New Life

di haroldsecret
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***
Capitolo 5: *** IIII ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Oggi è il gran giorno. 
Beh, direi anche meritatissimo dopo tredici anni passati sui libri mentre i miei amici uscivano a mangiare il gelato o andavano al cinema.
Non sono una secchiona, semplicemente mi piace studiare; è un pregio, penso che nella vita serva tantissimo.
«Viola, sbrigati o perderai l'aereo!»
Ecco, questa è mia mamma, forse un po' troppo possessiva per una diciottenne; è più emozionata di me e sono sicira che non perderà l'occasione di vantarsi di questo viaggio con le sue amiche.
In fondo non mi dispiace andarmene per due anni a Londra, cambiare un po' aria. Certo che non vedere più mio fratello, i miei genitori, i miei amici ... ma di cosa mi preoccupo? tanto li sentirò su facebook. Nessun problema, allora.
Sarà una magnifica esperienza, me lo sento.
E poi rivedrò finalmente Emma, la mia amica del cuore delle elementari. Lei vive a Londra da otto anni; è lei che mi ha trovato la casa e un piccolo lavoro per pagare l'affitto. Senza di lei tutto questo sarebbe ancora solo un bel sogno.
L'unica cosa cosa che mi dispiacerà sarà continuamente sentirla parlare i One Direction, i suoi idoli.
i One Direction; si, quei cinque coglioni che vanno tanto di moda adesso. dovrebbero abitare proprio a Londra, se ricordo bene ...
«Viola! Ma mi ascolti? Muoviti! Il viaggio per Linate è lungo! Non arriveremo mai in tempo!»
«Si, mamma. Prendo gli occhiali e arrivo.»
Ora devo proprio andare.
Da oggi non sarò più la "cocca di mamma". Da oggi sarò "L'Italiana". 
E sinceramente non vedo l'ora.

<< Storia di _lemon_  [fino al quarto capitolo] , recentemente abbandonata, spero vi piaccia c:>>

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Capitolo 2
*** I ***


«Viola! Quanto tempo!! Ma quanto sei bella?!?»
Non feci in tempo neanche ad uscire dal terminal che ce l'avevo addosso.
La riconobbi solo dalla voce.Era alta, magrissima, con degli occhi di ghiaccio e i capelli nerissimi e mossi che gli scendevano su due spalle quasi misurate con il righello.  Era stupdenda. Dall'aspetto non avrei mai capito. Non poteva  essere la bimbetta impacciata con le treccine e il gattino di peluche che era otto anni fa. No.
«E... Emma?»
«Non dirmi che non mi riconosci. Chi vuoi che sia?»
Mi saltò addosso e, automaticamente, ci mettemmo a piangere tutte e due. Emma, la MIA Emma.
Rimanemmo lì per moltissimo tempo fino a quando, asciugandosi le lacrime e tirando su col naso, mi prese la mano e mi accompagnò fuori.
«Allora, adesso ti porto a casa tua e poi vieni subitissimo da me. Sono la casa di fianco alla tua, non puoi non trovarmi. Oggi ci rilassiamo, domani alle 8.00 hai il colloquio all'Hard Rock Cafè per l'ammissione. Sono o non sono l'amica più in gamba del mondo? Questo pomeriggio ti porto ad Abbey Road, dato che ami così tanto i Beatles. Poi un giretto sul London Eye e poi ...»
«Emma, calma. Adesso svuoto la valigia, poi dormo. Non hai idea di cosa voglia dire svegliarsi alle cinque di mattina dopo aver passato la serata in discoteca. 
«E i miei? Non li vuoi salutare? Mio fratello? Ti piaceva alle elementari, ricordi?»
«Emma! Sono passati otto anni! Non si ricorderà più neanche il mio nome!»
«Ma se era gasatissimo solo all'idea di vederti! No, non ti ha dimenticato, te lo dico io ...»
«Gasato o no, sono stanca. Poi voglio vedere la casa, devo abituarmi al fatto di essere a Londra.»
«Si, hai ragione. Però ti do massimo due ore, poi vieni con me; voglio fare un giro, è inammissibile che il tuo primo pomeriggio lo passi in casa.»
«Non sarebbe male, in effetti.»
«Tu esci con me, con le buone o con le cattive.»
Ecco. Questa era la Emma che ricordavo. Quando si metteva in mente una cosa, andava fatta. E, come vedevo, in questo non era cambiata.
 
Mi portò a casa con la sua magnifica 500 gialla decapottabile, ascoltando One Direction a tutto volume.
Se ne fregava totalmente della gente che ci guardava come se fossimo degli zombie. Lei era fatta così: il mondo era solo suo, il resto non contava. Avrei voluto scomparire. 
Arrivate davanti a casa mia mi diede le chiavi, mi spiegò quale fosse il suo appartamento, che stava dall'altra parte della strada, mi diede un bacio e scappò via.
E, tutto sommato, pensai che non si fosse accorta che non mi parlava a voce da quasi otto anni.

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Capitolo 3
*** II ***


Passammo il resto del pomeriggio per le vie di Londra, nonostante io sembrassi un morto in piedi. Sì, Emma non aveva capito niente di quello che avevo detto. 
Non avevo mai visto Londra se non in foto. Era bellissima: non c'era un termine di paragone tra quello che avevo visto fino ad adesso, qui tutti erano gentili, anche i passanti più frettolosi ti davano ascolto se avevi bisogno e non ti mandavano a quel paese come spesso mi capitava in Italia. E poi il Tamigi, il Big Bang ... era fantastico. 
 
Nonostante l'immensa bellezza di tutto questo, Emma era costantemente attaccata al cellulare e non faceva altro che controllare l'orario.
«Emma, sei pesante. sono solo le 5.30, rilassati.»
«No, Viola, no. Questa sera sarà forse una delle più importanti della mia vita, non posso rilassarmi.»
«Cosa devi fare sta sera?»
«Nulla.»
Quel "nulla", però, dieci minuti dopo, fece sì che mi abbandonasse da sola in mezzo a Londra mentre lei scappava a casa lasciandomi tutti i suoi acquisti del pomeriggio in mano.
 
Mentre prendevo le chiavi per entrare a casa sentii tipo un fruscio provenire da dentro, ma non avrei mai immaginato di trovarmi in casa trenta persone accalcate in soggiorno che mi urlavano: «SORPRESA!»
Improvvisamente capii le telefonate del pomeriggio da parte di Emma e la corsa improvvisa. Che tenera, aveva organizzato tutto per me ...
Mi guardai in giro. Non conoscevo nessuno.
Improvvisamente Emma salì in piedi su una sedia e calò il silenzio. Disse qualcosa in un perfetto inglese che non capii, e da dietro il divano, spuntarono cinque persone.
Erano facce già viste ... vidi Emma mettere nel karaoke il CD dei One Direction, e capii. Erano loro.
Non ci potevo credere.  Non avrei mai potuto immaginare che delle persone così importanti potessero essere da me, una sconosciuta; la prima sera, poi.
Dopo aver detto due parole di ringraziamento intonarono una loro canzone, quella ... la prima che avevano fatto, quella sull'essere belle, non mi ricordavo come si chiamasse.
Passa un'ora; due, forse. Avevo bisogno di prendere un po' d'aria e la prima cosa che trovai fu il lavabo, in cucina, fortunatamente appartato da tutti. Mi sedetti e iniziai a far girare un tappo di una bottiglia di CocaCola che chissà com'era finito lì, fino a che sentii dei passi che si avvicinano.
«Emma ... non so come ringraziarti. Grazie mille ...»
«Perchè sei qui? non ti piace la festa?»
La voce non era quella di Emma. Era una voce maschile. Mi girai di scatto e vidi Louis Tomlinson sulla porta che mi sorrideva.
Si sedette davanti a me, e mi rubò di mano il tappo, sfoderando un sorriso fantastico, fulminante. Lo guardai in faccia e mi persi nei suoi occhi bellissimi, d'un colore stupendo.
Quando vide che non mi alzavo mi prese la mano e mi spinse fuori, tra la gente che ora mai stava seduta a parlare con davanti un bicchiere di mojito gelato e non ballava più.
Io seguii il loro esempio e mi sedetti su un cuscino a tentare di riconoscere i nomi delle persone con cui avevo parlato prima. Emma e i ragazzi si sedettero subito con me e iniziammo a parlare. Erano dolcissimi, tutti e cinque, sapevano scherzare e soprattutto, si vedeva, si volevano bene come dei fratelli. Louis non la smetteva di fissarmi, e quando gli altri lo notarono ricevette una gomitata da Harry ed Emma, che, ridendo, incrociarono le loro braccia e si diedero un bacio. Basta, oggi avevo visto fin troppo, ero più confusa che altro: una festa a sorpresa solo per me, i One Direction come ospiti, Harry ed Emma che flirtavano normalmente sotto gli occhi di tutti ...
Prima di finire vidi Louis sussurrare qualcosa a Emma che, ridendo, corse dal dj (o Zayn, in questo caso) e partì un lento.
Si crearono delle coppie, Emma subito si strinse ad Harry, lo baciò e chiuse gli occhi, e io mi sentii improvvisamente sola. Non avevo amici, qui.
Vidi Louis rifiutare ogni richiesta e farsi spazio tra gli invitati che ballavano per venire verso di me. Mi prese la mano come aveva fatto poco tempo prima in cucina e si mise a ballare. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare a lui; sentivo il suo cuore battere, sentivo il suo respiro caldo tra i capelli e improvvisamente svanì quel senso di solitudine che mi aveva assalito. Non so quanto tempo passò, ma so che fu fantastico.
Come tutto qui, d'altronde.

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Capitolo 4
*** III ***


«Grazie signorina, inizierà lunedì prossimo.»
«Perfetto. Arrivederci!»
Ero a terra. Avevo dormito massimo due ore, la festa era finita tardissimo ed ero rimasta a far casino con Emma e i ragazzi della band.
Durante il colloquio continuavo a tirarmi pizzicotti alla gamba per stare sveglia e quando sono usciva sanguinava. Ma capii che non avrei dormito neanche ora quando vidi che fuori dall'ufficio mi aspettavano ansiosi Emma, Harry e ... Louis.
Sì, Louis era lì con il suo solito, enorme sorriso ad aspettare che uscissi.
Non si preoccuparono del fatto che dormissi in piedi, mi offrirono solo un caffè e poi mi imposero di girare per la città. Ero l'unica stanca, evidentemente. 
Girammo un po' nel centro, poi però dovemmo scappare per via dei paparazzi che sicuramente non avrebbero tardato a inventarsi una storia tra me e Louis: "la sconosciuta e la star" mah si, quasi un titolo da film. 
Ci trovammo in un parchetto sperduto nel nulla, io e lui. I due piccioncini erano chissà dove ad "amoreggiare" e ci avevano abbandonati. Ci sedemmo su due altalene e iniziammo a parlare, come se ci conoscessimo da una vita. Ogni volta che rideva sentivo qualcosa di strano nella pancia, come quando si va sulle montagne russe e si scende di colpo. Amavo i suoi occhi, mi ci perdevo ogni volta che lo vedevo, e mi accorsi che forse, tutto ciò, non era solo semplice amicizia. 
Ma non poteva essere, era improbabile ... era solo un giorno che ero qui e già mi stavo innamorando, e per di più con uno dei ragazzi più amati del momento. "Magari fa così con tutte e mi sto solo facendo un film da sola, magari vuole semplicemente avere un'altra fan, o magari anche lui prova lo stesso per me" non capivo più niente, e non mi accorsi che mi stava fissando divertito mentre continuavo a guardargli i piedi girandomi a destra e a sinistra sull'altalena.
«Non hai mai visto delle All Star? Ti piacciono così tanto? Se vuoi te le regalo.»
«Eh? No, aspetta, cosa? »
«Stai morendo di sonno, vero?»
Scoppiammo a ridere tutti e due, e continuammo a parlare, fino a quando ci raggiunsero Emma e Harry che, a quanto pare, avevano fame. Sì, erano voluti solo perchè volevano della pizza. E, senza che me accorgessi, decisero che avremmo mangiato da me, così avrebbero anche provato.
Tornando a casa iniziai a tossire: faceva davvero freddo. Louis si tolse la sua sciarpa e me la mise al collo; profumava e quell'odore improvvisamente mi sembrò il migliore della mia vita e decisi che non l'avrei più tolta.
Louis
Viola era così dolce, così bella, non riuscivo a smettere di pensare a lei. Non mi era mai successo prima, e anche se la conoscevo da un giorno, la amavo, la amavo tanto. Era perfetta, era tutto quello che potessi sperare. Non era una ragazza snob, di quelle che a vederle ti verrebbe voglia di prenderle a schiaffi, non era una bambola ricoperta di trucco, era una ragazza semplice, si poteva vedere quello che pensava e quello che voleva. E avrei voluto baciarla quando mi guardò commossa dopo averle dato la mia sciarpa. Per me era un gesto scontato, mentre per lei evidentemente no, e quando mi strinse la mano tornando me ne fregai di tutto quello che avevo intorno; potrebbe esserci stata un'invasione aliena, un terremoto, qualsiasi cosa, ma non l'avrei notato. Pensavo solo a Viola, a quanto fosse bella e a quanto l'amavo.

Viola
Ero affascinata dall'unione dei ragazzi, dalla loro amicizia e dalla loro capacità di non litigare e di risolvere tutto con calma. Li guardai incantata mentre provavano una canzone del nuovo album che sarebbe uscito a Natale.
Appena finito di provare Liam, Niall e Zayn si misero a vedere la tv, quindi io, Emma e gli altri ci chiudemmo in cucina a chiaccherare. 
I due fidanzatini iniziarono a parlare sottovoce e a baciarsi, quindi decisi di lasciare perdere la "chiaccherata" e di cucinare delle patatine fritte per "testare" la cucina. Quando Lou uscì dalla stanza per chiamare gli altri, quasi soffocava dalle risate e non riusciva nemmeno a parlare. Uscimmo anche noi e trovammo gli altri ragazzi addormentati davanti a Peppa Pig. 
Con uno sguardo di intesa Harry e Louis presero due "bombolette" di panna montata e nd riempirono loro le mani e poi, con una piuma, gli fecero il solletico sotto al naso. 
Le conseguenze le avevo intuite, e quando la situazione precipitò, Louis aprì la porta e mi spinse fuori, raggiungendomi dopo poco. Era sporco di panna nei punti più improbabili, ma era lo stesso bellissimo.
«Scusa per il casino, non potevo resistere.»
«No ... anzi ... mi sono divertita...»
«Credo tu ti ci debba abituare ... sarà sempre così.»
«Farò scorta di panna montata, a quanto pare.»
Ridemmo per un po', poi calò il silenzio. Certe cose fino ad oggi pensavo potessero esistere solo in telenovela tipo "Il mondo di Patty", non nella realtà. 
Mi prese la mano e si avvicinò fino a sfiorarmi le labbra, poi entrò di corsa in casa. 
Rimasi lì immobilizzata. Ero confusa, ma felice. Avevo la punta del naso e le labbra sporche di panna montata, e da quel giorno decisi che avrei mangiato solo panna montata. 
 
Louis
Non ci potevo credere. Ce l'avevo fatta. L'amavo, era solo mia. Me lo sentivo, si capiva dai suoi occhi. Ero sicuro mi amasse, non poteva essere il contrario. Ma, non so, i pensieri più tristi mi erano venuti in mente mentre la baciavo, pensieri tipo "Louis, ma sei scemo?" "Sei un pirla" o "Io non ti voglio, non ti amo.", e scappai di corsa in casa. Non volevo vedere la sua reazione. Avevo paura.
Appena rientrai in casa vidi l'inferno: c'era panna ovunque; sui mobili, sui quadri, sui tavoli e perfino sulla lampada c'era della panna. I ragazzi, che si stavano ancora azzuffando, appena mi videro mi riempirono di domande, di presero in giro e non la smisero di parlare. Ero confuso, non ascoltavo tutto quello che dicevano, l'unica immagine che vedevo era Viola, alcuni istanti prima. 
Avevo trovato la mia principessa, la ragazza con cui avrei passato il resto della mia vita.
Viola, che nome fantastico.

Viola
Rientrai in casa dopo poco e venni sommersa di domande. Ma non le ascoltavo, erano come dei suoni indecifrabili. Io vedevo solo lui che mi sorrideva. 
Ci ricordammo verso le cinque della pizza che era lì dalle due. Non avevamo pranzato, quindi tutti si fiondarono sul cibo che finì dopo due minuti.
Oggi erano due mesi che Emma e Harry stavano insieme, e decisero di festeggiare con una nottata in riva al Tamigi.
Ci portammo dietro delle coperte, delle tende e una chitarra, e passammo la serata cantando e imitandoci a vicenda.
Venne buio e vidi Liam entrare nella sua tenda per fare una twitcam, e  Niall lo raggiunse subito. Zayn parlava al telefono, non si capiva con chi, mentre i "festeggiati" si erano rifugiati nella loro tenda a sbaciucchiarsi.
Io e Louis restammo per un po' a vedere la luna, poi ri iniziai a tossire e anche noi ci chiudemmo nella nostra tenda.
Louis si sedette di fianco a me, e offrendomi una tazza di tè, inizio a giocare con i miei riccioli.
«Viola, tu mi piaci da morire ...»
«Louis ...»
«Sì, scusa. Sei appena arrivata, non posso pretendere ...»
«Louis, anche tu.»
Mi misi a gambe incrociate, gli diedi un bacio e poco dopo mi addormentai sulla sua spalla.
Amavo Louis, lo amavo con tutto il cuore.

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Capitolo 5
*** IIII ***


Louis


Non me l'aspettavo, quel bacio. 
Sì, avevo capito che decisamente qualcosa per me lo provava, non è che proprio mi disprezzasse, però non pensavo fino a questo punto e ... solo ora mi accorgevo che era reale.
Solo ora, stretto a lei sotto le coperte. 
Respirava affannosamente, era terribilmente raffreddata, ma era dolcissima con quei riccioli castani che le coprivano gli occhi. Non riuscii a smettere di pensare a quel "Anche io". 
Era come una promessa, che, di certo, non potevo non mantenere.
Mi addormentai che aveva ancora la sua testa appoggiata al mio petto. Non riuscivo, non potevo spostarla; sentire il suo respiro era un calmante, era come la sicurezza che non stessi vivendo in un semplice sogno ma che era la realtà. Bella, fin troppo bella, ma era la realtà.

Mi svegliai poche ore dopo sentendo gli altri che smontavano. 
Guardai l'orologio, erano le cinque. Certo, non potevo sperare molto, era fin troppo tardi se non volevamo essere svegliati dal bagliore dei flash e dalle urla scatenate di qualche fan mattiniera.
Viola dormiva ancora, non si era mossa neanche di un millimetro dalla sera prima. Le presi la testa fra le mani e la baciai.
«Buongiorno principessa»
«hmm, di già?» borbottò, e si accovacciò sotto le coperte. 
Le diedi un bacio sulla guancia e aspettai, ma come risposta ebbi solo un «ho sonno, ancora un po'» 
Mi misi a ridere e si alzò di botto. Evidentemente non aveva capito che ero io. 
Le porsi una tazza di cioccolata calda e iniziai a piegare le coperte, ma ero davvero una frana, così mi diede la sua tazza e, in dieci minuti, aveva già piegato tutto e smontato la tenda. 
C'era un tiepido sole invernale, alla fine non si stava male.
Rimasi ad osservare il fiume per un bel po' finchè, voltandomi, non mi accorsi che dall'altra parte della strada c'erano due ragazze che ci guardavano storto.
Eravamo fregati.
Ci mettemmo sciarpa, cappello e occhiali da sole e facemmo finta di niente, ma fu tutto inutile.
Pochi minuti dopo essere partiti, Niall urlò: « Zayn ma la tenda? L'hai lasciata al fiume?» e fummo inevitabilmente circondati di fan.
In mezzo alla folla vedevo Viola completamente smarrita, mi sembrava avesse quasi paura, quindi feci un segno ad Harry e, in poco tempo, eravamo riusciti a "scappare" da lì. Per fortuna.
Le 7.00 .
Mi ricordai del concerto di quella sera, bisognava prepararsi.
Ci aspettava una giornata di duro lavoro.

Emma


Si vedeva negli occhi di Louis che era innamorato. Lo conoscevo fin troppo bene per sapere che non era così, ci conoscevamo da quando ero lì, andavamo a scuola insieme e non avevo mai visto quell'aria sognante dipinta sui suoi occhi.
Aveva avuto altre ragazze, ma niente di serio, duravano al massimo un mese per poi dimenticarsi completamente di ogni cosa.
Sta volta era diverso, sentivo perfino io le farfalle nel suo stomaco quando Viola lo guardava. E si che era stata sempre una ragazza solitaria, sempre troppo timida agli occhi di tutti. Era il tipo che andava a genio ai professori, non perchè fosse secchiona ... quelle doti ce le aveva di suo. Cantava da dio, era davvero brava e le piacevano tutti i cantanti italiani vecchi, quelli che secondo lei avevano fatto la storia della musica italiana. E la prendevamo sempre in giro, se le piaceva un cantante o era morto o malato, per forza. Non aveva mai sopportato le boyband, ma neanche cantanti come Justin Bieber o Demi Lovato o giù di lì. 
Adesso invece era diversa. 
Autoritaria, ironica, riusciva sempre a convincere la gente, in un modo o nell'altro e soprattutto se doveva dire qualcosa, lo diceva. Però, in più, aveva quella dose enorme di zucchero che la rendeva unica, amabile. E questo, a quanto mi pareva, non l'avevo notato solo io.
Ci congedammo poco dopo io e lei dai ragazzi, dovevano provare e soprattutto volevo aiutare Viola a sistemare il casino del giorno prima.
Svuotammo la valigia, pulimmo la casa e le feci vedere dove poteva trovare tutto e a chi riferirsi nel momento di bisogno.
Andai a prenderle a casa mia un elenco con i numeri di servizio, ma quando entrai la trovai sdraiata sul letto addormentata. Poveretta, erano due giorni che non dormiva più di tre ore, era esausta.
La coprii con una coperta da viaggio che avevo trovato nello zaino, probabilmente un gadget dell'aereo, e poi la lasciai.
Non ebbi più sue notizie fino a quando la chiamai, quel pomeriggio.

Viola 


Sentii squillare il telefono, mi svegliai di soprassalto e mi trovai non so come sdraiata sul letto con una coperta e un biglietto con scritto "Buona notte dormigliona, ci sentiamo questo pomeriggio. Se ti svegli ad un'ora decente, chiamami. -E"
«Pronto.» balbettai.
«Ciao Vi, ti ho svegliata?» Non dormiva, a quanto ne sapevo, da due giorni, però era sempre più sveglia, quasi lo stare in piedi per lei costituisse una fonte di riposo. Era impressionante.
«Si nota così tanto?»
«Hai dormito 9 ore, alla faccia»
«Ti devo ricordare che sono le prime ore di sonno consecutive che faccio da tre giorni?» 
«Touchè. Vieni 'sera, quindi?»
«Dove, scusa?» Cosa c'era quella sera? Cercai di ricordarmi in tutti i modi, ma non capivo davvero.
«Ma dai, Vi, stai scherzando? C'è un concerto dei ragazzi, svegliati!»
«Ok, ma non ho i biglietti»
«Tu no, io si. In prima fila. Fatti trovare pronta tra due ore, passo io.»
Non feci neanche in tempo a ribattere che già aveva attaccato. Sempre così, una causa persa parlare con lei.
Dormii ancora un'ora, non mi reggevo in piedi, poi mi preparai svogliatamente, con quella faccia, quegli occhi sempre davanti a me, come se fossero lì a fissarmi. Mi ricordai di quel bacio, ma come avevo fatto? Come avevo fatto a vivere così distante dalla mia anima gemella per tutto quel tempo?
Se Emma non si fosse trasferita, non avrei mai incontrato Harry, Niall, Zayn, Liam, non avrei mai incontrato Louis.
«Si, se mio nonno avesse avuto le ruote sarebbe stato un autobus» dissi senza accorgemene ad alta voce e uscii di casa. Emma era già lì, in anticipo di un quarto d'ora.
«Andiamo Bella Addormentata, muoviti. Sei in ritardo.»
«Si, sono di mezz'ora in anticipo, quindi terribilmente in ritardo. E' vergognoso, lo so, perdonami.»
Sapevo che non sopportava il mio parlare a vanvera per confonderla, lo feci apposta per vedere la sua reazione. In fondo non la vedevo da 8 anni.
Mi lanciò un'occhiata fulminante, sbuffò e sbattè la portiera della sua mitica 500.
Accese la macchina. «Sai che fra una settimana esce il loro nuovo album?»
«Sai che non ho la minima idea neanche di come si chiami il loro primo singolo?»
«What Makes You Beautiful, e adesso che stai con Louis forse è il caso che ascolti almeno QUELLA canzone. La loro prima canzone.»
Mi aveva spiazzato. Io stavo con Louis? Non sapevo più cosa dire, stavo pensando a Lou, ancora, ancora tornavo indietro alla sera prima, mi passavano davanti le scene come se le stessi vivendo in quel momento.
"... But that's what makes you beautiful!" 
Facemmo in tempo ad ascoltarci tutto l'album prima di arrivare al Forum dove si teneva il concerto. Mancava un'ora e già strabordava di fans. Non avevo mai pensato a quanto successo avevano effettivamente. Ma adesso ne avevo la dimostrazione.
Scendemmo dalla macchina e Emma corse da Paul che ci fece entrare, sotto gli occhi arrabbiati delle altre ragazze che invece avrebbero dovuto aspettare. Mi sentivo strana, fosse stato per me avrei anche aspettato, però Emma ci teneva ad essere proprio sotto il palco, sotto al suo ragazzo. E, in qualche modo, anche io avrei passato la serata a pochi centimetri di distanza da uno dei ragazzi più acclamati e ricercati del momento, nonchè da quello che la sera prima mi aveva baciato e mi aveva detto che mi amava, dal mio ragazzo.
Non potevo sperare di meglio.

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