La legenda della sfera marina

di elelove98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


-Prologo-
Sulla Terra la vita scorreva tranquilla e senza alcun intoppo,anzi forse era anche troppo monotona.
Cambridge sembrava un formicaio: tutti a darsi da fare per portare qualcosa a casa. I padri di famiglia che correvano a lavoro come al solito in ritardo e si preparavano psicologicamente per affrontare la predica del loro capo; le madri che lasciavano di corsa i figli piccoli a scuola e si dirigevano subito a fare la spesa; gli studenti liceali con l'odio per lo studio e la scuola,che pensavano ai loro amori impossibili o semplicemente ad un brutto voto da recuperare. Poi c'era chi la vita se la godeva al massimo e chi faceva il depresso,stando sempre solo e con musica triste alle orecchie. La città viveva sempre così,ma presto la sua monotonia sarebbe finita.

Infatti,in fondo al mare,misteriose creature celebravano la nascita della loro principessa. Era un evento unico perché era la legittima erede al trono del regno,finalmente femmina. Avrebbe sicuramente governato molto saggiamente,come i suoi genitori.
-Miei cari sudditi,è con gioia che vi comunico finalmente di avere un'erede. Ecco a voi mia figlia.-annunciò il re,tenendo tra le braccia la piccola principessa.
Ci furono molti festeggiamenti quel giorno,ricordato come il più felice e glorioso,ma quella notte tutto la felicità sparì come era apparsa. Qualcuno con in mente un piano malvagio,aveva fatto misteriosamente sparire il re e la regina,ma la principessa non riuscirono a prenderla. Mani sicure l'avevano tratta in salvo,sulla Terra.


-Capitolo 1-
Una nuova giornata iniziava,pronta a portare belle e brutte sorprese. Nessuno sapeva cosa lo aspettava quel giorno di primavera,dove il Sole splendeva radioso. La sua luce si infiltrò nella finestra di una camera,con il letto occupato da una ragazza che non intendeva per niente alzarsi. Infatti,si girò dall'altro lato,ignorando la sveglia che suonava imperterrita e la finestra. Il Sole parve prendersela e così illuminò di più il letto della giovane.
-Ok,ho capito. Mi alzo.-borbottò,mentre spegneva la sveglia.
Si mise seduta sul letto e guardò male l'oggetto appena spento,che se ne stava tranquillo sul suo comodino. -Un giorno me la pagherai.-lo minacciò. Sì,aveva sempre avuto questi momenti di pazzia e il parlare con gli oggetti che gli davano fastidio,era uno di quelli. Si chiedeva lei stessa se a volte fosse normale o no.
Scompigliò piano i suoi capelli biondi per muoverli un po'. Si mise le pantofole e si diresse in bagno. Si tolse i vestiti ed entrò in doccia,lasciandosi trasportare dal getto caldo dell'acqua. Sentì ancora quella strana sensazione. Ogni volta che l'acqua veniva a contatto con la sua pelle,lei la percepiva come la calda carezza di un amante,come se l'abbracciasse,se le appartenesse. Era veramente insolito ed infatti non ne aveva mai fatto parola con nessuno.
Dopo cinque minuti uscì di lì e si vestì in fretta e furia. Era,per l'ennesima volta,in ritardo e Arianna non l'avrebbe mai perdonata.

Prese dalla cucina il cornetto alla crema,che aveva fatto il giorno prima, e andò all'ingresso a mettersi il solito cappotto leggero. Prima di uscire,guardò il suo riflesso allo specchio: capelli leggermente in disordine,i vestiti abituali,il viso di sempre,con gli occhi azzurri sempre accesi ed infine la sua amata collana con su scritto il suo nome; ce l'aveva da quando era nata. Prese al volo la borsa e chiuse il suo appartamento, sempre di fretta.

Ma è giusto che faccia un passo indietro.
Il suo nome era Celeste,frequentava il terzo anno di lettere all'università di Cambridge,aveva la passione della cucina e sognava di diventare una pasticcera; per mantenersi gli studi,lavorava in un bar come cameriera. Nel tempo libero leggeva, cucinava e usciva con la sua migliore amica,Arianna. Questa era la semplice vita di una normale ragazza di ventuno anni. O quasi.

Arrivò con il fiatone alla solita fermata dell'autobus e lo sguardo della sua amica prometteva solo guai. -Ti sembra questa l'ora di arrivare? Sei mezz'ora in ritardo,MEZZ'ORA!-urlò esasperata Arianna. Ogni volta la stessa storia e si era anche contenuta,poteva essere anche meno fine.
Anche lei frequentava l'università dove andava Celeste,ma faceva lingue. Aveva i capelli rossi,gli occhi celesti e una passione per il canto. Sognava di diventare una cantante e Celeste ne era sicura perché aveva una voce pazzesca.
-Senti,scusa. La sveglia è suonata tardi.-si giustificò,abituata agli scleri della sua amica ogni mattina.
-Tutto qui quello che sai dire? Mi fai alzare presto la mattina,per essere qui in tempo per prendere l'autobus e ogni santo giorno sei in ritardo. Ti sembra una scusa accettabile la tua?-ribatté furiosa.
-Ok,ho capito,scusa. Lo so che è una mia idea quella di venire prima qui,ma non puoi arrabbiarti ogni volta. Dai non lo faccio più,promesso. Mi perdoni?-chiese,facendo gli occhi dolci.
Arianna roteò gli occhi. Detestava quando faceva quello sguardo,non sapeva dire di no,qualunque cosa si trattasse.-E va bene,sei perdonata.-Celeste le saltò al collo felice,ma continuò.-Ma la prossima volta non la passi liscia.-disse minacciosa.
Celeste si staccò dalla sua amica e sbuffò scocciata. “Perché deve sempre fare la minacciosa in una situazione banale come questa?”si chiese retorica.
Poi si guardarono negli occhi entrambe,azzurro contro ghiaccio,e scoppiarono a ridere come due matte. Qualche passante,al vedere due giovani donne ridere come ossesse,si chiese se erano matte o semplicemente ubriache a quest'ora della mattina. Probabilmente non l'avrebbero saputo mai.
L'autobus pieno di gente arrivò e le due salirono,sorridendosi divertite.


Due fermate e furono davanti al cancello della loro Università. Era un edificio alto ed imponente,impossibile non notarlo. Quella mattina entrambe non avevano voglia di andare a lezione,ma purtroppo erano costrette.
Arianna diede una gomitata alla sua amica,indicando un ragazzo appoggiato al cancello d'entrata.
Celeste sospirò. Ogni giorno quel ragazzo se ne stava appoggiato lì,senza entrare e ad aspettare qualcuno. Non entrava mai e neanche la salutava,nonostante fosse un bel periodo che se ne stava lì senza fare niente. Aveva i capelli biondo acceso ed i suoi occhi non sapeva di che colore erano,da lontano non riusciva a vederli,ma era sicura che fossero bellissimi,tanto da creare uno sguardo così magnetico che non riusciva a resistergli. Ed quei occhi gli cadevano sempre su di lei,come se le facesse la radiografia senza neanche che la conoscesse. Si sentiva stupida e sciocca ad avere un'attrazione per un ragazzo che non conosceva e non la degnava neanche di uno sguardo.


"E' bello come il Sole,ma sembra così distante e lontano. Il classico bello,ma dannato.” pensò scettica.
-Bene Celeste,il tuo tempo è finito. Ora dobbiamo andare a lezione,però devo ammettere che è un gran figo.-notò Arianna,sorridendo maliziosa. Ogni volta che aveva a che fare con un ragazzo,lei esprimeva il suo commento molto liberamente,senza paura di rivelarlo. Un suo pregio era proprio la sincerità.

-Sono davvero patetica. Aspetto questi cinque minuti ogni giorno per ricavarne solo un suo sguardo.-confessò affranta.
-Beh,prova a parlargli,no?-era un'ottima idea quella della sua amica,se non fosse stato che era lei la diretta interessata.
-Non ci penso minimamente a parlargli e poi dobbiamo andare a lezione.-ribatté,cambiando discorso.
Arianna sbuffò. Detestava quando cambiava discorso per evitare di parlare di quell'assurda cotta,ma si arrese ed insieme entrarono.

 

Una ragazza dai capelli neri scese di fronte all'università e raggiunse di corsa il giovane. Lo abbracciò di slancio.
-L'hai trovata?-gli domandò.
-Non ancora.-rispose amareggiato.
-E' da più di due mesi che la stai cercando,Dylan. Sei sicuro che sia qui?-.
-Ne sono certo. A volte avverto la sua presenza o la intravedo,ma poi sparisce subito come una folata di vento. E' solo un attimo,ma è molto piacevole.-spiegò.
-Trovala Dylan,trovala prima che lo faccia lei. E' la nostra unica speranza.-disse Melody affranta.
-Sta tranquilla. Sai che ce la farò.-.
-Devo andare.-lo guardò negli occhi.-Non ho molto tempo per restare umana.-disse.
-Sì,vai. Non voglio che ti accada nulla.-disse con fare protettivo.
-Ok. Se non succede nulla,ci vediamo la prossima settimana.-gli diede un bacio ed entrò nella macchina che la stava aspettando.

 

La giornata era finita e così Celeste si diresse verso l'uscita. Arianna usciva un'ora dopo,per via degli orari diversi. Così prese l'autobus ed andò a casa a pranzare.

Nel pomeriggio si mise a studiare e quando finì,decise di andare a fare shopping. Prese nuovamente la borsa ed uscì. Visitò un paio di negozi e ne uscì con appena due buste. Non era mai stata un'amante dello shopping e si comprava solo lo stretto necessario perché i soldi le servivano per mantenersi gli studi. Quando era stata ammessa,non ci voleva credere. Di solito prendevano solo persone che pagavano bene o che fossero dei veri e propri geni,ma a lei erano state messe tutte a. Si poteva reputare un genio? Probabilmente no.
Il suo sguardo si fermò su un negozio polveroso,che stava tra un libreria ed un ferramenta. Sopra c'era ancora attaccato un cartello “Aprite qui il vostro sogno.”,con scritto il numero del proprietario. Ed era lì che Celeste voleva far avverare il suo sogno,cioè aprire la sua pasticceria. Si immaginava persone di tutte le età che facevano la fila per mangiare i suoi dolci,per regalarli ad un amico o alla propria fidanzata in segno d'affetto oppure per il semplice piacere di concedersi uno spuntino. Perché lei i dolci li faceva con amore,con il cuore e voleva dedicarli alle persone per dare un po' d'amore a questo mondo monotono e pieno di imperfezioni.
Lo guardò ancora dispiaciuta perché fosse ridotto in quello stato e ricominciò a camminare.
In quell'istante,i suoi piedi s'intrecciarono e lei cadde a faccia avanti; grazie ai suoi riflessi pronti,portò le braccia avanti con uno scatto e riuscì a diminuire il dolore della caduta. “Certo che sono proprio tonta.”,pensò vergognandosi del suo scarso equilibrio.
Era intenta a controllare di non avere nulla rotto,quando qualcuno le si avvicinò.-Stai bene?-le chiese,tendendole la mano.
D'istinto la prese e quando si alzò,riconobbe il ragazzo della mattina. Finalmente riuscì ad intravedere il colore dei suoi occhi: verde intenso,tanto che sembrava avesse due smeraldi al posto degli occhi. Erano bellissimi,proprio come aveva immaginato.
-Ehm...sì grazie.-rispose imbarazzata.
Guardò meglio la ragazza che aveva davanti e ridusse gli occhi a due fessure. Non poteva essere,era un sogno. -Tu-sussurrò ancora incredulo. Le scostò i capelli biondi,caduti sul collo,rivelandone la sua amata collana. Quella solo che lei portava e che aveva il diritto di portare.-Tutto questo tempo a cercarti ed eri semplicemente tu.- lo guardò confusa,non si sentiva bene lui,forse? -Vieni-la prese per mano,in direzione di chissà quale meta.
-No-si liberò dalla sua presa.-Io non ti conosco e poi devo andare a casa.-era ancora attratta da lui,ma non li lasciava portare chissà da uno che neanche conosceva.
-Mi conosceresti bene,se non ti avessero portata qui.-ribatté con un tono dolce.
-Ti ripeto che non ti conosco e non vado da nessuna parte.-insistette imperterrita.
-Ti giuro che quando arriviamo,ti spiego tutto. E' una cosa di massima importanza.-le fece uno sguardo indecifrabile e lei cedette. Non l'avrebbe lasciata stare facilmente ed allora decise di seguirlo,poi sarebbe scappata appena le sarebbe stato possibile.

Annuì scettica e lui le sorrise dolce. La guardava in modo davvero dolce e dentro di se sentiva che,contro la sua volontà,lo conosceva più di quanto immaginasse.




Angolo autrice:
Salve e grazie per essere arrivati fino a qui. Dunque,è la prima volta che lavoro con questo genere di storia e accetto qualunque critica. Come inizio immagino non sia molto brillante,ma mi ci sono impegnata molto. Spero che lascerete qualche commento,per sapere cosa ne pensate.
Grazie in anticipo.
Eleonora.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-Capitolo 2-
La prese per mano ed iniziò a trascinarla verso un luogo a lei sconosciuto.
Il suo tocco le mandava i brividi lungo la schiena e il respiro le diventava corto, facendola anche arrossire di botto. Sapeva che era attratta da lui e tutta questa vicinanza non giovava a farle mantenere il suo autocontrollo.
Arrivarono davanti ad una macchina molto bella,rigorosamente nera e con i vetri oscurati. Celeste spalancò gli occhi sorpresa e si chiese come faceva a possederla. Se la potevano permettere solo le persone veramente ricche.
Lui fece un sorriso compiaciuto per la sua espressione spontanea,ma non lo diede a vedere e le aprì da gentiluomo la portiera,facendo un elegantissimo inchino. Lei si chiese perché tutto questo rispetto,ma gli sorrise ed entrò, chiudendosi lo sportello appena seduta. Dylan l'affiancò al posto del guidatore e con un rombo potente del motore,partirono.
Celeste si mise la cintura di sicurezza e poi guardò dal finestrino,chiedendosi dove fossero diretti.
-Dove mi stai portando?-domandò infatti.
-Lo scoprirà quando saremo arrivati,vostra altezza.-rispose.
Lei spalancò ancora gli occhi e fece uno sguardo interrogativo.-Che? Vostra altezza? Non credi che sia ora di spiegarmi cosa diavolo sta succedendo e perché mi stai portando chissà dove?-sbottò visibilmente irritata.
-Saprà tutto al momento giusto,vostra altezza.-rispose ancora tranquillo e paziente. “Ancora con questo 'vostra altezza'. Che pizza!”,pensò scocciata. Non era abituata a tutte queste attenzioni o a tutto questo rispetto,di solito era lei a mostrarsi rispettosa e a dare del lei alle persone più anziane.
In conclusione,sbuffò.-Almeno dammi del tu. Non sono abituata a tutte queste attenzioni.-.
-Come vuol...come vuoi.-.
-Come ti chiami?-gli chiese ad un certo punto,rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato.
Sorrise ironico.-E' normale che non ti ricordi nulla. Ti hanno portato direttamente sulla Terra.-fece una lunga pausa e alla fine rispose.-Sono Dylan.-.
-Ah-fece un'espressione sciocca.-Io invece sono Celeste.-.
L'altro rise sommessamente.-So benissimo chi sei.-e sorrise,distogliendo lo sguardo dalla strada a lei. Lo guardò contrariata e infastidita. Tutto questo mistero la faceva morire di curiosità e non lo sopportava allo stesso tempo.
Le strinse ancora la mano e percepì una scossa elettrica al loro contatto. Ritirò la mano dolorante. “Ma cosa diavolo è successo?”,si chiese sconvolta.
Le nostre menti si sono legate.“,le rispose una voce che assomigliava un sacco al ragazzo vicino a lei.
-Che cosa?-urlò lei sconvolta più che mai. Questa giornata era piena di sorprese e la maggior erano sconvolgenti. Non si sarebbe stupita se in quel momento avrebbe visto un asino mettere le ali oppure un albero chiederla come stava. Le stavano accadendo troppe cose strane e in così poco tempo.
-In che senso 'le nostre menti si sono legate'?-gli chiese con un filo di voce.
-Con il contatto fra le nostre mani,le nostre anime si sono toccate e di conseguenza ci siamo legati. Possiamo comunicare anche tramite il pensiero e non possiamo dirci bugie perché ci leggiamo entrambi il pensiero.-spiegò con un lungo giro di parole.
-In sintesi,tutto quello che penso lo sai anche tu e viceversa?-chiese ancora sconvolta.
-Solo quando siamo vicini.-precisò lui. Poi calò ancora il silenzio e lei,con il vento che le muoveva i capelli e la pace che c'era,si addormentò.
Iniziò a sognare una voce che parlava di cose molto strane. “Ascolta sempre la voce del tuo cuore. Non giudicare mai solo dall'esterno. Sii sempre prudente. Non abbassare mai la guardia...“.
Si svegliò sussultando e prendendosi la testa fra le mani. Era proprio una pessima giornata. “Mi sono svegliata tardi,la mia migliore amica ha sclerato sul mio ritardo,sono caduta a terra,ho fatto una figuraccia con quel ragazzo, quest'ultimo mi sta portando non so dove,ho scoperto cose sconcertanti e per finire in bellezza ho un forte mal di testa per lo strano sogno che ho appena fatto.“,pensò facendo il resoconto della sua pessima giornata e,siccome l'aveva pensato,l'altro ridacchiò divertito. Si beccò un'occhiataccia da parte di Celeste che,francamente,non ci stava capendo più niente di quello che le stava capitando. Voleva solo tornare indietro e tornare a casa.
-Siamo arrivati.-annunciò Dylan.
-Al mare?-chiese ironica.
-Ehm,sì....diciamo che io abito qui e poi tu devi scoprire chi sei.-la guardò profondamente. Si era accorto di come lo guardava e sapeva che era attratta da lui. Aveva perso così tanto cercandola e poi si era rivelata quella normalissima ragazza che gli passava sempre davanti. Era bella nella sua semplicità e lui si sentiva attratto come un calamita. Però non poteva,sapeva che non gli era permesso e si maledì perché provava quelle sensazioni,ahimè non concesse.
Dylan spense il motore ed in religioso silenzio,scesero dalla macchina. La chiusero e lei aspettò che lui le dicesse dove dovevano dirigersi. Rivolse uno sguardo davanti a sé.
Il mare inglese si estendeva davanti a loro con le piccole onde che facevano avanti ed indietro,come in una lenta danza. E ancora quella sensazione si fece largo in lei, quel senso di appartenenza a quel mondo tanto lontano. Il Sole stava tramontando silenzioso squarciando il cielo di colori che andavano dal rosso all'arancione indefinito. Era un gioco di colori e sfumature. Ne rimase affascinata e colpita,non aveva visto mai il tramonto così da vicino. Sentì una voglia irrefrenabile di togliersi i vestiti e gettarsi in acqua,per bearsi della sensazione gratificante che ne avrebbe suscitato. Era come se il mare le fosse sempre mancato e ora le si stava mostrando innanzi in quello spettacolo straordinario con l'intento di farla tornare da sé.
-Perché ho una forte voglia di gettarmi in mare?-chiese quando Dylan le fu vicino,avendo finalmente sistemato la macchina.
Le sorrise dolce.-Perché tu,come me,appartieni al mare.-capiva lo sgomento nei suoi occhi chiari. Era tutto nuovo per lei e forse anche strano o sconvolgente. Però era lì che lei era venuta alla luce ed ora era stato necessario ritrovarla per riportare il suo regno a splendere come una volta.
-Dove dobbiamo andare?-.
-Seguimi.-la prese ancora per mano ed iniziarono a camminare sulla spiaggia, silenziosi. Svoltarono a destra e dopo una decina di minuti un enorme palazzo si ergeva imponente davanti a loro. Le pareti all'esterno bianche e la punta dorata. Sembrava tanto quello delle favole.
Aprirono un cancello e si diressero verso l'entrata.
-Sai,questa è una spiaggia. Non ci viene mai nessuno e per questo abbiamo costruito questo palazzo.-le disse e quando aprì la porta, si trovò davanti un enorme atrio con colonne in marmo bianco ed un lungo tappeto rosso.
Celeste poté costatare che era molto grande e anche molto alto,viste le innumerevoli scale. Salirono al primo piano e svoltarono a sinistra,ultima porta del corridoio. L'aprirono e ci trovarono un'Arianna legata alla caviglie,alle mani e un cerotto sulla bocca.
-Lei cosa c'entra? Cosa le avete fatto? Lei doveva starne fuori da tutto questo.-sbottò Celeste,avvicinandosi minacciosa a Dylan.
Quest'ultimo alzò le braccia in segno di resa.-L'ho fatta portare qui così ti avrebbe fatto compagnia e ti avrebbe aiutata. L'ho fatto a fin di bene.-si difese.
-Giura che non le torcerete neanche un capello.-lo guardò dritto.-Giura.-.
-Ti do la mia parola che non verrà neanche sfiorata.-disse portandosi una mano al cuore e alzando la destra. Poi le fece tornare lungo i fianchi.-Ora è necessario che riposi,è stata una giornata lunga. Domani ti verrà spiegato tutto, da chi sei a quello che ti sta succedendo.-annuì distratta e si chiuse la porta alle spalle. Liberò l'amica e l'abbracciò di slancio.
-Chi ti ha portato qui?-le chiese staccandosi dopo un po'.
-Un ragazzo mi ha legata e mi ha costretta a venire qui. Non chi sia,ma sono rimasta colpita dalla sua bellezza misteriosa. Mi faceva sentire strana,non so come spiegarlo. Spero solo di non rivederlo.-fece una pausa.-Ma si può sapere che succede?-chiese infine Arianna.
-Guarda,per quanto mi riguarda non lo so. Voglio solo dormire e dimenticare per un momento tutta questa follia. Domani mattina mi spiegheranno tutto.-si sdraiò sul letto stanca. Arianna le mise una coperta sopra con fare materno e si mise anche lei nel suo letto,stanca.
-Buonanotte Ari.-le disse iniziando a dormire.
-Buonanotte Celeste.-e chiusero entrambe gli occhi. Sarebbe stata una lunga notte.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


-Capitolo 3-

Quella mattina i raggi solari erano più deboli. Le finestre erano velate da sottili tende rosse di seta,che si intonavano con il colore arancione della camera. Le pareti erano tutte arancioni,c'erano due letti a baldacchino e una semplice scrivania; c'era collegato un bagno,forse per non far uscire le due ragazze nel caso dovessero andare in bagno o semplicemente avere una scusa per andare a curiosare in giro.
A Celeste la stanza piaceva ed il letto lo trovava molto comodo,ma nonostante ciò non era riuscita a dormire molto. Se ne stava sotto le coperte con le mani sotto la nuca e con gli occhi aperti a fissare in alto,a pensare all'assurda situazione che stava vivendo. Aveva sempre desiderato dare una svolta alla sua vita,renderla più avventurosa e coinvolgente, ma non fino a questo punto. Non aveva mai creduto che fosse possibile,abituata alla sua noiosa vita.

Era stanca di stare a letto a non fare niente,così si stiracchiò e si mise seduta sul letto,spostando da un lato le coperte. Si stropicciò gli occhi per svegliarsi bene. Notò solo in quel momento che qualunque cosa intorno a lei era di un lusso sfrenato,tanto che lei li aveva potuti ammirare solo in vetrina quelle poche volte che andava a fare shopping per le strade affollate di Cambridge. Con il suo stipendio,riusciva a malapena a pagarsi il necessario per vivere e gli studi.
Si alzò e vide Arianna ancora assorta nel sonno con un sorriso ebete stampato in faccia. ”Chissà cosa sta sognando?“,si chiese pensierosa Celeste. La sua amica non dormiva mai così bene,solo quando aveva una buona notizia o superava un esame con il massimo dei voti,cioè sempre.
Decise di lasciarla dormire in pace e si diresse ad uscire silenziosa dalla stanza. Aprì la porta e si trovò davanti Dylan con un pugno a mezz'aria,segno che stava per bussare. Celeste si mise un dito sul naso,facendogli segno di non dire una parola e chiuse la porta piano.
Il biondo la prese per mano e lei sentì una scossa elettrica come la prima volta,ma non gli diede peso perché la trascinò chissà dove per il palazzo.
Dopo aver camminato per un po',si fermarono sulla ringhiera delle scale,forse per parlare indisturbati.
-Scusa,ma volevo lasciare Arianna dormire ancora tranquilla. E' tutto nuovo anche per lei e voglio che si riposi senza essere disturbata.-ruppe lei quel silenzio teso che si era creato.
-Questo l'avevo capito.-la guardò negli occhi.-Hai dormito bene?-.
-Sinceramente no,ho bisogno di risposte,di sapere cosa diavolo mi sta succedendo.-lo sgomento si faceva largo in lei.
-Avrai una risposta a qualunque tua domanda.-le tese una mano.-Vuoi seguirmi?-. ”Cos'era,una frase a doppio senso?“,si chiese ancora pensierosa,dimenticandosi quello che era successo il giorno prima.
No,una semplice domanda.“,sentì ancora la voce del ragazzo parlargli attraverso il pensiero.
Si sentì così sciocca ed imbarazzata ad essersi dimenticata di quel dettaglio. “Che memoria da elefante la mia!“,pensò ancora imbarazzata,facendo ridacchiare divertito il biondo.
Poi annuì leggermente con la testa e,prendendogli la mano ancora tesa,iniziarono a camminare. Salirono due piani e girarono a destra,entrando in una stanza stupefacente agli occhi di Celeste. Aveva anche questa le pareti arancioni, ma anche con sfumature che le ricordarono tanto il tramonto che aveva visto il giorno prima. C'era una specie di palco dove,pensò lei,dovevano svolgersi le riunioni importanti; di fronte stavano molte sedie vuote che non aspettavano altro che essere occupate e al posto del soffitto,stava una grande vetrata multicolore dalla quale si poteva vedere il cielo azzurro risplendere,anche se quel giorno pioveva. Lei però aveva una paralisi facciale per quanto era stupita da tanto lusso.
-Dove....dove siamo?-gli chiese con un soffio di voce.
Lui rise in risposta per la sua buffa espressione.-Questa è la stanza principale del palazzo: l'aula magna,quella nella quale ci riuniamo e prendiamo decisioni importanti,oppure parliamo e basta.-spiegò sorridente.
-In quanti vivete qui?-.
-Siamo io,i miei due fratelli e tutti quel del nostro popolo che vogliono far tornare le cose come prima.-.
-Ok,non ci sto capendo niente perché ancora non mi è stato spiegato nulla,però ho capito quello che hai detto.-”Che lungo giro di parole,probabilmente è il discorso più sensato che sono riuscita a fare negli ultimi minuti.“,pensò sarcastica. L'altro ridacchiò per l'ennesima volta sentendo il suo pensiero buffo.
-E' per questo che siamo venuti qui,ti spiegheremo cosa sta succedendo.-”noi chi?“.-Io ed i miei fratelli.-si affrettò a risponderle.
-Vieni,li presento.-la prese per mano e si diressero verso due giovani ragazzi girati di spalle.
Dylan si schiarì la gola ed i due si girarono interrogativi.,cercando di capire chi li desiderava. Sia Celeste sia i due restarono colpiti di chi avevano davanti.
-Dunque,lui è Jack,il mio primo fratello.-ed indicò un ragazzo alto e magro,dai capelli castani, gli occhi celesti,le labbra piccole ed il mento marcato,con la pelle un po' abbronzata.-E lui è William,il più piccolo.-questa volta indicò un ragazzo alto con il petto scolpito,i capelli biondi e gli occhi azzurri,le labbra ne tanto piccole ne tanto grandi e la pelle chiara. Erano entrambi due bei ragazzi ed anche loro pensavano la stessa cosa di lei.
-Jack,William,lei è Celeste.-la presentò e loro fecero uno sguardo confuso,così continuò.-quella Celeste.-.
Riportarono lo sguardo su di lei e sgranarono gli occhi stralunati. Non si aspettavano che quella bella neonata vista solo in un quadro,sarebbe diventata la bella ragazza che avevano davanti.
-Ehm...piacere.-allungò la mano impacciata e leggermente imbarazzata.
-Piacere mio.-dissero in ordine i due,stringendole la mano. Poi,lei riportò lo sguardo su Dylan,confusa.-Cosa intendevi prima con ”quella Celeste“?-.
Si aspettò che sbuffasse,ma invece sorrise dolce.-Ora ti spieghiamo tutto.-e detto questo,la guidarono ad un tavolo leggermente lontano da quello che le era parso un palco. William le spostò la sedia indietro e la spinse in avanti quando lei si fu seduta.
-Grazie.-mormorò timida.
-Di nulla.-le sorrise dolce. Poi anche lui e gli altri due si sederono,Dylan con lo sguardo serio per quello che era appena successo. Non capiva cosa gli stava accadendo,di solito sorrideva sempre o almeno ci provava,ma quell'atto di gentilezza del fratello l'aveva infastidito. Di solito non gli dava fastidio che i suoi fratelli corteggiassero o perlomeno fossero gentili con le ragazze,ma lei faceva eccezione,era Celeste.
-Allora.-Dylan ruppe il silenzio che si era creato tra loro,nonostante la sala fosse piena di gente che discuteva animatamente.-Cosa vuoi sapere?-.
-Beh,direi tutto quello che c'è da sapere.-”Mi sembra ovvio.“,pensò ovvia.
Sorrise divertito. ”Mi scusi,Capitan ovviò.“,le rispose con pensiero sfottendola e beccandosi un'occhiataccia da quest'ultima.-Ok,chiedimi qualunque cosa.-.
Fece una lunga pausa di riflessione,viste le innumerevoli domande che le frullavano per la testa e non volendo chiedere tutto a raffica. Aveva l'occasione per chiarirsi le idee e doveva scegliere con cura le domande.-Voglio sapere chi sono e cosa ci faccio qui.-.
Restò spiazzato per quella domanda,si aspettava domande del tipo:”Quando posso tornare a casa?“,oppure,”Voi cosa siete?“. Dovette ammettere almeno a se stesso che era una ragazza molto riflessiva.-Dunque,ti avverto che quello che sto per dire potrebbe sembrare molto fantasioso e da pazzi,ma è la pura verità.-amava divagare.-Inizio col dirti che in questo palazzo non siamo esseri umani,ma parte del popolo del mare. Ovvero tritoni e sirene.-Celeste spalancò la bocca scioccata. Non ci poteva credere,era sicura che creature del genere fossero estinte dai tempi di Ulisse.-Tutto ebbe inizio il giorno che il re e la regina del mare,ovvero i tuoi genitori,ti diedero alla luce. Il popolo festeggiò molto quel giorno,ma poi la notte stessa i sovrani sparirono misteriosamente e non vennero mai ritrovati.-le scesero involontariamente le lacrime,rigando tutto il suo bel viso. Sapeva fin da quando i suoi genitori adottivi erano morti,che non c'era molta speranza di rivedere i suoi veri genitori vivi,ma almeno un po' ci aveva creduto. Non ci credeva che non c'erano più,non ci voleva credere.
Dylan la guardò dispiaciuto di averle dato quella notizia,ma doveva sapere tutta la verità e purtroppo era incluso anche questo. Tuttavia,continuò a raccontare.-Qualcuno che sapeva cosa stava per succedere,ti salvò trasformandoti in umana e portandoti sulla Terra. La collana che porti al collo ti permetterà di riassumere la forma di sirena quando vorrai e di tornare umana anche. Venne inciso sopra il tuo nome per riconoscerti. Tu sei la principessa del mare.-concluse.
Lei chiuse gli occhi,ancora scioccata,cercando di realizzare con calma tutto quello che le era stato appena riferito. Non riusciva ancora a credere che sirene e tritoni esistessero ancora,non riusciva a credere che i suoi genitori non c'erano più,non riusciva a credere di essere una di loro.
-Ehi,tutto bene?-le chiese William preoccupato.
Riaprì gli occhi e fece un piccolo sorriso.-Più o meno sì. Sto solo cercando di realizzare tutto questo.-lo rassicurò,intenerita dalla sua preoccupazione per lei. Lo stomaco di Dylan si strinse in una morsa nel vedere Celeste e William sorridersi così....così...non sapeva come definirli e forse neanche voleva saperlo. Si schiarì la gola,facendo riportare l'attenzione di tutti su di lui.
-Ma,oltre a questo,perché mi hai portata qui?-gli chiese con un filo di voce.
-Qui ti volevo.-le rispose lui e continuò.-Siccome tu e i tuoi genitori non c'eravate più,il regno è rimasto senza qualcuno che governasse. Così,il trono è passato di diritto a Lavinia,la sorella minore di tua madre. Lei è cattiva e usa il potere a suo piacimento: non aiuta nessun che ha bisogno,arresta chi non le obbedisce,tortura i poveri innocenti,ha rimesso la pena di morte... Insomma cose che con i vecchi regnanti neanche esistevano.-prese fiato.-Tu puoi fare due cose: o sposi suo figlio Alex e poi riporti il regno alla luce,oppure devi combattere e trovare un oggetto leggendario per aumentare i tuoi poteri,la sfera marina. Cosa pensi di fare?-.
Fece un'altra riflessione. Cosa poteva fare? L'avevano portata lì di forza e poi le avevano detto tutte quelle cose,come poteva prendere una decisione importante? Aveva bisogno di tempo,però se tutta quelle gente aspettava da molto il suo ritorno,non poteva rifletterci molto su. Doveva prendere una decisione in fretta e farsi coraggio,oltre che chiarirsi le idee.-Voglio combattere! Trovare questa sfera e riportare tutto come era prima,non ci penso minimamente a sposare mio cugino.-in effetti,per loro doveva essere una cosa normale sposarsi tra parenti,ma a lei non piaceva.
Dylan sorrise sornione e si alzò in piedi,tendendole una mano.-Bene,sono molto felice di sentirtelo dire. Vieni con me,che ti spiego meglio.-.
-Va bene.-gli sorrise ed afferrò la sua mano,dirigendosi poi fuori dalla stanza. Un lampo di gelosia attraversò gli occhi di William quando li vide per mano sparire dietro la grande porta in legno.

 

 

Dal profondo del mare una sirena ed un tritone osservavano divertiti quello che succedeva in quel palazzo dall'interno di una grande coppa rigorosamente in oro.
-E quella chi è,madre?-le chiese il tritone solenne.
-E' lei,figlio mio. L'hanno trovata.-sorrise divertita.
-Davvero? Era ora!-esclamò.
-Sì,hai ragione. Finalmente potrò mettere in atto il piano che conservo da anni.-e tornò a guardare la scena nella coppa,soprattutto la ragazza bionda. Piano piano stava arrivando il momento che aspettava da anni e questa volta non avrebbe fallito.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


-Capitolo 4-

Passò una settimana esatta dal giorno nel quale Celeste aveva scoperto tutto. Dylan le aveva poi rivelato che la sfera marina l'avevano trovata e la tenevano custodita,nell'attesa che venisse ritrovata la principessa; esattamente un giorno prima del ritrovamento di quest'ultima,purtroppo l'oggetto sparì misteriosamente. Lo cercarono per tutto il palazzo,ma era come scomparso nel nulla.
Un autentico mistero.
Poi,conobbe coloro che vivevano nel palazzo e la veneravano come una dea,anche se lei era piuttosto imbarazzata. Come dicevo,non era abituata a tutte queste attenzioni. Aveva conosciuto più affondo i tre fratelli;aveva particolarmente legato con William,mentre con Dylan aveva un rapporto molto particolare. Le loro menti legate impedivano ad entrambi di pensare in segreto,ma il loro legame non si basava solo su questo; l'uno sapeva che non era affatto indifferente all'altro. E Celeste se ne era innamorata,purtroppo. Perché pensava fosse un male? Semplice,lui aveva già una ragazza: Melody,ed era anche molto gelosa,oltre che pericolosa quando si arrabbiava.
Triste realtà.

 

POV Celeste
Non andavo a scuola da una settimana e,se non fossi orfana,qualcuno si sarebbe preoccupato per me. Il problema era che non avevo nessuno che mi aspettasse a casa,ecco perché vivevo sola. Sinceramente,non sapevo se era meglio vivere la mia monotona vita da studentessa universitaria ed essere ignara delle mie origini o scoprire chi ero e tuffarmi in un'avventura fatta di pericoli,rischi e molto mistero.
Inoltre,erano un paio di giorni che non facevo che litigare con Dylan per cose futili,oltre che sentire una fitta di gelosia ogni qualvolta si baciava con quell'odiosa di Melody. Che ragazza odiosa! Invece con Will era tutto più diverso,sapeva come farmi ridere e capirmi al volo,senza che gli dicessi una parola. A volte mi preoccupavo che anche lui mi leggesse nella memoria: ecco,di questo dovevo accertarmene al più presto.
Era mattina ed io stavo distesa sul mio letto,sotto le coperte a guardare il soffitto. Chissà cosa aveva di così interessante da farsi dedicare tutta la mia attenzione. Vabbè che era arancione e mi piaceva come colore,ma era davvero tutto quello che riuscivo a guardare? Ok,perché stavo pensando queste cose contorte e strane? Beato chi mi capiva.
Arianna intanto dormiva serenamente,anche se ultimamente era strana; la vedevo distante,sempre a guardare un punto fisso davanti a sé o il cielo come se volesse volare via. Sembrava infelicemente innamorata o le mancava qualcosa. Forse la sua famiglia e per questo mi ero sentita in colpa,ma lei mi aveva tranquillizzato,dicendomi che voleva starmi vicino e non lasciarmi sola in balia di un palazzo prevalentemente popolato da tritoni e sirene. Mi faceva così strano ancora credere che ero una di loro,una sirena,la principessa del mare come mi avevano detto loro.
Mi risvegliai dai miei pensieri quando sentii bussare piano alla porta. Mi alzai e mi misi le ciabatte che mi erano state date,guardandomi prima allo specchio. Cercai di pettinarmi i miei maledetti capelli e stropicciarmi gli occhi per svegliarmi bene. Poi,mi diressi verso la porta e l'aprii distrattamente. Davanti mi comparse Dylan,i capelli volutamente spettinati e gli occhi verdi più chiari del solito,lo sguardo serio. Il motivo? Il giorno prima avevamo avuto una delle ennesime litigate.
-Che vuoi?-chiesi piano,per non svegliare la mia amica.
-Continuare il discorso lasciato in sospeso ieri.-.
Sbuffai infastidita.-Non ne ho alcuna voglia. Stavo dormendo,quindi lasciami in pace.-.
-Ma perché mi tratti sempre male?-chiese sempre piano,allargando le braccia.
-Punto uno:parla piano che Arianna sta dormendo. Punto due: con te è praticamente impossibile parlare,visto che critichi qualsiasi mio comportamento o gesto.-e detto questo chiusi la porta,ma venne prontamente bloccata dal suo piede e la mano sulla maniglia.
Dopo aver cercato di insistere almeno per un po' per farlo andare via,sospirai affranta e decisi di uscire,almeno per non svegliare la mia migliore amica.
Ci allontanammo abbastanza dalla mia stanza ed iniziammo a guardarci seri,senza proferire una parola. Di certo non avevo alcuna intenzione di chiedere scusa,per una volta volevo che fosse a farlo. Almeno per dimostrarmi che ci tenesse un po' a me,che gli interessavo lo escludevo subito: aveva una fidanzata.
Sospirò per l'ennesima volta.-Per quanto pensi di continuare a non rivolgermi la parola?-si voltò a guardarmi sconsolato.
-Non mi scuserò di certo io,questa volta.-.
-Il motivo per il quale ti ho rimproverato era più che valido.-mi fece notare secco.
-Cosa che io e Will andiamo particolarmente d'accordo?-chiesi retorica e continuai.-Ma fammi il favore! E' il motivo più stupido che abbia mai sentito.-e mi azzittai ancora.
-Senti,te l'ho detto che mio fratello è un playboy,ci prova con tutte e non l'ho mai visto con una ragazza fissa.-.
-Questo non ti dà il diritto di interferire nel rapporto che c'è tra me e Will.-.
-E finiscila di chiamarlo “Will” !-sbottò arrabbiato.
-Lo chiamo come mi pare,dato che lui mi ha concesso di chiamarlo così. E finiscila di arrabbiarti,sembri un ragazzino di due anni.-.
-Tu smettila di stare tutto quel tempo con lui ed io non ti scoccio più.-.
Gli scoppio a ridere in faccia,giusto per fargli quanto lo trovavo ridicolo in questo momento.-Per dare soddisfazione a te? E poi per cosa? Solo perché passo del tempo con Will? Ma sei veramente ridicolo,questo discorso non ha né capo né coda.-tornai seria.-Pensa alla tua fidanzata,piuttosto.-.
-Gelosa?-chiese,ghignando. Odio quando ha ragione.
-Io? Di te?-purtroppo sì-Affatto. Sto solo dicendo che devi smetterla di fare la suocera nella mia vita privata e pensare alla tua.-.
-Va bene,scusa.-sussurrò arreso.
Mi girai dall'altra parte e mi misi una mano sull'orecchio.-Come scusa? Non ho sentito bene. Puoi ripetere?-sorrisi divertita.
Ridacchiò.-Ho detto.....scusa.-questa volta lo mormorò,il giusto per far tornare lo sguardo su di lui con un sorriso vittorioso. Amavo avere ragione.
-Ti ci è voluto per chiedermi scusa,eh?-chiesi ironica.
-Non sono il tipo che chiede scusa così,di punto in bianco,per di più ad una ragazza. Non lo faccio nemmeno con Melody.-una scarica di rabbia attraversò il mio corpo.-Quindi consideralo un evento.-concluse sospirando.
-Dylan!-guardi oltre le spalle del ragazzo in questione e vidi una ragazza dai capelli neri correre affaticata nella nostra direzione.
Il mio viso assunse una smorfia,ma poi sospirai e tornai con lo sguardo sul biondo.
-Beh,io vado. Vi lascio soli. Ci vediamo.-e detto questo iniziai a camminare,giusto per non fargli notare le lacrime che minacciano di uscire. Maledizione! Ogni volta che li vedevo insieme,o mi ingelosivo e quindi mi veniva uno scatto di rabbia,oppure mi veniva da piangere. In entrambi i casi stavo male. E ciò che mi urtava di più è che lui stava bene con lei.
Mi sentii bloccare il braccio e mi voltai di scatto,incontrando quei meravigliosi smeraldi che tanto mi abbagliavano.-Ti serve qualcosa?-chiesi con un filo di voce,abbozzando un lieve sorriso.
-Vorrei solo capire dove corri così di fretta,mica ti sto cacciando.-.
-Ho visto arrivare la tua ragazza e volevo lasciarvi soli. Avete diritto alla privacy.-.
-Non è che si lamentava se rimanevi lì ancora un po'.-.
-Fidati che la mia vicinanza a te non le va affatto a genio,anzi ci si arrabbia e ha ragione.-.
Sospirò-Questo è vero,ma ora gliene parlo. In fondo,sei la principessa del nostro regno e se non sai qualcosa,io devo spiegartela,o comunque controllarti sempre. Sì sì,gliene parlerò.-disse più a se stesso che a me.
Nonostante mi sentissi meglio a quelle sue parole,scossi la testa.-Lascia stare. Non fa niente. Ora vado,così vi lascio in pace.-ci facemmo un cenno della mano,sorridendo ed iniziai a camminare.
Venni nuovamente bloccata.
-Che c'è?-chiesi girandomi.
Spalancai gli occhi quando l'illusione che fosse nuovamente il biondo,venne spezzata dallo sguardo furioso di Melody. Inutile dire che non voleva fare una piacevole chiacchierata.-Se ti vedo ancora così vicino al MIO ragazzo,giuro che te la faccio pagare.-sbottò puntandomi il dito contro.
Le presi l'indice e lo abbassai.-Hai idea con chi stai parlando vero? Perché mi sembra che non mi stai portando affatto rispetto.-presi una pausa e fece per ribattere,ma la bloccai.-Punto uno: non rivolgerti mai più a me in questo modo, perché in fondo ti ho sempre rispettata e non mi sembra di averti fatto qualcosa. Punto due: la tua gelosia è esagerata,stavamo solo parlando e non voglio assolutamente rubartelo.-certo come no-E basta,ora me ne stavo andando per lasciarvi soli. Ciao.-le dissi e mi diressi a passo felpato lontano da quel luogo. ”Perdonami...perdonami per il male che ti sto procurando.“,questo pensiero mi fece voltare ormai a fine corridoio e notai che Dylan mi guarda affranto,ma il nostro contatto visivo venne interrotto dalla sua ragazza,che lo baciò con naturalezza.
Lui ricambiava.
Lui ci stava.
Certo che ci stava! Era la sua ragazza,diamine!
Uscii dal palazzo e mi diressi in spiaggia. La cosa bella di questo posto era proprio il mare,così calmo ed invitante.
Passeggiai per un po' sulla spiaggia silenziosa,avvolta dalla pace e dal solo rumore delle onde. Mi sedetti,stringendo le ginocchia al petto con le braccia, come ad infondermi sicurezza da sola.
Ripensai a loro,abbracciati,stretti l'uno all'altro,vicini,le labbra poggiate su quelle dell'altro...Piansi. Piansi come non avevo mai fatto.
Mi ero innamorata.
Mi ero innamorata di un ragazzo misterioso.
Mi ero innamorata di un tritone.
Mi ero innamorata di un tritone fidanzato.
Ero infelicemente innamorata. Perfetto,direi.
Sentii solo dopo un tempo che mi parve infinito,qualcuno che si sedette dietro a me,cingendo il mio corpo con le gambe e facendomi a poggiare il viso all'indietro sul suo petto.
-Ehi piccola,cosa ti succede?-Will.
Sorrisi.-Solo un po' di stress,tranquillo.-grazie di essere qui.
-Va bene. Ora calmati,che ci sono io qui.-sussurrò cullandomi.
-Grazie.-risposi,lasciandomi calmare tra il rumore delle onde e il cullare di Will.
Forse dovevo semplicemente smetterla di amare Dylan e provare ad accettare William,infondo ci teneva molto a me e non aveva una fidanzata.
Altrimenti,mi sarebbe toccato amarlo di nascosto,senza che Melody se ne accorgesse.
Sarebbe stato doloroso.
Sofferente.
Proibito.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


-Capitolo 5-

 

POV Narratore.

Celeste si rigirava nervosa nel grande letto della sua stanza. Stava facendo un incubo,ancora. O perlomeno era quello che credeva,visto che continuava a vedere cose strane,cose da cui non riusciva a trarne un significato o un senso logico.
“-Guarda quanto è bella.-disse la regina,guardando dolce la neonata tra le sue braccia,che sorrideva allegra.
Il re le cinse la vita con un braccio.-Hai ragione. Sarà una bellissima e saggia principessa,proprio come te.-diede un bacio sulla guancia a sua moglie e poi anche sua figlia che lo trattenne,tirando la sua lunga e folta barba bianca,cosa che gli fece scappare una sonora risata.
-Andiamo Celeste,lascia stare tuo padre.-si lamentò la madre,togliendo la piccola manina della figlia dalla barba del marito.
-Non ti preoccupare cara. E' piccola,lasciala giocare.-.
-Meglio che inizi ad abituarsi fin da ora come comportarsi.-disse la sorella Lavinia,entrando senza permesso nella grande sala del trono. Entrambi alzarono lo sguardo verso lei,scocciati dalla sua presenza. La regina voleva bene a sua sorella e sapeva che era un po' cattiva,ma non aveva capito quanto fosse malvagia e soprattutto il piano che da anni stava preparando.
Lavinia sbatté un paio di volte la sua lunga coda per avvicinarsi alla nipote ed ammirarla.
-Oh,ma che bella bambina! Davvero complimenti,sorella,però sta attenta a come la educhi,potrebbe diventare molto maleducata.-sputò cattiva.
-Lavinia,smettila di offendere la mia famiglia o sarò costretto a cacciarti dal mio palazzo.-tuonò minaccioso il re,infastidito profondamente dalle parole di colei che gli appariva solo come una cattiva sirena.
-Sta tranquillo,ho intenzione di andarmene subito. Ho cose molto più importanti da fare,che stare a guardare un'insignificante neonata.-.
-Ma è tua nipote!-esclamò la sorella.
-Non importa.-e con potenti colpi della sua coda,uscì dalla stanza del trono. L'aria tesa che si era creata con la sua presenza,si dissolse in un attimo e tornò la serenità,con qualche richiamo da parte della principessa per avere l'attenzione.
Ma non durò molto,visto che un vivace tritone e la madre disperata piombarono nella stanza. Nonostante il tritone fosse ancora molto piccolo,visti i suoi scarsi tre anni,aveva imparato in fretta a padroneggiare la coda e spesso era difficile stargli dietro.
-Dylan,per l'amor del cielo,torna qui!-esclamò la sirena disperata per l'ennesima volta,ma non le diede retta e con potenti colpi di coda,fu abbastanza vicino per ammirare la bellezza della sua principessa.
La madre di Dylan si inchinò al cospetto dei sovrani e poi si avvicinò al figlio.-Dylan,quante volte ti ho detto che non devi scappare così,senza permesso.-poi rivolse il suo sguardo al re e la regina.-Vi chiedo umilmente scusa,ma non sono riuscita a trattenerlo.-continuò dispiaciuta.
-Oh,non preoccuparti! Non fa nulla.-disse gentile la regina,sorridendo.
Intanto,davanti agli occhi di Celeste si presentò un allegro tritone biondo,che la scrutava incuriosito con i suoi profondi occhi verdi. Affascinata da lui,anche se neonata,gli sorrise gentile,ma un po' timida.
-Com'è bella!-esclamò allegro il bambino,incantato dagli occhi chiari della neonata.
-Grazie.-disse la regina gentile.
Anche se Celeste non aveva affatto capito le parole che i grandi si stavano scambiando,allargò il suo sorriso ed un tenero rossore colorò le sue delicate guance.”
Celeste si svegliò,alzandosi di scatto.
Aveva fatto di nuovo uno strano sogno,ma questa volta non era un incubo né senza senso.
Sembrava più un ricordo.
Aveva rivisto i suoi genitori. Sua madre così bella,gentile e saggia,ma ferita nel profondo dalla sorella cattiva. Il padre protettivo,generoso e potente,ma infastidito di avere a che fare con Lavinia.
E poi c'era anche lui nel suo sogno,come sempre. Un vivace e allegro tritone che aveva sempre un sorriso da regalare e tanto affetto da trasmettere,quando era lui quello che necessitava di amore e sincerità.
E poi aveva sua madre,una semplice e bellissima sirena. C'era una cosa però che non le era chiara,che fine aveva fatto? E il padre? Le possibilità erano due: o erano scomparsi nel vasto oceano oppure erano morti. Quest'ultimo pensiero fece rabbrividire Celeste e un senso di vuoto la invase. Se c'era una cosa che sapeva perfettamente lei,era il vuoto,il dolore,la rabbia e la tristezza che si poteva provare quando perdevi i tuoi genitori: adottivi e non.
Scosse velocemente la testa e si precipitò in bagno,per lavarsi e vestirsi.

 

POV Celeste.
Dove diavolo erano finite le mie scarpe? Ah,quanto sono disordinata.
Uscii scalza dal bagno e trovai quelle maledette converse blu infondo alla stanza. Il pavimento era molto freddo e più camminavo più un brivido di freddo mi percorreva la schiena. Feci una breve corsa-ridicola-e raggiunsi quelle stupide scarpe.
Le odiavo e le adoravo.
Le odiavo perché le mettevo in un punto e non si sapeva come,me le ritrovavo da un altra parte,ma rimanevano pur sempre le mie preferite. Celesti,come i miei occhi.
Mi sedetti sul mio letto e me le allacciai.
Bussarono.-Avanti!-gridai per farmi sentire. Poi,tornai a rivolgere lo sguardo alle mie converse.
-Un giorno o l'altro vi perderò veramente.-borbottai contrariata. Sentii la porta chiudersi e qualcuno ridere divertito.
-Che fai? Parli con le scarpe?-non ci volle un genio per riconoscere il tono gentile e rassicurante di Will.
Finii di allacciarle e mi alzai,sorridente.-Lasciamo stare va! Il fatto è che per quanto sono disordinata,me le ritrovo sempre da un'altra parte e quindi non mi stupirei se un giorno o l'altro le perdessi definitivamente.-ridemmo.
-Allora,come stai?-mi chiese allegro.
-Beh,come sempre. Cioè bene,ma con i soliti problemi.-anche se io e Dylan avevamo fatto pace,continuavamo a discutere del fatto di Will e finiva sempre male. Era ridicolo. Io soffrivo per lui quando stava con quella stupida della sua ragazza e non avevo neanche diritto ad essere felice.
-Le liti con mio fratello Dylan?-chiese,interrompendo i miei pensieri.
-Sì.-.
-Non capisco davvero cosa c'è che non va. Passiamo molto tempo insieme e allora? Guarda non sei l'unica! Ieri mi ha fatto l'ennesima predica sull'educazione e roba simile,per arrivare al fatto che sto troppo con te. Ovviamente gli ho dato ragione,non posso discuterci. A me non piace litigare.-.
-Sei così buono,Will.-ed era vero. Io non avevo idea con quale forza misteriosa riuscisse a tenere testa a Dylan,invece di sbroccare ed iniziare ad urlare come un pazzo.
Quello era da me,ovvio.
-Vabbè,lasciamo stare. A te invece come va?-.
-Meravigliosamente da quando ti ho conosciuto.-ecco la frase dolce della giornata. Mi faceva ridere o sapeva tirarmi su di morale,ma sapeva anche essere dolce e romantico. Sapevo cosa provava,era evidente e prima o poi avremmo dovuto affrontare il discorso. L'unico problema era che il mio cuore apparteneva a quel polemico di Dylan.
Arrossii.-Mi fa piacere.-non sapevo che dire.-Che facciamo?-.
-Passeggiata al mare.-.
-Ok.-.
Ed uscimmo dalla mia stanza,diretti in spiaggia. Nello scendere le scale,venimmo bloccati da Dylan.
Roteai gli occhi. Stava per arrivare un'altra predica.
-Celeste,ti devo parlare.-mi guardò serio.
-Non ne ho voglia e poi ho da fare.-dissi,indicando con un cenno del capo Will.
-Non mi interessa. E' un avviso urgente e te lo devo dire ora,non un minuto in più né un minuto in meno. Tu William,vai ad aiutare gli altri a sistemare.-ordinò perentorio.
-Sistemare cosa?-.
-Te lo diranno gli altri. Ora vai.-.
Will annuì e,lasciandomi un bacio sulla guancia,scese le scale velocemente.
Dylan fece segno di seguirlo e lo feci senza dire una parola.
Entrammo nella sua stanza che era tutta blu con un grande letto,un divano e televisione,l'armadio attaccato al muro e una scrivania all'angolo con sopra il computer.
Tutta disordinata.
Allora non ero l'unica!
-Scusa il disordine,non ho avuto tempo di mettere a posto.-si scusò sedendosi sul divano e facendomi fare lo stesso.
-Cosa mi devi dire.-fredda e distaccata fu il modo con il quale parlai.
-Lavinia ci ha inviato un comunicato urgente. Domani,essendo il suo compleanno,pretende di festeggiarlo qua e noi non ci possiamo opporre altrimenti saprebbe che ci vogliamo ribellare al suo volere.-.
-Ho capito. Cosa avete in mente?-.
-Nulla di speciale. Faremo passare le serata tranquilla perché finché non ritroviamo la sfera marina non possiamo fare nulla. Sarebbe pericoloso agire.-.
-Va bene,ti ringrazio di avermelo detto. Ora se permetti,dovrei andare.-.
-Dove?-.
-Sono affari miei. Comunque da Will.-dissi guardandolo male.
-Allora non te lo permetto. Passate troppo tempo insieme.-si alzò di scatto,cosa che feci anche.-Non mi sta bene che lui ti stia così vicino e poi ti dica qualcosa di carino,visto che potrebbe farlo con qualche altra ragazza. Devi stare lontano da lui,se non vuoi soffrire.-.
A quel punto,esplosi dalla rabbia.-Qual'è il tuo problema? Stiamo troppo insieme? E allora? Si vede che ci piace stare insieme a ridere e scherzare,piuttosto che stare da soli e lontani per dar retta a un polemico come te. Mi sono stancata,ok? Ho il diritto di fare quello che voglio,di stare con chi voglio. Se non mi fidassi di te o non ci fosse Will,se non mi collegasse qualcosa a queste persone e luogo,io me ne sarei già andata e non vi avrei mai conosciuto. Posso ancora farlo,ma non ne ho voglia. Voglio affrontare i problemi e fare giustizia al mio popolo,ma tu mi rendi tutto impossibile. Sempre a dire le stesse cose. Basta! Non ne posso più,si può sapere cosa hai contro di noi?-.
Fu un attimo,Dylan mi sbatté contro il muro carico di rabbia e mi baciò.
Per la prima volta mi baciò.
Per la prima volta sentii qualcosa dentro di me agitarsi in risposta. Farfalle,cuore che batteva impazzito,felicità immensa,troppe cose per me che ero stata male fino ad ora.
Ricambiai bisognosa di quel bacio,come se fosse il mio ossigeno e forse lo era. Schiusi la bocca e le nostre lingue si incontrarono,dapprima si sfiorarono per conoscersi,poi iniziarono una lenta danza come se si conoscessero da una vita. Da sempre.
Divenne un bacio passionale. Troppo e più andavamo avanti più sentivo che lo volevo,lo volevo veramente al mio fianco.
-Basta sennò perdo il controllo.-sussurrò staccandosi dalle mie labbra e appoggiandosi alla mia fronte.-Hai capito qual'è il problema?-.
Scossi la testa,incapace di parlare.
Sospirò.-Celeste io...io,mi sono innamorato di te,purtroppo. Dico così perché dalla nascita sono stato destinato a Melody e poi interessi a mio fratello,però quando ti vedo con lui sono geloso, geloso marcio. Mi fa una rabbia che lui possa accarezzarti e io no,senza correre pericolo. Ma io ti amo e non potrà mai cambiare.-.
-Anche io ti amo.-dissi sorridendo felice per la scoperta che almeno ero corrisposta.-Cosa possiamo fare?-.
-Non lo so,non ne ho idea. Per ora teniamolo nascosto,poi una volta che sarà tornato tutto normale, vedremo.-.
-Non voglio perderti.-.
-Neanche io,ma dobbiamo fare così,altrimenti correremo dei guai.-.
-Come facciamo a nasconderlo fino ad allora?-chiesi.
-Ci incontreremo di nascosto. Vedremo,c'è sempre una soluzione,anche all'impossibile.-.
-Va bene. Spero di resistere.-.
-Anche io.-sospirò ancora.-Celeste..-mi chiamò.
-Sì?-.
-Ti amo e..-.
-Anche io.-lo interruppi.-E?-.
-E ti voglio.-iniziò nuovamente a baciarmi con foga,facendomi cadere sul divano sdraiata,lui sopra di me e scordarci per un momento del mondo e dei problemi.
Ora eravamo veramente amanti.

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