Friends (or maybe something more?)

di Johnlockistheway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Paragoni ***
Capitolo 2: *** Preferenze ***
Capitolo 3: *** Grazie, Katniss! ***
Capitolo 4: *** Goditi il Silenzio ***
Capitolo 5: *** Proposte ***
Capitolo 6: *** Sì? NO. ***
Capitolo 7: *** Galeotto fu il libro, salvatore fu l'amore ***
Capitolo 8: *** Io credo in te ***
Capitolo 9: *** Scacco Matto ***
Capitolo 10: *** Si vive solo quando si ama ***



Capitolo 1
*** Paragoni ***


Nickname: Forum Morganalastrega98-Efp Morganalastrega
Titolo: Friends (or maybe something more?)
Paring: Artù/Merlino
Promp scelto: 7-L'insensibilità è uomo
Introduzione: Una raccolta sul rapporto tra Merlin e Arthur tra amicizia e amore.

 

Rating della shot: Verde
Elemento del prompt utilizzato: Personaggio realmente esistente o esistito_Cristiano Ronaldo
Note: è una piccola drabble AU per i nostri piccioncini ^^

 

Merlin sospirò, appoggiandosi alla rete del campo da calcio in cui Arthur giocava.
Faceva maledettamente freddo.
E pioveva, Dio se pioveva!
Gli aveva chiesto di restare a casa, ma lui aveva rifiutato.
Era il migliore della squadra, aveva detto.
Vero.
Arthur era bravo, molto bravo.
Alcuni dicevano tanto quanto Cristiano Ronaldo.
Lui non se ne intendeva molto, perciò stava zitto.
Arthur lo raggiunse, sorridendo.

Come sono andato?”chiese, togliendosi i capelli fradici dalla fronte.
Sei stato bravo... come Ronaldo”rispose, dandogli un piccolo bacio.
Davvero?”
Annuì.
Arthur lo strinse baciandolo per ringraziarlo.
Merlin ridacchiò.
"Sai una cosa?"
"Cosa?" domandò il biondo.

Ripensandoci, sei molto, MOLTO meglio”.

 



 

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Capitolo 2
*** Preferenze ***


Rating della shot: Verde
Elemento del prompt utilizzato: Camera da letto

 

Se qualche mese prima avessero chiesto a Merlin quale fosse il luogo che preferiva a Camelot, lui avrebbe dovuto pensare molto per rispondere.

Forse, poteva dire il laboratorio di Gaius: era stata la sua prima casa, dopotutto.

Lì abitava il suo mentore, a cui voleva bene come a un padre.

Oppure, la biblioteca: con tutti quegli scomparti segreti colmi di libri di magia...

O il giardino reale, magari: a Merlin piaceva passeggiarci d'estate rimirando i fiori rari e colorati.

Poteva anche essere il lago, il suo luogo preferito: era così calmo e pacifico, un ottimo luogo dove poter pensare senza essere disturbati.

O forse il bosco: gli piaceva passeggiarci d'autunno, respirando l'aria fresca e frizzante e ascoltando lo scricchiolio prodotto dalle sue scarpe che calpestavano le foglie secche e colorate.

Ma se glielo avessero chiesto ora, Merlin avrebbe risposto senza esitazione: il suo luogo preferito era di certo la camera di Arthur.

Era stato lì, tra quelle quattro mura, che si erano confessati i loro sentimenti; lì che si erano dati il primo bacio ed era sempre stato lì che, poche ore prima, erano diventati una cosa sola.

Merlin sorrise, osservando il viso del suo principe e poi le pareti della stanza.

Sì, pensò chiudendo gli occhi, il suo luogo preferito era di certo la camera di Arthur!

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Capitolo 3
*** Grazie, Katniss! ***


Rating della shot:Verde
Elemento del prompt utilizzato: Persona che non c'entra un tubo_Katniss (Hunger Games)
Note: Nel discorso di Merlin, il passaggio dal voi al tu è volontario.

 

Merlin, appoggiato ai larghi bastioni, osservava la città.

Era una soleggiata mattina d'estate: il popolo si affaccendava allegramente sotto di lui, mentre i cavalieri si allenavano testardamente sotto il sole.

Il ragazzo sospirò, asciugandosi la fronte con la mano.

Erano ormai due settimane da quando una misteriosa ragazza aveva fatto capolino a Camelot.

Capelli castani raccolti in una treccia disordinata, occhi grigi, brava con l'arco.

Katniss Everdeen, così aveva detto di chiamarsi.

Merlin la cercò con lo sguardo, convinto di trovarla ad allenarsi con gli altri e invece...

Per gli dei!

Per tutti i santissimi dei!

Katniss... con Arthur?

Il SUO Arthur?

Merlin boccheggiò, portandosi una mano al cuore.

Perché faceva così male?

Perché si sentiva così?

Arthur non era suo...

Era il suo servo, certo, e poteva anche dire piuttosto fieramente di essere suo amico, ma di sicuro non era il suo... ragazzo.

E allora cos'era quel senso di fastidio, di rabbia quasi, che lo attanagliava?

Proprio mentre pensava questo, vide Arthur sbucare al suo fianco.

Ah... che caldo che fa oggi!” esclamò, togliendosi la giacca.

Sì, caldo...” bofonchiò lui in risposta.

Arthur lo osservò curioso, notando la mano che ancora il ragazzo teneva stretta al cuore.

Merlin, ti senti bene? Hai una faccia...”

Sto bene, grazie”.

Il suo tono gelido stupì non poco Arthur.

Ti ho forse fatto qualcosa?” chiese, ferito da quel comportamento.

Certo che no!”

Merlin quasi lo urlò, facendolo sobbalzare.

Il principe rimase muto per un attimo, osservandolo.

Stava rigidamente appoggiato alla balaustra, un braccio steso lungo il fianco, l'altro sul cuore e con la mano stretta a pugno.

Ma quello che lo colpì di più fu il suo sguardo: quegli occhi, di solito limpidi e sereni, erano diventati scuri e burrascosi.

Lo sguardo, così truce e arrabbiato, era rivolto a...

Katniss!? Merlin, non dirmi che...” fece sconvolto.

Cosa?” chiese lui, stringendo i denti.

Non sarai mica geloso, vero?”.

Certo che no! Perché mai dovrei essere geloso del fatto che voi passiate del tempo con una sconosciuta?”

Arthur sogghignò: aveva visto giusto.

Dai ammettilo! Sei geloso, è evidente”.

Non è vero!”

Merlin sbatté il piede a terra, stizzito.

Davvero quello che provava era gelosia?

Sì... lo sapeva.

Sapeva che era gelosia, ma non l'avrebbe mai ammesso.

Perché ciò avrebbe significato dire che provava qualcosa per Arthur... e questa non era una cosa che era pronto a capire.

O almeno, così pensava prima che lui iniziasse a canticchiare.

Geloso, geloso, geloso. Merlin è geloso”.

Il principe lo guardava, continuando a cantare, alzando gradualmente il tono di voce.

Poi, quando ormai stava urlando, attirando così non poche attenzioni, Merlin esplose.

BASTA! E va bene! Sono geloso, contento!?”

Arthur si interruppe, fissandolo.

Merlin lo guardò: era così bello, con i capelli biondi scompigliati, le guance rosse per il caldo, le labbra leggermente socchiuse e gli occhi...

Quei bellissimi occhi azzurri puntati su di lui, quasi a volerlo scrutare nel profondo.

E perché mai?”

Arthur si avvicinò, sfiorandolo leggermente.

E a quel punto non si trattenne più.

Sì... sono geloso. Sono geloso perché voi passate del tempo con lei. Sono geloso perché le sorridete, anche se è una perfetta sconosciuta. Sono geloso del modo in cui la sfiorate per farle vedere come si maneggia una spada, del modo in cui le scostate i capelli dal viso. Ma sopratutto, sono geloso perché queste cose le fate a lei e non a ME! Perché... perché io ti amo! Ecco, l'ho detto. Io ti amo, Arthur. E anche se ora probabilmente non mi rivolgerai più la parola, sappi che i miei sentimenti sono sinceri, e che io non ti tradirei mai! Ti amo. Ti amo con tutto il mio cuore, stupido asino reale! Ecco perché sono geloso!”.

Dopo quello sfogo, Merlin chinò la testa, stendendo rigidamente le braccia lungo i fianchi e aspettandosi come minimo una settimana di gogna.

Merlin si odiava.

Si odiava per quello che aveva fatto: avrebbe potuto restare amico del principe, e accontentarsi, e invece ora aveva rovinato tutto.

E quella consapevolezza consegnò la chiave alle lacrime per uscire.

Rimase lì, singhiozzando, aspettandosi di venire deriso, punito, magari bandito dal regno.

Si aspettava di tutto, ma non quello che successe dopo.

Arthur gli aveva preso delicatamente le mani tra le sue.

Merlin.”

La sua voce dolce lo raggiunse come in un sogno.

Guardami”.

Merlin scosse la testa.

Hei... Merlin...”

Arthur mise una mano sotto il suo mento, spingendo poi delicatamente e alzandogli il viso.

Mi dispiace... scusa... i-io... mi dispiace...”tentò.

Ma all'improvviso perse la parola: il principe aveva appoggiato delicatamente l'indice sulle sue labbra.

Schhhh”

La mano si spostò lentamente dalle sue labbra, per andare poi a scostargli gentilmente i capelli corvini dalla fronte, scendendo ad asciugargli le lacrime.

Sono io che devo scusarmi... sono stato un asino, hai ragione. Però sappi che Katniss non significa nulla per me, mentre tu sei... importante”.

Cosa... cosa intendi?” sussurrò.

Arthur lo abbracciò dolcemente, mettendogli una mano sulla schiena e attirandolo a se.

Poi, il principe si avvicinò, e posò per pochi secondi le labbra sulle sue.

Fu un bacio leggero, puro, un tenero sfiorarsi, ma a Merlin bastò.

Lo stupore fu tale che non solo smise di piangere, ma anche di pensare.

Il suo cuore batteva a mille; nella sua tesa, il vuoto assoluto.

Arthur si staccò da lui e lo fissò, sorridendogli.

Credo di avertelo dimostrato”.

Merlin lo fissò, senza parlare.

Allora... credi che questo basti a farmi perdonare?”chiese Arthur.

Mmmm-sorrise lui, riprendendosi-Credo di sì...”

Arthur alzò gli occhi, sorpreso.

Ma davvero? Se fossi in te, io non mi accontenterei di così poco” sogghignò maliziosamente.

Sai... hai ragione. Credo che questo non basti per niente a farti perdonare”.

Il principe lo guardò.

Bene... perché io ho molte idee su come farmi perdonare”

E detto questo, Arthur lo prese per mano e lo trascinò via.

*

Il sole sorse, illuminando le stanze del principe.

Quella mattina, erano particolarmente disordinate: c'erano vestiti sparsi ovunque, ma non erano solo quelli del principe a giacere abbandonati in giro.

Sotto le coperte, abbracciati l'uno all'altro, c'erano Arthur e Merlin.

Il primo dormiva, profondamente, mentre il secondo, appoggiato al petto del principe, lo osservava con la coda dell'occhio.

Merlin sospirò.

Avrebbe voluto dormire ancora un po', ma sapeva che era ora di alzarsi.

Dolcemente, si scostò dall'abbraccio del compagno.

Arthur... svegliati. Dai, forza. Arthur...”

Dapprima, lo sussurrò, carezzandolo leggermente.

Ma, a quanto pareva, quell'asino aveva il sonno pesante.

Merlin alzò gli occhi al cielo e riprese a chiamarlo, stavolta scuotendolo.

Sveglia pigrone!”

Niente.

Merlin sospirò.

Poi, un sogghigno comparve sul suo viso.

Il ragazzo si preparò, prese un profondo respiro, aprì la bocca e...

O MIO DIO! IL BAMBINO STA NASCENDO!”

A quell'urlò, Arthur si svegliò di colpo e cadde dal letto.

Ah! Dov'è il nemico... cioè la mucca... no la ragazza...”

Poi, lentamente, prese coscienza di dove si trovava: era nella sua stanza., e lì non c'era nessuna ragazza che stava partorendo.

In compenso, c'era il suo servitore che si rotolava nel letto, tenendosi la pancia per le troppe risate.

Merlin!”

Il principe si alzò, tutto rosso.

Ma che combini? Volevi farmi prendere un infarto?”

Scusa... ma... dovresti vedere la tua faccia”rise lui, con le lacrime che gli scendevano lungo le guance.

Arthur lo guardò.

A sì? Vuoi ridere? Adesso ti faccio ridere io!”

E con un balzo si gettò sopra Merlin, catturandolo tra le sue braccia.

Arthur che fa... ahahahahahahahah”.

Il principe aveva infatti iniziato a fargli il solletico, ben sapendo Merlin lo soffriva.

Ahaha... basta... no... ahahah!”.

Merlin continuava a ridere, cercando di liberarsi.

Arthur sorrise.

Chiedimi scusa e ti lascio andare”.

No”.

Come vuoi”.

Bastarono pochi secondi perché Merlin cedesse.

E va bene... scusa...”esalò, ormai senza fiato.

A quelle parole, Arthur smise di fargli il solletico e lo strinse a se, soddisfatto.

Dovresti alzarti-sussurrò Merlin, abbracciandolo-Katniss ti starà aspettando...”

Arthur ridacchiò.

A chi importa di Katniss?”

Pensavo a te” sorrise lui sul suo petto.

Nah... lei non è così interessante”

Merlin si aprì in uni dei suoi enormi sorrisi.

Ti amo, asino”.

Ti amo, idiota”.

E da quel momento, Merlin ringraziò con tutto il suo cuore quella ragazza misteriosa giunta un paio di settimane prima a Camelot.

Capelli castani raccolti in una treccia disordinata, occhi grigi, brava con l'arco.

Grazie, Katniss Everdeen.

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Capitolo 4
*** Goditi il Silenzio ***


Rating della shot: Verde

Elemento del prompt utilizzato:Canzone_ Enjoy the silence, Depeche Mode

Note: Chiedo scusa ai Depeche Mode per aver usato indegnamente questa bellissima canzone.

 

Parole come violenza
rompono il silenzio
Si schiantano
contro il mio piccolo mondo
Per me dolorose,
penetrano proprio dentro di me
Non riesci a capire,
bambina mia?

 

Arthur guardò Merlin, steso accanto a lui.

Sto morendo...”

Il mago lo soffiò piano, eppure ad Arthur sembrò che quelle parole le avesse urlate.

Non dire cavolate!-sbuffò, mentre gli occhi si facevano lucidi-Sei la solita femminuccia, Merlin”.

Lo sguardo del ragazzo scivolò verso la freccia, piantata nel petto dell'amico.

Sto morendo... e non ti ho detto...”

Sta zitto!” urlò il principe, non potendo sopportare il fatto che lui avesse ragione.

Sì, Merlin, il suo servo, il suo amico, il suo amore stava davvero morendo sotto i suoi occhi e lui non poteva fare niente.

Ma quello che non poteva sopportare era il fatto che non avrebbe mai più potuto dirgli che lo amava.

Non avrebbe mai più potuto tenerlo stretto a sé, guardare in quei meravigliosi occhi blu e perdercisi.

Semplicemente, non avrebbe più vissuto.

Come al solito però, Merlin non lo ascoltò.

No... te lo devo dire... devo dirtelo...”.

Arthur gli strinse la mano.

Shhh... non sprecare le forze. Avrei tempo di parlare ancora per molti anni, quindi ora...”

No!-lo interruppe il servo, ansimando per lo sforzo di respirare-Devi saperlo, Arthur. Prima che me ne vada... c'è una cosa che voglio dirti”.

Prese un profondo respiro, facendosi forza.

Io... io ti amo”.

Arthur lo strinse a sé, forte.

Lo so”.

E una lacrima cadde.

 

Tutto ciò che ho mai voluto
tutto ciò di cui ho mai avuto bisogno
è qui, tra le mie braccia
le parole non servono davvero
possono solo ferire

 

 

Lo strinse a sé, il principe.

Lui, così dolce, così tenero così...fragile.

Lui, che era tutto ciò di cui aveva bisogno per vivere.

Era l'aria che respirava, l'acqua che beveva, il cibo che mangiava.

Era la sua stella, il suo sole, la sua luna.

Il suo tramonto, la sua alba, il suo orizzonte.

Era il suo est, il suo ovest, il nord e il sud.

Lui era il suo tutto.

Merlin era la sua vita.

E adesso, lo stava perdendo.

Il dolore era troppo grande, Arthur non riusciva a parlare.

Ma a loro non servivano le parole.

Erano inutili.

A loro bastava uno sguardo per capirsi.

Arthur lo strinse ancora più forte.

Merlin.

Avrebbe dovuto proteggerlo, lo sapeva, lo aveva giurato.

E invece non c'era riuscito.

Aveva rotto il giuramento.

Un'altra lacrima scivolò e s'infranse sulla terra.

 

Giuramenti vengono pronunciati
per essere rotti
I sentimenti sono intensi
le parole sono triviali
I piaceri rimangono
così come il dolore
Le parole non hanno significato
e si possono dimenticare

 

Perdonami... perdonami ti prego”.

Quelle parole gli sembravano vuote, senza significato, ma aveva bisogno di sapere.

Aveva giurato che nessuno avrebbe fatto del male a Merlin e adesso lui stava morendo.

Arthur”.

Il mago lo chiamò debolmente, ormai senza forze.

Il principe alzò il viso, e lo guardò dritto negli occhi.

Quei meravigliosi occhi blu lo fissavano, onesti e sinceri come non mai.

E in quegli occhi leggeva tutto l'amore che Merlin provava per lui.

Un sentimento così forte che Arthur sentì nel petto un calore straordinario.

Non hai nulla da farti perdonare”.

E allora il principe capì.

Merlin non l'aveva perdonato: non l'aveva mai neanche accusato.

Annegò in quegli occhi blu, che nel momento della fine erano più luminosi che mai.

Il cuore di Arthur bruciò d'amore, mentre il dolore lo consumava.

Il principe strinse Merlin ancor più forte, mentre la mano di lui, pian piano, lasciava la sua per cadere esanime sul terreno gelato.

E questa volta, non solo una lacrima sgorgò dai suoi occhi.

 

Tutto ciò che ho mai voluto
tutto ciò di cui ho mai avuto bisogno
è qui, tra le mie braccia
le parole non servono davvero
possono solo ferire

Arthur stringe Merlin a sé, piangendo dalla gioia.

Erano passati quattro giorni dal loro addio, e finalmente potevano rivedersi.

Quattro giorni dalla quasi morte di Merlin.

Proprio mentre ormai Arthur si era rassegnato, qualcuno si era avvicinato a lui.

E, tra le lacrime e lo stupore, voltandosi, aveva trovato un gruppo di druidi.

Che cosa è successo?” aveva domandato uno, che sembrava il capo.

Arthur scosse la testa, piangendo.

È morto... lui è morto...-inorridito, si portò una mano alla bocca-Se n'è andato... se n'è andato per sempre”.

L'uomo gli posò una mano sulla spalla, comprensivo, e con l'altra chiuse dolcemente gli occhi di Merlin e poi si apprestò a togliergli la freccia dal petto.

All'improvviso, un'espressione sconcertata apparve sul suo viso.

Ragazzo! Non posso crederci... è incredibile ma... il suo cuore batte ancora!”.

Cosa?”

Arthur alzò la testa di scatto, sconvolto.

L'uomo annuì.

Si... è debole, ma batte ancora. Forse c'è ancora speranza per lui. Presto però! Non abbiamo tempo”.

Arthur aveva preso immediatamente in braccio Merlin ed era corso verso l'accampamento dei druidi.

Dopodiché, l'aveva dovuto lasciare.

Aveva lottato per rimanere con lui, e molto anche, ma il druido era stato irremovibile: se voleva aiutare Merlin avrebbe dovuto lasciare che fossero loro ad occuparsi di lui.

E alla fine, Arthur aveva ceduto.

Da quel momento erano passati quattro giorni.

Quattro giorni d'inferno, ad aspettare Merlin, sospeso tra la vita e la morte.

Ad aspettare per vedere quale delle due avrebbe vinto la partita.

E sfortunatamente, sembrava che la seconda stesse avendo la meglio.

I giorni erano passati, lenti, inesorabili.

Ma Arthur non aveva perso la speranza.

Da quando aveva saputo che il cuore del suo Merlin batteva ancora, non aveva mai dubitato che lui ce l'avrebbe fatta.

Mai.

Ed incredibilmente, all'alba, tra lo stupore generale, Merlin aveva aperto gli occhi.

Era vivo.

Ed ora Arthur non poteva fare altro che stringerlo a sé, piangendo dalla gioia.

Niente frasi stupide, niente parole superflue.

Niente di niente.

Solo Merlin, solo Arthur.

Solo loro.

Semplicemente.

Ed il silenzio.

 

Enjoy the silence

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Capitolo 5
*** Proposte ***


 

Rating della shot: Verde
Elemento del prompt utilizzato: Oggetto_Boccetta d'inchiostro finita.

Note: Non so se avete notato, ma nelle scorse shot Arthur era principe. Da questa in poi, diventa re.

 

Era un limpido pomeriggio d'autunno: il sole splendeva in cielo, regalando gli ultimi tenui raggi tiepidi, prima della venuta del freddo inverno.

Merlin sospirò, guardando fuori.

Gli sarebbe piaciuto andare a fare una passeggiata vicino al lago, con Arthur, magari.

Quando aveva chiesto al re di uscire, lui gli aveva sorriso, annuendo.

Certo, questo prima che nominasse il lago.

Non aveva fatto in tempo a pronunciare una sillaba che subito il suo compagno era sbiancato, quasi terrorizzato, aveva scosso la testa e aveva detto che non ci voleva andare.

Merlin aveva allora detto che ci sarebbe andato da solo, cosa che a quanto pare all'asino non garbava, perché dopo che aveva formulato la frase, gli aveva assegnato un sacco di compiti.

Non voleva essere esagerato, ma dire che avrebbe potuto finire l'autunno successivo gli sembrava un eufemismo.

Merlin sospirò, apprestandosi a ritornare nella stanza.

Come al solito aprì la porta senza bussare e: “MERLIN!”

Il ragazzo sobbalzò, stupito da quell'urlo, e rivolse la sua attenzione verso Arthur.

Era in piedi, vicino a lui due uomini: uno che portava un bauletto e un altro con una pergamena in mano.

Il primo tentava di nascondere il contenuto della scatoletta, mentre il secondo si era bloccato con la penna in mano, ancora intinta nella boccetta d'inchiostro.

S-scusate... Ho forse... interrotto qualcosa?”

Arthur lo guardò.

No... cioè sì. A dire la verità no, però... sì, insomma, non dovevi...”

Sire?”

Merlin guardò accigliato il re, domandandosi cosa avesse.

Sembrava... preoccupato.

Preoccupato e imbarazzato.

Sire-fece nuovamente-State bene? C'è qualcosa che non va?”

Merlin aveva paura che si trattasse di Uther.

Era passato poco dalla sua morte, e Arthur aveva ancora qualche problema ad accettare il tutto.

Insomma... essere re era una grande responsabilità.

Non fa niente-sospirò il ragazzo-Metto solo via questi e poi...”

NO!”urlò Arthur appena tentò di avvicinarsi all'armadio, che era vicino all'uomo con la pergamena.

Merlin si bloccò stupito.

Sire?”

Arthur lo guardò, prima di cercare una scusa al suo comportamento.

Sì... ecco... vai a...”

Lo sguardo gli cadde sulla boccetta d'inchiostro.

Vai a prendere l'inchiostro. Questa boccetta è finita”.

Ma... sire...” tentò di protestare lui.

Niente ma! Corri! Forza!”

Merlin, senza poter dire nulla, si ritrovò fuori dalle stanze del suo padrone, chiedendosi perché mai una boccetta che era sicuro fosse piena, ad Arthur sembrava improvvisamente vuota.

 

 

Erano passati pochi minuti ed ecco che Merlin si ritrovò di nuovo davanti alle stanze del re.

Poco prima aveva visto andarsene via gli uomini, e quindi voleva solo entrare e vedere come stava Arthur.

Questa volta, però, nonostante la fretta, bussò.

Chi è?” chiese la voce del re dall'interno.

Il grande drago-sbuffò Merlin-Chi vuoi che sia?”

Mi dispiace... io draghi nelle mie stanze non ce li voglio”.

Merlin ridacchiò sotto i baffi.

Non fa niente! Io vengo lo stesso!”

E con un gesto deciso diede una spallata alla porta, per aprila certo, solo che non aveva calcolato che la porta in questione era chiusa.

Ah!” esclamò, sorpreso.

Sorpreso, ma sopratutto preoccupato.

Dai Arthur, sono Merlin. Aprimi per favore”.

No”.

Il servo sgranò gli occhi.

No?

Ma da quando Arthur si rifiutava di farlo entrare?

Stava per ribattere quando sentì dei rumori e delle imprecazioni provenire al di là del solido legno che gli ostruiva il passaggio.

Arthur? Va tutto bene?” chiese, ansioso.

Sì... sì. Vai pure”.

Merlin aprì ancora di più gli occhi blu.

Arthur? Dai-tentò di convincerlo-ho qui l'inchiostro che ti serviva”.

Non mi serve più. Vai via”.

Sicuro?”domandò, speranzoso che fosse tutto uno scherzo, o forse un capriccio passeggero.

Sì”

Davv...”

VATTENE VIA MERLIN!”

Il ragazzo restò fuori dalla porta, sentendosi ferito da quelle parole.

Con rabbia, gettò via la boccetta d'inchiostro, che si infranse sul pavimento.

Bene! Me ne vado al lago! Addio!”.

E con rabbia si diresse verso la sua meta, senza fermarsi abbastanza per sentire Arthur soffiare “Perfetto... tutto secondo i piani” e vederlo uscire di corsa dalla camera.

 

 

Camminava nel bosco, sentendosi ferito come non mai.

Avrebbe voluto solo aiutarlo, nulla più.

E invece lui l'aveva cacciato.

L'aveva rifiutato e questo lo faceva sentire male.

Maledettamente male.

Non sapeva che fare, se non andare al lago per tentare di riflettere.

E, con questa rabbia, mista a tristezza, sbucò nella radura dove si trovava il lago.

 

Un sogno.

Gli sembrava di galleggiare in un sogno.

Appena arrivato, aveva spalancato gli occhi dalla meraviglia.

La radura era ricoperta dalle fogli autunnali, dai mille colori.

Una fresca brezza sfiorava gli alberi al limitare, facendo frusciare le foglie coraggiose che ancora erano aggrappate ai rami.

Il lago, limpido come non mai, rifletteva il cielo sereno, terso.

Ogni tanto, piccole increspature ne sfioravano la superficie, là dove una foglia vi cadeva, o dove il vento dispettoso soffiava, accarezzandolo.

E in mezzo alla radura, sotto l'enorme salice che dominava il tutto, c'era Arthur.

Bello come non mai.

O almeno, così sembrò a Merlin.

Il re gli sorrise e il ragazzo avanzò verso di lui.

Le foglie secche scricchiolavano sotto i suoi piedi, morbido tappeto di suoni e colori che lo accompagnava dal suo amato.

Arrivato vicino all'albero, Arthur gli prese la mano, e lo fece avvicinare.

Vide il re di Camelot inginocchiarsi e dire qualcosa.

La sua mente annebbiata non percepì le parole, ma capì egualmente che si trattava di una proposta.

Una proposta di matrimonio.

E all'improvviso, tutto fu chiaro.

Le scuse assurde, come la boccetta d'inchiostro, il fatto che lo avesse cacciato...

Davvero aveva fatto tutto quello per lui?

Non capì niente del discorso del re, che lui probabilmente aveva preparato a dovere.

A stento riusciva a vederlo, per colpa degli occhi lucidi, figuriamoci a sentirlo.

Quando finì di parlare, Merlin, troppo emozionato per spiccicare parola, si limitò ad annuire.

Sentì le lacrime roventi scorrergli sulle guance gelate, la mano calda di Arthur sulla sua e poi sentì qualcosa scivolargli al dito.

Era l'anello che il re aveva preso per lui.

Semplice, ma bellissimo.

Un semplice cerchio, fine, delicato, ma adornato con una piccolissima pietra, che aveva tutte le sfumature dei colori preferiti di Merlin: il blu e il rosso.

Non sapeva dove aveva trovato una pietra simile, ma sapeva una cosa.

Amava Arthur più di se stesso.

E voleva farglielo capire.

Così, gli gettò le braccia al collo, baciandolo.

Ti amo” sussurrò tra le lacrime.

Anche io” fece il re, stringendolo.

Lo so” sussurrò Merlin.

E rimasero così, per ore, stretti l'uno all'altra, mentre il cielo imbruniva e si colorava di scuro, tingendo di riflesso anche il lago.

Piccola macchia d'inchiostro sopra il foglio con scritta la storia più bella di tutte.

Quella dell'amore.

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Capitolo 6
*** Sì? NO. ***


 

Rating della shot: Giallo

Elemento del prompt utilizzato: Film: Yes man

Note: Non so nemmeno io il perché di questa cosa, credetemi. So solo che sono triste.

 

Merlin, rannicchiato sul letto, piangeva, tenendosi la testa tra le mani.

Aveva sempre detto di sì ad Arthur.

Sì al loro destino, sì al loro amore.

Aveva detto sì quando gli aveva chiesto di aiutarlo in missione suicide.

Sì, quando gli aveva chiesto di sposarlo.

Sì quando si erano trovati davanti a tutta la corte per la sua incoronazione.

E, quando Arthur gli aveva espresso il desiderio di avere un figlio, lui aveva detto subito di sì.

Aveva cercato, e trovato l'incantesimo che faceva per loro.

E avevano tentato.

Solo che era andato male.

La prima volta, Merlin si era sentito leggermente scoraggiato, ma aveva deciso di ritentare, fiducioso come non mai.

Seconda volta, secondo fallimento.

Con il morale sotto i piedi, Merlin aveva deciso di riprovare nuovamente.

E finalmente sembrava andare tutto bene.

Erano passati circa due mesi, e Merlin era più felice che mai.

O almeno, lo era fino a poche ore prima.

Appena aveva aperto gli occhi, aveva capito, ed era corso da Gaius.

Ma l'anziano, per quanto bene volesse al ragazzo, aveva dovuto confermare i suoi peggiori timori.

Ed al suo sì, il mondo di Merlin era crollato.

Tre tentativi.

Tre fallimenti.

Tre bambini, che non sarebbero mai nati.

E all'improvviso Merlin si sentì inutile.

Si poggiò la mano sul ventre vuoto, piangendo tutta la sua disperazione.

Era come se il suo corpo rifiutasse Arthur.

Come se una parte di lui non lo volesse.

E un pensiero gli attraversò la mente.

Lui aveva detto sì ad Arthur, ma il suo corpo aveva fatto una scelta diversa.

Lui, aveva detto No.

 

CRUSCH!

 

E il cuore di Merlin andò in frantumi.

No.

E non si sarebbe più riparato.

Aveva detto di no.

Mai.

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Capitolo 7
*** Galeotto fu il libro, salvatore fu l'amore ***


Rating della shot: verde

Elemento del prompt utilizzato: Citazione_“Che traditori possono essere i libri! Tu credi che ti sostengano e invece ti si rivoltano contro.” Ray Bradbury, Fahrenheit 451

Note: Spero che non mi prenderete a ceffoni per questo. Ma...sono in ritardo. Per farmi perdonare vi lascio con qualche cappy di fila. Buon Natale!

 

Merlin sospirò, fissando fuori dalla finestra.

Era una fredda mattina d'inverno, e lui se ne stava chiuso in camera, ad osservare i fiocchi di neve che cadevano lenti.

Come ogni giorno da quando aveva perso il terzo bambino, Merlin piangeva.

Lo faceva regolarmente: la mattina, il pomeriggio, a volte persino durante la notte.

Ed Arthur non sapeva più cosa fare.

Amava Merlin più di se stesso, e saperlo così infelice per un suo sciocco desiderio lo stava distruggendo.

Si fermò sulla porta, osservando il suo sposo alla finestra.

Era così piccolo e delicato... il suo dolce angelo.

Hai intenzione di rimanere lì ancora molto, o pensi di entrare?”

La voce di Merlin lo fece sobbalzare.

Scusami piccolo. Stavo pensando”.

Si avvicinò a lui e lo strinse dolcemente a sé.

Lo coccolò un poco, carezzandogli i capelli corvini.

Arthur stava giusto pensando che, forse, per consolarlo avrebbe potuto chiedergli se gli andava di andare a fare un viaggio ad Ealdor.

Sapeva quanto Merlin nonostante tutto amasse il suo villaggio, e inoltre avrebbe anche rivisto sua madre.

Il re aprì la bocca per chiederglielo, quando un singhiozzo di Merlin lo scosse.

Stupito, abbassò gli occhi verso la testa del moro, che ora aveva affondato la faccia nel suo petto e singhiozzava disperatamente.

S-s-cu-scu-scusami-balbettò Merlin-N-non... i-io...”

Le parole vennero interrotte nuovamente dai singhiozzi disperati.

Arthur allora, lo prese in braccio e si sedette sul letto, facendo poi accoccolare Merlin sul suo petto.

Hey... piccolo. Va tutto bene”.

N-no... non va bene...”

Sì, invece. Ci sono qui io con te. Va tutto bene”.

NO!-urlò il mago-Non va tutto bene. I-io... io ti amo. E p-per c-colpa mia t-tu non avrai mai un... bambino. I-io mi sento in colpa! V-vorrei s-solo po... rti... are... ambino. E-e-e n-n-non ci riesco! S-sono uno s-stupido. E s-sono inutile. N-non odiarmi. Lo sai... io f-farei t-tutto per te. T-ti pr-prego. Per-perdonami. Perdonami, Arthur. Er... na... mi.”

E dopo quello sfogo il ragazzo rimase lì, balbettando, o meglio singhiozzando, delle scuse.

Merlin”.

Quella semplice parola, fu detta con una dolcezza tale che ebbe il potere di calmare Merlin all'istante.

Merlin-ripetè il re-Ascoltami”.

Lentamente, Arthur si mise in ginocchio davanti a lui, e gli prese le mani tra le sue.

Tu... non hai nulla da farti perdonare. Nulla. E... sarei io a doverti chiedere scusa. Quando due persone si amano, nessuna delle due dovrebbe portare sofferenza all'altra. E io ti amo, Merlin. Solo il cielo sa quanto. Ma nonostante questo ti ho fatto soffrire. La verità, è che io devo chiedere il perdono a te. Per colpa di una sciocca presunzione, tu ora stai male, e io non so nemmeno cosa fare per aiutarti. Non fraintendermi, desidero un figlio. Ma prima di ogni altra cosa desidero che tu sia felice. E mi rendo conto che con questa richiesta io non ho portato altro che dolore e tristezza a te. Quindi, Merlin, sappi questo. Tu non sei uno stupido. E non sei nemmeno inutile. Non pensare nemmeno per un attimo di essere una cosa inutile per me. Perché tu sei la persona più importante delle mia vita. E non riuscirei ad odiarti nemmeno se ci provassi con tutto me stesso. Quindi adesso, sorridi. E non pensare di avermi deluso. Un giorno, avremo un bambino, tutto nostro. E se non l'avremo, non importerà, purché tu continui a stare accanto a me. Perché io ti amo, Merlin. Ricordatelo”.

Merlin fissò il compagno con stupore, prima di abbracciarlo con slancio.

Grazie” sussurrò.

Arthur annuì: sapeva che ci sarebbe voluto ancora molto, ma prima o poi Merlin avrebbe dimenticato.

E, fino ad allora, lui continuerà a stargli accanto e ad essere forte, per entrambi.

Dolcemente, lo baciò.

Adesso vado. Tu rimani qui, tra poco tornerò”.

Merlin annuì, guardando suo marito uscire dalla sala.

Con un sospiro, si sedette al tavolo.

Lo sguardo gli cadde sul grosso tomo che vi era appoggiato sopra.

Lentamente, sfiorò la copertina con le dita, passando sopra le lettere sbiadite dal tempo.

Era un libro di magia, lo stesso che recitava l'incantesimo che avevano usato.

O che, almeno, avevano provato ad usare.

All'improvviso, Merlin sentì come una grande rabbia crescere verso l'oggetto.

Quel libro... era tutta colpa sua.

Era colpa sua se stava così.

Di quel maledettissimo libro.

Quel libro che aveva creduto che lo sostenesse nel momento del bisogno, come aveva sempre fatto, e che invece gli si era rivoltato contro.

Che l'aveva illuso di poter dare ad Arthur qualcosa che entrambi desideravano, e che invece poi gli era stato negato.

Che l'aveva tradito.

Non gli era mai successo prima.

Ma ora l'aveva fatto.

E Merlin sentiva, nel profondo del suo cuore, che avrebbe odiato quel libro per sempre.

E sentiva anche che la sua infelicità era dovuta a lui.

Arthur aveva capito.

Aveva capito il suo dolore e l'aveva consolato, come solo lui poteva fare.

Ma quel libro non si sarebbe scusato.

Sarebbe sempre rimasto lì, testimone silenzioso del suo, del loro, fallimento.

Doveva disfarsene.

E, con un gesto deciso e con quella nuova consapevolezza, Merlin prese il libro, e lo gettò dentro il caminetto.

Subito, le fiamme lambirono le pagine, e le parole vennero bruciate e consumate dal fuoco.

E Merlin, stranamente, si sentì più leggero.

Arthur, da dietro la porta, sorrise.

Certo, ci sarebbe voluto del tempo per dimenticare, altro tempo per tornare a sorridere, e altro tempo ancore per recuperare tutta l'allegria e la felicità.

Quello era solo un piccolo passo.

Ma il re sapeva che, qualunque cosa fosse accaduta, lui sarebbe rimasto accanto al suo Merlin, un passo dopo l'altro, fino a che entrambi non avrebbero ripreso a camminare saldamente.

Hai intenzione di rimanere lì ancora per molto, o pensi di entrare?”

Arthur sorrise.

Sì... lui amava Merlin.

E non l'avrebbe mai lasciato solo.

Mai.

Con questo pensiero, il re entrò e abbracciò il suo maghetto.

Sono fiero di te”.

Merlin sorrise.

E, per una volta in vita sua, si lasciò abbracciare in silenzio.

Perché sì, quel libro l'aveva tradito, gli aveva voltato le spalle, ma, Arthur, invece, non l'aveva fatto e Merlin in cuor suo sapeva.

Sapeva che Arthur l'avrebbe sostenuto.

Passo dopo passo.

Per sempre.

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Capitolo 8
*** Io credo in te ***


Rating della shot: Verde.

Elemento del prompt utilizzato: Situazione a caso_Voglia di bunjee-jumping

Note: Non ho niente da dire a mia discolpa xD (passatemi la faccina). Per bunjee-jumping ho usato solo l'atto in se di essere appesi.

 

Erano passati due mesi da quando Merlin aveva rimparato a sorridere.

Due lunghissimi mesi tra alti e bassi, ma che alla fine si erano risolti.

E Arthur ora, sdraiato a letto con il suo sposo, non poteva fare a meno di pensare.

Pensava a quanto aveva sofferto Merlin, ma pensava anche a quanto, il desiderio di avere un bambino fosse forte.

Ma aveva paura.

Paura di ferire di nuovo il suo piccolo mago, cosa che voleva assolutamente evitare.

A che pensi?” la voce dolce di Merlin gli si insinuò nelle orecchie.

A niente” mentì.

Non mentire. Ti conosco troppo bene. Stavi pensando a qualcosa”.

Bhe... pensavo a noi”.

Davvero?” sussurrò il moro, accoccolandosi accanto ad Arthur, e posando la testa sul suo petto.

Sì”

E a cosa di noi pensavi esattamente?”.

Pensavo...”

Continua” lo incoraggiò il mago.

Arthur prese un profondo respiro.

Pensavo: e se ci riprovassimo?”.

A quelle parole, il re sentì Merlin irrigidirsi improvvisamente.

No” disse soltanto.

Il biondo sospirò.

Merlin...”

No. Non se ne parla nemmeno. Buonanotte”.

E, con uno scatto secco, si voltò dall'altra parte.

I miei complimenti, Arthur Pendragon!-pensò il re-Molto bravo! Davvero... ma che hai per la testa? Segatura? No, perché ti dovrebbero dare un premio per tutte le idee idiote che ti vengono! Avanti. Digli qualcosa!”

Scusami”.

Patetico”.

Merlin sospirò.

Non è colpa tua Arthur. È solo che... e se poi non ci riuscissi? E se finisse di nuovo male? Credo che non sopporterei di nuovo”.

No... capisco. Ma cosa ti fa credere che non ci riusciremo?”.

Non lo so. So solo che... non mi sento pronto, ecco. Non... credo che ce la farei”.

Arthur si commosse.

Il suo Merlin era sempre così dolce, e fragile.

No, doveva tirargli su il morale.

Merlin”.

Sì?”

Ti ricordi... quando ho scoperto che sei un mago?”

Una rista esplose al suo fianco.

Immagino di sì” sbuffò il re, trattenendo a stento le risa.

Certo che me lo ricordo. È stata proprio una cosa ridicola”.

Già”.

Mi ricordo che io ero nel bosco. Credevo di essere solo. E all'improvviso sono caduto dentro una trappola dei cacciatori e mi sono ritrovato a testa in giù. Poi ho imprecato. E ho cercato di usare la magia per liberarmi. Ma, mentre pronunciavo la formula, tu sei sbucato dagli alberi e avevi la faccia di uno che ha visto uno spirito. E io ho capito. Così ti ho detto...”

Aspetta. Detto?-lo interruppe lui-Io direi più che hai urlato come una ragazzina isterica”.

Smettila!” esclamò il mago, tirandogli una cuscinata.

Ma scusa! È vero. Tu come definiresti questo?”

Arthur si schiarì la voce e poi, imitando una vocetta stridula urlò: “Posso spiegare. Lo giuro. C'è una spiegazione a tutto quest... ahia!”

Merlin ridacchiò.

Così impari”.

Poi si rimise il cuscino sotto il capo e continuò.

Dicevo. Ho detto che ti potevo spiegare e tu ti sei messo a dire cose senza senso, come: la cella... la spada... tu... magia... legge. E poi ti sei fatto avanti e... e... hahahahahahahh... sei finito dentro la trappola pure tu. Hahahahahahh. E io mi sono messo a ridere, perché la tua faccia... la tua faccia era orribile. Hahahahhaaha”.

Sì... sì... mille grazie. Davvero. Grazie mille”

Scu... sa... mi-Merlin riprese fiato-Comunque, ricordo che dopo tu hai detto: “Tiratemi giù! Sono il re di Camlot!”. E io, ho detto: “Molto maturo, sire. Di sicuro le piante vi daranno una mano” e tu hai urlato: “MERLIIIIIIIIIN!””.

Già-lo interruppe il re-E poi ti ho detto di tirarci giù, così potevamo fare i conti. E tu mi hai detto che non avevi intenzione di farci scendere fino a quando non ti ascoltavo”.

Vero. A quel punto, lo ammetto, mi sono messo a blaterare cose stupide, fino a che tu, mio signore, non mi hai detto una tra le cose più belle di tutta la mia vita. Ricordo che eri rosso come il mantello che pendeva dietro di te perché il sangue ti dava alla testa, e avevi il ciuffo che andava verso il basso lasciandoti scoperta la fronte. Avevi le braccia incrociate e hai urlato: “Oh che diavolo! Non mi importa niente se sei un mago! Potresti essere una fata, una strega e persino un drago e non me ne fregherebbe niente. Tu per me sei Merlin, punto. E il fatto che tu non sia così buono a nulla come credevo non cambia le cose. Adesso però tirami giù perché sto per vomitare!”. E io, molto elegantemente, ci ho fatto finire per terra”.

Giusto” disse Arthur, baciandolo.

Sì... ma questo che c'entra?”

Beh... ti ricordi che dopo ne abbiamo parlato? Della magia, intendo”.

Al cenno di Merlin, Arthur proseguì.

Ricordi cosa ti ho detto alla fine?”.

Sì... mi hai detto che mi credevi. Che sapevi che non ti avrei mai fatto del male. E poi, dopo che ti ho raccontato delle profezie, mi hai detto che credevi in me, e che ero la persona più adatta per...”

Fermati. Ho detto che credevo in te. Vero. E sai una cosa Merlin? Io non ho mai smesso di credere in te. Nemmeno per un istante. E ci credo ancora. Credo in te, Merlin, e credo che anche tu dovresti cominciare a darti un po' più di fiducia. Sei un ottimo mago. E credo che anche se un incantesimo non ti è uscito, tu debba ritentare, perché io sono certo che ce la farai. Ricordatelo sempre Merlin. Io. Credo. In. Te”.

E detto questo Arthur lo baciò con passione.

Allora-soffiò sulle sue labbra-Che facciamo? Vogliamo ritentare?”

Mmmmm”.

Sicuro?”

Sì”.

E, dopo che Merlin ebbe compiuto l'incantesimo, nessuno dei due ebbe più fiato per parlare fino alla mattina dopo, visto che, quella notte, non solo un sospiro sfuggì dalle loro labbra.

Quella notte, per Merlin e Arthur, il mondo cessò di esistere.

E, nei loro sogni, comparve chissà perché una radura, con due corde legate agli alberi sospese per aria.

Le stesse dove, per caso o per destino, Arthur aveva accettato la magia, facendo bunjee-jumping.

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Capitolo 9
*** Scacco Matto ***


 

 

Rating della shot: Giallo

Elemento del prompt utilizzato: Immagine_http://i47.tinypic.com/vdojl4.jpg

Note: Premetto. Non ho idea se gli scacchi già esistessero all'epoca. Quindi, se è no, spero vada bene lo stesso. Spero di non urtare la sensibilità di nessuno, ma io un figlio non loro non lo potevo fare.

 

Arthur girava per il palazzo, arrabbiato.

Da quando era successo il fatto, il suo umore era peggiorato e ormai chiunque gli capitasse attorno subiva la sua ira.

Fatto che, agli occhi di tutti, appariva una stupidata.

Ma per lui era molto, molto importante.

Aveva discusso con Merlin perché per una volta voleva dare “la pappa”, come diceva il suo sposo, a Shirley, ma lui aveva obbiettato che non lo sapeva fare e poteva farle male e, visto l'enorme fatica che avevano fatto per averla, era meglio di no.

Sì, perché nel frattempo, dopo tentativi su tentativi, erano finalmente riusciti ad avere un bambino. O meglio, una bambina.

Una splendida bambina.

Shirley era, nonostante il suo anno di età, già molto bella.

I lineamenti erano dolci e delicati, come quelli di Merlin, e aveva uno splendido sorriso.

Da lui, aveva ereditato anche i capelli corvini, la pelle nivea e la magia.

Sì, perché come Arthur aveva scoperto circa due anni prima che suo marito era un mago.

Da Arthur, aveva preso ben altro.

Prima di tutto, a parte le orecchie, che non erano a sventola, era un pozzo senza fondo.

Mangiava.

Mangiava a qualsiasi ora del giorno e della notte, facendo impazzire Merlin.

Poi, a detta del suo sposo, aveva il broncio facile.

Che poi, alla fine, era talmente adorabile quando metteva il broncio che nessuno riusciva più a resisterle.

Per finire, il coraggio.

In tutti i modi possibili in cui una bambina di un anno poteva dimostrare coraggio, lei l'aveva fatto.

E poi aveva quegli occhi.

Due occhi talmente belli che, Arthur ne era certo, sarebbero stati i conquistatori di parecchi cuori.

Sì, perché essi non erano azzurri come i suoi o blu come quelli di Merlin, ma erano entrambi.

Un miscuglio perfetto tra azzurro e blu.

Tra cielo e mare.

Profondi e splendenti come due stelle.

Il re la adorava.

Letteralmente.

E il fatto che Merlin gli impedisse di prendersene cura era inaccettabile per lui.

E lo era diventato ancor di più quando quest'ultimo si era rifiutato di dire che gli dispiaceva.

Allora, già nervoso per un'imminente visita di stato importante, lo aveva preso a parole, abbastanza pesantemente, di questo Arthur se ne rendeva conto, ma, alla richiesta di scuse dell'altro, gliele aveva negate.

E avrebbe continuato a negargliele fino a quando lui non gliele avrebbe poste per primo.

Così, si trovavano da ormai una settimana immischiati in quella assurda partita, di cui lo scopo era quello di far dire per prima all'altro “mi dispiace”.

Ognuno poteva fare le sue mosse come meglio credeva, ma c'era solo una regola.

Una muta e tacita regola.

Il “mi dispiace” non doveva essere detto in nessuna occasione, neanche ad altre persone.

Ed eccoli lì, nella sala del trono, ad accogliere la delegazione dell'altro regno e il suo nuovo re.

Costui era un giovanotto, rimasto da poco orfano, che era successo al padre da poco.

Il primo a farsi avanti, spiazzando completamente Arthur, fu Merlin.

Le mie condoglianze per la vostra perdita”.

Solo dopo quella frase il re capì: aveva giocato d'anticipo per non rischiare di dover fare una mossa affrettata dopo e perdere lasciandosi sfuggire un “mi dispiace”.

Arthur si fece avanti, insicuro, ma riuscì, per la rabbia di Merlin, a cavarsela con un: “Vi sono vicino nel vostro lutto. Io, con tutta Camelot”.

Dopo queste parole, ci fu il banchetto e poi tutti si ritirarono nelle proprie stanze, Arthur e Merlin compresi.

Il primo però, stanco ormai del gioco, stava iniziando a cedere.

Tanto che, mentre facevano il tragitto, aveva rischiato di mettersi in scacco da solo.

Girando l'angolo, aveva fatti urtato una giovane serva e, sovrappensiero, si era scusato.

Oh! Mi di...”.

A fargli capire l'errore, ci fu solo lo sguardo già vittorioso di Merlin.

...reste cortesemente il vostro nome, signorina?”.

Era riuscito a salvarsi.

Per pura fortuna, ma era riuscito a salvarsi.

Margaret, sire” aveva detto quella, confusa e imbarazzata allo stesso tempo.

Bene Margaret. Lascia che ti porga le mie scuse”.

La ragazza accennò un breve inchino e un frettoloso “Non è necessario, sire” e poi sparì.

Attenzione Arthur-sghignazzò Merlin-Dovresti imparare a calcolare meglio le tue mosse”.

Il re lo guardò varcare la soglie della camera.

Basta.

Doveva porre fine a quella storia.

Non ne poteva più.

Rivoleva indietro il suo Merlin, i suo baci, le sue carezze.

Sì, perché da quando era successo il fatto, il suo sposo non si lasciava sfiorare neppure con un dito.

Con rabbia, sebbene il suo orgoglio bruciasse, decise di mettere fine alla partita.

E va bene!” urlò entrando come una furia nella stanza.

Merlin sobbalzò e si voltò a guardarlo, stupito.

Ma cos...”

Mi dispiace, va bene? Ecco, l'ho detto. Mi dispiace. Avevi ragione tu”.

Merlin lo guardò a bocca aperta, con stupore.

Poi, un largo sorriso si accese sul suo volto.

Bene”.

Arthur sbatté le palpebre.

Tutto qui?”.

Sì... tutto qui”.

Ma... ma...”

Il volto del re assunse lo stesso colore del mantello che portava.

Brutto idiota! Vieni immediatamente qui e fatti baciare! Questo è un ordine!”.

Merlin sorrise ancor di più, buttandosi poi tra le braccia del suo amato, urlando “Agli ordini, sire!”.

Arthur lo strinse forte e lo baciò con passione.

Dopotutto, era passata una settimana dall'ultima volta che era successo.

E ora, ora che poteva finalmente amarlo, non si capacitava di come avesse potuto resistere per un così lungo tempo senza di lui.

Senza toccarlo, senza baciare quelle labbra morbide, senza i suoi sospiri, i suoi baci...

E, mentre si stringevano uno all'altra Merlin sorrise, mentre un rapido pensiero gli attraversava la mente.

 

Scacco matto.

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Capitolo 10
*** Si vive solo quando si ama ***


Rating della shot:Verde

Elemento del prompt utilizzato: Avvertimento_AU

Note: SPOILER! SPOILER! HUSTON ABBIAMO UNO SPOLIER SUL FINALE! Ci siamo capiti, no? Ultima cosa: Merlin vive nel mondo moderno già da un po', perciò usa espressioni anche del nostro tempo.

 

Quando Arthur aprì gli occhi, non capì subito dove si trovava.

Era in un luogo in cui i suoni non esistevano, e la luce non filtrava.

Un posto pieno di un silenzio ovattato, di pace.

Il re sentiva la testa girare.

Cercò di prendere una boccata d'aria per riuscire a schiarirsi le idee.

Però, invece di aria fresca, nei suoi polmoni giunse solo qualcosa di soffocante.

Qualcosa che somigliava ad acqua.

Stupito, Arthur riprovò a respirare.

Sì, era proprio acqua.

Qualcosa ne suo cervello gli diceva che doveva provare ad uscire dal fiume, lago, mare o posto che fosse.

Ma qual torpore che lo stava avvolgendo era così caldo... era meglio rimanere lì... al calduccio...

Improvvisamente, qualcuno lo afferrò.

Si sentì tirare verso l'alto e poi l'aria fredda gli colpì il viso.

Arthur prese una lunga boccata d'aria, per recuperare il fiato.

Stava giusto pensando a cosa potesse essere successo quando una voce chiara e squillante lo raggiunse.

Stupido Asino! Che volevi fare, schiattare subito dopo essere risorto? Adesso per cola tua prenderemo una bronchite, lo so, e poi mi toccherà prendere il bus e andare in farmacia a comprare quegli stupidi antibiotici che...”

Arthur, che del discorso aveva capito sì e no due parole, era piuttosto concentrato sul chi l'aveva salvato.

Quella voce.

L'avrebbe riconosciuta ovunque.

Era la voce del suo piccolo e dolce Merlin.

M-M-Merlin” balbettò infatti battendo i denti “S-sei t-t-tu?”.

Non ci poteva credere.

Lo vedeva lì, davanti a lui, in carne ed ossa, bagnato come un pulcino.

Eppure, nonostante ciò, non credeva a quello che vedeva.

E chi altri sennò?” sorrise lui.

E il suo sorriso spense ogni dubbio.

Era lui.

Era veramente lui.

Senza una parola, Arthur si lanciò su di lui, e lo abbracciò.

Merlin rimase stupito dal gesto, e muto per la sorpresa.

Hey...” sussurrò, ricambiando.

Oh Merlin. Io... avevo paura di averti perso per sempre. Ti ho aspettato sai? Ma tu non arrivavi. E io ero solo... senza di te...”

Aspetta” lo interruppe lui “Che vuol dire che mi hai aspettato? Vuol dire che tu...?”
“Sì, ricordo tutto. Ricordo il tuo abbraccio, le lacrime, e poi tutto è diventato buio. Quando ho riaperto gli occhi vedevo nero intorno a me. Ma non ero solo. C'erano anche delle altre persone. Persone... morte. Ho incontrato Gwaine. Ho pensato che ero fortunato. Ma quando ho visto arrivare Gaius ho sperato che un giorno saresti venuto pure tu. Poi però è arrivata Gwen. Poi Leon. E, pian piano, anche tutti gli altri. Tutte le persone che conoscevo erano morte, erano con me, ma TU non c'eri. Quando ho visto arrivare i figli di alcuni cavalieri ho fatto quattro conti e ho capito che avresti dovuto avere più di...130 anni. Nessuno può vivere così a lungo. E... ho pensato....”

Il re si interruppe.

Cosa? Hai pensato cosa?” lo incoraggiò Merlin.

Arthur scosse il capo.

Nulla. Non ho pensato nulla”.

Il mago lo guardò, in silenzio.

Ho freddo” fece Arthur, schivando quell'espressione delusa che aleggiava sul viso di Merlin.

A quelle parole il mago sembrò rendersi conto che erano fuori, al freddo, e bagnati fradici per giunta.

Oh...giusto!” esclamò battendosi una mano sulla fronte“Vieni, ti porto a casa mia”.

Casa tua?”

Sì... è una piccola villetta fuori città...”

Una villetta?” chiese il re, spaesato.

Esatto. È come...”

Come un castello?”

Merlin sorrise.

Più o meno...”

Il giovane infatti, possedeva una villetta che era tutto un labirinto di scale e corridoi.

Una di quelle case che sembrano normali da fuori, ma dentro sono tutte un sali-scendi e stanze collegate in diversi modi ad altre.

Allora sei diventato ricco!” esclamò il re, incredulo.

No... qui funziona in modo diverso. Vedrai, capirai presto. Non è difficile”.

Ho freddo” si lagnò di nuovo il re.

Merlin ridacchiò: era rimasto il solito Arthur, nonostante tutto.

Sta tranquillo. Tra poco siamo arrivati. Poi ci facciamo un bel bagno e...”
“AAAAAA!” lo interruppe il re, afferrando il poveretto per il braccio, e scuotendolo.

Che c'è?” esclamò il mago, irritato da quel trattamento.

Come che c'è? Non hai visto quel...quel...quel mostro?” ragliò di rimando, indicando la strada.

Che, il tir?” fece Merlin, perplesso.

Sì, quello! Qualunque cosa sia!”

Il mago sospirò.

Non è un mostro Arthur. É... non puoi capire”.

Spiega”.

Va bene”.

Il resto della strada, Merlin la passò cercando di spiegare al suo re le innovazioni della meccanica.

Quando arrivarono a casa, e Merlin aprì la porta, decise di prevenire altre domande.

Senti... vedrai un mucchio di cose strane. Ma... non toccare niente e sopratutto niente domande. Per quelle avremmo tempo domani. Sono stanco e anche tu lo sei. Ci facciamo un bagno e...”
Un sonoro sbadiglio del re lo interruppe.

Niente” disse Merlin, facendolo entrare “Ora andiamo a letto”.

Quando Arthur mise piede nella casa, poco ci mancò che gli cascasse la mascella: le stanze erano piene di oggetti strani, che Merlin aveva raccolto durante i secoli.

Ma quello che lo impressionò di più fu l'immensa libreria ricolma di ogni genere di libro.

Dal più grande al più piccolo, dal più vecchio al più nuovo...

Insomma, ce n'erano per tutti i gusti.

Merlin sorrise alla sua espressione sbalordita.

Vieni” disse, prendendolo per mano “Da questa parte”.

Camminarono lungo un corridoio, poi su per una scaletta, giù per un'altra, a destra, a sinistra, di nuovo giù e poi su su, sempre dritto, per una scala a chiocciola.

Poi, Merlin si fermò davanti ad una stanza e lo fece entrare.

Arthur si guardò in giro: c'era un'enorme letto blu e bianco, ricolmo di cuscini.

Il pavimento era soffice: Merlin ci aveva messo della moquette blu.

C'era una scrivania, un comodino e dei pouf bianchi, sistemati a casaccio per la stanza.

Ovunque erano sparsi libri, vestiti e altro.

Arthur sorrise: sì, quella stanza sapeva di Merlin..

Tieni” gli disse lui, passandogli una maglia rossa.

Arthur se la mise, per infilarsi poi nel letto.

Merlin lo raggiunse poco dopo.

Come faceva sempre, il ragazzo si accoccolò di nuovo sul suo petto, sbadigliando.

I due rimasero per un attimo in silenzio.

Presto, visto che erano in due, il calore dei loro corpi creò un piacevole torpore, che indiceva il sonno.

Merlin sbadigliò di nuovo, stringendosi di più a lui.

Arthur abbassò lo sguardo, e automaticamente sorrise.

Era tutto come prima.

Come se non fosse cambiato niente.

E improvvisamente, il re si sentì uno stupido.

Merlin” disse incerto.

Mh?” mugolò l'altro, che ormai era già quasi nel mondo dei sogni.

Io... devo dirti una cosa” fece con voce incrinata.

Al sentire quel tono, Merlin si sforzò di aprire gli occhi, per guardarlo.

E, con sgomento, si accorse che stava piangendo.

Arthur!” esclamò, allarmato “Va tutto bene? Stai male? Senti, so che... qui è strano per te ma...”
“No, non è per quello”.

Allora cosa?” chiese il ragazzo, guardandolo con gli occhi blu sgranati da far paura.

È che... che...”.

Arthur prese un profondo respiro.

Oh, insomma, il fatto è che ho pensato che tu mi avessi abbandonato. Ecco, l'ho detto. Solo ora mi rendo conto che è stata una cosa stupida da pensare, ma... cerca di capire. Io... ero lì, al buio, ad aspettarti. E tu non arrivavi. Passava il tempo e tu non venivi. Dov'eri? Eh? Dove sei stato per tutto questo tempo? Devi essere morto anche tu, no? E dove sono gli altri? Perché non sono qui? E poi, qui dove? O meglio, qui quando? È tutto così... così... così assurdo! Non capisco! Perché, Merlin? Perché?”

Dopo aver detto ciò, Arthur si zittì, e attese.

Merlin, del canto suo, sembrava aver perso la parola.

Per fortuna, poco dopo si riprese.

Siamo nel 2013” disse con estrema lentezza e dolcezza “Gli altri... non c'è nessun altro oltre a noi. Non era il loro destino, questo. Per quanto riguarda il perché, nemmeno io ho risposte. Ho sentito solo che era il momento giusto, e ti sono venuto a prendere. Capisco che dev'essere stata dura per te, ma sappi che non ti ho abbandonato. Sono sempre rimasto ad attenderti, giorno dopo giorno. È stato difficile anche per me, credimi, ma il mio compito era questo: aspettarti. Ed è quello che ho fatto”.

Arthur sbatté le palpebre, sorpreso.

Poi, ridacchiò.

Parli come se tu fossi rimasto in vita per tutto il tempo...”
Merlin annuì, stroncando la risatina dell'altro, che aprì la bocca in una “O” di stupore.

Vuoi dire che tu... per tutto questo tempo?”

Esatto. Sempre. Ho visto un sacco di cose. Ho visto la guerra, la pace. Ho visto il mondo cambiare. Ho visto cambiare il modo di pensare, la lingua. Ho visto cambiare le persone. Ho visto le grandi scoperte e le innovazioni tecnologiche. Ho seguito passo passo i massacri, ma anche le rinascite. Ho visto cosa può fare una bomba atomica. Ho visto di tutto. E mentre il tempo scorreva, e tutto si trasformava, io sono rimasto così, qui, per attendere te. Te, e nessun altro”.

Arthur lo guardava.

Era il Merlin di sempre, giovane, proprio come se lo ricordava.

Solo che si portava sulle spalle secoli.

Eppure...

No.

Non era lo stesso Merlin.

Fisicamente, era sempre lo stesso, ma poteva vedere il cambiamento nei suoi occhi.

Li vedeva più profondi, antichi.

Non mentiva.

Era davvero rimasto lì per lui per così tanti anni.

Improvvisamente, un pensiero scosse la sua mente.

Sai” ridacchiò, facendo riaccoccolare Merlin sul suo petto e cingendogli la vita con una mano “Non dovrei stare con un uomo così vecchio”.

Lo sentì sbuffare, ma era più una risata che altro.

Ah ah”.

Dai... cosa penserebbe la gente?”
“Ti importa?” chiese Merlin, sbadigliando.

No” disse Arthur “Non me ne importa niente. Voglio solo stare con te”.

Merlin sorrise.

Anch'io ti amo” disse.

Ora dormi” aggiunse poi.

Buonanotte” fece il re, dandogli un piccolo bacio sulla nuca.

Poi, chiuse gli occhi.

Finalmente, il silenzio li raggiunse e Merlin si stava giusto abbandonando a quel caldo torpore quando...

Merlin?”

Il ragazzo sbuffò.
“Sì?”

Che cos'è una bomba atomica?”

Un enorme sospiro giunse dal fianco di Arthur.

Eh sì, Merlin lo sapeva che sarebbe finita così.

Ma, nonostante tutto, era felice.

Perché ora aveva di nuovo accanto la persona che più amava al mondo.

Tutto quel tempo... ora non era nulla.

E improvvisamente gli tornò in mente una frase di Claude-Adrien Helvetius.

Si vive solo il tempo in cui si ama”.

Beh, aveva ragione.

Gli sembrava che ora tutti quegli anni, che gli erano sembrati lunghissimi, non fossero davvero nulla.

Perché non aveva Arthur durante il loro scorrere.

Senza di lui, lui non viveva.

E adesso che si erano ritrovati, Merlin aveva intenzione di vivere e amare ancora per molto, molto tempo.

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