Quello che cerchi è a un passo da te

di Mon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Qualcuno bussò alla porta; Stella staccò gli occhi dal computer e invitò la persona dall’altra parte ad entrare. 
«Ciao. Ti disturbo?» chiese Sébastien.
«Ehi ciao! No, non disturbi. Entra pure...» fu la risposta della ragazza.
«Ti va di venire giù a mangiare qualcosa con noi?». Stella guardò Sébastien ed esitò. «Chi c’è?» chiese.
«Ci siamo solo noi, come sempre...»
«Non è una trappola come quella di qualche settimana fa? Perché io quello stronzo non lo voglio più vedere e voi lo sapete bene!»
«Stai tranquilla. Non succederà più. Abbiamo sbagliato, non pensavamo che rivedere Robert ti facesse quell’effetto. Pierre voleva solo provare a sistemare le cose tra te e il tuo ex, lo ha fatto per te, perché ti vuole bene. E anche noi te ne vogliamo e vederti sempre chiusa in questa stanza non ci fa piacere».
Stella sbuffò. «Sébastien, io in questa stanza ci lavoro!» disse stizzita la ragazza, rivolgendo nuovamente lo sguardo verso il computer.
Sébastien le si avvicinò e guardò, anche lui, lo schermo, sorridendo. Stella alzò il viso e guardò l’amico. «Come ti sembra?» chiese.

«Sta venendo proprio bene. Te lo abbiamo sempre detto che diventerai un grande architetto».
Stella sorrise, si alzò dalla sedia e disse: «Andiamo a mangiare, finisco dopo qui...».
Insieme uscirono dalla porta, dirigendosi al piano di sotto, nel salone dove solitamente si organizzavano le cene con gli amici.
La casa era stata comprata da Pierre, il fratello di Stella, dopo il successo che il suo gruppo, i Simple Plan, avevano avuto con il loro primo album. Stella aveva tre anni in meno di Pierre; una volta che il fratello aveva comprato quella casa, la ragazza, per avere un po’ di tranquillità, si rifugiava lì, soprattutto per studiare. Stella stava bene, si rilassava alla perfezione e rendeva ancora di più nello studio, non come nella vecchia casa che condivideva con i genitori e gli altri fratelli. Pierre se ne rese conto, così arrivò la proposta di condividere quella casa abbastanza grande per non infastidirsi a vicenda. Stella aveva accettato e così si era laureata in architettura e adesso, nel 2009, aveva ottenuto il suo primo lavoro importante.
In quella casa, oltre ai fratelli Bouvier viveva anche Lachelle, la fidanzata storica di Pierre; si era trasferita a vivere con loro circa un anno prima, quando il cantante le aveva fatto la proposta. Stella e Lachelle erano grandi amiche e non era risultato difficile condividere la stessa casa. Spesso Stella si era chiesta se poteva essere fastidiosa, in fondo Pierre e Lachelle avevano tutto il diritto di vivere sereni la loro storia d’amore. La cognata però aveva sempre rassicurato Stella, dicendole che non creava nessun fastidio; la casa era abbastanza grande da potersi ignorare per giornate intere. Quando Stella studiava, o come nell’ultimo periodo lavorava, nella sua stanza, Pierre e Lachelle se ne stavano dall’altra parte della casa, a volte si incontravano solo a cena.
La casa era situata un po’ fuori dal centro di Montreal, circondata da alberi e lontano dai rumori, a volte troppo fastidiosi e invadenti, della frenetica città canadese. Si estendeva su due piani; al piano terra si trovava la cucina, un grande salone, una piscina coperta, una stanza per gli ospiti e un bagno. Al piano di sopra, invece, c’era il reparto notte, la stanza di Stella, quella di Pierre e Lachelle, due bagni e una stanza piena di riconoscimenti, chitarre e bassi, tutti legati al passato dei Simple Plan.




 

Ciao a tutti! Devo fare una premessa. Sono parecchi anni che non mi impegno seriamente nel scrivere una storia, quindi abbiate pietà. Io ci provo. 
Ringrazio quelli che avranno la costanza e la voglia di leggerla. Cercherò di fare del mio meglio. Spero vi piaccia. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 

Sébastien precedette Stella nella sala; «Guardate chi c’è qui?» disse il ragazzo. Gli amici impegnati a guardare la televisione si girarono in contemporanea, partirono applausi e grida. «Era ora!» disse Chuck, il batterista. Poi continuò: «Non puoi stare sempre chiusa in quel buco!». Stella sbuffò. «Io lavoro!» protestò.
Pierre gli andò incontro e disse: «Beh, devi ammettere che ultimamente ti si vede poco...» poi l’abbracciò e le sussurrò all’orecchio: «Mi fa piacere che tu sia qui con noi stasera. E scusami per l’ultima volta, volevo provare a sistemare le cose tra te e Robert. Mi sono sbagliato e ho solo peggiorato la situazione...»
«Non ti preoccupare...» disse Stella, staccandosi dall’abbraccio del fratello e dirigendosi sul divano, dove abbracciò Lachelle.

***

«Porto in tavola le cose da mangiare?» domandò Lachelle, dopo un po’.
«Se vuoi, direi che siamo pronti...» rispose Pierre, guardando gli amici che annuirono.
«Ti do una mano Elle...» disse Stella, e si diresse in cucina insieme alla cognata.
Una volta entrate nel locale, Lachelle si diresse al tavolo dove erano già pronti i piatti da portare in sala. Disse: «È un po’ che non facciamo quattro chiacchiere io e te...», nel frattempo passava a Stella un piatto di antipasti.
«Non ho molto da dire. Lavoro...»
«Ma a parte quello?» insistette Lachelle.
«Niente di nuovo...». 
La cognata la guardò. «Non sarebbe il caso di lasciarsi la storia di Robert alle spalle e provare a ricominciare?».
Stella la ignorò. «Gli antipasti posso già portarli di la?» chiese. Attese un cenno da Lachelle e uscì dalla cucina. 
La storia con Robert, per Stella, non era facile da dimenticare; erano stati insieme per sette anni, ma lei aveva cominciato a volere di più, ad esempio una famiglia insieme all’uomo che amava. Aveva solo 27 anni, però aveva accennato con Robert della cosa, ma lui aveva subito fatto un quadro molto chiaro della situazione: figli non ne voleva e non avrebbe cambiato idea con gli anni. Stella aveva sperato che, parlandogli della cosa ogni tanto, facendogli un po’ di pressione, avrebbe cambiato idea ma questo non era successo. Dopo una furibonda litigata, alcuni mesi prima, avevano deciso di interrompere la loro relazione e Stella si era buttata a testa bassa nel lavoro. Infatti un importante studio di architettura di Montreal, uno dei più importanti della città, aveva visto i suoi disegni, l’aveva contattata e, dopo un breve periodo di prova, l’aveva assunta, ormai due anni prima. Ora le avevano affidato un importante progetto che non poteva fallire e, dopo la rottura con Robert, si era gettata a capofitto in questa esperienza, che era anche un modo per distrarre la mente da altri pensieri.
Due settima prima, però, era successo qualcosa che aveva scombussolato un po’ la sua tranquillità; Pierre, una sera, aveva invitato a cena proprio Robert. Per cortesia Stella non l’aveva cacciato di casa e si erano ritrovati a parlare, da soli, nella veranda, in cortile. Robert le aveva detto che sentiva la sua mancanza, che era dura stare senza di lei. Stella, ancora innamorata, gli aveva creduto, prima però voleva testare un’ultima cosa.
«Ho solo un’ultima domanda per te, Robert...» aveva detto.
«Chiedimi tutto...»
«Se veramente io sono la donna della tua vita, sei disposto a cambiare idea sul fatto di avere una famiglia e dei figli con me?».
Robert era rimasto un po’ in silenzio, aveva abbassato la testa e aveva preso tra le sue, le mani di Stella. «Lo sai, questo mai...».
La ragazza aveva immediatamente tolto le sue mani da quelle di Robert, gli occhi pieni di lacrime. «Come fai a dire che sono la donna della tua vita se con me non vuoi una famiglia?»
«Non mi piacciono i bambini...».
Stella aveva il viso rigato dalle lacrime. «Se non ti piacciono i bambini, allora sei tu a non essere l’uomo della mia vita! Addio Robert...». 
Era rientrata immediatamente in casa, lasciando il ragazzo da solo sulla veranda.




Oggi è una giornata grigia, da divano e piumone. Con la musica nelle orecchie ho prodotto qualche altro capitolo. 
Ditemi cosa ne pensate. :))

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


«Sister, non sto scherzando! Devi uscire da questa casa!» disse Pierre, mentre azzannava una forchettata di carne.
«Pierre, io esco tutti i giorni!». Il ragazzo scosse energicamente il capo, fece il gesto con le mani di attendere, mandò giù il boccone e disse: «Non intendo per andare al lavoro! Intendo andare fuori la sera, andare a cercare quello di cui hai bisogno...»
«Al momento non ho bisogno di niente, grazie!».
Chuck al fianco di Stella, la tirò a sé e le schioccò un bacio sulla testa. «Dai Pierre, lasciala stare. Deciderà lei quando sarà il momento giusto per ricominciare...». Stella guardò l’amico e gli sorrise.
A volte Chuck la capiva più di suo fratello, ed era per questo che era il suo migliore amico. Lo aveva conosciuto ai tempi della scuola, quando Pierre e Chuck erano in classe insieme e si incontravano in lunghi pomeriggi a casa Bouvier. I due ragazzi avevano la stessa passione, la musica; appena si erano trovati, non si erano più lasciati e avevano portato avanti insieme il sogno di mettere su una band. Stella, durante questi pomeriggi, era spesso con loro, affascinata da quello che suo fratello e l’amico facevano; le piaceva vedere come nasceva una canzone, le piaceva ascoltare la voce di Pierre mentre la cantava e scorreva le dita lungo le corde della chitarra, facendone uscire note che a lei erano sconosciute, accompagnato dalla batteria di Chuck. Lei si sdraiava sul pavimento della sala, insieme a fogli, matite e pennarelli e disegnava, perché quella era la sua passione. Era cresciuta così e, per lei, era stato il modo migliore di diventare grande.
Aveva passato molto tempo con Pierre e Chuck e poi anche con Sébastien, David e Jeff, i ragazzi che si erano uniti in un secondo momento, e con cui suo fratello e il suo migliore amico avevano dato vita ai Simple Plan. Stella aveva praticamente visto nascere il primo album “No Pads, No Helmets... Just Balls”; in conseguenza di questo, i suoi amici avevano cominciato un tour che li aveva portati lontani da casa, e la ragazza si era, improvvisamente, trovata sola. Una solitudine che durò poco, perché al campus universitario aveva incontrato Robert e poco dopo si erano messi insieme. Al ritorno dal tour, Stella lo aveva presentato a suo fratello e agli amici; Robert era piaciuto a tutti, tranne che a Sébastien. Più volte la ragazza aveva chiesto una spiegazione e le uniche due risposte che aveva ottenuto in sette anni dall’amico erano: “Non mi piace” e “Non è il tipo giusto per te”. Erano arrivati a discutere anche abbastanza seriamente.
«Come fai a dire che non è quello giusto per me?»
«È una cosa che sento...»
«E io dovrei lasciare Robert perché tu hai una sensazione?»
«Non ho detto che lo devi lasciare. Dico solo che la mia sensazione è quella e io non sbaglio quasi mai...»
Stella aveva guardato Sébastien con rabbia. «Chi sei tu per dirmi cosa è meglio per me?»
«Nessuno...»
«Appunto, non sei nessuno!» e se ne era andata stizzita.

***

«Se vuoi uno di questi pomeriggi andiamo a farci un giro in centro, magari facendo un po’ shopping ti sentirai meglio...» disse Chuck, a fine serata, all’amica.
«Ne hai davvero voglia? Non ti voglio costringere...»
«Tesoro, mi sono offerto io. Se non ne avessi voglia non te lo avrei chiesto...». La tirò a sé, la strinse e le schioccò un altro bacio sulla testa. Quando Stella si sciolse dall’abbraccio, disse: «Ci porti me e non la tua ragazza, si arrabbierà!»
«Stai tranquilla, Celine sa che mi deve dividere con te!»
«Grazie Chuck!» e sorrise all’amico.




Ecco qui un altro capitolo della storia. Mi rendo conto che è un po' corto, ma dal prossimo mi impengerò ad allungarli.
Ditemi che ne pensate. :)

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Stella aprì il baule della macchina e scaricò quattro sporte di roba; Chuck la precedette e le aprì la porta di casa. Entrarono.
Lachelle e Pierre erano seduti e abbracciati sul divano; il fratello vide entrare Stella e strabuzzò gli occhi, si alzò in piedi di scatto e le andò in contro.
«Ma quanta roba hai comprato?»
«Quella che mi serviva, caro fratello, e ricordati...». Si fermò, alzando il dito indice e sventolandolo sotto il naso di Pierre. Continuò: «... tu mi hai detto di uscire di casa!». Sorrise sorniona al fratello, gli scoccò un bacio sulla guancia e si diresse verso il corridoio che conduceva alla sua stanza.
Pierre rimase a guardare Stella, poi si girò verso Chuck e indicò il luogo dove la sorella era appena sparita.
«Come hai fatto?» chiese.
Chuck si strinse nelle spalle. «Siamo stati in giro per negozi, abbiamo mangiato al McDonald, lei ha trovato dei vestiti molto carini e un paio di scarpe nuove. Forse aveva solo bisogno di ricominciare a sentirsi femminile».
Lachelle annuì. «Credo che tu abbia azzeccato in pieno il problema. Bravo Chuck!» disse la fidanzata di Pierre.
Il batterista poi salutò gli amici e andò verso casa, mentre Lachelle e Pierre andarono in camera di Stella. La ragazza stava sistemando i vestiti nell’armadio; i due bussarono, affacciandosi alla porta. «Possiamo entrare?» chiese Pierre.
Stella sorrise e li fece accomodare. «Ti piace, Elle?» chiese, mostrando alla cognata uno scamiciato nero, che le arrivava poco sopra al ginocchio.
«È proprio bello!» rispose Lachelle, guardando attentamente il vestito. «Dove lo hai preso?»
«Da Atelier, in centro. Ha delle cose molto carine, ti consiglio di farci un giretto».
Dopodiché Stella aprì un’altra sporta e da lì estrasse un vestito rosso, scollato a V, lungo fino ai piedi e con una cintura nera applicata in vita. 
«Sorellina, questo è quello che devi mettere alla serata della fondazione. Starai da dio!» disse Pierre.
«Ci penso...».
Pierre la guardò storto. «Cosa vuol dire?».
Stella ricambiò lo sguardo, alzando un sopracciglio. «Vuol dire che ci devo pensare...» rispose.
«Ma vieni vero?». La voce di Pierre era preoccupata.
«Se devo pensare a come vestirmi vuol dire che vengo, scemo!»
«Per un attimo ho pensato che dovessi lavorare...»
«In realtà dovrei...» disse Stella, indicando i fogli sparsi sulla scrivania. «... ma posso rimandare al giorno dopo»
«Per una volta non succederà niente!»
«Speriamo...» rispose Stella, sospirando.

***

Così arrivò la serata della Simple Plan Foundation; Pierre e Lachelle erano elettrizzati e aspettavano Stella, frementi, nel salotto.
«Stella, hai finito?» urlò Pierre, guardando l’orologio che campeggiava sul caminetto della sala. Erano le 18.30, la serata sarebbe cominciata alle 21.00, ma loro dovevano recasi sul posto prima, per controllare che niente andasse storto.
Stella arrivò di corsa e si fermò sullo spiazzo in parquet di legno che dal corridoio portava alla grande sala. Lachelle e Pierre la guardarono fermarsi prima della piccola rampa di scale che scendeva fino al pavimento della sala, con due paia di scarpe in mano, un paio di decoltè rosse e un paio nere.
Disse: «Ho il coprispalle nero e luccicoso. Quale mi metto?»
«Io andrei dritta su quelle nere, si abbinano anche alla cintura...» rispose Lachelle.
«Ok! Vado e torno in pochi minuti. Il tempo di truccarmi e di sistemarmi i capelli!» disse, sparendo nuovamente nel corridoio.
«Non la vedremo tornare prima di venti minuti...» sbuffò Pierre, e si mise a sedere sul divano, prese in mano il telecomando e accese la tv.

***

Come previsto dal fratello, Stella fu pronta una ventina di minuti dopo.
«Era ora!» disse Pierre. 
«Scusate...»
«Non ti preoccupare Stella...» disse Lachelle, sorridendole.
Uscirono di casa, Stella precedette la cognata che le sussurrò all’orecchio: «Stai benissimo, hai fatto bene a prenderti tutto il tempo che ti serviva. Sei stupenda...»
«Grazie Elle!» e le sorrise.
Si diressero verso il luogo dove si sarebbe tenuta la presentazione e causa anche il traffico di Montreal all’ora del ritorno dal lavoro, arrivarono verso le 19.30. Furono gli ultimi a varcare la soglia del locale ed entrando Pierre si scusò, dando subito la colpa a Stella. La ragazza si assunse la responsabilità.
C’erano già tutti; Chuck con la fidanzata che andò incontro a Stella, abbracciandola calorosamente, Jeff e la moglie, ma senza pargoli al seguito, David e la sua ragazza e Patrick, il webmaster tuttofare, definito da tutti il sesto Simple Plan. Poi c’era Sébastien, solo, come gli capitava ormai da un anno a quella parte, dopo la rottura con Sarah.
I ragazzi sistemarono le ultime cose e la serata cominciò all’ora prevista, per finire circa un’ora e mezza dopo. Arrivarono poi i complimenti di rito accompagnati da un buffet preparato alla perfezione; era pronto e attendeva gli invitati. Stella si avvicinò al tavolo delle bevande, prese un bicchiere di spumante e si appoggiò al tavolo, guardando la sala e la folla di persone che la riempiva e che chiacchierava amabilmente, con in sottofondo una musica appena accennata. La ragazza sorrise; tutte quelle persone avevano donato qualcosa alla fondazione che suo fratello e i suoi amici avevano creato e si sentì orgogliosa di quello che, in quegli anni, avevano fatto.
Bevve un sorso dal bicchiere e si sentì chiamare; si girò e vide Sébastien che le sorrideva.





Ciao a tutti! Eccomi qui ancora, con un altro capitolo.
Ditemi cosa ne pensate, anche se non vi piace. Fatemi sapere cosa pensate della mia storia. Mi farebbe piacere. :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


«Ti disturbo?» chiese Sébastien.
«Certo che no!». Stella sorrise all’amico. 
Sébastien si appoggiò al tavolo assieme a lei. «A cosa stavi pensando?»
«A quanto sono orgogliosa di voi e di quello che siete riusciti a fare...»
«Grazie...» disse Seb. Guardò l’amica, la squadrò da capo a piedi e poi la fissò dritto negli occhi. «Sai che stasera sei proprio bella?».
Stella arrossì lievemente, sperò che Sébastien non se ne fosse accorto, magari le luci basse avrebbero nascosto il colore del suo viso. «Grazie...» fu l’unica cosa che riuscì a dire, abbassando lo sguardo. Sul vestito rosso aveva messo un coprispalle nero/trasparente, con qualche paillettes e decolté nere con tacco alto. I capelli li aveva lasciati sciolti e lisci e un filo di trucco le risaltava i grandi occhi marroni.
«Ti stavi annoiando?» domando Sébastien.
«Beh, io non conosco molte persone qui, a parte voi...» rispose la ragazza.
«Ti va di uscire per un giro?». 
Stella guardò, perplessa, l’amico. «Ma tu non dovresti stare qui, in quanto membro della band?»
«Ormai noi abbiamo finito...».
Stella guardò la porta, poi guardò l’amico; lo prese per mano ed uscirono, districandosi in mezzo alla folla che ancora si accalcava attorno al buffet.
«Mamma mia, certa gente è terribile quando vede cibo gratis!» disse Stella una volta usciti. Seb rise, mentre si sistemava la giacca.
«Dove andiamo?» chiese la ragazza.
«Ti va un giro lungo la riva del fiume?»
«Mi porti a vedere le luci del circuito di Formula 1, sull’isola di Notre Dame? Si vedono anche dalla riva!» chiese Stella, congiungendo le mani, come per pregare l’amico.
«Vuoi andarci a fare un giro a piedi? Sai che ci si può passeggiare...».
Stella rise. «Con questi tacchi? Mica reggo un giro intero del circuito!»
Sébastien la guardò. La luce della luna le contornava perfettamente il viso e risaltava ancora di più il suo bellissimo sorriso. Scosse la testa. 
Stella continuò a parlare: «Voglio solo vedere le luci dell’isola che seguono il circuito. Sin da quando ero piccola adoro quel posto. Ci vado spesso, di giorni e di sera...»
«... e quando c’è il Gran Premio!». Stella annuì, energicamente.
I due si avviarono; il fiume non era distante e nemmeno l’isola con il circuito, giusto il tempo di una passeggiata e qualche chiacchiera.
Il ghiaccio provò a romperlo Sébastien, dopo un po’ che camminavano. «Allora, come stai?»
«Adesso bene. Devo dire che uscire con Chuck qualche giorno fa mi ha fatto proprio bene!».
Il ragazzo sorrise, come se sapesse perfettamente quello che stava dicendo Stella. Infatti disse: «Chuck è la persona migliore con cui si possa avere a che fare quando c’è bisogno di tirarsi su il morale!». 
Stella annuì. «Mica per niente l’ho scelto come migliore amico!».
I due camminarono ancora un po’ senza dire nulla, poi fu di nuovo Seb a parlare. «Ti posso fare una domanda?» chiese. Stella lo guardò dritto negli occhi azzurri, dove la luna si rifletteva, chiara. Annuì.
«Mi diresti il motivo per cui tra te e Robert è finita?»

***

La serata era perfetta per una passeggiata lungo le rive del San Lorenzo, il fiume che da tantissimi anni attraversava Montreal; la città vi era stata costruita attorno, e quel corso d’acqua era diventato un punto di riferimento per tutti. «Dove ci incontriamo stasera?» era la domanda più frequente che i ragazzi si facevano quando uscivano da scuola il sabato pomeriggio. Le risposte erano tutte legate a qualche via vicino al fiume, in particolare al grande parco che per un lungo tratto costeggiava il San Lorenzo e dove si poteva trovare tutto quello di cui c’era bisogno per passare una serata tranquilla tra amici. 
Quella sera si stava bene; tirava un venticello per nulla fastidioso che scompigliava solo leggermente i capelli di Stella, che puntualmente doveva passarli dietro l’orecchio in modo tale che non le finissero sugli occhi. Il cielo era limpido e stellato e la luna era chiara in cielo. 
Alla domanda di Sébastien la ragazza aveva abbassato la testa, guardando il suo vestito muoversi delicatamente ad ogni suo passo.
«Scusa... non volevo farti diventare triste...» si affrettò a dire Seb. Stella scosse la testa. «Non ti preoccupare, prima o poi dovrò dirlo con qualcuno».
Sébastien la guardò, stupito. «Nessuno sa perché tu e Robert vi siete lasciati?». Stella scosse nuovamente la testa, sempre tenendo gli occhi bassi. 
«Nemmeno Pierre, nemmeno Lachelle o Chuck?»
«No, nessuno di loro...»
«Oh...» fu l’unica cosa che riuscì a dire Sébastien.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Il cellulare di Stella squillò; la ragazza aprì in tutta fretta la sua borsa, lo cercò e quando lo trovò sul display vide scritto il nome di Pierre. Rispose.
«Dove sei finita?» squittì la voce del fratello.
«Sono uscita con Seb...».
Un attimo di silenzio dall’altra parte del telefono. «E dove siete?»
«Sul fiume. Non ti preoccupare. Sarò lì per l’ora di tornare a casa...» disse Stella. Nel frattempo, però, vide Sébastien fare dei gesti con una mano e poi battersela sul petto. Alzò un sopracciglio, disse al fratello di aspettare un attimo e appoggiò il telefono sulla pancia in modo tale che Pierre non sentisse la conversazione che stava per fare con Sébastien. 
«Cosa c’è? Stai bene?» domandò all’amico.
«Ti porto a casa io. Non c’è bisogno che Pierre ti aspetti»
«Ah, ok! Grazie allora...» e sorrise. Riprese la telefonata con il fratello e gli riportò le parole del chitarrista, dopodiché si salutarono.
Stella e Sébastien ripresero la loro passeggiata; arrivarono di fronte all’isola con il circuito e la ragazza si fermò, appoggiandosi al muretto.
«Guarda che bella! Mi sembra di sentire il rumore del motore Ferrari. Dio quanto amo questo posto!»
Seb rise. «Solo tu puoi dire una cosa del genere!»
«Tu non lo senti il rumore di un motore di Formula 1?». L’amico scosse il capo. 
Stella fece l’offesa. «Io non sono pazza e tu non capisci la sacralità di questo posto!».
Anche Sébastien si appoggiò al muretto, come poco prima aveva fatto Stella. «Non siamo mai riusciti a capire, nemmeno tuo fratello, da dove possa venire questa tua passione per le macchine da corsa...» disse.
Stella alzò le spalle. «Mi piacciono, e basta...». Appoggiò il mento sul palmo della mano e si mise a guardare l’isola che aveva di fronte, incantata. Sébastien, al suo fianco, era invece fisso a guardare il viso di Stella. Ma cosa gli stava passando per la testa? A dire la verità lui sapeva cos’era, ma non lo voleva ammettere, né con sé stesso né, tanto meno, con altre persone.
Stella si girò verso di lui, probabilmente sentendosi osservata e lo guardò. «Qualcosa non va?» chiese. 
«No, va tutto bene. Ti volevo solo chiedere scusa per prima, per aver tirato fuori un argomento di cui, ho capito, non ti va di parlare...».
Stella tornò a puntare gli occhi sull’isola, stavolta però non lasciò cadere la cosa. «Se vuoi te lo dico il motivo per cui io e Robert ci siamo lasciati...».
Sébastien fu sorpreso; poteva essere il primo a conoscere il motivo per cui Stella, da troppo tempo, stava soffrendo. Aveva quasi l’intenzione di dire che non erano affari suoi, che non voleva immischiarsi in faccende che non lo riguardavano, ma la curiosità ebbe il sopravvento. Voleva sapere, voleva capire dove Robert aveva sbagliato, lasciandosi scappare una ragazza stupenda come Stella.
«Se vuoi, non sei obbligata...» disse.
La ragazza esitò qualche secondo, poi parlò: «Avevi ragione tu. Robert non era il ragazzo per me...». Si fermò.
“Tutto qui?” pensò Seb, però disse: «Stella, mai come in questo caso avrei voluto sbagliarmi. Non mi piace vederti così triste...».
L’amica sorrise, amaramente. «Il problema si è presentato quando l’ho messo davanti all’idea di avere insieme una famiglia. Sai, erano sette anni che stavamo insieme, è quasi normale pensare al futuro con la persona che si ama. Lui, però, mi ha detto che ero, sì, la donna della sua vita, ma che figli lui non ne voleva avere».
Stella non guardò Sébastien, non le interessava l’aria di compassione che l’amico avrebbe sfoggiato dopo una notizia simile. Era esattamente quello il motivo per cui aveva taciuto a tutti il perché della rottura con Robert; non voleva essere consolata da persone che le avrebbero fatto “pat pat” sulla spalla, con l’aria di chi immaginava cosa si provava. No, non lo potevano immaginare non avendo mai vissuto una situazione così. 
Tra i due scese un attimo di silenzio; il ragazzo aveva bisogno di raccogliere le idee. Poco dopo, però, Sébastien fece un discorso che colpì Stella; disse le seguenti parole: «Io non capisco come un uomo possa pensare di avere davanti la donna della sua vita se poi non vuole avere dei figli con lei. Avere una famiglia con la donna che si ama è il sogno di chiunque. No, forse non di chiunque, ma di certo è il mio».
Stella si ritrovò a fissare Sébastien e lui si girò verso di lei. Per un po’ i due si guardarono e basta, con il vento che muoveva delicatamente i capelli di Stella e la luna riflessa negli occhi azzurri di Seb. Fu la ragazza a rompere quel momento, guardando l’orologio. «Forse è il caso di andare...» disse.
«Si, ti porto a casa...» rispose Seb, staccandosi dal muretto a cui era appoggiato e incamminandosi. 
In macchina nessuno disse niente, la radio trasmetteva canzoni con un ritmo lento, adatte a quell’ora tarda della notte. Arrivarono davanti al portone di casa di Stella; la ragazza mise una mano sulla maniglia e si girò verso Sébastien.
«Grazie...» disse.
«E di cosa?»
«Della passeggiata, della compagnia, per aver passato un po’ di tempo con la sorella triste di Pierre...».
Seb rise. «Ma cosa dici? A me piace passare del tempo con la sorella triste di Pierre!». Rise anche Stella, per poi aggiungere: «A parte tutto, davvero grazie Seb...»
«Di niente Stellina. Buonanotte...»
«Anche a te» e si sporse verso il ragazzo per dargli un bacio sulla guancia.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


“È arrivato il momento di chiarire” pensò Seb, una volta entrato in casa sua e dopo aver appoggiato le chiavi della macchina sul mobiletto dell’ingresso.
Si tolse la giacca, si allentò il nodo della cravatta che gettò sul divano, poi si sbottonò il primo bottone della camicia; aveva bisogno di respirare. Il bacio di Stella gli aveva fatto avvampare il viso e aveva ringraziato il cielo che fosse notte e lei non lo potesse vedere. Aveva guidato fino a casa con miliardi di pensieri che gli si accavallavano nella testa e solo un buon bicchiere di vino e la sua chitarra potevano districare quel caos.
Andò in cucina, aprì la credenza e tirò fuori una bottiglia di vino nero; al suo fianco c’erano i bicchieri, così ne prese uno e versò una parte del contenuto della bottiglia nel bicchiere che stringeva in mano. Compiuta questa operazione andò al piano di sopra, nella stanza dove teneva le sue amate chitarre. Ne scelse una bianca e si sedette, appoggiando il bicchiere di vino vicino a lui. Mise le dita sulle corde della chitarra, posizione LA, e passò il plettro su di esse, delicatamente. “Ok Seb. Da dove cominciamo?”. 
Respirò profondamente. 
La prima domanda che gli saltò alla mente fu perché Stella aveva detto con lui il motivo della rottura con Robert e non con gli altri. Trovò, però, subito una risposta plausibile: forse aveva deciso di cominciare a parlarne e lui si era trovato nel posto giusto al momento giusto. “Seb non ti illudere per una cosa così stupida!” pensò. Immediatamente dopo altre due domande fecero capolino nella sua testa: “E quello sguardo che ci siamo scambiati? E quel bacio?”. Sébastien sorrise ripensando al bacio di Stella; “Oh andiamo Seb! Sembri un ragazzino alla prima cotta! Piuttosto ammetti anche con te stesso quello che non vuoi ammettere, ormai da troppi anni!”.
Era giunto il momento; «Sono innamorato di Stella...» disse, allungando la mano verso il bicchiere, portandolo vicino alle labbra e bevendo un sorso di vino.
Come era strano sentire quelle parole, finalmente uscite a voce alta e chiara dalla sua bocca; facevano sembrare la cosa vera, invece che semplicemente immaginata e quindi soggetta a essere nascosta e messa in un angolo della testa, ma soprattutto del cuore, per poi fingere che tutto andasse bene. 
Sébastien era innamorato di Stella da anni, da prima che cominciasse il tour di “No pads,, no helmets... Just balls”. Per poco coraggio e per paura della reazione di Pierre non aveva mai confessato alla ragazza i suoi sentimenti, ripromettendosi di farlo una volta tornato dal tour. Ma a Montreal, dopo qualche mese di assenza, aveva trovato Robert al fianco della sua adorata Stella. Vedendo la ragazza felice, aveva deciso di soffocare i suoi sentimenti, fingendo anche e soprattutto con sé stesso che tutto andasse bene. Aveva così conosciuto Sarah e con lei si era illuso di poter ripartire, di potersi dimenticare quello che provava per Stella, ma così non era stato. Un anno prima, infatti, stanco di fingere con Sarah, l’aveva lasciata. 
Adesso Sébastien e Stella erano entrambi single; il ragazzo decise che era arrivato il momento di prendersi quello che aveva sempre voluto. Era giunto il momento di essere finalmente felice.

***

Stella scese dalla macchina di Seb e cominciò a cercare le chiavi di casa nella borsa; dietro di sé sentiva il rumore della macchina dell’amico, che stava aspettando di vederla entrare in casa.
Trovò le chiavi, le inserì nella serratura, aprì la porta e se la richiuse alle spalle, senza salutare Sébastien. Si appoggiò al vetro freddo della porta; “Cosa mi è preso? Sono impazzita? Perché ho dato quel bacio a Seb?” si chiese.
Non era certamente la prima volta che Stella dava un bacio ad uno degli amici di suo fratello; aveva passato talmente tanto tempo con loro che erano diventati la sua famiglia. Mai aveva pensato a David, Jeff, Chuck e Sébastien come a qualcosa di più di semplici amici, nemmeno quando era più piccola, nell’età, cioè, in cui gli ormoni dei ragazzi fanno la ola alla vista di un essere del genere opposto.
Le sue compagne di classe le chiedevano come facesse a non essere innamorata di David, che attirava per il suo fascino da tenebroso, e Stella rispondeva con un’alzata di spalle. Era, forse, la ragazza più invidiata della scuola e spesso riceveva richieste per combinare incontri con uno dei suoi amici, o direttamente con suo fratello. Stella solitamente declinava; avesse ascoltato tutte le richieste, sarebbe diventata un’agenzia matrimoniale. In più era sicura che Pierre, David, Jeff, Chuck e Seb erano in grado di trovarsi da soli la fidanzata, erano già abbastanza grandi per potersela cavare da soli, senza bisogno della badante. 
Il bacio di quella sera era, però, diverso, o per lo meno lo era stato per Stella. “Vedrai che non sarà la stessa cosa per Seb” pensò. Spostò la testa verso destra e vide la luce blu emanata dal decoder della televisione; segnava le 2.18 di notte. Si tolse le scarpe per non fare rumore e non svegliare Pierre e Lachelle e si diresse in camera sua. Si buttò sul letto. “Ma cosa mi sta succedendo?” domandò tra se.
Da quando aveva rotto con Robert la persona che le era stata più vicina, a parte Pierre, era stato proprio Sébastien. Questo non doveva, però, giustificare la sensazione che aveva provato dandogli quel bacio. Da parte sua non era più solo una questione di amicizia, e, forse, stava cominciando a capirlo
Scrollò la testa; “No, non deve succedere. Non è mai successo e non succederà mai!”.





Su questo capitolo ci ho lavorato parecchio. Finora direi che è il mio preferito. 
Spero piaccia anche a voi quanto piace a me. 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Da quella sera erano passate ormai due settimane; la vita procedeva tranquilla, Sébastien e Stella non avevano parlato di quello che era successo, anche perché, a tutti gli effetti, non c’era nulla da dire. Nulla era successo, se non un semplice e normale bacio tra due amici.
«Stella! Muoviti che tra un po’ parte l’aereo!». Pierre urlava dalla sala alla sorella, ancora assonnata, in cucina. Poco dopo la ragazza si presentò con una fetta biscottata ricoperta di marmellata alla fragola in mano, i capelli arruffati e il pigiama bianco con dei gattini disegnati sopra. 
«Chuck? Cosa ci fai qui?» chiese, perplessa, vedendo l’amico al fianco di Pierre e Lachelle.
«L’ho chiamato io per tenerti d’occhio. Non voglio che tu stia tutto il giorno chiusa a lavorare mentre io e Lachelle siamo in vacanza...».
Stella sbuffò. «Sei pesante Bouvier!». Lo chiamava per cognome solo quando era stizzita per qualcosa, e stavolta lo era. Odiava essere trattata ancora come una bambina. 
«Anche io ti voglio bene sorellina!». disse Pierre, capendo lo stato d’animo della sorella. Si avvicinò a Stella e l’abbracciò. «Mi raccomando, fai la brava...»
Per quanto potesse avercela con Pierre, ogni volta che il fratello la stringeva a sé, lei dimenticava qualsiasi cosa; adorava essere stretta dalle sue braccia e adorava quel bacio sulla testa che il fratello era solito darle prima di lasciarla andare. Pierre questo lo sapeva benissimo e approfittava della cosa ogni volta che voleva evitare una discussione con Stella. Era quello che era appena successo.
La ragazza disse: «Te lo prometto fratellone, farò la brava. E voi divertitevi in vacanza. Meritate un po’ di riposo e un po’ di tempo solo per voi!». Si staccò dall’abbraccio di Pierre e andò a salutare Lachelle.
Una volta che il fratello e la cognata furono usciti, Stella si diresse in cucina per finire la colazione, seguita da Chuck.
«Amico, siediti!» disse Stella, spostando una sedia del tavolo di cucina e indicandola a Chuck. Una volta che l’amico si fu accomodato, Stella appoggiò la fetta nel piatto, guardò il batterista e disse: «Sono grande abbastanza per sapermi gestire da sola. Non dare retta a quello psicopatico di mio fratello, posso arrangiarmi!».
«Lo so questo tesoro, Pierre vuole semplicemente che ti controlli perché non vuole che tu lavori tutto il giorno!» disse il ragazzo.
«Chuck, cerca di capirmi. Almeno tu. Io devo presentare un lavoro importante entro pochissime settimane!»
«Ma se lo hai quasi finito!»
«Oh certo! E ricontrollare che non ci sia nulla di sbagliato, nemmeno un dettaglio fuori posto tu lo chiami aver già finito?»
«Devi ricontrollare ogni minima cosa?»
«Chuck, ti faccio un esempio. Voi quando pubblicate un album cosa fate? Scrivete i pezzi, li incidete, li riascoltate, se c’è qualcosa che non va, lo cambiate. Non è la stessa cosa?».
Chuck si fermò un attimo a pensare, poi annuì. Stella continuò: «Oh bravo! Allora lasciami fare!».
Il batterista rimase qualche secondo in silenzio, guardando l’amica addentare un pezzo di fetta biscottata. Dopo un po’ disse: «Facciamo un patto?». 
Stella fissò l’amico, alzando un sopracciglio. «Sentiamo...» disse con la bocca piena.
«Di giorno puoi fare ciò che vuoi, ma almeno la sera esci con me, Celine, David e la sua ragazza e Seb...».
Stella deglutì velocemente il boccone che stava masticando, prese il bicchiere di succo di frutta e ne bevve un po’, poi tossicchiò. Guardò Chuck, cercando di essere il più naturale possibile. «Ma siete tutte coppiette!»
«Non è vero, c’è Seb!».
“Appunto!” pensò Stella. «Tesoro, apprezzo lo sforzo e la preoccupazione nei miei confronti, ma, come ti ho già detto, so arrangiarmi da sola. Ho 27 anni, non 12!» disse. 
«Va bene, ho capito. È impossibile farti cambiare idea. Posso almeno passare a salutarti la sera? Giusto per fare quattro chiacchiere?» 
«Quello lo puoi fare tutte le volte che vuoi. Sai che passo volentieri del tempo insieme a te!».
Chuck rimase ancora un po’ insieme alla sua migliore amica, poi la salutò, lasciandola lavorare. 

***

Il primo giorno di assenza di Pierre e Lachelle filò via liscio. Stella lavorò praticamente tutto il giorno, concedendosi una pausa per cena e poi guardando un film alla tv. Il secondo giorno Chuck passò a trovarla poco prima di cena, mangiarono qualcosa poi uscirono per un giro e per prendere un gelato. 
Il terzo giorno Stella si svegliò, fece colazione e si mise al lavoro; a metà mattinata squillò il cellulare. Era la ragazza di David; Stella rispose. «Ehi Juliette, ciao! Come stai?»
«Stella ciao! Tutto bene, tu?»
«Tutto ok, grazie. Avevi bisogno di qualcosa?»
«Si, ti volevo chiedere una cosa. Tu sei l’unica donna che conosce alla perfezione i gusti di David. Volevo fargli un piccolo regalo e magari tu mi potevi dare una mano. Ti va se ci vediamo dopo pranzo?».
Stella guardò fuori dalla finestra della sua stanza, era una bella giornata di sole e quella mattina aveva la testa ovunque tranne che sul progetto. La telefonata di Juliette capitava alla perfezione.
«Va bene. Ci vediamo verso le 15.00, ok?»
«Perfetto! A dopo!».

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Poco prima di uscire, Stella mandò un messaggio a Chuck. “Non so cosa avessi intenzione di fare stasera, ma io a casa non ci sono. Esco con Juliette e non so quando torno. Baci”
La risposta di Chuck non si fece attendere molto: “E il lavoro?”
Stella rispose: “Per un giorno può attendere. Oggi c’è un sole troppo bello!”
“Hai ragione! Brava Little Star!” fu la risposta di Chuck. Stella ridusse gli occhi ad una fessura quando lesse le ultime due parole con cui l’amico aveva concluso il messaggio; non le piaceva essere chiamata in quel modo. Era stato Jeff a dare il via a quel soprannome, lui di origini italiane aveva detto che il significato di Stella nella lingua di Dante si traduceva in inglese con Star. Lei adorava il suo nome, lo trovava originale, ma proprio per questo non voleva che venisse storpiato in nessun modo. 
Si richiuse la porta alle spalle e andò ad attendere Juliette in giardino. La ragazza arrivò poco dopo e insieme andarono verso il centro della città di Montreal.
«Come mai vuoi fare un regalo a David?» chiese Stella dopo un po’. La curiosità era troppa e anche lecita; in fondo quel giorno non era di certo il compleanno del bassista. 
«Sai, qualche sera fa David mi ha portato a casa una bellissima cintura che avevo visto qualche giorno prima in una vetrina. Io non avevo fatto richiesta di averla, ma lui me l’ha regalata e io adesso voglio ricambiare» rispose Juliette. 
Stella non credeva alle parole che aveva appena ascoltato; David che faceva regali ad una sua fidanzata? Fino a quel momento aveva rischiato anche di dimenticare i compleanni delle precedenti ragazze che aveva frequentato, e adesso, dal nulla, cominciava a fare regali anche al di fuori delle feste comandate. Che stesse mettendo la testa a posto?
Girarono parecchi negozi, fino a che non si fermarono davanti ad uno di abbigliamento che aveva anche dei cappelli molto carini in vetrina. Stella ne indicò uno. «Julie, David adora i cappelli e quello è molto bello, è nel suo stile» disse. L’amica si fece convincere facilmente; entrarono nel negozio e poco dopo uscirono con il regalo per David. Erano quasi le 18.00. «Ti va un aperitivo?» chiese Juliette.
«Perché no?» fu la risposta di Stella. Andarono in un bar poco distante e si sedettero. Ordinarono e aspettarono di essere servite.
«Sai, a volte ti invidio...» disse, dopo un po’, Juliette.
«Mi invidi? E perché mai?» domandò, perplessa, Stella.
«Tu conosci David così bene e da così tanto tempo che potresti benissimo essere tu la sua fidanzata...»
Stella scoppiò a ridere. «Ma nemmeno per idea! Lo considero come un fratello! Sei per caso gelosa di me? Perché non ti devi affatto preoccupare!»
«No, non sono gelosa. Solo che lui mi parla spesso di te. A dire la verità tutti parlano spesso di te...»
«Vuoi sapere perché?» Juliette annuì.
Stella bevve un sorso del suo drink poi rispose al dubbio dell’amica. «Quando i Simple Plan stavano cercando di diventare un gruppo famoso, ovviamente non avevano uno studio dove fare le prove come quello che hanno ora. L’unico con una sala grande, che poi venne insonorizzata quando i vicini cominciarono a lamentarsi per il troppo rumore, era Pierre. E io, essendo sua sorella, ero sempre tra i piedi. Tutto qui...» e sorrise a Juliette.
«Sei praticamente il loro portafortuna, un po’ la loro mascotte!»
«Non l’avevo mai vista sotto questo aspetto, ma è probabile...» 
Juliette prese un salatino, bevve un sorso del suo drink e riprese con le domande.
«Possibile che non ti sia mai piaciuto nessuno di loro?» Stella scosse energicamente il capo, ma Juliette non era soddisfatta della risposta. «Nemmeno quando eri adolescente? Dai, impossibile!»
“Ma cos’è? Una psicologa? David certe cose dovrebbe dirmele prima che io le scopra in un modo così brutale!” pensò Stella. Rispose alla domanda: «No, credimi. Nemmeno da adolescente. Erano amici di mio fratello e, in quanto suoi amici, per me erano off-limits. Divieto che ho sempre rispettato senza problemi...»
“Almeno finora!” pensò, bevendo un altro sorso del suo drink.

***

Stella rientrò tardi quella sera; si era fermata a cenare con David e Juliette ed ebbe la conferma di quello che aveva immaginato quel pomeriggio. David era davvero innamorato della ragazza e forse era la prima volta che gli accadeva nella vita. Era contenta; ecco un altro che finalmente metteva la testa a posto. A pensarci bene, nel loro gruppo erano rimasti solo lei e Sébastien senza qualcuno con cui condividere la vita. 
Lei e Seb.
Che fosse un segno?




 

 


Ciao a tutti! Con in sottofondo My Dear del caro Seb, vi posto un altro capitolo, anche se non mi piace tantissimo.
In più volevo fare una cosa che ancora non avevo fatto e cioè ringraziare chi, con tanta pazienza, segue la mia storia. Ringrazio Giuli24 che l’ha messa tra le seguite, Martyastronaut che l’ha inserita tra le sue preferite e Shura Armstrong che ha recensito.
Poi un ringraziamento speciale va alla mia migliore amica che mi sopporta con tanta pazienza da tanto tempo. Sono 7 anni che le rompo le scatole con i Green Day e i Simple Plan e lei ancora non si è stancata. Thank you sister, I love you!

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Quarto giorno di vacanza di Pierre e Lachelle; Stella aveva puntato la sveglia alle 8.00. Si alzò a fatica, la sera prima era rientrata che quasi erano le due; aveva passato la serata a chiacchierare con David e Juliette di qualsiasi cosa passasse loro per la testa e quando si era accorta dell’ora se n’era andata a malincuore. David e Juliette si erano trovati, erano perfetti l’uno per l’altra e Stella si ritrovò a sorridere davanti al cartone del latte pensando a quei due insieme.
Quello che mancava di più a Stella di un rapporto di coppia era proprio l’alchimia perfetta che c’è in una relazione; le mancava capire solo con lo sguardo quello che stava pensando il compagno, le mancava completare le frasi lasciate in sospeso dall’altro, le mancava stringere la mano a qualcuno. Le mancava un ragazzo da amare.
Fece colazione guardando il giardino di casa dalla porta della cucina; fuori era una giornata di sole ma lei era stanca e aveva il morale sotto la suola delle scarpe, così decise di buttarsi sul lavoro. In quel modo non avrebbe pensato a niente. Si preparò un panino, che poi appoggiò su una pila di fogli con vari schizzi di prova che aveva fatto; quello sarebbe stato il suo pranzo. Chiuse gli scuri della finestra della sua stanza per non vedere il sole e non avere distrazioni e si mise a lavorare. Intenta a quello che stava facendo non si rese conto del tempo che passava, quindi non seppe l’ora in cui, appoggiando un secondo la testa sui fogli sparsi sulla scrivania, si era addormentata. 

***

«Oh Seb! Finalmente qualcuno mi risponde!» disse Chuck.
«Cosa succede?» chiese il chitarrista, preoccupato dal tono di voce dell’amico.
«Ho chiamato Stella a casa ma non mi ha risposto. Io non posso passare perché ho un appuntamento con Celine così ho provato a chiamare David, che è il più vicino, ma anche lui non mi ha risposto. Tu riesci a passare per vedere se va tutto bene?»
«Tranquillo Chuck. Io non ho niente da fare. Nessun problema, ci penso io...»
«Grazie infinite amico!» disse Chuck. Si salutarono.
Sébastien rimase a fissare lo schermo del telefono; doveva andare a casa di Stella e sarebbero stati solo lui e la ragazza. Da quella sera in macchina non era più successo.

***

Seb parcheggiò la macchina davanti a casa Bouvier; la conosceva alla perfezione, ma quella sera gli sembrò tutto diverso, o forse era solo lui ad essere diverso. Le chiavi di casa le aveva, a dire la verità tutti avevano le chiavi di casa di tutti, in caso di necessità. Erano una grande famiglia.
Rimase a fissare un attimo la facciata, respirò profondamente e infilò le chiavi nella serratura. Aprì la porta e chiamò il nome di Stella; non ottenne risposta. Controllò prima in piscina, poi in cucina, ma non trovò nessuno. Decise quindi di andare a vedere al piano di sopra e quando arrivò nel corridoio del secondo piano vide la luce uscire dalla stanza di Stella. Si affacciò. La ragazza aveva la testa appoggiata sul tavolo, in mano reggeva una matita, ma dormiva profondamente. Sébastien la guardò; i capelli lunghi e lisci si spargevano sul tavolo e sui disegni e la luce della lampada sulla scrivania le illuminava il viso.
Seb cercò di fare il più piano possibile; scese al piano di sotto, in cucina, e le preparò una tazza di caffè, poi tornò dalla ragazza. Si chinò di fianco alla scrivania e appoggiò la tazza davanti a Stella. La ragazza si alzò di scatto, strinse gli occhi per abituarsi alla luce e guardò Sébastien con aria perplessa. Immediatamente dopo guardò la tazza di caffè e nuovamente l’amico. «Cosa ci fai qui?» chiese.
«Sono venuto a vedere come stavi. Chuck ti ha chiamato ma non hai risposto, solo che lui non poteva passare e allora sono venuto io...»
Stella strinse gli occhi e sbuffò. «So cavarmela da sola...» poi indicò la tazza di caffè con un movimento della testa e continuò: «... comunque grazie...»
«E di cosa? Di niente!» rispose, sorridendo, Seb.
Stella scivolò sulla sedia e appoggiò la testa allo schienale, prese la tazza di caffè fra le mani e disse: «Non so quanto tempo ho dormito, ma ero stanca. Che ore sono?»
Seb guardò l’orologio che aveva al polso, mentre Stella sorseggiava la bevanda che l’amico le aveva preparato. «Quasi le 19.00...» rispose. 
«C’è ancora il sole fuori?» Il ragazzo annuì. «Andiamo a sederci in giardino? L’aria della sera magari aiuta a svegliarmi...» Detto questo si alzò dalla sedia e con la tazza in mano precedette l’amico fuori dalla stanza.





Come promesso a Shura Armstrong (che ringrazio tantissimo per le recensioni che mi lascia) e con in sottofondo Dos dei Green Day, eccomi qui con un nuovo capitolo della storia. Ringrazio anche Ellie_Manny che ha messo la mia storia tra le seguite.
Spero il capitolo vi piaccia. 
A presto.
Mon

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Stella prese uno sdraio, lo aprì e ci si accomodò sopra, gambe incrociate e tazza di caffè fra le mani; Seb fece lo stesso e mise lo sdraio vicino a quello della ragazza. Rimasero un po’ in silenzio, Stella sorseggiando il caffè e Sébastien ad occhi chiusi, gustandosi gli ultimi raggi caldi del sole. Notò che Stella era silenziosa, molto più del solito; forse era solo stanca, ma provò a chiedere: «Va tutto bene?»
La ragazza voltò la testa di scatto verso l’amico, come sorpresa che lui fosse lì, per poi tornarla a girare immediatamente e fissare i rami dell’albero che aveva di fronte. «Si, tutto bene...» rispose.
«Sicura?» provò a insistere Seb. La ragazza, silenziosamente, annuì. Sentiva che Sébastien la fissava, ma non aveva voglia di guardarlo negli occhi.
«Stella, se è tutto ok, io vado...» 
Stella dovette girarsi per forza, per vedere se l’amico parlava sul serio; lo vide alzarsi dallo sdraio e salutarla, sventolando la mano. La ragazza ricambiò il saluto con un cenno del capo e tornò a fissare il nulla davanti a lei. Qualche secondo dopo, però, una vocina nella sua testa le disse: “Ma cosa diavolo stai facendo Stella?”.
La ragazza si alzò di scatto dallo sdraio, appoggiò la tazza sulla tavola della cucina e percorse di corsa il corridoio che portava nella sala e alla porta d’uscita.
Sébastien aveva appena appoggiato la mano sulla maniglia quando la voce di Stella lo raggiunse: «Ti prego! Resta a farmi compagnia...»
Seb si voltò e la vide, ferma sul pianerottolo che dal corridoio portava alla sale. Le sorrise e le andò incontro, l’abbracciò e Stella appoggiò il viso sulla sua felpa, respirando il buonissimo profumo che i vestiti del chitarrista emanavano.
Quando si sciolsero dall’abbraccio i loro occhi si incollarono, ma Stella fu veloce a troncare la cosa, prima che potesse succedere qualcosa di cui entrambi si sarebbero pentiti. Andò in cucina e Seb la seguì; la ragazza si mise dietro al bancone e disse: «Cosa ti preparo da mangiare?»
«Quello che vuoi, non fa differenza...»
«Ti avverto, io oggi ho mangiato solo un toast e ho parecchia fame!»
«Allora perché non ordiniamo la pizza e ce la mangiamo, accompagnata da una buona birra, mentre guardiamo qualche schifezza in tv?» propose Seb.
«Penso che sia la soluzione migliore!» fu la risposta di Stella.
Il ragazzo ordinò, mentre Stella tirava fuori dal frigorifero due bottiglie fresche di birra; si andarono ad accomodare sul divano e passarono in rassegna tutti i programmi più stupidi che sarebbero passati in tv quella sera.
Quando arrivò la pizza, Stella pagò e si andò ad accomodarsi nuovamente sul divano, al fianco di Seb. Passarono lì tutta la serata, ridendo e scherzando come avevano sempre fatto. Entrambi, però, erano consapevoli che c’era qualcosa di non detto tra loro.
Sébastien guardò l’orologio; «È l’una passata, sarà meglio che io vada a casa così puoi riposare e domani puoi lavorare più tranquillamente...» 
Stella annuì e lo accompagnò alla porta; Seb la aprì e si girò per salutare l’amica. La luce della luna, alta in cielo, filtrava dalla porta aperta e illuminava il volto di Stella. Il ragazzo non riuscì a resistere; prese il viso di Stella tra le mani e la baciò, consapevole del fatto che lei lo avrebbe respinto, tirandogli uno schiaffo. Con sua grande sorpresa questo non avvenne, anzi Stella rispose al bacio. La ragazza, senza staccarsi da Seb, allungò la mano e richiuse la porta di casa. Sébastien si staccò da Stella e, nella penombra, la guardò negli occhi; «Stella...» Si fermò e prese fiato, stava per dire una cosa che voleva dire da troppo tempo. La ragazza non gli lasciò il tempo di parlare, appoggiandogli un dito sulle labbra. 
Fu lei, però, a dire qualcosa. «Ho voglia di fare l’amore con te...» sussurrò. Seb chiuse gli occhi e si morse il labbro inferiore. «Lo so, starai pensando che sono una stupida!» si affrettò a dire la ragazza, staccandosi dalla presa di Sébastien. Il chitarrista, però, scosse energicamente il capo; tirò nuovamente a sé la ragazza e disse: «Non vedevo l’ora che tu dicessi una cosa così.» 
Le prese un’altra volta il viso tra le mani e la baciò di nuovo; quando Stella si staccò, gli prese una mano e lo condusse al piano di sopra. Entrarono nella stanza e Stella si mise davanti al letto, Sébastien davanti a lei; la ragazza aprì la zip della felpa di Seb poi gliela tolse, facendola scivolare delicatamente sulle sue braccia. Lo stesso fece Seb con la felpa di Stella, ma non si fermò e, immediatamente dopo, mise una mano sotto la maglietta a maniche corte della ragazza. Stella ebbe un brivido quando le dita di Seb le sfiorarono la pelle. Una volta che il chitarrista le ebbe tolto anche la maglietta, Stella si lasciò cadere sul letto, trascinando con sé Seb; lui le finì sopra e si puntellò con le mani per guardarla negli occhi, mentre lei gli slacciava il bottone dei jeans. Si chinò per baciarle il collo, mentre lei passava le mani fra i suoi morbidi capelli. 
Si lasciarono andare completamente, senza pensare a niente per quella notte; fecero l’amore due volte per poi addormentarsi, abbracciati.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


La mattina seguente Stella si svegliò sentendo dei rumori provenienti dalla cucina; ci mise qualche secondo a realizzare cosa era successo. Si mise a sedere sul letto e si passò le mani sul viso e fra i capelli scompigliati: “Abbiamo fatto un macello!” pensò.
Si rivestì e scese le scale; doveva affrontare subito il problema. Si affacciò in cucina e, come sospettava, Seb stava preparando la colazione. Lo salutò. «Buongiorno...»
Il ragazzo si girò verso di lei e le sorrise. Una fitta allo stomaco colpì Stella.
«Buongiorno! Ti stavo preparando la colazione, siediti e prendi quello che vuoi...» disse Seb.
Sul tavolo c’erano biscotti, una brioche calda, un bicchiere di succo di frutta e la macchinetta del caffè. Stella si soffermò a guardare la brioche ed ebbe un presentimento. Chiese per conferma: «Sei uscito a prendermi la colazione?» Il ragazzo annuì, sorridendo. 
“Merda!” fu l’unica cosa che riuscì a pensare Stella.
Sospirò e si passò nuovamente le mani sul viso; Seb notò quel gesto perché, con voce preoccupata e appoggiandosi al tavolo, chiese: «Tutto bene?»
Stella lo guardò; i suoi meravigliosi occhi azzurri la fissavano e per un attimo fu tentata di non dire niente di quello che le stava passando per la testa. Sapeva però che sarebbe stato un errore. «No Seb, non va bene...» disse, fissando il piatto della colazione.
«Cosa c’è che non va?»
«Questo non va, quello che è successo stanotte non va. Stiamo sbagliando. Fermiamoci prima che succeda qualcosa di peggio...»
«Di peggio? Cosa stai dicendo?»
«Seb, se dovessimo andare avanti e poi tra noi non funzionasse? Come ci comporteremmo con gli altri? Io non potrei più stare con voi, mio fratello si arrabbierebbe con te! E cosa succederebbe ai Simple Plan? Non voglio rovinare tutto quello che siete riusciti a costruire in tanti anni!» 
Non seppe se era riuscita a spiegarsi, però vedendo il sorriso di Seb capì che, forse, non era stata chiara. «Stella, stai correndo troppo. Prendiamo quello che viene, e poi si vedrà...»
Stella scosse il capo. «Poi si vedrà? Potrebbe essere troppo tardi. Non peggioriamo le cose, sarà già difficile così...»
Seb sperò che Stella cambiasse idea, che si rimangiasse quello che aveva appena detto. Il silenzio che seguì alle sue parole, invece, gli fece capire che Stella non stava scherzando. Arrabbiato, l’unica cosa che riuscì a dire, fu: «Già. Nemmeno ti immagini quanto sarà dura. Buon appetito!» Passò dietro alla sedia dove Stella si era accomodata, percorse il corridoio e uscì dalla porta di casa, sbattendola.
«Merda!» disse ad alta voce la ragazza. Era la seconda volta quella mattina; la giornata non era cominciata nel migliore dei modi. 

***

Nei giorni successivi Stella si dedicò solo al lavoro, la data di consegna del progetto si avvicinava e lei doveva ancora ricontrollare tutti i singoli particolari del disegno. La testa, però, non era concentrata su quello che stava facendo e spesso si ritrovava a pensare alla notte passata con Sébastien, a quanto era stata bene con lui e, doveva ammetterlo, a quanto le mancasse. Non si erano più visti ne sentiti ed erano ormai cinque giorni, ma non poteva aspettarsi diversamente visto il modo in cui si erano salutati. 
Chuck era passato a trovare Stella un paio di volte e, con lui, la ragazza aveva cercato di essere il più naturale possibile. C’era riuscita perché l’amico non aveva fatto domande particolari.
Erano circa le 13.00 di una giornata grigia; Stella sedeva in cucina con un piatto di insalata davanti, il suo pranzo. Mangiava guardando il cielo fuori dalla porta a vetri che dava sul giardino; le nuvole nere erano pronte a scaricare tutta l’acqua che avevano accumulato in una settimana. Il tempo rifletteva il suo cattivissimo umore; non c’era niente da dire, era proprio meteoropatica.
Squillò il telefono in salotto; scese dalla sedia e di diresse nella sala, rispose.
«Pronto, qui casa Bouvier»
«Stella, sono io!»
«Pierre!» disse, quasi urlando. La voce di suo fratello le alleggerì un po’ il cuore pesante. Le mancava, soprattutto negli ultimi giorni. «Come state? Vi state divertendo?» chiese.
«Stiamo benissimo, tu invece?»
«Tutto a posto...» mentì.
«Ti ricordi che tra due giorni torniamo?»
«Di già? È passato così in fretta il tempo?» 
A dire la verità stava contando i giorni che la separavano dal ritorno a casa di Pierre e Lachelle. In altri momenti avrebbe adorato avere la casa tutta per sé, per fare quello che voleva, ma in quel preciso momento della sua vita, stare da sola in quella casa così grande, la riempiva di tristezza. 
«Dillo, non ci vuoi tra i piedi! Stai troppo bene a casa da sola!» La voce di Pierre la riportò alla realtà e fu costretta a mentire ancora. «Hai indovinato...» rispose per poi salutare il fratello, dandogli appuntamento tra due giorni. 
Una volta agganciata la cornetta del telefono fece ritorno dalla sua triste insalata. Seduta davanti a quel piatto, maledisse il giorno in cui Pierre e Lachelle avevano deciso di fare quel viaggio; in fondo, se loro fossero rimasti a casa, quello che era successo tra lei e Sébastien non sarebbe mai accaduto e adesso lei non si sentirebbe come se un treno in corsa l’avesse appena investita. 
Aveva bisogno di parlare con qualcuno di quello che le stava succedendo, ma nessuno dei suoi amici doveva venire a conoscenza di ciò che era accaduto. Ecco un altro motivo per cui andare a letto con Seb non era stata una buona idea; nei momenti difficili lei aveva sempre potuto contare su Pierre o su Chuck, mentre quella volta non sarebbe stato possibile.
«Merda!» disse, mentre infilzava tre foglie di insalata. Era quella la parola più usata da Stella negli ultimi giorni; non ne era affatto felice.




Ciao a tutti! Eccovi qui un altro capitolo.
Approfitto per ringraziare Laura xD che ha aggiunto la mia storia tra le seguite e per la recensione che ha lasciato. 
Spero che il capitolo vi piaccia.
A presto.
Mon

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Stella sentì la macchina di Pierre rallentare ed entrare nel cortile di casa; scese le scale e andò ad aspettare il fratello e la cognata in salotto. Quando Pierre aprì la porta la vide corrergli incontro; appoggiò le valigie e la strinse a sé.
«Ciao tesoro!» disse.
Stella aveva una fitta allo stomaco e gli occhi le si erano velati di lacrime; deglutì e cercò di ricacciare indietro il pianto, non poteva farsi vedere così da Pierre, era sicura che il fratello le avrebbe fatto troppe domande. 
«Bentornato...» disse, dopo un po’, dando un bacio sulla guancia a Pierre, poi uscì dalla porta e andò a salutare Lachelle, impegnata a scaricare altre valigie dal baule della macchina. 
«Ciao Elle...»
«Ciao Stella!» la salutò calorosamente la cognata, abbracciandola. 
«Dammi qualcosa che la porto in casa io...» si offrì Stella. Lachelle le diede una valigia nera e il beauty case e la ragazza andò in casa. 
Pierre era in mezzo alla sala e controllava il cellulare; la vide entrare e disse: «Oh, bene! Stasera abbiamo un tavolo prenotato al solito pub, così facciamo quattro chiacchiere tutti insieme!»
Stella rischiò di cadere. «Come tutti insieme?»
Pierre la guardò e alzò un sopracciglio. «Tutti insieme! Io, Lachelle, te, Patrick, Chuck e Celine, David e Juliette, Jeff e consorte e Seb. Chi altri, se no?»
Al nome di Seb, Stella dovette fare un respiro profondo. «Pierre, io non posso venire, devo lavorare!»
Il fratello sbuffò. «Hai avuto tutto il tempo a disposizione mentre io e Lachelle eravamo in vacanza. Stasera vieni con noi e non fai storie!»
Come spiegare a Pierre che aveva passato metà di quel tempo a pensare alla notte passata con uno dei suoi migliori amici? Difficile riuscirci. Doveva farsi forza e accettare la cosa, era costretta ad andare e avrebbe rivisto Sébastien. Come si sarebbe comportata? E lui come avrebbe reagito?
“Stupida Stella! Tu e quella maledetta boccaccia. Come ti è saltato in mente di dire quella cosa a Seb? Stupida, sei una stupida!” pensò.

***

Quella sera Stella si preparò lentamente, voleva rimandare il più possibile l’incontro con Seb; suo fratello dal salotto si lamentava che erano in ritardo, ma lei si prese tutto il tempo di cui aveva bisogno per metabolizzare il fatto che avrebbe rivisto Sébastien. Quando fu pronta, scese e si diressero al solito pub, in centro a Montreal. 
Arrivarono e ad aspettare c’erano già Jeff e la moglie, Patrick e Chuck insieme a Celine. Stella salutò gli amici, cercando di risultare la più naturale e calma possibile.
«Dove sono David e Juliette?» chiese Patrick. 
«Come al solito sono in ritardo!» rispose Pierre. 
La coppia, infatti, arrivò dieci minuti dopo. «Scusate, scusate, scusate!» disse subito David, prima ancora di salutare tutti. 
«Se ci siamo tutti possiamo entrare» disse Pierre, facendo il segno di seguirlo. Stella si guardò intorno, pensando di non aver visto arrivare Seb, ma il ragazzo effettivamente non c’era. Si fermò poco prima dell’entrata del pub e attirò l’attenzione del fratello. «Seb dov’è?» chiese. Il fratello si fermò e rispose: «Mi ha mandato un messaggio poco fa dicendo che non sarebbe venuto. Ha detto che aveva un appuntamento.» Pierre le mise un braccio intorno al collo e ammiccò. «Magari ha trovato la donna con cui sostituire, finalmente, Sarah!»
A Stella sembrò mancare la terra sotto i piedi; “Un appuntamento? Con una ragazza? A quanto pare ha dimenticato in fretta la notte che abbiamo passato insieme!” pensò. Ebbe l’impulso di urlare; quanto era stata stupida a crearsi dei problemi, quando, a quanto pareva, Seb era il primo a non averne. 
Pensò a questa cosa tutta la sera, risultando anche di poca compagnia con gli amici, tanto da insospettire sia Pierre che Chuck che ad un certo punto della serata cominciarono a lanciarle occhiate preoccupate. Stella si alzò dopo la seconda lattina di birra e disse: «Io vado a casa.» Ebbe sette paia di occhi puntati su di lei in un istante.
«Perché?» chiese Jeff.
«Sono stanca...» fu l’unica cosa che rispose. 
«Aspetta almeno che ti accompagno...» disse Pierre, alzandosi. Stella lo fermò subito. «Faccio una passeggiata. Grazie comunque Pierre. Buonanotte a tutti!» Salutò con un cenno della mano e uscì dal pub. A dire la verità non voleva essere accompagnata perché voleva fare una telefonata; estrasse il telefono dalla tasca dei jeans e aprì la rubrica. Digitò la lettera S sulla tastiera e il nome di Sébastien fu il terzo a comparire. Spinse il bottone verde e si portò il cellulare all’orecchio. Attese qualche secondo, fino a che non partì la segreteria telefonica. Sébastien aveva il cellulare spento. Con forza Stella spinse il bottone rosso e rimase a guardare lo schermo che piano piano andava spegnendosi.
“Va bene. Ho capito come stanno le cose!”

***

Nel frattempo al pub gli amici si interrogavano. 
«Fattelo dire Pierre, tua sorella stasera aveva un comportamento parecchio strano...» disse David.
Pierre annuì. «Non so cosa dire. Sono tornato oggi e non mi sembrava ci fosse nulla di strano, stamattina mi sembrava la solita Stella di sempre...» disse.
«Nemmeno a me, nei giorni scorsi, era parso ci fosse nulla di strano. Era un po’ più silenziosa del solito, ma ho sempre dato la colpa alla stanchezza per il lavoro...» fu il commento di Chuck. 
«È probabile che sia per quello e voi state montando un caso per niente!» disse Patrick.
Chuck e Pierre scossero la testa e si guardarono. C’era dell’altro.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Stella fu svegliata dall’odore del caffè vicino al suo naso; aprì gli occhi e vide Pierre e Chuck nella sua stanza. La prima cosa che le venne in mente, però, fu che l’ultimo che l’aveva svegliata così era stato Seb. Ricacciò indietro quel pensiero e guardò il fratello e il migliore amico. Disse: «Voi cosa ci fate qui? E soprattutto, che ore sono?» Prese la tazza che le porgeva il fratello, in attesa di una risposta. 
«Dobbiamo parlarti...» disse Chuck. 
Stella alzò un sopracciglio. «E di cosa? Deve essere importante se siete già qui di prima mattina!»
«Riguarda il tuo comportamento di ieri sera. Cosa ci stai nascondendo Stella?» chiese Chuck.
La ragazza alzò le spalle. «Non so di cosa state parlando.»
Chuck e Pierre si guardarono. «Stella, tesoro, ti conosciamo troppo bene e sappiamo decifrare i tuoi comportamenti. Ci dici cosa c’è che non va?» Fu Pierre a parlare questa volta.  
Stella sbuffò. «Sapete che questo interrogatorio appena sveglia comincia a infastidirmi?»
«Non ti arrabbiare, vogliamo solo aiutarti...»
La ragazza guardò prima il fratello e poi l’amico e disse: «Sapete cosa c’è? Sono grande abbastanza per non avere bisogno di badanti! Ho un lavoro e so badare a me stessa, e se ci sono dei problemi, sono in grado di risolverli da sola!» Si alzò dal letto e uscì dalla stanza senza guardare in faccia né Pierre né Chuck.

***

Pierre parcheggiò la macchina nel cortile del loro studio di registrazione; avevano bisogno di provare perché di lì a poco avrebbero dovuto partecipare ad un festival, a Toronto, a cui erano stati invitati. 
Il cantante scese dalla macchina, seguito da Chuck ed entrò; come aveva notato dalle auto in cortile gli altri erano già tutti arrivati. Chuck e Pierre entrarono nella sala quando Jeff, David e Seb stavano accordando gli strumenti; non dissero niente e a mala pena salutarono gli amici. I due chitarristi e il bassista si guardarono poi fu David a domandare quello che anche gli altri volevano sapere: «È successo qualcosa?»
Pierre stava sistemando il microfono e rispose: «Abbiamo discusso con Stella...»
Sébastien tossì.
«Come mai?» chiesero praticamente in coro David e Jeff. 
«Quando tu, Dave, ieri sera hai detto che era strana, noi abbiamo immaginato ci fosse un problema. Di solito con noi Stella ne parla, ma stavolta non ci ha voluto dire niente. Stamattina ci ha risposto che è grande abbastanza, che non ha bisogno di due badanti. Hai capito? Ci ha chiamato badanti!» si sfogò Pierre. 
David provò a consolare l’amico. «Sarà un momento difficile, sai è molto presa dal lavoro. Le passerà...»
«Non mi piace che mi tenga nascosto qualcosa!» disse Pierre.
David batté le mani per attirare su di sé lo sguardo del cantante. «È proprio questo il problema! Non sopporti che tua sorella abbia una vita che non conosci. Magari ha trovato un nuovo fidanzato e non vuole ancora dirtelo...»
Sébastien tossì di nuovo e bevve un sorso di acqua dalla bottiglietta appoggiata sopra le casse, poco distanti da lui.
«Chuck, vale lo stesso per te! Sappiamo che siete cresciuti insieme, ma datele un po’ di spazio. Forse ha solo bisogno di respirare un po’» aggiunse Jeff.
Pierre si lasciò cadere sul divano di pelle che si trovava nella sala. «Avete ragione! Quando Stella ci ha presentato Robert, la fase dove è ancora presto per dirlo alla famiglia era stata superata mentre noi eravamo in tour. Magari ha davvero trovato qualcuno e non vuole ancora dircelo...»
Seb tossì più forte e uscì dalla sala. Gli altri quattro lo guardarono. 
«Sta prendendo l’influenza?» domandò Chuck.

***

Stella sapeva di aver trattato male Pierre e Chuck, ma in quel momento non poteva fare diversamente. Essere aiutata significava rivelare il problema, ma raccontare tutto a suo fratello e al suo migliore amico voleva dire creare problemi all’interno del gruppo.
Sapeva, però, che doveva chiedere scusa sia a Pierre che a Chuck; così attese il rientro di suo fratello e scese in cucina dove Pierre stava bevendo un succo di frutta.
«Ciao...» lo salutò, appoggiata allo stipite della porta. Pierre si girò e la salutò con un cenno del capo; era più che evidente che ancora era arrabbiato con lei. Stella si avvicinò al fratello e gli passò una mano sulla schiena; si appoggiò al tavolo e disse: «Pierre, mi dispiace per questa mattina...»
Il ragazzo la guardò, appoggiando il cartone del succo di frutta sul bancone della cucina. «Cosa ti sta succedendo tesoro?»
Stella si buttò addosso al fratello e Pierre la strinse a sé. Con la faccia affondata nella felpa del ragazzo, disse: «Vorrei dirti cosa sto passando, cosa mi sta succedendo, ma questa volta non posso...»
«Perché Stella, perché?»
«È  una cosa che devo risolvere da sola. Ho combinato un casino e devo sistemarlo da sola, senza l’aiuto di nessuno. Devo impararlo! Ho 27 anni e, forse, è arrivato il momento di cominciare a prendersi le responsabilità una volta che si commettono degli errori...»
«Io non so cosa tu abbia combinato, ma sappi che non hai mai avuto troppo bisogno d’aiuto. Te la sei sempre cavata da sola. Le altre volte mi raccontavi il problema, io ti davo un consiglio, ma la decisione finale è sempre stata solo tua...»
Stella si staccò dall’abbraccio del fratello e lo guardò. «Hai ragione. Ti giuro che una volta risolto il problema, potrò parlartene con tranquillità. Ora proprio non posso...»
Pierre le sorrise. «So che farai la scelta giusta, come hai sempre fatto...»
Stella sorrise. «Grazie fratellone!»
«Di niente! Adesso però vai a chiedere scusa anche a Chuck!»
«Corro!»
Stella si recò a casa del suo migliore amico, con cui si chiarì, così come aveva fatto con Pierre. Adesso mancava ancora un tassello, un ultima cosa da risolvere, la più grande. Forse per quello ci sarebbe voluto molto più tempo, e, soprattutto, le idee molto più chiare.





Ciao a tutti! Nuovo capitolo, a me non piace molto, ma è l'unica cosa che sono riuscita a produrre in questi giorni.
Spero a voi piaccia un po' di più.
A presto.
Mon.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Il telefono squillava in salotto; Stella era al piano di sopra, impegnata a fare una piccola cancellazione nel disegno al computer della facciata dell’edificio che le avevano chiesto di progettare. Era un lavoro certosino, che andava fatto alla perfezione e quella distrazione le era costata un errore. Avrebbe dovuto rifare tutto. Maledisse il telefono e chi era dall’altra parte. Scese le scale di corsa e prese in mano la cornetta appena in tempo.
«Pronto, casa Bouvier»
«Ohi Stella, ciao! Sono David! Cominciavo a pensare che non ci fosse nessuno in casa...»
«Fottiti Desrosiers!» fu la risposta di Stella.
«Anche io ti voglio bene, tesoro!»
«Stavo lavorando, il suono del telefono mi ha fatto prendere un colpo e ho cancellato un pezzo del disegno che non doveva essere eliminato!»
«Scusa Little Star...»
«Allora dillo che vuoi proprio essere insultato oggi!»
David rise dall’altra parte del telefono. «Tuo fratello non c’è?» chiese poi il bassista.
«Pierre è fuori con Lachelle. Puoi dire a me, riferisco quando torna...»
«Posso riferire direttamente a te perché l’invito è per tutti. Domani sera finalmente ci siamo tutti quindi cena a casa mia! È un ordine, non voglio sentire scuse, da parte tua soprattutto. Già ho dovuto insistere alla morte con Seb!»
A Stella prese una fitta allo stomaco, sapeva benissimo il motivo per cui Sébastien non voleva andare. Da quando erano stati a letto insieme ancora non si erano visti, ancora non si erano parlati, ma entrambi sapevano che prima o poi doveva succedere; non si sarebbero potuti ignorare per sempre.

***

«Stella! Perché non sei mai pronta?» urlò Pierre dalla sala. 
«Sto arrivando!» rispose la sorella dal piano di sopra. La ragazza si guardò allo specchio. Indossava un maglione grigio che le lasciava scoperte le spalle, una gonna di jeans e un paio di stivaletti neri con il tacco. I capelli le ricadevano morbidi sulle spalle nude e sugli occhi aveva messo un filo di trucco. Sorrise alla sua figura riflessa nello specchio; quella sera era proprio carina e si sentiva pronta anche per affrontare Seb. O per lo meno lo credeva.
Salì sui sedili posteriori della macchina di Pierre; cercò di non pensare a nulla, ma più si avvicinava alla casa di David e più il cuore le batteva forte. Forse aveva solo sperato di essere pronta per affrontare Seb; cosa avrebbe detto con il chitarrista? Come avrebbe reagito lui? E gli altri si sarebbero accorti che qualcosa non andava tra loro due? Sospirò.
Quando Pierre parcheggiò la macchina nel cortile della casa di David, Stella attese qualche secondo prima di scendere. Aprì la portiera e, una volta appoggiati entrambi i piedi sul pavimento del cortile, si rese conto di essere instabile sulle sue gambe; tremava.
“Stella, respira!” pensò.
Pierre suonò alla porta e poco dopo Juliette e David facevano loro segno di entrare. Stella varcò la porta di casa dell’amico, come aveva fatto tante volte nella sua vita. Stavolta però si guardò intorno, perlustrando con gli occhi la casa, come se non l’avesse mai vista. Salutò Jeff e la moglie, che le andava incontro, con un bacio e poi vide seduti sul divano Chuck, Celine e Seb; i due ragazzi stavano giocando con un videogioco, mentre la fidanzata del batterista era attenta a guardarli. 
«Ehi bambini! Noi saremmo arrivati!» disse Pierre, rivolto agli amici.
Chuck alzò un braccio e poco dopo mise in pausa il gioco, alzandosi dal divano, seguito dalla fidanzata e da Seb. Gli occhi di Stella e del chitarrista si incontrarono, ma fu la ragazza a guardare subito da un’altra parte. Andò dal migliore amico e da Celine per salutarli e si rese conto che, se non voleva far insospettire gli altri, doveva per forza salutare anche Sébastien. Il ragazzo si avvicinò a lei; i due si guardarono qualche secondo. «Ciao...» fu l’unica cosa che Stella riuscì a dire. Fu anche l’unica cosa che il ragazzo le rispose, prima di metterle una mano dietro la schiena e darle un bacio sulla guancia. Stella tremava e sperò che Seb non se ne accorgesse.
Si misero a tavola, tutti vicini alle rispettive dolci metà e così, come spesso era successo in passato, Stella e Seb si ritrovarono fianco a fianco. Durante la cena tutto era normale, tutto sembrava come sempre; solo Stella e Seb sapevano che non era così. 
«Ehi, come mai stasera siete così silenziosi voi due?» domandò Jeff, seduto di fronte a Stella e Seb, ad un certo punto della cena. 
Stella alzò le spalle. «Sono solo stanca...» disse. Seb scosse la testa. «Anche io...»
«Capisco Stella che ultimamente è molto occupata con il lavoro, ma tu cosa hai fatto per essere stanco?» domandò Chuck al chitarrista. 
«È qualche notte che dormo poco e male...» fu la pronta risposta di Seb.
«Ah, abbiamo capito! Seb si è trovato la donna!» disse il cantante.
«Ma quale donna Pierre!»
Stella si alzò. «Raccolgo i piatti così possiamo mangiare il dolce che la meravigliosa Juliette è passata a comprare in una delle pasticcerie più buone di Montreal?» domandò la ragazza. 
Gli amici acconsentirono e Stella fu aiutata dalle altre ragazze, mentre i ragazzi rimanevano in sala a chiacchierare tra loro.




Ciao! Eccomi qui a stressarvi con un altro capitolo.
Oggi è stata una giornata grigia, mi sono seduta sul divano con una tazza di the e ho prodotto qualche capitolo. Questo è il primo, gli altri sono già pronti, ma ve li posto con calma. 
Grazie ancora a tutti quelli che la leggono e che sopportano i miei scleri. 
A presto.
Mon.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


«Seb è parecchio strano stasera...» disse la moglie di Jeff, mentre riponeva un pezzo di dolce appena tagliato su un piatto.
«Lo conosco ancora poco, però anche io ho notato che non è il solito casinista...» disse Juliette.
«Avrà i suoi problemi. Capita a tutti no? A dire il vero, però, mentre giocava al videogioco con Chuck sembrava normale. È cambiato quando siete arrivati voi...» e fece un cenno con Stella.
La ragazza, occhi fissi sul coltello con cui stava tagliano il secondo dolce da portare in tavola, alzò le spalle. «Non ho la più pallida idea di quale sia il problema di Seb...» mentì.
Tornarono in sala con i piatti e li consegnarono ai maschietti in attesa trepidante, poi rimasero a chiacchierare e come accadeva di solito, ad un certo punto i gruppi si dividevano: i maschi da una parte e le ragazze dall’altra. 
Stella si alzò dalla sedia su cui si era accomodata poco prima e andò da David; il ragazzo era seduto sul divano, le voltava le spalle. Stella arrivò da dietro, mise una mano sulla spalla del bassista e si sporse verso di lui, dandogli un bacio sulla guancia. Il ragazzo si girò verso di lei e sorrise. «Ciccio, posso chiederti una sigaretta?» domandò Stella.
Gli occhi degli amici e del fratello le si puntarono addosso. «Perché vuoi una sigaretta? Tu fumi solo quando sei molto, molto nervosa!» disse Chuck.
Stella guardò l’amico, facendogli segno di fare silenzio. «Ho voglia di una sigaretta e basta. Dovete farmi un interrogatorio anche su questo? Non è la prima volta che mi vedete fumare! Non indagate anche su questo, vi prego!»
David le porse una sigaretta, l’accendino e le fece l’occhiolino; Stella sorrise, l’amico aveva capito che ne aveva bisogno e che l’ultima cosa da fare era dargli fastidio, riempiendola di domande. 
La ragazza uscì in giardino e si sedette sugli scalini; mise la sigaretta in bocca e tirò la prima boccata, assaporandola. Ne aveva davvero bisogno. 
Era arrivata a metà della sigaretta quando sentì due mani poggiarsi sulle sue spalle; alzò lo sguardo e vide Seb. Il suo cuore mancò un battito. 
«Posso?» domando il chitarrista.
Stella annuì; Sébastien si sedette di fianco a lei. Nessuno parlò per un po’; Stella continuò a fumare la sua sigaretta, guardando un punto buio e indefinito davanti a lei. Finì la sigaretta e la schiacciò sotto la suola dei suoi stivaletti. 
Fu Seb a rompere quel silenzio. «Perché stiamo rendendo la cosa così difficile?» domandò.
«Nessuno la sta rendendo difficile, mi sembra che tu abbia già risolto tutti i problemi...»
«Cosa stai dicendo?» domandò Seb, perplesso.
«L’altra sera, quando siamo andati al pub e tu non c’eri, Pierre mi ha detto che avevi un appuntamento Mi sembra tu abbia dimenticato con facilità quello che è successo!»
«Sei arrabbiata per quello?»
«Io non sono arrabbiata, tu puoi uscire con chi ti pare, noi non stiamo insieme...»
«Ma potremmo...»
Stella lo guardò, scuotendo la testa. «Lo sai anche tu che ci sarebbero sempre dei problemi, sopratutto se non dovesse funzionare...»
Sébastien sbuffò. «E la cosa migliore sarebbe questa? Continuare ad ignorarci?»
Stella non rispose e allora fu Seb a continuare: «Ho sentito che tremavi quando ci siamo salutati...»
La ragazza deglutì, ma continuò a guardare davanti a sé senza proferire parola. 
Seb continuò: «Se non pensassi almeno un po’ a quello che è successo tra di noi, se non ti interessassi almeno un po’ a me, non avresti avuto quella reazione! E non ti interesserebbe nemmeno se sono uscito con qualcuna oppure no!»
Il chitarrista guardava Stella, per vedere se le sue parole avessero avuto qualche effetto su Stella. La ragazza, invece, non si mosse, continuava a non guardarlo. Seb aveva già perso la pazienza. Arrabbiato con la ragazza, disse: «La verità sai qual è, mia cara Stella?» 
Lei abbassò lo sguardo, sul pavimento e sulla cicca della sigaretta spenta; ne avrebbe tanto voluta un’altra. Attese che Seb desse la risposta alla domanda che le aveva appena rivolto. Questa non si fece attendere molto, e le parole del chitarrista furono, per Stella, come un coltello piantato nello stomaco. 
«La verità è che hai paura di soffrire, ma non ti rendi conto che il gioco a cui stai giocando è solo peggio!»
A quel punto Seb si alzò e rientrò in casa, lasciandola sola con i suoi pensieri.

***

La notte seguente fu, per Stella, la più brutta della sua vita. Non chiuse occhio, si rigirò continuamente nel letto piena di pensieri, scese anche in salotto cercando di provare a dormire sul divano, ma era tutto impossibile. La sveglia sarebbe suonata alle otto, la ragazza riuscì ad addormentarsi solo verso le 6 con le parole di Seb che le rimbombavano ancora nella testa. 
«La verità è che hai paura di soffrire...» gli aveva detto. Si, forse era vero, ma non era quello il caso. Negli ultimi giorni si era ripetuta più e più volte che cominciare una storia con un amico e collega di suo fratello non era una buona idea perché quella situazione si sarebbe inevitabilmente ripercossa sul gruppo.
Rigirandosi sotto le coperte aveva, però, pensato, anche se solo per un attimo, che Seb potesse essere l’uomo giusto per lei; aveva ripercorso i momenti più belli di anni passati insieme a lui: gavettoni sulla spiaggia, lotta di cuscini e le venne da sorridere quando ripensò ad uno scherzo che i due avevano preparato per Pierre e David, lavorando per due giorni fianco a fianco. Le venne in mente come Seb per lei ci fosse sempre stato quando aveva bisogno di qualcosa; bastava una telefonata e il ragazzo arrivava. Lei, fino a quel momento però, l’aveva sempre visto come un amico e niente di più e doveva continuare a essere così. 
Riaprì gli occhi alle 8, quando la sveglia del suo cellulare suonò; l’umore era nero. Scese in cucina e si preparò la colazione; Pierre e Lachelle ancora dormivano. 
Era arrabbiata con Sébastien; era arrabbiata per quello che lui le aveva detto, per la notte infernale che le sue parole le avevano fatto trascorrere, era sicura che lui non avesse il diritto di farle passare tutto quello. Andò a farsi una doccia veloce, si vestì, prese le chiavi della macchina. Aveva in mente un’unica destinazione.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Stella parcheggiò la macchina e scese; guardò la casa che aveva di fronte. Respirò profondamente, attraversò la strada, con lei non aveva le chiavi quindi dovette suonare il campanello. La prima volta non rispose nessuno, si attaccò al campanello una seconda volta, ma anche in quel caso nessuna risposta. Alla terza volta ottenne quello che voleva, e cioè che Seb aprisse la porta. Il ragazzo, con addosso una vecchia maglietta e un paio di pantaloncini a quadretti, fu sorpreso di vederla e l’unica cosa che riuscì a dire, passandosi una mano fra i capelli scompigliati, fu: «Cosa ci fai qui a quest’ora?»
«Sei tu che dormi troppo!» rispose Stella.
«Vuoi entrare?» 
«Posso?»
Seb si spostò da davanti alla porta, sbadigliò; la ragazza si accomodò e si diresse nella sala, seguita a ruota dal chitarrista.
«Si può sapere cosa ci fai qui?» domandò, di nuovo, Sébastien, sperando di ottenere, questa volta, una risposta. 
Stella era ferma in mezzo alla sala, braccia incrociate sul petto. «Sono furiosa con te!»
Seb alzò un sopracciglio. «E perché mai? Solo perché ti ho detto la verità ieri sera?»
«Ma quale verità?» sbottò la ragazza.
Il chitarrista scosse la testa. «Hai paura di una nuova storia Stella! Ma lo so che lo vorresti tanto!»
Stella rise. «Oh si, vorrei una nuova storia, ma non pensare che la voglia con te!» 
Anche Sébastien rise. «E allora perché sei qui, da me, di mattina presto?»
La risposta di Stella tardò un paio di secondi. «Sono qui per dirti che il tuo comportamento di ieri sera non mi è piaciuto!»
«E questo invece ti piace?» Seb in un attimo fu vicino alla ragazza, la tirò a sé e appoggiò le sue labbra su quelle di Stella. Lei, in un primo momento provò a respingerlo poi si lasciò andare e rispose al bacio. 
Quando Seb si staccò, la guardò e disse: «E adesso dimmi che questo non significa niente! Dimmi che quello che è successo quella notte per te non ha valore, perché sappi che per me non è così. Stella, io sono innamorato di te da quasi otto anni...»
Il viso rabbioso di Stella, che stava per ribattere a quanto Seb aveva appena detto, si distese in un’espressione di stupore. Si avvicinò al divano e si lasciò cadere, gli occhi fissi su un punto indefinito. «Otto anni? E perché non me lo hai mai detto?» chiese, sconvolta, a voce bassa. 
Sébastien si sedette al suo fianco e la guardò. «Tu avevi Robert, come facevo a dirtelo?»
«E Sarah?» domandò Stella, tenendo lo sguardo basso per non incontrare quello del chitarrista. 
«Per un po’ ho pensato davvero di amarla, ma mentivo anche a me stesso...»
Stella trovò finalmente il coraggio di guardare in faccia Seb, che, come se non fosse successo niente, regalò alla ragazza un bellissimo sorriso. Si sentiva uno schifo, aveva trattato Seb in maniera vergognosa, senza sapere che lui, probabilmente, stava soffrendo più di lei. 
«Sébastien sono stata una stronza, ti prego, scusami...»
«Stella, non lo potevi sapere. Stai tranquilla. Io, adesso che te l’ho detto, mi sono tolto un peso che mi portavo dietro da anni. L’unica cosa che ti chiedo è di dirmi se anche tu un giorno potrai amarmi come ti amo io. Se non sei sicura di riuscirci, dimmelo e io cercherò di farmene una ragione. Però è una cosa che devo sentire dalla tua voce prima di provare a mettermi il cuore in pace.»
Stella non sapeva cosa rispondere, però un pensiero le attraversò la mente. «Quindi quando siamo stati a letto insieme...»
Seb la fermò, un sorriso a mala pena accennato. «Erano anni che aspettavo quel momento...»
La ragazza si mise le mani sul viso, scuotendo la testa. «E io ho rovinato tutto!»
Il chitarrista si avvicinò e la tirò a sé: «Tu non hai rovinato niente, non mi pento di quello che ho fatto. Potevo benissimo dire di no e andarmene, e invece ho accettato. Sappi che è stato bellissimo, ma so che con te sarà sempre bellissimo...» Attese qualche secondo, poi continuò: «... sempre se tu lo vorrai»
Stella si sciolse dall’abbraccio, guardò il chitarrista e disse: «Ci devo pensare, dammi il tempo di chiarirmi le idee perché ho troppa confusione in testa...»
«Tutto il tempo che vuoi, io posso aspettare per sempre...» e le sorrise. 

***

Stella tornò a casa, sconvolta. Sperò di non incontrare il fratello perché spiegare il motivo dell’uscita mattutina, ma, soprattutto, dell’espressione che aveva dipinta in volto, non sarebbe stato facile.
Entrò in casa, regnava il silenzio; il display del decoder tv segnava quasi le 10. Probabilmente Pierre e Lachelle stavano ancora dormendo; ne approfittò e senza perdere tempo andò a sedersi alla sua scrivania per tentare di lavorare, anche se sapeva che sarebbe stata la cosa più difficile del mondo, soprattutto quel giorno e con miliardi di pensieri che le frullavano vorticosamente in testa. 
Tentò per tutto il giorno di concentrarsi sul lavoro, in fondo erano solo dei disegni, ma fu impossibile. Ogni volta che staccava gli occhi da un foglio per posarli sulla schermata del computer, o viceversa, la sua mente tornava all’origine dei problemi: Sébastien.
Verso le 18.00 suo fratello passò dalla sua stanza. «Tesoro, io e Lachelle usciamo e andiamo a fare aperitivo in centro. Vieni con noi?»
«No, finisco qui e poi penso che uscirò a fare un giro...»
«Dove vai?»
«Nell’unico posto dove so che troverò una soluzione ai miei problemi...»
«Circuito di Montreal...»
Stella annuì; Pierre sorrise. «Lo so che farai la scelta giusta...» disse, per poi salutarla.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Stella uscì di casa verso le 19; il sole ancora scaldava un po’, ma sapeva benissimo che, una volta tramontato, l’aria di Montreal si sarebbe fatta più fresca. Era, insomma, una tipica serata di metà settembre. Uscì di casa prendendo una felpa, aveva intenzione di stare fuori per parecchio tempo, almeno finché non si sarebbe chiarita le idee; chissà quanti giri del circuito a piedi si sarebbe dovuta fare per riuscire a districare l’immenso caos che aveva in testa. Era pronta. Quel posto, immerso tra gli alberi e circondato dalle acque del fiume San Lorenzo, aveva il potere di rilassarla e di farla pensare in maniera più razionale.
Prese la macchina e attraversò il ponte che metteva in comunicazione Montreal con l’isola di Notre Dame; parcheggiò poco distante dal circuito, interdetto al traffico, ma che, oltrepassando una transenna, si poteva tranquillamente percorrere a piedi. Non era raro, in quel luogo, incontrare i fanatici del jogging, persone che volevano semplicemente fare una passeggiata per distrarsi dai problemi della vita di tutti i giorni e coppie di fidanzati che giravano mano nella mano. Stella, quella sera, faceva parte della seconda categoria; aveva bisogno di fare chiarezza su molte cose. 
“Da dove cominciamo?” domandò fra sé. Sospirò, incamminandosi lungo la pista. Poco davanti a lei c’era una donna che spingeva un passeggino, proprio una delle cose che Stella sognava di fare. Aveva più volte immaginato la scena di lei che spingeva la sua bambina nel passeggino, con l’uomo che amava al suo fianco. Fino a quel momento, quell’uomo, aveva il volto di Robert, ma nell’ultimo periodo aveva dovuto rivedere un po’ i suoi piani. Provò un attimo a chiudere gli occhi e immaginare la stessa cosa, ma con una persona diversa: Sébastien.
La verità fu che la scena che le si presentò nella testa era perfetta; il sole scendeva e colorava il cielo di rosso fuoco, facendo scintillare le acque del fiume che scorreva silenzioso attorno, Stella spingeva il passeggino mentre Seb rimboccava la copertina della bambina. Riaprì gli occhi, il cuore le batteva più forte del solito. 
“Cosa ti succede Stella? In tanti anni che conosci Seb non ti era mai successo!” pensò. Trovò, però, più di una spiegazione a quello che le stava succedendo. La prima era una conseguenza della sua fine della storia con Robert. Stella era fragile e vulnerabile e Seb le era stato molto vicino, l’aveva fatta sentire importante, quando lei invece si sentiva uno straccio, in più era dolce e comprensivo nei suoi confronti. Questo aveva contribuito a far si che Stella cominciasse a vedere l’amico sotto una luce diversa. Il tutto era sfociato in quella notte che avevano passato insieme. Ed eccola qui la seconda spiegazione. La terza era, ovviamente, la confessione che Seb le aveva fatto quella mattina, quando lei, arrabbiata, era andata a casa sua. Quello che il chitarrista le aveva detto, l’aveva lasciata senza parole; non poteva nemmeno lontanamente immaginare che Seb, da otto anni, convivesse con un segreto così grande, senza poterlo confessare a nessuno. 
“Chissà quanto ha sofferto a causa mia...” pensò. Le vennero in mente tutte le volte che lei aveva portato Robert ai concerti, alle cene che facevano tra amici, tutti posti in cui era presente anche Sébastien. Chissà come doveva essersi sentito, vedendola felice con un altro uomo. Doveva avergli fatto passare sette anni infernali, mentre gli sbatteva in faccia la sua felicità e lui, silenziosamente, mandava giù bocconi amari senza poterne parlare con nessuno. Gli occhi le si velarono di lacrime e si sentì tremendamente in colpa; aveva fatto soffrire uno dei ragazzi più dolci che avesse mai conosciuto nella sua vita. 
Passando sul rettilineo davanti ai box, sentì che era arrivato il momento di capire un’ultima cosa e cioè cosa lei provava veramente per Sébastien. Pensava a lui continuamente; quando lavorava e chiudeva per qualche secondo gli occhi si trovava davanti il viso del chitarrista, le tornavano in mente le sue battute, qualche momento che avevano passato insieme, le tornava in mente tutto. Soprattutto facevano capolino nella sua testa i momenti che avevano passato insieme quella notte; le mani di Seb sulla sua pelle, le sue labbra mentre le baciava il collo, i loro gemiti di piacere. Ebbe un brivido lungo la schiena; lo doveva ammettere, non si era mai sentita così in sintonia con una persona, nemmeno con Robert. 
Si fermò di colpo, in mezzo alla pista. “Mai mi sono sentita così bene con qualcuno...” sussurrò. Respirò profondamente. “E se fosse davvero Seb l’amore della mia vita?” si chiese. Si doveva sedere. In un circuito di Formula Uno era difficile trovare una panchina e salire sulle tribune era complicato a causa delle reti metalliche che separavano la pista dai seggiolini del pubblico. Decise di sedersi sull’asfalto; poco le importava se qualcuno fosse passato e l’avesse presa per pazza. 
C’era solo un’ultima, piccola, cosa che la frenava dall’ammettere ciò che veramente sentiva per Seb: la paura che la loro storia potesse finire e che questo avrebbe portato problemi nel gruppo, quello che suo fratello e i suoi amici avevano costruito a fatica, passo dopo passo, nel corso degli anni. 
«La verità è che hai paura di soffrire, ma non capisci che il gioco a cui stai giocando è solo peggio!». Erano le parole di Seb, le ricordava alla perfezione. Già, la paura. Alzò lo sguardo, in cielo il sole era sparito e stava facendo capolino la luna, accompagnata immancabilmente da quei piccoli puntini luminosi chiamati stelle, di cui lei portava orgogliosa il nome. Cominciava a fare freddo; indossò la felpa con la parola “peggio” che le rimbombava nella testa.
Per chi era peggio? Sicuramente per Sébastien, ma lo era anche per lei, non c’era nessun dubbio. Rimase seduta in mezzo alla pista del circuito di Montreal non seppe per quanto tempo, le gambe vicino al petto, il naso e gli occhi rivolti verso il cielo. Poi si alzò, di colpo.
«Al diavolo la paura Stella! Prendi quella fottuta macchina e vai da Seb!»





Ciao a tutti. 
Credo non vi interessi, ma questo capitolo è decisamente il mio preferito. Ci ho lavorato tutto il pomeriggio, mentre fuori dalla finestra nevicava. Spero vi piaccia.
Mon.

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Stella arrivò davanti a casa di Sébastien; parcheggiò la macchina, ma attese qualche secondo prima di spegnere il motore e scendere. Guardava quella casa, l’aveva vista tante volte, ma quella sera le sembrava tutto cambiato. Le luci erano accese in salotto, forse Seb stava lavorando. Respirò profondamente e si decise a scendere. Attraversò la strada e si ritrovò davanti al cancello di casa di Seb, lo spinse e lo trovò stranamente aperto.
Che avesse ospiti? Decise di non suonare il campanello, ma solamente di bussare. Attese un po’, poi sentì la chiave girare nella serratura. Seb aprì la porta; i due rimasero a fissarsi qualche secondo, senza dire nulla. Fu Stella a trovare il coraggio di parlare per prima. «Ho visto il portone aperto, se hai degli ospiti torno un’altra volta...» disse. 
Seb sorrise. «Nessun ospite, entra pure...» disse il chitarrista, spostandosi da davanti alla porta. Stella varcò la soglia di casa del ragazzo, così come aveva fatto quella stessa mattina; ora però aveva intenzioni completamente diverse. Seb la precedette in salotto; come aveva immaginato Stella, il chitarrista stava lavorando, portatile acceso sul tavolo, un foglio e una penna nera che aveva già lasciato il suo segno sul bianco candore della carta. 
«Ti disturbo, stavi lavorando...» disse Stella, indicando il tavolo.
«Tu non disturbi mai...» fu la risposta di Sébastien.
La ragazza si mise di fronte al chitarrista, fece un respiro profondo e disse: «Senti Seb, io non so proprio da dove cominciare...» Seb sorrise e le ravvivò una ciocca di capelli che le stavano cadendo sul viso. Immediatamente, però, si spostò e andò ad abbassare lo schermo del computer; non voleva illudersi, magari Stella era venuta semplicemente a dirgli che la loro storia era impossibile. 
Stella si girò verso di lui e continuò: «Ho tanta confusione in testa, non so se quello che sto per dirti sarà la scelta giusta, ma non mi importa...» Seb era appoggiato al tavolo, le braccia incrociate sul petto; non disse una parola, attese che fosse Stella a continuare.
«Hai ragione tu, come sempre! Il mio unico problema è che ho paura. Ho sempre avuto paura delle conseguenze che le mie scelte e le mie azioni avrebbero causato. In alcuni casi sono stata anche frenata da questa paura e certe decisioni ho semplicemente evitato di prenderle. Stavolta non voglio che succeda...»
Si avvicinò a Seb, appoggiò le mani sulle braccia del ragazzo e lo guardò negli occhi. Continuò: «... voglio stare con te e non mi importa più di niente. Non posso precludermi la possibilità di essere felice!»
Sul viso di Sébastien si disegnò uno dei sorrisi più belli che la ragazza gli avesse mai visto; prese il viso di Stella fra le mani. «Davvero pensi che sarai felice con me?»
Stella annuì, sorridendo. «Come potrei non esserlo, con il ragazzo più dolce, sensibile e simpatico che io abbia mai conosciuto?»
Seb le accarezzò il viso. «Non puoi nemmeno immaginarti quanto io sia felice di sentirti dire queste cose...»
«Hai ragione. Non posso immaginarlo, perché non posso immaginare quello che ti ho fatto passare in questi otto anni. Non me lo potrò mai perdonare!» disse la ragazza.
«Tesoro, io ho dimenticato tutto venti secondi fa, quando mi hai detto che vuoi stare con me. Non ci pensare mai più, hai capito?»
Stella appoggiò il viso sul petto di Seb, che le accarezzò i capelli e le diede un bacio sulla testa. Stringerla di nuovo fra le sue braccia era una sensazione meravigliosa; sapeva anche che lei, adesso, era li per restare e non per scappare e scivolare via veloce fra le sue dita. Il mondo adesso gli sorrideva.
Alzò il viso della ragazza e le baciò delicatamente la punta del naso, lei si mosse fino ad incontrare con le sue, le labbra di Seb. Si baciarono. Un bacio lungo e pieno di passione. Il chitarrista prese poi in braccio Stella, lei avvinghiò le sue gambe attorno alla vita di Seb e lui si diresse verso la stanza. La ragazza staccò le sue labbra da quelle del chitarrista, lo guardò negli occhi e lui sorrise. Arrivati davanti alla stanza del ragazzo, con un calcio, il chitarrista aprì la porta e si sedette sul letto, sempre con la ragazza avvinghiata a lui. La guardò dritta negli occhi e lei si perse in quel bellissimo azzurro cielo; non voleva essere in nessuna altro posto se non lì, insieme a lui. Il ragazzo la baciò sul collo, lei chiuse gli occhi e si lasciò andare; mise le mani sotto la maglietta di Seb e delicatamente gliela tolse. Il chitarrista fece altrettanto, poi cominciò a slacciarle il bottone dei jeans. I vestiti finirono in fretta a terra, mentre i due vivevano intensamente ogni secondo, ogni istante di quella serata. Fecero l’amore e, infine, si addormentarono, esausti.

***

Stella si svegliò di colpo; guardò la sveglia sul comodino di Seb, segnava le 8.03. «Merda!» fu la prima cosa che disse, a voce bassa. Possibile che quando dormiva con Seb, la prima cosa che la mattina seguente le usciva dalla bocca era una parolaccia? 
Guardò i pochi raggi del sole che riuscivano a filtrare dalla finestra chiusa, andarsi ad appoggiare sul letto disfatto. Seb era girato su un fianco, mostrava la schiena nuda a Stella; la ragazza rimase un attimo a guardarlo, poi decise di svegliarlo. Si chinò verso di lui e gli schioccò un bacio sulla guancia; Seb aprì gli occhi, si stirò e si voltò verso di lei. La guardò qualche secondo, ancora assonnato, e poi le sorrise.
«Buongiorno...» disse con la voce ancora impastata dal sonno.
«Buongiorno a te. Per me non so se lo sarà. Hai visto che ore sono?»
Seb si voltò a controllare l’orologio, poi si girò nuovamente verso Stella e disse: «Le otto. E allora?»
«Seb, possibile che non ti venga in mente nulla? Sono le 8 e io sono ancora a casa tua, devo tornare a casa mia, con il rischio che mio fratello sia già sveglio. Cosa gli racconto?»
Il chitarrista uscì da sotto le coperte e si mise a sedere sul letto; pensò un attimo e disse: «Digli che sei uscita a fare un giro, che l’aria fresca del mattino aiuta a svegliarti e ne hai bisogno per lavorare meglio.»
Come faceva a essere così calmo? Il suo modo di fare, però, riuscì a calmare anche Stella. Si fece una doccia, mangiò qualcosa poi si diresse alla porta, accompagnata da Seb. 
«Grazie di tutto Seb, vado a recuperare il lavoro che ho lasciato indietro nei giorni passati. Però sono carica al punto giusto!» disse, schioccando un bacio sulle labbra al chitarrista. 
«Ti chiamo più tardi, ok?» disse Seb.
«Quando vuoi...» sorrise Stella.
Si salutarono e la ragazza prese la macchina e si diresse verso casa; era impossibile toglierle il sorriso dalle labbra.





Buonasera a tutti!
Approfitto del nuovo capitolo per ringraziare MylifeisMaddie che ha aggiunto la storia tra le preferite. Ovviamente grazie anche a tutti quelli che continuano a seguirla e che ogni tanto lasciano qualche recensione. Grazie davvero. :)
A presto.
Mon.

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Stella entrò nel piazzale davanti a casa con la macchina, la spense e controllò le finestre; alcune erano già aperte. Pierre o Lachelle dovevano già essere svegli.
“Ok Stella, stai calma. Tu sei solo uscita per una passeggiata mattutina...” pensò. Cercò le chiavi di casa nella borsa e, una volta trovate, le girò nella serratura. Entrò.
Pierre era in piedi davanti al televisore, il telecomando in una mano e un succo di frutta nell’altra. Indossava una vecchia maglia grigia e un paio di pantaloncini, i capelli arruffati; non era sveglio da molto. Quando sentì la porta aprirsi, guardò e vide la sorella entrare. Le lanciò un’occhiata inquisitoria.
«Dove sei stata?» chiese.
«Ho fatto un giro stamattina presto...» rispose Stella, cercando di lasciare la stanza il più in fretta possibile. Non ci riuscì. La voce del fratello la raggiunse alle spalle.
«Stella, non ho finito!» 
La ragazza si girò verso Pierre, sbuffando. Il fratello le andò incontro. «Ieri sera siamo rientrati che era quasi l’una di notte e tu non c’eri. Dov’eri?»
«Pierre, te lo avevo detto, uscivo per schiarirmi le idee...»
Il fratello la fissò. «E te le sei schiarite abbastanza?»
«Si, me le sono chiarite molto bene, tanto che stamattina, dopo tanto tempo, mi ero alzata con il sorriso. Grazie per avermi rovinato la giornata! Vado a lavorare!» rispose. Voltò le spalle a Pierre e vide Lachelle arrivare dal corridoio. La salutò a malapena e andò al piano di sopra, nella sua stanza.

***

Lachelle guardò Stella passarle di fianco, la salutò, ma, in cambio, ricevette solo un cenno con la testa; guardò Pierre che allargò le braccia. 
«Cosa è successo?» domandò la ragazza al fidanzato.
«Le ho chiesto dove era stata ieri sera e dove stamattina. Mi ha risposto male!»
«Pierre, ma tu come le hai posto la domanda? Cortesemente oppure con la tua solita aria di voler sapere tutto a tutti i costi, quella che usi di solito nei suoi confronti?»
Il cantante allargò nuovamente le braccia e scosse la testa; Lachelle gli andò in contro e lo abbracciò, guardandolo negli occhi gli disse: «Amore, Stella è grande abbastanza per fare quello che vuole, tu dovresti averlo già capito da un po’ di tempo...»
Pierre scoccò un bacio sulla testa di Lachelle. «È che sono preoccupato...» disse.
«Di cosa?»
«E se avesse trovato qualcuno? Se questo qui non mi piacesse? In fondo a me andava benissimo Robert...»
«Lo so che a te andava a genio Robert, se no non avresti provato a far fare loro pace. Però devi capire che non deve andare bene a te, deve andare bene a Stella! Conosco tua sorella abbastanza bene per essere sicura che farà la scelta giusta...»
«Lo so. Anche se non sembra, io mi fido ciecamente di lei...»
«Allora non ossessionarla con troppe domande»
«Ci proverò, te lo prometto...» concluse Pierre.

***

Stella era al piano di sopra che lavorava quando suo fratello bussò alla porta; lei lo guardò e tornò ad appoggiare gli occhi sul computer. 
«Sorellina, vuoi un po’ di caffè?»
Stella scosse la testa. Pierre entrò nella stanza e disse: «Posso chiederti scusa?»
«Dovresti...» rispose la sorella, senza guardarlo. Pierre le si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia. Stella si girò, finalmente, a fissarlo; il ragazzo si inginocchiò davanti a lei, in modo da poterla guardare negli occhi.
«Pierre, Dio solo sa quanto bene ti voglio, ma non puoi controllare ogni mia mossa. Ti rendi conto che prima ti lamentavi perché stavo sempre in casa a lavorare e adesso, perché sono stata fuori un po’ più del solito, ti lamenti ancora?»
Pierre abbassò lo sguardo e scosse la testa. «Scusami, sono uno stupido, lo so. Sono iper protettivo nei tuoi confronti, e lo so che così facendo divento un rompiscatole...»
Stella sorrise, prese il viso del fratello tra le mani e gli scoccò un bacio sulla guancia. «Tu rompiscatole lo sei sempre, ci ho fatto l’abitudine. Solo ti chiedo per una volta di lasciarmi fare, limita le domande tipo quelle di stamattina...»
«Quindi se adesso ti chiedessi il motivo del perché mi stai dicendo questo, ricadrei nell’errore vero?»
Stella sorrise e annuì. «Ok, allora non te lo chiederò. Però se tu volessi dirmelo...»
«Pierre!»
«Ok, ok. Ho capito!»
I due si abbracciarono e il cantante uscì dalla stanza. Poco dopo squillò il telefono di Stella e sul display comparve il nome di Sébastien. La ragazza rispose con il sorriso sulle labbra. La prima cosa che il chitarrista le chiese era come era andata con Pierre. Stella gli raccontò tutto e alla fine Seb disse: «Sei un po’ più libera di fare quello che vuoi, ma so che se ti chiedo di venire da me stasera mi rispondi di no...»
«Mi piacerebbe tantissimo, ma non posso approfittare troppo della pazienza di Pierre. Lo conosci anche tu...»
«Stai tranquilla tesoro. Ti va se ci vediamo domani mattina per colazione?»
«Passo da te e poi ce ne andiamo al bar?» domandò Stella.
«Sarebbe perfetto...»
«Passo alle 8 ok?»
«Ok, a domani!»

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


La sveglia di Stella squillò alle 7.00 in punto; si girò nel letto e abbracciò il cuscino, sorridendo. Entro un’ora avrebbe rivisto Seb ed era l’unica cosa che le importava in quel momento. Cercò di fare il più piano possibile, in modo da non svegliare Lachelle e Pierre; era sicura che il fratello non avrebbe fatto domande, ma di sicuro avrebbe puntato gli occhi su di lei fino a che non si fosse richiusa la porta alle spalle. Si fece la doccia, si sistemò i capelli poi andò nella sua stanza e aprì l’armadio. Cosa si sarebbe messa? Valutò attentamente ed optò per un normale look: una maglietta a maniche corte bianca con una stampa di New York, una felpa della Converse, un paio di jeans e un paio di All Star rosa. Era pronta; si guardò allo specchio e sorrise.
Scese le scale e uscì all’aperto; l’aria era abbastanza fresca. Era settembre e l’inverno a Montreal non avrebbe tardato ancora molto ad arrivare, ma il sole splendeva nel cielo azzurro. Prese la macchina e si diresse a casa di Sébastien, parcheggiò, scese e andò a suonare al campanello. Non dovette attendere molto; pochi secondi e Seb si affacciò alla porta.
«Buongiorno!» lo salutò Stella con un sorriso.
«Buongiorno a te!» e le schioccò un bacio sulle labbra.
«Sei pronto?» 
«Prontissimo!»
Prese le chiavi di casa dal mobiletto e si richiuse la porta alle spalle. 
Andarono in un bar poco lontano dal centro, entrarono e si sedettero al tavolo. Aspettarono che qualcuno venisse a prendere loro le ordinazioni poi attesero la colazione.
«Cosa ti ha detto Pierre stamattina?» si informò il chitarrista. 
«Oh niente! Sono uscita che a casa dormivano ancora tutti, compreso il cane!»
Seb rise. «Nessuno poteva dirti nulla e nessuno poteva fare la spia!»
«Esatto! Devo usare questa tattica più spesso!»
Arrivò la colazione; una brioche dolce e un caffè per Stella e un muffin al cioccolato e succo di frutta per Seb. 
«Tesoro...» disse il ragazzo dopo un po’. «... Sai che non sarà facile per noi vederci, almeno fino a che non lo avremo detto con Pierre?»
Stella annuì, mandando giù il boccone che stava masticando. Ci aveva pensato. Stava per rispondere a Sébastien quando le squillò il telefono; la cercavano dall’ufficio. 
Rispose. Dall’altra parte del telefono la voce del suo capo la salutò: «Stella, ciao!»
«Ciao Dean, qualcosa non va?»
«No cara. Il lavoro come procede? Sai che non manca molto alla presentazione del progetto...»
Ansia, di prima mattina; respirò profondamente. Rispose: «Diciamo che ci siamo quasi, non mi manca molto, sto facendo la revisione...»
«Molto, molto bene!» rispose Dean dall’altra parte del telefono. Continuò: «Se ti chiedo di passare in ufficio domani, ci sono problemi?»
«Assolutamente no! Anzi, avevo intenzione di farlo in tutti i casi perché per la revisione mi servono degli strumenti che ci sono solo in ufficio. Quindi nessun problema!»
«A domani allora!» la salutò, allegramente, Dean.
«A domani!» contraccambiò Stella, chiudendo la chiamata. 
Addentò la sua brioche sotto lo sguardo vigile di Seb. «Ci sono problemi?» domandò il chitarrista. 
«No, tutto bene. Senti Seb, tornando al discorso di prima...». Il ragazzo annuì, sorseggiando il succo di frutta. Stella continuò: «... si collega anche al mio lavoro. Io, da domani, dovrò passare dall’ufficio tutti i giorni. Quando smetto, posso passare da te, dicendo invece a Pierre che mi fermo al lavoro fino a tardi. Almeno avremo qualche ora per stare insieme. Che dici?»
«A me va bene tutto, pur di stare con te...» rispose Seb, alzando le spalle. Stella aveva una mano appoggiata sul tavolino e Seb intrecciò le sue dita con quelle della ragazza. Si sorrisero.

***

Attuarono così il loro piano; la mattina Stella usciva di casa, andava al lavoro e quando staccava, passava da casa di Seb. Cenavano insieme e passavano il resto della serata coccolandosi sul divano o a letto, fino a che, verso mezzanotte, Stella doveva rientrare a casa.
«Resta qui stanotte...» disse Seb una sera, mentre la fidanzata si infilava la maglietta. 
Stella si girò verso il ragazzo e gli diede un bacio. «Mi piacerebbe, ma poi cosa racconto a Pierre?»
Seb sbuffò. «Possibile che ti preoccupi sempre per quello che pensa tuo fratello?»
La ragazza guardò torva il fidanzato e disse: «Scusami sai se ci tengo a ciò che pensa di me una delle persone più importanti della mia vita!»
Seb si tirò a sedere sul letto. «Non ti arrabbiare, scusami. Solo che questa situazione comincia a essere un po’ pesante!»
«Cosa credi, che lo sia solo per te? Non è facile nemmeno per me. Ti chiedo, però, di aspettare almeno fino a che non avranno approvato il mio progetto. Poi quando mi diranno di si, festeggeremo tutti insieme e potremmo dire agli altri che stiamo insieme. Che ne pensi?»
Seb annuì. «Quanto ci vuole per l’approvazione del progetto?» domandò.
«Non lo so, non dipende da me. Spero non molto tempo ancora...»
«Speriamo...»






Io l'ho postato lo stesso perché il capitolo era pronto, ma non mi piace. In questi giorni l'ispirazione non abita con me. 
Mon.

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


«Ci vediamo lunedì, allora?» domandò Pierre, guardando la sorella arrivare in salotto con la valigia.
«Si, purtroppo questo weekend il lavoro chiama fratellone!»
«Dai, sono cose che possono capitare. Buon lavoro sorellina. A lunedì!»
Pierre diede un bacio sulla guancia a Stella e la ragazza uscì dalla porta. Sospirò, mise la sua valigia in macchina, girò la chiave e partì. Si sentiva uno schifo a mentire così spudoratamente a Pierre, non lo aveva nemmeno mai fatto. Con Robert le cose erano più semplici, poteva fare tutto alla luce del sole, senza avere nessun tipo di rimprovero da parte del fratello, mentre con Seb questo non era possibile, almeno non in quel preciso momento. Dovevano continuare a nascondersi, Stella, infatti, non si sentiva pronta a parlare della sua storia con il chitarrista agli amici e, soprattutto, a Pierre; Sébastien non era del tutto d’accordo con la fidanzata, ma aveva deciso di assecondare la sua richiesta di rimandare tutto a quando, al lavoro, le avrebbero approvato il progetto. 
Stella arrivò a casa del fidanzato intorno alle 9.00; con la chiave aprì la porta e chiamò il nome di Seb. Dalla stanza da letto arrivò la voce del chitarrista: «Amore, puoi venire un momento qui?»
«Arrivo...» rispose. Lasciò le valigie in salotto e andò in camera del fidanzato. Entrò e guardò il caos di maglie sparse sul letto.
«Si può sapere cosa stai facendo?» domandò.
«Sono indeciso su cosa prendere con me...»
«Tesoro, stiamo via due giorni, in un posto dove, per essere metà ottobre, c’è già la neve. Io penso che magliette a maniche corte non te ne servano a decine!» disse, indicando un mucchio di maglie estive. 
Seb la guardò e sorrise; le andò vicino e la tirò a se. La bacio. «Finalmente due giorni solo per noi. Possiamo andare a dormire insieme, svegliarci insieme, fare colazione insieme, senza la paura che qualcuno ci possa scoprire» disse il ragazzo.
«So che sarà bellissimo, ma mentire così a Pierre mi fa sentire in colpa»
«Sei tu che hai voluto così, tesoro...»
«Lo so...» rispose Stella, abbracciando il fidanzato.
Seb finì di preparare la valigia, caricò tutto in macchina e partirono, direzione Le Massif, una località sciistica a circa due ore di macchina da Montreal. Era tutto strano per Stella; mentire al fratello, andare due giorni lontano da casa insieme a Sébastien che non era più solo un semplice amico, era diventato il suo fidanzato. Ancora non riusciva a rendersi conto della cosa; una persona che per tanti anni aveva fatto parte della sua vita semplicemente come amico, aveva finito per farla innamorare. Era strano pensare di passare un weekend intero solo con lui, senza nessuno degli altri amici attorno, in una romantica località di montagna. Eppure stava succedendo e Stella non vedeva l’ora.
Passarono le due ore in macchina a chiacchierare e ad ascoltare musica e quando arrivarono al loro albergo, un po’ fuori dal centro del paese, vennero fatti accomodare in una stanza al quarto piano, con un letto che aveva la testata in legno, un balcone con vista sulle montagne dove già faceva capolino la neve, ma la cosa più bella era sicuramente il caminetto a legna, già acceso.
Stella entrò per prima nella stanza e si buttò sul letto; Seb appoggiò le valigie e fece altrettanto. Respiro profondamente ad occhi chiusi, poi girò la testa verso Stella, che ricambiò lo sguardo. Si sorrisero e Seb strinse la mano della ragazza tra la sua. 
«Non ti sembra tutto un po’ strano?» domandò Stella.
«In effetti un po’ strano lo è. Io e te, che per tantissimi anni siamo stati amici, adesso siamo qui, da soli, a nasconderci per non far scoprire agli altri che cosa bella ci sta succedendo...»
Stella guardò il soffitto. «Non ti stai pentendo vero?»
Seb rise, poi si mise su un fianco, la testa appoggiata al palmo della mano. Disse: «Stai scherzando vero? Io pentirmi? Nemmeno per idea. Perché, tu si?» Il tono della voce era preoccupato.
Stella sorrise, scosse il capo e disse: «No, assolutamente no! Decidere di stare con te è forse stata la decisione più giusta che io abbia mai preso in tutta la mia vita. Mi hai ridato la serenità che mancava, sto molto meglio adesso, sono finalmente felice...» 
Sébastien le sorrideva, Stella continuò: «Sai, quando sono al lavoro e penso che, una volta uscita da quel buco, passo da te, automaticamente mi viene tutto più facile...»
Seb le si avvicinò e la baciò sulla guancia, per poi scendere al collo. Stella lo fermò. «Abbiamo tempo per questo. Dammi una mano a sistemare e usciamo a fare un giro!» disse alzandosi dal letto, con il sorriso furbo sulle labbra.

***

Passarono il pomeriggio a passeggiare per il paese ammirando tutti i negozi tipici del luogo; il sole era alto in cielo, ma la temperatura era bassa e, per essere solo metà ottobre, la neve già campeggiava ai lati delle strade e sulle montagne attorno.
Stella e Seb avevano deciso di staccare dalla normale vita di tutti i giorni, un po’ per stare finalmente insieme e un po’ perché Stella aveva appena consegnato il progetto ed era in attesa della risposta definitiva. Doveva pensare ad altro e distrarsi e cosa meglio di un weekend con il fidanzato? Lì potevano stare insieme tutto il giorno, cosa che a Montreal era impossibile, potevano camminare mano nella mano senza paura di essere riconosciuti, potevano essere semplicemente loro due, senza nessuno intorno a cui giustificare un’uscita, una telefonata o una frase pronunciata.
Entrarono in un bar e ordinarono due cioccolate calde; mentre le gustavano, il cellulare di Sébastien squillò. Lo tirò fuori dalla tasca dei jeans e guardò il nome di chi lo stava cercando.
«È David...» disse, guardando Stella.
«Rispondi! E stai sul vago!»
Seb annuì. «Ciao Dave! Come stai? Tutto bene?»
Stella si avvicinò al cellulare del fidanzato, voleva ascoltare la conversazione.
«Ciao Seb! Tutto bene, tu?»
«Tutto ok, grazie! Avevi bisogno di qualcosa?»
«Si, ascolta. Lo so che domani è sabato, ma noi avevamo pensato di vederci per fare qualche prova. Lo so che le prossime esibizioni sono lontane, che c’è ancora tempo, ma ci portavamo avanti con il lavoro.»
Seb esitò qualche secondo, poi disse: «David, io però non sono a casa...»
«Ah no?» domandò, quasi sorpreso, l’amico.
«No, sono fuori tutto il weekend.»
Qualche secondo di silenzio dall’altra parte del telefono, poi la voce di David tornò a farsi sentire: «Ok! Magari noi proviamo lo stesso, poi Jeff ti dirà tutto al tuo ritorno...»
«Perfetto! E scusate tanto!»
«Oh, di niente! Buon weekend!» Si salutarono.
Seb chiuse la chiamata, guardò Stella e tirò un sospiro di sollievo.

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Quella sera Seb e Stella cenarono al ristorante dell’albergo, al lume di candela. Era la prima volta; infatti, fino a quel momento avevano cenato spesso insieme a casa del chitarrista, ma mai in un contesto così romantico. Una volta finita la cena, salirono in camera, dove la legna continuava a bruciare e a scoppiettare nel caminetto. Non accesero la luce del lampadario, bastava quella del fuoco ad illuminare la stanza. 
Stella si sedette davanti al camino, la schiena appoggiata al letto, e Seb si accomodò al suo fianco, tirando a sé la ragazza. Lei appoggiò la testa sulla sua spalla e per un po’ rimasero in silenzio.
«Questo è quello che mi mancherà quando saremo tornati a casa, la possibilità di passare intere giornate con te...» disse Seb, dopo un po’.
«Lo so, mancherà anche a me...»
«Dobbiamo dirlo agli altri!» convenne il chitarrista.
Stella tirò su la testa e guardò Sèbastien negli occhi. «È solo un mese che stiamo insieme, in più lo sai come la penso sul fatto di dirlo a Pierre...»
«Lo so, ma io non ce la faccio più a nascondere quanto ti amo! Vorrei dirlo al mondo interno, invece devo riuscire a tenerlo segreto. Non mi va più!»
Stella accarezzò il viso di Seb, gli passò una mano tra i capelli e lui chiuse gli occhi; la ragazza si avvicinò alle sue labbra e gliele sfiorò con un bacio, poi si allontanò.
«Seb, ti prego. Ancora poco e poi potremmo dirlo. Il giorno in cui saprò con sicurezza che il mio progetto è stato approvato, festeggeremo tutti insieme e lo diremo con gli altri.»
Seb, a malincuore, acconsentì. Stella si alzò, ma il ragazzo la trattenne per una mano; si alzò anche lui e la guardò dritta negli occhi. «Tu, però, ancora non mi hai detto una cosa...» disse.
Stella si allontanò da Seb, che la seguì; andò davanti alla finestra e guardò il cielo scuro, ma sereno, che si stava comprendo di stelle e le luci del paese che piano piano si accendevano. Sébastien abbracciò la fidanzata da dietro, lei si girò e appoggiò la schiena contro il vetro freddo, rabbrividì, ma mise le braccia attorno al collo di Seb.
«So cosa vuoi sentirti dire...» disse, sorridendo, Stella.
«Cosa?»
«Solo due paroline, giusto?»
Seb annuì. «Sempre che tu voglia dirmele...» aggiunse, in fretta.
Stella lo baciò; quando si staccò, guardò il fidanzato negli occhi e disse: «Certo che voglio! Quale posto migliore di questo per dirti che...» 
Attese qualche secondo, sorrise al fidanzato poi continuò: «... ti amo!»
Seb ricambiò il sorriso e abbracciò la ragazza, che si avvicinò all’orecchio del chitarrista e sussurro: «Ti amo, ti amo, ti amo!» Seb la prese in braccio e l’adagiò sul letto. «Anche io ti amo...» disse.
Cominciarono a togliersi i vestiti; pantaloni e maglie erano già finiti a terra, Seb stava baciando la pancia di Stella quando squillò il cellulare della ragazza.
«Non rispondere!» implorò Seb. 
Stella aveva già il braccio proteso verso il comodino per prendere il telefono, ma Seb la fermò e cominciò a baciarle il collo.
«Seb, fammi almeno vedere chi è! Poi ti giuro che non rispondo!» disse Stella. Seb, sopra di lei, chiese di non farlo, ma la ragazza si districò dalla presa del fidanzato e prese il cellulare. Guardò il display; era Pierre. Lo mostrò a Seb e gli fece segno di tacere. 
Rispose. «Ciao fratellone!»
«Ciao Stella! Come mai ci hai messo tanto a rispondere?». La ragazza si girò verso Sébastien, vicino a lei per ascoltare la telefonata, e gli lanciò un’occhiataccia. 
«Scusa, ero sotto la doccia!» disse prontamente. 
Il fratello sembrò crederle. «Come sta andando con il lavoro?»
«Molto bene, qui è tutto ok! Lì da voi?»
«Anche qui è tutto ok, non è cambiato niente rispetto a questa mattina! Volevo sapere se era tutto a posto. Adesso che lo so, ti lascio finire la doccia. Buona notte e buon lavoro per domani!»
«Grazie fratellone. Ci sentiamo!» disse Stella, per poi salutare il fratello.
Stella spense il telefono e lo appoggiò sul comodino; si girò verso Seb e disse: «Hai ragione. Non si può andare avanti così...»

***

La mattina dopo, sabato, Pierre, Chuck, David e Jeff si ritrovarono in sala prove.
«Possiamo cominciare!» disse David, euforico.
Pierre lo guardò, sorpreso. Indicò la sala e disse: «Non vedo Seb, perché dovremmo cominciare?»
Il bassista alzò un sopracciglio. «Non ti ha detto niente?»
«Cosa mi doveva dire?»
«Non è in città questo weekend...»
«Anche lui?»
«Perché? Chi altro non è in città?» domandò Jeff.
«Mia sorella, è fuori per lavoro»
Il silenzio calò nella sala; mentre Pierre aggiustava il microfono, Jeff accordava la chitarra e David il basso, Chuck guardava Pierre.
«Che coincidenza! Tua sorella e Seb fuori nello stesso weekend...» disse, infine, il batterista. Tre paia di occhi fissarono Chuck.
Pierre deglutì rumorosamente. «Cosa vorresti dire?» domandò.
Chuck alzò le spalle. «Niente. Ho solo fatto una constatazione...» rispose, spostando lo sguardo da Pierre, a Jeff e infine a David.
«Dai, Seb e Stella, è ridicolo!» disse il bassista, ridendo.

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Lunedì.
Stella guardava fuori dal finestrino e vedeva i grattacieli di Montreal avvicinarsi; stava tornando a casa. Era finito il weekend e la vita sarebbe ripresa normale, sempre di corsa, poche ore per stare con Seb e le continue menzogne a Pierre per tenere nascosta la sua relazione con il chitarrista. Si chiedeva per quanto tempo avrebbe ancora resistito prima di sbottare e confessare tutto.

Respirò profondamente. A Seb bastò guardarla un secondo per capire che c’era qualcosa che non andava; tornò ad appoggiare gli occhi sulla strada e interrogò la fidanzata al suo fianco: «Va tutto bene amore?»
«Penso di si...» rispose Stella, ma con poca convinzione.
Il telefono di Seb squillò; era Pierre. 
Il chitarrista rispose. «Ehi Pierre! Ciao!»
«Ciao Seb, tutto bene?»
«Tutto ok, tu?»
«Bene, grazie. Senti, stamattina volevamo provare un po’, ci sei?»
Seb guardò l’orario sul cruscotto della macchina, segnava le 10.21; domandò: «Verso che ora?»
«Va bene verso le 11?»
«Si, nessun problema. Ci vediamo tra un po’!» rispose. Si salutarono.
Sébastien guardò nuovamente Stella e sorrise. «Giusto in tempo per arrivare a casa, appoggiare le valigie, prendere la chitarra e andare allo studio!»
«Al pelo!» disse la ragazza.


***

Stella parcheggiò la macchina nel cortile, esattamente nel momento in cui suo fratello apriva la porta di casa, seguito da Lachelle. 
«Sorellina, bentornata!» disse, andandole incontro e abbracciandola. 
«Ciao Pierre!» disse Stella, dando un bacio sulla guancia al fratello. Anche Lachelle salutò la cognata e tutti insieme portarono in casa le valigie. Pierre entrò dalla porta di casa poco dopo che Stella la ebbe varcata e domandò: «Stella, cosa hai intenzione di fare oggi?»
La ragazza alzò le spalle. «Non ho molto da fare. Al lavoro ricomincio domani, oggi ho la giornata libera.»
«Benissimo!» disse, entusiasta il fratello. «Oggi andiamo alla sala prove, abbiamo invitato anche tutte le nostre meravigliose donnine, quindi sei invitata anche tu se non hai nulla da fare!»
«Va bene...» acconsentì Stella.
Lachelle mise un braccio attorno alle spalle di Stella e guardò il fidanzato. «L’hai detto. Siamo meravigliose, altrimenti come faremo a sopportarvi?» 
Stella e la cognata risero per poi salire sulla macchina di Pierre con destinazione sala prove.
Appena Stella fu salita, estrasse il telefono dalla borsa e mandò un messaggio a Seb. “Amore, Pierre ha chiesto anche a me di venire alle prove. Ricordati, noi non ci vediamo da parecchio tempo! A dopo”. Rimise velocemente il telefono nella borsa e cercò di non pensare a quanto sarebbe stato difficile fingere che tra lei e Seb non ci fosse niente, che non fosse successo nulla. Fu difficile anche dribblare le continue domande che Pierre le fece durante il tragitto da casa alla sala prove, riguardo al suo, presunto, weekend di lavoro. Dovette inventarsi un sacco di bugie e cercare di farle combaciare tra loro, in modo tale da non creare sospetti nel fratello. Quando Pierre parcheggiò la macchina, le sembrò passata un’eternità. 
Arrivati allo studio, Stella scese dall’auto e guardò quelle già ferme nel parcheggio; c’erano tutte tranne quella di Seb. Entrarono e la ragazza salutò tutti, aspettando con ansia il momento in cui Sébastien avrebbe varcato la porta dello studio. Il ragazzo tardò una decina di minuti. Entrò nella sala quasi correndo; «Sono in ritardo, vero?» domandò.
«Non di molto Lefebvre!» rispose David. Seb salutò tutti con un bacio sulla guancia poi arrivò il momento di Stella. La ragazza si avvicinò al chitarrista che le mise una mano dietro alla schiena tirandola a sé e dandole un bacio sulla guancia. Stella fu percorsa da un brivido e cercò di trattenere il sorriso che voleva fare capolino sul suo viso. 
«Come stai?» domandò Seb, per poi aggiungere: «È un po’ che non ci vediamo...»
«Eh già, è passato un po’ di tempo. Tutto bene, grazie, e tu?»
«Benone!»
Sébastien si allontanò e Stella fu costretta a cambiare stanza. Andò nella cucina adiacente alla sala prove e prese un bicchiere d’acqua, sorridendo, rivolta verso il muro.
«Tutto bene?» Una voce dietro di lei la riportò alla realtà. Fece sparire il sorriso che aveva sul viso e si girò verso la fonte da cui proveniva quella domanda. Si trovò davanti Juliette.
«Si, tutto bene. Perché me lo chiedi?» domandò all’amica. 
«Ho visto che sei sparita di qua e pensavo che qualcosa non andasse...»
«No tranquilla. Tutto bene. Avevo solo sete...» e sollevò il bicchiere bagnato davanti all’amica, lo appoggiò poi sul lavello e seguì Juliette nell’altra sala. 
I ragazzi provarono fino alle 13.00, quando decisero che era giunto il momento di mettere qualcosa sotto i denti. Decisero di preparare il pranzo anche per le ragazze e Stella, seduta al tavolo con le amiche, guardava gli uomini indaffarati ai fornelli. Era una situazione strana; più e più volte aveva visto quella scena, ma ora c’era qualcosa di sostanzialmente diverso: lei era diventata la fidanzata di Sébastien, ma in quella sala lo sapevano solo loro due, i diretti interessati. Non riusciva a staccare gli occhi dal chitarrista, ma temeva che qualcuno avrebbe potuto notare quel suo atteggiamento; avrebbe voluto scherzare con Seb così come facevano Juliette e David o Pierre e Lachelle, ma non lo poteva fare. Questa cosa cominciava a pesare. 
I ragazzi portarono in tavola i piatti di pasta che avevano preparato; lei venne servita da Seb, che si sedette al suo fianco. Non si dissero nulla se non un semplice “grazie” uscito dalle labbra di Stella, per il piatto ricevuto. Durante il pranzo David, seduto di fronte a Stella, guardò Seb e disse: «Oh Lefebvre, tu alla fine non mi hai detto dove sei stato questo weekend!»
Stella deglutì velocemente il suo boccone e bevve un bicchier d’acqua; Seb rispose, stando sul vago: «Sono stato in montagna...»
«E ti sei portato dietro qualche bella ragazza? Quando ce la presenti?» continuò il bassista. Stella, sotto il tavolo, allungò la mano e la poggiò sulla gamba di Seb, stringendo la stoffa dei jeans del fidanzato. 
Seb sorrise, imbarazzato dalla domanda di David. «Ma quale bella ragazza, avevo solo bisogno di staccare un po’. Sono andato da solo!»
«Certo! E noi ci crediamo!» disse Pierre. Alle parole del fratello Stella strinse ancora più forte il pungo, Seb mise una mano sotto la tavola, prese quella della fidanzata e la strinse tra la sua. La ragazza fece un profondo respiro, cercando di non farsi notare dagli amici. Aveva bisogno di una sigaretta. 





 

Buonasera a tutti! 
Oggi sono felice e quindi vi posto il nuovo capitolo! Non so nemmeno come è scritto perché oggi ho la testa da un'altra parte. Precisamente al 6 giugno del prossimo anno, il giorno del mio compleanno. Realizzerò uno dei miei sogni, andare al concerto dei Green Day, oggi ho preso i biglietti! Sono iper felice.
In più ringrazio  _Anonymous che ha messo la mia storia tra le seguite. Grazie mille!
A presto.
Mon.

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


«Dave, hai una sigaretta?» domandò Stella.
«Ancora? Tesoro, ultimamente fumi un po’ troppo! C’è qualcosa che ti preoccupa?»
«Niente di particolare. Aspetto l’approvazione del progetto e sono un po’ in ansia...»
«Sei sicura che sia solo questo?» chiese David, con sguardo interrogativo. 
«Perché? Cos’altro dovrebbe essere?»
David alzò le spalle e scosse la testa, allungò sigaretta e accendino a Stella, che uscì fuori dall’edificio. La ragazza stava fumando, guardando il cielo azzurro, quando si sentì abbracciare da dietro. Immediatamente si spostò e guardò il proprietario delle due braccia. «Sei impazzito?» chiese, fissandolo negli occhi.
«Scusa, non ho resistito. Ho notato che a tavola, non è stato facile per te...» disse Seb.
Stella annuì. «La verità è che è difficilissimo stare nella stessa stanza con te e non poterti baciare, poi vedo David e Juliette, mio fratello e Lachelle e gli altri, e li invidio. Vorrei anche io fare ciò che fanno loro con i rispettivi fidanzati, scherzare, giocare, vorrei tanto non dover più nascondere quanto sto bene insieme a te.»
Seb le sorrise. «Vuoi dirglielo?» chiese. 
«Non lo so, come la prenderanno?»
«Amore, non lo so. Se lo sapessi, saprei anche come rassicurarti. Non mi piace vederti così.»
Stella pensò qualche secondo poi disse: «Aspettiamo...»
«Come vuoi...»

***

Pierre si guardò intorno; «Dov’è Seb?» domandò.
Anche gli amici guardarono nella sala, ma non videro il chitarrista, in cucina non c’era.
Alla domanda del cantante rispose Juliette: «Penso sia uscito fuori con Stella...» disse la ragazza del bassista. Pierre guardò gli amici, uno per uno, e fece loro segno di seguirlo. Andarono nella sala prove; il cantante si mise di fronte agli altri tre, braccia incrociate sul petto. «Seb e mia sorella stanno insieme?»
David rise. «Ancora con questa storia? Pierre sei paranoico! Quante volte è successo che loro due si siano trovati a parlare insieme, da soli? Almeno un migliaio di volte da quando si conoscono! Magari Seb aveva solo bisogno di parlare con Stella, avrà dovuto chiederle qualcosa!»
«Ma questo weekend...» cercò di dire Pierre, ma venne interrotto da Jeff. «Questo weekend un cazzo Bouvier! È stata solo una coincidenza!» 
David indicò il chitarrista. «Ha ragione! E poi, se anche fosse come dici tu? Se veramente Stella e Seb stessero insieme, dove sarebbe il problema? Meglio Seb che un estraneo, no?»
Pierre sgranò gli occhi. «Seb? Ma no! Non deve succedere, né con Seb né con nessuno di voi!»
«Perché? Spiegami perché?» disse David, alzando un po’ la voce. 
Pierre guardò l’amico, non disse nulla. Il bassista allargò le braccia. «Lo sapevo, non c’è un motivo preciso! Se fosse così perché non dovrebbero avere il diritto di essere felici? Sia Stella che Seb hanno attraversato dei momenti difficili.»
Il cantante guardò i tre amici con sguardo inquisitorio. «Voi sapete qualcosa che io non so!»
Jeff e David sbuffarono. «Noi ne sappiamo quanto te!» disse David, per poi continuare: «Ma noi non faremo una tragedia se Stella e Seb stessero insieme. Anzi, ne saremmo felici!»
Pierre cercò rassicurazione nel viso di Chuck, l’unico che fino a quel momento non aveva preso posizione e non aveva parlato. «Sei d’accordo con me, vero? Almeno tu...» chiese al batterista. Chuck, però, scosse la testa. «Mi dispiace amico, ma se Stella e Seb stanno insieme io sono più che felice per loro due!»
Pierre guardò i tre amici uno alla volta. Nello stesso istante, Seb entrò nello studio. «Avete già ricominciato a provare?» domandò. Non ottenne risposta; il cantante gli passò di fianco senza guardarlo in faccia e uscì dalla porta.
Seb voltò la testa verso il luogo dove era sparito Pierre, senza capire, poi si voltò verso gli amici e chiese: «Ma cosa gli è preso?»
«Niente, è pieno di paranoie. È convinto che tu e Stella stiate insieme!» disse David.
Sébastien sentì il terreno mancargli sotto i piedi; se quella era la reazione avuta al solo pensiero di vedere Stella insieme a lui, allora erano guai seri. Cercò di risultare il più naturale possibile: «Io e Stella? Ma no, no, assolutamente no! Cosa andate a pensare?» disse, abbassando però lo sguardo. Questo insospettì gli amici.
«Seb, guardaci! Pierre fa bene a sospettare di voi?» chiede Jeff.
«Ma no, ve l’ho detto!»
Il chitarrista andò dalla sua amata chitarra, l’unica cosa che in quel momento poteva dargli conforto, la prese tra le mani e passò le dita sulle corde. Decise che a Stella non avrebbe parlato della reazione di Pierre, non voleva preoccuparla ancora di più, era già abbastanza in ansia per il lavoro.




Ciao a tutti e tanti auguri di Buon Natale!!
Vi lascio questo piccolo regalino (ammesso che a qualcuno di voi interessi ricevere come regalo un capitolo della mia ff). 
Devo dirvi che la storia ormai sta arrivando alla fine, ancora qualche capitolo e poi la concluderò e vi lascierò per qualche mese. A gennaio, infatti, parto per Dublino e starò via tre mesi. Sarà un po' complicato postare nuove storie, anche se ho già una mezza idea per una ff nuova. Magari l'aria irlandese mi darà una mano a creare qualcosa di nuovo e sarò pronta per scriverla al mio ritorno.
Non so se tutto questo interessa a qualcuno, ma io ve l'ho detto. 
In tutti i casi ancora tanti auguroni di Buon Natale.
Mon.

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Stella sorrideva, non riusciva a togliersi il sorriso dalle labbra, niente avrebbe potuto rovinargli quella giornata. Parcheggiò la sua macchina davanti a casa di Sébastien, respirò e scese. Attraversò la strada correndo, prese le chiavi di casa del fidanzato e le inserì nella serratura. Aprì la porta. «Amore, dove sei?» Nessuna risposta. Richiuse la porta alle sue spalle e andò a vedere se trovava il fidanzato in salotto; il computer era acceso sul tavolo, ma di Seb nemmeno l’ombra. Controllò in cucina, ma il fidanzato non c’era. In quel momento sentì un rumore provenire dal bagno, probabilmente Sébastien si stava facendo la doccia. 
Stella si tolse la giacca e la appoggiò su una sedia della cucina, insieme alla borsa, e si diresse verso il bagno. Una volta davanti alla porta, appoggiò la mano sulla maniglia e la abbassò. Aprì la porta delicatamente e infilò la testa nella stanza. Seb era in accappatoio e si stava passando un asciugamano su capelli bagnati. Non si accorse di Stella che rimase a guardarlo qualche secondo. 
Stare con lui era stata la decisione migliore che avesse preso, era finalmente felice e aveva cominciato ad accantonare anche il timore di parlarne con suo fratello e con gli amici. Stare con Seb le dava tutta la forza del mondo; nemmeno Robert l’aveva mai fatta stare così bene. 
Cercò di richiamare l’attenzione di Seb. «Ehi...» disse. 
Seb si spaventò, perché si girò di scatto verso la voce che lo aveva chiamato. «Amore!» disse, guardandola sorpreso.
«Scusa, ti ho spaventato?» domandò Stella, spalancando la porta completamente ed entrando in bagno.
«Un po’! Non ti ho sentita entrare!»
Stella sorrise a Seb, si avvicinò a lui, prese i bordi dell’accappatoio tra le mani e tirò a sé il ragazzo; lo baciò. Sébastien si staccò, sorrise alla fidanzata e disse: «Tesoro, come mai questa entrata oggi? Sappi che non che mi dispiace eh!»
«Ti devo dire una cosa bellissima!»
Seb la guardò. «È una notizia che può essere accolta anche così, oppure mi devo vestire?»
Stella lo squadrò. «Vestiti, ti aspetto in salotto!» disse la ragazza, uscendo dal bagno. Andò a sedersi sul divano e poco dopo Seb arrivò da lei, i capelli ancora bagnati. 
«Dimmi tutto...» disse il chitarrista, accomodandosi sul divano, al fianco della fidanzata e appoggiando un braccio sullo schienale. Stella si girò verso di lui con un sorriso bellissimo stampato in faccia. 
Respirò. «Hanno accettato il mio progetto per la nuova scuola di Montreal! Ce l’ho fatta!» disse tutto d’un fiato, per poi gettarsi tra le braccia di Seb che la strinse a sé e le schioccò un bacio sulla testa. 
«Amore, sono felicissimo per te! Nemmeno ti immagini quanto! Te lo meriti, dopo tutto il tempo perso su quel disegno non poteva esserci conclusione migliore!» disse Seb.
Stella si lasciò cullare qualche minuto dall’abbraccio del chitarrista poi, con il viso appoggiato al petto di Sébastien, disse: «Lo sai che è anche merito tuo, vero?»
«Mio?»
Stella si staccò dall’abbraccio e guardò il fidanzato negli occhi. Annuì. «Durante la progettazione tra noi ci sono stati un po’ di problemi, ma una volta risolti sono riuscita a dare il meglio di me e il progetto è stato approvato e apprezzato, e tutto grazie alla serenità che mi hai dato.»
Seb sorrise. «Allora, se un giorno io e te avremo dei bambini, dovremo mandarli per forza a scuola in quell’edificio. Poi racconteremo loro che mamma e papà hanno capito di amarsi proprio mentre mami progettava la loro scuola...»
A Stella si velarono gli occhi di lacrime, ma erano lacrime di felicità. Sapeva e sentiva di aver trovato la persona con cui avrebbe passato il resto della sua vita, quella con cui voleva costruire una famiglia, quella con cui sarebbe invecchiata. 
«Seb, ti amo. Questo lo sai, vero?»
«Lo so, lo so...» rispose il chitarrista. Prese il viso di Stella tra le mani e la baciò.
Quando si staccarono, Stella tornò a guardare Seb dritto negli occhi e disse: «Sono pronta a dire tutto a Pierre!»
Seb abbassò lo sguardo; Stella non riuscì a capirne il motivo; eppure sembrava convinto di dirlo agli altri molto prima di lei. Cosa era successo? «Seb, tutto bene?» chiese.
Il ragazzo alzò nuovamente lo sguardo e guardò la fidanzata. Doveva dirle quello che si teneva dentro ormai da giorni, che a lui parvero essere un’eternità.
«No, forse non va tutto bene...» disse.
Stella sgranò gli occhi, preoccupata. «Cosa succede?»
Seb respirò, si fece coraggio e disse: «David mi ha detto una cosa quel giorno in cui siamo andati alla sala prove.» Si fermò. 
Stella lo esortò ad andare avanti e il chitarrista continuò: «Mi ha detto che Pierre ha il sospetto che io e te siamo insieme e so per certo che non l’ha presa molto bene.»
A Stella parve mancare un battito; si alzò dal divano e andò ad appoggiarsi al tavolo, incrociando le braccia sul petto. Seb fece altrettanto e si mise di fronte alla fidanzata. La ragazza rimase un attimo in silenzio, sguardo basso, pensierosa. Poco dopo parlò e disse una cosa che riempì il cuore di Seb, facendogli capire definitivamente che scegliere Stella era stata la cosa giusta da fare.
«Di quello che pensa Pierre a me non frega niente! Ovviamente gradirei molto che lui accettasse la nostra storia, ma se così non fosse, a me non interesserebbe. Io con te ho ritrovato la felicità, non sono mai stata così bene come sto con te. Forse Pierre ha bisogno di tempo, ma alla fine capirà, lui mi vuole vedere felice e con te io lo sono.»
«Sei sicura?» 
«Mai stata più sicura di adesso!» e sorrise a Sébastien.

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


Seb e Stella avevano studiato alla perfezione ciò che avrebbero dovuto fare la sera della cena per festeggiare l’approvazione del progetto della ragazza. Quella sera era arrivata; Stella si stava vestendo nella sua stanza quando le arrivò un messaggio di Seb: “Non vedo l’ora di dirlo con gli altri, finalmente non dovremmo più nasconderci.”
Stella rispose: “Ancora un piccolo sforzo e poi sarà tutto finito. A dopo. Ti amo.”
Sorrise, guardandosi allo specchio; non ricordava un momento più felice di quello, nella sua vita. Finalmente aveva realizzato il suo sogno, quello di progettare un edificio che sarebbe andato ad arricchire lo skyline di Montreal, in più, al suo fianco, aveva un ragazzo che amava più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Scese le scale e andò da Lachelle, in cucina. La cognata stava preparando le ultime cose per la cena. «Vuoi una mano?» domandò Stella, entrando nella stanza.
Lachelle si girò verso di lei, regalandole un bel sorriso. Disse: «Non ci pensare nemmeno! Stasera è la tua festa e siamo noi a preparare tutto, non voglio che tu muova un dito!»
«Solo un piccolo aiuto, dai!» insistette Stella.
«No! E adesso fuori dalla cucina tesoro!» Stella eseguì l’ordine e andò in salotto; Pierre stava apparecchiando la tavola e quando la vide arrivare spalancò le braccia. «Eccolo qui, il mio piccolo, meraviglioso architetto!» disse. Stella si fece stringere dall’abbraccio del fratello, chiuse gli occhi e così rimasero per un po’. 
Stella, con il viso affondato nel maglione del fratello, disse: «Pierre, ti rendi conto che ce l’ho fatta?»
«Si, me ne rendo conto. Non sai quanto sono orgoglioso di te!»
La ragazza alzò il viso e guardò suo fratello negli occhi. «Lo devo anche a te, tu mi hai dato la possibilità di venire a vivere qui dove ho studiato e lavorato con la tranquillità necessaria per riuscire a dare il meglio di me. Non finirò mai di ringraziarti!»
«Ma smettila! Non ci pensare nemmeno. Per mia sorella avrei fatto questo e molto altro!»
Il campanello suonò, Stella guardò l’ora che le lancette dell’orologio appeso sopra al caminetto stavano segnando; probabilmente era già arrivato qualcuno. Fu lei che andò ad aprire la porta e si trovò davanti la coppia Chuck/Celine. Il ragazzo le corse incontro, la sollevò da terra e le schioccò un bacio sulla guancia. «Guarda quant’è bello stasera l’architetto che mi progetterà la nuova casa! Tesoro, sono troppo orgoglioso di te!»
Stella rise. «Grazie Chucky! Adesso, però, mettimi giù!» 
Il ragazzo eseguì l’ordine e Stella riuscì a salutare anche Celine. Più o meno la stessa scena si ripeté con Jeff e David, che abbracciarono e baciarono l’amica, riempiendola di complimenti. Poi arrivò il turno di Seb; il ragazzo suonò alla porta e Stella andò ad aprire. La ragazza lo attese sulla porta, regalando al fidanzato uno dei suoi sorrisi più belli. Seb la strinse a sé e Stella mise le braccia attorno al collo del chitarrista; rimasero abbracciati qualche secondo poi Seb si staccò e disse: «Complimenti architetto...» e subito dopo le sussurrò all’orecchio: «... stasera sei più bella del solito!» Stella sorrise, senza farsi notare dagli amici, poi precedette Seb in salotto.
«Se ci siamo tutti, possiamo procedere con la cena!» disse Pierre. Lachelle e le altre ragazze si diressero in cucina; Stella provò a seguirle, ma Juliette disse: «Dove pensi di andare?»
«Vi do una mano...»
«Tu non muovi un dito! È la tua festa, torna in sala e non ti avvicinare alla cucina!» disse Celine, che la prese per le spalle, la fece girare e la spinse in salotto, dove i ragazzi guardarono Stella, sorpresi. Lei allargò le braccia e disse: «Non mi vogliono di là!»
«Hanno ragione! È la tua festa! Vieni qui con noi sul divano!» disse David, prendendola per una mano e tirandola a sedere vicino a lui.
«Allora, adesso che sei un architetto famoso, mi progetti la casa?» domandò Chuck.
«A parte che non sono ancora famosa...» replicò Stella, ma fu interrotta a metà della frase da Seb, che disse: «Però lo diventerai!» 
La ragazza guardò il fidanzato che sorrideva; staccò subito gli occhi da quelli di Sébastien e tornò a rivolgersi a Chuck. «Quindi non stai scherzando dicendo che vuoi che ti progetti casa?»
«Assolutamente no! Mai stato più serio di così in vita mia. Chi meglio di te conosce i miei gusti e può progettarmi la casa perfetta?»
Stella si alzò e andò ad abbracciare Chuck. «Sarà un onore!» disse la ragazza.
I piatti arrivarono in fretta sulla tavola, e, in fretta, sparirono. Il tutto fu accompagnato da un paio di brindisi, sempre in onore della festeggiata. Seb e Stella, vicini come sempre, si scambiavano qualche squadro, qualche sorriso veloce, si stringevano la mano sotto il tavolo, cercando di non farsi vedere, e aspettando, ansiosi, il momento in cui avrebbero rivelato la loro storia agli amici. Arrivò il dolce e così, come avevano concordato, quel momento era giunto. La ragazza scolò un bicchiere di vino tutto d’un fiato e poi si alzò dalla sedia; la sistemò bene sotto il tavolo e guardò gli amici.
«Grazie di tutto, per questa bella serata, per tutti i complimenti che mi avete fatto e che, forse, nemmeno mi merito...» disse, per poi interrompersi. Respirò profondamente e continuò: «C’è, però, un’altra cosa che vorrei dirvi...»
Sentì gli occhi di tutti i presenti su di lei; il cuore le batteva forte e di sfuggita, lanciò un’occhiata a Seb. I suoi occhi azzurri che la guardavano, la rassicurarono; era arrivato il momento di dire tutta la verità.
Stella cominciò: «Ultimamente, oltre ad aver realizzato un sogno come quello di diventare un architetto importante, mi è successa un’altra cosa, altrettanto bella...»
Nessuno fiatò; Stella guardò Pierre, anche lui in attesa, come tutti gli altri, che lei continuasse. Andò avanti: «Penso di aver trovato la persona giusta, con cui condividere la mia vita...» La ragazza guardò ancora il fratello, senza riuscire a decifrare la sua espressione. Fu Chuck a parlare per primo. «Stella, parli sul serio? Non sai quanto sono contento!» disse, alzandosi dalla sedia e abbracciando l’amica.
Quando si sciolse dall’abbraccio del suo migliore amico, fu David a parlare: «Quando ce lo presenti?» domandò.
Stella respirò profondamente. «Non so come la prenderete, però è giunto il momento che voi lo sappiate.» Si fermò ancora un secondo e poi continuò: «Io non ve lo devo presentare perché voi lo conoscete già...»
A quel punto Seb si alzò dalla sedia, andò vicino a Stella, le prese una mano e la strinse tra la sua.





Buonasera a tutti!
Ok, da come potete intuire, ormai la storia sta arrivando alla fine, ancora due o tre capitoli e l'epilogo e poi è finita. Ringrazio MadAka che l'ha aggiunta alle seguite. Ovviamente grazie anche a tutti quelli che hanno avuto la costanza di leggere tutti i capitoli, fino ad adesso. 
A presto.
Mon.

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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


Un attimo di silenzio, carico di stupore, calò nella sala; Stella cercava gli occhi di Pierre per trovare la sua approvazione; qualsiasi cosa avesse detto il fratello non avrebbe cambiato idea sulla sua storia con Seb, ma per lei era comunque importante che Pierre approvasse. Il fratello, invece, teneva gli occhi fissi sul piatto. 
A rompere il silenzio fu la moglie di Jeff. «Voi due? Non lo avrei mai detto, penso nemmeno lontanamente immaginato!» disse.
Stella sorrise. «Credimi, fino a poco tempo fa nemmeno io lo immaginavo...» disse, guardando il chitarrista al suo fianco. 
«Sappiate che io sono contento per voi due. Vi meritate di essere felici dopo quello che entrambi avete passato...» disse David, alzandosi e andando ad abbracciare contemporaneamente Stella e Seb; fu imitato subito dopo da Juliette che abbracciò prima l’amica e poi il chitarrista. 
Stella, però, non era del tutto felice, non lo sarebbe stata fino a che Pierre non avesse approvato; guardò il fratello, le mani sulla fronte, il viso chinato e Lachelle al suo fianco che gli passava delicatamente una mano sulla schiena. 
«Anche io sono felice per voi!» disse Chuck.
«Ve lo meritate...» fu ciò che disse Jeff.
Tutti si erano congratulati con loro, tutti avevano accettato con serenità la storia d’amore tra Stella e Seb; tutti tranne Pierre.
Seb guardò Stella; la ragazza si avvicinò al fratello. «Pierre, va tutto bene?» Il fratello alzò la testa e guardò negli occhi la ragazza, uno sguardo che Stella raramente aveva visto. La ragazza si allontanò, Seb la tirò a sé. Pierre si alzò dalla sedia e li guardò per qualche secondo, che a Stella parve un’eternità. Si rivolse poi alla sorella, puntandole un dito contro. «Io non so cosa ti sia saltato in mente, ma questa è un’enorme cazzata!» Guardò anche Sébastien, ma a lui non rivolse nemmeno una parola, poi si allontanò e sparì nel corridoio. 
Lachelle lo seguì, ma prima di andare dal fidanzato si fermò davanti a Seb e a Stella. Disse: «State tranquilli. Provo a farlo ragionare io. Noi siamo tutti dalla vostra parte, capirà anche Pierre.»
«Grazie Elle...» rispose Stella.
Una volta che Lachelle scomparve, anche lei, nel corridoio, Seb tirò a sé Stella e le diede un bacio sulla fronte. «Vedrai che gli passerà!» cercò di rassicurarla. 
«Lo spero!» rispose la ragazza, con il viso affondato nella maglia di Seb.
Da dietro Stella una voce disse: «Certo che è stranissimo pensarvi insieme. Come è successo?». Il proprietario di quella voce era David.
Stella si girò e Seb le cinse il collo con le braccia, poi disse: «È un po’ complicato da spiegare...»
«Diciamo che è stato un processo fatto di diverse tappe, che hanno comportato il non volersi vedere, i silenzi a tavola, le mie troppe sigarette, e vari altri problemi...»
Jeff si portò una mano sulla bocca, sorpreso. «Quindi tutto quello era perché tra voi due c’era già qualcosa. E noi non ci siamo accorti di niente!»
Seb e Stella annuirono all’unisono.
Intervenne Chuck: «Quindi il weekend in cui Stella era fuori per lavoro e Seb era in montagna, in realtà era una scusa! Voi due siete andati via insieme!» I due fidanzati tornarono ad annuire e Seb schioccò un bacio sulla guancia a Stella che sorrise. 
Chuck si avvicinò all’amica del cuore e la guardò attentamente negli occhi. «Sai che, guardandoti bene, devo ammettere che non ti vedevo così felice da tanto tempo!» disse.
«Forse non sono mai stata felice come lo sono ora. Spero solo che Pierre capisca...» disse Stella.
«Pierre capirà! Lui vuole vederti felice e, se con il nostro Seb lo sei davvero, appoggerà la tua scelta. Ha solo bisogno di un po’ di tempo in più, in fondo tu sei sua sorella e Seb uno dei suoi migliori amici» disse Jeff.
«Spero che sia come dici tu. In tutti i casi io non cambio idea, la decisione che ho preso mi è costata fatica, lacrime e notti insonni, ma sono innamorata di Seb e Pierre dovrà farsene una ragione!» disse Stella, girandosi poi verso il fidanzato. Lo guardò negli occhi e disse: «Sono proprio tanto innamorata di Seb.» Lo baciò.

***

Il mattino dopo Stella si svegliò, facendo il più delicatamente possibile per non svegliare Seb che le cingeva la vita con un braccio, allungò una mano sul comodino e prese il cellulare per vedere l’ora; erano quasi le nove. Posò nuovamente il cellulare e girò il viso per guardare Seb, che ancora dormiva tranquillamente. Rimase a fissarlo per un po’, seguendo con gli occhi la linea del suo volto, soffermandosi sulle sue labbra. Avrebbe voluto baciarle, ma questo avrebbe significato svegliarlo, mentre lei voleva andare a preparare la colazione e portargliela a letto. Spostò delicatamente il braccio di Sébastien, uscì da sotto le coperte, cercando di fare il più piano possibile e scese in cucina. Preparò quello di cui aveva bisogno, cercò un vassoio dove appoggiare tutto poi tornò nella stanza. Seb ancora dormiva. Stella andò verso la finestra e la aprì; fuori dai vetri si presentò una giornata piovosa e fredda.
Seb si girò nel letto, con un lamento. «Buongiorno amore!» lo salutò Stella.
Il ragazzo si portò una mano sugli occhi e se li strofinò, poi li aprì del tutto e, passandosi una mano fra i capelli scompigliati, si mise a sedere sul letto e guardò il vassoio della colazione. 
«Buongiorno a te! E grazie...» disse con la voce ancora impastata dal sonno, indicando il vassoio. Guardò fuori dalla finestra. «Presumo niente di buono per quel che riguarda il tempo oggi...» disse.
«Presumi bene!» fu la risposta di Stella, che si andò a sedere sul letto insieme al fidanzato. Fecero colazione poi, una volta finito, Seb si rimise sotto le coperte e tirò Stella con lui. «E se noi ce ne stessimo qui tutto il giorno a coccolarci, a guardare film, magari anche a fare qualcosa di divertente?» chiese, ammiccando.
«Amore, mi piacerebbe tanto, ma io è il caso che torni a casa, devo parlare con Pierre.»
Seb annuì. «Hai ragione. Cerca di sistemare le cose con tuo fratello.» Accarezzò il viso di Stella e poi chiese: «Non sei pentita, vero?»
«Pentita di averlo detto con mio fratello?»
«No, pentita di aver deciso di stare con me...»
Stella si chinò verso il fidanzato e gli diede un bacio, lungo. «Niente mi farà mai pentire di aver scelto te.»





Buonasera e ovviamente un augurio di buon anno a tutti quanti! Che il 2013 sia un felice anno per tutti quanti, pieno di soddisfazioni. Auguri, auguri, auguri!
Capitolo nuovo e un ringraziamento a Lylyt26 che ha messo la storia tra le seguite. Grazie veramente a tutti quanti. Prima di cominciare a postare, non pensavo che la mia storia potesse piacere a qualcuno. Grazie, grazie, grazie.
A presto e ancora tanti auguri di buon anno! :)
Mon. 

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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


Stella tirò fuori le chiavi di casa e le infilò nella serratura; aprì la porta. Pierre e Lachelle erano seduti sul divano, entrambi la guardarono, la cognata la salutò, mentre il fratello non proferì parola. Stella salutò Lachelle, provò ad accennare un “ciao” anche a Pierre, ma, vedendo che il fratello si era nuovamente girato verso lo schermo della televisione, capì che non avrebbe ricambiato. Lasciò perdere e andò in cucina, aprì il frigorifero e prese una mela, la lavò e cominciò a sgranocchiarla. 
La cognata arrivò poco dopo in cucina. Stella ne approfittò per domandare subito: «Pierre è ancora molto arrabbiato con me, vero?»
«Abbastanza. Mi dispiace Stella!»
La ragazza scosse il capo. «Non riesco a capire il motivo. Lui ha sempre detto di volermi vedere felice, e adesso che finalmente lo sono, mi tratta così! Non capisco, eppure dovrebbe fidarsi di Seb, lo conosce da una vita!»
«Stella, ho provato a parlargli, ma il motivo della sua rabbia non lo ha detto nemmeno a me. Prova ad andare tu da lui, magari riuscite a chiarirvi...»
«Ne dubito, ma ci proverò.»
Stella tornò, così, in salotto; il fratello aveva spento la televisione ed era attento a leggere una rivista, la ragazza si mise davanti a lui e Pierre non alzò lo sguardo. Questo gesto infastidì la ragazza; per come era fatta lei dopo quella non reazione da parte del fratello, avrebbe già abbandonato la stanza. Decise però di stare calma e di provare ad instaurare un dialogo con Pierre.
«Possiamo parlare?» chiese.
«No!» fu la risposta secca del fratello.
Stella alzò la voce, spazientita. «Non vuoi proprio sapere cosa sto provando? Come mi sento? Perché ho scelto Seb? Non ti va di sapere che finalmente sono felice?»
Pierre non rispose, continuò a leggere la rivista. Stella si sentì presa in giro dal fratello e gli occhi le si velarono di lacrime. «Pierre, sei crudele! Io volevo provare solo a dirti che amo Seb, che con lui sono veramente felice, come non lo sono mai stata, nemmeno con Robert. Se tu, però, vuoi continuare ad ignorarmi e a fare finta di niente puoi continuare, ma sappi che non servirà a niente. Io amo Seb e non cambio idea solo perché tu fai i capricci come un bambino testardo!»
Pierre alzò finalmente la testa dalla rivista, solo per vedere Stella allontanarsi con le lacrime che le rigavano il viso. Il ragazzo si alzò di colpo dal divano e guardò la sorella sparire nel corridoio; andò in cucina e vide Lachelle che guardava fuori dalla porta a vetri, il cantante la abbracciò da dietro e appoggiò il mento sulla spalla della fidanzata.
«Sono un cretino, vero?» chiese.
«Lascio a te decidere...» rispose Lachelle.
Pierre si andò a sedere su una sedia, appoggiando i gomiti sul tavolo e passandosi le mani sul viso. «Ho fatto piangere mia sorella! Da quanto tempo non accadeva? Credo da quando eravamo piccoli e ci prendevamo a calci e a cuscinate...»
Lachelle lo guardava. «Mi spieghi perché non ti sta bene che Stella e Sébastien stiano insieme? Voglio una vera spiegazione adesso, non delle frasi lasciate a metà, come hai fatto ieri sera!» disse la ragazza.
«Non lo so Elle, non lo so nemmeno io! Mi da fastidio pensarla insieme a Seb, uno dei miei migliori amici, non era mai successo fino ad ora. Sono preoccupato che, se tra loro non dovesse funzionare, ci potrebbero essere delle ripercussioni sul gruppo.»
Lachelle si avvicinò a Pierre e gli mise un braccio sulle spalle. «Invece di dirle a me queste cose, non sarebbe meglio ne parlassi direttamente con lei? Magari ti saprà chiarire i dubbi, inutile ignorarla così. Parlale!»
«Vedremo...»

***

La serratura della porta di casa di Sébastien girò e David, Jeff e Chuck entrarono in casa del chitarrista. Lo chiamarono. «Seb, sei in casa?» urlò Chuck. Si sentirono dei passi arrivare di corsa e Seb, ancora in pigiama, i capelli scompigliati e gli occhiali storti sul naso si presentò davanti agli amici. 
«Disturbiamo?» domandò David, squadrando l’amico dalla testa ai piedi.
«No, ero ancora a letto, di certo non vi aspettavo!»
«Da solo?» si informò Jeff.
«Si, Stella non c’è. Credo che in questo momento sia a casa a litigare con Pierre. Accomodatevi...» disse e li precedette in salotto. Gli amici si sedettero sul divano.
«Vi offro qualcosa?» chiese.
«Hai del thè?» domandò David.
Seb si alzò e disse: «Vado a prenderlo, torno subito!»
Sébastien andò in cucina, preparò quattro tazze di thè freddo e tornò dagli amici. Le porse loro poi si sedette nuovamente su una sedia. «Allora, cosa ci fate qui?» domandò.
I tre seduti sul divano si guardarono poi fu David a parlare. «Noi siamo favorevolissimi alla tua storia con Stella, ma vorremmo capire come è successo, perché qui nessuno ha mai sospettato che voi due provaste qualcosa l’uno per l’altra...»
Seb bevve un sorso del suo thè e disse: «A dire la verità, qui quello che provava qualcosa ero io...» Fece un pausa. «... e anche da parecchio tempo.»
«Da quando ti sei lasciato con Sarah?» domandò Jeff. 
Seb scosse la testa. «Sono innamorato di Stella da otto anni!»
I volti dei tre ragazzi seduti sul divano assunsero tutti la stessa espressione: occhi e bocca spalancati, deformati in un’espressione di stupore.
«Otto anni?» domandò, dopo un po’, Chuck.
Seb annuì.
«E con Sarah?» domandò, questa volta, David.
«Mentivo a lei e, soprattutto, a me...» rispose il chitarrista, alzando le spalle.
Nella stanza calò il silenzio; David, Chuck e Jeff avevano bisogno di riflettere e metabolizzare la notizia appena ricevuta. Dopo un po’ fu di nuovo di nuovo David a parlare: «E lei come ha capito di provare qualcosa per te?»
«Di preciso non lo so, ma prima che riuscisse ad ammettere che tra noi c’era qualcosa ha avuto bisogno di parecchio tempo...» ripose. Decise, poi, di raccontare tutta la storia, dal principio, da quando cioè lui e Stella erano stati a letto insieme, fino a quando la ragazza era andata da lui e gli aveva detto di voler cominciare una storia. Concluse il racconto dicendo: «Forse, però, non aveva tutti i torti a temere la reazione di Pierre...» poi scosse la testa. 
Chuck si alzò dal divano e andò ad appoggiare una mano sulla spalla di Seb, lo guardò negli occhi e disse: «Non lasceremo che Pierre rovini la felicità che finalmente tu e Stella avete trovato. Voi dovete stare insieme! Adesso andiamo a parlare con Bouvier!»






Buonasera a tutti! 
Vi annuncio che questo è il penultimo capitolo. Tra domani e domenica posterò l'ultimo, seguito dall'epilogo, e poi questa mia prima FF arriverà (finalmente direte voi!) a conclusione. 
Lo dico, mi mancherà Stella, non so per quale motivo, ma mi ci sono affezionata. Le voglio bene. E' possibile o sono impazzita definitivamente? :D
A presto.
Mon.

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Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


Jeff parcheggiò la macchina di fronte a casa di Pierre; il chitarrista spense il motore e, seguito dal bassista e dal batterista, scese dalla macchina. I tre si guardarono, presero le chiavi di casa di Pierre e Stella e aprirono la porta.
«Bouvier!» urlò David. 
«Vieni qui immediatamente!» gli fece eco Chuck.
Dalla cucina arrivò Pierre, si batté un dito sulla tempia e disse: «Siete impazziti?»
«No bello mio! Vieni qui e siediti!» disse Jeff.
Pierre assecondò gli amici e andò a sedersi sul divano. «Abbiamo scoperto una cosa che è giusto che tu sappia, prima di rovinare la vita a qualcuno!» continuò Jeff, una volta che Pierre si fu accomodato.
«Cosa state dicendo?» chiese il cantante, guardando i tre amici schierati davanti a lui.
«Tu sai quello che stai facendo vero?» domandò David, guardando negli occhi Pierre.
Il ragazzo alzò un sopracciglio. «Di cosa state parlando?» disse un po’ spazientito.
«Secondo te? È ovvio che parliamo di Seb e di Stella!» si alterò Chuck.
Pierre roteò gli occhi e sbuffò: «Anche voi con questa storia, chi ha già pensato Lachelle stamattina e adesso ho la testa che mi scoppia!»
«Lachelle, però, non sa una cosa molto importante, di cui noi siamo venuti a conoscenza...» disse Jeff.
«Sarebbe?»
«Stamattina siamo andati da Seb e ti possiamo assicurare che quello che sta succedendo tra lui e tua sorella non è un capriccio! Perché tu è di questo che hai paura, l’ho capito benissimo! Tu hai paura che tra loro sia solo una cosa passeggera e che, una volta finita la loro storia, ci saranno problemi anche per il gruppo!» disse Chuck.
«Tu mi conosci troppo bene Chuck! Si, è proprio per questo che non accetto la loro storia, però adesso mi piacerebbe sapere come fate a essere tanto sicuri che tra loro non sia solo un capriccio!»
«Seb è innamorato di Stella da otto anni! Ecco perché!» disse David.
Pierre si irrigidì sul divano ed ebbe la stessa reazione che Jeff, Chuck e David avevano avuto quando Seb aveva fatto loro quella confessione. Spalancò gli occhi e la bocca e dalla sua voce uscì un suono che assomigliava molto alla parola “Cosa?”. Rimase immobile per qualche secondo, passando lo sguardo dal chitarrista, al batterista e al bassista; quando si fu ripreso dallo shock iniziale, disse: «E perché non mi ha mai detto niente?»
«Forse per paura della tua reazione. In fondo non aveva tutti i torti!» disse David, indicando Pierre con una mano. Il cantante si alzò, passandosi una mano tra i capelli.
«Quindi io sono uno stupido?» domandò più a sé stesso che agli amici presenti nella stanza. Questi annuirono, in contemporanea. 
«Quindi immagino anche di dover chiedere scusa ad entrambi...»
«Vedi un po’ tu!» rispose Jeff. 
«Li ho trattati da schifo, vero?» 
I tre amici annuirono ancora. 
«Sapete come mi sento in questo momento? Una merda!» disse Pierre, sbattendo un pugno sul tavolo del salotto.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Pierre si sentì chiamare. 

***

Stella era sdraiata sul suo letto, arrabbiata, furiosa, con il fratello; non riusciva a capire il motivo per cui non poteva accettare la sua storia con Seb. Tutti erano contenti per loro, tutti tranne quello di cui veramente le importava. Aveva provato a spiegargli come stavano le cose, ma Pierre non aveva voluto ascoltarla, non le aveva rivolto la parola. 
Aveva la testa affondata nel cuscino quando sentì la voce di David e quella di Chuck urlare al piano di sotto. Scese di corsa e sentì la voce di Pierre chiedere agli amici se erano impazziti. Si fermò nel corridoio e ascoltò quello che i quattro avevano da dirsi. Sentì Jeff, Chuck e David prendere le sue difese e quelle di Seb e, per far cedere Pierre, rivelarono il segreto che Sébastien si era portato dietro per otto anni. A quel punto intuì che il fratello aveva ceduto; il silenzio che seguì alle parole di David era segno che Pierre aveva capito quello che aveva combinato. Stella sentì la voce del fratello dire: «Sapete come mi sento in questo momento? Una merda!» e poi seguì il rumore di un pungo sbattuto sul tavolo.
La ragazza decise di uscire allo scoperto; si fermò sul pianerottolo in parquet e chiamò il fratello. Il ragazzo si girò e vide la sorella ferma a fissarlo. Il cantante le andò in contro e disse: «Hai sentito tutto?»
Stella annuì. «Quando ho sentito David urlare il nostro cognome, pensavo cercasse me. Sono scesa, ma tu eri già in sala con loro e ho capito che il Bouvier che cercavano eri tu...» disse.
Pierre si fermò davanti alla sorella e la guardò dritto negli occhi. «Mi dispiace...» disse, poi continuò: «... sono stato uno stupido, nemmeno ho voluto ascoltare quello che avevi da dire...»
«Sei disposto ad ascoltarmi adesso?»
Pierre annuì. Stella attaccò: «Sono innamorata di Seb, come non lo sono mai stata di nessuno, nemmeno di Robert. Tra me e lui è una cosa serissima, con lui sto bene, sono finalmente felice. Ho capito quel è la tua preoccupazione principale e credimi se ti dico che all’inizio ho avuto qualche problema anche io. Temevo problemi per il gruppo, ma credimi se ti dico che non ci saranno perché io ho intenzione di stare con Seb per il resto della vita...»
Pierre sorrise e tirò Stella a sé, le diede un bacio sulla guancia e disse: «Ti credo. Ho capito e ti giuro che non mi metterò mai più in mezzo a voi due. Scusami...» Pierre strinse a sé la sorella che ricambiò l’abbraccio. David, Chuck e Jeff applaudirono poi il batterista disse: «Non è il caso di andare a chiedere scusa anche a Seb?»
«Ora vado...»

***

Pierre, quel pomeriggio, andò a casa di Sébastien, accompagnato da Stella. I due amici si chiarirono e Seb giurò all’amico che non avrebbe mai e poi mai fatto soffrire sua sorella, ne era troppo innamorato per poter pensare di non passare il resto della sua vita con lei. 
Pierre, vedendoli insieme, parve convinto; erano felici, la sorella sorrideva, come non gli succedeva da tempo, e, doveva ammetterlo, stavano proprio bene insieme. Pensò a quanto era strano che nessuno, fino a quel momento, se ne fosse accorto, compresi i diretti interessati. In fondo si conoscevano da una quindicina di anni e accorgersi di amare una persona dopo così tanto tempo passato insieme come semplici amici, era strano. O almeno pareva strano a Pierre, perché vedendo Seb e Stella insieme scherzare, giocare, così come faceva lui con Lachelle sembrava che si conoscessero solo da pochissimo tempo. Forse era proprio così; forse prima non si erano mai conosciuti veramente, avevano cominciato a farlo da poco e avevano scoperto che ciò che avevano sempre cercato era quello che si nascondeva nel cuore dell’altro.







Buonasera.
Ebbene si, siamo arrivati alla fine di questa storia, manca solo l'epilogo che spero di riuscire a postare prestissimo, già domani o al massimo martedì, poi per qualche mese sarò costretta ad assentarmi. Devo partire per Dublino (domenica prossima! Ansia!!) e non prenderò con me il pc purtroppo, così diventerà difficile riuscire a postare qualcosa di nuovo. Però ho già una mezza idea per una nuova storia, magari l'aria irlandese mi aiuterà con l'ispirazione e quando torno sarò pronta per postarla. Se voi avete voglia di leggerla ovviamente. :)
Va beh, mi sono dilungata troppo, non credo che interessi a qualcuno quello che farò nei prossimi mesi. 
Quindi vi saluto e vi do appuntamento all'epilogo. 
Mon. 

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Capitolo 31
*** Epilogo ***


Sébastien rientrò dalla porta, sorrise a Stella, seduta sul letto e disse: «Li ho chiamati, stanno arrivando...»
Stella sorrise, stancamente. «Come sono i miei capelli?» domandò.
«Amore, sei bellissima. Come sempre, anzi, forse di più...» disse, dandogli un bacio sulla fronte.
Bussarono alla porta; Stella guardò Seb e invitò la gente dall’altra parte ad entrare. Il viso di Pierre si affacciò nella stanza. «Possiamo?»
Stella, sorridendo, annuì. La porta si spalancò del tutto e nella stanza entrarono Pierre e Lachelle, che teneva per mano Lennon, la loro bimba di tre anni, Chuck e Celine, Jeff, accompagnato come sempre dalla moglie, e David, insieme a Juliette. A Stella si velarono gli occhi di lacrime, Sébastien le mise un braccio attorno alle spalle e la ragazza, stanca ma raggiante, sorridendo, disse: «Vi presentiamo Alizée Lefebvre Bouvier, la nuova arrivata...». Alzò leggermente il fagotto che teneva tra le braccia, in modo tale che gli amici potessero vedere la sua bambina. 
Finalmente il suo sogno si era avverato; era riuscita a costruire una famiglia con la persona che più amava al mondo. Adesso poteva dire di aver realizzato tutti i suoi sogni; diventare un architetto famoso e conosciuto non solo in città, ma anche in tutto il Canada, sposarsi e avere una bambina. Già, perché scoprire, qualche mese prima, che il primo figlio che avrebbe avuto da Sébastien sarebbe stata una bambina le aveva fatto scoppiare il cuore di gioia. Aveva sempre sognato di crescere una femminuccia e il suo sogno, l’ennesimo, si era realizzato. Sapeva che Seb avrebbe voluto presto anche il maschietto, e di certo non avrebbe detto di no, però adesso stringere la sua bambina tra le braccia la rendeva la ragazza più felice dell’universo.
Pierre si avvicinò e diede un bacio alla bambina poi ne schioccò uno anche sulla fronte della sorella. «La mia nipotina è bellissima, si vede che è una Bouvier!»
Seb tossì e Pierre guardò l’amico; gli andò vicino e, porgendogli la mano, lo tirò a sé e lo abbracciò. «Complimenti papà!» disse infine.
«Zio, zia...» una vocina interruppe quel momento. «... ma questa è la mia cuginetta?» Era Lennon che indicava il fagotto che Stella teneva tra le braccia. 
«Si tesoro. Vuoi vederla e darle un bacio?» chiese Stella.
«Posso?»
«Certo!» 
Seb la prese in braccio e Lennon si sporse verso Alizée; delicatamente sfiorò la guancia della cugina, poi si ritrasse subito, fissandola però ancora per qualche secondo, stretta tra le braccia di Seb.
«Stella, complimenti. È bellissima! Guarda te la mia migliore amica cosa mi va a combinare! Ti voglio bene tesoro!» disse Chuck, sporgendosi verso Stella, per darle un bacio e poi passò delicatamente una mano sulla testa di Alizée, sorridendo. 
La piccola incontrò, quel pomeriggio e per la prima volta, le persone che l’avrebbero accompagnata per il resto della sua vita e che, nel corso del tempo, avrebbe imparato ad amare.
Pierre, ad un certo punto, si avvicinò alla sorella e disse: «Tu hai sempre cercato qualcuno con cui condividere il resto della tua vita. Hai visto che non sei dovuta andare molto lontano? Quello che hai sempre cercato era ad un passo da te...». Guardò Seb e gli fece l’occhiolino. 






Eccoci qui. Stavolta la storia è davvero finita. Avrei voluto provare a fare un epilogo un po' più lungo, ma mi è riuscito solo questo. Spero apprezziate comunque. 
Non so davvero cosa dire, se non ringraziare chi ha avuto la pazienza di seguire la mia storia fino a qui. Grazie per le recensioni che mi avete lasciato, non pensavo che la prima storia in cui davvero mi impegnavo dopo tanti anni potesse piacere a qualcuno. In tutti i modi grazie, grazie davvero.
Come ho già detto, ora sparisco per qualche mese. Continuerò a leggere in silenzio, per quanto mi sarà possibile, da Dublino. Con me prenderò il mio fidatissimo quadernetto e proverò a buttare giù qualcosa per una storia nuova. La fantasia non mi manca, forse il tempo si, ma ci proverò lo stesso.
Grazie ancora a tutti. 

A presto. 
Mon. 

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