizio di una nona pestata ma quando i suoi occhi incrociarono i suoi si perse in quel blu che erano le sue iridi e non riuscì a proferir parola.

Davanti ad un Tompson attonito Klaus la prese tra le sue braccia e la trascinò in un valzer leggero ed elegante, sembrava che volassero.

Caroline era consapevole che lui la stava stringendo più del dovuto, che avrebbe dovuto allontanarsi un po' dal suo corpo ma non voleva, si sentiva incredibilmente bene e sicura nel suo abbraccio e quando lui, senza riuscire a trattenersi, avvicinò il viso al suo collo, fu pervasa da tanti piccoli brividi.

 

«Avete un profumo delizioso» disse Klaus rompendo il silenzio. Era sorpreso, doveva usare tutto il suo autocontrollo per non baciarla subito e portarla lontana da tutti, mai nessuno aveva avuto un tale effetto su di lui e ciò lo infastidiva.

«Grazie, e non solo per il complimento ma anche per aver risparmiato le mie povere dita» replicò lei sorridendo che nel frattempo aveva ritrovato l'uso della parola. Il vampiro fu abbagliato dal suo sorriso e si chiese se l'avrebbe guardato in quel modo se avesse saputo che in realtà era un mostro. Da dove era uscito quel pensiero? Lui non aveva mai rimpianti, mai, e sicuramente non gli interessava l'opinione di un'umana che era poco più di una bambina.

«Se devo essere sincero le mie motivazioni erano del tutto egoistiche, ho desiderato toccarvi appena ho posato gli occhi su di voi» quando pronunciò queste parole sentì il cuore di quella magnifica fanciulla battere più velocemente.

«Non so il vostro nome» riflettè ad alta voce Caroline. Come aveva fatto a non pensarci prima? Stava ballando con un perfetto estraneo, aveva abbassato la guardia e questo era davvero insolito, era avvinghiata ad un uomo che poteva benissimo essere il vampiro Jasper, in fondo non l'aveva mai visto a Mystic Falls. Ma no, si disse subito dopo, Giuseppe ha detto che era bruno, e non poteva quell'essere che sembrava un angelo essere malvagio, era impossibile.

«Perdonatemi avete ragione, il mio nome è ...»

«Dobbiamo andare bambolina» Cosa? Damon non poteva aspettare due secondi per interrompere il momento più bello della sua vita? Lo guardò per dirgli di andarsene, che era occupata ma quando incrociò i suoi occhi di ghiaccio si ricordò improvvisamente chi era. Era una cacciatrice e lei non poteva concedersi il lusso di qualcosa di normale e banale come ballare con l'uomo più bello del pianeta. Per la prima volta in 17 anni desiderò essere una ragazza normale.

«E' stato bello conoscervi, addio» proferì tornando a guardare quegli occhi che erano in grado di stregarla e si fece trascinare via da Damon.

 

* * *

 

Klaus era basito. Quell'umano qualunque con i capelli neri in un attimo aveva portato via quella dea con cui stava danzando. Voleva ucciderlo. Erano sembrati intimi, possibile che fosse il suo fidanzato? Ma perchè si faceva tutte quelle domande? Era forse geloso? Si, lo era eccome.

«Sei furioso, cos'è successo?» gli domandò sua sorella, una bella ragazza bionda.

«Non adesso Rebekah»rispose lui gelido «Con chi ballavi prima? Era molto bella» proseguì lei incurante delle rimostranze del fratello. Rebekah era senza dubbio la persona che più lo innervosiva e sfiancava «Dovresti andare a riprenderla» continuò notando la faccia di Klaus. Riusciva a capirlo con uno sguardo.

«Credo che lo farò» annunciò lui e andò a cercare la sua fonte del desiderio.

 

* * *

 

Mentre Caroline stava ballando con quello sconosciuto Damon aveva scoperto da una giovane debuttante chi fosse il vampiro che cercava e questo, senza neanche tanti sforzi di persuasione, aveva cominciato a cantare.

 

«Per chi lavori?» domandò brutalmente Damon facendogli scorrere la verbena sul braccio nudo «Questo non posso dirtelo» esclamò Jasper tra un urlo e un altro.

«Allora questa serata sarà mooolto lunga» disse il maggiore dei Salvatore prima di far scorrere il ramoscello tossico sulla guancia del vampiro. Stefan e Caroline rimasero in disparte, odiavano quella parte del lavoro, soprattutto Stefan.

Dopo aver bruciato anche l'altra guancia il non-morto decise di confessare.

«Non so perchè siamo qui, loro non ci rendono partecipi del piano generale. Il mio compito è quello di perlustrare la zona e riportare la situazione attuale della città a Lui. Nient'altro» affermò ansimando.

«Chi è Lui?» chiese Caroline genuinamente curiosa.

«Niklaus Mikaelson. Lui e la sua famiglia sono tornati» a queste parole la ragazza rabbrividì. Aveva sentito parlare di loro, era per causa loro che conducevano quelle vite e Klaus era il bersaglio numero uno, era colui che doveva assolutamente eliminare.

«Come facciamo a trovarlo?» continuò dopo qualche secondo di silenzio.

«Ma lo hai già fatto» spiegò lui con un sorriso diabolico «hai ballato con lui per buona parte della serata» Mr. Tompson era un vampiro? Ma era incredibilmente goffo e sgraziato! Era impossibile. Una gelida consapevolezza si fece strada dentro di lei. Il suo angelo era Niklaus, quell'uomo magnifico e misterioso che le aveva fatto provare sensazione che non avrebbe mai pensato di provare era l'essere più spregevole sulla faccia della terra. Aveva un senso, in fondo Lucifero era l'angelo più bello.

«Caroline» la spronò Damon. E lei, con questi tristi pensieri, pugnalò il vampiro bruno.

 

* * *

 

Quel dannato Jasper si era fatto catturare. Se non l'avesse ucciso il ragazzo che gli aveva portato via la sua dea, che aveva capito essere Damon Salvatore, l'avrebbe fatto lui stesso. Era così concentrato sulla conversazione che non si accorse subito che il cacciatore era insieme ad altre due persone. Dalla distanza in cui si trovava non riusciva a vedere chiaramente chi fossero, sospettava che uno fosse il fratello, Stefan Salvatore ma non aveva nessun indizio sull'altra figura seminascosta dietro ad un albero.

Niklaus Mikaelson lo udì rispondere. Si, l'avrebbe ucciso, e lo avrebbe fatto in quell'istante se la donna nascosta dietro l'arbusto non fosse emersa dall'oscurità per pugnalare il suo seguace. Per la prima volta in più di mille anni restò senza fiato. Caroline, così aveva chiamato la sua dea. Caroline Forbes, cresciuta da Giuseppe Salvatore come una guerriera pronta ad annientarlo. Il suo sogno si era velocemente tramutato in un incubo.

 

* * *

 

Giuseppe Salvatore era seduto nel suo studio a festeggiare la riuscita dei ragazzi bevendo un bicchiere di bourbon quando arrivò una folata di vento che spense tutte le luci facendolo piombare nel buio totale.

«I tuoi figli hanno scoperto qualcosa? È tornato davvero?» gli domandò l'ombra.

Una settimana prima entrando nel suo studio buio un uomo, o una donna, nel buio non riusciva a identificarlo e portava una sciarpa sulla bocca per camuffare la voce, gli aveva dato delle indicazioni per scoprire cosa stesse succedendo a Mystic Falls. Giuseppe non si fidava di lui, ma non aveva potuto ignorare l'aiuto che gli forniva.

«Qual è la prossima mossa?» lo interrogò dopo averlo aggiornato.

«è semplice» rispose l'altro «andiamo a caccia».

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Capitolo 3
*** INCONTRI PERICOLOSI ***


Ciao a tutti. Volevo ringraziare tutte le persone che hanno recensito la mia storia, che l'hanno inserita nelle preferite o seguite e via dicendo. Un ringraziamento particolare per winner_  che nella sua bellissima ed originale storia klaroline Always and Forever mi ha inserita tra le storie consigliate. Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia un bacione :D



INCONTRI PERICOLOSI

 

Stavano ballando da ore ormai, o forse erano minuti, non riusciva a capire quanto tempo fosse passato. La sala era affollata e rumorosa ma lei vedeva solo i suoi occhi blu e sentiva solo i complimenti sussurrati sulla sua bellezza. Lui era tutto il suo mondo, il suo angelo delle tenebre, il suo Klaus. Ora sapeva chi era ma non aveva paura, si fidava di lui. Così quando la sua faccia mostrò la sua vera identità e i suoi canini si allungarono fino a diventare quelli di un predatore, rimase lì tra le sue braccia. Lui non l'avrebbe morsa, come avrebbe potuto? Non le avrebbe mai fatto del male.

«Oh si Caroline, ve ne farò eccome. Io vi ucciderò» e con queste parole Niklaus si avventò sul suo collo fino a dissanguarla, gettandola poi inerte sul pavimento ghiacciato.

 

Caroline si svegliò di colpo. Era stato uno degli incubi più vividi che avesse mai fatto. Il suo cuore batteva all'impazzata, quasi volesse balzarle fuori dalla gabbia toracica per andare da colui che, sebbene provasse a negarlo in tutti i modi, la sera prima glielo aveva catturato.

Ora piantala Caroline, si impose la ragazza, smettila di pensare a lui, di sognarlo e di ricordarlo. Prese un lungo e profondo respiro e iniziò la sua giornata abituale.

 

* * *

Quando Damon ricevette il quinto calcio sull'addome decise che era ora di fare sul serio. Con una rapida mossa schivò il pugno di Caroline abbassandosi e l'atterrò sulle foglie secche del bosco. Si alzò pensando che il combattimento fosse finito, ma la biondina non era del suo stesso avviso e, con sorprendente abilità, lo colpì con un fendente alla gola che lo lasciò senza fiato. Il ragazzo era sicuro che avrebbe continuato il suo assalto se suo fratello Stefan non fosse intervenuto bloccandola.

«Care cosa ti prende oggi? Non sei mai stata così aggressiva» le chiese il piccolo Salvatore che era ancora all'oscuro degli avvenimenti della sera precedente.

Caroline non rispose, non poteva farlo, perchè, altrimenti, avrebbe dovuto ammettere ad alta voce il motivo del suo turbamento e, per quanto sapesse che era una cosa stupida, tenerlo per sé rendeva tutto meno reale.

Dal momento che non ottenne nessuna reazione dalla ragazza guardò suo fratello che in tutta risposta alzò le sopracciglia.

«Sarà quel periodo del mese» disse indifferente ricevendo uno schiaffo sulla nuca da entrambi. In realtà Damon aveva capito benissimo cosa passava per la testa della sorella adottiva, l'aveva vista ballare con quel Mikaelson al ballo e aveva notato il suo sguardo di rimpianto nel doverlo lasciare quando si era allontanata da lui. Ma ciò che realmente lo preoccupava era il modo in cui quell'essere aveva guardato lei, il possesso che vedeva nei suoi occhi, il desiderio che i movimenti del suo corpo non riuscivano a nascondere. Temeva un destino ben peggiore della morte per la giovane.

«Hei» riprese Stefan «lo sai che mi puoi dire tutto» pronunciò queste parole accarezzandole la mano come a confortarla, fu questo semplice gesto a convincerla a confessare.

«Ecco, ieri...ieri sera» cominciò incerta «io stavo ballando. Ballavo con Mr. Tompson e lui è un ballerino davvero terribile non faceva che pestarmi i piedi» affermò guardando nei suoi occhi verdi.

«è per questo che sei irritata? Perchè Mr. Tompson non sa ballare?» domandò incredulo il ragazzo.

«No. Certo che no»

«Allora qual è il motivo?»

«Il motivo è che...bè sai...insomma, lo sai anche tu come funzionano certe cose. Il destino è imprevedibile e spesso ci lascia spiazzati, increduli e noi non sappiamo come comportarci, anche se nel mio caso so esattamente cosa devo fare, ma vedi non posso evitare di farmi delle domande, di interrogare me stessa. In definitiva sono sicura che tutto quello che mi serve è solo un po' di tempo e poi passerà tutto. Bene mi sono liberata di un peso, sono felice di avertene parlato» si sentiva più leggera e sicura di sé stessa, non era stato così terribile dire la verità.

«Caroline, non ho compreso una sola parola di quello che hai detto».

Come poteva non capire? Era stata chiarissima. Giusto?

«Falla semplice bambolina, non usare giri di parole» la riprese Damon.

Ok farla semplice, poteva riuscirci. Chiuse gli occhi e sputò tutto d'un fiato.

«Ieri notte ho danzato con Niklaus Mikaelson» riaprì un occhio e precisò «Non sapevo chi fosse ovviamente».

Stefan ancora non riusciva a concepire tanto affanno. «Non mi sembra una cosa molto grave Care»

«Perchè ancora non sai la parte brutta. Io provo, o meglio provavo, qualcosa per lui» il suo interlocutore ammutolì, non riusciva a camuffare la rabbia.

«è un mostro, un assassino. Le sue mani sono sporche di sangue e se tu avrai di nuovo a che fare con quel parassita succhia sangue per me sarai morta» Caroline non riusciva a credere alle sue orecchie, certo, conoscendolo non si aspettava che reagisse bene, ma non immaginava che sarebbe stato tanto duro.

«Io non ne ho nessuna intenzione. L'unico mio obiettivo è distruggerlo» stava mentendo e lo sapeva, ma doveva farlo, non poteva perderlo.

«Sembra l'inizio di una tragedia greca. Attento fratello il prossimo passo sarà sedurre nostro padre per poi ucciderlo in preda alla gelosia» per fortuna c'era Damon che con le sue battute scioglieva la tensione. “Grazie” mimò con le labbra verso di lui, il quale per tutta risposta le fece l'occhiolino

 

* * *

 

Si trovavano tutti nello studio di Giuseppe Salvatore, il patriarca li aveva convocati per discutere il piano da mettere in atto per eliminare Niklaus. Era un originale e ucciderlo era molto difficile, per non dire impossibile.

«Senza un paletto di quercia bianca non possiamo fare niente» disse Damon esasperato.

«Cosa ne dite di essiccarlo con il pugnale e la cenere di quercia?» propose Stefan.

«E quanto tempo pensi passerà prima che qualcuno glielo tolga dal petto e lui uccida tutta la nostra discendenza fratellino?» quel confronto era logorante, ne parlavano da ore ma non avevano trovato nessuna soluzione.

«C'è solo una cosa da fare, trovare il Grimorio Bennett e usare lo stesso incantesimo che usarono per sopprimere Finn Mikaelson» era l'unica via possibile e il maggiore dei Salvatore lo sapeva bene.

«No» enunciò Giuseppe «è troppo rischioso» il suo rifiuto era stato categorico.

Caroline capiva il parere del suo Maestro. Dieci anni prima, quando a causa della rottura del patto dovettero combattere contro Finn, nessuno era in grado di annientarlo, così il Consiglio ingaggiò la strega Emily Bennett per creare un incantesimo in grado di aiutarli. E lei diede origine ad una magia tanto potente quanto mortale. Si trattava del Nectunt (collegamento), dove la vita del vampiro originale veniva irrimediabilmente legata a quella di un umano e bastava uccidere uno dei due per distruggere anche l'altro. Ma creare il collegamento era tutt'altro che semplice e innocuo.

«è magia oscura. Nessuno sa quali crimini abbia commesso quella fattucchiera per fondere insieme due anime. E poi nessuno accetterà di eseguire il sortilegio, Emily Bennett è morta facendolo» Giuseppe ricordava il corpo esangue e sfigurato con troppa nitidezza.

«è la nostra unica possibilità» ribadì deciso Damon.

«Essia, ma sarai tu ragazzo a pagarne il prezzo» gli disse il padre con un sorriso sadico dopo qualche attimo di silenzio.

«Tutto quello che devi fare è trovare il Grimorio, dopo la morte della Bennett è stato nascosto e tenuto al sicuro, non sarà così facile recuperarlo» e, bevendo un bicchiere di bourbon se ne andò lasciandoli da soli.

 

* * *

 

Klaus era nel salone della sua villa intento a guardare il fuoco che ardeva nel camino e a pensare ossessivamente alla bella cacciatrice. Non riusciva a farne a meno, la desiderava. L'aveva completamente soggiogato e la odiava per questo. La detestava perchè lei detestava lui. Era infuriato e sentiva il forte impulso di uccidere qualcuno.

«Ecco il suo pranzo signore» il vampiro che si inchinava davanti a lui era del tutto anonimo, non ricordava chi fosse o che ruolo ricoprisse. Era perfettamente sacrificabile.

In un secondo si alzò in piedi e gli stacco la testa con un solo colpo della mano. Era anche riuscito a non sporcarsi di sangue spostandosi a velocità sovraumana. Adesso si sentiva meglio.

«Cosa diavolo è successo?» gli domandò Rebekah che sentendo l'odore di sangue si era recata da lui insieme a suo fratello Elijah, un vampiro alto dai lunghi capelli ondulati e castani.

«Niente, sai ogni tanto fa bene tenersi in allenamento» replicò noncurante. Sentiva lo sguardo dei suoi fratelli su di sé, specialmente quello di sua sorella.

«Non dovresti uccidere senza una ragione plausibile Niklaus» lo rimproverò il suo fratellone. Elijah era sempre stato il più virtuoso di loro e, certe volte, questa sua caratteristica riusciva davvero a tediarlo.

«Qualche notizia interessante?» Klaus cercò di cambiare argomento concentrandosi sulle lettere che il maggiore dei Mikaelson teneva in mano.

«Nulla che possa riguardarti, tranne forse che nostro fratello Kol resterà in Brasile ancora qualche mese e ci invita a provare i sapori etnici che il luogo offre raggiungendolo»

«Se avete finito con i convenevoli possiamo parlare di cose importanti» li interruppe piccata Rebekah

«Ma certo mia cara dicci pure» rispose il fratello biondo.

«Ho scoperto che trovare il Grimorio Bennett sarà più difficile di quello che pensavamo. A quanto pare dopo la morte di Finn è stato nascosto dai membri del Consiglio, sembra sia sparito nel nulla»

«Dovrà pur essere da qualche parte, non credo che i membri del Consiglio distruggerebbero un arma così potente» ragionò Elijah pragmaticamente.

«Forse la nostra sorellina non ha indagato come doveva» disse Klaus irritando la ragazza.

«Forse nostro fratello dovrebbe cercarsi quel maledetto libro da solo se è così bravo» aveva il forte impulso di fargli la linguaccia.

«Non fate i bambini» li interruppe l'altro originale «non è il momento di essere puerili»

«Vado a fare una passeggiata così non sarete costretti a sorbire la mia infantilità» se c'era una cosa che Rebekah non sopportava era essere ritenuta immatura. Aveva diciotto anni da più di un millennio ormai, non era più una ragazzina. L'unico modo per far evaporare il suo risentimento era comprare tanti, inutili oggetti.

 

* * *

 

Rebekah era fiera si sé stessa. Aveva speso molti soldi di Niklaus e avrebbe continuato su questa rotta se la sua attenzione non fosse stata catturata da una ragazza bionda che fissava intensamente il negozio di tessuti dall'altra parte della strada. La riconobbe subito. Era Caroline, la giovane che aveva conquistato il suo burbero fratello. Era davvero stupenda ed emanava una forza indiscutibile.

«Cosa stai facendo?» le domandò avvicinandosi.

A Caroline bastò una rapida occhiata per comprendere chi fosse. La vampira doveva avere all'incirca la sua età. Somigliava a Lui ma, anche guardandola di sfuggita, le differenze tra i due erano evidenti. Entrambi avevano capelli color del miele ma, mentre gli occhi di lei sembravano due limpide pozze azzurre, quelli di Klaus erano di un blu intenso, come le profondità dell'oceano.

«Dovrei impalettarti seduta stante» disse muovendo velocemente la mano verso il paletto che nascondeva sotto la gonna.

«Non puoi uccidermi, sarebbe fatica sprecata» il suo tono dolce, quasi affettuoso lasciò la cacciatrice completamente disorientata.

«Cosa ne dici di fare una tregua per i prossimi quindici minuti? Io non attaccherò te e tu non attaccherai me» proseguì imperterrita.

Caroline sapeva cosa avrebbe dovuto fare, ignorare le sue parole e cominciare immediatamente la lotta, ma era triste e spossata, senza contare che non aveva nessuna chance di vincere.

«Quindici minuti, poi torneremo nemiche mortali»

«Affare fatto» affermò sorridente Rebekah stringendole la mano.

«A proposito io sono Rebekah Mikaelson»

«Caroline Forbes. È un piacere» era la conversazione più surreale che avesse mai avuto.

«Ora mi puoi dire perchè osservi quella donna bionda?»

Devo rispondere? Non sapeva come comportarsi. Un conto era accettare un armistizio temporaneo, un altro confidarsi con il nemico. Perchè no? Si disse già che siamo in ballo, balliamo.

«è mia madre» voleva darle solo questa informazione ma una volta che cominciò a parlare non riuscì a fermarsi

«Un giorno a settimana vengo qui a vedere come sta. Non si è mai accorta di me. Sinceramente non credo che le importi. Mi ha abbandonato dieci anni fa e, da allora, non le ho mai più parlato. Non è mai tornata per portarmi con sé»

«Mi dispiace» Rebekah era sincera, sapeva fin troppo bene cosa voleva dire crescere senza una madre, la sua era morta pochi giorni dopo la sua trasformazione.

«Non devi compatirmi» rispose l'altra duramente «ho perso lei ma ho trovato due persone fantastiche che ci sono sempre state per me, che mi sostengono e mi amano incondizionatamente»

«Per non parlare di quanto sono attraenti» aveva visto i fratelli Salvatore al ballo ed era rimasta molto colpita. Il maggiore, Damon, aveva capelli neri e occhi di ghiaccio, il minore, Stefan, capelli castani e occhi verdi. Entrambi erano alti, muscolosi e slanciati. Ammirarli era un raro piacere.

«Non li ho mai guardati da quel lato, sono come fratelli» rise Caroline. Quando lo faceva le spuntavano due splendide fossette sulle guance rosa.

«Hanno preso dal padre?» chiese sempre più curiosa la vampira. Giuseppe Salvatore era considerato un eremita, passava la maggior parte del suo tempo nel suo studio a bere bourbon.

«Immagino che potrebbe essere avvenente se non fosse sempre accigliato. È una persona molto dura, rude certe volte e intransigente. Il nostro rapporto si limita a maestro e allieva. Allenarsi con lui è stato difficile, soprattutto agli inizi» era sorprendente quanto fosse facile parlare con l'originale. Ma adesso era giunto il turno di Caroline di porre domande.

«Tocca a te. Come sono i tuoi di fratelli?» sperava che la ragazza le parlasse di Klaus.

«Da dove comincio. Andiamo in ordine. Credo sia inutile parlare di Finn, quindi c'è Elijah il virtuoso, Niklaus l'impulsivo o il passionale, e Kol lo sbarazzino. Voglio bene a tutti loro, ovviamente, ma con Nik ho un legame speciale. Riesce ad infastidirmi come nessun altro su questa terra ma ci capiamo al volo e morirei per lui» era una sorta di avvertimento quello che percepiva l'umana?

«Che peccato è già passato un quarto d'ora. A presto» e in un soffio di vento Caroline si trovò confusa e sola.

 

* * *

Il piano era semplice. Durante la ronda notturna Damon, Stefan e Caroline dovevano catturare un vampiro per scoprire cosa aveva spinto gli Originali a tornare a Mystic Falls topo tanti anni.

Prenderne uno non era così semplice come pensavano, erano in svantaggio numerico e quando pensavano di poterne imprigionare uno erano costretti ad ucciderlo per potersi difendere dai suoi compari.

Erroneamente la maggior parte delle creature della notte si avventavano sulla bella cacciatrice ritenendola il bersaglio più facile. Non sapevano che, nonostante non avesse la stessa forza dei fratelli Salvatore, la sua tecnica impeccabile la rendeva assolutamente temibile e letale. Ne aveva appena annientati due quando un terzo si lanciò verso di lei sbeffeggiandola.

«Dovresti essere a casa ad acconciarti i capelli, è quello il tuo ruolo» queste parole renderono Caroline solamente più arrabbiata e micidiale.

«E tu non dovresti ignorare gli insegnamenti del Macbeth» gli rispose colpendolo alla mandibola con un potente gancio sinistro che lo lasciò barcollante «Appari come il fiore innocente» gancio destro «Ma sii il serpente sotto di esso» e lo pugnalò al cuore.

Sentendo dei passi dietro di sé si voltò pronta per mandare il prossimo non-morto in contro al suo destino, ma quando si ritrovò davanti a due splendidi occhi blu non riuscì più a muovere un solo muscolo. Klaus era lì.

 

Niklaus stava passeggiano per i boschi sperando che, respirando un po' d'aria fresca, potesse smettere di pensare alla cacciatrice per qualche momento. Ma lei sembrava perseguitarlo ovunque. Sentendo i rumori tipici del combattimento si era avvicinato e l'aveva vista lì, isolata dai Salvatore che uccideva all'incirca mezza dozzina dei suoi tirapiedi. Era bella da mozzare il fiato con le ciocche di capelli che scappavano dalla coda alta e le ricadevano sul viso concentrato, il corpetto stretto che metteva in risalto le sue forme generose e la gonna aperta sulle gambe in profondi spacchi per non impedirle i movimenti. Quando pugnalò l'ultimo vampiro si avvicinò a lei facendo attenzione a fare rumore per non spaventarla. Intento che evidentemente fallì a giudicare dal suo sguardo quando lo riconobbe. Dopo qualche attimo di sgomento la ragazza tentò di colpirlo ma lui, con un movimento fulmineo, si portò dietro di lei e la bloccò con le sue braccia.

«Non hai speranze contro di me, amore» le sussurrò all'orecchio stringendola più forte. Il cuore di lei batteva all'impazzata e aveva il fiato corto come se avesse corso una maratona. Provò a divincolarsi ma non ottenne nessun risultato, lui era troppo forte.

«Scoprirai che sono piena di sorprese» gli disse tentando di tirarli un calcio che lui schivò. A causa di questo movimento lo spacco della gonna aveva messo in mostra la sua gamba soda e Klaus, senza riuscire a controllarsi, aveva cominciato a disegnare cerchi immaginari su quella parte di pelle morbida e nuda con le dita. Adesso anche lui aveva il fiato corto. Caroline si sentiva in paradiso e all'inferno contemporaneamente. Da una parte voleva che la accarezzasse per sempre, dall'altra desiderava che la lasciasse per poter adempiere al suo compito. Quando lui cominciò a lasciare una scia di tanti piccoli baci sul suo collo sentì le gambe vacillare, e fu questa debolezza a darle la forza di tirargli una gomitata allontanandolo da sé. Lui era troppo concentrato sulla gola della giovane per poter avere la necessaria presenza di spirito da evitare il colpo e questo lo fece infuriare.

In un battito di ciglia Caroline fu spinta e intrappolata contro un albero. Le braccia del vampiro poggiate ai lati della sua testa le impedivano la fuga, non che lei avesse particolarmente voglia di scappare.

«Mi hai colpito, complimenti. Ora dovrei ucciderti per questo affronto» la sua voce suadente e roca provocò brividi in tutto il corpo di Caroline.

«Avanti fallo. Non ho paura di te» non era esattamente la verità; non aveva paura della morte, ma temeva quello che lui le faceva provare.

«Eppure i tuoi battiti aumentano ogni volta che mi avvicino» disse avvicinando pericolosamente il suo viso a quello della donna. Cosa poteva rispondergli lei? È perchè sono attratta da te? Non gli avrebbe mai dato questo potere sulla sua persona.

«Come in questo momento. Batte come quello di un colibrì» continuò lui accorciando sempre più le distanze. La stava per baciare, era chiaro a entrambi. Klaus si aspettava che si divincolasse, che cercasse di contrastarlo ma lei rimase lì a fissarlo con quegli occhi cielo in grado di eliminare le barriere che aveva costruito negli anni facendolo sentire nudo.

Un vocio indistinto fece breccia nella bolla privata in cui erano piombati facendogli capire che, per il momento, era ora di andare.

«Ci vediamo presto amore» le disse baciandola su una guancia e poi sparì così velocemente che Caroline dovette reggersi sulle ginocchia per non cadere.

In lontananza vide Damon e Stefan che, trascinando un corpo svenuto, le venivano in contro.

«Su bambolina ne abbiamo catturato uno, è tempo di andare» la sollecitò il cacciatore bruno mettendosi il vampiro privo di sensi in spalla.

Si stavano avviando quando un ultimo succhia sangue attaccò Stefan alle spalle. Quest'ultimo gettò la testa all'indietro colpendo il suo avversario sul naso, poi, con una capriola, rotolò di lato recuperando il paletto, che nell'assalto gli era caduto, e lo pugnalò ripetutamente. Nonostante il vampiro fosse morto il minore dei Salvatore continuava a percuoterlo senza sosta, con aggressività.

«Stefan è morto smettila» gli intimò Damon.

«Stef per favore piantala di colpirlo» lo supplicò Caroline. Ma lui proseguì a pugnalarlo fino a che Damon non lo afferrò per un braccio costringendolo a lasciarlo. Lo sguardo di Stefan era vacuo, lontano. Non appena si accorse di quello che aveva fatto cadde sulle ginocchia e cominciò a pregare mormorando ossessivamente per la salvezza dell'anima della sua vittima.

Era una scena agghiacciante. Gli altri due non sapevano come comportarsi. Era come se qualcosa, nel cacciatore, si fosse spezzato.

 

* * *

 

Klaus era pensieroso, non voleva solo conquistare Caroline, desiderava toccarle l'anima.

«Dove sei stato?» Elijah interruppe le sue riflessioni.

«A passeggiare nel bosco, i cacciatori hanno fatto un po' di pulizia nelle nostre fila»

«Sono un problema» affermò guardando Rebekah entrare nel salone.

«Non possiamo eliminarli, potrebbero avere informazioni preziose sul Grimorio» disse lei che, sentendo il discorso dall'altra sala, aveva deciso di intervenire.

«Stipuliamo un altro patto. Sarebbe la soluzione migliore» Elijah come sempre cercava la risoluzione più onorevole.

«No» il tono di Klaus non ammetteva repliche. L'idea di non poter stare con Caroline era inaccettabile, terribilmente dolorosa.

«So io cosa fare. Non dovete preoccuparvi, da domani non saranno più di nessun intralcio» queste parole, ma soprattutto il tono con cui le pronunciò, fece rabbrividire Rebekah. Temeva che il piano di suo fratello coinvolgesse troppo da vicino la cacciatrice che, quel pomeriggio, aveva imparato ad apprezzare.

 

* * *

 

Era stata una lunga giornata e Caroline non riusciva a prendere sonno. Il vampiro che avevano catturato era nelle celle della tenuta sotto verbena, se ne sarebbero occupati il giorno dopo. Era preoccupata per Stefan, non l'aveva mai visto in quello stato. Troppo ansiosa per poter restare sdraiata nel letto si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro per la stanza.

Una folata di vento la fece rabbrividire. Sapeva che lui era lì prima ancora di vederlo.

«Klaus» soffiò «cosa ci fai nella mia stanza a quest'ora della notte?» come sempre era bellissimo, vestito con una semplice camicia bianca e i pantaloni neri. Sentiva il forte impulso di gettarsi tra le sue braccia per dimenticare tutti i suoi problemi.

«Semplice, amore. Ti rapisco» e con un balzo la portò via.

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Capitolo 4
*** NELLA TANA DEL LUPO ***


NELLA TANA DEL LUPO

 

Caroline doveva trovare il modo di eliminare il vampiro che, sedendo sul sedile di fronte, le faceva da guardia e fuggire. Si trovava in una carrozza, stranamente era Klaus che, a tutta velocità, guidava i cavalli verso casa Mikaelson. Il piano della ragazza era semplice, doveva distrarre il non morto tanto da prendere il sottile paletto riposto tra la giarrettiera e la coscia destra, pugnalarlo e correre lontana da lì. Fortunatamente quella notte aveva troppi pensieri per la testa per cambiarsi d'abito prima di andare a dormire, così ora, con il suo vestito da caccia, aveva qualche speranza di uscire da quel disastro.

Aveva provato in vari modi ad attirare l'attenzione del suo guardiano, ma quest'ultimo era sempre rimasto impassibile, anche quando la guardava per accertarsi che andasse tutto bene il suo sguardo era assente.

«Sarebbe estremamente gentile da parte vostra comunicarmi dove siamo diretti» tentò ancora una volta Caroline, ma come le volte precedenti venne ignorata. Non riuscì a trattenere uno sbuffo e, perdendo le speranze, incrociò le braccia al petto ed accavallò le gambe ormai rassegnata a non poter agire. Per colpa dello spacco profondo mostrò involontariamente una buona parte di pelle nuda e candida, era già la seconda volta quella sera, doveva cominciare ad indossare dei pantaloni. Stava per coprirsi quando il vampiro, giratosi verso di lei per il controllo di routine, fu catturato dallo spettacolo che gli veniva offerto. Uomini! Sono tutti uguali, fagli vedere una coscia e non capiscono più niente. Era infastidita, si sentiva oltraggiata dalle occhiate lascive che l'uomo le lanciava, ma quella era l'occasione che aspettava per poter fuggire e doveva coglierla al volo.

«Avete visto qualcosa che vi interessa?» gli domandò con tono mellifluo, l'altro per tutta risposta la fissò con occhi da triglia. Non si aspettava che la ragazzina fosse così invitante e, se non fosse stato sicuro che il suo padrone avrebbe ucciso chiunque avesse solo osato sfiorarla, a quest'ora si sarebbe già fiondato su di lei.

«Non volete rispondermi?» continuò lei passandosi un dito su tutta la lunghezza della gamba provocando il suo bersaglio che, senza accorgersene, si avvicinò a lei.

«Potete sostituire le mie dita con le vostre se volete»

«Spiacente signorina, ma mi piace avere la testa attaccata alle spalle» replicò lui mentre incoerentemente si sedeva al suo fianco.

«Oh bè, non dovete preoccuparvi di Mr. Mikaelson, gli dirò che è stata tutta colpa mia» lo persuase, e quando lui cominciò a sorridere Caroline estrasse il paletto e lo uccise.

In un secondo si era catapultata fuori dalla carrozza rotolando sul fianco, si era alzata e aveva cominciato a correre a tutta velocità. Era talmente concentrata sul suo piano che non si era resa conto che il veicolo si era fermato. Non fece neanche dieci passi che si ritrovò bloccata contro la porta del cocchio da due forti braccia.

 

* * *

 

Jane Bennett era inquieta. Aveva sentito dei rumori provenire dalla stanza di Caroline e non sapeva se invadere la privacy della sua amica entrando nella camera o fare finta di niente e andare a dormire. Optò per la prima opzione.

«Caroline?» mormorò con la testa che sporgeva dalla porta. Non udendo nessuna risposta avanzò a lunghi passi verso il letto. Quando lo trovò vuoto e disfatto accese le candele. Su un cuscino era poggiato un biglietto scritto con una calligrafia elegante:

 

Mettetevi ancora sulla mia strada e la dolce signorina Caroline Forbes non vedrà di nuovo la luce del giorno. Niklaus Mikaelson.

 

* * *

 

«Dobbiamo andare a prenderla» esclamò Stefan. Si trovava con suo fratello, suo padre a la cameriera di Caroline nello studio di Giuseppe. Jane, appena letto il messaggio dell'Originale, li aveva svegliati per informarli dell'accaduto.

«Potrebbe essere pericoloso per la sua incolumità» gli disse il patriarca Salvatore «se ci comportiamo come dice non avrà nessun motivo per ucciderla. Inoltre gli è più utile da viva»

«Sono d'accordo con Stefan padre. Dobbiamo aiutarla il prima possibile» Damon sapeva quali erano i sentimenti del vampiro verso la ragazza che considerava sua sorella e aveva paura che se non avessero agito in fretta il futuro sarebbe stato irrimediabile.

«Se la caverà egregiamente, è addestrata» gli rispose il padre con il solito tono burbero.

«Lo so che è in gamba» replicò lui esasperato «ma è da sola nella tana del lupo, dobbiamo tirarla fuori da lì prima che diventi un pasto succulento» possibile che non si rendessero conto della gravità della situazione?

«Non interverremo. Questo è quanto» Damon capì che non sarebbe riuscito a far cambiare idea a suo padre.

«Non capisco. Come ha fatto Niklaus ad entrare in casa?» chiese Jane timidamente, era sicura che i Salvatore non lo avessero mai invitato nella loro tenuta.

«Non conosci la storia della nostra famiglia ragazzina?» la apostrofò duramente Giuseppe.

«Tutto risale al 1307» le spiegò dolcemente Stefan ignorando il padre «quando Lorenzo Salvatore arrivò in America dall'Europa. È tutto molto confuso, non sappiamo con esattezza come si svolsero gli eventi. L'unica cosa certa è che in quell'epoca queste terre erano abitate dalle creature della notte, dagli Originali. In poco tempo Lorenzo fece amicizia con loro e inviò messaggi ai suoi ex compatrioti per raggiungerlo e fondare una ridente cittadina, Mystic Falls. È nel salotto di questa casa che è stato firmato il Patto di alleanza rotto da Finn Mikaelson dieci anni fa. Vedete Jane, negli anni questa dimora ha subito molte ristrutturazioni, tuttavia le fondamenta sono le stesse della prima costruzione di Lorenzo, quindi i Mikaelson hanno il permesso di entrare»

«Motivo per cui non avrebbe nessun senso salvare Caroline. Lui tornerebbe a prenderla e la ucciderebbe» disse Giuseppe storcendo il naso. Odiava il fatto che i suoi antenati avessero convinto gli altri fondatori a stringere una coalizione con dei mostri, e odiava maggiormente il fatto che fosse amico di quegli esseri spregevoli.

«Se volete Mr. Salvatore, posso fare un incantesimo per impedirgli di entrare» improvvisamente la ragazza aveva perso tutta la sua timidezza.

«Voi sapete praticare la magia?» Damon era strabiliato, non sapeva che avessero in casa una strega.

«Certo, sono una Bennett. La nipote di Emily Bennett, una delle più potenti streghe al mondo»

«Caroline è al corrente dei tuoi poteri?» questa notizia al posto che allietare il capofamiglia lo aveva insospettito.

«Si. È stata lei ad aiutarmi a fare pratica in questi anni» non la stava mettendo nei guai confessandolo, vero?

«E quell'ingrata ha pensato bene di mantenere il segreto? Non bisogna mai fidarsi delle donne, mai» adesso Giuseppe era infuriato.

«Lo ha fatto per proteggermi signore» replicò Jane «Non voleva che fossi coinvolta in qualcosa di pericoloso» ma questa volta sarebbe andata contro quel suo desiderio, doveva aiutarla.

«Bene. Vi serve qualcosa di speciale per questo incantesimo?» le domandò Stefan cercando di cambiare discorso.

«Qualche erba e un po' di preparazione. Entro la fine della settimana dovrei essere in grado di farlo» ed entro la fine della settimana riporterò Caroline a casa pensò Damon, ma questo non lo disse.

 

* * *

 

Klaus stava ascoltando tutto quello che Caroline e quel vampiro ai suoi servizi si stavano dicendo. C'era qualcosa che non andava, la ragazza non sarebbe mai stata così disponibile senza un motivo. Rallentò i cavalli per poter sentire meglio.

«Potete sostituire le mie dita con le vostre se volete» la sentì dire. Era deciso. L'avrebbe ucciso appena arrivati alla tenuta. Questa sua gelosia era decisamente fastidiosa, se non avesse trovato un modo per rimediarvi presto si sarebbe trovato senza servitori.

La porta si aprì e la cacciatrice si catapultò fuori dalla vettura. Klaus fermò la carrozza, la prese e la bloccò contro la porta con le sue braccia, una per ogni lato della sua testa.

Era infuriato con lei, come aveva osato scappare? Correre lontano da lui? Il fatto che fosse assurdamente geloso, poi, non andava certo in suo favore. Guardando dal finestrino vedeva il corpo del vampiro morto giacere sul pavimento, gli dispiaceva che Caroline avesse fatto il suo lavoro, sicuramente non aveva sofferto quanto meritava per aver disobbedito agli ordini cedendo alle moine della sua prigioniera.

Caroline d'altra parte era esasperata. Si ritrovava di nuovo senza via di fuga per colpa di quelle meravigliose e muscolose braccia nel giro di poche ore. Era riuscita a fare quanto? Dieci passi in tutto? Spazientita alzò gli occhi al cielo.

Klaus davanti al gesto della ragazza esaurì tutta la sua furia ritrovandosi a ridacchiare, cosa che logorò la giovane ancora di più.

«Si può sapere cosa vuoi da me?» gli chiese Caroline alla fine.

«Semplice, tenerti come ostaggio a casa mia per assicurarmi che i Salvatore non mi mettano i bastoni tra le ruote» il vampiro non aveva perso il suo buon umore.

«Non ti illudere. Loro verranno a cercarmi, non mi lasceranno mai nelle tue grinfie» ribatté lei decisa. Magari non l'avrebbe fatto Giuseppe, ma era sicura che Stefan e Damon sarebbero accorsi in suo aiuto.

«Per allora sarai tu a non volertene andare, amore» la informò con un sorriso sfrontato stampato sulle labbra mentre avvicinava il viso al suo. Lei era bellissima, con le guance rosse di rabbia e le labbra carnose che sporgevano indignate.

«Ne sei sicuro?» cosa le saltava in mente? Avrebbe dovuto ringhiarli contro tutto il suo disprezzo, non contrattare sulle sue convinzioni.

«Si» replicò lui semplicemente continuando a fissarle la bocca.

«Non sei altro che un presuntuoso, prepotente...»

«Zitta» le ordinò cominciando ad accarezzarle le labbra con il pollice destro. Lei obbedì, non per le sue parole ma a causa del suo gesto.

«Voglio assaggiarti» disse piano spostando la mano destra dietro la sua nuca, e tenendola ferma con dolce fermezza la baciò.

Fu un semplice sfiorarsi, leggero come il battito d'ali di una farfalla ma bastò a Caroline per essere pervasa dai brividi. Dopo il primo casto contatto lui prese a baciarla con più convinzione, lei automaticamente, e senza rendersene conto, prese a ricambiare il bacio. Le labbra di Caroline erano le più morbide che Klaus avesse mai toccato, combaciavano alla perfezione con le sue. Voleva di più, voleva sentirne il sapore sulla lingua. Quando la ragazza sentì il vampiro leccarle le labbra sentì le gambe vacillare, era una fortuna che il braccio sinistro di lui la cingesse alla vita stringendola contro di sé altrimenti sarebbe sicuramente caduta. Dischiuse le labbra permettendo a quella lingua deliziosamente invadente di entrare nella cavità umida e calda. Le loro lingue danzavano in una danza dolce e intensa. Era la sensazione più bella che avessero mai provato.

Si baciavano con dolcezza, senza fretta. Ma presto la tenerezza si trasformò in pura passione. Klaus la teneva stretta contro il suo corpo, era difficile dire dove finisse uno e cominciasse l'altro. Le braccia di Caroline erano avvinghiate al suo collo, le mani intrecciate ai suoi capelli, era in punta di piedi per avvicinarsi a lui più che poteva. Quando la ragazza gemette Niklaus non riuscì più a controllarsi e la schiacciò contro la porta con tutto il suo corpo. Non aveva mai bramato niente e nessuno come bramava lei. Le sue mani scivolarono sul fondo schiena della bionda schiacciandola contro il suo bacino. Lei sentì l'eccitazione dell'originale, sapere l'effetto che aveva su di lui la eccitò come non credeva possibile. Improvvisamente odiava tutti quei vestiti che le impedivano di toccare la pelle nuda. Klaus stava impazzendo, non riusciva a pensare a nient'altro che non fosse loro due insieme. Se non avesse posto fine a quella magnifica attività avrebbe sicuramente avuto il corpo della ragazza, ma lui desiderava di più. Voleva ottenere il suo cuore. Mise fine al loro bacio con un leggero e lento morso al labbro inferiore di Caroline che, se possibile, le fece perdere un paio di battiti. Si fissavano in silenzio, perdendosi l'uno nell'altro. Entrambi contenti e spaventati per l'intensità di quello che provavano.

«È ora di andare» le disse ancora un po' affannato dopo quel momento eterno «e non provare a scappare di nuovo, tanto ti riprendo» buttò fuori il vampiro dalla carrozza e si rimise al posto di guida.

Caroline si sedette sulla vettura del tutto confusa e accaldata. Non capiva come avesse potuto lasciare che accadesse. Ma più di ogni altra cosa temeva che Klaus avesse ragione, che alla fine sarebbe stata lei a non volersi allontanare da lui.

 

* * *

 

I tre Salvatore si trovavano nelle cantine della tenuta intenti a estorcere informazioni al vampiro che Damon e Stefan avevano catturato quella notte. Il predatore era legato ad una sedia con delle corde alla verbena e Damon stava impiegando tutte le sue energie per farlo parlare ma questo restava muto come una tomba.

«Cosa vogliono i Mikaelson? Perchè sono tornati a Mystic Falls?» gli domandò per l'ennesima volta passandogli un ramoscello di verbena sulle guance. Ma come le volte precedenti non ottenne neanche un suono di risposta.

«Lascia fare a me» disse Giuseppe emergendo dall'ombra. Quando Damon gli porse l'erba tossica lui non la prese. Estrasse un coltello dalla tasca del panciotto e tagliò di netto il mignolo sinistro del vampiro.

«Quali sono i loro piani?» il non morto urlò di dolore ma non rispose.

Il suo carnefice tagliò anche le altre dita della mano, una ad una con una calma nauseante.

«Te lo ripeto, quali sono i loro piani?» nessuna reazione. Questa volta mutilò tutte le falangi della mano destra e l'orecchio sinistro.

«Ci sono così tante parti del corpo che posso sminuzzare e trafiggere» estrasse un paletto dalla tasca della giacca e lo pugnalò allo stomaco «e sono un uomo molto paziente, quindi andremo avanti finchè tu non mi risponderai» sorrise sadico «sta a te decidere quanto deve durare questa tortura» prese il paletto di Stefan e lo conficcò nella coscia destra «quindi dimmi, quali sono i loro piani?»

«Trovare il Grimorio Bennett. È tutto quello che so» disse finalmente l'altro esausto.

«Vogliono eliminare l'unica arma che possa distruggerli» ragionò Damon ad alta voce.

«È l'opzione più probabile» confermò Stefan.

«Bene» riprese Giuseppe «ora tu piccolo traditore andrai dai tuoi padroni e gli comunicherai che se solo torceranno un capello a Caroline Forbes dovranno vedersela con i Salvatore. Sono stato chiaro?» Damon era sorpreso, da quelle parole sembrava che a suo padre importasse davvero della vita di Caroline. Era cambiato? O l'aveva sempre giudicato troppo severamente?

Quello che accadde dopo lasciò sconvolti tutti i presenti. Il vampiro si liberò dalla corda di verbena, strappò il paletto dal suo stomaco «Non posso tornare da loro come traditore» e si tolse la vita colpendosi al cuore.

 

* * *

 

Ormai era quasi l'alba. Damon trovò Stefan in giardino e lo raggiunse.

«Dobbiamo parlare di quello che è successo questa notte mentre cacciavamo» gli disse «volevo farlo prima, ma con il rapimento di Caroline e il vampiro suicida non c'è stato il tempo»

«Non c'è niente di cui parlare» gli rispose suo fratello indifferente.

«Niente? Devo ricordarti come sei uscito fuori di testa mentre colpivi il cadavere come un ossesso per poi pregare come un pazzo mormorando parole incomprensibili?»

«Cosa vuoi che ti dica? Sono cose che succedono»

«No Stefan. Non è vero» Damon si passò una mano tra i capelli chiedendosi se stesse affrontando la questione al meglio «Ascolta, qualunque cosa stia succedendo possiamo uscirne insieme. Io sono qui per aiutarti»

«E per quanto sarai qui fratello?» adesso il piccolo Salvatore era arrabbiato «Quanto tempo passerà prima che tu te ne vada di nuovo lasciandoci qui da soli?» urlò. Damon non sapeva cosa dire.

«Lascia perdere. Lasciami solo» continuò tornando ad indossare la maschera dell'indifferenza.

«Devi capire Stef. Non me ne sono andato per fuggire da te. Ma perchè volevo una vita diversa da quella che nostro padre aveva scelto per pulire il nome dei Salvatore dalla vergogna che Lorenzo gli ha conferito alleandosi con i vampiri. Per espiare quella colpa. Quella è la sua crociata, non la mia» sapeva perchè suo padre era così intransigente, voleva farsi perdonare un errore commesso quattrocento anni prima trascinando i suoi figli con lui, anche se loro non ne avevano nessun desiderio. Almeno questi erano i sentimenti di Damon due anni fa, ora le cose erano diverse.

«Perchè sei tornato allora» Stefan voleva fargli questa domanda da quando aveva rivisto suo fratello nel bosco.

«Una sera mentre andavo ad un ballo a Parigi sentii una donna urlare. Un vampiro la stava aggredendo e io, senza rendermene conto lo uccisi. Non lo feci per senso del dovere o perchè avessi qualche rapporto con quella signorina. Almeno non ancora. Lo feci perchè era la cosa giusta da fare. Per la prima volta realizzai che io volevo essere un cacciatore, desideravo questa vita. Così sono tornato» era stata una rivelazione che aveva cambiato tutta la percezione del suo mondo.

«Non te ne andrai più?» Stefan aveva bisogno di una conferma.

«No. Non me ne andrò. Soprattutto adesso che Caroline ha bisogno del nostro aiuto»

«Dobbiamo salvare nostra sorella Damon» asserì con ferma convinzione suo fratello.

«Si, sono d'accordo» replicò il maggiore dei Salvatore prima di vedere un'ombra saltare giù della finestra dello studio di suo padre.

 

* * *

 

Quando arrivarono a casa Mikaelson Caroline rimase senza fiato. Davanti ai suo occhi non c'era una tenuta, ma un'intera cittadella con tanto di mura di cinta. La proprietà era a dir poco enorme e magnifica così illuminata dalla fioca luce dell'alba.

Klaus aprì la porta della carrozza e offrì la mano alla ragazza per aiutarla a scendere, ma lei orgogliosa la rifiutò. C'era un po' di imbarazzo tra i due, non sapevano esattamente come comportarsi. Per il vampiro era una novità, aveva una lunga esperienza con le donne, sapeva sempre cosa fare ma in questo caso si sentiva smarrito come un bambino, cosa che ovviamente lo irritava a morte.

Dopo aver percorso numerosi corridoi arrivarono in un salone luminoso e mostruosamente grande come tutto il resto della villa. Nel camino bruciavano le poche braci che presto il nuovo giorno avrebbe portato via. Nella stanza erano presenti due persone. Una donna, Rebekah riconobbe subito la Forbes, e un uomo alto dai lunghi capelli castani, doveva essere l'altro fratello, Elijah.

«Permettimi di presentarti i miei fratelli Caroline» disse Klaus strappandola dai suoi pensieri «Lei è Rebekah»

«È un piacere vedervi. Mi state facendo un'ottima prima impressione Caroline Forbes» era un scherzo? Davvero non l'aveva riconosciuta? Poi capì, non voleva che suo fratello scoprisse che si erano già incontrate. Chissà perchè.

«Il piacere è tutto mio Miss Mikaelson» rispose Caroline provocando un largo sorriso da parte della sua complice.

«E io sono Elijah Mikaelson» spiegò il moro senza dare il tempo a suo fratello di presentarlo «Siete splendente come un raggio di sole» si complimentò baciandole la mano.

Caroline era diventata rossa fino alla punta dei capelli. In quella famiglia erano tutti dannatamente attraenti. Tuttavia quando il maggiore degli Originali aveva posato le labbra sulla sua pelle non aveva sentito nessuna scarica, nessun brivido, cosa che succedeva sempre con Klaus. Questa era la dimostrazione che nutriva dei forti sentimenti per quest'ultimo. Maledizione!

«Lieta di conoscervi signore» fu la secca risposta di lei.

Un raggio di sole? E lei era arrossita? Voleva ucciderlo. Non importava che fosse suo fratello lo voleva morto. Devo assolutamente fare qualcosa per questa insana gelosia pensò Klaus avvilito.

«Che progetti avete per la giornata?» domandò Rebekah, era contenta che finalmente ci fosse una ragazza con cui passare il tempo, ma aveva notato lo sguardo omicida di suo fratello quando Elijah si era presentato, non presagiva niente di buono, si ripromise che avrebbe protetto come poteva la sua nuova coinquilina.

«Volevo farle fare un giro della tenuta» rispose Klaus guardando Caroline che annuì.

Qualcuno bussò alla porta «Perdonate il disturbo signore ma c'è questa per voi» bisbigliò l'umano che fungeva da maggiordomo. Un uomo sulla cinquantina con capelli grigi e la pancia rotonda.

«Grazie Giles puoi andare» lo congedò continuando a guardare la cacciatrice. Non riusciva a staccare gli occhi da lei. Ma fu costretto a farlo per leggere il contenuto della lettera che gli era stata recapitata. Sembrava vecchia constatò Caroline.

«Elijah dobbiamo andare. Perdonami amore ma oggi dovrà farti compagnia mia sorella» un secondo dopo gli uomini erano spariti.

«Perfetto» la vampira era felice come il giorno di natale, avrebbe avuto la ragazza tutta per sé «ti farò visitare la casa come da programma e poi passeremo una serata tra donne» continuò saltellando. Il suo entusiasmo contagiò la sua compagna che ridendo la seguì.

 

* * *

 

I fratelli Mikaelson stavano camminando nelle gallerie sotterranee della città da ore. La lettera che Klaus aveva ricevuto nel salone era appartenuta a Megan Fell, madre di Sage Fell e migliore amica di Emily Bennett. Da quella lettera erano riusciti a scoprire dove si trovasse il nascondiglio segreto della strega. Un buco in una parete delle gallerie che si estendevano intricate per tutta la città. Era come cercare un ago in un pagliaio ma dovevano tentare.

«Ancora niente?» chiese Elijah a suo fratello

«No» rispose rudemente. Sapeva che era una cosa folle ma era ancora arrabbiato con lui per il suo comportamento con Caroline.

«Sei arrabbiato con me?» gli domandò il moro che non riusciva a capire cosa avesse.

«Raggio di sole?» esplose l'altro incapace di trattenersi «Che razza di complimento è? Sai fratello dovresti usare frasi meno banali per provarci con una donna» Elijah era allibito. Era infuriato per quella bazzecola? Doveva tenerci molto a quell'umana.

«Ho detto solo la verità, è stupenda. Ma stai tranquillo non sono interessato a lei come lei non è interessata a me» la ragazza non aveva fatto altro che guardare Klaus con occhi confusi per tutto il tempo.

«Lo so che è stupenda. Lo so» borbottò «Ho trovato qualcosa» gli comunicò cambiando tono. Elijah gli fece luce con la torcia. Avevano trovato il nascondiglio. All'interno c'erano degli effetti personali di poco conto e un diario. Il diario di Elily Bennett. Era scritto in codice ma erano sicuri che appena fossero riusciti a decifrarlo avrebbero trovato il Grimorio.

 

* * *

 

Tornarono a casa che era notte fonda. Nel salone trovarono Rebekah che beveva un bicchiere di cherry.

«Novità? Raccontatemi tutto» gli ordinò subito lei ma Klaus aveva qualcosa di più urgente da fare.

«Ci penserà Elijah. Dov'è Caroline?» era ansioso di rivederla.

«In camera sua. Oggi abbiamo fatto il giro della tenuta, poi abbiamo fatto un bel bagno caldo e adesso lei è andata a riposare. A giudicare dalle occhiaie non dorme da due giorni» vedendo lo sguardo preoccupato di suo fratello aggiunse in fretta «Tranquillo Nik, sta bene» a lui non bastavano quelle parole. Doveva controllare con i suoi occhi.

Come aveva detto Rebekah la ragazza era nella sua camera. Se ne stava lì in piedi con le braccia incrociate sotto il seno in segno di protesta. Indossava solo la camicia da notte bianca, i capelli le ricadevano in lunghe onde sulla schiena. A Klaus venne un colpo quando la vide, era davvero bella come un raggio di sole.

«Cosa stai facendo lì ferma?» indagò lui. Com'era possibile che il cuore di Caroline aumentasse i battiti appena lo vedeva?

«Aspetto pazientemente di essere liberata da questa prigione d'oro» rispose lei seria. Lui la guardò per qualche secondo prima di decidersi sul da farsi.

«Vieni amore. Andiamo a letto» le disse prendendola dolcemente per un braccio.

«Non mi concederò a te» gli rispose. Almeno credo pensò. Lui sorrise, gli occhi blu che brillavano, era davvero di una bellezza ultraterrena, constatò Caroline, quando lo faceva.

«Intendevo per dormire. Non ti reggi in piedi e per quanto io sia un essere orribile e moralmente discutibile la necrofilia è un limite che non ho mai e non intendo superare» la prese in braccio ignorando le sue proteste e l'adagiò sul letto. Vederla lì sdraiata sotto di lui con i capelli dorati sparsi sul cuscino era così bello da far male. Non riuscì a resistere e si stese di fianco a lei.

«Vattene» gli ordinò nonostante apprezzasse il calore che emanava il suo corpo.

«Non posso amore. Devo fare da guardia alla mia prigioniera» le rispose provocatorio. Caroline era davvero troppo stanca per protestare ulteriormente, inoltre non le venivano in mente valide argomentazioni per cacciarlo. In pochi minuti si addormentò.

Klaus rimase a vegliare il suo sonno. Ogni volta che dormendo si muoveva e lo toccava il suo cuore batteva più velocemente. La vide cercarlo inconsciamente, la mano che tastava le lenzuola alla ricerca di lui. Quando lo trovò sospirò di sollievo, appoggiò metà del corpo su quello del vampiro. La testa appoggiata al suo petto, la gamba destra piegata sul suo bacino, la mano destra che gli carezzava la guancia. Avrebbe dato qualunque cosa per passare l'eternità così. Voleva abbracciarla ma aveva paura di svegliarla, alla fine il desiderio fu più forte e quando finalmente furono l'uno nelle braccia dell'altro si addormentò.

 

* * *

 

Damon era appostato dietro un cespuglio. Dalla sua posizione riusciva a vedere l'ombra appollaiata sul davanzale della finestra dello studio di suo padre. Attendeva solo il momento in cui sarebbe balzata giù e poi l'avrebbe affrontata. Non dovette aspettare molto.

«Fermatevi» ordinò imperioso quando la macchia scura passò davanti a lui. Nonostante fosse ricoperta di molti strati di vestiti era evidente che si trattava di una donna. Una vampira per l'esattezza, nessun essere umano sarebbe riuscito a fare un salto del genere senza avere il minimo problema.

«Non c'è bisogno di essere così autoritari» lo rimproverò lei con quella voce alterata dalla sciarpa.

«Chi siete? E cosa volete dalla mia famiglia?» suo padre intratteneva rapporti con un vampiro? Era assurdo.

«Chi sono non è importante. E voglio solo aiutarvi, abbiamo degli interessi in comune Damon. Posso chiamarvi Damon? O devo appellarvi con Mr Salvatore?»

«Toglietevi quegli stracci, non stanno bene ad una signora» se lei sapeva delle cose di lui era bene che anche lui le mostrasse che conosceva qualcosa di lei. La donna con un sorriso si spogliò restando con un abito di cotone verde smeraldo. Era davvero molto bella con lunghi capelli castani e ondulati, un personale leggiadro e ben fatto.

«Siete bellissima» ammise lui «È terribilmente scortese per un gentiluomo ignorare il nome di una così bella creatura. Permettetemi di rimediare» ammiccò.

«Siete attraente, ma noto con piacere che avete imparato anche ad essere seducente. Me ne compiaccio, questo renderà le cose più interessanti» questa volta quando sorrise lo fece con tenerezza e genuinità. Damon sentì di potersi fidare di lei e raramente il suo intuito falliva.

«Mi chiamo Rose-Mary Porter» continuò lei «Ma potete chiamarmi Rose»




 

Ed ecco qua la fine del terzo capitolo. Come sempre spero vi sia piaciuto. Mi raccomando recensite e fatemi sapere cosa vi è piaciuto e cosa no. Un bacione a tutti alla prossima. :D

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Capitolo 5
*** SEI MIA ***


SEI MIA

 

C'era troppo spazio. Quando Caroline si rigirò tra le lenzuola il letto le parve incredibilmente freddo e vuoto. Aveva forse sognato di dormire insieme al suo peggior nemico, Klaus? No, era stato tutto reale, poteva capirlo dal calore che le braccia di lui avevano lasciato sul suo corpo e dall'odore di uomo sul cuscino.

«Ti sei svegliata finalmente» una voce femminile la fece sobbalzare. Non si era accorta che Rebekah, comodamente seduta sella poltrona di fianco al letto, si stava facendo le unghie aspettando il suo risveglio.

«Rebekah» disse posandosi una mano sul petto cercando di rallentare il battito cardiaco «Cosa ci fai qui?»

«Mi pare ovvio» affermò la vampira.

«Non per me» precisò l'umana quando capì che l'altra non le avrebbe fornito ulteriori spiegazioni.

«Aspetto pazientemente che tu ti prepari per poter fare una passeggiata. C'è un grazioso laghetto nel bosco della proprietà che devi assolutamente vedere. Quindi su su, alzati e preparati, se tra cinque minuti non sarai pronta verrò a prenderti io e non sarò molto buona» e sparì prima che Caroline potesse dire una parola.

 

 

Perchè se ne era andato? Si era pentito? Era la prima volta che dormiva con un uomo, o con un altra persona, e non sapeva cosa pensare. Giuseppe si sarebbe sicuramente infuriato e preoccupato per la sua virtù, Damon si sarebbe fatto una bella risata e Stefan avrebbe temuto che lei potesse soffrire.

«Cosa ti prende oggi? Hai spiccicato si e no due parole da quando siamo uscite» la riprese Rebekah. Caroline arrossì di colpo sentendosi colpevole e imbarazzata.

«È rossore quello che vedo sulle tue guance?» continuò l'altra. Intuì subito quale doveva essere la causa.

«Mio fratello ha qualcosa a che fare con tutto questo?»

«Non capisco a cosa ti riferisci» tentò di difendersi la Forbes.

«Mi riferisco a quel ragazzo che questa mattina è sgattaiolato fuori dal tuo letto poco prima che tu ti svegliassi» asserì con un sorriso di trionfo.

Caroline capì che tentare di negare era inutile «Abbiamo solo dormito, lo giuro»

«Non ti devi giustificare» sicuramente non con me pensò l'Originale che in tutti quei secoli non si era limitata a dormire con il sesso opposto.

«Non è esattamente il comportamento che una donna nubile dovrebbe tenere» riflettè la ragazza.

«Credevo che grazie alla tua... possiamo chiamarla professione? Fossi più libera delle donne comuni» Rebekah pensava che, essendo una cacciatrice, fosse esonerata da quella barbara convenzione che imponeva la subordinazione del gentil sesso rispetto all'uomo e tutto ciò che comportava.

«Si lo sono, ma ecco, io non...non ho mai trasgredito a nessuna regola in quel senso»

«Lascia che ti sveli un segreto Caroline» le disse ammiccando «La vita è molto più divertente quando puoi usufruire della distrazione di un bel corpo maschile»

Era la frase più dissoluta che avesse mai sentito pronunciare da una donna. Dopo gli ultimi giorni passati con Klaus, però, non poteva che darle ragione. Questo pensiero fece riaffiorare il rossore sulle sue gote così decise di cambiare argomento.

«Perchè non volevi far sapere a Niklaus che ci eravamo già incontrate?» questa domanda le frullava nel cervello da quando era arrivata nelle tenuta Mikaelson per la prima volta.

«Vedi, per mio fratello la fiducia è tutto. Non volevo che si sentisse tradito sapendo della nostra breve tregua. Teoricamente avrei dovuto ucciderti, non proporti un'amichevole chiacchierata» come dovrebbe uccidermi lui non potè fare a meno di dirsi l'umana.

«Pensi che mi farà del male?» magari sua sorella non era la persona migliore da cui ottenere una risposta oggettiva ma doveva esprimere i suoi dubbi o sarebbe esplosa.

«No, almeno non fisicamente» le rispose la vampira «Siamo arrivate».

Quello che si estendeva di fronte a loro non era esattamente un lago. Era più un grande bacino d'acqua all'interno di un fiumiciattolo. Era circondato da alberi e roccia, l'acqua mantenuta fresca e pulita da una piccola cascata. Era un panorama bellissimo che trasmetteva una sensazione di tranquillità e pace. Ancora più bello fu lo spettacolo che seguì. Klaus che emergeva dalle profondità della pozza con la camicia bianca e i pantaloni blu incollati al corpo mentre con una mano si ravviava i capelli color miele per scostarli dagli occhi. Caroline dovette ricordarsi di respirare, le aveva tolto il fiato.

«Dormito bene amore?» le domandò lui avvicinandosi alla riva, immerso fino alle ginocchia. Era aprile, non il periodo ideale per fare una nuotata, ma quella mattina era stato necessario. Quando si era svegliato la ragazza era ancora parzialmente sdraiata su di lui, sentiva il suo respiro sul collo e la sua gamba destra che continuava a stuzzicare la sua “felicità” mattutina. Un bagno freddo era stato l'unico rimedio per non strapparle i vestiti di dosso e svegliarla con un appassionato assalto amoroso.

«Non bene come avrei dormito se fossi stata sola» gli mentì lei, era stata la dormita più bella e riposante della sua vita, si era sentita al sicuro tra le sue braccia e doveva fare il possibile per soffocare questi sentimenti, odiarlo era la missione della sua vita.

«Si» replicò lui con un sorriso furbo sul volto «immagino sia per questo che sei stata avvinghiata a me tutta la notte»

«Probabilmente stavo sognando qualcun'altro. Non ero cosciente, altrimenti non l'avrei mai fatto. Io ti detesto» una parte di lei desiderava che fosse vero.

Klaus non riusciva a capire se era più deluso, triste, arrabbiato per le sue parole o geloso per questo fantomatico altro. Nel dubbio la prese e la buttò in acqua.

«Farabutto è gelata» gli ringhiò contro Caroline. Adesso anche lei era avviluppata dal vestito color panna a maniche corte che, così stretto intorno al corpo, lasciava ben poco all'immaginazione. L'Originale senza riuscire a controllarsi si avvicinò pericolosamente a lei. Tra di loro c'era soltanto una spanna d'aria. La ragazza, capendo il pericolo che correva di cedergli, cercò con lo sguardo Rebekah nella speranza di un aiuto.

«Dov'è tua sorella?» gli chiese non vedendola

«Se n'è andata quando sei caduta in acqua» strano non se ne era neanche accorta. Aspetta un secondo ragionò subito dopo.

«Caduta?» gli urlò infuriata «Io non sono caduta in acqua. Sei stato tu, essere spregevole, a buttarmici dentro» lo accusò puntandogli il dito contro il petto.

«Spregevole eh?» era stranamente divertito dalla situazione e dall'affettuosa collera della cacciatrice.

«Assolutamente si» non parve convincente nemmeno alle sue stesse orecchie. Come poteva esserlo quando era distratta da quegli occhi blu e da quel petto solido e invitante che stava toccando? Inevitabilmente diminuì di un poco le distanze tra i loro corpi.

«Non ti disgustavo così tanto quando l'altra notte mi hai baciato» il tono di lui si era fatto più basso e roco, le loro labbra a tre centimetri di distanza.

«Ti sbagli, cercavo solo di distrarti per scappare» era senza speranze, anche a lei era sembrata la scusa più idiota che avesse mai propinato.

«Solitamente tu fuggi avvinghiandoti al tuo rapitore?» rispose lui ridacchiando «Salvatore non deve averti insegnato bene» Caroline ricordandosi improvvisamente della sua famiglia piombò nella tristezza. Cosa stava facendo? Avrebbe dovuto pianificare la morte del vampiro non cedere pian piano alla sua seduzione.

Klaus vedendo il cambiamento d'animo della ragazza si maledisse per aver tirato fuori l'argomento. Si sentiva stranamente e sorprendentemente turbato nel vederla amareggiata. Voleva tirala su di morale ma non sapeva come fare. Seguendo l'istinto le accarezzò dolcemente il viso. Capì che stava facendo la cosa giusta quando ella appoggiò la guancia sulla sua mano e chiuse gli occhi. Lei sapeva che stava sbagliando ad incoraggiare il suo gesto, ma quando la toccava non riusciva a ragionare, diventava sua.

Quando riaprì gli occhi incontrò quelli di lui che bruciavano di passione tanto da sembrare neri. Era certa solo di una cosa. Lo voleva.

«Baciami» gli sussurrò. E lui, senza farselo ripetere due volte, l'accontentò. Era dalla notte precedente che desiderava farlo, la bramava a tal punto da esserne consumato. La afferrò alla vita stringendola a lui e si impossessò delle sue labbra bruciandola con la sua passione. Lei rispose con altrettanto ardore gettandogli un braccio al collo, l'altro braccio era ripiegato tra i loro corpi e, con la mano infilata sotto la camicia di lui, gli sfiorava il petto con le dita facendolo rabbrividire. Quando Klaus capì che stava per perdere il controllo si stacco da lei e appoggiò la fronte sulla sua. Rimasero così fino a quando il battito dei loro cuori e i loro respiri tornarono normali.

«Devo andare adesso, ho del lavoro da sbrigare» le disse soavemente.

«E io cosa faccio?» domandò lei perplessa. Avrebbe voluto baciarlo per tutto il giorno ed era sicura che lui sarebbe stato d'accordo se avesse potuto.

«Cosa facevi di solito a casa tua?» le chiese pensieroso.

«Mi allenavo» Klaus sorrise, sapeva esattamente cosa fare.

«Vieni con me» con un movimento fluido la prese in braccio ed uscirono dall'acqua.

 

* * *

 

Damon si trovava davanti al negozio di stoffe di Liz Forbes.

La notte precedente, lui e Rose, si erano dati appuntamento lì davanti per cercare informazioni sul Grimorio Bennett.

In un'altra situazione avrebbe indagato insieme a Stefan ma aveva deciso di lasciare tutti all'oscuro della sua alleanza con la bella vampira; per quanto sembrava volesse aiutarli era sempre una non morta e non si fidava completamente di lei. Il rischio del doppio gioco da parte della donna era alto e voleva proteggere suo fratello.

«Buon giorno Damon» una voce dietro di lui lo riscosse dai suoi pensieri.

«Buon giorno a voi dolcezza. Sono felice di constatare che siete splendida anche alla luce del sole» le disse seducente provocando un sorriso a Rose.

«Riservate i vostri complimenti per situazioni più divertenti, abbiamo del lavoro da svolgere»

«Avete ragione» le rispose diventando serio «Io so il motivo per cui mi trovo qui, ma mi domandando quale sia il vostro» non potè fare a meno di domandarle.

«Vi basti sapere che voglio eliminare Niklaus. Potete fidarvi di me Damon, ve lo assicuro»

«Come fa mio padre?» ancora non riusciva a comprendere cosa avesse spinto Giuseppe, l'uomo più inflessibile su questa terra, a scambiarsi informazioni con lei.

«Dubito che vostro padre si fiderebbe di me se sapesse che sono un vampiro»

«Come potrebbe non saperlo? È piuttosto evidente» replicò indicandola con una mano. Lui aveva capito tutto guardandola solo di sfuggita, come era possibile che il patriarca Salvatore non se ne fosse accorto? Con l'età stava forse perdendo colpi? Eppure non era così vecchio.

«Semplice. Non vuole vedere»

Damon annuì. Questo poteva concepirlo, in fondo lui aveva scoperto che voleva essere un cacciatore solo dopo quell'episodio a Parigi, prima aveva sempre dato la colpa della sua condizione a suo padre.

«Cosa ci facciamo qui?» le domandò cambiando argomento. Non voleva pensare a quel periodo doloroso e confuso della sua vita.

«La strega Bennett era amica con Mrs Forbes. Forse questa donna può darci qualche indizio su dove sia nascosto il Grimorio. A dire il vero mi chiedo come mai voi e vostro padre non ci abbiate pensato prima» era strano che non avessero considerato quell'opportunità. Il ragazzo sapeva bene qual era la risposta. Liz Forbes era la madre di Caroline. Sapeva che la sua sorella adottiva era molto affezionata alla donna quando era piccola, ma da quando era entrata a far parte della sua famiglia non aveva più avuto nessun contatto con lei, come nessuno di loro. L'ultima volta che aveva visto Mrs Forbes era stato dieci anni fa, quando una Caroline bambina, triste e spaventata era stata scaricata davanti ai cancelli della tenuta Salvatore.

«Motivi personali» replicò lui vago.

«Siete pronto ad accantonarli?» si assicurò Rose. Dopo un cenno di assenso da parte dell'uomo continuò «Bene. Fingeremo che io sia la vostra amante londinese e che voi mi dobbiate regalare un abito nuovo. Cosa ne pensate?» che vorrei fosse vero pensò Damon guardando la figura snella e slanciata della vampira.

«Non vedo perchè no, dolcezza» la prese a braccetto ed entrarono nel negozio.

 

* * *

 

Caroline fu condotta in un'ampia stanza circondata da armi e specchi. Una stanza per l'allenamento. Davanti a lei Giles, il maggiordomo, l'aspettava vestito con una tunica bianca.

«Non capisco» chiese a Klaus perplessa «cosa ci facciamo qui?»

«Il signor Giles ti insegnerà delle nuove tecniche di lotta. Se ne hai voglia naturalmente» le rispose cercando di capire cosa le passasse per la testa.

«Nuove?» la ragazza era ancora più confusa. Che abilità poteva insegnarle che già non conoscesse? Si domandò spostando lo sguardo sull'uomo dai capelli grigi.

«Si signorina, vi mostrerò le arti orientali» le spiegò l'umano «Non è facile impararle, ma quando lo si fa si acquista una potenza non indifferente» aveva un'espressione cordiale che la mise subito a suo agio.

«E tu mi lasceresti acquisire delle tecniche con cui in futuro potrei batterti?» esclamò incredula tornando a concentrare la sua attenzione sul vampiro che scoppiò a ridere.

«Diventerai più forte amore, ma non abbastanza da battermi te lo assicuro» il suo tono sicuro di sé la irritò.

«Lo vedremo» replicò altezzosa Caroline.

«La affido a te Giles» disse tranquillamente Klaus al maggiordomo, ma il suo sguardo gli trasmetteva un ulteriore messaggio: se le capita qualcosa dovrai vedertela con me.

«Si signore» rispose l'altro. Quando l'Originale uscì dalla stanza si piegò fin quasi a toccare il pavimento. La gamba destra piegata, quella sinistra distesa in avanti e le braccia speculari ai suoi arti inferiori.

«Cominciamo?» le domandò invitandola ad avanzare verso di lui con la mano sinistra.

«Si» la ragazza imitò la sua posizione di lotta «sono pronta».

 

* * *

 

Damon e Rose entrarono nel negozio e guardarono un paio di stoffe fino a quando Liz non si accorse di loro.

«Buon giorno signori, posso aiutarvi?» chiese cordialmente ai giovani. Il ragazzo non rispose ma la fissò intensamente. Non era cambiata molto in dieci anni e somigliava a Caroline, avevano gli stessi occhi azzurri. La vampira, vedendo che il suo complice non apriva bocca parlò.

«Io e il mio amico siamo qui per farmi confezionare un abito. Non è vero Mr Salvatore?» al suono di quel nome la donna bionda perse tutta la sua gentilezza e piantò lo sguardo freddo su Damon.

«Cosa volete da me?» anche la sua voce era diventata dura.

«Mi pare che la signorina ve lo abbia già spiegato. Sento questo strano desiderio di comprarle un abito» sorrise a Rose nonostante fosse teso.

«Non usate trucchetti con me Mr Salvatore, so chi siete» ribattè sprezzante.

«Bene allora» il ragazzo era contento di poter abbandonare quella farsa «Vorremmo delle informazioni su Emily Bennett» le comunicò andando dritto al sodo.

«Dovreste lasciare che i morti riposino in pace»

«Lo farò quando otterrò quello che voglio»

«E cosa sarebbe di grazia?»

«Il Grimorio» era un brivido di paura quello che aveva appena attraversato la spina dorsale di Mrs Forbes?

«Non so dove sia» replicò dopo un attimo di silenzio «Non posso aiutarvi»

Rose decise di intervenire «Forse conoscete qualcuno che possa saperlo» Liz non sapeva cosa fare, aveva giurato a sé stessa che non avrebbe mai più avuto niente a che fare con quella strega.

«Il vostro aiuto potrebbe essere decisivo per il futuro di vostra figlia» tentò di convincerla Damon captando il suo tentennamento. Non si aspettava che la risposta della donna potesse essere così glaciale e piena di odio.

«Non ho più una figlia. È vostra adesso»

Damon era infuriato per colpa del suo atteggiamento e delle sue parole «Magari non vi interessa il destino di Caroline ma con il vostro intervento potremmo evitare una miriade di omicidi per colpa di quei maledetti succhia sangue».

La sua complice vampira ignorò l'esplicito insulto che conteneva la sua frase, era incuriosita dal dramma familiare che stava avendo atto davanti ai suoi occhi.

«Andate da Megan Fell. Se c'è qualcuno con delle informazioni è lei. Ora vi chiedo di uscire dal mio negozio» ordinò sparendo nel retro del locale.

La coppia soddisfatta se ne andò.

 

* * *

 

Stefan, come ogni giorno, stava facendo delle serie di addominali sdraiato sul tappeto della sua camera. Si sarebbe allenato con Damon ma non riusciva a trovarlo.

«Se alzi i piedi dal pavimento non vale fratellino» ed ecco che, come al suo solito, sbucava quando meno te lo aspettavi.

«Dove sei stato?» lo interrogò ignorando la provocazione «è tutto il giorno che ti cerco»

«Avevo un appuntamento» gli rispose vago ma cercando di essere il più sincero possibile. Odiava mentirgli.

«Non cambierai mai» Stefan scuoté la testa rassegnato «Noi abbiamo bisogno di te e tu cosa fai? Vai a divertirti nel letto di qualche soave fanciulla» il moro fu ferito da queste parole, ma come poteva biasimarlo? Non potendo confessargli la verità e visti i suoi precedenti, era normale che avesse quella reputazione. Preferiva che lo disprezzasse piuttosto che fosse in pericolo.

«Come fai a essere sicuro che fosse un letto?» replicò mascherando dietro il sarcasmo i suoi veri sentimenti «Ci si può sdraiare in molti posti fratellino. E ci sono tanti altri modi per... »

«Lo so Damon. Non ho bisogno di lezioni sull'argomento» lo interruppe bruscamente e un po' imbarazzato il piccolo Salvatore. Damon era sorpreso, non sapeva che suo fratello avesse un interesse amoroso. A quanto pare non sono l'unico ad avere dei segreti pensò divertito.

«Davvero? E posso sapere chi sarebbe la fortunata?» gli chiese ammiccando.

«A differenza di certe persone io non mi vanto delle mie conquiste» arrossì facendo ridere il suo fratellone.

«Va bene Mr Gentleman, lasciamo perdere».

Stefan per paura che ricominciasse a fare congetture su quell'argomento usò la tecnica di famiglia: Cambiare argomento.

«Sono preoccupato per Caroline. Credi che resisterà fino a quando Jane Bennett avrà fatto l'incantesimo per impedire agli Originali di entrare in casa e vendicarsi su di lei?»

«Certo» tentò di rassicurarlo benché fosse anch'esso preoccupato per la ragazza, anche se per motivi differenti «In fondo è una Salvatore» disse ripensando alle parole di Liz Forbes, è vostra adesso.

«Non riesco a stare qui con le mani in mano. Dobbiamo fare qualcosa» gli confessò Stefan camminando avanti e indietro per la stanza.

«Ho già pensato a tutto» gli disse con lo stesso tono che usava quando, da bambini, voleva convincerlo a fare una marachella «Andiamo in perlustrazione».

 

* * *

 

Caroline si stava allenando con il signor Giles da ore ormai. Era incredibile come un uomo sulla cinquantina e un po' appesantito potesse essere così agile, preciso e veloce. Le aveva insegnato qualche mossa e adesso stavano combattendo con le spade.

«Ti stai ancora allenando? Non sei stanca?» le domandò Klaus entrando nella stanza.

La ragazza notando la sua presenza si distrasse quanto bastava per permettere al suo avversario di procurarle un leggero taglio alla mano destra. Il vampiro sentendo l'odore del sangue fece cenno all'umano di andarsene e questo, anche se dubbioso, obbedì.

Quando furono soli l'Originale le si avvicinò.

«Scusa non volevo distrarti» le disse guardandola addolorato. Non voleva che soffrisse a causa sua.

«Non fa niente» tentò di rincuorarlo notando il suo sguardo «è solo un taglietto» e per dimostrarglielo girò il palmo in alto verso di lui.

Alla vista del sangue Klaus sentì il cuore perdere qualche battito. La voleva in tutti i modi possibili, questo includeva anche quello dei vampiri. Prese la mano ferita e la avvicinò maggiormente al suo viso. Caroline realizzò che mostrare ad un non morto la lacerazione non era stata una mossa intelligente, ma come sempre quando c'era di mezzo lui non riusciva a ragionare.

Lui puntò i suoi occhi in quelli di lei scrutando ogni sua reazione e lentamente, con la punta della lingua, leccò via il sangue dalla sua mano. Quando assaporò la ragazza chiuse gli occhi, i canini si allungarono e le vene intorno agli occhi si gonfiarono rivelando la sua vera natura. La cacciatrice sapeva che avrebbe dovuto esserne disgustata e spaventata, ma tutto quello che voleva era continuare a sentire le sue carezze umide sulla pelle. Lui riaprì gli occhi temendo un rifiuto da parte della bionda. Per la prima volta si vergognò del suo vero volto, quello di un predatore. Ma come sempre lei non lo deluse, con uno sguardo lascivo piegò il collo di lato per permettergli un miglior accesso al suo collo. Voleva davvero che la mordesse? Lui lo desiderava con ogni molecola del suo corpo e lei si sentiva eccitata da quel gesto intimo e proibito che era donargli il suo sangue. Klaus cingendole la vita cominciò a baciarle quella porzione di pelle sotto cui la vena pulsava prepotentemente, la accarezzò con la lingua pregustandone il sapore caldo fluire nella gola.

«Toglimi le mani di dosso lurido succhia sangue» un urlo squarciò l'aria interrompendo quel momento perfetto. Il minore dei Salvatore si stava dibattendo contro una guardia dei fratelli Mikaelson che lo trascinava per il corridoio.

«Stefan» mormorò Caroline tornando alla realtà.

Dentro l'Originale montò una furia omicida, non solo quel lurido cacciatore era entrato in casa sua ma aveva anche interrotto il suo meraviglioso sogno che diventava realtà.

In un secondo Rebekah fa accanto a lui. Non avevano bisogno di parlare, si intendevano alla perfezione; lei avrebbe condotto l'umana nella sua stanza e lui sarebbe andato a ricevere i suoi sgraditi ospiti.

 

* * *

 

Quando Klaus entrò nel salone Elijah era comodamente seduto sul divano di fianco al camino intento a parlare con i fratelli Salvatore.

«Cosa succede?» gli domandò imperioso e infuriato.

«Sono stati catturati intorno alle mura, ma non vogliono dirmi cosa ci facevano lì» rispose suo fratello con la sua solita aplomb.

Riusciva a sentire Caroline urlare a Rebekah di lasciarla andare, che voleva vedere quei due umani senza valore.

«Lasciala andare lurido parassita» gli intimò Stefan quando sentì gli strilli della ragazza. Niklaus lo fulminò con uno sguardo omicida, apriva e chiudeva il pugno abbandonato lungo il fianco, gli tremavano le mani, non me la porteranno via, non voglio che me la portino via continuava a pensare.

«Calmo fratello» disse Damon al minore dei Salvatore notando l'agitazione del vampiro.

«Dovresti ascoltare il suo consiglio giovane cacciatore» lo ammonì Elajah che conosceva il carattere di Klaus.

«Ve lo chiederò solo per questa volta, quindi vi conviene rispondere» chiese quest'ultimo palesemente furioso «Cosa stavate facendo nella mia proprietà?»

«Volevamo solo assicurarci che avessi mantenuto la parola e che nostra sorella stesse bene» gli rispose Damon tranquillamente.

«Vi posso garantire che non potrebbe stare meglio» replicò sinceramente, non le aveva fatto niente che lei non volesse.

«Allora lasciacela vedere»

«No» non me la porterete via si ripetè il vampiro.

«Non essere così precipitoso» lo riprese Elajah. Da uomo virtuoso qual era era ancora fedele al Patto stretto con le famiglie Fondatrici e cercava di arrivare ad un compromesso «Ci date la vostra parola d'onore che una volta vista ve ne andrete?» domandò ai fratelli Salvatore.

Stafan stava per parlare ma il maggiore dei due lo precedette «Si»

«Niklaus?» questa volta il vampiro dai lunghi capelli si rivolse al suo iroso fratello.

Klaus non voleva accettare ma si ricordava troppo bene l'espressione che Caroline aveva avuto quella mattina al lago pensando a loro «Elijah vi accompagnerà nel giardino sul retro. Lì potrete vederla alla finestra» concesse.

«Come possiamo assicurarci che stia bene se non possiamo neanche parlarle in privato?» replicò il piccolo Salvatore.

«Avete chiesto di vederla, non di fare conversazione» gli disse il vampiro sbuffando.

«Questo è un raggiro bello e buono» continuò Stefan rischiando di far perdere il controllo all'Originale.

«Dovevate essere più specifici sulle richieste. O questo o niente» intervenne il maggiore degli Originali.

«Siete fortunati che non vi stacchi la testa» precisò Klaus.

«Potresti farlo è vero, ma poi lei ti odierebbe» non potè fare a meno di provocarlo Damon.

«Non vedo perchè dovrebbe importarmi» rispose l'altro alzando le spalle. Stava mentendo e in quella stanza lo sapevano tutti, tutti tranne Stefan che, vedendo il mondo o nero o bianco, non poteva concepire una tensione romantica tra la cacciatrice e il vampiro.

 

* * *

 

Caroline era affacciata alla finestra aspettando di vedere i fratelli Salvatore. Quando finalmente apparvero nella sua visuale fu invasa dalla gioia.

«Ciao» disse ad entrambi con un sorriso a trentadue denti.

«Ciao bambolina» le rispose Damon sorridendo di rimando. Stefan si limitò a guardarla tristemente.

«State bene? Siete feriti?» domandò lei preoccupata.

«Siamo illesi. E non devi preoccuparti per noi Care, sei tu che sei intrappolata nella casa di un mostro» sbottò il piccolo Salvatore amareggiato.

La ragazza non voleva che la pensasse in quel modo «Io sto bene Stef» più che bene si disse pensando a Klaus e alla sua amicizia con Rebekah.

«Presto ti libereremo Care devi stare tranquilla» continuò il cacciatore castano. Ma lei non era sicura di voler essere liberata.

«Non fate niente di stupido vi prego. Se vi succedesse qualcosa ne morirei»

«Tranquilla bambolina ci penso io a lui» la rassicurò il moro dopo averla osservata attentamente.

«Grazie Damon» gli mimò lei con le labbra.

«Cosa stai dicendo?» domandò Stefan incredulo «Anche tu vuoi che torni a casa» si sentiva tradito, inoltre l'idea di intrufolarsi lì era stata sua e adesso cambiava idea?

«No, io voglio che sia al sicuro e penso che per il momento qui lo sia» precisò suo fratello.

«Ti sbagli. Vi sbagliate, lui è un assassino, un essere immondo, un...»

«Smettila» proruppe la giovane senza riuscire a trattenersi, non sopportava che dicesse quelle cose del suo Originale perchè aveva paura che fossero vere.

«Smetterla? Cosa ti succede? Loro sono vampiri Caroline» adesso Stefan stava urlando.

«Lo so ma questo non implica necessariamente che siano malvagi» tentò di spiegargli, di convincerlo, di convincersi.

«Sei uscita fuori di senno? Ti senti mentre parli? Hanno ucciso migliaia e migliaia di persone per il loro divertimento. L'unica cosa che devono fare è morire»

«Basta Stefan. Questo non è né il momento né il luogo adatto per discuterne» lo ammonì Damon indicandogli le guardie che cominciavano a spazientirsi.

«Come vuoi» si arrese suo fratello alzando le mani in segno di resa e cominciò ad andarsene.

«Stef?» lo chiamò la ragazza bloccandolo «ci vediamo presto»

«Lo spero Care» le rispose lui girandosi verso di lei e donandole un sorriso un po' tirato. Poi andò via.

«Stai attenta Caroline» si raccomandò Damon.

«Anche tu» si sorrisero sinceramente e poi il ragazzo raggiunse suo fratello.

 

* * *

 

Due ore dopo Caroline era tornata davanti alla finestra della sua stanza. Nonostante indossasse la camicia da notte bianca e la vestaglia il vento che proveniva dalla finestra aperta la faceva rabbrividire. Avrebbe dovuto andare a letto, ma la conversazione con i fratelli Salvatore l'aveva turbata.

Klaus era appoggiato allo stipite della porta intento ad osservarla. Aveva seguito tutto il colloquio tra lei e i cacciatori grazie al suo udito sovrannaturale; ascoltare come lo aveva difeso lo aveva fatto sentire leggero come un aquilone. Lei era talmente persa nei suoi pensieri che non si accorse di lui. Non si rese conto della sua presenza neanche quando camminò verso di lei fino a posizionarsi alle sue spalle. Le poggiò le mani sulla pancia e la spinse contro il suo petto.

«Vuoi volare via?» le mormorò nell'orecchio. Lei continuava a guardare fuori dalla finestra. Aveva ancora i brividi ma era sicura che non fosse colpa del freddo.

«Non puoi farlo» le prese il mento tra l'indice e il pollice girandole il viso in modo che lo guardasse negli occhi blu come la notte «Tu sei mia» le disse senza insicurezze o esitazioni prima di baciarla. Era un bacio pieno di possessione e disperazione. Non me la porteranno via continuava a ripetersi come un mantra. Lei gli afferrò la testa indecisa tra l'allontanarlo e l'avvicinarlo ancora di più a sè per confermargli che era sua. Una lacrima le scivolò sulla guancia, non si riconosceva più, non sapeva più chi era.

Lui accorgendosi che piangeva le asciugò delicatamente le lacrime con il pollice, le sfilò la vestaglia, la prese in braccio e infilò entrambi sotto le coperte. Erano sdraiati sul fianco, uno di fronte all'altro, le gambe intrecciate, le braccia di lui che le cingevano la vita e quelle di lei appoggiate sul suo petto, i nasi che si sfioravano.

«Se avessi saputo che vederli ti avrebbe turbata li avrei cacciati via» le disse accarezzandole la schiena.

«No. Sono contenta di averli visti» rispose lei stringendosi di più a lui.

«Allora perchè piangi?» le domandò cercando di capire. Vederla in lacrime l'aveva sconvolto, avrebbe fatto qualunque cosa per vederla sorridere. Questi sentimenti erano del tutto nuovi per lui.

«Sei malvagio?» rispose lei ponendogli un'altra domanda. Per rispondere alla sua questione prima avrebbe dovuto fare i conti con sé stessa e ancora non era pronta per quello.

«Non con te» replicò eludendo l'interrogativo della ragazza, era terrorizzato all'idea che lo lasciasse.

«Perchè lo sei con gli altri?»

«Esistono solo due categorie di persone, i dominatori e i dominati, e quando sei immortale devi imparare a difenderti» le spiegò Klaus dopo averci pensato un po' «Inoltre sono nato e cresciuto in un mondo dove la violenza non solo era all'ordine del giorno, ma normale» le accarezzò la guancia «sei molto giovane amore, praticamente una bambina, non sai come gira il mondo»

«Allora spiegamelo. Voglio capire» gli disse passando le dita sull'accenno di barba che aveva cominciato a crescere «Parlami di te». L'Originale avrebbe voluto farlo ma non era ancora pronto per questo.

«È tardi è meglio dormire adesso» affermò dandole un casto bacio sulle labbra. Poi, vedendo la sua espressione delusa, aggiunge subito con un sorriso «Ti racconterò tutto un altro giorno, abbiamo tempo»

«Lo prometti?» entrambi si domandarono che cosa dovesse promettere; di raccontarle di lui o che avrebbero avuto tempo?

«Si amore» la rassicurò promettendo entrambe le cose.

Si tennero stretti e rimasero in silenzio, semplicemente a guardarsi negli occhi, fino a quando vinti dalla stanchezza non si addormentarono.



Ecco il quarto capitolo vi è piaciuto? fatemelo sapere recensendo XD un bacione a tutti alla prossima.

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Capitolo 6
*** UNA COSA SOLA ***


UNA COSA SOLA
 

Kluas stava impazzendo. Caroline, che stava ancora dormendo, continuava a torturarlo inconsapevolmente con il suo profumo e la sua pelle calda. Erano sdraiati entrambi sul fianco destro e lui, tenendola stretta, si lasciava solleticare dai suoi capelli. Senza riuscire a trattenersi il vampiro le scostò le ciocche bionde dal viso e cominciò a lasciarle una moltitudine di piccoli e leggeri baci sulla guancia e sul collo.

La ragazza si svegliò con un sorriso.

«Buon giorno, amore» le disse lui sul collo «Non volevo svegliarti ma non sono riuscito a resistere. Sei troppo bella»

«Puoi svegliarmi così quando vuoi» gli rispose lei girandosi verso di lui «E sei bellissimo anche tu». Si allungò verso Klaus e lo baciò. Non era mai stata lei a cominciare il bacio, era stata baciata e aveva ricambiato i baci, ma non aveva mai preso l'iniziativa. Per un secondo temette che l'Originale potesse trovarla troppo sfacciata, ma a giudicare dalla rapida e appassionata partecipazione del ragazzo era stato un timore senza fondamento.

Ben presto lui si ritrovò sopra di lei. Con il gomito sinistro si reggeva sul materasso per non schiacciarla con il suo peso, la sua mano destra le teneva ferma la testa per rendere il contatto delle loro labbra e delle loro lingue più intenso e profondo. Perdendo ogni controllo Caroline esplorò il corpo di lui. Gli accarezzò il petto, l'addome, la schiena e le spalle possenti. La mano del vampiro dal suo viso si spostò lungo il fianco facendola gemere silenziosamente. I loro cuori accellerati battevano all'unisono. La mano di lui proseguì lungo la coscia fino ad afferrarle dolcemente il polpaccio e portarle la gamba a cingergli il bacino. Lei sentiva i suoi muscoli delle spalle guizzare ad ogni movimento, lo strinse di più a sé. Quando il tocco di Klaus arrivò al seno la ragazza sussultò. Non era mai stata toccata in quel modo e si sorprese nel trovarlo piacevole e di volerne di più. Ma quello era stato il segnale per l'Originale che era ora di fermarsi.

«Dovresti vestirti adesso o non riuscirò a mantenere la mia promessa» le disse affannato.

«Quale promessa?» gli domandò riprendendo a baciarlo.

«Non volevi che ti raccontassi qualcosa di me, amore?» ricambiò i suoi baci «Possiamo sempre rimandare» non aveva nessuna voglia di staccarsi da lei.

«No voglio conoscerti» replicò lei sorridendo. Potevano sempre continuare dopo quella meravigliosa attività.

Un po' controvoglia Klaus di spostò per permetterle di alzarsi. Si sedette sul bordo del letto e cercò di isolare i suoi sensi per non sentire il fruscio della camicia da notte che scivolava sul corpo nudo di Caroline.

«Dovresti aiutarmi ad allacciare il corsetto. Non ci riesco da sola» proruppe lei timidamente. Senza dire una parola l'uomo andò verso di lei e la aiutò a vestirsi.

«Devo aiutarti anche con l'acconciatura?» le domandò attorcigliandosi una ciocca dei capelli sciolti sul dito.

«Non lo so. A te come piacciono?» si sentiva una ragazzetta sciocca. Adesso chiedeva ad un maschio come doveva acconciarsi i capelli? Lei era una cacciatrice, non doveva chiedere niente a nessuno.

«Sciolti. Ma sei stupenda in tutti i modi, amore» la ragazza si sentì sciogliere. Non le importava più niente se era una ragazzetta sciocca.

 

 

Klaus la portò nella sua stanza. A parte lui non entrava nessuno in quella camera. Era il suo rifugio, il suo angolo di tranquillità. Si sedette sulla poltrona vicino alla scrivania di mogano e guardò Caroline mentre esplorava il suo mondo.

La ragazza si sentì immediatamente a suo agio. L'ambiente era molto ampio e luminoso grazie alle numerose finestre che circondavano le pareti. Era un insieme di legno e blu che trasmetteva pace e tranquillità. Nella parte destra del locale si trovava un grande letto a due piazze, forse a tre piazze, Caroline non fu in grado di valutarlo immediatamente, un grosso armadio, la toletta, una vasca da bagno e la scrivania. Il lato sinistro della camera era praticamente uno studio d'arte. C'erano tele dipinte ovunque. Erano davvero magnifiche.

«Dipingi?» gli domandò osservando i quadri. Lui annuì. La sua intenzione era solo quella di mostrarle la sua stanza e i suoi dipinti. Ma vederla lì nel suo mondo fece scattare qualcosa dentro di lui. Voleva davvero che lei lo conoscesse, non aveva mai desiderato qualcosa così intensamente, a parte fare l'amore con lei ovviamente.

«Sono nato a Mystic Falls nel 834. Poco temo dopo che la mia famiglia si fu trasferita qui dall'Inghilterra per sfuggire all'epidemia che aveva già ucciso uno dei miei fratelli»

«Ma come hanno fatto a trasferirsi qui? Queste terre non erano ancora state scoperte»

«Mia madre era una strega. Al contrario di quello che pensa la maggior parte della gente l'America non era abitata solo dagli Indigeni, ma anche da branchi di licantropi e clan di streghe. Aveva un'amica, una strega Bennett che le consigliò di venire qui dove non c'erano malattie e carestie».

«Tua madre era una strega? Allora anche Rebakah»

«No» la interruppe lui «Si può essere o vampiri o streghe, non entrambi. I vampiri sono abomini della natura, le streghe serve di essa. Lo sarebbe diventata se non fosse stata trasformata da suo padre»

Caroline conosceva già quella parte della storia. Di come Mikael Mikaelson avesse ucciso i figli per trasformarli in esseri letali e invincibili per vendicare il figlio Herry ucciso dai vicini che adesso, la ragazza, aveva scoperto essere licantropi. Aveva un senso, per distruggere degli esseri sovrannaturali anche loro dovevano essere qualcosa di più che semplici umani.

«Suo padre?» aveva notato che il ragazzo non aveva usato l'aggettivo nostro.

«Si. Mikael non è mio padre. Mia madre aveva avuto una relazione extraconiugale da cui sono nato io. Credo sia per questo che i miei genitori non mi hanno mai amato. Mia madre mi vedeva come un errore di percorso, l'evidenza della sua debolezza. E Mikael, bé credo avesse notato la mia somiglianza con il capo del clan dei licantropi. O forse mi odiava semplicemente perchè non ero quello che lui desiderava»

«E il tuo vero padre?»

«Non mi ha mai degnato di uno sguardo» in tutti quegli anni aveva imparato a mascherare il dolore e il dispiacere nel sapere che le persone che avrebbero dovuto prendersi cura di lui lo avessero sempre disprezzato.

«È per questo che Mikael ti da la caccia? Perchè non sei suo figlio?» essendo un membro delle famiglie fondatrici Caroline conosceva i rapporti tra il capostipite degli Originali e la sua prole.

«No. Mi da la caccia perchè ho ucciso Esther. Mia madre» come gli era saltato in mente di raccontarglielo? Adesso lei sarebbe fuggita da lui.

La ragazza smise di respirare, quale essere spregevole poteva uccidere la sua stessa madre?

«Perchè?» gli chiese. Sicuramente c'era una spiegazione, doveva esserci una spiegazione.

«L'amante di Esther era un licantropo. Quando da vampiro ho ucciso la mia prima vittima il gene della licantropia si è attivato. Sono un ibrido. Un vero mostro. Mia madre ha fatto un incantesimo per incatenare il lupo che è in me, per indebolirmi. In uno scatto d'ira l'ho uccisa, le ho strappato il cuore dal petto» smettila di blaterare stupido idiota. Se ne andrà. Continuò a pensare Klaus, ma non riusciva a fermarsi voleva che lei lo vedesse per chi era realmente.

«I tuoi fratelli lo sanno?» la voce di Caroline era incredibilmente ferma, in fondo era una cacciatrice, era abituata a gestire situazioni complicate.

«No. Se lo sapessero mi odierebbero. Non possono saperlo. Sei l'unica a cui io l'abbia mai confessato. Ho raccontato a tutti che fu Mikael ad ucciderla» contro ogni logica la ragazza si sentì lusingata di essere l'unica persona a conoscere la verità. Ma questo non cambiava il fatto che il suo Klaus fosse un assassino, un mostro. Proprio come le aveva detto Stefan.

L'ibrido non staccava gli occhi da lei. Cercava di decifrare ogni suo movimento per capire se l'avrebbe persa per sempre.

La bionda ricordò cosa le aveva raccontato Rebekah sull'importanza della fiducia per l'Originale.

«Te ne andrai?» il tono del vampiro era angosciato mentre le poneva la domanda.

«Ti sei sentito tradito, per questo l'hai uccisa» riflettè Caroline. Quando lui annuì continuò «Io...io non ti giustifico, ma ti capisco. Vedi mio padre è morto quando io ero piccolissima, non ho nessun ricordo di lui. Sono cresciuta da sola con mia mamma. Noi due eravamo come una cosa sola» gli raccontò con un sorriso amaro «Ma poi improvvisamente, da un giorno all'altro ha smesso di volermi bene. Non mi parlava nemmeno più. Finchè un giorno mi ha preso e mi ha abbandonata davanti ai cancelli della tenuta Salvatore, senza dirmi una parola, senza spiegazioni. Se ne è semplicemente andata e non è mai più tornata» la ragazza camminò fino a trovarsi davanti a lui.

«Per un po' l'ho odiata perchè non mi amava. Avevo trasformato il dolore in rabbia. Faceva meno male così. È stato solo grazie a Stefan e Damon che sono riuscita a sorridere di nuovo» passò una mano tra i suoi capelli color miele. Lui appoggiò la testa sulla sua pancia mentre lei continuava ad accarezzarlo.

«Non te ne andrai?» le chiese in un sussurro. Come poteva andarsene? Lui aveva bisogno di lei come lei aveva bisogno di lui.

«No. Non me ne andrò» a queste parole vide tutti i muscoli dell'uomo rilassarsi visibilmente.

«Vieni qui» la prese e la fece sedere sul suo grembo. Le aveva raccontato tutta la verità e lei era rimasta lì con lui. La baciò dolcemente sulla bocca, poi scese sul collo stuzzicando la tenera pelle dietro l'orecchio e il punto sensibile tra la gola e la spalla. Lei rabbrividì, non era mai stata così in intimità con una persona. Lui si staccò da lei, c'era solo un'ultima cosa che doveva fare per accertarsi che lei lo accettasse. Mostrò il suo vero viso, quello del predatore.

Caroline passò le dita sulle vene in rilievo che contornavano i suoi occhi rossi, la guardava intensamente, con amore. Quando lui schiuse le labbra sfiorò i canini allungati, erano eleganti. Con la punta del polpastrello verificò se erano affilati. Lui capendo le sue intenzioni si immobilizzò per non ferirla. Quando lei lo baciò si sentì invadere dalla gioia. Per la prima volta si sentì accettato per quello che era e non si sentì solo. Tornò a concentrarsi sul collo di lei. I canini le graffiavano leggermente la pelle.

«Si» mormorò lei semplicemente. Klaus la morse. Il sangue di lei era il più delizioso e dolce che avesse mai assaggiato. Gli fluiva nella gola riempiendolo e saziandolo. Caroline si era aspettata che sarebbe stato doloroso, ma tutto quello che provava era un inatteso piacere nel nutrirlo, nel donargli sé stessa. Gli apparteneva, adesso era parte di lui. L'ibrido la afferrò per i fianchi spingendola maggiormente verso di lui, lei gli afferrò la testa per impedirgli di allontanarsi. Quando lui si ritirò lei produsse qualche verso di protesta, non era ancora pronta a separarsi da lui.

Senza dire una parola Klaus aprì un cassetto della scrivania, estrasse un pugnale e si procurò un taglio alla gola. Non l'aveva mai fatto, certo aveva trasformato qualche persona ma non aveva mai condiviso il suo sangue per il puro piacere di farlo. La ragazza vedendo il rivolo rosso che colava sul suo petto si affrettò a bere il suo sangue con una bramosia che non sapeva appartenerle. Passò la lingua sulla scia cremisi che gli macchiava il corpo. Lui chiuse gli occhi e un suono profondo e gutturale uscì della sua gola quando lei si dedicò alla ferita sul collo. Bevve avidamente fino a quando il taglio non si fu rimarginato. Si guardarono negli occhi, quelli di lui erano lo specchio della lussuria che dimorava in quelli di lei. Si baciarono di nuovo mescolando il sapore del loro sangue che gli era rimasto sulla lingua. Entrambi realizzarono che adesso erano una cosa sola.

 

* * *

 

Damon guardò l'orologio spazientito. Sarebbe sicuramente arrivato in ritardo. Aveva un appuntamento con Rose per discutere il piano da attuare con Megan Fell, l'amica di Emily Bennett, che avrebbe potuto aiutarli a trovare il Grimorio.

«Dove stai andando?» gli domandò uno Stefan sospettoso.

«Cosa ti fa pensare che io stia andando da qualche parte?»

«Ti conosco Damon. Cosa succede?» adesso era arrabbiato. Non aveva superato il rancore che gli era rimasto appiccicato a dosso la sera prima dopo la conversazione avuta con Caroline, e suo fratello certamente non stava facendo niente per aiutarlo in quella difficile situazione.

«Assolutamente niente fratellino. Te l'ho già detto» avrebbe voluto dirgli la verità ma non poteva, era il suo fratellino e voleva proteggerlo.

«Quindi non hai intenzione di dirmi cosa sta accadendo vero?» Stefan era deluso credeva che suo fratello fosse cambiato nei due anni passati in Europa.

«Non hai niente da fare oggi? Sei diventato più petulante di una zitella» gli rispose il moro prima di andarsene lasciando il giovane Salvatore lì da solo e imbambolato. Quest'ultimo prese una decisione, c'era solo una cosa che avrebbe potuto fare. Chiedere aiuto a suo padre.

 

 

* * *

 

Come per la maggior parte della giornata Giuseppa Salvatore si trovava nel suo studio.

«Ho bisogno del vostro aiuto, padre» affermò Stefan dopo aver ricevuto il permesso di parlargli.

«Tuo fratello è finito nuovamente nei guai? Che se la cavi da solo, non riceverà niente da me» gli rispose suo padre con il solito tono freddo e incolore.

«No padre. Si tratta del Grimorio Bennett. So che voi siete contrario ad utilizzarlo e che avevate dato a Damon il compito di occuparsene a suo rischio e pericolo, ma mio fratello è distratto e da solo non posso trovarlo»

«Distratto? Non ci si poteva aspettare niente di meno da quello» Stefan non voleva parlare di Damon, inoltre l'istinto di difenderlo era forte e non voleva rischiare di far alterare Giuseppe, senza di lui non poteva riuscire nel suo intento.

«Mi aiuterete? Sono fermamente convinto che sia l'unico modo per salvare Caroline».

«Sono arrivato alla conclusione che sia davvero l'unico modo» aveva contato sull'aiuto del suoi informatore misterioso, ma questo era sparito nel nulla. Probabilmente era morto riflettè. Il suo tono non aveva perso il gelo ma le sue parole colpirono suo figlio, era davvero affezionato alla giovane bionda.

«Bene padre. Ditemi cosa devo fare»

 

 

* * *

 

Caroline e Rebekah stavano facendo una cavalcata nelle distese d'erba fuori dalla proprietà dei Mikaelson. La vampira quella mattina aveva sentito la conversazione tra suo fratello e l'umana. Era rimasta sorpresa dalla confessione di Klaus. Non dalle sue parole, conosceva già la verità sulla morte di sua madre, aveva capito tutto semplicemente guardandolo negli occhi quando secoli fa aveva raccontato a lei e ai suoi fratelli cosa fosse successo a Esther. L'aveva odiato per un po' ma poi aveva capito le sue motivazioni ed era andata avanti. L'eternità era lunga da passare da sola. Era rimasta colpita della facilità con cui si era aperto con la ragazza e di come lei lo avesse accettato. Sapendo cosa si provava a perdere la propria madre aveva deciso che avrebbe aiutato la sua nuova amica a fare pace con la sua.

Quando arrivarono davanti al negozio di tessuti di Liz Forbes Caroline capì a cosa era dovuta quella gita a cavallo.

«Bekah» le disse seria «Dimmi che non mi hai portata qui per farmi parlare con mia madre»

«Non posso dirtelo. Sarebbe una bugia»

«Rebekah Mikaelson» urlò «Ma come ti è venuto in mente?»

«Non c'è bisogno di urlare Care» la rimproverò la vampira «Ho solo pensato di darti una spinta per fare quello che desideri fare. E non mi venire a dire che non vuoi parlare con lei perchè ti ho vista mentre la spiavi»

«Apprezzo il pensiero ma non è una scelta che spetta fare a te»

«Avanti. Cos'hai da perdere?» le chiese dolcemente. Caroline ci pensò. Cosa aveva da perdere? Non avevano nessun rapporto, anche se fosse andata male non avrebbe avuto niente da perdere. Prese un respiro profondo ed entrò nel negozio.

 

Liz Forbes capì chi era non appena varcò la soglia. Avrebbe voluto sentire un brivido, della sorpresa, qualsiasi emozione. Ma non riuscì a provare niente.

«Salve» le disse timidamente sua figlia.

«Cosa volete?» le rispose gelida «Non ho nient'altro da dirvi. Tutto quello che sapevo l'ho già detto a Mr Salvatore»

«Giuseppe è stato qui?» domandò la ragazza incredula.

«No mi riferivo a Damon Salvatore. Non posso aiutarvi ulteriormente» cosa ci era andato a fare Damon li? E di cosa stava parlando? Avrebbe voluto domandarglielo ma aveva cose più importanti da chiederle.

«Io non sono qua per chiedervi nessun aiuto. Vorrei solo parlare»

«Parlare? E di cosa? Io non ho niente da dirvi ragazzina» si girò dall'altra parte e cominciò a piegare una stoffa color verde.

«Come sarebbe a dire? Abbiamo molto di cui parlare. Noi eravamo unite, eravamo una cosa sola. Voi siete mia madre» Caroline non riusciva a capire.

«Vi sbagliate. Io non ho più una figlia da dieci anni ormai» non aveva ancora finito di parlare ma per la ragazza fu troppo. Sospettava già che sua madre l'avesse rinnegata ma sentirselo dire era un'altra questione. Senza darle il tempo di aggiungere altro uscì dal negozio e dalla vita di Liz una volta per tutte.

 

* * *

 

Damon e Rose erano seduti sul divano a casa della donna per discutere del piano da attuare con Megan Fell. La dimora era piccola ma calda e accogliente. Al ragazzo non sarebbe dispiaciuto passarci più tempo.

«Megan Fell è in visita dalla zia a Charleston, non tornerà prima di domani o dopodomani» gli comunicò la vampira irritandolo più di quanto già fosse. Detestava litigare con Stefan e questo ulteriore problema non serviva proprio. Non avevano tempo da perdere, dovevano agire prima che Caroline si innamorasse irrimediabilmente di Niklaus Mikaelson. Anche se sospettava che fosse già troppo tardi.

«Cosa facciamo adesso?» le domandò.

«Non possiamo fare altro che aspettare. Non appena tornerà farò in modo di invitarla per un tè pomeridiano e potremo interrogarla su quello che sa»

«E cosa potremmo fare mentre aspettiamo che Mrs Fell torni a Mystic Falls?» le chiese ammiccando maliziosamente. Un po' di sano sesso era tutto quello che gli serviva per sfogare la frustrazione, e desiderava affondare dentro la vampira dal primo momento in cui si era tolta gli stracci che camuffavano il suo bel personale.

Senza darle il tempo di rispondere si sporse verso di lei e la baciò. Solo le loro labbra si toccavano in quello che era un bacio lento, profondo e languido. Quando si staccarono la vampira scoppiò a ridere.

«Sapevo che lavorare con voi sarebbe stato interessante e divertente. Ma ditemi Damon, come può un cacciatore di vampiri baciarne una?» era genuinamente interessata.

«Nei due anni che ho passato in Europa ho conosciuto tante persone. Umani e non. Ho avuto l'occasione di fare amicizia con dei vampiri e ho capito che non tutti sono da eliminare definitivamente dalla faccia della terra. Inoltre ho avuto il dispiacere di interagire con molti esseri umani che meritavano la morte nonostante non fossero creature della notte. Queste esperienze mi hanno aiutato a crescere e a capire che il confine tra bene e male, giusto e sbagliato non è sempre così netto come pensano mio padre e mio fratello»

«E la signorina Forbes?» gli domandò incuriosita da quella ragazza che al posto di passare le giornate a ricamare e fantasticare sul matrimonio cercava di estirpare il male dal mondo.

«Lei è simile a me» rispose lui sorridendo con affetto «È cresciuta nell'amore e nella gentilezza di sua madre. Ma quando è venuta a vivere con noi ha sperimentato la durezza e la freddezza dei guerrieri. Mia sorella è la perfetta combinazione della donna dolce ed elegante e della guerriera spietata e coraggiosa. È unica»

«Le volete molto bene» constatò con piacere Rose.

«Si è così. Ma ora basta parlare» affermò avvicinandosi nuovamente a lei per avere un altro bacio e, sperava, qualcosa di più. Ma la donna con la sua velocità sovraumana sgusciò via da lui.

«Vado a fare un bagno» asserì semplicemente.

«Da sola» continuò prima che lui si offrisse di insaponarle la schiena «Arrivederci Damon».

Il ragazzo sorrise «Siete sicura che non desiderate il mio aiuto per insaponarvi la schiena?» le parole del ragazzo le giunsero chiare e allusive dall'altra stanza. Uomini pensò alzando gli occhi al cielo sono così prevedibili.

 

 

* * *

 

Rebekah aspettava che Caroline crollasse da un momento all'altro. Erano arrivate a casa Mikaelson e l'umana era rimasta impassibile per tutto il viaggio di ritorno. La vampira aveva provato a farla parlare, a farla sfogare ma l'altra era rimasta fredda come il ghiaccio. Come se non fosse accaduto niente. Rebekah si sentiva in colpa. Era stata lei a spingerla ad avere un chiarimento con Liz, era colpa sua se la sua amica aveva sentito quelle dolorose verità.

«Dov'è Klaus?» chiese Caroline composta. Voleva vedere solo lui. Non sapeva perchè, non era un desiderio razionale, ma tutto quello che desiderava era stare sola con lui, sentire le sue braccia intorno a sé, essere circondata dal suo calore.

«Cosa succede?» in un battito di ciglia l'Originale era lì davanti a lei. Aveva sentito la ragazza che lo cercava mentre stava cercando di decifrare il diario di Emily Bennett con suo fratello Elijah. Capendo che c'era qualcosa che non andava si era fiondato da lei.

Caroline appena lo vide si fiondò tra le sue braccia, nascose il viso tra il suo collo e la spalla e cominciò a piangere. Klaus la tenne stretta accarezzandole i capelli e la schiena nella speranza di darle conforto.

«Shh amore, sono qui. Ci sono io adesso. Sono qui con te» le sussurrò nell'orecchio. Ogni sua lacrima era una coltellata nel suo antico cuore.

Udendo quelle parole Caroline cominciò a sentirsi meglio.

 

 

* * *

 

Stefan era in giardino. Era notte ormai e il ragazzo stava ripensando agli avvenimenti di quella sera. Lui e suo padre erano andati a far visita a Joshua Gilbert, l'amante di Emily Bennett, per perlustrare la proprietà. In seguito avrebbero cercato delle prove che potessero condurre al Grimorio. I suoi pensieri furono interrotti da un Damon fischiettante.

«Sei di buon umore» constatò il piccolo Salvatore. Hai ragione fratello pensò il moro ancora inebriato dalle labbra di Rose.

«Dove sei stato oggi?» più che una domanda quella di Stefan sembrava un'accusa. Aveva intuito che la felicità del fratello fosse dovuta ad una donna.

«Un po' qui, un po' li» rispose l'altro cercando di eludere il quesito.

«Eri con una donna vero?» il piccolo Salvatore era davvero esasperato. Non riusciva più a sopportare quel comportamento «Certo. È l'unica cosa che ti interessa, correre dietro a qualche gonnella, o meglio strappare qualche gonnella. Se sei tornato solo per dedicarti alle femmine americane potevi startene in Europa» sbottò senza riuscire a contenersi.

Damon era ferito da quelle parole. Come poteva seriamente pensarla in quel modo?

«Sai fratellino, parli come nostro padre» gli disse sprezzante rinunciando ad usare il suo solito sarcasmo. Stefan non era l'unico logorato dalla situazione.

«Sono fiero di assomigliare a lui»

«Il mio non era un complimento»

«Come mai ce l'hai tanto con nostro padre eh? Certo è un uomo ruvido e severo, ma non si merita il tuo disprezzo. È una persona integra con sani principi e valori»

«Oh ma piantala Stefan» lo interruppe il maggiore dei Salvatore prima che suo fratello potesse finire con l'elenco delle qualità di Giuseppe.

«Non ti ricordi la mamma?»

«Certo che la ricordo» mentì il piccolo cacciatore.

«Non essere ridicolo. Avevi solo quattro anni non potresti ricordarla neanche se ti sforzassi. Ma io si Stefan, me la ricordo. Mi ricordo quanto era infelice per colpa sua, di Giuseppe» il volto di Damon era una maschera di dolore. Suo fratello lo fissò senza sapere cosa dire. Quando Sara era morta il maggiore dei fratelli aveva sei anni e aveva patito terribilmente l'assenza di sua madre.

«Damon» cercò di riparare il cacciatore castano ma l'altro se ne andò.

 

* * *

 

Caroline era rannicchiata sulla sedia vicino alla scrivania nella camera di Klaus. Senza neanche rendersene conto era finita in quella stanza legno e blu che le dava una sensazione di calore, di pace.

Quando vide l'ibrido si preoccupò un po'. Si era rifugiata nel suo angolo privato senza chiederglielo. Si sarebbe arrabbiato? Non avrebbe sopportato di litigare con lui dopo quel pomeriggio. Lui avanzò verso di lei. La fece alzare e la spogliò dei vestiti che quella mattina l'aveva aiutata ad indossare. Rimase con indosso sola la sottoveste, negli occhi di lui poteva chiaramente leggere il desiderio, ma da vero gentiluomo tutto quello che fece fu prenderla in braccio e metterla a letto. Ovviamente lui si sdraiò con lei.

«Vuoi tornare a casa Salvatore?» le domandò dopo un po' che la teneva stretta a sé.

«Forse se potessi parlare con i fratelli Salvatore ti sentiresti meglio» stava facendo uno sforzo enorme per pronunciare quelle parole. Se fosse dipeso da lui non sarebbero mai usciti da quel letto.

«No. Voglio stare da sola» rispose lei dopo averci pensato qualche secondo.

Klaus sentì un macigno sul petto. Non lo voleva. Perchè avrebbe dovuto? Perchè quella mattina avevano condiviso il sangue e l'anima? Era in giro da abbastanza tempo per sapere che in questo mondo non c'è niente di sicuro.

Senza aggiungere una sillaba cominciò ad andarsene.

«Cosa fai?» gli chiese lei allarmata afferrandolo per un braccio.

«Faccio come desideri. Ti lascio da sola»

«Ma questa è la tua stanza. E poi io intendevo che voglio stare da sola con te» replicò la bionda come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Come ci si poteva sentire pesanti come il piombo e subito dopo leggeri come una piuma? Al suono di quelle parole Klaus sorrise tanto da farsi venir male alla mascella e si rimise sotto le coperte tornando a stringerla.

«Non sorridi spesso» gli fece notare lei.

«Non ho mai sorriso tanto come da quando ci sei tu» le rispose con la voce dolce come il miele.

«Ci conosciamo da così poco tempo» riflettè lei ad alta voce «Da nemmeno una settimana» come poteva essersi invaghita di lui così velocemente?

«Sai più cose di me della maggior parte delle persone che conosco. E in mille anni di esistenza ne ho conosciute tante di persone, amore. Forse mi conosci persino meglio dei miei fratelli» constatò lui pensando a come quella mattina le aveva confessato di aver ucciso sua madre.

«Perchè con me ti sei aperto e con gli altri no?» anche lei ritornò con la mente alle sue confessioni mattutine.

«Io, io non lo so. È qualcosa che va oltre la ragione» le disse guardandola negli occhi.

«Credo che tu abbia ragione» gli rispose pensando alla sua situazione. Una cacciatrice non si sarebbe mai affidata razionalmente ad un vampiro, o ancora peggio, ad un ibrido.

«In tutti questi secoli avrai viaggiato molto» gli chiese per cambiare argomento. Non voleva pensare a cosa comportava per lei provare certi sentimenti per l'Originale.

«Ho praticamente visto ogni angolo del pianeta» le assicurò lui.

«Parlamene. Io non sono mai uscita da Mystic Falls. Mi piacerebbe conoscere il mondo attraverso i tuoi occhi».

Così passarono la notte tra racconti di città, carezze e baci.

 

* * *

 

Era notte fonda e lei non sarebbe dovuta essere lì. Ma non riusciva a prendere sonno, quello che era accaduto quel pomeriggio l'aveva turbata troppo.

«Sto cercando Mr Salvatore» comunicò all'uomo di guardia ai cancelli.

Fu scortata fino allo studio che odorava di sigari e bourbon.

«Cosa volete?» le domandò Giuseppe con il suo abituale tono freddo che non lo abbandonava mai.

«Voglio vedere Caroline»

«Non potete. È contro il nostro accordo»

«È stata lei a cercarmi e io voglio vederla. È mia figlia Giuseppe» gli disse Liz tra i denti.

«Ti sbagli. È mia figlia da quando avete accettato di affidarmela dieci anni fa. Voi non siete più niente per lei»

«Se fosse così non mi avrebbe cercata»

«Anche volendo, e non voglio, non potreste vederla. È tenuta come ostaggio dai Mikaelson per assicurarsi che non andiamo e uccidere i loro leccapiedi» Liz trasalì. Capì cosa intendeva Damon quando le aveva parlato di salvare Caroline.

«Allora non c'è niente che voi possiate fare per me. Addio» gli disse mentre stava già elaborando un piano per contattare sua figlia.

«A mai più. Conoscete già l'uscita» fu la sola risposta che ricevette.

 

 

Mentre usciva da casa Salvatore incontrò Damon che riconoscendola le andò in contro.

«Cosa ci fate qua? Siete venuta per Caroline?» le domandò appena la raggiunse.

«Si. Oggi è venuta da me. Abbiamo parlato ma non mi ha lasciato il tempo di spiegarle. Devo trovarla e parlarle»

«Sarà un po' difficile. Vive nella tenuta dei Mikaelson» Liz fece caso alle diverse parole che il ragazzo e Giuseppe avevano usato. Per il patriarca era un ostaggio, per il giovane viveva semplicemente lì.

«Lo so ma devo farlo. È mia figlia» gli rispose senza la minima traccia di indecisione.

«D'accordo» disse lui dopo averla esaminata «Vi aiuterò a incontrare mia sorella».






Buon giorno a tutti. A causa degli impegni scolastici ho scritto il capitolo in fretta quindi mi scuso er eventuali errori di battitura o di sintassi. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Grazie a tutte le persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate. Lasciate un commento per farmi sapere cosa ne pensate. Un bacione alla prossima XD

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Capitolo 7
*** DECISIONI COMUNI ***


DECISIONI COMUNI

 

Damon e Liz Forbes erano davanti alla tenuta Mikaelson. Il piano del ragazzo era semplice: far riconciliare Caroline con sua madre e riportarla a casa. Finalmente dopo quasi una settimana Jane Bennett era riuscita a lanciare un incantesimo in grado di impedire agli Originali di varcare la soglia di villa Salvatore. Adesso sua sorella sarebbe stata al sicuro nelle sue camere e quel dannato vampiro invaghito di lei non sarebbe riuscito a riportargliela via.

«Siete nuovamente intorno alle mura della mia proprietà» constatò Elijah facendoli sussultare.

«È così, ma questa volta sono un umile chaperon» gli rispose Damon indicando la donna con lui.

«Lieto di conoscervi madame. Il mio nome è Elijah Mikaelson» si presentò il vampiro con un inchino.

«Il piacere è mio. Sono Liz Forbes, la madre di Caroline»

«Oh» disse Elijah abbandonando per un secondo la sua innata eleganza «Seguitemi allora» e li condusse all'interno della tenuta.

Percorsero diversi corridoio e passarono davanti ad innumerevoli stanze fino a fermarsi nella sala da pranzo. La visione che li accolse fece gelare il sangue nelle vene di Damon. Caroline e Klaus erano seduti l'uno di fianco all'altra, ridendo e scherzando, mentre consumavano la colazione. Sono arrivato troppo tardi, pensò il ragazzo osservando gli sguardi d'amore che si lanciavano i due piccioncini.

«Non è un po' tardi per fare colazione?» domandò il cacciatore. Erano all'incirca le undici del mattino e a casa Salvatore si era soliti alzarsi all'alba per allenarsi.

Quando i due si accorsero di non essere più soli diventarono rossi. Lei per l'imbarazzo, lui per la rabbia.

«Abbiamo dormito fino a tardi» rispose la ragazza quando riuscì a ritrovare la voce. La notte precedente avevano fatto le ore piccole parlando delle loro vite e delle loro avventure.

«Liz» continuò poi rivolta verso sua madre «cosa ci fate qui?»

«Bella domanda» affermò Klaus seccato che avessero interrotto il suo momento con la giovane.

«Vorrei parlare con voi, Caroline» sua figlia stava per rispondere che non le avrebbe più parlato in vita sua, ma quando la guardò negli occhi vide qualcos'altro, oltre la solita freddezza, che le fece riconsiderare quella risposta.

«Cosa vuoi fare?» l'Originale interrogò la cacciatrice dolcemente. Le sue dita le accarezzavano il dorso della mano sotto il tavolo.

«Desidero sentire cosa ha da dirmi» disse lei ignorando la diretta interessata.

Klaus annuì con un piccolo sorriso «Desideri altro, amore?» Amore? Amore? Si chiese Damon. Perchè chiama amore mia sorella?

«Che Damon venga con noi» il tono della ragazza era puro zucchero, immaginava quali sentimenti avrebbe scatenato in lui quella richiesta e non voleva che si sentisse tradito. Aveva bisogno del sostegno del fratello adottivo che, come lei, aveva perso sua madre quando era piccolo e la capiva.

L'ibrido ignorò la sua crescente gelosia per il fatto che lei preferisse quell'insulso umano a lui per accompagnarla «Perchè non gli mostri i giardini? Lì non vi disturberà nessuno» le baciò il palmo della mano, l'aiutò ad alzarsi e, tornando a mangiare, la guardò allontanarsi.

 

* * *

 

Quando furono andati via tutti Elijah si sedette al tavolo, dove suo fratello stava banchettando, per aggiornarlo sugli ultimi sviluppi della questione Bennett.

«Sono riuscito a decifrare il diario della strega Bennett» gli disse senza preamboli.

«Dice qualcosa sul Grimorio?» gli chiese Klaus felice di potersi distrarre dal pensiero di Caroline.

«Si. Il Grimorio è stato dato in custodia ad una sua amica. Megan Fell. Ho svolto delle ricerche e sono più che sicuro che si trovi sepolto con le ceneri di sua figlia, Sage Fell»

«Bene. Andiamo a prenderlo» l'ibrido voleva risolvere quella situazione al più presto.

«Calma fratello» lo ammonì il maggiore Mikaelson «Emily Bennett ha incantato il Grimorio. Per essere aperto e letto necessita della magia»

«Allora? Qual è il problema? Abbiamo un sacco di streghe a disposizione» Klaus non riusciva a capire dove volesse andare a parare.

«Ha legato il suo spirito al libro» replicò semplicemente Elijah.

«Quindi se noi apriamo il libro il suo spiritò si risveglierà» concluse l'altro.

«È meglio lasciarla dov'è. Non credi?» gli domandò il vampiro bruno.

«Si. La cosa migliore da fare è recuperare il Grimorio, studiarlo e capire se c'è un modo per utilizzare il Nectunt senza risvegliare quella fattucchiera» se non ci fosse riuscito avrebbe dovuto abbandonare il suo progetto.

 

* * *

 

Caroline stava passeggiando per i giardini della tenuta al fianco di sua madre. Damon camminava a qualche passo di distanza dietro di loro per lasciarle parlare tranquillamente.

«Cosa vi ha spinto a cambiare idea? Perchè improvvisamente desiderate parlarmi?» la ragazza esigeva delle risposte, non riusciva a capire. L'ultima volta la donna era stata piuttosto chiara nel dirle che non era più sua figlia.

«Ieri non mi avete lasciato finire» per la prima volta Liz abbatté il muro di ghiaccio che aveva costruito intorno a sé lasciando che i suoi sentimenti emergessero.

«Conosci la storia di come dieci anni fa le famiglie fondatrici eliminarono Finn Mikaelson?»

«Certo. Utilizzarono un incantesimo che legava insieme due anime, il Nectunt, così uccidendo l'umano sarebbe morto anche l'Originale» rispose Caroline ancora confusa.

«Quello che non sai è che la magia è parte della natura. C'è un equilibrio che deve essere rispettato. Per creare un legame così solido da legare due anime, Emily doveva spezzare un legame d'amore. E non esiste amore più grande di quello che nutre una madre per una figlia»

«Emily ha spezzato il nostro legame» la ragazza era esterrefatta. Adesso tutto aveva un senso. Sua madre annuì in risposta.

«Per colpa di quell'incantesimo io non riuscivo, io non riesco, più a sentire niente per te. Ma il ricordo dell'affetto che provavo per te è sempre stato vivido dentro di me facendomi sentire vuota e fredda come la pietra. Desideravo tornare ad amarti più di ogni altra cosa al mondo, ma non ci riuscivo»

«Così mi hai affidata a Giuseppe Salvatore» disse Caroline mettendo insieme tutti i pezzi.

«Si. Facemmo un accordo, lui ti avrebbe accudita come se fossi sua figlia e io non ti avrei più dovuta cercare o vedere. Lo feci perchè avevi bisogno dell'affetto che io non riuscivo più a darti».

«E tu mi hai affidata a Giuseppe per ricevere affetto? È assurdo» la giovane era tornata a non capire.

«Forse Giuseppe non te ne ha donato, ma i suoi figli si. Sono stati una famiglia per te, lo so. Anche se non ti ho mai cercata non vuol dire che non mi sia tenuta informata».

Sua figlia annuì lievemente. Aveva ragione, i fratelli Salvatore erano stati la sua ancora di salvezza in quegli anni.

«Torneremo ad essere come estranee adesso?» le domandò.

«Mi piacerebbe provare ad essere amiche. E magari pian piano ritornare a provare anche solo un briciolo dell'affetto che provavo una volta. Tutto quello che desidero è tornare ad avere un rapporto con te» le disse con un caldo sorriso.

«Si, mi farebbe molto piacere» rispose Caroline raggiante.

«Adesso che avete chiarito dobbiamo proprio andare» esclamò Damon interrompendo quel prezioso momento. La ragazza si stava già avviando verso la villa quando il moro la bloccò per un braccio.

«Quando ho detto che dobbiamo andare mi riferivo anche a te» le disse con uno sguardo serio, non da lui. Liz capendo che i due avevano bisogno di qualche attimo di intimità cominciò a camminare verso l'uscita.

«Jane Bennett ha lanciato un incantesimo che blocca l'entrata ai Mikaelson a casa nostra. Puoi tornare alla tenuta Salvatore bambolina, nessuno ti darà fastidio» le spiegò quando rimasero soli.

«Non credo sia la cosa migliore da fare» gli rispose lei che non aveva nessuna voglia di allontanarsi dal suo Klaus «Si vendicherebbero. E non ho nessuna intenzione di passare la mia vita chiusa in casa perchè è l'unico posto in cui la loro ira non può raggiungermi. Senza contare che potrebbero sfogarsi su te e Stefan» sicuramente il suo Originale non le avrebbe mai fatto del male ma non poteva garantire per i Salvatore.

«Non devi preoccuparti di questo. Sono molto vicino a trovare il Grimorio. Presto saranno morti» udendo queste parole Caroline trasalì, non potè farne a meno, il solo pensiero che una cosa del genere potesse capitare le bloccava il respiro nella gola. Ovviamente questa reazione non sfuggì all'occhio attento di Damon.

«Qual è la vera ragione per cui non vuoi tornare a casa?» il suo tono non era di accusa, solo inquisitorio. Dopo qualche secondo di rumoroso silenzio continuò.

«Che futuro vedi davanti a te Caroline? Ti immagini vampira passando l'eternità con lui?» non c'era bisogno che specificasse chi fosse lui. Se prima aveva dei dubbi, quella mattina, osservandoli in una situazione così banale e quotidiana come la colazione, aveva compreso che ormai il cuore della ragazza apparteneva a quella creatura.

«No» proruppe lei piena di vigore «Non desidero e non ho mai desiderato diventare una vampira» come poteva anche solo pensarlo? Lei era una cacciatrice, nonostante tutto.

«Allora quale futuro vedi con lui? Perchè è evidente, ormai, che desideri restare con Niklaus. Lui vivrà in eterno. Tu no. Morirai e avrai sprecato la tua vita e rinnegato te stessa» odiava essere duro con la sua sorellina, ma era necessario. Se voleva davvero scegliere quella vita doveva conoscerne e considerarne tutti gli aspetti.

«Non sei più una cacciatrice, Caroline? Cosa sei adesso? Chi sei adesso?» la incalzò brutalmente.

«Certo che lo sono. Come fai a dubitarne? Sono sempre io» ma chi sono io? Si chiese silenziosamente. Da quando aveva incontrato Klaus tutte le sue certezze erano saltate per aria.

«Ebbene spiegami qual è il tuo piano. Passerai con lui qualche settimana e poi lo lascerai? O si tratta di anni? Di decenni?»

«Io, io...io non lo so. È complicato» la bionda si pentì di aver portato Damon con lei e Liz a passeggiare, ma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con se stessa, forse era arrivato il momento di farlo.

«Lo so bambolina» disse lui addolcendo il tono di voce «Ti capisco, davvero. Comprendo che per te lasciarlo sia estremamente doloroso, ma è la cosa migliore da fare»

«Migliore per chi?» gli domandò lei piano pensando a quanto l'Originale la facesse sentire bene.

«Per te. Non avete nessun futuro insieme, non se vuoi restare umana almeno» tentò di farla ragionare.

«Non voglio diventare un vampiro» di questo era sicura.

«Allora ci vediamo a casa» le diede un tenero bacio sulla fronte e se andò senza aspettarla. Sapeva che lei aveva bisogno di dire addio al suo amore.

 

* * *

 

Rose era seduta sul divano di casa sua con Megan Fell. Quest'ultima, appena tornata a casa da Charleston, aveva ricevuto un invito per il tè dalla nuova abitante di Mystic Falls e, amando il pettegolezzo, era subito corsa a farle visita.

«Perdonatemi per il mio poco riguardo all'etichetta ma non ho potuto fare a meno di invitarvi a casa mia» le disse la vampira con leggerezza «Vedete, sono arrivata in città da poco ed è mia intenzione fare subito amicizia con le persone più in vista di questa meravigliosa comunità» non avrebbe potuto scegliere parole migliori per lusingare il superficiale animo dell'umana.

«Sento già di esservi amica, cara» le rispose scuotendo il cappellino giallo canarino.

«Ne sono lieta. Ma raccontatemi di voi. Avete un marito e dei figli?» Rose desiderava scoprire in fretta se avesse delle informazioni utili e sbarazzarsi di quella grassoccia macchia color limone.

«Certo che sono sposata» rispose un po' offesa, cosa pensava quella straniera? Che fosse una zitella incapace di incantare un uomo? «Mio marito attualmente si trova in Europa» nessuno sapeva con esattezza in quale parte dell'Europa fosse e che cosa facesse da quasi vent'anni lontano da casa. I più maligni dicevano si trovasse in Russia, il più lontano possibile dalla moglie, e che gestisse un bordello di successo.

«Sono certa che avrete dei figli allora» continuò ad interrogarla la vampira.

«Ne avevo una. Sage. Una bellissima ragazza. Brava ed obbediente. Avrebbe sicuramente trovato un marito ricco se non me l'avessero portata via» disse con gli occhi lucidi.

«Portata via?» domandò l'altra felice che si stessero avvicinando alla questione che le interessava.

«Si trattò forse di vampiri?»

«Vampiri? Voi ne conoscete l'esistenza?» chiese teatralmente una Mrs Fell esterrefatta.

«Purtroppo si Mrs Megan. Dovete sapere che quei mostri hanno ucciso mia cugina» si asciugò una lacrima «Proprio davanti ai miei occhi» bastarono queste brevi frasi per incentivare l'umana a raccontarle ogni minimo particolare della vicenda che legava Sage, Finn ed Emily Bennett.

 

* * *

 

Caroline trovò Klaus nella sua camera, stava dipingendo. Si fermò davanti alla porta semplicemente per fissarlo quell'ultima volta. Damon aveva ragione, non poteva restare con lui se non aveva intenzione di cambiare. Aveva deciso che sarebbe tornata a casa e avrebbe fatto tutto quello che poteva per impedire che i Salvatore lo uccidessero.

«Vedi qualcosa che ti interessa?» le domandò maliziosamente l'ibrido.

«In effetti si» rispose lei senza riuscire ad impedire alle sue labbra di tramutarsi in un sorriso. Come faceva a farla sentire di buon umore con solo cinque parole?

«Sei sfacciata. Mi piace» continuò lui con un occhiolino.

Lei si avvicinò a lui pronta per ribattere con una battuta sagace ma, come accadeva spesso, quando lo guardò negli occhi rimase senza fiato, il cuore cominciò a batterle forte. Lui le accarezzò una guancia senza dire niente. Anche lui aveva perso le parole. La baciò dolcemente, profondamente, facendo scattare una scintilla che dalle labbra divampò in ogni molecola dei loro corpi accendendoli, facendoli bruciare. Si volevano. Caroline lo tirò di più verso di sé afferrandolo per il collo e per la schiena. Lui le cinse i fianchi sorreggendola quando i suoi baci, sempre più esigenti, le fecero perdere l'equilibrio. Quando sentì che Klaus si stava allontanando da lei venne colta dal panico. Presto gli avrebbe detto addio e prima voleva assaporare tutto quello che un uomo può offrire ad una donna. Tutto quello che lui poteva offrirle. Lo strinse con una morsa d'acciaio impedendogli di scostarsi.

«Non fermarti» gli sussurrò. La sua voce resa roca e calda dalla bramosia.

Il vampiro fece uno sforzo enorme per non accontentarla subito. Quelle semplici parole l'avevano eccitato come niente prima d'ora.

«Sei sicura, amore? Se non mi fermo sarai disonorata. Non si torna indietro»

«Non sono mai stata così sicura in vita mia» gli disse sulle labbra. Ripresero a baciarsi, le loro lingue che si univano in una languida danza umida. I respiri affannati. Le mani frenetiche che esploravano il corpo dell'altro.

«Prima di fare l'amore devi capire una cosa» le mormorò nell'orecchio. Le morse il lobo facendola gemere. «Non voglio possedere solo il tuo corpo. Anelo tutto di te. Bramo il tuo cuore. Desidero la tua anima» le spiegò fissandola con quegli occhi infinitamente blu.

«Sono tua» gli rispose lei semplicemente «Tutto quello che vuoi è già tuo».

Senza smettere di guardarla le slegò il vestito lentamente, facendolo cadere ai suoi piedi. Non aveva fretta. Continuò ad ammirarla mentre pian piano, strato su strato rimosse la stoffa dalla sua pelle lasciandola nuda.

«Sei bellissima» le disse senza riuscire a toglierle gli occhi di dosso. Lei si aspettava che sarebbe stata imbarazzata nel trovarsi completamente svestita davanti ad un uomo, invece era completamente a suo agio. Percepiva il suo sguardo come una calda carezza.

«E tu sei troppo vestito» gli fece notare lei baciandolo con ardore. Con dita inesperte gli sbottonò la camicia sporca di pittura, gliela tolse facendola scivolare giù dalle braccia muscolose. Quando arrivò ai pantaloni le sue dita tremarono un po', non aveva nessuna esperienza e non sapeva con esattezza cosa doveva fare. Klaus percepì il suo disagio e le diede piccoli baci lungo la spalla per tranquillizzarla. Quando anche lui fu completamente nudo la prese in braccio e la adagiò sul letto. Con le labbra assaggiò ogni centimetro della palle di Caroline. Partì dalla bocca, lungo la pancia, fino ad arrivare al collo del piede. La ragazza sentiva una tale tensione al basso ventre da farle quasi male. Quando cominciò a succhiarle un capezzolo cominciò a gemere.

«Klaus» lo implorò. Lo voleva, aveva bisogno di sentirlo dentro di lei.

«Shh amore. Non ancora» le disse tornando a baciarla con passione. Le dita di lui, che le tenevano fermo il viso, scesero tra le sue cosce lasciando una scia rovente nei punti che carezzavano.

«Non resisterò ancora a lungo» ansimò la ragazza che si sentiva calda e bagnata. Lui, d'altro canto, riusciva a trattenersi dall'amarla immediatamente solo grazie a secoli di esperienza. Desiderava farla stare bene, soddisfarla. Quando le dita di lui cominciarono ad esplorarla all'interno lei impazzì di desiderio. Ogni movimento di quelle abili dita le procuravano un sussulto, un gemito, un sospiro. La bocca di Klaus continuava a baciarle il collo, a morderlo lievemente. All'ennesimo sospiro della giovane nel suo orecchio perse quel briciolo di autocontrollo che ancora aveva.

«Amore, sto per entrare dentro di te. Farà male ma durerà poco te lo prometto» le annunciò senza smettere di baciare quelle labbra carnose e rosee che gli facevano girare la testa. Affondò dentro di lei lentamente, guardandola negli occhi. Quando sentì la membrana lacerarsi si fermò. Caroline stringeva forte le lenzuola ma non per il dolore. Le aveva fatto male, ma non era niente paragonato al piacere che provava nell'essere carnalmente unita a lui. Si ritrasse e si spinse di nuovo dentro di lei con la stessa delicatezza di prima. Restò fermo qualche secondo per darle il tempo di abituarsi a quella intrusione. I loro sguardi non si erano staccati un attimo l'uno dall'altro. Quando affondò un'altra volta dentro di lei, tutto quello che provarono fu un immenso e luminoso piacere. Si mossero insieme, fondendosi, perdendosi l'uno nell'altro facendo crescere la loro estasi fino a farla esplodere. Raggiunsero l'apice insieme fissandosi e baciandosi sorridenti, appagati e innamorati.

 

* * *

 

Quando finalmente, dopo quello che Rose considerava un tempo infinito, Megan Fell si congedò da casa sua, Damon bussò alla porta.

«Buon pomeriggio, dolcezza» le disse lui con il solito sorriso accattivante.

«Buon giorno a voi, il vostro tempismo è impeccabile» gli rispose lei contenta di vederlo.

«Avete scoperto qualcosa di interessante?»

«Per nostra fortuna la signora Fell è una persone estremamente chiacchierona»

«Vi ha rivelato dove si trova il Grimorio?» le domandò stupito. Che doti possedeva quella vampira per aver scoperto tutto dopo una sola visita? Era impossibile che l'avesse soggiogata, le famiglie fondatrici assumevano la verbena ogni giorno quindi doveva aver fatto tutto con le sue sole forze. Il ragazzo era piacevolmente impressionato.

«Si. È seppellito con le ceneri di Sage Fell» gli comunicò lei raggiante e soddisfatta di sé stessa.

«Sono contento di constatare ancora una volta che non siete solo un bel faccino, e un meraviglioso corpo. Una bellezza insomma. Ma sto divagando» disse muovendo la mano in aria come per scacciare quei pensieri «Questa sera andrò a prenderlo. Venite con me?»

«Ci potete scommettere» rispose lei ridendo in uno scoppio di allegria. Presto sarebbe riuscita ad eliminare i Mikaelson e Trevor sarebbe stato libero. La sua felicità venne frenata dell'espressione pensierosa di Damon.

«Non siete contento dei nostri rapidi progressi?» gli chiese con tono leggero.

«Si lo sono, dolcezza» spiegò il moro con un sorriso.

«Allora a cosa è dovuto quel cipiglio?» volle sapere la vampira.

«Caroline» replicò lui semplicemente. Ultimamente tutta la sua preoccupazione era concentrata su quella ragazza «Presto tornerà a casa». Non fornì ulteriori informazioni. Lei non gliele domandò.

«Vorrei parlare con lei quando sarà a casa» gli comunicò fissandolo negli occhi. Conosceva l'indole protettiva del moro e non era sicura che le permettesse di frequentare sua sorella.

«Di cosa?» come Rose immaginava il ragazzo era guardingo.

«Mi piacerebbe sapere se si è imbattuta in una persona»

Damon la osservò attentamente. Avrebbe voluto domandarle qualcosa di più ma era sicuro che per il momento non gli avrebbe detto nient'altro.

«Bene. Potrete incontrarla sotto la mia tutela. Cosa dite della mia proposta?».

«Vi fidate di me tanto da farmi conoscere vostra sorella?»

«Caroline sa badare a sé stessa. E si, mi fido di voi»

«Accetto la vostra proposta Damon» gli disse lei. Era lieta che il ragazzo condividesse gli stessi sentimenti di amicizia e stima che lei nutriva per lui.

«Allora a stasera, dolcezza» affermò pronto ad andarsene.

«Non mi date nemmeno un bacio di saluto?» lo provocò la donna che di lui non ammirava solo lo spirito ma anche l'aspetto.

Damon con un sogghigno lussurioso si avvicinò a lei e la salutò a lungo.

 

* * *

 

Stefan aveva passato il pomeriggio a perlustrare casa Gilbert in cerca di qualsiasi indizio che li portasse al Grimorio. Era stata un'operazione molto lunga dal momento che non doveva essere scoperto da nessuno. Evitare la servitù era risultato estenuante. Ma quelle ore di meticoloso lavoro avevano portato ad un grande esito.

«Buon pomeriggio padre. Come da vostre istruzioni quest'oggi mi sono recato alla tenuta Gilbert ed ho scoperto qualcosa di interessante» disse esultante a Giuseppe che, come sempre, sedeva freddo ed impassibile sulla sedia del suo studio mentre sorseggiava del bourbon. Solo quando si arrabbiava con Damon il suo comportamento composto mutava in un temperamento focoso.

«Ebbene? Continua ragazzo» lo esortò il capostipite Salvatore.

«Ho trovato delle lettere in qui Joshua Gilbert chiedeva, o meglio ordinava, a Megan Fell di consegnargli il Grimorio. Che era un oggetto personale e spettava a lui, l'amante di Emily, custodirlo»

«Quel dannato Joshua possiede il Grimorio? Quell'uomo è così stupido che l'avrà bruciato per riscaldarsi d'inverno» proruppe Giuseppe che non aveva una grande considerazione di chiunque non fosse come lui.

«No. In una missiva Mrs Fell gli comunicava che il Grimorio era in un posto sicuro. Le sue esatte parole erano “un luogo sacro che nemmeno quella strega può profanare”» Stefan trovava curioso il fatto che Megan Fell, che doveva essere la migliore amica di Emily Bennett, volesse nasconderlo dalla sua più cara compagna. Senza contare che non capiva il perchè di tanto affanno nel tenere nascosto un libro ad una donna morta.

«Un luogo sicuro hai detto? Quella donnicciola Fell l'ha nascosto in un cimitero, ne sono sicuro. Non ha abbastanza inventiva per cercare un altro luogo consacrato che possa bloccare il male» il giovane Salvatore riusciva quasi a vedere il cervello di suo padre lavorare per risolvere quell'enigma. Non pose ulteriori interrogativi e aspettò che Giuseppe arrivasse ad una conclusione.

«L'ha nascosto con le ceneri di sua figlia, Sage Fell. Il Grimorio si trova nella cripta della famiglia Fell»

«Perfetto» disse Stefan raggiante «Questa notte andrò a prenderlo».








Ed anche il sesto capitolo è concluso, vi è piaciuto?. Scusate se questa volta ho impiegato tanto tempo ad aggiornare ma sono piena di verifiche ed interrogazioni ed ho poco tempo per scrivere :D. Vorrei ringraziare tutte le persone che continuano a seguire la mia storia, grazie mille vi adoro. Commentate e fatemi sapere cosa ne pensate. A presto un bacione  XD

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Capitolo 8
*** VUOTO ***


VUOTO

Quando Caroline si svegliò Klaus dormiva ancora. Era la prima volta che la ragazza lo vedeva così tranquillo e rilassato, beato.

Avrebbe voluto stringersi a lui e tornare a dormire ma non poteva. Doveva andarsene, questa triste realtà era chiaramente scolpita nella sua mente.

Facendo attenzione a non fare rumore si alzò dal letto, si vestì in fretta e, guardando il suo angelo nero, uscì dalla stanza.

Percorse i corridoi in punta di piedi. Tutti i suoi sensi erano concentrati su ogni possibile rumore che avrebbe rivelato la presenza dei servitori o, peggio, di un membro della famiglia Mikaelson. Stranamente la tenuta era vuota e silenziosa, come se la bolla privata che aveva circondato la cacciatrice e l'ibrido quelle ore precedenti nella camera di quest'ultimo si fosse estesa a tutta la casa, lasciandoli soli ad amarsi teneramente.

Caroline arrivò nel giardino e tirò un sospiro di sollievo. Dalla sua postazione riusciva a scorgere il cancello che delimitava la proprietà, fino a quel momento non aveva incontrato nessun ostacolo alla sua fuga.

«Sbrigati dobbiamo portare fuori quel Trevor per la passeggiata giornaliera» udì la giovane. Si maledisse per essere stata tanto sciocca da non pensare alle guardie delle mura. Poteva facilmente evitarli ma era curiosa, voleva capire di cosa stessero parlando.

«Io non lo porto proprio da nessuna parte» captò la risposta dell'altra guardia «Se quel dannato licantropo mi morde sono spacciato»

«È pieno giorno idiota, non può farti nessun male. E non vorrai scatenare l'ira di Niklaus per aver disobbedito vero?»

Un licantropo? Si chiese Caroline. Klaus teneva prigioniero un licantropo? Ma perchè? Non fece in tempo a trovare una risposta dal momento che la seconda guardia la vide.

«Ehi» la apostrofò il vampiro. Prima che questo potesse continuare la ragazza si fiondò su di lui con un calcio colpendolo al petto. Il suo compagno assistendo all'aggressione si avventò su di lei bloccandole le braccia dietro la schiena. Grazie all'allenamento compiuto con il signor Giles la bionda riuscì a liberarsi facilmente dalla presa del suo aggressore. Atterrò anche lui con un fluido movimento del gomito e della gamba sinistra. Rotolò su un fianco raccogliendo un ramoscello adagiato sul terreno umido. Uno due non morti tentò di colpirla con un gancio destro ma Caroline ruotò su sé stessa arrivandogli alle spalle e lo pugnalò. Adesso il suo compare era davvero infuriato. Con le zanne allungate incombette su di lei, le tirò una ginocchiata che le mozzò il fiato nel petto ma si riprese velocemente. Saltò all'indietro, come le aveva insegnato Giles, e si avventò su di lui uccidendolo.

La ragazza guardò dietro di sé un'ultima volta, poi con le gambe ed il cuore pesante se ne andò.

 

* * *

 

Caroline arrivò alla tenuta Salvatore quando il sole stava tramontando lasciando il posto alla notte scura. Aveva sempre amato il tramonto e l'aspetto che questo donava alla villa con la sua pallida luce arancione e rosa, ma questa volta l'unica sensazione che provò fu un grande vuoto e una profonda stanchezza. Desiderava sdraiarsi nel letto e scomparire sotto le coperte spesse. Il letto sarà vuoto e freddo questa notte, pensò poi la ragazza. In quella settimana passata dai Mikaelson aveva sempre dormito con Klaus, ora la sua dolce e calda presenza sarebbe stata solo un magico ricordo.

«Caroline» urlò Stefan vedendola. La sua voce energica ed entusiasta aumentò la spossatezza della ragazza. Come poteva essere così allegro quando lei si sentiva morire?

«Ciao» rispose lei debolmente.

«Grazie al cielo sei tornata» le disse stritolandola tra le sue braccia. Stretta nell'abbraccio di suo fratello Caroline sentì un prepotente impulso di piangere impossessarsi di lei. Era felice di essere di nuovo con Stefan e che lui avesse dimenticato il loro ultimo battibecco, ma continuava a sentirsi spaesata e depressa. Voleva solo tornare da Klaus ma non poteva.

«Care sono così felice di vederti. Cosa ci fai qui?»

«Sono felice anch'io» rispose sinceramente. L'unico fattore positivo di essere di nuovo a casa era poter rivedere Stefan e Damon «E per quanto riguarda la mia presenza qui, bè sono scappata»

«Scappata? Come hai fatto? Ho visto la quantità di guardie presenti nella tenuta Mikaelson»

«Sono stata scoperta da due guardie ma le ho uccise. Stef vorrei stare qui con te a discuterne, davvero, ma sono terribilmente stanca e vorrei andare a riposare»

«Certo, non c'è problema parleremo un'altra volta» la rassicurò il ragazzo che cominciava a preoccuparsi per il tono di voce monotono e incolore della giovane così estraneo alla sua personalità. Caroline era sempre stata vivace, anche nei momenti più critici della sua vita. Cosa le era successo? Era solamente per la stanchezza o c'era qualcos'altro che non gli voleva dire?

«Grazie Stef» disse accennando un pallido sorriso.

«Ti accompagno»

«No. Non ce n'è bisogno. Continua a fare qualunque cosa stessi facendo» lo liquidò in fretta recandosi nelle sue stanze. Non si cambiò nemmeno. Si sdraiò nel letto, si nascose sotto le coperte e pianse silenziosamente.

 

* * *

 

Lei non era da nessuna parte. Non riusciva a trovarla. Si era svegliato e Caroline non c'era. Aveva controllato ogni angolo della tenuta ma di lei non c'era nessuna traccia. Avrebbe chiesto a qualcuno se l'avessero vista ma la casa era deserta. Era completamente solo. Forse sta passeggiando nel giardino, pensò Klaus aggrappandosi a quella minima speranza che lei non lo avesse lasciato.

Esaminò ogni albero, ogni filo d'erba nella ricerca di un qualsiasi indizio della presenza della ragazza ma tutto quello che trovò furono due vampiri morti vicino al cancello.

Il suo peggior incubo era diventato realtà. Caroline se ne era andata, lo aveva lasciato.

Ripercorse il tragitto per ritornare dentro la villa come in trance. Non guardava dove andava, il suo corpo si muoveva da solo come se fosse scollegato dalla sua mente. Gli sembrava di sognare. Si sentiva incorporeo, lontano. Quando passò davanti alla stanza che era appartenuta alla cacciatrice torno in sé. Lui le aveva dato tutto, lei gli aveva dato tutto, anche il suo corpo, ma era fuggita. Un dolore mai provato prima si impossessò di lui. Sentì una voragine scavargli il petto. Sentiva un grande vuoto all'altezza del torace, al posto del cuore. Non riusciva a respirare. Presto la sofferenza si trasformò in una pura rabbia accecante. Come aveva osato scappare? Allontanarsi da lui? Senza rendersene conto diede un pugno alla testiera del letto rompendola. Si sentì subito meglio. Come se distruggendo quell'oggetto avesse distrutto un pezzo del suo dolore. Così continuò a colpire, rompere e fare a pezzi tutto quello che gli capitava sotto tiro. Dopo pochi minuti tutto quello che rimase della camera erano due cuscini. Ne prese uno e lo strappò in due ricoprendo il pavimento di piume, ma quando fu il turno del secondo fu invaso dal profumo di Caroline e si paralizzò. Restò lì immobile al centro delle macerie della stanza stringendo il cuscino sul quale loro avevano dormito felici.

«Nik» disse Elijah facendo breccia nei suoi cupi pensieri «Cosa è successo?» gli domandò osservando la camera distrutta.

«Niente» gli rispose Klaus gelido. Non voleva raccontare al fratello cosa fosse successo. Non voleva esprimere il suo dolore, voleva contenerlo, sotterrarlo, eliminarlo.

«Non è successo niente. Dove sei stato? Dobbiamo andare a prendere il Grimorio Bennett, avanti sbrighiamoci» continuò uscendo da quel cimitero di legno. L'ibrido aveva bisogno di fare qualcosa, qualunque cosa che gli occupasse la mente impedendogli di pensare a Caroline.

 

* * *

Damon e Rose si aggiravano cautamente per il solitario e buio cimitero di Mystic Falls. Essendo notte non si aspettavano nessuna presenza in quel luogo, così quando sentirono dei passi si bloccarono in allerta. Da dietro la statua di un angelo spuntò Stefan. Damon era allibito, cosa diamine ci faceva suo fratello in un cimitero di notte? Anche lui aveva scoperto dove si trovava il Grimorio Bennett? Meledizione, imprecò tra sé. Tutti i suoi sforzi per proteggerlo erano stati inutili.

«Cosa diavolo ci fai qui fratellino?» gli domandò uscendo alla scoperto. Anche Rose si mostrò al nuovo arrivato «Dovresti tornare a casa, è pericoloso» continuò tentando di farlo ragionare.

«Sono qui per il Grimorio, Damon. Tu piuttosto cosa ci fai qui? È lei chi è?» chiese indicando la donna.

«È un piacere fare finalmente la vostra conoscenza Stefan. Potete chiamarmi Rose» gli rispose lei stringendogli la mano. Il giovane Salvatore era confuso, suo fratello stava forse avendo un incontro notturno in un cimitero?

«Frena con la fantasia, fratellino» gli disse l'altro intuendo i pensieri del piccolo cacciatore «Come te sono qui per il Grimorio»

«Allora perchè ti porti dietro l'amante? È un nuovo modo per fare colpo?»

«Non siamo amanti» lo corresse la vampira con un sorriso.

«Vi ricordo Rose che ci siamo baciati» la riprese Damon con il solito sguardo malizioso.

«Non basta per essere considerati amanti» battibeccò la donna civettuola.

«Ok voi due, ora finitela» Stefan interruppe l'amoreggiamento fuori luogo dei due «Mi spieghereste perchè state cercando il Grimorio con mio fratello?» domandò a Rose sperando di ottenere una risposta che Damon non sembrava propenso a fornirgli.

Lei prima di rispondergli guardò il moro in cerca di un cenno di assenso, quando lui annuì ella cominciò a spiegare «Aiuto vostro fratello nella ricerca del Grimorio, Stefan. Si può dire che abbiamo unito le forze per un obiettivo comune, uccidere Niklaus. Collaboriamo da una settimana circa e io sono un vampiro»

«Sei impazzito? Collabori con un succhiasangue?» sbottò il giovane Salvatore rivolgendosi a suo fratello.

«Calmati Stef è dalla nostra parte, può aiutarci»

«Dovremmo ucciderla non farci aiutare. E poi perchè non me lo hai detto prima?»

«Volevo proteggerti. Questa situazione è pericolosa, il minimo passo falso e i Mikaelson ci elimineranno senza pietà»

«E questo è sufficiente per scendere a patti con il nemico?» disse Stefan indicando Rose.

«Ascolta so che non ti fidi di lei. Ma lei ci serve, fratellino. Fidati di me. Lei è con noi. Fidati» gli disse prendendolo per le spalle pregandolo con lo sguardo.

Stefan avrebbe voluto fidarsi con tutto sè stesso ma non sapeva se ci sarebbe riuscito. Lei era il nemico.

«Ragazzi ho trovato il Grimorio» annunciò Rose porgendo ai fratelli Salvatore un vecchio, polveroso e pesante libro. Erano talmente presi dalla conversazione che non si erano accorti che la donna era sparita.

«Visto? Cosa ti dicevo? È dalla nostra parte» esultò Damon scoccando un bacio sulla bocca della vampira che si mise a ridere.

«Mi arrendo» capitolò il cacciatore castano. Amava il suo fratellone e avrebbe fatto l'impossibile per lui, anche lavorare con un vampiro. «Non mi fido di lei ma di te fratello» prese il Grimorio e tornò a casa.

 

* * *

 

Non appena Klaus ed Elijah arrivarono al cimitero capirono che qualcosa non andava. Arrivando davanti al mausoleo dei Fell capirono cos'era. I fratelli Salvatore avevano preso il Grimorio. Erano arrivati troppo tardi.

«Cosa state facendo qui?» domandò un becchino.

Klaus senza esitare un secondo si avventò sulla sua gola e lo dissanguò bruscamente.

«Vuoi dirmi cosa sta succedendo?» gli domandò suo fratello pacatamente. Era abituato agli sfoghi di Niklaus, si cibava selvaggiamente per ricordare a sé stesso e al mondo che lui era imbattibile, il più forte, ma questa volta era diverso. Inoltre ancora non si spiegava il massacro della camera in cui lo aveva trovato prima di recarsi al cimitero.

«Caroline se n'è andata» rispose Klaus dopo qualche secondo. Presto avrebbero notato la sua assenza, tanto valeva ammetterlo.

«Non capisco. Pensavo andaste d'accordo» dal momento che suo fratello si era ammutolito continuò «Ho sentito dei rumori provenire dalla tua camera questo pomeriggio. Per tutto il pomeriggio, tanto che siamo stati costretti ad andarcene. Era diventato imbarazzante» quando i mugolii erano ricominciati per la terza volta lui e Rebekah erano andati a fare una cavalcata lontani dalla tenuta scoprendo che anche gli altri vampiri sotto i loro servizi si erano allontanati.

«Non riesco a capire nemmeno io» disse l'ibrido spaesato «ora vai a casa. Al Grimorio penseremo domani» lui lo avrebbe raggiunto più tardi, aveva bisogno di risposte.

 

* * *

 

Caroline venne svegliata da un rumore alla finestra. Era Klaus, seduto sul davanzale esterno dell'infisso.

«Cosa sta succedendo, Caroline? Perchè te ne sei andata? E perchè non riesco ad entrare?» le domandò furioso piantando i suoi occhi blu dritti in quelli azzurri di lei.

«I Salvatore hanno fatto fare un incantesimo per bloccare l'entrata ai vampiri, anche se precedentemente erano stati invitati ad entrare» gli spiegò sorpresa che la sua voce suonasse ferma nonostante il turbine di emozioni che le vorticavano nel petto. Le bastava vederlo per sentire quel terribile vuoto che provava riempirsi come per magia. Gli stessi sentimenti si agitavano dentro l'animo dell'Originale.

«Non hai risposto alla domanda importante» le fece notare lui un po' più dolcemente. Non poteva farne a meno, lei lo rendeva una persona diversa, più umana.

Caroline non riusciva a parlare. Come poteva spiegargli quello che nemmeno lei capiva?

«Dopo questo pomeriggio pensavo che fossi decisa a voler restare con me» la incalzò vedendo che non rispondeva. Entrambi ripensando a quelle ore passate insieme furono pervasi da un caldo brivido.

«Io lo vorrei Klaus ma non posso» gli disse guardandolo con occhi lucidi.

«Si che puoi. Puoi avere tutto quello che vuoi, devi solo chiedermelo» rispose lui sinceramente. Avrebbe fatto qualunque cosa per lei, tranne lasciarla andare.

«Noi non abbiamo un futuro insieme. Non voglio diventare un vampiro, quindi è meglio per entrambi finirla qui» Caroline sentiva la sua gola stringersi nel tentativo di trattenere le lacrime.

«Non mi importa se resti umana» come poteva pensare che lui volesse cambiare anche solo un capello dell'essere perfetto che era? «Io voglio solo stare con te. Potremmo stare insieme finché ne avrai voglia, fino a quando non desidererai qualcosa che io non posso darti» Io desidero solo te, pensò la ragazza senza riuscire ad evitare che calde lacrime le scivolassero sul viso.

Klaus appoggiò la mano contro quel blocco invisibile che gli impediva di asciugarle le guance, di cancellare l'evidenza del suo dolore.

«L'unica cosa importante siamo tu ed io, adesso» sussurrò continuando a guardarla negli occhi. «Ti amo Caroline».

Era la prima volta che l'ibrido pronunciava queste parole, era la prima volta che provava questo sentimento assoluto e irreversibile.

La giovane si sentì morire e rinascere allo stesso tempo. Come poteva lasciarlo ora? Come poteva rinunciare a quell'intima felicità che solo loro due erano in grado di donarsi? Cosa importava se sarebbe durata solo qualche anno o qualche attimo? Lui ne uscirà distrutto. Amarvi, scoprire come sia vivere con la persona amata e poi perderti lo distruggerà, si disse ella. Non poteva permetterlo.

«Non possiamo stare insieme» gli comunicò appoggiando la mano sulla sua, attenta a non sorpassare il blocco che gli impediva di portarla via con lui.

«Io sono una cacciatrice e tu sei un vampiro. Lo sapevamo fin dall'inizio che la nostra era una storia impossibile» sentiva il suo corpo sgretolarsi sotto il peso delle sue frasi. La sua mente le diceva che stava facendo la scelta giusta, ma il suo cuore la stava pregando di mettere fine a quell'agonia e rifugiarsi tra le braccia del suo amato.

Il viso di Klaus era un miscuglio di dolore, disperazione e rabbia. Lui che era sempre stato così bravo a nascondere il suo animo dietro ad una maschera di freddezza adesso non ci riusciva più. Si sentiva vulnerabile e solo. Lei non lo voleva.

«Addio» fu tutto quello che proferì prima di scappare via da lei, da l'unica donna che aveva mai amato e perso.

«Ti amo anch'io» la sentì mormorare quando lei credeva che nessuno la sentisse. Con queste parole e il cuore in un po' più leggero l'ibrido tornò a casa.

 

* * *

 

Quella notte Caroline dormì poco e male. Appena aprì gli occhi le venne voglia di piangere, ma aveva già versato troppe lacrime. Doveva reagire, lei era una cacciatrice e affrontava le situazioni di petto, non si piangeva addosso. Aveva preso una decisione e ne avrebbe affrontato le conseguenze.

I suoi pensieri vennero interrotti dal gentile bussare alla porta di Stefan.

«Buon giorno, Care. Posso entrare?»

«Certo entra» il suo tono era meno anonimo della sera prima ma comunque triste e amareggiato. Il ragazzo lo notò.

«Come stai?» le domandò. Voleva capire cosa le stesse succedendo. Possibile che anche lei, come suo fratello Damon che aveva passato la notte a festeggiare con Rose, si fosse invaghita di un vampiro? Si ricordava chiaramente il modo in cui aveva difeso Niklaus quando gli era stato concesso di parlarle a casa Mikaelson.

«Come va la ricerca del Grimorio?» gli chiese eludendo la sua domanda. Se gli avesse risposto sarebbe crollata e non poteva permetterselo. Quello che doveva fare adesso era tornare in azione ed evitare che uccidessero il suo Klaus.

«L'abbiamo trovato giusto questa notte» le disse facendo finta di non essersi accorto che non aveva risposto alla sua questione. «È al sicuro, nascosto in biblioteca»

«Hai già capito come lanciare il Nectunt per uccidere gli originali?» aveva il fiato sospeso.

«No. Vedi c'è un problema, non riusciamo ad aprirlo». Caroline dovette trattenere la gioia.

«Ho già parlato con Jane Bennett. Dice che è incantato, per aprirlo serve un incantesimo»

«Dove si può trovare questo incantesimo?»

«I Salvatore custodiscono i Grimori di tutte le streghe al servizio del Consiglio. C'è un'intera area della biblioteca dedicata a loro, lì troveremo quello che ci serve. Dobbiamo solo cercare. E adesso che sei tornata sarà un gioco da ragazzi».

«Ti sbagli Stef. Io non ho intenzione di aiutarvi» gli comunicò serenamente, come se gli avesse detto che preferiva le fragole alle albicocche.

«Non vuoi aiutarci? Perchè? Mi vuoi dire cosa diavolo sta succedendo Caroline?» le domandò incollerito.

«Sono stanca Stefan» rispose lei quasi urlando «Stanca di questa lotta infinita. Ho già fatto abbastanza non credi?».

«Credo tu abbia ragione» le disse dopo un po' dolcemente. Non sapeva con certezza cosa fosse accaduto in quella settimana che aveva passato lontana da casa, ma sicuramente era cambiata. Era sempre più sicuro che si fosse innamorata di Niklaus Mikaelson. Era normale che non volesse contribuire di persona ad ucciderlo nonostante fosse tornata a casa.

«Se non vuoi aiutarci va bene. Io sono dalla tua parte, lo sai»

«Si lo so» gli disse Caroline abbracciandolo di slancio. Doveva approfittare di quei momenti di affetto il più possibile perchè aveva intenzione di trovare la pagina dell'incantesimo per aprire il Grimorio e bruciarla. E quando Stefan l'avrebbe scoperto non l'avrebbe mai perdonata.

 

* * *

 

«Dobbiamo entrare in casa loro per rubarglielo. Non possiamo permettere che liberino lo spirito di Emily Bennett» esclamò Rebekah.

Lei e i suoi due fratelli stavano creando un piano per appropriarsi del Grimorio Bennett. Ad essere onesti lei ed Elijah stavano creando un piano, Niklaus si limitava a sedere di fronte al camino in stato catatonico. Come se non gliene importasse nulla. Forse era davvero così.

«Non puoi farlo. Ci hanno bloccato l'entrata» disse Klaus distrattamente continuando a guardare le fiamme danzare. La ragazza avrebbe posto delle domande sull'argomento ma lo sguardo ammonitore del fratello moro la bloccò.

«Bene. Se noi non possiamo entrare soggiogheremo un qualcuno per farlo al posto nostro» propose Elijah focalizzandosi sul problema principale. Trovare il Grimorio.

«Soggiogheremo Edgar affinchè entri a servizio dei Salvatore. In questo modo avrà il tempo di scovarlo dal nascondiglio in cui, sicuramente, l'hanno nascosto e portarcelo»

«Come farà a portarlo fuori dalla tenuta? È un oggetto grosso e non sarà facile passare inosservato con il libro nascosto sotto la mantella. Uno dei tanti servitori lo scoprirà» replicò Rebekah.

«Useremo il soggiogamento ancora una volta ed obbligheremo un rampollo dell'alta società a dare un ballo per raccogliere l'oro in sostegno della guerra contro gli yankee. I fratelli Salvatore sono esentati dalla guerra poiché ne combattono già una ma non potranno rifiutarsi di consacrarsi pubblicamente alla causa. E se loro si recano al ballo una buona parte della servitù sarà lontana dalla villa» il vampiro negli anni aveva imparato ad usare gli eventi storici a proprio vantaggio, la guerra civile tra sudisti e nordisti non faceva eccezione.

«E qualcuno dovrà tenere sott'occhio i Salvatore a questo ballo, ovviamente. Mi sacrificherò e parteciperò» affermò la vampira entusiasta. Peccato che Caroline non fosse lì con lei per scegliere il vestito, l'acconciatura e gioire dell'evento mondano. Peccato che la mia amica se ne sia andata, pensò tristemente.

«Chi sarà il fortunato che ospiterà il ballo?» disse concentrandosi su pensieri più lieti.

«Mr Tompson» rispose Klaus con un sorriso malefico. Sapeva che quell'uomo era a Mystic Falls in licenza ma, soprattutto, sapeva che Caroline non ne era attratta.

 

* * *

Caroline era seduta sull'erba del giardino di casa Salvatore da un'eternità. Non sapeva con esattezza quanto tempo fosse passato e non le importava. Sarebbe rimasta lì in un calmo silenzio se un paio di forti braccia non l'avessero sollevata da terra stringendola forte.

«Ben tornata bambolina» le disse Damon baciandole la fronte.

«Dopo avremo tempo par parlare io e te da soli ma adesso devo farti conoscere una persona» le comunicò sciogliendo l'abbraccio. Una donna alta, bella e mora venne verso di loro.

«Bambolina ti presento Rose, la mia amante» si, quella notte era diventata la sua amante pensò lui trasognante. Non solo avevano fatto le acrobazie, ma lei gli aveva aiutati attivamente a trovare il Grimorio conquistandosi la sua piena fiducia. Era arrivato il momento di mantenere la promessa e permetterle di parlare con la sua sorellina.

«Damon, lo sai che lei è una vampira vero?» gli fece notare indicando la donna. Passando tutto quel tempo a casa Mikaelson immersa tra i vampiri era diventata piuttosto brava a riconoscerli con un solo sguardo.

«Certo che lo so» le rispose lui alzando gli occhi al cielo. Poi, intuendo i pensieri della giovane, continuò con serietà «È diverso dalla tua situazione. Tra di noi c'è solo intesa e divertimento».

«Niente di serio» confermò Rose sorridendo al ragazzo. Erano una bella coppia pensò la cacciatrice prima di stringere la mano della donna.

«È un piacere conoscervi. Ma ora ditemi, Damon vi ha portata qui per sfoggiare la sua deliziosa amante?»

«No Caroline, sono stata io a volervi incontrare» replicò l'altra perdendo il sorriso ma non la sua cordialità «Volevo domandarvi se nel periodo che avete trascorso nella tenuta dei Mikaelson avete incontrato un uomo sulla trentina con lunghi capelli castani di nome Trevor».

«Mi dispiace non l'ho incontrato. Ma ho sentito delle guardie parlare di lui. Lo conoscete?»

«Si, Trevor è un licantropo. L'ho visto crescere, lo considero un membro della famiglia. Gli Originali lo tengono prigioniero nella loro villa ma non ne conosco il motivo».

«È per questo che mi aiuti ad uccidere Niklaus? Per liberarlo?» le domandò Damon che sentiva quella storia per la prima volta. Lei annuì.

«Sono spiacente ma non sono di nessuna utilità per voi» affermò la bionda «Se volete scusarmi» fece un breve inchino, come indicato dall'etichetta, e lasciò la vampira e il cacciatore a raccontarsi tutta la storia.

 

* * *

 

Erano passati tre giorni da quando Caroline era tornata a casa. Erano stati giorni di frenetica ricerca dell'incantesimo adatto ad aprire il Grimorio Bennett, ma ancora non avevano ottenuto nessun risultato. Come aveva già detto a Stefan la ragazza non intervenne in nessun modo per aiutarli, ma la notte, quando tutta la casa dormiva, svolgeva la sua indagine personale. Doveva assolutamente trovarlo e distruggerlo.

La terza notte finalmente trovò quello che tutti cercavano. Si guardò intorno un paio di volte per essere sicura che non l'avesse vista nessuno, poi, velocemente, strappò la pagina dal libro e lo rimise al suo posto. Con il foglio di carta nascosto sotto la veste risalì in camera sua, chiuse a chiave la porta, prese una ciotola di rame e osservò la pagina bruciare fino a quando non rimase che la cenere.

Come tutte le notti da quando se ne era andata Klaus la spiava dalla finestra. Notti prima, dopo che lei aveva sussurrato che lo amava, era tornato indietro. Non sapeva il perchè lo avesse fatto, sapeva solo che voleva vederla. L'aveva trovata addormenta, stava per andarsene di nuovo quando l'aveva vista piangere nel sonno. Come era già successo in passato ogni sua lacrima era stata una pugnalata nel cuore. Le aveva mormorato di non piangere che lui era lì e lei, come per magia, aveva smesso. Ogni volta che vedeva il suo bellissimo volto scurirsi lui le mormorava che era lì con lei e la ragazza si rasserenava immediatamente. Era in questo modo che aveva passato le ultime notti, vicino a lei, facendo in modo che facesse bei sogni.

Nella curiosità di vedere cosa stesse facendo con quella ciotola di rame l'ibrido si sedette sul davanzale della finestra facendosi vedere da Caroline. Non era stata solo la curiosità a muoverlo, desiderava parlarle.

«Cosa ci fai qui?» gli domandò la ragazza con familiarità. Doveva forse sentirsi turbata o spaventata nel trovarselo di fronte? Non lo sapeva, ma era al settimo cielo.

«Ti spio. E tu cosa stai facendo con quella ciotola?» le chiese lui di rimando.

«Sto bruciando il foglio con l'incantesimo per aprire il Grimorio Bennett» gli rispose dicendogli la verità. Tra loro non c'erano e non c'erano mai stati trucchi o bugie.

«Perchè?» il tono di lui era sorpreso. Non capiva, era tornata alla sua vita di cacciatrice fuggendo da lui per tradire la sua famiglia bruciando l'incantesimo?

La giovane abbassò lo sguardo e non rispose, non poteva confessargli la verità, semplicemente non ci riusciva.

«Perchè Caroline?» ripetè lui esigendo una risposta. Se avesse potuto entrare le avrebbe sollevato il mento per costringerla a guardarlo e avrebbe letto la risposta nei suoi occhi.

«Perchè farò tutto il possibile per impedire che i miei fratelli o chiunque altro ti uccida» gli disse lei finalmente fissandolo negli occhi. Questa volta fu lui a rimanere in silenzio.

«Perchè tieni prigioniero il licantropo Trevor?» domandò lei cambiando argomento.

«Questa è una storia che non ti riguarda» lei se ne era andata, aveva rinunciato a lui, a loro, non meritava di conoscere i suoi piani.

«Conosco già tutto di te, puoi dirmelo» disse ella con rammarico. Non si fidava più di lei?

«Ti sto proteggendo, ho appena distrutto l'unico modo per aprire il Grimorio e ucciderti».

«È vero, ma te ne sei andata lasciandomi da solo»

«Ma ti ho donato tutta me stessa» sussurrò. I ricordi di tutto quello che avevano vissuto insieme colpì entrambi lasciandoli senza fiato.

«Permettimi di toccarti e te lo dirò» affermò Klaus. Non gli importava più niente del suo orgoglio o del suo cuore ferito, voleva solo stringerla e accarezzarla ancora una volta. Alla sua richiesta sentì il cuore di Caroline aumentare i battiti, anche lei lo desiderava, era evidente.

«Giuri che non farai niente per trascinarmi via una volta che avrò oltrepassato la barriera che ti impedisce di entrare?»

«Lo giuro, amore» promise lui sorridendo per la prima volta da quando si erano separati.

La ragazza sentendosi chiamare amore sentì le farfalle nello stomaco. Finalmente la voragine che li divorava era sparita. Il vuoto era stato colmato.

Senza esitazioni andò alla finestra e superò la barriera. Appena superò il blocco magico Klaus la strinse forte a sé e la baciò con passione. Quello era il loro posto, l'uno nelle braccia dell'altro.

«Mi sei mancata» le disse quando, troppo presto, si staccò da lei. Erano entrambi seduti sul davanzale, lei con le gambe verso l'interno della stanza, lui rivolto verso il giardino.

«Mi sei mancato anche tu» rispose Caroline baciandolo di nuovo «Tanto».

«Trevor è mio prigioniero perchè mi serve per attivare il nectunt» cominciò a spiegarle continuando ad accarezzarle la schiena, giocando con i suoi capelli e spezzettando le frasi per darle dei piccoli baci sulla guancia, sul collo, sulla bocca.

«Come ti ho già detto una volta Esther ha bloccato il mio lato da licantropo e non c'è più speranza di liberarlo usando la doppelganger, quindi speravo che collegandomi ad un lupo attraverso il nectunt potessi riuscire ad attivare il gene della licantropia. Ma non posso farlo perchè lo spirito di Emily Bennett è legato al suo Grimorio e se questo verrà aperto il suo spirito sarà liberato e si vendicherà sulla mia famiglia, e su voi membri del Consiglio poiché è colpa della nostra faida se lei è morta».

«Lo dirò a Damon e Stefan» disse la ragazza che tremava leggermente a causa dei brividi che le dita e le labbra dell'ibrido le procuravano in tutto il corpo.

«Se gli racconto quello che mi hai detto capiranno che è meglio per tutti che il Grimorio resti chiuso».

«Ti sbagli. Per loro la cosa più importante è uccidere me. Faranno di tutto per eliminarmi anche a costo di liberare una strega omicida».

«Hai ragione. Non gli dirò niente» concordò la ragazza sfiorando il viso di Klaus.

«Vieni via con me» le propose lui bloccandole la testa con entrambe le mani e fissandola negli occhi. La voce dolce e calda come cioccolato fuso.

«Le cose non sono cambiate Klaus, non posso» disse lei trattenendo la disperazione «Mi dispiace».

«Sai non importa» replicò lui sorridendo. Lei lo amava come lui amava lei. Adesso ne era sicuro «Presto anche tu capirai che non possiamo fare a meno di stare insieme» le diede un ultimo dolcissimo bacio e, per il momento, se ne andò.




E con un ritardo pazzesco ho postato anche il settimo capitolo, cosa ne pensate? vi è piaciuto? lasciate un commento e fatemelo sapere. un bacione alla prossima XD

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Capitolo 9
*** MASCHERA ***


MASCHERA

 

Pioveva a dirotto. Non faceva altro dall'ultima volta che aveva visto Klaus, due settimane addietro, come se il cielo partecipasse al dolore di Caroline e versasse le lacrime che lei sentiva di dover nascondere.

In un'altra situazione sarebbe rimasta a casa leggendo un libro o svagandosi con Stefan, ma da quando era scappata dalla tenuta dei Mikaelson la villa dei Salvatore la opprimeva, la faceva sentire come un animale chiuso in gabbia. Così, anche quella mattina, era andata a correre sotto il diluvio scrosciante incurante di tutto e tutti.

«Se proprio vuoi uscire con questo tempaccio dovresti almeno portare un ombrello con te o prenderai un malanno» la rimproverò affettuosamente sua madre spuntando da una stradina e coprendola con il suo ombrello.

L'unica nota positiva del suo ritorno dai Salvatore era il rapporto che stava ricostruendo con Liz. Si incontravano ogni mattina lontano dallo sguardo di Giuseppe che, se avesse saputo dei loro incontri, avrebbe ostacolato con ogni mezzo qualunque tipo di contatto tra loro.

«Se non uscissi con la pioggia non potrei incontrarti. E dimmi come mai tu non resti a casa al calduccio?» domandò Caroline felice che la donna si preoccupasse per lei.

«Non mancherei ai nostri incontri per niente al mondo. Ma almeno io ho l'ombrello»

«Non devi preoccuparti per la mia salute Liz. Ho la pelle dura».

Era effettivamente così pensò sua madre. Spesso si dimenticava che la figlia aveva solamente diciassette anni. Alla sua età lei non era così, i suoi unici interessi erano i balli e la possibilità di concludere un matrimonio vantaggioso, di certo non si concentrava sulla caccia ai vampiri come la sua progenie. E di certo non era così triste. Da qualche settimana la giovane non sorrideva quasi mai e, quando lo faceva, il sorriso non faceva in tempo a contagiare lo sguardo che si era già spento.

«Sei innamorata?» le chiese inaspettatamente. In quasi quarant'anni di vita aveva conosciuto solo una causa che rubasse la gioia di vivere ad una ragazzina da un giorno all'altro, l'amore perduto.

«Bé insomma è una domanda complicata a cui rispondere» disse Caroline arrossendo violentemente. «Sono molto giovane e posso affermare in tutta sicurezza di conoscere l'amore? O nella mia breve vita ho solo assaporato l'infatuazione per un bel volto? Non sono sicura di conoscere la risposta».

Era decisamente innamorata rifletté Liz. Lo dimostravano il suo colorito, la sua risposta evasiva e il movimento convulso delle mani mentre parlava.

«Sei innamorata di uno dei fratelli Salvatore? Sono molto attraenti» non potè fare a meno di porle questo quesito, era curiosa e voleva conoscere meglio sua figlia.

«No!» affermò in fretta la ragazza scuotendo visibilmente la testa a destra e a sinistra «Non sono innamorata di loro. Sono come dei fratelli per me».

«È quel vampiro allora. Niklaus Mikaelson» asserì ricordandosi l'intima familiarità in cui, lei e Damon, li avevano colti una volta durante la colazione e a come si guardavano ridendo insieme.

«Credi sia sbagliato amare uno di loro?» disse confermando la teoria di sua madre.

«Non so se sia giusto o sbagliato» riflettè Liz «Ma so che se tuo padre fosse ancora vivo non mi importerebbe della sua dieta o della sua dentatura. Lo amerei comunque» gli occhi le si inumidirono, come tute le volte che parlava di Bill Forbes, il suo defunto e amato marito.

«Grazie per la tua onestà» Caroline le prese la mano. Aveva bisogno di un contatto fisico per rafforzare quello emotivo che lentamente stavano costruendo.

«Di niente» rispose la donna stringendole forte la mano intrecciata alla sua. Dopo dieci anni finalmente sentiva che stava per ritrovare sua figlia.

 

* * *

La baciò ancora una volta prima di rotolare da sopra di lei al suo fianco. Quelle giornate piovose gli avevano dato il pretesto per passare molte ore nel letto di Rose. Per Damon le settimane erano trascorse facendo l'amore con la vampira e cercando l'incantesimo adatto per aprire il Grimorio Bennett. Incantesimo che, con somma frustrazione, ancora non avevano trovato.

«Verrai anche tu al ballo in onore della Confederazione questa sera?» le domandò il cacciatore carezzandole il fianco. Come il resto della sua famiglia non aveva nessuna voglia di dilettarsi in danze e di elogiare il padrone di casa, Mr Tompson, per i suoi successi contro gli yankee, ma quello era un evento che non poteva evitare. Gli avrebbe fatto piacere averla al suo fianco, la serata sarebbe stata più divertente.

«No, non posso. I Mikaelson mi potrebbero riconoscere e se voglio salvare Trevor non devono essere a conoscenza della mia presenza a Mystic Falls» gli rispose baciando le labbra che si erano imbronciate al suo rifiuto.

«A proposito, come fate tu e tuo fratello a non essere richiamati per la guerra? Non dovreste battervi per la Causa come tutti i bravi sudisti?»

«Mio padre è riuscito a farci ottenere un esonero dal momento che cacciamo i vampiri. Non so a chi si sia rivolto, quell'uomo è un miscuglio di sorprese e mistero. La gente di Mystic Falls crede che io e Stefan siamo delle spie o qualcosa del genere» le spiegò sorridendo all'idea di lui e suo fratello intenti a trasmettere messaggi segreti tramite un piccione.

«Come sta andando la questione Grimorio?» chiese la donna cambiando argomento. Spesso si dimenticavano che la loro, prima si tutto, era un'alleanza per distruggere gli Originali.

«Non riusciamo a trovare un modo per aprirlo. Jane Bennett sta lavorando ad un incantesimo tutto suo che potrebbe farlo, ma non mi fido completamente di lei. Le streghe sono troppo indipendenti e scostanti».

«Avete avuto notizie dai Mikaelson? Hanno dichiarato vendetta?»

«No, non ancora» ma sicuramente ci stanno controllando pensò Damon. Girava un nuovo servitore per le cucine, un certo Edgar o Edmund, che non gli piaceva neanche un po'. Ne aveva parlato con suo padre ed erano decisi a tenerlo sott'occhio.

«Sai dolcezza non mi hai mai raccontato come fai a conoscerli» gli aveva parlato di Trevor e narrato molte delle sue avventure ma non gli aveva mai confessato quali fossero i suoi rapporti con la famiglia Originale. Rose a quella domanda si irrigidì. Il ragazzo per qualche momento credette che non gli avrebbe risposto ma poi lei si rilassò tra le sue braccia e cominciò a raccontare.

«Sono nata nel 1492 a Londra. Ero considerata una ragazza fortunata, figlia di un conte e sposata a soli sedici anni ad un marchese»

«Eri sposata? E lui com'era giovane e avvenente?»

«No, era vecchio e viscido. Aveva trent'anni più di me. Io ero contraria a sposarlo ma per mio padre la possibilità di elevare il nostro stato sociale era più importante della mia felicità e dei miei desideri. Così lo sposai. Era un matrimonio orribile, mio marito mi odiava perchè non riuscivo a dargli il figlio maschio che tanto desiderava e mi puniva per questo come se io non rimanessi incinta apposta, per fargli un dispetto» Damon la strinse di più a sé per cancellare le sofferenze di una ragazzina che era stata costretta a crescere troppo in fretta. Rose lasciandosi cullare si confidò sempre di più.

«Come puoi immaginare ero molto infelice. La mia vita era grigia, priva di scintille e calore. Ma compiuti i venticinque anni cambiò tutto. Conobbi Elijah Mikaelson. Lui era tutto quello che mio marito non era, gentile, giovane, virtuoso, valoroso, bello. Me ne innamorai perdutamente»

«Eri innamorata di Elijah? E lui ricambiava il tuo amore?»

«Credo di si. Per i primi tempi ci limitammo ad un timido corteggiamento, io ero una donna sposata ed Elijah è sempre stato un uomo con un elevato senso morale, ma più ci conoscevamo e più ci desideravamo fino a quando non riuscimmo più a controllarci»

«Avevi una relazione clandestina con l'Originale?» ad ogni domanda che poneva il suo tono era sempre più sorpreso.

«Si» rispose lei sorridendo, un po' per i ricordi un po' per l'espressione sbigottita dell'uomo con cui condivideva il letto. «Diventammo amanti. Passammo dei bei momenti insieme, ma troppo presto dovetti porre fine al mio adulterio. Ero incinta di mio marito e avevo intenzione di diventare una persona migliore dal momento che sarei diventata madre. Avrei vissuto per il mio bambino e non per l'amore che nutrivo per Elijah»

«Come facevi a sapere che eri in stato interessante grazie a tuo marito?»

«Elijah mi confessò da subito che era sterile. Solo dopo ne capii il perchè»

«Così vi siete lasciati. Trevor è un tuo discendente?»

«No. Non feci in tempo a partorire. Mio marito trovò la lettera indirizzata a Elijah in cui gli dicevo che tra noi doveva finire, scoprì del mio adulterio e mi strozzò fino alla morte. Ovviamente il bambino morì con me. Mi svegliai il giorno dopo a casa dei Mikaelson, i padroni erano tornati in America lasciandomi lì da sola con una serva, Charlotte. Charlotte mi spiegò che durante il tempo che passammo insieme, Elijah aveva fatto in modo che ingerissi il suo sangue attraverso il vino. Era una specie di protezione. Ero in transizione e spettava a me sola decidere se volevo continuare a vivere da vampiro o lasciare che la natura facesse il suo corso e lasciarmi morire. Scelsi la prima opzione. La mia prima vittima fu quel verme di mio marito» uno sguardo sanguinario spuntò sul suo bel viso al ricordo di come quella specie di uomo aveva urlato come un maiale e l'aveva supplicata inutilmente di risparmiargli la vita. «Non rivedo i Mikaelson da quando fui umana. L'unica persona che mi rimase accanto in quei primi duri anni fu la cara Charlotte. È da allora che proteggo lei e la sua famiglia, questo include Trevor».

Così la sua amante vampira si era follemente innamorata di uno degli Originali. Damon ne era geloso, lui non aveva mai scatenato un tale sentimento nel cuore di una donna. Adesso più che mai voleva averla vicina quella sera.

«Forse c'è un modo per farti venire al ballo senza essere riconosciuta» le disse ammiccando. Il ragazzo aveva un piano.

 

* * *

 

La sera del ballo era giunta. La villa di Mr Tompson era affollata di ufficiali e fanciulle in maschera. Era stata un'idea di Damon. Dopo aver sentito la storia di Rose era corso da Mr Tompson per convincerlo a modificare la tipologia del ballo. Il poveretto si era fatto raggirare con un'argomentazione che verteva sulla scarsa inibizione che le donzelle avrebbero avuto protette da una maschera.

Quella sera Damon era l'accompagnatore di Rose mentre Stefan era quello di Caroline.

La cacciatrice aveva ancora meno voglia dei fratelli di partecipare al ballo in maschera. Desiderava rinchiudersi in camera sua come tutte le sere e sperare di scorgere Klaus a spiarla, anche se quest'ultimo non si faceva vedere da due settimane. Quel pomeriggio si era recata da Giuseppe nel suo studio per comunicargli la sua decisione di non uscire quella notte, ma il patriarca le aveva fatto notare, senza molta delicatezza, che era un obbligo da cui non si poteva affrancare. Così aveva indossato un vestito rosso con le rifiniture in oro, la maschera dorata, e si era lasciata trasportare da Stefan nella tenuta di Mr Tompson.

Erano un quartetto splendido. I fratelli Salvatore entrambi vestiti di nero si differenziavano soltanto per il colore della maschera, quella di Damon era nera, quella di Stefan era rossa in accordo con il vestito di Caroline. Rose indossava un sontuoso abito color panna che metteva in risalto i capelli castano scuro e la maschera blu.

Dopo un'oretta non li aveva ancora riconosciuti nessuno e la cacciatrice ne era grata. Rose stava ballando con un giovane e lei, per essere soddisfatta, desiderava solo che i Salvatore la lasciassero sola. Desiderio che si avverò poco dopo grazie a Megan Fell. La donna, vestita con un vaporoso vestito di diverse tonalità di giallo, riconobbe i bei cacciatori e gli andò incontro urlandogli che dovevano assolutamente offrirsi per ballare a turno con lei. I due uomini, dopo un'occhiata significativa, usarono le loro abilità per dileguarsi nel nulla abbandonando il fianco della sorella.

Caroline non fece in tempo a godersi la sua solitudine che un paio di braccia la trascinarono via a velocità sovraumana. Il suo rapitore possedeva una bellezza rara accentuata dall'abbigliamento viola scuro. Anche con la maschera avrebbe riconosciuto quella persona tra mille.

«Bekah che bello vederti» esplose la ragazza abbracciando la sua amica. Entrambe avevano sentito la mancanza l'una dell'altra, in quel breve periodo che avevano passato insieme si erano legate moltissimo. Le due risero emozionate per il ricongiungimento.

«Sei stupenda questa sera e in futuro dovrai assolutamente imprestarmi questo vestito» le disse l'Originale ammirando la gonna scarlatta «Non posso credere che i Salvatore ti abbiamo lasciata sola, facile preda per gli ammiratori» continuò facendole l'occhiolino. Al loro posto Klaus non l'avrebbe lasciata un secondo considerò la vampira.

«Dovevano farlo se volevano salvarsi dalle grinfie di Megan Fell»

«È quella specie di canarino grasso?» si sporse dalla porta che le divideva dal salone, dove gli altri ospiti festeggiavano, per osservare la donna in causa.

«Rebekah Mikaelson non essere cattiva»

«Non sarebbe così male se abbandonasse il giallo, non è decisamente il suo colore». Caroline avrebbe voluto difendere la signora Fell ma scoppiò nuovamente a ridere. Parlare con Rebekah l'aveva riempita di buonumore.

«Senti forse non dovrei dirtelo» cominciò la vampira ricordandosi di chi altro era atteso al ballo quella sera «Ma Nik parteciperà al ballo». Udendo queste parole l'umana cominciò a guardarsi intorno nervosamente, il battito accelerato.

«Stai tranquilla non è ancora arrivato, aveva degli affari da concludere ma presto sarà qui»

«Bè grazie per la soffiata» replicò cercando di calmarsi con scarsi risultati. Le veniva da vomitare. L'avrebbe rivisto. Non capiva se ne era felice o spaventata. Probabilmente entrambe le cose.

Stavano per ricominciare a parlare quando videro Stefan dirigersi verso di loro.

«La nostra chiacchierata è finita per ora. Ma devi promettermi che ci vedremo un pomeriggio e che passeremo del tempo insieme» le disse Rebekah.

«Prometto» si strinsero il mignolo in segno di giuramento come le bambine che non erano più e, con quell'innocenza perduta, si allontanarono.

 

* * *

 

Per Caroline la serata procedeva lentamente. Nel paio di ore passate nel salone di Mr Tompson aveva ballato con Stefan e Damon, conosciuto molti ufficiali di cui non ricordava il nome, donato l'oro per la Causa e aspettato inutilmente l'arrivo di Klaus.

Forse ha cambiato idea e non verrà, si disse la ragazza. A questo pensiero le risate e i forti profumi della sala le risultarono insopportabili e andò sulla terrazza per respirare un po' di aria fresca. Quella notte aveva smesso di piovere e il fresco vento profumato diradava le nuvole spesse facendo emergere la luminosa luna. Sapeva che non sarebbe dovuta rimanere fuori da sola, ne andava della sua reputazione, ma non le importava. Non le importava più di molte cose ormai. Appoggiò le mani sulla balaustra del balcone ed ammirò il giardino che si estendeva sotto di lei.

Il suo corpo si accorse della sua presenza prima del suo cervello. Era troppo concentrata sui fiori sottostanti perchè la sua mente percepisse la presenza di un'altra persona, ma il suo corpo fu pervaso da familiari brividi.

Era tutta la sera che Klaus aspettava il momento adatto per avvicinarla. Come sempre era splendente come un raggio di sole tanto che guardarla gli faceva quasi male. Il quell'ultimo periodo aveva passato ogni notte ammirandola mentre dormiva, maledicendola perchè restava sveglia fino a tardi e lui, non volendo essere scoperto, non poteva avvicinarsi a lei il più possibile.

Quando Caroline sentì che era a pochi passi da lei si girò. Le gambe le tremavano, il respiro era affannato, lui era bellissimo. Indossava un semplice completo nero con la maschera nera e argento. Nei suoi ricordi lui era splendido come un angelo, ma adesso, osservandolo nella realtà, si accorse che la sua immaginazione non gli rendeva minimamente giustizia.

Fu costretta a voltarsi nuovamente verso il giardino per cercare di darsi un contegno. Lei era una cacciatrice, non poteva essere così debole.

Lui si avvicinò maggiormente a lei. Appoggiò le mani sulla balaustra, ad un centimetro dalle sue. Il petto che quasi la sfiorava, le sarebbe bastato fare un respiro un po' più profondo per toccarlo. Sentiva il respiro dell'Originale sul suo collo. Klaus era vicinissimo, ma nessuna parte del suo corpo la lambiva.

«Cosa ci fai qui?» gli domandò quando finalmente riuscì a ritrovare la voce. Percependolo così vicino le sembrò di riuscire a respirare di nuovo. Finalmente i suoi polmoni si riempivano di ossigeno quando inspirava.

«Sostengo la Causa» rispose lui nel suo orecchio facendola tremare leggermente.

«Intendevo qui fuori. Con me» la sua voce tremava come il suo corpo.

«Sono venuto fuori solo per ammirare il giardino, è una coincidenza che ci sia anche tu»

«Bene, allora torno dentro così potrai ammirare il paesaggio liberamente senza la mia persona che ti ostruisce la visuale» sbottò lei piccata. Si era illusa che fosse lì per lei, perchè l'amava come lei amava lui. Offesa e ferita si preparò a tornare dentro la casa ma lui, intuendo le sue intenzioni, la precedette bloccandola con le parole.

«Tu non vai da nessuna parte, amore» adesso stava sorridendo.

«Io non prendo ordini da te» rispose Caroline ancora risentita «Io faccio quello che voglio»

«Questo è sicuro» replicò lui nel suo orecchio abbassando il tono di voce in modo intimo «Se facessi quello che voglio io in questo momento saresti nuda nel mio letto» quell'immagine apparve talmente nitida nella sua mente da fargli quasi perdere il controllo e prenderla subito su quella terrazza, ma aveva secoli di esperienza ed il suo obiettivo gli era chiaro: farla impazzire fino a quando non avrebbe capito che dovevano stare insieme.

«Non puoi dirmi queste cose» tutto il risentimento evaporò in un secondo. La voce bassa e calda di lui la fecero sentire liquida. Sentì qualcosa sciogliersi dentro di lei che partiva dal petto e arrivava in mezzo alle cosce.

«Perchè no? È la verità» adesso le sue parole erano soltanto un lieve sussurro «Non faccio altro che sognarti sotto di me tremante di piacere mentre mormori al mio orecchio, ancora ancora e ancora» era talmente vicino che la giovane si sentiva riscaldata dalla sua presenza, tuttavia continuava a non toccarla.

I nervi di Caroline erano tesissimi, si sentiva eccitata, arrabbiata e frustrata. Doveva andarsene prima di perdere quel briciolo di forza che ancora le rimaneva e saltargli addosso. Con uno sforzo incredibile si girò verso di lui e, facendo attenzione a non guardarlo negli occhi, lo spintonò tornando dentro la sala.

Klaus sorrise mesto osservando la ragazza allontanarsi da lui. Se prima aveva qualche dubbio ora ne era sicuro. Lei lo desiderava come lui desiderava lei e presto l'avrebbe avuta di nuovo.

 

* * *

 

Edgar trovò il Grimorio Bennett nascosto sotto le assi del pavimento della biblioteca. Era stato difficile trovarlo ma non poteva fare altrimenti, l'avevano soggiogato. Se fosse dipeso da lui avrebbe aiutato i cacciatori a sbarazzarsi di quei mostri, non avrebbe contribuito alla loro sopravvivenza. Ma era così che andavano le cose. La vita era una giungla dove solo il più forte sopravviveva e il più debole faceva di tutto per non essere schiacciato. Nonostante fosse solo un servo questa lezione di vita l'aveva compresa da molto tempo.

Come da istruzioni nascose il Grimorio sotto la mantella e, cercando di passare inosservato, uscì dalla biblioteca di casa Salvatore. Per fortuna la villa era quasi deserta. Quando i padroni partecipavano a degli eventi mondani parte della servitù gli accompagnava, della porzione restante molti passavano la notte nella taverna più vicina. Soltanto le donne e i bambini rimanevano ad accudire il focolare, ma di loro non si preoccupava.

Non andò molto lontano comunque. Arrivato nelle cucine si sentì afferrare per il colletto della mantella e venne buttato a terra. Giuseppe Salvatore lo aveva scoperto. Strano, era convinto che fosse uscito insieme ai figli. Possibile che avesse intuito la sua vera identità e avesse preparato una trappola?

Edgar si ribellò senza convinzione. Non era sicuro di quale fosse la sorte peggiore, essere ucciso dal patriarca Salvatore in quanto spia o incappare nell'ira degli Originali ed essere ammazzato comunque.

In pochissimi minuti fu legato su una sedia per essere interrogato sulle motivazioni che spingevano i Mikaelson. Come se lui ne avesse idea o potesse parlarne.

Quando dopo l'ennesima domanda il ragazzo non rispose Giuseppe mandò a chiamare Jane. Adesso che era a conoscenza della sua natura di strega era deciso ad usarla per i suoi scopi.

Con perfidia e sadismo l'uomo spiegò al suo ostaggio che la ragazza appena entrata nella stanza era una strega e che se lui si fosse ostinato a non parlare avrebbe fatto in modo che patisse delle pene atroci.

Ad un segnale del padrone di casa Jane si posizionò dietro la sedia di Edgar, gli afferrò entrambi i lati della testa con le mani e gli inflisse una scarica di dolore che lo lasciò urlante in preda agli spasmi.

La giovane Bennett non avrebbe voluto farlo, era contraria all'uso della magia per scopi malvagi, dolorosi, ma doveva farlo per sconfiggere i Mikaelson e liberare Caroline dalla loro influenza. Ormai in casa tutti aveva notato che, da quando era tornata nella tenuta Salvatore, era profondamente infelice, anche se la Forbes tentava di nasconderlo in tutti i modi.

«Ora volete dirmi quali sono i piani dei vostri padroni? O la signorina qui presente deve darvi un altro, come definirlo, incoraggiamento?» domandò Giuseppe senza scomporsi.

«Sono stato soggiogato razza di idiota» all'insulto subito l'uomo diede ordini a Jane di procurargli un'altra scarica di dolore.

«Non posso dirvi niente» disse Edgar ancora in preda alle convulsioni «Non importa quanto dolore mi infliggerete. Non parlerò, non posso farlo».

Era meglio l'ira dei Mikaelson lesse la Bennett nella mente del servo. Mentre Giuseppe era intento a torturare quel poveretto la ragazza era entrata nei suoi pensieri per scoprire quello che Salvatore non sarebbe mai riuscito a estorcergli, i piani degli Originali.

La sua memoria era un miscuglio di frasi scollegate tra loro. Era evidente che Edgar non fosse a conoscenza delle intenzioni dei suoi padroni. Tuttavia vivendo nella loro villa aveva sentito e origliato parti di vari e differenti discorsi che le permisero di fare dei collegamenti e scoprire una verità fondamentale per lei. Lo spirito di sua nonna, Emily Bennett, era legato il Grimorio. Era meraviglioso. Jane amava sua nonna, aveva passato i primi sette anni della sua vita con lei. Emily l'avrebbe sicuramente aiutata a distruggere i Mikaelson per salvare Caroline.

Nel momento esatto in cui Giuseppe, capendo che non gli era di nessuna utilità, spezzò il collo di Edgar, Jane prese una decisione. Avrebbe liberato lo spirito di sua nonna.

 

* * *

 

Caroline continuava a percepire su di sé lo sguardo di Klaus.

Stava ballando con un ragazzo di cui non ricordava il nome, o il viso. La sua mente era troppo presa dall'ibrido che, nascosto nell'ombra appoggiato allo stipite della porta in fondo alla sala, la stava bruciando con lo sguardo facendola sentire nuda e accaldata.

La guardava come se la stesse spogliando, con un ardore che la ragazza ricordava troppo bene per la sua scelta di vivere senza di lui. Nella sua mente l'incontro sul balcone era ancora troppo vivido per permetterle di godersi la danza con quel giovane sconosciuto. La sensazione della pelle di lui così vicina e così lontana da lei la soffocava. Anelava quel tocco che poche ore prima lui le aveva promesso ma negato. Quella piccolissima parte del suo cervello ancora lucida le diceva che era stata una fortuna che lui non l'avesse toccata o avrebbe ceduto.

Quando i loro sguardi si incontrarono anche quella piccolissima parte si annullò in favore della passione. Facevano l'amore con gli occhi.

Klaus stava impazzendo. Vederla ballare con una sfilza di damerini lo fede scoppiare di gelosia. L'unica cosa a cui riusciva a pensare era fare l'amore con lei. Non desiderava altro. Finalmente lei lo guardò con quegli occhi azzurri che gli toccavano l'anima e sentì il suo cuore battere forte. Quel cuore che dovrebbe essere morto e immobile tamburellava freneticamente. Era una delle cose che amava di lei, lo faceva sentire vivo.

Si volevano da troppo tempo e Caroline era stanza di essere forte. Continuando a mantenere il contatto visivo con Klaus lasciò il suo partner di ballo e si avviò spedita verso l'uscita. Oltrepassò l'Originale senza dirgli niente, sapeva che lui l'avrebbe seguita.

Percorse un paio di corridoi allontanandosi dalla festa ed entrò in biblioteca. Dopo solo tre secondi l'ibrido la raggiunse e chiuse la porta.






Buon pomeriggio. Prima di tutto voglio ringraziare tutte le persone che hanno inserito la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate. Grazie mille mi scaldate il cuore XD. Per seconda cosa volevo chiedervi: vi è piaciuto il capitolo? fatemelo sapere commentanto. Un bacione a presto ;D <3

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Capitolo 10
*** TRADIMENTO ***


TRADIMENTO

 

Caroline fu svegliata da un accecante raggio di sole. Dopo due settimane di pioggia e tormentate notti insonni finalmente aveva avuto un sonno calmo e ristorante. Provò ad alzarsi dal letto ma l'uomo, che dormiva accanto a lei e la teneva stretta contro il suo petto, non glielo permise sfruttando la sua forza smisurata. Tentò ancora una volta di divincolarsi dalla sua stretta ma lui, con un mugugno incomprensibile, le impedì qualsiasi movimento. La ragazza sorrise rassegnata e non potendo impegnare attivamente il suo tempo tornò con la mente alla notte precedente.

 

Klaus la seguì nella biblioteca di Mr Tompson e chiuse la porta isolandoli da tutto e tutti.

Il cuore di Caroline batteva all'impazzata e sentiva la pelle formicolare per la vicinanza dell'ibrido. Prese un respiro profondo e si girò verso la ragione del suo turbamento, della sua euforia, della sua vita. Gli occhi di lui incorniciati dalla maschera nera e argento erano fissi nei suoi e la bruciavano con quella passione che continuava ad ardere da tutta la sera.

Il piano della ragazza era semplice, incontrarlo in un luogo dove sarebbero stati soli e dirgli che doveva smetterla di guardarla come se fosse stata sua e la stesse spogliando lentamente, che non dovevano vedersi mai più e continuare le loro vite separati. Ma quando i suoi occhi incontrarono quelli di lui la sua mente divenne una confusa nube grigia. Aprì la bocca per parlare anche se non sapeva cosa dire.

«Shh» la bloccò con voce profonda e decisa Klaus posandole un dito sulle labbra rosee «Non dire niente».

Si accostò alla ragazza e la baciò sprigionando tutta la voglia di lei che ribolliva da troppo tempo.

«Non possiamo» protestò lei debolmente. Le calde labbra di lui che facevano a brandelli la sua volontà di resistergli.

«Lo stiamo già facendo» la attirò a sé prendendola dai fianchi e distrusse l'ultima briciola della sua resistenza.

Si baciarono come un assetato che dopo una disarmante siccità trova l'acqua. Le loro lingue danzavano insieme, le loro mani si riappropriavano l'uno del corpo dell'altro. Senza riuscire a controllarsi Klaus la imprigionò con velocità sovrannaturale contro gli scaffali della libreria. Caroline si aggrappò alle sue spalle ansante e gemente. Sapeva che doveva fare silenzio per non correre il rischio che qualcuno li sentisse ma la sua mente era completamente sprovveduta di raziocinio quando le labbra e la lingua di lui percorrevano ogni centimetro scoperto del suo corpo. Con quella bramosia che aveva imparato a conoscere la ragazza gli slegò la cravatta e la buttò a terra. Lui li spogliò delle maschere che ancora portavano facendole cadere vicino alla cravatta. I secondi successivi furono un susseguirsi di mani frenetiche che slacciavano i bottoni della camicia, i nastri del vestito, le stringhe del corpetto e lasciavano cadere i vestiti ai loro piedi fino a quando non furono completamente nudi. Klaus la sollevò da terra facendole appoggiare la schiena contro la libreria, Caroline gli circondò il bacino con le gambe. Entrò dentro di lei senza esitazioni o dolcezza. Non era stato violento o rude, solo deciso e passionale, meraviglioso. Si mossero insieme alimentando e saziando il piacere che aumentava sempre di più fino ad arrivare al limite facendogli raggiungere l'estasi contemporaneamente.

Appagato e raggiante l'Originale si lasciò cadere a terra trascinando con sé la sua amata. Caroline era seduta in braccio a Klaus, le gambe ancora intrecciate alla sua vita, le braccia di lui che la circondavano facendola sentire protetta e al sicuro. Quando riuscì a staccare gli occhi dalle profondità blu come l'oceano di lui si guardò intorno. Il pavimento era ricoperto di vestiti e libri. Dovevano essere caduti dallo scaffale durante l'amplesso. Strano lei non se ne era accorta.

«Adesso cosa facciamo?» gli domandò dopo un profondo ed esigente bacio.

«Il bis?» replicò lui ammiccando maliziosamente con un sorriso mozzafiato.

«Non mi riferivo all'immediato futuro» rispose lei ridendo e tentata dalla sua proposta «Ma a noi» disse indicandoli con una mano imprigionata tra i loro corpi.

«Mi sembra ovvio che non riusciamo a stare l'uno senza l'altro» asserì recuperando la sua giacca dal pavimento per posarla sulle spalle di lei.

«Lo so. Ma è complicato io non...»

«Non lo è. È semplicissimo Caroline. Io ti amo» lo disse con la disinvoltura con cui avrebbe spiegato che il fuoco brucia.

«E io amo te» rispose in fretta la ragazza.

«Si amore, lo so» sorrise dolcemente mostrando le fossette adorabili «Quindi noi ci amiamo»

«Si ci amiamo» confermò Caroline. Ormai quella era l'unica sicurezza che aveva nella vita.

«E staremo insieme. Semplice» affermò tornando a baciarla.

«Io voglio davvero stare con te». Fece una pausa di profonda riflessione «Vorrei tornare a casa» gli comunicò pensando a villa Mikaelson. Non se ne era resa conto fino a quel momento ma ormai la tenuta Salvatore non era più casa sua, non lo era più da quando Klaus l'aveva rapita.

«Mi sembra un'idea perfetta» disse lui con un sorriso abbagliante, aveva capito a quale abitazione si riferisse «Ma devi sapere che c'è stato un piccolo ehm...inconveniente con la tua camera»

«Inconveniente?»

«Si. L'ho distrutta quando ho scoperto che te ne eri andata»

«Oh. Vorrà dire che dovrai ricavare un po' di spaio dal tuo armadio per i miei vestiti. In realtà dovrò comprarne di nuovi, non posso tornare dai Salvatore a prendere la mia roba» a questi pensieri si rabbuiò. Presto avrebbe dovuto abbandonare i due fratelli.

«Non ce n'è bisogno, Bekah ne ha più che a sufficienza per entrambe» le accarezzò una guancia cancellando le sue riflessioni tristi.

«Sarà felicissima che torno da voi. Dovremmo andare a dirglielo»

«Lo scoprirà ma non adesso. Ora amore mio mi piacerebbe sapere cosa hai fatto in questi giorni in cui siamo stati lontani».

Passarono ore avvinghiati, nudi, semplicemente a parlare, a raccontarsi tutti quei fatti quotidiani che avrebbero voluto condividere giorno dopo giorno.

 

Klaus stava ancora dormendo beatamente al suo fianco. Era sereno, sorridente e magnificamente possessivo. Il braccio sinistro di lui la teneva ancora incollata al suo petto. Capendo che non si sarebbe svegliato a breve Caroline tornò a pensare al resto della notte precedente.

 

Quando uscirono dalla biblioteca il mondo intorno a loro era sempre lo stesso eppure era completamente cambiato. Erano finalmente insieme. C'era un'unica cosa che Caroline doveva fare prima di lasciare la sua vita precedente per vivere al fianco di Klaus. Dire addio ai fratelli Salvatore.

Aveva portato entrambi i ragazzi in una stanzetta lontano dai pochi ospiti rimasti e dalla musica che ancora risuonava nel salone. L'ibrido la aspettava fuori dalla tenuta Tompson, pronto per portarla a casa.

«Cosa succede bambolina?» domandò Damon insolitamente serio.

«Non so come iniziare il discorso» disse la ragazza torturandosi le dita delle mani.

«Care, cosa succede?» Stefan era preoccupato. Li aveva portati in quella piccola camera senza guardarli in faccia e il suo vestito rosso era sgualcito, l'acconciatura gli sembrava diversa da quella che aveva all'inizio della serata.

«Lo amo» rispose lei arrivando subito al punto. Non aveva senso usare giri di parole, era quella la verità. Era follemente innamorata di Klaus.

«È è davvero così allora. L'avevo sospettato» replicò il piccolo Salvatore. Era dolore quello che Caroline leggeva sul suo viso? Damon restava in silenzio, d'altronde quella non era una novità per lui.

«Lo sapevi?» la giovane era sorpresa, non si aspettava fosse così evidente «Io ho provato a smettere ma non ci riesco, non posso» continuò guardando prima l'uno poi l'altro dei suoi interlocutori.

«Ma hai fatto la scelta giusta. Sei tornata a casa» disse Stefan. Nonostante i sentimenti che provava per quell'abominio era tornata da loro, con il tempo lo avrebbe dimenticato anche se lei pensava il contrario.

«Non è più villa Salvatore casa sua. È questo che stai tentando di dirci?» Damon con il suo intuito aveva compreso ed espresso quello che lei non riusciva a comunicare.

«Mi dispiace» fu tutto quello che la ragazza riuscì a rispondere. Sapeva di deluderli, ma non poteva fare altrimenti. Ci aveva provato ma non aveva funzionato, non poteva vivere senza Klaus.

«Vuoi tornare da quel mostro? Per fare cosa, la sua concubina?» Stefan era indignato, arrabbiato, si sentiva pesante come un macigno.

«Piano con le parole fratello» Damon cercò di calmare gli animi.

«Non essere ingenua Caroline. Passerà una notte con te, si toglierà lo sfizio e poi ti getterà via. Non è un essere umano ma è un uomo» continuò il cacciatore castano tentando di ferire la giovane, di scoraggiarla. Desiderava che cambiasse idea.

«Ti sbagli, il suo non è uno stupido capriccio» spiegò la bionda. Come osava sporcare il rapporto che c'era tra lei e Niklaus? Sminuire il loro amore?

«Come lo sai? Te l'ha promesso lui? Ti ha detto che per lui sei importante?» le chiese sbeffeggiandola.

«Lo so perchè lo sfizio se lo è già tolto più di una volta ma continua a volermi» affermò lei. Si morse le labbra e strinse i pugni, si pentì subito di quello che aveva detto.

«Caroline! Come hai potuto?» Stefan stava urlando. Damon era infastidito dall'idea che la sua sorellina avesse diviso il letto con un uomo con cui non aveva un futuro.

«Ci amiamo» tentò di spiegare lei con un filo di voce.

«Sei solo una sgual..» il giovane Salvatore tremava di rabbia.

«Ora basta Stefan» lo interruppe il moro senza lasciargli finire la frase «È grande e sa prendere le sue decisioni»

«Tu l'approvi?» accusò il fratello. Si sentiva doppiamente tradito.

«No, non dire sciocchezze. Ma la capisco e le voglio bene. È nostra sorella»

«Ti sbagli. Non è mia sorella» senza aggiungere altro se ne andò lontano da quella sofferenza.

Caroline era sul punto di piangere. Come aveva previsto aveva ferito il suo migliore amico, suo fratello. Damon la abbracciò forte impedendo alle lacrime di solcarle il viso.

«Non sei arrabbiato con me anche tu?» chiese lei contro il suo petto.

«No bambolina. Sono solo preoccupato per te»

«So che è difficile crederlo ma ci amiamo veramente» replicò allontanandosi un po' da lui per poterlo guardare in faccia.

«Non lo metto in dubbio. Ma come ti ho già detto una volta se tu non vuoi cambiare la tua natura non c'è nessun futuro per voi»

«Allora tra un po' di anni rimarrò sola. Chiederò a Megan Fell come vivere bene senza un marito» disse usando il sarcasmo di Damon.

«Dovrò stare attento o diventerai divertente come me» il sorriso del moro alleggerì l'atmosfera.

«Nessuno è come te» affermò pensando alle diverse reazioni che avevano avuto i due fratelli. Stefan l'aveva denigrata, lui cercava di capirla.

«Si lo so. Sono unico» replicò lui alzando spalle e sopracciglia.

«Ti voglio bene Damon. Il pensiero di non vedere mai più né te né Stefan è l'unica cosa che mi rende triste in questo momento»

«E perchè mai non dovremmo vederci più?»

«Io credevo che dal momento che me ne vado...»

«Con la vita che hai scelto avrai bisogno di me Caroline, e questo non posso ignorarlo. Sono il tuo fratellone, è compito mio aiutarti a rialzarti quando cadi. E per quanto riguarda Stefan, devi dargli tempo» le disse cercando di tranquillizzarla sul futuro rapporto con il suo fratellino. Sapeva quanto affetto provasse la ragazza per loro due e quanto dovessero averla ferita gli insulti che Stef le aveva lanciato poco prima.

 

I suoi pensieri vennero interrotti dal pollice di Klaus che cercava di spianare la piccola ruga a forma di v che le si era formata sulla fronte.

«Buon giorno» gli disse dimenticando immediatamente qualsiasi preoccupazione.

«Buon giorno» ripetè lui baciandola intensamente.

«Ho una proposta da farti» comunicò lui spostandosi sopra di lei.

«Sentiamo» Caroline concentrò le sue labbra sul collo dell'ibrido per permettergli di parlare.

«Cosa ne dici di passare il resto della giornata a letto?» il sorriso impertinente con cui accompagnò quell'idea le fece girare la testa.

«Mi sembra perfetto».

 

 

* * *

 

Stefan si sentiva stanco come non lo era mai stato. La notte precedente bruciava ancora dentro di lui come il sale su una ferita aperta. Lei lo aveva tradito. Aveva tradito quello che era, una cacciatrice di demoni. Aveva tradito l'intimità e l'affetto che c'era tra loro. Aveva scelto di sprecare la sua esistenza con Niklaus Mikaelson. Aveva preferito dei mostri alle persone che per dieci anni le erano state accanto.

Per una volta avrebbe voluto rubare il bourbon di suo padre e affogare nell'oblio dell'alcool, ma non poteva. Giuseppe aveva convocato lui e Damon nel suo studio, e quando il vecchio Salvatore chiamava, lui doveva accorrere.

«Dov'è Caroline? Avevo fatto chiamare anche lei» proruppe Giuseppe appena i suoi figli furono davanti a lui. Né Stefan né il maggiore dei Salvatore risposero. Il patriarca capì che doveva essere successo qualcosa ma preferì rimandare. Ora dovevano occuparsi degli affari.

«Ieri notte ho scovato un servo, un certo Edgar, che tentava di rubarci il Grimorio Bennett. Ovviamente ha fallito nel suo intento ed ha pagato per il suo affronto. Suppongo sia stato inviato dai Mikalson così, dopo aver messo fine alla sua inutile vita, ho controllato la biblioteca per capire se avesse rubato qualcos'altro ed ho trovato un libro di incantesimi a cui mancava una pagina. Sono certo si trattasse della pagina contenente l'incantesimo per aprire il Grimorio. Ho controllato gli effetti personali del servo ma non ve ne ho trovato traccia. Nel tempo che ha trascorso in questa casa non ha mai avuto contatti con l'esterno quindi deve averla bruciata. Mi sembra evidente che gli Originali non vogliono che apriamo il Grimorio per usare il Nectunt. Ma troveremo un altro modo per aprire quel maledetto libro, quegli esseri non dovevano tornare nella mia città» spiegò Giuseppe. Il suo metodo alternativo per aprire il libro di incantesimi verteva sull'usare Jane Bennett. Era una strega giovane ma potente ed era sicuro di poterla manipolare per i suoi scopi, ma questo non lo disse ai figli. Nascondevano qualcosa e non era sicuro di potersi fidare di loro. I due ragazzi, da parte loro, continuavano a restare in silenzio.

«Adesso che abbiamo svolto le questioni pratiche ve lo ripeto. Dove è Caroline? E pretendo una risposta» domandò il patriarca con tono severo e autoritario. Damon proseguì nel suo muro di silenzio. Stefan si fece coraggio e confessò la verità.

«È andata via. È passata dalla parte dei Mikaelson». A queste parole il moro si sentì in dovere di intervenire in favore della ragazza.

«Ha solo preso una decisione sbagliata. Presto capirà il suo errore e tornerà a casa» non ne era per niente sicuro, ma voleva rassicurare suo fratello e frenare suo padre dall'ira che sicuramente lo aveva invaso.

«In quel caso la uccideremo» esclamò Giuseppe con inquietante tranquillità.

«Cosa?» il cacciatore castano era allibito. Come poteva suo padre dire una cosa del genere? Quell'affermazione riuscì a colpire anche Damon nonostante si aspettasse una reazione poco amichevole.

«Ci ha traditi. Collabora con il nemico. È il nemico. Dobbiamo eliminarla» continuò il genitore spiegando le sue ragioni.

«È Caroline! Non possiamo farlo. Ragionate per l'amor del cielo» era la frase più impertinente che Stefan avesse mai rivolto al capofamiglia.

«Siete soltanto un vecchio folle. Caroline è quasi vostra figlia» sputò il maggiore dei Salvatore con disprezzo.

«Hai ragione, lo è. Le voglio bene come ad una figlia. Ecco perchè non le daremo la caccia. Ma se mai dovesse presentarsi davanti a noi, la uccideremo» Giuseppe era irremovibile.

«Avete anche il coraggio di parlare al plurale? Io non muoverò un solo muscolo neanche per torcerle un capello» gli occhi azzurri di Damon si socchiusero sottolineando le sue parole.

«Benissimo. Ho sempre saputo che su di te non ci si poteva contare» detto questo si girò verso il figlio minore e gli lanciò uno sguardo inquisitorio. La domanda implicita era chiara.

«Padre vi ho sempre seguito. Ho sempre eseguito i vostri ordini. Ma questa volta, questa volta non posso farlo. Mi dispiace» trattenendo a fatica le lacrime Stefan si allontanò da tutta quella follia.

 

Corse lontano da suo padre, da quell'uomo che pretendeva di risucchiargli l'anima. Si fermò davanti ad un albero nel giardino della villa e tirò un pugno con tutta la forza che aveva. Il dolore che provocò la dura corteccia alle sue nocche fu liberatorio. Quella sensazione lo teneva aggrappato alla realtà, non gli permetteva di concentrarsi su altre emozioni. Continuò a colpire l'albero fino a quando Damon non gli bloccò il braccio sospeso in aria.

«Calmo fratello, non c'è bisogno di rompersi una mano. Faremo in modo che Giuseppe non riesca a farle del male» disse il moro osservando la mano sanguinante.

«Cosa vorresti fare? Rivoltarti contro il tuo stesso padre per proteggere una rinnegata?» rispose l'altro guardandolo con occhi verdi terribilmente persi.

«Credevo fossi d'accordo con me. Per la prima volta in vita tua non lo hai appoggiato e adesso vieni a dirmi che la pensi come lui?»

«C'è una grossa differenza tra il non partecipare e l'ostacolarlo»

«È questo il tuo piano? Restare passivo mentre quel pazzo vuole uccidere nostra sorella?»

«Non è mia sorella» esclamò Stefan urlando « Non lo è mai stata. Smettila di ripeterlo. È nata da un'altra famiglia, ha scelto un'altra famiglia. Non ci vuole, non siamo abbastanza per lei» io non sono abbastanza per lei, pensò il piccolo Salvatore. Sfinito si voltò nuovamente verso l'albero e appoggiò la fronte al tronco.

Damon lo guardò stupefatto. Dentro di lui cominciò a maturare la consapevolezza che nei due anni che aveva passato in Europa suo fratello fosse cambiato. Non lo conosceva più. Avrebbero avuto il tempo di recuperare decise. Ma adesso aveva una cosa più importante da fare, doveva avvertire Caroline del pericolo che correva se avesse incontrato Giuseppe.

 

* * *

 

Damon entrò in casa Mikaelson scorato da una guardia. Venne condotto nel salone principale dove un Elijah sorpreso e seccato era pronto a riceverlo.

«Siete nuovamente in casa mia. Dovreste correggere le cattive abitudini» gli disse il vampiro con eleganza.

Il cacciatore lo osservò attentamente. Da quando Rose gli aveva raccontato della sua storia d'amore con l'Originale aveva cominciato a considerarlo in maniera differente. Non era sicuro di sapere come si sentisse nei suoi riguardi. Sicuramente un po' geloso, ma non lo avvertiva come un rivale. In fondo le loro relazioni con la bella vampira non erano comparabili. Lei e Damon si usavano come un piacevole passatempo, erano più amici che amanti. Elijah, invece, per la donna era stato un grande amore.

«Vorrei restare qui con voi a elencarvi tutte le vostre di cattive abitudini ma ho urgenza di parlare con mia sorella. È importante» spiegò il moro.

Il vampiro captando la tensione dell'umano dietro il suo sarcasmo mandò subito un servo a chiamarla.

«Forse è il caso che a presenziare al nostro colloquio sia l'intera famiglia» continuò Damon. Per quanto detestasse ammetterlo adesso la vita di Caroline riguardava anche loro.

«Niklaus, Rebekah» esclamò il maggiore degli Originali ad alta voce. Poi proseguì con un tono di voce più basso «È richiesta la vostra presenza»

Rebekah fu la prima ad arrivare «Dubito siate venuto qui per mostrare il vostro bel personale» disse rivolta all'intruso.

«Caroline è in pericolo?» Klaus entrò nella stanza stringendo la mano della ragazza. Sembrava che si fossero appena alzati dal letto, lei portava i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle ed entrambi erano vestiti con abiti semplici, come se avessero indossato le prime cose che avevano trovato.

Quando il servo li aveva interrotti Niklaus era intento a torturare la sua bella con il solletico. Non le avrebbe mai permesso di alzarsi se non avesse sentito suo fratello chiamarlo. Se Salvatore voleva parlare a tutta la famiglia doveva riguardare la sicurezza della sua Caroline.

Damon ignorò l'ibrido e la sua preoccupazione «Ehi bambolina, sei bellissima come sempre ma sono contento di vederti rilassata e riposata finalmente» la baciò su una guancia guadagnandosi uno sguardo omicida da parte del biondo.

La giovane notando il fastidio del suo amante gli strinse più forte la mano «Ho dormito bene» affermò sorridendo al fratello.

«Sto diventando impaziente» Klaus interruppe quello scambio di convenevoli.

«Certo. Suppongo quindi sia meglio essere chiari e diretti. Non vorrei indispettire il signore del castello» provocò il cacciatore.

«Damon» mormorò Caroline in avvertimento. Doveva scegliere proprio quel momento, quando era circondato da vampiri ostili, per essere sè stesso?

«Siete sempre così sarcastico?» domandò Rebekah interessata dal fratello della sua amica.

«Signori. Vi chiedo di non divagare. Se non sbaglio Mr Salvatore avete qualcosa di moto importante e urgente da riferirci» come era solito fare Elijah tentò di richiamare tutti all'ordine. Damon asserì con un cenno della testa. Non riusciva a capire come un uomo così noioso fosse riuscito a conquistare il cuore allegro e frizzante di Rose.

«Devi stare lontana da casa Salvatore, bambolina. Giuseppe vuole ucciderti»

Il ringhio di Klaus vibrò in tutta la stanza. Non poteva farci niente, il pensiero che un essere vile e spregevole come Giuseppe Salvatore volesse fare del male alla sua ragione di vita lo faceva imbestialire.

«Ha preso la mia decisione come un tradimento. Mi darà la caccia?» chiese Caroline cercando di mantenere la calma. Non le piaceva la piega che stavano prendendo gli eventi.

«No. Ti concede questo favore dal momento che ti considera come una figlia, ma se dovesse incontrarti...»

«Stefan? Non posso credere che lo aiuterà. È impossibile»

«Non parteciperà attivamente ma se Giuseppe dovesse compiere l'atto decisivo non farà niente per fermarlo»

«Wow la vostra famiglia è quasi più incasinata della nostra» sbottò Rebekah.

«Rebekah tieni per te i tuoi commenti» la riprese Elijah.

«Perchè dovrebbe? La biondina ha ragione» disse Damon con un'alzata di spalle. In realtà quella considerazione lo aveva infastidito ma voleva andare contro il vampiro dai lunghi capelli castani.

Klaus era in silenzio da troppo tempo. Stava tramando qualcosa e Caroline capì immediatamente cosa fosse.

«No. Klaus no. Non assassinerai Giuseppe. O Stefan. Non ci pensare nemmeno» enunciò imperativamente.

«Sono una minaccia per la tua vita. Non posso permettere che ti facciano del male» affermò con un misto di dolcezza e rabbia.

«Non lo faranno. Stefan è arrabbiato e deluso ma non mi nuocerebbe mai, ne sono sicura» la ragazza guardò Damon per una conferma che non tardò ad arrivare.

«Ha ragione. Inoltre penso io a mio fratello. Non è un pericolo»

«Potete assicurare la stessa cosa per vostro padre?» domandò scettico Klaus zittendo il cacciatore.

«Starò lontana da lui. E se ci dovessimo incontrare lo affronterò. Sono più giovane e agile» li interruppe Caroline. Aveva il timore che l'ibrido potesse convincere il maggiore dei Salvatore ad eliminare Giuseppe.

«Ma lui è più esperto» replicò il moro dagli occhi azzurri.

«Ho appreso nuove tecniche di combattimento. Posso batterlo» affermò lei decisa. Poi tornò a guardare il suo compagno «Non c'è bisogno che lo uccidi»

Dopo un silenzio interminabile che le fece temere il peggio Klaus parlò «Dovrai restare sempre nel mio campo visivo o uditivo. Dovrò sempre, e dico sempre, essere in grado di rintracciarti e raggiungerti in meno di venti secondi. Dovrò essere in grado di proteggerti» il suo istinto gli diceva di andare dal vecchio Salvatore e strappargli la giugulare, ma non poteva farlo. Caroline non lo avrebbe mai perdonato. Incurante dell'enorme sforzo che l'ibrido stava compiendo la ragazza apparve contrariata. Sono una cacciatrice per il cielo! Pensò, non ho bisogno della balia.

«Non credi di esagerare? Magari potremmo...» cominciò lei cercando di fargli capire che stava esagerando, ma lui la fermò con un bacio a stampo. La avrebbe dato un bacio più profondo ed esigente se non ci fosse stato quel dannato Salvatore a guardarli con disappunto.

«Dovrai accontentarti amore. Non negozierò mai sulla tua protezione» le disse quando si staccò da lei.

«Bekah, Elijah» Caroline cercò un supporto dagli altri Mikaelson ma questi si schierarono dalla parte del fratello.

«Mi dispiace Caroline ma mio fratello ha ragione. È per la tua sicurezza. Se non potrai essere al fianco di Nik sarai al mio o a quello di Rebekah» disse Elijah acquisendo dei punti agli occhi di Damon, pochi punti.

«Sono completamente d'accordo» confermò la vampira bionda.

Damon era sorpreso. La consideravano realmente come parte della famiglia. Era contento che si prendessero cura di lei e per la prima volta cominciò a pensare che forse, dopotutto, la protezione dei Mikaelson in quel periodo pericoloso non fosse una cosa così terribile.

 

* * *

 

Jane stava correndo in un fitto bosco. Sapeva che era un sogno. Negli ultimi mesi le capitava spesso di sognare ed esserne consapevole. Anche il sogno era sempre lo stesso, correva nella notte verso qualcuno.

«Jane» si sentì chiamare. Si fermò di colpo. Non era mai capitato prima. Era sempre stata da sola nel suo mondo onirico.

«Jane, bambina. Non mi riconosci?» domandò una voce familiare. Si voltò in direzione di quel suono e la vide.

«Nonna» esclamò senza fiato «Siete stata voi ad indurre questo sogno per tutto questo tempo?» cercò di abbracciarla ma non ci riuscì. Le sue braccia trapassarono il corpo della sua amata antenata.

«Si. Ma prima non eri abbastanza forte per vedermi. Ora le cose sono cambiate, sei pronta» spiegò carezzandole una guancia senza che la ragazza ne percepisse il tocco.

«Pronta per cosa?»

«Per liberarmi. Ti dirò io come fare»







Ecco il nono capitolo spero vi sia piaciuto. scusate il ritardo con cui aggiorno ed aventuali errori ma non ho avuto il tempo di rileggerlo, quest'anno ho la maturità e sono piena di interrogazioni e verifiche. 
So che fondamentalmente in questo caitolo non succede niente, ma volevo approfondire le reazioni dei Salvatore alla scelta di Caroline e i sentimenti e le dinamiche che si stanno sviluppando tra i vari personaggi. 
Ringrazio tutte le persone che leggono la mia storia e soprattutto chi ha lasciato un commento. 
Spero a presto un bacione XD

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Capitolo 11
*** LIBERA ***


LIBERA

 

«Dobbiamo trovare un altro modo per entrare in possesso del Grimorio Bennett» esclamò Elijah meditabondo.

L'intera famiglia Mikaelson, e questa comprendeva anche Caroline, era riunita intorno ad un lungo ed imbandito tavolo per il pranzo. Come accadeva molto spesso negli ultimi tempi l'argomento della conversazione era il libro degli incantesimi di Emily Bennett. I fratelli vampiri avevano saputo che il loro piano per impossessarsene attraverso il loro servo, Edgar, era miseramente fallito, così stavano ideando un piano alternativo.

«Potremmo usare Caroline» disse Rebekah spiluccando un pezzo di pane «Potrebbe entrare in casa e...»

«No» ringhiò Klaus senza darle il tempo di finire la frase «Non le lascerò correre il rischio che Giuseppe Salvatore la uccida»

«Lasciami finire Nik» riprese la sorella esasperata. Odiava quando si imponeva su di lei in quel modo, soprattutto quando non sapeva neanche quello che voleva dire «La tua preziosa ragazza potrebbe entrare in casa, invitarci ad entrare e poi saremmo noi a prendere il Grimorio»

«I Salvatore non lasceranno mai che voi prendiate il Grimorio. Finirebbe tutto nel sangue, e non sarebbe il vostro. Voi sarete anche immortali ma loro no. Non posso permetterlo» a Caroline questo piano non piaceva per niente e mostrò subito il suo dissenso tentando di dissuadere l'amica.

Intento che evidentemente fallì «Non è necessario arrivare a tanto. Ti promettiamo di non ucciderli» Rebekah era una donna molto ostinata.

Dopo un'occhiata dubbiosa da parte della cacciatrice la vampira bionda continuò «E se le cose dovessero mettersi male li guariremo con il nostro sangue»

«È inutile discuterne sorellina. Caroline non entrerà in quella casa con il rischio che le facciano del male» Klaus cominciava a sentire la rabbia montargli dentro. Perchè quell'irritante essere perpetuava a voler mettere a rischio la sua unica ragione di vita?

«Noi saremmo lì a due passi da lei. Non le accadrà nulla»

«È un piano inattuabile Bekah» affermò finalmente Elijah che aveva osservato tutti attentamente «Anche con la certezza che nessuno resterà ferito la nostra adorabile cacciatrice non accetterà mai»

«Avete ragione» confermò l'umana al maggiore dei Mikaelson. Il suo sguardo tuttavia si posava su ognuno di loro «Non prenderò personalmente parte ad un piano contro Damon e Stefan. Mi dispiace». La ragazza temeva che si arrabbiassero prendendo la sua affermazione come un tradimento verso di loro, ma la mano di Klaus che strinse con forza la sua eliminò tutte le sue paure. Egli aveva stampato sul viso un sorrisetto soddisfatto, la stessa espressione adornava il volto di Elajiah.

«Avete molta classe per essere così giovane» si complimentò quest'ultimo. Entrambi i fratelli avevano apprezzato la lealtà che aveva mostrato verso i Salvatore. Per loro la famiglia era tutto, e i cacciatori, infondo, erano l'altro nucleo famigliare della ragazza.

«Bene» proruppe Rebekah, frustrata dal trovarsi in minoranza, prima che Caroline potesse domandare delle delucidazioni riguardanti quell'elogio «Dovremmo rassegnarci allora. Quel maledetto libro non entrerà mai in nostro possesso. Speriamo che quando Emily Bennett verrà liberata abbia smaltito la sua sete di vendetta»

«Non devi preoccuparti per questo. Caroline ha bruciato la pagina con l'incantesimo che permetteva di aprire il Grimorio e liberare il suo spirito» spiegò Klaus. Desiderava terminare in fretta quella discussione e mostrare alla sua cacciatrice quanto apprezzasse la sua lealtà.

«Non essere ridicolo Nik. I Salvatore hanno dalla loro parte la strega nipote di Emily. Non pensi che prima o poi troveranno un modo alternativo per aprirlo?» possibile che io sia l'unica ad usare il cervello? Si chiese Rebekah.

«Ascoltate, la soluzione migliore è parlarne con Damon. Se gli spieghiamo il motivo per cui...» come Caroline si aspettava Klaus la interruppe prima che finisse di parlare. Cominciava a sentirsi più solidale con la ragazza Mikaelson.

«Sarà la nostra rovina»

«Ti sbagli! Conosce la differenza tra giusto e sbagliato»

«Ma Giuseppe no»

«Non rivelerà le sue informazioni a suo padre»

«Ma a suo fratello si. E Stefan correrà subito da Giuseppe, si fida di lui e del suo giudizio. Una volta che Giuseppe scoprirà la verità farà di tutto per scatenare lo spirito della Bennett contro la nostra famiglia»

«Lasciate che parli con lui. Gli spiegherò che non può parlarne con Stefan e lui capirà. Dobbiamo tentare. Beky ha ragione, Jane è una strega potente e non impiegherà molto tempo ad aprire il Grimorio. Dobbiamo fare in modo che ciò non accada» disse guardando a turno tutti i commensali come aveva fatto poco prima.

«Manderò un servo a chiamare Salvatore» acconsentì semplicemente Klaus.

«Non riuscirà a trasmettere il messaggio. Conosco Giuseppe, dopo l'episodio di Edgar avrà intensificato i controlli» il luccichio negli occhi con sui pronunciò queste parole catturò l'attenzione di Elijah.

«Avete un piano» era un'affermazione non una domanda.

«Si» confermò lei al vampiro dai lunghi capelli «So già a chi rivolgermi»

 

* * *

 

Caroline sperava che il suo piano funzionasse. Quando lo aveva ideato le era sembrato perfetto, ma adesso che lo attuava non ne era così sicura. Dopo innumerevoli sforzi era riuscita a convincere Klaus ad andare da sola dal momento che, lui e i suoi fratelli, avevano del lavoro da sbrigare. Prese un respiro profondo e bussò tre volte alla porta.

«Buon giorno Caroline» le disse Rose all'ingresso senza celare la sorpresa. Quando aveva sentito bussare aveva temuto che potesse essere Megan Fell per un altro pomeriggio di chiacchiere. Sapeva che non era Damon, lui non bussava.

«Buon giorno anche a voi Rose. Vi starete domandando il motivo per cui mi presento alla vostra porta»

«Avete perfettamente ragione. Ma entrate in casa, mi spiegherete tutto davanti ad una tazza di tè» rispose la vampira cordialmente. Caroline tirò un sospiro di sollievo, le cose procedevano bene.

L'interno dell'abitazione era semplice ma elegante, caldo. Rispecchiava la personalità della proprietaria. Capiva perchè suo fratello fosse attratto da lei. Quando entrambe si furono accomodate ed ebbero assaggiato la bevanda Rose tornò all'argomento dell'inattesa visita.

«Posso fare qualcosa per voi? Si tratta forse di Damon? È ferito?» il pensiero che il suo amico e amante potesse essere nei guai la turbò. Il moro poteva essere l'unico motivo a spingere la giovane a rivolgersi a lei.

«Riguarda Damon, ma non la sua salute» la tranquillizzò subito Caroline. Le piaceva il fatto che si preoccupasse per lui. «Devo chiedervi un favore. Come forse saprete non vivo più nella tenuta Salvatore e devo urgentemente mettermi in contatto con Damon. Ho supposto che sarebbe venuto a farvi visita così speravo poteste comunicargli che lo aspetto al negozio di Liz Forbes»

«Sono al corrente della vostra situazione, e sono dispiaciuta dal comportamento di Giuseppe. Uccidere la propria figlia» disse scuotendo la testa e arricciando la bocca. Lei non avrebbe mai fatto del male a Trevor, qualunque cosa potesse fare contro di lei non lo avrebbe mai fatto.

«Tuttavia» continuò riprendendosi dai suoi pensieri «Vi aiuterò solamente ad una condizione. Dovete fornirmi una descrizione dettagliata di casa Mikaelson. In questo modo potrò entrare e salvare Trevor» le dispiaceva ricattare quella dolce e forte ragazza, ma la situazione a Mystic Falls stava peggiorando e doveva trarre lei e il suo protetto in salvo.

«Non posso farlo» rispose di getto Caroline.

«So che per voi è una decisione difficile da prendere, ma per quanto mi dispiaccia non posso fare altrimenti. O vi adeguate alle mie condizioni o non trasmetterò il messaggio».

Caroline aveva bisogno di parlare con Damon, in fretta. Quello era l'unico modo per farlo senza coinvolgere persone ignare o estranee. Inoltre desiderava davvero aiutare Rose a liberare il suo pupillo. Suo fratello le aveva raccontato la sua storia, omettendo nomi e dettagli, e la bionda pensava che la vampira meritasse un po' di serenità e felicità. Ma non poteva tradire la sua nuova famiglia.

«Voglio solo salvare Trevor» ripetè Rose captando che la giovane era titubante.

«Accetto» capitolò infine «Ma vi avviso che comunicherò a Niklaus il nostro accordo» Klaus avrà tutto il tempo per prepararsi ad un'eventuale incursione, pensò. Le sembrò il compromesso migliore.

«Vi ringrazio per la vostra sincerità. Dirò a Damon che lo state cercando e dove può trovarvi».

Nei minuti successivi parlarono della tenuta Mikaelson.

 

* * *

 

Come Caroline aveva immaginato Damon era andato da Rose. Appena saputo che lo stava cercando il ragazzo era letteralmente corso al negozio Forbes per incontrarla. La trovò nel retro intenta ad esaminare un paio di stoffe colorate.

«Bambolina» le disse abbracciandola «Cos'è successo?»

«Non potete aprire il Grimorio Bennett» proruppe lei andando dritta al dunque. Aveva un brutto presentimento e non voleva perdere tempo.

«Caroline io comprendo i sentimenti che nutri verso Niklaus e che, di conseguenza, non vuoi gli capiti nulla. Ma io sono un cacciatore ed è mio dovere trovare il Nectunt e...» vedendo l'espressione addolorata e battagliera di sua sorella fu costretto a deviare il discorso «Ehi ehi rallenta bambolina. Prima di lanciarmi sguardi assassini perchè pensi che voglio uccidere il tuo eterno amore lascia che mi spieghi»

«A cosa ti serve trovare il Nectunt se non lo vuoi uccidere?» chiese lei indispettita. Incredibile stavano battibeccando come cane e gatto, come fratelli. Anche in quel momento poco opportuno non potevano fare a meno di stuzzicarsi. Forse non era tipico dei fratelli ma di lei e Damon, con Stefan era sempre stato diverso, lui con lei non si era mai comportato come il moro.

«Il mio piano è semplice. Trovare l'unico incantesimo in grado di ucciderli e minacciare di usarlo a meno che non vadano in esilio lontano da qui»

«Vuoi esiliarmi?» domandò allibita.

«Non te, loro» Caroline alzò le sopracciglia ad indicargli che dimenticava qualcosa. «Tu potrai sempre tornare a trovarmi ovviamente»

«Damon non puoi aprire il Grimorio perchè lo spirito di Emily è legato a quel dannato libro. Se verrà aperto il suo spirito vendicativo e sanguinario sarà libero di vendicarsi sui Mikaelson e sulle famiglie fondatrici» gli spiegò tornando all'argomento più urgente.

«Questo cambia le carte in tavola. Non devi preoccuparti, nasconderò il Grimorio in un luogo sicuro e segreto in modo che resti chiuso. Ma non lo lascerò alla tua nuova e allegra famigliola» Caroline era fiera di lui. Sapeva che avrebbe capito il pericolo e avrebbe agito di conseguenza. Ma sapeva anche che i Mikaelson non si sarebbero arresi e che avrebbero cercato altri modi per entrare in possesso del Grimorio, per il momento decise che andava bene così.

«So che probabilmente non lo faresti comunque, ma devo dirtelo lo stesso. Non puoi proferire parola con Giuseppe, se lo venisse a sapere libererebbe Emily in un batter di ciglia»

«Non parlerei con quel bastar» ricordandosi che a Caroline non piaceva quando usava termini coloriti si bloccò «Scusa. Non parlerei con quell'amabile uomo che è mio padre nemmeno sotto tortura»

«Non puoi dirlo neanche a Stefan» affermò piano la ragazza. Questa notizia non l'avrebbe presa bene.

«Sai che non posso lasciarlo all'oscuro»

«Lo direbbe a Giuseppe. Lo sai»

«Gli spiegherò tutto e capirà. Io mi fido di lui, non farà niente di stupido.» Damon voleva ricostruire il rapporto con suo fratello e non poteva farlo mentendogli.

«Anch'io mi fido di lui» concordò lei dopo un po' «E di te. D'accordo, digli tutto».

 

* * *

 

Destro, sinistro, destro. Calcio in alto, calcio in basso. Gancio sinistro. Stefan eseguiva questa sequenza da un tempo che non riusciva a ricordare. Questa era una delle cose più strane, ormai il tempo per lui aveva perso di significato. Non esistevano più i minuti e le ore, ma solo il ricordo che lei se ne era andata.

«Ti alleni duro, fratellino» Damon interruppe i suoi pensieri. Quel ragazzo aveva la sgradita capacità di trovarsi nei paraggi tutte le volte in cui non si desiderava altro che stare da soli.

«Cosa vuoi, fratellone?» chiese scimmiottando il modo in cui l'altro era solito appellarlo.

«Ho incontrato Caroline oggi»

«Non mi interessa» rispose immediatamente. Solo sentir pronunciare il suo nome gli faceva male.

«Lei e i Mikaelson hanno scoperto che lo spirito di Emily Bennett è legato al Grimorio. Se il libro viene aperto lo spirito viene liberato» gli spiegò incurante della sua lamentela.

«È stupendo» una sfumatura maligna negli occhi verdi.

«Stupendo dici? Bè se non vedi l'ora di avere una pazza sanguinaria che vive per la vendetta tra noi allora si, è magnificamente stupendo»

«Non devi sempre essere così sarcastico Damon» replicò piccato il piccolo Salvatore «Trovo stupendo riportare in vita una potentissima strega pronta ad eliminare per sempre quei maledetti succhiasangue Originali»

«E tutti i membri delle famiglie fondatrici» il moro vide la consapevolezza farsi strada nella testa di suo fratello.

«Non importa. Il risultato vale il rischio» non gli importava più di niente ormai. Gli bastava vedere i Mikaelson agonizzanti e morti, definitivamente morti.

Damon era allibito. Come poteva sostenere una cosa del genere? Aveva capito la portata del pericolo, lo vedeva dai muscoli tesi ma non gli interessava. Cosa poteva averlo ridotto in quello stato? Forse lo sapeva. Aveva sempre dato per scontato che i sentimenti di suo fratello verso di lei fossero uguali ai suoi, ma ora cominciava a capire quanto si fosse sbagliato.

«Facciamo un gioco? Fammi l'elenco di tutte le famiglie fondatrici e dei suoi membri» gli chiese con un falso sorriso.

«Non ho voglia di giocare Damon. Lasciami in pace»

«Allora lo farò io al tuo posto. Prima di tutto c'è la famiglia Salvatore» cominciò ammiccando «Composta da Giuseppe, il bellissimo e seducente Damon e il piccolo e triste Stefan»

«Piantala» cominciava ad arrabbiarsi.

«Poi abbiamo i Fell in cui abbiamo solo la gialla Megan. Passiamo ora ai Forbes formata dalla forte e materna Liz e la bellissima, ottima come esca da usare contro gli Originali e perfetta da uccidere per vendetta Caroline»

«No» fu solo un labile bisbiglio ma fu sufficiente a far capire a Damon che era riuscito nel suo intento. Per quanto una parte Stefan la odiasse il solo pensiero di lei senza vita lo faceva sentire come se venisse ripetutamente colpito da un milione di aghi appuntiti.

«Capisci adesso?» domandò il moro dolcemente «Non possiamo liberare lo spirito di Emily»

«Va bene. Farò di tutto per lasciare Emily dov'è» acconsentì l'altro stanco.

«E non puoi dirlo a Giuseppe. Lui la libererebbe immediatamente»

«Come vuoi» acconsentì con un'alzata di spalle e tornò al suo esercizio.

 

* * *

 

Jane non avrebbe voluto farlo. Sapeva quanto lui la detestasse ma non aveva altri modi. Le serviva il Grimorio per il rituale quindi doveva farsi forza, entrare nell'ufficio di Giuseppe e convincerlo a stare dalla sua parte.

Come sempre il patriarca era seduto alla sua scrivania con un bicchiere di bourbon in mano. L'espressione dura diventò arcigna quando la vide.

«Cosa vuoi?» la interrogò facendole aumentare il battito cardiaco e sudare i palmi delle mani. Era una potente strega dannazione, sarebbe dovuta essere forte e coraggiosa, non timida e spaventata. Ma Salvatore le aveva sempre fatto quell'effetto, fin da bambina.

«Vorrei discutere con voi di una circostanza importante» gli disse con la voce un po' tremante.

«Non ho tempo. Vattene» la cacciò girando un'altra carta del solitario.

«È importante signore» insistette lei. Le dita delle mani cominciarono a tremare leggermente tanto che fu costretta ad intrecciarle sul grembo.

«Parla allora. E fai in fretta» ringhiò Giuseppe con disprezzo.

«Ecco, io so come aprire il Grimorio di mia nonna».

Giuseppe smise di giocare a carte incuriosito e sospettoso. Non si fidava né delle donne né delle streghe, e la piccola Jane era entrambe le cose

«Come fai a saperlo? La pagina del libro con l'incantesimo per aprirlo è stata bruciata»

Jane non voleva rivelargli dei suoi sogni ma sapeva che doveva portarlo a fidarsi di lei così gli raccontò tutto, di come pian piano nel suoi sogni avesse incontrato sua nonna e di come le avesse insegnato il rituale per aprire il Grimorio. Non gli disse che in questo modo avrebbe liberato lo spirito di Emily, quel segreto sarebbe stato tutto suo.

«Parlami del rituale» le chiese con la solita rudezza.

«Andrò nel bosco. Sfrutterò gli elementi naturali e gli astri celesti. Questa notte ci sarà la luna piena e grazie alla terra, alle foglie, all'acqua e al fuoco sarò più forte. Segnerò il Grimorio con il mio sangue e pronuncerò la formula che mi permetterà di aprirlo»

«Quindi vuoi il Grimorio»

«Si signore. È indispensabile per il rito»

«Lascerò che le tue mani da fattucchiera prendano il Grimorio» sembrava più una minaccia che una concessione «Poi mi aiuterai ad eliminare i Mikaelson»

«Si signore» poi mia nonna ti insegnerà le buone maniere, pensò felice.

 

* * *

 

Stefan aveva origliato quasi tutta la conversazione tra suo padre e Jane. Sentendoli parlare del Grimorio si era acquattato dietro la porta e aveva appreso il loro piano.

C'era stato un momento, mentre li ascoltava parlare, in cui aveva quasi deciso di lasciar correre gli eventi. Odiava i Mikaelson, li voleva morti. Perchè avrebbe dovuto fare qualcosa per proteggerli? Inoltre se Emily era così potente da fare l'incantesimo avrebbe anche potuto difenderli. E la bellissima, ottima come esca da usare contro gli Originali e perfetta da uccidere per vendetta Caroline, le parole che suo fratello aveva pronunciato poco prima gli fecero esplodere la testa. Non poteva correre il rischio, non se si trattava di Caroline. E Damon. Amava suo fratello, nonostante i loro alti e bassi sarebbe morto per lui, anche se qualche volta si convinceva del contrario. Avrebbe fatto la cosa giusta. Sarebbe andato dagli Originali e avrebbero sventato il pericolo.

«Damon» gli urlò vedendolo in lontananza nel giardino. Corse verso di lui.

«Calma fratellino o sputerai un polmone»

«Jane aprirà il Grimorio questa notte dobbiamo fare in fretta»

«Abbiamo bisogno degli Originali» gli fece presente osservandolo cautamente.

«Lo so. Non abbiamo tempo da perdere ti racconterò tutto mentre andiamo» si diresse verso i cavalli e sellò il suo purosangue.

«Stef?»

«Cosa c'è ancora?»

«Ben tornato».

 

* * *

 

Il piano era semplice, recarsi al luogo del rituale ed impedire che venisse compiuto. L'atmosfera tra loro era tesa. Da quando erano entrati in casa Mikaelson Stefan non aveva rivolto la parola o guardato nessuno. Nemmeno Caroline anche se era riuscito a farlo solamente piantandosi le unghie nel palmo della mano. Il dolore gli impediva di pensare troppo a lei. La ragazza d'altra parte non sapeva come comportarsi. Avrebbe voluto parlare con il cacciatore castano ma voleva rispettare i suoi tempi. Klaus aveva capito benissimo perchè il giovane Salvatore fosse così ostile e stava tentando di domare la sua gelosia. Il fatto che la sua Caroline non si fosse tirata indietro quando l'aveva baciata castamente davanti a tutti e gli avesse sussurrato ti amo lo aiutava parecchio. Damon controllava suo fratello e cercava di non mostrarsi troppo ostile verso Elijah, l'uomo a cui era appartenuto e aveva triturato il cuore di Rose. Non riuscì a celare i suoi sentimenti, non ad un occhio attento come quello del maggiore degli Originali che provava a decifrare le motivazioni del cacciatore moro. Rebekah, invece, analizzava tutti e stava costruendo un quadro piuttosto preciso dell'intera situazione.

Quando raggiunsero Jane, la ragazza era immersa in un cerchio di fuoco con il Grimorio ai suoi piedi pronunciando la formula, che le aveva insegnato sua nonna nei sogni, per aprire il libro. Erano arrivati troppo tardi, ma forse potevano ancora salvare la situazione. Non doveva aver cominciato da molto.

«Dobbiamo fermarla» erano le prime parole che Stefan pronunciava.

«Dobbiamo eliminarla» il tono freddo con cui Klaus pronunciò queste parole gelò il sangue nelle vene di Caroline. Era così dolce, passionale e generoso con lei che spesso si dimenticava che era un potente e bestiale ibrido.

«No. È una mia amica. Le voglio bene, non possiamo» tentò di dissuaderlo. L'amava non poteva farle una cosa del genere. Per la prima volta da quando era diventato un non-morto Klaus mise in discussione la sua decisione di uccidere una persona.

«È necessario Caroline» le disse Elijah.

«Hanno ragione bambolina. Se non la uccidiamo ci riproverà un'altra volta, e quella volta potremmo non riuscire a fermarla» confermò Damon.

Erano tutti contro di lei. Sapeva che Rebekah era dalla parte dei fratelli, lo capiva dal suo sguardo, un misto tra le scuse e la risolutezza. Si girò verso Stefan ma lui continuava a guardare il cerchio di fuoco. Se fosse stato contrario avrebbe detto qualcosa, pensò lei.

«Deve esserci un altro modo» insistette. Non voleva che uccidessero Jane. Era stata la sua unica amica prima di incontrare la vampira Originale.

Rebekah stanca di tutte quelle parole si scagliò contro il cerchio determinata a farla finita. Klaus capendo le sue intenzioni strinse a sé Caroline tenendo gli occhi fissi nei suoi. La cacciatrice capì tutto, si avvinghiò a lui e lasciò che calde lacrime le bruciassero il volto.

Ma l'attacco non andò come previsto. Non appena la vampira sfiorò le fiamme queste si alzarono bruciandola. Elijah si precipitò da lei. Lo avrebbe fatto anche Niklaus se avesse avuto la forza di allontanarsi dalla sua amata sofferente.

In un secondo un urlo lacerò la notte, il fuoco si spense e vennero investiti da una raffica di vento. Quando tutto si fu calmato videro Jane svenuta per terra.

Rebekah, che nel frattempo si era ripresa, corse a velocità sovrannaturale e prese il Grimorio. Stava per avviarsi verso villa Mikaelson quando Elijah la bloccò.

«Cosa stai facendo?» gli chiese confusa

«Come si chiamava il cane a tre zampe di quando eravamo bambini?» le rispose ponendo un'altra domanda.

«Non capisco Elijah cosa...»

«Rispondimi» urlò l'uomo «Come si chiamava il cane a tre zampe di quando eravamo bambini?»

«Lester. Ora mi vuoi dire cosa sta succedendo?»

«Più tardi, ora vai a casa e metti il Grimorio al sicuro» le baciò i capelli e la lasciò andare.

«Elijah?» richiamando la sua attenzione Caroline voleva sapere cosa l'aveva spinto a quel bizzarro comportamento.

«Ha controllato che non fosse posseduta da mia nonna» mormorò Jane tra le braccia della bionda che era corsa a soccorrerla.

«Jane! Stai bene?» la scrutò preoccupata.

«Cosa intendi per posseduta?» domandò Damon

«Il suo corpo è stato distrutto dieci anni fa. È uno spirito. Per tornare corporea ha bisogno un corpo ospite» spiegò la giovane Bennett.

«Jane, qual è il mio nastro per i capelli preferito?» testò Caroline.

«Quello blu con le spirali argentate» riconoscendosi le due ragazze si abbracciarono con forza. Avevano sentito la mancanza l'una dell'altra.

«Ok, facciamo in fretta» proruppe Damon «Stef fammi una domanda»

«Cosa ci leggeva la mamma prima di andare a dormire?»

«La Bibbia e una favola dei fratelli Grimm» poi domandò «Qual è stata la mia marachella che più ha fatto arrabbiare Giuseppe?»

«Hai regalato il suo Bourbon alla fiera del paese» rispose il fratello.

«Credo tocchi a me» disse Niklaus rivolto a Elijah e Caroline che nel frattempo era tornata al suo fianco. La ragazza arrossì violentemente, aveva una domanda da porgli con cui avrebbe capito immediatamente se era lui o se era stato posseduto da Emily ma era molto intima, troppo, ed Elijah aveva il superudito.

Klaus vedendo il rossore della giovane scoppiò a ridere «Non ascoltare Elijah devo rispondere alla domanda di Caroline»

«Ma non ti ha chiesto niente» replicò il moro dai capelli lunghi.

«Ma so a cosa sta pensando» quando fu sicuro che suo fratello non avrebbe sentito andò all'orecchio della bionda e le disse cosa le aveva fatto a letto quella mattina che le era piaciuto tanto.

«È lui» disse in fretta lei accaldata non solo per l'imbarazzo.

«Elijah a che età ho cominciato a dipingere?» domandò Klaus ridacchiando ancora.

«Tredici anni»

«Risposta esatta. Bene possiamo andare allora»

«Un momento» esplose Stefan «Caroline non ha risposto a nessuna domanda»

«È lei, non ho bisogno di farle nessuna domanda. So che è lei» replicò l'ibrido «Ma se devo necessariamente procurarmi una prova» lasciò la frase in sospeso e la baciò con decisione. Questa volta il bacio non fu casto, non lo fu per niente.

«È lei» ripeté con il respiro leggermente irregolare quando si staccò dalle sue labbra.

«Non che non mi fidi della tua parola, ma mi piacerebbe controllare» si intromise Damon prima che suo fratello perdesse il controllo, non ci sarebbe voluto molto.

«Dimmi bambolina. Cosa ti ho regalato prima di partire per l'Europa?»

«Il libro delle favole dei fratelli Grimm. Me le leggevi quando da piccola non riuscivo ad addormentarmi» rispose col sorriso.

Nessuno era stato posseduto da Emily. Questo voleva dire che lei poteva essere nel corpo di chiunque. Sconfiggere il loro nemico questa volta sarebbe stato molto difficile.






Ed anche il decimo capitolo è finito. Mi scuso nuovamente per il ritardo con cui aggiorno, giuro che non diventerà un'abitudine. Come sempre ringrazio tutte le persone che leggono la mia storia e che continuano ad aggiungerla tra le preferite, le seguite e da ricordare. Un ringraziamento particolare a chi ha lasciato una recensione facendomi capire cosa ne pensa.
Mi raccomando commentate un bacione a presto ;D

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Capitolo 12
*** FURIA ***


FURIA

 

Caroline non voleva aprire gli occhi. Sapeva che se lo avesse fatto sarebbe stata definitivamente sveglia e solo nel mondo dei sogni poteva sfuggire alla realtà.

La sera prima era andato tutto storto, Emily, la strega più potente e sanguinaria dell'ultimo secolo, era stata liberata e la ragazza sapeva che avrebbe tentato di uccidere le persone che amava.

«Non basta tenere gli occhi chiusi per dormire, amore» la riprese Klaus. Era seduto su una poltrona sotto la finestra, lontano dal letto. Indossava solo un paio di pantaloni e sul grembo teneva un grosso cartoncino poggiato su una tavola di legno. Stava disegnando, e a giudicare dall'espressione concentrata con cui la guardava stava raffigurando lei.

«Sembri turbata» affermò senza staccare la matita dal foglio «Non ti piace essere ritratta?»

«Non è questo, non mi da fastidio essere l'oggetto delle tue attenzioni, artistiche o meno» rispose Caroline mettendosi a sedere. Il suo braccio strinse il lenzuolo sul seno.

«Sono solo preoccupata. Adesso che Emily Bennett è libera vi darà la caccia. Ci darà la caccia» anche lei, come i suoi fratelli acquisiti, era un membro delle famiglie fondatrici.

«Non devi. Quella strega ha bisogno del Grimorio per lanciare l'incantesimo in grado di ucciderci e, grazie alla mia meravigliosa sorellina, siamo noi ad esserne in possesso. Non potrà farci alcun male»

«Davvero? È molto potente Klaus. Inoltre non conosciamo il suo aspetto, potrebbe possedere chiunque. Come possiamo difenderci da una minaccia che non conosciamo?»

Notando il tono isterico che cominciava a trasparire dalla voce della ragazza l'ibrido smise di disegnare e in un secondo si trovò seduto sul bordo del letto, vicino alla sua amata.

«Non devi preoccuparti» le ripetè portandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio «Emily Bennett non farà del male alla mia famiglia. Nessuno lo farà»

Caroline abbassò lo sguardo, sapeva che lui era convinto che andasse tutto bene ma lei non riusciva proprio a darsi pace.

«Guardami» le prese il viso con entrambe le mani piantando i suoi occhi blu in quelli di lei «Non lo permetterò». Per rafforzare le sue parole le diede un dolce e lungo bacio. Ma come accadeva tutte le volte, non appena le loro labbra si incontrarono fu preso da una tale urgenza di lei da lasciarlo senza fiato. Approfondì il bacio spingendola contro il suo corpo.

«Smettila. Non è il momento adatto vista la situazione» lo sgridò lei con il cuore che aveva accelerato i battiti.

Klaus non le diede ascolto. La spinse sul letto e si sdraiò su di lei torturando la pelle sensibile del suo collo.

«Smettila» gli ribadì ansante gettando la testa all'indietro e chiudendo gli occhi. Si morse il labbro inferiore tentando di resistergli.

«Solo un altro bacio» le assicurò sulla sua bocca. Le mani che accarezzavano il corpo della bionda.

«Solo un altro bacio» acconsentì lei vinta donandoglisi anima e corpo.

Dopo quello ci furono altri baci. E non si limitarono a quelli.

 

* * *

 

Damon dormiva ancora. Quella notte dopo essere andato da Rose per raccontarle i fatti accaduti era rimasto da lei. Le sarebbe mancato riflettè la vampira osservando i fieri lineamenti del moro. Ma quella che aveva preso era la decisione migliore. Non poteva pensare solo a sé stessa. Si alzò dal letto e cominciò a vestirsi.

«Dove stai andando?» le domandò il ragazzo con la tipica voce impastata di chi si è appena svegliato vedendola indossare la mantella.

«A salvare Trevor. So che avevo promesso che ti avrei aiutato a sconfiggere gli Originali, ma la situazione si è complicata. Emily è a piede libero nel corpo di chissà chi e io devo pensare alla mia famiglia. Prenderò Trevor e lo porterò lontano dal pericolo» gli spiegò fissandolo intensamente.

«Sei uscita fuori di senno?» chiese lui sbalordito «Non puoi semplicemente entrare in casa Mikaelson e prendere Trevor. Ti uccideranno»

«Devo tentare. Grazie a Caroline so come entrare e uscire dalla casa senza essere notata. Questa è la mia migliore possibilità. Devo sfruttarla»

Damon avrebbe voluto convincerla ad un ripensamento. Sapeva che era un piano pericoloso ma al posto della donna avrebbe fatto la stessa cosa. La comprendeva. Anche lui, nonostante tutto, avrebbe fatto qualsiasi cosa per la sua famiglia, per i suoi fratelli.

«È un addio allora?» disse infine.

«Si» rispose Rose tristemente «Klaus mi darà la caccia per aver liberato Trevor. Non potrò restare»

Il moro si alzò dal letto allacciandosi il lenzuolo in vita, la raggiunse e la baciò. Non c'era lussuria, solo affetto.

«Stai attenta» la ammonì non appena la lasciò andare.

«Lo sarò. E tu non farti ammazzare» replicò la donna.

«Ci proverò» rispose lui ammiccando sorridente. Ma il suo sorriso non durò a lungo.

«Avanti non essere triste» gli disse lei accarezzandogli la guancia «Sei così bello e affascinante che troverai un'altra amante non appena varcherai la soglia di questa casa»

«Bello e affascinante? Sei certa che riuscirai a starmi lontana?» scherzò prima di tornare serio «Non è una compagna di letto che mi mancherà. Anche se ci siamo divertiti parecchio» Rose acconsentì con il capo «Mi mancherà la mia amica»

«Lo so» Rose provava esattamente la stessa cosa. Gli diede un altro lieve bacio ed andò a salvare Trevor.

 

* * *

 

Jane venne svegliata dalla mano di una donna. Era solo grazie a Giuseppe Salvatore, che aveva intenzione di sfruttare le sue capacità, se non era stata cacciata dalla villa dopo aver liberato Emily.

«Cosa ci fate qui?» domandò alla persona che l'aveva strappata dalle braccia di Morfeo. Perchè lei si trovava nella sua stanza? Non riusciva a comprenderlo. Non erano amiche, si erano incrociate solo un paio di volte negli ultimi anni e lei non l'aveva mai considerata degna di attenzione, nonostante il passato che condividevano.

«Non essere così scontrosa con tua nonna bambina» la rimproverò lei.

«Nonna?» domandò Jane momentaneamente confusa. E così la potente strega Bennett aveva scelto il corpo di lei da possedere. Infondo aveva un senso. «Come avete fatto ad entrare qui?»

«Anche se possiedo un corpo che non è il mio sono ancora in grado di utilizzare la mia magia» rispose la donna. Sembrava offesa.

Ma Jane non ci fece caso. Contenta di aver finalmente ritrovato sua nonna si alzò dal letto per abbracciarla di slancio. Per qualche secondo Emily rispose all'abbraccio.

«Non c'è tempo per le smancerie bambina» la rimproverò allontanandosi dalla ragazza «Avremo tempo per ritrovarci una volta consumata la vendetta».

La giovane non era sicura che la vendetta fosse il percorso migliore da intraprendere, ma si fidava di lei. Era una delle streghe più potenti mai esistite, era saggia ed era sua nonna. Sicuramente sapeva qual era la scelta migliore.

«Cosa dobbiamo fare?» domandò sentendosi vuota per l'assenza delle braccia della donna a rassicurarla e proteggerla.

«È semplice. Ci serve il mio Grimorio per lanciare il Nectunt»

«È in possesso dei Mikaelson. Quando sono svenuta dopo averti liberata Rebekah l'ha preso»

«Dovremo trovare un modo per recuperarlo» affermò la donna con gli occhi ridotti a due fessure.

«Nonna? Cosa bisogna fare per attivare il Nectunt?» domandò timorosa Jane.

«Prima di tutto bisogna sciogliere un legame di vero amore per poter legare due anime»

«Potremmo utilizzare l'amore tra Caroline e Niklaus»

«No. Il sentimento deve essere provato da un umano verso un altro essere umano»

«Cos'altro serve?» Jane non voleva decisamente fare quell'incantesimo. Sapeva quanto la sua amica avesse sofferto per l'assenza della madre a causa dello scioglimento del loro legame d'amore.

«Dobbiamo legare un uomo a Niklaus per poterlo eliminare quindi serve un loro oggetto personale. Inoltre è necessario il sacrificio volontario di una persona per giustificare la morte dell'uomo collegato al vampiro in quanto niente è più potente del donare la propria vita per qualcun'altro. Infine sette persone dovranno essere uccise, in questo modo potrò attingere il potere dalla magia nera e completare il rituale»

A Jane girava la testa. Nove persone innocenti dovevano morire per poter uccidere un solo Originale. Quanta gente avrebbe sacrificato per eliminarli tutti quanti?

 

* * *

 

Rose era riuscita ad arrivare ai sotterranei di villa Mikaelson senza farsi vedere da nessuno. Non pensava sarebbe stato così semplice. Caroline le aveva detto che avrebbe avvertito la sua nuova famiglia del suo arrivo. Possibile che fosse una trappola? Non riuscì a trovare una risposta dal momento che, quando vide Trevor, la sua mente si svuotò di colpo per far spazio ad una gioia immensa. Era vivo, stava bene. Era comodamente sdraiato sul letto intento a leggere un libro. Come prigione non era male dovette ammettere la vampira osservando la luce entrare dalle finestre lunghe e basse e lo spazio elegantemente arredato.

Il rumore dell'apertura del pesante chiavistello di ferro richiamò l'attenzione del ragazzo.

«Rose» esclamò correndo verso di lei e abbracciandola quando finalmente aprì la pesante porta «Cosa ci fai qui?»

«Sono qui per salvarti, ovviamente» gli rispose osservando i suoi lunghi capelli castani e il fisico non molto alto ma slanciato.

«Stai rischiando troppo. Se ti trovano qui ti uccidono» era così bello rivederla, non poteva sopportare che le succedesse qualcosa per colpa sua. Per una stupida promessa fatta molti anni prima ad una sua antenata.

«Stai tranquillo. L'unica cosa importante è portarti in salvo»

«Perchè?» Trevor sapeva che la sua mentore era una donna di parola, ma aveva già rischiato la vita più di una volta per lui.

«So cosa stai pensando. Non è solo perchè avevo promesso a Charlotte di proteggere la sua discendenza. Ti voglio bene come ad un figlio. Ti considero mio figlio. E non lascerò che ti tengano prigioniero in attesa della tua eliminazione» gli disse comunicandogli quella verità con lo sguardo.

«Andiamo allora» rispose lui felice di quelle parole. La donna era stata più di un genitore per lui. Era stata un'amica, una maestra di vita.

Si precipitarono fuori dall'edificio facendo attenzione a non essere scoperti. Si trovavano nel giardino, vicino al cancello che delimitava la proprietà dei Mikaelson, vicino alla loro libertà, quando un gruppo di guardie li vide.

Prima che potessero fare un passo gli furono addosso. Rose strappò il cuore dal petto ad uno di loro e spezzò il collo ad un altro. Trevor grazie alla sua forza di licantropo riuscì a tenerne a bada un terzo, ma erano troppi e presto li avrebbero catturati.

«Vai» gli urlò la donna indicando la strada oltre le mura della tenuta.

«Non ti lascio qui» rispose lui.

Rose riuscì ad eliminare temporaneamente altre due guardie, ma presto si sarebbero riprese e sarebbero arrivati i rinforzi.

«Ascoltami» disse al ragazzo prendendolo per le spalle «Se veniamo catturati entrambi siamo spacciati. Se invece tu scappi io riuscirò a trattenerli in modo che non ti raggiungano. Mettiti in salvo e poi potrai salvarmi. Cerca Damon Salvatore, lui ti aiuterà. Ora vattene, veloce»

Trevor fece come gli aveva detto. Corse più veloce che poteva ripetendo quel nome nella mente. Si voltò indietro solo una volta. E quando lo fece vide Elijah che si avvicinava verso Rose.

L'Originale si era avviato verso il giardino udendo il trambusto e i classici rumori della lotta. La prima cosa che percepì fu l'odore di sangue e di donna. Con velocità sovrannaturale si precipitò verso di lei e le bloccò le braccia. Quando la guardò il suo cuore perse un battito.

«Rose» mormorò. Il suo corpo si era irrigidito, gli mancava l'aria. Non la vedeva da quasi quattro secoli, ed era sempre bellissima.

«Mi ucciderai?» gli domandò la vampira che si trovava nelle sue stesse condizioni. Improvvisamente si sentiva di nuovo fragile e umana.

«Cosa ci fai qui? Come hai fatto ad entrare?» non si sentiva così stordito e impotente da anni, da secoli, da quando l'aveva conosciuta.

Rose non rispose. Se lo avesse fatto avrebbe tradito Caroline e non era sua intenzione.

Durante la loro breve conversazione i vampiri a cui la donna aveva rotto il collo si erano ripresi ed erano andati a chiamare Niklaus. Loro due non si accorsero di niente fino a quando l'ibrido non richiamò la loro attenzione.

«Hai liberato il mio licantropo» esclamò in preda alla furia. Senza aggiungere una parola alzò il braccio, pronto per colpirla e staccarle la testa con un solo colpo.

«No» urlò Elijah bloccando il fratello «Non è conveniente ucciderla adesso. Prima dovremmo farle qualche domanda non credi? Dobbiamo scoprire come ha fatto ad eludere la sorveglianza e a liberare il suo amico».

C'era qualcosa di strano. Klaus non capiva come mai suo fratello stesse inventando delle buone ragioni per non punire quella vampira. La guardò meglio, la riconobbe e capì.

«La porterò nella cella di Trevor e lì resterà rinchiusa fino a quando non avrò deciso in quale modo dovrà pagare per quello che ha fatto» decise guardando il maggiore del Mikaelson. Prese Rose e, con finta gentilezza, la rinchiuse nella prigione.

 

* * *

 

Klaus camminava su e giù per la sua stanza. Era arrabbiato, infuriato. Non capiva come avesse fatto Rose ad entrare all'interno della casa, ma soprattutto non sopportava l'idea che non avesse più un licantropo pronto per l'uso. Aveva già il problema di Emily Bennett a cui pensare, non aveva tempo per cercare un altro lupo da utilizzare per liberare il suo lato di licantropo latente.

«Hey cosa sta succedendo?» gli chiese Caroline entrando nella stanza «Di sotto Elijah è in uno stato catatonico e tu, invece, non riesci a star fermo» si avvicinò a lui e fermò la sua camminata posandogli entrambe le mani sul torace muscoloso.

«Un vecchio amore di mio fratello, Rose, oggi si è introdotta nella villa ed ha liberato Trevor. E questo mi ha fatto un po', infuriare. Io non capisco come abbia fatto a passare inosservata con tutte la guardie che abbiamo» spiegò. Condividere con lei le sue emozioni lo faceva sentire più leggero.

La ragazza sentendo cosa era accaduto sbiancò di colpo. A Klaus non sarebbe piaciuto il ruolo che aveva avuto nella vicenda.

«Stai bene?» domandò l'ibrido preoccupato. Non si era mai interessato alla salute degli umani e non sapeva come comportarsi di fronte alle malattie. Se lei fosse stata malata non avrebbe saputo come prendersene cura.

«Sono stata io» proruppe confessando «Sono stata io a dire a Rose come entrare»

Klaus si allontanò bruscamente da lei. Aprì la bocca ma la richiuse subito dopo. Stava cercando di controllarsi, Caroline lo sapeva, ma non lo aveva mai fatto e fallì nel suo intento.

«Come hai potuto?» sbraitò. Si sentiva tradito. Si fidava ciecamente di lei e lei lo aveva tradito. Lo aveva ferito come nessun altro avrebbe potuto fare.

«Mi dispiace ma era l'unico modo che avevo per avvertire Damon in fretta ed evitare che aprisse il Grimorio e liberasse Emily. Volevo dirtelo, era quello il piano, dire a Rose come entrare e poi dirti subito quello che avevo fatto in modo che tu potessi fare qualcosa a riguardo, ma con tutta la faccenda di Emily che è stata liberata me ne sono dimenticata».

L'Originale tremava. Sentiva il bisogno di uccidere qualcuno. La bionda si avvicinò a lui tentando di calmarlo, di farsi perdonare spiegandogli le sue ragioni, ma lui la allontanò bruscamente. Temeva di farle male. Quando provava quella furia cieca e letale colpiva la prima creatura che gli capitasse a tiro e non voleva che in questo caso fosse la ragazza.

Corse fuori dalla stanza e dalla tenuta. Quello di cui aveva bisogno era una lunga caccia che gli permettesse di sfogare la sua rabbia. Una caccia lontana dal collo tenero ed invitante di Caroline.

 

* * *

 

Doveva vederla. Erano stati lontani per quattrocento anni e adesso si trovava nella sua stessa casa. A pochi passi da lui. Doveva vederla decise Elijah. Percorse quel breve tratto che separava il salone dai sotterranei e si avvicinò alla prigione con cautela.

«Sei comoda? Hai bisogno di qualche cosa?» le chiese quando si accorse della sua presenza.

«Sono in una cella. Per sentirmi comoda avrei bisogno della libertà» rispose lei con astio seduta sulla poltrona e leggendo il libro che Trevor non era riuscito a finire.

«Meglio in cella che morta» era questo tutto il riconoscimento che aveva per averle salvato la vita? Se non fosse intervenuto suo fratello l'avrebbe uccisa.

Rose non rispose. Sapeva che era solo grazie a lui se era ancora viva, ma non voleva ringraziare l'uomo che l'aveva abbandonata frantumandole il cuore.

«Cosa hai fatto in tutti questi anni?» domandò genuinamente curioso.

«Un po' questo un po' quello» girò una pagina del libro fingendo indifferenza.

«Trevor, è il tuo innamorato?» si era ripromesso di non pensarci, ma non poteva farci niente era geloso. Aveva rischiato la vita per quel licantropo, doveva tenerci molto.

«Non sono affari che ti riguardano» come osava porle una domanda del genere? Non aveva alcun diritto di immischiarsi nella sua vita sentimentale.

«Il ragazzo non mi è sembrato innamorato di qualcuno» continuò lui incapace di controllarsi, voleva una risposta.

«È come un figlio per me. Niente di romantico» gli rispose controvoglia. Non le piaceva che insinuasse che provasse un amore a senso unico.

«Sei innamorata di qualche altro uomo allora?» era più forte di lui. Non si era nemmeno accorto di quello che stava pronunciando fino a quando non l'aveva fatto.

«Perchè ti interessa così tanto?» non riusciva a comprendere perchè continuasse ad insistere sull'argomento.

Elijah non rispose. Rose non sopportava quel silenzio. Vederlo lì davanti in carne e ossa le riportò alla mente ricordi che aveva tentato in tutti i modi di seppellire. Così fu il suo turno di condurre l'interrogatorio.

«E tu? Cosa hai fatto in tutti questi anni?»

«Sai, un po' questo un po' quello» la imitò. Si guardarono e risero insieme.

«Seriamente, Rose» ricominciò l'Originale guardandola negli occhi «Cosa è accaduto dopo che...»

«Dopo che mi hai abbandonata in piena transizione?» finì lei per lui. La rabbia e il dolore cominciarono a riaffiorare.

«Dovevo» sembrava tormentato «io...»

«No. Non voglio nessuna spiegazione. Non mi interessa. Ora se non ti dispiace ho cose meno noiose da fare che discorrere con te».

Elijah si sentì uno sciocco. Per un secondo aveva creduto che le cose tra loro non fossero cambiate, che lei fosse ancora il suo paradiso e il suo inferno. Tentò di catturare il suo sguardo ma lei era troppo concentrata sul suo libro per prestargli attenzione. Amareggiato, dopo un paio di secondi, se ne andò.

Non appena chiuse la porta Rose alzò la testa dalla sua lettura e fissò il punto in cui il vampiro era sparito dietro la porta di ferro. Si sentiva triste, infelice, e si chiese come fosse possibile che, dopo tutti quei secoli, lui le facesse ancora quell'effetto.

 

* * *

 

Era notte fonda ma di Klaus non c'era ancora nessuna traccia. Caroline lo stava aspettando nella loro camera da ore ed era preoccupata. Si rigirò nel letto ancora una volta. Forse Emily gli aveva fatto del male, magari era stato Giuseppe. O, forse, il suo tradimento l'aveva ferito a tal punto che non voleva più vederla. Una fitta al petto la colpì facendola tremare. Era così? Non la voleva più? No, non l'avrebbe permesso. Non gli avrebbe permesso di scappare da lei senza che le avesse dato l'opportunità di farsi perdonare.

Si alzò dal letto. Era troppo agitata per rimanere sdraiata in attesa del suo ritorno. Una camminata le avrebbe fatto bene.

Quando arrivò vicino al salone vide la luce delle fiamme del camino e le sentì scoppiettare. Probabilmente anche Elijah era ancora sveglio ma non voleva disturbarlo.

«Venite pure Caroline. Un po' di compagnia gioverà a entrambi» le disse l'uomo accortosi della sua presenza dietro la porta.

Quando entrò lo vide seduto davanti al fuoco con un bicchiere di bourbon in mano.

«Non riuscite a dormire?» domandò invitandola a sedere di fronte a lui. Le offrì un bicchiere di liquore ma lei rifiutò.

«No. Sono preoccupata per Klaus. Lui, non è ancora tornato» confessò abbassando lo sguardo. Era sicura che il fratello del suo innamorato avesse involontariamente sentito la loro discussione.

«Non avete nulla da temere cara ragazza. Niklaus è l'essere più potente sulla terra, nessuno può fargli del male» nessuno tranne voi, pensò il vampiro.

«E voi? Anche voi non riuscite a dormire?» chiese Caroline spostando l'attenzione da sé stessa.

«Purtroppo è così. Cupi pensieri occupano la mia mente» disse pensando alla bella Rose che dopo tutti quegli anni aveva risvegliato in lui emozioni sopite da tempo.

La ragazza non indagò oltre. Lo avrebbe fatto se, una volta sventata la paura per la vita di Klaus, i suoi pensieri non si fossero concentrati su un nuovo timore. Era giovane e inesperta ma era a conoscenza che molti uomini, anche sposati, trascorrevano molte delle loro notti in squallidi bordelli. Era quello il motivo dell'assenza dell'ibrido? In questo momento si trovava nel letto di qualche altra donna? Sapeva che la maggior parte delle volte le mogli tolleravano questi comportamenti, ma lei non lo avrebbe fatto. Anche se in realtà non era sua moglie. Allora cos'era? Un passatempo? Aveva ragione Stefan? Lui l'avrebbe usata e una volta stanco di quel giocattolo l'avrebbe gettata via? No, si disse, mi ama e non mi farebbe una cosa del genere. Lui vuole solo me. Ma se si stesse sbagliando?

«Non vorrei sembrarvi indiscreto, ma mi piacerebbe sapere a cosa sono dovute quelle rughe sulla vostra fronte» le domandò Elijah riscuotendola da quel turbine di congetture.

«Vedete, mi chiedevo se» cominciò una Caroline imbarazzatissima. In altre circostanze non avrebbe risposto ma se c'era qualcuno che conosceva Klaus e poteva dirle cosa stesse succedendo era il maggiore dei Mikaelson «Se vostro fratello non fosse tornato a casa perchè si trova in una casa di piacere, in compagnia di un'altra donna»

«Niklaus non ha mai frequentato quei luoghi. Nessuno di noi lo ha mai fatto. Siamo uomini estremamente fedeli alle nostre donne» la tranquillizzò sorridendo.

La ragazza non aggiunse altro. Restarono in silenzio per un po', entrambi immersi nei loro pensieri.

«È felice con voi, Caroline. Lo rendete felice come non è mai stato prima d'ora» le spiegò Elijah guardandola negli occhi. Le era grato per la serenità che stava portando nella vita di suo fratello. Era una ventata d'aria fresca per tutti loro.

«Ho commesso un errore che forse non mi perdonerà mai» disse lei con voce tremante «So quanto per Kluas conti la fiducia e aiutando Rose io l'ho tradito. Sono stata così sciocca. Mi sono dimenticata di avvertirlo. Come ho potuto dimenticare una cosa così importante?»

«Non colpevolizzatevi. Avete fatto la cosa che ritenevate più giusta per il bene di noi tutti. Presto lo capirà anche Nik»

«Vi ringrazio Elijah» gli disse riconoscente.

«Inoltre portando Rose da noi avete reso me un uomo più felice» le confidò.

Passarono il resto della notte immersi nel passato di Elijah e nel racconto della sua storia d'amore.

 

* * *

 

C'era sangue ovunque. Sul pavimento, sui muri, sui vestiti.

Klaus non mangiava così tanto da moltissimo tempo. Non scatenava quella furia da quando Caroline era entrata nella sua vita.

Guardandosi intorno non vide altro che cadaveri dissanguati. Aveva brutalmente ucciso un'intera famiglia. Più di una. Aveva massacrato un intero villaggio nei pressi di Mystic Falls.

Intorno a lui c'era solo morte. Si sentì vuoto e freddo nonostante fosse pieno di sangue, sangue di innocenti. Nelle orecchie sentiva ancora rimbombare le urla delle sue vittime.

L'unica cosa che desiderava era tornare a casa tra le braccia della sua Caroline e perdersi dentro di lei. Dimenticare tutto all'infuori di loro due. Ma non poteva, lei lo aveva tradito.

Si prese la testa tra le mani confuso. Una parte di lui, quella più umana gli diceva di lasciar perdere l'orgoglio e di perdonarla, che infondo aveva agito per proteggere lui e la sua famiglia, ma quella parte più animale e immortale gli diceva che doveva essere punita per il suo affronto.

Per un secondo, un solo secondo, nella sua mente affiorò l'immagine della sua vendetta su di lei. Caroline stretta ed urlante tra le sue braccia che gli domandava pietà e lui che, senza scrupoli, continuava a morderla fino a lasciarla quasi senza vita.

Si alzò di scatto e fu colto da un conato di vomito. Lui non voleva che soffrisse, specialmente per causa sua. Come aveva potuto pensarlo anche se per un solo istante? Lui l'amava. L'amava più di sé stesso. Era tutto quello che aveva.

Si guardò nuovamente intorno e quello che vide fu solo sangue e morte, lo specchio della sua anima. Guardò le sue mani e vide soltanto l'essenza rossa della vita che aveva strappato a quelle persone. Era un mostro. Un abominio. Non meritava la luce, non meritava l'amore di una creatura meravigliosa come Caroline. Ma non aveva la forza per lasciarla andare.

Sarebbe tornato da lei. E se le avesse fatto del male? Se avesse vinto quella parte di lui che gli diceva di punirla? Aveva paura. Paura che non sarebbe riuscito a trattenersi.

Non poteva tornare da lei, non ancora. Non quella notte.





Scusate se non mi dilungo ma vado di fretta. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. ringrazio tutte le persone che leggono la storia, che commentano e che mi hanno aggiunta tra le scrittrici preferite. Fatemi sapere cosa ne pensate un bacione a presto :D

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Capitolo 13
*** ALLEANZA ***


ALLEANZA

 

Klaus tornò a casa quando il sole era già alto nel cielo. Si sentiva sfinito. L'unica cosa che desiderava in quel momento era concedersi un bel bagno caldo per lavare via il sangue, che gli colorava il corpo, e le sue emozioni.

Aprendo la porta della sua camera capì che non sarebbe stato così semplice ottenere quello che voleva.

Caroline lo stava aspettando seduta sul bordo del grande letto. Non riusciva a capire se aveva più voglia di strozzarlo o di abbracciarlo. Quando lo vide entrare ricoperto di sangue saltò giù dal materasso e rimase impietrita.

«Cosa è successo?» gli domandò con occhi sbarrati. Klaus non rispose.

«Sei ferito?» aggiunse avvicinandosi a lui. Gli tastò le braccia muscolose, il petto e il viso per assicurarsi che stesse bene.

«Non è sangue mio» disse lui infine con sguardo assente.

La braccia della ragazza ricaddero lungo i fianchi. Era il sangue delle sue vittime quelle? Ne era completamente ricoperto. Quante persone aveva ucciso quella notte?

Di fronte all'espressione attonita e spaventata di Caroline l'ibrido si sentì morire. Allungò una mano verso il suo viso incorniciato dai riccioli biondi, ma lei indietreggiò di un passo.

Klaus si infuriò. Lo stava giudicando. Come si permetteva, lei una bambina, di giudicarlo? Voleva nuovamente punirla. Forse era tornato da lei troppo presto. Nonostante la detestasse in quel momento aveva ancora paura di farle del male.

«Per questo non sei tornato a casa questa notte? Perchè stavi uccidendo delle persone innocenti?» gli domandò Caroline con voce tremante. Si sentiva una stupida. Si era anche preoccupata della sua incolumità quando avrebbe dovuto temere per la vita degli altri.

«Questo» rispose l'Originale indicandosi «È quello che sono» e tu lo sapevi, aggiunse mentalmente, lo sapevi dalla prima volta che ci siamo incontrati.

La lasciò lì a ragionare sulle sue parole e andò a fare quel bagno caldo. Chiuse la porta appena in tempo per evitare che il vaso, che la ragazza gli aveva lanciato, lo colpisse.

 

* * *

 

Damon aveva trascinato suo fratello in una locanda nonostante non fosse l'ora adatta per riempirsi di birra. Non erano soliti bere al mattino, ma Stefan aveva bisogno di svagarsi e di allontanare la mente dal pensiero fisso di Caroline.

Erano al terzo giro quando un ragazzo mediamente alto e con dei lunghi capelli castani li interruppe.

«Siete Damon Salvatore?» domandò rivolto al moro

«Chi lo cerca?» rispose Stefan guardingo

«Trevor Campfield» disse il giovane con un piccolo inchino

«Trevor? Il licantropo amico di Rose?» Damon posò il boccale di birra e concentrò la sua attenzione sullo sconosciuto che gli si parava di fronte.

«L'hanno presa mentre mi salvava» spiegò saltando i convenevoli. Non aveva tempo per quelli, voleva aiutarla il prima possibile. Il maggiore dei Salvatore sentito l'accaduto imprecò sonoramente.

«Come avete fatto a trovarci?» indagò Stefan. A differenza del fratello poteva permettersi un atteggiamento distaccato e più razionale.

«È stata Rose a dirmi di cercarvi poco prima che venisse catturata. Per il resto mi è bastato domandare di voi in piazza»

«Avete fatto bene a venire da me. Farò il possibile per tirarla fuori da casa Mikaelson» la mente di Damon stava già lavorando su un possibile piano.

«Sei deciso a salvarla?» gli chiese il fratello

«Si»

«Allora c'è solo una cosa che possiamo fare per soccorrerla senza farci ammazzare» guardò entrambi gli uomini di fronte a lui «Un accordo con Klaus»

«Che genere di accordo?» domandò il moro basito. Non era da Stefan scendere a patti con un vampiro, specialmente se quello aveva una storia con la donna per cui aveva perso la ragione.

«Collaborare per eliminare Emily Bennett»

«Come farebbe la morte di questa donna a garantire la libertà di Rose?» Trevor faticava a seguire il discorso.

«Chiederemo la sua liberazione come pegno di fiducia e alleanza» spiegò il cacciatore castano.

«E tu saresti disposto a collaborare con Klaus per salvare Rose?» Damon ancora non capiva cosa spingesse suo fratello ad agire in quella maniera.

«E salvare te, fratello. Ti conosco e ti faresti ammazzare se agissi da solo»

«Dimentichi che io conosco te, fratello» disse imitando il modo in cui gli aveva parlato «Non proporresti un accordo con i Mikaelson solo per impedire le mie azioni avventate»

«Hai ragione, infatti lo farei anche per eliminare Emily Bennett. Neutralizzarla è una priorità assoluta considerando che vuole uccidere le famiglie fondatrici di cui noi e Caroline facciamo parte».

Ora Damon aveva capito qual era il vero motivo che lo spingeva ad un accordo. Aveva biondi capelli e magnifici occhi azzurri.

«Trevor credo fareste meglio ad andare a casa di Rose. Non è sicuro per voi farvi vedere in giro. Vi raggiungerò io quando avrò delle notizie» gli disse come raggiungere la casa e il licantropo si congedò.

«Non abbiamo bisogno di loro per eliminare la strega» esclamò rivolto al fratello. Voleva verificare se la sua teoria fosse corretta.

«Hai ragione, ma con l'aiuto degli Originali sarà molto più facile ed è più probabile che nessun innocente rimanga coinvolto»

«Non mi convinci. Tu odi i vampiri. E più di tutti odi Klaus. Dimmi la verità, perchè vuoi collaborare con loro?» se non avesse ammesso i suoi sentimenti l'avrebbe scosso fisicamente fino a farlo parlare.

«Mi manca, Damon» sussurò Stefan prima di ingurgitare un generoso sorso di birra.

«La ami davvero» affermò il moro. Non capiva come fosse successo, non aveva mai notato sentimenti di natura romantica tra i due. Immaginò che la situazione per suo fratello fosse cambiata nei due anni in cui era stato in Europa.

«Sarò dalla tua parte Stef. Ti aiuterò in quest'alleanza»

 

* * *

 

Dopo pranzo i fratelli Salvatore si recarono alla tenuta dei Mikaelson. Erano tutti seduti davanti al camino e l'atmosfera era tesa, fredda. Specialmente tra Klaus e Caroline.

«È un piacere vedervi» disse Elijah appena entrarono nel salone «A cosa dobbiamo questo onore?»

«Vorremmo fare un patto, un'alleanza per sconfiggere Emily Bennett» affermò Damon chiarendo subito cosa aveva in mente «Ciao bambolina» aggiunse dopo facendo l'occhiolino alla bionda.

«Tu sei d'accordo?» domandò lei incredula a Stefan. Come il moro prima di lei non riusciva a capacitarsi di quel cambiamento. L'ultima volta che si erano visti non l'aveva nemmeno guardata.

«È stata una mia idea in realtà» spiegò il cacciatore dagli occhi verdi fissandola con calore. Caroline andò da lui e lo abbracciò. Egli trovandosela tra le braccia chiuse gli occhi e la tenne stretta.

«Quindi non mi odi più» concluse la giovane. Stefan scosse la testa incapace di parlare. Lei sciolse l'abbraccio del ragazzo che considerava il suo secondo fratello, lo prese per mano e lo portò sul divano dove si sedettero vicini.

Klaus seguì tutta la scena con rabbia crescente. Quel ragazzino era innamorato della sua donna e lui stava impazzendo di gelosia. Trattenne a stento un ringhio bestiale. Se avesse posato di nuovo le mani su quello che gli apparteneva gliele avrebbe tagliate.

«Mi sembra un'ottima idea. Insieme sarà facile sconfiggerla» riconobbe Rebekah più per distrarre l'ibrido dai suoi pensieri omicidi che per il desiderio di complimentarsi con i cacciatori.

«Stabilito questo abbiamo una richiesta, potete considerarlo un gesto di collaborazione» disse Damon sottolineando con le mani le sue parole «Vorremmo che liberaste Rose».

Elijah si irrigidì visibilmente. Non sapeva che la conoscessero. Non sapeva che fossero amici. Perchè erano solo amici vero?

«Va bene» acconsentì distrattamente Klaus ancora preso da Stefan che sedeva troppo vicino a Caroline per i suoi gusti.

«Perfetto. Andiamo a tirarla fuori dall'angolo in cui l'avete relegata allora» propose il moro sollevato.

«Ti accompagno io» disse il maggiore dei Mikaelson bloccando Rebekah che si stava alzando per andare a liberare la sua vecchia amica. Avrebbe verificato quale relazione intercorreva tra i due.

 

* * *

 

Quando Rose vide Damon, scortato da Elijah, non riuscì a trattenere un sorriso. Dall'espressione che abitava il volto di lui doveva essere lì per aiutarla. Sapeva che avrebbe potuto contare suo amico umano.

Il vampiro, al contrario, ero scuro in volto e rimase fermo sulla soglia della stanza analizzando attentamente ogni movimento, ogni gesto, ogni parola dei due.

Damon aprì la pesante porta di ferro circondata da sbarre e l'abbracciò facendole sollevare i piedi da terra.

«Sei venuto qui per liberarmi? Hai corso un grande rischio» disse Rose sfuggendo alle labbra del moro. Non le sembrava giusto baciarlo davanti ad Elijah.

«Sai» cominciò lui accontentandosi di posarle un casto bacio sulla guancia «Ho cercato un'altra amante ma nessuna mi convinceva quindi ho pensato di venire a farti visita».

Rose gli tirò un lieve pugno sulla spalla ma la sua espressione ammiccante la fece ridere.

Elijah si sentì come se un masso gli fosse precipitato addosso rompendogli ogni osso del corpo. Quindi erano amanti? Oppure lo erano stati? Il ragazzo stava forse usando un modo macabro di scherzare? O parlava sul serio quando la definiva la sua amante? Ogni sua certezza era stata distrutta. Solo di una cosa era sicuro, quell'alleanza era stata un errore. Detestava profondamente Damon Salvatore. Avrebbe voluto annullare quel patto ma non poteva farlo. Era un uomo d'onore e doveva rispettare la parola data.

«Trevor?» domandò Rose preoccupata.

«Non preoccuparti, è al sicuro. L'ho incontrato questa mattina e gli ho detto di stabilirsi a casa tua. Stai tranquilla» lei per tutta risposta annuì con convinzione.

L'Originale fremette di gelosia. Gli aveva creduto ciecamente senza fargli neanche una domanda per accertarsi che il suo pupillo stesse davvero bene. Senza contare che non l'avevano mai considerato, come se lui fosse invisibile. Certo, erano troppo presi a guardarsi negli occhi per fare caso a lui.

Si appoggiò elegantemente contro lo stipite della porta deciso a domandare a quei due delle delucidazioni sul loro rapporto, ma non riuscì nemmeno a socchiudere la bocca.

«No» lo bloccò Rose immediatamente «Non dire una parola. Non sono affari che ti riguardano»

«Benissimo» si arrese il vampiro prima ancora di cominciare la partita «Vogliamo andare?» indicò l'uscita e seguì gli altri due fuori dalla prigione.

 

* * *

 

Erano tutti riuniti intorno al tavolo imbandito di cibo e bevande ma nessuno toccò niente essendo troppo impegnati nell'escogitare un piano per pensare a riempirsi la pancia.

«Emily Bennett ha legato la sua anima al Grimorio per questo è ancora viva. Per ucciderla dovremmo distruggere il libro» spiegò Rebekah unendo le mani sul tavolo.

«Allora distruggiamolo» esclamò Stefan. Cosa aspettavano quei succhiasangue?

«Non è così semplice» ribattè la vampira bionda «È protetto da un incantesimo. Abbiamo già provato di tutto, l'abbiamo bruciato, strappato, squarciato ma lui torna intatto, come nuovo. Dovremmo disfare l'incantesimo di protezione, ma solo la strega che lo ha creato lo può fare. Quindi questa non è un'opzione»

«Come fai a sapere tutte queste cose?» domandò Damon sorpreso. Sembrava un'enciclopedia sulla stregoneria.

«Mia madre era una strega e lo sarei stata anche io se non mi fossi trasformata in un vampiro. Quando ero umana avevo già iniziato ad imparare le fondamenta della magia»

«Dobbiamo scoprire in quale corpo è ed ucciderla. Potrà farlo Klaus. A quanto pare per lui la vita umana non ha nessun significato» Caroline non riuscì ad evitare di lanciare una frecciatina all'ibrido mentre cercava una soluzione alternativa.

«Hai ragione non ce l'ha. Ma questo lo sapevi anche prima di conoscermi» rispose l'Originale con finta gentilezza. La rabbia e l'irritazione provata quella mattina stavano tornando a galla al fianco della gelosia verso il piccolo Salvatore.

«Caroline, Klaus» li riprese Elijah «Credo sia meglio per tutti se rimandate il chiarimento a più tardi, in privato» i due litiganti, sentendosi come dei bambini sgridati dopo una marachella, si appoggiarono allo schienale delle loro sedie e stettero in silenzio.

«Uccidere il corpo che ospita Emily funzionerebbe? Morirebbe anche lei?» chiese Rose tornando all'argomento principale.

«Non sapevo che tu fossi inclusa nel piano» disse Klaus spostando i suoi sentimenti poco benevoli verso la vampira.

«Ogni aiuto può esserci utile» il maggiore dei Mikaelson prese immediatamente le difese della donna. Suo fratello con un sorriso mesto alzò le mani in segno di resa.

«Sarebbe inutile» rispose Rebekah a Rose «Salterebbe nel corpo di un'altra persona dal momento che la sua anima è legata al Grimorio»

«Tutto questo ci riporta al libro magico che non può essere distrutto» affermò Damon traendo le conclusioni.

«Cosa mi dici delle discendenti di sangue?» domandò Caroline colta da un'intuizione.

«Cosa intendi?» Klaus si sporse verso l'altra parte del tavolo dove sedeva lei.

«Mi stavo chiedendo se una discendente di sangue possa spezzare l'incantesimo fatto da Emily» spiegò la ragazza guadagnandosi l'ammirazione dell'ibrido. In quel momento si ricordò perchè l'amava tanto.

«Dipende dall'incantesimo. Ogni incantesimo è unico. Possiamo provare» commentò Rebekah «Si, potrebbe funzionare» aggiunse sorridendo.

«Non vorrei distruggere questo clima di fiducia e speranza. Ma non funzionerà mai» proruppe Damon.

«La potenziale strega ha appena sostenuto il contrario» lo contraddisse il fratello.

«Peccato che l'unica discendente Bennett in vita sia la piccola Jane. Non collaborerà mai con noi. È dalla parte di Emily» spiegò il moro.

«Se solo le potessi parlare sono sicura che la convincerei a collaborare con noi» asserì Caroline.

«Io sono dalla tua parte Care» cominciò Stefan con somma irritazione di Klaus «Ma come farai ad incontrarla? Tu non puoi avvicinarti a casa Salvatore altrimenti mio padre ti ucciderebbe e Jane non fa un passo senza la sua supervisione»

«Già, il vecchio Giuseppe si illude di poterla controllare» disse con disprezzo Damon.

«Organizziamo un concerto a casa Mikaelson. Giuseppe Salvatore ama la musica quindi parteciperà e porterebbe con sé Jane Bennett. Caroline non correrebbe nessun rischio, non alzerebbe un dito su di lei circondato da una folla di gente. Inoltre avremmo modo di scoprire quale corpo ospita Emily» propose Rose.

«Brillante» commentò Elijah. Persino Klaus accennò ad un sorriso.

«L'idea non è male ma casa nostra non va bene» spiegò l'ibrido «Qui custodiamo il Grimorio. Non è sicuro ospitare tanta gente, non potremmo controllarla tutta»

«Usiamo casa Forbes. Sono sicura che mia madre sarà d'accordo ad aiutarci. Odia Emily tanto quanto noi» disse la bionda.

«Sei sicura?» le chiese Stefan con apprensione «Non sarà facile per te tornare nella casa d'infanzia»

«Starò bene» lo rassicurò lei «Avrò tutti voi a sostenermi» involontariamente il suo sguardo si posò su Klaus. Sarebbe stato lì per lei? Voleva un assassino al suo fianco? Lui ricambiò il suo sguardo con dolcezza capendo quale sforzo sarebbe stato per lei tornare in quel luogo. Davanti ai suoi occhi blu Caroline divenne più confusa di prima.

«È deciso allora» esclamò Elijah rompendo quel momento di intimità «Abbiamo un piano»

 

* * *

 

Dopo cena e un caldo abbraccio da parte di Caroline i fratelli Salvatore tornarono a casa.

Klaus assistette ai saluti rimanendo in disparte. Voleva chiarire la situazione con la ragazza e l'avrebbe fatto non appena gli ospiti se ne fossero andati se la bionda non gli fosse passata di fianco andando oltre, senza nemmeno guardarlo.

La seguì fino alla loro camera e chiuse la porta per ottenere una parvenza di privacy in una casa abitata da vampiri con l'udito sovrannaturale.

«Cosa stai facendo?» domandò lui osservando Caroline arraffare cuscini e coperte dal mobile e dal letto.

«Non voglio dormire con te questa notte. Dormirò sul divano» spiegò lei senza smettere di raccogliere quello che le serviva.

«Perchè ho ucciso qualcuno? Non è la prima volta» le fece notare con voce dura.

«Perchè l'hai fatto?» finalmente lo guardò negli occhi fermandosi «Non era necessario»

«Ero infuriato. Meglio loro che tu» adesso nei suoi occhi brillava la rabbia.

«Mi avresti fatto del male?» chiese lei sbalordita. Non l'aveva mai considerato un pericolo per la sua vita.

«Avrei voluto, si. Ma non l'ho fatto» come sempre le disse la verità. Non voleva mentirle, desiderava che lo amasse per quello che era realmente.

«No, hai solo massacrato un intero villaggio» ribattè lei alzando la voce.

«Sono un vampiro, un ibrido, Caroline. È una cosa normale» ora anche lui stava urlando esasperato dalla situazione.

«Elijah non lo avrebbe mai fatto» era la cosa sbagliata da dire e la ragazza si pentì subito delle sue parole.

«Non essere così sciocca da farti abbindolare dai suoi modi raffinati. È un assassino come tutti noi. Non hai idea delle vite che ha tolto» sibilò scatenando la gelosia per suo fratello.

«Tutti noi?» sbraitò lei senza riuscire a contenersi «Io non ho mai ucciso nessun innocente. E nemmeno Damon o Stefan...»

«Stefan? È di lui che si tratta allora. Certo torna a parlarti e tu cosa fai? Cadi tra le sue braccia» Klaus non avrebbe voluto toccare l'argomento ma non poté farne a meno.

«Sei assurdo e non intendo continuare questa conversazione» quella frase l'aveva presa talmente alla sprovvista da farla smettere di urlare.

«Perchè no. Hai paura di tradirti e dimostrare che ricambi i suoi sentimenti?» continuò l'ibrido manifestando la sua paura.

«Quali sentimenti? È come un fratello per me, alla pari di Damon. Vuoi suggerire che provo qualcosa di romantico anche per lui adesso?» era tornata ad usare un volume di voce molto alto.

«Non insultare la tua intelligenza facendo finta di non capire» le disse puntandole il dito contro. Caroline fece spallucce, scosse la testa e lo fissò in modo interrogativo.

«È innamorato di te» affermò Klaus brutalmente.

«Non essere ridicolo» la ragazza riprese i cuscini che erano caduti nell'impeto del litigio e si avviò verso la porta. Ma l'Originale le si parò davanti e glieli tolse di mano.

«Non disturbarti, dormirò io sul divano. Dio non voglia che ti venga il mal di schiena e non possa precipitarti dal tuo prezioso Stefan domani».

In un secondo se ne andò. Caroline rimasta sola lanciò un urlo di esasperazione.

 

* * *

 

Elijah aveva accompagnato Rose in una delle stanze del palazzo.

«Ripetimi ancora una volta perchè non posso tornare a casa mia» chiese la vampira alzando gli occhi al cielo. Voleva andare da Trevor, ritrovare la sua privacy e soprattutto allontanarsi dal maggiore dei Mikaelson.

«Klaus non si fida di te e vuole tenerti sott'occhio» le rispose l'Originale celando il maggiore dei motivi, voleva averla vicino.

«È l'unico motivo?» domandò Rose maliziosamente. Lo conosceva bene, forse meglio di chiunque altro ed era facile per lei indovinare quali pensieri albergassero la sua mente. Elijah non rispose e cambiò argomento.

«Quindi, Damon» ci pensava dal tutto il giorno ed era una liberazione poter dar voce alle sue riflessioni.

«Cosa vorresti sapere di preciso?» voleva sentir pronunciare quello che già sapeva.

«Sembravate intimi» spiegò cautamente.

«Lo siamo» replicò lei duramente. Elijah strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche.

«La vostra è una relazione seria?» perchè doveva farsi del male chiedendoglielo? Ma non poteva farne a meno, doveva sapere.

«Non sono affari che ti riguardano»

«Lo so» esclamò lui infastidito dell'elusione di lei «Non mi dici altro»

«Non ti meriti nessun'altra risposta» specificò lei con tono perfettamente controllato.

«Sei ancora arrabbiata con me, dopo tutti questi anni» ragionò ad alta voce il vampiro. Rose serrò le mascelle.

«Perchè?» le chiese con rinnovata fiducia. Forse provava ancora qualcosa per lui «Dopo quattro secoli avresti dovuto smaltire il risentimento nei miei confronti»

«Risentimento? Pensi che io provassi risentimento verso di te quando te ne sei andato abbandonandomi al mio destino? Io ti odiavo» rispose lei perdendo ogni briciolo di freddezza e calma.

«Non ti ho abbandonata, ho lasciato Charlotte con te per aiutarti...» cominciò a spiegarle i motivi che lo avevano spinto a quel comportamento ma non lo lasciò terminare.

«Grazie tante per la tua premura» il tono cordiale anche se un po' tremante.

«Buona notte» gli disse sbattendogli la porta in faccia e bloccando le sue parole ancora una volta.

 

* * *

 

Jane sedeva sveglia nel letto attendendo l'arrivo di sua nonna. Dalla prima volta che era andata a farle visita si vedevano di nascosto tutte le notti per esercitarsi negli incantesimi.

«Eccomi bambina, sbrighiamoci abbiamo poco tempo» disse Emily nel corpo di lei sbucando dal nulla. Da una sacca tirò fuori il necessario per effettuare qualche incantesimo.

«Non capisco nonna, perchè l'incantesimo devo farlo io?» domandò Jane confusa. Tutto quell'esercizio era necessario per rendere la giovane Bennett più forte così da essere in grado di eseguire il Nectunt.

«Sono troppo debole. Dopo aver passato dieci anni immobile, senza praticare la magia ho perso buona parte dei miei poteri» le spiegò la donna. Odiava non essere più la strega forte che era un tempo, anche se possedeva ancora qualche asso nella manica.

«Non sono sicura di poterlo fare. Uccidere tutte quelle persone» affermò Jane scuotendo la testa in preda ai ripensamenti.

«Devi fidarti di me, bambina» replicò Emily stringendole le mani «Consumata la nostra vendetta potremo vivere insieme. So quanto ti sei sentita sola e spaventata in tutti questi anni, ma non sarà più così. Io starò con te per sempre, tutta quella sofferenza finirà»

«Dove troveremo sette persone da sacrificare? E come faremo senza il Grimorio?» la giovane non era ancora completamente convinta, ma le parole della nonna l'avevano tranquillizzata.

«Non devi preoccuparti del Grimorio, conosco a memoria ogni incantesimo racchiuso al suo interno. Non è quello il motivo per cui lo rivoglio. E per quanto riguarda le sette persone, al prossimo evento mondano ne avremo più che a sufficienza»

 

* * *

 

Anche quella notte Elijah non riusciva a dormire per colpa di Rose. Era tutto inutile. Avrebbe assunto del sonnifero se il suo corpo da vampiro non lo avesse smaltito eliminandone completamente l'effetto. Forse leggere un buon libro gli avrebbe giovato.

Andò in biblioteca e trovò suo fratello sdraiato sul divano a pancia in su, con gli occhi spalancati che fissava il soffitto.

«Cosa ci fai qui?» gli domandò confuso «Perchè non sei a letto con Caroline?»

«Non hai sentito la nostra discussione?» lo stava forse prendendo in giro? Avevano urlato così tanto che anche gli umani dovevano averli sentiti.

«No, ero impegnato in un'altra chiacchierata inconcludente con Rose» spiegò il vampiro castano. Era stato così preso dalla bella vampira da non accorgersi di niente.

«Dopo tutti questi anni ti da ancora filo da torcere vero?» affermò Klaus con un sorrisino impertinente. Le disavventure del fratello lo divertivano.

«Disse l'uomo costretto a dormire sul divano» commentò l'altro versandosi un bicchiere di bourbon.

«Divertente» borbottò l'ibrido tornando a guardare il soffitto.

«Partita?» domandò Elijah indicando gli scacchi.

«Perchè no, tanto non credo che riuscirò a dormire questa notte» acconsentì, avrebbe fatto qualsiasi cosa per smettere di pensare a Caroline.

«La situazione si aggiusterà tra di voi, Nik. Vi amate» cercò di confortarlo il maggiore dei Mikaelson.

«Stai parlando di me o di te?» investigò alzando un sopracciglio.

«Stai zitto» replicò Elijah sorridendo contagiato dal sorriso sornione del fratello.

Sentirono dei rumori al piano di sopra. Caroline e Rose erano in camera di Rebekah. Avrebbero passato la notte nella stanza della sorella.

I fratelli si guardarono e lessero l'uno nell'espressione dell'altro la stessa consapevolezza, quelle donne sarebbero state la loro rovina.

 

 

 

Ecco qua il 12 capitolo. Vi è piaciuto? Cosa ne pensate?. Finalmente sono riuscita ad aggiornare senza ritardi XD.  
Grazie a tutte le persone che seguono la mia storia e soprattutto a quelle che lasciano delle recensioni facendomi sapere cosa ne pensano.
Un bacione a presto ;D

 

 

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Capitolo 14
*** TERREMOTI ***


TERREMOTI

 

Il sole le penetrava nelle ossa riscaldandole la pelle. Caroline aveva avuto così freddo nelle ultime due settimane che questo cambiamento la tramortì. Il gelo si era impossessato di lei da quando, il mattino dopo quella serata tra ragazze, aveva scoperto che i fratelli Mikaelson avevano raggiunto una delle loro piantagioni di cotone in Georgia per risolvere dei problemi causati da alcuni soldati yankee.

Quel pomeriggio, a casa Forbes, finalmente ci sarebbe stato il concerto che le avrebbe permesso di parlare con la sua più vecchia amica, Jane Bennett.

Sdraiata nel giardino della villa con Rebekah e Rose, stava aspettando che i fratelli Salvatore arrivassero per recarsi tutti insieme alla tenuta della sua infanzia. Anche Elijah e Klaus stavano per arrivare. Avevano comunicato che sarebbero tornati in tempo per attuare il loro piano. Forse era quella la causa del calore che sentiva la ragazza, dopo quindici lunghi giorni avrebbe rivisto il suo Originale.

Il rumore degli zoccoli e di una carrozza in avvicinamento la destò dai suoi pensieri. Le mani cominciarono a sudarle e il cuore battè più veloce.

Quando la vettura con lo stemma dei Mikaelson si fermò davanti a lei sperò che le gambe non le cedessero.

Klaus era lì. Si ergeva davanti a lei in tutto il suo splendore. I loro occhi si incontrarono e Caroline sentì ogni molecola del suo corpo rinascere, riempirsi di vita. Le era mancato terribilmente.

Non appena l'ibrido posò i suoi occhi sulla bionda un solo pensiero si concretizzò nella sua mente, casa. Era tornato a casa. Provava il forte impulso di fiondarsi da lei e stringerla fino a toglierle il fiato ma dovette controllarsi, non sapeva se l'avesse perdonato per aver massacrato un intero villaggio.

«Ciao» fu tutto quello che le disse. Avrebbe voluto dirle una marea di cose ma i suoi occhi azzurri così limpidi e sinceri gli mozzarono le parole e il fiato in gola.

«Ciao» rispose lei ugualmente abbagliata dalle profondità blu di lui. Adesso non tremava più. Non era la forza di gravità a tenerla ancorata al suolo ma lui, il modo in cui la guardava, come se fosse la cosa più importante della sua vita.

«Buon giorno anche a te fratello» Rebekah ruppe la magia di quel momento riportandoli alla realtà. Non erano soli anche se loro se ne resero conto solo in quell'istante «Anch'io sono felice di vederti. Come dici? Come ho trascorso queste due settimane? Benissimo, grazie per esserti informato»

«Dagli tregua Bekah» intervenne Elijah. Aveva bisogno di qualcosa che lo distraesse dalla bella vampira castana che era rientrata nella sua vita capovolgendo il suo mondo. Per fortuna sua sorella non riusciva mai a resistere alla tentazione di punzecchiare i fratelli.

«Forse è il caso che entriamo in casa e ci prepariamo per recarci a casa Forbes. Tra pochi minuti i fratelli Salvatore saranno qui» propose Rose. La verità era che si trovava in imbarazzo. La scena che aveva davanti era così intima da farla sentire di troppo. Prese Rebekah sottobraccio e la portò all'interno della villa, il maggiore degli Originali le seguì.

 

* * *

 

Klaus e Caroline rimasero in silenzio per qualche secondo semplicemente per riappropriarsi l'uno dell'immagine dell'altro.

«Mi sei mancata» sussurò alla fine l'ibrido. Gli sembrava di non riuscire a respirare quando era lontana.

«Anche tu» ammise lei. L'uomo sorridendo si avvicinò a lei ma la ragazza lo fermò «Ma...» non fece in tempo a dirgli che, nonostante la realtà avesse un senso solo se lui le era accanto non era sicura di averlo perdonato per le persone che aveva ucciso, poiché i fratelli Salvatore con la loro carrozza interruppero la loro conversazione.

Damon saltò giù dal veicolo con eleganza e si incamminò verso di loro senza aspettare di essere annunciato. Diede un bacio sulla guancia a Caroline e una pacca sulla spalla all'ibrido. L'espressione scioccata e disgustata per l'informalità di quel saluto di quest'ultimo costrinse la ragazza a camuffare una risata con un colpo di tosse.

Qualche secondo dopo arrivò anche Stefan che abbracciò la bionda fissando Klaus con uno sguardo di sfida. In quelle due settimane i due ragazzi si erano riavvicinati, ora avevano lo stesso rapporto avuto prima che lei se ne andasse da casa Salvatore.

Anche gli altri vampiri li raggiunsero. Rose e Damon si sorrisero involontariamente non appena si videro. Non avevano più condiviso il letto ma questo non toglieva che provassero dei forti sentimenti l'uno per l'altra. Il moro le baciò il dorso della mano e la condusse all'interno della sua carrozza.

Elijah era convinto che le labbra del cacciatore avessero indugiato per troppo tempo sulla pelle della vampira. Era un segno che mentre lui era lontano quei due avessero continuato la loro relazione? Era deciso a scoprirlo. Entrò nella vettura con loro e chiuse la porta.

Restavano altre due carrozze. Caroline avrebbe fatto il viaggio con Stefan. L'alleanza tra i Salvatore e i Mikaelson era labile e non voleva correre il rischio che andasse in frantumi. Tenerli il più lontano possibile era una precauzione.

Il ragazzo era già comodamente seduto all'interno della vettura, ma la bionda non fece in tempo a raggiungerlo. Klaus si fiondò nell'abitacolo e chiuse la porta lasciandola fuori. Aveva qualcosa da dire a quell'umano arrogante.

Caroline guardò Rebekah non sapendo cosa fare. La vampira la prese sottobraccio e la condusse nell'ultima carrozza libera.

«Credi che dovrei preoccuparmi del comportamento di tuo fratello?» domandò l'umana quando furono comodamente sedute e il veicolo partì «È convinto che Stefan sia innamorato di me ed ho paura che perda il controllo»

«Il giovane Salvatore è innamorato di te. Ma non temere, lo è anche Nik e sapendo quanto tieni a lui non lo toccherà. Almeno non gravemente»

«Non è innam...»

«Oh si che lo è. Ma adesso smettiamo di parlare. Nelle altre carrozze stanno avvenendo conversazioni decisamente interessanti che sono decisa ad ascoltare» gli occhi le brillavano di curiosità.

«Origliare vorrei dire»

Rebekah le fece cenno di fare silenzio e concentrò i suoi sensi nell'udito. A Caroline non restò che alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa.

 

* * *

 

Stefan guardò interrogativamente Klaus sedutogli di fronte. Pensava che avrebbe passato un po' di tempo con Caroline, non di certo con l'ibrido.

«Non è la compagnia che desideravate suppongo» disse l'Originale interpretando correttamente l'espressione del cacciatore.

«No, infatti» ammise con disprezzo.

«Ve lo dirò una volta sola, e sarò estremamente chiaro» il tono calmo è gentile con cui parlava fece venire i brividi al giovane «State alla larga da Caroline. Lei è mia»

«Siete sicuro? L'ultima volta che vi ho visti insieme mi sembravate, distanti» Stefan sapeva il motivo del litigio tra i due, glielo aveva confessato la ragazza. Era sicuro che dopo quello spiacevole episodio i due amanti fossero destinati a lasciarsi.

Klaus non rispose ma sorrise sdegnosamente.

«Ha finalmente compreso quale mostro siete?» continuò il castano constatando che con quell'argomento riusciva a destabilizzarlo.

«Dite un'altra parola e vi strapperò la giugulare» il tono dell'ibrido aveva perso tutta la calma. Era pura rabbia.

«Ho toccato un nervo scoperto vedo» improvvisamente si stava divertendo un mondo.

«Lei. È. Mia» scandì ogni parola Klaus con possessività.

«Non lo sarà in eterno. La vostra relazione è destinata a finire» il divertimento che aveva provato poco prima gli lasciò un sapore amaro in bocca.

«Non aspettate altro vero?»

«Sono innamorato di lei» adesso che lo aveva ammesso a sé steso non gli importava che gli altri lo sapessero.

«Credete che non me ne sia accorto? Che qualcuno non se ne sia accorto? Solo Caroline ne è all'oscuro»

«La renderei felice. Non dovrebbe cambiare se stessa per stare con me. Le porterei la luce nell'oscurità dove voi la state gettando»

«Lo so. Ma sono innamorato di lei anch'io. E lei è innamorata di me» almeno era quello che sperava.

«Una delle cose che amo di Caroline è la sua capacità di cogliere sempre il buono nelle persone. Ma voi, siete pura malvagità. Quando anche lei se ne sarà resa conto, credete che vi amerà ancora?» senza saperlo aveva espresso la più grande paura del suo avversario.

«Si, lo farà» cercò di convincere più se stesso che Stefan.

«Non mi resta che sperare che vi sbagliate»

Per tutto il resto del viaggio guardarono fuori dal finestrino in silenzio.

 

* * *

 

Elijah osservava Damon e Rose seduti di fronte a lui. C'era un silenzio innaturale in quello spazio angusto. In un'altra occasione il vampiro avrebbe lasciato la situazione così com'era, ma si era costretto a viaggiare con loro per uno scopo preciso.

«Allora, avete passato bene queste settimane?» chiese a entrambi per introdurre il discorso.

«Magnificamente, grazie» rispose Damon con un sorrisetto insolente.

«Le avete passate insieme?» con questa domanda si guadagnò uno sguardo omicida da parte di Rose.

«Come si risponde in questi casi?» il moro guardò interrogativamente la vampira «Non sono affari che vi riguardano?»

«Non prendetevi gioco di me Salvatore, io so bene chi siete» Elijah era irritato. Come osava quel ragazzino prendersi gioco di lui? Un Originale?

«Davvero? E chi sarei?» aveva l'aria indifferente ma lo sguardo accigliato mascherava le sue vere emozioni.

«Un libertino. Ho fatto delle ricerche su di voi. Avete lasciato una scia di donne sedotte e abbandonate per tutta Europa»

«Vi posso assicurare che per la maggior parte di loro non ho dovuto faticare molto. Mi si sono gettate tra le braccia»

«Questo non giustifica la vostra condotta riprovevole»

«Come mai vi interessa così tanto?»

«Mi preoccupo per Rose» non era forse ovvio?

«Oh non essere ridicolo, Elijah» sbottò Rose che era rimasta in silenzio guardando fuori per tutto quel tempo «Sono in questo mondo da molto tempo, non sono una sprovveduta»

«Concordo. Senza contare che il sedotto in questo caso sono stato io» affermò Damon ammiccante.

«Non dite oscenità. Volete solo approfittarvi di lei» lo accusò il vampiro.

«Se fosse così non avrei fatto tutto quello che era in mio potere per salvarla dalle grinfie della vostra famiglia. Io non l'ho mai abbandonata. Voi potete dire lo stesso?» il moro mostrò tutta la sua rabbia. Non poteva accettare che qualcuno mettesse in dubbio i suoi sentimenti puri per la donna.

«Siamo arrivati grazie al cielo» sospirò Rose scendendo e allontanandosi velocemente dai due. Damon la seguì subito.

Anche le altre carrozze erano arrivate a destinazione e Rebekah raggiunse il maggiore dei Mikaelson.

«Sei un idiota fratello» gli disse avendo ascoltato la conversazione.

«Cosa avrei fatto adesso?» domandò lui incredulo.

«Non è tanto quello che hai fatto adesso, ma quello che non hai fatto quattro secoli fa»

«Tu sai perchè me ne sono andato lasciandola con Charlotte» le ricordò a denti stretti.

«Non era una decisione che avresti dovuto prendere tu» detto questo anche lei se ne andò lasciandolo solo.

 

* * *

 

Erano arrivati prima di tutti gli altri ospiti così da poter organizzare tutto per il meglio.

Il piano era semplice. I Mikaelson, che avevano conosciuto Emily Bennett, avrebbero parlato con gli altri invitati cercando di capire quale corpo abitasse la strega. Damon e Rose avrebbero tenuto Giuseppe Salvatore e la sua sete omicida lontano da Caroline. Stefan aveva il compito di portare Jane nella vecchia camera della Forbes dove quest'ultima avrebbe cercato di convincerla a combattere dalla loro parte, a sciogliere l'incantesimo che proteggeva il Grimorio così da uccidere Emily.

Sarebbero rimasti tutti nel giardino, dove si sarebbe svolto il concerto. La mini orchestra era già posizionata sotto il gazebo in quella splendente giornata di sole. Solo Caroline non avrebbe partecipato. Almeno non subito. Sarebbe rimasta nella sua camera di quando era bambina fino all'arrivo di Jane, una volta parlato con lei avrebbe raggiunto gli altri e sua madre.

La ragazza sapeva che doveva entrare nella dimora, ma non ci riusciva. Vedere la casa dall'esterno era già stato abbastanza traumatizzante. In un istante si era rivista bambina, allegra e spensierata, circondata dall'amore dei suoi genitori.

«Non devi necessariamente entrare da sola. Ti posso accompagnare io» le propose Stefan capendo il suo stato d'animo. Sapeva quanto sarebbe stata dura per lei. Klaus appoggiato ad una sedia, in disparte, controllava la giovane con lo sguardo.

«Posso farcela» Caroline tentò di rassicurare il cacciatore con un timido sorriso.

«Bene. Andiamo» la prese per mano e la condusse nella sua stanza.

«Stai bene?» le domandò quando furono entrati.

«Non lo so» mormorò la bionda con gli occhi lucidi. Era rimasto tutto uguale a dieci anni fa. Era la camera di una bambina felice e al sicuro. Dopo essere stata portata dai Salvatore non si era più sentita così per moltissimo tempo. Fino a quando aveva incontrato lui ad un ballo. Cominciò a tremare a causa di quel terremoto di emozioni che le attraversavano l'anima.

«Ehi, Care» Stefan le mise le mani sulle braccia e le accarezzò per rassicurarla «Va tutto bene. Posso fare qualcosa per farti sentire meglio?»

«Klaus» sussurrò lei con sguardo assente. Voleva sentirsi di nuovo felice e al sicuro e lo era solo tra le sue braccia. Non sapeva ancora come si sentiva nei riguardi di quello che aveva fatto ma in quel momento voleva solo perdersi nei suoi occhi e dimenticare tutto all'infuori di loro due insieme. Aveva bisogno si sentirlo vicino.

«Cosa?» Stefan si allontanò da lei di un passo, le braccia lungo i fianchi.

«Dov'è Klaus? Dovrebbe essere al mio fianco per sostenermi invece dov'è?» il tono di lei era accusatorio. Il cuore le batteva forte, non respirava bene. Stava per avere un attacco di panico? Non le era mai capitata una cosa del genere.

«Sono qui» mormorò la profonda voce dell'ibrido nel suo orecchio. Le sue braccia che la circondavano impedendole di cadere a pezzi «Ero dietro la porta, non ero sicuro che mi volessi con te, che mi avessi perdonato»

«Non lo so nemmeno io, ma per il momento potresti stringermi, solo per un po'?» gli chiese lei improvvisamente calma.

«Per tutto il tempo che vuoi, amore» rispose lui stringendola di più.

Caroline nascose il viso nell'incavo della sua spalla strofinando il naso contro il suo collo. Klaus le accarezzò la schiena mentre con l'altro braccio la spingeva dolcemente contro di lui sussurrandole parole di conforto.

Stefan davanti a quella scena si sentì morire. Era stato uno sciocco. Aveva creduto che una volta visto il mostro che si celava dietro all'aspetto da angelo, la ragazza avrebbe capito che non poteva amare l'ibrido. Si sbagliava. Inorridito fece un passo indietro richiamando l'attenzione della bionda.

Fu in quel preciso istante che Caroline lo vide. Rabbia, dolore, disperazione e qualcos'altro. Klaus aveva ragione. Rebekah aveva ragione. Stefan era innamorato di lei.

Il ragazzo scosse la testa e se ne andò lasciando i due innamorati da soli. Lei si rifiondò sul collo di Klaus e si godette il calore che la sua vicinanza le offriva. Doveva occuparsi di Jane, al giovane Salvatore avrebbe pensato più tardi.

 

* * *

 

Il concerto sarebbe cominciato a breve. Il giardino di casa Forbes era gremito di persone, non sarebbe stato facile scoprire in quale corpo si nascondeva Emily. Erano tutti seduti, ma Stefan aveva preferito rimanere in piedi. Aveva bisogno di muoversi dopo la scena raccapricciante a cui aveva assistito. Il suo pensiero tornò inevitabilmente a Caroline. Come poteva sopportare di condividere il letto e donare il cuore ad un uomo del genere? Ad un assassino, un essere spregevole che le aveva rubato l'anima. Scosse la testa come per scrollarsi di dosso quelle elucubrazioni mentali.

Dalla sua posizione al fondo del giardino vedeva Rebekah ed Elijah seduti vicini nella fila centrale delle varie sedie. Rose e Damon seduti al fondo e Jane in piedi vicino a Giuseppe. Klaus non c'era. Probabilmente era rimasto con Caroline per farle forza, o magari stavano facendo pace strappandosi i vestiti di dosso. Quel pensiero gli fece montare dentro una rabbia che avrebbe volentieri tirato un pugno a qualcosa. Per distrarsi mantenne lo sguardo fisso sulla giovane strega e sperò che il primo intervallo arrivasse presto così da potersi concentrare sul piano ed evitare di impazzire pensando a quei due insieme.

Jane stava ascoltando quella magnifica musica, così pura e perfetta, che quasi sobbalzò quando sentì la voce di lei nella sua testa.

«Ti stai godendo in concerto bambina?»

«Nonna. Com'è possibile che stiamo parlando nella mia mente? È una magia?» scrutò il pubblico e vide lei seduta non lontano da Giuseppe.

«Certo che lo è» rispose come se quella fosse una domanda sciocca.

«Credevo non poteste praticarla, per questo vi servo io per lanciare il Nectunt»

«Ho ancora i miei poteri, ma non sono abbastanza forte per fare quel tipo di magia. Per tutto il resto posso fare a meno di te»

« Perchè siete venuta? È rischioso, potrebbero scoprire che in realtà non siete lei» sapeva benissimo il motivo della sua presenza lì, ma in cuor suo sperava ancora di riuscire ad evitarlo.

«La conosco come me stessa, posso fingermi lei senza alcun problema» replicò rendendo vane le sue proteste.

«Bene. Anche a voi piace la musica europea?» l'orchestra suonava dei bellissimi brani di Mozart.

«Mi piace la quantità dei musicisti» c'era un tono di superiorità nella sua voce che allarmò la giovane.

Jane contò i musicisti. Tre archi, tre fiati ed un pianoforte. Erano sette. Sette musicisti perfetti per il sacrificio.

«Volete farlo adesso? Davanti a tutte queste persone?» era spaventata. Stavano per farlo veramente?

« Certo che no» rispose Emily. La ragazza sospirò di sollievo «Prima voglio ascoltare il concerto fino alla fine».

 

* * *

 

Klaus e Caroline erano seduti sul letto della ragazza intenti ad ascoltare il concerto in quella stanza grazie alla finestra aperta. Quando iniziò l'intervallo l'ibrido aguzzò l'udito per comunicarle cosa stava accadendo in giardino.

«Il giovane cacciatore si è avvicinato a Giuseppe Salvatore. Gli ha detto di aver bucato la giacca e che necessita dell'abilità di Jane per ricucirla. Stanno venendo qui. Sei pronta?» le domandò scrutandola con attenzione.

Nonostante lei avesse annuito Klaus era riluttante a lasciarla sola anche se sapeva che, se volevano avere una chance, lei e la giovane Bennett dovevano parlare da sole.

«Vai sto bene adesso. È stato solo un momento di nostalgia» gli assicurò lei vedendo la preoccupazione sul suo bel volto.

«Non mi fido di lei. Non mi fido di nessuna strega» spiegò lui.

«Jane è mia amica. Non mi farà del male»

Questa volta fu il turno di lui di annuire. Prima di andarsene si avvicinò a lei e le diede un lungo e dolce bacio sulla fronte. Sentendo il contatto con le sue labbra Caroline si sentì accendere. Aveva quasi dimenticato l'effetto immediato che le faceva essere solo sfiorata dalle sue soffici e calde labbra. Klaus dovette obbligarsi a non prolungare quel semplice contatto su altre parti del suo corpo. Sentì i passi sulle scale e sfrecciò via.

Un secondo dopo Stefan spinse Jane all'interno della camera e chiuse la porta.

Le ragazze corsero ad abbracciarsi ridendo.

«Guardati sei splendida» le disse la bionda. Fece un passo indietro tenendole le mani per ammirare meglio i suoi colori scuri e i suoi occhi verde brillante.

«Tu invece sembri stanca» ammise dolcemente l'altra prima di indurire il tono «È colpa di quel mostro? Ti sta succhiando via l'anima»

«Non è un mostro. Tu non lo conosci» i mostri non avevano un'anima. Klaus amava lei e la sua famiglia, l'amore non era forse il segno più evidente di possederne una? Certo, doveva ammettere che era un assassino, ma era il suo assassino.

«Si, lo è Caroline. E tu sei una cacciatrice, il vostro rapporto è innaturale»

«Non eri tu quella che mi spronava ad essere una donna oltre che una cacciatrice? Che mi invogliava a cercare l'amore?» domandò punta sul vivo.

«Non intendevo che dovessi donarti ad un vampiro» rispose oltraggiata da quella replica. La infastidiva che le attribuisse la colpa di averla spronata a cadere tra le braccia dell'Originale.

«Bhe tecnicamente Klaus non lo è» sapeva che questo non faceva nessuna differenza. Al limite peggiorava le cose.

«Si, l'ho saputo. È un ibrido, anche se non ha ancora attivato il suo lato di licantropo»

«Te lo ha detto tua nonna?» finalmente stavano toccando l'argomento.

«Non voglio parlare di lei» e di quello che intende fare tra un paio di ore a dei poveri musicisti, pensò Jane.

«Ci siamo sempre confidate tutto» tentò di convincerla Caroline.

«So che tu e i tuoi amici volete ucciderla, ma non posso permetterlo. È mia nonna e le voglio bene» nonostante tutto.

«E lei vuole uccidere me, e le persone che amo. Dobbiamo fermarla Jane» come poteva non capire?

«È per questo che hai organizzato questo teatrino? Per convincermi ad eliminare il mio stesso sangue?»

«Si, è uno dei motivi» ammise la bionda. Era sempre stata una persona sincera e diretta, specialmente con la strega. Quando continuò il suo tono si era fatto inconsapevolmente più dolce e malinconico «L'altro è che ti volevo vedere. Sei la mia migliore amica e mi manchi. Non hai mai voluto tutto questo. L'unica cosa che volevi era essere una ragazza normale, ti ricordi? Ti ho aiutata a sviluppare la tua magia così che tu potessi difenderti, non per programmare un omicidio. O più di uno»

«È colpa loro se sono immischiata in tutto questo. È colpa dei tuoi cari Originali» replicò con rabbia. Se i Mikaelson non fossero mai arrivati a Mystic Falls suo nonna non sarebbe morta per poi tornare nel regno dei vivi con il solo scopo di vendicarsi e lei non sarebbe stata travolta da tutto questo odio.

«Possiamo fare in modo che non capiti mai più. Tua nonna è un fantasma che riesce a camminare su questa terra solo impossessandosi del corpo di un innocente. È già morta Jane» forse era stata un po' troppo sincera e diretta perchè la vide sussultare.

«Non mi importa in che modo è possibile, lei è qui. Per me» era quello che si ripeteva quando pensava alle atrocità che avrebbe commesso pur di stare con sua nonna, con qualcuno che l'amasse.

«È qui per la vendetta. Aiutaci a distruggere il Grimorio. È protetto da un incantesimo che se verrà spezzato rimanderà Emily nel luogo in cui dovrebbe stare. Aiutaci e i Mikaelson ti renderanno libera. Non sarai più una serva e potrai fare quello che vuoi, andare dove vuoi. Essere chi vuoi. Non dovrai mai più usare i tuoi poteri di strega se non lo vorrai»

La convinzione di Jane vacillò. La proposta che le aveva fatto era allettante ma si trattava di sua nonna. Non poteva davvero essere lei quella che l'avrebbe mandata nel mondo degli spiriti. Ma non voleva nemmeno uccidere tutte quelle persone. Si ricordò quello che aveva detto Caroline, Emily era lì per la vendetta e non per lei. No. Era lì per lei, ne era sicura.

«Mi dispiace ma non posso aiutarti»

La bionda la guardò con tristezza. Sapevano entrambe che quello era un addio. Uscite da quella porta sarebbero state nemiche.

Trattenendo le lacrime la mora se ne andò.

 

* * *

 

Jane tornò in giardino e si rimise al suo posto, di fianco a Giuseppe. L'orchestra stava suonando l'ultimo brano.

Vide arrivare anche Caroline. Era uscita dalla camera subito dopo di lei. Sia Stefan che Klaus girano la testa nella sua direzione non appena la sentirono arrivare, ma lei andò a sedersi vicino a sua madre. Non sapeva che avessero ricostruito un buon rapporto, e a giudicare da come Liz accarezzava dolcemente la mano della figlia era così. Quell'amore materno le ricordò ancora una volta le parole di Caroline. Secondo la sua più vecchia amica a sua nonna non importava nulla di lei.

Senza sapere come, riuscì a mettersi in contatto con Emily telepaticamente, come la donna aveva fatto prima con lei.

«Perchè siete qui?» le domandò bruscamente.

«Te l'ho già spiegato due volte» le rispose controvoglia.

«Intendevo qui, a Mystic Falls» specificò la ragazza.

«Per la vendetta» rispose subito. Poi aggiunse con fare distratto e annoiato «E per te, bambina»

«Se siete davvero qui per me rinunciate alla vendetta. Non sacrificate quelle persone per una questione accaduta un decennio fa. Andiamo avanti, insieme. Costruiamoci un nuovo futuro» la pregò Jane. Desiderava solo essere felice con l'unico membro della sua famiglia ancora in vita. Più o meno.

«Lo faremo bambina. Ma prima voglio vendetta»

«Vi prego nonna. Fatelo per me»

Per tutta risposta appena l'ultima nota del brano fu conclusa, la terra tremò violentemente e il gazebo travolse i sette suonatori uccidendoli. Jane vide il sorriso malefico e soddisfatto nel volto di lei. Il sacrificio era compiuto.

 

 

Anche questo capitolo è concluso. Spero vi sia piaciuto, fatemelo sapere scrivendomi cosa ne pensate. Un bacione a presto ;D

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Capitolo 15
*** CONFESSIONI ***


CONFESSIONI

 

La terra tremò violentemente e il gazebo travolse i sette suonatori uccidendoli. Il tempo si fermò per un secondo. Silenzio. Poi il caos di una tempesta. Il giardino si animò di grida e urla incoerenti, persone che correvano e si scontravano senza meta, cercando di fuggire da un disastro già avvenuto.

Le donne furono scortate all'interno della casa da Liz Forbes mentre gli uomini, organizzati in piccole squadre, sollevavano le macerie nel tentativo di salvare i musicisti nonostante sapessero che ormai era troppo tardi.

Tutto era in movimento. I fratelli Mikaelson e Salvatore guidavano i soccorsi, Rose e Rebekah, non potendo evitare di entrare nella villa con le altre dame, rassicuravano le persone più spaventate. Solo Jane era immobile. Paralizzata davanti al trucido spettacolo che lei non aveva fermato. Fissava la scena ammutolita, lo sguardo vacuo e perso nel vuoto.

Notando il suo stato di shock Caroline corse verso di lei. Nonostante il loro discorso di qualche minuto prima, che le aveva messe l'una contro l'altra in una battaglia più grande di loro, temeva che si fosse ferita e l'unica cosa che desiderava era accertarsi che stesse bene.

«Jane? Stai bene?» le domandò scuotendo il suo corpo pietrificato «Jane»

«Mi dispiace» sussurò la giovane strega continuando a guardare il vuoto davanti a sé. Calde lacrime le rigarono il volto. La bionda non capiva. Le sue scuse non erano indirizzate a lei, allora a cosa si riferiva?

«Vai dentro casa» Giuseppe Salvatore strattonò Jane per un braccio riscuotendola da quello stato di trance. Con una fugace occhiata alla sua più vecchia amica la ragazza ubbidì raggiungendo le altre donne.

«Maestro» mormorò Caroline con voce decisa. Desiderava che il suo animo fosse fermo come la sua voce, ma la verità era che non sapeva come comportarsi. L'uomo che le stava di fronte era colui che l'aveva cresciuta e che aveva affermato senza la minima esitazione che l'avrebbe uccisa se l'avesse incontrata. Quello si poteva decisamente definire un incontro.

«Miss Forbes» rispose lui con una formalità che non aveva mai usato con lei. La sua mano guizzò verso l'interno della giacca marrone scuro.

«Non sono un vampiro. Quello non mi ucciderà» replicò la giovane indicando il paletto che Giuseppe stava per estrarre.

«Inoltre se provate solo a sfiorarla con una piuma vi uccido» una voce calma e glaciale piombò tra di loro. Klaus si posizionò al fianco di Caroline, il suo fianco destro che si sovrapponeva lievemente a quello sinistro della ragazza, respingendo l'impulso di farle scudo con il proprio corpo. Sapeva che quella era una battaglia che doveva combattere da sola anche se il suo istinto gli diceva esattamente il contrario. Inoltre doveva fare attenzione a non svelare l'intimo rapporto che lo legava alla bionda. Per i cittadini di Mystic Falls Caroline era tornata a vivere con la madre, se avessero saputo che abitava con un uomo che non era suo marito la sua reputazione sarebbe stata rovinata per sempre.

«Pronto a difendere questa piccola ingrata. Vi fidate di lei Mr. Mikaelson? Ha già tradito me e la mia causa di distruggervi tutti. Cosa vi fa pensare che non volterà le spalle anche a voi?» gli chiese Giuseppe ridendo cupamente. Klaus strinse le mani a pugno. Il muscolo della mascella teso.

«Andiamocene» lo spronò la ragazza aggrappandosi al suo braccio. La strage del terremoto era stata sufficiente per quella giornata.

«Siete così brava in questo. Andarvene» la accusò il suo vecchio mentore ignorando il freddo brivido che gli procurava l'Originale.

«Non capite che vi sta proteggendo da me? Mi conosce e sa che se sprecassi un altro minuto del mio tempo con voi non riuscirei a trattenermi dal strapparvi il cuore dal petto. È la persona più leale che conosca, a differenza di quello che sostenete» ringhiò Niklaus tentando di trattenersi dallo sbranare il cacciatore. Come osava offendere la sua donna?

«Se lo sei davvero dimostralo» Giuseppe si rivolse a Caroline abbandonando per un momento il tono freddo e formale «Tagliali la testa mentre dorme nudo e indifeso nel tuo letto»

«Siete un uomo meschino e folle. Allontanarmi da voi è stata la miglior scelta della mia vita» ribattè lei con sdegno prima di raggiungere le altre donne.

Il patriarca Salvatore non tradì nessuna emozione mentre dentro di lui si consolidava l'idea che lei fosse una traditrice e che, come tale, doveva pagare.

 

* * *

 

A metà di quel pomeriggio disastroso erano tornati alla tenuta Mikaelson. Questa volta, per evitare altri drammi, le donne avevano condiviso una carrozza mentre le due restanti furono spartite tra i fratelli Originali e i cacciatori.

Quelle poche ore avevano sfinito tutti loro, ma non potevano concedersi il lusso di perdere tempo. Si riunirono nel salone principale per aggiornarsi sui progressi fatti.

«Non sono riuscita a convincerla» ammise Caroline quando le chiesero se Jane fosse dalla loro parte «Non dirlo Damon»

«Va bene bambolina. Non ti dirò che te lo avevo detto» disse il moro con un'incurante alzata di spalle.

«Ho ascoltato la conversazione. Sono rimasto vicino alla stanza per assicurarmi che Caroline fosse al sicuro. La ragazza è titubante. Caroline ha seminato in lei il dubbio» tentò di rassicurarli Klaus.

«Non ci resta che aspettare di vedere se cambia idea» affermò Rebekah. Si fidava del fratello ed era sicura che presto la giovane strega avrebbe combattuto con loro.

«Nel frattempo cercheremo un altro modo per neutralizzare Emily Bennett» nella mente di Elijah si stavano già affacciando nuove ipotesi di contrattacco.

«Siete riusciti a scoprire quale corpo abita?» domandò Caroline. Non sapere da dove arrivasse la minaccia la irritava. Non era abituata a combattere con un nemico astratto.

«No. Nell'intervallo abbiamo conversato solo con la metà degli ospiti e dopo quello strano ed innaturale terremoto non siamo riusciti a chiacchierare molto» spiegò Rose incrociando lo sguardo del maggiore degli Originali.

«Bene, non c'è nient'altro che possiamo fare oggi. Credo proprio che andrò a rilassarmi in una taverna e poi mi concederò un bel sonno ristoratore. Questo corpo ha bisogno di riposo per rimanere così splendido» comunicò Damon indicandosi con entrambe le mani. Rebekah annuì come a concedergli la correttezza di quell'affermazione.

«Tu vieni fratellino?» aggiunse poi rivolto ad uno Stefan particolarmente taciturno.

Il cacciatore castano stava raggiungendo il maggiore dei Salvatore quando Caroline lo afferrò per la manica della giacca trattenendolo.

«Ti raggiungerò più tardi» gli disse infine capendo che la bionda non lo avrebbe lasciato andare via. Suo fratello fece un cenno con la testa e si congedò.

«Io invece mi concederò un lungo bagno» intuendo il motivo per cui l'amica desiderava la presenza di Stefan si allontanò seguita da Rose ed Elijah.

Klaus osservò attentamente i due umani. Sapeva che avevano bisogno un momento in cui potessero parlare indisturbati ma le sue gambe sembravano ancorate al pavimento. Voleva davvero lasciarli da soli? No. Ma doveva farlo. Si fidava di lei. Prese un profondo respiro e a velocità sovrannaturale se ne andò.

 

* * *

 

Caroline portò Stefan nei giardini. Camminare l'avrebbe aiutata ad affrontare l'argomento. Passeggiarono per diversi minuti in silenzio, entrambi immersi nei loro pensieri ma desiderosi di confrontarsi con l'altro.

«Dobbiamo parlare» cominciò lei.

«Sono stanco anch'io Care» dal modo serio in cui lo guardava aveva compreso di cosa volesse discutere. Improvvisamente desiderava solo tornare a casa e rimandare il momento in cui lei gli avrebbe detto addio «Non possiamo rimandare?»

«È importante» insistette lei. Lui annuì.

«Non so bene come cominciare. Klaus ha fatto delle supposizioni sui tuoi sentimenti per me. In realtà anche Rebekah li ha fatti, quindi mi domandavo se...»

«Ti amo Caroline» proruppe Stefan senza riuscire a trattenersi. Si sentì leggero e libero. Perchè doveva celarlo? Era la verità e desiderava che lei lo sapesse. Non voleva più nascondersi.

«Non può essere vero» la ragazza aveva sperato fino all'ultimo che si stessero sbagliando tutti, che quello che aveva visto quel pomeriggio fosse stata un'illusione esistente solo nella sua mente. Lo avrebbe ferito ed era l'ultima cosa che voleva.

«Hanno ragione loro» ribadì lui senza la minima incertezza «Sono innamorato di te»

«Stef io non...siamo cresciuti come fratelli...»

«Tu e Damon l'avete fatto. Io sono cresciuto con una dolce bambina che è diventata una magnifica donna»

«Ti sbagli, questo è quello che credi di provare perchè con tutto quello che è successo, il mio rapporto con Klaus, ed Emily, hai paura di perdermi. Non sei realmente innamorato di me» non lo era vero? Non sapeva se stesse cercando di convincere lui o se stessa. Probabilmente entrambi.

«Davvero? E come fai ad esserne così sicura?» Stefan era infastidito dall'atteggiamento della giovane. Perchè non poteva accettare la realtà?

«Ti conosco da tutta la vita...»

«Quindi conosci meglio di me i miei sentimenti?» il fastidio si stava tramutando in rabbia.

«Non volevo dire questo» come poteva spiegarli in modo delicato quello che sentiva nel cuore?

«E cosa volevi dire? Perchè il fatto che io sia innamorato di te ti disturba così tanto?» chiese alzando la voce. Ora era arrabbiato.

«Sono solo sorpresa, tutto qui» tentò di giustificarsi lei per calmarlo.

«Avanti, non fare l'ingenua Caroline. L'avevano capito tutti quanti, i Mikaelson, mio fratello, tutti. Tranne te. Forse stavi solo facendo finta di non vedere». Questo commento la ferì. Aveva compreso i suoi reali sentimenti per lei solo qualche ora prima. Come poteva pensare che sapendo una cosa del genere da tanto tempo gliene parlasse solo in quel momento? Come poteva credere che non avrebbe chiarito prima quella situazione?

«Perchè avrei dovuto fingere di non saperlo?» c'era una punta di fastidio nella sua voce quando parlò.

«Perchè ricambi i miei sentimenti» quella era una vana speranza a cui nemmeno lui credeva molto.

Se Caroline provava del fastidio o del risentimento svanì tutto in un istante sentendo quelle parole «Stef, no» rispose piano e dolcemente. Non voleva farli del male ma doveva essere sincera con lui.

«Non giocare con me Care. Dimmi la verità» poi aggiunse titubante «Cosa provi per me?» se c'era una lontana possibilità che lei ricambiasse i suoi sentimenti voleva saperlo.

«Ti voglio bene Stef» rispose lei svuotata.

«Tutto qui? Non hai altro da aggiungere?» la tristezza cominciò a crescere in lui.

«Ti voglio bene come ad un fratello»

«Sono molto più di questo. Lo sappiamo entrambi» affermò con rinnovata fermezza.

«Forse» concesse lei tentando di essere in più delicata possibile «Forse se le cose fossero state diverse avresti avuto ragione, ma...»

«Ma tu ami lui e non c'è posto per nessun altro» concluse Stefan per lei. Il suo sguardo sprigionava un tale dolore da lasciarla senza fiato.

«Mi dispiace» fu poco più di un sussurro.

«Non può funzionare tra voi» replicò lui specchiandosi negli occhi azzurri di lei «E quando lo realizzerai sarò lì» non si sarebbe arreso, aveva intenzione di combattere per la sua futura felicità. Senza aggiungere altro se ne andò.

 

* * *

 

Elijah aveva seguito Rose all'interno della sua stanza così da offrire un po' di intimità a Caroline e Stefan. Almeno questo era quello che continuava a ripetersi. La realtà era un po' diversa, non riusciva a stare lontano dalla vampira.

La donna andò verso la finestra e guardò fuori, dando le spalle all'Originale.

«Tutto bene?» le domandò lui incuriosito dal suo atteggiamento distaccato «Oggi è stata una giornata dura»

«Cos'era quello spettacolino?» chiese lei riversando tutta la rabbia che aveva trattenuto da quando si erano rincontrati.

«Di cosa stai parlando?» Elijah era spaesato. Come poteva essere sempre lui la causa di tutto? In uno strano modo qualunque cosa succedesse lei si infuriava con lui.

«Prima in carrozza. Cosa credevi di fare attaccando Damon?» specificò la donna girandosi verso il vampiro.

«Tentavo di proteggerti» mentì spudoratamente. Sapeva che le sue azioni erano state dettate dalla gelosia e non da un nobile istinto di protezione.

«Da Damon? Riconosco ancora quando menti Elijah. Voglio la verità, cosa stavi cercando di fare?» ripetè con le braccia conserte.

«Non lo so» era pronto a confessarle la verità? Non ne era sicuro.

«Risposta sbagliata, riprova» i suoi occhi verdi lanciavano un rimprovero silenzioso.

«Ero geloso ve bene? Sono geloso» ammise scrollando lievemente le spalle.

«Non hai alcun diritto di esserlo» puntualizzò lei. Lo sguardo acceso di prima rimpiazzato da una maschera di indifferenza.

«Lo so» ma non posso farci niente, è fuori dal mio controllo pensò amaramente.

Quella semplice risposta la fece capitolare. Era stata una giornataccia ed era davvero stanca, non aveva le forze per lottare contro di lui.

«Perchè te ne sei andato lasciandomi da sola?» chiese smettendo di combattere. Dopo quattro secoli la domanda che assillava i suoi pensieri avrebbe ricevuto una risposta.

«Credevo fosse la cosa migliore per te» spiegò facendo un passo verso di lei.

«Ero in transizione. Come poteva esserlo?»

«Mi avevi lasciato. Eri incinta e desideravi essere una persona migliore per tuo figlio. Volevi che il tuo piccolo fosse al sicuro, non che convivesse con dei mostri» l'angoscia trapelava dalle sue parole.

«Non ti ho mai considerato un mostro, anche dopo aver scoperto quello che eri. Sei stato la cosa migliore che mi fosse mai capitata» confessò lei. Se fosse stata la giovane donna umana di una volta sarebbe arrossita mettendosi a nudo in quel modo.

«La cosa migliore dopo il tuo bambino. Ed era giusto così, per questo ti lasciai andare senza trattenerti. Ma poi tuo marito scoprì della lettera con cui mi lasciasti e ti uccise. Tu e il tuo bambino siete morti a causa mia. Come potevo tornare da te dopo tutto il male che ti avevo causato?»

«Ti sei sentito in colpa. Hai pensato che mi avresti portato solamente altra sofferenza, che con te al mio fianco non sarei mai stata felice. Così te ne sei andato per offrirmi l'opportunità di un futuro migliore» concluse lei intuendo il suo ragionamento.

«Ho agito come credevo fosse giusto» lui e la sua dannata moralità la fecero infuriare di nuovo.

«No, sei fuggito. È quello che hai sempre fatto» lo accusò ferocemente.

«Non sono mai scappato in vita mia» sibilò lui. Detestava essere intaccato nel suo onore.

«Forse non da una battaglia o dalle tue responsabilità, ma lo hai sempre fatto dai sentimenti» quante volte l'aveva respinta prima che il reciproco amore e desiderio li sopraffacesse? Aveva sempre creduto che la sua reticenza fosse dettata dai suoi valori in quanto lei era formalmente una donna sposata, ma ora si rendeva conto che la sua era stata semplice paura. Elijah non credeva nell'amore, glielo aveva confessato in un pomeriggio ozioso, ma non poteva fare a meno di amarla, così, spaventato dall'intensità di quello che sentiva, aveva provato a resisterle in tutti i modi. Aveva fallito allora e decisamente stava fallendo adesso.

«Rose devi capire che...» tentò di giustificarsi lui, di spiegarle ma lei non lo lasciò terminare.

«Non aggiungere altro. Sono sfinita, lasciami riposare» si girò nuovamente verso la finestra immergendosi nei suoi pensieri.

Avrebbe voluto che lui si opponesse per una volta, che andasse da lei e la costringesse ad ascoltarlo, che combattesse per lei, per loro ma lui senza aggiungere una parola se ne andò.

 

* * *

 

Jane arrivò a casa Salvatore, si gettò sul suo lettino, affondò la il viso nel cuscino e si lasciò andare ad un pianto liberatorio. Colpa. Era tutto quello che provava, un crescente e divorante senso di colpa. Sette suonatori innocenti erano stati assassinati e lei non aveva fatto niente per salvarli. E quello era solo l'inizio. Quel sacrificio sarebbe stato il primo di una lunga serie di uccisioni a cui lei avrebbe preso parte. No, non poteva farlo. Non ci riusciva. Ferire le persone non era nella sua indole, lei proteggeva non feriva. Non lo faceva prima di quel pomeriggio. Si rigirò prendendosi la testa tra le mani, le sembrava che stesse per esplodere.

Un altro pensiero fece capolino nella sua mente. Caroline. Nonostante si fossero lasciate da nemiche in quella camera di casa Forbes la bionda era accorsa da lei dopo il terremoto per assicurarsi che stesse bene. La sua amica era un'anima pura e lei le aveva voltato le spalle. E se avesse avuto ragione su sua nonna? Se la famigerata Emily Bennett fosse tornata dal mondo dei morti solo per la vendetta? Se non le importasse niente della sua devota nipotina che desiderava solo passare il resto dei suoi giorni con l'ultimo membro della sua famiglia, amata e al sicuro? Riaffondò la faccia nel cuscino lasciandosi trascinare dai suoi pensieri.

Un leggero tocco sulla spalla destra le fece capire che non era più sola ma non si mosse. Parlò con la voce soffocata dal cuscino conscia che lei l'avrebbe capita.

«Erano innocenti nonna» non aveva bisogno di vederla per sapere che era lei «Non avremmo dovuto farlo» si girò su un fianco e si tirò su a sedere.

«Sono morti per una causa superiore. È stata la cosa giusta da fare» replicò lei infastidita dai rimorsi della nipote. Non aveva bisogno di ostacoli che intralciassero il suo cammino.

«Non ne sono così sicura» insistette Jane. Davvero non capiva il male che stavano scatenando? E lei come aveva fatto a non notare prima che genere di persona fosse sua nonna? Come aveva fatto ad essere così cieca? Dei ricordi costruiti da una bambina desiderosa di affetto le avevano impedito di vedere chiaramente la realtà, ma avrebbe rimediato. L'avrebbe convinta a desistere nella sua vendetta.

«Non ti devi preoccupare di queste cose. Tutto quello che devi fare è eseguire il nectunt per eliminare gli Originali. Io penserò al resto» detestava necessitare di una strega adolescente senza il pieno controllo delle sue doti magiche. Era tutta colpa dei Mikaelson e del Consiglio dei Fondatori se era morta e se adesso non poteva utilizzare al meglio la sua magia. E avrebbero pagato per questo.

«Come uccidere i membri delle famiglie fondatrici? È questo il genere di cose di cui ti occuperai?» continuò la ragazza.

«Devono pagare per il male che mi hanno fatto»

«Vuoi uccidere anche Caroline?» domandò con una nota di apprensione. Non le avrebbe permesso di eliminare la sua migliore amica, l'unica persona che le era stata vicina in tutti quegli anni.

«È una Forbes. Si» rispose senza la minima esitazione.

«È la mia migliore amica. Le voglio bene. Non puoi ucciderla» tentò di farla ragionare anche se sospettava che non ci sarebbe mai riuscita.

«Io non ricevo ordini da nessuno» esclamò minacciosa la donna.

« Non era un ordine, ma una richiesta. Se davvero ti importa di me come sostieni non farle del male. Per favore, per me» se davvero le voleva bene avrebbe acconsentito. Pregò con tutta sé stessa che fosse così.

«È una Forbes e deve pagare. Ora dormi bambina e smettila di piangere» disse duramente prima di andarsene con la velocità con cui era arrivata.

Per la prima volta Jane comprese che sua nonna sarebbe andata fino in fondo. Aveva sempre pensato che la faccenda della vendetta fosse il suo modo di metabolizzare la rabbia per la sua morte ma che non l'avrebbe mai portata a termine. Adesso capiva che aveva frainteso tutto.

 

* * *

 

Caroline passeggiava da qualche minuto, da quando Stefan se ne era andato lasciandola sola nel giardino dopo la sua spiazzante rivelazione. Il ricordo della sua espressione piena di dolore le fece venire le lacrime agli occhi. Non voleva che soffrisse ma non poteva nemmeno dargli quello che voleva.

Camminò ancora un po' fino a quando vide Klaus seduto sulla coperta che quel primo pomeriggio aveva usato con Rebekah e Rose. Era comodamente appoggiato al tronco di un grande albero con la gamba destra piegata e il gomito poggiato sul ginocchio. La giacca giaceva per terra e il colletto della camicia bianca era sbottonato mostrando la base del lungo collo e l'inizio dei muscoli del petto.

Senza accorgersene Caroline si avvicinò a lui, come se fossero due poli di una calamita che si attirano inevitabilmente, non importa quanto lontano vadano l'uno dall'altro, prima o poi si ricongiungeranno. Si sedette davanti a lui e si abbracciò le gambe piegate con le braccia.

«Hai ascoltato tutto vero?» gli chiese quando il suo cervello riuscì a formulare un pensiero coerente nonostante la sua vicinanza. Erano stati separati per troppo tempo e adesso la sua mente faceva un po' fatica a distogliere la sua attenzione da quella magnifica incarnazione della tentazione.

Klaus annuì «Non sembra intenzionato ad arrendersi» non era infastidito. Bè si lo era, ma non solo. In un modo contorto e irrazionale lo ammirava. Sapeva cosa voleva e non aveva paura di prenderselo. Anche se lo avrebbe ucciso se avesse tentato di prendere quello che era suo.

«Dovrà farlo prima o poi» rispose lei sovrappensiero. Sapeva che non avrebbe mai provato altro che profonda amicizia per Stefan. L'ibrido gradì enormemente questa risposta.

«Dobbiamo parlare di noi. Di quello che ho fatto» le disse diventando completamente serio. Erano stati lontani due settimane in cui avevano avuto tutto il tempo per pensare alla loro situazione. A causa del piano per eliminare Emily Bennett non avevano avuto tempo per discuterne prima, ma era arrivato il momento di farlo.

«Ascolta, avevi ragione. Io so chi sei. L'ho sempre saputo. Ed è stato sciocco da parte mia non considerare quel lato di te» ammise lei subito. Era stata addestrata tutta la vita contro il malefico Niklaus Mikaelson, aveva sempre saputo con chi aveva a che fare.

«Ma ora l'hai fatto» rispose lui fissandola con i suoi occhi blu. All'apparenza era calmo ma dentro il suo petto il cuore rischiava di scoppiargli. Non aveva mai avuto così tanta paura in tutta la sua esistenza. Nemmeno Mikael era in grado di scatenargli quel puro terrore. E se lo avesse rifiutato?

«Si, è così» replicò lei. Le mani le tremavano leggermente.

«E adesso puoi convivere con questa consapevolezza? Possiamo superare tutto questo?» ti prego di di si, la supplicò lui nella sua mente. Lei non rispose. Sapeva che erano ad una svolta decisiva del loro rapporto, del suo futuro. Ci aveva riflettuto bene? Era sicura di quello che stava facendo? Non ne era certa. Da quando lui era entrato nella sua vita era stata scaraventata nel caos, vorticava freneticamente senza meta.

Klaus incapace di attendere oltre la prese e se la posò sul grembo.

«Guardami» sussurò sollevandole il mento per perdersi nei suoi occhi azzurri «Non posso vivere senza di te»

Caroline non riuscì a trattenere le lacrime. Il caos era sparito, era lui la sua meta. Tutto quello di cui aveva bisogno per trovare la pace era essere stretta tra le sue braccia.

«Perchè piangi?» le chiese dolcemente asciugandole le lacrime con una carezza che bruciò sulla sua pelle.

«Ti amo. Esattamente per quello che sei. Non sai quanto vorrei riuscire a smettere, sarebbe tutto molto più facile» confessò senza riuscire a staccare gli occhi da quelli di lui. La sua mano indugiava ancora sul suo volto ma lei voleva di più, desiderava sentirlo su tutto il corpo.

«Posso farti dimenticare se vuoi, posso soggiogarti» era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare, ma odiava essere la causa del suo dolore e avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitare che altre lacrime rigassero il suo bel volto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, anche dannarsi per l'eternità.

«No» si precipitò a dire lei piano «Sarebbe inutile. Non mi ricorderei di te ma non smetterei di amarti, continuerei a desiderare il tuo arrivo con ogni fibra del mio essere, sarebbe inevitabile. Non sono niente senza di te. Quando non ci sei mi sento vuota e fredda» appoggiò la fronte su quella di lui e chiuse gli occhi sorretta dalle braccia di lui che si strinsero sui sui fianchi. Gli mise la mani sul petto e non disse altro.

Restarono così, in silenzio, per un tempo che gli parve infinito. Come sempre lei gli aveva tolto il fiato e le parole. Klaus non sapeva come esprimere a voce la profondità di quello che provava per lei.

«Staremo di nuovo bene» gli assicurò lei accarezzandogli la guancia liscia tornando a guardarlo negli occhi «Mi serve solo del tempo per digerire tutta questa faccenda»

«Ti amo anch'io» rispose lui stringendola di più a sé e, non sapendo in quale altro modo dirglielo, glielo dimostrò nell'unica maniera che conosceva.

Avvicinò la bocca alla sua e la baciò. Aveva quasi dimenticato quanto fossero inebrianti le labbra soffici di lei. Il suo odore dolce gli andò alla testa facendogli desiderare di stringerla per sempre. Con le mani affondò nei suoi capelli liberandoli dalle forcine ed insinuò la lingua nella sua cavità calda ed invitante. Caroline reagì con ardore, gettandogli le braccia al collo e rispondendo colpo su colpo alla languida danza delle loro lingue. In quel bacio si donarono sé stessi, senza menzogne o finzioni. Si mostrarono le loro vere anime accettandole e amandole ancora di più. Adesso era chiaro ad entrambi. L'avrebbero superata. Erano forti, più forti di tutto.

Quando riuscirono a staccarsi l'uno dall'altro si resero conto che era diventato buio.

Caroline era raggiante, non c'era più nessun segno di quelle lacrime che frantumavano il cuore dell'ibrido. Klaus non riusciva a smettere di sorridere. Sapeva che avevano ancora tanta strada da fare ma l'avrebbe riconquistata completamente.

«È tardi e sarai stanca. Andiamo a dormire?» le chiese posandole un piccolo bacio all'angolo della bocca.

«Insieme?» domandò lei tra il titubante e il divertito. Non era ancora pronta a fare l'amore con lui, ma l'Originale lo sapeva e non avrebbe fatto niente che lei non volesse. O più precisamente che non fosse ancora pronta a fare.

«Certo. Nessuno mi costringerà a dormire un'altra notte sul divano» notando che la preoccupazione aveva superato l'allegria della giovane aggiunse subito «Dormiremo solo, amore. Desidero cullarti tra le mie braccia e sognare insieme a te».

Lei rispose baciandolo teneramente prima di alzarsi e tendergli la mano. Una volta in piedi intrecciò le dita a quelle di lei, le baciò i capelli e si incamminò verso casa.

Raggiunto l'interno dell'abitazione videro Elijah ed una ragazza parlare fittamente.

«Jane!» esclamò Caroline riconoscendola «Cosa ci fai qui?»

«La cosa giusta» rispose l'altra guardandola con fermezza «Vi aiuterò a contrastare mia nonna».

 

 

 

 

Finalmente sono riuscita ad aggiornare! Mi scuso per il ritardo ma spero che mi perdonerete :D. Cosa ne pensate di questo nuovo capitolo? Vi è piaciuto? Siete soddisfatti della piega che sta prendendo la storia? Fatemelo sapere commentando. 

Un bacione a presto ;D

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Capitolo 16
*** FRAGOLE ***


FRAGOLE

 

«Sei in grado di farlo?» domandò Caroline a Jane sotto lo sguardo attento di Rebekah.

La vampira le aveva condotte nella biblioteca per poter spiegare alla giovane strega la sua teoria sulla continuità di sangue. La sua discendenza diretta con Emily le avrebbe permesso di spezzare l'incantesimo lanciato da sua nonna per legare la sua anima al Grimorio.

Jane non rispose subito. Non era ancora sicura di cosa provasse nei confronti di quel piano. Non voleva uccidere sua nonna, l'unico parente che le era rimasto in vita, ma non poteva nemmeno lasciarle compiere un massacro per la sua malsana sete di vendetta. Inoltre desiderava veder realizzata la promessa che la cacciatrice le aveva fatto il giorno del concerto. Aiutare i Mikaelson e poi essere libera, libera di fuggire, cambiare nome e allontanarsi per sempre dal mondo sovrannaturale. Ma poteva sacrificare Emily per i suoi desideri egoistici di libertà? In quel caso sarebbe stata diversa da colei che cercavano di fermare in tutti i modi? Si, si disse. Lo sarebbe stata perchè il suo volere non avrebbe causato la morte di poveri innocenti.

«Credo di si» affermò infine «Dovrò allenarmi un po' ma si. Posso riuscirci»

«Perfetto» Caroline battè le mani gioiosa, come era solita fare quando era piccola. Ma subito dopo si rabbuiò. Non conosceva molto della magia, nonostante ciò sapeva che praticare un incantesimo di quel livello era molto pericoloso, poteva costare la vita.

«Non devi preoccuparti» la rassicurò Rebekah captando il suo stato d'animo. Ormai la conosceva abbastanza bene da saper riconoscere le sue emozioni con un solo sguardo «Penserò io a lei. Mia madre era una strega potente ed ho imparato qualche trucco. Non potrò praticare la magia ma posso insegnarla»

«E lo farai egregiamente» Klaus entrò nella stanza di soppiatto facendo sussultare le umane. Sua sorella si girò verso di lui impassibile.

«Come faccio tutto il resto d'altronde» replicò con un sorriso serafico.

«Permettimi di dissentire. Con tutti i secoli che abbiamo passato insieme conosco perfettamente le tue mancanze» la stuzziccò lui.

«Che sono sempre meno delle tue, Nik» disse lei piccata. L'ibrido alzò gli occhi al cielo con un sorriso indolente ma non la smentì.

«Fanno sempre così?» sussurrò Jane a Caroline «Me li sono sempre immaginata, non so, più...» si interruppe cercando le parole adatte.

«Mostruosi?» finì per lei la bionda.

«Inumani» la corresse «A vederli così sembrerebbero una classica famiglia» la strega si era aspettata tante cose dai mitici Originali, ma sicuramente non quell'atteggiamento fraterno e di affetto. Capiva come avesse fatto la sua amica ad affezionarsi a loro, anche se non lo condivideva.

«In ogni caso, perchè sei qui fratello?» gli chiese la vampira.

«Caroline» la sua non era un'affermazione, ma un invito. Mentre pronunciava il suo nome tese la mano verso di lei guardandola con i suoi splendidi occhi blu maliziosi. Aveva qualcosa in mente e la ragazza era decisa a scoprire di cosa si trattasse. Posò la mano in quella di lui e si lasciò trasportare fuori dalla stanza.

 

* * *

 

L'aveva bendata. Appena usciti dalla biblioteca si era portato alle sue spalle, si era slegato la cravatta e l'aveva legata dietro la sua nuca, sui suoi occhi. Le passò la mano davanti al viso un paio di volte per assicurarsi che non vedesse, poi le poggiò le mani sui fianchi e la guidò fuori dalla casa.

«Dove stiamo andando?» gli chiese quando sentì l'erba soffice del giardino sotto la sua scarpetta blu in tinta con l'abito.

«Non posso dirtelo è una sorpresa» questa risposta infiammò ancora di più la sua già cocente curiosità.

«E perchè mi hai bendata? Almeno questo puoi dirmelo?» continuò incapace di trattenersi. Non si sentiva così impaziente dalla notte del ballo in maschera, quando Klaus la bruciava con il suo sguardo penetrante. Solo lui era in grado di farle provare emozioni così intense da farle tremare le ginocchia e mancare il fiato.

«Dovrai pazientare ancora un po', amore» ridacchiò lui davanti alla sua palese agitazione.

Il piacere della curiosità presto si trasformò in inquietudine. Cosa stavano facendo? Avevano un'emergenza strega impazzita di cui occuparsi. E per quale motivo faceva il misterioso? C'era qualcosa che non andava?

«Tesoro apprezzo molto il tuo gesto, ma non abbiamo tempo per questo. Dobbiamo occuparci di Emily» gli disse sull'onda delle sue congetture.

«Ti sbagli. Noi non possiamo fare niente per il momento, quindi lasciamo la situazione in mano alle streghe e godiamoci un po' di tranquillità» la notte precedente si era ripromesso di riconquistarla per farle dimenticare il massacro di quel villaggio. Lei diceva di averlo perdonato, ma Klaus sapeva che, in fondo al suo cuore, stava ancora elaborando la situazione ed era deciso a forzare un po' la mano per velocizzare il processo.

«Questo non spiega la benda. Non fraintendere, mi piacciono le sorprese e il mistero ma il tuo è un comportamento insolito» continuò lei palesandogli i suoi pensieri.

«Ti sto corteggiando» ammise lui stringendo di più i suoi fianchi per guidarla nella giusta direzione.

«Ma io ho già perso la testa per te. Non ne hai bisogno» adesso era ancora più confusa.

«Lo so» sorrise e le baciò una guancia rosata «Ma voglio riconquistare la tua fiducia» lei, capendo a cosa si riferiva, si girò e rispose a quel bacio innocente posando le sue labbra su quelle di lui. Lui approfondì il bacio esplorandola con la lingua e lei gli circondò il collo con le braccia lasciandosi andare contro il suo petto solido.

«Sta andando meglio di quanto sperassi» esclamò lui sulla sua bocca. Lei rise scaldandogli il cuore.

Percorsero un altro paio di metri in silenzio, godendosi quell'atmosfera serena che avevano creato e di cui, nell'ultimo periodo, avevano sentito la mancanza.

Quando si fermarono e le tolse la benda, il cuore di Caroline mancò un battito. Ai suoi piedi c'era una tovaglia imbandita con ogni tipo di frutto e dolcetti. L'aveva portata a fare un picnic sulla sponda del lago in cui l'aveva gettata dopo la prima notte in cui avevano dormito insieme.

«Ti piace?» le domandò lui accarezzandole le braccia scoperte grazie alla manica corta del vestito. Lei annuì momentaneamente incapace di parlare.

Soddisfatto della reazione della ragazza l'ibrido la fece sedere e si posizionò vicino a lei, molto vicino.

«Chiudi gli occhi» disse piano con la voce calda e roca che mise in allarme ogni terminazione nervosa della bionda. Obbedì incantata ed ammaliata.

Le fece assaggiare una fragola continuando a mormorare con quel tono che avrebbe fuso una distesa di ghiaccio «Senti il sapore sulla lingua. Assaporalo».

Percepirlo così vicino da sfiorarla con il suo corpo e le sue parole seducenti le fece girare la testa. Nonostante ci fosse un piacevole venticello aveva caldo.

«Voglio sentirlo anch'io» catturò la sua bocca e la sua lingua gustando quello che lei aveva da offrirgli «Sai di fragola» sussurrò nel suo orecchio sfiorandole il collo con la punta del naso.

Caroline aprì gli occhi con il respiro corto. Aveva fame, ma non di cibo.

«Non ti ho detto di riaprirli» la ammonì lui con un dito. Lei li richiuse immediatamente. Quel gioco era assolutamente delizioso e aveva intenzione di rispettare le sue regole.

Questa volta le fece mordere una fragola ricoperta di cioccolato.

«Questa è una mia invenzione» le spiegò orgoglioso «Ho preso il cacao di una mia piantagione e ne ho fatto una crema, poi l'ho unita alla frutta»

«È deliziosa» esclamò lei trattenendo un mugolio di piacere per quella pietanza insolita.

«Ne vuoi ancora?» domandò lui incantato dall'espressione di pura soddisfazione della giovane.

Lei annuì distrattamente, troppo annebbiata dalla sua presenza per pensare lucidamente.

Gliene fece mangiare un'altra e le si macchiarono le labbra di cioccolato. Di fronte a quell'invitante visione Klaus non poté fare altro che carezzare il suo labbro inferiore con la punta della lingua pulendola.

«Klaus» mormorò lei con il fiato corto aprendo gli occhi e fissandoli in quelli di lui «Ti voglio»

L'Originale dovette usare tutta la sua forza per non accontentarla subito. Il suo piano di un lungo e lento pomeriggio si stava rivelando più difficile del previsto.

«Non ancora. Non hai finito di assaggiare» le rispose trattenendo una risata davanti all'evidente frustrazione che la colpì.

«Pensavo che il tuo scopo fosse sedurmi. Ci sei riuscito, perchè non porti a compimento l'opera?» Klaus rise soddisfatto.

«Ho detto che voglio corteggiarti non sedurti» precisò, nonostante il suo intento ultimo fosse quello.

Senza permetterle di aggiungere altro le fece mangiare un altro dolcetto seguito da un languido bacio per sentirne il gusto dalle sue labbra. Andò avanti così per un po', per ogni assaggio.

«Klaus, così mi farai impazzire» scoppiò Caroline dopo l'ennesimo ed intenso bacio.

«È quello che desidero» le disse bruciante di passione «Farti capire cosa provo ogni volta che ti vedo, che ti sento» accarezzò il suo profilo dalla tempia al ginocchio ripiegato di lato «Che ti tocco»

La ragazza in preda ad un impulso febbrile si protese verso di lui, gli catturò il viso con le mani e si fiondò sulla sua bocca costringendolo a rispondere al suo assalto. Lui avrebbe voluto resisterle, prolungare la dolce tortura che le stava infliggendo ma non ce la fece. In un secondo se la portò sul grembo stringendola contro il suo corpo. Le sfiorò il viso, il bacino e poi risalì verso il seno senza mai smettere di baciarla. Le dita dell'altra mano andarono sotto le sue gonne accarezzandole la coscia liscia a soda, quando arrivarono alla sua intimità lei gemette. Il suono del piacere che le procurava aumentò la bramosia già smisurata che provava continuamente per lei.

Caroline cominciò a sbottonargli la camicia che le impediva di toccare la pelle nuda di lui. Non appena Klaus capì che la ragazza voleva andare fino in fondo spogliò entrambi a velocità sovrannaturale e si sdraiò sopra di lei. Le ricoprì il collo di baci lambendo ogni centimetro di quel corpo che si adattava perfettamente al suo. Lei si aggrappò alle sue spalle graffiandolo con le unghie in preda a quell'impazienza che provava solo con lui.

Stava per penetrarla quando sentì il corpo di lei vibrare.

«Stai tremando» mormorò allibito fermandosi. La stava forse forzando? Era possibile che in preda al suo desiderio avesse frainteso quello di lei?

«Ti prego» disse lei così piano che lui riuscì a sentirla soltanto grazie al suo udito potenziato.

«Fai l'amore con me» aggiunse notando che lui non aveva capito «Ho bisogno di sentirti dentro di me, di unirmi con te»

«È lo stesso bisogno che divora anche me, amore» rispose quasi con disperazione. Intrecciò le dita a quelle di lei portandole all'altezza della sua testa e la fece sua. Ondeggiarono insieme senza mai staccare le mani e gli occhi l'uno dall'altra ed esplosero contemporaneamente in un'estasi violenta e totale.

Klaus crollò sopra di lei seppellendo il viso tra i suoi capelli. Caroline sentì la carotide di lui pulsare al ritmo del suo cuore accelerato e fu colta da un desiderio che non aveva mai provato prima. Voleva fondersi con lui in ogni modo possibile, così, quando sarebbero stati costretti a lasciarsi, una parte di lui sarebbe sempre stata con lei. Istintivamente portò le labbra sul punto in cui il sangue scorreva copiosamente e morse con tutta la forza che aveva lacerando la pelle.

L'ibrido fu scosso da un sussulto di sorpresa e lieve dolore mentre la ragazza beveva nutrendosi di lui. Ben presto fu trasportato in una spirale di piacere e si girò sulla schiena portandola con sé in modo da darle un miglior accesso al suo collo. Quando lei fu sazia lo guardò negli occhi stupita dal suo stesso gesto. Non era la prima volta che scambiava il sangue con Klaus, ma prima non aveva mai sentito una tale bramosia per quel liquido vermiglio. Senza pensarci oltre scostò i capelli da un lato per permettere anche all'Originale di unirsi a lei nel modo dei vampiri. L'uomo si alzò fino a trovarsi seduto con la ragazza in grembo, le baciò il collo e poi morse. Bevve con dolcezza e avidità senza tuttavia riuscire a saziarsi. Non ne aveva mai a bastanza di lei. Fortunatamente, pensò, ho tutta l'eternità per provarci.

 

* * *

 

Per quanto Emily detestasse farlo non aveva scelta. Doveva allearsi con Giuseppe Salvatore. Quella mattina, trovando il letto di sua nipote vuoto, aveva capito che quella piccola mocciosa si era piegata davanti ai sensi di colpa ed era passata dalla parte del nemico. Avrebbe avuto tempo, una volta distrutto Nikalus Mikaelson, per farle comprendere l'idiozia di quell'azione.

«Megan Fell. Qual buon vento vi porta qui? O meglio, cattivo vento» disse Giuseppe quando la vide entrare nel suo studio. Aveva sempre considerato la signora Fell una donnina insipida e senza alcun gusto. Come avrebbe fatto altrimenti ad indossare perennemente quei vestiti gialli che la facevano somigliare ad una grossa meringa glassata?

«Siete sempre l'emblema del gentiluomo vedo» replicò Emily con aperto disgusto. Se avesse saputo chi era realmente non le avrebbe mai parlato in quel modo. Cominciava ad essere stanca di possedere il corpo di Megan. Nessuno le portava il rispetto che una donna del suo rango meritava e quel guardaroba giallo le dava alla testa.

«Cosa volete donna?» Salvatore, se possibile, fu ancora più scortese di prima. Si sentiva criticato, e non gli piaceva per niente.

«La vera domanda è cosa volete voi e cosa posso fare io per aiutarvi ad ottenerlo» porre la questione come se fosse lui quello che aveva il comando la divertiva. Pregustava già la faccia che avrebbe fatto una volta scoperto che era stato solo una pedina del suo piano.

«Di cosa state parlando?» c'era qualcosa di strano in lei. Sembrava più arguta, malvagia.

«Voi desiderate eliminare i Mikaelson per ripulire il vostro nome dall'alleanza che il vostro antenato, Lorenzo Salvatore, fece con gli Originali. Ebbene io posso aiutarvi» si, c'era decisamente qualcosa di insolito. La solita e spaventata Megan Fell non gli avrebbe mai fatto una proposta del genere.

«Come potrebbe tornarmi utile una signora debole e sciocca come voi?» chiese bruscamente, sulla difensiva.

«Non sapete chi avete davanti» e non appena lo avesse saputo avrebbe immediatamente cambiato atteggiamento nei suoi confronti, o lo avrebbe costretto a farlo.

«Oh si, lo so. Adesso perchè non vi rinchiudete nella vostra casa cercando di dimenticare che vostro marito vi ha lasciata scappando il più lontano possibile da voi?» Giuseppe era sicuro che una donna che veniva evitata persino dal suo stesso marito non lo avrebbe mai potuto aiutare in nessun modo.

«Povero illuso borioso, vi credete tanto intelligente quando siete solo un povero sciocco» disse Emily scoppiando a ridere. Pensava che avrebbe ferito Megan parlando in quel modo? Lei era l'unica a sapere che per la sua vecchia amica, di cui possedeva il corpo, la separazione da suo marito e dalla sua cinghia era stata una liberazione.

«Non vi permetto di insultarmi nella mia casa» le narici gli vibravano in un eccesso di collera.

«Ho semplicemente detto la verità Mr. Salvatore» quella che stava avvenendo era una prova di forza. Lui non sapeva come ferire lei, ma lei sapeva quali tasti toccare per ferire lui «Guardatevi. Guardate il frutto del vostro duro lavoro. Un figlio che ha viaggiato per i bordelli di mezza Europa per due anni, l'altro che è più interessato alle bionde che alla caccia. E poi, c'è lei. Il vostro fallimento più grande. L'avete cresciuta come una figlia e la signorina Forbes alla prima occasione si è gettata tra le braccia del vostro peggior nemico»

«Uscite da qui. Immediatamente» Salvatore si alzò in piedi ed indicò furiosamente la porta dello studio. Emily aveva vinto.

«Calmatevi Giuseppe. Siamo dalla stessa parte» spiegò ridendo di nuovo «Sapete, prima desideravo uccidere anche voi e il resto delle Famiglie Fondatrici, ma adesso mi basta eliminare Niklaus Mikaelson. Tra tutti è quello che odio di più»

«Emily Bennett» esclamò lui allibito mettendo insieme tutti i pezzi del puzzle. Ora capiva cosa ci fosse di tanto diverso in lei. Non era l'anonima Fell, ma la brutale strega Bennett.

«Allora non siete così sciocco come pensavo» inclinò la testa di lato conferendo un'amara dolcezza alle sue parole.

«Come avete fatto? Voi eravate morta» non riusciva a capacitarsene. Il fatto che fosse deceduta mettendo fine all'esistenza di Finn Mikaelson aveva risolto due problemi in una volta sola, sapere che era riuscita a sopravvivere era una disdetta.

«Ogni strega ha il suo piccolo trucchetto» pensava davvero che gli avrebbe rivelato il suo segreto? In dieci anni non era cambiato per niente. Era rimasto il solito illuso convinto che gli bastasse alzare la voce per ottenere quello che voleva.

«Raccontatemi tutto» ordinò duramente.

Emily non gli rivelò che la sua anima era legata al Grimorio e che per ucciderla una strega Bennett doveva sciogliere l'incantesimo, ma gli spiegò il suo piano per eliminare Niklaus senza usare il Nectunt. Senza Jane e quell'incantesimo non avrebbero potuto sbarazzarsi anche di tutti gli altri Originali, ma per il momento andava bene così. Era sicura di poter riportare sua nipote dalla sua parte, avrebbero avuto tempo per completare l'opera.

«È vero quello che si dice allora. Non esiste inferno peggiore di una donna rifiutata» esclamò l'uomo quando lei ebbe finito di raccontargli come liberare la terra dalla presenza dell'ibrido.

«Non sapete di cosa parlate» lo aggredì. Adesso che conosceva la sua vera identità anche lui sapeva quali punti toccare per ferirla. Erano tornati a giocare ad armi pari.

«Adesso siete voi la sciocca. Credete che non conosca il motivo per cui desiderate uccidere Niklaus Mikaelson con tale bramosia? Eravate innamorata di lui ma lui vi non vi ha mai voluta» a lui piacciono le bionde, riflettè con disgusto. Ogni volta che pensava a Caroline con quel mostro sentiva di aver fallito ed odiava quella sensazione.

«E pagherà per questo» gli assicurò lei pregustando quel momento. Forse prima avrebbe assassinato la ragazza Forbes davanti agli occhi dell'Originale. Gli avrebbe mostrato cosa significava perdere la persona amata.

«Sarete in grado di fare il necessario quando sarà il momento? O il vostro cuore vi farà desistere mandando il piano all'aria?» adesso che si sentiva vicino alla meta non avrebbe sopportato l'idea di fallire un'altra volta.

«Non temete Salvatore. So quello che devo fare»

 

* * *

 

Stare sdraiata sul petto di Klaus, felice e appagata, in riva al lago era il paradiso. Di questo Caroline era sicura. Sarebbero dovuti andare dagli altri, controllare che Jane stesse bene e che Elijah e Rose non litigassero continuamente. Da quando il maggiore dei Mikaelson le aveva confessato i motivi che lo avevano spinto a lasciarla quattro secoli prima, il rapporto tra loro si era complicato. La ragazza sospettava che entrambi si amassero ancora. Era sicura che, se Rose avesse abbandonato l'orgoglio ed Elijah la prudenza, avrebbero recuperato tutti quegli anni perduti vivendone altri meravigliosi e felici.

«Dovremmo fare dei picnic più frequentemente» Klaus interruppe i suoi pensieri facendola ridere. Alzò il viso verso di lui e gli diede tanti, piccoli e delicati baci.

«È così che solitamente corteggi le donne? Facendole impazzire di desiderio fino a quando non cadono ai tuoi piedi?» gli chiese con tono malizioso e spensierato. La sua leggerezza tuttavia nascondeva una viva curiosità. Sapeva poco del suo passato amoroso, ed immaginava che con tutti quegli anni di vita ci fosse tanto da raccontare.

«Con te è tutto diverso. Non ho mai amato nessuna donna prima di te» rispose lui con naturalezza. La facilità con cui le esprimeva i suoi sentimenti aveva smesso di sorprenderlo.

«Non mi stanco mai di sentirtelo dire» esclamò lei con un sorriso che avrebbe illuminato persino la più cupa delle notti. Improvvisamente non le importava più di tutte le amanti del suo passato.

«Cosa? Che non mi importava niente delle donne con cui andavo a letto?» Caroline scosse la testa.

«Che mi ami» gli disse accarezzandogli una guancia. Adorava sentire il principio della barba sotto i polpastrelli.

«Ti amo. Sei e sarai per sempre l'unica donna della mia vita» era una promessa, una confessione, la verità.

«Mi basta esserlo fino a quando ci sarò» al pensiero che avrebbe dovuto lasciarlo si sentì morire, ma non permise a questa triste riflessione di rovinare quei preziosi momenti.

«Cosa intendi?» Klaus si sollevò sul gomito sinistro per osservarla meglio. Lui non sembrava essere del suo stesso avviso.

«Stefan aveva ragione, tesoro. La nostra storia è destinata a finire. E non passerai il resto della tua vita a tormentarti pensando a me. Andrai avanti, com'è giusto che sia» una parte di lei rabbrividiva al pensiero che lui potesse solo guardare un'altra donna nel modo in cui guardava lei, ma l'altra parte, quella generosa e altruista, non voleva vederlo soffrire per l'eternità pensando all'amore che aveva perso. Sarebbe dovuto andare avanti.

«Aveva ragione? Hai intenzione di lasciarmi?» se non fosse stato così arrabbiato il suo tono avrebbe mostrato la disperazione che quelle parole avevano fatto nascere.

«Non voglio lasciarti, ma non desidero diventare un vampiro. È difficile passare l'eternità insieme quando uno di noi è mortale» gli spiegò lei temendo che si sentisse tradito, abbandonato.

«Risolviamo il problema allora. Lascia che ti trasformi» inconsciamente aveva sempre voluto farlo, fin dalla prima volta che l'aveva vista al ballo di Mr Tompson.

«Non è quello che desidero. Ti prego non voglio discutere, cambiamo discorso» se avessero continuato a parlarne avrebbero rovinato quel momento, tutti i momenti che avrebbero potuto passare armoniosamente.

«Non possiamo cambiare discorso» come poteva pensare che lui avrebbe accettato l'assurda idea di lasciarla morire in futuro senza fare niente? Di vivere senza di lei? Come poteva stare con lui se non lo voleva per sempre? «Che senso ha tutto questo se tra qualche anno ci lasceremo? Che senso abbiamo noi?»

«Ti amo, ed è mia intenzione rubare ogni istante che mi sarà possibile per passarlo con te» e una volta che lui se ne sarebbe andato, avrebbe vissuto dei ricordi di quei momenti.

«Pensavo che accettando quello che sono avessi programmato una tua futura trasformazione» ammise lui. Sul suo volto la rabbia e la delusione vennero sostituite da una ferma determinazione.

«Ma non importa» aggiunse, come se fosse un avvertimento «Ti farò cambiare idea»

Caroline avrebbe voluto ribadire la sua posizione, non voleva che lui si illudesse e programmasse un futuro che non avrebbero potuto condividere, ma non lo fece.

«Ho già in mente un piano» le disse lui con lo sguardo illuminato da una nuova consapevolezza. Aveva il potere di farle cambiare idea.

«Ah si? E quale sarebbe?»

«Ti mostrerò tutte le cose che ti perderesti decidendo di non passare l'eternità con me» con un balzo fulmineo si portò sopra di lei appoggiandosi ai gomiti per non schiacciarla con il suo peso. Lei gli fissò immediatamente le labbra.

Lui le baciò il collo, la guancia e la spalla poi nel suo orecchio sussurrò «A partire da questo». Finalmente si riappropriò della bocca di lei e si unirono nuovamente nella danza più antica del mondo.

 

* * *

 

Emily e Giuseppe bussarono alla porta della casa di Rosemary Porter fino a quando un ragazzo dai lunghi capelli castani non aprì.

«Buon giorno, voi dovete essere Trevor» gli disse melliflua la strega «Mi chiamo Megan Fell e sono un'amica di Rose»

«Oh» esclamò poco elegantemente il giovane «Entrate». Li fece accomodare nel salotto, non si fidava molto dell'uomo alto e austero ma la donna vestita di giallo non sembrava una minaccia.

«Cosa posso fare per voi? Desiderate che lasci un messaggio alla signora Porter?» domandò rigidamente. Sapeva che la sua mentore era sana e salva a casa dei Mikaelson, Damon Salvatore glielo aveva comunicato qualche giorno prima. Tuttavia il suo istinto di lupo gli diceva che qualcosa non andava.

«Volevamo solo farvi visita. Dovete essere un giovanotto estremamente interessante per essere un così caro amico di Rose» continuò Emily. Giuseppe rimase in silenzio scrutando l'ambiente circostante.

Rose gli aveva parlato di lui? Trevor non riusciva a crederci. La donna era sempre stata molto protettiva nei suoi confronti e rivelava la sua esistenza solo alle persone di cui si fidava ciecamente. La signora in giallo e il suo inquietante accompagnatore non sembravano tra questi.

«Chi è l'uomo con voi che sta osservando la mia dimora come se si trattasse di un campo di battaglia irto di pericoli?» Megan sorrise e il sangue del ragazzo gli si gelò nelle vene. Aveva commesso un errore prima, non era l'uomo quello pericoloso , ma lei.

«Il mio nome è Giuseppe Salvatore» rispose infine con aria di superiorità.

Il cervello di Trevor impiegò una frazione di secondo per comprendere che si trovava nei guai. Aveva parlato poco con Damon ma aveva capito una cosa, doveva stare alla larga da suo padre.

Emily capì subito che il ragazzo presto sarebbe fuggito. Era sveglio. Questo avrebbe solo reso le cose più interessanti. Fece un cenno con la testa a Giuseppe che, fulmineo, si alzò dal divano e lo colpì con una spranga di legno così forte da fargli perdere i sensi. La strega lo legò incantando la corda ed osservò il frutto del suo lavoro soddisfatta.

«Adesso volete dirmi perchè abbiamo catturato questo ragazzo? Non mi sembra una minaccia» le chiese l'uomo.

«È un licantropo Mr Salvatore» era sorprendete quante informazioni avessero i servi e quanto fossero ben disposti e divulgarle sotto la promessa di pochi spiccioli.

«A cosa ci serve un licantropo?» Giuseppe continuava a non capire. Dovevano uccidere dei vampiri, non dei lupi.

«Un licantropo è quello che ci serve per uccidere il nostro potenziale ibrido»





Ed ecco il 15 capitolo. Vi è piaciuto? ci stiamo lentamente avviando verso la fine, cosa ne pensate? Come sempre ringrazio tutte le persone che leggono la mia storiami rendete immensamente felice XD. 

Spero che commenterete in tanti per condividere con me le vostre impressioni. Un bacio a presto ;D

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Capitolo 17
*** TRASFORMAZIONE ***


TRASFORMAZIONE

 

Damon era inquieto. Sapeva che qualcosa non andava ma non riusciva a capire cosa. Suo padre si comportava in modo strano da quando, quella mattina, aveva incontrato Megan Fell nel suo studio. Anche la donna gli era sembrata diversa, nonostante non fosse in grado di dire cosa gli avesse dato quella sensazione. Lo sguardo forse, la profonda determinazione che nascondeva.

«È accaduto qualcosa» disse irrompendo nella stanza del fratello senza bussare. Stefan posò il libro che stava leggendo sul letto e lo guardò infastidito.

«Prego entra pure» lo invitò ironicamente con il braccio. Incrociò le braccia dietro la testa rimanendo semisdraiato.

«Tu non hai notato niente di strano?» continuò il moro ignorando quella frecciatina.

«Cosa avrei dovuto notare?» gli domandò parlando come ad un bambino che faceva i capricci.

«Giuseppe. Si comporta in modo bizzarro. E poi da quando è in rapporti amichevoli con Megan Fell? Stanno tramando qualcosa e io non mi fido di lui, lo sai»

«Aspetta. Di cosa stai parlando?» Stefan si mise seduto concentrandosi completamente sul fratello maggiore.

«Giuseppe. Mrs Fell. Tramare. Comportamento bizzarro. Mi stai seguendo? Non era una frase complicata» la pazienza non era mai stata una virtù di Damon.

«Quando nostro padre ha incontrato Megan Fell?» chiese il ragazzo castano cercando di collegare tutti i pezzi.

«Questa mattina, Stef» affermò l'altro sottolineandone l'ovvietà alzando lo sguardo al cielo «Dov'eri con la testa?». Stefan non rispose. Sapevano entrambi la risposta: Caroline. Da quando lei gli aveva confessato che sarebbe rimasta con Klaus e che per lui provava solo affetto fraterno aveva fatto di tutto per impegnare la mente, per evitare di pensare a lei. Come se gli fosse stato possibile farlo. La verità era che il suo amore per la ragazza era come una malattia che lo divorava lentamente, un pezzo alla volta. Quello che lo faceva realmente imbestialire era che a lui andava bene così. Sopportava il dolore perchè era il sintomo che una parte di lei vivesse in lui, perchè la speranza che un giorno sarebbe stata sua batteva la disperazione in cui il suo rifiuto l'aveva gettato.

«È innamorata di lui, fratellino. Devi smetterla di struggerti per lei. Devi andare avanti» disse Damon seguendo inconsapevolmente il filo dei pensieri di Stefan.

«Il loro rapporto è destinato a finire, lo sappiamo tutti. Lei non vuole essere trasformata» si difese il minore dei Salvatore parlando più a se stesso che al fratello.

«Questo è quello che sostiene adesso, ma tra qualche anno non sarà dello stesso parere» predisse il moro quasi con durezza. Prima il suo fratellino avrebbe capito ed accettato come stavano le cose e prima il suo cuore si sarebbe liberato di lei.

«Credi che nostro padre stia tramando qualcosa?» chiese il cacciatore castano cambiando argomento.

«Si» confermò l'altro grato di concentrarsi su quel problema. Il rumore degli zoccoli sulla ghiaia lo distrasse. Andò alla finestra e scostò la tenda per vedere cosa stesse accadendo.

«Sta per lasciare la tenuta» disse avviandosi verso l'uscita della stanza «Sbrigati, o non riusciremo a seguirlo»

«Vuoi seguire papà?» domandò attonito Stefan. Non stava esagerando? Era necessario spiare suo padre? E se stesse per concludere un rapporto amoroso con la signora Fell? In quel caso avrebbe decisamente preferito non saperlo.

«Avanti» lo esortò Damon lanciandogli il soprabito.

Dopo un secondo di titubanza il ragazzo indossò il pesante indumento seguendo suo fratello nella sera scura.

 

* * *

 

«Sono spiacente signora ma non posso fare entrare né lei né il suo amico» le disse una guardia da dietro i cancelli di villa Mikaelson. Emily avrebbe desiderato eliminarlo subito con i suoi poteri, ma non poteva farlo. Quel vampiro scortese e pomposo doveva prima farla entrare.

«Non vogliamo fare niente di male. Vedete, il mio amico qui è il licantropo Trevor, l'amico della signora Rose. Non lo riconoscete? Eppure scommetto che siete stato uno dei suoi carcerieri per un certo lasso di tempo» affermò con tono dolce e mellifluo.

«Non ha una bella cera» disse il guardiano osservando meglio il ragazzo al fianco della strega, completamente sotto il suo controllo.

«Sono certa che una volta riunitosi con la sua mentore si riprenderà» assicurò Emily tentando ancora una volta di eludere il controllo all'ingresso. Il vampiro seppur riluttante aprì il chiavistello deciso a controllare meglio la situazione, ma non appena sollevò il chiavaccio si accasciò a terra colpito da un tremendo dolore alla testa fino a quando non perse i sensi. In pochi secondi anche il resto delle guardie fece la sua stessa fine. Con un sorriso soddisfatto la strega sorpassò il corpo svenuto dell'uomo entrando nella tenuta.

Avrebbe voluto che mettere fuori combattimento gli Originali fosse stato altrettanto semplice, ma loro erano forti e una semplice emicrania non li avrebbe sconfitti. Non importava, Emily sapeva perfettamente cosa fare.

«Mrs Fell» esclamò incredulo Elijah quando la vide entrare nel salone dove stava discutendo animatamente con Rose per una questione che neanche ricordava «Cosa ci fate qui? E come avete fatto ad entrare?»

«Trevor!» Rose si lanciò sul suo protetto con un sorriso sulle labbra ma fu rapidamente buttata all'indietro da una forza invisibile. Guardando meglio il ragazzo e i suoi occhi vitrei si allarmò.

«Pretendo una spiegazione» Klaus avanzò minacciosamente stringendo la mano di Caroline. Si posizionò al fianco del fratello portandosi davanti alla ragazza. Sentendo dei passi a lui sconosciuti per il corridoio si era subito recato nel salone. Avrebbe lasciato la bionda nella loro stanza per tenerla al sicuro, ma il suo istinto gli diceva che erano in pericolo e voleva averla vicino per poterla proteggere. A quella vista la strega arricciò il naso digrignando i denti.

«Emily» sussurrò Caroline riconoscendola. Gli occhi di tutti i presenti si posizionarono su di lei. La stretta di Klaus si fece più intensa.

«Brava» la strega battè le mani ridendo «Come avete fatto a riconoscermi così in fretta?»

«Dalla vostra espressione. Quando ero piccola eravate molto amica di mia madre e quando venivate a casa nostra passavo molto tempo ad ammirare la potente strega Bennett» spiegò la ragazza mostrando una sicurezza che non aveva.

«Potente ed ostinata» Rebekah entrò nel salone con lunghe ed eleganti falcate «Non vuole proprio decidersi a morire lasciandoci in pace»

«Rebekah Mikaelson, il membro più fastidioso della famiglia Originale» la accolse Emily. Aveva sempre considerato quella bellezza bionda ed immortale un grande pericolo, una letale combinazione di istinto micidiale e intelligenza.

«È sempre un piacere» la vampira fece un piccolo inchino sperando che la sua avversaria si concentrasse su di lei. Si trovava nella biblioteca con Jane quando la donna era entrata portandosi dietro lo spettro di Trevor. Riconoscendo nel corpo di Megan Fell sua nonna, la giovane strega l'aveva avvertita del pericolo. Se tutto fosse andato secondo i suoi piani presto Jane sarebbe arrivata con il Grimorio e avrebbe spezzato l'incantesimo che consentiva ad Emily di vivere.

Si sentirono altri passi seguiti dall'entrata di Giuseppe Salvatore.

«Bene mio caro, siete arrivato. E avete portato quello che ci serve» disse la Bennett indicando la pesante spada che impugnava l'uomo.

«Ma potete essere certa che non la userò fino a quando non mi avrete svelato il vostro piano. Ho finito di essere una pedina del vostro gioco» ribattè furioso. Il suo sguardo si posò sulla mano di Caroline intrecciata a quella di Klaus e la sua rabbia diventò furia.

«Sapevo che facevo bene a non fidarmi di voi» Damon entrò seguito da Stefan. La stanza si stava facendo affollata.

«Perfetto. Ci siamo tutti vedo. Manca solo la mia piccola Jane, ed io so che si trova in questa casa» Emily chiuse gli occhi. Dopo qualche secondo Jane venne trascinata nel salone nonostante si opponesse con tutte le sue forze a quel filo invisibile. Il Grimorio stretto tra le sue braccia.

«Buona sera bambina, mi stai forse portando un dono?» disse alla nipote inclinando la testa di lato.

«Non vi darò niente nonna» rispose la ragazza con fermezza. Dopo tanti dubbi aveva capito quale fosse la cosa giusta da fare.

«A cosa vi serve Trevor? Lasciatelo andare» intimò Rose quando ritrovò la forza di parlare. Aveva già perso un figlio una volta, non poteva sopportare di perderne un altro.

«Lui è fondamentale» rispose accarezzandogli una guancia.

«Perchè?» continuò la vampira andando in avanti. Elijah la bloccò afferrandola per le braccia.

«Risponderò immediatamente. Sia a voi che all'impaziente Giuseppe Salvatore»

«Allora?» la esortò Klaus ansioso. Il suo unico pensiero era che voleva portare Caroline lontana da lì.

«Esaudirò il vostro più profondo desiderio Niklaus. Vi farò diventare un ibrido a tutti gli effetti» gli spiegò lei con fare adulante.

«È impossibile» esclamò lui incredulo. Aveva perso la doppelganger e la strega era troppo debole per poter attuare il Nectunt modificato «Inoltre quello non è più il mio più profondo desiderio» guardò la sua donna negli occhi in un momento di inopportuna intimità facendo infuriare o ingelosire gran parte dei presenti.

«Non ha grande importanza dal momento che non appena vi avrò trasformato Giuseppe Salvatore vi ucciderà» sputò lei velenosa.

«E come farà a farlo? Una volta diventato un vero ibrido sarà davvero immortale» disse Stefan incuriosito, come se l'idea di quel piano in fondo gli piacesse.

«Ho il potere di attivare il suo gene di licantropo unendolo a Trevor mediante il sacrificio dei sette musicisti. Nel momento in cui l'incantesimo si compierà Giuseppe sarà in grado di ucciderlo trafiggendolo con la spada poiché, per pochi secondi, sarà solo un licantropo. E i licantropi possono morire se vengono colpiti al cuore» spiegò la strega guardando a turno tutti i presenti.

«Come farete ad essere sicura di aver attivato in lui il gene?» domandò Elijah con la sua solita calma, come se stessero discutendo in quale modo volessero il tè.

«Quando Trevor sarà morto la loro unione sarà cessata e Niklaus sarà un ibrido»

«No» Rose si scagliò contro la strega per impedire che il suo pupillo venisse ucciso, ma dopo pochi passi rimase bloccata da una barriera invisibile. Anche gli altri vampiri provarono ad attaccarla, ma rimasero tutti incatenati dietro a pareti magiche.

Emily scoppiò a ridere «Guardatevi, così potenti eppure inutili»

«Loro forse, ma io posso ancora batterti» disse Jane aprendo il Grimorio. In un attimo il libro le fu strappato dalle mani e finì ai piedi del camino, lontano da tutti.

Sfruttando la distrazione della strega, intenta a fare quella magia, Damon la attaccò ma presto venne lanciato nel quadrato magico insieme agli altri. Stefan rimase in disparte, osservando la scena come se non fosse realmente lì.

«Adesso che siete tutti al vostro posto, cosa ne dite di cominciare?» trascinò Klaus lontano dagli altri e cominciò la sua magia unendolo a Trevor.

Caroline si scagliò ripetutamente contro la barriera cercando inutilmente di sorpassarla.

«Elijah, Rebekah» implorò Klaus comunicandogli silenziosamente un messaggio che non tardò ad arrivare. I due vampiri bloccarono la ragazza prima che si ferisse nel tentativo di raggiungere il suo amore. Damon fu immediatamente vicino a lei, la strinse cercando di confortarla. Il suo sguardo tuttavia cadette su suo fratello ancora completamente libero di muoversi, di intervenire e fermare tutto ma che, invece, se ne stava lì a guardare la scena senza fare nulla.

Rose era come impietrita. Non riusciva a muovere un muscolo, a parlare, ad urlare tutto il suo rancore e la sua sofferenza. Trevor era innocente, giovane, doveva ancora vivere e scoprire cosa la vita aveva da offrire. Non poteva morire. Il maggiore dei Mikaelson si allontanò da Caroline e corse da lei, ma lei lo allontanò. Se si fosse abbandonata nel suo abbraccio avrebbe perso il controllo mentre doveva rimanere lucida. Lui per la prima volta da quando si erano conosciuti ignorò il suo volere stringendosela al petto.

Klaus sentiva un forte dolore pervadergli tutto il corpo, ma non emise alcun suono. Tutte le sue energie erano concentrate su di lei. Se davvero stava per morire voleva farlo con il suo viso impresso nella mente. Quando il resto del gruppo riuscì a farla calmare si fissarono negli occhi dimenticandosi di tutto il resto. Ti amo mimò lui con le labbra. Caroline annuì, lo spettro di una lacrima sulla guancia, ti amo rispose.

Il loro contatto fu interrotto da un urlo straziante proveniente da Trevor. Rose urlò di rabbia e impotenza trattenuta da Elijah. Gli occhi del ragazzo si riversarono all'indietro diventando completamente bianchi. Klaus ringhiò trattenendo il dolore, poi il licantropo si accasciò a terra senza vita. Rose crollò a terra sostenuta dall'Originale.

«È il momento» disse Emily a Giuseppe. L'uomo strinse l'impugnatura della spada avanzando verso l'ibrido. Stefan rimase a guardare impassibile, con un sorriso di soddisfazione appena accennato. Quando il capostipite Salvatore prese la mira per trafiggere Klaus, Caroline tentò ancora una volta di rompere la barriera scagliandocisi contro con tutta la forza che possedeva. Al secondo tentativo ci riuscì. Sotto lo sguardo incredulo di tutti i presenti si buttò su Giuseppe allontanandolo dall'ibrido.

«Com'è possibile?» urlò la strega stupefatta. Credendo che il blocco fosse stato eliminato anche gli altri provarono ad uscire dal quadrato dietro il quale erano rinchiusi ma non ci riuscirono. Emily proruppe in un urlo bestiale. Il suo piano era fallito, Klaus si era trasformato in un ibrido immortale. Continuò a tenere bloccati gli altri cominciando ad ideare un nuovo piano.

Giuseppe rispose all'attacco della ragazza tentando di colpirla con un gancio destro. Lei schivò e contrattaccò con un calcio sul fianco che andò a segno. L'uomo si piegò dal dolore dando l'opportunità a Caroline di attuare una mossa insegnatale da Giles, lo colpì con una ginocchiata allo stomaco e lo stese con un gancio destro sotto il mento.

Giuseppe crollò a terra svenuto. La bionda raccolse velocemente la spada caduta per terra dopo il suo assalto ed infilzò Emily. La strega non poteva morire, tuttavia l'indebolimento che seguì ruppe la barriera e permise agli altri di muoversi liberamente.

Rose corse dal suo pupillo e tenne stretto il suo corpo senza vita potendo finalmente piangere la sua morte. Elijah le stette accanto per tutto il tempo. Klaus corse da Caroline stringendola e baciandola con passione. Rebekah si avvicinò a Jane, che aveva recuperato il Grimorio, per aiutarla a spezzare l'incantesimo che avrebbe eliminato definitivamente Emily. Non appena la giovane strega cominciò a pronunciare la formula sua nonna si contorse su se stessa con lamenti strazianti.

«Puoi farcela Jane, coraggio» la incitò la vampira bionda. Il sangue cominciò a colarle dal naso ma lei non si arrese e, dopo un notevole sforzo, riuscì a completare l'incantesimo.

Emily diventò incorporea e poi lentamente scomparve, come se non ci fosse mai stata, come se fosse stata solo un brutto sogno.

Il silenzio regnò nella stanza. Tutto si era fermato. Dopo tutto il timore, il nervosismo, la rabbia, la vendetta e il desiderio di pace, era finita. Gli occhi di tutti erano fissi sul punto in cui la famigerata Emily Bennett era sparita senza lasciare alcuna traccia del suo passaggio. Jane credeva che si sarebbe sentita vuota senza sua nonna, invece tutto quello che provò fu sollievo e rassicurazione. Dal giorno seguente avrebbe intrapreso una nuova vita dove non sarebbe mai più stata costretta a vivere tutto quello.

Sfruttando quel momento di distrazione generale Giuseppe si alzò, sfoderò un pugnale dalla cintura dei pantaloni e pugnalò Caroline nella schiena, all'altezza del cuore.

Klaus impiegò un secondo a comprendere cosa stava accadendo, Stefan, dalla sua postazione isolata dal resto del gruppo, ancora meno. Senza rendersi conto dei suoi gesti il ragazzo estrasse la pistola dall'interno della giacca e sparò a suo padre. Guardò la pistola nella sua mano tremante e la lasciò cadere a terra. Giuseppe crollò a terra, morto.

«Caroline» mormorò l'ibrido straziato. Non doveva morire. Non doveva. La fece sdraiare a terra continuando ad abbracciarla.

«Va tutto bene tesoro» lo rassicurò lei accarezzandogli una guancia. Con le lacrime agli occhi lui si morse un polso pronto a guarirla con il suo sangue ma quando avvicinò quella medicina alla sua bocca la vita la abbandonò.

Stefan crollò a terra tremando, Damon sentì mancargli l'aria nei polmoni e si appoggiò sulle ginocchia cercando inutilmente di respirare. Klaus rimase immobile fissando quel viso sereno e bellissimo.

L'ibrido sentì una mano posizionarsi sulla sua spalla per dargli conforto.

«Mi dispiace Nik» mormorò Elijah. L'Originale voltò la testa verso il fratello sofferente. Sua sorella e Jane, dietro di loro, stavano piangendo in silenzio. I due Salvatore sembravano morti con lei.

«Non è morta» affermò lui tornando a guardare la sua Caroline.

«Nik» tentò di farlo ragionare sua sorella «Il suo cuore non batte»

«Ha il mio sangue in circolo. Non è morta. Presto sarà in transizione»

 

* * *

 

Stefan era per terra con la testa tra le mani e ripeteva ossessivamente «Cosa ho fatto? Cosa ho fatto?» aveva ucciso suo padre, lasciato che suo padre uccidesse Caroline. Era tutta colpa sua. Era un assassino. Aveva assassinato il suo stesso sangue. E Caroline si sarebbe trasformata in quello che odiava di più al mondo, un vampiro.

«Stef smettila» Damon gli prese le mani cercando di fermarlo. Sua sorella presto sarebbe tornata dal mondo dei morti e l'ultima cosa di cui aveva bisogno era un fratello che impazziva per il senso di colpa.

«È tutta colpa mia» continuò il minore dei Salvatore alzando lo sguardo verso il moro.

«No fratellino. Ti sbagli» detestava vederlo in quello stato.

«Si lo è. Non ho fatto niente. Tutti voi avete cercato di contrastare Emily ma io non ho fatto niente. Sono rimasto lì a guardare. Avrei potuto attaccarla, non ero bloccato come il resto di voi, ma non l'ho fatto. Non volevo. Perchè avrebbe ucciso Niklaus e avrei avuto una possibilità con Caroline. E adesso lei è morta, e io non ho fatto niente»

«L'hai vendicata» tentò di rassicurarlo, di farlo sentire meglio. Era il suo fratellone, era suo compito prendersi cura di lui.

«Uccidendo nostro padre» urlò disperato.

«Ha smesso di essere mio padre molto tempo fa» da quando aveva giurato di eliminare sua sorella.

«Questo non cancella quello che ho fatto» come avrebbe fatto a superare quell'episodio? Guardò il fratello in cerca di conforto ma si accorse che anche lui ne aveva bisogno. Per la prima volta lo vide come una persona normale, e non come l'uomo forte e indipendente che non ha mai bisogno di nessuno. Aveva perso sua sorella e, sebbene lo avrebbe negato con ogni molecola del suo corpo, suo padre.

Senza aggiungere altro lo guardò per un attimo e poi lo abbracciò. Damon lo strinse immediatamente cercando di dare e ricevere consolazione. Ne aveva bisogno. Presto la sua sorellina sarebbe stata in transizione.

 

* * *

 

Klaus era seduto sul letto di fianco a Caroline. Presto si sarebbe svegliata e lui voleva essere lì per lei, per cercare di fare chiarezza nella confusione che sarebbe susseguita al suo risveglio.

«Nik, sei qui da ore» cominciò dolcemente Rebekah «Prenditi una pausa, vai di sotto, prendi qualcosa da mangiare. Starò io con lei»

«No» rispose lui secco «Non la lascio» come poteva anche solo pensare che l'avrebbe lasciata sola?

«Va bene. Allora starò un po' con te, d'accordo?» non voleva lasciarlo solo con i suoi pensieri. Lui annuì. Si sedette dall'altro lato del letto.

«Quando ho sentito il suo cuore smettere di battere mi sono sentita inutile e insignificante» ammise la bionda dopo qualche minuto di silenzio. Si era affezionata alla ragazza come ad una sorella ed era grata a Klaus per averle dato il suo sangue quel pomeriggio.

«Io mi sento ancora così» confessò il fratello. Non era da lui manifestare le sue emozioni. Quell'evento doveva averlo scosso parecchio.

«Non avresti potuto fare niente di più» lo rassicurò. Lui non rispose né alzò gli occhi dal viso di Caroline.

«In fondo è andata bene» la vampira cercò di guardare il lato positivo «Presto sarà una vampira e passerà l'eternità con te»

«O si lascerà morire» disse lui senza nascondere il tono angosciato.

«Di cosa parli?» chiese lei senza capire il discorso del fratello.

«Lei non ha mai voluto diventare una vampira Bekah»

«Ma io pensavo che dopo averti perdonato per la strage del villaggio...»

«Avesse cambiato idea? Non eri l'unica» anche lui lo aveva creduto.

«Non si lascerà morire, ne sono sicura»

«Non era così che doveva andare» esclamò lui tormentato «Avrei dovuto avere tempo per convincerla, per farle scegliere autonomamente di stare con me per l'eternità. Non avrebbe dovuto essere costretta a scegliere tra la vita eterna e la morte immediata»

«Il risultato sarà lo stesso Nik. Avrai meno tempo per convincerla ma sono sicura che ce la farai» doveva farcela.

Klaus annuì di nuovo, poi rimasero in silenzio aspettando il suo risveglio.

 

* * *

 

Rose si sentiva vuota. Fredda. Morta. Per l'ennesima volta nella sua lunga esistenza aveva perso una persona che amava. Non riusciva nemmeno più a piangere. Aveva finito le lacrime.

«Rose mi dispiace tanto» disse Elijah entrando nella stanza. La abbracciò accarezzandole i capelli. Era un gesto che da umana la rilassava enormemente, sperava che funzionasse ancora adesso.

«Non c'è più» sussurrò lei contro il suo petto. Lui la tenne più stretta. Non sapeva cosa dire, voleva solo farla sentire meglio.

«Non ho potuto fare niente. Ero bloccata dalla barriera» poi aggiunse «E da te» lo spinse via con aria furiosa.

«Come?»

«Tu mi hai trattenuta. All'inizio, quando Emily non aveva ancora creato la barriera tu mi hai trattenuta» come aveva potuto?

«Non ti avrebbe mai permesso di avvicinarti a lui Rose. Ti ho protetta da te stessa» non era riuscito a fare altrimenti, doveva assicurarsi che stesse bene.

«Hai contribuito alla morte di Trevor» la parte razionale di lei sapeva che le sue accuse erano infondate e senza senso, ma in quel momento prendersela con qualcuno di tangibile e corporeo le faceva bene.

«Non avrei mai fatto una cosa simile» si difese lui indignato.

«L'hai fatto invece» affermò manifestando tutta la sua rabbia per la morte prematura del suo pupillo.

Elijah comprese. Aveva bisogno di odiarlo, di riversare si qualcuno quella rabbia che la bruciava. Aveva bisogno di lui.

«Forse hai ragione. Anzi sicuramente hai ragione. È colpa mia» mentì alzando le mani in segno di resa. Sentirlo ammettere quell'assurdità la destabilizzò.

«Maledetto» ringhiò prima di scagliarsi contro di lui. Elijah la tenne ferma per i polsi mentre Rose si agitava tra le sue braccia cercando di colpirlo. Dopo una dozzina di tentativi a vuoto si calmò tornando a piangere contro il suo petto. Lui rimase in silenzio cercando di confortarla con il suo calore e il suo amore.

«So che non è stata colpa tua» sussurrò lei staccandosi da lui. L'assenza del suo corpo le provocò un tremito. Si sentiva sola senza le sua braccia a stringerla.

«Cosa farai adesso?» le domandò preoccupato. Sarebbe andata via?

«Partirò» disse lei confermando i suoi peggiori incubi «Aspetterò che Caroline si risvegli, saluterò Damon e me ne andrò»

«O potresti restare qui. Con me» propose lui esponendosi.

«Dopo tutto quello che è successo?»

«Si, proprio per quello» le spiegò avanzando verso di lei «Hai bisogno di stare con qualcuno che tenga a te, che si prenda cura di te. Soprattutto in questo momento»

«Non voglio stare da sola» ammise lei «Ma non voglio mai più soffrire in questo modo, e stare con qualcuno vuol dire poter soffrire»

«Non se quel qualcuno è immortale e non ha nessuna intenzione di ripetere l'errore di lasciarti andare» suggellò quella proposta con un casto bacio sulle labbra.

«Non devi darmi una risposta adesso. Pensaci. Intanto riposati un po'» la fece sdraiare sul letto e le rimboccò le coperte.

 

* * *

 

Un fievole battito del cuore di Caroline li destò dai loro pensieri.

«Si sta svegliando» disse Rebekah emozionata.

«Lasciami solo con lei» Klaus non aveva mai smesso di guardare il viso della ragazza. Sapeva di essere stato brusco, ma desiderava avere il tempo e la libertà di affrontare la situazione con Caroline senza interferenze. Sua sorella lo capì.

«Sono di sotto se hai bisogno» gli disse prima di sparire dalla stanza.

Pochi istanti dopo Caroline aprì gli occhi.







Allora, un capitolo bello pieno, siete d'accordo? Non ero molto sicura del risultato, non so non mi convince. Voi cosa ne pensate? Vi è piaciuto? Inoltre ci stiamo avviando alla conclusione, mancano uno o due capitoli (dipende dal tempo che avrò visto che tra pochi giorni ho la maturità) e spero che la strada che ha preso la storia sia di vostro gradimento. Grazie a tutti quelli che continuano a leggere la mia storia un bacio a presto ;D

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Capitolo 18
*** EPILOGO ***


EPILOGO

 

Il battito di un cuore. Dei passi agitati. Lacrime di una donna. Il respiro regolare di un ragazzo immerso nei sogni. Il volare di una mosca. Il girare assente delle pagine di un vecchio libro.

L'odore dell'erba appena tagliata. Il profumo dei fiori. L'essenza del colore acrilico sulla tela. L'aroma del tè.

Gli occhi blu di Klaus che la osservavano con gioia mista a preoccupazione.

«Ben tornata, amore» sussurrò l'ibrido portandole un riccio biondo dietro l'orecchio.

«Co-cosa sta succedendo?» domandò Caroline disorientata. La sua testa era un recipiente di rumori e odori diversi, provenienti da chissà dove. Il suo corpo era dolorante, bisognoso di qualcosa che non riusciva ad individuare. Era come se avesse fame. O sete. Non riusciva a capirlo con chiarezza.

«Ricordi cosa è successo la notte precedente?» le chiese l'ibrido tentando di far riaffiorare nella memoria di lei i ricordi.

La ragazza si concentrò. Immagini confuse emersero dalla profondità della sua mente. Si trovavano tutti nel salone di villa Mikaelson, anche i tre Salvatore e Megan Fell erano presenti. No, non la signora Fell ma Emily Bennett.

Si mise a sedere agitata, ma Klaus le prese una mano tra le sue rassicurandola. Fissandolo intensamente negli occhi continuò a ricordare.

La strega stava per uccidere il suo amato, lei aveva provato ad intervenire ma non poteva. Era bloccata come il resto di loro. Tranne Stefan e Giuseppe. Niklaus era diventato un vero ibrido ma a caro prezzo, la morte di Trevor. Giuseppe stava per eliminare Klaus, lei era riuscita a liberarsi dall'incantesimo di Emily e aveva messo fuori combattimento il patrigno. Jane aveva liberato l'anima di sua nonna dal Grimorio. La Bennett era evaporata sparendo. Giuseppe l'aveva accoltellata alla schiena. Klaus era con lei, la teneva stretta a sé. Uno sparo. Stefan l'aveva vendicata eliminando il suo stesso padre. Lei era morta.

«Sono morta» esclamò allibita. Era morta. Eppure era ancora lì con Klaus, nel mondo dei vivi.

«Sono in transizione» mormorò quando capì. Aveva la gola secca. I polmoni non riuscivano ad incanalare abbastanza aria.

«Hei» l'ibrido afferrò i lati del suo volto e le diede un leggero bacio sulle labbra. Era viva, pensò riempiendosi di gioia. Per quanto la sua parte razionale sapesse che fosse impossibile, per un attimo aveva temuto che non si sarebbe svegliata ed era stato assalito da un sordo panico. Non aveva mai provato niente del genere.

«Va tutto bene. Non agitarti. Adesso ti farò avere un po' di sangue così completerai la transizione e dopo ti spiegherò tutto quello che c'è da sapere sull'essere un vampiro» continuò lui quando si staccò dalle sue labbra.

«Klaus» replicò lei piano «Io non voglio completare la transizione» non poteva farlo.

«Si che vuoi» disse lui dolcemente «Fidati di me, amore. Starai bene, staremo bene. Devi solo bere una goccia di sangue e poi saremo felici per l'eternità»

«Mi dispiace, ma non voglio diventare un vampiro. Lo sapevi» continuò lei con le lacrime agli occhi. Non voleva morire. Era troppo presto, era tropo giovane. Non aveva ancora passato abbastanza tempo con Klaus.

«Vuoi seriamente lasciare tua madre, i tuoi fratelli, i tuoi amici, me?»

«È l'ultima cosa che vorrei fare ma...è necessario. Non ho scelta»

«Si che ce l'hai. Scegli di vivere»

La ragazza scosse la testa. Davanti al suo rifiuto l'ibrido si infuriò.

«Tu berrai sangue umano Caroline» asserì digrignando i denti «Puoi decidere. O lo farai di tua spontanea volontà con le buone maniere, o ti costringerò io con le cattive»

«È una decisione che spetta a me prendere, e ormai ho deciso»

«Non mi interessa cosa hai deciso. Si fa a modo mio. Tu non morirai»

«Se mi ami davvero mi lascerai morire, come è il mio volere» la giovane sapeva che tirare in ballo i suoi sentimenti per lei era un colpo basso, ma non poteva diventare un vampiro.

«È proprio perchè ti amo che non posso farlo» ruggì prima di lasciarla sola sbattendo la porta.

Le lacrime che Caroline aveva trattenuto da quando aveva aperto gli occhi si riversarono sulle sue guance. Non era così che avrebbero dovuto passare i loro ultimi momenti insieme. Il suo nuovo istinto le disse che c'era un'altra presenza nella stanza ancora prima che i suoi sensi lo percepissero. Due braccia forti e sottili le cinsero le spalle cullandola. Rebekah.

«So che non vuoi completare la transizione, ma ti chiedo di pensarci fino a questa sera prima di prendere una decisione definitiva» le chiese asciugandole il viso con un fazzoletto bianco.

«A cosa servirebbe? La mia idea non cambierebbe» le spiegò la ragazza tristemente.

«Lascia che io attui il mio piano per convincerti a diventare un vampiro, poi prenderai una decisione» davanti al palese dubbio dell'amica continuò «Per favore. Fallo per me»

«D'accordo. Fai del tuo meglio»

 

* * *

 

Damon camminava inquieto da una parte all'altra della biblioteca tentando inutilmente di leggere un libro. Dopo la tredicesima volta che leggeva la stessa frase posò il volume. Caroline presto si sarebbe svegliata. Suo fratello si era finalmente addormentato su una poltrona di quella stanza. Come aveva fatto la situazione ad incasinarsi in quel modo? Proiettando la sua vita nel futuro, a Mystic Falls, vedeva solo una voragine scura. Quella cittadina non aveva più niente per lui. L'unica soluzione era partire. Ma come poteva farlo quando le persone che amava erano impantanate in un completo disastro? Stefan aveva appena ucciso suo padre per vendicare la morte di Caroline. La sua sorellina si stava per trasformare in un vampiro, la creatura che cacciavano. La sua cara amica Rose aveva appena perso colui che considerava un figlio. Non poteva andarsene abbandonandoli al loro destino. In un momento di lucidità comprese. Li avrebbe aiutati. Avrebbe risolto i loro problemi e poi avrebbe continuato la sua vita lontano da Mystic Falls.

Una testa bionda fece capolino nella stanza.

«Si è svegliata?» domandò a Rebekah. Vedendola annuire si sentì subito più leggero. Si precipitò fuori dalla biblioteca ma la ragazza lo bloccò.

«Prima di andare da lei voglio essere sicura di una cosa» Damon alzò un sopracciglio con fare interrogativo.

«Morta o vampira?» gli chiese con la sua solita schiettezza.

«È mia sorella» rispose lui con serietà «Tutto tranne morta»

«Bene» lei annuì soddisfatta «Allora andate pure» il suo piano stava procedendo alla perfezione. Era sicura che se le persone che Caroline amava le avessero mostrato un punto di vista differente dal suo, avrebbe preso la decisione giusta.

 

* * *

 

Damon entrò nella stanza che lei divideva con Klaus e la trovò davanti allo specchio. Si toccava le gengive, come se le facessero male. Probabilmente era così, intuì. I canini premevano contro la carne per allungarsi.

Caroline lo guardò imbarazzata. Non sapeva come comportarsi. Per lei non era cambiato niente, lui era sempre il suo fratellone, ma lui era un cacciatore e lei un vampira adesso. Le cose erano diverse.

Il moro con passo deciso andò verso di lei e la stritolò in un abbraccio soffocante.

«Così non respiro» si lamentò la ragazza con un sorriso.

«Allora è un bene che i vampiri possano sopravvivere anche in apnea» No, si disse la ragazza con gioia, le cose non erano cambiate affatto. Era sempre il solito Damon.

«Non sono ancora un vampiro, e non intendo diventarlo» replicò Caroline allontanandosi di un passo.

«Perchè no?» domandò lui impassibile confondendola.

«Perchè nonostante l'uomo che amo, io sono una cacciatrice. Non posso diventare un vampiro. È contro tutto quello che mi hanno insegnato, che sono»

«Che ti hanno insegnato?» le chiese lui con tono di scherno «I tuoi insegnamenti derivano da un vecchio folle che dopo averti cresciuta come una figlia ti ha letteralmente pugnalata alle spalle. Dimentica tutti i suoi insegnamenti, bambolina»

«Questo non cambia che nel mio profondo io sia una cacciatrice» ribadì lei incrociando le braccia al petto.

«Ti sbagli di nuovo. Sei morta» le spiegò con brutale sincerità «La Caroline Forbes di una volta non c'è più. Adesso sei una persona diversa, puoi essere chi vuoi, anche un vampiro»

Quelle parole ebbero un effetto devastante su di lei. Damon aveva ragione. Lei non c'era più. Ma poteva voltare le spalle al suo passato? Ci sarebbe riuscita? Non ne era sicura.

«Ascolta, non devi decidere adesso. C'è ancora tempo» la rassicurò lui comprendendo il suo stato d'animo.

«Parli come Rebekah» gli disse con un sorriso un po' forzato.

«Allora oltre ad essere bella è anche incredibilmente intelligente. E si, mi somiglia molto» per tutta risposta la ragazza gli diede uno schiaffetto sulla spalla. Per quanto parlare con il fratello avesse messo a soqquadro la sua mente, il suo stato d'animo ne era stato enormemente giovato.

«Scusami bambolina, ma devo parlare con Rose. Poi tornerò da te» la informò baciandole la fronte. Lei annuì con un vero sorriso e lo lasciò andare.

 

* * *

 

Elijah e Rose erano sdraiati sul letto. Abbracciati nel silenzio. Quando si era svegliata la vampira aveva versato altre lacrime per il suo pupillo, ma adesso sembrava stare meglio. All'Originale piaceva pensare che quel cambiamento fosse merito suo e delle sue carezze.

Il bussare deciso di Damon li riscosse dai loro pensieri. Elijah andò ad aprire la porta.

«Caroline si è svegliata?» domandò al cacciatore sulla soglia. Il moro annuì.

«Bene. Vado a vedere come sta. Prendetevi cura di lei mentre sarò via» continuò lanciando una rapida occhiata alla donna alle sue spalle.

«E voi assicuratevi che mia sorella rimanga dell'umore in cui l'ho lasciata» si scambiarono un cenno e il vampiro sparì.

Damon si sdraiò al fianco di Rose e la strinse. Lei gli si accoccolò sul petto.

«Mi dispiace così tanto per Trevor» disse piano accarezzandole i lunghi capelli.

«E a me dispiace per Caroline» rispose lei con lo stesso tono addolorato.

«Lei starà bene, Klaus baderà a lei» le assicurò «Ma tu? Chi si occuperà di te quando io sarò partito?»

«Parti?» gli chiese con un nodo in gola. Aveva appena perso il suo pupillo, anche il suo amico l'avrebbe lasciata?

«Si. Questa città non ha più niente da offrirmi. Ma non temere» aggiunse con un sorriso sornione «Ci terremo in contatto, non ho intenzione di sparire dalla tua vita»

«Lo prometti?» chiese, nonostante le parole del moro l'avessero già rassicurata.

«Certo. Inoltre un giorno potresti sentire il bisogno di un bravo amante. In quel caso, se ci teniamo in contatto, risparmieremmo molto tempo che potremmo usare in modo più produttivo» la stuzzicò.

«Se dovesse presentarsi questa eventualità non esiterò a contattarti» gli assicurò mestamente. Quello scambio di battute le aveva fatto tornare un po' di colorito rosa sulle guance. Era il dono di Damon. Riusciva a risollevare l'animo delle persone, a farle sentire meglio con la sua sola presenza. Le sarebbe mancato non poterlo vedere ogni giorno.

«Mi faresti una promessa anche tu?» le domandò tornando serio. Rose annuì.

«Lascia che Elijah ti ami» le disse spaesandola.

«Come?»

«So che sei ancora innamorata di lui dolcezza. Ed è evidente che l'Originale è pazzo di te. Se dopo quattro secoli provate ancora gli stessi sentimenti di quando vi siete innamorati vorrà dire qualcosa, non credi?»

«Lui mi ha ferita Damon. Mi ha abbandonata quando avevo più bisogno di lui»

«Lo ha fatto perchè pensava fosse la scelta migliore per te. E sono sicuro che non farà di nuovo lo stesso errore»

«Come fai a saperlo?»

«È ancora qui con te. Dopo quello che è successo a Trevor è rimasto vicino a te. Il vecchio Elijah non lo avrebbe fatto. Sarebbe scappato convinto che sarebbe stato necessario per la tua felicità»

«Non funzionerebbe. Litighiamo in continuazione, anche per le cose più futili» tentò di giustificarsi, di aggrapparsi a quel pretesto per paura di soffrire di nuovo.

«Ho una teoria al riguardo. Penso che in certe occasioni la rabbia sia un modo di sfogare altri tipi di impulsi, impulsi libidinosi» aveva dozzine di esempi per confermare quell'opinione.

«Promesso» sussurrò Rose dopo essere rimasta in silenzio per un po'.

Damon sorrise soddisfatto, il suo programma di aiutare le persone che amava stava risultando più facile del previsto.

 

* * *

 

Caroline sedeva sul letto con Elijah. Dopo un goffo abbraccio l'Originale si era premurato di raccontarle cosa volesse realmente dire essere un vampiro. Le spiegò la cruda verità, senza abbellimenti o esagerazioni. Le illustrò i lati positivi e quelli negativi, così che potesse operare una scelta ponderata.

Per la seconda volta in quella giornata, l'uomo venne interrotto da decisi colpi alla porta. Jane e Liz Forbes entrarono senza aspettare il suo permesso.

La madre di Caroline si fiondò sulla figlia stringendola e baciandola convulsamente su entrambe le guance. Elijah si congedò ed andò a cercare il fratello furente.

«Sei così bella, figlia mia» le disse tenendola lontana per le braccia in modo da ammirarla «Devo confessarti che provo un po' di invidia a pensarti così bella per l'eternità» affermò con il classico orgoglio materno.

«Non so ancora se completerò la trasformazione mamma» le comunicò abbassando lo sguardo.

«Devi farlo» questa volta fu Jane a parlare. Si avvicinò alle due donne e si sedette di fianco alla giovane bionda.

«Ma tu odi i vampiri Jane» le ricordò Caroline con dolcezza.

«Una volta era così. Ma con tutto quello che è successo con mia nonna...le cose sono cambiate. Capisco perchè tu sia riluttante alla trasformazione ma non puoi morire. Quindi devi completare la transizione»

«Concordo completamente» aggiunse Liz stringendole la mano «Non posso sopportare l'idea di perderti, ti ho appena ritrovata» la ragazza abbracciò di nuovo la madre non sapendo cosa dire. Allungò il braccio ed inglobò nell'abbraccio anche la sua più vecchia amica.

Appena si era svegliata Caroline aveva paura di tradire il suo passato e bruciare il futuro. Damon aveva allontanato il timore dell'avvenire. Klaus era la sua costante, la certezza che la felicità fosse passare il resto di sempre con colui che era riuscito a rubarle l'anima. E adesso anche il suo passato le suggeriva di afferrare quella felicità con tutte le sue forze. Come poteva continuare a voler porre fine alla sua vita?

 

* * *

 

Rose si recò in giardino da Elijah. l'Originale aveva tentato inutilmente di consolare Klaus. Non aveva mai visto il fratello in quelle condizioni. Lui che era sempre stato così controllato, adesso sembrava un bambino sperduto. Non aveva voluto ascoltare il maggiore dei Mikaelson a lungo, troppo concentrato sulle conversazioni che Caroline intratteneva con i suoi visitatori. Sarebbe voluto andare da lei, ma sapeva che da solo non aveva speranze di convincerla a completare la transizione. Quando il fratello ricominciò a parlargli si allontanò per poter origliare senza interferenze.

«Lijah» sentendo il vecchio diminutivo con cui lo chiamava Rose, Elijah si girò di scatto. Lei aveva uno sguardo risoluto e soddisfatto, come se avesse appena risolto un problema indecifrabile. Si avviò a passo deciso verso di lui, gli gettò le braccia al collo e lo baciò. Fu un bacio lento, profondo, di quelli che svuotano la mente, provocano i brividi e fanno tremare le ginocchia. Lui le circondò la vita con un braccio e la sollevò da terra, l'altra mano dietro la nuca per rendere il contatto delle loro labbra ancora più intenso. Dopo un momento eterno le permise di nuovo di toccare il suolo e si allontanò da lei di pochissimi centimetri.

«Per cos'era questo magnifico bacio?» soffiò sulle labbra di lei. Prima di continuare da dove si erano fermati desiderava capire cosa aveva scatenato quell'azione passionale.

«Per dimenticare i torti del passato e ricominciare una vita insieme. So che non sarà facile, che dovremo affrontare una marea di problemi e che io dovrò superare la morte di Travis, ma vorrei averti al mio fianco» aprirgli il suo cuore le faceva ancora paura, ma non la terrorizzava più come prima. Una parte di lei provava ancora del risentimento per il modo in cui l'aveva abbandonata secoli prima, ma sapeva che insieme a lui sarebbe riuscita a risanare tutte le ferite del passato.

«Cosa ti ha fatto cambiare idea?» indagò Elijah con un sorriso pieno d'amore ed euforia.

«Damon» rispose lei semplicemente. All'Originale cominciava a piacere quel cacciatore impertinente. Poi ricordò che non molto tempo fa era stato l'amante della sua Rose e tornò a detestarlo. Non voleva pensare a loro due insieme, e aveva un unico modo per farlo. Svuotare la mente. Con un sorriso indolente ricominciò a baciare la vampira.

 

* * *

 

A pomeriggio inoltrato Caroline si stava indebolendo. Era quasi il tramonto e la ragazza non aveva ancora accettato di assumere sangue umano, anche se, Damon ne era sicuro, l'avrebbe fatto presto. Sperava solamente che non sarebbe stato troppo tardi.

Da una finestra del primo piano vide Rose ed Elijah in atteggiamenti intimi e sorrise orgoglioso del suo operato, accantonando leggermente la sua preoccupazione per la sorella.

Poteva considerare concluso il progetto di aiuto per Rose. Quello per Caroline era in corso. Mancava solo suo fratello.

Stefan sedeva ancora sulla poltrona della biblioteca su cui si era addormentato quella mattina. Aveva lo sguardo vacuo, fisso nel vuoto davanti a sé. Damon lo chiamò senza successo. Gli mise una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione, ma anche questo gesto non suscitò nessuna reazione. Il ragazzo sembrava una statua. Come se il dolore provato fosse stato troppo da sopportare e l'avesse prosciugato trasformandolo in pietra.

Non sapendo cos'altro fare, il moro prese un bicchiere pieno d'acqua e lo rovesciò in faccia al fratello. Finalmente suscitò una risposta.

«Cosa diavolo stai facendo?» gli urlò contro Stefan.

«Ti risveglio da questa specie di ipnosi» disse agitando la mano davanti alla faccia del fratello.

«Smettila» sibilò il minore dei Salvatore bloccandogli il polso «Sto benissimo. Ora lasciami in pace»

«No. Tu non stai bene per niente» asserì l'altro premendogli un dito sul petto.

«Hai ragione. Mi sento distrutto. Ho ucciso nostro padre. Caroline è un vampiro per causa mia. Sono stato catapultato all'inferno, e la cosa peggiore è che sono io Caronte . Sei contento adesso?» Si alzò in piedi facendo arretrare il moro di qualche passo.

«Certo che no, Stef. Come potrei esserlo? Sto bruciando all'inferno con te, ma hai torto su due cose. Primo: Caroline non è stata uccisa per colpa tua. È stato il delitto di Giuseppe, non il tuo. Secondo: non è ancora un vampiro. È in fase di transizione e non è sicura di volerla completare diventando una creatura della notte»

«Se non completa la transizione morirà» sussurrò Stefan. Dopo il guizzo di vitalità di poco prima si sentì di nuovo stanco «Non può morire»

«Lo so» disse Damon appoggiandogli entrambe le mani sulle spalle «Parla con lei. Forse riuscirai a convincerla. E se non dovessi riuscirci avrai avuto la possibilità di dirle addio»

Stefan non rispose. Con passo rapido si recò dalla ragazza che amava.

 

* * *

 

Caroline sentì aprire la porta e sperò con tutta sé stessa che fosse Klaus. Un sole pallido illuminava la stanza. Finalmente stava giungendo il tramonto e i raggi del sole non la infastidivano più facendole dolorosamente formicolare la pelle.

Quando vide entrare Stefan la sua mente si bloccò. Non si aspettava di vederlo. Adesso lei era una vampira, più o meno. Perchè era andato a trovarla? Era lì per dirle che doveva lasciarsi morire? Una piccola parte dentro di lei sapeva che aveva ragione, ma l'idea di lasciare Klaus era insopportabile.

«Ciao Care» disse lui avanzando verso il centro della stanza. Non sapeva cosa dire. Come dirlo.

«Ciao Stef» replicò lei a disagio «Siamo così formali» aggiunse dopo un secondo.

«È vero» acconsentì lui «E noi non lo siamo mai stati»

«Come stai dopo...dopo quello che è successo a Giuseppe?» si informò. Sapeva quanto il ragazzo fosse attaccato al padre ed era preoccupata per gli effetti che avrebbe avuto il suo gesto.

«Dopo che l'ho ucciso?» domandò indifferente. Poi la maschera cadde «Malissimo. Mi sento un mostro. Ho ucciso il mio stesso padre»

«Non sei un mostro Stef, non pensarlo nemmeno»

«Ed ho lasciato che uccidesse te. Potevo muovermi, contrastarlo, ma non ho fatto niente fino a quando non era troppo tardi»

«Non è stata colpa tua. Era deciso ad assassinarmi, prima o poi avrebbe trovato il modo di farlo comunque»

«Ma non sarebbe stato adesso. Avresti vissuto almeno un po'. Sei così giovane Care ma adesso...»

«Dovrò morire» concluse lei senza lasciarlo finire.

«No!» esclamò lui subito «Adesso non potrai più sperimentare molte esperienze umane. Cosa ti fa credere che io avrei terminato la frase in quel modo?»

«Odi i vampiri. Sei un cacciatore, non puoi farne a meno» disse semplicemente. Era stato così anche per lei prima che incontrasse Klaus e scoprisse quanto era stata cieca fino a quel momento. Il mondo non era fatto di bianco e nero, ma di mille sfumature di colori.

«Potrò anche odiare i vampiri, ma tu...sei tu. Non potrò mai odiarti, neanche quando sarai una di loro» spiegò con tono malinconico e dolce.

«Non sono sicura di voler essere una di loro» gli confidò.

«Non puoi morire, Care. Non posso sopportare di vivere in un mondo dove tu sei morta»

«Grazie per amarmi così tanto» gli disse come un addio. Quello era un addio. Qualunque fosse stata la scelta di Caroline non si sarebbero più visti. Anche se lei avesse scelto di vivere, l'avrebbe fatto con Klaus e lui doveva dimenticarla. Liberare il suo cuore da lei.

Stefan azzerò le distanze tra loro e le posò un casto bacio sulle labbra.

«Addio Caroline» mormorò «Prenditi cura di te. E vivi pienamente la tua vita, anche se la passerai senza di me»

«Addio Stefan» il ragazzo si avviò vero la porta. Prima di uscire si girò verso di lei per guardarla un'ultima volta. Poi uscì dalla stanza e dalla sua vita.

 

* * *

 

Caroline rimase qualche secondo a fissare la porta chiusa da Stefan. Aveva appena detto addio ad un fratello, un amico. Una calda lacrima le scese lungo la guancia.

Due forti braccia l'avvolsero da dietro stringendola contro il suo petto. Klaus. Era entrato dalla finestra appena era uscito il cacciatore. Inutile dire che aveva ascoltato ogni parola.

«Mi dispiace per essermi arrabbiato prima» le sussurrò nell'orecchio mentre si abbandonava contro di lui.

«Non importa, capisco la tua reazione. Se io mi trovassi al tuo posto non so cosa farei» si girò e nascose il volto nell'incavo della sua spalla.

«Vivi» la supplicò stringendola fino a farle male «Vivi»

«Io non so se posso» rispose lei guardandolo negli occhi.

«Se mi ami davvero vivi per me» non poteva perderla. E lei voleva passare l'eternità con lui, glielo leggeva in quegli occhi azzurri che amava tanto.

«La mia scelta non ha niente a che fare con i miei sentimenti per te. Ti amo, lo sai. Ma è una decisione importante che cambierà il resto della mia esistenza» tentò di spiegarli.

«Perchè sei così indecisa? Non può essere solo per la questione della cacciatrice» c'era sotto qualcos'altro, lo sapeva. Aveva accettato lui, la sua famiglia. Lei era l'unica in grado di non farlo sentire solo. Non poteva lasciarlo.

«Ho paura» confessò «Ho paura che la sete di sangue sarà troppo forte e che non riuscirò a controllarmi. Ho paura che cambierò, che diventerò un'estranea per...per sempre»

«Essere un vampiro non cambia chi sei, lo amplifica. E io non lascerò che la sete di sangue prenda il sopravvento su di te. Te lo prometto» adesso che aveva capito quali demoni la trattenevano davvero, poteva sconfiggerli.

«Resterai al mio fianco? Qualunque cosa succeda?» chiese specchiandosi nei suoi oceani blu. Avrebbe sopportato tutto. Tranne perdere lui.

«Sempre» le promise con le fiamme negli occhi «Se accetti di stare con me per l'eternità non te ne pentirai, amore. Renderò la tua vita magnifica, ti farò benedire ogni ora, ogni minuto, ogni secondo di aver fatto questa scelta»

Caroline annuì prima di rendersene conto. Voleva lui. Tutto il resto non importava.

«È un si?» domandò Klaus acceso dalla speranza «Caroline ho bisogno di sentirtelo dire, è un si?»

«Si tesoro. Voglio passare il resto della mia vita con te» rispose con voce rotta dall'emozione. L'ibrido senza aspettare un secondo di più la baciò con forza, passione e possessione. Ora sarebbe stata sua per sempre. Lo è sempre stata, gli disse una vocina nella sua mente.

«Devi bere sangue umano. Non abbiamo molto tempo» affermò staccandosi da lei. Era così vicino ad avere quello che aveva sempre desiderato, che non avrebbe permesso a niente e nessuno di portarglielo via.

«Eccoci» strillò Rebekah entrando come un tornado «Ho ascoltato tutto ed ho comunicato la notizia agli atri. Damon si è offerto come volontario. Vi lascio soli» e se ne andò con la stessa velocità con cui era arrivata.

«Cosa?» esclamò Caroline istericamente «No, potrei fargli male»

«Voglio farlo, bambolina» disse il moro arrotolandosi la manica della camicia fino al gomito «Sono il tuo fratellone ed è compito mio prendermi cura di te. Su, ora smettila di fare i capricci e bevi»

«Può farlo qualcun'altro» insistette la ragazza.

«Vuole un collegamento con te, amore» le spiegò Klaus con un sorriso. Aveva compreso cosa cercasse di fare il moro. Una volta ne sarebbe stato geloso, adesso comprendeva che era solo il bisogno di un fratello di non essere lasciato indietro «Vuole che porti una parte di lui nella tua nuova vita»

«Oh» disse solo la ragazza.

«Avanti, se aspetti ancora un po' morirai» le mise fretta Damon. Non era una persona sentimentale e nascondeva i suoi sentimenti dietro al sarcasmo. Venire messo a nudo in quel modo lo imbarazzava.

«Divertente» bofonchiò Caroline mentre avanzava verso di lui «Non so cosa devo fare» ammise rivolta verso l'Originale. Lui si portò alle sue spalle e le afferrò i fianchi.

«Segui l'istinto. È una cosa naturale. Devi solo mordere» davanti alla sua preoccupazione continuò «Non temere, sono qui. Se non riuscirai a fermarti da sola ti aiuterò io»

Fece come le aveva detto e morse. Il sangue scivolò copioso attraverso la sua gola saziandola. Era una sensazione magnifica a cui avrebbe voluto abbandonarsi, ma la consapevolezza delle mani di Klaus sui suoi fianchi la ancorava alla realtà. Si staccò dal braccio di suo fratello e si appoggiò al suo ibrido come aveva fatto pochi minuti prima. Lui, come sempre, la strinse a sé.

«Sei stata bravissima» mormorò nel suo orecchio con orgoglio. Lei sorrise.

«Stai bene?» chiese a Damon preoccupata.

«Mai stato meglio. Tu? Come ti senti, bambolina?»

«Forte. E felice, molto felice. Mi sento come se potessi scalare la montagna più alta del mondo sulle mani» spiegò esterrefatta delle sue stesse emozioni. Si sentiva piena di vita.

«Sta davvero bene?» questa volta si rivolse a Klaus.

«Appena trasformati in vampiro si è emotivamente instabili. È tutto amplificato. Ma lei ha me. Starà bene» gli assicurò stringendola ancora di più. Adesso non doveva temere di spezzarla.

«La affido a te ibrido. Se le dovesse capitare qualcosa ti verrò a cercare» lo informò allungando la mano.

«Puoi contarci cacciatore» sottolineò le sue parole con la stretta di mano.

 

* * *

 

Damon era seduto nella cabina 34 del treno per New York City. Erano passati dieci giorni dalla trasformazione di Caroline e, dopo essersi assicurato che la sua sorellina fosse in ottime mani, aveva deciso di partire. D'altra parte aveva concluso il suo piano. Rose si era ricongiunta con Elijah e Stefan aveva accettato che Caroline non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti.

Il fischio del treno lo informò dell'imminente partenza. Se voleva scendere quello era il momento per farlo. Con un sorriso pigro allungò i piedi sul sedile di fronte, appoggiò la testa al muro e chiuse gli occhi.

«Questo posto è libero?» chiese una voce conosciuta. Stefan.

«Cosa ci fa qui? Il treno è partito»

«Quando questa mattina sei andato via dalla tenuta Salvatore ho capito cos'era che mi rimaneva a Mystic Falls. Mio fratello»

«Ma io me ne sono andato quindi...»

«Già, non mi rimaneva più niente» disse buttando per terra le gambe del fratello per sedersi.

«Sei sicuro di quello che stai facendo Stef?» gli domandò Damon. Non chiedeva altro che la compagnia del fratello.

«Donne, feste e un compagno di avventure? Non chiedo niente di meglio» rispose usando il tipico sarcasmo del moro.

Si, pensò Damon, ci divertiremo.

 

* * *

 

5 ANNI DOPO

 

«Londra è stupenda» gli disse Caroline strofinandogli il naso sul collo.

«Mmmh» rispose incoerentemente Klaus. Di certo averla a cavalcioni su di sé, coperta soltanto dalle lenzuola del letto vittoriano, non lo aiutava a formulare un pensiero completo.

Nei cinque anni passati l'ibrido le aveva mostrato tutto quello che di bello aveva da offrire il mondo. Avevano visitato grandi città, paesini di pescatori e templi. Non importava molto dove fossero, fintanto che erano insieme.

«Dobbiamo ancora leggere la corrispondenza» gli ricordò lei notando un plico di lettere da aprire sulla scrivania.

«Non mi interessa in questo momento» le rispose lui cominciando a baciarle il collo.

«È quello che dici tutte le volte, per questo le lettere si sono accumulate» lo rimbeccò nonostante lo incoraggiasse a continuare piegando il collo di lato.

«Come vuoi allora» in un baleno scivolò via da lei ed andò a prendere le missive.

«Hei» lo accusò lei «Non si lascia una donna insoddisfatta sola su un letto» tornò da lei e la fece sdraiare sulla schiena. Lui sopra di lei.

«Hai ragione, amore» mormorò nel suo orecchio schiacciandola sotto di sé con uno sguardo lascivo «Rimedierò presto, te lo assicuro. Ma prima leggiamo questa importante corrispondenza» si mise seduto sollevandola dalle braccia. Uno di fronte all'altro, incastrò le loro gambe come pezzi di un puzzle.

«Allora» cominciò «La prima è di mio fratello Kol. Ci informa che sta facendo progressi con Jane Bennett. E qui» disse prendendone un'altra «C'è quella di Jane che ci informa che non cederà mai alle sue avances».

Dopo la sua trasformazione Jane era partita per il Sud America per cambiare vita, per non dover più essere costretta a vivere nel mondo sovrannaturale. Il destino però le aveva fatto incontrare il famigerato Kol Mikaelson. Caroline non era sicura del rapporto esistente tra i due ma poteva giurare che c'era molto più di quello che i due dicevano.

«E quella?» la ragazza indicò una busta al lato sinistro di Klaus.

«Questa è di Bekah. Dice che le manchi e che non vede l'ora di vederti. Si è innamorata di un conte italiano» riassunse scuotendo la testa.

«Non imparerà mai» esclamò lei con un sorriso.

«E non fa nessun accenno a me. Mi chiedo perchè abbia scritto il mio nome sulla busta allora» borbottò mettendo via il foglio.

«Ha scritto il tuo nome perchè sa che dove ci sei tu, ci sono anch'io» gli ricordò con un bacio. A lui tornò immediatamente il sorriso.

«Vado avanti?» chiese alla sua donna. Lei annuì.

«Elijah e Rose ci informano che presto verranno a Londra. Ci chiedono se saremo ancora qui, così potremo incontrarci»

«Mi piacerebbe rivederli» esclamò lei felice. L'ultima volta che si erano visti risaliva a sette mesi fa, quando, dopo una visita a Mystic Falls, avevano accompagnato sua madre Liz nel paesino della Francia in cui risiedevano per farle una sorpresa.

«Ed eccoci all'ultima» dopo una pausa aggiunse «È dei fratelli Salvatore».

In quegli anni si erano tenuti in contatto con Damon, ma non aveva più avuto rapporti con Stefan.

«Cosa dice?» domandò esitante.

«Elena, la moglie di Damon, è incinta del secondo figlio. Mentre Stefan si sposa con una ragazza di nome Katherine. E ci invita al matrimonio. Dice che la sorella dello sposo non può mancare» le spiegò dolcemente.

Finalmente Stefan era andato avanti. Si era liberato di lei. Un sorriso genuino spuntò sul suo bel viso illuminandolo. Erano tutti felici. Le persone che amava stavano bene.

«Adesso che abbiamo letto tutte le missive cosa facciamo?» gli chiese lei maliziosa ricoprendo la sua bocca con la sua.

«Rimedio a questa brutta situazione» rispose lui tornando a sdraiarsi sopra di lei.

«Quale situazione?» gli chiese maliziosamente.

«Una donna insoddisfatta nel mio letto»



Ed ecco l'ultimo capitolo della mia storia. Questa è stata la prima storia che ho scritto e volevo ringraziare tutte le persone che hanno letto, commentato e aggiunto tra le preferite, seguite ecc. questa fan-fiction. E' soprattutto grazie a voi e al vostro calore che mi sono divertita così tanto a scriverla.
Spero di rincontrarci presto con un'altra storia un bacione ;D

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