E se Goku fosse nato femmina?

di Sirene Chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Herion ***
Capitolo 2: *** Yamcha ***
Capitolo 3: *** Prova di forza ***
Capitolo 4: *** Pual ***
Capitolo 5: *** Il genio delle tartarughe ***
Capitolo 6: *** Red ribbon ed un nuovo compagno! ***
Capitolo 7: *** Arrivederci ***
Capitolo 8: *** Reunion ***
Capitolo 9: *** La tribù Gulpa ***
Capitolo 10: *** Il desiderio ***
Capitolo 11: *** - Yamcha...? ***



Capitolo 1
*** Herion ***


E se Goku fosse nato femmina?

E se Goku fosse nato femmina?

 

 

Era una mattina soleggiata, e Gohan, un signore anziano, era andato a fare la solita passeggiata che faceva dopo colazione. Con le mani dietro alla schiena, camminava guardando il cielo terso, e ascoltava la dolce melodia del canto degli uccellini.

Chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dalla pace e dalla quiete circostante, quando il pianto isterico di un bambino giunse alle sue orecchie. Incuriosito, si avviò verso il luogo da cui sembravano provenire i lamenti, e si trovò un bambino senza vestiti steso per terra. Si agitava, piangeva e scalciava, ma nonostante tutto Gohan lo prese tra le mani con dolcezza.

Era una bambina.

La strinse a se, facendole sentire il calore che il suo corpo emanava. Sentendo la presenza dell’uomo, la piccola si era calmata. Lo guardava in volto, con gli occhietti spalancati, pieni di vivacità. Lui sorrideva, senza perdere la felicità dal viso neanche per un istante.

Si diresse nuovamente verso la casa in cui viveva, saltando la passeggiata. Arrivato, posò la piccola sul letto, e cercò qualche vestito che le andasse minimamente bene. Trovò solo un pezzo di stoffa, ma mentre la piccola dormiva, lui ne approfittò per cucirle un abito. Notò solo in quel momento la coda, che fuori usciva dal profondo della schiena della piccola. Lui, senza timore, con un paio di forbici la tagliò, intuendo che potesse essere pericolosa. Poi, osservando accuratamente la testa mora della bambina, vide un grosso bernoccolo sulla testa. Doveva aver battuto il capo, ma nonostante questo la creatura sembrava allegra, e lui non si preoccupò più di tanto.

I giorni passarono, e la bambina sembrava felice di stare li con lui. Gohan la chiamava sempre Herion, ed ormai questo era diventato il suo nome. Camminava a gattoni, e si arrampicava dappertutto, tanta era la sua voglia di scoprire.

Ed una sera arrivò la luna piena.

Si erano messi, come ogni sera, sull’erba che circondava l’abitazione, e ammiravano le stelle.

Gohan iniziò a raccontare ad Herion un sacco di cose interessanti sulle stelle e sulla luna. Lei ascoltava meravigliata, anche se non capiva proprio tutto. Le piaceva ascoltare la voce profonda e dolce del nonno, perché per lei Gohan era quello.

Il suo occhio cadde sulla luna piena. Lei la guardò ammirata. La indicò con la manina, ed il nonno le prese delicatamente il dito. Avvicinò la mano della piccina alla sua bocca, e le diede un lieve bacio.

- Quella è la luna piena, principessa. -

Lei sorrise per l’ennesima volta, serena.

Passarono gli anni, e la vita si faceva sempre più interessante per la bambina.

Raccoglieva la frutta sugli alberi, e andava in città per fare la poca spesa che serviva. Era un periodo molto bello per lei.

Ma finì quando, tornando dal mercato, trovò il nonno steso a terra.

- Nonno! NONNO! Svegliati! – scuoteva la sua spalla, ma lui non dava segni di vita.

Lei lo girò, con una forza assurda per la sua età. Lo guardò in viso, era pallido. Freddo al tocco.

Chissà da quanto era li.

Lei pianse tutte le lacrime che aveva in corpo, continuando a strillare il nome dell’uomo. Restò li varie ore, fino a quando non si addormentò vicino al corpo del suo caro nonno.

Lo seppellì appena sveglia. Era troppo doloroso per lei dare l’ultimo addio all’uomo che l’aveva cresciuta, all’uomo a cui voleva così bene.

L’unica cosa che le rimaneva di lui era una sfera arancione, che stava sempre appesa al cappello del vecchio. La strinse forte, posò una rosa bianca sulla tomba e tornò in casa.

Ora era sola. Cosa avrebbe fatto senza la sua guida, il suo appoggio? Cercò di pensare al da farsi, ma i ricordi felici del nonno le offuscavano la mente. Non riusciva a pensare ad altro che non fosse Gohan. Inoltre, le lacrime le impedivano di vedere bene cosa succedesse intorno a lei.

Difatti si accorse a malapena dell’entrata di una ragazza con i capelli azzurri. Quest’ultima, salutò cordiale, ma dopo aver visto lo stato pietoso della bambina si era avvicinata.

- Ehi, stai bene? – le chiese comprensiva.

Herion annuì.

- Ciao, io mi chiamo Bulma! – si presentò, cercando di tirarla su di morale.

- Io sono Herion. – si presentò la padrona di casa, con gli occhi umidi.

Bulma osservò a lungo la bambina. Era molto bella, aveva i capelli neri e lunghi, e dei ciuffi più corti le incorniciavano il viso.

- Sono in viaggio. Sto cercando le sfere del drago, ed il mio radar ne ha indicata una in questa casa! è per questo che sono entrata qui! Ma ho bussato, e nessuno mi rispondeva. Perciò scusa se ho disturbato… - si scusò la ragazza con i capelli turchini. E dopo che la mora ebbe annuito, continuò. – Quanti anni hai? Io ne ho 16. -

- 12. – rispose triste l’altra.

Bulma non sapeva che fare. La ragazzina era sempre più triste, e lei non riusciva a rallegrarla.

D’un tratto Herion alzò di scatto il capo.

- Sfera del drago? -

Bulma annuì, perplessa. Poi la bambina si alzò, e si avvicinò ad un mobile, da cui prese in mano una cosa circolare.

- Cercavi questa per caso? -

Vedendo la ragazza esultare felice, intuì che la risposta era si.

- Me la potresti dare, Herion? – chiese con gli occhi sbarrati dall’euforia.

- Solo se mi porti con te. Non sembra, ma sono piuttosto forte. E questo è l’unica cosa che ho di mio nonno. –

Ripensando a Gohan, abbassò la testa, pronta a piangere di nuovo. Ma sentì una mano sulla spalla.

- Vieni pure, io viaggio da sola, mi farà piacere un po’ di compagnia! –

Entrambe si sorrisero: tutte e due avevano trovato un amica, ed in più avevano una sfera del drago.

 

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Sono Sirene Chan, l’autrice di questa fic. Devo ammettere che non mi piace molto, anche se l’idea secondo me è buona. Però non credo di essere la persona adatta a scrivere una cosa del genere. Perciò i lettori (ma se nessuno leggerà questa fan fiction?) devono dirmi se continuarla, perché sinceramente non vedo neanche un buon motivo per farlo…

Comunque credo che metterò anche il secondo capitolo, anche se per ora non so di cosa tratterà.

Sirene Chan

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Yamcha ***


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La strada era lunga, verso la successiva sfera del drago, ma grazie alla moto di Bulma, tirata fuori da una boccetta che aveva stupito Herion, il deserto sembrava più gradevole. Bulma stava nel posto del guidatore, mentre la bambina stava dietro, aggrappata alla ragazza che aveva davanti.

Bulma rideva felice al solo pensiero del desiderio che avrebbe espresso. Nonostante la loquacità della ragazza turchese per questo argomento, Herion non aveva mai fatto domande a riguardo, suscitando la rabbia della diretta interessata.

- Ma come, non vuoi sapere quale è il mio desiderio? Sei pur sempre una ragazza!! Non sei curiosa? -

La mora aveva negato, tranquilla. Una vena pulsava nella tempia della più grande. E mentre quest’ultima continuava a parlarle, la ragazzina notò un qualcosa che, non molto lontana da loro, andava alla stessa velocità, e nella stessa direzione.

- Bulma, cos’è quello? – chiese.

L’altra allungò il collo nel momento sbagliato, e non si accorse che la moto era finita addosso ad un cactus, schiantandosi. Tutte e due caddero a terra, e mentre Bulma controllava se aveva ferite, Herion continuava a guardare quella cosa in movimento. Poi esultò contenta.

- Oh, guarda, ci viene incontro! -

Entrambe strizzarono gli occhi per vedere cos’era, e poco dopo la ragazza con la coda sorretta da un fiocco rosso fece un balzo indietro.

Herion la guardò, per capire cosa stesse succedendo.

- E’…è un ladro del deserto! – mormorò, spaventata.

La bruna tornò a guardare questo ladro, e si accorse che era un semplice ragazzo a bordo di un mezzo.

Quest’ultimo posteggiò a pochi metri di distanza da loro, e il ragazzo si avvicinò. Aveva un aria preoccupata.

- Ehi state bene? –

Entrambe annuirono, una spaventata ed una indifferente.

Guardando meglio, il ragazzo vide che una delle due ragazze si teneva a debita distanza da lui, e il giovane non poté far a meno di sospirare, sollevato.

- Mi chiamo Yamcha! – si presentò a quella che sembrava più piccola.

- Io sono Herion! – sorrise.

Poi si voltarono verso Bulma. Li guardava, ancora spiazzata da tanta cordialità da quello che sembrava un predone del deserto.

- Ehm… Si… Io sono Bulma! – si presentò in modo impacciato.

Gli altri due si sorrisero, tornandosi a guardare.

- Dove state andando? – chiese per informazione lui.

Herion guardò l’amica.

- Già, dove stiamo andando? -

- In una cittadina qua vicino. - rispose Bulma tirandosi in piedi.

- Per fare cosa? –

- Cosa da ragazze, Yamcha! – lo rimproverò lei con tono da irritato.

- Dobbiamo trovare le sfere del drago. – si intromesse Herion.

Bulma le tirò un sasso.

- Ahia! Ma che ti prende? -

Poi notò che Yamcha si era fatto freddo e duro nei loro confronti, non più allegro e gentile.

- Allora siamo rivali. – si limitò a dire.

Herion lo guardò, stupita dal suo cambiamento di stato d’animo. Per certi versi, quella ragazzina sembrava avesse 5 anni.

- Rivali? Anche tu cerchi le sfere del drago? -

Lui non rispose, e si voltò per tornarsene da dove era venuto.

Bulma si avvicinò ad Herion, e prendendola poco gentilmente per il braccio la tirò su in piedi. Poi la guardò, corrugando la fronte.

- Ti rendi conto di cosa hai fatto, parlando della nostra ricerca delle sfere? Quel tipo, Yamcha, poteva darci un passaggio! Non ho più capsule con dentro dei mezzi! -

- S-scusa! – riuscì soltanto a dire, dato che Bulma la stava scuotendo per le spalle con tutta la forza che aveva in corpo.

Herion però, tolse gentilmente le mani dell’amica dalle sue spalle, e corse dietro al ragazzo.

- Yamcha! Yamcha! – lo chiamò, ma lui non si girò.

Allora fu costretta a saltargli addosso, atterrando pochi secondi dopo sulla schiena del ragazzo sdraiato a terra. Scese, e lo aiutò a tirarsi su.

- Ci serve un passaggio, Yamcha. Possiamo unirci nella ricerca! Non è detto che dobbiamo per forza essere rivali. -

Lui la guardò, ancora rabbuiato.

- Non voglio collaborare con voi. -

- E perché no? – chiese innocente la ragazzina.

- Perché no! – urlò, diventando rosso.

- Perché sei arrossito? – continuò Herion.

- Non sono arrossito! – urlò, sempre più paonazzo.

- Invece si! – rispose lei, sempre calma.

- Smettetela! Sembrate due bambini! – si intromise strillando infuriata Bulma.

- Io sono una bambina! - si difese Herion.

- No, invece, stai iniziando a diventare grande! – puntualizzò la sedicenne.

- Ed è questo il problema… - mormorò Yamcha, allontanandosi.

Le altre due lo guardarono stranite.

- Quale problema? – chiesero all’unisono.

Lui si immobilizzò. Aveva pensato ad alta voce?

Si girò, ridendo imbarazzato, facendo di no con la mano.

- No, vi siete sbagliate! Non ho detto niente! -

Ma le ragazze ignorarono queste ultime parole.

- Che problemi hai con noi? – chiese Bulma, irritandosi.

- Nessuno, vi ho detto! –

- Ammettilo! – strepitò di nuovo la ragazza.

- Ma no, davvero! – si difese lui.

Dopo dieci minuti di battibecchi tra i due coetanei, lui si decise a sputare il rospo, dopo l’estenuante interrogatorio della ragazza.

- Io… ho il terrore delle ragazze… - ammise, sussurrando appena.

Dopo qualche secondo di silenzio inquietante, Bulma incominciò a ridere a crepapelle.

Herion, che non trovava particolarmente ridicola la paura del ragazzo, la guardò in silenzio. Poi si rivolse a Yamcha.

- Allora ci dai il passaggio? -

- Ok… - cedette lui.

 

 

Questo è il secondo capitolo in cui introduco il personaggio di Yamcha.

Grazie per le recensioni, penso che continuerò a scrivere perché ora ci ho preso gusto

Sirene Chan.

 

 

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Capitolo 3
*** Prova di forza ***


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Era scomodo viaggiare su un mezzo con due posti in tre.

Yamcha era impacciato, perché la sua vita era circondata dalle braccia forzute della piccola Herion. Il ragazzo aveva chiesto espressamente di stare ad almeno un posto di lontananza dalla ragazza turchina. Quest’ultima aveva riso, pensando che si trattasse di uno scherzo. Ma dallo sguardo serio di lui, aveva capito che non stava giocando.

Allora Herion era costretta a fare da intermediario tra i due, che dopo le urla di Bulma non si parlavano più. La strada era per lo più dritta, ma la città era lontana, e ci voleva ancora del tempo prima di arrivarci.

Durante il tragitto nessuno parlava: Yamcha fingeva di essere preso dal percorso, come se fosse difficile andare avanti dritti, Bulma volgeva lo sguardo di lato, per evitare di vedere la nuca del ragazzo, mentre Herion osservava interessata il paesaggio circostante.

Tutto ciò che li circondava era rosso mattone, a parte qualche cactus verde. Era un paesaggio inquietante, se si pensava all’immensità del deserto in cui ti trovavi.

In lontananza, un puntino nero cominciava ad avanzare verso di loro, proprio come minuti prima aveva fatto Yamcha. La mora sorrise, finalmente un qualcosa che li avrebbe distratti.

- Yamcha! – richiamò l’attenzione del ragazzo. – Qualcuno si sta avvicinando! -

Lui guardò nella direzione indicatali. Poi strinse i denti.

- Sono predoni del deserto. Sono delle persone orribili! -

- Anche tu sei un predone del deserto! – specificò Bulma.

Yamcha diventò rosso.

- Ma io non sono come quelli là. Io vi ho aiutato, ricordate? -

Bulma corrugò la fronte per l’ennesima volta.

- No, mi hai sbattuto dietro! Non ricordo una sola cosa positiva di te. -

Lui si voltò, guardandola male.

- Ora dobbiamo scappare, perciò tenetevi forte, se non volete finire in balia di quelli là! -

- Ma che uomo sei, se scappi davanti al pericolo? – chiese sempre più irritata la ragazza.

Lui diventò ulteriormente scarlatto.

- Dobbiamo raggiungere Pual, un mio amico. E dobbiamo farlo prima che quei tipi ci prendano. -

- Ma non ci portavi in città? – chiese innocente Herion.

- Esatto! – la sostenne la sedicenne. – Non ci porti più là? Vedi, non ci stai aiutando! Avevo ragione io! –

- Vi sto portando in città, ma prima passiamo da Pual! –

- Ma non ci hai detto niente! Vedi, sei un brutto ceffo, anche peggio dei tuoi amici! –

- Non sono miei amici, e poi loro non sarebbero stati gentili come sono stato io! –

- Secondo me invece si! Tu sei un cafone! –

- Loro non avrebbero sopportato un secondo di più una bisbetica come te! –

- Come mi hai chiamato, zuccone? –

- Zuccone io? Ringraziami se ti sto dando un passaggio, gallina! –

- Potevi anche non darcelo, io non ti ho chiesto niente! –

- Sei tu che hai obbligato Herion a chiedermi di darvelo! –

- Ma potevi anche non darcelo, stolto! Sarei rimasta più volentieri sola in mezzo al deserto, che qua con te! –

- Allora scendi, se non ti va di stare in mia compagnia! –

Lei rimase zitta. Herion girò la testa per guardarla in viso. Era rossa, e stava per scoppiare dalla rabbia. La vena nella tempia pulsava.

- Hai anche il coraggio di lasciare una povera donzella come me in balia di quei mostri? – ritornò a chiedere.

- Non sai con che piacere lo farei! –

Allora, a quel punto, Bulma si sporse dalla moto, cadendo a terra.

- Bulma! – gridò Herion, preoccupata per l’amica.

Yamcha, dopo aver visto la scena, girò la moto, e si fermò a guardarla.

- Ma che fai? Sei impazzita? Risali sulla moto, svelta! Altrimenti quelli ci prendono! -

Ma lei rimase seduta a terra, senza intenzione di muoversi.

- Non mi dovevi trattare in quel modo. Chiedimi scusa, o rimango qui! -

Yamcha corrugò la fronte.

Ok, aveva preso una decisione.

Aprì la bocca e…

Rimise in moto il mezzo e si allontanò.

- Yamchaaaaaaaaaaaaaaaaa! – gridò Bulma, sconvolta.

Herion era perplessa.

- Yamcha, non posso lasciarla sola. Resto con lei. -

- Ma no, Herion. Ti meriti di più di quell’oca. –

- Ma lei ha la sfera di mio nonno. Non posso lasciargliela. –

La moto si arrestò d’un colpo.

Le sfere! Ecco il motivo della loro unione. Fece retromarcia, e tornò nel punto dove avevano lasciato Bulma. Con sgomento, scoprirono che i predoni erano arrivati.

La ragazza era seduta a terra, con la mani congiunte sotto il mento. Stava piangendo, ed era terrorizzata. Appena sentì il rumore della moto, si girò, corse verso di loro, e si sedette attaccata all’amica, stringendola con le braccia.

- Finalmente siete arrivati! – strillava, felice.

Yamcha guardava serio i figuri, con sguardo determinato.

Gli altri sorridevano maligni.

- Cosa vorresti fare, bamboccio? - chiese uno di quelli.

Lui non rispose. Con una mossa furtiva, girò il manubrio della moto.

Poi prese a scappare con la velocità massima.

- Yamcha, non sai far altro che scappare? – rimproverò Bulma.

Poi Herion prese la parola.

- Lasciami qua, li affronto io! -

Yamcha negò con forza.

- Sei una bambina, non posso permettermi che ti succeda qualcosa. -

- Ma a me può succedere tranquillamente, no? – chiese risentita la coetanea.

Non fece in tempo a rispondere, cha la macchina di quei predoni si arrestò davanti a loro, impedendogli di andare avanti.

Herion, allora, scese dalla moto, e andò incontro ai brutti ceffi.

Tutti risero, nel vedere quella bambina pararsi davanti agli amici. Un tipo si avventò su di lei, pronto a rapirla. Lei allungò il braccio destro verso sinistra. Poi, senza piegarlo un solo istante, lo fece scorrere verso destra, colpendo in pieno viso l’assalitore. Sotto lo stupore di tutti, l’uomo fece un volo di oltre dieci metri. Herion sorrise, mettendosi in posizione di lotta.

- Chi è il prossimo? – chiese.

Ma nessun altro aveva il coraggio di mettersi contro una bambina che in due secondi aveva messo k.o. uno di loro.

Scappando, presero il compagno, svenuto a terra, e si allontanarono.

Herion rimase delusa da quella reazione. Sperava di poter menare le mani a qualcun altro. Poi si voltò verso gli amici.

Entrambi avevano la bocca spalancata, e gli occhi strabuzzati. La dimostrazione di forza era del tutto inaspettata.

Bulma ricordò quando, al primo incontro, le aveva detto che era piuttosto forte. Ma non avrebbe creduto fino a questo punto.

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Ed eccomi qua col terzo capitolo. Ho dato un piccolo assaggio della forza di Herion, mentre per la descrizione dovremmo aspettare ancora un po’. Grazie a tutti coloro che leggono!

Sirene Chan

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Pual ***


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La moto proseguiva con una velocità costante. Nonostante la bontà evidente di Herion, i due ragazzi suoi compagni di viaggio provavano un velo d’angoscia nello starle accanto. Ad ogni balzo con la moto, le braccia sottili ma forzute della bambina stringevano con potenza la vita del ragazzo alla guida, e quest’ultimo non poteva che sussultare, pregando di non essere stritolato nella morsa.

Invece Bulma, seduta dietro alla moretta, cercava di tenersi meglio che poteva al sedile, a cui le dita erano freneticamente avvinghiate. Ogni tanto Herion girava la testa per osservare quello strano comportamento dell’amica, per poi tornare ad esaminare quello di Yamcha. Dopo qualche minuto di assoluto silenzio, rotto soltanto dai mormorii curiosi della ragazzina, quest’ultima si decise a parlare.

- Siete strani…- puntualizzò.

Loro, dopo essersi guardati per un secondo con un pizzico di paura, iniziarono a ridere, cercando di sviare i suoi sospetti.

- Ma no, che dici Herion! – esclamò Bulma.

Lei, perplessa, si voltò verso il ragazzo, ma anche lui aveva la stessa espressione dell’amica, e anche lui stava negando.

Dopo qualche attimo di silenzio, Herion chiese

- Avete paura di me? -

Bulma rischiò di cadere, perciò dovette momentaneamente abbandonare la presa "salda" del sedile per tenersi alle spalle della ragazzina. Yamcha tossì varie volte.

Poi Herion arricciò il naso.

- Ma Yamcha, hai paura di tutto! -

Mentre la risata di Bulma si estendeva per miglia, la voce del ragazzo, imbarazzato e irritato, aveva iniziato a gridare, non badando alla strada su cui viaggiavano.

- Non è vero che ho paura di tutto!! Sei tu che hai una forza esagerata! Sono le donne che mi assillano!! Non sono io!!!-

Bulma continuava a ridere a crepapelle. Evidentemente condivideva la battuta di Herion. Mentre quest’ultima continuava ad osservarlo curiosa.

Lui, ancora più imbarazzato da quello sguardo indagatore, tornò ad osservare la strada, fingendo l’inesistenza delle due ragazze.

Dopo qualche minuto si sentì appena un mormorio, proveniente dalla bocca di Yamcha.

- Ecco, siamo arrivate, qua ci dovrebbe essere Pual. -

Mentre il ragazzo pensava a come sbarazzarsi delle ospiti, Herion a come mangiare, e Bulma all’aspetto fisico di questo Pual, la moto si avvicinò ad un palazzo a forma di cono.

Il ragazzo intimò alle giovani di restare sulla moto, e disse che andava lui a trovare l’amico. Poi si allontanò, e le ragazze rimasero sole.

- Speriamo che questo Pual sia carino, dato che ci tocca viaggiare con lui. – disse maliziosa Bulma.

Herion annuì per gentilezza, anche se sperava più che altro che il ragazzo misterioso portasse del cibo. Dopo pochi secondi, Yamcha uscì dalla porta dell’abitazione. Non aveva nessuno affianco, ma appoggiato alla sua spalla c’era un qualcosa simile ad un pupazzo.

Bulma, appena lo vide, saltò giù dalla moto con grande entusiasmo, poi si lanciò sul ragazzo, immobile dal terrore. Con sollievo vide che la meta non era lui, ma il peluche che gli stava accanto.

Poi, ricordando, cercò di fermare la ragazza per impedirle di prenderlo. Ma era troppo tardi, e lei se lo stava già strofinando sulla guancia.

- Ma che carino! Hai detto al tuo amico Pual che una bella ragazza viaggia con te e mi ha mandato da parte sua un bel peluche? – poi si fermò, e si guardò intorno. – Ma dov’è il tuo amico Pual? -

Una voce salì dall’incavo del collo della ragazza, punto in cui era sprofondata la testa del pupazzo.

- Sono io Pual. -

Dopo qualche secondo, che servì a far realizzare Bulma quello che stava accadendo, Pual finì in aria, mentre la ragazza si lanciava sulla moto spaventata.

- Quella marionetta è il tuo amico Pual? – chiese strabuzzando gli occhi.

- Io non sono una marionetta! – strepitò lui per difendersi.

- E cosa sei? – chiese provocatoria la ragazza.

Lui rimase zitto. Subito dopo, una piccola esplosione lo circondo, e quando il fumo si diradò comparve una ruota per la moto, provvista di occhi e bocca.

- Sei una ruota? – chiese incredula Bulma.

Lui si agitò, poi tornò alla forma del pupazzo.

- No, sono un animaletto in grado di trasformarsi. – schiamazzò lui.

Lei distolse lo sguardo, cercando di ritrovare l’integrità mentale in mezzo a quei pazzi. Intanto Pual parlava.

- Yamcha. Qui presente abbiamo una ragazza – e disse questa parola con arroganza – con i capelli azzurri. – poi guardò l’amico, cercando di trovare almeno una nota di paura nel volto del ragazzo. Ma dato che sembrava tranquillo, continuò. – E poi un’altra. Con i capelli neri, e sembrerebbe più piccola. Non sei spaventato? Sei sicuro di volerti mettere in viaggio con loro? -

L’altro annuì, sorridendo. Guardava la sedicenne, capelli celesti azzurri, lisci lunghi fino alle spalle. Si era sciolta la coda prima di salire in moto. Aveva degli occhi azzurri incredibilmente dolci per il suo carattere. In effetti, erano quelli che traevano in inganno. E solo dopo averla conosciuta potevi accorgerti della belva che albergava dentro di lei. Era una specie di tiranna dall’aspetto dolce ma risoluto. Non era un grande problema stare in sua compagnia per un verso, visto che non gli saltava al collo.

Poi si voltò verso la moretta. Aveva i capelli lunghi fino alle scapole, dei ciuffi più corti che arrivavano al mento le circondavano il viso, rendendola apparentemente tranquilla. Era una testa più bassa di Bulma, ed era mingherlina. Difatti non si sarebbe mai creduto che una tale forza risiedesse in quei muscoli quasi invisibili. Aveva degli occhi neri grandi e curiosi, un viso pallido risaltato dalla scurezza della capigliatura.

Erano entrambe molto carine, e nessuna delle due sembrava attratta da lui.

Perciò erano le compagne di viaggio ideali per Yamcha.

Sorrise all’amico.

- Sicurissimo. -

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Ciao, sono Sirene Chan.

In questo capitolo compare per la prima volta Pual, l’amico di Yamcha. Non so, sinceramente, come sia di carattere, ma ho pensato che se provocato da Bulma avrebbe reagito così. Il fatto che Goku sia Herion, e perciò una femmina, porterà molte modifiche alla storia. Alcune coppie che si sarebbero presentare dopo poco, potrebbero non essere più quelle…

Sirene Chan

 

 

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Capitolo 5
*** Il genio delle tartarughe ***


Erano ripartiti con la moto. Herion si trovava sempre in mezzo ai due sedicenni, più per abitudine che per terrore da parte del ragazzo. Pual viaggiava aggrappato alla spalla dell’amico, cercando di non volar via. Proseguivano il viaggio con molta tranquillità, ed ogni tanto il silenzio pacifico veniva interrotto da qualche frase da parte di Bulma, che non sopportava stare zitta troppo a lungo.
Il deserto si estendeva per miglia, ed era affascinante vedere il tramonto senza neanche un ostacolo davanti che lo coprisse anche solo di un millimetro.
Era ormai il crepuscolo quando videro una figura nera distesa sulla sabbia, in mezzo al nulla. Si avvicinarono per osservare meglio. Era una tartaruga.
Dopo qualche secondo, Herion scese dalla moto, ed iniziò a stuzzicare con l’indice la testuggine.
- Signora tartaruga? Si sente bene? -
Ma niente da fare, sembrava uno scoglio scolpito. Sospirando, Herion si alzò per tornare alla moto e riprendere il viaggio, quando un rumore le fece nuovamente abbassare lo sguardo verso l’animale.
Aveva aperto gli occhi.
Incuriosita, si era di nuovo accucciata per guardarla meglio.
La tartaruga aprì la bocca.
- Aiutami… - mormorò. - Portami nel mare…-
Herion, senza dire una parola, se la caricò in spalla e fece per tornare a sedersi sulla moto. Solo quando si avvicinò però, realizzò che ci sarebbe stata solo una, tra Bulma e l’animale. Inorridita, l’amica guardò la ragazzina cercando di dissuaderla.
- Herion cara, non penserai di portarti dietro quel coso! - strepitò la ragazza.
Sbuffando, Herion guardò Yamcha. Aveva un espressione perplessa. Poi sospirando, il ragazzo parlò.
- Pual pensi di poter fare qualcosa? -
- Nessun problema! - urlò contento l’amico minuscolo.
Dopo una piccola esplosione, comparve al suo posto una specie di slittino.
Yamcha si alzò, e gentilmente sfilò dalle spalle della mora la tartaruga. Con una certa fatica appoggiò l’animale al bob, legandola stretta con dei lacci. Infine legò la slitta alla moto. Si riaccomodò, e fece cenno ad Herion di risalire in moto.
- La città in cui ci stiamo dirigendo si trova vicino al mare, non avremmo problemi a depositarla li. -
La ragazzina sorrise all’amico, sotto lo sguardo incredulo di Bulma. Poi si riaccomodò nel suo posto.
Il viaggio durò ancora un quarto d’ora. Le luci della città erano piuttosto deboli, ma abbastanza forti per illuminare quel che bastava.
Si diressero innanzitutto al mare. Depositarono la tartaruga in riva all’oceano, e la salutarono.
- Per ricompensarvi vi presenterò il genio delle tartarughe! - promise l’animale.
Gli altri annuirono contenti, chiedendosi chi diavolo fosse questo genio.
Ormai si era fatto buio. La tartaruga chiese ai ragazzi di unirsi a lei per trovare l’uomo che voleva presentargli.
- Non abbiamo più capsule. - disse mortificata, ma neanche tanto, Bulma.
- Questa è una città, ne possiamo trovare tante! - esclamò Herion, contenta di poter conoscere il genio.
Yamcha, sorridendo, si propose per andare a prendere le capsule al negozio, mentre le due ragazze lo aspettavano li.
- Il genio delle tartarughe è un grande lottatore, il più forte di tutti! - fece propaganda l’animale. - Appena lo vedrete, vi renderete conto della sua forza! -
Nei minuti che precedettero il ritorno del ragazzo con la capsula, Bulma si annoiò ed Herion rimase affascinata dai racconti della testuggine.
- Ho comprato sia un elicottero sia una macchina. - dichiarò Yamcha appena tornato.
Bulma annuì, e senza aspettare un momento ne lanciò una a terra, poco lontano da li.
Un elicottero giallo apparve dal nulla, e fu presto riempito dai giovani.
Iniziarono il volo, diretto da Bulma. La ragazza continuava a sbuffare, esclamando che questa visita stava rallentando la sua ricerca delle sfere.
- Rifletti, Bulma. Se il genio sa dirci dove si trova una, o meglio ancora, se ne ha una ed è disposto a darcela, non è uno spreco di tempo, ma un vantaggio! - la rincuorò Yamcha.
Lei, dopo averci pensato su un momento, arricciò il naso.
- Il radar non indica quella direzione. Perciò quel tipo non ha nessuna sfera. -
Sospirando, il ragazzo decise di dedicare la propria attenzione su un soggetto più gentile: Herion.
La ragazzina stava osservando incantata i cielo gremito di stelle.
- Bello, eh? - chiese comprensivo l’amico.
Lei annuì, sorridendo. Il nonno, quando era ancora in vita, le aveva raccontato molte cose sugli astri: anche la presenza di altre forme di vita.
- Secondo te esistono gli alieni? - chiese con voce innocente.
L’altro sorrise alla domanda.
- No, ci siamo solo noi. - disse con voce annoiata Bulma, che si era introdotta clandestinamente nella conversazione.
- Non ti pare di essere egoista a pensare che la tua razza è l’unica dell’universo? - chiese Yamcha, divertito dall’argomento, ma anche irritato dalla superficialità della coetanea.
- No, se altre forme di vita esistessero seriamente ci avrebbero già contattato! - rispose ferma la ragazza.
- E non credete che forse ci hanno già contattato, ma noi non ce ne siamo accorti? - mormorò Herion, rapita dalla volta celeste.
- Herion, non fare la stupida! E comunque siamo arrivati! - disse fredda Bulma.
Poco lontano da loro, un isoletta anonima si scorgeva tra le onde calme del mare. Sulla casa, l’unica di quel pezzo di terra grande pochi metri quadrati, c’era una scritta obliqua: “Kame house”.
Sbuffando, la sedicenne fece atterrare l’elicottero sulla sabbia, accanto alla tartaruga che li aspettava pazienti. Dopo che furono scesi, l’animale parlò.
- Vado a chiamare il genio. - disse allegra.
Poi si avviò con lentezza alla porta. Con troppa lentezza.
Innervosita dal passo lento della testuggine, Bulma si mise ad imprecare contro gli abitanti di quel pezzo di terra.
Probabilmente richiamato dagli schiamazzi, la porta si aprì e comparve sulla soglia colui che doveva essere il famoso genio delle tartarughe, il lottatore più forte di tutti.
- Ogni tanto la tua lingua lunga funziona! - mormorò all’amica Yamcha.
Ma tutti erano ammaliati dalla persona che era apparsa, e la guardavano con occhi estasiati.
Beh, in realtà l’unica estasiata era la tartaruga, li altri osservavano con perplessità quella corporatura.
- Stiamo aspettando suo figlio! - gridò Bulma al vecchietto che era comparso.
Quest’ultimo, dopo quella domanda, voltò appena la testa verso il mare, osservando con aria assorta l’orizzonte. Dopo qualche attimo passato immobile nella stessa posizione, si girò verso i ragazzi, che aspettavano ansiosi una risposta.
- Io non ho figli! - esclamò.
La voce non era propriamente quella che si addiceva ad un grande guerriero, ad un eroe. Era stridula, tremante.
- Ma allora dov’è il genio delle tartarughe? - chiese sbalordito Yamcha.
L’uomo sorrise, assumendo un espressione furba.
- Sono io il genio delle tartarughe, il lottatore più forte del mondo! - esclamò.
Ma tutti rimasero in silenzio, dopo le risate del vecchio.
- Questi ragazzi mi hanno salvato! - esclamò la tartaruga. - Deve ricompensarli! -
L’anziano, dopo aver visto che i vanti con loro non funzionavano, decise di passare alla tattica 2 per conquistarsi la loro simpatia.
- Anche se non sembra, io sono molto vecchio! - mormorò, con voce abbastanza alta da essere udibile.
- Si fidi quando le dico che lo sembra! - disse tranquillamente Bulma, incrociando le braccia, leggermente delusa da quell’uomo.
Imbarazzato, continuò il discorso.
- Ho la vita eterna, ed ecco perché sono così giovane! - esclamò, sudando freddo e sperando che questa frase incantasse gli ospiti. Purtroppo, sembravano disinteressati alle sue parole.
Bulma, persa la pazienza, si avvicinò al genio. Poi picchio con vari colpi la sua testolina pelata.
- Sa per caso dirci dove si trova una sfera del drago? - chiese, irritata dagli occhi dolci che l’uomo le stava facendo.
- Potrei darti qualcosa, se tu facessi qualcos’altro per me! -sussurrò.
Schifata da quella implicita proposta indecente, tirò uno schiaffo alla guancia raggrinzita del vecchio.
- Non ci pensi neanche, preferisco arrangiarmi! - esclamò, inorridita.
- Comunque… - balbettò, guardando la ragazza allontanarsi da lui, e andare verso gli amici. - Lasciatemi finire il discorso. Ho l’eterna giovinezza, e pensavo di poterla dare anche a voi per sdebitarmi del favore che avete fatto alla mia tartaruga. Ma sono venuto a sapere che non è possibile, dato il recente decesso dell’aquila che regalava l’eternità. Perciò, ho pensato a lungo a quale ringraziamento darvi. E ho avuto un idea. - disse, lisciandosi la barba.
Mentre tutti si chiedevano dove l’avesse trovato tutto questo tempo per pensare, l’uomo urlò.
- Nuvola D’oroooooooo! - gridò, spaventando tutti per questa improvvisa uscita.
I ragazzi attendevano qualunque cosa potesse scaturire da quelle parole, ma non arrivava niente. Tra gli sbuffi però, da lontano si scorse un qualcosa che volava velocemente nella loro direzione. Questa cosa si fermò esattamente davanti a loro: era una nuvola d’oro, proprio come aveva gridato il vecchio poco prima.
Sorridendo, il genio spiegò l’utilizzo della nube.
- Chiunque ha un animo puro può salirci ed utilizzarla per volare alla velocità della luce. - spiegò, fiero della nuvoletta.
Herion, senza aspettare un secondo di più, ci si sedette sopra. Restò, pur sempre con qualche timore, a mezz’aria. Guardò il genio, con un velo di scontentezza.
- Come si fa a mandarla avanti? - chiese.
L’uomo stette zitto. Continuava ad osservare la nuvola che iniziava a tremare.
- Tieniti forte, sta per partire! - la avvisò.
Herion non capì sul momento, ma quando un attimo dopo la nuvola partì, comprese il significato delle parole del vecchio.
L’aria le passava sul volto, e i capelli le volavano all’indietro. Urlando di felicità, la bambina si fece un divertente giro sulla nube. Si allontanò di qualche chilometro, per poi fare un giro mortale, girare e tornare indietro verso l’isola. Si fermò esattamente davanti agli amici che la guardavano sbalorditi.
- Se non vi dispiace, io torno con questa! - esclamò euforica.



NOTE DELL'AUTRICE:
Salve, sono Sirene Chan. Per ora la trama segiura un filo piuttosto banale, ma spero che più avanti con i capitoli si evolverà in modo interessante. Scusate eventuali errori di grammatica, e perdonatemi se il capitolo non è stato di vostro gradimento. Grazie per aver letto!
Sirene Chan

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Capitolo 6
*** Red ribbon ed un nuovo compagno! ***







- Allora lei non sa dirci dove possiamo trovare le sfere? - chiese esasperata Bulma al vecchietto. L’uomo  negò, ma la tartaruga parlò al suo posto.
- In realtà una sfera risiede in questa casa. - ricordò al padrone.
Il genio, stupito, cercò di pensare a dove potesse essere, poi realizzò.
- Ma certo! Ricordo vagamente una sfera… Credo averla messa… - detto questo, sparì all’interno della casa. Dopo pochi attimi ricomparve, tenendo in mano la sfera. Esultante, Bulma si lanciò sul vecchietto per prenderla, ma lui  mise la mano dietro la schiena per impedire che la ragazza ottenesse quello che voleva così facilmente.
- Dovrai fare qualcosa per me, se la vuoi. - disse con voce bassa e misteriosa.
Ma un colpo in testa, dato con forza, lo fece desistere, e consegnò la sfera alla ragazza senza battere ciglio.
Bulma tornò felice dai compagni, e sorrise ad Herion.
- Finalmente due sfere! -
L’altra sorrise di rimando.
Dopo aver calorosamente ringraziato il genio delle tartarughe, i ragazzi ritornarono sulla terra ferma, per riprendere il viaggio. Bulma, Yamcha e Pual presero l’elicottero, mentre Herion si divertì a volare con la nuvola d’oro accanto al mezzo degli amici. Dopo qualche minuto di viaggio sotto il cielo stellato e sopra il mare, atterrarono la dove erano partiti.
Rinchiuso nuovamente l’elicottero nella capsula, fecero comparire la macchina, per continuare a viaggiare. Yamcha prese il posto alla guida, mentre Bulma quello accanto.
- Herion, non sali? - chiese quest’ultima.
- No, vado con la nuvola d’oro! - rispose contenta la bambina.
- Propongo di fermarci qui questa notte. - disse Yamcha mettendo in moto.
Bulma annuì, perciò si avviarono verso la locanda più vicina.
- Potevi comprare una capsula casa, però! - sgridò Bulma, rivolta verso il ragazzo.
- Non mi è venuto in mente, di solito io dormo all’aperto! - si difese lui.
Stanca dal viaggio, la ragazza si arrese, e lasciò in pace il compagno per dedicarsi completamente alla ricerca di un posto per la notte.
Attraversata qualche via, scorsero un cartello che diceva “camere disponibili”. Entrarono nell’abitazione, e chiesero due stanze. Dopodiché si diressero negli alloggi. Yamcha aveva quello in fondo al corridoio, sul lato destro. Mentre Bulma ed Herion, che avevano una camera in due, presero quello accanto.
Si salutarono, e si coricarono.
Herion fece per addormentarsi subito, ma Bulma la svegliò.
- Alla fine il vecchio ci ha dato una sfera… - mormorò sorridendo.
Herion la osservò entrare nel letto accanto al suo, poi chiuse nuovamente gli occhi cercando di dormire. Ma l’altra parlò ancora.
- Devo trovarle al più presto, ne ho un assoluta necessità. - disse.
Herion allora si girò dalla parte opposta all’amica, cercando di non sentire le sue parole. Ma Bulma continuava imperterrita.
- Devo esaudire il mio desiderio prima di diventare vecchia. - Poi posò lo sguardo sull’abbigliamento della bambina. - Ma non ti cambi neanche per dormire? - chiese stupefatta.
In quello, la porta si spalancò con un rumore assordante.
Dopo lo strillo di Bulma, si sentì una voce agitata.
- Presto, uscite, la città è stata invasa da una banda! - gridò Yamcha.
Poi un cuscino lo colpì in pieno viso. La sedicenne, adirata, era pronta a lanciargliene un altro se non fosse uscito dalla stanza entro tre secondi. Ma il ragazzo resistette: doveva portare in salvo le sue compagne.
- Ora non c’è tempo per fare i tuoi spettacolini, Bulma! Dobbiamo uscire! - urlò di nuovo.
Vedendo Herion correre verso la porta, la ragazza decise di imitarla, pur trovandosi unicamente coperta da una sottoveste.
- Che succede? - chiese la mora al ragazzo.
- Una banda di criminali ha invaso questa cittadina. Si fanno chiamare l’esercito del fiocco rosso. - spiegò.
- E sono forti? - chiese, quasi speranzosa, la bambina.
- Dicono di si. - mormorò lui per risposta.
Esultante, Herion scattò gli ultimi metri ed uscì dalla porta della locanda. Trovatasi fuori, vide che le strade erano completamente vuote.
- Deve proprio fare paura, questo esercito. - disse Herion, non vedendo anima viva.
Mentre si stavano ancora guardando intorno, dei passi attirarono la loro attenzione. Un uomo si stava avvicinando, con andatura lenta e calma, accompagnato da un compagno.
I due si fermarono davanti ai ragazzi.
- Perché voi non siete scappati? - chiese, con voce calma.
- Perché saremmo dovuti scappare? - chiese tranquilla Herion.
- Sono il generale Red, il capo dell’esercito del fiocco rosso. Potete considerarvi onorati, visto che mi vedete in prima persona. - un lampo gli attraversò gli occhi. - Addio. - mormorò, lanciandosi su Yamcha, la persona più vicina a lui.
Ma il ragazzo lo fermò mettendogli una mano sulla testa: quell’uomo era incredibilmente basso.
- Mollami! - strillò il generale, arrossendo per la figuraccia.
- Perché dovrei farlo? Ci vuoi fare fuori! - disse Yamcha. Ma un pugno, dato dal compagno del generale, fece si che la sua mano mollasse la testa del tappo.
Herion, senza aspettare un minuto di più, si lanciò verso il tipo alto.
Diede un pugno alla guancia, che fece volare l’avversario per qualche metro. Poi gli si avvicinò nuovamente e, dopo aver aspettato che il nemico si rialzasse, lo colpì in piena pancia con un calcio.
Messo ko il primo nemico, si girò verso l’altro, ma vide che ormai non c’era più. Se l’era data a gambe. Ma non per il motivo che credeva lei.
Un mostro enorme era apparso. Camminava per la via, distruggendo le case e ruggendo.
Herion, incuriosita, si avvicinò a lui.
- Possiamo combattere? - chiese, sorridendo.
Una botta la colpì. Era grande, quel mostro, e solo un pugno poteva farle molto male. Ma la bambina non si arrese, sapeva di potercela fare. Con la rincorsa, saltò e colpì la pancia con la testa. Il mostro cadde a terra, disteso, e lei ne approfittò per avvicinarsi al viso.
La creatura ruggì di nuovo, ed Herion fu costretta ad allontanarsi. L’avversario ritornò in piedi, e la bambina lo colpì subito con pugni e calci.
Ma proprio mentre stava portando a termine una raffica perfetta, notò che il mostro stava rimpicciolendo.
Con un salto, si allontanò per vedere meglio cosa stava succedendo.
La creatura continuava a rimpicciolire, e lo fece fino a che non diventò più basso della bambina.
Con sorpresa, Herion notò che era un maialino.
- Chi sei? - chiese la ragazzina.
- Sono Oolong. - si presentò, leggermente imbarazzato.
- Sai trasformarti? - chiese ammaliata.
- Si, in tutto quello che voglio! - disse fiero lui.
- Ma io ti conosco! - strepitò, dalla spalla di Yamcha, Pual, che aveva assistito a tutta la scena.
Oolong strizzò gli occhi per vedere meglio, poi inorridì.
- Pual! - esclamò.
- Oolong! - rispose l’altro.
- Allora hai finito la scuola? - chiese, assumendo un tono acido.
- Io si. A quanto vedo, non riesci a trasformarti per più di qualche minuto, giusto? - chiese l’amico di Yamcha con tono beffardo.
L’altro strinse i denti: quel piccoletto aveva ragione.
- Ma perché ti sei trasformato in mostro? - chiese Herion.
L’altro arrossì un po’.
- Chiedevo alle ragazze se volevano sposarmi. - mormorò.
Bulma fu subito davanti a lui, richiamata dal dovere di difendere il gentil sesso.
- Non si chiede in questo modo ad una ragazza di diventare tua moglie! - disse, facendo di no col dito.
Oolong la guardò affascinato. Era una ragazza molto bella, e la sottoveste fucsia le donava molto.
Bulma, notando lo sguardo da pesce lesso, si allontanò, temendo nel maialino lo stesso comportamento del genio delle tartarughe.
- Io sono Herion, mentre loro sono Bulma, Yamcha e Pual. - presentò la bambina. - Vuoi unirti a noi? Stiamo cercando le sfere. - chiese.
Yamcha e Bulma si sentirono deboli a quelle parole: Herion non poteva sbandierare a tutti i loro intenti.
Oolong rifletté un attimo: era molto pauroso, su questo non c’erano dubbi, ma se avesse detto di no Pual lo avrebbe preso in giro. E poi, aveva l’occasione di viaggiare con quella Bulma. Cosa poteva desiderare di più?
- Accetto. -




NOTA DELL’AUTRICE:
Salve! In questo capitolo introduciamo Oolong nella comitiva. Nei prossimi capitoli la storia si atterrà tutto sommato alla trama originale, anche se con evidenti modifiche. Tra qualche capitolo invece, inizierà una storia provvista di molte novità.
Grazie per aver letto!
Sirene Chan


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Capitolo 7
*** Arrivederci ***


fgytrs nzsrenj

 

- Abbiamo due sfere: ne mancano ancora cinque. – disse demoralizzata Bulma. Cinque sfere erano troppe da trovare in poco tempo.
Tirò fuori il radar dalla borsa, sotto lo sguardo curioso di Herion, Oolong e Pual. Premette il pulsante, l’unico presente su quel congegno, e con qualche ticchettio il marchingegno si mise in moto. Dopo qualche secondo di attesa, lo schermo verde indicò il luogo in cui si doveva trovare una sfera. Ma osservando bene, Bulma notò che c’era qualcosa di strano.
- Le restanti cinque sfere sono tutte raggruppate! – strillò, contenta. – Faremo molta meno fatica a prenderle per noi! -
- Bulma, se sono tutte vicine significa che qualcuno le ha prese. E se è così, faremo parecchia fatica a prenderle. – disse Yamcha, smorzando l’entusiasmo di tutti.
- Ricordati che abbiamo Herion! – esclamò sempre allegra la ragazza.
La bambina sorrise a quelle parole, sapeva di essere l’arma del gruppo, e non se ne dispiaceva.
- Yamcha, dritto verso nord est! – gridò Bulma, dando ordini al compagno.
Sospirando, il moro accelerò. La macchina avanzava velocemente verso la destinazione prefissata. Questa distava poche miglia dalla città, in un luogo appartato e lontano dalla folla.

Herion era emozionata. Stava per trovare le fantomatiche sfere, e per di più aveva un nuovo eccitante mezzo di trasporto: una nuvola d’oro.

Ripensò al genio, che gentilmente gliela aveva regalata, e sorrise ricordandoselo. Era proprio vispo, il vecchietto.

Dopo qualche minuto di viaggio, il gruppo arrivò nel posto in cui, secondo il radar, si trovavano le sfere. Le restanti cinque dovevano essere in mano di qualcuno, se erano raggruppate. E i nostri speravano sinceramente che questo qualcuno non fosse pericoloso, perché non volevano trovare rogne sul più bello.

Scesero dalla macchina in prossimità di una torre, e si avvicinarono a quella che sembrava la porta di entrata. Yamcha esaminò l’uscio, e non riuscì a scovare nessuna maniglia. Si voltò verso Bulma, pronto a dirle che non si poteva entrare, ma lei lo precedette.

- Se non si può aprire, vuol dire che lo butteremo giù! – disse, risoluta.

Il ragazzo si girò verso la porta, arreso. Prese una piccola rincorsa, per poi colpirla con la gamba destra. Dopo un attimo di silenzio, che seguì il tonfo del colpo che Yamcha aveva dato, il moro cadde a terra, tenendosi la gamba dolorante.

Bulma sprezzante, lo derise.

- Ma che uomo sei, se non riesci neanche a buttare giù una porta? – chiese, aggrottando la fronte in un espressione arrabbiata.

Nel mentre, Herion si era avvicinata per poter osservare meglio. Dopo una breve occhiata, tirò indietro il piede, per poi farlo colpire l’uscio.

Questo cedette, e gli infissi si ruppero, creando un varco tra gli stipiti. Sorridendo, la bambina si avviò all’interno, completamente buio. Gli altri la seguirono, leggermente preoccupati dai vari pericoli che l’oscurità poteva celare.

Dopo aver fatto qualche passo, si trovarono alla luce fioca di una candela. Questa illuminava una nuova porta, provvista di maniglia.

Emozionata, Herion la aprì, senza chiedere consenso agli altri. A differenza di loro, lei sperava ci fosse qualcuno con cui battersi.

La stanza in cui entrarono era particolarmente illuminata da luce artificiale. Non c’era anima viva, ma le apparecchiature installate emettevano un ronzio che riempiva il silenzio.

Bulma si mise ad osservarle, ammaliata e apprezzando tutte quelle tecnologie che per Herion erano un mistero. La sedicenne amava l’avanguardia, e non poteva far altro che congratularsi con i creatori di quelle macchina avanzate.

- Qui non c’è nessuno, andiamo al piano superiore. – disse Herion, stufa di stare in quella stanza. Yamcha annuì, anche se l’idea di rimanere in un posto senza nemici lo alettava parecchio.

Trovarono le scale, e percorsero i gradini in fretta. Entrarono in una stanza, e scoprirono presto che anch’essa era vuota.

Iniziando a scocciarsi, Herion si avviò subito verso le scale, per continuare a salire. Oolong e Pual la seguivano da vicino, perché era l’unica in grado di difenderli da eventuali attacchi nemici, mentre Yamcha stava vicino a Bulma per impedire che le succedesse qualcosa.

Il gruppo salì di un livello, per scoprire che anche quel piano era vuoto.

- Ma c’è qualcuno qui? – si chiese ad alta voce Herion.

Yamcha le si avvicinò, per metterla in guardia.

- Dobbiamo fare il più piano possibile, se no i nemici ci sentono. – disse, mormorando.

- Ma se i nemici non ci sono, chi vuoi che ci senta? – chiese, lievemente irritata dal vuoto del palazzo.

Il ragazzo, non sapendo cosa rispondere, sospirò, e tornò a controllare Bulma.

Proseguirono di un altro piano, nuovamente vuoto. Arrivarono così all’ultimo livello della torre, dopo innumerevoli gradini.

Non c’era anima viva.

- Questo palazzo è abbandonato! – disse Herion.

Oolong e Pual sospirarono per il sollievo, mentre Bulma continuava ad osservarsi intorno per via delle macchine che catturavano il suo interesse.

D’un tratto, delle voci provenienti dalle scale si fecero sentire.

Il gruppo si nascose dietro all’apparecchiatura più grande, e stettero in ascolto.

- Ma come si fa a dimenticarsi delle sfere? – chiese uno, sbuffando. – il capo è proprio sbadato! – si lamentò.

- Silenzio! – disse l’altro, con voce preoccupata. – Se no il capo ci sente e ci punisce per aver parlato male di lui. -

- Non dire fesserie, non ci può sentire. E poi se ascolta non importa, perché ce ne vuole per dimenticarsi le sfere il giorno del trasloco. – continuò l’altro.

Stettero zitti per qualche istante, poi entrarono nella stanza dove si trovavano anche Herion e gli amici.

- Dove potranno essere? – chiese quello più pauroso.

- Ehi, che ne dici se esprimiamo noi un desiderio, appena le troviamo? – propose quello spavaldo.

- No, poi il capo ci scopre! – disse l’altro, agitato.

Iniziarono a guardarsi intorno, a cercare di individuare le sfere.

- Dove ha detto che sono? -

- Nell’apparecchiatura più grande, credo. – rispose.

Si avviarono verso il posto in cui erano nascosti i nostri amici, mentre Oolong e Pual iniziavano a sudare freddo. Ma prima che i due tipi potessero avvicinarsi troppo, Herion saltò fuori.

- Bulma, svelta, cerca le sfere! Io mi occupo di questi due! – gridò la bambina, mettendosi in posizione di lotta.

Yamcha saltò subito al suo fianco.

- Non ti lascio combattere da sola. – disse, preparandosi al peggio dagli avversari.

La mora sorrise. Era contenta che qualcuno lottasse con lei.

Con un balzo, prese per il collo uno dei due tipi, e lo buttò a terra sdraiato sulla schiena. Con un piede bloccò il petto di questo, poi si mise a guardarlo.

Era minuto, non sembrava molto forte fisicamente. E neanche l’altro, che ora veniva malmenato da Yamcha, sembrava particolarmente pericoloso.

- Yamcha, fermati! – disse Herion all’amico. Lui si bloccò di colpo, e il suo avversario si allontanò di qualche metro. La bambina si rivolse verso i due nemici. – Vi lasciamo andare se ci lasciate prendere le sfere. – propose.

- Non possiamo. – disse l’avversario di Yamcha, che doveva essere quello meno fifone. – Il capo ci ha dato il preciso ordine di portargli le sfere del drago. -

- E voi non eseguite l’ordine. – disse ingenuamente Herion.

- Non possiamo, se ci scopre ci ammazza. – si lamentò quello disteso a terra, sotto il piede della bambina.

- Allora portateci dal vostro capo, così gli spiego la situazione. E magari lo sfido anche. – disse la mora.

- Non è mica così semplice! – spiegò uno. – Noi il capo non l’abbiamo mai visto. Di lui conosciamo solo gli ordini che ci da, niente altro. -

- Ma come fate a seguire gli ordini e a farvi comandare da uno che non avete mai visto? – chiese intromettendosi nel discorso Yamcha.

I due non risposero, sapendo bene che era assurdo.

Herion prese per il colletto colui che teneva bloccato con il piede, e lo lanciò sulla porta.

- Andatevene. – disse, senza aggiungere altro. Poi si voltò verso Bulma. – trovato le sfere? – chiese.

Lei annuì, raggiante.

- Si, le ho già prese. – disse. – ora finalmente potrò esaudire il mio desiderio.

Prima però che Yamcha potesse lamentarsi, reclamando il suo diritto al desiderio, un omino azzurro entrò nella stanza.

- Mi dispiace per tutti voi, ma le sfere sono mie. – disse.

Tutti lo guardavano perplessi: era comparso dal nulla, e pretendeva di avere le sfere?

Herion si avvicinò a lui, e iniziò a bussare sulla sua fronte.

- Ehi, piccolino. Le sfere sono nostre!- disse, continuando a guardarlo.

Offeso, l’omino indietreggiò di un passo.

- Mi hai chiamato… piccolino? – chiese, sconvolto.

Lei annuì, tranquilla.

Urlando, il tipo chiamò due persone. Quando queste entrarono, si rivelarono essere una ragazza ed una volpe vestita da ninja.

- Cosa succede, signor Pilaf? – chiese la ragazza.

- E’ successo qualcosa? – disse la volpe.

- Questa bambina mi ha chiamato piccoletto – gridò infuriato, indicando Herion. – Inoltre mi ha preso le sfere e non vuole tornarmele. -

- Io non ti ho preso niente! – disse Herion, ancora tranquilla.

- Invece si! – strepitò lui.

- No! – disse lei.

- Ma qualcuno me le deve aver rubate, se sono sparite! – urlò Pilaf.

Simultaneamente, gli sguardi di tutti caddero sopra ai due tipi che Herion e Yamcha avevano steso con estrema facilità poco prima.

- Effettivamente è stato il nostro capo a prendergliele… - mormorò uno di loro.

Il piccoletto si lanciò sull’uomo, e lo prese per il colletto.

- Potevi dirlo prima, razza di depravato! – gli gridò in faccia.

Una mano però lo allontanò bruscamente, lanciandolo addosso al muro.

- Signor Pilaf! – gridarono i due scagnozzi, vedendo il loro capo duramente sbattere sulla pietra.

- Oramai le sfere sono nostre. – disse l’autrice di quel lancio, Herion.

- Mai! – strillò dolorante il tappetto azzurro.

La bambina si volse verso i due appartenenti all’esercito del fiocco rosso.

- Voi andatevene. – intimò. Quelli non se lo fecero ripetere due volte, e se la svignarono in pochi secondi.

La mora si girò verso l’amica Bulma.

- Credo che non potremmo esaudire il tuo desiderio. – disse, senza particolare sofferenza.

La ragazza la guardò incredula, poi iniziò ad urlare.

- Invece si! Voglio il mio desiderio! -

Herion le si avvicinò, e senza fatica le prese le sfere dalla tasca. Poi guardò in viso l’amica.

- Tu sai come si fa a far comparire il drago? – chiese. L’altra annuì. – Bene, allora facciamolo. – disse la piccola.

Il gruppo iniziò a scendere le scale, mentre Pilaf si faceva aiutare dai due scagnozzi ad alzarsi. Il colpo al muro gli aveva procurato dolore alla schiena.

Arrivati a terra, uscirono dalla torre abbandonata e si posizionarono nel posto davanti.

Bulma, dopo aver posato le sfere a terra ed essersi allontanata un po’, pronunciò una frase con cui incitava il drago Shenron ad apparire.

Pochi secondi, e si fece tutto buio. Le sfere brillavano, lampeggiando. Poco dopo ne uscì un drago, che ci mise un po’ ad apparire per intero.

Questo chiese quale fosse il desiderio, e senza esitazione Herion parlò.

- Voglio che l’esercito del fiocco rosso smetta di esistere. -

Dopo qualche attimo di sbalordimento, gli amici apprezzarono il fatto che la bambina non pensasse solo al suo piacere. A differenza di Bulma, che iniziò ad urlare ed inveire contro la bambina.

- Io voglio il mio desiderio! – gridò.

Ma Yamcha la bloccò, tappandole la bocca, per poter sentire le ultime parole del drago.

- Desiderio esaudito. -

Dopodiché, Shenron scomparve, tracciando dei fasci di luce che dovevano essere le sfere che si disperdevano. Il cielo tornò di colore azzurro, e il deserto riprese il suo naturale calore.

Sorridendo, Herion si buttò a terra, sdraiandosi.

- E’ bello, il drago Shenron! – pensò ad alta voce.

Yamcha la raggiunse, mollando Bulma che però non riprese ad urlare.

Il ragazzo si sedette affianco alla bambina.

- Sei stata brava, ad eliminare quell’esercito parassita. Avrebbe creato solo rogne, se fosse rimasto in circolazione. – si congratulò.

Lei annuì, mentre Bulma, Oolong e Pual si avvicinavano a loro volta.

- E ora cosa farò? – strepitò la ragazza. – Ci vorrà un anno, prima che le sfere tornino a rigenerarsi. Nel frattempo dove vado? -

gli altri la guardarono, e solo dopo qualche secondo Herion chiese spiegazioni.

- Un anno? – disse, perplessa.

- Esattamente. Ora le sfere sono diventate pietra, perciò niente desideri per almeno un anno! – spiegò irritata la ragazza.

- Allora facciamo così: tra un anno ci rincontriamo, e ricominciamo la ricerca. Che ne dite? – propose Yamcha.

Le altre due annuirono.

- E cosa farete nel frattempo? – chiese Oolong, per curiosità.

- Io torno dal genio delle tartarughe, e chiedo di allenarmi con lui. – rise Herion. Sperava davvero che quel vecchietto la rendesse forte.

- Io non lo so… - mormorò Bulma, ma poi ebbe un idea. – Yamcha, che ne dici se passiamo quest’anno insieme? Tanto io sono sola, e anche tu lo sei. – disse.

- Si, Yamcha, dai! Anche io e Oolong verremo con voi. – disse allegro Pual.

Il ragazzo annuì, mentre Herion chiamava la nuvola d’oro. Quando questa arrivò, la bambina ci saltò in groppa.

- Allora ci si vede tra un anno! – disse. Gli altri la salutarono, sorridendole.

Yamcha la guardò allontanarsi.

Ma lui ignorava il fatto che non l’avrebbe rivista dopo un anno, e che le sarebbe mancata più del previsto.

 

 

Salve a tutti coloro che seguono questa fan fiction. In questo capitolo i nostri eroi si salutano e si danno appuntamento per l’anno dopo. Ho tolto di mezzo l’esercito del fiocco rosso perché non avevo voglia di narrare le sue avventure, ma racconterò vicende inventate da me.

Sirene Chan

 

 

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Capitolo 8
*** Reunion ***


mnmnmnnm

 

Dopo 4 anni

- Dobbiamo trovare il modo di prendergli la sfera! – strepitò Bulma, infuriata.

- Si, ma come facciamo? – chiese scettico Yamcha. – Se non ci siamo riusciti in due anni, la vedo dura! -

- Vedrai che ce la faremo! – ribatté lei, sicura.

Oolong e Pual non patteggiavano per nessuno dei due, e se ne stavano in disparte a sonnecchiare.

Questo gruppo non si era mai separato, nel corso dei quattro anni, e avevano continuato a viaggiare insieme. Dopo un anno dalla partenza di Herion, si erano aspettati di rivederla, ma lei non si era presentata. Avevano allora iniziato la ricerca da soli, senza buoni risultati. Erano riusciti a prendere tre sfere, ma la quarta era nelle mani di una tribù nomade di indiani, e, come presumibile, era difficile ottenerla senza pericoli. Yamcha aveva già rischiato di essere fatto in padella più di una volta.

Avevano passato due anni a pensare un piano per fregare la quarta sfera, e nel frattempo erano entrati in possesso della quinta e della settima.

Mancavano due sfere, e finalmente Bulma avrebbe potuto esprimere il suo desiderio, che fino a quel punto non si era realizzato.

L’attesa l’aveva portata anche sulla via sbagliata, pensando addirittura di provarci con Yamcha. Ma aveva demorso prima di tentare, dato che lui sembrava sempre immerso nei suoi pensieri, come se stesse pensando ad un’altra ragazza.

E così la ragazza aspettava la riunione delle sfere, per incontrare il suo principe azzurro. E non voleva demordere per nessun motivo, dalla ricerca.

- E’ colpa tua se non riusciamo a rubare la sfera alla tribù. – disse, con uno scopo in mente. – Se ci fosse stata Herion… - non terminò la frase, lasciandola sospesa, e si mise ad osservare il volto dell’amico, che stava guidando.

Come ogni volta che si faceva il nome della bambina, il suo viso veniva attraversato da un lampo di tristezza, e Bulma non se l’era lasciato sfuggire. Aveva capito che la piccola forzuta gli mancava davvero tanto.

Continuarono il viaggio verso la città in silenzio, e solo dopo qualche minuto Oolong parlò.

- Perché stiamo andando in città? C’è un’altra sfera? -

L’unico che si obbligò a rispondere fu Pual.

- Non lo so, ma lasciamoli fare… - gli sussurrò.

Arrivarono nella cittadina piena di gente, e scesero dall’auto. I due ragazzi si avviarono verso il supermercato per fare rifornimento di cibarie. Appena entrata, furono accolti da delle urla, fortunatamente non indirizzate a loro.

- Non ti faccio lo sconto! E ora paga, e fila via! – stava gridando ad un ragazzo calvo.

- Ma deve capire! Non ho molti soldi! – rispondeva lui con lo stesso tono di voce.

- Allora compra meno cose! – strillava il vecchio.

- Ma non posso! È la lista che mi ha dato il genio delle tartarughe! Neanche per lui fa uno sconto? – aveva gridato questo.

Il proprietario del negozio non fece in tempo a rispondere che Yamcha fu sopra al ragazzo.

- Hai detto Genio delle tartarughe? Lo conosci? – gli urlò in faccia.

Perplesso, il ragazzo rispose.

- Si, sono il suo allievo! – si vantò.

- E conosci anche una certa Herion? – chiese speranzoso Yamcha.

- Si, è la mia compagna di allenamento. -

Il ragazzo ventenne trattenne a stento un urlo di gioia.

- E dimmi, dov’è ora? -

- E’ nel negozio di spezie. Il genio ci ha detto di fare la spesa. -

Yamcha fu subito fuori dal negozio, diretto nel negozio in cui c’era Herion, seguito da Bulma, Oolong e Pual.

Appena entrato dalla porta, lacrime di gioia premevano sugli occhi, ma lui le asciugò prontamente.

Herion era li, davanti a loro.

Non indossava più la casacca rossa, ma aveva una maglia blu elettrico con dei pantaloni bianchi e larghi.

E Yamcha doveva ammettere che stava molto bene.

Non teneva più i capelli lunghi, ma li aveva tagliati in un caschetto corto, sempre di colore nero.

I lineamenti non erano più infantili, ma erano da ragazza.

Una bella ragazza.

Quando questa si voltò verso di loro, richiamata dallo sbattere della porta, il gruppo notò un orecchino al lobo sinistro, che le dava un aria da peste.

Appena la ragazza riconobbe gli amici, si limitò a sorridergli, mentre tutti avevano voglia di abbracciarla. Tutti tranne una persona.

- Herion! Perché non ti sei presentata tre anni fa? – chiese Bulma, tra un misto di rabbia e di felicità.

- Ho avuto da fare con gli allenamenti. – spiegò semplicemente lei.

Yamcha non resistette, e si buttò su di lei. La strinse tra le braccia con tale dolcezza che sorprese tutti quanti.

Accortosi del gesto appena compiuto, il ragazzo si allontanò bruscamente. Ma non si fece prendere dall’imbarazzo, tanto era contento.

- Ci sei mancata davvero tanto. – disse.

I capelli di lui erano più corti dell’ultima volta che Herion l’aveva visto. Anche Bulma li aveva tagliati, in una pettinatura simile a quella della mora, con la sola differenza che la ventenne aveva la frangetta, mentre Herion aveva semplicemente qualche ciuffo che le copriva la fronte.

Poi guardò Oolong e Pual, e non si stupì nel vederli uguali a quattro anni prima.

Sorrise nel vederli; era contenta di averli davanti a se dopo tanti anni di lontananza.

Subito dopo, entrò nel negozio il ragazzo che aveva dato informazioni al gruppo su dove si trovasse Herion.

Questo salutò Herion, e lei ricambiò.

- Non ce l’ho fatta ad ottenere uno sconto. – disse, demoralizzato.

La mora sorrise, poi si voltò verso il gruppo, che non conosceva il suo compagno.

- Lui è Crillin, si allena con me dal genio. – disse, presentandolo.

Crillin salutò nuovamente tutti, e poi si rivolse all’amica.

- Andiamo? Il genio ci aspetta. -

Herion annuì, per poi porgere i soldi al negoziante, che salutò cordialmente.

Appena fuori, la mora chiamò a gran voce la nuvola d’oro, che dopo pochi attimi fu accanto a loro.

- Che cosa fate, venite con noi alla Kame House? – chiese, dopo essere saltata sopra alla nuvola.

Senza interpellare nessuno, Yamcha fece comparire dalla capsula un elicottero.

- Ovviamente. – rispose.

Crillin allora si accomodò dietro ad Herion, stringendole la vita per tenersi. A quel gesto, il ventenne fu preso da un lampo di gelosia, ma non gli diede bado.

Si staccarono da terra, e appena furono in volo Bulma attaccò il ragazzo che guidava l’elicottero.

- Ma che ti è saltato in mente? Anche a me fa piacere rivedere Herion, più di quanto tu creda, ma per gentilezza potevi anche interpellarmi! -

- Se non vuoi venire puoi anche scendere. – disse lui, con voce monotona.

Lei sbuffò, incrociando le braccia.

Nessuno parlò fino a quando il mezzo non atterrò sull’isola del genio.

Il vecchietto, vedendo arrivare oltre ai suoi due allievi anche un elicottero, uscì dalla casa pronto ad accogliere chiunque fosse.

Appena vide le facce degli ospiti, le riconobbe subito.

- Voi siete gli amici di Herion! Quelli che hanno salvato la mia tartaruga! - strepitò.

Tutti annuirono, sorridendo. Bulma si avvicinò alla ragazza, e la abbracciò.

- Sono felice di rivederti! – le disse, sinceramente contenta. – Anche perché c’è una piccola questione in sospeso! –

Perplessa, Herion chiese informazioni.

- Una tribù di nomadi è in possesso di una sfera, e noi non riusciamo a prenderla! – spiegò, sorridendo speranzosa.

- E vorresti che io la prendessi per te? – chiese la mora, anche se sapeva già la risposta. Difatti l’altra disse di si.

- Ottimo! – strepitò il genio, avendo sentito tutto il discorso. – E’ un buon allenamento, per voi! Naturalmente vi porterete dietro anche Crillin! -

Quest’ultimo si demoralizzò, sentendosi nominato come un peso, e non come un aiuto.

Bulma annuì contenta, e anche Oolong e Pual erano felici di questa nuova avventura, seppur spaventati. Invece Yamcha non era particolarmente entusiasta, data la partecipazione di colui che reputava un rivale senza alcun apparente motivo.

Nonostante tutto, però, il gruppo partì, verso la foresta in cui si trovava la famigerata tribù Gulpa, possessori della sfera dalle quattro stelle.

 

 

Salve a tutti, ecco qui Herion da ragazza insieme a Crilin. Spero di non avervi deluso tagliando tanti pezzi. Staremo a vedere cosa succederà nel prossimo capitolo con la tribù Gulpa. Grazie per le recensioni, continuate a seguirmi.

Sirene Chan

 

 

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Capitolo 9
*** La tribù Gulpa ***


herion

 

La foresta rendeva difficile il percorso con la macchina, per via dei grandi arbusti. L’umidità innervosiva il gruppo, che di per se era già abbastanza irritato.

- Ma come avete fatto ad arrivare a quel villaggio, le altre volte? – chiese Crillin, la cui testa veniva puntualmente colpita da rami e foglie.

- C’era il sentiero. – spiegò Bulma, agitando le braccia per cacciare via le zanzare.

- E adesso? – chiese Herion, affascinata da tutto quel verde.

- Ti pare che ci sia ancora? – chiese, alzando un po’ la voce, la ragazza.

Stettero zitti qualche altro minuto, poi Yamcha diede ordini.

- Ora scendete dalla macchina, si prosegue a piedi. – disse, chiudendo il motore. Quando tutti ebbero posato i piedi sulla terra molliccia, Bulma chiuse il mezzo nella capsula.

Armato del radar, Yamcha faceva da guida al gruppo, che lo seguiva inerme.

- Dobbiamo proseguire per mezz’ora. – disse. – Poi arriveremo al villaggio e li inizieranno le difficoltà. – spiegò ad Herion e Crillin.

Gli altri due annuirono, aspettandosi il peggio.

- Cos’ha di pericoloso questa tribù? – chiese la mora, ingenua.

- Sono armati fino ai denti, - iniziò il ragazzo. – ed inoltre la sfera è il ciondolo principale del capo villaggio, perciò è inavvicinabile. -

- E come faremo a prenderla? – chiese ancora lei.

- E’ quello che ci chiediamo da due anni… - mormorò Bulma, innervosita dal gran caldo.

Il percorso che dovevano seguire era seminato di radici ed ostacoli. Per andare avanti dovevano arrampicarsi, circumnavigarli, o toglierli di mezzo.

- Sembriamo i protagonisti di un video gioco… - si lamentò Bulma, togliendosi la polvere dai pantaloni.

- Con la differenza che, se i personaggi muoiono, possono sempre tornare in vita. Noi no. – ricordò Crillin.

- Non c’era bisogno di ricordarmelo! – strepitò Oolong, già spaventato da quello che lo attendeva. Pual, che volava accanto al maialino, era dello stesso parere.

La cammina proseguì tra mosche e foglie d’alberi. Bulma cadde qualche volta, facendo crescere dentro di lei la rabbia, mentre Crillin rideva sotto i baffi vedendola imbarazzata.

Yamcha non prestava attenzione ad altro che non fosse il percorso. Camminava assorto nei suoi pensieri, ma non appena Herion spiccava parola, la sua testa si voltava automaticamente verso di lei. La ragazza era rimasta perplessa dal suo comportamento, ma cercava di non farci caso per non offendere l’amico.

- Finora abbiamo cercato di distrarli, introducendo Bulma dentro la tenda del capo per prendergli la sfera. – spiegò Yamcha. – Ma non ha mai funzionato. Difatti è un miracolo, se siamo ancora qui. -

- Tenteremo un approccio diverso! – incoraggiò Crillin, con aria di uno che ha in mente un piano diabolico.

- E cosa faremo? – chiese curiosa Herion.

Il ragazzo ci pensò su un attimo.

- Possiamo diventare loro amici! – disse, deludendo all’istante le aspettative di tutti.

- Quegli indigeni non hanno l’aria amichevole! – disse Bulma, contrariata.

- Siamo quasi arrivati. – mormorò Yamcha. – Dobbiamo decidere come farci avanti! -

Tutti rimasero zitti in attesa di un idea brillante.

Che però non arrivò.

- Dannazione, che si fa? – chiese allarmata Bulma. – Ho bisogno di quella sfera! – ribadì.

- Io insisto con l’idea dell’amicizia! – continuò Crillin. Bulma gli tirò uno schiaffo sulla testa.

- Idiota! Se cerchiamo di farceli amici, ci scuoiano e ci fanno diventare cibo per dinosauri ammaestrati! – urlò la ragazza.

Dopo qualche attimo, si guardarono in giro. Era sparita una persona, dal loro gruppo. Dove si era cacciata?

Un lampo attraversò nello stesso momento tutte le menti del gruppo. Quella prospettiva era terribile e molto probabile allo stesso tempo.

Fecero qualche passo verso il villaggio, favorendo la visuale, e fecero appena in tempo a vedere Herion che si avvicinava ad una donna della tribù.

Volevano urlare, ma non volevano essere scoperti. Avevano tutte le intenzioni di stare a veder cosa sarebbe successo.

Herion salutò allegra la donna, per poi avviarsi verso l’interno del minuscolo villaggio. Camminava con passo lento e sicuro, e non si curava degli sguardi interrogativi e minacciosi che gli indigeni le lanciavano.

Si avvicinò ad una tenda, e ci infilò la testa per vedere da chi era occupata, quando una mano la spinse lontana.

Il ragazzo che l’aveva allontanata le fece il segno di stare in silenzio. Poi la prese per il polso e la trascinò in una tenda poco lontana da lì.

Una volta dentro, le parlò. Prima si presentò, dicendo di chiamarsi Yokido, poi andò al dunque.

- Non ti conviene stare qua. – le disse, senza preamboli.

- Devo prendere una cosa. – disse, lei, ammirandosi intorno. Quella tenda era piena di tappeti e perle. Era molto bella, ed Herion ne era rimasta affascinata.

- Allora dimmi cosa, così te la do subito e te ne vai prima. – si sbrigò lui.

- Una sfera del drago. -

Lui fece un balzo all’indietro, sentendo quelle parole, poi sventolò la mano davanti al naso.

- Chiedi una cosa impossibile! – la avvertì. – Non sai che la sfera è al collo del capo villaggio! – esclamò.

- Si che lo so. – disse lei, quasi annoiata dalla conversazione.

- E allora perché sei ancora qui? – le chiese, con sguardo interrogativo.

- Perché devo prenderla. – spiegò lei, poi si avviò all’uscita della tenda.

- No, aspetta! – la seguì lui.

- Dove si trova il capo? – chiese lei, noncurante, guardandosi intorno per cercare di individuare la tenda giusta.

- Non puoi farlo! – gridò lui. – Il capo è come una divinità, qui, non puoi neanche vederlo da lontano, figuriamoci avvicinarlo. – esclamò.

Herion, senza perdere tempo, si avviò alla tenda più grande, dove fuori sostavano due indigeni intenti a fare la guardia.

- Trovata! – strillò felice la ragazza.

- No, non farlo! – continuò lui, cercando di fermarla con le buone, ma quando si accorse che lei non aveva intenzione di abbandonare l’intento, la prese con la forza.

Lei, stupita, cercò di divincolarsi. Ma quando si accorse che la presa era ferrea, decise di non contenere la sua forza.

Bulma voleva quella sfera? L’avrebbe avuta.

Con uno strattone, le mani di Yokido lasciarono le spalle di lei, poi Herion iniziò a correre verso l’entrata.

Accortosi di lei, i due uomini si prepararono a placcarla, ma con le due braccia la ragazza li tolse di mezzo, spingendoli ai lati. Infine entrò.

La tenda era ancora più bella di quella precedente; era piena di tappeti e perle anche questa, ma era molto più raffinata. Circondato da oggetti preziosi, un vecchietto stava seduto in solitudine, come se stesse dormendo. Al collo portava la sfera.

- Salve! – salutò lei, avvicinandosi. Sentendo una voce sconosciuta, il vecchio aprì gli occhi, alzando la testa. Incuriosito, decise di non chiamare nessuno in suo soccorso. – Sono qui per prendere la sfera che lei indossa. – disse Herion, indicando il ciondolo. – Me la potreste dare? – chiese.

Il capo villaggio si guardò la collana. Poi si voltò verso la ragazza.

- Questa sfera ci porta fortuna da ormai molto tempo. – mormorò l’uomo, tanto che Herion fece fatica a sentire le parole. – Non te la posso dare, mi dispiace. -

Sospirando, la ragazza si avvicinò al vecchio.

- Dispiace più a me. – disse, avvicinando la mano alla sfera. – Perché se non me la da lei, sono costretta a rubarla. -

Tirando, la collana si allontanò dal collo del capo villaggio, ed Herion se la mise in tasca. Poi frugò nei pantaloni, e ne tirò fuori un po’ di soldi.

- Questi sono per lei! – disse, allungandoglieli. – Facciamo che io gliel’ho comprata, ok? – chiese, sorridendo, e non aspettandosi una risposta vera e propria.

Il vecchio era affascinato dall’ottimismo di Herion, e decise che l’avrebbe lasciata andare.

- E’ meglio che la prenda tu… - disse, placido. – al posto di quei tipi che hanno tentato varie volte di sgraffignarmela. Quel ragazzo non ne combinava una giusta… - disse pensieroso, ed Herion intuì che stava parlando di Yamcha.

Rise imbarazzata, poi si allontanò verso l’uscita.

- Allora arrivederci! – salutò, ridendo contenta.

Ma appena fuori, capì che nessuno avrebbe avuto voglia di rivederla.

Una schiera di indigeni avevano aspettato pazientemente che fosse uscita dalla tenda, per poi suonargliele di santa ragione.

Con un ghigno, divertito dalla sfida, Herion Iniziò a correre verso gli amici.

- Scappate! – urlò, ridendo.

Yamcha e Bulma, terrorizzati, iniziarono a darsela a gambe, seguiti a ruota da Crillin, Oolong e Pual. Prima di abbandonare il villaggio, però, Herion si voltò verso gli abitanti, che si fermarono a guardarla.

- Grazie della sfera! – strillò. Poi riconobbe una persona tra la folla. – Ciao Yokido! – salutò, agitando il braccio. – Arrivederci vecchietto! – urlò ancora, sicura che il capo villaggio l’avesse sentita.

Poi si voltò, e riprese velocemente la fuga, mentre tutti gli indigeni si giravano verso Yokido, credendolo un suo complice.

Arrivata alla macchina, vide che tutti erano già seduti all’interno. Yamcha aprì il finestrino, e la accolse animatamente.

- Sei stata bravissima! – le disse, entusiasta. Lei sorrise, contenta. Poi lanciò la sfera a Bulma, che la prese felice.

- Ancora una sfera! – strillò, ridendo.

Herion chiamò la sua nuvola adorata, mentre Crillin si posizionava accanto a lei, per poi salire sulla nuvola d’oro.

Ripresero il viaggio, ma si misero d’accordo che prima di cercare l’ultima sfera sarebbero andati dal genio delle tartarughe, per una breve sosta.

 

 

Ciao, sono Sirene Chan. Ed ecco qui il nono capitolo; la tribù Gulpa è stata fin troppo buona con la nostra Herion, e il capo villaggio le ha ceduto in fretta la sfera del drago.

Le avventure della nostra protagonista saranno ancora lunghe, e alcune cose saranno molto diverse dal manga originale. Dragon Ball sta per finire, ma ricordate: quando i sayan si scontrano, inizia Dragon Ball Z!!!

Sirene Chan

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Il desiderio ***


nuovo capi

 

Il drago apparve dopo pochi attimi, mentre nel gruppetto correva la stessa adrenalina e la stessa sorpresa che li assaliva durante la comparsa di Shenron. Dopo varie peripezie, il drago si dedicò a loro, e chiese il desiderio che volevano esprimere.

Bulma era felice. Aveva dovuto aspettare quasi cinque anni, per realizzare il suo sogno, ma finalmente ora l’avrebbe esaudito.

- Io voglio… - iniziò, quasi intimidita. Si diede della stupida: come poteva essere imbarazzata e avere paura per una cosa che aspettava da così tanto tempo? – Io voglio trovare la mia anima gemella! – disse, prendendo coraggio.

Passò qualche secondo di interminabile silenzio. Poi gli occhi di Shenron brillarono.

- Desiderio esaudito. – disse.

Poi le sfere brillarono, per alzarsi in volo e allontanarsi velocemente. Il drago sparì, illuminandosi. E quando questo fu scomparso, un ragazzo aveva preso il suo posto.

Si stava guadando intorno spaventato, non capendo nulla della situazione. Non sapeva come aveva fatto ad arrivare li, ma era parecchio spaventato da quel fatto.

Bulma si stava trattenendo dal gridare di felicità. Il drago le aveva fatto comparire un ragazzo che doveva essere la sua anima gemella. Inoltre, guardandolo meglio, appurò che era anche bello. Si avvicinò, ritornando alla timidezza provata poco prima. Quando fu davanti a lui, gli sorrise raggiante. Lui la guardò spaventato; non era piacevole trovarsi davanti una ragazza che gli sorrideva in estasi.

- Ciao, io sono Bulma! – gli disse lei, sorridendo a 167 denti. – Ho espresso il desiderio di trovare la mia anima gemella e… sei arrivato tu!- spiegò, estasiata. Gli occhi azzurri di lui la guardavano smarriti, e lei ne era affascinata.

Il ragazzo per un breve momento pensò di aver interrotto una cerimonia, ignorando la storia delle sfere del drago, ma poi ne convenne che era lui il desiderio.

Anima gemella, lo aveva chiamato?

Il giovane iniziò ad esserne compiaciuto. Sapeva di essere molto apprezzato, dal pubblico femminile, e inoltre Bulma era molto carina.

- Puoi chiamarmi Satan! – esclamò, chiudendo gli occhi in un espressione misteriosa.

Lei ne fu ammaliata, poi lo prese per un braccio. Era forte e muscoloso, e questo compiacque la ragazza.

- Devo presentarti ai miei amici! – gli disse, guardandolo persa. Doveva ammetterlo: lei non era una tipa facile, ma lui l’aveva conquistata subito. Forse anche per merito del drago, che le aveva assicurato che lui fosse la sua dolce metà.

Bulma si avvicinò con Satan agli amici, che la guardavano curiosi.

- Lui è Satan! – lo presentò, sorridendo. Tutti salutarono, e il ragazzo ricambiò.

Poi Bulma lo portò lontano da li, pronta a conoscerlo meglio.

- Raccontami di te! – gli disse, continuando ad essere aggrappata al suo braccio.

- Mi sto allenando per diventare il più forte del mondo! – si vantò lui. Bulma emise mormorii d’interesse. Quel ragazzo le interessava sempre di più.

- Dove abiti? – gli chiese, progettando già il suo trasferimento nel luogo in cui abitasse.

- In città. – disse. – Dove ci sono i migliori maestri di arti marziali! – spiegò. Lei sorrise: le piaceva la sua determinazione. – Ma non parliamo solo di me. – disse cortese il ragazzo. – Dimmi qualcosa di te! -

Lei fu felicissima della sua galanteria, ma prima dovette avvisarlo di una cosa molto importante, e cioè il modo in cui si erano incontrati.

- Ho espresso un desiderio al drago Shenron… - iniziò, ma si fermò quando vide lo sguardo smarrito del ragazzo. Allora lei gli spiegò tutta la leggenda delle sette sfere, per poi ricominciare da dove si era interrotta. – Ho chiesto di incontrare la mia anima gemella, e il drago mi ha detto che… sei tu! – disse, diventando rossa per l’imbarazzo, sorridendo timida.

Lui le sorrise, e questo fece accapponare la pelle alla ragazza.

- Anch’io credo che tra noi ci sia sintonia! – ammise, dicendo esattamente quello che pensava. Lei esultò dentro di se.

- Allora… ti va bene? – gli chiese, temendo una risposta negativa.

- Assolutamente. - rispose lui, sorridendo.

Lei abbracciò l’arto del ragazzo, facendo le fusa come un gatto.

- Anch’io abito in città! – disse, serena. – Ci potremo vedere spesso! – esclamò, raggiante.

Lui annuì; sebbene fosse ancora confuso, era contento di avere incontrato quella ragazza. Poi un pensiero gli attraversò la mente; come sarebbe tornato a casa? Bulma però, precedette la sua domanda.

- Ho un elicottero, ti accompagno io a casa. – gli disse, cercando di essere dolce.

Lui le sorrise.

- Magari ti faccio conoscere i miei genitori! – le disse, iniziando ad adorare l’idea. Sarebbe stata la prima ragazza che portava a casa, e questa volta era sicuro che fosse quella giusta.

Lei non poté fare a meno di gridare felice, per poi abbracciare il suo ragazzo.

- Sarebbe meraviglioso! – strillò, al colmo della felicità.

Lui ricambiò l’abbraccio, leggermente imbarazzato.

Intanto, Herion e gli altri se ne stavano seduti a terra, aspettando il ritorno dell’amica.

Yamcha era quasi depresso. Anche lui voleva trovare l’anima gemella, per non dover subire più le donne. Invece l’unica che avrebbe potuto vivere felice sarebbe stata Bulma.

Ma a lui non sarebbero servite le sfere, ma solo un po’ di coraggio.

Guardò Herion, che se ne stava in silenzio con espressione serena. Sospirò, distogliendo lo sguardo: credeva che non avesse più la possibilità di essere felice, che l’avesse persa nell’esatto momento in cui, quattro anni prima, aveva incontrato quella bambina.

Bulma finalmente fece il suo ritorno, avvinghiata a Satan.

- Quando sarò ancora un po’ più grande, vedrai che mi chiameranno Mr Satan, e che sarò l’eroe della città! – esclamava lui, mentre Bulma ascoltava rapita la sua voce. Era sinceramente convinta che quelle parole rispecchiassero perfettamente il futuro.

Oolong guardò invidioso Satan, mentre Pual guardava preoccupato Yamcha.

- Noi andiamo in città! – sorrise Bulma; naturalmente il sorriso non era rivolto agli amici, ma al suo amato.

Yamcha, demoralizzato, tirò fuori la capsula con la macchina. Aveva capito le intenzioni della ragazza: l’elicottero sarebbe servito unicamente a lei e a Satan.

Ma Bulma non era un mostro, ed era affezionata agli amici. Così chiese loro dove si sarebbero diretti.

Crillin disse che sarebbe tornato dal Genio, per un ulteriore allenamento, e Oolong lo avrebbe seguito.

Herion intanto, guardava Yamcha che debolmente metteva in moto la macchina. Allora gli si avvicinò, posando le mani sulla portiera.

- Dove vai? – gli chiese, sorridendo con la sua solita espressione innocente.

Lui sospirò, non sapendo bene cosa rispondere.

- Girerò un po’. – disse alla fine. Lei lo guardò, non potendo nascondere la delusione della sua risposta.

- Non vuoi venire con noi ad allenarti dal Genio? – propose la ragazza, sperando in una sua risposta positiva. Lui ci pensò su: ricordò i vari momenti passati in sua compagnia, e la sofferenza che aveva provato nello starle lontano.

Poi disse di no, chiamando Pual.

- E tu Herion? Dove vai? – chiese raggiante Bulma. Herion disse che sarebbe tornata dal genio delle tartarughe, non sapendo che altro dire. Dopo aver salutato tutti, riservando un abbraccio ad Herion, Bulma partì con il suo Satan.

La mora si volse di nuovo verso Yamcha, per guardarlo. Ma lui teneva lo sguardo abbassato.

Poi la macchina partì, lasciando soli Herion e Crillin. Yamcha non la salutò neanche.

Il ragazzo capì che più stava insieme ad Herion più soffriva nell’esatto momento in cui lei capì che stare in compagnia di Yamcha la rendeva felice.

 

Ciao!

Innanzitutto mi scuso con i fan della coppia Bulma-Vegeta, ma io credo sinceramente che Mr Satan e Bulma siano una coppia… interessante, per quanto assurda ed impossibile. Perciò mi spiace se ho deluso qualcuno (e credo sia così). E mi dispiace anche per il capitolo corto, ma non avevo molto da dire… Spero che nonostante tutto continuiate a seguirmi! Per me è un onore intrattenervi, e ne sono veramente contenta! ^_^

Sirene Chan

 

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Capitolo 11
*** - Yamcha...? ***


nnnnmm

Gli allenamenti del genio erano estenuanti ma rinvigorenti. I due allievi non la smettevano di sfidarsi e miglioravano vistosamente. Herion era diventata di potenza inaspettatamente superiore a quella di Crillin, e quest’ultimo non riusciva a digerirlo.

La Kame House era un’abitazione confortevole, e i due ragazzi erano molto onorati di essere allenati da un grande lottatore come il genio delle tartarughe. Cercavano infatti di renderlo felice come potevano, anche se la ragazza mai e poi mai si sarebbe concessa al vecchio, nonostante questo fosse uno dei desideri del nonnetto.

Una mattina come tante i due giovani si stavano sfidando in riva al mare. Il ragazzo stava per lanciarsi all’attacco, ma una gomitata violenta di Herion lo fece cadere a terra, disteso. Era la quindicesima volta che succedeva, mentre la mora non era stata stesa neanche una volta.

Lui si massaggiò il naso dolorante, guardando deluso l’amica.

- Non è giusto, non puoi sempre vincere tu… - le disse. Lei rise.

- Dai, Crillin! Non te la prendere! – gli disse la ragazza, porgendo all’amico una mano per alzarlo. Lui la afferrò, e in un battibaleno fu in piedi, a scuotere i vestiti per togliere ogni granello di polvere rimasta.

- Pausa! – implorò lui, e lei annuì.

Crillin si diresse un attimo in casa, mentre Herion si accomodava in riva al mare ad ammirare lo splendido paesaggio che la circondava. Le onde cristalline creavano una deliziosa schiuma bianca sulla battigia, che rendeva delicato e grazioso l’ambiente.

Poi la mora alzò gli occhi per vedere i pennuti che ogni mattina circolavano intorno all’isola. Ma al posto di vedere i soliti uccelli, vide un volatile molto particolare.

Herion strizzò gli occhi: quel volatile le ricordava tanto il mezzo che Bulma usava per spostarsi… Quando poi realizzò che quello le stava andando incontro, si alzò in piedi, quasi certa della sua supposizione.

Difatti, quando l’elicottero atterrò pochi metri lontano da lei, non poté far a meno di rallegrarsi. Una ragazza uscì dall’uscio appena questo si aprì, e si buttò letteralmente al collo della mora. Quest’ultima ricambiò l’abbraccio, provando il solito imbarazzo che le mettevano le scene con affetto.

- Bulma! – esclamò, scostandola per guardarla in viso. L’altra sorrise a trentadue denti, poi si voltò verso il mezzo con cui era arrivata; una persona ne stava uscendo impacciata. – Satan! – riconobbe la mora, sorpresa.

Lui fece un veloce cenno con la mano, prendendo nell’altra la capsula in cui rinchiudere l’elicottero. Poi il ragazzo si avvicinò alle due; Bulma gli prese la mano, affiancandosi a lui.

I due stettero in silenzio, ed Herion ebbe il vago presentimento che toccasse a lei dire qualcosa. Fortunatamente Bulma era rimasta impaziente, perciò parlò lei.

- Abbiamo una notizia. – disse, nascondendo malamente la propria emozione.

La mora li squadrò un attimo: non avevano l’aria di persone che volessero avvisarla di un imminente torneo, ne di persone che morivano dalla voglia di prepararle un gustoso pranzetto. Perciò stette in silenzio, attendendo la novità.

Bulma fece una smorfia, ma la felicità sul suo volto non andò via neanche per un secondo.

- Ci sposiamo! – esclamò, raggiungendo il culmine della gioia. Dopodiché la ragazza si strinse al suo futuro marito, mentre Herion aveva stampato in volto un espressione perplessa: sposare? Cosa significa? Per lei quelle parole non avevano senso.

Subito il genio delle tartarughe uscì dalla casa, pronto ad abbracciare l’amata, ma lei lo bloccò immediatamente. Difatti lui si fermò, ma il metodo usato fu differente: Bulma sporse verso lui la sua mano destra, mettendo in bella mostra un anello e sorridendo felicemente maligna.

Lui si rannicchiò a terra, iniziando a piangere a dirotto, mentre Crillin, uscito dietro al genio, cercava di consolarlo.

Herion si rivolse verso l’amica, che guardava raggiante il ragazzo al suo fianco.

- Cosa significa "ci sposiamo"? – chiese, non tenendo nascosta la sua ignoranza nell’argomento. Bulma fece un espressione irritata, ma glielo spiegò.

- Quando si ama una persona, si vuole restare con lei per tutta la vita. Il matrimonio è quello che rende ciò tale. – disse. Ma poi, vedendo l’espressione confusa dell’amica continuò la spiegazione, in modo più sbrigativo. – Faremo una grande festa ed una cerimonia, e voi siete invitati. – disse, guardando male il genio: si capiva che Bulma non aveva nessuna intenzione di averlo al proprio matrimonio.

Herion ci ragionò un attimo su; poi ebbe un lampo di genio.

- Vi conoscete solo da qualche settimana! – strepitò. Se sapeva una cosa, era che non si poteva "amare" una persona solo dopo qualche settimana.

Una vena iniziò a pulsare sulla tempia di Bulma.

- Due anni! – strillò quest’ultima. – È da due anni che non ci vediamo, Herion! – la rimproverò.

La mora si passò una mano sulla nuca, ridendo imbarazzata: era passato così tanto tempo e non se ne ricordava?

- Devo avvertire anche Yamcha! – esclamò la turchina.

La mano di Herion rimase a mezz’aria, immobile. Yamcha?

Era da tanto che non lo sentiva, non lo vedeva, non lo pensava. Da quando se n’era andato senza guardarla. E a lei era mancato terribilmente.

- Sai per caso dov’è? – continuò Bulma rivolta all’amica. Lei fece cenno di no. La futura sposa ne rimase molto colpita. – Ma come, non l’hai più visto? – le chiese. Herion negò nuovamente. La Brief non si scompose, ed iniziò ad inveire contro il ragazzo. – Quel cretino! Non si è fatto sentire neanche una volta? – strepitò. – È peggio di te! – sibilò, intendendo offendere solo Yamcha e non Herion.

L’altra annuì, non ascoltando veramente le lamentele dell’amica. Il pensiero del ragazzo era prepotentemente penetrato nella sua testa, e sembrava non avesse intenzione di schiodarsi da lì.

Scuotendo la testa, Herion si ricompose. Sorrise ai due novelli sposi, notando quanto bene stessero insieme. Poi si voltò verso il genio, che continuava a piangere, e Crillin, che cercava di tirare su di morale il maestro. Poi si voltò verso l’amica.

- Lo vado a cercare io! – propose.

Bulma annuì.

- Effettivamente dobbiamo fare i preparativi per le nozze… - sembrò scusarsi.

- A quando la cerimonia? – chiese l’amico calvo.

- Due mesi. – ipotizzò lei, sorridendo nuovamente. Strinse il braccio del fidanzato, e lui annuì guardandola. Satan era rimasto zitto durante tutto il discorso, aspettando pazientemente che la sua amata finisse di parlare (o di imprecare). Si vedeva che era un uomo molto buono, sotto la sua corazza fatta di freddezza, durezza e peli.

Herion chiamò a gran voce la nuvola speedy, e quando questa arrivò, vi si accomodò sopra.

- Vuoi che venga con te? – chiese Crillin, premuroso. La mora negò.

- Ha bisogno di cure e attenzioni. – disse scherzosa, indicando il genio che continuava a singhiozzare.

Dopodiché si alzò in volo, salutando tutti con un ampio gesto del braccio. Quando fu ad alta quota, sola, pensò a dove cercare l’amico. Aveva detto che avrebbe girato, perciò non si sarebbe stabilito in nessuna parte precisa, e ciò rendeva più difficile le ricerche. Avrebbe comunque cominciato dalla città più grande che trovasse in circolazione.

Passò tutto il pomeriggio alla sua ricerca, attraversando varie città, ma non lo trovò. Al tramonto riprese la ricerca, abbandonando l’ennesima città senza un risultato. Ebbe poi un idea: ricordava ancora il posto in cui trovarono Pual per la prima volta. Quello doveva essere il loro nascondiglio, la loro base.

Sorridendo, orientò la nuvola in direzione del deserto. Dopo pochi minuti di volo, atterrò vicino alla baracca in cui doveva trovarsi l’amico.

I passi risuonavano cauti sulla sabbia, mentre con calma Herion si recava verso l’entrata. Era sicura di trovare lì Yamcha: se non per intuizione, per esclusione. Era stata in tutti i posti del globo, l’unico che rimaneva era quello.

Si fermò, indugiando sulla soglia. Posò una mano sulla maniglia: era sicura che vederlo fosse la scelta giusta? L’ultimo incontro non era stato particolarmente entusiasmante. Lui poteva essere ancora arrabbiato, per qualche motivo a lei sconosciuto. Poi però ripensò alla sua simpatia, alla sua allegria, alla sua strizza. E non poté far a meno di desiderare di rivederlo. Le mancava, tanto forse troppo, e non avrebbe permesso che una giornata no li dividesse. Spalancò la porta, e all’interno vide il buio. La puzza di marcio che si sentiva recava segni di settimane. Rimase in silenzio a guardarsi intorno, poi un tremolio la distrasse. Lei si voltò verso un angolo oscuro, e scorse appena una figura che tremava. Era piccola, era tonda…

- Pual? – mormorò Herion.

Lui tremò ancora di più, dopo aver riconosciuto la ragazza. Lei poté notare delle ferite sul suo corpo, le lacrime nei suoi occhi. Un lampo improvviso la colpì.

- Yamcha…? – chiese, impaurita dalla possibile risposta che il piccolo amico poteva darle. Lui alzò la piccola testa tonda, continuando a singhiozzare.

- E’… è stato ucciso… -

Il mondo le crollò addosso.

 

 

Salve a tutti.

Bulma e Satan si sposano, Yamcha è morto. Cosa succederà adesso?

Sirene Chan

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