Dangerous Couples

di Nicolessa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Buongiorno, Principessa! ***
Capitolo 2: *** Vi presento un'amica: Improvvisa Voglia Di Uccidere. ***
Capitolo 3: *** 562 risultati. ***
Capitolo 4: *** Mai provocare una cacciatrice. ***
Capitolo 5: *** L'inutilità del saper ballare. ***
Capitolo 6: *** La vendetta dei familiari. ***
Capitolo 7: *** Hai vinto tu. ***



Capitolo 1
*** Buongiorno, Principessa! ***


1 Capitolo 1 - Buongiorno, Principessa!




«Devo ringraziarti, Dean. Pensavo fossi davvero un soggetto privo di senso, ma mi sei stato utile in modo sorprendente. Grazie a te, Sam è di nuovo in pista! Infondo John non ha del tutto sprecato quel patto.» 
Dean era ferito. Era stato appena scaraventato dall'altra parte del cimitero e aveva sbattuto la testa contro una lapide. Il taglio sulla tempia perdeva sangue e quella scia calda e rossa scivolò lungo i suoi tratti visivi poco marcati. Incapace di muoversi, teneva la schiena contro la lapide mentre Occhi Gialli era lì di fronte a lui con in mano la Colt. Un enorme nuvolone nero viaggiava sopra le loro teste: i demoni erano riusciti ad uscire dalla porta dell'inferno. 
«Non userai Sam per il tuo piano del cazzo!»
«Ah no? E chi me lo impedirà? Tu, Dean?» 
Il cacciatore strinse i denti con rabbia e le sue mascelle si irrigidirono. 
«Ti ucciderò prima o poi.»
Occhi Gialli ridacchiò e inclinò la testa da un lato. 
«Hai fegato, ragazzo. Devo ammetterlo! Ma Sam è speciale.» 
Dean tacque.
«Hai visto anche tu, con i tuoi occhi come ha ucciso Jake. Gli ha sparato a sangue freddo dopo che lui gli ha implorato pietà.» 
Il ragazzo spostò lo sguardo alle spalle del demone dove Sam, sospeso per aria da una forza invisibile, veniva trattenuto contro il tronco di un albero di quel cimitero. I suoi occhi erano sempre gli stessi del suo fratellino, impauriti e preoccupati in quel momento. 
«Cosa ti fa pensare che quello che hai riportato in vita sia Sam al cento per cento?» 
Dean tornò a guardare gli occhi gialli del demone, adesso con sguardo dubbioso e pensieroso. 
«Dean?» 
D'un tratto un mormorio in lontananza.
Soltanto lui l'aveva sentito, nessun altro si era accorto di quella voce così famigliare che continuava a chiamare il suo nome.



«Svegliatevi piccioncini, non voglio urla al mattino presto.» Parole che riecheggiarono nella testa di Jo quasi come un incubo.
Parole che indicavano sicuramente qualche nesso con Ellen.
Stava sicuramente sognando. 
Sì, decisamente.
Non era possibile che fosse già mattino: aveva appena chiuso gli occhi! 
Riluttante, aprì gli occhi in due fessure, rivolgendo il suo ancora stanco sguardo verso Bobby, in piedi con in mano una tazza di caffè ed un libro che non riuscì a riconoscere mentre si dirigeva, probabilmente, verso la cucina.
«Che diavolo di ora è?» Pensò tra sé e sé aggrottando la fronte. 
Non appena sentì Dean mugugnare qualcosa alle sue spalle, si voltò verso di lui sfoggiando il primo raggiante sorriso della mattinata, non sciogliendo quella specie di abbraccio che aveva perso appena un po' della sua stretta a causa del sonno.
Stava per dirle qualcosa ma lei, evidentemente di buon umore, lo fermò prima che potesse spiccicare una parola.
«Ah-ah!» Lo ammonì posando l'indice sulle sue labbra «Buongiorno, Principessa!» Tramandò quel loro rito sforzandosi di non canticchiare.
Poche ore di sonno ma buone, tanto meglio.
«Sono le...» controllò l'orologio appeso al muro «...sei e cinque minuti e... credo proprio che Bobby abbia bisogno di noi.» Lo avvertì gustandosi la sua faccia assonnata e spaesata.



«Dean, ti conviene svegliarti prima che Ellen ti stacchi la testa a morsi.» 
Era la voce di Bobby e quello era soltanto uno stupido sogno già vissuto. 
Si rigirò tra le coperte e mugugnò stropicciandosi gli occhi come uno scoiattolo. Ne aprì soltanto uno e con estrema lentezza capì con chi stava avendo a che fare. 
«Buongiorno principessa!» 
Jo era accanto a lui e sfociava il suo solito e radioso sorriso come se quella fosse una rarissima giornata di sole.
Aggrottò la fronte e la osservò per qualche secondo, non del tutto cosciente ancora. Sospirò, si guardò attorno e dopo un bel po' capì di trovarsi a casa di Bobby. Tentò di alzarsi, ma dopo essersi reso conto della posizione così comodamente ambigua nella quale si trovavano, cambiò idea. Con una mano allungò le lenzuola fino a coprire entrambi fin sopra la testa e ignorò il fatto che il sole fosse sorto e che un nuovo giorno li attendeva con ansia. 
«Bobby può aspettare.» Mormorò con voce roca e assonnata. 
Avvicinò il proprio viso a quello di Jo e le lasciò un bacio a fior di labbra. Poi la guardò e sorrise debolmente. 
«Buongiorno...» la salutò finalmente, prima di sentir urlare il suo nome dal piano di sotto. 
«DEAN!!» 
«STO ARRIVANDO!!» Gridò lui inacidito, ruggendo come un leone affamato. 
Con uno strattone si liberò delle coperte. Guardò per una manciata di secondi il soffitto e sbuffando rizzò la schiena e appoggiò i piedi per terra, preparandosi psicologicamente all'idea di dover affrontare una nuova, lunga, stancante e noiosa giornata di ricerche.


  • Se il buongiorno si vedeva dal mattino.. beh, Jo non vedeva l'ora di alzarsi dal letto.
    Certo, era un discorso infantile e per niente da "Jo" ma, al diavolo, perché privarsi della speranza e del buon umore? Tanto avrebbero solo potuto farle del bene. 

    Il suo sorriso rifletté tutta quella sua positività e, ricevuto quel saluto che praticamente considerava d'obbligo, si mise seduta sul letto stiracchiando le braccia in aria.
    «Sei desiderato oggi!» Constatò ironica fissando il suo sguardo perso sul soffitto: si vedeva lontano un miglio che Dean avrebbe voluto mandare a quel paese chiunque. «Sai cosa? Potrei anche prendere in considerazione l'idea di diventare gelosa!» Disse sporgendosi oltre la sua spalla destra e schioccandogli un bacio appena accanto alle labbra, ricambiando il suo modo di salutare.
    Oh Dio, tutto ciò era così... impossibile. O improbabile visto che, in realtà, stava accadendo.
    Per un momento pensò anche di essere vittima di un qualche sogno creato da un Dijinn che stava cacciando chissà dove.
    Saltò poi giù dal letto con un'energia utopica -se pensata di mattina- e diede un'occhiata nella camera di Bobby.
    Sua madre era ancora lì, a dormire beatamente su quel comodo materasso non cigolante. 
    Jo conosceva bene sua madre, era fin troppo tardi per i suoi orari mattutini e non ci avrebbe impiegato molto a svegliarsi.
    «Addirittura!» Rispose Dean sorprendentemente sveglio.
    «Ma visto che poi sarei l'unica ad esserlo... mi tratterrò.» Lo punzecchiò sarcastica, puntando su delle sane risate mattutine.
    Avrebbero dovuto svegliarsi così più spesso. 
    «Ci vediamo di sotto.» Lo avvertì scendendo le scale ed anticipandolo: era molto attiva, troppo per rimanere ferma per più di cinque secondi.
    «Buongiorno Jo!»
    «Buongiorno Bobby!» Lo salutò raggiante concedendosi una tazza di caffè preparato appositamente dal vecchio cacciatore.
    «Di buon umore?» Domandò retorico, contagiato dalla travolgente solarità di Jo.
    «Anche tu?» Chiese lei studiando la sua espressione: vedere Bobby senza la sua solita barbuta ed annoiata espressione era un piacere per la vista. «Oggi andrà meglio. Tutto andrà meglio!» Annunciò contenta vedendo solo successivamente Sam nello studio di Bobby con un libro alla mano.
    A quanto pare anche lui era mattiniero e non amava perdere tempo.
    Incuriosita gli si avvicinò, portandogli una tazza di caffè.
    «Lì non c'è niente.» Lo avvisò gentilmente posando la tazza sulla scrivania. «L'ho letto ieri sera e, a meno che non ti interessi far perdere capelli al tuo rivale in amore, non ti sarà utile.» 
    «Grazie Jo.» Disse Sam richiudendo quel "porta-polvere" e passando ad un altro libro.
    Lei continuava a guardarlo, a riflettere, ad immaginare come stesse il fratellino Winchester riguardo alla situazione di Dean.
    Era davvero difficile... e doloroso.
    «Oggi abbiamo un caso.» Improvvisò volendolo a tutti i costi staccare da quel libro o da quelle quattro mura «Faresti bene a bere caffeina ed a scaldare il motore.»
    Il ragazzo semplicemente annuì, sospirando solo dopo aver fatto un sorso dalla tazza.
  • Tutta quella situazione gli sembrava surreale e non soltanto per la strana atmosfera che si era creata tra Dean e Jo, ma anche per essere lì.
    I buongiorno sotto forma di baci, la colazione preparata da Bobby, Ellen che dormiva tranquillamente sul letto matrimoniale e quell'ambiente così caloroso e famigliare. Pensò di non essere stato così bene prima ad ora e per un momento tutto questo gli fece dimenticare i problemi, gli incubi, le preoccupazioni e la paura. Si sentiva come a casa e lui non ne aveva mai avuta una. 

    Sorrise quando Jo gli diede un altro bacio e annuì al suo avviso, seguendola poi con lo sguardo uscire dalla stanza.
    Dean sospirò e si guardò ancora una volta attorno, si soffermò un attimo sulla figura della donna addormentata sul letto di Bobby e poi spostò lo sguardo sulla branda dove quella notte Sam aveva preso sonno. Notò che era praticamente in ordine, le lenzuola non erano nemmeno un po' sgualcite.
    Roteò gli occhi e pensò a quanto suo fratello fosse maniaco dell'ordine. 

    Dopo essersi dato una sistemata per risultare almeno un po' presentabile - si lavò la faccia e anche i denti con un po' di dentifricio sull'indice - scese al piano di sotto e salutò tutti con un cenno della testa. 
    «Rufus!» Disse avvicinandosi al vecchio con il suo solito sorrisetto stampato sulla faccia. «Hai svaligiato la credenza di Bobby?» 
    Rufus aveva già iniziato a bere; stringeva nella mano destra una grossa bottiglia di scotch come se avesse paura che qualcuno potesse portargliela via. Non rispose, gli gettò soltanto un'occhiata permalosa e fulminea. Dean inarcò le sopracciglia e per un momento pensò che volesse ucciderlo. 
    «Hai un sorriso che illuminerebbe una stanza, te l'hanno mai detto?» 
    Rufus continuò a fissarlo e Dean non poté far a meno di sentirsi a disagio. Storse appena le labbra in una smorfia e poi si allontanò per avvicinarsi a Bobby. 
    «Dormito bene?» Gli chiese l'uomo sorridendo sotto il baffo. 
    Dean aggrottò la fronte e lo guardò stranito. 
    «Seh! Come sempre.» Rispose tranquillo. 
    «Mh, certo.» Fece abbassando lo sguardo sul giornale che aveva appena aperto con l'intenzione di leggerlo. 
    Il ragazzo lo guardò per svariati secondi per cercare di capire che diavolo stesse pensando, ma la testa di quell'uomo era così imprevedibile che era difficile anche solo prevedere il modo in cui avrebbe salutato un passante. 
    Distrattamente sentì un lontano vociare della stanza accanto; notò che Sam e Jo erano in soggiorno a parlare di chissà cosa. Incuriosito si avvicinò ai due e salutò il fratello con un sorrisetto. 
    «Buongiorno secchione!» 
    «Ciao Dean.» Rispose il minore dei Winchester con tranquillità, facendo un altro sorso dalla tazza di caffè. 
    «Dovremo cercare un caso, ho voglia di azione!» 
    «Ah, sei di buon umore?» Domandò sorpreso. 
    Sam sapeva che quando Dean aveva voglia di cacciare e non vedeva l'ora di mettersi al volante della sua Impala, si era alzato col piede giusto.
    «Già!» 
    Dean rivolse uno sguardo a Jo e nascose un mezzo sorriso agli occhi del fratello. 
    «Credo di poterti accontentare, cowboy!» Annunciò Bobby, improvvisamente apparso accanto alla ragazza. 
    Gettò il giornale sul tavolo, proprio sotto il naso di Sam e cominciò: «Un uomo è annegato nella sua vasca da bagno.» 
    Ci fu un momento di silenzio ed i presenti parvero esitare sull'esprimere la propria opinione. 
    «Forse non sapeva nuotare, ahah!» Azzardò Dean ironizzando la situazione con aggiunta una delle sue risate divertite. 
    Bobby lo fulminò con lo sguardo. 
    «Ahm, non credo sia un caso per noi.» Disse Jo. 
    «Ha visto una nave prima di morire?» 
    Sam alzò lo sguardo dall'articolo che stava leggendo. 
    «Con vele nere.» Aggiunse Bobby annuendo. 
    «Ok, è un caso per noi.» Concluse Dean con un sorrisetto stampato tra le labbra.
  • «Andiamo ad indagare su "Mr. non uso i tappetini anti-scivolo".» Ironizzò Jo non conoscendo minimamente la situazione. 
    Quindi una nave avrebbe dovuto far rientrare quell'evento nei casi paranormali? Non aveva sentito nessun caso del genere per poter ricollegare quell'uomo ad un altro misterioso omicidio simile.
    «Inizio a caricare la nostra roba in macchina.» Disse Sam portandosi dietro il giornale, come se solo quello fosse già un indizio che gli sarebbe servito per risolvere la questione della nave dalle vele nere.
    «Se vi serve una mano...» si fermò un momento Bobby indirizzando una eloquente occhiata a Dean, come se improvvisamente si fosse ricordato della sua "bravata" «... chiamate.» Concluse prima di essere spalleggiato anche da Ellen, apparsa alle sue spalle con un'espressione preoccupata.
    «Fate attenzione, ragazzi.» disse apprensiva Ellen. 
    Non aveva quel tono minaccioso che Jo e Dean si erano aspettati, in realtà sembrava molto più serena. Tanto che non provava nemmeno a fermare Jo nell'intento di seguire i fratelli Winchester.
    Mentre stavano per varcare la soglia di casa Singer una voce fermò Jo, facendola per un momento alzare gli occhi al cielo: ecco che la mamma chioccia iniziava la predica.
    «Jo... fa rigare dritto quelle testone vuote.» Sorrise aprendo per Jo la porta della sorpresa disarmante.
    Niente prediche.
    Niente lamentele.
    Incoraggiamenti e suggerimenti. Che stesse iniziando a fidarsi finalmente di lei? E sopratutto di loro??

    Jo sbattè per un momento le palpebre, tentando di realizzare quel colossale passo in avanti, mentre Ellen lanciò una rapida occhiata a Sam fuori in strada, correggendosi subito dopo.
    «Questa testona vuota.» Ridacchiò indicando con un cenno del capo l'unico dei Winchester ancora in casa.
    Per lo stupore neanche Dean riuscì a mostrare il suo disdegno per tale offesa. 
    «Lo farò.» Promise ricambiando un sorriso che, prima di allora, Ellen non aveva mai avuto l'occasione di vedere sul volto della ribelle figlia prima di una caccia. «Ci teniamo in contatto per telefono.» Assicurò ai cacciatori più anziani uscendo dall'edificio e dirigendosi verso l'Impala seguita da Dean.
    «Simpatica come la figlia.» Ironizzò Dean all'orecchio della biondina, trattenendo un sorrisetto più che divertito.
    «Più che simpatica direi... acuta.» Rispose prontamente a quel battibecco innocente. «Ho ufficialmente ottenuto il permesso di prenderti a calci se non righi dritto.» Ripetè l'ultima parte della frase proprio come se fosse stata Ellen in persona a farlo mentre ringraziava con lo sguardo Sam per aver caricato anche il suo borsone.
    «E tu non vedi l'ora di farlo, eh?» Le resse il gioco lui ancora di buon umore.
    «Oh, puoi scommetterci.» Gli confessò salendo poi in macchina.
    Sedili posteriori, quello era il suo posto.

    Quando anche Dean prese il suo di posto, accese il motore, alzando una immensa quantità di polvere nel vialetto di Bobby.
    «Allora, cosa sappiamo di questa nave? Lo spirito del Capitan Jack Sparrow vuole vendicarsi?» Scherzò lei sporgendosi tra i due sedili anteriori.
    Mentre Sam scoppiò in una risatina allegra, Dean aggrottò la fronte uscendosene con un "Capitan chi?".
    «Ma che diavolo di vita hai?» Scosse la testa Jo stendendo un velo pietoso sulla faccenda.
  • «Grazie Bobby.» Rispose Dean guardando il vecchio dritto negli occhi. 
    Per un istante ricordò la notte in cui Sam morì: Bobby gli era stato accanto e aveva tentato in tutti i modi di tirarlo su prendendosi cura di lui. 
    Sorrise dandogli poi le spalle, camminando velocemente verso l'uscita di quella piccola e accogliente casa. 
    «Dean?» 
    Il ragazzo si voltò. A pochi metri da lei c'era Ellen con le braccia conserte. Tacque per qualche secondo e poi sospirò. 
    «Se le accade qualcosa saprò dove trovarti.» Disse spiccia abbozzando un dolce sorriso. 
    Sorpreso più che mai, Dean aggrottò la fronte e restò a fissarla per un bel po'. 
    Ellen gli aveva sorriso? Davvero?! Non gli aveva ripetuto la solita predica che i due Winchester conoscevano quasi a memoria per quante volte l'avevano ascoltata? 
    Leggermente frastornato dall'imprevedibilità degli eventi, raggiunse la sua Impala e aprì il cofano per assicurarsi che tutto fosse al suo posto.
    Tutto era esattamente come doveva essere, eccetto una cosa: Dean prese la Colt da dentro il borsone, ne controllò l'interno in modo dettagliato e facendo scattare la sicura, notò che mancava una pallottola.
    Aggrottò la fronte e subito gettò un'occhiata a Sam che si avvicinava con il borsone di Jo sulle spalle. Subito rimise l'arma al suo posto e si schiarì la voce. 

    «Abbiamo finito?» domandò Dean riferendosi al carico. 
    «Sì, questo è l'ultimo.» 
    Si misero tutti e tre a bordo dell'Impala e si allontanarono con una sgommata in grande stile, accompagnata dalle note rock degli AC/DC.
    «Allora, cosa sappiamo di questa nave? Lo spirito del Capitan Jack Sparrow vuole vendicarsi?» fece Jo ironica, seguita subito dopo dalla risata divertita di Sam. 
    Dean lo guardò stranito e gettò poi uno sguardo alla ragazza, seduta nei sedili posteriori, dallo specchietto retrovisore. 
    «Capitan chi?» 
    «Capitan Jack Sparrow!» Quasi lo rimproverò Sam con un'espressione sorpresa dipinta sul volto. 
    «Pirati dei Caraibi?» Azzardò Jo per dargli qualche suggerimento, ma Dean ne rimase impassibile. 
    «Johnny Depp?» Proseguì Sam, come a volerlo incitare. 
    «Ahm...» 
    «Lascia perdere.» Gli consigliò infine con delusione, scuotendo la testa e portandola subito in basso, rivolta sul giornale che teneva sulle gambe. 
    «D'accordo, che sappiamo di Mr Piscina? Qual è il suo nome?» 
    «Qual era.» Lo corresse Sam, pignolo. 
    Dean roteò gli occhi. 
    «Si chiamava Jonathan Franklyn e il fratello, Adam Franklyn, è stato testimone dell'incidente.» 
    «Era presente quando è successo?» 
    «Dice che la porta del bagno si è come sigillata quando ha provato a soccorrere il fratello e non ha potuto fare nulla. Ma ovviamente era scosso, c'è scritto, sicuramente è stata soltanto un'allucinazione.» Aggiunse Sam completamente ironico, gettando uno sguardo d'intesa sia a Jo che a Dean. 
    «Oh, certo. Si tratta di pura follia!» lo appoggiò ancora più ironico, abbozzando un sorrisetto. «Dove troviamo lo spossato?» 
    «A Sea Pines, South California.»



------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

We're baaaack! :D
Ciao ragazzi, come va?? Lo so, non ci sentiamo da tanto tempo ed io vi avevo lasciati in sospeso
come dei fantasmini ma ehi, sono di nuovo qui! Contenti eh?? (ssse xD)
Ad ogni modo, vi ringrazio per aver aperto questa pagina (anche se per sbaglio, non importa xD)
e vi invito cordialmente a lasciare una piccola piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensate
di questo nuovo inizio. Così dolce *__*
Lo so che potrebbe sembrare "troppo" per due come loro ma, che diavolo, concediamogli
un po' di buon umore" ogni tanto! O no? Ditemelo voi xD
A presto!

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Capitolo 2
*** Vi presento un'amica: Improvvisa Voglia Di Uccidere. ***


2 Capitolo 2 - Vi presento un'amica: Improvvisa Voglia Di Uccidere.



  • La durata del viaggio quindi si presentava abbastanza breve: tanto meglio. Anche perchè Jo non vedeva l'ora di attivare le sue cervella per risolvere un caso e crogiolarsi poi nella rigenerante sensazione di utilità e soddisfazione dopo averlo abilmente risolto.
    Ma in realtà per la sua efficientissima materia grigia non vi era mai riposo: infatti proprio in quel momento stava già lavorando al caso, rielaborando quelle poche informazioni che aveva.
    «Sea Pines nel South California...» mormorò tra sé e sé dopo una decina di minuti in tono dapprima impercettibile, aggrottando le sopracciglia in un'espressione pensierosa.
    Aveva già sentito quel posto, aveva avuto a che fare con quel nome di recente ma non riusciva proprio a capire, a ricordare dove avesse potuto sentirlo.
    «Sea Pines nel South California...» continuò, costringendo la sua mente a ricollocare quel ricordo in superficie. 
    «Che succede Jo, sei improvvisamente diventata un disco rotto?» Scherzò l'ilare guidatore avendo evidentemente sentito il mormorio di Jo ronzargli nelle orecchie.
    Stranamente lei non ci fece caso però, era troppo impegnata per poterlo ascoltare... o per poterlo azzittire.
    «Il giornale!» Esclamò poi trionfante, sicura di aver fatto centro.
    «Il giornale?» Ripeté confuso Sam distogliendo la sua attenzione dalle sue ipotesi che sicuramente stava già formulando nella "testa da secchione" che si ritrovava sul collo, così come Dean lo definiva poco elegantemente.
    Per Jo era un mistero come il fratellino riuscisse a mantenere la calma con Dean o anche solo a sopportarlo... benché il giorno prima avesse visto fino a che punto fosse arrivata la sua pazienza.
    Brutto episodio, decisamente da rimuovere o sicuramente da non rievocare... anche perchè, sinceramente, non erano affari suoi, seppur fosse presente alla scena del "se non fossi ragionevole, ti spaccherei il naso fino a non recuperarlo mai più" di Sam.
    «Questa mattina Bobby leggeva un giornale. È lì che ho visto Sea Pines. Il titolo parlava di una ragazza morta per annegamento.» Spiegò poi tentando di collegare ogni indizio a quel caso che, secondo il suo modesto parere, iniziava ad avere una linea-guida.
    «Credi che abbia a che fare con i Franklyn?» Domandò Dean non staccando gli occhi dalla strada.
    «Beh, "Case Qualcuno"... insomma, la ragazza, è annegata... nella doccia.» Sottolineò con un tono che stava quasi a dire "ora dimmi che non è strano".
    «Ah.» Disse semplicemente aprendosi in una delle sue espressioni eloquenti. 
    Stava sicuramente pensando a quanto fosse "ambiguo" annegare in una doccia.
    «Gertrude Case, la zia della vittima, ha raccontato ai giornali di sua nipote. Diceva che, prima di morire, la ragazza abbia visto una nave armeggiata al molo.» Proseguì Jo evitando a stento di sorridere come una bambina entusiasta: stavano pur sempre parlando di un deceduto.
    «Come diavolo fai a ricordare queste cose?» Chiese quasi incredulo Dean, guardandola con la coda dell'occhio.
    «Presto semplicemente attenzione, io. Dopo aver passato una vita intera con Ellen Harvelle impari per lo meno le basi per la sopravvivenza.» Ironizzò ricevendo nuovamente l'appoggio di Sam con una risatina.
    «Interrogheremo Adam, gli chiederemo se sa qualcosa su questa presunta nave e, se sarà necessario, torneremo da Gertrude.» Avvertì gentile il fratello capellone.
    «Meno parole e più fatti, secchioni.» Li spronò Dean, facendogli notare dove si trovavano. «Arrivati a casa Franklyn.»
  • ««Ah! Guarda guarda...» Dean si accostò di fronte ad un enorme villa bianca recintata tutta intorno.
    Un enorme cancello di ferro decorato si innalzava di fronte a loro. 

    «Un bel giardino, sicuramente una piscina di almeno dieci metri sul retro... ho il presentimento che il nostro Jonathan sia annegato nell'oro fuso.» Ironizzò mentre osservava tutto quel "ben di dio". 
    Sam aggrottò la fronte e scosse la testa nell'ascoltare l'inopportuna battuta del fratello maggiore. 
    «Stavo pensando...» disse Sam voltandosi verso Jo, proprio alle sue spalle seduta nei sedili anteriori dell'Impala, ignorando del tutto Dean. «... non credi sia meglio cominciare dalla prima vittima?» 
    Jo assottigliò gli occhi come a rifletterci su. Dean invece guardò Sam con un'espressione decisamente colpita e quasi offesa. Era, come dire, il loro mentore e veniva umiliato in quel modo senza nemmeno coinvolgerlo nelle loro idee o ipotesi? 
    «Jonathan Franklyn è morto la notte scorsa, sarebbe inopportuno parlare con il fratello e sicuramente le indagini non sono ancora state annunciate.» Rifletté giustificando il suo pensiero. 
    «Sì, hai ragione, Sam. Potrebbe risultare strano e poi voi due non siete in giacca e cravatta. Di solito l'FBI è sempre impeccabile sul posto di lavoro. Meglio andare prima da Gertrude.» 
    «Ehi!» Fece Dean a voce abbastanza alta da farsi notare. 
    Sam e Jo lo guardarono straniti mentre lui tentava in tutti i modi di sembrare infastidito. 
    «Sono io che guido, decido io dove andare!» 
    Entrambi lo fissarono un po' scioccati da quell'improvviso attacco di egocentrismo. Dean si schiarì la voce e posizionò le mani sul volante, guardando torvo la strada, come se fosse stata lei ad escluderlo dal mondo. 
    «Andiamo da Gertrude!» Fece in tono nervoso schiacciando subito dopo il piede sull'acceleratore per sentire il rombo della sua auto espandersi per tutto il quartiere.
     

    Qualche minuto dopo arrivarono di fronte ad un'altra villa, questa molto più modesta di quella dei Franklyn. 
    «E' qui che abita Gertrude?» 
    «L'indirizzo era quello.» Rispose Jo guardandosi attorno. 
    Sam si voltò verso il fratello maggiore e inarcò le sopracciglia accennando un piccolo sorrisetto. 
    Sapeva perfettamente quanto la notizia che stava per dare a Dean potesse turbarlo nell'animo. 
    «Dovremo cambiarci.» 
    «Eh?» 
    Sam annuì, spiacente. Dean sospirò pesantemente e roteò gli occhi, scocciato. 
    Odiava quegli stupidi smoking, lo facevano sembrare un liceale al ballo di fine anno. 
    Dopo aver preso le divise dal dietro il portabagagli, essersi vestiti e caricati dello stretto necessario, si presentarono di fronte la porta della villetta accompagnati da Jo, non esattamente in tiro come loro. 
    «Tu sei la fotografa del nostro distretto, mh?» mormorò Dean alla ragazza accanto a Sam, dandole almeno una parte in quella pessima recita. 
    La porta si aprì e lasciò spazio ad una bella signora sui cinquanta anni dai lunghi capelli completamente bianchi raccolti in un'acconciatura elaborata. Aveva gli occhi azzurri e degli zigomi che avrebbero fatto invidia ad una diciottenne. Probabilmente aveva fatto qualche ritocchino sul proprio corpo, ma chi se ne fregava?
  • Nel suo elegante abito grigio dal colletto viola, Gertrude se ne stava di fronte alla porta a scrutare i cacciatori in giacca e cravatta, eclissando totalmente la presenza della bionda costretta a mansioni poco più alte di quelle di un bambino pericoloso, invitato dai proprio genitori a comportarsi per bene.
    «Posso aiutarvi?» Chiese gentile dopo aver visto i distintivi -ovviamente falsi- dei due ragazzi vestiti troppo elegantemente per essere ignorati.
    In realtà non occorse nemmeno spiegare alla donna la presenza di Jo o la sua "figura sciatta" rispetto agli altri due"ispettori": evidentemente non glie ne poteva fregare di meno. Tanto meglio.
    In men che non si dica erano tutti radunati nel lussuoso salotto arredato accuratamente con mobili color panna e quadri ingialliti dal tempo.
    «Certo che si tratta bene, la vecchia.» Quel pensiero narrato dalla voce di Dean prese immediatamente posto nella testa di Jo, facendola sorridere tra sé e sé.
    Non poteva lasciarsi scappare espressioni del genere: la donna era in pieno lutto. Tanto meno poteva lasciarsi distrarre in quel modo così infantile: non era affatto da lei.
    Riprese quindi le redini della situazione e ascoltò con maggior attenzione le domande che Sam stava ponendo alla signora Case.
    Essa stringeva una foto della vittima tra le rugose mani, raccontando tutto ciò che sapeva con una pesante nota di malinconia, tanto che Jo non riuscì a nascondere una smorfia di dispiacere.
    Perdere qualcuno era doloroso, specialmente per qualcuno che, di per sé, era solo.
    «Sua nipote le ha raccontato di aver visto una nave?» Domandò Sam benchè sapesse già la sua risposta.
    «Sì ma... come può questo riguardare la mor-»
    «Si fidi, Signora Case. Ogni dettaglio è importante.» La spronò Dean prendendo appunti ed assumendo quell'espressione seria e concentrata.
    Il fatto che Jo avesse solo il misero compito di "assistere" a quell'interrogatorio e, come se non bastasse, farlo anche in silenzio, era a dir poco snervante per lei.
    «Oh, ora capisco.» Fece la vecchia aprendosi in uno strano sorrisetto. Jo avrebbe quasi giurato di averci visto della civetteria in quell'ambiguo sorriso. «Voi conoscete Alex.» sentenziò Gertrude spiazzando i cacciatori.
    «Ahmm...» si schiarì la voce il maggiore dei Winchester, spezzando il silenzio che Sam aveva creato con la sua improvvisa eloquenza. «Sì, già. Alex. È una nostra cara amica.» Improvvisò poi cercando di "stordirla" con uno dei suoi di sorrisi.
    «È una brava ragazza. Spesso mi tiene compagnia... sapete, mi sento molto sola.» Sorrise nuovamente lanciando questa volta anche un languido sguardo al più alto della combriccola...
    Ok, quello era decisamente un sorriso... provocante??
    Ed il bersaglio era Sam??
    Quanto avrebbe voluto ridere... peccato che le dispiacesse per Sam.
  • Non aveva la più pallida idea di chi fosse Alex, né in realtà voleva saperlo. Tutto ciò che voleva fare era raccogliere quante più informazioni possibili sulla prima vittima di quel maledetto caso e andarsene da quel posto troppo lussuoso per i gusti di Dean.
    Dopo aver visto l'ultima scena, però, quella in cui la signora Case - o meglio dire signorina Case visto che aveva interrotto più volte Sam con il questionario soltanto per ricordargli che era una bella donna e vedova - aveva sorriso ambiguamente al fratellino Winchester, il disgusto si fuse con il divertimento. 

    Dean spostò lo sguardo dalla vecchia al fratello maggiore e dal fratello maggiore alla vecchia. Strinse le labbra per trattenere un sorriso e gettò un'occhiata a Jo che, proprio come nelle sue condizioni, cercava in tutti i modi di non scoppiare a ridere. Sam, imbarazzato più che mai, fissava la donna scioccato. 
    «Ahm... signora Ca-»
    «Signorina Case...» ripeté sorridendo ancora una volta ambiguamente. 
    Dean nascose la faccia sotto una mano, mentre Sam sorrise imbarazzato più di prima e in modo nervoso. 
    «Sì, giusto. Signorina Case... lei sa quando sua nipote ha visto la nave?»
    «La notte della sua morte.» Rispose tornando a disegnare la propria espressione in una addolorata e angosciata. 
    «D'accordo, credo possa bastare. Grazie di tutto signor-» 
    «Signorina!» 
    Sam si bloccò e lanciò uno sguardo al fratello maggiore. 
    Dean non seppe bene come interpretare quell'azione, ma di sicuro era una specie d'urlo d'aiuto.
    Oh, quanto amava situazioni del genere. 

    «Per qualsiasi cosa chiamatemi.» Li avvertì la donna, allungando poi la mano verso quella di Sam a penzoloni lungo i propri fianchi. «Qualsiasi.» Mormorò seducente accarezzando il dorso di quest'ultima. 
    Jo sgranò gli occhi e Dean si schiarì la voce. 
    Non vedeva l'ora di umiliarlo. 

    «Che vecchia pazza!» Commentò una volta fuori mentre camminavano verso il molo, dove avevano lasciato l'auto. 
    «Perché? Perché crede ai fantasmi?» Rispose Sam che gli camminava affianco. 
    Dean ridacchiò. 
    «Jo, guarda come difende la sua ragazza!» 
    «Baciami!» Fece Sam scherzando. 
    «Sì, se non ti bacia prima lei.» 
    Jo rise insieme ai due fratelli. 
    «Quindi? Che cosa abbiamo scoperto?» Cominciò lei affiancata al fratello più alto. 
    «Niente che non sapevamo già. Dovremo parlare con il fratello della vittima Franklyn prima di scoprire qualcosa.» Puntualizzò Sam con la sua precisa ragionevolezza. 
    Dean si bloccò di colpo, aggrottò la fronte e si guardò attorno. Girò più volte su se stesso come un cane che tentava di azzannare la propria coda. 
    «Dov'è la macchina?» 
    Sam tacque. 
    «Sam dov'è la mia macchina? QUALCUNO MI HA RUBATO LA MACCHINA!» Urlò spaventato quasi. 
    Cominciò a fare su e giù per tutto il marciapiede. Aveva il fiatone e un'espressione di preoccupazione stampata sulla faccia.
  • «L'Impala del '67?» Disse una voce femminile con un tono che dimostrava chiaramente di conoscere i suoi interlocutori... e anche i loro punti deboli. «Ah, era tua?»
    Una ragazza vestita di un costoso impermeabile e di uno strafottente sorrisetto si avvicinò ai Winchester destando una certa reazione.
    Alta, dalla bella presenza, con un sorriso smagliante ed i capelli castani ben curati e luminosi, il tutto circondato da gioielli luccicanti e una voce tigrata.
    Salve Signori e Signore, vi presento "Improvvisa Voglia Di Uccidere": una cara amica di Joanna Beth Harvelle.
    Di rimando la bionda aggrottò la fronte, analizzando quella nuova figura di cui non aveva mai sentito parlare... o almeno così credeva.
    «Bela!» Disse seccato Sam accendendo involontariamente una lampadina nella testa di Jo, aiutandola a fare luce su questo personaggio così facilmente detestabile, a suo avviso.
    «Sam.» Salutò lei assumendo una smorfia come dispiaciuta.
    Che bel teatrino.
    «Dov'è la mia macchina?» Ringhiò Dean, convinto che fosse tutta colpa sua.
    «Era in zona rimozione... e così come dice la parola stessa... l'hanno rimossa.» Annunciò con lentezza lei scrollando le spalle e gustandosi la faccia di Dean con un'odiosa occhiata furba.
    Per un momento Jo credette che Bela avesse il potere di ipnotizzare la gente con un solo sguardo o con la forza della mente. Certo, non sarebbe stata la prima volta per i cacciatori avere a che fare con gente del genere ma... beh, Jo sperava vivamente di aver concluso quella faccenda.
    «Non era affatto in zona rimozione!» Ribatté prontamente il legittimo proprietario dell'auto indicando con ampi movimenti delle braccia il posto in cui avrebbe dovuto trovarsi l'Impala al loro ritorno da casa Case.
    «Lo era dopo averla spostata.»
    Sembrava avere sempre la risposta giusta al momento giusto: questo non era mai un bene. Ma sopratutto non rientrava nel limite di sopportazione della Harvelle. 
    Era come se quella Bela le stesse portando via il lavoro... anche se in un certo senso era davvero così.
    «Abbiamo finito?» Domandò retorica lei incrociando le braccia sotto il seno ed inarcando un sopracciglio, palese segno di nervosismo.
    «Nervosa?» Chiese con un finto tono preoccupato la raffinata ragazza in bilico sui suoi tacchi altezzosi.
    «Non quanto dovrei esserlo. Se non ti dispiace abbiamo un lavoro da fare, Alex.» 
    Pronunciò quel nome come se volesse simbolicamente darle uno schiaffo in pieno viso. Simbolicamente.
    Ecco dove aveva sentito il nome di Bela: da Bobby. Anche altri cacciatori, quando la Roadhouse era ancora in piedi, le avevano raccontato di vecchie "incomprensioni" con una donna che, casualmente, somigliava alla sua figura.
    Rimaneva comunque una persona da evitare o alla quale fare attenzione.
    «Tu lavori con quella pazza.» Aggiunse Sam studiando il viso di Bela e la sua reazione all'ipotesi sbattutagli in faccia dalla bionda osservatrice.
    «Io lavoro per lei. È una mia vecchia amica.» Sottolineò quel "per" come se fosse stato di vitale importanza «Le vendo gli amuleti e la faccio anche comunicare con i suoi gatti.»
    Improvvisa Voglia Di Uccidere avrebbe tanto voluto stringere amicizia con Bela ma... grazie al cielo Jo era abbastanza ragionevole da non lasciarglielo capire.
  •  La situazione sembrava essersi evoluta in pochissimo tempo e per giunta di male in peggio.
    Se solo Dean avesse saputo a cosa sarebbero andati incontro seguendo quel caso, non sarebbe mai partito. Già, perché odiava svegliarsi col buon umore e finire per essere avvolto da istinti omicidi, specialmente se questi erano suscitati da una persona in particolare.
    Bela era davvero irritante, davvero tanto. Quante volte Dean aveva pensato di spararle, nascondere il suo cadavere e cancellare le proprie tracce. E provava perfino un senso di soddisfazione personale nell'immaginare la scena. Sì, forse sarebbe stato inquietante rivelare i progetti che aveva in serbo per lei davanti a Sam, ma era abbastanza sicuro che anche lui - nel profondo del suo cuore - desiderasse la stessa cosa. 

    «E lasciami indovinare, è tutto un imbroglio, vero?» 
    «Il conforto che provano è molto reale.» Rispose Bela prontamente, dando le spalle ai due fratelli e a Jo per allontanarsi da quella postazione e svignarsela come fanno i codardi. 
    «Come dormi la notte?» Domandò retorico Sam interrompendo quella sua camminata. 
    Lei si voltò e accennò un sorriso fintamente angelico. 
    «Tra lenzuola di seta, rotolandomi nuda nei soldi.» 
    I due fratelli tacquero per qualche secondo immaginando la scena, Jo invece fece una smorfia disgustata gettando uno sguardo ad entrambi i Winchester. 
    «Sai Sam, non mi aspettavo questo atteggiamento. Non da parte tua almeno.» Fece, ovviamente riferendosi al maggiore tra i due. 
    «Tu mi hai sparato!» Ribatté il ragazzo. 
    Già e quella era un'ottima motivazione per odiare a morte una persona. 
    «Ti ho preso di striscio.» Disse Bela fingendo un finto broncio per il comportamento, secondo lei, poco opportuno di Sam. «Sam è carino, ma un po' melodrammatico.» 
    Sam scosse la testa e roteò gli occhi, scocciato. 
    «Tu sai quello che sta succedendo...» cambiò argomento Dean. «...questa nave fantasma esiste.» 
    «Grazie di aver detto a Gertrude che il caso non è risolto.» 
    «Sì infatti!» 
    «Lei non lo sapeva. La vecchia ha sospeso i pagamenti e vuole delle risposte.» 
    Dean e Sam si gettarono un'occhiata ed entrambi sorrisero soddisfatti, come se il loro progetto riguardo al destino di Bela stesse iniziando a completarsi. 
    «Levatevi dai piedi e non createmi altri problemi.» Aggiunse in un tono innocentemente minaccioso con quella sua voce velata. 
    Poi si voltò nuovamente e si allontanò di qualche passo. 
    «Io andrei a riprendermi la macchina, se fossi in voi.» Suggerì poi alzando di poco la voce, mentre camminava elegantemente sui tacchi alti. «Prima che scoprano cosa c'è dentro.» 
    Dean la osservò allontanarsi così come il fratellino. 
    In entrambi i loro sguardi vi si poteva leggere il disprezzo che provavano per quell'essere ripugnante e l'ira funesta trattenuta abilmente. 
    «Le posso sparare?» Chiese improvvisamente Dean. 
    «Non in pubblico.» Rispose Sam.

     
    «Oh perchè, Sam!» Intercalò Jo «Lascialo fare!» Pregò poi Jo ruotando gli occhi al cielo ed allontanandosi da quel posto-auto vuoto ma -sopratutto- allontanandosi dalla figura di quella "donna" che già detestava.
    Era semplice per la Harvelle  inquadrare il carattere della gente, studiarlo per poi sfruttarne i punti deboli: crudele ed indispensabile per un cacciatore, naturale e facile come respirare per una donna.


------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Avete dei déjà-vu? Sì, li abbiamo anche noi.
Allora, che ve ne pare dell'entrata in stile di Bela? L'avvertite anche voi la tensione tra quelle due?
Dai, non ditemi che sono la sola xD
Sicuramente, se non fosse stata in pubblico, Jo l'avrebbe sparata senza pensarci due volte...
anche se, in fin dei conti, non avrebbe avuto motivo per farlo.
Va bene, in ogni caso non si sopportano. Tanto meglio. Più divertimento per noi! ;)
Al prossimo capitolo, Hunters! ;D

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Capitolo 3
*** 562 risultati. ***


3
  • Capitolo 3 - 562 risultati.
  • Recuperare l'auto fu una grossa seccatura. 
    No, non fu difficile: distintivi falsi, tante belle parolone, aria da agenti snob e "bentornata Impala scomparsa!"
    In effetti avevano ben poco tempo da perdere ed erano già abbastanza in ritardo.

    «Bela!» Mugugnò Dean scuotendo la testa senza staccare gli occhi dalla strada «BELA!» Ripetè come se pronunciare quel nome così tante volte potesse aiutarlo a farlo sfogare.
    «Abbiamo capito. Sì, era Bela: possiamo pensare al caso adesso?» Si lamentò la ragazza sporgendosi -come al solito- dai sedili posteriori.
    «Sai cosa significa il nome "Bela"?» Domandò retorico Dean aspettando un' ipotetica risposta che avrebbe dato egli stesso pochi secondi dopo «Guai, ecco cosa significa!» 
    «Sì, l'avevo capito...» Borbottnò Jo aggrottando la fronte e sbuffando come avrebbe fatto una bambina di cinque anni.
    «Lei sa qualcosa. Lei sa sempre qualcosa!» Proseguì accelerando bruscamente. Sembrava non accorgersene nemmeno.
    «Dean!» Lo invitò alla concentrazione Sam, rivolgendosi poi verso l'unica persona che avrebbe seguito il suo piano con un filo di interesse. «Credi che il fratello di Jonathan Franklyn ci dirà qualcosa? È appena morto suo fratello.» Disse Sam dubbioso, chiudendosi poi in un'espressione cupa ed allo stesso tempo eloquente.
    «Dovrà farlo, voi siete dell'FBI!» Cercò di rassicurarlo lei marciando un po' sul fatto che lei fosse destinata ad aspettarli in macchina, essendo sprovvista di distintivo e tutto ciò che le sarebbe occorso per interpretare la parte di un agente dell'FBI.
    «Sapete cos'altro significa il nome "Bela"? Sfortuna!» Se ne uscì Dean dimostrando agli altri passeggeri di non aver seguito per niente il loro discorso.
    Non poteva lasciarsi sfuggire tale occasione.
    Jo si sporse verso i sedili anteriori, afferrò dal cruscotto la cartina stradale della California, la arrotolò e tornò al suo posto, consapevole di avere gli occhi dei cacciatori addosso.
    Face la vaga, sorrise come se niente fosse e, proprio quando Dean tornò a guardare la strada, gli diede un colpo dietro la testa con la cartina arrotolata nella mano.
    «La vuoi smettere?!» Disse una buona volta ponendo fine a quel flusso di pensieri interminabili di Dean. «Non mi interessa se il nome "Bela" significa guai, sfortuna o morte, ok? Adesso noi andiamo dai Franklyn, elaboriamo le informazioni e decidiamo come muoverci. Ci dovrà pur essere un legame tra le vittime!» Iniziò a formulare lei tornando a guardare Sam, ora più concentrato di prima sulla questione.
    Sapevano ben poco della faccenda e ciò che sapevano non preannunciava nulla di buono.
    Come Dean aveva ripetutamente confermato, Bela non portava mai buone notizie con sé.

  • «Aio!» Urlò Dean non appena Jo lo colpì con la cartina arrotolata a mo di cannocchiale. 
    «C'è un motivo se mi lamento in questo modo!» Si ribellò il ragazzo, sostenendo un alto tono di voce, e anche un poì nervoso. «Tu non conosci Bela. Lei è una stronza! E se è nei paragi significa che dobbiamo stare perennemente in guardia.» 
    Tornò a guardare la strada.
    La sua faccia somigliava tanto a quella di un bambino capriccioso: labbra arricciata, sguardo accigliato e fronte aggrottata. 

    «Odio ammetterlo, ma temo che Dean abbia ragione.» Lo sostenne il fratello minore, rivolto verso Jo. «Dietro quel faccino si nasconde un pericolo pubblico.» 
    «D'accordo, d'accordo. Ho capito, è una bastarda che dobbiamo tenere d'occhio. Adesso però possiamo pensare al caso?» Fece Jo con il suo fare da saputella. 
    Dean non rispose, ma Sam ovviamente le andò incontro completamente d'accordo con lei. 
    Per Dean adesso la cosa più importante era restare lontano da Bela, come aveva detto prima e ripetuto un miliardo di volte, quella ragazza portava solo guai. Ogni volta che la incontravano rischiavano di rimetterci la pelle. 
    «Se penso che ha toccato la mia macchina...» 
    «Dean!» Lo ripresero in coro Sam e Jo, il fratello scocciato e la ragazza severa. 
    Qualche minuto più tardi arrivarono di fronte la villa di signor Franklyn.
    Tutto era apparentemente stabile, tranne una troupe di giornalisti che sembrava stessero intervistando il fratello del defunto. 

    «Pover'uomo...» commentò Sam osservando la scena. 
    «Le notizie non aspettano, Sammy.» Rispose con sarcasmo Dean, anche lui guardando i giornalisti che, come avvoltoi, avevano accerchiato Adam Franklyn. «Forza andiamo! Tu resta qui.» Disse poi rivolgendosi prima a Sam e poi a Jo. 
    I Winchester scesero dall'auto ed entrambi si avvicinarono al cancello della grande villa. 
    «Quindi suo fratello ha visto la nave...» disse la donna di fronte ad Adam Franhlyn, carica di registratore e un famigliare impermeabile marroncino. 
    «Si faccia da parte.» Intervenne Dean puntando contro Bela il falso distintivo di FBI. 
    «Quest'uomo sta soffrendo, dovreste smettere di importunare la gente.» Proseguì Sam con serietà e professioinalità, come se quelle fossero le loro vesti veritiere. 
    Bela abbozzò un sorriso e poi si rivolse verso l'uomo intervistato facendo un cenno di saluto. 
    Dean faceva bene a preoccuparsene. Se Bela era ovunque loro andassero c'era qualcosa sotto, qualcosa di molto più losco di un presagio di morte. 
    «Ci dispiace, a volte sono poco compassionevoli.» Mormorò Sam come a volerlo tirare su. 
    «Sono davvero stanco, se è possibile-» 
    «Faremo in fretta!» Lo interruppé velocemente Dean. «Allora, Jonathan era nella vasca quando-»
    «Era annegato nella vasca.» Tagliò cortò il signor Franklyn. 
    «E le ha detto di aver visto una nave?» Domandò Sam. 
    «Una nave pirata. Vele nere, una sirena attaccata alla prua e l'albero più alto del solito.» 
    «Le ha dato molti dettagli.» Osservò il ragazzo aggrottando la fronte. 
    «No, ho visto anche io la nave.» 
    Dean e Sam si scambiarono un'occhiata, poi distrattamente si accorsero che un nuovo problema stava per raggiungerli: Bela li stava indicando in una conversazione con la polizia locale, a pochi metri di distanza. 
    «D'accordo. Sarà meglio andare.» Suggerì Dean in tono grave. 
    «Grazie di tutto, è stato molto gentile.» 
    E con la classica frase smielata di Sam i due si allontanarono verso l'Impala.
  • Intanto a Jo, l'attesa nell'Impala sembrò infinita, infinita quasi quanto lo era la voglia che aveva di stendere a pugni quella dannatissima Bela Talbot la quale aveva appena avvisato la polizia della presenza dei Winchester.

    «Io la uccido» Disse Dean tornato in auto e sbattendo la portiera «Prima o poi lo farò.» Aggiunse poi tra se e se mettendo in moto ed aspettando che anche Sam si unisse a quella conversazione.
    «Siete riusciti a scoprire qualcosa di utile?» Domandò curiosa Jo rivolgendosi -come sempre- a Sam, il più ragionevole dei due fratelli.
    «No, sul serio. Grazie per la considerazione!» Brontolò Dean sentendosi palesemente escluso dal "riassunto del caso".
    «Avanti Dean, non iniziare a lamentarti.» Lo pregò quasi lei con una nota di bonarietà mentre controllava i movimenti di Bela dallo specchietto retrovisore. 
    «Vele nere, una sirena scolpita sulla prua ed un albero molto alto. Questo è quello che sappiamo della nave.» Riassunse efficientemente Sam scrollando le spalle come in segno di resa.
    «In sintesi siamo ad un punto morto.» Riuscì a riassumere ancora più efficientemente Jo «Almeno abbiamo ristretto il campo.»
    «Cosa?» Chiese Sam confuso.
    «Ci sta osservando.» Ecco come se ne uscì Dean, continuando a non capire per quale motivo gli altri due cacciatori nel veicolo lo stessero escludendo.
    In realtà stava ascoltando eccome, era tutta "scena", la sua... o precauzione. O voglia di uccidere la ladra.
    Decidendo saggiamente di ignorarlo nuovamente, Jo proseguì con la sua spiegazione, estraendo dal suo borsone un pc piccolo ma discreto: l'ideale per delle ricerche in rete mentre si era in viaggio.
    «Mentre eravate con il signor Franklyn ho controllato tutte le navi che sono affondate o che hanno ormeggiato in quel molo negli ultimi cento anni...»Disse unendo il suono della sua voce al il ticchettio dei tasti «...ed il risultato è stato un tantino scoraggiante, a dire il vero. Ma ora...» digitò nuovamente non staccando gli occhi castani dallo schermo «...abbiamo solo 562 risultati.» Concluse sbuffando.
    «Delle immagini ci aiuterebbero. Potremo chiedere ad Adam di identificare la nave.»
    «Stiamo parlando di ben 562 risultati Sam, ci annegheremo dentro.» Fece notare lei, quasi come se Sam avesse appena detto un'enorme cazzata. Cosa che non sarebbe mai potuto capitare.
    «Controlla se su quelle navi è successo qualcosa, una morte violenta magari.» Si "svegliò" Dean, ormai tornato nel mondo dei cacciatori che pensavano a risolvere il caso e non ad uccidere una pesante palla al piede.
    «Buongiorno, Principessa!» Esclamò radiosa Jo dopo aver ridotto i risultati grazie all'aiuto di Dean.
    L'espressione del ragazzo era tutta un programma: l'aveva sentita bene, quell'altezzosa smorfia soddisfatta mentre urlava a squarcia gola "sono molto più acuto di voi due geni messi assieme".
    «Allora? Abbiamo una traccia?» Disse fiducioso Sam sistemandosi meglio sul suo sedile anteriore.
    «Ne abbiamo ben sei di tracce...» Annunciò appagata «...dalle quali escluderei quella in cui un mozzo è scivolato sul proprio sputo, cadendo quindi in mare. Che idiota!» Puntualizzò voltando lo schermo del laptop verso i Winchester che si lanciavano una strana occhiata d'intesa.
    Sicuramente era un gesto abituale per loro. 
    «Proseguiamo?» Li interruppe con il frenetico desiderio di azione che le animava la voce.
  •  Aveva come la netta sensazione di nutrire un odio molto più sviluppato per la bella ladra.
    In realtà questo sentimento negativo cresceva ogni volta che la incontrava, che ci parlava/battibeccava e ogni volta che le puntava un'arma contro. Quanto avrebbe voluto avere il fegato di darle una martellata in testa e... 

    «... spaccarle quel maledetto cranio! Dico sul serio. Io credo di odiarla.» 
    «Davvero?» Chiese ironico e retorico il fratellino. «Dean adesso basta, ok? Pensiamo al caso!» 
    Ma ovviamente per Dean era complicato ragionare in quel momento, un momento tanto delicato, un momento che avrebbe voluto sfruttare a seppellire il corpo di Bela sotto terra. 
    «Che stronza.» Mormorò poi a denti stretti con un sorrisetto nervoso stampato sulla faccia. 
    Dean stringeva il volante tra le mani, immaginando che fosse il collo di Bela Talbot.
    Teneva gli occhi puntati sul parabrezza e lo sguardo accigliato e visibilmente arrabbiato. Ascoltava tutto ciò che i due cervelloni argomentavano e nella sua mente stava cercando una soluzione al loro piccolo problema. Piccolo, se così si poteva definire... cinquecentoventisei risultati non erano pochi. Come avrebbero fatto a restringere il campo?
    Poi un colpo di genio.
    Gli sembrò di vedere la sua stessa faccia illuminata da una luce calda e gialla, quella della lampadina. 

    «Controlla se su quelle navi è successo qualcosa, una morte violenta magari.» 
    «Buongiorno principessa!» Lo canzonò Jo con quel sorrisone. 
    Dean le gettò un'occhiataccia, ma in realtà gli piaceva quella sua capacità di prendere in giro la gente in modo delicato. E poi... si sentiva stranamente compiaciuto dalla sua improvvisa collaborazione. Già, era davvero più acuto di quei due messi assieme. 
    Dopo la divertente storiella di un marinaio scivolato e morto sul suo stesso sputo, Dean non seppe più che pensare. E se tutte le storie che riguardassero le navi che Jo era riuscita a trovare erano così stupide? Non ne avrebbero ricavato un bel niente. 
    «Aspetta un momento...» fece Dean assottigliando gli occhi in un'espressione pensierosa. «La nipote di quella vecchia pazza ha visto la nave prima di morire. Quell'idiota, Franklyn ha visto la nave ed è annegato nella sua stessa vasca. E' un presagio di morte!» 
    Sam aggrottò la fronte e si voltò verso Dean. 
    «Beh, sì. Potrebbe. Ci sono molte leggende che raccontano storie del genere. Le navi fantasmi, l'olandese volante e-»
    «Adam Franklyn ha visto la nave.» Lo interruppe il fratello maggiore gettandogli uno sguardo. 
    «Questo vuol dire che finirà morto anche lui nella vasca idromassaggio?»
    «E che dobbiamo rimandare le ricerche a domani.» Puntualizzò Dean. «Occupiamoci della vita dello sfigato prima.» 
    Passarono diverse ore e il sole sembrò calare molto in fretta. Dean, Sam e Jo erano impostati davanti alla villa dei Franklyn, all'interno dell'Impala. 
    «Non capisco, in base a cosa sceglie le sue vittime?» cominciò Sam con i suoi dubbi interminabili. «Quale collegamento c'è tra le vittime?» 
    «Probabilmente le vittime non sapevano nuotare.» Rispose Dean ironico, abbozzando un sorrisetto per la sua triste battuta.
  •  Ritrovarsi nuovamente a dover pazientare in una macchina: inutile sottolineare quanto fosse "noiosa" per lei quella situazione.
    Iniziava seriamente a sperare nella comparsa di Bela... così, giusto per animare in lei quella voglia di scontro che sembrava tenerla in piedi da una vita.

    Il cielo era scuro e una serie di nuvole avevano occupato il posto di quel Sole che, fino a poco tempo prima, aveva illuminato dall'alto quella gigantesca villa in pietra chiara.
    I tre cacciatori parlavano del più e del meno nell'attesa. Certo, per la maggiore andava l'argomento "caso del giorno", comprensibile avendo un "secchione" ed una "stacanovista" in squadra, ma l'importante era porre fine ad un ipotetico silenzio che avrebbe alimentato l'impazienza di Jo.
    «Da quando i presagi di morte ci mettono così tanto ad arrivare?» si lamentò lei non staccando però lo sguardo dalla finestra illuminata a vista da un enorme lampadario in casa Franklyn.
    Il non essere considerata era una delle cose che detestava.
    «E se invece non fosse così?» Provò a sentenziare Sam forse iniziando ad esaurire anche lui la sua interminabile scorta di pazienza e speranza.
    «Possiamo correre il rischio di mollarlo qui? No. Abbiamo quindi altre alternative? No. Non ci resta che aspettare, Sammy.» Ragionò ad alta voce Dean.
    Aveva proprio ragione, non potevano certo correre il rischio di lasciarlo lì permettendo a chissà quale mostro di ucciderlo.
    «Beh, l'appostamento è una bella seccatura.» Continuò a borbottare lei facendo ben attenzione a non farsi sentire.
    Ecco quand'era che ritornava l'infantilità di Jo: in quei pochi momenti di estrema noia che le capitava di vivere nella sua frenetica esistenza.

    «Cosa ci fate fuori da casa mia? Perchè mi state spiando??» Urlò una voce aldilà del cancello in ferro battuto che decisamente non ispirava serenità.
    «Merda.» Sussurrò Dean prima di aprire la portiera per scendere dall'Impala.
    Sam lo seguì senza -ovviamente- cadere nella volgarità mentre Jo scese dall'auto sospirando, affiancandosi alla figura Dean.
    «Te l'avevo detto che avevi parcheggiato in un posto troppo vistoso.» Lo rimproverò in un mormorio prima di aprirsi in una belle sue strategiche espressioni angeliche che le paravano il culo la maggior parte delle volte. «Va tutto bene Signor Adam, siamo qui per assicurarci che non le capiti nulla.» Provò a convincerlo fingendosi un nuovo membro dell'FBI.
    «Voi non siete federali!» Li accusò l'uomo ancora dietro il suo robusto cancello a fargli da scudo.
    «Ok, va bene. Non siamo federali...» Confessò il maggiore dei fratelli ruotando gli occhi al cielo «...ma questo non significa che lei non sia in pericolo.»
    «Andate via!» Sbraitò aggressivo facendo retromarcia e puntando verso la sua auto.
    «Idiota.» Si lasciò scappare lei avvicinandosi al cancello per poter seguire Adam con lo sguardo.
    Cosa sperava di fare entrando in auto? Scappare? Beh, scappava dalle persone sbagliate.
    «Ascolta Adam, noi vogliamo solo aiutarti!» Lo pregò a suo modo Sam ricevendo in risposta il rombo del motore della lussuosa macchina dei Franklyn.
    Un urlo. Un urlo incompleto, strozzato.
    Una rapida occhiata tra i due fratelli e poi via verso il cancello con il nobile obiettivo di salvare la vita ad un totale idiota.
    Per fortuna il cancello era imponente solo in quanto a spessore e non in altezza.
  •  «Andate via!» Ripeté Adam Franklyn che si era messo a bordo della sua auto probabilmente per sfuggire ai tre cacciatori che pensava di avere alle calcagna. 
    «Ehi, le stiamo salvando la vita, coglione!» Urlò Dean incavolato nero, accigliato in un'espressione rabbiosa. 
    Sam scosse la testa e si scambiò una rapida occhiata con Jo, come a volerle intimare quanto avesse ragione a definirlo come un idiota. Poi l'attenzione dei tre fu catturata da il leggero tremare delle luci all'entrata del cancello.
    Alzarono tutti lo sguardo verso la lampadina che sembrava stesse per fulminarsi, quando un urlo li fece cambiare di nuovo rotta.
    Era iniziata.
    Sam scavalcò velocemente il muretto in pietra che segnava l'inizio del grande cortile di quella villa; Dean invece si arrampicò sul cancello di ferro battuto. Entrambi tentarono di raggiungere l'auto che, alla presenza di uno spirito maligno, si era fermata di fronte ad un'enorme fontana ancora in funzione. 

    «ADAM!!» Gridò Sam che era più vicino all'uomo di quanto non lo fosse Dean. «ESCA SUBITO DALLA MACCHINA!»
    Si scagliò contro la portiera e tentò di aprirla più volte, di spaccare il vetro del finestrino mentre Adam Franklyn moriva affogato come se fosse rinchiuso in una bolla d'acqua.
    Accanto alla vittima, ormai priva di vita, c'era una figura grondante d'acqua, inquietante, con una mano sola e uno sguardo vendicativo.
    Sam lo guardò dritto negli occhi per poi vederlo anche scomparire. 





------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Ok, anche questo capitolo è finito.
Pathos ragazzi, all you need is pathos xD
Lo so, vi lascio sempre così, a mezz'aria ma... mi piace un sacco!
E poi, devo pur poter dire l'unica parola di greco che conosco in qualche occasione, no? xD
A parte i bla bla bla e tutto il resto, vi ringrazio -come al solito- per tutto il tempo che ci dedicate.
L'ho già detto che siete dei grandi? xD
Sul serio, dei miti u.u
Ci sentiamo prossimamente eh, non sparite ;D

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Capitolo 4
*** Mai provocare una cacciatrice. ***


4
  • Capitolo 4 - Mai provocare una cacciatrice.
  • Si rimisero in viaggio per il ritorno e per tutto il tragitto tutti e tre rimasero in silenzio: Dean con le mani sul volante, lo sguardo fisso sulla strada e la mente altrove; Sam con gli occhi abbassati e la delusione stampata sulla faccia; Jo sospirante, appoggiata con le braccia sui bordi delle spalliere dei sedili anteriori. 
    «Lo dici tu o lo dico io?» Spezzò così il silenzio il maggiore dei tre cacciatori. 
    Jo e Sam si voltarono a guardarlo con aria confusa. 
    «Non puoi salvare tutti, Sammy.» Continuò Dean alternando lo sguardo dalla strada al viso del fratello. 
    «Già, questo ti fa sentire meglio?»
    Dean aggrottò la fronte e si inumidì le labbra. 
    «No, non proprio...» 
    Sam sospirò e spostò lo sguardo fuori dal finestrino. 
    «Sammy, devi capi-»
    «Lo so bene di non poter salvare tutti.» Lo zittì attirando lo sguardo di Jo e Dean. 
    Ed ecco che c'erano di nuovo sull'argomento.
    Il fatto che Sam non potesse salvare Dean dall'inferno lo faceva sentire così inutile da sentirsi impotente di fronte alle altre vittime. Pensava che, forse, se non riusciva a salvare la vita di una persona qualsiasi da uno spettro arrabbiato, allora non c'era speranza per Dean. 

    Il silenzio ripiombò di nuovo e tutti e tre tornarono improvvisamente pensierosi e afflitti come un minuto prima.

  • «Per lo meno ci hai provato.» 
    No, non era uno squallido tentativo di farlo sentire meglio: non era questo lo scopo di Jo. Sapeva perfettamente che l'animo di Sam non avrebbe subito alcuna variazione per via delle sue parole. Proprio per questo il suo obiettivo era semplicemente farlo andare avanti. O per l'appunto provarci.
    Neanche Dean era entusiasta delle sue parole. Per lui suonavano come un "continua a provarci, riuscirai a salvare tuo fratello": una specie di illusione che Dean non voleva che crescesse nella mente tormentata di Sam. 
    In realtà il suo era per lo più un incentivo.
    Era come se lei lo percepisse. Sì, percepiva il fatto che Sam, in quel preciso istante, vivesse con il solo scopo di salvare suo fratello. Come se trovare una soluzione a quel patto fosse l'unico ossigeno capace di contrargli i polmoni.
    «Se -magari- quegli idioti si lasciassero salvare, sarebbe molto meno difficile reprimere i sensi di colpa.» E, detto questo, ognuno era libero di interpretare le parole della ragazza come più gli aggradava.
    Il sorrisetto dal sapore amaro di Sam fece capire a Jo di aver recepito perfettamente il messaggio scritto tra le righe.
    Niente polemica per lei, solo una riflessione detta a voce troppo alta per essere così delicata, quasi da rischiare di rompere in mille pezzi quella perfetta armonia che regolava il silenzio in quell'auto.
    «Era il suo destino, aveva visto la nave.» Provò a difendersi Dean usando come mezzo il povero e defunto Adam Franklyn.
    Il suo sentirsi "aggredito" sarebbe stato più che scontato.
    Peccato che lui fosse un maestro nel nascondere i propri pensieri.

    «Quindi è per questo che eravamo appostati davanti a casa sua, per vederlo morire. Non certo per salvarlo.» Controbatté lei, giunta quasi nel vivo della conversazione.
    Perchè combatteva una crociata che non era sua? 
    O meglio: perchè combatteva quella crociata quando aveva garantito la sua posizione neutrale? 
    Ricordava bene di aver stretto come una specie di tregua con un bacio.
    «Non aveva una mano.» Disse all'improvviso cambiando nettamente discorso. «E si da il caso che qui parli di una lite tra due fratelli. Ah!» Represse una risata cogliendo il lato comico di quel caso dal tempismo d'oro, controllando il tutto sul pc di cui era rientrata in possesso.
    «Dobbiamo trovare la mano.» Mise in chiaro Sam come prossimo punto focale. 
    «Ok, ho un indirizzo.» Comunicò lei aggrottando poi la fronte.
    «Cosa?» Domandò Dean accortosi della faccia di Jo.
    «È chiusa in una teca di vetro, in una stanza a se e con guardie ad aspettarci sulla soglia. È impossibile entrarci senza avere un invito ufficiale.»
    «Un invito?» Chiese questa volta il minore facendosi passare il laptop da Jo.
    «È una mostra... e anche abbastanza elegante. Sapete cosa vuol dire questo?» Disse retorica aprendosi in uno strano sorrisetto.
    Sapeva che da quel punto in poi ci sarebbe stata Bela a crearle dei problemi ma... le veniva comunque da sorridere. Che fosse stata l'adrenalina a provocarle quel riflesso muscolare?
    «Certo, guai. Ecco cosa.» Riprese a lamentarsi Dean avendo fatto centro.
    «Già, ci serve Bela.» Concluse poco entusiasta Sam richiudendo il portatile.
  • «Non posso credere che pronuncerò le parole ''Bela'' e ''favore'' nella stessa frase.» Borbottò Dean con un'espressione indignata e nervosa. 
    Non avrebbe mai pensato di dover avere a che fare con Bela in senso collaborativo.
    La odiava a morte e l'ultima cosa che voleva era averla tra i piedi, figuriamoci guardarla un'intera sera a lavorare sullo stesso caso.
    Era troppo da sopportare. 

    «Sicuramente lei riuscirà a trovare il modo di entrare senza farsi notare.» Ragionò Sam ad alta voce. 
    «Potremo anche fare a modo nostro.» Suggerì Dean nella speranza che uno dei due lo appoggiasse. 
    «Oh certo! Entriamo come agenti federali, nessuno si chiederà il motivo della nostra presenza.» Ribatté il fratellino, ironico. 
    Dean sbuffò e irrigidì le mascelle. 
    «Odio quella stronza. È una figlia di puttana! Sento che anche questa volta ci lascerà con il culo per terra.» 
    «Metti da parte le tue brutte sensazioni e contattala. Che ti piaccia o no abbiamo bisogno di lei!» Disse in tono grave Jo, guardandolo con uno sguardo minaccioso. 

    Una volta arrivati al motel e aver parlato al telefono con l'avvenente ladra, i tre attesero con ansia il suo arrivo ma senza perdere tempo.
    Dean si crogiolava tra i propri pensieri che lo mettevano in guardia su Bela Talbot. Sam e Jo invece cercavano il movente per il quale lo spirito agiva. 

    «Ci sono!» 
    Sam spostò lo sguardo sul fratello maggiore, disteso sul divano. 
    «Jonathan e Adam Franklyn hanno ereditato milioni e milioni di dollari in seguito alla morte improvvisa del padre. Mentre la prima vittima, la nipote della vecchia pazza, ha avuto un incidente insieme alla sorella pochi mesi prima della sua morte.» 
    «Interessante!» Osservò Dean accigliato. 
    «E la leggenda dell'uomo senza mano dice che l'uomo senza mano è stato ucciso dal primo ufficiale a bordo della nave, ossia suo fratello.» Concluse Jo con un sorrisetto soddisfatto. 
    «Quindi il fantasma attacca chiunque abbia ucciso un proprio famigliare in questa città.» Ridusse il tutto in due parole, Dean. 
    Entrambi i secchioni annuirono e sorrisero con una certa compiacenza stampata sul viso, espressione che diventò seria non appena qualcuno bussò alla porta della stanza. Dean scattò in piedi e con in mano la pistola andò ad aprire. 
    «Ciao Dean!» Lo salutò Bela sorridendo angelicamente. 
    Dean la lasciò entrare e una volta chiusa la porta finse di puntarle contro la pistola, immaginando una sua ipotetica uccisione.
  • Ecco Bela Talbot, colei che avrebbe dovuto aiutarli con il caso e che sicuramente -come aveva precedentemente detto Dean mentre erano nell'Impala- li avrebbe "lasciati con il culo per terra". Perché era questo che faceva per natura.
    Camminando per la stanza, si lasciava dietro una dolce scia di profumo che contrastava quella sua amara presenza.
    «Vedo che finalmente collaboriamo.» Fece con quel tono da astuta calcolatrice qual'era. «Come posso aiutarvi ragazzi?» Chiese poi sedendosi su una sedia in legno nel modo più seducente che potesse mai sfoggiare.
    «Come se tu non sapessi già tutto.» Disse Jo con il sopracciglio perennemente alzato, quasi come quando i cani drizzavano le orecchie al sentire il pericolo a chilometri e chilometri di distanza.
    Credeva di poterla fottere? Beh, non conosceva Jo.
    «Sì, hai ragione, so cosa state cercando. Esattamente come so della nave e della mano che volete rubare alla mostra alla quale io parteciperò con Gertrude. Ti ricordi di lei, vero Sam?» Domandò retorica ricevendo dal gigante buono -e in quell'occasione anche disgustato- un cenno della testa.
    «Perchè ci vai, Bela?» Si aggiunse sospettoso Dean, abbassando l'arma a malincuore.
    «E perché voi credete che agisca sempre per mio tornaconto? Magari voglio solo aiutarvi a rubare la mano per porre fine a questi omicidi.» Tentò di pararsi il culo lei inclinando quella sua odiosa testa che, per volontà di tutti e tre i cacciatori, sarebbe volata volentieri via dal suo collo.
    «Oh ti prego, risparmiaci la parte della buona samaritana. Non ti crede più nessuno.» La aggredì Dean esibendo una delle sue più infastidite smorfie.
    «Potete credere a ciò che volete. Vi porterò la mano tutta intera.»
    «Tu che vai, da sola, a rubare la mano? Te lo scordi, dolcezza!» Mise in chiaro Dean scuotendo la testa.
    «Procuraci gli inviti, al resto ci penseremo noi.» La sollecitò Sam con la sua consueta calma.
    «Infondo, se vuoi davvero che tutto questo finisca, non dovresti aver nulla da ridire se veniamo anche noi. Vero?» Lanciò la sua frecciatina Jo incrociando le braccia al petto, pronta ad esultare interiormente a quella piccola vittoria.
    «Certo che no, figuriamoci! Spero solo che abbiate degli abiti appropriati.» Asserì alzandosi poi dalla sua postazione e, con la sua irritante eleganza, avvicinandosi alla porta. «Oh, mi ero quasi dimenticata di dirvi che... si entra in coppia.»
    L'aveva vista, quella fiamma negli occhi di Bela, l'aveva vista eccome.
    Un amaro ma sportivo sorrisetto nacque sulle labbra di Jo, spingendola poi a fare spallucce.
    «Gertrude sarà molto contenta di sapere che ci sarete anche voi. Passo da qui alle otto in punto...» intimò aprendo la porta «e Dean... non farmi fare brutta figura.» E sparì.
    Ecco che aveva prenotato il suo cavaliere.
    «E pensare che avrei potuto spararle.» Borbottò Dean una volta che Bela fu fuori dalla stanza del motel.
    «Già, a chi lo dici.» Lo spalleggiò lei fissando ancora la porta chiusa di fronte a se.
    Era guerra.
  •  Come già detto in precedenza, il suo odio nei confronti di Bela si alimentava sempre di più e non solo in sua presenza, adesso: bastava pensare all'orribile persona che lei era e il sentimento negativo gli rizzava i capelli.
    Ancora si chiedeva perché non stava premendo quel grilletto. 

    «Com'è andata con Adam Franklyn?» Domandò con il suo apparente dolce tono di voce. 
    Entrambi i Winchester le gettarono un'occhiataccia. 
    «Mh, così bene? Lo sospettavo.» 
    «Chiudi il becco.» Fece Dean nervosamente mettendo l'arma al suo posto. 
    «Ok, dobbiamo parlare a cuore aperto.» 
    E si sedette sulla sedia più vicina, proprio di fronte a Sam. Dean camminava su e giù per la stanza e Jo scrutava la ladra dalla testa ai piedi con un sopracciglio inarcato. 
    Qualcosa gli diceva che nemmeno alla bella cacciatrice stesse molto simpatica. 
    «Presumendo che tu ne abbia uno.» Rispose Dean andando a sedersi sul divano nell'angolo della camera. 
    «Oh andiamo! Vedo che finalmente collaboriamo. Come posso aiutarvi ragazzi?» 
    E la soluzione che venne a galla non fu decisamente qualcosa di meraviglioso per nessuno dei presenti. Infatti, una volta che Bela levò le tende Dean fu costretto dalla sua parte interiore, quella tormentata, a lamentarsi più e più volte.

    «Avrei potuto spararle.» 
    Sam roteò gli occhi e tornò a guardarsi allo specchio mentre si sistemava il cravattino con aria decisamente preoccupata. 
    Probabilmente il fatto che stesse per diventare la preda gustosa di una vecchia e perversa pazza, non lo metteva di buon umore. 
    «No, sul serio! Andrò all'inferno tanto, no? Cos'ho da perdere?» Insisté Dean brutale. 
    «Se hai proprio voglia di commettere un omicidio, uccidi me.» Disse Sam con un tono quasi disperato. 
    A quel punto però il fratello maggiore non poté far altro che ridere. 
    «Scherzi? Così sarò io la prossima vittima del fantasma. E poi, sinceramente, non voglio perdermi la scena del mio fratellino a braccetto con la sua nuova fidanzata.» 
    «Smettila!» Lo zittì Sam, avvicinandosi a Dean per sistemare il suo di cravattino. 
    «Sam? E' arrivata la tua dama!» Lo avvertì Jo dal piano di sotto, nella casa che avevano occupato abusivamente dopo essere stati cacciati dal motel per quello che avevano definito "troppo baccano". 
    Sam sospirò e si allontanò verso le scale con un'espressione sconfitta. Dean ridacchiò, poi si infilò la giacca e scese anche lui al piano terra. 
    Bela era lì che lo aspettava, forse appena arrivata.
    Indossava un abito nero e una collana decisamente pacchiana. Restò a guardarlo per un bel po' e Dean immaginò volesse esprimere il suo - pur sempre - inadeguato giudizio. 

    «Ok, dillo: sono ridicolo!» 
    «Non avrei usato queste parole.» Rispose lei misteriosa. 
    «Cosa?» 
    «Quando avremo finito, faremo sesso selvaggio.» 
    Dean inarcò le sopracciglia e si costrinse a trattenere la compiacenza in una smorfia stranita. Aggrottò la fronte e si mise a braccia conserte. 
    «Io non sono un uomo oggetto!» 
    Bela sorrise seducente e inclinò la testa da un lato. 
    «Andiamo!» Fece stizzito dirigendosi verso la porta, in smoking da cerimonia. 
    Non appena varcò la soglia, l'unica cosa che riuscì ad attirare la sua attenzione furono due lunghe gambe scoperte che percorse con lo sguardo: Jo indossava un abitino nero ed elegante, i capelli raccolti e un bel sorriso di sfida stampato sulla faccia.
    Dean la guardò imbambolato e sorrise ampiamente nell'osservarla, sorriso che si spense non appena vide arrivare un'altra figura che avrebbe tanto voluto uccidere: Miles... Miles in giacca e cravatta.
  • Quindi Bela sperava sul serio di escludere Jo da quel caso servendosi si un mezzuccio da quattro soldi come quello di poter entrare alla mostra solo se in coppia? Si vedeva proprio che non la conosceva.
    E poi perchè voleva che la biondina non le stesse tra i piedi? Che cosa temeva? Di avere un altro paio di occhi furbi puntati addosso? 
    Queste domande non facevano che invogliare Jo a proseguire nell'oscuro tentativo di analizzare la psiche della giovane ladra.
    Quel guanto di sfida che Bela le aveva lanciato nella stanza di motel stava per schiaffeggiarla per bene. 
    Vedere Jo fasciata nel suo elegante e succinto abito da cocktail stupì un po' tutti, e tutti in modo diverso per di più: Sam rimase un attimo ad assimilare la scena, aprendosi poi in un sorrisetto quasi fiero delle gesta della sfidante e, ormai, vincitrice. Probabilmente quello sarebbe stato l'ultimo dei suoi sorrisi della serata.
    Bela inclinò la testa, improvvisando uno spicciolo complimento per insabbiare la sua espressione improvvisamente stupita.
    E poi c'erano quei due. Dean e Miles.
    Entrambi sembravano uscire da un mondo parallelo, come se non avessero mai visto una donna in vita loro.
    La loro mimica facciale mutò quasi nello stesso momento, quando tutti e due si accorsero l'uno della presenza dell'altro.
    «Ciao Dean.» Fece il primo giocando la carta del pacifista forzato.
    Tutto per la civile convivenza.
    Dean ricambiò distratto, forse anche lui fin troppo sorpreso dalla presenza di Miles come lo era stata Bela.
    «Siete davvero carini insieme.» Rincarò la dose l'accompagnatrice di Dean riferendosi a Jo e Miles. 
    Come al solito aveva capito tutto: dannatissima acutezza quasi fuori dal normale. Anche se, per una donna, era normale percepire "atmosfere" come quelle.
    «Anche voi.» Rispose lei incrociando le braccia scoperte, dando così l'impressione che quel gesto fosse dovuto al freddo.
    «Faremo meglio ad affrettarci.» Li invitò Miles impostando la sua voce a quel tono dolce e protettivo mentre guardava Jo accartocciarsi per via dell'umidità che gelava l'aria.
    «Sì, hai ragione. Meglio andare.» Lo sostenne Sam, sinceramente contento di vedere Miles.




------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Tan tan taaaaaaaaaaaaan.
Ecco che è tornato Miles!! Vi era mancato, eh?? Dai, dite la verità u.u
Adesso sì che si ragiona. Alla mostra si entrava in coppia e Jo si è semplicemente adeguata.
Che donna di polso.
Ovviamente non vi spoilero nulla :*
Vi voglio bene, Hunters <3
Alla prossima!

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Capitolo 5
*** L'inutilità del saper ballare. ***


5
  • Capitolo 5 - L'inutilità del saper ballare.









    «Accidenti, questo posto trasuda ricchezza da ogni angolo.» Mormorò Miles una volta giunti a destinazione dopo aver aperto la portiera a Jo come un vero gentiluomo. 

    «Prendi un respiro profondo e preparati ad immergenti nell'eccesso più ostentato che riesci ad immaginare.» Lo spalleggiò lei sorridendogli e scendendo dall'auto che avevano noleggiato apposta per l'occasione: i cacciatori non andavano certo in giro con delle berline costose come quelle!
    «Sono contento che tu mi abbia chiamato.» Confessò lui prendendo la mano di Jo e portandola sul proprio braccio. «Sembro o no un vero damerino?» Scherzò richiudendo la portiera e dirigendosi verso l'ingresso della mostra.
    «Se non ti conoscessi ti scambierei per uno del campo!» Bisbigliò cauta lei vedendo avvicinarsi Sam con la sua relativa accompagnatrice. Lei sì che era su di giri... e si vedeva anche.
    Poi arrivarono anche Dean e Bela.
    Per quanto non potessero sopportarsi... al diavolo, Jo doveva ammettere che non stavano affatto male insieme. 
    E poi c'era ben poco da fare: la grazia e la classe di Bela erano di gran lunga più affinate rispetto a quelle della cacciatrice, per niente abituata a situazioni come quelle... anche se infondo, benché non fosse nelle sue corde, riuscisse perfettamente ad integrarsi discretamente nella parte.
    «Chi disprezza vuol comprare.» Le proferì la sua mente ingannatrice in riferimento alle parole di Dean su Bela, forzandola a stringere la presa sul braccio di Miles.
    Questo comportamento non era da lei ma, come dire, non riuscì a controllarsi.
    «Primo piano, stanza infondo al corridoio, a destra.» Ripetè Sam come a voler fare da promemoria prima di amalgamarsi alla folla nell'edificio.
  • Miles.
    Davvero? MILES? Non poteva crederci.
    Se la giornata era già iniziata male con la presenza di Bela, l'arrivo di Miles non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose.
    Quella situazione lo rendeva nervoso tanto da ammutolirsi, passò la maggior parte del tempo - fuori dalla casa in compagnia di Bela, Jo, Sam, Miles e la vecchia Gertrude - in perfetto silenzio, e non era un buon segno. 

    «Miles! Che piacere rivederti. Ti trovo bene.» 
    «Sammy!» fece lui mentre abbracciava l'alto Winchester con fare amichevole. 
    Sammy? SAMMY?! Ma che diavolo...?! Solo lui poteva chiamarlo in quel modo.
    Sam lo ricordava spesso a chiunque lo chiamasse col nomignolo datogli dal fratello maggiore: perché quella volta tacque?

    «Sì, è vero. Sto bene...» e a quel punto rivolse un sorriso a Jo. «... trovo bene anche te, comunque!» 
    Dean prese un lungo respiro e cominciò a guardarsi intorno: altro segno di nervosismo. 
    «Siete davvero carini insieme.» 
    E ovviamente ci si metteva anche Bela che, con il suo incredibile intuito da "stronza col brevetto", aveva capito perfettamente come stavano i fatti.
    Ma a stupirlo non fu affatto l'espressione della bella ladra, ma la risposta di Jo. 

    «Anche voi.» 
    Dean la guardò e schiuse le labbra, sorpreso e più che altro un po'... va bene, doveva ammetterlo: ferito? 
    Abbassò lo sguardo e si inumidì le labbra, poi si allontanò dal gruppo e si avviò verso l'Impala senza dire nulla. 

    Non appena arrivarono al museo dove la "mano della gloria" era esposta, Dean, sorprendentemente elegante, portava la sua dama sotto braccio tenendo una mano nella tasca dei pantaloni.
    Non guardò nessuno dei presenti, entrò insieme a Bela come se fossero una bella coppia di sposi novelli. Le persone presenti lì li guardavano attentamente dall'alto in basso senza magari immaginare che Dean mangiava hamburger tutti i giorni e viveva in squallidi motel. Erano dettagli che in quel momento erano ben nascosti. 

    «Mastichi la gomma?» Fece Bela con un'espressione quasi scioccata. 
    Dean inarcò le sopracciglia e smise di masticare all'improvviso. 
    «Comportati come se questo fosse il tuo ambiente naturale.» 
    Dean sospirò, si guardò attorno e con aria disinvolta si avvicinò ad un grande vassoio d'argento stracolmo di frutta e su di esso ci attaccò la gomma, nascondendola sotto il bordo argentato. Bela socchiuse gli occhi e scosse la testa, poi entrambi si unirono al resto del gruppo. 
    «D'accordo, la mano si trova al piano di sopra.» Li avvertì Bela. 
    «Non sarà facile salirci, è completamente sorvegliata dalle guardie.» Rispose Dean osservando la stanza accanto. 
    «Per quanto tempo ancora dovrò intrattenere la mia dama?» Domandò Sam con tono nervoso, apparso improvvisamente alle spalle di Jo. 
    «Oh, Sam. Fino a quando sarà necessario.» Rispose Bela con un sorriso consolatorio, ovviamente falso. 
    «Ti consiglio di darti allo champagne.» Ridacchiò Dean dandogli una pacca sulla spalla. «Domattina voglio di dettagli.» 
    Miles sorrise guardando l'espressione arrabbiata e scocciata del fratellino, poi alzò le spalle e anche lui gli regalò una pacca sulla spalla opposta.
    Jo, Miles, Dean e Bela si spostarono nella stanza dove tutto sarebbe dovuto accadere. 

    «Ci serve un piano.» Affermò Miles con saggezza. 
    Ma dai?! 
    Dean gli gettò un'occhiata e poi scosse la testa, tornando a guardarsi attorno.
  • «Ad imbrogliare la gente non siete molto bravi, vedo.» Asserì Bela con il suo tono delicato mentre stringeva la sua borsetta nera sotto il braccio, come se quella posa le fosse stampata nel DNA.
    Oh certo, lei era la regina dell'eleganza e -sopratutto- della truffa: sembrava quasi che se ne volesse vantare.
    Benché desse uno smisurato fastidio doversi affidare ai piani di Bela, un po' tutti furono costretti a lasciarle libertà di parola, non avendo minimamente idea di come muoversi per recuperare quella dannatissima mano.
    «Se hai un'idea decente, anche se mi sembra davvero improbabile, parla pure.» La spronò fin troppo finemente Jo, non potendo rinunciare ai suoi modi "da dura" per propria natura o carattere che lo si volesse chiamare.
    «Oh, ti prego. Non aggredirmi in questo modo. Rischi di terrorizzarmi a morte.» La canzonò in risposta la bruna, non curandosi dello sguardo quasi fulminante da parte di Miles.
    Già, in quel caso non era Jo a volerla spedire sotto metri e metri di terra (o meglio, lo voleva. Ma non più di quanto lo volesse Miles).
    Sembrava quasi che lo scudo con il quale il ragazzo voleva proteggerla non fosse abbastanza resistente per le minacce che incombevano per Jo dietro l'angolo. E Bela in confronto era niente, questo lo sapeva.
    Peccato che "la piccola Harvelle" sapesse difendersi perfettamente da sola.
    «E pensa che non hai ancora visto niente.» Replicò quindi lei aprendosi però in un sorrisetto brioso, come se quelle parole non le avessero dato fastidio. Da sottolineare era anche quel "ancora" pronunciato con una intonazione più spessa rispetto alle altre.
    Sì, voleva staccarle le appendici, una per una, con un pinzetta ma... aveva di meglio da fare che dare corda ad una donna che considerava così di basso livello.
    «Allora? Il piano?» Tentò di riportare l'ordine Miles, in apprensione per il povero Sam, costretto nell'altra stanza a bere ed a ballare con Gertrude. «Voi controllate le guardie mentre noi raggiungiamo il primo piano e rubiamo la mano?» Cercò l'approvazione Miles parlando a bassa voce, quasi impercettibile.
    «Rubare è il mio lavoro.» Marcò il possessivo Bela, ora visibilmente infastidita.
    Cosa credeva? Che durante qual caso fosse lei a dettare le leggi solo per il semplice fatto di essere stata utile nel trovare quei dannati inviti?
    «Datti una mossa allora.» Le rispose secca la biondina vedendola, un secondo dopo, crollare tra le braccia di Dean.
    Strano, fino ad allora Dean non spiccicò una parola, una sola. Sembrava assorto da chissà quali pensieri, per niente attento al discorso svoltosi tra gli altri presenti "imbucati", seppur provvisti di un ufficiale invito... e invece i suoi riflessi erano sempre pronti ad agire.
    «Tesoro? Tesoro, stai bene?» Iniziò a recitare Dean scrollando galantemente la sua dama accasciatasi per terra.
    Chissà perché, benché Jo sapesse di quella recita, non riusciva a gustarsi fino infondo lo spettacolo.
  • Era abbastanza chiaro quanto tutti provassero rancore per Bela.
    Alla combriccola si era aggiunto anche l'indesiderato Miles che non la conosceva affatto.
    In realtà nessuno lì conosceva Bela, nemmeno i Winchesters. Ma loro avevano a che fare con lei già da un bel po' di tempo, potevano considerarsi "al corrente" della sua stronzaggine. Anche Jo sembrava avercela con lei... o meglio, era ovvio ormai visto che chiunque in quella stanza -anche il più sconosciuto della sala- pensava che presto sarebbero finite per scannarsi.
    Mentre loro litigavano, Dean -nel più completo dei silenzi- pensava ad un piano decente che riuscisse a portarli di sopra. 

    Osservò con accuratezza ogni dettaglio che lo circondava: le guardie non sembravano tipi svegli, né sembrava avessero il compito di star lì fermi e controllare la situazione. Tuttavia la sua mente era vuota e non riusciva a trovare una soluzione al loro insistente problema. 
    «Allora, cosa facciamo?» Sussurrò Dean non appena Bela si voltò verso di lui, rivolgendogli tutta la sua attenzione. 
    «Uhm... non sei così bravo ad improvvisare come tuo fratello dice.» Ribatté lei a bassa voce ma in tono pungente. 
    Dean abbozzò un sorriso nervoso, più simile ad una smorfia in realtà. 
    «Ci sto pensando, ok?» 
    «Non ti sforzare.» Rispose ironica, prima di afflosciarsi letteralmente tra le braccia di Dean, fingendosi svenuta. 
    Bella mossa.
    Era stronza e senza cuore, ma era davvero un genio doveva ammetterlo. 

    «Oh mio Dio. Tesoro, stai bene?» 
    La scosse leggermente lasciandosi andare in una recita ben riuscita e non premeditata. 
    «Cameriere?» 
    Un uomo con un grande vassoio di argento si avvicinò a Dean in ginocchio che reggeva Bela tra le braccia. 
    Non aveva mangiato nulla da quando aveva messo piede in quel posto, ed era molto affamato. Circondato da "cibo raffinato per gente raffinata" e non poter nemmeno far un assaggio? 
    «Mia moglie ha una seria allergia ai crostacei, non è che per caso c'è del granchio là dentro?» 
    In realtà era Dean quello allergico ai crostacei. Voleva assicurarsi, prima di approfittarsi del buon samaritano, di non finire per terra con la faccia gonfia e piena di bolle. 
    «No, signore.» Rispose ingenuamente l'uomo. 
    «No?» 
    Allungò una mano e prese qualunque cosa ci fosse sul vassoio per mangiarla. 
    «Caspita, sono ottimi!» 
    «Signore, cosa è successo?» Disse una guardia appena apparsa di fronte a lui. 
    «Oh, lo champagne. Vede, mia moglie non sa reggere l'alcol. C'è un posto dove potrei farla riposare senza che venga disturbata?» 
    L'uomo annuì e gli fece cenno di seguirlo al piano superiore. 
    Bel piano.
  • «Ok, alla mano ci pensano loro.» Mormorò infine Miles scrollando le spalle, facendo quasi capire a Jo che non glie ne importasse poi molto. «Sul serio ti fidi di lei?» Domandò subito dopo, seguendo la figura di Bela con lo sguardo lungo le scale che portavano al piano superiore.
    «Oh no, non è di lei che mi fido.» Rispose un po' criptica Jo allontanandosi da quel punto per raggiungere Sam, ancora alle prese con Gertrude.

    «Vedo che si state divertendo!» Fece capolino da dietro le enormi spalle di Sam, rivolgendosi dolcemente a quella donna che, per quanto potesse essere "maliziosa", le dava l'apparenza di essere una docile vecchietta sola.
    Alle parole "vecchietta" e "sola" come una specie di buco nero le sconvolse lo stomaco, quasi come se quella definizione le appartenesse da vicino.
    Jo non faceva grandi progetti per il futuro, non lo trovava molto sensato sapendo di poter morire da un minuto all'altro per via del suo lavoro che, con o senza il permesso della madre, avrebbe svolto per il resto dei suoi giorni.
    Ma se così non fosse stato? Se il suo destino non le avesse riservato una morte da cacciatrice? Cosa avrebbe fatto allora? Avrebbe smesso di cacciare, perchè non più in forze, e...? Cos'altro?
    Vecchietta sola.
    Ecco le uniche parole che le vennero in mente. 

    «Oh sì cara, questo giovanotto è un vero stallone!» Esclamò Gertrude distogliendola dai suoi pensieri e, perchè no, strappandole una gustosa risata. «Come procede la vostra serata?» 
    Passava lo sguardo da Jo a Miles e da Miles a Jo come se stesse parlando ai suoi nipoti, con uno stano sentimento di familiarità che le brillava negli occhi.
    «Procede tutto perfettamente.» Disse in codice Miles, volendo alleviare la prolungata sofferenza di Sam. 
    Più di qualche volta il suo fondoschiena aveva avuto il "piacere" di fare conoscenza con il palmo della donna e, come si poteva leggere della sua espressione, non ne poteva proprio più.
    «Per fortuna.» Si lasciò scappare lui in un sospiro di sollievo.
    Ecco che Jo tornò a ridere.
    «Cosa dici, ci uniamo anche noi?» Propose Miles indicando con un cenno della testa Gertrude e Sam che tornarono a ballare, fin troppo vicini.
    «Che scena raccapricciante!» Ricordò di aver pensato guardandoli.
    Quella era una caccia, un caso che comportava morti e spiriti incazzati: tutto era fin troppo facile. Poi ballare... era troppo.
    «Non so ballare.» Cercò di svincolarsi da quella proposta senza risultare troppo brusca nei modi.
    «Andiamo Jo, rilassati. Dean e Bela si stanno occupando della mano, Sam sta intrattenendo a perfezione Gertrude.. manchiamo solo noi.» La incoraggiò parandosi di fronte a lei con un sorrisone stampato in faccia.
    «Proprio per questo, dovremo fare qualcosa di utile anche noi.»
    «Avanti, non fare la vecchietta solitaria.»
    Ecco, quello non avrebbe mai dovuto dirlo.
    «Come hai detto, scusa?»
    «Mi hai sentito benissimo. Conosco il tuo super-udito, Batgirl.» La stuzzicò posandole la mano dietro la schiena scoperta e avvicinandola a se.
    Non sapeva più come farglielo capire, come potergli aprire gli occhi senza ferirlo.
    Ma forse il problema era che Miles era testardo quasi quanto lei.
  • «Qui non la disturberà nessuno.» Affermò la guardia aprendo la porta infondo al corridoio solitario rivestito da un lungo tappeto rosso. 
    Dean, che teneva in braccio Bela a mo' di principessa, ringraziò l'uomo con un cenno del capo. 
    «Lei penserà che sia uno strazio, provi a viverci!» Disse scherzoso, ma anche molto frettoloso di liberarsi della presenza inopportuna dell'uomo. 
    Una volta al sicuro, dopo che la guardia chiuse la porta, Dean gettò Bela sul divano proprio come se fosse un sacco di patate.
    Lei aprì gli occhi e inarcò le sopracciglia. 

    «La prossima volta, anche se spero francamente non ce ne sarà un'altra, rendimi partecipe dei tuoi piani silenziosi!» La aggredì con tono nervoso e rabbioso, anche se in realtà era abbastanza sorpreso della sua fantastica improvvisazione. 
    «Siamo dove dovremo essere, no?» Fece lei sedendosi in un modo signorile, mentre si sistemava i capelli in modo seducente. 
    Dean assottigliò gli occhi, minaccioso, poi scosse la testa e andò verso la porta della stanza accanto con l'intento di prendere quella maledetta mano. 
    «È chiusa in una teca di vetro con allarme.» Lo avvisò Bela tornando a guardarlo. 
    Dean si voltò e le gettò un'occhiata. 
    «Non è un problema per te, vero?» 
    «Non è un problema per te, mimimi?» La imitò Dean canzonandola come un bambino moccioso.
    Uscì dalla stanza e attraversò il corridoio silenziosamente, attento a non ritrovarsi improvvisamente di fronte ad una guardia. In lontananza notò una porta decorata a mano, l'unica che sembrava avesse un certo valore da quelle parti. 

    «Eccola lì...» mormorò tra sé, abbassando la maniglia color oro, ma ovviamente era troppo chiedere una porta aperta nel lavoro che faceva.
    Notò in quel singolo istante che le porte aperte, in realtà, durante la sua lunga esperienza non avevano preannunciato nulla di buono.
    Quando trovava porte aperte, al suo interno c'era sempre qualcosa che metteva a rischio la sua incolumità. Quindi, in un certo senso, quella porta chiusa era un buon segno. 

    Prese la spilla -che portava sempre e ovunque con sé- dalla tasca interna dello smoking e scassinò la serratura con un semplice CLAC.
    Si guardò attorno prima di entrare nella stanza, giusto per evitare brutti imprevisti, poi proseguì nella sua mission impossible. Dopo essersi assicurato di essere completamente solo, si avvicinò alla teca di vetro e guardò la mano al suo interno: raggrinzita e nera. 

    «Che schifo.» Commentò, poi si inginocchiò e di fronte al pilastro di legno che reggeva la teca e tirò fuori cacciavite e tutto il materiale di cui esigeva per disinnescare quel maledetto allarme. 
    «A noi due.» Mormorò minaccioso, come se quella fosse la sfida più pericolosa della sua vita. 
    Intanto Bela stava avendo a che fare con una guardia che, preoccupata del fatto che la donna priva di sensi stesse ancora dormendo -ma anche curiosa nel vedere com'era andata a finire-, aveva bussato alla porta della stanza.
    Ovviamente la ladra era riuscita a scamparla anche sta volta con uno dei suoi trucchetti, tipo quello di fingere di stare per "darci dentro" col suo ipotetico marito. Quando Dean finì di fare ciò che doveva fare, uscì nel corridoio giusto in tempo per vedere la guardia andare via. 

    «È successo qualcosa?» Domandò non appena tornò da Bela. 
    «Nulla di ingestibile. L'hai presa?» 
    Dean tirò fuori la mano della gloria da sotto la giacca. 
    «Perfetto, dalla a me.» 
    «Oh, certo!» Rispose Dean con un sorriso soddisfatto, rimettendola sotto la giacca coperta da un fazzoletto di carta. 
    «Nella mia borsetta sarà meno appariscente.»
    «Non preoccuparti, è al sicuro qui con me.» Affermò con un'occhiataccia, prima di tornare al piano di sotto e darsela a gambe.
  • «Visto? Non è poi così male.» La incoraggiò Miles sorridendole mentre lei guardava costantemente per terra, probabilmente non volendogli pestare i piedi e con loro le sue scarpe lucide da gentiluomo che aveva indossato per l'occasione.
    «Saper ballare non mi servirà a niente per il lavoro che faccio.» Si lamentò in cambio lei lasciandosi "guidare" come da regolamento.
    «Strano. Perchè anch'io, quando frequentavo ancora scuola, andavo in giro a dire che il latino non mi sarebbe servito a niente... e invece guardami ora!» Ironizzò in un certo qual modo costringendola a guardarlo negli occhi.
    Sapeva bene che carte giocare con le ragazze.
    Dopotutto i cacciatori dovevano avere a che fare con la gente, persuaderla, convincerla... e Miles era abbastanza abile in questo.

    Ma si dava il caso che anche Jo lo fosse e in più, se si considerava la sua volontà di ferro, era praticamente impossibile dissuaderla da ciò che voleva... o che non voleva.
    «Con "guardami ora" intendi farmi notare che sei infilato dentro uno smoking che hai noleggiato? Non ci faresti una splendida figura!» Lo punzecchiò ironica pestandogli subito dopo il piede destro. «Scusa! Scusa Miles ma... te l'avevo detto che non ero portata per il ballo! Perchè credi che abbia scelto il tiro a segno con i coltelli?»
    «Accidenti Jo, sei davvero una frana! Ti facevo più abile! O per lo meno credevo che apprendessi più rapidamente!» La accusò con la sua espressione comica ormai marchiata a fuoco sulla sua faccia.
    Vederlo così contento la faceva sentire allegra e... piena di sensi di colpa, tutto in un nocivo mix di sensazioni.
    «Ehi, non provare a scaricare la colpa su di me! Guarda come ballano Gertrude e Sam! Lui sì che conduce!» Contrattaccò Jo voltandosi verso i due personaggi presi in questione.
    Sam si sarebbe meritato una medaglia d'oro dopo quella sera. O una statua magari.
    «Non è bravissimo? Balla proprio come il mio ex marito... e poi lui è così... sodo.» Intervenne la vecchia avendo ascoltato la conversazione tra i due cacciatori.
    A quella frase anche il piccolo Winchester si voltò verso di loro, spalancando le sue grandi narici e scuotendo la testa, pronto a scappare via.
    Tutta quella situazione la faceva ridere, non faceva altro che ridere negli ultimi dieci minuti: un po' per la disgraziata situazione di Sam e un po' per le continue battute/frecciatine di Miles.
    Rideva di gusto ma le mancava qualcosa.
    «Credo proprio che sia ora di andare!» Esclamò chiaramente troppo entusiasta Sam nel vedere Dean e Bela di ritorno dalla loro missione.
    Di conseguenza Jo, con addosso ancora l'ultimo sorriso smagliante, si voltò verso le scale, accorgendosi di loro.
    «Ma che peccato! Mi stavo divertendo così tanto!» Si lamentò come una bambina Gertrude, allontanata da Sam con un gesto elegante ma che non presentava più alcun tipo di pazienza.
    E così anche Jo sciolse la loro presa, abbandonando definitivamente l'idea del ballo.
    L'espressione della ragazza all'incontrare quella di Dean mutò improvvisamente, tornando immediatamente seria.
    «Ci saranno altre occasioni!» La consolò di dovere Miles, lanciandosi un'occhiata d'intesa con Sam, ancora stanco psicologicamente da quell'eterno ed estenuante ballo/incubo. «Andiamo!» Incalzò dirigendosi verso il resto del gruppo.
  • «Ciao!» salutò Bela avvicinandosi alla vecchia pazza con uno smagliante sorriso. «Vi divertite?» 
    Gertrude annuì, mezza sbronza per via del troppo champagne che aveva bevuto. Sam alle sue spalle guardava Dean con aria sconfitta e depressa. Dean invece, leggermente divertito, osservava la faccia del fratello trattenendo una risata rumorosa. 
    Poco prima però non sentiva esattamente il bisogno di ridere: vedere Jo e Miles ballare insieme, abbracciati come una coppia di adolescenti innamorati, gli aveva fatto salire il rigurgito in realtà. Avrebbe tanto voluto prendere il caro vecchio Miles e cacciarlo via a botta di calci nel sedere, ma ovviamente sarebbe apparso un tantino inopportuno e abbastanza crudele. 
    «Oh tesoro, Alex.» Fece la vecchia avvicinandosi a Bela. 
    Le lasciò un bacio sulla guancia e poi le sussurrò all'orecchio: «Lui mi vuole.» 
    «Oh...» 
    Bela le diede una pacca sulla spalla e Dean si voltò a guardare Sam, gonfiando le guance in un'espressione più divertita di prima. 
    «Vado a mettere Gerth sotto la doccia.» Sussurrò Bela con un sorriso, prima di dare un'ultimo sguardo a Dean. 
    Uno sguardo strano in effetti. 
    Quando le due si allontanarono, tra la gente, rimasero soltanto i quattro cacciatori; Dean, Sam, Jo e Miles. 
    «Odori di sesso.» Commentò il maggiore dei due fratelli, guardando il fratellino dalla faccia ora sollevata. 




    ------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
    Saprò farmi perdonare per questa orribile, terribile assenza, lo prometto.
    Il fatto è che io e Alessia ci stiamo impegnando tanto per poter scrivere il seguito (cosa che ci sta
    riuscendo abbastanza bene, a mio avviso ♥) e quindi non ho molto tempo per aggiornare qui...
    il che è un controsenso, lo capisco .-.
    Vabbè, al di là delle mie crisi d'ispirazione e del tempo sempre troppo poco, vi carico tutti i capitoli
    che posso. Così, per recuperare il tempo perso.
    Love you, Hunters ♥

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Capitolo 6
*** La vendetta dei familiari. ***


6
  • Capitolo 6 - La vendetta dei familiari.









    Una volta fuori da quel museo, ognuno si recò alla propria postazione. Dean e Sam nell'Impala e Jo e Miles nel loro nido d'amore elegante su quattro ruote. Bleah. 

    «L'hai presa, vero? Ti prego, dimmi che non sono stato con Cupido da Ladirago per niente.» Borbotto Sam nervosamente, sciogliendosi il fiocco attorno al colletto dello smoking. 
    «L'ho presa, tra... con chi?» Fece Dean, stranito, inarcando un sopracciglio.
    «Lascia perdere! Fammela vedere.» 
    Sam era ormai spazientato. 
    Dean andò alla ricerca della mano della gloria all'interno della giacca, ma al suo posto trovò, avvolta nel fazzoletto, una statuetta di marmo che rappresentava una macchina d'epoca.
    Dean sgranò gli occhi e Sam allargò le narici pensando al tempo che aveva perso passandolo con quella vecchia pazza. 

    «Io la uccido.» Mormorò Dean. 

    Un'ora dopo...

    «Sai, hai ragione. Credo che non la ucciderò, è molto meglio una tortura lenta!» 
    Miles, Jo e Sam lo guardavano camminare su e giù per tutta la stanza della casa occupata clandestinamente dai tre cacciatori... ora quattro. 
    «Dean, senti... devi calmarti.» Lo invitò Sam, ragionevole. 
    «Calmarmi? Oh, no Sam! Non dirmi di calmarmi. Non posso credere che ci abbia fregato ancora.» 
    «TI.» Lo corresse il fratellino, ingenuamente. 
    Dean si bloccò nel suo marciare nervoso e lo guardò. 
    «Come scusa?» 
    «Beh... lei TI ha fregato, non CI.» 
    Ci fu un momento di pausa, durante la quale Dean si sentì un vero idiota.
    «Grazie, Sam! Mi aiuti molto!» Disse ironico, quando all'improvviso qualcuno bussò alla porta. 
    Dean si precipitò a scoprire chi fosse e chissà perché non provò a trattenere la pistola dietro la schiena quando di fronte a lui apparì il volto di Bela.
  • Quella scenetta, benché fosse molto divertente, fece ridere soltanto Miles, ora seduto su una piccola poltroncina del nuovo motel in cui i cacciatori si erano rifugiati per pensare ad un piano.
    Certo, anche Dean, a modo, suo stava architettando il piano in un certo senso lato della frase... dopotutto stava pianificando la morte di Bela. 
    «Fatto sta che dobbiamo trovarla!» Sbottò seccata Jo da dietro il tavolo ricoperto di armi.
    Quando qualcuno bussò alla porta, nessuno poté immaginare che dietro ci fosse proprio la ladra tanto odiata.
    «Trovata.» Rispose altrettanto seccamente Dean spalancando la porta e lasciandola entrare nella stanza poco arredata. «Io ti uccido.» Le diede il benvenuto riducendo gli occhi in due fessure, come a volerla fulminare con lo sguardo.
    «Non sono venuta qui per litigare. Ho bisogno d'aiuto.» Confessò senza vergogna Bela sfilando verso una vecchia sedia in legno più o meno al centro della stanza per potercisi poi sedere.
    Aveva una strana espressione, come se fosse sul serio preoccupata.
    Lei, una ragazza così indipendente ed invulnerabile che chiedeva aiuto a dei cacciatori che, per di più, aveva anche truffato? Sì, era decisamente una questione seria.

    «Hai bisogno del nostro aiuto? Stai scherzando?» Domandò retorico Dean alzando gradualmente il volume della sua voce che rispecchiava perfettamente il livello di incazzatura del momento.
    «Ho combinato un casino, va bene? E ora voi dovete aiutarmi.» Dettò legge lei come se le fosse dovuto per diritto.
    «Dobbiamo? Dopo tutto quello che ci hai fatto?» Esclamò Sam rubando quelle parole alla bocca del fratello maggiore, ancora sui nervi mentre consumava il pavimento.
    «Voi siete cacciatori, è il vostro lavoro aiutare le persone.» Si difese Bela come se fosse in un tribunale.
    A quanto pareva era anche un avvocato delle cause perse... nonostante avesse ragione.

    «Le persone che generalmente salviamo hanno un cuore.» Si incluse nel discorso Miles, avendo capito (o almeno avendo più o meno immaginato) il carattere egoista della ladra.
    «Bravo Miles! Per una volta siamo d'accordo su qualcosa!» Esclamò con sorpresa Dean ormai troppo concentrato sul desiderio di uccidere Bela per accorgersi di aver effettivamente avuto una "conversazione piacevole" con il cacciatore/intruso.
    Sempre che quelle poche parole potessero essere considerate come una vera e propria conversazione.

    «Andiamo ragazzi! Sapete che solo una questione di affa-»
    «Che cosa hai fatto, Bela?» Chiese in tono gelido Jo ormai al limite della sua pazienza.
    Durante quel lungo battibecco era rimasta in silenzio, rinchiusa nella sua mente per poter decifrare determinate frasi o espressioni di Bela.
    Quando si sentiva minacciata era questo che faceva: studiava. Studiava ogni cosa, arrivando poi ad un punto debole che avrebbe sfruttato a suo vantaggio.
    La maggior parte delle volte funzionava.
    «Ho visto la nave.» Ruppe il silenzio creato precedentemente da Jo con la sua domanda.
    Non c'era poi da stupirsi... o almeno, non per Jo.
    A quanto pareva dalle facce dei cacciatori, loro erano stati colti alla sprovvista.
    «Non credevo fossi -così- stronza.» Sottolineò Miles ricollegando tutti i dati che Jo gli aveva dato sul caso.
    La nave, i presagi di morte, la mano, il collegamento con la morte di un parente.
    Per Dean quelle quattro parole furono praticamente un invito a sommergerla di domande personali ed insulti non tra i più leggeri.
    La domanda sorgeva spontanea: per quale motivo Bela Talbot aveva ucciso un suo familiare?
  • «L'ho venduta. C'era già un compratore prima che l'avessi.» Confessò la ladra non appena prese posto sulla sedia, in una posizione perfettamente rigida ed impostata. 
    La collera di Dean, in quel preciso momento, non poté che peggiorare. Per non parlare del desiderio di liberarsi di lei... 
    «Ci hai portati al ballo di beneficenza per?» Domandò Sam guardandola con un sorriso ironico e un'espressione di disprezzo nei suoi confronti. 
    «Mi serviva una copertura.» Rispose tranquillamente, senza avere la più pallida idea di stare rischiando la vita in quel determinato secondo. 
    Ma quando poi fece la confessione più importante di tutte, quando disse di aver visto la nave, Dean sembrò come rallegrarsi non appena si accorse di avere una nuova opportunità per poterla insultare più pesantemente, un'opportunità che colse al volo. 
    «Che cosa?» Fece quest'ultimo sorpreso e con un mezzo sorriso nervoso stampato sulla faccia. 
    I Winchester si scambiarono un'occhiata, mentre Bela continuava a tenere lo sguardo basso. 
    «Sapevo che eri immorale, ladra, imbrogliona. Ma non pensavo che la mia opinione potesse peggiorare.» 
    «Ma di che parli?» Chiese lei stranita, ma per niente irritata per le "dolci parole" che le aveva rivolto il cacciatore. 
    «Sappiamo il movente dello spirito.» Intervenne Sam avvicinandosi a lei con una foto che posò proprio sotto il suo naso. «Questo è il capitano della nave, quello che ha impiccato il ragazzo.» 
    «E allora?» 
    «Allora erano fratelli! Tipo Caino e Abele. Quindi il nostro spirito è a caccia di un bersaglio preciso: gente che ha ucciso un famigliare.» 
    Alla breve ma efficace spiegazione di Sam, il viso di Bela si trasformò in un'espressione colpevole. 
    Per un lungo momento calò il silenzio, durante il quale la ladra sembrò tornare indietro con la mente e i ricordi.
    Dean sorrideva ironico e davvero orripilato anche solo nel guardarla. 

    Non avrebbe mai immaginato che Bela, oltre ad essere quello che era, era anche un'assassina. 
    «Prima Shila che ha ucciso il cugino in un incidente d'auto, poi i fratelli Franklyn che hanno ucciso i genitori per l'eredità e ora tu...» concluse il fratellino, osservandola accigliato. 
    «Oh mio Dio...» sussurrò lei, tirando un sospiro di terrore. 
    «Allora che cos'hai fatto?» Domandò Dean accostandola da un lato, avvicinandosi appena al suo orecchio per potersi sentire molto più appagato nel sapere che le sue parole le avrebbero risuonato nella testa. «Chi hai ucciso? Tuo padre? O magari la tua sorellina?» 
    «Non ti riguarda.» 
    «No, ma certo. Beh, ti auguro una bella vita! Almeno quello che ne rimane.» 
    E le diede una pacca sulla spalla. 
    «Sam, ragazzi, andiamo via. Il caso è chiuso.» Annunciò tornato improvvisamente serio. 
    Bela si alzò in uno scatto. Sembrava essere sul punto di piangere, ma non si lasciò andare.
    Piangere per lei era qualcosa di troppo umano da fare in pubblico. 

    «Non potete lasciarmi qui!»
    «Perché no?» 
    «Vi prego, ho bisogno del vostro aiuto.» Disse guardando Dean negli occhi. 
    «Ah davvero? E come possono aiutarti una coppia di ossessionati serial killer, mh?» Chiese retorico Dean, ricordando le parole della ladra che rivolse ai Winchester nel loro ultimo incontro. 
    «Sono stata dura, lo ammetto, ma non merito una condanna a morte!» 
    «Non è per questo che morirai.» Si intromise ancora Sam. «Che cos'hai fatto?» 
    Bela lo guardò e sorrise appena con amarezza. 
    «Tu non capiresti. Nessuno ha capito.» 
    Di nuovo si creò uno strano silenzio.
    Tutti guardavano Bela e lei nessuno in particolare. 

    «Non importa, farò quello che ho sempre fatto, me la vedrò da sola.» 
    Prese le sue cose e fece per andare verso l'uscita. 
    «Lo sai che hai venduto l'unica cosa che poteva salvarti, vero?» Fece Dean, sprezzante più di prima. 
    «L'ho capito e me ne pento.» 
    «Forse non è l'unica cosa...» 
    E con quella frase, Sam mise fine alle gioie interiori del fratello maggiore.
  • Ecco che Sam aveva estratto un bianco e soffice piano B dal suo cilindro magico.
    In realtà questo non sorprese affatto né Dean né tanto meno Jo: conoscevano bene l'intelligenza del piccolo Winchester, non per niente avrebbe dovuto studiare legge e diventare di conseguenza un avvocato coi fiocchi. Sembrava che difendere la gente fosse il suo scopo, la sua unica ragione di vita... benchè, in quel caso, Bela non lo meritasse affatto.
    Se l'era cercata, insomma. E in più vagava in bilico tra vita e presagi di morte con una così detestabile arroganza che tutti i cacciatori avrebbero volentieri fatto a meno di sforzarsi per provare a salvargli il culo che raffinatamente poggiava su quella sedia al centro della cucina con altezzosità. 

    Ma in realtà il voler salvare tutti da parte di Sam non era altro che un velato messaggio che avrebbe voluto però urlare all'intero mondo.
    Bisognava provarci. Provare a salvare le vite, a non arrendersi.
    L'idea di poter perdere suo fratello lo faceva impazzire e sapere che lui, al contrario, non provava nemmeno a salvarsi lo faceva incazzare come le belve.
    A dire il vero anche a Jo iniziava a scoprirsi più di qualche nervo... e non era sicuramente colpa unicamente di Bela e la sua avidità che l'aveva portata a vendere la sua unica e sicura via di salvezza.
    Ad ogni modo, venti minuti dopo l'esposizione nel nuovo e del tutto sperimentale piano di Sam, i cacciatori si diedero da fare, uniti da quella caccia che era tramutata più in una missione di difesa che di attacco.
    Venti minuti per procurarsi l'occorrente e per fare le ultime ricerche utili: non c'era tempo da perdere, non ce n'era mai.
    Il cacciatore era perennemente in corsa contro il tempo. Non poteva dedicarsi a sé stesso, non poteva dormire per più di sei ore: le minacce non aspettavano ad attaccare e le persone non poteva aspettare di essere salvate.
    Ma in fondo gli andava bene così. Infondo.
    Poi il cimitero.
    Ah, che bel posto, quello! Non poteva avere proprio nulla a che fare con lussuose feste e scomodi smoking: quello era il loro ambiente naturale! 
    In realtà per Jo quel posto trasmetteva molta più sicurezza e serenità di quanto lo facesse un buffet pieno di tartine al granchio.
    Questo probabilmente perché quando aveva circa quattordici anni andava a leggere il diario di suo padre rannicchiata sotto un albero mentre il silenzio forzato di quel posto le rinnovava le orecchie.
    Ecco un altro episodio per il quale era stata marchiata come "bambina strana". Non bastava avere una collezione di coltelli sotto il letto e un sacco di sale grosso dietro la porta.
    «Tu controlla l'ingresso.» Disse una volta uscita dal tunnel dei suoi ricordi rivolgendosi a Miles senza un vero tono di comando nella voce. Diciamo che lo fece più come a volergli chiedere una specie di favore. «Tu sei ancora convinto che funzionerà?» Domandò poi a Sam mentre preparata il tutto su una tomba ben precisa.
    Nulla era un caso quando si parlava di spiriti.
    «No, ma... che scelta abbiamo?» Rispose leggermente abbattuto dalla poca fiducia di Jo.
    «Lasciarla cuocersi nel suo stesso brodo non mi dispiacerebbe come scelta.» Ricordò di aver pensato mentre teneva ben cucita la sua adorabile boccuccia.
  • «Funzionerà?» Domandò Bela a Dean, abbracciandosi da sola nel freddo della notte. 
    «Probabilmente no.» Rispose schietto il ragazzo mentre preparava candele e strani simboli sulla tomba del loro caro e vecchio amico spirito incazzato. 
    Il cimitero era davvero inquietante di notte, ma chissà perché i Winchester e il resto della banda non erano affatto intimoriti da quel posto così tetro e buio.
    Bela invece continuava a guardarsi attorno, preoccupata. Sembrava come se si sentisse in pericolo. Sicuramente se fossero stati in una situazione diversa non avrebbe avuto quell'atteggiamento da santarellina innocente. 

    «E' tutto pronto.» Annunciò infine Sam, alzandosi la cerniera del giubbotto. 
    Era davvero fredda quella notte e non era il momento perfetto per fare un rituale, ma... dovevano. 
    Miles e Jo si avvicinarono alla tomba, Dean accanto a Bela le gettava sguardi rassicuranti -anche se pensava non fosse degna di essere salvata-, Sam davanti alla lapide aprì il libro delle antiche invocazioni e cominciò a recitarne una lunga versione in latino. 
    Un improvvisa ondata di vento e pioggia li invase.
    Si ritrovarono completamente bagnati sotto il cielo nero e nuvoloso.
    Sam trovò alcune difficoltà a leggere sotto quell'atmosfera, ma non si fermò per nessuna ragione al mondo.
    Bela si aggrappò al collo di Dean, lui la strinse tra le braccia. Miles sembrò essere intenzionato a fare la stessa cosa con la sua adorata Jo, cercava in tutti i modi di avvicinarla a sé come per proteggerla.
    Bleah. 

    «Dietro di te!!» Gridò Bela indicando qualcosa alle spalle del cacciatore. 
    A quanto pareva lo spirito l'aveva trovata ed era venuto per mettere fine ai giorni della ladra.
    Dean gli puntò contro il fucile caricato a sale ma lo spirito lo catapultò a qualche metro di distanza.
    Si vide soccorso da Jo mentre Miles disarmato incitava Sam a muoversi con la lettura.

    «Sammy leggi più in fretta!» Urlò Dean con la speranza che tutto quel baccano potesse finire presto. 
    Lo spirito si avvicinò a Bela, le mise una mano sulla guancia e lei cominciò a tossire e a vomitare acqua.
    Dean subito tornò in piedi e corse verso di lei sperando di poterla salvare nei modi più "umani" esistenti, ma era tutto inutile. 

    «...PER OC NOMEN ET PER OC CONIURATIONEM, PRECIPIO FOBIS!» 
    Tutto si spense.
    Bela perse i sensi, la pioggia finì all'improvviso e il vento si calmò.
    Alle spalle dello spirito ne apparve un altro, una figura a quest'ultimo famigliare; il fratello che l'aveva impiccato. 

    «Tu...» mormorò "l'uomo" senza una mano. «Tu mi hai ucciso.» 
    «Mi dispiace...» fece l'altro mortificato, come se gli avesse versato una tazza di tè sulla camicia bianca. 
    «IL TUO STESSO FRATELLO!» Urlò correndogli incontro. 
    Non appena si toccarono, si udì un urlo straziante ed entrambi scomparvero nella penombra della notte.
    Dean gettò un'occhiata a Sam, poi abbassò lo sguardo su Bela e si assicurò che fosse ancora viva.
    La prese in braccio e con soddisfazione si recarono verso l'Impala. 

    «Bel lavoro, Sammy.» Disse con ammirazione Miles. 
    Lui gli sorrise e annuì, poi si voltò verso Dean incontrando il suo sguardo ed entrambi sospirarono.
    Si erano capiti.
  • Ed ecco che un altro caso era concluso.
    Si potevano definire soddisfatti del loro lavoro, infondo.

    Non importava chi avessero salvato o in quale modo "contorto", ci erano riusciti e gli bastava sapere questo.
    Proprio per questo lasciarono che Bela torn
    asse a casa (sempre se ne aveva realmente una), lasciandosi quella brutta storia alle spalle.
    Era vero, non la conoscevano. Avevano nella loro mente solo una sua impronta di ciò che era ma tutto quello che nascondeva dietro la sua maschera da ladra era un mistero, anche dopo averle salvato la vita.

    Quando arrivarono al motel, venti minuti dopo l'accaduto, ognuno lanciò un profondo sospiro nell'aria umida della stanza e mollò i borsoni un po' dove capitava, esausti tanto da non reggersi nemmeno in piedi.
    Jo si permise una benedizione verso qualcuno lì ai piani alti, Sam praticamente si precipitò al pc per controllare il prossimo lavoro di routine mentre Miles e Dean si tolsero la giacca quasi nello stesso momento e con lo stesso movimento svogliato delle braccia. Se non fosse stato per la stanchezza si sarebbero fatti tutti una bella risata notando la loro se pur vaga "somiglianza".
    «Credo che mi farò una doccia.» Avvertì la ragazza abbassando lo sguardo su quei suoi vestiti praticamente sudici per via della pioggia al cimitero.
    No, non era decisamente uno bello spettacolo, a suo avviso.

    In risposta i membri della allegra combriccola annuirono sovrappensiero, presi dai loro ragionamenti interiori. Roba a cui Jo non voleva far caso, lì per lì.
    «Sam, potresti cercarmi dei vestiti? Una maglia, una felpa, qualsiasi cosa andrà bene.» Chiese gentile Jo allargando le braccia come ulteriore supporto alle sue parole. Non poteva certo rimanere con quegli abiti addosso. Certo, nel suo borsone aveva camici e divise di ogni tipo ma nulla da mettersi per passare una notte in santa e meritata pace post-caccia.
    Solitamente quello era il momento in cui tornava o la trascinavano a casa. 

    Solo che ora un luogo da chiamare casa non lo aveva più. 
    La RoadHouse. 
    Ash. 
    Ahia, di nuovo male.
    «Certo!» Acconsentì lui staccandosi dallo schermo e dirigendosi verso l'armadio del motel, sperando di poterci trovare qualcosa di decente da rifilarle.
    Abbozzato un "grazie", sparì quindi dietro la porta del bagno, lasciandosi dietro una scia di pioggia sul pavimento.





    ------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

    Un po' d'azione non guasta mai, vero? Io la adoro! >.<
    Ma saltiamo i commenti, non sono io quella che se ne deve occupare ;)
    (Avete colto la velata richiesta? Mi raccomando! :P) 
    Penultimo capitolo di questa storia. Mi domando se ci sarà mai una fine :/
    Tranquilli, c'è ancora molta strada da fare!
    Per ora posso anticiparvi che il finale di Dangerous Couples sarà con il botto! ♥
    Basta, non gongoliamoci troppo u.u
    A presto, bellezze! ;)

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Capitolo 7
*** Hai vinto tu. ***


7
  • Capitolo 7 - Hai vinto tu.








    Quella sì che era una brutta situazione: non era per niente il post-caccia che Miles avrebbe desiderato. Non era un ambiente ostile, per lui non lo era mai stato ma... sentiva che tra lui e Dean non correva di certo buon sangue.

    Ci aveva provato, l'aveva fatto sul serio. Andargli a genio era una delle cose che si era ripromesso di fare per Jo più che per la buona convivenza.
    Ma oltre che a palesare quella sorta di "rivalità" insensata, Miles riconosceva la propria sconfitta da buono sportivo qual'era.
    La luce che vedeva negli occhi di Jo quando discuteva con Dean non era neanche lontanamente simile a quella che vedeva quando scherzava con lui. 
    Questo lo riconosceva.
    Eppure... cosa poteva offrirle Dean più di lui? Infondo entrambi erano cacciatori, tutti e due vivevano la stessa tormentata vita.
    «Ti ringrazio ancora per quello che è successo nell'ultima caccia.» Disse all'improvviso in tono pacato Miles accomodandosi indolentemente su una sedia.
    Dean in risposta si voltò verso di lui, perdendo probabilmente il filo-guida dei suoi pensieri. Stava per rispondere nuovamente con una delle sue solite battute ma a alle ulteriori parole di Miles si ammutolì.
    «Ma se verrò a sapere che lei soffre a causa tua, non ci penserò due volte a staccarti quella testa che hai in cima al collo.» Riferì sincero usando parole che sarebbero potute risultare minacciose se non dette con quella nota di protezione che Miles aggiunse senza colpo ferire.
  • Una caccia che potevano considerare conclusa nel migliore dei modi.
    Certo, Bela meritava una punizione per il suo caratteraccio, per quello che aveva fatto ad uno dei suoi famigliari e per quello che continuava e avrebbe continuato a fare, ma non stava
     a Dean e agli altri scegliere che tipo di punizione meritasse.
    Il loro compito era salvare le vite umane, si limitavano a farlo o almeno ci provavano e il più delle volte ci riuscivano. 

    Tornati a quello che Dean e Sam chiamavano casa, il motel, ognuno di loro prese posto ovunque, tutti stanchi morti: Sam si mise seduto davanti al PC, coprendo con la mano gli sbadigli che faceva quasi ogni cinque minuti; Dean si tolse la giacca e la lasciò sul bracciolo del divano, anche lui così carico di fiacca da prendersi una birra e lasciarsi sprofondare sulla poltroncina; Miles si accomodò su quella di fronte alla sua e Jo, che sembrava stranamente turbata, andò a farsi una doccia fresca. 
    Chi poteva biasimarla? La loro era stata decisamente una giornataccia anche se si era conclusa con un lieto fine.
    Fatto stava che i tre cacciatori che avevano seguito il caso fin dal principio, avevano si e no tre ore di sonno ed erano passati due giorni da quando erano arrivati a Sea Pines. 

    «Riposiamo un po' e domani leviamo le tende.» Mormorò Dean all'improvviso, ovviamente rivolto al fratello. 
    Per quanto riguardava Miles, per lui poteva anche abbandonarli in quel singolo istante.
    Non gli piaceva affatto che ci fosse lui a gironzolargli intorno come una mosca fastidiosa. Ciò nonostante restò sorpreso dalla sua improvvisa frase che, Dean sapeva benissimo, avrebbe aperto un lungo discorso senza un'apparente fine. 

    Il cacciatore aggrottò la fronte e lo osservò con attenzione, pensando a quella volta in cui Dean gli salvò il culo. 
    Avrebbe tanto voluto rispondergli in modo ironico, come sempre aveva fatto d'altronde -già, perché Dean e Miles non avevano mai fatto un discorso serio e pacifico- ma lo interruppe con la seconda frase, ancora meno credibile dell'altra. 
    «Non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando.» Rispose strafottente, bevendo poi un sorso della sua birra. 
    In realtà sapeva benissimo a cosa Miles si stesse riferendo: era ovvio che il tema della suo argomentato pensiero fosse Jo. Ma certo, era chiaro che Miles avesse un occhio di riguardo per la bella cacciatrice e, se non andava errato, anche a Jo Miles non le era del tutto indifferente. 
    «Oh andiamo, Dean! Sappiamo tutti e due che stai mentendo.» Disse il ragazzo bruno che gli sedeva di fronte, sorridendo appena.
    Dean alzò gli occhi verso Miles, lo guardò accigliato, ma non disse nulla. 
    «So riconoscere una battaglia persa, sai?» Aggiunse, abbassando poi i suoi di occhi, scuri e penetrabili. 
    «Che vuoi dire?» Domandò Dean dopo una breve pausa di silenzio. 
    «Francamente non capisco davvero cosa ci trovi in te.» Ribatté in tono stranito. «Insomma, tu sei davvero odioso. Sei antipatico e perennemente arrabbiato e-»
    «Senti chi parla!» Si difese Dean interrompendolo. 
    «Hai capito cosa intendo dire.» Si "scusò" poi "l'avversario", con un mezzo sorriso. 
    Dean annuì e piegò le labbra in una smorfia di approvazione, sapendo che la sua descrizione era perfettamente azzeccata. 
    «Però a lei piaci. Le piaci più di me. Perciò... nonostante io sia simpatico, solare, divertente e-»
    «Arriva al dunque.» Lo interruppe di nuovo Dean con un tono scocciato. 
    Miles sorrise e sospirò alzando le spalle. 
    «Hai vinto tu.» Ammise. «Voglio solo che lei sia felice anche se non con me.» 
    Dean restò per un bel paio di secondi in perfetto silenzio a scrutarlo come se fosse un alieno appena venuto dallo Spazio. 
    Era sorpreso delle sue parole e nemmeno un po' infastidito di essere venuto a saperle, perché gli aveva praticamente confessato l'amore che provava per Jo.
    Era incredibile come in un secondo si era messo a rivalutare Miles. Non era poi così male infondo... 

    «Uhm.» Mugugnò Dean, fingendosi pensieroso. 
    «Cosa?» 
    «Io invece penso che tu sia il tipo giusto per lei.» Mentì ovviamente, ma la sua versione era piuttosto credibile, ci sapeva fare con le bugie. 
    «Davvero?» Domandò incerto e sbalordito l'altro. 
    «Davvero! Tu e Jo siete un'ottima coppia.» E abbozzò un sorriso. 
    Il fatto che Dean provasse dei sentimenti per la ragazza non garantiva un loro possibile rapporto.
    Dean sarebbe morto molto presto e Jo meritava una vita felice, un ragazzo che la rendesse felice, un uomo che sapesse come trattarla e viziarla. Miles era perfetto per quel ruolo anche se per il cacciatore era difficile ammetterlo. 

    Miles sorrise ampiamente. 
    «Ti consiglio di non arrenderti, invece.» Aggiunse Dean con una voce incoraggiante. «Non perderti d'animo, stronzo.» 
    Bevve ancora qualche sorso dalla sua birra e poi sospirò, guardandosi un po' attorno finendo per scontrarsi con lo sguardo rammaricato di Sam che, molto probabilmente, aveva ascoltato tutta la conversazione. 
    «Sai, Dean...» 
    Dean si voltò di nuovo a guardare Miles, anche per evitare gli occhi cucciolosi del fratello minore. 
    «Non sei poi così male, infondo.» Disse Miles sorridendo amichevolmente.
    In risposta Dean annuì e sorrise sghembo. 
    «Stavo pensando la stessa cosa di te.» Confessò, alzando la birra come in un brindisi per poi scolarsela finendo ciò che ne era rimasto.
  • Rivalutò l'intero motel in un minuto solo probabilmente con l'intenzione di migliorare il suo umore condizionato dalla stanchezza, quella stanchezza che, grazie a Dio, si stava lavando via di dosso con la doccia.
    La temperatura dell'acqua non era né tr
    oppo calda né troppo fredda, lo specchio era integro, le pareti non mostravano macchie d'umido e le lampadine sembravano funzionare tutte: beh, non poteva certo definirlo in peggior posto in cui avesse alloggiato. Anzi, quello per dei cacciatori era vero e proprio lusso. Non era nemmeno il Grand Hotel a cinque stelle illuminato a vista, d'accordo, ma... ehi, erano cacciatori, non ricchi ereditieri.
    In ogni caso quella luce soffusa, unita al getto confortevole dell'acqua, le sciolse la maggior parte dei muscoli dapprima in tensione.
    Iniziò ad isolarsi dal mondo, annegando i suoi pensieri più stressanti in quella cascata limpida: i rumori si affievolirono, la sua mente smise per un momento di elaborare un milione di informazioni alla volta. 
    Per una volta si rese conto di aver davvero bisogno di riposo.
    «Solo altri cinque minuti.» Si concesse, sciacquando per l'ultima volta i capelli biondi che le sembrarono aver conquistato centimetri a vista d'occhio.
    Il silenzio tombale venne sostituito da un mormorio al di là della porta del bagno che riuscì ad intercettare oltre il rumore del getto ma non ponendovi realmente attenzione. Lo interpretò più che altro come un segnale "divino": doveva uscire da lì o rischiava di passarci l'intera nottata.
    Sbuffando afferrò l'asciugamano posato sul lavandino a due passi da dov'era e se lo avvolse addosso, inizialmente infastidita dal contrasto di temperature. Strinse i capelli per far ricadere l'acqua in eccesso e finalmente si guardò allo specchio dove, con suo sollievo, notò la sua espressione... serena.
    Gli aspetti miracolosi di una doccia calda.
    Passò successivamente all'intimo, infilandosi infine in un semplice completo bianco senza fronzoli: altro marchio di fabbrica per i cacciatori. O almeno, lei non era tipa da pizzo, merletti o qualsiasi altra cosa potesse abbellire un vestiario come quello.
    Per scrupolo si avvolse nuovamente nell'asciugamano madido e teatralmente aprì la porta, venendo investita da quel brusio ora più chiaro.
    «Non sei poi così male, infondo.» Sentì dire a Miles.
    Per un momento pensò sul serio che ce l'avesse con lei, preparandosi quindi una battutina tagliente per pararsi il suo meraviglioso fondoschiena e invece... con sorpresa notò che stava parlando con Dean. 
    Parlando, non litigando o discutendo.
    A quanto pareva adesso si scambiavano anche dei velati complimenti.
    «Stavo pensando la stessa cosa di te.» Rispose l'altro finendo la sua birra, quasi non accorgendosi nemmeno dell'entrata di Jo.
    Li lasciava da soli per venti minuti e diventavano così premurosi con le parole, non riusciva ad immaginare cosa sarebbe successo se fosse stata via per più tempo.
    «Vi lasciamo soli?» Interruppe quel momento dolce sopprimendo un sorrisetto sorpreso «Perchè, se volete, io e Sam possiamo prendere un'altra camera.» Continuò ad ironizzare non riuscendo più a nascondere quel sorrisetto contento.
    Di scatto, quasi come se ci fosse lui in asciugamano davanti a tre ragazze, Sam le andò incontro, porgendole quello che aveva trovato nell'armadio.
    Niente male come bottino di fortuna: una maglietta più grande di circa due o tre taglie le avrebbe fatto comodo quella notte.
    «Grazie mille Sam.» Ringraziò cortese lei prendendo la maglia e tornando nella stanza ancora intrisa di tiepido vapore per poterla indossare. 
    Tutto era per pura formalità, lei non era una tipa che si sentiva in imbarazzo. Per via del suo lavoro, le erano capitate cose peggiori del dover apparire in asciugamano (benché avesse l'intimo sotto) davanti a tre ragazzi. 
    «Credo che andrò a restituire la macchina.» Si alzò in piedi Miles, stiracchiando le braccia al cielo.
    «Ma è tardi.» Osservò puntuale Sam.
    «Ci proverò comunque.» Fece spallucce vedendo poi Jo tornare in stanza ora vestita della maglietta che le arrivava fino alle ginocchia.
    «Come pensi di ritornare qui poi?» Domandò lei avendo già una vaga idea della risposta.
    «Non ti preoccupare Jo. Non ti lascerò da sola.» Sorrise lui sfoggiando il suo carisma da maledettissimo cacciatore qual'era.
    Jo di rimando annuì con un cenno della testa, non ritenendo quindi necessario salutarlo.
    Con quella risposta si era messa l'anima in pace: non avrebbe fatto l'idiota, scappando via per esempio: non l'avrebbe lasciata sola, l'aveva detto lui.

    Lo vide uscire in strada con una strana smorfia stampata in faccia.
    Molto sospetto.


    Passarono diversi minuti: Sam era fuori a parlare al cellulare per aggiornare Bobby (o chissà, magari anche Ellen) sui fatti, Dean si era messo a riordinare il borsone e, in casi estremi, anche a pulire qualche canna di fucile mentre Jo si godeva il calore di un piccolo sofà di fronte alla tv che trasmetteva solo canali in bianco e nero. Diciamo pure che i porno li scartava a priori.
    «Io vado a letto.» Comunicò la biondina spegnendo l'apparecchio e saltando giù dalla poltrona.
    «Ma come, non aspetti che torni Miles?» Chiese Dean, forse quella volta sinceramente senza tono di caparbietà.
    «Sul serio devi ancora capirlo, Dean? Miles non tornerà.» Gli rivelò gettando il telecomando sul suo letto come a volerglielo "cedere" e lasciandosi poi cadere a peso morto sul suo materasso/sasso di fronte a quello dei Winchester. 
    «Ma lui ha detto che-»
    «Che non mi avrebbe lasciata sola. E infatti non lo sono: ci siete voi due. Fidati, lo conosco bene.» Motivò controllando lo stato dei suoi capelli: ancora umidi. Le sarebbe venuto un accidente quella sera.
    «Allora è proprio un idiota.» Si lamentò contraddicendo tutto ciò che aveva detto precedentemente al suo appunto "ex-amico".
    «Intanto "non è così male, infondo".» Ripeté le sue stesse parole stuzzicandolo con gusto.
    Sì, si stava decisamente godendo quel relax che l'intero pianeta le doveva di tanto in tanto dopo aver svolto il suo dovere.
  • Triste, non è così? Avere una vita simile, sapere che presto sarebbe finita e non poter provare nient'altro che amicizia per una persona speciale.
    Era la storia di Dean e di chiunque avesse problemi come i suoi.
    La verità era che John aveva ragione, av
    eva sempre avuto ragione. Un cacciatore non poteva permettersi di avere una famiglia sua o anche solo una donna da amare.
    Per quanto Dean desiderasse una vita normale, una casa dalla quale tornare dopo una giornataccia, dei figli da viziare e una moglie fedele che gli stesse sempre accanto, sapeva che John aveva ragione. Jo somigliava tanto a quella figura irraggiungibile per lui, era la cosa che lo portava a pensare alla più remota possibilità di essere felice.
    Ma a quale prezzo? Stare con lei era come scriverle una condanna con tanto di firma: Dean Winchester condanna a morte Joanna Beth Harvelle.
    E poi non dimentichiamoci il suo piccolo grande problema e particolare... gli rimanevano soltanto tre altri mesi di vita.
    Non poteva farle questo, non doveva... e se n'era accorto soltanto in quel preciso istante quando Miles gli rivelò inconsciamente di essere innamorato.
    Jo meritava una vita felice e Miles aveva ottime qualità per renderla tale. 

    Dean abbozzò un sorrisetto forzato verso Miles, gettò un'occhiata a Sam e si alzò dalla poltrona per gettare la bottiglia -ormai vuota- nella cestino della pattumiera.
    Sam continuava a fissarlo con la sua aria da cucciolo innocente, sapendo perfettamente il motivo per cui aveva !abbandonato" la speranza nei riguardi della cacciatrice, ma non disse nulla.
    Il suo sguardo parlava molto più della sua bocca in realtà. 

    «Vi lasciamo soli?» 
    Fu allora, quando udì la voce di Jo, che si voltò.
    I tre ragazzi la guardarono per una bella manciata di secondi.
    Perfino Sam non poté resistere a quella scena -per lui- imbarazzante: aveva i capelli bagnati che le ricadevano lungo la schiena, il suo classico sorriso smagliante e le gambe scoperte fino appena sopra le ginocchia, avvolta in un'asciugamani.
    Miles sorrise non appena la vide, Sam arrossì quasi correndo a prenderle i vestiti che le aveva gentilmente preso dall'armadio mentre Dean la guardò dalla testa ai piedi e si inumidì le labbra credendo che forse stava perdendo la testa: per la prima volta nella sua vita non aveva avuto idee perverse davanti ad una simile visione.
    Aveva soltanto pensato che Jo fosse davvero molto bella.
    Non era da lui. 

    Scosse la testa e, lasciando perdere le frecciatine di quest'ultima riguardo al nuovo "rapporto amoroso" tra lui e Miles, si mise a sistemare alcune cose per il viaggio che avrebbero dovuto affrontare l'indomani. 

    Passarono un paio d'ore dopo che Miles lasciò il motel.
    Ogni tanto Dean gettava un'occhiata all'orologio appeso sul muro, chiedendosi il motivo per il quale non era ancora tornato.
    Strano.
    Sam era fuori a parlare con chissà chi al telefono; Dean sperò tanto che dall'altro capo ci fosse Bobby e non Ruby, la sua nuova migliore amica dagli occhi demoniaci. 

    Gettò un'occhiata fuori dalla finestra e poi sospirò mentre puliva la canna del proprio fucile con uno straccio. 
    Lo sorprese il fatto che nemmeno Jo si stesse preoccupando per il suo principe azzurro. 
    «Beh, resta comunque un idiota.» Ribatté in tono inacidito alla sua nuova frecciatina. «E' incredibile! Se io fossi al suo posto non perderei tempo, credimi.» 
    «Ma di che stai parlando?» Domandò lei giustamente stranita. 
    Dean scosse la testa e sorrise ironicamente. 
    «Lascia perdere.» 
    «D'accordo, d'accordo. Almeno puoi dirmi che diavolo ti è preso?» 
    Dean tacque, non rispose. Ripose il fucile nel borsone insieme alle altre armi e poi si schiarì la voce, spostando lo sguardo fuori dalla finestra. 
    «Dean?» 
    Jo si avvicinò di qualche passo e si sedette sul proprio letto, accanto a quello al centro dov'era Dean. 
    «Dovresti aspettarlo, Jo.» Mormorò il cacciatore senza staccare gli occhi verdi dalla strada illuminata dai lampioni. 
    «Te l'ho detto, lui non torner-» 
    «Non è questo quello che voglio dire.» La interruppe, inumidendosi le labbra carnose, chinando poi il capo in una mossa di disperazione. 
    Jo capì perfettamente a cosa Dean si stesse riferendo. 
    Non poteva esserci niente tra i due, ed entrambi sapevano quanto questa fosse una dura verità.
    Era bello svegliarsi l'uno accanto all'altra, guardarsi negli occhi, ridere alle battute oppure scambiarsi il bacio del buongiorno. Ma non era da loro, questo non faceva parte della vita di un cacciatore. 

    «Vorrei poter dire che andrà tutto bene, che ci rivedremo ancora, ma a cosa servirebbe? Direi soltanto un'altra delle mie pessime bugie e io non voglio più mentire...» disse, ora voltandosi per guardarla. «...non con te almeno.» 
    Abbassò lo sguardo e sospirò pesantemente.
    «Sono stanco, Jo. La mia vita è uno schifo, riesco a malapena ad arrivare salvo a fine giornata e passo il tempo libero a fare incubi sull'inferno. Sai, a volte penso che finirò lì molto prima del previsto.» 
    Abbozzò un sorriso ironico e malinconico, poi alzò gli occhi e li portò ancora una volta fuori dalla finestra: Sam parlava ancora al telefono, appoggiato con la schiena contro la carrozzeria nera dell'Impala. 
    «Ti convinci che morire è la cosa migliore invece che vivere una vita simile, poi però succede qualcosa... ti rendi conto di essere circondato da persone straordinarie e pensi di essere così fortunato per averle attorno che preferiresti vivere in questo modo piuttosto che non rivederle mai più.» 
    Gli occhi cominciarono a pizzicargli, in gola gli si creò un nodo stretto e le mascelle si irrigidirono mentre si serrarono.
    Tirò su col naso e si asciugò alcune lacrime ribelli che gli rigavano il viso.
    Si voltò a guardare gli occhi castani di Jo e deglutì. 

    «Tu, Sam, Bobby, Ellen... voi siete quelle persone. Passare questi fottuti giorni insieme a voi mi ha ricordato che voi siete la mia famiglia. Farei di tutto pur di non vedervi soffrire o per rendervi felici.» 
    Restò per un bel po' in silenzio -una pausa che uso per tentare di riprendersi dallo sfogo momentaneo- poi tenne gli occhi abbassati per evitare il suo sguardo sorpreso ed addolorato. 
    «Miles è ciò che ti ci vuole per avere una vita normale.» Concluse alzandosi dal letto per allontanarsi verso il bagno.
  • «Non puoi decidere per gli altri, Dean.» Mormorò debolmente Jo attirando la sua attenzione con tono placido e lontanamente moralista.
    Capiva il punto di vista del Winchester, lo capiva davvero, ma adesso il suo obbiettivo principale era quello di fargl
    i capire il suo o -per lo meno- di farglielo conoscere. 
    Gli era riconoscente per quelle sue parole: sapere di essere una persona importante, tanto da tenerlo legato ad una vita che lo stava lacerando dolorosamente da anni, era per lei un premio da sfoggiare sul piedistallo più altro che avesse. 
    Ma non poteva lasciarsi cullare da quelle sincere quanto tossiche rivelazioni. 
    «Per quanto tu possa desiderare la felicità degli altri, non puoi convincerli a prendere una strada diversa.» Proseguì rimanendo seduta sul suo letto e spostando lo sguardo da un lato all'altro del materasso sotto di lei che continuava a lamentarsi ad ogni minimo movimento. «Non puoi dire agli altri cosa è giusto o non è giusto fare quando sei il primo ad avere dubbi su te stesso.» Disse scegliendo la via della comparazione come mezzo per spiegarsi meglio. «Dimmi, se qualcuno ti avesse pregato di fermarti, di non vendere la tua anima per la vita di Sam... tu l'avresti fatto? Anche sapendo che quel qualcuno lo faceva per il tuo bene, perchè non voleva vederti andare all'inferno?» 
    Suonava tanto come una domanda retorica quella.
    Eppure Jo non si fermò, continuò con le sue stridenti parole che le strisciavano in gola come una preghiera detta prima di andare a dormire.
    «Ora che non vuoi più mentire Dean, dimmi, l'avresti ascoltato? Hai ascoltato Bobby mentre tentava di fartelo capire o hai semplicemente fatto di testa tua?» 

    Un silenzio accompagnato dalla realtà dei fatti fece da risposta, facendo perdere lo sguardo del cacciatore -per l'ennesima volta- verso il nulla, verso quel discorso che pareva averlo coinvolto. 
    «Sai da quanto tempo ho deciso di fare la cacciatrice?» Chiese ancora retorica ricordando quel pomeriggio alla RoadHouse tra attese e bottiglie di birra vuote. «Da quando avevo dieci anni. Sì, da quando è morto mio padre, da quando portavo le treccine, dillo pure. Dì pure che ho la mentalità di una bambina di quell'età: non mi importa.» A tradire la sua fermezza fu solo un sorrisetto malinconico che non fece altro che risaltare i suoi occhi lucidi. 
    Non avrebbe pianto: non era da lei. Il dolore preferiva manifestarlo in altri modi. 
    «Io voglio cacciare perchè è questo che mi rende felice, anche se a te sembra una scelta sbagliata, un capriccio da bambina di dieci anni vendicativa e piena di rancore.» Scosse la testa tra sé e sé, convinta di non avere gli occhi di Dean puntati addosso. 
    Quanti l'avevano chiamata "bambina" senza conoscerla davvero? O quanti, pur conoscendola, continuavano ad affibbiarle quei nomignoli? Beh, in quella lunga lista comparivano anche i nomi della madre e di Dean benchè da un po' avessero smesso di assillarla con lo stesso ritmo con cui lo facevano un tempo. 
    «Anche tu meriti di meglio, Dean.» Annuì alle sue stesse parole gustandosi un piccolo flash delle gesta del cacciatore nella propria testa.
    Probabilmente lei conosceva solo alcune delle sue infinite cacce, alcune degli innumerevoli volti che continuavano a sorridere grazie al suo coraggio ed al suo lavoro che sembrava ripudiare tanto. «Non meriti l'inferno o quell'incubi che ti tengono sveglio la notte... ma infondo hai bisogno di qualcuno che ti sostenga nella tua scelta e non che ti rinfacci continuamente la tua stupidità.» Alzò questa volta lo sguardo verso il ragazzo, ancora fermo nel mezzo della stanza da quando Jo aveva aperto bocca. 

    «Ah beh, grazie mille.»
    «Non sto scherzando, Dean.» Lo bloccò immediatamente prima di arrivare all'altro capo del filo, quello che segnalava la fine del suo complesso ed aggrovigliato percorso mentale. «Perchè per me dovrebbe essere diverso? Perchè io dovrei fare ciò che tu ritieni sia giusto per me?» Questa volta gli lasciò il tempo per rispondere, facendo così intendere che il tempo delle domande retoriche fosse finito.
    Lo vide sospirare, in difficoltà.
    «Prima di andare a dormire dovresti fare qualcosa che ti renda felice, o almeno che ti tranquillizzi un po'.» Consigliò infilando le gelide e snelle gambe sotto le lenzuola grigiastre del letto/sasso. «Io per esempio, per non sognare il demone che ha ucciso mio padre, caccio. E quando non posso farlo, gioco a freccette. Sai, per quanto suoni stupido, è un passatempo niente male.» Ironizzò non allontanandosi però dalla verità per smorzare quell'atmosfera fin troppo pesante da sopportare dopo una giornata come quella... senza dimenticarsi poi di Bela. 
    Sì, era stata decisamente una giornataccia per tutti.
  • Era strano.
    Di solito Dean, anche nel mentre Jo gli parlava -o anche un'altra persona-, aveva sempre una risposta pronta. Ma quella sembrò essere la prima volta in cui il cacciatore non aveva niente da dire. Restò in silenzio, un silenzio che diceva 
    tutto in realtà.
    L'idea di una Jo felice con una bella e normale vita riusciva a strappargli un sorriso.
    Di vedere magari un Bobby sorridente -cosa impossibile- accanto ad una premurosa Ellen.
    O di vedere un Sam che aveva raggiunto i suoi scopi, laureato e sempre con la testa sulle spalle.
    Per un attimo pensò che tutto questo sarebbe potuto succedere senza la sua presenza.
    Sì, pensava che se quella notte, quando John scomparve, non fosse andato a cercare suo fratello, probabilmente non sarebbe successo niente.
    A volte credeva sul serio che Jessica fosse morta a causa sua e che Sam facesse quella vita controvoglia per colpa sua.
    E se non fosse nato, William Anthony Harvelle sarebbe ancora vivo, perché Mary non sarebbe morta e John non avrebbe avuto un motivo per diventare un cacciatore.
    Forse era il pensiero dell'Inferno a farlo ragionare in quel modo, a farlo sentire più peccatore di quanto già non lo fosse.
    Ma se davvero Dean non avesse incontrato Jo, lei sarebbe diventata una cacciatrice? L'idea di diventarlo era già presente nella mente della ragazza, ma furono i Winchester a darle l'impulso, quel giorno quando le rubarono incoscientemente il caso.
    Se Dean non si fosse mai presentato alla RoadHouse adesso lei starebbe con Miles, forse. Forse, avrebbe vissuto la vita normale che tutti i cacciatori desideravano nel profondo. 

    Restò fermo a darle le spalle davanti alla porta del bagno, indeciso sul da farsi.
    Continuare a restare in silenzio? O voltarsi e decidersi a guardarla? (Già, perché farlo si era presentato come una specie di sport estremo da quel momento in poi.) 

    Deglutì e sospirò alzando le spalle. 
    "Prima di dormire dovresti fare qualcosa che ti rende felice." Ripeté nella propria mente mordendosi il labbro inferiore. 
    Leggermente ironico visto che l'unica cosa che poteva renderlo felice era un suo smagliante sorriso. 
    Girò appena la testa indietro e la guardò.
    Wow, ci era riuscito. 
    «Buonanotte Jo.» Mormorò entrando in bagno e chiudendosi la porta alle spalle.






    ------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

    Ricordate quando vi accennato
    , proprio nel capitolo precendente, qualcosa a proposito di un certo "finale con il botto"? 
    Beh, quello che intendevo io era il botto sì... ma della porta.
    Maledetto Winchester dalla testa dura!
    Finale un po' deludente?? Non so, ditemelo voi, che è meglio!
    Ad ogni modo non posso parlare di "finale" nel suo vero e definitivo senso, anche perchè
    ormai sapete che ci saranno altre occasioni per parlare di Dean e Jo. Non è mica un segreto xD
    Anzi, vi inticiperò già qualcosa: la prossima serie (?) riguarderà il tragico momento.
    O l'ultimo incontro.. o come vi pare.
    Prevedo un saaaacco di fazzoletti in giro, non venitemi a dire che non vi avevo avvertiti ;)
    E a questo infinito papiro volevo aggiungere un ringraziamento a Moonlight93: lo sai che ti adoro, baby ;)
    A presto, ragazzacci ♥

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