Dreamers

di Dreamers Group
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vorrei che i miei sogni, diventassero realtà. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 – “ Questa, è la mia unica possibilità!” ***



Capitolo 1
*** Vorrei che i miei sogni, diventassero realtà. ***


DREAMERS di Andrea F e Andrea M (Dreamers Group)

Capitolo 1 – “Vorrei che i miei sogni, diventassero realtà”


«Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.» Diceva Shakespeare. E, se per assurdo fosse il contrario? Se fosse la sostanza… ad essere fatta di sogni?
 
La sveglia suonava mentre una mano sbucava fuori dalle coperte per cercare di spegnerla
“Un altro faticoso giorno di lavoro, eh?” Pensava Ayumementre si copriva gli occhi a causa dei raggi di sole che filtravano dalla finestra della sua stanza.
Preparatosi in fretta e furia , dato che era  in ritardo come  al solito, prese la bici e partìspedito.
 
Il sole splendente e l’aria che profumava di salsedine, davano al ragazzo la giusta energia per andare in spiaggia, al chiosco, a servire i clienti con un sorriso. Stava percorrendo il suo tratto di strada preferito, dove gli alberi primeggiavano su tutto il resto ed il vento, attraversandoli, scompigliava i suoi capelli.
Ayume, decise che si voleva godere quel momento rigorosamente ad occhi chiusi, ovvero nella posizione in cui  passava la maggior parte della sua giornata.
Tuttavia non aveva previsto un ostacolo su quella strada solitamente deserta. Si alzò da terra dopo la caduta e si trovò davanti un viso bellissimo, capelli lunghi, di un castano chiaro, occhi blu come il cielo, come il mare; questo era ciò che riusciva a vedere della ragazza a terra, di fianco a lui.
Lei lo guardava e lui ,con quegli occhi verdi, la guardava. “Scu…” Driiin! Non fece in tempo a chiederle perdono che la sveglia l’aveva interrotto.
Ayu si alzò di sobbalzo mettendosi a sedere: “ Cosa?! Un sogno?! Un misero e vuoto sogno?!” - Urlò tirando un pugno al pavimento -“Io li odio… i sogni. Loro… loro mi illudono sempre!!! Come vorrei che i miei sogni diventassero realtà, una buona volta!”
 
E così la giornata cominciava di nuovo, sempre nello stesso modo. Ayume era ormai arrivato su quella strada, dove l’aveva incontrata e chiuse gli occhi, pensando: “Spero di colpire qualcosa e cadere dalla bici! Lo spero con tutto me stesso!!!”.
Era ormai quasi alla fine della strada e aveva quasi perso ogni speranza;  ormai non gli rimaneva che aprire gli occhi, ed era ciò che stava per fare quando: “Sto…volando?! Sto volando!!!” pensò, fino ad un attimo prima di sbattere la faccia sull’asfalto. Aprì gli occhi e…accanto a lui c’era… “Niente?! Ma…ma… dov’è la ragazza? Non c’è… Sono, sono un idiota! Sarò caduto su un sasso!” Disse Ayume cercando di consolarsi mentre si massaggiava la testa dolorante. 
Raccolse la sua bici, e non fece in tempo a salire che, “Sì! Sei solo un povero idiota!!! Allora mi avevi visto eh??? Cosa sei? Un investitore di ragazze? Non ti vergogni? Adesso chiamo la polizia! Ma guarda te, se l’unica che volta che vengo in vacanza in un bel posto come questo devo trovare della gente come questo tizio!!!”
Ayume si girò lentamente con gli occhi sbarrati. La voce veniva da dietro. C’era una ragazza distesa a terra, con una gamba un po’ malandata, sembrava essere stata colpita da qualcosa.
 “O da qualcuno su qualcosa, come un ragazzo su una bici, eh?” Pensò lui compiaciuto.
Non c’era dubbio, era lei,quella esile ragazza con occhi color del mare, grandi e blu, un viso dalla forma incantevole incorniciato da lunghi capelli castani che ricadevano dolcemente sulle sue spalle.
Si affrettò a soccorrerla e, con un accentuato, teatrale modo da gentiluomo le chiese :” Hey, ti sei fatta forse male?”
Cosa poteva rispondere una dolce ragazza se non “ Che?! Ma sei forse uscito di senno?! Mi hai investito e mi chiedi se mi sono fatta male? E poi chi ti conosce?” Disse scostando la mano del ragazzo.
Ayume non riuscì a trattenersi :“Senti un po’, bella, tu eri nel mio sogno! Mi sembra che sia violazione di proprietà, ma non vengo certo ad urlarti contro come fai tu eh!”
 
Un sogno, una strada, un giovane ragazzo dai capelli corvini un po’ arruffati con gli occhi smeraldo. Ora ricordava, nella sua mente i ricordi si fecero spazio con una violenza inaudita
 “No… non è possibile! Stammi distante tu!” e così dicendo la ragazza si alzò di fretta, spingendo Ayume, e corse via, zoppicando un po’.
 
 
Il ragazzo mentre si toglieva la polvere dai pantaloni, raccolse la sua bici pieno di allegria dato che aveva capito che poteva rincontrarla, in fondo era stata lei a dire che era lì in vacanza. 
Si mise in sella e a tutta velocità pedalò fino al chiosco del padre, sulla spiaggia, per cominciare l’ennesima giornata di lavoro.
Era il 25 Luglio 2013  e le vacanze estive erano cominciate da poco. Anche se Ayume pensava di spenderle dormendo, doveva aiutare il padre, ormai vedovo da 2 anni.
Non era molto entusiasmante per un ragazzo di 17 anni, ma era giusto farlonei confronti del padre, che si prendeva cura di lui nonostante la situazione non fosse delle migliori.
 
Tornato a casa dopo una giornata molto pesante a causa dell’afa e delle ondate di clienti accaldati che prendevano d’assalto il chiosco durante le ore più torride, decise di farsi una doccia fredda per chiarirsi le idee. Appena uscito dal bagno si legò un asciugamano intorno alla vita, prese una bottiglietta d’acqua dal frigo e uscì sul balcone per rilassarsi un attimo. Era una notte tranquilla, si sentiva il frinire dei grilli tra gli alberi, il rumore delle onde che si infrangevano sulla battigia e alcune voci lontane di persone che chiacchieravano. Quella sera suo padre tornava tardi a causa di una festa sulla spiaggia, ma Ayume non era dell’umore giusto per andare a divertirsi. Un vento caldo muoveva i suoi capelli ancora bagnati e Ayume socchiuse un attimo gli occhi pensando: ‘’Sarà meglio che rientri in casa prima di prendere freddo’’.
Dopo essersi vestito, si gettò sul suo futon e abbracciò il cuscino come fosse il suo unico, vero ed eterno amore.
Ci volle poco perché si addormentasse, nonostante nella sua testa vorticassero una moltitudine di pensieri.
 
Buio. Quando gli occhi si abituarono all’oscurità Ayume capì di trovarsi in un corridoio. Una sola porta shoji si scorgeva, socchiusa, e questa, dopo pochi istanti si aprì da sola, lentamente, rivelando alla vista uno splendido giardino. Un tiepido vento spingeva petali di fiori all’interno del corridoio; c’era anche lei: la ragazza che aveva incontrato quel giorno. I due si guardarono con gli occhi spalancati. 
 
“Assurdo! Sei ancora qui per torturarmi?” Disse lei con un espressione fortemente indignata.
“Cosa?! Sei tu che entri nei miei sogni! Sicuramente sei solo un frutto della mia immaginazione e nonostante ciò esisti. Bah, tutto questo non ha senso!” Ribadì lui portandosi le mani sulla testa.
“Tu non hai senso!” Sbraitò la ragazza.
 
Quando Ayume stava per controbattere si accorsero della presenza di un altro individuo che si era seduto  in mezzo al giardino, appoggiato ad un albero , che si era messo a fumare disegnando nel cielo giochi di fumo, che andavano verso la luna.
Gli sbuffi di fumo erano cosi pallidi, irregolari, soffiati da una bocca che sembrava ormai disinteressarsi di qualunque cosa fosse diversa dal dar loro forma.
S’intrecciavano e si disperdevano, perdendosi nello stesso buio che li rendeva visibili in quel mondo onirico, in una danza inquietante quasi quanto la figura misteriosa, surreale che sembrava divertirsi ad osservarli.
Cominciò a parlare con voce pacata : Ayume Ayumi, 17anni – e il ragazzo si mise sull’attenti- e Shizuka Momoi. Vi siete già conosciuti dunque, cosi possiamo saltare le presentazioni. 
In ogni caso, procediamo con calma, il tempo è l’unica cosa che non ci manca. Sedetevi pure qui con me’’ disse mentre li invitava ad accomodarsi con un gesto della mano.
 
Prima che l’uomo finisse di parlare, Ayume sedeva a gambe incrociate davanti a lui e lo guardava con uno sguardo truce.
- Non c’è bisogno di essere così turbati. Bevi un po’ di tè; sarà stata dura oggi al chiosco eh?- L’uomo misterioso alzò una mano e dei petali cominciarono a vorticare lasciando spazio a una piccola tazza – ‘’ prego si sieda anche lei, signorina, non vorrei sembrare scortese. Dunque, da dove possiamo cominciare? -

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 – “ Questa, è la mia unica possibilità!” ***


DREAMERS

Capitolo 2 – “ Questa, è la mia unica possibilità!”


I tre cominciarono così a sorseggiare del tè, circondati da un’atmosfera tranquilla e dal tepore del vento, impreziosito dai rosei fiori che si staccavano da un enorme albero di ciliegio.
L’uomo con un gesto veloce della mano, che andava da destra a sinistra velocemente fece comparire una scatola di biscotti.
“Su, avanti, prendetene uno.”  Disse il misterioso personaggio.
I due ragazzi sembravano quasi ipnotizzati dalla sua persona e ubbidirono senza pensarci due volte.
“Bene, penso non abbiate la minima idea del perché siete qui e soprattutto di quello che vi sta succedendo.” - disse dopo aver espirato forse l’ultima boccata di fumo - “Ragazzi miei, voi, avete delle grandi capacità e sarebbe ora che cominciaste a capire, insieme, come imparare ad utilizzarle.”
Shizuka lo stava guardando sbalordita fino a quando la parola “insieme” non cominciò ad echeggiarle  nella mente e fu lì che prese coscienza di ciò che le stavano dicendo e alzandosi di scatto, urlò: “ Insieme? Io? Con lui? Starai scherzando, vero? E poi dove son…”
L’uomo la interruppe, dicendo : “ Hai mai pensato che ci possa essere un legame invisibile che unisce i sogni e la realtà? Da secoli ci sono degli uomini che si impegnano a  preservare intatto questo fragile legame. Hanno avuto molti nomi nel corso della storia ma oggi noi preferiamo chiamarli Dreamers”.
Ayume e Shizuka lo guardarono con gli occhi sbarrati per poi lanciarsi uno sguardo l’un l’altro, quasi a chiedersi di cosa stesse parlando. “ I Dreamers, come ho già detto, sono sempre esistiti e lo si diventa per discendenza, la quale può essere distante o vicina. Ogni Dreamer si riconosce da un marchio che ha sul corpo fin dalla nascita.” Ayume si guardò il polso sinistro e osservò quel simbolo, che aveva creduto una cicatrice fino ad all’ora, mentre Momoi rimase ferma immobile notevolmente scioccata.
“Come vi dicevo i Dreamers sono il ponte invisibile tra il sogno e  la realtà. Voi due potete, infatti, materializzare i sogni nella realtà. Ovviamente senza l’adeguato addestramento non siete ancora in grado di fare tutte queste cose ed è per questo che sono venuto a proporvi di andare in campo di addestramento dove ci saranno altri ragazzi come voi e dove potrete imparare a controllare le vostre abilità. Avete anche la fortuna di avere 17 anni entrambi quindi saprete gestire la vostra vita in autonomia, ma ricordate che non sarete mai soli.
I due ragazzi ascoltavano attentamente, e visibilmente turbati continuavano a giocherellare con la tazza che avevano in mano.
‘’Un Dreamers e i suoi compagni vengono uniti da sogno e realtà, da finzione e verità e da cariche opposte si crea una grande forza. ècosì che una volta uniti non sarà più possibile dividerli.’ Questo è ciò che dice il regolamento. Voi avete la possibilità di decidere di diventare dei grandi sognatori, oppure di rimanere alla vostra vita di sempre. Domani passerà un auto davanti a casa vostra. L’autista attenderà cinque minuti e poi se ne andrà. Questo è ciò che avevo da dirvi, il resto lo imparerete con l’esperienza. “
 
 
Ayu era a testa bassa, i capelli gli coprivano il viso e stringeva forte sia i denti che le mani fino a quando esplose, si alzò in piedi e gettò via la tazza di tè urlando : “ I sogni sono tutto un inganno! Non è possibile che esista qualcosa del genere! Seriamente… ci stai prendendo in giro vero ? Pensi che sia bello giocare con le persone in questo modo? Come diceva quella canzone?Parole che non possono raggiungermi danzano nell'aria. Lo so, ma l'ho fatto anche oggi, esprimere un desiderio che non verrà mai esaudito.♪ 
Allo stesso modo ciò che non mi può raggiungere resterà sempre nei miei sogni, ma non possono uscire da lì, per quanto io lo abbia sperato, per tutta la mia vita, non ho mai avuto un singolo sogno che diventasse vero!!! Quindi non parlarmi di qualcosa che non potrò mai avere!”
Ayume pronunciava quelle parole con un tono pieno di sofferenza, portando alla luce per la prima volta dei pensieri che aveva sempre tenuto nelle profondità del suo animo.
Shizuka lo stava guardando con nuovi occhi, ormai non era più un estraneo qualunque, era qualcuno che la compativa. Anche lei si alzò di scatto e con una perfetta simbiosi entrambi gridarono “Questo è solo un solo un sogno!!!”
L’uomo misterioso li guardò con un sorrisetto per poi aggiungere mentre faceva un applauso: “Siete già in perfetta sincronia eh? Beh, comunque sedetevi per favore e state calmi. Se io fossi solo un sogno, se il vostro partner fosse solo un sogno, come sarebbe possibile che voi due vi siate sognati e poi incontrati nel mondo reale?”
I due ragazzi si guardarono interdetti e poi si sedettero a testa bassa, notevolmente imbarazzati dallo sguardo che avevano incrociato.
“ Inoltre se questo non vi basta, ditemi qualcosa cosa volete, un oggetto ad esempio; io lo sognerò per voi e appena sarete svegli lo troverete.”
“Ok!” disse Ayume. “Allora io voglio una bici nuova, visto che a causa di QUALCUNO si è ammaccato tutto il paraurti!”
La ragazza gli lanciò uno sguardo fulmineo, tanto che Ayume sentì un brivido percorrergli il corpo dal terrore. Poi Shizuka  sbraitò : “ Tu… tu!!! Sei stato tu a venirmi addosso di proposito!!! Vedi di stare molto attento ! Bene se lui vuole una bici nuova allora io voglio un ago per bucargli le ruote!!! Anzi, aspetta c’è la nuova borsetta della Rikkumo che è così carina !!! Sì sì, meglio la borsa!”
Ayume fece una faccia tra l’annoiato e il sorpreso per poi dire velocemente: “ Idiota…”
Momoi non poté che rispondere di conseguenza, finché non cominciarono a bisticciare come due ragazzini.
“Hei, voi due, state buoni!!!” Disse l’uomo. “Penso sia ora per voi di svegliarsi. Alle 9:00 di domani mattina passerà l’autista, sbrigatevi a prepararvi, vi aspetta un lungo viaggio. Per quanto riguarda le vostre famiglie ci abbiamo già pensato noi, abbiamo lasciato loro una lettera con il sigillo del governo giapponese dove spieghiamo che siete stati scelti per un progetto che coinvolge i ragazzi della vostra età ad intraprendere dei corsi di studio sperimentali. Bene allora a domani, altrimenti sarò felice di aver fatto la vostra conoscenza”
Un forte vento aprì le porte e li accompagnò ad uscire.
Mentre si allontanavo l’uomo aggiunse “ Ovviamente se uno dei due non si presenta l’altro dovrà tornare a casa e non avrete più la possibilità di fare questa incredibile esperienza.”
I due stranamente si guardarono e accennarono ad un sorriso. C’era complicità nei loro occhi.
Entrambi si svegliarono di colpo ancora un po’ storditi. Ayume si stupì quando di fianco a lui trovò una bici nuova di zecca e anche Shizuka rimase basita vedendo la borsetta accanto al suo letto.
Ayume sentì un profumo di cibo provenire dalla cucina e si precipitò giù dalle scale, spinto da una gran fame. La tavola era pronta e la colazione era ancora calda, tuttavia accanto ai suoi hashi, il ragazzo notò una lettera scritta a mano. Le prese delicatamente fra le mani, la aprì lentamente riconoscendo la scrittura del padre e cominciò a leggere avidamente:
 
Ayume,
sapevo che un giorno avremmo dovuto separarci, e ho preferito lasciarti questa lettera piuttosto che salutarti di persona. Non voglio che la mia presenza ti impedisca di rincorrere i tuoi sogni ed è giusto che tu segua la tua strada. Anche se per un periodo di tempo non ci vedremo, non scoraggiarti mai e ricorda che sei un vero uomo, forte come tuo padre! Non lasciarti abbattere dalle difficoltà che la vita ti metterà davanti, prosegui il tuo cammino a testa alta e ricordati che io, e anche tua madre, siamo fieri di averti come figlio.
P.S Ho già inviato io i tuoi effetti personali al direttore del campo!
Con Affetto,
Papà
 
Ayume stringeva forte quella lettera, e il suo volto era rigato dalle lacrime che cadevano sul foglio. Non voleva piangere e stringeva forte i denti; con amarezza ripiegò la lettera mettendola con cura in tasca. Prese posto a tavola e cominciò a mangiare anche se dentro di lui rimaneva un senso di malinconia che gli aveva fatto passare l’appetito.
Nello stesso momento, in un grattacielo al centro di Tokyo, Shizuka stava finendo di truccarsi davanti allo specchio della sua lussuosa stanza. Mancavano ormai 10 minuti alle 9:00 e sistemò le ultime per poi dirigersi all’entrata. Quando fu sulle scale che davano sul salone principale, si avvicino un maggiordomo chinando il capo: “Signorina, i vostri genitori sono desolati di non poterla salutare a causa di un improvviso impegno di lavoro. Spero possiate comprendere il loro dispiacere, My Lady. Inoltre mi sento di farle gli auguri per il suo progetto”
La ragazza strinse per un attimo il manico della borsa in un fremito di rabbia e scontento, ma si rilassò subito rispondendo al suo maggiordomo in modo cortese: “ Grazie Sebastian, apprezzo questo tuo pensiero. Dopotutto se non ci fossi tu qui con me, non so come farei. Se magari qualcuno si ricordasse di avere una figlia, piuttosto che investire azioni e firmare contratti.”
Nel frattempo erano già giunti all’enorme porta d’entrata, che il maggiordomo aprì alla sua giovane padrona, scortandola fino al cancello che dava sulla strada, per poi inchinarsi e rientrare.
 
 
 
Shizuka prese il telefono e con il volume al minimo cominciò ad ascoltare una canzone del suo artista preferito: “ Ah Tsubasa-kun, la tua voce è cosi bella. Non mi stupisco che tu sia la popstar più famosa di Akihabara! Come vorrei incontrarti, un giorno!!” Quelle parole messe in musica le davano sollievo, nella sua mente rimaneva quel ritornello: ♪Il tempo è passato, da qualche parte nei miei ricordi c’è un sorriso nostalgico. Ora mi chiedo perché la distanza sia cresciuta tra i nostri momenti passati insieme. Ero troppo debole per proteggerti sotto la pioggia battente. Le tue parole confortanti mi hanno fatto capire che quello che vedo nei tuoi occhi, è la forza di cui ho bisogno.♪
Entrambi sentirono un clacson e videro davanti a loro l’auto che avevano tanto atteso, quindi persero tempo a salire.
“Questa, è la mia unica possibilità. Per tutta la vita ho voluto che i sogni fossero la mia realtà. I sogni erano l’unico momento in cui vivevo, ma ora posso cambiare tutto. Ora ho la possibilità di vivere la vita che ho sempre sognato.Risvegliarsi dolcemente è rimanere sintonizzati sui propri sogni, anche dopo avere aperto gli occhi.”  Pensava Ayume.
“ La vita normale non mi ha mai soddisfatta, ho sempre cercato qualcosa di più, ma non ho mai potuto fare niente al di fuori dello studio. La mia famiglia è sempre stata severa e distante con me. Non ho mai potuto avere una distrazione. Non c’è da stupirsi se non ho amici. Anzi, una volta c’era qualcuno, ma ormai è stato tanto tempo fa… Solo i sogni mi permettono di fare, di avere e di essere chi voglio. Per me i sogni sono sempre stati frammenti di una realtà mai vissuta.” Rifletteva Shizuka, canticchiando il ritornello della canzone.
Entrambi salirono sulle rispettive auto, ovviamente erano due fino a quando si incrociarono in un unico punto della strada, all’uscita dal paese. I due vennero fatti scendere e portati su un'unica limousine, molto più grande delle altre.
E così si rincontravano ancora una volta.
“Chi si vede, e che bella borsetta” Sghignazzò Ayume.
“Lo sapevo che era meglio un qualsiasi oggetto per atterrarti le gomme della bici” Disse lei guardando il veicolo che era stato messo nel portabagagli.
“Beh, e così ora siamo…compagni, eh? Bene, allora a me piace molto la cucina tradizionale quindi vedi di…” cominciò a dire Ayume con tono serio.
“ Cosa? Cucinatela da solo i piatti tradizionali!!! Aaah , perché mi è toccato un compagno come questo tipo? Perché???” Si lamentò la ragazza.
“Beh senti, a parte il fatto che devi ritenerti molto fortunata di essere in coppia con me, vediamo di andare un po’ d’accordo. In fondo quell’uomo ha detto che ci aspetta un lungo cammino insieme giusto?” Rispose lui cercando una soluzione.
“ Ah, già… un lungo cammino, eh? Beh, io sono Shizuka Momoi, ho 17 anni, sono un’ottima studentessa, la prima a tutti i test e vengo da Tokyo.
Tu invece sei?” - Scoppiò in una risata - “Ayume Ayumi eh ? Hahahaha!”
“ Lo trovi tanto divertente???!!!” Sbraitò lui.
“Scusa scusa, ma è troppo divertente! Comunque piacere Ayumi-kun.” Disse lei con un caldo sorriso. I raggi del sole mattutino le illuminavano il volto e le facevano risplendere i capelli.
“Cos’è questo batticuore che ho?” - Pensò Ayume - “ Beh molto piacere Momoi” disse con una voce tremula.
“Chiamami pure Momo” Rispose lei con un altro sorriso. Sembrava completamente cambiata dai due primi incontri. “Non sarò mai più sola, anche se dovrò rimanere con questo idiota… io non rimarrò più con il vuoto intorno. Finalmente ho l’occasione di riempire questo spazio di molte  persone ” pensò.
Erano finalmente arrivati. Non sapevano dove si trovavano. L’unica cosa che vedevano era una sorta di città sulla quale spiccava un enorme edificio centrale, attorno al quale erano presenti piccole abitazioni disposte in ordine sparso.
Vennero affiancati da un uomo che li portò nelle loro stanze dopo che i due si erano salutati.  Ayume venne accompagnato fino ad una casa in classico stile giapponese, che vantava un’enorme giardino sul retro della casa. Il ragazzo si tolse le scarpe all’entrata, e appoggiò lo zaino a terra, massaggiandosi una spalla. Improvvisamente sentì un’esplosione provenire dal giardino retrostante, e corse fuori a vedere.




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