Un amore tra le onde di _rainbow_ (/viewuser.php?uid=98919)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 37 - Prima parte ***
Capitolo 39: *** Capitolo 37 - Parte seconda ***
Capitolo 40: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Una
storia che
nasce sulla scia di ispirazioni notturne. Un bene seguirle o meno?
Fatemelo
sapere.
Questo è solo
un prologo, tutti i chiarimenti arriveranno in seguito.
Baci.
R.
- Sig.na Swan,
il Sig. Klee le chiede di raggiungerlo gentilmente in presidenza.
Una ragazza
dai lunghi capelli castani, raccolti in una coda ordinata, si era
bloccata a
metà corsa sgranando sorpresa gli occhi di un caldo color
nocciola.
- Il Preside?
Accanto a lei,
anche un’altra ragazza si era fermata ed ora stava ridendo
sorniona davanti
all’espressione stupita della compagna.
- Ehi Bella,
non mi dire che hai aspettato proprio gli ultimi giorni per rovinare la
tua
splendida carriera scolastica al St. Marie.
Due occhi
nocciola avevano fulminato immediatamente la ragazza che aveva parlato.
- Kelly, credo
che quello che hai combinato tu in questi sei anni, sia stato
più che
sufficiente per tutte e due!
Le loro risate
allegre erano scoppiate contemporaneamente, dimentiche della donna che
le
osservava con espressione severa.
- Signorina Swan,
la invito a non perdere altro tempo. Il Preside la sta aspettando.
La voce della
prof. Russo le aveva interrotte bruscamente.
- Sì, mi scusi
Prof.sa. Vado subito.
Così Bella,
dopo un'ultima occhiata rivolta alla sua compagna Kelly, si era
ritrovata a percorrere
i lunghi e silenziosi corridoi del St. Marie, chiedendosi con un filo
di
apprensione cosa mai potesse essere accaduto di così
urgente, perchè il Preside
la mandasse a chiamare nel suo ultimo giorno presso il St. Marie.
Soltanto il
giorno prima, durante la cerimonia dei diplomandi, aveva speso parole
di elogio
per i suoi brillanti risultati ed il suo comportamento sempre
irreprensibile.
Per un attimo
aveva ripensato alla presa in giro di Kelly proprio per il suo
comportamento:
effettivamente nei sei anni di scuola non aveva mai commesso la
benché minima
infrazione alle regole ferree che vigevano nel facoltoso collegio
svizzero.
D'altronde, non avrebbe potuto fare diversamente, ma questo alla sua
compagna,
nonchè migliore amica, non aveva mai osato confessarlo.
Dipendeva, infatti, dal
rapporto che aveva con il suo unico tutore legale ed era un argomento
molto
doloroso per lei. Tanto che aveva sempre preferito sorvolare al
riguardo,
rivelando del suo passato solo che un incidente mortale accaduto ai
suoi
genitori quando era appena undicenne, aveva avuto come conseguenza che
venisse
affidata ad un tutore sino al compimento del suo diciottesimo
compleanno.
Ricordava ancora quel giorno lontano in cui le avevano letto il
testamento dei
suoi genitori, una sorta di lunga lettera in cui le chiedevano di
fidarsi della
scelta fatta e della persona che loro ritenevano in grado di occuparsi
al
meglio di lei qualora loro fossero precocemente mancati.
Lo aveva
fatto, si era fidata di loro, ma le cose non erano proprio andate come
forse
credevano sarebbero andate tra lei ed il suo tutore.
Ma ormai non
era più tempo di pensare al passato, era giunta in
segreteria.
- Buongiorno,
Sig.na Swan. Prego, si accomodi. Il Sig. Klee la sta aspettando.
La Sig.ra Hodler, l'arcigna segretaria che tutti
temevano, le aveva rivolto un'occhiata più rispettosa del
solito nell'aprirle
la pesante porta.
- Grazie
Sig.ra Hodler.
Varcata la
soglia, Bella aveva immediatamente registrato la presenza di
un’altra persona,
oltre a quella del Preside, ed il suo cuore aveva iniziato a battere
furiosamente.
- Buongiorno
Sig.na Swan.
Poi un'altra
voce, non meno severa, l'aveva salutata.
- Ciao
Isabella.
Il suo nome
per intero. Quasi non lo pronunciavano più nemmeno i suoi
professori, per tutti
era Bella.
Si era resa conto
che il Sig. Klee aspettava che ricambiasse il suo saluto, ma non poteva
immaginare quanto le fosse difficile anche solo quel gesto, in quel
momento.
- Preside Klee.
Aveva
incontrato poi un paio di occhi verdi.
- Edward…
Un filo di
voce, niente di più le era uscito. Ancora l’aria
non era pienamente tornata nei
suoi polmoni. Ancora mille pensieri le impedivano di riprendere
contatto con la
realtà.
Lui era lì, al
St. Marie e con un giorno di anticipo rispetto a quanto stabilito.
- Preside Klee,
mi aspettavo la sorpresa di Isabella nel vedermi qui, oggi. Posso
chiederle,
quindi, la gentilezza di lasciarci soli un attimo?
Niente era
cambiato in lui. Nemmeno il tono di voce: freddo, deciso. Permeato
sempre da
quella sicurezza di non essere contraddetto.
- Certo, Sig.
Cullen. Quando avrete terminato, avvisi la Sig.ra
Hodler,
provvederà ad ogni sua eventuale richiesta.
Come sempre,
tutti intorno a lui scattavano, che fosse il Preside, la Sig.ra
Hodler, i
suoi professori, o lei stessa. Già, nonostante ci avesse
provato, era quasi
sempre uscita sconfitta da qualsiasi discussione in cui non era stata
d’accordo
con le sue decisioni.
“Calma
Bella, adesso respiri
profondamente e lo affronti. Questa volta vedrai che riuscirai a
ragionare con
lui”.
Aveva
cercato di rassicurare se stessa, perché come sempre quegli
occhi verdi avevano
avuto il potere di gettarla nell’ansia più totale.
- Tieni,
indossa questa. Non vorrei che prendessi freddo.
Le era andato
incontro lui, visto che lei era rimasta immobile come una statua, dopo
che il
Preside li aveva lasciati soli. Le aveva porto la sua giacca.
Come sempre
indossava un vestito scuro, dal taglio impeccabile, che contribuiva a
rendere
il suo aspetto ancora più formale, autorevole.
Aveva un viso
dai lineamenti eleganti, occhi di un verde intenso, ma sempre seri,
quasi
distaccati. Il suo aspetto era di quelli che avevano ricevuto
l'apprezzamento
di tutte le sue compagne di classe, e anche quello di alcune
professoresse più
giovani.
- Ti
ringrazio, ma non ho freddo. E poi non vorrei rovinartela...
- E' solo una
giacca, Isabella. Direi che la tua salute è più
importante, sei sudata e
potresti raffreddarti.
Con poche
parole, come sempre, l'aveva fatta sentire come una bambina che tenti
di negare
una verità evidente: la sua pelle si era increspata per
colpa dell'aria
condizionata, procurandole dei brividi evidenti.
- Non è
vero... che sono più importante di una giacca.
L’aveva detto
davvero? O l’aveva solo pensato? Ma le era bastato dare
un'occhiata alla
sua espressione per capire che anche se
sussurrato, aveva avuto il coraggio di dirla quella verità
nascosta dietro ad
un paragone che poteva sembrare stupido e privo di senso per chiunque
altro.
- Intanto
metti questa.
Le si era
avvicinato e le aveva messo la giacca sulle spalle.
A quel punto
Bella se l’era infilata, per non rimanere oltre in short e
maglietta sotto lo
sguardo severo di Edward. Forse
l’avrebbe aiutata a sentirsi meno impacciata, vulnerabile.
- Sei qui per
la festa, vero?
Aveva cercato
di non perdere quell'inaspettato coraggio e lo aveva sfidato
apertamente,
guardandolo dritto negli occhi, ed andando dritta al sodo.
Lo sguardo di
Edward era rimasto impassibile, mentre la fissava a sua volta.
- Forse, se me
ne avessi parlato tu stessa, anziché venirlo a sapere ora
dal Sig. Klee,
“questa volta” ci saresti potuta andare.
E se fosse
stato davvero così? Se questa volta fosse andata
diversamente? Poteva ancora
tentare.
- E va bene,
ho sbagliato. Avrei dovuto chiedertelo. Ma in fondo, questa
volta, la
festa si terrà all’interno della scuola e ci
sarà anche il Preside. Anche i
professori, o almeno ci saranno perchè anche loro risiedono
qui… in ogni caso
ti assicuro che non farò nulla di avventato che possa
causarti imbarazzo o
casini… e ti assicuro anche che non lascerò per
nessun motivo la scuola!
Le era stato
inevitabile lasciare che la sua richiesta assumesse una sfumatura
speranzosa.
- Hai pensato
a tutto, vedo.
Forse lo
sguardo ironico che aveva assunto ora Edward, poteva interpretarlo come
un buon
segno. Forse aveva usato le argomentazioni giuste: rimanere nella
scuola, non
fare casini… insomma, dare l’idea che si sarebbe
goduta solo la possibilità di
partecipare ad una vera festa con i suoi compagni!
- L’unica cosa
che non potevi sapere è che ho un impegno improrogabile per domani pomeriggio,
alle Isole Cayman. E'
inevitabile, quindi, dover anticipare la nostra partenza ad oggi...
anzi, fra
un paio d’ore per l’esattezza.
Non era vero!
La stava prendendo in giro! Aveva detto “forse”, e
invece adesso sia dalle
parole che dallo sguardo tornato serio si intuiva che non
c’era mai stato un
forse!
“Resta
calma Bella… e pensa… pensa.”
- Se il
problema è questo, potrei chiedere al Sig. Klee di fermarmi
qui a scuola per un
altro paio di giorni, in attesa che tu possa tornare a
prendermi… oppure potrei
raggiungerti dove… dove…
Si era accorta
di quanto apparisse innaturale non sapere nemmeno dove lui vivesse
stabilmente.
Quelle poche volte durante l’anno che si faceva sentire era
sempre in posti
diversi per lavoro, e lei non aveva mai approfondito la cosa, dato che
non
aveva mai lasciato il collegio per raggiungerlo.
- Abito?
Era tornato il
tono ironico, e la sensazione di sentirsi ancora una bambina davanti a
lui,
anzichè una ragazza quasi diciottenne.
- Sì. E mi
rendo conto solo ora di quanto sia pazzesco che io non sappia nemmeno
dove vivi
veramente. Io non so quasi niente di te, mentre tu conosci quasi ogni
attimo
della mia vita trascorsa qui al St. Marie!
- Presto
inizierai a conoscere molto di me e della mia vita, non credi?
Panico allo
stato puro, quello che aveva iniziato ad affacciarsi sempre
più insistentemente
negli ultimi mesi di scuola, ogni volta che Bella aveva pensato di
dover
lasciare il St. Marie, quella che era stata la sua casa e la sua
"famiglia" per sei lunghi anni, per affrontare un futuro di cui
stupidamente aveva preferito ignorare l'esistenza. Forse, per ignorare
più di
tutto l'esistenza di Edward Cullen, il suo tutore legale.
“Non
pensare a questo, ora Bella.
Avevi detto che volevi pensare solo alla festa di stasera, come ad un
momento
in cui raccogliere energie positive per affrontare
l’ignoto… concentrati solo
su questo!”
- Edward... è
l’ultima occasione che ho di stare insieme ai miei compagni.
E' il miglior
congedo possibile da un lungo periodo in cui sono riuscita ad essere
comunque
felice nonostante... nonostante l'assenza di mamma e papà,
di una vita più normale.
Era stata
cosciente che il riferimento ad una vita "più normale"
implicava che
fosse stato lui a negargliela con la sua scelta di farla studiare al
St. Marie,
ma non era riuscita ad evitarlo.
- Posso capire
i sentimenti che ti legano a questo luogo ed ai tuoi compagni.
Però hai usato
la parola giusta: fine. Dovresti infatti pensare che potrebbe esserci
un nuovo
inizio, una nuova vita che potrebbe aprire la porta ad una vita
più
"normale", con persone che potrebbero... sorprenderti.
Non arrossire
le era stato impossibile. Perchè nelle parole di Edward,
forse, c'era un
riferimento a quella nuova vita in cui lui sembrava voler essere
più presente,
ed il fatto che avesse pensato mille volte che non sarebbe stato poi
così
piacevole, l’aveva fatta sentire in colpa.
- Forse mi
sono spiegata male: non intendevo dire…
Aveva cercato
di rimediare, ma lui l'aveva interrotta subito.
- Tranquilla
Isabella, ho capito cosa intendevi dire. Purtroppo, però,
non è proprio
possibile rimandare la nostra partenza. Ed è da escludere
che tu possa
viaggiare sola.
- Edward, non
sono più una bambina! Tra poco più di un mese
diventerò maggiorenne! E poi ci
sono delle mie compagne che appartengono ad altrettante famiglie
facoltose, che
viaggiano da sole, e a cui non è mai successo nulla!
- Isabella,
pensavo che almeno questo punto fosse stato chiarito: non mi perdonerei
mai se
ti accadesse qualcosa. Io ho fatto una promessa ai tuoi genitori...
- E allora
lasciami qui al St. Marie se temi che non sappia nemmeno affrontare un
viaggio
da sola! Sono sicura che il Preside Klee, pur di accontentarti, mi
terrebbe qui
anche un altro anno…
Stava
succedendo, non avrebbe voluto assolutamente Bella, ma sentiva una
ribellione
insolita montarle dentro.
- Non
c’è più
ragione perché tu debba restare al St. Marie.
Il tono con
cui Edward aveva pronunciato quelle parole, aveva reso ovvio che per
lui il
discorso era chiuso. Il momento in cui si aspettava che lei cedesse
alla sua
decisione era giunto. Lui era il suo tutore e sapeva cosa era meglio o
meno per
lei. Cosa volesse davvero lei, a questo punto, non importava
più.
- Io voglio
andare a quella festa e ci andrò!
Prima di avere
il tempo di ripensarci, si era tolta la sua giacca e l’aveva
abbandonata sulla
sedia più vicina.
Aveva già
anche abbassato la maniglia per uscire, quando aveva percepito che le
cose non
sarebbero andate come aveva appena pronosticato.
- Isabella,
vuoi davvero che la tua nuova vita inizi con una spiacevolissima
discussione
tra di noi?
La voce aveva
assunto un tono quasi indifferente, ma la minaccia velata che
contenevano
quelle parole era risultata ancora più evidente.
- E’ solo una
festa, dove non farei altro che divertirmi, come faranno tutti gli
altri
studenti di questa scuola.
Si era girata
per guardarlo. Ma sul viso di Edward, a differenza del suo, non si
leggeva
neanche un’emozione.
- Che male
c’è? Io non capisco, davvero.
Quegli occhi
verdi non le avevano lasciato alcuna speranza di poter capire.
- Avrai altre
occasioni per andare ad una festa.
- Ma non sarà
uguale!
- Forse sarà
anche meglio.
- Perché non
vuoi capire? Perché…
- Isabella, il
tempo sta passando. Penso non vorrai partire con quello che indossi
ora...
Era davvero
finita. Non lo aveva smosso minimamente dalla sua decisione. Avrebbe
potuto
anche mettersi ad urlare, pestare i piedi dalla rabbia… ma
alla fine sarebbe
dovuta partita comunque. Non le rimaneva che una cosa da fare.
- Posso almeno
salutare Kelly, la mia compagna di stanza?
Si era odiata
per quel tono rassegnato, ma era lo stato d'animo che l'aveva pervasa.
- Diremo alla
Sig.ra Hodler di chiamarla e farla venire nella vostra stanza.
Così intanto
potrai cambiarti e radunare i tuoi effetti.
Senza aggiungere
altro, aveva recuperato la sua giacca per appoggiargliela nuovamente
sulle
spalle. Poi l’aveva afferrata con gentilezza per un gomito,
invitandola a
lasciare la presidenza.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
- Ogni volta
che lo vedo, diventa sempre più affascinante!
-
Kelly, ma
hai sentito cosa ti ho appena detto?
Bella
avrebbe
voluto rivelarle due o tre particolari sul carattere di Edward che
sicuramente
le avrebbero tolto quell’espressione maliziosa dalla faccia.
-
Sì, Bella!
Però devo essere assolutamente sincera con te: preferirei
mille volte dovermene
andare con lui, piuttosto che andare ad una festa di mocciosi!
Kelly
non
sarebbe mai cambiata!
-
Kelly, i
mocciosi come li chiami tu, sono i ragazzi che vanno bene per noi! Ti
ricordo
che Edward ha quasi dodici anni più di noi!
-
Oh, piantala
Bella! Lui è un vero uomo... non vorrai paragonarlo a Matt,
spero!
Questa
era una
pugnalata… da lei, poi! Ma doveva essersene accorta,
perché la stava già
abbracciando forte.
-
Perdonami
Bella! Sono una stupida… però lo sai che stravedo
per il tuo tutore!
Era
vero. Non
c’era stata una volta, negli ultimi anni, che Kelly non le
avesse fatto il
lavaggio del cervello su quest’argomento. Tutte le volte che
ne parlavano non
faceva altro che chiederle come facesse a rimanere insensibile al suo
fascino.
Ma
per lei,
Edward era solo il suo tutore… e nemmeno troppo amorevole.
Certo non le aveva
mai fatto mancare nulla… ma di fatto l’aveva
rinchiusa in una prigione dorata:
il St. Marie, appunto. E come in una prigione, le faceva brevi visite
tre o
quattro volte in un anno. Poi c’erano i biglietti
d’auguri per il compleanno,
per Natale e per le altre feste. Dopo rimanevano solo i fax o le mail
della sua
segretaria che le chiedevano come andasse e se avesse bisogno di
qualche cosa.
Come
poteva
trovarlo affascinante se quasi non lo conosceva? Ma era troppo
complicato da
spiegare a Kelly, così le aveva solo raccontato che non
riusciva ad andare
d'accordo con un tutore il cui unico interesse era solo quello di
svolgere
davvero in maniera "perfetta" il compito che i suoi genitori gli
avevano
affidato: occuparsi di lei e del suo patrimonio sino alla maggiore
età. A dire
il vero, aveva cercato di indagare sul perchè i suoi
genitori avessero scelto
proprio Edward Cullen, ma oltre a scoprire che lui era l'unico erede di
un
patrimonio ancora più grande del suo, non aveva trovato
molto altro. Foto di
vecchi giornali le avevano mostrato un Edward più giovane in
compagnia dei suoi
genitori in occasione di qualche evento mondano nella città
dove avevano
vissuto sino a che non erano morti, ma oltre a sentirsi dire da lui
stesso che
le loro famiglie erano state "amiche" da sempre, altro non gli aveva
strappato. Si era accontentata di quella risposta, ripromettendosi che
una
volta "libera" dalla sua prigione dorata, e dalla tutela di Edward,
avrebbe scavato più a fondo in cerca di risposte vere.
Quando il mondo le era
crollato addosso, in fondo aveva solo undici anni e della vita dei suoi
genitori ricordava ben poco, se non che si era sempre sentita molto
fortunata
per tutto quell’amore di cui la circondavano.
-
Bella
davvero sono una stupida! Ti prego, però, non fare
così…
Come
ogni
volta che aveva pensato ai suoi genitori, alla loro morte prematura e
come
questo le avesse cambiato la vita, le lacrime erano arrivate
inevitabilmente.
-
Non importa
Kelly… lo so che non volevi ferirmi… forse la
stupida sono io.
Si
erano ritrovate
ad abbracciarsi strette.
-
E’ solo che…
questa festa… ci tenevo che fosse l’ultimo ricordo
qui al St. Marie…
- Ti
capisco
Bella! Però non finisce mica il mondo. Ci potremo ancora
vedere fuori di qui!
- Ma
se non so
nemmeno dove vivrò esattamente!
Si
era pentita
immediatamente di averlo detto, perchè nello sguardo di
Kelly era passato un
lampo di sincera preoccupazione.
-
Ehi, capisco
che sia un pò strana la tua situazione, ma guarda che
esistono i telefoni, gli
aerei…
- Lo
so, lo
so… è che l’idea di non venire alla
festa mi fa vedere tutto ancora più nero!
Ma
Kelly la
conosceva bene ed un’espressione più stupita, che
preoccupata, si era fatta
strada sul suo viso.
-
Bella, ti
prego, non mi dire che ci avresti provato ancora!
-
Kelly, era
la mia ultima occasione!
-
Isabella
Swan, ma sei incredibile!
All’improvviso
Bella si era ricordata che Edward si trovava a soli pochi metri da
loro,
esattamente nel salottino del loro mini appartamento.
-
Kelly,
abbassa la voce per piacere…
-
Non posso
davvero credere che saresti andata ancora da quello stronzo, dopo tutte
le
volte che ti ha respinto!
-
Non mi ha
veramente respinto…
Ma
l’amica
l'aveva interrotta.
-
Non ti ha
respinto? Per forza… per lui era come se non esistessi!
Peggio ancora!
- Ma
questo è
stato il suo comportamento dopo! Perché mi avrebbe baciata
se non gli
interessavo?
Di
questo ne
era più che convinta. Si erano avvicinati ogni giorno di
più, tanto che Matt
alla fine l’aveva baciata. Poi c’erano state di
mezzo le vacanze di Natale, lei
le aveva passate come al solito al St. Marie, lui invece a casa sua. E
quando
era tornato non l’aveva più degnata di uno sguardo.
-
Sono più che
convinta che è successo qualcosa mentre era via…
e voglio almeno saperlo!
- Ma
perché
devi farti del male così… quante volte ti ho
detto che non ne vale la pena?
-
Per te,
forse…
-Ti
prego
Bella! Il mondo è pieno di ragazzi cento volte meglio di
quel coglione di Matt!
Anzi di uomini… di là ne hai un esempio vivente!
-
Kelly, non
ricominciare!
Adesso
si
stava arrabbiando. Il fatto che alla sua amica Matt non fosse mai
piaciuto non
le dava il diritto di parlare così.
- Ti
ho detto
mille volte che di lui non mi frega niente! Lo vuoi capire che
è solo il mio
tutore? E se proprio vuoi saperlo, è solo uno stronzo
arrogante! Se tu lo
conoscessi un po’ meglio, cambieresti idea…
- In
fondo
anche tu non lo conosci bene…
- Ti
posso
garantire che quel poco che conosco mi ha fornito un'idea precisa di
come sia!
-
Avrei da
ridire al riguardo...
-
Kelly… vuoi proprio
che la nostra ultima mezz’ora insieme finisca con un litigio
memorabile?
-
Però quel
giorno famoso, con lui, ti sei divertita e per un
po’…
-
Kelly è
stato tre anni fa! Avevo quattordici anni ed avevo appena scoperto di
possedere
degli ormoni anch’io… probabilmente avrei trovato
divertente ed affascinante
anche tuo nonno!
A
questo punto
si erano guardate negli occhi e l’idea di lei affascinata dal
nonno di Kelly,
che peraltro era un simpatico vecchietto, le aveva fatte scoppiare in
una
risata irrefrenabile, dissipando ogni altro pensiero.
- Oh
Bella, mi
mancherai davvero un casino…
L’ilarità
aveva lasciato il posto alla malinconia.
-
Anche tu
Kelly… non sai quanto. Per me sei stata molto più
di un’amica…
-
Bella…
L’aveva
stretta ancora più forte.
-
Isabella, mi
dispiace, si è fatto davvero tardi, dobbiamo andare.
La
voce di
Edward era risuonata meno aspra, mentre annunciava il suo ingresso
nella camera
da letto.
-
Sig. Cullen,
devo chiederle…
-
Edward,
Kelly. Dammi pure del tu… Sig. Cullen mi fa sentire un
anziano signore…
Oltre
a
sentirgli rivolgere quell'invito, Bella era sicura di aver visto un
lampo
ironico attraversare quello sguardo verde, ed aveva quasi avuto la
certezza che
Edward avesse sentito l’ultima parte della loro conversazione.
Forse
anche
Kelly se ne era accorta, perché per una volta era comparsa
un' ombra di
imbarazzo sul suo viso.
-
Allora,
Edward, posso strapparti la promessa che permetterai a Bella di venirmi
a
trovare al più presto?
Edward
aveva
guardato prima Bella, poi Kelly.
-
Forse non
proprio tanto presto... ho tutta l'intenzione di far trascorrere,
finalmente,
delle piacevoli vacanze a Bella, in giro per il mondo.
-
Ehi Bella,
questo però non me l’avevi detto!
Mentre
a lei
era sembrata una notizia terrificante, ovviamente per Kelly non lo era
stata.
Una
risatina
apparentemente divertita, era giunta però
dall’ultima persona che Bella si
sarebbe aspettata: proprio Edward.
- In
effetti,
Kelly, doveva essere una sorpresa per Bella. E direi che lo
è stata…
-
Già… questa
sì che si chiama fortuna! Bè allora, mia cara
amica, non mi rimane che
augurarti una buona, lunghissima, meravigliosa vacanza in giro per il
mondo! E
mi raccomando, documenta tutto, perché non appena ci
rivedremo voglio un
racconto dettagliato di tutto quello che avrai visto e... fatto!
E
prima di
saltarle nuovamente addosso, stringendola in un ultimo abbraccio
stritolatore,
Kelly le aveva strizzato l'occhio significativamente, ammiccando in
direzione
di Edward.
Il tutto,
senza accorgersi di come lei fosse completamente annicchilita da quello
che
proprio il suo "odiato" tutore le aveva appena rivelato: trascorrere
una lunga vacanza con lui, in giro per il mondo? E a che scopo,
soprattutto,
dal momento che i loro rapporti erano stati inesistenti per sei,
lunghissimi,
anni?
Bella aveva
pensato che peggio di così non sarebbe potuta andare.
Ignara
invece,
che il destino, ed Edward, avevano in serbo per lei grandi sorprese.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Eccovi il primo capitolo.
Una domanda: avrei deciso di scrivere capitoli più corti,
per postare
più spesso. Che cosa ne pensate?
Un chiarimento: all’inizio del capitolo, cioè
tutta la parte in
corsivo, il punto di vista di chi narra è quello di Edward.
Ho pensato che
potesse essere un buon modo per introdurre a grandi linee
(perché poi ci sarà
modo di approfondire meglio il passato di entrambi) come è
accaduto che lui sia
diventato il tutore di Bella e perché il suo rapporto con
lei sia sempre stato
così difficile.
Una precisazione: dopo aver letto del passato di Edward,
potrà sembrarvi un pò inverosimile la sua figura
"manageriale" rispetto alla sua età. Tenete però
presente che ho forzato un pò la cosa, perchè non
volevo che la sua età si discostasse troppo da quella di
Bella. Già ritengo che dodici anni di differenza non siano
pochi, oltre non volevo decisamente andare. Quindi prendete il tutto
per quello che è: una storia romantica di pura fantasia.
XD
Concludo dicendo che mi piacerebbe davvero trovare, anche breve, una
vostra recensione.
A presto.
R.
All'età
di sedici
anni avevo perso mia madre. Il vuoto che aveva lasciato nella mia vita
e in
quella di mio padre, ci aveva allontanato ancora di più.
Senza di lei, le
nostre incomprensioni si erano fatte sempre più aspre ed
insanabili.
I nostri rapporti,
da quel momento, erano stati un crescendo di silenzi sempre
più lunghi, sguardi
sempre più schivi, gesti sempre più distaccati.
Ogni giorno
sentivo qualcosa dentro di me spegnersi, come un fuoco caldo e vivo,
che in
mancanza di qualcuno capace di alimentarlo, non potesse fare altro che
lasciarsi morire.
Avevo appena
compiuto vent'anni, quando avevo trovato mio padre, privo di vita, nel
suo
ufficio. Un infarto lo aveva stroncato dopo solo quattro anni dalla
morte di
mia madre.
Tutti, dai veri ai
falsi amici "di famiglia", si erano stretti intorno a me, immaginando
che dietro la mia apparente forza d'animo, si celasse un grande dolore
per
essere rimasto orfano di entrambi i genitori a così breve
distanza.
Nessuno poteva
immaginare, ovviamente, quanto la morte di mio padre mi avesse fatto
capire,
invece, che il vuoto dentro di me era diventato totale.
Non avevo provato
la stessa disperazione che mi aveva indotto a passare giornate intere
seduto
accanto alla tomba di mia madre, piangendo la sua assenza.
Davanti alla tomba
di mio padre, il giorno del suo funerale, avevo solo pensato che
l'indomani,
l'unica differenza, sarebbe stata che la responsabilità di
mandare avanti gli
affari di famiglia sarebbe stato un compito solo mio.
Alla fine, il
vecchio, era riuscito laddove aveva voluto: rendermi altrettanto duro
ed
insensibile come lui, ma in grado di sopportare il peso del cognome che
portavo.
Le imprese dei
Cullen erano colonne portanti dell'economia nazionale, e come unico
erede,
tutti si auguravano che io ne diventassi un altrettanto capace
amministratore.
Non avevo deluso
nessuno, dall'ultimo dei dipendenti al più importante dei
nostri soci, tutti
avevano avuto parole di apprezzamento per come il giovane Edward, nel
giro di
qualche anno, fosse diventato il degno, ed altrettanto infaticabile,
successore
del padre.
Avevo smesso del
tutto di avere una vita mia, se mai ne avessi potuta avere una, e mi
ero
dedicato solo al lavoro.
Questo si
aspettavano da me, questo era quello che avevo fatto da quel momento in
poi.
C'era stata
un'unica eccezione, una sola piccola, inconsapevole, fiammella che non
aveva
mai permesso che quel fuoco dentro di me si spegnesse del tutto:
Isabella Swan.
Era stato l'anno
prima che morisse mia madre, in un pomeriggio estivo, che una bambina
paffutella e sorridente si era affacciata nella mia vita.
In compagnia dei
suoi genitori, Reneè e Charlie Swan, era stata ospite per
qualche giorno a casa
nostra. Il tempo necessario perchè suo padre decidesse di
entrare in affari con
il mio.
Mentre loro due
passavano il tempo rinchiusi nello studio a parlare di clausole
contrattuali e
dividendi, in giardino le loro mogli erano già intente a
gettare le basi di
quella che sarebbe diventata una sincera, solida, seppur breve,
amicizia tra
loro.
Si erano ritrovate
a ridere divertite davanti ai loro figli che cercavano di fare
esattamente l'opposto:
Isabella insisteva perchè giocassi con lei e la sua bambola,
tanto quanto io
cercavo di svignarmela.
Quella bambina,
con quegli occhi nocciola già così espressivi,
aveva trascorso tutto il tempo
cercando di diventare la mia ombra.
Poi erano
ripartiti: gli uomini con la certezza che affari solidi li avrebbero
legati da
quel momento in poi; le donne con la certezza di aver trovato un'amica
su cui
poter contare in ogni frangente; io con l'idea che finalmente non avrei
avuto
più quella bambina tra i piedi; Isabella probabilmente
delusa perchè alla fine
non aveva giocato con lei nemmeno per un minuto.
Dopo
quell’occasione, avevo rivisto Reneè e Charlie
solo il giorno del funerale di
mia madre. Isabella, che aveva solo quattro anni, ovviamente non era
stata
presente.
In seguito avevo
rivisto qualche volta solo Charlie, e ne avevo sempre ammirato i modi
pacati e
cordiali, oltre che la grande capacità di saper sempre
sorridere.
Reneè, forse
tenendo fede a qualche promessa fatta a mia madre, mi era sempre stata
vicina
per quanto gliel'avevo permesso.
Spesso mi aveva
telefonato, o scritto, cercando di farmi sentire quell'affetto materno
che
avevo perso. Ma io ero ormai lanciato verso quel percorso distruttivo
che era
culminato con la morte di mio padre.
Anche in
quell'occasione gli Swan mi avevano fatto sentire la loro presenza
affettuosa.
Isabella l'avevo vista attraverso le foto che mi avevano mostrato, e
nel suo
viso già più di bambina, avevo ritrovato quegli
occhi così caldi, sereni,
sorridenti. Con i suoi otto anni, esprimeva tutta la sua gioia di
vivere e l'innocenza
con cui ancora vedeva il mondo.
Davanti a quella
foto, avevo pensato che se mai avessi potuto, avrei fatto di tutto
perchè
quello sguardo non dovesse mai cambiare. Perchè non dovesse
mai diventare come
il mio, già così disilluso ed amaro, nonostante i
miei vent’anni.
Ma allora non
potevo immaginare che di lì a due anni, il destino mi
avrebbe messo alla prova.
Mio padre era
morto da quasi un anno, quando Charlie e Reneè Swan avevano
ricevuto le prime
minacce di morte. Se all'inizio non gli avevano dato peso, con il
passare dei
mesi, e dell'aggravarsi delle minacce stesse, il loro primo pensiero
era stato
per Isabella.
Se fosse capitato
loro qualcosa, lei sarebbe rimasta completamente sola.
Era stata Reneè a
convincere il marito che io sarei potuto essere quel fratello maggiore
di cui
Isabella avrebbe avuto bisogno se loro fossero improvvisamente mancati..
Mi aveva visto
crescere, mi aveva visto diventare una persona affidabile, matura,
responsabile. Una persona che sicuramente avrebbe saputo garantire alla
sua
bambina un futuro altrettanto solido e sereno.
Alla fine, mi
avevano strappato la promessa che mi sarei occupato di Isabella se
quelle
minacce fossero diventate una realtà.
Non avevo creduto
che sarebbe mai accaduto, così avevo acconsentito solo per
tranquillizzarli in
un momento dove erano già fortemente sotto pressione.
Ma il destino, a
quanto pare, continuava a volermi mettere alla prova: i genitori di
Isabella
erano morti in quella che si era rivelata a tutti gli effetti una
disgrazia.
Erano usciti una
sera per recarsi ad un'asta di beneficenza e Charlie aveva perso il
controllo
della macchina a causa della strada resa scivolosa dalla neve che aveva
iniziato
a cadere, precipitando in una scarpata. C'erano stati dei testimoni a
smentire
qualsiasi ipotesi che quelle minacce ricevute fossero state messe in
atto,
oltre che ai controlli della polizia sul buon funzionamento
dell’auto.
Quando ne ero
stato informato, solo due giorni dopo, mi ero immediatamente recato a
casa
loro. Avevo trovato Isabella ancora incapace di credere che i suoi
genitori
fossero davvero morti, lasciandola di fatto sola al mondo..
In quei due
giorni, era rimasta in compagnia della tata che si occupava di lei
quando i
suoi genitori si dovevano assentare. Una donna dall'espressione dolce,
che
l'aveva tenuta stretta a sè per tutto il tempo.
Mi ero ritrovato
totalmente impreparato davanti a quegli occhi pieni di un dolore che io
avevo
conosciuto così bene quando mia madre era morta.
Il pensiero subito
successivo era stato che non sarei mai stato in grado di mantenere
quella
promessa fatta a me stesso: non avrei mai saputo riportare gioia e
serenità in
quello sguardo, non io, non l’Edward che
ero diventato.
Avevo
immediatamente avvertito l'esigenza di allontanarla da me, di non
affrontare
quei fantasmi che mi avrebbero probabilmente trascinato ancora
più a fondo.
Le avevo rivolto
la parola lo stretto indispensabile, lasciando che fosse la sua tata ad
occuparsi di lei per tutto il tempo che mi era occorso a decidere come
garantirle quel futuro solido che avevo promesso ai suoi genitori.
Quando, alla fine,
avevo trovato nel St. Marie la soluzione migliore, ero stato io stesso
a
comunicarglielo.
Per la prima volta
soli, nello studio di suo padre, mi ero ritrovato faccia a faccia con
quella
bambina che da quel momento avrebbe avuto solo me come unico
riferimento
familiare.
Avevo provato un grande
senso di inadeguatezza, di incapacità a rapportarmi con il
suo bisogno di
ricevere conforto.
Ero stato il più
possibile chiaro e rapido nell'esporle quanto avevo deciso per lei.
Avevo
cercato di farle capire che sarebbe stata la soluzione migliore per
lei, perchè
potesse continuare ad avere una vita normale, e non gravata dai miei
continui
viaggi di lavoro. Avrebbe ricevuto un'istruzione più che
adeguata, così,
insieme alla possibilità di vivere con ragazze della sua
stessa età e con cui
stringere amicizia. Avevo cercato, insomma, di farle credere che
sarebbe stata
molto più felice che non se fosse rimasta accanto a me.
Ne ero convinto,
di agire per il meglio, e per il meglio di entrambi.
Ma ancora una
volta, non avevo fatto i conti con la vita stessa.
Tanto più avevo
cercato di allontanarla, tanto più lei era stata capace di
rimanermi dentro.
La bambina paffuta
che mi inseguiva con la sua bambola, la bambina che mi fissava
sorridente da
una foto, la ragazzina che mi accoglieva quando andavo a trovarla
speranzosa
che fosse la volta in cui mi sarei dimostrato più affettuoso
con lei, e poi
ancora la ragazza che mi teneva testa ogni volta di più nel
corso degli anni,
erano state capaci di legarmi a lei come non avrei mai voluto che
accadesse.
Isabella era
diventata molto importante per me, ed ora che non avrei più
potuto tenerla
lontana, mi ero ritrovato costretto ad affrontare quei fantasmi che
avevo
respinto per così tanto tempo: la paura di non sapere
più amare, e di
conseguenza la paura di vederla uscire definitivamente dalla mia vita.
Non sapevo come
sarebbe andata a finire, sapevo solo che non avrei rinunciato a tentare
di
costruire con lei quel rapporto affettuoso che mi ero sempre negato.
Avrei portato
Isabella con me, nell'unico posto dove mi sarei davvero sentito libero:
sulla
mia barca a vela, tra le onde del mare.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
L'aereo su cui si
erano imbarcati, dopo aver lasciato il St. Marie, era sembrato
familiare a
Bella. Una volta a bordo aveva capito il perchè: una
elegante e discreta C
faceva capolino sul tessuto raffinato dei comodi sedili.
Ovviamente, non
avevano potuto che prendere un volo della compagnia aerea Cullen. Una
delle
tante attività che contribuivano a renderlo uno degli uomini
più facoltosi d’America.
Sicuramente era anche
quello il motivo per cui loro due erano gli unici occupanti di tutta la
lussuosa business class.
A conferma delle sue
giuste supposizioni, era apparsa quasi subito una hostess che aveva
rivolto ad
Edward un'occhiata cordiale e rispettosa.
- Sig. Cullen,
l'equipaggio voleva farle sapere che è un vero piacere
averla a bordo. Il
Capitano la informa anche che, dopo il decollo, vorrebbe avere la
possibilità
di ospitarla in cabina, per un suo personale saluto di benvenuto.
Edward aveva
gratificato la donna di un sorriso altrettanto cordiale.
- Ringrazi l'intero
equipaggio per questo caloroso benvenuto. Ed informi pure il Capitano
che sarà
un piacere anche per me ricambiare il suo saluto.
Poi aveva rivolto lo
sguardo verso di lei.
- Che ne dici,
Isabella, può interessarti visitare la cabina di pilotaggio
di un Boeing 787?
L'aveva assolutamente
presa in contropiede con quella domanda, ma davanti al sorriso
amichevole che
le aveva rivolto l'hostess, si era sentita in dovere di dare un'unica
risposta.
- Certo, più che
volentieri.
Era tornato a
guardare la donna.
- Bene, credo farà
ancora più piacere sapere al Capitano che la mia gradita
ospite è curiosa di
conoscere tutti i segreti di un buon pilota.
La donna aveva
mostrato chiaramente di gradire molto i modi affabili e cordiali del
suo
diretto superiore. In effetti, Edward era stato più che
perfetto nel dare la
giusta importanza all'intero equipaggio.
Non aveva potuto fare
a meno di domandarsi dove fosse nascosta tutta quella
capacità quando era con
lei che si rapportava.
Poi aveva cercato di
scacciare quel tipo di pensiero, certa che non l'avrebbe aiutata ad
affrontare
la situazione in cui si trovava con il suo tutore.
"Santo Cielo,
davvero ha intenzione di portarmi in vacanza con lui? E noi due soli? E
dove
poi?"
Domande simili, e
tante soprattutto, continuavano a ronzarle in testa, senza avere il
coraggio
però di porle al diretto interessato.
- Benissimo, Sig. Cullen
informerò subito il Capitano. Adesso, però,
devo chiedervi di allacciare le
cinture, tra qualche minuto saremo pronti per il decollo.
Le tremavano talmente
le mani all'idea che stava lasciando dietro di sè tutte le
certezze su cui si
era basata sino adesso la sua vita, che Bella aveva avuto
difficoltà ad eseguire quella
semplice richiesta.
Erano state le mani
più sicure, e decisamente più ferme, di Edward a
compiere quell’operazione al
posto suo. Ottenendo che per un attimo le loro mani si erano sfiorate.
Se lui non aveva dato
segno di averlo notato, per Bella era stata come essere colpita da una scossa
elettrica. Non perchè non era mai stata sfiorata da nessuno, ma perchè
era con lui che
non aveva mai avuto nessun tipo di contatto.
Era diventata
improvvisamente conscia che quello era stato il gesto più intimo
che
avessero mai condiviso in tutti quegli anni. Non c’era
mai stato un
abbraccio, o una carezza affettuosa, nemmeno nei momenti più
duri che aveva
passato subito dopo la morte dei suoi genitori.
Tutto questo le aveva
fatto capire quanto davvero fossero distanti, sconosciuti. E
soprattutto quanto
lei fosse imbarazzata dalla sua presenza.
"Come può
pensare che mi faccia piacere trascorrere del tempo con lui, dopo che
ha
mostrato tanto disinteresse per me?"
Niente, proprio non
le riusciva di concentrarsi su qualcosa che l'aiutasse a calmarsi un
pò.
- Hai paura di
volare?
Era involontariamente
sobbalzata, ancora incapace di credere che avrebbe sentito quella voce
parlarle
costantemente, rivolgendole altre mille domande ancora, forse, per
conoscerla
davvero meglio.
- No... no.
- Ma sei comunque
nervosa, giusto?
- Forse è più giusto
scombussolata.
- Giusto. Hai
ragione. In fondo ho rovinato i tuoi piani.
Bella aveva
immediatamente cercato il suo sguardo, per capire se la frase fosse
stata
volutamente polemica.
- I miei piani? Fino
a prova contraria, mi pare sia stato tu a dirmi che non potevi essere
presente
alla cerimonia per il diploma, che non saresti potuto arrivare nemmeno
oggi, e
che i tuoi impegni ti avrebbero permesso di arrivare al St. Marie solo
nel pomeriggio di domani.
Lo aveva guardato con
più acredine, ora.
- E che quindi, solo
domani saremmo partiti. Io non ho fatto proprio nessun piano. Io sono
rimasta a
disposizione delle tue esigenze, come sempre
è stato del resto, mi pare!
Aveva sentito
vagamente un rumore farsi più forte, probabilmente i motori
dell'aereo entrati
in funzione.
Non aveva paura di
volare, ma di partire per quel viaggio sì. Dove l'avrebbe
portata?
Bella era sempre più
convinta di dover trovare il modo di evitare la compagnia di Edward,
dato che
non avrebbe portato a nulla di buono.
In fondo, avrebbe
dovuto pazientare ancora poco più di un mese, e poi non
avrebbe più dovuto rendergli
conto delle sua azioni.
Sarebbe stata libera
di mandarlo al diavolo, lui e tutto quello che le aveva sempre fatto
passare
con il suo modo di comportarsi.
- Però festeggiare
rientrava nelle tue esigenze. Quindi mostrarti
dispiaciuta che io abbia
anteposto i miei impegni a te, in questo caso appare un pò
fasullo, non credi?
I loro occhi si
stavano misurando ancora più che le loro parole.
Non riusciva a capire
dove volesse andare a finire con quella conversazione, ma di certo
Bella sapeva
che in ogni caso non sarebbe finita bene.
- Ti rendi conto che
stiamo parlando di una semplice festa? Organizzata dal St. Marie stesso
per
giunta!
- Le feste, specie
quelle tra studenti di istituti così rigidi,
non sono mai qualcosa di semplice,
Isabella. E parlo per esperienza personale, credimi.
Stava davvero
esagerando, ora. Forse si stava dimenticando che proprio per colpa sua,
lei quell’esperienza
non aveva potuto farla!
- Forse, se mi fosse
stata data anche a me la possibilità di sperimentare,
ne avrei fatto tesoro
e ci sarei arrivata da sola!
Due ironici occhi
verdi, avevano accompagnato un altrettanto sorrisetto.
- Come tuo tutore,
Isabella, ho sempre cercato di mettere la mia esperienza
al tuo servizio. Perché lasciarti correre rischi
inutili, quando potevo invece evitarlo?
Bella non riusciva a
capacitarsi che stessero parlando davvero di una festa, come di
un’occasione in
cui chissà cosa le sarebbe potuto succedere.
Ma prima di poter
ribattere, l’aereo aveva iniziato a rollare sulla pista, i
motori spinti al
massimo per effettuare il decollo.
Guardando fuori dal
finestrino, aveva visto scorrere sempre più veloce la verde
campagna svizzera.
Si stava giusto
chiedendo se in futuro sarebbe tornata magari a vivere proprio
lì, in Svizzera,
visto che era diventato per lei un luogo così familiare,
quando le parole di Edward
avevano avuto il potere di paralizzare qualsiasi suo pensiero.
- Perché, Isabella,
avrei dovuto lasciare che tu soffrissi ancora davanti
all’ennesimo rifiuto di
Matt Davenport, sapendo benissimo che lui non avrebbe agito
diversamente, dal
momento che sono stato io stesso ad obbligarlo?
Lo so, lo so adesso
vorreste la mia testa perché vi ho lasciato sul
più bello! Però mettetela così:
almeno sapete già quale sarà la prossima domanda
che Bella rivolgerà ad Edward!
XD.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Ciao!
Ecco il nuovo aggiornamento. La storia riprende proprio da dove si era
interrotta nello scorso capitolo, con quella ultima frase di Edward che
era
rimasta in sospeso.
Colgo l’occasione per ringraziare tutte le lettrici che hanno
inserito
questa storia tra le preferite/ricordate/seguite, e quelle che sono
state così
carine da lasciarmi un commento. Spero che continuiate a farlo, e che
magari si
aggiungano anche nuove lettrici! Ricevere un commento, fa veramente
molto,
molto piacere.
Buona lettura.
Baci.
R.
PS: con le foto mi piace un pò
giocare, cercando di inserirne alcune che abbiano a che fare con la
situazione narrata nel capitolo.
-
Perché,
Isabella, avrei dovuto lasciare che tu soffrissi ancora davanti
all’ennesimo
rifiuto di Matt Davenport, sapendo benissimo che lui non avrebbe agito
diversamente, dal momento che sono stato io stesso ad obbligarlo?
- Sei un bastardo
senza cuore, Edward Cullen e non ho intenzione di restare un solo
secondo di
più in tua presenza.
La voce carica di una
rabbia appena contenuta, Bella aveva iniziato a trafficare con la
chiusura
della cintura, incurante che l'aereo non avesse ancora terminato la
fase finale
di decollo.
- Alzarti adesso,
Isabella, potrebbe rivelarsi una pessima idea.
Ma Bella non lo stava
ascoltando, la mente totalmente assorbita da pensieri che comunque lo
riguardavano.
"Bastardo,
stronzo, arrogante. Matt... Matt non mi ha più rivolto la
sua attenzione perchè
lui si è messo in mezzo! Con che diritto ha potuto fare una
cosa del genere?
Bastardo! Bastardo!"
Con un ultimo
strattone violento era finalmente riuscita a sganciare la fibbia,
alzandosi in
piedi come se fosse stata caricata a molla, pronta per andarsi a
cercare un
posto il più lontano possibile da lui. Ma prima di
riuscirci, la mano di Edward
si era chiusa intorno al suo polso.
- Lasciami!
Aveva cercato di
liberarsi, ma la stretta non si era allentata. Non le stava facendo
veramente
male, semplicemente la stava trattenendo con una certa decisione.
In quel momento
l'aereo si era inclinato sul fianco, probabilmente per iniziare una
virata
piuttosto stretta verso sinistra. L'equilibrio di Bella era stato
già messo a
dura prova dalla posizione ancora leggermente verticale
dell'apparecchio, ed
ora era del tutto svanito, facendola barcollare e poi crollare addosso
ad
Edward.
Il quale aveva avuto
la prontezza di passarle un braccio intorno alla vita e di stringerla a
se, per
impedirle di precipitare oltre le sue gambe, e ritrovarsi spiaccicata a
terra.
Questa volta era
stato Edward a provare un certo turbamento, più che altro
perchè quello stretto
contatto con Bella lo aveva reso cosciente del tutto che lei non fosse
davvero
più una ragazzina.
Il suo corpo aveva
reagito istintivamente alle morbide curve che si celavano sotto la
leggera
camicia che indossava la ragazza, al profumo delicato che emanava la
sua pelle,
alla morbidezza dei suoi capelli che gli solleticavano le mani.
La sola idea che Matt
Davenport avesse progettato di approfittarsi dell'innocenza di Bella,
per
arrivare a colpire lui, lo aveva fatto infuriare di nuovo come era
avvenuto
quando lo aveva scoperto.
- Maledizione, ti ho
detto di lasciarmi andare!
Bella era davvero
troppo arrabbiata per soffermarsi a pensare che quella posizione era
sicuramente molto più intima che un semplice sfiorarsi di
mani, e aveva solo
pensato a rimettersi in piedi per riuscire finalmente ad allontanarsi
da
quell'essere che riteneva il più abbietto al mondo.
Ma ancora una volta
una stretta sul polso l'aveva trattenuta, e strattonandola leggermente,
l'aveva
anche obbligata a sedersi di nuovo.
Per tutta risposta,
Bella lo aveva fissato con uno sguardo che avrebbe potuto uccidere
tanto era
furioso.
- Tu non sei il mio
tutore, tu sei un vero e proprio carceriere! E se pensi che io accetti
di
essere trattata così da te...
- Isabella, ti prego,
non essere melodrammatica. Voglio solo impedirti di romperti l'osso del
collo!
- Forse se morissi,
avrei qualche chance in più di essere felice! Non avrei
più a che fare con uno
stronzo arrogante che decide persino della mia vita sentimentale!
Perchè tu,
forse, non ti rendi nemmeno conto di quanto tu sia stato... sia stato...
Non era nemmeno
riuscita a trovare le parole per andare avanti. Nel fissare quegli
occhi verdi
che la guardavano senza traccia del minimo senso di colpa, la sua
rabbia era
arrivata a toccare picchi pericolosissimi.
- Sei arrabbiata, lo
capisco. Ma sappi che prendere determinate decisioni che ti
riguardavano non è
stato affatto semplice nemmeno per me!.
"Non ci posso
credere! Sta cercando davvero di farmi credere che è
dispiaciuto! Mi ha
impedito di approfondire la conoscenza di un ragazzo che mi piaceva, e
ha il
coraggio di dirmi che è stato difficile per lui doverlo
fare?"
- Avevo anche pensato
di parlartene prima, di questo mio intervento
riguardo quel ragazzo...
ma poi ho creduto che se l'avessi saputo quando eri ancora al St.
Marie, non ti
avrebbe evitato comunque un certo dispiacere.
- Un certo
dispiacere?
La voce di Bella era
risuonata più alta di quanto lei stessa aveva voluto.
- Dispiacere, Edward?
Io sono stata dannatamente male in tutti questi mesi! Non ho fatto
altro che
chiedermi cosa fosse successo, se avessi fatto o detto qualcosa di
sbagliato
che avesse indotto Matt a tirarsi indietro dopo che...
Lo sguardo di Edward
si era improvvisamente incupito, e Bella aveva intuito che fosse legato
a
quello che stava per dire.
- ... mi aveva fatto
chiaramente capire che era interessato a me!
- Quel ragazzo,
Isabella, non era veramente interessato a te.
Le parole di Edward
erano ricadute tra loro come fossero macigni.
Una sensazione di
gelo l'aveva invasa, e si era ritrovata a stringere forte i braccioli
della
poltrona.
- Ma cosa... cosa
stai dicendo?
Lo aveva visto
compiere un gesto che l'aveva ulteriormente turbata: si era passato
nervosamente
una mano tra i capelli, esternando a sua volta un disagio che non
prometteva
nulla di buono.
- Edward, di cosa
stai parlando? Come fai a dire una cosa del genere?
Lo aveva incalzato
ancora, sempre più inquieta.
- Isabella, ci
saranno molte cose di cui dovremo parlare. Tra cui come è
stato il nostro
rapporto sino ad ora... e come vorrei, invece, che fosse in futuro.
- Benissimo, sono
anche disposta a parlarne. Ma adesso, è di Matt che voglio
sapere, dannazione!
Ho il diritto di sapere perchè ti sei messo di mezzo!
Il cuore le batteva
furiosamente, adesso.
- Sono venuto a
sapere che ti avrebbe usato come arma di ricatto nei miei confronti.
Le era mancato il
respiro. Per un attimo davvero non era stata capace di immettere aria e
le era
parso di soffocare.
- E probabilmente,
visto il tuo interesse crescente per lui, ci sarebbe anche riuscito.
Il respiro le era
tornato, ed insieme a quello, mille domande che si accavallavano nella
sua
mente.
Una, però, premeva su
tutte: come aveva saputo di lei e di Matt?
- Come sapevi del mio
interesse per lui?
Forse, però, l'aveva
già trovata la risposta dentro di lei, e non riusciva a
crederci.
- Penso tu lo abbia
già capito, vero? Ma non giudicare solo le apparenze. I
motivi per cui l'ho
fatto non sono solo quelli che credi tu.
- Chi è che ti faceva
rapporto? Il preside Klee? Oppure la Sig.ra
Hadler? Oppure la Prof.sa Ruf?
O magari
l'intero corpo docente! In fondo, rinchiusa lì dentro 24 ore
su 24, chi non
aveva la possibilità di sapere tutto di me!
- Il St. Marie non è
mai stata una prigione per te, nè tantomeno un posto dove
tutti erano impegnati
a tenerti d'occhio. Era un posto dove ero sicuro che la persona posta
sotto la
mia tutela, avrebbe ricevuto tutta l'attenzione che meritava.
A quel punto Edward
l'aveva guardata con un'espressione che non avrebbe potuto definire
arrogante,
o superiore, ma semplicemente diretta e sincera.
- Isabella, per
quanto a te non sia mai interessato, io rimango Edward Cullen. Un nome
di
spicco nell'economia nazionale di un paese come gli Stati Uniti, un
nome che ha
sempre avuto il potere di attirare una grande attenzione su ogni
aspetto della
mia vita. Non volevo che questo potesse gravare sulla tua
serenità. Per questo,
e per altri motivi che se mi darai modo ti spiegherò, ho
cercato di tenerti il
più possibile in ombra. Questo ha comportato anche prendere
decisioni che hanno
limitato di fatto la tua libertà personale, e non per un mio
capriccio, ma
solo per il tuo
bene.
Più Edward le svelava
la sua verità, più Bella faticava a capacitarsi
di come non fosse mai arrivata
ad accorgersi che lui aveva davvero controllato ogni aspetto della sua
vita.
In quel momento, non
riusciva a pensare ad altro se non a tutte le cose che le erano state
negate.
Non le interessava capire se lo avesse fatto davvero con le migliori
intenzioni, contava solo che lo aveva fatto.
- Io vedo solo una
verità, Edward: tu volevi solo che io non ti incasinassi la
vita. I tuoi no ad
ogni mia richiesta, erano solo la certezza che non sarei stata un altro
"affare" a cui dover pensare. Più me ne stavo buona, meglio
era per
te.
Tutto era iniziato
con la storia di Matt, ma ora aveva assunto la grandezza di tutti i
suoi anni
vissuti sotto la tutela di Edward. Si parlava della sua vita, di anni a
domandarsi perchè lui non avesse mai mostrato un minimo di
indulgenza verso le
sue richieste. Perchè fosse sempre stato così
rigido nei suoi confronti.
- Se pensi questo,
Isabella, sei totalmente fuori strada. Lascia che ti racconti di Matt,
e poi
potrai giudicare veramente se non ho pensato prima a te, che non ai
miei
interessi personali.
Non avrebbe voluto
ascoltare, ma sapeva che Edward non le avrebbe permesso di fare
diversamente:
appariva deciso ad andare sino in fondo.
- Lo scorso autunno,
Richard Davenport, ossia lo zio di Matt, è stato estromesso
da una società di
cui ne sono tuttora un azionista anch'io. Avevo raccolto prove
sufficienti sul
fatto che stesse derubando la società, così l'ho
denunciato agli altri soci.
Non volevano essere coinvolti però in uno scandalo,
così gli hanno proposto un
accordo: nessuna denuncia alle autorità in cambio della
restituzione di tutto
il denaro e delle sue dimissioni immediate. Evidentemente mi deve aver
giurato
vendetta, perchè neanche un mese dopo, sono venuto a
conoscenza del fatto che
suo nipote si stava improvvisamente interessando a te, dopo che per
cinque anni
ti aveva completamente ignorato.
Bella aveva iniziato
a percepire un nodo in fondo alla gola. Si erano affacciati i ricordi
di come
Matt avesse iniziato a lanciarle sguardi sempre più
interessati. E di come lei
ne fosse rimasta colpita. Matt non era mai stato nei suoi pensieri, ma
poi si
era rivelato un ragazzo simpatico, dolce e pieno di attenzioni per lei.
- Ho avuto subito la
sensazione che non potesse essere casuale. Forse, sia Matt che suo zio,
pensavano che io ti avessi davvero "parcheggiata" lì al St.
Marie per
averti fuori dai piedi. Il fatto che non venissi spesso a trovarti,
avrà
rafforzato probabilmente questa loro impressione.
Il nodo in gola stava
diventando sempre più difficile da tenere giù.
Sembrava deciso a risalirle la
gola, per trasformarsi in lacrime amare.
Ricordava esattamente
di aver trascorso più di un pomeriggio in compagnia di Matt
e di suo zio,
durante il tempo libero dei weekend che trascorreva comunque
all'interno del
St. Marie. Era un signore dai modi affabili, con cui chiacchierare era
stato
piacevole.
- Ho lasciato che
continuassero a crederlo, mentre invece avevo espressamente parlato con
il
Preside Klee di questo legame che si era venuto a creare tra te e quel
ragazzo.
Chiedendogli rassicurazioni sul fatto che non andasse ad incidere sui
tuoi
studi o sulla tua serenità. E' bastato quel velato
riferimento ai tuoi studi,
perchè prendesse a cuore la situazione.
Ogni tanto Kelly
l'aveva presa in giro, dicendole che probabilmente Klee doveva essere
un
guardone o qualcosa del genere, dato che l'aveva beccato un paio di
volte
intento ad osservare quello che stavano facendo lei e Matt.
- E, in effetti, alla
fine ha scoperto cosa aveva in mente di fare Matt, con la
complicità di un
altro suo compagno: voleva ottenere delle fotografie compromettenti di
te e
lui... in atteggiamenti intimi inequivocabili. Per usarle contro di me,
come
arma di ricatto in favore di suo zio.
A quel punto Bella
aveva dovuto chiudere gli occhi, per impedirsi di piangere. Si sentiva
tradita
da tutti: Matt, Edward, il Preside Klee. Tutti avevano saputo cosa
stava
succedendo, tranne lei, la diretta interessata.
- E se tu credi che
io abbia pensato che poteva essere solo un "affare fastidioso" di cui
dovermi occupare, non puoi essere più lontana dalla
verità.
La voce di Edward
aveva assunto una sfumatura dura e al tempo stesso rabbiosa.
- Perchè la
mia prima reazione è stata quella di
volerti portare via immediatamente dal St. Marie per non farti
soffrire. Ero
già in viaggio per farlo, quando ho riflettuto con
più calma sul fatto che
avrei dovuto fornirti una giustificazione plausibile per questa mia
improvvisa
decisione di trasferirti proprio il tuo ultimo anno. Ma non volevo
parlarti di
Matt, di quello che aveva in mente di fare, perchè non mi
avresti creduto vista
la poco fiducia che hai sempre riposto in me. Forse avresti pensato che
era il
mio ennesimo dispetto nei tuoi confronti, un altro modo per privarti di
qualcosa che desideravi.
Bella, ovviamente,
non poteva sapere quanto davvero fosse stato difficile per Edward
affrontare
quella situazione. Come aveva sofferto pensando che per l'ennesima
volta
sarebbe stato costretto a fare qualcosa che lei avrebbe giudicato
meschino, proprio
come stava facendo ora che ne stavano parlando.
- Così, sono venuto
lo stesso al St. Marie, ma per avere un colloquio riservato con il
Preside Klee
ed informarlo su come avevo intenzione di procedere con Matt Davenport.
Quando Edward si era
trovato in presenza di Matt, e della sua aria strafottente, pronto a
negare
ogni accusa, aveva dovuto usare tutto il suo ferreo autocontrollo per
non
prenderlo a pugni.
La fortuna di quel
ragazzo era stata che il Preside lo aveva invitato a riflettere sul
fatto che
se Edward avesse chiesto la sua espulsione, lui stesso avrebbe
appoggiato la
cosa. Era certo anche lui della sua colpevolezza, non avrebbe avuto
alcuna
esitazione ad informare il Consiglio d'Istituto al riguardo. A quel
punto, Matt
aveva perso parte della sua sicurezza. Il colpo di grazia era stato
ritrovarsi
Edward Cullen come vicino di viaggio in aereo il giorno dopo, mentre
stava
tornando a casa per trascorrere le vacanze natalizie. Aveva avuto poche
cose da
dirgli Edward, ma erano state molto efficaci.
- Hai parlato con lui
mentre era a casa per Natale... ecco perchè non mi ha quasi
più rivolto nemmeno
uno sguardo!
La voce di Bella era
risultata roca nello sforzo di mantenerla ferma. Ma non sarebbe
comunque
riuscita a mascherare il suo stato d'animo, dal momento che Edward era
chiaramente cosciente di come dovesse sentirsi ferita in quel momento.
Le aveva afferrato il
mento, infatti, per obbligarla a guardarlo negli occhi. Due pozze verdi
che
risplendevano come gemme nell'incarnato pallido.
- Sì, è vero. E lo
rifarei altre mille volte, Isabella. Quel ragazzo non avrebbe meritato
nessuna
pietà da parte mia, nemmeno quel bastardo di suo zio! Ma
c'eri tu di mezzo, e
per nessun motivo al mondo avrei voluto che tu soffrissi una pena
maggiore per
colpa mia! Ho preferito correre il rischio di essere odiato in eterno
da te,
per aver agito alle tue spalle, piuttosto che correre il rischio di
gettarti
ancora di più tra le braccia di Matt Davenport parlandoti
sinceramente.
Bella avrebbe voluto
distogliere lo sguardo, perchè era certa che i suoi occhi
fossero lo specchio
di tutto quelle emozioni contrastanti che stava provando.
E' vero, odiava
Edward in quel momento. Perchè per colpa sua, ora le
sembrava di essere stata
una stupida per non aver capito che tipo di ragazzo fosse stato Matt, e
ancora
più stupida per aver anche sofferto a causa sua.
E poi lo odiava
perchè aveva avuto ragione di pensare che se gliene avesse
parlato prima, lei
forse avrebbe potuto pensare davvero che era tutta una sua invenzione
per
impedirle di avere una storia con Matt. Un'altra maniera di esercitare
quel
controllo sulla sua vita che
lei negli
ultimi tempi aveva contrastato in ogni occasione.
- Hai tutte le
ragioni per odiarmi Isabella. Ti
ho
negato molte cose, tra cui una mia presenza più affettuosa.
Sono stato duro con
te, in questi anni, lo so.
Bella si sentiva
sprofondare in quegli occhi verdi che improvvisamente erano trasparenti
come
non lo erano mai stati: anche Edward le stava mostrando di provare
emozioni
contrastanti. Cosa che non gli aveva mai visto fare in sua presenza,
dato che era
sempre stato freddo e distaccato durante i loro incontri.
- Ma avevo delle
ragioni che mi hanno spinto a farlo.
Le dita di Edward
erano ancora posate delicatamente sotto il suo mento, nel gesto di
tenerle il
viso sollevato verso il suo. Bella avrebbe potuto liberarsi facilmente,
eppure
non ne aveva la forza.
Forse perchè voleva
credere alla sincerità che vedeva in quegli occhi verdi, o
che sentiva nella
sua voce.
- Ragioni di cui
adesso me ne pento. Perchè avrei potuto essere diverso, ma
non ne ho avuto il coraggio.
- Che cosa vuoi
Edward? Essere perdonato per questa storia di Matt? E' per questo che
mi stai
facendo tutto questo discorso dopo che... dopo che per anni te ne sei
fregato
di quello che potevo provare io per il tuo atteggiamento?
A quel punto, Edward
aveva compiuto un gesto che l'aveva totalmente spiazzata.
Le sue dita, da sotto
il mento erano scivolate dietro la nuca, tra i suoi capelli. Si era
ritrovata
con la fronte appoggiata a quella di Edward, i nasi che si sfioravano,
occhi
negli occhi, in uno scambio che non era mai stato così
intenso.
- Non voglio il tuo
perdono, Isabella.
L'alito caldo di
Edward le aveva sfiorato le labbra, mentre le sue parole scivolavano
lentamente
dentro di lei.
- Vorrei solo che mi
concedessi la possibilità di dimostrarti quell'affetto che
ho sempre provato
per te, e che mi sono tenuto dentro per tutti questi anni.
Nessuno dei due aveva
pensato di voler baciare l'altro. Nessuno dei due era ancora pienamente
consapevole che quell'affetto di cui erano entrambi alla disperata
ricerca
potesse diventare amore tra di loro.
Erano solo
consapevoli che mai avevano raggiunto quel grado di
sincerità tra di loro.
- Mi sono preso un
mese di vacanza. Un mese in cui non sarò Edward Cullen, il
magnate americano
sempre alle prese con i suoi affari, ma Edward e basta.
Nella mente di Bella
si era immediatamente affacciato il ricordo di un giorno lontano. Un
giorno in
cui era stata incredibilmente felice in compagnia di Edward, quando lei
aveva solo
quattordici anni.
Il sole, il vento,
il mare, una barca a vela. Edward che mentre issava la vela, sorridendo
le
diceva "quando sono in mare aperto sai qual'è la cosa
più bella? Che non
esistono il mio cognome, i miei doveri, i miei affari. Posso essere
solo
Edward. Edward e basta".
Una giornata che
aveva lasciato solo un bellissimo ricordo, perchè poi non ce
ne erano mai più
state. "Edward e basta" non aveva più preso il posto di
Edward
Cullen.
Questo sino ad
ora. Perchè adesso le stava dicendo che c'era ancora
un'altra verità di lui che
lei non conosceva affatto.
- La mia barca a vela
è già ormeggiata alle Isole Cayman, pronta a
portarmi in qualsiasi posto vorrò
andare. Vieni con me, Isabella. Un mese, solo io e te. Potremo parlare
come non
siamo riusciti mai a fare.... del nostro passato, del nostro presente,
del
nostro futuro.
A quel punto Bella
non aveva più potuto trattenere le lacrime che, anzi,
avevano preso a scorrere
copiose sulle sue guance.
- Lo so che non
avresti nessun motivo per dovermi dare una seconda
possibilità, e so anche che
non sarà facile sistemare le cose tra di noi.
La mano posata sulla
sua nuca, aveva stretto ancora con più forza, quasi potesse
attirarla ancora
più vicino a lui di quanto già non fosse.
- Ma ti prego,
Isabella, dimmi di sì. Ti voglio bene, e non posso pensare
di perderti senza
che tu sappia davvero quello che sei per me.
Il cuore di Edward
non aveva smesso di battere furiosamente nemmeno un secondo da quando
aveva
deciso di essere del tutto sincero con lei, confessandole apertamente
quale
fosse la speranza che nutriva dentro di lui.
Poterle dimostrare
quell'affetto che aveva sempre provato, ma che aveva negato persino con
se
stesso, per la paura di scoprirsi incapace di riuscirci
Quando
Bella si era
gettata tra le sue braccia, singhiozzando violentemente, e
sussurrandogli quel
sì tanto desiderato, per la prima volta, dopo tanti anni,
Edward aveva sentito
di nuovo ardere dentro di se quel fuoco caldo e vivo che credeva spento
per
sempre.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Ciao!
Innanzitutto devo
proprio ringraziarvi per l’attenzione che state rivolgendo
alla mia storia, perché
sinceramente non credevo avrebbe avuto così tanto seguito.
Grazie di cuore
davvero.
Poi, visto che siete
tutte molto curiose di vedere l’inizio di questa vacanza,
posto subito un nuovo
capitolo, avvicinando ancora di un po’ il momento vero e
proprio della
partenza!
Al riguardo, già in
questo capitolo troverete una foto che vi farà vedere come
immagino la barca a
vela di Edward. Ovviamente, vi anticipo già che non so
niente di navigazione a
vela, ma siccome non voglio scrivere delle vere e proprie cavolate,
mano a mano
cercherò di documentarmi il più possibile
attraverso internet. Ciò non toglie,
che qualche cavolata potrei scriverla lo stesso! XD. In quel caso,
fatemelo
notare, ma senza linciarmi! XD
Non mi resta altro
che augurarmi di rendere la vostra lettura piacevole, tanto da
volermelo far
sapere anche attraverso un vostro piccolo commento.
A presto.
R.
PS: il prossimo
capitolo sicuramente non riuscirò a postarlo prima di
giovedì 03 (cioè fra due
giorni! XD).
Quando erano giunti a
George Town, era quasi l'alba. Si erano recati immediatamente nel resort dove Edward aveva
prenotato un lussuoso
bungalow per un
paio di giorni, prima di
partire per quella vacanza loro due soli. Era composto da due camere da
letto,
un ampio bagno, un soggiorno con delle vetrate che davano direttamente
sulla
spiaggia bianca.
Quella breve sosta
sulla terraferma si era resa necessaria perchè Edward aveva
veramente un ultimo
appuntamento da rispettare prima di essere ufficialmente irreperibile.
Entrambi molto
stanchi per il lungo viaggio, si erano ritirati nella propria stanza.
Una volta sola nella
sua, Bella aveva cercato di mettere ordine nei pensieri e nelle
emozioni. Da
quando Edward si era presentato al St. Marie, infatti, aveva avuto
l'impressione di essere salita su una giostra impazzita.
Erano successe molte
cose, tra cui la più sconvolgente era stata la proposta di
trascorrere quel
mese loro due soli.
Per darsi la
possibilità di ricostruire il loro rapporto, di superare
anni di incomprensioni
e silenzi, di bugie e di sfiducia.
Perchè lei era
arrivata al punto di odiarlo veramente, di desiderare che i suoi
genitori non
l'avessero mai nominato suo tutore legale, obbligandola così
a sottostare alle
sue decisioni.
All'inizio, lei aveva
anche cercato di conquistare l'affetto di Edward, pronta a donargli il
suo. Era
rimasta sola, priva delle uniche persone che le avessero voluto bene, e
guardava a lui come alla persona che avrebbe potuto ridarle un minimo
di
serenità e felicità.
Ma lui, invece, aveva
preso subito le distanze da lei, sia moralmente che fisicamente, dato
che di
fatto l'aveva spedita a vivere dall'altra parte del mondo rispetto a
lui.
Sarebbe riuscita a
dimenticare il male che le aveva fatto in quegli anni? Avrebbe scoperto
davvero
un Edward diverso? Un Edward capace di volerle bene, come sino ad ora
non le
aveva mai mostrato?
Le risposte a quelle
domande, sarebbero arrivate solo se lei fosse stata disposta a cercarle
davvero. E per farlo, significava aprirsi ad Edward, accettare di
parlare
sinceramente con lui, trascorrendo quel mese loro due soli sulla sua
barca a
vela.
In realtà lo aveva
già fatto, aveva già accettato quella proposta,
ma non poteva fare a meno di
pensare che era ancora in tempo per tirarsi indietro. Se gli avesse
detto che
aveva cambiato idea, era sicura che lui non avrebbe più
insistito. L’avrebbe
lasciata libera di andarsene per la sua strada, incontro ad un futuro
dove lui
sarebbe piano piano scomparso via via che lei si fosse resa sempre
più
indipendente.
Ma Bella, a quel
punto, sapeva solo che non avrebbe voluto perdere definitivamente
l'unico
legame con il suo passato.
Edward era anche
questo, un filo che ancora la univa ai suoi genitori. Loro avevano
creduto in
lui, tanto da renderlo il loro “sostituto” a tutti
gli effetti.
Non poteva fare a
meno di credere che dovevano aver conosciuto un Edward diverso, di cui
fidarsi
ciecamente.
Tutti questi
pensieri, l'avevano sfinita del tutto. Si era ripromessa di stendersi
solo un
attimo sull'immenso letto, prima di farsi una doccia, ed invece si era
addormentata quasi subito.
A svegliarla, era
stato un leggero bussare. Si era resa conto vagamente che doveva aver
dormito
tutto il giorno, dato che la luce rossastra del tramonto inondava la
stanza.
- Isabella? Posso
entrare?
La voce di Edward le
era giunta mentre si sentiva ancora mezza intontita.
- Sì, vieni pure.
Si era messa a
sedere, conscia che era la prima volta che l'avrebbe vista in un
contesto così familiare,
come poteva essere appena svegli con ancora indosso i vestiti
stropicciati del
giorno prima.
E si era sentita
ancora più in imbarazzo, quando le era comparso davanti
anche lui in una veste
totalmente differente da come lo aveva sempre visto: indossava dei
jeans e una semplice t-shirt bianca. Niente giacca, niente
cravatta, niente aspetto formale.
Anzi, aveva ancora i
capelli umidi, segno che doveva appena essersi fatto una doccia.
- Ti ho svegliato, mi
dispiace.
Le aveva sorriso in
una maniera che le aveva procurato una strana sensazione alla bocca
dello
stomaco: sembrava davvero contento di vederla.
- No, figurati. Ho
dormito anche troppo mi sa. Mi sento totalmente rincoglioni...
Si era interrotta
bruscamente, perchè Edward era scoppiato a ridere. Rideva.
Un gesto che
non gli aveva mai visto fare, ma che gli donava indubbiamente.
Il suo viso aveva
assunto un'aria distesa, quasi spensierata, che sembrava rendere ancora
più
brillante il verde dei suoi occhi.
- Scusami, non ridevo
di te. E' che mi è venuta in mente la tua professoressa di
letteratura quella
volta che mi aveva contattato per informarmi preoccupata che il tuo
linguaggio
si stava facendo un pò troppo colorito per una ragazzina
della tua età.
- La
Signorina Derek?
Edward stava ancora
ridacchiando, annuendo.
- Sì, sì, esatto.
Proprio lei. Avevi appena compiuto quindici anni. E lei sosteneva che
il tuo
linguaggio si stava involgarendo sempre di più.
- E tu? Che cosa le
avevi risposto?
- Le avevo promesso
che avrei approfondito la cosa con te. Ma non avendolo fatto subito,
poi me ne
sono dimenticato. Alla fine lei non mi ha più richiamato,
evidentemente non era
vero che il tuo linguaggio era diventato così
"inaccettabilmente
volgare".
Aveva pronunciato le
ultime due parole con l’accento tedesco della sua
professoressa, strappando un
sorriso anche a lei per l'ottima imitazione.
Ma poi era tornata
seria, ricordando perfettamente quel periodo in cui le parolacce
abbondavano
nel suo vocabolario. Lo aveva fatto proprio con uno scopo preciso:
irritare i
suoi professori. Nella speranza che qualcuno di loro arrivasse a
lamentarsi
della cosa con il suo tutore.
- Invece era vero,
sai? Ogni due parole, ci infilavo una parolaccia. Pensa che non mi
sopportava
più nemmeno Kelly, che di certo non è una che
bada troppo alla forma!
L'espressione di
Edward non si era fatta proprio seria, era una via di mezzo tra il
curioso e il
perplesso.
- Volevo proprio
arrivare al punto che qualcuno ti chiamasse, facendotelo presente.
Volevo
attirare la tua attenzione.
Lo aveva visto
rimanere colpito davanti alla sua sincerità. Si era passata
le mani sul viso,
inspirando profondamente.
- Hai detto che
volevi parlare, giusto? Anche del passato tra di noi.
Era tornata a
guardarlo, trovandolo a braccia conserte, totalmente concentrato su di
lei.
- Sì, e mi fa piacere
vedere che lo vuoi anche tu.
- Non lo so quanto ti
farà piacere... quando saprai cosa ho provato realmente
determinate volte per
te.
Non aveva accennato
alcuna reazione, il suo sguardo era rimasto sereno e limpido. Forse
aveva
smesso davvero di avere “paura” di mostrarle cosa
provasse.
- Penso di saperlo
già, Isabella. Sei sempre stata molto trasparente durante le
nostre visite. A
volte riuscivo a scorgere chiaramente quanta rabbia, o rancore,
provassi verso
di me.
Bella aveva paura di
mostrare i propri sentimenti, ma nello stesso tempo provava il bisogno
di
instaurare un rapporto diverso con lui. Così si era fatta
forza ed era andata
avanti.
- Questa storia del
linguaggio volgare... penso volessi provocarti al punto da suscitare
una
qualsiasi tua reazione. Odiavo vederti sempre così
perfettamente controllato,
quasi indifferente a tutto
quello che mi
riguardava. Che fosse rabbia, delusione, fastidio, non aveva importanza
cosa
avresti provato. Volevo solo che tu “provassi”
qualcosa nei miei confronti,
qualsiasi cosa piuttosto che il niente…
A quel punto Edward
l’aveva raggiunta e si era seduto sul bordo del letto, poco
distante da lei.
- Non potevo ferirti
di più, anche in quell’occasione. Forse
l’avevo anche immaginato che tu ti
saresti aspettata una mia reazione, ma poi, come sempre, è
stato più facile
fare finta di dimenticarmi, immergendomi nel mio lavoro e convincendomi
che
saresti più contenta di non sentirmi.
Si erano guardati,
ognuno perso nei propri ricordi.
- Quando ho capito
che non era servito a niente, che da parte tua c'era stato il solito
silenzio,
ho fatto un favore a tutti e sono tornata ad avere un linguaggio
più
“accettabile”. Ho pensato anche che, forse, nemmeno
se avessi ammazzato uno dei
miei professori, tu avresti avuto una reazione più
coinvolta. Forse avresti
mandato la miglior squadra d’avvocati possibile e avresti
liquidato così la
faccenda.
A quel punto, Edward
aveva coperto una delle sue mani con la sua. Trasmettendole calore, ma
anche
altro. Forse il rimpianto di non essersi comportato come lei si era
aspettata.
Le aveva anche
sorriso, una strana espressione negli occhi tra il divertito ed il
malinconico.
- Fortuna che non hai
tentato quella strada, limitandoti a “colpire” i
tuoi insegnanti con delle
parolacce. Temo che neanche la miglior squadra d’avvocati ti
avrebbe impedito
di essere qui, con me, ora se avessi commesso un omicidio al St. Marie.
Il cuore aveva preso
a batterle più forte, perché gli occhi verdi di
Edward erano diventati uno
specchio diretto della sua anima.
Esprimevano meglio di
qualsiasi parola, quanto fosse importante che adesso lei, invece, fosse
lì con
lui.
- E credo che io ne
sarei stato distrutto, perchè non avrei mai avuto la
possibilità di dirti
quanto mi sia dispiaciuto di averti deluso anche quella volta. Di
averti sempre
deluso, Isabella.
Le aveva stretto la
mano, e Bella aveva pensato che improvvisamente sembrava non potesse
fare a
meno di stabilire un contatto con lei che fosse anche fisico.
Aveva riflettuto,
interrogandosi su che effetto le facesse improvvisamente essergli
così vicino,
essere toccata da lui così affettuosamente.
C'era imbarazzo,
impaccio, ma in minima parte le trasmetteva anche
sicurezza,
conforto. Era accaduto anche in aereo, quando con il viso premuto sul
suo
torace, racchiusa nel suo forte abbraccio, l'aveva quasi cullata,
lasciando che
sfogasse tutte le sue lacrime in un silenzio che parlava più
di tante parole.
- Isabella?
Si era resa conto di
essersi persa un'altra volta nei suoi pensieri, e istintivamente gli
aveva
stretto la mano, quasi a fargli capire che stava bene, nonostante
tutto, stava
bene, lì con lui.
- Senti... che ne
dici di rimandare questi discorsi ad un momento più
propizio? Adesso, invece,
vorrei farti una proposta più tranquilla...
Era tornato a
sorridere, provocandole ancora quella sensazione strana alla bocca
dello
stomaco. Probabilmente era dovuto al fatto che non era assolutamente
abituata a
vederlo così sereno e ben disposto nei suoi confronti.
Probabilmente le sarebbe
occorso un pò di tempo prima che le diventasse familiare
questo suo nuovo
atteggiamento, apparendole di conseguenza normale. Per il momento le
rimaneva
dentro la sensazione di vederlo tornare da un momento all'altro
l'Edward che
aveva sempre conosciuto, cioè rigido e formale.
- Una cena per
festeggiare ufficialmente l'inizio di questa nostra vacanza, in un
posto molto
carino che sono sicuro ti piacerà. E' assolutamente
semplice, tranquillo e si
mangia dell'ottimo pesce.
- Ma tu non hai
ancora un appuntamento prima di essere in vacanza?
Le era venuto
spontaneo chiederglielo, ricordando quanto gli affari fossero di vitale
importanza per lui.
- Già fatto. Me la
sono cavata con un incontro di un paio d'ore, nel primo pomeriggio.
Dormivi
così bene, che non ho voluto svegliarti per avvisarti che
sarei stato via per
qualche ora. Avevo lasciato detto alla reception di dirtelo, nel caso
avessi
chiesto mie notizie.
Era arrossita, più
che altro all'idea che l'avesse vista addormentata. Ecco, le sembrava
davvero
qualcosa di molto intimo.
- Comunque, niente
più lavoro. Sarò irreperibile per chiunque non
sia la mia segretaria personale.
E anche lei, ha come disposizione tassativa che mi deve contattare solo
in caso
di vita o di morte. Per tutto il resto, c'è un'ottima
squadra formata da alcuni
"vice-Edward Cullen" di cui posso fidarmi.
La luce rossastra
giocava sul suo viso creando strani effetti. Bella si era ritrovata a
seguire
la linea elegante del suo naso, quella più marcata della
mascella, quella più
morbida delle sue labbra.
Era arrossita ancora
di più, rendendosi conto che le era venuta in mente la
parola che più spesso
Kelly aveva associato ad Edward: affascinante. Lo era sicuramente, solo
che per
lei era sempre stata una bellezza fredda, altera, severa.
Ora, sotto quella
luce calda, le sembrava di vederlo per la prima volta. E vedeva un
uomo, perchè
Edward lo era con i suoi trent'anni, dannatamente affascinante.
- Allora? Che ne dici
di questa cena? Hai fame abbastanza da fare onore ad una buona tavola?
Forse si era accorto
del suo rossore, o forse si era perso nella luce rossastra che
sicuramente
tingeva anche il suo di viso, in ogni caso non l'aveva messa
ulteriormente in
difficoltà dandovi peso. Anzi, le aveva rinnovato l'invito
allegramente.
- Sì, ho fame.
Concedimi solo il tempo di farmi una doccia e di... cambiarmi questi
abiti.
Niente, era arrossita
ancora di più nel rispondergli così. Presupponeva
un tipo di rapporto familiare
che ancora faticava ad immaginare tra loro.
Ci stava provando,
ma le riusciva indubbiamente meno bene rispetto ad Edward.
Lui sembrava molto
più a suo agio rispetto a lei. Forse, era perchè
era stato lui a fare il primo
passo verso di lei e non il contrario.
- Certamente. Fai
pure con calma. Felipe accoglie i suoi clienti fino a tardi.
- Felipe?
- Sì, è il
proprietario del locale. Lo conosco da diverso tempo. Quando passo di
qua, non
manco mai di andarlo a trovare. E' simpatico, vedrai.
Si era alzato nel
frattempo, le mani in tasca, un atteggiamento assolutamente rilassato
ora.
- Quando ti vedrà,
impazzirà. Gli ho parlato di te, qualche volta. E' sempre
stato curioso di
conoscerti.
E con un ultimo
sorriso, si era congedato, lasciandola sola a domandarsi come sarebbe
stata
quella prima cena tra di loro.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
L'aria
della sera era
calda, ma non soffocante come lo era stata di giorno. Dopo essersi
fatta una
doccia ristoratrice ed aver indossato dei vestiti freschi, Bella si era
sentita
decisamente più pronta ad affrontare quella serata.
Edward l'aveva
informata che sarebbero potuti arrivare al ristorante con una
passeggiata, se
non era troppo stanca per camminare. Altrimenti avrebbero potuto
prendere un
taxi.
Dopo averci pensato
un attimo, l'idea di una camminata all'aria aperta, dove poter osservare George Town di sera, non le era
dispiaciuta. Si erano avviati in silenzio, godendo entrambi del
panorama
offerto dal sole che stava scomparendo all'orizzonte. Il mare era una
distesa
piatta, via via sempre più scura.
Bella stava pensando
che di lì ad un giorno, avrebbe solcato quella distesa
piatta in compagnia di
Edward, liberi di andare ovunque avessero voluto.
- Lo sai che una
volta George Town era un vero e proprio covo di
pirati?
La voce di Edward le
era giunta rilassata, perfettamente adatta al suo camminare lento, le
mani in
tasca, l'espressione di chi aveva tutto il tempo del mondo a sua
disposizione.
- Felipe racconta
delle storie fantastiche, rimarresti ad ascoltarlo anche per delle ore.
Il
bello è che le racconta così bene, che quasi
finisci per crederci.
Bella, invece,
trovava difficile credere che quello accanto a lei fosse proprio Edward
Cullen,
il tutore che le aveva sempre e solo parlato di dovere, rispetto,
impegno,
buona condotta. Quello che si richiedeva ad una studentessa del
prestigioso
istituto svizzero dove studiavano i figli delle famiglie più
facoltose del
jet-set internazionale.
- Bè,
c'è un modo
molto sicuro per scoprire se siano vere o meno quelle storie. Basta
fare
qualche ricerca su internet...
Edward era scoppiato
in una risata divertita.
- Non dirlo a Felipe!
Dice che nessun libro di storia potrà mai essere vero come
le storie che si
tramandano qui di padre in figlio. E' anche assolutamente certo che
qualche suo
trisavolo fosse un pirata, dice che solo così si spiega
perchè non possa vivere
lontano dal mare.
- E tu? Anche tu hai
qualche parentela con i pirati?
Prima che avesse
potuto riflettere, la domanda le era sorta spontanea. Edward le aveva
fatto
capire chiaramente di amare il mare, tanto da sentirsi "libero" di
essere se stesso solo lì, tra le sue onde.
Aveva riso ancora,
voltandosi a guardarla.
- Forse. Non ho mai
cercato. Preferisco credere alla teoria di Felipe. E' più
affascinante, non
trovi?
Bella aveva solo
annuito, distogliendo lo sguardo. Stavano camminando lungo la strada
che
costeggiava la spiaggia, incontrando turisti che come loro
passeggiavano, o abitanti locali che non sembravano avere
comunque fretta. Anche il traffico non era particolarmente caotico, era
composto perlopiù da biciclette, motorini e da qualche
macchina o taxi.
- Hai molta fame? O
posso chiederti di fare una piccola sosta prima? Vorrei mostrarti una
cosa.
- Ho fame, ma posso
aspettare.
In realtà
non sapeva
bene se avesse fame o meno. In alcuni momenti le sembrava di essere
tranquilla,
e sentiva che avrebbe cenato volentieri; poi improvvisamente avvertiva
forte la
presenza di Edward, e lo stomaco si chiudeva in un nodo stretto,
facendole supporre
che non sarebbe riuscita ad inghiottire nulla.
- Benissimo.
All'improvviso
l'aveva presa per mano, allungando il passo come se gli fosse venuta
fretta.
Aveva dovuto allungarlo anche lei, per stargli dietro. Era stata sul
punto di
chiedergli cosa fosse successo, ma poi aveva intravisto sul suo viso
una tale
espressione determinata, che aveva preferito tacere e aspettare di
vedere dove
la stesse conducendo.
Avevano percorso
ancora un centinaio di metri, mano nella mano, entrambi pervasi da un
senso di
aspettativa.
Finalmente, dopo una
curva, Edward aveva rallentato il passo, informandola che erano
arrivati. Bella
aveva immediatamente capito: poco più avanti c'era un
porticciolo, con tanti
pontili e barche attraccate da ambo i lati. Quasi tutte erano barche a
vela,
tranne qualche piccolo peschereccio.
- Vieni, ti faccio
conoscere quella che sarà la tua casa per il prossimo mese.
La parola
"casa" aveva quasi paralizzato Bella. Edward l'aveva pronunciata con
una spontaneità ed una felicità che lei non aveva
minimamente provato. Per lei
"casa" era stato il St. Marie per tanti anni, e sebbene non si fosse
trovata male, era comunque lontano dall'essere un posto caldo ed
accogliente
come doveva essere appunto una "casa".
Ma negli occhi di
Edward, che aveva ripreso a camminare verso il pontile, c'era proprio
l'idea
che stesse per raggiungere un posto dove sentirsi accolti e protetti.
- Quella che avevo
prima è stata danneggiata qualche anno fa, da una mareggiata
molto forte.
C'erano riparazioni troppo consistenti, praticamente l'avrei dovuta far
ricostruire, e non sarebbe stata più la stessa.
Così ne ho acquistata una
nuova, solo leggermente più grande.
Erano ormai arrivati
all'ingresso del porticciolo. C'erano lampioni a rischiararlo,
più qualche luce
accesa in qualche barca. Avevano superato due pontili, il terzo lo
avevano imboccato.
Lo avevano percorso tutto, ed in fondo Edward si era fermato.
- Isabella, ti
presento Deep Blue II.
Bella aveva osservato
la barca a vela che Edward le stava mostrando orgogliosamente. Il legno
del
ponte e le cromature argentate sembravano brillare sotto la luce dei
lampioni,
e gli alberi, svettavano verso il cielo stellato, in una promessa di
vento e
libertà una volta che le loro vele fossero state spiegate.
Lo scafo dondolava
appena, producendo un basso sciabordio. Deep Blue II era scritto in
eleganti
caratteri neri, proprio sotto la passerella che conduceva
sull'imbarcazione.
- E' bellissima,
Edward.
Lo era davvero,
appariva misteriosamente affascinante nella sua eleganza, sembrava
davvero
pronta a viaggiare verso chissà quali mete lontane.
- Sono contento.
Oggi, dopo il mio appuntamento, sono passato a darle una lucidata.
Volevo che
facesse bella figura, quando l'avessi vista.
Bella aveva avuto
l'impressione che stesse parlando di una persona, e non di un oggetto
inanimato. Probabilmente lo pensava, visto come la stava osservando.
Si era detta che
forse quella barca era stata molto più importante di lei,
nella vita di Edward.
Ma proprio in quel momento, lui l'aveva ripresa per mano, voltandosi a
guardarla negli occhi.
- Sono convinto che
staremo bene, io e te insieme. So che adesso ti sembrerà
strana l'idea di
condividere con me uno spazio così piccolo... per
così tanto tempo, oltretutto.
Ancora una volta le
stava parlando sinceramente, Bella sentiva che si stava sforzando di
aprirle il
suo cuore, di farle sentire cosa provasse in quel momento.
- Ma su questa barca,
io ho trascorso momenti felici, e voglio trascorrerne altri insieme a
te.
Voglio che anche tu sia felice, con me.
Bella sentiva di
dover essere sincera con lui, di dirgli ciò che le passava
per la mente.
- E' tutto
così...
improvviso, Edward. Tu sei così... diverso. Io quasi non ti
conosco. Cioè, ti
conosco, ma in realtà non so niente di te.
Cioè... quasi non so nemmeno se sei
davvero in grado di governare da solo una barca del genere!
Forse non era proprio
questo che avrebbe voluto dirgli, ma si sentiva abbastanza confusa da
non
riuscire ad articolare bene ciò che stava provando.
Sul viso di Edward
era passata un'ombra, forse di dispiacere per questa sua incertezza
verso i
sentimenti che le stava confessando, ma l’aveva scacciata poi
con un sorriso.
- Sono un provetto
velista dall'età di dodici anni. Ho iniziato anche prima a
prendere lezioni di
vela, ma la mia prima gara ufficiale è stata appunto a
dodici anni. Ho
attraversato da solo il lago Huron, e mi sono piazzato tra i primi
dieci. In
seguito ho navigato in ogni momento libero che ho avuto, e quasi sempre
in mare
aperto. Potrei governare questa barca anche ad occhi chiusi, giuro. Non
ti
succederà nulla, Isabella. La cosa più grave che
potrà accadere, al massimo,
sarà scoprire che potrai imparare a fidarti di me e
magari... anche a volermi
un pò di bene.
Glielo aveva detto
con un tono scherzoso, che però era smentito dai suoi occhi
invece seri. Fissi
nei suoi, cercavano una conferma in lei, anche appena accennata.
- Avrò dei
compiti
anch'io a bordo?
Bella aveva deciso di
aggirare un qualsiasi tipo di risposta diretta. Non era in grado di
fornirla,
davvero troppo confusa per essere sicura che tutto sarebbe andato per
il verso
giusto tra di loro.
Non sapeva proprio
che tipo di rapporto sarebbe riuscita ad instaurare con lui, era troppo
presto
per dirlo.
Edward aveva capito
la sua difficoltà, la confusione che lui riusciva a gestire
indubbiamente
meglio grazie anche alla sua maturità, stava avendo la
meglio su Bella, invece.
Aveva capito che era
meglio lasciare a lei la conduzione della conversazione tra loro, nella
direzione che l'avrebbe fatta sentire più a suo agio.
- Ovviamente. Su una
barca a vela, c'è bisogno dell'aiuto di tutti.
- Cioè,
vuoi dire che
mi ritroverò a cucinare, lavare, pulire... insomma fare
tutte quelle cose che
ci si aspetta da una ragazza?
- Non proprio.
Diciamo che ho più in mente una suddivisione equa di tutti i
compiti. Quindi,
significa che dovrai anche imparare a farla navigare.
- Ecco, questo forse
è un pò troppo oltre le mie capacità...
- Non dire
così. Sei
o non sei una delle studentesse che si sono diplomate con eccellenza
nel tuo
corso? Se non sbaglio, siete state solo in due ad aver ricevuto una
menzione di
lode...
E lui non era
presente. E lei ci aveva pensato che lui non c’era, anche se
quasi non voleva
ammetterlo nemmeno con se stessa di averlo fatto. Avrebbe voluto
dirglielo, lì
su quel pontile, ma sarebbe stato come ammettere che l'aveva fatta
soffrire. E
ancora non era pronta ad ammettere quanto veramente aveva sofferto per
lui.
Avrebbe potuto parlargli di quanto l'aveva odiato, o disprezzato, o
maledetto.
Ma di quanto fosse
stata male per lui, no. Forse più avanti, su quella barca,
se fosse riuscita a
vedere davvero in lui un cambiamento, dell'affetto sincero verso di
lei...
ecco, allora gliel'avrebbe confessato.
Ma prima, no.
- Sì, ma
la lode si
riferiva a materie astratte, non pratiche come governare una barca a
vela.
- Okay, ne possiamo
discutere. Al riguardo ho una teoria molto personale. Ma credo che sia
meglio
esportela davanti ad un buon piatto sostanzioso.
A quel punto si era
incamminato per tornare verso il porticciolo, invitandola a fare lo
stesso.
- Tendo ad essere
molto prolisso se attacco a chiacchierare delle mie teorie. Credo sia
dovuto ad
una deformazione professionale. Un pò come il pensare che
tutti debbano sempre
agire secondo la mia volontà, per agire nella maniera
giusta.
Si era spinto a
scherzare su un argomento che in futuro li avrebbe portati a delle
discussioni
accese, proprio su quella barca che si stavano lasciando alle spalle.
Ma quella
sera, Bella era troppo frastornata per cogliere appieno il sottile
riferimento
al loro passato burrascoso, fatto di decisioni prese da Edward e che
lei aveva
provato a contrastare senza troppo successo.
- Felipe dice sempre
che dopo di lui, nessuno chiacchiera quanto me. Sono certo che alcune
cose che
ti racconterà di me, le troverai impossibili.
Nel frattempo si era
avviato lungo la spiaggia, conducendola verso delle luci che apparivano
dietro
ad un gruppo di palme.
- E' un uomo
semplice, ha vissuto sempre qui. Eppure, possiede una saggezza
sorprendente.
La sabbia fine le
solleticava i piedi, infilandosi nei sandali aperti. Si era anche
alzata una
leggera brezza, che soffiava una piacevole aria tiepida.
- Il suo ristorante
è
proprio lì, dietro quelle palme. Era di suo nonno, poi
è stato di suo padre,
ora è suo. Un domani sarà di suo figlio, dice.
Le aveva preso la
mano, improvvisamente.
- Da come ne parla,
si capisce che gli vuole molto bene.
L'aveva stretta solo
un pò di più, mentre lo aveva visto per un attimo
farsi pensieroso.
- E spero che quel
ragazzo si renda conto di come è fortunato ad avere un padre
del genere.
Se anche avesse
voluto chiedergli qualcosa, Bella non avrebbe potuto. Perchè
erano appena
spuntati da dietro le palme, ritrovandosi davanti ad una costruzione di
legno
abbastanza grande da contenere una decina di tavoli con alle spalle un
locale
chiuso che doveva essere la cucina, quando una voce allegra aveva
richiamato la
loro attenzione.
- Edward! Finalmente!
Sapevo che eri arrivato e cominciavo a credere che non saresti venuto a
salutare il tuo amico Felipe!
Un ometto dalla
carnagione olivastra e dal sorriso aperto era sbucato da dietro
l'angolo del
capanno, con dei piatti colorati in mano.
- E non sei solo!
Bella si era sentita
osservata da uno sguardo acuto, ma assolutamente amichevole.
- Non mi dire! L'hai
portata
davvero questa volta! La tua Isabella, qui, finalmente nel mio
ristorante!
E poi aveva
immediatamente chiamato una donna.
- Rosita! Rosita!
Vieni! Guarda chi ha portato Edward!
Una donna robusta era
comparsa, e non appena li aveva visti, aveva mostrato anche lei un
grande
sorriso.
- Buon Dio che bella
sorpresa! Edward, ed insieme ad Isabella!
Bella non aveva
potuto fare a meno di rimanere sorpresa davanti a quel caloroso
benvenuto che
avevano riservato anche a lei. Poi, Rosita si era gettata su di lei,
stringendola in un abbraccio caloroso.
L'ultima cosa che
aveva visto, prima di essere trascinata via da Rosita che sembrava
incapace di
smettere di parlare, era stato lo sguardo divertito di Edward che si
accingeva
a ricevere un altrettanto caloroso benvenuto da parte di Felipe.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Ciao!
Ecco il nuovo
capitolo. Si apre con un ricordo di Bella, un flashback sul suo
passato, è per
questo che lo troverete scritto in prima persona. Magari non
ricorderete, ma ho
deciso ogni tanto di svelare, appunto, episodi del loro passato
raccontandoli
come se fossero dei Pov veri e propri.
Vi lascio una piccola
precisazione sul rapporto che c’è al momento tra
Edward e Bella, dato che molte
di voi – giustamente aggiungerei – si domandano se
i due siano già innamorati l’uno
dell’altro. No, al momento non è proprio
“amore” quello provano l’uno per
l’altro.
E’ più affetto quello che c’è
tra di loro, anche se come avrete capito,
entrambi non sono riusciti a dimostrarlo, lasciando che i loro rapporti
diventassero
difficili e distaccati.
Sicuramente è Edward
quello che dentro di sé, ha già forse intuito che
il suo sentimento per Bella
possa diventare qualcosa di più
“grande”, ma è anche quello che ne ha
più
paura. La sua paura di amare, non gli renderà le cose
semplici.
Bella, dovrà invece
proprio scoprire dove la porterà quell’affetto per
Edward.
Basta, non voglio
svelarvi troppo. XD.
Il prossimo
aggiornamento arriverà lunedì 7 febbraio.
Ora vi lascio alla
lettura, sperando che le molte lettrici silenziose, trovino magari il
tempo e
la voglia di lasciarmi un loro - anche piccolo! - parere.
Bella
La sera in cui erano morti i miei genitori, non era
certo stata la prima volta che erano usciti senza di me.
Spesso si erano dovuti recare a feste od occasioni
mondane che avevano a che fare con il lavoro di mio padre, ma senza
averne una
reale voglia.
Spesso mio padre mi ripeteva una frase quando gli
domandavo perché allora ci andassero lo stesso, ossia
“ ricordati, Isabella,
che a volte il potere riserva molti più doveri che
diritti”. All’età di undici
anni non avevo ben capito cosa volesse dire quella frase, ma nel corso
degli
anni successivi, vivendo di riflesso la vita di Edward, avevo iniziato
ad
attribuirgli un significato ben preciso: il
“potere” era qualcosa in grado di
allontanare le persone, di dividerle dai loro affetti più
cari.
Mio padre era stato un ricco uomo d’affari, molto
innamorato di sua moglie e
della sua
bambina, però aveva sempre avuto poco tempo da dedicare ad
entrambe.
Edward Cullen, era anche lui un ricco uomo d’affari,
e di tempo per me, ne aveva avuto anche meno di mio padre.
La sera in cui lo avevo incontrato per la prima
volta, perché all’età di tre anni di
lui non mi era rimasto alcun ricordo,
ancora non riuscivo a credere che mamma e papà fossero morti
davvero.
Ricordo che continuavo a fissare la porta, in attesa
di vederli rientrare sorridenti ed abbracciati. Gli sarei corsa in
contro, e
loro mi avrebbero abbracciato. Mia madre, mi avrebbe raccontato qualche
storia
divertente sulla serata appena trascorsa, e poi mi avrebbe obbligata ad
andare
a letto.
Ma la porta continuava a rimanere chiusa e Mary, la
tata che da sempre mi aveva accudito, non faceva altro che tenermi
stretta a
lei.
Eravamo sedute al tavolo della cucina, davanti ad una
torta al cioccolato appena sfornata, e che Mary sperava tanto avrei
assaggiato,
quando il suono del campanello aveva rotto il silenzio nella casa.
Non aveva fatto in tempo ad alzarsi, Mary, che io mi
ero già precipitata alla porta, quasi stessi vivendo quel
sogno ad occhi aperti
che continuavo a fare: i miei genitori che rientravano sani e salvi.
Ma aprendo la porta, oltre ad una folata di aria
gelida, era entrato un uomo dall’aspetto pallido e severo.
Indossava un cappotto scuro, il bavero rialzato per
ripararsi dal freddo, ed aveva ancora qualche fiocco di neve fresca sui
capelli
scompigliati dal forte vento.
Mi ero ritrovata a fissare gli occhi verdi di quel
perfetto sconosciuto con un'amara delusione che non gli era potuta
sfuggire.
Lui, per contro, non mi aveva sorriso, non mi aveva abbracciato, non mi
aveva
nemmeno sfiorata con una carezza o con una parola gentile.
Aveva spostato lo sguardo su Mary, che era apparsa
dietro di me, presentandosi come Edward Cullen e scusandosi per non
essere
potuto arrivare prima.
Lei, ovviamente, sapeva già chi fosse e quanta
importanza avrebbe avuto nella mia vita futura, dato che legalmente
avrebbe
fatto le veci dei miei genitori.
Io, di nuovo immersa nel mio dolore, non lo avevo più
degnato di uno sguardo, ed ero salita in camera mia, convinta che fosse
uno dei
tanti amici dei miei genitori venuti a porgere le loro condoglianze in
attesa
del funerale che si sarebbe svolto il giorno dopo.
Solo dopo qualche ora, in cui probabilmente aveva
parlato di me con Mary, la stessa era venuta a chiedermi di raggiungere
Edward
nello studio di mio padre.
Aveva cercato di trasmettermi una certa sicurezza nel
dirmi che avrei dovuto fidarmi di Edward, di quello che mi avrebbe
detto, perchè
era stato più di un “amico qualsiasi”
per mamma e papà, ma io quasi non l’avevo
ascoltata.
Volevo solo che tutto finisse in fretta, volevo che
quell'uomo se ne andasse, volevo tornare a sperare che la porta di casa
si
aprisse e che il sorriso di mia madre mi rassicurasse come aveva sempre
fatto.
Ero entrata nello studio di papà ed avevo trovato
Edward in piedi, davanti alla portafinestra, intento a guardare fuori,
dove la
tormenta di neve imperversava ancora. Aveva acceso solo la lampada da
tavolo e
l'atmosfera nella stanza appariva calda, quasi intima.
Quando mi ero richiusa la porta alle spalle, si era
voltato verso di me. I suoi occhi sembravano aver perso un
pò della freddezza
iniziale, ma rimanevano comunque in qualche maniera distanti, quasi
insofferenti.
Ricordo perfettamente il momento in cui gli avevo
sentito pronunciare il mio nome per la prima volta quella sera, come il
momento
in cui ho capito che la mia vita sarebbe cambiata per sempre: Edward
Cullen si
era appena presentato come il mio tutore legale e con lui avrei
condiviso il
mio futuro.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
- Isabella?
La voce che l'aveva
chiamata, apparteneva a Rosita. La donna la stava guardando con
un'espressione
interrogativa, dal momento che probabilmente l'aveva già
chiamata diverse volte
senza che lei se ne accorgesse.
Da quando erano
arrivati al ristorante, cioè un quarto d'ora prima, ancora
non era riuscita a
rivedere Edward. Rosita l'aveva praticamente sequestrata, portandola in
cucina
con lei e sommergendola di domande poste in un inglese intervallato da
parole
in spagnolo.
Aveva finito la
scuola, quindi? Era andata bene? Le piaceva George Town? Avevano fatto
buon
viaggio? Mangiava il pesce? Sapeva nuotare? Amava il sole? Era contenta
di
poter passare un pò di tempo con Edward?
L'ultima domanda era
stata quella che aveva innescato tutta una serie di ricordi, l'ultimo
dei quali
era stato il rievocare quella sera in cui lo aveva conosciuto.
Sua madre, qualche
volta, gli aveva parlato di Edward, quel ragazzino che lei aveva
perseguitato
per qualche giorno quando aveva avuto solo tre anni, ma non
è che la cosa gli
fosse poi rimasta così in mente. Almeno, non fino a quella
sera quando lui era
riapparso nella sua vita.
- Pequenos, ti senti
bene?
Rosita adesso
sembrava preoccupata.
- Sì, sì... è tutto a
posto. Sono solo ancora un pò scombussolata per via del fuso
orario e del
caldo. Il clima qui è molto diverso rispetto a quello a cui
ero abituata.
Bella aveva cercato
una scusa per giustificare la sua aria assente, cercando nello stesso
tempo di
sviare l'attenzione della donna dall'ultima domanda che le aveva posto.
Era contenta di poter
passare un pò di tempo con Edward?
Ancora non conosceva
quella risposta, ma presto ne avrebbe avuto un'idea precisa non appena
si
fossero imbarcati.
- Oh, tranquilla, ci
farai presto l'abitudine! Anzi, dopo aver trascorso tanto tempo al
caldo, tra
colori così accesi, vivi, come sono qui da noi, non ti
sembrerà possibile stare
altrettanto bene da nessun'altra parte!
Era anche scoppiata a
ridere, trasmettendole una contagiosa allegria.
- Rosita! Hai
intenzione di tenere Isabella qui in cucina con te per tutta la sera,
lasciando
Edward tutto solo?
Sulla soglia della
cucina era apparso Felipe, una finta espressione corrucciata rivolta
alla
moglie.
- Oh, Pepe, quanto la
fai lunga! E poi, scommetto che è stato Edward a mandarti
via, altrimenti
saresti ancora di là con lui, intento a raccontargli qualche
storia delle tue!
L'ometto sulla porta
aveva sbuffato, suscitando un'altra allegra risata di Rosita.
- Visto, Isabella? Lo
conosco troppo bene, perchè mi possa ingannare! Comunque...
è vero, ti ho praticamente
rapita! Mi devi perdonare, però, ero talmente felice di
incontrarti che non me
ne sono resa conta. Edward ci ha sempre parlato tanto di te e noi
morivamo
dalla voglia di conoscerti...
- Rosita!
Felipe l'aveva
nuovamente interrotta fingendo un'aria di rimprovero.
- Lo stai facendo
ancora! Stai ricominciando a parlare! La lasci andare, questa povera
ragazza?
Magari avrà anche fame, no?
Per tutta risposta
Rosita aveva iniziato a sospingere Bella verso la porta.
- E' vero, è vero.
Vai Isabella, raggiungi Edward. Magari chiacchiereremo ancora un
pò, più tardi,
quando avrai riempito lo stomaco con le cose buone che sto cucinando.
In effetti la cucina
era pervasa da profumi speziati che promettevano cibi altrettanto
gustosi.
- Accompagnala di là,
Felipe, come farebbe un vero gentiluomo!
Nel dire così, aveva
fatto l'occhiolino ad una Bella che aveva sorriso divertita davanti a
quell'affetto burbero che si dimostravano marito e moglie.
Quando però era
tornata fuori sulla veranda, una certa ansia era tornata a stringerle
lo
stomaco. Edward, appoggiato alla balaustra della veranda, le aveva
sorriso
immediatamente non appena l'aveva vista.
- Prego, Isabella.
Felipe le aveva
scostato la sedia di un tavolo posizionato d’angolo, dove
Edward l'aveva
raggiunta.
- Visto? Come
promesso, te l'ho riportata!
Bella era leggermente
arrossita a quell'uscita di Felipe.
- Adesso rilassatevi
e fate spazio nelle vostre pance che tra poco arrivano la famosa zuppa
di pesce
alla Rosita!
Fischiettando
allegro, Felipe era tornato in cucina, lasciandoli soli.
- Allora, com'è stato
questo primo incontro con l'esuberante allegria caraibica di Rosita?
La domanda posta da
Edward era un chiaro tentativo di rompere il ghiaccio tra loro in una
circostanza così insolita: a cena, loro due soli, in un
posto così accogliente
e suggestivo.
Bella pensava che se
solo lo avesse saputo il giorno prima, dove sarebbe finita la sera dopo
con
lui, lo avrebbe creduto impossibile.
Eppure era vero:
l'uomo sorridente che aveva seduto di fronte a sè, in jeans
e maglietta, era
proprio Edward.
- Decisamente...
travolgente.
Il sorriso di Edward
si era accentuato.
- Non avresti potuto
usare un termine più giusto. La prima volta che sono venuto
a pranzo qui, ho
pensato che non sarei arrivato nemmeno a leggere la seconda riga del
contratto
che mi ero portato dietro. Felipe continuava a farmi domande su
domande: da
dove arrivavo, se ero qui solo per lavoro, quanto mi trattenevo, mi
piaceva il
posto, mi piaceva il mare, mi piaceva il pesce.
Stava parlando
tranquillamente, senza il minimo accenno di impaccio e questo la stava
aiutando
a placare in parte quella agitazione che aveva nutrito inizialmente.
- Gli ho detto che
ero qui per lavoro, ma che poi mi sarei trattenuto per godermi un
pò di libertà
in barca a vela. Ecco, quella è stata la mia rovina! Quando
ha capito che amavo
il mare, che amavo navigare, si è seduto davanti a me,
proprio dove sei tu
adesso, e ha iniziato a parlarmi di pirati, di velieri fantasma, di
tesori
perduti.
Aveva scosso la
testa, come davanti ad un ricordo assurdo, ma piacevole.
- Poi ha voluto a
tutti i costi presentarmi Rosita, sua moglie. Mi ha praticamente
trascinato in
cucina. Tieni presente che ero capitato qui perchè ero
passato a lasciare delle
cose in barca, e volevo pranzare un pò in pace, prima di un
appuntamento con
dei nuovi soci.
Aveva iniziato a
giocherellare con le posate, e Bella si era ritrovata a seguire con la
coda
dell'occhio il movimento delle sue dita lunghe ed eleganti.
- Rosita stava
ovviamente cucinando, e come forse starai già immaginando,
il disastro era
dietro l'angolo. Praticamente mi è finita addosso un'intera
padella di zuppa di
pesce. Mentre mi aiutavano a ripulirmi, scusandosi, non riuscivano
però a
smettere di ridere per quanto era accaduto. Tanto che alla fine, non
potevo
fare a meno di riderne anch'io.
Se non lo avesse
avuto davanti così sorridente mentre lo raccontava, lo
avrebbe immaginato
immensamente contrariato come lo aveva visto in occasione di qualche
imprevisto.
- Sai che non ti
avevo mai visto ridere realmente prima di oggi?
E lui, per tutta
risposta, aveva sorriso ancora di più.
- Ci sono molte cose
di me che non conosci ed è stata sicuramente colpa mia se
è andata così.
Bella era rimasta
ovviamente turbata da questa risposta.
Come poteva essere cambiato
nel giro di così poco tempo? Erano passati solo sei mesi
dall’ultima volta che
lo aveva visto. Era stato prima di Natale, quando probabilmente aveva
approfittato del fatto che era andato al St. Marie per parlare di Matt
con il
preside Klee, e le aveva fatto visita.
Era stato il solito
incontro teso, fatto di argomenti pratici, come il suo studio, la sua
salute,
quindi non un vero e proprio dialogo.
- Che cosa è
cambiato, Edward? Perché adesso sei così, con me?
Alla fine, Bella non
era riuscita a trattenere quelle domande che continuavano a girarle in
testa.
Desiderava troppo conoscere la risposta.
Lui l’aveva fissata
intensamente, il verde degli occhi che si era scurito tanto appariva
concentrato.
- Perché ti voglio
bene, Isabella. Non c’è un’altra
verità, se non questa.
Non poteva bastare
come risposta e lui lo sapeva. Glielo leggeva negli occhi che sapeva
non le
sarebbe bastata.
- Il fatto che non te
lo abbia mai dimostrato, non significa che non sia vero.
Si era sporto verso
di lei. E a lei era sembrato di perdersi sempre di più nel
verde di quello
sguardo.
- Io non sono mai
stato perfetto, e mai lo sarò. Sono solo un uomo, Isabella.
Con i suoi difetti,
i suoi limiti... e le sue paure. E non è facile parlartene,
aprirti il mio
cuore... ma ho capito che devo sforzarmi di farlo, se non voglio
perderti del
tutto.
La brezza che
soffiava dal mare, faceva agitare leggermente i lampioncini appesi per
illuminare la veranda. Ogni tanto la luce diminuiva sul viso di Edward,
ma
questo non le impediva di scorgere comunque il suo sguardo sicuro,
limpido,
sincero.
C'era una parte di
lei che voleva credere senza riserve a quello sguardo, ma c'era anche
una parte
che continuava a ripeterle che non bastava per fidarsi di lui, per
lasciarsi
andare.
- Ho capito che se
non lo avessi fatto ora, che faccio ancora parte della tua vita, dopo
non ne
avrei più avuto l'occasione.
- Hai ragione su
questo, Edward. Spesso ho pensato che non ci sarebbe stato
più alcun motivo a
tenerci legati, dopo il compimento del mio diciottesimo compleanno. Io
sarei
diventata indipendente e tu... tu non ti saresti dovuto più
occupare di me.
Insomma, ognuno sarebbe stato libero di scegliersi il futuro che
voleva, niente
ci avrebbe più unito.
Dalla cucina
proveniva il chiacchiericcio di Rosita e Felipe. Un sottofondo che
entrambi
avvertivano appena, concentrati come erano l'uno sull'altro.
- Lo vuoi davvero,
Isabella? Vuoi che le nostre vite si separino?
Di nuovo le stava
chiedendo di dargli una possibilità con lei. Sembrava aver
perso davvero parte
di quella sicurezza che lo aveva sempre accompagnato quando si era
rapportato a
lei, alla sua vita.
- No. E per quanto
sia assurdo, visto come sono sempre andate le cose tra di noi, non lo
voglio.
Adesso era giunto il
momento che anche lei facesse un passo verso di lui. Sentiva di non
voler
spezzare quel filo, seppur debole, che li aveva sempre legati. Sentiva
di voler
credere che potesse diventare più forte, magari trasformarsi
in un affetto
capace di riempire un vuoto che entrambi si portavano dentro.
- Dopotutto,
Edward...
Non era riuscita a
mantenere ferma la voce, l'emozione che provava era troppo forte.
Stava per dirgli
qualcosa che aveva sempre tenuto dentro di sè, per paura di
soffrire ancora.
- ... sento di
volerti bene anch'io.
Felipe era sbucato
proprio in quel momento dalla cucina, una zuppiera fumante tra le mani
ed un
sorriso caloroso, che lo era diventato ancora di più nel
posare lo sguardo su
Edward e Bella, trovandoli che stavano parlando come se non esistesse
nient'altro
intorno a loro.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Bella aveva sollevato
lo sguardo per l'ennesima volta, cercando la figura di Edward. L'aveva
trovato
ancora intento a sfogliare lo stesso libro, un'espressione assorta.
Era tornata anche lei
a scorrere i titoli dei libri che aveva davanti, cercandone uno in
particolare.
La libreria in cui
erano entrati, era ospitata da una piccola costruzione a due piani. Era
pervasa
dall'odore della carta e da un profumo che si sprigionava da alcuni
bastoncini
che il proprietario stava facendo bruciare.
Era una sensazione
piacevole essere lì, tra quegli scaffali, immersa in
quell'atmosfera calda e
tranquilla.
Acquistare libri da
leggere durante la loro vacanza, era stata un'idea di Edward. Anzi,
aveva avuto
un'idea ben precisa da proporle, e cioè che entrambi
scegliessero tre libri,
tra quelli che preferivano, da leggere all'altro quando ne avessero
avuto
voglia.
Glielo aveva proposto
nel corso della cena, quando l'atmosfera tra loro era riuscita
finalmente a
distendersi. Era stato dopo quel momento decisivo, in cui entrambi
avevano
capito che dovevano essere sinceri fino in fondo, o altrimenti non
avrebbe
avuto senso che continuassero nell'idea di trascorrere del tempo
insieme.
Lo aveva fatto prima
Edward, confessandole di avere paura di perderla, ed aveva proseguito
lei,
ammettendo che anche lei provava dell'affetto per lui, nonostante tutto.
Proprio in quel
momento era apparso Felipe con la loro cena. Lo avevano accolto con un
sorriso,
e avevano tacitamente deciso di godersi quella cena, lasciandosi andare
a
chiacchiere più leggere.
Nel corso di uno
scambio di pareri su quello che avevano trovato più noioso
da leggere a scuola
nel corso degli studi, Edward aveva appunto avanzato quell'idea di
leggere i
loro libri preferiti all'altro.
Bella non aveva avuto
alcun dubbio su quali sarebbero stati i suoi: Romeo e Giuletta, Cime
tempestose, Orgoglio e Pregiudizio. Le era sempre piaciuto leggere di
donne
così determinate nel sapere cosa volevano e come
perseguirlo. Donne che erano
in grado di essere forti davanti alle avversità della vita.
La libreria in cui si
erano imbattuti, era davvero semplice, tanto che la maggior parte dei
libri
presenti erano usati. A lei non era dispiaciuto, anzi, la copia di
Romeo e
Giulietta che aveva trovato sembrava davvero essere stata sfogliata
molte
volte.
Non aveva potuto fare
a meno di pensare quante persone, tra quelle che lo avevano posseduto,
ne
fossero rimasti colpiti come lei.
Chissà se Edward lo
aveva mai letto per intero, o ne aveva letto solo i brani che si
trovavano di
solito sui libri di scuola.
E chissà cosa avrebbe
pensato delle sue scelte. Nello stesso tempo era molto curiosa di
scoprire
quali libri avrebbe scelto lui.
Lo aveva cercato
di nuovo, ma questa
volta non lo aveva
trovato. Probabilmente era salito al piano superiore. Così
aveva ripreso la sua
ricerca di Cime tempestose, l'ultimo che le mancava.
Sperava di trovarlo,
dato che avrebbe coronato perfettamente la terzina dei suoi preferiti.
Il carillon appeso
alla porta aveva annunciato un nuovo cliente. Bella aveva sollevato lo
sguardo,
incontrando quello di un ragazzo dalla carnagione scura. Si erano
fissati per
un attimo, poi lei era tornata alla sua ricerca.
Quando era giunta in
fondo alla scaffale e stava per aggirarlo, si era scontrata con
qualcosa di
duro. Si trattava del ragazzo entrato poco prima. Le erano caduti i
libri, e
prima che potesse farlo lei, glieli stava già porgendo il
ragazzo.
- Scusami, ero
distratta.
Aveva parlato in
inglese, ovviamente, pensando che forse non l'avrebbe capita. Ma lui le
aveva
sorriso e aveva risposto in un inglese altrettanto perfetto.
- Figurati. Ero
distratto anch'io!
C'era stato un
momento di imbarazzo, poi lui le aveva rivolto ancora la parola.
- Sei qui in vacanza?
Bella era rimasta un
attimo spiazzata: stava tentando di fare conoscenza con lei?
A giudicare da come
le stava sorridendo ora, decisamente sì. Il pensiero era
corso ad Edward, a
quello che avrebbe pensato se gli avesse dato confidenza. Era stato
istintivo,
dato che aveva sempre dimostrato di essere molto intransigente sul
fatto che
dovesse stare attenta alle nuove conoscenze. Il timore era quello che
l'avvicinasse qualcuno con lo scopo di carpirle informazione private su
di loro
e sulle loro vite. Certo lui era, e sarebbe sempre stato, al centro
dell'attenzione mediatica, ma poi Bella si era resa conto che le
probabilità
che quel ragazzo fosse un giornalista sotto mentite spoglie, erano
davvero
inesistenti.
- Sì, sono una
turista.
Il ragazzo a quel
punto le aveva porto la mano.
- Allora, piacere, io
sono Jairo.
Lei l'aveva stretta,
presentandosi a sua volta.
- Piacere, io mi
chiamo Bella.
- Americana, giusto?
- Sì.
Non le aveva ancora
lasciato andare la mano.
- E cosa leggerai di
bello?
Aveva sbirciato i
libri che aveva nell'altro mano.
- Romeo e Giulietta.
Orgoglio e pregiudizio.
- Letteratura
romantica.
Era vagamente stupita
da quel commento, anche se poi si era vergognata di quello che aveva
pensato:
lo aveva catalogato come ragazzo del posto, quindi non in grado di
conoscere
romanzi di quel genere.
- Un pò riduttivo
come giudizio.
- Dici? Forse
potresti farmi cambiare idea parlandomene davanti ad un bicchiere di
coca
ghiacciata?
Decisamente ci stava
provando con lei. La cosa l'aveva totalmente presa in contropiede,
conscia che
Edward sarebbe potuto sbucare da un momento all'altro, gettandola
nell'imbarazzo più totale.
Non aveva nessuna
intenzione di affrontare determinati discorsi con lui, tipo ragazzi e
relazioni,
proprio adesso che avevano stabilito un fragile legame tra di loro.
Aveva ritratto la
mano lei, dal momento che lui non sembrava intenzionato a farlo. Poi
gli aveva
sorriso comunque gentilmente.
- Mi dispiace, ma
sono qui in compagnia.
Un messaggio decisamente
chiaro il suo, aveva pensato Bella.
- Il tuo ragazzo?
Si era sentita
arrossire, leggermente in imbarazzo.
- No.
- Un amico?
- Non proprio.
Oddio, sempre peggio.
Bella si era chiesta perchè non si accontentasse
semplicemente del fatto che
era in compagnia di qualcuno e basta.
- Un parente?
Di certo non avrebbe
usato la parola tutore!
- Sì, diciamo un
parente.
- Allora, magari
potresti liberarti più tardi. Per pranzo, ad esempio.
Bella stava per
rispondere che proprio non avrebbe potuto, quando la voce di Edward
l'aveva
preceduta.
- Isabella, io ho
finito...
Si era interrotto non
appena l'aveva vista in compagnia di quel ragazzo. Si era irrigidito, e
lei di
conseguenza.
- A me ne manca
ancora uno, Edward. Stavo cercando Cime Tempestose quando mi sono
scontrata con
Jairo.
Si sentiva stupida in
quel momento. Si stava giustificando per qualcosa che non era
assolutamente un
problema.
Edward nel frattempo
si era avvicinato a loro, affiancandola.
- Ti aiuto a
cercarlo, così dopo ci rimane ancora del tempo per
acquistare le ultime
provviste prima di partire.
A Bella non era
sfuggito che quella frase era stata pronunciata più a
beneficio del ragazzo che
non suo, e si era chiesta quanto avesse sentito della loro
conversazione.
Probabilmente tutto. Un pò si era risentita. Le sembrava che
fosse eccessivo
quel comportamento di Edward, in fondo non era successo nulla di grave:
un
ragazzo l'aveva solo avvicinata!
- Ma non eri qui in
vacanza?
La domanda del
ragazzo aveva fatto irrigidire di nuovo Edward.
- Sì, sono in
vacanza, ma non proprio fissa qui a George Town...
- Che peccato!
L'espressione delusa
del ragazzo l'aveva fatta sorridere.
- Già, un vero
peccato.
Ma quella di Edward
l'aveva fatta tornare seria. Sembrava seccato.
- Ora, se ci vuoi
scusare, dobbiamo proprio sbrigarci, Isabella.
Quello di Edward, era
stato un chiaro messaggio che Jairo non aveva potuto ignorare.
- Bè, allora è stato
un piacere, anche se breve, conoscerti Bella.
- E' stato un piacere
anche per me, Jairo.
Si erano stretti di
nuovo la mano, poi il ragazzo aveva fatto un cenno di saluto anche ad
Edward ed
era sparito al piano superiore.
- Cerchiamo Cime
Tempestose?
La voce di Edward le
era apparsa leggermente forzata nel tono allegro. Lo aveva guardato, ma
lui
aveva preso a scorrere i volumi sullo scaffale, dandole le spalle.
Di sicuro
quell'episodio aveva rappresentato qualcosa, ma Bella non riusciva a
capire
bene che cosa. Perchè si era infastidito così
Edward? Possibile che bastasse
così poco, come parlare con uno sconosciuto, per fargli
cambiare umore?
Aveva deciso, però,
che parlarne lì non sarebbe stato il luogo ideale. Gli
avrebbe chiesto
spiegazioni fuori, oppure più tardi.
Si era messa anche
lei alla ricerca dell'ultimo libro, cercando di non pensare
più a quanto era
appena accaduto.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Erano arrivati al
porticciolo reggendo due sacchetti a testa, pieni degli ultimi viveri
che
ancora erano sulla lista della spesa stilata da Edward.
La sera prima,
l'aveva informata che aveva intenzione di rimanere in mare aperto per
almeno
tre o quattro giorni, prima di toccare di nuovo di terra. Le avrebbe
fatto
provare la sensazione di trovarsi circondata solo da acqua, mare, sole
e vento,
per provare quella sensazione di libertà che tanto lo faceva
stare bene.
Così, era necessario
fare provviste sufficienti prima di partire. Aveva già
rifornito la barca di
quei prodotti conservati in scatola, rimaneva da prendere quelli
freschi.
Dopo la sosta in
libreria, si erano recati al mercato. Frutta, verdura, carne. Il pesce
le aveva
detto, giustamente, che lo avrebbero pescato direttamente in barca
Edward se
l'era cavata decisamente bene nel destreggiarsi tra i banchi del
mercato,
contrattando sui vari prezzi e Bella aveva pensato che non sarebbe
stata
altrettanto brava. Forse, dopotutto, la sua natura "manageriale" lo
rendeva capace di affrontare al meglio anche una faccenda banale come
fare la
spesa.
Fermi davanti alla
passerella, Edward l'aveva guardata.
- Non voglio rovinare
questo momento, perciò non voglio salire per la prima volta
a bordo della Deep
Blue con te e dover discutere subito dopo.
Il cuore di Bella
aveva perso un battito, certa che si stesse riferendo all'episodio di
prima,
con quel ragazzo.
- Perciò, ti chiedo
direttamente scusa per il modo in cui ho reagito prima, in libreria.
Si scusava?
Questo non se lo era
aspettato.
- Diciamo che sono
stato preso in contropiede... diciamo che non ero pronto a vedere che
qualcuno
stava tentando di fare la tua conoscenza nonostante la mia presenza...
Bella, era confusa, perchè
Edward sembrava davvero dispiaciuto. O imbarazzato? O infastidito?
Forse era un
misto di queste tre cose.
- Insomma, diciamo
che mi sono scoperto... impreparato. E io odio essere impreparato
davanti a
qualcosa, così è facile che non reagisca bene.
Era strano quello che
le stava dicendo. O meglio, non era quello che si era aspettata. Aveva
immaginato che forse le avrebbe ribadito il concetto che era meglio non
dare
confidenza ad un estraneo.
- Era evidente che si
trattava di un bravo ragazzo... e che non era nulla di grave.
Perciò...
scusami.
Stava davvero
aspettando che lei gli rispondesse qualcosa.
- Puoi farlo,
Isabella?
L'aveva totalmente
presa in contropiede, con quella spiegazione al suo comportamento.
Aveva
spazzato via quel fastidio che aveva provato davanti alla sua reazione
E, soprattutto, era
stato ancora una volta sincero.
- Mi avevi fatto
rimanere male, in effetti. Pensavo che già alla prima
occasione, i tuoi
propositi sul nostro "nuovo" rapporto si stessero rivelando solo
parole, Edward.
Le aveva sorriso.
Quel sorriso che iniziava a conoscere meglio, e che le scaldava il
cuore in una
maniera già troppo diretta.
- Invece... a quanto
pare non è così.
- Già... è che sei
diventata una bella ragazza... credo dovrò fare i conti
anche con questo, d'ora
in poi. O meglio, fare l’abitudine al fatto che i ragazzi
vorranno fare la tua
conoscenza…
Ecco, adesso l'aveva
fatta arrossire. Come aveva pensato, non era assolutamente pronta a
parlare di
"ragazzi e conseguenti relazioni" con lui! Era già
abbastanza
complicato, senza affrontare argomenti ancora più delicati,
come la sfera
sentimentale di entrambi. Perché Bella si era resa conto
all’improvviso che non
aveva mai pensato che lui potesse avere una compagna, o comunque una
relazione.
Forse ne avrebbero parlato, in futuro, magari quando sarebbero stati
più in
confidenza.
- Comunque... accetto
le tue scuse. La cosa finisce qui, anche per me.
- Bene. Allora, direi
che adesso possiamo salire a bordo. Così ti faccio vedere
l'interno e quale
sarà la tua cabina. Ho chiesto all’albergo di far
portare a bordo le nostre
valige. Così abbiamo evitato di dover perdere altro tempo
per andarle a
recuperare.
Aveva ripreso i
sacchetti, anche quelli che aveva portato lei, per lasciarla salire per
prima
senza ingombri. Bella si era ricordata di togliersi i sandali, ed
Edward non
aveva mancato di notarlo soddisfatto.
- Mi sento che sarai
un'ottima allieva, anzi dopo potresti già iniziare a darmi
una mano con i
preparativi per la partenza...
Bella, però, non lo
stava più ascoltando, conscia ora di un pensiero soltanto: quel viaggio verso un
futuro ignoto, stava iniziando.
Piccola
nota finale: per quelle di voi che avessero voglia, mi suggerite quali
libri potrebbe aver scelto Edward? Tenete presente che dovrebbero
essere i suoi preferiti! Sono davvero a caccia di idee! XD
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Ciao!
Allora, prima di
lasciarvi alla lettura, una piccola nota: dopo questo capitolo, posso
dire che
la storia entrerà veramente nel vivo. E’ stato
necessario sin qui dare risalto
a questo cambiamento di Edward nei confronti di Isabella,
perché non volevo
apparisse casuale e superficiale il suo comportamento. Ci sono ragioni
profonde
che l’hanno spinto a voler ricucire il rapporto con lei,
ragioni che nel corso
della storia saranno approfondite sempre di più.
Però, nei prossimi capitoli,
ci saranno finalmente anche momenti più leggeri e
divertenti! Edward e Bella,
infatti, saranno anche capaci di scherzare e divertirsi tra loro,
mentre
cercheranno di ricostruire il loro rapporto. In fondo,
arriverà anche l’amore…
ma sto dicendo troppo! Eh!eh!
Vi rubo ancora tempo,
perché voglio ringraziare quelle lettrici che mi hanno
suggerito l’idea di
quali potessero essere i tre libri preferiti da Edward, e che mi sembravano in effetti appropriati. Brani veri e
propri dei
libri, sia quelli scelti da Bella che da Edward, compariranno nei
prossimi
capitoli, ma io ci tenevo a ringraziare sin da adesso le lettrici.
Perciò, grazie mille a:
DEBA
e TOPO78 per
avermi suggerito una raccolta di poesie (adesso
sto scegliendo di quale autore, tra parentesi scoprendo così
tante poesie
bellissime che non conoscevo)
BELL
e ERIKA1975 per
avermi suggerito “IL
RITRATTO DI DORIAN GRAY”
FUNNYPINK per avermi suggerito “MOBY
DICK”
Non vi rubo altro
tempo, e vi lascio alla lettura.
Spero di ritrovarvi
sempre numerose nello spazio recensione, per uno scambio di chiacchiere
e
pareri.
Baci.
R.
Non appena era scesa
sotto coperta, la prima sensazione era stata quella di entrare in una
casa in
miniatura. Anzi, per la verità le era venuta in mente
proprio l'espressione
"una casa per le bambole" nel vedere la riproduzione in piccolo di un
elegante soggiorno, con annesso un angolo cottura che aveva tutta
l'aria di
essere molto funzionale e ben attrezzato.
La sua valigia,
insieme a quella di Edward, era stata riposta con cura vicino al
tavolo, su cui
c'era anche un abbondante cesto di frutta, probabilmente un gentile
pensiero
del resort che li aveva ospitati.
Il legno sotto i
piedi nudi era liscio e le trasmetteva una piacevole sensazione di
frescura.
- Allora, che ne
dici?
Edward, dietro di
lei, osservava la sua espressione, impaziente di conoscere se fosse
altrettanto
entusiasta come lui della sua amata barca.
- E' bellissima. Non
immaginavo che potesse essere così... accogliente. Sembra
davvero una casa in
miniatura!
Lo stupore con cui
aveva pronunciato quelle parole, aveva provocato la risata di Edward.
L'aveva
superata per raggiungere l'angolo cottura, dove aveva appoggiato i
sacchetti.
- Considera che questa
è una barca a vela concepita per affrontare anche lunghi
viaggi, quindi
sicuramente è una categoria superiore rispetto a quella che
avevo prima. E sono
davvero contento che ti piaccia.
L'aveva guardata
sorridendo.
- Ci passeremo un pò
di tempo e spero, perciò, che possa diventare un posto accogliente
anche
per te. Vieni, ti faccio vedere il resto.
Aveva notato come
avesse sottolineato la parola "accogliente", forse per ribadirle
ancora quanto fosse importante per lui, che lei si sentisse davvero a
suo agio.
Dopo il soggiorno,
c'era il bagno. Anche lì tutto sembrava perfettamente
riprodotto in piccolo: la
doccia, i sanitari, gli armadietti. Tutto sembrava studiato per essere
sì
funzionale, ma anche confortevole.
- Tutti quegli
armadietti sulla destra sono liberi. Puoi sistemare lì le
tue cose.
Bella era stata colta
da un imbarazzo piuttosto difficile da dissimulare. Stava diventando
reale il
fatto di condividere una "quotidianità" che presupponeva
molta
confidenza con lui, e per giunta in un ambiente davvero così
piccolo.
Evitarsi sarebbe
stato davvero impossibile.
- Il bagno sarà anche
in comune...
Edward aveva
sicuramente visto il suo momento di imbarazzo, così aveva
cercato di scherzare
allegramente.
- ... ma in compenso,
occuperai la cabina migliore! Tra le due, è la
più grande e luminosa.
L'aveva fatta entrare
nella cabina di prua, dopo aver saltato la porta subito dopo il bagno,
ossia
quella che doveva essere la cabina che avrebbe occupato lui.
In effetti la cabina
in cui era entrata, era un ambiente molto luminoso, oltre che spazioso,
considerato che si trovava a bordo di una barca a vela. C'era un letto
molto
grande, tondeggiante, un tavolino che si poteva aprire per diventare
una
piccola scrivania, e un armadio che dava l'impressione di poter
contenere ben
oltre i pochi indumenti che aveva con se Bella.
- Ti ringrazio,
Edward, ma l'ospite sono io. Quindi, posso prendere benissimo la cabina
più
piccola.
Ora che era entrato
anche lui, le sembrava che non fosse più tanto grande quello
spazio. O forse era
più dovuto al fatto che in sua presenza avvertiva sempre una
sensazione di
vulnerabilità, come se lui riuscisse a farla sentire sempre
più piccola di quel
che era in realtà.
- Se stai pensando
che era la mia cabina e l'ho ceduta a te, ti sbagli. L'altra
è sempre stata
la mia. Non c'è un vero motivo per cui ho scelto quella...
ci sono entrato la
prima volta, e semplicemente l'ho immaginata piena delle mie cose e mi
è
sembrata perfetta. Infatti...
Era uscito, facendole
cenno di seguirlo. Aveva aperto la porta dell'altra cabina, invitandola
ad
entrare.
- ... è piena delle
mie cose!
Riviste, alcune
fotografie appese con dello scotch, libri, carte nautiche, dei cd, una
maschera, un pc portatile, una tuta da sub, delle pinne... insomma,
c'era
davvero un pò di tutto sparso in giro!
- E siamo appena
arrivati, se no ci sarebbe anche più roba.
Si era voltata verso
di lui, sicuramente un'espressione sorpresa dipinta sul viso.
- Non lo avresti mai
detto, vero? Che potessi avere un tale disordine nella mia cabina?
Sorpresa ed imbarazzo
sembravano essere le uniche due sensazioni che si alternavano in Bella.
Perchè
l'espressione "la mia cabina", non si discostava molto da "la
mia camera". Insomma, rimaneva un luogo molto privato, in cui scoprire
delle sue abitudini che lo avrebbero reso molto meno sconosciuto ai suoi occhi.
- Però, ti giuro, che
il mio disordine si ferma qui. Non esce da questa porta. Nel resto
degli
ambienti faccio in modo che l'ordine regni sovrano. Altrimenti, nel
giro di
qualche giorno, si rischia davvero di non riuscire più a
girarsi da nessuna
parte!
Lei, però, si era ritrovata a fissare una foto appesa
proprio sulla parete dove
c'era il letto: era una polaroid, forse appena un pò
sbiadita. I soggetti
fotografati risultavano comunque nitidi: erano lei ed Edward,
sorridenti, i
capelli scompigliati dal vento, il mare alle loro spalle.
- Un ricordo prezioso,
Isabella. Pensavi non l'avessi conservata?
Non riusciva a
smettere di guardarla. Quel giorno di quattro anni fa, aveva trovato la
polaroid abbandonata in uno stipetto della piccola cambusa, mentre
cercava del
burro di arachidi per i sandwich che stava preparando. Le era venuta
subito
l'idea di immortalare un ricordo di quella bellissima giornata che
stava
trascorrendo con lui, sulla sua barca a vela. La prima, dopo che i suoi
genitori erano morti e lui era diventato il suo tutore.
Ricordava che era
tornata in coperta e lo aveva costretto a farsi fotografare con lei.
All'inizio, infatti, Edward non era stato molto dell'idea, ma dopo si
era
lasciato convincere.
E adesso, scopriva
che quella foto era lì, custodita con affetto.
- Non so bene che
pensare in questo momento, Edward. Sono passati tanti anni... e prima
di adesso
pensavo che tra di noi le cose non sarebbero mai potute funzionare.
Bella aveva trovato
ancora una volta difficile non perdersi nel verde limpido dello sguardo
di
Edward. Mai i suoi occhi erano stati così caldi nel
guardarla che sembravano
quasi in grado di accarezzarla.
- Pensa a quella
foto, allora. A come siamo stati bene insieme quel giorno, in barca. Io
e te,
senza pensieri, senza tensione. Io ho guardato a lungo quella foto,
interrogandomi sul perchè mi fossi lasciato andare in quella
particolare
situazione.
- E a che conclusione
sei giunto?
Era stato uno strano
sorriso quello che aveva accompagnato la risposta di Edward. Sembrava
pervaso
da una sorta di rimpianto, o forse di malinconia.
- Ti sembrerà banale,
magari, come risposta. O forse troppo facile. Comunque, mi sentivo
sgravato
della tua responsabilità. Eri lì, con me, sotto
la mia protezione. Non eri a
chilometri di distanza, senza che potessi sapere davvero come stavi, o
cosa
stavi facendo. Lo vedevo con i miei occhi che stavi bene e che ti stavi
divertendo… anche grazie alla mia compagnia.
Bella non aveva
potuto fare a meno di pensare subito che era stato lui a mandarla
lontano,
negandosi la possibilità di vivere accanto a lei. Ma lui
doveva aver pensato la
stessa cosa, perchè aveva continuato il suo discorso proprio
in quella
direzione.
- So che starai
pensando che sono stato io ad allontanarti da me e subito, per giunta.
Ma
all'epoca, non sono riuscito a fare diversamente. Non ero in grado di
darti
quello di cui avevi bisogno. O almeno, io non mi sentivo in grado di
dartelo.
Ho avuto paura che potessi farti ancora più male tenendoti
con me, nella mia
vita.
Bella si sentiva come
se l'avessero inchiodata al pavimento. Quasi non le riusciva nemmeno di
respirare. Edward le stava parlando del passato, di lui, di come si era
sentito
a sua volta quando lei era entrata nella sua vita. Sinora aveva solo
pensato a
se stessa, a quello che aveva provato lei.
- Sig. Cullen? E' a
bordo?
Una voce dal forte
accento locale, aveva interrotto quel momento. Edward aveva scrollato
leggermente
le spalle, prima di scusarsi e di ritornare in coperta.
Bella aveva colto
brani della conversazione che si era svolta tra lui e quello che doveva
essere
un funzionario della capitaneria di porto. Sembrava che avessero
approvato il
piano di navigazione presentato da Edward, e che potessero essere
così
definitivamente liberi di salpare non appena fossero stati pronti.
Nel frattempo lei era
tornata in soggiorno, ed aveva iniziato a familiarizzare con l'angolo
cottura,
dove aveva trovato un capiente frigo in cui riporre il cibo fresco
acquistato al
mercato.
I pensieri,
ovviamente, non seguivano il lavoro manuale che stava eseguendo.
Continuavano a
girare intorno a quello che Edward le aveva rivelato: aveva avuto paura
di lei,
di tenerla con se. Le sembrava che il succo del discorso fosse questo.
Non
l'aveva tenuta con se, perchè non si sentiva all'altezza del
compito che i suoi
genitori gli avevano affidato: cioè occuparsi di lei,
volendole bene come
gliene avrebbero voluto loro.
Non sapeva bene che
pensare.
Erano passati altri
cinque minuti, prima che Edward la raggiungesse sventolando soddisfatto
dei
fogli di carta.
- Isabella, siamo
ufficialmente autorizzati a girovagare per una buona parte dell'oceano Atlantico. I permessi dai
vari governi sono arrivati nei tempi che avevo preventivato, e adesso
siamo
pronti davvero a levare l'ancora!
Era contento di poter
partire, ed in parte lo era anche lei. Quella vacanza, dopotutto, aveva
il
sapore di un'avventura che lei non aveva mai potuto provare in vita
sua. Si
trattava del suo primo vero viaggio. E lo avrebbe fatto in compagnia di
Edward.
- Hai voglia di darmi
subito una mano? Ci sarebbero da mollare alcune cime...
Era stata contagiata
dal suo entusiasmo, forse anche perchè l'idea di
partecipare
attivamente la faceva sentire meno impacciata.
- Ti aiuto
volentieri, basta che mi fai vedere esattamente...
Ma a quel punto
Edward l'aveva presa per mano, e anziché accompagnarla in
coperta, l’aveva
trascinata nella sua cabina. Bella si era quasi irrigidita, dato che
era
l’ultima cosa che si era aspettata.
Ma una volta lì, lo
aveva visto andare diretto verso un armadietto, aprirlo, e cercarvi
qualcosa
all'interno.
- Prima di ogni altra
cosa, devi possedere due oggetti indispensabili su di una barca a vela.
Stava, intanto,
continuando a cercare.
- Li ho messi qui
dentro, così ero sicuro di dove fossero! Però,
potrai sempre sostituirli con
altri se ne troverai che ti piacciono di più... io li ho
scelti secondo quello
che era un pò il mio gusto personale.
Si era girato verso
di lei, tendendole un cappellino e degli occhiali da sole.
- Equipaggiamento davvero
indispensabile, Isabella. Il sole non scherza affatto in alto
mare.
Oltre alla crema protettiva, indossa sempre anche cappello ed occhiali. Sono altrettanto preziosi contro le scottature e le insolazioni, nonchè contro la salsedine ed il vento, due nemici anche loro insidiosi.
Il cappellino era dei
New York Yenkees. Si era domandata quanto Edward fosse un appassionato
di
baseball, dal momento che non ne aveva la più pallida idea. Gli occhiali, invece, erano dei Ray ban neri, il
modello più
semplice e conosciuto.
Da un ripiano
ingombro di tanti oggetti diversi, lo aveva visto recuperarne un paio
identici
ai suoi.
- Uguali. Forse non
ho avuto molta fantasia nel sceglierli anche per te, ma d'altronde mi
sembrava
quasi di regalarti qualcosa di mio... e l'idea mi è piaciuta
molto!
Non era imbarazzo
quello con cui glielo stava dicendo, era sincerità. Ed
appariva ugualmente
sicuro di se, come lo era stato quando la trattava con freddo distacco.
- Grazie, un regalo
non solo molto bello ma... anche utile.
Aveva indossato sia
il cappellino che gli occhiali. Questi ultimi più volentieri,
dato che la
facevano sentire meno esposta a quello sguardo
verde che sembrava
attrarre il suo in maniera irresistibile.
- Stai bene... sembri
già un lupo di mare!
L'aveva presa in giro
scherzosamente, mentre anche lui indossava gli occhiali scuri e
recuperava un
cappellino blu dall'aria vissuta.
- Direi che adesso
siamo veramente pronti. Vieni, è ora della tua prima lezione
di vela. Partiremo
appunto da qualcosa di veramente semplice: mollare gli ormeggi!
Bella lo aveva
seguito fuori coperta, dove il sole brillava alto e caldo. Il cielo era
di un
azzurro intenso, proprio come il mare che si perdeva a vista d'occhio.
- Il termine corretto
per indicare quelle funi che fissano la barca al molo, è
“cima”. Viene fissata
a quella colonnetta di ferro a forma di L rovesciata, che vedi, e che
si
chiama “bitta”. Quindi, mollare gli ormeggi,
significa liberare la cima dalla
bitta, ritirandola in barca.
Edward aveva assunto
la tipica intonazione di chi si accinge a spiegare molto seriamente
qualcosa.
Bella accanto a lui, stava cercando di seguirlo con attenzione.
Il problema era che
stava incontrando qualche difficoltà nel farlo,
più che altro perchè continuava
a risuonarle in testa la frase che aveva pronunciato solo qualche
attimo primo:
mollare gli ormeggi.
Non sapeva bene
perchè, ma lei aveva avuto l'impressione che Edward si
riferisse a qualcosa di
più che lasciare andare solo qualche fune. Le era sembrato che si
riferisse al loro rapporto, al fatto che era arrivato davvero il
momento di
lasciar scivolare il passato alle loro spalle e provare a guardare
verso il
futuro.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Navigare in mare
aperto era una sensazione quasi magica.
Subito dopo aver
lasciato il porticciolo, Edward era stato impegnato con le manovre
necessarie
per governare la barca.
Aveva eseguito tutta
una serie di operazioni che le aveva spiegato molto semplicemente, ma
di cui le
era rimasto impresso ben poco. Sicuramente, avrebbe avuto modo di
rivederle
spesso, imparando così a conoscerle sempre meglio.
Per il momento, seduta
a gambe incrociate sul comodo sedile posto accanto al timone, Bella si
era
lasciata pervadere da quelle emozioni che le suscitava la vista della
terraferma che si faceva sempre più lontana.
Emozioni sicuramente contrastanti, quelle che
aveva
provato.
Gioia, paura,
libertà, ansia, serenità, forza, inquietudine.
Un’alternarsi
violento, che era stata contenta di poter celare dietro le lenti scure,
senza
mostrarle così anche ad Edward.
Lui che le aveva
sorriso più volte, mentre si occupava di issare le vele,
impostare le
coordinate di navigazione e poi ripiegare con cura le cime.
Rosita aveva avuto
ragione nel parlarle dei
colori di
quelle isole. Il mare azzurro, il cielo della stessa
tonalità, le spiagge
bianche, la vegetazione di un verde brillante… era una
visione d’insieme
magnifica, a cui non si poteva rimanere indifferenti.
Bella si domandava se
fosse stato possibile abituarsi a tanta bellezza, ed era quasi stata
tentata di
chiederlo ad Edward, dato che le sembrava di aver capito che avesse frequentato
parecchio quei luoghi.
Ma in quel momento
lui era stato intento ad arrotolare con cura le cime per riporle nel
loro
alloggiamento, e si era persa nel guardare i suoi movimenti rapidi e
sicuri.
In piedi, con le
gambe leggermente divaricate per vincere il rollio della barca, non
sembrava
nemmeno più lui.
Con indosso solo dei
pantaloncini scuri ed una polo colorata, dimostrava molto meno dei suoi
trent’anni. Gli occhiali scuri e la tesa del cappellino,
nascondevano
parzialmente il suo volto, ma lasciavano ben vista il sorriso che
sembrava non
abbandonarlo mai.
“Quando sono sulla mia barca,
Isabella, mi sento
davvero libero.”
Glielo aveva ripetuto
diverse volte nel corso di quei due giorni, e lei si era domandata se
si
sarebbe rivelato vero.
La risposta, ora ce
l’aveva davanti agli occhi.
E le piaceva.
Era stata sincera con
se stessa nell'ammettere che quell’Edward avrebbe potuto davvero
sorprenderla, rivelandosi capace di essere una persona diversa.
Aperto, affettuoso, sereno, sorridente.
Insomma, di essere tutto
l’opposto di quello che era sempre stato.
Mentre pensava, e
viveva, tutta questa tempesta di emozioni dentro di lei,
l’ultimo lembo di
terra era stato visibile all’orizzonte.
In quel momento,
Edward era tornato da lei, impugnando il timone.
- Emozionata?
Bella era stata certa
che lui avesse avuto un’idea precisa di come si fosse sentita
da quando avevano
lasciato il porticciolo, ed era stata altrettanto certa che avesse
preferito
lasciarla sola per non alimentare ulteriormente il suo stato
d’animo.
- Sì, decisamente.
A quel punto, si era accosciato
di fronte a lei, portando così il viso al suo stesso
livello, sfilandosi gli
occhiali.
Bella si era
ritrovata a trattenere quasi il fiato davanti a quel verde che sembrava
essere
più intenso e brillante che mai.
Forse, perché anche i
suoi occhi sembravano essere diventati parte di quei colori stupendi
che la
circondavano.
O, forse, perché la
sua espressione era calda ed avvolgente come non era mai stata.
- Ti prometto che
farò di tutto perché siano solo emozioni belle,
quelle che vivrai con me.
Dio, come si stava rivelando facile credere a
quegli
occhi, a quella voce che sembrava altrettanto calda ed avvolgente.
- Voglio raccontarti
tante cose di me, del mio passato, dei miei genitori… ed
anche dei tuoi.
Continuava a guardarla
come se esistesse solo lei. E forse, per la prima volta da che aveva
incrociato
il suo sguardo tanti anni fa, era vero.
Bella non poteva immaginare davvero quanto in
quell’istante
Edward avesse capito che la sua vita sarebbe stata inutile senza di
lei accanto.
- E vorrei che anche
tu mi raccontassi tutto di te.
Aveva appoggiato le
mani sul sedile, ai lati delle sue gambe, come se avesse voluto intrappolarla nel timore di vederla svanire. Ma lei non si era sentita in
trappola, anzi si era sentita protetta, al
sicuro.
- Voglio parlare,
ridere, sognare e divertirmi insieme a te. Voglio recuperare tutto quel
tempo sprecato, e lo voglio fare adesso, senza perdere più
nemmeno un istante
prezioso.
I loro occhi, come
del resto i loro visi, erano alla stessa altezza.
Dopo quelle parole, l’impulso
di Bella era stato quello di sfilarsi anche lei gli occhiali per
permettergli
di guardarla veramente negli occhi.
- I tuoi occhi,
Isabella, sono sempre stati così trasparenti. Mi hanno
sempre detto anche
quello che non avevi il coraggio di dirmi a parole.
- Come fai ad esserne
così sicuro?
- Perché lo sentivo
qui, quello che mi stavano dicendo.
Ed aveva compiuto un
gesto che l’aveva colpita in maniera diretta: le
aveva indicato il cuore, come luogo in cui aveva sentito quelle
parole non dette.
- E voglio continuare
a sentirti sempre di più, fino quasi a non avere spazio per
nient’altro.
Quella stessa mano, che
si era posata forte e sicura sul cuore, ora si era fatta delicata per
accarezzarle una guancia e risalire a ravviarle dietro
l’orecchio una ciocca di
capelli sfuggiti all’elastico.
- Da adesso in poi,
Isabella, voglio che tu ti senta libera di dirmi tutto quello che
vorrai, anche
le cose più brutte che non avresti mai avuto intenzione di
dirmi.
Il tocco leggero
delle sue dita, si era posato nuovamente sulla sua guancia.
- Voglio che ogni
ombra tra noi possa essere cancellata, perché voglio poter
arrivare a guardarti
negli occhi e non trovarvi più nessuna traccia di sofferenza.
Volete sapere
come
inizierà il prossimo capitolo? Sì? Allora posso
intanto dirvi che si aprirà con
uno splendido tramonto sul mare…
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Ciao!
Eccomi con un altro
capitolo. Non è risultato molto lungo, ma spero lo stesso
sia ricco di
emozioni.
Anzi, fatemelo sapere
voi. Siete in tante a leggere, mi piacerebbe davvero sentire qualche
vostra
parola.
Non avete idea di
quanta carica in più possa dare davvero, conoscere
l’opinione – ed anche il
grado di coinvolgimento – di voi lettrici.
Perciò, se vi faccio
felici almeno un po’ con questa mia storia, perché
non me lo fate sapere anche
con poche parole? XD.
Colgo intanto
l'occasione per ringraziare quelle lettrici che già lo
fanno: ragazze, siete fantastiche e sempre gentilissime. Grazie di
cuore, davvero.
Un bacio e al
prossimo aggiornamento che sarà lunedì 14
Febbraio (e con un capitolo più
lungo!).
R.
Certe volte guardo il mare, questo eterno
movimento
Ma due occhi sono pochi per
questo immenso
E capisco di essere solo
E se è vero che ci
sei, batti un colpo amore mio
Ho bisogno di dividere, tutto
questo insieme a te
Se è vero che ci
sei, caccia via la solitudine di
Quest'uomo che ha capito il
suo limite nel mondo
È un messaggio per
te, sto chiamandoti
Sto cercandoti, sono solo e
lo sai
"Se è vero che ci
sei - Biagio Antonacci"
Il sole sembrava un
disco infuocato destinato a spegnersi nel mare diventato di un blu
talmente
scuro, da sembrare quasi nero.
La sua superficie era
mossa appena da onde lunghe e lievi, su cui lo scafo della barca
scivolava
dolcemente, quasi che ne fosse cullato.
Il profumo della
salsedine sembrava riempire l'aria, saturando anche i sensi di Bella.
Quel primo
tramonto in mare aperto, era certa che non l'avrebbe mai più
dimenticato.
Si sentiva pervasa da
una calma e da una serenità, che non era mai riuscita a
provare prima, nemmeno
nei momenti più felici vissuti al St. Marie.
Rannicchiata sulla
prua della barca a vela, nel silenzio rotto solo dal leggero sciabordio
provocato dall'acqua, Bella ascoltava se stessa, attraverso pensieri ed
emozioni, mentre il sole continuava la sua inesorabile discesa.
Il caldo arancio, era
diventato ora un rosso cupo, che riempiva il cielo di un'ultima luce
sanguigna,
prima che il buio annunciasse l'arrivo della sera.
Un altro giorno stava
per morire, ma questa volta lei non avrebbe avvertito la solita
sensazione di
vuoto.
Qualcosa era
cambiato nella sua vita, regalandole nuove speranze.
Un indumento posato
delicatamente sulle sue spalle, l'aveva resa consapevole della presenza
di
Edward.
Sapeva muoversi agile
e silenzioso su quella barca, dandole un'idea di quanto fosse davvero
sicuro e
a suo agio.
- In alto mare,
nonostante la latitudine a cui siamo, la temperatura rinfresca molto
rapidamente non appena cala il sole.
Quella che adesso la
riscaldava, era una felpa di Edward, impregnata del suo profumo:
un’ aroma
fatto di pelle maschile, biancheria fresca e una nota delicata di
dopobarba.
Era piacevole
essere avvolta da quel profumo, tanto quanto avvertire la presenza
dell'uomo
seduto accanto a lei.
Pensava che fosse
qualcosa di molto vicino ad una sensazione che avrebbe potuto imparare
a
definire familiare.
In quel momento,
infatti, sentiva che il suo affetto per lui era sincero,
reale.
- Grazie per questo
tramonto, Edward. Se non mi avessi portata qui, non l'avrei mai
vissuto. Non
così, almeno.
Edward, davanti a
quelle parole di Bella, aveva sentito sprigionarsi dentro di se
sensazioni che
credeva svanite per sempre.
Prima tra tutte, una
gioia quasi selvaggia, tanto da sentirla scorrere potente dentro il suo
cuore.
Aveva deciso di
lasciarla sola davanti a quel primo tramonto, consapevole che l'avrebbe
resa
un'esperienza ancora più unica per lei.
Molte volte, anche
lui, solo davanti ad uno spettacolo così intenso, era stato
in pace con se
stesso.
L'aveva raggiunta per
coprirla, solo quando aveva sentito l'aria rinfrescarsi in maniera
decisa.
Non era stata sua
intenzione fermarsi, l'avrebbe voluta lasciare ancora sola per farle
godere
fino in fondo quello spettacolo, ma non ne era stato capace.
Aveva sentito il
bisogno di sedersi accanto a lei, di sentire il suo profumo delicato
invadergli
le narici, di scorgere il suo profilo illuminato da quella luce calda.
Isabella era
ancora così giovane, così innocente, che lui
aveva provato un istinto di
protezione totale nei suoi confronti.
Nessuno avrebbe più
dovuto farla soffrire, lui per primo.
Aveva giurato a se
stesso che non avrebbe più commesso gli stessi errori con
lei, costasse quel
che costasse.
Poi, improvvisamente,
Bella aveva cercato la sua mano, per stringerla nella sua.
In quel gesto, Edward
aveva ravvisato la timida fiducia che iniziava a nutrire verso di lui,
e ne era
stato talmente felice, che aveva chiuso gli occhi nella speranza di
fissare
dentro di se quel momento per sempre.
Voleva bene a
quella ragazza, le voleva bene da sempre. Ma era stato così
codardo ed egoista
da ignorare quel sentimento. Da ignorare lei.
- Credo di dover
essere io a ringraziarti per essere qui, con me.
Aveva sentito il
calore delle dita di Isabella sotto le sue. Una sensazione che gli
sembrava già
familiare, giusta, completa.
- Era da molto tempo
che non condividevo un momento così bello con qualcuno.
Non voleva che lei
potesse pensare di essere paragonata ad un'altra persona qualsiasi,
così le
aveva subito svelato a chi si riferisse.
- L'ultima volta, è
stato con mia madre, poco prima che morisse.
Aveva percepito
l'effetto sorprendente che aveva avuto su Isabella quella notizia: si
era
immediatamente voltata verso di lui, cercando il suo sguardo.
- Tua madre?
Non gliene aveva mai
parlato prima. Era certo, anzi, di non averla mai nemmeno nominata in
sua
presenza. Come del resto, non ne aveva più parlato con
nessuno. Il dolore che
ancora provava solo nel ricordarla, era devastante.
Ma con Isabella,
sentiva di doversi sforzare. Sentiva che avrebbe dovuto aprirle il suo
cuore,
se voleva davvero che lei vi entrasse.
- Sì. Anche lei amava
molto il mare, sai? Era una bravissima nuotatrice. E ogni volta che
poteva,
veniva con me in barca a vela.
I ricordi lo avevano
assalito, ma cercava di tenerli a bada, prima che lo travolgessero del
tutto.
Si era sforzato di
sorridere alla ragazza che lo osservava con un'espressione seria,
talmente
concentrata che gli sembrava potesse arrivare a leggergli dentro
facilmente.
- Diceva che poteva
correre il rischio, dato che al massimo le sarebbe toccato rientrare a
nuoto.
Adorava prendermi in giro, pensava che potesse fare solo bene al mio
ego. Era
convinta che fosse già troppo sviluppato per essere solo un
ragazzino e temeva
sarebbe solo peggiorato crescendo.
Aveva cercato di mantenere un tono scherzoso, mentre in
realtà esprimeva
quella che era stata una delle preoccupazioni più grandi di
sua madre: che lui
potesse diventare come suo padre. Duro, freddo, arido.
Ma non lo era già diventato in parte? Sarebbe
riuscito a non diventarlo del tutto?
- Aveva ragione, lo
sai vero?
Isabella gliel'aveva
detto in tono calmo, e per questo a lui era sembrato ancora
più vero e
doloroso. In passato, molte volte l'aveva accusato di pensare solo a se
stesso,
senza curarsi di quello che avrebbe voluto lei.
"Egocentrico
bastardo" era stato uno degli
appellativi che più spesso gli aveva rivolto nel corso di
alcune loro
discussioni.
- Ammetto che alcuni
miei comportamenti, possano indurre le persone a credere che sia
così...
- Solo alcuni
tuoi comportamenti?
L'aveva interrotto,
senza però aggredirlo veramente. Sembrava davvero volerne
parlare con calma,
senza lasciarsi andare al rancore.
- Edward, in questi
sei anni praticamente non sono mai riuscita ad avere voce in capitolo.
Ogni mia
richiesta è stata messa a tacere dal tuo ego smisurato!
Spiegarle perchè era
andata così, sarebbe stato difficile. Avrebbe dovuto trovare
le parole giuste.
- Non rinnego quelle
decisioni, Isabella. Però ammetto di aver sbagliato il modo
in cui le ho
portate avanti. Credo avrei potuto essere meno duro, meno intransigente
nei
tuoi confronti.
Le loro mani erano
ancora unite, ed anche le loro spalle si sfioravano, seduti uno accanto
all'altro.
Gli piaceva vederla
avvolta nella sua felpa, perchè gli piaceva l'idea che
qualcosa di suo la
facesse stare bene.
- E io non rinnego di
pensare ancora che alcune tue decisioni siano state totalmente
sbagliate. Come
non rinnego il fatto che tu sia stato un "egocentrico bastardo" che
ha calpestato i miei sentimenti in più di un'occasione.
Faceva male, molto
male, sentirglielo dire. Molto più di quanto avesse pensato.
Molto più di
quando l'aveva vissuto, forse perchè non era stato ancora
cosciente, come lo
era ora, di quanto lei fosse importante per lui.
- L'ho sempre fatto
pensando al tuo bene. Avevo delle responsabilità verso di
te.
- Ed erano più
importanti che non vedermi felice? Non ti toccava vedermi
così arrabbiata nei
tuoi confronti?
Come poteva farle
capire che c'era una parte di lui che aveva soffocato per anni, proprio
per
cercare di non affezionarsi a lei?
Che c'era stato un
Edward convinto che la sua vita sarebbe stata migliore senza quella
ragazzina
tra i piedi a complicargliela?
Era stato certo di
non voler affrontare adesso quell'argomento con lei. Era troppo presto,
troppo
fragile il legame che avevano stabilito, per rivelarle una
verità così dura in
apparenza.
Perchè dietro
quell'apparenza, c'era tutto un universo che lei avrebbe dovuto
conoscere, e
del quale lui ancora non era pronto a svelarle l'esistenza.
Avrebbe dovuto
parlarle di suo padre, del rapporto distruttivo che avevano avuto dopo
la morte
di sua madre.
Avrebbe potuto farlo
quando fosse stato sicuro di non rifugiarsi in quei comportamenti che
l'avevano
sempre aiutato a prendere le distanze da ciò che l'aveva
ferito così
profondamente.
Quei comportamenti
così uguali a quelli di suo padre, e che lo avevano
allontanato da Isabella,
procurandole ferite simili alle sue.
Per un attimo una
rabbia frustrante lo aveva invaso: era come trovarsi in un circolo
vizioso e
non trovare il modo di uscirne.
Poi, si era imposto
di non cedere a quel sentimento che tante volte lo aveva portato a
ferire chi
aveva intorno a se nel bisogno di trovare uno sfogo.
Aveva inspirato
profondamente, osservando la linea dell'orizzonte ormai quasi
invisibile, in
cerca delle giuste parole per rispondere alla domanda di Bella.
- Ero dispiaciuto,
sì, ma nello stesso tempo ero convinto
di essere nel giusto.
L'aveva guardata,
cercando quegli occhi nocciola in cui sentiva di perdersi sempre di
più.
- Non ho mai preso
una decisione solo per il gusto di farti un dispetto, o peggio, per il
piacere
di ferirti gratuitamente.
- Solo dispiaciuto, Edward? Niente
di più?
C'era indubbiamente
una nota amara nella domanda che gli stava rivolgendo. Si era
sicuramente
aspettata di sentirsi dire che era stata una vera e propria sofferenza
anche
per lui.
- E'... è complicato,
Isabella.
Era stata lei a
ritrarre per prima la mano, e lui aveva temuto di aver rovinato quel
momento.
Si era sforzato di mantenere un tono di voce sereno. Aveva dovuto
respingere
ancora quella frustrazione che avrebbe voluto prendere il sopravvento
dentro di
lui e farlo reagire in maniera sicuramente sbagliata.
- Credimi, te
ne parlerò... ti spiegherò. Ma adesso
è... troppo presto.
Aveva cercato di
farle capire che non le stava mentendo, che era solo una questione di
tempo
prima che le parlasse di determinate cose.
Lei si era mossa per
infilarsi del tutto la sua felpa. Ovviamente le stava grande, tanto che
le mani
erano scomparse dentro le maniche. Le era apparsa ancora più
fragile e
vulnerabile, tanto che aveva dovuto trattenere l'impulso di
abbracciarla e
stringerla a se.
Aveva provato di
nuovo il bisogno istintivo di proteggerla, di sentirla al sicuro tra le
sue
braccia.
Una vaga inquietudine
lo aveva assalito all'idea che qualcosa dentro di lui sembrava volergli
dire
qualcosa, ma lui non riuscisse a coglierlo appieno.
- Presto per me... o
per te, Edward?
La domanda di Bella
lo aveva colpito nel vivo, facendogli capire quanto lei, a sua volta,
riuscisse
a leggere dentro di lui.
- Per entrambi,
credo.
L'aveva vista annuire
convinta, forse perchè era la risposta che anche lei sperava
di ricevere.
Il silenzio che era
sceso subito dopo tra di loro non era stato ostile come in passato.
Sembrava
solo rafforzare in entrambi la convinzione che erano stati capaci di
fare un
primo passo nella giusta direzione.
Tutti e due erano
riusciti a trattenere quei sentimenti negativi che di solito li
avrebbero
portati a chiudersi in se stessi, smettendo di ascoltare l'altro.
E cosa ancora più
importante, si erano fidati l'uno dell'altro.
Era stato Edward, ad
un certo punto, a rivolgerle nuovamente la parola.
- Che ne dici se preparo
qualcosa per cena, mentre tu rimani qui fuori a scoprire quale altra
magia sta
per compiere la natura?
Ormai l'imbrunire era
diventato quasi oscurità. Le prime stelle stavano
comparendo, brillando
assolute nell'assenza di qualsiasi altra forma di illuminazione.
Bella aveva
immaginato che di lì a poco sarebbe stata davvero
spettatrice di un'altra
magia, ovvero solo cielo e stelle ovunque avesse posato lo sguardo.
- Sei sicuro che non
vuoi una mano? Oggi non ho fatto praticamente nulla...
Edward si era
spostato, accucciandosi di fronte a lei. Le aveva sorriso dolcemente,
mentre le
sollevava il cappuccio della felpa sulla testa.
- Sicuro. Resta qui e
goditi lo spettacolo. Ti chiamo non appena sarà pronto.
Se ne era andato, ma
non del tutto.
La felpa in cui si
era stretta ancora di più continuava a farglielo sentire
vicino proprio come
quando era stato accanto a lei.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
A svegliarla era
stato un persistente aroma di caffè.
Si era stiracchiata
pigramente, rimanendo ancora un attimo a poltrire tra le lenzuola. Si
stava
godendo la sensazione di quel risveglio in barca, cullata dal dondolio
delle
onde.
Le piaceva, aveva un
effetto rilassante.
La sera prima,
infatti, non aveva avuto nessuna difficoltà
nell'addormentarsi.
Forse era stato
merito anche del fatto che si era sentita bene in compagnia di Edward.
Avevano cenato in
un'atmosfera serena e rilassata. Avevano mangiato tutto, senza lasciare
nemmeno
una briciola di quello che lui aveva cucinato, scoprendosi entrambi
affamati.
Avevano chiacchierato
di cibo e di cucina. Edward l'aveva stupita facendole trovare pronti
degli
involtini di carne, accompagnati da un’ insalata mista.
All'inizio quasi le
era sembrato impossibile che li avesse potuti cucinare lì,
su quella barca, ma
del resto non poteva essere che andata così.
Infatti, le aveva
detto che avrebbe avuto modo lei stessa di scoprire quanto quella
piccola
cucina fosse davvero funzionale e pratica tanto quanto una vera e
propria.
Il discorso si era
spostato così sulle barche. Edward le aveva raccontato di
alcune sue esperienze
passate, facendola ridere anche con aneddoti che lo avevano visto
protagonista
di situazioni tragi-comiche specie all'inizio della sua carriera di
velista.
Le era parso
nuovamente incredibile che fosse riuscita a sentirsi così
bene con lui, eppure
era stato così.
Edward era stato
per tutto il tempo sorridente, rilassato, sereno.
Seduti uno di fronte
all'altro, non c'era stato un momento in cui si fosse sentita a
disagio, o in
ansia.
Mentre ripensava alla
serata trascorsa, si era intanto alzata per andare in bagno.
Non appena aveva
aperto la porta, si era ritrovata di fronte Edward che usciva dalla sua
cabina.
Già vestito e sorridente.
- Ciao.
- Ciao.
Si era sentita
leggermente in imbarazzo a farsi vedere in pigiama, ma dopotutto aveva
pensato
che non fosse molto diverso dall'indossare dei pantaloncini ed una
maglietta.
- Dormito bene?
- Come un sasso.
Edward era scoppiato
a ridere a quella sua risposta.
- Meno male, allora,
che non siamo affondati!
Era scoppiata a
ridere anche lei, ritrovando quell'intesa che c'era stata tra loro la
sera
prima.
- E tu? E' da molto
che sei sveglio? Ma che ore sono, a proposito? Hai già fatto
colazione?
- Allora, vediamo,
le risposte sono: bene,
grazie, anch'io. Da un paio d'ore. Sono le dieci. Ho bevuto un
caffè e mangiato
un frutto, mentre aspettavo che ti svegliassi…
- Le dieci! Ma è
tardissimo!
- Ah sì? Sei in
ritardo per qualche appuntamento, per caso?
L'aveva guardata,
negli occhi verdi un'espressione di bonaria presa in giro.
- Sì... cioè no...
siamo in mezzo al mare, dove dovrei andare!
Si era resa conto da
sola che doveva sembrare una perfetta cretina. E ne aveva riso.
- Okay. E' la forza
dell'abitudine. Al St. Marie la puntualità era fondamentale.
Una volta ho
spento la sveglia e mi sono riaddormentata. E' venuta la Sig.ra
Hodler in
persona a cercarmi! Sembrava che avessi fatto chissà cosa...
- Ti confesso che la Sig.ra Hodler
incuteva un pò di timore anche a me...
La stava prendendo
chiaramente in giro. Ma le piaceva essere lì, appena
sveglia, a scherzare con
lui.
- Non fare il furbo!
Quella donna stravedeva per te, e lo sapevi! Sei l'unico ad averle
strappato
dei veri sorrisi.
Era stata al gioco,
prendendolo in giro a sua volta. Anche se aveva sentito comunque quella
vocina
che le stava facendo notare come stessero parlando del passato in
maniera
scherzosa una volta tanto.
- Ah, erano sorrisi?
E io che pensavo si trattasse di un tic...
- Tic erano quelli
della prof.sa Ruf. Aveva la mania di toccarti la spalla in
continuazione,
mentre ti parlava!
- Ecco, lo sapevo! Su
di lei, invece, credevo di aver fatto davvero colpo! Pensavo fossero
avances le
sue… ci avevo fatto anche un pensierino a dire la
verità…
Non era stata del
tutto sicuro, questa volta, che lui stesse scherzando. La professoressa
in
questione era una donna sui quarant’anni, di
bell’aspetto e molto cordiale… con
solo il difetto di avere quel tic un po’ fastidioso.
- Edward, ma stai scherzando?
Davvero ti piaceva la prof.sa Ruf?
- Non è di certo una
brutta donna, anzi, aveva decisamente un suo fascino.
Si era prodotto in un’espressione
pensierosa.
- Chissà, forse se
avessi ceduto al suo fascino, la tua media in biologia si sarebbe
alzata ancora
di più…
Era tornato a sorriderle,
facendole capire che si trattava chiaramente di uno scherzo.
Per un attimo,
credendo che potesse essere vero, aveva provato una strana sensazione:
non era
stata gelosia, più un fastidio ecco.
- La mia media in
biologia, era già vicino al dieci. Sarebbe stato solo tempo
sprecato, il tuo.
Aveva deciso di
provocarlo a sua volta, proseguendo scherzosamente anche lei.
- Allora, piuttosto, sarebbe
stato meglio che tu dedicassi la tua attenzione al Prof. Klaus! In
educazione
fisica ho sempre avuto qualche problema… diciamo che io e le
attività sportive
non siamo andate mai molto d’accordo, e lui non si
è mai risparmiato di
prendermi lo stesso di mira!
- Siamo spiritose,
vedo, stamattina! Io e il tuo professore di educazione
fisica…
Ma era chiaro che si
stava divertendo anche lui a quel loro scambio di battute.
- Veramente, hai
iniziato tu, con la storia della Sig. Hodler…
Le era sembrato che
fosse sempre stato così tra loro, mentre invece non lo era
stato affatto.
Era davvero così semplice lasciarsi
andare con lui? Ridere,
scherzare…
- … certo, e tu hai
chiuso con il prof. Klaus! Direi che siamo pari e che possiamo andare a
fare
colazione.
Era tornata
consapevole di essere in pigiama.
- Prima mi sistemo…
se non ti spiace.
Lo sguardo di Edward
era scivolato su di lei, scorrendo sul pigiama leggero. Era stato un
regalo di
Kelly, per quello era leggermente più scollato di quanto lei
avrebbe voluto. Solo
che aveva avuto solo quello adatto per il clima caldo di cui le aveva
parlato
quando gli aveva chiesto che tipo di indumenti avrebbe dovuto portare
con se.
- Ovviamente no…
anche se devo riconoscere che sei molto carina anche così,
in pigiama, coi
capelli arruffati e gli occhi ancora assonnati.
Era arrossita,
completamente impreparata ad un commento del genere da parte sua. Poi
si era
resa conto che non c’era stata malizia nelle sue parole,
nemmeno nel suo
sguardo.
Tenerezza, ecco quello che esprimevano i suoi
occhi.
L’imbarazzo era
sfumato più in un leggero impaccio, che aveva cercato di
vincere scherzandoci
sopra.
- Grazie per la
menzogna, lo apprezzo.
- No, no… si era
detto niente più bugie, giusto?
- Giusto.
Si era scostato dalla
parete a cui si era appoggiato, per lasciarla libera di accedere al
bagno.
- Quindi sei molto
carina, anche appena sveglia. E adesso, vado a preparare la colazione.
Cosa
preferisci? Latte, caffè, te, succo… pane,
cereali, frutta…
Aveva continuato a guardarla,
mentre faceva due passi indietro, verso il soggiorno.
- Un po’ di latte e
cereali andranno benissimo.
- Okay, perfetto.
A quel punto, si era
voltato, lasciandola lì a fissarlo combattuta.
Aveva provato l’impulso di
avvicinarsi e baciarlo
sulla guancia, dando corso a quell’affetto che aveva provato
nel vederlo così
gentile verso di lei.
Si era trattenuta all’ultimo.
Erano passati pochi
secondi, appunto combattuti, prima che lo richiamasse.
- Edward?
Era tornato a girarsi
verso di lei, guardandola con un’espressione interrogativa.
- Sì?
Prima che potesse
ripensarci di nuovo, Bella gli si era avvicinata in fretta, alzandosi
sulle
punte dei piedi e baciandolo sulla guancia.
Non aveva aggiunto
altro, era quasi scappata in bagno, il cuore che le batteva forte per
la gioia
di averlo fatto, di aver ceduto a quell’impulso.
Perché l’emozione che
aveva visto accendersi negli
occhi di Edward davanti a quella sua dimostrazione di affetto, le aveva
fatto
capire che cedere a quell’impulso era stata la cosa
più giusta da fare.
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Buongiorno
care lettrici!
Prima di lasciarvi
alla lettura, due piccole precisazione sul capitolo di oggi.
Si apre con un lungo
flashback visto dal punto di vista di Bella. Può essere
significativo per capire come erano i rapporti tra lei ed Edward.
Ritornati al presente, verso la fine, troverete un discorso in cui si
parla di "colori": ovviamente, ne faccio un uso metaforico per
semplificare il concetto che Edward vuole esprimere a Bella.
So di essere
ripetitiva, e mi perdoneranno quelle lettrici che sempre sono presenti
nello spazio recensioni, ma esorto le altre lettrici che seguono la mia
storia a battere un colpo! No, non sulla mia testa perchè
rompo (XD), ma perchè mi lascino almeno una volta un loro
parere!
Questo Edward di cui
racconto, proprio non vi ispira nemmeno due parole? Si vede che non mi
sforzo abbastanza. Cercherò di fare ancora meglio.
A presto.
R.
Flashback -
Bella
- Isabella, la risposta
è no. Potremmo
discuterne per tutto il resto del pomeriggio e alla fine sarebbe ancora
no.
Certo, era stato sempre facile per lui. Bastava
dirmi no. No, no, no, no, sempre e solo quel maledetto no!
"No Isabella, non
puoi unirti ai tuoi
compagni per un week-end sulla neve. No Isabella, non puoi andare con
le tue
compagne a Zurigo. No Isabella, non puoi andare a quella festa in
discoteca."
Avrebbe fatto prima a dirmi "no Isabella,
non puoi avere una vita tua, potrebbe rendere troppo difficile la mia".
Odiavo Edward Cullen con tutta me stessa in quel
momento. Lo odiavo a tal punto che non sapevo cosa mi stesse ancora
trattenendo
dal mandarlo via per non dover più vedere la sua espressione
impassibile.
Non lo vedevo da sei mesi, cioè dall'ultima
volta che era venuto a trovarmi, e pensavo che ne sarebbero potuti
passare
altri sei, senza che sentissi la sua mancanza.
- Edward, ho sedici anni e mezzo e la voglia di
divertirmi che hanno tutti i miei compagni! Possibile che sia
così difficile da
capire? Cosa potrebbe mai succedere di così grave durante un
pigiama-party per
festeggiare il compleanno di Kelly? Dio santo, i suoi genitori hanno
prenotato
un'intera ala di un albergo solo per noi a momenti! Proprio per avere
il
massimo della privacy, dato che loro per primi ci tengono!
Per tutta risposta, si era alzato dalla
poltroncina ed era andato verso la finestra del piccolo salottino.
Aveva
continuato a sorseggiare il succo che si era servito, dandomi le
spalle, quasi
non si fosse nemmeno accorto che stavo parlando con lui.
Sentivo crescere una rabbia sorda. Se in
precedenza avevo avuto timore di lui, negli ultimi tempi qualcosa
dentro di me
mi spingeva a ribellarmi sempre più spesso davanti al suo
comportamento freddo
e distaccato.
Chi era lui per
decidere così della mia vita?
Aveva forse mai cercato un dialogo con me? Mi aveva mai mostrato un
minimo di
affetto, per poter credere alle sue parole che dicevano di volere solo
il mio
bene?
Era solo un bastardo
egocentrico, che mi voleva
docile tra le sue mani, per non avere ulteriori seccature. Ecco che
cosa era in
realtà.
Bè, non sarebbe più andata così. Gli
avrei
dimostrato, da questo momento in poi, che ero una persona
“vera” e non solo un
"pacco" depositato qui al St. Marie, in attesa di potersene disfare
non appena possibile.
- Edward, sto parlando con te!
Lo avevo apostrofato con rabbia, decisa ad
ottenere un confronto definitivo con lui.
- Ti ho sentito. E' solo che non capisco quale
parte del "no" non ti sia chiara questa volta.
Stavo per sbottare, me lo sentivo. Ma volevo
tentare ancora di ragionare con lui. Doveva esserci un modo
per instaurare
un rapporto diverso tra noi.
- E' il "no" in se stesso che non ha
senso. Non sono più la ragazzina sprovveduta che ero i primi
tempi. Sono
cresciuta, Edward, nel caso non te ne fossi accorto! Ed ho capito
quello che
posso o non posso fare, per non essere d'intralcio alla tua... carriera.
All'ultimo mi ero trattenuta, perchè stavo per
dirgli vita. Ma mi ero resa conto che della sua vita non sapevo quasi
nulla in
realtà. Ero più informata sui suoi successi
economici.
Era un uomo d'affari molto importante, di
conseguenza era sempre al centro dell'opinione pubblica. Mi aveva
più volte
spiegato che le mie azioni non sarebbero passate inosservate come
quelle di una
ragazza qualsiasi. Sarebbero state spiate, commentate, rese pubbliche e
giudicate da tutti.
L'avevo capito bene, ora, e mi sarei davvero
comportata di conseguenza: sarei stata attenta, più che
attenta.
- E' vero, sei cresciuta. Sei più alta rispetto
all'ultima volta che ti ho visto.
Non ce l'avevo più fatta, ero sbottata, perdendo
il controllo davanti a quella che mi era sembrata l'ennesima mancanza
di
considerazione da parte sua.
- Sei solo uno stronzo. Ecco che cosa sei, un
grandissimo, stronzo egocentrico. E ti odio, capito? E maledico il
giorno in
cui i miei genitori hanno pensato che tu potessi essere un loro degno
sostituto.
Sentivo la rabbia farmi tremare in tutto il
corpo. Volevo ferirlo, farlo stare male almeno quanto ci stavo io
davanti alla
sua indifferenza per me.
- Penso di non avere più niente da dirti, quindi
te ne puoi anche andare. La tua presenza qui, mi fa solo venire voglia
di...
L'espressione che gli avevo visto quando si era
girato verso di me, mi aveva fatto morire in gola le parole.
Mi sembrava di
fissare due gemme verdi dure,
fredde, incastonate in un viso altrettanto duro.
- Puoi benissimo esprimere
il tuo dissenso per
le mie decisioni, Isabella. Ma non accetto che tu lo faccia mancandomi
di rispetto
in questa maniera. Io non l'ho mai fatto con te, e pretendo che tu
faccia lo
stesso, chiaro?
Aveva assunto un tono ed una postura
estremamente minacciosi. Non lo avevo mai visto così
determinato. Ma lo stesso
valeva per me. Non ero mai stata così furiosa con lui, prima
d'ora.
Mi sentivo sola
più che mai, dal momento che
l'unica persona che avrebbe dovuto volermi almeno un pò di
bene, era proprio
lui che me lo negava in maniera così assoluta.
- Magari vorresti anche
delle scuse, ora!
Lui era avanzato di qualche passo, ma io non mi
ero mossa. Tra di noi si era venuta a creare una tensione quasi
palpabile.
Il motivo scatenante, ormai, non era più
solamente l'andare o meno a quella festa, o i miei insulti rabbiosi. C'era molto di
più
dietro, c'erano le nostre incomprensioni, i nostri diversi desideri e
quella
mancanza di affetto che ci allontanava ogni giorno di più.
- Visto che ti ritieni tanto matura, dovresti
sapere come comportarti…
- Bè, allora puoi pure invecchiare lì dove sei,
prima che avvenga! Non mi rimangio nemmeno mezza parola di quello che
ti ho
detto! E' la verità, è quello che penso di te!
Anzi, lo sai cosa ti dico? Che
ti voglio fuori dalla mia vita. Non venire mai più qui da
me, tanto non serve a
nulla!
Avrei voluto riuscire ad essere come lui, priva
di emozioni, ma non ci riuscivo.
La
verità è che soffrivo. La mia rabbia
mascherava sempre e solo quello: il bisogno che lui si interessasse a
me.
- Ho delle
responsabilità verso di te, temo che
mi sia impossibile esaudire il tuo desiderio di non vedermi
più.
Non aveva perso quell’aria cupa e minacciosa, ma
non me ne curavo in quel momento.
- Responsabilità… lo dici come se ogni giorno tu
fossi costretto ad occuparti di me! Quello lo facevano i miei genitori,
Edward.
Loro si occupavano di me, tu… tu… invece...
Nominare i miei genitori era stato un errore. Mi
aveva immediatamente provocato un tale groppo in gola, che non ero
più riuscita
a parlare senza correre il rischio di scoppiare a piangere.
L’ultima
cosa che avrei voluto fare davanti a
lui.
Avevo deglutito
più volte per tentare di
riprendere il controllo delle mie emozioni, mentre il suo sguardo
penetrante
non smetteva di fissarmi.
- Isabella…
Non lo avevo lasciato nemmeno iniziare, avevo
spalancato la porta d'ingresso ed ero uscita in corridoio, diretta
ovunque,
purchè fosse lontano da lui.
Mi era bastato sentirgli pronunciare il mio nome
con quel suo tono distaccato, per capire che non avrei ottenuto mai
nulla da
lui, qualsiasi cosa avessi detto o fatto, e che avrei dovuto farmene
una ragione.
Lungo i corridoi non avevo incontrato quasi
nessuno, perché essendo una domenica di aprile calda e
soleggiata, la maggior
parte degli studenti aveva lasciato l’istituto per godersi un
po’ di libertà.
Quella
libertà che a me veniva quasi sempre
negata, salvo rare eccezioni, per ragioni che non volevo più
comprendere, ma
che dovevo comunque rispettare perchè erano quelle del mio
tutore legale.
Alla fine, avevo raggiunto
un punto piuttosto
appartato del grande parco che circondava il St. Marie, dove amavamo
rifugiarci
io e Kelly quando volevamo isolarci da tutti gli altri.
Era stata proprio lei a trovarmi lì,
addormentata, quando era stata quasi ora di cena.
Non mi aveva fatto domande, le era bastato
vedere i miei occhi gonfi ed arrossati, per capire che la visita di
Edward si
era conclusa nella solita maniera: avevamo discusso e io ne avevo
sofferto.
Mi aveva tirato come al solito su di morale,
raccontandomi divertenti pettegolezzi sulla giornata che aveva appena
trascorso, sempre senza chiedermi nulla della mia. Avrebbe aspettato,
come
sempre, che fossi io a parlargliene se e quando avessi voluto. Era una
vera
amica, Kelly, senza di lei tutto sarebbe stato ancora più
difficile.
Per tutta la notte, non avevo fatto altro che
ripensare ad Edward, al suo comportamento, ai suoi sentimenti verso di
me.
Ero decisa a non
permettergli più di farmi
soffrire.
La mattina dopo, forte di
quel proponimento,
avevo iniziato la giornata con un entusiasmo che aveva indotto Kelly ad
osservarmi attentamente.
Sicuramente aveva intuito che il mio
atteggiamento mascherasse in realtà qualcosa di ben diverso
dall’allegria che
mostravo, ma non me ne chiedeva comunque il motivo.
Stavamo pranzando in mensa, con le altre
compagne, quando lo squillare del cellulare mi aveva gettato
nell’agitazione
più totale.
Era Edward a chiamarmi, e io non riuscivo a
decidermi se rispondere o meno.
Alla fine, era stata Kelly a decidere per me: me
lo aveva sottratto di mano, mi aveva guardato dritto negli occhi e mi
aveva
intimato di non nascondermi dietro a quella finta allegria, ma di
risolvere con
Edward qualsiasi cosa avessi lasciato in sospeso il giorno prima. Era
decisamente la mia migliore amica, tanto da sapere anche senza dover
chiedermi
nulla.
Così aveva aperto la comunicazione,
restituendomi il cellulare.
- Pronto.
- Ciao, Isabella.
- Cosa vuoi?
Non lo avevo voluto salutare di proposito, andando
invece subito al sodo.
Mi ero alzata, nel frattempo, per lasciare la
mensa. Non volevo che nessuno potesse ascoltare quella conversazione.
- Parlare di ieri.
Per un attimo, breve ma intenso, avevo sperato
che la sua risposta potesse essere un’altra: scusarmi.
- Io non ho più niente da dirti.
Ero determinata, a quel punto, nel non
lasciargli alcuna possibilità.
- Vorrei solo che mi ascoltassi.
La sua voce mi giungeva nitida, tanto da capire
che non c’era traccia di rimorso. Non era affatto una
telefonata di scuse,
qualsiasi cosa avesse avuto da dirmi.
- Ho poco tempo. Tra mezz'ora devo essere a
lezione.
- Basterà.
Cosa stavo
facendo? Perché non avevo ancora
chiuso la comunicazione?
Era difficile riuscirci,
più di quanto avessi
creduto. Sentirlo, era bastato per farmi vacillare.
- Parla, allora. Ti ascolto.
- No. Non per telefono.
A quelle parole, mi ero sentita mancare. Mi ero
dovuta appoggiare alla parete del corridoio.
Cosa significava? Dov’era Edward? Non era
ripartito come mi aveva detto che avrebbe fatto?
- Raggiungimi alla pista di atletica, ti aspetto
qui.
Era stato lui a chiudere la comunicazione, senza
aggiungere nulla.
Niente per favore,
niente scusami, nessuna
preghiera. Solo la certezza che l'avrei fatto.
No, no, no, no. Questa
volta ero io a dire no.
Non sarei andata da lui, non lo avrei ascoltato,
non lo avrei nemmeno rivisto.
Avevo spento del tutto il cellulare e mi ero
diretta verso il laboratorio di biologia, dove avrei avuto lezione di
lì a
poco.
Ero cosciente di quello che stavo facendo, e
seppure ci stessi male, ero determinata a non tornare indietro.
Edward sarebbe
rimasto il mio tutore, ma d'ora
in poi lo avrei tenuto fuori dalla mia vita e dai miei affetti.
L'aula era ancora vuota,
ovviamente, mancando
più di venti minuti all'inizio della lezione.
Mi ero seduta al banco che occupavo,
abbandonandomi su di esso, il viso nascosto tra le braccia.
Sentivo il cuore battermi forte e le lacrime
bagnarmi le mani. Stavo piangendo di nuovo per colpa sua.
Scossa com'ero, non lo avevo sentito entrare. Mi
ero accorta di lui, solo nel momento in cui avevo sentito la sedia
accanto alla
mia, spostarsi.
Era tardi per nascondergli che stessi piangendo,
ma non avevo comunque alzato la testa, non fosse altro per evitare di
dover
vedere la sua indifferenza anche davanti alle mie lacrime.
- Ieri, ero già in aeroporto quando ho deciso di
non partire. Ero al telefono con Jennifer, mi stava aggiornando sul
cambiamento
d'orario di alcuni appuntamenti, quando ad un certo punto mi ha chiesto
di te.
Voleva sapere se ti avevo trovato bene, dato che l'ultima volta che vi
eravate
sentite, le eri sembrata un pò stanca, abbattuta.
Jennifer, la segreteria di Edward, era una
signora dalla voce gentile con cui spesso mi capitava di parlare. Molte
volte,
infatti, era a lei che mi rivolgevo per questioni pratiche. Avevo
stabilito un
rapporto più che cordiale, tanto che mi ero ritrovata a
raccontarle molte più
cose, che non ad Edward stesso.
- Le ho risposto che stavi bene, mentendole. Perchè
invece, sapevo bene come ti avevo lasciato.
Mi ero ritrovata a trattenere quasi il fiato.
Non era partito
per tornare indietro da me, era
questo che mi stava dicendo?
- E' un brutto periodo per
me, questo, Isabella.
Ho degli impegni che mi stanno mettendo sotto pressione, tanto che mi
sembra di
avere gli occhi di tutto il mondo puntati addosso.
Sentivo una sorta di inquietudine sprigionarsi
da lui, qualcosa che non avevo mai avvertito prima.
- Ma tu sei l'ultima persona a cui devo farlo
scontare. Ieri, ho esagerato nel preoccuparmi per quella festa a cui
vuoi
partecipare. Penso tu abbia ragione, che ci siano sufficienti garanzie
perchè
la cosa non compaia come un festino tra ragazzine depravate
già il giorno dopo,
sui giornali.
Non erano delle vere e proprie scuse le sue, ma
ci stavano andando molto vicino. Non potevo negarlo, questo.
- Se mi preoccupo così tanto, però, non
è per
me.
C'era stata una pausa di incertezza nella sua
voce, breve è vero, ma l'avevo comunque colta.
- Non vorrei mai che tu dovessi provare la
sensazione di essere sbattuta in prima pagina, con un ritratto di te
che è
lontano anni luce da quello che sei invece realmente.
Me lo aveva già detto molte volte, ma questa
volta nella sua voce sentivo qualcosa di diverso, qualcosa che lo
faceva
sembrare più vero.
- I miei affari, credimi, non ne risentirebbero.
Il problema non è quello.
Era stato più forte di me, avevo sollevato il
viso per guardarlo negli occhi. E li avevo trovati cupi, tormentati, ma
non
minacciosi.
No, quello sguardo non ero io ad averlo
provocato. Era qualcosa che Edward aveva dentro di se.
- Il problema sei tu, Isabella. Quello che vuoi
da me.
Era seduto rigidamente, come se fosse stato
davvero costretto ad essere nell'ultimo posto in cui avrebbe voluto
stare.
- Io ho fatto una promessa ai tuoi genitori, ed
è quella che ti avrei garantito un futuro solido se loro
fossero mancati.
Un futuro "solido". Solo quello,
niente di più. Era chiaro quello che mi stava dicendo, era
chiaro come vederlo
lì, palesemente in difficoltà davanti alle mie
lacrime.
- E' questo che ho da offrirti. Tentare di
mantenere quella promessa nel modo che penso possa essere
più giusto.
Si era alzato in piedi, adesso. Non aveva smesso
di fissarmi, ma era come se fosse calato un muro tra di noi.
- Perciò, continuerò a prendere decisioni che
non ti piaceranno, se mi aiuteranno a mantenere quella promessa.
Ero stata io a distogliere lo sguardo per prima.
Lo avevo posato sulle mie mani, chiuse a pugno per cercare di
nasconderne il
tremito.
- Ma più di questo... non posso fare.
Avevo sentito i suoi passi allontanarsi verso la
porta. L'avevo sentita aprirsi, ma avevo continuato a fissare i miei
pugni
contratti.
- Spero potrai perdonarmi, un giorno, Isabella.
Per non essere stato quel degno sostituto che avresti voluto.
Se ne era andato. Sapevo che non sarebbe tornato
indietro, questa volta, ma c'era stata una parte irrazionale di me che
non
aveva potuto fare a meno di sperarlo lo stesso.
Volevo disperatamente credere che una parte di
Edward mi volesse bene, nonostante tutto.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Un'ombra si era allungata su Bella, inducendola
ad aprire gli occhi. Era quella di Edward, ovviamente.
Si era sfilata le cuffie dell'mp3, conscia di
quanto fosse distante dalla realtà attuale il ricordo appena
vissuto.
Perchè l'uomo in piedi di fronte a lei, ora la
guardava sorridendole tranquillo.
- Ho una proposta da farti. Un bel bagno e
poi... un pic-nic!
Bella si sentiva ancora un pò confusa: si era
sdraiata sul ponte per rilassarsi e prendere un pò di sole,
ascoltando della
musica. Poi i ricordi avevano iniziato ad affacciarsi, ed avevano preso
il
sopravvento, sommergendola di emozioni forti. Probabilmente l'insieme
delle due
cose l'aveva lasciata un pò stordita.
- Isabella? Tutto bene? Forse non dovevi
rimanere al sole così a lungo...
Lo sguardo di Edward si era fatto leggermente
preoccupato, tanto che si era accucciato per essere alla sua altezza e
poterla
osservare meglio.
- No... no. Tranquillo. Mi ero solo appisolata
un attimo eh... ma, scusa, hai detto un pic-nic?
Bella non si era sentita di dirgli la verità,
voleva lasciare quel ricordo ancora chiuso nel cassetto del loro
passato. Come
aveva detto anche lui, era meglio lasciar passare ancora del tempo
prima di
parlarne.
Tempo per capire se le cose potevano cambiare
davvero, permettendo di affrontare con più
serenità momenti che erano stati
molto difficili tra loro.
Così, aveva spostato l'attenzione di Edward su
quello che le aveva appena proposto: un pic-nic in mezzo al mare!
- Già, ho detto proprio pic-nic. Guarda un pò
cosa c'è alle tue spalle.
Si era voltata immediatamente curiosa ed era
rimasta a bocca aperta per la sorpresa: poco lontano c'era un isolotto,
poco
più che una striscia di sabbia su cui sorgevano una decina
di palme, circondato
da un'acqua chiarissima che improvvisamente diventava il blu scuro
della
profondità oceanica.
- Ma sembra un miraggio!
Edward aveva riso, sedendosi a gambe incrociate
accanto a lei.
- Vero? Tipo le oasi nel deserto. In questo
caso, invece, prima c'è solo mare, e poi ti ritrovi a
fissare la terraferma.
Era uno spettacolo davvero affascinante, con
colori che ancora una volta apparivano quasi impossibili da credere
veri.
C'era il verde chiaro delle acque basse subito
intorno all'isolotto e il blu scuro delle acque profonde a contornarle.
C'era
il verde brillante delle palme che faceva apparire ancora
più splendente il
bianco della sabbia.
Era forse così il Paradiso?
- Perfetto per un bagno e per un pic-nic, non
trovi?
Mentre lei indossava cappellino ed occhiali da
sole, Edward no. Aveva pensato ancora una volta che il verde dei suoi
occhi si
sposasse perfettamente con i colori che li circondavano.
Aveva anche notato che la sua pelle aveva
iniziato a prendere una leggera colorazione. Era meno pallido di quanto
fosse
stata abituata a vederlo.
Anche più disteso, indubbiamente. Infatti, ai
lati della bocca, non gli comparivano più quei solchi
profondi che erano il
segno di una tensione che pensava non l'abbandonasse mai.
Tutto il suo viso appariva meno spigoloso, meno
tirato... meno severo, insomma.
- Sono sporco?
- Scusa?
- Mi stavi fissando, sono sporco di grasso per
caso?
- No, no.
- Ho dato un'occhiata alle pompe di sentina, poteva
essere che mi fossi sporcato.
Non sembrava imbarazzato dal fatto che lei lo stesse
fissando, e anche lei non lo era stata.
- E' che stavo notando la tua aria rilassata. Ti
dona, sai? Sembri meno vecchio.
Edward si era finto scandalizzato.
- Io, vecchio! Ma se ho solo trent'anni!
- Quasi trentuno, veramente... quindi, quasi
tredici anni più vecchio di me!
- Tu nei hai quasi diciotto, quindi rimangono
dodici... e comunque non sono vecchio!
- Se lo dici tu...
Stavano di nuovo scherzando, e a Bella piaceva.
Le sembrava che non ne avrebbe mai avuto abbastanza di momenti
così tra loro.
- Qui ci vuole una gara! Il vecchietto ti da una
lezione, e ti fa vedere che a nuoto, arriva prima di te all'isolotto.
Si era alzato, tendendole la mano per aiutarla
ad alzarsi.
- Ci stai? O hai paura della sconfitta?
Bella si era già tolta cappello ed occhiali,
lasciandoli cadere sull'asciugamano e guardando verso l'isolotto.
- Quanti saranno? Cento metri?
- Occhio
e croce, direi di sì.
Edward aveva iniziato a sfilarsi la maglietta, e
Bella per un attimo era rimasta paralizzata da quel gesto.
Se le era sembrato strano vederlo con indosso
vestiti casual, le era sembrato ancora più strano vederlo a
torso nudo.
Indubbiamente, aveva un fisico che qualsiasi
"vecchietto" avrebbe voluto avere ancora! I muscoli del torace senza
essere esageratamente pronunciati, erano comunque ben delineati.
Poi non aveva avuto più tempo per pensare,
perchè improvvisamente Edward l'aveva afferrata per la vita
e l'aveva sollevata
senza sforzo, passandole l'altro braccio sotto le ginocchia.
- Pronti, partenza... via!
Detto fatto, Edward si era slanciato in avanti,
saltando agilmente oltre la draglia* e tuffandosi con lei in mare.
Bella si era istintivamente aggrappata a lui,
preparandosi all'impatto con l'acqua.
Quando erano finiti sotto, tra un ribollire di
bollicine, Edward non l'aveva lasciata andare del tutto, trattenendola
appunto
per una mano.
Le era sembrato un gesto protettivo, e ne era
rimasta colpita piacevolmente: continuava a dimostrarle, e non solo a
parole,
di provare del vero affetto per lei.
Quando erano riemersi, sputacchiando acqua,
entrambi stavano già ridendo.
- Tu sei pazzo!
- Ah, vecchio e pazzo, per giunta!
Le aveva lasciato andare la mano, adesso, per
permetterle di mantenersi più facilmente a galla.
- Bene! Allora sarà un vecchio pazzo a batterti!
E dopo averle rivolto uno sguardo sornione, lo
aveva visto sparire sotto la superficie dell'acqua, per poi riemergere
qualche
metro dopo.
Nuotava con bracciate sicure e regolari, e le
era apparso subito evidente che non avrebbe mai avuto nessuna speranza
di raggiungerlo.
Così si era diretta verso la spiaggia nuotando
lentamente, godendosi l'effetto refrigerante dell'acqua sulla pelle,
dopo il
caldo del sole.
Edward era già quasi arrivato a riva, quando si
era fermato ad aspettarla. Quando lo aveva raggiunto, lui sembrava
molto
soddisfatto.
- Non hai avuto alcuna esitazione, sei un vero
lupo di mare, Isabella!
Non aveva ben capito a cosa si riferisse.
- Perchè?
- Hai nuotato tranquillamente sino a qui,
nonostante le acque profonde. Significa che non hai paura del mare.
Si era voltata a guardare la barca. In effetti
avevano fatto un discreto pezzo dove l'acqua era sicuramente profonda.
Poi un
pensiero l'aveva colpita.
- La barca! E se la corrente la porta via?
Edward era scoppiato in una di quelle risate che
lei aveva imparato a conoscere.
- Isabella! Quando mi sono fermato, mi
sono assicurato che la barca fosse
saldamente all'ancora! Non hai proprio nessuna fiducia in
me come
marinaio!
Si era sentita una perfetta stupida, ma aveva rimediato prendendo in
giro anche
lui.
- Sai com'è... a navigare con un vecchio pazzo
si corrono sicuramente dei rischi!
Per tutta risposta, Edward l'aveva spinta
sott'acqua. Toccavano già, e Bella era riuscita a liberarsi,
riemergendo decisa
a fargliela pagare per averla colta di sorpresa, facendola anche bere.
Si era buttata su di lui, per cercare di fargli
perdere l'equilibrio con il proprio peso, dato che era indubbiamente
molto più
forte di lei.
Aveva cercato di spintonarlo, premendogli le
mani sul torace, ma lui era stato più furbo e si era
lasciato andare
all'indietro, ottenendo che lei finisse un'altra volta sotto, facendo
tutto da
sola per giunta!
Lo aveva sentito ridere allegramente, quando era
riemersa tossendo per l'acqua bevuta.
Ma Bella non aveva perso la voglia di fargliela
pagare, anzi, era ancora più determinata. Si era nuovamente
slanciata su di
lui, questa volta afferrandolo per le spalle e issandosi su di lui, per
tentare
di buttarlo sotto pesandogli addosso.
Edward stava giusto pensando che non aveva mai
visto Isabella così serena e divertita. Gli occhi nocciola
brillavano di
un'incontenibile allegria, mentre tentava ripetutamente di farlo andare
sotto.
I capelli le si appiccicavano scomposti intorno
al viso ogni volta che riemergeva, e lei li ricacciava indietro
ridendo, mentre
si slanciava nuovamente su di lui.
La maglietta fine e i pantaloncini che indossava
erano praticamente una seconda pelle, che lasciavano intravedere il
costume che
portava sotto.
Edward aveva sentito un vago campanello
d'allarme risuonargli in testa alla vista del corpo di Bella
così scoperto, ma
lo aveva ignorato presto, coinvolto com'era in quella battaglia
acquatica con
lei.
Bella era tornata alla carica, issandosi
su di lui, per cercare di mandarlo
a fondo con il suo debole peso, ma lui l'aveva afferrata per l'esile
vita e
l'aveva lanciata lontana, ridendo divertito al sentirla imprecare per
quell'ennesima sconfitta.
Sputacchiando acqua, era riemersa un'altra
volta, fulminandolo con lo sguardo.
- Non è giusto, tu pesi il doppio di me! Non ce
la farò mai!
- Non ti rimane che arrenderti!
- Eh no! Già hai vinto la gara di nuoto...
Si stavano sfidando con lo sguardo, divertendosi
senza altri pensieri per la testa se non quel momento di gioco.
- E quindi, cosa pensi di fare allora?
- Questo!
Era stato sorpreso da una manciata di sabbia che
lo aveva colpito in pieno petto. Prima che potesse reagire, Bella
gliene aveva
tirata un'altra, colpendolo sulla spalla sinistra questa volta.
Le sue risate divertite risuonavano alte e
cristalline nel silenzio che li circondava. Era un suono che avrebbe
voluto
ascoltare all'infinito, tanto lo faceva stare bene.
Lei continuava ad afferrare manciate di sabbia,
che poi gli piovevano addosso, e lui non riusciva a fare altro che
restare a
guardarla ridere.
Come aveva potuto
vivere, prima, senza vederla
così felice come lo era adesso?
Come aveva potuto farle così male, con il suo
comportamento egoista?
Le sue paure più
profonde erano state la causa
di un simile comportamento. Ma anche così, non poteva fare a
meno di pensare
che era stato davvero un mostro con lei.
Un mostro che forse non si meritava una seconda
possibilità, quella che lei sembrava essere decisa a
concedergli.
- Allora, che fai adesso, ti arrendi tu?
La domanda di Bella era giunta insieme
all'ennesimo lancio di sabbia. Gli era finita anche in testa, colando
poi sul
viso. Si era tuffato per sciacquarla via, intanto che con ampie
bracciate
cercava di raggiungerla. L'acqua trasparente sicuramente non aveva
nascosto a
Bella la sua intenzione, perchè l'aveva vista iniziare a
correre verso la riva,
per sfuggirgli.
Era stata veloce, tanto che anche lui era emerso
per rincorrerla a piedi. Continuava a ridere, mentre scappava sulla
riva, forse
conscia che non sarebbe potuta andare poi così lontano.
Quell'isolotto misurava solo pochi metri.
Ed infatti, si erano ritrovati a rincorrersi in
tondo, ridendo entrambi come due ragazzini spensierati.
Fino a che lui, non aveva accelerato il passo,
riuscendo finalmente ad afferrarla per la maglietta. L'aveva
strattonata
leggermente, ma lei era comunque caduta, trascinandoselo dietro.
Si era ritrovato inginocchiato sul bagnasciuga,
con lei intrappolata tra le sue gambe che cercava di liberarsi sempre
ridendo a
crepapelle.
- Vediamo se adesso ridi ancora...
Aveva preso una manciata di sabbia ed aveva
iniziato ad impiastricciarle il viso, i capelli, facendo attenzione a
non
premere troppo forte, però.
Bella aveva aumentato gli sforzi per tentare di
disarcionarlo da lei, ma Edward aveva avvertito a malapena quei
tentativi.
Infatti, si era reso conto di quanto la sentisse
fragile e delicata tra le sue mani.
All'improvviso si
era reso conto anche di quanto
fosse "intima" quella posizione tra loro.
E ancora aveva avvertito
quel campanello
d'allarme nella sua testa, solo ora meno lontano.
Tanto che, aveva concluso la sua vendetta su
Bella, aiutandola ad alzarsi, per poi spingerla nuovamente in mare.
Quando era riemersa, dopo essersi sciacquata via
la sabbia, il suo sguardo era solo divertito, senza più
propositi di nuove
vendette. Aveva anche alzato le mani, come in una muta richiesta di
tregua.
- Finalmente ti arrendi, Isabella?
- Diciamo che siamo pari, quindi posso ritenermi
soddisfatta.
Il sorriso che aveva, le illuminava il viso
quasi più del sole stesso che brillava alto nel cielo
completamente sgombro da
nuvole.
Edward si era
chiesto se il Paradiso potesse
essere questo, essere lì con lei sorridente e serena.
- Pari... a me sembra che
tu abbia perso una
gara di nuoto, che non sia riuscita a buttarmi sott'acqua nemmeno una
volta...
e che non sia riuscita nemmeno a sfuggirmi sulla terraferma! Insomma,
un ko su
tutta la linea!
Lo aveva guardato come chi avesse ancora il suo
colpo migliore da sfoderare.
- L'importante è che tu ci creda! Perchè forse,
invece, volevo solo non infliggere delle umilianti sconfitte ad un
simpatico
vecchietto come te!
Edward aveva riso insieme a lei di quella
battuta, anche se dentro di se aveva giusto pensato che non si era mai
sentito
così bene nemmeno quando ragazzo lo era stato veramente.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
- Basta! Se mangio anche solo un'altra briciola,
potrei morire!
Si era lasciata cadere sull'asciugamano,
osservando le fronde delle palme sopra di lei, muoversi sotto la
leggera brezza
che aveva preso a spirare.
La calura delle ore più calde, era mitigata
dall'ombra e da quella brezza.
Bella aveva iniziato a sentire un piacevole
torpore invaderle le membra. Si sentiva divinamente bene, tanto che non
avrebbe
barattato quel momento con nient'altro.
- Sto iniziando a pensare seriamente che le
riserve in barche non basteranno fino alla prossima tappa.
La voce di Edward le era giunta rilassata. Aveva
girato appena la testa nella sua direzione e lo aveva trovato sdraiato
come
lei, la testa appoggiata sulle mani incrociate.
- Mi stai dando della mangiona?
- Penso che un'invasione di cavallette sarebbe
una piaga meno minacciosa rispetto alla tua fame...
Aveva afferrato la bottiglia dell'acqua finita,
lì vicino, tirandogliela addosso a mo di risposta.
- La verità fa male, vero Isabella?
Era stata una frase scherzosa legata a quel
momento, ovviamente, quella pronunciata da Edward. Ma non era stato
possibile
comunque, e per nessuno dei due, ignorare una corrente fredda
insinuarsi tra
loro.
Il passato era
qualcosa che tornava sempre a
farti visita, anche quando non avresti voluto.
Era tornata a guardare in
alto, intravedendo
squarci di cielo azzurro tra le fronde che si agitavano.
- Mio padre diceva sempre che una mezza verità,
era peggio di una bugia completa.
La voce di Edward le era giunta più seria, già
carica di una tensione che le aveva preannunciato che per lui sarebbe
stato
difficile dirle quello che aveva in mente ora.
- Così, non risparmiava niente a nessuno. Che
fossi io, mia madre, un amico, per quanto potesse averne uno vero, lui
comunque
non mentiva mai.
La pausa che c'era stata, aveva coinciso con il
suo mettersi a sedere, le gambe trattenute dalle braccia e lo sguardo
perso
all'orizzonte.
- Si vantava di essere un uomo tutto d'un pezzo.
Un uomo che non scendeva a compromessi, di nessun tipo. O era bianco o
era
nero. Il grigio, diceva anche, era una tonalità per quelli
che non avevano il
coraggio delle loro decisioni.
Bella lo aveva solo guardato di sfuggita, per
non metterlo ulteriormente in difficoltà. Voleva che si
sentisse libero di
dirle solo quello che avrebbe voluto.
- Pensa che era così convinto delle stronzate
che diceva, che non aveva nemmeno un calzino di colore grigio.
Lei era andata indietro nei ricordi, e lo aveva
rivisto in alcune occasioni con indosso eleganti completi grigi.
- So cosa stai pensando. Io, il colore grigio lo
indosso tranquillamente, Isabella. Non ho mai creduto alle stronzate di
mio
padre.
Si era voltato verso di lei, aveva sentito il
suo sguardo penetrante fissarla. Aveva fatto altrettanto a quel punto,
si era
messa a sedere, ricambiando lo sguardo.
- Come del resto, non ho mai creduto in lui. Non
è mai stato un buon padre.... come io non sono mai stato un
buon figlio, per
lui.
Aveva scosso le spalle, come se volesse
togliersi di dosso qualcosa di pesante e fastidioso.
- Avevo sempre pensato che non sarei mai
diventato come lui.
Le aveva sorriso, a quel punto. Ma si era
trattato di un sorriso amaro, quasi più una smorfia.
- Poi sei arrivata tu, e io dovevo farti da
tutore. Sono stato costretto a confrontarmi con me stesso sulla
questione,
oltre che con te.
- Edward...
Ma non l'aveva lasciata finire. Si era alzato,
sfilandosi la maglietta e gettandola rabbiosamente sull'asciugamano.
- Quello che ho scoperto di me, su quello che
ero diventato, non sempre mi è piaciuto. Ma non avevo il
coraggio di
affrontarlo. Restavo in quel "grigio" che mio padre odiava tanto. E
ti obbligavo a fare lo stesso con il comportamento che tenevo con te.
Sembrava che le ombre dentro di lui stessero
tornando a svanire dopo averle confessato quelle parole.
Perchè il verde dei
suoi occhi era tornato a schiarirsi.
- Forse è per questo che nel tentare di non
perderti, ti ho portato proprio qui, in questo angolo di mondo.
L'aveva guardata così sinceramente, che le era
sembrato di potergli davvero guardare nel cuore.
- Tra questi colori così accesi, si fatica a
credere che possa esistere il grigio. O almeno, è quello che
spero. Per
riuscire a mostrarti chi sono veramente, con coraggio e
sincerità. Il bello e
il brutto che mi porto dentro.
Aveva abbassato lo sguardo, ma non in un gesto
di vergogna o di disagio. Sembrava più il gesto di chi si
fosse tolto un primo
peso di dosso.
- E adesso, scusami, ma ho bisogno di rimanere
un pò solo. Vado a farmi un bagno.
Le era solo bastato annuire, per fargli capire
che era tutto a posto. Sarebbe servito anche a lei rimanere un
pò sola, per
assorbire meglio quanto le aveva appena detto.
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Ciao
ragazze!
Prima di tutto, vi volevo informare che credo proprio di aver trovato
dei tempi regolari nello scrivere che mi porteranno a postare,
perciò, due capitoli alla settimana: ossia il
lunedì e il giovedì (salvo, ovviamente,
impedimenti particolari).
Detto questo, introducendo il capitolo di oggi, dato che vi si accenna,
mi trovo a voler precisare un punto per me importante sul personaggio
di Edward, così come lo immagino io: non è un
uomo che disprezza o "usa" le donne, manco fossero kleenex. Infatti,
non avrà avuto schiere di donne al suo fianco (e nel suo
letto, aggiungo) anzi, ne avrà avute poche, e con le quali
avrà incontrato una certa difficoltà ad
approfondire i sentimenti verso di loro, proprio in ragione di quei
discorsi fatti a Bella sull'influenza che ha esercitato suo padre su di
lui. E' un uomo di trent'anni, avrà maturato la sua
esperienza ovviamente, ma tutto in una misura che lo renderà
"normale".
Scusate se ho voluto sottolinearlo, ma non credo che il "fascino" di un
uomo, agli occhi di una donna, passi attraverso il numero di donne che
ha avuto. Anzi, un uomo così, mi darebbe un'impressione di
superficialità e mancanza di rispetto, che lo renderebbe
solo più "povero" ai miei occhi.
Opinione assolutamente personalissima, ci tengo a sottolineare anche
questo. Per cui, più o meno condivisibile.
E adesso datemi pure dell'inguaribile romantica, della sognatrice...
insomma, fate voi, basta che non mi insultiate! XD!
Buona lettura, a presto.
R.
Bella si sentiva come sull'orlo di un precipizio: poteva fare un passo
in avanti, e precipitare nell'ignoto, oppure farne uno indietro, e
rimanere al sicuro.
Il cuore le batteva forte, la salivazione le si era azzerata, le mani
le tremavano, mentre quella furiosa battaglia proseguiva dentro di lei:
chiedere o non chiedere?
Aveva sollevato appena lo sguardo dalla rivista che da più
di
cinque minuti faceva finta di sfogliare, perchè in
realtà
non vedeva più neanche mezza parola o immagine.
Aveva guardato ancora Edward, all'altro capo del piccolo tavolo,
intento come
lei a sfogliare una rivista, la sua di nautica però.
Appariva
concentrato, ma non teso. Aveva l'atteggiamento tipico di chi si sta
godendo una lettura impegnativa, ma piacevole.
Le sue lunghe dita tenevano l'angolo del foglio sollevato, sino a che
non arrivava il momento di girarlo.
Bella aveva pensato di essere davvero in piena tempesta emozionale, per
arrivare a concentrarsi su una cosa così sciocca come le sue
dita che giravano le pagine di una rivista.
Il
problema era che da quando aveva
trovato quel servizio su di lui, su quella maledetta rivista, un
pensiero fisso le era entrato in testa, portandola appunto sull'orlo di
quel precipizio: chiedere o non chiedere ad Edward quella domanda che
le bruciava sulle labbra, e non solo lì?
Alla fine, preoccupata che il cuore le schizzasse davvero fuori dalla
gola, si era buttata.
- Edward, hai mai pensato di sposarti?
La sua reazione era stata istantanea: aveva sollevato la testa di
scatto, guardandola tra il sorpreso e l'interdetto.
Certo la sua domanda gli era dovuta sembrare alquanto strana ed
improvvisa. Però non imbarazzante, evidentemente, dal
momento
che sorpresa e confusione, avevano lasciato il posto ad un'espressione
più pensierosa nei suoi occhi, dopo la reazione iniziale.
- No, direi proprio di no.
La prima sensazione che aveva provato Bella era stata di sollievo,
senza saperne ancora bene il perchè. Poi, una volta che era
stato lui a fissarla come in attesa che lei ora giustificasse quella
sua domanda, aveva iniziato a cercare le risposte dentro di lei.
- Scusa, per avertelo chiesto così all'improvviso. Non
è
che non ci avessi mai pensato... anche prima, intendo...
cioè,
prima di adesso...
Ecco, adesso che lui la fissava così, cioè
concentrato su
di lei, Bella aveva iniziato a pentirsi di non essersene stata zitta.
Ma
c'era stato quel senso di colpa...
e poi quel fastidio... e sì, anche quella punta di gelosia,
a
cui proprio non era riuscita a resistere.
- In
effetti un pò inaspettata come domanda... ma
perchè no, è una curiosità legittima
anche questa,
da parte tua.
Il suo atteggiamento le stava confermando che Edward non si sentiva in
imbarazzo, forse solo sorpreso che lei avesse chiesto questo e non
altro, su di lui.
A dire il vero, ora era lei a sentirsi un pò in imbarazzo,
ma
nonostante questo, rimaneva quello strano bisogno di chiarire la cosa
con lui.
Così aveva raccimolato altro coraggio, era tornata indietro
di
diverse pagine, ed aveva alzato e girato la rivista in direzione di
Edward.
Gli occhi verdi si erano impercettibilmente assottigliati, ed un lampo
di fastidio, o forse più di rabbia, era passato veloce.
Poi era tornato a guardare lei negli occhi, ed era tornato
più tranquillo.
- Pensavo fosse una rivista più seria... il suo direttore
gode di una buona fama.
Il commento era stato vagamente laconico, ma lo sguardo era rimasto
attento e puntato su di lei.
L'articolo che aveva mostrato ad Edward, e che le aveva suscitato dei
pensieri ben precisi nella testa, titolava a grandi lettere "Edward
Cullen: ultima estate da scapolo?".
Poi l'articolo iniziava così: "Fonti
certe danno come imminente il matrimonio tra il facoltoso Edward Cullen
e la bravissima attrice Alyssa Kent. I due sono stati visti
più volte
insieme, in varie occasioni più o meno ufficiali. Persone
vicine
all'attrice, ricordiamo tre volte premio Oscar, dicono che abbia
rinunciato ad una
importante proposta che l'avrebbe vista impegnata proprio dal prossimo
autunno. Le motivazioni addotte sembrano essere davvero futili, tanto
che lo stesso regista che se le è sentite snocciolare, le ha
trovate un chiaro tentativo per gettare fumo negli occhi. Da parte di
Edward Cullen, come sempre, giunge il massimo riserbo. La privacy del
re della finanza è oggetto di grande attenzione da parte di
tutti coloro che lo affiancano sia nel lavoro che nella sua vita
privata. Rimane quindi da capire..."
Proseguiva
con altre
informazioni, intercalate da foto di Edward
in compagnia di Alyssa, tutte in occasioni sicuramente mondane. Lo
confermavano i loro abiti da sera e i luoghi in cui erano state
scattate. Bella aveva notato che in nessuna avevano mai avuto un
atteggiamento "intimo", però non rappresenteva una prova
abbastanza certa che la cosa non fosse vera.
- Direi che sono venuto abbastanza bene in tutte le foto, considerata
la bellezza sfolgorante di Alyssa, non trovi?
Le stava anche sorridendo, adesso.
- Certo, i miei anni si vedono tutti... ma d'altronde, di sottopormi a
chirurgia estetica come fa lei, non se ne parla proprio.
Bella non si era aspettata proprio quel tipo di reazione ironica, e ne
era rimasta un pò spiazzata.
- Quindi, niente nozze?
- No. Solo una
conoscenza
piacevole, la nostra. Alyssa si è rivelata una persona
brillante
con cui chiacchierare, superando la noia di eventi a cui sono stato
costretto a
partecipare.
Si era sentita
sollevata. Il senso
di colpa stava scivolando via. Insieme al fastidio, e sì,
anche
a quella punta di gelosia.
- Adesso, immaginerai che mi piacerebbe sapere il perchè di
questa domanda. Sempre che tu me lo voglia dire, ovvio. Non
è
certo la prima volta che avrai visto articoli del genere su di me. Mi
attribuiscono almeno due matrimoni l'anno... anzi, mi vedono sposato
ogni volta che mi capita di essere fotografato due volte di seguito con
la stessa donna!
Era vero quello che stava dicendo. Le era già capitato di
leggere articoli in cui davano per certo un suo imminente matrimonio.
Ma era stato prima.
Prima
che le rivelasse di tenere molto a lei, tanto da proporle di
trascorrere un mese intero loro due soli.
L'idea
che lui potesse essere, questa volta, in procinto davvero
di sposarsi, l'aveva indotta a pensare che c'era una fidanzata
innamorata a cui lei stava sottraendo del tempo legittimo da
trascorrere con il suo fidanzato
innamorato.
Poteva sembrare
stupido, dato che il suo rapporto con Edward non avrebbe messo in
discussione quello con una sua eventuale fidanzata, però non
aveva potuto fare
a meno di sentirsi in colpa lo stesso.
Poi c'era stato il senso di fastidio. Se lui fosse stato davvero in
procinto di sposarsi, lei nemmeno lo avrebbe saputo. Questo avrebbe
reso un
cumulo di menzogne tutto quello che le aveva detto in quei giorni. O
meglio, lo avrebbe scoperto a mentire su un passaggio così
importante sul suo futuro immediato.
E poi c'era stata la
gelosia.
L'idea che lui fosse innamorato... bè, ecco, l'aveva fatta
sentire ancora una
volta messa in secondo piano. O meglio, l'aveva indotta a
pensare
che forse la voglia di recuperare il rapporto con lei, era solo una
conseguenza di
un cambiamento provocato dall'amore per un'altra donna. Come se si
fosse sentito in dovere di sistemare il passato, solo per affrontare il
futuro con una "coscienza" più pulita.
Insomma, era un pò tutto confuso in quel momento, ma
rimaneva il
fatto che non era riuscito a tenerselo dentro. E adesso, giustamente,
Edward era curioso di capire cosa le fosse passato per la testa.
- Okay, sarà stupido, ma mi sono sentita in colpa all'idea
che fosse vero.
- In colpa?
Ovviamente era rimasto un pò perplesso davanti a quella
risposta. Bella aveva cercato di mettere ordine nei
suoi pensieri, per trovare il modo migliore di fargli capire cosa
intendesse.
- Ho pensato che se fosse stato vero, non ero io la persona con cui
avresti dovuto trascorrere questa vacanza.
Edward si era fatto serio. Si era appoggiato allo schienale del
divanetto, incrociando le braccia.
- Avrei detto che saresti stata più arrabbiata di non
esserne stata a conoscenza.
Era arrossita. Edward la conosceva bene, dopotutto, e glielo stava
dimostrando.
- Sì, bè... in effetti... diciamo che quella
è la seconda cosa che ho pensato! Se
fosse stato vero, mi avrebbe dimostrato che non eri poi... come dire...
che tu...
Aveva concluso lui la frase al suo posto.
- Che non sarebbe stata vera la mia intenzione di recuperare il mio
rapporto con te. Ti avrei mentito proprio su un aspetto così
importante della mia vita.
Ecco, adesso l'aveva fatta sentire più o meno come un verme.
Le
sembrava di avergli dimostrato una mancanza di fiducia in lui a priori.
- Mi sento molto stupida, adesso, Edward.
Era vero. Ma lui non sembrava essere d'accordo.
- Invece no. Sei stata sincera. E questo non può che farmi
piacere.
Le piaceva il modo in cui la stava guardando ora. Nei suoi occhi c'era
un affetto che le scaldava il cuore.
- Forse in passato ti avrei anche tenuta all'oscuro su una cosa del
genere. Ma adesso no. Voglio davvero che le cose tra noi cambino.
Era bello essere lì, con lui, a parlare come non erano mai
riusciti a fare.
- Perciò, ogni volta che avrai un dubbio, o un'incertezza, o
anche solo una curiosità su di me, vorrei che tu me ne
parlassi
apertamente. Voglio che tu ti senta libera di chiedermi ogni cosa,
senza
che ti debba sentire stupida o quant'altro.
- Non è che sia proprio così facile.
- Però l'hai fatto, ora.
Lo aveva guardato, poi aveva abbassato lo sguardo di nuovo sulla
rivista. Poteva dirgli perchè l'aveva dovuto fare? Insomma,
che
non aveva avuto molta scelta, dato quello che le si era scatenato
dentro.
- Diciamo che ho anche pensato che tu potessi aver cambiato
atteggiamento nei mie confronti perchè...
Adesso si sentiva completamente in imbarazzo. Era diventata consapevole
che tutto l'argomento ruotava intorno alla vita privata di Edward. Si
parlava di amore, matrimonio, relazioni.
- bè... perchè magari eri veramente innamorato, e
magari... in qualche modo... ecco, magari questa cosa ti aveva portato
a riflettere anche sul nostro rapporto.
Ecco, ce l'aveva fatta. Gli aveva confessato la sua paura: essere
un'altra volta la conseguenza di qualcosa, e non la causa primaria.
Si era allungato
verso di lei,
tendendo un braccio sul tavolo e coprendo con la sua mano, le sue
nervosamente intrecciate e posate sulla rivista.
- Niente ha influenzato le mie decisioni, se non l'affetto che provo
per te, Isabella.
Bella, davanti a quel gesto e a quello sguardo, aveva sentito gli occhi
farsi lucidi. Aveva desiderato molte volte, in passato, che lui
pronunciasse parole del genere.
Edward, dal canto suo, aveva reagito agli occhi lucidi di Bella, con
una voglia irrefrenabile di stringerla a se per contere, e
placare, quell'emozione che le leggeva in viso.
Se era stato spiazzato da quella domanda così personale e
diretta, ora era contento che gliel'avesse rivolta, perchè
gli
aveva dato modo ancora una volta di parlare sinceramente con lei.
Poi, non aveva avuto più la forza di opporsi a quello che
aveva avuto voglia di fare in quel momento.
- Vieni qui...
L'aveva afferrata per una mano, invitandola a scivolare lungo il
divanetto, per andargli vicino.
C'era stato un solo breve attimo di esitazione da parte di Bella,
poi l'aveva avuta accanto a sè. L'aveva abbracciata,
facendole
posare il viso sul suo torace, accarezzandole lievemente i capelli.
Si era stupito ancora una volta di come sentisse, sempre di
più, il bisogno di avere anche un contatto fisico con lei, e di come gli
venisse naturale ricercarlo.
Era sempre stato restio a qualsiasi manifestazione di affetto, anche
durante il corso di quelle poche relazione che aveva avuto.
Matrimonio? No, non ci aveva mai pensato. Perchè non era mai
stato innamorato. L'amore era un sentimento in grado di ferire molto
più dell'odio, o della rabbia, o dell'indifferenza.
L'amore distruggeva le persone, le rendeva insicure, le rendeva schiave.
Sua madre aveva amato suo padre, nonostante lui fosse un uomo freddo ed
insensibile. Lui non riusciva a farsene una ragione di questo, ed aveva
giurato che mai avrebbe sofferto così per colpa di un'altra
persona.
Però,
Isabella era riuscita a
trovare una falla nella sua corazza, e si era insinuata poco alla
volta, senza che lui se ne accorgesse pienamente.
Il momento in cui ne era divenuto cosciente, era coinciso
con la scoperta di quello che aveva avuto in mente di fare con lei Matt
Davenport.
Ecco,
lì si era reso conto che i suoi sforzi per
allontanarla, l'avevano invece ancora più legato a lei. Ogni
volta che aveva incontrato i suoi occhi nocciola, vi aveva trovato una
sofferenza pari alla sua.
E non solo, c'era sempre stato anche lo stesso desiderio che qualcuno
la potesse cancellare, o almeno mitigare in parte.
E
Isabella aveva sempre sperato che
quel qualcuno potesse essere proprio lui. Era a lui che aveva pensato
di poter affidare quel dolore, perchè l'aiutasse a superarlo.
L'aveva
stretta ancora di più a se, quasi dovesse sentire
che lei era realmente lì, a trarre conforto da lui. Quasi a
pensare che era ancora possibile farle dimenticare la sofferenza
provata.
Sentiva la mano di Bella poggiargli proprio sul cuore e diffondere un
calore in grado di scaldarglielo.
- Non mi sono mai innamorato. Ma quando succederà, ti
prometto
che sarai la prima persona a cui lo dirò... bè,
ovviamente, dopo averlo confessato prima alla diretta interessata.
Aveva sentito Bella ridacchiare a quella sua affermazione, facendogli
così capire di apprezzare il tentativo di alleggerire quel
momento tra loro.
- Non è che volessi proprio indagare sulla tua vita privata,
in realtà...
- Bè, ne hai tutto il diritto. In fondo io...
Si era bruscamente interrotto, conscio che quello che stava per dire,
avrebbe riportato tra loro emozioni negative.
- In fondo tu, hai fatto ben altro con me. Ti sei messo in mezzo
l'unica volta che ho provato qualcosa per un ragazzo..
Era stata Bella, questa volta, a completare la frase per lui. E nella
maniera corretta. Non era stata, però, accusatoria la sua
voce.
E lui si era ritrovato a sperare che lei avesse compreso il
perchè lo avesse fatto, e magari arrivasse anche a
perdonarlo.
- Ci ho riflettuto, sai, in questi giorni. E sono giunta ad una
conclusione.
Non si era scostata
da lui, era
ancora lì, stretta nel suo abbraccio. E aveva sperato fosse
il
segnale di una fiducia che lei iniziava a nutrire sempre di
più
nei suoi confronti.
- Sarei una stupida a
non
ammettere che la tua intromissione mi ha
risparmiato un'umiliazione, e una sofferenza, ancora più
grande
di quella che ho provato davanti all' improvvisa, e per me
ingiustificata, indifferenza di Matt. Però,
rimane il fatto che avresti potuto comportarti diversamente. Forse non
avrei creduto a te, è vero. Ma se me lo avessi detto con
davanti
anche il Preside Klee a confermare che era vero... forse avremmo potuto
iniziare prima a parlare come stiamo facendo ora..
Ci aveva pensato,
Edward. Di
parlarle in presenza del Preside Klee. Ma dopo aveva riflettuto sul
fatto che non avrebbe potuto restarle accanto, come aveva potuto fare
invece adesso, aveva scartato l'idea. Non avrebbe potuto dimostrarle
davvero che era
intenzionato a cambiare con lei.
Sei mesi prima, lei sarebbe rimasta al St. Marie, lontano da lui. E
avrebbe avuto, forse, la possibilità di dubitare di lui. E
poi,
c'era anche stata la necessità di non farla sentire a
disagio,
dal momento che avrebbe continuato a vedere quel ragazzo ogni giorno.
- E' vero, avrei potuto farlo. Ma la verità è che
avevo
due buone ragioni per non farlo: saresti rimasta lì al St.
Marie, senza di me. Ho avuto paura che non saremmo riusciti a parlare
come stiamo facendo ora, non con questo grado di... confidenza e
fiducia reciproca.
La vicinanza fisica, come quella che stavano condividendo anche in quel
momento, ne era una prova tangibile. O almeno, per lui che
aveva difficoltà a lasciarsi andare, abbracciare Isabella
significava molto, equivaleva a lasciarla entrare nel suo animo, per
farle vedere quell'io profondo sepolto sotto strati di rigido
autocontrollo.
- Non riesco ad immaginare che tu possa avere paura di qualcosa. Ti ho
sempre visto così sicuro di te, delle tue azioni, delle tue
decisioni.
- Lo sono stato in parte. Altre volte, ho indossato una maschera per
fartelo credere.
Si era leggermente scostata da lui, senza veramente sciogliersi dal suo
abbraccio. Era stato per guardarlo in viso.
- Perchè, Edward? Perchè non volevi farmi capire
cosa provavi realmente?
Edward aveva sentito lo stomaco contrarsi in una morsa familiare:
quella appunto della paura. Paura di amare, paura di dipendere da
un'altra
persona, paura di non essere diverso da suo padre.
Terence Cullen non lo aveva mai amato, e lui aveva pensato che fosse
dipeso da lui. Probabilmente non era stato il bambino, e poi il
ragazzino, che lui aveva desiderato. Non era stato "abbastanza" per
lui,
deludendolo.
Sua madre aveva cercato di farli avvicinare in ogni maniera. A lui,
aveva spiegato molte volte che Terence Cullen era un uomo difficile, ma
non cattivo.
Ma non era stato sufficiente, piano piano aveva smesso di cercare di
capirlo, arrivando solo a costruirsi una corazza così solida
da
non poter essere più ferito da nessuno. Forse era stato
proprio
per questo, che alla fine era diventato come lui: incapace di rivelare
i propri sentimenti.
- Perchè non volevo lasciarti entrare nella mia vita,
Isabella.
L'aveva sentita irrigidirsi contro di lui, turbata da quella
verità.
- Sentivo che tu saresti potuta diventare molto importante per me, e
questo mi avrebbe obbligato a dipendere in qualche modo da te.
Mentre lo diceva, Edward sentiva come fosse vero, ora che era successo.
Erano solo pochi giorni che erano insieme, e Isabella aveva
già
conquistato così tanto spazio dentro il suo cuore.
Non poteva già più pensare di fare a meno dei
suoi
sorrisi, delle sue risate, del suo modo buffo di arricciare il naso
quando era pensierosa.
- Tu sei sempre stato molto importante per me, Edward.
Quella confessione di Bella, lo aveva letteralmente mandato ko. Le sue
barriere, quelle che aveva sempre mantenuto alte e solide in sua
presenza, erano crollate del tutto.
Si sentiva completamente esposto davanti a lei, e nonostante ne avesse
una paura folle, ne era comunque felice.
- L'ho sempre saputo, perchè a differenza mia, non hai mai
avuto paura di dimostrarmelo.
Era tornata a rilassarsi contro di lui, e ad appoggiare il viso sulla
sua spalla..
- Ho sofferto molto, Edward, a causa tua. Ma adesso, inizio a rendermi
conto di non essere stata la sola. Forse, a volte, ti ho giudicato
senza veramente sforzarmi di capirti, o di andare oltre l'apparenza di
quello che mi dimostravi.
La voce le si era colorata di un vago senso di colpa, e lui aveva
sentito l'urgenza di doverla subito cancellare.
- Non eri tu che dovevi sforzarti, Isabella. Ero io quello maturo, tra
i due. Io avrei dovuto essere diverso, non tu.
- Poteva essere nei primi anni, ma negli ultimi tempi, anch'io ero
abbastanza matura da poter valutare diversamente le cose. Forse ho
avuto paura anch'io di farlo, di scoprire una volta per tutte cosa
veramente rappresentavo per te.
Edward aveva sentito rinascere dentro di se, sensazioni che non provava
da tempo. Si sentiva di nuovo vivo ed in grado di sperare.
Speranza, Isabella per
lui era anche questo.
- Ora
lo sai, cosa sei per me. Una persona importante, che non voglio
assolutamente perdere.
Per tutta risposta, Bella lo aveva baciato sulla guancia.
Quel gesto così intimo, affettuoso, lo aveva sorpreso di
nuovo,
scatenando dentro di lui tutta una serie di emozioni intricate.
Tanto che, ancora non lo sapeva Edward, lo avrebbero tenuto sveglio
tutta notte per rifletterci sopra.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Il risveglio aveva visto Bella entusiasta di iniziare quella nuova
giornata.
La sera prima, lei ed Edward si erano nuovamente parlati, condividendo
emozioni profonde. Sentiva che quei pochi giorni trascorsi con lui, lo
avevano già reso una parte fondamentale del suo futuro.
Quell'affetto che aveva sempre cercato in lui, stava emergendo sempre
più prepotentemente in ogni parola e gesto di Edward.
Seduta sul letto, aveva rievocato le sensazioni che aveva provato
quando lui l'aveva stretta a se.
Gioia, affetto, protezione, erano solo una parte di quello che aveva
provato. Perchè era stato così improvviso, ma
anche
così naturale essere abbracciata da lui, che ancora non
riusciva
a distinguere bene tutte le emozioni vissute.
Quello di cui era certa, era che si sentiva bene per la prima volta,
dopo tanti anni.
Sentiva che la vita sarebbe potuta tornare ad essere piena di speranza
e di serenità. Ed era altrettanto certa, che la
felicità
sarebbe arrivata anche lei a farle visita prima o poi.
Forte di quella positività che sentiva dentro, si era messa
in
moto per cominciare la giornata. Stava iniziando a stabilire una certa
routine, che comprendeva anche l'aver iniziato a prendere sempre
più confidenza con la vita su di una barca a vela.
La prima preoccupazione, infatti, era stata quella di controllare il
tempo: aveva aperto le tendine che oscuravano gli oblò, aprendo
poi quello sopra il letto per vedere fuori.
Il sole era già caldo, e tutt'intorno si vedeva solo mare e
cielo azzurro.
Il secondo passo, era stato indossare costume, short e maglietta, ossia
l'unico abbigliamento che adesso sfoggiava. Le piaceva molto poter
indossare solo pochi indumenti e pratici. Come del resto, le piaceva
essere sempre scalza.
Edward aveva avuto ragione, anche queste cose contribuivano a quella
sensazione di libertà che sentiva sempre più
appartenerle.
Il ricordo della divisa scolastica si faceva sempre più
lontano
e meno fastidioso. Indossarla le aveva fatto avvertire ancora di
più il rigore e la rigidità della sua vita
trascorsa al
St. Marie. Qualcosa che aveva contribuito a renderla "soffocante".
Si era guardata nello specchio attaccato internamente all'anta
dell'armadio, ed aveva contemplato la sua immagine serenamente: si era
sempre piaciuta nel suo essere "normale".
Normale, perchè
"bella" era la sua amica Kelly, per esempio. Alta, bionda, occhi di un
grigio spettacolare, non passava mai indifferente agli occhi di
nessuno.
Aveva proseguito nell'esame, trovando che la leggera abbronzatura che
iniziava a sfoggiare, contribuisse a farla sembrare meno sofferente.
O, forse, aveva proprio una luce diversa negli occhi, e questo si
rifletteva sul suo viso in generale.
Dopo aver raccolto i capelli nella solita coda di cavallo, pratica e
veloce, aveva concluso con la solita tappa in bagno. Lì,
aveva
trovato il primo segno della presenza di Edward.
Attaccato ad un gancio, c'era il suo accappatoio. Se da una parte si
era sentita ancora vagamente in imbarazzo, dall'altra c'era stata anche
la sensazione di "familiarità" che aveva compensato la cosa.
In un gesto istintivo, quasi per rafforzare la sensazione, aveva aperto
lo stipetto che conteneva le cose di Edward. C'era una bomboletta di
schiuma da barba, dei rasoi usa e getta, crema dopobarba, crema solare,
spazzolino e dentifricio, una confezione di analgesici...
- Isabella, sei sveglia?
Aveva richiuso di scatto lo stipetto, quasi fosse stata davvero colta
in flagrante.
- Sì, sono in bagno.
- Ah, okay. Allora inizio a preparo la colazione.
Ecco, anche questa era una routine che aveva iniziato a farle sentire
un sapore di intimità sempre maggiore. Il termine che le si
era
affacciato era stato "sapore di casa", ma aveva paura a pensarlo
davvero.
Quella era una vacanza destinata a durare un mese, su di una barca a
vela a fare da casa, come sarebbe stata dopo la sua vita, ancora non lo
sapeva.
Si era rabbuiata per un attimo a quel pensiero, poi aveva deciso che
era presto per pensarci e che, soprattutto, non voleva guastarsi
l'ottimo umore con cui si era svegliata.
Aveva aperto il suo, di stipetto, e si era ritrovata a ridacchiare un
pò stupidamente al pensiero che le si era affacciato:
chissà se Edward aveva sbirciato tra le sue cose, come lei
aveva
fatto con lui.
E se lo aveva fatto, chissà se aveva provato le sue stesse
sensazioni.
- Isabella, stai mettendo radici in quel bagno? La colazione
è pronta...
- Arrivo!
Si era sbrigata, più che altro perchè si era
scoperta
affamata. Ecco, un altro aspetto positivo: le era venuto un sano
appetito. Aveva sempre mangiato poco, a volte apparendo sin troppo
magra.
Una volta, persino Edward era arrivato a dirglielo, preoccupato per la
sua salute, non certo per il suo aspetto.
A quel pensiero, le si era affacciata nella mente la figura di Alyssa
Kent. Edward l'aveva definita di una "bellezza sfolgorante".
Chissà se era quello il suo tipo di donna. O se no, quale
sarebbe stato?
- Ehi, tra un pò inizio senza di te, pigrona!
Era sobbalzata di nuovo, come colta ancora in flagrante.
Però
non è che stesse facendo niente di male, si era detta. Anche
se
si era stupita di essersi soffermata a pensare quel genere di cose su di lui.
Forse, era ancora frutto della conversazione avuta solo ieri sera.
Poi si era davvero sbrigata, raggiungendolo. Sulla tavola c'era
già tutto l'occorrente per fare colazione, insieme al suo
sorriso di buongiorno.
Gli aveva sorriso a sua volta, sedendosi e iniziando a servirsi latte e
cereali. Il silenzio tra loro era disteso, sereno.
Bella aveva iniziato a sviluppare quel minimo di equilibrio necessario
su una barca a vela per maneggiare cibo e stoviglie, ovviamente tutte
di plastica, senza combinare ogni volta un disastro totale.
Edward, era indubbiamente molto più bravo e a suo agio di
lei, ma d'altronde non c'era paragone tra le loro esperienze.
Lui si era servito caffè e frutta, che era tutto
ciò con
cui faceva colazione. In effetti, a voler vedere, tra i due era
sicuramente lei quella che si concedeva più schifezze, e le
era
venuto da sorridere ricordando come l'aveva presa in giro per il suo
"appetito".
- Posso divertirmi anch'io?
Edward aveva notato la sua espressione.
- Stavo pensando che è vero: mangio molto più di
te!.
Lui era scoppiato a ridere.
- Se vogliamo vedere, dormi anche più di me!
Era arrossita, non per imbarazzo, ma per senso di colpa: era vero anche
quello, di media non si era mai svegliata prima delle dieci! Quando lui
era già sveglio da diverso tempo, quindi.
- Mi fai sentire in colpa... perchè, oltretutto, vado a
dormire anche prima di te.
- No dai, non l'ho detto per farti sentire in colpa. Sei in vacanza, ci
mancherebbe altro che non potessi poltrire...
- Bè, anche tu sei in vacanza! E mi sa che ne avresti
più diritto tu, visti i ritmi che tieni di solito.
Infatti, in qualche occasione, era stata Jennifer a raccontarle che
tipo di vita conducesse Edward, ossia giornate lavorative fatte anche
di diciassette, diciotto ore. Capitava spesso che arrivasse in ufficio
la mattina presto e ne uscisse solo a notte inoltrata.
- Sai che non ci riesco proprio? Sono talmente abituato a dormire tre,
quattro ore per notte, che anche volendo, di più non riesco.
- Io non ce la farei mai. E soprattutto, la mattina dopo sembrerei uno
zombie!
Edward l'aveva guardata con un'espressione sorniona.
- Mi stai facendo un complimento? Nonostante sia un vecchietto, reggo
bene?
Era stata lei a ridere, ora.
- Sì, decisamente. Devo riconosere che sei un vecchietto che
si difende bene.
E poi le era venuto spontaneo aggiungere.
- Lo pensa anche Kelly, sai? E' sempre stata un pò cotta di
te!
Non appena l'aveva detto, però, si era sentita in imbarazzo.
Questa volta vero imbarazzo. Perchè le era tornata alla
mente
l'ultima conversazione avuta con l'amica, quella che probabilmente lui
aveva sentito, trovandosi appena fuori dalla loro camera da letto.
Quella in cui lei aveva ammesso che c'era stato un momento, verso i
suoi quattordici anni, in cui anche i suoi ormoni erano entrati in
subbuglio per lui.
Lui non si era scomposto, però, anzi aveva mantenuto
l'espressione divertita che già aveva.
- Avevo intuito qualcosa su Kelly, a dire il vero. Non poteva essere un
caso che
si trovasse sempre sulla mia strada mentre lasciavo il St. Marie. E'
vero che aveva sempre qualcosa di importante da dirmi, ma di sicuro me
lo diceva fissandomi come se stesse ammirando qualcosa di molto
piacevole.
Bella aveva momentaneamente accantonato l'imbarazzo, sorpresa da quella
rivelazione su Kelly: aveva parlato con Edward? Non le aveva mai detto
nulla!
- Isabella, prima di pensare che Kelly ti abbia taciuto
chissà cosa, lasciami finire.
Aveva immediatamente capito come si sentisse.
- Quella ragazza ti è veramente molto affezionata, sai? In
più di un'occasione ha avuto il coraggio di dirmi
sinceramente che mi comportavo di "merda" con te, e che tu non lo
meritavi di certo..
Bella doveva esssere rimasta a bocca aperta, perchè lui era
scoppiato a ridere.
- Sì, sì. Credimi, ha usato proprio
quell'espressione con me. E non aveva torto, anzi. Solo che non l'avrei
mai ammesso con lei, ovviamente, dal momento che non lo facevo nemmeno
con te.
Bella era certa che quando avrebbe risentito Kelly, avrebbe avuto
qualcosa di cui parlare. Non era arrabbiata con lei, anzi. Le aveva
dimostrato una volta di più quanto davvero le volesse bene.
- E tu, scusa, che cosa le rispondevi?
Era anche stupita di riuscirne a parlare con lui, senza provare
fastidio per l'argomento trattato: ossia i loro dissapori passati.
- Che dovevo andare perchè ero in ritardo. Poi la salutavo
educatamente e me ne andavo.
Li vedeva, nella sua mente: Kelly combattiva e lui altrettanto deciso
ad ignorarla. Le era venuto da ridere.
- Non ha mai insistito?
- No. Anche se un paio di volte, e ne sono sicuro, non mi ha
risparmiato qualche saluto "gentile" alle mie spalle pensando di non
essere vista.
A quel punto, Bella aveva riso per un paio di minuti buoni, e anche
Edward si era unito a lei.
Kelly era davvero un'amica speciale, non aveva più dubbi, se
mai ne avesse avuti. Conoscendola, immaginava quale saluto "gentile"
gli avesse propinato.
- Credo di essermi meritato anche questo.
Quando le risa erano diminuite, Edward lo aveva affermato serenamente.
Dandole un'ulteriore prova del suo voler cambiare. In passato, se mai
fosse uscito quell'argomento, non sarebbe stato così
"morbido", ne era sicura.
- Quando glielo dirò, che te ne sei accorto, e non mi
riferisco solo ai saluti "gentili", ma anche della sua "ammirazione"
per te, ci rimarrà secca!
- Magari, potresti invitarla per qualche giorno, quando torneremo.
Bella lo aveva guardato negli occhi, certa che lui stesse proprio
aspettando di vedere che effetto avrebbe avuto su di lei questa
proposta.
Quando sarebbero tornati. Invitare Kelly per qualche giorno.
La domanda le era salita spontanea dal profondo del cuore.
- Tornati dove?
Il sorriso che aveva illuminato il viso di Edward, conteneva
già il sapore di quello che stava per dirle.
- A casa. Quella che adesso è mia, ma che quando saremo
tornati, vorrei che diventasse anche la tua.
E senza che entrambi potessero ancora immaginarlo, la loro sarebbe
diventata molto più che una semplice convivenza.
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Ciao ragazze!
Prima
di tutto, voglio aprire questo spazio ringraziando tutte voi che mi
state seguendo con così tanto entusiasmo e attenzione.
Davvero,
siete contagiose! Guardo alla mia storia ancora con più
entusiasmo anch'io, perchè è come "riscoprirla"
attraverso i vostri commenti.
Grazie, grazie, grazie.
Non do mai per scontato che lo facciate, quindi è sempre un
piacere ogni volta ritrovare "vecchie" lettrici, e magari trovarne di
nuove, nello spazio recensioni!
E
adesso, parliamo di questo capitolo... mamma mia, vorrete la mia morte,
già lo so! XD!
Nella
prima parte vi batterà forte il cuore - almeno spero! XD! -
nella seconda... tirerete fuori i forconi, appunto!
Siccome
non voglio svelarvi nulla prima della lettura, vi chiedo solo, prima di
condannarmi, di leggere le noti finali! XD!
Dopo
averle lette, credo che riporrete i forconi...
Baci.
R.
Questo capitolo, è
dedicato a Sissilotti. Grazie per avermi lasciato una recensione
così ispirata!
Montego Bay, una città situata sulla costa nord della
Giamaica, era
stata la prima vera tappa sulla terraferma di quella loro vacanza.
Dopo cinque giorni di navigazione, l'avevano raggiunta nel tardo
pomeriggio ed avevano ormeggiato la barca presso uno yatch club in cui
Edward
aveva prenotato un posto per tre giorni.
Le aveva detto che i dintorni erano luoghi ricchi di fascino e mistero,
valeva la pena visitarli. Aveva pensato di noleggiare
una jeep e vagabondare con lei senza una vera meta, gustandosi
semplicemente quello
che avrebbero incontrato lungo la strada.
Il tempo tra loro era trascorso, sinora, tra chiacchiere allegre,
scherzi, divertenti battaglie acquatiche, silenzi
distesi, ma anche momenti più difficili, soprattutto quando
si erano ritrovati a parlare del loro passato.
Però, erano anche riusciti a superarli, e questo era stato
fondamentale per far sì che il loro rapporto,
già in pochi giorni, prendesse la giusta direzione per poter
diventare un legame affettuoso e confidenziale.
Si
cercavano con gli sguardi, con
i gesti, con le parole, come fossero
una calamita con il suo magnete, ed entrambi ne erano felici, ma anche
spaventati. Perchè c'erano delle zone d'ombra, emozioni non
chiare, che ogni
tanto li turbavano.
Edward poi, solo la mattina prima, aveva chiesto a Bella di
riflettere sulla proposta di andare a vivere con lui, condividendo
così una vera casa e una vera "famiglia".
Erano solo all'inizio di quel viaggio, ma entrambi pensavano di aver
già compiuto molta strada insieme.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Toglierò la polvere
laverò le
lacrime che tu non vuoi
Ogni goccia
è una poesia
che non ho sentito
andare via
Spiegami le cose che
non ho capito
e svegliami se senti
freddo
Vedi, sono qua
Dimmi che tu ci sarai
Quando il tempo su di
noi
Avrà ormai
lasciato
Segni che non vuoi
Dimmi che tu ci sarai
Quando la malinconia
Vestirà i
ricordi
Della vita mia
Francesco Renga - Ci sarai
Bella era stata svegliata da un tuono che sembrava essere scoppiato
proprio sulla sua testa.
Era sobbalzata violentemente, prima di capire che cosa fosse stato quel
boato improvviso. Poi, più lucida, aveva sentito anche il
rumore
della pioggia violenta che stava iniziando ad abbattersi sulla barca.
Non aveva mai avuto paura dei temporali, era però anche vero
che non ne aveva mai vissuto uno su di una barca.
Nonostante fossero nelle acque sicure di un porto molto più
grande di quello da cui erano partiti, la barca rollava in maniera
accentuata. Oltretutto, aveva avuto la pessima idea di guardare fuori
dall'oblò, e aveva visto i lampi illuminare a giorno la
notte,
per poi scaricarsi in mare.
Le erano subito tornate in mente le lezioni di fisica, dove l'acqua era
indicata come il maggior conduttore di corrente elettrica.
Insomma, Bella si era ritrovata nel giro di dieci minuti ad avere paura
di un temporale tropicale che mostrava i muscoli, in confronto a quelli
che aveva vissuto in Svizzera.
Con l'aggravante, appunto, di non trovarsi sulla terraferma, in una
costruzione solida, ma su di una barca di legno, sul mare.
Edward.
Era stato un pensiero spontaneo.
Aveva guardato l'ora, le due e mezza circa. Magari, lo avrebbe trovato
ancora
sveglio, vista la sua insonnia. Due notti fa le era capitato di
svegliarsi con la necessità di dover bere, e lo
aveva trovato intento a studiare delle carte nautiche.
Si era decisa a precipitarsi fuori dalla sua cabina, quando non solo
era esploso un
altro tuono violento, ma aveva anche sentito crescere il sibilo del
vento.
Fuori tutte le luci erano spente.
Bella si era chiesta se fosse possibile che lui dormisse: tra il rumore
della pioggia, del vento, il fragore dei
tuoni, c'era un tale baccano!
Era rimasta un minuto buono davanti alla porta della cabina di Edward.
Praticamente congelando, dato che la temperatura si era abbassata
rispetto al solito.
Il problema era che la paura per quel temporale violento - o doveva
già considerarla una tempesta? - si scontrava con
l'incertezza
mista ad imbarazzo di confessargli che aveva paura di rimanere sola.
Ancora un lampo, ancora un
tuono, la barca che sembrava volersi ribellare alle cime che la
tenevano ancorata al porto, e Bella aveva bussato giusto per
formalità, ma di fatto aveva già aperto la porta
della cabina, entrandovi.
Era sveglio, grazie al cielo! Lo aveva intravisto alzarsi
immediatamente dal letto.
- Isabella...
- Edward, scusami, ma la verità è che ho una fifa
pazzesca in questo momento!
E tanti saluti al suo imbarazzo per quella sua paura un pò
infantile.
Ma presto ne era subentrato un altro, di imbarazzo, ossia quello per
averlo
sorpreso praticamente in boxer.
Okay, aveva scoperto un'altra cosa di lui: non dormiva con il pigiama!
Doveva aver pensato la stessa cosa anche lui, perchè si era
alzato, infilandosi un paio di pantaloncini. Era rimasto,
però,
a torso nudo.
- Ehi, non c'è nulla di cui vergognarsi.
Per un attimo non aveva ben capito a cosa si riferisse: la sua paura
per il temporale o il fatto che lui fosse stato in boxer?
No,
decisamente si riferiva alla sua paura, perchè lui non
sembrava per niente in imbarazzo. In effetti, anche lei si era
resa conto che boxer o costume da bagno, la
differenza non era poi molta.
- Questi temporali tropicali appaiono molto violenti le prime volte,
poi ci si abitua.
Le stava sorridendo ora, lo vedeva meglio perchè aveva
acceso la luce che fungeva da abat-jour. Non era abbastanza forte da
illuminare tutta la cabina, ma abbastanza per vederlo bene in viso.
- In
effetti non ho mai avuto problemi con i temporali.. solo che l'idea di
essere solo su una barca... sul mare... coi fulmini che si scaricano in
acqua...
Le sorrideva, ma senza prenderla in giro. Era un'espressione
comprensiva e basta.
- Avrei dovuto dirtelo prima: la chiglia della barca, oltre ad essere
in legno, è anche isolata. Non c'è alcun
pericolo in quel senso. Poi siamo in porto, non in mare aperto. E' vero
che c'è lo stesso un certo rollio, ma più di
così
non lo sentirai. E questa pioggia... la senti battere violenta, ma per
la struttura della barca non è niente. Devi pensare che
è
concepita per affrontare tempeste ben peggiori e in mare aperto, per
giunta..
Ecco, le aveva fornito ottime rassicurazioni per mettersi tranquilla.
Eppure non ci riusciva. A lei sembrava che la situazione stesse
peggiorando sempre di più: i lampi e i tuoni si susseguivano
ininterrottamente.
- Ma comunque, posso tranquillamente tenerti compagnia
finchè non sarà passato.
Ecco, questo l'aveva fatta sentire molto meglio. E se era rimasta
turbata all'idea che fosse la sua compagnia la sola cosa a
rassicurarla, ci avrebbe pensato dopo, se e quando sarebbero
sopravvissuti a quel temporale!
- Facciamo così: ti avvolgi qui, nel mio asciugamano, visto
che
stai tremando dal freddo, e poi ti siedi sul letto. Se no ti congeli
anche i piedi.
Le aveva porto l' asciugamano. Ci si era avvolta dentro, subito pervasa
da una sensazione piacevole di calore. Si era poi seduta sul letto, un
pò più piccolo rispetto al suo.
Quasi subito aveva avvertito il profumo di Edward avvolgerla: era
sull'asciugamano, sulle lenzuola... e un pò dappertutto in
quella
cabina.
- Meglio?
Si era seduto accanto a lei, appoggiandosi anche lui alla parete.
Apparentemente per nulla turbato dal fatto di essere sul suo letto, in
piena notte, insieme a lei, nel bel mezzo di un temporale violento.
- Sì. Anche perchè vederti così
tranquillo mi fa
pensare o che sei un incosciente, o che davvero non mi devo preoccupare.
Era scoppiato a ridere, e anche lei era riuscita a ridacchiare,
sciogliendo un pò di quella tensione che l'aveva
accompagnata
sinora.
- La prima volta che ne ho affrontato uno in mare aperto, credevo che
sarei morto. Penso che se non fossi stato impegnato a governare la
barca al meglio delle mia capacità, mi sarei rinchiuso
sottocoperta ed avrei atteso di vedere cosa decideva di fare il mare
con me!
La sua voce risuonava leggermente roca. Forse era dovuto al fatto che
si stava comunque rilassando quando lo aveva raggiunto.
- Tu magari stavi per addormentarti...
- No, no, tranquilla. Mi stavo rilassando, ma nemmeno io sarei riuscito
a dormire con questo baccano.
I tuoni rimbombavano sempre violenti su di loro.
- Io stavo dormendo, invece. D'altronde, sono io la pigrona, giusto?
- Già. E io quello che non dorme mai. Però
è stato utile in questo caso, no?
- Penso che ti avrei svegliato lo stesso! Avevo troppa paura...
A quel punto, lui le aveva passato un braccio sulle spalle, attirandola
verso di sè.
Bella aveva appoggiato la testa sulla sua spalla, godendosi la
sensazione di sicurezza che le trasmetteva la vicinanza di Edward.
- Avresti fatto bene. Anzi, sentiti autorizzata a farlo in futuro,
qualsiasi cosa tu abbia bisogno.
- Grazie.
E poi era successo. Edward le aveva posato un bacio delicato tra i
capelli. Un gesto così carico di tenerezza, che Bella aveva
sentito il cuore riempirsi di un calore immenso.
Si era ricordata di altre labbra, quelle dei suoi genitori, e di
infiniti, teneri baci della buonanotte che l'avevano fatta sentire
altrettanto bene.
E senza rendersene conto aveva iniziato a piangere.
- Isabella...
Il modo in cui aveva pronunciato il suo nome, con quel tono
così
preoccupato e premuroso, l'aveva fatta esplodere del tutto in
singhiozzi
violenti.
All'improvviso era stato come se una diga dentro di lei avesse ceduto,
sommergendola di ricordi.
Edward aveva tentato di guardarla in viso, ma lei lo aveva spinto
ancora di più nell'incavo del suo collo, per non
permetterglielo.
Allora doveva aver intuito cosa potesse esserci stato dietro a quel suo
pianto e l'aveva stretta ancora più forte a lui,
circondandola con entrambe le braccia e premendosela addosso, quasi
volesse farsi carico di quel dolore che percepiva in lei.
La tempesta fuori era violenta, ma quella scatenatasi dentro di loro lo
era anche di più.
Avvinghiati così, sembravano cercare l'uno nell'altro, la
forza
per non soccombere del tutto alla violenza delle emozioni che stavano
provando.
Bella era sopraffata dai ricordi, ma anche da quel nuovo affetto che
la legava ad Edward. E lui, era sopraffatto dal bisogno disperato di
riuscire a cancellare la sofferenza di entrambi.
Lei lo aveva stretto a sua volta con più forza, serrandogli
le
braccia intorno al collo. Sentiva pulsare violenta una vena sul collo
di Edward, insieme al battere furioso del suo cuore.
Le
mancavano tremendamente i suoi
genitori, ma adesso lui c'era, era lì con lei e stava
raccogliendo le
sue lacrime, il suo dolore.
- Ti voglio bene, Edward. Ti prego, non lasciarmi mai più
sola.
La risposta di Edward era arrivata attraverso un suono che le era
sembrato un ringhio soffocato. Le sue braccia erano diventate quasi una
prigione,
tanto la stavano stringendo a lui. Sembravano non tollerare che ci
fosse il più piccolo spazio a dividerli.
L'asciugamano le era scivolato di dosso, ma il freddo non la
raggiungeva, perchè c'era il calore delle sua stretta a
riscaldarla.
Quello e le lacrime che aveva iniziato a sentire caderle sulla fronte.
Edward
stava piangendo. Per lei, per
lui, per tutta la sofferenza che entrambi avevano provato e che stavano
tentando di superare insieme, ora.
Piangeva, anche lui incapace di arginare ricordi felici di un passato
che gli sembrava lontanissimo. Ma piangeva anche per quei ricordi
legati a tutti quegli sbagli che aveva commesso proprio con lei, e che
ora lo colpivano con tutta la loro forza.
- Non lo farò mai più, Isabella, te lo giuro. Ti
vorrò sempre bene e ci sarò sempre per te, sempre.
Le parole erano risuonate decise, nonostante la sua voce non fosse
stata del tutto ferma.
- Perdonami, ti prego, per averti fatto soffrire così tanto.
Ma
avevo paura. Paura che se avessi perso anche te, non mi sarebbe rimasto
davvero più nulla.
Gliel'aveva detto. La sua paura più grande, quella che lo
faceva
svegliare da quel sonno agitato in cui cadeva, con il cuore in tumulto,
i pensieri una girandola impazzita che lo paralizzavano. In quei
momenti, vedeva nel suo futuro la stessa aridità che aveva
fatto
terra bruciata intorno a suo padre. E più era cosciente che
sarebbe potuto diventare come lui, più sembrava incapace di
impedirlo. Aveva respinto tutti, anche Isabella. Soprattutto lei, per
paura
che arrivasse a capire che dentro di lui non era rimasto più
nulla: solo
il freddo di un'esistenza vuota.
- Ti voglio bene, Edward.
Bella glielo aveva ripetuto con più forza, e a lui era
bastato
per capire che da quel momento iniziava la sua seconda vita, quella in
cui avrebbe potuto rimediare al passato, quella in cui sarebbe potuto
diventare una persona migliore.
C'erano voluti sei lunghi anni per capirlo, ma alla fine Edward ne era
stato
certo: Isabella era il suo arcobaleno. Era la fine di una lunga
tempesta in cui si era perso. Era l'inizio di un nuovo cammino.
Era la chiave che sarebbe riuscita ad aprire il suo cuore.
XXXXXXXXXXXXXXXXXX
A svegliarlo era stata la sensazione di essere stretto a qualcosa di
morbido, caldo e profumato: il corpo di Isabella.
Subito dopo, aveva avvertito il suo respiro lieve solleticargli il
collo. A tenerla così vicina, era il suo braccio che le
circondava la vita.
Stesa su di un fianco, abbandonata nel sonno, aderiva perfettamente a
lui.
Dovevano essersi addormentati, ad un certo punto, entrambi sfiniti da
quella violenta
tempesta di emozioni che li aveva sommersi, ma da cui ne erano usciti
insieme, uniti più che mai.
Niente li avrebbe più allontanati, nemmeno il passato, ora
ne era certo.
Avrebbero avuto ancora molta strada da fare, ricordi da elaborare,
sofferenze da lavare via, ma non ci sarebbero stati più
dubbi sull'affetto che sentivano l'uno per l'altro.
Non aveva ancora voluto sciogliersi da lei. Ancora non era pronto ad
abbandonare quella sensazione così nuova, ricca, avvolgente,
che
era il sentirsi in pace con lei e con se stesso.
Le aveva scostato una ciocca dal viso, e lei si era mossa. Aveva atteso
di vedere se l'avesse svegliata, ma lei aveva proseguito nel suo sonno
sereno.
L'orologio sopra la porta segnava le 11.30.
Un sorriso era sorto spontaneo sulle sue labbra: non ricordava di
essersi mai svegliato a quell'ora. Aveva
dormito per più di sette ore filate. Senza incubi, senza
risvegli.
Non aveva potuto nascondere a se stesso che la vicinanza di Bella aveva
sicuramente influito sul
suo riposo.
Perchè?
Tra le risposte spontanee che erano sorte dentro di lui, una l'aveva
turbato. Era legata al fatto che aveva avvertito la piacevole
morbidezza del corpo di Bella, il suo calore, il suo profumo.
Quest'ultimo non avrebbe saputo descriverlo, poteva solo sentirlo e
riconoscerlo come unico, come qualcosa che gli avrebbe sempre parlato
di lei ogni volta che lo avrebbe percepito o evocato.
A
quel pensiero, per un attimo, era stato come se ci fossero stati due
Edward dentro di
lui: uno che vedeva in Bella una ragazza innocente, l'altro che la
vedeva come una donna pronta a fiorire sotto il suo tocco.
Il primo l'avrebbe voluta svegliare con una carezza affettuosa, il
secondo con un bacio sulle labbra appena dischiuse.
Aveva immediatamente ricondotto la seconda ipotesi
ad una
reazione
istintiva del suo corpo. Era pur sempre un uomo e Isabella una ragazza
attraente.
Questo lo aveva portato ad immaginare, subito dopo, che sarebbe stato
qualcun'altro a raccogliere la sua innocenza, e ne era rimasto
infastidito.
Aveva cercato di calmarsi, improvvisamente agitato nel cuore e
nell'animo. Era normale, provava quei sentimenti contrastanti
perchè l'istinto di
protezione verso Isabella era molto forte. Ne aveva avuto la
responsabilità sinora, e per molto tempo ancora si sarebbe
preoccupato per lei, anche quando sarebbe diventata sempre
più indipendente.
Era tutto normale, perciò, tutto riconducibile a ragioni
logiche e razionali.
Se
lo era ripetuto ancora,
osservando Bella, i suoi lineamenti distesi e sereni, le labbra che
sembravano dischiuse in un lieve accenno di sorriso.
Indubbiamente
era diventata una ragazza attraente. Nella sua bellezza c'era
qualcosa di innocente, che gli ricordava la bambina che era stata, ma
c'era anche una nuova sfumatura, più sensuale, matura.
L'insieme delle due cose, la
rendeva estremamente affascinante, in una maniera di cui lei non ne era
affatto consapevole.
Sembrava,
infatti, non accorgersi degli sguardi che gli uomini le
rivolgevano, tanto che era rimasta sorpresa dell'interesse dimostrato
da quel ragazzo che l'aveva avvicinata in libreria.
Era
rimasta ad osservarla un pò, prima di raggiungerli, ma non
aveva visto alcuna traccia di malizia nel suo sguardo o nel suo
comportamento, nessun compiacimento per quell'interesse dimostrato nei
suoi confronti.
Aveva
conosciuto ragazze della sua età molto più
intraprendenti, tanto che sembravano già donne navigate.
Si
era mossa ancora Bella, strofinando la guancia morbida contro la sua
spalla. Le si erano sciolti i capelli, li sentiva ricadere setosi sul
suo braccio.
Di
nuovo c'erano state sensazioni che sapeva ben riconoscere, dato che
lui non possedeva più l'innocenza di Bella, e ancora le
aveva
relegate come una reazione fisica istintiva.
Risaliva
a poco prima di Natale la sua rottura con Elizabeth. Era stata
lei a lasciarlo, perchè a differenza sua, si era innamorata
e
avrebbe voluto di più da lui che un semplice legame
soddisfacente. Non le bastavano più intesa fisica e
caratteriale, voleva l'amore, quello vero.
L'unica cosa che lui non avrebbe
mai potuto darle.
Era
tornato ad osservare il viso di Bella, e aveva visto le sue
palpebre tremare leggermente. Probabilmente il suo sonno stava
iniziando a farsi leggero, segno che di lì a poco si sarebbe
anche potuta svegliare.
A
quel punto, Edward aveva preferito non farsi trovare lì,
accanto a lei. Non voleva rischiare che ne potesse rimanere turbata.
Avrebbe già avuto molto a cui pensare, emozioni da
analizzare,
non voleva aggiungerne altre inutilmente.
L'aveva
lasciata andare, allora, cercando di far scivolare via il braccio il
più delicatamente possibile da sotto di lei. Poi si era
scostato ancora un
pò, ed era rimasto un attimo ancora a contemplarla.
Voleva bene a quella ragazza, e
non avrebbe mai fatto più nulla che potesse ferirla o farle
perdere fiducia in lui.
Poi si era alzato, l'aveva coperta
con il lenzuolo leggero, ed era
uscito silenziosamente dalla cabina.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXX
La
prima cosa che aveva percepito Bella chiaramente, era stato il profumo
di Edward.
Era
sul cuscino, sul lenzuolo che la copriva, era sulla sua stessa pelle.
Non si sentiva sveglia del
tutto, forse stava ancora sognando.
Sentiva che legato
a quel profumo insistente, c'erano ricordi ben precisi, importanti.
Non
aveva ancora aperto gli occhi, era rimasta avvolta in quel bozzolo di
sensazioni in cui si sentiva così bene.
Ecco,
di questo era sicura: si sentiva bene, felice.
Perchè?
Alla fine, aveva
socchiuso gli occhi e la risposta a quella
domanda era diventata chiarissima: Edward aveva pianto per lei, con lei.
L'aveva
tenuta stretta a se, mentre la tempesta passava su di loro, e non solo
quella che imperversava fuori.
Quella che avevano combattuto
dentro di loro, contro ricordi felici, altri dolorosi, altri ancora
sconosciuti.
Perchè
Edward le aveva confessato di averle sempre
voluto bene, ma di aver combattuto in passato contro quel sentimento
per lei.
Mentre
ora, non voleva più scappare. Ora voleva vivere appieno
quell'affetto per lei, voleva sconfiggere i fantasmi del suo passato
per lei e grazie a lei.
Di
nuovo il cuore, i pensieri, l'anima stessa, si erano riempiti di un
calore che non aveva più sentito dopo la morte dei suoi
genitori.
Era
la certezza di sapere che non sarebbe più stata sola.
Aveva
pianto anche lei, così tanto, che non ricordava nemmeno il
momento in cui si era addormentata.
E
Edward? Anche lui si era addormentato insieme a lei? Quello di cui
era certa, era di essere stata abbracciata a lui per tutto il tempo
finchè era rimasta sveglia.
Era
rimasta tra le sue braccia, lasciandosi cullare dalla loro forza e
calore. L'avevano fatta sentire sicura, protetta, amata.
Questo
le aveva fatto pensare che se era riuscita a dormire così
bene dopo, forse era perchè lui le era rimasto accanto.
Era turbata all'idea che
avessero dormito insieme?
No.
La
risposta era arrivata spontanea, senza dubbi o sensazioni incerte.
Tanto
le era bastato per andare oltre, per sentire il
desiderio di vedere Edward, guardarlo negli occhi e scoprire se anche
lui avesse mostrato la sua stessa serenità, dopo quella
notte.
Si
era scoperta, stiracchiandosi. Poi si era alzata ed era andata in cerca
di lui.
Lo
aveva trovato seduto sul ponte che sorseggiava da una tazza quello che
sicuramente era caffè. Si era voltato subito nella sua
direzione, e lei si era scoperta a trattenere il fiato.
Lui aveva pianto per lei: se ne
era pentito?
Ma in quegli occhi
verdi aveva visto mille emozioni diverse
passare, tranne che pentimento: paura, speranza, sollievo ed infine
gioia.
Allora
aveva capito che anche lui aveva aspettato di vedere la sua reazione,
quando i loro sguardi si sarebbero incrociati quella mattina.
Probabilmente aveva avuto la sua stessa paura, che
lei si fosse pentita di essersi scoperta così con lui.
Si
erano guardati ancora senza parlare, ma bastavano i loro occhi e i loro
sorrisi.
Si volevano bene, un legame
forte con cui potevano affrontare tutti i fantasmi del loro passato.
- Ehi, scusa!
La
voce che aveva spezzato quel momento tra loro, era giunta dalle spalle
di Bella.
Subito
non aveva capito che si rivolgesse a lei, ma poi glielo aveva chiarito
in maniera inequivocabile.
-
Ehi, scusa, tu con indosso quel pigiama giallo veramente molto carino!
Era
arrossita di colpo, improvvisamente ricordandosi di essere in un
porto piuttosto affollato e non in mezzo al mare. Si era voltata ed
aveva incontrato l'espressione divertita di due occhi scuri,
incorniciati da un viso abbronzato in cui spiccava il bianco di un
sorriso altrettanto divertito.
-
Questa è la barca di Edward Cullen?
Il
proprietario di quel sorriso incredibilmente caloroso era di un
ragazzo più o meno della sua età, ma alto, molto
alto e
anche molto, molto muscoloso.
Prima
che Bella potesse, però, fare qualsiasi cosa, tipo fuggire
sottocoperta per la vergogna, o rispondere al ragazzo, la voce di
Edward l'aveva altrettanto sorpresa.
-
Jake! E tu che diavolo ci fai qui!
Il
ragazzo aveva sorriso ancora di più, spostando lo sguardo
oltre le sue spalle, dove Edward ora in piedi, era ben visibile.
-
Allora sei proprio tu! Sam diceva che non poteva essere,
che il proprietario di questa barca doveva essere un tuo omonimo!
Bella,
si era ritrovata ad alternare lo sguardo tra il ragazzo di nome Jake ed
Edward. Erano entrambi chiaramente felici di essersi trovati nello
stesso posto.
-
Sei qui con Sam?
-
Sì, per mia sfortuna. Il cuginastro è un gran
rompipalle anche in vacanza!
Edward
era scoppiato a ridere, seguito dal ragazzo.
Lei
era sempre vagamente imbarazzata di essere in pigiama di fronte ad un
perfetto sconosciuto, peraltro molto carino, ma era anche affascinata
dalla reazione di Edward: quando Jake aveva nominato quel Sam, i suoi
occhi si erano illuminati.
-
Isabella, scusa... non vi ho ancora presentati.
L'aveva
presa per mano, avvicinandosi alla passerella.
-
Ehi, straniero, vieni avanti. Hai il permesso di salire a bordo, basta
che ti comporti bene con lei!
Aveva
strizzato l'occhio in direzione di Jake, e lei vi aveva colto una certa
scherzosa possessività nei suoi confronti. Una conseguenza
dell'affetto che provava per lei, sicuramente, e le aveva fatto
piacere, anzichè infastidirla.
Bella aveva pensato che le cose
tra loro stavano proprio cambiando. Solo una settimana prima, si
sarebbe arrabbiata, catalagando il gesto di Edward come "arrogante".
Jake
era salito, e quando se lo era ritrovato davanti, le era parso ancora
più alto.
-
Isabella, lui è Jacob Black. E' il cugino di un mio
carissimo amico, Sam Uley.
Jake
le aveva teso la mano. Quando l'aveva stretta, la sua era praticamente
scomparsa.
-
Jake, lei è Isabella.
-
E' un vero piacere, Isabella, conoscerti.
Poi
si era rivolto a Edward con un ghigno furbo stampato in faccia, che gli
era valso un' occhiataccia semi-divertita.
-
E adesso, Edward, ho finalmente capito perchè la tenevi
così ben nascosta!
NOTA AUTRICE
Vi
presento Jacob Black.
Nella
mia storia, sarà cugino di Sam Uley. Nel prossimo capitolo
saprete tutto sull'amicizia che lega Edward ai cugini Black - Uley.
Faccio
subito un'importante premessa: non ODIO il personaggio di Jacob. Per
cui, nella mia storia, non sarà trattato come il nemico da
dipingere cattivo - cattivo (o anche peggio come ho visto fare in
alcune ff...) per fare guadagnare punti ad Edward. Ritengo che Edward
abbia già abbastanza motivazioni per essere affascinante
così com'è! XD!
Jacob
sarà un ragazzo con cui Bella farà conoscenza,
con cui passerà delle ore piacevoli ma... bè, il
ma è abbastanza palese: sto scrivendo o no una Edward-Bella?
XD!
E
allora state tranquille, tutto è bene quel che finisce bene!
Vi ho già detto che sono una romanticona, no?
Comunque,
visto che lo spavento ve l'ho fatto prendere lo stesso, siete
autorizzate a pungolarmi un pò con i vostri forconi. Eh!eh!
Un
bacio.
A
giovedì!
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Ciao
ragazze!
Siete pronte coi forconi? XD!
Scommetto di sì... ma io vi dico ancora di pazientare.
Almeno
fino alla fine di questo capitolo, dove rivolgendovi una semplice
domanda vi farò deporre definitivamente le armi! XD!
Nota sul capitolo: compare un Sam un pò insolito, e non
potrebbe essere diversamente dato che è amico di Edward! Un
pò come per Jake. Si accettano tutte le critiche possibili
ed immaginabili, ma sempre senza forconi alla mano, grazie! XD
Nota di carattere personale: come avrete capito, posso tranquillamente
essere catalogata nella sezione "inguaribile romantica". C'è
chi non lo concepisce molto, chi ne è infastidito, chi lo
condivide (fondiamo un club? XD), chi ne è indifferente...
insomma le posizioni sono tante e tutte giustamente accettabili.
Perchè ve lo sto dicendo? Perchè preferisco
dichiararlo spudoratamente, piuttosto che essere "accusata" di esserlo!
Diciamo che se iniziate a sentire un sapore troppo "dolce",
dispensatemi pure qualche pillola amara, ma senza essere troppo
agguerrite! Lo so bene anch'io che la realtà non
è tutta così "rosa" come magari appare in questa
storia.
E adesso, vi auguro buona lettura. Ci risentiamo alla fine.
Un bacio.
R.
Il temporale della
notte prima aveva lasciato dietro di sè un cielo
di un azzurro ancora più intenso.
A fissarlo, come stava facendo in quel momento Bella, si aveva
l'impressione che potesse quasi ferire gli occhi tanto appariva
brillante.
Ci si poteva perdere in quell'immenso, e credere veramente che oltre un
azzurro così, ci potesse
essere solo il Paradiso.
- Disturbo?
La voce che l'aveva distolta da quei pensieri era quella cordiale di
Sam.
- No, assolutamente.
Si era messa a sedere, sorridendo all'uomo che era comparso. Si era
accomodato accanto a lei, ed aveva notato
ancora come assomigliasse in qualche maniera a Jake, anche se i suoi
lineamenti sembravano più scolpiti, forse perchè
giustamente più vissuti.
- Stavo guardando l'azzurro di questo cielo. Mi sembra impossibile
abituarmici. Sembra proprio lo stesso di quelle fotografie che mettono
sui depliant pubblicitari... quelli che la gente guarda e poi
pensa "no, è impossibile, di sicuro sono ritoccati questi
colori"!
Sam le aveva sorriso e la sua espressione si era addolcita.
- L'ho pensato anch'io, prima di venire a constatare di persona anni
fa. Quando
poi sono tornato a casa, mi sembrava che tutto fosse diventato incolore!
Adesso era stata lei a sorridere, anche perchè le erano
tornate
alla mente le parole di Rosita, che le aveva detto più o
meno
una cosa simile.
- Dove vivi?
- Ufficialmente a Seattle, ma di fatto anch'io mi ritrovo a viaggiare
spesso per lavoro, e alla fine ci passo poco tempo.
Era stato implicito il riferimento ad Edward, al loro stesso stile di
vita. Da quando aveva scoperto
quanto fossero amici, Bella aveva nutrito il desiderio pressante di
fargli una domanda ben precisa.
Solo che era vagamente intimidita da quell'uomo: sembrava avere in se
qualcosa di antico, come se in lui prendessero vita leggende indiane di
cui aveva solo sentito parlare.
- Sam... posso farti una domanda un pò... personale?
Aveva occhi scuri, proprio come Jake. Forse meno trasparenti, ma pur
sempre amichevoli, di questo era sicura.
- Riguarda Edward?
Bella aveva colto una leggera esitazione nella voce dell'uomo, ma non
aveva perso del tutto il coraggio di proseguire.
- Non proprio. Si tratta più dei miei genitori... ecco, mi
chiedevo... vista la tua amicizia di vecchia data con Edward...
bè, mi chiedevo
se tu li avessi per caso conosciuti.
Bella non sapeva perchè lo avesse chiesto direttamente a lui
e non ad Edward. Eppure, per tutta la durata del pranzo,
cioè
solo qualche ora prima, le aveva raccontato tutto della sua amicizia
con Sam Uley. Di come si fossero conosciuti il primo giorno di liceo,
trovandosi subito dannatamente antipatici. Forse era successo
perchè poi si erano scoperti anche dannatamente simili,
tanto
che tempo una settimana e avevano dato vita alla rissa del secolo
nell'istituto in cui studiavano.
Ne erano usciti tutti e due malconci, ma in compenso
conquistandosi il reciproco
rispetto. Da allora, e per tutto il tempo degli studi, erano stati
inseparabili. Poi, dopo, non si erano visti più
quotidianamente come prima, ma
la loro amicizia era rimasta solida, genuina, inattaccabile.
Bella ci aveva creduto, perchè le era bastato vederli nel
momento in cui si erano salutati, stringendosi in un abbraccio
spontaneo che era valso
più di mille parole.
Edward, se non fosse bastato, le aveva detto che Sam era stato, ed era
tuttora, l'unico vero amico che avesse avuto. C'era stata una
tale intensità nella sua voce, che a lei era venuta in mente
Kelly. Anche loro si erano conosciute a scuola, con l'unica differenza
che si erano piaciute subito, senza doversi prima scontrare.
- Perchè non lo hai chiesto ad Edward?
La domanda celava ancora una volta una sorta di esitazione guardinga.
Bella
aveva capito che Sam, proprio perchè così amico
di Edward, era
sicuramente a conoscenza di come dovevano essere stati i rapporti tra
di loro. Forse sapeva anche il perchè di quella vacanza.
Comunque fossero state le cose, aveva deciso di fidarsi di
quell'uomo, perchè avrebbe voluto che lui si fidasse di lei,
proprio come si fidava di Edward. Era una sensazione che aveva provato
subito, non appena
l'aveva conosciuto e gli aveva stretto la mano.
- Abbiamo appena iniziato a... sistemare alcune cose che tra noi non
andavano. E sinceramente, ancora non ho avuto il coraggio di fargli
delle domande dirette sui miei genitori. Ora non so quanto tu sappia di
me... cioè di noi, di me e di Edward, però...
ecco, ci
siamo appena ritrovati così....
Aveva visto l'uomo accanto a lei annuire, mentre seguiva il suo
discorso.
- Sì, capisco. So abbastanza di voi, per essere felice di
avervi visto insieme e sereni.
Dopo che Jake li aveva trovati, li avevano raggiunti sulla loro barca
per
salutare anche Sam. Poi si erano divisi per pranzare, con la promessa
però che avrebbero trascorso il pomeriggio insieme.
Ed infatti, ora erano tutti sulla barca di Sam, che girovagano lungo la
costa. Anche lui nutriva la stessa passione per il mare, ma a
differenza di Edward, amava la velocità e la potenza dei
motoscafi.
- Comunque, per rispondere alla tua domanda: ho visto solo una
volta tua padre, a casa di Edward. E per quel poco che ho potuto
conoscere
di lui, mi è sembrato un uomo simpatico e socievole.
Bella aveva sentito una stretta al cuore: per quanto ricordasse anche
lei, non aveva mai visto suo padre arrabbiato, o triste, o di umore
comunque cupo. Sorrideva sempre, anche quando era preoccupato o
indaffarato.
- Immagino non sia stato facile per te, Bella.
Le era venuto da pensare che Sam e Jake avevano istintivamente preso a
chiamarla con il diminutivo che anche lei usava pensando a se stessa:
Bella.
Solo Edward continuava a
chiamarla Isabella, e lei non aveva mai protestato. Perchè?
- Perdere
i tuoi genitori quando eri così giovane, doverti rapportare
ad Edward.
Era stato sincero nel proseguire, davanti alla sua espressione un
pò sorpresa.
- Sono suo amico, lo conosco bene, Bella. E so che può
essere tutto, tranne che una persona
facile. Non per niente, ho tentato subito di rompergli la faccia. L'ho
trovato indisponente sin dal primo istante.
Ed era spuntato un sorriso vagamente divertito sul suo viso.
- So che lui ti avrà detto la stessa cosa di me. Che anch'io
ero
indisponente... ma fidati, lui lo è sempre stato molto
più di me! Anche più arrabbiato con il mondo
intero,
indubbiamente...
Le era venuto da sorridere. Riconosceva l'Edward di cui
stava parlando Sam, ma faceva parte di quel passato che ora riusciva a
rievocare più serenamente.
- Forse con lui, avrei dovuto risolvere tutto anch'io con una
scazzottata...
A quella sua uscita, Sam si era messo proprio a ridere.
- Ti assicuro che lo mettevi già abbastanza in
difficoltà
così, anche solo a parole! Si è sempre sentito
vulnerabile davanti a te...
Sentirselo dire anche da lui, aveva rafforzato tutto quello che le
aveva detto sinora Edward,
sul fatto che a trattenerlo lontano da lei fosse stata proprio paura.
- Grazie, Sam.
Le era venuto spontaneo ringraziarlo per quella fiducia che sembrava
volerle accordare attraverso quelle parole così esplicite. E
lui, per tutta risposta,
l'aveva sorpresa ancora di più..
- Mi sa che sono io a doverti ringraziare. Era da febbraio che non
vedevo Edward, e bè... ti assicuro che il cambiamento in lui
è notevole.
Non aveva dovuto aggiungere altro, Bella aveva capito quanto gli fosse
apparso diverso in maniera positiva.
- E' bello sapere che ha un amico come te, vicino.
- A sentire mio cugino, solo uno come Edward poteva sopportarmi...
E come evocato magicamente, Jake era piombato tra di loro spruzzando
acqua salata addosso a tutti e due, e lanciando lontano pinne e
maschera che gli erano servite per immergersi.
- Confessa, cuginastro, che stavi parlando male di me! Ma tu, Bella,
non credergli!
Il sorriso di Jake era estremamente contagioso, ed anche la sua
allegria, tanto che Bella si era ritrovata a
sorridergli.
- Da come ti preoccupi, Jake, direi che allora ne avrebbe di cose da
raccontarmi su di te!
Tra cugini si era innescata una finta lotta, iniziata con uno spintone
di Jake.
- Allora è vero! Stavi parlando male di me!
- Come potrebbe essere diversamente! Guarda come ti comporti...
La zuffa era ancora in corso, quando una voce ironica si era inserita.
- Ecco, lo sapevo. Già a far vedere quanto siete "tosti" voi
indiani...
Era comparso anche Edward, pinne e maschera ancora in mano, a ridersela
insieme ai due cugini.
- Zitto, tu, Cullen. Se non vuoi fare la fine che meritano i visi
pallidi come te!
Bella si era ritrovata al centro di un' evidente ondata di testosterone
in eccesso, perchè ora erano in tre a rincorrersi per tutta
la
barca, cercando di arrivare a dimostrare chi fosse il più
forte
tra loro.
Indubbiamente i cugini apparivano ben messi, ma Edward era
più
agile e scattante. Risultava perciò equilibrata la
competizione.
Aveva pensato di essere fuori dai giochi, ma ad un certo punto Jake
aveva allargato la sua vendetta contro i visi pallidi e
così se lo era ritrovato davanti che torreggiava su di lei.
- Pensavi di cavartela? Sei pur sempre colpevole di essere stata ad
ascoltare le chiacchiere farneticanti di mio cugino... oltre
che essere anche un'alleata del clan Cullen!
L'espressione che aveva negli occhi sembrava già anticipare
che
tipo di scherzetto avesse in mente e di essere lanciata in acqua, Bella
ne avrebbe fatto volentieri anche a meno.
- Jake, giuro che Sam non stava parlando male di te...
Ma lui già stava ridendo, pregustando la facile vittoria.
Bella
era scattata in piedi, anche lei ridendo e cercando di sfuggirgli.
- Jake, davvero...
Aveva fatto solo un passo indietro, quando si era sentita mancare la
terra sotto i piedi: l'aveva sollevata senza il minimo sforzo come
un sacco di patate, caricandosela in spalla.
- Vendetta sarà
fatta! Tappati il naso, Bella!
Lei
aveva anche provato a liberarsi, ma praticamente stavano già
volando in
aria, tanta era stata la spinta che si era dato nel saltare in mare.
Stava
ancora ridendo quando erano finiti sotto. Ad un certo punto il braccio
di Jake l'aveva afferrata saldamente per la vita, aiutandola a risalire
velocemente grazie alla forza delle sue gambe muscolose.
Erano usciti dall'acqua, divertiti ed in cerca di aria.
- Sei pazzo! Ancora un pò e annegavamo!
- Tranquilla, era tutto calcolato! Tuffo, annegamento e relativo
salvataggio...
Qualcuno, però, non sembrava del tutto convinto del piano di
Jake.
- Senti un pò, Don Giovanni da strapazzo, te lo ricordi che
ti ho detto di comportarti bene con lei, vero?
Dalla barca, Edward e Sam li stavano guardando. Il primo chiaramente
divertito, il secondo anche, ma con una sfumatura diversa che a Bella
non era sfuggita.
O almeno, che ad una parte piuttosto incoscia di Bella non era
sfuggita. In superficie, le era sembrato più fastidio quello
di
Edward. Come un "fratello" che vedesse la "sorella"
oggetto di interesse da parte di uno dei suoi amici.
Non aveva sbagliato di molto, almeno per quanto riguardava il fastidio.
Nel vedere Bella tra le braccia di Jake, sorridente ed allegra,
Edward aveva avvertito una fitta che si era ricollegata a quei pensieri
fatti solo la mattina stessa, quando si era risvegliato accanto a lei.
L'idea che fosse il cugino del suo migliore amico ad esserle
così vicino, non glielo rendeva meno facile da digerire.
Forse, avrebbe avuto bisogno di più tempo per abituarsi
all'idea
che Bella, prima o poi, avrebbe avuto un ragazzo e che lui avrebbe
dovuto farci i conti con questa cosa. Probabilmente gli giocava un
brutto scherzo la paura di perderla: aveva appena stabilito un legame
affettivo con lei, era normale sentirsi minacciato dalla
possibilità che un altro "uomo" andasse a sottrargli spazio
nel
cuore e nella vita di Isabella.
- Sì che mi ricordo! Infatti, per dimostrarti le mie buone
intenzioni, chiedo prima a te il permesso per portarla fuori a cena!
Bella lo aveva guardato, ed Edward si era sentito messo alla prova:
quanto volte in passato aveva deciso per lei?
Si era sentito spaccato a metà: la parte
protettiva/possessiva
avrebbe voluto trovare il modo di rispondere di no a Jake, ma la parte
razionale gli diceva di rispondere sì, altrimenti tutti i
suoi
discorsi sarebbero sembrati fasulli agli occhi di Bella.
- Eh no, caro il mio Jake, non pensare di prendere la scorciatoia! Se
vuoi un appuntamento con Bella, chiedilo direttamente a lei!
Sam era scoppiato a ridere, battendo una pacca sulla spalla di Edward.
- Ben detto! Vediamo il galletto come se la cava da solo!
Ad Edward era costato un certo sforzo sorridere a Bella, facendole
intendere che per lui andava bene qualsiasi cosa lei avesse voluto
fare. Era sicuro che Jake fosse un bravo ragazzo, diavolo era il cugino
del suo migliore amico, ma rimaneva quella sensazione difficile da
scrollarsi di dosso del tutto.
Era la voglia di sapere Bella al sicuro, accanto a lui. O era di
più ancora?
Aveva deciso di lasciar perdere. Le cose con lei stavano andando bene,
non avrebbe rovinato tutto per delle sensazioni che ancora non riusciva
bene a controllare a causa della sua insicurezza.
"Solo questione di abitudine" si era ripetuto mentre si allontanava con
Sam per andare a bersi qualcosa di fresco sottocoperta, lasciando Bella
libera di decidere se considerare o meno l'invito di Jake.
XXXXXXXXXXXXX
Bella non era tranquilla, come invece avrebbe dovuto essere, davanti
alla prospettiva di passare una serata divertente.
Quando Jake l'aveva invitata a cena, all'inizio aveva pensato stesse
prendendo solo in giro Edward. Ma quando lui aveva dimostrato di non
esserne affatto dispiaciuto, evidentemente Jake aveva colto subito
l'occasione per trasformarlo in un vero invito. Lei aveva accettato
sulla scia dell'allegria che aveva condiviso con lui sino a quel
momento..
Ritornati sulla Deep Blue, tutto era filato liscio
tra lei ed Edward: si erano concessi entrambi un pò di
relax, prima di
farsi una doccia, chiacchierando tranquillamente di tutto, anche di
Jake e del suo invito a cena.
Anzi, Edward era arrivato persino a dirle che l'avrebbe fatta
divertire sicuramente, perchè quando ci si metteva, sapeva
essere un vero
"buffone".
Solo che adesso, indecisa davanti all'armadio su cosa mettere tra i
pochi abiti che aveva con sè, non era spensierata come
pensava che sarebbe stata.
Intanto, per non rimanere del tutto imbambolata, aveva preso a
raccogliersi i capelli in una treccia morbida, notando che
iniziavano ad avere dei riflessi più chiari, frutto
sicuramente
dell'esposizione prolungata al sole.
Una volta finito, aveva spostato lo sguardo di nuovo sui vestiti, senza
in realtà vederli, persa dietro ad altri pensieri.
La realtà era
che non le andava di trascorrere la serata senza Edward.
Ecco, era semplice da ammettere: sentiva come una strana
malinconia all'idea che sarebbe andata a divertirsi senza di lui.
Aveva spostato lo sguardo sull'ora: erano passati altri dieci minuti.
Altri venti e Jake sarebbe arrivato a prenderla.
Si era ritrovata a sospirare: ormai aveva accettato di uscire con lui,
e di deluderlo non se ne parlava. Era un ragazzo carino, anzi
decisamente carino, molto divertente e per giunta sinceramente
interessato a lei.
Non aveva potuto fare a meno di pensare a Matt, al modo in cui l'aveva
ingannata. Perlomeno con Jake non avrebbe corso quel tipo di rischio.
Alla fine, si era decisa ad indossare uno dei due abitini che aveva
avuto con sè al St. Marie: era di colore blu, con la gonna
al
ginocchio e un nastro che le stringeva il torace incrociandosi sotto al
seno. Era semplice e non troppo scollato, giusto per una serata come
quella, nè troppo fresca, nè troppo calda.
Si era guardata un'ultima volta, trovandosi a proprio agio vestita
così semplicemente, il viso senza trucco, i capelli
raccolti:
era lei, così come si sentiva di essere.
Era uscita dalla cabina con una certa fretta, a quel punto,
perchè voleva vedere Edward, fare ancora due chiacchiere con
lui
prima che arrivasse Jake.
Si erano ritrovati quasi a scontrarsi, uscendo contemporaneamente dalle
rispettive cabine, come altre volte era successo.
Solo che Edward aveva avuto un tuffo al cuore, questa volta, quando se
l'era trovata
davanti: che non fosse stata più una ragazzina se ne era
reso
già conto, ma, vedendola con addosso quel vestito leggero,
aveva
realizzato quanto fosse diventata davvero bella.
Aveva dovuto faticare non poco per riscuotersi da alcuni pensieri che
avevano cercato di fargli dimenticare chi fosse la ragazza di
fronte a lui, ed aveva smesso di fissarla come se non l'avesse mai
vista prima.
- Scusami, ti devo sembrare un idiota in questo in momento... ma
decisamente mi hai preso in contropiede: sei molto, molto carina,
stasera.
Si era dovuto trattenere, perchè la definizione "bella"
l'avrebbe sicuramente messa ancora più in imbarazzo. In
effetti,
era arrossita in una maniera assolutamente deliziosa, tanto che si
erano affacciati di nuovo pensieri poco leciti nei suoi confronti.
- Grazie.
Erano rimasti in piedi, ancora persi in quel momento che non aveva una
connotazione molto precisa: Bella era un pò confusa dallo
sguardo che le aveva lanciato Edward non appena l'aveva vista, e lui
era ancora intento a combattere il desiderio di far scorrere
lo sguardo lungo la sua figura, fasciata da quell'abitino semplice,
e proprio per questo, ancora più seducente.
Solo quella mattina si era svegliato abbracciato a quel corpo morbido e
profumato, e guardarla adesso non faceva che aggiungere benzina sul
fuoco.
- Jake sarà sicuramente entusiasta di questo vestito...
Lei si era immediatamente messa sulla difensiva.
- Se ritieni che non sia adatto, posso cambiarmi.
- No, no scusa. Non volevo assolutamente intendere che non fosse
adatto...
anzi, volevo solo rassicurarti sul fatto che anche Jake ti
troverà sicuramente carina.
Okay, doveva darsi una calmata. Non andava affatto bene il modo in cui
stava reagendo: Bella aveva tutto il diritto di godersi quella serata,
di divertirsi senza pensare che lui era seccato o peggio, infastidito.
Si era sforzato di produrre un sorriso sincero e sereno.
- Per dirla tutta, cercavo di fare quello che di solito dovrebbe far
piacere ad una ragazza prima di un appuntamento: essere rassicurata sul
fatto
che è abbastanza carina da fare colpo.
Doveva esserci riuscito, ad apparirle meno ambiguo, perchè
una scintilla di divertimento si
era accesa in quei caldi occhi nocciola che lo fissavano.
- Hai ragione, funziona. Mi sento meglio.
Bella non lo avrebbe mai ammesso, ma il suo cuore aveva perso diversi
battiti all'idea che Edward la trovasse davvero carina. E non solo, era
stato proprio quel primo sguardo a farlo accelerare in maniera
disordinata.
Esattamente, che cosa
era successo tra loro in quei pochi attimi?
Niente, se non quello che Edward le aveva detto:
rivolgerle dei complimenti con il fine di rassicurarla.
- Però mi sento in colpa. Ti lascio da solo, a cena.
Si era spostata in un territorio più neutro, dove anche
Edward si era sentito meno in pericolo.
- Tranquilla, mi terrà compagnia Sam. Abbiamo un
pò di
chiacchiere arretrate, è da febbraio che non ci vediamo. Ci
siamo scambiati solo delle brevi telefonate, e giusto per sapere come
stavamo.
Ecco, adesso Bella aveva avvertito una punta di delusione: Edward non
aveva dato segno di avvertire lo stesso dispiacere all'idea di non
trascorrere quella serata insieme.
Forse stava esagerando, si era detta. Si trattava solo di una serata, e
poi Sam era il suo migliore amico. Era naturale che fosse contento di
avere del tempo da passare solo con lui.
Forse gli avrebbe
parlato di lei, di come stava andando tra loro.
Poi si era data dell'idiota, perchè stava
facendo di
tutto una tragedia: aveva passato sei anni senza Edward, che cosa era
in confronto una serata?
- Bene. Adesso mi sento meno in colpa.
Edward era cosciente che non avrebbe voluto sentirglielo dire. Avrebbe
preferito continuare a vedere negli occhi di Bella il dispiacere
all'idea di non essere con lui..
Ma cosa gli stava
succedendo? Era già così disperatamente
dipendente da lei?
Per un attimo il vecchio Edward aveva cercato di
affiorare, per
assestare qualche risposta tagliente a quell'ultima affermazione di
Bella.
Per riportarla a distanza di sicurezza, per non esserne ferito.
Ma lo aveva ricacciato nel profondo dell'animo, cosciente che se era
affiorato, era perchè ce n'era davvero motivo: si sentiva
sconvolto da quello che si agitava dentro di lui all'idea che nelle
prossime ore Bella sarebbe stata in compagnia di Jake e non sua.
Doveva riprendere il controllo, aveva bisogno di restare solo per
calmarsi.
O magari di parlarne con
Sam. A lui avrebbe potuto confessare cosa gli passava per la testa... e
per il cuore.
Sì, indubbiamente ne avrebbe parlato con Sam,
ne aveva un assoluto bisogno.
- Jake, a che ora arriva di preciso?
- Tra poco. Ci siamo dati appuntamento alle sette e mezza. Prima di
cena vuole farmi vedere un pò i paraggi...
Bella sentiva che quel momento aveva rappresentato qualcosa, ma non
sapeva bene che cosa. E avrebbe avuto bisogno di rifletterci su un
pò, per venirne a capo.
Jake sarebbe arrivato di lì a poco, e le avrebbe permesso di
allontanarsi.
- Senti, Isabella, non prendere male quello che sto per dirti...
però, vedi di fare attenzione.
Ecco, adesso tutta la confusione era stata spazzata via
dall'espressione di quegli occhi verdi che la guardavano leggermente
preoccupati.
- Ti suonerà tremendamente arcaico, lo so, ma io ho bisogno
di dirtelo comunque: non farmi stare in pensiero.
Davvero, le era sembrato che quel momento "strano" tra loro non fosse
mai esistito. Tanto che le era venuto istintivo slanciarsi verso di
lui e abbracciarlo, come a sancire quel nuovo legame affettivo tra loro.
- Sarà anche arcaico, ma è bello sentirtelo dire.
Significa molto, per me.
Edward era rimasto per un attimo immobile, il battito del cuore
accelarato a quel contatto inaspettato con Bella. Poi si era ripreso, e
a sua volta l'aveva stretta.
- Stai tranquillo, starò attenta. E poi non sono sola,
c'è Jake.
Ecco, appunto,
c'è anche Jake.
Edward ne era stato certo: qualcosa era successo dentro di lui. Non
poteva essere geloso di Jake, quel ragazzino che da sempre avevano
avuto tra i piedi lui e Sam.
No infatti, Jake non c'entrava.
Era inequivocabilmente geloso di Isabella. E la cosa era anche
più grave.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
- E' stata
una bellissima serata. Mi sono divertita tantissimo. Grazie, Jake,
davvero.
Si erano fermati all'inizio del piccolo molo, dove poco più
in là si trovava ormeggiata la Deep Blue.
- Sono stato bene anch'io, decisamente.
Bella era arrossita. Jake non aveva fatto mistero di provare un acceso
interesse per lei.
Ma era stato davvero un compagno allegro, divertente, pieno di vita.
L'aveva fatta ridere spesso, aiutandola a tenere sotto controllo un
pensiero che non l'aveva abbandonata mai del tutto.
Il pensiero che aveva
voglia di vedere Edward, di parlargli, di sorridergli, di sentire la
sua voce e di vedere il suo sorriso.
- Potremmo ripetere anche domani, potremmo fare un giro...
- Veramente, avevamo già in programma con
Edward
di fare una gita nell'entroterra... magari, potreste unirvi a noi, tu e
Sam.
Le era venuto istintivo di mettere subito le mani avanti: non sarebbe
riuscita a passare un'intera giornata senza Edward. La compagnia di
Jake le piaceva, ma...
Eccco, appunto, c'era
quel "ma".
Equivaleva
ad un punto interrogativo, la cui risposta era una sola: Edward le
mancava. Aveva bisogno di stare insieme a lui, non poteva fare finta
che non fosse così.
Era una cosa normale?
Non riusciva ad essere obiettiva, sapeva solo che era
quello che sentiva.
- Ah, okay. Bè, in fondo staremo insieme lo stesso...
Le aveva sorriso, Jake. Con quel suo modo di fare così
caldo, sincero, che lo rendeva un ragazzo sicuramente speciale.
- Okay. Allora, ci riaggiorniamo domani mattina. Magari
anche Edward e Sam si sono già messi d'accor...
Ma Jake l'aveva interrotta quasi subito.
- Scusami, Bella. Ma credo di non riuscire più a resistere.
E' tutta la sera che desidero farlo.
E mentre Bella pensava già che l'avrebbe baciata, Jake
l'aveva
invece stupita: aveva sfilato l'elastico che fermava la sua
treccia, ed aveva iniziato a scioglierla, passandole piano le dita tra
le ciocche.
Aveva trovato incredibile come sapessero essere delicate delle mani
così grandi e forti.
Lo sguardo di quegli occhi scuri non aveva abbandonato il suo, mentre
compiva i gesti necessari per farle ricadere i lunghi capelli sulla
schiena.
Le mani di Jake si erano trattenute ancora un attimo tra quella massa
setosa, poi l'avevano abbandonata per infilarsi nelle tasche dei jeans.
Bella aveva intuito che non fosse stato per imbarazzo, ma per riuscire
a
trattenere la voglia di andare oltre.
- E' da quando ti ho vista stamattina, a dire il vero, che mi chiedevo
come sarebbe stato passarci le mani. Avevi proprio l'aria di chi si era
appena svegliata e bè... eri... semplicemente fantastica!
Avrebbe mentito dicendo che Jake in quel momento non era stato capace
di farle battere forte il cuore. Ma era assolutamente impreparata ad
una
dichiarazione già così esplicita.
- Io, bè...
- Corro troppo, lo so. Ma ci credi se ti dico che non è una
mia abitudine?
Era sincero, molto sincero. E lei aveva annuito, gli credeva.
Aveva tirato fuori nuovamente le mani, facendole ricadere lungo i
fianchi.
Nonostante indossasse dei semplici jeans ed una t-shirt nera, il suo
fisico appariva lo stesso imponente.
- Non ce la faccio, Bella, devo chiedertelo: posso baciarti?
L'aveva capito un attimo prima che sarebbe stata quella la domanda.
Gliel'aveva letta
negli occhi, nel busto che si era inclinato leggermente verso di
lei.
Lei non gli aveva detto esplicitamente di sì, ma nemmeno di
no.
E quel suo attimo di stallo, era stato interpretato da Jake come il
segnale che desiderava.
Le aveva posato le mani sui fianchi, attirandola leggermente verso di
lui, e si era chinato lentamente. Subito dopo le sue labbra morbide si
erano posate sulle sue, in un bacio che aveva avuto il sapore del
gelato
che avevano consumato poco prima.
Era stato differente da quello di Matt, che ora le era apparso forzato,
perchè non c'era stata la spontaneità che
avvertiva nella
delicata
esplorazione delle labbra di Jake.
Lo trovava molto più gradevole, più piacevole.
Quando
però, aveva sentito la lingua di Jake cercare un contatto
più profondo, si era ritratta.
Lui aveva immediatamente rispettato la sua decisione, anche se non
l'aveva lasciata andare.
- Spero di non essermi giocato la possibilità di
approfondire la nostra conoscenza...
C'era una chiara nota di incertezza nella sua voce, ora.
E Bella aveva deciso di essere sincera con lui, perchè non
voleva che si facesse false illusioni.
- Se ti riferisci alla possibilità che diventi una bella
amicizia, puoi stare tranquillo, non succederà. Se mi stai
chiedendo se può diventare qualcosa di più...
Aveva alzato il viso per guardarlo negli occhi.
- Ecco... allora voglio essere sincera, proprio
perchè penso che te lo meriti:
è un momento già abbastanza incasinato per me,
questo. La
mia vita sta cambiando di nuovo, non so ancora bene cosa mi aspetta in
futuro... sai, con
Edward ci siamo appena riavvicinati e...
Ma Jake l'aveva interrotta.
- Ho capito perfettamente. E ti dirò... mi piace come
risposta. Perchè non è un no definitivo.
Si era sentita sollevata davanti alla sua reazione. Aveva temuto che
potesse non capire e prenderlo come un rifiuto in tutti i sensi. Le
sarebbe spiaciuto, perchè sentiva che sarebbero potuti
diventare
buoni amici invece.
- Intanto, sono riuscito a baciarti...
Era tornato a sorridere in quel suo modo così contagioso,
tanto
che le era stato impossibile non farlo a sua volta, davanti
all'espressione maliziosa che aveva sfoggiato.
- In futuro, si vedrà. Ormai so chi sei, e come fare a
rintracciarti! Mi basterà chiamare Edward, e il gioco
sarà fatto!
Il sentirlo nominare, aveva provocato in Bella un brivido.
Mentre si baciavano, lui era a solo qualche decina di metri di
distanza. E se li avesse visti?
- Quindi, posso anche lasciarti andare a dormire, ora!
Stavolta l'aveva lasciata andare veramente.
- Buonanotte, Bella. A domani.
- Buonanotte, Jake. A domani.
Aveva aspettato di vederla sfilarsi i sandali e salire a bordo, prima
di
salutarla un'ultima volta con la mano e poi avviarsi lentamente in
direzione della loro barca.
XXXXXXXXXXXXX
Edward aveva capito quanto era stato teso, nel momento in cui aveva
sentito sciogliersi un nodo nel petto al rumore dei passi leggeri di
Bella sulla passerella. L'aveva sentita fermarsi un attimo, forse per
un ultimo saluto a Jake, prima di scendere i gradini ed apparire.
Vederla così, i sandali in una mano, i
capelli sciolti, un'espressione
dolce negli occhi nocciola, gli aveva immediatamente
scaldato il cuore, ed aveva capito di aver aspettato il suo ritorno sin
dal primo
momento che se ne era andata.
- Ciao...
- Ciao...
Era stato più di un saluto, in realtà. Era stato
un ritrovarsi, come se fosse passato chissà quanto tempo.
- Allora, ti sei divertita?
Era stato lui il primo a parlare, forse perchè aveva
più bisogno di riprendere il controllo sulle sue emozioni.
- Direi di sì. Avevi ragione, Jake è proprio
divertente...
Nel dirlo, il pensiero era andato agli ultimi cinque minuti, a quel
bacio, e si era sentita un pò a disagio. Lo avrebbe detto ad
Edward? Forse lui immaginava che sarebbe potuto succedere. In fondo,
sembrava aver capito subito che Jake era rimasto molto colpito da lei.
- E' un ragazzo molto simpatico. Un pò rompiscatole alle
volte... ma forse perchè io e Sam lo abbiamo sempre avuto
tra i
piedi sin da quando era bambino...
Bella aveva capito che c'era un affetto vero tra lui e Jake, e non solo
perchè era cugino di Sam.
- In effetti. E' un pò travolgente nei suoi modi...
Le era sembrato che Edward la guardasse più attentamente, e
lei si era come sentita colta in fallo nel dire quella frase.
- Sì, in effetti si potrebbe definire anche una "testa
calda".
Ma se anche aveva capito qualcosa, aveva fatto finta di niente.
- Sei stanca? O hai voglia di bere una tazza di te? Lo stavo giusto
preparando.
C'era già il bollitore sul fuoco e una tazza pronta.
- Sì, grazie. Lo bevo volentieri. Abbiamo mangiato
benissimo, ma
la carne che mi ha fatto assaggiare Jake era abbastanza piccante!
Edward si era alzato, mentre lei si era accomodata.
- Mi fanno anche un pò male i piedi. Mi sa che ho fatto in
fretta a disabituarmi alle scarpe. Si sta così bene a piedi
nudi.
Edward le aveva sorriso, e lei si era sentita bene.
Era bastato qualche minuto con lui, per ritrovare quell'atmosfera
rilassata e confortevole che era diventata così familiare
tra di
loro.
- Inizi ad apprezzare la vita da marinaio?
- Sì, decisamente. Quasi mi sembrava strano che piatti e
bicchieri stessero completamente fermi mentre mangiavo...
Stavolta erano scoppiati a ridere entrambi.
E a conferma di quanto aveva appena detto, Edward era giusto impegnato
a servire il te nelle tazze. La barca era praticamente quasi immobile,
perchè immobile del tutto non lo era mai veramente.
- Chissà se diventerò mai brava come te. Ti muovi
davvero con una sicurezza impressionante su questa barca.
- Esperienza. E' il segreto per realizzare ogni cosa nel migliore dei
modi.
Un fulmine le aveva attraversato il cervello: perchè
chiamarlo pensiero sarebbe stata una pazzia.
Come sarebbe stato
essere baciata da Edward? Sicuramente l'esperienza non doveva mancargli.
Ma come aveva fatto a pensare una cosa del genere? Forse
era
colpa di quel bacio appena ricevuto.
Tutto qui. I suoi ormoni erano ancora un pò agitati e le
giocavano brutti scherzi.
- Diciotto anni in barca a vela, non sono pochi, Isabella.
- Non sono pochi no, diciotto anni, se pensi che sono anche gli anni
della mia vita!
Edward aveva pensato che mai degli anni erano passati più
velocemente, come quelli di Bella. Soprattutto gli ultimi sei. A undici
anni era stata una ragazzina spaventata, tradita dalla vita, dalla
morte dei suoi genitori e da lui.
Ora a diciotto, sembrava pronta a riprendersi quella
felicità
che le
spettava. E lui voleva farne parte di quella felicità, lo
voleva
disperatamente, anzi voleva essere lui a donargliela, ed in ogni modo
possibile
- Mi sei mancata, sai?
Lei era rimasta con la tazza a mezz'aria. Non aveva avuto bisogno di
aggiungere altro, perchè sembrava aver capito subito che
cosa le volesse
dire.
- Mi sei mancato anche tu.
La solita fitta lo aveva colpito a tradimento, proprio dritta nel
cuore, nel sentirglielo dire con tanto trasporto. Gli faceva paura, ma
nello stesso tempo era così
appagante.
- E un pò mi fa paura, Edward, se devo essere sincera.
Sapere che lei provava la sua stessa paura, gli aveva dato il coraggio
di risponderle sinceramente.
- Anche a me, Isabella. Non sai quanto.
Aveva posato la tazza sul tavolo, e lo aveva fissato. Lui era rimasto
in piedi, appoggiato al mobile della cucina.
- Eppure prima stavamo separati mesi interi.
Lui aveva annuito, per poi aggiungere.
- Sei stata via solo cinque ore. Lo so, perchè le ho viste
scorrere lentamente minuto dopo minuto.
Avrebbe voluto aggiungere che nelle prime tre, oltretutto, non era
stato nemmeno solo. Le aveva trascorse con Sam e parlando quasi solo di
lei.
- Le ho sentite passare anch'io, nonostante fossi in compagnia di Jake.
Era andata proprio così. Il pensiero di Edward si era
affacciato
spesso, ed ogni volta aveva sentito il desiderio di tornare da lui.
- Che cosa significa, secondo te, Edward?
C'era stata una nota indifesa nella voce di Bella che aveva
risvegliato in Edward quell'istinto di protezione a cui non poteva
opporsi.
L'aveva immediatamente raggiunta, sedendosi accanto a lei.
- Credo significhi che abbiamo molto tempo da recuperare, e che
perciò ogni minuto trascorso lontano ci sembra tempo
sprecato.
Bella si era accoccolata vicino a lui senza esitare un attimo. Aveva
ritrovato immediatamente quel senso di benessere che la vicinanza di
Edward ormai le trasmetteva.
- Dici che sarà sempre così?
Le aveva passato un braccio sulle spalle, appoggiandole il mento sulla
testa.
- Non credo di poterti dare una risposta precisa....
Edward stava mentendo, perchè in realtà la
risposta era
un'altra, almeno per lui. In quelle due ore senza di lei, aveva capito
bene cosa gli aveva detto il suo cuore, quello che si celava dietro a
sentimenti che si facevano sempre più intensi, vivi,
assoluti.
- Quello che so, è che potrebbe diventare un problema serio
per
me: non saprei come giustificare una tua promozione a vicepresidente,
solo per averti sempre al mio fianco. Più che altro
perchè non ho mai fatto mistero di considerare i
raccomandati
una vera e propria piaga per l'economia di un'azienda...
Bella non era riuscita a capire quanta verità si celasse
dietro
a quella frase di Edward, riguardo alla necessità di averla
sempre al suo fianco, perchè lui l'aveva mascherata dietro a
quell'uscita divertente..
- Vicepresidente Isabella Swan... ma lo sai, invece, che suona proprio
bene?
Si era messa a ridere, continuando in quello scherzo e dimostrandogli
quanto stesse bene con lui, sistemandosi più
comodamente: infatti aveva rannicchiato le gambe sotto di
sè, aderendo con la schiena al suo torace.
- E quali sarebbero i miei compiti?
Edward, aveva deciso di non farsi più domande, nè
di
seguire quei pensieri complicati che gli affollavano la mente: voleva
solo godersi quel
momento così intimo con lei.
- Vediamo... fare un buon caffè?
- Il caffè?
Era chiaro che la stava prendendo in giro, e che lei stava volentieri
al gioco.
- Sì, il caffè. Guarda che in alcuni momenti
è
fondamentale averne uno decente a portata di mano...
potrebbe essere la chiave per risolvere una crisi internazionale...
- Allora, è proprio un compito da vicepresidente. E dimmi,
tengono dei corsi apposta, o bisogna solo fare esperienza?
- Entrambe le cose, ovviamente.
- Allora, posso iniziare a darmi da fare: domattina te lo preparo io!
Lui era scoppiato a ridere.
- Ah, iniziamo bene, caro il mio vicepresidente: prima delle dieci non
ti svegli! Guarda che più sei in alto, e più devi
lavorare!
- Uhm... non avevo considerato la cosa... e se allora mi promuovessi
soltanto a tua segreteria personale?
Lui aveva finto di farsi pensieroso.
- Uhm... non credo, Isabella, di essere disposto a scambiarti con
Jennifer. Oltre a preparare un ottimo caffè, lei ha il
pregio di
essere puntuale: alle otto e trenta precise arriva in ufficio...
sveglia, s'intende.
Si era guadagnato una gomitata da parte di Bella.
- Ahi! Non credo nemmeno di volere una segretaria manesca!
Edward non ricordava di essere mai riuscito a scherzare così
sul
suo lavoro e sulla sua posizione, come stava facendo ora.
- Sei fortunato che non insisto per diventare la tua segreteria solo
perchè adoro Jennifer. Tu ti approfitti di quella donna, e
lei
ti adora lo stesso! Con me, invece, avresti avuto una vita meno facile!
- Vedi che faccio bene, allora, a tenermela stretta?
- Mi sa che mi riprendo il ruolo di vicepresidente, e per prima cosa
libero dalla tua schiavitù quella povera donna! Che cosa
potrebbe fare, secondo te?
- Diventare vicepresidente. Lei sa già fare un
caffè più che decente...
Bella già da un pò aveva iniziato a trovare
rilassante
sentire la sua schiena sollevarsi ed abbassarsi, mentre seguiva il
ritmo del respiro di Edward. Unito al calore che le trasmetteva, le
aveva fatto venire voglia di chiudere gli occhi.
- Alla fine di tutto questo discorso, Edward, emerge una cosa sola:
dovresti comprarti una piantagione di caffè, ne sei
ossessionato.
Era arrivato un primo sbadiglio che non era riuscita a trattenere,
mentre lo aveva sentito ridacchiare.
- Potrei guardarmi in giro domani, qui ce ne sono sai?
- Uhm... interessante. Domani, quindi, parliamo ancora di
caffè.
Edward aveva sentito il corpo di Bella rilassarsi ulteriormente contro
di lui, mentre sbadigliava ancora.
- Isabella, lasciatelo dire: non ho mai conosciuto nessun'altro con la
tua capacità di passare nel giro di qualche secondo da uno
stato
di veglia a quello di quasi incoscienza!
Aveva ragione, si sentiva improvvisamente incapace di contrastare
quella sensazione piacevole che la invitava a scivolare nel sonno.
- Non bevo caffè, questo è il segreto...
Si era resa conto di avere difficoltà a parlare, o meglio a
straparlare, perchè adesso le sembrava difficile seguire il
filo
del discorso.
- Decisamente è arrivato per te il momento di andare a
dormire...
Aveva bofonchiato qualcosa che era suonato anche a lei tipo "non ho
voglia di camminare", e che aveva avuto come effetto che Edward la
prendesse in braccio, per accompagnarla nella sua cabina.
- Grazie... per sdebitarmi domani ti faccio il caffè...
Lo aveva detto quando si era sentita depositare sul morbido
materasso, già abbracciando il cuscino e mettendosi nella
sua
posizione preferita.
- Va bene, buonanotte.
La voce di Edward le era giunta già lontana,
però, come
del resto la sensazione piacevole di labbra morbide che si erano posate
sulla sua fronte per un ultimo saluto.
Allora, Jake e Bella si
sono baciati.
Anche nel prossimo capitolo ci sarà un bacio.
Ed ecco la domanda: secondo voi, alla luce di quanto avete appena
letto, chi bacerà chi?
Ovvio, io la risposta la conosco già! XD!
Buon fine settimana, ci sentiamo lunedì!
R.
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
Ciao ragazze!
Allora,
eccoci a lunedì... chissà cosa
succederà oggi! Eh? Come? Un bacio? E chi ve lo ha detto?
Ah,
io! XD! E se vi dicessi che stavo scherzando? O che a baciarsi saranno
Edward e Sam, come qualcuna di voi ha ipotizzato? XD!
Mi
avete fatto fare certi incubi all'idea... che per un attimo ho pensato
di rendervi pan per focaccia!
Ma
bando ai miei scleri personali... parliamo del capitolo!
Lo
riassumerei così: la gelosia (quella sana, non quella malata
o ossessiva) è un potente afrodisiaco. E subito dopo mi
verrebbe
da dire... dietro alla gelosia, di solito cosa si cela?
Bè,
leggete, qualcosa inizia a vedersi chiaramente! XD!
E
fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo davvero al vostro giudizio! XD.
Un
bacio.
R.
Edward si era sciacquato il viso, sollevandolo subito dopo per
osservarsi nel piccolo specchio sopra il lavandino.
Aveva
riconosciuto tutti i sintomi di una tensione che era montata,
minuto dopo minuto, dentro di lui: una vena che pulsava sulla tempia,
un'ombra cupa nello sguardo, la mascella contratta, le labbra a formare
una linea dura.
Calmati, Edward.
Se lo era ripetuto
più volte, ma non era servito a molto,
dal momento che si era dovuto rifugiare lì per riprendere il
controllo.
Fuori,
una musica allegra e ritmata aveva iniziato a risuonare ad alto volume.
Calmati, Edward, stai perdendo
il controllo della situazione.
Lo sapeva
maledettamente bene, ed era ancora più frustrante proprio
per quello!
Si
era nuovamente sciacquato il viso, passandosi poi
le mani nei capelli, come se quel gesto avesse avuto il potere di
lavare via anche
quelle emozioni che lo stavano assediando.
Aveva
richiuso il rubinetto, lanciandosi un'ultima occhiata nello
specchio: doveva tornare di là, dagli altri, o si sarebbero
chiesti dove fosse finito.
Ma
quando aveva raggiunto il tavolo che occupavano, aveva trovato solo Sam
e due birre nuove.
-
Ho pensato che un altro giro non ti sarebbe dispiaciuto...
Aveva
accennato alle due bottigliette gelate posate sul tavolo,
lanciandogli uno sguardo che non gli aveva lasciato scampo:
sapeva come doveva sentirsi in quel momento.
Si
era seduto, afferrando la birra e bevendo una lunga sorsata.
-
Sono andati a prendere delle altre enyucados. Jake ha sempre la solita
fame da lupo.
Jake.
Edward aveva
sentito pulsare più forte quella vena sulla tempia, una
nuova ondata di veleno a bruciargli nelle vene.
Jake non aveva nessuna colpa,
era lui quello sbagliato.
Qualcuno aveva
fermato la musica, per invitare la gente a
ballare. Il piccolo bar-ristorante dove si erano fermati per cenare, si
sviluppava su due piani: sotto c'era una sala più grande,
dove
adesso era stato fatto un pò di spazio per ricavare
un'improvvisata pista da ballo, sopra
una balconata con altri tavoli.
-
Forza, forza... anche voi due! Sì, sì, proprio
voi! Dai, venite a ballare!
Sam
aveva guardato giù ed aveva sorriso divertito. Edward aveva
seguito il suo sguardo e aveva stretto con più forza la
bottiglietta che aveva in mano.
La
musica era ripresa, e insieme ad altre persone, erano stati trascinati
a ballare anche Jake e Bella.
Calmati, Edward.
Bella era
assolutamente impacciata, imbarazzata, ma anche
divertita. Infatti, gli occhi le brillavano di allegria mentre
osservava Jake di fianco a lei.
Lui
era anche più impacciato e imbarazzato, ma altrettanto
divertito per essere stato trascinato in quella situazione assurda con
lei.
C'era
una ragazza a guidare i passi di tutti in un ballo tipicamente
caraibico, e i due ragazzi sembravano davvero solo riuscire a ridere,
senza nemmeno tentare di seguire i movimenti suggeriti.
Si
guardavano in faccia e tanto bastava per ritrovarsi a ridere.
-
Edward così non risolvi niente.
La
voce di Sam lo aveva infastidito, perchè lo aveva colpito
nel vivo.
-
Lo so. Ma questa cosa mi è piombata addosso troppo
velocemente
e mi sta facendo impazzire. E' tutto sbagliato, maledizione!
Aveva
posato la bottiglietta con troppa veemenza, tanto che la coppia
seduta al tavolo vicino gli aveva gettato un'occhiata di traverso.
Calmati, Edward.
-
Okay, lo capisco. Ma cercare di ignorare la cosa, non credo sia una
buona mossa.
-
E allora che cosa mi suggerisci di fare? Spaccare la faccia a tuo
cugino perchè si sente attratto da lei?
Ora
sentiva la tempia pulsare così velocemente, che aveva avuto
paura potesse esplodere.
-
Cazzo, Sam, non è lui quello che sta sbagliando! Sono io!
Aveva
riportato lo sguardo su Bella. Ed aveva incrociato i suoi occhi
sorridenti che stavano cercando proprio lui. Gli aveva fatto un cenno
come a dire "guarda in che situazione ridicola mi sono ritrovata!".
Era
giusto, si stava divertendo. Si era sforzato di sorridere, ma era quasi
sicuro che gli fosse venuta fuori solo una smorfia.
Solo
che nello stesso momento, Jake le
aveva pestato un piede. Il risultato era stato che lei si era
sbilanciata e per non cadere lui le aveva passato un braccio intorno
alla vita, sostenendola.
Lei
aveva distolto lo sguardo da Edward e non aveva visto i suoi occhi
incupirsi tanto da diventare due pozze verdi incandescenti.
-
Edward è successo, non lo hai voluto tu. Cerca, per piacere,
di non colpevolizzarti...
-
E' colpa mia sì, invece! Io ho delle
responsabilità verso
quella ragazza! Le ho già distrutto la vita una volta, non
voglio ripetere lo stesso errore! Stava iniziando ad aprirsi con me...
Aveva
colpito il tavolo con un pugno, troppo bisognoso di scaricare in
qualche modo la rabbia che sentiva dentro.
Doveva trovare il modo di
calmarsi,
perchè sentiva affiorare una paura che lo avrebbe portato a
comportarsi con lei come aveva giurato che non avrebbe più
fatto: da bastardo egoista.
La stessa coppia di
prima lo aveva riguardato male.
-
E allora, tieniti tutto dentro e stampati un bel sorriso su quella
faccia incazzosa. E fallo in fretta, perchè stanno per
tornare...
Aveva
spostato lo sguardo sulle scale: Bella e Jake, accaldati e divertiti,
li avevano quasi raggiunti.
Dio, come era bella nella sua
semplicità.
Indossava dei jeans
che le arrivavano appena sotto il ginocchio
e una maglietta bianca che faceva risaltare la sua pelle leggermente
abbronzata. I capelli le ricadevano sulle spalle, incorniciandole il
viso dai lineamenti delicati.
-
Avete rischiato di finire la serata al pronto soccorso. Ho pestato un
piede a Bella con la grazia di un elefante!
Bella
si era lasciata cadere sulla sedia di fianco ad Edward, sorridendogli.
-
D'altronde anch'io sono negata per il ballo! Una pazzia pensare di
farci ballare!
Lo
aveva guardato dritto negli occhi e si era leggermente irrigidita.
Aveva
percepito che c'era qualcosa che non andava, e di riflesso aveva
guardato anche Sam, come a sondarne l'umore. Edward aveva imprecato
contro se stesso, cercando
per l'ennesima volta di ritrovare un minimo di autocontrollo.
-
Alla fine, non mi hanno nemmeno fatto prendere altre polpette!.
-
Tanto erano solo per te! Ma quanto mangi, a proposito?
Bella
si era rivolta a Jake, ma a quel punto Edward si era inserito,
cercando di contrastare il suo stesso atteggiamento ombroso.
-
Parli proprio tu? Domani dobbiamo assolutamente fare scorta di cibo,
altrimenti ripartiamo e rimaniamo subito a corto di viveri!
Aveva
ricevuto in cambio un sorriso felice, che gli aveva fatto capire
come Bella avesse registrato il suo momento cupo di poco prima,
sperando però che fosse passato.
-
E' vero, Bella, sei una finta magra in realtà.
Sam
aveva guardato Edward dopo quell'uscita di Jake. Ma lui stava
guardando Bella. Sembrava incapace di spostare lo sguardo su qualcosa
che non fosse lei. E aveva pensato di doverlo aiutare ad uscire da
quella situazione, almeno per quella sera, prima che la situazione si
facesse troppo pesante per tutti. Specie perchè suo cugino,
ovviamente ignaro di tutto, continuava a manifestare apertamente il suo
interesse
per Bella.
-
Ragazzi, non so voi, ma a me è venuto sonno. La giornata
è stata bella, ma lunga.
-
Sei vecchio, cuginastro, ammettilo! Spero di non diventare come te a
trent'anni!
Bella
aveva visto di nuovo lo sguardo di Edward incupirsi per un
attimo. Aveva desiderato di potersi trovare al più presto da
sola con lui per potergli chiedere cosa avesse.
-
Però sono stanca anch'io, in effetti.
-
Allora, direi che potremmo anche rientrare. Che ne dici, Edward?
Per
tutta risposta lui si era alzato, afferrando il biglietto sul tavolo.
-
Va bene. Vado avanti a pagare, vi aspetto fuori.
Senza
aggiungere altro se ne era andato. Bella lo aveva seguito con lo
sguardo, notando la postura rigida delle spalle, resa evidente dalla
maglietta aderente che indossava.
Ne
era rimasta turbata, perchè improvvisamente le sembrava di
avere davanti il vecchio Edward, quello che l'aveva fatta soffrire
così tanto in
passato.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Quel viaggio di ritorno stava cancellando tutto quello che di buono
c'era stato in quella giornata.
Era
iniziata bene, con l'allegria di scoprire posti nuovi insieme ad
Edward, in compagnia anche di Sam e Jake.
Loro
avevano noleggiato una jeep, mentre i cugini avevano preferito due
moto da cross. Si erano spinti lungo strade sconosciute, facendosi
guidare solo dalla voglia di andare.
Avevano
chiacchierato, scherzato, esplorato, insomma si erano goduti la
bellezza del posto e la piacevole compagnia. Per un tratto era anche
salita in moto con
Jake,
dato che le voleva far provare il brivido delle due ruote.
Edward
non era stato proprio entusiasta, ma di fondo c'era stato che si fidava
dell'abilità di Jake come motociclista.
Così,
il tempo era volato e si era fatta ora di cena. A quel punto avevano
trovato quel locale carino, lungo la spiaggia di quel paesino in cui
erano capitati nel loro girovagare.
Edward
e Sam erano entrati per vedere com'era, lei e Jake erano andati in riva
al mare a godersi l'ultima luce che tramontava.
Quando
Sam li aveva raggiunti per dir loro che c'era posto e che
avrebbero cenato lì, lei aveva visto Edward fermo sulla
soglia
del locale con uno sguardo che non era riuscita a decifrare.
Poi
però gli aveva sorriso mentre lo raggiungeva e lui aveva
fatto altrettanto, anche se le era sembrato che i suoi occhi non ne
fossero stati contagiati. Così in lei era rimasta una vaga
sensazione di
disagio. Poi durante la cena avevano chiacchierato ancora, specie lei e
Jake, raccontando divertenti aneddoti di scuola. Era stato
lì
che aveva
scoperto che lui aveva un anno meno di lei. Ne era rimasta sorpresa,
dato che pensava fosse più grande.
Le
era tornato in mente il bacio che si erano dati, come lui le fosse
sembrato sicuro di se, e proprio in quel momento aveva sentito lo
sguardo di Edward su di lei.
Ancora
lo aveva trovato strano, in una maniera che le aveva spedito un brivido
lungo la schiena.
Insomma, era stata una serata
strana e
confusa, tanto che ancora non aveva trovato il coraggio di parlarne
all'uomo che sedeva silenziosamente accanto a lei, apparentemente
concentrato nella
guida.
Si era sfregata
nervosamente le mani sui jeans, provando
emozioni che sperava non avrebbe più sentito in sua
compagnia.
Ansia,
nervosismo, incertezza, come se fossero tornati ad essere due universi
sconosciuti l'uno per l'altro.
Non
voleva stare così, e dato che lui le aveva detto che avrebbe
potuto parlargli di tutto, lo aveva fatto.
-
Edward, c'è qualcosa che non va?
Non
le aveva risposto subito, era passata quella che le era sembrata
un'eternità, invece che solo una manciata di secondi.
-
Mal di testa. Non volevo rovinarvi la serata, ma è
peggiorato ogni minuto di più.
Non
era stata morbida la sua voce, ma nemmeno dura come la ricordava in
passato.
Sembrava
"controllata", come se si stesse sforzando di parlare.
-
Mi dispiace. Potevi dirlo prima, saremmo rientrati...
-
Te l'ho detto, ho visto che vi stavate divertendo, e non volevo fare la
parte del guastafeste.
Ecco,
adesso c'era stata una punta più dura, anzi no, rabbiosa.
E' arrabbiato, perchè?
Non le piaceva
davvero quello che stava succedendo, rivoleva l'atmosfera che si era
instaurata tra loro in quei giorni.
-
Perchè, allora, ho l'impressione che tu sia arrabbiato?
Edward
si era sentito come se una mano gelida gli avesse strizzato il
cuore. La voce dispiaciuta di Bella lo aveva gettato in uno
stato
emozionale al limite della sua capacità di autocontrollo.
-
No, non è affatto così. Mi dispiace se ti ho dato
questa impressione.
Aveva
cercato di infondere sincerità nella sua voce, insieme ad
un tono più morbido. Sentiva su di se lo sguardo attento di
Bella, e aveva ringraziato che ci fosse il buio ad avvolgerli.
-
Sei sicuro?
-
Sì, davvero. Ho solo un forte mal di testa. Appena arriviamo
prendo qualcosa e mi rilasso. Domani torno come nuovo...
Domani. Sarebbero ripartiti nel
pomeriggio, dato che avrebbero trascorso la mattinata ancora con Sam e
Jake. Avevano programmato un giro in bicletta, per arrivare al faro
situato sul promontorio che dominava la baia dove si trovava lo
yatch club in cui erano ormeggiati.
Era sceso di nuovo
il silenzio nell'abitacolo della jeep, ma
Bella sentiva che non era affatto disteso come avrebbe dovuto essere.
E' arrabbiato, ma non vuole
ammetterlo.
Ne era quasi certa,
lo aveva visto così troppe volte.
-
Hai detto che non mi avresti più mentito. E invece ho la
sensazione che tu lo stia facendo, Edward.
Dolore,
delusione, paura, la voce di Bella era arrivata a colpirlo
ancora più duramente, inasprendo la battaglia che
già infuriava
dentro di lui.
Aveva
cercato di respirare profondamente, per calmarsi, per
riacquistare quella lucidità che sembrava essere svanita
come
neve al sole.
Come poteva spiegarle quello che
gli stava succedendo, senza mentirle?
- Non
ho niente Isabella, davvero, se non questo mal di testa fastidioso.
In
effetti si sentiva la testa scoppiare, ma per i troppi pensieri che
cercava di tenere a bada.
A
quel punto, una mano piccola e delicata si era posata sulla sua che
stringeva la leva del cambio.
-
Voglio stare bene, con te. Non potrei sopportare di tornare
come eravamo prima... perchè non potrei più
rinunciare
all'Edward che mi hai fatto scoprire in questi giorni.
Non
gli era stato possibile rassicurarla come lei avrebbe voluto,
l'unica cosa che era riuscito a fare, era stato non sottrarre la mano
dalla sua.
XXXXXXXXXXXXXXXXX
Bella
non riusciva a chiudere occhio.
Aveva
passato l'ultima ora a girarsi e rigirarsi inquieta, tanto che le
lenzuola erano ormai ridotte ad un groviglio ingestibile.
Aveva in mente solo Edward.
Non
riusciva a tranquillizzarsi, nonostante lui avesse
cambiato atteggiamento da quando erano saliti in barca, infatti le
aveva
rivolto la parola con più naturalezza.
Certo,
aveva avuto l'aria stanca, tesa, quando lo aveva visto bene grazie alla
luce, ma se era vero che aveva quel mal di
testa...
Il punto era proprio quello: non
riusciva a credere che fosse "vero".
Si era alzata,
affacciandosi all'oblo e lasciando scivolare lo sguardo sulla
superficie scura dell'acqua.
Stava
cercando di analizzare cosa poteva essere successo, che cosa
potesse aver detto o fatto per scatenare una reazione del genere in
Edward.
Poi,
improvvisamente, le era venuto in mente che poteva non essere
stata lei la causa. Forse, poteva aver avuto una discussione con Sam.
In
fondo, quando erano tornati al tavolo, aveva notato che anche lui aveva
avuto uno sguardo non proprio sereno.
Anzi,
subito dopo, era stato Sam stesso a proporre di rientrare..
Aveva
preso a camminare avanti e indietro, come se avesse potuto
aiutarla a gestire meglio la matassa intricate di emozioni che si
agitavano in lei.
Sentiva quasi un malessere
fisico.
A
quel punto, Bella aveva sentito il
bisogno di chiarirsi con lui. Voleva sentirlo vicino come era stato in
quei
giorni, facendola sentire bene come non era più stata da
tanto
tempo.
Era
uscita dalla sua cabina, bussando immediatamente a quella di Edward.
Non le aveva forse detto di
svegliarlo per qualsiasi ragione?
Quella era una
buonissima ragione, si trattava di lei, di lui, di loro due insieme.
Non
era giunta risposta, e si era sentita un pò a disagio: che
stesse dormendo davvero? In fondo, se non stava molto bene, poteva
essere.
Aveva
deciso di bussare con più decisione rispetto a
prima, di modo che se fosse stato profondamente addormentato non
l'avrebbe svegliato,
altrimenti l'avrebbe di sicuro sentita.
Era
passato qualche attimo prima che sentisse i suoi passi e che la porta
si aprisse.
Non
sembrava addormentato, nè rilassato. Sembrava... sofferente.
Si era cambiato, indossando solo dei pantaloncini.
-
Stai ancora male?
Si
era preoccupata sinceramente nel chiederglielo. Lui aveva scosso
leggermente la testa.
-
Va un pò meglio...
A
lei non sembrava, vedendo l'espressione velata dei suoi occhi verdi.
-
E tu, come mai non dormi?
Era
rimasta lì, incerta ora, su cosa dirgli esattamente. C'era
qualcosa nell' atteggiamento di Edward che le trasmetteva una strana
sensazione. Qualcosa che le chiudeva lo stomaco in una morsa.
-
Ecco... forse... cioè...
Si
era bloccata, mordendosi il labbro inferiore nervosamente.
Edward,
a sua volta, aveva provato una fitta allo stomaco davanti a quel gesto
di
Bella. Lo sguardo era sceso su quelle labbra che lei stava tormentando,
e
aveva dovuto stringere più forte la maniglia della porta per
tenere a freno il desiderio di toccarla.
-
Insomma, mi chiedevo se non avessi litigato per caso con Sam, questa
sera!
Alla
fine, era riuscita a dirgli cosa le passava per la mente.
-
Litigare con Sam?
Aveva
annuito con forza, tanto che una ciocca di capelli le era ricaduta sul
viso.
Questa
volta, la sua mano era stata più veloce di qualsiasi
pensiero, ed
era scattata per ravviargliela dietro l'orecchio. Nel farlo, le aveva
sfiorato la pelle morbida della guancia.
-
Sì, mi è sembrato strano anche lui, ad un certo
punto.
Ma
Edward non riusciva più a concentrarsi su altro, se non su
quella battaglia che sembrava essere arrivata al culmine dentro di lui.
Non era in grado di parlare con lei, ora.
-
Edward... perchè non vuoi parlare con me?
Lo
aveva capito come se gli avesse letto dentro. Aveva commesso
l'errore di guardarla negli occhi e il suo autocontrollo era stato
sottoposto a uno degli assalti più duri che avesse mai
dovuto
subire.
Quel caldo nocciola parlava di
lui,
di lei, di loro due insieme. Insieme. Isabella aveva paura di perderlo,
e glielo stava gridando con quello sguardo che si era fatto quasi
trasparente, una finestra sul suo cuore.
-
Isabella, fidati di me, ora è meglio se torni a dormire...
L'aveva
vista irrigidirsi e fare un passo indietro, peggio che se l'avesse
colpita duramente.
-
Io... cosa...
Aveva fatto ancora un passo
indietro, per allontanarsi da lui.
E
ancora prima di rendersi conto di avere definitivamente perso
la battaglia che aveva iniziato - lo capiva soltanto adesso - molto
tempo prima, Edward aveva colmato lo spazio che era venuto a crearsi
tra di loro e le sue labbra si erano posate su quelle di Bella.
XXXXXXXXXXXXXXX
Bella ne era certa, si stava sciogliendo. Un pò alla volta,
le sue ossa si liquefacevano...
Non
appena la bocca di Edward si era posata sulla sua, aveva chiuso
involontariamente gli occhi, abbandonandosi al senso di meraviglia che
aveva accompagnato la più sconvolgente esplosione di
emozioni
che le fosse mai stato dato di sperimentare in tutta la sua vita.
Travolgente, unico, primordiale.
Erano questi gli
aggettivi che le vagavano nella mente mentre si
lasciava devastare dal suo bacio. Le mani posate sul suo petto nudo, si
sentiva ammorbidire dentro in risposta alla potenza della sua invasione
ed era scioccata nello scoprire quanto stesse desirando sempre di
più.
Quello
di Edward, era il bacio consapevole, famelico di un uomo
infiammato dal desiderio, qualcosa che non avrebbe mai potuto
immaginare senza viverlo veramente.
La
spinta con cui la sua lingua aveva cercato l'accesso alla sua bocca,
era stata quasi brutale, ma le aveva strappato un lungo brivido di
eccitazione. Istintivamente, gli si era appoggiata contro in cerca di
sostegno, sopraffatta dalla potenza di quello che stava avvenendo tra
di loro. C'era qualcosa di paradisiaco nell'essere desiderata a quel
modo e, quando aveva cominciato a rispondere al bacio, il suo cuore si
era spalancato e i sensi avevano iniziato a vibrare a livelli di
percezione mai sperimentata prima.
Il
sapore di Edward, le era sembrato intossicante come una droga
irresistibile, il suo desiderio qualcosa che l'avrebbe spazzata via...
come una fragile zattera sul mare in tempesta.
Non
avrebbe saputo dire quanto tempo era durato quel bacio, ma quando
lui l'aveva lasciata andare, si era dovuta appoggiare alla parete, dato
che le gambe sembravano essere diventate incapaci di sostenerla.
Sebbene
stordita, era andata in cerca dei suoi occhi verdi e quello che
vi aveva trovato dentro le aveva mozzato il fiato: bruciavano di una
passione che le aveva fatto capire quanto fosse rimasto turbato anche
lui dalla sensualità che era divampata tra di loro.
-
Non avrei dovuto farlo, lo so... e so anche che non posso chiederti di
fare finta che non sia successo niente.
Si sentiva bruciare anche lei
sotto quello sguardo che sembrava volerla marchiare a fuoco.
- Ti chiedo
soltanto di non parlarne ora... abbiamo bisogno entrambi di...
calmarci...
La
sua voce le giungeva roca, quasi affannata, sembrava contenere
ancora quel desiderio che aveva sperimentato solo qualche secondo prima
tra le sue braccia.
Aveva sentito nuovamente vibrare
ogni singola terminazione nervosa.
- Sì...
va bene.
Non
era stata in grado di dirgli nient'altro, prima di correre a
rifugiarsi nella sua cabina. Si era richiusa la porta alle spalle e ci
si era appoggiata contro, il cuore che le batteva furiosamente.
Edward l'aveva baciata. Come un
uomo bacia una donna desiderata a lungo.
Ma anche lei lo
aveva baciato, e desiderato e...
Si
era buttata sul letto, nascondendo il viso nel cuscino.
Dio, ma cosa stava succedendo
tra lei ed Edward?
Non lo sapeva, ma
quello che sapeva per certo, era che non sarebbe riuscita a chiudere
occhio.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Edward
si sentiva come colpito da una malattia esotica, che si
manifestava con continui giramenti di testa, repentini sbalzi di
pressione e improvvise strette allo stomaco. E i sintomi si
acutizzavano ogni volta che il pensiero andava a Bella.
Isabella... la
ragazza che lui
aveva giurato di assistere e proteggere fintanto che non fosse stata
abbastanza matura ed indipendente per proseguire il suo cammino da
sola. La stessa ragazza che adesso invece desiderava con
un'intensità mai sperimentata prima.
Non
riusciva a farsi una ragione di quello che gli stava succedendo.
Il
normale desiderio che aveva provato con le altre donne, con lei si era
trasformato in un bisogno
del tutto diverso: voleva starle vicino, voleva sapere sempre
dove si trovava, voleva sentire la sua voce, lasciarsi
inebriare dal profumo della sua pelle,
guardarla e domandarsi
come sarebbe stato amarla liberamente.
Gli
sembrava di avere a che fare con una forza della natura sulla quale non
poteva esercitare alcun controllo.
Lui, che aveva sempre avuto il
controllo su tutto e tutti.
Tempo addietro,
aveva sentito Jennifer parlare di lui ad una
nuova impiegata che era curiosa di sapere come fosse il tanto
"chiacchierato" Edward Cullen..
La
donna, che lo conosceva da molti anni, lo aveva definito "acciaio
rivestito da morbido velluto. Quelli che lo credono solo l'ereditiero
dell'impero di suo padre, lo sottovalutano e commettono un grave
errore. Possiede un grandissimo carisma personale, che gli ha permesso
di costruirsi un'ottima reputazione, e non solo professionale. Il sig.
Cullen, infatti, suscita il rispetto e l'ammirazione di tutte le
persone con cui entra in contatto, tanto che le sue opinioni sono
tenute in gran conto".
Era così
che era sempre riuscito a tenersi alla larga da
ogni genere di coinvolgimento affettivo, perchè si era
temprato
nella solitudine e nel dolore. Perciò, ora si trovava del
tutto
impreparato a fronteggiare la potenza delle sensazioni che erano nate
dentro di lui.
Perchè non voleva
solo bene ad Isabella, se ne era scoperto innamorato.
Innamorato... solo
pensarlo lo gettava nel panico più totale.
Non sapeva da
quanto... forse, lo era già quando aveva scoperto di quel
ragazzo,
Matt Davenport. Forse lo era anche da prima, dato che non riusciva a
ricordare il momento esatto in cui Bella era riuscita a penetrare la
solida corazza che si era costruito intorno.
Possibile che quella ragazzina
avesse avuto così tanto potere su di lui?
Era tutto
dannatamente confuso, rapido, travolgente.
Erano
bastati quei pochi giorni in cui si era concesso di viverla
appieno, e il suo amore per lei era esploso violento e traditore.
Sì, perchè
lui era un
traditore: dei suoi genitori, che si erano fidati di lui; di lei, che
aveva sperato nel suo affetto; di se stesso, perchè
nonostante
sapesse cosa fosse giusto fare, non riusciva a farlo.
Non
avrebbe dovuto baciarla. Ma la sua mente, il suo cuore, la sua
anima avevano trovato pace solo nel momento in cui lo aveva fatto. Non riusiva ad esserne pentito,
perchè ancora il sangue prendeva a scorrergli più
velocemente al ricordo di come Bella aveva risposto a quel bacio.
Immerso in questi
pensieri tormentati, Edward aveva visto la
notte lasciare il passo ad un'alba limpida e serena. Ancora qualche
ora, poi avrebbe rivisto Bella.
Era
consapevole che non avrebbe potuto dirle tutta la verità,
altrimenti l'avrebbe persa per sempre.
E
non voleva che accadesse.
Non
sapeva ancora come
ci sarebbe riuscito, ma sentiva che era disposto a diventare qualsiasi
cosa lei avrebbe voluto, fratello,
amico, confidente, tutto
pur di non vederla uscire dalla sua vita.
Anche reprimere dentro di se
l'amore che provava per lei.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Bella
si era sollevata di colpo a sedere, non appena sveglia.
Edward l'aveva baciata, e lei lo
aveva ricambiato.
Non era stato solo un sogno, era stato tutto maledettamente reale.
E travolgente.
E passionale.
E divino.
E giusto.
Perchè
nonostante le fossero ripiombate addosso paura,
incertezza, stupore, confusione, non riusciva a smettere di pensare che
era stato perfetto
quel bacio con Edward.
Perfetto perchè stava
baciando lei.
Bella
aveva desiderato, e vissuto intensamente, ogni singolo attimo. Le
era sembrato di essere come un fiore, aveva atteso solo il calore e la
forza delle labbra di Edward, per aprirsi a sensazioni che non aveva
mai provato.
"Non posso chiederti di fare
finta che non sia successo niente", glielo
aveva detto subito dopo.
Ma
anche se Bella avesse voluto, non avrebbe mai potuto dimenticare quel
bacio.
Era stato travolgente,
passionale, divino e giusto.
Ed
aveva iniziato a chiedersi come sarebbe stato affrontare Edward, quando
aveva sentito le voci di Jake e Sam salutarlo.
Aveva
guardato di riflesso l'ora: erano già le nove! L'ora in
cui si erano dati appuntamento la sera prima per la gita di quella
mattina.
Si
era addormentata sfinita quando il primo chiarore dell'alba era
comparso all'orizzonte, ed aveva dormito profondamente sino a qualche
minuto prima.
Sentiva
Jake scherzare allegramente, ora, dal momento che dovevano
essere scesi sottocoperta. Ancora, però, non le era giunta
quella di Edward.
Jake!
Improvvisamente le
si era spalancato un mondo davanti: Jake che
giocava con lei, che rideva con lei, che parlava con lei, che nuotava
con lei, che cenava con lei, che passeggiava con lei...
Jake che la baciava!
Mancava
solo questa tra le cose che Edward aveva visto farle fare con Jake, ed
ora era cosciente che sarebbe stata la peggiore.
Si
era alzata, alla ricerca frenetica degli indumenti da indossare:
costume, pantaloncini, maglietta. Si era legata i capelli in fretta e
furia, senza nemmeno guardarsi allo specchio.
Probabilmente
doveva avere una faccia tremenda, ma adesso le importava di
più uscire e guardare negli occhi Edward.
Voleva
capire cosa vi avrebbe trovato, come l'avrebbero guardata.
Se l'avrebbero guardata.
Aveva inspirato
un'ultima volta profondamente, per cercare di calmare il battere
furioso del cuore.
Non
aveva ottenuto molto, ma rialzando le spalle e cercando di
stamparsi in faccia un'espressione tranquilla - almeno sperava - aveva
aperto la porta ed era uscita.
Un
sorriso abbagliante l'aveva accolta: quello di Jake, seduto al tavolo
che mangiava dei biscotti.
-
Ehi, ciao! Finalmente ti sei svegliata...
-
Ciao... gli altri?
Si
era guardata in giro, come se ci fosse chissà quale spazio,
alla ricerca di Edward e Sam.
-
Sono andati a noleggiare le bici. Io avevo il compito di far passare
ancora cinque minuti e poi di buttarti giù dal letto!
Era
arrossita di colpo, perchè gli occhi scuri che la fissavano
le avevano dato un'idea di precisa di quanto sarebbe stato contento di
poterla svegliare... magari in un modo molto simile a quello con cui
l'aveva salutata la sera del loro appuntamento.
-
Mi sono addormentata tardi stanotte...
Era
arrossita anche di più pensando al perchè.
-
Io sono crollato non appena ho toccato il cuscino. Ma scusa... vuoi
favorire?
Le
aveva teso il pacco di biscotti che aveva in mano e davanti a quel
gesto, Bella era riuscita a ridacchiare.
-
Mi offri i nostri biscotti?
Era
scoppiato a ridere.
-
Bè, sono un ragazzo educato, no? Anzi, se mi dici con cosa
fai colazione, posso offrirti anche quella!
Aveva
sentito una fitta allo stomaco: Edward le avrebbe già
fatto trovare latte e cereali sul tavolo. Era già diventato
un
momento intimo tra loro, consumare la colazione.
Edward, le mancava da togliere
il fiato.
Aveva un bisogno
disperato di capire come sarebbe stato con lei, forse
per paura di scoprire che quel bacio avrebbe cambiato tutto tra di loro.
Ancora
prima di chiedersi perchè l'aveva baciata, Bella aveva paura
che ne fosse pentito.
E si era scoperta terrorizzata
all'idea che succedesse.
- Bella, tutto bene?
Si
era ritrovata Jake di fronte, lo sguardo preoccupato.
-
Sì... sì, scusa.
-
Sei diventata pallida come uno straccio... sicura di stare bene?
Le
aveva posato una mano sul braccio, come per sincerarsi che non stesse
per svenire.
-
Solo un giramento di testa... segno che devo mettere qualcosa sotto i
denti!
Aveva
cercato anche di sorridere, per rassicurarlo. Doveva essere stata
convincente, perchè Jake si era rasserenato.
-
Allora, accomodati! Dimmi cosa vuoi, ti farò da cameriere!
-
Ma no dai...
-
Tranquilla, lo faccio volentieri...
-
Se la metti così... latte e cereali. Il primo in frigo, gli
altri nello stipetto in alto, a destra...
Si
era seduta, mentre Jake si muoveva ingombrante nella piccola cucina.
-
Dovresti fare una colazione più sostanziosa, Bella.
-
Non hai mica detto che sono una finta magra?
Si
era voltato scoccandole un'occhiata che la diceva lunga su come la
trovasse fisicamente.
-
Mentivo. Direi che qualche chilo in più ci starebbe
bene...anche se già sei molto carina così.
Era
stato diretto, e lei si era trovata in difficoltà.
Perchè non se ne era stata zitta?
-
Scusa. Non volevo metterti in imbarazzo...
-
No... figurati. E' solo che...
-
Corro troppo! Lo so, ne avevamo già parlato.
Intanto
le aveva messo davanti tazza, latte e cereali. Poi si era seduto di
fronte a lei.
-
Scusami ancora.
Lei
aveva annuito semplicemente, sentendo che c'era sincerità
nella voce di Jake: non voleva rovinare tutto con lei.
-
Facciamo che ci godiamo quest'ultima mattinata insieme, e ci divertiamo
come abbiamo fatto ieri.
Bella
era tornata a guardare in quel mondo che credeva di aver scoperto: la
gelosia di Edward per Jake.
All'improvviso
aveva intuito che potesse essere stato quello il motivo per cui Edward
era stato strano la sera prima.
O lo voleva lei? Era lei che
sperava che stessero così le cose?
Era tutto
così difficile, improvviso, strano.
E
ancora aveva provato il bisogno di vedere Edward, di parlare con lui.
-
Okay. Mi sbrigo a fare colazione, così poi li raggiungiamo.
-
Ansiosa di pedalare?
Jake
l'aveva presa in giro, ma ci aveva preso sul fatto che fosse ansiosa.
Doveva vedere Edward, e doveva
farlo il prima possibile.
E
adesso linciatemi pure, perchè dovete
aspettare sino a giovedì per sapere come sarà
questo
incontro tra Edward e Bella!
Anzi,
secondo voi come sarà? O come vorreste che fosse?
Neanche
a dirlo... io lo so già! XD!
Comunque,
è ovvio che scoprirsi così attratti fisicamente
ha
sconvolto entrambi. Alcuni segnali c'erano stati, ma decisamente quello
che ha saputo interpretarli meglio è stato Edward.
Ed
è anche quello che avrà più
difficoltà... diciamo che è lui quello
più maturo! Comporta un maggior "freno" sicuramente nel loro
rapporto. Ma voi siate fiduciose... in fondo, chi c'è dietro
a questa storia?
Ma
io, colei che indossa gli occhiali dalle speciali lenti rosa! XD!
E
adesso vi lascio davvero andare... ma se avete domande, sapete dove
potete rivolgermele!
A
giovedì!
Un
bacio.
R.
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
Ciao!
Ragazze, oggi mi
avvalgo della facoltà di non rispondere! A
cosa? Bè... ai vostri eventuali improperi per questo
capitolo!
XD!
Sì, lo
ammetto ho l'ansia da capitolo. Mi era venuto da dire "
ansia da prestazione", ma lo riservo per quando sarò alle
prese
con Edward, Bella e "fatti" che si spiegano con api e fiori. O con
cavoli e cicogne... insomma, credo abbiate capito! Eh!eh!
Avevo lasciato Edward
e Bella che si dovevano incontrare dopo quel
bacio, così ho infilato i miei occhiali speciali e ho
scritto,
cancellato, riscritto, cancellato, riscritto, sino a che le emozioni
hanno preso la forma che volevo dargli (e che sentivo,
soprattutto...).
Non a tutte
potrà piacere questa forma, ma lo sapete, io sono
aperta a tutte le critiche possibili ed immaginabili, se fatte con
moderazione... insomma niente forconi! XD!
Se invece la forma vi
piace... bè, allora la geometria dei prossimi capitoli vi
piacerà sempre di più! XD!
Ma adesso vi lascio
alla lettura!
Un bacio.
R.
No, non è
vero, rieccomi per due parole ancora: ragazze, siete diventate davvero
numerose. Mi seguite, mi ricordate, mi preferite. Grazie, grazie,
grazie.
E ancora: molte di
voi chiacchierano con me, ridono con me, sospirano con me, imprecano contro di me (specie quando compare
Jake! XD), insomma, condividono con me.
E' sempre un
bellissimo regalo, non lo do mai per scontato, sappiatelo.
E adesso, sparisco
veramente...
R.
Tutto quello che
aveva potuto congiurare contro il suo bisogno urgente di vedere Edward,
era accaduto.
Quando lei e Jake
avevano raggiunto il piccolo negozio dove
noleggiavano biciclette, ad attenderli c'era stato solo Sam. Bella
aveva sentito un primo macigno piombarle sul cuore.
Li aveva informati
che Edward aveva ricevuto una telefonata dalla
sua segreteria e che si era reso necessario un suo contatto diretto con
l'ufficio per una questione urgente.
Così, era
andato alla ricerca di un
collegamente internet, possibilmente con tanto di webcam, per una
conferenza di lavoro improvvisata. Aveva promesso, però, di
raggiungerli non appena si fosse liberato.
Il secondo macigno si
era posato dopo questa notizia: le suonava falsa
più che mai ed aveva subito pensato che fosse una scusa per
non
doverla affrontare. Era convinta si stesse prendendo ancora del tempo.
Per
Bella, non poteva esserci stato presagio più funesto di
quell'assenza.
Era stata quasi tentata di
chiedere a Sam se fosse stato vero,
ma c'era anche Jake, ed era impaziente di iniziare la loro gita. Forse,
perchè era anche impaziente di poter stare con lei.
Si era sforzata di
contenere tutto il malessere che provava dietro il
nascondiglio sicuro che le offrivano le lenti scure degli occhiali da
sole.
Il suo silenzio, lo
aveva giustificato con il risparmiare fiato per
pedalare. La strada che si snodava sino al faro, saliva
dolcemente con ampie curve, offrendo uno spettacolo stupendo.
Peccato che lei non
ne avesse colto molto, la mente occupata da mille pensieri e tutti
negativi.
Quando finalmente
erano arrivati in cima, dopo aver ammirato lo
stupendo panorama che si apriva davanti a loro, Sam e Jake avevano
avuto l'idea di tuffarsi da quell'altezza.
Bella era stata
abbastanza titubante, ma loro le avevano assicurato che erano in grado
di farlo.
Per un attimo, quando
li aveva visti in procinto di saltare,
concentrati e seri, le erano sembrati guerrieri pronti ad
affrontare una battaglia. Avevano avuto in se una fierezza ed un
portamento che aveva calamitato il suo sguardo sino a che non li aveva
visti gettarsi nel vuoto.
Aveva seguito la
parabola perfetta tracciata dai loro corpi, poi li
aveva visti sparire in mare. Poco dopo erano riemersi, entrambi
emettendo grida soddisfatte per essere riusciti nell'impresa.
Era rimasta sola per
non più di un quarto d'ora, il tempo che avevano
impiegato a risalire la parete rocciosa del promontorio, arrampicandosi come ragni. Entrambi
avevano dato prova del perchè i loro fisici fossero
così
massicci.
Avevano trascorso le
due ore successive a godersi il panorama, il sole,
il vento piacevole che spazzava via la calura. Jake, aveva tenuto banco
con il suo chiacchierare a ruota libera, e se aveva notato che Bella
era stata più taciturna, non lo aveva dato a vedere.
Edward,
ovviamente, non li aveva raggiunti.
Quando ormai si era fatta ora
di pranzo, erano rientrati. A quel
punto, i due cugini avevano invitato Bella a pranzo da loro. Lei
sarebbe rimasta volentieri da sola, ma sapeva che Jake non glielo
avrebbe permesso: avrebbe insistito sino a strapparle un sì.
Forse anche Sam, dato che aveva sentito più volte il suo
sguardo
sondarla attentamente, probabilmente intuendo anche il suo stato
d'animo combattuto.
Era riuscita a
mandare giù qualcosa con grande fatica, e alla
fine, quando aveva ritenuto che non potesse davvero più
sostenere la fatica di fingersi tranquilla, aveva tirato fuori la scusa
di
sentirsi stanca.
Si era congedata con
l'intenzione di andare a riposarsi e di
tornare da loro se al suo risveglio Edward non fosse ancora tornato.
Non appena aveva
messo piede sulla Deep Blue, era scesa sottocoperta
con la speranza - già forse sapendola vana - di trovarlo a
bordo.
Ma
lui non c'era.
Allora era scoppiata a
piangere, dando sfogo a tutte quelle emozioni
che si era tenuta dentro per tutto il tempo. Sdraiata sul suo letto,
aveva
pianto sino ad addormentarsi.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
A
un passo dal possibile
A un passo da te
Paura di decidere
Paura di me
Di tutto quello che non so
Di tutto quello che non ho
Eppure sentire
Nei fiori tra l'asfalto
Nei cieli di cobalto - c'è
Eppure sentire
Nei sogni in fondo a un pianto
Nei giorni di silenzio - c'è
Un senso di te
"Eppure sentire - Elisa"
Quando
si era svegliata, era stata parecchio confusa..
Forse era stata la
causa per cui non si era accorta subito che la barca
ondeggiava in maniera più accentuata. Solo dopo essersi
schiarita un attimo le idee, lo aveva capito: stavano navigando!
A quel punto, si era
precipitata fuori dalla cabina ed era corsa su per
i gradini, immergendosi nella luce del tardo pomeriggio.
Edward.
Il cuore aveva perso prima
dei battiti, poi aveva iniziato a galoppare furiosamente.
Era seduto dando le
spalle alla costa, che appariva lontana, lo sguardo
puntato sul mare aperto. La barca - ne era quasi certa - era libera di
andare
alla deriva, trasportata dalle correnti.
Quando doveva aver
percepito la sua presenza, aveva visto le spalle di
Edward irrigidirsi, come se si fosse preparato ad
affrontarla. Bella era rimasta immobile, incapace quasi di
respirare.
Cosa
avrebbe trovato nei suoi occhi?
Ma non le era stato
possibile scoprirlo, perchè quando si era
voltato verso di lei, i suoi occhi erano celati dagli occhiali da sole.
- Sei tornato...
Le era parsa la
più grande -ed anche la più ovvia - sciocchezza
che potesse dire. Era lì, davanti a lei.
- Sì. Ma
tu dormivi profondamente. Ho
pensato di fare un giro nel frattempo... così, quando ti
saresti
svegliata, saremmo stati... soli.
Soli.
Le gambe di Bella si erano
fatte molli, e aveva dovuto reagirea quella debolezza per non finire
lunga distesa.
Soli.
- Soli?
Lo aveva ripetuto,
sempre perchè sembrava diventata incapace di
dire qualcosa che non fosse stupido ed ovvio. A quel punto, Edward si
era alzato, girandosi completamente verso di lei, rimanendo
però
fermo dov'era.
Avrebbe
voluto vedere il verde dei suoi occhi, ne sentiva un disperato bisogno.
- Sì, soli. Non
volevo che... qualcuno potesse piombare all'improvviso.
Qualcuno...
Jake?
Bella sentiva il
cuore battere come un tamburo, tanto che si chiedeva se potesse
sentirlo anche Edward.
Ma lui, in quel
momento, aveva infilato le mani nelle tasche dei
pantaloncini, ed aveva guardato di nuovo verso l'orizzonte. Il vento
rendeva ancora più ribelli i suoi capelli, accentuando
l'aria
inquieta che aveva ora.
- Sai... il primo
ricordo che ho di te, è quello di una bambina che mi
seguiva come un'ombra per tutta casa, cercando di farmi giocare con lei
e la sua bambola.
Sorpresa,
per quelle parole inaspettate.
Le sembrava di
essersi trasformata in pietra, tanta era l'immobilità che la
bloccava lì dov'era.
- Non riuscivi
nemmeno a pronunciare il mio nome, lo storpiavi in
maniera buffa e sempre in modi diversi. Mia madre e la tua se la
ridevano,
io un pò meno. Avevo quindici anni e non trovavo divertente
avere una bambina così piccola tra i
piedi.
Bella non aveva
potuto fare a meno di pensare che anche dopo, quando non era stata
più una bambina, lui
sembrava aver mantenuto quell'atteggiamento di non volerla "tra i
piedi".
- Sei stata
lì, a casa nostra, per tre giorni. E tutte e due le
sere, hai preteso che anch'io ti venissi a dare la buonanotte. Mia
madre
mi aveva spiegato che i bambini piccoli potevano sviluppare una
simpatia istantanea verso una persona nuova, tanto da voler essere
sempre al centro della loro attenzione. Così alla fine, per
accontentare lei più che altro, ero venuto a
salutarti.
Continuava a tenere
lo sguardo rivolto verso l'orizzonte, come se fosse stato in attesa di
vedervi comparire qualcosa.
- Ma quando ti ho
vista, in quel letto così grande in cui sembravi
perderti, mi sei apparsa così fragile, così...
Si era interrotto,
come se andare avanti fosse stato davvero troppo difficile.
Ma
era difficile anche per lei. C'era quel suo passato così
sconosiuto e lontano, vissuto solo ora attraverso i ricordi di Edward .
- ... eri così
innocente.
Si era passato le
mani nei capelli, fermandole lì, in un gesto che esprimeva
quell'inquietudine che doveva avere dentro.
- Dio
Santo, Isabella, è tutto così complicato.
Lo era, per lei anche
di più,
perchè non riusciva a capire se si dovesse sentire male o
bene,
se quello fosse un discorso d'addio o meno.
- Spiegamelo, ti prego,
Edward. Perchè io mi sento anche peggio di te in questo
momento.
Le era uscita di
getto quella preghiera, senza pensare che forse la risposta l'avrebbe
potuta spezzare per sempre.
- Se lo faccio, le
cose tra noi potrebbero cambiare in maniera irrimediabile. E
questa cosa, ora, mina così profondamente tutto il mio
mondo, che io
mi sento come paralizzato, incapace di pensare o di agire.
Si sentiva anche lei
incapace di pensare o agire, poteva solo sperare.
- Stamattina, quando
Jennifer mi ha chiamato... non ti nascondo che
c'è stata una parte di me che era sollevata all'idea di
avere un
motivo valido per non incontrarti subito.
Sentirglielo dire,
era stato come ricevere un colpo fisico.
Non
la voleva vedere, allora...
- Ma nello stesso tempo c'era
una parte di me che si ribellava
all'idea di non esserti accanto, di non poterti parlare, spiegare,
rassicurare...
Rassicurare.
Bella si sentiva come
se fosse stata su una giostra impazzita, solo che
a farla stare così erano le sue emozioni. Un su e
giù
continuo tra disperazione e speranza.
- Pensavo avessi
mentito riguardo a Jennifer e alla sua chiamata...
L'aveva fissata
intensamente, lo aveva percepito anche senza vedere il suo sguardo.
- Immaginavo che lo
avresti pensato. E ci sono stato male, ma non ho
potuto evitarlo. C'era davvero bisogno di me urgentemente... ma non
appena mi sono liberato, sono tornato.
- Non volevi, ma sei
tornato.
C'era stata una nota
amara nella voce di Bella, come se il passato fosse venuto a farle di
nuovo visita.
Doveva averlo pensato
anche Edward, perchè le aveva risposto con
un'intensità ed una sicurezza che l'avevano colpita dritta
al
cuore.
- No, Isabella, il
problema è che lo volevo. Nonostante fossi
consapevole che non sarebbe stato facile, l'unica
cosa che volevo era tornare da te.
Bella sentiva che la
lotta in Edward stava per trovare fine, e anche
lei lo voleva, perchè voleva scendere da quella giostra
impazzita.
- Non sarebbe stato
facile cosa? Dimmelo, Edward, perchè credo di non poter
sopportare oltre...
Ma lui si era sfilato
gli occhiali, e le parole le erano rimaste incastrate in gola.
Dio,
quegli occhi!
- Dirti la
verità, senza nascondermi, senza rifugiarmi in assurde
giustificazioni
per quel bacio di stanotte. Dirti solo la pura e semplice
verità, anche se so che sarà una follia farlo.
Era stata lei a fare
un passo verso di lui, perchè le sembrava
di non poter resistere alla forza del suo sguardo, alla corrente
elettrica che sembrava emanare la sua figura.
- Che
verità, Edward?
Lo aveva sentito
anche sulla sua pelle, lo stesso brivido che doveva aver attraversato
Edward prima che le parlasse di nuovo.
- Sono innamorato. Di
te. Forse è successo solo ieri, o forse
è successo tanti anni fa... non lo so con certezza, e non mi
importa nemmeno saperlo. L'unica cosa
che so con certezza, è che non voglio fingere che non sia
così.
Le sembrava che tutto
l'universo si fosse ridotto a loro due, ai loro
occhi incatenati, a quella corrente elettrica che sembrava attrarli
inesorabilmente l'uno verso l'altro.
- Voglio che tu lo
sappia... che sono decisamente e irrimediabilmente
innamorato di te. Ma voglio anche dirti che non farò
nulla, nè adesso, nè mai, che possa influenzare i
tuoi sentimenti verso di me.
Era
corsa con la mente a quel bacio perfetto. E non solo a
quello. Anche a quei giorni appena trascorsi con lui. E prima ancora, a
quegli
anni passati ad inseguire... che cosa? Chi? Perchè?
Ogni
risposta sembrava ricondurla a lui.
-
Avrai la
vita che vorrai, Isabella. Accanto alla persona che vorrai. E solo se
lo desidererai, ne
farò parte nella maniera che mi chiederai: amico, fratello,
confidente... qualsiasi cosa tu vorrai che io sia, io lo
diventerò.
Cosa
voleva da lui? Cosa sentiva per lui?
-
Ma se me
lo chiederai, Isabella, io sono pronto anche a
scomparire per sempre. E sarà come se non fossi mai esistito
per
te.
XXXXXXXXXXXXXXXXX
- Allora,
è arrivato il momento... ci dobbiamo proprio salutare.
Jake era un figura
appena più scura che si delineava sullo
sfondo della notte.
Erano seduti su uno degli ultimi pontili, le gambe
a penzoloni nel vuoto. L'aveva portata lì, forse proprio in
cerca di un pò di tranquillità.
- Sì.
Salutarlo le stava
costando più fatica di quanto aveva
immaginato. Si erano appena conosciuti, ma sentiva che tra loro
qualcosa di importante era nato.
- Bè,
dopotutto, non dovrei lamentarmi dal momento che questa
serata è già stata un extra...
Si era ritrovata a
sorridere del fatto che Jake sapesse sempre essere
così positivo, era una qualità da apprezzare.
- Devi ringraziare
Edward e la sua dedizione al lavoro.
"Sarà
come se non fossi mai esistito per te."
Ma
da qualche parte, dentro di lei, lui esisteva da sempre.
- Giusto. Magari
mando un biglietto di ringraziamento anche alla sua
segreteria! In fondo, una parte di merito ce l'ha anche lei. Poi magari
è anche carina...
Le aveva sorriso,
anche se Bella questa volta aveva avvertito un'ombra di malinconia
nella sua voce.
Scherzosamente, lo
aveva spintonato con la spalla.
- Ma sei tremendo!
Comunque... ti va male: Jennifer è una
signora di una certa età e già felicemente
sposata...
Jake aveva ricambiato
lo spintone, facendo però molta attenzione nel dosare la sua
forza.
- Sei gelosa, per
caso?
"Sarà
come se non fossi mai esistito per te."
Ma
da qualche parte, dentro di lei, lui esisteva da sempre.
- Più che altro,
pensavo di risparmiare una figuraccia ad un amico.
Lo aveva sentito
ridacchiare.
- Okay, messaggio
ricevuto. Corro sempre troppo... è che un
pò mi hai visto, non sono proprio capace di stare fermo.
Era un gioco sottile,
il loro, in cui però stavano già entrambi
tracciando un confine ben preciso.
- Però,
posso almeno strapparti la promessa di rivederci non appena tornerai a
casa?
"Sarà
come se non fossi mai esistito per te."
Ma
da qualche parte, dentro di lei, lui esisteva da sempre.
- Direi che si può
fare. Ci racconteremo come sono proseguite le nostre vacanze...
- Uhm... ho
l'impressione che le mie proseguiranno in maniera alquanto
noiosa. Mi ritroverò di nuovo solo con Sam! Che per quanto
sia
simpatico... bè, non sarà di certo una compagnia
piacevole come la tua.
Aveva preferito
lasciare cadere in un silenzio significativo quell'ultimo chiaro
riferimento al suo interesse per lei.
Per quanto ne fosse
un pò imbarazzata, non si sentiva del tutto
in colpa però: era stata chiara con lui, non lo aveva
affatto
incoraggiato a sperare in qualche cosa di diverso da una bella amicizia
tra loro.
- Mi sa che si
è fatto tardi, Jake. Dovrei raggiungere Edward... sai,
domattina partiamo presto
"Sarà
come se non fossi mai esistito per te."
Ma
da qualche parte, dentro di lei, lui esisteva da sempre.
Lo aveva sentito sospirare in
maniera esagerata. Sicuramente era
stato un gesto scherzoso, dietro al quale si nascondeva però
una
piccola parte di verità.
- Odio il momento dei
saluti.
Ma si era alzato con
uno scatto veloce, tendendole una mano.
Bella l'aveva
afferrata e dopo averla aiutata ad alzarsi, Jake non l'aveva lasciata
andare.
- Sono stato bene con
te, Bella. Spero davvero di poterti rivedere. Per approfondire una
bella amicizia... o chissà...
La mano che stringeva
la sua era calda, forte, ma nello stesso tempo delicata.
"Sarà
come se non fossi mai esistito per te."
Ma
da qualche parte, dentro di lei, lui esisteva da sempre.
- Sono stata bene anch'io con
te, Jake. Sei un ragazzo davvero molto simpatico...
Si era messo di nuovo
a ridacchiare.
- Non mi concedi
proprio neanche un punto, eh?
Aveva sorriso anche
lei.
- Preferisco essere
sincera. Te l'ho detto, ci tengo a te ma...
Ma lui l'aveva
interrotta di nuovo.
- Okay, okay... non
continuare, sento già puzza di fregatura.
Lasciami almeno nell'illusione di poter avere qualche chance, invece.
Almeno così, questa vacanza con il cuginastro mi
sembrerà
meno lunga!
Quel confine tra loro
due non era poi così sottile, anzi, si era andato
rafforzando ogni minuto trascorso insieme.
- Comunque... posso
almeno salutarti da "amico"?
Ma lo aveva fatto
prima lei: lo aveva
baciato su una guancia. Jake non ne aveva approfittato, le aveva solo
preso anche l'altra mano ed aveva ricambiato, baciandola su una guancia.
- Ciao, Bella.
- Ciao, Jake.
L'aveva lasciata
andare, lei era ritornata verso la banchina. Si era
voltata solo un'ultima volta, per salutarlo ancora. Senza saperlo, Jake
l'aveva aiutata a superare un momento difficile, dove c'era stato un
accavallarsi furioso di nuove emozioni, nuove sensazioni, ma anche
nuove paure ed
incertezze.
Perchè
proprio solo qualche ora prima, Edward le aveva confessato di amarla.
E lei, finalmente,
aveva capito dove lui fosse sempre stato: dentro
di lei, in quel posto misterioso e ricco di segreti, che altro non era,
se non il suo cuore.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Edward aveva
ricominciato a leggere per l'ennesima volta quell'articolo.
Ma anche questa volta
si era reso conto di quanto fosse stato stupido
sperare di cancellare così il ricordo delle ultime
ore
appena trascorse.
Aveva
confessato ad Isabella di essere innamorato di lei.
Al solo pensiero, lo
stomaco si era ribellato, stringendosi in una morsa dolorosa.
Come aveva potuto
fare una simile pazzia? Perchè non
era stato capace di reprimere quel sentimento, come sarebbe stato
giusto fare?
Avrebbe dovuto
continuare ad essere per lei, il suo punto di
riferimento. Sarebbe dovuto essere il porto sicuro in cui lei avrebbe
potuto trovare rifugio, e non trasformarsi nella tempesta in grado di
spazzarla via.
Perchè
proprio come davanti ad una tempesta, era fuggita. Prima nella sua
cabina, una volta tornati in porto, da Jake.
Non era stato capace di fare
nulla, se non lasciarla andare.
Era stato Sam a
rassicurarlo sul fatto che fosse andata da loro. Sempre
lui a dirgli che lei e Jake erano usciti per trascorrere qualche ora
ancora
insieme.
Solo
Sam aveva potuto capire e comprendere il suo malessere, rassicurandolo
sul fatto che tutto si sarebbe sistemato.
Ma niente avrebbe potuto
sistemare le cose tra lui e Isabella.
Come poteva aver pensato che
la cosa non la sconvolgesse? Cosa aveva immaginato che sarebbe successo
di diverso dalla sua fuga?
Non lo sapeva.
Per la prima volta
nella sua vita era in balia di qualcosa che non poteva dominare,
imbrigliare, controllare.
Era
in balia di se stesso e di sentimenti che sembravano appartenergli con
una forza sconosciuta.
Non riusciva ad immaginare
una vita senza di lei, senza il suo sorriso, il suo profumo, il suo
corpo.
Perchè
solo Dio sapeva quanto la desiderasse in tutti i modi con cui un uomo poteva
desiderare una donna.
Voleva essere tutto per lei:
cibo, aria, acqua. Tutto quello che le occorreva per vivere e forse
anche di più.
Voleva essere tutto
il suo mondo.
Avrebbe voluto che
lei esistesse solo dentro di lui, per poterla amare e proteggere per
sempre.
Lei
era innocenza e tentazione. Purezza e peccato. Salvezza e dannazione.
Si sentiva spaccato a
metà, nel sapere quanto fosse sbagliato amarla e nel
perseverare nel volerlo fare invece.
Era l'Inferno ed il
Paradiso insieme.
Era la chiave che
aveva aperto il suo cuore, facendolo suo per sempre.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
I passi erano stati
leggeri, ma lui li aveva percepiti immediatamente.
I battiti furiosi del
suo cuore, avevano accompagnato la discesa di
ogni singolo gradino, sino a quando lei non era apparsa del tutto.
Non era stato capace
di rimanere seduto, si era dovuto alzare in piedi,
per spezzare quell'inquietudine che lo aveva assalito.
- Ciao...
- Ciao...
Gli era sembrato di
assistere alla replica di un film, in cui
però alcuni particolari risultavano sfocati, gettando una
luce
diversa su tutta la scena.
Non aveva trovato la
stessa espressione serena in quegli occhi
nocciola, nè quel sorriso capace di addolcire ancora di
più i suoi lineamenti.
- Stai bene?
Non aveva potuto fare
a meno di chiederglielo, per quanto fosse
evidente che non poteva essere così.Ma era stato
qualcosa
di
istintivo, che gli era nato dentro, ancor prima di realizzare che lo
stesse dicendo.
L'aveva vista
incerta, combattuta davanti a quella domanda, e aveva
dovuto combattere a sua volta la sensazione di gelo che l'aveva invaso.
- E' difficile
rispondere...
- Isabella...
- No, aspetta.
Aveva sottolineato
quel no con decisione, sollevando anche una mano.
- Ho detto che
è difficile, non che non voglio rispondere.
Non era riuscito a
capire cosa aveva provocato in lui quella risposta: se più
paura o incertezza.
Perchè la
ragazza di fronte a lui, appariva concentrata su
qualcosa che sembrava assorbire tutte le sue forze. Come se si trovasse
davanti a qualcosa di molto più grande di lei, ma fosse
decisa
ad affrontarlo.
- Sono stata male per
tanti anni, lo sai.
Si era sentito
inchiodato da quella verità ineccepibile. Lo
aveva sempre saputo che lei aveva sofferto, e anche per causa sua.
- Era come se
portassi dentro di me una malattia sconosciuta. Ne
soffrivo i sintomi, ma non riuscivo a spiegarmi del tutto l'origine, la
causa.
Anche lui era stato
malato per molto tempo.. Ma a differenza di Bella, ne aveva sempre
conosciuto la causa. E aveva cercato di combatterla con dei pagliativi,
anzichè ricercare la vera e propria cura.
- Mi affannavo tanto
a capire perchè fossi malata, che non ho
mai pensato di cercare una cura. Era come se avessi accettato la
malattia come parte della mia vita.
Isabella
era sempre stata speciale, e ancora una volta gliene stava dando
dimostrazione.
- Ma poi, all'improvviso, i
sintomi hanno iniziato a regredire.
Ogni giorno mi sentivo sempre meglio. E allora, mi sono accorta che non
aveva più molta importanza il perchè mi fossi
ammalata,
contava solo che stavo guarendo.
E
lui? Sarebbe guarito del tutto anche lui?
- Contava solo
guarire, Edward, stare bene... del tutto.
Si era sentito
schizzare il cuore in gola. Mai, nemmeno davanti ai
momenti più importanti della sua vita o della sua carriera,
aveva
provato una tale emozione.
- In
realtà sono ancora spaventata dall'idea di poter avere
una ricaduta, ma la risposta alla tua domanda è...
sì, qui e adesso, sto bene.
Sorrideva,
ora, mentre lo guardava. Sicura, ma nello stesso tempo spaventata.
Donna, ma nello stesso tempo bambina.
- E penso che
starò ancora meglio dopo che avrò avuto il
coraggio di fare questo.
Era stata lei a
colmare lo spazio tra di loro. Lei a sollevarsi sulle
punte, appogiando i palmi aperti sul suo torace in cerca di equilibrio,
o forse di coraggio.
Sempre
lei a posare le sue labbra sulle sue.
Morbide, leggere,
dolcemente timide.
- Sono innamorata
anch'io. Di te. Sei tutto ciò di cui ho bisogno per essere
felice .
Glielo aveva
sussurrato sulle labbra, gli occhi chiusi.
- Scusami se sono
scappata, ma ho avuto paura... e un pò, credo di averne ancora.
Ora Edward lo sapeva,
non sarebbe stato facile superare le
difficoltà di un amore così improvviso,
sconvolgente.
Ma
di una cosa era certo: lo avrebbe custodito e alimentato ogni giorno, per
farlo crescere sino a diventare così forte da essere per
sempre.
Edward ama Bella.
Bella ama Edward.
Ma non è
che sia proprio tutto così semplice...
Sì,
è vero che porto i miei occhiali speciali, ma ogni tanto me
li dimentico in giro!
Ma non cadete subito
preda della disperazione (o non pensate subito che c'entri
per forza il povero Jake! XD), perchè poi li ritrovo quasi
subito!
Tenetelo a mente!
A lunedì,
buon week-end!
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
Buongiorno, ragazze, e buon
inizio di settimana!
Per prima cosa ci tengo a ringraziarvi per la risposta al capitolo
precedente: ma quanto mi avete fatto emozionare? Mamma mia, tantissimo,
avevo tutti gli occhiali appannati! XD!
Tanto che li ho dovuti togliere... ma tranquille, avevo già
scritto il capitolo di oggi! Eh!eh!
Permettetimi di aggiungere solo una piccola nota sul personaggio di
Bella, o meglio su come lo vedo io. Indubbiamente è una
ragazza giovane, e per certi versi anche un pò "ingenua",
però è vero altrettanto che nel suo passato ha
avuto modo di "maturare" molto più velocemente rispetto alla
sua età. Il trauma di perdere entrambi i genitori, il
rapportarsi con un tutore come Edward (e adesso non fate quegli occhi a
cuoricini che vi vedo! XD), l'essere cresciuta in un collegio,
sicuramente hanno contribuito a renderla appunto più matura.
Di conseguenza, la vedo in grado di interpretare esattamente i
sentimenti che la legano ad Edward, certo pur con una buona dose di
timore per la loro intensità (forse anche legato al fatto
che le manca una parte di "esperienza" che forse in un futuro molto
prossimo qualcuno l'aiuterà a colmare! XD! State attente
perchè sempre vi vedo quegli occhi a cuoricino... eh!eh!).
Fine della digressione e spazio alla lettura!
Ci risentiamo a fine capitolo!
Un bacio.
R.
Per Edward, che già di solito faticava, dormire si era
rivelato impossibile. Sdraiato sul letto, aveva
rivissuto infinite volte quel suo secondo bacio con Isabella.
Era stato dolce, ma anche
così, su di lui aveva avuto un effetto devastante.
Aveva
lasciato che fosse lei a decidere come sarebbe stato,
perchè si era imposto di non turbarla più di
quanto non
lo fosse già in quel momento.
L'aveva
sentita tremare contro di lui, sopraffatta da sensazioni che
dovevano essere state ancora più violente di quelle che lui
stesso aveva provato.
Rispetto a lei, aveva
sicuramente
più autocontrollo e lo avrebbe dovuto esercitare tutto per
far
sì che il suo desiderio imparasse a rispettare i tempi di
Isabella.
Era
ancora così giovane lei... così inesperta.
Eppure,
era anche questo a farlo impazzire, il pensiero che sarebbe
stato lui a condurla sui sentieri dell'amore, della passione, del
piacere.
Isabella sarebbe stata sua e di
nessun'altro.
La
possessività che sentiva verso di lei era totale. Si
era scoperto vulnerabile alla sola idea che qualcun'altro potesse anche
solo sfiorarla.
Lo
aveva provato quando aveva visto Jake toccarla, stringerla, anche solo
per gioco.
La gelosia era bruciata nelle
sue
vene come il più potente dei veleni, tanto che gli aveva
tolto
il respiro e annebbiato la mente.
Ma Bella era
innamorata di lui, non di Jake, nè di nessun'altro.
Solo di lui.
Glielo
aveva detto sussurrandoglielo sulle labbra, come fosse stato
l'anticipo di quel bacio che poi aveva trovato il coraggio di dargli.
Ancora
adesso, il suo fisico aveva risposto con una palese eccitazione
al ricordo di come quelle labbra si erano modellate sulle sue.
Avevano
dapprima solo sfiorato, come se stessero imparando a conoscere
le sue, come se non fosse stato che le avevano già
assaporate la
notte prima.
Ma
forse era stato proprio così, perchè con quel
primo
bacio lui l'aveva travolta con una passione che l'aveva quasi
spaventata, senza darle il tempo di capire esattamente cosa
stesse succedendo.
Si
era nuovamente ripromesso che sarebbe stato attento a contenere il
suo desiderio, anche se non sapeva come ci sarebbe riuscito, visto
l'effetto che gli faceva il solo ricordare un semplice bacio scambiato
con lei.
Cosa sarebbe successo quando si
fosse concesso di più?
Si era dovuto
alzare, uscire in coperta e respirare a pieni
polmoni un pò d'aria nuova. Quella che c'era stata nella sua
cabina, gli era sembrata satura di tentazioni pericolose.
Doveva
smettere di pensare a come le labbra di Isabella fossero
morbide, saporite e terribilmente sensuali nel loro essere timide.
Già,
perchè quel bacio era rimasto in superficie, dal momento che
lei non si era spinta oltre.
Forse, avrebbe voluto che lo
facesse lui, che la conducesse verso la passione della notte prima, ma
lui non aveva osato.
Era stato
abbastanza certo che in quel momento, con lei che gli
aveva appena confessato di ricambiare i suoi sentimenti, avrebbe corso
il rischio di non sapersi fermare.
Probabilmente
sarebbe stato sin troppo facile, e
naturale, per lui sollevarla e portarla nel suo letto.
Ma
non lo sarebbe stato per lei.
Isabella non conosceva ancora la
forza dirompente che poteva esercitare il desiderio tra un uomo e una
donna.
Questo pensiero
aveva riaperto un cassetto della sua mente che
sapeva non avrebbe potuto ignorare. Avrebbe dovuto affrontarlo, per
svuotarlo e poterlo richiudere per sempre.
La sensazione che stesse
tradendo la fiducia che Charlie e Reneè avevano riposto in
lui, affidandogli la loro bambina.
Lui si era innamorato
di quella bambina, ora solo poco più grande di una ragazzina.
Si
era passato le mani nei capelli, in quel gesto che lui stesso
riconosceva come l'espressione del suo essere nervoso, inquieto.
Cazzo, Isabella non aveva
nemmeno ancora diciotto anni!
Ma lui se ne era
innamorato a tal punto che avrebbe voluto crearle il vuoto intorno per
non correre il rischio di perderla.
E se
lo era domandato molte volte in quella notte così
lunga: la sua decisione iniziale di mandarla al St. Marie, si era forse
trasformato negli anni, proprio in quello?
Impedirle di avere una vita in
cui lui non fosse stato presente.
Aveva fatto questo?
L'aveva privata di esperienze che avrebbero potuto allontanarla veramente da lui?
Troppe domande in
una giornata che era stata già sin troppo piena di
sconvolgentimenti.
Così
aveva cercato di dare spazio solo alla parte razionale di
lui. Quella che con lucidità e ferrea volontà, lo
aveva portato
ad essere, a soli trent'anni, uno tra i dieci uomini
più
ricchi e potenti di tutti gli Stati Uniti.
Un passo alla volta, un problema
alla volta.
Era stato un
pensiero, quasi un mantra, che si era ripetuto spesso quando era stato
in difficoltà.
E
adesso, aveva decisamente bisogno di tutto l'aiuto possibile per vivere
quel sentimento così nuovo anche per lui.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Si
era guardata un'ultima volta nello specchio, ma non vi aveva trovato
altro, se non l'immagine della ragazza che era sempre stata.
Eppure, stentava a riconoscersi.
E non era dovuto
alla carnagione leggermente abbronzata.
Nè ai capelli dai riflessi più chiari.
Nè ai
lineamenti meno affilati.
Erano
i suoi occhi.
Lì,
c'era qualcosa che lei stessa faticava a capire.
E
con quelle sensazioni addosso, si apprestava a lasciare il rifugio
sicuro della sua cabina.
Non aveva certo paura di Edward.
No, aveva paura di
se stessa, delle emozioni che sarebbero esplose quando il suo sguardo
ne avrebbe incrociato uno verde.
Si sarebbero baciati ancora?.
E il solo pensiero,
le aveva fatto divampare un fuoco dentro.
Sapeva
cosa le stava succedendo, non era proprio così ingenua.
Conosceva bene il suo corpo e il piacere che poteva provare.
Ma non era niente in confronto
alle sensazioni che aveva vissuto baciando Edward.
Solo il contatto
delle loro labbra l'aveva fatta vibrare sin nel
profondo, in luoghi che non credeva si sarebbero potuti risvegliare con
un semplice bacio.
Ma cosa le stava succedendo?
Era innamorata.
Dio, che sensazione strana e
insieme paradisiaca.
E
pensarlo, l'aveva rassicurata. Perchè, dopotutto, qualcosa
che
aveva il potere di farla sentire così, doveva essere
qualcosa di
giusto.
Era
uscita dalla cabina, e lui era lì al tavolo, i capelli
scompigliati come se li avesse
tormentati sino ad un secondo prima, un'espressione pensierosa, la
bocca a formare una linea dura. Tra le mani una tazza di
caffè,
quella bevanda che era una specie di droga per lui.
Ma
poi, prima ancora che si potesse preoccupare per quella prima
impressione, tutto era cambiato.
L'espressione
si era rasserenata, tanto che il verde era diventato la
profondità di un lago trasparente, i lineamenti si erano
distesi, e sulla bocca era comparso un magnifico sorriso.
E si era resa conto che era
stato merito suo: Edward l'aveva vista a sua volta.
- Ti sei
già svegliata... e non sono nemmeno le sette! Vuoi
far venire una vera tempesta tropicale?
Davanti
a quell'accoglienza, si era sentita scivolare via ogni
preoccupazione, ogni paura, ogni dubbio che aveva nutrito su quel loro
rivedersi dopo che si erano confessati i loro reciproci sentimenti.
Solo
adesso si era resa conto di quanto fosse stata davvero agitata, e
ansiosa, e...
-
Ho puntato la sveglia del cellulare, in realtà.
Altrimenti... sarei stata ancora a letto!
Ed
era stato naturale rispondergli. Era stato più facile di
quanto avesse pensato.
Era
Edward, quello davanti a lei. Il
suo Edward.
Pensarlo, le aveva
fatto battere il cuore più forte.
Ed era innamorato di lei.
-
Fai colazione?
Una
domanda che già le aveva rivolto più volte, ma
che pure quel mattino aveva avuto un sapore ancora diverso.
-
Sì, ma resta pure seduto. Faccio da sola.
Era
riuscita a muoversi. Aveva fatto quei passi necessari a
raggiungere il tavolo, il divanetto dove era seduto lui, convinta di
andare oltre, nella piccola cambusa per prendere latte e cereali.
Ma
era stata trattenuta per un polso.
La
mano di Edward lo aveva stretto in una presa morbida, calda. Un
brivido le era risalito lungo il braccio, veloce come un fulmine, sino
a sentirlo esplodere nel cervello.
Di
riflesso lo aveva guardato negli occhi e allora sì, che si
era sentita sciogliere davvero.
-
Ehi, ciao...
In
quel verde, accompagnato da quella voce leggermente roca, si era
sentita annegare. E aveva pensato che sarebbe stata una dolce morte.
Era
stata sommersa da tutto quel calore che vi aveva trovato, mentre la
mano che le stringeva ancora il polso l'aveva costretta gentilmente a
piegarsi verso di lui, i visi che erano arrivati a toccarsi.
Poi
le aveva sfiorato le labbra con un bacio leggero. Sapevano di lui e di
caffè.
Si
era sentita ammorbidirsi dentro in risposta a quel saluto
così inaspettato, ma immediatamente sconvolgente su di lei.
-
Ciao...
Lo
aveva pronunciato con le labbra ancora sulle sue, quasi a ricambiare
quel bacio leggero, oltre che il saluto.
Con
il pollice le aveva accarezzato la pelle sensibile all'interno del
polso, generando in lei altri brividi, prima di lasciarla andare.
-
Credo di aver atteso troppo a lungo di poterti salutare
così, per resistere anche
questa mattina.
Era
arrossita, senza poterci fare assolutamente nulla. Non era in
imbarazzo, o forse lo era solo in minima parte, perchè
principalmente era ancora meraviglia al pensiero che sarebbe diventato naturale salutarsi
così.
Come
sarebbero diventate naturali
tante altre cose che adesso, invece, il solo pensarci le procurava
brividi caldi e freddi insieme, in una mescolanza di passione e timore.
-
So come ti senti, Isabella. E lo affronteremo insieme, un
passo alla volta. Non farò mai nulla che tu non sia pronta a
condividere con me.
Nello
sguardo di Edward aveva trovato una muta rassicurazione, anzi di
più, la certezza che le cose sarebbero andate davvero
così sempre, di qualsiasi cosa si fosse trattato: un
semplice
bacio o molto di più.
Si
era sentita scavare un buco dentro, tanta era stata la portata dei
sentimenti che aveva provato per lui.
-
Io mi fido di te.
Non
pensava sarebbe stato possibile, eppure la sua espressione si era
fatta ancora più calorosa, tanto che si era sentita avvolta
come da una calda coperta contro il gelo dell'inverno.
-
Vuoi dell'altro caffè?
Aveva
dovuto trovare il modo per ricacciare indietro quell'emozione che
sembrava volerla soffocare, spostandosi nella piccola cambusa.
Non riusciva a credere che
stesse
capitando a lei. Sentirsi improvvisamente così amata e
proprio da
lui. Se era vero che nella vita tutto aveva un senso, le sembrava di
dover credere che il destino le avesse tolto tanto, ma che adesso
avesse deciso di restituirle qualcosa di più grande ancora.
- No, direi che ne
ho bevuto già a sufficienza. E' un pò che sono
sveglio...
-
Non potrò mai tenere i tuoi ritmi...
Si
era interrotta bruscamente, consapevole di un nuovo sottinteso in
quelle parole: la quotidianità di una coppia che condivideva
giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Anni.
Fino ad amalgamarsi, trovando un'intesa su tutto.
-
Spero proprio, infatti, che non arriverò ad influenzarti con
le mie pessime abitudini.
Era
stato lui a recuperare la conversazione, proseguendo in tono
tranquillo, discorsivo. A darle naturalezza.
- Questa compresa.
Ed
aveva sollevato la tazza con dentro quel poco caffè che
rimaneva, finendo di berlo.
Lei
si era versata latte e cereali, ed era andata a sedersi di fronte a lui.
-
Come mai proprio latte e cereali?
Nella
sua domanda percepiva la voglia di avvicinarsi a lei, di conoscerla
sempre meglio.
Scoprirsi reciprocamente
partendo dalle piccole cose. Un passo alla volta, proprio come le aveva
detto lui.
-
Adoro il latte da sempre, e mi piace la croccantezza dei cereali. E tu,
come mai solo caffè?
-
La mattina sono sempre di fretta. Il tempo di dare una scorsa ai
titoli dei giornali, mentre bevo, appunto, solo una tazza di
caffè.
-
Ma adesso sei in vacanza... potresti provare a cambiare le tue pessime
abitudine.
Le
aveva sorriso divertito.
-
Giusto. Cercherò io di prendere le tue, visto che sono
più salutari. Magari anche quella di dormire un
pò di
più...
Aveva
iniziato a scherzare, proprio come aveva fatto tante volte in quei
giorni. Un lato di lui che non aveva mai conosciuto.
-
Così non dovrò aspettarti per delle ore, ogni
mattina!
Si
era sentita bene, Bella, in quel momento. E non aveva più
voluto interrogarsi su niente, solo lasciarsi andare.
-
Bè, mi sembra che se ne era già parlato di
questo: sei
tu quello che ha il ruolo più importante, no? Come avevi
detto?
"Più sei in
alto, e più devi lavorare". In fondo, su questa
barca,
è come se tu fossi il capitano e io un semplice marinaio.
-
Veramente i marinai dovrebbero avere meno privilegi rispetto al
capitano...
Ed
avevano proseguito così, trasformando quella prima colazione
in una delle tante che avrebbero condiviso sempre più
intimamente.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Era
stata una giornata tutta da vivere nella consapevolezza che ogni
sguardo, ogni gesto, ogni parola, aveva avuto un effetto diverso su
tutti e due.
C'era
stata una mescolanza di serenità, felicità, ma a
tratti anche di pronfondo turbamento.
Aveva
sorpreso più volte Edward guardarla assorto, come se
facesse fatica a riconoscerla. In parte aveva capito quello sguardo,
perchè per lei era stato lo stesso.
Era sempre lui, ma sotto una
luce diversa.
Piccoli
particolari, come le sue mani per esempio. Le osservava compiere i
soliti gesti per governare la barca, forti e sicure.
Ma
quella mattina erano state anche capaci di provocarle sensazioni
sconosciute, semplicemente sfiorandole il polso con una carezza.
E
la notte prima, quando l'aveva baciata, il loro tocco era stato
ancora diverso: possessivo e passionale, mentre la stringevano a lui
quasi avesse voluto fondersi con lei.
E adesso che la notte stava
scendendo
di nuovo, Bella si era chiesta come avrebbe fatto a dormire con tutte
quelle emozioni in circolo.
Avevano cenato con del pesce che Edward aveva pescato nel pomeriggio.
Si era messa di impegno anche lei, ma con scarsi risultati. O non era
paziente, e il pesce si liberava dall'amo mentre lo recuperava troppo
velocemente o lo era troppo, e i pesci
avevano il tempo di mangiarsi tranquillamente l'esca senza abboccare.
Forse
non era un'attività adatta a lei, ma si era goduta
comunque il tempo che aveva trascorso ascoltando Edward illustrarle
trucchi e consigli per diventare brava quanto lui.
Era
un oratore davvero abile, ed aveva iniziato a capire il
perchè potesse affascinare tanto i suoi interlocutori. Dava
l'impressione di sapere sempre con sicurezza cosa dire e come dirlo. Si
era trattato di canne da pesca, filo, lenza, lanci ma lui lo aveva
fatto sembrare l'argomento più interessante al mondo.
La
sua voce era sempre stata morbida, chiara, a tratti suadente.
O, forse, era lei ad averla
percepita così, come se le scivolasse sulla pelle,
accarezzandola.
Si
era chiesta se invece di pesca, le avesse parlato di altro... magari di
lei, di lui, di loro due insieme.
E
aveva dovuto smettere di pensarci quasi subito, perchè si
era
accorta di non riuscire più a seguirlo nel suo chiacchierare.
-
Hai freddo?
La
domanda di Edward l'aveva riportata al presente, al buio che ormai
era calato, dando vita al solito spettacolo stupefacente.
La
notte aveva steso il suo manto di velluto nero trapuntanto di stelle
brillanti ed infinite. Le sembrava di sentirla avvolgersi intorno a
loro, morbida e ricca di promesse.
Seduti
vicini sul divanetto in coperta, già da un pò,
lei aveva percepito quanto
fosse rilassato lui in quel momento. Teneva le gambe allungate davanti
a sè, le mani incrociate sotto la testa, a fargli da
sostegno,
lo sguardo puntato sulla volta stellata.
-
Solo un pò, ma non ho voglia di rientrare.
Aveva
indossato jeans ed una t-shirt a maniche lunghe. Ormai sapeva che
calato il sole, la temperatura rinfrescava.
-
Forse ho la soluzione giusta...
Edward
si era mosso, e prima ancora di capire bene come, era già
avvolta dal tepore del suo abbraccio.
L'aveva
fatta scivolare tra le sue gambe e intrecciando le mani con le
sue, le aveva fatto passare le braccia intorno alla vita per stringerla
contro di lui. La sua schiena aderiva perfettamente al suo torace,
traendone calore e forza.
Si sentiva al sicuro in
quell'abbraccio e non solo...
- Meglio?
Il
suo fiato caldo le aveva solleticato l'orecchio a quella domanda appena
sussurrata.
Un
brivido le era sceso lungo la schiena, ma non di freddo.
Tanto che era riuscita solo ad annuire, senza parlare.
-
Sai che solo a questa latitudine si può vedere chiaramente
la
costellazione del Serpente. Si trova esattamente di fronte a noi in
questo momento. Se osservi bene ci sono due gruppi di stelle che
formano la testa e la coda.
Aveva
alzato il viso per cercarle, e la sua guancia aveva aderito a
quella di Edward, dato che ancora le sue labbra le stavano sfiorando
l'orecchio nel parlarle.
Aveva
trovato piacevole il contatto con quella pelle resa meno morbida
dall'ombra di barba che la ricopriva. Era stata una leggera frizione
che le aveva spedito altri brividi lungo la schiena.
-
Sono io, o sono le stelle a farti questo effetto?
Stavolta
doveva aver percepito il suo rabbrividire, e glielo aveva
chiesto con un tono di voce basso e roco, che aveva contribuito a farle
battere il cuore ancora più forte.
-
E' stata la tua barba... punge.
Lo
aveva sentito ridacchiare, certo che la sua risposta fosse stata una
mezza bugia.
-
E io che ho fatto di tutto per essere proprio in questo punto, e a
quest'ora, per permetterti di vedere questo spettacolo.
-
Volevi fare colpo su di me?
Lo
aveva detto di getto, senza pensarci, come semplice risposta scherzosa.
-
A dire il vero... mi sembrava di esserci già riuscito.
Le
aveva sfregato di nuovo la guancia, delicatamente, procurandole altri
brividi.
-
Dici?
Non
sapeva dove aveva trovato il coraggio per proseguire su quella strada,
ma lo aveva fatto ponendogli quella domanda..
-
Sei tu a dovermelo dire, non trovi?.
Percepiva
chiaramente come Edward non volesse forzarla a dire nulla che non
volesse.
-
Edward Cullen che non è sicuro di qualcosa?
-
Ho scoperto che quando si tratta di te, Isabella, tutte le mie certezze
vanno a farsi benedire...
E
lei si era ritrovata a trattenere il respiro davanti a
quell'ammissione così sincera: le stava dicendo davvero che
anche lui si sentiva insicuro?.
-
Perchè?
Lo
aveva sentito inspirare profondamente e stringerla un pochino
più forte contro di lui.
-
Perchè tu hai il potere di farmi sentire tremendamente
insicuro. E io odio sentirmi così. Avevo giurato che a
nessuno, nessuno,
avrei mai concesso di esercitare un potere così grande su di
me.
Sentiva
il battito regolare e forte del cuore di Edward accompagnare
quelle parole. Non era agitato, ma non doveva essere facile comunque
per lui affrontare quell'argomento. Poi aveva proseguito, turbandola
sempre di più con la profondità delle sue parole.
-
E ci sono sempre riuscito, tranne che con te. Tu sei sempre stata il
mio punto debole. Più ti respingevo, più ti
sentivo
dentro. I giorni che precedevano un nostro incontro, li passavo a dirmi
che sarebbe stata la volta che avrei dimostrato a me stesso che ero
riuscito a liberarmi dal tuo potere.
Ascoltava
silenziosa quella confessione che la stava portando in un universo del
tutto sconosciuto: il cuore di Edward.
-
Ma ogni volta, era sempre peggio. Mi bastava guardarti arrivare anche
da lontano... e mi sentivo immediatamente in balia di emozioni che non
potevo controllare. Ti guardavo negli occhi, ed ora lo capisco, ogni
volta ti cedevo un pezzo di me.
Erano
parole sussurrate nel suo orecchio, che scivolavano dentro di lei
come acqua fresca e limpida. Si sentiva rigenerare sommersa da quel
fiume di parole sincere.
-
Ma cercavo di soffocare la verità, di respingerla con tutte
le
mie forze. E per farlo, dovevo assolutamente tenerti lontano. E fare in
modo che tu mi odiassi. Perchè sapevo che diversamente,
sarei
stato spacciato.
Il
calore della sua stretta, il tono della voce, il contatto delle loro
guance... tutto contribuiva a farle capire quanto fosse importante quel
momento tra lei ed Edward.
Lui le stava aprendo il suo
cuore, totalmente.
- Ho sempre
creduto che l'amore fosse una forma di
schiavitù ben peggiore rispetto a delle vere catene. Mia
madre
amava mio padre e soffriva. Io amavo mia madre e lei è
morta,
spezzandomi il cuore. Tu amavi i tuoi genitori, e anche loro sono
morti, rendendoti infelice. Mio padre... lui non amava nessuno. Non ha
amato nemmeno me, nemmeno quando ero solo un bambino...
Bella
non aveva potuto fare a meno di pensare a tutto l'amore che aveva
ricevuto da entrambi i suoi genitori. E a quanto ce n'era stato sempre
anche tra Charlie e Reneè.
Lei era cresciuta circondata da
amore e felicità, sino a che c'erano stati i suoi genitori.
Avrebbe voluto
girarsi verso di lui, per guardarlo negli occhi.
Ma Edward glielo aveva impedito, anzi, in quel momento aveva sepolto il
viso nella piega del suo collo.
Sentiva
le sue labbra morbide sulla pelle delicata.
-
Ed ho capito con il tempo, che lui era il più infelice tra
tutti noi. I soldi, il potere, la fama... pensava che fosse quella
l'unica forma di felicità. Non ne aveva mai abbastanza,
inseguiva sempre nuovi obiettivi, nuovi traguardi. Non c'era
più
spazio in lui per nient'altro. Le persone erano solo pedine da muovere
su una scacchiera. Se lo facevano guadagnare servivano, altrimenti
potevano essere eliminate.
Bella
non aveva potuto fare a meno di pensare a suo padre, anche lui un
uomo ricco ed importante, che però era sempre stato
così
affettuoso e presente sia con lei, che con sua madre.
-
Credo che con me non lo abbia fatto, solo perchè ad un certo
punto ho iniziato a giocare secondo le sue stesse regole. Volevo
dimostrargli che avrei potuto essere come lui, che non mi serviva la
sua approvazione, nè tanto meno il suo affetto.
Aveva
ancora cercato di liberarsi, perchè lo avrebbe voluto
davvero guardare negli occhi e dirgli che avrebbe dovuto cercare di
fare pace con quel passato così difficile.
Ma
Edward ancora glielo aveva impedito. Aveva capito che la stava
volontariamente tenendo prigioniera, forse perchè ancora era
lui
a non volerla guardare.
-
E l'ho fatto così bene, da non rendermi conto che stavo
diventando proprio come lui. Mi dannavo l'anima per dimostrare che io
non avevo bisogno di nessuno, facendo il vuoto intorno a me proprio
come aveva fatto lui.
Era
rimasta immobile tra le sue braccia, aspettando.
-
Gli unici che non hanno mai mollato con me, sono stati Sam e... tua
madre, Isabella. Lei
ha continuato a vedere in me quello che aveva conosciuto attraverso mia
madre. Non le importava come sembrassi agli occhi di tutti, lei
continuava a dirmi che contava come mi vedeva lei.
-
Edward...
Aveva
trovato il coraggio di parlare, ma lui l'aveva interrotta subito.
-
No, aspetta. Devi sapere... prima.
Sapere cosa?
Il cuore aveva preso a batterle
così forte, che sembrava voler schizzare fuori.
- Fu
lei a
convincere tuo padre che se ce ne fosse stato bisogno, io sarei stata
la persona giusta per diventare il tuo tutore legale. Charlie... tuo
padre, mi conosceva anche lui da tanti anni. Sapeva che ero una persona
affidabile per quello che riguardava gli affari... ma pensare di
affidargli la sua bambina. Quello no, gli sembrava troppo. E io ero
d'accordo con lui, ovviamente.
Dio, quante volte avrebbe voluto
sentirgli spiegare quelle cose?
- Ma tua madre
insisteva, continuava a dirgli che io non ero la
persona che tutti credevano. Lei lo sapeva, che io ero diverso. E io
non ho mai saputo, Isabella, perchè credesse così
tanto in me.
Perchè così tenacemente continuasse a fidarsi di
me, tanto da voler convincere anche tu padre.
Era
stato lui, adesso, a liberarla e a girarla verso di lui, facendola
sedere sulle sue gambe.
-
L'unica cosa che so, è che
lei mi ha fatto il dono più grande che potessi ricevere.
Le
aveva preso il viso tra le mani, e si era chinato su di lei, tanto che
i loro occhi si erano trovati alla stessa altezza.
-
Mi ha restituito la voglia di amare. E non so se sarebbe contenta di
scoprire che amo proprio te, la sua bambina.
C'erano
loro, il mare e il cielo stellato.
C'erano gli occhi di Edward
pieni di amore, come le sue mani che le trasmettevano calore.
- Ma è
così. Io ti amo, Isabella. E non smetterò
più di farlo, a meno che tu, e tu soltanto, non
me lo chieda. Questa sarà l'unica condizione per cui io mi
farò da parte.
Aveva
visto nei suoi occhi una tale intensità che ne aveva avuto
quasi paura. E lui doveva averlo percepito, perchè si era
leggermente allontanato da lei.
-
Non dovrai avere mai paura di me. In nessun caso. Io non ti
obbligherò mai a restare con me, Isabella.
Aveva
intuito a cosa si potesse riferire: al fatto che lei potesse
rendersi conto che non era veramente innamorata di lui. Dietro a quella
frase si celava il timore che i suoi sentimenti fossero quelli di una
ragazzina ancora immatura, mentre i suoi erano quelli di un uomo
consapevole.
-
Edward, io non credo
di essere innamorata di te.
Lo
aveva sentito irrigidirsi immediatamente, senza però
lasciarla andare. Le sue mani le tenevano ancora il viso.
E
a quella sua reazione, anche lei aveva posato le mani ai lati del
viso di Edward. E lo aveva avvicinato, tanto che i loro nasi si erano
sfiorati.
-
Io so di
essere innamorata di te. Lo so e...
Ma non aveva più potuto proseguire, perchè le
labbra di
Edward avevano già catturato le sue in un bacio che sembrava
volerla respirare, tanto era stato irruente.
E
allora non aveva avuto importanza più nient'altro, se non
quell'incontro di labbra, sapori e calore, che li aveva lasciati senza
fiato.
Volevo solo farvi sapere che dal prossimo capitolo i due protagonisti
inizieranno il loro percorso verso acque sempre più
profonde.
E non intendo acque marine questa volta! XD!
Un pò di ansia ce l'ho, ma spero di riuscire a cavarmela.
Come avete sempre fatto, sarete voi a giudicare.
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
Buongiorno
ragazze e buon giovedì!
Prima della lettura,
vi rubo solo qualche minuto per illustrarvi con delle note alcuni
chiarimenti per me importanti.
La prima: in questo
capitolo si parlerà della ricchezza sia di Edward che di
Bella. Allora, io sono una delle tante persone che arrivano a fine mese
facendo, qualche volta, anche i salti mortali! XD! Quindi, non ce la
faccio proprio a non inculcare nei miei personaggi il rispetto per il
denaro. Saranno anche ricchi, potranno goderseli, ma sbatterli proprio
in faccia alla povera gente, ecco, questo no!
Il secondo punto: il
sesso. Non sono qui per fare la morale a nessuno, quindi come
verrà vissuto da Edward, ma soprattutto da Bella
è una mia personale visione. Come tale,
può essere condivisa, non condivisa, sbagliata, giusta,
reale, irreale... tutto quello che volete e di più. Dico
solo: parliamone, ma sempre senza i forconi. Lo sapete, sono romantica
e anche pacifista! Eh!eh!
Concludo qui le note,
e vi lascio con un ultimo consiglio: se avete voglia, nella parte
finale del capitolo, prendete il vostro mp3, selezionate quella canzone
che vi fa venire i brividi, mettetela a palla... e vediamo se
è stato un consiglio valido! XD!
Adesso ho veramente
finito, vi lascio alla lettura!
Un bacio grande.
R.
Comunicato
importante:
la "Rainbow& Sogni" Production avvisa la sua gentilissima
clientela che il modello "Edward Cullen" inserito in questa fanfiction
è ancora in fase di progettazione.
Non appena
sarà disponibile per la vendita, sarà nostra
premura informarvi tempestivamente. Si accetteranno anche prenotazioni!
Cordiali saluti.
Roberta -
Amministratice unica della Rainbow&Sogni Production
- Edward?
- Uhm...
- Questo test fa per te.
- Un test?
- Sì, è per misurare "il vostro senso degli
affari".
Lo aveva guardato, scoppiando a ridere davanti alla sua espressione
scettica.
- Non ti senti in grado?
- Sul serio vuoi misurare il mio senso degli affari proponendomi un
test di...
Aveva sollevato leggermente la rivista che Bella teneva sulle ginocchia
rialzate, scuotendo la testa semi divertito.
- ... Psicologia&Dintorni? Ma che razza di riviste leggi,
Isabella?
Le era venuto da sorridere perchè quella rivista, insieme a
delle altre, le aveva messe nel suo zaino solo sei giorni prima, in
aereoporto a Zurigo. Le sembrava una vita fa, adesso,
ricordando come fosse agitata all'idea di dover trascorrere quella
vacanza da sola con lui.
- Veramente le ho trovate nella saletta d'attesa riservata alla
business class della compagnia aerea Cullen. Quando hanno chiamato il
volo, mi sono resa conto che il viaggio sarebbe durato un bel
pò
di ore e ho pensato che qualcosa da leggere avrebbe fatto passare prima
il tempo. Così le ho prese in prestito.
Seduta con la schiena appoggiata a uno dei due alberi, osservava di
sfuggita Edward sdraiato accanto a lei.
Le sembrava ancora
più bello di qualche attimo prima. Era possibile?
Anche la sua carnagione si era fatta leggermente
dorata, mettendo in risalto ancora di più il verde dei suoi
occhi.
- In prestito? Si chiama approprazione indebita, Isabella.
La stava prendendo in giro, qualcosa a cui lei si stava abituando.
Aveva scoperto che possedeva un'ironia davvero pungente, a cui le
piaceva ribattere.
- Ho pensato che si potesse fare, dato che viaggiavo con il capo.
Però, se pensi di denunciarmi, metti in conto che si
verrà a sapere che razza di riviste offre la tua compagnia...
- Giusto. Ottima osservazione. La metterò nell'ordine del
giorno
del prossimo consiglio di amministrazione: riesame delle pubblicazioni
offerte
alla clientela.
Sdraiato, gli occhi chiusi, Edward sembrava godersi quel momento tra
loro.
Le sembrava impossibile
che solo la
sera prima, poco più in là, l'avesse baciata
ancora con
tanta passione. E per un tempo che le era sembrato infinito.
Aveva sentito un nodo formarsi subito nello stomaco, un
misto di eccitazione e paura, per quelle sensazioni così
forti.
Aveva dovuto smettere di pensarci, prima di perdersi totalmente in quei
ricordi.
- Comunque, te la senti o no di misurarti con questo test?
- Ovvio che sì. Inizia pure.
- Prima domanda: il vostro capo vi chiede di lavorare in un giorno
festivo. Voi che cosa fate? A) accettate perchè la paga
è
doppia, trattandosi di giorno festivo; B) non rinuncereste mai ad un
giorno di ferie; C) vi riservate di rifletterci meglio.
- Di che giorno festivo si tratta?
- Direi che non è importante, visto che non è
segnato.
- Sbagli. Se si tratta di una festa nazionale, la paga è
doppia.
Ma se si tratta di una festività locale, la paga
è solo
il 25% in più.
- Edward, è solo un test, non c'è bisogno di
strafare.
L'aveva guardata, strizzando leggermente gli occhi per combattere il
riverbero del sole. Questo aveva evidenziato delle rughe d'espressione
intorno agli occhi che avevano reso più vissuto il suo viso.
E più
affascinante.
- Deformazione professionale, scusami. Diciamo che
rispondo A.
- A? Perciò lavori?
Ma subito dopo aveva assunto un'espressione che aveva fatto fatica ad
interpretare: era più seria o più divertita?
- No, scusa, ci ho ripensato. Questo era prima. Ora rispondo B.
- Prima quando?
- Prima che arrivassi tu.
Questo aveva stretto di più il nodo nel suo stomaco.
- Adesso sto a casa, e mi godo il giorno di ferie con te. Oltretutto,
non dovrei dirlo, ma il capo non è nemmeno un tipo molto
simpatico...
La seconda parte era stata scherzosa, ma la prima... le aveva provocato
un tuffo al cuore. "Adesso
sto a casa con te".
- In effetti, i capi non sono mai molto simpatici.
- Lo terrò presente. Anche se è difficile fare
entrambe le cose: dover comandare ed essere anche simpatico.
Lo aveva detto con tono leggero, ma lei aveva intuito quanta
verità ci fosse dietro a quelle parole. Edward aveva su di
sè una grande responsabilità, infatti da lui
dipendevano
i posti di lavoro di moltissime persone. La sua quotidianità
non
doveva essere affatto semplice, e si era resa conto di non aver mai
pensato veramente a come dovesse sentirsi lui nel doverla affrontare.
- Allora, la seconda domanda? Ci sto prendendo gusto...
L'aveva spronata a continuare, forse intuendo che direzione avevano
preso i suoi pensieri.
- Il direttore della vostra banca vi propone delle azioni vantaggiose.
Voi che fate? A) Vi fidate ciecamente di lui e le acquistate. B) E' una
persona in gamba, ma volete comunque sapere tutto di questa operazione.
C) Vi riservate di rifletterci meglio.
- Vediamo. L'ultima volta che mi sono fidato di un direttore di banca a
scatola chiusa, ho perso circa venti milioni di dollari. Direi che
rispondo
B. La lezione mi è bastata.
- Venti milioni di dollari?
I soldi erano un argomento spinoso per lei: in passato lo aveva
affrontato poche volte con lui. Sapeva che il patrimonio di Edward era
davvero immenso: in parte l'aveva ereditato dal padre, in parte lo
aveva accumulato lui. Sapeva anche che lei stessa poteva
considerarsi ricca, ma di fatto non aveva mai realmente
affrontato
l'entità della cosa. In
qualche modo le ricordava la scomparsa dei suoi genitori, l'arrivo di
Edward e tutto quello che ne era seguito.
Forse, adesso, sarebbe riuscita a pensarci più serenamente,
sentendosi meno schiacciata dal peso dei ricordi.
Magari dopo questa vacanza, quando avrebbe dovuto affrontare il
compimento della sua maggiore età e la fine della tutela
legale
di Edward, sarebbe stata in grado di avere le idee più
chiare su come si sarebbe dovuta rapportare a quella ricchezza.
- Sì. In realtà potrebbe sembrare una cifra
irrisoria visto il giro di
affari che amministro. Ma diversamente da quanto si possa immaginare,
vista la mia ricchezza, io ho comunque molto rispetto per il denaro. Se
tutto gira bene, tutti hanno da guadagnarcene, non solo io. E' un
concetto che cerco di non dimenticare.
Gli faceva onore questo suo modo di vedere le cose, e sperava davvero
di non dover mai scoprire
che non fosse realmente così. Vederlo diventare davvero come
suo
padre non sapeva come l'avrebbe potuta far reagire: avrebbe fatto la
stessa fine della madre? Gli sarebbe rimasta comunque accanto?
Aveva preferito non pensarci più, proseguendo nel test.
- Terza domanda: la vostra macchina si guasta. Che fate? A) La portate
dal meccanico e la fate riparare. Costi quel costi, la macchina vi
serve. B) La portate da più meccanici, facendovi fare dei
preventivi e poi comparandoli, scegliendo il più
vantaggioso. C)
Vi riservate di rifletterci meglio.
- Mi domando che razza di giudizio venga fuori se uno risponde sempre
C.
Aveva fatto ridere anche lei. In effetti, aveva sbirciato il risultato
per un'eventuale prevalenza di C e le era sembrato un profilo
lontanissimo da lui: qualcuno che non sarebbe mai andato nè
avanti nè indietro, rimanendo in una specie di limbo
inconcludente.
Edward, invece, sembrava
voler essere capace di guardare indietro, per poter andare avanti.
Insieme a lei.
- Mi
sembra che non sia il tuo caso, per adesso hai due B.
- Fai pure tre. Porto la macchina da più meccanici per dei
preventivi. Sempre deformazione professionale: devo sapere di aver
vagliato tutte le possibilità, prima di scegliere.
- Lo hai fatto anche con me? C'erano più
possibilità da vagliare?
Lo aveva pensato d'istinto e aveva voluto chiederglielo. Lui si era
fatto serio.
- Ci ho provato, sì. Ma con scarsi risultati. Tutto sembrava
condurre ad un'unica possibilità con te.
- Quale?
La risposta l'aveva spiazzata totalmente, perchè
sollevandosi di
scatto e passandole una mano dietro la nuca, l'aveva attirata a lui.
- Questa.
Per un attimo erano rimasti come in sospeso, poi la bocca di Edward si
era
posata sulla sua, calda, affamata, urgente. Aveva sentito un gemito, ma
non era stata sicura se fosse provenuto da lei o da lui.
Aveva perso contatto con la realtà, mentre lui continuava a
baciarla. Quando le loro lingue si erano incontrate, il bacio era
diventato più gentile. La baciava lentamente, profondamente,
completamente. Le girava la testa, lo stomaco era contratto, ogni nervo
reso più sensibile dal tocco delle sue labbra.
Le era caduta la rivista dalle mani, ed era stata libera di
sprofondarle tra i capelli di Edward. Per la prima volta, compiva quel
gesto che si era sorpresa ad immaginare di fare ultimamente, ogni volta
che aveva visto le mani di Edward farlo.
Aveva scoperto quanto potesse essere eccitante anche quello: stringerli
tra le dita,
saggiarne la consistenza, accarezzarli. Ed era stata così
meravigliata da questa nuova sensazione, che subito non si era accorta
che aveva smesso di baciarla.
Quando aveva aperto gli occhi ed aveva incontrato lo sguardo di Edward,
il cuore aveva iniziato a batterle furiosamente: sembrava volerla
trascinare nella sua profondità.
- Credo sia meglio riprendere quel test, Isabella, anche se in questo
momento il mio senso degli affari è l'ultimo dei miei
pensieri...
Lo aveva fatto, aveva ripreso in mano la rivista mentre lui si
allontanava, permettendo ad entrambi di tornare a respirare normalmente.
Ma aveva dovuto faticare non poco prima di riuscire a ritrovare un tono
di voce fermo e proseguire con le altre domande.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Bella aveva sentito più che mai la mancanza di Kelly, in
quel momento.
Sola nella sua cabina, troppo agitata per dormire, se ci fosse stata
l'amica avrebbe potuto parlarle di tutte quelle sensazioni che la
facevano stare bene e male insieme.
Avrebbe potuto raccontarle tutto, senza imbarazzo o paura di non essere
compresa, di quell'eccitazione mista a paura che sentiva ogni
volta che Edward la baciava.
Sapeva di non essere nè la prima, nè l'ultima
ragazza ad
essere ancora vergine a quasi diciotto anni, però non
riusciva a
scrollarsi di dosso l'idea che se non lo fosse stata, le cose sarebbero
state molto più semplici.
Il suo desiderio per
Edward cresceva rapidamente, quasi quanto il timore di scoprirsi
inadeguata davanti a lui.
Lo aveva sentito sincero quando le aveva detto che non
avrebbe
mai voluto forzarla a fare nulla, ed infatti il problema non era
neanche quello.
Perchè lei
sentiva di voler essere sua fino in fondo.
Era solo...
Dannazione, non lo sapeva nemmeno bene lei che cosa fosse! Paura?
Disagio? Ansia?
Aveva gettato indietro il lenzuolo, rinunciando a rimanere sdraiata.
Aveva afferrato il cellulare, guardando il display. Non erano nemmeno
le due, ed ovviamente di avere un minimo di segnale non se ne parlava.
Edward le aveva detto che durante la navigazione l'unico mezzo di
comunicazione valido era solo la radio. I cellulari erano praticamente
inservibili.
Niente segnale, niente idea che le era balenata in testa: mandare un
messaggio a Kelly.
"Kelly ho bisogno di un
tuo consiglio: ho la possibilità di fare l'amore con Edward,
che faccio?"
Si era immaginata la faccia dell'amica mentre leggeva un
messaggio del genere da parte sua. Probabilmente avrebbe
pensato subito ad uno scherzo, ma in ogni caso le avrebbe risposto
qualcosa tipo "Bella,
ecco il mio parere: saltagli addosso!"
Già, ma lei aveva superato l'ostacolo della sua prima volta.
E
anche abbastanza brillantemente, dal momento che poi non si era
più fermata! Aveva avuto due storie piuttosto "intense", con
ragazzi di qualche anno appena più grandi di lei.
Forse il problema era quello: Edward era un uomo, e come tale avrebbe
avuto un termine di paragone completamente diverso rispetto ad una
ragazza come lei.
Le era tornata in mente Alyssa Kent. Certo le aveva detto che non era
stato nemmeno sfiorato dall'idea di sposarla, che era stata solo una
piacevole compagnia durante delle serate noiose.
Appunto.. e dopo? Ognuno
a casa sua, oppure avevano continuato a scacciare la noia?
Dio! Ma era gelosa? Era gelosia quel fastidio che aveva
accompagnato il ricordo di quelle foto di Edward abbracciato ad Alyssa
Kent? O abbracciato a quella donna... come si chiamava? Non riusciva a
ricordarlo, ricordava solo il commento di Kelly "ma
dove le finiscono le gambe a questa! Magari non la sposerà,
ma
è sicuro che con lei non si limita nemmeno al bacio della
buona
notte!".
Era stato un altro servizio, su un altro presunto
matrimonio di
Edward, qualche anno ancora prima. Lei era appena quindicenne, ed aveva
liquidato la cosa come "quello
che fa, e con chi lo fa, non sono affari miei".
Ma lo erano adesso. Perchè adesso si era
scoperta gelosa di lui. E automaticamente del suo passato.
Gelosa o impaurita?
Perchè ora realizzava improvvisamente quale
dovesse essere l'esatto termine di paragone per Edward!
Più ci pensava, più Bella si sentiva precipitare
dentro
un buco nero di ansia, paura, gelosia e tanto altro. Un mix che stava
diventando sempre più incontenibile ed ingestibile.
Le era piombato tutto
addosso all'improvviso, come se si fossero spalancate le porte di un
inferno davanti a lei.
Come avrebbe potuto competere con donne di quel calibro?
Perchè loro erano donne,
lei solo una ragazzina al confronto.
Certo, non era sicuramente paragonabile alle ragazze dell'epoca di
Elizabeth Bennet, sicuramente ancora più "innocenti", ma
rimaneva il fatto che non aveva sicuramente abbastanza esperienza,
sessuale e non,
da competere con le precedenti relazioni di Edward.
Ma quante relazioni?
Non sapeva nulla della vita sua privata, questa era la
verità.
E la cosa che più di tutto la turbava, era che a soli due
giorni
dall'averlo scoperto, già nutriva dei dubbi sull'amore di
Edward
per lei.
Forse adesso pensava
di
essere
innamorato di lei, perchè erano soli su quella barca,
perchè si erano avvicinati come non era mai successo prima,
perchè forse lui la vedeva come l'unica cosa positiva
scaturita
da un passato così difficile.
Ma quando
fossero tornati alla vita reale, e avesso di nuovo incontrato delle
donne ben più affascinanti e brillanti di lei?
Cosa sarebbe rimasto di quell'amore che adesso sembrava così
totale? Sarebbe sopravvissuto? O sarebbe naufragato?
Aveva iniziato a piangere, senza nemmeno rendersene conto. Grosse
lacrime che avevano preso a scorrere, rendendo ancora più
profondo quel buco nero in cui si sentiva scivolare.
XXXXXXXXXXXXX
Edward aveva appena finito di ripiegare la carta nautica su cui aveva
controllato l'esattezza di alcune coordinate, quando gli
era parso di udire un singhiozzo provenire dalla cabina di Bella.
Era rimasto un attimo in ascolto, dapprima non molto sicuro di aver
sentito bene. C'erano altri rumori di sottofondo che potevano averlo
ingannato.
Soprattutto gli era tornato alla mente come si fossero salutati
tranquillamente solo qualche ora prima, quando lei aveva deciso di
andare a dormire.
Ma un altro singhiozzo, questa volta meno soffocato,
l'aveva raggiunto di nuovo.
Isabella stava piangendo.
Le sue gambe si erano mosse quasi di volontà
propria,
portandolo davanti alla porta della sua cabina. Aveva bussato, ma non
aveva atteso alcun permesso: quei singhiozzi erano per lui un motivo
più che valido per entrare.
L'aveva trovata seduta sul bordo del letto, le mani a coprirsi il viso,
nel tentativo forse di soffocare quel pianto violento.
- Isabella...
- Esci, per favore...
Era stata immediata la reazione di Bella al suo ingresso: si era come
rannicchiata su se stessa, raccogliendo le gambe e nascondendo il viso
tra le ginocchia.
Non avrebbe potuto compiere un gesto più significativo per
spingere Edward ad ignorare la sua richiesta.
- Non posso farlo, scusami.
Si era avvicinato cauto, quasi avesse avuto davvero il timore di
vederla ritrarsi ancora di più da lui.
- Non... non è... niente...
Si era accucciato davanti a lei, senza però sfiorarla.
- Non può essere "niente"
se ti fa stare così.
Con il viso si era trovato all'altezza di quello di Bella, solo che lei
continuava a tenerlo premuto sulle ginocchia.
- Parlane con me, ti prego.
Non era stato sicuro, ma gli era sembrato che ci fosse stato un lieve
sussulto in lei.
- No.
Quel rifiuto lo aveva
spiazzato.
Panico, era la sensazione che lo aveva invaso. Gli
sembrava
di essere tornato indietro nel tempo, come se quei giorni non fossero
mai esistiti.
Ma non voleva lasciarsi sommergere, voleva reagire.
- Sono... sono io a farti stare così? Ho fatto o detto
qualcosa di sbagliato? Se è così...
- No.
Ancora quell'unica negazione.
No, lasciami in pace, o
no, non era lui a farla stare così?
Credeva di impazzire e stava cercando con tutte le sue
forze di rimanere lucido e calmo.
- Isabella...
Aveva azzardato una carezza, sfiorandole i capelli.
- ... non mandarmi via, ti prego.
Era esplosa in un singhiozzo più forte degli altri, mentre
si
slanciava verso di lui, buttandogli le braccia intorno al collo e
seppellendo il viso nella sua piega.
Lo aveva colto impreparato ed era scivolato a sedere, ritrovandosi con
Bella rannicchiata tra le sue braccia. Allora se l'era stretta ancora
più addosso,
sentendo parte di quel panico tramutarsi in un'esplosione di sollievo.
Si era fidata di lui.
Qualsiasi cosa fosse successa, si era comunque fidata di lui.
Per un attimo aveva solo assaporato la felicità
di averla
ancora tra le braccia, forse rendendosi conto di quanto avesse temuto
di non poterlo più fare.
Non sapeva il
perchè, ma aveva
avuto la sensazione che se lo avesse respinto in quel momento, sarebbe
potuto succedere davvero: perderla.
Aveva inspirato profondamente il suo profumo, fino a sentirlo diventare
parte di lui.
Lo aveva aiutato a calmarsi ulteriormente, tanto che aveva allentato la
presa su Bella, iniziando ad accarezzarle piano la schiena.
Cercava di trasmetterle tutto quell'amore che sentiva per lei, la
necessità che aveva di alleviare quel turbamento che
sembrava non volerla abbandonare.
- Sono qui con te, amore, non piangere...
Bella si era stretta di più a lui, forse proprio in ragione
di quella parola, Amore.
Anche lui ne era rimasto meravigliato, ma chiamarla
così
gli era venuto spontaneo.
Qualcosa dentro di lui si era acceso, guidando i suoi gesti e le sue
parole.
- Qualsiasi cosa ti faccia stare così, la affronteremo
insieme.
Continuava ad accarezzarla, lento e costante, per trasmetterle
sicurezza, per farle sentire
che lui c'era davvero.
Era lì con
lei, non l'avrebbe più lasciata sola.
- Parla con me, fammi capire. Non posso vederti soffrire
così. Mi fa male, troppo male.
Era vero. Ad ogni singhiozzo di Bella, aveva sentito come una lama
rovente affondare dentro di lui.
- No.
Ancora quel diniego, sottolineato anche con un movimento rafforzativo
della testa, che gli aveva fatto capire quanto fosse combattuta e
turbata in quel momento.
C'era qualcosa che le
impediva di lasciarsi andare e parlare con lui. Poteva significare una
cosa sola.
- Hai paura di me? Isabella, è per questo che
non vuoi parlarmene? Ti senti.... minacciata da me?
Probabilmente glielo aveva chiesto con un tono di voce che doveva aver
rispecchiato appieno la paura di scoprire che fosse così,
perchè Bella aveva sollevato la testa di scatto.
- No, no... questo no!
Finalmente aveva potuto guardarla negli occhi, cercando di capire quali
fossero le sue emozioni.
- Lo so che non mi faresti mai del male!
Sembrava sorpresa, forse addirittura incredula, che lui avesse potuto
pensare che lei lo temesse. Sembrava aver dimenticato il motivo per cui
aveva ancora gli occhi pieni di lacrime in quel momento.
- E allora perchè non vuoi parlare con me? Non puoi pensare
che io non voglia sapere cosa ti fa stare così male...
Ma lei era tornata ad abbassare la testa, posando la fronte sulla sua
spalla. Era risalito lungo la sua schiena, posandole una mano sulla
nuca, affondando le dita tra i capelli.
- Sono solo una stupida ragazzina... e come tale mi comporto.
Aveva ripreso a piangere, sentiva le sue lacrime cadergli sul torace.
Ogni goccia rafforzava la sua volontà di lenire qualsiasi
cosa
la stesse affliggendo.
- Piangere non è una cosa da ragazzini... mi sembra di
avertelo ampiamento dimostrato.
Avrebbe ricordato per sempre quelle lacrime versate, come l'espressione
più intensa del suo amore per lei. Era certo che non se ne
sarebbe mai vergognato.
- Io... io lo... sono, Edward. Una stupida ragazzina.
Una stupida ragazzina.
Lo
aveva quasi sputato fuori, come se fosse stato qualcosa di brutto...
anzi, no, di sbagliato.
Perchè lei era una ragazzina, mentre lui era un
uomo.
Aveva iniziato a provare una rabbia sorda verso se stesso: come aveva
potuto non pensarci? Come aveva potuto credere che lei non avesse prima
o poi pensato di essere solo una "ragazzina"
ai suoi occhi?
Una ragazza con tutto il suo bagaglio di giuste paure, insicurezze,
dubbi che era lui a dover fugare.
- Isabella, guardami.
Glielo aveva chiesto dolcemente, mentre stringeva appena la mano posata
sulla sua nuca, come per incoraggiarla a fidarsi di lui.
- Non posso farti capire quello che voglio dirti, se non mi guardi.
Non si era mossa e allora si era visto costretto a sollevarle il viso
delicatamente, posandole due dita sotto il mento.
Voleva che lei vedesse
nei suoi occhi la sincerità di quello che stava per dirle.
Aveva lo sguardo velato dalle lacrime, ma il nocciola
risultava comunque caldo ed espressivo.
- Tu sei perfetta così come sei. Perfetta per me, ed
è questo quello che conta.
Ma lei aveva abbassato le palpebre, schermando di nuovo lo sguardo.
- Tu non... tu non capisci...
L'aveva sentita ritrarsi ancora, non fisicamente, perchè era
ancora lì vicino a lui, ma emotivamente.
- Spiegamelo, allora.
Se anche sentiva una leggere inquietudine davanti a quella mancata
apertura di Bella, cercava di mostrarsi tranquillo e sicuro.
- Ho paura di... di non riuscirci...
Si erano affacciate delle nuove lacrime e lui si era sentito impotente,
quasi frustrato nel non riuscire a vincere quella paura che continuava
a frenarla.
Aveva sentito il bisogno di colmare quella distanza tra loro, di non
vederla allontanarsi ancora di più. Così le aveva
accarezzato il braccio, partendo dal polso e poi più su,
verso
la spalla, il collo, sino a fermarsi sulla guancia.
Aveva sentito la pelle di Bella incresparsi sotto le sue dita, e lei
rabbrividire, emettendo quello che era sembrato un suono a
metà
tra un singhiozzo ed un gemito.
Allora, aveva capito
quello che gli
sarebbe dovuto essere così evidente: Bella non aveva paura
di
quelle nuove emozioni, si vergognava della sua inesperienza.
Temeva che lui l'avrebbe trovata davvero una stupida ragazzina
in confronto alle donne che aveva avuto.
Forse avrebbe dovuto dirle che non erano state poi così
tante
come forse immaginava, ma in quel momento non sarebbe servito a molto.
Poche o tante, Bella avrebbe sempre pensato che lui le avrebbe usate
come termine di paragone con lei.
Si era sentito sommergere da un tale trasporto, che aveva dovuto
esercitare un ferreo autocontrollo per non dimostrarle quanto fosse
infondata quella sua paura.
Nessuna donna, mai, aveva suscitato in lui un tale desiderio di farla
sua in tutti i sensi: cuore, mente e corpo.
Nessuna aveva acceso mai in lui emozioni così violente e
solo
con semplici gesti innocenti: un bacio a fior di labbra, una carezza,
uno sguardo più intenso.
E adesso sapeva che avrebbe dovuto mostrarle quanto questo fosse vero,
perchè anche lei ne fosse certa, fugando in parte le paure
di
non essere alla sua altezza.
- Isabella...
Gli era sempre piaciuto il suo nome. Trovava che rispecchiasse
perfettamente la dolcezza dei suoi occhi, la delicatezza dei suoi
lineamenti e quel suo modo di sorridere che sembrava a tratti timido,
altre volte più sicuro.
Sarebbe sempre stata Isabella per lui, a chiamarla Bella sarebbero
stati sempre gli altri.
- ... fidati di me come hai detto di voler fare.
L'aveva afferrata per un polso, portandosi la sua mano verso il viso e
senza mai distogliere lo sguardo dal suo.
L'aveva vista sgranare leggermente gli occhi, mentre seguiva quel suo
gesto lento e sicuro.
Quando era stata all'altezza della sua bocca, le aveva deposto un bacio
sul palmo della mano e poi l'aveva guidata verso il suo torace. Se
l'era appoggiata al centro, quasi sullo sterno, ricoprendola subito con
la sua, quasi per non darle modo di poter fuggire.
Pelle contro pelle, aveva sentito subito il calore di quel tocco
diffondersi dentro di lui. Una marea calda che piano piano andava a
lambire ogni sua fibra, accendendogli i sensi.
Bella doveva aver iniziato ad avvertire lo stesso calore,
perchè aveva visto il suo sguardo intorbidirsi.
- Toccami, Isabella.
Aveva percepito anche lui quanto fosse risultata roca la sua voce,
mentre le chiedeva quello che più desiderava: sentire la sua
mano accarezzargli ogni centimetro di pelle.
Aveva tolto la sua mano, lasciandola libera di decidere se osare o meno.
C'era stato un attimo in cui aveva sentito le esili dita contrarsi,
forse per sollevarsi, ma poi non era successo. Si erano invece mosse,
dapprima incerte, mentre iniziavano a seguire il disegno dei suoi
pettorali, poi più sicure quando avevano percepito il
contrarsi
dei suoi muscoli laddove passavano.
Mentre lui non aveva distolto lo sguardo dal suo viso, per non perdersi
neanche una delle emozioni che stava provando, gli occhi di Bella non
abbandonavano la lenta esplorazione del suo torace. Sembravano voler
sincerarsi di quello che avvertiva anche la sua mano: la pelle che
fremeva sotto le sue dita, i muscoli contratti, il cuore che batteva
sempre più forte.
Era stato quando l'aveva sentita lì, proprio sul cuore, che
Edward l'aveva di nuovo bloccata con la sua.
L'aveva premuta con più forza su quel punto, inducendola a
guardarlo negli occhi.
Quelli di Bella erano
pervasi da una meraviglia che, se possibile, aveva accelerato ancora
di più i suoi battiti.
- Lo senti? Senti come batte?
Avrebbe voluto che quel momento durasse per sempre, cristallizzato
nella sua perfezione.
- Sei tu, Isabella. Questo è l'effetto che hai su di me.
Aveva visto Bella scrutare nel suo sguardo come se potesse trovare la
minima traccia che potesse smentire quel battito che avvertiva
prepotente sotto le sue dita.
- Non dovrai mai più dubitare che io non possa trovarti
perfetta.
Aveva ricambiato quello sguardo senza nessuna esitazione: sapeva
esattamente quello che provava per quella ragazza. Lo sapeva ora con la
stessa sicurezza con cui sapeva che al giorno segue sempre la notte.
- Ti desidero come non ho mai desiderato nessun'altra, e non importa
quanto dovrò aspettarti, perchè so che quando
avverrà, sarà la cosa più bella che
avrò
mai avuto dalla vita.
XXXXXXXXXXXXXXXX
Edward le aveva acceso un fuoco dentro.
Sensazioni che non si erano sopite nemmeno quando aveva smesso di
accarezzarlo e di baciarlo.
Perchè si erano baciati quella notte e molto a lungo.
Abbracciati sul pavimento della sua cabina, come se esistesse solo
quell'angolo di mondo, Bella lo aveva assaporato in ogni modo possibile.
Dolcemente,
più audace, solo sfiorando, poi profondamente, poi ancora
lentamente.
Ogni volta diversa, ma sempre uguale nel non provare
vergogna o paura di sbagliare.
Edward aveva corrisposto ogni suo bacio, lasciando che fosse lei a
rallentare quando le sembrava che dovesse bruciare per davvero, o ad
approfondire quando le sembrava di non poterne mai avere abbastanza
delle sue labbra, del suo sapore, della sua bocca.
Si era lasciata stringere ed aveva stretto a sua volta, accarezzando
ancora il torace o la schiena di Edward.
Sentendo ogni singolo muscolo contrarsi ed imparando a riconoscere
quali erano i punti che sembravano maggiormente sensibili al tocco
delle sue dita.
Le mani esperte di Edward avevano fatto la stessa cosa su di lei, esplorando delicatamente, attente a cogliere il minimo segnale
che potesse indurlo a pensare che la cosa non le era gradita o che la
mettesse a disagio.
Non avevano osato quanto forse avrebbe voluto, ma era convinta che lo
avesse fatto nella certezza che sarebbe stato troppo per lei da
sopportare.
Già così, quando le sue mani si erano soffermate
ai lati
del suo seno, era stata pervasa da un languore che l'aveva fatta
sentire priva di forze.
Aveva solo provato ad immaginare come sarebbe stato se si fossero
spostate sul suo seno, accarezzandolo in tutta la sua pienezza, e si
era ritrovata ad inacarsi verso di lui istintivamente, per cercare un
contatto più profondo.
Era stata più eccitata che spaventata, anche se sapeva che
non
avrebbe ancora osato spingersi oltre. Le bastava, per il momento,
lasciarsi andare al piacere di quel contatto con il torace di Edward, i
seni premuti contro la compatezza dei suoi muscoli.
E se c'era stato un solo momento in cui era stata incerta, era stato
quando aveva avvertito contro la gamba la palese eccitazione di Edward.
Ma era stato anche il momento in cui l'aveva stretta a lui,
facendole posare il viso nell'incavo della sua spalla.
Era stata abbastanza certa che avesse voluto dare ad entrambi la
possibilità di riprendere in parte il controllo sulle
proprie
emozioni.
Infatti, lo aveva sentito inspirare profondamente più volte,
e ne aveva seguito l'esempio.
Solo che aveva sentito ancora più forte il profumo della sua
pelle, accaldata e
speziata, e le sembrava che ogni sforzo di calmarsi fosse
stato inutile.
Alla fine, era stato sempre lui ad allontanarsi definitivamente,
intuendo che diversamente non gli sarebbe stato possibile fermarsi.
Bella aveva avvertito subito una sensazione di abbandono, lontana da
lui, e ne era rimasta colpita, in parte anche turbata.
Questo perchè
i suoi
sentimenti per Edward si facevano sempre più intensi, minuto
dopo minuto, travolgendola con tutta la loro forza.
La canzone che mi ha accompagnato? "Juliet" di Vanessa Dou. Non molto
conosciuta, credo.
Trovo, però, che la
musica possa rendere tutto ancora più emozionante.
E la vostra, sempre che abbiate
seguito il mio consiglio?
Sono molto curiosa, confesso.
Buon week-end, ragazze!
Ci sentiamo lunedì.
Un bacio.
Roberta.
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 ***
Ciao
ragazze!
Prima di tutto, buon inizio di settimana. Spero che il week-end sia
stato piacevole e che vi siate anche riposate... eh, già,
perchè oggi è aria di tempesta!
Vi vedo, già tutte preoccupate e con un pensiero in testa
"oddio, ha perso i suoi occhiali!". XD!
Ma siccome non sono crudele per natura, anzi tutt'altro (XD), non
protraggo oltre l'attesa e vi lascio leggere il capitolo.
Ci risentiamo in fondo, dopo la lettura!
Un bacio.
Roberta
Bella si era sfilata del tutto le cuffie dell'mp3, lo sguardo che
scrutava in ogni direzione, incontrando solo cielo reso rosso dal
tramonto e sgombro da qualsiasi
nuvola.
- Stai scherzando, vero?
- Temo di no.
Lo
sguardo di
Edward era stato serio. Terribilmente serio. Tanto che lei era scattata
in piedi, spinta da un vago sentore di panico.
- Puoi fare qualcosa?
- Sì, certo: mantenere i nervi saldi.
Le aveva risposto nuovamente serio, e apparentemente anche abbastanza
sicuro.
- Tutto qui?
Le era sembrata anche a lei un'osservazione sciocca, forse anche un
pò infantile. Ma il vago sentore di panico si stava
rapidamente
trasformando in panico vero e proprio.
- Credimi, tra un pò lo apprezzerai.
Non era stato ironico, era stato sincero.
- Scusa... non intendevo dire... insomma, certo sapere che tu non
perderai la testa è indubbiamente una notizia rassicurante,
però rimane il fatto che preferirei non dover scoprire
quanto i
tuoi nervi saranno davvero saldi... o meglio, vorrei crederti sulla
parola, senza doverlo vivere...
Edward aveva interrotto quel fiume di parole posandole le mani sulle
spalle e stringendole leggermente.
- Isabella, respira profondamente.
Lo aveva guardato negli occhi ed aveva provato a seguire il suo
consiglio: non le era proprio riuscito del tutto di calmarsi,
però perdersi in quel verde l'aveva momentaneamente
distratta.
Si fidava di lui?
Sì, decisamente. Ecco, doveva pensare a quello per cercare
di arginare il panico.
- Scusa,
credo di aver preso molto male la notizia.
Le aveva sorriso, mentre la presa sulle spalle era diventata una sorta
di carezza rassicurante.
- No, figurati. E' più che comprensibile avere paura.
- Tu ne hai?
- Mentirei se ti dicessi di no. Ma non è la prima volta che
affronto una situazione del genere.
So quello che devo fare, e lo farò come sempre al meglio
delle
mie capacità.
Indubbiamente ricevere risposte così sicure era quello che
le
serviva in quel momento. E se fosse stata solo apparenza, quella di
Edward, di lì
a poco lo avrebbe scoperto in ogni caso.
- Ti spiegherò esattamente quello che farò da
adesso in
poi e quello che dovrai fare anche tu. Vedrai che ti aiuterà
ad
acquistare più sicurezza.
Sarebbe servito veramente? Non ne era certa, ma almeno l'avrebbe tenuta
impegnata. Non avrebbe avuto campo libero per immaginare scenari
apocalittici prima del necessario.
- Vieni, ti faccio capire esattamente com'è la situazione.
L'aveva presa per mano, avviandosi sottocoperta. Un contatto che era
stato immediatamente confortante in quel frangente.
Sul tavolo c'erano diversi fogli, oltre che una cartina aperta su cui
erano tracciate delle rotte.
- Questi sono i bollettini meteo che sono arrivati nelle ultime ore. Mi
sono tenuto in contatto con la guardia costiera, per un aggiornamento
costante.
Si era fatta subito l'idea che non le aveva detto nulla
finchè non era stato veramente necessario.
- La situazione è questa: noi siamo all'incirca qui.
Le stava indicando un punto sulla carta, adesso. Per un attimo
aveva osservato la sua espressione concentrata, e lo aveva immaginato
così in ogni aspetto della sua vita: determinato e sicuro
delle
proprie capacità.
Era così che
lo aveva voluto
suo padre? Acciao rivestito di morbido velluto? Ma anche l'acciaio
più duro raggiungeva un punto di fusione, indebolendosi...
poteva essere
davvero lei, quel punto, per Edward?
- Questa
è
Montego Bay, da cui siamo salpati ieri. Troppo distante per pensare di
tornare indietro. La tempesta ha continuato ad aumentare di
velocità, ma soprattutto, ha cambiato direzione
più volte.
Aveva preso uno dei fogli, mostrandoglielo. Quando lo aveva guardato,
le era sembrato proprio di essere in un film: si vedeva la solita
raffigurazione a più colori, dal giallo chiaro al rosso
cupo, su
quello che sembrava lo sfondo di un radar.
- Fino a qualche ora fa, sembrava che ci avrebbe solo sfiorato, ora
punta dritta su di noi.
- Ma non possiamo cambiare rotta?
- L'ho fatto appena ho ricevuto questo bollettino meteo, ma il fronte
avanza davvero veloce e secondo i miei calcoli, verremo comunque
toccati dalla
sua coda.
Si erano affacciati i ricordi di quel temporale vissuto solo qualche
notte prima, ed un brivido violento l'aveva scossa.
Non aveva fatto in tempo ad esprimere oltre la sua paura, che le
braccia di Edward l'avevano già circondata e stretta a lui.
- Mi dispiace, avrei voluto davvero risparmiarti questa esperienza.
Però stai tranquilla, andrà tutto bene,
vedrai.
Ancora una volta sembrava sincero, e Bella gliene era stata grata.
- Non è certo colpa tua. Non comandi mica tu il tempo...
- No, in effetti con lui non ci sono ancora riuscito...
Aveva scherzato, ovviamente, per cercare di alleggerire la tensione che
la pervadeva.
- Bè, cerca di applicarti di più, allora, prima
di portarmi di nuovo in barca...
Aveva cercato anche lei di scherzare, lasciandosi andare contro di lui
e cercando di trarre forza dal suo calore e dal suo abbraccio.
- Vedrò di fare il possibile per la prossima volta. Intanto,
però, affrontiamo questa di situazione. Questo vuol dire che
per
essere più
tranquillo, tu devi seguire alla lettera quello che ti dirò
di
fare.
Decisamente non era stata una richiesta, quella di Edward, ma
più un comando. Solo che, in questo caso, Bella aveva
intuito solo
preoccupazione per lei dietro al suo tono perentorio.
- Okay, eseguirò gli ordini come un buon marinaio.
Le aveva deposto un bacio veloce sulle labbra.
- Brava. Il capitano saprà ricompensarti per la tua
fedeltà...
Non era certo il momento, eppure solo con uno sguardo e quelle
semplici parole, era stato in grado di far vibrare corde profonde
dentro di lei.
XXXXXXXXXXXXXXXX
Aggrappata ad ogni appiglio possibile, Bella guardava l'inferno
scatenarsi fuori dagli oblò.
Il
cielo sembrava
fondersi con il mare in un'unica tonalità di nero. Se non
fosse
stato per il ribollire di schiuma bianca,
non avrebbe avuto la percezione se stessero cavalcando l'oceano o se
stessero solcando il cielo.
Perchè c'erano dei momenti in cui l'inclinazione della barca
faceva pensare che stessero precipitando in picchiata come accadeva
agli aerei.
In quegli attimi le sembrava che lo stomaco le arrivasse in gola, tanta
era la velocità con cui discendevano l'onda. Subito dopo
risalivano, e poi ancora sprofondavano.
Il mare ricopriva l'oblò, e questo le faceva capire come lo
scafo venisse sommerso dall' oceano, prima di riemergere.
Era un supplizio
rimanere sottocoperta come le aveva chiesto Edward.
Perchè prima che quell'inferno iniziasse, Bella
aveva
pensato di aver avuto paura solo per se stessa. L'idea che avrebbero
affrontato una tempesta tropicale in mare aperto, l'aveva letteralmente
terrorizzata.
Edward, con calma e lucidità, le aveva però
spiegato come
si sarebbe dovuta comportare per essere il più possibile al
sicuro.
Così, quando il vento era diventato sferzante, il mare
sempre
più agitato e dal cielo si era riversata una pioggia
torrenziale, Bella era scesa nella sua cabina, richiudendo dietro di
sè le porte.
Edward era rimasto
fuori, al timone, per affrontare quella tempesta e cercare di uscirne
sani e salvi.
Si era sentita un pò come la protagonista di un
romanzo
dell'800, imbarcata su di un galeone in balia del mare,
innamorata persa del bel capitano che lo governava e quindi sempre
più angosciata per la sua sorte che non per se stessa.
Solo che non era riuscita a trovarlo divertente, perchè si
sentiva esattamente come quelle eroine che trovava esagerate nel loro
comportamento.
Avrebbe voluto raggiungerlo, rimanere accanto a lui,
affrontando insieme la furia del mare e di quella tempesta.
Ma sapeva che avrebbe fatto l'unica cosa in grado di distogliere la sua
concentrazione, dal momento che le aveva spiegato che per lui sarebbe
stato fondamentale saperla al
sicuro sottocoperta.
Quando però, per l'ennesima volta, la barca si era
pericolosamente inclinata
di lato, Bella non aveva più resistito: seppur con grande
fatica, era riuscita a raggiungere i gradini che portavano fuori e ad
aprire il boccaporto.
Era stata immediatamente investita dalla furia della tempesta,
ritrovandosi inzuppata di pioggia nel giro di qualche secondo.
Si era sporta quel tanto che bastava per individuare la cerata gialla
di Edward: era sempre saldamente aggrappato al timone, intento a
governare l'imbarcazione.
Non appena l'aveva vista, le aveva urlato di rientrare
immediatamente. Lo aveva fatto, dal momento che vedendolo a sua volta,
aveva placato in parte l'angoscia che l'aveva attanagliata.
Mentre ritornava nella sua cabina, era però caduta, battendo
la testa. Aveva
sentito un forte dolore alla tempia sinistra, ma tastando non aveva
sentito la presenza del sangue, segno che non doveva essersi ferita.
Raggiunta a fatica la sua cabina, si era sdraiata sul letto. Le girava
la testa,
probabilmente a causa della forte botta appena presa. Si era addossata
il
più possibile alla parete, nel tentativo di rimanere
più
salda.
Aveva poi cercato di contrastare la sensazione di debolezza che l'aveva
colta, ma ad ogni minuto che passava, le sembrava sempre più
difficile resistere allo stordimento che le stava intorpidendo i sensi
e alla fine era precipitata nel buio più totale.
XXXXXXXXXXXXXXXX
Un calore umido
l'avvolgeva.
Bella aveva intuito di trovarsi in quella fase in cui il sonno cercava
di
trattenerla ancora con l'ultimo rimasuglio di parziale incoscienza.
Quel momento in cui ci si chiedeva se le sensazioni percepite fossero
reali, o se appartenessero ancora ad un sogno.
Calore che passava attraverso i suoi vestiti umidi, un profumo
familiare nelle narici, un battito forte e regolare a cullarla.
Edward.
Erano stati i suoi sensi, prima ancora del suo cervello, a
riconoscere in quegli elementi la sua presenza accanto a lei.
Non aveva voluto aprire gli occhi, lasciando ancora che fossero le
sensazioni a guidarla.
Il suo viso doveva poggiare sul suo torace, all'altezza del cuore,
perchè ne percepiva
distintamente il battito. C'era il calore del suo corpo, anche se
l'effetto era parzialmente smorzato dalla stoffa della sua maglietta,
umida come la sua.
Sentiva un braccio circondarle la vita, ed uno più su,
intorno
alle spalle. Una stretta possessiva che l'aveva portata ad essergli
così vicina, che anche le loro gambe erano intrecciate.
Sulla tempia sentiva il suo respiro caldo e regolare, segno che doveva
essere ancora profondamente addormentato.
Piano piano aveva ripreso del tutto coscienza, godendosi nel mentre
quelle prime impressioni, e solo dopo aveva aperto gli occhi.
Era nella sua cabina, sul suo letto, abbracciata ad Edward.
La tempesta fuori
sembrava essersi placata, ma sentiva già che una nuova stava
nascendo dentro di lei.
Aveva cercato di mettere ordine nei pensieri, rievocando gli ultimi
ricordi certi:
era uscita per controllare se Edward stesse bene, nel rientrare era
caduta, battendo la testa. Quando era tornata in cabina, aveva iniziato
a perdere progessivamente coscienza, fino a quando doveva essere
svenuta del tutto.
Probabilmente era poi scivolata nel sonno, dal momento che non si era
accorta della fine della tempesta, nè del fatto che Edward
l'avesse raggiunta.
Aveva cercato di sfilare delicatamente una mano, dal momento che erano
intrappolate tra i loro corpi, per toccarsi all'altezza della tempia,
dove ricordava di aver battuto.
Sfiorandola le era sfuggito un gemito di dolore: c'era un bel
bernoccolo, ma nessuna ferita.
Edward si era leggermente mosso e le sue braccia, guidate da
chissà quale istinto, si erano strette un pò di
più intorno a lei, tanto che la gamba imprigionata tra le
sue,
era scivolata ancora di più verso l'alto.
Sentiva la sua coscia premere sull'inguine di Edward.
Aveva immediatamente cercato il suo viso, per capire se si fosse
svegliato, ma dormiva ancora. Così si era concessa
di osservarlo, illuminato solo dalla debole luce che iniziava a
filtrare.
C'erano tutti i segni della fatica appena passata: gli occhi erano
circondati da ombre più scure, i lineamenti non erano
distesi
nonostante il sonno, ciuffi di capelli resi ispidi dalla salsedine gli
ricadevano scomposti sulla fronte.
Non era riuscita a frenare un moto di tenerezza e gli aveva posato la
mano libera sulla guancia, accarezzandola leggermente, quasi
a
voler cancellare quella fatica.
Con il pollice era arrivata a sfiorargli le labbra, trovandole
leggermente screpolate.
Si era mosso ancora e la sua mano dalla vita le era scivolata sul
fianco, poi sulla coscia, in una lenta carezza involontaria.
Bella aveva avvertito subito come l'eccitazione di Edward si fosse
improvvisamente risvegliata a quel contatto sempre più
ravvicinato tra loro.
Non aveva provato
disagio, forse un misto di eccitazione e ansiosa aspettativa.
Tanto che aveva proseguito nell'esplorazione del suo viso,
seguendo con un dito la linea marcata della mascella, incontrando la
leggera fossetta sul mento, risalendo per le labbra, disegnando il
profilo del naso, spianando una ruga sulla fronte ed infine, ravviando
un ciuffo ribelle dalla fronte.
Con tutta la mano era affondata di nuovo nei suoi capelli, ravviandoli
del tutto e lasciandogli la fronte libera.
Aveva sentito il solito
tuffo al cuore, pensando a quanto le apparisse bello.
Anche così, sciupato e stanco, possedeva un
fascino magnetico.
Bella aveva iniziato ad avvertire un caldo languore invaderla
e renderla più debole. Se non fosse stata sdraiata,
sicuramente
avrebbe sentito le gambe farsi molli e lo stomaco contrarsi.
Sembrava proprio il
preludio di qualcosa che l'avrebbe travolta come la tempesta di quella
notte aveva travolto la loro barca.
Era stato naturale, a quel punto e con quelle sensazioni
in
corpo, posare le sue labbra su quelle di Edward. Non aveva pensato di
baciarlo veramente, aveva solo sentito il bisogno impellente di sentire
il suo sapore.
Aveva scoperto di non averne mai abbastanza, di volerlo sentire sino a
perdere la percezione del proprio.
Con la lingua, aveva seguito il profilo del labbro inferiore, poi
quello superiore, incontrando oltre al suo gusto, anche il salato della
salsedine.
Quando era stata tentata di forzare le sue labbra alla ricerca di un
contatto più intimo, le era apparso il verde cupo dei suoi
occhi.
Aveva appena fatto in tempo a coglierne lo sguardo eccitato, che lui
l'aveva rovesciata sotto di sè, dominandola con tutto il suo
peso e la sua forza. Era intrappolata, non poteva muoversi da quella
posizione, mentre sentiva la sua erezione spingere attraverso i vestiti.
Edward aveva preso a dondolare il bacino con lentezza, come se sapesse
che il suo corpo era troppo sensibile per un contatto più
deciso.
Era stata percorsa da un lungo brivido, mentre ansia e piacere
montavano di pari passo dentro di lei, dandole l'impressione che il suo
corpo sarebbe andato distrutto in tanti piccoli pezzi.
La stava baciando con un'intensità ed una
profondità
tale, che le sembrava davvero di non riuscire a respirare. La
sua
lingua la esplorava con foga, come se fosse dipendente da lei e
riuscisse a placare il proprio desiderio solo assaporandola.
Aveva sentito il piacere iniziare a diffondersi in tutti i punti del
proprio corpo, che si contraeva in attesa di qualcosa che ancora non
sapeva bene cosa fosse.
Con una mano era risalito sino al suo seno e lo aveva ricoperto,
stringendolo leggermente. Bella aveva sentito i capezzoli irrigidirsi,
e subito dopo le dita di Edward avevano toccato quello su cui aveva
posato la mano, attraverso la stoffa della maglietta. Lo aveva
strizzato solo leggermente, ma Bella aveva avvertito come un'esplosione
dentro lei.
- Edward...
Lo aveva chiamato con voce roca ed affannata, non sapendo nemmeno lei
se per farlo smettere o nel desiderio che prolungasse all'infinito
quelle carezze sul suo seno.
La reazione di Edward, però, era stata immediata: si era
sollevato sui gomiti, per non gravarle più addosso,
fissandola
con un'espressione colpevole.
- Dio, Isabella... mi sono svegliato, ti ho sentito accanto a me...
Aveva avuto un certo affanno nella voce, probabilmente lo stesso che
anche su di lei aveva l'effetto di alzarle ed abbassarle velocemente il
petto.
Quel contatto con lui
era stato così... non sapeva nemmeno bene come definirlo:
eccitante, improvviso, travolgente...
- Credo... credo di essere stata io, a... bè,
sì insomma... a... provocarti...
Davanti a quella semi ammissione in lui c'era stata una specie di
trasformazione: l'aria colpevole era sfumata in un'espressione meno
cupa, più trasparente.
- Allora non stavo sognando... mi stavi baciando veramente.
Si era sentita arrossire, non tanto perchè lo stava
effettivamente baciando, ma
perchè le era venuto in mente come avesse prima avvertito la
sua involontaria
eccitazione e avesse deciso proprio per quello di farlo.
Perchè si era
eccitata a sua volta nel sentirlo rispondere così alla sua
vicinanza.
- Sì... scusa, non ho resistito. Eri
così... invitante...
- Invitante?
Aveva esibito uno sguardo piacevolmente sorpreso davanti alla sua
risposta. Sicuramente non si aspettava un tale sfoggio di audace
sincerità da
parte sua.
Ma Bella, invece, sentiva che era sempre più facile
lasciarsi andare a
tutte quelle sensazioni che lui sapeva accendere dentro di lei.
Voleva fidarsi di lui
proprio come le aveva chiesto di fare.
- Sì, anche così, con quest'aria
stanca ... sei comunque... invitante.
Edward aveva dovuto faticare per non riprendere da dove si era
interrotto davanti allo sguardo che aveva ora Bella.
Un misto di innocenza, malizia, passione che la rendeva tremendamente
irresistibile. Ora che era completamente tornato in sè, dopo
quel risveglio così... inaspettato, vedeva anche su di lei i
segni
della notte appena passata, ma lo stesso la trovava bellissima.
Si era anche accorto del bozzo che aveva sulla tempia sinistra e lo
aveva sfiorato delicamente.
- Sei caduta? Ti fa male?
Lei aveva annuito leggermente.
- Solo un pò. Sono caduta mentre rientravo... niente di
grave,
comunque, stai tranquillo. E tu? A parte la stanchezza, e non provare a
dire che non è vero, qualche altro danno?
Aveva sentito un nodo allo stomaco davanti all'espressione preoccupata
di Bella: era l'idea che lei gli dimostrasse i suoi sentimenti
così apertamente a
destabilizzarlo. Aveva pensato che non ne avrebbe mai avuto abbastanza
di quell'amore che lei gli stava già donando.
- Stanchezza a parte, tutto bene.
Si era lasciato scivolare di fianco, senza però voler
interrompere il contatto con lei. Difatti l'aveva nuovamente
abbracciata, tirandosela vicina, tanto da arrivare a sfiorarsi con i
visi.
- Del resto, avevo una promessa da mantenere, giusto? Che sarebbe
andato tutto bene. Non potevo deluderti...
- Decisamente sei stato grande nel mantenerla...
Gli era venuto da sorridere davanti a quell'espressione così
diretta. Gli piaceva anche questo di Isabella, il fatto che
lo avesse sempre trattato alla stregua di un uomo qualsiasi. Non aveva
mai avuto nessun riguardo per il fatto che lui fosse stato Edward
Cullen.
- Direi che stamattina le mie azioni sono decisamente in risalita
netta, rispetto a ieri sera, quando dubitavi delle mie
capacità...
Era stata lei a ridere questa volta.
- Sarà l'effetto dello scampato pericolo...
Però non era quello che gli stava dicendo il suo sguardo
nocciola: lì, Edward aveva trovato un'altra
verità.
La tempesta non
c'entrava nulla con quello che era appena successo tra loro, nel modo
in cui lei lo aveva desiderato.
- Se
dici così, mi costringi ad inseguire il mal tempo.
- Non credo di avere ancora i nervi abbastanza saldi come i tuoi.
- Basta avere fiducia in se stessi... il resto viene da se...
Si fissavano negli occhi, dove quel discorso continuava ad avere tutto
un altro senso.
Era quell'alchimia che
ormai li
spingeva sempre più l'uno verso l'altro, sia fisicamente che
sentimentalmente, nonostante le rispettive paure.
- Lo spero. Non voglio più avere paura.
Il modo in cui glielo aveva detto, come si era stretta a lui... tutto
lo aveva fatto letteralmente impazzire.
Era come se l'avesse
aspettata per
tutta la vita, e lei finalmente fosse arrivata.
XXXXXXXXXXXXXXXX
Quando si era nuovamente svegliata, Edward non era più
accanto a lei.
I primi attimi era stata capace solo di avvertire la sua mancanza,
quasi come una ferita aperta. Un pò ne era rimasta turbata:
non
si capacitava, infatti, di come si sentisse già
così
dipendente da lui.
Era quasi un malessere fisico il non poterlo vedere, toccare, sentire.
Era così per
tutti l'amore? Anche lui provava la stessa sensazione?
Il ricordo del risveglio precedente si era affacciato immediatamente,
acuendo quella sensazione di vuoto.
Era stato travolgente il modo in cui l'aveva baciata, accarezzata...
Si era posata una mano sul seno, proprio dove si era posata quella di
Edward.
Il cuore era tornato a
battere all'impazzata.
Non c'erano parole per descrivere quello che aveva sentito... era stata
come un scarica di adrenalina... anzi no, era stato come avvertire una
scossa elettrica...
La realtà era che c'erano state mille sensazioni e tutte
indescrivibili.
Perchè c'era
stato anche quel
contatto intimo con la sua erezione, il modo in cui aveva sfiorato il
suo punto più sensibile...
A quel punto si era alzata in piedi, per cercare di
scaricare
quell'insieme di sensazioni attraverso gesti concreti: cambiarsi quei
vestiti stropicciati, impregnati
del suo
profumo; raccogliere i capelli, resi già lisci dalle sue mani che li
avevano accarezzati a lungo; guardarsi allo specchio, controllando quel
bozzo sulla tempia che le sue
mani avevano tastato così delicatamente.
Togliersi dai pensieri -
e non solo da lì - Edward sarebbe stato impossibile.
Ma guardandosi negli occhi, Bella si era chiesta
perchè
lo avrebbe dovuto fare. Non c'era forse sensazione più
bella,
che non quel desiderio che sentiva per Edward?
Non lo voleva, di fatto, in ogni senso? Sì... e lo voleva
sempre di più.
Era come essere partita per un viaggio di cui non ne conosceva la
destinazione finale, ma solo le tappe intermedie: di volta in volta si
facevano sempre più straordinarie, lasciando intendere che
la
meta sarebbe stata mille volte meglio.
E si era sentita felice, in quel momento, Bella.
Perchè aveva capito che comunque fossero andate le cose tra
lei
ed Edward in futuro, di una cosa non si sarebbe mai pentita: scegliere
di amarlo e farsi amare da lui.
XXXXXXXXXXXXXXXX
Per Edward, svegliarsi di nuovo accanto a Bella e decidere comunque di
alzarsi, era stata una decisione sofferta.
Aveva scoperto che tenerla tra le braccia, lo completava come niente
aveva avuto il potere di fare.
Anche la passione che si era scatenata tra loro, sentiva essere frutto
di quella sensazione.
Sapeva per certo che se Bella non lo avesse chiamato, non si sarebbe
fermato.
La
pienezza del suo seno sotto le mani, la punta turgida che aveva stretto
tra le dita...
Basta! Aveva
dovuto immediatamente allontanare i ricordi di quel primo risveglio,
perchè Isabella era ancora accanto a lui, addormentata e
più invitante che mai.
Invitante.
Così lo aveva trovato anche lei...
Basta!
Questa volta si
era imposto di alzarsi. Le aveva sfiorato solamente la fronte con un
bacio, prima di lasciare immediatamente la cabina, senza più
voltarsi indietro.
Fuori aveva inspirato profondamente, per calmare il battito
accelerato... e non solo quello!
Era diventato subito consapevole di quanto gli fosse entrata nel
sangue, incendiandolo con una voglia mai sperimentata prima.
Aveva avuto in tutto una decina di donne, con delle relazioni
più o meno durature.
Cosa rendeva tutto
diverso con Isabella?
Amore. Questa
era la risposta
che aveva trovato. Non era solo sesso e basta. O sesso e tiepido
affetto. O sesso e stima reciproca. O sesso ed amicizia. Con le altre
donne era stato così.
Con Isabella era il
bisogno di amarla, di spingersi dentro di lei in ogni modo possibile,
sino a toccarle l'anima.
Appoggiato alla porta della cabina da cui era appena
uscito,
Edward aveva dovuto attendere un attimo prima di riuscire a riprendere
il controllo su se stesso.
Sentiva il sangue scorrergli nelle vene, quasi più forte di
come
l'aveva sentito in quella lunga notte sotto l'influsso dell'adrenalina
che l'aveva sostenuto e accompagnato nella battaglia contro la violenta
tempesta.
Era stata dura, ma alla fine ne era uscito vittorioso. Sicuramente
sapere che la vita di Bella era stata davvero tra le sue mani, lo aveva
reso ancora più forte.
Rischiare la propria
vita, non era come rischiare la sua.
Aveva mollato, infatti, solo quando era stato sicuro di
essere
totalmente fuori pericolo. In quel momento, aveva sentito la stanchezza
piombargli addosso violentemente.
Si era scoperto capace di poter solo sperare che la barca mantenesse la
rotta impostata, prima di recarsi nella cabina di Bella per avvisarla
che si erano lasciati il pericolo alle spalle e che lui aveva un
disperato bisogno di riposare.
Solo che l'aveva trovata addormentata. Non aveva nemmeno dovuto
pensarci, perchè incurante del fatto di essere fradicio
dalla
testa ai piedi, il suo istinto era stato quello di sdraiarsi accanto a
lei, stringerla contro di lui e chiudere gli occhi.
Cadere addormentato era stato quasi istantaneo. Poi c'era stato quel
risveglio...
Ma prima che riprendessero a scorrergli in testa quelle immagini
così vivide del corpo di Isabella sotto il suo, si era
deciso ad
inziare la giornata. Aveva un mucchio di cose da fare: controllare se
erano andati fuori rotta, e di quanto nel caso. Controllare
più
accuratamente se la Deep Blue aveva subito danni o anomalie. Stabilire
dopo i primi due punti, quale sarebbe stato il nuovo programma.
Perchè anche se non voleva ammetterlo con se stesso, Edward
aveva già iniziato a desiderare di anticipare una delle
tappe
che aveva avuto in programma per quel loro viaggio.
Un luogo a lui caro che aveva sempre pensato di mostrare un giorno a
Bella, quando ancora pensava solo di essere affezionato a lei.
Un luogo che adesso,
amandola come l'amava, sentiva di voler condividere con lei
più che mai.
Allora... di tempesta si è trattata, ma solo metereologica!
XD! (Per sapere se era possibile superarla sani e salvi mi
sono letta un bel pò di testimonianze su internet... ragazze
che paura! Però si è rivelato fattibile).
Mi sa che ad ogni momento vi siete ritrovate ad imprecare contro di me,
pensando che la situazione tra i due potesse precipitare
drammaticamente!
Ma per questo è ancora presto... adesso è il
tempo
dell'Amore. No, non è un errore di battitura, siamo
all'Amore
con la A maiuscola.
Infatti potrebbe essere già quello di giovedì IL
CAPITOLO (tutto
maiuscolo sì! XD)... oppure quello di lunedì
prossimo?
Stavolta non lo so nemmeno io davvero! XD!
Quando vi dico che le emozioni mi "trascinano" non è una
bugia.
Può darsi che nei prossimi giorni, infilando i miei occhiali
speciali per scrivere, le lenti siano più tendenti al rosso
che
non al rosa!
Anche se non potrà essere rosso vero, dato che ho scelto un
rating arancione. Ma non sarà nemmeno il bianco della Meyer!
Nel senso che non vi manderò in bianco, le acque profonde ve
le farò gustare almeno un pò! XD!
Colgo l'occasione per ringraziarvi ancora della vostra meravigliosa
voglia di condividere con me questa avventura. Magari non ci crederete,
ma vi giuro che mai mi sarei aspettata di trovare tante persone
fantastiche come voi. Ogni volta mi emozionate, perchè ogni
volta vi trovo sempre un pochino più familiari nei vostri
commenti, e quindi
più vicine.
Come posso ringraziarvi?
Fatemelo sapere, vedrò di metterlo in pratica! XD!
A giovedì.
Un bacio.
Roberta.
PS: riguardo al rating... mi domandavo, quante di voi potrebbero
leggere il rosso? Avrei in mente, successivamente, qualche capitolo
extra (quindi da postare a parte) veramente rosso... ma non
vorrei farlo correndo solo il rischio di rammaricare la maggior parte
delle mie lettrici perchè non vi possono accedere!
Quindi, battete un colpo se potete accedere e siete interessate! Mi
farò un'idea più precisa...
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Capitolo 17 *** Capitolo 16 ***
Buongiorno
ragazze.
Quello che ho da dirvi oggi, è qualcosa che io sento
fortemente, tanto che sono qui a condividerlo con voi.
Cito un film, Pretty Woman, che forse molte di voi conosceranno. La
protagonista (una bellissima Julia Roberts) verso la fine rivolgendosi
al suo "lui" (un altrettanto bellissimo Richard Gere) e parlando della
loro relazione, usa parole molto significative dicendogli " Io voglio
la favola, Edward" (un nome a caso...).
Perchè ve lo dico? Perchè so (ma credo che molte
altre donne lo sappiano insieme a me) che le favole non esistono. Si
possono solo sognare, o sognare di viverle, e nel fare questo penso ci
sia in parte la volontà di non arrendersi totalmente a
quella realtà
che molte volte - anzi troppe volte - ci vuole ferite, usate,
umiliate, sottomesse, uccise in nome di un "amore" che non
può invece essere definito tale.
E' come se ci fosse una parte di noi che continua a credere che sia
possibile la favola, e credo che sia quella parte capace di rendere il
mondo un posto migliore.
Questo capitolo lo dedico
a tutte voi lettrici.
Con affetto.
Roberta
Pov Edward
- Mamma?
Al suono delle
mia voce, aveva aperto gli occhi. Mi ero ritrovato a
fissare un verde ancora più brillante del mio, pieno di una
dolcezza che mi aveva subito scaldato il cuore.
- Ciao tesoro,
sei tornato.
Avevo intuito
il suo gesto, e mi ero sporto verso di lei, per
facilitarle quella carezza sulla mia guancia. Nonostante lo sforzo, non
si era risparmiata di scompigliarmi anche i capelli, come aveva sempre
fatto.
- Quando ti
decidi a tagliarli? O quest'aria ribelle è l'ultima
trovata tua e di Sam, per fare più colpo sulle ragazzine?
Mi aveva
rivolto uno sguardo malizioso, che però non aveva
mascherato del tutto il dolore che ormai lo pervedeva quasi sempre.
Avevo sentito
immediatamente formarsi un groppo in gola, ma avevo
cercato di respingerlo giù, deglutendo più volte.
- Veramente,
l'unico ad impazzire per questi capelli è papà...
così sai...
Non avevo avuto
bisogno di aggiungere altro. Lei si era immediatamente accigliata,
anche se non proprio del tutto convinta.
- Edward! Avevi
promesso che avresti cercato di andare d'accordo con lui, o sbaglio?
E' vero, avevo
promesso, ma solo perchè avevo giurato che
l'avrei fatta felice per tutto il tempo che Dio mi avesse ancora
concesso con lei.
E sapeva solo
lui, quanto speravo che quella promessa servisse a prolungarle la vita.
-
Sì, scusa. Domani vado a tagliarli, magari...
Mi ero prodotto
in una specie di gesto che doveva essere il simbolo di una promessa.
Lei era scoppiata a ridere, rasserenandosi.
- Oh, smettila.
Quell'aria da innocente non ti si addice proprio...
Ma la risata si
era presto trasformata in un attacco di tosse che
l'aveva lasciata esausta. Si era infatti dovuta riadagiare sui cuscini
che la sostenevano.
La vedevo
sempre più fragile in quel letto, con tutti quei
macchinari attaccati, la flebo perennemente infilata nel dorso della
sua mano.
Mi stava
lasciando, anche se io cercavo di trattenerla con tutte le mie
forze, facendole capire che avevo un disperato bisogno di lei.
- Mi daresti un
pò d'acqua, per piacere?
Mi ero alzato,
servendole dell'acqua, per poi aiutarla a berla.
- Grazie.
- Mamma,
dovresti riposare ora.
- Ehi, guarda
che sono ancora io quella che può fare le raccomandazioni
tra noi due...
Era tornata a
scherzare, mentre io mi sentivo sempre più
sull'orlo di un precipizio: quello delle lacrime che spingevano per
uscire.
- Sentiamo,
allora: di che si tratta questa volta?
Avevo sbuffato,
ma solo per cercare di ricacciare indietro quella paura
che mi attanagliava ogni volta che aveva qualcosa da dirmi e che
suonava come parte di un lungo addio. Infatti, nelle ultime settimane,
avevamo parlato sempre di più del mio futuro e del fatto che
lei... che lei non ne avrebbe fatto parte ancora per molto.
Lei doveva
averlo capito, perchè mi aveva sorriso ancora più
dolcemente.
- Non ti si
addice nemmeno quell'aria da burbero, sai? Sei così
bello, Edward. Quando sarai un uomo, giurami che non te ne
approfitterai per spezzare cuori a destra e a manca.
Avevo cercato
di sorridere, ma l'idea di diventare un uomo senza di lei mi sembrava
così difficile.
- Dai, mamma!
Che cavolo di discorsi...
- Non dirmi che
ti vergogni di me! Ma se prima mi raccontavi tutto!
-
Sì, ma non avevo quasi sedici anni....
- E allora?
Mi era sempre
piaciuto scherzare così con lei. Sapeva che non le avrei mai
nascosto nulla in realtà.
- E allora
niente... non mi va di fare promesse che non potrò
mantenere! Le donne impazziranno sicuramente per me, la tentazione
sarà forte...
- Ma sentilo!
Spero proprio che troverai una donna capace di farti rigare dritto! E
tu...
Lo sguardo che
mi aveva rivolto sapevo che non l'avrei mai più
dimenticato: perchè non era stato quello di una madre, ma
quello
di una donna ferita. Una delle pochissime volte che mi aveva permesso
di vederlo.
- ... tu non ti
azzardare a renderla infelice, chiaro? Anzi, prometti!
Mi aveva
puntato l'indice contro, prima sul petto, poi si era trasformato in un
buffetto scherzoso sotto il naso.
- Promesso. Ma
adesso, potresti evitare di programmare la mia futura vita sentimentale?
Mi aveva preso
per mano, la sua così delicata rispetto alla mia.
Anche più pallida, dal momento che la mia era abbronzata
essendo
già estate inoltrata. Non avrei voluto allontanarmi mai da
quella stanza, ma era proprio lei ad insistere perchè invece
uscissi in barca a vela. Diceva che così, quanto tornavo e
le
raccontavo come era andata, era come se lo avesse fatto anche lei, come
se fosse stata lì con me.
-
Sì, hai ragione. Ti ho rotto abbastanza le scatole per oggi.
Passiamo a cose più piacevoli: il tuo compleanno.
Mi si era
stretto il cuore in una morsa di ghiaccio.
- Mamma, manca
ancora più di un mese! Non dirmi che stai già
pensando alla festa...
Mi aveva sempre
organizzato delle bellissime feste finchè ero
stato bambino. Ora che ero più grande, mi concedeva di
utilizzare la casa che era stata dei suoi genitori. Lì, ero
libero di fare quello che volevo, al di fuori del giudizio severo ed
implacabile di mio padre, che riteneva le feste solo inutili e dannose
per la nostra reputazione. C'era sempre la possibilità che
la
stampa li trasformasse in festini depravati tra ragazzini ricchi
sfondati, a base di sesso, alcol e droga. La sua reputazione ne sarebbe
uscita danneggiata, della mia credo che non gli importasse molto, dato
che non ne faceva mai cenno.
- No, ormai so
che te la cavi benissimo da solo per la festa... e poi
c'è sempre Sam per darti una mano, giusto? E vi divertirete,
come sempre.
Mi aveva
lanciato una lunga occhiata eloquente, che io avevo cercato di
ignorare. Faceva troppo male vederla così sicura che lei non
ci
sarebbe stata.
Le avevo
stretto la mano con più forza, probabilmente facendole anche
male.
- Edward,
amore...
Mi aveva
chiamato dolcemente, altro sale su quelle ferite che bruciavano
già nel mio cuore.
- Non voglio
che sia un momento triste, questo. Ho una bellissima
sorpresa per te, per il tuo compleanno. E voglio dartela adesso,
proprio oggi in particolare, che mi sento così bene.
Non avevo
potuto fare a meno di guardarla: il corpo quasi scheletrico, il viso
pallido e smunto, le
occhiaie profonde, il solito foulard colorato a celare la mancanza dei
suoi bellissimi capelli.
Li aveva avuti
del mio stesso colore, lunghi e mossi. Da piccolo, avevo
avuto spesso il vizio di addormentarmi arrotolandomene una ciocca sulle
dita.
Mia madre non
stava meglio, stava morendo. I medici le avevano dato
sì e no ancora un paio di settimane di vita. Mio padre, me
lo
aveva detto solo qualche sera prima.
"Tua madre sta
morendo, Edward. Forse le rimane una, due settimane. Non di
più. Stalle vicino".
Tutto qui
quello che aveva saputo dirmi. Non uno sguardo più lungo del
dovuto, non un abbraccio, una carezza.
Non una cazzo
di fottutissima parola che mi avesse fatto intendere che gliene
fregasse veramente qualcosa di lei!
- Edward? Torna
qua con me, tesoro...
La voce di mia
madre mi aveva richiamato al presente, facendomi
intendere che aveva capito benissimo in quali pensieri fossi finito.
Mi aveva
stretto la mano il più possibile, per quanto glielo avevano
concesso le sue forze.
- Non ti
preoccupare, andrà tutto bene, amore. Io lo so che ce
la farai, sai? Sei mio figlio, dopotutto. Prima ancora che un Cullen,
sei un Masen. Ricordatelo, capito?
Mi aveva
toccato proprio all'altezza del cuore.
- I Masen usano
questo...
Poi si era
spostata sulla fronte.
- I Cullen
usano questo...
Aveva sorriso.
Quel suo splendido sorriso, quello che diceva che anch'io possedevo
uguale identico.
- Sono sicura
che la combinazione ti renderà una persona
speciale. Il meglio di mamma e papà... cosa può
desiderare
di più un figlio?
Che tu non
muoia, mamma.
Ma questo non
avevo avuto bisogno di dirglielo, lei lo sapeva.
- Ma ancora
stiamo andando fuori tema... torniamo al tuo compleanno e
alla mia sorpresa. Dovresti andare al mio como, aprire il primo
cassetto e prendere la busta che c'è dentro.
Lo avevo fatto.
Avevo trovato una busta con l'indirizzo di uno studio legale. Ero
tornato a sedermi accanto a lei, sul letto.
- Tanti auguri,
Edward. Arriva, forse, con un pò di anticipo... ma
purtroppo...
La sua voce si
era incrinata, e l'avevo vista inspirare profondamente per recuperarne
il controllo.
- ... credo di
avere altri impegni per il tuo diciottesimo compleanno.
Mi aveva
guardato dritto negli occhi, dimostrandomi quanto fosse forte
nell'animo.
- Dai,
aprila... non sei curioso?
Sentivo che lo
avrei fatto solo per lei. In realtà mi sentivo
distrutto e l'unica cosa che avrei voluto fare, sarebbe stata quella di
sdraiarmi accanto a lei e farmi abbracciare.
- Sì.
Avevo aperto la
busta, estraendone un unico foglio. Era un atto di
proprietà.
Mia madre,
Elizabeth Dorothy Masen, mi aveva regalato un'isola in mezzo al mare
dei Caraibi.
- Il mare
è sempre stata la nostra passione, Edward. Credo che
non potrebbe esserci un posto più felice, per due tipi come
noi,
che non su un'isola circondata da acque cristalline.
A quel punto,
non ce l'avevo più fatta. Avevo iniziato a piangere. Lacrime
silenziose, ma non meno dolorose.
Anche lei aveva
iniziato a piangere, e mi aveva attirato contro di lei, facendomi
appoggiare il viso sul suo seno.
- Ti voglio
bene, Edward. Te ne vorrò per sempre, ricordatelo.
Sei stata il regalo più bello che la vita mi abbia fatto.
Quattro giorni
dopo avermi regalato Isola Corallo mia madre era morta di cancro.
Non ero andato
a scoprire l'isola, sino a che non avevo compiuto diciotto anni.
L'avevo
fatto sapendo che, in origine, lei avrebbe voluto donarmela per la mia
maggiore età.
La prima volta
che l'avevo vista, il ricordo di lei mi aveva riempito
l'anima. Ed ogni volta che ci ero tornato, l'avevo sempre sentita
ancora più vicina, proprio come se ci fosse ancora stata.
Quell'isola
sarebbe stata sempre il mio posto nel mondo, proprio come lo era sempre
stata mia madre.
XXXXXXXXXXXXXXXXX
Bella
aveva finalmente visto l'isola su cui sarebbero sbarcati per
trascorrervi un numero imprecisato di giorni. Edward, infatti, era
stato un pò vago al riguardo. In realtà, era
stato un
pò vago in generale su quella nuova tappa.
Grandi
palme spiccavano alte al centro di quella striscia di terra. Sul
lato destro si vedevano alcune rocce, come se una parte dell'isola
fosse stata tagliata di netto. Sulla spiaggia bianchissima, proprio
ormai di fronte a loro, c'era un lungo pontile dove erano diretti.
-
Ma è bellissima, Edward.
Si
era voltata verso di lui, intento a compiere le ultime manovre per
accostarsi al pontile e poter ormeggiare la barca. Per queste
operazioni usava i due motori di cui era dotata, facilitando la manovra
di avvicinamento.
-
Ti piace davvero?
Le
aveva rivolto uno sguardo strano.
-
Sì. Non so come hai fatto a scovare un posto del genere....
ma credo davvero che sia stupendo! Ma ci sono altri ospiti?
Avvicinandosi,
aveva intravisto una costruzione magnificamente incastonata
tra le alte rocce. Non le era apparsa abbastanza grande da essere un
albergo, quindi si era
chiesta quante persone potesse ospitare.
-
Veramente, siamo noi gli unici ospiti.
Ovviamente
Bella non era rimasta del tutto stupita da una notizia del
genere: Edward era abbastanza ricco da potersi permettere
di riservare solo per loro ben più che un resort, per quanto
di
lusso, su un'isola caraibica. Se avesse voluto, per esempio,
avrebbe potuto acquistare addirittura lo stesso St. Marie, solo
perchè ci
studiava lei!
-
Nessuno a fare da padrone di casa, quindi?
Aveva
ormeggiato la barca lungo il fianco, legandola con due cime. In
quella posizione non era possibile utilizzare la passerella, infatti si
era voltato verso di lei e le aveva fatto segno di volerla aiutare a
sbarcare sul pontile, scavalcando la draglia.
-
Vieni, ti aiuto.
Era
sceso prima lui, allungando una mano e aiutandola appunto a fare
altrettanto. Quando era stata sul pontile, le aveva sorriso con quel
suo modo speciale di farlo.
-
Veramente, Isabella, il padrone di casa, qui, sono io.
Probabilmente
doveva aver sfoggiato un'espressione davvero sorpresa,
perchè Edward le aveva sorriso ancora di più.
-
Quest'isola è tua?
Sapeva
che poteva essere tranquillamente possibile, era ricco
abbastanza anche per quello, solo non riusciva a credere che fosse
davvero proprietario di un isola nel mezzo del mar dei Caraibi e,
soprattutto, che ci avesse portato lei.
-
Vuoi che ti mostri il certificato di proprietà?
L'aveva
presa in giro, e lei aveva sentito sfumare parte della sorpresa
in un miscuglio di ansia, eccitazione, aspettativa: erano soli, in una
sorta
di paradiso terrestre.
-
No, ovvio che non è necessario... è solo che non
me l'aspettavo...
-
E' il bello delle sorprese sai?
Ecco,
adesso aveva usato un tono di voce che le aveva fatto scendere dei
brividi lungo la schiena.
-
Una bellissima sorpresa, davvero.
Aveva
capito che stava per baciarla, e lo aveva fatto in una maniera
che l'aveva toccata sin nel profondo: dolcemente, a lungo, le mani
sprofondate tra i suoi capelli a sostenerle il capo.
XXXXXXXXXXXXXXXXX
Sull'isola,
non erano stati proprio soli, in realtà. Poco dopo
era arrivato un
uomo di mezza età, Miguel, che aveva scoperto esserne il
guardiano. Insieme alla moglie Maria, si occupavano della
casa e di tutto quello che concerneva la sua manutenzione. Vivevano su
di
un'altra isola più grande, che distava circa mezz'ora, e si
muovevano con un piccolo motoscafo che aveva poi visto
ormeggiato sull'altro versante.
L'uomo l'aveva salutata calorosamente quando Edward li aveva
presentati, e le aveva fatto sapere che era molto contento di
conoscerla finalmente. A lei era tornato in mente Felipe, il
proprietario del
ristorante, che più o meno le aveva detto la stessa cosa.
Miguel
era arrivato su di una sorta di macchinetta elettrica, con cui
avevano fatto un primo giro panoramico. Avevano costeggiato
la spiaggia bianca, si erano inoltrati in un fitto bosco di palme,
erano sbucati in una radura dove c'era anche un laghetto d' acqua
dolce, formato da una cascata naturale che sbucava dalle alte rocce. Da
lì partiva una strada che conduceva in alto, dove era
situata la
casa. Era decisamente uno spettacolo mozzafiato: sembrava fondersi con
il lato roccioso dell'isola ed era
incredibile da vedere.
Quando
si erano fermati davanti all'ingresso, erano scesi solo loro,
congedandosi da Miguel. Poi Edward le aveva passato un braccio intorno
alle spalle, e l'aveva invitata ad entrare.
Bella
era rimasta subito colpita da come risultasse tutto elegantemente
ricercato, pur rimanendo nell'insieme semplice e sobrio. Erano entrati
in un salone dal
pavimento in legno chiaro e dalle grandi vetrate che facevano entrare
il caldo sole del tardo pomeriggio. C'erano dei bellissimi divani nelle
tonalità del beige chiaro, abbinati a mobili più
scuri, e morbidi tappeti a completare l'arredamento.
-
Vieni, ti faccio vedere il resto.
Erano
entrati in una grande cucina, dove avevano trovato una donna
indaffarata a lavare della verdura.
-
Salve, Maria.
-
Sig. Cullen! Ben arrivato! Finalmente è qui...
Si
era asciugata le mani nell'ampio grembiule che indossava, sorridendo
ad entrambi, e sfoggiando un inglese dal forte accento spagnolo.
-
Sì, è vero, è bello essere di nuovo
qui...
Poi,
come con Miguel, l'aveva presentata con semplicità alla
donna.
-
Maria, lei è Isabella
-
Buonasera, Isabella. E' un vero piacere conoscerla.
-
Buonasera, Maria. Il piacere è mio.
Bella
si era chiesta cosa sapessero Maria e Miguel di lei, ma aveva dovuto
rimandare le domande. Perchè Edward aveva chiaramente
dimostrato
di voler proseguire nel giro.
-
Maria, faccio vedere il resto della casa ad Isabella. Torno dopo da
te...
-
Certo, Sig. Cullen. Mi trova qua.
Erano
usciti, proseguendo.
-
Questa è la sala da pranzo.
Anche
quella stanza era arredata con cura, dando l'impressione che
tutto fosse stato studiato attentamente per risultare essenziale, ma
sempre con grande eleganza. C'erano ampie vetrate che questa volta
offrivano lo spettacolo delle onde che si infrangevano impetuose sugli
scogli.
-
Questo è il mio studio, anche se di solito non faccio
proprio nulla quando sono qui....
Era
una stanza decisamente più pratica ed austera, anche se
conservava un suo fascino dovuto al panorama che si vedeva dall'ampia
vetrata: ancora mare e scogli.
Poi
era tornato indietro, aprendo una porta.
-
E questa è la tua stanza.
Era
un'ampia camera, dai muri color indaco e con il pavimento in legno
chiaro. Al centro, c'era un ampio letto matrimoniale in ferro battuto,
con tanto di baldacchino e telo bianco a creare una cortina
trasparente. C'era un'elegante cabina armadio e due ampie poltrone dai
tessuti in una tonalità di indaco più chiaro.
Come per le
altre
stanze, un'intera parete era costuita da un'ampia vetrata da cui
entrava la luce rossa del
tramonto, e da cui si poteva ammirare la spiaggia bianca ed il mare.
-
Qui c'è il bagno.
Era
dotato di ogni comfort, persino di un'ampia vasca idromassaggio.
Era tutto sui toni del lilla e curato in ogni particolare. C'erano
anche dei fiori freschi che emanavano un profumo intenso.
-
La mia stanza è quella di fronte. E' identica, cambiano solo
i
colori... se vuoi,
però, possiamo fare a cambio... anche se mi sembrava di aver
capito che il lilla è uno dei tuoi colori preferiti...
-
Sì, sì... va benissimo, infatti. E'...
è...
Bella
era incredula: quella stanza era stata preparata pensando a lei!
Edward... lui aveva voluto che
lì ci fosse una stanza per lei... in una casa che era sua...
Non
trovava le parole per esprimere l'emozione che sentiva.
-
E'...?
Edward
l'aveva sollecitata a continuare, guardandola curioso... o forse,
ansioso?
-
E' perfetta.
Le
aveva regalato un altro sorriso da toglierle il fiato.
-
Bene, mi fa piacere. Ora posso lasciarti sapendo che la trovi perfetta.
Le
aveva deposto un bacio a fior di labbra, un contatto veloce ma intimo,
proprio prima che si sentisse un lieve bussare.
-
Posso?
Erano
tornati in camera, dove sulla soglia era comparso Miguel, con la
sua borsa. Edward, dopo due giorni di navigazione, solo quella mattina
le aveva detto di
radunare i suoi vestiti e la sua roba, perchè entro sera
sarebbero
sbarcati per soggiornare sulla terraferma.
-
La lascio qui, Sig. Cullen?
-
Sì, grazie Miguel.
L'uomo
l'aveva deposta vicino al letto e poi se ne era andato congedandosi con
un sorriso.
-
Bene, hai tutto quello che ti serve. Così posso
già chiedertelo adesso, senza tornare a disturbarti...
Chiederle
che cosa? Okay, decisamente stava vivendo un sovraccarico di emozioni.
L'arrivo all'isola, quella casa, quella
stanza... ora quello sguardo
di Edward.
-
Se ti avessi incontrato in una qualsiasi altra circostanza, Isabella,
ti avrei chiesto un vero appuntamento.
Si
era allontanato di un passo, senza smettere di fissarla intesamente.
-
Ti avrei chiesto sicuramente di poterti portare fuori a cena.
Possibilmente in un posto appartato, dove poter approfondire la tua
conoscenza, senza correre il rischio di essere disturbati.
Edward
continuava a stupirla, a farle vivere emozioni che non le sembrava
possibile riuscire a contenere tutte in una volta.
-
E sarei rimasto in attesa di sapere se tu avresti accettato o meno il
mio invito.
Era
quello che stava facendo: aspettava la sua risposta. Per
quell'invito a cena, loro due soli, proprio come se fosse un vero
appuntamento.
E
non c'erano stati dubbi su quello che aveva voluto rispondere.
-
Sì, certo. Accetto molto volentieri il tuo invito.
XXXXXXXXXXXXXXXXX
Si
era guardata nello specchio per l'ultima volta, con una sensazione
di dejà-vu: si era già osservata una volta con
indosso
quel vestito, pronta per recarsi ad un appuntamento.
Ma
le sensazioni che aveva vissuto allora, non potevano essere minimamente
paragonate a quelle che stava vivendo ora.
Un appuntamento con Edward.
Le
batteva forte il cuore, mentre si guardava negli occhi, ritrovando e
perdendo qualcosa della ragazza che conosceva.
C'era
la semplicità del suo viso senza trucco, dei capelli
lasciati naturali sulle spalle, di quel vestito che non era affatto
raffinato o particolare.
Ma
c'era anche una nuova luce nei suoi occhi, più sicura, uno
sguardo più diretto, e il suo corpo, anche lui sembrava
avere
una postura meno impacciata, più morbida, più
sinuosa.
Che
cos'era a renderla diversa?
L'amore che sentiva per Edward,
il desiderio che provava per lui.
C'era qualcosa di
inespresso su quell'isola, sensazioni che
sentiva sotto pelle, senza essere davvero consapevole di quali fossero.
Sensazioni
che però la spingevano ancora di più verso di
lui, come una corrente inarrestabile.
Aveva
spostato lo sguardo sul display del cellulare: le 20.54. Ancora
sei minuti e poi sarebbe stata l'ora di quell'appuntamento.
Edward
sarebbe già stato nel salone ad aspettarla?
Era
sicura di sì.
Come
l'avrebbe guardata?
Le
era tornato alla mente lo sguardo che le aveva lanciato la prima
volta che l'aveva vista con quell'abito indosso e il suo cuore aveva
perso un battito.
Forse era stato proprio quello
sguardo, l'effetto che aveva avuto su di lei, il loro primo vero
appuntamento.
In quei momenti, forse, si erano
resi conto che il destino aveva sempre avuto qualcosa in serbo per loro.
Quel destino che aveva tolto
tanto ad entrambi, ma che ora generosamente restituiva.
Le 20.58
Era
tornata a guardarsi nello specchio.
Aveva
paura?
Sì.
Di
che cosa?
Di
svegliarsi, e scoprire che tutto questo era soltanto un sogno.
XXXXXXXXXXXXXXXXX
La
magia di quell'isola, il significato che aveva per lui, lo stavano
aiutando a stemperare una tensione che mai avrebbe creduto di poter
provare.
Quello con Isabella, era un
appuntamento che aspettava da tutta una vita.
Era
la sensazione che stesse davvero per rinascere, gettandosi alle spalle
anni di dolore, di rabbia, di rancore, di vuoto.
E
tutto grazie a lei, una ragazza non più bambina, ma nemmeno
ancora donna.
Perchè
lei, e nessun'altra, era arrivata così dentro di lui?
Forse
era una domanda a cui non avrebbe mai trovato una sola risposta che
potesse essere razionale, lucida, precisa.
Perchè quello che lo
spingeva
verso Isabella, era un insieme di sensazioni, di istinti, di sentimenti
che non avevano nulla a che fare con la ragione.
Una forza
primordiale a cui sarebbe stato inutile opporsi, dal momento che era
diventata la sua unica ragione di vita.
Era
spaventato dall'intensità con cui desiderava legare a
sè Isabella, perchè era la stessa misura con cui
lui
sarebbe stato legato a lei.
Era stato inevitabile ripensare
a sua madre.
Non
potevi smettere di amare, potevi solo sperare che l'altra persona non
smettesse mai di amare te.
Era
una verità che aveva sempre avuto sotto gli occhi, ma che si
era rifiutato di accettare.
Ed
ora che sapeva come si sarebbe sentito, se Isabella un giorno avesse
smesso di amarlo, aveva finalmente compreso sua madre.
Ed era stato come fare pace con
una parte di se stesso.
La più
importante, dal momento che era lì, nel suo cuore.
Guardando
fuori, nella notte rischiarata solo dalle stelle, lo sguardo era andato
al mare, al suo moto perpetuo.
Anche lui, ora, si sarebbe
sentito sempre vivo, in movimento.
Il tempo di
rimanere intrappolato nel passato era finito. Forse
avrebbe sofferto, forse no, ma quell'amore per Isabella lo avrebbe
vissuto sino in fondo, senza più paura o freni.
Aveva
sentito la tensione scemare, permettergli di rilassare le spalle,
infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Ancora
una decina di minuti, e poi sarebbe andato ad aspettarla in salone.
Le
avrebbe parlato di sua madre, di quell'isola, di quello che significava
per lui.
Non
le avrebbe mai più nascosto nulla di sè. Nel bene
e
nel male, Isabella avrebbe sempre saputo cosa lui pensasse e provasse.
XXXXXXXXXXXXXXXXX
La
cena era stata semplicemente perfetta.
Maria
aveva cucinato tutti piatti tipici caraibici, rimpinzandoli di
squisitezze a cui loro avevano fatto onore.
Aveva
apparecchiato con cura la tavola nella sala da pranzo, con
delicate stoviglie, fiori freschi e candele. Cosa avesse pensato di
quella cena tra loro due, non lo aveva potuto sapere esattamente, ma da
come si era comportata ogni volta che aveva portato una nuova pietanza,
sembrava essere stata felice di vederli insieme.
Edward era stato un ospite
perfetto, proprio come se quello fosse stato un vero appuntamento tra
loro.
Quando era arrivata
in salone e lo aveva visto, bè non era stata certa di
riuscire a reggere l'emozione.
Era
stato bello da mozzare il fiato, indossando semplicemente dei pantaloni
neri ed una camicia grigia leggermente sbottonata.
Era
stato il modo in cui era avanzato verso di lei, occhi negli occhi,
prendendole una mano e baciandone il palmo.
Un
contatto lieve, ma che le aveva fatto tremare le gambe, associato a
quello sguardo verde in cui si era persa.
"Te l'avrei già voluto
dire quella sera... sei bellissima, Isabella".
Le era bastata
quella frase per capire che anche per lui, quella
sera del suo appuntamento con Jake, quel momento tra loro, era stato
davvero speciale.
Poi
l'aveva accompagnata in sala da pranzo, l'aveva fatta accomodare, e
da quel momento, illuminati solo dalla luce delle candele, avevano
parlato e non solo con le parole.
I loro occhi si erano cercati
per tutto il tempo, raccontandosi di loro ad un livello più
profondo, sottopelle.
E adesso che la
cena era giunta al termine, adesso che Maria si
era congedata, augurando loro la buonanotte e raggiungendo Miguel per
lasciare l'isola, erano rimasti veramente soli.
-
Sei stanca?
La
domanda di Edward era giunta mentre stava pensando di
chiederglielo anche lei. Gli aveva sorriso.
-
Stavo per chiederti la stessa cosa. Io no, e tu?
-
No, nemmeno io.
Era
di una bellezza incredibile quella sera, troppo per non dover
distogliere lo sguardo e calmarsi. Aveva bevuto
ancora un sorso d'acqua, giusto per tenersi occupata.
-
Allora, magari ti va di fare una cosa con me...
Nel
posare il bicchiere aveva urtato il piatto, e lui aveva sorriso
come se avesse intuito il suo turbamento.
-
Aspettami un attimo qui...
Si
era alzato, e quando le era passato accanto, le aveva sfiorato una
spalla con una carezza. Si era ritrovata ad inspirare profondamente,
perchè aveva come
l'impressione che l'aria intorno a lei si fosse fatta rarefatta.
Era
passato poco tempo, quando si era diffusa una musica lenta. Poi era
stato di nuovo lì, in piedi, il palmo della mano sinistra
rivolto verso di lei.
-
Balleresti con me?
-
Non... non so ballare... pensavo te ne fossi accorto...
Il
modo in cui la stava fissando... Bella non avrebbe mai potuto
immaginare che un giorno Edward avrebbe guardato così
proprio
lei.
-
Non è difficile, lasciati guidare...
Lasciati guidare. Lasciati
guidare. Lasciati guidare. Lasciati guidare.
Con
quelle parole suadenti a rimbombarle in testa, aveva preso la sua mano,
alzandosi. Le aveva fatto
scivolare un braccio intorno alla vita stringendola a lui e
intrecciando l'altra mano con la sua, portandosela al petto.
Si
era sentita impacciata all'inizio, ma poi la vicinanza con il corpo
di Edward era stata una sensazione familiare che l'aveva indotta a
rilassarsi, appoggiando la guancia sul suo torace.
Aveva avuto ragione, lasciarsi
andare non era stato poi così difficile.
Ondeggiavano
leggermente, seguendo forse più il ritmo delle loro
emozioni, che non quello della musica.
-
Allora... non è poi così difficile, no?
La
sua voce le era giunta bassa, le labbra a sfiorarle l'orecchio.
-
No... avevi ragione...
Edward
era stato attraversato da un brivido nel momento in cui aveva
sentito le gambe e le cosce di Bella entrare in contatto con le sue, e
quando si era lasciata andare contro di lui, il cuore aveva preso a
battergli troppo in fretta. Non l'aveva ancora neppure baciata, e il
desiderio per lei gli stava già incendiando il sangue.
Ma
aveva desiderato poter ballare con lei sin da quando l'aveva vista
arrivare bella, fresca e inconsapevolmente sensuale nella sua
semplicità.
Aveva desiderato anche molto
altro, ma aveva cercato di non pensarci.
- Edward?
La
sua voce era risultata incerta, ma carica di una tale emozione che lo
aveva scosso nel profondo.
-
Sì?
-
Vorrei che mi bacias...
Non
era nemmeno riuscita a terminare la frase, che Edward le aveva
già preso il viso tra le mani, lo aveva piegato
all'insù, e aveva posato
le labbra sulle sue, infilandole le dita tra i capelli mentre la
baciava.
E
quando lei gli aveva dimostrato di desiderarlo veramente quel bacio,
facendogli scivolare le mani sul torace, e poi intorno al collo,
stringendolo e ricambiandolo, Edward aveva provato un piacere e una
gioia quasi insopportabili.
Dopo
alcuni minuti, si era sforzato di lasciarla andare, per guardarla
negli occhi, cercando di memorizzare per sempre come l'aveva vista:
arrossata e seducente.
Le
aveva fatto scivolare una mano intorno alla nuca e le aveva sfiorato
le labbra con il pollice, per poi premerlo e costringere le sue labbra
ad aprirsi ancora.
Edward
stava perdendo il controllo e se ne rendeva conto: le sua mani
si erano spinte ai lati del suo seno, sulla schiena, e poi erano
scivolate sulle sue natiche, per stringerla con forza contro di lui.
Il desiderio gli stava
ottenebrando la mente.
Si
era imposto di rallentare, facendo risalire le mani sulla sua vita,
smettendo di baciarla ed inspirando profondamente per calmarsi. Quello
che non aveva
previsto, però, era stato che fosse Bella a baciarlo di
nuovo.
L'aveva vista sollevarsi verso di lui, e posare le labbra sulle sue.
A
quel punto, il suo autocontrollo si era spezzato irrimediabilmente.
Si era impossessato di nuovo della sua bocca, baciandola profondamente,
mentre le sue mani erano volate alla cerniera del suo vestito.
L'avevano
abbassata, e poi l'avevano fatto scivolare dalle spalle, lungo le
braccia, i
fianchi, fino a sfilarlo del tutto e farlo cadere ai suoi piedi.
Bella
si era sentita circondare dalle sue braccia e sollevare, per
essere adagiata quasi subito sulla superficie morbida di un letto.
Quando
Edward aveva smesso di baciarla, solo allora aveva aperto gli occhi: lo
aveva visto sbottonarsi la camicia e tirarla fuori dai pantaloni con
uno strattone, buttandola da parte. Una vaga sensazione di panico
l'aveva pervasa quando lo aveva guardato negli occhi.
Aveva trovato un'espressione così carica di desiderio,
mentre
percorreva la sua nudità, da risultare quasi dura,
selvaggia.
Istintitivamente aveva alzato un braccio per coprirsi il seno.
-
Non lo fare!
La
voce di Edward era risultata brusca, mentre le stava
già scostando il braccio, chinandosi poi su di lei per
tornare a baciarla
con ancora più passione di prima.
Il
suo torace premeva contro il suo seno nudo, e se ne era in parte
eccitata, in parte ne era anche spaventata. Le sembrava di non riuscire
a gestire tutte quelle sensazioni sempre più forti e
travolgenti.
Così, aveva premuto le mani sulle spalle di Edward.
Era
stato sufficiente quel gesto, perchè lui sollevasse
immediatamente la testa, fissandola negli occhi.
-
Edward... io... tu...
Ma
il suo sguardo doveva essere stato più eloquente di tutte
quelle parole che non era stata in grado di dire, perchè lo
aveva sentito imprecare a bassa voce, alzandosi di scatto dal letto e
dandole le
spalle.
Non
si era aspettata che lui potesse reagire così,
ma non aveva fatto in tempo a dirglielo, che si era voltato di
nuovo fissandola.
-
Scusami... quello che ho fatto è... è
imperdonabile!
-
Imperdonabile?
Bella
non era sicura di aver capito bene, dal momento che non capiva
cosa ci fosse da perdonare. Non aveva voluto che smettesse, solo che
rallentasse un pochino, per darle modo di abituarsi al piacere che
stava provando.
-
Sì. Avevo giurato a me stesso che non ti avrei forzato e
invece...
-
Forzato?
-
Sì. Credo che tu non avessi avuto nessuna intenzione di
toglierti quel vestito...
L'aria
cupa e contrita che aveva ora, lo aveva reso solo più
desiderabile ai suoi occhi. E più amato.
Era davvero convinto di averla
spinta a fare qualcosa che non aveva voluto e stava realmente soffrendo
per questo.
- Forse non ne
avrei avuto il coraggio io... ma... ma non sono
pentita che l'abbia fatto tu... non volevo, infatti, che smettessi...
solo che... rallentassi...
Aveva
visto lo sguardo di Edward scendere sul suo seno, sul suo ventre,
sulla sua intimità coperta solo dagli slip, e lo aveva
percepito
caldo ed affamato.
Di lei.
Ma lo aveva visto
anche registrare quanto lei gli stava dicendo,
perchè si era come ammorbidito pur nella passione che
esprimeva
ancora.
Edward
aveva atteso ancora un attimo, per lasciare che le sue
pulsazioni tornassero entro una soglia accettabile per permettergli di
riavvicinarsi a Bella.
Quando
gli era sembrato di esserci riuscito, era tornato a stendersi
accanto a lei, girandosi sul fianco in modo che lei gli stesse di
fronte, la testa appoggiata sulla sua spalla.
-
Scusami.
Le
stava accarezzando la schiena lentamente, assaporando la sensazione
della sua pelle morbida sotto le dita.
-
Edward non c'è niente... per cui tu ti debba scusare... io
lo volevo... io lo voglio
quanto te... è solo che...
Aveva
capito quanto le fosse costato dirlo, e aveva provato
un'ondata di tenerezza per lei. Le aveva sollevato il mento
all'insù, per poterla guardare negli occhi.
-
Ti desidero così tanto, Isabella, che stavo per dimenticare
il privilegio che mi stai concedendo.
Bella
era stata grata del fatto che la stanza, quella che Edward aveva voluto
per lei, fosse rischiarata solo dalla luce lunare che
filtrava dalla grande vetrata.
Le
era stato impossibile non arrossire davanti a quel chiaro
riferimento alla sua verginità. Aveva preso a passarle
lentamente una mano tra i capelli, scostandoglieli dal viso.
-
Penso che molti abbiano desiderato farlo...
Lo
aveva guardato senza capire.
-
Fare che cosa?
-
Passare le mani tra i tuoi capelli. E' una delle prime cose che ho
sognato di poter fare...
Edward
aveva avvertito all'istante un cambiamento in lei, nel modo in
cui il suo corpo si era rilassato contro di lui. Si era ricordato di
come le parole potessero eccitare una donna allo stesso modo di una
carezza intima, e con estrema sincerità aveva proseguito.
-
Poi mi sono chiesto che sapore potessero avere le tue labbra... o se
la tua pelle potesse essere più morbida al tatto, di quanto
non
sembrasse alla vista.
L'aveva
sentire trattenere il fiato, spingendosi leggermente di più
verso di lui.
-
E lo è, più morbida. E la tua bocca... Dio, la
tua bocca ha un sapore paradisiaco.
Non
era riuscito a trattenere la mano, che era scivolata lungo la sua
gola, sopra le spalle, e poi più giù, a
ricoprirle un
seno.
-
E il tuo seno è magnifico.
Aveva
colto il dubbio nello sguardo di Bella, a quella sua affermazione.
-
Se non fosse la verità...
Il
suo pollice si stava muovendo avanti e indietro su quel capezzolo che
stava diventando sempre più turgido.
-
... perchè starei morendo dalla voglia di toccarlo e di
baciarlo?
Bella
stava annegando in un mare di sensazioni, oltre che nello sguardo
di Edward. E la vedeva proprio lì, nei suoi occhi, la
verità di quanto stava affermando, in quel desiderio che non
si
era mai spento da quando aveva iniziato a baciarla, di là
nella
sala da pranzo.
Le
aveva sfiorato le labbra con la lingua.
-
Sei così dolce, Isabella.
Era
stato appena un sussurro, in grado però di rompere ogni
argine dentro di lei.
-
Sei così dannatamente dolce.
Non
aveva avuto più nessuna paura, nessun pensiero che non fosse
quel desiderio che le bruciava in ogni parte del corpo. Con un gemito
soffocato, era stata lei a passargli una mano dietro la nuca, tra i
capelli, attirandolo con forza sulla sua bocca.
Lo
aveva baciato con tutta la forza di quella passione che stava
crescendo dentro di lei, stringendosi contro la rigida erezione, mentre
la bocca di Edward si apriva alla sua.
Con
un istinto che non sapeva di possedere, Bella aveva percepito la
sua lotta disperata per impedire che quel bacio diventasse troppo
erotico, probabilmente nel timore di spaventarla nuovamente.
Così
era stata di nuovo lei ad intensificare e approfondire il
contatto, esplorando la sua bocca, cercando il contatto con la sua
lingua.
Ed
aveva raggiunto lo scopo di riaccendere un desiderio irrefrenabile in
Edward.
Con
un gemito roco, l'aveva rovesciata sulla schiena, baciandola con
urgenza, quasi rudemente. Sentiva la sua bocca scivolarle sul seno e le
mani sulla vita, sulla schiena, sulle natiche. Quando con la bocca era
ritornato sulla sua, le aveva passato le dita tra i capelli,
imprigionandola.
-
Guardami, Isabella.
Lo
aveva fatto, ed aveva visto l'effetto che aveva su di lui: una vena
che pulsava veloce sulla tempia, lo sguardo cupo, quasi fosco, la
mascella contratta.
Allora
aveva alzato una mano e fatto scivolare le dita lungo la sua
guancia, sulla mascella, sul collo, sulle spalle, e poi più
giù lungo il torace. Quando si era sporta per baciarglielo,
aveva sentito i muscoli contrarsi di riflesso. Allora aveva azzardato
di più, gli aveva sfiorato con la bocca i capezzoli, per poi
lasciare una scia di baci che andavano sempre più in basso.
A
Edward era sfuggito un gemito più alto mentre l'aveva
afferrata per la vita, obbligandola a ritornare su, per poterla baciare
ancora. L'aveva intrappolata sotto di lui, insinuandosi leggermente tra
le sue gambe. La sua lingua si intrecciava con la sua, si ritirava, poi
si rituffava nella sua bocca, quasi a simulare ciò che
avrebbe
voluto farle anche con il corpo.
Il
desiderio che aveva provato, si era trasformato in un vero e proprio
incendio, che sembrava bruciare ogni centimetro del suo corpo.
Non
c'era un punto in cui non sentisse il desiderio di essere toccata,
accarezzata, baciata.
Era
così persa in quel fuoco, che non si era accorta della mano
che era scesa tra le sue cosce, finchè non aveva sentito le
dita
di Edward iniziare ad esplorarla intimamente.
Allora
aveva chiuso con forza gli occhi, resistendo alle ondate di
imbarazzo, e cercando di lasciarsi andare all'intenso piacere che le
sue dita esperte stavano suscitando dentro di lei.
Edward,
resistendo al desiderio crescente, aveva osservato le emozioni
sul viso di Bella, mentre il suo corpo riceveva quelle carezze intime e
ancora così sconosciute.
Sentiva
che si stava preparando per lui, calda e umida, e desiderava
disperatamente poter affondare dentro di lei. Ma si era trattenuto
ancora, tornando a baciarla, mentre faceva scivolare in
profondità le dita dentro di lei.
Le
mani di Bella si muovevano su di lui acquistando sempre più
coraggio, e alla fine, erano arrivate a sfiorare la sua erezione. Nel
momento in cui lo avevano avvolto nella loro stretta calda, Edward era
rimasto senza respiro. Quando poi aveva colto nell'espressione di Bella
un'eccitata meraviglia, aveva perso del tutto il controllo sul suo
impellente bisogno di possederla.
Si
era abbassato su di lei, tra le sue gambe, esplorando l'accesso al
suo corpo, facendosi cautamente strada nel suo stretto e umido
passaggio, sospirando per la sensazione appagante che provava nel
sentire il corpo di Bella che si dilatava per accoglierlo, il suo
calore umido ad avvolgerlo. Quando aveva incontrato la fragile
barriera, le aveva sollevato i fianchi, trattenendo il respiro ed
affondando.
Bella
si era irrigidita davanti al dolore, ma prima ancora di poterne
soffrire veramente, era sfumato più in un fastidio, per poi
scomparire del tutto quando le braccia di Edward l'avevano circondata e
stretta con forza a lui.
In
quel momento aveva sentito di poterlo accogliere ancora più
profondamente, come se fosse stata la cosa più naturale che
potesse succedere tra di loro.
Edward
aveva preso a muoversi lentamente dentro di lei, per darle il
tempo di abituarsi, di sentire il piacere che poteva donarle. Affondava
e si ritraeva lentamente, provocando una frizione che piano piano le
aveva fatto desiderare di cingergli i fianchi con le gambe e le spalle
con le braccia.
Sentiva
di volerlo ancora di più dentro di sè, sentiva di
voler essere sua sino in fondo.
Edward
aveva sentito Bella accettare totalmente la sua intrusione,
trasformandola nella voglia di condividere appieno il massimo del
piacere raggiungibile.
Così,
afferrandole la bocca in un bacio urgente, era penetrato
dentro di lei, portandola verso quell'orgasmo che desiderava farle
raggiungere. Sollevandole i fianchi sempre più in alto, e
sempre
più stretti a sè, era affondato con violenza,
trascinato
da un bisogno incontrollabile di essere il più possibile
dentro
di lei.
Ogni
volta che Edward l'aveva penetrata, Bella aveva sentito il piacere
montare dentro di lei. Onde sempre più alte, più
incontenibili, più violente, che alla fine erano esplose nel
suo
ventre, salendo sempre più su, fino ad invaderle anche il
cervello, facendole realizzare che stava vivendo il suo primo, intenso,
meraviglioso orgasmo.
E
non aveva fatto in tempo a capacitarsi di quanto fosse stato
incredibile vivere quell'esperienza, che aveva vissuto un'esperienza
ancora più stupefacente: l'orgasmo di Edward.
All'ultimo
si era ritratto, spargendo il suo seme tra di loro,
un'espressione di puro piacere a stravolgergli i bei lineamenti,
finchè non aveva richiuso gli occhi,
abbandonandosi su di lei, completamente appagato ed esausto.
Per
un tempo indefinito, erano rimasti abbracciati, gli occhi chiusi, i
battiti del cuore che andavano regolarizzandosi, il respiro meno
affannato.
Entrambi
erano ancora persi nel mare di sensazioni che avevano provato,
così incredibili, ma anche così diverse.
Bella
aveva scoperto l'amore, la forza del desiderio, il piacere
devastante che Edward poteva donarle. Sentiva che era stato perfetto, e
non perchè non conoscesse altre esperienze con cui
confrontarlo,
ma perchè se adesso si sentiva così bene,
così
completa, poteva solo essere frutto dell'amore che li legava.
Edward
aveva avuto la sensazione di aver fatto l'amore per la prima
volta davvero. Non si era mai sentito così completo, come
quando
era stato profondamente dentro Bella. Aveva pensato che lei fosse stata
creata apposta per lui, l'unica in grado di farlo sentire
così.
-
Ti amo, Edward e non credo di essere mai stata felice, come in questo
momento.
La
voce di Bella gli era giunta bassa, dolce, sincera. Lo aveva
riempito di gioia, placando ogni senso di colpa che poteva aver avuto
nel decidere di amarla sino in fondo.
-
Ti amo anch'io, Isabella. Non immagini quanto.
Ma
quasi subito gliene aveva fornito una prova concreta, perchè
sollevandola tra le braccia, si era recato in bagno e una volta sotto
la doccia, con estrema dolcezza, si era occupato di lavare via da
entrambi il segno tangibile di quell'amore travolgente che avevano
appena vissuto.
Mi state regalando molto, ragazze.
Spero di essere stata io, oggi, a farvi un regalo gradito.
Passate un buon week-end, ci sentiamo lunedì.
Un bacio.
Roberta.
-
|
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Capitolo 18 *** Capitolo 17 ***
Ragazze buongiorno!
E' primavera... e a me è venuta la varicella! Ma si
può? L'ha avuta la mia bimba e a me è esplosa nel
week-end, con tanto di febbrone!
Comunque, non era per lagnarmi, ma solo per spiegare perchè
questo capitolo è un pochino più breve del
solito. Avevo già iniziato a scriverlo, avrei voluto
sviluppare un'ultima parte, ma non mi è stato possibile.
Farò in modo di accorparlo con quello di
giovedì... sempre che la varicella mi abbia lasciato qualche
neurone vivo! XD!
Breve come capitolo, ma intenso, aggiungerei però!
Già, si affaccia qualcosa di molto importante, qualcosa su
cui spenderò ancora due parole a fine capitolo per darvi
un'idea di quale sia il mio punto di vista.
Vi lascio alla lettura.
Un bacio (virtuale, meno male, così non infetto nessuno!
XD!).
Roberta.
Aveva fatto l'amore con Edward.
Questo era stato il
primo pensiero non appena si era svegliata.
E
forse i ricordi l'avrebbero anche sommersa, se non fosse stata prima
travolta dalla sensazione dei loro corpi nudi che aderivano
perfettamente.
Si
era già svegliata accanto a lui, ma questa volta era tutto
ancora diverso. C'era una naturale intimità nel modo in cui
erano vicini, come se si fossero cercati
spontaneamente anche nel sonno.
La
sua schiena aderiva perfettamente al torace di Edward; le sue
braccia erano intorno alla sua vita, e lei le stringeva con le proprie;
le sue natiche poggiavano sul suo inguine, e le loro gambe erano
intrecciate.
Due pezzi di un puzzle.
Le era sfuggita una
bassa risata a quel pensiero un pò buffo,
anche se pensava si adattasse bene alla sensazione che provava: di
sentirsi assolutamente nell'unico posto dove avrebbe voluto essere.
-
Adoro la tua risata...
La
voce di Edward era risultata morbida, un pò assonnata... ma
anche decisamente sensuale.
-
Anche se ti ha svegliato?
Chissà
se aveva avvertito anche lui il brivido che l'aveva
percorsa? Si era sentita già leggermente in affanno, forse
perchè le sue labbra stavano assaporando il suo collo con
piccoli baci.
-
Metterei la firma per essere svegliato sempre così...
più che altro, con te così...
Sapeva
di essere arrossita davanti a quel chiaro riferimento sul fatto
che fossero entrambi nudi. Ancora c'era una parte di lei che non si
capacitava di quello che era successo nel giro di... quanti giorni?
Cinque,
sei? Poteva essere che fossero già così
innamorati? Forse aveva avuto ragione lui... forse tutto era iniziato
molto tempo prima.
Ma
prima o dopo, era difficile pensare in quel momento, perchè
quelle labbra erano scese sulla sua spalla, sempre più
pericolose.
-
Potresti diventare la mia colazione preferita...
L'aveva
stretta di più, facendola aderire maggiormente contro il
suo inguine, dove c'era già la prova evidente della sua
eccitazione.
-
Meglio del caffè, quindi?
Aveva
sentito il suo sorriso sulla pelle, dal momento che la sua bocca
stava compiendo un avanti e indietro tra la sua spalla ed il collo, e
poi su fino all'orecchio, dove la pelle era più sensibile.
-
Una bella sfida, in effetti.
Era
un gioco tremendamente eccitante quello che stava conducendo
Edward, e Bella si sentiva completamente in balia delle sensazioni che
quelle labbra le suscitavano.
E non solo quelle...
Perchè
aveva iniziato a sentire un sordo pulsare nel
basso ventre, proprio all'altezza in cui l'erezione sfregava contro di
lei.
Forse
era stato quello a fornirle l'audacia per assecondare quel gioco,
per respingere l'imbarazzo e lasciarsi andare a quello che il suo corpo
sembrava accettare con tanta naturalezza: il desiderio che aveva di lui.
-
Magari vado a preparartene un pò, così poi
decidi...
Aveva
fatto finta di volersi alzare, ottenendo in cambio di essere trattenuta
e voltata verso di lui.
Vederlo
in viso, ritrovare quel verde già incupito dalla
passione, aveva acuito quel desiderio che già sentiva forte.
A
farle uscire un gemito soffocato, era stato però il contatto
tra
la sua intimità e l'erezione di Edward.
-
Penso di avere già deciso.
Sentiva
le sue mani sulla schiena seguire la linea della spina dorsale,
andare oltre e scendere ad accarezzare anche la curva delle natiche.
-
Temo che sia tu la droga peggiore... ho come l'impressione che non ne
avrò mai abbastanza.
Le
aveva catturato le labbra in un bacio che aveva rafforzato il
concetto appena espresso. Sembrava volerla assaporare, quasi divorare,
e lei lo aveva ricambiato, lasciandosi guidare nei gesti da
quell'eccitazione che lui sapeva risvegliarle così in fretta.
E
prima di spegnere ogni pensiero, abbandonandosi solo alle sensazioni,
si era resa conto che non ci sarebbe stata cosa più bella, e
più naturale, se non quella di imparare ad amare Edward.
XXXXXXXXXXXXXX
Come
era già successo, si era risvegliata una seconda volta da
sola: di Edward, tra le lenzuola stropicciate, era rimasto solo il
profumo.
Non
le era dispiaciuto, anzi aveva sprofondato ancora di più il
viso nel cuscino accanto al suo, per cercare la
sua presenza.
L'aveva amata di nuovo, ma come
se fosse stata una dea a cui donare tutto, senza ricevere nulla in
cambio.
Le era risalito un
gemito nella gola, a metà tra
l'eccitato e l'imbarazzato, al ricordo di quello che Edward le aveva
fatto scoprire.
Le
sue dita, la sua bocca... su ogni parte di lei, anche la più
segreta...
Dio, era stato tutto
così... così pazzesco!
Un piacere di cui
aveva sentito parlare nelle chiacchiere tra ragazze, ovviamente, ma che
provato sulla sua pelle, con la passione e l'amore che le aveva
trasmesso Edward... bè, non aveva altra definizione se non
pazzesco!
Sensazioni
che l'avevano travolta, portandola talmente in alto,
talmente fuori, che aveva veramente perso il controllo su
se stessa.
Si
era sentita come argilla da modellare sotto le mani di Edward... e non
solo sotto le sue mani...
Era
sprofondata di più con il viso nel cuscino, ora,
perchè si domandava se sarebbe riuscita a guardarlo negli
occhi
a mente lucida, senza morire di imbarazzo.
Forse
sì, perchè dopo averla portata così in
alto,
l'aveva accolta ancora una volta nel suo abbraccio, accompagnandolo con
parole che erano state dolci, quasi rassicuranti.
Si
era resa conto che la sua inesperienza doveva avere su Edward un
effetto ambivalente: scatenava in lui un desiderio irrefrenabile, ma
anche la necessità di aiutarla a viverla con naturalezza.
Sapeva
di doversi ritenere fortunata, dato che aveva ben in mente le prime
volte raccontate da alcune sue compagne.
Sicuramente Edward sapeva molto
bene come donare piacere ad una donna..
Questo pensiero,
l'aveva riportata di botto davanti ad una realtà evidente:
quante donne c'erano state nella sua vita?
I
morsi della gelosia erano tornati a farsi vivi. Se razionalmente
capiva che mai Edward sarebbe potuto arrivare a trent'anni senza aver
avuto precedenti relazioni, irrazionalmente ne soffriva comunque.
Lui, questa gelosia, non
l'avrebbe mai dovuta provare con lei.
Si era
sentita
ragazzina in questo suo stato d'animo, ma non ci poteva fare nulla. O
forse sì, poteva alzarsi e raggiungere Edward, ricercando il
suo
abbraccio, la sua vicinanza, per scacciare quella sensazione negativa.
Magari avrebbe potuto anche
parlargliene.
Si era alzata,
nuda, andando in bagno. Nello specchio a muro, si
era vista riflessa a figura intera: in apparenza nulla era cambiato,
ovviamente. Era dentro, che c'era tutto un nuovo universo in movimento.
Gelosia compresa.
Si era nuovamente
rimproverata di piantarla, e dopo essersi
rinfrescata, era tornata in camera per vestirsi. L'occhio era andato ai
vestiti che giacevano ancora ai piedi del letto: un paio di pantaloni
ed una camicia.
Si
era ritrovata a sorridere, sentendosi già meglio solo al
pensiero: indossare la camicia di Edward. Quando lo aveva fatto, era
stato come trovarsi già tra le sue braccia.
Forse era solo una ragazzina un
pò troppo romantica, ma la cosa la faceva stare bene e tanto
bastava.
Completando il suo
abbigliamento con un paio di slip, era uscita
per andarlo a cercare. Era stata incerta se entrare subito nella camera
di fronte, quella che era la sua, poi aveva preferito iniziare dal
resto della casa.
Non
era nel salone, nè in cucina, dove però aleggiava
un
profumo di caffè; non era in sala da pranzo, dove tutto era
rimasto come lo avevano lasciato, così era
entrata nello studio.
Era
lì, seduto dietro la scrivania, un portafoto tra le mani.
Aveva fatto in tempo a cogliere un'espressione malinconica, prima che
cambiasse in una più sorridente alla sua vista.
-
Decisamente quella camicia indosso a te fa tutta un'altra scena...
Decisamente
lei si era sentita sciogliere davanti a quell'espressione, l'imbarazzo
l'ultimo dei suoi problemi.
Ecco cosa riusciva a fare
Edward: con solo uno sguardo farla sentire davvero come se fosse
l'unica per lui.
Aveva
posato la foto, forse per alzarsi, ma lei lo aveva preceduto,
avvicinandosi. Non aveva dovuto nemmeno chiedersi se avrebbe avuto il
coraggio di sedersi in braccio a lui, perchè lo aveva fatto
prima lui.
L'aveva
attirata su di se, passandole un braccio intorno alla vita e baciandola
dolcemente sulle labbra.
-
Devo ricordarmi di lasciartene sempre una nei paraggi quando ti svegli.
Si
erano ritrovati a ridacchiare insieme, avvertendo però come
il contatto tra loro avesse avuto su entrambi il potere di farli stare
già meglio.
-
Sei ancora più bella con i miei vestiti indosso.
-
Se lo avessi saputo, mi sarei messa anche i calzoni.
Era
scoppiato a ridere, e lei era rimasta affascinata nel vederlo
così: rilassato, soddisfatto... felice.
Poteva davvero pensarlo?
Perchè c'era stata quella malinconia nel suo sguardo solo
qualche attimo prima...
Istintivamente
aveva guardato verso il portafoto, sulla scrivania. Quello che aveva
trovato, le aveva mozzato il respiro.
-
Ma è bellissima, Edward...
Le
parole le erano uscite di getto, senza che potesse fermarle,
perchè era quello che aveva pensato davvero: la donna che
sorrideva all'obiettivo sembrava arrivare dritta al cuore di chi ne
incrociava lo sguardo.
Gli
occhi verdi risplendevano di vita, la bocca sorrideva divertita,
mentre le mani tentavano di allontare dal viso i capelli mossi dal
vento. Era ritratta in riva al mare, un vestito leggero a ricoprire il
corpo sottile.
-
Sì, lo era.
Era
tornata a guardarlo, ritrovando in lui gli stessi colori: gli
occhi, i capelli. Ma anche qualcosa nei lineamenti, soprattutto quando
sorrideva.
-
Le assomigli tantissimo. Avete lo stesso colore di occhi...
-
No, ti sbagli. Se li avessi visti davvero... ti saresti accorta che i
suoi erano più verdi, più brillanti...
Bella
aveva trovato nel modo in cui l'aveva stretta più forte,
l'unico segnale di un turbamento. La voce e lo sguardo, erano rimasti
sereni.
-
Ti sarebbe piaciuta, come del resto era piaciuta a tua madre.
L'aveva
fissata negli occhi, e a lei erano mancate le parole.
Sentiva che si stavano
addentrando in
un luogo dove non erano mai andati: il ricordo dei loro genitori, quel
passato che li aveva uniti adesso, nel presente.
- Sono diventate
amiche subito, sin da quella prima volta che siete
venuti a casa nostra. Hanno passato tre giorni non solo a ridere di
noi, ma scoprendosi anche vicine su molte altre cose: gusti,
esperienze, scelte di vita. Davvero...
Il
tono di voce che aveva avuto ora, le aveva fatto venire un groppo in
gola.
-
... quello che ricordo di quei giorni, Isabella, sono le loro risate.
Tante, allegre... sincere.
-
Vorrei... vorrei poterle ricordare anch'io...
Le
era stato impossibile non emozionarsi, tanto che la voce le si era
incrinata. Edward le aveva attirato il viso sul suo torace nudo, una
mano sulla guancia, posandole dei baci delicati tra i capelli.
-
Scusami, amore, non avrei dovuto...
-
No! No! Non dire così. E' vero... è doloroso...
ma è anche bello... poterne parlare con te...
Gli
aveva posato una mano sul cuore, trovando un battito quasi veloce come
il suo.
-
Ora so che ... che mi puoi capire davvero... perchè prima...
sembrava... prima tu...
Si
era trovata in difficoltà, perchè le sembrava
impossibile che l'uomo con cui aveva fatto l'amore in maniera
così travolgente solo qualche ora prima, fosse lo stesso che
solo qualche mese fa era stato così distante da lei.
-
Prima pensavi che non mi importasse niente di te.
Aveva
finito lui al posto suo. Lei aveva solo annuito.
-
Era puro egoismo, il mio. Qualcosa di cui mi vergognerò per
tutta la vita: cercavo di sfuggire ai ricordi felici, quindi anche da
te, dato che in qualche modo ne facevi parte.
Le
percorreva delicatamente la tempia, lo zigomo, la guancia, il mento.
Un contatto che aveva avuto il potere di farglielo sentire vicino.
-
Ho capito quanto stavo male, solo nel momento in cui avrei potuto
perderti davvero. Quando ho realizzato che
stavi per compiere diciotto anni, ho capito che niente ti avrebbe
più impedito di sbattermi fuori dalla tua vita.
-
Non eri lontano dalla verità. Non volevo più
soffrire
per te. Ero decisa a tagliarti fuori per sempre, sperando che con il
tempo ti avrei dimenticato e me ne sarei fatta una ragione.
Era
stata sincera, fino in fondo. Era giusto che lui lo sapesse. Quanto era
stato vicino a perderla veramente.
-
Penso che mia madre, insieme alla tua, mi avrebbero potuto riservare
direttamente un posto all'inferno...
Il
tono scherzoso non era riuscito a mascherare del tutto la paura
contenuta in quelle parole.
-
Le avrei tradite entrambe: la mia perchè sarei continuato a
fuggire davanti all'amore, la tua perchè ti avrei distrutto
del
tutto.
Solo
ora che lui si apriva così tanto con lei, Bella aveva
iniziato a farsi un'idea di come dovesse essere stato difficile anche
per lui rapportarsi in passato con lei: lacerato da mille
dubbi,
paure, incertezze, mentre lei lo credeva solo freddo e indifferente.
Erano
rimasti in silenzio, in un vuoto non da colmare, ma da assaporare
in pace, come se avessero saputo che il passato lo stavano piano piano
allontanando.
-
Qual'è il ricordo più bello che hai con lei,
Edward?
Era
una domanda nata sulla scia di ricordi che le avevano invaso il
cuore: sua madre che le insegnava a preparare il plumcake alla
vaniglia, una ricetta che diceva si tramandava di madre in figlia,
nella sua famiglia. Ricordava la complicità con cui si
chiudevano in cucina, come se stessero davvero proteggendo un segreto
importantissimo. Non avevano fatto entrare nemmeno Charlie, le volte
che era stato a casa: ridevano come due matte, mentre lui fingeva di
bussare disperatamente perchè gli aprissero.
-
Quando mi ha regalato quest'isola. E' stata l'ultima volta che ho
parlato con lei. Stava molto male quel giorno, ma si era sforzata lo
stesso di essere quella di sempre. La notte stessa è entrata
in
coma e dopo quattro giorni è morta.
Lo
aveva abbracciato forte, perchè l'emozione che aveva sentito
nella sua voce, era la stessa che viveva anche lei ogni volta che
ripensava alla morte prematura dei suoi genitori.
-
Penso che è una ferita che ci porteremo dentro per sempre,
Isabella. Però, forse, ora potrà fare un
pò meno
male. Io e te, insieme.
Aveva
capito a cosa si stesse riferendo: il poterne parlare, sapendo di
trovare nell'altro qualcuno che condivideva lo stesso dolore.
-
Sono contenta che tu mi abbia portato qui.
Non
aveva voluto staccarsi per dirglielo, le piaceva sentirsi immersa in
lui, il viso sepolto nella piega del suo collo.
-
Anch'io. Questo per me è un posto speciale, è il
mio
posto nel mondo. Prima di te, non ci avevo mai portato nessuno.
Non
aveva avuto bisogno di aggiungere altro per farle capire quanto lei
fosse stata davvero importante.
XXXXXXXXXXXXXX
-
Dovrei fotografarti, sai? Credo che ci farei un mucchio di soldi con
degli scatti di te in questa versione casalinga...
Era
scoppiata di nuovo a ridere, incapace di trattenersi. La vista di
Edward intento a riordinare la cucina, dopo che avevano lavato insieme
le stoviglie della sera prima, ancora la stupiva.
Forse
perchè non riusciva a conciliare la sua figura pubblica con
questa privata che lei stava conoscendo.
Chi si sarebbe aspettato che
Edward Cullen si dedicasse ad attività così
semplici, come riordinare una cucina?
- Ci
hanno già provato, mia cara. Penso stiano ancora pagando il
conto dei miei avvocati.
Le
aveva risposto allegramente, senza però riuscire a
mascherare
del tutto quell'aspetto di lui che si era quasi dimenticata esistesse:
l'uomo d'affari ricco e potente.
Per lei aveva iniziato ad
esistere solo Edward, il capitano della Deep Blue. E da qualche
giorno... anche l'uomo innamorato e appassionato.
- Forse me lo
potrei permettere... il conto dei tuoi avvocati, intendo.
Aveva
ribattuto allegramente anche lei, solo che lui si era bloccato,
fissandola seriamente.
-
Voglio sperare che non debba mai accadere, Isabella.
L'aveva
presa in contropiede. Seduta sul tavolo alle sue spalle, era
rimasta interdetta: dopo quel momento nel suo studio, avevano avuto
voglia di distrarsi, così si erano immersi nel compito di
riordinare la sala da pranzo, dal momento che per rimanere soli, Edward
aveva detto a Maria e Miguel di tornare solo il giorno dopo. Si erano
trovati così, a ridere e scherzare per tutto il tempo...
almeno
fino a due secondi prima.
-
Bè... non credo... insomma...
Era
rimasta letteralmente senza parole.
-
Dio, Isabella... la tua espressione! Quella sì che sarebbe
da immortalare!
Era
scoppiato a ridere, gettando lo straccio che aveva in mano sul ripiano,
per andarle di fronte ed abbracciarla.
-
Scusami... non ho resistito! Forse avevo un pò il rimpianto
di quelle belle sfuriate che mi facevi in passato.
Bella
ci aveva messo un attimo a riprendersi, ma ora iniziava a capire: stava
giocando con lei...
-
... avevi un'aria così... grintosa quando mi affrontavi.
Anzi... se ci ripendo adesso... avevi un'aria dannatamente eccitante!
Il
modo in cui si era insinuato tra le sue gambe, stringendola a lui...
ecco, quello era dannatamente eccitante. Perchè era
eccitante
anche come le sue mani avevano sollevato la camicia, per andare ad
accarezzarle la schiena nuda.
-
Sai cosa si dice, no? Che non c'è cosa più bella
che fare la pace dopo aver litigato.
Il
modo in cui le sue labbra le stavano solleticando il lobo
dell'orecchio, l'avevano fatta smettere di pensare in realtà.
Non
riusciva a capacitarsi di come potesse accenderla con così
poco, semplicemente sfiorandola o facendosi più vicino.
-
Però... se corro troppo, dimmelo.
Quelle
parole, così attente nei suoi confronti, l'avevano solo
spinta ancora di più verso di lui. Era incredibile come
trovasse
sempre il modo di farle superare ogni eventuale imbarazzo, o
incertezza, dandole sempre la possibilità di tirarsi
indietro.
-
Lo sai, vero, che degli scatti di noi così... varrebbero
anche di più?
Nel
momento in cui lo aveva detto, aveva subito una battuta d'arresto
immediata, perchè era stata come attraversata da un fulmine
a ciel sereno: le era balenata davanti agli occhi una possibile foto di
loro due in quel momento. Lei con indosso solo la sua camicia, lui con
solo un paio di pantaloncini, avvinghiati sul tavolo della cucina.
-
Lo so...
Si
era ritrovata a fissare il verde brillante dei suoi occhi.
-
E se ne vuoi parlare, per me va bene.
C'era
stata preoccupazione nel suo sguardo, per lei,
per il fatto che era arrivata a realizzare qualcosa che lui sicuramente
aveva già preso in considerazione: loro due, non
più a
bordo della Deep Blue, dispersi tra isole e mare, ma immersi nella vita
reale.
-
Non lo so...
Panico, panico e ancora panico.
Una marea che la stava sommergendo, togliendole il fiato.
- Ehi, ehi...
calma.
Edward
aveva colto immediatamente lo sguardo sconvolto di Bella, e si
era sentito colpevole: sapeva che prima o poi, avrebbe preso
consapevolezza di questo aspetto della loro vita, ma sperava che non
sarebbe arrivato così presto.
Avrebbe
voluto avere ancora un pò di tempo, per far sì
che le certezze di Isabella fossero più salde,
più
consapevoli di quello che c'era tra di loro.
Questo perchè lui
sapeva la
pressione a cui sarebbe stato sottoposto il loro legame. Conosceva la
difficoltà di sentirsi giudicato da tutti anche nel gesto
più stupido... come magari lavare semplicemente dei piatti!
- Devi stare
tranquilla... ogni cosa verrà a suo tempo. E soprattutto, lo
affronteremo insieme, okay?
Le
aveva preso il viso tra le mani, cercando di trasmetterle una certa
sicurezza.
Non
voleva mentirle del tutto, ma nemmeno spaventarla più del
dovuto. Affrontare la cosa per gradi, iniziando a discuterne tra loro,
gli sembrava la cosa migliore da fare.
-
Ti fidi di me, Isabella?
Lei
aveva annuito in risposta, lo sguardo che era tornato meno sconvolto.
-
Sì, mi fido. E' che... bè, ho realizzato che tutti sapranno di
noi! Kelly, le mie compagne, i professori... il Preside Klee!
Si
era coperta la faccia con le mani, gemendo imbarazzata. Lui sapeva
che la portata della cosa sarebbe andata ben oltre le sole persone che
lei conosceva, che proprio tutti
si sarebbero fatti un'idea su di loro, ma non era certo quello il
momento per dirglielo.
-
Dio, io a questo... non ci avevo pensato!
Era
stato un pò come ricevere una pugnalata davanti a
quell'affermazione di Bella: era vederla dubitare di loro, di quello
che c'era appena stato.
Poi,
però, si era subito reso conto che quella reazione era
più che giustificata, ed era solo colpa sua: lui l'aveva
sempre
tenuta lontano dalla pressione esterna, da quello che comportava la sua
vita, il suo essere così in vista. Certo, lo aveva fatto
anche per proteggerla, però l'aveva resa anche
più vulnerabile Aveva capito che sarebbe
stato sempre lui, quindi, a dover porvi rimedio: standole vicino, non
facendole mancare il suo sostegno davanti ad ogni dubbio o
difficoltà, o paura.
Ci sarebbe riuscito? Tenerla al
sicuro era stato relativamente facile quando era stata al St.Marie, ma
ora che si trattava di condividere la sua quotidianità con
lei,
la cosa era differente. Come sarebbe stato anche per lui dover
affrontare il loro legame davanti al mondo intero?
- Un passo alla
volta, ricordi cosa ti avevo detto?
Le
aveva preso i polsi, costringendola delicatamente a scostare le mani
dal viso, per tornare a guardarla.
-
Magari, inizieremo proprio da Kelly. Forse all'inizio ne
rimarrà un pò delusa... più che altro
perchè nutriva delle speranze verso di me....
Era
riuscito a farla sorridere, un lampo di divertimento, infatti, era
passato anche nel suo sguardo.
-
... ma poi sono sicuro che capirà. So che ti vuole molte
bene, penserà solo alla tua felicità.
Si
era accorto che era tornata a rilassarsi in parte, forse cosciente che
le sue parole rispecchiavano una certa verità.
-
Penso tu abbia ragione. Soprattutto su Kelly... rimarrà
delusa del fatto che mi sono fatta avanti prima io...
Si
era concessa di sorridere ancora, scherzando a sua volta, e lui si era
sentito sollevato: ancora una volta credeva in lui, sceglieva lui.
-
... e per quanto riguarda tutto il resto... un passo alla volta,
è vero.
L'aveva
guardato con occhi colmi del sentimento che li legava.
-
Tu, però, promettimi di non lasciarmi sola.
L'aveva
abbracciata forte, stringendosela al petto.
-
Certo che non ti lascio sola.
Le
parole gli erano salite spontanee, forti di quell'amore che sentiva per
lei.
Anche se non aveva potuto
mentire del
tutto con se stesso, facendo finta che quella lieve inflessione nella
sua voce non fosse stata un'ombra di dubbio sulla sua
capacità
di mantenere quella promessa appena fatta.
Allora, ecco cosa mi sembra utile dirvi per farvi meglio comprendere
alcuni passaggi, dato che sono informazioni al momento "omesse" nella
storia.
Il fatto che Edward Cullen sia il tutore legale di Isabella Swan
è di dominio pubblico, non è quindi un legame
"segreto".
Però, il fatto che Edward l'abbia volutamente tenuta lontana
da sè, diciamo "confinandola" all'interno del St. Marie e
limitando le sue uscite, ha fatto sì che la sua figura sia
rimasta avvolta in una privacy quasi assoluta.
Un pò come dire: si sa chi è Isabella Swan, ma ha
sempre tenuto un profilo basso, anzi direi bassissimo! XD!
Quindi, adesso, è legittima la preoccupazione di entrambi
per il fatto che non potrà più essere
così.
Ecco, qui ci sta una piccola parentesi su come la vedo io: la
"celebrità" avrà i suoi lati positivi,
indubbiamente. Ma ha anche tanti risvolti negativi: non fai in tempo a
starnutire, che tutti hanno già una loro versione sul
perchè tu l'abbia fatto. Sei allergico? Sei influenzato? Sei
drogato? Stai fingendo? Stavi facendo altro e non volevi farlo sapere?
L'esempio era banale, ma credo renda l'idea. La pressione esterna
può diventare micidiale ( e tanti personaggi famosi,
arrivano a non reggerla, infatti).
Ecco, è con questo che avranno a che fare i due
protagonisti: prendete la loro storia, così come l'avete
vissuta nel privato sinora, e mettetela sotto i riflettori!
Chiunque si avvicinerà a loro, si sentirà in
diritto di giudicarla, giudicando in primis loro stessi senza in
realtà conoscerli davvero (oltretutto loro non sono "famosi"
per vocazione, ma per eredità! XD!).
Dopotutto, ve lo dico sinceramente, sono molto contenta di essere una
persona qualunque! XD!
Posso vivere la mia varicella senza che tutto il mondo, al di fuori di
Efp adesso (XD!), lo sappia! Eh! Eh!
Un bacio (sempre virtuale), a giovedì.
Roberta.
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Capitolo 19 *** Capitolo 18 ***
Ciao
ragazze!
Intanto grazie mille per tutto gli auguri che mi avete rivolto! Sono
stati una panacea davvero efficace per il mio umore. Posso anche dirvi
che la fase peggiore della mia varicella è passata: basta
febbre e prurito in netta diminuzione! Ho ancora un aspetto un
pò buffo (eh, sì, qualche puntino in viso mi
è venuto... XD), ma mia figlia trova così
divertente che siano venuti anche a me, che va bene così!
Adesso parliamo del capitolo: ah, come vorrete non avermi fatto tutti
quegli auguri... o forse sì? Mah, me lo direte dopo! XD!
La storia si evolve, e presto arriveremo ad una prossima tappa: il
rientro dalla vacanza. Lo temo io, lo temono loro, lo temete voi! Ma
dai, tutti insieme ce la faremo a superarlo! XD!
Come vedete il mio umore è in netta risalita. Eh! Eh!
Concludo, purtroppo con una notizia un pò bella, un
pò meno: il prossimo aggiornamento. Allora, temo che non
riuscirò ad avere il prossimo capitolo pronto per
lunedì. Credo proprio che slitterà a
giovedì prossimo. Però, per lunedì,
siccome avevo già iniziato a scriverlo, riuscirò
a postare il primo capitolo-extra rosso! Sono davvero dispiaciuta che
qualcuna di voi non potrà leggerlo, dovendo così
aspettare a "bocca asciutta" fino a giovedì prossimo.
Purtroppo, avrò meno tempo in questi giorni da dedicare alla
scrittura.
Adesso vi lascio alla lettura, ci risentiamo in fondo.
Un bacio
Roberta
Lalayasha, una
gentilissima lettrice, ha voluto omaggiarmi con una bellissima immagine
creata da lei e che sono molto contenta di inserire in questo spazio.
Grazie mille Ross, i loro sorrisi sono quelli che immagino spesso.
Roberta
- Edward? Tu non mi stai
ascoltando...
In
effetti, si era perso ad osservare il suo
profilo e il modo in cui si mordicchiava il labbro quando era
concentrata. Anche illuminato dalla luce azzurrognola del pc che teneva
in bilico sulle gambe incrociate, il suo viso gli appariva bello e delicato.
Perchè nonostante
avesse fatto
l'amore con lei, possedendola profondamente, Isabella non aveva perso
nulla della sua innocenza.
Gli si era
contratto l'inguine in uno spasmo
doloroso, preludio di quell'eccitazione che, in fondo, non
riusciva mai a sopire
veramente. Infatti, gli bastava solo guardarla, come
stava facendo ora, e il desiderio di lei era un fuoco che divampava
subito violento.
-
Edward? Ti ricordo che, fino a prova contraria, sei ancora il mio
tutore a tutti gli effetti! Dovrebbe interessarti che
università
ho intenzione di frequentare!
Il suo tutore...
Si
era sentito più che mai colpevole, in quel momento. Aveva
sempre deciso per la sua vita, condizionandola in ogni sua scelta.
Anche ora, forse, l'aveva obbligata a scegliere lui... non
permettendole, in fondo, di conoscere nessun'altro amore prima del suo.
-
Okay, va bene. Allora ho deciso. C'è una prestigiosa
università in Alaska. Ottimi professori, strutture moderne,
un
campus con degli alloggi anche singoli... sai, nel caso mi volessi
venire a trovare. In fondo, quante ore saranno di aereo da New York?
Cinque? O forse...
-
Alaska?
-
Ah, allora ci sei...
Gli
aveva sorriso divertita, e lui aveva sentito un altro spasmo
doloroso. No, decisamente così non poteva andare... neanche
da
ragazzino aveva avuto una tale difficoltà a gestire il
proprio
desiderio.
Perchè si rendeva
conto che
nemmeno il sentirsi in colpa, lo distoglieva dall'idea di voler legare
a se Isabella in ogni modo possibile. Voleva il suo cuore, il suo
corpo, i suoi pensieri. Voleva ogni minuto della sua vita solo per lui.
Era probabilmente
un dannato egoista che le avrebbe impedito di
avere una vita al di fuori della sua, ma al momento non riusciva a non
agire diversamente.
Forse,
con il tempo, sarebbe riuscito a lasciarla andare, ma adesso no.
Adesso voleva essere presente nella sua vita, sempre, in ogni istante.
-
Non se ne parla nemmeno.
Lei
aveva aggrottato le sopracciglia, un'espressione leggermente ironica
davanti alla sua risposta così sicura.
-
Ah, no? E se fosse quello che voglio veramente? E' vero, adesso sei
ancora il mio tutore, ma tra un mese e mezzo, se avessi voglia di
andare in Alaska, potrei anche andarci.
Stava
scherzando, lo aveva capito, ma c'era stata una parte di lui che
aveva tremato davanti a quell'ipotesi.
-
Okay, vorrà dire che comprerò
quell'Università e
poi la farò radare al suolo. Dopotutto, ho sempre pensato di
investire nella ricerca. Al suo posto creo un bel centro scientifico
per lo studio di nuove risorse energetiche. Così, gli
ecologisti
non avranno nulla da rimproverarmi questa volta...
-
La compri e la radi al suolo solo per non farmici andare?
Adesso
era incerta: la immaginava domandarsi se, dopotutto, avrebbe mai potuto
fare una cosa del genere davvero.
Lo avrebbe fatto?
Forse
non proprio con una soluzione così teatrale, però
magari avrebbe fatto in modo che non venisse accettata la sua domanda.
Di questo ne era sicuro.
-
No, non lo farei.
Non
era proprio la verità quella che le stava dicendo, ma aveva
messo a tacere i suoi sensi di colpa con un'unica ragione: non riusciva
ad immaginarsi così lontano da lei.
-
Piuttosto, cercherei un modo di farti cambiare idea...
Lo
aveva detto con un tono di voce che aveva spazzato via parte di
quell'incertezza. Infatti l'ombra di un sorriso si era affacciato sul
viso di Bella.
-
Tipo?
Dal
momento che erano entrambi sul divano, lei con la schiena
appoggiata alla spalliera e le gambe incrociate, lui accanto, ma seduto
di fronte, si era sporto verso il suo orecchio per sfiorarlo con le
labbra.
Aveva
già scoperto che era molto sensibile a quel gesto, tanto che
non mancava mai di farla rabbrividire.
-
Tipo che potrei fornirti mille motivi validi per non andarci...
Glielo
aveva sussurato senza pensarci veramente, già proiettato
verso altri desideri, che implicavano il portarla nella sua camera da
letto, spogliarla e fare l'amore con lei per tutto il resto della notte.
-
Okay, allora inizia pure l'elenco...
Si
era impercettibilmente allontanata, ma non aveva comunque potuto
guardarla in viso. Aveva solo intuito che lo stesse mettendo alla
prova, forse per capire quanta verità ci fosse stata nella
sua
affermazione di prima.
Si
era riavvicinato lui, deciso a farle capire quanto fosse importante
anche per lui l'argomento.
-
Fa freddo. Nevica quasi sempre. Se non nevica, piove...
-
Guarda che non dovrei vivere all'aperto...
Era
stata ancora ironica, ma nella voce c'era stato anche l'effetto della
sua vicinanza. Perchè, adesso, le stava accarezzando la
coscia.
-
Giusto... infatti saresti rinchiusa tutta sola in un appartamento.
Dalle
finestre vedresti solo cielo grigio e ghiaccio, neanche un raggio di
sole a rallegrare i lunghi pomeriggi passati a studiare. E la sera, una
cena consumata velocemente, forse con un pò di tv a farti
compagnia...
-
Edward!
Era
stato quasi un gemito il suo nome, dal momento che aveva insinuato
appena le dita sotto il tessuto leggero dei suoi pantaloncini, come a
farle
intendere che avrebbe voluto spingersi più su.
-
Hai a malapena trovato solo quattro motivi...
Ma
Edward aveva deciso che era ora di fornirle l'unico vero motivo per
cui non avrebbe mai dovuto prendere in considerazione una soluzione che
non la vedesse lontana da lui, se non nel raggio di qualche chilometro
appena.
Aveva
richiuso con uno scatto deciso il portatile che ancora teneva in
grembo, appoggiandolo senza molta cura sul basso tavolino.
-
Ehi, quel pc mi serve. Se devo inoltrare la mia domanda di accettazione
in Alas...
Ma
non l'aveva fatta finire, perchè l'aveva trascinata su di
sè, mentre si lasciava cadere all'indietro sui morbidi
cuscini.
-
Vuoi un motivo davvero valido? Eccolo.
L'aveva
baciata, facendole scivolare una mano sulla nuca, tra i
capelli, per assecondare il bisogno di sentire le loro labbra
incollate, nemmeno un respiro a dividerle.
Voleva
la sua bocca, come voleva tutto il resto di lei: sempre e in
maniera assoluta. Voleva sentire il suo sapore, cercare la sua lingua,
il suo calore e sentirla rispondere con la
stessa intensità.
Poi
stringerla su di sè, per sentire la morbidezza del suo
corpo adattarsi alle forme più dure del suo: la pienezza del
seno premuto sul torace, i fianchi morbidi che si modellavano sui suoi,
la calda intimità che premeva sulla sua
eccitazione, le gambe snelle che aderivano alle sue più
muscolose.
Aveva avuto ancora l'impressione
che
mai, nessun'altro corpo femminile conosciuto, avesse accolto
così perfettamente il suo.
La risposta di
Bella era arrivata e lo stava facendo impazzire:
si era sollevata per baciargli il petto,
seguendo un immaginario percorso che l'aveva portata prima sulle sue
spalle, poi sui pettorali, poi sui capezzoli, poi più
giù, seguendo il disegno dei suoi addominali.
Aveva
chiuso gli occhi, stringendo anche i pugni, per impedirsi di farle
compiere
qualsiasi movimento, che non fosse dettato unicamente dal desiderio
spontaneo che
aveva Bella di esplorarlo.
Perchè
adesso, era arrivata a sfiorargli con la lingua la pelle
sensibile appena sopra la cintura dei pantaloncini che indossava. Si
era fermata, e in quell'attimo di sospensione, non era riuscito a
frenare l'impulso di chiamarla.
-
Isabella...
Non
sapeva nemmeno lui se fosse stata più una preghiera o un
invito. Sapeva solo che gli sembrava di impazzire, percependola
così vicino alla sua erezione.
Poi
c'era stata una lieve pressione, quella provocata dalle sue dita
che facevano uscire il bottone dall'asola, che facevano scorrere la
cerniera, che allargavano i lembi, portando allo scoperto il tessuto
dei boxer, sotto cui pulsava la sua erezione.
Sentiva
ogni muscolo contratto, in attesa di un tocco che desiderava con tutto
se stesso, ma che non avrebbe mai invocato.
Isabella gli avrebbe donato
piacere, solo quando fosse stata lei ad essere sicura di volerlo fare.
Aveva cercato di
concentrarsi sulla sensazione provocata dai
lunghi capelli che gli sfioravano il bacino, su come li percepisse
serici nel solleticargli la pelle, ma non era servito a nulla. Sentiva
solo la tensione di quell'attesa, il desiderio che andava crescendo
sempre più dentro di lui.
-
Voglio amarti anch'io, Edward.
Le
parole di Bella sussurrate appena, erano corse lungo i suoi nervi,
lungo i muscoli contratti, su, sempre più su, sino ad
esplodergli nel cervello con il loro significato.
- Isabella...
Era riuscito a
pronunciare ancora solo il suo nome, come ultimo
possibile punto di ritorno per lei. Era quasi al limite di un piacere
che non sapeva più contenere, al limite di gesti che le
avrebbero chiesto sicuramente di più.
Voleva essere amato da lei,
voleva che anche lei potesse conoscere quanto potere poteva esercitare
su di lui.
Perchè
era certo di essere totalmente in balia di Bella, in quel
momento. Delle sue dita che, leggere e delicate, gli stavano
abbassando i boxer per liberare la sua erezione.
Aveva
osato aprire gli occhi, cercarla con lo sguardo... ma li aveva
dovuti presto richiudere, per non soccombere alla scarica di
eccitazione che l'aveva travolto.
Vedere
nei suoi occhi il desiderio per lui, per il suo corpo, l'aveva
privato di ogni lucida razionalità. Sentiva solo la stretta
della
sua mano, i movimenti lenti, forse per timore di sbagliare, o forse
solo perchè appena conosciuti.
-
Sei... sei bellissimo, Edward...
Gli
era sfuggito un gemito roco nel sentire la voce di Bella
così sincera, calda, emozionata. D'istinto aveva portato la
mano
sulla sua, quasi a capacitarsi che fosse realmente lì, che
fosse
davvero il gesto che stava compiendo ad aver provocato in lei
quell'emozione.
L'aveva
tenuta lì per un attimo, avvertendo brividi ancora
più profondi nel sentirla avvolta su di lui, poi aveva fatto
per
ritrarla, ma la voce di Bella lo aveva bloccato.
-
Non... non te ne andare. Fammi conoscere... quello che desideri...
Era
tornato a posare la mano sulla sua, cercandola con lo sguardo, e
quando lo aveva trovato, si era perso nella sua profondità.
C'era solo lui in quello
sguardo, insieme a lei. Loro due e nient'altro.
XXXXXXXXXXXXXXX
-
Non sarà una scelta troppo ambiziosa per me?
-
Tu te la senti? E' questo quello che conta davvero.
-
Bè, sono sempre stata abbastanza brava...
-
Brava?
-
Forse qualcosa di più di brava...
-
Forse brava tanto da meritarti una speciale lode che... fammi pensare
bene... siete state solo in due a meritarvi? Una lode che ha avuto
l'effetto di intasarmi la posta con l'invito da parte delle
Università più prestigiose sia d'America che
d'Europa a frequentare i loro corsi?
Bella
non era riuscita a dissimulare la sorpresa suscitata da quella
notizia. Aveva fissato Edward, seduto di fronte a lei, intento a
spalmare del burro su una fetta di pane tostato.
-
Davvero?
Le
aveva sorriso, anche se non le era sembrato un vero sorriso,
mentre aggiungeva anche della marmellata.
-
Già.
-
E perchè non me lo hai detto prima?
Non
era seccata con lui, era più perplessa: che avrebbe
proseguito negli studi, era una decisione di cui avevano già
discusso mesi prima, quando ancora le cose tra di loro avevano una
piega diversa.
Tanto
che ne avevano parlato al telefono e non di persona, come avevano fatto
per altre
decisioni più o meno importanti che la riguardavano.
Ricordava
che le aveva detto di preoccuparsi solo di che indirizzo avrebbe voluto
prendere, perchè sulla scelta dell'Università il
problema
non si poneva: implicitamente le aveva fatto capire che avrebbe potuto
farla accedere a qualsiasi struttura avesse scelto.
Allora aveva solo pensato che
fosse il
suo atteggiamento tipico: non gli importava un fico secco che lei fosse
più o meno in grado di accedere per merito, dal momento che
non
era mai stato interessato ai suoi risultati, l'importante era che le
porte si spalancassero davanti ad Edward Cullen.
- E' un
pò... complicato.
-
Complicato?
Aveva
scosso leggermente le spalle, come a dire "strano, vero?".
Aveva finito di spalmare la marmellata, forse dimostrando un
pò
troppa attenzione nel farlo.
-
Edward?
L'aveva
fissata con un'espressione che non era proprio riuscita a decifrare
bene.
-
Ieri sera, te lo ricordi come è finita la nostra
conversazione, Isabella?
Lo
ricordava non bene, benissimo. Ancora si sentiva uno strano languore
in corpo, come se la notte appena passata l'avesse trascorsa a fare dei
sogni incredibilmente erotici.
Solo che non erano stati dei
sogni,
erano le volte che Edward l'aveva svegliata per fare l'amore con lei,
dopo che avevano iniziato il tutto sul divano, mentre appunto
discutevano dei suoi studi.
Però non
era arrossita del tutto, forse perchè
percepiva sempre più naturale quel desiderio continuo che
avvertiva anche lei per lui.
-
Okay. Te lo ricordi.
Per
un attimo le aveva sorriso, veramente,
davanti alla sua espressione che doveva essere stata molto trasparente.
-
Sì, e anche molto bene. Ma non riesco a capire...
Si
era interrotta, vedendolo iniziare ad imburrare un'altra fetta di pane.
La quinta, per l'esattezza.
-
Aspettiamo qualcuno a colazione, per caso?
Aveva
sollevato lo sguardo, e l'occhiata che le aveva lanciato... quella
sì che l'aveva fatta arrossire!
-
No, sono per me. Ho avuto una notte piuttosto movimentata, mi ha messo
un certo appetito...
-
Uhm... già... però, non cercare di cambiare
argomento. Mi devi una risposta... e sincera.
Si
era fatta seria, perchè in qualche modo capiva che Edward
era
reticente, questa volta, nel risponderle. Sentiva che era turbato,
quasi inquieto, da quando avevano ripreso l'argomento
"università".
Aveva
smesso di imburrare il pane, spostando lo sguardo sul panorama
esterno: il mare cristallino, il cielo sereno, il sole già
caldo, la spiaggia di sabbia bianchissima. Ancora una volta la bellezza
di quell'isola, la sua magia, apparivano come un richiamo irresistibile
a viverla in tutta la sua bellezza..
-
Pensavo lo avessi capito da sola...
Aveva
parlato a bassa voce, sempre senza guardarla. Non le era
sfuggita, però, la sua espressione: non era proprio tesa,
sembrava più...
colpevole.
Ecco,
sì, colpevole... quasi a disagio. Aveva sentito il
bisogno di toccarlo, subito. Aveva allungato il braccio sul tavolo, per
toccargli la mano che ancora stringeva il coltello usato fino a qualche
attimo prima.
-
Edward, che cosa c'è? Perchè non me lo vuoi dire?
Aveva
riportato lo sguardo su di lei, provocandole un brivido lungo la
schiena: le era sembrato di vedere un fantasma.
Uno sguardo rabbioso, duro,
cupo, che aveva incontrato spesso in passato.
-
C'è che mi odio per quello che sono e che non riesco a
cambiare, nonostante tutto. E tu non meriti questo, maledizione!
Prima
che potesse capire le sue intenzioni, Edward aveva già
lasciato la cucina. Si era alzato bruscamente senza dire più
nulla, senza rivolgerle più lo sguardo.
Non
riusciva a credere che fosse successo davvero, le sembrava impossibile
che lui si fosse comportato così.
Che
cosa era successo esattamente?
Non riusciva a capacitarsene, niente l'aveva preparata a quella
reazione.
Era
rimasta immobile per qualche minuto, i pensieri che ripercorrevano
quanto era successo da quando si erano svegliati ad ora. Nel farlo, le
era apparso sempre più evidente che il problema fosse
legato,
per qualche motivo che non comprendeva, alla scelta che stava compiendo.
Una scelta che a lei era
sembrata
più che ovvia, dal momento che la New York University si
trovava
appunto a New York, dove avrebbe vissuto con Edward.
Erano passati altri
minuti, lunghissimi, durante i quali aveva
capito che lui non sarebbe tornato. Aveva cercato di non farsi invadere
dall'ansia, di non cedere a pensieri negativi che non sarebbero stati
di nessuna utilità.
Doveva
fare l'unica cosa giusta: andarlo a cercare ed obbligarlo a
parlare con lei. Le era tornato in mente come lo avesse fatto anche
lui, proprio quando era stata lei ad essere nella medesima
difficoltà di spiegare cosa le stava succedendo.
Non
aveva perso più un secondo, aveva iniziato a perlustrare la
casa. Solo che era deserta, così era uscita. Era rimasta un
attimo indecisa se imboccare il piccolo sentiero che si snodava tra gli
scogli, e che scompariva dietro la casa, o se scendere verso il
versante piano dell'isola. La parte di spiaggia visibile, era deserta.
Forse
si era spinto verso il bosco di palme, oltre il quale si trovava
la radura con il laghetto di acqua dolce. Aveva deciso di andare in
quella direzione.
Il
giorno prima l'aveva portata lì, avevano fatto il bagno, poi
un pic-nic con gli avanzi della cena squisita preparata da Maria. Erano
stati bene, felici dopo quella notte che li aveva visti fare l'amore
per la prima volta.
Le era sembrato ancora
più impossibile che ora si fosse allontanato così
da lei.
Aveva sentito
l'ansia crescere a dismisura mentre si inoltrava tra le palme seguendo
il sentiero che conduceva alla radura.
XXXXXXXXXXXXXXX
Sapeva
di aver commesso un grande errore nel lasciarla così, ma
quello che aveva avvertito dentro di sè, lo aveva spinto in
quella direzione.
Era colpevole e basta. Nessuna
attenuante, nessuno sconto.
Aveva giurato che
non si sarebbe più comportato come in
passato, ma era esattamente quello che aveva appena fatto con lei.
L'aveva
nuovamente costretta
a
decidere del suo futuro mettendo lui davanti a tutto. Se fosse la
scelta migliore per lei... solo un particolare da mettere a tacere con
la parola amore.
Amava Isabella, sapeva che era
così, ma forse l'amava nella maniera sbagliata.
Che
razza di vita stava per offrirle? Era amore vero, il suo?
Sì, certo: l'amore di un bastardo egoista.
Si
sentiva sempre più pericolosamente sull'orlo di una collera
pronta ad esplodere, di cui lui era l'unico responsabile.
Era
verso se stesso che provava quella rabbia sorda, davanti alla sua
incapacità di essere diverso. Solo un'illusione il poter
cambiare, un'illusione svanita davanti alla prima vera prova.
Avrebbe
dovuto spronare Isabella a scegliere solo ciò che era
meglio per lei, per il suo futuro, illustrandole le infinite
possibilità che aveva davanti.
Avrebbe
potuto davvero frequentare qualsiasi università avesse
voluto, in qualsiasi parte del mondo.
Era ancora una volta a causa sua
se la sua scelta era stata una sola.
Aveva afferrato una
pietra, scagliandola con violenza sulle
rocce, cercando di scaricare ciò che si agitava dentro di
lui.
Poi lo aveva fatto ancora, con più forza, tanto che era
rimbalzata
nell'acqua tranquilla del laghetto.
-
Ti senti meglio, adesso?
Si
era girato di scatto, sorpreso dalla voce di Bella. Non l'aveva sentita
arrivare, perso com'era nella sua rabbia.
-
Ho bisogno di rimanere solo.
Non
avrebbe voluto essere così duro, ma non si sentiva ancora
pronto ad affrontarla. Non aveva per nulla chiaro dentro di
sè
cosa avrebbe dovuto fare.
E sentirsi così,
insicuro, fuori controllo, era qualcosa che non sapeva ancora gestire.
- Potrei diventare
il prossimo bersaglio?
-
Non fare la bambina e non dire certe cazzate!
Era
rimasto basito lui per primo davanti a quella risposta secca.
Ma era impazzito? Gli stava
dando di volta il cervello? Poteva spiegare solo così il suo
comportamento.
- Scusami non
volevo...
Parole
al vento, perchè lei se ne stava già andando. Non
aveva dovuto pensarci nemmeno un attimo, perchè tutto dentro
di
lui si era sgonfiato come una bolla di sapone all'idea di quello che le
aveva appena fatto.
-
Isabella!
L'aveva
chiamata nel tentativo di fermarla, ma aveva solo ottenuto che
si mettesse a correre più forte. L'aveva subito inseguita,
senza
sapere esattamente cosa le avrebbe detto, solo certo che doveva
parlarle.
Non
ci aveva messo molto a raggiungerla, afferrandola per la vita e
trattenendola contro di sè.
-
Ti prego, scusami. Non volevo... non era con te che dovevo prendermela.
-
Lo capisco. Ma rimane il fatto che lo hai pensato...
Avrebbe
voluto allontanarsi, lo sentiva, ma era lui ad impedirglielo.
La teneva ancora stretta, forse proprio perchè sapeva che se
ne
sarebbe andata senza lasciarlo parlare.
-
Non aveva alcuna importanza, non lo pensavo ... non lo penso davvero di
te, Isabella.
Si
era girata, arrabbiata, o forse più delusa. Non riusciva a
capirlo, gli sembrava tutto confuso in quel momento.
-
Ah, no? Allora perchè non parli con me? Non sono in grado di
capirti? Non l'ho già fatto? Che cosa è cambiato
da ieri,
o dall'altro ieri... quando mi parlavi di tutto... che cosa?
Solo
la mattina prima l'aveva presa in giro, lamentadosi che gli
mancavano le sue sfuriate. Ma non poteva essere più lontano
dalla verità, non sopportava di vederla così, e
per colpa
sua.
-
Sono io che sono sbagliato, non tu.
-
Io non ti capisco, io non ci capisco più niente!
Si
era divincolata ancora, e l'aveva lasciata andare. Era rimasto immobile
a vederla scomparire, incapace di reagire.
XXXXXXXXXXXXXXX
Aveva passato ore
d'inferno, chiusa nella sua stanza. Arrabbiata, delusa, confusa, ma
soprattutto sola.
Aveva
pianto, aveva riflettuto, aveva cercato di rompere quel circolo vizioso
che erano diventati i suoi pensieri.
Avevano litigato, lei ed Edward,
e ancora non era riuscita a capire il perchè, cosa gli fosse
successo.
Sapeva solo che non
era andata a cercarla, dopo che l'aveva
lasciato al laghetto, e lei si era imposta di fare lo stesso: voleva
essere lasciato solo?
Bene,
lo avrebbe accontentato. Ma si rendeva conto, non potendo mentire
a se stessa, che in realtà era stata ferita dalle sue parole.
Non fare la bambina.
Di
colpo si sentiva proprio così, come se fosse tornata ai suoi
undici anni, improvvisamente sola e senza nessuno a cui poter confidare
le sue paure o i suoi pensieri.
Poi,
si era resa conto che non era vero, che aveva qualcuno con cui parlare
e che sarebbe stata ad ascoltarla.
Aveva
recuperato immediatamente il cellulare, le dita che volavano sui tasti.
Solo
che Kelly era risultata irragiungibile. Allora aveva provato a
casa sua, ma la madre l'aveva informata che era via con le cugine per
una vacanza al mare. Le aveva detto che anche lei faticava a
trovarla su quel benedetto cellulare, o era spento, o era scarico. Dopo
qualche altra chiacchiera cordiale sulle sue vacanze, su come stessero
andando, si erano salutate.
Bella
si era sentita ancora più giù di morale,
perchè si era già immaginata di poter trarre
conforto
dall'amica. Certo, non le avrebbe potuto raccontare proprio
tutto, non per telefono almeno, ma le sarebbe bastato dirle che aveva
litigato con Edward, spiegarle a grandi linee che cosa era successo ed
avere magari una sua opinione.
Le
era venuto ancora da piangere, forse più per una sorta di
rabbia impotente.
Perchè Edward si era
comportato così? Perchè non aveva parlato con lei?
Era stato mentre
scorreva le foto archiviate nel cellulare, vedendolo, che
le era balenata l'idea di chiamarlo. Le era tornata in mente la sua
voce, e improvvisamente si era scoperta desiderosa di sentirlo,
perchè era stata bene in sua compagnia.
Aveva
composto un semplice messaggio: Ciao,
posso chiamarti? Vorrei salutarti. Bella.
Era passato solo un
minuto, prima che fosse lui a chiamarla.
Già sentire la sua voce allegra l'aveva fatta sentire meno
sola.
Era stato ovviamente molto felice che lei lo volesse salutare, e quando
lei aveva sottolineato che si trattava proprio di volerlo salutare, lui
ridendo le aveva detto che era sempre meglio di niente.
Poi
si era lanciato nel racconto di tutto ciò che aveva fatto da
quando si erano lasciati sino a quel momento, e trattandosi di Jake,
erano state un mucchio di situazioni diverse, ma tutte divertenti.
Era
riuscito a farla ridere, accantonando per un pò il motivo
che l'aveva spinto a chiamarla. Tutto era tornato, più forte
che
mai, quando era stato il suo turno di raccontare come fosse proseguita
la sua vacanza.
Aveva
cercato di raccontare a sua volta allegramente, ma Jake l'aveva
interrotta quasi subito.
-
Bella?
-
Sì?
-
Perchè ho l'impressione che all'improvviso qualcosa non vada
per il verso giusto?
-
No, perchè dici così?
-
Perchè per un pò sei stata la Bella che ho
conosciuto... ora sta parlando qualcuno che non ha nulla a che fare con
la ragazza stra-felice di quella vacanza in barca a vela in compagnia
di Edward.
-
Forse ti ho dato quell'impressione, ma...
-
Ma non vuoi dirmelo. Okay, non è un problema. Lo posso
capire. Solo mi dispiace... ecco, tutto qui.
L'aveva
presa in contropiede. Non si aspettava che intuisse così
bene il suo stato d'animo. D'altronde, era anche vero che lei stessa
aveva pensato che si fossero capiti subiti, stabilendo un'amicizia
immediata. Forse per Jake anche qualcosa di più, qualcosa
che
adesso la faceva sentire incerta.
-
E'... è un pò complicato... tutto qui.
Aveva
sentito un silenzio significativo dall'altra parte, e si era sentita
lei stessa,
quando era stato Edward a dirle che era complicato da spiegare.
-
Potresti provare a spiegarmelo. E' vero che non sono un genio a scuola,
però se voglio posso anche applicarmi...
L'aveva
fatta sorridere, perchè aveva capito che Jake era fatto
così, una specie di vento caldo capace sempre di farti
sentire
bene.
-
Ho litigato con Edward.
-
Ah bè, allora è complicato sì! Quando
succede a
me con Sam, e sai che sono fatti della stessa pasta, finisce quasi
sempre a botte. Perchè non provi anche tu? Gli tiri un bel
cazzotto, gli spacchi il naso e vedrai che dopo sarà
più
disponile nei tuoi confronti...
Ce
l'aveva fatta ancora, le aveva strappato una risata. Più che
altro perchè aveva rivisto lui e Sam fare a botte, o almeno
fingere, come avevano fatto quel giorno in barca.
-
Vedi? Solo l'idea ti fa già stare meglio. Sai come devi
fare?
Gli dici che gli vuoi parlare, poi, prima che lui sfoggi la sua aria da
duro, tu fai partire un bel destro e gli dici chiaramente che
è
tutto quello che hai da dirgli.
Bella
avrebbe voluto veramente che potesse essere così semplice..
Ma tra lei ed Edward era tutto
molto
più complicato. Si amavano, ma nello stesso tempo avevano
ancora
paura di questo sentimento. Adesso le sembrava più evidente.
- Sono per la non
violenza, Jake, non te l'avevo ancora detto?
-
Ah no! Questo in effetti crea qualche problema...
Poi
l'aveva sentito schiarirsi la voce, come se si stesse facendo
più serio.
-
Scherzi a parte... ti va di dirmi perchè avete litigato?
Ecco,
e adesso? Avrebbe voluto parlargli, liberarsi di un pò del
peso che sentiva sul cuore, ma cosa avrebbe potuto dirgli?
-
Diciamo che è partito tutto dall'argomento "scelta
università".
-
Allora hai scelto? Dove andrai?
-
Pensavo alla New York University...
L'aveva
sentito fischiare, e ancora l'aveva fatta ridere.
-
Hai intenzione di seppellirti viva tra i libri?
-
A me piace studiare.
-
Hai bisogno di frequentarmi per un pò.
-
Forse sei tu che dovresti frequentarmi. Sono sicura che a Sam non
dispiacerebbe vederti studiare di più.
-
Non dirmi che ha osato parlarti della mia pessima carriera
scolastica! Quel bastardo d'un cuginastro! Appena lo vedo, lo gonfio,
giuro!
-
Ma ci sei rimasto male veramente? Perchè guarda che non
stavo affatto giudicandoti...
-
Ma no tranquilla! E' solo l'ennesima scusa per dargli un pò
addosso! Se lo lascio stare troppo, poi il cuginastro si allarga...
Le
era venuto da pensare che il rapporto tra loro doveva essere davvero
speciale.
-
Jake, ma non hai mai litigato sul serio con Sam?
-
Uhm... fammi pensare. Sì, forse, un paio di volte...
-
E cosa hai fatto?
-
Oltre a spaccargli veramente il naso?
-
Ma non riesci proprio a tenere il testosterone sotto controllo?
-
Testosterone? Si mangia?
-
Jake!
-
Dai, stavo scherzando... volevo sentirti ridere. Non mi va di sentirti
giù...
-
E' un momento, te l'ho detto, poi passa.
C'era
stato un attimo di silenzio, e si era immaginata lo sguardo caldo
dei suoi occhi scuri, forse dispiaciuti per lei che stava
così.
-
Seriamente, le volte che ho litigato con Sam, mi sono sempre sforzato
di parlargli. Perchè ha un carattere del cavolo, si chiude
peggio di un riccio! Ha provato a non parlarmi anche per una
settimana intera...
Bella
aveva sentito una stretta al cuore: l'idea che Edward tornasse a
non parlarle, come era accaduto in passato, l'aveva fatta stare
malissimo.
-
Così ho fatto io il primo passo.Un pò mi
è
costato, però... accidenti, Bella, si sta scaricando la
batteria! Solo che devo anche chiamare Sam, sta aspettando che torni e
lo devo avvisare che sono in un maledettissimo ritardo!
-
Scusa, è colpa mia. Ti ho fatto perdere un sacco di tempo...
-
Ehi, non dirlo neanche per scherzo! Il tempo passato con te
è tutto, tranne che sprecato!
-
Jake, grazie, ma...
L'aveva
sentito ridere forte.
-
Lo so, lo so. Non devo correre... almeno non con te! Perchè
invece dal cuginastro devo correre eccome! Ha fretta di partire, domani
dobbiamo essere dalla sua Emily! E odia farla aspettare.
-
Okay, allora ti saluto.
-
Senti, posso richiamarti più tardi? Quando arrivo in barca.
Ricarico il cellulare e ti chiamo per salutarti meglio, prima di
partire.
-
Ma ci stiamo già salutando.
-
Sì, bè, era una scusa. Mi sembrava valida...
-
Okay. Come vuoi. Però se non dovessi rispondere, magari
è perchè sto seguendo il tuo consiglio.
-
Parlare con Edward?
-
Forse... o forse spaccargli il naso.
Era
scoppiato a ridere ancora.
-
Sei fantastica, Bella! Uffa, maledetto cellulare... ti devo lasciare.
Ciao, ti richiamo non appena posso.
-
Va bene. Ciao.
Aveva
chiuso la comunicazione, scendendo dal letto per andare lei
stessa a ricaricare il cellulare. Magari Kelly l'avrebbe richiamata
più tardi, scoprendo che l'aveva cercata.
Solo
che quando si era voltata, si era immobilizzata: appoggiato allo
stipite, le braccia conserte, c'era Edward.
-
Ti saresti dovuta innamorare di lui. Sarebbe stato perfetto per te.
L'aveva
guardata negli occhi, sicuro. Così tanto, che si era
trovata a stringere il cellulare, fino a sentire le dita dolere.
-
Giusto. Tra bambini ci
saremmo capiti alla perfezione.
Aveva ignorato il sarcasmo nella sua voce.
-
Jake non è un bambino. E' un ragazzo che sa bene quello che
vuole.
Aveva
faticato ad ignorare la fitta che le aveva attraversato lo stomaco,
perchè adesso Edward le si stava avvicinando.
-
E non ti avrebbe incasinato la vita, come invece sto facendo io.
Ancora
un paio di passi e poi l'avrebbe avuto proprio di fronte, vicinissimo.
-
Di questo ne sono assolutamente sicuro, con lui sarebbe stato tutto
più semplice.
Aveva
colmato la distanza tra di loro, ma solo per poterle prendere il
cellulare. L'aveva colta di sorpresa, tanto che aveva mollato la presa.
-
Scusa, ma questo è meglio spegnerlo, adesso.
Ancora
un'altra fitta, perchè nello sguardo di Edward aveva trovato
una prima certezza: gelosia.
Aveva capito che Jake la voleva
richiamare.
Dopo averlo spento,
lo aveva gettato sul letto.
- Io, invece, sono
terribilmente complicato e pieno di difetti.
Il peggiore in assoluto, è quello di essere un egoista
consapevole di esserlo.
La
fissava, e vedeva il suo sguardo farsi sempre più profondo,
come se si volesse esporre sempre più.
-
Perchè avrei dovuto lasciarti andare, per vederti scegliere
un
futuro migliore, più semplice. Invece, ho scelto di amarti.
E
non dovrebbe essere una giustificazione sufficiente per tutti i miei
comportamenti, ma in realtà lo è. Non posso fare
a meno
di volerti nella mia vita, anche a costo di continuare ad incasinare la
tua.
Le
aveva posato una mano dietro la nuca, avvicinando i loro visi e
appoggiando la fronte contro la sua.
-
Ho passato queste ore al telefono, per assicurarmi di persona che la
tua domanda alla New York Univeristy venisse accettata
immediatamente.
-
Ma non ho ancora spedito quella domanda.
-
Lo so, e adesso sarà solo una formalità farlo.
Del resto, te l'ho detto, sono abbastanza egoista da credere che tu
voglia frequentare quell'università perchè lo
desideri, e
non solo perchè è una conseguenza del fatto che
la mia vita continui ad influenzare la tua.
Come aveva fatto a non capire
che
cosa lo aveva turbato? Era tutta la vita che decideva per lei, e
temeva che ancora la stesse involontariamente condizionando nelle sue
scelte.
Ma non era
così, lei voleva stargli vicino, tanto quanto lo voleva lui.
-
Ma sono io che ho scel...
-
Shh... non lo dire, Isabella.
Le
aveva posato l'indice sulle labbra.
-
Voglio che tu un giorno possa dirmi che sono stato così
egoista, da rovinarti la vita. Allora, saprò che
è
arrivato il momento di lasciarti andare veramente.
Le
aveva fatto scivolare le braccia intorno alla vita, stringendola a lui.
-
Sino ad allora, continuerò ad amarti così come
sono, un uomo pieno di complicazioni e difetti.
L'aveva
baciata dolcemente, colmandola di un amore che avrebbe potuto
essere anche il più complicato al mondo, ma che lei sentiva
di
ricambiare totalmente.
Aveva
smesso di baciarlo, giusto il tempo di replicare quello che le sembrava
importante fargli capire.
-
Non ti ho mai visto come un "principe azzurro". Mi sono innamorata di
te, così come sei. L'unica cosa che ti chiedo,
è di non smettere mai di parlare con me. Qualsiasi cosa
succeda,
noi dovremo parlarci sempre.
Gli
era sembrato di essere lui, in quel momento, il più giovane
tra i due, il più immaturo. E forse lo era, da un certo
punto di vista: Isabella, in fondo, gli aveva sempre dimostrato di
saper amare molto più di lui.
Se qualcuna di voi si sta
domandando perchè Isabella l'ha perdonato subito, dopo che
comunque lui si è comportato non molto bene nei suoi
confronti, la risposta sta nel fatto che sono io per prima a crederlo
possibile.
Questo non vuol dire "farsi
trattare come uno zerbino", perchè se lo facesse un uomo che
regolarmente si comporta così, ci sarebbe alla base una
mancanza totale di rispetto che mi farebbe reagire diversamente.
Ma quando si ama una persona,
credo che prima di erigere muri d'orgoglio o di chiusura totale, si
debba ascoltare le ragioni che l'hanno spinto a comportarsi in una
determinata maniera, in un determinato momento.
Come sempre, se ne avete voglia, aspetto di condivere con voi il
capitolo, o anche un commento in generale sulla storia.
Buon week-end.
Un abbraccio.
Roberta
.
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Capitolo 20 *** Capitolo 19 ***
Buongiorno
ragazze!
Eccomi dopo una settimana di assenza e finalmente anche più
in forma.
Ma parliamo subito del capitolo di oggi: chissà se vi
sorprenderà? Sono proprio curiosa... e siccome non vi voglio
anticipare assolutamente nulla, vi rimando alla fine dove vi
racconterò un pò di cose su quanto leggerete.
Solo una nota tecnica per farvi meglio comprendere un passaggio: la
parte che troverete in corsivo si colloca temporalmente subito dopo la parte iniziale. L'ho evidenziata solo per darle maggiore risalto.
Buona lettura.
Un bacio.
Roberta.
Bella aveva
radunato abiti ed effetti personali in poco tempo, essendo limitato
ciò che aveva avuto con sè al St. Marie quando
era
partita con Edward per quella vacanza loro due soli.
Le era sembrato così lontano quel giorno in cui era andato a
prenderla, impedendole di fatto di partecipare alla festa per il suo
diploma.
Matt Davenport.
Un nome che adesso non le diceva più nulla, ma
che allora
aveva pensato di volere accanto a sè, non volendo
rassegnarsi
all'idea che lui invece non fosse più interessato a lei.
Edward Cullen.
Un nome che adesso era tutta la sua vita. Guardandosi
dentro,
riusciva a trovare solo lui nei suoi pensieri e nel suo cuore.
Era felice, come non lo
era mai stata dopo la morte dei suoi genitori.
Era così felice, da riuscire ad essere serena
anche davanti a quella partenza anticipata da Isola Corallo.
Si era accomodata meglio sul letto, appoggiando la schiena ai cuscini,
e chiudendo gli occhi.
In quella stanza aveva
fatto l'amore per la prima volta con Edward.
Ancora, pensandoci, le sembrava un sogno. Perchè, c'erano
state molte altre volte dopo... e tutte molto reali!
Non era riuscita ad evitare di ridacchiare da sola, al pensiero di quante altre
volte aveva fatto l'amore con lui. Eppure, la prima volta sapeva che
non l'avrebbe più scordata. Qualsiasi cosa fosse successa,
la
magia e la perfezione di quel momento sarebbe rimasta per sempre dentro
di lei.
Aveva riaperto gli occhi, osservando la bellezza di quella stanza,
forse accentuata dal fatto che era stato Edward a volerla per lei.
Una prova tangibile che
l'aveva voluta davvero nella sua vita.
Anche il futuro, quello che stava per conoscere, la vedeva
parte
integrante della sua vita. Era stato inevitabile sentire una morsa allo
stomaco, anche se lei ed Edward ne avevano discusso a lungo su come
sarebbe stato.
Aveva ripetuto dentro di sè quella frase che le aveva detto
anche lui e in più di un'occasione: "un passo alla volta".
Così avebbe dovuto affrontare la vita che l'aspettava
insieme a lui: non sarebbe stato facile, ma insieme ed un passo alla volta, ce
la potevano
fare.
Il primo passo, era appunto affrontare quel rientro anticipato di una
decina di giorni rispetto alla data fissata in origine
D'altronde, la posizione che lui ricopriva nella società era
qualcosa
con cui sapeva benissimo che avrebbe dovuto farci i conti: era un uomo
d'affari, con obblighi e responsabilità ben precisi a cui
gli sarebbe stato impossibile sottrarsi.
Infatti, proprio nei giorni scorsi si era venuta a creare una
situazione sempre più difficile con il personale della sua
compagnia aerea. Una vertenza sindacale che non riusciva a trovare
sbocco, stava paventando la reale minaccia di un blocco totale di tutti
i voli nazionali ed internazionali.
Edward aveva cercato di risolvere la cosa tramite un contatto con il
suo ufficio, ma era parso sempre più chiaro che non fosse
sufficiente per sbloccare la situazione.
Proprio quella mattina, dopo colazione, aveva ricevuto una telefonata
dal suo ufficio che lo informava che i vertici dei sindacati non
si sarebbero più seduti al tavolo delle trattative, se lui
non
fosse stato presente.
Non lo aveva nemmeno lasciato finire di spiegare quando era ricomparso
informandola su come stessero le cose, gli aveva detto lei per prima
che era logico dover rientrare immediatamente.
A quel punto, l'aveva abbracciata e lei aveva intuito che nelle
ore successive avrebbero dovuto affrontare discorsi che avevano solo in
parte accennato, prima del loro arrivo a New York.
XXXXXXXXXXX
- Isabella... io non so bene da che parte iniziare.
Seduti uno di fronte all'altro, si trovavano sullo splendido
terrazzo da cui si godeva il panorama della spiaggia bianca. Edward
si era sporto verso di lei, prendendole le mani tra le sue.
Gli aveva sorriso, mentre non poteva dirgli altro che la
verità davanti a quelle sue parole.
- Sai che ogni volta mi stupisco? Sei sempre stato così
sicuro
di te in passato... e ora, a volte... sembra quasi che tu abbia paura
di parlarmi!
Aveva sorriso anche lui, un'espressione sincera negli occhi che le
aveva allargato il cuore.
- Un pò è così, sai? Ho talmente
sbagliato in
passato, che sono terrorizzato all'idea di commettere gli stessi errori
anche ora.
- Ma ora è diverso tra noi.
Era stata sicura nel rispondergli: ora si amavano, e stavano cercando
di rimediare a quel passato così burrascoso tra loro.
- Sì. E' vero. Ma questo non mi rende meno facile
prospettarti certe cose...
Evidentemente era davvero turbato.
- Allora, fai come facevo io quando ti dovevo parlare: tiri un bel
respiro e ti butti!
L'aveva guardata incuriosito.
- Facevi davvero così con me?
Le era venuto da ridere all'idea che non avesse dato mai buoni frutti:
finiva sempre e comunque che litigava con lui.
- Sì. Ma tanto non funzionava lo stesso. Tu non mi ascoltavi
mai...
- E tu, invece? Mi ascoltavi?
Aveva finto di doverci riflettere.
- Vediamo... sì, per forza! Quello che dicevi era
praticamente legge per me!
Le aveva stretto le mani con più forza.
- Che persona insopportabile ero...
- Eri?
L'aveva preso in giro chiaramente, ma una parte di lui sapeva che c'era
un fondo di verità: qualcosa di arrogante nel suo modo di
essere
ci sarebbe sempre stato. Magari dettato dal suo bisogno di proteggerla,
ma comunque di fatto arrogante.
- Se questo è il tuo giudizio su di me...
Si era deciso a parlare, dal momento che Bella sembrava capire il suo
stato d'animo.
- ... allora tanto vale che te ne parli!
Si era fatta più seria, aspettando di sapere cosa lo turbava.
- Si tratta della tua sicurezza.
L'aveva presa in contropiede, dal momento che non aveva pensato le
volesse parlare di un argomento del genere.
- La mia sicurezza?
Era stato serio.
- Sì. Devi
pensare Isabella
che sei una ragazza molto ricca... per giunta compagna di un uomo
ancora più ricco di te.
Si era soffermata sulla
parola
"compagna". Aveva avuto un sapore
di ufficialità che ancora non c'era nemmeno nei suoi
pensieri.
Pensava a loro solo come Edward e Isabella. Non come a una "coppia".
Ma era così, ovvio, e stavano per tornare a New York, dove
prima o poi la cosa sarebbe diventata di dominio pubblico.
Entrambi si auguravano che avvenisse il più tardi possibile,
ed
erano arrivati alla conclusione che almeno sino al compimento del suo
diciottesimo compleanno, avrebbero cercato di mantenere discreta la
loro
relazione.
- Sì, questo lo capisco, ma cosa c'entra adesso la mia
sicurezza?
L'aveva fissata, non capiva se più dispiaciuto o colpevole.
- C' è gente disposta a tutto per soldi, Isabella.
Per un attimo non era riuscita a collegare la cosa con lei, poi
però era stato un fulmine a ciel sereno.
Rapimento
e riscatto, il pensiero più forte. E poi, oltre a quello,
anche
tutta una possibile serie di
situazioni spiacevoli... a partire da un certo tipo di stampa
che
tendeva a violare la privacy senza il minimo scrupolo, pur di ottenere
foto e scoop inediti.
Doveva essere stata chiara la sua espressione, perchè
Edward l'aveva immediatamente attirata tra le sue braccia, stringendola
a lui.
- So che forse non ci avevi mai pensato seriamente.
- No... sì... cioè... forse essendo al St. Marie
mi sono sempre sentita lontana da questi pensieri.
Improvvisamente vedeva anche altro dietro alla scelta di mandarla a
studiare in un collegio così esclusivo: sicurezza.
- Sì, non ti nascondo che mi faceva stare tranquillo saperti
lì... almeno sotto questo punto di vista.
- E tu?
Lo aveva guardato preoccupata.
- E io cosa?
- La tua sicurezza.
Aveva preso a passarle le mani nei capelli, un gesto che aveva il
potere di rilassare entrambi.
- Ecco, si ricollega appunto a quello che volevo dirti.
Le sue dita scorrevano tra le ciocche, lisciandole e poi risalendo per
ricominciare.
- La richezza regala indubbiamente grandi privilegi: magari arrivare a
possedere anche un'isola propria... ma pone anche dei limiti che
bisogna saper accettare, soprattutto se servono a proteggere qualcuno
che ami.
Non aveva avuto bisogno di sentirsi dire che era a lei che si stava
riferendo: le era bastato guardarlo negli occhi.
- Quali limiti?
- Angeli custodi... senza le ali, però.
Non poteva dire di essere del tutto sorpresa, alcune sue compagne
altrettanto ricche si
erano sempre mosse con delle guardie del corpo al seguito, ma non aveva
mai pensato di trovarsi nella stessa situazione.
- Capisco... anche se... sinora siamo sempre stati soli.
Non le era piaciuto lo sguardo che aveva incontrato, sapeva di cose non
dette. Si era leggermente irrigidita, ottenendo che rafforzasse la
presa su di lei.
- Non era facile... non
è
tuttora facile per me parlartene... perchè fa parte di quel
discorso sul fatto che ti sto incasinando la vita...
- In che senso? Dimmelo sinceramente.
Lo aveva sentito sospirare.
- Quando eravamo sulla barca, o anche adesso su quest'isola,
c'è sempre stata una sorveglianza attiva.
- Cioè, vuoi dire che qualcuno ci sta... sorvegliando?
Per un attimo si era sentita gelare il sangue nelle vene all'idea che
qualcuno avesse potuto vederli in ogni momento.
- No, Isabella, non nel modo che pensi! Non permetterei mai a nessuno
di poter condividere con noi quei momenti... ci sono sistemi di
sorveglianza satellitare molto sofisticati, che permettono di rimanere
ad una certa distanza.
- Quale distanza?
- Sufficientemente vicina per intervenire in tempo se a qualcuno
venisse in mente, per esempio, di farci visita sull'isola senza essere
invitato.
Lo sentiva più tranquillo, ora che ne stavano parlando
apertamente.
- Ma quando eravamo in
barca?
- Lì è un pò diverso... diciamo che il
rischio era
minore dal momento che nessuno, a parte me, sapeva dove eravamo
diretti.
- E quando siamo stati con Sam e... Jake?
- Puoi parlare di lui, Bella. Mi sembra che ci siamo già
chiariti no?
Era vero, ne avevano parlato, e lei era stata sincera nel dirgli
ciò che sentiva: non voleva
rinunciare a Jake. Gli avrebbe fatto capire che non aveva alcuna
speranza con lei, se non quella di vederli uniti da una bella amicizia.
Se Jake lo avesse accettato o meno, e come comportarsi di conseguenza,
era
qualcosa che avrebbe affrontato a tempo debito. Aveva già
molto altro a cui pensare.
- Sì, è vero.... quindi? In quei giorni come
funzionava?
- Sapevano la nostra posizione... controllavano la zona.
- Sapevano chi?
- Persone di fiducia.
- Chi sono esattamente?
Si era rilassato del tutto, adesso, forse vedendo che non l'aveva presa
poi
così male. D'altronde, Bella credeva che non avrebbe avuto
molta
scelta: capiva che l'argomento era serio. Soprattutto se pensava a sua
volta all'incolumità di Edward.
- Un gruppo di persone ristrette, e scelte, di cui mi fido ciecamente.
- Tanto da affidargli la tua vita, giusto?
L'aveva guardata seriamente.
- Soprattutto la tua, ora. Voglio che tu abbia il massimo della
protezione, Isabella. Se ti capitasse qualcosa per colpa mia...
- Non sarebbe per colpa tua.
Sapeva che non lo avrebbe convinto del contrario, glielo leggeva nello
sguardo verde incupito da una certa rabbia.
- Sei sempre stata oggetto di attenzione solo perchè ero il
tuo
tutore legale... a maggior ragione lo sarai in futuro quando sapranno
di noi. Sarò sempre responsabile per questo...
- No. Ne abbiamo già discusso, Edward. Sto scegliendo anch'io
di vivere accanto a te...
- Sì, ma non
cambia la
realtà dei fatti. E' la mia vita a complicare la tua.
Bella sapeva che non
sarebbe mai
riuscita a fargli cambiare del tutto idea su questo argomento, ma non
avrebbe comunque smesso di provarci.
- Non sono d'accordo...
ma non ho
certo voglia di passare la nostra ultima giornata di vacanza a cercare
di convincerti che stai sbagliando.
E per impedirgli di controbattere, lo aveva messo a tacere nell'unica
maniera possibile: baciandolo.
XXXXXXXXXXX
Il motoscafo che li attendeva ormeggiato dopo la Deep Blue, aveva
l'aria di
essere molto veloce e potente. Non appena erano stati in
prossimità del pontile, una
figura massiccia era saltata giù andandogli incontro.
I lampioni che illuminavano il pontile, le avevano fatto
intravedere qualcosa dell'uomo che avanzava verso di loro: capelli
cortissimi, un fisico massiccio, uno sguardo che
aveva visto sempre più deciso mano a mano che si erano
avvicinati.
Quando lo avevano avuto di fronte, aveva esibito un sorriso
cordiale nei confronti di entrambi. Edward glielo aveva presentato
immediatamente.
- Lui è Emmett McCarty.
Le aveva teso la mano e quando l'aveva stretta, la sua era praticamente
scomparsa.
- Emmett, lei è Isabella Swan.
- Piacere.
- Piacere mio, Isabella.
Era stato istintivo.
- Può chiamarmi Bella.
- Va bene, Bella.
C'era stato un sottile imbarazzo tra loro due, ed era stato Edward ad
andare in loro aiuto.
- Direi che potreste darvi del tu.
- Ottimo.
- Certo.
Ovviamente sapeva già molto di lui, dal momento che Edward
gliene aveva parlato. E sicuramente lui sapeva molto di lei per lo
stesso motivo.
Emmet era un ex Navy
Seal, un
corpo speciale d'elitè della marina americana, che ad un
certo punto ne aveva avuto abbastanza di guerre e
missioni in giro per il mondo. Aveva deciso così di buttarsi
nel campo della
sicurezza personale e quasi subito si era ritrovato a lavorare
esclusivamente per Edward.
- Allora, Edward, pronti a partire?
Non si era stupita del grado di confidenza con cui gli si era rivolto:
sapeva che il rapporto tra loro si era approfondito sempre di
più nel corso di quei sei anni di vita in comune.
Emmett era diventato una sorta di "braccio destro", a metà
tra un amico fidato ed un professionista stimato.
- Sì, possiamo andare.
A quel punto l'aveva presa per mano. Si era irrigidita automaticamente,
aspettandosi una qualche reazione da parte di Emmett. Ma non aveva dato
segno di averlo notato, o quantomeno, di non aver avuto alcuna
difficoltà nell'accettare come era mutato il loro rapporto.
Edward le aveva chiesto
di imparare a
fidarsi di Emmet e degli altri, proprio come faceva lui, e di non
sentirsi perciò sottoposta al loro giudizio.
- Rosalie?
- Sta molto meglio. Aspetta Bella... a casa.
Aveva sentito la mano di Edward stringere la sua, come a volerla
rassicurare.
A casa, a New York. Dove
sarebbe iniziata la sua nuova vita. Insieme a lui.
Rosalie Hale, compagna di Emmett da diversi anni, sarebbe diventata il
suo "angelo custode". Ovviamente, l'idea che fosse una donna la persona
che
avrebbe avuto maggiormente vicino l'aveva resa molto meno nervosa:
ancora non sapeva
come sarebbe andata, ma si agurava davvero che potesse
diventare una sorta di amica anche per lei.
Nel frattempo stavano passando accanto alla Deep Blue, e non aveva
potuto fare a
meno di lanciarle un'occhiata nostalgica: chissà quando ci
sarebbero potuti tornare.
- Prima di quanto tu creda.
Aveva guardato Edward, chiedendosi se non lo avesse pensato ad alta
voce. Emmett era andato avanti, e loro si erano fermati davanti alla
barca a vela.
- Te l'ho letto negli occhi. Anch'io sento già nostalgia dei
giorni trascorsi con te sulla Deep Blue.
Le aveva deposto un bacio sul dorso della mano che teneva intrecciata
alla sua.
- Ma ti prometto che tutte le volte in cui sarà possibile,
ce ne
andremo in giro io e te, come abbiamo fatto in questa vacanza.
Le era stato impossibile non guardare verso il motoscafo, che in quel
momento le sembrava rappresentasse quel futuro a cui stavano andando
incontro.
- Stai tranquilla, Isabella. Adesso ti sembra tutto difficile, ma un
passo alla volta, le cose si sistemeranno.
Giusto, un passo alla
volta.
Intanto, il successivo era stato salire a bordo
dell'imbarcazione che li avrebbe portati sull'isola dove vivevano anche
Miguel e Maria, che avevano salutato nel pomeriggio, tristi nel vederli
partire prima del previsto. Era abbastanza grande da avere un eliporto
da cui sarebbero partiti per
raggiungere l'aereoporto di Miami.
Da lì, con un jet privato, avrebbero raggiunto
New York.
- Ciao, Edward.
Una nuova voce l'aveva sorpresa. Dall'ombra era uscito un altro uomo,
pronto ad aiutarla a salire.
- Ciao, Jasper.
Le aveva teso la mano, lei l'aveva afferrata per superare la draglia e
salire a bordo. Subito dietro di lei, Edward glielo aveva presentato.
- Isabella, lui è Jasper Hale. Il fratello di Rosalie.
- Piacere.
- Piacere.
Ovviamente, sapeva anche di lui: era il terzo elemento di quel
trio un pò angeli, un pò diavoli. Emmett, Rosalie
e
Jasper avevano
dato vita ad una società che si occupava appunto di
sicurezza
personale, poichè tutti e tre nel loro passato avevano avuto
esperienze in campo militare o poliziesco. Il primo era stato un
appunto un soldato, entrambi i fratelli avevano fatto parte della
polizia di New York.
Aveva stretto nuovamente la mano a Jasper, e aveva colto l'occasione
per
osservarlo meglio: aveva un fisico snello, capelli biondi leggermenti
lunghi, un viso dai tratti angelici che si contrapponeva,
però,
ad uno sguardo piuttosto duro, distaccato.
- Come
ti avevo detto, è venuto al posto di Rosalie.
Aveva visto comparire sulla bocca di Jasper un sorriso sardonico.
- Solo mia sorella poteva beccarsi la varicella alla sua
età...
- La varicella?
Cosa avesse avuto esattamente Rosalie, Edward non glielo aveva
detto. In effetti, era un pò buffo pensare che una donna
poco
più che trentenne fosse stata messa ko da una malattia
prevalentemente infantile.
Aveva visto Jasper scuotere la testa in un gesto ironico, mentre Edward
accompagnandola sottocoperta, le rispondeva..
- Avevo promesso a Rosalie di concederle un minimo di privacy, ma non
avevo fatto i conti con il passatempo preferito di Jazz: tormentare sua
sorella! Sì, ha avuto la varicella. L'ha presa da uno dei
suoi
bambini...
- Hanno dei figli lei ed Emmett?
- No. Presta volontariato in una casa-famiglia per ragazze madri in
difficoltà.
- Sembra una donna incredibile...
Lo aveva pensato sinceramente, perchè le informazioni che
aveva avuto sinora su di lei la portavano in quella direzione.
- Lo è. Sono sicuro che ti piacerà, vedrai.
Non era riuscita a frenare un moto di gelosia.
- Devo preoccuparmi, Edward?
Lo aveva visto un attimo perplesso. Poi doveva aver capito,
perchè aveva scosso le spalle, sorridendo leggermente.
- Giusto. Da un certo punto di vista, mi piace sai? Che anche tu sia
gelosa di me.
L'aveva attirata contro di lui, facendole passare le braccia intorno
alla vita.
- Ma non devi preoccuparti, conosco bene il fidanzato di Rosalie, mi
romperebbe un osso alla volta se solo osassi guardarla con
un'espressione diversa dalla semplice stima o simpatia che nutro per
lei.
Non era riuscita a lasciarsi andare del tutto tra le sue braccia, c'era
una parte di lei che sapeva di non essere da sola con lui.
- Ah, quindi è solo stima e simpatia...
Si era indubbiamente accorto di quella tensione che non le permetteva
di essere del tutto naturale e sembrava deciso a porvi rimedio. L'aveva
trascinata con lui nell'esplorazione di due porte chiuse. Una si era
rivelata un bagno, l'altra una piccola cabina dove si erano
chiusi dentro.
- Meglio ora?
Sì, perlomeno non aveva il timore che potessero arrivare
Emmett
o Jasper, sorprendendoli in atteggiamenti intimi. Aveva annuito.
- So che mi hai detto di non preoccuparmi di loro...
- Ma non è facile. Guarda che ti capisco, Isabella. E devi
fare
quello che ti senti. E devi chiedere anche a me di comportarmi come ti
fa stare meglio. Se hai bisogno di tempo... se vuoi che mi avvicini
quando siamo soli...
- Soli?
L'aveva intrappolata tra lui e la porta della cabina.
- Sì, soli io e te... come adesso.
Le era stato difficile ricordare il motivo per cui aveva creduto
impossibile non riuscire a rilassarsi tra le sue braccia.
Perchè
adesso che le stava baciando il collo in quella maniera, intrufolando
le mani sotto la camicetta per accarezzarle la schiena, Bella era
sicura di non riuscire a percepire nient'altro se non loro due
solamente.
XXXXXXXXXXX
Ora che il jet era atterrato, Bella non era riuscita a tenere a bada
una certa ansia.
Si sentiva addosso anche una certa stanchezza, dal momento che non era
riuscita a chiudere occhio nemmeno per cinque minuti. Il tragitto con
il motoscafo, poi le ore
in elicottero, infine le altre ore di volo, avevano decisamente
messo alla prova i suoi nervi già tesi.
Edward però,
in tutto questo, era stato
fantatico con lei dal momento che aveva cercato di metterla il
più possibile a suo agio.
In elicottero erano stati solo loro quattro, dal momento
che lo
aveva pilotato Emmett, ma l'atmosfera era risultata distesa
grazie alle chiacchiere che aveva portato avanti con gli altri due
uomini.
Sul jet, era andata anche meglio, dal momento che essendo di grosse
dimensioni, c'erano stati più ambienti separati tra loro.
Così avevano potuto parlare ancora tranquillamente
di
quello che sarebbe successo quando fossero arrivati a New York, degli
impegni immediati che aspettavano lui e di quello che avrebbe fatto lei
nel frattempo.
- Isabella?
Edward era tornato, e nel voltarsi a guardarlo, aveva provato un tuffo
al cuore: era bellissimo, ovviamente, però le aveva fatto
anche
un certo effetto. Era un pò come se fosse tornato un aspetto
di lui
che aveva dimenticato in quelle settimane.
Sapeva che sarebbe
dovuto succedere, ma era più difficile del previsto
affrontarlo.
- Ehi, vieni qui...
L'aveva stretta a lui, con forza, trasmettendole subito calore e amore.
- Ti sciuperò il vestito.
Era stato quello a destabilizzarla: vedere scomparire "Edward e basta"
in jeans e maglietta, per vedere tornare Edward Cullen in giacca e
cravatta, perfettamente rasato e pettinato.
- E' solo un vestito...
"E' solo una giacca".
Glielo aveva detto anche quel giorno al St. Marie, quando
era stata
sudata e lui gliel'aveva appoggiata sulle spalle. Come allora, anche
adesso le era sembrato che ci fosse molto di più dietro a
quelle
parole: c'era l'importanza che aveva lei nella sua vita.
Lo aveva stretto a sua volta, grata per il modo in cui la stava facendo
sentire: sicura dei suoi sentimenti per lei.
- Sai che non avrei mai voluto lasciarti sola proprio in questo momento.
Bella si era sentita una stupida: lo stava facendo sentire in colpa,
quando avrebbe dovuto rassicurarlo a sua volta. Si era scostata quel
tanto che bastava per fissarlo negli occhi verdi.
- Lo so. Davvero, Edward. Sto bene, sono solo un pò stanca.
Non devi preoccuparti per me...
- Ehi, ehi... calma. E' normale, siamo un pò tesi tutti e
due.
- Sei preoccupato per l'incontro?
Era preoccupato per lei e basta, in realtà. In quel momento
le
appariva terribilmente spaesata, anche se stava cercando di non
darglielo a vedere, e non avrebbe voluto davvero doverla lasciare sola
ad affrontare i primi momenti di quella sua nuova vita.
Ma la sua, di vita,
stava già iniziando a chiedere loro i primi sacrifici.
- Un pò... nel senso che spero di riuscire a
risolvere in
fretta la situazione per poter tornare il prima possibile da te... a
casa.
Aveva provato di nuovo
un'emozione
fortissima all'idea che ora l'avrebbe divisa con lei. Era certo che
avrebbe scambiato tutto della sua vita, per non dover mai perdere
quella sensazione di felicità che provava in quel momento.
Era stata lei a sollevarsi sulle punte per poterlo baciare.
- Ti amo, Edward.
Le aveva risposto baciandola intensamente, lasciando che fosse quello a
dirle "ti amo".
Era stato un leggero bussare, seguito dalla voce di Emmett, ad
interromperli.
- Edward, siamo a posto con i controlli. Le macchine
sono già qui fuori... quando vuoi, io e Jasper
siamo pronti.
Il momento di separarsi
era arrivato.
- Grazie Emmett, ancora un attimo e arriviamo.
Erano tornati a guardarsi negli occhi, consapevoli che c'era tutto un
mondo intorno a loro e che dovevano tornare ad immergervisi.
- Con Jasper puoi stare tranquilla.
- Okay.
- Poi, a casa troverai anche Rosalie. Ti aiuterà ad
ambientarti, tenendoti compagnia finchè non torno
io. Non mi va di saperti sola il tuo primo giorno...
- Okay.
- Andremo prima io ed Emmet. Può capitare che c'è
sempre
qualche ficcanaso nei dintorni... la notizia che sarei stato presente
alla trattiva di oggi è già trapelata. Meglio,
quindi,
che tu e Jasper aspettiate un pò prima di andarvene.
- Okay.
Si sentiva dilaniato, ma stava cercando di apparire sereno e fiducioso
per non aggravare la tensione che sentiva in lei.
- Mi dici qualcosa di diverso da "okay"?
Era riuscito a farla sorridere.
- Okay.
Le aveva sorriso anche lui.
- Non è bello che mi prendi in giro... sarò
costretto a fartela pagare.
- Okay.
Aveva affondato le dita nella sua vita, ottenendo l'effetto di farla
ridere. Aveva scoperto anche quello nelle lunghe giornate trascorse a
giocare con lei: soffriva terribilmente il solletico.
- Questo è solo l'anticipo... il resto quando torno. E se
non
vuoi che sia spietato con te... non rispondermi ancora "okay"!
Rideva, cercando di liberarsi, parte della tensione sciolta in quel
gioco tra di loro.
- Va bene! Va bene! Basta!
Aveva smesso di farle il solletico, tornando a stringerla, sentendosi
anche lui più sollevato nel vederla sorridere almeno un
pò.
- Ti amo, Isabella. Pensa solo a questo quando scendi da questo aereo.
Si era appoggiata a lui, la guancia premuta sul suo torace.
- Lo farò.
Erano rimasti avvolti in quella bolla solo loro, sino a che si erano
sentiti entrambi più rilassati.
- Andiamo?
Glielo aveva sussurrato sulla tempia, mentre ancora le sue labbra
cercavano il contatto con la sua pelle.
- Sì, va bene.
Si erano scambiati un ultimo bacio a fior di labbra, poi erano usciti,
per raggiungere i due uomini che li attendevano davanti al portellone
già aperto..
Bella aveva notato che anche Emmett si era cambiato, indossando un
completo scuro che gli donava un'aria decisamente più
formale.
Jasper, invece, era rimasto in jeans e camicia. Si era resa conto di
esserne sollevata: appariva meno distaccato, più informale.
- Jasper, conto su di te.
C'era stata un'occhiata eloquente da parte di Edward, a cui era seguito
un cenno d'intesa da parte del biondo. Poi si era allontanato,
probabilmente per lasciarli soli ancora un attimo.
- Ti aspetto giù, Edward. Ciao Bella, vedrai che con Rosalie
ti troverai bene.
- Sì, certo. Grazie. Ciao.
Emmett le aveva rivolto un'occhiata rassicurante prima di uscire, e lei
lo aveva apprezzato.
- Quando arrivi, chiamami.
Edward le aveva sfiorato la guancia con una carezza.
- Ma sarai occupato...
- Non ti preoccupare. Tu chiamami, okay?
- Okay.
Era comparso sul viso di Edward quel sorriso che era sempre in grado di
farle venire un nodo allo stomaco.
- Mi rispondi ancora okay? Ahi, ahi... mossa sbagliata.
- Sei stato tu ad incitarmi. Mi hai chiesto se era okay!
- Potevi rispondere "va bene" oppure "sì"...
Lo aveva interrotto, perchè era certa che ogni secondo
passato avrebbe voluto sempre più trattenerlo.
- Ma non dovevi partecipare ad un incontro improrogabile?
Quel sorriso
si stava accentuando, annodandole sempre più lo stomaco.
- Mi stai cacciando?
- Sì.
- Metto in conto anche questo, allora, e quando torno...
Aveva tirato fuori dalla tasca dei pantaloni un paio di occhiali da
sole e li aveva indossati.
- .... facciamo i conti.
- Okay, Mr. Cullen. Troverà pane per i suoi denti.
Quella scherzosa minaccia tra loro era stato un modo per salutarsi.
Bella lo
aveva guardato scendere, raggiungere Emmett e salire insieme su una
delle due berline ferme qualche metro più in là,
sulla
pista di atterraggio.
Le mancava di
già.
Era assurdo, lo sapeva anche lei, eppure era
così. Si
stava mentalmente ripetendo che era normale in quel momento sentirsi
così persa senza di lui, era questione di abituarsi ad una
nuova
vita che ancora non conosceva.
Abituarsi anche a nuove persone, tra cui Jasper. Già, doveva
anche affrontare l'imbarazzo di trovarsi sola con lui. Sapeva di
potersi fidare, dal momento che si fidava Edward, ma non era comunque
semplice.
Come richiamato da quei pensieri, l'aveva raggiunta.
- Tutto bene?
Doveva averglielo letto in faccia che non era così.
- Un pò spaesata, forse.
Era stata sincera. Non le riusciva proprio di fingere in quel momento.
- Posso capire.
Davvero? Probabilmente sì, in fondo sapevano abbastanza di
lei e del suo passato.
- Tra quanto andiamo?
Aveva guardato l'orologio che aveva al polso.
- Direi ancora cinque minuti, poi se sei pronta...
- Per esserlo veramente avrei bisogno più di cinque minuti.
Era stato come pensare ad alta voce, ma aveva avuto l'effetto di far
sorridere Jasper.
- Prenditi tutto il tempo necessario. Non c'è fretta in
realtà.
- Grazie, ma credo che mi farò bastare i cinque minuti. Vado
a recuperare lo zaino.
Le aveva annuito, e mentre si incamminava, aveva sentito il suo sguardo
seguirla: decisamente doveva abituarsi anche a quello.
Era tornata alla poltroncina che aveva occupato, dove accanto c'era il
suo
zainetto. Lo aveva aperto, per cercare dei fazzoletti, ma aveva trovato
subito un'altra cosa invece.
Si era dovuta sedere, perchè l'emozione provata era stata
forte:
Edward l'aveva messa lì, sicuramente perchè la
trovasse
quando lui fosse già andato via.
Una fotografia di loro due, fatta sulla Deep Blue, che li ritraeva
abbracciati e sorridenti, solo il mare alle loro spalle.
Ci avevano messo più di dieci minuti, tante risate e non so
quanti scatti, per riuscire a posizionarla in modo che li riprendesse
senza tagliare qualche parte di uno dei due.
Ma più della foto, era quello che Edward aveva scritto
dietro ad averle provocato quell'emozione violenta.
Io, te e il mare.
Semplici parole, ma che racchiudevano nel loro significato
tutto quello che gli bastava per essere felice.
Allora?
Vi aspettavate l'arrivo di Emmett, Rosalie, Jasper ed in questa veste
di angeli custodi?
Vi sembra eccessivamente paranoico Edward?
Sappiate che mi sono un pò documentata, per farmi un'idea
sull'argomento, scoprendo che gli americani "vip" e la sicurezza
personale vanno proprio a braccetto! Nel senso che sono un
pò fissati...
Così, mi sono figurata che anche Mr. Cullen potesse essere
abbastanza preoccupato per la sua incolumità, a maggior
ragione per quella di Isabella.
D'altronde, un pò è vero, la ricchezza e la
notorietà in un certo senso limitano la libertà
personale.
Comunque, da adesso in poi, entreranno in gioco anche loro... e vi
lancio una provocazione, care fanciulle: eravate preoccupate per Jacob
Black? E se la minaccia avesse, invece, lineamenti d'angelo e capelli
biondi? Eh!eh! Chi lo sa...
E Alice? Posso anticiparvi che arriverà anche lei...
avrà a che fare con il biondino citato poco prima? Chi lo
sa...
La certezza, intanto, sono Rosalie ed Emmett: li amo troppo come
coppia, per pensare di dividerli.
Vi chiedo solo un pò di pazienza, perchè anch'io
dovrò prendere "dimestichezza" con questi nuovi arrivi,
arrivando a delinearli poco alla volta.
Che altro dirvi?
Aspetto i vostri commenti! XD!
O insulti?
Vedremo...
Prima di chiudere, volevo prima ringraziarvi dell'accoglienza riservata
al primo capitolo extra: ho avuto qualche contrattempo che mi ha
impedito di realizzarlo come volevo, ma voi siete state fantastiche lo
stesso con me!
Grazie davvero.
E adesso vi auguro un buon week-end, ci sentiamo lunedì!
Un bacione.
Roberta.
PS: quasi dimenticavo... che malattia potevo scegliere per Rosalie, se non la varicella? XD!
|
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Capitolo 21 *** Capitolo 20 ***
Buonasera ragazze!
Mi
scuso vivamente per questo ritardo e per non avervi potuto avvisare, ma
avevo problemi proprio con il collegamento internet.
Li
ho risolti solo ora e mi affretto ad inserire il nuovo capitolo
(è martedì sera, per la precisione. XD)
Come
vedrete, ormai i nuovi protagonisti diventeranno parte integrante
del racconto, li conoscerete quindi sempre meglio (per alcune piccole
note vi rimando in fondo, dopo la lettura).
L'ultima
nota la riservo per la risposta alle recensioni: arrivo nei
prossimi giorni, perdonatemi ma dipende sempre dal problema avuto con
il collegamento.
Ma
adesso vi lascio alla lettura. Scusatemi ancora.
Un
bacio.
Roberta
Non era la prima volta che
fingevo di dormire mentre tornavamo verso casa in macchina.
Come tutti i genitori, anche
i miei tendevano a parlare più
liberamente se pensavano che non stessi ascoltando i loro discorsi.
Era un trucco che mi aveva
insegnato la mia amica Becky, con la quale frequentavo i corsi di nuoto
dall'età di sei anni.
Lo avevo messo in pratica una
sera di tanti anni prima, ed avevo
scoperto che funzionava davvero. Era esaltante poter
ascoltare i discorsi degli adulti, specie se svelavano progetti
importanti, come quello di cui stavano parlando in quel momento i miei
genitori.
- Non credi che potrebbe
essere un cambiamento un pò troppo radicale per Bella?
- I bambini hanno la
capacità di adattarsi molto in fretta.
- Non lo so, Charlie. E'
sempre vissuta in un posto come Phoenix, una
città sicuramente meno caotica e pericolosa di New York.
Lì, sarebbe tutto diverso, forse anche per noi.
- Lo so. Non è una
decisione facile. Però d'altronde, se
dovesse andare in porto quel nuovo progetto con Edward, io
dovrò
passarci parecchio tempo.
Edward? Avevo sentito parlare
qualche volta di lui, sapevo che era uno
dei soci in affari di Charlie. Mia madre mi aveva raccontato di
come lo avessi perseguitato per tre giorni di fila, quando avevo avuto
all'incirca tre anni e lui quindici anni, perchè giocasse
con
me. Io,
ovviamente, non conservavo alcun ricordo di lui.
- L'idea di trascorrere tanto
tempo senza di voi non è una bella prospettiva.
Avevo socchiuso un occhio,
giusto per vedere mia madre accarezzare una
guancia a mio padre. Mi piaceva vederli così vicini, mi
sembrava
di vederli più contenti.
- Anche per me è
lo stesso, e sono sicura che anche Bella non ti vorrebbe
così lontano.
Mio padre le aveva sorriso.
- Comunque, c'è
ancora tempo per decidere. Edward sta sondando
il terreno... quel ragazzo, per quanto giovane, ha già lo
stesso
fiuto di suo padre per gli affari.
Reneè aveva scosso
la testa, proprio come faceva quando qualcosa non le andava a genio.
- Non sarebbe contento di
sentirsi paragonare a suo padre. E ha
ragione, sai? Non è affatto come Terence, grazie al cielo.
Ma, adesso, mi stava venendo
sonno davvero. La festa a cui avevamo
partecipato era stata abbastanza divertente, soprattutto avevo mangiato
un numero spropositato di dolci.
Ero scivolata un
pò in avanti sul sedile, per appoggiare meglio la testa.
Le parole di Reneè
avevano iniziato a descrivere quel Terence e mi
era sembrato antipatico solo a sentirne parlare, figurarsi avercelo
come padre.
Ero fortunata ad avere
Charlie:
certo, magari non era sempre presente, però non mancava mai
di dimostrarmi quanto bene mi volesse.
Era stato con quei pensieri
rassicuranti, che mi ero addormentata. E al mio risveglio, la mattina
dopo, Terence ed Edward Cullen
erano già fuori dai miei pensieri, come del resto l'idea che
ci
saremmo potuti trasferire a New York.
Avevo solo nove anni, e come
era giusto che fosse, vivevo solo il
presente, senza curarmi affatto di quello che sarebbe potuto accadere
nel mio futuro.
XXXXXXXXXXXXXX
Lo
skyline
di Manhattan, con i suoi numerosi grattacieli, aveva rievocato in
Bella ricordi confusi di
una conversazione avvenuta, tanti anni prima, tra i suoi genitori.
Ricordava
vagamente che avevano parlato della possibilità di
andare a vivere proprio lì, a New York. Se la cosa fosse
stata
legata più o meno ad Edward, quello non lo ricordava. Poteva
anche essere, dal momento che lui aveva sempre
vissuto lì.
Era
stato l'assoluto silenzio tra lei e Jasper a permettere che i suoi
pensieri vagassero liberamente. Infatti, da quando erano saliti in
macchina,
lui si era concentrato sulla guida, e lei era sprofondata nel sedile
accanto, fingendosi interessata a tutto quello che li circondava.
"Puoi stare tranquilla con
Jasper".
Era ovvio che non
dovesse temerlo, però rimaneva il fatto che per lei era a
tutti gli effetti uno sconosciuto.
Uno sconosciuto che,
però, era pronto a rischiare la vita per lei se ce ne fosse
stato bisogno.
Come
del resto avrebbero fatto anche Rosalie, o Emmett... o chiunque
faceva il loro lavoro, cioè occuparsi della sicurezza
di altre persone.
Un
pensiero di cui ne era diventata sempre più cosciente, e che
l'aveva resa sempre più... era difficile da definire come la
facesse sentire.
-
La tua prima impressione su New York? Se non ho capito male, non c'eri
mai stata, giusto?
La
voce di Jasper l'aveva colta di sorpresa, facendola letteralmente
sobbalzare sul sedile.
-
Scusa, non volevo spaventarti...
Aveva
incontrato il suo sguardo e ancora lo aveva trovato
indecifrabile. Rispetto ad Emmett, che si era mostrato subito
più aperto, lui era stato più trattenuto nei suoi
confronti.
-
No, figurati. Ero soprapensiero... comunque è
vero, non ero mai stata a New York.
Era
tornata a guardare fuori dal finestrino, notando che il traffico si
stava facendo sempre più intenso ora che avevano
attraversato il
fiume Hudson, inoltrandosi verso il cuore di Manhattan.
-
Affollata, direi.
-
Decisamente la stessa impressione che ha un newyorkese ogni volta che
ritorna a casa.
Aveva
sentito dell'irritazione nella sua voce e lo aveva osservato: le
braccia stese, le dita che tamburellavano nervose sul volante, sul viso
una smorfia di insofferenza.
-
Odio questo maledetto traffico.
Lo
aveva detto ancora più irritato mentre si arrestavano del
tutto. Bella era stata grata del fatto che Edward
le avesse parlato del carattere dei due fratelli Hale, di come
non avrebbe dovuto farsi ingannare dai loro modi un pò
bruschi,
ma attendere di conoscerli meglio prima di trarre conclusioni
affrettate.
Stava
giusto pensando se era il caso di ribattere qualcosa e portare
avanti la conversazione, quando lo aveva visto sfilarsi dalla tasca il
cellulare e rispondere.
-
Ciao... indovina... bloccati nel traffico, precisamente tra la
Quarantaduesima strada e Lexington Avenue.
Credo ci vorrà ancora una mezz'ora.
Dall'altra
parte, chiunque fosse stato, non doveva avergli dato una buona notizia.
-
Giusto quello che ci mancava.
L'irritazione
nel tono di voce era raddoppiata, e Bella aveva iniziato a domandarsi
come sarebbe stato conoscere anche Rosalie.
-
Sì, ovvio.
Le
aveva lanciato un'occhiata veloce, che lei aveva colto solo
perchè lo stava guardando a sua volta: ora era profondamente
irritato, tanto che l'azzurro dei suoi occhi si era incupito.
-
Sono d'accordo sul no, a meno che non diventi strettamente necessario.
Aveva
intuito che la conversazione avrebbe avuto tutto un altro tono se
lei non avesse avuto modo di sentirla: Jasper stava chiaramente
rispondendo lo stretto indispensabile.
-
Sì, okay, fammi sapere.
Aveva
chiuso la conversazione bruscamente come l'aveva iniziata, riponendo il
cellulare in tasca.
-
Il bello è che ci dovrei essere abituato, dal momento che
sono nato e cresciuto in mezzo a questo caos.
L'aveva
presa nuovamente in contropiede, perchè era tornato a
parlare come se non fosse stato interrotto, cercando anche di
cancellare l'irritazione provata solo qualche attimo prima.
-
Sicuramente una realtà ben diversa da quella dove hai
vissuto
sinora tu. Un paio di volte ho accompagnato Edward da te, al St.
Marie. Berna era decisamente un posto molto meno affollato.
Era
vero: i suoi modi erano decisamente bruschi, ma intuiva che stava
cercando di rompere il ghiaccio tra loro.
-
Sì, è vero.
Non
è che le riuscisse nemmeno a lei di essere molto espansiva,
sicuramente avrebbe avuto bisogno di un pò di
tempo per trovarsi più a suo agio.
-
Guidi?
Era
una domanda piuttosto inaspettata.
-
No. Non ho la patente.
Non
aveva avuto modo di prenderla, avrebbe voluto aggiungere. Ma faceva
parte di un discorso che avrebbe portato ad altri discorsi, e tutti
molto personali, che riguardavano strettamente il rapporto che aveva
avuto con Edward sino a poco tempo prima.
Ma Jasper quasi sicuramente
saprà molto sul tuo rapporto con Edward.
Era stata una sorta
di voce della verità a dirglielo, facendola sentire
tremendamente a disagio.
-
Potresti prenderla ora.
-
Sì. Ci penserò, in effetti.
Avanzavano
lentamente nel traffico, e Bella aveva avuto modo di
osservare i marciapiedi invasi di persone che camminavano
più o
meno veloci.
Per
un attimo aveva sentito anche lei il desiderio di scendere e
mischiarsi a quella folla: chi l'avrebbe riconosciuta? Adesso nessuno,
ne era quasi sicura.
Ma fra qualche mese? Quando
tutti avrebbero saputo con certezza chi era?
"E' la mia vita ad incasinare la
tua. Sarò sempre responsabile per questo".
- Jasper, Edward
cammina per le strade di New York?
Era
certa di essere stata lei a sorprenderlo questa volta. O forse no,
perchè quando aveva incontrato i suoi occhi, aveva trovato
solo uno
sguardo attento.
-
Sì, certo. Lo fa consapevole che sarà sicuramente
osservato...
-
E magari anche fotografato...
- E'
inevitabile, purtroppo. Specie quando non è... da solo.
Aveva
colto la lieve incertezza come un chiaro riferimento al fatto che
se con lei, avrebbe suscitato ancora più interesse.
Ma
erano stati di nuovo interrotti, questa volta, era stato il suo di
cellulare a suonare. Lo aveva
cercato nello zaino, scoprendo che era Kelly a chiamarla.
-
Ciao, Kelly.
-
Bella! Ciao! Allora, sei già a New York?
-
Sì, siamo arrivati da un paio d'ore...
-
E allora, come ti sembra? Certo che dopo i Caraibi...
-
Bè, in effetti...
Rosita
aveva avuto ragione: nonostante ci fosse una bella giornata
anche lì, l'azzurro del cielo non era paragonabile a quello
dei
Caraibi.
-
Dai, non essere triste però! Ma adesso dove siete? Sei
ancora con Edward?
-
No. E' dovuto andare via subito, l'incontro era fissato per le undici.
Siamo rientrati proprio giusti...
-
Sai che non vedo l'ora di vederti? Ho un sacco di cose da
raccontarti e anche tu! Se ci penso, ancora non ci credo: tu che vai
d'accordo con Edward!
Lei che era innamorata di
Edward. E lui di lei. Kelly sarebbe impazzita.
Ma se da una parte
moriva dalla voglia di poterne parlare con la
sua migliore amica, dall'altra ne era anche intimorita. Forse
perchè proiettava anche su di lei l'ansia che provava nel
pensare alla reazione di tutti gli altri che la conoscevano.
-
Già, anche a me sembra ancora incredibile...
-
Hai visto che tutto si è sistemato? Avevi un sacco di dubbi
sul tuo futuro, e guarda nel giro di un mese quante certezze: vivrai a
New York, frequenterai la sua università più
prestigiosa... e soprattutto potrai contare sull'affetto di Edward.
Sono così contenta per te. Dio, ti meriti tutto questo e
anche
di più!
L'affetto
nella voce dell'amica l'aveva commossa. E cercava di tenere a
bada quell'emozione, dal momento che percepiva lo sguardo di Jasper su
di sè.
-
Sei già a casa sua allora? Com'è? Dimmi che
c'è anche lì una supermegafantasticissima
stanza tutta tua e io svengo dalla gioia!
Kelly
era stata decisamente un fiume in piena da quando l'aveva
chiamata per la prima volta una decina di giorni prima, quando ancora
era ad Isola Corallo. Si erano sentite anche altre volte, e le aveva
raccontato a grandi linee come erano andate le cose, spiegandole che il
suo rapporto con Edward era migliorato, senza proprio dirle quanto. Era davvero
impazzita di gioia e quando le aveva raccontato anche della stanza
concepita proprio per lei, come segno della volontà di
Edward di
volerla nella sua vita, aveva toccato l'apice.
Si
era confidata con Kelly, nella certezza che non avrebbe mai svelato
a nessuno ciò che le diceva: in tanti anni, le aveva sempre
dimostrato di essere davvero un'amica fedele. Era stata davvero
fortunata ad incontrarla, non osava pensare come sarebbe stato senza di
lei.
-
No, non sono ancora arrivata. In realtà siamo bloccati nel
traffico di Manhattan.
-
Siamo? Ah, giusto! Hai già conosciuto Rosalie? E
com'è? Duecento chili di donna a prova di proiettile?
Bella
sperava davvero che la voce squillante e divertita di Kelly non
fosse arrivata sino a Jasper. Si sentiva tremendamente in imbarazzo.
-
No...
-
Allora è una gnocca da paura?
Aveva
sempre adorato il carattere irruente e solare dell'amica, forse
perchè era tutto il suo opposto. Solo che in quel frangente
l'avrebbe voluta un pò meno irruente...
-
Kelly, mi sa che ti devo lasciare. Ho la batteria quasi scarica... ti
richiamo non appena sono arrivata, okay?
Troncare
era la soluzione migliore che aveva trovato. Di certo non le
avrebbe detto di trovarsi in macchina con il fratello di Rosalie.
Avrebbe iniziato a sottoporla ad un interrogatorio serrato,
più
che altro perchè non aveva mai smesso di portare avanti la
campagna "cercasi disperatamente ragazzo per Bella". Aveva
già
avuto la pessima idea di raccontarle di Jake, e ci era voluta un'ora
buona per convincerla che non c'era speranza... il tutto con Edward a
solo qualche centimetro di distanza intento, con baci e carezze, a
rammentarle il perchè!
-
Sì, certo. In realtà ti ho chiamato
perchè
volevo farti sapere che sono tornata anch'io a casa in anticipo.
-
Come mai?
-
La mia solita sfiga: il tipo di mia cugina ci ha provato! Ti pare?
Guarda che i ragazzi sono proprio dei deficienti! No dico, è
praticamente quasi identica a me... eppure, secondo lui, io ero cento
volte meglio!
Le
era venuto da ridere: Kelly era davvero molto bella. E ne era
cosciente, ma non
proprio sino in fondo. Forse era questo suo modo di rimanere in parte
coi piedi
per terra, che le aveva permesso di legare con lei.
-
Ma quindi avete litigato?
-
No, grazie a Dio ho una cugina pensante... e poi era da poco che
erano insieme. No, sono rientrata perchè già si
vociferava di una mia possibile storia con lui. E' il figlio di un
pezzo grosso di non so quale campo... ma poi sai come vanno queste, non
ho bisogno certo
di spiegartelo!
Ovvio,
anche l'amica veniva presa di mira dalla stampa, dal momento che
suo padre possedeva una catena alberghiera che contava hotel sparsi in
tutto il mondo.
-
Bè, sono contenta che non sia successo niente con tua
cugina.
Ma adesso ti fermi a Los Angeles, o hai in programma qualcos'altro?
La
famiglia di Kelly era originiaria di quella città, e ora
anche lei avrebbe vissuto lì, praticamente dall'altra parte
degli Stati Uniti.
-
Veramente avevo in mente di andare a trovare un'amica...
-
Ah... e quando parti?
-
Non appena ci siamo messe d'accordo.
-
Ah...
-
Bella?
-
Eh?
-
Scema, quell'amica sei tu, no! Te lo ricordi, vero, che avevo
strappato ad Edward la promessa di vederci non appena fossi rientrata?
Bè, ho tutta l'intenzione di ricordarglielo!
Si
era ritrovata a ridere anche lei della sua poca capacità
intuitiva, ma forse era stata colpa della situazione in generale: il
distacco da Edward, l'arrivo a New York, le nuove conoscenze... il
fatto di averne una seduta accanto... insomma, era un pò
sottosopra.
-
Scusa... deve essere colpa del fuso orario!
-
Come no! Mi sa che ne hai di cose da raccontarmi... ti sento
completamente diversa!
Ma lei era diversa in un certo
senso.
- Dici?
-
Dico, dico! Stai parlando con me, non con la prima che passa!
L'aveva
fatta ridere di nuovo. Aveva decisamente bisogno di Kelly.
-
Io ti aspetto. Ho già parlato con Edward, non c'è
nessun problema.
-
Mamma mia, ma vi siete proprio messi ad andare d'amore e d'accordo voi
due!
Allora, ti lascio qualche giorno per ambientarti, poi piombo
lì!
Bella
ancora aveva provato gioia e paura allo stesso tempo.
-
Okay. Ci sentiamo allora nei prossimi giorni. Così ci
mettiamo d'accordo.
-
Non vedo l'ora, Bella! Mi manca la nostra vita insieme...
-
Anche a me, Kelly. Tantissimo.
-
Però niente lacrime, eh? Tu sei appena arrivata a New York,
goditela! E intanto io saccheggerò un pò di
negozi qui a Los
Angeles, dato che con te di certo non lo faremo!
Erano
tornate a ridere, più che altro perchè lo
shopping
era stato sempre un motivo di diatriba tra di loro: Kelly ne era
ossessionata, lei lo rifuggiva per natura.
-
Brava! Con me, solo visite culturali.
-
Oddio, se non fossi tu, sta sicura che ti avrei già mandato
a quel paese!
-
Certo, ti voglio bene anch'io!
Aveva
sentito l'amica ridere più forte.
-
Ti adoro, Isabella Swan! Dai, aspetto una tua telefonata, allora.
-
Okay. Un bacio.
-
Idem.
E
con quel saluto familiare, avevano interrotto la conversazione. Bella
si era sentita meglio, d'altronde era l'effetto che le faceva Kelly.
L'amica aveva avuto sempre la capacità di farla sentire
più serena e fiduciosa.
-
Siamo quasi arrivati, Bella.
Aveva
guardato Jasper, che l'aveva guardata a sua volta. Quella
telefonata sembrava aver avuto anche su di lui un certo effetto:
sembrava più disteso.
Si
era sentita di dirgli chi avesse avuto quell'effetto benefico su di lei.
-
Era Kelly Taylor.
Studiava con me al St. Marie. E' praticamente la mia migliore amica.
Sicuramente verrà a trovarmi per stare insieme qualche
giorno...
Lo
aveva visto sorridere. Quando lo faceva, non aveva più nulla
dell'aria scostante e burbera che lo contraddistingueva.
-
Uhm... mi sa che tu sapevi già chi fosse Kelly.
Forse,
aver avuto quella conversazione così "intima" con Kelly, di
fronte a
lui, aveva proprio avuto l'effetto di avvicinarli in maniera
più
naturale: era vero che condividevano già molto, anche senza
conoscersi.
-
Già. Credo di averla anche intravista una volta, aveva
fermato Edward per parlargli, mentre stava lasciando l'Istituto.
Aveva
sentito un nuovo moto d'affetto per l'amica, al pensiero di quanto
davvero le volesse bene.
-
Kelly è eccezionale.
-
Da quello che ho saputo, mi pare proprio di sì. Sei
fortunata ad avere un'amica così.
Bella
intuiva che dietro alle parole di Jasper ci fosse molta
più sostanza rispetto al tono leggero con cui le aveva
pronunciate. Come se facesse riferimento al suo passato non proprio
roseo, e volesse mettere in luce le cose positive che ne erano comunque
scaturite.
-
Indubbiamente molto fortunata.
-
L'amicizia è importante, specie quando non è
così facile riuscire ad ottenerne di sincere.
Ancora
c'era stato un chiaro riferimento alla sua situazione, ma forse
anche a quella di Edward: la ricchezza isolava. Al contrario di quanto
credeva la maggior parte delle persone, avere dei rapporti sinceri non
era per niente facile per chi doveva destreggiarsi tra arrivisti,
imbroglioni, calcolatori, cercatori di fama... insomma, tutta una serie
di persone che puntavano a qualcosa di più di una sincera e
semplice amicizia.
Forse
non era un caso che anche Edward avesse in Sam, conosciuto a soli
tredici anni, il suo migliore amico.
Aveva
annuito all'affermazione di Jasper, poi era calato di nuovo
silenzio. Solo che non era stato più carico dell'imbarazzo e
della tensione che c'erano stati prima. Qualcosa era già
cambiato, forse un principio di quella fiducia che sarebbe andata
rafforzandosi tra loro sempre di più nell'immediato futuro.
XXXXXXXXXXXXXX
Rosalie
Hale, per usare l'espressione di Kelly, era una "gnocca da paura".
Castana,
capelli lunghi, un fisico atletico ma anche formoso nei punti giusti,
occhi nocciola, lineamenti fini ed eleganti.
Bella
aveva notato come assomiglisse in maniera
impressionante a Jasper. Ma del resto, erano gemelli, quindi...
Anche
nel modo di fare, li aveva trovati simili, proprio come le aveva detto
Edward.
Rosalie,
infatti, l'aveva salutata porgendole la mano, ma squadrandola
con un'occhiata che l'aveva fatta sentire sotto esame. Forse proprio la
stessa occhiata che le aveva riservato Jasper, solo la sera prima.
Forte,
però, di come erano andate le cose con il fratello solo
qualche
attimo prima, aveva sostenuto e ricambiato lo sguardo di Rosalie con un
sorriso più sicuro.
Era
stato lo stesso Jasper, poi, ad avviare la conversazione tra loro,
iniziando a prendere in giro la sorella per la malattia appena avuta.
Ne
era nato un lieve battibeccare, che le aveva fatto intuire come
Rosalie fosse sicuramente una donna dal carattere forte: le bastavano
poche parole per mettere a tacere l'ironia pungente del fratello.
Nel
frattempo avevano lasciato il garage sotterraneo dove erano entrati
con la macchina, passando per più punti di controllo
automatici,
salendo su un ascensore che aveva avuto anche al suo interno, un
pannello di
controllo con solo dei numeri e delle serrature corrispondenti.
-
Questo palazzo, come forse ti avrà già detto
Edward,
è di sua proprietà. Ci sono otto piani in tutto,
e si
accede ai vari livelli tramite questo ascensore o alle scale interne.
Jasper
aveva tirato fuori un mazzo di chiavi, inserendone una in
corrispondenza del primo numero in alto.
-
L'appartamento di Edward è all'ultimo piano.
Erano
saliti velocemente e quando si erano fermati, un segnalatore acustico
aveva iniziato a bippare. Jasper allora aveva ruotato ulteriormente la
chiave,
e le porte si erano aperte su di un elegantissimo salotto.
-
Come potrai immaginare, l'accesso a questo appartamento è
limitato solo ad Edward, e ora anche a te, ovviamente.
Bella
si era però persa nell'osservare lo spettacolo c'era oltre
le grandi finestre: a stupirla, era il fatto di essere nel cuore di
Manhattan e
di vedere i grattacieli ad una certa distanza, dal
momento che c'era un bellissimo giardino tutto intorno di notevoli
dimensioni e
circondato da un alto muro di cinta.
-
Credo di sapere cosa stai pensando: questo posto è
incredibile....
Era
stata Rosalie a dirglielo, ma anche Jasper aveva annuito.
-
Già, si rimane abbastanza senza parole.
Era
un momento stranissimo, quello. Era appena entrata nella sua nuova
casa, perchè
lei avrebbe abitato lì, ma ancora non se ne
capacitava.
Le
era mancato tantissimo Edward. Sapeva che se fosse
stata con lui, tutto le sarebbe apparso diverso. Ma poi si era
rimproverata quasi subito: non l'aveva lasciata sola per motivi futili,
non aveva potuto fare diversamente.
-
Penso che sia un momento privato questo per te, Bella.
Perciò, ti lascerei sola...
Aveva
riportato lo sguardo su Rosalie: era seria, ma non fredda. Anzi,
le aveva dato la sensazione che capisse benissimo come doveva sentirsi
in quel momento, e le stava giustamente offrendo la privacy che
meritava.
-
Potrai chiamarmi attraverso questo interfono.
Le
aveva indicato un apparecchio che era stato nascosto dentro ad una
nicchia, chiusa da uno sportello che aveva intravisto a malapena
sulla superficie liscia del muro. Andava premuto, infatti, per poterlo
aprire. Un piccolo particolare, che però aveva iniziato a
darle
un'idea di come tutto fosse curato nei minimi dettagli in
quell'appartamento.
-
Il codice da digitare è 100.
Sull'ascensore,
c'era stato lo stesso codice in corrispondenza di una
serratura. Ora sapeva che quello era l'appartamento che occupavano lei
ed Emmett.
Infatti,
per una questione di sicurezza e praticità, Edward le
aveva detto che sia loro, che Jasper, vivevano lì, in due
appartamenti distinti
Aveva
avuto qualche riserva all'idea, più che altro
perchè aveva pensato che sarebbe stato imbarazzante, ma ora
che
vedeva come era strutturato il palazzo, si era resa conto che la
privacy di tutti era rispettata con la massima priorità.
-
Penso che per il momento possa bastare. Poi sarà Edward a
dirti tutto il resto...
Anche
Rosalie si riferiva ad Edward con familiarità, e si era
andata rafforzando l'idea che tra tutti loro ci fosse davvero un
rapporto che andava oltre il semplice " rapporto di lavoro".
D'altronde,
era davvero molto tempo che si conoscevano, e visto come le
loro vite erano strettamente legate, forse non sarebbe potuto andare
diversamente.
-
Io inizio ad andare... ho delle questioni da sistemare. Chiamo io il
tenente Beckett per quell'aiutino, Rose.
Bella
aveva capito che Jasper voleva lasciarle sole un attimo.
-
Okay. Ci riaggiorniamo dopo.
I
due fratelli si erano salutati con un cenno.
-
Ciao, Bella.
-
Ciao, Jasper.
Aveva
ripreso l'ascensore, richiudendolo. Aveva notato come anche
quello fosse strutturato in modo da apparire simile alle altre porte
presenti nel salone.
-
Bella?
Aveva
riportato l'attenzione su Rosalie.
-
Se può esserti d'aiuto, non è semplice nemmeno
per me.
Preferisco essere sincera con te, perchè credo ci sia
più
d'aiuto nel stabilire una reciproca conoscenza. Penso che parlare
liberamente tra noi, anche di quello che eventualmente non
andrà bene, possa
risparmiare ad entrambe parecchia tensione e fastidio.
Era
molto diretta, ma in qualche modo la faceva sentire più a
suo agio che non se fosse stata "falsamente" cordiale e allegra.
-
Sì, capisco. E ti ringrazio. In effetti, non è
per niente semplice.
Non
lo era, si sentiva terribilmente spaesata, e con una voglia disperata
di sentire la voce di Edward.
-
Sono sicura, però, che piano piano andrà meglio.
Avevano
entrambe annuito, forse nella speranza che le cose potessero presto
andare in quella direzione.
-
Allora, ti lascio un pò sola.
Aveva
tirato fuori due mazzi di chiavi, porgendogliene uno.
-
Intanto, questo te lo lascio.
Lo
aveva preso.
-
Okay, grazie.
Con
il suo aveva richiamato l'ascensore.
-
Quando vuoi, mi chiami. Magari pranziamo insieme.
L'ascensore
era arrivato ed era salita.
-
In ogni caso, fai quello che ti senti, okay? Se vuoi compagnia mi
chiami, se preferisci stare sola, non c'è problema.
-
Okay.
-
Allora... benvenuta ufficialmente a New York, Bella.
-
Grazie, Rosalie.
Le
porte si erano richiuse, e lei era rimasta sola.
Un pensiero si era affacciato
immediatamente: dopo tanto tempo, aveva di nuovo una casa.
XXXXXXXXXXXXXX
Era rimasta ferma
ad osservare quell'elegante salone per un
tempo piuttosto lungo. Aveva fatto scivolare lo sguardo sui divani e
sulle poltrone chiare che creavano un piacevole contrasto con il legno
scuro del parquet, sui mobili moderni, sul grande televisore, sui
quadri che abbellivano le pareti, per finire
sulle eleganti porte da cui si accedeva negli altri ambienti.
Ma
prima di fare anche solo un altro passo, aveva recuperato il cellulare.
Un
pò le tremavano le mani, un'emozione adesso quasi solida
nello stomaco, mentre faceva partire la telefonata.
Uno
squillo, due, tre, quattro...
"Ma sarai impegnato."
"Tu non ti preoccupare,
chiamami".
Cinque, sei, sette,
otto....
-
Ciao, amore, tutto bene? Sei a casa?
C'era
stata come un'esplosione dentro di lei: quell'emozione solida, ansia, si era
trasformata in un balsamo rigenerante: calore.
La voce di Edward
era stata proprio come un caldo abbraccio.
-
Sì, Rosalie mi ha appena accompagnata nel tuo appartamento.
C'era
stato un silenzio tra loro che aveva anticipato parole ed emozioni.
-
E' il nostro
appartamento, ora. E non immagini quanto vorrei essere lì
con te, Isabella...
Si
era sentita felice.
-
Lo so. Lo vorrei anch'io. Però, adesso che ti sento,
è come se fossi qui...
Lo
aveva sentito ridere, e le erano quasi cedute le gambe: le mancava da
morire.
-
Allora lasciati guidare... voglio esserci quando vedrai una cosa. Sei
ancora nel salone?
Aveva
sorriso anche lei, adesso.
-
Sì. E' stupendo Edward. E' stupenda anche la vista...
-
Non è di certo Isola Corallo...
Aveva
capito cosa volesse dire, subito.
-
Sì, è vero. Ma mi sento lo stesso a casa...
Lo
aveva percepito emozionato davanti a quella sua dichiarazione.
-
Davvero?
-
Sì, davvero.
C'era
stato ancora un attimo di silenzio.
-
La vedi la porta sulla sinistra?
Era
una doppia porta, chiusa.
-
Sì.
-
Aprila
Si
era mossa per la prima volta da che era entrata. Aveva attraversato
il salone e spalancato la porta. Dietro c'era stato un corridoio ampio,
con altre porte da ambo i lati.
-
Ci sei?
-
Sì.
-
L'ultima porta, sulla destra.
Aveva
iniziato a percorrere il corridoio, notando di sfuggita uno
studio, una stanza rivestita da librerie, una porta chiusa in
corrispondenza di un'altra chiusa.
-
Edward, una domanda: ma quei quadri nel salone... cioè, sono
gli originali? Ho visto un Renoir, un Van Gogh, un Picasso...
-
Tu che ne dici?
-
Dico che mi sento un pò cretina... sembra quasi che non
sappia che te lo puoi permettere, in effetti...
L'aveva
sentito ridere di nuovo.
-
No, non dire così. Forse non avevi fatto davvero i conti con
la mia... ricchezza. Cioè, come influisce anche in positivo
nella mia vita... e non solo in negativo.
Già,
forse non lo aveva realizzato appieno avendo sempre vissuto al St.
Marie.
-
Ma sei arrivata dove ti avevo detto?
-
Sì... è che mi ero un attimo persa dietro ai
quadri...
Aveva
riso di nuovo, anche se era stata una risata meno divertita, forse
più nervosa.
-
Okay. Avrai molto tempo per ammirarli, dopo... adesso, entra in quella
stanza.
Bella
aveva, e non aveva, allo stesso tempo idea di cosa potesse esserci
dietro quella porta.
Però
si era decisa ad aprirla, e nel momento in cui era entrata, aveva
provato mille emozioni diverse.
-
Isabella?
-
Edward ma...
-
Sì, è quello che stai pensando. Ti piace?
Non
riusciva a rispondere. Un groppo in gola glielo impediva.
-
Isabella...
L'aveva
chiamata di nuovo, e si era sforzata di rispondere.
-
E'... è....
Non
ci riusciva proprio.
-
In realtà, amore, mi basterebbe solo una risposta:
sì o no...
C'era
stata ancora molta emozione nella voce di Edward, e il groppo in gola
si stava sciogliendo in lacrime liberatorie.
-
Sì... sì...
Era
riuscita finalmente a rispondere senza, però, poter
aggiungere nient'altro.
XXXXXXXXXXXXXX
Le strade di New York non gli
erano sembrate mai così accoglienti.
Edward
lo aveva pensato mentre le vedeva scorrere illuminate e meno trafficate
a quell'ora della notte.
E' perchè sto
tornando a casa.
Aveva
finito di sfilarsi la cravatta, dopo che si era già tolto
la giacca, mentre guardava l'orologio: quasi la una. Era
stata una giornata lunghissima, quasi eterna.
Da
quando aveva lasciato Isabella, gli era sembrato che il tempo si
fosse dilatato. Il tragitto in macchina sino all'ufficio, il
breve saluto personale con Jennifer, e il primo accenno circa la
presenza di Isabella lì a New York, poi
la breve
riunione coi suoi collaboratori prima dell'incontro vero e
proprio, infine
l'ingresso nella sala riunioni alla presenza di tutte le parti in
causa: gli era sembrato che il tempo avesse iniziato a scorrere lento,
secondo dopo secondo.
Si
era reso conto di aver avuto la mano sempre stretta sul cellulare,
celato nella tasca dei pantaloni, quando l'aveva sentito
vibrare.
Lo
aveva immediatamente estratto, e visto chi lo chiamava, senza
esitazione era schizzato in piedi per fiondarsi
nel suo ufficio.
Non
si era nemmeno preoccupato di scusarsi, ci sarebbe comunque stato chi
lo
avrebbe fatto per lui, adducendo un motivo qualsiasi. A lui interessava
solo rispondere a quella
telefonata nel minor tempo possibile.
Ripensandoci
ora, a mente fredda, era stupito: niente, in passato, lo aveva
mai indotto ad assentarsi così bruscamente da una riunione
importante.
Ma
adesso, c'era Isabella... e la sola idea che fosse stata nel suo appartamento lo
aveva emozionato come non mai.
Era
con queste nuove sensazioni che doveva fare i conti, con il
desiderio di correre a casa il prima possibile perchè c'era
lei.
Un
pensiero si era affacciato immediatamente: dopo tanto tempo aveva di
nuovo una casa e qualcuno di molto importante ad attenderlo.
- Come va?
La
voce di Emmett lo aveva colto immerso in quei pensieri così
diversi dal solito. Si era reso conto che si erano scambiati poche
parole sinora. Però era anche vero che tra di loro bastava
poco
per capirsi: a volte anche solo uno sguardo.
-
Un pò stanco. Non è andata molto bene. Abbiamo
mediato su
due o tre punti, ma su altri rimaniamo fermi sulle rispettive
posizioni. Domani
riprendiamo, sempre alle 11.00.
Quasi
in automatico si era passato una mano tra i capelli, ottenendo di far
sorridere Emmett.
-
Seccato perchè il braccio di ferro prosegue? Di solito le
sfide ti piacciono... devo iniziare a preoccuparmi seriamente?
Si
era passato di nuovo le mani nei capelli, in quel gesto che proprio gli
apparteneva quando era così pensieroso.
-
Forse un pò preoccupato lo sono anch'io... le cose sono
cambiate così... velocemente.
- Preoccupato o
spaventato?
L'occhiata
che aveva sentito su di sè, la diceva lunga su come Emmett
lo conoscesse molto bene.
-
Tutti e due.
-
Identificare il nemico è già un passo avanti, ti
consente di mantenere una certa lucidità di azione.
In
effetti essere cosciente di come si sentiva era almeno qualcosa: lo
avrebbe aiutato a non commettere ulteriori errori con Isabella. O
almeno lo sperava.
-
Datti tempo, Edward. Non sei certo uno che non sa affrontare le
situazioni complicate...
-
Lo sai che quando c'è di mezzo Isabella le mie
probabilità di fare un disastro aumentano del cento per
cento.
Era
grato di poterne parlare così liberamente con Emmett: dopo
Sam, era la seconda persona a cui avesse consentito di avvicinarsi
così tanto a lui.
La terza, veramente,
perchè adesso c'era anche Isabella.
Una
fitta ormai nota gli aveva attraversato lo stomaco: un misto di gioia e
paura.
-
A me sembra che sinora tu non abbia fatto danni irreparabili. Poi,
comunque, sai anche che il mio giudizio vale per quello che vale.
Decisamente sono l'ultimo che può parlare...
L'uomo
seduto accanto a lui poteva vantare un passato altrettanto
doloroso: quando a diciotto anni aveva detto alla sua ragazza
di
voler entrare nell'esercito, lei non era stata d'accordo e lo aveva
incastrato facendosi mettere incinta. Emmett l'aveva sposata
consapevole che era un matrimonio contratto non per vero amore, ma
più per dovere verso quel bimbo che non aveva nessuna colpa.
Solo che era nato con una grave malfomarzione cardiaca ed era morto
quasi un anno dopo. Era stato un durissimo colpo sia per lui, che per
sua
moglie ed ovviamente questa cosa li aveva definitivamente allontanati.
Si erano separati quasi subito, ed Emmett era tornato al suo progetto
di diventare un soldato scelto. Si era gettato anima e corpo nel
tentativo di esorcizzare il dolore, senza però riuscirci mai
veramente. Solo l'incontro con Rose sembrava aver ricucito in parte
quella ferita profonda.
Anche
se Edward, e per esperienza personale, era convinto che certe ferite
non sarebbero mai
veramente scomparse. Forse sarebbero potute guarire, ma la cicatrice
sarebbe rimasta sempre, quasi a ricordare che c'era stato un dolore
profondo un tempo e che sarebbe potuto anche tornare.
-
Direi che proprio tu, invece, puoi parlare. Mi fido di più
del
giudizio di uno che ha provato sulla sua pelle certe esperienze,
piuttosto che di uno che parla per sentito dire...
-
Saggezza popolare?
Emmett
lo aveva preso in giro alla sua maniera.
-
Motto dei Cullen. Mio padre sarà stato anche uno stronzo, ma
un paio di cose giuste me le ha insegnate. Valutava le persone in base
alle loro esperienze e non per quello che dicevano di saper fare. A
parole siamo tutti bravi, poi però contano i fatti.
-
Però, così facendo, non permetti ad una persona
di farsi l'esperienza necessaria...
Era
stata una stoccata, come spesso Emmett era capace di tirargliene.
Gli piaceva anche per questo, non aveva mai avuto paura di metterlo in
discussione, nemmeno i primi tempi quando non conoscendolo ancora
avrebbe potuto rischiare il posto e uno stipendio da parecchi zero.
-
Per quello c'è l'istinto Emmett, giusto? Finite le
valutazioni
oggettive, subentrano le sensazioni... affidarsi a quelle, lo sai
meglio di me, può essere la tua salvezza oppure il
più
grande errore della tua vita.
Si
erano guardati, sorridendosi quasi amaramente, consapevoli che certi
errori si pagavano cari.
-
Mi sembra, però, che tu ad istinto sia messo bene, Edward.
-
Per gli affari di sicuro.
-
Ehi, rientrare ti ha fatto proprio male... tieni a bada,
però,
il nemico. Oppure è sicuro che il disastro ti aspetta dietro
l'angolo.
Già,
non avrebbe dovuto abbandonarsi a certi pensieri. Il
problema era che non aveva messo in conto la lontananza da Isabella.
Diviso da lei, era più facile lasciarsi andare a
valutazione oggettive, per esempio su come era certo che le avrebbe
incasinato la vita, piuttosto che lasciarsi andare all'istinto che
reclamava invece la possibilità di vivere quell'amore che lo
rendeva così completo.
-
Ci provo, Emmett, ci provo. Ma non è affatto semplice...
Lo
aveva visto rivolgergli un cenno di assenso.
-
Tu provaci... io, intanto, ti garantisco che noi faremo il possibile
per darvi una mano nella vita di tutti i giorni, okay?
-
Okay.
Si
era rilassato sul sedile, cercando di sgomberare la mente da
qualsiasi altro pensiero che non fosse stato inerente ad Isabella e al
fatto che tra poco sarebbe stato di nuovo con lei.
XXXXXXXXXXXXXX
L'appartamento era
immerso nel buio più totale, non un rumore a rompere il
silenzio.
Aveva
abbandonato giacca e cravatta sul divano, dirigendosi verso la
porta che portava alla zona notte. Il cuore aveva preso a battergli
più forte mentre si avvicinava all'ultima porta sulla destra.
Anche
da lì non proveniva nessuna luce, nè alcun
rumore.
Si era fermato un attimo prima della soglia, quasi a voler assaporare
la sensazione che lo pervadeva in quel momento: una gioiosa aspettativa.
All'ultimo
aveva deciso di fare qualche passo indietro, per entrare nel
bagno che aveva sempre utilizzato. Aveva deciso di spogliarsi
lì, per non correre il rischio di fare più rumore
del
dovuto. Aveva richiuso la porta delicatamente, prima di accendere la
luce.
Lì, aveva trovato il
primo segno tangibile della sua presenza.
C'era un
accappatoio rosso appeso vicino al suo, sui ganci
vicino alla spaziosa cabina doccia. Sul ripiano vicino al lavello, ora
c'era anche una spazzola.
Aveva
provato un moto di tenerezza, perchè gli era quasi
sembrato di vederla muoversi un pò timidamente tra le sue
cose,
iniziando a posizionare anche le sue.
Si
era sfilato il resto degli indumenti, rimanendo solo coi boxer. Si
era sciacquato il viso, come a lavare via la fatica di quella lunga
giornata.
Poi
aveva spento la luce ed era uscito per dirigersi questa volta senza
esitazione in quella che era stata la sua camera da letto.
Perchè da adesso in
poi, sarebbe stata la loro.
Isabella aveva
pronunciato quel "sì" di cui lui non era
stato sicuro finchè non lo aveva sentito. Aveva fatto
riarredare
quella stanza nelle due settimane precedenti, perchè
voleva che fosse totalmente nuova.
Un nuovo inizio per entrambi
L'aveva
vista solo nelle foto che Alice gli aveva inviato via mail, e
come sempre, aveva interpretato alla perfezione ciò che lui
aveva avuto in mente.
Così,
quando aveva varcato la soglia, era immediatamente andato
con lo sguardo verso sinistra, dove c'era l'enorme letto che sapeva
essere un pezzo unico creato apposta per lui.
Isabella stava dormendo,
parzialmente coperta solo da un lenzuolo.
Per
un attimo, aveva rivissuto la sensazione di averla vista bambina,
così piccola in un letto che era stato troppo grande per lei.
Poi
si era mossa nel sonno, ed aveva avuto una chiara visione del suo
seno pieno, messo in risalto dalla maglietta che le si era
attorcigliata addosso aderendo perfettamente alle sue forme.
Indossava una delle sue
magliette, proprio come le aveva chiesto di fare..
Era
stato qualche ora prima, quando lo aveva chiamato dicendogli che
non sapeva se sarebbe riuscita a rimanere sveglia ancora molto a lungo.
Non aveva potuto darle una risposta precisa riguardo all'orario in cui sarebbe rientrato, così le aveva
proposto di cercare nell'armadio una sua maglietta e di indossarla come
pigiama. Le aveva detto di considerarlo un anticipo della sua presenza.
Si
era avvicinato, sempre senza staccarle gli occhi di dosso, cosciente
dell'immediato effetto che aveva avuto su di lui.
Isabella era un misto di
innocenza e
sensualità che aveva il potere di infiammarlo non appena
posava
lo sguardo su di lei.
L'unico desiderio
che aveva infatti ora, era quello di stendersi
accanto a lei e stringerla tra le braccia. Sapeva ormai che il suo
corpo si sarebbe modellato perfettamente contro il suo.
Si
era avvicinato ancora, girando intorno al letto, ammirando la linea
sinuosa dei fianchi che si intuiva sotto il tessuto leggero del
lenzuolo.
Rannicchiata
leggermente su di un fianco, la schiena girata verso di lui, Isabella
era un richiamo irresistibile.
Sarebbe sempre stata una sirena
in grado di ammaliarlo con la sua sola presenza.
Aveva afferrato il
lenzuolo sollevandolo leggermente e
scivolando accanto a lei. Un profumo di fresia lo aveva investito,
facendogli apprezzare una volta di più le
capacità
organizzative di Alice: Isabella aveva trovato anche lì il
suo
bagnoschiuma preferito.
Aveva
fatto scivolare delicatamente un braccio sotto la sua vita, per
farla aderire contro il suo torace, mentre con l'altra mano le aveva
scostato i capelli, per liberare la morbida piega del collo. Le aveva
deposto un bacio leggero proprio appena sotto l'orecchio, dove la pelle
era più sensibile.
La
reazione di Isabella era stato un leggero brivido e un verso assonnato.
L'aveva
stretta di più, baciandola ancora nello stesso punto, con
più insistenza però.
-
Edward...
Lo
aveva sussurrato come se lo stesse sognando.
-
Ciao...
Glielo
aveva a sua volta sussurrato, senza staccare le labbra dalla pelle
morbida e profumata.
-
Sei vero?
Si
era intanto però spinta di più contro di lui,
come a capire se fosse reale il contatto tra di loro.
Edward
si era trovato in balia di sensazioni contrastanti: c'era la
tenerezza per quell'accoglienza un pò assonnata e la
passione
per quello strusciarsi involontario.
-
Tu che ne dici?
Con
una lenta carezza era partito dalla spalla, scendendo per il
braccio e poi più giù, sotto il lenzuolo, il
fianco, la
coscia.
-
Dico che se sei un sogno, non voglio svegliarmi...
Gli
era sfuggito un sorriso, perchè ancora forse non era davvero
del tutto sveglia. Era nuovamente risalito con la mano verso il fianco,
per poi unirla con quella che già poggiava sulla sua vita.
-
Sono un bel sogno?
Lei aveva
appoggiato le mani sulle sue. Un gesto volontario, che era il segno di un
risveglio sempre più cosciente.
-
Direi che dal vivo sei molto meglio...
Le
aveva baciato ancora il collo, strofinando poi il naso sulla pelle
profumata.
-
Allora mi perdoni per averti svegliato?
Era
stata lei a ridacchiare adesso.
-
Non ti avrei perdonato se non lo avessi fatto...
Si
era girata, circondandogli il collo con le braccia e attirandolo
vicino per poterlo baciare. Era stato dolce e intenso nello stesso
momento.
Aveva
immediatamente approfondito il contatto, invitandola ad aprire le
labbra per poter accedere alla sua bocca: voleva di più,
voleva
sentirla sua.
-
Mi sei mancata...
-
Anche tu...
Si
erano separati il tempo necessario per quelle poche parole, poi si
erano immersi nuovamente l'uno nell'altro, ogni discorso rimandato
davanti alla passione che li aveva già spinti a cercarsi
urgentemente.
Ragazze, scusatemi davvero. Ci tengo molto alla puntualità,
e non poter nemmeno inserire un avviso mi è spiaciuto molto.
Detto
questo passiamo a qualche piccola nota, che ormai è
diventato un pò un appuntamento fisso! XD!
Allora, il
biondino che tanto vi ha impensierito dopo la mia precedente
provocazione: sì, in effetti mi riferivo a Jasper.
Però, dai, era una provocazione... o pensate davvero che
potrei essere così crudele? XD! Al massimo, qualcuno (uno a
caso, eh...) sarà un pò geloso del tempo che
Bella passerà con Jasper! D'altronde, sempre quel qualcuno,
ha un lavoro che lo assorbe molto...XD! Forse sarà la spinta
per trovare un giusto equilibrio tra lavoro e fidanzata. Eh!eh!
Rosalie
è arrivata, qualcosa del suo carattere un pò
"duro" ci sarà... ma tenete presente che qui è
indubbiamente dalla parte di Bella.
L'accenno
ad Alice... vi ha incuriosito? Avete già un pò
capito quale potrà essere il suo ruolo? Nei prossimi
capitoli avrete maggiori dettagli... anche sul fatto se avrà
qualcosa a che fare o meno con Jasper.
Emmett ha
un passato "tosto", indubbiamente. Ma avevo voglia di dargli una veste
un pò diversa da quella che anch'io sono abituata a vedergli
adosso.
Vediamo
che ne pensate voi.
E i due
piccioncini? Iniziano a vivere la vita di tutti i giorni, ovviamente.
Presto
arriverà un nuovo capitolo rosso. Non so bene se
sarà entro la fine della settimana, se no lunedì
sicuramente.
Il
prossimo capitolo della storia vera e propria, slitterà
invece a venerdì.
Direi che
ho finito e posso salutarvi davvero.
Un
bacione, a venerdì.
Roberta
|
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Capitolo 22 *** Capitolo 21 ***
Buongiorno
ragazze!
Ancora per una volta ci incontriamo in un giorno diverso, ma dal
prossimo capitolo torna tutto regolare: appuntamento di
lunedì e
giovedì.
Ovviamente non posso escludere che non mi ricapitino altri
contrattempi, ma siccome ho già dato parecchio in questo
periodo, spero che la sfortuna mi lasci un pò in pace!
Il capitolo di oggi è molto nelle mie corde, del resto non
potrebbe essere diversamente, dal momento che non ho mai negato che amo
indossare le mie speciali lenti rosa.
Ora vi lascio alla lettura, e ci risentiamo a fine capitolo.
Un bacio.
Roberta.
Si era svegliato sicuro che avrebbe trovato Isabella accanto a
sè,
perciò la sua assenza lo aveva immediatamente spinto ad
alzarsi.
Aveva guardato di sfuggita l'ora: non erano nemmeno le sette, e tra i
due, era lui quello che di solito non dormiva.
Stava già
cambiando?
Era
uscito dalla stanza domandandoselo, mentre sbirciava prima nei due
bagni, trovandoli vuoti. Si era spinto in salone ed aveva sentito dei
rumori soffocati provenire dall'altra parte dell'appartamento, dove
c'era anche la cucina.
Silenziosamente l'aveva raggiunta e si era appoggiato allo stipite,
godendosi lo spettacolo
offerto dalla ragazza che, intenta a cercare qualcosa,
mostrava generosamente la vista del suo fondoschiena.
Dopo aver sbirciato tra i ripiani, aveva richiuso gli sportelli
dell'armadietto in basso, per aprire quelli in alto. Si era leggermente
alzata sulle punte, per guardare meglio anche lì.
La maglietta che indossava, la
sua e che indosso a lei aveva molto più senso,
si era nuovamente sollevata, lasciando apparire ancora la curva delle
natiche e i fianchi morbidi.
Indossava degli slip bianchi, neanche troppo sexy, anzi del tutto
semplici a dire il vero.
Eppure, a lui sembrava
di non aver mai visto della biancheria intima più eccitante.
Nemmeno lì aveva trovato quello che stava cercando,
così
aveva richiuso gli sportelli, sbuffando leggermente. Era rimasta un
attimo immobile, e a lui era sembrato di poter quasi intuire i suoi
pensieri che dovevano seguire un certo ragionamento.
Isabella lo affascinava con il suo modo di essere: spesso gli sembrava
impossibile che potesse avere solo diciotto anni... anzi nemmeno,
perchè ancora non li aveva compiuti.
Tasto dolente, Cullen,
fai finta di non ricordatelo.
Se lo era detto da solo, continuando ad osservare la figura esile che
adesso si era diretta verso la grande dispensa. Aveva spalancato le due
ante, rimanendo ad osservare tutte quelle confezioni riposte con un
rigoroso senso logico: ordine alfabetico.
L'idea di Alice era che così non ci fosse la
possibilità
di non trovare qualcosa.
- Ma è pazzesco...
L'aveva vista scuotere la testa, probabilmente anche colpita dal fatto
che la dispensa conteneva una buona parte delle cose che a lei
piacevano. O meglio, quelle che sinora lui aveva scoperto essere di suo
gradimento: snack, biscotti, cereali, pasta, patatine e molto altro
ancora, dal momento che aveva un ottimo rapporto con il cibo.
Gli era venuto da sorridere, facendo scorrere lo sguardo sul suo fisico
snello: conosceva un buon numero di donne che avrebbero
ucciso per avere la fortuna di poter mangiare come lei senza temere di
ingrassare.
- Okay, di fame non moriremo... però saremo cotretti a
mangiare con le mani... dove cavolo sono tutte le stoviglie?
Mentre pensava a lei in quella casa, come ad un vento fresco e
frizzante venuto a
spazzare via un'aria pesante, si era deciso a renderle
nota la sua presenza.
- Di solito stanno nella credenza, che sono quelle due ante subito dopo.
Era sobbalzata, richiudendo di scatto la dispensa e girandosi verso di
lui.
- Ribadisco il fatto che i miei vestiti indossati da te hanno molto
più fascino...
Il sorriso che le aveva illuminato il volto, era il buongiorno per cui
avrebbe firmato con il sangue pur di riceverlo sempre.
- Mi sa che tra un pò mi andranno bene solo quelli...
cioè, qui dentro c'è tutto quello che mi piace
mangiare!
Quando Bella si era girata e lo aveva visto appoggiato alla parete, le
braccia conserte e con indosso solo i boxer, aveva pensato che lo
avrebbe voluto vedere sempre così: appena sveglio, i capelli
ribelli, un'ombra di barba, gli occhi verdi caldi e sereni.
- Forse ti voglio grassa... così non dovrò
preoccuparmi di eventuali rivali.
C'era stata una gelosia nelle sue parole che l'aveva come sempre
stupita: era lei quella convinta di dover temere delle rivali.
Anzi, era quasi certa che ne avrebbe avuto un numero maggiore e tutte
molto agguerrite.
- E io, allora? Dovrei chiuderti qua dentro e buttare la chiave: sei
bello, sei ricco, sei intelligente...
Non l'aveva lasciata finire. Si era avvicinato, sospingendola contro il
freddo metallo della dispensa, le mani a stringerle i fianchi, le
labbra già incollate alle sue.
L'aveva baciata con forza, profondamente, facendole sentire il potere
che aveva su di lui. Quando aveva sentito le mani delicate poggiarsi
sul suo torace, per poi risalire ad accarezzargli le spalle, il collo,
fino a perdersi nei capelli stringendoglieli, si era premuto su di lei
per fare aderire completamente i loro bacini.
Aveva nuovamente voglia
di lei, era diventata cibo, acqua, aria, tutto ciò che gli
necessitava per vivere.
Le aveva fatto scivolare le mani sulle natiche,
stringendole e
sollevandola, per farla sedere sul tavolo subito dietro di lui. Senza
smettere di baciarla, si era insinuato tra le sue gambe, invitandola ad
aprirle per sentire ancora meglio il calore della sua
intimità.
Le aveva accarezzato il seno attraverso la maglietta, sentendo i
capezzoli già turgidi e desiderosi del suo tocco. C'era
stata
una serie di gemiti, che non sapeva se suoi o di Isabella. Sapeva solo
che aveva voglia di perdersi nel calore umido delle sue labbra intime,
così le aveva scostato gli slip per insinuare le dita dentro
il
suo stretto passaggio.
Questa volta era stato sicuro che il gemito fosse stato suo nel momento
in cui aveva sentito come fosse già pronta per lui.
- Dio, Isabella, io non riesco a starti lontano...
Era così, sentiva di voler essere sempre dentro di lei,
pechè era più di un bisogno fisico, era
l'esigenza di
sentirla sempre intorno a lui, di sentirsi accolto ed amato.
Lei gli aveva circondato i fianchi con le gambe, e a quel punto
qualcosa dentro di lui aveva preso il sopravvento, forse la parte meno razionale
che
lei sapeva scatenare: si era abbassato i boxer lo stretto necessario per liberare la sua erezione, poi le aveva scostato
bruscamente gli slip per penetrarla con un affondo deciso.
Una parte di lui avrebbe voluto essere meno irruente, forse cosciente
di apparire davvero troppo selvaggio, ma il fuoco che gli bruciava nei
lombi, era puro desiderio di spingersi profondamente dentro di lei.
Bella si era aggrappata a lui, stringendogli ancora di più i
fianchi, assecondando il ritmo vigorso con cui la stava penetrando.
Edward sapeva scatenare
dentro di lei sensazioni su cui non aveva alcun controllo.
L'imbarazzo, il pudore lasciavano sempre più
spazio alla
voglia di assecondare il desiderio che il suo corpo reclamava.
Così con lui, ogni volta aveva sperimentato una nuova
passione, una
libertà sempre maggiore.
Accoglierlo dentro di lei, era una sensazione meravigliosa, che
la faceva sentire completa. Sentiva la sua intimità aprirsi
alla
sua erezione, bagnarla, scivolarle intorno.
Spinta dopo spinta, l'orgasmo montava dentro di lei, arrivando a farle
dolere il seno premuto contro il torace muscoloso, tanta era la voglia
di sentirlo esplodere.
- Sei così calda e stretta... sei fatta per me, Isabella...
La voce roca di Edward le era penetrata dentro, tanto quanto come la
sua erezione, trascinandola del tutto nel vortice di piacere che le si
era formato nel basso ventre.
- Fammi venire, Edward, ti prego...
C'era stato come un black-out totale dentro di lui, qualcosa che aveva
spento ogni ragione, lasciando vivo solo l'istinto di possederla.
L'aveva afferrata
di nuovo sotto le natiche, sostenendola e facendole quasi sbattere la
schiena
contro il freddo metallo, tanto era stato il bisogno di spingersi
dentro di lei.
L'effetto era stata devastante su
entrambi: Isabella aveva reclinato il capo sulla sua spalla gemendo di
piacere, lui aveva sentito uno spasmo violento contrargli il bacino.
Poi erano seguiti affondi sempre più intensi e secchi, in un
cozzare di fianchi che non era stato mai così urgente.
Quando Edward aveva sentito l'orgasmo di Isabella contrarsi intorno
alla
sua erezione, massaggiandola e attirandola in un calore sempre
più bagnato, aveva catturato le sue labbra in un bacio che
era stato quasi più un mordere.
Ed era passato solo qualche attimo ancora, prima che anche lui sentisse
il suo orgasmo riversarsi dentro di lei, violento e possessivo.
Perchè aveva accompagnato quell'esplosione con un' ultima
spinta, assecondando il pensiero di volerla raggiungere dove
nessun'altro sarebbe mai dovuto arrivare: nel suo cuore e nella sua
anima.
XXXXXXXXXXXX
Tenendo in bilico un vassoio con su del caffè, dei biscotti,
del
latte e dei cereali, erano tornati a letto per fare colazione.
Avevano consumato il tutto in silenzio, perchè c'era stato
uno
scambio di sguardi che era valso più di mille parole:
entrambi
sentivano ancora sottopelle quel piacere provato poco prima
in cucina, con un amplesso che li aveva lasciati senza respiro e con il
cuore in tumulto.
Erano rimasti diverso tempo allacciati, prima che Edward uscisse piano
da lei, sorreggendola da sotto le ginocchia per farle posare lentamente
le gambe a terra. Altro tempo prima che riuscissero a privarsi del
contatto dei loro corpi.
- Isabella...
Seduta a gambe incrociate davanti a lui, la tazza tra le mani, si era
persa nel verde dei suoi occhi e in quello che esprimevano.
- Io non ho mai fatto l'amore così
con nessun'altra...
Si era perso a sua volta nello sguardo di Bella. Era uno di
quei momenti che forse avrebbero ricordato per tutta la vita.
Era la certezza di
essere con la persona giusta, al momento giusto.
Vederle negli occhi la consapevolezza che era stato con altre,
aveva provocato in lui un dolore che gli aveva dato la misura di quanto
la
amasse: se avesse potuto, avrebbe cambiato il suo passato. Ma non
poteva farlo, poteva solo dimostrarle quanto lei fosse speciale.
Farle capire che lei era
una prima volta anche per lui.
- Nessuna è arrivata dove sei arrivata
tu.
Lo
aveva guardato,
sincera e diretta, e lui aveva sentito un tuffo al cuore: come aveva
potuto anche solo pensare di poterla lasciare andare?
- Avrei voluto chiedertelo già tante volte delle altre
donne... perchè era logico che tu non saresti potuto
arrivare...
L'aveva interrotta, perchè voleva spazzare via ogni dubbio
in lei.
- Se tu avessi avuto qualcuno prima di me, credo che sarei impazzito di
gelosia. Penso che ti avrei ossessionato giorno e notte per sapere ogni
minimo dettaglio, fino ad essere certo che con nessuno, mai, tu
avessi provato quello che avevi provato con me.
Le aveva tolto la tazza, appoggiandola per terra sul
vassoio. Poi le aveva preso le mani, intrecciando le dita con le sue.
- Ma credo che sarebbe successo perchè sono io quello
arrogante e prevaricatore, tra i due.
Lei gli aveva sorriso, e lui si era sentito ammorbidirsi dentro.
- Su una cosa hai ragione... i dettagli non te li avrei mai chiesti...
Le aveva sorriso a sua volta.
- Mi piace la tua gelosia, Isabella, mi fa sentire... bene. Ma non hai
ragione di esserlo, perchè ho avuto solo qualche avventura e
qualche storia, ma nessuna importante.
- Perchè?
Aveva sperato che glielo chiedesse, lo aveva desiderato.
- Perchè non erano te. Quello che provo con te, per te....
è una sensazione unica, speciale.
Si era slanciata su di lui, travolgendolo. In un groviglio di braccia e
gambe, erano ricaduti indietro, sul materasso.
Aveva sentito calde lacrime bagnargli il collo, e l'aveva stretta
più forte.
- Non volevo farti piangere...
Lei aveva scosso la testa, stringendolo forte a sua volta.
- Sono solo felice, Edward.
XXXXXXXXXX
Rannicchiata su di una comoda poltroncina, lo stava guardando radersi
riflesso nel grande specchio. Lo faceva con movimenti lenti e regolari,
sorridendole quando incrociavano gli sguardi.
Era in ritardo, ma non sembrava importagliene poi molto.
- Se usassi il rasoio elettrico non faresti prima?
- Non viene bene come con la lametta.
- Mi fido sulla parola.
Erano scoppiati a ridere. Si godevano quel momento così
intimo,
che era il proseguimento naturale di altri momenti appena passati e che
erano stati intensi,
speciali.
- Però, ad essere sincera, mi piaci di più quando
hai un filo di barba.
- Ne terrò conto per quando voglio farti cadere ai miei
piedi.
- Non dovrei dirtelo... ma per quello, mi basta guardarti.
Erano rimasti agganciati, occhi negli occhi.
- Isabella, non guardarmi così... altrimenti rischi di far
fallire la Cullen Airline.
Ma lei non poteva fare a meno di pensare che era tremendamente sensuale
anche così: metà viso ricoperto dalla schiuma da
barba e
metà no, i capelli umidi, solo un asciugamano intorno alla
vita,
i muscoli delle braccia e della schiena messi in evidenza dai movimenti
compiuti per radersi.
- Così come?
Stava imparando a provocarlo, scoprendo che il risultato la vedeva
sempre soccombere felice. Infatti, le aveva rivolto uno sguardo
già più fosco.
- Come se mi chiedessi di riportarti di là, in camera da
letto,
per ricominciare daccapo quello che abbiamo portato a termine solo
un'ora
fa...
Si era sentita il cuore salirle in gola davanti a quella prova
così evidente del potere che aveva su di lui.
- Non che non sia tentata... ma il fallimento della Cullen Airline mi
sembra un prezzo troppo alto da pagare...
L'aveva fissata ancora, poi lo aveva visto inspirare profondamente
prima di riportare lo sguardo su se stesso per riprendere a radersi.
Erano rimasti per un pò in silenzio, forse domandandosi se
sarebbe sempre stato così tra di loro: con una voglia
irrefrenabile di amarsi.
- Mi dispiace di doverti lasciare ancora sola... cosa pensi di fare?
Glielo aveva chiesto mentre si stava sciacquando il viso ora
completamente sbarbato.
- Starmene ancora tranquilla, girovagando per casa. Poi magari scoprire
con Rosalie tutti i segreti di questo palazzo... ricambiare il
suo invito a pranzo di ieri... se torni tardi, magari anche la
cena...
- Ti ha fatto davvero una buona impressione Rosalie?
Si era voltato, appoggiandosi al lavandino, le braccia conserte.
- Sicuramente devo conoscerla ancora meglio, ma per il tempo che siamo
state insieme, ci siamo decisamente trovate.
- Sapevo che ti sarebbe piaciuta. Caratterialmente un pò vi
assomigliate.
- Cioè?
L'aveva incuriosita con quell'affermazione.
- Pacate, riflessive, ma anche capaci di essere molto determinate.
- Mi trovi determinata?
Le aveva sorriso.
- Non so quante ragazzine
mi avrebbero tenuto testa come hai sempre fatto tu.
Gli aveva sorriso a sua volta.
- Mi sa che questa cosa non ti è andata proprio
giù...
- No, anzi. Fa parte del tuo fascino. Sei una ragazza forte, l'ho
sempre pensato di te.
C'era stata ammirazione sincera nel tono di voce di Edward, e ne era
stata felice. Avere il suo rispetto e la sua stima era importante per
lei.
- E tra poco, sarai anche indipendente.
Era vero, i suoi diciotto anni sarebbero arrivati tra poco meno di un
mese, il 13 settembre.
- Ti libererai ufficialmente di me.
C'era stata una strana espressione nei suoi occhi mentre glielo
diceva.
- Mi sembrava di averti dimostrato ampiamente che non corri questo
rischio...
Ma lui aveva scosso la testa.
- Non pensavo a me, pensavo al resto del mondo. Tutti sapranno che non
ci sarà più alcun vincolo tra di noi.
Il cuore aveva preso a giocarle un brutto scherzo: sembrava volerle
abbandonare il petto.
- Credo di aver avuto la certezza, questa mattina, di non poterlo
tollerare.
Le aveva afferrato una mano, invitandola ad alzarsi, per poi farle
scivolare le braccia intorno alla vita.
- E a meno che non sia tu a dirmi di non volerlo, nient altro mi
potrà impedire di far sapere al mondo intero che Isabella
Swan
ed Edward Cullen sono diventati ufficialmente una coppia.
Non è
risultato molto lungo come capitolo, lo so.
Ma sarò sincera: ho voluto isolare un momento che
mi è piaciuto particolarmente scrivere.
Dal prossimo capitolo inizierà la vita newyorkese, ancora
non di "coppia" perchè per quello dovrete attendere il
compleanno di Bella, però i due saranno visti insieme.
Vi anticipo solo questo!
Una piccola nota sul capitolo di oggi: l'accenno ad Alice potrebbe farla sembrare una domestica, ma non è quello il suo ruolo! XD!
Ora non mi rimane che augurarvi un buon week-end.
A lunedì.
Un bacione.
Robi.
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Capitolo 23 *** Capitolo 22 ***
Buongiorno ragazze!
Nell'introdurre
il capitolo di oggi, vi dico innanzitutto che sono cosciente del fatto
che sia più breve rispetto ai precedenti. Ma c'è
un motivo: in realtà era la prima parte di un capitolo ben
più lungo. Vi assicuro, però, che insieme alla
parte che seguiva, diventava davvero lungo, lungo! XD!
Allora,
ho pensato che potevo essere un pò "crudele" e renderlo un
capitolo di "collegamento"... dopo averlo letto, capirete cosa
intendevo dire! XD!
Però
sapete anche che poi di solito mi faccio perdonare, quindi il prossimo
capitolo sarà soddisfacente sia per lunghezza e (spero!)
anche per contenuti.
Adesso
vi lascio alla lettura.
Un
bacio.
Roberta
-
Qui c'è la palestra.
Le
porte dell'ascensore si erano aperte su un ambiente molto luminoso,
essendoci enormi vetrate su ambo i lati.
Bella
aveva potuto constatare che anche lì tutto
era perfettamente organizzato: a sinistra c'erano le attrezzature vere
e
proprie, mentre sulla destra c'era uno spazio che ospitava una sorta di
pedana-ring, dei sacchi per la boxe, un tappeto elastico.
-
La usiamo tutti, senza in realtà stabilire dei turni. Anzi,
capita che Edward si alleni insieme a noi... però, se vuoi
che
non ci sia nessuno quando la vuoi utilizzare, basta che mi comunichi
gli orari in cui...
-
No, no... aspetta. Io non credo che la userò, Rosalie. Non
amo molto fare sport...
Si
era un pò vergognata nel dirlo, ma era una realtà
oggettiva che lei e lo sport non andassero proprio d'accordo. Avrebbe
ricordato sempre come un incubo le ore di ginnastica con il prof.
Klaus, al St. Marie.
-
Magari userò di più la piscina...
Quella
che si trovava al piano terreno di quell'incredibile palazzo.
Era rimasta sinceramente sorpresa di aver scoperto che un intero piano
era occupato da una magnifica piscina, con tanto di vetrate che si
aprivano su un elegantissimo solarium circondato da alte piante per
garantire una privacy assoluta ai suoi occupanti.
La
palestra, si trovava subito sopra, al primo piano.
Rosalie
le aveva sorriso, accompagnandola intanto verso la parte opposta del
locale, per aprire una porta.
-
Non voglio di certo forzarti, però Bella mi piacerebbe che
prendessi in considerazione l'idea di fare qualche allenamento con
noi, più che altro per vedere magari qualche mossa di
autodifesa. Al di là della tua posizione, trovo che una
donna
cosciente delle proprie capacità riesca ad acquisire
più
sicurezza in generale...
-
Ci penserò... ma non ti prometto nulla.
-
Bene.
Avevano
raggiunto la porta e l'aveva invitata ad entrare.
-
Qui c'è la sauna e lì, l'idromassaggio. Dietro
quelle altre porte, invece,
ci sono le docce e le cabine-spogliatoio personali. Porta bianca per
noi
donne, nera per gli uomini.
Tutto
era elegantemente coordinato in quei due colori, sin nel
più piccolo dettaglio. Ancora una volta era rimasta stupita
dalla perfezione con cui tutto era curato.
-
Troverai sempre tutto il necessario nello spogliatoio: asciugamani,
prodotti per l'igiene... ovviamente, quelli che sei abituata ad usare.
-
Ovviamente. Ma scusa, Rosalie, chi si occupa di tutto?
Era
stata un attimo incerta nel risponderle.
-
Edward non ti ha parlato di Alice Brandon?
-
Sì, sì certo, so di Alice. Scusa, non mi sono
spiegata bene. Intendevo chi fisicamente si occupa di far trovare tutto
sempre rifornito e in ordine.
-
Ah, ora ho capito.
Con
Rosalie stavano già instaurando un rapporto cordialie e
disteso.
-
C'è un'agenzia che si occupa di tutto con del personale che,
a
turni, è presente ventiquattro ore su ventiquattro. Pulizie
di
tutti gli ambienti, cura del giardino, rifornimenti, anche cucina se
qualcuno lo richiede. C'è sempre uno chef a disposizione...
Un
pensiero l'aveva subito turbata, ma non aveva fatto in tempo ad
esprimerlo, che era stata preceduta.
-
Immagino ti starai chiedendo perchè non hai visto nessuno...
Aveva
annuito.
-
E' personale altamente selezionato, sono molto discreti e seguono
delle direttive ben precise. L'intero secondo piano
è riservato a loro.
Questo
non glielo aveva mai accennato Edward, forse perchè non
ne aveva avuto occasione, o forse perchè per lui era
scontato che ci fosse stato del personale di servizio.
-
Okay, mi sa che questo non lo sapevi.
Nel
frattempo erano tornate in palestra.
-
Sì, effettivamente non me lo aspettavo. Cioè,
forse non ci avevo nemmeno pensato... insomma...
Rosalie
l'aveva toccata per la prima volta. Le aveva posato le mani
sulle spalle, in un gesto che aveva avuto qualcosa di vagamente... affettuoso.
Non
le aveva dato fastidio, in effetti, forse perchè era stato
proprio spontaneo.
-
Non devi sentirti in imbarazzo con me, okay? Il mio compito
è quello di renderti tutto più facile, non di
complicartelo. Quello che pensi, me lo puoi dire tranquillamente.
-
Grazie, apprezzo questa tua sincerità.
Era
stata la donna davanti a lei ad annuire questa volta.
-
Bene. Immagino che stessi pensando alla vostra privacy. Sul fatto che
ci sono persone che vedono dove vivete, che conoscono le vostre
abitudini, addirittura i vostri gusti...
Bella
stava pensando anche che si sarebbero accorte che lei ed Edward
vivevano insieme.
-
Al momento, se ti può tranquillizzare, nessuno è
ancora salito nel vostro appartamento.
Vostro. Le aveva
fatto un effetto incredibile sentirglielo dire.
-
E poi... forse adesso ti apparirà un pò brutto
detto
così, però credo capirai le ragioni di Edward.
Chiunque
lavora per lui, che sia un semplice usciere piuttosto che un direttore
generale,
anche noi stessi per esempio, firma un contratto dove c'è
una specifica
clausola con cui si impegna a non divulgare alcuna informazione
personale su di lui, nè sulla sua vita privata, a nessun
mezzo di
informazione.
Le
stava parlando con molta calma, ma anche molto seriamente.
-
Chi non dovesse rispettare quella clausola, innanzitutto si
ritroverebbe a dover pagare una penale che va da un minimo ad un
massimo che comprendono comunque molti zeri, dipenderebbe dalla
gravità del danno arrecato... ma soprattutto, si
ritroverebbe
come nemico un uomo molto ricco e potente. Edward
non è uno che ha mai fatto mistero di tenere molto alla sua
privacy e di
essere inflessibile sull'argomento. Un conto è la stampa
ficcanaso, un conto è chi lavora per lui e non rispetta le
sue
regole.
Di
questo ne era sempre stata cosciente, anche con lei era un discorso
che aveva affrontato spesso in passato, mostrandole come ci tenesse
alla sua vita privata.
-
Ehi, adesso non ti immaginare chissà che... guarda che non
ci ha mai chiesto di far sparire nessuno!
L'uscita
era stata talmente scherzosa, che l'aria pensierosa di Bella
era mutata in una risata divertita, a cui si era aggiunta anche quella
di Rosalie.
-
Fate ridere anche me, gentili signore?
Non
si erano accorte dell'arrivo di Emmett. Sorridente, con indosso
solo un paio di pantaloncini e una t-shirt sbracciata, aveva dato prova
di dover frequentare regolarmente quella palestra: il suo fisico era
davvero massiccio.
Lo
sguardo di Bella era stato attirato, in particolare, da una
cicatrice evidente poco sotto la sua spalla sinistra. Probabilmente
doveva essere stato ferito quando prestava servizio nell'esercito.
Forse
non era nemmeno l'unica.
-
Stavo spiegando a Bella che Edward fa di tutto per proteggere la
propria privacy, tranne che eliminare il problema alla fonte.
Emmett
aveva fatto una smorfia divertita.
-
Giusto. Anche se qualche carogna, ogni tanto, una lezione se la
meriterebbe. C'è gente che esagera davvero...
Rosalie
lo aveva fulminato con lo sguardo.
-
Emmett lascia che Bella ti conosca almeno un pò, prima di
dare sfoggio del tuo pessimo carattere!
C'era
stata molta complicità nei loro sguardi, segno che dovevano
essere una coppia molto unita.
-
In pratica, Bella, abbaio, ma non mordo.
Aveva
scherzato anche lui, ma lei aveva avuto l'impressione che
non fosse esattamente così. O meglio, con loro sicuramente
sì, ma con gli altri... non ci avrebbe messo la mano sul
fuoco,
ecco.
Soprattutto
perchè Edward le aveva accennato qualcosa sulla sua
esperienza nell'esercito, e doveva essere stata davvero dura.
-
Penso che sia sufficiente così...
Rosalie
si era rivolta a Bella, accennando uno sguardo ironico verso il
compagno.
-
Emmett è bene prenderlo a piccole dosi, altrimenti si
rischia di morire dal ridere! Meglio proseguire nel nostro giro...
L'occhiata
che Emmett aveva rivolto a Rosalie, aveva messo leggermente
in imbarazzo Bella: le aveva ricordato come Edward guardava anche lei,
promettendole che gliel'avrebbe fatta pagare alla prima occasione e in
un modo che lei trovava decisamente piacevole.
XXXXXXXXXXXXXXX
Dopo
la palestra, il giro con Rose le aveva fatto scoprire che il terzo
piano era interamente dedicato alla vigilanza e alla sicurezza
dell'intero palazzo, compreso il perimetro del giardino. Le aveva
proposto di visitarlo, ma sinceramente le aveva risposto che non era
molto
interessata a conoscere sofisticati sistemi di videosorveglianza o
altre cose simili.
Poi
si era resa conto che forse l'aveva offesa, dal momento che aveva a
che fare con il suo lavoro, e si era scusata. Rosalie l'aveva subito
rassicurata, dicendole che quella parte del loro lavoro, in
realtà era più di competenza di Emmett. Era lui
quello
esperto, e ridendo, le aveva detto di non lasciarsi sfuggire di non
aver visitato quel piano, o le avrebbe proposto di farle da
guida. Allora sì che ci sarebbe dovuta rimanere una giornata
intera, ascoltandolo spiegare sin nei minimi dettagli ogni cosa.
Bella
aveva pensato ancora che il legame tra loro due doveva essere
molto stretto e complice, dal momento che facevano anche un lavoro
abbastanza rischioso.
Il
quarto piano era vuoto, Edward non aveva ancora deciso come impiegarlo.
Erano
passate direttamente al quinto piano dove erano stati creati tre
appartamenti arredati sempre con molto gusto e dotati di ogni comfort.
Edward li aveva creati per ricevere eventuali ospiti, ma Rosalie
l'aveva informata che in realtà, a parte qualche volta i
rispettivi genitori suoi e di Jasper, o di Emmett, nessun'altro ne
aveva mai usufruito.
Al
sesto piano c'era l'appartamento di Jasper. La sorella l'aveva preso in
giro, dicendole che se anche avesse voluto visitarlo, lei si sarebbe
rifiutata di mostrarglielo: era il classico appartamento incasinato di
un uomo single. Le aveva detto che, oltretutto, nel suo disordine ci si
trovava molto, quindi tollerava poco l'invasione del personale di
servizio.
Bella
aveva pensato ancora una volta che forse Jasper, tra i tre, sarebbe
stato quello più difficile da conoscere.
Al
settimo piano c'era l'appartamento che condividevano lei ed
Emmett, e che aveva già visto il giorno prima, dal momento
che
avevano pranzato e cenato insieme, scoprendo così che
Rosalie era molto
brava in cucina.
Il
giro completo le aveva viste impegnate sino all'ora di pranzo. Bella
avrebbe voluto ricambiare l'invito, ma sapendo che Emmett era rimasto a
casa, essendo andato Jasper con Edward, aveva preferito lasciarli soli.
Quando
aveva saputo della loro esistenza, aveva anche scoperto che
Emmett e Jasper erano praticamente partiti insieme ad Edward, quando
era andato a prenderla al St. Marie. Avevano soggiornato anche loro ai
Caraibi tutto il tempo per attuare, come le aveva poi svelato, quella
sorta di
sorveglianza "a distanza".
Rosalie
per colpa della varicella contratta in forma piuttosto
violenta aveva ceduto il posto al fratello, rimanendo a New
York e di fatto rinunciando ad una
sorta di vacanza che avrebbe potuto trascorrere al fianco di Emmett.
Così,
sola a pranzo, aveva optato per consumare velocemente un
sandwich
in salone, guardando un pò di televisione. Si stava giusto
appisolando sentendosi piacevolmente sazia e rilassata, quando
una voce inconfondibile era arrivata dal televisore.
Si
era raddrizzata di colpo, ritrovandosi a fissare il viso di Edward
che guardava con espressione seria e sicura verso la telecamera.
Stava
uscendo da quella che doveva essere la sede della Cullen Airline,
e i giornalisti erano stati lì ad attenderlo, tra cui anche
quello della ABC che adesso gli stava rivolgendo una domanda specifica
circa l'andamento di quella vertenza tra la compagnia aerea e i
sindacati rappresentanti dei lavoratori.
La
risposta di Edward era stata altrettanto precisa e mirata. Le aveva
dato proprio l'impressione
di come fosse abituato a parlare in pubblico, esponendo le proprie
opinioni in maniera chiara e sicura.
Circondato
dai giornalisti che lo incalzavano con altre domande non
si era più concesso, raggiungendo la macchina che lo
attendeva
già pronta a partire.
Bella
aveva fatto in tempo a intravedere il profilo di Jasper, prima che
Edward richiudesse la portiera e la macchina si immettesse nel traffico.
Il
suo primo pensiero era stato se quel servizio fosse stato in
diretta o meno. Considerato che era la una e trenta, e che era
uscito in netto ritardo verso le dieci e mezza, le sembrava strano che
l'incontro potesse essere già terminato.
Le
aveva detto che la trattativa del giorno precedente aveva sistemato
alcuni punti, ma su altri erano ancora lontani da un accordo.
Era
rimasta un attimo incerta su cosa fare: poteva chiamarlo, ma non
voleva sinceramente disturbare... magari poteva sentire Jennifer.
Forse
aveva lasciato la riunione per rientrare in ufficio... magari
qualche altro problema urgente, su qualche altro fronte. Gli affari di
Edward erano talmente tanto vasti e vari, da contare società
e
attività in ogni parte del mondo.
Ora
che parlavano di tutto, si era resa conto davvero di come la sua
vita fosse piena di impegni e gravata di responsabilità.
Era
andata in cerca del cellulare, che se non ricordava male, doveva aver
lasciato in camera da letto, sul comodino.
Infatti,
lo aveva trovato lì, accanto alla copia di Cime
Tempestose che aveva letto un pò la sera prima di addormentarsi.
Le erano tornate in mente le
volte che glielo aveva letto Edward in barca, mentre si trovava
comodamente accoccolata tra le sue braccia.
Raccontata dalla sua voce calda
e rilassata, la storia d'amore tra Heathcliff e Catherine, le era
sembrata ancora più emozionante.
Il cellulare aveva
preso a suonare ed aveva guardato il display: era Edward.
-
Ciao...
Non lo aveva fatto nemmeno parlare, però.
- Ciao! Sai che ti ho appena
visto al telegiornale della ABC?
-
Wow, il telegiornale della ABC! Ma allora sto diventando proprio
importante...
Aveva
riso, prendendola in giro per il modo un pò sorpreso con cui
glielo aveva detto.
-
Okay, questa me la sono cercata. Però se ti ho visto
parecchie
volte sui giornali, non mi è capitato spesso di vederti in
televisione.
-
Questo mi fa solo piacere. Significa che al St. Marie passavi il tuo
tempo in attività più costruttive...
Ancora l'aveva presa chiaramente in giro.
- Tralasciando che al St.
Marie erano rigidi anche sull'uso della
televisione... ti ricordo che io sono ancora in vacanza, fino a prova
contraria. Quindi posso anche starmene senza fare niente davanti alla
tivù!
-
La fortuna è sempre degli altri, mi sa che ho sbagliato
tutto nella vita.
Le
piaceva, tantissimo,
poter scherzare così con lui. Il loro rapporto era diventato
aperto in ogni senso.
-
Potresti sempre vendere tutto, e passare il resto del tuo tempo a
cirumnavigare la terra!
-
Uhm... tu verresti con me?
-
Ovvio che sì.
-
Bene, allora inizia a preparare la valigia, sto venendo a prenderti...
-
Ma stai venendo davvero a casa?
C'era
stato un attimo di silenzio.
-
Ridillo.
Aveva
capito immediatamente cosa intendesse.
-
Stai venendo a casa?
-
Suona meravigliosamente bene, lo sai?
-
Lo so. E' lo stesso per me.
Era
vero, la parola casa
aveva acquistato di nuovo senso.
-
Sì, comunque sto proprio arrivando. L'incontro è
sospeso per il momento.
Abbiamo presentato la nostra offerta per i punti ancora irrisolti, ora
sta alla controparte valutarli.
-
E se non li accetta?
-
Penso che li metterò alle strette. Non c'è molto
margine per andare avanti, e lo sanno anche loro, ma devono
temporeggiare per far vedere che stanno provando a non cedere.
Erano
discorsi seri, ma da come ne parlava sembrava quasi una routine per
lui. E probabilmente lo
era.
Si era resa conto
che ben presto, in teoria, anche lei avrebbe
dovuto occuparsi delle sue finanze. Il suo pratrimonio, nelle mani di
Edward, era cresciuto ulteriormente.
Ma le era apparso
chiaro, specie nell'ultimo anno quando ci aveva
riflettuto a lungo, che non sarebbe stata in grado, almeno non subito,
di occuparsene personalmente.
Ne
aveva parlato con lui, ed insieme erano giunti alla conclusione che
lei l'avrebbe nominato come "consulente finanziario", fintanto che
avesse imparato a muoversi nel mondo della finanza in maniera sempre
più autonoma.
-
Sembri molto determinato.
-
Lo devo essere, è il mio lavoro.
-
Non mi ci vedo nei tuoi panni...
Lo
aveva sentito ridacchiare.
-
Io invece sì, e lo sai cosa penso: ti stanno divinamente
bene...
Era
arrossita a quella battuta, più che altro perchè
sapeva della presenza di Jasper in macchina con lui.
-
Okay... vedo che sei particolarmente spiritoso in questo momento.
-
Sarà che ho il pomeriggio improvvisamente libero?
-
Quindi non è solo una pausa, la tua.
-
Se ti do fastidio, posso mangiare qualcosa e poi uscire di nuovo...
-
Che stupido! Pensavo che magari dopo dovessi tornare in ufficio!
-
Ehi, ragazzina,
modera il linguaggio!
Sapeva
che detto così non aveva alcuna valenza, se non proprio
quella dello scherzo. Che tra loro ci fosse un'oggettiva differenza
d'età non poteva essere negato.
-
E tu, allora, prendimi sul serio.
-
Lo faccio appena arrivo a casa.
La
voce di Edward si era leggermente arrochita, spedendole un brivido
lungo la schiena.
-
E' una minaccia, Edward?
-
No, una promessa. A tra poco.
Aveva
chiuso la conversazione, ma le ci era voluto qualche attimo per
capirlo. Dopodichè, si era ritrovata ad attendere
impazientemente che arrivasse per fargli mantenere quella promessa.
XXXXXXXXXXXXXX
Edward
era scivolato leggermente in avanti, per arrivare a posare il capo
sulla spalla di Bella.
-
Se peso dimmelo...
Come
risposta, lei lo aveva avvilupato come un'edera, le gambe a
cingergli i fianchi e le braccia il petto. Tra le mani aveva la
spugna, che inzuppava, per poi strizzarla e fargli scorrere rivoli di
acqua tiepida sul torace.
-
Mi piace questa risposta.
Le
aveva accarezzato un polpaccio, facendo scorrere la punta delle dita
sulla pelle bagnata. Lei si era leggermente agitata, facendo uscire un
pò di acqua dalla vasca.
-
Mi fai il solletico...
Aveva
ripetuto il gesto, e lei gli aveva dato un pizzicotto sul fianco,
facendolo sobbalzare a sua volta..
-
Ehi, Cullen, vuoi la guerra?
Era
uscita dell'altra acqua.
-
No, mi arrendo subito. Non ho voglia di asciugare acqua fino a stasera.
-
Bravo ragazzo.
Aveva
piegato la testa leggermente all'indietro per sorriderle.
-
Più che altro perchè ci sono modi più
piacevoli per passare il tempo...
Gli
aveva strizzato la spugna sulla faccia, costringendolo a chiudere occhi
e bocca.
-
Okay, messaggio ricevuto.
Si
era pulito gli occhi, sorridendo ancora di più.
-
Parliamo d'altro, così mi distraggo dalle mie idee viziose...
-
Davvero, sei tremendo.
Ma
glielo aveva detto stringendolo leggermente di più contro di
lei.
-
Isabella, così non mi aiuti...
Le
aveva già appoggiato le mani sulle cosce, scivolando verso
il basso.
-
Okay, hai ragione parliamo. Di cosa? Lavoro, casa...
-
Feste.
L'aveva
sicuramente sorpresa, dal momento che l'aveva sentita immobilizarsi.
-
Feste?
-
Sì, feste. Sai quando la gente si riunisce in un luogo dove
c'è anche musica, chiacchiere, rinfreschi...
-
Una vaga idea. Non è che ne abbia viste molte.
Era
stato lui ad irrigidirsi questa volta.
-
Giusto. Avevi un tutore egocentrico e... stronzo.
Le
mani di Bella gli avevano accarezzato il torace con la spugna,
scendendo sino agli addominali.
-
Non te lo sei più dimenticato, eh, quell'insulto?
-
No. Più che altro perchè era la prima volta che
mi
attaccavi con tanta rabbia. Mi sembrava davvero quasi odio... solo
dopo, quando ti ho visto piangere, ho capito che stavi soffrendo,
invece.
-
Come io ho capito solo dopo che non eri veramente indifferente, ma
avevi solo paura di me.
Aveva
ragione, era stato terrorizzato. Ma se allora non l'avrebbe mai
ammesso, nemmeno sotto tortura, ora riusciva a parlarne tranquillamente
con lei.
-
Non potevamo essere più lontani, stando così
vicini.
Erano
rimasti in silenzio per un pò dopo questa affermazione di
Edward, persi entrambi a rivivere quel passato che sembrava impossibile
essere esistito veramente.
La realtà ora, erano
loro due nudi immersi in una vasca da bagno subito dopo aver fatto
l'amore.
- Ma stavi
parlando di feste. Vai avanti, l'argomento mi incuriosisce.
-
Sì, giusto. Jennifer mi ha comunicato stamattina che dovrei
partecipare ad una festa per l'inaugurazione di un'importante mostra
contemporanea che
si terrà presso il Metropolitan Museum.
Non te la faccio molto lunga la spiegazione, ti dico solo che sono uno
dei due finanziatori che ha reso possibile l'esposizione. Quindi,
dovrei presenziare anche per spendere le due
parole tipiche di rito per inaugurarla, davanti a gente che si finge
interessata, mentre in realtà pensa soltanto ai pettegolezzi
che farà su "chi è
venuto con chi e perchè", e se il buffet sarà
all'altezza delle loro
aspettative.
Ne
avrebbe anche riso, se non fosse stata già proiettata su
quello che credeva Edward avesse in mente di chiederle.
-
E quando sarebbe?
-
Fra due giorni.
Le
era venuto da deglutire a vuoto.
-
Edward, stai pensando quello che penso che stai pensando?
Lui
aveva riso di quella complicata esposizione, cosciente però
che l'ansia di Bella era più che motivata.
-
Credo di sì. Ma prima lasciami spiegare perchè
l'ho pensato.
Era
pronta ad ascoltarlo, anche se non sapeva se sarebbe riuscita a
farle vincere quell'ansia che era strisciata subito dentro di lei.
-
E' noto che il tuo soggiorno in Europa è terminato, e so per
certo che la stampa ha già aperto la caccia per strappare il
primo scatto di te qui a New York, magari in mia compagnia.
Si
era tirato su, per girare il busto verso di lei e guardarla in viso.
-
A questo punto, è meglio una tua apparizione ufficiale.
Potremo avere la situazione sotto controllo. Tu stessa sarai
più
sicura sapendo a quello che vai incontro.
Lo
aveva visto tranquillo mentre le esponeva le sue idee. In un certo
senso era stato rassicurante.
-
Ti assicuro che è molto peggio trovarsi all'improvviso con
qualcuno che sta "rubando" immagini della tua vita, senza che tu ne sia
minimamente cosciente.
Le
era capitato, in passato, di vedersi su qualche rivista. Ma le sue
foto, erano sempre state di "repertorio", ossia immagini prese per
esempio dall'annuario del St. Marie, o da qualche altro documento
ufficiale, come il passaporto.
Era
stata la vita riservata che aveva condotto sinora a limitare le sue
apparizioni, ovviamente.
-
La tua idea, correggimi se sbaglio, è quella di andare
insieme a questa festa, giusto?
-
Sì. Sarò il tuo accompagnatore ufficiale. Cosa
può esserci di male? Sono o no, il tuo tutore legale?
Glielo
aveva detto con un'aria maliziosa che da sola smentiva quello che aveva
appena affermato.
-
Diciamo che non è proprio così...
Le
aveva accarezzato una guancia, e con il pollice anche le labbra.
-
Ma c'è ancora un pò di tempo prima che debbano
saperlo con certezza. Diciamo che nel frattempo, potrai prendere
dimestichezza con il rutilante mondo del
jet-set newyorkese...
Era
stato evidente come ad Edward non piacesse affatto quella parte
della sua vita, specie in questo momento che c'era anche lei a subirne
le conseguenze.
-
La mia, ovviamente, è solo una proposta, Isabella. Non ci
risparmierà comunque tutta una serie di insinuazioni, ma
almeno smorzerà un
pò l'attenzione che si sta sollevando nei tuoi confronti.
Ci
stava riflettendo, cercando di essere il più obiettiva
possibile, quindi escludendo la paura che aveva anche all'idea di
incontrare un mucchio di gente che sarebbe stata altrettanto curiosa di
conoscerla.
Chiunque
tra gli ospiti avesse conosciuto Edward, ne avrebbe approfittato per
parlare anche con lei.
D'altronde, era vero anche che
non avrebbe potuto rinchiudersi dentro casa per sempre.
Tra
due settimane avrebbe dovuto iniziare anche l'università,
con i primi test di ingresso e la presentazione dei corsi.
Lo
aveva guardato negli occhi, senza nascondere che era in cerca di vere e
proprie rassicurazioni.
-
Mi starai vicino per tutto il tempo?
Prima
ancora di risponderle, aveva ribaltato le loro posizioni: si era
appoggiato allo schienale della vasca, facendola sdraiare su di lui
e abbracciandola stretta.
-
Non ti preoccupare, Isabella, sarò la tua ombra.
La vorrei anch'io un'ombra
così! XD! Specie in vasca da bagno...
Scleri dell'autrice a parte,
ribadisco: sì, lo so, sono stata crudele! Perchè
adesso vi starete chiedendo cosa viene dopo, giusto?
Allora, inizio a farmi perdonare
dandovi qualche anticipazione: conoscerete finalmente Alice! Ci
sarà una festa, e tra i partecipanti anche una sorpresa!
Edward sarà ancora più bello in smoking? (Si
accettano scomesse... eh!eh!).
Direi che può bastare,
tanto giovedì arriva in fretta! Anzi, scappo che devo darmi
da fare per terminare il prossimo capitolo! XD!
Un bacione grande.
Roberta
PS: quasi dimenticavo... nei prossimi giorni arriva anche il secondo
capitolo a rating rosso!
|
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Capitolo 24 *** Capitolo 23 ***
Buongiorno
ragazze!
Il capitolo di oggi vi riserverà qualche sorpresa. Proprio
per non anticiparvi nulla, vi aspetto nel consueto spazio in fondo per
qualche piccola precisazione.
Anzi, solo un chiarimento per non ingenerare confusione: il capitolo si
apre con un flashback.
Buona lettura.
Roberta
Fuori
sulla terrazza il vociferare degli ospiti giungeva lontano. Si era
appartato in cerca di un pò di tranquillità,
sollevando
il bavero della giacca per ripararsi dal vento che si era alzato.
Appoggiato
alla balaustra, guardava il profilo dei grattacieli
illuminati riflettersi nelle acque increspate dell'Hudson. Da quando
era arrivato a quel party non aveva fatto altro che fingere un
interesse per gli altri che in realtà non aveva. I soliti
sorrisi, le solite chiacchiere, la solita cordiale falsità
che spesso lo
circondava.
Perlomeno,
quella sera, avendo già un'accompagnatrice aveva
evitato le attenzioni delle donne single presenti.
Non
era affatto il playboy che i giornali dipingevano, anzi era un uomo
tremendamente difficile da avvicinare, ancora di più da
conquistare.
Le
poche che potevano vantarsi di esserci riuscite, non potevano
però dire di essere state amate. Rispettate, elogiate,
ascoltate... ma amate veramente no.
Lui
non ci riusciva, il suo cuore sembrava incapace di lasciar entrare
chiunque.
L'immagine
di una ragazzina dai profondi occhi nocciola si era
affacciata nella sua mente, come spesso gli succedeva quando rifletteva
su quell' aspetto di sè.
Nemmeno
con lei riusciva ad essere diverso, e sapeva Dio invece quanto
avrebbe voluto esserlo, perchè di certo non si
meritava
l'inferno che lui le stava facendo passare dopo quello che aveva
già dovuto subire.
Si
era passato una mano tra i capelli, e ancora, ripetendo quel
gesto nella speranza che potesse aiutarlo a scrollarsi di dosso
quei pensieri così dolorosi.
Poi
aveva sentito un rumore di tacchi, passi che sembravano andare
nella sua direzione e si era ritrovato a pensare con fastidio alla
donna che lo aveva accompagnato.
Era
una modella famosa, l'aveva incontrata qualche settimana prima ad
un altro party. Gli si era praticamente appiccicata addosso, sino a che
non
era riuscita a strappargli la promessa che l'avrebbe chiamata il giorno
dopo.
Aveva
scoperto quasi subito che era più affascinata dall'idea di
figurare come "compagna" di Edward Cullen per quello che rappresentava,
ossia l'uomo ricco e potente, piuttosto che per il piacere vero e
proprio della sua compagnia.
Era
già capitato, con altre donne, che rimanessero deluse quando
scoprivano che a lui non piaceva affatto fare vita mondana, ma
preferiva starsene a casa per una cena intima o semplicemente per
godersi un pò di relax.
-
Mr. Cullen?
La
voce che l'aveva chiamato apparteneva ad una donna, ma non a quella con
cui era arrivato.
-
Posso disturbarla solo un attimo?
Aveva
quasi pensato di fregarsene delle buone maniere, ed
essere diretto nel dirle che non aveva alcuna intenzione di trovare
nuova compagnia. Anzi, forse sarebbe potuto essere così
sincero
da dire a quella
sconosciuta che aveva addirittura intenzione di troncare sul nascere
anche le speranze della donna che lo aveva accompagnato a quella festa.
Poi,
però, aveva avuto la meglio la sua parte corretta.
Così si era voltato, per guardare in viso chi lo stava
interpellando.
Era
una brunetta, capelli corti, fisico minuto ma proporzionato e con
un'espressione decisamente determinata.
-
Posso sapere, prima, a chi sto per concedere un attimo del mio tempo?
Si
era avvicinata, tendendogli senza indugio la mano.
-
Alice Brandon.
Anche
quella era minuta, tanto che era quasi scomparsa nella sua quando
l'aveva stretta.
-
Già lo sa... però, piacere, Edward Cullen.
Aveva
mantenuto un tono di voce cordiale, anche se leggermente distaccato.
-
La ringrazio per non avermi cacciato, anche se l'intenzione era
chiaramente quella.
Era
rimasto leggermente sorpreso davanti all'intuito dimostrato dalla
sconosciuta.
-
Forse mi ha...
Ma
non l'aveva lasciato finire. Si era aperta in un sorriso divertito
che di botto l'aveva fatta sembrare una ragazzina un pò
impertinente.
-
Oh, non si affanni a negarlo! Immagino abbia tutte le ragioni di
reagire così... ci saranno schiere di donne a caccia della
sua attenzione!
La
schiettezza con cui gli stava parlando era quello che più lo
incuriosiva: dove voleva arrivare con quel modo di fare?
-
Mi scusi, per essere altrettanto franco: non è quello che
vuole anche lei? Un pò della mia attenzione?
Era
scoppiata a ridere, adesso. E lui era rimasto sempre più
sorpreso.
-
Sì, è vero! Mi scusi... ma non sto ridendo di
lei! Sono
solo divertita perchè sapevo che le avrei dato subito
un'impressione sbagliata di me!
L'aveva
osservata meglio: indossava un leggero soprabito nero, semplice
ma molto elegante. Come lo era anche il tubino nero che si intravedeva
sotto. L'unica nota originale era data da una collana che sembrava
realizzata con dei... bottoni. Sì, erano decisamente bottoni
colorati di varie forme e dimensioni.
A
dire il vero, c'era anche il taglio di capelli a rendere più
sbarazzina la sua immagine.
-
Le piace quello che sta guardando, Mr. Cullen?
Di
certo non le mancava il carattere, doveva dargliene atto.
-
Forse.
Non
si era sbilanciato, perchè non voleva essere poco gentile,
ma nemmeno troppo da essere frainteso. Era una bella
donna, ma non aveva alcuna intenzione di approfondire la sua conoscenza.
-
E se le dicessi che potrebbe essere un ottimo investimento?
Decisamente
era una continua fonte di sorprese. Si stava per caso
offrendo? Non che non gli fosse già capitato, ma non le era
sembrato quel "tipo" di donna. Magari si era fatto ingannare dalla sua
aria così sbarazzina.
-
Allora le direi che per quanto carina, non sarei comunque interessato.
Non
aveva smesso di sorridergli, anzi.
-
Mi avevano detto che lei possiede un vero fiuto per gli affari... ma
forse si sbagliavano. Ha di fronte a sè il meglio che il
mercato
le può offrire, e nessuna intenzione di provare se
è vero.
Quel
gioco poteva anche essere divertente, ma bisognava essere in due
per giocarlo e lui non era assolutamente dell'umore giusto.
-
Alice, penso...
-
Il Picasso che ha acquistato recentemente, posso chiederle dove lo ha
collocato?
Aveva
creduto che fosse finita lì, ma lei lo aveva nuovamente
incuriosito: ora cosa c'entrava quel quadro?
-
Mi sta parlando di un quadro?
Lei
aveva annuito convinta.
-
Sì, ero presente a quell'asta. Ero lì per una
scultura di Moore. Ma non sono
riuscita ad aggiudicarmela, c'era qualcuno con maggiori
disponibilità delle mie.
-
Mi dispiace deluderla, ma credo di non averla notata.
Aveva
scosso le spalle, come se non avesse avuto alcuna importanza. E
iniziava a credere che fosse davvero così.
-
Non importa. In realtà non pensavo a lei quel giorno... dopo
mi è venuto in mente che sarei potuta esserle utile.
-
Lei utile a me?
Non
sapeva se essere più divertito o seccato.
-
Sì, per il Picasso...
Per
la prima volta si era mostrata un attimo incerta. Aveva stretto con
entrambe le mani la pochette che aveva con sè.
-
Oh, bè, tanto vale che sia sincera e glielo dica: quel
giorno
l'ho sentita dire che aveva comperato quel quadro perchè le
era
sempre piaciuto, ma in realtà non aveva un'idea ben precisa
su
dove collocarlo.
Di
solito non amava i ficcanaso, ma quell'Alice aveva qualcosa che gli
impediva di reagire malamente.
-
Ha origliato una mia conversazione?
-
Origliato... diciamo che ero subito dietro di lei, e lei non se ne
è accorto.
Non
ne era del tutto sicuro, ma ricordava di aver detto una frase
più o meno simile a Jasper.
-
Okay, diciamo che le credo. E quindi? Tutto questo che senso ha?
Aveva
raddrizzato le spalle, facendolo sorridere: anche così, non
perdeva quell'aria da ragazzina.
-
Sono sicura che io saprei collocare quel quadro in casa sua, in maniera
da dargli il massimo risalto possibile.
L'aveva
osservata divertito.
-
Alice, è una maniera alquanto originale per tentare di
entrare nella mia camera da letto?
Questa
volta era arrossita.
-
Ha messo il Picasso in camera sua? Dio mio, quel quadro, il messaggio
che esprime... è una specie di abominio pensare che possa
andare
d'accordo con il sonno, la calma... quel quadro esprime movimento,
tensione...
Non
era arrossita di imbarazzo, ma di indignazione! Era rimasto totalmente
sbalordito.
-
Va bene in un salone... o in uno studio... o...
Ma
qualcosa aveva iniziato a ronzargli in testa.
-
Ma esattamente lei chi è?
Si
era come riscossa da quello stato di orrore in cui era caduta all'idea
del Picasso in una camera da letto.
-
La persona che le potrebbe semplificare notevolmente la vita a
partire da dove collocare al meglio quel quadro che le piace tanto.
Si
era reso conto che doveva essere congelata almeno quanto lui. Il
freddo si era fatto più pungente, dal momento che il vento
aveva preso a soffiare con maggiore forza.
-
Non lo so se faccio bene... però ho intenzione di
offrirle un caffè caldo, ovviamente non qui, magari in
qualche
caffetteria ancora aperta.
Si
era irrigidita un attimo.
-
Mr. Cullen preferirei continuare a parlarle qui...
-
Alice, adesso è lei che mi fraintende. Se non avessi avuto
intenzione solo di parlare, le avrei proposto subito di bere dello
champagne, e forse proprio nella mia camera da letto...
Si
era immediatamente rilassata, cogliendo al volo il tono sincero e lo
sguardo divertito che stava sfoggiando.
-
Mi sta offrendo una chance?
-
Le sto offrendo la possibilità di spiegarmi come mi
semplificherebbe la vita... e, ovviamente, anche dove potrei collocare
il Picasso. Ora, le
confesso, sono molto curioso di saperlo.
L'aveva
invitata gentilmente a seguirlo, sfiorandole il gomito. Una
volta dentro l'aveva pregata di attenderlo solo un attimo, doveva
congedarsi da una persona. Con molta educazione aveva spiegato
alla modella che un problema urgente lo vedeva costretto a
lasciare la festa. Aveva aggiunto che il suo autista sarebbe stato a
sua disposizione per accompagnarla ovunque avesse voluto. Poi le aveva
fatto capire
che non ci sarebbe stata un altro appuntamento tra di loro: non le era
piaciuto, ma aveva capito che insistere non sarebbe servito a nulla.
Dopo
era stato libero di raggiungere Alice, e insieme lasciare il party.
Due
ore più tardi, dopo aver consumato una buona dose di
caffè che
piaceva ad entrambi scuro e leggermente amaro, si erano ritrovati a
stringersi la mano in attesa di siglare un vero e proprio contratto di
lavoro.
Infatti,
il multimiliardario Edward Cullen aveva appena assunto Alice
Brandon, la personal stylist dal gusto perfetto e i modi spicci.
XXXXXXXXXXX
Nel giro di tre anni Alice aveva davvero semplificato
la vita di Edward. Lo aveva circondato di persone da lei espressamente
selezionate e gestite, in grado di curare ogni minimo dettaglio della
sua vita. Per esempio, tutto ciò che lui amava, a partire
dal
cibo per arrivare al
giornale che leggeva, lo trovava in ogni casa che possedeva dal momento
in cui le comunicava che vi si sarebbe recato. Praticamente
sarebbe stato
come se fosse vissuto lì sin dal giorno prima,
perchè
avrebbe trovato esattamente tutto ciò di cui avrebbe avuto
bisogno.
Ovviamente,
Alice si occupava anche di tutti gli arredi, a volte anche della sua
immagine pubblica, interpretando
alla perfezione i suoi gusti e le sue idee. Più si erano
conosciuti, più era stata in grado di rendergli davvero la
vita meno complicata.
Era
diventata una collaboratrice così preziosa e stimata, da
essersi conquistata anche lei un ruolo che andava oltre il rapporto di
lavoro vero e proprio.
Edward
aveva pensato a lei, ovviamente, quando Isabella gli
aveva detto di non sapere bene dove recarsi per acquistare un vestito
adatto per la serata al Metropolitan Museum. In realtà gli
aveva
confessato sinceramente di non aver mai amato molto l'idea dello
shopping in generale,
nonostante la sua
migliore amica ne fosse stata praticamente ossessionata.
Sicuramente
se c'era una persona in grado di consigliarla al meglio,
sarebbe stata proprio Alice. Con l'ulteriore sicurezza che sarebbe
anche
stata in grado di farlo al meglio, dal momento che gli aveva parlato di
Isabella, del suo modo di essere, quando le aveva chiesto di arredare
la sua stanza ad Isola Corallo.
Se
c'era una qualità evidente in Alice, era la sua innata
capacità di capire al volo l'essenza di una persona,
arrivando
così a soddisfare spontaneamente gusti ed esigenze.
Questo
era il motivo per cui ora Bella si trovava in compagnia di
Rosalie, in attesa che la tanto decantata "personal stylist" le
raggiungesse all'incrocio tra la 43rd Street
con la 5th Avenue.
- Sei preoccupata,
Bella?
Sicuramente
a Rose non doveva essere sfuggita la sua aria turbata.
-
Un pò nervosa, veramente.
-
Per l'uscita di domani sera?
Un
crampo aveva accompagnato l'idea, aumentando a dismisura il suo stato
d'animo già agitato.
-
Principalmente sì. Mentirei se dicessi che non è
così.
-
Mi sembra più che lecito. Sincerità per
sincerità: è vero, sarai sicuramente al centro
dell'attenzione.
Ce
l'avrebbe fatta a non crollare? Sinceramente contava molto sulla
presenza di Edward. Per quella sua prima uscita aveva un disperato
bisogno di sentirlo vicino.
-
Comunque, ora sono anche nervosa per questo incontro. Non
sono mai stata una gran patita di shopping... diciamo che ho gusti
semplici, di conseguenza li soddisfo abbastanza in fretta di solito. So
che magari dovrò un pò modificare il mio modo di
essere,
almeno in certe occasioni, però non voglio nemmeno diventare
un'altra persona....
Rosalie
era scoppiata a ridere.
-
Scusami. E' che con Alice c'è poco da fare. Lei è
molto... determinata, diciamo così!
Un
bussare leggero sul finestrino posteriore aveva annunciato l'arrivo
di Alice. Dopo essersi accertata della sua
identità attraverso lo specchietto laterale, Rosalie aveva
sbloccato le porte per permetterle di salire.
-
Buongiorno! Scusate il ritardo, ma la metropolitana andava a rilento!
Si
era girata per guardare la nuova arrivata. La descrizione di Edward
era stata molto veritiera: solo a guardarla dava l'idea di possedere
una grande energia, con
quel sorriso allegro e l'aria sbarazzina.
-
Bella, finalmente ti conosco! Io sono Alice, molto piacere.
Senza
alcun indugio le aveva teso la mano tra i due sedili. L'aveva stretta,
ricambiando la presa salda.
-
Il piacere è anche mio.
Si
era sentita osservata a sua volta.
-
Lasciati dire che sei davvero molto carina! Hai un'aria
deliziosa e fresca. Non faremo fatica a trovare qualcosa
che ti
rispecchi.
Aveva
visto l'espressione della brunetta farsi assorta: aveva
aggrottato leggermente le sopracciglia, pizzicandosi il naso tra indice
e pollice.
Rosalie
le aveva rivolto uno sguardo divertito.
-
Quando fa così, Bella, vuol dire che l'abbiamo persa. Per i
prossimi
dieci minuti vivrà in una sorta di trance. Poi si
risveglierà e ti stupirà.
La
donna seduta alle loro spalle non aveva dato l'impressione, in
effetti, di aver sentito il commento ironico di Rosalie. Del resto,
Edward le aveva detto che andavano abbastanza d'accordo, nonostante i
caratteri un pò diversi che avevano.
Nel
frattempo si erano immesse nel traffico, e dietro i finestrini scuri
dell'elegante berlina, Manhattan era
tutta un ribollire di persone e macchine.
-
Alice, scusa se ti disturbo, dove andiamo?
Non
era giunta subito una risposta, ma Rosalie non aveva dato segno di
esserne seccata, anzi aveva atteso pazientemente che Alice desse
segno di aver sentito.
-
Uhm... direi assolutamente nell'atelier di CK. Sono certa della loro
discrezione e hanno una nuova collezione di abiti da sera favolosa.
All'idea
di doverne indossare uno, Bella si era agitata sul sedile.
Sicuramente avrebbe fatto sfigurare Edward: sia per bellezza che per
impaccio. Si sentiva, infatti, tremendamente semplice nel suo modo di
essere, perciò incapace di competere con le donne che lo
avevano
affiancato in passato durante occasioni come questa.
Se Edward avesse saputo
cosa
stava pensando in quel momento, l'avrebbe sicuramente rassicurata sul
fatto che non aveva mai trovato nessuna più bella di lei.
Ma la visione che
aveva della sua bellezza era assolutamente
soggettiva, quindi non avrebbe impedito ai più di pensare
che
non era di certo alla sua altezza.
Il
silenzio che aveva preso a regnare in macchina, era stato interrotto
dalla voce allegra di Alice.
-
Bella, ho avuto una chiara visione di come sarai: semplicemente
stupenda!
Le
era sembrato che avesse appena letto nei suoi pensieri. Si era
leggermente voltata ed aveva incontrato l'espressione entusiastamente
sincera di due occhi scuri che la stavano fissando.
-
Tu ed Edward starete divinamente bene insieme!
Non
le stava più prestando attenzione ora, si era messa a
cercare qualcosa nell'enorme borsa che aveva avuto con sè.
Alla
fine, aveva pescato un cellulare con il quale aveva immediatamente
chiamato qualcuno.
-
Pronto Philippe? Ciao, sono io! Volevo confermarti che tra qualche
minuto sarò lì come ti avevo anticipato. Come
dici?
Era
scoppiata a ridere, mentre aveva posizionato il telefonino tra
l'orecchio e la spalla, tornando ad avere le mani libere per cercare
qualcos'altro nella borsa.
Bella
aveva incrociato di nuovo lo sguardo divertito di Rosalie.
-
Alice è come un fuoco d'artificio: parte silenziosa, ma
quando scoppia...
Non
aveva avuto bisogno di concludere, perchè le aveva detto una
cosa simile anche Edward al riguardo. Esternamente dava l'impressione
di non essere in grado di gestire nemmeno se stessa, invece era una
specie di guru nel suo lavoro: non c'era foglia che non si muovesse, se
non era lei a volerlo.
La
conversazione con Philippe proseguiva concitata, in uno scambio di
reciproci pareri: lisci? No, non andava. Mossi? No, quello decisamente
no. Raccolti? Ecco, quello sì, ma niente di troppo
elaborato,
perchè la bellezza di Isabella stava proprio nella sua
elegante semplicità.
Era
sobbalzata, sentendosi citare: stava parlando di lei! Elegante
semplicità? Capelli raccolti? Aveva iniziato a credere che
sarebbe stata una lunga giornata ed aveva guardato Rosalie un
pò
titubante, ottenendo in cambio un'occhiata rassicurante.
-
Prima o poi, per motivi più o meno simili al tuo, siamo
passati tutti nelle sue mani...
-
Spero di uscirne viva anch'io, allora...
Perchè
adesso Alice stava parlando di calzature vertiginose:
tacco dodici, no dieci, bè vedremo
quello che preferisce Isabella, tanto Edward è molto
più
alto di lei, non c'è problema...
-
Ne uscirai benissimo, vedrai.
Bella,
però, era stata abbastanza certa che Rosalie non si fosse
riferita solo a quell'incontro con Alice, ma anche alla serata che
l'aspettava il giorno dopo.
XXXXXXXXXXXX
Prima
di aprire la porta, aveva inspirato profondamente, passando
nervosamente le mani sulla gonna del vestito come a togliere una piega
immaginaria.
Era pronta per raggiungere
Edward.
Non aveva
assecondato la voglia di guardarsi un'ultima volta nel
grande specchio, ma era uscita sollevando leggermente il delicato
tessuto, per non correre il rischio di inciamparvi dentro ancora prima
di aver
fatto qualche passo.
Alla
fine non aveva scelto scarpe dal tacco vertiginoso, anzi era stata
sotto i famosi dieci centimetri dal momento che erano nascoste dal
vestito, però avrebbe dovuto comunque prestare attenzione
dato
che non era molto abituata a quel tipo di calzatura.
Era
stato un pomeriggio di preparativi piuttosto lungo per il suo
standard: era uscita subito dopo pranzo, accompagnata nuovamente da
Rosalie ed Alice, per provare un'ultima volta il vestito prima di
ritirarlo, poi c'era stato il parrucchiere ed infine il trucco, che per
quanto leggero era stato comunque oggetto di un acceso dibattito tra
Alice e l'estetista, portando via un altro paio d'ore.
Il
risultato finale, però, era stato in linea con i suoi gusti:
Alice non le aveva proposto nulla che non fosse piaciuto anche a lei
spontaneamente.
"Vedi, Bella, era questo che
intendevo: elegante, senza nulla togliere alla tua semplice freschezza".
Perchè,
molto schiettamente, le aveva detto che sarebbe
stato un crimine verso la sua bellezza farla apparire "più
vecchia", ma se lei lo avesse voluto, l'avrebbe aiutata a sembrarlo.
Per
un attimo ci aveva pensato, ma poi guardandosi nello specchio, era
stata certa di non voler apparire diversamente da quello che era: una
ragazza di diciotto anni.
Una
ragazza, che affacciandosi nel grande salone, aveva rivissuto uno
stesso momento accaduto solo qualche settimana prima: il suo
appuntamento
con Edward.
Anche
allora nel raggiungerlo era stata emozionata, mentre si chiedeva
come gli sarebbe apparsa, e come lui sarebbe apparso a lei. Solo che,
se quella sera non aveva immaginato quanto l'attrazione fisica sarebbe
stata esplosiva tra di loro, ora ne aveva un'idea molto precisa.
Ogni volta che posava gli occhi
su di lui, sentiva di desiderarlo.
La prima visione
che aveva avuto di lui, era stata di spalle: in
piedi davanti alla finestra, stava osservando il panorama fuori. Si era
voltato nel momento in cui aveva sentito i suoi passi varcare la soglia
del salone, e il cuore aveva preso immediatamente a batterle
più
forte: era affascinante più che mai con indosso quello
smoking
dal taglio impeccabile.
Per
un attimo aveva pensato che non avrebbe voluto condividere con
nessun'altra donna la sua visione, poi era subentrato un pensiero che
l'aveva riempita di una felicità incredibile: era suo.
Era per lei,
infatti, il sorriso che gli aveva addolcito i
lineamenti, come era per lei, l'espressione ammirata che gli aveva
acceso lo sguardo.
-
Questa sera a New York brillerà una stella in più.
Si
era avvicinato, accarezzandole con lo sguardo le spalle nude, il
decoltè, la linea morbida del seno lasciata appena
intravedere
dal vestito.
Un brivido l'aveva percorsa
proprio come se fossero state le sue mani a sfiorarle la pelle.
- Credo che non
brillerò mai quanto te. Sei tremendamente affascinante
stasera.
L'aveva
afferrata per la vita, chinandosi a depositarle un bacio sulla
spalla. Il contatto con le sue labbra morbide le aveva provocato altri
brividi in tutto il corpo.
-
Dobbiamo proprio andare a quella festa?
Lo
aveva sentito sorridere, mentre con una scia di baci era risalito
lungo la sua spalla, poi sul collo, sino a sfiorarle l'orecchio.
-
Ora che ti ho visto, sono certo che passerò il mio tempo ad
odiare ogni uomo presente nel momento in cui oserà posare lo
sguardo su di te.
Il
suo fiato caldo era stata una lenta tortura, perchè lo
immaginava su altre parti di lei.
-
Ma devo imparare a convivere con questa mia gelosia, o rischio davvero
di creare il vuoto intorno a te.
In
un altro tempo, quella frase l'avrebbe fatta infuriare. L'idea di
possesso che esprimeva era assoluta, ma adesso sapeva che si
accompagnava anche ad altri sentimenti: amore, rispetto, fiducia.
Aveva
fatto scorrere le mani sui risvolti della sua giacca, per
poi afferrarli e tirarlo leggermente verso di lei. Aveva alzato il viso
per poterlo fissare negli occhi.
-
Sei tu quello maturo, tra i due, è doveroso che tu sappia
gestire le tue emozioni.
Aveva
finto di essere seria, perchè in realtà Edward
stava sorridendo maliziosamente, probabilmente conscio di quello che
aveva trovato anche nel suo sguardo: gelosia.
-
Io, invece, sono la ragazzina. Perciò posso permettermi di
essere gelosa
e basta. Quindi ti ripeto la domanda: dobbiamo proprio andare a quella
festa?
Le
mani che la tenevano per la vita, l'avevano stretta di più.
-
Stai tentando di manipolarmi, Isabella?
Forse
lo stava facendo davvero, o forse voleva solo essere sicura che
una volta usciti da quella casa, lui sarebbe stato comunque e
indiscutibilmente
suo.
-
Non lo so, dimmelo tu.
L'aveva
guardata con tanta intensità, che le era sembrato di
sentirlo quasi presente nei suoi pensieri.
-
Direi che ti sta riuscendo molto bene. E' da quando sei entrata che
mi sto domandando cosa indossi sotto questo vestito, e come sarebbe
sfilartelo per scoprirlo...
Il
verde dei suoi occhi si era velato di una passione che l'aveva fatta
sentire desiderata, amata.
-
Ma sono abbastanza maturo
da sapere che dopo aver passato
anche tutto il resto della serata a domandarmelo, quando torneremo a
casa saprò dimostrarti che sarà valsa la pena
sacrificarti e accompagnarmi a questa festa.
XXXXXXXXXXXXXXXX
La
limousine aveva accostato lungo il marciapiede, fermandosi molto
prima rispetto all'ingresso dell'enorme palazzo che ospitava
il Metropolitan
Museum.
Il momento era quasi arrivato.
Bella si era
sistemata meglio sulle spalle lo scialle realizzato
nello stesso tessuto del vestito. Nonostante la temperatura calda,
aveva seguito il consiglio di Alice e l'aveva indossato: in effetti, la
faceva sentire meno esposta agli sguardi degli altri. Lo
avrebbe sempre potuto abbandonare, nel momento in cui si fosse sentita
meno a disagio.
-
Molto nervosa?
Uno
di fronte all'altro, l'ampio spazio permetteva loro di stare
comodamente seduti. Aveva scoperto che in occasioni come quelle, Edward
rispettava una certa formalità nell'arrivare, quindi si
avvaleva
della limousine e di un autista che era sempre a sua disposizione.
Emmett
e Rosalie li avevano seguiti su di un'altra macchina, anche loro
elegamente vestiti dal momento che sarebbero stati presenti alla festa.
Si sarebbero tenuti in disparte, ma la loro presenza avrebbe comunque
garantito ad Edward quella sicurezza che voleva principalmente per lei.
Le
aveva ribadito che al momento non riusciva ad essere meno
protettivo, complice anche l'idea che l'attenzione su di lei sarebbe
stata alta.
-
Almeno con te posso essere sincera: mi tremano le gambe, ho la
salivazione azzerata, il cuore che mi batte a mille, le mani sudate e
la capacità di connettere pari a quella di un alga che non
sa
nemmeno di essere al mondo.
Le
aveva sorriso divertito, cercando di allentare la tensione.
-
Sinceramente pensavo peggio...
Le
era scappato anche a lei un sorriso, ma forse più per
riflesso che per vera intenzione. Aveva stretto nervosamente la
pochette tra le mani, e a quel suo gesto, Edward si era sporto verso di
lei, accarezzandole la guancia e poi fermando la mano sul suo collo
lasciato scoperto dai capelli raccolti.
-
Sei stupenda e io ti amo da impazzire.
L'aveva
attirata verso di lui, baciandola delicatamente sulle labbra.
Al solito sapore, si era mischiato quello del lucidalabbra che aveva
steso in un velo sottile.
-
Meglio andare, o non ti rimarrà nulla sulle labbra.
Aveva
bussato leggermente sul vetro scuro alle sue spalle e la
limousine si era silenziosamente spostata fino ad arrestarsi davanti al
tappeto rosso che si stendeva tra due ali di persone.
La
maggior parte erano stati fotografi, ma c'erano anche semplici
curiosi. Aveva saputo che ci sarebbe stata qualche
celebrità,
anche se Edward non era stato in grado di dirle chi fosse esattamente.
-
Andiamo?
Aveva
annuito e lui le aveva dedicato un ultimo sorriso mozzafiato,
prima di allacciarsi la giacca per poi aprire la portiera e scendere.
Le
luci bianche dei flash lo avevano immediatamente illuminato, per poi
farsi ancora più rapide e vicine quando i fotografi
l'avevano
visto tendere una mano verso l'interno della limousine.
Per la prima volta si sarebbe
mostrata in pubblico con lui.
Aveva
preso un respiro profondo e poi aveva afferrato quella mano
così familiare, stringendola saldamente mentre scendeva a
sua
volta.
Nel
momento in cui era apparsa accanto ad Edward,
accettando il braccio che le aveva subito porto, molti avevano iniziato
a
chiamarla per attirare la sua attenzione e soprattutto il suo sguardo
per catturare meglio il momento.
Lo
stomaco annodato, i pensieri ridotti a zero, si era lasciata guidare
dal passo sicuro di Edward che aveva preso a percorrere il tappeto
rosso, verso la scalinata.
Come
nei peggiori incubi che poteva aver avuto, era incespicata quasi
subito, e solo il braccio che era scivolato immediatamente intorno alla
sua
vita per sostenerla, le aveva impedito di fare una figuraccia ben
peggiore.
Quell'abbraccio
spontaneo, ma non intenzionale, aveva comunque
scatenato una nuova ondata di flash. Edward non l'aveva lasciata andare
subito, anzi con molta naturalezza si era chinato verso di lei per
parlarle in un orecchio.
-
Ti sei fatta male?
Aveva
scosso la testa, troppo emozionata per parlare.
-
Okay, allora possiamo andare, direi che hanno abbastanza foto di noi
due da poterci tappezzare l'intera città...
L'aveva
sospinta verso i primi gradini, e lei si era concentrata su
quello, salire le scale, prima di preoccuparsi del successivo
passaggio: entrare in una sala piena di sconosciuti che sicuramente
sapevano invece chi era lei.
Ora
davanti a lei si aprivano le porte di uno degli edifici più
famosi al mondo e stava per varcarle senza quasi rendersene conto. In
un altro
momento, in un'altra occasione, si sarebbe attardata ad osservare la
bellezza
dell'edificio e la sua imponenza; ma ora era riuscita a registrarlo
solo di sfuggita.
Nell'ampio
atrio, c'erano state già molte persone: donne e
uomini, tutti elegantemente vestiti, intenti a chiacchierare in piccoli
gruppi.
Alcuni
si erano voltati nel vederli arrivare, con il tipico sguardo di
chi metteva a fuoco per capirne immediatamente l'identità .
Bella
si era imposta di non guardare nessuno direttamente negli occhi,
per non sentirsi ancora più sotto esame. Aveva piuttosto
ammirato le sculture esposte, alcune di una grandezza che le faceva
spiccare tra la folla.
La
voce di Edward l'aveva, però, avvisata del fatto che il suo
battesimo con il jet-set newyorkese stava proprio per iniziare.
-
Sta per gettarsi su di noi Mr. Shepard, è il direttore del
Museo, nonchè curatore personale dell'intera mostra.
Un
signore piuttosto robusto puntava dritto su di loro, un'espressione
cordiale in viso.
-
Mr. Cullen! Che piacere averla qui. La sua presenza non era stata
garantita al cento per cento, pertanto sino all'ultimo ho temuto che
non potesse venire...
Si
erano stretti la mano, poi aveva immediatamente spostato
l'attenzione su di lei, rimanendo chiaramente in attesa che gli venisse
presentata.
-
Non potevo di certo mancare, Mr. Shepard, dal momento che ho voluto
fortemente questa esposizione.
E poi, è un enorme piacere poter mostrare ad Isabella che
non
solo in Europa si respira l'arte e la bellezza...
-
Giusto, più che giusto. Mrss Swan, è un vero
piacere poterla ospitare qui.
Aveva
annuito alle parole di Edward, mentre si stringevano la mano,
sorridendosi.
-
Il piacere è decisamente mio Mr. Shepard. Edward mi ha
parlato
molto di questa esposizione, e sono impaziente di poterla visitare.
Si
era sforzata di essere gentile, ma di più non era riuscita a
dire.
C'era
un nodo a serrarle la
gola, e sperava davvero che si sarebbe sciolto col passare del tempo.
XXXXXXXXXXXXXXX
Il buffet era stato allestito in una grande sala che si trovava al
primo piano. C'erano eleganti tavoli su cui venivano offerte tutta una
serie di elaaborate pietanze, accompagnate da ottimi vini, il tutto
servito da
camerieri dai modi impeccabili.
Bella
aveva deciso di concedersi solo un assaggio di champagne, dal
momento che il suo stomaco non ne voleva sapere di cibo.
Aveva
guardato ancora in direzione di Edward, lontano da lei solo
qualche metro, immerso in una conversazione con due senatori del Texas
e
che verteva su una proposta di legge riguardante la realizzazione di
una centrale eolica come fonte alternativa di energia.
Da
quando erano entrati, dopo il saluto di benvenuto di Mr. Shepard,
era stato tutto un susseguirsi di nomi e di facce che Edward le aveva
presentato. Erano spaziati dal campo della politica a quello dell'arte,
passando anche per lo sport. Infatti, aveva stretto la mano anche ad un
campione di baseball che aveva avuto tutta l'aria di voler dileguarsi
al più presto.
Avevano
già fatto il giro completo della mostra, concedendosi
così
gli unici momenti di conversazione più intima, per quanto
fossero stati comunque in mezzo alla gente.
Avevano
commentato la bravura
di alcuni artisti, e l'assoluta incapacità di altri,
benchè famosi. Edward aveva dato prova di essere
artisticamente
molto preparato,
facendole intendere che se aveva posseduto dei veri capolavori, non era
solo perchè aveva avuto i soldi per acquistarli.
Intanto,
si era avvicinata al tavolo dove veniva servito lo champagne, e senza
nemmeno dover chiedere, un cameriere glielo aveva servito in un flute
di fine cristallo.
Lo
aveva ringraziato, prima di voltarsi e accorgersi che Edward non era
più nel punto dove lo aveva lasciato. Si era guardata un
attimo
intorno, ma non lo aveva intravisto.
Le
era serpeggiato subito un vago senso di panico. Poi si era imposta
di restare calma: probabilmente lei non lo vedeva, ma lui non aveva
perso di vista lei. Aveva continuato a scrutare tra gli altri ospiti,
per individuarlo.
-
Finalmente sola.
Subito
non aveva capito che la voce alle sue spalle si era rivolta proprio a
lei.
-
Sig.na Swan, mi permetta di dirle che è diventata proprio
una splendida ragazza!
Aveva
realizzato di conoscere quella voce dal forte accento straniero, e si
era girata sorpresa.
-
Andrew!
-
E le mie lezioni di italiano? Andrea, non Andrew!
Era
scoppiata a ridere, ricordando quelle piccole lezioni che le aveva
impartito anni prima.
-
Ciao, Andrea, come stai?
Era
riuscita a pronunciarlo abbastanza bene, accorgendosi che non aveva
dimenticato i suoi insegnamenti.
-
Molto bene, grazie. E tu?
-
Anch'io.
Era
tornata all'inglese, ma il ragazzo di fronte a lei le aveva intanto
preso la mano libera, per prodursi in un baciamano perfetto.
-
Mi fa davvero molto piacere. Come è stata una piacevole
sorpresa trovarti proprio qui, stasera!
Andrea
Aristarchi aveva sempre fatto dei suoi modi eleganti e un
pò aristocratici, il suo punto di forza con le ragazze.
Quando
lo aveva conosciuto, lei era stata troppo giovane per rientrare nelle
sue mire, ma lo sguardo che aveva ora, le aveva fatto intuire che le
cose non stessero più così.
-
Sapevo che il tuo tutore aveva a che fare con la serata, ma non
immaginavo che ci saresti stata anche tu...
Improvvisamente
si era sentita in imbarazzo. L'unica altra volta che
aveva parlato di Edward con Andrea, c'erano state lacrime e commenti
feroci.
-
Bè, in effetti, sono appena arrivata qui a New York...
-
In realtà anch'io. Sono qui per seguire un Master di
economia alla New York University...
-
Anch'io la frequenterò! Mi sono iscritta alla
facoltà di letteratura moderna...
Lo
aveva interrotto, troppo sorpresa davanti a quella inaspettata
coincidenza. Andrea sbucava davvero da un passato lontano, dove lei era
stata una undicenne spaesata e sola, che si affacciava in uno dei
collegi più esclusivi d'Europa.
Era
stato lui, uno degli studenti più brillanti del suo corso,
che l'aveva affiancata nel suo primo anno di studio. Come voleva la
tradizione del St. Marie, ad ogni matricola veniva garantito l'aiuto di
un diplomando, perchè rendesse più facile il suo
inserimento.
Quel
suo primo anno era stato molto difficile, e almeno dal punto di vista
scolastico, Andrea le era stato di grande aiuto.
Come
lo era stato in un pomeriggio di neve e di freddo, quando aveva
raccolto le confidenze di una ragazzina come se fosse stato un fratello
maggiore.
-
Ecco un'altra piacevole sorpresa!
Lo
sguardo di quegli occhi scuri, le aveva dato ad intendere che non si
sarebbe certo più sentito un fratello maggiore nei suoi
confronti se lei mai si fosse nuovamente condifata con lui, e si era
sentita ancora più in imbarazzo..
-
Dobbiamo festeggiare questo nostro incontro!
Si
era fatto servire a sua volta dello champagne, per poi invitarla ad
alzare il calice con lui.
-
Allora, brindiamo...
-
Posso unirmi anch'io?
Edward, la sua voce venata da un
leggero fastidio.
Bella lo aveva
visto comparire al loro fianco, come sbucato dal nulla. Gli occhi verdi
puntati in quelli di Andrea.
-
Edward... lui è Andrea Aristarchi. Studiava anche lui al St.
Marie...
Ma
Andrea, per nulla turbato dal suo arrivo, gli aveva teso per primo la
mano.
-
E' un onore conoscerla, Mr. Cullen. Per chiunque aspiri a ricoprire un
posto nel mondo della finanza, il suo nome è leggenda.
Il
tono con cui glielo aveva detto era stato più che
rispettoso, ma negli occhi c'era stato un qualcosa che strideva:
freddezza.
Edward
gli aveva stretto la mano, mentre nell'altra stringeva anche lui un
flute.
-
Quindi, a cosa dobbiamo brindare, Andrea...
Bella
aveva intuito come lo avesse chiamato intenzionalmente per nome, quasi
a sottolineare la loro differente posizione. Aveva notato anche come
non avesse mai distolto lo sguardo da quello del ragazzo,
finchè non era stato quest'ultimo a farlo, per
posarlo nuovamente su di lei.
-
Al fatto che io e Bella, saremo nuovamente compagni... di
università, questa volta.
Edward
l'aveva guardata: un misto di gelosia e fastidio nello sguardo, forse
evidente solo a lei, che ormai conosceva così bene
l'espressione di quegli occhi verdi.
-
Allora, sarà un vero piacere conoscerti. Gli amici di Isabella,
sono anche i miei.
Come
era stata pronunciata la parola "amici" da Edward, aveva lasciato pochi
dubbi: era un chiaro invito a fare attenzione a non superare quel
confine.
Allora, da dove
inizio?
Vado in ordine cronologico, quindi da Alice. Volevo che il suo
personaggio avesse a che fare con la sua indole "modaiola", ma non
volevo presentarla come solo dedita allo shopping più
sfrenato. Quindi, nel mio documentarmi sul rutilante mondo del jet-set
in generale, non solo quello newyorkese, mi sono imbattuta nella figura
del "personal stylist". Il suo lavoro spazia davvero
dall'organizzazione della dispensa nelle cucine, all'arredo delle case,
al coordinato per il cane (!)... insomma, credo vi siate fatte un'idea
ben precisa.
Indubbiamente mi piace immaginarla un pò originale,
però non superficiale... anche perchè con un tipo
come Jasper... ma non dico altro su di loro! XD!
Passiamo oltre: la festa. Ovviamente non sono mai arrivata ad una festa
del genere, nè vi ho preso parte! Ho fatto riferimento a
quello che si vede spesso nei film, o che si legge nei libri... o ad
alcune news su party americani dove il lusso di sicuro non manca!
Se qualcosa stride, perdonatemi, quindi. Cercherò di farmi
invitare da Edward la prossima volta, così avrò
notizie di prima mano! Eh!eh!
Anzi, già che ho parlato di lui, sottolineo un aspetto del
suo personaggio: se pensate che la ricchezza e il lusso che gli
attribuisco siano solo frutto della mia fantasia, vi sbagliate. Tra gli
uomini più potenti e ricchi al mondo, ci sono proprio quelli
legati all'economia. I VIP intesi come attori o cantanti, a volte non
arrivano ad essere così ricchi. Sappiate che mi sto facendo
una cultura anche su questo! XD!
Per ultimo, il personaggio di Andrea Aristarchi: lui e Bella hanno
più o meno sei anni di differenza (quindi ora lui ne ha
circa 24). Vi anticipo già (perchè oggi non mi
sento crudele! XD) che quell'anno di scuola comune non ha fatto di loro
grandi amici, men che meno altro! Bella aveva solo undici anni e lui
17! Diciamo che il fatto di aiutarla nello studio, ha fatto
sì che tra loro ci fosse modo di trascorrere del tempo
insieme. Con quell'episodio particolare a cui ha fatto riferimento
Bella.
Come si pone Andrea adesso, bè è legato al fatto
che Bella non ha più undici anni, ovviamente! XD! Non ho voluto dargli un immagine reale, perchè di bei ragazzi italiani in giro ce ne sono tanti... mettete quello che più vi piace! XD
Adesso aspetto ansiosa di conoscere tutte le vostre opinioni...
Buon week-end, a lunedì.
Un bacio.
Roberta
PS: domani al 95% dovrei riuscire a postare il capitolo extra rosso
(sotto il titolo "Un amore tra le onde - Rosso al tramonto).
Preparatevi, perchè io mi sono domandata se per caso non
sono impazzita! XD!
.
.
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Capitolo 25 *** Capitolo 24 ***
Buongiorno ragazze!
Innazitutto
vi chiedo scusa, sto rispondendo con ritardo alle vostre recensioni, ma
ho avuto problemi ancora con la linea internet.
Anzi,
posto il capitolo velocemente già che sembra reggere in
queste ore! XD!
Una
piccola precisazione: il capitolo si apre con un flashback di Bella,
prima di giudicarlo definitivamente, date un occhio anche alle note che
aggiungerò in fondo. Come sempre è per non
rovinarvi la lettura stessa!
Oggi,
vorrei anche approfittarne per ringraziare tutte quelle lettrici che mi
preferiscono/ricordano/seguono. Il numero continua a crescere, e io non
posso che ringraziarvi.
Un
grazie speciale va poi a tutte quelle lettrici che vogliono anche
condividere con me chiacchiere e commenti: ragazze, sul serio, ma
quanto mi piace "ciacolare" con voi? Ma tantissimo, credo ormai lo
abbiate capito dalle risposte a volte logorroiche che ricevete in
cambio! XD!
Adesso
vi lascio al capitolo.
Un
bacio.
Roberta
Prima che i miei genitori
morissero, la neve mi era sempre piaciuta.
Quando ci recavamo nella nostra
casa in Vermont per le vacanze natalizie, passavo pomeriggi interi a
fare pupazzi, spesso in compagnia di mia madre.
Ma era stata proprio la neve a
rendere scivolosa la strada, quella
notte in cui mio padre aveva perso il controllo della macchina,
precipitando in una scarpata. Erano morti subito, almeno
così mi aveva detto Mary, mamma e papà non
avevano sofferto.
Ora la neve la odiavo, non avrei
più voluto vederla. Ma qui in Svizzera, invece, nevicava
spesso.
Anche adesso, i fiocchi
scendevano abbondanti, ricoprendo ogni cosa, anche me.
Sentivo il freddo, sentivo i
denti battere, ma non mi importava di
ammalarmi, come non sarebbe importato nemmeno a qualcun altro.
Ero sola.
Non riuscivo più
nemmeno a piangere, forse avevo esaurito tutte
le lacrime nei mesi precedenti, quando avevo pregato ogni sera i miei
genitori di venirmi a prendere.
- Bella! Bella! Dove sei?
All'inizio non l'avevo sentita
la voce che mi chiamava, forse
perchè battevo i denti troppo forte, forse perchè
la neve
attuttiva ogni rumore.
- Bella! Rispondimi! Dove sei?
Poi si era avvicinata, e l'avevo
riconosciuta: era quella di Andrea.
Nascosta dietro il grande tronco
di una quercia, sapevo che
difficilmente mi avrebbero visto dall'Istituto, anche dal sentiero che
attraversava il giardino avrebbero fatto fatica a scorgermi.
Che poi, chi avrebbe dovuto
vedermi? Il St. Marie si era praticamente
svuotato, fatta eccezione per una ventina di studenti, tra cui me,
alcuni professori e parte del personale.
Era quasi Natale, tutti erano
tornati dalle loro famiglie.
Un brivido violento mi aveva
scosso, e allora avevo pensato al
camino della nostra sala, quello che Charlie teneva sempre acceso,
vicino
all'albero pieno di decorazioni.
Mi piaceva sedermi davanti al
fuoco, e restarci finchè non
sentivo la faccia scottare così tanto che dovevo per forza
allontanarmi.
Mia madre mi sgridava sempre,
dicendomi che una volta o l'altra avrei
preso fuoco se una scintilla mi fosse finita sui vestiti.
- Bella! Bella! Rispondimi!
Andrea continuava a chiamarmi,
non capivo se era più preoccupato
o scocciato di essere lì fuori, al freddo, per colpa mia.
Tremando, mi ero sporta per
vedere dove fosse, ed era piuttosto lontano, ma girato nella mia
direzione.
- Bella!
Mi aveva vista lo stesso,
nonostante fossi tornata a nascondermi dietro la quercia.
Solo che non avevo avuto la
forza di alzarmi per andarmene, quasi non
sentivo più le gambe. A dire il vero iniziavo a non sentire
più tutto il corpo.
Un'ombra aveva smorzato il
bagliore della neve: era lui, inginocchiatosi davanti a me.
- Bella! Ma non sentivi che ti
stavo chiamando? Sei impazzita? E' da
più di un'ora che ti cerco! Stavo per avvisare il preside...
Poi doveva essersi accorto del
mio stato e il suo viso si era fatto serio.
- Ma da quanto è che
sei qui fuori? Sei fradicia! Vuoi beccarti una polmonite?
Non riuscivo a parlare, potevo
solo fissare i suoi occhi scuri dove c'era un'espressione incerta.
- Ti porto in infermeria, sei
congelata.
No! Non volevo. Avevo scosso la
testa con forza, cercando di farglielo capire.
- Bella, io ti porto in
infermeria.
Ero riuscita ad aggrapparmi alla
sua sciarpa, scuotendo ancora la testa: cercavo ad ogni costo di fargli
capire che non volevo.
Avrebbero avvisato Edward di
sicuro, e non volevo assolutamante che accadesse.
- Okay, okay. Non ti agitare...
ti porto in camera tua... vediamo se riesci a camminare.
Si era alzato e passandomi un
braccio intorno alle spalle, mi aveva
aiutato. Solo che tremavo davvero troppo forte e non sentivo
più le gambe. Oltre al freddo, erano anche intorpidite per
via
della posizione rannicchiata in cui ero stata.
- Come pensavo, non ce la fai.
Ma non posso portarti in braccio...
Il suo fiato caldo mi sfiorava
la guancia, essendo molto più
alto di me, doveva stare chinato per sostenermi. Mi aveva passato un
braccio intorno alla vita, e con l'altro mi teneva ancora per una
spalla.
- Già così
rischio grosso... se qualcuno ci dovesse vedere potrebbe mettersi in
testa che me la faccio con una ragazzina... come
minimo mi gioco il diploma! E i miei ci rimangono
secchi...
Non c'era stata cattiveria nella
sua voce, probabilmente era davvero spaventato.
- Che stupido... scusami.
Ero scoppiata a piangere,
sentivo il calore delle lacrime scaldarmi le
guance. Forse era stato il suo modo di essere dispiaciuto per me per
quello che aveva detto, o forse
perchè avrei voluto che in quel momento potessi essere
davvero
sua sorella. Mi aveva detto che avevamo la stessa età, e che
un
pò gliela ricordavo.
- Ma porca puttana, Bella,che
volevi fare, si può sapere?
Io non sono nessuno per te, non sono io che dovrei essere
qui a chiedermi che cazzo stavi facendo! Tutta colpa di questa
maledetta neve che ha bloccato strade ed aereoporti! Se no a quest'ora
ero
già a Torino, probabilmente a rotolarmi in un letto caldo
con
Laura, che mi stava giusto aspettando!
Non capivo quasi niente di
quello che stava dicendo, dal momento che
stava parlando in italiano, la sua lingua, e anche molto velocemente.
Mi era sembrato, però, che fosse arrabbiato con me. Mi era
venuto da piangere più forte.
- E al diavolo tutto e tutti,
tanto se deve succedere, succede, amen.
Mi ero sentita sollevare senza
sforzo, ritrovandomi in braccio a lui.
- Almeno non pesi come Eleonora.
Ultimamente sta diventando una palla che cammina...
Aveva nominato sua sorella,
questo lo aveva capito.
Si era affrettato, e quando
eravamo stati in prossimità dell'entrata mi aveva rimesso
giù.
- Bella, dovrei obbligarti ad
andare infermeria...
Avevo scosso la testa con tanta
forza, che lui si era subito pentito di avermelo detto.
- Okay, okay. Ho capito, vuoi
proprio metterci nei casini a tutti e due... chissà
perchè lo sto facendo, poi...
Aveva cercato di sistemarmi: mi
aveva scosso via la neve, asciugato le
lacrime e poi mi aveva messo intorno al collo la sua sciarpa,
alzandomela poi sulla testa, a mo di cappuccio, per nascondere i
capelli bagnati e lasciarmi un pò in ombra il viso.
- Devi cercare di camminare da
sola, okay? Se qualcuno ci incontra,
dovrà sembrare che stiamo rientrando da una passeggiata,
okay?
Avevo annuito, anche se non
sapevo se ce l'avrei fatta.
- Bella...
Non era sicuro, ma in quel
momento pensavo solo che Edward non avrebbe
dovuto sapere quello che era successo. Non volevo nè
sentirlo,
nè vederlo. A lui non interessava veramente di me, aveva
solo
fatto una promessa ai miei genitori, e adesso la stava mantenendo anche
se con enorme fatica.
Mi ero sforzata di parlare.
- Ce... ce la... faccio.
Aveva sbuffato, il fiato si era
condensato in una nuvoletta bianca.
- Ma se non starai meglio nel
giro di un'ora, te ne vai buona buona in infermeria, okay?
Avevo annuito, ricominciando a
piangere. In fondo, forse era anche un pò preoccupato per me.
Ci era andata bene, i corridoi
erano stati deserti sino alla mia
stanza. Una volta lì, Andrea mi aveva avvolto in una
coperta,
togliendomi prima il giubbotto e le scarpe.
Poi mi aveva fatto un
thè bollente. Avevo ricominciato a piangere, silenziosamente.
Si era comportato da fratello
maggiore. Aveva aspettato seduto accanto a me che stessi
meglio, che mi passasse il tremore che mi scuoteva, che smettessi di
piangere, che riacquistassi un pò di calma e di vera
lucidità.
Solo a quel punto, guardandomi
molto seriamente, mi aveva chiesto cosa
avessi avuto in mente di fare. Sapeva della morte improvvisa dei miei
genitori, sapeva che non avevo più nessuno.
La mia storia era stata di
dominio pubblico. I giornali si erano
occupati della morte dei miei genitori, ma soprattutto avevano dato
grande risalto alla notizia che Edward Cullen era diventato il mio
tutore legale.
Non avevo saputo rispondergli
veramente, non lo sapevo nemmeno io cosa
avessi pensato quel pomeriggio. Ero stata solo molto triste quando
avevo deciso di andare
in quel posto che io e Kelly avevamo già eletto a nostro
rifugio segreto. Volevo stare sola, non volevo pensare a niente.
Probabilmente non mi aveva
creduto, in fondo non è che ci
conoscevamo veramente, era solo lo studente che mi affiancava nello
studio.
A parte qualche ora trascorsa
insieme, in biblioteca, non avevamo altri
contatti. Sono sicura che Andrea mi considerasse più una
scocciatura che altro.
Quel pomeriggio, infatti, era venuto a cercarmi nella mia stanza solo
perchè non era riuscito a partire per colpa della neve.
Aveva
pensato di ingannare il tempo, dandomi ancora qualche ultimo consiglio
su come affrontare una tesina
che avrei dovuto presentare subito dopo le vacanze di Natale, come
prova di metà anno scolastico.
Diversamente, non ci sarebbe
stata quella chiacchierata tra noi, in cui
gli avevo confidato come Edward mi considerasse solo un peso nella
sua vita, tanto che mi aveva mandato lontano a
studiare proprio per non avermi tra i piedi. Era vero che non lo
conoscevo ancora molto bene, ma quello che avevo visto di lui, mi
aveva fatto credere che le cose stessero proprio così.
Andrea aveva ascoltato senza
commentare, poi si era fatta ora di cena.
Io mi ero abbastanza ripresa, e lui sembrava più sollevato
del
fatto che entrambi non avremmo passato un guaio. Avevamo mangiato
insieme, in mensa. Era stata l'unica volta, ovviamente.
La mattina dopo lui era potuto
partire, e io avevo trascorso il mio primo Natale al St. Marie.
Quando la scuola era ripresa, le
cose tra me ed Andrea erano tornate come sempre. Studiavamo insieme le
ore prestabilite, il
resto del tempo ci ignoravamo.
Solo qualche volta, mi era
capitato di sentirmi osservata in mensa, o
in sala comune: alzando lo sguardo, allora aveva incontrato i suoi
occhi scuri fissi su di me. Mi aveva sempre sorriso, distogliendo poi
lo sguardo.
Alla fine dell'anno lui si era
diplomato, andandosene, e io avevo
ripensato a lui solo qualche volta. Anche perchè, la mia
amicizia con Kelly era diventata sempre più salda nel corso
di
quel primo anno, ed avevo iniziato a trarre grande forza da quel legame.
Andrea Aristarchi, era diventato
solo un ricordo, come del resto quel pomeriggio confuso di neve e di
lacrime.
XXXXXXXXXXXXXXXXX
Quando
si era svegliata, l'assenza di Edward era
stata la prima cosa che aveva registrato. Poi, che doveva essere
già mattino inoltrato, perchè nonostante le
spesse tende
fossero tirate, nella stanza c'era lo stesso un forte chiarore.
Prima ancora di formulare il pensiero su dove
potesse essere,
aveva visto un foglio di carta ripiegato sul cuscino accanto.
Lo aveva preso, tornando a stendersi per leggerlo.
Ciao,
amore.
Dormivi
troppo serenamente, non me la sono sentita di svegliarti. E non
pensare che lo abbia fatto per poter evitare la nostra chiacchierata,
non mi sarei mai comportato in modo così vigliacco.
Anzi,
sappi che mi è costato uno sforzo notevole alzarmi, senza
nemmeno concedermi la possibilità di baciarti... se lo
avessi
fatto, probabilmente a quest'ora staremmo ancora facendo l'amore.
Lo
sai che non ne ho mai abbastanza di te... anche adesso, se ripenso a
come sei nel nostro letto... nuda, seducente... devo smettere di
pensarci, o tornerò di lì!
Perciò,
esco. Vado in ufficio. Quando ti sveglierai, chiamami.
Ho pensato che potresti venire tu da me, per pranzare insieme. Ormai
abbiamo rotto il ghiaccio con il resto del mondo, giusto?
Così
potremo anche parlare. Di tutto quello che vorrai: di come
sono stupido, o di come sono stupido, o magari di come sono stupido.
Che
sono uno stupido, te l'ho già detto, vero? A scanso di
equivoci preferisco dirlo una volta in più: sono proprio uno
stupido.
Solo
uno stupido, infatti, si sarebbe comportato come ho fatto ieri
sera con te. Posso solo iniziare a chiederti scusa per il modo in cui
ho reagito davanti alla scoperta di quel tuo compagno di scuola. Sapere
che in qualche modo è stato più partecipe nella
tua vita,
rispetto ad altri... o insomma, lo vedi che sono proprio uno stupido?
Perchè
sono geloso, geloso marcio, punto e basta.
Sei
in diritto di pretendere da me qualsiasi cosa vorrai che io faccia,
per arrivare a perdonare il mio comportamento di ieri sera.
Sempre
che tu voglia perdonarmi... e tremo al solo pensiero che tu non voglia
farlo. Ne avresti ogni diritto, del resto.
Sono
davvero molto dispiaciuto, Isabella. Chiamami, ti prego.
Ti
amo.
Edward.
Le si era formato un groppo in gola,
perchè le era sembrato di
vederlo mentre le scriveva quel messaggio. Sentiva sincere le sue
parole, su questo non aveva alcun dubbio.
Lei stessa era stata gelosa di lui, poteva capire
come doveva essersi
sentito quando Andrea aveva un pò calcato la mano sul loro
rapporto passato. Aveva lasciato un pò intendere che le cose
tra
loro avessero avuto un grado di confidenza maggiore.
E lì, erano un pò
intervenuti i suoi sensi di colpa, che
le avevano impedito di smentire categoricamente l'atteggiamento di
Andrea.
I ricordi di quel pomeriggio d'inverno, erano
tornati prepotentemente
alla ribalta: era stato tutto un pò confuso, però
reale.
Lei era stata come sull'orlo di un baratro, e a
tenderle una mano c'era
stato proprio quel ragazzo cordiale che aveva rincontrato
inaspettatamente.
Non ne aveva mai parlato con Edward, di
quell'episodio, nemmeno ora che le cose tra loro
andavano così bene. Quello che era successo dentro di lei
quel
pomeriggio, ancora non riusciva a capire cosa fosse stato. Forse
davvero un momento di confusione attraversato da una ragazzina
undicenne con un peso troppo grosso sulle spalle, e nessuno ad
ascoltarla.
Si sentiva a disagio, ora, nel pensare che non
aveva mai confessato ad Edward di essere stata così vicina a
commettere una sciocchezza.
Perchè se Andrea non l'avesse
trovata... forse sarebbe finita davvero male.
L'incontro della sera precedente, aveva messo in
moto tutta una serie
di pensieri, che l'avevano spinta a cercare la vicinanza di Edward
quando erano rientrati a casa.
Le era stato impossibile ignorare come tra i due
si fosse creata
un'istintiva antipatia, ma lei era stata un pò combattuta.
Capiva la gelosia di Edward, anche in ragione del fatto che Andrea era
stato palesemente provocatorio con il suo atteggiamento, ma sentiva
anche di non poter rinnegare una certa vicinanza con lui.
Era stato lui ad esserci in quel momento di
confusione, lui a salvarla.
Avrebbe potuto fregarsene, accompagnarla in infermeria, e lasciare che
le cose andassero come dovevano andare.
Invece l'aveva aiutata, le era stato vicino,
raccogliendo il suo sfogo
e tenendolo per sè. Perchè nessuno, nemmeno
Kelly, era
venuto a conoscenza di quell'episodio.
Era rimasto sepolto nei ricordi suoi e di Andrea.
Era rimasto fedele a
quel giuramento che le aveva fatto di non parlarne mai con nessuno.
XXXXXXXXXXXXXX
Gli uffici della Cullen Enterprise occupavano un
intero grattacielo.
Non avrebbe dovuto stupirsi, dal momento che occuparsi di tanti affari
diversi, significava dover aver un numero notevole di collaboratori;
però rimaneva il fatto che vederlo realmente le dava la
sensazione di cosa dovesse affrontare Edward tutti i giorni.
Le
sue responsabilità erano davvero notevoli, e affrontarle non
doveva essere stato facile all'inizio.
Le
era venuto da pensare che Edward aveva avuto solo ventitre
anni quando era diventato il suo tutore legale, un anno in meno di
quanti ne aveva adesso Andrea.
Come avrebbe reagito lui,
davanti ad una simile responsabilità?
Le
aveva detto di essere lì a New York per un
Master in economia, per arricchire il suo curriculum scolastico.
Edward, a
differenza sua, aveva avuto sulle sue spalle già il peso di
portare avanti le imprese Cullen.
- Bella?
Dal modo in cui Rosalie l'aveva chiamata, si era
resa conto che doveva essersi persa una sua domanda.
- Scusami, ero soprapensiero, Rosalie.
L'ascensore era quasi arrivato al piano in cui si
trovava l'ufficio di
Edward. Ovviamente erano salite senza intoppi, dal momento che tutti
erano stati avvisati del suo arrivo. Le guardie all'ingresso, le
ragazze che si
occupavano dei pass, gli addetti della sicurezza interna, tutti
l'avevano riconosciuta e salutata rispettosamente.
Un pò l'avevano fatta sentire in
imbarazzo, si trattava di una
forma di rispetto legata chiaramente più ad Edward, che non
a lei.
In questo, le era stata d'aiuto la presenza di
Rosalie, che l'aveva fatta sentire meno impacciata.
- Ansiosa di conoscere cosa diranno di te?
Si riferiva, ovviamente, alla sua uscita della
sera prima. Presto
avrebbe visto le prime foto, i primi servizi. In internet circolavano
già, glielo aveva detto anche Edward, proponendole di
vederli
insieme quando sarebbe stata in ufficio da lui.
- Anche.
Non era andata oltre, e Rosalie, ben capendo che
la risposta lasciava
intendere che ci fosse dell'altro, non aveva comunque chiesto
più nulla.
Era sempre più colpita dalla
riservatezza con cui si relazionava
con lei: non cercava mai di andare oltre quello che lei stessa era
disposta a dire.
L'ascensore si era fermato, e le porte si erano
aperte su un ambiente
molto elegante, ma decisamente moderno. Subito davanti c'era stata la
classica postazione che fungeva da reception, dietro cui sedeva una
donna sorridente e dall'aspetto piacevole.
- Mrs. Swan, Rosalie, buongiorno.
- Buongiorno, Delilah.
- Buongiorno.
Si erano salutate con una certa
familiarità, dando segno che
Rosalie doveva essere stata lì molte altre volte.
Probabilmente aveva accompagnato anche lei Edward, non solo Emett e
Jasper.
- Isabella!
La porta a vetri sulla destra si era aperta, e
Bella non aveva avuto
alcun dubbio su chi avesse avuto di fronte. Anzi, era stata talmente
tanta l'attesa per quell'incontro, che non si era trattenuta
dall'essere spontanea. Era andata incontro alla donna che le sorrideva
a sua volta emozionata, e quando erano state vicine, c'era stato una
sorta di abbraccio affettuoso.
- Jennifer! Finalmente ci incontriamo!
- Come sono contenta, Isabella! Non mi pare vero
di vederti... ti trovo
benissimo! Il Sig. Cullen me l'aveva detto che questa vacanza ti aveva
fatto bene... sei veramente in gran forma!
Si era accorta di essere arrossita,
perchè la donna ancora non poteva immaginare quanto fossero
cambiati i rapporti tra lei ed Edward. Di sicuro
sapeva molto più di chiunque altro, dal momento che era con
lei
che spesso aveva parlato, ma non immaginava che dietro a quel loro
avvicinamento ci fosse addirittura l'amore.
- Grazie! E' così bello poterla
conoscere...
Si era emozionata davvero. Quella donna, in un
certo senso, era stato un punto di riferimento per lei.
- No, cara, non fare così che mi fai
piangere...
Le aveva preso le mani, guardandosi con
quell'affetto che in
fondo si era stabilito tra loro. Jennifer, le aveva confessato di avere
una nipote che aveva solo qualche anno meno di lei.
Così, nel tempo, anche con lei aveva iniziato a farle quel
tipo
di domande familiari: mangiava abbastanza? Stava attenta a
non stancarsi troppo? Aveva delle amiche? Cercava di divertirsi?
A volte si erano spinte a parlare anche di Edward,
dal momento che
Jennifer lo conosceva sin da quando era un ragazzino. Infatti
ancor prima che sua, era stata la segreteria personale di suo padre.
- Come faccio a non emozionarmi proprio con lei,
Jennifer?
Non aveva dovuto aggiungere altro,
perchè anche la donna aveva
il suo stesso sguardo carico di ricordi: sei anni, per la precisione.
- Hai ragione. E' proprio un bel momento questo.
Ma vieni... ti
accompagno. Il Sig. Cullen ti aspettando. Gli ho passato una telefonata
urgente, ma intanto ti faccio entrare.
Rosalie, dopo aver rivolto un cenno di saluto a
Jennifer, si era messa
a chiacchierare con Delilah. Bella aveva pensato che lo avesse fatto
anche per distrarre la donna dal loro incontro. Questo non le aveva
risparmiato, comunque, di lanciare occhiate curiose.
- Mamma mia, quasi ancora non ci credo...
Fianco a fianco, stavano procedendo lungo un
corridoio su cui si
affacciavano diversi uffici. Alcuni avevano le porte chiuse, altre
aperte.
- Anche a me non sembra vero, sa? Parlarci di
persona dopo così tanto tempo...
Jennifer si era fermata, per guardarla.
- Mi fa così piacere, Isabella, che tu
finalmente sia qui.
Si era emozionata ancora di più,
perchè dietro a quelle
parole c'era la gioia di Jennifer di saperla finalmente lontana dal St.
Marie. Se c'era qualcuno che aveva vissuto insieme a lei la
difficoltà di alcuni momenti con Edward, era proprio la
donna che aveva di fronte.
Molte volte, infatti, era stata lei a fare da
portavoce per alcuni suoi
messaggi personali, e sempre lei a fornirle la risposta di Edward.
Questo perchè godeva dell'assoluta fiducia dei Cullen,
già da quando era al servizio di Terence.
- Anche a me, Jennifer, davvero. Spero che avremo
modo di poter parlare un pò più a lungo...
Le era venuto da pensare, più che
altro, che forse la donna
avrebbe potuto cambiare atteggiamento una volta saputo che lei ed
Edward in realtà erano diventati... intimi.
Doveva essere sincera con se stessa, la cosa la
metteva in imbarazzo. Non era stato come trovarsi di fronte ad Emmett,
o Jasper, o Rosalie, cioè degli sconosciuti. No, Jennifer
conosceva entrambi molto bene, il suo giudizio le creava più
ansia.
- Certo. Volentieri. Se verrai ancora qui, potremo
prendere un caffè insieme, magari...
- Un'ottima idea.
Intanto erano arrivati in fondo, davanti ad una
porta che lasciava ad intendere che ci fosse l'ufficio del capo dietro.
- Adesso vado in pausa anch'io... questa
è l'ora in cui gli uffici si svuotano.
Le stava ovviamente fornendo una spiegazione sul
perchè non
avesse trovato nessuno oltre a lei e Delilah. Del resto, lei lo sapeva
già: Edward aveva preferito farla arrivare a quell'ora
proprio
per quel motivo. Gli era stata grata per averci pensato: meno gente,
meno occhi addosso, meno imbarazzo.
- Così, se non ci vediamo dopo...
L'aveva baciata sulle guance.
- Ti saluto adesso.
Aveva ricambiato sinceramente il gesto.
- Grazie mille. Per tutto, Jennifer. Colgo
l'occasione per dirglielo finalmente di persona.
Era stata lei a prenderle le mani, questa volta, e
a stringerle.
- Mi fai commuovere ancora così. E in
fondo non è che abbia fatto molto...
- Non è vero. E lo sappiamo entrambe.
- Va bene... va bene... ora è meglio se
vado...
Ecco che riconosceva il suo modo di riprendere il
ruolo formale: la voce tornava un pò distaccata, frettolosa.
- E tu entra, non si fa mai aspettare il Sig.
Cullen.
Le aveva fatto l'occhiolino mentre le apriva la
porta e lei aveva
ricambiato con un sorriso, prima di varcare la soglia ed entrare
nell'ufficio.
La vista di Edward aveva avuto il potere di
assorbirla
totalmente, facendole dimenticare ogni cosa: seduto alla scrivania in
camicia e cravatta, impegnato in
una conversazione telefonica piuttosto accesa, lo sfondo di Manhattan
alle sue spalle, gli era apparso nella sua veste quotidiana.
Si era resa conto di aver cercato spesso di
immaginare come sarebbe
stato, ma si rendeva conto di non essersi mai avvicinata a quello che
aveva sotto gli occhi: un uomo da cui traspariva una naturale
attitudine al comando. Con chiunque stesse parlando, non gli stava
risparmiando tutta una serie di considerazioni negative ed inflessibili.
Era rimasta immobile, un pò spiazzata
da quel quel tono di voce duro e freddo, neanche fosse stato rivolto
verso di lei.
Si era resa conto che così, con lei,
non lo era stato davvero
mai. Una presa di coscienza che apriva ancora un'altra casella del loro
rapporto passato.
Quando
aveva pensato di averlo visto
freddo e distaccato nei suoi confronti, non era stato così,
in realtà. Era
vero quello che le aveva detto: aveva cercato di esserlo, ma non ci era
riuscito.
Infatti,
adesso che aveva posato gli occhi su di lei, un sorriso
gli aveva illuminato il volto. Aveva spinto indietro la poltrona,
alzandosi in piedi, pervaso da una nuova impazienza.
Il tono da duro era diventato sbrigativo. Aveva
liquidato il suo interlocutore con poche parole, ma che erano state
lapidarie: o gli forniva una prova della validità del suo
progetto entro le prossime ventiquattro ore, oppure non solo non
avrebbe più sborsato nemmeno un centesimo, ma gli avrebbe
chiesto indietro la cifra che aveva già anticipato,
più gli
interessi.
Non era passato più di un secondo tra
il saluto comunque educato
che aveva rivolto ad un certo James e la fine della conversazione.
Gli era occorso anche meno di un secondo per
raggiungerla, prenderle il
viso tra le mani, piegarlo all'insù, e posare le labbra
sulle
sue, infilandole le dita tra i capelli mentre la baciava.
Era un bacio per dirle ti amo, ma anche perdonami, e subito
dopo ti voglio.
Perchè
era così Edward Cullen: un uomo complicato.
Lo era sempre stato, ma lei aveva iniziato a
capirlo solo ora, nello
scontrarsi ogni giorno di più con le sue molteplici
sfaccettature.
A volte chiedeva,
a volte prendeva,
a volte pretendeva
il suo amore.
A volte aveva la sensazione che tutto questo fosse
troppo da vivere, troppo intenso,
troppo assoluto,
troppo... complicato.
Ma
poi non poteva fare a meno di sentire quanto Edward, a sua volta, si
concedesse totalmente.
Aveva affrontato tutte le sue paure più
grandi, pur di non perderla. Aveva lottato contro se stesso, per
trovare il coraggio di amarla.
Le aveva aperto il suo cuore, rendendosi a sua
volta vulnerabile.
Perchè, mentre continuava a tenerle il
viso tra le mani, aveva trovato nel suo sguardo proprio la paura di
perderla a causa del suo essere complicato.
Era
uno sguardo che aveva il potere di legarla a lui come cavi d'acciaio
indissolubili.
- Ho
una cosa per te. Credo sia il mio modo di chiederti scusa per ieri
sera... non era proprio il caso di trattare quel tuo amico in quella
maniera...
Aveva infilato una mano in tasca, estraendone un
foglietto di carta che l'aveva invitata a prendere.
- Jasper è un mago in certe ricerche...
non chiedermi se è tutto legale, dal momento sono dati
riservatissimi, però gli aveva dato carta bianca quindi...
Aveva aperto il foglietto, e visto quello che
conteneva, aveva riportato su Edward uno sguardo stupito.
- Probabilmente, se non fossi intervenuto, te li
avrebbe dati direttamente Andrea.
Sul foglietto c'era un indirizzo, un numero di
telefono fisso e uno mobile.
- Perchè, giustamente, se si
incontra un vecchio amico, può essere piacevole farci due
chiacchiere, magari bevendo un caffè... o qualcosaltro nel
tuo caso, visto che non ti piace il caffè...
Non
era sicura di quello che era appena accaduto: Edward si era procurato
indirizzo e telefono di Andrea per darlo a lei?
- Edward....
è... è una specie di prova? Cioè, vuoi
vedere se li tengo o meno?
Si era passato una mano tra i capelli, sospirando.
- No, Isabella. E' davvero il mio modo di
dimostrarti che posso non essere stupidamente geloso di te: so che mi
ami, e di certo non ho bisogno di reagire così ogni volta
che un ragazzo ti avvicina.
Si era concesso un sorriso.
- Significa che se avrai voglia di vederlo, o di
sentirlo, per me non c'è nessun problema. Io mi fido di te.
Si era lasciata abbracciare, anche se si era
sentita tremendamente a disagio: Edward le aveva appena espresso la sua
piena fiducia, ma lei sentiva di non meritarsela appieno.
Condivideva
il segreto di quel pomeriggio con Andrea, e non aveva avuto il coraggio
di parlargliene.
Ci tengo a parlare di quanto
avete letto nel flashback di Bella, perchè può
sembrare un tentativo di suicidio. E' una parola estremamente forte,
con cui non giocherei mai.
Nel
mio elaborare quel momento, ho provato ad immaginarmi sola come Bella
in un periodo solitamente "felice", preda del ricordo dei suoi
genitori, e ho creduto possibile che potesse compiere gesti non proprio
lucidi, sulla scia di sentimenti e pensieri più che altro
confusi, e non proprio volontariamente autolesionisti (tenete conto
anche della sua età, undici anni).
Se
vi è parso però fuori luogo o offensivo, intanto
vi chiedo scusa perchè non era mia intenzione. Poi vi dico
di non esitare ad espormi le vostre critiche, sapete che non mi tiro
mai indietro.
Detto
questo, chi sicuramente adesso odierete è Edward. E' lui che
l'ha messa in quella situazione, in fondo. Però, nella
storia che ho sempre avuto in mente, lui non è che fosse
più felice in quel periodo. Immaginate un ragazzo di
ventitrè anni, tormentato dal ricordo di una madre molto
amata e quello di un padre molto odiato. Il tutto condito da una vita
che lo ha messo di fronte a responsabilità più
grandi di quelle che un ragazzo di quella età normalmente
affronta, tra cui anche quello di occuparsi del futuro di una
ragazzina. (Per onore di cronaca: mi sono letta un pò di
storie sulla vita vera di alcuni rampolli di grandi famiglie.... non
è che fosse proprio tutto rose e fiori come uno immagina,
anzi veramente storie tristi.).
Ecco
che ci sono due protagonisti dal vissuto abbastanza forte, ognuno in
maniera diversa. Poi, ovviamente, la mia rimane una storia romantica,
quindi magari le lenti rosa li aiutano di più nel presente!
XD! Sempre aperta alle vostre critiche anche qui, comunque.
Come
concludo tutta questa lunga digressione? Con questo "ricordo" che forse
Bella voleva lasciarsi alle spalle, proprio perchè confuso
anche per lei sulle sue stesse intenzioni, e che invece torna
prepotente grazie ad Andrea.
Ora
sarà costretta ad una scelta: parlarne con Edward, sapendo
bene quale senso di colpa scatenerà in lui, o mantenere il
segreto? Il tutto con Andrea che non starà con le mani in
mano, ovviamente! XD!
E se
poi in tutto questo, arrivassero anche Kelly e Jacob? Vi eravate
dimenticate di lui? Io no! XD!
Insomma,
tanta carne al fuoco... parliamone, sapete che mi piace farlo con voi!
XD!
Un
bacio grande
Roberta
Ps:
pronte anche ad un pò di gossip? I giornali parleranno di
loro due!
|
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Capitolo 26 *** Capitolo 25 ***
Buongiorno ragazze!
Oggi ho in testa molte cose,
tra cui anche delle domande, ma rimando il
tutto a dopo la lettura da parte vostra del capitolo, perchè
sono strettamente legate ad esso.
A dopo, un bacio.
Roberta
THE SUN
La
notizia di ieri è che dopo anni di lontananza Edward Cullen
ed
Isabella Swan si sono finalmente ricongiunti qui a New York. La loro
prima apparizione ufficiale è avvenuta in occasione
dell'inaugurazione della mostra "The Great Upheaval"
presso il Metropolitan Museum. Come si può vedere dalle
immagini
scattate al loro arrivo, i due sono apparsi sorridenti ed affiatati,
smentendo così quanti continuavano a sostenere che i due
fossero
in rotta di collisione. Forse proprio la loro lontananza, aveva fatto
credere che la giovane Isabella attendesse solo il raggiungimento della
sua maggiore età (ndr il fatidico traguardo sarà
raggiunto il prossimo 13 settembre) per potersi liberare
dell'ingombrante presenza del suo tutore...
PEOPLE
Per evitare di dare vita ad
altre
voci su una loro presunta imminente rottura, Edward Cullen ed Isabella
Swan hanno avuto l'accortezza di presentarsi più affettuosi
che
mai all'inaugurazione della mostra "The Great Upheaval" presso
il Metropolitan Museum. Come testimonia la foto nella pagina accanto,
Cullen salva la giovane Isabella da una caduta certa, ma lo fa con una
sollecitudine che sembra proprio far trapelare una grande
complicità. Chi li voleva freddi e distanti tra loro, ha
decisamente materiale su cui riflettere. Eccovi serviti, infatti:
sempre nella pagina accanto, nella foto evidenziata, si
vede il sorriso con cui Isabella ringrazia il suo accompagnatore. La
giovane Swan è un'attrice consumata, oppure quello
è vero
affetto? Il nostro inviato sul posto...
US MAGAZINE
Uomo d'acciaio o
cavalier
servente? Viene da domandarselo guardando queste prime immagini
scattate ad Edward Cullen ed Isabella Swan, presso il Metropolitan
Museum. I due, nella loro prima apparizione ufficiale dopo il ritorno
in patria della giovane eriditiera affidata alla tutela legale del
ricco magnate, sembrano proprio una dama in difficoltà e il
suo
cavaliere pronto a soccorrerla. Di certo c'è che Cullen in
questa veste così inusuale non lo avevamo mai visto. Che la
dolce Isabella abbia scalfito la dura corazza dello scapolo
più
ambito d'America? Li terremo d'occhio per voi, cari lettori...
NEW YORK TIMES
Grande eccitazione
per
l'apparizione a sorpresa della giovane eriditiera Isabella Swan accanto
ad Edward Cullen, durante l'inaugurazione della mostra "The Great
Upheaval"
al
Metropolitan Museum. Si vociferava di un suo ritorno a New York, ma
ancora non c'erano prove certe della sua presenza. Come potete vedere
dalle foto scattate al loro arrivo, i due sono apparsi eleganti e
sorridenti. Solo un piccolo incidente iniziale turba l'atmosfera:
infatti si vede Edward Cullen che soccorre la timida e un pò
impacciata Isabella Swan. Tra i due sembra esserci molta confidenza.
Infatti la diciassettenne si affida alla presa salda del suo
accompagnatore, sorridendogli poi in maniera affettuosa...
XXXXXXXXXXXX
-
E avevi anche dei dubbi sul fatto di stare bene? No dico, eri
semplicemente uno schianto!
La
voce di Kelly era come sempre musica per le sue orecchie. Non tanto
perchè adesso erano già un paio di minuti buoni
che
continuava a riempirla di complimenti, ma proprio perchè era
una
voce che faceva parte di lei, della sua vita.
Non
poteva nemmeno immaginare di perderla, sarebbe stato come perdere
una sorella.
-
Anche se sono quasi inciampata? Se non ci fosse stato Edward, avrei
fatto la figuraccia del secolo! Altro che "eterea bellezza"... forse un
elefante avrebbe avuto più grazia di me...
La
risata dell'amica era stata contagiosa.
-
Comunque... vogliamo parlare di come hanno ricamato proprio sul
salvataggio di Edward? "Edward Cullen, soccorre la timida e un
pò impacciata Isabella Swan. Tra i due sembra esserci molta
confidenza. Infatti, la diciassettenne si affida alla presa salda del
suo accompagnatore, sorridendogli in maniera affettuosa". Roba da farsi
venire il vomito! Che fantasia, poi! Cosa doveva fare secondo questi
geni del New York Times:
lasciarti cadere come un sacco di patate? E poi è normale
che ci sia dell'affetto tra di voi...
Kelly
era di nuovo un fiume in piena, e lei si stava divertendo un
mondo a sentire i suoi commenti. Le era sempre piaciuto il modo che
aveva l'amica di
prendere con spirito ogni cosa che aveva avuto a che fare con il mondo
del gossip più o meno serio. Forse era dovuto anche al fatto
che,
a differenza di Edward, i suoi genitori non si erano mai tirati
indietro da una certa esposizione mediatica. Probabilmente anche
perchè erano divorziati, quindi entrambi avevano spesso
nuovi
compagni da sfoggiare. Kelly aveva imparato a farsene una ragione, e a
cogliere anche lei la vita come veniva: c'erano periodi in cui con i
suoi andava bene, altri meno.
Con
la stampa, comunque, aveva molta più dimestichezza.
Specie
negli ultimi due anni dato che era stata oggetto di interesse anche
grazie alla sua bellezza mozzafiato.
Ogni
tanto si chiedeva davvero come avevano fatto a diventare
così amiche, pur essendo così diverse. Timida ed
introversa lei, audace ed estroversa l'amica.
-
Comunque, commenti scemi di altrettanto scemi giornalisti a parte...
fammene fare uno serio: ma quanto
era figo Edward? No dico, le vacanze gli hanno fatto davvero bene! O
sei tu che gli hai fatto bene? Aveva un sorriso e uno sguardo da
paura...
Le
era quasi andata di traverso l'acqua che stava bevendo, emettendo un
gemito strozzato. Alcuni clienti si erano
voltati a guardarla, e lei si era sentita ancora più in
imbarazzo.
"O sei tu che gli hai
fatto bene?"
Kelly poteva essere
molto intuitiva quando si trattava di
lei.
Da che avevano iniziato a sentirsi durante la sua vacanza, ogni tanto
le era sembrato che
lasciasse cadere apposta qualche commento un pò tendenzioso.
Commenti
che lei aveva sempre ignorato, oppure alleggerito con una
battuta, come adesso.
-
Forse "lo sguardo da paura" era davvero per paura che gli facessi
fare una figuraccia...
Proprio
in quel momento era riapparso, tornando a sedersi di fronte a
lei. Aveva notato probabilmente le sue guance arrossate,
perchè
l'aveva guardata tra il perplesso e l'incuriosito.
-
Tutto bene?
Glielo
aveva sussurrato, lei aveva annuito, mimando con la bocca che
era Kelly al telefono.
-
Bella, seriamente, io penso che quell'uomo non sfigurerebbe nemmeno
se arrivasse con la donna cannone!
Lui
le aveva risposto con un cenno di intesa, dopodichè
aveva preso a sfogliare il menù.
-
Era un modo un pò sottile per dirmi che mi trovi
ingrassata, Kelly?
L'amica
aveva riso, Edward invece le aveva lanciato un'occhiata che le
aveva provocato una fitta allo stomaco: praticamente era come se
l'avesse spogliata con gli occhi, lì in quel ristorante,
dove si
trovavano comunque in mezzo ad altri clienti, anche se fortunamente
abbastanza distanti.
Era
arrossita ancora di più, e lui si era divertito del suo
imbarazzo. Ma non aveva infierito, aveva riportato lo sguardo sul
menù.
Dio, ma che potere aveva
su di lei quell'uomo? Gli bastava uno sguardo per farla andare a fuoco.
- Bella? Ci sei?
Kelly chiama Bella, rispondi Bella!
Era
riuscita a distoglierla dalla visione delle dita forti ed eleganti
di Edward che stringevano il menù.
E da certi ricordi su come
l'avevano accarezzata quelle dita.
-
Scusami, è che in realtà sono al ristorante...
con Edward.
-
Mi auguro che sia abbastanza lontano da non aver sentito i miei
commenti...
Non
che l'amica fosse imbarazzata veramente, dal momento che possedeva
una buona
dose di faccia tosta. Eppure, la cosa magnifica, era che non riusciva
ad essere minimamente gelosa di lei. Era certa, anzi certissima, che
Kelly non avrebbe mai osato mirare a qualcuno di cui era interessata
lei. Men che meno se ne fosse stata anche innamorata.
Questo
la riportava al motivo iniziale di quella telefonata all'amica:
desiderava più che mai vederla. Aveva un disperato bisogno
di
averla vicina, per poterle finalmente confidare tutto, sperando di
ritrovarla al suo fianco anche dopo aver saputo di lei ed Edward.
E di lei e di Andrea. E
del segreto che condivideva con lui. E del fatto che lo avesse tenuto
nascosto sia a lei, che ad Edward.
Durante il tragitto
dall'ufficio al ristorante, non aveva
fatto
altro che pensare al biglietto che aveva infilato nella tasca dei
jeans.
Quello che Edward le
aveva dato per dimostrarle la sua fiducia.
- Bella? Ti sei
persa di nuovo? Capisco che il panorama di
fronte a te sia notevole...
-
Kelly! Non fare la scema...
Si
era sentita colta nel vivo, ovviamente. Che non riuscisse a staccare
gli occhi di dosso ad Edward un pò era vero.
Il
diretto interessato aveva sollevato la testa, ostentando un certo
sorrisetto malizioso, quasi avesse intuito quale
fosse stato l'argomento che era valso quel rimprovero all'amica da
parte sua.
Aveva
deciso di tagliare corto, altrimenti sarebbe finita a fare
qualche gaffes di sicuro. Non voleva dare modo all'amica di sospettare
nulla prima del dovuto.
-
Senti, parliamo di cose serie, e cioè il motivo per cui ti
ho chiamata: sei ufficialmente invitata a New York
dalla sottoscritta. Puoi venire quando vuoi, dal momento che avrai a
disposizione un appartamento tutto per te, ovviamente nello stesso
palazzo dove risiedo anch'io...
-
E dove risiede anche Edward, giusto?
L'aveva
provocata ancora, questa volta però a lei era venuta
un
pò d'ansia. Come avrebbe reagito alla notizia? A volte era
sicura che ne sarebbe stata entusiasta, a volte non riusciva ad essere
così ottimista.
-
Sì, certo, ovviamente.
-
Bè, tu sai che potrei tranquillamente soggiornare nel
nostro albergo lì a Manhattan...
-
Sì, certo che lo so. Ma sarebbe bello poter stare insieme
come quando eravamo compagne di stanza al St. Marie...
Edward
aveva sfoggiato un'espressione corrucciata, mentre con la testa
faceva segno di no. Come no? Ma se prima le aveva detto che non c'era
problema, che Kelly poteva soggiornare tranquillamente in uno
degli appartamenti per gli ospiti?
Allora
gli aveva rivolto un'espressione interrogativa, alla quale lui
aveva risposto sillabandole silenziosamente: "non dormo senza di te".
Ancora
era riuscito a spedirle un brivido lungo la schiena. Quella
conversazione stava diventando estremamente difficile da sostenere con
lui vicino, e meno male che
erano in un ristorante! Non osava pensare se fossero stati a casa...
-
Assolutamente sì! Mi mancano terribilmente le nostre
chiacchierate notturne.
-
Anche a me.
Era
vero, anche se non poteva di certo dire che si sentisse sola la
notte...
-
Dammi il tempo di fare le valige e prenotare l'aereo...
-
Bè, Kelly, anche per quello non c'è problema.
Tu dimmi quando vuoi partire, e all'aereo ci penso io.
-
Caspita! Posto d'onore su un volo della Cullen Airline?
Aveva
riso per il modo ironico in cui glielo aveva detto.
-
Direi che è il minimo per te.
-
E posso anche avere uno steward a mia completa disposizione?
-
Ecco, adesso non esagerare...
-
Bè, non ti ho mica chiesto il capitano!
Avevano
riso ancora.
-
Vedrò cosa posso fare... ma non ti prometto nulla.
-
Okay! Comunque, seriamente, considera che dopodomani sono pronta a
partire. Aveva già avvisato mia madre che sarei venuta a
trovarti a New York. Va bè che lei non c'è,
è
ripartita per una crociera in Europa... ha conosciuto un tizio
scozzese, tutto kilt e whisky, che le voleva far conoscere l'ebbrezza
della brugheria selvaggia spazzata dai venti...
-
Ma sono parole di tua madre?
Kelly
aveva fatto una risata vagamente irritata.
-
E di chi se no? Attraversa un periodo mistico, dice che sta cercando
il suo karma o roba del genere. La lascio fare finchè non
tenta
di trovare anche il mio...
Kelly
era tosta, non c'era niente da fare. Aveva preso il carattere di
suo padre, volitivo e imperturbabile. Dritti alla meta i Taylor,
finchè
non l'avevano raggiunta.
-
Dai, poi mi racconti di quest' ultima novità.
Aveva
colto con la coda dell'occhio il cameriere che sembrava aspettare
di vederli pronti ad ordinare. Si teneva a debita distanza, discreto e
compunto, ma comunque in attesa.
-
Ora ti devo lasciare. Dobbiamo ancora ordinare, e poi Edward deve
tornare in ufficio.
-
A parte che è il capo e può fare quello che
vuole...
comunque ho capito. Sono di troppo nel vostro tete a tete...
-
Invece di fare la spiritosa, vai a fare le valige! Prima finisci,
prima arrivi!
-
Okay. Tu fammi sapere l'orario del volo. Da dopodomani, ogni ora va
bene... no, anzi, basta che non sia alle sette del mattino!
-
E non faresti una levataccia per me? Non sei più l'amica
che ricordavo.
-
Già, perchè invece tu lo faresti per me, vero?
Ma se ero sempre io a tirarti giù dal letto!
Avevano
riso ancora, ricordando la loro vita al St. Marie. Edward si
era soffermato a guardarla, gli occhi verdi caldi e sorridenti.
-
Okay, okay. Hai vinto tu. Dai, adesso ti lascio... ti chiamo non
appena ho tutte le informazioni sul volo.
-
Okay... ah, aspetta! Un'ultima cosa... mi raccomando, ordina pesce
che è afrodisiaco! Ciao. Un bacio.
Non
le aveva dato il tempo di replicare, ben immaginando dove l'avebbe
mandata altrimenti, perchè le aveva chiuso
la comunicazione in faccia! Ma questa gliela pagava!
-
Mi piace l'effetto che ti fa Kelly.
Aveva
riposto il telefono nello zainetto. Poi lo aveva guardato,
riempiendosi gli occhi del suo viso rilassato e sorridente.
-
E che effetto mi fa?
-
Sorridi, sempre. Sei completamente a tuo agio, serena. A me
quell'effetto lo fa Sam. Succede perchè con lui so di poter
essere davvero me stesso al cento per cento.
Era
vero. Quando lo aveva visto in sua compagnia, aveva percepito
l'influenza positiva che aveva esercitato su Edward.
-
Hai ragione. Sia su Kelly che su Sam. Mi sa che siamo stati entrambi
fortunati ad averli trovati.
Un
verso discreto li aveva avvisati che il cameriere si stava
avvicinando.
-
Mr. Cullen? Volete ordinare?
Edward
l'aveva guardata, esibendo un'espressione più che
corretta, questa volta.
-
Isabella, vuoi vedere il menù, o ti fidi di me? Qui
cucinano le migliori *Fettuccine d'Alfredo, vale la pena
assaggiarle. Sono sicuro che incontreranno i tuoi gusti.
Sapeva
che con il cibo aveva un ottimo rapporto, forse velatamente la
stava anche prendendo un pò giro.
-
Sì, certo. Le assaggio molto volentieri.
Il
cameriere aveva annuito, approvando la loro scelta.
-
Benissimo. Posso consigliarvi di abbinarlo con dell'ottimo Tannat?
- Credo sia meglio
sostituirlo con un Grenache.
Una scelta
più leggera, si adatta meglio alla poca
familiarità che ha con il vino la mia gradita ospite.
La
diversa scelta effettuata da Edward, aveva suscitato uno sguardo di
sincera approvazione.
-
Ottima scelta, la sua, Mr. Cullen. Sarò subito da voi...
con permesso.
Si
era allontanato discretamente come era arrivato.
Bella
si era guardata ancora intorno, notando come in tutto il
ristorante aleggiassero le parole discrezione
e lusso.
I tavoli erano posti in modo che ad ognuno fosse garantita una
sufficiente privacy sia visiva che uditiva, i camerieri sembravano
apparire solo nel momento in cui se ne aveva il bisogno, gli arredi e
le stoviglie erano assolutamente ricercati e curati.
Quando
erano entrati, in effetti lei si era sentita un pò a
disagio con i suoi jeans, le scarpe da tennis e la camicetta semplice.
Lo aveva anche sussurrato ad Edward, che avrebbe potuto avvisarla su
dove avesse avuto intenzione di portarla per permetterle di indossare
qualcosa di adeguato, ma lui le aveva risposto che era perfetta
così, in quel posto ci andava spesso a pranzo, non
avrebbero fatto storie sul suo abbigliamento.
Le
era sembrata una risposta in linea con l'Edward Cullen che aveva
visto prima in ufficio, l'uomo d'affari sicuro di sè e della
sua
posizione.
Allora,
sempre sussurrando, gli aveva fatto presente che lei
si sarebbe sentita meno in imbarazzo se avesse avuto un abbigliamento
più elegante come il suo, dal momento che indossava un
completo dal
taglio impeccabile.
Allora
l'aveva guardata in quella maniera che la mandava letteralmente
in tilt.
"Tu non ti rendi conto
di quanto sei
bella. Anche se indossassi un sacco di juta e fossi a piedi scalzi, non
ci sarebbe un'altra donna più affascinante di te".
Donna, aveva
sottolineato quella parola con un'occhiata che le aveva fatto venire le
gambe molli.
- Isabella?
Dove sei?
La
voce di Edward l'aveva riportata proprio sui suoi occhi, due gemme
preziose incastonate in un viso dai tratti forti ed eleganti.
-
In uno dei ristoranti più lussuosi di New York, anche se
indosso
jeans e scarpe da tennis, in compagnia di un uomo che è
stato
così galante da ordinare anche per me., sollevandomi
dall'imbarazzo di consultare al volo il menù, rischiando di
prendere magari qualcosa di terribilmente elaborato ma dalla poca
sostanza.
L'aveva
guardata tra il serio e il divertito per quella sua risposta
così dettagliata.
-
Tralasciando la tua pressante, ed inutile, preoccupazione per il tuo
abbigliamento, sei sicura che volessi dire "galante" e non "arrogante"?
Le
piaceva quando i loro occhi sembravano incatenati da una forza che
sfuggiva persino la loro volontà.
-
L'hai fatto con arroganza?
-
Adesso dovrei rispondere con la classica frase "non si risponde ad
una domanda con un'altra domanda". Ma voglio essere originale, e ti
rispondo: no.
Una
mano di entrambi poggiava sul tavolo, ad una distanza di sicurezza
che avrebbero voluto annullare, e che proprio per questo
rendeva l'essere distanti ancora più insopportabile.
-
Perchè non dovrei crederti, allora?
L'aveva
guardata seriamente.
-
Forse perchè non sono mai certo di fare la cosa giusta.
-
Dovrei essere io l'insicura...
-
Chissà perchè, finisce invece che lo sono
sempre io...
La
sincerità di quelle parole, il suo sguardo trasparente,
avevano accentuato il suo senso di colpa: in questo momento era lei a
non essere sincera con lui.
Ma
era ritornato il cameriere con il vino scelto da Edward. Aveva dato
il via ad un cerimoniale molto formale per l'apertura della bottiglia e
per l'assaggio del vino.
Aveva
atteso che entrambi lo assaggiassero ed esprimessero il loro
giudizio: ovviamente quello di Edward era stato competente, il suo si
era limitato ad un cenno di assenso.
Dopodichè
il compitissimo cameriere si era nuovamente
dileguato.
-
Sai che non ti facevo un intenditore di vini?
Aveva
cercato un argomento neutro. Voleva godersi quel momento con lui,
accantonando per un attimo le sue cupe riflessioni.
Aveva
sollevato il bicchiere, facendo roteare il liquido contenuto e
aspirandone il profumo.
-
Non lo ero, infatti, sino a due anni fa. Poi Sam, lui sì
che è sempre stato un ubriacone, mi ha proposto di
acquistare in
società una vigna in California. E poi mi ha proposto di
prendermi una settimana di ferie per visitarla. Gli avevo promesso due
giorni non di più, ma alla fine sono diventate due settimane.
Aveva
scosso la testa, sorridendo come se stesse rivivendo qualcosa di
buffo.
-
Devo dedurre che il vino ha esercitato un immediato fascino su di te?
Si
era messo proprio a ridacchiare ora.
-
No, non è stato il vino ad esercitare il suo fascino. E'
stata
Emily, l'attuale fidanzata di Sam! Quando siamo arrivati, ci ha accolti
lei. Era impiegata come sommelier.
Sam praticamente se ne è innamorato a prima vista, e mi
aveva proibito
immediatamente di guardarla negli occhi. Esattamente mi aveva detto "se
ti
azzardi a piantargli in faccia quei due fari verdi che ti ritrovi al
posto degli occhi, te li cavo come facevano i miei antenati con voi
visi pallidi".
Condivideva quel
pensiero di Sam. Erano due fari che avevano la capacità di
soggiogare chi si trovava a fissarli.
- Mi sa che non
aveva tutti i torti...
Non
aveva dovuto fare chissà che, gli era bastato guardarla
solo
un pò più intensamente per farglielo sembrare
ancora
più vero.
-
Invece si sbagliava. E' stato un colpo di fulmine il loro. Innamorati
a prima a vista. Hai presente la terra e il sole? Gravitavano uno
intorno all'altro. Quasi non si accorgeva che ci fossi anch'io, ero
come trasparente per lei.
Le
era sembrata una descrizione precisa della loro situazione attuale.
A volte era così che pensava a lui, come ad un sole che
l'attraeva con il suo calore e la sua promessa di vita.
-
Allora, ad essere sincero, aveva provato una sensazione di fastidio
nel vederli. Avevo anche cercato di mettere in guardia Sam, di non
farsi fregare da una ragazza che era una perfetta sconosciuta. Poteva
anche essere tutta una messinscena la sua. Ma
adesso...
L'aveva toccata con lo
sguardo, non
potendolo fare con le mani. Era scivolato dai suoi occhi alle sue
labbra, poi sul collo, sulle spalle, sino a farla sentire come stretta
dal suo abbraccio.
- Adesso capisco
quello che intendeva dire Sam quando mi
diceva che Emily era diventata la sua unica ragione di vita, e che per
lei sarebbe stato disposto a diventare tutto ciò di cui
avesse avuto bisogno: un protettore, un fratello, un amico, un amante.
Doveva parlare con
lui, e al più presto, ora ne
era
certa. Se aveva nutrito il più piccolo dubbio sul farlo o
meno,
era stato spazzato via da quella dichiarazione così forte e
assoluta.
Non voleva segreti tra
loro.
- Credo di capire
anch'io cosa volesse dire.
Glielo
aveva detto sottovoce, quasi timorosa di veder svanire quei
sentimenti tra di loro.
-
Mi piacerebbe conoscere Emily. Ho la sensazione che potrei andarci
d'accordo.
L'aveva
guardata con una strana espressione, prima di risponderle.
-
Lo scoprirai molto presto: Sam mi ha chiamato cinque minuti fa,
è per quello che mi sono attardato in bagno. Mi ha dato una
grande notizia: si sposano tra un mese, e proprio in California, nella
tenuta dove si sono incontrati. Una cerimonia per pochi intimi. Mi ha
anche detto che vengono a New
York tra qualche giorno, vogliono invitarci di persona, e poi anche
Emily ti vuole conoscere.
C'era
stato un sospiro, mentre l'espressione che non era riuscita a
decifrare lasciava spazio ad una sorta di rassegnato divertimento sul
suo viso.
-
Ovviamente c'è qualcuno che ha pensato bene di cogliere
l'occasione al volo e unirsi alla loro visita: Jake.
La
sorpresa per la notizia del matrimonio e l'arrivo imminente di Jake,
l'avevano lasciata momentaneamente sorpresa ed ammutolita. Poi si era
ripresa.
-
Ma è una bellissima notizia!
-
L'arrivo di Jake?
Era
solo una battuta, le era apparso evidente, però in un
certo
senso sottolineava il fatto che era un altro punto da risolvere.
E spettava a lei farlo,
in una coppia non dovevano esserci zone d'ombra.
- Il
matrimonio di Sam ed Emily.
Era stato il momento giusto per l'arrivo delle loro ordinazioni,
perchè le aveva concesso di dichiararsi affamata, iniziando
così a mangiare.
Non
aveva voluto troncare il discorso, però il pensiero di
Andrea era tornato prepotente.
Era un'altra zona
d'ombra.
I pensieri si erano
accavallati, mentre
consumavano il
pasto in silenzio. Era stato più semplice parlargli di Jake,
il
suo coinvolgimento era stato totalmente diverso. Non implicava un
turbamento che sentiva invece nei confronti di Andrea.
In qualche modo aveva
lasciato un
filo sottile tra di loro, che non metteva in disussione i suoi
sentimenti per Edward, anche se non sarebbe stato semplice farlo capire
a lui.
Più ci
aveva pensato, più si era
resa conto di non
sopportare l'idea di un altro minuto trascorso senza che lui sapesse la
verità.
Aveva
così cercato il suo sguardo, sicura di quello che
stava per dirgli.
Quando
lo aveva incrociato, Edward sembrava aver capito subito che
nelle sue intenzioni ci sarebbe stato qualcosa di tremendamente serio.
C'era stato in lui un cambiamento immediato: sembrava essersi preparato
ad assorbire un colpo, senza sapere quanto sarebbe stato duro.
- Edward,
non ti ho detto tutto quello che c'era da sapere su me ed Andrea.
Aveva
visto passare una tempesta in quegli occhi verdi, tutta una serie
di emozioni che era riuscita a distinguere chiaramente, nonostante
fossero state veloci: stupore, ansia, delusione, paura, rabbia. Quella
aveva incupito il verde di uno sguardo che la stava inchiodando su
quella sedia.
-
Non qui.
Parole
pronunciate tra i denti, quasi avesse fatto fatica a parlare.
-
No, no... pensavo...
Aveva
fatto fatica a sostenere il suo sguardo, perchè dietro
la rabbia di Edward intuiva una paura che lei avrebbe voluto
immediatamente poter fugare.
-
... di chiederti di andare al mare.
-
Al mare?
-
Sì. Solo io, te e il mare.
Aveva
usato intenzionalmente quelle stesse parole con cui lui le aveva
rivelato di cosa avesse bisogno per essere veramente felice.
Voi vorrete la mia testa adesso,
lo so.
Se fossi una lettrice, la vorrei
anch'io, garantito, e anche su un
piatto d'argento!
Intanto vi dico che il mare di
cui parla Bella sarà quello
della baia di Hamptons a sud di Long Island, dove ci sono
località balneari molto belle. E siccome voglio farvi
trascorrere una Pasqua serena, intanto (in fondo) vi inserisco
l'immagine della spiaggia dove immagino che Edward porterà
Bella per parlare soli, soletti.
Su cosa si diranno...
bè, per quello dovrete proprio
attendere il prossimo capitolo, che arriverà uno o due
giorni più tardi del previsto.
Già, non è
per prolungare sadicamente la vostra
attesa, ma è perchè mi godrò la Pasqua
in compagnia di parenti che non vedo molto spesso, quindi niente pc! XD!
Il prossimo aggiornamento
slitterà perciò a
martedì/mercoledì prossimo.
Però sarà
bello farcito, perchè ci
sarà il momento Edward/Bella e poi arriverà anche
la tanto attesa Kelly! Finalmente in carne e ossa.
Che dire, invece, su quello
appena letto?
Bè, intanto che Sam ed
Emily si sposeranno, quindi ci
sarà un matrimonio. E lo sguardo indecifrabile di Edward
prima di dirlo a Bella? Lo avete registrato? Quali pensieri vi ha
suscitato? Qui ci sta una mia risata malvagia, perchè io so
a cosa stava pensando Edward! XD!
Poi, il gossip non è
stato molto, ma vi è
piaciuto? Ovviamente era solo l'inizio, in fondo è stata
solo un'apparizione la loro. E' adesso che inizieranno a tenerli
d'occhio.
Per quanto riguarda cibo e vino
del pranzo: informazioni prese da
internet. Le "fettucine d'Alfredo" è un piatto che a noi
farebbe inorridire, per gli americani, invece, fa molto italiano ed
è molto gettonato anche nei ristoranti di lusso.
Qualcos'altro? Bè, che
Jake si aggregasse non credo fosse
inaspettato! XD!
Direi che ho detto tutto quello
che avevo in mente di dirvi. Se avete
altre domande, sono qua!
Perciò chiudo con
l'augurio che possiate trascorrere una
BUONA PASQUA, anche cioccolatosa (io aiuterò la mia
piccolina a smaltire le sue uova, non vorrei le venisse mal di
pancia... che mamma premurosa! XD!)
Un bacio grande.
Robi
PS: sto finendo di rispondere
alle recensioni, tranquille che arrivo!
|
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Capitolo 27 *** Capitolo 26 ***
Buongiorno ragazze!
Passata bene la Pasqua? Io cioccolatamente bene grazie alla mia
bambina! XD! Mi sono riposata, mi sono divertita... insomma mi sono
goduta il tempo libero e la visita dei parenti.
Poi mi sono data da fare per recuperare il tempo perduto, ed eccomi qui
ad aggiornare!
Come annunciato nello scorso capitolo, tutto inizia sulla spiaggia che
già avete conosciuto...
Buona lettura, ci ritroviamo in fondo perchè come al solito
ho molto da dirvi. XD
Un bacio.
Roberta
La spiaggia si
estendeva a perdita d'occhio in entrambe le direzioni, dando proprio
l'impressione di poter camminare per ore senza mai incontrare altro che
dune di sabbia e mare.
Aveva
atteso in macchina, nonostante il silenzio tra lei e Rosalie
fosse stato riempito solo dalla radio accesa, finchè Edward
ed
Emmett non le avevano raggiunte in quel parcheggio deserto.
Usciti
dal ristorante, infatti, si erano dovuti separare: Edward era
dovuto passare in ufficio per firmare alcuni documenti che
entro
sera avrebbero dovuto prendere letteralmente il volo insieme a dei suoi
collaboratori, per arrivare in Europa l'indomani dove erano attesi con
urgenza.
-
Il vento soffia dal mare, è quasi certo che tra poco
pioverà.
Il
tempo, in effetti, era cambiato. Il sole era scomparso con il
sopraggiungere di nuvole scure, ancora non proprio
temporalesche, che adesso oscuravano il cielo. Il vento era cresciuto
d'intensità, rendendo il mare agitato e di un colore plumbeo.
-
Vorrei fare lo stesso due passi...
Lo
aveva guardato, invidiando la sua capacità di sentirsi a
proprio agio in qualsiasi situazione: faceva, infatti, apparire
naturale che fosse in riva al mare,
indossando pantaloni eleganti, camicia e cravatta.
Non
appena si erano congedati da Emmett e Rosalie, rientrati
con una delle due berline, avevano imboccato un sentiero tra
dune di sabbia che li aveva condotti in spiaggia.
Lì,
si era sfilato scarpe e calze, arrotolando subito dopo i pantaloni sui
polpacci. Poi si era allentato la cravatta,
per poter slacciare i primi due bottoni della camicia e senza dirle
nulla, era andato sul bagnasciuga, le mani affondate nelle tasche dei
pantaloni, le spalle rigide di tensione.
Si
era sentita mille volte peggio davanti a quel suo atteggiamento,
piuttosto che a parole infuocate.
C'era delusione, forse amarezza,
nel suo portamento.
Si era
tolta anche lei scarpe e calze, aveva arrotolato i jeans, poi lo
aveva raggiunto, legando i capelli in una stretta coda per non averli
sul viso.
-
Sei sicura di non voler tornare in macchina?
Non
l'aveva proprio guardata negli occhi, benchè si fosse
voltato verso di lei.
L'acqua
che bagnava loro i piedi conservava ancora il calore del sole estivo
che c'era stato solo fino ad un paio d'ore prima.
-
Sì.
Si
era incamminato lungo la riva, lo sguardo rivolto verso il basso.
Lei
avrebbe tanto voluto fargli scivolare un braccio intorno alla vita,
e magari vederlo fare lo stesso con lei, ma sentiva come un muro
invisibile tra loro, alto e solido.
Edward la stava tenendo lontano,
e lei ne era terribilmente spaventata.
Doveva
raggiungerlo, prima che l'ansia la sommergesse del tutto, togliendole
sicurezza.
-
Penso di non averti detto tutto su Andrea, perchè avevo
paura di non avere delle risposte certe da darti.
Mentre
lui guardava dritto davanti a sè, lei non si perdeva
nulla del suo profilo, e di quel pò di espressione che
riusciva
a scorgere. Così non le era sfuggito come aveva serrato la
mascella al sentirla pronunciare il nome di Andrea.
-
E adesso non è che ne abbia di più certe...
però
ho capito che ne voglio parlare, perchè magari è
proprio insieme a te che
riuscirò a fare più chiarezza dentro di me.
Si
rendeva conto che stava girando intorno alle parole, senza
pronunciare quelle che le pesavano di più. Aveva inspirato
profondamente, proprio come se si trovasse di fronte ad una prova che
richiedeva anche la sua forza fisica.
-
Quel primo Natale che ho trascorso al St. Marie... ecco... quello
è stato il più duro. Qualche giorno prima... io
non
facevo altro che pensare ai miei genitori... e...
Sentiva
come un peso sul cuore, ma questa volta aveva più a che
fare con il presente, che non con il passato: stava male per Edward,
per come lo sentiva lontano, silenzioso.
-
... e pensavo a come era sempre stato trascorrerlo con loro... e
più
lo pensavo, più mi sentivo sola... così sono
uscita nel parco. Quel
giorno aveva iniziato a nevicare forte sin dal mattino...
Le
nuvole sembravano rincorrersi in un cielo sempre più scuro,
come a voler minacciare la loro audacia di trovarsi comunque
lì,
i piedi a bagno, il resto del corpo offerto al vento fresco.
Nonostante non le avesse fatto
il
minimo cenno di attenzione, sentiva che non stava perdendo mezza
parola di ciò che gli stava raccontando.
- Sono andata a
rifugiarmi in giardino, in quel posto che io e
Kelly avevamo già decretato come nostro nascondiglio
segreto. Ecco...
da quel momento in poi... è tutto un pò confuso.
Si
era resa conto di aver seppellitto dentro di lei quel ricordo, quasi a
volerlo cancellare.
Come una macchia indefinita in
un quadro altrimenti ben tratteggiato.
Edward non si era
proprio bloccato, ma aveva rallentato il passo.
-
Non so quanto tempo sono rimasta sotto la neve, al freddo, prima che
Andrea mi trovasse... perchè ad un certo punto, è
stato
proprio lui a riportarmi alla realtà.
Era
stata lei a sbarrargli il passo, fronteggiandolo per guardarlo
negli occhi. Lui non si era sottratto, aveva sostenuto il suo sguardo.
-
Mi ero come persa, Edward. Mi ero smarrita nel dolore, nella paura...
nella solitudine.
E lui... è stato proprio come... come se mi avesse teso una
mano, riportandomi dove c'era luce e calore.
Si
sentiva sprofondare nel suo sguardo, con la sensazione di non sapere
cosa avrebbe trovato alla fine di quel precipitare.
-
Probabilmente quel pomeriggio... senza di lui... io non so come sarebbe
finita. E questa... questa è una cosa talmente forte da pensare...
Si
era resa conto di non poter impedire a quel nodo nel petto di
sciogliersi in calde lacrime.
-
... che io... io penso... penso di essermi... essermi convinta che
non fosse successo... e se Andrea... se io non lo avessi
incontrato... credo che... avrei continuato a ... a fingere...
Faticava
a parlare, perchè adesso piangeva davvero, i singhiozzi che
le toglievano quasi il fiato.
-
... ti prego...
Edward... dimmi... dimmi qualcosa...
Non poteva
più sopportare quello sguardo che appariva
vitreo, distante. Talmente tanto che lo aveva afferrato per un braccio,
scuotendolo leggermente.
-
Edward...
- Era
già qualche mese che
stavo
lottando per la tua tutela. Certi soci di tuo padre... loro avevano
messo in dubbio la legalità della cosa... miravano
sicuramente ad acquisire il controllo del tuo patrimonio. Avevano
agganci
molto in alto nella Corte
Suprema, stavano spulciando nella mia
vita alla ricerca di qualcosa a cui attaccarsi... qualcosa che
dimostrasse che ero incapace di occuparmi di te...
Era
come se non stesse parlando con lei, la guardava ma era come se non la
vedesse veramente.
-
Ero furioso. Con loro, con i tuoi genitori, con te... con me stesso. Mi
sentivo come schiacciato...
Era
tornato da lei, perchè adesso l'aveva afferrata per le
spalle, stringendo con forza, tanto che aveva sentito le sue dita
penetrarle la carne.
-
Io ti ho quasi ucciso,
Isabella! Cristo Santo io stavo lottando per te, ma intanto ti stavo
uccidendo!
L'aveva scossa con
tanta forza, che si era sentita come una bambola di pezza nelle sue
mani.
-
Edward! Cosa... cosa stai dicendo! Tu non c'entravi...
Ma
non la stava ascoltando, sembrava un fiume in piena che avesse appena
rotto gli argini che lo contenevano.
-
Io mi dichiaravo totalmente capace di occuparmi di te, mentre tu stavi
per morire!
Era
fuori di sè, nel verde dei suoi occhi c'erano lampi di
rabbia, alternati a puro sgomento.
-
Perchè non mi hai detto nulla? Perchè!
L'aveva
scossa ancora rudemente, senza rendersi conto del male che le
stava facendo. Perchè le era chiaro che non fosse del tutto
cosciente delle sue azioni.
-
Edward...
-
Quante altre volte è successo? Quante?
-
Non è come pensi... Edward, ascoltami!
-
Dio Santo, ma quanto male ti ho fatto? Dimmelo!
Non
aveva paura di lui, aveva paura di quel terrore che vedeva dietro a
quella rabbia apparente. Aveva paura di aver irrimediabilmente
rotto quella fiducia che si era andata rafforzando, giorno dopo giorno,
tra di loro.
- Dimmelo! Quante altre volte
hai fatto una sciocchezza per colpa mia?
- Io non ho mai
pensato di uccidermi! Mai!
Aveva
cercato di dirglielo con forza, ma la voce sembrava mancarle,
schiacciata dalla paura di arrivare troppo tardi.
-
Ti rendi conto? Io ti ho quasi ucciso... ti ho quasi ucciso... ti ho
quasi ucciso...
Era
caduta in ginocchio come lui, perchè non l'aveva
lasciata andare, mentre lo sentiva ripetere in un sussurro quella frase
che lo rendeva colpevole.
Forse era vero, se fosse stato
diverso con lei, quel pomeriggio non sarebbe stata così male.
Forse nel
seppellire quel ricordo, c'era stato anche il pensiero
di non doverlo mettere di fronte ad una responsabilità
così grande.
Ma qualcosa di
più grande era scattato dentro di lei davanti
all'espressione smarrita
di quegli occhi verdi, e gli aveva afferrato il viso con entrambe le
mani, per costringerlo ad ascoltarla.
-
Io non volevo morire... Edward, ascoltami! Io non volevo morire!
Aveva già
perso troppo, per
pensare di perdere anche lui. Perchè credeva nel suo amore,
credeva in quel presente così diverso tra loro.
Perchè
se prima non aveva potuto immaginare cosa ci fosse dietro
al comportamento di quell'uomo inginocchiato di fronte a lei, ora lo
sapeva con certezza.
Aveva sofferto anche lui, in
maniera diversa, ma non per questo meno dolorosa.
Certe cicatrici che
lei si sentiva addosso, le vedeva riflesse
anche nel suo sguardo. Perchè se all'apparenza poteva
sembrare
un uomo sicuro di sè, lei aveva avuto la
possibilità di
guardare oltre quell' apparenza.
Le
aveva fatto vedere la sofferenza di un bambino, come lo era stata lei,
davanti ad un padre che non lo aveva mai amato.
Le
aveva fatto vedere la sofferenza di un ragazzino, come lo era stata
lei, davanti alla morte prematura di una madre molto amata.
Le
aveva fatto vedere la sofferenza di un ragazzo, come lo era lei
adesso, privo dell'amore e del sostegno di una persona cara, con il
quale affrontare il difficile compito di diventare uomo.
Ma lei, a differenza sua, ora
aveva proprio lui accanto ad amarla. Ed era stato capace di cambiare
per lei, stava cambiando.
- Edward, io adesso
sono qui... e ci sei anche tu... siamo
qui, insieme. Lo capisci cosa significa?
Se aveva cercato un
senso a quel pomeriggio, lo aveva trovato:
le stava facendo capire quanto contasse essere lì, con lui,
nonostante tutto.
-
Per quanti errori possiamo aver fatto in passato, ora c'è il
presente per rimediare... per
costruire quella
felicità che entrambi stavamo cercando.
Era
lei, adesso a stringerlo con forza. Gli aveva passato le braccia
intorno al collo, aggrappandosi a lui quasi nel timore di vederselo
strappare via come era accaduto con i suoi genitori.
-
Ho sbagliato a non dirti nulla... avrei... avrei dovuto spiegarti
prima... ti
prego, perdonami.
Non la stava
abbracciando, e la sensazione di vuoto che aveva
dentro la stava inghiottendo. Lo aveva stretto di più,
mentre le
prime gocce di pioggia iniziavano a cadere.
-
Io ti ho già perdonato, Isabella...
La
voce di Edward era stata appena un sussurro, se non fosse stato
così vicino al suo orecchio, forse si sarebbe perso nel
sibilo
del vento, nell'infrangersi delle onde, nella pioggia che aveva preso a
cadere con maggiore forza, finendo di inzupparli dove non era
arrivato il mare.
Poi l'aveva toccata, ma era
stato per scostarla da lui.
L'aveva ripresa per
le spalle, allontanandola con forza e guardandola dritta negli occhi.
-
Chi non posso perdonare, è me stesso.
- No! No! Non
devi...
-
Isabella, non lo capisci?
Invece capiva, troppo per non
sentirsi morire davvero.
La stava guardando
come se fosse stata la cosa più preziosa, ma anche la
più irraggiungibile, per lui.
-
Io non potrei più guardarmi negli occhi, se ora non ti
lasciassi andare. Io lo sapevo... lo
sapevo...
Aveva
sottolineato quelle parole con un sorriso malinconico, che le aveva
strappato singhiozzi ancora più violenti.
-
... che non ero l'uomo giusto per te.
Invece lo era... ne aveva avuto
più che mai la certezza davanti a quel dolore tremendo che
sentiva all'idea di perderlo.
- Quello che
è successo non cambia nulla tra noi! Era
solo giusto che tu lo sapessi... come era giusto che io sapessi
determinate cose del tuo passato...
Le
sembrava che la pioggia stesse lavando via anche le sue forze.
Sentiva che per quanto avrebbe potuto dirgli, niente avrebbe cancellato
quell'espressione risoluta che gli aveva acceso lo sguardo.
-
Io non sopporterei di distruggerti un'altra volta...
-
Ma non lo farai! Tu non...
Aveva
scosso la testa con tanta forza che i capelli zuppi di pioggia
l'avevano investita con altre gocce.
-
Se non ti lascio andare ora, succederà. E' solo questione di
tempo. Non sono giusto per te.
L'aveva
aiutata a rialzarsi, sfiorandole la guancia con una carezza leggera.
-
Adesso ti sembrerà impossibile, ma un giorno mi ringrazierai
per averlo fatto. Ne sono sicuro.
XXXXXXXXXXXXXXX
Per
tutto il viaggio di ritorno, lei non aveva smesso di piangere, lui
di rassicurarla sul fatto che non l'avrebbe lasciata sola.
Il senso delle sue parole era
stato che non la stava allontanando dalla sua vita, ma solo dal suo
cuore.
Non era disposta ad
averlo a metà, e glielo aveva detto
chiaramente. Era convinta di questo, perchè non era disposta
a rinunciare
così a lui.
Lui
aveva compreso, e le aveva risposto che era pronto a sparire
dalla sua vita, proprio come le aveva promesso di fare, a
patto che le permettesse prima di aiutarla a rendersi indipendente.
Il senso delle sue parole era
stato che l'amava, ma proprio in nome di quell'amore era disposto a
rinunciare a lei.
Una
volta a casa, erano stati dolorosamente investiti dai ricordi di
quei giorni vissuti assieme. Bella gli aveva chiesto di ridirglielo
lì, in quella casa, che era davvero pronto a rinunciare a
lei, ad una vita con lei.
Edward,
per tutta risposta, le aveva annunciato che sarebbe partito per
un incontro di lavoro a cui aveva pensato prima di mandare un suo
sostituto. Le aveva detto
che qualche giorno lontano da lui, le avrebbe permesso di riflettere e
di capire che la sua scelta era quella più giusta per lei.
Bella
non aveva avuto dubbi nel rispondergli che era una sua decisione,
e che le cose non sarebbero comunque cambiate. Aveva cercato di fargli
capire che era sicura delle sue decisioni, tanto quanto lui era sicuro
di
voler rinunciare a lei.
Poi
non c'era stato molto altro tempo, nel giro di qualche ora Edward se ne
era andato.
Era fuggito più che
altro.
Bella ne era stata
quasi certa. Lo aveva visto determinato, ma
anche tormentato. L'aveva salutata con uno sguardo che era valso
più di mille parole.
Più
di mille "ti amo".
E proprio per questo, lei non
era riuscita a capacitarsi che lo stesse facendo veramente.
Si era
rifugiata nella loro
camera da letto e aveva dato sfogo a nuove lacrime.
Si sentiva spezzata a
metà tra una rabbia sorda e una sofferenza atroce.
Era
scappato, portandosi via l'amore, il calore, la gioia che le aveva
donato.
Aveva
deciso lui per tutti e due, come se fosse tornato ad essere
quell'uomo che le aveva giurato non sarebbe mai più stato.
Era
stata così fuori di sè, da arrivare a maledire
anche
il destino che le aveva fatto rincontrare Andrea Aristarchi.
Per
un momento aveva stretto tra le mani quel biglietto inumidito, su
cui la calligrafia di Edward risultava sbavata, come se avesse avuto il
potere di farlo scomparire.
Ma,
ovviamente, non era andata così: il passato era tornato,
più forte che mai, portandosi via il meglio del suo presente.
XXXXXXXXXXX
Aveva
passato tutta la sera, e parte della notte, a fissare il
soffitto. Si era appisolata varie volte, risvegliandosi puntualmente
con la speranza che Edward fosse tornato indietro.
Ogni
volta era stata peggiore della precedente nello scoprirsi sempre sola.
Il
primo messaggio le era giunto poco prima dell'alba, e le aveva
provocato una nuova crisi di pianto.
Sono arrivato a Londra. Immagino
sarai sveglia anche tu. So quanto stai male, perchè per me
è lo stesso. Ma è la scelta giusta, Isabella. Sai
anche questo. Sarò
molto impegnato nelle prossime ore. Ci sentiamo più tardi.
Gli
credeva quando le diceva che stava male anche lui, sapeva quanto
l'amava, e proprio per questo non capiva come poteva
pensare di poter rinunciare a lei.
Non ci sono scelte giuste o
sbagliate. Ci sono solo scelte. E quella che hai preso, l'hai presa da
solo. Non era quello che mi avevi promesso di fare... d'altronde, mi
avevi anche promesso che non mi avresti lasciato più sola...
Gli aveva risposto
con quel messaggio dando sfogo a quel groviglio di sentimenti ed
emozioni che si agitavano dentro di lei. Le sembravano ingestibili, era
come se la trascinassero ad un estremo, e poi all'estremo subito
opposto: rabbia e poi rassegnazione.
Era
passato meno di un minuto, prima che giungesse un nuovo messaggio.
Non ti sto lasciando sola, sto
solo
lasciandoti libera di cercare la scelta più giusta per te.
Io ci
sarò sempre per te.
Non era quello che
voleva da lui, lei
voleva lui.
La mia scelta rimani tu, giusta
o
sbagliata, allontanarmi non mi farà cambiare idea. Devi
parlare
con me, non decidere per me.
Aveva
cercato di immaginare dove fosse, cosa stesse
facendo, come si fosse sentito nel ricevere i suoi messaggi. Sperava si
rendesse conto dell'errore che aveva commesso reagendo così
come aveva fatto.
Scusami, ma ho venti persone
davanti
a me che aspettano di sapere se continuerò a finanziare il
loro
progetto o se lo abbandonerò. Sono sicuro che capirai.
Ciao,a
dopo.
"Non sono l'uomo
giusto per te". Questo diceva anche quel "sono
sicuro che capirai". Forse voleva metterla davanti al fatto evidente
che lui era un uomo con una vita che sarebbe sempre stata di "ostacolo"
tra di loro.
Quella
vita che più volte le aveva detto "renderà un
inferno anche la tua".
Ma
lei lo aveva accettato,
come aveva accettato quel passato che adesso sembrava volerli dividere
di nuovo.
Perchè
Edward sembrava non volerlo capire?
Si
era alzata, gettando il cellulare sul letto con rabbia, quasi avesse
potuto farla sentire meglio. Ma non era così, avrebbe voluto
avere Edward davanti a sè, per potergli dire tutto quello
che
aveva in mente in quel momento.
Perchè non si era
imposta la
sera prima? Perchè gli aveva permesso di decidere per lei?
Perchè gli aveva permesso di fuggire?
Improvvisamente,
aveva capito il suo errore. E nel farlo, aveva anche
capito cosa non avesse funzionato sinora tra lei ed Edward: lei.
Era lei a dovergli
dimostrare che alcune sue insicurezze non
mettevano in dubbio la sua volontà di vivere quell'amore per
lui. Doveva iniziare a dimostrargli che era in grado di decidere cosa
fosse meglio o peggio per lei.
Doveva
dimostrargli di non essere più solo una ragazzina. Era
quello lo sbaglio: Edward pensava ancora di doverla proteggere da
tutto, anche da se stesso.
Dentro
di lei andava sempre più rafforzandosi la certezza di
sapere cosa avrebbe dovuto fare nell'immediato, e lo aveva fatto senza
più indugiare.
Era ora di prendere in mano la
sua vita.
XXXXXXXXXXX
L'uomo
seduto di fianco a lei si era concesso finalmente di rilassarsi.
Aveva chiuso gli occhi, disteso le gambe e incrociato le braccia, forse
per cercare davvero di riposare un pò. A lei era venuto da
sorridere, ripensando a quello che gli aveva fatto passare nelle ore
precedenti. A pensarci bene, non era ancora finita: forse il "peggio"
per lui davvero doveva ancora arrivare.
Prima di sentire una voce
leggermente assonnata, l'interfono aveva squillato a vuoto almeno
sette, otto volte.
- Pronto?
- Ciao Jasper, scusa se ti
disturbo... ma è abbastanza urgente la cosa.
- Bella!
Aveva immediatamente avvertito
la tensione nella sua voce e si era affrettata a rassicurarlo.
- Sto bene, non è
successo nulla di grave. Ho solo bisogno di parlarti urgentemente.
- Ma Rosalie...
Lo aveva interrotto subito.
- Non voglio disturbarla. So che
lei c'è questa mattina e non
nel pomeriggio... cioè, che ci saresti tu nel pomeriggio se
ho
bisogno... Jasper, non possiamo parlare di persona?
Sapeva di averlo colto
totalmente impreparato, e a dire il vero non era
una passeggiata nemmeno per lei quello che aveva da dirgli. Ma era
determinata ad andare sino in fondo, quindi niente e nessuno l'avrebbe
distolta dalla decisione che aveva preso.
- Sì, certo... dammi
cinque minuti e salgo.
Sicuramente stava dormendo, dal
momento che erano appena le cinque e
trenta del mattino, ma per lei era già tardi in
realtà.
- Jasper... poi ti spiego... ma
devono essere proprio cinque minuti.
- Okay...
C'era stata una giusta dose di
perplessità e preoccupazione in
quell'okay: che lei avesse chiamato lui e non Rosalie, era
già
qualcosa di molto anomalo.
Erano stati meno di cinque
minuti, ma lei aveva fatto in tempo a
passeggiare lo stesso impazientemente avanti e indietro nel salone. Ora
che sapeva quello che voleva, doveva solo fare in modo che tutto
filasse liscio.
Finalmente le porte
dell'ascensore si erano aperte, ed era apparso un
Jasper molto attento, quasi guardingo. Si doveva essere infilato al
volo jeans e maglietta, perchè forse non erano passati
nemmeno
un paio di minuti da quando lo aveva chiamato.
- Jasper scusami per averti
svegliato, ma non potevo davvero aspettare.
- Bella senti...
- Guarda sono molto in
difficoltà anch'io in questo momento. Io
e te ci conosciamo a malapena... eppure devo dirti delle cose piuttosto
personali...
Si era agitata,
perchè adesso averlo di fronte in carne ed ossa
rendeva più difficile portare avanti quello che si era
prefissata di fare.
- Senti, credo sia meglio
chiamare Rosalie...
- No! So che tua sorella oggi
pomeriggio ha un appuntamento
importante... mi ha accennato qualcosa e io per niente al mondo vorrei
incasinarla... ma il fatto è che non posso proprio
aspettare...
Doveva lanciarsi, non c'era
altra soluzione. Lo aveva guardato dritto
negli occhi e lui doveva essersene accorto che stava per dirgli
qualcosa che lo avrebbe destabilizzato parecchio.
- L'aereo che devo...
cioè che dobbiamo prendere se vieni anche
tu... parte tra un'ora e mezza. Tecnicamente rischio già di
perderlo, Jasper.
Si era irrigidito, era stato
l'unico segnale di uno sgomento che probabilmente stava però
vivendo.
- Aereo? E dove andresti?
- A Londra, da Edward.
- E lui lo sa?
- No.
- Bella...
- Jasper, ti sto dando la
possibilità di accompagnarmi,
perchè credo che Edward lo vorrebbe... ma sappi che io
partirò lo stesso. Ho delle... cose...
da chiarire con lui... insomma... devo vederlo subito! E il fatto che
non sappia che sto per raggiungerlo... ecco... insomma... è
essenziale.
Jasper aveva assunto una posa
che esprimeva chiaramente il suo disagio:
le mani infilate in tasca non nascondevano che fossero contratte in due
pugni chiusi.
- Per come lo conosco... si
infurierà, e parecchio. Principalmente con me.
Era stato chiaro, e lapidario,
però nell'esternare la sua opinione.
- Lo so. Ma ti giuro che
saprà esattamente che non ti ho dato
altra scelta, se non quella di accompagnarmi... credo si infurierebbe
di più se arrivassi sola.
A questo punto, la parte
difficile l'aveva superata, ora poteva parlare chiaramente con lui.
- Bella, sarò
sincero: mi stai mettendo lo stesso in una
posizione molto difficile. Edward ha un'idea molto precisa su quella
che deve essere la tua sicurezza. E questo che mi chiedi di fare, non
fa parte di quell'idea.
- Lo so, e proprio per questo ho
bisogno di farlo. Devo fargli capire delle... cose...
L'aveva fissata in una maniera
che l'aveva messa in imbarazzo.
- Non sei come ti avevo
immaginato.
- Lo capisco... probabilmente
non ti aspettavi che mettessi proprio te
nei casini... a parte che non succederà. Ti giuro che
spiegherò io ad Edward che non ti ho lasciato altra scelta...
- Non mi risparmierà
lo stesso da una sua sfuriata. In teoria
è a lui che devo rendere conto... come minimo dovrei
avvisarlo
della tua idea.
Si era resa conto di aver smesso
quasi di respirare: questo non
rientrava nei suoi piani! Doveva assolutamente impedirglielo. Ma prima
ancora di poter parlare, Jasper l'aveva preceduta.
- Ma è anche vero che
non ho nessun diritto di limitare la tua
libertà... o le tue scelte. Tecnicamente sei ancora
minorenne,
è vero... ma decisamente in grado di intendere e di volere.
Non
penso che nessuna giuria mi condannerebbe per averti assecondato.
Perciò...
Aveva tirato fuori le mani dalle
tasche, alzandole in un gesto di resa.
- ... avviso Rosalie che stiamo
per partire e che Edward non deve
sapere nulla. Se non mi uccide lei, o se non riesce a farti cambiare
idea... metto qualcosa in una borsa...
Aveva guardato l'orologio che
indossava.
- ... e ti aspetto tra un quarto
d'ora giù in macchina.
Rosalie non aveva fatto
nessuna delle due cose: non aveva ucciso il gemello, non aveva cercato
di farle cambiare idea. Aveva intuito che tra lei ed Edward fosse
successo qualcosa di grave, ed aveva anche capito quanto contasse per
lei raggiungerlo. Forse, in questo, aveva una sensibilità
diversa rispetto al fratello. Si era anche offerta di accompagnarla al
posto di Jasper, ma era stata lei a non volere assolutamente. Il suo
appuntamento era davvero importante, non avrebbe mai permesso che lo
rimandasse per colpa sua.
Così si era
ritrovata a condividere quella sua prova di
indipendenza con Jasper. Ancora non ci credeva di esserci riuscita,
eppure il fatto che sedesse su quell'aereo ne era la prova concreta.
Stava per dimostrare ad
Edward che era in grado di decidere cosa volesse veramente: voleva lui.
- Bella, adesso
che ormai il danno è fatto, potresti dirmi qual'è
l'altra sorpresa che riceverà Edward?
Jasper aveva solo aperto gli
occhi, senza cambiare posizione. Le aveva
ceduto il posto accanto al finestrino, dicendole che preferiva quello
esterno. Lei aveva avuto il sospetto che lo avesse fatto più
per
un'idea di sicurezza, però non aveva avuto problemi ad
assecondarlo. L'importante, per lei, era stato prendere quell'aereo,
per il resto poteva decisamente lasciare che la sua "guardia del corpo"
le indicasse come era meglio comportarsi per la sua sicurezza.
Le aveva già, per
esempio, chiarito il fatto che una volta a
Londra avrebbe dovuto affidarsi a lui in tutto e per tutto: come
muoversi in aereoporto, come spostarsi, come raggiungere Edward., e lei
non aveva avuto nulla da obiettare.
Sapeva che era vero: Edward
si sarebbe infuriato lo stesso con lui,
quindi era meglio che non succedesse nulla a rendere la situazione
ancora più tesa.
- Ho chiesto a Kelly di
raggiungermi a Londra.
Si era sollevato di colpo,
nuovamente attento.
- Sapevi che doveva arrivare
domani, vero?
- Sì, lo sapevo.
Pensavo che l'avessi informata del tuo cambio di programma.
Si era mosso leggermente sul
sedile, forse un pò a disagio.
- Penso che avrò
bisogno di un'amica vicina...
Non è che lei si
sentisse più a suo agio, ma aveva deciso
di essere sincera. Ormai, decisamente, si era spinta molto in avanti
con lui.
- Capisco.
Mentre lo diceva gli era
comparso un sorriso mezzo divertito.
- Anch'io avrò
bisogno di un amico... speriamo che Emmett spenda una buona parola nei
miei confronti.
Si era ritrovata a sorridere
anche lei, stemperando un pò l'imbarazzo tra loro.
- E quando arriva Kelly?
- Atterrerà
qualche ora dopo di noi... a dire il vero le ho
già detto di non preoccuparsi... che tu saresti andato a
prenderla... sai, i suoi genitori contavano sul fatto che stesse con
me, quindi erano tranquilli perchè sanno che Edward
è
molto attento sulla questione "sicurezza"...
Aveva scosso la testa, quasi
in un gesto rassegnato.
- Dopo questo, è
sicuro che Edward vorrà la mia testa.
Adesso ho capito perchè non mi hai detto tutto subito.
Si era sentita leggermente in
colpa, un pò era vero, Edward si sarebbe infuriato ancora di
più.
Ma aveva deciso di
impartirgli una vera lezione: stava per dimostrargli
che lui non era più il suo turore legale, ma il suo
compagno.
Avrebbe dovuto capire che non
doveva
più decidere cosa fosse meglio per lei, ma semplicemente
accettare il fatto che lei era in grado di deciderlo da sola.
- Scusami, Jasper.
Si erano guardati,
consapevoli che il loro rapporto era decisamente passato ad un livello
superiore, e nel giro di qualche ora.
- Anzi, posso già
dirti che non ti lascerò nei guai: se
Edward dovesse licenziarti, la prima cosa che farò dopo aver
compiuto gli anni, sarà quella di assumerti. Alle stesse
condizioni, ovviamente. Credo sia il minimo che possa fare per te...
Stavolta era comparso un vero
e proprio sorriso sul viso del biondo.
- Ho come l'impressione che
la vicinanza con Edward stia già
avendo una certa influenza su di te. Per essere la tua prima proposta
di lavoro, l'hai formulata con una certa sicurezza.
- Chi ti dice che sia stata
la mia prima proposta di lavoro?
Si era concessa di scherzare
con lui, forse anche per non pensare a
quello che l'aspettava una volta che sarebbero giunti a Londra.
- Vuoi dire che hai
già fatto la stessa offerta a mia sorella?
Allora è per questo che non mi ha ucciso quando le ho detto
che
ti avrei accompagnato a Londra da Edward?
Era stato allo scherzo,
mostrandole finalmente un atteggiamento più disteso nei suoi
confronti.
- Forse.
Era scoppiato a ridere,
probabilmente concedendosi un atteggiamento
meno formale dal momento che oltre a loro, in tutta la business class
c'erano solo altri due viaggiatori, e abbastanza lontani da loro.
- E il prossimo passo?
Emmett? E poi la scalata alla Cullen Enterprise?
Si era divertita anche lei
nel proseguire.
- Forse. Ma credo che una
regola fondamentale dell'alta finanza, sia quella di non rivelare
troppo le proprie intenzioni.
Mancavano più di
sei ore al loro arrivo, e Bella si era augurata
che passassero in fretta come erano trascorsi gli ultimi dieci minuti.
Aveva un bisogno disperato di
parlare con Edward e convincerlo che lui era la sua unica scelta.
Si accettano scommesse: la faccia di Edward quando vedrà
comparire Bella? Jasper vive o muore? XD!
E Kelly? Adesso posso svelarvelo: non era ancora questo il
capitolo del suo arrivo, ma non potevo dirvelo nel precedente o avreste
"mangiato la foglia" sul fatto che c'era un cambio di programma!
Ovviamente nel prossimo giuro che c'è! Questa volta
è vero. XD! Cosa le avrà detto Bella per questo
cambio di programma?
E poi: Isabella alla riscossa, finalmente, come tante avevano auspicato.
E per finire? Bè, per finire potete scatenarvi contro il
povero Edward... però, prima, da autrice innamorata persa
del suo protagonista (lo so, lo so è scandaloso! XD!) fatemi
spezzare una lancia in suo favore: aveva già la sua buona
dose di sensi di colpa, diciamo che Bella gli ha dato il colpo di
grazia raccontandogli di quel pomeriggio. Però, come avrete
letto, lui si stava battendo in un certo senso per lei quasi nello
stesso periodo.
Non mi accusate però di "favoritismi" verso di lui: che sono
innamorata persa ve l'ho appena candidamente confessato, no? XD!
Davvero, aspetto con piacere - se vorrete farlo - di conoscere i vostri
commenti! XD!
A tale proposito, vi dico anche che non appena postato questo capitolo,
arrivo a rispondervi.
Per il prossimo aggiornamento: sono rimasta un pò sballata
da questo periodo di "festa". Arriverò lunedì, e
tutto riprende con il giro solito, quindi poi giovedì.
Insomma è solo questa settimana che sono arrivata con un
aggiormento solo.
Mi perdonate? (Immaginate il cucciolo più cuccioloso, ecco
è con quell'espressione che ve lo sto chiedendo! XD!).
Un bacio grande.
Robi
PS: non dimenticate che io posseggo degli occhiali moooolto speciali! XD!
|
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Capitolo 28 *** Capitolo 27 ***
Buongiorno
ragazze!
Tutto bene? Forse è meglio se ve lo chiedo dopo che avrete
letto il capitolo... o forse dovrei dire "capitolone" vista la lunghezza e il contenuto! XD!
Non aggiungo altro e lascio spazio alla lettura...
Un bacio.
Roberta
PS: sto arrivando con le risposte alle vostre recensioni! Ultimamente
il tempo sembra non bastarmi mai, perdonatemi, davvero!
L'aereo era atterrato in perfetto orario, e Londra li aveva accolti con
un tardo pomeriggio umido e grigio.
Jasper si era mosso con estrema sicurezza per l'aereoporto di Heathrow
dal momento che spesso aveva accompagnato Edward lì, in
Inghilterra.
Avevano noleggiato una macchina, ma anzichè usare la sua
carta
di credito come aveva fatto per i biglietti aerei, Jasper aveva
pagato con la sua, impartendole una prima lezione fondamentale riguardo
l'idea di privacy che aveva Edward: meno tracce informatiche possibili
su arrivi e partenze. Le carte di credito che usavano loro, in queste
occasioni, erano intestate ad un'azienda che non era riconducibile al
nome Cullen.
Se d'acchito le era sembrato eccessivo, quasi paranoico, dopo averci
riflettuto bene era giunta alla conclusione che Edward tentava solo di
difendere il più possibile una privacy che per la maggior
parte delle persone
era invece scontata.
Quando avevano finalmente lasciato l'aeroporto, Bella aveva avuto una
sensazione di dejà-vu: le era sembrato il suo arrivo a New
York.
- Okay, direi che adesso possiamo chiamare Emmett e sentire dove sono.
Bella si era riscossa da quei pensieri, concentrandosi su Jasper.
Riconosceva che era stato decisamente meglio essere in sua compagnia:
da sola se la sarebbe cavata, ma magari con qualche impaccio
in più.
- Posso parlarci io?
Il biondo le aveva sorriso, non riuscendo a scacciare del tutto una
certa tensione. Scaturiva dall'idea che Edward incombeva sempre di
più su di loro, ed entrambi, per motivi certamente diversi,
avevano motivo di essere tesi.
- Vuoi già spendere una buona parola per me?
Si era preoccupata sinceramente.
- Devo farlo? Cioè, c'è veramente il rischio che
Emmett se la prenda con te?
- Forse lui sarebbe stato più inflessibile con te...
Poi aveva scosso la testa, una smorfia a metà tra il
divertito e l'ironico.
- Ma poi ci sarebbe stata Rosalie a fargli cambiare idea... quindi, il
risultato non cambia poi molto.
Emmett era quello che a livello di esperienza di vita le incuteva
più timore in un certo senso.
- Ma "inflessibile" nel senso che mi avrebbe davvero impedito di
partire?
- No, no... noi non siamo un limite alla tua libertà
personale, Bella. Edward vuole sicurezza, non dei carcerieri!
Era diventato serio, fissandola negli occhi.
- Emmett probabilmente avrebbe insistito per avvisare prima Edward,
intendevo dire solo questo. Poi ti avrebbe accompagnato proprio come ho
fatto io.
Aveva sospirato, proprio come se fosse davanti ad una decisione
difficile da prendere.
- Insomma... diciamo che davanti a questo tuo atteggiamento
più
"risoluto", ecco per noi è come se si venisse a creare un
conflitto di interessi.
- Cioè?
Non era riuscita a capire bene cosa intendesse dirle.
- C'è quello che vuole Edward per te da una parte... e
quello che vuoi tu dall'altra. Noi in mezzo.
Ora le era più chiaro, molto più chiaro.
- Ora capisco... Edward ha un idea di sicurezza per me che sfocia un
pò troppo nel protettivo, giusto?
- Abbastanza giusto... perchè leverei "un pò" e
metterei "molto".
Era stato tremendamente sincero, anche spiazzandola un pò.
Le
era sembrato che ci fosse una leggera critica nelle sue parole.
- Scusami, non dovevo.
Sicuramente la sua espressione doveva essere stata molto trasparente,
perchè Jasper si era irrigidito insieme a quelle scuse.
- No... bè... insomma, penso tu abbia una sufficiente
conoscenza
della nostra... situazione, intendo mia e di Edward, per poter
esprimere un giudizio sincero.
Era imbarazzante, tanto, ma era anche la verità: loro tre
conoscevano abbastanza della vita di entrambi per poter giudicare
obiettivamente come stavano le cose.
- Conoscere non significa che debba giudicare, però. Scusami
davvero, sono stato inopportuno.
Aveva estratto il cellulare subito dopo, come a voler chiudere quella
conversazione, per chiamare Emmett.
- Sempre dell'idea che ci vuoi parlare tu?
Glielo aveva chiesto mentre attendeva che dall'altra parte rispondesse.
- Sì, mi sembra più giusto dal momento che devo
chiedere anche la sua collaborazione...
Aveva solo annuito, perchè Emmett aveva risposto.
- Ciao Emmett, rispondi prima solo sì o no: Edward
è lì con te?
Bella aveva sentito il cuore iniziare a battere con più
forza:
se fosse stato lì con lui, sarebbe stata costretta a
parlargli
inizialmente per telefono, e non avrebbe voluto. Gli avrebbe dato il
tempo di riflettere troppo, prima di arrivare a parlargli di persona.
- Bene, allora ti passo una persona. No, no tranquillo, Rose e Bella
stanno entrambe bene...
Bella aveva avuto solo il tempo di pensare che Rosalie era stata
davvero fanstastica perchè non aveva avvisato nemmeno il suo
compagno, e che
invece Emmett doveva essersi subito preoccupato che fosse successo
qualcosa a una delle due.
Poi Jasper le aveva passato il cellulare, e il cuore non aveva smesso
lo stesso di battere come un tamburo.
- Ciao, Emmett.
- Bella? Sei tu?
- Sì, sono io. Sono con Jasper, ovviamente.
Un ottimo inizio, non c'era che dire, era talmente agitata solo nel
dover parlare con lui, da non osare pensare come si sarebbe sentita
davanti ad Edward.
- Scusa la franchezza: ma cosa sta succedendo?
Aveva sentito una certa tensione, forse il pensiero era tornato a
Rosalie, al fatto che gli nascondessero qualcosa.
- Io e Jasper siamo a Londra. Stiamo lasciando l'aeroporto di Heathrow
in questo momento.
- Scusa? Ho capito bene? Siete qui a Londra? Edward non mi ha detto
nulla del vostro arrivo...
- Non lo sa, infatti, Emmett.
Il silenzio che era seguito era valso più di mille parole.
Le
era sembrato di vedere la faccia di Jasper quando gli aveva detto che
sarebbe andata a Londra.
- Immagino che Jasper abbia provato a dirti che Edward non
sarà entusiasta di questa tua idea...
- Sì. E per onore di cronaca: non ha avuto altra scelta
se non quella di accompagnarmi. Ci sarei venuta anche da sola.
- Ecco, questo sì che avrebbe voluto dire fornire ad Edward
la
sua testa su un vassoio d'argento. Così, invece, qualche
chance
ce l'ha ancora.
- Direi che vi state preoccupando più del dovuto... capisco
che magari avreste preferito che lo avvisassi, però...
- Sarebbe stato decisamente meglio.
- Parlerò io con lui, comunque. E' una mia decisione,
Emmett, non può prendersela con voi.
- Mi verrebbe da dirti: non conosci Edward, ma in realtà lo
conosci, quindi... comunque, immagino che questa telefonata sia per
sapere dove si trova adesso, giusto?
- Giusto.
- Siamo ancora nella sede londinese della Cullen E.se, l'incontro sta
andando per le lunghe. Ora stanno facendo una pausa per mangiare
qualcosa e mi ha detto che prevede di averne ancora per minimo due o
tre ore.
- Ti ha detto... ti ha detto se poi andrà a casa?
Le era costata un certo imbarazzo quella domanda: le sembrava quasi di
"spiare" la vita di Edward in quel momento.
- In realtà non me l'ha detto, ma suppongo che lo
farà. Era parecchio... stanco
già quando siamo arrivati.
Emmett aveva usato la parola "stanco" ma lei aveva intuito che dietro
ci fosse stato tutto quel tormento che aveva vissuto anche lei in
quelle ore lontana da lui.
- In ogni caso, Bella, è preferibile che vi incontriate
lì. Venire qui sarebbe davvero...
- No, no. Non pensavo affatto di venire lì, Emmett. So che
sarebbe una pessima idea.
Prendere Edward in contropiede in un luogo che non fosse stato
più che privato si sarebbe rivelata una mossa decisamente
sbagliata. Soprattutto perchè lei per prima non avrebbe
saputo
dire quale sarebbe stata la sua reazione nel vederlo. Propendeva
per l'idea che sarebbe anche potuta scoppiare a piangere per
l'emozione.
Probabilmente era
assurdo, ma le sembrava di essere lontana da lui non da ore, ma da
giorni.
Il desiderio di vederlo era diventato quasi un bisogno
fisico.
- Jasper, infatti, mi sta accompagnando a casa di Edward.
A casa di Edward.
Lui le aveva detto che ogni casa che possedeva, sarebbe stata anche la
sua. Ma in quel momento non le riusciva di pensarla così.
- Quindi, Bella, è ufficiale che stai chiedendo anche a me
di mantenere il silenzio sulla tua presenza qui.
Era stato terribilmente serio nel chiederglielo. E come era
già
successo per Jasper e Rosalie, si era sentita in colpa. Non le era
piaciuto doverli coinvolgere, ma non è che avesse avuto
molte
altre scelte.
- Sì,
decisamente.
Aveva guardato di sottecchi Jasper, concentrato nella guida che
prevedeva l'utilizzo della corsia opposta a quella a cui era abituato.
Non sembrava però affatto risentirne, anzi le sembrava
immerso in pensieri che non avevano nulla a che fare con la guida.
Il silenzio dall'altra parte del telefono stava iniziando a farsi
pesante: poteva capire Emmett, avrebbe dovuto mentire con Edward
presente. Per Jasper e Rosalie, in quel senso, era stato più
semplice.
Capiva che per tutti loro doveva apparire una sorta di "tradimento" nei
confronti di quello che in fondo, nonostante i rapporti più
che
amichevoli, rimaneva il loro datore di lavoro.
- Ci devi un favore, Bella, lo dico davvero. Tendo ad avere un senso
del dovere molto forte, deriva da una disciplina che ormai è
diventata parte di me. Mentire è qualcosa che faccio molto
raramente, e doverlo fare con persone per cui nutro una sincera stima
è ancora più difficile.
Sicuramente doveva ringraziare la buona sorte che fosse stato Jasper a
rimanere a New York. Probabilmente Emmett sarebbe stato un osso davvero
più duro da convincere.
- Lo capisco. E ti ringrazio. E sarò sicuramente in debito
con
voi. Comunque dirò ad Edward che sono io che vi ho convinto
a
rimanere in silenzio.
- E' già un buon inizio... adesso potresti ripassarmi Jasper?
- Sì, certo.
Aveva passato il cellulare a Jasper, finalmente libera di sentirsi un
attimo più tranquilla. Avrebbe avuto tempo per prepararsi a
quell'incontro con Edward.
Aveva davvero la
sensazione che
sarebbe stato fondamentale quel momento tra loro: se non fosse riuscita
a fargli cambiare idea adesso, davanti a quella sua dimostrazione che
sapeva ciò che voleva per lei, forse non ci sarebbe riuscita
in
nessun altro modo.
XXXXXXXXXXXXX
L'appartamento occupava l'ultimo piano di una palazzina in stile
liberty nella zona di South Kensington.
Jasper era stato munito delle chiavi di ingresso,
ovviamente.
Inoltre, la guardia di sicurezza non aveva mostrato alcuna incertezza
nel riconoscerlo, limitandosi a salutarlo cordialmente, senza fare
ulteriori domande. Se anche l'aveva riconosciuta, si era limitato anche
con lei ad un semplice buonasera.
Quando era stata sola, lo aveva visitato stanza per
stanza,
riconoscendo lo stile di Alice: elegante, ma senza eccedere nella
ricchezza degli arredi. Prediligeva sempre il legno per i pavimenti,
rendendo gli ambienti sicuramente più caldi, e colori tenui
sia
per i muri che per i mobili.
In cucina, spinta da una sorta di masochistica sofferenza, aveva
cercato la dispensa per guardare ciò che c'era al suo
interno.
Come aveva immaginato, dato che lei non era attesa in quella casa, non
aveva trovato quella parte di cibo che incontrava i suoi gusti.
Chi di dovere, forse Edward stesso, aveva informato Alice che lei non
lo avrebbe accompagnato.
Era stupido lo sapeva, ma aveva contribuito a rendere più
dolorosa la situazione. Era come se la sua presenza fosse
già
stata cancellata dalla vita dell'uomo che aveva deciso di non essere
giusto per lei.
La suoneria del cellulare aveva interrotto quei pensieri sempre
più negativi, facendola accorrere in salone, per frugare
nello
zaino alla sua ricerca.
Quando lo aveva trovato, un moto di vera gioia l'aveva colta.
- Kelly! Finalmente! Sei arrivata? Tutto bene? Hai trovato Jasper ad
aspettarti?
- Ehi, Bella, calma! Guarda che ho già viaggiato altre
volte...
Si era lasciata cadere sul divano, un pò divertita, un
pò
commossa. Decisamente era in un momento dove le sue emozioni sembravano
essere su delle montagne russe impazzite.
- Scusami, hai ragione. Devo essere un pò agitata.
- Direi di sì. Comunque, sono arrivata, va tutto
bene... e Jasper l'ho trovato ecco... decisamente una bellissima
sorpresa! Ma sai se ha la licenza per portare in giro quel sedere da
paura che si ritrova?
- Dio, Kelly, voglio sperare che lui non sia lì nei
paraggi...
L'amica era una manna mandata dal cielo, non c'era altra definizione.
Aveva sempre il potere di farla sentire meglio anche solo con le sue
cavolate.
- Ovvio che sì. Sono chiusa nella toilette delle signore.
Lui
è fuori che mi aspetta. Comunque se tanto mi da tanto,
immagino
che la sua gemella sia una che è in grado di uccidere un
uomo
solo con lo sguardo!
Si erano ritrovate a ridere, perchè la complicità
tra di loro era istintiva.
- Kelly, io muio dalla voglia di vederti. Solo che non credo sia
possibile prima di domani mattina...
- Devo dedurre che Edward non è ancora rientrato, quindi
ancora niente chiarimenti.
Il cuore le era balzato in gola: ecco che era come se affrontasse una
discesa mozzafiato tra quegli alti e bassi emozionali.
- Già. Emmett mi aveva detto che ne avrebbe avuto ancora per
un bel pò...
- Però, cavoli, anche voi... litigare il giorno prima del
mio
arrivo! Non che mi dispiaccia questo fuori programma a Londra,
intendiamoci. La conosco molto bene ed ho in progetto di fartela
visitare in lungo e in largo...
negozi compresi! E me lo devi, quindi non provare nemmeno a ribellarti!
Sapere che Kelly ci
sarebbe stata
qualunque cosa fosse successa con Edward era un sollievo enorme. Le
avrebbe raccontato tutto finalmente, trovando così davvero
qualcuno che, sperava, l'avrebbe compresa e sostenuta.
- Stavolta non posso davvero dire di no. Sei un'amica
unica, Kelly. Ti voglio bene.
Le era tremata leggermente la voce, anche se aveva cercato di
controllarla.
- Bella, ti prego, non fare così. Vedrai che con Edward si
sistema tutto. Senti... non vuoi che faccia una scappata
lì...
se ne ha ancora per un pò...
- No, davvero. Sarai stanca anche tu... e poi, ora sono davvero un
pò... agitata.
Le veniva già da piangere solo a sentirla, vederla sarebbe
stato
un vero disastro. Oltretutto avrebbe capito subito che c'era qualcosa
di più profondo tra lei ed Edward del semplice affetto che
le
aveva spacciato sinora.
No, avrebbe voluto avere il giusto tempo a disposizione per parlare con
l'amica.
- E' proprio per questo che vorrei vederti...
C'era stato un attimo di incertezza nella voce dell'amica.
- ... senti, Bella... sì, sì, certo! Va tutto
bene... sono al telefono con Bella!
Si era interrotta, rivolgendosi chiaramente a qualcun altro.
- Scusa, era Jasper, si stava preoccupando. Probabilmente non vede
l'ora di
sistemare anche me... ossia l'altra patata bollente che gli hai
rifilato! Certo
che lo hai incastrato per bene! Mi piace questa nuova versione di te
così intraprendente, sai?
Aveva avuto la sensazione che prima di essere interrotta l'amica stesse
per dirle qualcosa di importante, ma che poi avesse cambiato idea.
- Guarda che non c'è bisogno di rabbonirmi ulteriormente...
ti ho già detto che verrò con te per negozi!
- Uffa! Ma quando imparerai ad accettare un complimento? Bisogna che
lavoriamo
ancora un pò sulla tua autostima. Però mi sa che
adesso
è meglio se esco da questo bagno... inizio a sentirmi un
pò in colpa per Jasper. Non vorrei che qualcuno lo
scambiasse
per un maniaco appostato qua fuori! Oddio, un maniaco
con un sedere che...
- Kelly! Ti prego! Non continuare o non riuscirò
più a guardare Jasper negli occhi...
- In effetti, tra sedere e occhi non so cosa è meglio
guardare...
- La maniaca sei tu, te ne rendi conto?
Erano ritornate a scherzare, probabilmente per spezzare la malinconia
di non vedersi subito.
- Mai sostenuto il contrario, mi sembra.
- Vero. Ma Jasper è...
Si era bloccata di colpo perchè quello che stava per dirle
le era apparso del tutto fuori luogo: Jasper è troppo
grande per te.
Aveva solo un anno in più di Edward.
- Jasper è? Sposato? Fidanzato? No! Oddio, no, non dirmi che
è insensibile al fascino femminile!
Kelly non sembrava nemmeno contemplare l'opzione che fosse
più grande
di lei.
- Jasper è un collaboratore di Edward... sarebbe
imbarazzante se tu gli saltassi addosso. Questo volevo dire.
Aveva mentito, ma di certo non avrebbe tirato fuori l'argomento, almeno
non adesso.
- Dici? In effetti... rigido come è Edward...
La stava prendendo in giro adesso.
- Senti, direi che ne hai dette abbastanza di scemate.
- Giusto, mamma. Allora ti saluto, faccio la brava, e vado dritta
dritta in hotel. E senza più adocchiare il sedere di Jasper,
facendo pensieri impuri su di lui.
Aveva sfoderato il tono da brava ragazza, quello con cui le si
rivolgeva quando affermava che certe volte le sembrava proprio che
fosse più sua madre che la sua migliore amica.
D'altronde, non faceva nemmeno mistero sul fatto che tra le due, la
ritenesse la più matura ed assennata.
- Ecco, brava. E dopo che ti sei sistemata, mi mandi un messaggio.
- Ovvio, mamma. Non dovevi nemmeno chiedermelo... ah, e stai tranquilla
che mi lavo anche i denti... e dico le preghiere... e poi mi copro bene!
Quante volte avevano scherzato così in stanza? Quando Kelly
aveva avuto le due storie con dei ragazzi dell'ultimo anno, c'erano
state
sere in cui aveva sfidato le regole del St. Marie e si era incontrata
con loro di nascosto. Ogni volta lei si era preoccupata che potesse
essere
scoperta, così quando era rientrata le era venuto abbastanza
spontaneo farle una specie di "paternale", a cui lei rispondeva con
quello scherzo della bambina che fingeva di rivolgersi ubbidiente alla
madre.
- Kelly, ti adoro. E domani te lo dimostro.
- Ti voglio bene, e domani te lo dimostro anch'io, Bella. Aspetto una
tua telefonata, okay?
- Okay. Un bacio. A domani.
- Bacio. A domani.
Aveva chiuso la conversazione, ripiombando nel silenzio più
assoluto. Erano ormai le dieci passate. Si era rialzata dal divano,
pensando a cosa fare per tenersi impegnata ed impedire che la sua
agitazione crescesse in maniera esponenziale ogni minuto che passava.
Di guardare la tivù non se ne parlava, riviste non ne aveva
trovate e forse non le avrebbe nemmeno voluto sfogliare... si era
girata verso la libreria. Non era rifornita come quella che aveva
trovato a New York, però c'erano sufficienti volumi tra cui
curiosare. Probabilmente non sarebbe servito lo stesso, dal momento che
si sentiva scorrere adrenalina pura al posto del sangue,
però
poteva provarci.
Si era avvicinata, iniziando a scorrere i dorsi dei volumi, leggendone
i titoli. C'era un pò di tutto: romanzi attuali, classici,
storici. C'erano alcune biografie di personaggi politici del passato,
alcuni saggi... e poi aveva trovato qualcosa di veramente stupefacente.
La tesi con cui si era
laureato Edward proprio lì in Inghilterra, alla Oxford
University.
L'aveva
presa, notando
la rilegatura semplice ed essenziale. Constava più di
quattrocento pagine. Ovviamente aveva come oggetto il mondo della
finanza.
L'aveva sfogliata, leggendone alcuni brani e ritrovando
immediatamente l'attitudine naturale che aveva Edward nel parlare di
economia e finanza.
Si era riaccomodata sul divano, ritornando alla prima pagina ed
iniziando a leggere.
Era un testo prettamente
studentesco,
eppure le era sembrato di sentire la voce di Edward che lo esponeva. Ed
era stato come averlo vicino.
Si era immersa nella lettura, sperando così di
annullare il tempo che la separava dal suo arrivo.
XXXXXXXXXXXX
Era stato il trillo di un messaggio in arrivo a svegliarla. Era di
Jasper, l'avvisava che Emmett ed Edward erano sulla strada di casa.
Lo aveva ringraziato sinceramente, perchè lo aveva fatto di
sua
spontanea volontà di avvisarla, probabilmente intuendo che a
lei avrebbe
fatto piacere saperlo.
Subito dopo era stata sommersa da un'ondata di panico.
Come avrebbe reagito
alla sua
presenza? E se le avesse dimostrato di non esserne minimanete toccato?
Se non fosse riuscita a parlargli come desiderava fare? Se non fosse...
Si era imposta di respirare profondamente per calmarsi.
Non
doveva certo perdere lucidità proprio adesso. Non aveva
fatto
altro che pensare a come lo avrebbe affrontato, cosa gli avrebbe detto,
cosa avrebbe fatto.
Solo che adesso stava diventando
reale il doverlo fare ed era tutta un'altra cosa.
Di lì a poco
lo avrebbe rivisto, e l'unica cosa che avrebbe desiderato fare davvero
era rifugiarsi tra le sue braccia.
Se l'avesse respinta...
No! Non sarebbe accaduto. Sarebbe riuscita a fargli comprendere che non
c'era cosa più importante del fatto che si amassero.
Non contava il passato, non più, ora c'era il presente.
Si era ritrovata a decidere dove e come aspettarlo. Le era
venuto
abbastanza istintivo di spegnere le luci, decidendo di sedersi su uno
dei due
divani nella parte più lontana del salone rispetto alla
porta di
ingresso, permettendole di rimanere leggermente nascosta dalla
spalliera..
Così avrebbe avuto il tempo di cogliere una prima visione di
lui senza che
si accorgesse della sua presenza, magari intuendo anche il suo stato
d'animo.
I minuti successivi erano trascorsi lentamente, quasi
dilatandosi all'infinito, scanditi solo dal battito del suo
cuore.
Poi, proprio come l'esplosione improvvisa di una detonazione, aveva
sentito il rumore di
una chiave girare nella serratura. Aveva guardato l'orologio solo
qualche attimo prima, registrando che era quasi mezzanotte e portando a
più di ventiquattro le ore che li avevano divisi.
Un'eternità,
praticamente.
Quando la porta si era aperta, la sua figura si era stagliata sulla
soglia, illuminata dalla
luce dalla scala esterna. Prima che la richiudesse con una leggera
spinta, era riuscita a scorgere solo che
indossava un vestito scuro, di cui stava già slacciando la
giacca, e che aveva in mano delle cartelline.
Non aveva acceso la luce, e
l'oscurità era stata quasi totale inizialmente. Entrava,
infatti, solo il riverbero della luce dei lampioni in strada, creando
appena un pò di penombra.
Aveva intuito dal tonfo prodotto che avesse appoggiato le cartelline
sul basso mobile
subito vicino all'ingresso, poi ritonando a vedere nella penombra, lo
aveva visto
gettarvi sopra anche la giacca.
Dopo era stata la cravatta ad essere sfilata e buttata distrattamente
da qualche parte, forse cadendo direttamente a terra.
Lo aveva visto sbottonarsi il colletto della camicia, i polsini, per
poi
arrotolare le maniche sugli avambracci. Aveva fatto qualche altro passo
in avanti, ma come se gli fosse costato un notevole sforzo.
Dai suoi gesti le era sembrato che fosse lì solo con il
corpo, ma non con la mente.
Cosa c'era nei suoi
pensieri?
Non era riuscita a risparmiarsi di sperare che ci fosse
lei... la voglia di lei.
La stessa che lei adesso aveva di lui.
Si era sforzata di rimanere ancora immobile. Le sembrava che quel
momento fosse totalmente suo di diritto.
Il suo posto era
lì con lui.
Avrebbe voluto esserci ogni volta che fosse rientrato a
casa, ne era certa più che mai.
Si era passato le mani nei capelli, sospirando pesantemente. Si
era spostato dalla parte opposta del salone, dove c'erano due ampie
poltrone. Su di una si era lasciato cadere, appoggiando i gomiti
sulle ginocchia e sprofondando il viso tra le mani.
Quel gesto le aveva
provocato una fitta che le aveva trapassato il cuore.
- E' questo quello che vuoi davvero? Rientrare in una
casa vuota, senza di me ad aspettarti?
Si era rialzato di scatto, voltando il viso nella direzione da cui era
provenuta la sua voce.
- Isabella!
Aveva pronunciato il suo nome a metà tra una stupita
invocazione e un richiamo minaccioso.
- Ciao, Edward.
Non sapeva nemmeno lei come fosse riuscita a mantenere quel tono di
voce calmo. Non sapeva nemmeno come era riuscita ad andare verso di lui
senza che le gambe le cedessero.
Edward, dal canto suo, aveva avvertito come una scossa elettrica lungo
tutte le
terminazioni nervose, che lo aveva fatto tremare non capiva se
più di
stupore o di rabbia.
L'unica certezza, in
quel momento, era la presenza di Isabella .
Nella stanza quasi buia, era riuscito solo a scorgere la
sua figura snella avanzare verso di lui.
Ma era bastato
perchè tutto in
lui gli gridasse di stringerla a sè e non lasciarla
più
andare. Perchè sì, avrebbe voluto ritrovarla ogni
volta
che avesse varcato la soglia di casa, non desiderava altro dalla vita.
Si era aggrappato alla rabbia, quella provocata dall'idea
che lei fosse arrivata lì senza che lui
ne avesse saputo nulla, per riuscire a trattenersi.
Perchè lui non voleva lasciarla, lui doveva
lasciarla andare ed era per quello che era partito immediatamente
mettendo più distanza possibile tra loro due. Se non lo
avesse
fatto, non sarebbe mai stato capace di rispettare quella sua stessa
decisione.
- Isabella dovevi...
- Non sei in diritto di dirmi niente, Edward. Perchè mi hai
lasciato libera di decidere della mia vita, e io ho deciso che volevo
venire qui da te.
Si era fermata ad una distanza tale che se anche si fosse permesso di
toccarla, avrebbe dovuto fare un passo volontario verso di lei.
- Come ho deciso
che ti avrei concesso quel mese di vacanza per capire cosa provassi
davvero per me,
o deciso che
mi sarei potuta fidare di te, o deciso
che eri molto di più di quello che sei sempre stato, o deciso che mi ero
innamorata di te, o deciso
che avrei fatto l'amore con te, o deciso
che sarei venuta a vivere con te, o deciso che avrei
affrontato la tua vita incasinata pur di rimanerti accanto, o deciso che tu eri e
rimani l'uomo giusto per me, perchè sono decisamente
convinta che non voglio rinunciare a te, a differenza tua.
Non riusciva quasi a respirare, come soffocato dalla sensazione che
anche solo muovere un muscolo avrebbe voluto dire scatenare
qualcosa di cui non ne conosceva nemmeno lui la portata.
- E se ancora non bastasse, io ho deciso
di raccontarti ciò che è successo quel pomeriggio
perchè volevo che tra noi non ci fosse più
nessuna ombra.
Ho deciso
che volevo chiudere col passato, perchè sono decisa a vivere il
presente senza più dovermi guardare indietro.
Mille emozioni si alternavano dentro di lui: era furioso per il fatto
che Isabella fosse arrivata lì senza che lui ne fosse stato
al
corrente. Minava fortemente quell'istinto di protezione che aveva
sempre sentito forte nei suoi confronti, forse anche quel senso di
possesso che negli ultimi tempi si era andato particolarmente
accentuando. Ma era anche terribilmente felice che lei gli stesse
dicendo tutte quelle cose, era come se un balsamo benefico si
riversasse dentro di lui, andando a lenire una ferita che si era aperta
profonda e dolorosa.
Combattuto, dilaniato da
questi
sentimenti constrastanti, aveva avuto ancora più paura di
quello
che stava crescendo dentro di lui.
- Io ho deciso
di amarti, Edward.
Ed è una scelta che tu non puoi più influenzare,
puoi solo accettarla.
Si era pericolosamente avvicinata, adesso era proprio di fronte a lui,
tanto che sentiva il suo profumo ed il suo calore avvolgerlo.
- Adesso sei tu a dover decidere
cosa vuoi davvero... e una volta che lo avrai fatto, dovrà
essere una scelta sicura. Almeno quanto lo è stata la mia
nel
venire qua da te.
Era rimasto perfettamente immobile mentre si era alzata sulla punta dei
piedi, posandogli le mani sul torace, e sfiorandogli le labbra con un
bacio delicato.
- Io so cosa voglio:
voglio te. Ma se
tu non mi vuoi con la stessa decisione... allora... allora le nostre
strade si divideranno per sempre.
Leggera come si era avvicinata, si era anche allontanata,
lasciandolo immediatamente con una sensazione di vuoto e di gelo
addosso. Ma non si era mosso, non le aveva rivolto la parola,
nè
l'aveva trattenuta.
L'aveva guardata indietreggiare, passo dopo passo.
- Mi sono sistemata nella stanza degli ospiti... e ti prego di non
venirmi a cercare sino a quando non avrai una risposta sicura da darmi.
Chi era quella ragazza?
Quando era apparsa nella sua vita?
- Un'ultima cosa, ma non meno importante: nessuno mi
avrebbe
potuto impedire di venire qui da te. Nemmeno tu. Quindi prenditela solo
con me per questa mia apparizione improvvisa e con nessun altro.
Si era già voltata, dirigendosi verso la zona notte, verso
quella camera che avrebbe occupato da sola.
- Ora scusami, ma non credo di avere più niente da dirti.
Sono anche parecchio stanca... buonanotte.
L'arrivo inaspettato, il suo atteggiamento, le sue parole... quel
bacio... era stato come se un tornado fosse entrato dentro di lui,
lasciando dietro di sè soltanto devastazione e confusione.
Non gli aveva lasciato
scampo Isabella, o tutto o niente. E lui non sapeva cosa avrebbe dovuto
scegliere.
XXXXXXXXXXXXXX
- Ciao, Bella.
- Ciao, Jasper.
Era bastato ad entrambi guardarsi in viso per capire che Edward aveva
lasciato il segno su tutti e due.
Bella sapeva di avere ombre scure intorno agli occhi e un'espressione
decisamente tirata. Jasper dal canto suo aveva uno sguardo cupo e un
portamento rigido.
Quando lo aveva chiamato, spiegandogli che aveva appuntamento con Kelly
per colazione nell'hotel in cui soggiornava, lui aveva risposto senza
esitazioni che l'avrebbe accompagnata.
Tutto questo era successo dopo una notte trascorsa in bianco ad
attendere un segno da Edward che non era arrivato. Non l'aveva nemmeno
sentito muoversi per l'appartamento. Alla fine, aveva atteso le otto e
poi non ce l'aveva più fatta, era uscita dalla stanza. Si
era
aggirata in cerca di lui cercando di sembrare naturale, ma avrebbe
potuto risparmiarsi la fatica: era già uscito. Lo aveva
capito
dal biglietto che aveva trovato attaccato alla porta di ingresso con
cui Edward, in maniera chiara e concisa, le diceva solo di contattare
Jasper per qualsiasi esigenza.
Un messaggio che l'aveva gettata ancora di più nel baratro
di
una disperazione nera: era abbastanza chiara quale sarebbe stata la sua
risposta.
- Rosalie ti saluta. L'ho sentita prima...
Stavano salendo in ascensore per raggiungere il parcheggio sotterraneo,
e lei era tornato a guardarlo.
- Grazie. Poi magari la chiamo, così le chiedo anche del suo
appuntamento.
Aveva annuito, accennando un'ombra di sorriso.
- Ne sarà contenta. Comunque è andato abbastanza
bene. L'ho sentita serena e fiduciosa.
- Bene. Mi fa davvero piacere.
Era sincera, perchè Rosalie si era già guadagnata
un pezzetto della sua stima e della sua simpatia.
- Senti, Jasper... dimmi la verità, però...
Edward se l'è presa con te?
Erano arrivati, nel frattempo, alla macchina e stavano per salire. Si
erano guardati, ai lati opposti della vettura, aspettando.
- Sì. Per dirla in parole povere, mi ha fatto pelo e
contropelo.
Aveva avuto la netta sensazione che non fosse stato piacevole.
Probabilmente Edward aveva sfogato su di lui anche qualcosa che avrebbe
dovuto essere diretto a lei.
Solo che con lei non
aveva avuto parlare.
Era perchè non aveva risposte da darle? O forse
perchè
non parlarle era già una risposta che lei avrebbe dovuto
prendere come negativa?
- Mi dispiace, sul serio. Gli ho detto che ero decisa e che voi non
potevate fare altro che assecondarmi...
- Tranquilla, Bella. Quando ero in polizia, mi beccavo una ramanzina
dal mio superiore un giorno sì e l'altro pure. Sono sempre
stato
un tipo un pò restio a seguire le regole...
Le aveva accennato un sorriso, ma non era arrivato allo sguardo,
rimasto cupo.
- Però, a differenza del mio ex superiore che era solo un
ottuso
burocrate, Edward ti ascolta veramente quando gli spieghi le tue
ragioni.
Non sembrava ostile nel parlare di lui e questo l'aveva spinta ad
approfondire.
- Posso chiederti cosa ti ha rimproverato? Cioè, cosa
avresti dovuto fare secondo lui?
Si era appoggiato al tetto della macchina, stringendo le chiavi tra le
mani. Un segno di nervosismo che non le era sfuggito.
- Scusami, Bella... ma preferirei che ne parlassi direttamente con lui.
Non poteva dire di Jasper che non fosse diretto e sincero.
Però,
lo apprezzava di più come comportamento. Avrebbe sempre
potuto
contare sulla sua onestà.
- Scusami tu. E' che al momento...
Si era mossa un pò a disagio, ma forse già lo
sapeva, quindi...
- ... bè, non ci parliamo. O meglio... lui non mi parla.
Le era venuto da pensare alle volte che Jasper lo aveva accompagnato al
St. Marie da lei. Chissà in quali occasioni era stato, se
magari
in una di quelle dove avevano litigato abbastanza duramente. Edward
gliene aveva parlato? Forse lo aveva fatto con Emmett, col quale era
sicuramente molto in confidenza, ma non con lui.
- Capisco.
Era tornata a chiedersi come interpretare il silenzio di Edward . Aveva
capito
di averlo davvero spiazzato con il suo arrivo, ma dopo quello che gli
aveva confessato... ecco, non era quella la reazione in cui aveva
sperato.
- Meglio andare, Bella. Anche Londra non scherza a traffico. Rischi se
no di arrivare per pranzo dalla tua amica.
Jasper l'aveva riportata ancora una volta al presente, e per tutta
risposta aveva annuito, salendo in macchina.
- Posso farti un'ultima domanda? Ovviamente puoi anche non rispondere...
Sapeva che se non avesse voluto, Jasper non le avrebbe comunque
risposto, però le era sembrato lo stesso giusto da dire.
- Se l'è presa anche con Emmett e Rosalie?
- Hanno avuto la loro parte.
- Riparlerò con Edward...
- Non ti preoccupare, Bella. Ognuno di noi ha già avuto modo
di chiare le cose con lui.
Le parole di Jasper erano suonate come un altro punto a suo sfavore:
solo a lei, infatti, aveva negato una vera possibilità di
dialogo.
XXXXXXXXXXXXX
L'abbraccio in cui si erano strette lei e Kelly aveva avuto un
pò il sapore di quegli abbracci da film strappalacrime.
Passata l'emozione iniziale, lo avevano riconosciuto loro stesse,
ridendone subito dopo a crepapelle.
- Non voglio immaginare come sarebbe stato se ci fossimo viste a
distanza di un anno, e non di un mese!
La suite occupata da Kelly si era riempita di nuove risate, mentre
continuavano però a rimanere semiabbracciate.
- Probabilmente saremmo state peggio di quei parenti che si ritrovano
dopo una vita intera passata divisi! Tipo quel programma che vedevamo
ogni tanto con la scusa di perfezionare il nostro spagnolo...
- Oddio, è vero! Sai che l'avevo rimosso? No, dai, a quei
livelli no, Kelly! Io sarei morta prima di imbarazzo!
Rivedere l'amica era stato per Bella davvero come abbeverarsi ad una
fonte limpida e fresca dopo aver attraversato il deserto.
In quel momento si sentiva bene, nemmeno l'idea di doverle raccontare
tutto riusciva a turbarla: sentiva che non sarebbe potuta andare che
bene, Kelly avrebbe capito.
- Comunque, avresti fatto un figurone... sei uno schianto, Bella!
Magari oggi hai un pò gli occhi da panda... ma per il
resto...
wow!
L'aveva presa per le spalle, allontandola leggermente come se la stesse
sottoponendo ad un vero esame.
- Ti dona da morire l'abbronzatura... e poi hai messo su qualche chilo
che finalmente ti ha un pò ammorbidito nei punti giusti! Per
non
parlare poi degli occhi... così non li hai mai avuti!
Bella si era domandata cosa avrebbe potuto dirle se l'avesse vista solo
due giorni prima... quando ancora lei ed Edward erano insieme.
Quel pensiero era arrivato a tradimento, sconvolgendola.
Era quella la
verità? Edward stava cercando di farle capire che davvero
non sarebbero più stati una coppia?
- Ehi, Bella...
Era bastato quel tono dispiaciuto dell'amica per farla scoppiare a
piangere. L'ulteriore dimostrazione di come fosse sempre più
in
balia di pensieri negativi e cupi.
Si era stretta di nuovo a Kelly, questa volta in cerca di un conforto
che già altre volte le aveva regalato.
- Ehi...
- Scusami... non volevo... pensavo che... che non mi avresti
più vista così... perdonami...
- Non dirlo neanche per scherzo! Io ti voglio bene, Bella. Dai,
vieni... raccontami... cosa è successo tra te ed Edward?
L'aveva sospinta verso il divano, dove si erano sedute vicine, le mani
unite.
- Non so... non so bene da che parte iniziare...
Il momento della
verità era arrivato.
- Magari dal fatto che sei... innamorata di Edward?
Aveva provato caldo e freddo contemporaneamente, ritrovandosi a
guardare l'amica con gli occhi sgranati dallo stupore.
- Bella, tesoro, sei come una sorella per me... pensavi che non me ne
sarei accorta?
Non era riuscita a parlare, un nodo troppo stretto in gola le impediva
di farlo.
- Davvero pensavi che non mi fossi accorta di come mi parlavi di lui? O
di come lo stavi guardando in quelle foto che sono apparse sui giornali?
Quest'ultima dichiarazione le aveva fatto battere il cuore
più
forte: quanti altri avevano interpretato così bene il suo
sguardo?
- Come...
Kelly le aveva rivolto un sorriso dolce, interrompendola.
- Mi chiedi come? Magari nella stessa maniera in cui tu capisci il mio
stato d'animo solo da come alzo un sopracciglio... o da come pronuncio
una determinata parola... o da come sorrido...
Perchè erano
più che amiche, erano come sorelle.
- E poi... mi è bastato vederti adesso, per
averne la
conferma: c'è una nuova luce nei tuoi occhi... e ti
garantisco
che ti conosco troppo bene per non capire cosa sia...
L'occhiata che le aveva rivolto aveva finito di stenderla: Kelly aveva
già capito tutto, ma aveva atteso anche lei di incontrarla
per
parlarne.
Si era rituffata tra le sue braccia, libera di un grosso peso che aveva
portato dentro di sè.
- Kelly... è successo tutto così... in fretta...
è
stato tutto così... strano... ma anche meraviglioso... forse
anche difficile... ma giusto... faccio... faccio persino fatica a
trovare le parole per descrivertelo...
L'amica l'aveva stretta forte, accarezzandole la schiena in un gesto
che aveva avuto proprio il sapore di un affetto fraterno.
- Posso immaginare, Bella. E sono così felice per te... non
ti
ho detto nulla prima, perchè capivo che era già
un
equilibrio molto delicato il tuo... e poi sapevo che me ne avresti
parlato quando saresti stata davvero pronta...
Si erano dette la sera prima che l'indomani si sarebbero dimostrate
l'un l'altra quanto bene si volevano davvero, e stavano mantenendo
quella promessa.
- Oh, Kelly... è così doloroso adesso...
- Immagino che il problema sia più suo, giusto? Ti va di
parlarmene?
Non voleva più avere segreti nemmeno con lei. Aveva bisogno
della sua presenza, si rendeva conto di quanta forza le infondesse
averla lì al suo fianco.
Si era ritratta, asciugandosi le lacrime e cercando di sorriderle.
- Sai che avevo paura che non avresti accettato questo... cambiamento tra me
ed Edward?
Kelly aveva sfoderato un'espressione abbastanza maliziosa.
- Cambiamento? Un pò poco per definire una vera e propria
rivoluzione tra voi!
- Kelly, ti prego, è già difficile
così... non mettermi ancora più in imbarazzo...
- Non ho detto che voglio i particolari... almeno non subito...
però non voglio certo che tu debba sentirti in imbarazzo con
me...
Le aveva ripreso le mani, stringendogliele e cercando il suo sguardo.
Si era fatta seria, adesso, e a lei si era allargato il cuore.
- Sai bene che da me non arriverà nessun giudizio ipocrita
o,
peggio, falsamente moralista. A me interessa solo di te, e se anche tu
volessi stare insieme al mio peggior nemico, io cercherei di farmene
una ragione... oddio, non è che con Edward abbia proprio
avuto
tutto questo gran rapporto amichevole...
Le era tornato in mente il modo in cui l'amica aveva affrontato Edward,
in più di un'occasione, per dirgli cosa aveva pensato di lui
e
del suo atteggiamento verso di lei.
- No, in effetti ho scoperto che avete avuto degli "incontri"
piuttosto... brevi ma intensi!
Era stata Kelly, ora, ad essere leggermente in imbarazzo.
- Non avevo considerato che il vostro nuovo rapporto gli avrebbe
sciolto così tanto la lingua...
Proseguire non era stato poi così difficile. Anzi, parola
dopo
parola, Bella si era lasciata sempre più andare, raccontando
con
semplicità e schiettezza, quel lungo mese trascorso insieme
ad
Edward.
C'erano stati momenti molto emozionanti, come quando le aveva
raccontato del loro primo bacio, o ancora di più della loro
prima volta; momenti più tristi, quando le aveva raccontato
alcuni episodi del passato di Edward; momenti dolorosi, mentre le
raccontava delle loro difficoltà attuali.
Bella non aveva mai smesso di parlare, Kelly di ascoltarla,
interrompendola solo di tanto in tanto per porle delle domande.
Così le ore erano volate, passando dalla colazione ad un
pranzo
leggero, arrivando poi all'immancabile thè delle cinque
proprio
come nella migliore tradizione inglese.
XXXXXXXXXXXXX
Il campanello le aveva momentaneamente interrotte. Kelly si era alzata,
recuperando prima di andare ad aprire una mancia generosa. Dal momento
che l'hotel faceva parte della catena di proprietà della sua
famiglia, rispettando un insegnamento del padre, non mancava mai di
dimostrare al personale che i Taylor sapevano essere appunto molto
generosi.
Solo che non c'era stato un cameriere solerte dietro la porta, e Bella
lo aveva capito immediatamente dal "buongiorno" stupito che l'amica
aveva pronunciato.
Subito dopo il cuore le era balzato in gola.
- Ciao, Kelly. Posso entrare?
- Certo, venga.
- Non avevamo detto che ci saremmo dati del tu?
- Sì... già, è vero! Allora... vieni
pure, io e Bella stavamo aspettando il thè...
- Grazie.
Poi erano apparsi, prima Kelly che solo con uno sguardo le aveva detto
un milione di cose tipo "stai calma, sentiamo cosa vuole, sono sorpresa
anch'io, cerca di mostrarti tranquilla, cosa faccio lo invito per il
the?", poi Edward, semplicemente bello da togliere il fiato.
Perchè le
doveva bastava vederlo per sentirsi subito meglio?
- Ciao, Isabella.
Per un attimo non era stata in grado di connettere, poi si era resa
conto che l'aveva salutata.
- Ciao.
Aveva risposto automaticamente, iniziando a prendere coscienza del
fatto che dopo il
silenzio più assoluto mantenuta sinora, si
presentava addirittura sorridente.
- Scusate se sono arrivato senza
preavviso...
Bella era stata certa che quelle parole fossero state per lei.
L'occhiata che le aveva lanciato, era stata inequivocabile: sicura e
diretta.
- ... ma ho un urgente bisogno di parlare con Isabella in
privato. Sono sicuro, Kelly, che capirai...
Aveva spostato lo sguardo sulla sua amica, lasciando entrambe
abbastanza spiazzate: stava esplicitamente facendo riferimento alla
loro situazione, forse sicuro del fatto che a quel punto, Kelly sapesse
già tutto quello che c'era da sapere.
- Se Bella vuole seguirti, per me non ci sono problemi...
Kelly non si era certo persa in giri di parole, gli aveva risposto
altrettanto chiaramente, guardando prima lui e poi lei, piantandole in
faccia due occhi che gridavano "e adesso? Vai o non vai?".
Aveva guardato di riflesso Edward, e non aveva avuto dubbi: lo amava,
con tutta se stessa.
- Kelly, ci sentiamo più tardi, va bene?
- Sì, certo, va bene.
Si era avvicinata per baciarla e l'amica ne aveva approfittato per
sussurrarle un "non mollare...". Poi si era avvicinata ad Edward,
mentre lui stava già salutando l'amica.
- Ciao, Kelly e scusami ancora per l'interruzione...
- Non c'è problema. Ciao, Edward.
Spesso aveva immaginato come sarebbe potuto essere il primo incontro
tra lei, Kelly ed Edward, ma di certo non lo aveva immaginato
così... agitato.
Mentre uscivano, si era scambiata un'ultima occhiata con l'amica, e
ancora le aveva ribadito il concetto "io sono qui, non mollare!". Se
c'era una cosa che non era disposta a fare, era proprio mollare.
Ma se Edward fosse stato
deciso nella sua scelta, cosa avrebbe potuto fare?
In ascensore il silenzio le era sembrato ancora
più
pesante da sostenere, e aveva quasi ceduto parlando per prima, quando
l'aveva preceduta di un secondo.
- Non ho fatto altro che pensare a quello che mi hai detto, Isabella.
La conseguenza è stata che non ho chiuso occhio, ho quasi
licenziato Jasper, in ufficio sono riuscito a combinare solo danni,
tanto che alla fine ho mollato tutti quanti nel bel mezzo di una
riunione importante, per venire da te.
Non si stavano guardando, sembravano temere entrambi quel momento.
- Vorrei dirti che mi dispiace, ma io non sono stata meglio di te.
- Lo so, ed è per questo che dobbiamo parlare. Non possiamo
più andare avanti a farci del male così.
- Edward...
Ma l'ascensore si era fermato proprio in quel momento, ed erano usciti
nella elegante ed ampia hall. Edward si era guardato intorno, poi aveva
individuato ciò che aveva cercato, afferrandola per un
gomito e
conducendola verso un uomo che adesso aveva visto anche lei: Emmett.
Era stato leggermente coperto da una colonna, ma ora che li aveva
visti, stava andando loro incontro.
- Ciao, Bella.
- Ciao, Emmett.
Era stata troppo agitata per sentirsi in colpa nei suoi confronti,
davvero aveva avuto per la mente solo quell'ultima frase di Edward.
"Non
possiamo più andare avanti a farci del male così."
Era finita, era davvero finita.
- E' parcheggiata qua fuori,
Edward.
- Okay, grazie.
Si era persa forse qualche particolare, ma non un passaggio di chiavi,
probabilmente quelle di una macchina che li stava aspettando.
- Più tardi ti faccio sapere il programma per domani.
- Va bene. Buona serata, ciao.
- Ciao.
Aveva appena fatto in tempo a salutarlo anche lei, che Edward
già la stava guidando verso l'uscita, oltre le porte
scorrevoli sul marciapiede affollato, dove si era bloccato.
- Mezzo veloce, per arrivare prima dove dobbiamo andare, evitando il
traffico di Londra.
Le aveva indicato una moto parcheggiata poco più in
là, dove c'erano anche due caschi ad attenderli.
XXXXXXXXXXXXXXX
Il tragitto in moto le aveva concesso di poter restare
abbracciata ad Edward in un'altalena di emozioni violente.
Aveva visto scorrere prima le strade del centro, poi quelle di
periferia, sino a che era rimasta solo verde campagna. Il tempo, a
differenza del giorno prima, aveva permesso di scorgere un cielo
azzurro tra squarci di nuvole bianche.
Solo ad un certo punto, seguendo le indicazioni stradali, aveva intuito
quale potesse essere la loro destinazione. La cosa, però,
non aveva fatto altro che accentuare la sua agitazione.
Cosa poteva voler dire
andare proprio in quel posto?
Non aveva avuto risposte da darsi, così si era
arresa e si era detta che avrebbe goduto sino alla fine di quel
contatto con Edward, prima che tutto arrivasse a precipitare.
"Non possiamo più
andare avanti a farci del male così."
Quando un cartello aveva indicato che mancavano solo sedici miglia ad
Oxford, avevano svoltato verso una località di nome Binsey,
seguendo una strada che aveva fiancheggiato un corso d'acqua.
Ne avevano percorso un breve tratto, poi Edward aveva accostato e si
era fermato, spegnendo la moto e sfilandosi il casco.
Lo aveva imitato, mentre scendeva per permettergli di sistemare la moto
sul cavalletto e scendere a sua volta.
Le aveva preso il casco, infilandolo sul manubrio come aveva fatto con
il suo.
Poi l'aveva presa per
mano, incamminandosi sul prato, verso la riva del corso d'acqua.
Non aveva avuto la forza di fare nient'altro, se non
seguirlo.
- Questo posto non ha nulla di speciale di per sè, se non il
fatto di trovarsi vicino ad Oxford ed avere questo corso d'acqua.
Erano ormai giunti davanti alla riva, dove si intravedeva una
costruzione poco distante.
- Quando frequentavo Oxford, spesso venivo qui per stare in pace...
anche solo per vedere scorrere l'acqua. Mi mancava il mare, ovviamente.
Si era voltato verso di lei, prendendole anche l'altra mano.
- Spesso, anche dopo, quando mi trovavo a Londra per lavoro, mi
è capitato di tornarci...
Lo sentiva vicino, adesso, perchè la stava guardando in un
modo che le aveva stretto stomaco, cuore, gola.
- Isabella, ero qui quando mi hanno chiamato per informarmi che i tuoi
genitori erano morti. Non potrò mai dimenticarlo, ero
proprio in questo punto dove siamo adesso. Solo che era tutto bianco,
aveva nevicato anche qui.
Le aveva stretto le mani, intrecciando le dita con le sue.
- Il mio primo pensiero sei stata tu: dov'eri? Te lo avevano
già detto? Se sì, chi era stato a dirtelo? C'era
qualcuno che si stava occupando di te? Mi sono attaccato al telefono,
cercando di recuperare immediatamente tutte queste informazioni. Stavo
già correndo verso Londra, per partire immediatamente e
venire da te...
Si era bloccato, e a lei si era bloccato il respiro nel vedere
l'espressione dei suoi occhi.
- Mi avevi chiesto di non cercarti sino a che non avessi trovato una
risposta sicura.
"Non
possiamo più andare avanti a farci del male così."
Lo aveva pensato, e
istintivamente aveva chiuso gli occhi, preparandosi ad assorbire un
colpo durissimo.
- Guardami, ti prego.
Glielo aveva chiesto con una dolcezza che l'aveva portata quasi
sull'orlo delle lacrime, però lo aveva fatto, aveva
riaperto gli occhi per fissarlo.
- Sono sicuro della risposta che sto per darti.
L'aveva abbracciata, circondandole la vita senza però
sciogliere le loro mani.
- Sposami, Isabella.
Oh, my god!
Giusto per rimanere in tema british... e di matrimonio, visto che in
Inghilterra ce n'è appena stato uno da favola!
Spiazzate tanto quanto Bella da questa risposta di Edward? Posso
capirvi, è davvero pieno di contraddizioni! Ma, e molte di
voi lo hanno compreso, è un uomo che va preso a scatola
chiusa, ossia con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti!
A quelle di voi che me lo hanno fatto notare, rispondo che è
vero, per certi versi anche il "mio" (eh, magari!) Edward mantiene dei
tratti caratteriali simili all'Edward-vampiro, specie nel suo rapporto
un pò "protettivo" verso Bella.
Comunque, sono successe tante cose cose in questo capitolo, ma spesso
succede proprio così con gli eventi: uno ne innesca un
altro, e poi prende il via una catena inarrestabile.
E adesso?
Adesso è Bella a dover rispondere! Già, mi
spiace, è lei la fortunata di turno! XD!
Immagino che adesso vi scatenerete... ma sappiate che io non vedo l'ora
di leggere le vostre considerazioni! Sapeste quante ne ho fatte io da
sola!
Ma davvero, adesso la parola passa a voi lettrici!
Un bacio grande.
Roberta.
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Capitolo 29 *** Capitolo 28 ***
Buongiorno, ragazze!
Inizio
scusandomi per questo giorno di ritardo, e proseguo raccontandovi come
ci sono riuscita. Ieri mattina, all'ultimo come spesso mi succede, ho
deciso di cambiare borsa prima di uscire: nel "trasloco" delle mille
cose che ho sempre con me (delle quali la metà non uso
nemmeno! XD!) ero convinta di aver preso anche la chiavetta usb su cui
avevo caricato il file del capitolo. Appunto, ero convinta! Non vi dico
come ci sono rimasta male quando ho scoperto che non l'avevo presa...
poi si è aggiunto il fatto che non sarei rientrata a casa
prima della tarda serata... ed ecco perchè arrivo a postare
oggi! Scusatemi ancora.
L'esperienza,
però, mi è servita per trovare la soluzione al
problema di potervi avvisare di un eventuale ritardo. Perchè
sapevo di non poter inserire un avviso, avrei violato il regolamento
che prevede di inserirlo nel caso sia passata almeno una settimana
dall'ultimo aggiornamento. Rileggendolo per essere sicura, ho letto la
nota di Erika che suggeriva di avvisare i lettori nella pagina autore!
Quindi,
ragazze, tenete presente da adesso in poi: salvo avvisi specifici nel
capitolo nel caso sappia già di arrivare in ritardo, se nei
giorni in cui posto (il lunedì e il giovedì) non
mi vedete comparire, andate nella mia pagina autrice! Nel caso di
contrattempi (sperando che non capitino, ovviamente!XD!)
inserirò una nota per informarvi a quando
slitterà l'aggiornamento.
Fiuu,
che lungo discorso, spero sia risultato chiaro!
Ma
passiamo al capitolo e alla storia.
Ragazze,
io vi avrò anche spiazzato con il capitolo scorso, ma voi
avete spiazzato me con le vostre recensioni! Ho passato dei bei momenti
nel leggerle: mi avete fatto ridere con le vostre minacce a Bella, mi
avete fatto preoccupare (la maggior parte di voi ha rischiato
l'infarto! XD!), mi avete fatto emozionare perchè eravate
molto emozionate voi, mi avete fatto commuovere perchè mi
avete rivolto complimenti bellissimi. Sto ancora terminando di
rispondervi, sono un pò in ritardo, ma arrivo
perchè ci tengo.
Adesso
come faccio a ringraziarvi? Se non chiedete l'impossibile (ecco,
appunto, Edward Cullen a casa vostra non posso mandarvelo) io
vedrò di fare il possibile per accontentarvi! XD
Ma
passiamo al capitolo di oggi: vi farò venire un altro
infarto? Mi auguro di no, ovviamente. XD! Piuttosto credo
sarà un capitolo che aprirà un bel dialogo sulle
rispettive opinioni personali.
Perchè,
è ovvio, in questo capitolo la "scelta" rispecchia il mio
punto di vista personale sull'argomento.
Sapete
che sono ben contenta di conoscere la vostra opinione e di esporvi la
mia, mescolandole insieme e dando vita ad un confronto su argomenti che
sono presenti nella vita di ognuno di noi.
Ma
adesso basta! Credo davvero di avervi sommerso abbastanza di
chiacchiere, mentre voi volete solo leggere, giustamente! XD!
Dove
eravamo rimasti? Ad una proposta di matrimonio? Ma siete sicure di non
esservelo sognate?
Buona
lettura.
Un
bacio.
Roberta
Ora
sono tua, non ho paura
sono tua per sempre
che dicano quello che vogliono
e porterò il tuo
amore nella tomba
e tutta la mia vita inizia
adesso
"All yours - Metric - Eclipse"
- Sposami, Isabella.
Non
riusciva a credere che avesse pronunciato davvero quelle parole. E
doveva averlo avuto nello sguardo quel dubbio, perchè Edward
l'aveva stretta più forte a sè.
-
Sì, l'ho detto: sposami. Quando vorrai, dove vorrai, come
vorrai... ma sposami. Ti voglio nella mia vita, sempre. Voglio
svegliarmi la mattina e addormentarmi la sera con te vicino. Voglio
aggirarmi per casa e trovare il segno della tua presenza anche quando
non sarai lì con me. Voglio prepararti la colazione e farti
una
sorpresa portandotela a letto. Voglio anche litigare... e poi fare la
pace facendo l'amore sino a non avere più la forza per
farlo.
Voglio vedere l'invidia negli sguardi degli altri uomini, e poter
pensare "mi dispiace per voi, ma lei ha scelto me, è me che
ama". Voglio poter aprire un giornale, e se proprio ci deve essere
qualcosa su di noi, vedere scritto Edward Cullen e sua moglie Isabella
Swan".
Le
era mancato del tutto il fiato: moglie.
Sua moglie. E lui... suo marito.
- Voglio tante
altre cose per noi, e voglio potertele mostrare tutte, giorno dopo
giorno, mese dopo mese, anno dopo anno.
L'aveva
lasciata andare, ma per prenderle il viso tra le mani,
chinandosi su di lei. Le sembrava davvero di perdersi nel verde dei
suoi occhi.
Cosa aveva visto sua madre in
quegli stessi occhi?
Forse un riflesso
dell'amore che c'era adesso, e che aveva
spinto Reneè a credere in lui, tanto da affidargli lei, la
sua
bambina.
Le
aveva sfiorato appena le labbra con le sue, ma era stato un contatto
sufficiente a farle capire quanto le fossero mancati i suoi baci, il
suo sapore, la sua tenerezza.
-
Sposami, Isabella. Perchè ti amo, e perchè non
credo di poter più tornare a vivere senza di te.
Mamma, forse non era proprio
così che ci avevi immaginato, ma sono felice. Penso che
questo ti sarebbe bastato.
Sulla
scia di quei pensieri, aveva contraccambiato quel bacio delicato
e poi si era affidata fiduciosa ai sentimenti che sentiva chiari dentro
di lei.
-
Sì, Edward, voglio sposarti.
XXXXXXXXXXX
I
momenti subito dopo a quel "sì", li avrebbe sempre ricordati
come avvolti da una sorta di nebbia. Le era sembrato, infatti, di non
riuscire a riscuotersi da una sensazione a metà tra la
meraviglia e la magia.
Aveva appena accettato di
sposare Edward. Sarebbero diventati marito e moglie.
Forse era tutto un
sogno. Probabilmente al suo risveglio sarebbe
stata ancora al St. Marie, in attesa che Edward venisse a prenderla.
Ma
era stato molto reale nel suo quasi stritorla in un abbraccio che
sembrava davvero voler impedire anche all'aria di frapporsi tra loro
due.
Era
stato molto reale anche il bacio che le aveva dato in un cozzare di
labbra, denti, lingua, tanta era stata la foga con cui lo aveva fatto.
E lei non era stata da meno, lo aveva cercato con la stessa urgenza,
con lo stesso bisogno fisico che aveva di lui.
Forse
era passata anche qualche macchina nel frattempo, ma i loro
occupanti non avrebbero visto altro che due innamorati baciarsi
con passione lungo la riva del fiume.
Difficilmente
qualcuno avrebbe potuto capire chi erano: i loro visi
erano premuti l'uno contro l'altro, i nasi quasi schiacciati, le bocche
incapaci di staccarsi anche solo per prendere un respiro.
Il
tempo, che nella lontananza era sembrato eterno, ora avrebbe potuto
anche fermarsi, ma loro non se ne sarebbero nemmeno
accorti.
Alla
fine, a dividerli, era stata la consapevolezza di non potersi
spingere oltre, lì dov'erano. Così, con estrema
fatica, erano riusciti a smettere di
baciarsi, ma non di toccarsi.
Edward
non l'aveva lasciata andare, sembrava davvero incapace di
separarsi da lei. Aveva appoggiato la fronte alla sua, ritrovandosi
occhi negli occhi. Verde e nocciola, persi uno nell'altro.
-
Un giorno capirò come hai fatto a entrarmi così
dentro, Isabella.
-
Se lo scopri, dovrai dirmelo. Ho lo stesso problema con te.
Le
aveva sorriso dolcemente.
-
Problema?
Aveva
annuito, sorridendo anche lei.
-
Problema, sì. Perchè non riesco a pensare di
poterti stare lontano neanche per cinque minuti.
Lo
aveva baciato, profondamente, intensamente, provocandogli una tale
scarica di eccitazione che l'aveva afferrata per i fianchi,
premendola contro di lui.
Si
rendeva conto che con Isabella, le sue reazioni fisiche si
avvicinavano molto a quelle di un ragazzino ancora incapace di gestire
il suo desiderio. Correva il rischio di non riuscire a dominarsi,
assalendola come se fosse sempre una prima volta per lui.
Gemendo
di frustrazione, si era imposto di allontanarla.
- Hai
ragione, è un problema. Temo che la soluzione sia passare
molto, molto e ancora molto tempo insieme.
Ne avevano trascorso insieme
così poco in passato.
Era
stato un pensiero immediato, accompagnato dalla solita fitta
sgradevole. Ma si era sforzato di metterla a tacere: Isabella aveva
appena accettato di sposarlo.
Aveva osato troppo? Isabella,
sua moglie. Parole che suonavano meravigliosamente bene dentro di lui.
Sì, era
pronto a qualsiasi cosa per lei, anche affrontare
quel vincolo che per lui aveva rappresentato soltanto un'altra forma di
schiavitù.
Suo
padre, infatti, si era sposato solo perchè doveva avere una
famiglia, e non perchè voleva.
E per tutta la vita lo aveva ampiamente dimostrato sia a lui, che a sua
madre.
-
Spero davvero che sarà così...
Era
stata seria nel dirglielo, il pensiero sicuramente rivolto alla sua
vita impegnata.
-
Imparerò a delegare di più gli altri. Ora ho
davvero un buon motivo per farlo.
Le
aveva deposto un bacio sulla fronte, beandosi della sensazione della
sua pelle sotto le labbra.
-
E' vero anche che sarò perecchio impegnata anch'io con
l'università... almeno di giorno.
Non
aveva voluto scostare le labbra dalla sua fronte, ma le aveva comunque
risposto.
-
E' garantito che la notte avrai altro da fare...
-
Guarda che io non sono come te, ho bisogno di almeno otto ore di sonno!
-
Dovremo cercare un compromesso: otto sono troppe per quello che ho in
mente...
-
Edward!
Gli
piaceva il modo in cui, a volte, si faceva ancora cogliere
dall'imbarazzo.
Come aveva potuto credere di
rinunciare a lei?
- Ne
possiamo parlare, comunque.
-
Ne parliamo, volevi dire.
Aveva
preso a giocherellare con la sua cravatta, mentre lui ancora la teneva
abbracciata.
-
Come di ogni cosa, del resto. Perchè da adesso in poi
parleremo, Edward, vero? Sempre.
Era
chiaro quello che gli stava dicendo: il passato era passato. Ora
c'era un nuovo rapporto tra di loro. Non poteva negare a se stesso che
la parte di lui autoritaria e protettiva avrebbe voluto considerarla
ancora una ragazzina.
Ma proprio venendo a Londra, gli
aveva dimostrato quanto fosse diventata indipendente e consapevole
delle sue scelte.
- Vero.
C'è un posto molto carino in paese, un pub che
non è cambiato negli anni. Piccolo, cucina casalinga, pochi
clienti. L'ideale per parlare un pò... di noi. Che ne dici?
Avevano
molto da dirsi, ma temeva che a casa non sarebbe riuscito a
parlare. Almeno non subito, perchè il desiderio per lei gli
scorreva nel sangue, come fuoco vivo sotto la cenere pronto a
riattizzarsi con un semplice alito di vento.
Si
era fermata, la cravatta tra le dita, per guardarlo.
-
Dico che se offri tu, va bene.
Gli
aveva sorriso in quella maniera a metà tra innocenza e
malizia. Aveva la certezza che con quel sorriso, se usato con vero
intento, Isabella
avrebbe potuto chiedergli anche la luna e lui avrebbe provato a
prendergliela.
-
Nella fretta di uscire non ho preso il mio zaino, non ho nemmeno i
soldi per un bicchiere d'acqua.
Aveva
percepito quel momento come un nuovo inizio tra di loro. Ancora
una volta il loro rapporto cambiava, si arricchiva di nuove sfumature:
c'era una voglia di intimità e confidenza sempre
più
spontanea.
-
Ecco che alla fine la verità viene a galla: allora
più che a me, è ai miei soldi che miravi.
-
Bè, scusa, avevi anche qualche dubbio? Come resistere
all'idea di
conquistare uno degli scapoli d'oro più ambiti d'America?
-
Di questo passo, sarò costretto a farti firmare uno di
quegli accordi pre-matrimoniali.
Lo
aveva tirato per la cravatta, costringendolo ad abbassare il viso alla
sua altezza.
-
E se fossi tu a mirare ai miei soldi? Forse dovrei chiedere consiglio
al mio tutore legale. E' un tipo molto affidabile, sai? Non credo
potrei mai
rinunciare a lui, dovrai fartene una ragione.
Era
una verità mascherata dallo scherzo: glielo aveva letto
negli occhi che non sarebbe stata disposta a rinunciare a lui.
XXXXXXXXXXX
Si
erano immersi l'uno nell'altro, come se davvero un tempo molto lungo li
avesse divisi.
In
moto, abbracciata a lui, lo aveva stretto come se non avesse
più voluto lasciarlo andare. Si era goduta la sensazione di
pace
che era calata su di loro.
Si sarebbero sposati.
Un pensiero grande,
ingombrante per certi versi, eppure anche in grado di riempirla di un
calore immenso.
Amava
Edward, perchè non avrebbe dovuto sposarlo? Solo
perchè era troppo giovane? Sua madre aveva sposato suo padre
quando aveva avuto solo un anno più di lei. Si erano
conosciuti
al liceo, prima erano diventati amici, poi si erano
innamorati. Non avevano più voluto separarsi dopo il
diploma. Le
era sempre piaciuto ascoltare Reneè raccontargli la loro
storia.
Le era sembrata un pò una favola con i suoi
genitori come
protagonisti.
Una favola, però, in
cui non c'era stato il lieto fine.
In quel momento si
era stretta più forte ad Edward, traendo una nuova certezza
dalla sua presenza.
Si sarebbero sposati.
Edward
le aveva ribadito che sarebbe stata lei a scegliere quando,
dove, come. Lui aveva voluto solo che la sua risposta fosse un
"sì".
Ne
avevano parlato ancora, seduti ad un tavolo d'angolo nel piccolo
pub che avevano raggiunto.
Oltre a loro, c'erano stati solo tre uomini
intenti a seguire una
partita di rugby trasmessa dalla piccola televisione appoggiata alla
fine del bancone.
Come
le aveva anticipato, l'atmosfera era stata davvero intima e
tranquilla. Nessuno li aveva importunati o spiati. Era stato piacevole
godersi i semplici tramezzini e le bibite fresche.
Il
proprietario li aveva degnati della sua attenzione solo il tempo per
squadrarli al loro ingresso e decidere che non erano sicuramente due
malintenzionati. Probabilmente, con Oxford così vicino,
capitava che degli stranieri si fermassero nel suo locale.
Edward
aveva chiesto se potevano accomodarsi e l'uomo aveva risposto
con solo un cenno affermativo del capo, mentre non aveva smesso di
asciugare dei
bicchieri.
Contrariamente
a quanto avrebbero pensato in molti, Edward Cullen aveva apprezzato
l'indifferenza con cui erano stati accolti.
Le
aveva infatti confessato che il suo più grande dispiacere
sarebbe stato quello di essere magari riconosciuto, un giorno, in quel
posto.
Perchè avrebbe perso la certezza di poterci tornare
indisturbato
ogni volta che gli fosse capitato di soggiornare a Londra. Era un luogo
a cui era sempre stato molto affezionato, ora lo sarebbe stato anche di
più.
Lo sarebbe diventato anche per
lei: lì Edward le aveva chiesto di sposarlo.
Seduti vicini, si
erano sfiorati in continuazione, più o meno
casualmente: sotto il tavolo le loro gambe, sopra il tavolo le loro
mani e i loro occhi. Perchè a volte non erano servite
nemmeno le parole, erano bastati gli sguardi
per raccontarsi quello che avevano passato durante quei momenti di
separazione.
Edward
le aveva confidato come il senso di colpa lo avesse travolto
davanti alla scoperta di quel suo pomeriggio di tanti anni prima. Lei
lo aveva immaginato. Quello che non aveva potuto immaginare era stata
la sua reazione: fuggire da lei.
Glielo
aveva detto, sicura e sincera, che non si sarebbe mai più
dovuto comportare
così: non lo avrebbe perdonato di nuovo. Avrebbero dovuto
parlare, proprio come stavano facendo in quel momento, da adulti.
Non era più una
ragazzina, ora poteva - e voleva - decidere della sua vita.
Le aveva risposto
che avrebbe imparato ad accettare anche
questo, che stava diventando una giovane donna, ma di tenere presente
che il suo pessimo carattere non sarebbe
scomparso con un semplice colpo di spugna, avrebbe dovuto lavorarci
sopra.
Ne era consapevole Bella, alcuni
aspetti del suo carattere erano troppo radicati in lui.
E la loro
differenza d'età sicuramente non lo aiutava in questo:
Edward si sarebbe sempre sentito il più
responsabile tra loro due.
Ma
era disposta ad accettarlo, o almeno a provarci seriamente.
Avevano
lasciato il pub quando praticamente il proprietario gli aveva
detto esplicitamente che stava per chiudere. Solo allora si erano resi
conto che fossero già le undici passate.
Erano
tornati a Londra in tutta calma, godendosi la vicinanza che la
moto permetteva loro, consapevoli che era solo il preludio di un
contatto che avrebbero reso più profondo una volta a casa.
Non erano riusciti nemmeno ad
arrivare alla camera da letto.
Erano riusciti solo
a varcare la soglia di casa, prima di iniziare a spogliarsi reciprocamente, solo il fruscio dei loro abiti
che cadevano e l'ansito dei loro respiri sempre più
affrettati.
Edward
l'aveva presa con passione, ma anche con dolcezza. Si era
sentita amata, e a sua volta lo aveva amato donandogli tutta se stessa.
Si era spinta dove non avrebbe mai pensato di arrivare,
perchè
era stato naturale il suo desiderio per Edward.
Dopo
non avevano avuto la forza, nè la voglia, di raggiungere il
letto. Si erano stretti sul divano, coprendosi con il plaid che lei
stessa aveva abbandonato lì la sera prima, ridendo del fatto
che solo a qualche metro di distanza c'era più di un comodo
letto.
Si
era addormentato prima Edward, e Bella con la testa appoggiata al
suo torace, si era lasciata cullare dal suo respiro profondo e dal
battito del cuore.
Le era sembrato che un momento
così perfetto non potesse andare sprecato addormentandosi.
Aveva chiuso gli
occhi, rivivendo quella lunga giornata momento dopo momento, sino a
quella proposta meraviglosa ed inaspettata.
Edward le aveva chiesto di
sposarlo e lei aveva accettato.
XXXXXXXXXXXX
A
svegliarla erano state delle carezze lente e sensuali. Lungo il
braccio, il ventre, la coscia. Si era ritrovata su un fianco, premuta
tra il divano e il corpo di Edward. Aveva sentito la sua
erezione
crescere e sfregare contro le sue natiche.
Un
caldo languore aveva iniziato a farsi strada dentro di lei e si era
spinta di più contro il corpo muscoloso alle sue spalle.
-
Te l'avevo detto che otto ore erano troppe...
Le
sue labbra le avevano sfiorato l'orecchio, spedendole deliziosi brividi
lungo la schiena.
-
Ma che ore sono?
Il
risveglio sonnolento stava lasciando sempre più spazio ad
una voglia ben precisa.
-
Tra le sei e le sette, credo...
-
Tu mi vuoi morta.
La
bassa risata le aveva provocato altri brividi, insieme alla mano che
era scivolata sul suo fianco, sulla vita, per fermarsi calda e
invitante sul basso ventre.
-
Veramente è un'altra la maniera in cui ti vorrei...
-
Sei scandaloso, Edward.
-
Non mi sembra che la cosa ti dispiaccia, però.
Adesso
le stava tracciando disegni immaginari lungo il ventre, risalendo verso
il seno.
-
No, infatti. Mi stai conducendo sulla strada della perdizione.
Con
la mano le aveva ricoperto un seno, massaggiandolo e strizzando
leggermente la punta già inturgidita dalle sue precedenti
carezze.
-
Io ti avevo dato la possibilità di liberarti di me... ma tu
l'hai decisamente
respinta.
La
voce di Edward era stata ancora roca, ma non aveva nascosto del tutto
una traccia più seria.
A
quel punto lei si era girata, per cercare il suo sguardo. Incontrare
il verde di quegli occhi era sempre travolgente: come faceva a non
perdersi in quella profondità?
Però
non li aveva trovati dubbiosi, o pentiti, ma solo certi di
quello che aveva appena affermato: aveva accettato definitivamente il
loro legame.
E lo aveva fatto chiedendogli di
sposarlo.
- E sono convinta
della decisione che ho preso... come sono convinta di volerti sposare.
Gli
aveva accarezzato la guancia, resa ispida da quell'ombra di barba che
rendeva il suo viso ancora più bello.
-
Quando: il 7 febbraio, il giorno che sei entrato definitivamente
nella mia vita. Dove: a George Town, magari sulla spiaggia adiacente al
ristorante di Pepe. Lì, per la prima volta, mi hai detto
quanto
contassi per te. Come: alla sola presenza delle persone che davvero
contano per noi.
Aveva
intuito la sua sorpresa davanti a quella dimostrazione di quanto fosse
stato sicuro quel "sì" pronunciato solo la sera prima.
-
Ne sei sicura?
Gli
aveva sorriso.
-
Hai già cambiato idea? Non vuoi più sposarmi?
L'aveva
rovesciata sotto di lui, sostenendosi sui gomiti per poterla guardare
in viso.
-
Non sono mai stato più sicuro in vita mia, se non del fatto
che voglio sentirti chiamare Sig.ra Cullen.
Con
un dito aveva seguito il profilo del suo viso, scostandole una ciocca
di capelli.
-
Intendevo dire che non c'è nessuna fretta... a me basta
sapere che mi vuoi sposare.
Aveva
sollevato il viso per depositargli un bacio leggero sulle labbra.
-
Forse sono io che ho fretta... non voglio farmi sfuggire lo scapolo
d'oro...
Davanti
alla sua risposta, l'espressione seria che aveva assunto era sfumata in
una più maliziosa.
-
In qualità di tutore affidabile, mi sento allora di darti un
consiglio al riguardo: c'è un modo molto efficace per
evitare di farlo fuggire...
Aveva
iniziato a muovere leggermente il bacino contro il suo, riportando la
sua attenzione su quanto avevano interrotto poco prima.
-
E sarebbe?
-
Assecondare ogni sua richiesta, anche la più... scandalosa...
-
Ne sei sicuro?
-
Sicurissimo...
Si
era insinuato tra le sue gambe, le mani che erano scivolate sotto le
sue cosce, per invitarla ad allacciargliele intorno ai fianchi.
-
E che tipo di proposta scandalosa dovrei assecondare, per esempio?
Aveva
sepolto il viso nell'incavo del suo collo, mordendolo leggermente, ma a
quella domanda aveva rialzato il viso per sussurrarle in un orecchio
quello che aveva avuto in mente.
E lei, al solo sentirglielo
dire, si era eccitata.
Ragazze, oggi una sorpresa. Sto
per mostrarvi i miei occhiali dalle lenti rosse... già,
quelli per i capitoli a rating rosso!
Immagino che alcune scene di
questo capitolo vi abbiano stuzzicato abbastanza l'appetito! ^-^
Ne arriverà uno i
primi giorni di settimana prossima... intanto ecco gli occhiali! XD!
Un bacio grande e buon week-end, a lunedì. Robi
|
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Capitolo 30 *** Capitolo 29 ***
Buongiorno ragazze!
Innanzitutto voglio avvisarvi che risponderò alle vostre
recensioni a partire da domani. Mi scuso per non averlo fatto prima, ma
sarò sincera: ho dedicato tempo alla stesura di questo
capitolo e a quello rosso. Così sono arrivata "lunga" nel
tempo che avevo a disposizione per fare tutto!
Scusatemi, non è mancanza di voglia per voi, ma proprio
mancanza di tempo! Comunque, sapete che arrivo sempre, anche se in
ritardo!
Il capitolo di oggi: una prima parte che forse non vi aspettate, una
seconda parte dove Edward vi fa vedere un altro aspetto di
sè! Non aggiungo altro, vi rimando a fine capitolo.
Buona lettura!
Roberta
PS: cito personaggi reali... nel senso proprio di "reali". In una
maniera che non credo proprio possa essere ritenuta "offensiva".
- Un incontro di polo? Non sarà un pomeriggio troppo
eccitante, Bella?
Lo sguardo di Kelly era stato palesemente ironico mentre finiva di
indossare dei jeans che sembravano una seconda pelle tanto erano
aderenti.
- E' un impegno che Edward aveva già preso e che non
può
disdire. Lo ha invitato un ammiraglio della marina inglese con cui deve
discutere di alcuni affari piuttosto importanti...
- E lo fanno in mezzo alla campagna inglese, tra cavalli e persone con
la puzza sotto il naso? Perchè chi, se non gente dal sangue
blu,
nel 2011 si sorbisce uno sport del genere?
Le era venuto da ridere, mentre seduta al centro del grande letto,
osservava l'aria adesso schifata di Kelly. Aveva avuto a che fare con
un duca inglese, ossia un ragazzo che aveva frequentato il St. Marie, e
che l'aveva "rifiutata" perchè i suoi modi da "americana"
non
erano piaciuti ai suoi genitori.
- Tu sei troppo di parte, Kelly.
Aveva indossato una maglietta rosso fuoco, dalla scollatura piuttosto
vertiginosa. Era bellissima, anche vestita così
semplicemente.
Un pò l'aveva invidiata, più che altro per il suo
modo di
essere così audace e disinvolta.
Lei riusciva ad esserlo
nell'intimità con Edward, ma in pubblico si sentiva ancora
tremendamente impacciata.
Infatti indossava dei jeans anche lei, ma non come se le
fossero
stati cuciti addosso, e una maglietta blu, sicuramente carina ma
lontana dall'essere provocante come quella dell'amica.
- Dici? Solo perchè quello stronzo di Leopold mi ha
scaricato
dicendomi "sei troppo americana" come se fosse stato il peggior difetto
sulla faccia della terra?
Decisamente non aveva ancora superato quell'affronto.
-
Che poi... avrei
dovuto capirlo soltanto dal nome che non poteva
essere altro che uno con la puzza sotto al naso! Forse anche dal fatto
che me l'aveva menata con tutte le volte che era stato a Buckingham
palace per dei ricevimenti... e allora? Anch'io una volta
sono
stata alla Casa Bianca!
Era scoppiata a ridere e Kelly l'aveva guardata un attimo seria, prima
di scoppiare a ridere fragorosamente anche lei.
Era felice in quel
momento, molto.
Quasi ne aveva paura, proprio come quando pensi che non può
andare tutto così bene.
Ma stava andando tutto bene, quella era la
realtà dei fatti.
- Dici che non conta perchè ci sono stata in visita con la
scuola?
C'erano state altre risate, mentre Kelly si era seduta sul bordo del
letto.
- Direi di no. Leopold è stato invitato dalla Regina
Elisabetta, tu dalla tua maestra delle elementari.
- Pensa se lo incontrassi oggi pomeriggio... magari scopro che
è
uno dei giocatori! Potrebbe essere che un "nobile" come lui giochi a
polo... mica ci gioca anche il Principe Carlo?
- Mi pare di sì...
- Magari c'è anche lui! Magari ci sono anche i figli...
- Kelly?
Si erano guardate, scoppiando di nuovo a ridere.
- Sto esagerando, vero? Però sai che smacco per Leopold se
comparissi sui tabloid inglesi accanto al principe William o Harry?
- Questo vuol dire che verrai, allora?
Kelly aveva sbuffato, rialzandosi.
- Per forza che vengo... mica ti lascio da sola in balia di qualche
megera inglese... io ho provato cosa vuol dire! Quel week-end da incubo
a casa della "duchessa madre" non me lo scorderò mai!
Come lei non si sarebbe mai scordata quanto era tornata infuriata al
St. Marie e decisa a fargliela pagare a Leopold. Però, era
così che si era messa insieme a Mark, uno dei due ragazzi
con
cui aveva avuto una storia seria.
- E ti metterai anche qualcosa di sobrio?
Aveva sbuffato più forte, alzando gli occhi al cielo.
- Vuoi dire qualcosa di assolutamente insulso, dall'orribile color
pastello preferibilmente?
Bella aveva annuito, ripensando al biglietto d'invito che le aveva
fatto vedere Edward e che lei aveva fedelmente recitato all'amica.
Quello in cui veniva richiesto ai gentili invitati un "abbigliamento
comodo, ma comunque formale".
- Guarda che conto su di te anche per questo. Sei tu la regina dello
shopping, no? Mi devi dare qualche consiglio...
Kelly le aveva puntato addosso un dito e uno sguardo minaccioso.
- Stai cercando di intortarmi, Isabella Swan!
Poi le aveva fatto un gran sorriso.
- E ci stai riuscendo benissimo! Finalmente posso girare per negozi con
te! Poi oggi è un gran giornata, quindi non te la rovinerei
per
niente al mondo! Guarda, nemmeno se a quella partita di polo ci dovesse
essere Leopoldino e la sua adorata mamma!
All'idea di "Leopoldino" con l'adorata mamma, erano scoppiate di nuovo
a ridere.
Era felice ed era una
sensazione terribilmente intensa da provare.
Prima che i suoi genitori morissero, la vita era sempre
stata così per lei, allegra e spensierata. Ma dopo gli anni
difficili che aveva vissuto, adesso le sembrava di dover assaporare
ogni secondo di quella felicità ritrovata.
Quella mattina, mentre Edward l'accompagnava da Kelly, gli aveva
nuovamente chiesto se fosse stato contrario al fatto che lei volesse
essere sincera con l'amica e rivelarle che si sarebbero sposati.
Lui l'aveva fissata con occhi sereni, ribadendole che se lei si fidava
di Kelly, allora si fidava anche lui. Era un'ulteriore dimostrazione
che stava cercando davvero di cambiare.
E lo stava facendo per
lei.
Mentre l'amica si stava passando un velo di lucidalabbra
davanti allo specchio, Bella aveva inspirato profondamente.
- Kelly?
L'aveva guardata attraverso lo specchio, leggermente sorpresa
dal tono improvvisamente serio che aveva avuto nel chiamarla.
- Non ti ho detto proprio tutto su "come" abbiamo fatto pace io ed
Edward...
Si era voltata, adesso, appoggiandosi al mobile e guardandola a sua
volta seriamente. Bella aveva inspirato ancora profondamente.
- Mi ha chiesto di sposarlo.
Se avesse immortalato Kelly in quel momento, qualcuno avrebbe potuto
pensare che fosse stata preda di chissà quale shock.
- E io gli ho risposto di sì.
Le braccia lungo i fianchi, gli occhi sgranati, la bocca spalancata,
forse l'amica era davvero sotto shock!
Bella era scesa dal letto e si era portata di fronte a lei, preoccupata
che stavolta fosse stato davvero troppo quello che le aveva rivelato.
- Kelly? So che può sembrare pazzesco... forse anche un
pò troppo avventato... magari stai pensando che non ci ho
riflettuto abbastanza...
- Ti sposi con Edward?
La voce dell'amica sembrava provenire da un altro mondo, quasi fosse
stata un'aliena.
- Sì.
L'aveva fissata negli occhi, forse pensando che l'aliena era lei. Che
era lei ad essere in un altro mondo.
- Cazzo, Bella, non hai nemmeno diciotto anni!
Aveva fatto istintivamente un passo indietro, colpita dal tono duro con
cui le si era rivolta.
- Lo so... infatti ci sposiamo a febbraio... quando sarò
maggiorenne già da un pò...
Ma Kelly l'aveva sorpresa ancora, afferrandola saldamente per le spalle
e scuotendola leggermente.
- Hai solo diciotto anni, Bella, non puoi pensare già di
volerti
sposare! E Edward? Anche lui, come ha potuto chiedertelo? Che bisogno
avete di correre tanto? Non avevate già deciso di vivere
insieme? Non lo stavate già facendo?
Era stato un fiume di domande quello che le aveva riversato addosso,
lasciandola completamente ammutolita.
Kelly non approvava la
sua scelta.
Avrebbe tanto voluto credere che non fosse
così, ma il modo severo con cui la stava guardando non
lasciava alcun dubbio.
- Proprio perchè siamo così sicuri non
c'è motivo
di non farlo. Ci amiamo, Kelly, perchè non dovremmo volerci
sposare?
- Perchè è solo una firma su un pezzo di carta!
Che però ti condiziona la vita...
Le sembrava una frase assolutamente contradditoria, ma in cui la
ragazza davanti a lei sembrava crederci con tutta se stessa. Conosceva
quello sguardo duro e deciso, l'aveva visto molte volte sul volto
dell'amica. Qualsiasi fosse stato l'obiettivo che lo aveva evocato, di
solito Kelly era riuscita a raggiungerlo.
- Ti prego, Bella... non hai riflettuto abbastanza sulla cosa. Forse
perchè avevi paura di perdere Edward...
- Kelly! Io ho detto di sì perchè amo Edward! Non
c'entra affatto la mia paura di perderlo...
L'amica l'aveva scossa ancora leggermente, come se potesse servire a
risvegliarla da uno stato di incoscienza.
- Io non metto in dubbio che vi amiate molto, vi ho visto ieri...
eravate completamente in balia l'uno dell'altro! Sembravate due
naufraghi che avessero visto terra...
Si era stupita davanti a quella rivelazione dell'amica.
- Forse anche lui ha solo paura di perderti!
Non le era piaciuto sentirglielo dire. Le cose tra lei ed Edward non
erano così.
- Non mi ha chiesto di sposarlo per quel motivo... difatti non
è
lui che ha fissato la data. Sono stata io a scegliere che
fosse
febbraio. Lui non aveva fretta, anzi mi ha chiesto se ero sicura...
Ma l'amica l'aveva interrotta di nuovo.
- E allora! Perchè non rifletterci su ancora un
pò!
Prenditi un anno... inizi l'università, ti ambienti a New
York,
fai un pò di rodaggio con la vita a due...
Era stata lei ad interromperla questa volta.
- Ma come stai parlando, Kelly? Rodare la mia vita con Edward? E
secondo te questo sarebbe il giusto modo di iniziare una storia con la
persona che ami? Vedere se va tutto bene, poi al massimo ti impegni?
Guarda che è l'esatto contrario: io mi voglio impegnare
perchè ci credo e perchè voglio che tutto vada
bene tra
me e lui.
Si stava arrabbiando, e le era successo poche volte con Kelly. Le
poteva davvero contare su una mano sola, e tutte le volte era stato per
cose serissime.
Proprio come ora.
- Non volevo dire questo, e lo sai. Però se ti
stai
arrabbiando tanto, forse è perchè sai che un
pò di
ragione ce l'ho!
Anche Kelly si stava arrabbiando.
- Io mi sto arrabbiando perchè dopo tutto quello che ti ho
raccontato ieri, non puoi dirmi che sto correndo troppo con Edward!
L'aveva guardata dritta negli occhi, perchè non aveva certo
il
timore di farlo: era come se stesse parlando ad una sorella.
- Tu mi conosci. Io non farei mai una cosa di cui non fossi
più
che convinta. Non mi hai detto tu, almeno un milione di volte, che ero
fin troppo matura e assennata?
Si era scostata, per far sì che Kelly la lasciasse andare e
poterle così prendere le mani, stringendole nelle sue.
- Tu odi il matrimonio perchè hai visto quello dei tuoi
genitori
diventare un inferno. Ma non è scritto da nessuna parte che
debba finire così anche tra me ed Edward.
Gli occhi dell'amica erano diventati lucidi e lei si era sentita in
colpa. Troppo presa dal darle la notizia, non aveva pensato che avrebbe
potuto avere quell'effetto su di lei. L'unica punto debole di Kelly era
stato proprio il divorzio dei suoi genitori: si erano fatti guerra
aperta prima di riuscire a trovare un equilibrio. E in quella guerra
c'era finita di mezzo lei: entrambi, i primi tempi, l'avevano
involontariamente usata per ferirsi l'un l'altro.
Aveva avuto solo cinque anni, eppure aveva lasciato il segno.
- Kelly, io lo so che lo dici perchè mi vuoi bene.
La rabbia era svanita davanti allo sguardo dispiaciuto e insieme
tormentato dell'amica.
- Scusami se mi sono arrabbiata. Ma quello che sto cercando di dirti...
è che non ti devi preoccupare per me. So quello che sto
facendo.
- Anch'io ti voglio bene. E non riesco a non pensare che forse stai
sbagliando. Di conseguenza non posso non preoccuparmi per te.
Aveva ricambiato la sua stretta.
- Forse hai ragione, l'esperienza dei miei genitori non mi ha aiutato a
credere nel matrimonio... però, la percentuale dei divorzi
è in continua crescita. Un motivo ci sarà...
- E pensi che quelle coppie se non fossero state sposate, non si
sarebbero lasciate
comunque? Pensi che sia il "pezzo di carta" ad avere spento il loro
desiderio di trascorrere la vita insieme?
Kelly aveva fatto una smorfia imbronciata e Bella aveva sentito aprirsi
un piccolo spiraglio.
- Ecco che ti stai trasformando nella Bella/mamma... perchè
devi
sempre trovare delle argomentazioni dannatamente valide a sostegno del
tuo punto di vista?
- Kelly...
Ma l'amica aveva alzato le mani, non in un gesto di resa, ma
più per bloccarla.
- Non sto dicendo che ho cambiato idea e che sono felice della notizia.
Sto dicendo che... ci penso.
L'aveva guardata sinceramente dispiaciuta.
- Scusami. Forse ho solo bisogno di tempo per... per abituarmi all'idea
che la mia migliore amica diventerà una donna sposata.
- Ma non cambia niente. E' questo che voglio farti
capire. Io sarò sempre io, solo sposata.
- Io non ho paura che cambi qualcosa tra noi... è solo
che...
bè, esprimo il dubbio che forse avrei io: sposarsi non
è
quella favola che può sembrare.
L'aveva abbracciata a quel punto, perchè voleva sentirla
vicina.
- Non sto cercando la favola, Kelly. Sto solo facendo quello che mi fa
sentire bene. E l'idea di sposare Edward mi fa stare molto bene.
L'aveva stretta anche l'amica.
- E a me fa stare bene dirti che forse ci devi riflettere meglio. Sono
la tua migliore amica, tra i miei compiti c'è anche quello
di
essere sincera con te.
Si erano guardate, senza più rabbia, solo serie.
- E lo apprezzo, davvero. Ma sono sincera anch'io quando ti dico che
è quello che voglio. Perciò...
Era stata Kelly a sorridere per prima.
- Perciò avremo di che discutere per un bel pò...
almeno sino al giorno del tuo matrimonio.
Anche Bella si era concessa un sorriso.
- E se non avrò cambiato idea?
- Bè, allora mi rassegnerò a fare da testimone
alla tua follia!
Adesso l'espressione era mutata in una minaccia scherzosa.
- Perchè, ovviamente, sarò io a farti da
testimone, vero?
Bella l'aveva abbracciata.
- Ovviamente! Segnati sull'agenda che il 7 febbraio hai un impegno
inderogabile con la tua migliore amica.
L'aveva abbracciata anche lei.
- Inderogabile è ancora da vedersi, te l'ho detto.
- Okay, okay, come vuoi.
Avrebbero superato anche questa divergenza di opinioni, come era
accaduto in passato quando non erano state dello stesso parere.
L'amicizia significava anche questo: accettare la diversità
nell'altra persona e rispettarla.
XXXXXXXXXXXXXX
- Siamo le uniche senza cappello.
- Siamo americane, ci permette questo vantaggio.
- Molte hanno anche i guanti.
- Molte non hanno ancora accettato di essere nel ventesimo secolo.
- Hanno anche delle graziose borsette.
- Bella, sei perfetta anche senza cappello, senza guanti, senza
borsetta.
Gli occhi azzurri di Kelly l'avevano fulminata, invitandola a piantarla
di preoccuparsi per quelle formalità.
Ma
lei si era
guardata ancora in giro, notando come quel posto
apparisse terribilmente inglese: immerso nello splendido parco di una
villa dell' 800, il campo dove
si sarebbe disputata la partita di polo era delimitato da nastri con
stampata la bandiera inglese. Lontani dai bordi c'erano disseminati
degli eleganti gazebi, sotto cui si trovavano tavolini e sedie dove
potersi accomodare. C'era anche un tendone più grande dove
era
stato allestito un buffet con camerieri in giacca bianca che servivano
tartine
raffinate e champagne.
In quell' ambiente decisamente sofisticato, si aggiravano altrettanti
ospiti sofisticati. Le donne erano tutte in abito da cocktail, come
l'aveva definito Kelly al momento della ricerca dei loro, con tanto di
cappello e guanti; gli uomini erano in completo giacca e cravatta,
oppure in
una tenuta meno formale, ma comunque elegante, costituita da pantaloni,
camicia con ascot e leggero pullover.
- Io non ho il tuo stesso fascino, Kelly.
Aveva guardato l'amica, fasciata da un bellissimo abito azzurro che
metteva ancora più in evidenza la sua bellezza.
Più di un
uomo le aveva già riservato uno sguardo ammirato.
- Infatti, tu hai il tuo e va benissimo così
com'è! Poi il lilla ti dona da morire.
L'abito in effetti le era piaciuto anche per il colore, oltre che per
il modello. Ma da qui a sentirsi bella quanto Kelly... era decisamente
impossibile.
- Sei una pessima bugiarda, ma una grande amica, Kelly.
Kelly l'aveva presa sottobraccio.
- Ho capito. Andiamo a prenderci un pò di champagne...
chissà che non riesca a rilassarti un pò!
L'aveva sospinta verso il grande tendone, attraversando il prato ed
attirando così l'attenzione di molti dei presenti.
- Forse con il cappello avremmo dato meno nell'occhio...
- Forse se non fossimo state così belle, avremmo dato meno
nell'occhio!
- Modesta come sempre.
Stando attente a parlare discretamente, avevano moderato anche le
risate. Giunte davanti al buffet, si erano fatte servire dello
champagne. Bella aveva preso anche qualche tartina, non volendo correre
il rischio che le andasse alla testa.
Ne aveva appena addentata una, quando una voce cortese le aveva
raggiunte.
- Mi scusi, signorina, posso chiederle di indossare i colori della mia
squadra? E' tradizione che a queste partite per beneficenza ogni
squadra abbia una madrina, scelta tra
il pubblico presente, a cui dedicare l'eventuale vittoria.
Voltandosi, aveva potuto constatare che fortunatamente non era a lei
che era stata
rivolta quella domanda bensì a Kelly. Il latore di quella
richiesta era stato un ragazzo decisamente affascinante, ma non
propriamente bello. Capelli scuri, occhi chiari, fisico muscoloso.
- Scusate, permettete che prima mi presenti: Anthony Vernon, capitano
dei Winged Guardians
-
Kelly Taylor.
L'amica aveva stretto la mano che il ragazzo le aveva porto. Poi aveva
rivolto l'attenzione a lei. Si era presentata a sua volta.
- Isabella Swan.
Aveva stretto anche la sua, riportando subito dopo l'attenzione su
Kelly.
- Americane, giusto?
- Sì.
Stava assistendo ad uno scambio interessato di sguardi tra l'amica e
Anthony.
- Allora, Kelly, posso sperare di vederti indossare i nostri colori?
Le aveva mostrato la coccarda che aveva avuto in mano. Riprendeva i
colori della sua tenuta, blu e bianca, con al centro il numero 1.
- Esattamente cosa comporta l'accettarla?
Kelly
gli aveva rivolto un'occhiata divertita: decisamente la cosa poteva
interessarla.
- Il tuo sostegno durante la partita, la dedica dell'eventuale
vittoria... un bacio premio al capitano della squadra.
- Cioè tu...
- Esatto.
- Siete forti?
In risposta c'era stato un sorriso divertito.
- Quest'anno non abbiamo ancora perso un incontro.
- Speriamo, allora, di non portarvi sfortuna.
Aveva teso la mano per accettare la coccarda, ma Anthony aveva scosso
la testa.
- La tradizione vuole che sia io a pensarci. Permetti?
Aveva fatto segno di volergliela appuntare sul vestito, poco sopra il
seno. Kelly aveva annuito e il
ragazzo le si era avvicinato.
- Attento a non bucare la mia gentile ospite, Anthony.
Bella si era girata sorpresa, ritrovandosi Edward alle spalle. Era
arrivato,
finalmente! Ed era affascinante più che mai con indosso dei
pantaloni grigi, una camicia bianca ed un pullover appoggiato sulle
spalle, grigio anche lui.
- Ciao, Edward! Dovevo immaginare che dovessero essere insieme a te...
Si erano stretti la mano, interrompendo l'operazione di "fissaggio"
della coccarda.
- Isabella, Kelly... scusatemi per il ritardo. Vedo però che
avete già conosciuto uno dei padroni di casa.
- Non potevo rimanere indifferente al fascino di due ragazze
così belle.
Anthony aveva rivolto il complimento ad entrambe, ma era stato palese
il suo maggiore interesse per Kelly.
- Tanto che è stato difficile scegliere... poi ho pensato
che
l'azzurro si sposasse di più con i colori della mia
squadra...
Era stato galante con le parole, ma ancora molto diretto con lo sguardo
che non lasciava quelli azzurri di Kelly. Bella, a sua volta, aveva
incrociato lo sguardo di Edward, e aveva trovato traccia di una
soddisfazione che lei aveva ben interpretato: era sollevato che
l'interesse di Anthony si fosse diretto verso l'amica.
- Anzi, posso?
Aveva ripreso ad appuntare la coccarda sotto lo sguardo divertito di
Edward.
- Ecco fatto. Adesso sei ufficialmente la nostra madrina. Se permetti,
vorrei presentarti i miei compagni. La partita sta per iniziare... sono
sicuro che un tuo agurio ci porterà fortuna.
Quell'invito era apparso per quello che era: una scusa per portarla via
e rimanere qualche minuto solo con lei.
- Non posso certo negare alla "mia squadra" un saluto... Bella, Edward
vi raggiungo non appena ho finito di dispensare un pò di
fortuna!
Il lato esuberante dell'amica non finiva mai di stupirla: era sempre
pronta a lanciarsi in qualsiasi situazione. Certo, se poi c'era di
mezzo anche un ragazzo carino... la cosa le era anche più
gradita! Oltretutto Kelly era riuscita a farle capire chiaramente che
apprezzava il lato B di Anthony. Lato per cui lei era molto fissata in
un uomo.
- Sì, certo. Noi ti aspettiamo qui intorno...
Bella aveva sorriso all'amica, trasmettendole di rimando un messaggio
chiaro solo per loro e che era "tu sei proprio una maniaca!".
Dopo che lei ed Edward avevano augurato a loro volta buona fortuna al
ragazzo per la partita, i due si erano allontanati iniziando a
chiacchierare tra di
loro.
- Devo chiedere ad Emmett di seguirli?
Era tornata a guardare Edward, avvertendo la solita fitta allo stomaco:
era bello e dannatamente desiderabile con quel sorriso e
quell'espressione semiseria.
- Seguirli? Perchè? Mi sembra un tipo a posto Anthony... e
poi mica lo conosci?
- Veramente è a lui che pensavo... Kelly aveva la stessa
espressione che hai tu quando...
- Edward!
Si era immediatamente guardata intorno per capire se qualcuno avesse
potuto sentire: ma a parte i camerieri indaffarati a sistemare tartine
e bicchieri, non c'erano altre persone nelle vicinanze.
- Perchè, non è forse vero?
- Piantala!
Ma lui aveva proprio l'aria di divertersi un mondo a stuzzicarla, ben
sapendo che la cosa aveva il potere di "caricare" entrambi sino al
momento in cui avrebbero potuto dare libero sfogo al loro reciproco
desiderio.
- Penso che Emmett dovrebbe seguire me... per assicurarsi che tu mi
stia alla larga!
Lo aveva guardato socchiudendo leggermente gli occhi, cercando di
apparire seria e minacciosa.
- Donne: dite una cosa, ma ne volete un'altra...
Si era leggermente avvicinato, senza però invadere davvero
il suo spazio personale. Era stato sufficiente peò per
innescare la solita corrente che si attivava tra loro.
- Hai deciso di dare scandalo proprio a casa dell'ammiraglio Vernon? Mi
sembrava di aver capito che ci tenessi particolarmente a questo
incontro...
- L'unico incontro a cui tengo veramente, l'ho fatto due minuti fa, quando mi sono avvicinato a te.
Aveva deciso di metterla davvero in difficoltà,
perchè aveva sfoderato un tono di voce basso e carezzevole
che aveva accompagnato uno sguardo altrettanto coinvolgente.
- Questo si chiama giocare sporco, Edward Cullen. Penso che te la
farò pagare...
- E io non vedo l'ora... Gwen! Che sorpresa! Non mi aspettavo di
vederti.
L'aveva spiazzata, prendendola per un gomito e facendola voltare per
fare qualche passo incontro ad una donna che istintivamente aveva
giudicato subito come nemica.
- Edward! Ho fatto i salti mortali per tornare prima, sapendo che c'eri
anche tu oggi!
Pericolosa nemica.
Perchè le era bastato vedere il modo in cui
aveva fissato Edward, ignorando completamente lei nonostante gli fosse
stata di fianco.
- Ti trovo in splendida forma! Come sempre del resto...
Gli si era spalmata addosso, e solo per baciarlo sulle guance. Un moto
di violenta gelosia l'aveva immediatamente colta. C'era stata una certa
intimità nel modo in cui lo aveva fatto. Poteva anche non
avere una grande esperienza, ma certe sensazioni erano probabilmente
istintive.
Quella donna ed Edward erano stati compagni di letto.
Si era sentita insieme gelare e poi bruciare, mentre Gwen sembrava
essersi avvinghiata ad Edward come un'edera rampicante.
Aveva registrato il suo abbigliamento decisamente sobrio ed elegante,
che però nulla toglieva al suo atteggiamento decisamente
provocante.
Era stato Edward a fare un passo indietro, invitandola gentilmente a
riprendere una certa distanza. Poi si era voltato verso di lei,
guardandola, ed inducendo la donna a degnarla finalmente di un'occhiata.
- Isabella, lei è Gwen Vernon.
Ora che aveva capito di avere davanti l'altra figlia dell'ammiraglio
Vernon, aveva trovato una certa somiglianza con Anthony: stessi capelli
scuri e stessi occhi chiari.
- Gwen, lei è Isabella Swan.
La donna le aveva rivolto un sorriso, mentre si stringevano la mano, ma
Bella aveva notato come non fosse arrivato ai suoi occhi: quelli erano
rimasti freddi mentre la passavano in rassegna.
- Finalmente conosco la piccola
Isabella!
Non le era sfuggito come avesse calcato l'attenzione su quel "piccola",
e se non fosse stato sufficiente, aveva rincarato la dose.
- Devo proprio farti i complimenti, Edward ci ha detto che ti sei
appena diplomata, guadagnandoti persino una lode.
Aveva cercato di immaginare la faccia di quella donna, che adesso la
guardava mostrando un finto interesse, quando le sarebbe comparsa
davanti agli occhi la notizia che lei ed Edward si erano sposati.
Solo questo l'aveva trattenuta dal risponderle in maniera sgarbata,
limitandosi invece ad un cortese ringraziamento.
- Allora, Edward, hai già visto mio padre? Pensa che proprio
cinque minuti fa si chiedeva quando saresti arrivato...
Il tempo da dedicare a lei era evidentemente finito, tanto che lo aveva
preso sottobraccio per trascinarlo forse da suo padre. Non aveva messo
in conto, però, la reazione di Edward.
- Scusami, Gwen, ma non voglio lasciare Isabella da sola ad aspettare
la sua amica. Anthony l'ha scelta come madrina dei Guardians e l'ha
momentaneamente rapita per farle conoscere il resto della squadra. Le
abbiamo detto che l'aspettavamo qua nei paraggi.
Gwen aveva dato chiari segni di insofferenza, e nemmeno tanto velati,
però ufficialmente non aveva avuto il coraggio di
controbattere a tanta fermezza.
- Ma certo, ovvio. Comunque sarà presto di ritorno, la
partita inizia tra cinque minuti. Poi, così, ti accompagno
da papà...
Ma aveva ricevuto un altro duro colpo, perchè Edward si era
liberato della sua stretta, sorridendole gentile, ma sicuro.
- Non voglio abusare della tua gentilezza, Gwen. So che tuo padre ha
piacere che tu sia presente al momento dell'ingresso in campo
dei cavalieri... non appena torna l'amica di Isabella, mi metto subito
in cerca di lui per fargli sapere che sono arrivato.
Le aveva tagliato ogni possibilità di rimanere con loro, lo
aveva capito dal modo stizzito con cui aveva serrato le labbra.
- Ti ringrazio della gentilezza, Edward. Allora, vado. Ci vediamo dopo,
sicuramente mio padre avrà piacere di vederci insieme come
buoni amici...
Bella aveva avuto l'impressione che quella donna fosse
chiaramente decisa a farle sapere che avanzava delle pretese su Edward.
La cosa non la lasciava ovviamente indifferente, solo si domandava
perchè dal momento che non poteva sapere come fosse mutata
la loro relazione.
- Certo, Gwen. A dopo.
Con un'ultima occhiata significativa ad Edward, e una glaciale a lei,
era andata verso l'ingresso del campo.
- Vieni, spostiamoci in un posto più tranquillo.
Le era sembrata una buona idea quella di Edward, dal momento che aveva
bisogno di rivolgergli una domanda urgente. Si erano diretti sotto un
gazebo abbastanza appartato rispetto agli altri.
Mentre l'aiutava a sedersi, imitando i modi di un perfetto gentleman,
le aveva subito chiarito un punto importante.
- Gwen fa parte di un passato morto e sepolto. Oggi non doveva esserci,
altrimenti te ne avrei parlato prima.
Sedutosi a sua volta, l'aveva guardata con occhi sereni e limpidi, che
stavano a significare quanto fosse stato sincero e desideroso di fugare
subito qualsiasi eventuale dubbio.
- Direi che lei non è dello stesso parere...
Aveva scrollato le spalle, senza smettere di fissarla.
- Quello che pensa lei non ha importanza, Isabella. Conta quello che
penso io. E a dire il vero... Gwen è stata un grosso errore
che ho commesso solo una volta.
Fiducia. Ne aveva in
Edward, pertanto gli credeva.
- Ti credo.
Aveva avuto la sensazione che si fosse rilassato.
- Però mi è sembrato che ti volesse come... minacciare con la
storia di sembrare buoni amici agli occhi di suo padre... oltre che a
lanciare un avvertimento a me, ovviamente.
Era sbucato un sorriso misterioso.
- Sono contento che il tuo compleanno sia così
vicino... ho la sensazione che sia sempre più tangibile
quello che ci lega... come se gli altri lo avvertissero solo standoci
vicino...
- E' anche colpa tua, sai? Se continui a provocarmi come stavi facendo
prima che arrivassi Gwen...
Si era concesso un'espressione maliziosa, essendo di spalle e nascosto
alla vista di tutti.
- E' un gioco che vale la pena di essere giocato con te... sei
decisamente eccitante quando ti trovi in imbarazzo... un pò
come adesso... arrossisci, cerchi di non guardarmi, ti mordicchi le
labbra...
La stava di nuovo
provocando, riuscendoci perfettamente.
Avrebbe voluto abbandonare subito quel posto per tornare a casa con lui.
- Non hai risposto alla mia domanda.
- Quale? Credo di essermi perso...
In effetti il verde dei suoi occhi era diventato più
torbido, forse seguendo la scia di pensieri che portavano anche lui
nella direzione di casa.
- Sulla minaccia non tanto velata che ti ha rivolto Gwen.
- Uhm... sì. Crede di poter influenzare le decisioni di suo
padre... su affari che mi riguardano, ovviamente.
Non sembrava affatto turbato.
- Cioè?
- L'ammiraglio Vernon è il presidente della commissione che
deciderà quale società avrà in appalto
l'armeria della marina inglese per i prossimi cinque anni.
- Stai scherzando, vero?
- Mai stato più serio.
- E non sei preoccupato?
- L'ammiraglio è un uomo che sa quello che vuole.
- Ma è sua figlia...
- E io possiedo la società più competitiva in
materia di armi navali.
Si stava misurando con l'uomo d'affari, adesso.
- I capricci di una figlia possono essere davvero imprevidibili su di
un padre.
- Mai come venti milioni di sterline da mettersi in tasca.
- Lo vuoi corrompere?
L'aveva guardata seriamente.
- E se ti dicessi di sì? Che quello è il suo
prezzo?
Non aveva saputo rispondere davanti a quella domanda che le aveva
mostrato un aspetto di Edward che non aveva mai considerato veramente.
Era al settimo posto
nella classifica dei venti uomini più ricchi al mondo.
Aveva ereditato un immenso patrimonio da suo padre, ma poi
lo aveva duplicato grazie alle sue capacità. Era un uomo d'affari molto potente, dopotutto.
- Non si dice, forse, che tutti hanno un prezzo?
Era rimasta in silenzio, turbata da quell'uomo che aveva il volto di
Edward, ma non l'espressione che lei conosceva.
Scommetto che la vostra
faccia è più o meno questa O_O
Anche la mia e quella di Bella, perchè questo aspetto di
Edward non l'avevamo considerato. XD!
Scherza o fa sul serio?
Mi piacerebbe conoscere il vostro parere, ormai Edward lo conoscete
anche voi! XD!
Voglio di nuovo, in questo angolo che mi sembra più "intimo"
con voi, chiedervi scusa se non arrivo sempre puntuale nell'angolo
delle nostre chiacchierate.
Ma per farmi perdonare, ecco la bella notizia: domani arriva il
capitolo rosso! Sempre nella raccolta "Un amore tra le onde - Rosso al
tramonto".
Un bacio grande.
Robi
-
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Capitolo 31 *** Capitolo 30 ***
Buongiorno ragazze!
Allora,
vi avevo lasciato con questa faccia O_O
Vediamo
alla fine del capitolo come sarà... me lo farete sapere se
ne avrete voglia, ovviamente! XD!
C'è
anche una sorpresa proprio alla fine del capitolo e so che
sarà veramente così che vi coglierà la
situazione (immaginate che mi sto sfregando le mani mentre ve lo sto
dicendo! XD!).
Insomma,
è proprio il caso che vi lasci alla lettura, per risentirci
in fondo.
Un
bacio.
Roberta
-
Bella?
Si
era ritrovata a fissare lo sguardo interrogativo di Kelly.
-
Dove sei
stata di bello con la fantasia negli ultimi dieci minuti, mentre io ti
raccontavo di Anthony?
Aveva
fatto fatica a riportare l'attenzione sul presente: la sua amica, la
partita di polo, gli altri spettatori... Edward.
Lo aveva cercato,
ritrovandolo dove lo aveva lasciato: sotto il
gazebo più lontano rispetto al campo, in compagnia
dell'Ammiraglio Phineas Vernon.
Quando
le era stato presentato, non aveva potuto fare a meno di notare
come somigliasse ai suoi figli, nonostante i suoi capelli non fossero
stati più neri. Quello che l'aveva colpita, però,
era
stato lo sguardo: attento e acuto. Le era sembrato che avesse avuto il
potere di vedere oltre le apparenze, oltre quella presentazione formale
che le aveva riservato Edward.
Edward.
Lo sguardo era
ritornato a lui, e sebbene distante, aveva
riconosciuto nella sua postura la concentrazione che stava riservando
a quel colloquio.
Non si dice, forse, che ognuno
ha il suo prezzo? Quello dell'ammiraglio Vernon è di venti
milioni di sterline.
- Bella? Dove sei?
Allora mi devo preoccupare seriamente. E' successo qualcosa mentre sono
stata via?
Adesso
lo sguardo di Kelly si era fatto più preoccupato che
interrogativo. Si era sforzata di rispondere convinta.
-
No... no, niente.
-
Hai esitato troppo, tesoro, a me non la fai! Sputa il rospo...
Poi
aveva seguito il suo sguardo, perchè come se avesse avuto
una molla interiore, era ritornato a fissare i due uomini che
discutevano sotto
il gazebo.
Adesso
aveva notato anche che, a poca distanza da loro, appoggiato
tranquillamente ad un albero c'era Emmett.
-
Si tratta di Edward? E' per quell'incontro?
Aveva
fatto un cenno in direzione del gazebo per indicare la stessa scena che
stava osservando anche lei.
-
No, davvero. Stavo guardando, ma in realtà pensavo ad
altro...
Aveva
riportato lo sguardo sull'amica, cercando di sorridere in maniera
naturale.
-
Bè, allora sentiamo cos'è questo "altro"...
qualsiasi
cosa fosse, di certo non era un pensiero molto piacevole.
Non
voleva parlarne con Kelly di quello che l'aveva turbata, era qualcosa
che doveva metabolizzare
prima lei . Non sarebbe riuscita a spiegarglielo con la stessa
sicurezza
con cui Edward lo aveva fatto con lei.
Solo
che lo sguardo azzurro puntato nel suo, stava chiedendo di essere
rassicurato sul fatto che andasse tutto bene. Probabilmente le stava
facendo vivere troppi alti e bassi, e se non l'avesse persa in quel
periodo, non l'avrebbe più persa come migliore amica.
A
fornirle un motivo per la sua aria assente, mai lo avrebbe pensato, era
stata involontariamente
proprio Gwen Vernon. L'aveva individuata dall'altra parte del campo,
intenta a parlare con altre due donne.
-
Se guardi di fronte a noi, un pochino sulla destra, ci sono tre
donne... una indossa un abito color pesca...
-
Quella che ha il cappello che sembra un groviglio di piume arruffate?
Le
era venuto da sorridere, perchè lo aveva pensato anche lei:
erano troppo in sintonia.
-
Sì, esatto. E' la figlia dell'ammiraglio, si chiama Gwen...
ed è stata a letto con Edward.
-
Che stronzo!
-
Kelly!
Non
si era aspettata quell'uscita dell'amica... cioè, immaginava
che avesse pensato a lei nel dirlo, sapendo che trovarsi davanti una
"ex" non era mai piacevole. Ma era altrettanto vero che non poteva
pensare che Edward fosse arrivato vergine alla sua età!
-
Poteva evitare di farvi incontrare, no?
-
Veramente lei non doveva esserci, si era informato. Era all'estero
per il matrimonio di un'amica. Solo che ha fatto i salti mortali per
poter essere qui, oggi.
-
Quindi l'unica stronza rimane lei! Ed è pure la sorella di
Anthony! Lui sembra così simpatico...
Aveva
messo su un'espressione che lei riconosceva per questo messaggio
"possibile che sono così sfigata con i ragazzi?".
-
Non è detto che debba essere come la sorella.
Perchè,
devo essere sincera, lei è stata proprio una grandissima
stronza!
-
Caspita, deve proprio averti fatto arrabbiare... tu che inveisci!
Racconta un pò...
Mentre
la partita proseguiva tra lo scalpiccio dei cavalli, il rumore
delle mazze che colpivano la palla e il tifo discreto del pubblico,
Bella aveva raccontato l'incontro con Gwen.
Nonostante
fosse stata intenta a parlare, una parte di lei non era
riuscita però a togliersi dalla testa la conversazione che
si era svolta
poco prima tra lei ed Edward.
- Quindi sei qui
perchè anche l'Ammiraglio Vernon ha il suo prezzo?
- Venti milioni di sterline. Una
cifra che comprerebbe molte persone, Isabella, non sei d'accordo?
Lo sguardo di Edward era stato
molto serio, facendole capire che non stava affatto parlando di
qualcosa che non conosceva.
- Non so cosa dire...
Era stata sincera. Le si era
aperto davanti uno scenario a cui non aveva mai pensato: come
conducesse i suoi affari Edward.
Il cuore aveva preso a batterle
più forte e aveva dovuto distogliere lo sguardo dal suo,
attento e penetrante.
- Capisco. E' un argomento
sicuramente poco... piacevole. Ma fa
parte della mia vita. Potrei tenertene fuori...
Aveva riportato lo sguardo su di
lui, trovando il suo fisso su di lei.
- ... ma sei stata tu a dirmi
che avrei dovuto sempre parlare con te e di tutto.
Per un attimo si era sentita a
disagio. Aveva avuto la sensazione che
avrebbe dovuto affrontare qualcosa di troppo grande per lei.
- Sì, è
vero.
Solo parlandone sarebbe ruscita
a conoscere un aspetto di lui che,
adesso lo capiva, non aveva mai affrontato davvero: l'Edward che
gestiva il suo impero finanziario.
- Quindi, sei qui per corrompere
Vernon e aggiudicarti quell'appalto?
Come risposta aveva ottenuto un
sorriso che gli aveva addolcito i lineamenti e l'espressione.
- Adesso sei tu che non stai
parlando con me, Isabella. I tuoi occhi sono molto espressivi, sai?
Si era chiesta come aveva potuto
pensare di ingannarlo, nascondendogli
il turbamento che le aveva provocato quella conversazione.
- Perchè non mi
chiedi quello che davvero vuoi chiedermi?
Si era ritrovata con un nodo in
gola.
- Perchè ti fa
dubitare di me, giusto? O meglio, ti fa sembrare di non conoscermi
così come pensavi.
Aveva capito perfettamente il
suo stato d'animo: divisa tra l'Edward di
cui lei era sicura, e questo Edward che non aveva considerato.
Perchè non avrebbe potuto dire "sconosciuto", dal momento
che
aveva sempre saputo che c'era anche l'uomo in grado di essere freddo e
cinico. Solo non aveva immaginato quanto.
- Sì, è
vero. Mi dispiace, è che non avevo...
Era turbata, troppo per parlarne
lì, dove tutti avrebbero potuto cogliere la sua espressione.
- Non avevi pensato che io
potessi giocare sporco nel condurre i miei affari?
Era stato lui ad esternare la
verità nuda e cruda, così
come l'aveva pensata. Il suo sguardo le pesava addosso in quel
momento.
Aveva di nuovo distolto lo
sguardo, con la scusa di vedere se ci fosse Kelly in arrivo.
- Isabella, guardami.
Era stato piuttosto perentorio
nel chiederglielo, tanto che le era
sembrato di rivivere alcuni momenti del passato, durante le loro
discussioni.
- Isabella...
L'aveva chiamata ancora,
addolcendo il tono questa volta. Allora aveva
alzato gli occhi, trovandolo con i gomiti appoggiati sul tavolino,
proteso verso di lei.
- Non c'è alcun male
nel modo in cui stai reagendo. Anzi, mi
sarei dispiaciuto del contrario. Il fatto che tu sia turbata,
è
indice del fatto che stai pensando la cosa giusta al riguardo.
- Edward... forse è
meglio se non ne parliamo qui.
Aveva scosso la testa, l'ombra
di un sorriso sulle labbra.
- No, decisamente ne parliamo
subito. Non c'è molto da dire, ma
forse ti potrà aiutare a capire meglio la mia posizione.
Si
era sentita più che mai turbata in quel momento,
perchè nonostante
tutto, sentiva che niente avrebbe potuto intaccare i suoi sentimenti
per lui.
Si era innamorata di lui,
così com'era. E non avrebbe
smesso di amarlo. Questo la spaventava, perchè metteva in
discussione anche lei, le sue certezze.
- Il Governo degli Stati Uniti
vuole
avere la certezza che quell'appalto finisca nelle giuste mani. Ci sono
in gioco interessi che vanno molto al di là del solo fattore
economico nel vincere quell'appalto e che mi sono stati illustrati
ampiamente da chi di dovere,
perchè io li potessi valutare. Come potrai ben capire, hanno
bisogno di qualcuno che offra loro una garanzia di successo, senza
però che ci sia un loro diretto coinvolgimento
nell'operazione.
Le stava dimostrando che era
pronto a condividere tutto con lei, tanto
da rivelarle verità delicate ed importanti come quella di
cui le
stava parlando.
- Le loro argomentazioni sono
risultate molto valide, e soprattutto
reali nello scenario prospettato. Politicamente non sono schierato con
l'attuale Presidenza, ma in questo caso mi sono trovato d'accordo con
loro e con le loro preoccupazioni. Quindi ho accettato di condurre il
gioco e di vincere la partita. A qualsiasi prezzo, ovviamente.
Non aveva mostrato il minimo
segno di incertezza o di disagio. Era
fermamente convinto di ciò che aveva appena detto, e
altrettanto
determinato nel portarlo avanti.
- Non è mia abitudine
condurre affari "sporchi", ma se lo
giudico necessario per un fine meritevole, sono capace di farlo senza
la minima esitazione.
All'inizio della loro vacanza,
parlando di sè, le aveva detto
che non le avrebbe più nascosto nulla di lui: nel bene o nel
male.
- Se ti faccio una domanda, mi
prometti di rispondere sinceramente?
- Sì.
- Ne hai condotti molti altri di
"affari" di questo genere?
- No, è stato solo in
poche occasioni e dopo averci riflettuto attentamente.
Il fatto che non avesse esitato nel rispondere, le aveva trasmesso la
sensazione che non stesse mentendo. Non aveva nemmeno distolto o
abbassato lo sguardo una volta dall'inizio di quella conversazione.
- Se ti ho detto come stavano le
cose, Isabella, non è
perchè volevo liberarmi la coscienza con te, ma solo
perchè mi hai chiesto che non ci fossero zone d'ombra tra
noi.
Aveva visto comparire Kelly in
lontananza, così quella conversazione avrebbero potuto
riprenderla solo a casa.
- Posso farti un'ultima domanda?
- Puoi chiedermi tutto quello
che vuoi.
- Gwen... il fatto che voi...
siate stati "intimi"... c'entra qualcosa?
- No. L'anno scorso, quando ho
incontrato l'ammiraglio per la prima
volta, è stato durante una cena di gala. Era accompagnato
dalla
figlia,
dato che è vedovo già da diversi anni. E' stata
piacevole
la sua compagnia... così c'è stato un "dopocena"
tra noi.
Poi sono ripartito il giorno dopo per New York, e per me la cosa
è finita lì. Quando l'ho rivista qualche mese
dopo,
sempre perchè dovevo incontrare Vernon, mi ha fatto capire
che
per lei potevamo ripetere l'esperienza. Io non ero dello stesso parere,
e gliel'ho detto chiaramente.
- Evidentemente non si
è rassegnata all'idea.
Era comparsa un'espressione
indifferente, accompagnata da una scrollata di spalle.
- Francamente, Isabella, la cosa
non mi interessa. Lo capirà del tutto entro breve...
L'indifferenza aveva lasciato il
posto ad uno sguardo molto più profondo e intenso.
- ... sempre che tu voglia
ancora sposarmi.
Non aveva potuto rispondere
nulla, perchè Kelly era ormai a qualche metro da loro.
- Eccomi! Allora, immagino che
non vi sia mancata nemmeno un pò...
La voce divertita dell'amica si
era inserita tra loro, lasciandoli in balia dei rispettivi pensieri.
- Ritiro assolutamente lo
"stronzo" iniziale, Edward è stato fantastico!
Però anche
tu sei stata grande. Io non sarei riuscita a mantenere il tuo sangue
freddo davanti al comportamento di quella gatta morta. Probabilmente le
avrei risposto per le rime, oppure sarei passata direttamente agli
insulti pesanti...
Alla fine del racconto Kelly
si era scatenata seguendo la sua indole esuberante.
- Ufficialmente non ho ancora
nessun "diritto" su Edward...
- Ma quella è
stata proprio cafona in generale! Scusa, ignorarti così...
Le piaceva il modo che aveva
di arrabbiarsi per lei, era il sintomo di
quanto le volesse bene. Si era chiesta se lei esternasse abbastanza i
suoi sentimenti nei suoi confronti.
- Comunque, ho deciso di
darti retta riguardo al fratello.
Parlare dei Vernon la metteva
a disagio, ma non poteva dirlo a Kelly
senza dirle il perchè. Era tornata a guardare Edward, ma lui
non
aveva mai spostato l'attenzione dall'uomo seduto di fronte a lui.
Era ancora confusa e turbata
da quello che aveva scoperto. Anche per il
fatto che si era ritrovata a constatare che la vita di Edward era
davvero complicata come le aveva prospettato.
Sarebbe stata in grado di
affiancare un uomo del genere?
Edward sembrava
crederlo possibile, le aveva chiesto di sposarlo.
- Bella? Insomma, proprio non
hai voglia di sentir parlare di lui!
Kelly le aveva dato un
pizzicotto sul braccio, scoppiando a ridere.
Stavolta era riuscita davvero a distoglierla dai suoi pensieri.
- Lui chi?
- Il principe William, no?
L'ho incontrato nelle scuderie, gioca nella
squadra di Anthony. Ci siamo fatti delle foto, pensa che ho anche
allungato una mano sul suo lato B. Così domani le vendo a
qualche giornale...
- Ma che cavolo stai dicendo?
- Ah, allora adesso mi stai
ascoltando!
- Sì, e stai
dicendo un mucchio di scemate come sempre!
Le aveva restituito il
pizzicotto, decisa a dedicare la sua attenzione solo all'amica.
- Bè, non era del
Principe William il lato B che ho toccato...
- Kelly! Ti prego dimmi che
non lo hai fatto...
In risposta aveva avuto
un'espressione maliziosa che l'aveva fatta tremare.
- Ti giuro su quanto ho di
più caro, cioè sulla mia collezione di Vogue, che
non l'ho fatto apposta!
Ora era maliziosa e divertita.
- Stavamo andando nelle
scuderie e lui camminava davanti a me
perchè voleva tenermi nascosta sino all'ultimo per fare una
sorpresa ai suoi compagni. Solo che ad un certo punto sono inciampata,
ho perso l'equilibrio... stavo per cadere... e così mi sono
aggrappata dove sono riuscita!
- Oddio, non ci posso credere!
Probabilmente qualcuno
intorno a loro stava anche ascoltando, ma ormai erano troppo divertite
per farci caso.
- Dio, Bella, ti giuro
stavolta mi sono sentita in imbarazzo anch'io!
Mica sono finita con la faccia sul suo sedere? E meno male che c'era
l'erba, altrimenti a quest'ora avevo anche le ginocchia sbucciate!
Adesso proprio non riuscivano
a trattenere le risate. Bella immaginava benissimo la scena!
- E lui? Che cosa ha fatto?
- Ah, è stato un
vero gentleman! Ha aspettato che mi rialzassi,
solo a quel punto si è voltato per accertarsi che non mi
fossi
fatta male.
- Già... se si
voltava prima sarebbe stato anche peggio!
- Davvero! Comunque
è stato spiritoso, togliendomi
dall'imbarazzo e dicendomi "comunque, Kelly, non pensavo di
averti colpito così tanto da farti cadere letteralmente ai
miei
piedi!". Ti rendi conto, Bella? Ho trovato un inglese simpatico!
- Ehi, abbassa la voce...
vuoi che ci prendano per due americane cafone che ce l'hanno con gli
inglesi?
Ed erano state altre risate,
anche ricordandosi di come avessero
passato una notte intera a trovare difetti nei ragazzi inglesi, solo
per distruggere Leopold.
XXXXXXXXXXXX
Avevano fatto l'amore sotto
la doccia, dopo che Edward l'aveva raggiunta con la scusa di aiutarla a
lavarsi la schiena.
Era stato dolce e lento il
modo in cui si erano amati, forse per soddisfare quel bisogno che
avevano avuto di sentirsi vicini.
Lasciata la villa dei Vernon,
avevano accompagnato Kelly in hotel, poi
erano andati a casa. Poichè avevano avuto a disposizione una
limousine con autista, durante il tragitto le chiacchiere erano state
superficiali: avevano commentato la bravura dei giocatori, la bellezza
della villa, l'eleganza degli ospiti.
La conversazione era stata
più viva prima di lasciare Kelly, poi
si era un pò arenata quando erano rimasti solo lei, Edward
ed
Emmett. Una volta a casa, avevano ripreso il loro discorso da dove si
erano interrotti.
Era ancora dell'idea di sposarlo?
Glielo aveva
ripetuto mentre l'aiutava a slacciare la cerniera
del vestito che si era inceppata. Le aveva spostato i capelli su di una
spalla, e il suo alito caldo le aveva sfiorato la nuca.
Era bastato solo quello per
farle venire un brivido lungo la schiena.
Era totalmente ed
irrimediabilmente innamorata di lui.
Si era resa conto
che avrebbe potuto anche non condividere
alcune sue scelte, ma questo non le avrebbe impedito di amarlo comunque.
Con lui niente sarebbe stato mai
facile, ma non aveva altra scelta: non riusciva ad immaginarsi lontana
da lui.
Così
gli aveva ribadito che il 7 febbraio sarebbe finita la sua vita di
scapolo, pertanto di rassegnarsi all'idea che l'avrebbe avuta in mezzo
ai piedi ufficialmente e per molto, molto tempo.
Poi lo aveva informato di
volersi fare una lunga doccia per rilassarsi, e lui l'aveva raggiunta
praticamente quasi subito.
Dopo essersi asciugata i
capelli, si stava giusto infilando una maglietta di Edward che ormai
aveva
decretato come comodo abbigliamento da casa, quando Kelly l'aveva
chiamata sul cellulare.
Il tono dell'amica l'aveva
subito messa in preallarme: allegro, troppo
per una che si era dichiarata stanca morta solo un'ora prima.
A farle tornare le energie,
era stata una telefonata di Anthony, con la
quale l'aveva invitata a partecipare ad una festa in discoteca, dove
avrebbero festeggiato la vittoria schiacciante del pomeriggio.
L'aveva informata della
presenza di tutta la squadra, e del fatto che in qualità di
madrina non sarebbe potuta mancare.
A quel punto Kelly le aveva
chiesto di accompagnarla. Era vero che
Anthony era un ragazzo simpatico, ma era altrettanto vero che da sola
non se la sentiva di andarci.
Bella si era ritrovata in una
situazione difficile: non voleva dire di
no all'amica, ma non voleva nemmeno rinunciare ad Edward. Dubitava
fortemente che lui avrebbe voluto andare a quella festa... forse non
avrebbe voluto nemmeno che ci andasse lei.
Aveva chiesto a Kelly se era
proprio convinta di volerci andare: la
risposta era stato un sì categorico, con l'aggiunta della
minaccia di non azzardarsi a dirle di no. Le aveva anche detto di avere
una voglia immensa di godersi finalmente una serata divertente con lei,
come non ne avevano mai avute in passato.
Per colpa di Edward.
Questo non lo aveva detto
esplicitamente, ma era stato il succo del discorso.
Era vero che aveva deciso di
non guardarsi più indietro, quindi non rimpiangeva quello
che non aveva potuto fare, ma era
anche vero che dire di no a Kelly, avrebbe voluto dire deluderla: aveva
capito il desiderio dell'amica di farle vivere quello che molte volte
avrebbero voluto condividere.
Così, alla fine,
le aveva risposto che sarebbe andata con lei, che però prima
ne avrebbe parlato con Edward.
E perchè Kelly
capisse bene, le aveva ribadito il concetto
"parlare" che era ben diverso da "chiedere" come era accaduto in
passato.
Avrebbe detto ad Edward
dell'invito di Kelly, della sua decisione di
accettare, dell'idea che a lei avrebbe fatto piacere se lui fosse
andato con loro.
XXXXXXXX
Lo aveva trovato in cucina,
intento a prepararsi un caffè.
- Vuoi del latte caldo?
La sua domanda aveva avuto il
sapore di un'intimità che
già si era instaurata tra loro, tanto da conoscere
già molte
reciproche abitudini.
- Fino a due minuti fa ti
avrei detto di sì, adesso ti dico di no.
Si era voltato incuriosito.
- Cosa è successo
nel frattempo per farti cambiare idea?
Lo aveva affiancato,
appoggiandosi alla cucina.
- Mi ha chiamato Kelly, che a
sua volta è stata chiamata da Anthony per invitarla ad una
festa in discoteca.
Si era aspettata di vederlo
cambiare immediatamente espressione, invece era rimasto sereno.
- Vogliono festeggiare la
vittoria di oggi, ci sarà tutta la
squadra. Suppongo che ognuno di loro inviterà a sua volta
altra
gente...
Da una parte aveva voglia di
andarci, anche se la discoteca non era
proprio un luogo di divertimento per lei, dal momento che non amava
ballare; dall'altra c'era l'idea di passare una serata casalinga con
Edward. E ci sarebbero stati mille modi piacevoli di trascorrerla: sul
divano a guardare un film, oppure a leggere un libro, oppure
semplicemente a chiacchierare.
- Tu hai voglia di andarci?
Glielo aveva chiesto
tranquillamente, senza dare segno di nervosismo o altro.
- Sì e no.
- No perchè?
- Perchè vorrei
che venissi anche tu, ma sono quasi certa che mi
dirai di no. Così vorrebbe dire passare la serata senza di
te.
Le aveva sorriso in quella
maniera che le provocava sempre uno sfarfallio nello stomaco.
- Sì
perchè?
- Perchè Kelly ci
tiene e perchè mi farebbe piacere uscire con lei.
L'aveva afferrata per i
fianchi, attirandola verso di lui. Lo aveva
abbracciato anche lei, e siccome indossava solo dei pantaloncini, si
era ritrovata ad accarezzargli la schiena nuda.
- Mi sento sotto esame,
Isabella. Cosa devo risponderti, adesso?
Era stato un pò
scherzoso e un pò serio.
- Bè, per una
volta è bello che sia tu ad essere in crisi.
Le aveva pizzicato un fianco,
a mò di minaccia scherzosa.
- Scommetto che non vedevi
l'ora di mettermi alla prova.
Si era stretta a lui,
posandogli la guancia sul torace e inspirando il
suo profumo misto a quello del bagnoschiuma che avevano appena usato
abbondamente su entrambi.
- In che senso?
- Vedere se adesso sono
capace di dirti: tranquilla, vai pure e
divertiti. Oppure: non se ne parla nemmeno, non posso pensare di
rimanere qui da solo, a pensare che qualcun altro che non sono io, ti
sta posando gli occhi addosso con il pericolo che sia anche un
depravato della peggiore specie che ha intenzione di provarci.
Si era allontanata giusto per
poter sollevare il viso e guardarlo.
- E quindi?
Le aveva deposto un bacio
veloce sulle labbra.
- Sto pensando ad una via di
mezzo, perchè te l'ho detto che devo ancora lavorare sul mio
pessimo carattere.
Non aveva smesso di
sorriderle, anche se avvertiva una certa lotta interiore in lui.
- E quindi?
- E quindi non vengo
sicuramente, perchè è giusto che tu
ci vada sola con Kelly. Il tempo dei miei "no" è davvero
finito,
mi fido assolutamente di te. Però... ho bisogno comunque di
poter essere tranquillo... quindi ci vengono sia Emmett che Jasper.
Adesso l'aveva guardata
più seriamente, l'ombra del sentimento che provava per lei a
fare da sfondo nei suoi occhi verdi.
- Non te li sto mettendo alle
costole per farti controllare, Isabella.
Non farei mai una cosa del genere, credimi. Ho solo bisogno di sapere
che sei al sicuro.
A volte nel modo che
aveva di abbracciarla, come in quel momento
per esempio, la faceva sentire qualcosa di veramente molto prezioso da
dover proteggere da ogni possibile pericolo.
Non era una brutta
sensazione, però era anche vero che doveva
imparare a controllare questo suo bisogno con il passare del tempo.
- Lo so che può
sembrare esagerato, ma non devi sottovalutare
che sei una ragazza molto ricca e... per giunta legata a me. Potrebbe
indurre qualcuno in tentazione...
Questo lo capiva, e sapeva di
non doverlo sottovalutare.
- Lo capisco, ma direi che
puoi iniziare a lavorare sopra al tuo
istinto di protezione verso di me. Per esempio, mi sembra esagerata la
presenza di tutti e due, potrebbe venire solo Jasper.
Aveva corrugato le
sopracciglia.
- Come mai proprio Jasper? E
non Emmett? Devo preoccuparmi?
- Stai scherzando, vero?
- No. Ho gli occhi anch'io,
Jasper è un bell'uomo.
Si era scostata un pochino di
più adesso, confusa.
- Edward, ma stai scherzando,
vero?
Glielo aveva ripetuto,
più incredula che confusa.
- Ti ha concesso
immediatamente la sua complicità. Avete trascorso molto
tempo insieme...
Aveva fatto per liberarsi,
perchè adesso stava seriamente
pensando che fosse impazzito, ma lui non l'aveva lasciata andare.
- Edward, se è uno
scherzo, sappi che non mi sto divertendo affatto! E lasciami andare,
per favore...
Aveva cercato ancora di
liberarsi, ma lui aveva stretto di più.
- Se fai così
è perchè c'è del vero, allora. Lo
sapevo che dovevo licenziarlo...
Aveva smesso di spintonarlo
per tentare di liberarsi e l'aveva guardato allibita.
- Ma ti ha dato di volta il
cervello! Ho chiesto di Jasper solo perchè Emmett mi incute
più soggezione! E comunque sei assolutamente fuori strada se
pensi che io stia qui ad ascoltare altre idiozie di questo tipo...
L'aveva baciata.
Semplicemente l'aveva afferrata per la nuca e l'aveva baciata con
passione, zittendola. Non le era riuscito di opporsi, il sapore di
Edward le era andato subito alla testa quando la sua lingua si era
spinta dentro la sua bocca, cercando subito la sua.
Le era sembrato di rivivere
le sensazioni del loro primo bacio, quando l'aveva colta di sorpresa
con un bacio che era stato quasi rude nella passione con cui glielo
aveva dato.
Poi l'aveva lasciata andare,
lo sguardo verde acceso di desiderio, ma anche di qualcos'altro...
malizia... divertita malizia!
- Sei un bastardo, Edward
Cullen!
Lo aveva colpito con un pugno
sul petto, provocandogli una vera risata. Aveva finto di massaggiarsi
il punto in cui era stato colpito, come se gli avesse fatto davvero
male.
- E tu sei irresistibile...
- Ma che razza di senso
dell'umorismo hai? Mi stavi facendo arrabbiare sul serio!
Adesso che era certa di
essere stata vittima di uno scherzo, per quanto avesse creduto davvero
incredibile che avesse dubitato di lei e Jasper, era tornata a
respirare, scaricando su di lui una finta rabbia.
- Morivo dalla voglia di
baciarti.
Gli aveva dato un altro
pugno, questa volta chiaramente più giocoso.
- Tu sei veramente impazzito!
Cosa c'entrava tutta quella scena con la voglia di baciarmi?
- Ho visto che ti stavi
arrabbiando... e volevo avere un anticipo di come sarebbe stato fare la
pace con te se avessimo litigato veramente.
Era scandalosamente eccitante
in quel momento, gli occhi verdi che la guardavano con desiderio, il
fisico asciutto coperto solo da quel paio di pantaloncini, i capelli
ancora umidi.
E poi quel sorriso.
Dio cosa avrebbe
fatto per quel sorriso! Probabilmente si sarebbe buttata anche nel
fuoco.
E non aveva resistito,
nemmeno un secondo, lo aveva dovuto baciare con altrettanta passione,
sentendosi subito avvolgere nel suo forte abbraccio.
XXXXXXXXXXXXX
Alla fine le avevano
accompagnate sia Emmett che Jasper. Più che altro
perchè Edward le aveva confessato di sentirsi in parte
responsabile anche per Kelly, dato che suo padre gli aveva inviato una
mail chiedendogli se si sarebbe potuto occupare anche della sicurezza
di sua figlia una volta che fosse stata con Bella.
Anche i Taylor erano ricchi
abbastanza da poter essere oggetto di qualche malintenzionato.
Si era preparata con Edward
che aveva continuato a ronzarle intorno, distraendola continuamente da
ciò che stava facendo, cioè cercare di vestirsi.
Lei infilava il reggiseno e lui glielo slacciava a tradimento,
accarezzandola e facendole venire voglia di buttarsi sul grande letto
con lui.
Cercava di allacciarsi i
jeans, ma lui continuava ad intrufolare le mani, spingendosi verso il
bordo dei suoi slip e strusciandosi in maniera provocante sulle sue
natiche.
Per infilarsi la maglia che
aveva scelto, aveva dovuto batterlo sul tempo e rinchiudersi in bagno,
ridendo del fatto che gli aveva chiuso la porta in faccia per un soffio.
Ne aveva approfittato per
pettinarsi e mettersi un velo di trucco: un pò di ombretto,
mascara, del lucidalabbra.
Quando era uscita, si era
aspettata di trovarselo di fronte, ma lui l'aveva fatta arrivare sino
al salone, prendendola poi da dietro a tradimento.
L'aveva circondata con le
braccia, facendola aderire a lui. Poi le aveva sussurrato un "ti amo,
divertiti" che l'aveva letteralmente mandata ko.
La discoteca che avevano
scelto per quella festa, era una delle più famosa e "in" di
Londra, glielo aveva detto Kelly che la conosceva molto bene
perchè ci era già stata l'anno prima con le sue
cugine.
Figuravano ovviamente
sull'elenco delle persone invitate, quindi erano passate davanti ad un
discreto numero di persone che aspettava comunque di entrare.
Bella si era sentita un
pò in colpa per il fatto che Emmett e Jasper sarebbero stati
costretti a passare quella serata di "forzato" divertimento, e lo aveva
anche detto a Jasper. Ma lui l'aveva rassicurata sul fatto che era un
diversivo dalla solita birra che si sarebbero fatti lui ed Emmett in
qualche pub.
Vero o meno, gli aveva detto
di apprezzare il suo modo di comportarsi sempre in maniera corretta.
Mentre si erano parlati, le era tornato in mente lo scherzo di Edward.
Aveva guardato Jasper con
occhi più obiettivi, riconoscendo in effetti che era un
bell'uomo. Del resto anche Rosalie non era da meno.
Ma non era Edward. Nessuno
sarebbe stato come lui ai suoi occhi.
Era innamorata, il
segreto della sua bellezza era tutta lì. Sicuramente c'erano
anche uomini più belli, ma lei li avrebbe sempre guardati
con occhio distaccato.
Poi, Anthony le aveva
individuate e si era staccato dal gruppo di persone con cui stava
parlando, non sapeva come dato che la musica rimbombava in maniera
impressionante, e le aveva raggiunte.
Emmett e Jasper si erano
già defilati, sparendo alla sua vista. Sapeva che non
l'avrebbero proprio controllata minuto per minuto, semplicemente
sarebbero rimasti nei dintorni a dare un'occhiata in generale alla
situazione.
Kelly era stata al settimo
cielo: l'aveva accolta con un entusiasmo contagioso. Le aveva fatto
piacere l'invito di Anthony, ma ancora di più l'aveva
elettrizzata l'idea di uscire con lei.
A differenza sua, era stata
veramente uno schianto: indossava degli stivali stile cow-boy, una
minigonna di jeans e un semplice top. Le aveva detto di voler
dimostrare quanto poteva essere "figa" nel suo essere americana.
Tutti i ragazzi presenti
sinora incrociati, Anthony compreso, sembravano averle dato ragione:
sembravano api attirate dal miele.
Kelly l'aveva rimproverata
per il suo abbigliamento, l'avrebbe voluta più audace e le
aveva giurato che la prossima volta se ne sarebbe occupata lei.
Sinceramente si sentiva a suo
agio con i jeans, la maglietta blu leggermente scollata e le ballerine
che avevano sostituito le scarpe da tennis.
Ad Edward non era piaciuta la
sua scelta, ma più che altro perchè l'avrebbe
voluta sempre senza vestiti. Questo era quello che a grandi linee le
aveva fatto capire mentre aveva cercato di spogliarla continuamente
prima che uscisse di casa.
Era tornata al presente, ad
Anthony che le stava accompagnando dai suoi amici per presentarle.
Stavano passando tra ragazzi che si agitavano al ritmo della musica,
mentre parlavano o almeno cercavano di farlo.
Aveva Kelly davanti a
sè, che tanto per cambiare, la stava invitando con un dito
ad ammirare il fondo schiena del ragazzo davanti a lei.
E lei gli stava giusto
facendo capire di stare attenta a non ripetere l'esperienza di finirgli
addosso con la faccia, quando si era sentita sollevare e stritolare in
una presa ferrea. Aveva visto prima la faccia di Kelly sorpresa, poi le
era giunta una voce chiarissima nell'orecchio.
- Bella! Non ci posso
credere! Sei proprio tu!
Riemersa da un torace
muscoloso dove si era ritrovata premuta con il viso, aveva potuto
esprimere anche lei lo stesso stupore.
- Jake! Ma che cosa ci fai
qui?
Lui era scoppiato a ridere,
sempre tenendola per la vita, esprimendo tutta la sua
felicità per quell'incontro inaspettato.
- Potrei chiederti la stessa
cosa, ma francamente adesso non è che mi importi molto!
Adesso ho solo voglia di salutare una mia grande... amica!
E senza lasciarle il
tempo di capire cosa stesse per fare, le aveva schioccato un bacio
sulle labbra.
Avete presente quando andate in
vacanza in capo al mondo e incontrate il vostro vicino di casa?
Ecco, così si sente
Bella in questo momento!
Jake a Londra, nella stessa
discoteca, nello stesso momento: quando si dice che il mondo
è piccolo! XD!
Ed Edward a casa...
però c'è Kelly!
Kelly e Jake che si incontrano...
si accettano scommesse! XD!
Ritornando ad Edward: tutte voi
vi siete schierate tra "squalo della finanza" e "uomo d'affari
integerrimo". Come avete visto la posizione si trova nel mezzo, nel
senso che può essere l'uno e l'altro. Nessuna di voi, forse,
ha pensato che un uomo così potente non poteva non avere un
influenza anche nella vita politica del paese. Nella realtà
è quasi sempre così, le lobbie americane spesso
sono proprio l'insieme di influenti e ricchi uomini d'affari.
Immagino Edward un uomo corretto,
ma che sa anche giocare "sporco" per motivi che lui ritiene
più che giusti per indurlo ad agire così.
Come sempre, ragazze, aspetto
tutti i vostri pareri: mi piace vedere come i vostri ragionamenti si
avvicinano o si allontanano dai miei! XD!
Quello che posso dire con una
certa sicurezza è questo: a letto, Edward lo vogliamo tutte
"alfa" 10! Ma anche 100, 1000, 10.000, 1.000.000...
Siete state fantastiche con le
vostre recensioni al capitolo rosso, mi avete fatto morire, giuro! XD!
Adesso vi auguro buon week-end.
Ci sentiamo lunedì!
Un bacione grande.
Robi
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Capitolo 32 *** Capitolo 31 ***
Buongiorno ragazze!
Perdonatemi,
ma continuo ad essere assediata da impegni extra, sia lavorativi che
familiari. E' nel mio carattere di voler rispettare ogni tipo di
impegno, quindi cerco di onorare anche quello con voi, facendo il possibile!
Ma
veniamo al capitolo di oggi, forse non proprio lunghissimo, ma
decisamente di svolta. Dal prossimo capitolo, infatti, si apre un nuovo
scenario... e che scenario! XD!
Come
sempre niente anticipazioni... ma solo un augurio di buona lettura!
Prima
di salutarvi, però, oggi vorrei ringraziare in particolar
modo quelle lettrici che continuano a seguirmi con tanto affetto e
tante chiacchiere! Nonostante i miei ritardi nel rispondervi, voi siete
sempre lo stesso disponibili verso di me!
Siete
una forza ragazze, quella che a volte mi fa tirare fuori il pc anche in
piena notte per scrivere! XD!
Un
bacio.
Roberta
Si era scostata
immediatamente da Jake, fulminandolo con un'occhiataccia. Ma
lui
l'aveva ignorata, esibendosi anzi in un sorriso ancora più
smagliante.
-
Dai, Bella, non ti arrabbiare! Siamo o non siamo buoni amici?
Le
era bastato quel bacio a fior di labbra per capire quale fosse stata
la fonte di quella sua particolare euforia: era ubriaco. E lo era
abbastanza da renderlo totalmente diverso dal ragazzo che
aveva incontrato a
Montego Bay.
Il
modo in cui aveva ripreso a stringerla contro di lui, come se
davvero fossero stati molto intimi, la diceva lunga su come le sue
azioni fossero dettate dall'alcol: infatti in precedenza era sempre
stato più che corretto nei suoi confronti, nonostante le
avesse
esplicitamente detto che si sentiva attratto da lei.
Solo
per questo aveva evitato di essere più dura, cercando invece
di farlo ragionare.
-
Jake! Stiamo dando spettacolo... potresti magari lasciarmi andare...
Ma
qualcuno aveva deciso di essere meno gentile con lui ed era intervenuto
con modi più diretti.
-
Hai bisogno di un disegno per capire che non vuole le tue attenzioni?
La
voce di Anthony si era inserita sulla sua, secca e perentoria. Come
era stata decisa la mano sulla spalla con cui lo aveva strattonato.
Aveva
incrociato lo sguardo del suo " improvvisato cavaliere" prima di
correre a cercare quello di Kelly, di fianco a loro. Aveva visto
la sorpresa lasciare spazio alla preoccupazione nell'amica: decisamente
la
situazione stava diventando esplosiva. Più che altro
perchè Jake l'aveva sì lasciata andare, ma per
portarsi a
pochi centimetri dal viso di Anthony.
-
E tu chi cazzo sei per sapere cosa vuole Bella?
Anthony
non aveva dato segno di temere i muscoli più sviluppati
di Jacob e non si era scomposto davanti all'aria minacciosa che aveva
assunto.
-
Uno che ti può insegnare le buone maniere, yankee.
Quell'ultimo
appellattivo era stato pronunciato con voluto
disprezzo ed aveva ottenuto l'effetto desiderato: Jake lo aveva
spintonato così violentemente da mandarlo lungo disteso.
C'erano
stati dei fischi e degli applausi, che erano riusciti a
sovrastare la musica, e che avevano rivelato a Bella la presenza di un
gruppetto di ragazzi sicuramente suoi amici: come lui avevano tratti
indiani. E avevano, appunto, anche tutta l'aria di volersi godere lo
spettacolo offerto dal loro amico che stava invitando il ragazzo ad
alzarsi da terra per affrontarlo.
Bella
era rimasta immobile, incredula davanti a quello che stava succedendo: Jake, quel ragazzo allegro e
simpaticamente esuberante, appariva totalmente fuori di sè.
- Bella, ma
è quel
Jake?
Kelly
le aveva rivolto quella domanda forse più per capacitarsi
che stesse davvero assistendo a quella scena, più che per
avere
conferma sull'identità di quella montagna di muscoli.
-
Jake! Piantala immediatamente! Forza, vieni via con me, subito!
Una
mano davvero decisa lo aveva afferrato per un braccio, strattonandolo
via come se fosse stato solo un bambino capriccioso.
Emmett! Era spuntato proprio
come un angelo salvatore!
- Siamo
la scorta della Sig.na Swan, tutto bene? Sì? Posso chiederle
di lasciar perdere? Lo
conosciamo bene quel ragazzo. E' un amico di Bella...
è solo un pò su di giri... ci pensiamo noi, okay?
Jasper! Un altro angelo.
Mentre Emmett,
senza più aggiungere altro, aveva
trascinato via Jake come fossero stati vecchi amici, passandogli un
braccio sulle spalle, Jasper aveva aiutato Anthony a rialzarsi,
invitandolo a lasciar perdere l'episodio.
-
Che ne dite di tornare a divertirvi come se non fosse successo nulla?
Bella
aveva avuto modo, per la prima volta, di essere grata per la
presenza dei due "angeli custodi": senza di loro probabilmente le cose
sarebbero degenerate.
Anthony
aveva guardato nella direzione dove erano scomparsi Jake ed
Emmett, poi aveva guardato Bella e Kelly, poi si era guardato intorno:
chi si era messo ad osservare, sembrava aver capito che tutto si era
sgonfiato in un nulla di fatto.
-
Basta che me lo teniate fuori dai piedi, okay? Se mi ricapita davanti...
Aveva
sfoderato un'espressione chiaramente ostile nel fissare Jasper,
indice del fatto che avrebbe davvero ripreso da dove erano stati
interrotti.
-
Non lo vedrai più, garantito.
Jasper
era stato categorico nella sua rassicurazione.
-
Anthony, mi spiace. Mi sento responsabile. Ti prometto che non
accadrà più nulla.
Si
era sentita in dovere di rincarare la dose: in fondo era per lei che
era intervenuto.
-
Tranquilla, Bella. Ho capito che lo scimmione non era in programma
neanche per te...
Non
le aveva fatto piacere il modo in cui aveva apostrafato Jake, ma
aveva abbozzato anche in ragione di un'occhiata significativa che le
aveva lanciato Jasper, sicuramente d'accordo sul fatto che era meglio
tranquillizzare le acque.
-
Okay. Grazie.
In
tutto questo Kelly era rimasta intelligentemente neutra, per non
esasperare gli animi, anche se quel "yankee" pronunciato da Anthony
non le era piaciuto per niente.
-
Anthony, che ne dici di presentarci ai tuoi amici?
Da
buona amica, le era andata in aiuto per cercare di sdrammatizzare la
situazione.
-
Sì, direi che è una buona idea.
Il
ragazzo non aveva, però, nascosto una smorfia infastidita,
probabilmente legata al pensiero che i suoi amici lo avevano visto
finire lungo disteso per mano di Jake, senza avere la
possibilità di riscattarsi.
-
Bella, scusa, posso parlarti solo un attimo in privato?
Era
stato Jasper a chiederglielo, prendendola leggermente in disparte.
Aveva annuito, avvicinandosi a Kelly.
-
Ti dispiace restare sola un attimo? Poi ti raggiungo...
-
Sì, certo. Tranquilla. Ti aspetto qui nei dintorni...
Bella
aveva ringraziato l'amica, seguendo poi Jasper
che la stava conducendo verso una scalinata poco illuminata.
-
Stai bene?
Glielo
aveva chiesto a metà scala, dove la musica si era
leggermente attutita, permettendo di parlare con un tono di voce quasi
normale.
-
Sì. Sono solo un pò... agitata. Jake mi ha preso
di
sorpresa... e non pensavo che Anthony si sarebbe messo in mezzo
così... stava per succedere un casino!
Come
richiamato da quella parola, il pensiero di Edward si era
affacciato come un fulmine a cielo sereno. Era inciampata, senza
però cadere grazie ai riflessi di Jasper che l'avevano
immediatamente aiutata.
-
Grazie.
Non
aveva potuto dirgli altro, troppo presa ora dall'idea che avrebbe
dovuto raccontare quel disastro appena successo, immaginando che Edward
non ne sarebbe stato sicuramente entusiasta.
Nel
frattempo erano sbucati in un lungo corridoio, dove c'era un
discreto passaggio di persone, dal momento che in fondo c'erano i bagni
della discoteca. La loro destinazione, però, non era stata
quella, bensì una porta nascosta da pesanti tende di
velluto:
un'uscita secondaria, non proprio di sicurezza dato che mancavano gli
appositi segnali.
Jasper
aveva premuto il maniglione, aprendo la porta e invitandola ad
uscire prima di lui. La voce dura ed arrabbiata di Emmett l'aveva
gelata sul posto.
-
Piantala, Jake, o te li calmo io i bollenti spiriti, chiaro? E non sto
scherzando!
-
Pensi di farmi paura?
Non
le era sembrata nemmeno la voce di Jake, tanto era stata sbruffona ed
arrogante.
-
Ragazzino, vedi di farti tornare un pò di sale in zucca...
Poco
distante da loro, aveva visto Emmett colpire con un dito
la fronte del ragazzo intrappolato tra lui ed il muro. Aveva pensato
che per quanto fosse grosso Jake, Emmett lo era ancora di
più:
riusciva a sovrastarlo sia per altezza che per fisico.
Poi
si era accorto della loro presenza e aveva fatto un cenno a Jasper.
-
Bada tu a questo moccioso...
Di
rimando c'era stato un borbottio di Jake, che era stato però
ignorato da entrambi. Emmett l'aveva raggiunta, incombendo adesso su di
lei. Forse aveva avuto quell'impressione perchè si trovavano
in
una sorta di cortile interno, piccolo e appena rischiarato da un'unica
luce proveniente da un lampione.
-
Tutto bene?
Le
aveva ripetuto la stessa domanda e lei aveva annuito di nuovo.
-
Kelly è conVernon?
Aveva
annuito di nuovo, percependo lo sguardo di Emmett che la scrutava.
-
Bella, tanto vale che te lo dica subito: qualcuno ha fatto delle
foto. Ho visto i flash, ma eravamo troppo distanti per pensare di
coprirti dall'obiettivo. Non so se sono riusciti ad immortalare proprio tutto...
Era stata sicura
che si fosse riferito al "saluto" di Jake, che
per quanto fosse stato rapido, era stato inequivocabilmente un bacio
sulle labbra.
-
... di sicuro però hanno le immagini di quei due che si
affrontano...
Nel
tono di voce c'era stato un chiaro fastidio, non sapeva se
più diretto verso i due che avevano dato vita a quel
momento, o
verso chi era riuscito ad accaparrarsi quelle immagini.
-
Emmett, non è stata colpa vostra... nel senso, non potevate
certo prevedere che ci fosse qua Jake! E che fosse anche...
-
Ubriaco! Con tutti i posti per festeggiare un addio al celibato,
proprio qua dovevano venire!
Aveva
registrato l'informazione, ricollegandola a quei ragazzi che
aveva capito essere amici di Jake. Evidentemente uno di loro si sarebbe
sposato.
Edward.
Era ritornata col
pensiero a lui, al fatto che doveva informarlo
di quanto era successo e dell'eventualità che apparissero
delle
foto.
Di
certo non ne sarebbe stato contento, ragione di più che
c'era di mezzo anche il figlio dell'ammiraglio Vernon.
-
Comunque, ormai il danno è fatto. Adesso lo tengo ancora un
pò qui... almeno finchè non torna ad essere il
bravo ragazzo che
è di solito...
Lo
aveva detto più ad alta voce, ottenendo un altro grugnito in
cambio dall'interessato.
-
Jasper, invece, cerca di tenerti alla larga i falchi che saranno ancora
dentro e che saranno a caccia di altre immagini.
Si
era sentita quasi male, tanto che si era appoggiata alla parete,
portandosi una mano alla gola proprio dove sentiva un groppo.
-
Bella, non ti senti bene?
Emmett
si era di nuovo preoccupato, e aveva cercato di spiegargli come si
sentisse.
-
No sto bene... è solo che non avevo pensato di finire
proprio
stasera in una situazione del genere... con il figlio dell'ammiraglio
Vernon poi...
Il
pensiero era andato all'incontro del pomeriggio, dove sapeva che
Edward era riuscito a concludere l'accordo che aveva a cuore. L'idea
che potesse essere compromesso a causa dell'episodio appena accaduto...
-
Senti, vuoi tornare a casa? Se la tua amica vuole rimanere, posso
restare io con lei...
In
effetti tutta la voglia che aveva avuto di godersi quella serata, se
ne era andata. Era sicura che Kelly avrebbe capito, anzi forse anche
lei non avrebbe più avuto lo spirito giusto.
Si
era ritrovata ancora a pensare che la presenza di Emmett era stata
fondamentale: aveva preso in mano la situazione immediatamente.
-
Parlo con Kelly, in effetti non ho più tanta voglia di
restare... però, prima, vorrei parlare con Jake.
Seppure
fosse arrabbiata con lui, per il suo comportamento, era vero che anche
Anthony aveva contribuito a provocarlo.
-
Okay. Resto qui io, Jasper tornerà dentro. Questo cortile
è
un'uscita secondaria, la utilizzano quando c'è qualche
celebrità che se la vuole svignare senza dare troppo
nell'occhio. Dopo possiamo andarcene da qui, può darsi che i
falchi
dall'altra parte abbiano già chiamato rinforzi...
Aveva
annuito, scoprendo che il suo pensiero su quel posto era stato corretto.
Emmett
e Jasper si erano consultati, lei intanto si era avvicinata a
Jake. Decisamente aveva riacquistato lucidità, lo
testimoniava
lo sguardo contrito che aveva incontrato.
-
Mi dispiace per quello che è successo... però se
quel damerino non fosse intervenuto...
-
Potevi di certo evitare, Jake. Se tu non mi fossi saltato addosso in
quella maniera, magari Anthony non avrebbe frainteso...
Si
era irrigidito, infilando le mani nelle tasche dei jeans.
-
Ti puoi immaginare l'effetto che ha avuto su di me vederti
all'improvviso...
Era
arrossita, più che altro perchè si era sentita in
colpa: avrebbe dovuto dirgli la verità prima o poi,
cioè che le sue
speranze con lei erano inesistenti.
-
Se non fossi stato ubriaco...
-
Non sono così ubriaco come credete... ero solo un
pò
allegro! Stavamo festeggiando Jared che si sposa tra due giorni... con
una ragazza inglese, tra l'altro...
Aveva
scosso la testa, come se la cosa non fosse proprio di suo gradimento.
-
Una stronzata grande come una casa, sposarsi a diciotto anni...
l'abbiamo portato qui per cercare di fargli capire cosa si stava
perdendo... serate così se le può scordare dopo!
Una
parte di lei aveva registrato la sua affermazione sullo sposarsi a
diciotto anni, e aveva pensato che quando avesse saputo di lei ed
Edward, sarebbe stato un ulteriore motivo di dispiacere per lui.
-
E meno male, Jake! Non mi dirai che questo è divertirsi:
ubriacarsi, picchiarsi...
-
Ci stavamo solo divertendo prima....
-
Prima? Mi stai incolpando di quello che è successo?
Era
allibita, adesso.
-
No di certo! Non è questo che sto dicendo...
Aveva
avuto un moto di stizza, e lo aveva sfogato stringendo i pugni con
forza dentro le tasche.
-
Insomma, non lo capisci proprio, eh?
Gli
occhi neri che le aveva piantato addosso sembravano bruciare.
-
Ho avuto quella reazione perchè mi sono sentito geloso
marcio
di quel ragazzo! Ho pensato che stesse accampando delle pretese su di
te... e che a te non dispiacesse dal momento che eri lì con
lui!
Geloso marcio.
Non era riuscita a
controbattere nulla, aveva solo pensato che
le cose con Jake erano diventate molto più complicate di
quanto
aveva realmente immaginato.
XXXXXXXXXXXXXX
In
macchina con Jasper il silenzio non era stato teso. Avevano
commentato brevemente quanto accaduto, trovandosi d'accordo sul fatto
che c'era stata tutta una serie di coincidenze sfortunate ed
imprevedibili.
Jake, geloso marcio di lei.
Bella aveva
risentito quello sguardo nero su di sè, bruciante ed
inequivocabile.
Non
aveva immaginato che si fosse spinto così in là
con la sua cotta. Forse perchè per lei era sempre stato
assolutamente chiaro ciò che aveva provato nei suoi
confronti:
una forte simpatia, quasi un'amicizia istantanea, ma niente di
più.
"Sarà meglio chiarire
subito
con lui, Isabella. Jake è un ragazzo che sa bene quello che
vuole. E se ha deciso che vuole te, farà di tutto per farti
capitolare."
Edward,
che lo conosceva bene, forse aveva avuto un'idea più
chiara su di lui. Ma le aveva dato fiducia, lasciandosi convincere del
fatto che avrebbe saputo parlare con Jake, arrivando a farlo desistere
senza però ferirlo.
Ma
adesso non ne era più così sicura, non dopo il
modo in cui si erano lasciati in quel cortile.
Jake
era determinato nel voler parlare con Edward per assumersi tutta
la responsabilità di quanto accaduto e delle relative
conseguenze, spiegandogli però il perchè era
arrivato a
reagire così. Insomma, le aveva fatto capire di voler
parlare
chiaramente con lui del fatto che era deciso a frequentarla
seriamente.
Ma doveva affrontare un problema
alla volta, e adesso la priorità era parlare con Edward.
Il cellulare si era
messo a vibrare, facendola sobbalzare. Lo
aveva ancora stretto tra le mani, dopo che aveva scritto l'ultimo
messaggio a Kelly.
Era
stata ovviamente fantastica con lei. Aveva compreso benissimo la
sua voglia di tornare a casa, e l'aveva rassicurata sul fatto che non
avrebbe avuto problemi a rimanere lì da sola. Le aveva
confessato a sua volta di volersi trattenere ancora per poco, giusto il
tempo per non sembrare scortese con Anthony. Ovviamente le era
parecchio scaduto, il suo comportamento non le era affatto piaciuto.
Aveva commentato brevemente anche il suo primo incontro con Jake, senza
risparmiargli un giudizio severo. Ma si riservava, ovviamente, di
poterlo rettificare conoscendolo meglio. Se lei, ovviamente, non lo
avesse mandato prima a quel paese visto il casino che le aveva
combinato! Si erano poi salutate, con la promessa di sentirsi subito in
caso di reciproca necessità.
"Ti stai divertendo?"
Il
messaggio in arrivo era di Edward, e l'aveva colta in contropiede.
Poi aveva deciso di ignorarlo, era già sulla strada di casa.
Di
rispondere anche per poco con una bugia lo aveva escluso.
Erano
passati forse due minuti, in cui aveva visto altre strade di
Londra scorrere fuori dal finestrino, quando le era arrivato un altro
messaggio.
"Devo essere geloso? Neanche il
tempo per rispondermi...".
Aveva intuito che
fosse stato scherzoso il tono di questo nuovo
messaggio, ma consapevole di quello che avrebbe dovuto dirgli di
lì a poco, si era sentita ugualmente a disagio.
-
Manca molto, Jasper?
Il
biondo l'aveva guardata, forse intuendo di chi potessero essere quei
messaggi, ma senza commentare.
-
Dieci minuti e siamo arrivati.
-
Grazie.
Le
sembrava un tempo molto lungo, ma non poteva fare altro che aspettare.
XXXXXXXXXXX
-
E' l'ultima volta che si avvicina a te, Isabella! Su questo ci
può
scommettere! Che venga pure a parlarmi, sarò contento di
chiarirgli il concetto di persona!
L'esplosione
di rabbia era stata di una tale veemenza che nell'alzarsi Edward aveva
rovesciato la sedia su cui era stato seduto, immobile e silenzioso, ad
ascoltare il racconto di quanto era accaduto in quella discoteca.
Aveva
vissuto una tale gamma di emozioni da quando si era ritrovato Isabella
davanti solo una mezz'ora prima, che gli riusciva difficile credere di
essere stato capace di non esplodere sinora.
Non
riusciva a capacitarsi di quello che era successo, ma soprattutto non
riusciva a capacitarsi del fatto di poter essere così geloso
di Jake.
Aveva
pensato di essere riuscito a farsene una ragione quando ne aveva
parlato con lei quel pomeriggio in cui l'aveva sorpresa a chiamarlo,
dopo che loro due avevano litigato.
Si
era convinto del fatto che per Isabella fosse solo un amico, a cui far
capire che il suo ruolo sarebbe stato solo quello, quindi prendere o
lasciare.
Quello
che non aveva messo in conto, era il non riuscire a metterlo in
pratica: come in quel momento, dove si sentiva l'equivalente di una
belva in gabbia.
-
Edward, non credo sia l'atteggiamento giusto. Si tratta di Jake, il
cugino del tuo migliore amico...
Si
era alzata a sua volta, raggiungendolo e posandogli una mano sul
braccio, in un gesto che voleva essere probabilmente distensivo.
-
In questo momento non credo sia un motivo sufficiente...
In
realtà era anche questo a mandarlo fuori di testa, il fatto
che una parte di lui era affezionato a quel ragazzo proprio come lo era
nei confronti di Sam.
La
conflittualità tra gelosia e affetto, rendeva tutto
più difficile da gestire.
Cristo Santo, conosceva Jake sin
da quando era un bambino dalle ginocchia sbucciate!
Solo che quel
bambino, adesso era un ragazzo fatto e finito. Un ragazzo che si era
decisamente preso una sbandata per la ragazza sbagliata.
La
sua
ragazza, nonchè futura moglie!
Solo
il pensarlo gli aveva fatto salire di nuovo la rabbia a livelli
pericolosi: domani avrebbe visto su tutti i giornali la foto di quel
bacio tra loro. Poteva anche essere stato privo di valore, e sapeva
bene che era così, ma c'era stato e tanto bastava per fargli
ribollire il sangue.
Era
esageratamente irrazionale, lo capiva, ma aveva scoperto che i
sentimenti per Isabella risidievano nella parte di lui istintiva e poco
incline alla ragione.
Probabilmente significava amare,
ma lui lo stava scoprendo solo adesso.
-
Un motivo sufficiente per cosa?
La
voce preoccupata di Isabella l'aveva riportato lì con lei,
inducendolo ad abbracciarla in maniera possessiva, forse per riflesso a
quei pensieri che si agitavano dentro di lui.
-
Edward, sono già abbastanza dispiaciuta per quello che
è successo... potresti dirmi cosa ti passa per la testa?
Lo
aveva guardato e lui si era perso in quel caldo nocciola, dimenticando
per un attimo perchè fosse così turbata la sua
espressione.
Ogni volta si stupiva di
trovarla così bella e seducente nel suo essere un
pò bambina, un pò donna.
Nell'intimità
sapeva diventare audace e disinibita, dando libero sfogo alla passione,
poi tornava ad essere la ragazza un pò timida ed impacciata.
Era
totalmente in balia di quella ragazza e dell'amore che provava per lei.
-
Penso che quando si tratta di te, io perdo la ragione.
Glielo
aveva detto con una tale spontaneità, che aveva visto gli
occhi di Isabella spalancarsi per lo stupore.
-
Potrei fare cose inimmaginabili per te, e quello che mi spaventa,
è che le farei senza pensarci nemmeno un attimo.
Si
era reso conto che averla tra le braccia, era stata l'unica cosa in
grado di calmarlo. Il battito era tornato regolare, i muscoli si erano
rilassati, i pensieri si erano come schiariti.
L'unico posto in cui sarebbe
dovuta stare sempre, era proprio lì, tra le sue braccia.
Sapeva che questo
non sarebbe stato possibile, e allora rimaneva solo un'altra soluzione:
far sapere al mondo intero, Jake in primis, che quel posto esisteva ed
era l'unico in diritto di accoglierla.
Si
era chinato su di lei, stringendola ancora di più e
baciandola profondamente. Si era beato della risposta arrendevole delle
sue labbra, del modo in cui aveva subito accolto la sua invasione,
ricambiandola con altrettanta passione.
Il
pensiero che altre labbra avevano sfiorato quelle morbide e succose che
stava assaporando, l'avevano indotto a baciarla con più
irruenza ancora, nel desiderio di cancellare qualsiasi altro sapore che
non fosse stato il suo.
Aveva
fatto scivolare le mani sulle sue natiche, stringendole. Poi l'aveva
sollevata, ottenendo che lei gli cingesse i fianchi con le gambe,
passandogli le braccia intorno al collo.
Si
era staccato dalle sue labbra, allora, per immergere il viso nella
piega del suo collo. Mordicchiando la pelle sensibile era risalito
verso l'orecchio.
E
mentre la conduceva in camera da letto, le aveva dichiarato le sue
intenzioni.
-
Domani Edward Cullen smentirà qualsiasi tuo coinvolgimento
sentimentale con Jacob Black o Anthony Vernon. E lo farà in
maniera inconfutabile, dal momento che rilascerà una
dichiarazione in cui affermerà di essere lui il vero fidanzato della Sig.na Isabella Swan.
E il bello è che non
sta affatto scherzando! XD! Comunque, prima di condannare il povero Jake, prima dategli modo di farsi perdonare (io non riesco a dimenticare che anche lui è cotto di Bella!XD!).
Venendo al capitolo, so che molte
di voi avrebbero voluto fuoco e fiamme proprio tra Edward e Jake... ma chi vi
dice che non avverrà? Eh!Eh!
Jake sembra aver scoperto le
carte anche lui, dimostrandosi molto più interessato di
quanto avesse fatto credere a Bella.
Le premesse quindi ci sono tutte,
anche perchè considerate che Jake ha un rapporto
assolutamente confidenziale con Edward, quindi potrebbero esserci
davvero scintille tra di loro...
Comunque... si
vedrà da adesso in poi!
Pronte per un pò di
sano gossip nel prossimo capitolo? I "falchi" hanno decisamente molto
materiale su cui "sparlare"! XD!
Penso di avervi detto tutto...
bè, che siete splendide e che vi adoro, questo lo sapete
già!
Allora ci vediamo
giovedì!
Un bacio grande.
Robi
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Capitolo 33 *** Capitolo 32 ***
Buongiorno ragazze!
Rendo una piena confessione: sono veramente stra-stra-incasinata! E' un
periodo che non faccio in tempo a dire "oh, adesso è
finita!", che qualcosa di nuovo salta fuori! Purtroppo tanto fa anche
il lavoro, spesso mi porta in giro, quindi non so mai che orari
farò! Con la conseguenza che mi sballa tutto il resto, e
considerato che la mia bimba ha giustamente la precedenza su tutto,
spesso si riduce il tempo per me stessa!
Spiace molto anche a me, perchè scrivere io lo ritengo
più di un passatempo, è per me una grandissima
fonte di piacere e di soddisfazione (più che altro
perchè posso anche spudoratamente innamorarmi di uomini
fantastici senza che mio marito ne sia geloso! XD
Comunque, tutta questa lunga pappardella non era per annoiarvi con la
mia quotidianità, ma solo per esprimervi sinceramente il
dispiacere per questo protrarsi di una mia presenza meno "costante"
rispetto a qualche settimana fa.
Continuo a fare il possibile, e come si dice "per i miracoli mi sto
ancora organizzando!" XD!
Voi siete fantastiche, e vi meritate il massimo dell'impegno da parte
mia.
Il capitolo di oggi prendetelo così: introduce il prossimo,
dove ci sarà l'effetto vero e proprio di quegli scatti
rubati, e se riesco - perchè il se è d'obbligo -
introduce anche il capitolo rosso extra!
Adesso non mi resta che augurarvi buona lettura.
Un bacio grande.
Roberta
Un
ronzio sommesso aveva rotto il silenzio nella camera, inducendo Edward
a sporgersi rapido verso il comodino per afferrare il suo cellulare e
respingere la telefonata dopo aver visto chi era a chiamarlo.
Si era poi voltato per assicurarsi che Isabella fosse ancora immersa
nel sonno tranquillo in cui era scivolata. Il suo respiro leggero,
unito all'abbandono del corpo, lo avevano reso certo che fosse
ancora profondamente addormentata.
Gli piaceva rimanere
sveglio accanto
a lei, tenendola tra le braccia e vegliando sul suo sonno
finchè
lui stesso non si abbandonava alle lusinghe di Morfeo.
Muovendosi con delicatezza, aveva scostato il lenzuolo, scivolando
fuori dal letto e rabbrividendo leggermente senza più il
contatto caldo con
Bella. Aveva infilato i pantaloncini che giacevano abbandonati sul
pavimento e aveva lasciato la stanza, socchiudendo la porta, per andare
in salone.
Una volta lì, si era diretto nel suo studio, richiudendosi
anche
quella porta alle spalle. Si era poi accomodato sulla poltrona dietro
la scrivania, mentre già stava richiamando il numero di chi
lo aveva contattato poco prima.
- Ciao, Edward.
- Ciao, Sam.
- Prima di tutto: stai bene?
- Sì, certo... scusa, ti sei preoccupato?
- Bè, fai tu. Ricevo un tuo messaggio che dice "chiamami non
appena puoi, qualsiasi ora sia"... e non mi devo preoccupare?
Si era sentito a disagio, perchè mai avrebbe voluto dover
affrontare una conversazione del genere proprio con lui.
- Sì, hai ragione da vendere. Comunque sto bene, sono a
Londra. E tu, dove sei, a casa?
- No, siamo ancora dai genitori di Emily. Stiamo praticamente facendo
la conoscenza di tutti i suoi
parenti, anche prozie di cui nemmeno lei ne sapeva niente. Giuro che se
sapevo a cosa andavo incontro non le avrei mai chiesto di sposarmi!
La sua risata, però, aveva smentito quello che aveva appena
affermato: era stata piena della felicità che stava
vivendo. A quel punto non si era sentito più di girare
intorno
all'argomento.
- Sam, mi sposo anch'io.
Dall'altra parte c'era stato un silenzio che Edward aveva riempito con
l'immagine di Sam che rimaneva senza parole. Era
accaduto poche volte e quasi sempre per merito suo.
Questa volta, forse, non
sarebbe stato tanto un "merito", quanto più una "colpa".
- Scusa? Puoi ripetere?
- Hai capito bene, Grande Capo.
Gli era venuto spontaneo chiamarlo con quel nomignolo che gli aveva
affibbiato ai tempi del liceo per sfottere la sua proverbiale "calma".
A volte sembrava davvero un vecchio capo indiano, piuttosto che un uomo
del ventesimo secolo.
- Il viso pallido si sposa? E con chi, scusa?
- Spiritoso, Sam, davvero.
Si stava godendo quegli attimi, conscio che presto la telefonata
avrebbe preso un'altra piega.
Si augurava di riuscire
a far capire
le sue ragioni all'amico, ma rimaneva sempre il fatto che Jake era come
un fratello minore per lui.
- Credo di doverlo essere, mi aiuta a superare il colpo.
Cioè, tu e Bella vi sposate... fino a poco tempo fa quasi
non vi
parlavate!
Sentire la verità dalle labbra di chi lo conosceva
così bene l'aveva reso ancora più vero.
- Abbiamo recuperato molto in questo mese e mezzo...
- E non solo a parole, giusto?
Si era concesso un sorriso, ricordando come avesse avuto il bisogno di
chiamarlo il giorno dopo che aveva fatto l'amore con Bella. Era stato a
caccia di rassicurazioni sul fatto che il mondo non sarebbe imploso a
causa sua, sterminando così tutto il genere umano. Questo
perchè era
stato tormentato tra l'essere felice e il sentirsi colpevole, ed aveva
avuto bisogno del suo migliore amico proprio
come qualsiasi altra persona posta di fronte ad un momento
difficile e delicato.
- Diciamo di sì...
Aveva sentito l'amico ridacchiare, d'altronde il loro grado di
confidenza era massimo.
- Sei pronto per la galera, allora.
- Ti piacerebbe, vero? Mi spiace, ma ho qualche asso nella manica che
mi garantirà di rimanere un uomo libero...
- Tipo?
- Non so... essere il settimo uomo, forse il sesto dopo l'affare di
ieri, più ricco al mondo? Aver reso
qualche favore non indifferente al mio paese? Avere informazioni
riservate su senatori insospettabili che potrebbero far tremare la Casa
Bianca? Devo continuare?
Si era immaginato l'aria sorniona dell'amico, che al pari suo, sapeva
come la ricchezza potesse avere aspetti negativi ma anche positivi.
- No, direi di no. Hai le idee molto chiare, come sempre del resto.
Comunque, potresti non avere problemi lo stesso, in fondo il compleanno
di Bella
è tra dieci giorni, poi sarà una donna emancipata
a tutti gli
effetti.
Il momento era arrivato, e lui aveva esitato solo un attimo, poi si era
lanciato.
- La mia relazione con Bella potrebbe fare notizia prima, Sam.
Ancora silenzio, questa volta più serio.
- E mi dispiace, ma in parte tuo cugino c'entra con questa mia
decisione. Stasera qui, c'è stata un pò di
maretta...
Sapeva che adesso l'attenzione dell'amico era diventata assoluta.
- Jake è a Londra?
- Sì. Devo dedurre che non lo sapevi?
- Sapevo che era in Europa per festeggiare un lungo addio al celibato,
non sapevo esattamente dove.
- Una sfortunata coincidenza...
- Che cosa è successo?
C'era una leggera tensione adesso nella sua voce, ma sapeva che non ne
era lui la causa, almeno non ancora.
- Domani ne avrai una versione molto fantasiosa sui giornali, io ti do
quella reale.
- Cazzo...
L'impropero era arrivato sotto forma di un ringhio.
- Te la faccio breve, i particolari poi me li chiedi tu, se vuoi. Bella
e la sua amica Kelly mi hanno raggiunto qua a Londra. In giornata siamo
andati ad un evento organizzato da un ammiraglio della marina inglese,
con il quale ho concluso degli affari. Hanno conosciuto il figlio,
Anthony. Un ragazzo che reputo snob e abbastanza insulso. Pare sia
rimasto colpito da Kelly, così l'ha invitata ad una festa in
discoteca. Lei a sua volta ha chiesto a Bella di accompagnarla.
- Cazzo... cazzo...
Sam conosceva meglio di lui Jake, probabilmente aveva già
intuito come fosse andata a finire.
- E' in guai seri, Edward?
- No. Emmett e Jasper sono intervenuti subito.
- Ha iniziato lui?
- Anthony l'ha provocato e lui ha reagito spintonandolo e mandandolo al
tappeto.
- Gli ha fatto male?
- No, niente. Orgoglio a parte, credo.
- E Bella?
- Lei è stata la causa, senza volerlo... Jake era un
pò
su di giri, l'ha baciata con un pò troppo trasporto,
Isabella ne
è rimasta un pò turbata, Anthony se ne
è accorto e
si è messo in mezzo.
- L'ha baciata?
Da quando lo aveva saputo, aveva continuato a ripetersi che era Jake, il bambino dalle ginocchia
sbucciate. Solo così aveva messo un freno alla
rabbia che gli suscitava l'idea di quel bacio.
- Sì. E i fotografi hanno immortalato tutto dall'inizio alla
fine. Emmett è sicuro, si è accorto della loro
presenza
troppo tardi, non è riuscito ad ostacolargli subito il
lavoro...
- Perlomeno è riuscito a fermare quello stupido di mio
cugino prima che combinasse qualche casino più grande!
La voce di Sam vibrava di rabbia. Sicuramente capiva che Jake era
ancora giovane, perciò incline a mostrare i muscoli in
maniera
più "fisica" che non letterale. Ci erano passati anche loro,
dandosele di santa ragione prima di diventare amici.
Solo che questa volta c'era di mezzo Bella, e lui non riusciva ad
essere più di tanto distaccato. Era per questo che ne stava
parlando con Sam, cercava il modo di evitare un confronto immediato con
Jake.
- Sai dov'è adesso?
- Emmett gli ha espressamente vietato di restare in quella discoteca.
Era l'unica maniera per tenere buono Anthony. Se ne è andato
con
i suoi amici, non so se in un altro locale. Non credo però,
Bella gli ha parlato ed era parecchio dispiaciuto.
- Mai quanto lo sarà dopo avermi sentito.
- Sam...
- Edward, non racconterò di certo palle proprio a te: io
capisco
mio cugino, e in parte lo giustifico.Ma capisco anche te e ancora di
più Bella, è lei quella che è stata
baciata senza
volerlo. Anche se immagino che abbia cercato di minimizzare la cosa...
specie con te. E' una ragazza intelligente e matura, tutto il contrario
di Jake...
Era vero, gli aveva subito detto che per lei era già acqua
passata. Avrebbe parlato con lui chiaramente, e se non avesse capito,
era disposta anche a tagliarlo fuori dalla sua vita. Lui non era
altrettanto convinto che sarebbe finita così, conosceva Jake
e sapeva che non era il tipo da
correre dietro ad ogni bella ragazza che incontrava.
Quella che si era preso
per Isabella era una vera e propria sbandata.
- Sono incasinato anch'io, Sam. Tu mi hai visto quella
sera a Montego Bay... cazzo è Jake! L'ho visto
praticamente crescere... solo che.... porca puttana, è anche il Jake che
vuole la mia donna!
Si era alzato in piedi, camminando per la stanza, cercando
di
tenere a bada nuovamente il groviglio di emozioni che si era scatenato
in lui.
- E' come se io avessi un cugino cotto di Emily... come ti sentiresti
tu?
- Male. Esattamente come stai tu adesso.
Si era tolto un grande peso nel momento in cui gli aveva parlato
sinceramente. E Sam si stava dimostrando un vero amico: stava cercando
di capire la situazione di entrambi.
- Lo sai, vero, che mio cugino starà anche peggio di te
quando verrà a sapere di voi?
Ecco che tornava più forte il senso di colpa, rispetto alla
rabbia. E tornava il
Jake che era anche per lui come un fratello minore.
- Lo so... e sono diviso a metà: c'è
una parte di
me che è dispiaciuta, e poi c'è la parte che non
gliene
frega niente.
- Vuoi portare alla luce la tua relazione con Bella per metterlo
davanti al fatto compiuto? E' questo che volevi dirmi?
- No, volevo che tu parlassi con lui. Io non ci riesco, Sam. Ho paura
che potremmo finire col dirci cose molto spiacevoli... ho l'impressione
che si sia preso una sbandata seria per Isabella.
- Sì, è vero. Forse ho sbagliato a non parlartene
prima... ma credevo che la lontananza avrebbe affievolito la cosa...
- Parlarmi di cosa?
- Del fatto che era così preso da Bella. Quel giorno che si
sono
sentiti, mentre eravate ad Isola Corallo, è andato avanti
per non so
quanto a fare progetti su come fare per incontrarla ancora, e senza di
te nei paraggi, ovviamente.
- Forse dovevi dirgli la verità.
- Non stava a me farlo. Come non penso tocchi a me neanche adesso,
Edward. Questo te lo dico molto onestamente.
Eccolo l'amico vero capace di dire la verità, anche quella
più sgradevole.
- Penso sia più giusto che sia Bella a parlargli.
C'era stata forse una nota critica nella sua voce, un rimprovero velato
verso di lei, ma con l'amicizia che provava nei suoi confronti, l'aveva
incassata senza ribattere. Sam, come tutti loro, era in una posizione
difficile.
- Se non ti fidi di lui, fa che ci sia Emmett o Jasper...
- Questo no, Sam. Sono arrabbiato, ma non impazzito... stiamo parlando
comunque di Jake...
- E allora ti chiedo un favore, in nome dell'amicizia che ci lega:
chiedi a Bella di parlare con lui, subito, prima che lo venga a sapere
da altre fonti. Anche così sarà difficile, ma
perlomeno
non si sentirà anche preso in giro.
Da che era iniziata quella telefonata, era la prima volta a sentirsi
davvero "giudicato" dal suo migliore amico.
- Dimmi la verità, Sam: sei incazzato con me?
- Incazzato no, ma preoccupato sì: trovarmi tra voi due,
è qualcosa che non avrei mai voluto che accadesse.
XXXXXXXXXXXXXXXX
Prima ancora che sui giornali, era in rete che le foto avevano preso a
circolare. Come aveva temuto, i giornalisti avevano dato una versione
molto lontana dalla realtà di quanto era accaduto.
La Cullen Enterprise aveva ovviamente un ufficio stampa composto da
persone che erano abituate a gestire ogni tipo di situazione. E lo
facevano ad ogni ora del giorno e della notte, perchè era
uno
dei rischi che correvi se accettavi di lavorare per Edward Cullen.
Dopo che Isabella si era addormentata, Edward aveva avuto in mente solo
due cose: contattare Sam per parlargli di Jake e il suo ufficio stampa
per incaricarli di inviargli tutto il materiale che sarebbe comparso su
Isabella.
Gli era così arrivato un lungo elenco di link che
rimandavano a
siti più o meno importanti, di ogni genere: da quelli di
solo
gossip a quelli dei quotidiani più importanti.
Chiuso nel suo studio, ne aveva visitati alcuni, tutte le volte
sentendosi ribollire il sangue davanti alla foto di Jake che baciava
Bella. I fotografi avevano fatto un buon lavoro, nonostante fossero
immagini scattate all'interno di una discoteca.
La questione sembra essere un pò
complicata o è molto più semplice di quello che
sembra?
Nelle
ultime ore sono state
molte le voci che si sono susseguite sul web e sui giornali e che
riguardano un possibile flirt tra Isabella Swan e Jacob Black. La prima
ricca eriditiera, nonchè pupilla del magnate Edward
Cullen, il secondo erede delle imprese petrolifere Black.
I due sono stati
fotografati all'interno di una nota discoteca
londinese, in atteggiamenti che non fanno pensare ad una semplice
amicizia. C'è già, infatti, chi asserisce che la
presunta coppia sia finalmente uscita allo scoperto.
Non ci sono stati
precedenti scatti compromettenti ad avvalorare questa
tesi, ma fonti ben informate, giurano che i due si conoscono
già da diverso tempo. Probabilmente la loro frequentazione
è iniziata grazie alla profonda amicizia che lega Edward
Cullen a Sam Uley, cugino di Jacob.
Sappiamo bene quale
riserbo abbia sempre circondato la vita privata di
Isabella, proprio per volontà del suo tutore, lui stesso
strenuo difensore della sua privacy.
Tanto che la prima
apparizione pubblica ufficiale della giovane, risale a qualche giorno fa, in occasione di una mostra contemporanea
inaugurata presso il Metropolitan Museum di New York, proprio
in compagnia di Edward Cullen.
Ma adesso sembra certo
che il vento sia cambiato: Isabella pare
decisa a cambiare vita, godendosi così alla luce del sole
questo suo nuovo amore.
Però... per
aggiungere piccante al piccante, sembra che
all'orizzonte sia già sbucato un degno avversario per il
giovane Black nella conquista del cuore di Isabella. Come potete vedere
nelle immagini, improvvisamente un ragazzo pare non gradire molto le
effusioni dei due giovani. Si tratta di Anthony Vernon, figlio minore
dell'Ammiraglio Vernon, capo supremo delle forze navali inglesi.
Anthony ed Isabella si
sono conosciuti soltanto ieri, durante una
partita di polo organizzata a scopi benefici, proprio nella villa
ottocentesta di proprietà della famiglia Vernon.
E' già
triangolo amoroso, quindi? O dovremmo parlare di un
quadrilatero? Le sorprese, infatti, non sono finite. La presenza di
Kelly Taylor, esuberante figlia del proprietario dell'omonima catena
alberghiera, nonchè amica e compagna di Isabella, sembra
sorpresa di questo incontro-scontro tra Jacob ed Anthony.
Viene da pensare che
avesse già dato per scontata la sua
conquista del bell'Anthony e non si aspettasse questo suo
interessamente per l'amica.
Interessamento che ha
rischiato di causare una vera e propria rissa se
non fosse stato tempestivo l'intervento dei body-guard che
accompagnavano Isabella. Li vedete, infatti, preoccuparsi di portare
via Black più inviperito che mai, mentre si accertano della
buona salute di Vernon. Infatti, è stato quest'ultimo ad
avere la peggio, andando al tappeto con solo uno spintone da parte
dell'avversario.
La serata, si
è poi conclusa con la sparizione della coppia
Black-Swan, e il proseguio dei festeggiamenti solo da parte della
coppia Taylor- Vernon.
La domanda ultima che
poniamo anche a voi lettori è: come
reagirà Edward Cullen davanti a questa Isabella
così esuberante ed innamorata?
Anche
i giornalisti avevano fatto un buon lavoro, soprattutto di fantasia. Ma
questo era uno scotto che lui pagava già da tempo, sin da
quando era stato un ragazzo.
Gli avevano attribuito ogni tipo di flirt, con ogni tipo di compagna,
dalla più giovane alla più matura.
Se aveva reagito sempre con molto fastidio, non c'era paragone alla
rabbia che sentiva in quel momento. Aveva dovuto sforzarsi di non
prendere in mano il telefono per chiamare Mary, la responsabile del suo
ufficio stampa.
Ex direttrice di una rivista finanziaria indipendente, era considerata
un vero e proprio "squalo" nel mondo della carta stampata. Si era
aggiudicato la sua preziosa collaborazione solo da qualche anno e dopo
molteplici offerte, scoprendo poi che in realtà aveva
temporeggiato per sincerarsi che non fosse interessato anche ad un
altro tipo di "collaborazione" da parte sua.
Mary Clark, con i suoi quarant'anni, era una donna attraente ma
felicemente sposata, non voleva quindi complicazioni sul lavoro. E non
ne avevano mai avute, se non di tipo professionale. A volte era
capitato che non fossero d'accordo sulla linea di condotta da tenere in
presenza di alcuni attacchi mediatici a cui era stato sottoposto.
Lui più duro, lei più diplomatica. Alla fine, il
giusto mix li aveva sempre trovati d'accordo, aiutandoli ad uscire
dall'impasse.
Nella bufera mediatica che si sarebbe scatenata intorno a lui e
Isabella, avere la collaborazione di Mary lo rendeva decisamente
più tranquillo. Avrebbe saputo gestire al meglio
ciò che voleva attuare, sgravandolo di molte seccature.
Avrebbe saputo anche portare alla ribalta la giusta "immagine" di
Isabella, pilotando la stampa attraverso la sua fitta rete di
conoscenze.
Perchè di una cosa era sicuro: avrebbe fatto di tutto per
evitare che venissero associate altre menzogne, più o meno,
fantasiose accanto alla sua futura moglie.
A costo di condurre una guerra aperta con i media, avrebbe fatto in
modo che i riflettori fossero puntati il meno possibile su di loro.
Stava guardando un altro articolo, più o meno dello stesso
tenore del primo, quando un leggero bussare, e la porta che si apriva
subito dopo, avevano rivelato la presenza di Bella.
- Ciao... disturbo?
Si era fermata un passo dentro, pensando forse di averlo davvero
distolto da qualche attività importante. Era bellissima con
quell'aria ancora assonnata.
- No, anzi...
Le aveva sorriso, e lei aveva fatto lo stesso, inducendolo a pensare
come l'umore di uno avesse il potere ormai di influenzare anche quello
dell'altro. Si era avvicinata, adesso, e lui le aveva fatto spazio tra
le sue braccia, dove si era accoccolata, sedendosi in braccio a lui.
Si era ricordato di come
avessero assunto la stessa identica posizione la mattina dopo aver
fatto l'amore la prima volta.
Allora l'aveva sorpreso immerso nei ricordi di quel giorno
lontano in cui sua madre gli aveva regalato Isola Corallo, ed era stato
bellissimo poterli condividere con lei.
Adesso era altro quello in cui era immerso, un cumulo di
falsità, ed era dispiaciuto all'idea di doverle condividere
con lei dal momento che la riguardavano.
- Ti sei svegliato presto, o non hai proprio dormito?
Gli aveva depositato un bacio sulla guancia, dopo aver strusciato la
guancia contro la sua.
- Vuoi la verità?
Adesso ad accarezzargli la guancia, l'orecchio, i capelli, erano le sue
dita leggere e delicate. Aveva assecondato quelle carezze, andando
incontro alla sua mano e poi girando il viso in modo da baciarle il
palmo.
- Sai chi mi ricordi in questo momento, Edward?
Si era riflesso nella dolcezza dello sguardo di Isabella, sentendosi
amato.
- Sentiamo.
Lei aveva sorriso maliziosamente adesso.
- Una tigre che fa le fusa...
Con un dito aveva seguito il contorno delle sue labbra, e lui l'aveva
catturato tra i denti, mordendolo leggermente.
- Ahi!
Il sorriso malizioso si era accentuato, diventando una mezza risata.
- E' così che ricambi le coccole della tua padrona?
Aveva stretto ancora un pò, guardandola in maniera
inequivocabile, per non permetterle di ritirare il dito come aveva
avuto intenzione di fare.
- Ehi, allora è una ribellione seria la tua!
Ma in risposta si era mossa su di lui, procurandogli una fitta di
piacere nel basso ventre: le sue natiche erano calde e ricoperte solo
da uno slip ridotto.
Aveva annuito, sfidandola con lo sguardo a proseguire in quel gioco.
- Vuoi davvero sfidarmi?
Si era ancora una volta sorpreso nel vedere come bastassero pochi
secondi accanto a lei, per fargliela desiderare intensamente.
Così tanto, da dimenticare qualsiasi altra cosa, anche il
doverle parlare dei pettegolezzi, della sua telefonata con Sam... di
Jake.
Lei era lì,
con lui, niente e nessuno avrebbe mai potuto portargliela via.
Tutto il resto poteva aspettare, ora contavano solo loro
due.
Mentre Isabella aveva preso ad accarezzargli il torace, un
pò solleticandolo, un pò eccitandolo, lui aveva
allungato un braccio ed aveva richiuso con un colpo secco il portatile
sulla scrivania.
- Significa
che ho la tua piena attenzione, Mr. Cullen?
Le aveva lasciato andare il dito, perchè aveva
già appoggiato le labbra sulle sue.
- Quella e molto, molto altro, Mrs. Swan.
Poi l'aveva baciata.
Occhiali rossi... arrivo!
XD!
Spero davvero di farcela a regalarvi anche il capitolo rosso, se non
proprio lunedì, almeno martedi!
Che ne dite di Sam?
Non avevate pensato a lui? Guardate che anche gli "ometti" parlano
molto tra di loro... proprio come noi donne! Solo che noi lo diciamo
apertamente, loro fingono di non averne bisogno! XD!
Approfitto di questo spazio anche per dirvi che sto rispondendo a tutte
voi, sappiate che anche durante il giorno, non appena ho cinque minuti,
è a voi che li dedico!
Però non ditelo al mio capo, mi raccomando! XD!
Buon week-end e a lunedì.
Un bacione grandissimo.
Robi
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Capitolo 34 *** Capitolo 33 ***
Buongiorno ragazze!
So
già che questo capitolo vi farà infervorare... ma
abbiate pazienza le situazioni si svilupperanno! Anzi, rimando ogni
commento a
dopo... sempre che finito di leggere le ultime battute finali non
sarete stramazzate sulla sedia.
Colpa
di Edward, come sempre del resto! XD! Prendetevela con lui...
Buona
lettura.
Un
bacio.
Roberta
PS:
sto arrivando con le risposte, ma siccome non rispondo tanto per
rispondere, ma rispondo perchè parlo con voi, vi chiedo come
sempre un pò di pazienza, non mi mandate al diavolo!
XD!
Le
era sembrato
strano, eppure si era ritrovata a scherzare con Emmett di quello che
stavano per affrontare e che le ricordava un pò
situazioni alla 007, per restare in tema di agenti segreti britannici.
Indossava
un abbigliamento assolutamente anonimo: jeans scuri, una
felpa blu, scarpe da tennis. A nasconderle del tutto il viso, ci aveva
pensato il casco integrale con tanto di visiera nera.
Emmett
ne indossava uno identico ed anche il suo abbigliamento era
molto simile: jeans e felpa. Se non fosse che erano usciti dalla
palazzina di South Kensington che ospitava la residenza londinese di
Edward Cullen, nessuno dei fotografi presenti avrebbe potuto immaginare
chi fossero le due figure che erano sfrecciate via in moto,
lasciandogli appena il tempo di scattare qualche foto se ne erano stati
capaci.
In
effetti quella ricerca di anonimato era pensata più per il
luogo di destinazione che non quello di partenza. Quando sarebbe
arrivata ad Ascot, cittadina scelta da Jake e i suoi amici per il loro
soggiorno, avrebbe attirato meno l'attenzione completando il
suo anonimato con un cappellino e occhiali da sole.
Gli stessi che Edward le aveva
regalato quando era salita a bordo della Deep Blue II e da cui non si
separava mai.
Come sempre le era sembrato
un passato lontano quel giorno, mentre a conti
fatti era stato poco più di un mese e mezzo prima. Eppure
non le
sembrava quasi possibile che quella Bella, insicura e spaventata dal
proprio futuro, potesse essere la stessa che era adesso.
Talmente sicura del suo amore
per Edward da aver accettato di sposarlo.
Stretta ad Emmett,
che si muoveva agile con la moto nel
traffico mattutino di Londra, si era ritrovata a sorridere serena,
protetta dagli sguardi della gente dal casco.
Era
riuscita ad esserlo, nonostante quel viaggio la stesse portando
verso un incontro difficile, proprio pensando a lui. Anche con lui
aveva affrontato un percorso in moto, alla fine del quale
però
c'era stato un momento ben diverso: le aveva chiesto di
sposarlo.
Era
stato un inizio, questa volta temeva ci sarebbe stata una fine.
Jake.
Aveva spostato
l'attenzione su di lui, tornando ad interrogarsi
sul perchè ci fosse una piccola parte di lei così
dispiaciuta all'idea di perdere la sua amicizia.
Perchè
sul fatto che fosse solo amicizia per lei era una
certezza. Quando l'aveva baciata la sera prima, non era arrivata a
provare fastidio, ma indifferenza sì. Non le aveva
trasmesso nulla, se non il dispiacere di non ricambiare lo stesso
trasporto che aveva sentito in lui.
Ecco, dispiaciuta era la parola
giusta.
Avrebbe
voluto spiegarlo anche ad Edward, ma la reazione avuta la sera
prima le aveva fatto capire che non sarebbe stata compresa. D'altronde
capiva la sua gelosia, lei stessa la provava nei suoi confronti, tanto
che era decisa a troncare con Jake se fosse stato necessario.
Se...
perchè non riusciva ad essere davvero decisa?
Perchè continuava a nutrire la speranza che non avrebbe
dovuto
rinunciare alla sua amicizia? Era davvero così importante
per
lei?
Lo
conosceva da così poco tempo, lo aveva frequentato solo un
paio di volte. Eppure...
Eppure
era stato così naturale sentirsi immediatamente a suo
agio con lui, come se si fossero conosciuti da sempre. Proprio come con
un amico con cui confidarsi era estremamente facile e naturale.
Infatti,
quel pomeriggio in cui aveva litigato con Edward, era con lui
che si era sfogata. Solo sentirlo le aveva sollevato il morale.
Avrebbe
voluto parlarne con Kelly di tutti quei pensieri, ma il tempo
era mancato. Solo un paio d'ore prima Jake si era fatto vivo con un sms
in cui le chiedeva ancora scusa per quanto causato la sera prima. Aveva
visto il gossip che si era scatenato intorno a loro, e immaginava che
Edward non ne fosse contento.
In realtà non poteva
immaginare davvero quanto e per quali motivi.
Proprio
informandolo del messaggio ricevuto, mentre era sotto la
doccia, la risposta che le aveva fornito l'aveva colta di sorpresa.
Era
uscito subito, ma prima di avvolgersi un asciugamano intorno ai
fianchi, lei aveva fatto in tempo ad ammirarlo in tutta la sua
splendida nudità.
Aveva
pensato che forse non si sarebbe mai abituata allo spettacolo che
le offriva, o forse, semplicemente lo avrebbe desiderato per sempre.
Comunque,
era stato serio nel dirle che aveva riflettuto sulla situazione,
aiutato anche
da una chiacchierata con Sam, ed era giunto alla conclusione che
sarebbe stato più giusto che a parlare con Jake fosse
proprio lei.
Sempre che lei se la fosse sentita, ovviamente.
Le
aveva ribadito che in quel momento lui si trovava in una posizione
difficile nei confronti di quel ragazzo, a metà tra un
affetto fraterno e una gelosia sfrenata.
Credeva
anche lui, al pari di Sam, che lei avrebbe avuto un'influenza diversa
su Jake, probabilmente meno aggressiva.
Ne
avevano discusso con più calma rispetto alla sera prima, ma
lo aveva trovato ancora deciso nel voler portare alla luce il loro
nuovo legame.
Non
solo con chi li conosceva, ma con il resto del mondo.
E forse sarebbe stata una
follia, ma davanti alla sua sicurezza, non aveva provato nessuna paura
nemmeno lei.
XXXXXXXXXXXXX
Il
luogo in cui le aveva dato appuntamento Jake sembrava ideale per due
persone che volevano avere la giusta dose di privacy. Era un grande
parco adibito a giardino botanico, per il cui ingresso bisognava pagare
un cospicuo biglietto.
Quando
erano arrivati, lui era stato già lì ad
attenderla. Non aveva avuto alcun imbarazzo nel rivedere Emmett,
nemmeno alcun rancore per il modo duro con cui l'aveva trattato la sera
prima.
Si
era limitato ad un "ciao, tutto bene?" prima di dedicare tutta
l'attenzione a lei. Quasi era sembrato non accorgersi che lei ed Emmett
si erano accordati perchè rimanesse nei paraggi, giusto per
essere più
sicuri di non fare ancora incontri spiacevoli con la stampa.
L'ultima
cosa di cui avrebbe avuto bisogno, erano altre foto di lei e
Jake in attegiamenti che sarebbero di certo stati equivocati.
-
Però, perlomeno, siamo risultati entrambi fotogenici... nel
senso, assieme stiamo bene in foto...
Si
erano allontanati solo di qualche passo, prima che il ragazzo
accanto a lei già palesasse le sue intenzioni. Bella si era
istintivamente irrigidita, perchè il tempo della
verità
era davvero giunto.
-
Jake...
- Prima
lascia parlare me.
L'aveva
guardata con un sorriso che le aveva stretto lo stomaco: la
diceva lunga su quanto fosse lontano dalla verità che lo
attendeva.
-
Lo so, ho sbagliato e alla grande. Ne sono tremendamente consapevole.
Ti ho messo in una posizione difficile, specie con Edward, dal momento
che sei finita su tutti i giornali e in modo del tutto distorto da come
sei davvero...
Ora
le stava dimostrando un dispiacere reale.
-
Hanno davvero costruito una Isabella lontana anni luce da quello che
sei.
Si
era fermato, facendo bloccare anche lei. Nonostante il leggero sole,
l'aria era stata fresca. Durante la notte c'era stato un violento
temporale che era durato sino all'alba.
-
Sei una ragazza fantastica, Bella, forse non te l'avevo mai detto
seriamente.
-
Jake...
-
Aspetta, non ho ancora finito.
Ma
lei non avrebbe voluto nemmeno farlo iniziare. Anzi, lei non doveva farlo
iniziare. Che senso avrebbe avuto lasciarlo parlare, se non quello di
farlo sentire ancora più a disagio dopo?
-
No, è meglio se parlo prima io, Jake, credimi.
Lui
era tornato a sorriderle, con quel suo modo caldo e aperto di
farlo, quello che l'aveva fatta sentire subito a suo agio. Quello che
adesso la faceva sentire dispiaciuta di non essere stata molto
più chiara prima.
-
Decisamente ho bisogno di riguadagnare punti con te, quindi... ti
ascolto.
Bella
aveva immaginato quel momento uno svariato numero di volte dalla
sera prima, ma come tutte le cose non era mai come viverlo realmente.
-
Jake... ieri sera, quello che è successo... ecco, io ho
capito
che in parte è stata colpa mia. No, non è come
pensi.
Aveva
anche sollevato le mani, a sottolineare quello stop deciso.
-
Non c'entra veramente ieri sera, mi riferisco a quanto ci siamo detti
nelle altre occasioni... al fatto che ti ho sempre ribadito che ti
volevo solo
come amico...
ecco...
Per
quanto cercasse le parole, le uniche da dire rimanevano sempre quelle.
-
C'era un motivo... c'è
un motivo che mi rende così sicura: io sono
già innamorata, Jake.
Sui
lineamenti di quel viso così virile, si era dipinta subito
un'espressione turbata.
-
Innamorata?
Aveva
annuito, rituffando le mani nelle tasche della felpa.
-
Sì.
-
Perchè non me lo hai detto subito, allora?
Anche
questa domanda se l'era sentita porre un sacco di volte nei suoi
pensieri, ma ancora non era come udirla dalla viva voce di Jake. Non
con quegli occhi neri che la fissavano senza darle la
possibilità di sottrarsi al loro esame.
-
Perchè quando ci siamo conosciuti... quando eravamo a
Montego
Bay... io lo ero già, ma ancora non lo sapevo... non ne ero
pienamente cosciente...
A
Jake era sfuggita una specie di risata ironica.
-
Scusami, Bella, ma ho come l'impressione che tu sia un pò
confusa. Se stai cercando una scusa, non è che stia
risultando
proprio credibile.
Le
era sembrato più divertito che infastidito. Questo le aveva
dato la spinta definitiva.
-
Sono innamorata di Edward.
Stupore,
incredulità, dubbio erano passate sul suo viso. Con indosso
solo una t-shirt,
aveva visto bene le sue spalle irrigidirsi, come se fosse stato colto
da un'emozione improvvisa.
-
E lui ricambia il mio sentimento.
Non
aveva mai distolto lo sguardo dal suo, facendola sentire inchiodata
alle sue responsabilità. Perchè adesso le
appariva chiaro
come il suo atteggiamento lo avesse forse illuso.
Se lei non aveva avuto alcun
dubbio, forse lui aveva pensato di avere comunque delle chance con lei.
- Tu ed Edward?
Lo
stupore aveva ripreso il sopravvento sul suo viso.
-
Che cos'è una specie di scherzo?
-
No. E' la verità.
-
Ma se quasi non sapeva della tua esistenza!
Non
glielo aveva detto con cattiveria, lo aveva detto in ragione di
quello che Edward aveva fatto sempre credere con il suo atteggiamento
distaccato.
Quello che aveva avuto dentro
era stato tutto un altro universo, che lei stessa aveva scoperto da
poco.
-
Le cose tra noi sono state complicate, in effetti. E può
sembrare assurdo, io lo capisco, Jake.
-
No. Mi sa che tu non capisci proprio, Bella.
Ecco,
adesso aveva voluto colpire duro e ci era riuscito. Si era sentita in
colpa, forse non avrebbe dovuto, ma era così.
-
Mi dispiace.
-
Forse è un pò tardi, non credi? Soprattutto
perchè adesso mi sento un perfetto imbecille... e mi sento
anche
incazzato nero e in pieno diritto di esserlo!
Lo aveva visto tendersi, i
muscoli del torace e delle braccia che si
erano gonfiati di quella rabbia che era disegnata anche sul suo viso.
-
Cazzo, Bella, tu mi piacevi davvero!
Senza
aggiungere nient'altro le aveva dato le spalle e se ne era
andato. Non aveva neanche provato a trattenerlo, perchè il
suo
sguardo era valso più di mille parole.
Le aveva detto chiaramente che
tra loro, qualsiasi cosa ci fosse stata, era finita lì.
XXXXXXXXXXXX
-
Vuoi una risposta da amica di parte o da amica obiettiva?
Sedute
sul comodo divano con davanti una confezione di biscotti al
burro, calorici ma molto consolatori, erano due normali ragazze
impegnate in una conversazione intima.
-
Da amica obiettiva... oggi è giusto che tu sia spietata con
me, Kelly.
Kelly
le aveva sorriso, perchè sapeva che l'amica conosceva
già la risposta più obiettiva: in minima parte
aveva
sbagliato con
Jake.
-
Bella, comunque non sei la prima che spezza il cuore di qualcuno...
Jake sopravviverà. Capisco che fosse molto preso da te, ma
santo
cielo comunque vi conoscevate da poco!
-
Me lo dico anch'io... ma rimane il fatto che è Jake! Il
cugino del migliore amico di Edward. Mi sembra di essere la
protagonista di un film: la classica ragazza che arriva a rompere
un'amicizia solida tra ragazzi...
-
Scusa se puntualizzo, ma trovo che sia fondamentale nel tuo caso:
Edward e Sam non sono proprio due "ragazzi"... direi che hanno
l'età per elaborare le conseguenze del problema "Jake" sulla
loro
amicizia. E poi, scusa, mi hai detto che si sono già
sentiti, e
che Edward ti è sembrato abbastanza sereno nei confronti del
suo
amico.
-
Sì. Stamattina mi aveva detto che stanotte si sono sentiti e
che Sam capiva la sua difficoltà. E poi... oh, Kelly! La
verità è che in questo momento vorrei tanto non
aver mai
messo piede in quella discoteca!
Aveva
afferrato e mangiato un intero biscotto, in cerca di una consolazione
momentanea.
Già,
perchè avrebbe voluto un'altra dolcezza intorno a
sè.
Quella
dell'abbraccio di Edward, della sua voce, dei suoi
occhi... invece, non poteva nè vederlo nè
sentirlo. Era
ancora impegnato in una riunione presso il Ministero della Difesa
inglese.
Infatti,
non appena aveva raggiunto Emmett, informandolo che Jake se ne
era andato, il suo primo pensiero era stato per lui. Questa volta la
riunione in corso era di quelle davvero blindate, avrebbe dovuto
attenderne la fine prima di poterlo anche solo sentire.
La
scelta di andare da Kelly, nell'attesa, era stata immediata.
Così avrebbe avuto modo di sfogarsi, raccontandole tutto.
-
Ammetto che non sia stata una gran serata... ma per quanto riguarda
Jake, forse è stato meglio così. Più
tempo passava
e più sarebbe stata una mazzata per lui...
-
Senti, adesso puoi fare per un pò l'amica di parte?
Bella
aveva mangiato un altro biscotto, ripensando all'ultimo sguardo
che le avevano rivolto quegli occhi neri: delusione, dispiacere,
rabbia... l'avevano fatta sentire proprio colpevole.
Kelly
le aveva passato un braccio intorno alle spalle, attirandola verso di
lei.
-
Non puoi farti una colpa del fatto che Jake si sia preso una cotta
per te, proprio nel momento in cui ti sei scoperta innamorata di
Edward. E poi sei stata sincera con lui...
Bella
era riuscita a lanciargli uno sguardo colpevole.
-
... bè, non gli avrai detto che eri proprio innamorata,
però gli hai detto chiaramente che sentivi per lui solo
un'istintiva
amicizia! Se poi lui, come tutti i ragazzi, ha voluto ragionare
più con i piani bassi che con quelli alti...
-
Mi sa che ha ragionato con entrambi, Kelly. Aveva uno sguardo
così ferito...
-
Senti, Bella... ma non è che su di lui hai le idee un
pò confuse?
-
Kelly! Ma che dici?
-
Scusa, ma voglio essere sincera: da come stai male per lui...
Si
era sollevata per guardare bene in faccia l'amica.
-
Sto male perchè per quel poco che ho conosciuto di lui, me
l'ha fatto percepire come un bravo ragazzo. E da quello che mi racconti
sempre anche tu, mi sa che di ragazzi così, nel nostro
ambiente,
ce ne sono pochi in giro. E' più facile trovare tanti Matt
Davenport che dei Jacob Black!
Kelly
le aveva rivolto uno sguardo omicida.
-
Non osare parlare di Matt Davenport! Te l'avrò ripetuto sino
alla nausea che secondo me era uno stronzo quello lì! Ma tu
ti
eri fissata che era il tuo principe Azzurro... quello che ti avrebbe
sottratto dalle terribili grinfie dell'orco Edward Cullen!
La
cuscinata aveva colpito Kelly con una precisione millimetrica,
scatenando la sua immediata reazione.
-
Ah, cara ragazza, la verità brucia, eh? La tua migliore
amica ha sempre ragione, ma tu preferisci ignorarla...
Si
era armata a sua volta di cuscino e aveva restituito il colpo.
-
Certo, come no!
-
Ah, osi negarlo? E com'è, allora, che adesso stai insieme ad
Edward? Non è per tutte le volte che ti ho detto quanto
fosse
paurosamente perfetto il suo sedere? O quanto fosse figo? Dimmi che non
ti ho aperto io gli occhi!
Qualche
colpo, era diventata una guerra. Accompagnata da altre frasi
scandite tra una risata e un finto grido indignato. Anche questo faceva
parte di quei ricordi legati alla loro convivenza al St. Marie: ne
avevano fatte tantissime di guerre simili.
-
Giuro che se arrivi a dirmi: "te l'avevo detto", Kelly tu finisci
malissimo!
In
piedi, rispettivamente con la propria arma in mano, si erano sfidate
con uno sguardo pieno di divertimento.
-
Come faccio a tirarmi indietro da una sfida così?
-
Kelly...
-
Bella...
-
Kelly...
-
Bella... io te l'av...
Ma
una musichetta stucchevole aveva preso a risuonare, interrompendole.
-
Ma questa canzone...
-
Non dire niente, Bella! Lo sai che impazzisco per quel cartone animato!
Vediamo dove l'ho messo...
Si
era precipitata a cercare nella sua borsa, tirando fuori
l'impossibile. Bella si era fermata ad osservarla divertita: come
sempre la sua compagnia, tra conversazioni serie e meno serie, era una
medicina insostibuile.
-
Ma dove cavolo è? Basta che non sia qualche
rompicoglioni
di giornalista ancora! Ah,
eccolo... identità sconosciuta... speriamo...
mi sono rotta di dover ripetere "no comment"! La
stampa inglese è decisamente
agguerrita... pronto?
La
faccia di Kelly si era improvvisamente fatta seria.
-
Sì, sono io.
Non
aveva fatto in tempo a chiederle chi era, che il sorriso le era tornato
spontaneo.
-
Ah, sei tu. Mi era quasi venuto un colpo! Avevo già pensato
al peggio...
Era
scoppiata a ridere, chiaramente divertita da quello che le avevano
detto dall'altra parte.
-
Già. Ma ha sbagliato a capire... ha solo confermato la
pessima
opinione che avevo già sugli inglesi. Grazie, comunque. Mi
hai
tolto un bel peso... sì, certo, è qua. Te la
passo. Ciao.
Le
aveva passato il cellulare, mimandole con la bocca "è quel
gran gnocco del tuo fidanzato" e le era valso il lancio del cuscino
che aveva ancora in mano.
-
Pronto...
-
Ciao, amore.
Le
si era immediatamente sciolto quel nodo al centro del petto, quello che
le veniva sempre lontano da lui.
Sarebbe passato col tempo? O lui
le sarebbe mancato anche solo per poche ore?
- Ciao.
Si
era lasciata cadere sul divano, mentre con la coda dell'occhio aveva
visto Kelly andarsene in bagno, probabilmente per non darle
l'impressione di essere proprio lì ad ascoltare. Era
fantastica,
anche se di segreti con lei si poteva dire che non ne aveva!
-
Ho provato a chiamarti sul tuo cellulare, ma eri irragiungibile...
-
Che stupida... si deve essere scaricato e non me ne sono accorta!
-
L'ho pensato subito, così ho chiamato Emmett e lui mi ha
detto
che eri da Kelly. Così ho rintracciato il suo numero... e
finalmente ti sento.
In
quel finalmente
c'era stata
la stessa voglia che aveva avuto lei di sentirlo, e quel nodo si era
sciolto del tutto in qualcosa di indefinibile, qualcosa che le dava
l'impressione di poter toccare il cielo con un dito.
-
Edward...
-
Purtroppo non ho molto tempo, sono riuscito a liberarmi dieci minuti
perchè volevo assolutamente sentirti. Jake, l'hai visto? Sei
riuscita a parlargli? Ti ha creato problemi?
La
raffica di domande aveva esternato lo stato d'animo combattuto con
cui le aveva chiesto quella stessa mattina se fosse stata davvero
disponibile a parlare con lui. Non era stato facile convincerlo,
infatti, che anche a lei sembrava la soluzione più giusta.
Se
c'era qualcuno che aveva sbagliato con Jake, pensava di essere proprio
lei.
-
No, è stato più che corretto... solo che l'ha
presa male. Molto male. Mi ha piantato in asso.
-
Ne avevamo parlato, Isabella. Te l'avevo detto che la sua non era solo
una cotta...
Forse
davvero aveva sottovalutato quello che Jake aveva sentito per
lei. D'altronde non pensava che in così poco tempo avesse
potuto
sviluppare un tale trasporto per lei.
-
Mi dispiace. Non avrei mai voluto creare tutto questa situazione tra di
voi... anche con Sam...
-
Isabella, non dirlo mai più!
La
risposta era giunta perentoria, a sottolineare quanto lo pensasse
davvero.
-
Io e Sam non siamo due bambini...
"Edward e Sam non sono
proprio due "ragazzi"... direi che hanno
l'età per elaborare il problema Jake".
Kelly
stessa glielo aveva fatto notare, ma lei non riusciva ad esserne del
tutto convinta.
-
Lo so. Però Jake adesso sa anche che Sam gli ha tenuto
nascosto quello che c'era tra di noi... penserà che ha
preferito
te a lui...
-
Isabella, Sam saprà spiegare le sue ragioni a Jake. Ti stai
facendo carico di qualcosa che non hai deciso tu, questo non lo devi
dimenticare.
Sembrava
così sicuro, avrebbe voluto esserlo anche lei.
-
Forse non ti fidi abbastanza di me.
Quella
di Edward non era stata una domanda, ma un'affermazione. E si era
subito sentita in dovere di smentirla.
-
No, io mi fido di te. E' solo che...
-
Quando ti fidi di qualcuno, veramente,
non esiste "Mi fido, solo che...". O ti fidi, o non ti
fidi. L'ho imparato a mie spese che è così.
-
Io mi fido di te.
-
Dimostramelo.
-
Come?
-
Smettendo di preoccuparti per me, per Sam, per Jake. Non hai voluto
tu questa situazione, è capitata. Le cose si sistemeranno,
c'è un'amicizia profonda che ci lega, sapremo superare anche
questo.
-
Non è così facile non pensarci... Jake era
così arrabbiato...
-
Isabella, sto cercando di non essere geloso... ma se continui su
questa strada, penso proprio che in quella riunione non
riuscirò
a tornarci... mi ami?
Glielo
aveva chiesto a bruciapelo.
-
Sì.
-
Anch'io ti amo. E vorrei che da adesso in avanti tu pensassi solo a
questo. E al fatto che stasera voglio portarti a cena in un posto
carino. E voglio poterti ammirare in tutta la tua bellezza.
Così
poi avrò ancora più voglia di riportarti a casa e
toglierti l'abito che avrai comprato apposta per farmi impazzire
pensando al momento in cui potrò finalmente sfilartelo. E
credo
di non doverti dire che dopo l'abito starò ormai cercando di
trattenermi dallo strapparti la biancheria intima che ti
coprirà
appena...
Bella
era stata grata del fatto che Kelly si fosse dileguata in bagno.
Si era sentita improvvisamente scottare nel sentire la voce di Edward
diventare bassa e suadente.
-
Se mi ami quanto io amo te, Isabella, a questo punto credo proprio
che tra i tuoi pensieri non sia rimasto altro spazio se non per me...
io, infatti, in questo momento ho serie difficoltà a
ricordarmi
di cosa stavo discutendo con le persone riunite nella stanza accanto.
Se rientro in questo stato, temo seriamente che l'affare
sfumerà
in un nulla di fatto...
Anche
lei aveva serie difficoltà: infatti ancora non si
capacitava di aver trovato in Edward così tanto amore per
lei.
So già a cosa state
pensando... e in rosso ovviamente! XD!
La foto finale è
giusto per darvi l'idea dell'espressione che mi immaginavo sul viso di
Edward mentre spiegava a Bella i suoi progetti per la sera...
Comunque pensate bene, il
capitolo extra arriverà ma dopo il
week-end... voglio proprio dedicarvene uno in grado di farmi
perdonare questo periodo così stra-preso! Eh!eh!
Torniamo a quello di oggi: Jake
se ne va incazzato nero. Bè non
è che abbia proprio tutti i torti, la mazzata è
stata
grande! Inoltre, tutti sapevano tutto, tranne lui! E' implicito che ce
l'ha
anche con il cugino... in famiglia ci sarà maretta! XD!
Bella e il suo senso di colpa:
ecco, della Bella originale questo mi
è rimasto molto impresso. Si preoccupa sempre prima per gli
altri, e dopo per se stessa. Sensibile o stupida? Preferisco credere
sensibile, quindi è inevitabile che anche la "mia" Bella
stia
male per Jake, ora che ha capito quanto davvero lui fosse cotto di lei.
Sicuramente si sarebbe comportata
in maniera differente, ha peccato di
ingenuità. La perdono solo per questo, la sua non
è stata
"civetteria". Spero di avervi reso il mio punto di vista al riguardo.
E adesso? Jake è
davvero scomparso? E' finita così?
Bè, non vi resta che continuare a leggere per scoprirlo! Che
cattiva, vero? XD!
Edward: pronte a vederlo sulla
copertina di una rivista famosa per un
servizio in esclusiva? Mr. Cullen non è uno che parla tanto
per
parlare... se dice una cosa è quella! XD!
Vi metto già al corrente che il prossimo capitolo lo
posterò venerdì 27 Maggio.
Un bacione grande.
Robi
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Capitolo 35 *** Capitolo 34 ***
Buongiorno ragazze.
Eccomi nuovamente, un pò meno amareggiata, anche se non meno
dispiaciuta. In questi giorni ho cercato di metabolizzare la
situazione, e in parte ci sono riuscita anche vedendo intorno a me
persone capaci di condividere il mio stato d'animo.
Tra queste persone, ci siete anche voi. Ho voluto ringraziarvi
personalmente, ad una ad una, ma meritate un altro ringraziamento anche
qui, sotto la luce dei riflettori.
Colgo l'occasione per farvi sapere che anche le mie colleghe sono
rimaste commosse e colpite dalla solidarietà che avete
espresso
con tanta partecipazione, e vi ringraziano attraverso questo spazio che
è diventato giustamente per una volta più loro
che mio.
Le parole non potranno risolvere concretamente la loro situazione, ma
hanno avuto il potere di farle sentire meno sole davanti ad un momento
così difficile. Ed è comunque importante. Prima di cancellare il capitolo, le vostre le ho salvate per non perderle.
Oltretutto molte di voi hanno portato anche un messaggio di vera
speranza, raccontando esperienze personali simili che si sono concluse
positivamente.
Non voglio andare oltre, il mio è stato uno sfogo che voi
avete
raccolto e condiviso con vero affetto. Ora tornerà a fare
parte
di quella vita privata che ognuna di noi affronta tutti i giorni e che
continuerò a condividere volentieri ogni volta che avrete
anche
voi il piacere di farlo.
Così, veniamo al capitolo di oggi. Prima della lettura,
faccio
solo questa precisazione: avrei avuto il terrore di redigere
un'intervista anche per il giornalino della scuola, figurarsi per una
rivista famosa.
Prendete, quindi, l'intervista a Mr. Cullen come un semplice esercizio
della mia fantasia! Gli scatti che troverete all'interno, immaginate
siano quelli che accompagnano l'articolo (preparatevi....)
Per altre considerazioni ci sentiamo in fondo.
Un bacio.
Roberta
Bella aveva lasciato Londra con una leggera malinconia.
Quando il jet era decollato, come in un film aveva rivissuto gli eventi
che erano accaduti in quei quattro giorni di permanenza sul suolo
inglese.
Il suo arrivo con Jasper, la reazione di Edward,
l'infelicità che era seguita nel credere di averlo perso,
poi la
felicità ancora più grande davanti invece alla
sua proposta di
matrimonio; il pomeriggio a villa Vernon, il casino in discoteca, il
gossip sui giornali, la sua rottura con Jake, e per ultimo la cena
romantica con Edward e soprattutto il dopocena...
Aveva riaperto gli occhi, ritornando alla realtà, e cercando
proprio lo sguardo di Edward. Lo aveva incrociato di sfuggita, mentre
immerso in una conversazione con Kelly, appariva del tutto rilassato.
Le aveva sorriso dolcemente, facendole pensare per un attimo quanto
fosse stato diverso l'uomo che l'aveva amata la notte prima.
Una notte che non
avrebbe potuto dimenticare facilmente.
Aveva richiuso nuovamente gli occhi, questa volta per
nascondere
il desiderio che certi ricordi avevano il potere di accendere in
qualsiasi momento e in qualsiasi situazione si trovasse.
La conversazione tra Edward e Kelly verteva su un argomento molto
sentito da tutti e due: come preparare un buon caffè. In
effetti, non aveva mai pensato prima che entrambi nutrivano una vera e
propria passione per quella bevanda.
Li aveva sbirciati, curiosa di osservarli senza che ne
fossero coscienti. Seduti uno di fronte all'altro, su delle comode
poltroncine che ricreavano un piccolo salottino, tra di loro un
basso tavolino su cui era stato servito proprio del caffè.
Edward, adesso, le stava raccontando di una sua visita ad una
piantagione di caffè che aveva acquistato anni prima in
Sudamerica. Il tono di voce usato era discorsivo, ma
comunque capace di conquistare la totale attenzione della sua
interlocutrice.
Kelly
infatti, lo
stava seguendo, annuendo di tanto in tanto a conferma
del suo totale coinvolgimento. Non ne era gelosa, però.
Conosceva l'amica in ogni sua sfumatura, e se solo il suo interesse per
lui fosse passato da una semplice ammirazione a qualcosa di
più, non le sarebbe sfuggito.
Non poteva dire di conoscere altrettanto bene Edward, ma l'amore che le
dimostrava era di per sè una risposta certa che non provava
altro che simpatia nei confronti della sua migliore amica. Anzi, poteva
arrivare a dire che se si interessava a lei, era proprio per
quell'unico
motivo. Diversamente, come per tutte le altre sue compagne, avrebbe
dimostrato indifferenza.
Pensare al St. Marie le aveva fatto provare, ancora una volta, la
sensazione che si trattasse di una parte lontana della sua vita. I
volti dei suoi professori e delle sue compagne sembravano
già un
ricordo passato.
Era come se un capitolo si fosse chiuso, per iniziarne un altro
totalmente diverso. Solo le due persone che stava osservando si erano
rivelate una costante della sua vita.
Questo le aveva fatto capire la profondità del legame che
aveva creato con entrambi.
Non poteva non essere contenta che tra loro ci fosse una tale
simpatia, non avrebbe potuto nemmeno immaginare di poter avere uno
senza l'altro.
Scegliere tra l'amore e
l'amicizia.
Prepotente era tornata l'ansia che questo potesse
succedere tra
Edward e Sam, ma l'aveva respinta immediatamente come aveva promesso di
fare.
Edward voleva che si
fidasse ciecamente di lui, e così avrebbe fatto.
XXXXXXXXXXX
Giunti a New York, Bella aveva scoperto che Edward era atteso per un incontro piuttosto importante.
Le aveva detto di non averglielo rivelato prima per non darle modo di
agitarsi inutilmente.
Una nota giornalista, che scriveva per un'altrettanto nota rivista, lo
attendeva in uno degli alberghi più prestigiosi della
città, ossia quello di proprietà della famiglia
Taylor.
Nonostante la destinazione fosse stata la medesima, Edward aveva
chiesto a Kelly se le scocciasse raggiungerla in compagnia di Jasper.
Le aveva detto sinceramente che voleva parlare con lei in privato.
Ovviamente l'amica non aveva avuto nulla in contrario, facendo presente
solo a lei, e sottovoce, che trovarsi da sola con Jasper non era
affatto una cattiva notizia!
Non
fosse stata
per l'agitazione che l'aveva colta, Bella l'avrebbe presa in giro come
sempre per quel suo esuberante interesse verso qualsiasi componente di
sesso opposto.
Invece si era limitata a darle appuntamento più tardi, per
decidere quando rivedersi.
Una
volta in
viaggio, Edward aveva iniziato ad illustrarle quello che
avrebbe voluto rivelare di loro, solo se anche lei fosse stata
d'accordo e se fosse stata pronta ad affrontare tutto quello che ne
sarebbe conseguito.
XXXXXXXXX
- E' da più di un anno che Samantha Gilbert cerca di
ottenere
un'intervista con me. Vorrebbe avere l'esclusiva di poter raccontare
l'Edward Cullen privato, quindi l'uomo che c'è dietro al
ricco
magnate di cui tutti conoscono successi e imprese.
Lei
aveva avuto
modo di conoscerlo in entrambe le vesti: quella privata che faceva di
lui un uomo come tutti, con paure e insicurezze; quella
pubblica
che lo rendeva decisamente un uomo duro e determinato.
Erano due facce che stava imparando a sovrapporre, perchè
Edward era la somma di entrambi.
L'una senza l'altra,
infatti, l'avrebbero reso un uomo diverso da quello che amava.
- Mary Clark, responsabile del mio ufficio
stampa, la
conosce personalmente e ne ha grande stima. Questo l'ha fatta
diventare anche per me il candidato ideale nel caso volessi rilasciare
un'intervista così
privata.
- Nel caso?
Lo aveva guardato perplessa: aveva capito che Samantha Gilbert lo stava
già aspettando.
- Finchè non siederò davanti a lei, l'intervista
non è
confermata. Voglio essere sicuro che tu sia pronta ad uscire allo
scoperto accanto a me. Non voglio forzarti, ma non voglio nemmeno
nasconderti che una tua risposta positiva mi farebbe molto piacere.
Aveva momentaneamente girato lo sguardo verso di lei, staccandolo dal
traffico che si faceva via via più intenso. Non aveva voluto
la
presenza di nessun altro in macchina con loro, infatti Emmett era stato
libero di raggiungere Rosalie e poter finalmente stare un pò
con lei.
-
So che è
molto quello che ti chiedo, ma sai anche che ti sarò accanto
in
ogni momento, affronteremo tutto insieme.
La determinazione e la forza che si sprigionava da lui in quel momento,
arrivava ad essere quasi una sensazione fisica in grado di avvolgerla
in un bozzolo caldo e protettivo.
- Non potremmo comunque nasconderci ancora a lungo, Isabella. E se
fosse prima la nostra uscita allo scoperto, rispetto a poi... ti
confesso sinceramente che la mia
gelosia te ne sarebbe
molto grata.
C'erano catene
invisibili che la legavano a lui.
Il
senso di possesso
che esprimeva nei suoi confronti la spaventava e la intrigava nello
stesso momento. Un pò temeva il potere che sapeva esercitare
su di lei, ma
era anche inebriata dal fatto che era il suo amore per lei a renderlo
così possessivo.
-
Io sto per
compiere diciotto anni solo adesso, Edward. Inoltre il fatto di essere
stato il mio tutore legale... sappiamo che potrebbero esserci delle
conseguenze legali anche pesanti per te.
- Non finirò in galera.
Lo aveva fulminato con lo sguardo.
- Non dirlo con tanta leggerezza! Solo pensarlo mi fa impazzire...
- Non succederà, Isabella.
- Come fai ad esserne così sicuro? Sai quante
malignità
potrebbero inventarsi? Che mi hai plagiato, oppure peggio, che hai
abusato della tua posizione...
Il solo pensiero che potessero "sporcare" quello che c'era tra loro con
delle meschinità del genere, l'aveva indignata oltre ogni
immaginazione.
- Al di là del fatto che per restare insieme a te sarei
pronto
ad entrare in guerra con il mondo intero, ho delle certezze concrete
che mi fanno dire che non finirò in galera, qualsiasi cosa
potranno insinuare.
Dentro al verde del suo sguardo aveva trovato un riflesso duro che
l'aveva spinta a chiedere di più.
- Che tipo di certezze?
- Solide ed attuabili.
"Non è mia
abitudine condurre
affari sporchi, ma se lo giudico necessario per un fine meritevole,
allora sono capace di farlo senza la minima esitazione".
Chi sarebbe stato più colpevole in una
situazione del genere? Chi attaccava
per il solo gusto di fare del male, o chi si difendeva con ogni
mezzo da accuse infondate ed infamanti?
Bella si rendeva sempre più conto che vivere accanto ad un
uomo
come Edward l'avrebbe sempre posta di fronte a delle scelte il cui
confine non sarebbe stato sempre chiaro.
"O ti fidi di me, o non
ti fidi."
Lei aveva già deciso: amava Edward
così com'era. Pregi e difetti, paure e sicurezze.
- Va bene, Edward. Mi fido di te.
La sua espressione si era ammorbidita, ma non in ragione della
risposta che gli aveva fornito. Lo aveva intuito anche da come le aveva
preso una mano,
stringendola nella sua.
- Sono uno stupido, Isabella. Vorrei evitarti ogni tipo di pressione, e
poi sono il primo ad esercitarla su di te. Sto cercando di migliorare,
ma farlo non è semplice come può sembrare. E'
che...
Gli aveva stretto la mano a sua volta, traendo e dando rassicurazione a
sua volta.
- Ma stai migliorando. Sul serio. Ne stiamo parlando, mi hai chiesto
cosa volevo fare io...
Aveva seguito le sue parole serio ed attento.
-
Sono sicura che
se ti avessi detto di volere altro tempo, tu me lo avresti concesso. La
mia volontà avrebbe prevalso sulla tua, giusto?
Aveva solo annuito davanti alle sue parole, mantenendo però
salda la presa
sulla sua mano. I suoi gesti non l'avevano mai ingannata, avevano
sempre sottolineato la sincerità delle sue risposte.
Anche questa volta era stato
determinante per renderla certa che non le stava mentendo.
- Ma è vero quello che dici: adesso, o tra un mese, o tra un
anno, non cambierebbe molto in termini di malignità. Io e
te, insieme, faremo
sempre comunque notizia. Qualcuno ci troverebbe comunque da speculare
sopra, per interesse, per noia, per il gusto di farlo o anche per
semplice invidia nei miei o nei tuoi confronti.
Lo aveva guardato, scoprendosi sicura della decisione che aveva preso.
-
Complicato o meno,
anch'io voglio poter vivere liberamente quello che sento per te.
XXXXXXXXXXXXXXXXXX
VANITY FAIR USA - Settembre 2011
EDWARD CULLEN, FELICE ED INNAMORATO COME NON LO AVETE MAI VISTO
A cura di Samantha Gilbert
Mentre aspetto l'arrivo di Mr. Cullen, mi cimento in un rito che ha
dello scaramantico per me prima di ogni intervista, ossia riuscire in
poche righe a presentare
ai voi lettori la persona che sto per incontrare.
Con l'ospite di oggi risulta piuttosto semplice: mi basta citare solo
due fonti.
La prima è la rivista Forbes: nella classifica stilata
l'anno
scorso Edward Cullen è risultato il settimo uomo
più
ricco al mondo con un patrimonio stimato in 30 miliardi di dollari.
La seconda fonte è la rivista Cosmopolitan: nella classifica
stilata l'anno scorso, è risultato il terzo
uomo
più sexy al mondo.
Soldi, bellezza, potere: Mr. Cullen sembra possedere tutto
ciò che un uomo potrebbe desiderare.
Questo mi fa venire in mente che avrò subito una prima
domanda
da porgli: possiede anche la felicità? O anche per lui vale
il detto popolare "i soldi non fanno la felicità".
Sto
pensando che
potrebbe essere interessante chiedergli anche di
commentare quest'affermazione, quando l'assistente che già
mi
aveva accolta e scortata in un elegante privè (ndr.
l'incontro
avviene presso l'hotel Taylor dove Mr. Cullen ha riservato per
noi soli l'intera sala adibita a piano bar) mi informa che il jet
privato è finalmente atterrato e il mio ospite mi sta
raggiungendo.
Mi informa anche che è "molto dispiaciuto per questo
ritardo" e poi
mi chiede se nel frattempo ho qualche richiesta particolare che
può soddisfare, magari un drink, uno spuntino (ndr.
l'appuntamento
era per le sette, sono le otto passate ormai).
Decido di approfittare di tanta gentilezza ed ordino un "martini on
the rocks". Sono curiosa di scoprire se sarà all'altezza
della
qualità che ho incontrato sinora in questo
hotel extra lusso.
Intanto proseguo nel redigere una lista di domande che potrei porre ad
uno degli uomini più sexy e ricchi d'America. Ne avrei una
molto
personale, anche se azzardata: Mr. Cullen vorrebbe sposarmi?
Credo
che molte
altre donne vorrebbero porgliela, ma credo che la risposta sarebbe la
medesima per tutte, dal momento che nessuna sembra essere mai
riuscita a fare
breccia nel suo cuore.
Quando del Martini è rimasto solo il bastoncino su cui era
infilzata l'oliva, la gentile assistente compare nuovamente,
accompagnando però questa volta Mr. Edward Cullen in
persona.
Quello
che mi
colpisce immediatamente è il suo sguardo: occhi di
un verde intenso, diretti e sicuri. Poi c'è il sorriso:
è
spuntato cordiale e aperto non appena ha incrociato il mio di sguardo.
Mi sorprende piacevolmente per la scelta di un abbigliamento informale:
jeans, una camicia verde (ndr. della
stessa tonalità dei suoi occhi), semplici mocassini. Quando
si
avvicina, mi porge la mano. La sua stretta è sicura, ma non
è di
quelle che ti procurano una fitta di dolore giusto per farti sentire
quanto davvero sia salda. Si presenta con un tono di voce caldo e
altrettanto cordiale, poi si scusa nuovamente per il suo ritardo.
Se dovessi esprimere un giudizio su di lui solo da questi primi
elementi, direi che Mr. Cullen è un uomo dal fisico solido e
dalla mente sicura.
Ci siamo appena accomodati, che già arriva un nuovo
cameriere con
delle tartine assortite e del vino bianco fresco. Salutando
cordialmente, deposita il vassoio con le tartine sul tavolo tra di noi,
poi rivolge la
bottiglia verso il mio ospite, chiaramente attendendo la sua
approvazione. Una volta ricevuta, procede con gesti eleganti e misurati
a stapparla, per poi servire il vino solo nel bicchiere precedentemente
posto davanti a Mr. Cullen. Il quale, con aria da vero intenditore
procede all'assaggio, per poi annuire in direzione del cameriere in
attesa.
A questo punto mi rivolge la parola, mentre il vino viene versato anche
nel mio bicchiere.
Ho pensato che un
brindisi di benvenuto fosse un buon modo per rompere il ghiaccio. E' un
vino
originario della California, proviene da un vigneto che ho acquistato
qualche anno fa
in società con il mio amico Sam Uley.
Confesso: Edward Cullen possiede un istintivo fascino magnetico. Ha le
potenzialità di un oratore in grado di ammaliare il suo
pubblico già con poche parole.
Questo però
non fa di me un alcolizzato. Ci tengo a
specificarlo, perchè in altre occasioni hanno insinuato che
avessi acquistato quel vigneto sulla scia di un mio problema legato al
consumo di alcolici.
Sorride, divertito, e inizio a capire perchè gli abbiano
attribuito una lunga serie di flirt più o meno presunti. E'
un
uomo in grado di farti credere che il Principe Azzurro possa esistere
davvero.
Cerco di non farmi soggiogare dai suoi occhi, e gli assicuro che questa
sua affermazione sarà una delle prime
cose che riporterò nel mio articolo, ma lui sorride ancora
più divertito.
Devo essere sincero con
lei, Mrs. Gilbert, non ho molta fiducia in
voi giornalisti, penso che sarò sicuro della sua buona fede
solo
quando vedrò l'articolo pubblicato nero su bianco.
Adesso sono io a sorridere: difendo la categoria a spada tratta davanti a
Mr. Cullen,
ma ammetto che c'è un certo tipo di giornalismo un
pò
troppo "presunto" nei suoi confronti molte volte.
D'altronde penso sia il prezzo che pagano tutte le
celebrità, e
lui non fa eccezione ovviamente. Ragione di più che con i
suoi
trent'anni e il suo stato di single rimane uno degli scapoli
più
ambiti.
Il ghiaccio comunque è rotto, a questo punto posso partire
con
le mie domande. Si dice d'accordo, è pronto per concedersi
in una veste più privata.
Mentre l'aspettavo, Mr.
Cullen, mi
è venuto in mente questo modo di dire "I soldi non fanno la
felicità". Cosa risponde un uomo che l'anno scorso risultava
essere al settimo posto tra gli uomini più ricchi al mondo?
Il sorriso non se ne è andato dal suo viso, ma la sua
espressione si è fatta decisamente più
concentrata.
Penso sia
un'affermazione
corretta. Sarei ipocrita se dicessi che i soldi non aiutano a vivere
meglio, ma la felicità non è strettamente legata
alla
ricchezza materiale. Ci sono cose che non hanno prezzo, come l'amore,
la salute, l'amicizia, la stima, il rispetto... penso di non sbagliare
nell'affermare che sono queste le cose che hanno il potere di rendere
davvero un
uomo ricco e felice.
Già dopo questa prima risposta mi sorge un dubbio: che sia
anche saggio Edward Cullen?
Lei è l'unico
erede di una tra
le più importanti famiglie d'America. Avrebbe potuto vivere
sereno e rilassato, godendosi l'enorme ricchezza che suo padre le ha
lasciato. Invece ha fondato aziende, promosso idee, investito in
imprese estere, insomma ha continuato ad ampliare il patrimonio della
famiglia Cullen. Chi o che cosa l'ha spinta in questa direzione?
Nella vita ho sempre voluto
una cosa fondamentale: essere rispettato per quello che sono, e non per
il
cognome che porto. Questo non significa che non sia orgoglioso delle
mie radici:
lo sono e so anche di essere molto fortunato. Ma, pur essendo un
privilegiato, credo nella meritocrazia e mi piace essere considerato un
uomo che ha saputo andare avanti contando solo sulle sue
capacità. E' vero, ho ereditato un impero da mio padre, il
quale
l'aveva ereditato prima ancora da mio nonno. Ma se oggi sono tra i
dieci uomini più ricchi al mondo, è
perchè sono
stato in grado di gestire e ingrandire quell'impero solo contando su me
stesso.
In questo momento, nonostante l'abbigliamento e l'atteggiamento
informale, capisco di avere di fronte a me l'uomo d'affari la cui fama
non conosce confini.
Cerco, così, di riportarlo sul piano privato con una domanda
più intima.
Ha parlato di suo padre,
di suo nonno, questo mi fa venire voglia di chiederle: che bambino era
Edward Cullen?
Non sono mai stato un bambino
facile. Avevo un carattere forte, volevo ciò che non avevo e
facevo di tutto per ottenerlo. Ero sempre alla ricerca di sicurezza in
me stesso, volevo dimostrare tutto a tutti. Specie a mio padre. Non
sopportavo le persone false, avevo bisogno di rapporti veri.
A scuola era
un leader o un gregario?
Ero rispettato perchè
avevo fama di picchiare duro. In realtà non ho mai picchiato
nessuno... no, non è del tutto vero. Sono finito in infermeria
proprio con Sam (ndr Uley, delle imprese
petrolifere Uley-Black).
Prima di diventare amici
inseparabili ce le siamo date di santa
ragione. Siamo stati una vera piaga nell'istituto dove studiavamo,
quando ci siamo diplomati hanno tirato tutti un sospiro di sollievo.
Anche suo padre?
Specie
lui. Non amava molto quel lato ribelle del mio carattere.
Per sua
stessa ammissione, so che il rapporto tra di voi non è mai
stato facile.
Il
rapporto tra padre e figlio
è sempre complesso. Io ho sempre rispettato il mio, ma
più in là di questo non mi sono mai spinto. Lui,
del
resto, non ha mai fatto nulla per cambiare le cose tra di noi.
Basta il tono secco con cui mi ha risposto per farmi
capire che
tra lui e suo padre davvero non deve esserci stato molto affetto.
E quello con sua madre?
La sua espressione cambia completamente, il verde dei suoi
occhi pare brillare adesso.
Mia madre mi ha
insegnato il
significato della parola amore. Devo a lei tutto ciò che di
buono mi porto dentro. Era una donna eccezionale, chiunque abbia avuto
la fortuna di conoscerla, potrebbe confermarlo. Sorrideva sempre,
credeva nella vita e nelle persone. Soprattutto credeva ciecamente in
me.
La voce di Mr. Cullen trema leggermente, e non
è solo una
mia impressione, dal momento che si interrompe per bere un sorso di
vino.
Il momento più
bello della sua vita, finora?
Il più interessante
è stato quando ho dimostrato di saper condurre le imprese
Cullen con merito e non solo per eredità. Il più
costruttivo, anche se ha avuto modalità distruttive, quando
è morta mia madre. Mi ha costretto a guardare dentro di
me, a capire quello che volevo, e a perdere definitivamente
molte delle mie
insicurezze.
Però mi ha
detto il momento più interessante, quello più
costruttivo, ma non quello più bello.
Sorride come se stesse ricordando qualcosa di veramente
bello, però scuote contemporaneamente la testa.
E' qualcosa di troppo
personale per poterlo condividere con altri?
No, anzi. E'
così bello, come del resto penso lo sia per tutti, che
diventa impossibile tenerlo solo per sè.
Però
ancora non ha risposto. (ndr. l'espressione che esibisce
adesso manderebbe ko qualsiasi donna, anche la più acida e
scontrosa).
Quando ho capito di
essermi innamorato davvero.
La risposta mi coglie totalmente di sorpresa, tanto che
non mi rendo conto subito di che tipo di notizia mi ritrovo tra le mani.
Innamorato?
Sì, le sembra
così impossibile?
Mi sono ripresa dallo shock e comincio a realizzare che
sto per
conoscere in anteprima assoluta il nome della fortunata. Faccio una
breve lista delle sue presunte fiamme, di cui l'ultima è
stata Elizabeth Benson, procuratore distrettuale con una carriera in
netta ascesa presso il tribunale di New York. Potrebbe essere lei, una
trentacinquenne determinata e brillante, la degna compagna di un uomo
come Edward Cullen.
A questo punto,
aspettiamo solo di conoscere il nome della fortunata.
Ad
essere fortunato sono io, veramente. E' una persona speciale, ancora
fatico a credere che si sia innamorata di me a sua volta.
Chissà perchè sono io che fatico a credere a
questa affermazione di
Mr. Cullen. Quale donna sarebbe così pazza da rifiutare
l'amore
di un Principe Azzurro bello, ricco ed affascinante come
lui?
Allora, pongo
diversamente la mia domanda: chi è questa fanciulla
così speciale che le ha rubato il cuore?
Isabella Swan.
Sono io ad avere bisogno di un sorso di vino, adesso.
Isabella
Swan, posta sotto la sua tutela legale dall'età di undici
anni
(ndr. solo il prossimo 13 settembre compirà diciotto anni,
entrando in possesso ufficialmente del suo patrimonio), è la
ragazza di cui è innamorato il secondo uomo più
ricco di
tutti gli Stati Uniti? Lo scapolo d'oro più ambito e
ricercato?
Davanti ad uno scoop del genere, ho bisogno di un altro sorso di vino
ghiacciato.
Mr. Cullen, mi scusi, ma
credo che questa notizia solleverà molto clamore.
Sono
un uomo abituato a destare clamore. Mi succede continuamente, specie
nel mio lavoro. Penso di avere ormai le spalle sufficientemente larghe
per sopportarlo.
Appare
sicuro di
sè, e per onore di cronaca, esibisce anche fisicamente delle
spalle sufficientemente larghe da sopportare qualsiasi peso.
Solleverà anche molti
punti interrogativi. Il
primo che mi viene in mente è che tra di voi ci sono dodici
anni di differenza. Inoltre Isabella sta per compiere solo tra qualche
giorno la
maggiore età, questo vuol dire che ufficialmente
è ancora
minorenne e posta sotto la sua tutela legale.
Per quanto
concerne
l'età, credo di poter affermare con sicurezza che non siamo
la
prima coppia, nè saremo l'ultima, ad avere così
tanti
anni di differenza. Non penso che in amore ci sia una regola giusta
circa l'età che deve intercorrere tra due persone, credo sia
più importante che ci sia rispetto, amore, fiducia, e
soprattutto spontaneità.
Spontaneità?
E' molto serio nel rispondere, traspare il suo bisogno di essere chiaro
e diretto.
So già che
molti penseranno
che possa aver "influenzato" i sentimenti di Isabella, quando invece
non è così. Senza voler rivelare aspetti che sono
- e
rimarranno assolutamente - privati, posso solo dire che l'affetto che
sino a qualche mese fa ci univa, si è trasformato in
qualcosa di
più profondo. Sono sicuro che il passare del tempo
dimostrerà la sincerità di questo nostro legame,
insieme appunto alla
sua profondità.
Isabella Swan, per chi non lo sapesse, è
rientrata a New York dopo aver terminato i
suoi studi presso un prestigioso collegio in Europa. Per la precisione
si tratta dell'Istituto St. Marie a Berna, in Svizzera. E'
lì che ha
sempre vissuto, circondata dal più stretto riserbo
proprio per volontà di Mr. Cullen.
Posso chiederle, a questo
punto, se
questa sua volontà di rendere noto il vostro legame proprio
adesso è
legato alle ultime notizie che davano per certo un flirt proprio tra
Isabella e Jacob Black, cugino del suo amico Sam Uley?
Ciò che è
successo a Londra, è stato totalmente travisato dalla
stampa,
come spesso accade. Si è trattato di uno spiacevole
malinteso
tra ragazzi, come accade in ogni normale compagnia. Stavano
festeggiando l'addio al celibato di un amico, l'allegria ha portato
Jake a mostrarsi un pò troppo affettuoso nel salutare
Isabella.
Anthony Vernon non sapeva che fossero amici, così si
è
sentito in dovere di intervenire. Quando il tutto è stato
chiarito, l'episodio si è ridimensionato a quello che era:
un semplice
equivoco.
Mr.
Cullen non sta mentendo. Lo capisco grazie ad anni di allenamento
passati ad intervistare persone sfuggenti. Si sta concedendo senza
nascondersi dietro a giri di parole inutili.
Jake? Devo supporre che
sia affezionato anche al giovane Black?
L'amicizia
con Sam mi ha portato a nutrire un sincero affetto anche per suo
cugino. Jake è un bravo ragazzo, sono contento che lui e
Isabella siano diventati subito amici.
Quindi sta smentendo
ufficialmente qualsiasi coinvolgimento sentimentale tra lui ed Isabella.
Ride divertito prima di
rispondermi.
Sì. Di ufficiale,
come fidanzato, ci sono solo io nella vita di Isabella.
Fidanzato
ufficiale? Una definizione impegnativa, Mr. Cullen. C'è
qualcos'altro di cui vorrebbe parlarci?
Ride ancora divertito, insieme ad una punta di malizia che
rende decisamente sibillina la sua espressione.
Magari la
prossima volta, per oggi credo di avervi già rivelato
abbastanza.
Non mi faccio sfuggire
l'occasione, anzi il mio istinto mi dice di coglierla al volo.
Posso allora sperare che,
se ci sarà altro da dire, lo farà ancora in
esclusiva dalle pagine di Vanity Fair?
Ha capito di sicuro dove voglio arrivare, ma sembra avermi
preso in simpatia, perchè annuisce.
So
per certo che Vanity Fair è tra le riviste preferite di
Isabella. Penso di interpretare bene il suo pensiero, se mi sbilancio e
le dico di sì. Quando ci sarà altro da dire,
saremo lieti
di essere suoi ospiti.
Lei ed
Isabella insieme? E' più di quanto potessi sperare...
Ha visto? Sembra proprio che
oggi sia il suo giorno fortunato.
Già.
Anzi, mi permetta un'ultima domanda: un uomo pratico come lei, crede
nella fortuna?
Si prende un attimo per riflettere. Poi, come lo
è stato per tutte le altre domande, mi fornisce una risposta
certa.
Sì, decisamente.
Infatti, sono stato così fortunato da meritarmi l'amore di
una ragazza speciale come Isabella.
Mr. Cullen,
dopo una
dichiarazione così appassionata e romantica, non posso che
farle
i miei migliori auguri per un futuro che la veda sempre felice ed
innamorato.
La
ringrazio, ne farò tesoro, perchè ho la netta
sensazione
che non tutti saranno così gentili nei miei confronti.
Lo penso
anch'io, mentre l'intervista termina con un saluto cordiale ed anche
abbastanza informale, dal momento che passiamo dal "lei" al "tu".
D'altronde, nella posizione che ricopre Edward Cullen, è
impossibile pensare di non essere sottoposto al giudizio di tutti,
più o meno favorevole che possa essere.
Ma come ci ha detto lui stesso, credo abbia le spalle sufficientemente
larghe per resistere anche a questo nuovo clamore che si
solleverà dopo la notizia di questo amore appena sbocciato.
Un cordiale saluto a tutti i miei lettori.
Samantha
Gilbert
Allora, Vanity Fair è una
rivista reale, che molte di voi magari conosceranno. Io personalmente
ogni tanto la leggo. Esiste anche nella sua versione americana (Vanity
Fair USA, appunto, ed è molto famosa).
Samantha Gilbert è frutto della mia fantasia, e se dovesse
esistere un'omonima giornalista, è una pura
casualità,
non avevo certo nessuna intenzione di rappresentarla!
Le foto di Robert esistono eccome... e come al solito mi procurano uno
scompenso ormonale notevole. XD!
Passando ad anticipazioni varie... siete pronte a festeggiare il
compleanno di Bella? Se volete farle un regalo siete ancora in tempo!
XD!
Io, ovviamente, mi sto già occupando di quello che gli
farà Edward!
Poi arriveranno anche Sam ed Emily... Kelly è già
presente... e Jake? Mah... magari farà anche lui un bel
regalo a
Bella! XD!
Ma ci saranno solo loro? Magari Edward inviterà anche
qualcun
altro. Chi lo sa? Io, ovviamente ho la lista degli invitati! Eh!Eh!
Spero solo di essere abbastanza in forma, nel prossimo capitolo vorrei
davvero raccontarvi di tutti loro al meglio come ho sempre fatto.
Per ultimo vi dico che dovrei arrivare per venerdì 3 Giugno
con
l'aggiornamento. Se non dovessi riuscirci, vi darò
comunicazione
nella pagina autrice a quando sarà rimandato.
Prima di salutarvi, permettetemi ancora una volta di ringraziarvi per
l'affetto che ogni volta mi dimostrate senza riserve.
Un forte abbraccio.
Robi
|
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Capitolo 36 *** Capitolo 35 ***
Buongiorno ragazze!
Scusatemi, ma ho avuto bisogno di prendere ancora un pò di
tempo per me.
Ora, però, ci sono e arriva un capitolo che mi ha fatto
stare bene mentre lo scrivevo. E' decisamente nelle mie corde, penso
capirete il perchè dopo averlo letto. Comunque, ci sentiamo
in fondo, dove vi ruberò ancora qualche minuto.
Voglio ringraziare ancora tutte quelle lettrici che mi hanno contatto
in questi giorni privatamente, facendomi sentire il loro affetto.
Siete state voi ad emozionarmi, questa volta.
E tanto. Grazie, siete meravigliose.
Un bacio.
Roberta
Oggi compio diciotto anni.
Il primo pensiero
era stato per i suoi genitori. Le mancavano
tremendamente, anche se non faceva più male come una volta.
Il
dolore, quello in grado di farla svegliare in piena notte piangendo,
aveva lasciato il posto ad una ferita rimarginata, che non sarebbe mai
guarita del tutto però.
Era
rimasta immobile, gli occhi spalancati a fissare il soffitto,
rievocando altri compleanni.
Quelli
di bambina, con grandi torte al cioccolato, gli schiamazzi dei suoi
compagni di
classe, le carte colorate dei regali... il sorriso felice, ed insieme
orgoglioso, di Charlie e Reneè mentre l'abbracciavano,
augurandole cento di quei giorni.
Quelli
della sua adolescenza, festeggiati con Kelly, l'unica in grado di
circondarla con un pò di quel calore che era scomparso con
loro.
Un unico compleanno trascorso
con Edward, indimenticabile.
Forse
perchè era stato proprio in quel giorno di quattro anni
prima che entrambi
avevano lasciato un segno nel cuore dell'altro, un seme pronto a
sbocciare non appena ce ne fosse stata la possibilità,
diventando amore.
Le
si erano inumiditi gli occhi, nel cuore un tumulto di emozioni che
sembrava voler farlo scoppiare.
Era felice? Sì, aveva
quasi paura di ammetterlo, ma era assolutamente felice.
La strada che aveva
percorso in quegli anni senza i suoi
genitori era stata lunga, difficile, tortuosa, ma alla fine
l'aveva condotta in un luogo altrettanto caldo e sicuro: il
cuore
di Edward.
Aveva
chiuso forte gli occhi, mentre vedeva scorrere lo stesso sotto le
palpebre parole nitide e indelebili.
"Quando ho capito di essermi
innamorato davvero"...."E' una persona speciale, ancora
fatico a credere che si sia innamorata di me a sua volta"...."l'affetto che
sino a qualche mese fa ci univa, si è trasformato in
qualcosa di
più profondo"...."Di ufficiale, come fidanzato, ci
sono solo io nella vita di Isabella"...."sono stato così
fortunato da meritarmi l'amore di una ragazza speciale come
Isabella"....
Non si era nemmeno dovuta
sforzare di immaginare il sorriso, o l'espressione degli occhi verdi,
che avevano accompagnato quelle parole. Ormai li conosceva in ogni loro
sfumatura, facevano parte di lei, proprio come se fossero sempre stati
suoi di diritto.
Era felice? Sì,
insieme ad Edward era di nuovo felice.
Aveva riaperto gli
occhi, lasciando sfuggire qualche lacrima che
era rotolata lungo la guancia, solleticandole la pelle. Ma non erano
riuscite a toccare il cuscino, perchè erano state fermate
prima
delicatamente.
- In tutte le
lacrime indugia una speranza.
Si era persa nel verde
intenso degli occhi che aveva incontrato, mentre
sentiva un dito percorrere la scia bagnata di una lacrima, asciugandola.
- Me lo diceva sempre mia
madre, mentre me le asciugava.
L'aveva abbracciato di
slancio, seppellendo il viso nel suo torace nudo.
- C'eri tu, in queste. E non
potevo sperare di meglio, Edward.
L'aveva abbracciata forte,
una mano sepolta nei suoi capelli, le labbra premute sulla sua fronte.
Un momento perfetto, parole non
dette, ma sentite lo stesso pelle contro pelle.
- Buon compleanno, amore mio.
L'aveva allontanata solo il
necessario per far incontrare le loro
labbra. Lo aveva fatto dolcemente, in contrasto con quelle emozioni
violente che intuiva esserci anche dentro di lui.
Essere
baciata da Edward era come un salto in un precipizio e una risalita in
volo nello stesso, intenso, secondo.
Struggente.
A volte era
così che avrebbe definito quel legame tra
loro: talmente forte da procurarle quasi un dolore fisico.
XXXXXXXXXXXXXXX
Non avevano fatto l'amore,
nonostante il desiderio provato da entrambi. Si erano concessi lunghi
baci e languide carezze,
mantenendo vivo quel fuoco che li avrebbe bruciati con ancora
più calore quando finalmente lo avessero lasciato libero.
Poi avevano fatto una lunga
doccia, dove c'erano stati altri baci, altre carezze, altri sguardi
pieni di loro.
Anche durante la colazione
c'erano state occhiate in grado di
sostituire le parole. Tra un cucchiaio di cereali e un sorso di
caffè, si erano detti infinite volte "ti amo".
Dopo la colazione, tra un
bacio al caffè, un abbraccio profumato
di fresia, una carezza morbida, erano riusciti anche a vestirsi.
In piedi, di fronte ad
Edward, Bella gli stava annodando la cravatta. Un
gesto che spesso aveva visto fare a sua madre, e che le era sempre
piaciuto, perchè in quel momento aveva sempre percepito
quanto i
suoi genitori si volessero bene.
Tra loro c'era stato un gioco
di sguardi, di sorrisi, di basse risate che ora comprendeva appieno.
Non era solo volersi bene, era
amarsi.
Era lo stesso che
adesso c'era tra lei ed Edward, mentre
lasciava che le sue mani si occupassero della sua cravatta,
sfiorandogli il busto, sorridendogli mentre lui le posava le mani sulla
vita, solleticandola per cercare di renderle più difficile
l'impresa.
- Mr. Cullen, così
non concluderemo nulla. Vuole o non vuole un nodo che si possa definire
decente?
In risposta aveva avuto
un'occhiata maliziosa e una stretta più
decisa delle mani sulla sua vita che l'avevano attirata contro di lui.
- Non lo vuole, ho capito...
si dovrà accontentare di quello che sono riuscita a far...
L'aveva baciata, zittendola
nell'unica maniera che non avrebbe mai
contestato. Spesso aveva l'impressione che le sue labbra si
trasformassero in morbida creta da modellare a suo piacimento, non
appena Edward vi posava sopra le sue.
Spesso con Kelly e altre
compagne, avevano discusso di baci. La sua
esperienza era stata veramente limitata, ma a sentire i racconti delle
altre, a volte aveva pensato che si limitasse ad uno scambio di
"fluidi" non poi così piacevole.
Uno scambio lo era, ma di
sensazioni in grado di renderle le gambe molli, la testa leggera, il
cuore impazzito.
La lingua di Edward che
stuzzicava, inseguiva, catturava la sua, era una dolce
invasione da accogliere. Era passione, calore, gusto, in grado di
risvegliare ogni suo senso.
Ogni volta che la baciava,
era rapita dall'armonia dei loro gesti, la
sincronia delle loro labbra, l'immediatezza del loro desiderio.
Come ogni volta che smetteva,
era certa di non volersi separare da lui.
Doveva averlo scritto in
faccia, perchè le aveva
riservato un sorriso a metà tra il divertito e il
rammaricato.
- Due ore al massimo, non di
più, Isabella. Te lo giuro.
- Non c'è
problema...
- Allora perchè
non stai sorridendo?
L'aveva di nuovo solleticata,
provocando così le sue risate e il suo dibattersi per
tentare di liberarsi.
- Smettila... Edward! ...
mph... ti sciuperò la... camicia!
Si era aggrappata al tessuto
per cercare di spintonarlo via, ottenendo
solo di sentire sotto le dita il contrarsi dei muscoli solidi.
Insieme al divertimento,
aveva sentito anche qualcos'altro scuoterla:
una voglia irrefrenabile di essere di nuovo in un letto insieme a lui,
completamente nudi..
Aveva istintivamente cercato
i suoi occhi, e quando li aveva
agganciati, si era immediatamente accorto di quello che esprimevano i
suoi.
Il verde si era incupito,
mentre le sue mani dalla vita erano scivolate
sui suoi fianchi, accarezzandoli sotto il cotone leggero del vestito
che indossava.
- Un attimo prima mi appari
come una ragazzina innocente, un attimo
dopo sei una donna in grado di farmi impazzire con un solo sguardo.
Si era sollevata sulla punta
dei piedi per arrivare meglio a baciarlo,
tuffando le mani tra i suoi capelli e stringendone morbide ciocche tra
le dita.
- Da oggi sono più
donna che ragazzina... lo dice anche la legge...
Glielo aveva sussurrato senza
staccare le labbra dalle sue, fissandolo negli occhi e provocandolo
ulteriormente.
Si era ritrovata schiacciata
tra la parete e il suo corpo duro,
inchiodata anche da uno sguardo che non le lasciava alcun dubbio.
- Ragazzina o donna... puoi
essere quello che vuoi, Isabella. A me importa solo che tu sia mia.
Si era premuto su di lei, in
un gesto che era stato insieme erotico e possessivo.
- Solo e soltanto mia.
XXXXXXXXXXXXXXX
- E' come mio padre, sempre
con in testa i suoi preziosissimi affari! Spero sappia recuperare dopo!
Kelly non aveva usato mezze
parole, come sempre del resto.
- Bè, Kelly,
proprio come tuo padre no... scusa, eh, rimane un
gran bell'uomo... ma non credo che possa competere con Edward.
L'espressione dell'amica era
stata impagabile. Per un attimo l'aveva
guardata incredula, poi si era ripresa, e l'aveva colpita con una finta
stizza.
- Isabella Swan! La maggiore
età ti ha sciolto la lingua...
Poi era scoppiata a ridere,
questa volta abbracciandola.
- Anzi... altro che maggiore
età... mi sa che è un'altra la cosa che ti ha
sciolto la lingua!
- Kelly!
- Oh, dai, senti! E' vero che
sei molto più rilassata da quando anche tu fai del sano e
soddisfacente sesso!
Nonostante una piccola parte
di lei si fosse imbarazzata, si era comunque sciolta in una risata
allegra.
- Stavolta non posso proprio
negarlo... avevi ragione in pieno. Non sapevo quello che mi stavo
perdendo!
L'amica in questione si era
divertita ancora di più.
- Ribadisco anche che io ho
sempre sostenuto che Edward fosse un uomo
da non lasciarsi sfuggire... ma tu hai passato un sacco di tempo a
negarlo inutilmente!
A Bella sembrava quasi
impossibile di riuscire a parlarne così,
allegramente, di quegli anni passati a discutere con Kelly di quanto
fosse stato "stronzo" il suo tutore, perciò lontano
dall'essere
un uomo ideale per qualsiasi donna, non solo per lei.
- Adesso, invece, passerai un
sacco di tempo a tenertelo stretto...
perchè aspettati la rivolta delle "io non ci posso credere
che
Edward Cullen sia innamorato di quella
ragazzina! Ma
c'è un abisso tra me e lei..."
Fingendosi
indignata barra inviperita, Kelly aveva imitato alla
perfezione la reazione che forse molte donne avrebbero potuto avere
davvero. Specie quelle che avevano avuto modo di conoscerlo bene...
tipo le sue ex.
Le era stato inevitabile
pensare a Gwen Vernon, con i suoi modi
provocanti e sicuri. Avrebbe voluto davvero vedere la sua faccia
davanti all'intervista rilasciata da Edward.
- Tipo quella gatta morta che
hai incontrato a Londra... la sorella di Cavallo pazzo...
Era uno di quei momento dove
loro due proprio non riuscivano a smettere
di ridere. Davanti poi al nomignolo con cui Kelly aveva ribatezzato
Anthony Vernon, ogni volta non riusciva a trattenere una risata
irrefrenabile.
- Sai che stavo pensando
anch'io a lei? Come vorrei vedere la sua faccia...
- Io pagherei per vederla!
Potrei arrivare ad accettare di uscire ancora una volta con Cavallo
Pazzo solo per quello!
- Piantala Kelly... mi fa
male la pancia a furia di ridere!
Probabilmente le loro risate
stavano rimbombando oltre i confini della
cabina-sauna dove erano rinchiuse con indosso solo un asciugamano, ma
dato che
erano in uno dei centri benessere più in di tutta New York,
era
vero anche che nessuno avrebbe avuto niente da ridire.
Soprattutto perchè
Kelly lo aveva riservato per loro due sole,
come parte del regalo per i suoi diciotto anni. Il resto, le aveva
detto, sarebbe arrivato poi.
C'era stato un che di
misterioso nel modo in cui glielo aveva detto, e
si era adattato all'aria misteriosa che aveva avuto anche Edward quando
gli aveva chiesto come avrebbe potuto organizzare il giorno del suo
compleanno, dal momento che avrebbe voluto trascorrere qualche ora
anche con la sua migliore amica.
Era stato lì, che
lui le aveva detto di avere un
impegno per quel mattimo che non era riuscito proprio ad evitare.
Almeno due o tre ore
sarebbe dovuto andare in ufficio, per poi tornare da lei.
A casa.
Le andava benissimo: non
poteva immaginare modo migliore di
festeggiare i suoi diciotto anni, se non passando quella giornata
con lui, nel loro appartamento. Averlo tutto per sè, aveva
iniziato ad apprezzarlo per quello che era: un lusso da godersi fino in
fondo.
- Ehi, dove sei finita?
Scommetto che stavi pensando ad Edward... ti viene una faccia da pera
cotta...
Nell'ironia dell'amica aveva
trovato quel pizzico di riserva che
nutriva sul fatto che fosse così innamorata di Edward, tanto
da aver
accettato di sposarlo.
- Già, pensavo a
lui.
- Roba piccante, o puoi
parlarmene?
- Che cretina sei... stavo
pensando che un'altra, al mio posto, avrebbe
voluto chissà quale festa per i suoi diciotto anni... a me,
invece, va bene passare un pò di tempo con la mia migliore
amica... e poi starmene anche a casa, tranquilla, con l'uomo che amo.
- Infatti, anomala lo sei di
sicuro. Anzi, te lo dico già:
preparati perchè tra due settimane, quando sarò
io a
festeggiare, ne parleranno a lungo!
Bella lo aveva immaginato:
Kelly non avrebbe lesinato sui
festeggiamenti per la sua maggiore età. Temeva quel giorno,
l'avrebbe
coinvolta in qualcosa di sfrenato sicuramente.
- Dovrò chiedere
il permesso ad Edward...
L'amica era letteralmente
balzata in piedi, diventando ancora
più rossa e sudata di quanto non fosse già grazie
al
caldo della sauna.
- Che cosa? Stai scherzando
vero! Il permesso? Tu prendi un aereo..
anzi, no, prendi il jet del tuo fidanzato miliardario e porti le tue
chiappe a Los Angeles senza nemmeno pensarci su un secondo!
Non era riuscita a rimanere
seria come avrebbe voluto, la faccia
assolutamente inferocita di Kelly era stato uno spettacolo troppo
appagante.
- Che scema sono... ci sono
pure cascata! Quasi mi veniva un infarto
davvero... ti giuro che ti prendevo a sberle se proprio adesso che
diventi davvero indipendente, gli permettevi ancora di decidere
per te...
Un'affermazione che l'aveva
indotta a ribattere con un pensiero altrettanto sicuro.
- Su una cosa voglio essere
sincera: il parere di Edward, su
qualsiasi cosa, conterà comunque per me. Non si
tratterà
più di un sua decisione, ci sarà un comune
accordo.
- Cioè? Fammi
capire bene.
La conversazione si era fatta
più seria.
- Bè, il comune
accordo che c'è in ogni coppia. Tipo non
fare quelle cose che all'altro danno tremendamente fastidio... o
meglio, cercare di farle il meno possibile e se proprio sono importanti
per se stessi.
- Tipo andare alla festa
della tua migliore amica.
Kelly le si era riseduta a
fianco. Bella le aveva sorriso affettuosamente.
- Esatto. Per i suoi diciotto
anni che sono assolutamente da
festeggiare alla grande. Ma se l'amica, per esempio, iniziasse ad
invitarla ogni
settimana ad una festa diversa... ecco, magari questo potrebbe essere
qualcosa che dovrei discutere con il mio fidanzato... sai, è
un
tipo piuttosto riservato...
Negli occhi azzurri che la
fissavano aveva trovato una conferma al suo ragionamento, e si era
sentita sollevata.
- Sì, questo lo
capisco. Il fidanzato in questione mi sa che è
anche molto geloso, qualcosa che io comprendo bene. Lo sai che tendo ad
essere un tantino possessiva...
- Solo un "tantino"?
Si era mostrata giustamente
contrita.
- Touchè. Molto.
Potrei uccidere, per gelosia, il giorno che mi innamorerò
seriamente di qualcuno...
- Povero ragazzo! Non sa cosa
lo aspetta...
- Bè, povero no,
Bella. Anch'io mi porto dietro una bella dote generosa!
Erano tornate a scherzare e
ridere, dopo quella piccola parentesi seria.
- Dici che Edward mi vuole
sposare solo per i miei soldi, allora?
- Ovvio che sì!
Gli ho sentito dire che il settimo posto
iniziava a stargli stretto... vorrebbe arrivare sul podio... magari
terzo.
Sapeva che non avrebbe potuto
scherzare così con nessun altro, a
parte Edward stesso, riguardo alla loro ricchezza. Dietro di essa, si
celavano anche aspetti negativi che potevano essere compresi solo
vivendoli.
Uno di questi, era proprio
essere giudicati anche nelle scelte
sentimentali: dopo la dichiarazione di Edward, si era già
sollevato un polverone mediatico, con relativa caccia di foto e news
piccanti su di loro.
Lasciare casa, anche quella
mattina, era stato un pò come
lasciare una città presa d'assedio, con fotografi appostati
nei
dintorni ad ogni ora.
- Bella? Ti sei persa
ancora... ho capito, passiamo alla tappa successiva: doccia rilassante!
Detto fatto, Kelly l'aveva
afferrata per una mano, spalancando la porta della sauna e
trascinandola fuori.
XXXXXXXXXXXXXXX
Le tre ore al centro
benessere erano state davvero spensierate,
più che altro perchè le aveva trascorse in
assoluta
allegria con Kelly. Quando ne era uscita, si era sentita completamente
rilassata. Ad attenderle c'era stato Emmett, già pronto a
partire. Poco prima aveva sentito Edward, il quale l'aveva
informata di essere finalmente libero.
Aveva proposto a Kelly di
pranzare tutti insieme, ma l'amica aveva
declinato dicendole che adesso era il momento di festeggiare con Edward
quel compleanno così importante.
Le aveva detto di godersi la
giornata, di farsi viva magari in serata, giusto per un saluto ancora.
Così, anche se un
pò dispiaciuta di lasciarla sola, l'avevano
riaccompagnata in hotel, per poi dirigersi presso la sede della
Cullen Enterprise, dove Edward li attendeva.
Quando era salito in
macchina, Bella avrebbe tanto voluto salutarlo con
un bacio irruente, ma la presenza di Emmet l'aveva frenata, limitandola
a sfiorargli le labbra.
Era troppo poco, ma contava
di rifarsi assolutamente una volta giunti a casa.
Erano riusciti solo a
salutarsi, prima che il cellulare di Edward suonasse. Dopo aver visto
chi lo chiamava, aveva risposto.
Lei ne aveva approfittato per
osservarlo, rimanendo come sempre
affascinata dalla sua bellezza. I capelli sempre un pò
ribelli,
il profilo elegante, il taglio virile della mascella, le mani forti,
gli avambracci lasciati scoperti dalle maniche arrotolate, le gambe
muscolose fasciate dai pantaloni eleganti... tutto contribuiva a
renderlo affascinante.
E sexy.
Aveva appreso anche
lei dall'articolo su Vanity Fair che era
stato giudicato uno degli uomini più sexy. Le erano tornate
in
mente le parole di Kelly sul fatto che avrebbe dovuto tenerselo stretto.
Era vero, chissà
quante donne avrebbero voluto essere al suo posto.
Non aveva smesso di fissarlo,
così si era ritrovata immersa nel
verde dei suoi occhi che la scrutavano a loro volta. C'era un che di
interrogativo nella sua espressione, come a chiederle se c'era qualcosa
che non andava.
Gli aveva sorriso, scuotendo
la testa e stringendogli la mano libera.
Lui aveva ricambiato la stretta, portandosi in grembo le loro mani
unite.
Non aveva smesso di parlare
di azioni da comprare, fornendo tutta una
serie di indicazioni che le erano sembrate incomprensibili. Lo aveva
fatto sempre guardandola, dandole l'impressione che la stesse
accarezzando con quegli occhi incredibilmente verdi e sensuali.
Un brivido le era corso lungo
la schiena, e per soffocare sensazioni
ancora più intense, aveva posato gli occhi su Emmett,
ricordandosi della sua presenza.
- Va bene, Peter,
è tutto... chiamami solo se è
strettamente necessario... sì, sempre sul cellulare...
d'accordo, ciao.
Aveva chiuso la
comunicazione, abbandonando il cellulare sul sedile.
- Azioni di un'azienda a cui
sto dietro da un
pò. Costruiscono yatch di lusso, un mercato in continua
espansione. Solo che l'attuale dirigenza ha fatto investimenti
sbagliati, indebitandosi sempre di più con le banche. La
loro
unica scelta era far entrare altro capitale, cercando un socio di
maggioranza con basi solide.
Era sicura che le avesse
semplificato di molto la spiegazione dell'operazione che aveva
appena concluso. Ancora una volta si era resa conto di quanto le
sarebbe stato impossibile gestire il suo patrimonio senza il suo aiuto,
o comunque l'aiuto di una persona competente in materia di finanza.
- E' probabile che tra
qualche settimana debba tornare in Europa. In
Italia, questa volta. Potresti venire anche tu. Si tratterebbe di
qualche giorno, una settimana al massimo.
Le aveva procurato
un'emozione indefinibile il fatto che avesse pensato subito di non
volersi separare da lei.
- Mi piacerebbe. Solo che
dovrò vedere un pò con
l'università. Sai, mi sa che i primi tempi saranno quelli
più tosti. Non vorrei dare l'impressione che non ci sia il
massimo dell'impegno da parte mia.
Le aveva sorriso.
- Isabella, guarda che alla
NYU non sarai una raccomandata. Io ho solo
accelerato le pratiche di ammissione, ma non avevano dubbi che tu
meritassi di frequentarla.
Era leggermente arrossita,
più che altro perchè aveva
intercettato anche un sorriso di Emmett. Una delle prime cose che aveva
fatto Rosalie con lei, era stata quella di complimentarsi per i suoi
brillanti risultati negli studi.
- No, non intendevo dire che
mi sento una raccomandata. E' solo che
all'inizio credo sia meglio seguire il più possibile le
lezioni,
per portarmi avanti con la conoscenza di professori e materie...
Le aveva stretto
più forte la mano, intrecciando le dita con le sue.
- Ma sei sicura di compiere
solo diciotto anni?
L'aveva presa in giro, non
nascondendo però un'ombra di sincera ammirazione.
- Credo di essere davvero un
caso "anomalo". Me l'ha detto poco fa anche Kelly.
- Un'anomalia da apprezzare,
comunque.
Le aveva riservato
un'occhiata languida adesso, che era arrivata dritta dritta al suo
stomaco, ed anche più giù.
- A proposito, vi siete
divertite questa mattina?
Con il pollice le stava
accarezzando il dorso della mano, un contatto lieve ma che percepiva
come bollente sulla pelle.
- Sì, molto.
- Il posto meritava?
- Decisamente. Poi era solo
per noi, quindi ce lo siamo godute in assoluta tranquillità.
- Allora un regalo azzeccato.
- Sì. Anche se mi
ha detto che non era tutto.
- Chissà cos'altro
avrà in mente...
Glielo aveva detto con un
tono di voce che l'aveva subito incuriosita.
- Tu lo sai.
- Io?
- Sì. Lo sai.
- Non parlo con Kelly da
quando siamo arrivati.
- Non me la racconti giusta.
- Sono innocente, giuro.
- Con quella faccia?
Perchè aveva un
sorriso che la diceva lunga su quel "giuro".
- Emmett, aiutami, spendi una
buona parola per me.
L'intervento di Emmett era
stata una risata che aveva avallato ancora
di più quell'atmosfera rilassata e giocosa che sembrava
volerla
accompagnare in quella giornata così speciale.
XXXXXXXXXXXXXXX
Quasi non credeva allo
spettacolo che aveva davanti agli occhi.
Tutto era perfetto come
richiedeva una vera festa a sorpresa.
Il solarium si era
trasformato in un tripudio di palloncini e festoni
colorati, di sedie e tavolini a forma di caramelle, di nuvole azzurre
formate da tulle sospesi su fili invisibili, da enormi fiori con petali
di cioccolato. C'era anche un ricco buffet con tante leccornie dolci o
salate, insieme a due grandi torte rispettivamente a forma di uno e
otto: i suoi diciotto anni.
Alice nel paese delle meraviglie.
Si era sentita
proprio così in quel momento, come se fosse sbucata
all'improvviso in un altro mondo.
Le persone presenti, e che le
avevano gridato il classico "sorpresa!"
non appena era sbucata con Edward, erano state assai diverse per
età e grado di conoscenza, ma tutte facevano parte della sua
vita e ne era contenta.
Con lo sguardo le aveva
sfiorate tutte: Rosalie, Emmett, Jasper, Sam,
Emily sicuramente, Alice, Jennifer, Kelly, Jessica, Angela, Mike ed
Eric.
La presenza dei quattro
compagni di scuola era stata la vera sorpresa
tra gli ospiti, e aveva intuito subito che doveva essere un'altra parte
del regalo di Kelly.
Non era riuscita a
spiaccicare parola, troppo emozionata, così era stato Edward
a rompere il ghiaccio.
- Direi che siamo stati
bravi, l'abbiamo proprio colta di sorpresa!
Tutti si erano messi a
ridere, sicuramente anche per la sua espressione sorpresa e felice.
- Sono sicuro che quando
riacquisterà l'uso della parola, potrà dirvelo
lei stessa.
Si era messa a ridere anche
lei, adesso, cercando di riprendere il controllo sulle sue stesse
emozioni.
- Facciamo che do io il via
ufficiale alla festa con la più classica delle tradizioni.
A quel punto si era voltato
verso di lei, senza nessuna incertezza o imbarazzo.
- Tanti auguri, Isabella.
Il bacio era arrivato sulle
labbra, proprio come qualsiasi fidanzato
avrebbe fatto in quella occasione. Aveva appena fatto in tempo a
cogliere il sentimento profondo che celavano i suoi occhi verdi, quando
era stata rapita in una stretta a più braccia.
- Tanti auguri, Bella!
Capitanate da Kelly, anche
Jessica e Angela si erano catapultate su di
lei. Sospettava fosse stato il modo con cui l'amica aveva pensato di
toglierla da quel momento così particolare, in cui
felicità, sorpresa, imbarazzo, commozione l'avevano quasi
paralizzata.
- Che bello rivederti! Ma sei
in formissima, Kelly ce lo aveva detto!
- Ragazze...
- Ciao, Bella. Tanti auguri.
Erano subentrati anche Mike
ed Eric, finendo di circondarla. Aveva
intravisto Edward raggiungere Sam, poi aveva riportato lo sguardo sui
visi allegri dei suoi compagni.
Insieme a Kelly, erano gli
unici quattro con cui aveva veramente
stretto amicizia. Al St. Marie avevano praticamente fatto "gruppo" loro
sei, riuscendo anche a divertirsi parecchio.
- Sai che non sei l'unica ad
essersi fidanzata, Bella?
Jessica, non senza una buona
dose di malizia, si era portata in mezzo ad Angela ed Eric, prendendoli
sottobraccio.
- Finalmente ce l'hanno
fatta! La telenovelas Weber-Yorkie si è
conclusa nel migliore dei modi: si sono dichiarati amore eterno e
vivranno per sempre felici e contenti!
I due in questione,
caratterialmente più vicini a lei, erano
leggermente arrossiti. Li capiva benissimo, dal momento che era
letteralmente imbarazzata, adesso, all'idea di quello che avrebbero
potuto pensare di lei riguardo la sua storia con Edward.
- Jessica, il tuo tatto
è sempre quello di un'elefante!
Era stata Angela a
rimproverarla, ottenendo di stuzzicare ancora di più la
compagna.
- Oh, quante storie! Prendi
esempio da Bella, e getta un pò
della tua timidezza alle ortiche! Tirate fuori dagli armadi questi
fidanzati!
Ecco, adesso sì
che avrebbe voluto sprofondare.
- Ehi, ehi, abbi
pietà almeno di lei, Jessica. Mi sembra che Bella abbia
già la sua buona dose di impiccioni!
A parlare era stato Mike
Newton, un ragazzo che sembrava incarnare
perfettamente il mito di Peter Pan. Non lo aveva mai visto preoccuparsi
di nulla, se non divertirsi e far divertire gli altri.
- Dì la
verità, Bella, ti mancavano o no?
Aveva guardato Kelly,
trovandosi d'accordo sul fatto che era stato bello ritrovarli in
quell'occasione.
- Sì, è
vero, ragazzi. Sono molto felice che siate venuti.
- Qui ci vuole un brindisi!
Bella ha ritrovato la voce e la ragione! Finalmente ha ammesso di non
poter vivere senza di me!
Era stato Mike a prenderla
sottobraccio, trascinandola verso il buffet
dove c'era anche un'ampia scelta di bevande. Il resto del gruppo li
aveva seguiti, approvando l'idea del brindisi per festeggiare anche
quella riunione imprevista.
Bella si era ritrovata
immersa in una realtà che era stata una
quotidianità per lei: la presenza dei suoi ex-compagni. Non
aveva però dimenticato la realtà che stava
vivendo ora, e
con lo sguardo era andata ad Edward.
Lo aveva trovato intento a
parlare con Alice e Rosalie, sorridente e
rilassato. Non aveva cambiato espressione quando i loro sguardi si
erano incrociati, anzi, si era fatto ancora più sorridente.
Evidentemente era un riflesso
del fatto che vedeva anche lei contenta:
era in compagnia dei suoi amici e di altre persone che in qualche modo
volevano solo la sua felicità.
- Ragazzi, un brindisi ai
diciotto anni di Isabella! Che le portino fortuna e
felicità.
Quell'augurio sincero era
arrivato da Kelly, ma gli altri si erano uniti subiti.
Dopo quel brindisi, si era
detta pronta a salutare il resto dei
presenti e si era momentaneamente congedata dagli amici.
Così,
aveva raggiunto per primo il gruppetto insolito formato da Sam, Emily e
Jennifer. Avvicinandosi si era accorta della familiarità con
cui
quest'ultima conversava con l'uomo.
Sicuramente dovevano
conoscersi abbastanza bene, vista la lunga amicizia che lo legava ad
Edward.
Non appena era stata ad un
passo da loro, era stata proprio Jennifer la prima ad abbracciarla,
baciandola su entrambe le guance.
- Tanti auguri, Isabella!
- Grazie Jennifer, sono
contenta che ci sia anche lei.
- Come potevo mancare
un'occasione così importante? Anche se ti confesso mi sembra
ieri che avevi solo undici anni...
C'era stato un velo
commozione nella voce della donna, e anche lei era andata col pensiero
alle prime volte in cui si erano sentite, subito dopo la morte dei suoi
genitori.
- La capisco Jennifer, oggi
mi sento un pò più vecchio anch'io...
La voce di Edward si era
inserita spiritosa, mentre circondandole la vita con un braccio, le
aveva fatto sentire come quei momenti difficili fossero proprio ormai
un tempo passato.
- Allora devo sentirmi
vecchio anch'io... comunque, tanti auguri lo stesso, Bella!
Sam aveva strizzato l'occhio
al suo amico, prima di baciarla sulle guance a sua volta.
- Manco solo io: tanti
auguri, Isabella. Mi fa piacere conoscerti proprio in un'occasione
così allegra...
Emily le aveva rivolto uno
sguardo sereno e profondo. Quello che l'aveva colpita, forse
perchè Edward non ne aveva fatto menzione, era che anche lei
aveva tratti indiani.
- Grazie. E' un piacere anche
per me conoscerti, Emily.
Era quasi palpabile il legame
che c'era tra lei e Sam. Formavano una bella coppia, minuta lei,
massiccio lui.
- Ti avevamo preso anche un
regalo, sai? Ma Sam ha pensato bene di dimenticarlo a casa.
Era stato buffo vedere come
l'interessato avesse assunto immediatamente un'espressione colpevole.
- Mi dispiace, Bella. Ero
convinto di averlo messo insieme alle cose che ho portato per Edward...
- Ma no, figurati! A me fa
piacere che voi siate qui.
- Rimedieremo. Sam si
è offerto di cercartene un altro da consegnarti entro domani
sera.
Le era stato impossibile non
scoppiare a ridere davanti all'espressione sorpresa di Sam. Edward
l'aveva seguita subito dopo, e presto stavano tutti ridendo.
Sentiva che con Emily sarebbe
stato facile andare d'accordo, dimostrava di avere un carattere solare
e aperto.
- Non ho ancora ben capito
perchè vi definiscono "sesso debole"...
Era stato Sam ad affermarlo,
ma Edward si era trovato d'accordo. Jennifer aveva provato a dare una
sua definizione, basandosi sull'esperienza di aver avuto a che fare con
uomini tutti d'un pezzo grazie al suo lavoro.
Bella si era chiesta se tra
quegli uomini ci fosse stato anche il padre di Edward, ma aveva cercato
di non darlo a vedere, guardandosi un pò intorno.
Così aveva visto,
appartati in un angolo, Jasper ed Alice discutere in una maniera che
avrebbe definito poco amichevole. Era rimasta sorpresa della cosa, e
istintivamente aveva cercato Rosalie. Era seduta in compagnia di Emmett
e sembravano commentare proprio quello che stava succedendo tra Jasper
ed Alice. Lo aveva intuito dalle occhiate cupe che Rosalie continuava a
rivolgere al gemello. Era tornata a guardare nella loro direzione,
trovandoli sempre immersi in quella che sembrava una vera e propria
discussione.
Poi, però, aveva
distolto lo sguardo dal momento che le sembrava quasi di spiarli.
Sicuramente c'era una ragione se non andavano d'accordo. Si era
ripromessa di parlarne con Edward, più che altro per non
incorrere in qualche gaffes imbarazzante con uno dei due, parlandogli
magari involontariamente dell'altro.
Soprattutto con Jasper, dato
che con lui era entrata più in confidenza.
Era tornata ad ascoltare la
conversazione che si svolgeva intorno a lei, rimmergendosi in
un'atmosfera più allegra. Poi era stata ancora richiamata
dai suoi amici, e si era ritrovata in chiacchiere ancora più
spensierate, in quanto Jessica stava facendo un rapporto dettagliato di
come stessero andando le cose per il resto dei loro compagni.
Ancora una volta non stava
smentendo il suo soprannome di "gazzettino ufficiale del St. Marie". La
sua passione per il pettegolezzo, li aveva sempre tenuti aggiornati su
vita, morte e miracoli di tutti, professori compresi.
Era una perfetta festa di
compleanno, di più non avrebbe potuto desiderare.
XXXXXXXXXXXXXXX
Per ultimo, quando ormai
erano le sette di sera passate, si erano congedati da Sam ed Emily con
l'idea di rivedersi il giorno dopo a cena.
Bella era piacevolmente
stanca dopo tutte le emozioni vissute in quel lungo pomeriggio di
festeggiamenti.
Era stata felicissima di aver
rivisto i suoi compagni di scuola, e anche con loro si era ripromessa
di rivedersi in occasione della festa di Kelly.
Proprio pensando all'amica,
ancora aveva pensato quanto fosse stata grande nell'organizzarle quella
sorpresa insieme ad Edward.
Perchè, alla fine,
aveva intuito bene: avevano progettato loro quella festa. Con l'aiuto
poi pratico di Alice nell'organizzarla in ogni particolare. Aveva
scoperto che il centro benessere era stata la scusa per tenerla fuori
di casa il tempo necessario per allestire il solarium.
Ovviamente aveva fatto uno
splendido lavoro.
Peccato che proprio lei,
insieme a Jasper, avessero rappresentato un pò una nota
negativa, in un pomeriggio altrimenti perfetto. Anche se, a dire il
vero, con lei si erano mostrati entrambi allegri e felici di
festeggiarla.
Era stata contenta anche
della presenza di Jennifer: era davvero affezionata a quella donna.
- Ti stai addormentando?
La domanda di Edward l'aveva
indotta a riaprire gli occhi per fissarlo.
- No. Stavo pensando che
è stata una festa bellissima.
Le aveva sorriso contento.
- Grazie ancora per averci
pensato.
- Merito anche di Kelly.
- Lo so. Ma a lei viene
facile festeggiare. Magari a te un pò meno...
Il sorriso era diventato
ancora più divertito.
- In effetti. Ultimamente non
ho organizzato molte feste... ma questa era per una persona speciale,
non potevo non pensarci.
Le sue parole le avevano
risvegliato la solita fitta allo stomaco.
- Però, adesso,
sono contento che sia finita. Finalmente posso darti il mio regalo.
In realtà, Edward
le aveva già fatto un regalo. Ed era stato anche
incredibile, dato che mai se lo sarebbe aspettata. Nel pacchetto che le
aveva dato, aveva trovato le chiavi di una macchina. Per l'esattezza
una Mustang GT 500 del 67, ossia il suo grande amore, come lo aveva
definito Sam.
Perfettamente restaurata,
l'aveva ricevuta a sua volta in regalo come prima macchina da suo
padre. Uno dei pochi che aveva veramente apprezzato, le aveva
confessato poi quando erano stati soli.
E voleva che adesso fosse
sua. Insieme, le aveva regalato simbolicamente anche l'iscrizione ad un
corso di guida per conseguire la patente.
Proprio dopo quella
confessione, le aveva anche detto, però, che il vero regalo
per i suoi diciotto anni doveva ancora darglielo. E per farlo, era
necessario andare in un luogo di cui non aveva voluto dirle nulla.
Così, dopo aver
indossato entrambi jeans e maglietta, erano usciti proprio con la
Mustang, dal momento che era curiosa di provare la sua futura macchina.
- Non posso avere qualche
piccolo indizio? Confesso che sto morendo dalla curiosità.
Curiosità era un
eufemismo: era letteralmente divorata dalla voglia di scoprire cosa
avrebbe trovato ad aspettarla.
Edward era scoppiato a
ridere, assumendo quell'espressione misteriosa che le trasformava le
gambe in gelatina.
- No. Anzi, tra un
pò ti chiederò di chiudere gli occhi e di non
barare.
- Morirò prima di
arrivare, così.
- Correrò il
rischio di rimanere vedovo prima del tempo.
Era riuscito a far ridere
anche lei, nonostante la morsa allo stomaco non se ne fosse andata.
- Così non
correrai nemmeno il rischio che ti distrugga questo gioiello della
meccanica.
L'aveva preso in giro,
esternando però una reale preoccupazione. Un pò,
infatti, temeva il fatto di poter distruggere quell'automobile a cui
teneva molto.
- Pensi che mi preoccuperei
più della macchina che non di te?
La morsa si era accentuata
sotto quello sguardo così caldo e profondo.
- No, in effetti no.
- Risposta esatta. Adesso,
fai la brava bambina, e chiudi gli occhi senza sbirciare.
Era tornato a sorriderle
misteriosamente, inducendola a chiudere gli occhi per sottrarsi a
quella dolce tortura che era non poterlo stringere a sè.
- Posso almeno parlare?
- Uhm... lasciami pensare...
direi di no. Non faresti altro che tentare di strapparmi altre
informazioni.
Era stata lei a sorridere
adesso.
- Non è giusto che
tu mi conosca così bene.
Un tocco caldo sulla coscia
l'aveva fatta sobbalzare, facendole quasi aprire gli occhi.
- Scusa, non volevo
spaventarti. Controllavo che non barassi...
Però, non aveva
ritratto la mano, l'aveva lasciata a palmo aperto sulla sua coscia.
- Una decina di minuti e
siamo arrivati, okay?
- Okay. Cercherò
di tenere a freno la mia curiosità...
- E anche la lingua?
Le era venuto da ridacchiare.
- Okay. Ma solo per i
prossimi dieci minuti.
- Brava ragazza.
Poi doveva aver premuto
sull'acceleratore, perchè con un rombo sordo, la macchina
aveva compiuto un balzo in avanzo, incollandola quasi al sedile.
XXXXXXXXXXXXXXX
Edward le aveva impedito di
guardare, ma non di sentire.
Il profumo della salsedine,
una leggera brezza e il rumore del mare l'avevano accolta non appena
l'aveva aiutata a scendere dalla Mustang.
Poi l'aveva guidata per un
lungo tratto tenendola per la vita.
Quando si erano fermati, lo
aveva sentito posizionarsi dietro di lei, prendendola per le spalle e
facendole fare un mezzo giro. Sempre rimanendo alle sue spalle, si era
chinato su di lei per sussurrarle in un orecchio.
- Buon compleanno, amore.
Aveva capito di poter aprire
gli occhi e lo aveva fatto.
Era stata immediata la
sensazione di gioia e calore che l'aveva avvolta.
- Ma... è lei?
Lo aveva realizzato con un
attimo di ritardo.
- E' proprio lei. E' arrivata
ieri.
Davanti a loro c'era la Deep
Blue, solo che quello non era più il suo nome. Con lo stesso
elegante carattere nero, le lettere formavano il nome ISABELLA.
Si era voltata, buttandogli
le braccia al collo e stringendolo forte.
- Oh, Edward...
Non era più
riuscita a parlare, un nodo che le stringeva la gola.
- Significa che il regalo ti
è piaciuto davvero?
L'aveva abbracciata a sua
volta, stringendola. Era riuscita solo ad annuire.
- Allora possiamo salpare?
Aveva alzato di scatto la
testa, fissandolo incredula.
- Fa parte del regalo.
Stanotte e domani. Solo io, te e il mare.
Tutto quello che bastava per
essere felici.
Confesso: avevo voglia di
romanticismo.
Quando l'amore ti rende
felice, credo però si possa davvero vivere dei momenti
così belli ed intensi.
Almeno, io ho la fortuna di vivere giornate bellissime insieme a mio
marito, in cui la voglia di comunicarci amore e passione ci accompagna in ogni momento.
Purtroppo,
però, ci sono anche le giornate no, e quelle mi piace un
pò meno raccontarle ovviamente (meno che mai viverle...).
Comunque, questo giro
Edward ha raccolto davvero il pieno di punti!
Io sono sempre
più cotta di lui, è inutile che ve lo nasconda.
E' l'uomo perfetto? Nei miei sogni sì.
E nei vostri?
Mi spiace che questo mio
"sognare" (e raccontarlo per far sognare chi ne ha altrettanta
voglia, senza obbligare nessuno) abbia spinto una persona a definire
questa mia storia, in tono abbastanza ironico, "un Harmony fatto e
finito".
A questa persona, che mi
ha contattato privatamente, io rispondo in chiaro perchè non
mi vergogno di dirlo: gli Harmony li ho sempre letti, e
continuerò a farlo.
Tornando alla storia, vi
dico già che sono in arretrato di due capitoli extra rossi!
Già, l'idea di questa notte in barca mi ha ispirato molto,
ovviamente!
Spero di arrivare a
postare il primo già i primi giorni di settimana prossima
(vi ricordate bende e nastri di seta...XD!).
Per il capitolo vero e
proprio, arriverò invece martedì 14 giugno.
Vi ricordo che sulla mia
pagina autrice troverete sempre indicazioni precisi riguardo alla
pubblicazione dei nuovi capitoli.
Ora tolgo definitivamente
il disturbo.
Un bacione grandissimo.
Robi
PS - Dimenticavo: avete notato l'assenza di qualcuno? Pensate che faccia passare sotto silenzio il compleanno di Bella? XD!
|
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Capitolo 37 *** Capitolo 36 ***
Buongiorno ragazze.
Come avrete capito
è proprio un periodaccio per me.
Intanto
mi scuso per non essere riuscita ad aggiornare le note sulla mia pagina
autrice che indicavano quando avrei aggiornato la storia.
Sarà che
venerdì 17 si è rivelata proprio una data
infausta, protraendo la sua
influenza negativa anche nel week-end per me: il mio collegamente
internet ha avuto seri problemi.
Il lavoro, poi, con i
problemi che
ci sono stati ultimamente, sta assorbendo parecchio delle mie energie.
Quelle che mi rimangono quando arrivo a casa, finisce di esaurirle la
mia piccolina! XD!
Così, a volte,
davvero ho la voglia di scrivere, ma non la forza per farlo!
Comunque,
l'insieme delle cose mi induce a chiedervi di avere pazienza, e di
accontentarvi per qualche tempo di un solo aggiornamento a settimana.
Posterò un nuovo
capitolo tutti i giovedì
.
E
passo al capitolo di oggi: inizia con un flashback di Bella e prosegue
con un passaggio che so già molte di voi commenteranno
imbracciando i
forconi! XD!
Era un pò che li
tenevate risposti, ho pensato di farvi togliere un pò di
polvere! XD!
Scherzi
a parte, sapete che i vostri commenti mi fanno un piacere immenso,
specie in questi momenti dove il mio umore è sempre un
pò ballerino. Mi
ricollego alla decisione di voler postare una volta a settimana, anche
per dirvi sinceramente che così avrò
più tempo per poter parlare con
voi. E' un aspetto che ultimamente ho un pò trascurato
sempre per
mancanza di tempo, e che mi sono trovata a rimpiangere fortemente.
Mi diverto, mi sfogo, mi
confronto con voi, non voglio davvero rinunciarci.
A questo punto, vi
avrò seriamente stufato con tutte le mie chiacchiere.
Perciò, vi lascio
decisamente alla lettura del capitolo, sperando possiate trovarlo
piacevole.
Un bacio.
Roberta
Compiere
gli anni il tredici di settembre sembrava quasi una beffa, dal momento
che coincideva quasi sempre con l'inizio dell'anno scolastico.
Da quando ero arrivata al St.
Marie, però, questa associazione
non valeva più: le lezioni iniziavano a fine settembre, dal
momento che terminavano a metà luglio.
Il primo anno lo avevo
trascorso da sola e ne ero stata più che
contenta, non volevo l'attenzione di nessuno sconosciuto. I miei
tredici anni, invece, li avevo festeggiati con Kelly, che per
l'occasione aveva fatto venire sua madre, facendomi ottenere il
permesso di potermi recare con loro a Zurigo per un intero week-end.
I miei quattordici anni, mi
vedevano di nuovo solitaria: Kelly doveva
partecipare al matrimonio della sorella minore di suo padre, nonostante
fosse
già il terzo, e si trovava così ancora in America.
Altri studenti erano
già rientrati dalle vacanze, ma nessuno con cui volessi
condividere quella ricorrenza.
D'altronde avevo
già stabilito un programma di tutto rispetto:
poltrire a letto almeno fino all'ora di pranzo, poi recarmi in mensa
per mangiucchiare qualcosa, infine rifugiarmi nel parco con la mia
preziosa copia di Romeo e Giulietta. Lo avevo letto solo qualche mese
prima e me ne ero innamorata subito.
Stavo già attuando
la prima parte del programma, ossia poltrire
a letto, quando il cellulare aveva preso a suonare. Sicura che fosse
Kelly, sempre incasinata col fuso orario, avevo risposto senza nemmeno
guardare il display.
- Se aspettavi ancora un
pò a chiamare, mi facevi gli auguri per i miei quindici
anni...
- Veramente a quest'ora non
eri ancora nata, sono sicuro perchè
l'ho visto sul tuo certificato di nascita, quindi tecnicamente sono in
anticipo in realtà.
Mi ero sollevata di scatto,
completamente presa in contropiede.
- Edward! Ciao...
scusa... pensavo fosse la mia amica Kelly... fa sempre confusione con
il fuso orario.
Lo avevo sentito fare una
mezza risata, qualcosa che potevo tranquillamente catalogare come
"evento raro".
- Non c'è
problema... comunque, tanti auguri, Isabella.
Ero arrossita, quasi mi
avesse potuto vedere in quel momento con indosso quel pigiama corto e
l'espressione sorpresa.
Auguri di persona,
anzichè riportati dalla sua segreteria come l'anno
precedente... stava forse per finire il mondo?
- Bè, grazie...
per averci pensato, e anche in anticipo...
Non ero riuscita ad evitare
un tono leggermente ironico. I nostri rapporti erano
perlopiù una
serie di comunicazioni necessarie e non particolarmente calorose e
spontanee.
Anzi, rimanevano quasi sempre
su argomenti assolutamente neutri: il mio
andamento scolastico, la nostra rispettiva salute, il tempo, eventuali
mie necessità extra.
- Veramente avevo anche in
mente di farti un regalo... ma adesso, mi rendo conto che forse non
sarebbe poi così gradito.
Non aveva assunto proprio
quel tono distaccato che aveva il potere di
rendermi l'umore cupo nei giorni successivi sino a che non riuscivo a
smaltire l'averlo visto o sentito così freddo con me,
però aveva perso un pò dell'iniziale slancio con
cui
mi aveva parlato.
Un pò mi era
dispiaciuto, forse aveva avuto intenzioni davvero diverse questa volta.
- Bè, questo
dovrei giudicarlo io, no?
Avevo provato a recuperare
terreno, per vedere cosa ne sarebbe venuto fuori.
- Okay. Allora ti aspetto
davanti all'ingresso.
- Scusa? Ma...
cioè... sei qui? Al St. Marie?
- Sì. Sono
arrivato dieci minuti fa direttamente
dall'aereoporto. Non ti ho detto nulla prima, perchè fino
all'ultimo
non sapevo se ce l'avrei fatta o meno. Avevo degli impegni a Londra nei
giorni scorsi...
Non era venuto in Europa
espressamente per me... però si era
comunque fermato per il mio compleanno! Non ero riuscita a trattenere
un moto di gioia: era lì, per me... ed aveva anche un regalo!
- Dammi cinque minuti, mi
preparo e arrivo...
- Ecco, parte del regalo
prevede l'uso del costume da bagno... e
abbigliamento comodo. Magari anche di una felpa un pò
pesante...
Costume da bagno? La cosa mi
aveva lasciata perplessa, però
decisamente anche incuriosita. Era la prima volta che mi sentivo
così leggera con lui. Di solito, quel tipo di sensazione,
era legata alla mia amica Kelly: lei aveva il potere di rendermi
spensierata.
- Va bene. Lo tengo presente.
Mi sbrigo e arrivo.
Mentre parlavo, avevo
già preso a darmi da fare per prepararmi.
Forse nel timore che quell' Edward così insolito
potesse svanire.
- Fai pure con calma... non
c'è fretta.
- Okay. A dopo.
Avevo chiuso la
comunicazione, sbrigandomi lo stesso. Mi ero infilata
il costume intero che usavo per le lezioni di nuoto perchè
mi aveva sfiorato
l'idea di prendere in prestito uno dei due pezzi di Kelly, ma
decisamente l'avevo
scartata quasi subito: non mi sarei sentita a mio agio.
Da qualche mese a questa
parte, la realtà era che avevo iniziato
a percepire in maniera diversa il mio corpo, di conseguenza anche la
visione che potevano averne gli altri mi metteva in agitazione.
Sopra avevo infilato un paio
di pantaloncini e una camicetta leggera.
Mi ero raccolta i capelli in una pratica coda e avevo preso una felpa,
seguendo l'indicazione di Edward. Delle comode scarpe da tennis avevano
completato il mio abbigliamento.
Poi mi ero precipitata fuori
dalla stanza, lungo il corridoio,
giù per le scale, travolgendo quasi l'inserviente che le
stava
lavando, scusandomi con lui ma senza fermarmi veramente.
Una strana fretta mi aveva
invaso, spingendomi quasi ad attraversare il
parco di corsa per raggiungere l'ingresso. Sapevo che non avevo bisogno
di avvisare nessuno, Edward doveva aver già informato la
segreteria della mia uscita data la sua presenza.
Quando ero stata in
prossimità del grande cancello, mi ero
imposta un'andatura normale. Così avevo avuto tutto il tempo
di
osservare la macchina scura che mi attendeva.
Solo in quel momento,
infatti, mi era passato per la testa che magari non
saremmo stati soli: solo un mese prima avevo visto dei servizi
fotografici su un suo presunto flirt con una fotomodella
australiana.
Il solo pensiero aveva
sgonfiato tutto il mio buonumore. Sarebbe stato
estremamente imbarazzante: già io e lui non avevamo questo
gran
rapporto, se poi ci fosse stata di mezzo anche una sconosciuta, non
avrei saputo superare la mia timidezza. Quasi subito,
però, la portiera dal lato guida si era aperta ed Edward era
sceso per venirmi incontro. Nonostante avesse indossato camicia,
cravatta e pantaloni eleganti, mi era sembrato... diverso. Forse
perchè per la prima volta mi era apparso disteso, sorridente.
- Ciao.
- Ciao.
Eravamo rimasti un attimo in
sospeso, come se non avessimo saputo bene che fare. Poi era stato lui a
rompere il ghiaccio.
- Buon compleanno.
Mi aveva letteralmente
scioccato: aveva accompagnato l'augurio con un
bacio sulla guancia. Mi ero sentita arrossire in maniera inequivocabile.
- Grazie.
Mi aveva sorriso,
spiazzandomi ancora di più: sembrava davvero contento di
essere stato lì con me.
- L'abbigliamento, va bene
così?
Mi era venuto spontaneo
chiederglielo, perchè comunque lui era elegante come sempre.
- Perfetto. Anch'io ho un
cambio in macchina.
Mi ero sentita nuovamente un
pò in imbarazzo.
- Direi che possiamo andare.
Abbiamo un piccolo viaggio da compiere prima di arrivare a destinazione.
Si era avvicinato alla
macchina, spalancando lo sportello dal lato passeggero ed invitandomi a
salire.
Lo
avevo fatto con il cuore che mi batteva all'impazzata,
perchè
improvvisamente ero diventata cosciente del fatto che per la prima
volta avrei trascorso del tempo in sua compagnia.
Era stata una giornata
perfetta.
Edward era stato perfetto:
rilassato, sorridente, scherzoso.
Il
regalo per il mio compleanno era stato trascorrere del tempo con lui
sulla sua barca a vela. Avevamo raggiunto in elicottero il porto di
Genova, in Italia, dove aveva fatto arrivare la sua imbarcazione..
Quasi
mi era sembrato un altro, mentre in pantaloncini e maglietta, ci
eravamo goduti il sole e il calore settembrino di una giornata al mare.
Ad
un certo punto non avevo più potuto fare finta di niente, e
glielo
avevo detto sinceramente, perchè lui fosse improvvisamente
così diverso.
La sua risposta era stata
chiara anche per me, che all'epoca potevo dire di conoscerlo molto poco.
"Quando sono in mare aperto
non esistono più il mio cognome, i miei doveri, i miei
affari. Posso
essere solo Edward. Edward e basta".
Poi, però, c'era
stato il ritorno alla realtà.
La giornata in mare era
finita ed eravamo tornati sulla terraferma.
Il tempo che era occorso per
ritornare al St. Marie aveva coinciso con il ritorno dell'Edward
taciturno, quasi distaccato.
Avevo capito subito che non
era bastata quella giornata per cambiare le cose tra di noi. Non era stato un inizio, ma
solo una parentesi "strana" in quel nostro rapporto difficile.
Ci eravamo salutati davanti
al cancello del mio collegio che era quasi l'una di notte passata.
Non c'era stato nessun bacio
sulla guancia, solo una lieve stretta sul braccio.
Non avevo avuto nè
il coraggio nè la forza per reagire, domandogli spiegazioni
del suo comportamento.
Avevo pensato, dopotutto, che
le cose potessero comunque andare meglio di come erano andate sino a
quel momento.
Senza
immaginare, ovviamente, quanto fossi distante dal sapere che sarebbero
invece drasticamente peggiorate negli anni successivi.
XXXXXXXXXXXXXXXX
Non
c'era stato un cielo azzurro ad accoglierla quando era salita in
coperta, ma un tempo grigio ed una pioggerellina fine.
Si
era avvolta meglio nella felpa troppo grande per lei, assaporando la
sensazione di calore e benessere che le trasmetteva.
Il sole, quella mattina, era
dentro di lei.
Le era venuto da
sorridere all'idea di come apparisse tremendamente "romanzato" quel
pensiero.
Forse
aveva letto davvero troppe volte i suoi libri preferiti per non
arrivare a tradurre con parole simili la sensazione
di felicità che provava.
Aveva
trascorso una serata meravigliosa con Edward, rilassato e
scherzoso come non lo aveva mai visto. Persino il fatto di cenare
aprendo delle semplici scatolette era stato perfetto.
Avevano
chiacchierato per tutto il tempo, seduti vicini, ridendo ad
ogni più piccolo pretesto, come per esempio infilzare
un'oliva e
vederla schizzare nel bicchiere dell'altro.
Le
chiacchiere avevano seguito il filo di mille discorsi diversi, dal
raccontare dei suoi compagni di classe, al sapore che avevano avuto i
petali
di cioccolato dei fiori che avevano ornato il solarium.
C'era
stata davvero la voglia in entrambi di concentrarsi solo su loro
due, cullati dal mare, tagliando fuori tutto il resto del mondo.
Tornando
al presente, Bella aveva rivolto lo sguardo verso la costa lontana, di
cui si intuiva solo il contorno sfocato.
Aveva Edward tutto per
sè ancora per quella giornata.
Era tornata a
sorridere involontariamente, come sempre accadeva quando pensava a lui.
La
serata era scivolata in una notte altrettanto meravigliosa e
perfetta. Si erano amati lentamente, assaporando fino in fondo ogni
carezza, bacio e sguardo che si erano scambiati.
La
dolcezza di Edward, quando l'aveva finalmente posseduta, l'aveva quasi
sciolta in lacrime tanto era stata intensa da vivere.
- Un
dollaro per i tuoi pensieri.
Silenzioso
come lei non riusciva ad essere su quella barca, Edward
l'aveva raggiunta, passando le braccia sotto le sue ed infilando anche
lui le mani nelle tasche della felpa.
Si
era lasciata andare contro il suo corpo solido, mentre una guancia
ruvida di barba sfregava contro la sua.
-
Per un dollaro ti do solo un indizio...
Aveva
ridacchiato, mentre adesso le stava sfregando il collo con il naso.
- Ti
sei messa proprio in mente di sfruttare il tuo fidanzato ricco. Per un
pensiero completo quanto vuoi, allora?
Era
stata lei a ridere, ritrovando la stessa scherzosa
complicità della sera prima.
-
Facciamo... mille dollari?
-
Che cosa! Ma è un furto! Il mio rispetto per il denaro si
rifiuta di pagare una somma del genere solo per un pensiero... bisogna
che ci sia dell'altro.
Le
era venuto ancora più da ridere, un pò per il
solletico che aveva preso a farle, un pò perchè
aveva
capito dove voleva andare a parare.
- I
miei pensieri valgano molto, Mr. Cullen. E soprattutto non li
concedo così facilmente... come non concedo facilmente
nemmeno
altro!
Aveva
aumentato il solletico, bloccandola nel contempo per non farla fuggire.
-
Scommetti che entro cinque minuti mi concedi tutto e gratis?
In
realtà non riusciva nemmeno a rispondergli,
perchè era impegnata a non morire dal ridere.
-
Allora? Scommetti?
-
Non... ah... dai... ah... lasciami... parlare...
La
lotta che stavano combattendo era impari a livello di forza fisica,
ma non morale. Bella aveva iniziato a conoscere i punti deboli di
Edward, sfruttandoli a proprio favore.
-
Okay. E' giusto. Sentiamo cosa hai da dire.
Si
era fermato senza lasciarla andare però. La teneva, adesso,
ben stretta a lui, schiena contro torace. E non solo.
Qualcosa
nelle zone basse le diceva che era tornato a desiderarla con
passione. Ne aveva approfittato subito, fingendo di strusciarsi
casualmente per liberarsi.
-
Uhm... Sig.na Swan questo si chiama giocare sporco...
Il
suo gemito di desiderio era stato sincero sebbene seguito da parole
scherzose.
- In
amore e in guerra tutto è consentito, Mr. Cullen, non lo
sapeva?
Lo
aveva fatto di nuovo, ottenendo un nuovo gemito di Edward.
- E
noi siamo in guerra o in amore?
Lo
aveva in pugno, aveva imparato a capirlo da come la sua voce si
arrochiva, come le sue braccia la stringevano più
morbidamente,
come i suoi occhi iniziavano ad intorbidirsi, il verde da brillante a
cupo. Anche se ora non poteva vederli, sapeva che li avrebbe trovati
così.
- In
guerra!
Ridendo,
si era slanciata in avanti liberandosi, sfruttando proprio il
suo momento di debolezza. Si era anche voltata, non riuscendo a
trattenersi
dal fargli una linguaccia.
Aveva incontrato un paio di
occhi verdi, cupi e foschi di passione, proprio come li aveva
immaginati.
Ma
c'era voluto solo un
attimo, il vederla così divertita e felice,
perchè il suo
sguardo mutasse in allegro e limpido.
-
Ragazzina impertinente e ribelle. Ti serve assolutamente una lezione
che non dimenticherai...
Bella
aveva evitato per un soffio di essere afferrata per la felpa, e
gridando era scappata lungo la fiancata, inseguita da Edward.
Per
quanto grande, di certo la barca su cui erano non le consentiva
chissà quali fughe, però ci aveva provato,
zigzagando qua
e là sulla superficie resa scivolosa dalla pioggia.
Proprio
questo aveva messo fine al suo misero tentativo, mandandola
lunga distesa. Aveva fatto appena in tempo a voltarsi sulla schiena,
che
si era ritrovata il suo inseguitore a cavalcioni, lo sguardo un
pò preoccupato.
- Ti
sei fatta male?
-
No. Orgoglio a parte, ovviamente.
Rassicurato
sul fatto che non ci fossero danni materiali, nello sguardo di Edward
si era accesa una luce maliziosa.
-
Mai sfidare chi è più in gamba di te...
Gli
aveva tirato un pugno scherzoso in pieno petto, ottenendo di finire
prigioniera della sua presa salda sul polso.
-
Arrogante e borioso! Proprio un pessimo fidanzato mi sono scelta!
Senza
pesarle addosso, la teneva ferma tra le sue gambe, facendo aderire i
loro bacini in maniera decisamente provocante.
-
Ormai è tardi per lamentarsi. Hai detto che mi volevi
così com'ero, pregi e difetti inclusi.
Stavano
solo giocando, dal momento che ormai le cose tra loro erano chiare.
-
Sì, è vero. Ma cosa credi? Lo faccio per i soldi,
no?
Perchè accontentarmi dei miei, quando posso avere anche i
tuoi?
Le
aveva catturato anche l'altro polso nel frattempo, portandoglieli sopra
la testa, dal momento che si era chinato su di lei.
Ora
i loro visi erano praticamente incollati.
-
Avida e senza scrupoli. Chi l'avrebbe mai detto che in
realtà eri così?
Era
nel caldo nocciola e nel verde intenso dei loro occhi che c'era
scritta tutta un'altra verità sul perchè fossero
arrivati
ad amarsi così profondamente.
-
Comunque, alla fine, non ho capito chi ha vinto la scommessa...
Bella
glielo aveva chiesto praticamente con le labbra già quasi su
quelle di Edward.
-
Onestamente, Isabella, adesso ho altro in mente...
La
sua risposta, invece, era stata pronunciata con già le
labbra
schiacciate sulle sue. L'aveva baciata con irruenza, questa volta,
dando sfogo a quella passione che si era accumulata con il giocare e
stuzzicarsi di poco prima.
Avrebbe
voluto avere le mani libere, per poterle affondare nei suoi capelli, ma
non sembrava intenzionato a lasciarle andare.
Non
che fosse una prigionia dolorosa... anzi, aveva il sapore di una
resa incondizionata, quasi un dire "fai di me quello che vuoi".
Le piaceva, a volte, sentirsi
totalmente in balia di Edward.
Ad
interrompere quel bacio, che stava diventando il preludio di
qualcosa da proseguire nella comodità di una delle due
cabine,
era stato un vibrare deciso tra le loro pance.
Era
il cellulare di Edward, quello che aveva abbandonato la sera prima
nella tasca della felpa che aveva indossato per uscire in coperta.
-
Edward...
-
Lascialo suonare...
Avevano
parlato entrambi senza staccare le labbra e ne era risultato
più un mugugnare indistinto.
Solo
che la vibrazione era aumentata di intensità e sembrava
intenzionata a continuare all'infinito.
-
Magari è importante...
-
Non in questo momento...
La
risposta le aveva provocato uno sfarfallio nello stomaco, dal
momento che era la misura di quanto lei arrivasse prima di ogni
cosa.
Dall'altra
parte, però,
sembravano davvero intenzionati a parlare con lui.
-
Ed...
-
Sono in vacanza... si rassegneranno.
Era
una conversazione difficile da portare avanti, dal momento
che si stavano ancora baciando.
-
Non... smette...
-
Sì, hai ragione. Dà fastidio.
Le
aveva lasciato andare un polso, giusto per introdurre la mano tra
loro e cercare l'oggetto che stava recando disturbo. Dopo essere
riuscito a scastrarlo dalla tasca, lo aveva gettato lontano, da
qualche parte.
-
Ecco fatto. Fine... della... seccatura.
Aveva
ripreso possesso del suo polso e delle sue labbra, divorandole un'altra
volta.
Ma
chi lo cercava non aveva desistito, perchè adesso si stava
diffondendo anche un trillo insistente. Segno che la chiamata era
ancora in corso.
-
Ed... mi sa... che... è... veramente importante...
C'era
stato un lungo sospiro rilasciato sulle sue labbra,
dopodichè con un'imprecazione piuttosto colorita, Edward si
era
sollevato di scatto.
-
Spero davvero che stia per morire chi sta chiamando. E' l'unica
spiegazione che posso accettare per questa insistenza...
Si
era sollevata a sedere a sua volta, seguendo con lo sguardo il
fisico prestante del suo fidanzato coperto solo da un paio di short e
da una maglietta.
-
Ecco, vediamo chi si becca un bel...
Ma
si era interrotto fissando il display, un'espressione combattuta sul
viso. Alla fine, aveva risposto.
-
Ciao.
Chiunque
fosse stato dall'altra parte, non aveva sicuramente potuto
equivocare su quanto fosse stato in dubbio se rispondere o meno.
-
Non potevo rispondere subito, in realtà.
Ovviamente
la sua attenzione era adesso rivolta a capire chi avesse
avuto un bisogno impellente di parlare con Edward, che intanto si era
leggermente voltato di fianco, mostrandole il profilo concentrato.
- Se
non avessi voluto rispondere, non lo avrei fatto e basta. Dovresti
conoscermi abbastanza bene...
Era
strano il tono con cui stava replicando: non era proprio seccato, ma
nemmeno troppo cordiale. Sembrava... combattuto. Proprio come
l'espressione prima di decidere se rispondere o no.
-
Devi andare avanti ancora per molto, o mi dici il motivo della
telefonata?
Bella
iniziava a sentire un certo fresco, forse anche perchè non
c'era più la presenza di Edward a riscaldarla. Si era alzata
in
piedi, richiamando la sua attenzione con un cenno della mano. L'aveva
guardata, e lei gli aveva fatto capire che tornava di sotto.
Oltretutto, non voleva dargli l'impressione che stesse lì ad
origliare una conversazione che aveva l'aria di metterlo in
difficoltà.
Non
aveva dubbi che gliene avrebbe parlato subito dopo, se avesse avuto il
bisogno di sfogarsi per qualche motivo.
Stava
imparando a capire che c'era un aspetto della vita di Edward che
non avrebbe mai potuto condividere al cento per cento: ossia i suoi
affari. Poteva parlagliene certo, come aveva fatto con l'affare Vernon,
o con quella azienda di yatch, ma sapeva che non lo avrebbe fatto
sempre e comunque di condividere tutto ciò che doveva
affrontare ogni giorno.
Sinceramente,
non lo avrebbe voluto nemmeno lei. Fidarsi di lui,
significava anche questo, accettare di non sapere tutto in ogni minimo
dettaglio, ma solo di esserci se lui avesse avuto bisogno.
-
Capisco.
Quell'unica
parola aveva avuto il potere di farla girare nuovamente
verso di lui. Lo aveva trovato che la stava fissando seriamente.
-
Certo che lo posso fare. Non ho alcun problema. No, non sta dormendo.
Quell'ultima
frase faceva chiaramente riferimento a lei. A quel punto
aveva desistito dal tornare giù ed era rimasta a fissarlo
interrogativamente.
-
Un'unica condizione: cerca di non rovinarle la giornata, o mi dimentico
di volerti bene.
Si
stava avvicinando a lei, adesso.
-
Sì, certo... ciao.
Davanti
a lei, le aveva teso il cellulare, parlandole prima con gli occhi che a
parole.
- E'
Jake. Dice che il tuo cellulare non prendeva, così ha
provato sul mio. Vorrebbe farti gli auguri... e anche parlarti.
Ora capiva la sua aria
combattuta. Jake lo aveva colto di sorpresa.
Come
del resto lo era lei, sorpresa. Aveva pensato a lui il giorno
prima ed aveva trovato scontata la sua assenza alla festa. Come anche
il suo silenzio. A Londra era stato chiarissimo il suo atteggiamento:
di lei non ne voleva più sapere. E lei, seppure dispiaciuta
per
quella fine, aveva compreso la sua rabbia e la sua amarezza.
Ma
adesso le voleva parlare, questo le sembrava un segnale positivo.
Era arrivato a chiamare persino sul cellulare di Edward, nonostante
probabilmente sapesse
dove si trovavano grazie a Sam.
Forse
era il momento giusto per parlare con lui, si sentiva tranquilla,
serena. E poi, nonostante tutto, continuava a nutrire la speranza di
poter recuperare il rapporto tra di loro.
Edward si fidava di lei, lo
sapeva.
Così
aveva preso il cellulare, ritrovandosi a rimanere in
coperta, mentre era stato lui a scendere di sotto, lasciandole piena
privacy.
Non
prima di averle depositato un bacio affettuoso sulle labbra,
però.
- Pronto...
-
Ciao, Bella. Tanti auguri.
Aveva
ritrovato il tono caldo e morbido del Jake che aveva incontrato prima
di Londra.
-
Ciao... grazie.
- Ho
pensato che era una buona occasione per farmi vivo... diciamo che avevo
una scusa ufficiale per
chiamarti.
Non
le era sembrato imbarazzato... solo un pò incerto.
- E
senza scusa?
-
Forse ci avrei messo solo più tempo.
-
Per fare che cosa, esattamente, Jake?
-
Per chiederti scusa del mio comportamento. Il fatto che fossi
incazzato, non giustifica il modo in cui ti ho trattato.
Sembrava
sinceramente dispiaciuto.
- E
quindi?
-
"Implacabile Bella" potrei chiamarti.
Aveva
ritrovato un pò dell'ironia che in lui l'aveva subito
conquistata.
- E'
che ho paura di sbagliare ancora con te, Jake. Non voglio che...
-
No, no, aspetta. Non metterti subito sulla difensiva. Non voglio
ricominciare da dove ci siamo lasciati.
Era
un pò confusa, forse perchè lo era lui nel
parlare.
Sembrava girare intorno a qualcosa che però non voleva
cacciare
fuori.
- E
da dove vuoi ricominciare, allora?
Lo
aveva sentito distintamente tirare un respiro profondo.
-
Dal fatto che non mi hai mai mentito, anche se non mi avevi detto
esplicitamente di essere innamorata. Me lo hai ripetuto ogni
volta che ci siamo visti o sentiti, che mi volevi solo come amico.
Aveva
calcato molto l'accento su quel "solo".
-
Certi, chiamiamoli "fim", me li sono fatti per conto mio. E sono
arrivato
da solo ad illudermi di poter andare oltre la semplice
amicizia.
Le
stava ribadendo però qualcosa che la metteva in
difficoltà: un sentimento per lei abbastanza profondo da
starci
male.
-
Jake, io...
-
No, aspetta ancora. Stavolta fammi finire, ormai so come stanno le
cose realmente. Voglio essere sincero: mi piaci ancora, ma ho capito di
non avere speranza con te. Non mi prenderò
più nessuna libertà, te lo giuro. Avrò
un comportamento
più che perfetto.
Sembrava
davvero convinto di quello che le stava dicendo. E serio, nessuna
traccia di ironia o arroganza.
- Mi
sa che le cose tra noi sono un pò complicate, Jake. Forse
dovremmo lasciar passare un pò di tempo...
-
Sono a New York..
-
Sei qui?
-
Sì, sono arrivato ieri pomeriggio. Ma ho preferito non
venire
alla festa, non volevo rivederti senza avere la possibilità
prima di chiarire le cose tra noi.
Edward
le aveva detto di aver invitato anche lui attraverso Sam. Glielo
aveva accennato la sera prima, poi però non si erano spinti
oltre con l'argomento, non ne avevano avuto bisogno. Quello che c'era
da dire, se lo erano già detti a Londra.
-
Perchè vorrei rivederti, Bella. Vorrei sistemare le cose,
non
voglio essere motivo di tensione per nessuno. Mio
cugino ha ragione: sono abbastanza grande da poter gestire i miei
sentimenti in maniera meno impulsiva.
Lo
aveva sentito sospirare ancora.
-
Insomma, proprio perchè mi piaci, non voglio rinunciare alla
tua amicizia e alla tua compagnia.
Una
parte di lei era propensa a provare, un'altra era più
trattenuta.
-
Anch'io mi sono trovata bene con te, Jake. Ma non vorrei che...
-
Dammi una possibilità. Proviamo a vederci, Bella. Se non
funzionerà, se ti sentirai a disagio, faremo
passare altro tempo.
- E
cosa pensi che potremmo fare insieme, per esempio?
-
Magari potrei venire a trovarti a casa e darti il regalo che ti ho
preso.
- Mi
hai fatto un regalo?
Aveva
riso in quel modo che lei trovava così contagioso.
-
Direi. Diciotto anni sono importanti. Non vedo l'ora di compierli
anch'io ed essere totalmente libero!
Le
era venuto da ridere.
-
Non mi sembra che tu abbia particolari "ristrettezze" nemmeno
adesso... e te lo dice una che non ha avuto vita facile sino adesso...
- A
me sembra ancora impossibile, Bella.
La
voce di Jake era tornata seria.
- Tu
ed Edward. Nemmeno Sam era riuscito a stupirmi tanto, innamorandosi di
Emily praticamente nell'istante in cui l'ha vista.
- Si
chiama colpo di fulmine, Jake, e succede davvero, non solo nei film.
- E'
quello che è successo anche a voi? Prima non c'era nulla e
poi c'era tutto?
-
No, non proprio. Anzi... anch'io non saprei dirti esattamente cosa
è successo.
- Ma
ne sei sicura.
-
Jake...
-
Non sto facendo lo stronzo. Un amico fa questo tipo di discorsi con
un'amica. Li ho fatti anche con Emily.
-
Forse era meno... complicato con lei.
-
Può essere. Ma voglio provare, te l'ho detto.
-
Quanto rimani a New York?
-
Qualche giorno. Lunedì riprendono le lezioni, Seattle mi
aspetta.
-
Potresti venire domani, a pranzo. Sempre che ti accontenti di un piatto
di pasta e di una bistecca...
-
Vanno bene anche dei sandwich...
-
Dubiti della mia cucina?
Forse
era stata impulsiva con quell'invito, ma voleva dare una chance a quel
loro rapporto.
-
No. Non vorrei farti fare troppo sbattimento.
-
Per una pasta e una bistecca?
-
Sai com'è, mi piace mangiare ma non cucinare.
-
Che ti piacesse mangiare l'avevo capito! Ho ancora in mente pranzi e
cene quando eravamo a Montego Bay...
-
Non è che tu sia stata da meno. Di solito le ragazze
mangiano appena...
Un
suono fastidioso aveva annunciato che il cellulare di Edward si stava
scaricando di batteria.
-
Jake, il cellulare sta per morire di batteria.
-
Inizio a credere che sia il destino delle nostre telefonate.
Si
era riferito alla conversazione che c'era stata tra loro quando aveva
litigato con Edward ad Isola Corallo.
-
Forse sono io che ho un pessimo rapporto con loro.
Si
era messo a ridere, facendo ridere anche lei.
-
Vorrà dire che proseguiremo la conversazione domani. Va bene
se vengo per mezzogiorno?
-
Sì, va benissimo. L'unica cosa...
- La
stampa. Mi ha detto Sam che praticamente si è accampata
fuori
casa di Edward. Cercherò un modo per non attirare troppo
l'attenzione.
-
Veramente volevo dirti che dopo pranzo volevo invitare anche la mia
amica Kelly. Domani è l'ultimo giorno di vacanza per lei,
poi deve
rientrare per forza a Los Angeles. Mi farebbe piacere farvi incontrare.
C'era
stato un silenzio strano dall'altra parte.
- E'
un appuntamento al buio?
-
Prego?
-
Sì, qualcosa del tipo "magari da cosa nasce cosa...". Sai
come
funziona, no? Lei è single, io ho appena ricevuto una
mazzata...
Kelly
e Jake, insieme? Non l'aveva nemmeno sfiorata l'idea.
-
No, Jake. Giuro che non ci avevo pensato.
-
Okay. Non mi basta altro, ti credo..
Il
cellulare aveva emesso un avviso sonoro più forte.
- Mi
sa che sta per cadere la linea. Allora ti aspetto domani, verso
mezzogiorno. E per la stampa, non ha importanza. Ora sanno che sei un
mio amico,
quindi perchè non dovresti venire a
trovarmi?
-
Giusto. Niente da obiettare. Allora a domani. Ciao.
-
Ciao.
Aveva
chiuso la comunicazione, rimettendo il cellulare in tasca e dirigendosi
sottocoperta.
Ne avrebbe parlato subito con
Edward.
XXXXXXXXXXXXXXXX
-
Non ci riesco.
-
Non ti stai impegnando seriamente.
-
Forse se tu la smettessi di sabotare la mia concentrazione...
- Ma
se non sto facendo niente.
No, certo.
Aveva fulminato
Edward con lo sguardo, mentre scioglieva il garbuglio che avrebbe
dovuto essere un nodo marinaio.
Lui di rimando
l'aveva fissata con maggiore insistenza, gli occhi verdi sensuali ed
ammalianti.
-
Sbagli nel primo passaggio. Ti faccio rivedere.
Seduto
di fronte a lei, le gambe muscolose poste ai suoi lati, si era
avvicinato un altro pò. Così adesso con le
ginocchia, dal
momento che lei sedeva a gambe incrociate, sfiorava le sue cosce.
-
Ribadisco, Edward, che stai sabotando la mia attenzione...
-
Ribadisco, Isabella, che sono innocente.
Sì, certo.
Le aveva
sfilato la cima dalle mani, inducendola a fissare
le sue che si impegnavano a farle vedere di nuovo come arrotolarla per
ottenere il nodo voluto.
Solo
che, come prima, lo faceva in un modo che aveva poco del
"professionale". Compiva i gesti lentamente, come
se stesse accarezzando la corda con le lunghe dita per indurla ad
assumere la forma desiderata.
-
Vedi? Prima la devi avvolgere due volte così, delicatamente,
senza strozzarla.
Manteneva
quel tono di voce basso e leggermente roco che la faceva letteralmente
impazzire.
-
Poi riprendi il capo e lo fai passare dentro il doppio giro, facendo
attenzione a non aprirlo troppo...
Cercava
di seguire solo ed esclusivamente la spiegazione "tecnica", il
problema era quella parte della sua mente che inseguiva invece altre
fantasie.
Pensava
a quelle dita su di lei, come erano capaci di indurre anche il suo
corpo a piegarsi al loro volere. Anche il timbro di voce, era lo stesso
che spesso pronunciava parole in grado di farle ribollire il sangue.
-
Ripassi ancora una volta da questo anello, stringi leggermente, e il
nodo è fatto.
Le
aveva rivolto un'occhiata che le aveva fatto venire le gambe molli.
-
Riprova.
La lezione durava
ormai da un buon venti minuti, cioè da
dopo che avevano finito di pranzare e riordinare la cambusa. Era stato
Edward a proporle di cimentarsi con qualche nodo marinaio, giusto per
vedere come se la cavava.
Però,
le era sembrato subito più intenzionato a provocarla, che
altro.
-
Okay.
Aveva
ripreso la corda facendo attenzione a non sfiorargli le mani e
iniziando a sciogliere il nodo.
Non voleva dargli altro
vantaggio.
Era già abbastanza difficile non saltargli addosso senza che
ci
fossero contatti tra di loro.
- Allora... gli
faccio compiere un giro così, poi un altro... senza
stringere troppo...
-
No, vedi già qui sbagli...
Le
aveva fermato le mani, ricoprendole con le sue. Era stata una specie
di scossa elettrica a percorrerla, facendola quasi sobbalzare.
-
Tutto bene?
Lo
sguardo che aveva accompagnato la domanda l'aveva fatta desistere dai
suoi tentativi di apprendista marinaio.
-
No. Ci rinuncio. Non ho mai avuto un insegnante più
scorretto di te...
- Io
scorretto?
Era spudoratamente malizioso, e
lei adorava questa sua versione così sexy.
Però non
poteva soccombere subito, un minimo di dignità doveva pur
mantenerla.
-
Sì. Dovrò trovarmi un insegnante più
serio.
Potrei chiedere a Jake, per esempio, di darmi qualche ripetizione.
Non
si era affatto scomposto, anzi l'aveva guardata con ancora
più malizia.
-
Uhm... è solo un ragazzino... non potrà mai
eguagliare la mia bravura e la mia esperienza...
Il
doppio senso che aveva dato alle sue parole era stato tutt'altro che
velato, inducendola a schiaffeggiargli la mano che aveva preso ad
accarezzarle una coscia.
-
Sempre modesto, vero, Mr. Cullen! E se decidessi di provare se
è effettivamente così?
Non
aveva tolto la mano dalla sua coscia, anzi aveva spinto la punta delle
dita sotto i suoi pantaloncini.
-
Potrei scoprire meno esperienza, ma più resistenza!
Provocarlo
era diventata una delle sue attività preferite, sapeva che
portava sempre a qualcosa di buono.
-
Bisogna che prima tu abbia un'idea chiara sulla mia di resistenza.
L'aveva
presa alla sprovvista, afferrandola per i fianchi e strattonandola in
avanti, per indurla a mettersi a cavalcioni su di lui. L'aveva stretta
poi contro di lui, mentre lei gli passava le braccia intorno al collo.
-
Non bisogna mai valutare qualcosa senza un'approfondita conoscenza.
Aveva
affondato le mani nei suoi capelli, godendo della sensazioni di
stringerli e scompigliarli ancora di più. Le piaceva da
impazzire
quando Edward perdeva l'aspetto del rigoroso uomo d'affari.
Lo trovava ancora più
bello con quell'aria un pò ribelle.
- Ma io ho
già un'idea abbastanza chiara della tua resistenza.
-
Potrei riservarti ancora qualche sorpresa. Altra regola importante: mai
scoprire tutte le carte subite con i tuoi avversari.
Era
anche maledettamente affascinata dalla sua capacità di
rimanere padrone
dei suoi pensieri anche mentre le esprimeva tutto il desiderio che
provava per lei.
Non
aveva resistito, baciarlo era
diventato un bisogno impellente. E lui non si era fatto desiderare,
anzi aveva immediatamente approfondito il contatto, forzandole le
labbra con una spinta decisa della lingua.
XXXXXXXXXXXXXXXX
Il
rientro nel piccolo porto aveva segnato la fine di quelle quarantottore
magiche.
Non
poteva che definirle così, dal momento che le era sembrato
di essere
davvero finita in uno spazio senza tempo e senza limiti.
Nemmeno
la
telefonata di Jake era riuscita a rompere quell'atmosfera intima e
perfetta che si era creata tra loro. Anzi, forse aveva aggiunto quel
pizzico di piccante in più, dal momento che Edward le aveva
dimostrato
come fosse ormai legata a lui indissolubilmente.
Si
completavano a vicenda, traendo entrambi una nuova forza dai sentimenti
che provavano l'uno per l'altro.
Le
operazioni per ormeggiare la Isabella non avevano richiesto molto
tempo, dal momento che lo spazio riservato era piuttosto abbondante.
Aveva scoperto che era uno degli yatch club più esclusivi
nella zona di
Hamptons, tanto che se ne diventava soci solo su invito.
Edward
era
stato invitato a farne parte già all'età di
quattordici anni, dopo aver
vinto alcune regate importanti a cui aveva partecipato. Indubbiamente,
il fatto che fosse stato un Cullen aveva contribuito a spalancargli le
porte del prestigioso club velico.
Le
sue barche erano sempre state
a riposo lì, pronte ad ospitarlo anche solo per il piacere
di dormirci
a bordo. Le aveva infatti rivelato che a volte era così che
aveva
superato lo stress di una giornata particolarmente faticosa, o
semplicemente piena di impegni.
Quando
era morta sua madre, aveva
vissuto addirittura dei mesi interi sulla sua piccola barca a vela,
fregandosene di suo padre che non concepiva quel suo allontanamento da
casa.
Il mare era
veramente fondamentale nella vita di Edward, e lo stava diventando
anche per lei.
Era tra le sue onde, infatti,
che era nato il loro amore.
Ovviamente,
adesso che le cose tra Bella ed Edward funzionano mooolto bene, io
dovrei scrivere uno svariato numero di capitoli extra rossi.
Invece, per mancanza di tempo,
sono indietro con quelli che vi avevo già promesso.
Giuro che recupero, giuro! XD!
Scusatemi davvero,
cercherò di fare del mio meglio.
Allora, giovedì mi sa
che sapete già cosa aspettarvi... un pranzetto tra Jake e
Bella... e poi l'arrivo di Kelly!
Ma ci sarà anche
spazio per una sorpresa... che come tale, deve rimanere avvolta nel
mistero fino a giovedì! XD!
Per ultimo, vi chiedo davvero di
portare pazienza e di non abbondanarmi.
E' anche pensando a voi, oltre al
mio personale piacere di scrivere, che non mollo.
Questa storia continua a darmi
tanto, spero possa essere così anche per voi.
Un bacione grandissimo.
Robi
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Capitolo 38 *** Capitolo 37 - Prima parte ***
Buongiorno ragazze!
Allora, per non mancare all'appuntamento (e già arrivo con
un giorno di ritardo!) ho deciso di postare la prima parte del
capitolo. Purtroppo non ho potuto completarlo, ma non volevo "saltare
il giro" e andare direttamente a giovedì prossimo.
Ovviamente, mi maledirete quando arriverete alla fine...
però già che dovevo dividere, l'ho fatto bene! XD!
Comunque, in fondo ci sentiremo ancora...
Prima di salutarvi, voglio ringraziarvi per la vostra presenza sempre
costante ed affettuosa. Sto rispondendo alle vostre splendide
recensioni, emozionandomi come ogni volta.
Un bacio grande.
Roberta
Stretta tra le braccia di Jasper, Bella stava cercando di liberarsi con
tutte le sue forze.
Decisamente, però, la forza dell'uomo stava rendendo vano
ogni
suo tentativo: aveva avvolto le braccia intorno al suo busto,
stringendole i polsi con forza e costringendola a rimanere premuta con
la schiena contro di lui.
Sentiva il cuore pompare con forza, mentre una vaga sensazione di
panico iniziava a farsi strada dentro di lei.
- Bella, così fai il suo gioco. Devi cercare di rimanere
lucida
e pensare. La sua forza è troppo superiore alla tua, non ti
libererai mai, almeno non prima di avere imparato qualche
contromossa efficace.
Aveva riportato lo sguardo su
Rosalie, mentre la stretta di Jasper si allentava solo lievemente.
- Sorprendere l'avversario, ecco cosa potresti fare.
Si era avvicinata, mettendosi di fianco rispetto a loro.
- Per qualche attimo fingi di volerti liberare, proprio come stai
cercando di
fare adesso. Poi, però, improvvisamente devi smettere e
fingere che
stai perdendo i sensi.
Aveva smesso di dibattersi, dal momento che effettivamente non aveva
ottenuto nessuno effetto, se non quello di stancarsi inutilmente.
- Sei mai svenuta?
- Sì, un paio di volte.
Jasper adesso l'aveva lasciata andare, allontanandosi leggermente. Si
era voltata anche lei in parte, incrociando il suo sguardo e lui le
aveva sorriso.
Decisamente non aveva l'aria di un pericoloso malvivente,
però
il contatto tra loro era reale, anche un pò imbarazzante a
dire
il vero. Quando la stringeva, lo faceva sul serio, per simulare il
più possibile un'aggressione vera e propria.
Rosalie, infatti, le aveva spiegato che più le sensazioni
provate sarebbero state reali, più avrebbe imparato a
gestire le
sue reazioni.
Ecco perchè la presenza di Jasper era indispensabile: se
l'avesse aggredita lei, non sarebbe stata la stessa cosa.
- E' stato immediato, o hai capito che stava succedendo?
- No, ho capito che stavo perdendo i sensi.
Non si era pentita di aver accettato la proposta di Rose di insegnarle
qualcosa di autodifesa. Aveva visto lei alle prese con il fratello, ed
era rimasta decisamente colpita da come era riuscita a metterlo ko.
Ed era sicura che Jasper non avesse barato, la lotta tra i due era
stata accesa, a tratti anche buffa, dal momento che poi era stata
accompagnata da un battibeccare molto fraterno quando Rose si era
vantata di averlo mandato al tappeto.
- Benissimo. E' quello che dovresti riuscire a simulare. Smetti di
lottare e fingi che stai perdendo i sensi. Ti abbandoni e ti trasformi
in un peso morto. A questo punto il tuo aggressore ti
crederà
momentaneamente fuori uso e le sue difese si abbasseranno.
Era un'insegnante bravissima, infondeva sicurezza e forza solo nel
sentirla parlare.
- Lasci passare qualche secondo, non di più, altrimenti lui
starà già facendo la mossa successiva,
cioè capire
come approfittarsi al meglio del tuo stato di incoscienza.
Rose aveva fatto una smorfia disgustata, scambiando una breve occhiata
con il fratello.
- In polizia abbiamo arrestato diversi stupratori seriali che contavano
proprio sullo svenimento delle vittime per compiere indisturbati i loro
porci comodi. Un vero schifo, credimi.
Jasper aveva annuito di rimando, un'espressione altrettanto dura.
- Spero abbiano avuto la pena che si meritavano.
C'era stato uno scambio di sguardi piuttosto insofferente tra i due
gemelli, che le aveva già dato un'idea della risposta.
- Non sempre. Far rispettare la legge non è facile come
può sembrare. Ci sono un sacco di fattori che remano contro,
tra
cui avvocati che non si fanno molti scrupoli per le vittime che hanno
subito violenza.
Lo sguardo di Jasper si era incupito talmente tanto che l'azzurro
sembrava quasi diventato blu. Aveva scosso la testa, poi si era
allontanato per andare a prendere la bottiglietta d'acqua che aveva
lasciato vicino al bordo della pedana.
- Comunque, ricapitolando: ti aggredisce alle spalle, ti immobilizza
totalmente e tu non riesci a liberarti. Fingi di svenire, ti lasci
andare a peso morto per qualche attimo. Gli verrà
istintivo di sostenerti, così facendo sarà
sbilanciato
leggermente in avanti, su di te. Direi che potremmo farti vedere,
così ti fai un'idea ben precisa.
Il fratello si era riavvicinato e alle parole di Rose, si era portato
alle sue spalle, strizzandole un occhio scherzosamente come a dire
"stai
a vedere che la frego".
A lei era venuto da sorridere, più che altro
perchè dalla
faccia concentrata le sembrava che sarebbe stata la sorella a
"fregarlo".
- Forza, fratellino, dacci dentro.
Jasper l'aveva subito aggredita, stringendola proprio come aveva
stretto lei poco prima. Forse con Rose doveva usare però un
pò più di forza dal momento che era
più in forma
di lei.
- Okay, Bella, adesso guarda attentamente.
Improvvisamente aveva smesso di lottare, lasciandosi andare proprio
come se le forze le mancassero.
- Tieni presente che non ti vede, quindi mi raccomando non chiudere gli
occhi. Anche se per poco, potrebbe farti perdere il contatto con la
realtà e con la situazione. Potrebbe distrarti, quindi
non sottovalutare nessun dettaglio.
Proprio come le aveva detto, Jasper si era ritrovato costretto a
sostenerla per non farla cadere a terra. Ed effettivamente era
leggermento sbilanciato in avanti dal peso della sorella.
Poi Rose aveva agito rapidamente: si era spinta sulle gambe,
riprendendo pieno possesso delle sue forze, rialzando anche il busto di
scatto e arrivando a colpire con la testa il viso del fratello. Il
colpo era arrivato a segno, perchè con
un'imprecazione decisamente spontanea, Jasper si era portato una mano
sul naso.
- Cazzo, Rose!
- Ed ecco conquistata la libertà.
Rose si era allontanata subito, girandosi a guardare soddisfatta il
gemello.
- A questo punto è importante scappare. Non pensare di
colpirlo
ancora, pensa solo a metterti in salvo. Senza nemmeno voltarti a
guardare
se si è ripreso e ti sta inseguendo. Potrebbe costarti caro,
potresti cadere, perdendo così il vantaggio sul tuo
aggressore.
Intanto aveva visto Jasper massaggiarsi anche uno zigomo.
- Che ne dici di provare, Bella?
- Perchè non chiedi a me se sono pronto a riprovarci?
Il tono di voce con cui aveva apostrofato la gemella era stato un
pò seccato.
- Hai la capacità di massacrarmi sempre, Rose. C'era bisogno
di tanto realismo anche nel colpirmi?
- Dio, Jazz, che piagnisteo! Se lo sapevo, lo chiedevo ad Emmett!
- Mi hai quasi spaccato il naso!
- Ad Emmett l'ho rotto veramente, eppure non ha fatto la
metà delle scene che stai facendo tu.
Bella non era riuscita a rimanere seria, i gemelli la stavano
coinvolgendo con quel loro modo di fare.
- Davvero hai spaccato il naso ad Emmett?
Rose si era voltata verso di lei, sorridendole divertita.
- Ah, ah. E l'ho fatto la sera che l'ho anche arrestato.
Questa poi! Bella era completamente stupita.
- Se non fosse stato ubriaco, col cavolo che ci riuscivi. Emmett non
riesco a mandarlo ko nemmeno io.
Nella voce di Jasper c'era stata una certa ammirazione per il cognato.
- Forse. Comunque, rimane il fatto che lui mi ha aggredito e io in
risposta gli ho rotto il naso.
Il gemello aveva scosso la testa, un'espressione ironica.
- Io, a una che mi rompeva il naso, non gli chiedevo di uscire il
giorno dopo. Come minimo non l'avrei più voluta vedere...
Bella era sempre più sorpresa: si erano conosciuti
così Emmett e Rose?
- Anche Bella sembra pensarla come me a giudicare dalla sua faccia
sorpresa.
Si era subito affrettata a chiarire quello che stava pensando.
- No, in realtà stavo pensando che è stato un
incontro alquanto... originale!
Rosalie si era messa a ridere.
- Adesso ci rido sopra, ma quella sera lo avrei ucciso. Ero
già
arrabbiata perchè mi avevano revocato una settimana di
ferie,
poi ci chiamano per una rissa scoppiata in un locale. Arriviamo, io e
il mio collega, e troviamo Emmett che sta lottando con tre tizi
contemporaneamente. Allora ci precipitiamo per dividerli, intimandogli
"alt! polizia! fermi e buoni!". Ma loro niente, imperterriti vanno
avanti a darsele di santa ragione. A quel punto siamo intervenuti: il
più vicino a me era proprio Emmett. L'ho preso per un
braccio,
senza farmi intimorire dalla stazza, dal momento che durante gli
allenamenti avevo mandato al tappeto colleghi grossi uguali.
Il racconto le stava facendo conoscere l'aspetto "tosto" di Rosalie,
quello che aveva intuito dietro quello sguardo duro che sfoggiava ogni
tanto.
- Lui ha reagito, cercando di spintonarmi via. Era talmente inferocito,
mi ha detto poi, che non si è nemmeno accorto che ero una
donna.
Altrimenti non mi avrebbe aggredito così, e conoscendolo
poi, ho
capito che era vero. Comunque, ho reagito anch'io, assestandogli un
colpo che lo ha preso in pieno sul naso, rompendoglielo.
Si era interrotta, guardando Jasper e facendogli una smorfia
scherzosamente ironica.
- Ma lui, a differenza di qualcun altro, non ha fatto una piega, anzi
c'è voluto che lo ammanettassi, che gli leggessi i suoi
diritti,
che lo caricassi in macchina, prima di rendersene conto. E poi, anche
dopo, non è che abbia fatto chissà che.
- Davvero un incontro romantico il vostro, tra sangue e botte.
- Intanto noi siamo ancora insieme.
L'ultimo botta e risposta tra i due gemelli aveva in un attimo
raggelato l'atmosfera tra di loro. Jasper era stato quello che si era
irrigidito di più, arrivando a sbiancare le nocche da tanto
che
stringeva i pugni.
- E poi lui ti ha chiesto di uscire?
Non sapendo bene che fare, Bella aveva preferito fingere di ignorare la
tensione che si era creata in un istante tra loro, ponendo un'altra
domanda a Rose.
- Sì, praticamente già la mattina dopo, quando
completamente sobrio ci siamo rincontrati mentre lo portavamo davanti
ad
un giudice perchè decidesse cosa farne.
- Devo supporre che tu abbia accettato.
- Supponi bene. Lucido mi ha fatto subito un effetto diverso. Le sue
scuse sono state così sincere e dirette, che non ho potuto
fare
a meno di credergli. Nel frattempo avevo anche scoperto che tipo di
uomo avevo davanti: si trattava di un ex Navy Seals, appena congedato,
con un curriculum di tutto rispetto. Ho pensato che un uomo
così non poteva essere un balordo qualsiasi.
Si era addolcita l'espressione del suo viso mentre parlava di Emmett.
- Gli ho dato il beneficio del dubbio, anche perchè i suoi
occhi mi hanno colpito immediatamente.
- Scusatemi, ma questo momento mi sembra più adatto a voi,
che non a me...
se avete voglia di continuare, riprendiamo, altrimenti io andrei a
farmi una doccia.
Avevano guardato entrambe nella direzione di Jasper, evidentemente
ancora irritato verso la sorella. Le lanciava occhiate così
cupe, che era impossibile ignorarle.
- Direi che per me è sufficiente così, oggi. Sono
quasi
le undici poi, devo prepararmi anch'io. A mezzogiorno Jake
sarà
qui.
In parte era vero, in parte aveva capito che qualcosa tra i due
fratelli si era incrinato, tanto che aveva il sospetto che via lei,
avrebbero seriamente discusso.
Perchè adesso anche Rose ricambiava le occhiate del
fratello,
quasi in un discorso silenzioso tra loro due.
- Okay, Bella. Per qualsiasi cosa, non esitare a chiamarmi.
- Sì, grazie Rosalie.
- Magari riprendiamo domani o dopodomani la lezione.
- Sì, per me va bene. Per l'orario vediamo.
- Anche per il partner, magari.
La frecciata di Rose era andata a segno con Jasper, perchè
dopo
aver salutato educatamente lei, se ne era andato senza aggiungere una
parola.
- Scusaci, Bella. Ultimamente abbiamo qualche piccola divergenza
d'opinione su una questione che riguarda Jasper. Non riusciamo a fare a
meno di andare a parare sempre lì.
Rose era stata sinceramente dispiaciuta.
- Non scusarti, Rosalie. Capisco. Per quanto mi riguarda non
c'è problema. Anzi, spero possiate superare la cosa.
- Lo spero anch'io. Non mi piace avere dei contrasti con lui. E' come
se fosse una parte di me.
Mentre lo diceva, aveva guardato dispiaciuta nella direzione dove era
appena scomparso il fratello.
XXXXXXXXXXXXX
Mentre si era organizzata per il pranzo con Jake, Bella aveva ripensato
ai fratelli Hale, giungendo alla conclusione che il problema tra loro
poteva riguardare Alice.
Le era venuto in mente perchè aveva ripensato alla festa,
dove
aveva visto i due discutere, con Rose che le era apparsa arrabbiata
mentre li osservava.
Alla fine non aveva chiesto nulla ad Edward, perchè le era
sfuggito di mente e anche perchè avevano avuto molto altro
di
cui parlare.
Ma adesso continuava a rimuginarci sopra: provava simpatia per entrambi
i
gemelli, le spiaceva sapere che avevano dei contrasti tra loro.
Aveva deciso, nel frattempo, di apparecchiare in cucina. Le piaceva di
più come ambiente, le sembrava meno formale rispetto alla
sala
da pranzo che rimaneva comunque bellissima ed accogliente.
Le era venuto da pensare se in futuro avrebbero mai dato qualche cena
importante, magari per ricevere qualche ospite legato agli affari di
Edward.
Nei
suoi ricordi
di bambina c'erano stati pranzi, o cene, a casa sua che avevano
ospitato alcuni soci di suo padre. Si ricordava vagamente i loro visi,
anche
perchè ad un certo orario lei poi doveva andare a letto.
Magari quando fossero stati sposati sarebbe stato più
naturale ricevere ospiti.
Sposati.
Il solo pensarlo le provocava sempre un'emozione che le
schiacciava le pareti dello stomaco.
Suo marito.
Aveva smesso di girare il sugo, immaginandosi per un attimo sulla
spiaggia di fianco al ristorante di Pepe,
intenta a scambiarsi una promessa d'amore con Edward.
Aveva fantasticato ancora un pò su quel momento, tanto che
le
era venuta una voglia irrefrenabile di sentire la sua voce.
Così
aveva spento il fuoco, andando in cerca del suo cellulare.
Lo aveva lasciato in bagno, dove lo aveva portato quando si era fatta
la doccia. Aveva fatto partire la telefonata, ora impaziente di
sentirlo rispondere.
Stava quasi per rinunciare, quando la comunicazione si era aperta.
- Pronto, ciao Isabella.
- Jennifer... buongiorno!
Era rimasta sorpresa nel sentire la sua voce al posto di quella di
Edward. Se ne era accorta anche lei, perchè si era
affrettata a
rassicurarla.
- Edward ha dimenticato il cellulare in ufficio, lo sentivo squillare.
Mi sono permessa di rispondere perchè ho visto che eri tu.
- Oh, grazie. Eviterò di richiamare inutilmente...
- Hai bisogno di lui? Se vuoi te lo rintraccio. Si è recato
ad
un appuntamento con dei soci, starà fuori anche per pranzo,
ma...
- No, no. Non c'è n'è bisogno. In
realtà volevo solo... salutarlo, ecco.
Bella si sentiva leggermente in imbarazzo ora. Anche se, a dire il
vero, Jennifer non aveva dato segno di giudicare in nessun modo il loro
cambiamento di rapporto. Anzi, le era sembrata a suo agio quando aveva
partecipato alla festa. Anche vedendo lei ed Edward scambiarsi qualche
bacio a fior di labbra.
- Probabilmente non si è ancora accorto di aver lasciato il
cellulare in ufficio. Le volte che capita, di solito mi chiama per
avvisarmi. Vuoi che
gli dica di richiamarti?
- No, magari le dica soltanto che l'ho chiamato. E che era solo per...
salutarlo.
- Non mancherò di farlo.
- Grazie, Jennifer. Allora, arrivederci... e buon pranzo.
- Anche a te cara.
La delusione di non averlo sentito c'era tutta, e le bruciava.
Possibile? Eppure lo aveva
salutato solo qualche ora prima. Chissà se le sarebbe
passata,
col tempo, la voglia che aveva sempre di lui.
Nel frattempo era tornata in salone, dove aveva visto che mancavano
meno di dieci minuti a mezzogiorno. Ormai Jake doveva essere in arrivo.
Un pò di nervosismo lo sentiva per quell'appuntamento, era
anche
per quello che si era tenuta occupata con la lezione di autodifesa. Non
avrebbe pensato tutto il tempo a come sarebbe stato rivederlo. Si
domandava anche che tipo di regalo potesse averle fatto.
Si era aggirata un pò senza meta, sistemando prima un
cuscino,
poi il vaso di una pianta, poi un quadretto che si era leggermente
spostato.
Finchè il videocitofono non aveva annunciato l'arrivo di
Jake, togliendola dall'ansia di quell'attesa.
XXXXXXXXXXXXXXX
Rivederlo non era stato così imbarazzante come aveva
pensato,
però non era stata nemmeno facile come bere un bicchier
d'acqua.
Diciamo che molto aveva fatto il regalo con cui si era presentato: una
tartarughina dentro una vaschetta completa di isolotto e sassolini
colorati.
Si era ricordato perfettamente di quello che gli aveva confidato quando
gli aveva raccontato un pò della sua infanzia: che non aveva
mai
avuto la possibilità di tenere un animaletto, come spesso
facevano invece i bambini. Nè quando c'erano ancora i suoi
genitori, nè tantomeno al St. Marie.
Quando era sbucato dall'ascensore con la vaschetta tra le mani e
augurandole buon compleanno, qualcosa dentro di lei si era sciolto.
Jake era un ragazzo
sensibile e attento.
- Questa torta è la fine del mondo!
Proprio
la sua voce soddisfatta l'aveva riportata al presente, in cucina.
- Vero che è buona? Da quando l'ho assaggiata è
diventata una specie di droga! Lo chef poi adesso lo sa e me
la prepara quasi tutti i giorni.
Era
stato Edward
ad informarlo, sempre lui a chiedergli di prepararla tutti i giorni.
Decisamente la viziava, riempiendola di attenzioni del
genere. Aveva pensato quasi che fosse un modo per ripagarla di tutte
quelle che non le aveva rivolto negli anni precedenti.
Di certo non si
lamentava, era bello sentirsi coccolata così.
- Credevo
fosse anche questa farina del tuo sacco...
- Mi limito a piatti semplici, per il momento. Cucinare però
mi piace, non
escludo di seguire qualche corso in futuro per migliorarmi.
Erano riusciti a chiacchierare normalmente, non proprio come quando
erano stati a Montego Bay, ma quasi. Jake era venuto davvero con
l'intenzione di recuperare, perchè non aveva mai fatto, o
detto,
nulla che fosse risultato fuori posto.
Aveva accennato all'episodio di Londra, dicendole che il regalo
aveva anche il significato simbolico di volerle chiedere scusa per come
si
era comportato. A quel punto, Bella non aveva potuto ignorare una
simile offerta di pace.
Da lì avevano ripreso il loro rapporto, iniziando a
scherzare su un probabile nome da dare alla tartarughina.
Alla fine era saltato fuori Nessie, in onore delle leggende sul mostro
che sembrava abitare l'altrettanto famoso lago londinese.
- Bè, con la pasta te la cavi già bene. Anche il
sugo era buono.
- Mi ha insegnato la ricetta un ragazzo italiano. Uno studente che
frequentava la mia scuola.
Andrea era stato l'origine di tutto: la fuga di Edward, il suo viaggio
a Londra, la proposta di matrimonio, l'incontro con Jake in
discoteca... tutto era partito dall'averlo rincontrato.
- Edward lo sa?
Per la prima volta, Jake era stato chiaramente pungente. Si era
riferito alla gelosia che Edward provava verso di lei.
- Non proprio. Però ha conosciuto Andrea di persona. L'ho
rincontrato proprio qui, a New York, ad una festa a cui abbiamo
partecipato.
- Ho visto le foto che erano apparse sui giornali. Eri molto bella
quella sera...
Si era leggermente agitata sulla sedia davanti a quel complimento
diretto. Jake l'aveva osservata con quel suo sguardo che sapeva
diventare molto profondo.
- Posso almeno farti un complimento? Gli amici se ne fanno.
Magari gli amici non avevano proprio il suo sguardo, ma dal momento che
era stato solo quello, un complimento, aveva annuito.
- Sì, certo.
Lui le aveva sorriso, raschiando poi con la forchetta quel
pò di panna che era rimasta ancora sul suo piatto.
- Anche la tua amica è molto carina. L'ho vista un
pò di
sfuggita l'altra sera, però ho il ricordo di due gambe
piuttosto
lunghe...
Kelly, in effetti, era un pò più alta di lei, e
di certo aveva gambe più lunghe e più belle.
-
Immagino
saprà tutto quello che c'è da sapere su di me. Mi
ricordo
anche di uno sguardo piuttosto ostile, in effetti...
Quando le aveva detto che Jake si era fatto vivo e che lei lo aveva
invitato a pranzo, ostile
non era proprio l'atteggiamento che aveva avuto Kelly.
Infuriato, indignato... forse erano aggettivi più
giusti. Non era stata molto d'accordo sul fatto di dargli un'altra
possibilità, dal momento che secondo lei si era comportato
da vero stronzo.
Però, era vero anche che l'amica tendeva a "bruciare" molto
in
fretta, arrivando solo dopo ad essere più obiettiva nelle
sue
considerazioni.
Bella aveva osservato Jake, sorridendo leggermente.
Si accorgeva solo ora
che lui e Kelly avevano in comune l'essere molto impulsivi.
- Bella? Sembri il gatto che ha appena mangiato il topo.
Le era venuto da ridere, pensando che il topo poteva essere lui, e il
gatto Kelly: solo una parola sbagliata, e allora sì che se
lo
sarebbe mangiato vivo!
- Scusa, stavo seguendo il filo di un pensiero...
- Puoi dirlo anche a me? Ho l'impressione che mi riguardi...
- No, affatto.
- Bella?
Lo sguardo ironico che le stava rivolgendo ora, era quello che era
stato in grado di conquistarla immediatamente, facendole nutrire
un'istintiva simpatia per lui.
- Sei una pessima bugiarda.
Era arrossita, capitolando.
- Stavo pensando che tu e Kelly siete piuttosto simili caratterialmente.
- Bella, ti ricordo che hai giurato di non aver organizzato apposta
questo incontro...
Il tono con cui gliel'aveva detto era rimasto ironico, ma lo sguardo si
era fatto più serio.
- E lo confermo. E se proprio vuoi essere rassicurato... sappi che
anche Kelly mi ha fatto giurare la stessa cosa!
Questa era un pò una bugia, dal momento che Kelly non aveva
nemmeno preso in considerazione l'idea che Jake potesse piacerle. Era
un bel ragazzo, questo lo aveva ammesso, ma aveva l'idea che dovesse
essere caratterialmente molto lontano dal tipo di ragazzo che piaceva a
lei.
- Bene, in questo caso non mi sento per niente offeso. Non ho bisogno
di altre... complicazioni.
Aveva avuto un attimo di esitazione prima di essere sincero.
La "complicazione" era
ovviamente lei.
Ad interromperli era stato il suo cellulare. Quando lo
aveva
tirato fuori dalla tasca, aveva visto che a chiamarla era un numero
privato.
Aveva pensato subito che potesse essere Edward, così aveva
risposto immaginando già di sentire la sua voce.
- Pronto?
- Parlo con Isabella Swan?
Era stata la voce di un uomo, ma non quella di Edward.
- Sì, sono io.
- Buongiorno, sono Matthew Suterland del New York Times.
Un giornalista? Bella doveva aver fatto una faccia assolutamente
sorpresa, perchè Jake si era fatto immediatamente serio in
volto.
- Posso rubarle solo un attimo?
Ma come aveva fatto a recuperare il suo numero di cellulare?
- Mi scusi...
- Solo una domanda: il suo fidanzato si dichiarerà innocente
davanti all'accusa di aver amministrato il suo patrimonio finanziando
attività illegali?
- Come ha fatto ad avere questo numero?
- Abbiamo le nostre fonti. Posso chiederle ancora se ha qualche
dichiarazione da rilasciare in merito?
- Nessuna dichiarazione, buongiorno.
Aveva chiuso la comunicazione senza attendere un altro secondo. Non
sapeva come aveva fatto ad avere una tale prontezza, forse erano stati
gli insegnamenti di Edward riguardo il fatto di non parlare mai con la
stampa. Sin da quando era passata sotto la sua tutela non aveva fatto
altro che metterla in guardia al riguardo.
- Bella, chi era?
Jake era chiaramente preoccupato adesso. Probabilmente era il riflesso
dell'espressione che doveva avere lei in quel momento: agitata.
- Si è presentato come un giornalista del New York Time.
- Un giornalista?
Aveva annuito, con la mente già proiettata al passo
successivo: rintracciare Edward.
- Scusa, Jake. Poi ti racconto. Prima devo rintracciare immediatamente
Edward e capire cosa sta succedendo.
Continua....
Mettetela
così: avete il tempo per lanciarmi maledizioni e anatemi! XD!
Quelli che io lancio contro il tempo tiranno che mi impedisce di
concludere i capitoli alla giusta scadenza.
Ma parliamo di questo mezzo capitolo: quante di voi sono sobbalzate
sulla sedia quando hanno letto di Bella stretta tra le braccia di
Jasper? Giuro, avrei voluto vedere la vostra faccia!
Ma è tempo che anche le storie parallele inizino ad
emergere, molte di voi mi hanno chiesto di Alice e Jasper. Arrivano,
arrivano... non aggiungo altro!
Poi non girerò intorno alla cosa: la botta finale! Se avessi
postato tutto, avreste già saputo molto di più...
purtroppo (crudele? Un pò sì...XD!) dovrete
attendere giovedì prossimo.
Però... voi ormai conoscete bene Edward Cullen. Dite che
c'è da preoccuparsi?
Intanto, scriverò anche rosso... e se riesco lo
posterò nei primi giorni di settimana prossima... quindi tra
lunedì e martedì fatevi un giro sul mio account,
magari troverete i capitoli extra aggiornati! XD!
A giovedì prossimo.
Un bacione grandissimo.
Robi
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Capitolo 39 *** Capitolo 37 - Parte seconda ***
Buongiorno ragazze!
Arrivo con un giorno di ritardo, è vero, però
sappiate che in realtà cerco sempre di arrivare puntuale,
non mi sono arresa! XD!
Ma veniamo alla seconda parte del capitolo "interrotto": vedrete la
reazione di Edward. Nel leggerla, tenete presente che c'è
coinvolta anche Bella, quindi... vi lascerò qualche piccola
osservazione a fine lettura! XD!
Jake e Kelly: a volte basta poco per capirsi. Eh!eh! XD!
La fine del capitolo: sarà che mi sentivo in colpa
perchè ancora non ho postato il rosso? O sarà che
vi volevo stuzzicare un pò? O sarà che certe
fantasie ti entrano in testa e non se ne vanno sino a che non le metti
nero su bianco?
Magari vi rivelo qualcosa di più a fondo pagina...
Concludo: una seconda parte che fa da trampolino di lancio per il
prossimo... allacciatevi le cinture di sicurezza! XD!
Un'anticipazione? Magari, alla fine della lettura....
Un bacione grande.
Roberta
Seduta di fronte all'imponente scrivania, un blocco per appunti tra le
mani, Jennifer aveva fatto un tuffo nel passato.
Le sembrava, infatti,
di avere di
nuovo davanti a sè Terence Cullen in tutta la sua micidiale
determinazione. Aveva visto molti uomini impallidire di fronte alla
durezza del suo sguardo, alla sicurezza dei suoi gesti, alla rabbia
nella sua voce.
Il figlio Edward
aveva dimostrato
la stessa determinazione nel condurre gli affari, ma a differenza del
padre, l'aveva rivestita di modi più morbidi.
Sapeva colpire una
persona
conversando con lui affabilmente, senza dimostrarsi palesemente ostile,
dandogli quasi l'illusione che non fosse realmente deciso a liquidarlo
come invece alla fine accadeva.
Era grazie a questo
suo atteggiamento che lei era arrivato appunto a definirlo "acciaio
rivestito di morbido velluto".
Ma
in quel momento, il velluto appariva strappato in più punti,
lasciando in vista solo il solido acciaio.
Doveva apparire così anche
all'uomo seduto rigidamente
accanto a lei, bersaglio di questo Edward che
stentava a riconoscere.
- Mr. Cullen, io capisco perfettamente il suo... disappunto. Ma sa
benissimo che le fonti giornalistiche godono del diritto di rimanere
anonime.
Le era quasi venuto da trattenere il fiato, perchè davanti a
quella risposta peraltro corretta, lo sguardo di Edward si era
assottigliato ancora di più, caricandosi di una nuova rabbia.
- Miller, non l'ho chiamata qui per sentirmi rifilare le solite
cazzate da avvocato perbenista! E' qui, perchè deve trovare
il
modo di sapere chi c'è dietro a quella soffiata e deve
trovarlo
al massimo entro un paio d'ore!
Non era riuscita a trattenere un verso di sorpresa, perchè mai
si era permesso di ribattere così ad un collaboratore,
più o meno importante che fosse. Immediatamente aveva
spostato
lo sguardo su di lei, dandole l'impressione di volersi quasi scusare
perchè non era ancora tutto.
- Sappiamo benissimo entrambi che c'è sempre una scappatoia,
un
vizio di forma, un punto debole in qualsiasi procedura. Questa
è una
di quelle volte in cui pretendo
che lei lo trovi e che ne faccia l'uso che le ho chiesto.
Era tornato a guardare negli occhi l'avvocato Miller, inchiodandolo al
suo volere come gli aveva visto fare pochissime volte.
- Altrimenti, può tranquillamente cancellare il mio nome
dalla lista dei suoi clienti.
Questo aveva fatto impallidire ancora di più l'uomo di mezza
età che già dal suo ingresso aveva avuto l'aria
di un
condannato davanti al patibolo.
- Mr. Cullen, lei sa...
- Avvocato Miller, le consiglio di impiegare diversamente il suo
tempo da questo istante, se vuole che per me valga ancora tremila
dollari l'ora. Ricordo
bene, Jennifer? E' ancora questa la parcella che paghiamo al suo studio?
Lei si era limitata ad un sintetico "sì", dal momento che
non
occorreva altro per rendere ancora più evidente quanto
avesse da
perdere uno degli studi più famosi di New York se la Cullen
Enterprise avesse smesso di essere un loro cliente.
- Seguirò il consiglio, Mr. Cullen. Torno in studio, la
chiamerò da lì al più presto.
L'uomo si era alzato in piedi, mostrando tutto il disagio per quella
situazione decisamente scomoda. Edward aveva fatto lo stesso, si era
alzato tendendogli la mano. Nonostante il gesto, però, aveva
mantenuto l'atteggiamento sinora avuto: quello di chi era abituato a
vedere soddisfatte le proprie richieste, a qualsiasi costo.
- Mrs. Tunner.
Miller l'aveva salutata con appena un cenno della testa, senza troppo
guardarla in viso. Aveva ricambiato con un educato arrivederci,
cercando di non dare nessuna inflessione alla propria voce, per
mantenere quella distaccata professionalità che il suo ruolo
richiedeva.
Quando la porta si era chiusa, Edward era tornato a sedersi,
guardandola apertamente negli occhi.
- Jennifer, le chiedo scusa.
La differenza tra padre e figlio, era tutta lì, in quello
sguardo che gli occhi di Terence Cullen non erano mai riusciti ad
assumere: tormentato, dispiaciuto, colpevole.
- L'ho obbligata ad assistere a questo spiacevole colloquio solo per
aumentare la pressione su Miller.
In un primo momento si era domandata il perchè della sua
presenza, dal momento che in realtà non aveva dovuto
prendere
alcun appunto, poi lo aveva intuito via via che l'avvocato aveva
iniziato a lanciarle qualche occhiata imbarazzata mentre Edward
procedeva ad informarlo su quanto pretendeva da lui.
- Forse ho esagerato con lui, ma a mia discolpa posso solo dirle che
non mi sono mai sentito così furente in vita mia.
Nonostante una parte di lei avesse sempre cercato di mantenere un certo
distacco, era altrettanto vero che una parte si era affezionata a quel
ragazzino che aveva visto diventare un uomo a caro prezzo.
Non si sentiva in grado, perciò, di giudicarlo sino in fondo.
- Forse sono rimasta un pò sorpresa, ma non offesa, Edward.
Capisco i motivi che l'hanno spinta ad agire così,
pertanto le sue scuse sono accettate.
Si era affezionata anche ad Isabella, le sarebbe stato impossibile
ignorare il senso di solitudine che aveva accompagnato le sue
telefonate. Se non aveva mai
osato parlare apertamente con Edward riguardo al comportamento che
aveva avuto con lei, era solo perchè anche lui aveva avuto i
suoi fantasmi con cui combattere.
Un accenno di sorriso era comparso a mitigare l'espressione tempestosa
che aveva avuto il suo capo sin da quando era rientrato in ufficio solo
qualche ora
prima.
- Jennifer, il solo pensiero che lei un giorno deciderà di
averne avuto abbastanza di noi Cullen...
Si era interrotto, certo che lei avesse ben compreso quello che veniva
dopo, ossia il ringraziamento per aver sopportato suo padre per tanti
anni, ma soprattutto di non aver abbandonato lui, aiutandolo con la sua
esperienza ad affrontare momenti difficilissimi sul lavoro e non solo.
Gli aveva sorriso a sua volta, alzandosi per congedarsi come tante
volte aveva fatto, per tornare a sbrigare il suo lavoro di segreteria
personale del grande capo.
- Fa bene a preoccuparsi, Edward. Perchè sicuramente non le
permetterò di esimersi dal partecipare alla mia festa di
addio.
Non solo, pretenderò anche un regalo scelto da lei
personalmente.
L'accenno di sorriso sul viso di Edward, era diventato un sorriso vero
e proprio.
- Sì, ha ragione, sarà proprio un gran brutto
giorno quello del mio abbandono per lei, Mr. Cullen.
Menzionare il fatto che fosse sempre stata lei a fare le sue veci in
determinate occasioni aveva sottolineato quanto il loro rapporto si
fosse sempre basato su una totale fiducia e stima reciproca.
- Immagino di non doverle passare nessuna telefonata che non sia
dell'Avvocato Miller o di Isabella.
Con la mano sulla maniglia, pronta ad uscire, era così che
aveva
ristabilito il giusto equilibrio dopo quel momento più
intimo.
Dal canto suo Edward aveva raccolto ed era tornato anche lui in vesti
più ufficiali.
- Sì, nessun altro a parte loro due. Resterò in
ufficio
ancora un paio d'ore, poi accompagnerò Isabella e la sua
amica
in aeroporto. In quel caso dirà a Miller di chiamarmi sul
cellulare.
Lì, le era stato impossibile non sorridere leggermente.
- Mi accerterò, allora, che non si dimentichi di portarlo
con sè.
Un lampo divertito era passato anche nello sguardo di Edward.
- Giusto. Grazie, Jennifer. Senza di lei sarei davvero perso.
XXXXXXXXXX
- Bella, dimmi la verità: hai qualche
dubbio?
- No.
- Non intendevo su di lui, sul fatto che possa averlo fatto o meno.
- No, non l'ha fatto.
- Come fai ad esserne così certa? Guarda, nemmeno io
metterei la
mano sul fuoco per mio padre. Non penso che venda sottobanco armi
nucleari ai
terroristi, però che non abbia mai infranto la legge...
- Non l'avrebbe fatto con i miei soldi, Kelly. Mi ha sempre voluto
proteggere, non mi avrebbe mai messo in una situazione del genere.
- E se invece che proteggerti, voleva giusto appunto fregarti tenendoti
buona il più possibile mentre approfittava del tuo nome?
- Scusa, Bella, fammi capire: e questa sarebbe la tua migliore amica?
L'occhiata che aveva ricevuto in cambio Jacob da Kelly avrebbe potuto
incenerire l'intera foresta amazzonica.
- Fammi capire una cosa anche a me, Bella: perchè lui
è ancora qui?
Li aveva visti guardarsi di nuovo in cagnesco, come avevano fatto
nell'ultima
mezz'ora, cioè da quando era arrivata Kelly e si erano
conosciuti. Peccato che la circostanza fosse diventata
drammatica, dal momento che sulla testa di Edward pendeva un'accusa
gravissima: aver utilizzato il suo patrimonio per investimenti in
aziende
che davano copertura ad affari illeciti come il riciclo di denaro
sporco frutto di attività criminali.
La notizia era arrivata sotto forma di un fascicolo ben documentato
nella redazione del New York Time, all'attenzione di Suterland, famoso
giornalista che si occupava della pagina finanziaria. Lo stesso
fascicolo, a distanza di un'ora, era stato anche consegnato alle
autorità nella persona di Elizabeth Benson,
procuratore
distrettuale di New York, nonchè ex fiamma di Edward.
Perchè la notizia diventasse di dominio pubblico c'era
voluta
solo un'altra ora. Già nei telegiornali pomeridiani veniva
dato
ampio risalto alla vicenda.
- Ragazzi, vi prego. Avrei voluto che fosse diversa la circostanza
della vostra conoscenza, ma dato che non è così,
almeno
non peggiorate le cose.
Kelly non aveva mollato però.
- E se fosse stato proprio lui? Insinuare un dubbio del genere per
farti vedere Edward con occhi diversi? Guarda caso era proprio qua nel
momento giusto, per offrirti una spalla su cui piangere.
- E se fossi stata tu? Chissà, magari non ti è
andata
giù che la tua amica si sia fidanzata. A quanto so hai una
lunga lista di ex...
Nell'aria crepitava un'elettricità che si poteva tagliare
con un
coltello. Nonostante fossero seduti lontani, i loro sguardi si
cercavano in continuazione per mandare lampi sinistri.
- E' proprio vero il detto "tutto muscoli e niente cervello"...
- Funziona anche "oca senza cervello"...
- Jake, Kelly, basta. Mi fate rimpiangere che siate qua entrambi.
Seriamente, nessuno dei due potrebbe aver fatto una cosa del genere a
me e ad Edward. Perchè non credo sia un caso il fatto che
sia
successo proprio dopo essere usciti allo scoperto.
Bella, seduta sul divano a gambe incrociate, la testa appoggiata alla
spalliera, continuava a darsi conforto pensando alla telefonata che le
aveva fatto Edward non più tardi di un'ora prima, quando era
riuscita a mettersi in contatto con lui.
Era sembrato assolutamente sicuro di sè, per nulla agitato o
a
disagio. Le aveva parlato chiaramente, dicendole che niente di quanto
veniva accusato era vero, e che aveva tutte le carte in regola per
dimostrarlo in breve tempo. Qualcuno voleva metterlo in
difficoltà, colpendolo laddove in questo momento era
più
vulnerabile: cioè nel suo rapporto con lei.
Le aveva ribadito, inoltre, che non avrebbe mai, mai, tradito
così la fiducia che avevano riposto in lui Charlie e
Reneè.
Bella, dal canto suo, non aveva avuto alcun dubbio sulla sua innocenza.
Se solo fosse accaduto qualche anno prima, forse avrebbe potuto non
fidarsi di lui, ma dopo quello che c'era stato tra di loro, non aveva
avuto esitazioni.
Rimaneva il fatto che la situazione sarebbe presto degenerata, dando
vita ad un vero e proprio processo, anche mediatico ovviamente.
I giornali si sarebbero buttati a pesce su uno scandalo del genere: il
magnate Edward Cullen che si approffitava della povera e innocente
pupilla per i suoi loschi affari.
- Okay, scusami Bella. Se rimarrà zitto e buono,
potrò anche fingere che non ci sia...
- Hai ragione, Bella. Scusami. E comunque, è lei che finora
non ha fatto altro che parlare a vanvera.
La suoneria del suo cellulare aveva avuto il potere di zittire
entrambi. L'avevano guardata contemporaneamente, attendendo di sapere
se era qualche altro seccatore.
Già, perchè il suo numero sembrava essere
diventato di
dominio pubblico, tanto che l'avevano chiamata altri giornalisti. A cui
aveva invariabilmente risposto "no comment".
- E' Edward. Posso parlare con lui senza avere l'incubo che voi due vi
scanniate vivi?
Probabilmente la sua faccia preoccupata li aveva indotti ad annuire
velocemente in risposta un sì.
- Grazie. Ve ne sono estremamente grata.
Lo aveva detto seriamente, perchè sembrava davvero che quel
giorno tutto avesse preso a ruotare per il verso sbagliato: persino il
loro incontro si era rivelato un totale disastro.
- Ciao.
- Ciao.
Solo sentirlo aveva fatto fluire via parte di quell'ansia che l'aveva
attanagliata e che sembrava non volerla abbandonare. Mentre si spostava
nello studio, aveva lanciato un'ultima occhiata a Jake e Kelly che
sembravano rispettare la sua richiesta di tregua, ignorandosi.
- Come stai? Va un pò meglio?
- Sarò sincera: starò meglio quando ti
potrò
finalmente vedere. Già sentirti è un passo
avanti,
però.
- Ti capisco. Anch'io ho voglia di essere lì, per poterti
guardare negli occhi e dirti di stare tranquilla. Quella che adesso ti
sembra una tempesta, si rivelerà solo come una nuvola
passeggera.
- Vorrei avere la tua stessa sicurezza, Edward. Forse non sono abituata
a questo tipo di situazione, ma non riesco a farmela scivolare di dosso.
- Scusa, non è questo che intendevo. Capisco che non sia
piacevole, ma non voglio che ti preoccupi più del dovuto.
Sto
già muovendo i passi necessari a chiarire la situazione, e
ti
garantisco che non ci saranno dubbi sul fatto che
sono solo accuse infamanti.
- E' questo che mi fa stare male. Il fatto che siano menzogne.
Cioè, non è la prima volta che ti accusano di
cose che non hai fatto,
lo so. Credo sia inevitabile nella tua posizione... solo che...
- Solo che adesso mi ami, e la cosa ti tocca diversamente.
Era la verità. La pura e semplice verità. La sola
idea che qualcosa avrebbe potuto dividerli, la terrorizzava.
- Isabella, ascoltami, devo rimanere in ufficio ancora un paio d'ore.
Devo dare assolutamente un'occhiata a dei documenti che devo firmare
entro oggi. Poi sarò a casa, da te. E potremo parlare della
situazione, potrai farmi tutte le domande che vorrai e a mia volta ti
racconterò tutto quello che sto facendo per affrontarla.
- Quindi ce la fai a venire anche in aeroporto?
- Sì, certo. Ci tengo anch'io a salutare Kelly. Sono sicuro,
inoltre, che abbia qualche raccomandazione da farmi...
Si era ritrovata a sorridere, perchè indubbiamente Kelly
avrebbe
potuto farlo, dal momento che non sarebbe stata la prima volta.
- Non lo so, sai? Al momento è talmente inferocita con
Jake...
sai che sono arrivati ad accusarsi reciprocamente di essere l'autore di
quella soffiata nei tuoi confronti? E' assolutamente ridicolo...
- Quindi non sta andando meglio tra loro?
- No. Anzi, gli ho dovuto strappare la promessa di non scannarsi mentre
sarei stata al telefono con te.
- Quindi sono scintille tra di loro, ma non del genere che si possono
spegnere in un letto...
Glielo aveva detto con un tono leggermente malizioso, evocandole
ricordi decisamente piacevoli di loro due, nudi, in un letto.
- Non dovrebbe preoccuparsi di altro, Mr. Cullen, invece di giocare a
fare Cupido?
Si era lasciata subito coinvolgere, allontanando per un attimo il
pensiero da tutto quello stava succedendo.
- Non si vive di solo lavoro, non me l'ha insegnato proprio lei Mrs.
Swan? Si sta forse lamentando?
- No, assolutamente. Anzi, rimane sempre un'ottima idea quella di
abbandonare tutto e circumnavigare la terra per tutto il resto della
nostra vita.
- Forse lo dici perchè mi "prendi" a piccole dosi...
ventiquattro ore su ventiquattro con me potrebbero essere molto... impegnative... per
tutta la vita, poi...
Lo aveva immaginato con quell'espressione maliziosa che tanto la faceva
impazzire.
- Forse hai ragione, guarda in che guaio mi sono cacciata solo per aver
trascorso tre settimane di fila con te...
- Guaio? Potresti essere più precisa?
L'aveva fatta ridere, quasi dimenticandosi davvero che avevano veri
guai da risolvere.
- Mi sono irrimediabilmente innamorata di te, ho accettato di sposarti,
rinunciando di fatto ad una lunga lista di pretendenti...
- Aspetta, aspetta... lunga lista? Mi sono perso qualcuno per strada?
Bella stava decisamente scoprendo cosa volesse dire "flirtare",
qualcosa che le veniva tremendamente bene con Edward. Soprattutto era
qualcosa che le faceva venire una voglia ancora più grande
di
lui.
- Non credo, però puoi sempre dirmi chi hai in mente e ti
dirò se manca qualcuno...
- Uhm, allora... vediamo... Jake, Andrea, Mike...
- Mike? Ma Mike Newton il mio compagno?
La sua sorpresa era stata vera, questa volta.
- Sì, proprio lui. Direi che ti stava un pò
troppo
addosso per i miei gusti, e non voglio immaginare quando eravate al St.
Marie...
- Ma non è vero!
- Sai che la mia soglia di tolleranza è molto bassa,
Isabella. Mi basta solo il pensiero di qualcuno che ti desideri e...
Dio, se poi glielo
diceva con quella voce bassa e possessiva.
- E?
- E allora... non posso dirtelo ora, ragazzina,
altrimenti non riuscirò più a concentrarmi su
niente.
Ragazzina.
Adesso aveva tutto un altro sapore quando la chiamava
così. Racchiudeva l'universo di sentimenti che provava per
lei,
quel suo modo conflittuale di amarla come una donna, ma di volerla
proteggere nello stesso momento come se fosse ancora una bambina.
- Ma più tardi me lo dirai?
C'era stato un attimo di silenzio, pieno di qualcosa che le aveva
spedito un brivido di eccitazione lungo la schiena.
- Farò di più, te lo dimostrerò
come mi fa sentire, ragazzina.
Bella era stata grata del fatto che avesse deciso di parlare con lui in
privato. Perchè l'improvviso calore che le si era acceso nel
basso ventre era stato accompagnato da un rossore che le aveva
sicuramente colorato le guance.
- Però ho bisogno che tu mi faccia un favore...
Il calore aveva raggiunto una soglia pericolosa, dal momento che il
tono assunto da Eward le ricordava come sapesse essere esigente in certi
momenti.
- Indossa un vestito per accompagnare Kelly in aeroporto.
XXXXXXXXXX
La voglia di averla che aveva provato non appena erano rimasti soli, lo
aveva spinto ad essere particolarmente impetuoso con Isabella. Senza
lasciarle il tempo di capire bene quali fossero le sue intenzioni,
l'aveva afferrata di peso e l'aveva posizionata a cavalcioni sopra di
lui.
Trovandosi sulla limousine che li stava riaccompagnando a casa
dall'aeroporto, la reazione di Bella era stata di immediato imbarazzo.
Solo dopo averla rassicurata sul fatto che il vetro divisorio non
poteva essere in nessun caso sbloccato dall'autista, e che quindi
concedeva loro il massimo della privacy, si era leggermente
lasciata andare. A quel punto, lui aveva già iniziato a
stuzzicarla, mordicchiandole le labbra. Era stata lei, poi, a
trasformare quel suo giocare in un vero e proprio bacio.
- Era ora... non mi avevi ancora baciato.
Fingendosi irritato le aveva preso il viso fra le mani.
- Sto rimediando adesso, no?
Glielo aveva detto strofinandosi leggermente contro di lui.
- In effetti... diventi abbastanza pericolosa quando ti lasci andare
alle tue pulsioni...
- Mi sembrava che volessi proprio questo!
Bella si era finta imbronciata, dandogli un debole pugno sulle spalle.
- Ahia! E
comunque, mi sembrava che lo volessi anche tu...
Si era massaggiato la spalla, ridacchiando.
- E' che tu...
Era arrossita, dandogli un altro debole pugno.
- Tu... mi fai fare cose...
Si era interrotta, guardandolo con occhi un pò innocenti, un
pò maliziosi. Non aveva resistito a quell'insieme: l'aveva
afferrata
per i polsi e l'aveva bloccata, stringendola a lui.
- Cose... cosa,
per esempio?
- Ti diverti a prendermi in giro, vero? Ma arriverà il
momento che non mi imbarazzerò più...
Le aveva sorriso, più che mai in balia di quello sguardo.
- Ma guarda che ti capisco.
Si era fatto più serio, giocherellando intanto con i suoi
capelli legati in una coda.
- Ho avuto anch'io i miei momenti di imbarazzo fuori dal letto,
all'inizio...
Avrebbe voluto dirle molto altro, per esempio che nessuna gli aveva mai
provocato un desiderio continuo e urgente di sentirla sua, ma aveva
preferito dimostrarglielo coi fatti, divorandole le labbra con un altro
bacio famelico.
La teneva sempre bloccata contro di lui, e l'arrendevolezza con cui
Bella si abbandonava alla sua stretta gli aveva acceso un vero e
proprio fuoco nei lombi.
- Quanti anni avevi quando hai fatto l'amore la prima volta?
La domanda era arrivata a bruciapelo, senza perdere però una
leggera esitazione. L'aveva guardata negli occhi, trovandovi un velo di
gelosia che gli aveva stretto lo stomaco in una morsa di piacere.
- Sedici, e quasi non riuscivo ad infilarmi il preservativo tanto ero
agitato...
Bella
aveva appoggiato il viso contro la sua spalla, ma prima era riuscito a
vedere un sorriso fugace.
- Chi era lei?
Lui
aveva spostato lo sguardo per un attimo sulle macchine che sfrecciavano
accanto a loro, cogliendo sguardi incuriositi di persone che si
domandavano probabilmente chi si nascondesse dietro i vetri oscurati
della
limousine.
Sarebbe
stata una prima
volta, quella con Isabella, se avesse fatto l'amore con lei in quella
macchina.
- Una compagna di classe. E' stato subito dopo che mia madre era morta.
Cercavo qualcosa che fosse in grado di riempire quel vuoto che mi stava
divorando dentro.
Si era rialzata di scatto, fissandolo intensamente negli occhi.
- Solo un anno dopo che mi avevi conosciuto...
L'idea che mentre lui conosceva l'amore, lei avesse avuto solo quattro
anni, gli aveva procurato un lieve senso di colpa. Lo aveva scacciato
in fretta, però, posando gli occhi sullo sguardo innamorato
di
Bella.
Solo quello contava...
che fosse in grado di renderla felice.
Si sarebbe fatto da parte nel momento in cui quello
sguardo
fosse scomparso, o fosse stato per qualcun altro. Fino ad allora,
niente aveva importanza se non il fatto che l'amasse alla follia e che
fosse disposto a tutto per lei.
- All'epoca, Isabella, eri davvero solo una mocciosa rompiscatole...
non potevo immaginare che un giorno saresti stata gelosa della mia
prima volta...
Era riuscito a farla sorridere di nuovo, sfumando quel velo di gelosia
in malizia.
- Gelosa? Io? Guarda che era solo curiosità la mia...
- Ragazzina, non
ci provare con me. Non
sai proprio mentire...
Ne aveva avuto abbastanza di quel gioco, ora voleva di più.
Le
aveva lasciato andare i polsi, per scioglierle i capelli e accarezzarle
la schiena fino a fermare le mani sui suoi glutei, stringendoli appena.
Adesso la voleva,
lì, subito.
- ... e poi, adesso non ho più voglia di
parlare...
Si era gettato sulle sue labbra, quasi mordendole, mentre con le mani
aveva iniziato ad occuparsi dei vestiti di entrambi, aprendo e
scostando lo stretto indispensabile per poter penetrare in lei con una
sola spinta decisa.
Bella aveva accantonato ogni imbarazzo, preda ormai della stessa voglia
urgente di Edward.
Lo amava da impazzire quando era così passionale e un
pò
violento. Lo amava da impazzire quando non smetteva di toccarla ed
entrava in lei ripetendole ossessivamente quanto fosse sua. Lo amava
da impazzire quando le scostava i capelli tutti da un lato per morderle
il collo, quasi a volerla marchiare. Lo amava da impazzire mentre le
metteva entrambe le mani sui fianchi per prenderla più a
fondo.
Lo amava da impazzire quando lo sentiva gemere forte al suo orecchio, e
questo perchè era dentro di lei.
Aveva urlato di piacere fino alla fine, quando l'orgasmo era arrivato
assieme alla sensazione di voler scoppiare a piangere perchè
adesso era finito e avrebbe dovuto trovare un modo per non sentirsi
persa dopo una simile unione profonda.
Ebbene sì, confesso: fantasia segreta quella di "sfruttare"
la limousine per altri scopi... peccato che realizzarla necessiti
l'averne una a portata di mano! XD!
E voi? Confessate, confessate... chissà che non lo vediate
realizzato da Edward e Bella. XD! Giuro che non citerò la
fonte, però... la regola dice infatti "si dice il peccato,
ma non il peccatore!" Eh!eh!
Ma veniamo al resto del capitolo: poteva Edward avere una reazione
diversa? Direi proprio di no! Non vorrei essere nei panni di chi
ha osato creare quel dossier...
E poi, poteva Edward non mostrarsi così sereno e tranquillo
davanti a Bella? Direi proprio di no: proteggerla il più
possibile, minimizzando le sue preoccupazioni, fa parte del suo dna
(ovviamente, è un dna che ho tracciato io sulla base
dell'Edward originale, decisamente mooooolto protettivo nei confronti
di Bella!).
Jake e Kelly: per il momento non si tollerano sul serio. Pensate che
sarà la solita antipatia prima di finire a letto? Mah... ai
posteri l'ardua sentenza!
Ho parlato di un'anticipazione? Ah, sì? Uhm... Bella
inizierà l'università. Vi sembra poco? Io dico di
no. Perchè le farà scoprirà che Andrea
avrà scelto un argomento ben specifico per la tesina che
dovrà presentare alla fine del suo master...
Di più non dico, bocca cucita! XD!
E adesso vi saluto, dicendovi che subito dopo aver postato il capitolo
ci risentiremo nello spazio personale che condivido con ognuna di voi.
Un abbraccio grandissimo e a giovedì prossimo.
Robi
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Capitolo 40 *** Capitolo 38 ***
Buongiorno ragazze!
La
meledizione del "venerdì" si è abbattuta ancora
su di me, ed eccomi con
un giorno di ritardo. A questo punto, se non riuscirò ad
arrivare
puntuale nemmeno giovedì prossimo, vorrà proprio
dire che dovrò passare
al venerdì per gli aggiornamenti...
Ma
passando al capitolo di oggi,
devo farvi un'importante premessa: non sono laureata. Quindi ho zero
esperienza diretta di lezioni universitarie, esami, tesine, etc., etc.
Quindi sono andata un pò "a spanne" nelle descrizioni,
magari non
proprio tutto sarà realistico al cento per cento (metteteci
pure che
per giunta è all'estero...). Per quanto riguarda la tesina
che
troverete citata, è il frutto di un assemblaggio di nozioni
trovate sul
web, quindi anche lì potrei aver commesso delle castronerie
(se c'è
qualche laureata in economia mi può tranquillamente
bacchettare! XD!).
Che
altro dire... che siete fantastiche,
mi seguite sempre con tanto affetto ed entusiasmo.
E
non avendolo mai fatto prima, permettetimi di ringraziare pubblicamente
le
306 lettrici che mi preferiscono
le
67 lettrici che mi ricordano
le
458 lettrici che mi seguono.
Ad
ogni capitolo questi numeri aumentano, e ogni volta ancora mi stupisco.
Grazie, quindi, anche per questa bellissima sensazione che mi fate
vivere.
Adesso
vi lascio alla lettura, ci sentiamo a fine capitolo.
Un
bacio.
Roberta
Lo
specchio le
stava rimandando l'immagine di una ragazza dall'aria tranquilla e
sicura, come invece lei non si sentiva affato. A pensarci bene,
però, più che insicura si sentiva nervosa.
Per
la terza volta, infatti, aveva cambiato idea sull'abbigliamento da
indossare.
Così si era recata nuovamente nella grande cabina armadio,
dove
i suoi vestiti ancora occupavano solo un quarto dello spazio a
disposizione.
Le
era venuto da ridere, ripensando allo sguardo esterefatto di Kelly:
non si era capacitata del fatto che non possedesse neanche la
metà della sua passione per abiti e scarpe..
Quando
lo aveva raccontato ad Edward, lui si era limitato ad un
commento chiaro e inconfutabile: lei e Kelly erano decisamente due
ragazze dallo stile differente. Probabilmente notando la sua aria
pensierosa, l'aveva stretta tra le braccia, sul viso quell'espressione
sensuale che le faceva accelerare il battiato cardiaco.
"Isabella, i vestiti che indossi
non
hanno nessuna importanza per me. E sai perchè?
Perchè il
mio unico pensiero è quello di toglierteli..."
Alle
parole aveva fatto seguire i fatti: non era passato nemmeno un
secondo da che aveva preso a sfilarle i jeans e la maglietta che
portava in quel momento.
Ma
adesso doveva sforzarsi di tornare al presente e alla scelta su come
vestirsi per la sua prima giornata in università.
Così
si era sfilata la gonna e la camicetta leggera che erano
state il suo terzo cambio, rimanendo in slip e reggiseno. Si era
concentrata, domandandosi per l'ennesima volta come mediare tra il suo
bisogno di sentirsi a proprio agio senza però apparire
troppo
sportiva o addirittura trascurata.
Forse
poteva indossare i pantaloni e la maglia che aveva acquistato
dietro consiglio di Alice. Quando l'aveva accompagnata per
scegliere l'abito da sera, aveva addocchiato anche quel completo,
dicendole che su di lei sarebbe stato perfetto. In effetti quando lo
aveva provato, si era resa conto di quanto le donasse davvero.
Aveva
preso a giocherellare con i capelli raccolti a coda, imponendosi
di decidere entro cinque minuti, altrimenti avrebbe rischiato di
passarci la giornata lì dentro.
Persa
in quella sua indecisione, non aveva sentito sopraggiungere
Edward. Nè aveva percepito il suo sguardo scivolare dal
collo
delicato giù per la schiena, fino ad arrivare alla vita
sottile
e
ai fianchi morbidi. Si era soffermato proprio su questi ultimi,
ripensando a come le sue mani
amavano afferrarli con forza per imporle il giusto ritmo mentre
affondava dentro dentro di lei.
Il
solo ricordarlo gli era costato un'immediata contrazione all'inguine,
dove la sua erezione si era ribellata al tessuto stretto dei boxer. Era
andato avanti nel suo esame, facendosi ancora più male. La
linea dei
fianchi aveva lasciato spazio alle natiche, appena coperte da un paio
di slip. Il completo intimo che indossava Bella, era stato uno dei
pochi acquisti che aveva fatto lì a New York. Era bianco,
piuttosto semplice e proprio per questo ancora più
sensuale su di lei.
A questo punto toccarla,
stringerla a lui, era diventato un bisogno impellente.
Si
era avvicinato silenziosamente, facendole scivolare le braccia intorno
alla vita e attirandola contro il suo torace.
La
sorpresa l'aveva fatta sobbalzare, ma subito dopo si era lasciata
andare, abbandonandosi alla sua stretta in quel modo che lo faceva
impazzire.
Gli dava proprio l'impressione
che Isabella trovasse il suo abbraccio il posto più naturale
dove rifugiarsi.
-
Lo so che detto da me suona strano, ma non so cosa mettermi. Non
è che mi aiuteresti a decidere?
Si
erano alzati dal letto appena un'ora prima, e solo all'idea che
avrebbero potuto
prolungare la loro vicinanza sotto la doccia. Era un'abitudine
diventata
subito piacevole quella di insaponarsi a vicenda, o meglio... un'altra
scusa per non smettere di accarezzarsi.
A
volte le lavava anche i capelli, gli piaceva
massaggiarle la testa, sentendola mugolare soddisfatta sotto il tocco
delle sue dita.
Anche
quella mattina lo aveva fatto, usando quello shampoo che poi donava
alla sua chioma un profumo delicato di fresia.
Lo
aveva inspirato profondamente, appoggiando il mento sulla sua testa.
Gli piaceva da impazzire il modo
in
cui il corpo di Isabella, esile e morbido, si adattava al suo
più grande e solido.
- Edward? Potresti
concentrarti di più sul mio problema?
L'aveva
deliberatamente ignorata, preferendo stringerla
ancora di più a lui e facendo scivolare una mano sul suo
seno,
ricoprendolo.
Anche quello sembrava essere
fatto su misura per lui: le sue mani, infatti, lo contenevano
perfettamente.
- Devo dedurre che
va bene quello che indosso, senza
l'aggiunta di nient'altro? Magari anche in università
apprezzerebbero...
Avrebbe
tanto voluto impegnarsi nel suo gioco preferito, ossia
tramutare il desiderio di parlare, nel solo desiderio di gemere per
il piacere provato.
O al massimo concedere ad
Isabella di invocare solo il suo nome, come spesso faceva quando
raggiungeva l'orgasmo.
Ma solo l'idea che
qualcun altro avrebbe potuto vederla con
indosso quel completo intimo, lo aveva spinto ad uscire dal suo
silenzio.
- Azzardati a
farti vedere così da qualcun altro, e giuro che non rispondo
delle mie azioni...
Per
tutta risposta era scoppiata in una bassa risata che aveva avuto il
potere di eccitarlo ancora di più.
Possibile che il solo sentirla
ridere lo mandasse fuori di testa in quella maniera?
-
Scusa, Edward, ma quando indossavo il costume non ero esattamente
esposta alla stessa maniera? La differenza sta solo nel fatto che
questo è un completo intimo...
Le
aveva posato le labbra sull'orecchio, avvertendo il brivido che le
aveva provocato e sorridendone soddisfatto.
Anche lui esercitava un grande
potere su di lei.
- Ero
già geloso quando gironzolavi in costume, solo
che allora non potevo accampare nessun diritto ufficiale per evitarlo...
-
Diritto?
-
Certo. Non hai ancora capito che sono un uomo molto, molto
possessivo? Ciò che è mio, è solo ed
esclusivamente mio...
-
Io non sono un oggetto da possedere...
Lo
aveva bacchettato semiseria, colpendogli la mano con cui ricopriva
ancora il suo seno.
-
Sul fatto che tu non sia un oggetto
non ci sono dubbi.
Le
aveva stretto di più il seno, pizzicando leggermente il
capezzolo già turgido, per sottolineare come non la
ritenesse
affatto un oggetto inanimato.
-
E nemmeno sul fatto che tu sia soltanto mia...
Aveva cercato di
liberarsi dalla sua stretta, ma glielo aveva impedito facilmente.
Non si sarebbe mai stancato di
giocare così con lei.
- Sul fatto di
possederti... bè, quello dipende da quanto tempo mi
concederai...
Con
la mano che le aveva ricoperto il seno era sceso lungo il ventre,
gustando la sensazione della sua pelle calda e arrivando ad
intrufolarsi
sotto l'elastico degli slip.
-
Non un minuto di più. Non posso fare tardi il mio primo
giorno di
università... e poi... un pò di astinenza ti
aiuterà ad essere meno possessivo!
Con
una mano, infatti, aveva bloccato la sua, impedendogli di raggiungere
il calore della sua intimità.
-
Astinenza?
La
sola parola gli aveva procurato una fitta dolorosa all'inguine.
Bella si era allontanata e voltata verso di lui con un'espressione che
voleva essere seria, ma che non riusciva a nascondere del tutto
un'ombra giocosa.
-
Sì, astinenza. Ho l'impressione, Mr. Cullen, che lei mi
voglia
sempre e solo dentro il suo letto, privandomi della mia
libertà
personale.
-
Non direi, Mrs. Swan. Le sto anche consentendo di frequentare una
prestigiosa università, piena di studenti maschi pronti ad
invaghirsi di lei...
Si
era interrotto, fingendosi preoccupato al solo pensiero.
-
E anche tutti più giovani di lei, Mr. Cullen.
-
Gioca a mia favore, questo. Hanno una ragione in più per
tenersi alla larga da ciò che
è mio.
Potrebbero scoprire come può essere pericoloso
sfidare l'ira di un uomo
maturo e potente come me.
Le
piaceva essere l'origine di quello sguardo possessivo e innamorato.
Come le piaceva quando Edward giocava a fare il duro così,
perchè in realtà sapeva benissimo che non pensava
a lei come a "qualcosa di sua proprietà".
-
Potrebbe risolvere il problema appendendomi un cartello al collo:
"proprietà esclusiva di Edward Cullen".
L'aveva
guardata maliziosamente.
-
Ci sarebbe una soluzione meno ingombrante: un bel marchio. Come si
faceva con gli schiavi.
-
Mr. Cullen, avrei da controbattere con argomentazioni molto
convincenti sul fatto che lei è davvero un maschilista
retrogado
e cavernicolo, ma mi trovo costretta invece a chiederle di andarsene,
visto che
il suo contributo qui non è stato di alcuna
utilità. Mi sta facendo perdere solo altro tempo...
Aveva
accompagnato le parole con i gesti: lo aveva letteralmente spinto oltre
la soglia della cabina armadio.
-
Non penserai davvero di liquidarmi, così, vero?
Lo
sguardo scandalizzato di Edward l'aveva fatta ridere: sapeva cosa gli
stava passando per la testa.
-
Non abbiamo chiarito bene l'argomento "astinenza"... era uno scherzo,
vero?
Per
tutta risposta Bella aveva sfoderato uno sguardo che gli aveva
fatto balenare l'idea di fregarsene se le avrebbe fatto fare tardi al
suo primo giorno di università.
-
Non lo so... dipende. Scherzavi quando dicevi che vanti dei "diritti
ufficiali" su di me?
Dio, quando lo provocava come
stava
facendo anche in quel momento, gli pareva di poter diventare davvero un
cavernicolo e trascinarla con lui in una grotta per non lasciarla
uscire mai più.
Praticamente quasi
nuda, le mani sui fianchi, lo sguardo intenso, Bella non poteva essere
più sensuale e desiderabile.
-
No. Per niente. Tu sei mia, punto.
Sapeva
di averle dato la risposta che si aspettava, lo aveva capito da
come il suo sguardo nocciola si era fatto ancora più acceso.
Ma sapeva altrettanto bene che
Isabella stava imparando la sottile arte di farlo impazzire.
- Allora
nemmeno io scherzavo, quindi sparisci!
Lo
aveva fatto davvero! Gli aveva chiuso la porta scorrevole in faccia!
Sentendola
ridacchiare soddisfatta della sua azione, era stato
nuovamente tentato di fregarsene dei rispettivi impegni e trascinarla
di nuovo a letto.
L'idea era quella di finire quel
gioco possedendola sino a non avere più la forza per farlo,
dimostrandole ancora una volta quanto fosse sua.
Poi
la parte razionale aveva prevalso su quella istintiva, quella che
per dirla tutta lo faceva sentire davvero un uomo delle caverne:
bestiale e primitivo nel suo bisogno di possedere Isabella.
Così,
una piccola parte di lui già proiettata verso
l'incontro che lo attendeva, si era limitato ad accostarsi alla porta
per lanciare un ultimo, inequivocabile messaggio alla sua donna.
- Isabella?
Era
giunto un sì piuttosto soffocato, ma con un chiaro accento
interrogativo.
-
Andrà tutto bene, oggi. Sarai fantastica, lo so.
Perciò non essere nervosa... e ricordati che ti amo.
La
porta si era riaperta di scatto e Bella era apparsa con
indosso
gli slip e una morbida maglia color avorio. Era riuscito a vedere che
le stava d'incanto, prima che gli buttasse le braccia al collo e lo
tirasse verso di lei per baciarlo.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
-
Devo sembrarti molto infantile in questo momento, vero?
L'occhiata
di Rose non era stata falsa, e questo l'aveva spinta ad essere ancora
più sincera.
-
E' che vorrei aver già superato questo momento. Mi ricorda
terribilmente il mio primo giorno al St. Marie. E' stato orribile, io
non conoscevo nessuno, invece gli altri sembravano sapere tutto di me.
Forse
perchè essere arrivata insieme ad Edward Cullen aveva
suscitato un certo interesse negli altri genitori. La notizia che era
diventata la sua pupilla aveva destato molto clamore, anche tanti
pettegolezzi.
-
Se posso fare qualcosa, Bella...
-
In effetti no. Devo solo decidermi a scendere da questa macchina e
rompere il ghiaccio. In realtà non sono più una
bambina
spaesata.
Era vero. Ora non era
più sola, aveva Edward accanto a sè.
-
Decisamente no. Anche se hai dei buoni motivi per sentirti
così. Purtroppo non hai quell'anonimato che garantisce ad
altri
di affrontare una situazione senza sentirsi ancora di più al
centro dell'attenzione.
Già,
purtroppo lei era Isabella Swan, ricca ereditiera e adesso fidanzata
ufficiale di Edward Cullen.
Il ricco magnate che aveva
concluso affari sporchi con i suoi soldi.
Anche
il New York Times di quel giorno aveva dedicato una doppia pagina
all'argomento. Lo avevano letto insieme, lei ed Edward, mentre facevano
colazione.
Ne
avevano parlato a lungo la notte prima, e aveva risposto con
chiarezza e semplicità a tutte le domande che gli aveva
posto,
proprio come le aveva detto che avrebbe fatto.
Era
stato sincero persino sul "modo" in cui stava cercando di scoprire
chi avesse diffuso quel dossier su di lui. Se l'aveva un pò
turbata la cosa, era vero anche che stava iniziando ad accettare che ci
fosse un lato così "spietato" del suo carattere.
Non si arrivava ad amministrare
un impero finanziario senza dover prendere decisioni critiche.
- Bella, se vuoi
posso accompagnarti dentro. Fortunamente non
sono Emmett o Jasper... non glielo dire, mi raccomando, però
loro hanno proprio un pò quell'aria da "ehi, girate al largo
da
lei, altrimenti sono rogne" che di solito attira ancora di
più
l'attenzione su di una persona...
Si
era ritrovata a ridere insieme a Rose, perchè era vero, i
due
uomini apparivano molto più "bodyguard" rispetto a lei.
-
Io posso anche passare per un'amica.
Le
era venuta in mente in Kelly. Le aveva telefonato solo una mezz'ora
prima, proprio perchè immaginava come si sentisse e allora
la
voleva un pò rincuorare.
Di
certo il suo carattere esuberante l'avrebbe portata ad affrontare
diversamente il suo primo giorno di università a Los
Angeles.
Pobabilmente nel giro di mezza giornata, Kelly avrebbe fatto la
conoscenza di mezzo corpo studentesco.
A
lei sarebbe occorso più tempo, ma era certa che sarebbe
riuscita ad inserirsi tranquillamente.
Non era più una
bambina, era molto più sicura delle sue capacità
e di se stessa.
- Sono abbastanza
tentata, ma è meglio di no. Prima mi butto, prima passa la
paura.
-
Okay, come vuoi. Allora, non mi resta che dirti ancora un paio di
cose. La prima: riteniamo che l'università non sia il posto
ideale per arrivare a te, troppa gente per agire indisturbati.
Però, qualsiasi cosa ti faccia sentire a disagio, che sia
una
persona o una situazione, chiami uno di noi immediatamente.
Non
correre rischi inutili, Bella. E' meglio un falso allarme, piuttosto
che rischiare.
Rose
adesso era seria, perchè non avrà avuto
l'atteggiamento del "bodyguard", ma era altrettanto attenta e
scrupolosa come Emmett e Jasper. Il rapimento era un argomento serio e
reale nel suo caso, come lo era in fondo per tutte quelle persone
ricche e famose.
-
La seconda: la stampa. Edward ha contattato personalmente il rettore
Peterson, spiegandogli
la situazione. Si è detto disponibile a collaborare qualora
la
situazione dovesse degenerare. Tipo che si appostino giornalisti
e fotografi qua fuori, notte e giorno, ogni volta che avrai
lezione. Non ci tiene nemmeno lui a dare vita ad un circo mediatico
davanti alla sua prestigiosa università.
Bella
sperava proprio non accadesse, e per il momento era stupita di
essere riuscita ad arrivare sino a lì senza che qualcuno
avesse
tentato di rubare immagini della sua vita.
Anche se, alla lunga, avrebbe
dovuto
imparare a gestire la sua immagine pubblica: la moglie di Edward Cullen
non sarebbe mai passata inosservata.
- Terza cosa:
cerca anche di divertirti.
Adesso
Rose era tornata a sorridere.
-
Questo te lo dico da ex studentessa.
Mi sono divertita da morire con le mie compagne, ho dei ricordi
bellissimi di quel periodo. So che sei molto legata a Kelly, ma non
lasciare che ti impedisca di conoscere altre ragazze.
Ci
aveva pensato anche lei. Nessuna avrebbe potuto prendere il posto di
Kelly, sentiva che con lei c'era un legame troppo speciale,
però
questo non le avrebbe impedito di fare nuove amicizie.
Glielo aveva accennato anche
Edward,
scherzando poi sul fatto che doveva aprirsi un pochino di
più
con le compagne e un pochino di meno coi compagni!
- Scusami, Bella.
Sembro una vecchia zia alle prese con le raccomandozioni.
-
Ma no, anzi. Ti ringrazio per essere sempre così gentile.
Potresti limitarti al tuo lavoro, senza preoccuparti di come mi sento...
Era
vero, Rose si stava rivelando una donna molto sensibile sotto
quell'aria da dura che sfoggiava. Lo testimoniava anche il modo con cui
si prendeva cura di quelle ragazze-madri che ospitavano nella casa
famiglia presso cui prestava volontariato.
-
Se potevo aver avuto qualche dubbio prima di conoscerti, sarebbe
scomparso nel momento in cui ti ho conosciuto: Edward aveva ragione,
sei una ragazza a cui è facile affezionarsi...
Ecco,
di questo passo Rosalie l'avrebbe fatta emozionare ancora di
più. Non era il momento giusto per certe confidenze,
così
aveva deciso che era arrivato davvero il momento di iniziare quella
giornata.
-
Questo mi fa sentire molto meglio, davvero, e pronta ad affrontare il
mio primo giorno da matricola.
-
Allora non mi rimane che augurarti in bocca al lupo!
-
Crepi.
C'era
stato un sorriso sincero tra loro, poi Bella aveva aperto la
portiera della berlina, attirando i primi sguardi: qualcuno che
scendeva da una macchina così elegante e dai vetri oscurati,
non
poteva che attirare l'attenzione dei presenti.
-
Tornerò a prenderti per le tre, come concordato.
-
Benissimo. A dopo, allora. Ciao.
-
Ciao.
Era
scesa, richiudendo lo sportello dietro di sè. Era rimasta un
attimo immobile, prima di dirigersi verso l'ingresso.
Iniziava un nuovo periodo della
sua vita.
L'università,
con impegni ed obiettivi da perseguire e
raggiungere. Dal punto di vista dello studio si sentiva pronta ad
affrontare la sfida, da un punto di vista "sociale" aveva ancora
qualche riserva.
Però ce l'avrebbe
messa tutta per vincere quella timidezza e incertezza che ancora
l'accompagnavano in parte.
XXXXXXXXXXXXX
Non
appena l'avvocato Miller aveva lasciato l'ufficio di Edward, da una
porta laterale era entrato Emmett.
L'interfono
lasciato volutamente aperto, gli aveva permesso di
ascoltare nella stanza accanto la conversazione che si era svolta tra i
due uomini, senza
dover svelare la sua presenza.
-
Allora? Che ne pensi?
Il
tono diretto con cui Edward gli aveva posto la domanda era stato un
chiaro segnale di quanto si fidasse del suo giudizio.
-
Penso che sia una vendetta in piena regola. E studiata anche con
estrema attenzione. Non ti sarà facile dimostrare chi
c'è
dietro a tutta questa situazione e perchè lo ha fatto.
-
Vedo che siamo giunti alla stessa conclusione. Ha giocato bene le sue
carte, ha trovato l'anello debole e l'ha saputo sfruttare facendolo
diventare un ottimo paravento per le sue azioni. Se adesso facessi il
suo nome,
probabilmente ne uscirebbe comunque pulito. Niente porta direttamente a
lui.
Emmett
si era limitato ad annuire, guardandolo con una confidenza che pochi
potevano vantare di avere con Mr. Cullen.
Giocherellando
con una penna, Edward si era fatto pensieroso.
-
Bisogna raccogliere prove inconfutabili del suo coinvolgimento, e
farlo in fretta. E' vero che Miller si sta già occupando di
smontare pezzo per pezzo le accuse che mi sono state rivolte, ma al
momento mancano gli elementi sufficienti per dimostrare che non ero a
conoscenza della situazione.
A
questo punto Emmett si era ritrovato a guardare negli occhi un Edward
che gli aveva ricordato lui quando si era ritrovato a prendere
decisioni drastiche durante le sue missioni.
Non era stato mai facile, ma lo
aveva dovuto fare lo stesso. Si trattava di colpire o
essere colpito, non c'erano altre possibilità.
- Sarò sincero, Emmett. Voglio risolvere questa
situazione il
prima possibile, perchè non voglio che Isabella ne sia
coinvolta. Ho la certezza che presto si diffonderà la voce
che
si è prestata a farmi da copertura, così da
gettare fango
addosso anche a lei.
Aveva
smesso di giocherellare con la penna per guardarlo dritto negli occhi.
- Perciò,
hai carta bianca. Agisci come meglio credi e procurati quelle prove.
Il
fatto che gli stesse chiedendo di occuparsene personalmente, aveva
fornito ad Emmett la certezza di quanto fosse urgente per Edward la
situazione.
Anche se non aveva avuto dubbi
sul
fatto che sarebbe stato così: c'era di mezzo Isabella,
l'unica
persona per cui probabilmente sarebbe arrivato a compiere azioni
di ogni tipo.
Del resto, lo
poteva capire: lui, per Rose, sarebbe arrivato anche ad
uccidere.
XXXXXXXXXXXXXXXXXX
Dopo il primo
momento di smarrimento, coinciso con il suo
ingresso nel campus pieno di ragazzi in attesa di iniziare il nuovo
anno universitario, si era ripetuta la frase che era diventato quasi un
mantra per lei: un
passo alla volta.
Era stato Edward a
dirgliela, quando il rapporto tra loro aveva
assunto risvolti molto più profondi. E aveva funzionato, un
passo alla volta avevano - e stavano ancora - affrontando la loro
relazione.
Il prossimo passo sarebbe stato
sposarsi.
Ma aveva smesso
subito di pensarci, quella mattina non aveva
bisogno di altre emozioni forti... e pensare che tra poco
più di
cinque mesi avrebbe sposato Edward era qualcosa che le procurava sempre
un'emozione violenta!
Così,
aveva affrontato il primo
passo
della sua nuova vita studentesca cercando di orientarsi su dove si
trovasse l'aula magna in cui si sarebbe svolta la sua prima lezione di
Scienze del linguaggio.
Mentre
si districava all'interno dell'edificio, aveva avuto modo di
captare al suo passaggio occhiate indifferenti, altre chiaramente
coscienti di chi fosse, altre ostili, altre neutre, altre
più
amichevoli.
Aveva
mantenuto un atteggiamento riservato con tutti, sperando che
l'attenzione su di lei si limitasse ai primi giorni, per poi diventare
una routine la sua presenza lì.
Bella
si era resa conto che stava sperimentando per la prima volta cosa
volesse dire essere "famosa", e ne sentiva decisamente il peso.
Qualsiasi cosa avesse detto o fatto, sarebbe potuta diventare di
dominio pubblico nel giro di poco tempo.
Apprezzava ancora di
più il
sostegno che le aveva fornito quella mattina Edward, quando le aveva
detto di preoccuparsi solamente di essere se stessa, che il resto
sarebbe venuto da sè.
Quando aveva
finalmente trovato l'aula, dentro c'erano
già stati un centinaio di studenti e ancora molti posti
liberi.
Indecisa per un attimo su dove sedersi, aveva poi optato per un posto
che si trovava più o meno a metà aula, tra altre
ragazze.
Non
appena seduta, aveva sentito molti sguardi su di sè. Era
stato inevitabile domandarsi cosa stessero pensando di lei, come
giudicassero le sue scelte di vita, il suo rapporto con Edward.
Ecco un'altra prima volta: aveva
avuto un assaggio reale della pressione che Edward doveva sempre aver
sostenuto, e che lei sinora non aveva avvertito.
Era
stata una
considerazione che aveva aperto un grande squarcio sul passato, su come
forse avesse cercato davvero con le sue scelte di proteggerla in un
momento già delicatissimo per lei: superare gli anni
dell'adolescenza senza il sostegno dei suoi genitori.
Charlie
e Reneè l'avrebbero sicuramente aiutata ad imparare ad
affrontare i lati negativi di essere una ricca ereditiera, Edward non
si era sentito in grado di poterlo fare subito, anche lui troppo
impreparato a quel nuovo ruolo di "tutore".
Si
era estraniata grazie a quei pensieri profondi, tanto che non aveva
subito realizzato che accanto a lei si era seduta una persona. Solo
quando una voce piuttosto nasale l'aveva salutata, si era accorta della
ragazza che la fissava in attesa.
Patricia Collins era stata la
prima conoscenza ufficiale.
Era stata subito
diretta nel dirle che aveva deciso di sedersi
vicino a lei perchè, in fondo, era un viso più
conosciuto
rispetto agli altri. Originaria del Colorado, era anche lei approdata a
New York solo da una settimana, ritrovandosi completamente sola.
Bella
aveva inevitabilmente provato un'immediata empatia con Patricia,
non fosse altro che sapeva cosa voleva dire ritrovarsi "sola" e
spaesata.
Così avevano rotto il
ghiaccio, iniziando a scambiarsi le prime informazioni basilari.
Patricia non era
proprio timida o imbarazzata, era più
che altro discreta. Questo aveva aiutato Bella a proseguire nella
conversazione, continuando a trarre una prima impressione positiva su
di lei.
Poi
alla sua destra si era seduta un'altra ragazza, Ashley Cox, e si
era subito presentata in maniera diversa. Praticamente era planata sul
banco, rovesciando tutto il contenuto della sua borsa.
Tra
l'ilarità generale di chi aveva osservato la scena, si era
presentata sia a Bella che a Patricia, scusandosi per l'accaduto. Il
viso coperto da un enorme paio di occhiali scuri, Bella non aveva
subito realizzato chi fosse.
Solo
quando aveva scorto un tatuaggio a forma di stella sul collo della
ragazza, qualcosa aveva preso a ronzarle in testa. Nel frattempo,
Ashley si era già lamentata per un sacco di cose: non
potevano
iniziare quella lezione più tardi? C'era proprio bisogno di
tirare le persone giù dal letto alle nove della mattina?
Perchè non c'erano sedie più comode? Non si
poteva alzare
l'aria condizionata? Era proprio necessaria tutta quella luce
artificiale? Le bruciavano lo stesso gli occhi, nonostante le lenti
scure. Come mai quel corso era così affollato? Le avevano
garantito che c'era una certa selezione lì alla NYU.
A
quel punto si era rivolta direttamente a Bella, chiedendole se a lei
non avessa dato fastidio scoprire che quell'aula era così
affollata.
In
quel momento, con quella domanda, aveva realizzato chi si fosse
appena seduta accanto a lei: Ashley Cox, figlia del famoso campione di
baseball Paul Cox e della sua prima moglie. Sapeva chi fosse il padre
perchè riempiva le pagine della cronoca rosa grazie alle sue
numerose avventure. Kelly e Jessica non avevano mai mancato di
commentare che era un figo pazzesco, nonostante i suoi quarantanni
suonati.
Le era stato inevitabile pensare
che anche Edward a quarantanni avrebbe mantenuto ancora il suo fascino.
Anzi, probabilmente
il tempo gli avrebbe regalato quella
maturità che poteva rendere la bellezza di un uomo ancora
più interessante.
Poi
Ashley aveva preteso la sua attenzione, ribadendole il concetto se
anche lei non fosse seccata dal fatto che c'era tutta quella gente.
Era
stata cortese nel rispondere, anche se meno spontanea: sì,
in effetti c'erano molti studenti. Però sinora nessuno le
aveva
rivolto più di tanto l'attenzione, quindi non poteva
lamentarsi.
Anche se aveva
dovuto ammettere che la presenza di Ashley
accanto a lei aveva attirato molta più attenzione rispetto
al
suo ingresso solitario.
Probabilmente
due ragazze "famose" vicine davano vita a molti
più pettegolezzi: si conoscevano già? Chi era
più
bella? Erano fidanzate? Se sì, chi ce l'aveva più
ricco e
bello?
Quel
genere di interesse un pò "morboso" di cui spesso le aveva
parlato Kelly, e di cui era stata oggetto quando qualcuno aveva avuto
l'occasione di avvicinarla e conoscerla.
Poi
non c'era stato più modo di rapportarsi nè con
Patricia, nè con Ashley, perchè era arrivato il
Prof.
Baker e aveva dato il via alla presentazione del corso di
laurea
che avevano scelto tutti loro presenti.
Per
lei era stato automatico concentrarsi sulle parole del professore,
escludendo tutto il resto. Le tre ore successive erano così
volate, proiettandola allo step successivo: il pranzo.
Solo
alle due, infatti, si sarebbe potuta presentare dal Prof. Foster
per confermargli l'iscrizione alle sue lezioni. Sino all'ultima era
stata indecisa se frequentare, o meno, quel corso alternativo di
Filosofia generale.
A
farla decidere era stata la scoperta che le avrebbe fruttato un
ulteriore bonus cumulabile con il risultato finale.
Si
era ritrovata fuori dall'aula magna in compagnia delle sue due nuove
conoscenze: Patricia ed Ashley. Non potevano essere più
diverse
tra di loro, ed era ovvio che in quel momento a fare da "collante" era
lei.
Era
ritornata col pensiero al gruppetto affiatato che avevano formato
lei, Kelly, Angela e Jessica. Sicuramente non sarebbe riuscita a
ricreare un gruppo così, dal momento che non avrebbe
condiviso
tanto tempo come aveva fatto con le vecchie compagne. Però
si
augurava di poter trovare delle presenze "stabili" con cui condividere
quel percorso.
Se
era più propensa verso Patricia, era molto più
scettica su Ashley. Sembrava averla cercata solo per il fatto che
avevano in comune il tratto di essere "note", quindi già
sulla
stessa lunghezza d'onda.
Prima,
però, di decidere se pranzare da sola, o chiedere la
compagnia delle due ragazze, era comparsa una terza opzione: Andrea
Aristarchi. Se lo era visto sbucare di fianco, salutandola
calorosamente.
Si
era guadagnato un'occhiata indifferente da parte di Ashley e una
più interessata da parte di Patricia.
Aveva
avuto appena il tempo di presentargliele, prima che Andrea
praticamente la sequestrasse per pranzare loro due soli. La scusa che
aveva addotto con le due ragazze per non estendere l'invito,
preoccupandosi così di essere sempre affabile come era nel
suo
stile, era stata quella che come ex- compagni di scuola avrebbero avuto
un sacco di cose da raccontarsi e loro si sarebbero sicuramente
annoiate.
Bella
di fatto non aveva avuto molta scelta: Andrea aveva mostrato lo
stesso entusiasmo del loro primo incontro nel rivederla, tanto che
iniziando immediatamente a parlarle, non aveva di fatto atteso nemmeno
una sua vera risposta per quell'invito.
Se
le prime domande erano state un pò vaghe, tipo chiederle le
sue prime
impressioni sulla NYU, se era come se l'era immaginata e
così via, una
volta che avevano preso posto in un angolo del capiente self-service
posto all'ultimo piano dello stabile, le domande si erano fatte molto
più personali e mirate.
Infatti
l'aveva guardata dritta negli occhi, senza più mascherare un
certo stupore.
-
Devo essere sincero, Bella. Non mi sarei mai aspettato un risvolto
simile nel tuo rapporto con Edward. Dopo che me ne sono andato dal St.
Marie, non ho più avuto modo di sapere come procedessero le
cose tra
voi, è vero. Ma dopo quello che è successo quel
pomeriggio...
Bella
si era resa conto che adesso quel ricordo faceva molto meno male.
Parlarne con Edward l'aveva liberata di quella confusione che aveva
sempre provato nei confronti di quell'episodio.
-
Posso capire il tuo stupore.
Le
era venuto da sorridere un pò amaramente.
-
In realtà, credo che lo stupore sia di tutti, anche di chi
non ha avuto
modo di conoscere dettagli più intimi del mio rapporto con
Edward come
è stato per te.
-
Credo che le ultime notizie abbiano contribuito a rendere ancora
più... stuzzicante la vostra storia.
Ovviamente
era subito saltata fuori la questione che dominava le prime pagine di
tutti i giornali. Lo scandalo che minacciava di travolgere il magnate
Edward Cullen.
Bella
ancora si stupiva di non aver trovato la stampa
ad attenderla quella mattina, sia fuori casa che lì
all'università.
Forse erano più concentrati su Edward in questo momento,
visto che da
lei avevano ricavato solo dei "no comment".
Sapeva
che oggi Edward
avrebbe discusso la possibilità di rilasciare un'intervista
a Shepard,
il giornalista che aveva pubblicato per primo la notizia.
-
Già. I giornali si sono buttati a pesce su tutta la
faccenda...
-
Ma tu, come stai veramente?
Andrea
si era mostrato preoccupato. Poteva essere sincero? Si era resa conto
che non le interessava più di tanto.
-
Bene, perchè non ho dubbi sull'innocenza di Edward. Come
vedi, sono
qui, alla luce del sole e non rintanata da qualche parte per paura di
affrontare il giudizio degli altri.
Aveva
risposto con la sicurezza
che provava. Avrebbe voluto rispondere così anche a tutti
quelli che le
avevano rivolto quella domanda, ma aveva rispettato la richiesta di
Edward che la voleva silenziosa rispetto a quella storia. Temeva che se
avesse iniziato a parlare con la stampa, non l'avrebbero più
lasciata
in pace.
-
Decisamente ho un ricordo di te più... fragile. Mi fa
piacere vedere che sembri molto più sicura di te.
-
Ma lo sono, Andrea. Sono cambiate tante cose rispetto a sei anni fa, e
tutte in meglio.
-
Sì, qualcosa lo avevo già notato.
Le
aveva rivolto un'occhiata che l'aveva messa leggermente in
difficoltà:
che si fosse riferito al fatto che era "maturata" anche fisicamente era
stato inequivocabile.
-
Scusami, non volevo metterti in difficoltà. Era solo una
constatazione...
Ad
interromperlo era stato l'avvicinarsi di un uomo che aveva
immediatamente salutato con un tono rispettoso.
-
Mr. Aristarchi, adesso capisco la sua fretta nel lasciare la mia
lezione.
Con
un sorriso cordiale, l'uomo le aveva rivolto un cenno di saluto, in
attesa di una vera e proprio presentazione che Andrea aveva fatto
subito dopo.
-
Bella, lui è il Prof. Ward. Insegna Economia
avanzata. Discuterò con lui la mia tesina conclusiva per il
Master che
sto seguendo.
-
Molto piacere, Isabella Swan.
L'uomo
le aveva stretto la mano.
-
Piacere di conoscerla.
Se
anche aveva avuto un'opinione su di lei, o molto più
probabilmente su
Edward, vista la materia che insegnava, non lo aveva dato a vedere.
Anzi era tornato a rivolgere la sua attenzione ad Andrea, aprendo la
valigetta che aveva con sè.
-
Mr. Aristarchi, credo abbia dimenticato di prendere questa.
Non
appena aveva tirato fuori una cartelletta piena di fogli, Andrea si era
agitato sulla sedia.
-
Credo ne abbia bisogno se vuole ricevere l'approvazione della Sig. na
Swan, per poi presentermela in tempo tra una settimana.
Adesso
si era alzato in piedi, un pò imbarazzato, un pò
grato all'uomo di fronte a lui.
-
La ringrazio moltissimo, ma non doveva disturbarsi. Avrebbe potuto
lasciarla al suo assistente, lo avrei visto domani...
Bella,
di tutto quello che stava succedendo aveva capito una cosa sola: quei
fogli in qualche modo la riguardavano e avevano bisogno della sua
approvazione.
-
E' stato fortunato: mi hanno dato indicazioni che anche lei si sarebbe
recato qui per il pranzo.
Aveva
alzato le spalle in un gesto di ovvietà.
-
Dovendo venirci anch'io, ho pensato di farle recuperare tempo.
-
Bè, non posso che ringraziarla ancora.
-
Non c'è di che. Adesso, però, devo andare. Se non
mi sbrigo finirà che
perdo l'aereo. Ci vediamo tra una settimana, Mr. Aristarchi. Spero
davvero di vedere il suo lavoro ultimato.
Poi
era tornato a guardare lei.
-
Mrs. Swan, spero vorrà aiutare il suo amico. Ha fatto un
ottimo lavoro
con quella tesina. Sono sicuro che riceverebbe l'approvazione anche di
Mr. Cullen.
Quel
chiaro riferimento ad Edward l'aveva fatta
irrigidire, ma non c'era stato altro. Il Prof. Ward li aveva salutati,
lasciandoli di nuovo soli.
-
Bella, prima che tu possa pensare male, sappi che te ne avrei parlato
subito dopo pranzo con calma.
-
Bè, credo che non aspetterò la fine del pranzo.
Di cosa si tratta?
Non
sapeva bene come sentirsi dal momento che non aveva idea come una
tesina potesse riguardarla. Ma stava per colmare quell'ignoranza, dal
momento che Andrea le aveva teso la cartellina.
-
Puoi verificare tu stessa. Credo sia abbastanza chiaro.
Aveva
preso e aperto la cartellina, estraendo il primo foglio.
Executive
Master in Direzione e Strategie d'impresa - NYU
Tesi conclusiva di Andrea Aristarchi
Relatore: Prof. Robert Ward
Data creazione: 02-08-10
Ultimo aggiornamento: 14-09-10
L'impresa familiare: processi di
successione e corporate governance.
Il presente scritto si propone di offrire
un contributo di riflessione con riguardo al significato ed
all’importanza della pianificazione del processo di
successione, e delle strutture di governo e di controllo più
idonee a garantire la continuità ed il successo
dell’impresa familiare.Nel primo capitolo, si effettua una
revisione della letteratura economico-aziendale in tema di impresa
familiare. Dopo aver definito il fenomeno dell’impresa
familiare, attraverso i modelli proposti dalla teoria economica ed
evidenziato la sua rilevanza nei tessuti economici dei Paesi
occidentali, vengono esaminati i principali punti di forza e di
debolezza specifici delle aziende di famiglia. A tal fine, nella parte
finale del capitolo si introducono i due argomenti oggetto di analisi
nel prosieguo di questo studio:
• processo di successione;
• sistemi di corporate
governance.
Nel secondo capitolo si illustrano ed
analizzano studi e ricerche empiriche, riportati nella letteratura
economico manageriale internazionale, che hanno avuto ad oggetto
l’impresa familiare, in differenti paesi e realtà
socio-economiche. Per la raccolta dei diversi studi empirici ed analisi
teoriche, si è ricorso a tre tra le principali riviste
economiche mondiali, in tema di piccola impresa ed
imprenditorialità:
• Journal of Small Business
Management;
• Journal of Business Venturing;
• Entrepreneurship Theory and
Practice.
Il
terzo capitolo, infine, è dedicato all’analisi
diretta dell’impresa
familiare, attraverso un’indagine qualitativa dell'impresa
Swan. La
scelta di tale impresa è riconducibile, in primo luogo, al
ruolo ed
all’importanza che essa ricopre non solo
nell’economia nazionale, ma
anche nell’economia mondiale. In secondo luogo, per la
variante offerta
dalle modalità di successione attraverso la nomina di un
tutore
legale....
Bella
non aveva avuto bisogno di andare avanti nella lettura per capire che
in quei fogli c'era praticamente tutta la sua vita, certo analizzata
con un punto di vista molto "tecnico/teorico", ma pur sempre qualcosa
che parlava di lei.
-
Sono sinceramente sorpresa, Andrea. La prima
cosa che mi viene da chiederti è come mai tu abbia deciso
proprio di
scegliere il mio "caso".
Era
veramente sorpresa in quel momento.
-
Quando mi è stata assegnata questa tesina, ho subito pensato
a te. Il
tuo "caso" mi offriva l'opportunità di trattare l'argomento
introducendo una variante che avrebbe arricchito ulteriormente
l'argomento.
C'era
dell'altro, lo aveva capito da come si era
schiarito la voce, perdendo parte di quella sicurezza che aveva
sfoggiato sinora.
-
Inoltre, dopo aver scoperto che tu eri tornata
qui a New York.... ecco, ho intravisto la possibilità
concreta di
completare il mio lavoro con del materiale che potrebbe fruttarmi un
particolare riconoscimento in sede di discussione.
-
Cioè?
-
Oltre a corredare il lavoro con le informazioni raccolte da fonti
pubbliche, tu potresti rappresentare una fonte diretta da cui attingere
informazioni ancora più specifiche.
-
Non credo di poterti fornire questo tipo di informazioni... il mio
patrimonio è sempre stato amministrato da Edward.
Se
era stato incerto prima, adesso lo era sembrato ancora di
più.
-
Ecco, infatti... era mia intenzione chiederti proprio questo: farmi
ottenere la sua collaborazione.
Edward non sarebbe stato nemmeno
contento di scoprire l'argomento della sua tesina... se poi vi doveva
anche contribuire...
- Bella, credimi,
è una cosa molto importante per me. Altrimenti non te
l'avrei mai chiesto.
-
Andrea, non so...
-
Mi faresti davvero un regalo eccezionale... forse, potresti farlo
pensando che saresti tu, questa volta, a salvarmi...
Il
riferimento a quello che aveva fatto per lei quel giorno era stato
ovviamente un "colpo basso", ma rimaneva il fatto che senza di lui
probabilmente le cose sarebbero andate diversamente.
E forse, ora, non sarebbe stata
in procinto di sposarsi con Edward.
Non
era del tutto sicura di quello che stava per fare, però una
parte di lei sentiva di doverlo ad Andrea.
- Non posso
risponderti adesso, Andrea. Però ti prometto che ci penso e
ti farò avere una risposta entro domani.
Si accettano scomesse su come la
prenderà Edward!
Specie in questo momento che
è così... suscettibile sull'argomento! XD!
Questo
mi dà modo di ricongiungermi ad un passaggio del capitolo:
la
discussione tra Emmett ed Edward. La "carta bianca" di cui parla Edward
non comprende sicuramente l'uccidere qualcuno. Quello che dice Emmett
subito dopo, ossia che per Rose ucciderebbe, va presa per quella che
è:
una metafora per trasmettere l'idea di come sia forte l'amore che i due
provano per le rispettive compagne.
Chi sarà la persona
che si vuole vendicare di Edward?
Avete
indicato come possibili candidati Gwen Vernon (la figlia
dell'ammiraglio), l'ammiraglio stesso, Andrea... non vi viene in mente
nessun altro? Provate ancora a pensarci un attimino... il prossimo
capitolo, comunque, vi fornirà la risposta!
Un'altra piccola nota la
riservo sulla "notorietà" di Bella: non essendo una cantante
o
un'attrice, ho pensato che potesse starci che non si gettassero su di
lei tutti gli studendi della NYU, ma che la osservassero a distanza,
comunque consci di non trovarsi di fronte ad una ragazza qualsiasi.
Vorrei dirvi ancora tanto, ma il
tempo stringe e voglio postare il capitolo.
Diciamo, quindi, che sarete voi a
pormi le domande che vorrete, o che questo capitolo vi avrà
suscitato.
Vi auguro un buon week-end, ci
sentiamo giovedì prossimo.
Un bacione grande.
Robi
PS: ho sempre i miei occhiali
rossi, solo che faccio molta fatica ad indossarli per mancanza di
tempo!
Però non disperate,
non ho gettato la spugna! XD!
|
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Capitolo 41 *** Capitolo 39 ***
Buongiorno ragazze!
Di
nuovo in possesso del mio pc, eccomi ad aggiornare. Purtroppo ho
dovuto riscrivere l'intero capitolo, e come sempre succede, non
è venuto proprio come lo avevo scritto originariamente.
Meglio o
peggio? Direi abbastanza uguale... quindi se non vi piacerà,
non
vi sarebbe piaciuto nemmeno nella versione originale! XD!
Ma
parliamo del suo contenuto: l'inizio, per esempio... Edward
è
sempre lui, non si smentisce mai! Non arrabbiatevi, però,
è fatto così. Io per prima, poi, credo che le
persone non
possano completamente cambiare comportamento... nel senso che
fondamentalmente ciò che siamo, rimaniamo! Si può
un
pò smussare, ma non stravolgere! Quindi... sapete che Edward
tende
ad essere un pò... ehm... protettivo! XD!
L'ambientazione:
fa da sfondo un evento mondano, e non ho resistito
alla tentazione di personalizzarlo con una passione comune!
Consideratelo un piccolo "cameo"...
La
fine: arriva il colpevole... siete state brave ad indovinare chi fosse?
Non ve lo anticipo! XD!
Chiudo
parlando di vacanze: aggiornerò ancora settimana prossima,
esattamente giovedì
4 Agosto.
Poi andrò in vacanza due settimane! Quindi, poi
tornerò
ad aggiornare Giovedì 25 Agosto. Ovviamente,
dovesse
cambiare qualcosa, lascerò notizie sulla mia pagina autrice
(e
quelle lettrici che mi hanno "autorizzato" riceveranno anche un mio
avviso tramite posta).
Adesso
vi lascio alla lettura del capitolo, ci risentiamo in fondo.
Un
bacio.
Roberta
Ps - Care lettrici, mi permetto di segnalarvi una raccolta di ff che potrebbe letteralmente farvi morire dal ridere! Si tratta di una parodia riuscitissima della saga di Twilight la cui autrice è Clodie Swan. Iniziate dal primo episodio, ossia Parodia: il sole di mezzanotte, secondo me non ve ne pentirete!
Davanti
ad un paio
di birre gelate, Edward e Jasper apparivano più
come due amici intenti a chiacchiere leggere, piuttosto che a discorsi
seri.
-
Temi che non sia un caso, quindi?
-
Giudicami pure paranoico, ma trattandosi di Isabella voglio essere
sicuro al cento per cento che le cose siano come appaiono. Quindi,
voglio sapere tutto quello che c'è da sapere su Andrea
Aristarchi e sulla sua famiglia. Se c'è qualche scheletro
nell'armadio deve saltare fuori.
Jasper
aveva manifestato una certa ironia solo con un'occhiata e, ovviamente,
non era sfuggita ad Edward.
-
Okay, ho capito, paranoico è poco... ma tutti abbiamo il
nostro punto debole, o sbaglio?
L'occhiata
che gli aveva rivolto a sua volta, non era stata meno ironica e
pungente.
-
Touchè.
Avevano
bevuto rispettivamente un sorso di birra, quasi a brindare ad
una medesima "condanna": essere capace di gestire affari da milioni di
dollari nel caso di Edward, rischiare una pallottola tutti i
giorni nel caso
di Jasper, ma ritrovarsi entrambi vulnerabili davanti all'amore.
-
Comunque... visto che siamo in argomento... so che non è
molto professionale quello che sto per chiederti, Edward...
-
... ma potrei evitare di avere contatti con Alice almeno per
un pò?
Era
stato Edward a finire la frase per Jasper, ottenendo di far incupire
l'azzurro dei suoi occhi.
-
Alice ti ha preceduto di qualche ora con la medesima richiesta.
Vorrebbe non doverti frequentare nemmeno per lavoro...
-
Mi dispiace...
Aveva
accolto quelle scuse con la giusta comprensione, poichè le
sentiva assolutamente sincere.
-
Jasper, sarò altrettanto sincero: se non foste stati tu e
Alice, avrei preso la
cosa diversamente. Siete due collaboratori preziosi, di cui mi posso
fidare ciecamente. Ma soprattutto siete due persone intelligenti, e so
per certo che questa situazione tra di voi non vi impedirà
di
essere professionali come sempre. Quindi, lascio fare a voi....
-
Grazie, Edward, davvero.
Con
un ultimo sorso, Edward aveva finito la sua birra. Gettando un'occhiata
all'orario, si era alzato per congedarsi.
- ...
adesso, però, devo andare. Ho ancora qualche chiamata
da fare prima di prepararmi... non vorrei far aspettare Isabella.
-
Lei e Rose vanno direttamente là?
-
Sì. Quando mi ha chiamato Alice mi ha detto che ne avevano
ancora per un pò... sai che quando vuole, sa diventare una
vera
perfezionista.
-
Già.
Lo
sguardo di Jasper era tornato cupo, distante.
Ad
Edward dispiaceva vederlo così tormentato, ma era
consapevole che non avrebbe potuto fare niente per aiutarlo.
Ognuno doveva affrontare i
propri fantasmi da solo e trovare il coraggio per sconfiggerli.
XXXXXXXXXXXXXXX
Il
pomeriggio di Bella era letteralmente volato una volta uscita
dall'università.
Dopo
aver salutato Patricia e Ashley, con le quali aveva iniziato a
condividere lezioni e pause, ad attenderla non c'era stata solo Rosalie
ma anche Alice.
Era
stata lei stessa a chiederle di aiutarla a prepararsi
per la serata che l'aspettava. Nei giorni precedenti, infatti, si era
sottoposta spontaneamente ad un'intensa seduta di shopping,
acconciature e prove trucco.
Voleva provare, per una volta,
ad abbandonare i panni della ragazzina acqua e sapone.
Quando lo aveva
dichiarato ad Alice, questa si era prodotta in
un sorriso enigmatico, dichiarandole che se si fosse fidata di lei al
cento per cento, avrebbe praticamente offuscato la presenza di tutte le
altre donne presenti.
Ecco,
Bella non si era proprio sentita in grado di raggiungere un
risultato del genere, nemmeno con il prezioso aiuto di una personal
stylist in gamba come Alice, però sperava di riuscire a
lasciare
almeno Edward senza parole.
Voleva vedere i suoi occhi verdi
accendersi di desiderio per lei.
Così
aveva passato il pomeriggio da MaxIme, famosa atelier di moda, dove
Alice era praticamente di casa.
La
proprietaria, Max Imerard, un'eccentrica signora di origine tedesca
dai modi spicci, era infatti stata una sorta di pigmalione per la
vivace brunetta che in quel momento stava dando gli ultimi ritocchi al
suo abbigliamento.
In
piedi, al centro del salone, Bella ancora non aveva avuto occasione
di guardarsi in uno specchio. Per il momento doveva cercare di capire
dagli sguardi delle persone che la circondavano come potesse apparire.
Max
sembrava assolutamente soddisfatta del risultato, Rose annuiva
sorridendo, la truccatrice aveva riposto tutto i suoi strumenti, la
ragazza che le aveva acconciato i capelli aveva tenuto solo quella che
sembrava lacca per un ultimo ritocco e gli occhi di Alice, adesso che
aveva finito di sistemarle la bretellina, sembravano brillare.
-
Bella, sei assolutamente splendida.
Max
si era prodotta anche lei in un applauso entusiasta, perdendo per un
attimo
quell'aria un pò severa che inizialmente l'aveva spiazzata.
-
Alice ha ragione. Sei decisamente affascinante.
Si
era voltata in direzione di Rose, e l'aveva trovata con i pollici
alzati, in un gesto che l'aveva fatta sorridere.
-
Stasera li stendi tutti! Preparati a sentirti addosso gli sguardi
invidiosi delle donne e quelli ammirati degli uomini!
Alice
era veramente entusiasta del risultato ottenuto.
Lei, in realtà, era
solo uno lo sguardo che voleva sentirsi addosso...
- Sì,
sì... quando si saprà che quell'abito
è mio, alcune mie clienti mi rimprovereranno di non aver
creato
qualcosa di simile anche per loro...
-
L'unica cosa che un pò mi preoccupa, sono questi tacchi...
Questa
volta, non aveva proprio potuto trovare un compromesso: aveva
dovuto indossare dei sandali con un tacco pericolosamente vertiginoso.
-
Sai qual'è il trucco, mia cara?
Max
era tornata ad essere asciutta nei modi, come l'aveva conosciuta in
quei giorni.
-
Non allontanarti mai dal tuo cavaliere e dal suo braccio. Un ottimo
espediente per avere sempre un sostegno sicuro!
Alice
aveva annuito, proprio come se a parlare fosse stato un oracolo divino.
-
Max ha ragione, Bella. Mai affrontare un red carpet da sola, a meno
che non ti senta più che sicura... o che tu non sia una
modella
di professione!
-
Non credo che ne calcherò molti di red carpet... diciamo che
non rientrano nelle mie aspirazioni.
La
sua natura timida, dopotutto, era sempre in agguato: il pensiero di
molte serate come quella, non la rendeva particolarmente entusiasta.
-
Bè, mia cara, come fidanzata di Edward Cullen, credo che non
potrai esimerti dall'essere obbligata ad una certa
mondanità...
Era
la prima volta che un estraneo si riferiva esplicitamente a lei come
alla fidanzata di Edward.
Se
da un lato le aveva provocato un lieve imbarazzo, dall'altro c'era
stata una fitta piacevole allo stomaco.
Tra quattro mesi sarebbe stata
più che una fidanzata, sarebbe diventata la moglie di Edward
Cullen.
Sì,
dopotutto per lui avrebbe affrontato anche più spesso serate
del genere.
-
Se allora le signore giudicano terminato il loro lavoro, direi che io
e Bella ci potremmo avviare. Ci vorrà una mezz'ora per
raggiungere RC Music Hall. A quest'ora il traffico non perdona...
All'invito
di Rose, Bella aveva guardato Alice, la quale per tutta risposta
l'aveva presa per mano.
-
Okay. E' arrivato il momento che sia tu stessa a giudicare se siamo
state più o meno brave.
Così
dicendo, l'aveva accompagnata finalmente verso una serie di specchi che
ricoprivano parte di una parete.
-
Dai, chiudi gli occhi e aprili quando te lo dico io. Così
c'è l'effetto sorpresa...
Sentendosi
in effetti un pò emozionata, Bella aveva assecondato l'idea
di Alice di non sbirciare prima.
Quano
si era sentita posizionare proprio come quando ci si trova
davanti ad uno specchio, aveva atteso ancora qualche secondo e poi
aveva riaperto gli occhi.
Ma davvero era lei quella
riflessa nello specchio?
Il sorriso
soddisfatto di Alice bastava a fugare ogni dubbio.
Era lei, solo con due gambe
chilometriche, un decoltè molto più procace, i
capelli raccolti ad incorniciarle il volto reso luminoso dal trucco.
Se ci fosse stata Kelly, ne sarebbe stata entusiasta anche lei.
Già si immaginava come l'avrebbe minacciata di morte se non
avesse osato presentersi con qualcosa del genere anche in occasione del
suo compleanno.
-
Devo proprio ringraziarvi tutte, questo risultato è tutto
merito vostro.
Aveva
lanciato un'occhiata particolarmente riconoscente ad Alice, vera
autrice di quella trasformazione.
-
Diciamo che la materia prima offriva buoni spunti...
Alice
le aveva fatto l'occhiolino, mostrando ancora una volta il suo
carattere estroverso ed esuberante.
Si
era soffermata a pensare come fossero diversi lei e Jasper, e come
proprio questo, forse, avesse messo in crisi la loro storia.
-
Grazie, ma credo che tutti questi complimenti mi stiano dando alla
testa... sarà meglio che torni con i piedi per terra...
anzi,
sarà bene che segua il vostro consiglio e stia bene attenta
a
dove li metto stasera!
Questa
sua ultima uscita aveva provocato la risata di tutte, dopo di
che si era congedata insieme a Rose per recarsi all'appuntamento con
Edward.
Camminando
lentamente, Bella aveva provato a mantenere
un'andatura sciolta. Non era decisamente facile, ma con un
pò di
concentrazione poteva anche non sembrare proprio così
impacciata
come in realtà si sentiva.
Aveva
mentalmente ringraziato la loro professoressa di recitazione,
fissata oltre che con la dizione, anche con la postura. Era stata una
valida attrice di teatro, pertanto aveva insistito con loro ragazze
perchè entrassero in sintonia con il proprio corpo per non
sembrare tanti sacchi di patate quando si muovevano sul palco.
Si erano divertite da morire
lei, Kelly, Jessica ed Angela durante quelle lezioni.
Adesso, ricordando
il passato più serenamente,
riusciva a trovare ugualmente tanti bei momenti vissuti anche durante
quegli anni
così difficili.
-
Mi fa piacere vedere che hai preso meglio l'idea di questa serata
rispetto all'altra volta...
La
voce di Rose l'aveva riportata al presente. Le aveva sorriso,
effettivamente abbastanza tranquilla.
-
Mi sa che sto iniziando a prendere coscienza che non posso proprio
fingere di essere un'altra persona...
Se
ne era resa conto in quei giorni, all'università. In bene,
ma
anche in male, comunque tutti le riservavano sempre un minimo di
attenzione. Aveva notato anche i professori gettarle qualche occhiata
più curiosa rispetto agli altri studenti.
-
Lo avresti voluto? Essere qualcun altro e non la ricca ereditiera
Isabella Swan?
Una
domanda decisamente impegnativa, che forse non si aspettava posta
così a bruciapelo da Rosalie. Si era guardata nello specchio
dell'ascensore.
Avrebbe voluto non essere
Isabella Swan?
No, era contenta di
se stessa. Si era resa conto che, nonostante
tutto, non aveva mai pensato ad una vita diversa.
Era stato il suo destino perdere
Reneè e Charlie, ma anche incontrare Edward e innamorarsi di
lui.
- No, Rose.
L'aveva
guardata, sicura della sua risposta.
-
Tutto quello che sono stata mi ha portato ad essere come sono. E ne ho
ancora tanta di strada da fare... ma
conto di proseguire bene, seguendo l'esempio dei miei
genitori e avendo anche la fortuna di avere accanto a me Edward.
Forse
Rose la poteva capire, lei ed Emmett avevano affrontato insieme momenti
difficili, superandoli restando uniti.
-
Penso sia fondamentale credere nel proprio compagno. E io non ho dubbi
sul fatto che Edward sia l'uomo giusto per me.
XXXXXXXXXXXXXX
Il
red carpet di quella sera le appariva come una lingua di fuoco da
attraversare tra una folla di fotografi, fans scatenati e semplici
curiosi.
L'evento
a cui stavano per partecipare, d'altronde, era l'anteprima mondiale di
uno dei film più attesi del momento.
La
loro partecipazione era legata più ad un discorso economico,
piuttosto che celebrativo: Edward, infatti, era uno dei maggiori
azionisti della casa cinematografica produttrice del film in questione.
Le
aveva chiesto di presenziare con lui a quella serata, confessandole
sinceramente che voleva iniziare a condividere con lei anche la vita
pubblica, non
solo quella privata.
Ora
che tutti sapevano di loro, non voleva più privarsi della
sua compagnia.
Ed
era stato così sicuro di se nell'esporle quel
pensiero, che anche lei non aveva avuto alcuna esitazione nel
rispondergli sì.
Aveva fatto una scelta
consapevole
accettando di far parte della sua vita, era giunto il momento di
iniziare a dimostrarglielo concretamente.
- Te l'ho
già detto che sei bellissima, stasera?
La
mano di Edward era scivolata dal ginocchio sulla sua coscia,
provocandole un brivido lungo la schiena.
-
Sì.
-
Ti ho anche detto che sei maledettamente sexy?
Con
le dita aveva seguito l'orlo del vestito, salito a più di
metà coscia quando si era seduta sull'ampio sedile della
limousine.
Sorridendo
maliziosa, gli aveva bloccato la mano coprendola con la sua.
-
Sì. Mi hai detto anche questo... ma non ti autorizza lo
stesso ad intrufolarti sotto il mio vestito...
Si
era sentita spogliare da quegli occhi verdi che la fissavano un
pò corrucciati.
-
Ragazzina,
non puoi pretendere di apparirmi come una dea, senza che io abbia
voglia di adorarti come tale...
Le
labbra di Bella, rese ancora di un rosa più invitante grazie
al lucidalabbra, si erano schiuse in un sorriso che aveva fatto perdere
un battito al cuore di Edward.
Se anche mi chiedesse la luna,
io troverei il modo di regalargliela.
Si
era ritrovato in balia di un simile pensiero quando Bella lo aveva
raggiunto a bordo della limousine, solo una decina di minuti prima.
Il
secondo pensiero era stato quello di tornare immediatamente a casa,
per soddisfare l'urgente bisogno che lo aveva assalito di possederla in
ogni maniera possibile.
L'uomo delle caverne
è sempre in agguato quando si tratta di lei.
Ecco un altro
pensiero che lo aveva spinto a riflettere su come
perdesse tutta la sua razionalità quando si trattava di
Isabella.
-
Ecco, appunto, adorare... non concupire...
-
Concupire?
Ancora
quelle labbra rosa e lucide, così invitanti, si erano
schiuse in un sorriso divertito.
-
Scusa, ho usato un termine forse troppo difficile per te... diciamo
allora approfittare o circuire... o...
-
Ragazzina...
Le aveva stretto
leggermente la coscia davanti a quella presa in giro, sporgendosi verso
di lei
per sussurrarle nell'orecchio quello che le avrebbe fatto se davvero
avesse avuto l'intenzione di circuirla lì, adesso, in quel
preciso momento.
Sentire
in risposta il corpo di Bella ammorbidirsi contro il suo, aveva
messo a dura prova il suo autocontrollo. A salvarlo dalla decisione di
ripetere l'esperienza di possederla sul sedile di una limousine, era
stato un leggero colpo sul vetro.
Il
segnale che era giunto quasi il momento di scendere e
sfilare a favore delle persone assiepate lungo il tappeto rosso.
-
Sento di odiare già profondamente ogni singolo minuto di
quel
film... dovrò stare in una sala buia con te, senza poterti
nemmeno sfiorare...
Bella
si era leggermente scostata da lui, per riacquistare un pò
di sangue freddo, ma era rimasta in contatto tenendogli la mano e
incrociando le dita con le sue.
-
Io sono curiosa, invece... con Kelly abbiamo letto i libri da cui
è tratto. In un certo senso... ecco... ne siamo rimaste
molto
colpite...
Edward
le aveva scoccato un'occhiata di fuoco.
-
Immagino da cosa siate rimaste colpite, dall'idea che sarebbe stato
David Pattinson ad interpretare quel vampiro! Ma sappi che ti sei
appena giocata la possibilità che io ti permetta di
conoscerlo
di persona...
-
Stai scherzando, vero? Io ho accettato di venire solo perchè
lo volevo conoscere! Stiamo parlando di un bellissimo ragazzo che per
giunta interpreta il vampiro più sexy di
tutti i tempi!
-
Ragazzina, tu
stai rischiando grosso...
Quel
botta e risposta era quello che le serviva per dimenticare che di
lì a poco avrebbe dovuto percorrere quel tappeto rosso al
fianco
dell'unico uomo che lei ritenesse degno della sua attenzione.
E che, comunque, era considerato
anche lui uno dei dieci uomini più sexy al mondo..
Quindi
sarebbe stata lei a dover essere gelosa di lui, e non il contrario!
-
Bè, sappi che anch'io ti terrò d'occhio. Leyla
Stewart
non solo è molto bella, ma ha anche la mia stessa
età!
-
Non è mia abitudine circuire le ragazzine...
Aveva
accompagnato quell'affermazione con uno sguardo che era valso
più di mille parole.
Diceva che c'era solo lei, di
ragazzina, nella sua vita.
-
Nemmeno per me con i ragazzini. Preferisco gli uomini di una certa
età... hanno il fascino delle rughe.
Aveva
ottenuto in risposta una promessa pericolosa.
-
Allora, se stasera ti comporterai bene, può darsi che dopo a
casa... ti permetta di osservare più da vicino le mie...
Un
doppio colpo leggero sul finestrino, il segnale che era ora di
scendere, le aveva impedito di rispondergli, ma non di ricordare quanto
fosse bello il suo viso stravolto dal piacere.
XXXXXXXXXX
I
flash erano scattati nel momento stesso in cui la portiera della
limousine si era aperta.
Ancora prima di sapere chi sarebbe sceso, i fotografi erano
già
pronti ad immortarlo.
Se
erano stati tanti quando era apparso Edward, erano quasi raddoppiati
quando era scesa anche Bella.
Era la seconda volta che si
concedevano pubblicamente, ma in assoluto la prima da
fidanzati e per giunta nel pieno di uno scandalo che li
voleva invece l'uno contro l'altro.
Se
per loro apparire insieme era stato normale, sicuramente lo era meno
per i giornalisti che ci avrebbero
ricamato sopra.
Già
circolavano molte ipotesi sul loro fidanzamento: che Edward
lo avesse fatto per "tenerla buona", che ci fosse un accordo ben
preciso tra loro per reciproco interesse, che fosse un modo per sviare
l'attenzione da altre grane che però erano comunque emerse.
La
loro versione ufficiale sulla questione non era ancora giunta,
nè sarebbe mai arrivata. Edward era fermamente convinto di
aver
già detto su di loro tutto quello che aveva da dire,
rilasciando
quell'intervista a Vanity Fair, e che il resto sarebbe stato discusso
solo in un'aula di tribunale.
Dal
canto suo, Bella non aveva nessuna voglia di entrare in contatto
con la stampa, quindi rimanere in silenzio non le costava alcuna fatica.
-
Stasera li stai facendo impazzire...
La
voce di Edward le era giunta tra il rumoreggiare della folla e gli
inviti dei fotografi a guardare verso di loro. Ora che erano mano nella
mano, sembravano veramente impazziti. Qualcuno aveva avuto anche il
coraggio di invitarli a baciarsi per immortalare il momento.
-
Direi che a farli impazzire sia il fatto che siamo qui insieme, e per
giunta mano nella mano...
Il
fatto che stessero parlando tra loro, sorridendosi e stando
più vicini, aveva scatenato una nuova ondata di flash e di
commenti da parte dei fotografi. Ora a chiedere che si scambiassero un
bacio erano in molti.
-
Forse dovrei sfruttare il momento e baciarti veramente... l'unico
timore che ho è quello di non riuscire a smettere, poi...
Bella
trovava quasi irreale parlare così intimamente con lui,
mentre lentamente si stavano spostando verso l'ingresso del teatro,
sempre sotto gli obiettivi dei fotografi e degli sguardi delle altre
persone assiepate dietro le transenne.
-
Mi vuole rovinare la reputazione del tutto, Mr. Cullen? Sinora ero
passata per una brava ragazza...
Le
aveva stretto di più la mano, chinandosi su di lei per
parlarle in un orecchio, senza perdere il sorriso affascinante che
aveva sfoggiato a beneficio del pubblico.
-
Se fossi stata una brava ragazza, prima mi avresti fatto sbirciare
sotto il tuo vestito...
-
Edward... stai cercando di farmi perdere quella calma che sono
riuscita a racimolare per affrontare tutto questo... soprattutto
dall'alto di questi tacchi?
Sorridendo
anche lei, lo aveva guardato negli occhi fulminandolo con uno
sguardo che aveva ottenuto solo di accentuare la sua aria divertita.
-
Lode al tuo coraggio, e per dimostrartelo mi trasformo nel cavaliere
perfetto che ogni dama vorrebbe avere al suo fianco...
Le
aveva lasciato andare la mano, solo per risalire con una carezza
lieve lungo il braccio e sulla vita, circondandola poi con il braccio.
Un sostegno sicuro, proprio come quello auspicato da Max e Alice,
grazie al
quale aveva percorso tutto il red carpet senza incorrere in
catastrofiche figuracce.
Erano
arrivati così nel grande atrio, dove erano già
presenti altri invitati più o meno famosi. Accompagnata da
Edward, Bella si sentiva perfettamente in grado di affrontare la serata.
Lei sapeva esattamente quale era
il legame tra loro, e con quella consapevolezza si sarebbe rapportata
con gli altri.
- Ci sono alcuni
miei soci della Starlight Production, è quel
gruppetto dall'aria molto soddisfatta. In effetti
è stato
un bel colpo assicurarsi i diritti cinematografici di questa saga, ci
sono tutte le premesse per sbancare ogni precedente record al
botteghino. Ti dispiace se andiamo subito a salutarli?
Le
aveva indicato un gruppetto di uomini di varie età, e
relative compagne,
immersi in una conversazione che doveva essere davvero piacevole a
giudicare
dalle facce sorridenti.
-
Sì, certo, andiamo pure. Comunque, parlando di successo...
sicuramente è stata anche molto azzeccata la scelta del
protagonista...
Edward
l'aveva guardata con aria sorniona.
-
E' inutile che insisti, ti terrò ben lontana da Pattinson.
L'unico modo che avrai di vederlo, sarà attraverso lo
schermo...
Le
era venuto da ridere, perchè proprio in quel momento aveva
sentito esplodere un boato fuori dal teatro, seguito da
mille voci diverse che chiamavano l'attore sia con il suo nome vero,
David, sia con il nome del protagonista, Peter.
Doveva
appena essere arrivato e già si era scatenato il delirio.
-
Non posso non conoscerlo... quando Kelly saprà che ero qui,
per prima cosa mi chiederà di lui! Per seconda se ho pensato
a
lei e se mi sono fatta dare il suo numero di cellulare!
Adesso
era stato Edward a ridacchiare, scuotendo la testa.
-
Se avessi saputo prima che tipo intraprendente era Kelly, credo che ti
avrei ritirato dal St. Marie.
-
Kelly è una bravissima ragazza, guarda che la stampa esagera
con i suoi flirt... ha avuto soltanto due ragazzi, in realtà!
Edward,
intanto, la stava conducendo lentamente verso il gruppetto dei soci che
voleva salutare.
-
Lo so che è una brava ragazza...
Le
aveva lanciato un'occhiata decisamente molto meno maliziosa e
più possessiva.
-
Ma sai anche che sono maledettamente maschilista e retrogrado, quindi
non
posso che gioire davanti al fatto che tu non abbia seguito il suo
esempio... lasciandomi il privilegio di averti fatto scoprire le gioie
del sesso...
Erano
praticamente quasi arrivati, ma lei non si era risparmiata di
lanciargli un'ultima provocazione.
-
Sei stato il primo... ma chissà, magari non sarai l'unico!
Mentre
già diverse paia d'occhi la stavano osservando, in attesa
dei saluti ufficiali, Edward l'aveva messa in difficoltà
sussurrandole poche parole in un orecchio.
-
Non credo proprio, Isabella. Perchè farò sempre
in modo
che tu non debba mai lasciare il nostro letto insoddisfatta...
XXXXXXXXXXXXXX
La
proiezione del film era stata un vero successo, quando le luci si
erano riaccese gli applausi erano scattati spontaneamente tra il
pubblico presente.
Gli
attori principali erano stati invitati sul palco per ricevere i
complimenti che fioccavano insieme agli applausi.
Anche
Bella si era ritrovata ad applaudire, giudicando la trasposizione
cinematografica degna del libro letto.
Edward
l'aveva nuovamente presa in giro sul fatto che non avrebbe visto
il "bel Pattinson" più vicino di così, ossia da
una
distanza di una decina di metri.
Lei
aveva subito colto l'occasione per ricordargli che nemmeno lui
avrebbe visto la "giovane Stewart" più vicina di
così.
Poi aveva pensato che la
gelosia, nella giusta dose, era più potente di qualsiasi
afrodisiaco.
Infatti le si era
accesa dentro una voglia irrefrenabile di
abbandonare tutto e tutti, per precipitarsi a casa e rimanere da sola
con lui.
Invece,
aveva dovuto accontentarsi di prenderlo sottobraccio e recarsi
nel salone adiacente, dove stava prendendo vita un party che sarebbe
durato sino a notte inoltrata.
Pubbliche relazioni, le aveva
chiamate Edward.
Ovviamente un uomo
come lui aveva conoscenze che spaziavano in
ogni ambiente, dalla finanza allo spettacolo, grazie ai suoi
affari estesi ad ogni genere di
attività.
Era
un oratore brillante, anche in presenza di persone che non aveva
mai incontrato. Si era ritrovata ad ammirare la sua capacità
di
apparire sempre sicuro di sè e di quello che stava dicendo.
Bella
si sarebbe accontentata di arrivare a possedere la metà di
quella sicurezza, e contava di imparare proprio da lui.
Così,
aveva cercato di mantenere la sua naturale timidezza sotto
controllo, sforzandosi di apparire sempre sorridente e tranquilla,
anche quando gli interlocutori del momento avevano manifestato una
certa perplessità nei suoi confronti.
I
soci di Edward che avevano inizialmente salutato, per esempio,
l'avevano squadrata con un certo scetticismo, forse non sapendo bene
cosa pensare di lei.
Per
tutta risposta si era comportata in maniera assolutamente discreta, ma
ferma.
L'unico
momento in cui si era leggermente irrigidita, anche un
pò agitata, era stato quando gli occhi di tutti avevano
seguito
il braccio di Edward scivolarle intorno alla vita, in un abbraccio
decisamente intimo e possessivo.
Ecco,
lì aveva immaginato tutta una serie di pensieri passare
nella mente di chi aveva di fronte: è
così giovane rispetto a lui; ma sarà soltanto
scena la
loro o si ameranno davvero?; ma saranno innocenti o colpevoli?
Allora aveva
cercato lo sguardo di Edward, trovandolo tranquillo e affettuoso,
indifferente alla reazione degli altri.
Le
era bastato per scacciare il lieve disagio e tornare a pensare che
non aveva motivo di preoccuparsi del giudizio di chi non aveva la
minima
conoscenza di lei.
Che pensassero pure quello che
volevano, l'importante era che fosse lei a sapere quale era la
verità.
Aveva
ragione Edward, qualunque cosa avessero detto o fatto, sarebbe
sempre stato interpretato in mille modi differenti, a seconda della
persona che lo elaborava.
-
Isabella?
Una
voce dal timbro estremamente sensuale l'aveva richiamata al presente.
-
Era da un pò che cercavo di avvicinarti, ma Edward sembrava
marcarti stretta...
La
risatina che era seguita, era stata definita dalla stampa
"così sexy da evocare giochi di seduzione tra lenzuola di
seta
nera".
-
D'altronde è proprio nella sua natura essere possessivo
verso tutto ciò per cui prova un interesse particolare...
Se
non ci fosse stato quello sguardo limpido e incredibilmente azzurro
ad accompagnare quella frase, Bella si sarebbe sicuramente sentita
offesa. Lei era molto di più che un "interesse" per Edward.
Ma Alyssa Kent la stava
guardando in maniera assolutamente amichevole.
- Comunque, io
sono Alyssa, ed è un vero piacere fare la tua conoscenza.
Edward mi ha parlato di te, qualche volta...
Bella
aveva stretto la mano che le era stata porta, ricevendo in cambio
una stretta salda. che le aveva fatto un'ulteriore buona impressione.
-
Piacere, Isabella. O meglio, Bella. Più corto e
più semplice...
-
Bè, dato che non sono un uomo e non posso avere secondi
fini... lasciati fare un complimento sincero: bella di nome e di fatto!
Era
arrossita davanti a quel complimento rivoltole da una donna che era
davvero di una bellezza incredibile.
Una fitta di gelosia l'aveva
colta al ricordo di quelle foto in cui lei ed Edward erano stati
ritratti abbracciati.
Okay, lui le aveva
detto che non c'era stato mai nulla tra loro,
se non una reciproca simpatia, però... se Alyssa avesse
voluto,
avrebbe avuto dalla sua molte armi per conquistarlo.
-
Grazie... però credo che sia tu ad essere di una bellezza
incredibile. Lo schermo non ti rende affatto giustizia...
Ancora
si era prodotta in una risata che aveva avuto il potere di catturare
l'attenzione degli uomini subito vicino a loro.
-
Senza volerti sembrare immodesta, Bella... ma questo film sicuramente
non mi rende giustizia!
Stavolta
anche lei non aveva potuto fare a meno di ridere: Alyssa era
una delle protagoniste, interpretava anche lei una vampira, quindi con
tanto di cerone bianco a stravolgere il suo aspetto.
Le
sembrava davvero simpatica Alyssa, ma comunque si era ritrovata a non
abbassare del tutto la guardia.
-
Devo farti i complimenti anche per la parte, ti confesso che sei una
delle poche che ha reso bene il personaggio del
libro...
-
Questo sì che mi fa davvero piacere sentirlo... li hai letti
tutti i libri, per caso?
Bella
aveva annuito.
-
Sì, mi sono piaciuti molto, tanto che li ho riletti un paio
di volte...
-
Bene! Allora dovrai darmi il tuo punto di vista sull'evoluzione del mio
personaggio... però un'altra volta, con più
calma, qui si viene interrotti
continuamente. Magari potremmo trovarci un giorno a pranzo. Che ne dici?
L'invito
l'aveva colta totalmente impreparata. Okay che Alyssa ed
Edward si conoscevano da diverso tempo, però loro due erano
perfette sconosciute!
E
dato che lei era una pessima attrice, e Alyssa doveva essersi accorta della sua perplessità, aveva subito subito aggiunto.
-
Scusami, Bella! Ti ho messo in difficoltà! Mi dimentico
sempre
che non tutti sono espansivi e impulsivi come me! Devi sapere che credo
molto nelle "sensazioni a pelle", e se una persona mi piace, mi butto
subito a capofitto per fare la sua conoscenza. Oddio, in
realtà
un pò mi sembra di conoscerti già grazie a quello
che mi ha raccontato Edward di te...
Alyssa
le sembrava un fiume in piena. Da quando l'aveva raggiunta
lì al buffet, non aveva ancora smesso di parlare.
-
No... è che non saprei... cioè, che tipo di
parere vorresti? Non so se potrei essere di aiuto...
-
Oh, tipo conoscere che ne pensi di Esme, del suo rapporto con Peter,
con gli altri del suo clan... insomma, un punto di vista da "lettrice",
per
arrivare ad avere un'ulteriore visione del personaggio. Contrariamente
a quanto si dice, sono un'attrice altamente insicura...
-
Alyssa, mia cara, tu insicura? Dopo due Oscar? Ma a chi vuoi darla a
bere?
Edward
era riemerso da una fitta conversazione con il regista e la
sceneggiatrice del film, entrambi ovviamente entusiasti per
l'approvazione ricevuta in sala.
Stava
fissando Alyssa con uno sguardo sornione che la diceva lunga su come
fosse davvero amichevole il loro rapporto.
-
Alla tua fidanzata, quella che non ti sei nemmeno degnato di
presentarmi, obbligandomi a farlo da sola!
Decisamente erano amici.
Una punta di
gelosia era tornata a farsi viva, nonostante
continuasse a ripensare che Edward l'aveva definita "una conoscenza
piacevole con cui passare il tempo durante eventi altrimenti noiosi".
-
Stavo per farlo, ti ho vista arrivare. Poi Paul e Lynette mi hanno
intercettato e non potevo certo ignorarli...
-
Ecco, lo vedi? Non imparerai mai. Si assecondano gli attori, non i
registi o gli sceneggiatori... siamo noi che ci mettiamo la faccia,
portando un film al successo...
Edward
le si era avvicinato, e come già tante volte aveva fatto
quella sera, l'aveva abbracciata cingendole la vita.
-
Come puoi vedere, Isabella, Alyssa è assolutamente modesta e
priva di ego.
-
Caro Edward... oh, scusate, ma è arrivato finalmente il mio
accompagnatore... non ama molto le luci della ribalta, preferisce
evitare la trafila della stampa...
Nello
stesso momento in cui Alyssa aveva fatto cenno ad un uomo che si
stava dirigendo verso di loro, Bella si era sentita quasi
mancare
riconoscendone l'identità.
-
Bene, così ve lo presento subito... ci siamo conosciuti ad
un
party di amici comuni, e devo dire che mi ha colpito immediatamente...
Bella
non riusciva a credere che stesse succedendo davvero, e si era
stretta istintivamente di più ad Edward. Quest'ultimo
l'aveva
subito guardata negli occhi, mostrandole quanto fosse diventata fredda
e determinata la sua espressione.
Sapeva che sarebbe stato
presente anche lui.
Aveva avuto solo il
tempo di formulare questo pensiero, prima
che Edward riportasse lo sguardo sull'uomo che ormai li aveva raggiunti.
-
Alyssa, perdonami, ho tardato più del dovuto.
Però vedo che eri già in ottima compagnia...
-
Infatti, Richard... lascia che ti presenti...
-
In realtà non sono necessarie le presentazioni, Alyssa.
La
voce di Edward era stata gelida come lo sguardo, tanto che
l'entusiasmo della donna si era in parte smorzato sostituito da
un'ombra di incertezza.
-
Sia io, che Isabella, conosciamo bene Mr. Davenport.
Davenport
non aveva battuto ciglio, dimostrando anche lui di aspettarsi
quell'incontro con Edward.
-
Sì, giusto Mr. Cullen.
Poi,
prendendo per mano l'attrice, le si era rivolto con fare divertito.
-
Devi sapere, Alyssa, che mio nipote Matt frequentava lo stesso
istituto di Isabella, in Svizzera. E' lì che l'ho
conosciuta...
diciamo che nell'ultimo anno, qualche volta, sono stato un
pò
una spalla su cui piangere per lei...
Bella
era riuscita a non morire di vergogna, solo grazie alla presenza
di Edward al suo fianco. Lo aveva visto sostenere lo sguardo di
Davenport senza battere ciglio, dando prova di come fosse preparato a
quello che stava succedendo.
Alyssa,
invece, sembrava aver intuito che ci fosse qualcosa di
tremendamente sbagliato in quell'incontro e si era mossa a disagio.
-
Si era presa una bella cotta per lui, vero Isabella?
Aveva
spostato lo sguardo su di lei, e lei avrebbe tanto voluto
ricambiarlo con altrettanta fredezza, ma era al di là delle
sue
capacità in quel momento.
-
Purtroppo, però, mio nipote è stato scoraggiato
in maniera piuttosto decisa dal ricambiare quell'interesse...
Era
tornato a guardare Edward, adesso.
-
Vero, Mr. Cullen?
Aveva
scosso la testa, fingendo una disapprovazione che era stata la
ciliegina sulla torta di quella recita assolutamente perfetta.
-
Ma penso, visto tutto ciò che si è venuto a
sapere ora,
che avesse davvero una ragione particolare per farlo... curava i suoi
interessi personali....
La
risposta di Edward non si era fatta attendere, ed era giunta nel gelo
più totale.
-
Esatto, Mr. Davenport, ed è una ragione tuttora valida.
Non
aveva più degnato di uno sguardo l'uomo, rivolgendosi ad
Alyssa.
-
La stessa che mi spinge a scusarmi con te, Alyssa, per essere
costretto ad informarti solo ora che il tuo incontro con Mr. Davenport
non è stato affatto casuale. Aveva un particolare interesse
nell'avvicinarti, ma temo che questo non sia nè il momento,
nè il luogo migliore dove parlarne. Se vuoi, ti aspetto
domattina nel mio ufficio, dove potrò mostrarti prove
concrete
di quello che sto dicendo.
Aveva
inchiodato Davenport con uno sguardo che prometteva una battaglia
durissima.
-
Ne sono venuto in possesso anch'io solo qualche ora fa e
sarò ben lieto di mostrartele.
Quest'ultima frase è a
beneficio vostro, perchè non
volevo che ce l'aveste con Edward sino al prossimo capitolo! XD!
Immagino che abbiate pensato "ha
trascinato lì Bella senza dirle
che ci sarebbe stato quel viscido di Davenport!". No, lo ha scoperto
solo qualche ora prima, e ha ragionato sulla cosa, preferendo non dirlo
a Bella già molto "agitata" per la serata in generale,
quando si
sono incontrati. E' ovvio che adesso ne discuterà con lei,
informandola su ciò che ha scoperto.
Sapete che ha un istinto molto
forte di protezione nei confronti di
Bella, quindi era preparato a darle il massimo del sostegno nel momento
in cui l'incontro sarebbe avvenuto.
E mi sembra che ci sia riuscito,
dal momento che la carta vincente l'ha
giocata lui, dimostrando ancora una volta di poter smentire le
insinuazioni di Mr. Davenport.
A proposito: complimenti, la
maggior parte di voi aveva fatto il suo nome come ipotetico colpevole!
E Alyssa cosa c'entra? Lo
scoprirete presto...
E Andrea? Teniamo d'occhio anche
lui... non si sa mai! XD!
Tenete presente che sono una
grande lettrice di libri gialli, ma come "autrice" potrei rivelarmi un
totale disastro! XD!
Direi che per oggi vi ho
"stressato" abbastanza, ma sappiate che sono
moooolto contenta, perchè ancora domani... e poi
sarò in
ferie per quattro settimane!
Relax, famiglia, scrittura,
lettura... questo il mio programma! XD!
Un bacione grandissimo
Robi.
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Capitolo 42 *** Capitolo 40 ***
Buongiorno ragazze,
dal momento che l'emozione è forte, non garantisco che
riuscirò ad esprimere al meglio quello che mi appresto a
dirvi.
Ho sempre condiviso molto di me con voi lettrici di Efp, e questo mi fa
sentire molto colpevole per il modo in cui sono scomparsa senza dare
più alcuna notizia.
Purtroppo quelle che pensavo circostanze personali non gravi si sono
rivelate l'esatto contrario. Hanno dato il via ad un periodo molto buio
e difficile, da cui ho cercato faticosamente di uscirne stringendo i
denti e pregando molto.
Ho chiuso fuori dal mio mondo molte persone e molte cose, non riuscivo
a fare diversamente.
Ho chiuso fuori anche Efp e tutte voi.
Non appena, però, c'è stato uno spiraglio di luce
qualche mese fa, il pensiero è tornato anche qui.
Scoprendo quante di voi mi avevano cercato nel tempo (qualcuna anche
arrabbiata e la capisco) ha contribuito in qualche modo ad allargare
ancora un pochino di più lo spiraglio di luce.
E ve ne sono grata, perchè senza saperlo avete contribuito a
rafforzare il mio percorso di risalita.
Ora mi sento più forte ed essere qui a dirvi che ho voglia
di ricominciare mi fa sentire che ho imboccato la direzione giusta.
Non so se sarò in grado di ricominciare nella maniera che
molte di voi apprezzavano, ma al momento per me è importante
solo che mi sia tornata la voglia di scrivere e di sognare ancora.
Così ricomincio da loro, dall'Edward e Bella che raccontavo
con indosso i miei occhiali rosa (a volte anche rossi...).
Non sono riuscita a scrivere molto in questo capitolo di ripresa,
perchè non è stato semplice ri-immergermi nella
storia. Mi sono ritrovata molto emozionata e sommersa da ricordi felici
di quando scrivevo di loro un anno e mezzo fa e tutto doveva ancora
succedere.
Però avevo voglia di farvi sapere che sto tornando e che,
spero, con una certa cadenza di poter completare "Un amore tra le onde".
Ringrazio ancora davvero tutte quelle lettrici che mi hanno dimostrato
affetto pur nel silenzio che ho mantenuto in questo tempo, lasciandomi
molto spesso messaggi ben auguranti.
Spero di potervi risentire e di riprendere dove ci siamo interrotte.
Un bacio grande.
Roberta
-
Quel verme viscido, strisciante, schifoso! Se fossi stata
lì,
gli sarei saltata addosso e gli avrei cavato gli occhi! Edward avrebbe
dovuto dargli la lezione che si merita! Altro che trascinarlo in
tribunale, dovrebbe trascinarlo davanti ad un plotone di esecuzione! Ma
scusa, Bella, Emmett non è mica un ex navy seals?
Sicuramente
avrà qualche bella idea su come poter sistemare quel verme!
Potrei suggerirgliene qualcuna anch'io...
Bella aveva dovuto
allontanare leggermente il cellulare perchè
le imprecazioni di Kelly erano decisamente in crescita e non in
diminuzione. Erano già dieci minuti buoni che le stava
illustrando cosa avrebbe voluto fare a Davenport se fosse stata
presente
anche lei alla festa della sera prima, dopo che ovviamente le aveva
raccontato cosa avevano scoperto sul suo conto e di come aveva usato
Alyssa per arrivare a colpire lei ed Edward.
Ancora aveva davanti agli occhi
l'espressione di Edward e ancora un brivido gelido le era corso lungo
la schiena.
Per un attimo aveva
temuto di vedere Davenport morire sotto i suoi occhi tanto era stato
micidiale.
Quando erano riusciti
a parlare di quello che era accaduto, mentre tornavano a casa, le aveva
detto parole così decise che le erano rimaste scolpite nella
mente.
"Nessuno, Isabella,
può
permettersi di minacciarti. In nessuna maniera. Chi oserà
farlo,
si ritroverà sempre a dover fare i conti con me".
In quegli occhi
verdi che la fissavano intensamente aveva
trovato diverse emozioni che l'avevano toccata nel profondo : amore,
paura, possesso, rabbia.
Un mix che le aveva
fatto comprendere come il suo istinto di protezione fosse proporzionale
all'amore che provava per lei.
I giorni passavano e a lei
sembrava sempre più impossibile che una volta loro due
fossero stati così distanti.
- Sai
cosa ti dico,
Bella? Che a parlare così tanto di quell'essere è
come
se gli stessimo dando un'attenzione che non merita affatto! Quindi,
concludo dicendo che sicuramente qualsiasi trattamente gli
riserverà
Edward, sarà la cosa più giusta che gli possa
capitare!
Kelly aveva tirato un
enorme sospiro, sintomo che stava per ributtarsi nella conversazione
con tutt'altro argomento.
- Quindi, adesso,
parliamo di David Pattinson! Devi dirmi esattamente
tutto quello che hai scoperto di lui vedendolo di persona! Non
tralasciare nulla, neanche il più piccolo particolare,
capito?
Devo sapere il più possibile per quando arriverà
qui a
Los Angeles! Ho praticamente obbligato mio padre a mettere a
disposizione gratis uno dei suoi alberghi per tenere la conferenza
stampa di presentazione, in modo che tutto il cast vi soggiorni. L'ho
anche obbligato ad offrire a David la possibilità di
usufruire
di una breve vacanza se vorrà, ovviamente a sue spese. Tanto
comunque ne ricava in pubblicità, quindi non è
che gli
costi poi molto offrirgli il meglio. Ovviamente potrà
usufruire
anche della più bella ragazza sulla piazza di Los Angeles,
cioè me, ma questo ho preferito non dirlo a mio padre. Anche
se
credo lo abbia intuito da come l'ho tormentato per la conferenza
stampa... ma tanto mi conosce, quindi mi sa che ci ha messo una pietra
sopra.
Kelly era di nuovo un
fiume in piena, ma in fondo ne era contenta,
l'esuberanza dell'amica era sempre un'iniezione di vitalità
anche per lei che tendeva ad essere molto più riflessiva.
- Quindi, Bella? Ci
sei ancora?
- Sì, ci
sono. E' che come al solito, non riesco ad inserirmi nella
conversazione!
La risata dell'amica
le era giunta piena e coinvolgente.
- Scusa!
Sarà che sono su di giri anche perchè domani
devo dare il mio primo esame e praticamente non ho aperto un libro.
- Kelly!
- Lo so, lo so... ti
prego non partire con una delle tue prediche sullo
studio. Lo sai che la secchione sei sempre stata tu! Io sono sempre
stata quella che si teneva a galla giusto per non finire tutti i giorni
nell'ufficio del Preside Klee.
Erano ancora
scoppiate a ridere, entrambe ricordando i giorni trascorsi
al St. Marie, quando condividevano la quotidianità tra alti
e
bassi.
- Okay, niente
prediche. Però posso chiederti perchè non
hai studiato? Qualche problema? Mi dispiace, in questi ultimi tempi
finisce sempre che parliamo solo di me e della mia nuova vita.
- Ehi, adesso non
iniziare coi sensi di colpa, okay? Non c'è
niente che non va per me, a parte una momentanea mancanza di voglia di
studiare. Non so, non sono pienamente convinta dell'inidirizzo che ho
scelto... ma di parlarne con mio padre non ne ho molta voglia. Sai
quanto ci tiene all'idea che prenderò il comando quando lui
si
ritirerà per godersi il "meritato riposo"... che poi, te lo
vedi
mio padre riposarsi? Io no! Ma non divaghiamo, torniamo alle cose
importanti! Allora, David, com'é?
Era rimasta un attimo
in silenzio prima di rispondere.
- Veramente, Kelly,
non sono riuscita ad avvicinarlo molto...
- COSA? Lo avevi
lì a portata di mano e ti sei fatta scappare
l'occasione? E cosa ti ha impedito di... no, no aspetta! Ti prego, non
me lo dire!
Non mi dire che è stato per Edward! Mr. Egocentrico
è
entrato in azione e ti ha tenuto alla larga da lui?
Bella si era messa a
ridere perchè l'amica si era abbastanza
avvicinata alla realtà: Edward si era mostrato subito poco
entusiasta del fatto che lei volesse conoscere David.
Edward Cullen, l'uomo tra i
dieci più affascinanti al mondo, era geloso di lei!
Era impossibile non
crogiolarsi davanti ad una scoperta del
genere, soprattutto perchè lei era convinta che non ce ne
fosse
stato nemmeno bisogno.
David Pattinson era
sempre stato circondato da una schiera di belle
donne, una più bella dell'altra... e sicuramente anche molto
disponibili! Di certo non sarebbe rimasto abbagliato da lei, ma Edward
era parso sicuro dell'esatto contrario.
Quindi, in un modo o
nell'altro, aveva sempre evitato che le loro
strade si incrociassero durante il party. Quando glielo aveva fatto
notare, aveva avuto la faccia tosta di sfoderare un'espressione a
metà tra l'innocente e il sorpreso, davanti alla quale si
era
arresa subito.
Era praticamente impossibile
resistergli, o almeno era così per lei.
- Diciamo di
sì. Però, diciamo anche che io non ho
insistito più di tanto... ora me ne pento, però.
Non
immaginavo che ci volessi davvero provare con lui!
- Scusa, Bella, ma di
chi ti ho parlato tutto il tempo l'anno scorso?
- Di lui, certo, ma
credevo fosse così, tanto per dire. Mica ci
si può innamorare di qualcuno senza neanche conoscerlo...
C'era stato un lungo
silenzio dall'altra parte che però era stato molto
più esauriente di un lungo discorso.
- Kelly? Non puoi
pensare sul serio quello che stai pensando!
- No certo! Tu non ti
sei innamorata di un uomo che praticamente non esisteva nella tua vita!
- Ma Edward era il
mio tutore! Tra di noi c'era comunque un legame...
- Sì, ho
capito, ma non puoi negare che in fondo ti sei
innamorata di lui dopo solo sei giorni di vacanza... sei giorni, non
sei anni... un colpo di fulmine! E vi sposate anche!
L'ultima affermazione
era stata decisamente più scettica, ma d'altronde
le aveva già detto come la pensava al riguardo e non era una
novità perciò che non le andasse a genio l'idea.
- Quindi, mi stai
dicendo che è normale che tu sia innamorata di David?
- Non sto dicendo che
sono innamorata... però sento che potrebbe essere un tipo
molto giusto per me!
Il rumore di una
porta che si apriva e delle voci sempre più
vicine avevano fatto capire a Bella che il tempo per quella
conversazione con Kelly era agli sgoccioli.
- Kelly? Edward si
è liberato, posso richiamarti domani?
C'era stato un
sospiro rassegnato dall'altra parte. Ovviamente
esagerato, perchè nessuno a parte Kelly, avrebbe potuto
prenderla in giro su quell'argomento sapendo come stavano davvero le
cose.
- Ovvio che
sì. Anche se una cosa te la devo proprio dire:
inizio a credere che era molto meglio prima, quando tu ed Edward
eravate cane e gatto. Allora non mi avresti mai sbattuto in faccia il
telefono per correre subito da lui!
Probabilmente c'era
un fondo di verità, ma detto dalla sua
migliore amica aveva un risvolto positivo: in realtà era
contenta che le cose fossero cambiate così tra lei ed
Edward.
L'aveva vista soffrire tanto, per cui sicuramente ora riteneva giusto
che fosse così felice.
Tutto era sempre dipeso dalla
stessa persona, tanto Edward l'aveva lasciata sola, tanto ora la voleva
sempre al suo fianco.
La dimostrazione
che aveva iniziato a portarsi del lavoro a
casa, era il segno di come cercasse di trascorrere più tempo
possibile con lei. Quindi, di riflesso, anche lei cercava di passare
tutto il tempo con lui quando era a casa.
- Grazie Kelly. E
comunque, sappilo, ti voglio sempre bene. Anche se mi
sposo con Edward, tu rimarrai per sempre la mia migliore amica.
C'era stata una
risata soffocata.
- Isabella Swan, sei
diventata una maledetta ruffiana! E comunque ti
vorrò sempre bene anch'io... anche se non hai conosciuto
David
come ti avevo chiesto... vorrà dire che mi godrò
la
sorpresa di scoprire com'è davvero! Allora un bacio, a
domani!
- Ciao, un bacio.
Aveva chiuso la
conversazione mentre Edward entrava in salone
affiancato dal suo avvocato. O meglio, il capo del team di avvocati che
erano al servizio delle imprese Cullen ventiquattro ore su ventiquattro.
Aveva osservato come
apparisse autoritario e professionale anche se non
indossava uno dei suoi eleganti completi, ma semplicemente dei jeans ed
una camicia di una sfumatura di verde molto simile a quella dei suoi
occhi.
Occhi che erano corsi
velocemente a lei, quasi in una carezza fugace,
per poi tornare a guardare l'uomo che stava congedando con un'ultima
richiesta.
- Gordon, le rinnovo
la richiesta di ridurre allo stretto necessario la
presenza di Isabella in tribunale. Pretendo che facciate il possibile
in questo senso.
Edward aveva
nuovamente spostato lo sguardo su di lei, e dato che
l'avvocato stava fissando lui mentre lo rassicurava che avrebbero fatto
il possibile, Bella si era concessa di sbuffare e alzare gli occhi al
cielo, fingendo scherzosamente di trovare esagerato il suo modo di
essere protettivo.
Incurante di quello
che avrebbe potuto pensare di lui Mr. Gordon,
Edward le aveva rimandato uno sguardo truce ed un'alzata di
spalle come a dirle "lo sai che sono fatto così, per cui
rassegnati".
- Allora, credo che
sia tutto. Aspetto notizie il prima possibile.
Aveva accompagnato
l'uomo all'uscita.
- Certo, Mr. Cullen.
Non appena avremo depositato il memoriale la informerò
immediatamente sulle decisioni del giudice. Mrs. Swan è stato un vero piacere conoscerla e farò il possibile per risolvere tutta questa spiacevole situazione.
Si erano stretti la
mano e poi l'avvocato era scomparso dentro l'ascensore.
Non appena le porte
si erano richiuse, si era voltato verso Bella e
l'aveva trovata in piedi, mentre assumeva uno sguardo truce per fargli
il verso su come le era apparso qualche attimo prima.
- Mr. Cullen, ora
pretendo che faccia il possibile perchè la qui
presente ragazza possa non morire di fame! Lo sa che sono
già le
due passate? E' stato rinchiuso in quello studio per quasi tutta la
mattina!
Il sorriso malizioso
che era comparso sul viso di Edward ne aveva
ammorbidito immediatamente i lineamenti, sottoponendo il suo cuore ad
un duro lavoro
straordinario.
Vederlo così le
faceva ancora
lo stesso effetto delle prime volte, quando le era apparso impossibile
che potesse avere un sorriso così seducente.
- Di che fame
stiamo parlando, Isabella? Perchè anch'io avverto un certo
languore...
Aveva afferrato un
cuscino e glielo aveva scagliato contro, cercando di colpirlo.
- Ma sei incredibile!
Tanto paterno e premuroso nei miei confronti
davanti all'avvocato e poi, invece, scopro che di me ti interessa una
cosa sola!
Lui aveva afferrato
al volo il cuscino per poi rilanciarlo sul divano.
Non aveva perso l'espressione maliziosa, anzi sembrava essersi
rafforzata mentre le andava incontro.
- E io scopro di
essere già scivolato al secondo posto nella
scala dei tuoi bisogni... penso di doverti rinfrescare la memoria...
Bella, ridendo, si
era rifugiata dietro il divano per sfuggirgli. Una
mossa che aveva iniziato a perfezionare, dal momento che giocare
così tra di
loro era diventato qualcosa di abbastanza frequente quando erano soli.
A dire il vero, una
mattina erano stati beccati da Rosalie che non sapeva
della presenza di Edward ancora in casa dal momento che erano
già le dieci passate. Ma era stata una lunga mattinata
piacevole
da quando si erano svegliati e ancora Edward non aveva trovato la forza
di andare in ufficio. Rose aveva espresso l'eccezionalità
della
cosa lanciando uno sguardo più che stupito quando loro due
erano
sbucati dal corridoio gridando e rincorrendosi come due bambini. Lei in
pigiama e Edward con indosso solo un paio di boxer.
Quando erano rimaste
sole si era sentita molto in imbarazzo, ma poi
Rose le aveva raccontato di alcune "lotte" avvenute tra lei ed Emmet, e
la cosa l'aveva fatta sentire subito meno stupida.
- Io non voglio che
mi rinfreschi la memoria... io voglio mangiare! Non
sono mica una vecchietta come te... io devo ancora crescere!
Gli aveva anche fatto
una linguaccia, giusto per sottolineare il fatto che la più
giovane in effetti era lei.
- Ragazzina
impertinente! Ma quando ti prendo...
Lo aveva visto
scattare per aggirare il divano, e ridendo, lei era scattata dalla
parte opposta.
- Ah, non hai
speranza di prendermi! Hai voluto che seguissi le lezioni
di Jasper in palestra? E le lezioni stanno dando i loro frutti.
Si era fermato, ma
dandole l'impressione che stesse in realtà studiando la
mossa migliore per fregarla.
Giocare
così con lui le faceva nascere dentro un misto di
divertimento ed eccitazione. Perchè indipendentemente da
come
iniziasse la lotta e da chi la vincesse, si concludeva sempre alla
stessa maniera: finivano con l'amarsi con la stessa irruenza con cui si
erano inseguiti.
- Sei lento, Cullen.
Bella sapeva di non
doversi fidare del silenzio di Edward. Soprattutto
perchè conosceva bene l'espressione determinata che aveva
adesso
il suo sguardo, poteva essere il preludio di una mossa vincente.
- E tu
incredibilmente bella come sempre.
Il complimento non se
lo aspettava, ed era stato sufficiente per farle
perdere quella battaglia. Era rimasta immobile un attimo di troppo,
giusto il tempo che era servito a lui per saltare oltre il divano e
ritrovarselo così a pochi centimetri di distanza.
A quel punto finire
tra le sue braccia era stato inevitabile. Non aveva
nemmeno provato a fuggire, perchè ad Edward era bastato
allungare la mano per afferrarle un polso e tirarsela addosso.
Premuta contro di
lui, aveva dimenticato tutto, fame compresa.
Sollevando il viso
per poterlo guardare negli occhi, il suo stomaco si era stretto nel
solito nodo.
Non era giusto che quell'uomo
possedesse degli occhi così espressivi.
Spesso, quando la
guardava, riusciva ad anticiparle solo con lo sguardo quello che le
avrebbe voluto fare.
Kelly aveva avuto
ragione su di una cosa: lui era stato proprio un
colpo di fulmine da cui, probabilmente, non si sarebbe mai ripresa.
- E adesso, che cosa
mi dici della tua fame?
Il nodo allo stomaco
si era stretto ancora più forte, perchè il
respiro di Edward le aveva solleticato l'orecchio.
Le pareva impossibile
che solo qualche tempo prima il suo corpo fosse stato
del tutto estraneo a sensazioni del genere. Si sentiva come una
lampadina percorsa dalla corrente ogni volta che lui la sfiorava.
L'imbarazzo e il
timore delle prime volte, era stato sostituito da un
desiderio sempre più consapevole che l'amore fisico era la
massima espressione dei sentimenti che potevano esserci tra un uomo e
una donna.
Quando le mani di
Edward l'accarezzavano era come se interi discorsi
fluissero dentro di lei, rendendola consapevole di quello che lui
sentiva per lei.
- Di preciso non lo
so... non dovevi rinfrescarmi la memoria?
L'aveva stretta di
più, obbligandola ad arcuare leggermente la
schiena e facendo in modo che i loro bacini aderissero completamente.
Poi si era leggermente strusciato su di lei.
- Inizi a ricordare
qualcosa?
Ricordava tutto, ogni
singolo momento trascorso insieme a lui.
- Forse.
E forse lui aveva
sorriso appena, ma Bella non ne avrebbe potuto essere
certa, perchè si era persa subito nel contatto con le sue
labbra.
Di famelico, era
rimasto soltanto quel bacio che le stava dando.
Si era ritrovata a
ridosso del divano senza neanche accorgersene e con
un'altra leggera spinta era finita lunga distesa con il peso di Edward
a gravarle addosso.
- Scusa, ti ho fatto
male?
Si era staccato dalle
sue labbra giusto il tempo per quelle scuse e per sollevarsi
leggermente, poi aveva ripreso a baciarla.
Lo poteva capire,
anche a lei sembrava di non averne mai abbastanza dei suoi baci. Si
era chiesta se per tutti fosse così, magari all'inizio. Poi
aveva deciso che non le importava di saperlo. Le bastava che fosse
così tra loro due.
Una mano era scesa a
sfilarle bruscamente la camicetta dai jeans, per
cercare porzioni di pelle nuda e il contatto l'aveva fatta rabbrividire.
- Scusa, ho le mani
fredde...
Quello che la faceva
impazzire di Edward era anche questo: la
capacità di essere irruente e gentile nello stesso tempo. A
volte l'aveva posseduta con forza, ma sempre facendole sentire che
c'era amore nei suoi gesti.
- Non ti scusare e
continua a baciarmi.
Questa volta lo aveva
visto bene il sorriso, prima che assecondasse la
sua richiesta e tornasse ad impossessarsi della sua bocca.
La stessa mano fredda
aveva preso ad aprirle la camicetta, un pò
slacciando e un pò strattonando i piccoli bottoni.
Qualcuno era saltato
via e le era scappata una risatina.
- Scusa... te li
farò ricucire...
Ma a discapito delle
scuse, l'ultimo bottone che tratteneva i lembi
della camicetta lo aveva strattonato con più forza
perchè
cedesse immediatamente.
Il sapore di Edward
era intossicante, probabilmente lo avrebbero potuto
catalogare come una droga illegale. Le bastava che posasse le labbra
sulle sue e lei ne voleva già di più.
Intanto la mano aveva
trovato il suo seno e lo aveva stretto nel palmo.
Le era scappato un gemito di piacere, mentre si era agitata sotto il
peso del corpo che la schiacciava sul cuscino morbido del divano.
- Scusa, ti sto
schiacciando...
In realtà
stava pensando che c'era troppo poco spazio per quella
mano tra di loro, e forse lo aveva pensato anche lui, perchè
si
era improvvisamente staccato da lei.
- No, non mi stavi...
Non aveva finito di
parlare perchè Edward si era limitato a
rovesciare le posizioni. Ora era lei ad essere a cavalcioni sopra di
lui, seduto sul divano.
- Scusa, tu hai fame
e io che faccio? Ti strappo i vestiti di dosso...
Erano le ennesime
false scuse, perchè aveva capito benissimo di essere
riuscito a farle dimenticare la fame.
Voleva solo
assaporare meglio la vittoria. E lei poteva anche accontentarlo, ne
aveva vinte anche lei di battaglie così.
- Cullen, sai
benissimo che non sono le tue scuse quelle che voglio...
Aveva rafforzato la
presa sui suoi fianchi per premerla ancora di più sul suo
bacino.
- Ah, no? Significa
che ti è tornata la memoria?
Aveva immerso le mani
nei suoi capelli, stringendoli per attirarlo
verso di lei. Poi lo aveva baciato con la stessa irruenza con cui lo
aveva fatto lui sino a qualche attimo prima.
Quando lo aveva
lasciato andare, l'aveva sfidato con gli occhi.
- Direi che
è tornata, ora sai di che cosa hai fame veramente.
Con uno scatto era
riuscito ad alzarsi dal divano senza lasciarla
andare. Avvinghiata come un'edera alla pianta, gli aveva stretto i
fianchi con le gambe e buttato le braccia al collo.
Non appena aveva
capito dove stava andando, si era agitata.
- Ehi, stai ferma!
Guarda che non sei così leggera come credi... devi aver
messo su qualche altro chilo!
Prenderla in giro sul
suo peso, come sulla sua fame insaziabile di
cibo, era stato uno dei primi argomenti su cui aveva iniziato a
scherzare nei primi giorni della loro vacanza in barca.
Era stata una
scoperta incredibile vederlo così, lui che era sempre stato
rigido e formale nelle sue visite al St. Marie.
- Mi agito
perchè stai andando in cucina...
L'aveva guardata
maliziosamente, mentre giunti a destinazione, l'aveva depositata sulla
superficie del grande tavolo.
- Cara Isabella, sono
un uomo dalle mille risorse, dovresti saperlo ormai. Posso sfamarti in
ogni modo e contemporaneamente...
E si era voltato
verso il frigo, aprendolo e tirando fuori i resti della torta al
cioccolato per cui Bella impazziva.
- E la forchetta?
Si era messo a
ridacchiare.
- Non credo ti
servirà.
No, probabilmente no,
dal momento che aveva iniziato a slacciarsi lentamente la camicia.
- Sei davvero un uomo
dalla mille risorse, Edward Cullen. Ogni giorno me ne convinci sempre
di più.
Aveva sfilato del
tutto l'indumento ed era rimasto immobile di fronte a
lei. A quel punto, era stata lei ad immergere due dita nel morbido
cioccolato, fissandolo negli occhi.
- Tu e tutto questo
cioccolato... non credo davvero di avere bisogno di qualcos'altro.
L'aveva fissata anche
lui.
- E allora, ragazzina, cosa
stai aspettando? Non fare complimenti e serviti pure di entrambi.
Non se lo era fatto
ripetere e gli aveva impiastricciato le labbra di cioccolato: per oggi,
il suo pranzo iniziava da lì.
Scrivevo sempre qualcosa
a fine capitolo, di solito erano chiacchiere spensierate (a volte anche
veri e propri deliri) inerenti al capitolo.
Spero di ritornare a
farlo presto, per poter dire a me stessa che una parte della Roberta
che ero è tornata veramente.
Un bacio ancora a tutte
voi.
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