Il cacciatore

di bowaxel212
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lasciate ogni speranza... ***
Capitolo 2: *** incontri ***
Capitolo 3: *** Segreti di famiglia ***
Capitolo 4: *** La verità ha un prezzo? ***
Capitolo 5: *** Nell'ombra ***
Capitolo 6: *** Spirali ***
Capitolo 7: *** occhi gialli ***
Capitolo 8: *** La caccia ha inizio ***
Capitolo 9: *** Requiem ***
Capitolo 10: *** Andare avanti ***
Capitolo 11: *** Hacker ***
Capitolo 12: *** Inseguimento ***
Capitolo 13: *** La dura verità ***
Capitolo 14: *** Kanima ***
Capitolo 15: *** Se morissi giovane... ***
Capitolo 16: *** ... a chi mancherei? ***
Capitolo 17: *** Lazzaro ***
Capitolo 18: *** occhi argentati ***
Capitolo 19: *** Il cacciatore ***
Capitolo 20: *** La fredda luce dell'alba ***



Capitolo 1
*** Lasciate ogni speranza... ***


VI INVITO TUTTI A RECENSIRE, MI PIACE CONOSCERE LE IMPRESSIONI CHE FANNO LE MIE STORIE.



Una volta entrato in classe, Mason prese posto all’unico banco libero disponibile, non era mai stato tanto in imbarazzo come quando il professore lo aveva presentato agli altri studenti.
Che motivo c’era di fare una presentazione ufficiale, non poteva semplicemente entrare e prendere posto.
Notò con piacere che nessuno lo osservava, anzi erano tutti impegnati in altre attività, il suo compagno di banco ad esempio era intento a chiacchierare animatamente con un altro ragazzo, gesticolava così tanto che se avesse menato una gomitata a qualcuno non se ne sarebbe accorto.
Il professore di chimica entrò in classe, ma questo non scoraggiò il ragazzo che continuò a chiacchierare limitandosi solo ad abbassare il tono di voce, ovviamente l’insegnate non si fece pregare -signor Stilinski- disse con un tono severo e in un certo senso compiaciuto -che ne dice di fare silenzio e di farmi iniziare la lezione-, il ragazzo si girò di scatto e chiuse la bocca, era la prima volta da quando Mason era entrato che non lo sentiva fiatare.
Non appena il professore si voltò verso la lavagna Stilinski si rivolse di nuovo all’amico, il silenzio era durato poco, per fortuna l’altro ragazzo sembrava avere più buon senso < Stiles, fai silenzio, finiremo in punizione così > gli sibilò, < voglio solo sapere una cosa Scott >, gli sussurrò l’amico a sua volta, adesso Mason conosceva il nome di entrambi, < dopo le lezioni devi andare a un incontro con Derek? > l’atro ragazzo si limitò ad annuire.
Quel tipo era strano come il suo nome, pensò Mason, sperava solo che i genitori non fossero stati così sadici da chiamarlo davvero così e che quello fosse solo un soprannome.
Non passarono neanche cinque minuti che Stiles si rivolse di nuovo all’amico per parlargli, Mason non pensò, agì e basta, lo afferrò per il polso e lo strattonò leggermente < così ti metterai nei guai, piantala >, il ragazzo lo fissò sbalordito, Mason si pentì subito di quello che aveva fatto, bel modo di farsi conoscere nella nuova scuola.
Sorprendentemente Stiles si limitò ad un laconico < ok > prima di tornare a seguire la lezione, da quel momento non aprì più bocca, Scott guardò Mason con gli occhi pieni di gratitudine.
 
Terminate le lezioni Mason andò verso la sua automobile, aveva pranzato da solo, e non aveva parlato con nessuno se non con quel logorroico ragazzino per zittirlo, si ripromise che il giorno dopo sarebbe andata meglio.
Lungo il tragitto notò lo stesso ragazzo al quale aveva intimato di fare silenzio andare verso una grossa e vecchia jeep, un tipo simile non poteva che avere un mezzo di trasporto come quello, pensò lui.
Il giovane osservò il suo compagno di classe aprire distrattamente lo sportello della jeep, nel farlo urtò leggermente la fiancata di una automobile visibilmente più costosa della sua.
Da quell’auto scesero tre tizzi dall’aria poco rassicurante, Mason vide Stiles scusarsi animatamente mentre i tre lo accerchiavano sempre più, il ragazzo si chiese dove cavolo erano gli amici di quella calamita per guai.
Uno dei tizzi scesi dall’automobile lo afferrò per il colletto, Mason decise di agire nonostante una vocina nel cervello gli dicesse di farsi gli affari suoi e di non mettersi nei guai.
Il tipo che lo aveva afferrato caricò il braccio per colpirlo con un pugno, Stiles chiuse gli occhi, ma in quel momento Mason afferrò il polso dell’aggressore e glielo torse dietro la schiena.
Quel tizio mollò immediatamente la presa sulla maglia di Stiles e urlò dal dolore, allora lui lo colpì con una ginocchiata alla gamba sinistra e lo spinse in avanti facendolo finire disteso.
Stiles guardò la scena sbalordito, ma non riuscì ad avvertire il suo salvatore in tempo, uno degli amici di quel bullo lo aveva afferrato da dietro, mentre il terzo gli si avvicinava per colpirlo.
Mason agì prontamente, quando il ragazzo che voleva colpirlo fu a portata gli sferrò un calcio allo stomaco, quello si piegò in avanti per il dolore allora lui lo colpì con un altro calcio, stavolta diretto alla faccia.
Successivamente fece scattare la testa all’indietro e colpì il ragazzo che lo teneva con una testata, per poi continuare con una gomitate e un calcio all’indietro, che fece finire il giovane al tappeto.
Stiles osservò la scena a bocca aperta, quel tipo aveva steso tre aggressori senza problemi, Mason in vece non pensò ad altro che ad allontanarsi da li, afferrò il ragazzino per il braccio e lo portò verso la jeep < ora vattene da qui > gli disse sbrigativo, < grazie, mi hai salvato >
< si si, ne parliamo poi, ora vattene prima che si riprendano > Stiles si limitò ad annuire per poi salire sulla sua vettura.
Mason si avviò verso la sua auto, poco distante vide Scott, l’amico del ragazzino e deviò per andare verso di lui < stai attento al tuo amico, tipi del genere sono vendicativi > gli disse, < grazie per averlo aiutato, non sarei arrivato in tempo >
< di niente, ci vediamo in giro > si limitò a dirgli prima di andare alla macchina.
La folla che aveva assistito alla scena iniziava a diradarsi, in un modo o nell’altro il nuovo studente si era fatto conoscere.
Mason mise in moto e si avviò verso casa, sapeva che lo attendevano un mare di scatoloni da aprire, ma non voleva far altro che gettarsi sul letto.
Lungo il tragitto vide l’inconfondibile jeep del ragazzino fermarsi al limitare del bosco, il ragazzo una volta sceso fu subito raggiunto da un gruppetto di tizi vestiti di pelle e dall’aria vagamente criminale.
Senza farsi notare Mason accostò e osservò la scena, quell’idiota si stava mettendo di nuovo nei guai ne era certo.
Quando il gruppetto si fu inoltrato nel bosco, Mason parcheggiò accanto alla jeep di Stiles e  una volta sceso dall’auto, iniziò a percorrere il sentiero usato dal gruppo prima di lui.
Cosa cavolo erano, drogati? Spacciavano droga? Se era così una parte di Mason voleva saperlo, mentre l’altra gli intimava di fuggire.
Purtroppo la sua parte investigativa ebbe il sopravvento, inoltre non aveva salvato il culo a quel ragazzino per vederlo assassinato da un gruppo di criminali, appena lo avrebbe avuto a tiro gli avrebbe mollato uno scappellotto epico.
Oltre a voler evitare che quel ragazzo si ficcasse nei guai, voleva sapere cosa cavolo combinavano quei tipi nel bosco, Beacon hills era di sicuro la città più noiosa della terra, gli era bastato un giorno per capirlo, se c’era qualcosa di vagamente interessante doveva approfittarne senza esitare.
Camminò per circa cinque minuti, quel bosco era vastissimo, per un attimo ebbe paura di essersi perso, ma sapeva che seguendo il sentiero da qualche parte sarebbe arrivato.
Improvvisamente sentì un verso gutturale e intenso, una sorta ruggito, si fermò di colpo, fu sicuro che il suo cuore avesse perso un battito.
Che cavolo di animale produceva un simile suono?
 

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Capitolo 2
*** incontri ***


VI INVITO TUTTI A RECENSIRE, MI PIACE CONOSCERE LE IMPRESSIONI CHE FANNO LE MIE STORIE.



   Quando Stiles vide Derek e il resto dei lupi voltarsi verso un punto imprecisato nella foresta, dimenticandosi totalmente degli allenamenti rimase momentaneamente interdetto < ehi ragazzi, che succede? > chiese, alzandosi dal tronco sul quale era seduto.
Derek si portò un dito alle labbra e sibilò per zittirlo, fu Scott a illuminarlo sulla situazione < sta arrivando qualcuno > gli disse il ragazzo.
In quel momento nel bosco calò il silenzio, persino Stiles si zittì spaventato dall’idea che qualcuno si stesse recando al rudere di casa Hale, di solito chi si spingeva fino a quel punto del bosco non aveva mai buone intenzioni, potevano essere cacciatori o peggio qualche altra creatura venuta fuori da un incubo.
Derek si rivolse a Erica e Boyd, entrambi concentrati nel tentativo di captare eventuali altri rumori < è da solo, aggiratelo e andategli alle spalle > i due non se lo fecero ripetere e partirono di corsa, < voi invece andategli incontro ma senza farvi vedere > disse rivolto a Scott e Isac, i due annuirono e partirono verso il visitatore.
Stiles e Derek rimasero da soli di fronte al rudere, < tu che farai? > chiese il ragazzo al licantropo, per tutta risposta lui cambiò aspetto trasformandosi ed emise un forte ruggito che riecheggiò in tutta la foresta < se è una minaccia gli altri lo capiranno > disse rivolto all’umano < di solito un cacciatore nel sentire questo verso estrae le armi.>
 
Mason trovò tra le foglie secche un ramo nodose e robusto, qualunque animale avesse emesso quel suono lo avrebbe trovato preparato.
Qualche settimana prima aveva effettuato delle ricerche su Beacon Hill, voleva sapere il più possibile sulla città nella quale avrebbe abitato, alcuni articoli accennavano a dei leoni di montagna, non li aveva letti pensandoli dei pezzi giornalistici in cui un gruppo di visionari parlava di ipotetici avvistamenti, solo in quel momento si pentì di non aver approfondito l’argomento.
Camminò per qualche altro minuto tenendo il bastone sollevato pronto a colpire, quando sentì uno scricchiolio dietro di se, si voltò di scatto ma non vide nulla.
Si ripromise di non scappare, in quel caso la bestia feroce che si aggirava per la foresta lo avrebbe potuto prendere per una preda, a quel punto lo scontro sarebbe stato inevitabile.
Ormai camminava da una decina di minuti, l’unico motivo per cui non era ritornato alla macchina era quel gruppo di ragazzi, non era così codardo da lasciarli in balia di un leone di montagna senza avvertirli.
Senza accorgersene arrivò a quello  che sembrava un vecchio rudere, in principio non se ne accorse, ma poi notò che quella  che aveva d’avanti non era solo una vecchia villa diroccata, quella casa era stata distrutta da un’ incendio.
Si avvicinò lentamente, senza accorgersene aveva abbassato la rudimentale arma, quella casa aveva una sorta di effetto ipnotico.
Arrivò a una delle pareti esterne, passò una mano sul legno bruciato chiedendosi cosa fosse successo alle persone che vi abitavano, erano rimaste vittime di quel disastro?
La porta di ingresso sembrava ancora intatta, salì sul portico e allungò la mano verso la maniglia, visto che era li tanto valeva esplorare.
Intento ad aprire la porta, quasi non vide il ragazzo che dopo averlo afferrato per la giacca lo scaraventò lontano dalla porta, tra le foglie secche.
Abituato a cadute del genere dopo anni passati a praticare le arti marziali, riuscì ad evitare di battere la testa, il ragazzo che lo aveva lanciato era fermo sul portico ad osservarlo < questa è proprietà privata > Mason si rialzò e mosse un paio di passi verso di lui < non credo che qui abiti qualcuno, chi sei tu? > gli chiese abbastanza infuriato per essere stato sballottato in quel modo.
Il ragazzo, che indossava una giacca di pelle, gli andò incontro, Mason si rese conto di aver perso la sua unica arma e sperava con tutto il cuore che lui non avesse un coltello.
Il tizio dall’aria poco rassicurante allungò una mano con tutta l’intenzione di afferrarlo per la giacca, Mason con un gesto deviò la traiettoria del braccio dell’aggressore e gli indirizzò in pugno dritto allo zigomo.
Per lui fu come colpire un sasso, quel tipo doveva avere delle ossa dure come il marmo, per di più sembrava non aver accusato il pugno più di tanto.
Dopo aver subito il colpo il tipo in giacca di pelle sembrava leggermente alterato, caricò il braccio pronto a colpirlo ma si fermò nel sentire una voce provenire da dietro la casa < Derek fermo, lo conosco>, Mason si girò a sua volta e vide Stiles correre verso di loro agitando le braccia come un ossesso.
Per fortuna il tizio in giacca di pelle, che doveva chiamarsi Derek, abbassò il braccio, Mason fu felice di non doversi confrontare con lui, si sarebbe di sicuro rivelato un avversario ostico.
Nello stesso momento in cui Stiles era uscito da dietro la casa, dalla foresta arrivarono altri quattro ragazzi, il giovane ragazzino logorroico non perse tempo, afferrò Mason per un braccio e lo trascinò verso di loro per le presentazioni ufficiali, tra di loro c’era anche Scott, l’atro ragazzo che aveva conosciuto quella mattina, i due si limitarono a un cenno di saluto.
Nel presentarlo agli atri Stiles raccontò di come lo aveva aiutato contro quei tre bulli nel parcheggio, fu così che Mason conobbe Erica, Boyd e Isaac.
L’impressione che Mason si era fatto su quei ragazzi  era sbagliata, non sembravano pericolosi, solo il tipo che lo aveva scaraventato al tappeto non aveva un’aria rassicurante < cosa fate nel bosco? > chiese Mason alle sue nuove conoscenze, < niente di che > gli rispose la ragazza bionda, < veniamo qui perché è tranquillo > gli disse Scott.
I ragazzi parlarono per un po’, Mason si dimenticò della bastia feroce che aveva sentito, in fondo l’aver fatto nuove conoscenze non gli dispiaceva affatto.
Il gruppo rimase a chiacchierare per un po’, Mason raccontò loro che si erano trasferiti a Beacon Hills perché suo padre e un amico che viveva in città stavano per intraprendere alcuni investimenti estremamente remunerativi, quando Stiles gli chiese di cosa si trattasse lui non seppe rispondere, suo padre era sempre molto riservato sul suo lavoro.
Mason controllò distrattamente l’orologio, quando vide l’ora si portò una mano alla fronte < cavolo, sono in ritardo > esclamò < in ritardo per cosa? > gli chiese la bionda, < questa sera io e la mia famiglia ceniamo a casa di questo socio di mio padre, che tra parentesi non conosco nemmeno, devo andare >
< vuoi che ti accompagniamo alla macchina? > si informò Scott, < no grazie e poi non ho otto anni > detto questo si avviò lungo il sentiero percorso in precedenza, dietro di se sentì la voce di Stiles gridargli qualcosa < ci vediamo domani a scuola > Mason si limitò a mostragli il pollice all’insù senza però voltarsi.
 
Una volta arrivato a casa suo padre, Bill Parker, un uomo alto e robusto con i capelli brizzolati, non gli aveva risparmiato una ramanzina per il ritardo, sua madre, Diana, una donna alta e snella dai capelli di un intenso nero corvino, lo spedì a cambiarsi per la cena, dovevano fare una buona impressione sull’amico di suo padre, quindi il ritardo non era consentito.
Il tragitto in macchina fu breve per fortuna < cos’è quella faccia? > gli chiese il padre, lui si limitò a scuotere la testa < niente, ma già sto pregustando la noia che mi attende oltre quella porta > rispose Mason indicando la villa d’vanti a se, < forse non ti annoierai > lo informò la madre accarezzandogli la spalla < l’amico di tuo padre ha una figlia della tua età e sembra che sia davvero una bella ragazza.>
A Mason non dispiaceva l’idea di una nuova conoscenza femminile, adesso avrebbe affrontato quello che lo aspettava con molto più interesse.
Bill bussò al campanello e i tre aspettarono che qualcuno li accogliesse, dopo pochi secondi sulla soglia apparvero Chris e Allison Argent, entrambi felici per l’arrivo dei loro visitatori.

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Capitolo 3
*** Segreti di famiglia ***


VI INVITO TUTTI A RECENSIRE, MI PIACE CONOSCERE LE IMPRESSIONI CHE FANNO LE MIE STORIE.



Allison sistemò l’ultimo piatto sul lungo tavolo in sala da pranzo e si rivolse al padre < allora, dimmi di più sul tuo amico > Chris si voltò verso la figlia, una domanda del genere doveva aspettarsela, in fondo lei non conosceva i loro ospiti, < conosco Bill Parker da molto, e sono anni che non lo vedo, è qui in città per aiutarmi in alcuni affari.>
La ragazza, terminato di apparecchiare andò verso il padre che intanto sistemava dalla legna nel camino < che genere di affari? > gli chiese lei seria, < affari, niente di più > rispose lui evasivo, lei non si lasciò convincere < dimmi di che si tratta, oppure potrei pensare che mi nascondi qualcosa > insistette Allison afferrandolo delicatamente per un braccio.
Chris si ritrovò faccia a faccia con la figlia, sapeva quanto fosse ostinata, quindi tanto valeva dirle la verità, in fondo era da molto che era a conoscenza dei licantropi, li aveva persino cacciati rivelandosi un ottima combattente < sono affari sovrannaturali > le rispose il padre < niente di cui tu debba interessarti > si premurò di aggiungere il genitore, < dici sul serio? > chiese la ragazza < se sta succedendo qualcosa voglio sapere >
< è troppo rischioso, è per questo che ho chiamato Bill > la avvertì lui.
Allison rimase a fissarlo, sul volto di lei erano chiari rabbia e timore, l’ultima cosa che voleva era un’altra minaccia ne aveva già affrontate troppe < perché hai chiamato lui? > volle sapere, < perché è uno dei migliori, ed è un ligio osservatore del nostro codice, in tanti anni non lo ha mai trasgredito, ha persino rischiato la vita più volte per questo > rispose Chris, < mi hai detto che ha un figlio > gli ricordò la giovane < anche lui va a caccia? >
Nel sentirla lui mise una mano sulla spalla della figlia < a proposito di questo devo avvertirti di una cosa > la ragguagliò lui < Mason, non caccia e non caccerà mai, suo padre vuole una vita tranquilla per lui >
chiese stupita la ragazza, < allora ha scelto un pessimo posto per trasferirsi>
< è qui solo per aiutare me, sta arrivando qualcosa in città, qualcosa di pericoloso >
< qualcosa di che genere? > non appena lei ebbe terminato quella domanda qualcuno suonò alla porta.
< sono loro > disse Chris < ricorda, sorridi e non parlare di licantropi, i genitori lo sanno ma lui no, cerchiamo solo di passare una serata tranquilla >
< va bene > lo rassicurò lei, dopo di che sfoggiò uno dei suoi sorrisi più smaglianti e si avviò alla porta accompagnata dal genitore.
 
La presenza della bella ragazza non lo aiutò molto, Mason trovò quella cena estremamente noiosa, gli altri commensali però non la pensavano così.
Chris Argent e suo padre chiacchierarono animatamente per tutta la sera, sua madre partecipava anch’ella con entusiasmo alla chiacchierata, persino Allison sembrava a suo agio, rideva alle battute e alle volte interveniva.
Mason aveva parlato solo per rispondere ad alcune domande di Chris, sulla scuola, sulle impressioni che si era fatto su Beacon Hills e così via.
Ormai erano al dessert, Mason aspettava solo che quella cavolo di cena finisse, nonostante avesse la certezza che si sarebbero trattenuti oltre.
Tutto a un tratto gli venne in mente un ottimo spunto di conversazione, aveva completamente dimenticato quell’animale che aveva sentito ruggire, le giudicò un valido argomento di conversazione e si buttò < sapete, oggi nella foresta ho sentito un animale ruggire > nel dirlo si portò la una forchettata di dolce al cioccolato alle labbra, ma la forchetta rimase a mezz’aria quando di accorse che gli altri commensali lo fissavano.
Per un attimo non seppe che dire < che c’è? > il primo a parlare fu suo padre < niente > lo rassicurò il genitore < sei sicuro di aver sentito bene? >
< si > confermò lui < ho sentito qualcosa ruggire, forse era un leone di montagna > minimizzò, < può darsi > intervenne Chris < in questa zona ne hanno avvistati alcuni tempo fa >
< già, c’è stato un periodo in cui è stato istituito un coprifuoco per paura di qualche attacco > disse Allison sorridendo < ma niente di cui preoccuparsi, non si avvicinano alla città. >
Mason non poté non notare come l’argomento li avesse leggermente agitati, in effetti quegli animali potevano essere pericolosi, ma qualcosa sulle loro facce non lo convinceva.
Immerso in quei ragionamenti quasi non avverti la mano della madre sulla sua < so che forse esagero > gli disse lei < ma stai attento, a volte quelle bestie sono imprevedibili > detto questo si voltò verso il marito che annuii serio, < va bene > la rassicurò Mason < starò attento. >
 

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Capitolo 4
*** La verità ha un prezzo? ***


VI INVITO TUTTI A RECENSIRE, MI PIACE CONOSCERE LE IMPRESSIONI CHE FANNO LE MIE STORIE.



Il giorno dopo, Mason si recò a scuola sperando che gli eventi del giorno prima, non avessero scatenato indesiderate curiosità da parte dei compagni.
Purtroppo per lui non fu così, almeno uno studente su due lo fissava ogni qualvolta entrasse nel suo campo visivo, alcuni bisbigliavano, ma nessuno gli rivolgeva la parola, quest’ultima cosa non gli dispiaceva affatto.
Le lezioni trascorsero normalmente, non incontrò nessuno dei ragazzi conosciuti il giorno prima, per quella mezza giornata non avevano lezioni in comune.
All’ora di pranzo, con in mano un vassoio sul quale c’era il suo pasto, si diresse alla ricerca di un tavolo libero ma senza successo, quel giorno erano tutti occupati e l’ultima cosa che voleva era sedersi e mangiare accanto a una persona che non conosceva, insomma non era esattamente un’animale sociale.
Stava ancora scrutando l’orizzonte alla ricerca di un posto, quando sentì qualcuno infilare il suo braccio sotto il suo, si voltò di scatto e si ritrovò faccia a faccia con la ragazza bionda conosciuta il giorno prima.
Gli sembrava che il suo nome fosse Erica, sperava solo di non sbagliare, < tu oggi stai con noi, non ricordi? > in effetti il giorno prima Stiles gli disse che si sarebbero visti, ma Mason non credeva che il ragazzo avrebbe mantenuto la parola data, in fondo non si conoscevano.
La ragazza bionda lo condusse verso il tavolo dove erano già seduti gli altri membri di quel gruppo, l’unica che non riconosceva era una ragazza dai capelli rossi, < Mason, come va? > lo salutò Stiles, < bene, grazie > rispose lui prima di sedersi.
Mason aveva tutta l’intenzione di buttarsi sulle sue patatine fritte prima che si freddassero, ma a quanto pare Stiles non aveva finito di parlare, che novità < ormai conosci tutti tranne lei > disse indicando la ragazza dai capelli rossi che ora sorrideva < be, lei è Lydia >, la ragazza allungò la mano verso di lui < e tu sei? > gli chiese con un tono falsamente ingenuo < Mason Parker > rispose lui stringendole la mano a sua volta < piacere >.
Il pranzo trascorse tranquillo, i momenti in cui Stiles rimase in silenzio furono pochi, ma agli occhi di Mason gli altri avevano qualcosa di strano, niente di importante, ma sembrava che avessero quasi paura di parlare di qualcosa.
Ormai la pausa pranzo era quasi finita, quando gli occhi si Scott si posarono su qualcuno alle spalle di Mason, una ragazza andava verso il loro tavolo.
Quando lo sguardo di lei e quello di Mason si incontrarono i due rimasero immobili, < che vi prende? > chiese Lydia insospettita, mentre Stile come se non avesse notato nulla iniziò la presentazioni, < non serve > lo interruppe Allison senza distogliere lo sguardo da Mason < già, il mondo è piccolo vero? > convenne il ragazzo, gli altri ragazzi rimasero a fissarli in silenzio, fu Scott a parlare per primo < allora vi conoscete?>
 
Bill e Chris erano nello studio di quest’ultimo a discutere di lavoro, il loro vero lavoro.
Sulla scrivania era stesa una cartina con accanto una lunga pila di fascicoli < allora > iniziò Bill < cosa sai dirmi di questa minaccia? >, Chris si schiarì la voce in previsione di quello che avrebbe dovuto dire, la lista si eventi era lunga < so solo che è iniziato tutto tre settimane fa, nelle città vicine > cominciò il cacciatore < in principio si trattava solo di una ragazza scomparsa, poi di seguitò sparì anche un ragazzo, fin qui tutto normale, niente che ci riguardasse >
< ma poi? > lo incalzò Bill, Chris indicò una foto sul tavolo, ritraeva un cadavere < poi è stato rinvenuto un corpo, abbiamo avuto l’opportunità di esaminarlo e abbiamo scoperto che è morto a causa della reazione al morso di un alpha >
< aspetta Chris > lo fermo Bill come un gesto < stai dicendo che c’è un alpha che sta trasformando le persone delle città vicine? >
Chris tirò fuori da un fascicolo altre tre foto < è proprio così, nei giorni successivi sono spariti altri due ragazzi e sono stati rinvenuti altri tre cadaveri, tutti morti per la reazione al morso di un alpha > Bill prese le tre foto e le esaminò, raffiguravano tutte cadaveri < scommetto che questo non è tutto vero? >
< hai ragione > convenne Chris a malincuore < nei giorni successivi sono stati rinvenuti altri quattro cadaveri in una città ancora più vicina a Beacon Hills, tutti e quattro sono stati attaccati da una bestia feroce > detto questo Chris iniziò a tracciare delle linee sulla mappa.
Bill lo osservò con attenzione, una volta che Argent ebbe terminato il cacciatore osservò la cartina < si stanno dirigendo qui, non è vero? >
< si > convenne l’altro < e non hanno intenzioni pacifiche >
< lo immaginavo > disse Bill.
I due rimasero in silenzio per qualche secondo, Chris raccolse il coraggio necessario per chiedere all’amico qualcosa che aveva in mente di dirgli da molto < non credi che dovresti informare tuo figlio? >
Bill gli lanciò uno sguardo freddo < no, assolutamente no >
< qui siamo a rischio > insistette Chris < se conoscesse la verità potrebbe difendersi >
< ci penso io a difenderlo > disse lui gelido, < ma… > tentò di insistere Argent che subito si fermò quando l’altro cacciatore diede un pugno alla scrivania < ho detto di no, mio figlio non farà questa vita, chiaro? >
Chris rimase a fissarlo in silenzio, per poi risistemare i fogli sparsi dal pugno dell’ amico < ve bene, voglio solo dirti che vivi in una città dove c’è un branco, sono pacifici ma Mason potrebbe scoprirli comunque, inoltre un altro branco è diretto qui e loro non hanno per nulla intenzioni pacifiche >
< hai ragione, infatti ho intenzione di sistemarli e ripartire subito, ho ripreso la caccia solo per aiutare te, spero solo che rispetterai le mie decisioni >, i due rimasero a fissarsi, due uomini, due Killer.
Argent annuì lentamente < va bene, spero solo che non te ne pentirai > disse, dopo di che uscì, lasciando l’amico libero di esaminare i fascicoli sugli omicidi e le sparizioni, presto sarebbe iniziata la caccia.
 

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Capitolo 5
*** Nell'ombra ***


VI INVITO TUTTI A RECENSIRE, MI PIACE CONOSCERE LE IMPRESSIONI CHE FANNO LE MIE STORIE.



La giornata era terminata, Allison constatò con piacere che nessuno aveva parlato di licantropi a Mason, ma non poteva ritenersi sodisfatta dal modo in cui si erano comportati con lui, anche un bambino avrebbe notato che avevano qualcosa da nascondere.
Uscita da scuola inviò una messaggio a tutto il gruppo, doveva parlargli il prima possibile, specificò che era una cosa che riguardava Mason, una cosa molto importante.
Scelse come luogo dell’incontro il parcheggio, a quell’ora quasi tutti erano andati a casa, quindi era pressoché deserto, i primi ad arrivare furono Stiles e Scott, subito seguiti da Lydia e il resto del branco, < che devi dirci di così importante su Mason? > chiese Stiles incuriosito, Allison pensò bene a come informarli della situazione < non so come dirlo, ma il padre di Mason è un cacciatore >, tutti rimasero in silenzio per qualche secondo < Vuoi dire che Mason è un cacciatore come il padre? > si informò Isacc, Allison scosse la testa < è questo il punto, lui non sa niente, non caccia e il padre vuole che le cose rimangano così >
< come facciamo a saperlo? >chiese Boyd alla ragazza < potrebbe essere un trucco, magari cerca di diventarci amico per annientarci. >
Per un attimo Allison fu presa dagli stessi dubbi del ragazzo, ma constatò che era impossibile, quel ragazzo era di sicuro all’oscuro su licantropi e affini < ne sono sicura > disse la ragazza < lui non sa niente >
< ne sei davvero sicura? > le chiese Scott, la ragazza lo guardò incerta < ieri al parcheggio ha dato prova di abilità che si addicono molto a un cacciatore >
< è vero > convenne Stiles, < dovevi vederlo, ha steso tre tizi da solo > Allison rimase sorpresa dalla notizia < spiegatevi meglio >chiese ai due, che subito si lasciarono andare alla descrizione delle gesta eroiche del ragazzo e di come avesse evitato a Stiles un occhio nero.
Appena finirono di raccontare Erica si intromise nella conversazione < poi ieri ha anche dato un pugno a Derek, insomma ha deviato il suo braccio prima che lo lui lo afferrasse e lo ha colpito >
< come? > chiese Allison stupita < hai capito bene, se non fosse stato per Stiles, Derek gli avrebbe restituito il favore > dichiarò la bionda.
Tutti rimasero in silenzio a decidere sul da farsi, fu la cacciatrice la prima a parlare < vi dico che sono sicura dalla sua ignoranza in materia sovrannaturale, ma credo che il padre in un certo senso lo abbia addestrato, non vuole che sappia niente di tutto questo, ma ha fatto in modo che fosse preparato > dichiarò lei, in fondo anche suo padre la aveva addestrata al tiro con l’arco e al combattimento senza che li sapesse nulla, < credo che tu abbia ragione > convenne Stiles, in fondo anche i tuoi hanno fatto lo stesso con te > disse come se le avesse letto nel pensiero, < allora come si procede? > chiese Isacc che era rimasto in silenzio fino ad allora, < comportiamoci normalmente > disse Lydia,< come semplici adolescenti >
< giusto > disse Scott.
La conversazione sembrava finita, ma Allison richiamò di nuovo la loro attenzione < devo dirvi un’altra cosa molto importante >, tutti si voltarono verso di lei preoccupati < secondo mio padre in città sta arrivando qualcosa >
< qualcosa di che genere ? > si informò Erica, < qualcosa di molto pericoloso > disse funerea la ragazza, < non so altro, prepariamoci al peggio. >
 
Una ragazza dai capelli neri e mossi, camminava lungo la strada ormai deserta, era tardi e l’unica cosa che desiderava era tornare a casa.
Si sentiva stanca, aveva passato tutta la sera in biblioteca a studiare e l’unica cosa che voleva era gettarsi sul letto e dormire per otto ore filate.
Il vento fischiava tra gli alberi, il fruscio delle foglie risultava abbastanza inquietante, e la leggera illuminazione dei lampioni non aiutava.
La ragazza si strinse nel cappotto e allungò il passo, in quel momento non desiderava altro che qualcuno che le facesse compagnia lungo quella strada deserta, ma subito si sentì stupida, ormai era quasi arrivata, le mancavano solo cinque minuti di cammino.
Prese il cellulare e guardò l’ora, era rimasta in biblioteca decisamente troppo.
Mentre i suoi occhi erano fissi sul display, avvertì un rumore alla sue spalle, si voltò di scatto, ma non vide nessuno.
Lo scenario spettrale che stava attraversando le stava giocando brutti scherzi, era sicura di aver sentito qualcosa grattare l’asfalto.
Si voltò e accelerò ulteriormente l’andatura, già pregustava il suo letto comodo e caldo, inoltre l’idea di restare ancora li fuori non la allettava.
Ormai era quasi arrivata, mancava pochissimo, quando sentì un altro rumore alle sue spalle, si voltò e vide un cespuglio muoversi sinistramente, come se dentro vi fosse qualcosa o qualcuno.
Come una lepre si voltò e iniziò a correre, ma non fece molta strada, d’avanti a se vide una figura alta che le bloccava la strada, era sicura che fosse un uomo ma non riuscì a vederlo in volto, era in una zona d’ombra, fu sicura solo di una cosa, vide i suoi occhi luccicare di una sinistra luce rossa.
Riempì i polmoni d’aria intenzionata a lanciare un urlo, ma una mano le tappò la bocca, mentre un braccio la afferrò per la vita bloccandola.
Lei cercò di liberarsi, ma un altro paio di mani le bloccarono le braccia, subito dopo i lampioni che costeggiavano quel lato di strada si spensero come se qualcuno li avesse mandati in frantumi.
Non appena calò il buio la figura sinistra che  era rimasta nell’ombra si fece avanti, aveva una camminata elegante ed era diretto verso di lei.
La ragazza sbarrò gli occhi per il terrore, tentò di liberarsi, ma le braccia che la tenevano erano forti come l’acciaio.
D’avanti a se vide di nuovo gli occhi di quell’uomo illuminarsi di rosso, come due lucciole intrise di sangue.
Tutto quello che avvertì prima di sprofondare nell’oscurità fu un dolore lancinante al fianco.
 

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Capitolo 6
*** Spirali ***


VI INVITO TUTTI A RECENSIRE, MI PIACE CONOSCERE LE IMPRESSIONI CHE FANNO LE MIE STORIE.



Immerso nel silenzio del deposito per treni dismessi, Derek quasi saltò quando avvertì una sorta di piccola scossa elettrica lungo la spina dorsale.
Sapeva cosa significava, aveva già provato quella sensazione in passato, un altro Alpha era vicino.
Si alzò di scatto dal bancale sul quale era seduto e si guardò attorno, concentrò tutti i suoi sensi, se un Alpha era li vicino a spiarlo lui lo avrebbe scoperto.
Purtroppo l’altro lupo mannaro non era abbastanza vicino, l’unica cosa della quale Derek era sicuro era che il licantropo era in città.
Non poteva sapere se il nuovo arrivato a Beacon Hills avesse buone intenzioni o meno, ma l’esperienza gli aveva insegnato a diffidare da chiunque.
Si avviò verso l’uscita del deposito, doveva avvertire il suo branco, meglio tenersi pronti in caso di qualche attacco.
Ormai era all’uscita quando sentì qualcuno dietro di se, non dovette girarsi per capire chi fosse < ciao zio > lo salutò freddamente.
Peter uscì dall’oscurità nella quale era nascosto e si palesò al nipote < freddo come sempre, vero? > chiese lui sarcastico, < cosa vuoi? > quasi gli ringhiò Derek < lo hai sentito vero? > chiese lui in tono cupo, < si > confermò l’Alpha.
I due si fissarono per qualche secondo, fu Peter a rompere il silenzio < cosa hai intenzione di fare? > chiese al nipote, < controllare che non rechi danno a nessun membro del mio branco e a nessun cittadino > rispose lui freddo, < e se si rivelasse una minaccia? > chiese Peter con un mezzo sorriso.
Per un attimo gli occhi di Derek si illuminarono di rosso < allora lo ucciderò >, detto ciò uscì dal deposito andò verso la sua Camaro, la sua meta era la scuola di Beacon Hills, a quell’ora il suo branco doveva aver terminato le lezioni.
 
Mason stava uscendo da scuola insieme a Scott e Stiles, si era accorto di trovarsi bene con quei due, in particolare con Stiles, nonostante non la smettesse un attimo di parlare, ma doveva ammettere che discutere con lui era divertente, aveva sempre argomenti con cui controbattere.
Si era accorto di avere lo stesso feeling anche con Lydia, per quanto lei lo nascondesse, Mason notò subito la sua portentosa intelligenza, chiacchierare con lei era stimolante.
Mentre con Stiles parlava a ruota libera di film, serie tv e frivolezze varie, con lei discuteva di cronaca, compiti a casa, piani di studio, insomma se aveva voglia di chiacchiera aveva l’imbarazzo della scelta.
Scott invece, si era rivelato più riservato, Mason non poté fare a meno di pensare che tutto quella riservatezza nel parlare, derivasse da una forte mancanza di argomenti da trattare, escluderlo dalle chiacchierate con Stiles lo faceva sentire in colpa, quindi cercava di tirarlo in mezzo in tutti i modi, a volte ci riusciva con successo, altre volte invece lui si limitava a risposte monosillabiche.
Avviandosi verso l’uscita, stava discutendo con Stiles delle ultime hit del momento, Mason prediligeva un tipo di Rock dai toni cupi e forti, Stiles invece dimostrò un grande interesse per il pop-rock, che era decisamente in linea con il suo carattere.
Una volta all’uscita Mason andò a sbattere contro qualcuno, era Scott che si era fermato di colpo d’avanti a lui, < Scott, che ti prende? > gli chiese, ma l’altro non rispose, fissava qualcuno in fondo al grosso scalone all’entrata della scuola.
Sulle prime Mason non riconobbe il tizio che aveva catturato l’attenzione di Scott, poi ricordò. Più che altro rammentò come era sentirsi spingere da qualcuno per poi cadere in mezzo a un mucchio di foglie secche.
Era il ragazzo al quale qualche giorno prima aveva rifilato un pugno, si chiamava Derek, gli sembrava.
Mason si voltò verso Stiles, adesso anche lui aveva una strana espressione, i tre scesero i gradini senza distogliere gli occhi dal ragazzo in giacca di pelle, che a quanto pareva non era contento della presenza di Mason a giudicare dall’occhiata che gli aveva lanciato.
Stiles lo salutò con un cenno della mano < heilà Derek, tutto bene? > gli chiese, in un tono che a Mason sembrò quasi forzato, < devo parlarvi > si limitò a dire lui < in privato > aggiunse, prima di inviare una occhiata stizzita a Mason.
Il ragazzo non sapeva che dire, così optò per delle scuse < senti, per l’altro giorno mi spiace > cominciò < credevo avessi cattive intenzioni, se avessi saputo che eri loro amico non ti avrei colpito > terminò tutto di un fiato.
Derek si limitò a fissarlo impassibile < sei stato fortunato, lo sai vero? >, disse come a volerlo sfidare.
Tutte le buone intenzioni di Mason andarono a farsi benedire < come scusami, non credi di sopravvalutarti? > gli chiese il ragazzo.
I due si mossero ognuno nella direzione dell’ altro, fu Stiles a fermarli < ehi, non mi sembra il luogo per una rissa > disse il ragazzino gesticolando come sempre, < Stiles ha ragione > convenne Scott < avevi qualcosa da dirci, non è vero Derek? >
< hai ragione > disse il ragazzo in giacca di pelle, quasi come se di fosse dimenticato di Mason, < ma devo parlarvi in privato, lui rimane qui > detto ciò lo indicò.
Il ragazzo avrebbe voluto ribattere, ma sapeva di non avere il diritto di impicciarsi dei loro affari, si limitò solo ad avvicinarsi all’orecchio di Stiles < è tutto apposto? > gli sussurrò, sperando di non essere sentito dagli altri, l’amico annuì con forza < sicuro, tu vai a casa, ci sentiamo dopo > gli disse in tono tranquillo, tuttavia Mason non riuscì a non notare una punta di nervosismo.
Il ragazzo li osservò salire sulla bella macchina sportiva < allora vi saluto > disse rivoltò a Scotte e Stiles, a Derek riservò  solo un cenno di saluto, che venne ricambiato con freddezza dal ragazzo.
Rimasto solo all’entrata, si avviò verso la sua macchina, nel aprire una portiera notò un foglio di carta sotto il tergicristallo.
Lo afferrò pensandolo il solito volantino, solo dopo si accorse che aveva disegnato sopra un simbolo a matita.
Mason non seppe identificarlo, a lui apparivano solo come tre spirali congiunte al centro.
 


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Capitolo 7
*** occhi gialli ***


VI INVITO TUTTI A RECENSIRE, MI PIACE CONOSCERE LE IMPRESSIONI CHE FANNO LE MIE STORIE.



Mason uscì da scuola nel tardo pomeriggio, il sole iniziava già a calare, ma quella sessione di studio extra in biblioteca era necessaria, cambiare scuola comportava diverse lacune in alcune materie.
Camminando in fretta si recò alla macchina, ora voleva solo andare a casa, ne aveva abbastanza della scuola per quel giorno.
Il parcheggio ormai era quasi deserto, in lontananza vide la jeep di Stiles, il ragazzo era finito in punizione per aver chiacchierato troppo durante la lezione di Harris, a detta di Scott non era una novità.
Mason frugò nelle tasche alla ricerca delle chiavi quando vide qualcuno appoggiato alla sua auto.
Un ragazzo con il cappuccio della felpa calato sulla testa era intento ad osservare l’asfalto, Mason non seppe spiegarselo, ma quel tipo non gli diceva nulla di buono.
Rallentando un po’ il passo andò versa la sua auto, con il telecomando sbloccò le portiere a distanza cosicché il ragazzo di accorgesse di lui.
Purtroppo il tizio non si mosse, Mason sarebbe stato costretto a chiedergli di spostarsi e sinceramente non aveva affatto voglia di aver a che fare con gente stramba per quel pomeriggio.
Con non curanza andò alla portiera e la aprì, il tizio non accennava a spostarsi, < scusami > gli disse lui, ma il ragazzo non si mosse di un millimetro.
Mason richiuse la portiere e gli si mise d’avanti < potresti spostarti, devo andare via > gli disse, per tutta risposta il ragazzo continuò a guardare per terra.
Mason sentì la rabbia farsi largo nel suo cervello, non poteva crederci, con tutte le auto che c’erano al mondo aveva scelto proprio la sua per appoggiarsi.
Gli mise una mano sulla spalla con tutta la delicatezza possibile < senti, io devo andare > gli disse per poi scuoterlo un po’.
Il ragazzo lentamente iniziò ad alzare la testa, Mason sperò che avesse capito, ma quando vide i suoi occhi rimase senza parole.
Le iridi erano di un color giallo dorato e sembravano splendere di una luce propria, il tipo sorrise mettendo in mostra dei canini troppo lunghi per un essere umano.
Mason gli tolse la mano dalla spalla < ma che… >, non ebbe il tempo di finire la frase, il ragazzo lo afferrò per le spalle per poi lanciarlo come fosse una bambola di pezza.
Il volo di Mason terminò sul cofano di una auto li vicino, il giovane sentì un forte dolore alla schiena per il colpo, per fortuna constatò con piacere che la lamiera aveva in un certo senso attutito la caduta.
Con non poco sforzo di rimise in piedi, intanto il tizio che lo aveva lanciato era già di fronte a lui, Mason non capì cosa stesse accadendo finche l’altro non lo colpì con un manrovescio talmente potente da fargli fare un altro voletto.
Questa volta Mason atterrò sull’asfalto, il tipo dai denti da vampiro stava andando di nuovo verso di lui, MAson capì che non poteva farsi colpire di nuovo, doveva fare qualcosa o quel tipo lo avrebbe ucciso.
Non appena il suo aggressore fu alla giusta distanza, Mason lo colpì al ginocchio sinistro con un calcio, l’articolazione emanò un rumore secco come un ramo che si spezza, seguito poi dall’urlo disumano dell’aggressore.
il ragazzo non ne era sicuro, ma quello gli sembrò quasi un ululato.
Il tizio si accasciò tenendosi il ginocchio, a questo punto lui lo colpì in faccia con entrambi i piedi uniti, l’aggressore cadde all’indietro boccheggiando.
A quel punto Mason si tirò subito in piedi e lo tempestò di calci al volto e allo stomaco.
Quando ebbe finito gli urlò contro < e resta giù > per poi recarsi alla sua auto.
In realtà iniziò a correre verso la vettura, non ne era sicuro, ma se quel tipo era stato capace di lanciarlo come una bambola, probabilmente ci sarebbe voluto più di qualche calcio per metterlo KO.
Mason si trovava a pochi metri della auto quando sentì un ruggito che gli sembrò quasi familiare.
Si voltò e constatò che il suo aggressore era già i piedi, nel vederlo in volto rimase senza fiato.
Il viso era solcato da profonde rughe, il volto era incorniciato da una folta peluria e i gli occhi adesso sembravano quasi due lampadine.
Nel guardargli le mani non poté non notare che le dita terminavano in artigli simili a quelli di una bestia feroce.
I due rimasero a fissarsi per qualche secondo, poi il mostro iniziò a correre nella sua direzione.
Mason si voltò per scappare, quando sentì un tonfo a poca distanza da lui.
Voltatosi verso la fonte del rumore vide l’aggressore stesso sull’asfalto, inerme, e la Jeep di Stiles di fronte a lui.
Dal sedile del guidatore Stile si allungò ad aprire la portiera < Sali presto > gli urlò, il ragazzo non se lo fece dire due volte, salì sulla vettura con un balzo.
Intanto il mostro Iniziava a rimettersi in piedi, Mason lo vide rialzarsi senza problemi, chiunque fosse stato investito da quella jeep sarebbe morto sul colpo.
Stile ingranò la retromarcia e con una manovra si recò all’uscita del parcheggio, il mostro provò a inseguirli, ma Mason notò con piacere che non riusciva a stare dietro la jeep lanciata a tutta velocità.
Il ragazzo si lasciò sprofondare nel sedile del passeggero, non sapeva effettivamente cosa aveva visto, le uniche cose concrete erano il dolore alla schiena e il labbro spaccato, conseguenze dei colpi di quel tipo.
Per fortuna Stiles non si fece pregare e iniziò a parlare < be, quel tipo era davvero fuori di testa eh? >
< lo hai investito e si è rimesso in piedi > disse Mason come in uno stato di trance.
Stiles non sapeva come comportarsi, non poteva fare altro che continuare a mentire < ma no, l’ho preso di striscio e… >
< io gli ho spezzato un ginocchio e lui si è rimesso in piedi > disse ancora Mason come se non avesse sentito l’amico < be, forse lo hai immaginato… > questa volta Stiles fu interrotto dal rumore prodotto dal pugno di Mason sul cruscotto.
Il ragazzo si voltò verso di lui, il suo passeggero era visibilmente arrabbiato < quel tipo non era umano > urlò Mason < cosa cazzo era? >
< io…io… > iniziò a balbettare Stiles, < non mentirmi > gli urlò l'amico < tu lo sai .>
Stiles parcheggiò sul bordo della strada < senti, se io fossi in te ringrazierei dio che la mia punizione sia finita esattamente quando quel tipo ha deciso di usarti come un sacco da box > iniziò < in non so… > non riuscì a terminare la frase, Mason lo afferrò per il colletto < tu sai che cos’era vero? > gli chiese lentamente < per favore, devo sapere cosa mi ha attaccato. >
Stiles sentì la mano del ragazzo tremare e gliela afferrò, ormai era impossibile mantenere ancora il segreto < va bene > disse rimettendo in moto.
Mason lo guardò ingranare la marcia < dove andiamo? > gli chiese, < da tuo padre > si limitò a rispondergli Stiles.
 



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Capitolo 8
*** La caccia ha inizio ***


VI INVITO TUTTI A RECENSIRE, MI PIACE CONOSCERE LE IMPRESSIONI CHE FANNO LE MIE STORIE.



Derek guardò una per una le persone che aveva di fronte prima di informarle < in città c’è un altro Alpha >, per qualche secondo nel deposito calò il silenzio.
I ragazzi si fissarono a vicenda con una consapevolezza che a Derek sfuggiva, loro sapevano qualcosa < che succede? > chiese l’Alpha in procinto di arrabbiarsi, < deve essere la minaccia di cui ci ha parlato Allison > disse Scott.
Derek sbarrò gli occhi per la sorpresa < quale minaccia, di che parli? > chiese visibilmente alterato, < qualche giorno fa ci ha detto che a Beacon Hills sarebbe arrivato qualcosa di pericoloso > lo informò Stiles.
Nel sentirlo Derek si portò una mano al volto < a nessuno di voi è venuto in mente di avvertirmi > disse piano ma lasciando trasparire la rabbia che stava per farlo esplodere, < non volevamo creare allarmismi inutili > lo informò Isacc < e poi volevamo evitare che venissi a sapere qualcosa riguardo Mason > disse Scott per poi essere colpito da una gomitata di Stiles.
Derek fissò il ragazzo con gli occhi traboccanti di collera < di cosa parla? > chiese, < niente di importante > minimizzò Stiles < vedrai che… > il giovane non riuscì a terminare la frase, L’Alpha lo aveva afferrato per il collo della felpa.
Stiles sentiva il fiato del ragazzo sulla faccia, non era niente di piacevole, pensò che fosse lo stesso che essere a pochi centimetri dal muso di un animale feroce, < parla > gli ringhiò in faccia Derek, < va bene, ma lasciami > disse il ragazzo.
L’Alpha con uno spintone lo gettò verso Scott che lo afferrò prontamente, il giovane si sistemò la felpa e iniziò a parlare, non prima di aver inviato all’amico uno sguardo assassino < il padre di Mason è un cacciatore > disse tutto di un fiato.
Gli occhi di Derek lampeggiarono per un attimo di una furente luce rossa, Erica e Boyd indietreggiarono, Isacc deglutì nervosamente < cosa vi dice il cervello, perché non me lo avete detto? >
< lui non sa cosa fa il padre > gli disse Scott, < è vero > confermò Stiles < non volevamo che ti scontrassi con lui o con la sua famiglia. >
Derek rimase per qualche secondo in silenzio < un cacciatore è sempre una minaccia > disse freddo, < non lui > disse prontamente Stiles < è qui esclusivamente per quel nuovo Alpha, non può essere che quel licantropo la minaccia di cui ci ha parlato Allison. >
L’ Alpha e il ragazzo si fissarono per qualche secondo, fu una lotta di sguardi < se quello che dici è vero allora sono dalla nostra parte > disse Derek < ma in caso contrario li ucciderò tutti, anche il vostro amichetto, se dovesse darmi noie >.
I ragazzi lo fissarono senza sapere cosa dire, l’unico che non ebbe questo problema fu Stiles < lui non sa nulla di lupi mannari e altro, facciamo in modo che ne rimanga all’oscuro >
< saggia decisione > convenne Derek < fate solo in modo che non mi secchi di nuovo, quel pugno che mi ha dato non l’ho dimenticato. >
 
Il bosco era freddo e silenzioso, non un solo rumore si udiva, eccezion fatta per le foglie secche che scricchiolavano sotto le suole delle scarpe.
Bill avanzava tra gli alberi cercando di fare meno rumore possibile, pronto a cogliere ogni minimo rumore.
Imbracciava la sua balestra pronto a sparare in caso qualcosa lo avesse attaccato, un’ora prima avevano intercettato un trasmissione della polizia, un ragazzo era stato attaccato da un folle che sembrava avere una sorta di protesi dentaria da vampiro.
Il ragazzo era stato salvato dalla polizia che si trovava a passare da li, ma l’aggressore era scappato nei boschi facendo perdere le sue tracce.
Bill, Chris e gli altri cacciatori girarono a vuoto per circa un’ora prima di decidere di dividersi in gruppi, Bill aveva scelto come compagna Lorena, da quello che aveva visto era una delle migliori.
Era circa mezz’ora che i due camminavano senza aver trovato nulla e nella mente di entrambi si insinuò l’idea di tornare indietro < forse lo abbiamo perso > disse la donna.
Sotto la luce della luna i suo capelli rossi assunsero una tinta bellissima e il modo in cui le incorniciavano il viso era fantastico.
Bill era fedele a sua moglie, la amava, ma questo non gli impediva di considerare belle altre donne, in fondo che problema c’era, < forse hai ragione > convenne il cacciatore.
I due fecero per voltarsi quando avvertirono un rumore a pochi metri da loro, entrambi i cacciatori alzarono le balestre pronti a sparare.
Lentamente si avvicinarono alla fonte del suono, la luce era scarsa e le torce non aiutavano più di tanto.
Percorsero qualche metro e trovarono un ramo spezzato, doveva essere stato quello a provocare il rumore < è qui vicino > disse Lorena, ma non appena ebbe terminato la frase una figura celata dall’oscurità si gettò da un albero arrivandogli alle spalle.
La donna si voltò pronta a sparare ma il licantropo fu più veloce, con un rapido gesto le squarciò la gola con gli artigli < no > urlò Bill prima di scoccare un dardo che si conficcò nel petto del mannaro.
Il lupo urlò per il dolore e cercò di scappare, ma l’aconito nella freccia era già entrato in circolo rallentandolo.
Bill si gettò accanto a Lorena per tamponarle la ferita, purtroppo il taglio era troppo profondo e la donna morì tra le sue braccia, il cacciatore vide la vita sfuggire dai suoi occhi.
Il licantropo estrasse la freccia che gli si era conficcata nel petto, era pronto a dar battaglia.
Bill Caricò un'altra freccia, ma sorprendentemente il licantropo spiccò un salto verso di lui, il cacciatore si gettò a terra per evitare il colpo, ma gli artigli riuscirono comunque a infliggergli un taglio poco profondo sopra la spalla destra.
Il licantropo rotolò sulle foglie secche, si rialzò ma subito cadde al suolo, l’aconito stava facendo il suo lavoro, Bill andò verso di lui pronto a perforargli il cranio con una freccia se necessario.
Puntò la balestra dritta alla sua testa per poi dargli un calcio allo stomaco < chi ti manda? > gli urlò il cacciatore, il mannaro non sembrava spaventato, anzi iniziò a ringhiare < voi siete morti > disse con un filo di voce < lui vi ucciderà >
< chi? > chiese Bill < dove è il tuo Alpha adesso? >
< fottiti > rispose il licantropo.
Bill gli tirò un altro calcio, questa volta alla faccia < parla, ormai non hai più speranze > purtroppo il licantropo non aveva intenzione di dire nulla, si limitava a ridacchiare scosso dal forte dolore al petto.
Improvvisamente il cacciatore sentì qualcuno arrivargli alle spalle, si voltò e vide Chris e gli altri cacciatori andare verso di lui < ragazzi è qui > urlò Bill.
Improvvisamente il mannaro si alzò di scatto e afferrò Bill per il collo pronto a sgozzarlo, prima che potesse fare nulla una freccia gli si conficcò all’altezza della tempia sinistra, a scoccare il dardo era stato Chris Argent.
Bill si portò la mano alla gola toccandosi i piccoli segni rossi lasciati dagli artigli del licantropo < tutto bene? > si informò Chris, lui annuì < io sto bene, ma quel bastardo ha ammazzato Lorena > disse lui in tono funereo.
Chris vide il cadavere della donna, aveva ancora gli occhi spalancati, poi il suo sguardo si posò sul licantropo, una volta morto aveva assunto di nuovo la sua forma umana, era un ragazzino di si e no sedici anni.
I due cacciatori cercarono di eliminare per un attimo le immagini dei due cadaveri dalla mente < sei riuscito a farti dire qualcosa sul suo Alpha? > chiese Chris, < no, niente, quel ragazzino era come impazzito, sembrava fuori di testa > rispose Bill < ora è meglio che torni a casa > disse ancora il cacciatore, mia moglie e mio figlio saranno in pensiero.
Chris gli fissò la spalla < come giustificherai quei tagli a Mason > gli chiese, Bill si passò distrattamente la mano sulla ferita < inventerò qualcosa > rispose il cacciatore.
 
Mason era chino sui libri, aveva quasi finito di studiare e non vedeva l’ora di rilassarsi un po’ d’avanti al computer, nella nuova scuola assegnavano un sacco di compiti.
Guardò fuori dalla finestra, ormai era buio e la luna brillava alta nel cielo, era davvero una bella serata.
Sentì il rumore di una automobile che si avvicinava, guardò verso il vialetto e vide la macchina di suo padre, erano li solo da pochi giorni ma lui lavorava di continuo, era sempre da quel suo amico.
Lo vide scendere dalla vettura e il suo cuore saltò un battito, aveva la manica destra dalla camicia zuppa di sangue.
Mason si alzò di fretta e nel farlo lasciò cadere la sedia, si precipitò giù per le scale fino alla porta di ingresso.
Quando il padre entrò in casa gli andò incontro come una madre apprensiva < che ti è successo? >, Bill lo fissò con una espressione smarrita, poi si guardò il braccio e rise < oh questo, non è niente > minimizzò.
Mason sentì la collera crescere < come niente, su quella manica ci sarà mezzo litro di sangue > quasi gli urlò, < Mason sto bene > si giustificò il padre < guarda, è già medicata > disse per poi mostrargli una fasciatura fatta poco prima da Chris.
Mason sembrò calmarsi < come è successo? > chiese al genitore, < una brutta caduta, a terra c’era una radice sporgente e sono caduto su un ramo secco > disse Bill, per fortuna la scusa era abbastanza credibile.
Mason lo abbracciò di impulso < ma perché non guardi dove metti i piedi per la miseria? > chiese il ragazzo < hai ragione figliolo > disse il padre abbracciandolo a sua volta.
I due si staccarono da quell’abbraccio < saresti potuto cadere con la testa su quel ramo > disse Mason < già > disse Bill, senza però dire al figlio che qualcosa quella sera aveva davvero rischiato di colpirlo in faccia < adesso vado a riposare > disse l’uomo.
Bill Salì le scale fino alla camera da letto, non senza essere seguito da una battuta del figlio che lo intimava di non cadere da uno dei gradini.
Entrò in camera da letto, Diana lo aspettava seduta sul bordo del materasso < ti ha attaccato vero? > chiese la donna < si > confermò il marito < ma non era l’Alpha, era solo un ragazzino > disse lui.
Bill si sedette accanto alla moglie che gli cinse la spalla con un braccio < cerca di stare più attento la prossima volta > lui annuì per poi perdersi nell’abbraccio della donna che amava.
 
Al piano di sotto Mason decise di prepararsi un sandwich, tutte quelle emozioni gli avevano messo fame, inoltre odiava mettere in mostra il suo lato apprensivo, gli succedeva sempre con la sua famiglia e i suoi amici, era estremamente protettivo.
Intento a prepararsi lo spuntino, non notò la figura in piedi fuori dalla finestra della cucina intenta a spiarlo.
Per un istante gli occhi di quella figura nell’ombra lampeggiarono di rosso, mentre con un artiglio incideva il legno della finestra, il suo sguardo mostrava una bramosia distinguibile solo nelle bestie più feroci.
Mason non sapeva di essere entrato a far parte delle macchinazioni dell’Alpha appena arrivato in città.
 


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Capitolo 9
*** Requiem ***


VI INVITO TUTTI A RECENSIRE, MI PIACE CONOSCERE LE IMPRESSIONI CHE FANNO LE MIE STORIE.



Quando seppe da suo figlio cosa era successo, capì che non poteva più evitare una certa discussione.
In principio pensò che il nuovo amico di Mason lo avesse informato sui licantropi ed ebbe l’insano desiderio di ucciderlo.
Solo dopo capì che il figlio aveva subito un attacco, in un attimo uno delle sue peggiori paure si era avverata.
Mason lo informò che era vivo grazie a Stiles, Bill lo ringraziò con una forte stretta di mano, quando in realtà avrebbe voluto abbracciarlo, ma era meglio mostrarsi forte in quel momento.
Nell’ora successiva raccontò al figlio quello che faceva, di come suo padre gli aveva trasmesso questo arduo compito e dei licantropi più pericolosi che aveva affrontato in passato.
Stiles lo guardava con una strana consapevolezza negli occhi, a quanto pareva quel ragazzino sapeva dei licantropi da tempo, Mason invece lo fissava con gli occhi sbarrati.
Con un gesto amorevole mise una mano sulla spalla del figlio, Mason inaspettatamente se la tolse di dosso per poi scattare in piedi < tu per tutti questi anni hai rischiato la vita senza dirmelo? > gli urlò il ragazzo, < non ti ho mai parlato del mio lavoro perché volevo proteggerti, hai visto cosa devo affrontare > si giustificò Bill.
Mason si passò una mano sulla faccia < d’ora in poi verrò con te >, Bill scattò in piedi a sua volta < non se ne parla > gli disse con voce ferma, < invece si, sono forte abbastanza >
< non si tratta di questo > quasi gli urlò il genitore.
Bill cadde di nuovo sulla poltrona, adesso doveva cercare di calmarsi < i licantropi sono pericolosi > disse al figlio < non voglio che tu ti faccia uccidere e fidati quelle bestie mietono vittime con facilità >
< se è vero allora voglio darti una mano, ma soprattutto voglio coprirti le spalle, oggi sono riuscito ad affrontarlo > protestò il ragazzo, < oggi ti hanno quasi ucciso > urlò Bill < se non fosse per lui saresti morto > disse indicando Stiles.
Tra i due cadde il silenzio, Mason andò verso Stile e lo afferrò per il braccio < andiamocene > gli disse, il ragazzino non poté far altro che seguirlo bloccato dalla sua presa d’acciaio.
Bill gli andò dietro < dove vai? >
< a fare un giro > rispose Mason < devo schiarirmi le idee > dopo di che usci sbattendo la porta.
Dall’altra stanza Diana entrò con le braccia conserte < cosa facciamo adesso? > chiese al marito, < non lo so > rispose Bill < da adesso metterò qualcuno a sorvegliarlo, non voglio rischiare un altro attacco. >
Diana gli si avvicinò e gli prese una mano < perché lui? > chiese la donna < lo hanno attaccato per arrivare a te? >
< non lo so > rispose il marito < ma giuro che quando troverò quel lupo lo ucciderò >
 
Mason disse semplicemente a Stiles di partire, non aveva una meta, voleva solo viaggiare.
I due non parlarono per qualche minuto, la situazione era orribile Mason non sapeva più a cosa credere, aveva sentito parlare di licantropi solo in film dell’orrore e romanzi sul soprannaturale, l’idea che una creatura come quella esistesse davvero lo riempiva di angoscia e curiosità.
Improvvisamente posò una mano sulla spalla di Stiles < tu conosci qualche licantropo vero? >, il ragazzino divenne improvvisamente pallido < io? No no… > rispose balbettando.
Mason non poté fare a meno di sorridergli < eh dai, la sai fin troppo lunga, dimmi la verità >
< io non posso > si giustificò l’amico, < si che puoi > protesto Mason < avanti, dimmelo. >
Il giovane capì che non avrebbe estorto nulla all’amico e non era un tipo che usava la tortura per estorcere informazioni.
Improvvisamente ebbe un’illuminazione, qualche licantropo doveva per forza conoscere il ragazzo, magari era qualcuno molto vicino a lui.
Cercò di pensare a tutte le sue nuove conoscenze che potevano avere qualcosa da nascondere, poi gli venne in mente un solo nome < Derek > disse all’amico che divenne ancora più pallido < io…io…>
Mason batté un pugno sul cruscotto < lo sapevo, quel tipo era fin troppo strano e forte. >
Stiles frenò improvvisamente, per poco Mason non finì con la faccia contro il cruscotto < non devi dirlo a nessuno > quasi urlò il ragazzino, l’amico rimase spiazzato dalla sua reazione.
Si sistemò meglio sul sedile e lo fissò serio < ti garantisco che non lo dirò a nessuno, ma ti prego dimmi se conosco qualche licantropo > chiese all’amico cercando di persuaderlo < è una cosa seria, non dovrai dirlo a nessuno >
< croce sul cuore > disse all’amico per poi sparargli un grosso sorriso.
Stiles parlò per circa cinque minuti, Mason ascoltò l’amico fargli una lista di nomi, così scoprì che buona parte delle sue nuove conoscenze era affetta dalla licantropia, Lydia era immune al morso e Allison era una cacciatrice così come il padre, solo allora il ragazzo riuscì a spiegarsi l’amicizia tra suo padre e Chris.
Mason guardò l’amico come in trance < cazzo, sono tanti >
< si > disse Stiles < è sono bravi ragazzi >
< nessuno di loro è il responsabile della mia aggressione > disse Mason sovrappensiero < questo vuol dire che ci sono altri licantropi? >
< si e loro sono i cattivi > rispose Stiles.
Mason gli diede una pacca sulla spalla < andiamo a trovare i nostri amici licantropi > disse sorridente all’amico, Stiles roteò gli occhi e sbuffando inviò un sms a Scott, l’idea era quella di trovarsi al deposito tra dieci minuti.
I due ripartirono, Mason era sinceramente eccitato dall’idea di conoscere dei lupi mannari, anche se in realtà li conosceva già uno per uno.
 
Bill era nel giardino di casa sua, a pensare.
Quello che più temeva nella sua vita era successo, il suo mondo di cacciatore e suo figlio si erano incontrati, adesso lui era una pedina di quel gioco mortale.
Camminava avanti e indietro, non sapeva cosa fare, l’unica era fare le valigie e partire, lasciare per sempre la caccia, Chris lo avrebbe capito.
Fece per rientrare in casa quando sentì un rumore dietro di se, si voltò di scatto, la mano andò al pugnale che teneva sotto la giacca.
Non vide nessuno, forse l’agitazione stava avendo effetti sgradevoli sui suoi sensi.
Una volta allontanata la mano dal pugnale vide qualcosa volare sopra lo steccato per ricadere immobile sull’erba.
Bill si avvicinò con cautela per vedere cosa fosse, qualcuno aveva lanciato nel suo giardino la carcassa di un cervo.
Un cervo che era sto sventrato da qualche bestia feroce.
Bill estrasse il pugnale pronto a combattere, quando sentì una voce profonda senza capire da dove provenisse < adesso non mi servi più >
< chi va la? > urlò il cacciatore.
Improvvisamente sentì un forte dolore al polpaccio, qualcosa gli aveva inferto una profonda ferita, qualcosa di estremamente veloce.
Istintivamente si portò una mano al taglio, con l’altra continuava a tenere il pugnale.
Sentì un altro rumore alla sua destra, un licantropo gli diede una spallata facendolo finire disteso al suolo, in un attimo un altro aggressore fu su di lui.
Bill non fece in tempo a difendersi, il suo assalitore gli tagliò la gola con gli artigli.
Il cacciatore si porto le mani alla ferita, in quel momento fu consapevole del fatto che stava per morire.
Il licantropo che lo aveva colpito a morte gli si avvicinò < ora mi basta tuo figlio > disse l’assalitore per poi lanciargli uno sguardo rosso come il fuoco.
Bill con le ultime forze rimaste afferrò il lmannaro per un braccio < lascia stare… mio… figlio > gli disse spruzzandolo di sangue ad ogni parola.
L’Alpha si alzò come se nulla fosse, Bill esalò l’ultimo respiro sul prato di casa sua, l’ultimo pensiero fu per sua moglie.
 
Nella jeep di Stiles, Scott e Mason chiacchieravano animatamente.
Mason trovava la licantropia estremamente interessante e Scott non gli risparmiava risposte sull’argomento.
Quello che era accaduto poco prima fu surreale, il ragazzo disse ai licantropi che conosceva il loro segreto, fu uno spasso per lui vedere come negavano la cosa, per fortuna Stiles li rassicurò.
Nel vecchio magazzino calò il silenzio per qualche secondo, Erica fu la prima ad andargli incontro < oh dio non resistevo più > gli disse abbracciandolo < tenere il segreto è dura. >
Subito dopo anche gli altri si lasciarono andare, la verità rende liberi.
L’unico a rimanere impassibile fu Derek che gli si avvicinò funereo < non devi dirlo a nessuno > gli ringhiò puntandogli il dito.
Mason si portò una mano al petto < lo giuro grande lupo cattivo > gli disse sorridendo, tutti nella magazzino eccetto Derek, si lasciarono andare a una risata.
In quel momento nella Jeep, Mason si sentiva bene, la sua vita era diventata estremamente interessante, in più essere amico dei licantropi era il massimo per lui, in loro compagnia non avrebbe dovuto temere ulteriori attacchi.
La jeep giunse in prossimità della casa di lui, Stiles fu il primo a notare suo padre sul portico dell’abitazione.
Mason vide la volante della polizia e non appena la jeep fu ferma, aprì lo sportello e si fiondò fuori.
Sua madre parlava con il padre di Stiles che intanto prendeva appunti su un taccuino, lei aveva il viso solcato da grosse lacrime di dolore.
Come in un incubo Mason andò verso la donna che non appena lo vide lo avvolse in un abbraccio per poi ricominciare a piangere < che è successo? > le chiese il figlio con un nodo alla gola, < tuo padre… > riuscì a dire lei singhiozzando.
Mason la lasciò delicatamente per poi recarsi in casa, lo sceriffo cercò di fermarlo ma lui si divincolò dalla presa e corse dentro.
Correndo andò dove si trovavano la maggior parte degli agenti, erano tutti nel giardino sul retro.
Appena arrivato all’esterno Mason rimase paralizzato da quello che vide, immerso in una pozza di sangue c’era il cadavere di suo padre.
Si portò le mani alla bocca senza sapere cosa fare, iniziò a piangere senza accorgersene, non riusciva a credere che quello che vedeva fosse reale.
Si voltò per non guardare il cadavere, ma quello che vide una volta giratosi lo lasciò senza fiato. Disegnato col sangue sul muro di casa sua, c’era lo stesso simbolo visto sul foglio che qualcuno gli aveva lasciato sotto il tergicristallo.
Tre spirali unite al centro, un simbolo disegnato con il sangue di suo padre.



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Capitolo 10
*** Andare avanti ***


VI INVITO TUTTI A RECENSIRE, MI PIACE CONOSCERE LE IMPRESSIONI CHE FANNO LE MIE STORIE.



Il funerale di suo padre fu una delle prove più dure per Mason.
Seduto su quella rigida sedia di legno, teneva gli occhi fissi sulla bara che conteneva il corpo del genitore tanto amato.
Le lacrime premevano per uscire, ma lui costrinse se stesso a ricacciarle indietro, doveva essere forte, per sua madre ma soprattutto per se stesso.
Diana gli stringeva la mano in una presa ferrea, la donna non riusciva a credere di aver perso il suo unico amore in un modo tanto orribile.
Alla cerimonia funebre c’erano solo gli amici più intimi e le nuove conoscenze di Mason, sorprendentemente anche Derek era presente, con la sua solita aria truce e impassibile.
Quando la bara fu calata nella fossa, il ragazzo non resistette e lasciò che le lacrime scendessero liberamente.
Si portò una mano al volto per asciugarle, ma era tutto inutile, nuove lacrime tornavano a rigargli le guance.
Si passò la mano sul viso più volte come a voler fermare quella perdita fastidiosa, improvvisamente sentì una mano stringersi intorno alla sua.
Allison lo guardò dolcemente, stringendogli la mano gli stava impedendo di fermare le lacrime dandogli il modo di sfogarsi come meglio desiderava.
Scosso dai singhiozzi quasi non sentì le mani di Stiles e Scott posarsi sulle sue spalle, avvertì a stento Erica, Isaac, Boyd e Lydia avvicinarsi a lui, persino Derek fece un passo nella sua direzione.
Per un attimo il ragazzo avvertì un calore rassicurante, per un secondo si sentì meglio, ma purtroppo il gelo creato dalla tristezza e dal rancore verso chiunque avesse ucciso suo padre ebbe la meglio.
 
I giorni passarono, Mason riprese la scuola, nei corridoio gli altri ragazzi lo guardavano, tutti avevano sul volto sguardi di compassione e tristezza, un paio di ragazze che non conosceva lo fermarono per esprimergli quanto fossero addolorate per quello che era successo.
Arrivato a metà giornata Mason andò nel cortile della scuola per consumare un sandwich al tonno portato da casa, non aveva intenzione di andare in mensa, troppa gente, troppa compassione nei suoi confronti.
Seduto sotto un albero vide venire verso si lui Scott, Stiles, Allison e Lydia, la rossa gli si sedette accanto < che ci fai qui da solo? > gli chiese < niente, volevo solo un po’ di tranquillità > rispose Mason.
Scott, Stiles e Allison si sedettero di fronte a lui, tutti tirarono fuori un sandwich, a quanto pare avevano notato che da qualche giorno a quella parte il ragazzo consumava il suo pranzo esclusivamente all’esterno e da solo.
Per un po’ nessuno parlò, persino Stiles sembrava a corto di argomenti,  quando all’improvviso sembrò ritrovare la sua parlantina < visto l’ulto compito di chimica, il professore deve essere impazzito, non si capiva niente >
< verissimo > convenne Allison contenta che qualcuno avesse rotto quel silenzio imbarazzante, < io credo di aver preso un’altra F > disse Scott scrollando le spalle < se solo studiassi un po’ di più non andresti tanto male > lo rimbeccò Lydia.
Intorno a se Mason sentiva gli amici chiacchierare come sempre, ma alle sue orecchi quelle voci tanto care sembravano solo un indistinto brusio, lui sapeva che i suoi amici non volevano far altro che consolarlo e stargli vicino, ma una parte di lui non riusciva a sopportarlo.
Quella sera sentì che la sua vita stava prendendo una svolta positiva e in seguito era stato gettato nel male del dolore da un licantropo assassino, un mannaro come lo erano una parte dei suoi amici.
Lui non li odiava, ma in quel momento doveva stare solo, doveva pensare e per quanto non volesse preoccupare il gruppo doveva allontanarsi.
Afferrò la cartella e senza dire nulla si alzò per poi recarsi verso il bosco li vicino < dove vai? > gli chiese Stiles.
Mason si fermò, per un attimo fu tentato di non voltarsi e di continuare a camminare, ma a loro voleva dire la verità, glielo doveva < so che volete farmi stare meglio > disse < ma non riesco a stare con nessuno adesso, mi sembra di impazzire, in questo momento devo pensare e per quanto ci tenga a voi devo starvi lontano, almeno per oggi. >
Il gruppo rimase senza parole, solo Lydia ebbe la forza di dire qualcosa < anche noi teniamo a te >, sentendola Mason sentì il suo cuore andare in pezzi, si voltò e andò nella foresta, li sarebbe stato solo con i suoi pensieri.
 
Camminò per mezz’ora, incurante del fatto di aver saltato le lezioni del pomeriggio e delle insidie che il bosco celava.
Le foglie e i rametti secchi scricchiolavano sotto i suoi piedi, era l’unico suono che si udiva nel raggio di un miglio.
Improvvisamente il ragazzo avvertì un rumore dietro di se, qualcosa era dietro di lui.
Si voltò per vedere chi dei suoi amici lo stesse seguendo e si trovo di fronte a un leone di montagna.
Il giovane sentì il suo cuore perdere qualche battito, quella bestia lo aveva puntato, capiva che voleva attaccarlo da come ringhiava e snudava le zanne.
Lentamente il ragazzo si guardò attorno allo ricerca di un’arma, a pochi metri da lui vide un ramo che gli sembrava abbastanza robusto.
Lentamente e senza mai distogliere gli occhi dall’animale andò verso l’arma di fortuna, il leone di montagna gli ringhiava contro e Mason pregò affinché uno dei suoi amici mannari giungesse ad aiutarlo.
Arrivato al ramo, il ragazzo si abbassò lentamente, afferrò l’arma e si mise in posizione di difesa.
Il puma avvertendo il cambiamento partì all’attacco, Mason lo vide schizzare verso di lui, in attimo gli fu addosso.
Il leone di montagna lo butto al tappeto e fece per morderlo, ma Mason gli mise il ramo tra le fauci impedendogli di azzannargli la gola.
L’animale era estremamente forte e il giovane non sarebbe riuscito a trattenerlo a lungo.
Il puma stava pe avere la meglio, quando qualcuno lo afferrò per il collo lanciandolo dieci metri lontano, l’animale atterrato guaì per il colpo per poi correre nella foresta.
Mason rimase a terra, ringraziando dio per avergli mandato qualcuno, un attimo dopo Derek lo prese per le spalle e lo rimise in piedi senza sforzo < cosa ci fai qui da solo > gli chiese l’Alpha un po’ irritato < è una lunga storia > rispose il ragazzo.
 
Seduti su un tronco i due rimasero in silenzio per un bel po’, Mason lo ringraziò per avergli salvato la vita, ma a quanto pareva il licantropo non era in vena di conversazione.
Il giovane aveva una domanda da fargli, solo una, che forse avrebbe potuto aiutarlo e lui era l’unico a cui volesse chiedere una cosa del genere < come hai fatto a superarlo? >
< cosa? > chiese Derek insospettito.
Mason sapeva di dover dosare bene le parole, non aveva intenzione di offenderlo < hai subito anche tu una grande perdita, come hai fatto ad andare avanti? >, Derek rimase con lo sguardo fisso d’avanti a se < come mai questa domanda? > gli chiese a sua volta < perché da quando mio padre è morto non riesco a vivere, in alcuni momenti mi manca l’aria, altre volte mi sento come se quello che ho intorno non contasse nulla, non è vita questa .>
Derek si voltò verso di lui < una cosa del genere non si supera > gli disse a bruciapelo < ma col tempo farà meno male e troverai altre cose per continuare a vivere >
< tu per cosa vivi? > gli chiese Mason , sul volto del licantropo si dipinse un sorriso appena accennato < ho un branco lo hai dimenticato? >
 
Due ore più tardi Mason camminava verso casa sua, la chiacchierata con Derek in un certo senso gli era servita, la consapevolezza che il dolore si sarebbe attenuato lo aveva aiutato.
Camminando non notò una ragazza che aveva appena svoltato l’angolo, i due si scontrarono e caddero entrambi.
La ragazza portava una pila di libri che si sparse sul marciapiede < scusami tanto > disse Mason per poi mettersi a raccogliere quello che le era caduto< non è niente > disse lei < ero distratta e non ti ho visto. >
Le mani dei due si sovrapposero su un libro che entrambi avevano deciso di raccogliere, Mason alzò lo sguardo e la vide in volto.
La ragazza aveva dei bellissimo occhi azzurri e una cascata di capelli neri e mossi le incorniciava il viso < ciao > le disse lui come un ebete per poi pentirsi subito della sua goffaggine.
La ragazza rise dolcemente e gli porse la mano < ciao, io sono Sharon >
< Mason > rispose lui a sua volte per poi porgergli la mano.
I due raccolsero i libri e si rimisero in piedi, entrambi sembravano imbarazzati come un coppia di ragazzini al primo appuntamento disse lei.
Mason in quel momento capì che non poteva lasciarsela sfuggire < aspetta > le disse, lei si voltò quasi come se fosse contento che il ragazzo la avesse fermata < che ne dici se un giorno di questi prendiamo un caffè? >
Il sorriso di lei si allargò e Mason si sentì attratto da lei ancora di più.
Senza dire niente la ragazza prese una penna dalla borsetta per poi afferrare la mano di Mason.
Gli scrisse il suo nome sul palmo, il cuore di lui fece un salto per la felicità < chiamami, magri possiamo pranzare insieme >
< certo > disse lui < magari domani > lei arrossì leggermente e sorrise < va bene, a domani allora. >
I due proseguirono per  la loro strada, Derek gli aveva detto che avrebbe trovato altro per cui vivere, il ragazzo era sicuro di aver trovato un valido motivo per tornare a sentirsi meglio.
 
Seduto nella sua camera Mason non riusciva a credere a quello che gli era successo, una parte di lui era felice per il nuovo incontro, l’altra parte credeva che con la sua felicità offendesse la memoria di suo padre.
Chi era lui per innamorarsi quando sua madre aveva perso l’uomo della sua vita.
Nonostante tutto trascrisse il numero della ragazza sulla rubrica del cellulare e su svariati foglietti, meglio non rischiare.
Ancora immerso nei suoi pensieri, aprì la casella della posta elettronica.
Ormai erano giorni che non la controllava e la pubblicità e lo spam si era accumulato, cancellò tutte le e-mail inutili e notò un messaggio arrivatogli da parte di un utente chiamato “verità”.
Aprì la mail e lesse questo messaggio “ecco chi è stato”, non sapeva a cosa potesse riferirsi , poi notò che c’era un allegato.
Lo aprì e sul computer partì un video, un uomo camminava avanti e indietro in un giardino, un luogo che a Mason era stranamente familiare.
Poi il ragazzo capì, quello era il giardino di casa sua e l’uomo che camminava era suo padre.
Vide il genitore estrarre il coltello, vide la carcassa del cervo che veniva lanciata nel giardino e persino il momento in cui i licantropi lo aggredirono.
Negli ultimi secondi di riprese vide il mannaro squarciare la gola del padre, era alto e muscolo ma soprattutto non portava la maglietta.
Fu grazie a quello che Mason notò un particolare importantissimo, sulla schiena dell’assassino vi era un tatuaggio, un simbolo già visto dal ragazzo prima su un foglio e poi sul muro di casa sua, un simbolo che aveva scoperto chiamarsi Triskele.
Senza accorgersene Mason strinse la matita che aveva in mano spezzandola, adesso aveva qualcosa su cui lavorare, doveva solo scoprire chi fosse il licantropo tatuato, dopo di che avrebbe avuto la sua vendetta.
Nella penombra della sua stanza Mason sorrise, senza accorgersi che dalla finestra qualcosa lo stava osservando.
 





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Capitolo 11
*** Hacker ***


VI INVITO TUTTI A RECENSIRE, MI PIACE CONOSCERE LE IMPRESSIONI CHE FANNO LE MIE STORIE.



Il ricordo di quella e-mail scalpitava nella mente di Mason come un toro in gabbia.
Il ragazzo aveva ripreso a vivere, ma quel video rimaneva un chiodo fisso.
Nei giorni successivi aveva scoperto di riuscire ad andare avanti, parte del merito era di Sharon, la ragazza con la quale aveva avuto fortuna di scontrarsi, anche i suoi amici gli erano stati vicini, nonostante in varie occasioni lui si fosse rivolto male nei loro confronti.
Avevano capito che era il dolore a parlare, dolore che si era affievolito coi giorni lasciando che il vero Mason tornasse allo scoperto.
Il ragazzo era seduto nella mensa accanto a Sharon, i due si lanciavano sguardi carichi di imbarazzo e amore, in certi momenti sembrava che stessero insieme da anni, in altri momenti si sentivano come ragazzini al primo appuntamento.
Di fronte a loro Lydia, Allison, Scott e Stiles sembravano guardarli divertiti, erano contenti che l‘amico avesse trovato qualcuno e trovavano la ragazza adorabile.
In quel momento la mente di Mason era spaccata in due, la prima metà era occupata a stare con Sharon, la ragazza per la quale si era preso un cotta colossale, la seconda invece stava elaborando un piano per scoprire chi aveva ucciso suo padre.
Quando nel campo visivo di Mason apparve Danny, il ragazzo ebbe un illuminazione, più di una volta aveva sentito che il ragazzo era bravo coi computer, si vociferava che fosse un hacker, se voleva scoprire chi gli avesse inviato il video poteva rivolgersi solo a lui.
Finito il pranzo lasciò che Sharon andasse in aula per la prossima lezione, i due non si persero di vista fin quando non furono separati dalla folta folla di studenti.
Subito dopo il ragazzo si fece largo fino a Danny, era riuscito a intercettarlo prima che arrivasse in classe < ciao Danny > gli disse, cercando si sembrare più naturale possibile, < ciao > rispose l’altro con l’aria di chi si aspettava una richiesta.
Mason prese coraggio e si buttò < so che hai ottimi voti in geometria > cominciò lui < se ti è possibile, potresti darmi una mano, sono rimasto un po’ indietro col programma > disse.
Danny lo fissò per qualche secondo, Mason sperava che il ragazzo dicesse di si, poi ricordò le inclinazioni del giovane < anche a Stiles serve aiuto, è stato lui a dirmi di rivolgermi a te > aggiunse poi per evitare fraintendimenti, < va bene > rispose l’altro.
Mason aveva voglia di esultare, la prima parte del piano era andata a buon fine < facciamo dopo la scuola a casa mia? > si affrettò a dire il ragazzo prima che lu'altro proponesse un altro luogo < ve bene, allora a dopo > rispose Danny per poi entrare in classe.
Adesso non serviva altro che convincerlo, quella sarebbe stata la parte più difficile, convincere una persona a fare qualcosa di potenzialmente illegale non era esattamente una cosa di tutti i giorni.
 
Stiles era seduto accanto Mason con un aria imbronciata < non so come hai fatto a convincermi > disse all’amico < lo sai che so essere molto persuasivo, fidati e per una buona causa > rispose lui sorridendo.
Stiles posò sulla scrivania un grosso libro < perché hai bisogno che Danny rintracci chi ti ha inviato questa mail? > chiese interessato rispose Mason, sperava di essere credibile, non poteva dire cosa riguardasse quella mail, doveva essere lui a scoprire chi aveva ucciso suo padre, non poteva permettere che altri rischiassero la vita, ma soprattutto non si fidava di nessuno se non di se stesso.
Quando Danny entrò i due fecero finta di leggere il grosso tomo di geometria, < allora siete pronti? > gli chiese il ragazzo appena arrivato < prontissimi > rispose Mason < ma prima potresti farmi un favore? > aggiunse con un grosso sorriso.
Non appena Danny si fu accomodato gli fece la sua richiesta, precisò che quella forse era opera di uno stalker e che solo lui poteva aiutarlo.
Danny ascoltò tutta la storia, solo quando Mason finì di parlare scosse la testa < ecco che ci risiamo, non se ne parla >
< ti prego > insistette Mason < solo tu puoi aiutarmi >
< ho già avuto a che fare con queste cose, non se ne parla > rispose lui risoluto < e grazie Stiles, grazie a te mi sto facendo un nome > disse al ragazzino pe poi lanciargli un occhiata di fuoco < io non c’entro, è stata un’idea sua > si giustificò Stiles offeso.
Mason capì che andando avanti così non sarebbe arrivato da nessuna parte, così decise di prendere un’altra strada facendo qualcosa per la quale si sarebbe odiato per giorni.
Falsamente rassegnato si accasciò sulla sedia e prese il libro di geometria < e va bene, ci ho provato, mettiamoci al lavoro > detto questo, aprì la lampo della felpa per poi sfilarsela, mostrando la aderente maglietta nera che portava sotto.
Posò il libro sulla scrivania avvicinandosi a Danny il più possibile, faceva finta di leggere cercando di cogliere qualsiasi tipo di segnale dal ragazzo.
Quando vide che lo stava guardando si stiracchiò mostrando i muscoli che si era fatto con anni di attività sportiva, solo allora vide Danny deglutire rumorosamente, se c’era un momento per agire era quello.
Si avvicinò al giovane e gli mise una mano sul braccio < senti, forse prima sono stato un po’ scortese > cominciò lui < ma mi serve davvero aiuto e credo che tu sia l’unico che possa darmi una mano > Mason modulò il tono di voce perché fosse più basso e caldo possibile, vide con piacere che funzionava.
Danny lo fissava un po’ incerto, fu allora che il ragazzo gli inflisse il colpo decisivo, posando una mano sulla scrivania, senza mai distogliere lo sguardo lasciò cadere una penna.
Danny si abbassò per prenderla, a quel punto Mason si abbassò a sua volta, adesso i loro volti erano a pochi centimetri di distanza, il ragazzo gli mostrò un sorriso seducente e falsamente imbarazzato, quando vide l’espressione dell’altro capì che era fatta.
I due tornarono a sederi, a quel punto Danny richiamò la sua attenzione con un leggero colpo di tosse < se vuoi posso aiutarti con quella mail > disse incerto < ma non dirlo a nessuno va bene? >, Mason gli lanciò un sorriso a trentadue denti < grazie mille, non lo dirò a nessuno > gli rispose.
Stiles osservò l’amico simulare quella specie di flirt a occhi sbarrati < Mason puoi venire un secondo? > chiese all’amico, < va bene > rispose lui seguendolo fuori dalla stanza, non prima di aver avvertito Danny di non guardare il filmato per poi sorridergli.
Non appena i due furono abbastanza lontani dalla porta Stiles si lasciò andare < che cavolo fai? > chiese all’amico < lo so, lo so > si giustificò Mason < è una cosa orribile, ma mi serve davvero aiuto >
< ho capito, cerca solo di non illuderlo ancora > disse il ragazzo con un’aria un po’ arrabbiata.
I due tornarono alla stanza, quando furono accanto alla porta Stiles lo fermò < quella cosa che hai fatto, funziona anche con le ragazze? > chiese all’amico < tu che dici? > rispose Mason con un sorriso, per poi entrare nella camere attirando su di se gli sguardi imbarazzati di Danny.
 
Passò una mezz’oretta quando Danny richiamò l’attenzione di Stiles e Mason < l’ho trovato > disse.
Il ragazzo si fiondò verso il computer < chi è? > gli chiese con un agitazione che riusciva a stento a contenere < purtroppo il messaggio è stato inviato da un internet point, inoltre l’account è stato cancellato, l’utente non ha nemmeno fornito dati reali a meno che non si chiamasse Marty Nessuno > disse Danny.
Mason si lasciò cadere sulla sedia scoraggiato, era al punto di partenza < grazie lo stesso Danny > gli disse con una pacca sulla spalla < tanto vale studiare davvero > disse prima di aprire di nuovo il libro di geometria.
 
I tre passarono due a ore a studiare, fattasi una certa ora Danny disse che doveva andare via e soluto i due, senza mascherare l’imbarazzo nei confronti di Mason.
I due ragazzi restarono soli nella camera < cosa dirà Sharon quando saprà che hai flirtato con Danny > chiese divertito all’amico, < non dovrà mai saperlo > rispose l’altro ridendo a sua volta.
Mason si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta < vuoi qualcosa da bere? > chiese all’amico < certo > rispose Stiles < qualcosa di molto freddo. >
Una volta da solo nella stanza Stiles mosse il mouse riavviando il computer che ormai era in stand-by da un po’, con grande piacere vide che la mail di incriminata era ancora aperta.
Sapeva che in quel modo avrebbe violato la sua privacy, ma doveva sapere cosa conteneva quel video di così importante.
Cliccò sull’allegato e fece partire il filmato, restò a bocca aperta quando vide che ad essere ripreso era il padre del ragazzo.
Passò avanti, sapeva di non poterlo vedere tutto, aveva poco tempo.
Vide la parte in cui il cervo veniva scagliato nel giardino, vide un licantropo abbattere l’uomo e un altro che gli tagliava la gola, ovviamente si lasciò scappare un gemito per la crudezza della scena.
La parte più sconcertante la trovò alla fine del filmato, vide l’assassino torreggiare sul cadavere del padre di Mason, ma soprattutto vide il tatuaggio che quel tizio aveva sulla schiena.
Non riusciva a crede a quello che aveva appena visto.
Non poteva essere vero, non poteva assolutamente essere Derek quello nel filmato.
Senza pensarci afferrò le sue cose e corse giù, lungo il corridoio intercettò Mason che portava due lattine di cola < dove vai? > chiese l’amico sconcertato < a casa > si giustificò Stiles < mio padre ha chiamato, ha dei problemi con il microonde >
< ve bene > rispose l’altro < ci vediamo domani. >
Stiles uscì dalla casa, ovviamente non si sarebbe recato dal padre, doveva assolutamente parlare con Derek, era confuso, non sapeva a cosa credere, era consapevole che l’Alpha non aveva ucciso il padre dell’amico, quindi qualcuno lo voleva incastrare.
Nello stesso momento in cui Stiles mise in moto la jeep, Mason guardò il computer e si accorse che il video era parto, era messo in pausa nell’esatto momento in cui l’assassino mostrava il suo tatuaggio.
Un brivido gli attraversò il cervello, Stiles lo aveva visto, era per quello che era scappato, forse per quella ragione era così agitato.
Forse lui conosceva il tipo nel filmato.
Afferrò le chiavi della macchina e corse fuori, non avvertì nemmeno sua madre, saltò sulla sua vettura e mise in moto, doveva inseguire Stiles per parlargli, se quel ragazzo aveva delle informazioni doveva condividerle con lui, a qualsiasi costo.
 



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Capitolo 12
*** Inseguimento ***


VI INVITO TUTTI A RECENSIRE, MI PIACE CONOSCERE LE IMPRESSIONI CHE FANNO LE MIE STORIE.



L’auto sfrecciava sull’asfalto, completamente insofferente ai limiti di velocità Mason guidava più veloce possibile.
Sapeva di avere un bel po’ di svantaggio, ma doveva fare il possibile per arrivare a Stiles.
Era chiaro che l’amico sapeva qualcosa, l’unica cosa che gli sfuggiva era il perché di quel silenzio.
Per quale motivo un suo amico non avrebbe dovuto riferirgli dettagli importanti su chi avesse ucciso suo padre?
Sempre guidando afferrò il cellulare per chiamarlo, sbandò un po’ sull’asfalto, per un attimo ebbe paura di finire contro un palo, ma riuscì a riprendere il controllo prima di uscire di strada.
Il telefono di Stiles squillò un paio di volte e quando una voce registrata gli disse che l’amico aveva rifiutato la chiamata, Mason lanciò il telefonino sul sedile del passeggero.
Battendo una mano sul volante sperò che accadesse qualcosa che avrebbe potuto fermare Stiles, non un grave incidente, gli sarebbe bastato un piccolo tamponamento o che uscisse di strada.
Guardò nello specchietto e si accorse dell’ espressione che aveva, non si era mai visto così arrabbiato, in quel momento si ricordò di Sharon, la considerava l’unico punto luminoso in un oceano di oscurità.
 
Seduta sul letto, Sharon cercava di studiare fisica, di solito non era una cima in quella materia, ma quella sera si sentiva particolarmente nervosa.
In quel periodo gli erano successe un sacco di cose, aveva conosciuto Mason, innanzitutto, con lui sentiva a suo agio, lo capiva, era consapevole di poter leggere la sua anima.
Era consapevole della sofferenza da lui provata, perdere un genitore non era mai facile, lei lo sapeva, i suoi avevano divorziato e adesso sua madre viveva a chilometri di distanza, mentre suo padre sul lato affettivo era un vero disastro.
Chiuse il libro e andò alla finestra, guardando la strada buia che si vedeva da li, ricordò la sera in cui si era svegliata completamente disorientata in un cespuglio al lato del marciapiede.
L’ultima cosa che ricordava era che stava tornando dalla biblioteca dopo ore di studio, per il resto era il buio.
Senza pensarci si portò una mano al fianco, non sapeva perché ma avvertiva un insopportabile prurito in quella zona alcune volte.
In quel momento il prurito era insostenibile, alzò il top per controllare di non avere uno sfogo ma la pelle in quel punto era normalissima, come per le altre volte.
Si sedette sul letto in preda a un incredibile attacco di sonno, sbadigliò rumorosamente appoggiando la testa sul cuscino, addormentandosi pensò a quello che poteva considerare il suo ragazzo, Mason.
 
Con il telefono attaccato all’orecchio Stiles guidava verso casa di Scott < hai capito quello che ti ho detto? > chiese all’amico per avere la conferma che l’amico avesse capito tutta la storia, < si si, ho capito, ma chi vorrebbe incastrare Derek? >
< e io come faccio a saperlo? > rispose Stiles sbuffando.
Mentre guidava Stiles sperò solo che Mason non avesse scoperto che lui aveva visto il video, non sapeva perché ma si sentiva a disagio come se qualcuno lo osservasse < Scott, accendi il pc e controlla la posta, prima di lasciare casa di Mason ti ho inviato il video, guardalo e scopri ogni possibile differenza tra quel tipo e Derek > gli disse tutto d’un fiato < va bene > rispose l’amico < tu fa presto, ci vediamo fra poco >
< ok > confermò Stiles prima di attaccare.
Nello stesso momento in cui chiuse la comunicazione, il ragazzo avverti qualcosa andare a sbattere contro la fiancata della sua jeep.
Il colpo lo fece sbandare per poi farlo finire fuori strada, il colpo fu abbastanza forte da catapultarlo sul sedile del passeggero, aveva dimenticato la cintura di sicurezza.
Spaventato dall’idea di essere attaccato da un licantropo guardò fuori dal finestrino per scorgere chi lo avesse buttato fuori strada.
Non era una macchina, in strada non c’era nessuno, era come se un grosso animale lo avesse colpito.
Improvvisamente a pochi metri da lui vide un figura parzialmente nascosta nell’ombra, non era umana di questo era sicuro, ma non era sicuro di sapere cosa fosse.
Ipnotizzato da quella figura non sentì la macchina frenare a pochi metri da lui, così come la portiera della jeep che si apriva.
Fu riportato alla realtà da un paio di mani che lo afferrarono per il colletto della giacca, senza che potesse fare nulla si ritrovò a pochi centimetri dalla faccia di Mason < perché sei scappato? > gli urlò in faccia, < avevo un po’ di fretta, sai la cena… > tentò di giustificarsi Stiles come suo solito.
Mason lo scosse un po’ < so che hai visto il video, sai chi c’è in quel filmato? > quasi gli urlò, < no, io non… >
< non mentirmi, quello era mio padre, io devo sapere… > Mason non riuscì a terminare la frase, aveva un nodo in golo, un misto di rabbia e tristezza.
Lasciò andare l’amico e si mise a sedere guardando d’avanti a se < è qualcuno che conosciamo vero? > gli chiese < no te lo assicuro…>
< qualcuno con quella corporatura, quei capelli… > Mason si voltò con gli occhi sbarrati verso l’amico < Derek > disse tra i denti < è stato lui, è lui nel filmato vero? >
< ma che dici, non può essere lui >
< te lo vedo negli occhi, tu sai che si tratta di lui > sibilò Mason, che sentiva la rabbia crescere dentro di lui.
Stiles iniziò a gesticolare < senti, non può essere… > iniziò lui per poi essere interrotto dal improvviso gesto di Mason.
Il ragazzo saltò fuori dalla jeep e andò verso la sua auto < dove vai? > gli urlò Stiles seguendolo, < a uccidere Derek Hale > gli urlò Mason.
Stiles tentando di farlo ragionare lo afferrò per un braccio, quando accadde qualcosa che nessuno dei due si aspettava, Mason si voltò di scatto per assestargli un pugno allo zigomo.
Stiles fu sbalzato al tappeto dal colpo, Mason lo fissò per un attimo senza sapere come giustificarsi, quando gli ritornò in mente Derek, < mi dispiace, ma prendilo come monito, non seguirmi > urlò all’amico che intanto leggermente intontito si stava massaggiando la faccia.
Stiles vide l’amico andare verso la vettura, il ragazzo colpiva forte doveva ammetterlo.
Una volta che Mason fu partito, Stiles andò verso la jeep e afferrò il cellulare, doveva chiamare Scott.
Il telefono squillò per un po’, l’amico rispose con una voce leggermente ansiogena < dimmi >
< hai scoperto qualcosa? > gli chiese sempre massaggiandosi la guancia < non lo so, ma credo di si, corri qui forza >
< forse è meglio se vieni tu e avverti Derek, Mason è sul piede di guerra > disse il ragazzo teso come non mai.



RINNOVO IL MIO INVITO A RECENSIRE, ASPETTO LE VOSTRE OPINIONI!

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Capitolo 13
*** La dura verità ***


VI INVITO TUTTI A RECENSIRE, MI PIACE CONOSCERE LE IMPRESSIONI CHE FANNO LE MIE STORIE.



Senza preoccuparsi del parcheggio, Mason lasciò l’auto d’avanti il vialetto di casa Argent.
Sceso dall’auto si avviò verso l’ingresso come un fulmine per poi attaccarsi al campanello, Chris gli aprì la porta con un espressione sorpresa sul volto < Mason che succede? >, il ragazzo senza rispondere entrò in casa.
Chris rimase sorpreso dai modi del giovane, non lo aveva mai visto comportarsi in quel modo < figliolo che succede? >
< dove sono le armi? > si limitò a chiedergli il ragazzo con un espressione neutra sul volto, < come dici? > gli chiese Argent sorpreso dalla richiesta.
Mason lo guardò fisso negli occhi < Derek Hale ha ucciso mio padre >, Chris rimase interdetto dalla notizia < e tu come fai a saperlo? > gli chiese.
Mason si fece coraggio e gli raccontò la storia dal video e del tatuaggio, Chris lo ascoltò con attenzione, ma agli occhi del ragazzo non ebbe la reazione sperata < ci servono più prove >
< cosa? > gli chiese Mason quasi urlando < è stato lui, ne sono certo. >
Chris gli andò incontro e gli posò una mano sulla spalla < potrebbe essere un imbroglio, il branco di Hale è sempre stato pacifico… >
< non ci credo > disse Mason interrompendolo < mio padre era tuo amico, hai il dovere di vendicarlo >
< io ho il dovere di agire senza che le emozioni ottenebrino la mia mente > disse il cacciatore.
Mason rimase senza parole, si aspettava che l’uomo organizzasse una spedizione punitiva e invece niente < adesso indaghiamo più a fondo > lo informò Chris andando verso l’altra stanza.
Il ragazzo capì che in questo modo non sarebbe andato da nessuna parte,  se Derek fosse venuto a sapere qualcosa sarebbe potuto scappare e lui non poteva permetterlo.
In quel momento lasciò che la rabbia agisse al suo posto , un Mason diverso prese il sopravvento, il giovane afferrò un soprammobile di ferro a forma di sfera e colpì Chris alla testa.
L’uomo cadde a terra svenuto, il giovane lasciò cadere il soprammobile proprio quando nella stanza entrò Allison < oh dio, ma che hai fatto? > chiese urlando la ragazza andando verso il padre, < mi spiace, ma ha una cosa da fare > si limitò a dire lui recandosi verso il garage e sperando che gli Argent tenessero li le armi.
Inaspettatamente Alliso gli si parò d’avanti < che diavolo ti prende? > gli urlò lei, < devo uccidere Derek Hale, poi ti spiego > disse Mason per poi passarle oltre.
Allison lo afferrò con forza per un braccio < aspetta, io… > tentò di dire, ma Mason si liberò dalla presa e si mise in posizione d’attacco < che intenzioni hai? > gli chiese la ragazza preparandosi allo scontro anch’essa < mi servono delle armi, non cercare di fermarmi > disse lui all’amica per poi avviarsi di nuovo verso la cantina.
Mason sperò che la discussione fosse finita, ma con un gesto inaspettato Allison lo colpì con un calcio facendolo finire al tappeto < tu non vai da nessuna parte > gli disse la giovane pronta alla lotta < lo hai voluto tu, mi dispiace > si limitò a dirle Mason prima di rimettersi in piedi con un balzo.
I due andarono uno incontro l’altro e quando furono a portata iniziarono a combattere.
I combattenti erano sullo stesso livello, entrambi assestavano colpi che l’altro era in grado di parare, Allison incassava i pugni senza battere ciglio e Mason non dava peso al dolore derivante dai colpi della ragazza.
Lo scontro sarebbe potuto durare a lungo, ma Mason dalla sua aveva la sete di vendetta, approfittando di un attimo di squilibrio della ragazza la colpì con un pugno al volto subito seguito da un calcio che la mise al tappeto.
Allison stesa al suolo, non riusciva a rimettersi in piedi, la testa le girava terribilmente, l’ultima cosa che vide fu Mason che le metteva uno dei cuscini del divano sotto la testa < mi dispiace > le disse il giovane per poi recarsi verso il garage, la giovane perse conoscenza.
Mason entrò nell’ampio Garage e una volta superato un grosso SUV si ritrovò di fronte a un armadio pieno di armi di ogni genere, con un sorriso che non aveva niente di buono sussurrò < molto bene. >
 
Alla villa degli Hale, Derek era stato informato di quanto era accaduto, non riusciva a credere che qualcuno volesse incastrarlo, ma soprattutto odiava il fatto che quel qualcuno gli avesse messo contro Mason, sfruttare un lutto per i propri scopi era una cosa disgustosa < adesso che si fa? > si informò Peter, < Scott ha trovato le prove che quello nel filmato non è Derek > disse Stiles.
Gli Hale si voltarono verso Scott < allora? > lo incalzò Derek < si, credo di aver trovato qualcosa > disse lui pronto a raccontare la sua scoperta.
Il ragazzo prese fiato per informarli su quello che aveva visto nel migliore dei modi, ma fu interrotto da un paio di fari di un’automobile che illuminarono l’interno della casa.
I quattro uscirono sul portico per ritrovarsi a guardare Mason che andava verso di loro.
Il ragazzo aveva l’aspetto meno rassicurante del mondo, sul volto gli si poteva leggere la rabbia e la tristezza per tutto quello che gli era accaduto < Mason, aspetta… > tentò di dire Stile andandogli incontro, ma il giovane fu fermato da Derek che lo prese per un braccio.
Mason si fermò a pochi metri dal gruppo < voglio solo Derek > si limitò a dire, < non è stato lui, abbiamo le prove > disse Stiles, < voi volete solo difenderlo > urlò lui come risposta.
Scott e Peter si fecero avanti < senti, capisco la tua reazione, ma ti hanno imbrogliato > disse l’uomo nel tono più conciliante che conoscesse < è così, lasciaci spiegare > aggiunse Scott.
Mason infilò le Mani  nelle tasche del cappotto e assunse un’aria incuriosita, i due licantropi si avvicinarono ulteriormente credendo di averlo calmato.
Nessuno avrebbe potuto prevedere la reazione del giovane, Mason estrasse due pistole spara tranquillante e li colpì entrambi con un dardo.
Peter e Scott estrassero subito il dardo ma inevitabilmente il suo contenuto aveva iniziato a scorrere nel loro organismo.
Entrambi si sentirono intorpiditi e caddero al suolo senza potersi muovere, si sentivano paralizzati < cosa hai fatto? > urlò Stiles < credo che sia un misto di tranquillante e strozzalupo > lo informò Mason < non voglio uccidere anche loro, voglio solo Derek > disse andando verso l’Alpha che si mise in posizione di difesa.
A pochi metri dal suo obbiettivo Mason si portò una mano alla schiena, Derek vide solo all’ultimo momento il fucile a canne mozze che il ragazzo aveva estratto da una fodera nascosta.
Il ragazzo sparò il primo colpo che Derek riuscì a evitare con agilità, i pallini mandarono in frantumi la assi di legno del portico, Stiles fu investito da una pioggia di schegge senza però riportare ferite gravi.
Stiles tentò di andare verso l’amico < fermati > gli urlò, Mason lo spinse via senza complimenti < se non vuoi farti male, vattene > gli ripose freddo avviandosi verso Derek.
L’Alpha non aveva intenzione di uccidere il ragazzo, ma non poteva neanche permettergli di farlo fuori, Mason sparò altri due colpì in successione che il licantropo riuscì a evitare per il rotto della cuffia, un conto era schiavare una freccia, ma una raffica di pallettoni era tutta un’altra cosa.
Mason sentiva la rabbia salire sempre di più, perché quell’assassino non accettava il suo destino?
 < Vieni qui vigliacco > gli urlò < io non ho ucciso tuo padre > gli disse Derek senza però perdere la concentrazione.
Per tutta riposta il ragazzo gli sparò un altro colpo e questa volta uno dei pallettoni colpì il braccio di Derek strappandogli un ringhio di dolore.
Mason approfittò dal momento di distrazione del lupo e lasciando cadere il fucile scarico afferrò una pistola che aveva in una fondina ascellare.
Puntò l’arma contro il licantropo, quando qualcosa lo colpì alla testa, si voltò senza pensare e sparò.
Il proiettile si conficcò in un albero a pochi centimetri dalla testa di Stiles che spaventato e sorpreso per il colpo si gettò tra le foglie secche.
Mason si bloccò all’istante, aveva appena sparato a uno dei suoi migliori amici, fissò sgomento la pistola che stava stringendo, quando una mano munita di artigli lo afferrò per la gola.
Derek, ripresosi dal colpo lo aveva bloccato, Mason sentiva gli artigli contro la pelle, sarebbe bastato un gesto per ucciderlo < avanti, fallo > urlò il ragazzo al licantropo < io non voglio ucciderti e non ho ucciso tuo padre > urlò Derek a sua volta.
Sempre immobilizzato, Mason vide Stiles andare verso di lui, aveva tra le mani un cellulare < guarda > gli disse semplicemente, mostrandogli l’immagine dell’assassino di suo padre.
Mason guardò l’amico con disprezzo < vedo solo Derek in quella immagine > disse tra i denti  < guardagli il gomito > disse ancora Stiles.
Mason guardò meglio l’immagine, la persona in piedi accanto al cadavere del suo genitore aveva un cicatrice sul gomito, era ben visibile.
Derek lo lasciò e gli mostrò il gomito, in quel punto la pelle era liscia, senza cicatrici < io sono un licantropo dalla nascita, non ho cicatrici > lo informò l’Alpha.
Mason, con lo sguardo perso nel vuoto si portò una mano tra i capelli < oh dio, io… > le parole gli morirono tra le labbra, scosso dai singhiozzi si accasciò al suolo, la consapevolezza di quello che aveva fatto lo investì come un treno.
Spinto dalla vendetta aveva fatto del male a persone alle quali voleva bene Chris, Allison, Scott, Stiles e adesso aveva scoperto di essere stato imbrogliato, si sentiva uno stupido, ma soprattutto sentiva il rimorso e il dolore per quello che aveva fatto.
Stiles gli si sedette accanto < ti hanno ingannato, non è colpa tua > gli disse posandogli una mano sulla spalla < mi dispiace… > riuscì a dire il ragazzo, un nodo alla gola gli impediva di esprimersi.
Improvvisamente Derek puntò lo sguardo verso la foresta, una figura dai capelli castani andò verso di loro con un sorriso stampato sulla faccia < complimenti per l’intuito > disse una ragazza che nessuno di loro conosceva.
Derek si mise in posizione d’attacco < chi sei? > le chiese con un ringhio < il mio Alpha sperava che le cosa andassero diversamente, ma ammira il vostro ingegno >
< il tuo Alpha? > le chiese Stiles sorpreso < esatto, a quanto pare appropriarsi di questo branco è più difficile di quanto sperasse >
< voleva farmi fuori per poter prendere il mio posto vero? >  si informò Derek < bravo > rispose la giovane mimando un applauso.
La ragazza li fissò uno per uno < sono qui per dirvi che non è finita, a lui piacciono le sfide, si è perfino fatto un tatuaggio per ucciderti > disse sghignazzando, nel sentirla Mason sollevò la testa e la fisso dritta negli occhi < è stato lui? >
< si, ha ucciso lui il tuo paparino, speravamo che ci togliessi dai piedi Derek, ma non sei stato all’altezza > disse lei senza mai perdere quel sorrisetto malefico < dove si trova adesso? > volle sapere il giovane, < è lontano, ma avrete di nuovo sue notizie > disse la ragazza < ora io vado, a presto > li salutò e con un movimento degno di una ballerina si voltò per andare di nuovo verso la foresta.
La ragazza si preparò a saltare su un albero per andare via, ma si fermò sentendo la voce del ragazzo di prima < aspetta > le urlò Mason, la giovane facendo roteare la chioma si voltò verso di lui < che vuoi? > gli chiese con aria di sufficienza.
Mason con un gesto fulmineo estrasse un’altra pistola e sparò, sulla fronte della giovane si aprì un forò scarlatto, dalla sua nuca schizzò una copiosa quantità di sangue.
La licantropa batté le palpebre un paio di volte prima di cadere al suolo, morta.
Stiles e Derek fissarono il ragazzo sorpresi dal gesto < questo è un messaggio per il tuo Alpha > sussurrò Mason.
Il giovane si recò verso la sua auto, prima di salire sulla vettura si volto verso i due < mi dispiace per quello che ho fatto, non vi biasimo se non vorrete vedermi mai più > disse loro per poi accomodarsi alla guida.
Prima che potesse mettere in moto sentì qualcuno battere contro il vetro, era Stiles < ci vediamo domani a pranzo > si limitò a dirgli l’amico, Mason non poté far altro che annuire, sperando che le lacrime che aveva negli occhi non si notassero.
Mise in moto con la speranza che il suo rapporto con gli altri non fosse del tutto compromesso, nei giorni successivi avrebbe dovuto affrontare scuse imbarazzanti e forse anche la rabbia da parte di Allison e Scott, per non parlare di Chris e Peter, non sapeva cosa aspettarsi da loro e tutto perché era stato ingannato.
Tutto quello che voleva fare adesso era andare avanti, quando l’altro Alpha si sarebbe presentato a lui non avrebbe esitato ad ucciderlo, ma fino ad allora voleva vivere al meglio la sua vita da adolescente.
Un adolescente senza il padre e con un fardello grosso quanto una casa.
 



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CI VEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO

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Capitolo 14
*** Kanima ***


ECCOVI UN NUOVO CAPITOLO, BUONA LETTURA.



Un purgatorio, era così che Mason considerava i giorni successivi ai suoi atti scellerati.
In quei giorni aveva imparato quanto la vendetta potesse essere distruttiva e deleteria per la mente.
Aveva lasciato che il suo desiderio di giustizia lo accecasse, aveva ferito persone alle quali voleva bene, aveva tentato di uccidere, ma soprattutto aveva ammazzato una ragazza che neanche conosceva.
Nel vedere quella licantropa cadere morta al suolo aveva provato una sorta di soddisfazione, sul momento si era compiaciuto di quel gesto.
Solo il giorno dopo la consapevolezza di ciò che aveva fatto lo colpì davvero, aveva tolto una vita, per quello che ne sapeva quella ragazza poteva avere problemi mentali o essere stata costretta a riferirgli quel messaggio.
A quel punto chiunque avrebbe considerato inutile  rammaricarsi, ma lui non riusciva a evitarlo, aveva scoperta lati del suo io fino a quel momento del tutto sconosciuti e ne era rimasto spaventato.
Gli altri si erano comportati in modo esemplare con lui, Allison gli raccontò una storia molto simile a quella che gli era accaduta, a quanto pare anche la ragazza era stata posseduta dal demone della vendetta.
Stiles lo aiutò comportandosi come sempre, ossia chiacchierando fino a fargli sanguinare le orecchie, Scott invece accettò le sue scuse senza esitazione, ma nonostante questo Mason continuava a vedere la compassione nei loro occhi, c’era solo da stabilire se fosse vero o semplicemente una sua paranoia.
Le scuse fatte a Peter e Derek furono le meno imbarazzanti, Peter mantenne il suo tono sarcastico dicendogli che aveva avuto solo fortuna mentre Derek inespressivo come sempre gli disse che nel caso ci avesse riprovato lo avrebbe ammazzato, Mason non capì se fosse ironico o meno.
Chris Argent ascoltò la sua storia in silenzio, aveva riportato un leggero trauma cranico per il colpo, mentre la figlia aveva un vistoso livido sullo zigomo, Mason si vergognava  a morte ogni volta che lo vedeva.
Una volta che il giovane ebbe terminato le sue scuse, il cacciatore serio come non mai gli si parò d’avanti < la prossima volta vedi di fidarti di noi > si limitò a dire, il ragazzo sorpreso per la reazione così composta annui sorpreso.
 
Seduto nella mansa della scuola, cercava di non pensare a tutti quegli avvenimenti sgradevoli, la presa salda della mano di Sharon serviva a confortarlo e a tenerlo ancorato al presente, i due avevano deciso di ufficializzare la cosa, ovviamente stavao insieme dal primo giorno in cui si erano incontrati, il classico colpo di fulmine, ma non avevano mai dichiarato apertamente la cosa, Lydia ed Erica accolsero la notizia con un grosso sorriso e una serie di complimenti smielati, Stiles lo colpì con una pacca sulla spalla complimentandosi con lui, sempre in modo ironico ovviamente.
La campanella suonò e Mason e Sharon si alzarono per recarsi agli armadietti, mano nella mano ovviamente, nel uscire si scambiarono un ultimo bacio in modo da farsi vedere dagli amici, le ragazze risero perse in quel gesto romantico, i ragazzi sbuffarono divertiti < che smielati > commentò Isacc.
 
Terminate le lezioni Mason e Sharon decisero di Trattenersi qualche minuto in palestra, si, pomiciare di nascosto non era esattamente la cosa più elegante, ma perché rimandare a domani quello che si poteva fare oggi.
Stretti l’uno all’altra si baciavano con foga, non avevano intenzione di oltrepassare la linea che li divideva dalla zona a luci rosse, per il momento si accontentavano.
Persi ognuno nel profumo dell’altro non sentirono le porte della palestra aprirsi < oh oh, guarda chi c’è > disse qualcuno.
I due ragazzi scattarono in piedi in un attimo, entrambi si aspettavano un professore o il custode, invece si trovarono d’avanti tre tipi poco raccomandabili.
Sulle prima Mason non li riconobbe, poi ricordò il momento in cui li aveva conosciuti, erano i ragazzi che volevano pestare Stiles, i ragazzi che aveva sistemato personalmente il primo giorno di scuola, quello che avevano intenzione di fare in quel posto era chiaro, uno di loro aveva in mano una busta contente diversi spinelli.
Il più grosso dei tre gli andò incontro e con un gesto decisamente poco galante afferrò Sharon per un braccio < ma guarda, karate kid ha la ragazza >
< lasciala subito > disse Mason in tono minaccioso per poi afferrare il ragazzo per il braccio.
Il tizio con una mossa improvvisa colpì Mason in piena faccia facendolo cadere al tappeto < senti stronzetto, al nostro primo incontro ci hai sorpreso, ma stavolta non ricapiterà. >
Mason ancora a terra colpì il ragazzone con un calcio, il tizio sorpreso cadde al tappeto a sua volta < vai via > disse rivolto alla ragazza che lo guardava visibilmente spaventata < ma tu… >
< ho detto vai > le urlò.
Sharon non se lo fece ripetere e corse a più non posso, gli altri due bulli la lasciarono perdere, il loro obbiettivo era li d’avanti a loro.
 
Sharon corse più veloce che poteva, i corridoi erano deserti, non riuscì a trovare nessuno che potesse aiutarla.
Fortunatamente girando l’angolo si scontrò con qualcuno, entrambi caddero a terra < ahi che male > esclamò Stiles massaggiandosi il fondo schiena.
Sharon si ritrovò una mano d’avanti agli occhi, era Allison che voleva aiutarla ad alzarsi, con i due ragazzi c’era anche Lydia < che succede? > chiese quest’ultima allarmata nel vederla così sconvolta.
Sharon gli raccontò subito cosa stava accadendo, Allison le carezzò un braccio < tu vai a cercare aiuto, noi andiamo a dargli una mano > le disse con fare protettivo, < ma io… > tentò di protestare la ragazza che fu interrotta da Stiels < niente ma, è pericoloso, ci pensiamo noi. >
Sharon vide i tre correre verso la palestra, in quel momento fu colta dallo sconforto, non sapeva cosa fare.
Improvvisamente sentì qualcosa colargli giù dal naso, si portò una mano in quel punto per ritrovarsi le dita macchiate da una sostanza nera < non di nuovo > sussurrò sconvolta.
 
Mason cadde al tappeto sotto i colpi di quel trio di bulli, la prima volta aveva potuto contare sull’effetto sorpresa, ma adesso quei tipi erano più uniti che mai < che fai, ti arrendi? > gli urlò uno dei tre per poi assestargli una calcio ai reni, il ragazzo si inarcò per il dolore, per fortuna quei tipi evitavano volontariamente la faccia, i segni visibili andavano evitati se si volevano evitare conseguenze.
Intontito dai colpi non si rese conto di quello che accadde nella manciata di secondi successivi, uno dei tre fu afferrato da qualcosa che lo tirò verso l’alto.
Il ragazzo urlò come un dannato, il grido cessò solo quando una copiosa quantità di sangue colò dal soffitto macchiando il pavimento della palestra.
I due rimasti si guardarono attorno atterriti dalla paura, steso al suolo e con la vista leggermente annebbiata Mason non vide bene quello che accadde, fu consapevole del fatto che la cosa aveva afferrato un altro di quei ragazzi estromettendolo dalla sua visuale.
Il giovane non sapeva se rallegrarsene o meno, le urla che sentiva erano strazianti, per fortuna cessarono subito seguite da un rumore liquido, probabilmente l’essere stava banchettando beatamente.
Il più grosso del trio si avviò verso l’uscita, Mason vide il panico in ognuno dei suoi movimenti, a volte il licantropi fanno questo effetto, perché l’essere che li aveva aggrediti non poteva essere altro.
Una volta all’uscita il ragazzo fu raggiunto dall’essere che lo afferrò per poi iniziare a colpirlo più e più volte con gli arti acuminati.
Nel vedere la scena Mason spalancò gli occhi dalla sorpresa, quello che stava guardando non era un licantropo, loro erano pelosi, non avevano una specie carapace, inoltre non erano provvisti di tre paia di zampe supplementari che partivano dalla schiena.
Il mostro trucidò quei ragazzi in pochi secondi, l’odore del sangue impregnava l’aria, Mason tentò di rimettersi in piedi, doveva scappare.
La creatura si voltò di scatto e fu allora che Mason ebbe davvero paura, il suo non era un volto umano, ricordava quello di una gigantesca tarantola.
Inorridito il giovane si trascinò verso l’uscita più vicina, ma in un attimo sentì una leggera trafittura dietro il collo.
Sulle prime avvertì un leggero formicolio spandersi per tutto il corpo, una manciata di secondi dopo si ritrovò paralizzato.
L’essere lo afferrò con le sue zampe aracnoidee e con un balzo raggiunse una delle finestre, in quel preciso istante entrarono Stiles, Allison e Lydia, sulle prime rimasero scioccati nel vedere lo scenario sanguinolento che si trovarono d’avanti, solo dopo si accorsero della presenza di quel mostro che teneva Mason stretto tra le zampe.
L’essere li squadrò uno per uno per poi lanciargli contro un urlo disumano prima di uscire dalla finestra con la sua preda.
 
I tre osservarono la scena allibiti < no, non di nuovo > disse Stiles scuotendo la testa.
Allison estrasse un pugnale che teneva nascosto in uno stivale < voi cercate Sharon e fuggite, io avverto Scott e cerco di raggiungere quella cosa >
< Allison sappiamo tutti che cos’è > quasi urlò Stiles < hai ragione, che dio ci aiuti è stato creato un altro Kanima > confermò la ragazza.
Il gruppo si separò, Allison partì all’inseguimento sperando di salvare l’amico, Stiles e Lydia andarono alla ricerca di Sharon.
Giunti nel punto in cui l’avevano incontrata, Stiles scivolò su qualcosa finendo di nuovo col fondoschiena sul freddo pavimento.
Lydia lo aiutò ad alzarsi ma si ritrovò la mano coperta da una sostanza nera < oh dio, che schifo > disse la ragazza.
Stiles osservò il pavimento, la chiazza sulla quale era scivolato, continuava in una scia che conduceva verso il bagno delle ragazze.
I due si guardarono spaventati e iniziarono a seguire la scia, una volta in bagno videro un mucchio di vestiti a brandelli sparsi sul pavimento, uno dei water era colmo di fazzoletti ricoperti di quella sostanza nera.
Lydia raccolse dal pavimento una camicetta ormai a pezzi < questa è di Sharon > disse lei, fu a quel punto che Stiles fu folgorato da una inquietante consapevolezza disse voltandosi verso la rossa < quell’essere in palestra era lei, è lei il Kanima. >



ASPETTO LE VOSTRE RECENSIONI, ALLA PROSSIMA E BUON'ANNO

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Capitolo 15
*** Se morissi giovane... ***


ECCO IL NUOVO CAPITOLO, ASPETTO LE VOSTRE IMPRESSIONI.
 
Non perse mai conoscenza, per tutto il tempo in cui quel mostro lo aveva trasportato come fosse un pacco postale, lui era rimasto vigile.
L’unica cosa che poteva far era cercare di urlare, ma la paralisi che gli bloccava tutto il corpo glielo impediva, tutto quello che gli restava era cercare di convincere quel mostro a lasciarlo andare, senza successo.
Fu portato in quella che sembrava una fabbrica abbandonata, l’essere lo adagiò sul pavimento per poi bloccargli polsi e caviglie con una catena, lui considerò la precauzione inutile dato che era paralizzato, solo più tardi si accorse di riuscire a muovere leggermente le dita, finalmente la paralisi stava sparendo.
Il mostro era fermo davanti a lui, immobile come una statua, il ragazzo riprese possesso delle sue capacità motorie e lentamente strisciò verso un muro nel tentativo di trovare una posizione comoda.
Poggiata la schiena contro i mattoni, vide l’essere andare verso di lui, immediatamente il cuore gli saltò in gola, una latente aracnofobia si risvegliò nella sua mente.
Il mostro si portò a pochi centimetri dal suo volto, le ganasce vibravano leggermente, una moltitudine di occhi rossi lo fissavano quasi famelici < che vuoi da me? > provò a chiedere il giovane ricevendo soltanto un sibilo come risposta.
L’essere si allontanò di nuovo da lui e prese a camminare avanti e indietro lungo la grande stanza, sembrava quasi che stesse controllano il territorio per assicurarsi che fossero soli.
Passati dieci minuti buoni a controllare ogni centimetro dello stabile ritornò da lui, Mason cercò di indietreggiare il più possibile, quella cosa lo disgustava non poco.
A pochi centimetri da lui quell’essere gli si accovacciò accanto e lo avvolse con le sei zampe aracnoidee, lui provò un brivido di ribrezzo, in fondo quello era un fottuto mostro metà ragno e metà uomo.
Non sapeva cosa sarebbe successo, lo avrebbe divorato, torturato o gli avrebbe depositato un mucchio di uova nei polmoni stile film horror?
Attanagliato dalla paura quasi si sorprese nel vedere che l’essere si mise semplicemente accanto a lui senza fare nulla, quasi come se volesse semplicemente la sua compagnia.
Il mostro sembrò rilassarsi, Mason rimase rigido e spaventato, sperava solo che i suoi amici andassero a salvarlo.
 
Tutti erano stati messi al corrente della situazione, per loro era stato come un ritorno al passato, avevano già affrontato quella creatura, erano riusciti a fermala solo per il rotto della cuffia.
Il branco al completo era riunito a casa Hale per elaborare un piano, con loro c’erano anche Lydia, Allison e Stiles, quest’ultimo era in collegamento telefonico con Danny, aveva chiesto all’amico di rintracciare il suo telefono in tutta fretta sperando di non doverlo supplicare, per fortuna quando l’hacker aveva sentito parlare di Mason non aveva battuto ciglio.
Derek sembrava il più preoccupato di tutti < come facciamo a sapere che Mason non la sta controllando? > chiese agli altri < lei lo ha rapito > rispose Allison arrabbiata < quando gli sono andata dietro, non mi sembrava che Mason fosse molto d’accordo >
< inoltre non credo che lei sappia di essere un kanima > si intromise Lydia.
La situazione era tesa, tra di loro serpeggiava l’idea che Mason in qualche modo controllasse quella creatura < forse l’ho già vista una volta > disse Stiles, < dove? > chiese Derek brusco come al solito, < la volta in cui sono uscito di strada, credevo fosse stato un licantropo, ma avendo visto Sharon adesso sono sicuro che fosse lei, è stato grazie a lei che Mason mi ha raggiunto >
< è la conferma, lui la controlla > confermò Boyd in tono accusatorio, < non dico questo > precisò Stiles < voglio dire che forse tra di loro si è istituito una sorta di legame, il kanima è l’arma della vendetta no? >
< esatto > confermò Peter, < pensateci, Mason ha perso il padre, la vendetta lo ha sopraffatto, la rabbia lo ha quasi consumato, forse è questo che ha avvicinato Sharon a lui, senza saperlo si sono legati grazie al suo desiderio di giustizia> continuò Stiles
< poi la sua natura di Kanima è esplosa quando Mason è stato aggredito da quei tre bulli > aggiunse Lydia
 < forse è stata morsa dall’altro Alpha, probabilmente non sa davvero cosa le sta accadendo > disse Erica.
Gli altri annuirono convinti, solo a Scott tutti quei discorsi sembravano inutili < non serve a niente parlarne, l’unica cosa da fare è salvare Mason, prima che sia troppo tardi > disse visibilmente irritato < hai ragione, ma non sappiamo dove sono > disse Allison.
In quel momento il telefono si Stiles emise il suono che lo avvertiva di un nuovo sms, letto il messaggio il ragazzo guardò i suoi amici < adesso so dove si trovano, per fortuna lui aveva il cellulare con se >
< dov’è? > chiese Derek ansioso di porre fine a quella faccenda.
 
Per Mason passarono delle ore, quella creatura non accennava a muoversi, sembrava quasi che gli si fosse accoccolata accanto, lui non riusciva far rallentare i battiti del proprio cuore, avvolto da quella zampe di ragno si sentiva come in un incubo.
Il silenzio fu rotto dal rumore di passi in avvicinamento, la creatura rizzò la testa di scatto e un secondo dopo nella stanza entrarono il branco e gli altri al completo < grazie a dio > disse Mason, consapevole di essere salvo.
L’essere lanciò un urlò disumano e senza preavviso si lanciò all’attacco, i licantropi si trasformarono pronti alla lotta.
Stiles e Lydia lasciarono gli altri impegnati nella lotta e strisciarono lentamente verso Mason, Allison copriva loro le spalle con una freccia incoccato, pronta a difenderli.
Una volta arrivati dal ragazzo i due si adoperarono per liberarlo dalle catene, Mason osservava i licantropi battersi contro quell’essere, nonostante fossero in maggioranza numerica sembravano avere la peggio.
Boyd ed Erica erano già fuori combattimento, Isacc sembrava visibilmente dolorante per via di uno dei colpi della creatura, gli altri schivavano attacchi e infliggevano colpi senza sortire alcun effetto < cos’è quella cosa? > chiese il giovane a Stiles.
Il ragazzo vide i suoi amici guardarsi con aria colpevole e imbarazzata < allora? > lo incalzò Mason, < si chiama Kanima > lo informò Lydia che intanto era riuscita a liberargli i polsi < è una creatura molto potente dalla quale dobbiamo fuggire più in fretta possibile > aggiunse Stiles che con un ultimo strattone gli liberò le caviglie.
I tre si rimisero in piedi, Mason tentò di andare verso i combattenti, ma fu fermato da Stiles e Lydia < che vuoi fare? > gli chiese quest’ultima < voglio aiutarli >
< adesso dobbiamo andarcene > gli disse Stiles < ma io… > tentò di protestare lui subito interrotto da Allison < voi scappate, a lei ci pensiamo noi, non puoi dare nulla > disse.
Mason si fece trascinare controvoglia verso l’uscita, ma non appena furono a pochi metri dalla porta, il Kanima si voltò di scatto verso di loro e ignorando completamente i suoi avversari corse verso i tre.
I ragazzi corsero verso la porta ma la creatura fu su di loro in un attimo, Allison afferrò un pugnale pronta alla lotta, ma il kanima la spinse via facendola finire addosso a Lydia, le due caddero al suolo stordite.
Con un gesto l’essere Spinse Mason contro un muro che cadde proprio accanto al pugnale perso dalla cacciatrice, Stiles fu afferrato per il collo e sollevato da terra, il kanima armò gli arti supplementari pronto a colpirlo.
Mason si fiondò verso l’essere ma si fermò di scatto nel sentire Lydia urlare < Sharon non farlo > il ragazzo di bloccò all’istante < cosa? > chiese alla ragazza ancora stesa al suolo, intanto il Kanima sembrava aver reagito al suo nome, non lasciò Stiles ma non lo colpì.
Allison si rimise in piedi < lei è Sharon > disse all’amico ormai sotto shock < non può essere… > disse lui stordito.
Ancora sotto shock si voltò verso la creatura che non accennava a lasciar andare il ragazzo < Sharon sei tu? > le chiese, il kanima si voltò verso di lui, in quel momento Mason sentì il proprio cuore perdere un battito.
Il ragazzo si avvicinò ancora < non so come, ma è sotto il tuo controllo > gli disse Derek a pochi metri da lui, < Sharon lascialo > disse a quel punto il giovane sperando che lei lo ascoltasse.
Sharon lasciò andare Stiles che subito corse il più lontano possibile, Mason continuò a camminare verso di lei, l’essere lo fissava con quei suoi occhietti rossi, lui non riusciva a vedere niente delle sua ragazza in quel mostro.
Quasi come se lo avesse percepito il volto del kanima cambiò ritornando quello della ragazza tanto amata, la lunga massa di capelli neri, tornò a incorniciarle il viso.
Mason le giunse di fronte e le posò una mano sul viso, la ragazza gli sorrise in completa adorazione, sulla guancia del giovane scivolò una lacrima.
Senza pensarci Mason la baciò, la ragazza ancora semi trasformata ricambiò con passione, le zampe di ragno fremevano, mentre le mani ancora munite di artigli gli carezzavano la schiena.
Il giovane si staccò dalle labbra tanto amate, le lacrime gli rigavano il viso < mi dispiace > sussurrò prima di spingere il pugnale nel petto della ragazza.
Lei mandò un urlo disumano, Mason sentì le mani di lei stringerlo in un gesto disperato, inaspettatamente una delle zampe aracnoidee scattò colpendo il giovane alla schiena.
Mason fu trafitto al cuore, un dolore lancinante gli fece stringere i denti, a quel punto anche lui afferrò la ragazza che pian piano stava riprendendo la forma umana.
Dietro di loro Lydia aveva urlato, gli altri fissarono la scena a occhi sgranati, i due caddero al suolo ancora abbracciati.
Negli ultimi istanti di vita Mason vide Sharon esalare l’ultimo respiro per poi sprofondare nelle tenebre a sua volta.
Stiles corse dall’amico, lo afferrò tra le braccia e gli controllò il battito speranzoso, purtroppo non riuscì a sentire niente, Peter e Isacc si accostarono a Sharon, non erano sicuri di quello che le sarebbe successo.
Improvvisamente Stiles ebbe un idea, la situazione era disperata e non riuscì a pensare ad altro < Derek devi morderlo >, il licantropo lo guardò con tutta la compassione possibile < Stiles è morto, non… >
< fallo e basta > urlò il ragazzino.
Sorpreso dalla reazione Derek si convinse, sapeva che non sarebbe successo nulla, ma tanto valeva provare.
Con un gesto strappò la manica della maglia di Mason per scoprirgli l’avambraccio sinistro, dopo di che una volta snudate le zanne lo morse.
Tutti osservarono la scena con la speranza che accadesse qualcosa, passò un minuto ma il ragazzo rimase morto, Lydia si allontanò dal gruppo tentando di soffocare i singhiozzi, Allison strinse forte la mano di Scott mentre le prime lacrime le scivolarono sul viso.
Stiles non riuscì a trattenersi, scosso dai singhiozzi osservava il corpo dell’amico senza curarsi del sangue che gli aveva macchiato la felpa e i pantaloni.
Intanto Sharon aveva riaperto gli occhi che adesso erano di un giallo intenso, la ragazza si alzò e trasformata in un licantropo emanò il primo ululato.
Subito dopo ritornò umana senza riuscire a capire cose ci facesse li nuda, non ricordava nulla di quello che le era successo.
La prima cos che vide furono tutti gli amici di Mason riuniti intorno a qualcosa che catturava a pieno la loro attenzione, cercò di andare verso di loro ma fu afferrata da Isacc che senza riuscire a mascherare la tristezza tentò di impedirle di vedere cosa era appena successo.
Lei si liberò dalla presa e andò verso il gruppo  < ragazzi che suc… > la domanda che stava per porgere le morì in bocca, quando videl Stiles che stringeva tra le braccia il corpo senza vita del ragazzo amato.
Nel vederla il giovane pensò a quanto sarebbe stata dura raccontarle tutto, come poteva dire a una ragazza che aveva ucciso la persona che amava?
Lei cadde in  ginocchio accanto al cadavere di Mason, tutti rimasero in silenzio a osservarla, con il cuore straziato dalla drammaticità della scena.
L’unico suono udibile in quel posto fu il pianto della neo licantropa, disperata per aver perso la persona che amava.
 
LA STORIA NON E’ FINITA, NON ILLUDETEVI, CI SARANNO ALTRI CAPITOLI, IN FONDO COME SI DICE “LA MORTE NON E’ LA FINE”

VOGLIO RINGRAZIARE CHI HA INSERITO LA STORIA TRA LE SEGUITE/PREFERITE/RICORDATE

ASPETTO LE VOSTRE RECENSIONI.
AL PROSSIMO CAPITOLO.
 

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Capitolo 16
*** ... a chi mancherei? ***


ECCOMI CON UN NUOVO CAPITOLO, BUONA LETTURA E RICOARDATE, LE RECENSIONI SONO SEMPRE GRADITE
 
Un taglio, poi ancora un altro, con rapidi colpi di forbici, Diana tagliò i gambi delle rose rosse.
Era circondata dai fiori, ghirlande funebri, regali di persone che erano andate a porgerle le loro condoglianze, ma tra tutti i fiori aveva trovato quelle rose particolarmente belle e aveva deciso di metterle in un vaso.
Un altro colpo di forbice e un altro gambo volò nel lavandino seguito subito da una lacrima della donna.
Ora poteva considerarsi una donna davvero sola, una volta diventata vedova le si era aperto un vuoto nel petto, per fortuna aveva accanto suo figlio, ma adesso che anche lui era morto che senso aveva andare avanti.
Coi giorni aveva visto Mason superare gradualmente la morte del genitore, mentre lei non riusciva a farsene una ragione, aveva visto suo figlio innamorarsi, la cosa le aveva riempito il cuore di gioia.
Solo quando seppe che quell’amore era stata la causa della morte del figlio si sentì sprofondare, con lei la vita era stata ingiusta, ma con quel ragazzo era stata crudele.
Dal canto suo Diana non incolpava la povera Sharon, la poverette era stata assoggettata da un potere più grande di lei, era consapevole del fatto che anche la giovane stava soffrendo terribilmente per quello che aveva fatto.
Adesso quella stessa ragazza era seduta sul divano di casa sua, stringeva un piatto con dentro una fetta di torta rimasta intoccata, la giovane aveva lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi gonfi di pianto così simili a quelli di Diana.
Un altro colpo di forbici e la donna ritornò a quella mattina, quando si era svolto il funerale.
Suo figlio era morto solo il giorno prima, ma per ragioni di sicurezza lei aveva deciso di tenere le esequie prima possibile, era meglio che nessuno indagasse troppo sulla faccenda.
Secondo il medico legale Mason era stato ucciso da una bestia feroce, il morso sul suo braccio lo confermava, il medico legale concluse che il ragazzo si era procurato la ferita mortale cadendo su un ramo appuntito.
Derek e Peter si erano scervellati per fare in modo che la scena fosse credibile, spostando il cadavere nella foresta e procurandogli, seppur con un senso di nausea alcuni graffi sulla schiena.
Diana ritornò con la memoria al momento in cui la bara calò nella fossa, in quel frangente non riuscì a trattenere il pianto, al suo fianco Chris le strinse una mano per consolarla.
Dietro di se la donna sentì un’altra persona piangere, era Sharon, in quel momento la odiò, era stata lei a uccidere il suo bambino.
Ma guardandola meglio si accorse di quanto la tristezza che provava fosse reale, vide le lacrime che versava la giovane e capì che soltanto qualcuno che amava intensamente una persona poteva ridursi in quello stato perdendola.
Diana era la madre di Mason, ma quella ragazza era la sua amata.
Con un ultima sforbiciata accorciò anche l’ultima rosa, se la portò al naso e ne inspirò il profumo, guardò d’avanti a se, fuori dalla finestra della cucina, il giorno stava per finire, il sole stava calando.
Le lacrime tornarono a rigarle il viso, senza rendersene conto strinse la rose, le spine le si conficcarono nel palmo della mano, il sangue scorse lungo il gambo gocciolando nel lavandino.
Diana trovò quel dolore confortante, sempre meglio della sofferenza emotiva.
Immersa in quel piacevole dolore avvertì una mano afferragli il polso < Diana, che fai? >  le chiese Allison togliendole la rosa di mano.
Lei non seppe cosa rispondere, ma la ragazza non si aspettava una risposta, afferrò uno straccio pulito e le tamponò i piccoli tagli < come farò adesso? > chiese alla giovane.
Allison avrebbe voluto rispondergli che sarebbe andato tutto bene, ma sarebbe stata una bugia, lei aveva perso sua madre e ancora provava dolore per la cosa, quella donna aveva perso tutto, non sarebbe andata meglio < non lo so > rispose semplicemente lei, senza riuscire a fermare una lacrima, che traditrice, le scivolò lungo una guancia.
Senza accorgersene le due si ritrovarono strette in un abbraccio, la prima perché era consapevole di aver perso la cosa più preziosa, suo figlio, la seconda perché aveva perso un amico e perché si rese conto di quanto la vita facesse schifo.
 
Una volta che il sole fu calato l’intero gruppo rinnovò le condoglianze alla padrona di casa e si congedò, non appena furono fuori dalla casa nessuno di loro disse una parola.
Inaspettatamente videro Derek andargli incontro, il licantropo non si era presentato al funerale, si chiesero cosa volesse < stanotte venite con me > disse semplicemente al suo branco, < perché? > gli chiese Scott, < stanotte ci sarà la luna piena >
< sappiamo controllarci adesso > precisò Erica.
Tutti i licantropi avevano raggiunto un livello di autocontrollo sufficiente, nessuno di loro capiva perché dovessero andare con lui < so che avete raggiunto un ottimo controllo > cominciò Derek < ma avete appena subito una forte dose di emozioni, non sappiamo come reagirete alla cosa > concluse il licantropo.
I ragazzi si guardarono tra loro, l’idea di perdere il controllo li spaventava, così decisero di andare tutti al magazzino per evitare problemi.
Stiles, Lydia e Allison fecero per andare con loro, ma furono fermati da Derek che gli bloccò la strada < voi non potete venire >
< oh si che possiamo > disse Stiles < Sharon sta per affrontare la prima luna piena > disse indicando la licantropa con lo sguardo perso nel vuoto < potrebbe essere pericoloso >
< stanotte nessuno rimarrà da solo > si intromise Lydia < veniamo anche noi > disse a sua volta Allison.
Vedendo che non avrebbe potuto evitare ai tre di seguirli, Derek alzò le mani in segno di resa < come volete, sapete a cosa andate incontro > detto ciò si incamminò verso la Camaro.
Si fermò di colpo nel sentire la voce di Stiles alle sue spalle < saresti potuto venire al funerale, glielo dovevi > quelle parole lo rattristarono, gli riportarono alla mente tutto quello che era successo, la morte così ingiusta di quel povero ragazzo.
Lentamente il licantropo si volto verso il terzetto alle sue spalle < io c’ero > disse semplicemente per poi riprendere il tragitto verso la propria vettura, i tre non potevano saperlo, ma nascosto tra gli alberi Derek aveva assistito alle esequie, l’idea di mostrare in pubblico la propria tristezza non lo allettava.
 
La luna piena era ormai sorta, tutti i licantropi era incatenati per evitare di causare danni nel caso la loro bestia avesse preso il sopravvento.
Fortunatamente nessuno di loro ebbe problemi a controllarsi, solo in alcuni momenti percepivano il lupo dentro di loro scalpitare a dimostrazione del fatto che gli ultimi giorni li avevano segnati nel profondo.
Sharon non riuscì a evitare che la bestia prendesse il sopravvento, trasformata e incatenata era stata separata dagli altri per motivi di sicurezza.
Inaspettatamente la licantropa non strattonava le catene, non ululava, non ringhiava, si limitava a starsene seduta e osservare la luna.
Stiles avrebbe preferito che gli ringhiasse contro, il fatto che la tristezza della giovane avesse influenzato anche la bestia era straziante.
Derek provò ad avvicinarsi, per tutta riposta la ragazza fece scattare gli artigli e lo ferì all’avambraccio, era calma ma sempre pericolosa.
Stiles andò a sedersi al fianco si Scott, seguito da Lydia, l’amico teneva stretta la mano di Allison.
Tutti e quattro guardavano la luna ormai alta nel cielo < che schifo > disse Stiles < già > convenne Scott.
Senza pensarci la rossa afferrò la mano del ragazzo al suo fianco, in una situazione differente Stiles sarebbe stato la settimo cielo, ma in quel momento si limitò a stringerle la mano a sua volta, contento del conforto ricevuto e consapevole del fatto che ne stava dando alla ragazza a sua volta.
I quattro passarono la notte in questo modo, senza sapere cosa stava accadendo a pochi chilometri di distanza.
Nel cimitero la luna illuminò la lapide di Mason, l’ambiente era completamente rischiarato da quella luce così intensa.
L’influsso della luna permeò nel terreno, l’intera natura ne sentì gli effetti.
Gli influssi della luna attraversarono i vari strati di terra fino ad arrivare alla cassa dove era deposto il corpo del giovane, nemmeno il legno riuscì a fermarli.
Nel silenzio della morte, nella buia e stretta bara, Mason riaprì improvvisamente gli occhi, non più castani ma di un intenso color argento.
 
 
LE NOVITA’ NON SONO FINITE.
RINGRAZIO DI NUOVO CHI SEGUE  E RECENSISCE LA MIA STORIA.
AL PROSSIMO CAPITOLO
 

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Capitolo 17
*** Lazzaro ***


ECCOVI UN NUOVO CAPITOLO
RECENSITE, RECENSITE…
 
La mattina dopo Stiles si svegliò verso le dieci, quel giorno i ragazzi avevano un giorno libero dalla scuola, per gentile concessione dei genitori.
La notte precedente era rientrato all’alba, quando ormai la luna aveva esaurito il suo influsso, Sharon aveva ripreso la forma umana ma non il sorriso.
La ragazza era letargica, apatica, come se fosse caduta nella più profonda depressione.
Stiles stesso la aveva riaccompagnata a casa, aveva persino dovuto aiutarla a mettersi a letto, la grave perdita unita alla prima trasformazione le avevano tolto ogni energia.
Stiles scese dal letto e si vestì in fretta, quella mattina aveva in programma di vedersi con Scott e gli altri, non aveva voglia di restare solo, la solitudine ti spinge a pensare.
Suo padre era già andato al lavoro, la casa era estremamente silenziosa.
Afferrò le chiavi della jeep e si recò verso il vialetto, una volta fuori di casa si accorse che qualcosa di luccicante giaceva sul selciato accanto alla vettura.
Stiles si avvicinò e notò che erano vetri, qualcuno gli aveva frantumato un finestrino < ma figlio di… > imprecò a denti stretti.
Guardò meglio il finestrino per controllare che non ci fossero danni, quando con grande sorpresa vide che sul sedile posteriore era steso qualcuno.
Il ragazzo scattò all’indietro per la paura, per poco non rischiò di cadere col sedere sul vialetto.
Riprese il controllo di se e si avvicinò di nuovo alla jeep, chiunque fosse era tremendamente sporco, aveva una camicia bianca lacera e macchiata  di terra, i pantaloni che dovevano far parte di un completo erano anch’essi sporchi e coperti di graffi.
Stiles non poté vederlo in viso, aveva la testa coperta da un braccio, era in posizione fetale, ma di una cosa era sicuro, stava solo dormendo, sentiva il respiro pesante di quel tipo.
Leggermente impaurito allungò una mano verso il giovane addormentato, gli toccò una spalla per poi ritrarre il braccio come se si fosse scottato.
Il ragazzo addormentato non accennava a svegliarsi, così Stiles lo toccò di nuovo e di nuovo, ormai più irritato che spaventato prese a scuoterlo < ehi, sveglia > gli urlò per poi dargli uno scossone.
Il ragazzo nella jeep trasse un profondo respiro e iniziò ad alzarsi < finalmen… >fece per dire Stiles ma la parola gli morì in bocca.
Ancora Seduto nella jeep Mason si stiracchiò come se si fosse svegliato dal più piacevole dei sogni, a quel punto Stiles iniziò a urlare.
Mason spaventato incominciò a urlare a sua volta, i due continuarono fin quando non finirono il fiato.
 
Il dottor Deaton stava trascorrendo una piacevole mattinata, nessun caso grave, gli animali erano calmi nelle loro gabbie senza dare problemi e il sole riscaldava piacevolmente l’ambiente.
Lo considerò un giorno troppo bello per quello che era appena accaduto, era venuto a conoscenza della storia di quel ragazzo, la cosa lo rattristava non poco.
Quando sentì la porta di ingresso aprirsi vide Scott accompagnato da sua madre entrare in tutta fretta < allora che succede? > chiese Melissa preoccupata < non so di che parla > le rispose Deaton confuso < ma come? > fece Scott < Stiles mi ha chiamato e mi ha detto di correre qui e di portare mia madre >, nel sentirlo il dottore fece spallucce non sapendo di cosa stessero parlando.
La risposta entrò dalla porta pochi secondi dopo, Stiles con l’espressione più sconvolta del mondo stava aiutando Mason ad entrare nella clinica.
I presenti guardarono la scena paralizzati dalla sorpresa < ma che… > fece Melissa impossibilitata dal continuare per lo stupore < Stiles quello è… ? > fece per chiedere Scott subito interrotto dall’amico < si è lui, datemi una mano inizia a diventare pesante. >
Deaton corse incontro ai due e afferrò Mason per un fianco, il ragazzo fissava il vuoto, quasi catatonico < dove lo hai trovato? > chiese il dottore a Stiles < nella mia jeep, non chiedetemi come ci è finito, so solo che ha rotto un vetro per entrare >
< ma lui era morto > disse Malissa ancora sorpresa per quello che stava vedendo < così pare > fece Stiles < ma adesso deve aiutarlo, l’ho fatta venire perché lo visitasse >
< visitare cosa… > tentò di dire Melissa, bloccata prontamente dal gesto di Stiles che le mostrò le mani del giovane ricoperte di sangue secco.
L’infermiera che era dentro Melissa si risvegliò di colpo < oh dio, procuratemi della garza sterile e del disinfettante >, senza esitazione Scott scattò a prendere quello che la madre aveva chiesto.
Il Dottore teneva Mason per una spalla mentre Melissa gli controllava una mano, la donna aveva quasi il timore di toccarla.
Quando gli esaminò i palmi, la donna afferrò con la punta delle dita qualcosa che era rimasto incollato alla pelle del ragazzo, con orrore i presenti capirono che quella era un’unghia.
Per un attimo Stiles fu sul punto di vomitare, ma riuscì a trattenersi, Melissa intanto con l’ausilio di un po’ di ovatta aveva iniziato a medicare le ferite del giovane.
Deaton notò che la donna aveva un’espressione strana mentre ripuliva le mani del giovane < che c’è Melissa? > le chiese preoccupato, la donna alzò lo sguardo verso di lui, aveva gli occhi sgranati < sulla mano non ha nessuna ferita >
< non è possibile > fece il dottore per poi esaminare la pelle del giovane a sua volta, nessun taglio, nessuna ferita, tutte le unghie erano al loro posto.
Nemmeno l’altra mano presentava, ferite, così come altre parti del corpo del giovane, il Dottore seguendo un’intuizione aveva esaminato la schiena del ragazzo, la ferita mortale era sparita.
I quattro fecero stendere Mason su uno dei lettini, la situazione era troppo strana < come ha fatto a resuscitare? > chiese Stiles gesticolando come un pazzo < non ne ho idea > fece il Dottore, in mente aveva mille interrogativi.
Il ragazzo era sicuramente morto, ma qualcosa lo aveva riportato in vita, dal sangue che aveva sulle mani, capirono che doveva aver rotto il legno della cassa, per poi scavare una buca verso la libertà.
Dio solo sapeva se si sarebbe mai ripreso, un simile trauma avrebbe potuto cambiarlo per sempre.
Scott afferrò il cellulare e compose un numero < chi chiami? > chiese Stiles < gli altri, dobbiamo capire cosa fare >
< io festeggerei > fece Stiles < non capita tutti i giorni che un amico ritorni dall’aldilà. >
 
Quando il resto del gruppo entrò nella clinica nessuno disse una parola, tutti guardavano Mason con gli occhi spalancati.
Nessuno di loro mosse un passo verso di lui che intanto se ne stava immobile con lo sguardo fisso, quasi svuotato < non ci credo > disse Peter per poi far affiorare un sorrisetto sulle labbra.
Dietro al gruppo che ormai fissava il giovane come un fenomeno da baraccone si udì una voce < che succede li dentro? > nel sentirla Mason rizzò la testa di colpo.
Tutti scattarono per quel gesto così improvviso mentre Sharon si face largo tra Allison e Isacc per vedere cosa attirasse la loro attenzione.
Quando la neo licantropa posò lo sguardo sul ragazzo rimase immobile per lo stupore, Mason intanto iniziò a scuotere la testa, come se avesse ripreso coscienza di se.
Il giovane guardò d’avanti a se e vide la ragazza, senza dire nulla scese dal lettino e a passo spedito le andò incontro, una vasta gamma di emozioni colse Sharon impreparata, paura, tristezza e desiderio le si riversarono nella mente.
Scott fece per bloccare Mason per timore di quello che avrebbe potuto fare, ma il ragazzo lo spintonò via facendogli fare un bel volo, per poi continuare per la sua strada.
Quando fu di fronte alla ragazza, senza esitazione le prese il viso tra le mani e la baciò con foga, tutti fissarono la scena e tirarono un sospiro di sollievo.
Il bacio durò per quasi un minuto, poi i due si staccarono e si guardarono negli occhi, lei stava piangendo < oh dio, mi dispiace per tutto > disse lei < non importa > fu la risposta di Mason che subito le ricatturò le labbra in un bacio appassionato.
Quando i due finirono quelle esagerate effusioni videro che gli altri li guardavano un po’ in imbarazzo.
Mason osservò ciò che aveva intorno un po’ intontito, poi si guardò le braccia e il resto del corpo, indossava ancora i vestiti con cui era stato sepolto.
Improvvisamente si strappo la cravatta e la gettò a terra con rabbia, poi passò alla camicia, le mani gli tremavano troppo, non riusciva ad aprire i bottoni, così iniziò a lacerarla.
Intento in quel gesto disperato, quasi non avvertì le mani di Erica chiudersi intorno ai suoi polsi < Mason basta, che fai? >
< questi vestiti > disse lui senza fiato < devo toglierli, adesso… > continuò disperato.
Derek andò verso il ragazzo e lo afferrò per un braccio, lo tirò con se nella stanza adiacente < ha dei vestiti? > chiese al dottore < si, dei pantaloni di una tuta, ma nessuna felpa > rispose lui.
Derek prese i pantaloni e si tolse la giacca di pelle < tieni > disse al ragazzo per poi spingerlo nell’altra stanza.
I ragazzi sentirono Mason strappare la stoffa della camicia e dei pantaloni del completo, uscì pochi minuti dopo, indossava i pantaloni e la giacca di pelle, ai piedi non portava nulla < grazie > disse rivolto all’Alpha < sei stato sepolto con quei vestiti, non mi sorprende che li odiassi > rispose lui.
Derek si avviò verso la porta della clinica < dove vai? > chiese Stiles < devo controllare una cosa > rispose semplicemente lui.
Sapendo che non avrebbe ottenuto nulla decise di seguirlo, gli altri andarono con lui, in un attino furono tutti fuori.
Uscendo Mason avvertì la mano di Melissa sulla sua spalla < forse dovresti riposare > disse la donna preoccupata < sto benissimo > rispose lui raggiante < e sono vivo > disse per poi stringere Sharon per la vita.
 
Il gruppo si ritrovò di fronte a quella che era la tomba di Mason, un buco alla base della lapide indicava il punto da cui il giovane era uscito < oh dio > sussurrò Lydia afferrando un pezzo della bara, la scheggia di legno era macchiata di sangue.
Mason passò una mano sul marmo della lapide < come è possibile? > chiese tra se e se, < non ricordi nulla? > gli chiese Sharon preoccupata < nulla, vuoto assoluto > rispose lui scuotendo la testa.
Il punto più importante era sapere come avesse fatto quel ragazzo a tornare in vita, nessuno sapeva spiegarselo < sei umano, questo è sicuro > disse Derek < tanto umano non è > disse Stiles < è guarito da tutte le ferite >
< questo non vuol dire nulla > disse Peter andando verso il ragazzo e senza preavviso estrasse gli artigli graffiandogli il braccio < ahia, brutto figlio di… > imprecò lui per poi colpirlo al viso.
Per Mason fu come picchiare un tronco d’albero, saltellando scuoteva il pugno mentre con l’altra mano stringeva il braccio ferito < visto > disse Peter al gruppo < qualunque cosa fosse è sparita >
< forse si attiva con la luna piena > intuì Lydia < potrebbe essere > convenne Derek < per ora dobbiamo tenerlo d’occhio, al prossimo plenilunio lo incateneremo per sicurezza >
< per me va bene > disse Mason, ma adesso voglio solo tornare a casa.
Il giovane fece per allontanarsi, Ma Stiles lo fermò bloccandogli la strada < cosa credi che dirà tua madre vedendoti? >
< ne sarà felice > rispose candidamente lui, < oppure penserà che a Beacon sono arrivati gli zombi > disse Isacc che subito venne zittito da un pugno al braccio da parte di Allison.
 
Mezz’ora dopo Mason si ritrovò sulla soglia di casa sua < sei sicuro di quello che fai? > gli chiese Stiles al suo fianco < sicurissimo > ripose lui sorridendo.
Il ragazzo suonò il campanello, pochi secondi dopo Diana aprì la porta di ingresso, quando vide chi c’era sulla soglia sbiancò di colpo per poi svenire < bella mossa > disse Boys sghignazzando.
Mason si affrettò a soccorrere la madre < mamma sono io, Mason > le urlò tenendola tra le braccia, le palpebre della donna iniziarono a tremolare, poi riaprì gli occhi.
Diana iniziò a boccheggiare, poi cinse il collo di suo figlio < oh dio… > riuscì a dire per poi scoppiare  a piangere, neanche il figlio riuscì a trattenersi.
Diana venne a conoscenza di quanto accaduto, ascoltò la storia senza capire ancora se stesse sognando o meno, era felicissima di aver ritrovato suo figlio.
Le cose non sarebbero potute andare meglio, l’atmosfera era allegra, tutti erano felici dell’amico ritrovato,  gli unici punti oscuri erano le vicende riguardanti il nuovo Alpha e su quanto fosse successo a Mason, ma ci sarebbe stato tempo per le ricerche.
L’atmosfera allegra fu spazzata via da Mason che si alzò e prese la parola < dobbiamo fare in modo che nessuno sappia cosa è successo >
< questo è ovvio > disse Erica < già > convenne Mason < ma rimane il fatto che non ho più una ferita > nella stanza tutti si guardarono insospettiti, mentre il giovane si toglieva la giacca prestata da Derek < allora, chi fa gli onori di casa > disse mostrando la schiena.
Scott si alzò di scatto < aspetta, vuoi che ti colpiamo > disse sbalordito < non a morte > precisò il giovane < ma qualcuno deve ricreare delle ferite simili a quelle che avevo quando il medico legale mi ha esaminato >
< mi sembra giusto > convenne Peter < no è folle > protestò Stiles.
Diana e Sharon andarono verso il ragazzo < Mason non è necessario > disse la madre < purtroppo si invece > rispose lui < ma sei vivo per miracolo… > tentò di dire Sharon fermata da un bacio del giovane.
Il silenzio calò sulla stanza, mentre Derek andò verso il ragazzo < se sei sicuro lo faccio io >
< bene > disse lui per poi dare la schiena al licantropo.
Diana e Sharon afferrarono ognuna una mano del ragazzo, gli altri si prepararono a vedere la scena un po’ spaventati, solo Peter chiese a Diana di prendere bende e cerotti per il dopo.
Mason di sedette e aspettò, avvertì gli artigli di Derek sulla pelle e quando questi affondarono non resistette e urlò.
Tornare in vita aveva un suo costo, nel giorno in cui era rimasto sotto terra le cose non erano cambiate, c’era sempre un prezzo da pagare.
 
TRA BREVE MOLTI MISTERI VERRANO SVELATI, CONTINUATE A SEGUIRMI
AL PROSSIMO CAPITOLO E RICORDATE: RECENSITE, RECENSITE, RECENSITE!
 

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Capitolo 18
*** occhi argentati ***


NUOVO CAPITOLO.
BUONA LETTURA!
 
Morte apparente.
Così l’avevano definita i dottori che avevano visitato Mason.
La parte più dura era stata impedire loro di esaminare meglio le ferite inferte da Derek, che pur molto somiglianti non erano come quelle mortali inferte dal Kanima.
Per fortuna si erano limitati a mettergli dei punti viste le insistenze di sua madre perché il giovane tornasse a una vita normale.
Dopo due settimane Mason aveva ripreso i ritmi della sua vecchia vita, scuola, studio e indagini paranormali.
Nessuno era riuscito a spiegarsi cosa fosse successo, nonostante ricerche su ricerche, il motivo per il quale Mason era tornato in vita rimaneva un mistero.
Appoggiato al suo armadietto, il ragazzo si grattava insistentemente la schiena, i punti erano fastidiosissimi e le bende e i cerotti non aiutavano.
Chiunque lo incrociasse non si risparmiava una lunga occhiata nei suoi confronti, come spiegazione per la sua liberazione da quella bara erano riusciti a essere abbastanza convincenti o almeno lo speravano.
Stile e Scott dissero alla polizia di essersi recati alla tomba dell’amico e di aver sentito un rumore provenire dal terreno, era quasi impercettibile ma ascoltando meglio sentirono le urla di Mason.
Presi dal panico avevano cominciato a scavare e una volta arrivati alla cassa al avevano distrutta a palate per poi salvare il giovane.
Una versione non perfetta, ma abbastanza convincente.
Inoltre alcuni amici di Diana avevano dato il loro contributo facendo in modo che la storia non interessasse ulteriormente alla polizia.
Gli avvocati sanno sempre come toglierti dai casini.
Mason era ancora intento a grattarsi la schiena quando giunsero Alliso, Lydia e Scott < così fai saltare i punti, smettila > lo rimproverò la rossa < vorrei vedere te, cavolo è insopportabile > rispose lui < avresti preferito rimanere in quella tomba? > gli chiese Boyd appena arrivato insieme a Isacc ed Erica < la tua dolcezza mi farà venire il diabete > lo punzecchiò Allison < davvero una pessima battuta > gli disse Scott.
Gia, le cose erano tornate alla normalità, eccezion fatta per l’Alpha ancora in libertà, non aveva dato ulteriori notizie, non c’erano stati altri omicidi, cosa strana, quel licantropo aveva ancora con se tre beta morsi di fresco, per non parlare del fatto che erano di sicuro adolescenti, quindi molto più difficili da gestire.
Mason prese i suoi libri di letteratura e con una mossa del tutto maldestra cozzò con la schiena contro lo sportello dell’armadietto, una vampata di dolore gli percorse la spina dorsale, per non urlare strinse i denti < tutto apposto? > gli chiese Allison preoccupata < si > rispose lui a stento rallegrandosi del fatto che il dolore stava sparendo < ora vado, non voglio fare tardi >
< va bene, se c’è qualche sviluppo ti faccio chiamare > lo informò la cacciatrice < perché, tu non hai un cellulare? > scherzò lui< be, lo avevo fino a stamattina, ma non lo trovo più >
< forse lo hai lasciato a casa > le disse Erica < no, sono sicura di averlo portato, forse mi è caduto >
< deve essere così > convenne Scott < ora devo proprio andare, a dopo > disse Mason salutando il gruppo per avviarsi in classe.
 
Per Sharon quello fu un periodo di grandi cambiamenti, era diventato un mostro assetato di sangue, aveva ammazzato il suo ragazzo, era diventata un licantrope e aveva visto il suo stesso ragazzo tornare in vita, si sentiva come su una giostra che girava vorticosamente.
In quelle settimane Derek le aveva insegnato come controllarsi, i primi giorni era stata dure, la rabbia era una costante, sentiva i battiti del cuore aumentare per ogni minima cosa.
Gli era perfino stato detto si stare attenta con Mason, lei era molto più forte e avrebbe potuto fargli del male senza volerlo.
fortunatamente non aveva mai avuto problemi al riguardo, con lui riusciva a essere dolce, lui era capace di tenerla salda alla sua parte umana, inoltre il fatto che lei riuscisse a sollevare un’auto non gli creava problemi.
Sperava solo che per la successiva luna piena non avrebbe avuto problemi di autocontrollo, durante il suo primo plenilunio riuscì a tenersi calma pensando al suo ragazzo appena morto, ma adesso che lui era li non sapeva come la bestia avrebbe reagito, inoltre nessuno di loro era sicuro su cosa fosse Mason, un licantropo, un’immune come Lydia o qualche altra strana creatura con la quale non avevano ancora avuto a che fare?
Una cosa era sicura, non aveva capacità paranormali, il massimo che riusciva a sollevare erano cinquanta chili, non era superveloce e soprattutto non guariva dalle ferite, quelle inferte da Derek erano ancora sulla sua schiena.
Lei non si poneva troppe domande, era solo contenta che lui fosse vivo, era questo l’importante, inoltre la maggior parte delle ricerche erano rivolte verso la scoperta del nuovo Alpha che si era come volatilizzato.
Adesso ferma di fronte al vecchio magazzino pensava all’allenamento che la aspettava, era dura ma l’idea di diventare più forte la allettava, voleva proteggere Mason e le altre persone che amava come meglio poteva.
 
Una volta finita la scuola Mason si recò alla sua macchina quando qualcuno gli diede una pacca sulla spalla regalandogli un’altra sferzata di dolore < oh caz… >esclamò lui < oh scusami, non volevo > si scusò Stiles ritirando la mano come se avesse toccato un ferro rovente.
Mason si voltò verso l’amico con l’insano desiderio di farlo fuori < che vuoi Stiles? >
< ci sono novità, dobbiamo andare a villa Hale > rispose lui < novità di che genere? >gli chiese l’amico ancora dolorante < sul nuovo Alpha, forza andiamo > Mason non se lo fece ripetere e si avviò verso la vecchia Jeep.
Mason guardava fuori dal finestrino, se c’erano davvero delle novità voleva saperle al più presto, la voglia di vendicarsi era ancora viva dentro di lui < a che pensi? > gli chiese Stiles < a tutto quello che mi è successo, fino a un anno fa mi sarebbe sembrato assurdo e ridicolo >
< lo pensavo anche io > rispose Stiles < ma ormai ci siamo dentro. >
Mason allungò una mano verso l’amico < mi fai leggere il messaggio che ti hanno inviato? > gli chiese < ma certo > rispose Stiles allungandogli il cellulare.
Erano soltanto poche parole “dopo scuola vieni a casa di Derek, novità su nuovo Alpha, vi aspettiamo” < chi ti ha inviato un messaggio tanto prolisso? > chiese Mason sorridendo < leggi il mittente > rispose Stiles sorridendo a sua volta.
Lui premette un tasto e lesse chi era che massaggiava in un modo tanto strano, quando vide il mittente Mason ebbe un brivido < era di Allison? > chiese lui senza mascherare la preoccupazione < si perché? > chiese Stiles insospettito.
La jeep era ormai entrate nella boscaglia < Allison ha perso il cellulare stamattina > lo informò Mason, < ma allora chi… > Stiles fu interrotto da qualcosa che urtò violentemente la jeep facendola uscire di strada per poi sbattere contro un albero, i due furono salvati dalle cinture di sicurezza.
Un po’ frastornati uscirono dal mezzo, erano completamente soli, il sole stava già cominciando a calare < me che è successo? > chiese Stiles tenendosi la testa < non lo so, ma dobbiamo andarcene, ora > fece Mason preoccupato.
I due si misero in cammino, ma qualcosa di estremamente veloce sfrecciò tra di loro facendogli fare un bel volo, i due si ritrovarono a diversi metri di distanza, stesi tra le foglie secche.
Stiles fece per alzarsi ma si bloccò nel ritrovarsi di fronte a un licantropo che gli ringhiava contro < ehm… ciao > riuscì a dire, per tutta risposta il mannaro gli urlò in faccia.
Mason si alzò subito vedendo l’amico in difficoltà, sentendo una sferzata di dolore alla schiena.
Cercò di ignorare la sensazione umida che sentiva lungo la spina sorsale, a quanto pareva i punti si erano aperti ma a lui non importava, doveva aiutare Stiles.
Vide il mannaro sfoderare gli artigli pronto a colpire < no > urlò più forte che poteva.
Correndo cominciò a sentire il cuore battergli sempre più forte, quasi come se gli stesse per uscire dal petto, istintivamente afferrò un sasso e lo scagliò contro il licantropo.
Di norma un lancio normale non rompe il braccio di qualcuno, ma fu proprio quello che fece la pietra, senza saperlo Mason aveva lanciato quel sasso a una velocità eccezionale.
Vedendo il suo aggressore distratto Stiles si alzò per correre da Mason, per fortuna vide che alle spalle del suo amico si stava avvicinando un altro licantropo < attento > gli urlò lui, per poi essere colpito alle spalle dal licantropo appena atterrato.
Stiles cadde qualche metro più in la svenuto, mentre Mason voltatosi verso l’altro licantropo si preparò al colpo.
Inaspettatamente riuscì a bloccare la mano artigliata del mannaro, la forza del licantropo non fu un problema, la cosa sorprese entrambi.
Approfittando della situazione Mason lo colpì con un calcio spedendolo contro un albero, il mannaro ferito, nonostante il braccio rotto, si gettò all’attacco, per difendersi a quel punto il ragazzo fece qualcosa di totalmente istintivo.
Afferrò un grosso ramo e lo lanciò verso l’aggressore trapassandolo da parte a parte.
Il licantropo strabuzzò gli occhi per poi cadere a terra morto.
Ancora perso nella pura istintività, Mason andò verso l’altro licantropo, nello stesso istante Stiles riprese conoscenza.
Tutto quello che vide fu il suo amico andare con passo deciso verso il mannaro per poi spezzargli il collo con una sola mossa.
Quel gesto lo lasciò del tutto sbalordito < Mason > urlò al amico, che sentendolo si voltò di scatto, lasciandolo a bocca aperta.
I suoi occhi erano cambiati, erano grigi e sembravano brillare, quasi come se fossero d’argento.
Il ragazzo mosse due passi verso Stiles, poi i suoi occhi tornarono normali, dopo di che svenne.
 
Derek era intento in un altro dei suoi allenamenti, andava particolarmente fiero di Sharon che aveva dimostrato un ottimo autocontrollo, inoltre si era rivelata una buona combattente.
Improvvisamente la Jeep di Stiles entrò nel magazzino < Derek > urlò il ragazzino scendendo dal mezzo.
L’Alpha gli andò incontro < che vuoi? > gli chiese visibilmente irritato < Mason ha qualcosa che non va > rispose lui indicando la jeep.
Nel sentire quel nome Sharon interruppe l’allenamento e corse verso Stile e Derek, L’Alpha Afferrò Mason e lo adagiò sul pavimento, il giovane era ancora svenuto < che succede? > chiese la licantropa preoccupata.
Stiles si asciugò il sudore dalla fronte < ci hanno attaccato? >
< chi? > gli chiese Derek < due beta > rispose lui < siamo caduti in una trappola. >
Derek ascoltò il respiro del ragazzo, era regolare < come vi siete salvati? > chiese Derek < non lo… lui li ha uccisi > disse indicando L’amico steso per terra < cosa? >chiese Sharon del tutto incredula.
Seguendo un’intuizione Derek controllò la schiena di Mason per poi rivolgersi agli altri con aria preoccupata < le ferite sono scomparse > disse in tono lugubre.
 
PER SAPERE COSA SUCCEDE AL NOSTRO PROTAGONISTA LEGGETE IL PROSSIMO CAPITOLO.
GRAZIE A CHI LEGGE  LA MIA STORIA E A CHI LA SEGUE CON REGOLARITA’!
ALLA PROSSIMA.
 

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Capitolo 19
*** Il cacciatore ***


NUOVO CAPITLO.
ORMAI LA FINE E’ VICINA!
 
Mason e Sharon erano stretti in un tenero abbraccio, dietro di loro il sole aveva iniziato la sua lenta discesa, il ragazzo sollevò il mento di lei e la guardò negli occhi < andrà tutto bene > le disse per poi baciarla sulla labbra.
Lei ricambiò il bacio, era spaventata, quella notte ci sarebbe stata la luna piena, la seconda per lei e la prima per Mason.
La sera in cui Stiles lo aveva portato svenuto da Derek era stata terribile, lui si ripreso solo dopo tre ore, non rammentava quello che aveva fatto.
Mason rimase sbalordito nel sentire il racconto dell’amico, aveva ucciso due licantropi senza sforzo, inoltre il fatto che i suoi occhi avessero cambiato colore non lo calmava.
Per quella fatidica notte si era deciso di tenere Mason lontano dai licantropi, non avrebbe potuto passare quelle ore con Sharon, per quel motivo i due si salutavano, non avevano certezza di quello che sarebbe successo < forse non ti accadrà nulla > lo rassicurò lei < forse > disse lui < ma non voglio rischiare. >
Apparvero Chris e Derek < dobbiamo andare > disse l’Alpha rivolto a Sharon, la ragazza diede un ultimo bacio al ragazzo e andò via, Mason a sua volta andò verso il cacciatore.
Per il plenilunio lui sarebbe stato incatenato in casa Argent, mentre Sharon avrebbe passato la notte con Derek e Scott al magazzino.
Mason entrò nel SUV di Chris, seduti al suo interno vi erano già Stiles e Allison, aveva deciso di aiutarlo in caso di necessità < tutto bene? > gli chiese la ragazza, lui annuì < sono solo spaventato per stanotte >
< vedrai che andrà bene > lo rassicurò Stiles.
 
Giunti a casa Argent Mason venne condotto in cantina, li ad attenderlo c’era una montagna di catene < dammi i polsi > gli disse Chris, un po’ titubante il giovane tese le braccia avanti che vennero bloccate da due grosse manette collegate a una catena, qualche minuto dopo il giovane si ritrovò incatenato al muro.
Il ragazzo strattonò le catene, erano decisamente resistenti < secondo te cosa sono? > chiese a Chris < non lo sappiamo ancora, è per questo che ti leghiamo >
< te lo dico io cosa sei > si intromise Stiles < sei umano e sei nostro amico, niente potrà cambiare questo > disse lui < grazie > gli rispose Mason quasi commosso.
Ormai mancava poco, la luna avrebbe cominciato a palesare il suo influsso in breve tempo < come ti senti? > gli chiese Allison preoccupata < sto bene > rispose lui < se non fosse per questa ferraglia starei anche meglio >
< dovrai resistere solo qualche ora e poi si sa, non fai parte del gruppo se non ti incatenano almeno una volta > disse Stiles Scatenando una risata tra i presenti.
 
Passarono tre ore, Allison leggeva una rivista, Chris giocherellava con un coltellino svizzero mentre Stiles si annoiava a morte.
La luna ormai era alta nel cielo e nulla era accaduto, Mason era seduto con la testa appoggiata al muro e il viso rivolto alla finestra, Stiles si chiedeva se davvero gli sarebbe accaduto qualcosa, ormai iniziava a dubitarne.
Scatenando un rumoroso rumore metallico Mason si alzò dal pavimento < non è successo nulla > disse sempre rivolto alla finestrelle che dava all’esterno < liberatemi >
< dobbiamo aspettare che passi la notte > lo informò Chris < per ora prova a rilassarti >, il ragazzo non rispose, si limitò a sedersi di nuovo tenendo gli occhi chiusi, quasi come se volesse addormentarsi.
Stiles avrebbe voluto imitarlo, anche Allison si sentiva stanca.
Passò un’altra mezz’ora, Stiles era poggiato contro una parete quasi del tutto addormentato quando sentì delle grida.
Mason era steso a terra con le mani premute sullo stomaco, si contorceva con un dannato< dio che dolore > urlò disperato.
Allison fece per andare a soccorrerlo ma fu fermata da suo padre < aspetta, ci penso io > disse il cacciatore per poi andare verso il giovane.
Chris, con cautela, si avvicinò al ragazzo < Mason, che cos’hai? > gli chiese, < la pancia > rispose lui < mi fa malissimo, aiutami. >
Chris fece qualche altro passo verso di lui, non sapeva se fidarsi o meno, così continuò a tenere la guardia alta, lentamente posò una mano sulla spalla del giovane < cerca di descrivere meglio cos… > le parole di Chris furono smorzate dal gesto improvviso del ragazzo, senza preavviso Mason gli afferrò il polso tirandolo a se, in un attimo il cacciatore si ritrovo bloccato in una morsa d’acciaio.
Allison urlò < Mason che fai? > per tutto risposta il giovane aprì gli occhi, tenuti chiusi fino a quel momento, rivelando due iridi di un intenso color argento < voglio solo tornare libero > le rispose lui.
Nel vedere i suoi occhi Stiles ebbe un tuffo al cuore, erano identici a quelli che aveva due settimane prima.
Mason Lanciò Chris contro il muro alla sua sinistra, l’uomo cadde svenuto, in questo modo il giovane poté recuperare le chiavi che lui aveva in tasca < Allison prendi la pistola tranquillante > le urlò Stiles, la cacciatrice non se lo fece ripetere due volte.
Intanto Mason si era già liberato e con un gesto rapido lanciò una delle catene alla ragazza intrappolandole le caviglie, Allison si lasciò sfuggire la pistola mentre il ragazzo la trascinava verso di se.
Stiles in un inaspettato gesto di eroismo si getto sull’arma e non appena la ebbe in pugno la puntò contro Mason per poi sparargli un tranquillante.
Sorprendentemente il ragazzo afferrò il dardo al volo < credi che sia così facile > disse al ragazzo per poi lanciare il dardo facendolo conficcare nel collo di Allison che cadde svenuta.
Mason mollò le catene e andò verso Stiles < se scappi ti spezzo un braccio > disse minaccioso al giovane per impedirgli di fuggire < ma che ti succede? >
< dove sono i licantropi? > si limitò a chiedere l’altro.
Stiles non capiva < come? Io non… > balbettò lui < sento il loro odore su di te, dove sono? > gli urlò Mason < perché vuoi saperlo? > si informò l’altro < devo ucciderli > fu l’unica risposta.
Stiles rimase a bocca aperta < ma che dici, perché? > urlò all’altro < per lo stesso motivo per il quale il sole sorge ogni giorno, perché è giusto. >
Mason afferrò Stiles per le spalle < parla > gli urlò in faccia, Stiles rimase ammutolito dalla paura, non riconosceva il suo amico, inoltre quegli occhi erano innaturali, freddi e calcolatori.
Mason abbassò le braccia e sorrise < non mi sei di aiuto > disse andando verso le scale < dove vai? > gli urlò Stiles senza però ricevere alcuna risposta.
 
Mason uscì di casa e si guardò attorno, non era più lui ormai, qualcos’altro aveva preso il suo posto, un’entità assetata di sangue di licantropo.
Il giovane aveva sentito l’odore dei mannari sulla pelle dei suoi carcerieri, non sapeva per quel motivo si trovasse li, ma adesso il suo unico pensiero era uccidere i mannari.
Iniziò a camminare sperando che l’istinto lo guidasse, in fondo quella era la notte adatta per la caccia, la luna piena lo aveva risvegliato e quindi lo avrebbe aiutato nella sua missione.
Improvvisamente avvertì un odore nell’aria, con passi rapidi andò verso la sua fonte, era sicuro di quello che aveva sentito, era un licantropo.
Si ritrovò d’avanti due persone, un adolescente e un uomo sui trent’anni < bene, un’Alpha e un beta, con chi comincio? > chiese Mason sorridendo.
L’Alpha fece un passo avanti < sono Alden e sono qui per offrirti il mio aiuto >
< io non faccio patti con voi, io vi uccido > rispose il ragazzo < lo so, se vuoi puoi ucciderci > gli disse il licantropo sorridendo < lo hai già fatto con i miei altri beta >
< erano troppo deboli > lo rimbeccò Il giovane ghignando < è vero > convenne L’Alpha < ma se non vuoi accontentarti di noi, posso portarti verso un bel branco. >
Mason gli prestò attenzione, se c’era la possibilità di trovare altri licantropi voleva sfruttarla < dove sono? > gli chiese lui risoluto < te lo dirò solo se giurerai di risparmiarmi > rispose l’altro.
Mason si carezzò il mento e gli si avvicinò, gli posò una mano sulla spalla e lo guardò negli occhi, constatò con piacere che qui licantropi lo temevano < d’accordo > disse semplicemente.
Un secondo dopo scattò verso il beta e lo afferrò per il collo, con la mano libera gli assestò un colpo alla gabbia toracica mandandogliela in frantumi e distruggendogli  cuore e polmoni.
Il licantropo fece un volo di qualche metro per poi ricadere morto tra i cespugli < ho detto che avrei risparmiato te, non lui > disse Mason all’Alpha che era rimasto impassibile < adesso andiamo.>
 
Stiles corse come un forsennato alla clinica, per fortuna Deaton era al suo interno < mi serve aiuto > urlò il ragazzo.
Il dottore gli andò incontro preoccupato < che succede? > Stiles prese fiato e raccontò tutto quello che era successo, Deaton ascoltò con attenzione, dopo di che si portò una mano alla fronte < come ho fatto a non capirlo > disse recandosi in un'altra stanza.
Stiles rimase immobile, non capiva quella reazione, il veterinario tornò con un grosso libro vecchio e polveroso < che cos’è quello? > chiese il giovane incuriosito.
Deaton sfogliò il volume fino a trovare quello che cercava < avrei dovuto capirlo dalla faccenda degli occhi >
< a che si riferisce? > chiese Stiles < a quello che è diventato il tuo amico, ascolta > rispose per poi leggere un passo de libro.
Colui che spinto dall’ onore sacrificherà la propria vita per distruggerli, se intaccato dal morso riceverà una nuova vita da dedicare alla nobile causa.
Un guerriero dagli occhi argentati sorgerà, per i lupi saranno giorni bui, perché la loro estinzione sarò attuata da questa entità.
Stiles rimase a bocca aperta < parlava di Mason vero? >
< esatto > confermò il dottore < adesso il tuo amico è il cacciatore >
< aspetti > lo fermò Stiles gesticolando < adesso lui è divento un cacciatore di licantropi? > chiese del tutto scioccato.
Deaton scosse la testa < non è un cacciatore qualunque, è “il cacciatore” il nemico naturale dei licantropi e non si fermerà finche non li avrà sterminati >
< quindi gli altri sono in pericolo? > chiese Stiles < esatto e stavolta non sarà un’impresa facile, nei resoconti storici non si è mai sentito parlare del fallimento di una di queste entità > lo informò il veterinario.
 
ECCO SVELATI ALCUNI MISTERI, IL SECONDO ALPHA SI E’ PALESATO MENTRE LA NUOVA NATURA DI MASON E’ STATA SVELATA.
INOLTRE ECCOVI SPIEGATO IL SIGNIFICATO DEL TITOLO CHE HO DATO A QUESTA STORIA.
RINNOVO I MIEI RINGRAZIAMENTI PER CHI LEGGE E CHI HA INSERITO LA STORIA TRA LE SEGUITE/PREFERITE/DA RICORDARE .
FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE
ALLA PROSSIMA.
 

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Capitolo 20
*** La fredda luce dell'alba ***


EBBENE, ECCOCI ALL’ULTIMO CAPITOLO.
BUONA LETTURA
 
Sharon trasformata in licantropo dalla luna piena, ululava e strattonava le catene che la tenevano imprigionata in quel vagone.
Poco distante Scott, Derek e Peter, dopo aver ascoltato da Stiles quello che era successo studiavano una strategia difensiva.
Se il ragazzo era diventato davvero potente come sosteneva Stiles, avvertire gli altri del branco sarebbe stato pericoloso, se dovevano fermarlo dovevano pensarci loro, l’alternativa era resistere fin quando la luna non avesse perso il suo effetto.
Stiles terminò di disporre una barriera di polvere di frassino, se teneva davvero a distanza tutte le creature sovrannaturali Mason non avrebbe fatto eccezione < cosa faremo se oltrepassa la polvere? > chiese Scott preoccupato, < se ci attacca lo combatteremo > rispose Derek serio < ma è Mason, non possiamo fargli del male > protestò Stiles < non possiamo neanche farci uccidere, da quello che ci hai raccontato non si fermerà finche non ci avrà fatto fuori > intervenne Peter.
Derek si allontanò dal gruppo, si portò al limitare della linea creata dalla polvere di frassino a fissare il vuoto < cos’ha? > chiese Scott a Peter < credo che si senta in colpa > rispose lui, < in colpa per cosa? > volle sapere Stiles? >
< l’ho morso io, sono stato io a crearlo > disse Derek visibilmente irritato < non è vero > protestò Stiles < secondo Deaton potrebbero essere diversi i fattori che lo hanno portato a questo cambiamento >
< del tipo? > volle sapere Peter < potrebbe essere geneticamente predisposto, forse era predestinato > ripose lui < quello che Deaton ti ha letto sembrava abbastanza chiaro, è stato il morso > Disse l’Alpha con tono fermo.
Stiles fece due passi verso di lui < allora è colpa mia > disse lui < ti ho costretto io a morderlo, io volevo che si salvasse > quasi urlò il ragazzino, < lo volevamo tutti > gli disse Scott mettendogli una mano sulla spalla < inoltre nessuno poteva saperlo. >
Improvvisamente da un punto imprecisato si sentì qualcuno battere le mani < che commozione > disse una voce familiare.
Da dietro un muro spuntò Mason, indossava un lungo cappotto nero che ondeggiava, mosso dalla leggere brezza, chiunque vedendolo in strada si sarebbe scostato < quello che avete detto mi ha toccato nel profondo, ma dovrò comunque uccidervi > continuò lui.
Al suo fianco apparve Alden, L’Alpha era già trasformato, gli occhi rossi brillavano come due piccole braci, vedendolo Derek si trasformò a sua volta < sei tu > gli urlò per poi ringhiargli contro.
Il secondo Alpha aprì le braccia come per presentarsi < Salve, è un piacere incontrarti >
< sei un codardo > gli ringhiò Derek < usare gli altri per i tuoi scopo, non meriti di essere Alpha >
< la forza bruta non è tutto e devi ammettere che il mio piano era geniale > rispose l’altro con un ghigno.
Scott non poteva credere a quello che vedeva < Mason, che ci fai con lui? > chiese all’amico < mia ha portato lui da voi  > rispose il giovane < ma è stato lui a uccidere tuo padre > disse Stiles < lo so, ma adesso quello che conta è sterminarvi, la vendetta può attendere >
< inoltre > si intromise l’altro Alpha < abbiamo fatto un patto, non mi ucciderà >
< io non faccio patti con i mannari > sussurrò Mason.
Alden si voltò verso il ragazzo in tempo per vedere un machete fendere l’aria per poi arrivare al suo collo, la testa del Alpha fu tagliata di netto, il corpo decapitato cadde al suolo.
Gli occhi del Alpha morente si spensero dopo un paio di secondi, gli altri guardarono Mason sbalorditi, mai si sarebbero aspettati una scena del genere.
Il ragazzo che impugnava ancora il machete, si chinò accanto alla testa mozzata < vedi, io non ho tutti i ricordi del Mason di cui parlate > sussurrò tra i denti < ma c’è una cosa che ci accomuna, il dolore di quella perdita è dentro di me e non posso dimenticarlo > detto questo calciò la testa che rotolò nell’oscurità.
Il giovane si alzò e si rivolse verso le sue nuove prede < adesso tocca a voi > disse con un sorrisino per poi andargli incontro.
 
Stiles indietreggiò spaventato, i licantropi non sapevano che aspettarsi, guardavano la linea di polvere di frassino sperando che lo trattenesse.
Mason camminò deciso finche non si fermò di colpo, aveva un aria sorpresa < qualcosa mi impedisce di passare > disse tra se e se, guardò ai suoi piedi e vide la linea di polvere scura < frassino, davvero bravi, bella pensata >
< lo sapevo che lo avrebbe bloccato > esultò Stiles, contento di essere riuscito a fermarlo.
Mason fece un passo indietro < esultare troppo presto è sempre un errore > disse il ragazzo sogghignando, lentamente alzò le mani e le tese d’avanti a se.
Gli altri lo osservavano incuriositi e timorosi, non avevano idea di quello che stava facendo, le mani del ragazzo iniziarono a tremare come se stesse compiendo un grande sforzo.
Con un gesto repentino Mason allargò le braccia, in quell’istante la linea si spezzò < che cosa? > urlò Stiles incredulo < spezzare le barriere degli altri è difficile, ma non impossibile > disse il giovane per poi attraversare la linea.
Derek si voltò verso il gruppo < scappate > urlò, ma non appena quella parola uscì dalle sue labbra, Mason alzò la mano di scatto rivolgendola verso il punto in cui la linea si era spezzata, in un istante il cerchio si richiuse < non andrete lontano > disse con un sorriso sadico.
Il ragazzo scattò verso Scott, quello che giudicava il più debole, il ragazzo si trasformò subito pronto a combattere.
Mason spiccò un balzo per poi assestare al licantropo un calciò in piena faccia, il mannaro  fu scaraventato a diversi metri di distanza, Peter approfittò della situazione e sferrò un attacco sperando che andasse a buon segno.
Mason gli afferrò il polso impedendogli di ferirlo dopo di che gli assestò due pugni in rapida successione, Derek a quel punto scattò verso di loro, ma finì al tappeto una volta che il ragazzo gli ebbe scaraventato contro Peter.
I due caddero al suolo, ma l’Alpha con un balzo si rimise in piedi < non puoi battermi > gli disse il ragazzo < posso provarci > gli ringhiò l’altro.
Derek sfoderò gli artigli e provò a colpirlo con una serie di colpi prontamente schivati dall’altro, dal canto suo Mason trovò quello scontro più difficile di quello che pensava, la cosa che lo sorprendeva era il fatto che quella gente lo considerava un amico, ormai la cosa non importava, non era più la stessa persona, adesso era il cacciatore.
Con una mossa rapida, Derek squarciò la pelle del giovane all’altezza della clavicola, Mason urlò per il dolore accecante, ma senza smettere di combattere, veloce come un fulmine colpì Derek in pieno petto scaraventandolo al tappeto.
Derek rimase steso e boccheggiante, quella mossa gli aveva tolto tutto il fiato che aveva, subito il ragazzo fu su di lui, l’intenzione era quella di spezzargli il collo, ma accadde qualcosa di imprevisto.
Qualcuno gli fu addosso in un attimo, entrambi rotolarono, Mason riuscì a togliersi di dosso la persona che lo aveva attaccato, era Sharon, la licantropa si era liberata dalle catene.
La cosa sembrava non turbare il giovane che si avviò verso di lei per attaccarla, ormai tutti i sentimenti erano sepolti dall’istinto del cacciatore, dal canto suo la ragazza era soggiogata dalla luna piena e il suo unico scopo era uccidere chiunque avesse di fronte.
I due iniziarono a lottare, Sharon era veloce, la bestia aveva il pieno controllo, la cosa la rendeva pericolosa come non mai, ma Mason schivava artigliate e morsi senza problemi.
A pochi metri da loro Stiles decise di fare la sua parte, afferro una grossa trave di legno e si lanciò verso l’amico pronto a colpirlo, il ragazzo non dovette neanche girarsi, afferrò le trave che stava per impattare con la sua testa e scaraventò il suo assalitore al tappeto.
Approfittando del momento di distrazione la licantropa lo morse all’altezza della spalla destra, tutti rimasero col fiato sospeso, il giovane colpì Sharon tra gli occhi e si afferrò la zona ferita, aveva il viso contratto dal dolore.
La licantropa cadde leggermente stordita, intanto Derek e gli altri, si avviarono verso di lui pronti a combatterlo, speravano che la ferita lo fermasse, ma la lacerazione stava già guarendo.
Mason vedendo gli altri andare verso di lui afferrò la giovane licantropa per il collo < che ne dite se glielo spezzo? > chiese sprezzante < non farlo > urlò Scott < tu la ami >
< io non amerei mai un licantropo > rispose l’altro < forse non adesso, ma quando la luna perderà il suo influsso allora ti pentirai di quello che stai per fare > lo informò Peter.
Mason rimase spiazzato per un attimo, ma subito il suo istinto ebbe la meglio < non mi interessa > rispose per poi stringere il collo della licantropa.
In quel momento il sole cominciò a fare capolino oltre l’orizzonte, Mason si bloccò all’istante, sentiva la testa leggera.
Subito i suoi occhi iniziarono a perdere luminosità, da argentati tornarono castani, Derek approfittando della situazione lo atterrò, il ragazzo si ritrovò addosso l’Alpha pronto a colpirlo con gli artigli.
Mason si preparò a ricevere il colpo chiudendo gli occhi < no > urlò Scott < che ti prende? > gli chiese Derek < credo sia tornato normale > gli rispose l’altro.
Derek lo osservò meglio, di sicuro non era più forte come prima e quando il giovane riaprì gli occhi ne ebbe la conferma, era di nuovo un semplice umano.
Dal canto suo Mason ricordava vagamente quello che aveva fatto, la cosa più nitida nella sua mente era stata la decapitazione dell’Alpha che aveva ucciso suo padre, in quel momento era pienamente cosciente di se.
Sharon intanto stava cominciando a riprendersi, era di nuovo in forma umana, anche lei era confusa e non ricordava quello che aveva fatto, ma vedendo Mason steso a terra gli di fiondò contro preoccupata < che è successo? > gli chiese con apprensione < ti ho quasi ucciso > rispose lui con la voce strozzata dall’emozione.
I due si alzarono da terra, il ragazzo la prese tra le braccia e la strinse a se, lei ricambiò l’abbraccio confusa < io non posso stare con te > disse lui.
Sharon lo allontanò subito < cosa? > gli chiese sorpresa da quello che le aveva appena sentito < per colpa di quello che sono diventato ho rischiato di ucciderti > urlò lui < non puoi starmi vicino >
< ma io… > cercò di dire la giovane, bloccata da un bacio del giovane.
Quello fu il peggior bacio della loro vita, sapeva di addio, entrambi ne erano consapevoli, Mason la lasciò, aveva gli occhi lucidi per via delle lacrime che dovevano ancora scorrere.
Il ragazzo andò da Derek < vi starò lontano, potrei cambiare di nuovo e farvi del male > gli disse < mi sembra giusto > rispose l’Alpha < ma che dici? > gli chiese Scott confuso < siamo amici, ti aiuteremo >
< è per questo che devo allontanarvi da voi, siamo amici e non voglio farvi del male > le lacrime che fino a quel punto erano rimaste intrappolate negli occhi iniziarono a scorrere.
Senza dire altro si incamminò, passò di fianco a Sharon che intanto singhiozzava, il giovane non la degnò neanche di uno sguardo, sarebbe stata troppo dura parlarle di nuovo.
Il gruppo lo osservò allontanarsi, nessuno seppe cosa dire, ma nel profondo erano consapevoli che la scelta di Mason era la migliore, finche non avessero trovato il modo di sopprimere la sua natura di cacciatore era meglio evitare i contatti.
 
Mason camminò a lungo, fino a giungere alla foresta, non riusciva a crede a quello che aveva fatto, aveva appena lascito la ragazza che amava,  avrebbe voluto trascorrere con lei il resto della vita, invece adesso rischiava di ucciderla ogni volta che la sua natura da cacciatore di licantropi psicopatico veniva fuori.
La luce del sole ormai rischiarava il paesaggio, lui si sentiva stanco e affamato e in vita sua non credeva di aver conosciuto tanta solitudine.
Improvvisamente avvertì un rumore alle sue spalle, si voltò e vide tre uomini vesti di nero andare verso di lui, non avevano un’aria rassicurante < chi siete? > gli chiese il giovane senza ottenere una risposta.
Inaspettatamente uno dei tre tirò fuori un teaser e gli sparò, il giovane sentì un fortissimo dolore al petto, dopo di che la scossa gli fece perdere i sensi.
Alle spalle dei tre giunse un uomo, era anziano, camminava lentamente, un ghigno soddisfatto gli si dipinse sul volto < bene, incatenatelo e caricatelo sul furgone > disse rivolto ai tre scagnozzi.
Un minuto dopo Il ragazzo fu nel furgone nero, ancora privo si sensi.
Il più alto dei tre, un energumeno dai capelli neri si avvicinò al signore anziano < adesso che si fa signor Argent? >
< adesso dobbiamo solo aspettare un mese, dopo di che il nostro piano avrà inizio > rispose Gerard, dopo di che rise.
Quella risata non aveva nulla di buono.
 
SORPRESI DAL FINALE?
NON PREOCCUPATEVI OVVIAMENTE A BREVE CI SARA’ UN SEGUITO!
RINGRAZIO CHE HA INSERITO LA STORIA TRA LE PREFERITE:
martha_hale
terry5
RICORDATE:
BeatrixLancaster
michela36
SEGUITE:
ALLY98
EvelineG
Francysmile
Hazel92
kikka2222
Sheryl_
 
INOLTRE VOGLIO DIRVI CHE HO APPREZZATO OGNI SINGOLA RECENSIONE, GRAZIE A TUTTI!
CI VEDIAMO A BREVE CON IL SEGUITO!
A PRESTO.
Bowaxel212
 

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