Sai com'è, tutti noi abbiamo bisogno di aiuto.

di CharlotteMcCartney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lei non si piace, lei si odia. ***
Capitolo 2: *** Ed è ok. ***
Capitolo 3: *** Quell'abbraccio.. ***
Capitolo 4: *** Iniziò a piangere come una bambina. ***
Capitolo 5: *** Vaffanculo. ***
Capitolo 6: *** Il sangue la perdonava. ***
Capitolo 7: *** Bisogna andare avanti, sempre. ***
Capitolo 8: *** La musica, l'aveva salvata. ***



Capitolo 1
*** Lei non si piace, lei si odia. ***




Capitolo 1.


Quella ragazza era capace di ribaltare il mondo con le sue fottutissime idee. Era fantastica per un certo verso. Riusciva addirittura a far cambiare idea alle altre persone, ma la sua non la riusciva a ribaltare. Lei era nata solo per gli altri. Una ragazza con un cuore grande, se la incontri, non fartela scappare.
Purtroppo tutti i suoi amici la iniziavano a scartare perché era troppo grande, era troppo splendida per frequentare quella gente e lei, di problemi, non se ne creava: le andava bene così.
Lei, in fondo, non aveva bisogno di nessuno.
Aveva bisogno solo di lei stessa.
Trascorreva le giornate al computer, per uno scopo importante che non prevedeva un ragazzo.
Scriveva.
Amava scrivere, amava rileggere le cose vecchie.
Quello che doveva fare era solo scaricare tutti i problemi e i pensieri che correvano nella sua testolina.
Il suo pensiero contava molto: lei aveva ragione in tutto, lei riusciva ad imbrogliare le persone con le loro stesse parole. Lei era davvero unica.
 
‘Amati Amy, tu sei fantastica.’ – le ripeteva il suo migliore amico, ma lei non ci credeva.
Lui non era più lo stesso, lui era cambiato, proprio come lei.
‘Smettila Alan, chiudi la bocca.’
‘Che ti prende? Sto cercando di essere carino con te, visti i tuoi fiaschi nel tema di italiano.’ – rispose lui.
Lei ribadì un: ‘Non sono affatto fiaschi. Una A ti sembra un fiasco? Parliamo della tua F-.’
‘Stai zitta, cogliona.’
 
Lo guardò male, poi se ne andò via, da quello che invece doveva farla stare bene con un semplice abbraccio.
Si ripeteva ogni giorno che l’amicizia non esisteva, che l’amore era solo una perdita di tempo e che tutto il resto del mondo faceva schifo.
Lei ce l’aveva con il mondo e, aveva ragione.
 
Nessuno è perfetto. La perfezione non esiste.
‘Ahahahah, guardate chi sta arrivando ragazze: la depressione in persona. Non sarai mai perfetta quanto me, io sono FA-VO-LO-SA, ok?’ – le urlava sempre contro Alison, quella che un tempo era la sua migliore amica.
‘Ok, sei schifosamente FA-VO-LO-SA. Ci si vede al cimitero.’ – le diceva, e lei ci rimaneva di sasso.
 
A cosa serve vivere se un giorno tutti noi non ci saremo più? Non ha senso farsi una bella vita se poi bisogna abbandonarla magari sul più bello, magari mentre stai facendo l’amore con la persona che ami più di chiunque altro o magari mentre stai mettendo al mondo la creaturina che per ben 9 mesi cresceva nella tua pancia. Non ha senso tutto questo. La vita di Amy non aveva senso, e lei lo sapeva.
 
Tornava a scuola e correva subito al computer con l’intenzione di mettersi a scrivere.
 

Lei la mamma non l’aveva.
Lei il papà non l’aveva.
Lei viveva con la nonna.

 
Tutto era più ‘facile/difficile’. Le serviva qualcuno con cui sfogarsi.. ormai la nonna era abbastanza anziana e non poteva mettersi a sentire tutte le cose assurde che Amy aveva da raccontare ogni giorno.
I suoi migliori amici avevano cambiato strada, l’avevano abbandonata sul più bello.
 
Non aveva mai avuto un ragazzo. Ma non che lei non lo volesse.. erano loro che non la volevano.
Dicevano che era una ragazza troppo ‘strana’, una specie di maschiaccio. Ma in realtà Amy era tutt’altro che un maschiaccio. Sì, lei era più donna di tutte le altre ragazze del College messe insieme.
Si diceva questo sul suo conto nella scuola: ‘Lei è una pazza. Ho saputo che una volta ha trovato un cane morto in strada e se l’è portato a casa dentro una busta di plastica.. stai lontana da lei: è una psicopatica.’
Lei le aveva sentite e con disinvoltura le rispose a dovere.
 
‘La psicopatica ritiene invece di aver trovato un cane ferito in strada, davanti casa sua e, delicatamente, l’ha preso e l’ha portato dal veterinario. Oggi, quel cane, è vivo e abita da lei.’
 
Le cose che giravano su di lei in quel College facevano paura.
Tutte cose false che però non venivano mai smentite.
Lei, nonostante tutto, doveva sentirsi dire tutte quelle cose che le facevano male al cuore.
 
‘Perché fai questo a te stessa?’ – le diceva prima il suo migliore amico.
‘Non ti interessa, sei solo curioso.’ – rispondeva, ed era la pura verità.




Scrittrice.

Bellezze, eccomi qui :)
Una 'storia' nuova.
Ho iniziato a scrivere perché ne avevo bisogno e 
mi è uscito questo.
So che non è la cosa più bella del mondo,
ma non posso farci niente.. apprezzate u.u
Volevo solo ricordarvi di non prendere questa come
una storia inventata ma come un pezzo della mia vita
..
grazie. :)
Mi raccomando, recensite! :*
Charli. 

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Capitolo 2
*** Ed è ok. ***



Capitolo 2.



Odiava se stessa, e si vedeva anche da 2345678 chilometri di distanza.
Ma cosa ci poteva fare? Gli altri l’avevano invogliata a odiarsi da sola. La colpa non era la sua, ma dei suoi ‘amici’.. come sempre.
 
‘Amy piantala, sei ridicola.’ – le diceva Alison.
‘È la mia vita, dolcezza.’
‘Non importa a nessuno di te, ti è chiaro? Lascia perdere tutto e ammazzati, sarebbe un sollievo per tutti.’ – le urlava, ma Amy non si faceva nessun tipo di problema e la rispondeva con tono.
‘Non importa a nessuno? Se non mi sbaglio, due giorni fa, mi hai detto che tu ti preoccupavi di me, che avevi paura per me e di me, ti importava. Cosa c’è, le parole sono volate al vento come le foglie in autunno?’
Lei, come sempre, restò immobile. L’aveva lasciata di sasso, e questa era la cosa che le riusciva meglio.
 

Scriveva questo, Amy:
“Ed è ok. A quanto pare la mia vita è un grandissimo OK.
Mi chiedono come sto e rispondo con un ‘sto ok’. Mi chiedono se ho freddo e rispondo allo stesso modo. Mi chiedono se sono arrabbiata e rispondo ‘no figurati, è ok’. Sono fatta solo di ok. Nella mia vita non esiste un bene, un male, un sto morendo, un ho bisogno di un abbraccio, un sto per farmi del male, un vorrei che tu fossi qui con me perché è in questi momenti che io, ho bisogno di te. Tutto questo non esiste, c’è solo l’OK. La cosa più brutta è che io sto male, ma nessuno lo nota: perché? La mia vita è una merda, io sono una merda.. lo dicevano addirittura i miei compagni dell’asilo, ma io stavo ok prima e sto ok anche adesso.
Sto iniziando ad odiare questo ok. Vorrei urlare a tutti la dura verità in faccia, vorrei far capire il mio stato d’animo e vorrei che gli altri, per la prima volta, non ridano. Lo so che tutto questo è impossibile ma in un modo devo anche sfogarmi, no? Ero sola prima, ma ora lo sono ancora di più: i miei due migliori amici mi hanno abbandonata lasciandomi da sola ma io non sono in grado di affrontare tutto questo senza il supporto di qualcuno.. mi capisci? Certo.. io sto parlando con un computer.. sono messa proprio male.
E va bene così, sopporterò anche questo. Un bacio, Amy.”
 
Lei, però, sorrideva e ci riusciva anche bene nonostante tutto.
‘Amy sorridi, che sei bellissima.’ – le disse un giorno un ragazzo, suo vicino di casa.
‘Il tuo «sei bellissima» non cambierà la mia situazione.. risparmiati queste affermazioni, grazie.’ – rispose sorridendo. Un sorriso a quanto finto per la verità, ma a lui ‘piaceva’.
‘Dai Amy, sei davvero una bella ragazza e a me stai simpatica.. non essere triste, non c’è bisogno.’ – gli disse lui.
‘Ma io sto ok.’
‘Avanti dimmi la verità.. ci vediamo dopo scuola, vado in classe che è suonata.’ – affermò lui, convinto di quello che aveva appena detto.
Amy rimase un po’ perplessa.. lui aveva capito: lei non era affatto ok.
Lui se n’era reso conto, lui era Michael.
‘Ok, a dopo.’ – furono le sole parole che Amy riuscì a far uscire dalla bocca. Era, come dire, sbalordita.
 
‘Non può essere possibile..’ – pensava tra sé e sé.
 
E comunque, la situazione non andava mai a migliore ma al contrario, peggiorava.
Oramai si era abituata a tutto quello ma il suo cuore non reggeva più. La sua mente si rifiutava di sentire ogni giorno quelle battutine stupide sul suo aspetto fisico e sul suo modo di essere.
Da piccola, le ripeteva sempre la nonna, era molto sensibile, piangeva spesso e veniva presa in giro anche dalle mamme dei bambini ma con il tempo il suo carattere è cambiato, è diventata ‘insensibile’, ma purtroppo solo agli occhi degli altri.
Nonostante questo, lei rispetta le parole di colei che le ha insegnato tanto, rispetta ogni giorno lo ‘stay strong’.
 


Spazio Scrittrice.
Scusate il ritardo..
Spero continuerete a seguirmi e 
ditemi cosa ne pensate tramite una recensione!
Sciao belli. C:

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Capitolo 3
*** Quell'abbraccio.. ***



Capitolo 3.


‘Amy e togliti quella maglia, fa un caldo che si muore!’ – le diceva una sua compagna di classe, ma lei rispondeva semplicemente dicendo che stava bene, che stava ok, così la lasciava in pace.
‘Nascondi qualcosa?’ – le chiedevano.
‘Cosa dovrei nascondere? Scusa, ma devo andare in bagno.’ – rispondeva.
Ma in fondo lei qualcosa nascondeva sotto quella maglia e, non era un segreto bellissimo.
 

Purtroppo lei soffriva di bullismo ed era autolesionista.

 

‘Stai buttando la tua vita nel gabinetto. Io non te lo permetterò,
io non permetterò a te stessa di farti di nuovo del male perché lo so,
ti tagli,
e io non voglio, ok?
Smettila, tu sei forte e riuscirai a sconfiggere tutti questi idioti che fin da piccola,
ti hanno reso la vita un inferno.
Ci riusciremo insieme, se vuoi.
Io sono qui.’

 

Michael, Michael, Michael.. da quanto tempo mi conosci?
Non saranno neanche 3 mesi e già hai capito ‘tutto’ di me.

 

Ed era così, purtroppo.
La sua vita faceva davvero schifo e tutti se ne accorgevano.
Lei era ‘forte’ agli occhi degli altri e lo voleva essere anche per se stessa ma non ci riusciva. Finiva sempre con l’andare in bagno, prendere la lametta e tagliarsi. Era ormai all’ordine del giorno e la profondità di ogni taglio dipendeva dal suo dolore e da come era andata la giornata.
Di solito la sua giornata andava sempre male.
 

‘Tu non puoi stare male, ok? Non puoi continuare così!’ – le diceva Michael.
‘Cosa devo fare, eh? Non capisci, io sto bene ed è questo quello che conta.’
‘Tu stai bene solo se ti fai del male, e io non voglio.’ – continuava lui, ma lei era convinta di quel che faceva e diceva.
‘Sai, ho sempre desiderato una vita diversa, una vita come tutte le altre.. vorrei essere come le altre ragazze: sempre sorridenti. In fondo, la più bella curva di una ragazza è il sorriso e se questo non c’è, la tua vita fa schifo.’ – ribadiva lei, con un filo di voce.
Era triste. Perché nessuno lo notava?
 

‘Devi sapere che, - un giorno attaccò lui – tu sei fantastica. Sai cosa ti dico? Gli altri di te non sanno niente, non sono amici quelli lì. Loro dovrebbero aiutarti e farti cambiare idea, invece non fanno altro che peggiorare le cose. So come ti senti.. da piccolo succedeva una cosa simile anche a me, ogni giorno. Mi piaceva andare a scuola, ma quei coglioni dei miei compagni iniziarono a farmela odiare e iniziai a non andarci più: l’errore più grande della mia vita. Ero debole, avevo solo 10 anni. Quando mio padre morì iniziò tutto questo e io divenni un altro. Volevo giustizia, volevo che quei figli di puttana che l’avevano ammazzato, dovevano morire e soffrire. Volevo ricordare mio padre, ma la mia mente ormai era cambiata grazie a quella gente di merda che frequentava la mia scuola. Non dissi niente a mia madre: lei aveva già i suoi problemi e io, ne facevo già parte. Ho una vita complicata. A 15 anni già ero andato in carcere per 2 volte: avevo picchiato tre ragazzi a sangue. Erano quelli che mi cambiarono la vita, che me la distrussero in mille pezzettini. Quando capirono il danno che mi avevano provocato, vennero a chiedermi scusa. Non le accettai subito: li odiavo. Mi avevano completamente frantumato la vita come quando tiri un sasso e colpisci un vetro: si creano mille crepature che non potranno mai essere aggiustate tanto da far tornare il vetro come una volta. Ne serve uno nuovo, ma io come posso avere una nuova vita? So come ti senti, so che non è facile ma ti prego, non tagliarti: non ne vale la pena.’
 

Lei rispose semplicemente che le dispiaceva per quello che gli era successo precedentemente ma non era la stessa cosa, non era la stessa situazione.
 
‘Perché?’ – le chiese lui.
‘Loro ti hanno chiesto scusa, io le scuso me lo sogno.’ – disse lei, ed era vero.
Lui rimase in silenzio e a lei scese una lacrima che rigò il suo dolce viso.
 
‘Succede che ti inizi a convincere delle loro idee, succede che inizi a pensare realmente a quel che dicono gli altri, succede che senti le loro voci anche mentre dormi, succede che piangi la notte mentre tutti dormono, succede che inizi a farti del male in modo tale da eliminare il dolore interiore. Succede che inizi ad avere una vita come la mia, succede che inizi a perdere il sorriso, succede che pensi di volerla smetterla di vivere, di ucciderti e ti convinci del fatto che il mondo sarebbe migliore senza di te.’ – affermò lei mentre le lacrime scendevano lente dai suoi occhi verdi.
‘Lo capisci che gli altri sono solo invidiosi? Capisci che lo fanno per divertirsi e basta? Apri gli occhi Amy, non stare a sentire certa gente: non ne vale la pena.’ – disse lui.
‘Sono solo stanca. Stanca di soffrire.’ – rispose lei con un sorriso finto sulle labbra.
Lui le si avvicinò e l’abbracciò.
Quell’abbraccio la fece sentire bene, era tutto quello di cui aveva bisogno.

Rimasero abbracciati per un po’ e lei, in quell’arco di tempo, si sentì la ragazza più felice del mondo.

 


Spazio Scrittrice.

Beeeeeeene, scusatemi per il ritardo ma sono stata male in questi giorni, 
quindi non ho scritto per niente. D:
Spero continuete a seguirmi e a lasciarmi qualche recensione. :)
(ne sarei molto felice..)

Sono poche le persone che riescono a capirmi.. anzi, 
ce n'è solo una. 


A presto, Charli. <3





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"Ho mentito. Non sto bene."

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Capitolo 4
*** Iniziò a piangere come una bambina. ***



Capitolo 4.



‘Tu sei forte, non voglio vederti mollare tutto e prendere di nuovo quella lametta tra le mani, non lo voglio per niente al mondo Amy, capisci? Non meriti tutto questo e soprattutto non meriti di farti del male per stare meglio. Quelli lì non sanno neanche cosa significa sopportare tutto questo, non sanno neanche come ci si sente e cosa fai il giorno dopo tornata da scuola.. non sanno nulla di te e non devono continuare a dirti delle cose non vere perché tu sei meravigliosa. Non voglio vederti triste: hai un sorriso dolcissimo, che mi fa stare bene, quindi sorridi. Ok?’ – le disse lui, mentre la teneva stretta tra le braccia.
Lei sentendo quelle parole iniziò a piangere, bagnando così la maglia di quelle lacrime che sapevano tanto di dolore.
 

‘Ho paura.’
‘Di cosa Amy?’
‘Dei loro sguardi.’
‘I loro.. sguardi?’
‘Si.. dai loro sguardi capisco già che mi stanno prendendo in giro, che mi schifano.. odio quella sensazione. Vorrei tanto chiudermi in una bolla e stare lì in silenzio ma hanno tutti in mano uno spillo, in modo da farla scoppiare. Io sul serio, non ce la faccio più.’ – disse Amy e dopo un po’ di silenzio riprese. – ‘Ma giusto, sono la sfigata di turno, quella che non vale niente. Ho saputo delle cose orrende su di me, che non mi vanno bene specialmente perché dette da persone che non mi conoscono per niente. Perché tutto questo deve succedere a me?’
‘Perché Dio sapeva che ce l’avresti fatta, che questa vita andava bene per te.’ – disse lui, un po’ sorridendo.
‘Ma invece non va bene a me stessa.’
‘Tu sei forte, riesci sempre a rialzarti e non so come fai..’
‘No, io non mi rialzo’ – disse lei – ‘Rimango sempre lì e più il tempo passa, più vado a finire sotto terra, lontana da tutti.
‘Non è vero Amy, sei forte!’ – ribatté Michael.
 
La voglia di tagliarmi non finisce mai. È più forte di me, sul serio. Più guardo il polso e più cerco di trovare anche due minuti per passarci sopra la lametta. La sensazione è bellissima, io mi sento una favola. Faccio del male a me stessa e questo mi rallegra, perché io sì, mi odio. Vedere il sangue uscire da quelle ferite mi fa stare bene: amo quella sensazione. Il disprezzo di me stessa sale ogni giorno di più e soffrire, rende tutto meraviglioso. Alla fine non ho niente da perdere: ormai sono diventata una « for ever alone ».
Preferirei morire piuttosto che continuare a vivere in questo schifo di mondo e in questo schifo che sono diventata. In conclusione, non valgo niente.’ – gli disse lei.
 
‘Non è vero.’
 
‘Si invece. Sono un disastro.’
 
No, tu sei bellissima.
L’abbracciò, e in quel momento lei iniziò a piangere come una bambina di 8 anni.



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Spazio Scrittrice.

Salve gente. c:
Scusate il ritardo, ma sapete: la scuola, i problemi e tanto altro
mi hanno impedito di scrivere e di mettere il continuo.
Scusatemi davvero.
Spero continuerete a seguirmi perché io solo questo so fare,
e senza voi non sono niente.
Mi serve aiuto.
A presto e, lasciatemi una recensione, per favore.
Con amore, Charli.

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Capitolo 5
*** Vaffanculo. ***



Capitolo 5.


I giorni passavano, ma lei si sentiva ancora più uno straccio. Non riusciva a sopportare la situazione che ormai le girava intorno e la perseguitava anche di notte, anche nel letto, anche dentro un meraviglioso sogno.
 

Lei.

 

Lei era la solita ragazza forte, che poco se ne fregava del giudizio della gente, o così faceva credere. Era la ragazza solare che tutti se la tenevano stretta per una risata durante la lezione o un consiglio nel momento del bisogno. Lei, la ‘migliore’ in assoluto.
Lei che veniva presa in giro della prima elementare e che veniva ‘maltrattata’ psicologicamente e, a volte, anche fisicamente. Lei che teneva tutto dentro per paura di essere giudicata male ed essere esclusa.
Lei che dopo scuola, correva a casa in cerca della lametta, con l’intenzione e il piacere di vedere del sangue scorrere lentamente lungo il suo braccio. Questo era ciò che voleva, ciò che la faceva stare bene. E sorrideva. Sorrideva mentre lo faceva perché si sentiva davvero bene con se stessa. Lei sapeva di fare la cosa giusta. Lei, la solita ragazza dal ‘sto bene’. Sapeva anche che quella situazione l’avrebbe completamente cambiata, sapeva che le avrebbe fatto male ma continuava, senza interruzione. Perché lei era forte e se lo ripeteva in continuazione ma ormai, non ci credeva più. Aveva perso tutte le speranze, sapeva di essere persa però non se ne importava, le andava bene così. Aveva perso tutto, poi realizzò di aver perso anche se stessa.

 

‘Non hai perso niente, ci sono io con te.’ – disse un giorno Michael sorridendo.
‘Ho perso me stessa. Nessuno mi ridarà indietro quel che ero prima, la felicità, le lacrime di gioia.. nessuno.’
‘Tutto ritorna come era prima Amy!’
Un bicchiere di vetro se lo butti per terra dopo ritorna quello di prima?
‘No..’ – rispose lui, capendo già tutto.
‘Mi hanno rotto. Mi hanno buttato per terra per poi passarci miliardi di volte sopra, senza pensare minimamente a quel che avevo dentro. Un bicchiere rotto ormai non ritorna più come prima e io ne sono la conferma.’ – disse lei.
‘Hey hey, non dar retta a quella gente lì.. sai com’è.’ – rispose lui.
‘Chi può saperlo meglio di me?! Nessuno.’ – ribadì lei.
‘Beh Amy, scusami ma adesso devo andare. Non pensarci più di tanto, non ne vale la pena. Ci vediamo, ciao tesoro.’ – le diede un bacio sulla fronte e poi se n’è andò, lasciandola sola, come spesso succedeva. E lei ci aveva fatto un po’ l’abitudine. Lo riteneva al quanto normale ma in realtà non lo era per niente.
 
 

‘Mio Dio, ma sei incinta?’
‘Sembra che hai una palla al posto della pancia.’
‘Sei una mongolfiera!’

 
Ormai quelle voci le sentiva sempre, giorno e notte. A scuola e mentre dormiva. Nella doccia e mentre ascoltava la musica. Quando leggeva e quando invece, svolgeva i compiti.
La perseguitavano e non poteva farci niente.
Lei era in carne, lei stava bene, lei aveva un peso giusto ma ciò che la gente pensava non le andava a genio.
 
Iniziò così a pesarsi ogni giorno e il numero che compariva su quella maledetta bilancia sembrava che le diceva ogni giorno che faceva schifo, che non era degna di tutto quello e che era grassa.
 
Colazione abolita.
Spuntino durante il cambio dell’ora abolito.
Pranzo dimezzato di parecchio.
Cena quasi abolita.
 
Si, adesso andrò bene.’ – pensò lei, non trovando mai conferma di ciò.
Perse così tanto in un mese che iniziò ad avere dei cali di zucchero e spesso, sveniva.
Non cambiò mai la sua ‘dieta’, mai. Diceva che quella era giusta per lei, che non le avrebbe fatto male, che sarebbe diventata bella quando lei, in realtà, era bella già di suo.
 
La odiavano. Non si sapeva perché, ma la odiavano. E anche tanto.
Neanche incrociavano il suo sguardo che già iniziavano a prenderla in giro con gli occhi e poi con le parole. Lei ogni volta si sentiva morire dentro, combattuta da ciò che le accadeva ogni giorno, in quella maledetta vita che Dio le donò. Ed era arrabbiata. Era arrabbiata con sé stessa, ma anche con quello là su. Perché doveva capitarle tutto quello? Perché proprio lei? Non riusciva a spiegarselo, non riusciva a trovare un motivo a quelle domande che la tormentavano sempre.
 
‘Una ragazza come te non può stare male.’ – intervenne Michael un giorno.
 
Ah no? Se una ragazza viene mollata da un amico nel momento d
el bisogno come credi che questa si senta? Eh? Vaffanculo Michael.’ – gli disse lei, convinta di aver scelto le parole più appropriate per la situazione.


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Non potresti mai capire.
 
Non è nel tuo mondo perfetto. 



Spazio Scrittrice.

Parto dal fatto che amo le vostre recensioni.
Le amo, si. Le amo.
Non so come, ma riuscite a darmi la forza di continuare 
perché ogni volta è un colpo al cuore rileggere tutto questo.

Vita di merda, cazzo.

Niente di più, niente di meno.
Questo è il capitolo 5 e spero vi sia piaciuto.
Spero mi lascerete una recensione.. almeno sorriderò un po'.
Un bacio e, stay strong.
Charlie. 

 

 

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Capitolo 6
*** Il sangue la perdonava. ***



Capitolo 6.



Lei si rendeva conto di com’era e si sentiva uno schifo, si sentiva di troppo in qualunque luogo lei si trovasse. Non riusciva a cambiare, non riusciva ad essere migliore.
Migliore non per lei, ma per gli altri che la screditavano sempre.

 

‘So di non essere perfetta, so di non essere niente di buono per gli altri, so di essere di troppo in qualunque momento. Lo so, ma non posso farci niente. Non riesco a fare niente di buono, sono solo uno sbaglio, un grande sbaglio. Mi sento una nullità e ogni giorno che passa è peggio, uno schifo. Nessuno è perfetto, ma tutte le ragazze lo sono. Quando esco di casa pensando di essere un pochino più carina del solito, mi guardo in giro e vedo tante ragazze, tutte meravigliose a modo loro. Belle, belle. Tutte belle. Nessuna imperfezione, nessuna. Come dire, tutte perfette. Poi compaio io sulla soglia della porta di casa e mi presento con un sacchetto sulla faccia. Orribile. Uno sbaglio, stupido sbaglio. Eppure dicono che Dio non fa sbagli, ma io sono l’eccezione. L’errore più grande di questa terra: PRESENTE.’
 

Lei era cosciente, lo sapeva meglio di chiunque altro: se fosse morta nessuno se ne sarebbe accorto.
E questo faceva ancora più schifo: mettere in primo piano gli altri e lasciare te stesso in fondo, molto in fondo. Ti frega solo degli altri, ciò che provi tu resta in un piccolo angolo del cuore e della mente.
 
Sapeva di non essere abbastanza per lui. Lo sapeva molto bene e ormai aveva perso tutte le speranze.
 
Lei era bellissima, vestita dei suoi sbagli che fin da quel momento l’avevano segnata per sempre. Trattava se stessa male, si prendeva in giro, si faceva del male, rideva sul suo aspetto come tutte le altre persone di quel mondo. Sorrideva, compiaciuta.
Il sangue sul suo braccio scorreva ogni giorno, più o meno alla stessa ora quando in casa non c’era nessuno.
Lei, distesa sul pavimento del bagno mentre passava la lametta sul suo delicato braccio e contemporaneamente il sangue le usciva da quelle ferite tanto profonde, incessantemente.
Ne era cosciente: un giorno sarebbe morta distesa su quel pavimento, invasa dal suo sangue. Invasa dal suo dolore.
 

‘Avanti smettila, non so cosa ti ho fatto. So soltanto che hai bisogno di me.’ – le disse un giorno Michael.
‘Io non ho bisogno di nessuno e tanto meno di te, sparisci.’
‘Sei solo una bambina, una cogliona. Vaffanculo tu e tutti i problemi che hai. Non accetti un minimo di aiuto e ti prendi a brutte parole da sola: ma stai bene? Questo mi da molto fastidio, cambia atteggiamento e vedi come gli altri ti accetteranno.’
‘Devo accettarmi prima io, e poi gli altri.’ – rispose lei.
‘Non capisci un cazzo.’
‘Non mi conosci, non puoi parlare in questo modo. Piantala tu. Invece di aiutarmi mi stai facendo del male. Non sei quello giusto, non riusciresti mai ad aiutare gli altri perché pensi solo a te stesso. Se non ci sei tu in primo piano ti senti morire, hai bisogno di attenzioni come tutti ma la differenza è che tu le vuoi solo per apparire. La tua storia è più falsa di te.’ – gli disse, poi se ne andò e lo lasciò lì a pensare a quel che aveva fatto.
 
 
Ogni giorno era la stessa routine e lei era davvero stanca.
 
Un giorno si spogliò, rimanendo in intimo, e si avvicinò lentamente allo specchio della sua stanza.
Iniziò a guardarsi e scrutò tanti difetti.
Girava il capo: un po’ a destra, un po’ a sinistra in modo da avere una visuale ‘perfetta’ anche se lì, di perfetto, non c’era niente.
Iniziò a toccarsi la pancia, poi passò alle cosce.
Non si vedeva bene. C’erano solo e soltanto dei difetti in lei e il primo, era proprio la sua presenza in quella camera.
Rimase lì a fissarsi per parecchio tempo mentre i pensieri le invadevano la mente.
Sapeva di non essere bella, sapeva di non essere niente ma, in tutto quel tempo, non aveva mai notato quei difetti. Si rese conto poi che la gente aveva ragione a darle tutti quei soprannomi e a darle della ‘brutta’ e della ‘grassa’. Lei non era niente in confronto a tutte le altre ragazze. Era solo un piccolo, minuscolo puntino nero che piano piano andava a schiarirsi e a svanire.
Guardò il suo viso.
Non era più come prima. Stava diventando cupo, nero.
Si inginocchiò per terra, mise le sue mani sul viso e iniziò a piangere, singhiozzando.
Dalle lacrime poi passò al sangue che, nuovamente, scorreva lungo il suo braccio.

‘Scusatemi per tutti questi errori, per tutto questo sbaglio. Sono io che rovino tutto, perdonatemi.’ – disse con le lacrime agli occhi, distesa sul pavimento della sua stanza, con in mano la solita lametta mentre il sangue la perdonava




Spazio Scrittrice.

Scusate come sempre il ritardo, solo che ho bisogno di ispirazione.

In questo capitolo volevo dare un messaggio,
un messaggio molto forte.
Spero lo abbiate colto in pieno..
Il passo in cui Amy è allo specchio,
l'ho pravato io qualche giorno fa.
Mi ha fatto male scriverlo ma ci sono riuscita. :)
Spero in una vostra recensione asdfghjkl.
Alla prossima e, siate forti.
Non mettete le idee degli altri in primo piano,
amate voi stessi e vedrete che tutto, in un modo o nell'altro,
cambiare.
Un bacio, Charli.

(se volete seguirmi su twitter, sono @Charliissweet.
anche per parlare, io ci sono:)


 

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Capitolo 7
*** Bisogna andare avanti, sempre. ***



Capitolo 7.

Sono sempre stata quel tipo di ragazza 
che nasconde il suo viso, 
così impaurita di dire al mondo 
quello che ha da dire 
ma ho questo sogno, 
proprio dentro me, 
lo mostrerò, è tempo di 
fartelo sapere, fartelo sapere 

io sono reale, questa sono io 
sono esattamente dove dovrei essere, ora 
lascerò che la luce splenda su di me 
adesso ho capito chi sono 
non c'è più possibilità di tenermelo dentro 
non voglio più nascondere 
quella che voglio essere 
questa sono io 

sai cosa si prova ad essere nel buio 
a sognare una vita dove tu sei 
la stella che splende 
sebbene sembra che sia troppo lontano 
devo credere in me stessa 
è l'unico modo 

Demi Lovato - This is me.






Il suo sorriso era qualcosa di meraviglioso. Dietro quella curva vi erano tanti di quei problemi che non si vedevano e restavano nell’oscurità della sua anima.
Sorrideva. Era l’unica cosa che poteva fare, viste le circostanze.
‘Come stai?’ – le chiese un giorno una sua ‘amica’.
‘Normale.’
‘Normale come?’
‘Normale, come quando stai sotto la pioggia e il tuo ombrello è rotto.’ – rispose.
‘Aah.’ – in verità lei non aveva capito, fin quando Amy non continuò.
Normale, sì, senza nor-.
La sua amica abbassò lo sguardo e poi si dileguò nel nulla.
I suoi amici facevano tutti così e ormai lei si era abituata. Per la prima volta si sentì un po’ meglio a dire di non stare bene. Ma solo un po’.  Lei non odiava nessuno. Erano gli altri che la odiavano e non riusciva a capire il perché.
Era stanca di continuare a tagliarsi, di continuare a soffrire. Cercava di smettere ma ogni volta che riguardava i tagli e ci passava su un dito, le veniva di nuovo la voglia. Non riusciva a spiegarsi come era possibile, non riusciva a spiegarsi perché continuava a soffrire così tanto anche se non aveva fatto nulla di male a nessuno. Erano interrogativi che si portò dietro per tutta la sua vita.
 
Aveva messo su un chilo. Sperava che nessuno l’avrebbe notato e invece non fu così.
‘Ma cosa ti sei mangiata? Sei ingrassata un sacco.’
‘Non sono perfetta, ok? Posso ingrassare anche io, come puoi pure te.’
‘La differenza è che tu sei una perdente.’ – ribadì l’amica.
‘Perdente o non perdente, non puoi giudicarmi se non sai nulla di me.’
‘Sì che posso. Ora cosa sto facendo secondo te? Ahahahah.’ – la sua risata era così forte che a Amy le scese una lacrima che rigò il suo viso.

Non sai nulla di me. Non hai il diritto di venire qui e dirmi che sono ingrassata quando tu tre giorni fa hai messo cinque chili. Non hai il permesso di chiamare i tuoi amici in modo da riempirmi di botte dopo scuola. Non sei consapevole del fatto che io ritorno a casa con tanti lividi ogni dannato giorno? No, come puoi mai saperlo. Tu sei la ragazza perfetta, quella che tutti dovrebbero prendere come esempio, vero? Spero che tu non faccia soffrire altre persone perché davvero, mi fai schifo. Tu e tutti i tuoi amici.’ – rispose Amy ma non fa la risposta perfetta e per questo venne sbattuta fuori e poi picchiata.

Muori, stronza.’ – le dissero. Poi le sputarono in faccia e se ne andarono, lasciandola lì, sola, sull’asfalto.
 

Sorrise.

In quel momento vide una luce bianca. Sorrise di nuovo. Capì che era ormai arrivato il suo momento e una lacrima percorse il suo viso freddo. Chiuse gli occhi e poi, iniziò a viaggiare con la fantasia.
 
Era ridotta davvero male. Aveva lividi, ferite aperte e tagli per tutto il suo bellissimo corpo che giaceva su quell’asfalto. Era l’unico che l’aveva accettata. Era l’unico che in quel momento si prese cura di lei.
Viaggiò, viaggiò tanto.
Aveva, come dire, visto il paradiso e le piaceva. C’era tanta gioia e armonia, cose che sulla terra non esistevano, almeno per lei.
Era felice. Lì poteva esserlo. Era l’unico posto in cui si sentiva davvero se stessa e non lo negava.
Poi sentì un rumore.
Sembrava proprio che il suo cuore non ce la facesse più, che stava ormai per terminare di battere e un po’ si impaurì.

“LIBERA.”

Il suo corpo si alzò un po’ per poi ricadere su quella barella. Non sapeva che strada prendere, poi decise di continuare a lottare perché lei era forte.
 

Si svegliò dopo quattro giorni. Era stata in coma.
Tutti quei pugni e quei calci l’avevano fatta svenire e quindi perdere i sensi.
Si guardò. I suoi bracci erano come sempre: pieni di tagli. Sorrise, di nuovo.
Chiuse gli occhi e da quel momento capì che lei era lì solo per lottare e doveva continuarlo a fare.
Aveva capito che quello era il suo compito e doveva portarlo a termine fino alla fine.
 
Uscì dopo altri due giorni in ospedale, ma le cose non cambiarono, anzi.
Iniziarono a chiamarla perdente, a dirle che era solo una fallita e che era debole.
 
‘Per solo due schiaffi sei svenuta e andata in coma? Mio Dio, sei una palla Amy.’ – disse la ragazza che l’aveva ridotta in quello stato.
Beh sì, in effetti.. ma guarda che io sono ancora qui. Non ti sbarazzerai mica così in fretta di me, eh!’ – le fece l’occhiolino e poi, se ne andò.
 
Lei era dolce e aveva capito che nonostante tutto, bisogna andare avanti anche se la gente fa schifo. 





Spazio Scrittrice. 

Non perdete mai la forza di lottare, nonostante tutto quello che dovete affrontare.
Questo è il messaggio che vi ho voluto lasciare con questo capitolo.
Mettetevelo in testa: siete tutte bellissime.
Gli altri non sono nessuno per giudicare e 
voi non potete stare male per loro.

Scusate il ritardo. :)
Voglio più recensioni, su. Fatemi felice. :c

A presto e siate forti ogni giorno.<3

Charli. 

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Capitolo 8
*** La musica, l'aveva salvata. ***


Capitolo 8.


E puoi restare con me per sempre
O potresti restare con me almeno per ora
Dimmi se ho torto

Dimmi se ho ragione
Dimmi se hai bisogno di una mano amorevole
Che ti aiuti ad addormentarti stanotte
Dimmi se lo so
Dimmi se lo faccio
Dimmi come innamorarmi nel modo in cui vuoi tu
Mi sveglierò con il caffè al mattino

Ma lei preferisce due zollette di zucchero e il tè
Fuori è pieno giorno e mi chiama
Ma non devo stare così, perciò ti prego, torna a dormire

 

Resta con me per sempre
O potresti restare con me almeno per ora

Dimmi se ho torto
Dimmi se ho ragione
Dimmi se hai bisogno di una mano amorevole
Che ti aiuti ad addormentarti stanotte
Dimmi se lo so
Dimmi se lo faccio
Dimmi come innamorarmi nel modo in cui vuoi tu


Perché amo il modo in cui mi svegli
Per l’amore del cielo, il mio amore non sarà sufficiente?


Ed Sheeran - Cold Coffee.



‘Stupida, ti sei guardata allo specchio?’- le disse un giorno un ragazzo.
‘Si, lo faccio ogni santo giorno, sai?’ – rispose.
‘Bene, così vedi la perdente che sei e la brutta ragazza che cammina lungo questi corridoi.’
‘Questo lo vedo solo grazie agli insulti. Non so come sono sinceramente e poco mi interessa tanto non andrò mai bene ma, sai cosa significa tutto questo?’
‘No..’ – rispose il ragazzo.
‘Oh bene, e perché continui a ripetermi tutto questo da tanto tempo?’ – disse Amy.
‘Perché è la verità, non ti vedi?’
‘Ti ho detto che lo faccio o meglio, lo facevo. Da quando sono iniziate tutte le prese in giro ho tolto tutti gli specchi. Sai, non voglio vivere con lo schifo che sono. Scusa, devo andare. Sai com’è, devo combattere i mostri dentro di me.’ – rispose la ragazza con gli occhi gonfi di lacrime amare e poi, se ne andò.
 

Non riusciva a crederci, ancora una volta.
Non andava mai bene, a nessuno. Si sentiva male perché non capita ed accettata. Era straziante. Quella situazione la stava uccidendo. Non poteva credere alle parole di quel ragazzo.
Lui era davvero convinto e lei era tremendamente triste.
Si era promessa di non utilizzare più la lametta, ma non ci riuscì.
Combinò un casino, ma era felice e questa era la cosa che le importava.
Il sangue le scorreva proprio come le lacrime che bagnavano il suo viso bianco latte.
Le sue braccia erano percorse da tante stradine rosse, strade che la portavano alla libertà.
Sì, perché lei si sentiva libera ogni volta. Era la sua stupida salvezza quella lametta che spesso diventava la sua amica ideale. Non aveva un nome, o forse sì.
Mah sì, si chiamava speranza. Speranza di vivere, ancora.
Aveva tentato il suicidio una volta, l’aveva fermata la musica.
Quanti grazie dobbiamo dare alla musica, quanti? Ci salva in ogni momento.
Quando ci sentiamo sole, quando non abbiamo nessuno con cui parlare, quando siamo tristi, quando stiamo per commettere uno sbaglio. Sempre.

La musica, l’aveva salvata.

 
Ci sono momenti in cui l’unica cosa che vuoi davvero è restare sola nella tua stanza con la musica nelle orecchie. Restare da soli a volte è la cosa migliore ma la musica, la musica non ti molla mai. La musica è lì, proprio come una migliore amica.
 
Aprì l’acqua fredda e fece riempire la vasca. Vi entrò piano e, con i brividi che le percorrevano la schiena, si distese. L’acqua, dopo poco, divenne rossa. Il sangue continuava a mischiarsi con l’acqua diventando così un rosso poco vivace. Era più bello del sangue normale.
 
Guardò le sue braccia, le sue gambe e vide ciò che odiava sanguinare. Sorrise, come una stupida.
Quello era ciò che era e poco se ne importava di procurare del male a se stessa perché facendolo, lei sorrideva, sempre. Chiuse gli occhi e iniziò a piangere, sorridendo.
Le ferite bruciavano. Bruciavano tanto.
 

Si sentiva inutile, stupida, brutta.
Eppure era contenta.

 

Quando iniziò a pulire e sistemare tutto, si fasciò le braccia e le gambe poi, accese il pc.
Cominciarono ad insultarla via social network. Il più utilizzato: facebook.
Non c’era via d’uscita per lei, nessuna.
Odio, odio più totale.
Nero, nero più scuro.
 
Si tolse da lì. Spense tutto e tornò ad ascoltare musica.
Le arrivò un messaggio sul telefono da un numero sconosciuto. Lo lesse.
 

‘Hey Amy, sono il ragazzo di oggi, quello dell’insulto.. volevo chiederti, come stai?’

 
Cosa?
Scherziamo, vero?
Adesso mi perseguitano ovunque sti tizzi, basta. – pensò.
 
Rispose: ‘Sto normale, cosa vuoi?’

‘Volevo dirti che mi hanno obbligato a dirti quelle cose, mi dispiace, io non le penso sul serio.’ – le scrisse il ragazzo.

‘E da quando in qua gli altri ti dicono quello che devi e quello che non devi fare? Oh, guarda che i tuoi messaggi di scuse non cambieranno nulla. Non ci conosciamo e già ho capito che tipo sei.’

‘Mi dispiace, non potevo farci nulla. Dovevo, basta. Non penso quelle cose, credimi. Domani ti dimostrerò ciò.’

‘No guarda, sto bene così. Domani io farò finta di niente e tu continuerai a fare la tua solita vita, okay? Stop.’

‘Lo so che sei arrabbiata, non prendertela con me, ti prego. Cambierò le cose, promesso. A domani Amy.’
 

Non poteva crederci.
Altri insulti, altre prese in giro. Non ne poteva più.
Sarebbe stato un altro giorno orribile, se lo sentiva.
Così si addormentò con la speranza che il giorno seguite sarebbe stato migliore. Solo con la speranza però. 


 

Spazio Scrittrice.

Scusate l'assenza, non sono in vena a volte.
Riuscite a scrivermi qualche recensione in più?
Mi sento stupida a scrivere per nulla, davvero.
Beh, nulla. 
Non so neanche più cosa scrivere perché rimane tutto qui, su questo foglio. (?)
Amo Sheeran.


Charli. 



 

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