Love is on its way

di darlene
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Clair ***
Capitolo 2: *** Harry ***
Capitolo 3: *** Clair ***



Capitolo 1
*** Clair ***


Harry. Facciamolo Clair 
Clair. Cosa?
Harry. Il giro dell'Europa 
Clair. Stai scherzando?!
Harry. Dai Clair! Lo hai sempre voluto anche tu! Cosa ci ferma? I soldi non ci mancano, ho solo bisogno del tuo appoggio, è quello che hai sempre sognato. Io il mio sogno l'ho realizzato ora tocca a te.
Clair. Oddio, Prepara le borse baby! Si parte.
Harry. Si!

 
 

CLAIR

Quando ho iniziato le superiori avevo parlato a Harry di questo stupido sogno, chi lo avrebbe mai detto che ci sarebbe stata l'occasione di realizzarlo, quando glielo dissi all'epoca mi rise in faccia e ora è venuto a bussare alla mia porta per partire. C'È un motivo, scappa da qualcosa, non è mai stato in ragazzo da avventura, non sarebbe mai partito così su due piedi eppure ora è seduto sul mio divano che aspetta che io abbia finito di preparare le borse, sono la sua migliore amica, me lo dirà. Il giro dell'Europa in macchina, cosa posso portarmi dietro? Quanto staremo via? Non posso nascondere di essere maledettamente emozionata. In alcuni stati fa freddo in altri fa caldo, per fortuna partiamo con la mia jeep che ha un baule capiente, lui avrà come minimo 6 borse nascoste nel baule della sua BMW,
"io sono famoso, devo mantenere una buona immagine"
mi risponderebbe sicuramente così se gli dicessi qualcosa. Uno,due,tre,quattro, cinque, sei e sette.... Non avrò esagerato? In mia difesa dico che sono donna. La parte vestiti è pronta ora devo pensare agli accessori, ai cosmetici e tutto ciò che potrebbe rivelarsi utile, il bagno come al solito è sottosopra, forse dovrei riordinare prima di partire, ma Harry vuole partire ora? Non sono psicologicamente preparata, ho bisogno del mio tempo per prepararmi e l'idea che è di sotto mi mette un po' d'ansia, ora gli caccio un urlo.
"Harry, sali un attimo!"
brutta mossa, vedrebbe anticipatamente tutte le borse, troppo tardi, esco dal bagno prima che veda tutta la confusione.
"spero ci sia un buon motivo se mi hai fatto alzare"
mamma mia sempre il solito pigrone,
"ecco, ma tu avevi intenzione di partire subito?"
allungando le ultime lettere delle parole gli stavo già facendo capire che avevo bisogno di tempo,
"il prima possibile, non ci starai mica ripensando Clair..."
scontato, dio lo conosco così bene da prevedere persino le sue risposte,
"no, assolutamente, ma ho bisogno di tempo per prepararmi sia psicologicamente che fisicamente e poi la casa è in disordine e vorrei prima riordinarla, il pensiero che tu sia sul divano che mi aspetti mi mette una leggera fretta.."
bisogna parlare con le giuste pause fra una frase e l'altra per calcolare quanta rabbia sta accumulando in corpo,
"è quello che sto cercando di fare infatti, non ti è mai importato di avere la casa in ordine!"
ha accumulato abbastanza rabbia, ma ragionando sul fatto che non è un ragazzo irascibile, mi sta decisamente nascondendo qualcosa,
"suvvia Harold, ti sto solo chiedendo questo pomeriggio, partiremo domani mattina, devo anche fare benzina alla macchina, perché è scontato che useremo la mia, è più grande e meno appariscente, per in viaggio così voto confort, devo farmi la doccia, riposare e chissà quante altre cose ho dimenticato"
in questo caso invece, mai fare pause abbastanza lunghe da farsi interrompere,
"va bene, ma si parte alle 3:00 di sta notte, Guido io e tu riposerai in macchina..."
mai una volta che dica solo va bene,
"andata, ora rimani qui e mangiamo insieme o vai via?"
non andava affatto, volevo dormire nel mio letto, ma con lui non si vince mai,
"cosa faccio vado a casa per poi tornare? Tanto sai che ho le borse in macchina, mi rendo utile, per esempio vado a fare benzina, preparerò la cena, il cibo per il viaggio, controllo gli orari del traghetto nella manica..."
cosa avevo detto, borse nella macchina, non vuole tornare a casa, non vuole dormire a casa, non sopporto che non mi dica la verità, avrò tanto tempo per tartassarlo di domande senza che possa scappare,
"come vuoi, ma non mettermi ansia, tu fai le tue cose e io faccio le mie".
Ora che scende le scale sono libera di fare quello che voglio, più o meno, intanto metto la musica, mi mette più carica fare le pulizie casalinghe con il sottofondo musicale, sembra di vivere in un musical e io amo i musical. Partiamo dal bagno, magari sistemando trovo anche le cose da mettere in valigia, per esempio questo, qualunque cosa sia, la piastra, il phon, gli elastici per capelli, le creme, il sapone per il viso, la spazzola, il pettine, le forcine, lo spazzolino, il dentifricio, il collutorio e  lo struccante. Sicuramente manca qualcosa, ma vediamo di non pensarci troppo, torno in camera, cosa essenziale, trousse con i trucchi e gli smalti, acetone, raggiungo la cabina armadio, reparto scarpe,  Oddio sono troppe, quali porto? Facciamo un po' di selezione, pensando ai vestiti che ho portato dovrei prenderne almeno un paio per ogni colore, e modello, su cosa puntare? Tennis o décolleté? Di giorno si girerà per le città, ma di sera si uscirà, uomini diversi in ogni città, direi che queste vanno bene, sono sempre parecchie, ma le ho divise nelle due valige in base al modello. Ho riempito un'altra trousse con i gioielli e i profumi, stavo dimenticando una cosa importante gli asciugamani, per la doccia e per le mani, sicuramente Harry lo ha scordato, ne metto uno in più per sicurezza. Probabilmente le valigie sono finite, scendo le scale, prendo un post it dal mobile del telefono e mi siedo al tavolo della cucina, Harry mi guarda e sorride, ho sempre amato quel sorriso, sta davvero preparando il cibo per il viaggio, quanto è tenero. Nel post it scrivo le cose da mettere nella borsa, cose come i carica batterie, l'iPod, il cellulare, il portafoglio... E lo attacco alla porta di casa, poi torno in cucina, apro il mobile dietro la porta, prendo la scopa e spazzo velocemente in giro, tolgo la polvere dai mobili, sbatto i tappeti, ritorno al piano superiore, rifaccio il letto e comincio a portare le borse all'ingresso, ho portato davvero troppa roba, ne userò meno della metà, ma lo spazio c è e non ci sono problemi. Torno in cucina stampo un enorme bacio sulla guancia di Harry e lo abbraccio, una delle mie crisi affettive, poi torno al piano superiore a farmi la doccia, l'acqua scorre bollente giù per la mia schiena, mi depilo, ecco cosa ho scordato, le lamette, mi insapono, mi sciacquo, spengo l'acqua e mi arrotolo l'asciugamano intorno al corpo, infilo le ciabatte, anche quelle da mettere in valigia, strizzo i capelli e raggiungo la stanza, mi vesto, torno giù, prendo il phon dal beauty, lo attacco alla spina vicino alla sedia a dondolo del salone, era della nonna, me la lasciò in eredità perché quando ero piccola stavo sempre li sopra, mi asciugo i capelli. Sono le 19:00 Harold mi chiama in cucina, è pronta la cena, finalmente un attimo di pausa,
"ricordami che devo chiamare la mamma"
sono già stanchissima e non ho detto a mamma di questo viaggio, le verrà un infarto,
"lo farò"
il mio piccolo, dolce, Harold.

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Capitolo 2
*** Harry ***


HARRY

Le mie borse ormai saranno marce nel baule della macchina, le leggo in faccia che qualcosa la turba, non voglio metterle ansia, mi sembra già abbastanza pensierosa. Ho preparato patatine fritte e bistecca, volevo qualcosa di semplice che rendesse questa cena tranquilla e serena, è davvero passato tanto tempo dall'ultima volta che abbiamo passato del tempo insieme, mi ero dimenticato quanto fosse casinista, mi ero dimenticato anche quanto le voglio bene, sono davvero un cazzone. L'ingresso è invaso dalle sue borse, è così carina quando va nel panico per aver paura di aver dimenticato qualcosa, ora picchietta le dita sul tavolo,
"tutto a posto Clair?"
non volevo chiederglielo, ma non ce la facevo più a vederla così,
"si si tranquillo, sono solo un po' agitata"
quel sorriso forzato mi spaventa un po'
"cucciola, sai che se c'è qualcosa ne possiamo parlare"
voglio che parli, ma non voglio forzarla'
"si tato lo so,  sono solo un po' stanca"
mente, non insisterò oltre,
"dopo riposiamo un po'"
dovendo partire alle 3:00 è la cosa più ragionevole,
"è buona la cena, penso io ai piatti, vai pure a riposarti"
sta cercando di tenersi impegnata, farò finta di niente, ma non credo che riuscirò a dormire, per fortuna sta mattina mi sono svegliato alle 12:00 e la mia autonomia durerà più a lungo, poi avrò un ora di traghetto per dormire. È passata quasi un ora da quando abbiamo finito di mangiare, ha già lavato i piatti li ha asciugati, ha sistemato la cucina, e ha fatto su e giù per le scale almeno dieci volte, sta ricontrollando morbosamente le valigie, ma piano piano si sta dando pace, stacca il phon dalla spina nel salone e lo rimette in una delle borse, apre la porta ed esce, mi sto preoccupando, torna in casa con le mie borse, tiene la porta aperta, sta caricando il baule della jeep, mi alzerei a darle una mano, ma crede che stia dormendo. Finito di caricare il baule, torna al piano di sopra, quando scende ha tre libri in mano, strano che se li fosse dimenticati, leggere la calma molto, ne prende in mano uno da cui fuoriesce un enorme segnalibro rosso, gli altri due li appoggia sul mobile all'entrata, in seguito si siede sulla sedia a dondolo, rannicchia le gambe al corpo, avvolge la coperta intorno a se e comincia a dondolarsi, apre il libro e inizia a leggere. Erano le 21:00 quando mi sono addormentato, la sveglia mi è suonata dritta nell'orecchio, la spengo velocemente, sento la risatina di Clair come sottofondo, mi alzo dal divano e lei è ancora li che legge, che bello vederla sorridere, si toglie lentamente gli occhiali da vista e mi sorride ancora,
" tesoro vatti a lavare la faccia, intanto ti preparo un caffè"
la sua voce era tornata vivace come sempre, leggere l'aveva davvero calmata. Vado in bagno, mi lavo la faccia e l'asciugo nell'asciugamano che si trova di fianco al lavandino, fa odore di Clair, è davvero da troppo che non entro in questa casa, quando arrivo in cucina lei mi ha preparato un toast, sta in piedi affianco ai fornelli in attesa che il caffè salga nella macchinetta, intanto fa mente locale per l'ennesima volta,
"grazie per avermi ricordato di chiamare la mamma"
sorride ancora, non è arrabbiata,
"ops, perdonami ero stanco"
ricambio il sorriso tra uno sbadiglio e l'altro,
"l'ho chiamata mentre caricavo borse e valige in macchina"
mi sta osservando con occhio scrutatore,
"lo so.."
ammetto spudoratamente che non dormivo,
"lo so che lo sai, potrai fingere con le tue fan, ma non con me... "
amo il modo in cui mi conosce così affondo.  Mi appoggia il caffè sul tavolo, è bollente, aspetterò qualche minuto prima di berlo, nel frattempo mi alzo e l'abbraccio
"ti voglio bene baby"
era davvero da tanto che non glielo dicevo con il cuore aperto e senza scappare via,
"anche io, ora bevi il tuo caffè non solo io dovrei fare mente locale"
adora e la imbarazzano da morire i nostri momenti d'affetto e devo ammettere che questo mi ha sempre divertito. L'aiuto a caricare le valige che non è riuscita a caricare da sola, facciamo il giro della casa a chiudere tutti gli scuri, Clair mette le ultime cose nella borsa, io prendo cellulare e portafoglio e me li infilo in tasca, prima di uscire, lei inserisce l'allarme, chiude la porta di casa facendo il numero massimo di giri possibili con la chiave, poi mi apre il garage che ha un sistema antifurto a parte, mi lascia parcheggiare il BMW poi lo richiude, inserisce l'ulteriore allarme, chiude e chiave e si dirige verso la sua macchina, nel frattempo ho già messo in moto, e acceso il riscaldamento, l'autunno a Londra è già abbastanza fresco. Clair si ferma in mezzo al giardino, rimane a guardare casa sua per un po', credo che dopotutto le mancherà molto, sale in macchina, mette la sicura allo sportello, ci appoggia la schiena, si avvolge nella coperta, rannicchia le gambe,
"partiamo"
la sua voce è sicura, buon segno.

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Capitolo 3
*** Clair ***


CLAIR

Devo ammettere che già mi manca casa mia, forse avrei dovuto dormire un po', ma non ci riuscivo, come farò senza la mia sedia a dondolo? O diamine aspetto questo giorno da sei anni e ora che il mio sogno si sta realizzando me la sto facendo sotto, respiro. Allungo le gambe sul sedile tra me e Harry, stiro un po' la schiena, e risistemo la coperta, lo guardo, ha messo il cd di John Mayer, da quant'è che non lo sento, era la nostra compilation, ovunque andavano ascoltavamo questo cd, so  ogni canzone a memoria, lui gira la testa verso di me e sorride,
"Gravity!"
mi fa ridere, è così bello sentirlo cantare le canzoni che non sono sue, mi ricorda quando ancora facevano i concerti in giardino mentre giocavamo a frisbee. Rido, lui mi segue,
"ricordi a casa di mia zia a Eastbourne, quando correvamo dietro a Chico?!"
Chico era il cane di mia zia Cecil, lei non aveva mai avuto figli, era giovane e sfortunatamente sterile, io e Harry l'andavamo a trovare spesso, lei ci accompagnava alla spiaggia più vicina e noi giocavamo con il cane, le metteva tanta allegria vederci correre senza sosta e divertirci.
"certo che mi ricordo, l'ultima volta che siamo andati Chico ormai non camminava più"
sorride, intanto abbassa il volume dello stereo per rendere più facile la conversazione,
"sono passati quattro anni Harry..."
pensavo che non gliel'avrei mai fatto pesare, ma ora è più forte di me, averlo davanti che si comporta come se tra noi non fosse cambiato nulla,
"lo so, Ormai zia Cecil non mi riconoscerebbe nemmeno"
cercava di sdrammatizzare, avevo sbagliato a iniziare il discorso, ma ormai avevo lanciato il sasso e non avrei nascosto la mano, avevo bisogno di parlargli e ora non sarebbe potuto scappare,
"già, a malapena ti riconosco io... Chico è morto"
ero frustrata, per questo ero agitata la sera prima, stavo pensando a tutto quello che in questi anni avremmo potuto fare, ma non abbiamo fatto per colpa sua.
"Clair, mi stai punendo per aver realizzato il mio sogno?"
questo mi fa davvero incazzare, l'unica cosa che non mi dava fastidio era il suo sogno, se aveva sempre sognato di avere milioni di miliardi di ragazze ai suoi piedi ero contenta per lui, volevo solo essere considerata più di loro,
"no Harry, assolutamente, sono contenta che tu abbia realizzato il tuo sogno, devo ricordarti che piangevo insieme a te dietro le quinte quando sei entrato a xfactor, piangevo quando hai rischiato di uscire, piangevo quando sei rientrato e ti ho preparato una cena strepitosa quando sei tornato a casa, sono felice se tu sei felice, vorrei solo che fosse reciproco"
non grido, la mia voce è maledettamente calma, il nervoso mi si strozza in gola, so che sarebbe sbagliato alterarsi, respiro e mantengo il controllo.
"Lo è Clair, ti voglio bene lo sai, non pensavo che la fama sarebbe arrivata così in fretta, mi sta travolgendo e cerco di non far star male nessuno"
è triste, l'ho ferito, non sa cosa rispondere e si aggrappa ad argomenti stupidi, mi fa ridere, ma questa volta non è positivo,
"beh Harold, sono triste di comunicarti che il Tuo piano non è andato a buon fine, io sto male e lo sono stata e ora te ne vieni fuori dicendo che vuoi realizzare il mio sogno, mi credi davvero così stupida!"
non mi guardava più in faccia, osservava solo la strada di fronte a lui, eravamo in viaggio da tre quarti d'ora circa e ne mancavano altrettanti prima di arrivare a Dover dove avremmo preso il traghetto. Cercava il modo di scappare, ma ci mise poco a capire che non c'era via di scampo, così mi rispose,
"no, non credo che tu sia stupida, da un po' mi stavo rendendo conto che non passavamo del tempo insieme da tanto, ho colto l'occasione e sono venuto a proporti l'idea"
ha pure la faccia tosta di continuare a mentirmi, ora basta, non ha ancora capito che non mi deve mentire, sto respirando, cerco di mantenere il controllo, ma ora è più forte di me,
"Non prendermi per il culo! Da cosa scappi Harry?! Non hai voluto salutare i tuoi amici, l'Europa l'hai vista almeno tre volte e sei venuto a chiederlo proprio a me, quante volte ho risposto a una tua chiamata solo per sapere che partivi con i tuoi nuovi amici e per aiutarti a ricordare cosa mettere in valigia!"
ora ero davvero fuori di me, avrei sopportato qualunque cosa ma non che mi mentisse così spudoratamente, sapevo che qualcosa era cambiato, ma non immaginavo tanto,
"va bene, sono un po' stanco Clair, non riesco più a fare niente senza che il giorno dopo i giornali scandalistici ci montino una storia sopra, ogni volta che vado da qualche parte vengo fermato da qualche fan che vuole una foto o un autografo, quando siamo tutti insieme l'attenzione si amplifica e non riusciamo a muoverci, le registrazioni, imparare le canzoni, i tour, lo stress... Avevo bisogno di una pausa, non stavamo insieme da tanto e mi sono reso conto che eri l'unica che avrebbe potuto liberarmi la mente e farmi divertire un po'"
era triste, pentito, probabilmente si sentiva un po' una merda, ma dopotutto gli stava bene,
"tutto qui? Perché non me l'hai detto subito?"
mi ero tranquillizzata, finalmente sapevo la verità anche se ci avevo messo un po' a fargliela confessare,
"tutto questo tempo ce l'hai avuta con me perché pensavo soltanto a cosa mi facesse comodo, volevo davvero realizzare il tuo sogno, ci pensavo da tanto, avevo bisogno di una pausa e ho approfittato dell'occasione, pensavo che non mi avresti mai creduto"
dio che cucciolino che è quando si sente in colpa.
"hai ragione,probabilmente non ti avrei creduto"
visto che siamo nel momento 'io dico la verità, tu dici la verità', ho ammesso, non riesco ad essere arrabbiata oltre, mi metto in ginocchio nel sedile centrale, gli do un enorme bacio sulla guancia,
"ti voglio bene patatino, ora siamo io e te, godiamoci il viaggio",
mi risiedo al mio posto, trovo una posizione, mi riavvolgo nella coperta e dormo gli ultimi venti minuti che mi rimangono prima di arrivare sul traghetto

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