Never ask falling stars

di SmartieMiz
(/viewuser.php?uid=242753)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The first anniversary ***
Capitolo 2: *** It's not possible ***
Capitolo 3: *** Pregnancy test ***
Capitolo 4: *** It's all about anger and jealousy ***
Capitolo 5: *** Baby clothes ***
Capitolo 6: *** Wedding Planner ***
Capitolo 7: *** Two ***



Capitolo 1
*** The first anniversary ***


Titolo: Never ask falling stars
Rating: arancione
Genere: commedia/fluff/romantico
Avvertimenti: mpreg

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


 

Never ask falling stars



The first anniversary
 


Sebastian Smythe non avrebbe mai creduto di sposare Thad Harwood.
Se da ragazzo avesse dovuto parlare di come si sarebbe visto nel futuro, avrebbe di certo affermato che si sarebbe visto a Parigi come un giovane avvocato in carriera, amante delle storielle senza impegno e dannatamente affascinante.
E Sebastian Smythe, ragazzo di soli ventiquattro anni, era un giovane avvocato in carriera, di New York, però, ed era anche immancabilmente attraente, ma non era più il ragazzetto stronzo ed egocentrico della Dalton, bensì era sposato da un anno con quella piattola di Thad Harwood. Sì, perché Thad Harwood, il suo ex compagno di stanza, era un rompiscatole a tutti gli effetti, con la sola differenza che era lo scocciatore di cui si era follemente innamorato.
Lo stava contemplando con attenzione già da un tempo indefinito perché Sebastian amava osservarlo in silenzio mentre dormiva. Per un momento immaginò la sua vita senza di lui, ma ormai era diventato inconcepibile per Sebastian pensare ad una cosa del genere. Thad era tutto ciò di cui aveva bisogno, e non avrebbe mai desiderato un’esistenza senza di lui.
Forse i suoi pensieri, anche se veri, erano fin troppo sdolcinati, e ringraziò il fatto che Thad non avesse ancora imparato a leggergli la mente.
Gli accarezzò la pallida schiena nuda, scoperta dalle lenzuola, e gli lasciò leggeri baci sul collo.
Thad emise un ronfo più potente dei precedenti per poi sbattere leggermente le palpebre e scorgere i meravigliosi occhi verdi di suo marito che lo scrutavano.
«Buongiorno, amore», gli sussurrò Sebastian con un sorriso intenerito.
«Buongiorno a te, Seb», rispose l’altro unendo le loro labbra in un bacio delicato, poi mormorò: «Ho un sonno…».
Sebastian lo guardò malizioso: «E ci credo, ci siamo dati alla pazza gioia».
Thad lo guardò torvo, poi, ancora mezz’addormentato, gli chiese: «Ma che ore sono?».
«È tardi, sono le undici, ma siamo in ferie», rispose l’altro.
«Lo so che stiamo in vacanza», borbottò l’altro, poi domandò: «E che giorno è oggi?».
«7 agosto».
Gli occhi di Thad si illuminarono improvvisamente. Sul suo viso comparve un sorriso radioso.
«Che c’è?», gli chiese Sebastian stranito.
«Oh, Seb, oggi è il 7 agosto!», ripeté Thad esaltato.
«Lo so, te l’ho detto io, ma non capisco il tuo entusiasmo», asserì l’altro sarcastico.
«Ma come? Non ti dice niente questa data?», lo ammonì Thad quasi risentito.
Sebastian, tentennante, scosse il capo e Thad lo guardò minaccioso, con occhi accesi di rabbia.
«Sei davvero incredibile!», mormorò l’ispanico accigliato.
«So di esserlo», si limitò a dire Sebastian ironico beccandosi l’ennesima occhiataccia di suo marito.
Ma cosa c’era che non andava? Prima un risveglio così dolce e delizioso e poi tutto stava degenerando.
Il telefono di casa squillò improvvisamente.
«Vado io», si offrì Sebastian alzandosi dal letto e recandosi in salotto. Alzò la cornetta e chiese: «Pronto?».
«Auguriiiii piccioncini!», una vocina fin troppo eccitata gli stordì un orecchio.
Cavolo. Era il loro anniversario, il loro primo anno di matrimonio, per l’esattezza, e lui se n’era completamente dimenticato.
Che pessimo marito che sono, si ritrovò a pensare Sebastian.
Sebastian pensava fosse stupido rammentare tutte le ricorrenze – non ditelo a Thad, altrimenti lo scannerà –, ma quello era il loro primo anniversario e, cavolo, poteva ricordarsi almeno quel giorno.
«Oh, Sterling caro, ti ringrazio per avermelo ricordato in tempo», rispose Sebastian beffardo.
«Buon anniversario, cari», lo salutò un’altra voce: «Dov’è Thad?».
«Grazie, Duval. Thad è in came…».
Un colpetto di tosse lo interruppe e lo fece voltare: Thad era sulla soglia della porta, con le braccia incrociate e uno sguardo assassino.
«Ora te lo passo. Sembra davvero incazzato…», mormorò Sebastian intimorito.
«Avevi dimenticato l’importanza di questo giorno, vero?», dedusse Duval.
«Proprio così», rispose il francese stringendo i denti.
«Thad è perfettino, minuzioso ed è un inguaribile romantico. Come Jeff, ama le cose mielose e zuccherose da far venire il diabete. Fatti perdonare e fa’ in modo che passi una bella giornata. Deve essere tutto perfetto», gli suggerì Nick.
«Oh, grazie tante per i tuoi consigli, Duval. Non lo avrei mai detto ma sei un amico, o una cosa del genere», rispose Sebastian sincero.
«Di niente», rispose l’altro sorridente.
Dopo che anche Thad ebbe finito di parlare a telefono, abbassò la cornetta e si voltò verso Sebastian.
Il francese, imbarazzato, disse: «Buon anniversario, tesoro!».
«Te lo dovevano ricordare Nick e Jeff, vero?», domandò l’altro impassibile.
«Può capitare, Thad. Lo so che è il nostro primo anniversario, ma quando ci siamo sposati ti avevo detto a che cosa saresti andato incontro», scherzò Sebastian con un adorabile sorriso.
Quel sorriso, così irresistibile, che faceva sempre sciogliere il cuore di Thad. L’ispanico sorrise spontaneamente.
«Preparati psicologicamente che stasera usciamo», asserì improvvisamente Sebastian.
«Dove andiamo?», domandò il ragazzo incuriosito.
«Non lo so, poi vedremo. Ti piacciono le sorprese?».
«Sì, dipende, ma… Seb», lo richiamò Thad serio.
«Dimmi», rispose lui.
Thad si avvicinò a Sebastian: «Ti dico la verità: ci sono rimasto un po’ male perché l’hai fatta davvero grossa, però non voglio che spendiamo chissà quanti soldi o che facciamo chissà che cosa… sarò anche un perfezionista, ma con te bastano anche le cose semplici».
Sebastian sgranò leggermente gli occhi a quelle parole: «Quindi non posso portarti a cena fuori?».
«Sì che puoi, ma ora non devi sentirti obbligato. Fai quello che ti senti», gli consigliò Thad sincero, poi si issò leggermente in punta di piedi e catturò le labbra di Sebastian in un bacio.

Sebastian non aveva programmato un bel niente, e si ritrovò a dover improvvisare.
Non era mai stato un tipo romantico, ma avrebbe tanto voluto fare qualcosa che Thad non avrebbe facilmente dimenticato. Ma Sebastian era pessimo in quel genere di cose.
Non era da lui organizzare cosette zuccherose e svenevoli.
Nick e Jeff ormai si conoscevano alla perfezione – prima di mettersi insieme, erano stati migliori amici per tanti anni – e, a differenza sua, sapevano sempre cosa fare.
Alla fine andarono a cena fuori, in un ristorante semplice e chic allo stesso tempo, poi ebbe una brillante idea e lo portò al planetario.
Thad non era mai stato in un planetario prima d’ora, ma apprezzò tantissimo il gesto di Sebastian e rimase incantato da quel posto meraviglioso.
Verso mezzanotte, lo portò in una località vicina per una passeggiata sulla spiaggia.
Camminavano spensieratamente, con le mani intrecciate.
«Poi dici di non essere sentimentale», scherzò Thad osservando il magnifico cielo stellato.
«Infatti non lo sono», rispose l’altro ironico cingendolo inaspettatamente per i fianchi e catturando le sue labbra in un bacio intenso e passionale.
Si distesero sulla spiaggia, intenti ad osservare le stelle e a scambiarsi coccole.
«È passato così in fretta quest’anno», commentò Thad pensieroso accoccolandosi al petto di Sebastian.
«Concordo», affermò l’altro.
«A volte mi ritrovo a pensare come sarebbe la mia vita senza di te, ma ormai non riesco più ad immaginarlo», raccontò l’ispanico.
«Lo faccio anch’io», rivelò il francese stringendolo più forte a sé.
«Sebastian? Posso dirti una cosa?», chiese improvvisamente Thad serio.
Sebastian annuì: «Dimmi pure».
«Secondo me sarebbe bello se adottassimo un bambino», svelò l’ispanico: «È da tempo che ci sto pensando, ma ogni volta che provo a parlartene fai finta di non sentire… perché?».
Sebastian sospirò, poi confessò: «Ti amo tanto, Thad, e temo che un bambino possa rovinare il nostro rapporto».
«Rovinare? E perché mai?», chiese l’altro sorpreso.
«Thad, siamo giovani, abbiamo soltanto ventiquattro anni e siamo sposati da un anno esatto… perché correre? C’è tempo», spiegò Sebastian razionale.
E in realtà non era soltanto per questo: Sebastian avrebbe anche voluto avere un figlio con Thad, ma non credeva di poter essere un buon padre. Non aveva mai capito i bambini e i loro capricci.
«Qualche volta dovremmo provare a fare i baby-sitter, così vediamo come te la cavi con i bambini, se è questo che ti spaventa», Thad lo lesse nel pensiero.
Sebastian si limitò ad annuire lentamente.
«Oh, guarda, una stella cadente!», esclamò improvvisamente l’ispanico scuotendo il francese e indicandogli il cielo: «Esprimi un desiderio».
«Non credo a queste cose», mugugnò Sebastian.
«E dai, provaci!», lo incoraggiò Thad.
Sebastian chiuse leggermente gli occhi, poi disse: «Okay, fatto».
Thad sorrise. Anche lui aveva espresso il suo desiderio.

Tornarono a casa per l’una, ma per colpa di Sebastian dormirono realmente soltanto alle quattro del mattino.
Sebastian si svegliò verso le otto a causa di un’improvvisa nausea che gli attorcigliava lo stomaco. Corse in bagno e rigurgitò; forse aveva mangiato troppo a cena…




Angolo Autrice

Buona Domenica a tutti!
Ennesima fanfiction, ma sono sicura di completarla (e credo di aggiornare una volta a settimana, scuola permettendo D:).
Che dire... è un'idea del tutto nuova, molto diversa dalle altre mie ff :)
Iniziamo con un capitolo molto fluff, ma spero di rendere la narrazione dei prossimi capitoli più vivace e divertente e, perché no, spero anche di strapparvi un sorriso :)
Ringrazio tutti coloro che leggeranno! Al prossimo capitolo :D

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** It's not possible ***


Never ask falling stars


It's not possible
 


Erano le dieci del mattino e aveva già rigettato tre volte.
Thad finalmente si svegliò ed entrò in bagno: «Amore, eri tu? Ho sentito degli strani rumori mentre dormivo e mi sono preoccupato…».
«Già, era ora!», sbottò l’altro accigliato.
Thad notò che Sebastian aveva il viso pallido e stanco. Incominciò seriamente a preoccuparsi: «Cos’è successo?».
«Niente, ho un po’ di nausea e ho già vomitato tre volte», rispose semplicemente l’altro.
«E questo sarebbe niente?», Thad sgranò gli occhi: «Sarà mica un’intossicazione alimentare? Potrebbe essere anche una semplice influenza… vado a prendere il termometro».
Sebastian annuì debolmente: si sentiva incredibilmente stanco e nauseato.
Thad tornò qualche minuto dopo con un termometro. Gli posizionò accuratamente l’aggeggio sotto l’ascella e, quando glielo tolse per leggere la temperatura, asserì: «Bene, hai i decimi di febbre. Dobbiamo chiamare il medico».
«Ma quale medico! Basta una semplice dormita e qualcosa di caldo e tutto passa», disse l’altro.
Thad inarcò le sopracciglia: «Dormita? Seb, devi prendere qualche medicina per abbassarla».
«Le medicine si prendono quando è febbre alta, Thad», gli spiegò Sebastian accigliato: «Ora me ne torno a dormire: sono esausto».
«Così impari a non fare le quattro di mattina!», lo rimbeccò l’ispanico imbronciato.
Sebastian sorrise divertito.

Ma nessuno dei due aveva capito un bel niente.
Erano passati due giorni e Sebastian continuava ad avere nausee mattutine che spesso e volentieri si prolungavano per tutta la giornata. Mangiava poco, molto poco, e aveva dolori per tutto il corpo, in particolare al ventre, ed era anche piuttosto insofferente.
«Basta, ora ti porto dal medico», asserì Thad autoritario: «Il tuo atteggiamento mi preoccupa parecchio».
Sebastian sbuffò, ma non proferì parola.

Fu dal dottore che ebbero la bellissima – terribile, per Sebastian – notizia.
«Suo marito aspetta un bambino», sentenziò il medico con un enorme sorriso sul volto.
Sebastian dilatò gli occhi: che cosa? No, non poteva aver sentito davvero una cosa del genere.
«Mio marito aspetta un bambino?!», chiese Thad sorpreso ed esaltato.
«Proprio così», rispose il dottore: «Da un mese».
Sebastian sperò di trovarsi in un incubo.
«Non è possibile, gli uomini non possono rimanere incinti», asserì Sebastian con ovvietà.
«È vero, non ho mai sentito una cosa del genere, ma lei ha tutti i sintomi di una donna in gravidanza. Non può essere altro», rispose semplicemente il medico come se un uomo incinto fosse la cosa più probabile del mondo.
Sebastian scosse il capo. Quell’uomo era un folle. E suo marito Thad, che gli credeva pure, era un emerito imbecille.
«Lei si sta prendendo gioco di me!», disse il francese scettico: «La mia è una semplice influenza estiva. Punto!».
Ma il medico e Thad, troppo presi da quello straordinario avvenimento, non stavano ascoltando le sue parole da un bel po’.
«Mi spiega com’è possibile, dottore? Sinceramente mi sembra strano che mio marito sia incinto», gli chiese Thad perplesso.
«Avete mai assunto le pillole prima di un rapporto?», domandò il medico.
«No, ma le pillole sono per le don…».
«… e avete mai usato preservativi?», lo interruppe il dottore.
«Ovvio, quelli li usiamo sempre».
«Scusate per l’indiscrezione, ma tra i due, chi è che nell’ultimo mese è stato il… ehm… come dire… il…?».
«Passivo?», gli rubò le parole di bocca Thad.
«Esattamente», rispose il medico.
«Beh, ecco… di solito io, ma in questo mese lo è stato anche lui…», rispose Thad arrossendo vistosamente.
«Bene, signor Harwood, è semplice: suo marito è rimasto incinto da quel rapporto in cui è stato passivo», sentenziò il dottore.
Sebastian si sentì morire. Non poteva essere vero. Non riusciva a crederci.
Non voleva crederci.

Il tragitto in auto era stato piuttosto silenzioso.
Tornati a casa, Sebastian, stanco, adirato e sconvolto, si abbandonò sul divano.
«Che bella notizia, amore», mormorò Thad contento sedendosi al suo fianco e baciandogli dolcemente la guancia.
Sebastian lo guardò impassibile e non proferì parola.
«Seb? Sei arrabbiato con me?», chiese l’altro intimorito.
«Cazzo, Thad, non è possibile quello che ha detto il medico!», sbraitò Sebastian furente: «Sono un uomo e non posso restare incinto!».
«Ma quelli sono i sintomi, Seb… anch’io stento a crederci, ma cosa possiamo farci…», rispose l’ispanico calmo: «Ti amo tantissimo e cresceremo insieme il nostro bambino. Non c’è cosa più bella al mondo, Seb, credimi».
Sebastian si limitò ad annuire lentamente. Thad lo baciò teneramente sulle labbra e sul collo e il francese si rasserenerò leggermente: «Thad».
«Dimmi pure, amore».
«Com’è possibile che io che sono stato passivo sì e no due volte sono rimasto incinto e tu no?», chiese Sebastian sorpreso.
«Non lo so. È stato sicuramente un caso», rispose l’altro, poi gli si avvicinò ancora di più e chiese premuroso: «Hai paura della gravidanza, vero?».
«Io non ho paura di niente», asserì l’altro freddo.
«Andiamo, Seb… in qualunque caso, io sarò sempre al tuo fianco», cercò di confortarlo Thad.
Sebastian annuì, pensieroso. Ancora non riusciva ad accettare quell’assurda situazione.

Sebastian si addormentò, sperando di poter essere tranquillo almeno nel sonno.
Ma ovviamente, ciò non fu possibile: qualcuno suonò il campanello della porta.
Thad corse alla porta e l’aprì.
«Salveee!», la voce di Jeff penetrò i timpani di Sebastian che, mezz’addormentato, era stato svegliato bruscamente.
«Ciao a tutti», fu il saluto di Nick.
«Quindi Sebastian aspetta un moccioso?», chiese Kurt scettico.
«Oh, Seb aspetta un pupo! È fantastico!», esultò Blaine raggiante.
«Oh, ma è una cosa magnifica!», esclamò Jeff esaltato.
«… e impossibile», completò Nick.
«Non è impossibile! Entrate pure», li fece accomodare Thad.
Immediatamente tutti accerchiarono Sebastian e lo osservarono come se fosse un nuovo fenomeno da baraccone.
«Wow… e io che credevo che i bambini venissero portati dalla cicogna!», commentò Jeff meravigliato beccandosi l’occhiataccia di Nick.
«Nascerà una mangusta, ne sono certo», commentò Kurt sarcastico.
Sebastian si sentiva così stomacato – la presenza di Kurt Hummel peggiorava ancora di più la situazione – che non riusciva neanche a rispondergli con una delle sue brillanti e geniali battute.
«Sebastian, è una bellissima notizia! Avete già scelto il nome da dare al bimbo?», chiese Blaine impaziente.
«O bimba», specificò Jeff, poi, entusiasta, chiese a Nick: «Oh, amore, perché non ci proviamo anche noi?».
«Io non resterò mai incinto», mugugnò Nick.
«A me piacerebbe, invece. Allora, Sebastian, a che mese stai?», continuò Jeff.
Sebastian avrebbe tanto voluto cacciare tutti di casa a calci in culo. Lo stavano tartassando di domande e già gli scoppiava la testa.
«Ragazzi, andiamo in cucina… Seb è stanco e dovrebbe riposare», Thad lesse suo marito nel pensiero.
I ragazzi annuirono e andarono via.
Sebastian, esausto, si sdraiò sul divano e provò invano a dormire.

«Diventerai padre… che emozione!», esclamò Blaine dando una pacca sulla spalla a Thad.
«Il nostro bambino sta per diventare padre!», Jeff, emozionato, si soffiò rumorosamente il naso.
«Jeff, Thad non è nostro figlio», esclamò Nick seccato.
«Andiamo, lo è sempre stato. Ti ricordi quando a scuola cercavamo di proteggerlo dalle grinfie di Sebastian?», gli ricordò Jeff nostalgico.
«Cioè, spiegatemi, voi continuate ancora con i giochetti delle elementari?», chiese Kurt cinico.
«Del liceo, in realtà», rispose Nick imbarazzato.
Blaine rise: «Ah, bei tempi, quelli».
«Sebastian sembra distrutto. Come l’ha presa?», chiese Nick preoccupato.
«Non molto bene…».

«Dimmi se è possibile!», urlò quella sera Sebastian isterico: «Non posso essere davvero incinto!».
«Oddio, Sebastian, te l’ho già spiegato tante volte, e anche il medico te lo ha detto…», rispose Thad roteando gli occhi al cielo.
«Ma perché proprio io?! Eri tu quello che voleva un bambino! Perché dovevo rimanere incinto io?», continuò l’altro imperterrito.
«Non lo so, amore», rispose l’altro.
Lo attendevano soltanto otto entusiasmanti mesi fatti di nausee, urla isteriche, deliri e strane e assurde voglie da neopapà incinto.
A quei pensieri, Thad ebbe un brivido.




Angolo Autrice

Salve! :D
Per vostra fortuna (o sfortuna, a seconda se vi piace o no questa ff xD) sono riuscita ad aggiornare stesso oggi :)
Okay, ho dato le basi della storia e ora inizieranno gli altri otto entusiasmanti mesi di Sebastian Smythe incinto. Povero Thad, penso che gli dovranno fare una statua! (?) D:
Nel prossimo capitolo test di gravidanza, forse... e ne vedremo delle belle xD
Ah, dimenticavo: tantissimi auguri al fantastico Grant Gustin, alias il nostro amato Sebastian Smythe, che oggi compie 23 anni! :'D ♥♥♥
Ringrazio tutti coloro che leggono e Diana924 e Niam_ che hanno recensito! Al prossimo capitolo :D 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Pregnancy test ***


Never ask falling stars


Pregnancy test
 


Sebastian non riuscì a dormire quella notte: era ancora sconvolto per gli ultimi avvenimenti e non riusciva a capire come facesse Thad ed essere così calmo.
Semplice: quello incinto sono io, mica lui!, pensò Sebastian accigliato.
Era mattina presto e non si era accorto che si stava agitando tra le lenzuola, svegliando Thad.
«Amore, cos’è successo?», mormorò suo marito con la voce impastata dal sonno.
«Niente, aspetto semplicemente un bambino!», lo derise Sebastian nervoso affondando la testa nel cuscino.
Thad gli accarezzò leggermente la schiena: «Andrà tutto bene, Seb…».
Sebastian lo guardò torvo: «Sì, parla proprio quello che non deve subire questo supplizio!».
«Non esagerare, Sebastian. Non è un supplizio, anzi: aspettare un bambino è la cosa più bella del mondo. Farei cambio con te se soltanto potessi, almeno la smetteresti di lagnarti».
Sebastian sbuffò, poi venne illuminato da un’idea strepitosa: «Amore, puoi andare in farmacia a comprarmi un test di gravidanza?».
Quello era l’unico modo per verificare se era veramente incinto.

Thad entrò in farmacia e aspettò pazientemente il proprio turno.
«Mi dic… ah, ciao, Thad!», lo salutò la giovane farmacista con un lieve sorriso.
Thad divenne improvvisamente rosso e si sentì a disagio. Cavolo, era così assorto nei suoi pensieri che si era dimenticato che la sua amica Sarah fosse farmacista! Ma doveva chiedere un semplice test di gravidanza, perché si faceva così tanti problemi?
«Ehm… vorrei comprare un test di gravidanza», chiese timidamente il ragazzo.
«Subito», rispose lei con un sorriso cordiale porgendogli la confezione e lo scontrino, poi gli chiese incuriosita: «Scusa, ma non eri gay?».
«Ehm, sì… è per mia sorella», mentì Thad. Odiava mentire, ma andava di fretta e non gli sembrava il caso di raccontare a tutti l’incredibile storia di Sebastian.
«Ma tua sorella Taylor è venuta un mese fa a prenderlo», rispose Sarah.
Thad inarcò le sopracciglia: forse sua sorella era incinta e lui non sapeva niente?
«Ehm… ne vuole un altro», rispose Thad sbrigativo, ancora sorpreso da quell’affermazione; avrebbe poi indagato più tardi.
Thad pagò e si congedò gentilmente. Si incamminò verso casa e sgranò gli occhi quando vide una cerchia di persone munita di microfoni circondarla.
«È lei il signor Harwood? È lei ad aver messo incinto suo marito!», squittì una signorina.
Thad si sbracciò tra la folla e inserì le chiavi nella toppa della porta: «Che cosa volete?».
«Un uomo incinto è un evento straordinario! Vogliamo soltanto intervistare suo marito!», rispose un ragazzo.
La porta si aprì e Thad venne tirato dentro con violenza. Sebastian, con uno scatto fulmineo, chiuse la porta e abbassò le tende delle finestre.
«Grazie, eh», mormorò Thad sarcastico massaggiandosi la schiena e alzandosi da terra.
«Quei tizi stanno rompendo da stamattina! Vogliono intrufolarsi nella nostra casa, intervistarmi e scattare foto!», rispose Sebastian seccato, poi cambiò argomento: «Allora? Hai comprato il test?».
«Sì. Meno male che non è caduto assieme a me», disse Thad ironico porgendogli la busta.
«Bene, vado a farlo e poi ti faccio sapere», asserì Sebastian sbrigativo per poi scomparire in bagno.

Sebastian non sapeva neanche come funzionasse un test di gravidanza; non avrebbe mai creduto che un giorno gli sarebbe potuto servire: era un uomo ed era gay, quindi non avrebbe mai messo incinta una ragazza.
Lesse il libretto delle istruzioni ed eseguì tutto con calma.
Bene, ora il libretto gli diceva che se fossero uscite due strisce, allora era incinto, se invece ne fosse uscita una sola, allora non lo era.
E invece non comparve nessunissima striscia.
Sebastian maledisse Thad: avrebbe potuto comprare un test di gravidanza elettronico, uno di quelli che ti dicono chiaro e tondo se aspetti o meno un bambino!

Thad andò di nuovo in farmacia, scansò i giornalisti e rientrò in casa, con un nuovo test di gravidanza. Elettronico, questa volta.
Sebastian andò di nuovo in bagno e seguì lentamente le istruzioni; ora doveva solamente aspettare l’attesissima scritta sul display.
Finalmente la scritta comparve e Sebastian la lesse:
Error!
«No, non è possibile!», sbraitò Sebastian lanciando l’aggeggio chissà dove.
Forse i test di gravidanza femminili non erano adatti a lui, ma non esistevano quelli maschili.
Thad entrò in bagno: «Allora?».
«Non si sa», sbuffò Sebastian.

Passò una settimana e le nausee e i dolori al ventre continuavano a farsi sentire. Una mattina Sebastian osservò la propria pancia allo specchio. Forse si stava facendo soltanto tantissime paranoie, ma la vedeva leggermente più gonfia.
Stava ingrassando, e ciò non era possibile per uno come Sebastian Smythe: il suo bel corpicino tonico non poteva di certo tollerare una gravidanza.
«Thad», lo chiamò.
«Che c’è?», rispose il moro raggiungendo la camera da letto.
«Guarda», disse Sebastian sfilandosi completamente la maglietta.
«Che cosa?», chiese il ragazzo incredulo.
«Qui, idiota», rispose il francese seccato indicandosi la pancia: «La mia pancia… si sta ingrossando…».
«Oh, Seb, ma non si vede niente! Mi sembra che intorno al terzo mese si incomincia a vedere qualcosa», lo rassicurò Thad accarezzandogli delicatamente il ventre.
«Il mio magnifico corpo non sarà più lo stesso dopo il parto», disse Sebastian tremendamente serio.
Thad scoppiò a ridergli in faccia.
«Che c’è?», gli chiese Sebastian scorbutico: «Ti faccio ridere?! Vorrei vedere te nelle mie condizioni…».
«Mi fai ridere perché sei sempre così vanitoso ed egocentrico… il mio magnifico corpo», rispose Thad con un sorriso facendogli il verso.
«Di’ la verità: sei geloso del mio bellissimo corpo e lo invidi perché lo vorresti», fece Sebastian.
«Ah, perché dovrei se ti stai gonfiando? L’hai detto stesso tu!», scherzò Thad.
«Cosa?! Ma allora è vero!», si disperò Sebastian.
«Seb, stavo scherzando!», lo tranquillizzò Thad: «Comunque se proprio ci tieni, dopo la gravidanza basterà un po’ di palestra e ti rimetterai in forma. A me piaci lo stesso, sai bene che non sono superficiale e che non mi piace soffermarmi su questi particolari».
Sebastian gli accarezzò teneramente i capelli e gli sorrise dolcemente: «Già, dovrei essere meno superficiale anch’io… ora devo soltanto pensare alla salute del bambino».
«O della bambina», precisò Thad ricambiando il sorriso.




Angolo Autrice

Buona serata! :D
Scusatemi tantissimo per il ritardo! D: Non mi ero affatto dimenticata di questa fanfiction, anzi, ma purtroppo la scuola mi ha tenuto molto impegnata... :(
Bene, Sebastian fa il test di gravidanza, ma non riesce a capire un bel niente xD Sono addirittura arrivati i giornalisti sottocasa lol D:
Non so bene come funziona un test di gravidanza, ho cercato di documentarmi su Internet, quindi se c'è qualche errore nel procedimento fatemelo notare (:
Sebastian sembra finalmente essere entrato nell'ottica giusta xD - sì, sì, certo -. Thad è tenerino ♥ - e a volte è anche irritante xD Dai, cerca di comprendere tuo marito che è incinto! :') - (:
I Niff e i Klaine torneranno presto, promesso! (forse nel prossimo capitolo :D) E in futuro - o nel prossimo capitolo, devo ancora stabilirlo - ci sarà anche un'importante guest star... (:
Ah, dimenticavo: tantissimi auguri al fantastico Darren Criss, ovvero il nostro Blaine Anderson, che oggi compie 26 anni! :') ♥
Ringrazio tutti coloro che leggono e Diana924 e in hibernation che hanno recensito lo scorso capitolo! Al prossimo capitolo! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** It's all about anger and jealousy ***


Never ask falling stars



It's all about anger and jealousy
 


Era il 19 agosto. Sebastian sembrava quasi essersi miracolosamente rassegnato all'idea di aspettare un bambino quando quella notte sveglio` addirittura suo marito per risolvere un problema esistenziale.
«Questo significa che non posso fare sesso per i prossimi terribili otto mesi», asseri`, apprensivo.
«Mm», Thad russo`, girando il cuscino dall'altra parte.
«Thad, e` una cosa seria! », Sebastian, irritato, gli tolse il cuscino da sotto la testa.
«Hey! Voglio dormire», si lamento` l'altro, svegliandosi completamente.
«Hai un marito in stato interessante, abbi pazienza, e poi questo e` soltanto un minuscolo assaggio di quello che dovrai sopportare tra otto entusiasmanti mesi», Sebastian gli sorrise, visibilmente corrucciato.
Thad roteo` gli occhi al cielo. «Parla, su».
Sebastian respiro`, lentamente. «Non possiamo fare sesso».
«Okay».
«Come okay?!», Sebastian, sorpreso, sgrano` gli occhi:«Ti deve importare! Riguarda anche te dal momento che ho deciso di intraprendere una relazione monogama e duratura con te».
«E che cosa posso farci?», fece Thad:«E comunque non e` vero, finche` non avrai il pancione si puo` fare ancora tutto...».
«E quando poi avro` il pancione? Come faro`?», si lagno` Sebastian.
«Semplice: non lo fai. Non ti fara` niente non farlo per qualche mes...».
«Ma no!», Sebastian lo interruppe: «Per me e` importante! Il sesso e` anche un qualcosa di... una specie di sfogo! E se mi viene una crisi isterica a causa di questa gravidanza? Come faro` a sfogarmi?».
Thad lo guardo`, sgranando gli occhi. «Sebastian, sei serio?», chiese, sbalordito e deluso allo stesso tempo.
«Beh, scusami, il sesso serve anche per quello...», Sebastian provo` a correggersi, ma ormai era troppo tardi.
«Perche` ho sposato un ninfomane!», esplose Thad:«Fai schifo. Pensavo che per te fare l`amore... o fare sesso, come lo chiami tu», disse, pronunciando quella parola quasi come fosse un insulto:«avesse un significato piu` profondo!».
Sebastian serro` i denti, sicuro di aver combinato una delle sue. «Thad, ma infatti ho detto anche. Mica ho detto serve solo per quello».
Thad non sembrava esserne molto convinto. «Il sesso non e` uno sfogo», sentenzio`, freddo.
Sebastian sbuffo`. «Avanti, non farmi credere che tu non l'abbia mai fatto con me quando eri arrabbiato o...».
«No», lo interruppe Thad: «Solitamente quando sono arrabbiato lo sono con te, quindi niente sesso».
Thad si riprese il cuscino. «Grazie», fece, acido, girandosi dall'altra parte e con l'intenzione di dormire.
Sebastian sospiro`. Si stese al suo fianco e gli disse: «Okay, scusa, mi dispiace tanto».
«Non sei davvero dispiaciuto», sottolineo` Thad.
«Ma e` quello che penso, perche` dovrei esserlo!», replico` Sebastian.
«Okay, allora buonanotte», sbotto`, allontandandosi: «Non costringermi ad andare sul divano. Stanotte voglio dormire, intesi?».
Sebastian sbuffo`. «Sei proprio un bambino certe volte. Ci manca solo che mi dici "non ti parlo piu`" oppure scompa».
«Scompa», rispose Thad.
Sebastian giro` il cuscino. Improvvisamente anche lui voleva soltanto dormire.

La mattina seguente, stranamente Thad si sveglio` prima di Sebastian.
Quando Sebastian si sveglio`, entro` in cucina, con i capelli tutti scompigliati e solo i boxer addosso.
Thad evito` con tutto se stesso di guardarlo per non rischiare di arrossire come era solito fare.
«Buongiorno», esclamo` Sebastian, con la voce ancora impastata dal sonno.
Thad si ostino` a non rispondere, stringendo nervosamente il manico della tazzina tra le sue mani.
«Ah, giusto, mi ero dimenticato che stavamo giocando a chi prima parla perde», disse Sebastian, seccato, poi si avvicino` a Thad e gli sussurro`: «Ah, e sai che ti dico? Sono d'accordo, credo proprio che mi faro` piacere questo gioco, Harwood».
Thad degluti`: era troppo eccitante il modo in cui pronunciava il suo cognome.
«Obiezioni?», domando` Sebastian, divertito dalla reazione di suo marito.
«Okay!», sbotto` Thad: «Stai cercando di sfidarmi? D'accordo, accetto la sfida».
Sebastian sorrise. «Non durerai a lungo».
«Lo vedremo».
«Vedi? Stai gia` parlando».
«Che c'entra? Stai parlando anche tu».
«Ricorda che sono uno Smythe, io, e gli Smythe non perdono mai una sfida», concluse Sebastian deciso.

La giornata fu piuttosto noiosa - e anche dolorosa, per Sebastian - per entrambi. Thad non aveva nessuno con cui chiacchierare o guardare un film mentre Sebastian non aveva nessuno con cui lagnarsi dei dolori al ventre.
Thad sarebbe potuto andare da Nick e Jeff per passare un po` di tempo, ma non gli sembrava la cosa piu` giusta e piu` saggia con un marito incinto a casa.
Un marito incinto. Era troppo bello per essere vero. Thad sorrise, incosciamente: chissa` se il nascituro o la nascitura avrebbe avuto i suoi tratti ispanici e i suoi vivaci occhi color cioccolato o il perfetto naso alla francese del marito e i suoi meravigliosi occhi verdi.
Forse avrebbero avuto un piccolo Harwood. O un piccolo Smythe.
Smythe. Il sorriso di Thad scomparve: non doveva parlargli e non doveva nemmeno pensarlo.
Doveva dimostrargli che viveva benissimo anche senza di lui o meglio, senza le sue attenzioni.
Impossibile.

Sebastian sapeva benissimo che Thad, nonostante fosse amico di Blaine, fosse anche un po' ostile nei suoi confronti: Blaine era una delle cotte adolescenziali di Sebastian, uno dei suoi sogni probiti ai tempi della Dalton, molto prima di mettersi insieme a Thad, e spesso quest'ultimo poteva diventare anche terribilmente geloso quando Sebastian si permetteva di fare un semplice apprezzamento a qualche bel ragazzo o in particolare a Blaine.
Decise di andare avanti con quello stupido gioco e di giocare fino in fondo: avrebbe simulato qualcosa con Blaine per far ingelosire e parlare Thad, sperando soltanto di ottenere senza problemi il permesso scritto di Faccia-da-Checca.

«Blaine, hey», Sebastian lo telefono`, chiudendosi in camera sua e accertandosi che Thad fosse entrato sotto la doccia cosi` da non ritrovarselo in stanza o dietro la porta ad origliare.
«Sebastian! Come va con il bambino?», chiese Blaine, allegro.
«Quale dei due?», rispose Sebastian sarcastico.
«Aspetti due gemelli?», chiese Blaine sorpreso.
«Non sia mai!», Sebastian quasi si spavento`: «Comunque tralascia. Diciamo che va tutto bene, considerando che questa piccola peste sembra aver intenzione di volermi rompere la pancia».
Blaine ridacchio`, irritando ancora di piu` Sebastian. «Povero Seb, deve essere proprio dura essere incinti. Ma deve essere anche straordinario».
Sebastian roteo` gli occhi al cielo. «Ti prego, risparmiami tutti i discorsi spassionati di quanto sia emozionante e meraviglioso avere un bambino nel proprio grembo», disse, seccato.
«Sebastian, ma non reagire cosi`! Lo e` davvero, devi soltanto accettare l`idea...».
«L`ho accettata», pfff, bugia: «Ma non ti ho chiamato per dirti questo!».
«E cosa vuoi dirmi?».
«Tu mi devi assolutamente aiutare», disse Sebastian, serio: «Per favore».
«Dimmi», lo incito` Blaine.
«So che non lo faresti mai e che ti chiedo troppo, ma... ma devi, ti prego. Siamo comunque amici noi due, vero?».
«Certo! Anche se mio marito non approva».
Sebastian alzo` gli occhi, pensando a quante storie avrebbe fatto Kurt.
«Siamo amici, mica scopamici, spiegalo a Faccia-da-Checca una volta e per tutte», sbotto` Sebastian.
«Gia`. Thad invece vuole bene a tutti, e` una persona cosi` aperta ed estroversa!».
«Si`, tantissimo», Sebastian rise, sprezzante, poi disse: «E a proposito di Thad... e` lui il problema».
«No! Mica volete separarvi proprio ora che state per avere un bambino?!», chiese Blaine allarmato.
«Io? Thad? Separarci?! Ma sei stupido!», lo ammoni` Sebastian corrucciato. Lui e Thad separati, ma che domande. Loro erano fatti per stare insieme, proprio come i Klaine e i Niff, Thad amava Sebastian e Sebastian amava Thad, punto, era un dato di fatto, una cosa ovvia e niente e nessuno poteva cambiarla.
Sebastian sgrano` gli occhi, meravigliandosi di quanto i suoi pensieri fossero profondi e sdolcinati per una volta.
Inorridito da se stesso, fece una smorfia.
«Allora, Blaine, diciamo che io e Thad abbiamo "litigato". Insomma, ora non ci parliamo e ho bisogno di un pretesto per farlo parlare. Vieni a casa nostra per cena e fingiamo di essere molto amici. Blaine, non semplici amici, ma molto, davvero molto amici».
«Non posso accettare finche` non mi spieghi cos'e` successo», disse Blaine con calma.
Sebastian sbuffo`. «E va bene, ma ti prego, fammi questo favore. Ho bisogno del tuo aiuto!».
Perche` ci teneva cosi` tanto a far perdere Thad? Forse perche` voleva far finita quella stupida sfida che aveva indetto lui stesso per sentirlo parlare.

Verso le otto di sera, qualcuno busso` alla porta.
Thad, stranito di ricevere visite a quell`ora, apri` la porta.
«Blaine, hey, ma che piacevole sorpresa!», disse, felice di poter finalmente parlare con qualcuno il cui nome non fosse Sebastian-sono-bellissimo-e-ninfomane-Smythe.
«Thad, ciao! Sono qui per cena, se non e` un disturbo», recito` Blaine. Proprio come Sebastian, era un ottimo cantante ed era stato anche un ottimo solista per i Warblers.
Ed era anche un ottimo attore.
«Oh, non sapevo fossi qui per cena», disse Thad, stralunato.
«Vabbe`, quando l'ho chiesto a Sebastian era cosi' entusiasta della mia richiesta. Ha detto testuali parole: per te questo e tutto, Blainey. Che dolce, vero?», disse, con occhi quasi sognanti.
Thad ebbe un conato di vomito. Bleah, penso`.
Sebastian non era mai cosi` schifosamente sdolcinato.
Non era da lui.
«Bene, okaaay», taglio` corto Thad, chiudendo la porta, poi disse, freddo: «Non sara` un problema preparare un hamburger in piu`».
Blaine rise, fingendo di non aver capito il fastidio di Thad. «Kurt? Niente Kurt? Perche`?», gli chiese Thad, andando in cucina.
«Oh, Finn, il suo fratellastro, ha organizzato una rimpatriata con tutti quelli del Glee Club, e Kurt oggi doveva prendere un aereo per l'Ohio. Sebastian non te l'ha detto?», gli chiese Blaine, inarcando un sopracciglio.
Ma che bravo attore, Anderson. Peccato che Thad non sapeva che quella era tutta una farsa...
«Ah, davvero? Comunque no, oggi Sebastian non mi dice niente e io non dico niente a lui», rispose Thad, secco.
Blaine, incredibilmente sorpreso, stava per chiedere a Thad il perche` di tutta quella freddezza quanto Sebastian, bello e splendente come sempre, irruppe in cucina.
«Blaine caro, amico mio! Sei arrivato, finalmente», disse, con un sorriso raggiante.
«In realta` sono qui gia` da un po', ma vabbe`», Blaine sorrise, alzandosi dalla sedia sulla quale prima era saluto:«Dai, dammi un abbraccio!».
Sebastian quasi si butto` addosso a lui. Blaine lo stritolo`, e Sebastian gli accarezzo` la schiena.
«I tuoi abbracci sono sempre i migliori», sentenzio` Sebastian:«... cosi` spensierati, cosi` gioiosi, cosi` accoglienti, cosi`... caldi».
Thad doveva seriamente correre in bagno a vomitare e no, no perche` fosse incinto come quel verme viscido che tra qualche mese sarebbe diventato una botte, ma perche` quei due erano davvero molto raccapriccianti. E vomitevoli, sai, persino peggio di quella Barbie e di quel Ken, sussurro` una vocina nella sua mente che assomigliava spaventosamente a quella di Sebastian-sono-bellissimo-e-ninfomane-Smythe.
«Ho una gran fame. Quando e` pronto?», chiese Blaine, cambiando argomento.
«Quando Sebastian si decidera` a preparare un altro hamburger. Ho da fare, adesso, vi raggiungo a tavola quando e` pronto», rispose Thad, secco, andando via dalla stanza.
Sebastian rise, di gusto. «Sta funzionando», disse, appagato.
Blaine, invece, non sembrava pensarla come Sebastian. Il suo falso sorriso inebetito scomparve immediatamente. «Non e` una bella cosa, Sebastian. Sto prendendo in giro uno dei miei migliori amici».
«Ma stai facendo questo per un altro dei tuoi amici, no? E quando Thad sapra` tutto, sara` tutto pace e amore come prima. O almeno credo».
Blaine lo guardo`, torvo.

Thad rischiava di vomitare anche la cena.
«E quindi Faccia-da-Checca e` in Ohio da Finazzon», disse Sebastian.
«Kurt, Sebastian, non Faccia-da-Checca», fece Blaine, fingendo di essere infastidito: «e poi e` Finn Hudson, non Finazzon».
Sebastian rise. «Solo soletto, quindi?».
«Si`, ed e` per questo che ti ho chiesto gentilmente di poter venire a cena da voi. Mi sento cosi` solo, almeno qui ho il mio amico Thad e te».
«Oh», sospiro` Sebastian, fingendo di essere intenerito: «Blainey, sei sempre cosi`... oh».
«Non hai parole», sorrise Blaine:«Sei cosi` carino quando fai cosi`, sai? Sei cosi` dolce».
«Suvvia, io non sono un tipo sdolcinato! Mica mi chiamo Blaine Anderson».
Blaine ridacchio`. «A quanto pare mi stai prepotentemente soffiando il posto», disse, con un sorriso malandrino.
«Blaaaaine», Sebastian rise, con un sorriso divertito.
«Oh, e poi sussurri il mio nome in un modo cosi` dolce», continuo` Blaine: «... e sensuale».
La finta indifferenza - perche` di sicuro stava fingendo - di Thad stava irritando enormemente Sebastian.
Forse dovevano esagerare, forse dovevano andare oltre.
«Non dovresti dire queste cose... se solo lo sapesse Kurt», scherzo` Sebastian.
«Pfff, Kurt e` in Ohio, non lo sapra` mai», Blaine sorrise, malizioso.
«Quanta sensualita`, Anderson. Cosi` mi ecciti», fece Sebastian, ricambiando il sorriso.
«Dovrei andare in bagno, ma non so dov'e`», fece Blaine: «Sebastian, non e` che mi puoi accompagnare?». Il sorriso di Blaine divenne sempre piu` malizioso.
«Oh, certo, con piacere, Blaine», rispose l'altro, lieto di mostrargli il bagno.
E forse anche qualcos'altro.
Thad non riusci` a trattenere i suoi istinti omicida.
Si alzo` inaspettatamente dalla sedia, sbattendo il bicchiere contro la superficie del tavolo. «Basta, ora basta! Smettetela di fare le sgualdrine!».
«Thad, ma devo andare in bagno, cosa ti e` pres...».
«... no, cosa cazzo e` preso a voi!», Thad interruppe bruscamente Blaine: «Cosa cazzo dite? Sebastian, hai pure il coraggio di farlo davanti ai miei occhi? Mi fai schifo».
Le cose non potevano andare peggio.
Anzi, meglio. Thad era profondamente arrabbiato e aveva finalmente parlato con Sebastian.
«Blaine, forse e` meglio che tu vada via...», fece Sebastian rivolto al ragazzo, fingendo di essere preoccupato.
«Non preoccuparti, vi facilito la cosa!», asseri` Thad arrabbiato, con il viso rosso per la rabbia e gli occhi inumiditi.
A quella visione, Sebastian si penti` di tutta quella pagliacciata che aveva organizzato.
Non voleva vedere Thad piangere, eppure l'aveva appena fatto.
Si senti` un mostro, un verme. O forse lo era davvero?
Blaine fu piu` veloce di Thad e quasi scappo` di casa.
«Thad, mi hai parlato», Sebastian sorrise come un ebete.
«Vaffanculo, tu e queste tue fottute sfide del cazzo!», esplose Thad, andando in camera da letto.
«No, ti prego, non chiudere la porta a chiave!», Sebastian lo insegui`.
«Oh, non ci avevo pensato, grazie per avermi dato questo consiglio!», fece Thad sarcastico, ma Sebastian fu piu` veloce di lui ed entro`.
«Thad, non e` come pens...».
«No? Non e` come penso? Infatti e` come dico: sei un verme schifoso! Stavi flirtando spudoratamente con quell'altro concentrato di falsita`, egocentrismo e vomito!».
Le lacrime scesero amare sulle guance. Sebastian quasi si senti` morire.
Lo abbraccio` da dietro. «Non mi toccare!», quasi urlo` Thad.
«Thad, non urlare, i vicini possono pensare che ti sto violent...».
«E quale sarebbe il problema? Non e` quello che vorresti?», lo interruppe Thad, furiosamente.
Sebastian sgrano` gli occhi. «Thad, no, questo no. Puoi dirmi tutto, che sono uno stronzo, un cretino, un deficiente, un ninfomane, un insensibile, ma non questo! Non lo farei mai, con te e con nessun altro, che cosa hai in testa? E` davvero questa la tua idea di me?».
Thad ammutoli`, anche se la rabbia ribolliva ancora dentro di lui. Sebastian gli accarezzo` la schiena, e Thad non si ritrasse da quel tocco. «Thad, scusami... e comunque sappi che e` stata tutta una finta. E` stato tutto organizzato da me e Blaine mi ha dato una mano, tutto qui. Il mio obiettivo era farti parlare perche` cazzo, non ce la faccio a non sentire la tua voce. Arrabbiati pure con me, ma non con Blaine, per piacere. E` stato al gioco non perche` ci tiene a me, ma perche` ci tiene a noi».
Thad non sapeva se abbracciare Sebastian o se piangere. Alla fine ricordo` di essere arrabbiato, e scelse un'altra opzione.
«Ti prenderei a calci e pugni, ma non lo farei mai. Ne` con te ne` con gli altri», disse, gelido.
Sebastian sorrise.
«Non c'e` niente da ridere, emerito idiota», Thad era furibondo.
Sebastian, impassibile, sghignazzo`.
«Stronzo».
«Continua. Mi ecciti cosi`», sorrise Sebastian, malizioso.
Thad lo guardo` torvo, per poi spingerlo sul letto.
«Attento, il bambin...».
«Sei mio», sussurro` Thad, sbottonandogli frettolosamente la camicia e baciando ogni centrimetro del suo collo e del suo petto: «Sei mio, cazzo, soltanto mio. Nessuno deve toccarti, o soltanto guardarti e sbavare su quel culo da favola che ti ritrovi».
Sebastian non riusci` a trattenere un sorriso.
«Ti stai smythizzando», gli disse Sebastian, divertito.
«No, e` diverso. Ti amo, cazzo, anche se sei uno stronzo abnorme», fece l'altro.
«Grazie mille, eh», Sebastian finse di essere risentito, poi chiese: «Sei proprio arrabbiato, eh?».
«Puoi dirlo forte».
«Prego, sfogati pure».




Angolo Autrice

Buona serata! :D
Lo so, non aggiorno da febbraio, sono una persona terribile D:
Ma se ho aggiornato dovete ringraziare Melipedia u.u che, diciamo, mi ha costretto a continuare questa fanfiction xD
Ed e` anche grazie alla mia testolina(?), che ogni tanto si sblocca e mi dice cosa scrivere u.u Infatti ho scritto questo capitolo di getto (:
Povero Thad xD Proprio ingegnoso Sebastian, invece xD Ottiene sempre quello che vuole(?) lol u.u
Spero vi sia piaciuto il capitolo! :)
Ringrazio tutti coloro che leggono e Diana924 che ha recensito lo scorso capitolo! Al prossimo capitolo! :D (che spero non arrivi nel 2050, lol). 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Baby clothes ***


Never ask falling stars


 


Baby clothes

 

Il giorno dopo, Sebastian era già sveglio quando Thad disse: «'giorno, Seb».
Sebastian gli sorrise, stringendolo a sé. «Stiamo insieme dal liceo e mi stupisci sempre di più, caro Thaddino. In tutti i sensi».
A Thad sfuggì una risata. «Sai, posso essere molto sorprendente quando qualcuno cerca di prendersi ciò che è mio».
Sebastian rise. «Beh, la cosa positiva è che sono riuscito a cacciar fuori il tuo lato... passionale».
«Stai insinuando che non lo sia abbastanza?».
«Sei tutto coccole e moine, o almeno è questo quello che vuoi far credere».
Thad rise, bloccando le braccia di Sebastian e mettendosi a cavalcioni sopra di lui: «Non mi conosci bene, Sebastian».
«Terzo round?», chiese l’altro, con un sorriso.
Thad sorrise, poi sgranò leggermente gli occhi e si rimise al suo posto. «Il bambino?», chiese, apprensivo, cambiando improvvisamente argomento: «Che cosa... senti?», chiese, esitante.
«I soliti dolori», rispose Sebastian, incrociando le braccia dietro il collo: «Guarda, non vedo l'ora di partorire, così cesseranno tutti i dolori».
Thad lo guardò, torvo. «Non devi vederla così. Io non vedo l'ora che tu partorisca per poter vedere e abbracciare il nostro bambino», disse, con occhi sognanti ed emozionati.
Sebastian lo guardò, impassibile, per poi diventare inaspettatamente serio.
«Thad», lo richiamò.
«Che c'è?».
«Fa male?».
«Cosa? Partorire?».
«Sì».
«Beh, dicono che è paragonabile ai dolori del ciclo mestruale».
Sebastian lo guardò, seccato. «Thad... sveglia. Lo sai che hai sposato un uomo, vero?».
«Ma che vuoi! Ti ho detto quello che so», si giustificò il ragazzo, accigliato.
Sebastian sospirò, apprensivo. Thad appoggiò la testa contro il suo petto quando qualcuno bussò alla porta.
«Bontà divina!», esclamò Sebastian: «Ma non ce l'hanno una fottuta casa quei due?! Anche quella delle bambole andrebbe bene!».
Thad si alzò dal letto, guardandolo male e vestendosi velocemente. «Sono i nostri amici», disse, accigliato.
«Tuoi amici», fece Sebastian, risoluto: «Forse posso chiudere un occhio per Ken, ma per quella Barbie assassina no».
Thad lo ignorò, uscendo dalla stanza e incamminandosi verso la porta. L'aprì, ma non erano Nick e Jeff; rimase piacevolmente sorpreso da ciò che vide: due donne, una bionda e alta e l'altra mora ed ispanica come lui, entrambe molto belle. Se la memoria non lo tradiva, dovevano essere due amiche di Sebastian che frequentavano il McKinley.
«Thad, ciao!», lo salutò la bionda con un sorriso.
Thad ricambiò il sorriso, imbarazzato, poiché non ricordava chi fossero.
«Thad, siamo Santana e Brittany», gli ricordò la mora, accortasi del suo senso di smarrimento.
«Ah, Santana, come dimenticarlo!», non sapeva perché, ma Thad aveva sempre nutrito una strana ostilità verso quella ragazza, da quando per puro caso l'aveva sentita cantare alla Dalton quella canzone spacca-ormoni con Sebastian.
«Siamo qui per Sebastian. Kurt e Blaine ci hanno detto che è incinto!», fece Brittany, entusiasta: «Io lo sapevo che anche i maschietti possono sfornare fagotti!».
Thad inarcò un sopracciglio. «Dov'è Sebastian? Possiamo entrare o no?», fece Santana, spazientita, ancora sulla soglia della porta.
«Oh, sì, certo, accomodatevi pure», fece Thad, imbarazzato, facendole entrare e chiudendo la porta alle loro spalle «Sebastian è... sta ancora in camera e...».
Santana lo guardò, maliziosa. «Notte di fuoco? Bravo Thaddino».
Thad, infastidito, la ignorò. In quel momento Sebastian uscì dalla propria camera, con addosso i boxer e la canottiera.
«Lopez! Pierce! Che piacere vedervi!», disse Sebastian visibilmente entusiasta, abbracciandole: «Come mai da queste parti?».
«Abbiamo saputo del piccolo Smythe», disse Santana, con un sorriso; quello di Sebastian svanì, immediatamente.
«Quanti mesi ha?», chiese Brittany, curiosa.
«Uno», fece Thad.
«Oh, ti attendono ancora altri allegri otto mesi», fece Santana, sorridente.
«Grazie Lopez, eh», fece Sebastian, secco: «Già sono abbastanza depresso di mio».
Santana sorrise ancora più ampiamente. «Il grande e figo Sebastian Smythe incinto, non l'avrei mai detto. Sono rimasta basita dalla notizia, non perché sei un uomo, ma perché Thad è quello con le ovaie, mica tu».
«Non ho le ovaie», rispose Thad, freddo.
«Avete già deciso i nomi?», chiese invece Brittany, entusiasta.
«Certe volte siete peggio dei Niff, credetemi», disse Sebastian scocciato, abbandonandosi sulla poltrona: «Non so nemmeno se è un maschio o una femmina».
«Dovresti fare un'ecografia, ma è ancora un po' presto», disse Santana.
«Io vorrei che il sesso del bambino fosse una sorpresa», si intromise invece Thad: «Tu, Seb? Cosa ne pensi?».
«Oh, sì, una sorpresa, come l’uovo di Pasqua!», disse Brittany, entusiasmata.
Sebastian alzò leggermente gli occhi. «Concordo con Thad», disse, infine.
 
«No, no, no e no. NO».
«Ma perche? È così carina!», si lagnò Blaine.
«Blaine caro, si vede che non hai... stile», Blaine sbuffò all'affermazione di Kurt. «È orribile la tutina con il papillon!».
«Già, non puoi già traumatizzare il bambino facendogli conoscere l'insano mondo dei papillon colorati sin dalla nascita», disse Jeff serio.
Blaine sbuffò per l'ennesima volta. «Voi non avete stile», disse, imbronciato.
«Ehm ehm, scusami, chi è che lavora per Vogue con Ms. Isabelle Wright?», fece Kurt, altezzoso, analizzando dei vestitini e posizionandoli con cura nel carrello.
Blaine si trattenne dallo sferrargli un ceffone.
«Io non capisco perché Nick non sia voluto venire con noi», disse Jeff improvvisamente, sconsolato, aiutando Kurt a piegare le tutine: «Ha detto che non è una buona idea comprare dei vestitini per il bambino o per la bambina, pensa che Sebastian si infurierebbe soltanto di più... e poi sapete una cosa?».
«Che cosa?», chiese Blaine, curioso.
«Io e Nick non facciamo... ehm... non facciamo l'amore», tentennò Jeff, arrossendo leggermente: «da quando abbiamo saputo che Sebastian aspetta un bambino! Che cosa devo pensare?».
«Che ha paura di restare incinto, semplice», sentenziò Kurt: «Cos'altro dovrebbe significare, scusa?».
«E... e ancora non mi ha chiesto di sposarlo!», disse il biondo, rattristito: «Forse non mi ama più?».
«Oh, Jeff, non essere stupido! Nick ama soltanto te ininterrottamente da quando vi siete conosciuti», fece Blaine, incoraggiante, ma la sua risposta sembrò preoccupare ancora di più l’amico.
«Appunto, da quando ci siamo conosciuti! È passato troppo tempo», si rammaricò Jeff.
«E non potresti essere tu a fare il primo passo?», chiese Kurt.
«Sì, ma... e se dicesse no?», chiese Jeff, atterrito da quel pensiero: «Non avrei mai creduto che Thad e Sebastian si sposassero prima di me e Nick, sapete? Sono davvero felice per Thad, ma è anche buffa come cosa: Sebastian era quello che non voleva impegnarsi. Ora a me quello sembra Nick, non Sebastian».
Quelle parole dovettero costargli uno sforzo immane. Kurt gli mise una mano sulla spalla. «Oh, non preoccuparti, Jeff. Arriverà anche il vostro momento».
«Infatti!», concordò Blaine, con un sorriso: «Nick ama soltanto te e probabilmente anche lui starà pensando quello che pensi tu!».
 
«E quindi questa è stata la spiegazione del medico?», fece Santana interessata, appoggiandosi sul bracciolo del divano e sorseggiando una bevanda fredda.
«Esattamente», rispose Thad.
Santana fece spallucce, guardando prima Brittany e poi Sebastian.
«Interessante, davvero molto interessante e... e impressionante», commentò Santana: «Non ho mai sentito una cosa del genere. Finché non farai un'ecografia, non posso crederci. Non capisco come faccia il medico ad esserne così sicuro! Mi avete pure detto che i test di gravidanza segnano Error! Non è sicuro che tu sia incinto, Sebastian».
Thad si sentì quasi morire. Ormai si era abituato all'idea che suo marito fosse incinto e per nulla al mondo avrebbe voluto che si trattasse di un equivoco.
Qualcuno bussò alla porta.
«Ecco l'allegra visita mattutina che attendevo con ansia», fece Sebastian sarcastico.
Thad corse ad aprire, e ancora una volta si sbagliarono: non erano i Niff, o almeno non c'era Nick, ma erano Kurt, Blaine e Jeff.
«Thad, scusami per ieri, non ho avuto modo di porgerti le mie scuse e perdonami se l'ho fatto, ma Sebastian sembrava così disperato...», incominciò Blaine, poi con un sorriso allegro esclamò: «... tuttavia, qui ho qualcosa per farmi perdonare!».
I tre ragazzi entrarono in salotto, senza nemmeno dare a Thad il tempo di parlare, e posarono delle buste a terra, vicino al divano.
«TA DAAAH! Sorpresa!», fece Jeff, entusiasta.
«Che cosa diavolo sono?», chiese Santana disgustata, aprendo una busta e studiando un vestitino rosa pieno di fiocchetti e merletti.
«Vestitini e tutine fashion per il bimbo. O la bimba», rispose Kurt pronto.
«Fashion», mormorò Sebastian con disprezzo: «Mio figlio non indosserà mai quella fottuta merda rosa!».
Thad, al contrario, sembrò apprezzare il gesto. «Oh, grazie, ragazzi, ma non dovevate!», disse, cortese, ai tre amici.
«Pfff, è una sciocchezza», lo tranquillizzò Jeff.
Sebastian si alzò bruscamente dal divano, prendendo le buste e lanciandole da qualche parte nella stanza. Vestitini e tutine caddero accidentalmente in faccia a Jeff, e qualcuna colpì anche Thad, Kurt e Blaine.
«La volete smettere?! La volete finire di farvi i fatti miei?! La mia vita non vi riguarda! Forse non sono nemmeno incinto e voi avete già buttato metà del vostro patrimonio inutilmente», sputò fuori con rabbia.
«Ma... ma volevamo soltanto farti un pensierino, o meglio, un pensierino per il nostro nipotino! Non dovresti reagire così, e… oh cazzo, come sarebbe a dire che forse non sei incinto?!», Jeff parlò a raffica, per poi sgranare enormemente gli occhi, confuso.
«Non è possibile! Tu sei incinto!», replicò Blaine, sorpreso.
«E io sarò zio! È questa la verità», sentenziò Jeff.
Kurt non aveva spiccicato parola.«Spiegati meglio», disse infine, lasciando a Sebastian la libertà di parola.
«Ancora non ho fatto un’ecografia», rispose il francese.
«Ma il medico ha detto esplicitamente che aspetti un bambino», si giustificò Thad: «Ho parlato con lui e…».
«… e se il medico fosse un semplice incompetente? Thad, andiamo, non ci sono uomini incinti nemmeno su Marte», fece Sebastian, semplicemente, poi disse: «E ora, se non vi dispiace, torno in camera. Ho sonno e la pancia mi fa male terribilmente».
Sebastian andò via, lasciando un Thad affranto.
Santana, nonostante fosse scettica quanto Sebastian, disse: «Si era svegliato da poco».
Kurt ridacchiò. «È ancora stanco e gli fa male terribilmente la pancia. Si contraddice ogni due secondi e assomiglia spaventosamente ad una mammina isterica. Thad, direi che è un buon segno. Preparati a diventare padre, amico».
 
Thad trattenne Kurt, Blaine, Brittany e Santana per pranzo – Jeff era tornato a casa da Nick –, e Sebastian non ne volle sapere di alzarsi dal letto.
Quando andarono tutti via, Thad si occupò esclusivamente di lui.
«Alzati, pigrone. Sono le tre del pomeriggio».
Sebastian rispose con un ronfo.
Thad roteò gli occhi. «Svegliati o niente sesso per due settimane».
«Non resisteresti nemmeno tu», rispose il francese con un ghigno.
«Ecco, solo così riesco a capire se fingi di dormire», rispose l’ispanico alzando gli occhi al cielo con ovvietà. Si sedette sul letto e gli posò un bacio sulla guancia. «Seb, che c’è?», gli sussurrò, dolcemente.
Sebastian si sentì subito meglio di prima. «Ti amo, Thad», disse, semplicemente.
Thad restò quasi sconvolto. «Che cosa hai bevuto?».
«Bene, tuo marito che su queste cose è di poche parole dice di amarti e tu gli rispondi così».
«No, è che non me lo dici spesso, e non me lamento. Lo so benissimo che mi ami e mi basta saperlo», Thad gli sorrise, sincero: «E comunque ti amo anch’io».
«Lo so anch’io. Non c’è bisogno che me lo dica: il tuo sorriso parlo da solo. È… è meraviglioso».
Thad rise. «Anche i tuoi occhi parlano da soli. Sono un mondo a parte».
Sebastian attirò Thad a sé, baciandolo sulle labbra con tenerezza.
«Starti accanto mi rende stucchevole. Oppure sarà il bambino a rendermi una mammina amorevole bisognosa di coccole e attenzioni», scherzò il francese.
Thad inarcò un sopracciglio. «Seb, aspetta… prima sostieni che uomini incinti non esistono nemmeno su Marte, ora mi fai capire che aspetti un pupo. Mi confondi, e non poco. Sappilo».
Sebastian annuì. «Hai ragione», disse, facendo sdraiare Thad al suo fianco e facendo accoccolare la sua testa sul suo petto: «Sai, sono ancora un po’ dubbioso sulla cosa, ma i dolori sono forti e l’appendice non ce l’ho da quando avevo dieci anni. Le nausee mattutine sono sempre più insistenti e mi stanno venendo anche delle strane voglie, tipo ora berrei con molto piacere un tè caldo».
«Ad agosto?».
«Ad agosto».
«Con questo caldo?!».
«Con questo caldo».
«Credevo ti venissero voglie peggiori», ammise Thad.
«In realtà c’è un’altra cosa di cui avrei voglia ora, forse anche meglio del tè».
«Cosa?».
«Del buon sesso».
«Ma tu hai sempre voglia di quello», rise Thad: «E comunque sei più sexy quando sei dolce. Un po’ di dolcezza ci vuole una volta tanto».
«Sexy e dolce stonano nella stessa frase».
«Oh, affatto. Sei quasi eccitante quando fai il romantico».
«E quando invece faccio così?», le mani di Sebastian si posarono sul suo bacino.
«Quando fai il porco, intendi?».
«Piantala. Passo sempre io dalla parte del torto quando poi piace anche a te».
Thad sorrise malandrino, mordendogli un labbro e baciandolo con passione, strusciandosi sopra di lui.
E il telefono squillò.
«Dannazione!», inveì Sebastian: «Un giorno ucciderò quei due, fosse l’ultima cosa che faccio!».
Thad alzò gli occhi al cielo, lasciandosi sfuggire uno sbuffo. «Pronto?».
«Hey, Thad. Scusami se oggi non sono passato a casa».
«Nick! Ma non preoccuparti! Tutto bene?».
«No, cioè volevo dire sì… diciamo».
«Dimmi pure. Si tratta di Jeff?».
«Sì», rispose Nick, esitante: «Avrei… avrei bisogno del tuo appoggio e dei tuoi consigli».
«Su cosa?».
«Voglio sposare Jeff e non so come chiederglielo».




Angolo Autrice

Buon pomeriggio! :D
Innanzitutto, vi porgo le mie scuse per il ritardo dell'aggiornamento - come sempre - :P
Poi, dovete come sempre ringraziare Melipedia per la pressione xD <3 altrimenti questo capitolo l'avrei pubblicato tipo tra qualche millennio. v.v
E poi dovete ringraziare di nuovo la mia testolina che si è decisa a completare questo capitolo che inizialmente non mi convinceva e ora mi convince di più ^_^ Ho delle idee per questa ff, quindi ciò dovrebbe significare che non dovete aspettare altri due mesi xD
Dunque, abbiamo la comparsa delle Brittana! :D Santana fa notare a Seb che potrebbe anche non essere incinto, ma i sintomi ci sono e Thad, Jeff, Britt e i Klaine ne sono convinti u.u
Sebastian cambia idea ogni due secondi. E' volubile ed isterico, poi si trasforma in un micetto e poi in tigre(?). Sarà la gravidanza LOL
Jeff si preoccupa per lui e Nick e... e quest'ultimo ha avuto la stessa idea di Jeff <3
Ah, dimenticavo: titolo del capitolo preso dal terzo episodio della serie tv "The New Normal" <3 La dolcezza assoluta quella serie TV *---*
Ringrazio tutti coloro che leggono e recensicono! Al prossimo capitolo! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Wedding Planner ***


Never ask falling stars


 


Wedding Planner

 

I piani allettanti di Sebastian per quella giornata andarono letteralmente a farsi benedire.
Thad sorrise come un ebete. «Nick, ma è una gran bella notizia!». Si stravaccò sul letto, con il cordless in mano appoggiato all’orecchio, come una teenager che si confida con la propria migliore amica: «Quando aspetti a farlo?».
«Thad, non è semplice… non so come comportarmi, cosa dire, cosa fare…».
«Devi essere semplicemente te stesso, amico».
«Lo so, è il consiglio migliore e cerco sempre di essere me stesso, ma questa volta non basta», Nick sospirò: «Si tratta di un traguardo importante. Sono sicuro di volerlo sposare, ma comunque non è facile fare questo passo. Tu… tu e Sebastian quando avete capito di volervi sposare?».
Thad sospirò leggermente, perdendosi nei ricordi. Guardò Sebastian al suo fianco, e lo trovò con lo sguardo imbronciato e annoiato. «Muoviti», ghignò.
L’ispanico sorrise leggermente, posando una mano sul suo braccio e accarezzandolo lentamente. «Non saprei dirti quando è accaduto precisamente. Era un giorno – anzi, una notte – come tante altre e me l’ha chiesto».
«Come te l’ha chiesto?».
«Me l’ha detto e basta. Mi disse che ero l’unico uomo della sua vita e che mi voleva sposare».
Sebastian inarcò le sopracciglia, incuriosendosi alla conversazione.
«Sì, ma in quale circostanza? Ti ha portato a cena fuori? Ti ha dato un anello? Come si è comportato?», Nick parlò a raffica: «Oh cavolo, mi sta venendo l’ansia…».
Thad arrossì leggermente. «In realtà me l’ha chiesto dopo una sessione infuocata di…».
«Okay, non voglio sentire!», lo interruppe in fretta Nick.
«Nessun anello. Lo scegliemmo insieme il giorno dopo. Per me comunque è stato bellissimo e speciale così», Thad sorrise a quei ricordi.
Un sorriso sfuggì anche a Sebastian, poi ricordò che aveva decisamente altri piani per quella giornata e che Ken doveva essere eliminato subito. Immediatamente.
«Ma Jeff accetterà?», disse improvvisamente Nick, grave: «E se mi rifiutasse con un secco no?».
«Nick, scherzi? Jeff ti ama, non potrebbe mai fare una cos… SEBASTIAN!».
«Hey, Duval», Sebastian si era impossessato del cordless: «Vuoi sposare la Barbie, ho capito bene?».
«Ehm, sì».
«Bene, mio caro. Vi conoscete da quando eravate soltanto bambini di otto anni ed eravate cotti da sempre, poi alla Dalton vi siete finalmente svegliati e avete capito di amarvi, ma ovviamente avete aspettato l’ultimo anno di liceo per dichiararvi. Visti i vostri ritmi, non mi stupirei se decideste di sposarvi a sessant’anni. Avete questa costante e fottutissima paura di un rifiuto, ma perché? Perché vi create problemi che non esistono? Vi amate tantissimo, non conosco una coppia più felice e allegra di voi e di Blaine e Faccia-da-Checca, credimi. E ora vai, diglielo con semplicità, apri il tuo cuore. Non metterti contro un uomo incinto: fa’ quel che ti dico. E lascia stare Thad. Potrai parlare con lui direttamente domattina. Buona fortuna».
Senza nemmeno attendere un’eventuale risposta di Duval, Sebastian staccò la chiamata e poggiò il cordless sul comodino. Thad era rosso di rabbia.
«Sebastian Smythe!».
Ahi, ahi. Quel tono minaccioso non prometteva nulla di buono.
«Nick è mio amico, volevo dargli un consiglio! E ora dammi subito quel dannato telefono o…».
Sebastian si fiondò su di Thad e lo zittì, baciandolo con veemenza sulle labbra. «Puoi perdonarmi?», chiese, con un sorriso irresistibile: «Ho fatto tutto questo per noi, e forse anche per loro: meglio dire le cose in faccia così come stanno. Spero che il mio discorsetto lo abbia scosso un po’ perché ho decisamente ragione, non credi?».
Thad sbuffò, contrariato. «Levati di dosso, Sebastian. Non mi abbindoli così facilmente».
Sebastian rise, divertito. «Dove eravamo rimasti prima della telefonata? Ah sì, ricordo», le mani del francese andarono a posarsi sul sedere del compagno: «Ti volevo dimostrare quanto fossi ancora più eccitante senza ricorrere alla dolcezza, ma facendo il porco, come mi hai definito tu…».
Thad deglutì, sentendo improvvisamente più caldo. «Sei un bastardo. Una volta che avrai partorito, te la dovrai vedere duramente con me».
«Così mi piaci, Harwood».
«Stronzo».
«Continua».
«Stronzo megagalattico».
«Oh tesoro, ti amo anch’io».
 
Nick era disperato: Sebastian si era impossessato del suo amico Thad e ora non sapeva cosa diavolo fare.
Ma doveva ammettere che il francesino aveva ragione: lui e Jeff erano migliori amici da sempre e da sempre erano innamorati follemente l’uno dell’altro.
La sua paura era che Jeff rifiutasse, non perché non lo amasse ma perché temeva avesse paura di impegnarsi seriamente.
Erano fidanzati da sette anni e convivevano da tanto tempo – considerando gli anni della Dalton e del college –, ma sposarsi sarebbe significato ben altro.
Un anello non è un semplice gioiello costoso scelto con estrema scrupolosità per stupire la propria anima gemella.
Un anello, o meglio quell’anello, è il simbolo di una promessa. È una parola data, un impegno, un giuramento.
Nick voleva davvero vivere il resto dei suoi giorni con Jeff?
Ovvio, ne era certo: Jeff era l’uomo della sua vita, la sua anima gemella, la sua gioia. E Jeff voleva lo stesso?
La paura e l’indecisione lo assalivano.
Poi ricordò le parole di Sebastian, e prese la sua decisione.
 
«Non ti stanchi mai?», ansimò Thad, sfiancato.
«No, è come se avessi delle pile ricaricabili dentro di me, e il sesso, come l’elettricità, le ricarica».
Thad storse il viso. «Questa dove l’hai letta?», chiese, inorridito.
Sebastian rise di gusto, abbracciandolo da dietro. «Perdonami se sono squallido, ma comprendimi. Dentro di me c’è una creaturina e anche se i dolori sono minimi sai come sono insofferente, io. Figuriamoci quando incomincerà a prendermi a calci senza pietà».
«Figuriamoci cosa dovrò sopportare io», rise Thad.
«Pfff, tu hai la parte più semplice: sopportarmi. Sono io quello che ha un bambino in grembo».
«Sopportarti non è mica semplice! Richiede forza, energia e tanta pazienza. Sei tu il bambino», lo stuzzicò Thad.
«E io, oltre ad essere in stato interessante, ho anche una fastidiosa piattola rompicoglioni di cui occuparmi. Dimmi ora chi sta messo peggio», lo fronteggiò Sebastian, per poi sorridere e baciarlo teneramente sulla tempia.
Thad si limitò a rispondere con un sorriso: i baci e le carezze di Sebastian lo tranquillizzavamo sempre e svuotavano la sua mente da qualsiasi pensiero e preoccupazione.
Restarono così per qualche minuto.
«Seb», fu Thad a rompere il silenzio.
«Mm?».
«Nostro figlio», disse lui, semplicemente, con gli occhi emozionati che incominciavano a pizzicare: «Tutto questo è meraviglioso».
Sebastian lo baciò sulle labbra, poi si incupì improvvisamente. Thad lo notò. «Cosa c’è che non va?», gli chiese, con premura.
«E se non sarò un buon padre?», mugugnò Sebastian: «Non voglio seguire le stesse orme del mio… non voglio diventare come mio padre».
Thad poté sentire i muscoli di Sebastian irrigidirsi. Cercò di calmarlo e rasserenarlo con qualche carezza. «Infatti non accadrà. Tu sei diverso da lui, okay? Sarai un padre perfetto e io ci sarò sempre per te come tu ci sarai sempre per me».
Sebastian sospirò. «Ecco perché ti ho sposato. Tu sei perfetto».
Thad sorrise, arrossendo leggermente, e solo in quel momento realizzò che erano davvero poche le volte in cui Sebastian si apriva totalmente, mostrando i suoi sentimenti e il suo cuore.
E pensò che, nonostante tutto, Sebastian era perfetto, e che si sarebbe innamorato di lui ogni giorno sempre di più.
 
Alle otto di sera di quella giornata, nell’appartamento Duval-Sterling regnava un silenzio tombale.
L’unico rumore udibile era quello della forchetta di Jeff che arrotolava gli spaghetti.
Nick aveva lo sguardo fisso verso il piatto. «Non mangi?», fu Jeff a rompere il silenzio.
Il moro alzò lentamente il volto, guardandolo in faccia: sembrava piuttosto teso.
«Ehm… no», rispose dopo un po’ Nick, con un sorriso impercettibile: «Non ho molta fame».
Jeff si limitò ad annuire. Prese un’altra forchettata, poi abbandonò la forchetta nel piatto e guardò Nick. «Credo che dovremmo parlarne», fece, serio.
«Di cosa?».
«Non fare il cretino», Jeff strinse i pugni, nascondendoli sotto il tavolo: «Tu mi nascondi qualcosa, Nicholas Duval».
«Cosa dovrei mai nasconderti?».
Gli occhi di Jeff incominciarono a pizzicare leggermente. «Sei così freddo con me ultimamente», mormorò, mentre una lacrima solitaria solcava la sua guancia: «Fin troppo freddo… ho paura che tu mi nasconda qualcosa… ho paura che tu…».
«… al massimo ti sto nascondendo questa», lo fermò Nick, alzandosi dalla sedia ed estraendo dalla tasca dei jeans una scatolina.
Jeff si alzò in piedi, spalancando gli occhi. «Non capisco», biascicò.
«Scusami se sono stato un po’ distante. Ero nervoso, non sapevo come chiedertelo», iniziò il moro.
Jeff tacque, in attesa delle parole del ragazzo. «Ti voglio sposare, Jeff», disse il moro: «Tu mi completi. Ti voglio ogni giorno della mia vita. Ora e sempre».
Jeff sembrava avere una paralisi: non riusciva né a muoversi né a parlare. Nick aprì la scatolina al posto suo, mostrandogli un anello d’oro bianco piuttosto semplice, ma meraviglioso agli occhi del biondo.
Jeff non parlò, il che preoccupò Nick. «Jeff?», chiese il moro, perplesso.
Il biondo finalmente emise un segno di vita: si fiondò addosso al ragazzo, stritolandolo in un abbraccio caloroso. «Sì. Lo voglio anch’io. Sì», sussurrò, con le lacrime agli occhi: «Ti amo».
«Ti amo anch’io», Nick gli accarezzò la guancia, poi gli infilò l’anulare al dito.
«Sono stato un idiota. Come ho soltanto potuto lontanamente pensare che tu non mi amassi più», si chiese Jeff.
«Anch’io sono un idiota. Stavo per pensarlo anch’io. Avevo paura di fare questo grande passo, ma poi ho sentito che è la cosa più giusta da fare. Ed è anche la cosa che desidero di più al mondo», rispose il moro.
I ragazzi si baciarono, con ardore. Qualche minuto più tardi, erano in camera.
«Gli spaghetti si raffredd…».
Nick zittì Jeff con l’ennesimo bacio.
«Nick, ne sei sicuro? Non hai paura se uno dei due resta incinto?», chiese il biondo perplesso.
Il moro lo spinse contro il letto. «No», fece, con uno strano sorriso: «Ciò vorrà dire che se mai accadesse, avremmo un bambino. Il nostro bellissimo bambino. Il primo di tanti».
 
Il giorno dopo, gli Harwood-Smythe vennero svegliati bruscamente dalla suoneria del telefono.
Sebastian si coprì la testa con il cuscino. «Spegni quel dannato affare», quasi lo implorò, con tono lamentoso.
Thad afferrò il cellulare e rispose alla chiamata senza indugi.
Ma non riuscì a parlare.
«THAD O MIO DIO IO E NICK CI SPOSEREMO E TU SARAI IL MIO TESTIMONE!».
«Jeff, in realtà avevo pensato che Thad potesse essere il mio testim…».
«Naaah! Prenditi Smythe, io non lo voglio. Rovinerebbe il nostro matrimonio».
«Ma dai! Inviteremo anche lui, è nostro amico».
«Tuo, forse, e nemmeno. Se lo invitiamo  è solo perché voglio che al matrimonio venga anche il mio nipotino che purtroppo vivrà ancora nella pancia di quel concentrato di egocentrismo», cinguettò Jeff: «E comunque abbiamo bisogno di un Wedding Planner».
«Kurt Hummel».
«Esattamente».
Thad rise, fragorosamente. «Ragazzi, esisto anche io».
«Scusami, Thad! Avevo appoggiato il telefono sul tavolo e stavo parlando con Nick. Stavamo discutendo su un eventuale Wedding Pla…».
«Sì, ho sentito tutto», lo fermò l’ispanico: «Stavate urlando, in realtà».
«Già, e ho sentito tutto anch’io!», si intromise Sebastian: «Mi dispiace per Sterling, ma non ci sarà nessun nipotino al suo matrimonio dato che non mi presenterò apposta».
Thad sbuffò. «Bene, ora vado a lavoro, dato che le mie ferie sono finite. Sarà difficile alternare il negozio e le cose per il matrimonio, ma lo farò», sorrise Jeff: «Ciao ciao!».
E staccò la chiamata.
Thad si voltò verso Sebastian che lo guardò preoccupato. «Seb?», lo richiamò Thad, perplesso: «Che c’è?».
Sebastian prese un respiro. «La mia pancia si gonfierà inevitabilmente. Mi crederanno? Mi licenzieranno? Che scusa m’inventerò per quando riprenderò a lavorare?».


 


Angolo Autrice

Buon pomeriggio! :D
Sì, questa volta sono stata molto più veloce con l'aggiornamento ♥ (: *fiera di se stessa* x) :)
Seb e Thad, ciccini ♥ In questa ff sto seriamente incominciando a chiedermi se facciano qualcos'altro o solo quello dalla mattina alla sera. D:
All is Niff and nothing hurts! *w* Sì, in questo capitolo ho alternato i Thadastian e i Niff, e finalmente c'è la proposta di matrimonio! *-*
Bene, nella ff è agosto e nel prossimo capitolo faremo un piccolo salto verso settembre. Le vacanze/ferie finiscono anche per Seb che dovrà tornare a lavoro. Crederanno alla storia di un uomo incinto? La notizia sarà già giunta? Cosa accadrà?
E mentre Seb rifletterà su questo, avremo dei Niff impegnati con la questione del matrimonio, dei Klaine di supporto e un Thad piuttosto indaffarato u.u Lo scoprirete nel prossimo capitolo! :)
Ringrazio tutti coloro che leggono e recensicono! Mi fa sempre piacere ricevere i vostri pareri e mi danno forza ed entusiasmo :)
Ora però devo correre a studiare *sigh* e... e risponderò alle recensioni appena posso, promesso! E mi rimetterò in pari anche con le altre letture che mi mancano.
Al prossimo capitolo! ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Two ***


Never ask falling stars


 


Two

 

«Beh…», iniziò Thad: «… la notizia si sarebbe già diffusa, non è mica un segreto…».
«Sì, ma non è detto che sappiano che Sebastian Smythe è incinto. E comunque, non vorrei che fossero scettici e che mi licenziassero credendo che li abbia presi in giro», fece il ragazzo.
Thad sospirò. «Ma poi, mi sai dire come hanno fatto i giornalisti a capire che sei incinto?! Non lo abbiamo mica detto a qualcuno!».
«Infatti, non l’abbiamo detto a nessuno eccetto a… Sterling», Sebastian si interruppe, lo sguardo serio rovinato da una nota di rabbia.
L’ispanico inarcò un sopracciglio. «Tu dici?».
«Chi altro, altrimenti? Per fortuna Duval sembra avere ancora un neurone. Per Hummel ne dubito e quello di Anderson si è impiccato per la solitudine», rispose Sebastian, deciso.
«Okay, poi gliene parleremo. Intanto rilassati, sta’ calmo e inventati una scusa per quando la gravidanza sarà evidente».
 
Jeff era seduto al bancone del negozio di giardinaggio dove lavorava, con lo sguardo sognante e la testa decisamente altrove.
«Jeff, sei piuttosto pensieroso oggi. C’è qualcosa che non va?», gli chiese Julia, una commessa.
«Mi sposo», rispose Jeff senza neanche rifletterci, con un sorriso ebete stampato sul volto.
«O mio Dio! Ti sposi con Nick e non mi hai detto niente!», Julia quasi saltellò dalla gioia, poi lo abbracciò: «Deve essere tutto perfetto! I fiori, gli anelli, l’abito… tutto!».
Jeff sorrise. «Credo che ci sposeremo a marzo. L’attesa accende il desiderio», disse, quasi ispirato.
«Sarà un matrimonio fantastico perché tu sei fantastico, e lo è anche il tuo ragazzo», Julia sorrise, dandogli una pacca sulla spalla: «Per qualsiasi cosa posso darti una mano, se vuoi!».
«Ne sarei davvero felice», rispose lui.
 
«Biondina».
«Smythe, che spiacevole sorpresa! Come mai questa chiamata? Vuoi farmi le congratulazioni per le imminenti nozze?».
«Nah, quelle te le risparmio. Piuttosto, mi è sorto un dubbio».
«Spara».
«L’altra volta sono stato circondato da giornalisti e fotografi che avevano saputo della mia gravidanza. Tu ne sai qualcosa?».
Jeff fece schioccare la lingua. «Mm, ecco, sì. Perché me lo chiedi?».
«Cosa diavolo ti è saltato in mente?! Perché li hai chiamati?».
«Così farà notizia e potrai comparire in tv! Non è una cosa fantastica comparire nei programmi televisivi come quelli su MTV? Ti danno anche i soldi!».
Sebastian sgranò gli occhi, quasi spaventato. «Sterling, di tutto questo, ma cosa cavolo ci guadagni tu?!».
«Qualcosa di nuovo da vedere il pomeriggio. Mi sono stancato di vedere sempre le stesse cose».
Sebastian era allibito: aveva sempre sottovalutato fin troppo la stupidità di Sterling. «Sterling, permettiti di fare qualche altra cazzata e mio figlio, perché è mio figlio e non è il tuo nipotino, non si presenterà a quella messinscena che chiamate matrimonio».
 
Settembre arrivò, e con settembre arrivò anche il primo giorno di lavoro.
Thad era fotografo, il sogno di una vita, mentre Sebastian avvocato.
«Se ti senti male, per qualsiasi cosa hai il mio numero», lo rassicurò Thad.
Sebastian annuì, leggermente agitato. «Hey», Thad gli mise una mano sulla spalla: «Sta’ tranquillo, andrà tutto bene. Ti amo».
Sebastian lo baciò dolcemente sulle labbra. «Ci si vede stasera», rispose, poi ognuno prese la sua strada.
L’avvocato aveva già preparato una scusa bella e buona per quanto tutto sarebbe diventato evidente: avrebbe finto di aver subito una caduta e di essersi fatto male e di non potersi muovere, e che quindi sarebbe dovuto restare a casa per mesi per potersi riabilitare. Una scusa decisamente molto gettonata, ma anche la migliore.
Quando Sebastian arrivò sul posto di lavoro, tutte le sue speranze andarono a frantumarsi: i colleghi gli si accalcarono intorno.
«Sebastian! Ma che cosa meravigliosa!».
«Congratulazioni!».
«È un bimbo o una bimba?».
«Già sai come chiamarlo?».
«Hai le nausee mattutine? Se sì, è buono per la salute del bambino!».
«Diventerai padre, oddio!».
L’unica cosa che Sebastian avrebbe voluto fare era urlare e fuggire. Invece rimase lì, immobile, come paralizzato.
«L’avrete spaventato», una voce catturò l’attenzione di tutti: era il capo, il signor Stevenson.
A quella vista, Sebastian deglutì. «Smythe, per qualsiasi cosa sei giustificato, va bene?», disse, freddo.
«La ringrazio, signor Stevenson».
 
Sebastian e Thad tornarono a casa quel pomeriggio.
«Buongiorno, Seb. Allora? Come hai risolto?», lo salutò Thad, baciandolo dolcemente sulle labbra.
«Già sapevano tutto», svelò il francese: «Fortunatamente il capo è stato comprensivo».
«Meno male», ammise Thad, poi fece: «Il mese prossimo inizia un corso per neo-papà, ho deciso di iscrivermi».
Sebastian lo guardò, con un piccolo sorriso. «Non ne hai alcun bisogno. So già che sarai un padre perfetto».
 
Il mese di settembre volò letteralmente, e la pancia di Sebastian si era abbastanza gonfiata per essere solo al terzo mese; Thad era certo che fosse incinto. La mattina del 10 ottobre, l’ispanico si svegliò di buonumore.
«Cos’è tutta questa allegria?», gli chiese Sebastian incuriosito, mentre versava il latte e il caffè nelle tazze: «Appagato per il sesso di stanotte?».
Thad scosse il capo. «Potrei offendermi», continuò Sebastian.
«Sì, ma non è per quello. Cavolo, Seb, sono passati tre mesi!», Thad si alzò dalla sedia, esultante: «Puoi già fare la tua prima visita dal ginecologo e possiamo capire se sei veramente incinto, anche se a giudicare dalla tua pancia ne sono più che sicuro. Non è meraviglioso?».
Sebastian non era così entusiasta come Thad, ma non volle deluderlo. «Certo che lo è», rispose il francese, sorridendo leggermente.
Thad si buttò tra le sue braccia e lo abbracciò. «Ti va di andare oggi pomeriggio?», chiese: «Fremo dalla voglia di scoprire se sei incinto, ma soprattutto voglio sapere come sta il nostro bambino…».
Sebastian annuì. «Va bene», disse: «Okay, va bene…».
Thad sorrise. Il francese venne colto da un dubbio: «Thad?».
«Sì?».
«Conosci qualche ginecologo?».
«Ehm, sì, ce n’è uno qui a New York che in realtà già conosciamo».
 
«Quale piacere vederti, Sebastian Smythe! Come mai da queste parti? Ti sei per caso scoperto etero e hai messo incinta la tua ragazza?».
Gli anni erano passati, ma la sua simpatia restava sempre la stessa: Hunter Clarington, medico di New York specializzato in ginecologia.
Nessuno alla Dalton credeva che Hunter avrebbe deciso di intraprendere la facoltà di medicina: suo padre lo vedeva nell’esercito, sua madre come avvocato.
A quelle parole, Sebastian storse il viso. Thad sospirò: «So che ti sembrerà assurdo, ma quello incinto è proprio lui, mio marito Sebastian».
«Oh, ma ciao anche a te, Harwood. Non ti avevo visto, sembri diventato magicamente ancora più basso», lo derise Hunter.
Thad sbuffò. «Hunter, è la verità: molto probabilmente Sebastian aspetta un bambino. Nostro figlio».
Il dottor Clarington rise, sprezzante. «Da quando Smythe ha la vagina?», disse, divertito.
«Non senti le notizie? Le voci girano e tutti sanno che qui a New York c’è un uomo incinto».
«E infatti io non credo a quelle voci», rispose Hunter, pacato: «Ti vedo ingrassato, Smythe, e di certo la tua motivazione non è credibile per giustificarlo».
«Senti, siamo andati da te per fiducia, Hunter, ma se non vuoi fare un’ecografia a mio marito alziamo i tacchi e ce ne andiamo senza problemi», fece Thad, risentito.
Hunter sbuffò. «D’accordo, divertiamoci un po’», si arrese, facendo entrare i ragazzi in stanza.
Jeff era persino più eccitato di Sebastian. I due futuri papà si erano portati dietro anche Nick e Jeff, in quanto quest’ultimo riteneva assolutamente importante ed essenziale la sua presenza.
«Sarà la tua prima visita dal ginecologo, oddio, che emozione! Voglio venire anch’io!».
«Non se ne parla, Sterling!».
«Ma come? Non vuoi che un amico ti accompagni?».
«Non sei mio amico, cavolo! E mio marito mi basta».
«Ma io voglio sapere come sta il mio nipotino! Devo venire!».
 
La cosa che traumatizzò Sebastian e gli altri ragazzi quando entrarono in stanza fu la canzone di sottofondo che era stata impostata dallo stereo dello studio.
«Non ci posso credere, proprio quella canz…».
«Sì, esattamente», rispose Hunter tranquillo, precedendo le parole di Sebastian: «La musica rilassa me e i pazienti durante le visite».
Nick inarcò un sopracciglio alla teoria del dottore.
«Ma cantata da te, d’altronde… che squallore!», aggiunse Thad, inorridito.
«E poi ti occupi di vagine, non di uccelli. Che senso ha un inno ai pompini durante le tue visite?», chiese Jeff stralunato.
Hunter lo guardò, seccato. «Non farmi essere volgare, Sterling, ma… ma lo sai, vero, che anche gli etero possono farli?», disse, poi troncò l’argomento e ordinò autoritario: «Smythe, stenditi sul lettino. Ora».
 
Due giorni prima…
 
«Bene, lei è la signorina…?».
«Hale, dottore», rispose lei, con un lieve sorriso.
Hunter ammiccò. «Bene, signorina Hale, si stenda pure sul lettino».
La giovane donna fece come richiesto. Venne distratta dalla canzone che lo stereo stava mandando. Si sentì leggermente a disagio.
«Dottore, potrebbe soddisfare una mia curiosità?», chiese lei, rossa in viso.
Lui non si voltò nemmeno, troppo intento a preparare l’occorrente per la visita: «Mi dica pure, signorina».
«Io… beh, ecco… volevo chiederle quale fosse la canzone di sottofondo», disse, con un sorriso imbarazzato.
«Whistle», rispose lui, con semplicità: «Whistle di Flo Rida».
«Sì, ma ho sentito un’altra canzone di Flo Rida e sembra avere una voce diversa», precisò lei, perplessa.
«Infatti questa l’ho cantata io circa sette anni fa alle Regionali di una gara di canto coreografo con il mio coro».
La donna impallidì.
«Ammirevole», commentò lei, con un sorriso intimidito: «E non mi sa dire di cosa parla? Non sono sicura di aver ben compreso il significato».
«Parla di pompini, non ci vuole tanto a capirlo. E ora per piacere, basta con le chiacchiere. Si tolga i pantaloni e apra le gambe, devo visitarla».
Hunter si voltò finalmente, e trovò il lettino vuoto. La signorina Hale era scappata a gambe levate.
 
A quel racconto, i quattro ragazzi restarono scandalizzati.
«Importuni le pazienti?», chiese Nick, accigliato.
«No, mi diverto soltanto a vedere le loro facce», sogghignò Hunter, mentre sistemava le macchine per l’ecografia.
Sebastian sospirò: quell’Hunter era pazzo, esattamente come lo ricordava alla Dalton.
Thad porse la propria mano a Sebastian e gli scambiò un sorriso caloroso. Aveva gli occhi lucidi. Suo marito era bellissimo, e Sebastian ricambiò il sorriso.
Hunter osservò attentamente la macchina. «Cazzo…», imprecò, sottovoce.
«Che cosa? Il bambino sta bene?», chiese Thad allarmato.
«Non è un bambino. Ne sono due».


 


Angolo Autrice

Buona serata! :)
Da agosto siamo passati a settembre e poi a ottobre, lol. Non preoccupatevi, ora i mesi passeranno in modo più regolare xD
Che dire? A lavoro tutto okay, la notizia si era già diffusa, tutta colpa di Jeff XD
Ah, niente traccia di Klaine in questo capitolo, ma dovrebbero esserci nel prossimo :)
Tre mesi, visita dal ginecologo e... ed è Hunter Clarington! ;) Ve lo aspettavate? :)
Il finale, poi. Due bambini e... scusatemi se vi ho lasciato così XD Che cosa ne pensate?
Ringrazio tutti coloro che leggono e recensicono, davvero, apprezzo tantissimo i vostri pareri! <3
Al prossimo capitolo! ;)

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1533577