Dark Truth

di Clarobell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rottura ***
Capitolo 2: *** Comprensione ***
Capitolo 3: *** Perché? ***
Capitolo 4: *** Riflessioni ***
Capitolo 5: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** Rottura ***


Capitolo 1: Rottura

Rufy sogghignò malignamente, muovendosi furtivo nella cambusa buia. Avendo evitato tutte le trappole di Sanji, si trovava ora davanti al frigorifero, le dita contratte al pensiero di ottenere del cibo. Un tonfo risuonò da dietro, rompendo quel silenzio quasi surreale, e lui si voltò a destra e a sinistra. Sanji l'aveva scoperto? ...no. Non c'era nessuno.

Con un'alzata di spalle, si rivolse nuovamente al frigorifero, ma il suo sorriso non ritornò. Le ombre nella cambusa si mossero lievemente, e lui restrinse gli occhi; chiunque ci fosse, era bravo a nascondersi.

Una risatina soffocata risuonò attraverso la stanza, e dovette resistere alla tentazione di rabbrividire, mentre rimbalzava sui muri riecheggiando attorno a lui. In qualche maniera, la risata sembrava familiare, ma ancora non riusciva a riconoscerla. Girandosi per osservare la stanza vuota, i suoi occhi si strinsero maggiormente.

Suona come... Pensò. No. Non può essere.

Prima che potesse sbattere le palpebre, si ritrovò immobilizzato contro il frigo, con una spada premuta sufficientemente vicina al suo collo da ferirlo, con una sottile striscia di sangue che scivolava sulla pelle, che appariva innaturalmente pallida alla luce della luna che filtrava dall'oblò della porta. Gli occhi neri del ragazzo di gomma si abbassarono verso il suo carceriere e si spalancarono, riconoscendolo; ma prima che avesse la possibilità di dire una parola, una mano rude fu premuta sulla sua bocca e l'uomo davanti a lui scosse la testa lentamente in segno di diniego.

"Ora vedremo che uomo sei veramente, Capitano."

---

Zoro sospirò, osservando le acque scure che la Merry stava fendendo. La nave era silenziosa, a parte qualche sporadica e tranquilla conversazione fra chi passava. Niente risate, niente rumori, niente caos. Non era normale. L'espressione dello spadaccino si ammorbidì mentre scoccava un'occhiata preoccupata al suo capitano. Il ragazzo però non la notò o l'ignorò; lui suppose la seconda. Non era più stato lo stesso da quando avevano attraversato quelle acque, ma probabilmente sarebbe migliorato; si dice che il tempo guarisca ogni cosa.

Rilasciando un altro sospiro silenzioso, alzò lo sguardo al cielo, osservando le nuvole nere sovrastanti. Sembrava che il mondo stesse riflettendo l'umore del loro capitano. Ancora una volta Zoro lo osservò, al suo fianco, appoggiato contro il parapetto della nave, socchiudendo gli occhi mentre notava che le fasciature avevano iniziato ad allentarsi.

"Oi, Rufy" chiamò.

Il ragazzo si rivolse a lui con uno sguardo scuro.

"Non pensi sia ora che tu vada da Chopper a cambiare quelle bende?"

Rufy abbassò lo sguardo sul suo corpo, prima di ritornare verso lo spadaccino con la stessa espressione scura, annuendo. Quindi si avviò verso le cabine sottocoperta senza una parola. A Zoro iniziava a mancare la sua irritante vocina. Non aveva più parlato da quando l'avevano trovato. Non riusciva a capire. Chopper aveva già esaminato la sua gola e confermato che fisicamente non c'era nulla che non andasse, il che poteva solo significare che il suo silenzio difosse volontario.

Con un sospiro, Zoro scese dal parapetto ed iniziò a cercare il navigatore della ciurma per scoprire quando avrebbero attraccato. Normalmente l'avrebbe fatto Rufy ma… Be', Rufy non aveva più fatto molte delle cose che faceva di solito, in realtà.

Attraversando il ponte, quasi avvertì la necessità di camminare con più leggerezza perché i suoi passi risultavano troppo pesanti e troppo rumorosi su quella nave stranamente calma. Si fermò vedendo Usop seduto sul parapetto dalla parte opposta del veliero e rifletté se andare a vedere se stesse bene; dopotutto, era sua responsabilità come primo compagno, quando il suo capitano non poteva farlo. Guardò ancora per qualche secondo, prima di scuotere la testa. Il cecchino sembrava immerso nei suoi pensieri. Avrebbe trovato il tempo di parlargli più tardi, ma ora doveva rintracciare Nami, e immaginava che l'avrebbe trovata nella cambusa.

Mentre saliva le scale verso la stanza, vide che la testa di Usop si era alzata e si era guardata attorno, notando la scarsità di compagni presenti, prima di affrettarsi verso il ponte sottostante. Zoro non poteva biasimarlo, dopo quello che era successo al loro capitano.

Proseguendo, entrò nella cambusa, rilasciando un respiro quando l'aria calda di vapore lo colpì, facendogli realizzare quanto era rimasto all'esterno, mentre la sua pelle fumava leggermente per il cambio di temperatura. Il suo stomaco brontolò, ma, ignorandolo, rivolse il suo sguardo a Nami, soddisfatto che alla fine fosse veramente nella stanza. Sedendosi al tavolo sul lato opposto a lei, Zoro aprì la bocca per chiedere quanto mancava al loro arrivo alla prossima isola, ma lei lo precedette.

"Altre otto ore circa e potrai avvistare l'isola, Zoro," mormorò stancamente. "Potremo toccare terra dopo altre due ore."

Lui annuì, anche se la navigatrice non poteva vederlo, dato che teneva la testa fra le mani.

"Vuoi qualcosa da mangiare, Zoro?" chiese Sanji con tranquillità, i suoi movimenti lenti e quasi pigri, nessuna presenza del suo solito entusiasmo in cucina. Non l'aveva nemmeno annoiato osteggiandosi per Nami. Non c'era stata una possibilità di iniziare una lotta, utile a distrarlo in quella situazione, cosa che peggiorava solo la situazione.

"Sto bene."

"Non mangi da tre giorni, idiota," ribatté il cuoco debolmente. "Non sai mai cosa può succedere nella Rotta Maggiore - almeno prendi un sandwich."

Un grugnito affermativo fu la sua risposta ed il cuoco si mise velocemente al lavoro, impiattando il poco cibo davanti allo spadaccino. Zoro lentamente morsicò il soffice pane fino a riempire la bocca, pulendola da una briciola prima di iniziare a masticare fiaccamente. Sembrava che la sua mente fosse concentrata in altre cose; la stessa cosa valeva sia per il cuoco che per la navigatrice. Pochi minuti passarono prima che la porta si aprisse cigolando leggermente e si chiudesse mentre Usop si univa al piccolo gruppo. Si sedette al tavolo e Zoro gli passò la seconda parte del suo sandwich. Senza una parola il cecchino lo prese, mangiando nella sua medesima maniera.

Sanji si accigliò un istante vedendo che non aveva terminato nemmeno quel piccolo sandwich. Continuando così si sarebbe ammalato. E quella era l'ultima cosa di cui avevano bisogno, avevano già Rufy di cui preoccuparsi.

"Sei riuscito a fargli mangiare qualcosa oggi?" chiese Zoro pacato.

"Non molto, ma alla fine era sempre qualcosa." Replicò Sanji accendendosi una sigaretta.

"Pensi che non lo vomiterà stavolta?"

"Non ne ho proprio idea."

Un sospiro leggerlo sfuggì dalle labbra di Usop, mentre guardava i due ragazzi più grandi.

"Lui… Migliorerà?"

Nessuno ebbe la possibilità di rispondere perché il silenzio fu rotto dalla piagnucolante richiesta di aiuto del loro dottore. La ciurma balzò giù dalle sedie e fu nella cabina in un lampo. Nel frattempo che arrivavano, Chopper aveva assunto l'Heavy Point per cercare di controllare il suo capitano in preda alle convulsioni.

"E' un altro attacco?" chiese Sanji mentre lo aiutava a tenerlo, sistemando le sue braccia attorno alla parte superiore del corpo di Rufy.

"Non penso!" replicò Chopper stringendo la presa sul suo capitano. "Sta delirando - deve essere un altro flashback!"

"Merda!" sbottò Zoro mentre si dirigeva dietro il capitano, avvolgendo le braccia attorno al centro del busto, trattenendolo mentre Chopper concentrava la sua energia sulle gambe di Rufy. "Non è stato già abbastanza terribile affrontarlo una volta?! Perché deve riviverlo ancora?!"

"Si farà del male se non lo blocchiamo in fretta!" grugnì Sanji, rafforzando la presa sulle braccia del ragazzo.

Come se Rufy l'avesse sentito, le sue convulsioni cessarono e si abbandonò nelle braccia della ciurma. Lentamente lo adagiarono sul pavimento in posizione seduta e si spostarono per guardarlo in viso. Zoro fu il primo: i suoi occhi si spalancarono mentre lo fissava.

Rufy apriva e chiudeva la bocca, come se non riuscisse a respirare. La sua mano si alzò all'altezza del petto, che iniziò a lacerare con le unghie. Zoro gli afferrò le braccia, forzandole a rimanere al loro posto, mentre Chopper abbaiava a Sanji l'ordine di prendere una borsa di qualche tipo dicendo qualcosa sull'iperventilazione di Rufy. Il dottore si sistemò dietro il ragazzo ed iniziò a massaggiare sia il suo petto che la sua schiena. Lentamente ma con sicurezza il respiri disperati si calmarono finché finalmente non respirò anche se con affannosi soffi.

Zoro gli liberò le braccia e con uno stanco mormorio gli scivolò contro le spalle chiudendo gli occhi, ma meno di un secondo dopo si tirò indietro con un sospiro aspro e guardò in basso, le mani nel suo grembo. Zoro cercò di non indietreggiare al fatto; sapeva che Rufy non intendeva farlo, ma la verità era che il ragazzo non riusciva più a toccare lui, o chiunque altro. Tanto quanto odiava ammetterlo, faceva male.

"E' tutto a posto, Rufy," mormorò con un po' d'esitazione, non esattamente famoso per la sua capacità di consolare gli altri. "Non preoccuparti, sei al sicuro."

Dopo pochi altri minuti, Rufy si alzò in piedi e si avviò verso il giaciglio prima di salirvi sopra e sdraiarvisi. Sanji, ritornato dopo averlo sentito calmo, afferrò la coperta più vicina e lo coprì. La ciurma si fissò, ma Robin fu quella che rispose alla domanda non espressa.

"Lo controllerò io stanotte," disse semplicemente, seguendo la ciurma fuori dalla cabina per lasciar riposare il loro capitano, facendo fiorire un paio d'occhi sul muro per guardare Rufy.

Tutti loro giunsero alla fine nella cambusa; presto sarebbero arrivate le tenebre e avrebbero dovuto affrontare un'altra notte d'orrori. Da quando era stato attaccato, Rufy non aveva ancora avuto un sonno tranquillo, ma costantemente addolorato da incubi e dal rivivere qualunque tragedia avesse affrontato quella notte.

Nami tirò su con il naso mentre si asciugava l'ultima delle sue lacrime. Ogni volta che Rufy aveva uno dei suoi attacchi, lei finiva per piangere. La indeboliva troppo vedere il suo capitano, che era sempre sembrato invincibile, soffrire in quella maniera. Non era giusto che questo fosse capitato a qualcuno come Rufy. Non se lo meritava.

"Ha parlato oggi?" chiese Sanji, intanto che serviva ai suoi compagni le loro vivande.

"Non una parola," replicò Zoro solennemente. "Ora quant'è? Due settimane?"

"Tredici giorni," corresse Nami, assente mentre fissava la porta della cambusa. "E' solo troppo calmo."

"In fondo non è morto," mormorò Sanji.

"Non dire certe cose!" saltò su Usop immediatamente.

"E' vero," replicò calmo il biondo. "Lo abbiamo quasi perso."

"Quasi," ribatté l'altro. "Ha solo bisogno di qualche tempo per riprendersi."

"Non so se il tempo sarà sufficiente con tutti quei merdosi accidenti che gli sono capitati," mormorò Zoro seriamente. "Non possiamo nemmeno aiutarlo."

Sanji sospirò e ritornò verso il fornello, mescolando il rimanente della zuppa per Robin. Non avevano ancora scoperto chi gli avesse fatto quelle ferite, dato che il ragazzo non aveva ancora detto una parola dall'attacco. Chopper era preoccupato sugli effetti psicologici che avrebbe potuto avere su di lui. Ovviamente l'accaduto lo aveva colpito terribilmente, ma quanto profondamente non lo sapevano. Il suo appetito era totalmente scomparso, e quando riuscivano a fargli mangiare qualcosa, solitamente lo vomitava; il suo sorriso era svanito ed era diventato quieto e isolato dalla ciurma, indietreggiando ad ogni minimo tocco come se bruciasse.

"Il signor capitano è in piedi," annunciò Robin tranquillamente.

Nessuno si mosse o parlò, aspettando di sentire ciò che avrebbe detto sul loro capitano. Zoro alzò gli occhi quando un sottile suono di conati di vomito venne dalle cabine e Sanji crollò su una delle sedie con la testa fra le mani.

"Merda," mormorò, pur attutendo la parola con le mani. "Se non trattiene qualcosa al più presto, non riuscirà aa arrivare alla prossima isola."

Le mani di Zoro si racchiusero in pugni, si alzò ed immediatamente colpì il cuoco senza aggiungere altro.

"Che diavolo?!" gridò Sanji, risistemandosi in una posizione seduta sul pavimento dov'era precipitato, una mano stretta al petto per calmare i battiti.

"Non dirlo," Zoro parlò in un tono mortale che uccise qualunque rabbia il biondo avesse. "Qualunque cosa succeda, è ancora il nostro capitano e noi dobbiamo ancora credere il lui. Io vado a controllare."

La porta della cambusa fu chiusa tranquillamente dietro allo spadaccino. Robin lo seguì subito dopo. Sanji si alzò in piedi e Chopper si affannò attorno a lui per pochi secondi, ma dopo aver visto che non voleva lasciarsi visitare, rinunciò e scivolò di nuovo al tavolo.

Nami terse altre lacrime che rifiutavano di fermarsi e guardò in alto verso Sanji, che la stava fissando preoccupato. Gli riservò un sorriso che chiaramente significava 'starò bene', ma se il cuoco ci credesse oppure no era un'altra faccenda.

"Nami-san?"

Lei serrò i suoi occhi. Non si sentiva in vena di parlare ora. Allungando le braccia sul tavolo ed adagiando la fronte su di loro, replicò, "Sì, Sanji-kun?"

La replica fu soffocata ma comprensibile.

"Sembri stanca… Non pensi che dovresti dormire un po'?"

"Sto bene Sanji… E' solo… Gli incubi di Rufy e…"

Troncò la frase e Sanji non ebbe veramente bisogno di ascoltarne la fine per sapere di cosa stesse parlando. Dopotutto Nami era la persona che aveva trovato Rufy.

Nami sbadigliò e si stirò scendendo dal letto. Era prima del solito per lei e guardando l'orologio dietro il suo letto notò che nemmeno Sanji sarebbe già stato in piedi. Con un sorriso uscì dalla cabina con l'intenzione di prepararsi un po' di caffè per un tranquillo e spensierato mattino prima che i ragazzi si alzassero.

Andando verso la cambusa con nient'altro addosso che il suo pigiama ed una giacca per resistere alla fresca aria mattutina, incontrò Robin, che stava scendendo dalla postazione di vedetta, essendo stata di guardia la notte precedente.

"Nottata tranquilla?" le chiese.

Robin annuì con un sorriso prima di raggiungere la cabina delle ragazze. Nami sbadigliò leggermente e proseguì la sua strada. Aprì la porta della cambusa e al primo passo all'interno congelò sulla soglia per ciò che le stava di fronte.

Il sangue allargato sul pavimento non poteva essere… Era impossibile…

Le sue mani iniziarono a tremare mentre faceva un passo in avanti per gettare uno sguardo migliore, e poi le sue mani si alzarono fino al viso mentre notava il cappello di paglia schizzato di sangue, schiacciato dal suo stesso corpo.

"RUFY!"

Sanji soffiò fuori una nuvola di fumo da una nuova sigaretta appena accesa e si risedette al tavolo con un sospiro. Non aveva idea di quanto quello l'avesse ferita, anche se i suoi singhiozzi notturni erano un'indicazione della sua insonnia. Ma non c'era nulla che potesse fare: nessuno di loro poteva. Ciò che era accaduto era passato e non si poteva cambiare. Rufy ne sarebbe uscito oppure si sarebbe spento, anche se lui sperava con ogni fibra del suo essere che non fosse la seconda ipotesi ad avverarsi. Poteva non essere il capitano migliore, spesso infantile, che più di una volta li aveva trascinati in avventure azzardate per qualche stupido capriccio, ma era l'unico che avrebbe voluto seguire. Sanji era un pirata di Cappello di Paglia fino alla morte.

"Merda," mormorò mentre rimaneva con la testa sul tavolo.

Nella cabina degli uomini, Rufy aveva finalmente smesso di rigettare e stava sdraiato nel freddo legno del pavimento, apparendo assolutamente esausto. I suoi occhi stanchi passarono prima su Zoro e poi su Robin prima di chiudersi lentamente. Il primosi mosse verso di lui con l'intenzione di alzarlo, pensando che si fosse addormentato, ma non appena le sue dita toccarono la pelle umida di Rufy, lui spalancò gli occhi lucidi e sfocati, ruggendo debolmente prima di lasciarli chiudere nuovamente, desiderando poter allontanare le improvvise vertigini che lo rendevano poco cosciente. Robin si accovacciò dietro i due senza parlare e rialzò rapidamente il secchio che il ragazzo aveva lanciato via, lasciando disperdere il suo contenuto.

"Rufy…" sussurrò Zoro, non sicuro di cosa tentare per aiutarlo e per non farlo spaventare. "Avanti, amico, non puoi lasciare che ti sconfigga… Lascia che ti aiuti."

Si avvicinò ancora, ma Rufy si mosse solamente indietro, cercando di diventare una cosa sola con la parete. Zoro indietreggiò cercando di non apparire troppo depresso e l'altro si rialzò in piedi tremando. Barcollò fuori dal bagno e sembrò dirigersi verso il divano, ma si fermò improvvisamente. Zoro fece un passo in avanti, attento a mantenere una distanza sufficiente a confortare il suo capitano.

"Tutto a posto, Rufy?" chiese piano.

Gli arti del ragazzo iniziarono a tremare, e Zoro abbassò la testa quando un singhiozzo soffocato eruttò dalla gola del capitano.

"Samurai-san," chiamò Robin ferma sulla soglia dopo aver terminato il suo lavoro, il tono della sua voce basso ma urgente.

Zoro rialzò lo sguardo e spalancò gli occhi ritrovandosi a pochi millimetri da Rufy, che lo fissava, stringendo i denti e singhiozzando. Era ovvio che non volesse mostrarsi così debole di fronte a lui, viste le macchie rosse sulle sue guance pallide. Gli si era avvicinato mentre lo spadaccino guardava a terra.

Improvvisamente il ragazzo si scagliò su di lui, aggrappando le braccia intorno al collo dello spadaccino alzandosi sulla punta dei piedi e seppellendo il viso nelle spalle di Zoro, il quale esitò per meno di un secondo prima di avvolgere le sue stesse braccia attorno all'altro, ma non appena l'ebbe fatto iniziò a tremare violentemente come se il fatto lo terrificasse. Iniziò a ritirare le braccia prima che Rufy scuotesse la testa in segno di diniego e stringesse la sua presa. Gli occhi di Zoro si addolcirono ed un sorriso toccò le sue labbra mentre ricambiava la stretta.

Rufy era terrorizzato dal contatto, poteva notarlo, ma lo stava affrontando come era solito fare. Quella era una cosa positiva; forse l'inizio della sua ripresa. Gentilmente lo alzò e lo adagiò sul divano. Ora aveva smesso di piangere e sbatteva le palpebre debolmente verso di lui, ancora tremando leggermente.

"Pensi di poter mangiare anche un poco per me?"

Rufy pensò per un secondo prima di annuire un poco. Zoro rifletté se dargli un vasetto di yogurt che era avanzato da un precedente pasto ma lasciò perdere, non volendo che Rufy rigettasse.

"Okay," bisbigliò. "Pronto per dormire un po'?"

Rufy scosse velocemente la testa, i capelli selvaggi che volavano a destra e a sinistra mentre lo faceva. Zoro, che era accovacciato davanti al ragazzo, sospirò.

"E se rimanessi con te? Ti sveglierò se arriveranno gli incubi."

Dopo pochi secondi la sua risposta fu un altro lieve cenno col capo e Zoro si mosse per sistemarsi scoprendo che Rufy non voleva lasciarlo. Il ragazzo di gomma aveva una gentile, ma ferma presa sulla sua mano, e nonostante il suo corpo stesse ancora tremando, non sembrava intenzionato a mollarlo. Con un sorriso si posizionò in maniera che Rufy non dovesse lasciarlo e si preparò per la lunga notte che aveva davanti. Uno sguardo in direzione di Robin le disse che era libera e l'archeologa annuì, lasciando il capitano ed il primo compagno soli.

"Non preoccuparti, Rufy," mormorò Zoro mentre le palpebre del ragazzo si muovevano come se lui stesse combattendo contro il sonno. "Ti proteggerò io."

Se fosse stata la mano che correva dolcemente attraverso i suoi capelli o la stanchezza che l'aveva preso alla fine Rufy non lo sapeva, ma si ritrovò caduto in un sonno profondo ed in un'altra notte piena di memorie.

Zoro sospirò piano, scoccando un'occhiata al ragazzo addormentato vicino a lui prima di spostare lo sguardo su Robin, alzando gli occhi al piccolo sorriso sul suo volto. Nessun altra parola venne detta mentre Robin rilasciava il capitano al suo riposo.

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Note di Akemichan:
Ho scelto di tradurre questa storia per tre motivi essenziali. Per prima cosa, ho apprezzato l'idea che per una volta fosse Rufy quello ad aver bisogno di aiuto, in maniera così da mettere per bene in luce l'affetto che la sua ciurma prova per lui. Infine, mi è piaciuta l'idea di base a questa storia, ma che non posso anticiparvi. L'autrice ha per il momento scritto tre capitoli e si sta dedicando al quarto e sostiene di poterla finire al massimo in sei capitoli. Quindi gli aggiornamenti non saranno rapidissimi ma la storia dovrebbe concludersi.
Per quanto riguarda la traduzione in sé, ho preferito mantenere il titolo nella lingua originale perché la traduzione italiana "oscure verità" non mi soddisfava del tutto. Ho invece tradotto il titolo del capitolo "Broken" con "Rottura" al posto di "Rotto" perché in italiano suona meglio e a mio parere rende comunque l'idea della situazione. Per i nomi, ho deciso di usare quelli italiani, perciò "Rufy" invece di "Luffy" e "Usop" anziché "Usopp" (non che ci sia molta differenza in questo caso!). Se verranno invece usati dei termini giapponesi presenti nella versione originale li lascerò uguali, così come ho lasciato eventuali "san" e "kun".
Che altro dire..? Spero che apprezziate anche voi ^^

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Capitolo 2
*** Comprensione ***


Dark Truth2

Capitolo 2: Comprensione

Il dolore scivolava lungo il corpo, i suoi arti tremavano ed il respiro si trasformava in singhiozzi corti e strangolati. La corda sottile attorno al suo collo si tese, logorandogli la pelle e bruciando, mentre si agitava per liberarsi dalla stretta. La corda lo alzò sollevandolo in aria, lasciando che i suoi arti si dimenassero per la paura, mentre la sua scorta di ossigeno veniva meno; le mani si alzarono istintivamente per afferrare i legacci, ma senza riuscirci. La corda si spezzò ed lui scivolò sul pavimento boccheggiando; il suo cappello coprì i suoi occhi.

"Ora non sembri così forte, capitano."

---

Rufy sobbalzò con un singulto soffocato, le mani a pugno e gli occhi spalancati. Forti braccia circondavano il suo busto, perciò protestò terrorizzato, divincolandosi prima di costringersi a calmarsi mentre i suoi occhi cadevano sul suo 'carceriere'. Gli occhi grigi e acuti di Zoro si addolcirono a quelli diffidenti del suo capitano che lo fissavano interrogativi.

Lo spadaccino rimase silenzioso, prendendo senza parole una fredda pezza dietro Rufy e passandola al giovane. Rufy reagì velocemente, agguantando il panno e strofinandosi delicatamente il viso bagnato. Lentamente il suo fiato iniziò a calmarsi dai veloci ansimi, finendo in profondi e lenti respiri. Finalmente, dopo pochi minuti, sembrò nuovamente stabile. Il resto dei ragazzi lo guardò con un misto di pietà e tristezza mentre la figura sottile del loro giovane capitano iniziava a tremare al ricordo dell'incubo. Zoro scoccò loro un'occhiata carica d'odio. Avrebbero dovuto saperlo bene, che lui non aveva bisogno di pietà, ma di amici. Aveva bisogno che i suoi nakama fossero lì per lui.

Ancora una volta tentò di calmare il ragazzo, e questa volta, nonostante il suo corpo fosse teso, non lo respinse. Lentamente le convulsioni diminuirono e i suoi muscoli si rilassarono, e la testa ciondolò in avanti mentre il corpo soccombeva di nuovo per il sonno, completamente esausto a causa delle settimane passate. Zoro lo sistemò ancora sul divano, mentre i suoi occhi tornarono a fissare gli altri nella stanza. Silenziosamente, si alzarono dalle rispettive amache, dirigendosi verso la botola. Usop accennò col capo, facendogli capire che voleva rimanere, mentre il resto andò sul ponte a discutere. Scivolando fuori dalla sua amaca, il cecchino si diresse al fianco di Rufy, sedendosi sul pavimento e aspettando per la prossima volta in cui il suo amico si fosse svegliato ansimando.

Era una tortura vederlo in quello stato. Non aveva fatto altro che aiutare chiunque incontrassero - chi avrebbe voluto fare qualcosa come quella a Rufy? Era stato Kuro? Creek? Arlong, forse? Chi avrebbe avuto la capacità e l'intelligenza di fare quello a Rufy sulla loro stessa nave, la loro Merry, senza svegliare nessun altro della ciurma. Era infuriato. Robin aveva fatto da vedetta quella notte, perciò nessuno sarebbe stato capace di superarla, con le sue abilità del frutto del diavolo. Desiderava solo che Rufy glielo dicesse, dicesse qualcosa - qualsiasi cosa! Con un altro sospiro, si sdraiò, pronto per quando Rufy si fosse svegliato, fra un'oretta circa. Forse questa volta, sarebbe riuscito a farsi dire dal suo amico quali orrori affrontava neri suoi sogni. Usop era sicuro di una sola cosa. Se spaventavano Rufy in quella maniera, allora le storie che aveva da raccontare erano di gran lunga migliori di qualunque altra avesse inventato lui.

---

Sanji afferrò una sigaretta dal portasigarette, i suoi occhi fissi mentre velocemente l'accendeva uscendo all'aperto, prendendo una lunga boccata dalla stecca prima di allontanarla dalle sue labbra e sospirare fuori il fumo. Passando una mano fra i suoi disordinati capelli biondi, guardò Zoro. Non erano d'accordo sul dividersi durante la notte. Era una nuova regola istituita dall'attacco di Rufy: non si sarebbero separati e non avrebbero lasciato le loro cabine. Robin si era offerta di utilizzare i poteri del suo frutto del diavolo per controllare finché non fossero stati sicuri che l'emergenza fosse cessata e la ciurma aveva accettato riluttante, non volendo caricare di compiti l'archeologa, ma non trovando un altro sistema.

"Allora che diavolo c'è di così importante, da dover infrangere le regole, Marimo?"

"Nami ha detto che dobbiamo tornare indietro," mormorò Zoro, fissando il mare con rabbia.

"Che?" chiese il cuoco, sbattendo le palpebre. Aveva capito bene?

"Nami dice," Zoro parlò lentamente, i suoi occhi fissi nelle nere acque a cui la Merry era ancorata. "Dobbiamo tornare indietro attraverso le acque in cui Rufy è stato attaccato."

"Cosa!" squittì Chopper, "M-Ma cosa accadrà se verrà attaccato ancora!"

"Non lo so," ammise Zoro riluttante. "Ma mi ha mostrato la mappa, è l'unica strada per la prossima isola, le correnti sono troppo tempestose e, se prendiamo un'altra rotta, potremo perdere il magnetismo del LogPose."

"Fanculo," mormorò Sanji. "Che facciamo con Rufy?"

"Domani, approderemo ad una piccola isola sulla rotta per la prossima indicata dal LogPose. Ci ristoreremo là," replicò Zoro. "Gliene parleremo poi."

"Non gli piacerà," rifletté Sanji.

"Anche se non volesse, non ha scelta," ribatté Zoro.

Sanji e Chopper semplicemente ricambiarono il suo sguardo prima che il primo facesse un sospiro e si voltasse, tornando verso le cabine. Il secondo si attardò per pochi secondi, guardando Zoro con occhi umidi prima di voltarsi anche lui, trottando nel ponte sottostante. L'ultimo di loro sospirò pesantemente. Odiava parlare male di Rufy, dato che rispettava il ragazzo più di ogni altra persona al mondo. Non aveva idea di chi avesse fatto quello al suo capitano o cosa fosse veramente successo, ma forse, se avessero attraversato di nuovo quelle acque, avrebbero potuto scoprirlo. Non avrebbe mai permesso che capitasse di nuovo.

Un braccio fiorì sul parapetto dietro di lui, picchiettando sul suo avambraccio ed indicando verso le cabine. Zoro sospirò ancora e annuì.

"Sì, sì, Robin," mormorò. "Arrivo."

Scendendo sottocoperta, lo spadaccino ignorò il brivido di freddo che gli correva lungo la spina dorsale.

---

Quando la luce del sole mattutino filtrò attraverso l'oblò, la ciurma della Going Merry era esausta. Rufy aveva passato la notte torturato da un'altra serie di incubi costanti, svegliandosi quasi ogni ora in preda al panico e coperto di sudore. Nami, essendo stata la prima ad alzarsi, aveva voluto lasciare il resto della ciurma a dormire un po' di più, ma l'isola era a poche ore di navigazione appena e dovevano essere svegli per prepararsi all'ormeggio.

L'isola era piccola, ma pericolosa, conosciuta per la sua feroce comunità di pirati e criminali. Era più una stazione di stoccaggio senza nessuna residenza permanente. La ciurma non avrebbe voluto fermarsi in un posto così turbolento, considerando la situazione del loro capitano, ma avevano bisogno di procurarsi cibo e provviste. Chopper inoltre aveva bisogno di medicine, dopo aver curato costantemente le innumerevoli feriti di Rufy per le scorse due settimane.

"Allora, come diavolo dobbiamo comportarci?" chiese Zoro, guardando il capitano mentre la ciurma si preparava a sbarcare.

Sembrava così invisibile, rispetto al suo solito comportamento espansivo. Le spalle erano ingobbite e la carnagione pallida, con borse sotto gli occhi, bruciature e tagli gli marchiavano la pelle. Guardandolo ora, nessuno avrebbe mai pensato che si trattasse del pirata sull'annuncio di taglia, con quel grande sorriso a trentadue denti. Come diavolo potevano portarlo attraverso le strade, con tutti i tagliagole e criminali attorno? Uno sguardo al suo stato attuale, e chiunque di loro avrebbe attaccato nella speranza di ottenere una facile ricompensa. Fortunatamente il numero 100.000.000 ne avrebbe spaventato la maggior parte.

"Non lo so - forse potremmo travestirlo?" suggerì Nami, un dito premuto oziosamente sul mento, in riflessione. "Qualcosa che gli mascheri il corpo e il viso - va bene per te, Rufy?"

Lui fece un cenno leggero, e lei sorrise. Alla fine aveva iniziato a rispondere loro di nuovo. Per la maggior parte del tempo sembrava perso in un mondo tutto suo, ignorando la ciurma e ciò che gli succedeva attorno, ma adesso sembrava aver fatto un passo avanti verso la normalità. Era piccolo, ma pur sempre un inizio.

"Posso prendere quella vecchia cosa con cui giocavamo tempo fa, Nami," si offrì Usop, voltandosi e correndo sottocoperta per recuperare l'oggetto richiesto. Lei aveva cucito un vecchio lenzuolo in una toga pochi mesi fa quando Rufy, Usop e Chopper l'avevano praticamente supplicata per averla, affinché potessero recitare e giocare a "vestirsi a festa" insieme. Il cecchino tornò dopo pochi minuti, tendendo la vecchia, ma resistente toga a Nami.

Cercando di farci scivolare il capitano dentro, lei si fermò sentendolo teso. Come poteva farlo senza preoccuparlo? Zoro sospirò e gettò via la toga, passandola a Chopper.

"Fingi che siano bende," mormorò. "Ed aiutalo ad entrare dentro."

"G-Giusto," annuì Chopper, assumendo velocemente l'Heavy Point. "Braccia in alto, Rufy."

Lui obbedì senza protestare, alzando le sue deboli, stanche braccia osservando Chopper mentre gli faceva scivolare velocemente la roba sopra di lui, ignorando i leggeri indietreggiamenti. Non appena il vestito fu a posto, la piccola renna ritornò normale, inviando uno sguardo umido in direzione di Rufy. Era ancora difficile non poterlo abbracciare anche quando era preoccupato o sconvolto.

Controllandolo per essere sicura che nessun segno distintivo di chi veramente fosse venisse esposto, Nami annuì approvando. Gli si avvicinò per aggiustargli un poco la toga ed indietreggiò quando Rufy sobbalzò lontano da lei. Non poteva vedere il suo viso, ma non ne aveva veramente necessità. Aveva visto abbastanza a lungo quegli occhi spiritati nelle scorse due settimane da imprimere a fuoco per sempre l'immagine nella sua memoria. Sentendosi un poco nervosa al pensiero di toccarlo ancora, si avvicinò esitante, velocemente aggiustò la toga per farlo sentire un po' meglio prima di sforzarsi di sorridere.

"Ecco," sussurrò, sbattendo le palpebre per ricacciare indietro le lacrime che volevano fuggire ed ingoiando un singhiozzo. "Stai bene."

Zoro gli girò attorno e spalancò gli occhi sorpreso perché il ragazzo sembrava completamente teso, anche per quella piccola azione. Ritornò indietro per guardarlo in viso e annuì approvando.

"Speriamo che nessuno ti riconosca, eh, capitano?"

Rufy non replicò, ma in fondo Zoro non se l'aspettava sul serio.

"Hey," chiamò piano Sanji, curvandosi un poco per poter guardare il viso di Rufy. "Sicuro di volerlo fare?"

Un piccolo, esitante cenno fu la sua unica replica, e il cuoco sospirò. Sapeva che Rufy non voleva farlo. Se avesse scelto, probabilmente si sarebbe rannicchiato nel posto più oscuro che avesse potuto trovare per rimanerci in eterno, ma tanto quanto non lo dava a vedere, loro sapevano che voleva stare meglio.

"Okay," intervenne Zoro. "Nami e Sanji, andate e prendete le provviste che ci servono. Usop, rimani sulla Merry. Chopper, Robin ed io staremo con Rufy."

"Ma Zoro!" protestò Chopper, "Devo prendere altre medicine per Rufy!"

"Lo so, Chopper," replicò Zoro. "Se non troviamo ciò che ti serve mentre siamo fuori, ti accompagerò dopo a prenderli quando Rufy sarà di nuovo sulla nave, ma potremo aver bisogno di te se succedesse qualcosa mentre siamo fuori."

"Oh…" rifletté la renna, prima di annuire.

"Allora si va," affermò Sanji.

---

Dopo aver girato per un'oretta, Zoro notò che Rufy aveva iniziato a zoppicare leggermente, decelerando. Ovviamente le sue ferite lo stavano stancando, ma non aveva protestato affatto, seguendo obbediente gli altri da dietro. Guardando più attentamente, notò che anche il suo respiro aveva iniziato a diventare pesante, e stava socchiudendo gli occhi. Aveva bisogno di riposo, ed era compito di Zoro assicurarsi che l'avesse.

"Va bene," parlò, attirando effettivamente l'attenzione di Robin e Chopper. "E' ora di una pausa."

Nessuno protestò mentre tornavano indietro, camminando un poco posteriormente al capitano e al primo compagno.

"Forse potremo provare qui, Samurai-san," suggerì Robin, accennando verso un bar non troppo lontano, che sembrava giusto un po' meno turbolento degli altri che avevano superato. Annuendo, Zoro riprese a camminare, seguito dietro da Robin e Chopper e con Rufy al suo fianco. Scoccando un'occhiata al ragazzo, sospirò. Avevano avuto una dozzina di attacchi da quando avevano lasciato la Merry, dato che la postura di Rufy praticamente gridava 'bersaglio facile'. Sperava che il riposo lo avrebbe fatto sentire meglio.

Robin spalancò le porte scricchiolanti, tenendole aperte per il suo fragile capitano mentre Zoro lo conduceva dentro. Ignorando le dure occhiate ed i rudi sguardi, presero un tavolo verso il fondo, assicurandosi che Rufy fosse seduto con la schiena contro il muro così che nessuno potesse colpirlo da dietro. L'ultima cosa di cui avevano bisogno era che si facesse scoprire con un attacco di panico, perché qualcuno gli si era avvicinato troppo.

Zoro andò al bancone per ordinare. Notando che il bar serviva cibo, prese un piccolo piatto di snack, sperando che forse al capitano sarebbe venuto un poco di fame. Stava per tornare indietro al tavolo quando incrociò una figura familiare a faccia in giù sul bancone.

"Ace?" esclamò improvvisamente a voce alta, prima di avvicinarsi al ragazzo narcolettico. "Oi…"

Un leggero scossone portò Pugno di Fuoco fuori dal mondo dei sogni, facendolo balzare su, e quindi di voltarsi a guardare chiunque l'avesse svegliato. I suoi occhi assonnati si spalancarono mentre metteva a fuoco Zoro ed il suo cipiglio si trasformò velocemente in un sorriso aperto.

"Hey, Zoro!" lo salutò entusiasta. "Non ci vediamo da tempo! Che stai facendo qui?"

"Il solito," replicò lui, sorridendo leggermente. Ace gli ricordava Rufy; Rufy prima dell'attacco. "E tu?"

"C'era una falsa pista su Barbanera da queste parti, così ho deciso di fermarmi qui e ristorarmi un po' prima di riprendere la caccia."

"Quindi sei stato nella prossima isola dopo questa?"

"Sì, niente di che. Questa è per di più un'area commerciale. Le isole sono piccole, per la maggior parte composte da villaggi con abitanti che non hanno mai messo un piede fuori." Replicò l'altro, appoggiandosi casualmente contro il bancone. "Quindi il mio fratellino fadanni è qui? Oppure è fuggito via per mettersi di nuovo in qualche guaio?"

Il sorriso di Zoro si spense ed Ace alzò un sopracciglio, il suo stesso sorriso trasformato in un cipiglio curioso.

"Che c'è?" chiese, alzandosi. "Non dirmi che è nei guai?"

"Non esattamente," mormorò Zoro, resistendo alla tentazione di voltarsi verso Rufy. Sapeva che il ragazzo si sarebbe imbarazzato se suo fratello l'avesse visto nello stato in cui si trovava, ma non poteva nasconderglielo, proprio come non si aspettava che Ace nascondesse loro qualcosa riguardante Rufy. "Il pericolo è passato ora, ma lo ha lasciato di pessimo umore. Stiamo cercando di tenerlo tranquillo."

"Cosa?" domandò Ace, aggrottando le sopracciglia mentre un sorriso incredulo compariva sul suo viso. "Stai chiedendo a Rufy di rimanere tranquillo?"

Zoro sbuffò leggermente, scuotendo la testa con un piccolo sorriso. Non aveva visto il suo capitano nello stato in cui era dalle scorse due settimane, perciò non ci avrebbe creduto comunque.

"Non penso che combinerà troppi danni per un po'," mormorò amaramente.

"Che? Perché?" chiese il ragazzo con le lentiggini, il sorriso scomparso al tono serio di Zoro. "Che diavolo è successo?"

"E' un po'… Nei guai ora," spiegò l'altro, non sicuro di come raccontarlo. Solitamente era uno brusco in queste situazioni e che arrivava diritto al punto, ma l'ultima cosa che voleva era un irato Pugno di Fuoco fra le mani. "E' successo qualche merdoso accidente, e lo ha sconvolto particolarmente."

"Sconvolto come?" domandò Ace, i suoi occhi stretti per l'ovvia rabbia. Zoro sapeva che non era diretta contro di lui.

Fece una pausa, notando in che modo il barista si era avvicinato a loro e come numerose conversazioni attorno si fossero bloccate. Accennando ad Ace perché lo seguisse fuori, i due afferrarono le loro bevande ed uscirono dal bar così che Zoro potesse spiegare la situazione.

---

Robin strofinò la macchia sul tavolo con le dita. Per un momento rifletté se Zoro potesse avere possibilità di perdersi nel ritornare dal bancone, ma guardandosi attorno e scannerizzando tutta la stanza, lo trovò con Ace e sorrise. Non aveva ancora avuto la possibilità di incontrarlo di persona, ma aveva sentito parlare di lui ed Usop lo aveva anche ritratto in modo che potesse vedere com'era fatto. Non che ne avesse bisogno: Ace Pugno di Fuoco era dopotutto un pirata ben conosciuto, essendo il comandante della seconda flotta di Barbabianca. Decidendo di non avvertire ancora gli altri della sua presenza, continuò a strofinare un dito sul tavolo rovinato, mantenendo un set extra di occhi ed orecchie in maniera che nessuno potesse tentare qualcosa.

Chopper spostava lo sguardo dal tavolo a Rufy ogni quindici secondi circa per assicurarsi che fosse a posto. Era la prima volta che si trovava in una zona così affollata dall'attacco, ed era in effetti la prima volta che era in contatto con qualcun altro che non fosse un membro della ciurma da quel momento. La piccola renna non poteva far altro che preoccuparsi per il suo capitano. Osservava il suo respiro per assicurarsi che non avesse nessun tipo di attacco, ma a parte le sue mani tremanti, non poteva vedere nessun altro problema.

All'inizio, dopo l'approdo all'isola aveva pensato di lasciare Rufy indietro con uno della ciurma, ma la nave avrebbe potuto essere attaccata per qualsiasi ragione, perciò un unico membro non avrebbe potuto essere sufficiente. Una persona poteva proteggere se stessa, ma non altrettanto bene Rufy, ed i ragazzi di Cappello di Paglia non volevano correre rischi. Nami aveva suggerito che comunque poteva essere positivo per lui ritornare in mezzo alla gente.

Pochi minuti passarono e Robin continuò a guardare il viso di Ace con la sua coppia di occhi in più, come cambiasse dalla curiosità alla preoccupazione allo shock, alla pietà e alla fine si sistemasse in un miscuglio tra preoccupazione e rabbia. I due finirono di parlare e l'archeologa fece scomparire le sue estremità in eccesso, tornando a fronteggiare i due mentre camminavano verso di loro.

"Oi," mormorò Zoro, arrivando al tavolo. "Alzatevi, ce ne andiamo. Ace sa qualcosa su cos'è accaduto."

Senza un'altra parola, Chopper e Robin si alzarono per andarsene. Ace osservò Zoro muoversi verso la persona che gli avevano detto essere Rufy, ed il ragazzo travestito indietreggiò prima di spostarsi da solo dietro Robin. Ace non avrebbe voluto, ma doveva dire loro cos'era successo. Sperava solo che Rufy potesse superare qualcosa come quella. Aveva fiducia nelle capacità del suo fratellino. Zoro si era tenuto vago nei dettagli, ma da quello che conosceva su ciò, non poteva essere semplice. Qualcosa che aveva colpito il suo fratellino così duramente… Doveva essere stato orribile.

Scuotendo la testa per liberarsi dai cattivi pensieri, Ace si sistemò nelle retroguardie, vicino a Zoro. Rufy ovviamente non l'aveva visto, e all'apparenza (non si poteva vedere il suo viso), gli occhi erano fissi sul pavimento polveroso, guardando i suoi stessi passi. Restringendo gli occhi, vide la difficoltà dei suo passi e non mancò di notare i movimenti rigidi del suo corpo, come se fosse dolorante. Non disse nulla, semplicemente camminò in silenzio, scoccando occhiate di fuoco a chiunque osasse anche solo guardare suo fratello troppo a lungo.

Dopo qualche tempo, il piccolo gruppo arrivò alla nave. Non avrebbero impiegato così tanto tempo dal bar se Chopper e Robin non si fossero fermati a numerose bancarelle e negozi per comprare qualunque cosa di cui avessero bisogno. Rufy era rimasto notevolmente indietro, e in più di un'occasione si era dovuto fermare per riprendere fiato.

Posando i piedi sul ponte, Zoro si avvicinò per togliere il travestimento dal corpo abbattuto di Rufy, cercando di ignorare come le sue spalle si irrigidissero e come il suo corpo si scuotesse leggermente al tocco. Questa volta Rufy indietreggiò solo un poco e cercò di aiutarlo, movendo le sue stanche e ferite braccia in maniera che il suo primo compagno potesse rimuovere il travestimento che lo nascondeva.

Non appena gli fu levato, Ace non poté evitare il leggero singhiozzo che sfuggì dalle sue labbra alle ferite del suo fratellino - ed erano passate due settimane dall'accaduto! Sembrava che Rufy fosse troppo perso nei suoi pensieri per aver notato suo fratello maggiore fino a quel momento. Senza pensare, i suoi occhi si spalancarono, le braccia si alzarono mentre si avvicinava come se lo volesse abbracciare. La ciurma rimase sconvolta, perché quello era il primo contatto che Rufy avesse effettivamente iniziato di propria volontà. Tuttavia la loro delizia ebbe vita breve, perché lui si bloccò un istante prima, per poi tornare a ritirarsi ancora, osservando il ragazzo con le lentiggini con sguardo quasi colpevole per non essere riuscito a completare l'azione.

Ace lo guardò, leggermente scosso; Zoro gli aveva detto che la situazione era grave, ma non si aspettava che lo fosse così tanto. Lasciò passare gli occhi sulle forme tremanti di Rufy, trattenendosi su ogni bruciatura e taglio e fermandosi sugli spiritati occhi neri. Era sul punto di accusare gli altri di aver cambiato il suo fratellino. Davvero quello non poteva essere Rufy. Il suo felice, luminoso, ottimista Rufy. Ma alla fine, se fosse stato nella sua posizione, probabilmente avrebbe reagito nella stessa maniera.

Sospirando leggermente, avanzò, cancellando la distanza fra lui e suo fratello e avvolse le braccia muscolose attorno al corpo sottile del ragazzo, circondando il suo fratellino con una stretta sicura. Per un poco il ragazzo non tremò e restò semplicemente tranquillo con la fronte contro le spalle di suo fratello. Ace allentò le sue braccia giusto un poco, scotendosi leggermente mentre sentiva l'irrigidirsi dei muscoli di Rufy, ma lo ignorò, guardando verso Zoro.

"Quand'è stata l'ultima volta che ha mangiato?" domandò, ritornando ad osservare l'aspetto sottile di Rufy. "E' ancora più magro del solito."

"Abbiamo cercato di forzarlo a mangiare dall'attacco," spiegò Zoro. "Abbiamo tentato di tutto, ma non è riuscito a trattenere nulla."

"Che mi dite di compresse per fermare il vomito?" suggerì Ace.

"Rigetta anche quelle," singhiozzò Chopper. "E anche i tranquillanti."

"Tranquillanti?"

"Per i suoi incubi," spiegò la renna. "Li ha per tutta la notte."

"Hn. Brutto segno."

Il gruppo rimase silenzioso, mentre lo sguardo di Rufy rimase fisso sul pavimento. Ace non poteva fare altro che pensare che sembrasse… Imbarazzato.

"Se hai intenzione di diventare il Re dei Pirati," parlò Ace improvvisamente, ovviamente rivolgendosi a Rufy. "Dovrai essere capace di superare qualcosa di simile."

I grandi occhi di Rufy si alzarono per scoccargli uno sguardo prima di tornare a fissare il pavimento, azione seguita da un piccolo cenno pochi secondi dopo.

"Non puoi lasciarti buttare giù da questo, Rufy, devi gettartelo alle spalle," continuò calmo. "Non sarà nulla se non passerai là di nuovo."

"In verità," intervenne Robin, dolcemente. "Lo faremo."

"Che?" La testa di Ace si voltò così velocemente che Chopper fu sicuro che si fosse staccata. "Perché?"

"Non c'è altro modo," spiegò Zoro. Lentamente, lo spadaccino ripeté la storia della notte precedente, affinché sia Rufy che Ace ascoltassero.

"Quindi, non ci sono alternative?" chiese il pirata con le lentiggini, lasciando correre gentilmente tra i capelli neri di Rufy per cercare di calmare i brividi del ragazzo. Ovviamente, non gliel'avevano detto fino a quel momento.

"No," replicò Zoro, voltandosi verso Rufy e dirigendo la prossima frase a lui. "Non se vogliamo proseguire."

Tutti gli sguardi si concentrarono su Rufy, ma sembrava che non avesse sentito. I suoi occhi erano socchiusi mentre suo fratello continuava a far scorrere la mano attraverso i suoi capelli per rilassarlo. La porta della cambusa si aprì improvvisamente, facendo saltare il ragazzo tra le braccia del fratello, finché non vide i tre restanti membri della ciurma, calmandosi.

Nami, Usop e Sanji sbatterono le palpebre vedendo Ace, prima di avvicinarsi per salutarlo. Veloci conversazioni vennero fatte e la situazione spiegata ancora una volta per essere sicuri che tutti avessero capito cos'era successo. Quando tutto fu sistemato, e la ciurma fu accomodata nella cambusa con bevande calde, Zoro iniziò l'argomento.

"Allora, quali informazioni hai per noi?" chiese, gli occhi ristretti in riflessione. "Sai chi ha fatto questo a Rufy?"

Sei paia di occhi curiosi guardarono il ragazzo narcolettico, aspettando una risposta.

"Già," rispose Ace solennemente, sospirando mentre si passava una mano fra i capelli, domandandosi se le persone davanti a lui gli avrebbero creduto o no. "Sono stati i fantasmi."

"Fantasmi," ripeté Nami, ovvio scetticismo nella sua voce.

"Già, be', una specie," mormorò Ace, scuotendo la testa. "Non so davvero come spiegarlo."

"C-Come lo sai?" chiese Usop, maledendosi mentalmente perché non era riuscito a nascondere il tremolio della sua voce ed i brividi del suo corpo.

"Perché è successo anche a me."

"Che?" chiese il cecchino, gli occhi spalancati. "Quando?"

"Prima dell'incidente con Barbanera, quando ero ancora sulla nave di Barbabianca."

"Quindi cos'è successo?"

"Veramente non ricordo nulla," ammise Ace. "So solo quello che il mio capitano mi ha raccontato dopo."

"Potrei rispondere io a qualche domanda," si offrì Robin, facendo scivolare sul tavolo un libro che aveva letto. "L'ho trovato pochi giorni fa."

"La caduta" lesse Usop piano, mentre si sporgeva per poter vedere il volume. "Cos'ha a che fare con noi?"

"Questo libro schematizza la vita dei cinquanta più grandi capitani pirati che siano mai vissuti, e che sono stati uccisi," spiegò Robin. "Trenta di loro sono morti in quel tratto di mare dove il nostro capitano è stato attaccato."

"Che?" urlò Zoro, sbattendo le mani sul tavolo mentre si alzava in piedi. Rufy si allontanò da lui, tremando. "Perché non ce l'hai detto fino ad adesso?"

"Mi sono imbattuta nella connessione con la nostra situazione solo oggi, Samurai-san," replicò Robin calma. "Non si può credere a tutto ciò che si legge in un libro. Per prima cosa i fatti devono essere separati dalla finzione, e i 'fantasmi' sembrano un po' un cliché considerate le circostanze."

"Bene," borbottò lo spadaccino, ovviamente ancora arrabbiato per la nuova informazione. "Che cos'ha a che fare con noi?"

"Tutti i capitani che sono morti, sono stati trovati dalla loro ciurma al mattino senza alcuna traccia di arrembaggi sulla nave," spiegò Robin lentamente, restringendo gli occhi mentre apriva il libro, scannerizzando numerose pagine che aveva segnato.

"Proprio come…" intervenne Nami, ripensando a quando avevano cercato indizi su colui che aveva potuto attaccarli. Non ne avevano trovato uno.

"La ragione dell'attacco è una leggenda," continuò la donna dai capelli scuri.

"Ho sentito un sacco di leggende che sono diventate realtà, Robin-chan," mormorò Sanji. "Che cosa ne pensi, Ace?"

"Non è una leggenda," convenne Ace, scotendo la testa. "Il mio capitano mi ha spiegato che tutti noi siamo stati posseduti, ciascun uomo nella ciurma."

Zoro impallidì leggermente, non gli piaceva come si stavano mettendo le cose, per niente.

"Si dice che in fantasmi infestino quel tratto dell'oceano, cercando vendetta contro i capitani pirati," spiegò Robin. "Sono spiriti di una ciurma uccisa secoli fa dal loro capitano 'Bonzey', durante un crudele massacro seguito alla decisione dell'uomo di non voler essere più un pirata."

"E' terribile," sussurrò Nami arrabbiata. Erano pirati come 'Bonzey' e Arlong che rovinavano le vite degli altri.

"In centinaia morirono a causa di quel capitano pirata," continuò Robin. "Ed ora aspettano le navi pirata che passano con ciurme e capitani, e se scende la notte mentre la nave attraversa le loro tombe acquatiche, possiedono la ciurma e la utilizzano per torturare ed uccidere il capitano, lasciando che l'equipaggio lo trovi quando si sveglia."

"Quindi vogliono vendetta?" mormorò Sanji, veemente.

"Ma perché tutti i pirati?" chiese Chopper, con le lacrime agli occhi. "Non dovrebbero occuparsi solo di quelli cattivi?"

"Non funziona in questa maniera, Chopper," spiegò Ace. "Questi spiriti sono convinti che tutti i capitani prima o poi tradiranno la ciurma - lo fanno per 'liberare' la ciurma."

"Ma questo non è giusto!" piagnucolò il piccolo dottore. "Rufy non ci tiene prigionieri! Tutti noi ci siamo uniti a lui di nostra spontanea volontà!"

"Come l'hai superato?" chiese Sanji improvvisamente, interrompendo la piccola renna. "Hai detto che ti è successo."

"Barbabianca ci ha sconfitto," rispose Ace semplicemente, alzando le spalle.

La ciurma rimase in silenzio dopo la nuova informazione, lasciando che le parole affondassero dentro di loro. Sanji scoccò un'occhiata alla sua destra e sbatté le palpebre confuso mentre i suoi occhi si posarono su Zoro. Il ragazzo era bianco come un lenzuolo, come se stesse per morire.

"Oi, Testa d'alga," chiamò. "Cosa c'è che non va?"

"Non ci sei ancora arrivato, vero?" chiese Zoro, appena più che un sussurro. "Fottuto idiota!"

"Che?" ribatté Sanji, alzandosi come se volesse colpirlo. Si fermò a poca distanza perché l'altro non si era mosso. Improvvisamente realizzando che aveva capito ciò che tutti volevano sapere, lo chef impallidì. "Che!"

Rufy affondò nella sua sedia, chinando la testa e desiderando solamente potersi fondere con il pavimento. Erano sul punto di capirlo, e lui lo sapeva. Nonostante si fosse sforzato di non lasciar trasparire nulla, stava per essere rivelato. Zoro l'aveva già capito - glielo diceva la maniera con cui lo aveva guardato.

"Non avete sentito!" urlò Zoro. "Ci hanno posseduto! Noi abbiamo fatto questo a Rufy!"

---

Note di Akemichan:
Ecco, questa è l'idea per cui ho deciso di tradurre la fanfiction. Sinceramente, mi ha sconvolto. E ora Rufy come ne esce? O.o Terribile. E poi c'è Ace, che è sempre una chicca in più (ma questo solo per me XD). La parola "nakama" è l'originale giapponese per "compagni", a proposito, mentre "Marimo" è "testa d'alga". Grazie a tutti per la lettura e per le recensioni, e per i ringraziamenti alla mia traduzione. Li apprezzo molto. ^^ Qui sotto ci sono le risposte dell'autrice. Mi dispiace che non ci sia quella di Giodan, perché non ho fatto in tempo a rintracciare l'autrice, ma al prossimo capitolo la metterò di sicuro. A meno che tu non l'abbia già recensita in inglese, e che quindi non ne abbia bisogno ^^ A questo proposito, se hai delle correzioni da fare alla mia traduzione, sentiti libero di farle, così posso migliorarne la qualità. E se avessi altre storie da suggerire...^.-

Kuronekochan: Sono felice che la storia ti abbia colpito così tanto. Cerco di fare del mio meglio e di utilizzare le recensioni per migliorarmi. Spero che continuerai a leggere!

Rika87: Grazie mille! Cerco di provare idee originali! Spero che ti abbia divertito anche il secondo capitolo!

Gloglo: è DAVVERO strano vedere Rufy così, ma in quelche maniera, funziona parecchio bene con la trama e le persone sembrano apprezzarlo. Grazie della recensione!

Nicorobin82: hahaha, in arrivo ancora più torture, Nico! Non è ancora il tempo per Rufy di sentirsi meglio! Grazie per la recensione!

Neko: sono molto felice che abbia apprezzato la fic. Sto lavorando ora al prossimo capitolo...

Beat: non si vede spesso Rufy in pericolo, ed io stessa non avevo letto storie di questo tipo, perciò volevo farne una io. Sono contenta che ti sia piaciuto!

 

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Capitolo 3
*** Perché? ***


Capitolo 3: Perché?

L'aria nella cambusa rimase immobile e silenziosa per quella che sembrò un'eternità. Le assi della Merry scricchiolarono leggermente, risuonando quasi come se stessero piangendo per l'orribile, oscura verità che era stata appena rivelata. Zoro drigrignò i denti, i pugni chiusi ed il corpo tremante per la rabbia repressa. Il resto della ciurma lo fissava, ancora silenziosamente. Non poteva avere ragione. Era impossibile! Nessuno di loro avrebbe mai fatto niente del genere a Rufy! Zoro sembrava pronto ad esplodere, il volto tinto di rosso rabbia.

"Come diavolo ho potuto lasciare che accadesse?!" gridò improvvisamente, facendo sobbalzare tutti quelli vicino a lui ed effettivamente facendo risvegliare i ragazzi di Cappello di Paglia dal loro storidimento. Rufy rilasciò un ansimo strozzato, scattando indietro e cadendo quasi dalla sedia. L'unico che non sembrava toccato era Ace, che lo guardava con occhi tranquilli.

"Non è stata colpa tua," mormorò, gli occhi neri che guardavano Zoro calmi. Lo spadaccino strinse i denti ancor più duramente Quegli occhi... Erano gli occhi di Rufy. Gli occhi sicuri e calmi di Rufy. Riportando velocemente lo sguardo sull'altro, Zoro catturò appena un luccichio negli spiritati pozzi neri prima che il suo capitano abbassasse la testa, i capelli che nascondevano gli occhi alla vista.

"Non lo accetto, dannazione!" ruggì, perdendo completamente il suo sangue freddo per cui tutti lo conoscevano. "Non ci sono scuse del cazzo! Com'è potuto accadere?!"

Nessuno gli rispose mentre le parole ancora affondavano dentro di loro. Loro avevano ferito Rufy; loro avevano torturato il loro capitano; loro erano quelli che l'avevano ridotto così.

Rufy rimase perfettamente immobile, i suoi occhi annoiati ai suoi carcerieri. La lama contro la sua gola venne premuta un po' più a fondo finché una sottile linea di sangue scivolò dalla sottile ferita. La mano sulla sua bocca fu tolta, mentre altre ombre entravano nella stanza. Le fissò una dopo l'altra, la sua espressione ancora calma.

"Che cosa avete fatto ai miei nakama?" chiese improvvisamente, la voce, benché bassa, piena di rabbia.

"Di cosa stai parlando, Capitano?" parlò una delle nuove ombre, voce bassa e minacciosa. "Siamo noi i tuoi nakama."

Venne udito lo sfregamento di un fiammifero prima che si infiammasse, gettando una luce agghiacciante sulle figure nella stanza. Il bastoncino infiammato fu avvicinato alla sigaretta spenta tenuta leggermente nelle labbra del suo aguzzino, la fiamma danzante davanti al viso di colui che aveva parlato, rivelando ciocche bionde ed un sorriso malevolo.

"Voi non siete i miei nakama." replicò Rufy lentamente. "I miei nakama stanno dormendo."

Il gruppo si riunì attorno a Zoro, in maniera da formare un semicerchio che non lasciava nessuna possibilità di fuga.

"Allora penso che potremo scoprire che veramente il più forte tra noi, eh, Capitano?"

Ancora, la parola 'capitano' fu sputata fuori come se fosse qualcosa di vile e disgustoso, lasciando nella voce di chi parlava un gusto cattivo. Rufy si limitò a ricambiare lo sguardo dei compagni.

"Niente da dire, Capitano?" sibilò Nami, osservandolo, ancora in pigiama.

Gli occhi di Rufy si spalancarono, ma ancora non rispose, gli occhi scuri che sfrecciavano da un membro all'altro.

Prima che venisse detta un'altra parola, Zoro affondò in avanti le sue lame verso lo stomaco del ragazzo. Rufy sbatté le palpebre sconvolto. Se l'avesse colpito, lo avrebbe senza dubbio sventrato a metà e una parte delle sue budella si sarebbero sparse sul pavimento! Il giovane capitano aveva appena avuto il tempo sufficiente di pensare che l'aveva evitato, prima di ritorvarsi spiaccicato alla parete per un calcio del cuoco.

"Non ne hai ancora abbastanza, Capitano?" venne l'impertinente replica del biondo, che sorrideva con la sigaretta ancora tenuta leggermente tra le sue labbra.

Rufy si alzò, eliminando un rivolo di sangue da un lato delle labbra prima di sorridere.

"Tu non sei Sanji," disse come dato di fatto. "Sanji non mi avrebbe mai chiamato 'capitano' dopo avermi beccato a saccheggiare la cucina."

Il sorriso scomparve dal viso del biondo mentre calciava ancora, mancando di poco il giovane mentre il suo tacco gli sfiorava i capelli, strappandoglieli leggermente. Rufy sorrise alla schivata compiuta, ma prima che avesse il tempo di celebrare la piccola vittoria, si ritrovò colpito alla schiena, un dolore sordo pulsante nelle ossa. Voltandosi, vide Nami con le Clima-Tact e si scosse, ancora dolorante. Si massaggiò la testa, sussultando leggermente al bernoccolo e rilasciando un 'non è leale' sussurrato. La sua ciurma sembrava più forte del normale...

"La lealtà non ha alcun valore per i pirati, Capitano." La voce di Robin lo schiaffeggiò da dietro. Prima che potesse sbattere le palpebre, si ritrovò stretto da numerose braccia, costringendo il suo corpo in posizioni che non avrebbe potuto assumere se non fosse stato di gomma. Usando le sue estremità a suo vantaggio, Rufy cercò dimenandosi di liberarsi dalla presa dell'archeologa, ma senza successo; ogni volta che pensava di essere libero, altre braccia crescevano sul suo corpo, controllando ancora i suoi movimenti. A lungo andare il suo dimenarsi lo lasciò in un intrigo di gambe e braccia. Per tutto il tempo, il resto della ciurma era rimasto semplicemente a guardare con uno di quei sorrisi malevoli dipinti sul volto.

Usop avanzò, il viso libero dal terrore usuale, prendendo una corda dalla sua borsa e dondolandola davanti al suo capitano, con un sorriso maligno. Il cecchino la fece scivolare oltre la testa del suo capitano, forzando leggermente mentre il ragazzo allungava il collo e lasciava cadere la testa prima che Robin facesse fiorire altre due braccia dalle sue spalle, rialzandoglila e tenendola ferma. Rufy semplicemente ricambiò lo sguardo di Usop, mentre lui gli stringeva il cappio attorno al collo. Sapeva che avrebbe potuto facilmente stringerlo di più per togliergli qualunque riserva di ossigeno, ma aveva la sensazione che non avessero intenzione di finirlo così in fretta.

Zoro, Sanji e Nami si spostarono su un fianco mentre Chopper avanzava con una siringa in mano. La iniettò rudemente nel collo di Rufy ed il ragazzo grugnì facendo sorridere la ciurma.

"Questo dovrebbe rendere le cose più interessanti," rise malevola la piccola renna, levando l'ago infilato nel collo del ragazzo. "E' una droga che aumenterà la tua sensibilità, Capitano."

Ancora il titolo fu sputato fuori; e Rufy guardò con disprezzo le persone davanti a lui. Scostandosi dallo sguardo, Zoro avanzò, afferrando con il pugno i capelli del suo capitano prima di trascinarlo rudemente sul ponte. Portandolo verso il parapetto, lo premette il torso di Rufy oltre la ringhiera, costringendolo a fissare le scure e fosche acque al di sotto.

"Ora, Capitano," lo rimproverò, in un tono di ironica paternale. "Non ti allungare, o potresti finire in acqua."

Quello fu l'unico siggerimento che Rufy ebbe prima di essere gettato oltre il bordo. La corda lucente si strinse attorno alla gola, e, prendendo il sopravvento, il collo del ragazzo di gomma si allungò prima che avesse il tempo di pensare o di provare a fermarlo, e con un gelido 'splash', si ritrovò sott'acqua, il corpo privo di energie e divincolante per l'aria. Fu solo per pochi secondi prima che il suo corpo elastico si ritirasse ed il collo schioccasse al suo posto, solo per rivelare l'orribile verità che non aveva aria nemmeno fuori dell'acqua! Contorcendosi e cercando di allargare la corda, Rufy provò ad ignorare le risate isteriche che provenivano dalla sua ciurma.

I minuti passarono e alla fine Zoro garantì al ragazzo un sollievo dalla sua impiccagione, trascinando il giovane capitano a bordo della nave e lasciandolo ansimare per l'aria, sorridendo per una malata soddisfazione. Gli occhi socchiusi di Rufy si spalancarono rumorosamente, guardandoli deciso ancora una volta.

"Voi non siete i miei nakama."

"Oh, mio Dio," mormorò Nami, gli occhi spalancati per l'orrore mentre grasse lacrime rotolavano sulle sue guance pallide. Inghiottì indietro il crescente nodo in gola e si morse le labbra, agitandosi per non scoppiare a piangere all'istante. Lentamente, alzò una mano verso la bocca e represse un singhiozzo. "Rufy, io... Mi dispiace tanto."

Il giovane capiano rimase in silenzio, lo sguardo fisso al centro del tavolo. Gli occhi di Ace si spalancarono mentre notava che stava tremando leggermente e appariva a disagio.

"Perché non ce l'hai detto?" lo riproverò Sanji, la sua voce tranquilla ma attraversata da tristezza. "Perché non ci hai sconfitto? Sei forte abbastanza!"

Ancora una volta, l'altro rimase in silenzio, gli occhi lontani brillanti per la luce della cambusa, rifiutandosi di stabilire un contatto visivo con chiunque. Come poteva rispondere a quelle domande? Come poteva far loro capire? Non poteva...

Chopper singhiozzò visibilmente, e strofinandosi gli occhi, espose la domanda che tutti loro volevano avesse una riposta.

"Perché?"

Rufy ansimò debolmente, mentre la corda che lo sospendeva in aria ricadeva duramente ancora una volta. Ebbe appena il tempo sufficiente per aprire la bocca e riepirla d'aria prima che il suo corpo colpisse le acque fredde, e, privato di tutto il suo potere, affondasse velocemente nelle profondità oscure, fino a che non terminava la sua lunghezza. Si agitò per non perdere il fiato che stava trattenendo mentre il suo corpo pensante come un martello lo trascinava giù, stringendo il laccio. Infine, la corda lo trò in su strattonandolo, e nonostante la scossa gli fece perdere l'aria che stava trattenendo, seppe che presto sarebbe tornato sul ponte.

Liberato dall'acqua, il corpo del giovane capitano bruciò e punse per i tagli superficiali causati dalle spade di Zoro. La sua espressione divenne sofferente per una profonda lacerazione inferta alla base del collo mentre la corda vi strofinava sopra. Quest'ultima era da parte di Sanji. Lo chef aveva trovato un nuovo modo di utilizzare i suoi coltelli, ma ciò aumentava solamente la certezza di Rufy. Il suo cuoco, il suo Sanji, non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Non con i suoi strumenti. Solo i cuochi di seconda categoria lo facevano, e nonostante Zoro dicesse sempre che Sanji era un cuoco di merda, tutti sapevano che era il migliore.

Zoro e Sanji sembravano essere diventati amiconi in una notte, oltretutto. Quelli non erano i suoi nakama.

Infine, la corda fu posta al livello della balaustra della nave, e Rufy debolmente alzò le mani, afferrando la stretta linea legata attorno alla gola, assicurandosi sollievo dalla pressione ai suoi bronchi, in maniera da poter respirare di nuovo. La ciurma lo guardava, annoiata, mentre si dimenava. Dopo un paio di secondi, Sanji si alzò sul parapetto, calciando e staccando facilmente la presa velocemente costruita che teneva Rufy sospeso sull'acqua. Con un sobbalzo, il giovane scivolò giù, sbattendo sul lato della nave con un rumore sordo. Zoro velocemente finì il lavoro tirandolo su e giù dal parapetto (essendo quello che teneva la corda), e guardando cupo mentre il ragazzo cadeva oltre il corrimano, sbattendo sul ponte completamente inzuppato.

Rufy ansimò leggermente, i suoi occhi serrati, fronte sdraiata. Non voleva che sapessero quanto il suo corpo si sentiva spossato e non voleva mostrare alcun segno di debolezza. Prima che avesse una possibilità di recuperare, forti dita passarono in mezzo ai suoi capelli, strettamente e dolorosamente, e lo trascinarono in piedi. Il moro sbirciò con un occhio, incontrando gli occhi vedi brillanti del suo aguzzino, Zoro. Il ragazzo più grande trascinò rudemente il suo capitano in avanti per porlo faccia a faccia, fissandolo con occhi di fuoco.

Senza nessun preavviso, Zoro gettò la testa in avanti, facendola collidere con quella di Rufy, ghignando quando il ragazzo si lamentò con un misto di sorpresa e dolore. Le sue mani afferrarono il suo cranio lacerato mentre Zoro lo rilasciava, a sfracellarsi sul pavimento. Proprio non capiva! Era un uomo di gomma! Aveva ricevuto altri colpi dalla sua ciurma prima, e non erano mai stati come quello! Qualcosa aveva aumentato il loro potere, ed era probabilmente ciò che stava li facendo agire in quel modo. Sicuramente, se l'aveva ferito in quel modo, avrebbe dovuto ferire anche Zoro, invece eccolo là, sorridere presuntuosamente con nient'altro che una spellatura!

"Perché non ce ne hai parlato, Rufy?" mormorò Usop, la voce lacerata dal dolore, "Che cosa ti abb... no, che cosa io ti ho fatto?"

Rufy non apparve a suo agio, tremando con più intensità.

"Perché non ce l'hai detto?" chiese Sanji calmo, gli occhi stretti leggermente immerso nei suoi pensieri. "Che cosa stai nascondendo?"

Il ragazzo di gomma distolse lo sguardo, le lacrime che bruciavano negli occhi mentre si mordeva la lingua per trattenersi dal parare. Non volete sapere...

Rufy scosse via la nebbia che faceva ondeggiare la sua vista, e alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere un preciso zoccolo inchiodato sul viso. Con un lamento dolorante e scioccato, Rufy inciampò indietro prima di cadere, sbattendo sul ponte, una mano premuta sul viso. Il ragazzo scosse velocemente la testa, e provò a rialzarsi, ma fallì, sbattendo di nuovo le palpebre sorpreso alla pressione sul braccio che l'aveva bloccato.

Voltò la testa per vedere da cosa la sua estremità gommosa fosse intrappolata, ma prima di poter dare un'occhiata, il piede di Sanji incontrò la sua faccia, spedendo il ragazzo ferito a sbattere contro la parete dietro l'entrata della cambusa. Lo chef biondo schiacciò più duramente il suo piede, girando su se stesso mentre applicava una pressione maggiore e strofinava duramente la suola sulla liscia pelle gommosa del suo capitano, tenendolo prigioniero con le scarpe nere scintillanti. Sorridendo malevolo, pose la sua gamba indietro e aspettò l'inevitabile. Come previsto, il corpo di gomma di Rufy iniziò velocemente a ritirarsi, mandando il giovane come un missile verso Sanji, dove il suo braccio era ancora intrappolato, solo per ricevere un altro calcio. Volta dopo volta, usando Rufy come una palla in una salagiochi, il cuoco lo prendeva a calci, facendolo schiantare contro la Merry. Gli altri lo trasformarono in un gioco, dando a Sanji degli obbiettivi, per vedere se poteva colpire l'albero maestro, o le scale, o per vedere quanto lontano un calcio del cuoco poteva far allungare il ragazzo di gomma.

Rufy aspettò pazientemente, sopportando colpo su colpo, finché non gli apparve infine una possibilità, e ad una botta non particolarmente dura, il ragazzo girò il suo corpo in su in maniera da vedere Sanji, prendendosi il tempo dell'allungo per pianificare una veloce fuga. Afferrandosi il gomito, ne scosse l'estremità, facendola muovere ed ondeggiare, ed effettivamente facendo perdergli la presa e cadere indietro sul ponte. Infine, l'appendice di gomma schioccò al suo posto e Rufy atterrò del tutto sul ponte, inciampando solo leggermente prima di riprendere l'equilibrio.

Il ragazzo ansimò mentre guardava guardingo la sua ciurma in avvicinamento.

"Sai che sei più forte di noi," sorrise Sanji, avanzando deciso verso il giovane. "Allora perché non ti difendi? Fai il bravo capitano e sconfiggici - o sei troppo debole?"

"Non sono debole," replicò Rufy semplicemente. "Ma non voglio far del male ai miei nakama."

"Pensavo avessi detto che noi non siamo i tuoi nakama," disse Nami, ironica.

"Non lo siete," replicò Rufy, un tono di rabbia attraversava la sua voce. "Ma siete nei loro corpi."

"Smettila di essere così eroico, Capitano," sbottò Robin, facendogli spalancare gli occhi, dato che non aveva detto 'Capitano-san' come di solito. "Puoi smettere di soffrire, ti basta sconfiggerci."

"Sarebbe così facile," aggiunse Zoro, mentre un sorriso gli attraversava il volto. "Distruggici e prendi una nuova ciurma."

Gli occhi di Rufy si oscurarono, mentre il suo primo compagno mormorava quelle parole.

"Nessuno potrebbe mai sostituire i miei nakama!" mormorò pericolosamente. "Mai."

"Questo è ciò che dici, ma alla fine tutti i capitani sono uguali," sibilò Chopper. "Tutti loro si occupano della ciurma personalmente."

"Perciò smettila con le nobili azioni," sorrise Sanji, piegato davanti al ragazzo silenzioso. "E lasciati tutto alle spalle."

"Non farò MAI del male ai miei nakama."

La potenza del grido nell'atmosfera chiata sembrò bloccare la ciurma dalla sorpresa per un momento, mentre lo fissavano selvaggiamente. Tuttavia lo shock passò presto, e le loro espressioni si oscurarono. Sembravano non essere affatto felici della risposta.

"Fa' come vuoi, Capitano," sibilò il biondo, tornando indietro e bloccando la strada al moro con il resto della ciurma. Rufy squadrò la sua prigione, fissandola duramente e cupamente. Avrebbe resistito a qualunque tortura gli avessero inflitto. Gli avrebbe mostrato che tipo di capitano era. Sarebbe stato così facile provare a sconfiggerli, e se ci avesse davvero provato, molto probabilmente sarebbe riuscito a batterli tutti, dopotutto, sembrava fosse quello che volavano, chiunque loro fossero. Ma, no. Avrebbe proseguito questa punizione, e mostrato loro com'era un vero capitano.

Rufy tenne gli occhi neri fissi sul muro, studiando intensamente le tavole del legno. Aveva cercato di nascondere a fatica la verità ai suoi nakama, cercato di mantenerla segreta. Non voleva pensassero che era debole, sapendo che non si era potuto difendere contro la sua stessa ciurma. Comunque più di tutto, non voleva vederli soffrire, come stavano facendo ora.

"Non osare allontanarti da noi," mormorò Zoro improvvisamente, duro. "Ci devi una spiegazione, dannazione!"

La rabbia nella voce del suo primo compagno obbligò i suoi occhi a rialzarsi. Zoro non gli aveva mai parlato così. Mai. Ora poteva vederli. Sanji seduto al tavolo, i suoi pugni serrati così duramente che le corte unghie incidevano la pelle pallida, molto vicino al far sgorgare sangue. Nami stava piangendo apertamente, grandi lacrime salate scendevano sulle guance mentre singhiozzava silenziosamente con la testa fra le mani, il corpo che tremava leggermente ad ogni singhiozzo. La pelle scura di Usop era pallida e le mani tremanti stringevano la testa, nonostante le spalle sobbalzanti rivellassero che stava piangendo, anche lui. Il viso di Robin era un misto di calma sottolineato di rabbia, ma guardando nei suoi profondi occhi blu, Rufy poteva veder risiedervi la tristezza. Sembrava avesse retto meglio il colpo, dato che era stata in parte preparata da ciò che aveva letto in quel libro. Chopper stava piangendo piano, ma apertamente, scuotendo il suo cilindro rosa avanti ed indietro incredulo mentre le lacrime inzuppavano la sua soffice pelliccia marrone.

Invece Zoro, oh Dio, Zoro; era veramente incazzato! Rufy si chiese stupito che cosa aveva potuto fare per causare una reazione simile nel suo amico. Certo, si era arrabbiato con lui molte volte, ma non in quel modo. Quello era il tipo di rabbia riservato ai nemici. Ed il modo con cui aveva parlato! Rufy trattenne un sobbalzo al ricordo. Era proprio come quella notte. Che cosa aveva fatto? Era perché non parlava? O era perché era debole? Rufy lo rispettava più di ogni altra persona che aveva avuto la possibilità di incontrare, a parte Shanks, e aver dovuto sentirlo parlare in quella maniera lo feriva più di qualsiasi danno fisico.

Senza accorgersene il ragazzo si allontanò, strisciando piano lungo la panca, gli occhi tornati a fissare miseramente il pavimento. Odiava vederli tutti arrabbiati e tristi. Era la ragione del suo tacere! Non voleva ferirli! Sapeva quanto profondamente avrebbero sofferto se l'avessero saputo!

Improvvisamente, un paio di forti mani lo afferrarono per il colletto duramente e lo sollevarono dalla sedia, così tanto che fu alzato ad un punto tale che le sue scarpe toccavano a malapena il pavimento. Zoro lo raggiunse tanto che i loro nasi si stavano praticamente sfiorando e fissò gli occhi tremanti del suo capitano. Come aveva potuto lasciare che accadesse? Perché era stato così... così stupido?! Perché aveva voluto arrivare così vicino alla morte - vicino a perdere il suo sogno solo per disobbedire a dei fottuti fantasmi di merda?! Voleva risposte!! Perché Rufy non li aveva sconfitti?! Si supponeva fosse il loro capitano, e senza di lui non erano nulla - nulla!! Non poteva capirlo?? Era lui che li univa insieme, che li aveva radunati insieme per la prima volta. Zoro aveva bisogno di risposte! Perché non voleva parlare?!

Lo spadaccino gli diede una scossa secca, richiedendo una risposta, e gli occhi di Rufy si spalancarono, la paura che brillava chiaramente nelle orbite scure. I suoi stessi occhi si spalancarono, prima di lasciare la presa e far collassare di nuovo il ragazzo. Era paura quella che aveva visto nei suoi occhi? Avevano passato quelle acque ora. Rufy lo sapeva. Sapeva anche che erano stati i fantasmi a farlo, non loro... giusto?

Ma allora, perché era preoccupato?

"Tu... Sai che non eravamo noi... Giusto Rufy?" chiese Usop insicuro, dopo aver guardato l'interazione fra il capitano ed il primo compagno. "Tu sai che non ti avremo mai ferito intenzionalmente... giusto?"

Rufy si voltò, distrutto, e tutti gli occhi nella stanza, inclusi quelli di Ace, si spalancarono. Improvvisamente tutto sembrò così chiaro. Perchè non potevano toccarlo, e perché non parlava. La fiducia che sembrava così tranquillo nel dare era stata distrutta dalle persone che aveva più care. I suoi preziosi nakama gli si erano rivoltati contro, e nonostante lui, e chiunque altro, sapesse quello che era realmente accaduto, ciò non cambiava nulla. Ciò che lo rendeva peggio, era che nessuno di loro sapeva cos'era realmente accaduto a Rufy. Potevano solo supporlo dagli esami di Chopper sui diversi tipi di ferita sparsi sul corpo del giovane capitano.

L'intera ciurma sembrava pensare sulla stessa frequenza mentre la stanza cadeva in un silenzio mortale. Zoro si gettò indietro sulla sedia, apparendo mortalmente sconvolto esternamente. All'inizio era così arrabbiato, così dannatamente arrabbiato che non si fosse difeso contro di loro quando sapeva che poteva farlo, ma ora era solo perduto. Rufy era spaventato da loro. Rilasciò un sospiro sottile e si piegò in avanti, tenendo la testa fra le mani.

Ace si riscosse profondamente, gli occhi aperti mentre si alzava avvicinandosi e afferrando Rufy per il retro del colletto. Non poteva accettarlo. Aveva lavorato duro per guadagnarsi la fiducia della sua ciurma e non aveva intenzione di lasciar cadere il suo fratellino per una cosa come quella. Sapeva che era più forte di ciò, ma in qualche modo doveva far capire a Rufy come superarla. Si pose faccia a faccia con suo fratello minore, occhi spalancati quasi in un unico sguardo. Spostando la presa all'inizio di entrambe le braccia di Rufy, sospirò calmo.

"Questo non sei tu," affermò lento l'uomo con le lentiggini, nonostante la rabbia ancora presente. "Lo so che è dura, ma non puoi lasciarti bloccare da una cosa del genere."

Rufy guardò giù, distrutto. Aveva così tanto da dire - così tanto da voler spiegare. Voleva scusarsi per essere stato debole e dirgli che andava tutto bene, ma non importava quanto duramente provasse, la voce non voleva uscire.

"Tu sei il solo che può sconfiggere ciò," continuò Ace, voce ferma ma gentile. "Noi possiamo aiutarti, ma tu sei il solo che può decidere se vuole migliorare o no."

ragazzi di Cappello di Paglia guardarono in silenzio mentre Ace prendeva il viso di Rufy fra il pollice e l'indice così che il ragazzo non si scostasse da lui. Il corpo di Rufy si tese alla mossa, gli occhi spalancati leggermente. Il suo fiato iniziò a dare corti ansimi, ma Ace li fraintese, pensando che stesse solo per piangere. Aveva sbagliato. Mentre apriva la bocca per continuare, improvvsamente Rufy prese un respiro, svincolandosi dalla presa e gettandosi verso la porta - una fuga, come se soffrisse di un altro attacco.

Zoro fu in piedi prima che Ace potesse almeno iniziare a pensare a cos'era successo e cercò di fermare Rufy mentre si graffiava il petto, come se cercasse di aprirlo per poter respirare. Con un forte sospiro, Rufy vomitò tutto, gettando il poco cibo che aveva ingerito quel giorno sul paviento della cucina e tossendo debolmente. Tutta la ciurma era al suo capezzale, guardando orripilati il risultato delle loro sesse azioni. Ansimando duramente, si alzò in piedi ed inaspettatamente scì dallaporta della cambusa, nella fredda aria esterna. Immediatamente la ciurma si mosse per seguirlo, i cuori che pulsavano nei petti, desiderando solo che fosse a posto.

Zoro fu il primo ad avvicinarsi, ma quasi ad un metro dal giovane si bloccò, sbattendo le palpebre sconvolto mentre lentamente, il respiro di Rufy si calmava di novo. Guardandolo ammirato, scosse la testa per assicurarsi di non stare sognando. Di solito a quel punto, Zoro, Sanji e Chopper avrebbero dovuto bloccare il ragazzo, per farlo smettere di ferirsi. Ma ora le cose stavano diversamente, Rufy sembrava essersi calmato da solo. Si era fermato da una parte, le mani aggrappate alla balaustra, rendendo la pelle delle nocche più chiara per la forza della stretta. Prese lenti, profondi respiri, assicurandosi che fossero abbastanza forti per costringere la sua mente a realizzare che stava prendendo aria. Era chiaramente un altro attacco di panico, ma incredbilmene, per la prima volta, Rufy sembrò recuperare da solo, e tutto ciò che la ciurma poté fare fu guardare.

Ace non sapeva cosa pensare mentre guardava il suo fratellino. Non era mai stato così. Sembrava sempre che niente potesse toccarlo, e non si era davvero mai fatto buttare giù da qalcosa. Forse aveva sbagliato a trattarlo in quel modo, visto come aveva reagito, essere forzato evidentemente non funzionava. Con un profondo sospiro si mosse per avvicinarsi, ma si fermò ad una mano alzata di Zoro.

"Questa è la prima volta che Rufy ne esce da solo," spiegò tranquillo lo spadaccino. "Sembra che le tue parole lo abbiano colpito, perciò penso che, forse, dovremo aspettare finché non sarà pronto a parlare di nuovo."

"Parla quello che lo ha quasi spaventato a morte." mormorò Sanji veeemente.

"So che quello che ho fatto è sbagliato. Quel dannato sguardo che mi ha lanciato me l'ha detto un milione di volte peggio di quanto tu potresti mai fare, cuoco di merda." replicò Zoro. "Torniamo dentro. Va bene lasciarlo qui per ora, ora che sappiamo che è sta bene."

Riluttanti, i ragazzi di Cappello di Paglia e Ace Pugno di Fuoco si spostarono nella cambusa. Chopper temporeggiò, scuotendsi agitato mentre i suoi occhi umidi restavano fissi su Rufy.

"Zoro?" chiamò calmo, spostando lo sguardo dalla ciurma ed il capitano. "Non dovrebbe rimanere qualcuno con lui? Nel caso avesse un altro attacco?"

"Penso che il signor Capitano abbia bisogno di qualche tempo per riordinare i suoi pensieri," spiegò Robin dolcemente, prendendo il piccolo zoccolo della renna fra le sue mani e conducendolo all'interno. Chopper sospirò, ma annuì e la ciurma scomparve nella cambusa.

Non appena furono scomparsi, Rufy rilasciò un sospiro depresso e si accasciò stanco sul ponte. Odiava quegli stupidi attacchi, odiava non poter toccare la sua ciurma o lasciare che lo toccassero, ma la sensazione non voleva andarsene. Avrebbe tanto voluto dormire sul ponte al fianco di Zoro o saltare su Sanji per chiedere cibo o giocare con Usop e Chopper. Diavolo, avrebbe amato anche solo riuscire a mangiare della carne o dormire di nuovo tutta la notte, ma ogni volta che qualcuno lo toccava, i flashback si affollavano nella sua mette e ripeggiorava.

Profondamente sapeva che non gli avevano fatto del male, non intenzionalmente o di loro volontà. Sospirò ancora e guardò tristemente la porta della cambusa. Ace era arrabbiato con lui, no, non arrabbiato, era deluso da lui. Molto peggio. Sentiva come se si fosse lasciato andare perchè aveva promesso ad Ace di cavarsela da solo e che non sarebbe stato necessario che lo proteggesse ancora. Ora era stato e veniva ferito, quando poteva uscirne. Anche la sua ciurma era arrabbiata. Non aveva mai visto Zoro sorì arrabbiato con lui. Saeva che erano arrabbiati solo perché lui poteva evitarlo, ma non capivano? La sua ciurma era davvero forte! Avrebbe dovuto ferirli seriamente per fermarli, e quelle cose volevano che facesse loro del male. Non volevano solo che li sconfiggesse - volevano che gli dimostrasse che era un cattivo capitano! Non avrebbe mai, mai dato loro ciò che volevano, e se si fosse difeso e avesse ferito la cirma, lo avrebbe fatto. Tuttavia, venendo sconfitto da loro, aveva perso qualcos'altro. Sarebbe mai stato di nuovo lo stesso con le altre persone? Con i suoi nakama?

Quelle cose lo avevano confuso così tanto, con giochi mentali e trucchi per fargli credere che i suoi nakama gli avessero davvero fatto del male, anche se sapeva profondamente che non l'avevano fatto. Le loro azioni erano diventate così credbili con il passare delle ore sulla nave, che la sua mente annabbiata dalla sofferenza aveva potuto difficilmente distinguere la differenza tra loro e i suoi veri nakama. La tortura appariva ancora come un film, ripetuto ancora e ancora nella sua mente torturata, mandandogli brividi attraverso la spina dorsale.

La banda di Cappello di Paglia guardò eccitata all'ansimante, svenuto ragazzo ai loro piedi. Stavano intorno all'esausto ragazzo, ammirando il loro lavoro. Bruciature multiple macchiavano la sua pelle a causa degli attacchi di Nami e Usop, abbrozandogli la pelle e facendolo tossire leggermente. Il sangue sgorgava dagli innumerevoli tagli e ferite sparsi sul suo corpo martoriato, noiosamente scivolando sulla sua pelle pallida a macchiare il pavimento della cambusa. Respirare era diventata un'impresa da un po' di tempo, quando il suo collo era stato costretto nella continua pressione della corda, che gli aveva lasciato un un segno bruciante circolare attorno alla gola.

Gli avevano dato un'altra droga; qualcosa che aveva reso la sua mente distorta e annebbiata. Non poteva davvero capire cosa stessero dicendo... Chi erano ancora? I ragazzo ferito sbatté le palpebre con forza, cercando di capire cosa stesse succedendo. Spalancò gli occhi, agitandosi per focalizzare le figure scure che lo sorvolavano. Era un altro sogno? Divertente, non avevano mai fatto male prima...

Parlarono di nuovo e lui diede la stessa risposta che aveva dato per ore. Non poteva sentire ciò che stava dicendo ma solo rispondere allo stesso modo.

I miei nakama verranno da me... Mi aiuteranno... Verranno..."

La sua voce era debole e la sua gola bruciava, ma il suo spirito era forte. Sapeva che i suoi nakama sarebbero venuti a prenderlo. Lo avrebbero aiutato a sconfiggere queste persone, e poi sarebbero potuti andare alla prossima isola. Chopper si sarebbe probabilmente arrabbiato un po' per le ferite, ma tutto sarebbe andato bene. Sapeva che i suoi nakama erano arrivati, non poteva davvero ricordare quando, ma c'erano, ed era quello che importava, perché sapeva di poter contare su di loro per tirarlo fuori dai guai in cui si era cacciato.

Fu risvegliato bruscamente dai suoi pensieri quando una mano forte gli afferrò i capelli e lo pose davanti al suo proprietario.

"Siamo noi i tuoi nakama, stupido!" sibilò Zoro, sorridendo crudelmente al viso del suo capitano.

Gli occhi di Rufy si spalancarono, e anche se da qualche parte dentro di lui sapeva che non era vero, la sola cosa che poteva sentire in quel momento era paura. I suoi nakama erano proprio lì. Loro gli avevano fatto quello! Perché? Perchè?! La sua mente non trovava risposte. Chi era? Perché era lì? Perché gli stavano facendo quello?

La ciurma sopra di lui ghignò e preparò le armi.

Ma... Perché mi stanno facendo del male? L'ultimo pensiero di Rufy prima che l'oscurità arrivasse a prenderlo.

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Note del Traduttore:
Mi dispiace molto, ma non sono più riuscita ad avere notizie dell'autrice, che non ha nemmeno risposto alle vostre recensioni. Ma ho voluto pubblicare comunque questo terzo capitolo, come regalo di buon augurio per l'anno nuovo, e spero di avere notizie al più presto.
Un grandissimo grazie a coloro che hanno recensito ed apprezzato la storia, sono felice che il lavoro che faccio, e che spero di fare nel migliore dei modi, sia utile. ^^

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Capitolo 4
*** Riflessioni ***


Capitolo 4: Riflessione

La ciurma fissò assente il capitano immobile, occhi offuscati al faticoso alzarsi ed abbassarsi del tonico torace. Lentamente, Nami allungò una mano, prendendo una delle braccia di gomma e soghiggnando in ripugnanza.

Ne, Sanji-kun, hai detto che puoi cucinare di tutto, vero?” chiese, un sorriso timido sul viso.

Certo, Nami-san.” Replicò il cuoco, prendendo una sigaretta dalla tasca prima di metterla fra le labbra. “Come vorresti te lo preparassi?”

Penso,” affermò Robin, avvicinandosi per guardare il ragazzo incosciente. “Che dovresti abbrustolirlo.”

Hm?” replicò Nami, alzando un sopracciglio ed apparendo molto più che soddisfatta. “Sembra delizioso, Robin.”

Sanji annuì ancora, avviandosi verso i fornelli per accenderne uno, mettendo il fuoco al massimo. In realtà, non sarebbe stato tanto potente poche settimane prima, ma dopo il miglioramento di Usop grazie ai flame dials, il fornello era decisamente più efficiente.

La ciurma aspettò per pochi minuti che si scaldasse prima che Robin usasse la sua abilità del frutto del diavolo per spostare il corpo del capitano svenuto più vicino alla macchina. Infine, strappando la mano del ragazzo di gomma da quella di Nami, Sanji aprì la porta del forno per ficcarcela dentro, sbattendola dopo, assieme con la parte inferiore dell’arto allungato.

Prima che Rufy cominciasse a svegliarsi, agitandosi e grugnendo dolcemente mentre la mano iniziava a bruciare per il calore intenso. Se fosse stato una persona normale, avrebbe già urlato agonizzante, ma non essendolo, stava iniziando semplicemente a sentire dell’autentico dolore che gli passava sulla pelle.

Le palpebre pesante si aprirono di scatto per rivelare gli occhi annebbiati mentre si svegliava lentamente. Scuotendo leggermente la testa, grugnì, cercando di togliere la mano dalla fonte del dolore. Ancora intontito dalle precedenti torture e dalle droghe che Chopper gli aveva dato, gli ci volle qualche attimo prima di realizzare che aveva il braccio intrappolato. Capì che gli altri lo circondavano ancora e velocemente si costrinse a svegliarsi, voltandosi verso il fornello, con gli occhi spalancati per lo shock mentre capiva qual’era la causa del dolore.

Dannazione!!” imprecò a voce alto, cercando di tirare per aprire la porta. Sanji alzò dal terreno una delle sue lunghe gambe muscolose, premendo il piede sulla porta per tenere il forno chiuso.

Ah-ah,” mormorò con voce cantilenante. “Nami-san e Robin-chan sono affamate. Un buon capitano non lascerebbe morire di fame la sua ciurma tenendosi il cibo per sé, vero?”

Perle di sudore iniziarono a crearsi sul viso di Rufy mentre rivolgeva invece l’attenzione su di lui, dandogli un rude calcio, colpendolo alla sprovvista proprio in mezzo alle gambe. Sanji si piegò tossendo piano, le mano premute sull’inguine dolorante mentre i feroci occhi blu scoccavano occhiate verso Rufy. Anche se il suo corpo era ‘rinforzato’ dallo stato di possessione, non era difficile da danneggiare. Il giovane capitano l’aveva notato a malapena, essendo riuscito a liberare la mano dal forno. Fece un tentativo per raggiungere il lavandino, ma la strada venne interrotta da Zoro. Le spade doppie si fecero avanti, mancando appena la stanca pelle di gomma mentre lui evitava inciampando. Grugnì dolcemente mentre le spade colpirono il viso, lasciandogli un taglio sottile e sanguinante.

Luffy restrinse gli occhi verso il suo primo compagno, cercando di ignorare il palpito dolorante alla mano e al polso. Si teneva l’arto vicino, quasi infilandoselo nel petto, cercando di resistere all’urgenza di bagnarsi la pelle bruciata nel tentativo di raffreddarla. Chopper avrebbe potuto aiutarlo una volta che tutto quello fosse finito.

Erano faccia a faccia ora; il capitano ed il primo compagno. Lo spadaccino cambiò posizione per portare un altro attacco e Rufy indietreggiò con un grugnito di dolore mentre obbligava entrambe le mani ad unirsi a pugno. Preferiva la destra alla sinistra in battaglia, ma con la prima bruciata e rossa, avrebbe dovuto cavarsela con l’altra. Forse non doveva combattere? Zoro era sempre stato mentalmente forte, sicuramente avrebbe potuto raggiungerlo se avesse tentato… Come se gli leggesse nella mente, le labbra dello spadaccino si piegarono in un sorriso derisorio.

Fa male, Capitano?”

Tu non sei Zoro,” mormorò Rufy di rimando, anche se la sua voce era leggermente tremolante. Quelle… Persone stavano agendo sempre di più come i suoi nakama, ma qualcosa non andava bene.

Non avevamo già risolto questa questione?” chiese Robin, alzando con delicatezza un sopracciglio. “Pensi di essere un capitano così bravo da poter evitare che la tua ciurma ti si rivolti contro? Io l’ho già fatto, no?”

V-Voi non siete i miei nakama.” Affermò ancora Rufy, rifiutandosi di incontrare i loro occhi. Dannazione! Anche i loro occhi erano differenti! Come potevano fargli quelle cose guardandolo così preoccupati e fiduciusi??

“Voglio dire, per quanto pensi avremmo potuto tollerare tutti i casini in cui ci metti sempre?!” chiese improvvisamente Usop, furioso. “Quante volte hai combinato qualcosa trascinando dentro anche noi?!”

Voi non siete...” Rufy si fermò, prendendo un profondo respiro e rilasciando un sospiro improvviso. “I miei nakama.”

Come puoi esserne così sicuro?” chiese Nami, ispezionandosi le unghie con attenzione. “Quanti altri soldi devi perdere per causa mia prima che me ne vada, eh? Pensi che mi preoccupi di te più che del denaro?? Già.”

“Io ti rispettavo!” aggiunse Chopper, le lacrime che brillavano nei suoi occhi, facendo spalancare quelli di Rufy. “Ma viaggiare con te mi ha solo portato maggiori sofferenze! Vengo considerato un mostro dovunque vado!”

Chopper…” sussurrò Rufy, deglutendo. “Ti sei fatto dei nuovi amici! Hai dimostrato che puoi combattere!”

“Non avrebbe dovuto combattere od essere ferito nemmeno la metà di quello che è capitato se tu non fossi stato così maledettamente irresponsabile.” Zoro fece una smorfia, rinfoderando le sue spade ed incrociando le braccia sul petto mentre si allontanava di nuovo. Aveva capito che le sue parole danneggiavano il ragazzo più dei suoi attacchi. “A pensarci, sto seguendo un Capitano debole e patetico. Penso che sia ora di separarci.”

Rufy deglutì con forza, trattenendo le lacrime che quelle parole causavano. Senza i suoi nakama, non era niente. Aveva imparato quella semplice regola tanto tempo prima. Poteva rammentare con vividezza come si era sentito impotente mentre li aveva guardati scomparire uno ad uno, sapendo che non avrebbe potuto fare nulla, non importava con quanto impegno ci avesse provato. Ma lo sapeva! Sapeva che la sua ciurma non l’avrebbe mai abbandonato! Quella non era la sua ciurma! Il moro restrinse gli occhi, prendendo un lento respiro per calmarsi.

“Voi non siete i miei nakama.”

La persone che lo circondavano lo fissarono tetre, ovviamente non felici della frase.

“Vedo che dobbiamo passare alla fase successiva,” affermò Sanji, con la voce soffice come la seta, ma con una nota gelida. “Nami-san…?”

Nami dietro annuì, scambiandosi un’occhiata con Robin. L’archeologa sorrise maligna prima di far fiorire due braccia nel pavimento dietro il capitano. Le parti separate si mossero veloci, e le dita sottili afferrarono le caviglie gommose in una presa, letteralmente facendolo inciampare nei suoi piedi. Rufy atterrò duramente, avendo concentrato la sua attenzione sull’avvicinamento di Nami, e prima che avesse una possibilità di scappare, si ritrovò sdraiato di schiena, con le braccia tenute da Zoro e Sanji e le gambe da Usop e Chopper. Nami sorrise ironica al capitano agitato, scoccando un’occhiata ad Usop prima di mettersi a cavalcioni di Rufy. Usop si mosse silenziosamente, inginocchiandosi dietro la testa di Rufy per tenerla ferma. Un ghigno malevolo si aprì sulle labbra della navigatrice mentre premeva con le ginocchia e con i gomiti, allungandosi in avanti, sul corpo del capitano.

“Allora, Rufy,” disse, prolungando il suo nome mentre socchiudeva le palpebre. “Sei mai... stato con una donna, prima?”

Gli occhi di Rufy si spalancarono e si ribellò alla presa d’acciaio della ciurma, ma per quanto si sforzasse, scoprì di non potersi muovere affatto. Le prese su ogni arto si sistemavano semplicemente per tenerlo al meglio. Gli ampi occhi neri ritornarono su Nami, ribollendo mentre la vedeva iniziare a spogliarsi, e riniziò ad agitarsi.

“Basta!!” urlò, inarcando la schiena ed allungando gli arti da far concentrare Zoro, Sanji e Robin per riuscire a tenerlo fermo. “Maledizione, bastardi! Non so chi siate, ma non avete il diritto di farle questo!! Basta!!”

Ma io voglio te, Capitano.” Sussurrò Nami lasciva, lasciando scivolare la camicia sul pavimento, esponendo la parte superiore del corpo. Rufy sigillò gli occhi, rifiutandosi di guardare. Chopper approfittò dell’occasione per lasciare la presa sulle gambe di Rufy, affidandola a Robin, mentre trottava verso la sua borsa medica, frugandovi per estrarne una siringa. Velocemente e con l’aiuto di Zoro, la iniettò nel collo di Rufy. Ci vollero pochi minuti perché la droga facesse effetto, mentre l’agitazione del ragazzo si calmava fino a farlo rimanere fermo. La ciurma si spostò, lasciano Nami avvicinarsi ancora mentre si sistemava sopra di lui, ponendo il corpo sul suo, ormai coperto solo da gonna e mutandine, col petto completamente nudo.

“Cos’era?” chiese Zoro, passando lo sguardo da Chopper al capitano immobile.

“Una droga paralizzante,” replicò la giovane renna, sorridendo ironica. Era innaturale sulla sua tenera faccia. “Lo terrà fermo per un po’, ma potrà ancora sentire tutto quello che faremo.”

“Bello,” Lo spadaccino fece un sorrisetto accovacciandosi dietro Rufy, che riapriva le palpebre. “Goditi lo spettacolo, Capitano.”

Rufy non rispose, il corpo ora rilassato, ma ancora sveglio, il petto che si alzava ed abbassava velocemente per i veloci ansimi. Non poteva lasciare che accadesse – non poteva! Era Nami!! La sua nakama – la sua navigatrice! Nami non avrebbe voluto! Lui non voleva! Dannazione! Perché non poteva muoversi??

Nami era ora petto contro petto con lui, il mento posato sulle braccia incrociate. “Allora, Rufy,” sussurrò, un dito che circolava sotto il collo di lui. “Perché non mi guardi, huh? Non ti piace quello che vedi?”

Gli occhi del capitano rimasero concentrati sul soffitto. La droga avrebbe anche potuto bloccargli i movimenti, ma poteva ancora fare dei piccoli spostamenti. Nami si accigliò, scivolando sul suo corpo per essere faccia a faccia con lui, tenendogli la testa con le mani.

“Ti ho sempre voluto, Rufy,” miagolò al suo orecchio, succhiandogli un po’ il lobo prima di continuare. “Da quando ti ho visto ad Arlong Park e tu mi hai salvato…”

Rufy rilasciò un leggero grugnito, ma con la droga che correva nel suo sangue, non poté far altro che guardare Nami chinarsi e premere le labbra sulle sue per baciarlo a lungo, la lingua che scorreva sulla sua bocca, ancora insanguinata dalle battaglie precedenti. Il cuore accellerò nel petto, il sangue corse sulle guance per colorargliele. Non era uno che si imbarazzasse facilmente, ma quello era inaccettabile. Come avrebbe potuto affrontare Nami dopo quello – dopo aver lasciato che accadesse.

“Che c’è che non va, Rufy?” chiese la rossa, tubando e pulendo dal sangue le sue guance, con gli occhi illuminati d’amore. “Non mi desideri?”

“Forse non gli piacciono le donne…” commentò Sanji annoiato, un leggero sorriso attorno alla sigaretta che stringeva tra le labbra, gli occhi tetri.

Hm, forse no,” disse Nami, mettendo il broncio in un’espressione ferita e sedendosi prima di passare una mano sul corpo paralizzato del ragazzo. “Ed allora…”

“Be’, c’è un unico modo per saperlo, no?” disse Robin, con la voce dolce ma minacciosa. Rufy non poté fare altro che guardare impotente.

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Rufy si ingobbì ancora mentre le memorie lo assalivano. Succhiò un profondo respiro, stringendo gli occhi per concentrarsi solo sulle attutite conversazioni che risuonavano nella cambusa. Ora lo sapevano. Tutti i suoi tentativi di impedirlo erano falliti. Ora sapevano chi erano i colpevoli, l’avevano forzato sempre di più finché non avevano ottenuto la risposta. Avevano scoperto che cosa avevano fatto e cosa lui aveva permesso che succedesse. Cosa avrebbe pensato Nami? E Zoro avrebbe visto quant’era debole...

Ora lo avrebbero abbandonato?

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Non si era mai sentito così umiliato in vita sua. Ogni parte di sé bruciava di indignazione, sulle guance rosse le lacrime impetuose scendevano unendosi con le ferite, ognuna che emergeva per il senso di colpa. Scivolavano velocemente per il peso, prima di fuggire dalla pelle per spiaccicarsi sul pavimento di legno. Non si preoccupava di trattenerle. Stava iniziando a recuperare la mobilità, ma non tentò ancora di alzarsi. Quei… mostri avevano avuto il loro divertimento. Non erano i suoi nakama. Altre grosse lacrime fuggirono dagli occhi brucianti e Rufy restrinse gli occhi per la rabbia... l’odio. Quelle cose gli avevano fatto qualcosa di imperdonabile. Avrebbe potuto tollerare la sua stessa violazione. Avrebbe sopportato il dolore alla schiena, per i morsi che gli avevano dato per farlo divertire. Il forte rilassamento dovuto alla droga di Chopper non era stato d’aiuto; ma la pelle di gomma aveva dato un minimo disagio alla prima penetrazione di Zoro. Si era sentito come a Little Garden, quando stava guardando i suoi nakama morire lentamente, coperti di cera. Era stato capace di sedersi a bere un tè con quella stupida ragazzina pittrice! Ma il senso di colpa che sentiva ora era molto più pesante. Avrebbe potuto vivere se fosse stato lui e basta. Ma i suoi nakama… Lo avrebbero perdonato per averli lasciato fare una cosa così terribile… Così imperdonabile? Avrebbe potuto batterli nel momento in cui si fosse accorto che qualcosa non andava. Però era quello che loro volevano. Non erano i suoi nakama, ma erano nel loro corpo. Voleva che se ne andassero, voleva farli pentire di aver incrociato la sua strada. Ed era ancora quello che volevano, però, ed aveva già ferito abbastanza i suoi nakama lasciando che succedesse. Anche se avesse dovuto sopportare il più grande dolore del mondo, non si sarebbe arreso. Non ora.

Li guardò in silenzio, furioso, mentre Zoro e Nami si rivestivano. Il suo primo compagno e la sua navigatrice, i primi due membri della sua ciurma – i due che erano stati con lui fin dal principio. No. Era intollerabile. Ma combatterli adesso non avrebbe significato niente. Avrebbe sopportato, perché ferirli ora avrebbe dato loro solo ciò che volevano. Avrebbe aspettato ed avrebbe sofferto, ma non gli importava. Poteva sopportarlo. Avrebbe superato la notte e sarebbe sopravvissuto per vedere cosa il mattino gli avrebbe portato. Se la sua ciurma lo odiava, avrebbe lavorato per riacquistare di nuovo la loro fiducia. Ce l’aveva una volta, avrebbe potuto riaverla. Se quelle cose dicevano la verità ed i suoi nakama erano infelici ad averlo come capitano, avrebbe tentato qualcosa, ma quello che non avrebbe fatto, sarebbe stato arrendersi.

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Rufy si morse duramente il labbro inferiore. Sembrava ironico, ma ora, da solo sul ponte senza immediata protezione, si sentiva alla fine rilassato. Calmo a sufficienza da rivivere quelle orribili memorie, sapendo che nessuno l’avrebbe toccato nei prossimi minuti o cercato di avvicinarsi a lui.

Gli occhi neri e spiritati si mossero, guardando la luce che filtrava dalla cambusa della Merry. Poteva sentirli parlare ancora, mormorare assieme, cercando di immaginare chi avesse fatto cosa. Sapeva che erano più preoccupati di prima. I minuti successivi avrebbero deciso se il loro viaggio fosse terminato.

Il pensiero di dover di nuovo navigare quelle acque lo faceva tremare visibilmente. Le sue mani sanguinanti avevano graffiato il corrimano della Merry. Usop non l’aveva notato, o non poteva vederlo. Rufy non era sicuro di quale fosse l’ipotesi corretta. Si chiese come avevano reagito quando l’incantesimo era svanito, o se, come aveva immaginato una volta, non fosse stato solo una sua fantasia; un’illusione per farlo impazzire. Grugnì dolcemente quando una lunga scheggia si infilò sotto il pollice dal legno rovinato. Fissò con attenzione per un paio di minuti la sottile linea di sangue che scorreva dalla puntura. No. Quel danno era reale come quelli che gli erano stati inflitti.

Aveva dubitato di molto prima, dalla sua abilità alla fedeltà della sua ciurma. Come non avrebbe potuto, però? Alla fine, lo avevano davvero imbrogliato. Che razza di capitano era, se confondeva la sua ciurma con quegli stupidi fantasmi? Non importava che potessero ingannare la sua memoria o la sua ciurma – lui avrebbe dovuto vederci attraverso.

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“C’è qualcosa che non va, Rufy?”chiese Chopper, la sua voce così sinceramente preoccupata che causava un’altra nuova ondata di lacrime arrabbiare. “Perché stai piangendo?”

N… Non… m’nak’ma…” Balbettò Rufy, la bocca ancora impastata e lenta. Lentamente allungò le gambe, combattendo per recuperare il controllo del suo corpo mentre gli effetti della droga paralizzante iniziavano a svanire.

“Cosa..?” disse la piccola renna, con la voce piena di shock. “M-Ma avevi detto che eravamo nakama! Rufy… Tu… Tu hai detto…!”

Il giovane capitano sbatté le palpebre con forza, gli occhi che si trascinavano su di lui. Lo aveva chiamato ‘Rufy’? Poteva essere che i suoi nakama... fossero tornati? “Cho… pper?”

Il dottore annuì, gli occhi pieni di lacrime. “Perché, Rufy?” disse, con voce sottile e ferita. “Perché ci hai fatto questo…?”

“Fatto... Questo...?” disse lui, prima di spalancare gli occhi. “C-Chopper??” Poteva davvero essere Chopper? Il vero Chopper??

Bastardo!” sibilò improvvisamente Sanji, una Nami piangente stretta fra le braccia. “Idiota!Come hai potuto?! Noi credevamo in te!”

N-No… non è – c’era qualcosa dentro di voi!” ribatté Rufy, alzandosi debolmente, forzando il corpo a riprendere a lavorare. “Vi controllavano!”

“Stronzate!” ruggì il cuoco, rilasciando la presa di Nami mirando a Rufy. Però Zoro lo intercettò, trattenendolo e facendolo grugnire dallo sforzo.

Oi,” abbaiò. “Non è il modo di risolvere le cose.”

Zoro…” disse Luffy, sospirando sollevato. Poteva sempre contare su di lui. “Devo credermi… Volevano che vi facessi del male, ma io no, così--”

“Così cosa?” interruppe Zoro, la voce secca ed arrabbiata. “Ci hanno fatto scopare?!”

Un lieve rossore tinse le sue guance, ed allora Rufy deglutì, cercando di sciogliere il nodo alla gola.

“Non... Non è così,” disse Rufy, fissando ogni membro della ciurma prima di fermarsi su Nami, seduta al tavolo, le lacrime che scorrevano sul viso. Lentamente le si avvicinò, inciampando sulle gambe deboli. “Nami, Io--”

“Non toccarla!” urlò Sanji, liberandosi dalla stretta di Zoro e mettendosi a protezione della navigatrice. Rufy deglutì con forza, le mani tremante. Era sbagliato! Non gli aveva fatto del male! Non li aveva... violentati – loro avevano violentato lui – aveva le ferite a dimostrarlo! Ma allora, perché i suoi nakama stavano mentendo?? Aveva... davvero fatto quello a Nami e Zoro?? No! Mai! Dannazione, era tutto così confuso! Ma... Nami stava piangendo, e lui aveva promesso a quel vecchio con la girandola di non farla mai piangere…

Nami…” disse, deglutendo all’indietro il nodo alla gola, “Voi tutti, posso spiegare...”

“Non vogliamo le tue scuse,” sibilò Sanji, gli occhi stretti. “Ti faremo pagare per tutto quello che ci hai fatto passare, e quando avremo finito, ce ne andremo.”

“Voi dovete... Farmi spiegare!” li pregò Rufy, inciampando all’indietro mentre le sue gambe deboli lo abbandonavano, la visione che sfocava per le nuove lacrime che gli salivano agli occhi. “Non è così!”

Si mosse nel tentativo di rialzarsi, ma si scontrò con la punta della spada di Zoro, e perse il fiato quando incontrò i suoi occhi. Di sicuro Zoro gli credeva..? Zoro gli aveva sempre creduto, anche quando era l’unico.

“Mi dispiace, Rufy,” disse freddamente, stringendo la presa sulla spada, gli occhi stretti. “Come ho detto, ti avrei seguito fino a realizzare il mio sogno.” Gli occhi smeraldo si strinsero come fessure, la nocche sbiancarono, il pugno sul manico della katana. “Ma non voglio seguire con capitano disgustoso come te.”

Rufy aprì la bocca per protestare, pregare, supplicare se avesse dovuto. Ma prima di averne la possibilità, la spada di Zoro lo colpì al petto, tagliando con facilità la sua pelle di gomma non protetta. Rilasciò un urlo inumano mentre cadeva all’angolo, tossendo sangue e contraendosi per il dolore. Prima, i tagli avrebbero potuto essere profondi, ma niente che non potesse sopportare, ma questa volta sentì come se l’intero petto fosse stato accoltellato con spade incandescenti.

La ciurma lo guardava in silenzio mentre si contorceva per respirare, non osando muovere il suo corpo per la paura di peggiorare la sua ferita letale. Incapace di sopportare maggiormente il dolore, Rufy cercò di alzare la testa, rilasciando un gemito soffocato di dolore prima di vedere infine la ferita. Il suo fiato si bloccò nella gola e gli occhi si aprirono in genuino orrore quanto vide il profondo taglio nel petto. Con la precisione che aveva solo un vero spadaccino, Zoro lo aveva aperto in due. Dalla metà del petto fino all’inguine, poteva quasi vedere i suoi organi interni.

"Non preoccuparti, Capitano,” disse Zoro, nessuna traccia nella sua voce di qualcun’altro o qualcun’altro dentro di lii, mentre si chinava su di lui con un sorriso. “Non ti farò danni all’interno. Mi limiterò a ‘aprirti’.”

Luffy inghiottì la saliva, tutto il corpo che tremava per lo shock ed il dolore. Non poteva essere accaduto. Doveva essere un sogno – doveva. La sua ciurma non avrebbe – non avrebbe!

"Allora,” intervenne Usop, come se fosse un giorno qualunque. “Qualcuno vuole condurre le operazioni?”

"Sai,” sorrise Sanji, rilasciando la presa protettiva su Nami. “Sembra diverente.”

La ciurma si mosse per inginocchiarsi in cerchio attorno a Rufy, ed il sorriso di Sanji aumentò mentre lo afferrava per la pelle gommosa e costringeva la pelle ad allargasi, lasciandogli un buco nel petto. Il giovane urlò di dolore, ed il corpo si agitò causando ancora più dolore e sangue priva di scivolare giù, pallido, tremante ed esausto. I suoi occhi erano vuoti ed una sottile linea di sangue scorreva chiara all’angolo della bocca, per la testa era voltata a destra.

"Non lasciarlo morire finché non avrò finito, okay, Chopper?” sogghignò Zoro, prima di far scivolare la mano nel corpo aperto del ragazzo.

Rufy urlò ancora, strattonando il corpo mentre tossiva altro sangue, tremando di shock per la mano estranea, che gli stritolava gli organi in angoli assurdi, piagnucolando umilmente alle risa della ciurma quando le estremità di gomma ritornavano al loro posto. Lo facevano ad istinto. Voleva scappare. Non voleva combattere più, aspettava di andarsene e basta, doveva. Zoro ignorò i suoi patetici gemiti di sconfitta, estraendo le mani coperte di sangue e strusciandosi leggermente le dita.

“Ha fatto un rumore,” affermò, trattenendo l’impulso di sorridere. “Vuol dire che ho perso?”

Rufy gorgogliò altro sangue mentre Chopper cercava di tenere l’emorragia sotto controllo ed il resto della ciurma rideva del suo dolore. Smisero momentaneamente il gioco per dare al dottore il tempo di stabilizzare il ‘paziente’ in maniera che potessero continuare. La piccola renna gli fece un’altra iniezione, controllando che non ci fossero bolle d’aria nella siringa, prima di premerla sul collo di Rufy. Dopo pochi minuti, i respiri affannosi del ragazzo diventarono profondi e veloci, gli occhi socchiusi.

“Cos’era?” chiese Nami, con il mento sul palmo.

“Un’altra droga. L’ho inventata io qualche tempo fa,” replicò Chopper. “E’ prodigiosa contro il dolore e funziona come un anestetico senza farlo addormentare. È così forte che potrebbe ucciderlo, ma, eh,” alzò le spalle. Sarebbe morto comunque quella notte. “Ci dovrebbe dare ancora altro tempo per giocare.”

“Bene,” rispose Nami, attorcigliando le dita attorno ai capelli di Rufy in un gesto sprezzante.

"Oi, guardate,” disse Usop improvvisamente, indicando il suo petto, che si alzava ed abbassava irregolarmente, permettendo di vedere le pulsazioni al di sotto.

"Sapete,” intervenne Sanji, prendendo una sigaretta dalla tasca davanti ed accendendola in un attimo, in movimento. Fece una lunga aspirata prima di continuare. “E’ probabilmente l’unico uomo a cui si possa davvero guardare il cuore per bene da vivo.”

"Vedi, cuoco, potresti aver ragione,” sorrise ironico Zoro, prima di rinfilare le mani imbevute di sangue nel corpo di Rufy. Seguendo le istruzioni di Chopper, spinse le mani sopra, sorridendo nel premere i suoi polmoni e riducendo la sua respirazione. Prendendosi solo un momento di divertimento per i suoi respiri faticosi, lo spadaccino spinse leggermente la mano, raggiungendo finalmente il suo obiettivo. Rufy si contorse violentemente mentre la mano si chiudeva attorno al cuore tremante e Robin fece velocemente fiorire numerose braccia da aggiungere alla ciurma che lo teneva fermo per quanto possibile. Nami gli allungò la testa in maniera che potesse vedere Zoro che allungava l’organo oltre misura, facendolo uscire di pochi centimetri prima che una scossa violenta attraversasse il suo corpo ed i suoi occhi diventassero bianchi, garantendogli almeno il sollievo dell’incoscienza. Lentamente e con attenzione, Zoro mantenne la presa sul cuore, sorridendo al fatto che si allungasse come il resto del corpo. Da quel posto, tutti potevano vedere l’rogano tremante. L’equipaggiò era meravigliato che pompasse ancora nella mano di Zoro Roronoa, prima che Usop lo colpisse e poi alzasse le spalle.

"Eh, il gioco non è più divertente,” sospirò, con gli occhi indirizzati verso Rufy. “Non è più sveglio.”

Guardando in giù, la ciurma notò che era proprio svenuto anche se il suo corpo era ancora scosso dalle convulsioni. Con una smorfia, Zoro rimise il cuore nel petto, pulendosi il sangue dalle mani sulla maglietta da notte strappata di Rufy prima di voltarsi verso gli altri.

"Ed ora?”

Il sangue si allungava sul pavimento attorno al capitano immobile, la bocca spalancata in un urlo silenzioso, bruciature e lividi neri che gli decoravano il corpo. Un ricordo degli eventi notturni.

"E’ bravo da morto,” replicò Nami in tono annoiato, esaminandosi le unghie. “Dovremo pulire i nostri ospiti e rimetterli a letto. Sono sicura che ci ringrazieranno quando capiranno il favore che gli abbiamo fatto.”

"Già,” mormorò Usop, avviandosi verso il bagno. Lo seguirono una serie di accenni d0assenso mentre la ciurma si muoveva dietro di lui. Sembrava che il divertimento notturno fosse finito. Non c’era motivo di rimanere a finirlo se non era più sveglio per accorgersene. Anche se fosse sopravvissuto, non sarebbe rimasto un capitano ancora a lungo.

---

Rufy tossì l’ultimo rimasuglio di bile, asciugandosi la bocca prima di affacciarsi oltre la nave per ansimare leggermente mentre la nausea passava. Radunando quanta saliva poteva, sputò oltre il parapetto, cercando di liberarsi del sapore rancito di vomito. Le memorie lo avevano colpito duramente. Era la più vivida in mente, anche se era a malapena cosciente. Il suo petto si sollevò mentre il dolore fantasma lo colpiva, così reale. Alzò una mano sulla camicia, immergendo le dita sotto il tessuto per toccare i punti che tenevano strettamente la cicatrice. Dopo un altro paio di profondi respiri, estrasse la mano e cercò di calmarsi, guandando alle acque leggermente discontinue. Aveva ascoltato la ciurma, benché sapesse che non erano loro, e conosceva le sue opzioni.

“Tu sei l’unico che può batterli – possiamo aiutarti, ma tu sei l’unico che puoi decidere se stare meglio oppure no”

Le parole di Ace gli risuonarono in testa ed i suoi occhi si restrinsero leggermente per la determinazione. Non si sarebbe fatto fregare di nuovo. Non era stata la sua ciurma. Non gli importava quanti flashback avrebbe dovuto sopportare, quanti giorni, settimane, mesi, o anche anni ci avrebbe impiegato. Sarebbe tornato tutto a posto. Avrebbe affrontato di nuovo quelle cose, anche se l’avrebbero ucciso. Avrebbe parlato alla sua ciurma e risposto alle loro domande, e lentamente, forse, poteva riottenere quello che aveva perso.

Con una nuova determinazione e fuoco negli occhi, Rufy marciò verso la cambusa, ignorando le gambe tremanti. Esitò solo un secondo alla porta prima di aprirla silenziosamente ed entrare. Deglutendo con forza per darsi coraggio, si avviò verso il tavolo rovinato e si fermò dove Zoro era seduto, sulla panca. Tremò leggermente all’eccessiva vicinanza ma respirò profondamente, tenendo la testa chinata. Gli occhi di tutti erano concentrati su di lui, il silenzio freddo e pensante, fino ad essere finalmente rotto dalla voce soffice del capitano. Era debole e aspra, ma ancora attraversata da una determinazione che non avevano più visto da quando era iniziato tutto.

“Voglio tornare indietro.”

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Note del traduttore:
Ciao a tutti! Questo capitolo è stato proprio un parto, sia per me che per voi lettori, immagino. Ma finalmente eccolo qui! Ho avuto notizie dall'autrice: purtroppo nell'ultimo periodo ha avuto dei problemi che le hanno impedito di dedicarsi come avrebbe voluto alla scrittura amatoriale, ma vi ringrazia tutti per le vostre splendide recensioni e ci tiene a rassicurarvi che questa storia vedrà la fine al più presto, al massimo altri quattro capitoli. Perciò continuare a seguire la storia con fiducia! E grazie ancora a tutti voi che la seguite anche da parte mia, fa sempre piacere aver fatto del lavoro utile a qualcuno ^^ Alla prossima!

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Capitolo 5
*** Avviso ***


Untitled Document

Un saluto a tutti i lettori e i recensori di questa storia.

Purtroppo, non si tratta di un aggiornamento della storia, come penso molti aspettavate, ma un avviso: la traduzione di Dark Truth non andrà avanti. La scelta non è mia o, meglio, non è solo mia. Il problema è che l'autrice ha deciso di cancellarla e di riscriverla completamente da capo. Ho avuto l'opportunità di leggere i tre nuovi capitoli che ha pubblicato e molte cose sono cambiate, sia lo stile che le scene, tuttavia la trama è sempre quella. Io ho iniziato a tradurre questa versione di Dark Truth, sinceramente non ho né il tempo né la voglia di rimettermi a tradurre capitoli che ripercorrono la stessa vicenda, per quanto modificati siano. Come voi, aspettavo i capitoli nuovi, il continuo della storia.

Faccio traduzioni per il mio divertimento di leggere in italiano una storia che mi piace, tradurre per due volte la stessa cosa non mi diverte, a farlo a forza non farei nemmeno un buon lavoro e questo si ripercuoterebbe sulla traduzione. Quindi, non posso dedicarmi alla nuova versione di Dark Truth, spero che comprendiate. Per chi volesse leggerla in originale, la trovate qui.

Non cancellerò questa storia, sia perché l'autore non mi ha chiesto di farlo, sia perché la trovo comunque un'ottima storia anche nella vecchia versione e se qualcuno ci dovesse incappare, vorrei che la leggesse comunque, anche solo per avvicinarsi alla nuova versione. Grazie a tutti per il supporto che mi avete dato in questi anni, finché è durata è stato piacevole tradurla e sapere di aver fatto conoscere una storia così popolare anche qui.

Akemichan

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