GlassBoy

di Gba
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sky's the limit ***
Capitolo 2: *** Looking for the infinity ***
Capitolo 3: *** Strawberry juice ***



Capitolo 1
*** Sky's the limit ***


Cielo era lì, posata come una piuma sulla riva di quell'oceano blu notte, mentre il mondo le girava veloce intorno. Le bastava una voce, una sola, per partire verso posti sconosciuti al resto del mondo. Le sue cuffie facevano risuonare quel suono angelico, quella melodia perfetta. Cielo era innamorata, ma il suo si sa, era un amore impossibile; comunque lei il suo idolo lo amava più di chiunque altro al mondo e anche solo sentire la sua voce cantare per un attimo la faceva star bene. Lei amava Conor Maynard, il solito giovane cantante dall'accento inglese, che anche solo schioccando le dita avrebbe potuto ottenere qualsiasi cosa desiderasse.
Ma Cielo sapeva che lui era un angelo, niente poteva essere così dannatamente perfetto. Il suo sogno più grande lo aveva realizzato; qualche anno prima fu baciata dalla fortuna e vinse un viaggio a Londra con Conor: una settimana, lei, l'Inghilterra, il suo amore e la libertà.
La settimana fu la migliore della sua intera vita, per ora durata solo 16 anni. In quei sette giorni tra i due nacque qualcosa di grandioso, qualcosa di speciale. Lui era dolcissimo, simpatico, bello... perfetto. Cielo amava farsi cullare dall'azzurro dei suoi occhi come fossero acqua cristallina, amava addormentarsi in compagnia della sua voce melodiosa accanto al letto, adorava il modo in cui lui le scostava i capelli dal viso. Ma la cosa che Cielo ha amato di più in quella settimana furono le sue labbra sottili avvolegerla in un bacio eterno, per poi allontanarsi e assaporare tutta la passione di quel gesto inaspettato ma follemente desiderato.
Si, Cielo, la timida ragazza mai seguita dagli sguardi affamati dei ragazzi se non per cattiveria, aveva baciato la famosa stella britannica. Ma ovviamente tutto finisce e lei dovette tornare a casa, portando con se tutta la magia e le meraviglie di quei sette indimenticabili giorni, ormai indelebili nella sua mente... e nel suo cuore.
Erano passati due anni da quell'incredibile avventura e i contatti con Conor erano sempre più rari, ad esclusione di qualche sporadico sms con frasi del tipo "Ti voglio bene" o "Ti penso sempre, mi manchi". Anche Cielo sentiva la mancanza di Conor e quando poteva rispondeva con quanta più dolcezza avesse nel cuore.
Quel giorno Cielo aveva avuto una delle sue solite litigate con la madre ed era uscita furiosamente di casa sbattendo la porta senza ritegno. Era marzo e l'aria cominciava ad essere più calda, grazie ad un sole timido che faceva capolino tra le nuolve bianche, come le sue paure. IPod, cellulare e un libro; tutto ciò che le serviva per sopravvivere. Cuffiette nelle orecchie e l'apparecchio fece partire immediatamente Contrast, l'album di debutto di Con.
In due minuti arrivò in spiaggia, sistemò le sue poche cose e si distese per terra, affondando i piedi scalzi nella sabbia tiepida e morbida. Chiuse gli occhi e provò a ricordare la sensazione che si prova quando si ama.
Da tempo ormai Cielo era stanca di essere sola; lei non aveva amici o amiche, la madre sempre impegnata non la conosceva e lei il padre non lo aveva.
Ciò che aveva erano solo i messaggi di Con e la sua musica. Desiderava più di ogni cosa un suo ritorno al più presto. Aveva bisogno di qualcuno. Aveva bisogno di amare. Aveva bisogno di Conor.




Oooookey salve a tutti! c:
Sono Gba (twitter: @gba_mayniac) e sono una #Mayniac (ma va? Non s'era capito mica!). Ho deciso di scrivere una ff perchè vorrei unire le mie tre passioni: Conor, scrivere e la fotografia. Infatti tutte le foto che caricherò sono scattate da me, se le prendete crediti pls. :)
Fatemi sapere se vi piace. ♥


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Capitolo 2
*** Looking for the infinity ***


Improvvisamente la tasca di Cielo vibrò e lo schermo del suo telefono si illuminò. Aveva ricevuto un messaggio, ma la luce brillante del sole rifletteva sullo schermo del cellulare impendendole di leggere. Dunque si mise di spalle al sole e riuscì a leggere quelle due frasi, buttate lì, nella nuvoletta azzurra del messaggio, come fossero realmente scese dal cielo: inaspettate, paradisiache.
Conor le aveva scritto, dopo circa un mese di assenza totale, “Ho bisogno di te come non mi era mai successo in vita mia, ho bisogno di vederti con urgenza. Mi manchi. Tornerò in Italia per vederti”. Nel leggere quelle parole, gli occhi color universo di Cielo si spalancarono come due grandi diamanti incastonati nella sua pelle chiara di porcellana. Non poteva crederci. Conor, che mai era stato così diretto nei messaggi, la stava pregando di vedersi. Lui aveva bisogno di Lei!
Era impossibile.
Cielo con foga digitò queste parole sul cellulare “Anche io ho bisogno di te, ma non capisco a cosa io possa servirti. Vorrei che tu fossi qui, ma sari impegnato come sempre”. INVIO
Si guardò intorno; era marzo ed era su una spiaggia deserta, era completamente sola, avrebbe potuto sfogarsi come voleva. Poteva finalmente piangere senza vergogna.
Le lacrime cominciarono a scorrere sul suo volto con violenza e velocemente, come se fossero fatte di metallo pesante. Una ad una le rigavano il viso, scolpendone i lineamenti delicati, mentre con la voce spezzata lascia sfuggire dei gemiti di rabbia, dolore, nostalgia, incredulità…
Lei non capiva perché stesse piangendo, non aveva in mente un’idea precisa. Forse quello di Conor era solo un pretesto per sfogare tutto ciò che aveva represso per mesi e mesi.
Ma continuava a non capire… perché piangeva? Lui era davvero così importante? Era davvero così infinitamente lontano da lei?
Eppure erano in contatto.
*Driiin*
Il cellulare squilla, un altro messaggio appare sullo schermo.
Cielo prende in mano l’apparecchio con le mani tremanti e legge “Lo giuro, prendo il primo aereo e vengo da te. Aspettami, dammi una settimana. Ti prego Cielo, ho bisogno delle tue labbra”.
Non capiva, non capiva perché proprio adesso. Non capiva cosa stesse succedendo.
Ma la cosa più preoccupante era che non capiva perché non si stesse fidando di Con.
“D’accordo. Mi fido, ma non fare come sempre, che mi dai buca. Ti aspetto, dammi notizie”. INVIO
Cielo scrutò l’orizzionte con gli occhi ridotti a due sfere rosso sangue, per quanto avesse pianto.
Era tardi ormai, il sole cominciava a ritirarsi e il venticello fresco di prima, ora più impetuoso, le bruciava sulla faccia. Dunque, prese le sue cose con calma, si chiuse nella sua felpa Abercrombie e tornò a casa, pronta per un’ennesima discussione con la madre… sempre se l’avrebbe trovata in casa.
Come non detto, la mamma era fuori casa. Sul frigo, attaccato con una calamita, il solito post-it giallo sbiadito lasciato dal genitore che diceva “Non so quando torno, non aspettarmi sveglia. Mangia qualcosa e vai a dormire”.
Cielo, con grande frustrazione staccò quel bigliettino aspro e lo accartocciò nella mano con quanta più rabbia avesse dentro di se, fino a tagliarsi i palmi delle mani con le unghie.
Ogni volta che succedeva qualcosa del genere, tutto ciò che le rimaneva era la rabbia. Peggio, rabbia repressa e custodita avidamente nei meandri della sua anima fragile. Le rimaneva il sapore amaro in bocca, di quelle cose che vorresti smettessero di accadere una volta per tutte, ma si ripropongono continuamente. Rimaneva solo quell’odio attaccato ai vestiti, alla pelle, alle ossa, al cuore, che poi puzza di fallimenti, di insuccessi, di urla, di bestemmie lanciate al vuoto.
Le rimaneva solo il vuoto. E Cielo del vuoto non sapeva cosa farsene.
Prese dalla credenza un panino, si riempì lo stomaco e passò la serata intera a piangere nella sua camera, come chiusa in gabbia. Pianse e pianse per ore, che quasi le sembrava stesse durando all’infinito. Ma Cielo non sapeva aspettarlo l’infinito e preferì chiudere gli occhi.
Dormì.





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Hey :) Ecco il secondo capitolo, spero vi piaccia. Fatemelo sapere con una recensione ovviamente!
With Love
Gba♥

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Capitolo 3
*** Strawberry juice ***


Corri Cielo corri!! Diamine corri più veloce!
Se non ti dai una mossa non ce la farai mai! Sta arrivando corri!! Chiama aiuto! Urla più che puoi! Cazzo Cielo corri, ora o mai più!
Ma la sua voce era sparita. Cielo non riusciva neanche a bisbigliare la parola “aiuto”. Correva più che poteva, ma non era abbastanza. Stava per arrivare. Non vedeva nulla, non sapeva dove stesse andando, ma la cosa importante era allontanarsi da quella nube nera che la stava inghiottendo.
Cielo, corri!! Cielo! Cielo! CIELO!

7.30 del mattino seguente.
Cielo si alzò tremante dal letto. Che incubo terrorizzante. Le mani erano sudate e sentiva freddo. Non capiva cosa le fosse successo. A dir la verità ora non ricordava neanche più cosa avesse sognato.
Un buon motivo per non pensarci.
Si alzò, andò in cucina e salutò la madre che stava uscendo di casa “Ciao mamma”. Stava per arrendersi e urlarle contro, ma si trattenne.
Versò del succo alla fragola in un bicchiere alto, di quelli che a lei piacevano tanto, e cominciò a bere, osservando la varietà di colori che stava buttando giù.
Era blu, viola, rosa, rosso, arancione… Era proprio come Cielo, un’infinita gamma di tonalità: dal colore più chiaro a quello più scuro.
Arancione, come i suoi sorrisi d’inverno.
Rosso, come la pelle che le si colorava quando era al sole.
Rosa, come le sue labbra che sembravano dipinte con degli acquarelli.
Viola, come il colore dei suoi occhi quando piangeva.
Blu, come l’immensità della sua bellezza.
Finita la colazione posò il bicchiere nel lavandino della cucina e tornò in camera sua. Aprì l’armadio e ci si buttò dentro con tutta la sua stanchezza e la disperazione che ogni ragazza ha di fronte ad una scelta simile: cosa metto?
Dopo 5 minuti passati immobile a fissare  quel ripostiglio di insicurezze, scelse un paio di leggins con una stampa bicolore, un maglione largo nero e le sue immancabili Dr.Martens bordeaux.
Si chiuse in bagno e dopo 10 minuti uscì, pronta per andare a scuola.
Prese lo zaino e uscì di casa, IPod in mano come al solito.
Dopo 2 minuti circa di cammino, arrivò davanti all’imponente liceo classico.
Che poi ce l’aveva proprio l’aria da liceo classico: mura spoglie, dipinte di un colore spento e opaco sulle tonalità del verde pisello; aule che sussurravano le bestialità degli studenti buttate addosso ai professori; le sedie dei bidelli, nel bel mezzo del corridoio, sciupate e scolorite; i busti dei massimi poeti greci e latini dallo sguardo spento e pietrificato.
Cielo non guardò o salutò nessuno, imbocco l’entrata di quel posto infernale in silenzio e raggiunse la sua classe.
Mentre camminava sapeva che loro la stavano guardando. Lo sapeva perfettamente, ma ci era abituata ormai e le loro risatine che odoravano di fondotinta e profumo Chanel non la toccavano più.
Si sedette nel suo banco, intagliato e completamente scarabocchiato. C’era la sua vita su quel pezzo di legno marcio, se lo teneva stretto.
Furono sei ore interminabili; sei ore di bisbigli, schiamazzi, urla, richiami, disegni, pensieri, nuvole, colori, caffè, odio e interesse.
Cielo fu salvata da quello stancante suono della campanella, ma che ogni giorno le sembrava sempre più dolce. E forse l’ultimo giorno di scuola, dell’ultimo anno di liceo, l’avrebbe ringraziata quella campanella.
Prese il telefono da sotto al banco, illuminò lo schermo e notò un messaggio.
Con: “Ho una sorpresa per te”.
Non sapeva cosa aspettarsi, ma non era in vena di felicità o sorprese, quindi la sua gioia e la sua curiosità furono subito smorzate da un forte senso di paura… paura di essere delusa.
Uscì da scuola, sguardo basso e spento. Sentì qualche urletto da oca provenire poco più avanti a se; probabilmente una delle Barbie aveva comprato un nuovo fantastico rossetto alla ciliegia da mettere al ‘mesiversario’ col suo fidanzato, e lo stava mostrando alle amiche.
Ma poi all’improvviso successe qualcosa… “CIELO!” sentì gridare.
Il mondo attorno si spense. Sbarrò gli occhi, ma non vedeva niente ugualmente.
Non ci poteva credere…
Non poteva essere vero…
Quella voce… non poteva essere… era proprio quella voce. Come il rumore del battito delle ali di una farfalla. Come l’attimo di silenzio dopo un’ esplosione.

L’avrebbe riconosciuta anche in mezzo alla folla di un concerto.
Cielo alzò lo sguardo molto lentamente, quasi spaventata da quello che potesse presentarsi davanti ai suoi occhi. E lui era lì, circondato da una marea di ragazzine urlanti.
Bello come il sole.
Fresco come l’acqua di montagna.
Brillava sotto la luce di quel sole, invidioso della sua bellezza.
Le parole uscirono dalla bocca di Cielo involontariamente, un solo bisbiglio: “Conor…”
Pochi secondi dopo, un bestione alto all’incirca 1.90, spalle larghe altrettanto, si chiuse a riccio intorno al corpo esile di Conor e lo portò via da quell’orda di papere starnazzanti.
Lo portò via da Cielo che si chiese chi sa quando l’avrebbe potuto rivedere e se tutto quello non fosse solo un sogno.




 



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Heyyyy Cicciiine mie belle (?) come vaaa?
Ecco il tanto atteso 3° capitolo della mia storia, spero vi piaccia. Perdonatemi se vi lascio alla fine con un colpo di scena ma mi diverto. HAHAHAHAHAHA
Almeno avete un buon motivo per aspettare il prossimo capitolo.
Ecco quando lo scriverò:
·        Quando il capitolo arriverà a minimo 150 visualizzazioni;
·        Quando riceverà almeno 1 recensione, buona o cattiva che sia (mi raccomando, minimo 10 parole, altrimenti mi arriva come messaggio privato e non viene pubblicato).
 
TantoAmore
Gba♥

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