The Neverending Story

di Hiren
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eclissi; ***
Capitolo 2: *** Primo bacio; ***
Capitolo 3: *** Insonnia; ***
Capitolo 4: *** Caffè; ***
Capitolo 5: *** Cioccolato; ***
Capitolo 6: *** Belle sorprese; ***
Capitolo 7: *** Gli effetti del bere; ***
Capitolo 8: *** Arancio; ***



Capitolo 1
*** Eclissi; ***


{食}

 

Luna e sole.

Se si chiedesse di pensarci, la prima cosa che verrebbe in mente è «Sono completamente diversi». Colpa del molto comune paragone "Siete come luna e sole" interpretato come "Non avete niente in comune."
Poi c'è il «Sono sicuramente troppo distanti».

Nessuno pensa mai subito al fatto che siano indispensabili entrambi. Per noi e per loro. Complementari.
Chissà perchè le persone pensano istintivamente che le cose così lontane e diverse non possano avere alcun tipo di legame.

Eppure, anche sole e luna certe volte appaiono così dannatamente vicini da sembrare una cosa sola. Si perdono l'uno nell'altro tanto da attirare su di loro ogni attenzione. E lo capisci, che niente potrebbe raggiungerli. Sguardi rapiti, affascinati, e talvolta timorosi.

Non a caso, seppur rare, le eclissi sono uno degli spettacoli più belli a questo mondo.









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Prima di tutto mi scuso con L38S perchè le avevo promesso avrei pubblicato mesi fa... I'm sorry ç__ç
In ogni caso, questa la considero più un'introduzione alla mia visione di loro che un capitolo della storia. [Si era notato, no? XD] Difatti è un pò diversa dalle altre così l'ho messa per prima. Ci tengo particolarmente e spero sia piaciuta anche a voi eve Alla prossima! Dove i protagonisti ci saranno in carne ed ossa, giuro XD

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Capitolo 2
*** Primo bacio; ***


{ファーストキス}



Leggermente stordito e confuso, si tirò indietro. Gli occhi non sapevano dove guardare, la bocca cosa dire, la testa cosa pensare.

«Io... Io non...» balbettava il ragazzo davanti a lui.
Vedendo le sue labbra sporche di quella salsa così invitante, non riuscì a trattenersi e gli si avvicinò di scatto leccandogli dapprima il labbro inferiore e poi rubandogli un bacio.

C'era buio e silenzio in quella cucina. L'oramai abituale “spuntino di mezzanotte” quando dormivano uno a casa dell'altro, aveva innescato una situazione alquanto particolare.

Se fossero stati una ragazza e un ragazzo, a questo punto molto probabilmente ci sarebbe stata la scena dove lui le confessa i suoi sentimenti e dove lei piange teneramente. Ma essendo entrambi ragazzi, la faccenda era un po' diversa.

E non solo, erano amici. Migliori amici, fratelli non di sangue ma legati da qualcosa di ancora più profondo. Con quel gesto, sentì come di aver tradito la sua fiducia.

«Tu...» dopo imbarazzanti minuti di silenzio, il più piccolo cominciò a parlare.
«T-tu... Ridammelo!» 
«...eh?»

Aveva sentito bene, con gli occhi lucidi e la faccia rossa gli aveva urlato un “ridammelo!” incredibilmente serio. Ma cosa?

«Non capisco di che parl-» provò a giustificarsi, ma venne interrotto dal ragazzo che gli afferrò il colletto del pigiama e lo strattonò verso di sé.
«Bastardo! Quello era il mio primo bacio! Ridammelo, adesso!» 

La sua richiesta era del tutto insensata, non credibile, quasi come il fatto che non avesse mai baciato nessuno prima d'ora. Era vero?

«...Dici sul serio? Cosa mai stavi aspettando?» 
La risposta insipida del compagno lo infastidì molto, quando, con un ultimo strattone più forte, lo portò di nuovo a chinarsi verso di sé e questa volta fu lui a baciarlo.

«Ma che...?» provò a chiedere stupito. Ma non fu necessario formulare l'intera domanda.
«Me lo riprenderò! Giuro che lo farò! Dovessi passare tutta la notte a baciarti!»

E così dicendo, passò l'intera notte alla ricerca del suo primo bacio perduto.


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Capitolo 3
*** Insonnia; ***


{眠れない}



Mai provato a dormire nello stesso letto con qualcuno che non riesce a stare fermo nemmeno quando dorme?
Se no, allora vi sarà veramente difficile capirmi. 
Se sì, vi sarà difficile lo stesso. Perchè qui non si parla di uno qualsiasi, si parla di Lui.

Ti addormenti che lo hai alla tua destra, ti risvegli che tutto è possibile, può essere ovunque. Più solitamente lo ritrovo aggrovigliato a me in modi a dir poco inverosimili. 
Ma la cosa che mi pesa di più, -no, non è l suo corpo ma- è il non sapere come reagire. 
Sono comunque a casa sua, eh.

Quindi, è naturale voler fare cose del tipo “volersi alzare senza svegliare l'altro”. Causare meno disagio che posso.
«Naru-...?» «Zzz... Zzz...» «...Uhm.» 
Sì, certo, come se fosse possibile.

Ha le braccia così strette a me che non riesco a liberarmi. Così rimango ore sveglio, lì immobile, in silenzio, esitante, aspettando che si desti. Non mi rimane altro.

E quando lo guardo, anche nel sonno, sorride. A volte mi chiedo, se dorma davvero.









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Ho dormito per anni accanto a qualcuno che la notte ti riempiva di calci e gomitate. E che ti svegliava poi altrettanto dolcemente XD Quindi in questo caso ho potuto ben capire il teme, si e scritta da sola in pratica. Ah, e il dobe secondo me ama dormire sulla destra, ne sono convinta èwè
A presto!

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Capitolo 4
*** Caffè; ***


{コーヒー}



Vorrebbe riuscire ad alzarsi in tempo, lui.
Magari, anche solo abbastanza presto da preparare per primo il caffè del buongiorno.
Ma era più dura di quanto si potesse immaginare.

Anche provare a usare una sveglia risultava inutile. Nemmeno un terremoto avrebbe potuto disturbare il suo sonno così pesante. Difatti, solo due cose erano in grado di farlo svegliare la mattina.

Cioè, o cadere dal letto, oppure, l'altro con il suo «Sveglia dobe, è pronto».

Però un giorno è capitato che aprisse gli occhi prima di lui. Entusiasta, fece il caffè e aspettò paziente il suo arrivo in cucina.
Ma la reazione alla vista della tazza non fu esattamente quella che si aspettava, ne pareva contrariato. E molto anche. 
Tanto da spingerlo a chiedersi se avesse sbagliato qualcosa.

E all'altro, che era più scaltro, bastò guardandolo negli occhi per poter intravedere quei ragionamenti tipici del suo carattere.

«Svegliarmi e trovarti accanto a me. E' questo il miglior buon giorno che potrei mai ricevere.»

Nei giorni successivi, se mai gli capitava di destarsi per primo... 
gli si avvicinava il più che poteva e chiudeva gli occhi ancora una volta.
Non ci voleva molto poi perchè cadesse di nuovo in un sonno profondo.

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Capitolo 5
*** Cioccolato; ***


{チョコレート}



Detestava forzarlo a fare cose che non gli piacessero, si sentiva male a sua volta.
Mai gli avrebbe chiesto di fare una cosa del genere per lui, e mai credeva sarebbe potuto succedere. Vigeva una regola per quel giorno, l'aveva imposta l'altro. 
Non seppe mai cosa gli fece improvvisamente cambiare idea.

Si ritrovò seduto al suo tavolo, evidentemente teso e impacciato. Teneva e si rigirava ben stretta fra le mani una tazza bianca. Gli occhi dell'altro non smettevano di seguirlo nemmeno per un secondo. Ispirò appena socchiudendo le palpebre. 

«Ha un buon profumo.» Esordì d'un tratto. «E' molto calda...» Finì di constatare.
Ma ancora nessuna reazione, perlomeno evidente, da parte del ragazzo a lui difronte.

Se la portò lentamente alle labbra, assaporando ancora e ancora.
«...Ed in più è molto, molto dolce.» 

Quel giorno, in cui per tradizione ogni anno le persone si scambiano pezzi di cioccolato, fu la prima volta che ne ricevette da lui. La prima volta che ne ricevette da qualcuno che amava. Sebbene non fosse incartato e del tipo che si aspettava, restava pur sempre cioccolato fatto a mano.

«...E' buono, quindi?» Chiese il ragazzo, non riuscendo pienamente a mascherare il suo nervosismo. L'altro portò nuovamente la tazza all'altezza del petto e continuò a fissarla.

«Era proprio... del sapore che immaginavo. Teme, questa cioccolata ti somiglia.» Riferì serio, mantenendo sempre lo sguardo fisso su quest'ultima.

«Eh? Come sarebbe a dire?» Era perplesso, non riusciva a capire. Poi pensò a tutto quello che l'altro aveva detto in precedenza e aggiunse «...Guarda che ti sbagli.»

Riportò la tazza verso le labbra ancora una volta, e soffiandoci su mormorò «No, nessun errore. Questa cioccolata sa di te.» 
Il leggero sorriso formatosi sulla sua bocca scatenò nel compagno abbastanza imbarazzo da impedirgli di controbattere. 

«...Tsk, dobe.»









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Sono quasi le dieci e mezza... beh, meglio tardi che mai! XD
Buon San Valentino a tutti! >w<

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Capitolo 6
*** Belle sorprese; ***


{すてきな驚き}

 

Lo detesto. Si è presentato da me con un pacco di carta blu e nastro rosso. 
Insolito per lui fare un regalo a qualcuno, all'improvviso poi. Inutile dire che ero curioso.
Non mi prende mai sul serio, e quando cerco di attirare la sua attenzione, lui mi ignora.
In più, non abbiamo gli stessi gusti, quindi mi chiedo cosa possa aver...

«Oh. Ma... ma...»
«Che c'è? Non ti piace?»

Lo dice con un sorriso appena percettibile, ma per me appare così evidente.
Sa bene che in questa scatola c'è proprio quello che desidero.
Lo sa benissimo.

«...Come diamine hai fatto?»
«Prendilo solo come una specie di pegno.» disse, dopo un delicato baciamano.

Quel suo modo di essere, che non ti fa capire mai cosa gli passi per la testa, lo detesto.
Ora mi sento un idiota. Fino a poco fa ho pensato che tutto sommato fosse davvero un bastardo. Sembra non presti mai caso a ciò che dico o faccio, ma in realtà è così dannatamente attento a ogni minimo particolare che mi riguarda. Perchè?

«Un pegno? ...c-che tipo di pegno?»
«Mah, tu che pensi?»

...E comunque, me ne accorgo sempre troppo tardi, lasciandomi prendere alla sprovvista. 
Uhm, ecco, sta ghignando di nuovo. Credo ami davvero tanto farmi innervosire.
Tsk, dannazione! Dannazione! Che essere altamente irritante.

No, non capirò mai cosa gli passi per la testa.

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Capitolo 7
*** Gli effetti del bere; ***


{飲酒の影響}



Non che odiasse bere, ma il svegliarsi senza ricordare ciò che aveva fatto e ciò che gli aveva fatto, lo disturbava non poco. Andava praticamente contro ogni suo principio. 

E quando lui era in quello stato, voleva sempre dire che l'altro stava cento volte peggio.
L'alcol non riusciva proprio a reggerlo. Ed è per questo che si stupì nel vederlo già in piedi in giro per casa, prima di lui.

«Tutto bene...?» Domandò con tono ancora un po' incerto.

«Sì, credo...» Rispose, grattandosi la nuca e guardandosi intorno distratto. Poi continuò. «Neh Sas'ke...» E Sasuke sapeva che ciò non presumeva nulla di buono. Gli si avvicinò pronto al peggio. Giunto accanto a lui, capì finalmente il motivo di tanta perplessità.

Una delle pareti del salone era imbrattata con una scritta che la ricopriva tutta.

“ 私はあなたを愛して、私はあなたをお見せしましょう ” 

“Ti amo, e lascia che te lo mostri” diceva. 
I due abbastanza confusi si scambiavano sguardi interrogativi ricolmi di un solo pensiero: «Sei stato tu, vero?»

Ma nessuno dei due riusciva effettivamente a ricordare se avesse o meno fatto una cosa simile. E nemmeno l'immagine dell'altro che lo faceva affiorava nella loro mente.
Il vuoto più totale.
«...Sarà meglio non bere più così d'ora in poi.» disse uno dei due ragazzi.

Però ciò che davvero li preoccupava, era il da farsi. Come puoi coprire una così diretta richiesta di rimanere in mostra? ...Una così inusuale e audace, diretta confessione?

Decisero perciò di rimanere lì fino a che non si sarebbero almeno ripresi dalla sbronza.
Quando poi uno dei due si girò dando le spalle all'altro, le cose divennero un po' più chiare. Sul retro della maglia c'era un foglio, rimasto attaccato chissà come, con su una scritta che spiccava.

Riuscì a rimuoverlo senza che l'altro se ne accorgesse. Per fortuna è ancora stordito, pensò. Si rigirò e guardò il foglio tra le mani arrossendo violentemente. Era proprio la sua scrittura.

“あなたはそれを参照していない場合でも、私はあなたを愛しています。”

“Ti amo, anche quando non lo vedi.”

«...Già, sarà meglio non bere più così.» disse ancora. Ma stavolta, sorridendo.

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Capitolo 8
*** Arancio; ***




{
オレンジ色}

 

Finivano sempre per fare la strada di ritorno insieme, sempre. 

A nessuno dei due importava che le loro case fossero tanto, tanto distanti l'una dall'altra.
A nessuno dei due importava cosa pensava chi li vedesse.
A nessuno dei due importava cosa dicessero i loro “compagni”.
Davvero, che importava?
Domande come «Perchè passate tutto questo tempo insieme?» e «Ma cosa diamine avete in comune?» venivano semplicemente ignorate.
Osservazioni come «Non dovrebbero stare così vicini in pubblico, è assurdo.» e «Non si vergognano nemmeno?» non venivano neanche lontanamente considerate, non erano degne di replica alcuna.

I giorni di pioggia improvvisa erano quelli che amava di più.
Quelli in cui il vociferare si placava, la confusione e la fretta degli altri aumentava a causa del momentaneo “disagio”. Dove, all'uscita di tutti i ragazzi, miriadi di ombrelli di altrettanti svariati colori si aprivano pronti a proteggere dall'acqua, dal vento. O com'era per loro, dagli sguardi.

Erano sicuramente quelli che amava di più.
Dopo essersi trovati, potevano mischiarsi tra la folla e sparire senza che nessuno ci facesse caso, troppo presi dallo stare attenti a non bagnarsi o a non cadere per i numerosi spintoni.

Così, sotto un ombrello si sentivano più sicuri. Perchè visti dall'alto, sono solo punti di colore, uguali a tanti altri. Le persone ignorano cosa si nasconde sotto, dentro, non fanno caso a ciò che non viene mostrato alla luce del sole, non gli importa realmente. 

Loro vedono solo il colore della stoffa.

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