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di Cosorinco Perrato
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4 ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Sbaam, un colpo. 
Boom, un altro.
Mi chiusi velocemente in camera come un codardo, me ne stavo lì con la testa tra le gambe, i gemiti e le grida strozzate di mia madre, le mani di quello che consideravo padre su di lei, violente, che come ogni giorno da qualche anno lasciavano lividi violacei sul suo corpo e su quello di mia sorella.
Ed era proprio quello che mi preoccupava: mia sorella. Dov’era ora?
Sapevo che quando avrebbe finito con mamma avrebbe preso anche lei, come ogni volta.
E io stavo in camera.
Stavo in camera con la coda tra le gambe, e non facevo niente, e mi sentivo inutile.
Dei colpi, poi più nulla, il silenzio più totale.
Alzai lentamente la testa, le lacrime mi stavano solcando il viso come fiumi, aprii la porta e guardai per il corridoio: mia madre era per terra, quel verme non c’era, probabilmente stava prendendo la sua dose di cocaina, poi avrebbe continuato con Winter.
Era cominciato tutto quando mia madre, presa da un attacco di rabbia, ha sfuriato contro mio padre, da quel momento lui è entrato nel circolo vizioso della droga, picchia mia madre e mia sorella Winter da anni e loro non vogliono denunciarlo per paura. E io? Io ho passato ogni singola serata con le mani alle orecchie per non sentire le loro urla strazianti.
Lo so, non è stata una vita facile, e come fratello e figlio mi sento inutile.
Mi avvicinai al corpo di mia madre, perdeva sangue dal naso e aveva segni di lotta ovunque.
Vedere la propria madre così, non è il massimo della bellezza, sentivo come se tutto fosse colpa mia, avevo diciassette anni e non sapevo proteggere mia madre, ero inutile, completamente inutile.
Mi guardò negli occhi e mi sorrise, un sorriso spento, un sorriso che diceva tutte le botte che aveva presto, che dimostrava che sarebbe crollata da un momento all all’altro.
« Mamma.. » sussurrai, prendendo il suo viso tra le mie mani: piangeva. « Mamma ti prego dimmi qualcosa.. » e ormai piangevo anche io.
« Boo.. Proteggila. Winter, è nascosta in soffitta, proteggila, sempre. Vi voglio bene.. » e dopo aver tossito sangue, lasciò che il suo corpo cadesse tra le mie braccia come un peso morto.
Sen’era andata, e io non avevo potuto fare nulla per impedirlo. Mi sentivo stupido, insulto.. Come avrei potuto proteggere mia sorella se non ero riuscito nemmeno a salvare mia madre, che era la persona più forte del mondo?
« WINTER! » sentii la voce di quello schifoso, piena di rabbia che cercava mia sorella. Presi velocemente mia madre sulle spalle e la portai in camera, dopo aver adagiato il corpo sul letto, mi diressi da dove proveniva la voce.
Lo avrei affrontato, non sarei stato con le mani in mano un’altra volta, dovevo salvare l’unica persona su cui potevo fare affidamento in quel momento.
Camminai velocemente per il corridoio, lui era vicino alla soffitta, che cercava la ragazza che intelligentemente era nascosta bene nel sottotetto.
« papà.. » fui schifato nel pronunciare quelle parole. Ormai lo osavo più con tono dispregiativo, quell’uomo, non era mio ‘papà’. non più.
« Guarda un po‘ chi c‘è qui.. Hai per caso voglia di finire come tua madre? Io l‘amavo, e lei? Hai visto come mi ha trattato? HAI VISTO? » ho visto solo i suoi occhi spegnersi, coglione!
Continuò a cercarla non calcolandomi, poi iniziò di nuovo a gridare il suo nome, a chiamarla per soprannome, a dirle ‘ti amo’. era un maniaco, non era nostro padre. 
Ormai non riuscivo più a vederlo in faccia, senza pensare ai corpi distrutti delle due donne più importanti della mia vita.
Lo rincorsi, mentre apriva la soffitta e iniziava a cercarla, l’avrebbe trovata da un momento all’altro. E infatti, quando la trovò ridacchiò e la strattonò per un braccio, tirandola su.
« ti diverti a giocare a nascondino, eh? » continuava a beffeggiarla, iniziando a prenderla a schiaffi. Mi stufai, mentre lei mi guardava supplicante, presi un vecchio vaso, lo alzai sulla mia testa per poi buttarlo avanti, fino a spaccarlo sulla testa di quell’uomo.
Cadde a terra, svenuto. Lo guardai per un po’, poi presi il telefono e chiamai la polizia. Doveva stare il più lontano possibile da noi.
Corsi incontro a Winter, che stava stesa sul mio letto accanto al corpo ormai senza vita di nostra madre, e piangeva, piangeva abbracciandola, baciandola, scusandosi con lei per colpe che non erano nemmeno sue. Mi distruggeva vederla così.
Siamo sempre stati il punto debole della famiglia, quello di cui parlar male, per nostro padre, e per il fatto che io e mia sorella fossimo inseparabili.
Eravamo i ‘gemelli perfetti’, tra noi c’era un legame che non avevano mai visto ,probabilmente. Qualsiasi cosa facevo io, senza volerlo la faceva anche lei. Da piccoli volevamo sposarci, avere tanti bambini e diventare due attori. E nostra madre mi diceva sempre ‘da grandi potrete proteggervi a vicenda, sarete sempre insieme’. lei aveva previsto tutto, lei era in crisi con papà da anni ormai.
E ora che avevamo diciassette anni, senza genitori, come diavolo avremmo fatto?
Alzò quei suoi occhi azzurro cielo verso di me, colmi di lacrime salate, che fecero venire voglia di piangere anche a me.
Corsi verso di lei, abbracciandola mentre scoppiavamo in un pianto isterico. Nel frattempo, arrivò la polizia e un ambulanza, ma per la mamma,non c’era niente che avremmo potuto fare.
Era andata via, lasciando due ragazzi sulla loro strada indefinita.
 
« Lou..? »  « Mh..? » Eravamo in casa da soli, avevamo passato la notte in bianco,abbracciati, sotto le coperte a piangere. « che faremo adesso? » che avremmo fatto adesso? Bella domanda.
Feci spallucce e le accarezzai i lunghi capelli castani. 
Le persone dicevano che si vedeva lontano un miglio che eravamo fratelli: occhi azzurri, capelli castani e lineamenti dolci, ma io pensavo che il suo sorriso fosse il migliore dei due, almeno, riusciva a farmi stare sempre bene.
« Boo.. Ho paura. » ma tra i due, lei era quella più fragile, dopo le botte, dopo le minaccie, lei era crollata lasciando spazio ad una ragazza terrorizzata dai cambiamenti. Le baciai la fronte stringendola più a me. « non devi più averne, ti prometto che ci sarò io con te. » « sempre? » « sempre, si. » mi sorrise, per la prima volta dopo l’ “incidente”.
Squillò varie volte il telefono fisso, alla fine allungai un braccio al tavolino davanti a noi nel salotto e risposi.
“ Pronto? “   “ Louis, tesoro, sei tu?”  “Zia Katy.. “  “ Louis, domattina vengo a casa vostra, dobbiamo parlare, voi come state?”  Guardai mia sorella che si stava lentamente addormentando. “distrutti.” riattaccai senza aspettare risposta. Mia zia, seppur sorella di mia madre, era completamente diversa, e odiavo quella donna.
Iniziai a pensare realmente che Winter fosse il mio unico punto d’appoggio.
Mi addormentai anche io, dopo di lei, sognando mia madre, il suo sorriso, i suoi occhi, le sue labbra, sognai qualcosa che non avrei mai più potuto rivedere.
 
 
« Winter.. Sveglia.. » mossi di poco il corpo di mia sorella, che dormiva ancora sul divano mentre io avevo già fatto colazione. Ma era ovvio che non volesse svegliarsi. Si alzò di malavoglia e mi accennò un sorriso.
« Louis.. Posso chiederti una cosa? » annuii. « Che ti.. Che ti ha detto.. Lei.. Prima di.. Andarsene.. Insomma.. » le presi le mani e le baciai la fronte. Era bellissima. « che devo proteggerti. E lo farò. » mi baciò la fronte e si aggrappò a me in un abbraccio.
La porta si spalancò, facendo passare la figura di nostra zia Katy, con una borsa leopardata e dei tacchi che al solo sfioramento sol pavimento causavano un terremoto. Si, era zia Katy.
Ci abbracciò entrambi, poi decise di arrivare dritta al punto.
« Ragazzi, vi ho chiamati per parlarvi di quello che accadrà adesso.. Il funerale della mamma sarà tra tre giorni, poi voi siete ancora minorenni, dovrete rimanere in affidamento a qualcuno fino alla maggiore età.. Pensavo di rimanere qui con voi. » guardai a lungo mia sorella in cerca di aiuto. Non volevo minimamente mia zia in casa, soprattutto in quel momento.
« Ogni cosa a suo tempo, zia.. » rispose Winter, mettendomi una mano sul ginocchio in segno di conforto. Le strinsi la mano prendendola nella mia.
 
Stavamo entrando a scuola alla seconda ora, non potevamo saltare, seppur volendo, erano gli ultimi due anni e sapevamo quanto la mamma ci tenesse a farci finire il liceo, lo stavamo facendo per lei, lei non ci avrebbe mai voluti vedere a casa ad abbandonarci a noi stessi, e anche se faceva male, dovevamo affrontarlo prima o poi.
« Tomlinson! » Una voce ci chiamò da dietro. Non capimmo chi stesse chiamando dei due, poi voltandoci vedemmo Eleanor, una mia compagna di classe. « Lou, ciao! » cercava me.
« Ciao.. » Disse poi, rivolta a mia sorella che la guardava « ..Winter.» concluse Winter, capendo che non si ricordava manco il suo nome.
« Si bhe, volevo farvi le condoglianze e se vuoi, Lou, io ci sono, puoi confidarti con me.. » Non lo avrei mai fatto, ma per essere gentile le sorrisi semplicemente, poi presi la mano di mia sorella e entrammo a scuola, sotto gli occhi di tutta la scuola.
Quando tornammo a casa, mi feci una doccia veloce e poi la raggiunsi sul divano, a vedere la televisione.
Trettenni le distanze.
Piccolo particolare che dimenticavo: erano giorni che tra me e mia sorella i rapporti erano strani, ero io che la stavo allontanando. Motivo? Ogni volta che le prendevo la mano il cuore accellerava, ogni volta che la sfioravo sentivo qualcosa dentro, guardando i suoi occhi riuscivo a perdermici dentro. Avevo passato una vita con quella ragazza, eravamo stati incollati in tutto e per tutto, era stata la mia prima cotta, già, mia sorella gemella, nata un ora dopo di me, era stata la mia prima cotta. E anche l’ultima.
Non avevo più provato quelle cose per nessuna, era come se nei volti delle altre vedessi sempre il suo.
E la cosa peggiore, era che tutto quello, era un errore, un errore pericoloso e sbagliato.
 
 
SPAZIO AGLI UNICORNI E AGLI ARCOBALENI GENTE!
SALVE.
MI CHIAMO ANGELICA E NON HO UN PENE DA FARE NELLA VITA,COSì SCRIVO FF.
BHE, QUESTA è LA MIA NUOVA TROVATA :’D UNA COPPIA FRATELLOSORELLAGEMELLI(?)
SPERO VI PIACCIA, CI TENGO A DIRE CHE DAL PROSSIMO CAPITOLO PARTIRò COL PUNTO DI VISTA DI WINTER.
MI SCUSO SE IN QUESTO CAPITOLO SUCCEDONO TANTE COSE(?) IN POCO TEMPO, MA NON VOLEVO SOFFERMARMI TROPPO SULLA MADRE QUANTO SUL LORO RAPPORTO CHE ANDRà A COMPLICARSI SEMPRE Più.
SPERO DI AVERVI ISTIGATE A CONTINUARE A SEGUIRMI, E SE NON HA FUNZIONATO(?), SCRIVETE UNA RECENSIONE CON ‘SEI PEGGIO DI UN CACTUS NELL’OCEANO’, COSì MAGARI ME LA METTE COME RECENSIONE CRITICA(?) :’D
LASCIATE TANTE RECENSIONI, VI PREGO, HO MESSO TEMPO A PENSARE AD UNA STORIA COMPLICATA ASSAI C’: 
BHE, CHE DIRE, GLI SPAZI AUTRICE, SE VE LO STESTE CHIEDENDO, SARANNO TUTTI COSì: INSENSATI.
QUIIINDI, CIAO A TUTTE BELLISSIME, AL PROSSIMO CAPITOLO U.U

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Capitolo 2
*** 2. ***


'Finchè mi amerai,sarò il tuo platino,sarò il tuo argento,sarò il tuo oro'.

Winter's pov.

« Winter, sei sicura di quello che stai facendo? » 
« Sicurissima, Louis » 
Saremo potuti sembrare due deficenti, ma Louis aveva cercato di farmi ridere tutto il giorno senza riuscirci, sinceramente, la scomparsa del mio unico punto di riferimento era stato peggio di un trauma. Ma lui voleva che sorridessi, diceva 'lei non vorrebbe questo' e cercavo di accontentarlo.
E ora eccoci lì, seduti uno davanti all'altro al tavolo, con al centro un barattolo gigante di nutella.
« Lo sai che poi stai male.. » 

« Tutto per la nutella. » e affondai il cucchiaio, infilandomelo poi tutto in bocca.
Lo vidi sorridere e levarmi la nutella dall'angolo della bocca sussurrando qualcosa simile ad un 'sei senza fondo' ma non ci feci caso.
Sentimmo il suono del campanello e un ripetuto bussare, come se dall'altra parte ci fosse stato obama e quella fosse stata una questione di vita o di morte. Corsi alla porta con il cucchiaio ancora in mano,aprii velocemente la porta.

« Ciao.. »  « Winter. mi chiamo winter. »  che diamine, glielo avrò detto ottocento volte a quella pazza che il mio nome era 'winter' ma a quanto pare ancora non le era chiaro. Comunque, cosa ci faceva la Calder a casa nostra?!
« Si,come vuoi.. comunque, c'è Louis? » Oh,ecco.
« No,non è in casa, ciao. » cercai di dileguarla al più presto, ma infilò il piede prima che le sbattessi la porta in faccia.
« fa niente,lo aspetterò dentro. » entrò sorpassandomi e andando verso il salotto, dove sul divano stava stiracchiato uno stanco Louis Tomlinson « Non era in casa, eh? » chiese attirando l'attenzione di mio fratello che per qualche istante sembro stordito. Lo capisco poverino, la voce di quella tipa era insopportabile. E con insopportabile intendo.. IN-SOP-POR-TA-BI-LE.
« Mh,sarà appena entrato dall finestra » e me ne salii in camera, dopo aver origliato che lei voleva ''studiare con lui''.
Ammetto che ero gelosa, diavolo se lo ero. Ma non potevo fare così, dopotutto era solo .. mio fratello.
Stetti in camera mezzo pomeriggio cercando di trovare qualcosa di utile da fare, ma alla fine decisi di fare ciò che mi riusciva meglio: dormire.


DUE GIORNI DOPO.
Jeans neri,top blu e una terribile angoscia addosso, eravamo tutti in chiesa per il funerale di mamma.
Louis era accanto alla polipa vivente dispregiamente chiamata 'Eleanor Calder', ma poco mi importava, io ero abbracciata a mia zia che non ascoltavo una parola di quello che diceva il tizio sull'altare. Piangevo solo guardando la sua foto, e mi chiedevo perchè tutto questo proprio a lei,proprio a noi. Perchè? perchè se Dio esisteva, doveva prendersi proprio lei? Lei era il mio unico punto di riferimento, l'unica roccia su cui poter sempre contare, lei riusciva a farmi stare bene anche quando non cen'era motivo. E ora non c'era più, il mio angelo, era tornato in cielo.
Speravo solo che non mi chiamasse per uno di quei ''discorsi strappalacrime'' che fanno solitamente i figli, non sarei riuscita a dire niente.

« Vorrei ora chiamare sull'altare i suoi figli.. Louis e Winter, venite ragazzi. »  maledetto lui e i discorsi.
Salii seguita da Louis, che prese subito la parola.

« Mamma era la persona più buona del mondo, non quella che tutti conoscevano, lei era molto di più. lei dava la forza a noi di resistere, di sorridere anche dopo tutto quello che accadeva con nostro 'padre', lei era la luce che illuminava la nostra vita, il nostro cammino. e penso che ora sia lassù, che ci guarda, ed è fiera di noi. »  mi lanciò una veloce occhiata, poi mi passò un braccio sulle spalle.
Fortunatamente, non dissi nulla, semplicemente aveva già detto tutto lui.E sotto lo sguardo geloso di Eleanor, uscimmo tutti dalla chiesa per andare al cimitero sulla collina.
Io variai strada, andando verso un lato isolato della collina verde,l'odore del prato mi inebriò le narici, mi sedetti sull'erba iniziando a giocherellare con i gambi dei fiori gialli.
Poco dopo,sentii dei passi dietro di me, e l'ombra di una figura avvicinarsi e chinarsi su di me. 
« ha bisogno di qualcosa? tutto bene signorina? » mi voltai incontrando gli occhi color cioccolato del ragazzo alle mie spalle, avrà avuto più o meno la mia età, capelli rasati e un fantastico sorriso sul volto.
« scusa se ti disturbo.. sono Liam, mio padre e tua madre lavoravano insieme.. condoglianze.. anche se penso che questa è l'ultima cosa che vorresti sentire ora.. quindi ti chiedo di nuovo scusa.. ehm.. » era in visibile imbarazzo.
Gli tesi la mano 
« Piacere mio, Winter. Non preoccuparti, dovrò accettarlo.. ormai quel che è successo.. è successo. » 
Mi sorrise e si accomodò accanto a me, guardando il cielo, le nuvole che passavano veloci trasportate dal vento. 
« potrà sembrare inutile quello che sto per dire, ma mia madre è morta, un tumore.. ho sofferto molto, mi sentivo come probabilmente ti senti tu ora.. e vengo spesso qui. Forse perchè mi sento più vicino a lei, forse perchè le nuvole mi mettono serenità.. ma volevo dirti che se hai bisogno di qualcuno con cui esprimerti, io sono qui e posso capirti benissimo »  « Grazie, davvero, Liam » ci sorridemmo a vicenda, poi arrivò mia zia Katy,avvertendomi che potevamo tornare a casa.
Salutai Liam e lo ringraziai, mi passai una mano sui jeans pieni di petali gialli e terra e me ne andai,salendo sulla macchina di mia zia, che sarebbe venuta il giorno stesso a stare da noi.
Vidi Louis che salutava Eleanor poco lontano dalla macchina, poi lei finalmente si allontanò,lasciando che mio fratello entrasse con noi in macchina.

« Ti ho vista parlare con quel tipo.. -disse,passandosi una mano tra i capelli castani scompigliati dal vento- Liam, non mi piace.. » Pardon?
Feci spallucce « non ti deve interessare, hai la tua Eleanor adesso, non ti deve più interessare della tua stupida sorella. »  Lo stuzzicai.
Sbuffò e mi passò una mano sul viso, stanco dalla giornata. 
« come vuoi.. » 'Come vuoi'?! Ok,quella tipa lo stava cambiando e non poco. Il vecchio Louis, mi avrebbe dato spiegazioni, del perchè 'non gli piaceva' un tipo che non conosceva nemmeno, o del perchè mi stesse escludendo in quel periodo,ma un  'come vuoi' era riuscito a farmi rimanere spiazzata. Sola, con i miei dubbi. Sola, senza più la presenza della mia roccia.

« Louis, lasciami in pace.. » Mi chiusi in camera mentre lui mi rincorreva, battendo i piedi per terra come faceva quando voleva essere ascoltato, ma io, non volevo ascoltarlo in quel momento. Motivo? Era in salotto, con la sua nuova anima gemella, miss.TuoFratelloèMio Calder, e parlavano.
'lasciala stare' aveva detto lui, 'tua sorella è troppo appiccicata, staccala un po'...' 'lo so' aveva risposto lui. Quindi questo pensava? io ero la sorella appiccicosa da staccare? Fanculo al 'mi prenderò cura di te', sapevo benissimo curarmi da sola.
Mi sdraiai sul letto dopo aver chiuso la porta a chiave e aver buttato quest'ultima nel mio cassetto, presi gli auricolari e chiusi gli occhi, estraneandomi dal mondo.

« Ora mi ascolterai. » la voce secca di mio fratello mi riportò alla realtà poco dopo; mi tolse gli auricolari pretendendo di essere ascoltato. « Come diamine sei entrato!? Hai imparato a passare per le serrature? »  « Ti ricordo che le porte di casa nostra hanno tutte la stessa chiave.. »  Oh..
« Comunque, apri bene le orecchie, perchè odio vederti con quegli occhi rossi e il labbro tremante per colpa mia -iniziò, gattonando sul letto fino a raggiungermi- non è come sembra,stavo solo assecondando Eleanor. Credimi, io non voglio allontanarmi da te, sai quanto sei importante per me, Winter, anche se dovessero arrivare altre cento donne nella mia vita, la prima resterai sempre tu, e la mia promessa è ancora validissima: ti proteggerò. A cominciare da quel Liam. » Oh, ci risiamo.. « Tralasciando Liam.. -iniziai, armeggiando col filo della cuffia,non sopportando un contatto visivo con lui- non voglio sembrare appiccicosa, ti voglio bene Louis, e non voglio perderti.. come ho perso già mamma. Non mi interessa di quella Luelenor, Eleanor, Lolor, o come si chiama, io non voglio che lei ti cambi, capisci? Ti comporti come se io fossi un estranea, come se non mi avessi mai visto prima d'ora o come se non ci conoscessimo dai tempi della culla. E se questo è 'proteggermi' allora grazie, ma posso benissimo fare da sola. ora vattene. » Odiavo litigare con lui, odiavo mandarlo via in quel modo.
Si alzò e uscì dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle.
Nessuno, e dico nessuno, poteva portarmi via l'unico appoggio che avevo, l'unico ragazzo della mia vita, l'unico uomo che volevo accanto in quel momento,nessuno.
Rimisi gli auricolari,lancellando le lacrime che stavano accarezzando il mio viso pallido, poi chiusi gli occhi, e mi addormentai.

Sentii due braccia prendermi i fianchi e stringermi forte.
Poi un respiro caldo sulla pelle.
Sapevo chi fosse, come da ormai diciassette anni faceva, Louis , dopo un litigio veniva nel mio letto e mi abbracciava. Non importava se cel'avessi ancora con lui, ogni volta io ricambiavo l'abbraccio e mi addormentavo con la consapevolezza di aver mio fratello al mio fianco, sempre.
Ma quella sera non era così, quella sera sentivo che aveva qualcosa che non andava, sentivo che mi stringeva disperatamente,ma era distaccato, e aveva il respiro pesante.
Alzai in viso dal suo petto, sentendo vicino a me il suo dolce profumo di vaniglia, gli baciai una guancia e lo sentii irrigidirsi sotto di me. ma che stava facendo?!
Mi bloccai davanti a lui, sentii la punta del suo naso stuzzicare la mia, e a quel punto mi sentii morire. Il suo profumo, la sua vicinanza, il suo respiro che scavalcava le mie labbra socchiuse.. perchè avevo i brividi?
Vi voltai, con mille domande in testa.
Domande che non riuscivo a tenere dentro, colpa della mia parlantina facile.. 
« L'hai sentito anche tu? » sapevo bene a cosa mi riferivo. « Dormi »  Mi zittì lui, come se sapesse bene di cosa parlavo, ma non avesse voglia di parlarne. « Io ho sentito un brivido.. » Di nuovo: accidenti alla mia boccaccia.
Si staccò subito da me e senza dare spiegazioni, se ne andò nel suo letto lasciandomi al freddo sotto le coperte vuote, col solo calore che sentivo sulla parte del materasso da cui si era appena alzato.
Perchè sen'era andato? Cos'avevo fatto di male?
Mi voltai a destra. Niente. Provai a sinistra. Nuulla. Non riuscivo a dormirel, mi sentivo come una bambina che senza dormire accoccolata alla mamma non chiudeva occhio. Ma io,la 'mamma' non potevo più sentirla vicino.
Pensai a quello che mi aveva detto Liam ... 'vengo qui.. forse per sentirla più vicina..' Si, forse è quello che avrei dovuto fare.
Mi alzai e infilai le vans come capitavano, il pigiama che andava fin sotto le scarpe e una felpa sopra,legai i capelli e presi la coperta, poi scesi dall'ingresso silenziosamente, cercando di  non svegliare mia zia e mio fratello, aprii la porta e me la richiusi velocemente dietro le spalle.
Okay, sarà stata l'una di notte e io ero fuori di casa, al buio e in bicicletta, diretta al cimitero.
Un aria fredda mi pungeva il viso, quando mollai la bici iniziai a correre, non mi importava del buio, del freddo, del fatto che fossi in pigiama, io volevo solo sentirla di nuovo accanto a me.
Mi buttai sul prato,accanto alla lapide. Passai una mano sul marmo freddo e mi accoccolai per terra, sull'arba bagnata, all'unica cosa che mi teneva vicino a lei.

E,sarò potuta sembrare pazza, ma volevo parlarle. « Mamma mi manchi.. mi manca il tuo correre per la casa in cerca della pantofola destra che sempre perdevi, mi manca il tuo sorriso che illumina la casa, mi manca la tua voce calma,il tuo profumo di casa, il tuo 'ti voglio bene' detto con tutta te stessa.. mamma, sei l'unica che avevo.. Louis è strano, succedono cose strane mamma, vorrei solo abbracciarlo e dirgli che gli voglio davvero bene, ma non posso, perchè mi tratta come una stupida, come un estranea. Che dovrei fare, mamma? Ho paura del buio.. » Guardai una luce che si avvicinava piuttosto veloce, e iniziai a tremare; non per il freddo, ma di paura.
Ero su una collina del cimitero, da sola,al buio, in pigiama. Quando però riconobbi delle pantofole e forma di pluto e un pigiama a quadrettoni, vidi il viso di mio fratello più spaventato che mai, con la torcia in mano e l'altro braccio al ventre, cercando di scaldarsi.
« Che ci fai qui?! sei impazzita? ti prenderai un malanno! » « Volevo starle vicino. »  « Ci sono altri milioni di modi per starle vicino, venire qui a quest'ora facendo terrorizzare tuo fratello non è uno di questi. Vieni qui.. » Mi abbracciò forte, baciandomi i capelli, poi mi buttai indietro, cadendo di schiena sull'erba, con lui ancora stretto a me sopra.
Mi gurdò negli occhi, passando lo sguardo da me alla lapide, poi mi sorrise e mi strinse più forte, sussurrandomi tra i capelli « lei mi ha detto di starti accanto a proteggerti, e così farò. » Lo strinsi quanto più forte possibile. « Ora torniamo a casa però,la zia non sà che siamo fuori.. » 
Mi alzai, mi prese la mano incrociando le sue dita con le mie a mi abbracciò tenendomi sotto il suo forte braccio,lasciandomi inebriare del suo candido profumo che mi mandò il cervello in scombussolamento.

La mattina dopo, una lettera nella buca della posta attirò la mia attenzione. uscii di casa correndo per il cortile con le mie ciabatte di batty boop, fino alla fine del vialetto. Presi la busta e rientrai di corsa, accolta poi dal tepore di casa.
Sentii un bisonte scendere dalle scale,poi con un gesto rapido,il moro mi fregò la lettera dalle mani e la aprii, leggendo ad alta voce come se stesse acclamando la regina. ''Pranzo all'aperto con tutti i Tomlinson, siete tutti invitati,ci vediamo a pranzo, -zio Clark'' 
« Tipico dello zio, manda lettere tre ore prima quel pazzo.. »  fece ingresso la  zia già vestita e truccata. « E voi due? Santi numi, verrete in pigiama? cos'è? una nuova moda? » 
« Se tu ci avessi svegliati prima..» lanciai uno sguardo di sfida a mio fratello, poi all'unisono urlammo ''IL BAGNO è MIO!''. Corsi verso il bagno con qualche passo di vantaggio, ma lui mi superò buttandosi a terra e prendendomi le caviglie facendomi volare per terra, entrò in bagno ridacchiando uno 'scusa per la botta' e iniziò a farsi la doccia. Mel'avrebbe pagata, ooh si.
Corsi di nuovo fuori, questa volta malcurante del freddo, andai sul retro dal contatore del gas. Entrai nella caldaia e girai al massimo la manovella dell'acqua calda, chiudendola del tutto. Quando rientrai in casa, un urlo sovraumano provenì dal bagno: 1 a 0 per Winter, babe.

« Winter Tomlinson ti conviene correre! » Uscì dal bagno con il bagnoschiuma sui capelli e un asciugamano in vita. Stetti qualche secondo a fissarlo, poi mi resi conto che mi stava raggiungendo e iniziai a correre per la casa, scivolando varie volte sul sapone che si lasciava dietro andando avanti e indietro, finchè zia katy non ci fermò con un urlo alla 'se non vi preparate subito vi diseredo'.

« Questi maledetti pantaloni mi stringono le chiappe. » « Non dirlo a me.. non mi siedo io oggi,mangio in piedi. » Ammetto che l'occhio mi è caduto 'casualmente' sul suo bel sedere.. porca peletta, chi ha creato mio fratello mi doveva davvero odiare per mettermi accanto un essere così.. perfetto.. ok basta, meno pensieri.
Uscimmo di casa tutti pronti, salimmo in macchina e in poco tempo arrivammo a casa dello zio.

 « Eccoli qui i nostri gemelli preferiti! » Che la tortura abbia inizio!

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Capitolo 3
*** 3. ***


'Non ti porteranno via da me. Questa è una promessa'
'Non fare promesse di cui potresti pentirti'

Il bello della nostra famiglia è sempre stato uno: la felicità, le risa dei cugini, le battute pessime di nonno Fank, riuscivano a farti scordare i problemi.
« Dai ragazzi sedetevi a tavola, aspettavamo solo voi! » Mi fiondai di fianco al nonno, mentre lui si buttava sulla sedia davanti a me. Accanto a me si lanciò subito Darcy, la nostra piccola cuginetta, avrebbe compiuto quattro anni tra pochi giorni.
« Guarda chi abbiamo, la mia nipotina è una signorinella ormai » La mano grande e piena di rughe di mio nonno mi si poggiò sulla spalla, circondandomi e portandomi appiccicata al suo petto. Lo strinsi forte sorridendo. Mi mancava il suo profumo, il profumo di quella casa..
« E il fidanzatino lo abbiamo trovato? » Mi sussurrò all'orecchio, cosa inutile, dato che nonno Frank era mezzo sordo, urlava inconsciamente.
Louis mi lanciò un occhiata che non capii, poi scossi il capo in risposta a mio nonno. Quando mi liberò dalla presa, iniziammo a mangiare tra chiacchere e altro.
Ma la tensione si sentiva, si sentiva la mancanza di mamma, delle sue battute, della sua voce cristallina, si sentiva la mancanza di lei.
Mollai la forchetta nel piatto, dopo aver avvertito un improvviso buco allo stomaco.

« Tutto bene, Winter? » Mio fratello mollò le posate nel piatto e si alzlò immediatamente, senza che gli chiedessi nulla. Fece l'intero giro del tavolo, mentre i parenti continuavano a parlare. Arrivò fino alla mia sedia e si inginocchiò davanti a me, girandomi la sedia e poggiando le mani sulle mie ginocchia.
« Mi manca, Lou.. » Mi fece un mezzo sorriso, poi si alzò quanto basta per lasciarmi un bacio tra i capelli.
Continuammo a mangiare, tra chiacchere e sguardi da parte di Louis che capivo poco.


« E con la storia del trasferimento? Ne avete già parlato? » Disse la nonna, rivolta a mia zia Katy.
La zia sgranò gli occhi e fece segno a nonna di chiudere la bocca, lanciandomi poi varie occhiate.

« Il trasferimento..? » Intervenì Louis, confuso quanto me.
« Come, non te ne ha parlato Katy? Pensavamo di mandare te, Louis ad un liceo a Boston. » Disse fiera la nonna.
« Boston? e ci trasferiamo così lontano? » Chiese Louis, con gli occhi che sprizzavano felicità. Ha sempre sognato di andare in un liceo a Boston, ma la mamma non aveva i soldi per mandarlo, seppur volesse non poteva.
La zia ripetè a nonna Claire di stare zitta, ma lei continuò, presa ormai dalla conversazione.
Io li guardavo in silenzio, picchiettando il piede contro la gamba del tavolo.

« Non voi, tu, Louis. Volevamo trasferirti là, hanno delle camere e tutto il resto, è il tuo sogno, no? Anche se il prossimo anno finirai, potrai sempre restare a Boston » A quelle parole iniziai a capire che qualcosa non andava.
La zia abbassò lo sguardo, improvvisamente nervosa.
Il nonno tolse ogni mio dubbio 
« Sapete, zia Katy non può tenervi con lei a lungo, ha delle feccende importanti, seppur vi ami tantissimo, le ha provate tutte e questa sembra l'opsione migliore per-»  « E Winter? » Louis non laciò concludere la frase all'anziano, che subito mi nominò, preoccupato.
« Volevamo mandare Winter a Calgary, dal cugino di vostra madre, Stan. » 
« Ma.. C-Calgary è in.. » La felicità di Louis si spense in un istante. Quando realizzai ciò che avevano detto, sentii un vuoto dentro.
Calò il silenzio, il suono della mia sedia che strisciava sul pavimento fece voltare tutti verso la mia direzione 
« Non sono un cazzo di cagnolino, che può essere mollato di quà e di là, io voglio stare qui, non voglio andare in culo ai lupi da parenti che nemmeno sò di avere, io voglio rimanere qui! » 
« Non alzare così la voce, signorina! »  « 'non alzare la voce'!? Mi volete mandare in Canada, dall'altra parte del mondo, preferisco vivere sotto un ponte che andare fino là. Perchè non posso rimanere in casa qui!? »  « Hai diciassette anni, non sei ancora maggiorenne e non puoi vivere da sola. Ne riparleremo quando avrai diciotto anni, ora fai quello che decido io, dato che siete stati affidati a me. » La voce della zia era cambiata, ormai era sul punto di scoppiare, non sembrava nemmeno più lei.
E a quel punto capii che avrei perso tutto. Avrei perso Louis, avrei perso la mia casa, avrei perso la famiglia. E avrei perso mia madre.
Corsi verso la porta, quando mi tirai la porta dietro sentii un altra sedia rombare sul pavimento, e un altra persona uscire a sbattere la porta come avevo fatto in precedenza io.
Iniziai a camminare velocemente, con le lacrime che ormai pizzicavano gli occhi. Sentii due braccia avvolgermi il collo, una figura coprirmi interamente la schiena, un corpo caldo dietro di me e un inconfondibile profumo di vaniglia.

« Boo.. »  « Shh, lo so, piccola.. » Aumentò la stretta, mentre io mi giravo scontrando il naso col suo petto caldo.
Strinsi le braccia intorno alla sua vita, stringendo la maglia tra le dita, sfogandomi tra le sue braccia.
Sentii il suo respiro accellerare, segno che stava per cedere anche lui.

« Non voglio allontanarmi da te. » 
« Non lascerò che ti portino via da me » 
« Ma lo faranno, Boo, e lo sai anche tu che non possiamo farci niente » 
« Tra un anno compiremo diciotto anni e ti prometto, che verrò, dovunque tu sia, e ti porterò via. E staremo insieme sempre.» 
« Ma nel frattempo io sarò in Canada, non avrò niente, non avrò te, non avrò un casa mia, non avrò il profumo della mamma in casa, non avrò niente di ciò che ho qui. » 
« Avrai il mio cuore. » 
Quattro parole riuscirono a scombussolarmi del tutto la mente. Iniziai a singhiozzare più forte, stringendo la presa nella maglia di Lou, mentre lui mi lasciava leggeri baci tra i capelli.
Non volevo perderlo, era il mio unico punto di riferimento.

« Lo senti..? » Prese il mio polso e poggiò la mia mano sul suo petto « questo è tuo ora. e dovunque andrai, sarà sempre con te. » Il battito del suo cuore sotto il mio palmo mi provocò brividi lungo tutta la schiena, sospirai e incrociai lo sguardo col suo.
« Grazie, Louis. »  Gli baciai una guancia morbida, tornando poi ad abbracciarlo.
E capii che dovunque sarei andata, la lontananza che ci avrebbe divisi, nulla importava. Lui mi  aveva dato il suo cuore, e sapeva che con me sarebbe stato al sicuro, sempre.


« Winter, perdonami per prima, io.. »  Mia zia comparve sulla soglia, mentre rientravo con gli occhi ancora lucidi.
La abbracciai forte. Non mi importava cosa era successo prima, non volevo perdere la mia famiglia: l'unica cosa che mi rimaneva davvero e mi sarebbe rimasta sempre.

« Ti voglio bene zia, scusami tu..  » Sussurrai lanciando un occhiata di ringraziamento a Louis che tornava in sala da pranzo.
« Solo una domanda.. » Continuai, passandomi una mano tra i capelli, sciogliendo l'abbraccio « Quando dovrei partire? » 
« Due settimane.. Scusatemi ancora, appena avrete la maggiore età potrete prendere la casa di vostra madre, quella in cui avete sempre vissuto, per eredità.. E fidati, ti mando in Canada per il tuo bene.. Sai.. Tuo p-padre sta avendo un processo, non sappiamo ancora quanto rimarrà in carcere, è meglio che ti stacchi da tutto questo.. » E aveva ragione, la lontananza avrebbe fatto sicuramente bene. Ma non per me e mio fratello.

« E questo..? »  Rigirai varie volte il mazzo di fiori che tenevo tra le mani, finchè non trovai un biglietto.
Eravamo appena tornati a casa, quando dei fiori rosa sulla soglia avevano attirato la mia attenzione. 'Ehi bellezza, i fiori potranno anche essere una cosa antica, ma volevo comunque farti presente che io esisto ancora e che mi farebbe piacere vederti ;) appena puoi chiamami, dietro c'è il mio numero. -Liam'
Rilessi il biglietto varie volte sorridendo, mi memorizzai il numero e portai i fiori in casa, per poi prendere un vaso con dell'acqua e posizionarli sul tavolino all'ingresso.

« E questo fiori? » Spuntò Louis dalla camera, già pronto per andare a fare la sua corsa per smaltire il pranzo pesante.
« Io uhm.. Me li ha mandati Liam » 
Mugugnò qualcosa, poi iniziò a saltellare sul posto, scaldandosi i muscoli delle gambe. Non potei far altro che ridere per la sua tutina aderente e la fascetta che teneva tra i capelli.

« Cosa ridi, qualche problema con la mia tuta? Invece che ridacchiare, mettiti qualcosa di comodo che oggi ti porto con me, sù sù, scattare! »  battè le mani più volte, mentre io correvo per le scale.

« Critichi tanto la mia tuta e poi ti metti il pigiama per correre, ma ti pare!? » 
« Non è un pigiama, è un pantalone largo, non ho altre tute decenti sai, qualcuno ci ha fatto una bandiera » Ringhiai.
Qualche settimana fa Louis aveva avuto uno "schizzo artistico" e aveva preso tutte le mie tute migliori per fare un enorme lenzuolo\bandiera. Ridicolo ma vero.

« Per tua informazione non era una bandiera, ma era un.. Oh, lasciamo perdere. Inziamo a correre che si fa sera presto » 
Iniziò a passare per la via, lo affiancai maledendomi mentalmente per non essermi ricordata un elastico per i capelli.
Passammo tutto il parco finchè lui non si stese sul prato, sotto il mio sguardo allibito. Iniziò a fare addominali a caso, mentre io ridevo a più non posso.
Più che un ginnasta sembrava un maiale che cerca di toccarsi l'obelico col naso. I maiali hanno l'ombelico?

« Cos'hai sempre da ridere, te!? »  Mi riprese, col fiato corto per la corsa. Continuò indisturbato i suoi esercizi, poi si alzò con tutta eleganza e continuò la corsa, seguito da me.
Zampettammo per qualche isolato, finchè io esausta mi accasciai al marciapiede ricoperto di foglie. Lui si voltò mentre continuava a correre, sbuffò  e lanciandomi uno sguardo disse 
« Sei una schiappa, dai! »  « Ehm.. Louis fossi in te io devierei per non prendere -» Non riuscii a concludere la frase che Louis andò contro un albero, cadendo rovinosamente a terra «-L'albero.. »  conclusi la frase precedente mentre mi avvicinavo a lui.
Aveva una bella botta in fronte, qualche graffio causato dalla corteccia e l'aria da bimbo ferito.
Provai a toccargli la ferita ma mi bloccò, per paura che pressassi troppo. Lo aiutai ad alzarsi e lo giudai a casa.

« Louis, tesoro mio, cosa ti sei fatto? »  La zia ci corse incontro, mentre lo guidavo in bagno per mettere a posto la ferita
« Ha stretto amicizia con un albero, zia » 
Lo feci sedere accanto al lavandino in bagno e iniziai a cercare disinfettante e cotone.
Quando li trovai mi avvicinai a lui, mentre osservava attentamente ogni mia mossa, bagnai il cotone con il disinfettante e mi avvicinai al suo viso. Chiuse gli occhi prima che appoggiassi il cotone sui tagli.
Le ciglia che accarezzavano le sue guancie, il viso arrossato per la corsa, i capelli scompigliati e le labbra sottili.. era perfetto.
Mi trovai ad arrossire per i miei stessi pensieri. Lo vidi riaprire gli occhi e sussurrare un 'bhe?' in attesa che lo medicassi.
Scossi il capo per cacciare i pensieri e iniziai a tamponare, mentre lui cercava di ribellarsi al bruciore creato dal disinfettante, iniziò a tirare urletti e a trattenermi le mani. Ridacchiai e continuai contro la sua volontà.

« Se non stai fermo non riesco a pulire questo casino, non è colpa mia se ti piacciono gli alberi » 
« Spiritosa.. Brucia! » Brontolò, tentando di allontanarmi con le ginocchia contro il mio stomaco.
Alla fine dopo una continua lotta, riuscii a bloccargli le mani e a tanponare la ferita.
Mi avvicinai di più al suo viso per vedere se ci fossero ancora scheggie, quando lui aprì gli occhi e iniziò a fissarmi con quei due oceani azzurri.

« ..S-sei bellissima » Rabbrividii e mi allontanai.
« La botta in testa deve averti stordito.. vieni, ti accompagno a letto..» 
« Davvero Winter, sei la sorella più bella del mondo.. » 
Lo aiutai a scendere cercando di calmare l'uragano che mi si stava formando dentro. Ma che stava succedendo!?
Lo accompagnai fino alla porta della sua stanza, ma lui cambiò strada ed entrò nella mia.
Senza che lo aiutassi, si stese nel mio letto, senza manco sollevare le coperte. 

« Lou, vai nel tuo letto, avanti.. »  « Posso stare qui con te? Ti prego.. » Nonostante il buio nella stanza, riconobbi i suoi occhi celestiali.
« Hai fame? è quasi ora di cena, se vuoi ti preparo una zuppa.. »  « No, no.. voglio riposare.. »  « Io mi prendo qualcosa e torno..  » 
Non avevo fame, volevo solo fare mente locale di tutto quello che mi stava accadendo. Scesi in cucina e avvertii mia zia che non avremmo cenato, poi mi preparai un tè e mi sdraiai sul divano col telefono tra le gambe, ascoltando Mtv Music.
Perchè stava accadendo tutto così in fretta? Non volevo andarmene, non volevo andare in una casa di parenti a me estranei, un uomo, per giunta.
E se era solo? e se fosse stato come mio padre? cancellai quei pensieri e mi concentrai su.. Louis.
Perchè provavo tutte quelle cose? Perchè mi brociava dentro quando lo guardavo? Perchè mi tremavano le gambe quando le sue iridi si fermavano nelle mie?
Sorseggiai il tè e mandai un messaggio a Liam.
'Ehi, grazie per i fiori :) x' decisi di aggiungerci un '-winter', per fargli capire che era il mio numero.
La risposta non tardò ad arrivare:'Non c'è di che, li ho visti e anche se non ti conosco, mi hanno ricordato te e la tua freschezza :) come va? x'
Da quel che avevo capito di Liam, era un tipo a posto, uno di quelli con cui puoi sentirti subito a tuo agio.
'succedono tante cose negli ultimi giorni..te? come va? x'
'potremmo vederci uno di questi pomeriggi,così mi racconti un po' di te e viceversa, no? x'
'sarebbe fantastico :) staccare mi farà bene x'
Stavo per leggere la risposta quando un peso mi piombò addosso, e un ragazzo ancora in tuta da corsa si avvinghiò a me.
Ricominciò a russare senza problemi, dopo essersi assicurate di soffocarmi per bene.
Tentai di sollevarlo, quando riuscii a svegliarlo lo riportai nella mia stanza.

« Mh.. con chi stavi messaggiando? » 
« Dormi, Lou..» 
« Era Liam, vero? » Non ricevendo una mia risosta, sbuffò e si rotolò nel mio letto.
Mi stesi accanto a lui, mentre stava girato dandomi la schiena. Iniziai a solleticargli i fianchi, non notando cambiamenti inziai a saltellare nel letto, per smuoverlo.
Niente, mai far incazzare Louis William Tomlinson.

« Dai William, muoviti! »  « No, Louise » 
Nostra madre aveva chiamato Louis 'William' come secondo nome, la 'w' derivava dal mio nome, 'winter'. Il mio secondo nome, 'Louise' era il nome di mio fratello, al femminile. E amavo questa sua scelta.
Mi sedetti a cavalcioni su di lui, solo dopo notai i suoi occhi spalancati, il suo corpo irrigidito e la distanza minima tra il suo volto e il mio.

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Capitolo 4
*** 4 ***


« W-Winter.. » Lo sentii sussurrare sotto di me.
Non avevo la forza di rialzarmi, era come se una forza a me sconosciuta mi tenesse a terra. Rimasi immobile, a fissarlo con le labbra socchiuse e gli occhi spalancati.

« Winter.. Louise..? » Cercò di richiamarmi. Sapevo che mi sarei pentita di tutto, che la mia testa si stava già iniziando ad affollare di domande a cui non avrei potuto dare risposta.
Mi accasciai sul suo petto, lasciando che le mie gambe scivolassero sulle sue e le spalle si rilassassero. Sentii il suo cuore battere a velocità impressionante sotto il mio seno, portai le mani sui suoi fianchi, stringendo la maglia sottile e stropicciata.
Rimase immobile, zitto, finchè non si rilassò e mi cinse le braccia lunghe intorno al bacino, poggiando la testa sulla mia.
Il suo profumo, il suo respiro regolare mentre crollava lentamente tra le braccia di morfeo, mi mandarono una scarica in tutto il corpo. Non capivo cosa mi stesse succedendo.
Una lacrima mi solcò rapidamente il viso, quasi non me ne resi conto. 
Pensai che Louis si fosse addormentato, quando invece alzò subito il volto e poggiandomi una calda mano tremante sotto il mento fece scontrare i suoi occhi coi miei.

« Perchè piangi? » Chiese, quasi con tono ingenuo. Non risposi, non sapevo nemmeno io il perchè.
Era fin troppo che sentivo queste cose quando stavo con lui, come se il resto non esistesse, come se fosse un tuttuno tra me e lui.
Ma ero più che sicura che fosse per la scomparsa di mamma, perchè lui era l'unica persona a me rimasta, l'unica che poteva davvero sapere come mi sentivo, l'unica a capirmi ed abbracciarmi.
Eppure il mio cuore aveva tutt'altra teoria. ma la esclusi a priori.


« Buongiorno » entrai in cucina di buon umore, salutando mia zia che stava preparando la borsa per andare a lavoro. « 'giorno tesoro. Louis non si è ancora svegliato? digli di darsi una mossa o arriverete in ritardo a scuola » Mi disse sorridente, per poi uscire di casa sbattendo la porta come suo solito. Prima o poi quella porta cade, ne sono certa.
Guardai pigra l'orario. Le otto.. uhm..

« CAZZO CAZZO CAZZO TRA UN QUARTO D'ORA DOBBIAMO USCIRE » iniziai a correre per la casa, mentre addentavo un pancake e mi invilavo i calzini. Entrai in camera, trovando Louis ancora nel letto a dormire.
Mi fermai qualche secondo a guardarlo mentre dormiva, a pancia in giù, stringendo il cuscino con le braccia forti.Sembrava un Dio.
Cancellai quei pensieri e gli tolsi la coperta, continuando la mia corsa per la casa, sperando che si alzasse e desse un cenno di vita.
Niente.
Inzia a caltare sul letto, soddisfatta nel sentire qualche grugnito quando sbadatamente gli pestavo le costole o le braccia, infine si alzò dal letto 
« Che ore sono?! » chiese ingenuamente, grattandosi la nuca e mettendosi a posto la t-shirt stropicciata. « Le otto e cinque e se non ti muovi arriviamo tardi » Cercai di mantenere la calma, ma il mio tono dimostrava tutto il contrario.

« Wo.. che corsa .. » Si lamentò, poggiando una mano sul muretto della scuola. Eravamo arrivati in tempo per il suono della campanella, quando senza neanche rendermene conto mi trovai affianco Eleanor. « datemi una motosega, vi prego.. » espressi i miei pensieri ad alta voce, la vidi sbiancare e passare lo sguardo su Louis, che stava ancora respirando affannosamente per la corsa. « Buongiorno Louis! » Gli diede un amichevole pacca sulla schiena, sorridente come non mai. 
Falsa.

« Ho saputo che andrai alla Boston Latin School e sai, anche i miei mi ci mandano! » wow. che notizia. preparate striscioni e bandierine.
« Fantastico! » esclamò Louis, ma il tono sembrava tutto, meno che contento. Gli lanciai un occhiata, mentre si aggiustava la giacca e si metteva lo zaino sulle spalle, pronto ad entrare in classe.
« Winter! Winter! » sentii una voce alle mie spalle, quando mi voltai fui sorpresa di trovare Liam alle mie spalle, più sorridente che mai. « come va? » mi chiese, armeggiando con le spalline della cartella, mentre le regolava alla lunghezza giusta.
« Ehi Liam! tutto bene, arrivata a scuola la Calder mi ha accolta molto calorosamente devo dire, mi sento onorata » ridacchiò mentre con la coda dell'occhio guardavamo Louis ed Eleanor parlare. Probabilmente di quanto si sarebbero divertiti a Boston. al solo pensiero mi salii il nervoso.
« Ehi, oggi hai da fare?pensavo che potessimo andare a prendere qualcosa da bere in centro.. » pensai a probabili impegni, quando la lista mi risultò vuota acconsentii. Liam mi ispirava simpatia, è uno di quei ragazzi di cui puoi fidarti ciecamente, uno di quei ragazzi che sembra il ragazzo perfetto, e lo è davvero.
Passai le lezioni a domandarmi cosa sarebbe successo in Canada, come sarebbe stata la famiglia del cugino di mamma. All' idea di vivere con un uomo che non fosse Louis mi preoccupai, dopo le esperienze con mio padre avevo paura di condividere la casa con altri. E se poi questo Stan aveva dei figli? se la moglie mi odiasse? Iniziai a tormentarmi di domande, e la risposta era sempre la stessa, la risposta mi portava sempre a mio fratello. senza lui non avrei potuto resistere.



« Io esco! » avvertii mia zia dalla cucina. « Dove vai? » la domanda arrivò da mio fratello, steso sul divano a guardare una partita. « a bere qualcosa con Liam » sapevo che gli dava fastidio, ma non capivo il motivo.
uscii di casa, un fresco profumo di rose mi stuzzicò il naso. il vicino stava potando le piante in giardino..
camminai per qualche isolato fino alla fermata del pullman, quando arrivò il rumoroso mezzo salii e aspettai di scendere in centro. 
trovai Liam alla fermata ad aspettare, quando mi vide tra la folla di persone che scendevano dal mio stesso pullman mi sorrise e si avvicinò, incitandomi a fiancheggiarlo.
Iniziammo ad incamminarci verso il bar, una volta seduti al tavolo e ordinato qualcosa di caldo, iniziammo a chiaccherare del più e del meno.

« Amo parlare con te. » Ammisi, sorridendogli. « Voglio dire, quando ti parlo so che mi ascolti, e apprezzo davvero molto questo. nessuno mi ha mai ascoltata davvero.. se non Louis.. nessuno.  » Mi sorrise riconoscente.
« posso farti una domanda? » chiese, portando alla bocca la tazza fumante e bevendo un po' della sua bibita. « certo »
« perchè non hai amiche a scuola? insomma, scusa, io non volevo chiederlo così diretto.. è solo che vedendo tutte in gruppetti, tu sei sempre con tuo fratello.. e io sono in quella scuola da un anno, non sò molto degli anni precenti.. »lo vidi a disagio.
Sospirai stancamente, ricordando tutto quello successo gli anni in cui lui ancora non era in questa città, ricordando le cose successe a scuola i primi anni.
ma sapevo che con lui potevo aprirmi. 
« è una storia abbastanza lunga.. » lo avvertii « sono un ottimo ascoltatore. » Mi tranquillizzò. Gli sorrisi e inziai a raccontargli tutto. era tempo che non riportavo fuori questa storia.. « conosci David McTaylor? -annuì col capo- bene, ero al secondo anno quando David arrivò a scuola. era il classico ragazzino preso in giro per la poca muscolatura, bhe, ovviamente ora ha fatto palestra, ma prima era solo, quando è arrivato non aveva nessuno. Così decisi di aiutarlo a integrarsi, decisi di mostrargli la scuola e diventammo amici. Pensavo fosse un ragazzo fantastico, si dimostrava sempre gentile con me, sempre educato e simpatico. Mi innamorai davvero per la prima volta. Già, chi lo avrebbe mai detto? nel frattempo lui era diventato un classico ragazzo della nostra scuola, aveva un bel po' di amici. Divenni la sua ragazza, mi sentivo davvero fortunata, ad avere un ragazzo così perfetto e dolce. Poi, una sera, c'era una delle solite feste a casa di Logan Moore. Non amavo le feste, ma dato che anche David era presente alla festa, decisi di andarci per stare con lui. Quando arrivai ed entrai dalla porta tutti gli sguardi furono su di me. Non capii il perchè, ma il sorriso furbo sul volto del migliore amico di David mi fece intuire che david avesse detto qualcosa. Dopo un po' la festa riprese, David mi offrì qualche bicchiere di birra. Forse qualcuno in più del dovuto. fatto sta che non sapevo manco più il mio nome a momenti. Ricordo solo di averlo respinto mentre cercava di infilarmi una mano sotto il vestito. Il giorno dopo a scuola girava un pettegolezzo, 'il solito pettegolezzo post-festa' pensai. Quel pettegolezzo poco dopo arrivò a me. 'McTaylor e Tomlinson hanno scopato dopo la festa, lui dice di non aver avuto notte migliore di quella'. non mi sentii affatto contenta nel sapere che fosse stata 'la notte migliore di sempre' semplicemente perchè nulla era vero. La mia migliore amica dell'epoca mi abbandonò considerandomi una troia, lasciai david e tutta la scuola mi classificò come la 'ragazza che la da dopo tre giorni di fidanzamento'. Da allora ho sempre avuto solo mio fratello, gli studenti mi passano accanto come se fossi un vecchio fantasma. Avere.. beh, avere te accanto è stata una botta d'aria fresca. » Era scioccato da tutta la stroria, probabilmente cercava di ricomporre tutto ciò che gli avevo appena detto.
Mentre io mi sentivo libera di un peso, libera di aver assimilato tutta la storia e di essermi resa conto di che razza di ragazzo mi fossi innamorata.
O meglio dire infatuata.

« è tutto così.. confuso.. voglio dire, che ragioni avevano di mollati tutti così?! » Chiese, alzando le braccia al cielo.
Scossi le spalle 
« nel frattempo David era diventato uno dei più fighi della scuola, e sai come funziona, no? Il ''pastore'' dice una cosa e tutte le pecore gli vanno dietro. »
« Che coglione.. » commentò infine, rassegnato. « E Louis? avete un bellissimo rapporto voi due.. » chiese curioso, come se da un momento all'altro si fosse risvegliato da un sogno.
« Louis.. » Non riuscivo a trovare una risposta logica. « Dopo la morte di mamma siamo molto uniti, è la mia roccia.. »  « quando vi guardate, sembra ci sia qualcosa di molto profondo.. » osservò il moro, sovrappensiero. « No! » urlai, sbattendo le mani sul tavolino in legno davanti a me, attirando l'attenzione dei clienti del locale, che poco dopo tornarono alle loro precedenti mansioni. « Scusa Liam.. è che non sono sicura nemmeno io di cosa stia succedendo. » ammisi, con le mani nei capelli scuri.
« secondo me.. » inziò, convinto « no, lascia perdere. » concluse. Cercai di convincerlo a dirmi cosa stesse dicendo, ma fu inutile.
Poi mi venne un lampo, ricordai che lui ancora non sapeva nulla « sai.. tra poco più di una settimana mi trasferisco. » dissi con un fil di voce. Il suo sguardò incontrò subito il mio, mi sentii piccola sotto quegli occhi castani e curiosi. « d-dove? » chiese preoccupato. « Louis andrà a Boston e io.. io andrò in Canada, da un mio parente.. » abbassai lo sguardo, incapace di reggere il suo sguardo.
uscimmo dal bar, per continuare la conversazione su una panchina. Con un sorriso affranto, gli spiegai tutta la situazione, infine mi accasciai sul legno sotto di me, appoggiandomi di peso sullo schienale.
« Non puoi andartene.. come farò io? come farà.. Louis? »   « Ai diciotto anni tornerò, avrò finalmente la maggiore età e potrò decidere di tornare qui.. mi mancherai, Liam, davvero. Dopo tutto quello che mi è successo tu e Louis siete gli unici a credere in un futuro migliore, io mi fido di voi, mi fido del rapporto che ho con entrambi e so che torneremo insieme. »
Forse però, in quel momento cercai di convincere più me stessa che lui.
« Mi mancherai, Win. » Mi abbracciò forte, lasciando che il mio fiso affondasse nell'incavo del suo collo.
E in quel momento mi resi conto di avere un altra persona nella mia vita, di avere Liam accanto, di potermi fidare completamente di lui, qualsiasi cosa sarebbe successa.


« Winter, zia dice di iniziare a fare la valigia, domani il volo è presto.. »
Erano passate due settimane dalla mia uscita con Liam. Ora era arrivato il momento che volevo non arrivasse mai.
« Lou, aspetta.. » lo fermai, prima che uscisse dalla mia stanza. « mi aiuti a fare la valigia? » era solo una scusa, una stupida scusa per trascorrere più tempo possibile con lui.
Più ci avvicinavamo al momento della partenza, più mi rendevo conto quanto effettivamente mi sarebbe mancato. « allora, da cosa iniziamo? » chiese, aprendo la mia valigia.
« Oh oh oh, guardatemi, guardate le mie boccie come sono grandi! » iniziò a scherzare, mettendosi un mio reggiseno. Iniziai a ridere, ripentendomi quanto mi sarebbe mancata la sua semplicità e la sua ironia. « sei uno stupido. » sentenziai, lanciandogli una sciarpa che afferrò.
« questa posso tenerla io? » chiese timidamente, stringendo fra le mani la mia sciarpa preferita: rossa con dei pallini blu. « ha il tuo profumo.. a Boston mi ricorderà te. » Gli sorrisi e senza neanche accorgermente, ero tra le sue braccia muscolose, stretta in una presa ferrea. Inspirai il suo profumo, stringendolo più a me, quanto mi fosse possibile. « solo se tu mi lasci la tua felpa blu, quella morbida con la zip bianca. »  sapevo che amava quella felpa, e sapevo anche che ormai ogni minima particella di quell'indumento aveva il suo odore.
Annuii contento dello scambio, correndo in camera e tornando poco dopo con la felpa richiesta.
Finimmo di fare la valigia giusto in tempo per la cena.
Dopo aver mangiato, mi diressi in camera per mettere le ultime cose che avevo in bagno, in un borsone a parte.
Verso le undici bussai alla porta di Louis, dopo aver sentito un lieve 'avanti' entrai e mi richiusi la porta alle spalle.

« Posso dormire con te?.. » chiesi, con lo stesso tono che usavo da piccola. Annuii e alzò le coperte, per farmi entrare accanto a lui.
Il letto di Tommo era molto più piccolo del mio, sentivo il suo respiro sulla spalla mentre si accoccolava al cuscino, mi volai su un lato affondando la testa sotto il lenzuolo che profumava dannatamente di vaniglia. « io non voglio andarmene » era come se mi avesse levato le parole di bocca. «neanche io » risposi, con un filo di voce per non svegliare nostra zia.
Alzai il viso, incontrando il suo volto illuminato dalla poca luce della luna, i suoi lineamenti erano perfetti. I capelli scesi sulla fronte scompigliati, gli occhi cristallini, il naso perfetto e le labbra socchiuse, mi fissava senza proferire parola.
Poi, di mia sorpresa, si avvicinò al mio viso, sempre di più, finchè non sentii il suo respiro sulle labbra. Il cuore iniziò a pulsarmi più forte nel petto, non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi, mentre sentivo già il suo dolce profumo sulla bocca. Sentii una veloce pressione all'angolo della bocca, poi si allontanò subito. Mi aveva baciata accanto alle labbra, ero spiazzata.
E lui lo era quanto me. Rimasi immobile, il corpo irrigidito e l'incapacità di spiccicare parola. Non dormii pensando e ripensando a quanto successo.
Era sbagliato. Dannatamente sbagliato.


« Sveglia ragazzi, Winter, alzati che tra poco perdi il volo! » Mi alzai dal letto sentendo la voce di mia zia risuonare per i corridoi. Mi sentii nervosa quando notai il braccio di Louis intorno alla mia vita. Lo sollevai con delicatezza, poi mi preparai in fretta, cercando di non svegliarlo.
Gli lasciai un foglio, sul comodino. Non volevo piangere davanti a lui, lasciarlo in quel modo mi sembrava la maniera migliore. 'scusa se non ti ho svegliato, ma non saprei davvero che dire per salutarti, non voglio piangere. perciò ti lascio questo, appena arrivo di mando un messaggio, chiamami appena puoi. spero di riabbracciarti presto. - winter'
Non mi importava se sembrasse troppo 'romantico' o troppo 'deprimente', ma era quello che davvero pensavo. mi evitai il 'non ti ho svegliato perchè quando dormi sei bellissimo', ma la verità era quella.
Dopodichè, andai in aereoporto in taxi, dopo aver salutato mia zia.

Aerei di merda. Ho sempre odiato volare.
Mi sento oppressa in una macchina d'acciaio, è un inferno per me. Quando arrivai in Canada mi sentii sollevata, dopo aver pianto lasciando la mia città, mi ero addormentata e ora ero nel mio nuovo paese. Nuova casa, nuova 'famiglia', nuova scuola.
Con un altro taxi arrivai alla casa di Stan, seguendo le indicazioni scritte da mia zia. Mi fermai davanti ad una bella villa nuova, il profumo di foglie secche mi pizzicò il naso. Dopo essermi accertata che quella fosse la casa giusta, bussai alla porta, finchè ad aprirmi arrivò un ragazzo della mia età, capelli ribelli e ricci neri ed occhi verdi, alto almeno tre palmi più di me e con un aria da tipico ragazzo arrogante che non si addiceva ad un bellissimo ragazzo come lui 
« Oh, non compro biscotti degli scout » esordì in tono pacato, e mi sbattè la porta in faccia.
Iniziamo bene.


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