Dragon Ball A Part I: L'invasione del Predestinato

di Aven90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno strano ritrovamento ***
Capitolo 2: *** Attacco alla Capsule Corporation ***
Capitolo 3: *** La creatura leggendaria ***
Capitolo 4: *** Ritorno sul pianeta dei Kaioshin ***
Capitolo 5: *** Allenamento per tutti ***
Capitolo 6: *** Mystic Piccolo ***
Capitolo 7: *** Il Super Saiyan IV ***
Capitolo 8: *** La Creatura Predestinata ***
Capitolo 9: *** Il rapimento ***
Capitolo 10: *** Sfida a Kolom ***
Capitolo 11: *** Il ritorno di Gotenks ***
Capitolo 12: *** Il segreto di Vegeta ***
Capitolo 13: *** Il Kaiohken di Ub ***
Capitolo 14: *** Una brutta sconfitta ***
Capitolo 15: *** Arriva Lothar ***
Capitolo 16: *** Salvataggio temporaneo ***
Capitolo 17: *** Il risveglio della Creatura ***
Capitolo 18: *** Ribellione? ***
Capitolo 19: *** La terza fazione ***
Capitolo 20: *** L'esercito del Predestinato ***
Capitolo 21: *** Kroove e Mistrok ***
Capitolo 22: *** La vera forza di Gohan e Piccolo ***
Capitolo 23: *** Ub vs Kelos ***
Capitolo 24: *** Dura prova per i terrestri ***
Capitolo 25: *** La caduta dei Cyborg ***
Capitolo 26: *** La forza di Gotenks ***
Capitolo 27: *** Il braccio destro ***
Capitolo 28: *** Goku in difficoltà ***
Capitolo 29: *** Anche Vegeta Super Saiyan IV ***
Capitolo 30: *** La resa dei conti ***
Capitolo 31: *** Il ritorno di Kolom ***
Capitolo 32: *** Scontro tra malvagi ***
Capitolo 33: *** Il pentimento ***
Capitolo 34: *** La legenda si avvera ***
Capitolo 35: *** Bisogno di forze! ***
Capitolo 36: *** Vegeta si unisce al gruppo ***
Capitolo 37: *** Tentativo di fuga ***
Capitolo 38: *** Vittoria! ***
Capitolo 39: *** di nuovo Shenron ***
Capitolo 40: *** Arrivederci, Lothar! ***



Capitolo 1
*** Uno strano ritrovamento ***


Questa storia è stata scritta solo per divertimento e non è finalizzata al lucro. Ogni personaggio appartenente all’universo Dragon Ball appartiene al relativo autore.

Nel giorno in cui ricorreva il settimo anniversario dal Torneo Tenkaichi nel quale Goku decise di allenare Ub per poi avere lo scontro finale fra loro, la vita alla Città dell’Ovest scorreva tranquilla.

Il sole splendeva e gli autobus arrivavano in orario.

Nello specifico, i violenti scossoni che ogni giorno percuotevano il quartiere periferico della metropoli erano ormai di dominio pubblico, continuamente attribuiti al marito della Presidente della Capsule Corporation, un uomo bellicoso ed incivile.

Ma nessuno si aspettava che, oltre a quella calma apparente, un uomo con occhi vacui avrebbe fatto il suo ingresso nella scena da un tombino poco lontano dalla sede.

La cosa che colpiva, a parte gli occhi vacui, era non solo il cattivo odore che emanava, ma i vestiti strappati e l’ ”effetto bruciato” sulla pelle, tanto da sembrare una persona che è appena uscita da una macelleria. Assieme alle vacche.

“Amico, che ti è successo? Sembra che tu sia uscito da una macelleria con le vacche!” commentò un tizio, ripetendo le stesse mie parole.

“I… i… Gi’isa…” rispose, e cadde a terra.

Morto.

Fumava ancora carbonizzato quando arrivarono la polizia e l’ambulanza.

“… E quindi ha mormorato qualcosa di incomprensibile prima di morire?” chiese il commissario, annotando il tutto.

“Sì, commissario” rispose amaro il tizio che aveva parlato con lui prima di morire. “Non so cosa abbia detto in realtà. Di sicuro non si tratta di roba terrestre”

“Non diciamo stronzate” tagliò corto il commissario. “Non esistono gli alieni. Esiste solo quello che vedo, e non sono io a dirlo, ma è proprio così. Vero, Johnny?” si rivolse al suo braccio destro che stava ancora osservando la testa della vittima bruciacchiata, giocando con la pelle che veniva via a pezzi.

“Sì, signore” rispose lui, concentrato nel vedere possibili indizi sul cadavere.

“Non giocare col cadavere!” ordinò il commissario, togliendolo di peso dal corpo e proseguendo. “Adesso tu e una squadra scendete per i sotterranei e vede che cosa è successo. Sospetto un’esplosione, ma non ne sono sicuro. Potrebbe essere stato anche un esperimento andato a male di quel pazzo del padre di Bulma”

“Non ci starà ancora provando? Non stava con quel… Vegeta, credo, no, Mary?” chiese provocatorio Johnny.

Mary annuì vigorosamente. “Su Beginner 3025 c’è scritto che Veggy ieri notte ha infilato quattro paparazzi stavolta, nel cestino dell’immondizia del marciapiede! Che fusto!” concluse adorante.

“Umpf” rispose stizzito il commissario, prima di voltarsi a rimuginare su quanto era accaduto. Non aveva certo la forza di infilare quattro uomini adulti più le loro macchine fotografiche in un piccolo cestino.

Nel frattempo, Johnny e la sua squadra scesero armati di torce nei sotterranei della città dell’Ovest. Un luogo sporco, umido, con stalattiti gocciolanti liquido verde, nero solo a causa del buio pesto.

Un fortissimo odore di bruciato copriva il tipico odore della fognatura, di uova marce.

“C’è qualcosa che non va in questo tunnel” commentò serio Johnny, al quale piaceva torturare i cadaveri, ma quando c’era qualcosa che non andava recuperava un pizzico di buon senso.

“Sembra che qualcuno si sia divertito a posizionare detonatori qui” fece eco un suo sottoposto, starnutendo essendo allergico a qualcosa che vi era nell’aria.

“E allora come si spiega che quell’uomo era ancora vivo una volta uscito? Non sarebbe dovuto disintegrarsi?” obiettò Johnny, che a differenza del suo capo credere fermamente agli alieni, ricordava di un episodio di diciassette anni prima in cui aveva visto una casa a forma di cane, ma come al solito nessuno gli aveva creduto. Non solo, la foto che aveva fatto era stata inspiegabilmente cancellata dall’archivio.

In ogni caso, superate varie macerie che cadevano d’un tratto da sopra le loro teste e parecchi cumuli di cenere che una volta erano ratti, un’agente concluse “Mi sa che questa esplosione è durata parecchi chilometri, uscendo fuori città”

“Addirittura, Rosemary? Ma ti rendi conto di che bomba atomica staremmo parlando, in tal caso? Il Re del Mondo non aveva in programma test nucleari sotterranei” rispose Johnny, ma in ogni caso ordinò alla sua squadra di fare ritorno al commissariato.

Il commissario nascose in fretta la sua foto personale di Bulma nel cassetto e si preparò a ricevere il suo braccio destro.

“Eccoti, Johnny, puzzi da morire, ma per te non dovrebbe essere una novità. Cosa hai trovato di interessante?”

“Rosemary dice che l’esplosione originaria deve essere avvenuta fuori città” espose Johnny.

“Aahahaah! E io sono…” stava sicuramente per insultare, ma il telefono vecchio stile al quale il capo della polizia era molto legato squillò imperioso.

“Centrale di Polizia, parla il commissario”esordì sicuro di sé.

“Sono la presidente della Capsule Corporation, Bulma! Ci hanno riferito che un’esplosione è avvenuta per colpa nostra e sono stata interrogata per  accertamenti, è vero?”

“Sì, è vero” rispose con voce calda l’altro, sorridendo beffardo. Non vedeva l’ora di interrogare Bulma, che nonostante l’età era ancora piacente.

“Beh, però con l’esplosione del tombino non c’entriamo niente, né io né mio marito” escluse perentoria la donna.

“E allora chi, se è lecito?” chiese ironico.

“Beh… ci hanno segnalato la presenza di un UFO a quindici chilometri dalla città, da dove poco lontano è stato trovato un buco enorme che secondo i calcoli di mio padre che conosce la zona perché va a caccia degli animali che poi porta qui a casa, maledetto lui, arriverebbe proprio al tombino davanti la nostra sede!”

Il commissario non credette a una sola parola proferita dal suo oggetto del desiderio, soprattutto la parte riguardante suo padre.

“Beh, controlleremo. Buona giornata.” Chiuse la comunicazione. Non avrebbe voluto essere così sgarbato con la donna dei suoi sogni, ma quando si parlava di UFO gli saltava subito la mosca al naso e gli veniva voglia di fumare un sigaro.

Emise un lungo sospiro, era ora di dare ordini e risolvere quel caso il più in fretta possibile.

“Johnny, non ti dispiace andare a quindici chilometri da qui e vedere se c’è un UFO, vero?”

Johnny non ne vedeva l’ora. Si mise sull’attenti e uscì dallo studio pieno di scaffali traboccanti di archivi.

“Aaaah, i giovani” mormorò il poliziotto una volta solo, accendendosi il sigaro ora che non lo vedeva nessuno: non si poteva fumare in un luogo pubblico. “Non troverà alcunché.”

“Ho trovato il PARADISO!” commentò entusiasta il suo braccio destro mezz’ora più tardi, urlando da solo davanti a quella che sembrava una cabina telefonica inglese viola.

“È pazzesca la tecnologia aliena!” commentò ancora parlando da solo, osservando tutti i dettagli come si potrebbero ammirare le migliori opere d’arte.

Stava per comporre il 911 per far arrivare una squadra per indagare sul manufatto, ma una voce roca arrivò dal nulla alle sue spalle.

“Ed è pazzesca anche la tua qualità di non farti i fatti tuoi, vero?” un uomo alto, con la pelle arancione e muscolosa, sogghignava sotto i suoi occhi di ghiaccio.

“Sei il proprietario?” chiese Johnny, simulando indifferenza all’altezza imponente dell’altro essere, accentuata da una coda simile a quella delle lucertole, con la differenza che emanava vapore.

L’essere scostò i capelli biondi che gli occupavano solo la fonte (la nuca era nuda) e rispose “Non ti interessa. Davvero, no!”

Allungò i capelli crespi gialli in modo da occupargli tutto il cranio, spiccò un balzo di oltre quindici metri e ridiscese in picchiata.

“Aahahaha!” rise senza gioia. “Come quell’altro di poco fa, voi terrestri non vi state distinguendo per originalità!” allungò un braccio per afferrare la testa del povero Johnny, portò l’intero suo corpo verso l’alto e infine lo spinse sotto terra, creando un secondo buco largo oltre tre metri.

“E questo per finire! Ricordati chi siamo: i Gi’isa!” gli scagliò contro una sfera d’energia gialla che accompagnò il braccio destro del commissario per molti chilometri sottoterra. Fino ad esplodere in un altro tombino in un’altra zona della città.

Sentita l’esplosione anche a chilometri di distanza, l’essere prese dalla tasca dei jeans un walkie/talkie, con l’antenna a forma di corno di unicorno.

“Hey, Lothar”

Lothar rispose dall’altra parte dell’apparecchio “Si è risvegliato?”

“No, non è questo” rispose lui, deluso.

“E allora cosa succede?” chiese incuriosito l’essere, evidentemente un suo simile.

“È vero che la Terra è il luogo ideale per fare crescere il Predestinato, ma ci sono davvero troppe persone. In secondo luogo vorrei farti notare che ci sono un sacco di scossoni, e voglio vedere a cosa sono dovuti”

“Fallo, allora, e non seccarmi” Lothar chiuse la comunicazione stizzito.

“ Lo farò… mi prudono le mani”. L’essere senza nome sorrise, stavolta di gioia: oltre agli esseri inutili, c’erano anche esseri in grado di scatenare i terremoti in quel pianeta. Sperò vivamente che fossero ficcanaso almeno quanto quelli che aveva appena ucciso.

Il fatto era che stare lì a sorvegliare e basta il Predestinato era un compito altamente squalificante, ma fra lui e Lothar indubbiamente c’era un divario troppo netto per mettersi anche solo a discutere, così l’essere faceva ciò che gli era stato ordinato senza fare troppe discussioni che poi si sarebbero protratte troppo a lungo e quasi sempre finivano col sangue.

Ma finalmente, l’aver avvertito un’aura interessante poco lontano dal punto di atterraggio, era un segno che qualcosa stava per cambiare nella monotona vita Gi’isa.

La Terra era il pianeta ideale, per tutti quelli come loro che volevano che il Predestinato tenesse fede al suo nome.

E lui, creatura che tendeva al fancazzismo, ci andava a nozze, con quegli omuncoli senza forza che si facevano distruggere in quella maniera, anzi; era piuttosto divertente sperimentare nuovi metodi di tortura.

Ma non era venuto qui per quello, e vai poi a spiegare a Lothar il motivo di un bagno di sangue esagerato.

Sarebbe finita di nuovo a un litigio che non sarebbe convenuto a nessuno, tantomeno al Predestinato.

Ma stavolta gli prudevano le mani. Lothar avrebbe capito.

E anche il Predestinato.

 

 

Fine Capitolo 1! Ho voluto un po' "originalizzare" l'incipit, come potete vedere sono più i personaggi inventati da me che quelli dell'Universo! Ditemi cosa pensate di questa mia scelta, perché vi assicuro che questo capitolo sarà alla base di tutta la trama o quasi!

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Capitolo 2
*** Attacco alla Capsule Corporation ***


“AAAAAAH!” l’ennesimo Final Flash andato a vuoto. Non poteva migliorare più di così, gli serviva un avversario degno.

Vegeta ansimò e tornò normale, concludendo quei pensieri con un “Maledizione!”

Il fatto era che da quando Kakaroth se ne era andato, non aveva più alcun punto di riferimento per  vedere a che punto era in fatto di forza, ed essendo il più forte non aveva senso confrontarsi con gli altri.

Ed essendo in tempo di pace, non aveva nemmeno obiettivi da distruggere e malmenare come si conviene ad un Principe del suo calibro.

Travolto da questi ed altri pensieri, spinse il bottone della Gravity Room e uscì.

Se non altro, raggiungere il Super Sayan di terzo livello aveva dato i suoi frutti: adesso nel quartiere c’era panico da pre morte ogni ora.

Vegeta quel giorno sogghignò: aveva persino distrutto un tombino, lo vedeva fumare da sottoterra.

Entrando a casa, ordinò come suo solito “BULMA! Ho appetito! Dov’è Trunks?”

Bra, la figlia minore, tolse il proprio sguardo dal libro e sorrise “Salve, padre. Trunks non è ancora tornato dalla sua uscita con Goten e mamma sta… deponendo… non so cosa vuol dire ma ha detto proprio così, al commissariato di polizia”

Vegeta non capì cosa intendeva dire la figlia, commentò così la parte che riguardava il primogenito “ Beh, temo che Trunks si sia perso. Spero che stia rimorchiando, perlomeno” e si diresse verso il frigorifero, pronto per mangiare qualcosa di surgelato e per nulla cotto.

All’improvviso però, alla terza birra, un movimento anomalo nell’aria lo mise in guardia.

“Mh?” si chiese guardandosi attorno.

“Che succede, padre?” chiese Bra.

“Qualcuno ha scorreggiato, forse io, e… c’è un essere con una forza notevole”

Si udì un’esplosione in un altro quartiere.

“Davvero notevole”. Vegeta sogghignò e uscì di nuovo fuori casa.

Espanse la propria aura, senza trasformarsi. Voleva apparire terribile agli occhi del nuovo “ospite”.

Spiccò il volo e intercettò l’essere dalla pelle arancione dell'episodio precedente.

“Sei solo…” esordì l’alieno.

“Cosa c’è, ti dispiace?” provocò il Principe dei Sayan, aumentando a piacere la propria forza.

“Ho notato che ci sono molte auree simile alla tua, però sei solo. Vuol dire che non sei un tipo molto socievole, oppure che confidano molto nei tuoi mezzi” disse l’alieno.

“Lo credo bene! Io sono il Principe dei Sayan, sono il più forte sulla piazza” rispose Vegeta, glissando sulla prima parte.

“Credevo di essere sopra una metropoli” replicò ironico. Si bagnò le labbra con la lingua gialla, in quanto soffriva di labbra aride.

“Ti passerà la voglia di fare lo spiritoso, vedrai” rispose, ed espanse la propria aura in maniera definitiva, trasformandosi in Super Sayan di secondo livello.

L’onda d’urto della sua trasformazione causò una scossa tellurica che interessò l’intera regione.

Le sue scariche elettriche ad alto voltaggio ucciderebbero all’istante una persona normale.

Lo sguardo pieno d’orgoglio del principe riusciva ad incantare gli avversari più deboli, ma non chi gli stava davanti, che compiaciuto commentò “Tutto qui?”

Vegeta sparì con la supervelocità e cercò di colpirlo in faccia col ginocchio destro, ma l’alieno bloccò aprendo il palmo sinistro.

“Sai, non mi hai nemmeno chiesto come mi chiamo” sussurrò lui.

“ Fra poco morirai, e quando allungherò la mia lista di vittime il tuo nome sparirà in mezzo agli altri. Non mi serve saperlo” sorrise il suo avversario, e tornò indietro in posizione.

Non aveva mai incontrato un avversario con la lingua lunga. Non gli interessava sapere chi fosse né da dove veniva, gli interessava prenderlo e dargli una bella lezione.

E non aveva nemmeno sfoderato la massima potenza. Tutto era sotto controllo, per Vegeta.

“Senti, è quella la tua casa?” chiese l’avversario, indicando la Capsule corporation.

Vegeta sorrise. “Distruggila pure, ma sarà l’ultima cosa che ti vedrò fare con le mani attaccate al tuo corpo”

L’alieno sbuffò. “Beh, perché allora non le… vieni a prendere?” riempì le mani di sfere d’energia e ne scaricò una serie verso la casa.

Sapeva che c’era qualcuno a lui caro in quell’edificio, e per provocarlo in modo da fargli sprigionare la sua massima potenza in modo da assolutamente distruggerlo.

Vegeta si buttò a capofitto per pararle tutte, ma la maggior parte lo colpirono procurandogli diverse ustioni, mentre altre, troppo lontane, si schiantarono a terra distruggendo fortunatamente solo la zona limitrofa della proprietà della famiglia di Bulma.

Non poteva negare il dolore fisico che stava provando. Quell’extraterrestre non era da sottovalutare.

“Ti sei appena guadagnato una morte lenta e dolorosa” dichiarò il principe dei Sayan, asciugandosi il sangue dalla bocca.

“Stai parlando da solo?” lo provocò l’avversario.

Vegeta scatenò l’intera sua potenza. Decise subito di farla finita, quell’essere era troppo irritante, e lui voleva soltanto Kakaroth come irritante.

Il Super Sayan di Terzo livello, la massima espressione della forza di un Sayan degno di questo nome.

La luce che emanava il principe era talmente pura ed accecante da poter rivaleggiare col Sole.

“Sono sette anni che cerco di raggiungere questo livello e di testarlo in un combattimento vero” dichiarò il padre di Trunks e Bra al suo avversario, ancora senza nome.

“Bene, allora non sarà un bell’esordio” commentò ironico l’essere scricchiolandosi le dita.

 Entrambi apparentemente sparirono alla vista, per cominciare il riscaldamento, fatto di colpi veloci e  potenti, tanto per testare reciprocamente dove può arrivare quel combattimento.

“Pare che il Super Sayan di Terzo Livello ti dia qualche difficoltà, eh?” provocò Vegeta, centrando il muso del suo avversario con un diretto preciso, che ebbe anche il risultato di scagliarlo contro un palazzo.

L’essere sorrise. “E tu ti fidi della tua forza?”

“In che senso?” Vegeta, essendo sicuro di avere la situazione sotto controllo, non riusciva a credere alla faccia tosta dell’essere.

“Guarda bene.”  rispose lui.

Finita la frase, Vegeta cadde a terra, privo di sensi e tornato allo stato normale.

La sola differenza con qualche secondo prima era un enorme buco allo stomaco, contenente sangue, che a fiotti cadeva sul prato davanti la Capsule Corporation.

Nel frattempo, una strana sensazione percorse la schiena di Bra, ancora intenta nello studio ed ignara degli eventi esterni.

“Oh, no! Papà!”  esclamò al libro, turbatissima.

Uscì di corsa e quello che vide le sarebbe rimasto impresso per tuta la vita: il volto del padre esanime e spettrale la stava guardando implorante.

“B-bra…” chiamò lui.

“Papà! Stai bene?” fece per avvicinarsi, ma il principe la fermò alzano con sforzo immane un braccio.

“N-non… a-avvicinaaarti…”, il troppo sforzo gli costò un po’ di sangue dalla bocca.

Bra alzò lo sguardo e vide un essere arancione con la coda e i capelli lunghi che leccava il sangue dal braccio destro.

Stava dicendo “E questo dovrebbe essere il sangue di un principe? Beh, fa schifo… come te a combattere, del resto” e porse l’altro braccio per colpire con un raggio d’energia anche la ragazza, ma in quel momento due nuovi figuri occuparono la sua visuale.

“Eh? E voi chi siete?” chiese l’essere.

“Sono il figlio, e lui è il mio amico Goten! E fra poco vedrai che finire farai dopo aver assaggiato i colpi della Fusion!” urlò Trunks, in preda all’ira.

Bra chiamò il fratello in lacrime. “Trunks! Che cosa succede?”

Quest’ultimo volle rassicurare la sorella con un sorriso. “Non temere, ci occuperemo noi di costui”

L’essere alzò due dita come per contare. “Primo: conosco già la Fusion del pianeta Metamor; secondo: costui ha un nome: sono Kolom, appartenente alla razza Gi’isa”

Goten intervenne per la prima volta. “Beh, non c’interessa, l’importante adesso è eliminarti! Trunks, ma possibile mai che Vegeta debba sempre prenderle?”

Quella frase la sentì anche il soggetto, e dovette convenire che il secondo figlio di Kakaroth aveva ragione: era del tutto impotente, ogni qualvolta che c’era una minaccia non riusciva a salvare la sua famiglia. Una lacrima di sangue gli attraversò la guancia.

Se solo potesse almeno sapere come si era lasciato trovare impreparato all’attacco di pochi minuti prima… il fatto era che era avvenuto troppo in fretta, ma non aveva abbastanza forza per comunicarlo ai due ragazzi. E poi era già entrato dentro la casa, trasportato di peso dalla figlia.

Una scia scarlatta fungeva da nuovo sentiero davanti la porta.

Goten e Trunks si trasformarono subito in Super Sayan, pronti per la Fusion.

Kolom sogghignò. “Non volete nemmeno sapere perché vi massacrerò tutti senza pietà?”

 

 

 

Certamente, i titoli dei capitoli lasciano un po' a desiderare (li ho scritti quando avevo sedici anni), ma non è questo il punto! Fatemi sapere cosa non va e, qualora ci fosse, cosa va! Grazie mille per l'attenzione!

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Capitolo 3
*** La creatura leggendaria ***


La sicurezza mostrata da Kolom in quelle prime battute lasciava di stucco i due eredi.

“Perché sei così tranquillo se stai per essere fritto? Hai detto che conosci la Fusion, io al posto tuo non sarei tranquillo, anche perché gli alieni di Metamor non sono forti quanto i Saiyan” disse Trunks.

Kolom arrotolò la coda alla vita e incrociò le braccia, come in attesa.

“FUUUU….” Gridarono all’unisono i due, dopo aver avvicinato le braccia in maniera del tutto sincrona.

“SION!” a quel punto Goten  Trunks allontanarono ancora gli arti superiori, tenendo alta una delle due gambe.

“HAH!” i due indici stavano per rincontrarsi nella posizione finale, ma Kolom poco prima che potesse accadere, allungò la coda e colpì alla nuca il secondo figlio di Kakaroth, facendolo schiantare a terra.

Trunks emise un urlo agghiacciante, poi si rivolse all’alieno apostrofandolo. “Maledetto! La pagherai!”

Kolom si difese “Che ci posso fare io se il tuo amico non ha alzato la gamba nel secondo quadro della Fusion? Si vede che siete molto arrugginiti e non vi siete esercitati. Ve l’ho detto, no? Se sbagliate qualcosa in questa danza sacra io vi colpisco”

Trunks digrignò i denti davanti a quella menzogna, ma sapeva anche che se nemmeno suo padre in Super Saiyan di terzo livello aveva potuto nulla di fronte  a lui, il figlio sarebbe stato polverizzato senza Fusion a parargli le spalle.

Nel frattempo, a molti chilometri più in alto, due figuri uscivano malconci da una stanza.

“Anf… grazie Goku! Adesso ne so molto di più!” fece adulante un ragazzo dalla carnagione scura, decisamente malconcio.

L’uomo con lui, che lo stava tenendo su una spalla, gli sorrise. “Non ringraziarmi, era mio dovere farti crescere, così avremmo potuto fare una gara seria. Te l’avevo promesso!”

“Goku! Ub! È un’emergenza!” un essere verde si parò davanti a loro trafelato.

Goku era perplesso: si aspettava che Dende, tutto felice per aver saputo della fine dell’allenamento con Ub gli avrebbe preparato uno di quei manicaretti che mangiava solo il Supremo (o lo avrebbe fatto Popo), invece era pallido, sudaticcio e la voce tremava.

Tutti segni poco confortanti.

“Che succede, Dende?” chiese Ub, un po’ confuso anche a causa degli ultimi colpi ricevuti dal maestro.

Quegli rispose “Ho sentito un’aura potentissima, ho chiamato Gohan e Piccolo, ma sta già facendo strage fra i civili! Ha già sconfitto Vegeta e Goten e sta per torturare Trunks!”

I due interlocutori erano molto preoccupati, ma dal momento che sentivano anche loro un’aura malvagia ottenebrare l’atmosfera, presero sul serio le parole del Dio della terra.

“Maledetto…” commentò Goku, d’un tratto il brillio ironico negli occhi scomparso. “Bene, andrò a dargli una lezione! Come ha osato colpire Goten?”

Ub chiese “Come stanno Gohan e Piccolo?”

Dende rispose con quello che sapeva, ma nel frattempo la situazione era peggiorata.

Fortunatamente il marito di Videl non aveva perso tutta la sua forza e riuscì a distrarre Kolom lanciandogli sulla schiena un Ki Blast sufficiente per farlo girare e allentare la presa sulla giugulare del figlio di Vegeta.

Kolom si girò a vedere il responsabile. “Ehi, cos’è? Una rimpatriata?”

Gohan sogghignò “Più o meno… come hai osato colpire mio fratello?”

Piccolo avvertì il suo allievo. “Gohan, sta’ attento! Non sei in grado di competere con lui!”

Gohan gli urlò contro, evidentemente preso dall’ira: in condizioni normali, non si sognerebbe mai di rispondere a tono al grande amico Piccolo. “Lo so eccome! Tu va’ a portare i senzu a Vegeta!”

Piccolo si allontanò ed eseguì l’ingrato compito, conscio che fra i due, era il figlio di Goku ad avere la forza maggiore.

L’alieno sbadigliò. “Sei fuori forma e pretendi di combattermi? Tu non stai bene…”

Gohan rispose “E tu, allora? Cosa ti abbiamo fatto per aver meritato questo trattamento?”

Kolom era sorpreso da quella provocazione. “Come sarebbe? Nessuno deve permettersi di disturbare il sonno del Predestinato!”

Il figlio di Goku temeva il peggio. “Predestinato? Cosa vuoi dire?”. Tutto ciò che voleva il padre di Pan era prendere tempo, in modo da far riprendere Vegeta e prendersi la rivincita.

L’alieno fece finta di aver ricordato una cosa importante, tanto per prenderli in giro. “Ah, già, non sapete nulla di nulla! Bene, vi metterò al corrente: dovete sapere che noi Gi’isa aspettavamo questo momento storico, ovvero la nascita della creatura leggendaria che ci avrebbe comandato e guidato in eterno verso una nuova gloria, rilanciandoci dalla profondissima crisi! Ma il nostro problema è che respiriamo soltanto anidride carbonica, cosa totalmente nociva secondo la profezia che è stata fatta su di lui! Pertanto abbiamo deciso che il Predestinato sarebbe dovuto nascere dove l’aria è più pulita , ovvero qui sulla Terra! Abbiamo notato che la presenza di anidride carbonica è sì alta, ma non abbastanza per ucciderlo, tanto lui respirerebbe solo l’ossigeno! Io sono soltanto il suo… baby sitter, giusto? Quindi capite bene che se trovo una potenziale minaccia per il piccolo è proprio mio compito stramazzarlo al suolo in modo che non possa più nuocere!”

“E quanto mancherebbe alla sua nascita?” chiese Gohan, con in mente la prospettiva di allenarsi nella Stanza dello Spirito e del Tempo ricostruita da Dende.

“Non lo so, non conosco il calendario terrestre, di solito è il mio assistente Lothar che si occupa di queste faccende” rispose vago l’alieno. Che fosse un tipo che andava per le spicce si era capito.

“Hai finito con le domande stupide? Posso eliminarti?” Kolom si preparò ad attaccare, ma un’aura che credeva di avere eliminato si fece sentire di nuovo nella sua interezza, e forse anche più tangibile.

Vegeta, in versione Super Saiyan di Terzo Livello, fissava spavaldo da terra il nemico che poco prima lo aveva lasciato agonizzante.

“Eh? Che stregoneria è mai questa? Poco fa non sapevi nemmeno tu se eri vivo e ora…” Kolom era sconcertato.

“E ora ti eliminerò!”

Vegeta era davvero convinto di potercela fare grazie al potere conferitogli dallo Zenkai Power, ma una potente luce avvolse tutti i guerrieri Z convenuti sul posto e li trasportò in un luogo apparentemente sconosciuto.

Kolom non sapeva come spiegarsi questo fenomeno, anche perché anche due grandi aure che stavano per arrivare erano scomparse.

Decise di chiedere lumi a Lothar, il quale non ricopriva esattamente il ruolo di assistente, ma era il capo responsabile della nascita del Predestinato.

“Qui parla Lothar.” Rispose quello, con tono annoiato, facendo capire a chiunque lo avesse chiamato (solo Kolom avrebbe potuto) che lo stava disturbando.

“Ehi Lothar! Quando nascerà il predestinato?” chiese Kolom, ignorando il tono del principale.

“Fra quindici Hepxinos. Davvero Kolom, dovresti usare il tuo cervello! Non fa male e potresti addirittura divertirti!”  lo schernì Lothar, seccato dalla qualità della domanda.

“Che c’entra, intendevo col calendario terrestre!” precisò Kolom, il quale si considerò offeso per quegli insulti gratuiti.

“Ah, beh, allora scusami. Dunque… ci vogliono tre giorni, secondo il calendario terrestre” Lothar lo controllò dai suoi appunti.

“COSA?” si chiese atterrito Dende, che stava origliando.

 

 

Naturalmente ogni dubbio sarà chiarito, qualora ne aveste! Nel frattempo, grazie per aver seguito fin qui! 

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Capitolo 4
*** Ritorno sul pianeta dei Kaioshin ***


Gohan, Goten, Trunks, Piccolo, Vegeta, Goku e Ub erano stati dunque catturati da quella luce potentissima, apparentemente senza spiegazione.

“Si può sapere dove siamo?” Vegeta fu il primo a  riprendersi dalla momentanea cecità tornando al suo stato normale, osservando un immenso prato verde.

“Vi è piaciuto, vero, il nostro nuovo mezzo di comunicazione?” chiese loro il re Kaioh del Nord, mostrando loro un cannone laser piuttosto grosso, ancora fumante.

“Mezzo di comunicazione un cazzo, Kaioh! Stavo per distruggere quel pezzo di merda!” protestò Vegeta, sempre col suo linguaggio forbito.

“Sì, certo” rispose impassibile il dio. “Poi mi vieni a raccontare del buco nello stomaco di poco fa. Non che tu sia cambiato di molto”

Il principe non trovò nulla da obiettare: il ricordo di quella svista gli bruciava ancora le viscere, e il fatto di essere stato soccorso da un Namecciano gli faceva ancora più male.

“E allora perché sei qui, Re Kaioh? Pensavo non ti volessero far entrare” chiese Goku, non più di tanto stupito.

“È vero, ma costui conosce benissimo ognuno di voi e quindi ho bisogno della sua consulenza per allenarvi!” rispose per lui Kaioshin il Sommo, quel simpatico vecchietto che anni prima aveva donato un’immensa forza a Gohan, non ottenendo tuttavia la ricompensa da lui sperata.

“Allenarci? Non basta la nostra forza?” chiese ancora Vegeta, convinto che lui bastasse e avanzasse.

“No, e vi spiego subito il perché. I Gi’isa sono davvero fortissimi, e se in questo momento stanno attraversando un periodo di crisi è solo perché vogliono in realtà dirci che ambiscono a riprendere il controllo dell’Universo! Hanno attraversato anni luce per far risvegliare il Prescelto!” rispose il Sommo.

“Ma non pensavamo che arrivasse sulla Terra!” continuò il dio Kaioh. “Di tutti i pianeti contenente ossigeno, per forza il nostro preferito dovevano andare a scegliere!”

“Spiegatemi una cosa” Piccolo aveva notato una falla nel piano. “Se non avessero scelto la Terra come pianeta ospitante, voi non avreste organizzato un piano di difesa?”

Il Sommo e il Kaioh si guardarono scambiandosi uno sguardo complice.

“Risponderà a questa domanda il mio paggetto. Vieni qui, Kaiobith!” disse il Sommo, tirando fuori dal cilindro il suo paggetto, che dopo l’accidentale unione con Kibith non era più riuscito ad avere un’identità sua, come era successo invece a Goku e Vegeta, ma loro solo perché erano entrati dentro il corpo del mostro rosa creato dal mago Bibidi.

“Non è il momento di fare domande! È tempo piuttosto di allenarsi!” disse lui, sperando di cavarsela.

“Noi veniamo da un allenamento lungo sette anni! Potremmo riposarci, no?” protestò Ub, terrorizzato da nuovi allenamenti.

Dello stesso avviso non era Goku. “Che bello! Allenamento! Potrò mettere alla prova la mia nuova potenza!”

Il Sommo e Re Kaioh lo guardarono male. “Vegeta non ti ha insegnato nulla? Il Terzo Livello del Super Saiyan non è sufficiente contro Kolom, e nemmeno contro Lothar. Riteniamo che serva una forza superiore!"

Goku guardò entrambi stupefatto. “Wow… siete diventati bravissimi in sincrono!”

Il Sommo ordinò al suo sottoposto. “Meglio se te lo allevi tu, assieme ad Ub. Io mi occuperò di Gohan e Piccolo”

Gohan e Piccolo si misero sull’attenti. “Cosa dobbiamo fare?”

“Piuttosto cosa devo fare. Devo tirare fuori la vostra potenza nascosta! Tu, Gohan, ti sei assopito per troppo tempo, mentre tu, Piccolo, aspetti ancora di far esplodere il tuo potenziale! Non immagini neanche quanto eri forte prima della tua scissione!” spiegò Kaioshin il Sommo.

Gohan annuì convinto come un soldato, ma Piccolo rispose amareggiato “Lo so, purtroppo. Odio me stesso per essermi scisso! Ma cosa avevo in testa?”

“Avrai tempo per recuperare” tagliò corto il dio. “Piuttosto, Vegeta, per le foto?”

Vegeta stava già pestando Goten e Trunks, dando il via al suo allenamento. “Non ci saranno foto per i depravati come te! E ora sparisci dalla mia vista, prima che ti elimini!” sbraitò.

“Cosa sei, geloso?” punzecchiò Goku, invece di ascoltare il Re Kaioh.

“Geloso una ceppa! Ho già spiegato come Chichi fosse più adatta a farsi scattare le foto porno!”

“Cosa vuoi dire, eh?” chiesero i tre Son, pronti a far botte.

“Su, calma, ragazzi…” tentò Kaiobith, con la stessa convinzione che potrei mettere io quando diniego se mi si chiede se voglio anche l’ultimo cannolo .

“Calma nulla! Ragazzi, mancano solo tre giorni al Risveglio! L’ha detto adesso Lothar, il vice di Kolom!” intervenne Dende da fuori campo, tramite i suoi poteri telepatici.

La situazione si faceva sempre più confusionaria, quindi Kaioshin il Sommo decise di accelerare le potenzialità di chi secondo lui poteva davvero sconfiggere Kolom e Lothar, senza pensare alla minaccia.

“Dunque, Goku, Ub, Vegeta” esordì Re Kaioh, mentre Goten e Trunks decisero di tentare col Sommo e farsi risvegliare i poteri sopiti.  “Ho bisogno che diventiate Super Saiyan di Quarto Livello, sempre se esiste ,ma sono convinto che non esiste un limite dei Saiyan. È un’opinione condivisa che questa diceria sia stata messa da Freezer stesso per limitare i Saiyan che un giorno avrebbero superato la sua forza”

“L’ho sempre saputo” sogghignò il principe, eccitato dall’idea di ottenere una nuova forza. E pazienza se Kakaroth l’avrebbe raggiunta quasi in contemporanea: la sua forza era comunque più efficace in quanto Principe.

Ub fece un passo avanti. “Io cosa dovrei fare?”

“Tu sarai sotto la mia tutela e imparerai cosa vuol dire fare barzellette” replicò serio il dio.

“No, veramente vorrei dare una mano a Goku” precisò Ub, il quale non voleva restare indietro.

“No, invece imparerai cosa sono le barzellette” s’impuntò il dio Kaioh, una delle massime autorità divine dell’Aldilà.

E andarono avanti per ore, nel frattempo Goku, Vegeta, Goten e  Trunks cominciarono le esercitazioni. Se gli ultimi due non avevano raggiunto nemmeno il Super Saiyan di Secondo Livello, potevano almeno provare a rafforzarsi singolarmente per far ritrovare la piena forma a Gotenks.

Nel frattempo Kolom era ancora affannato nella ricerca dei suoi avversari.

“Dove possono essere andati a finire? Lothar s’incazzerà se facciamo vittime innocenti prima del previsto? La profezia dice che il prescelto non deve bagnarsi col sangue innocente… mah, sticazzi. Io distruggo tutto, me ne fotto di quello che dice Betsy. Io sono qui per vegliare su di lui, non per guardare le immondizie proliferare”

Dove Betsy era una nome da profetessa di fantasia dato sul momento, in quanto la profezia era stata riscritta come documento in pergamena, e privo anche di alcune parti forse fondamentali.

Si alzò in volo e allungò un braccio per distruggere in un colpo solo tutte le città  e gli abitanti in modo da avere la Terra sgombra da fastidiosi insetti, ma all’improvviso gli si parò davanti un essere verde, simile a quello che aveva soccorso Vegeta, o come diavolo di chiamava chi aveva sconfitto poco prima.

Dende, in un atto di estremo coraggio e valore, aveva lasciato il rifugio sicuro del Palazzo del Supremo e si era posto davanti alla Palla di Fuoco di Kolom e la Terra tutta, fungendo da schermo.

Come un vero Dio, era pronto a dare la vita per tutti e sette i miliardi di abitanti.

Kolom doveva averlo intuito, perché disse “Guarda che non ho intenzione di distruggere il pianeta, ma solo distruggere tutti gli umani in modo da trovare facilmente chi cerco”

Dende rispose “Non posso lasciartelo fare!”

“Anche a costo della vita?” chiese Kolom.

“Certo!” deglutì il dio. Sapeva bene che con la sua dipartita anche le Sfere del Drago sarebbero andate a farsi friggere, ma non aveva scelta.

“Che succede? Dende è turbato!” all’improvviso e a migliaia di chilometri di distanza, Tenshinhan ebbe un fremito.

“Non lo staranno mica pestando? Come faremo con le Sfere del Drago?” chiese Jiaozi, ammantato come al solito per resistere al freddo.

“Vado a vedere!”. La preoccupazione nel volto del treocchi era lampante. Jiaozi conosceva bene l’impulsività del suo amico, che anche se non arrivava ai livelli dei nuovi mostri che ogni volta giungevano sempre più forti sulla Terra, era sempre pronto a dare una mano ai suoi amici “top player”.

E quel frangente richiedeva proprio la sua collaborazione.

Nemmeno lui, come Kolom, sapeva bene dove fossero andati a finire i suoi compagni; ma se non avvertiva le loro aure c’era sicuramente una spiegazione.

Non potevano essere morti, non così all’improvviso e senza almeno provare ad allargare la loro aura per combattere.

Doveva  essere perché si erano nascosti ad allenarsi, Ten ne era sicuro.

Così decise con maggiore convinzione di dare una mano a Dende, per quanto gli era possibile.

“Mh? E tu, cosa vuoi?” Kolom si accorse del terrestre.

“Impedirti di far del male a costui!” ringhiò con forza l’orgoglioso terrestre, un tempo il più forte del mondo.

“Con cosa, di grazia? Noto che sei già al massimo della tua aura e… per inciso, non vali neanche la metà di mio figlio. Cosa già di per sé grave, perché ha appena quattro Azigmot” lo provocò Kolom. Il fatto che non avesse figli non contava.(ndr: quattro Azigmot equivalgono a circa due anni)

“Non so cosa siano gli Azigmot, ma lo prendo come un insulto! Taiohken!” urlò Ten, applicando la sua tecnica migliore.

Il lampo di luce accecante fu previsto ampiamente da Dende, che chiuse gli occhi appena in tempo, ma Kolom cascò in pieno nella trappola, ed essendo lui particolarmente sensibile alla luce, dovette per forza di cose lacrimare, fuori gioco.

Nel frattempo, Ten azzerò la sua aura, prelevò Dende ancora imbambolato al suo fianco e lo portò nel luogo sicuro ov’era posto anche Jiaozi.

Ma assieme a lui c’erano anche altri personaggi.

 

 

Fine Capitolo! Certamente, la cosa del fascio di luce è stata un'assurdità colossale, nevvero? Ma mi servivia un modo facile e veloce per chiamare i "top player" tutti assieme per allenarsi! Potete anche scrivere una critica a riguardo e sarei d'accordo con voi!

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Capitolo 5
*** Allenamento per tutti ***


Crilin, con C17 e C18, erano lì ad intrattenersi con il suo amico di sempre.

“Ten!” salutò l’amico. “Hai sentito l’enorme aura? Dobbiamo allenarci, e subito anche! Pare che Goku e gli altri si siano nascosti!”

“Lo so” rispose Ten. “ho portato anche Dende. Ma che ci fanno qui i due cyborg?”

“Non lo sai?” Crilin era spiazzato dall’ignoranza del treocchi che aveva scelto consapevolmente una vita da eremita.

“No, non lo so. Cosa dovrei sapere?” chiese incuriosito Tenshinhan.

“Crilin e C18 si sono sposati e ora hanno una figlia!” esclamò tutto felice Jiaozi, evidentemente onnisciente, o forse messo già al corrente della notizia durante l’assenza del terrestre.

“Oh! Ma… ma…” Ten era disorientato nel vedere che C18 era diventata a far parte della loro squadra, ma non sembrava comunque troppo felice nel vederlo. “Beh, congratulazioni, Crilin!”

Quest’ultimo socchiuse gli occhi. “Ma perché non riesci a concepire l’amore? Sei proprio come Piccolo!”

“E Yamcha? Come mai non è venuto?” chiese il treocchi, glissando sulla stoccata.

“Yamcha ha detto queste testuali parole: sono troppo pippa per anche solo pensare di poter dare una mano. Starò in ansia per voi, comunque” disse Crilin, dispiaciuto per come l’amico di una vita si sottovalutasse in quel modo.

 “Beh, peggio per lui. Non dovrebbe sottovalutarsi in questo modo. Ma noi cosa potremmo fare per aiutare Goku e gli altri? Avete già un piano?” ribatté Tenshinhan, anche rivolto ai due cyborg.

“Il piano sarebbe semplicemente allenamento, visto che comunque non siamo ancora all’altezza del Super Saiyan di terzo livello” disse C17, prendendo coscienza dell’amara verità.

“E come faremo a nasconderci da Kolom? Quel mostro è davvero orribile!” Dende era impaurito, come sempre.

“Ah, si chiama Kolom, eh? E va bene, azzereremo le nostre aure e ci rinchiuderemo in una grotta fino a nuovo ordine!” Ten prese finalmente le redini del comando e propose agli altri tre di allenarsi singolarmente, mentre Jaozi sarebbe andato a prendere i Senzu.

Nel frattempo, nel mondo degli dei Kaioshin, dove era norma e prassi non invitare mai nessuno, cinque Saiyan, un terrestre e un namecciano si allenavano per ottenere una maggiore potenza ed abbattere la Creatura Predestinata che stava seminando il panico sulla Terra tramite la sua guardia del corpo.

“Quindi immaginatevi ciò che sarà lui stesso. Una forza spropositata!” esclamò piccolo, in ginocchio ad osservare il Sommo imporgli le mani, in contemporanea con Gohan, evidentemente sottoposti alla noiosa ma necessaria Tecnica di Risveglio dei poteri.

Il Sommo rispose “Non temere, Piccolo. In effetti, mi stupisce il fatto che tu ti sia fermato solo alla forza base della tua riunione, non pensando che potevi anche superare il tuo limite fino a portarlo all’apice! Evidentemente ai tempi di Cell eri talmente inebriato dalla nuova forza che ti sei sottovalutato!”

Piccolo annuì. “Adesso non commetterò più lo stesso errore!”

Gohan invece era in silenzio e assorto: conosceva già quella tecnica, quindi decise di dare una mano al Sommo e concentrarsi al massimo per far rivivere in lui il misticismo di quando perdeva il controllo.

Solo che poi il Sommo si portò un indice in bocca. “Ssssh! Adesso fatemi ammazzare un poi’ il tempo!” e prese un pornazzo che aveva sotto il sedere.

 Nel frattempo, il dio Kaioh aveva di fronte Goku, Ub e Vegeta, con l’allievo terrestre messo in mezzo proprio per separare i due litiganti, in quanto Vegeta era sempre pronto a dare una scoppola  Kakaroth che andava puntualmente a lamentarsi dal capo divino della galassia del Nord.

“Bene! Avevo in mente di far salire Goku e Vegeta di grado, ma tu, Ub, mi dici che hai imparato molte cose da Goku! Non è vero?”

Ub rispose “Sì, ma non è stato facile trovare la forza latente in me! In ogni caso, adesso sono fortissimo!”

Vegeta trattenne a stento una riata.

Goku lo rimbeccò “Vegeta! Che fai, non ci credi? Ub, espandi la tua aura! Ora!”

Ub lo fece immediatamente e il principe dovette ricredersi.

“Straordinario… e forse non è nemmeno la metà della sua potenza totale” pensò fra sé.

Ub disse ad alta voce “Questa non è che un quarto della mia forza!”

Vegeta sgranò gli occhi.

Re Kaioh sghignazzò. “Se volete raggiungerlo, vi consiglio di trasformarvi nel Quarto Livello del Super Saiyan al più presto! Sono proprio curioso di vedere chi lo raggiungerà per primo! Ma per farlo, ho bisogno di una Luna!”

Vegeta avanzò di un passo. “Io ne so creare una! Sono anni che non ne produco, ma un’onda Bluetz fa parte dell’ABC dell’addestramento di un Saiyan di alto livello! Non è vero, Kakaroth?”

Goku, che a suo tempo era stato mandato sulla Terra da neonato per distruggerla, non si risentì “Andiamo, Vegeta… solo perché ho avuto un’infanzia migliore della tua…”

“Fa’ silenzio e sta’ a vedere!” Vegeta perse le staffe e lanciò una sfera luminosa sul cielo del pianeta divino.

“Perfetto!” esclamò Re Kaioh. “Adesso, dovete far ricrescere le vostre code!”

“Grrr… Bulma me le faceva sempre tagliare” pensò fra sé adirato il marito di lei. “Col senno di poi, avrai anche potuto diniegare questo suo ordine, ma poi chi sarebbe rimasto senza sesso per un mese?”

E così, suo malgrado, si concentrò e la coda rispuntò in maniera talmente naturale da sembrare assurda.

Goku invece ebbe un po’ più di difficoltà, guardando con uno sguardo a metà fra l’allibito e il perplesso il suo compagno di mille battaglie.

“Perché mi guardi con quella faccia da deficiente, Kakaroth?”

Goku chiese “Come hai fatto?”

Vegeta rispose “Fatti aiutare da Ub se non ci riesci, hai sempre avuto una protuberanza al coccige!”

Ub annuì. “È vero, però io pensavo che fosse un cancro!” e fotografò il coccige in questione. Lui sapeva del segreto di Goku in quanto in una sessione aveva rifilato un calcio proprio lì, ma si aspettava di trovare liscio, invece c’era una specie di bozzo appena sopra il fondoschiena.

Goku lo vide in quanto non poteva girarsi per vederlo live e commentò in preda al panico. “Urca! Allora ho davvero un cancro!”

“È la coda, idiota! Il fisico dei Saiyan regge perfettamente i cancri terrestri!” Vegeta era esasperato dalla deficienza di Kakaroth, ma ormai era inutile tentare di farlo ragionare.

Una volta estratta la coda anche a Goku con un intermezzo ilare nel quale sembrava che Ub stesse facendo cose sporche a Goku, i due Saiyan tornarono agli ordini e all’ordine.

“Ok! Adesso, visto che non siete ancora in grado di raggiungere la forza necessaria per passare di livello, consiglio a voi tutti di massacrarvi e azionare quel benedetto Zenkai Power!”

Un piano semplice, tuttavia geniale.

Nel frattempo, Kolom aspettava lo scadere del termine richiesto. Mancavano poco meno di due giorni.

 

Fine Capitolo! Fatemi sapere cosa ne pensate, come al solito, e senza peli sulla lingua!

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Capitolo 6
*** Mystic Piccolo ***


L’assistente di Lothar non era un tipo che sapeva aspettare con le mani in mano, così dopo aver preso confidenza con i terrestri uccidendo chiunque si trovasse nei paraggi della camera dove riposava il prescelto che avrebbe guidato il suo popolo verso una nuova era di gloria e abbondanza, decise di uccidere perlomeno i pesci piccoli, visto che non aveva idea di dove pescare i pesci grossi, che gli erano sfuggiti misteriosamente.

“Dunque… hanno azzerato la loro aura. Che bravi, ma non sanno che ho i miei metodi per catturali. È il momento di usare la coda.” La slegò dalla vita e aprì la punta, dalla quale uscì una specie di antenna in metallo, che immediatamente iniziò a bippeggiare.

 “Uh,uh,uh… che bello, essere Gi’isa” commentò parlando da solo, espanse la sua aura e dalla Capsule Corporation partì dritto per il rifugio dove si stavano allenando Crilin e Tenshinhan assieme ai due cyborg.

Bra aveva visto tutto.

Bra era la figlia di Vegeta e Bulma, la quale sapeva tutto di mezzi tecnologici, avendo preso più dalla madre che dal sangue Saiyan del padre, ma non per questo non aveva una grande forza.

“Oh, no, cavolo! È un brutto dispositivo! Devo assolutamente chiamare Pan!” e si accinse a chiamarla. Per inciso, Pan, la figlia di Gohan e Videl,  era ancora l’”atleta più coraggiosa fra i parenti di Goku”, e non aveva mai smesso di allenarsi. Goku quando faceva il talent scout vedeva sempre giusto.

Pan purtroppo era ancora a scuola, mentre Bra quel giorno aveva assemblea dei docenti. “Pronto? Sono a lezione, non disturbare! Lo sai che posso tenerlo acceso perché la polizia a volte mi chiama!”

“Lo so, Pan” rispose Bra, deducendo che se Pan non aveva chiesto chi era la ragazza aveva ancora registrato il numero della ragazza dai capelli lilla nella rubrica. “Ma è un’emergenza! Fra poco quell’essere gigante ucciderà Dende!”

Pan aveva sentito anche lei l’aura malvagia che stava tuttora impegnando l’aere, ma non era intervenuta conscia del fatto che bastava suo padre a sistemare la faccenda. “E allora? Che dobbiamo fare?”

“Dobbiamo aiutarli!” Bra richiamò all’ovvio l’amica.

“Quanto sei apprensiva…” Pan aveva invece fiducia nei compagni di nonno Goku.

“Ma sono troppo scarsi!” Bra ripeteva a pappagallo le convinzioni del padre.

“Noi invece siamo forti?” Era vero che si allenavano in segreto, ma non erano così forti da superare Kolom.

“Perlomeno ci proviamo!” Bra era sempre pronta ad aiutare, sentimenti sospinti dall’apprensione tutta sua.

E così le due si incontrarono.

“Le hai le armature, vero?” chiese Pan.

“Certo! Le Great Sayagirl tornano in azione!” Bra aveva un luccichìo negli occhi. Da quando Gohan e Videl avevano smesso i panni dei giustizieri di Satan City, Pan sentì l’obbligo morale di sostituirli, e in quella pazza avventura aveva coinvolto anche Bra, la quale ereditando il genio di sua madre costruì in quattro e quattr’otto un’armatura che scavava sul loro sangue Saiyan amplificandolo tramite un meccanismo complesso fra sangue e onde Bluetz lunari; col risultato che vennero molto simili alle Battle Suite che aveva indossato Vegeta quando arrivò sulla terra assieme a Nappa.

Le cose rimaste impresse da bambini sono le più dure da rimuovere, e si dava il caso che Bra avesse visto le Battle Suite sopravvissute alla lotta contro Cell, purtuttavia aggiungendoci le spalline.

Così si vestirono tramite pulsante nell’orologio ed entrambe si trasformarono in Super Saiyan, abilità innata anche in Pan.

Le loro aure avrebbero toccato il loro apice se fosse stata sera, ma in pieno giorno avrebbero dovuto accontentarsi del minimo, ma era davvero sorprendente.

Raggiunsero in un attimo la zona e individuarono Kolom che era ancora intento a cercare la grotta giusta.

“È lui… ha quasi ucciso papà. Meno male che Piccolo ha portato i Senzu” commentò Bra, indicando Kolom a Pan.

“Ok! È tempo di combattere!” esclamò Pan, ma proprio in quel momento gli occhi color ghiaccio di Kolom si posarono sulle due donzelle.

“Mh? Non sono compagni del treocchi… ma se la mia Antenna le segnala ci sarà da divertirsi!”; espanse la propria aura per incutere timore, come faceva sempre.

Bra e Pan non si scoraggiarono minimamente.

Bra puntò il dito indice sinistro contro di lui. “Hey! Non ci fai paura! Ho costruito un’armatu…”

Venne colpita alla mandibola con un potente gancio destro che le spaccò quattro denti.

Pan era sconvolta, non credeva che un colpo apparente innocuo come un gancio destro avrebbe potuto compromettere in quel modo il volto dell’amica, che per inciso indossava anche il casco, che a differenza di quello indossato dal padre era blu.

“Maledetto bastardo!” lo apostrofò, wepsande3ndo la sua aura. “Te la vedrai con me!”

Sparì con la supervelocità sperando di trovarlo impreparato, ma Kolom contro Vegeta aveva dato prova di una velocità ben sviluppata, oltre a dei riflessi fuori dal comune, quindi gli fu sufficiente ascoltare lo spostamento d’aria per alzare la coda e stringerla al collo della figlia di Gohan e Videl, esattamente nel punto in cui ricomparve.

“Che fai? Non strilli più? Sappiate che non ho pietà di due donzelle!” ridacchiò l’essere.

Nel frattempo, i terrestri che si erano rifugiati per allenarsi uscirono dalla grotta.

“Oh, no! Pan! Bra! Maledizione, se Bra muore Vegeta se la prenderà con me!” si lamentò Crilin, che preferiva l’ira di mille pescecani che vedersela col principe dei Saiyan.

“meglio andare a dargli una mano! 17, vieni!” C18 si lanciò verso il marito, incitando anche il fratello.

C17 chiese a Tenshinhan. “Non vieni? Mi sembrava che ti prudessero le mani…”

Ten sogghignò “Certo che vengo, non voglio certo farvi godere tutto il divertimento!” e inseguì io due cyborg all’attacco verso il massiccio Gi’isa; che venne fermato con un Kienzan lanciato dal migliore amico di Goku.

Kolom lo scansò con assoluta tranquillità e schernì il mittente. “Cosa facevi con quei piatti? Attento che ti potresti tagliare!”

Crilin lo attaccò con maggiore convinzione, tuttavia come c’era da aspettarsi nessun suo colpo era andato a segno. Tuttavia la sua era una strategia che prevedeva anche la partecipazione anche dei cyborg e Ten, cosicché furono in quattro ad attaccare.

Quattro più Pan e Bra, le quali non erano tipe da fermarsi per così poco.

Intanto, nel mondo dell’Aldilà, Kaioshin aveva completato il risveglio dei poteri sopiti di Gohan e Piccolo.

“Perfetto, amici” commentò il vecchietto. “Adesso dovreste saper usare tutta la vostra potenza. Mi riferisco a te, Grande Mago Piccolo. Sei fenomenale! Davvero, avresti potuto battere facilmente Cell primo stadio, se solo ti fossi reso conto del tuo vero potenziale! C’è sempre una forza avanzata latente, in tutti! E va sfruttata!”

Piccolo si sentì in colpa per quell’errore. “Perdonatemi, ma adesso sono in grado di trasformarmi in Mystic Piccolo.”

Espanse la sua aura urlando a squarciagola.

Il bagliore bianco che ricopriva il suo corpo riusciva a farsi vedere per tutto l’Aldilà.

Scariche elettriche dello stesso colore gli percorrevano il busto.

Uno sguardo fiero, deciso e di benessere gli dipingeva la faccia.

Era nato il vero Super Guerriero Namecciano.

“Tzé, tutta scena” commentò vegeta, come sempre tendente a sminuire gli altri.

“Ma che dici?” Goku era esterrefatto. “Ha una forza spaventosa!”

Piccolo sorrise. “Lo so. Ma ora tocca a Gohan, che non ha fatto vedere nulla ancora”

Gohan espanse la sua aura al massimo.

“Non è molto, però…” commentò in tono di scusa.

“Questo perché sei fuori allenamento, quindi i poteri sopiti sono gli stessi di quando hai affrontato Majin bu anni fa” commentò Piccolo.

“Ma rimedieremo” aggiunse incoraggiante. “fatti sotto!”

Il figlio di Goku sorrise e cominciò a combattere col suo maestro, in quel momento tornato nel suo status.

Per lui, non vi era gioia più grande, tornare a tracciare la strada all’unico amico che gli abbia mai teso la mano.

E di quello era grato al Sommo, che gli ha restituito una dignità che lo poneva in quel momento come guerriero più forte del lotto.

Gioia breve, ne era consapevole, di li a poco Goku sarebbe diventato un Super Saiyan IV; tuttavia non gli dispiaceva. Sapeva di poter dare una mano. Perché era Mystic Piccolo.

Goten e Trunks nel frattempo riuscirono a completare una Fusion come si doveva.

“Dopo diciassette anni, eh! Non è facile!” ridacchiò Gotenks Terzo Livello, guardando i vani sfori di Goku e Vegeta.

Goku sorrise. “Gotenks! Allora posso combattere contro di te! Sicuramente il nostro allenamento sarà più efficace! La forza fra me e Vegeta è pari!”

Ub così poté continuare il suo allenamento da solo, potenziandosi sfruttando i poteri mentali.

“Ho paura di rimanere indietro…” commentò fra sé, invidiando i progressi di tutti. Ma nessuno tranne Goku era a conoscenza del suo segreto.


Di che segreto sto parlando? Continuate a seguirmi e lo saprete! Nel frattempo, ditemi che cosa pensate della nuova impostazione che ho dato a Pan e Bra: secondo me, il fatto che la figlia di Gohan possa trasformarsi in Super Saiyan come hanno fatto Goten e Trunks prima di lei sia perfettamente plausibile, perché se notate Gohan ha dovuto imparare a trasformarsi perché suo padre quando nacque non sapeva ancora farlo, invece Goten ha ricevuto quell'abilità innata perché è nato dopo i ben noti fatti di Namecc. Lo stesso ragionamento si può applicare a Pan, lei è nata dopo che Gohan ha imparato la trasformazione, a prescindere dalla percentuale Saiyan contenuta nelle sue vene, che sono discorsi secondo me molto aleatori! Per quanto riguarda Bra, è semplicemente ridicolo che la figlia di Vegeta pensi solo allo shopping, quindi le ho voluto ridare quella caratterizzazione che le spetta, a costo di risultare OOC rispetto al canon (il GT è canon)! Infine Piccolo: la nuova forza che gli ho dato deriva solo dal fatto che mi dispiaceva lasciarlo indietro, così ho inventato un po' (xD)Non so se mi sono spiegato... in ogni caso, a voi la parola e grazie per ogni eventuale critica/domanda/frustrazione!

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Capitolo 7
*** Il Super Saiyan IV ***


“Perché non riusciamo a distruggerti, maledetto?”

Bra era esausta: il Bluetz Super Saiyan non era di alcun effetto di giorno quindi non era ancora attivo, tuttavia la ragazza sperava che qualcosa avrebbe ottenuto, dopo mezz’ora di lotta.

Kolom si abbandonò in una grassa risata. “Credo che potreste provarci all’infinito, tanto a me non cambia niente!”

“Eppure C17 con la sua Barriera sembrava che l’avesse colpito…” pensò Crilin, ripensando a quella determinata scena.

C’era stato un momento in cui Kolom stava lottando da solo contro C18, intento ad umiliarla parando tutti i suoi attacchi sia fisici che energetici, stupito del fatto che l’energia della donna era inesauribile; e stava per colpirla aprendo la coda ed estraendo una strana spada, quando il numero 17 azionò la Barriera e l’essere sparì alla vista di tutti, per poi tornare dopo l’esplosione intatto, ma spaventato.

A rafforzare i sospetti dell’ex calvo, il cambio obiettivo del Gi’isa, che si concentrò su Bra, da lì all’epiteto lanciato all’inizio del capitolo.

Così decise di parlarne direttamente col numero 17, forte del fatto che non l’avrebbe malmenato in quanto cognato.

Mentre Ten dava una mano a Bra usando le quattro braccia, Crilin prese parola sottovoce “ Ehi, 17! Non credi anche tu che Kolom soffra gli attacchi magnetici?”

17 guardò il cognato. “Forse.”

“Tutto qui? E parlami, no?” lo incitò l’amico di Goku.

“Non ancora, devo pensare a distruggerlo coi miei poteri fantastici ed infinitamente infiniti.” Rispose.

Crilin così andò a dare man forte a Pan, la quale stava sparando Kamehameha a ripetizione dietro il Gi’isa, che per ripararsi aveva deciso di sparare dalla cosa raggi energetici viola a forma di aghi.

“Quella coda è portentosa” commentò la nipote di Mister Satan. “Riesce a localizzare le aure azzerate, fa uscire una spada e adesso questo! Chi cazzo sono I Gi’isa?”

Crilin scosse la testa “Una cosa la so: non sono amichevoli.”

“E ancora non avete visto il Prescelto!” commentò Tenshinhan, sconcertato per l’ennesima Dodonpa mancata. “Ho la netta impressione che Kolom ci stia volutamente risparmiando!”

“Hai ragione, Ten” convenne Bra, schivando per puro caso un laser oculare.

Fortunatamente, anche l’ultimo spicchio di sole giunse al tramonto senza che ci furono vittime.

“Perfetto” commentò entusiasta Bra, scansandosi da Kolom così freneticamente da lasciarlo di stucco.

“Ehi! Vi state ritirando? Mi sto divertendo a tenervi sulle corde!” ridacchiò l’essere guardando i due cyborg, Crilin e Ten malconci a terra.

“No” fece la linguaccia Pan “adesso potremo uscire il nostro asso nella manica!”

Pan e Bra allargarono le proprie aure, tornando tuttavia al loro stato normale.

“Mutation!” urlarono insieme.

“Mutation? Siamo sicuri che esista come termine?” Crilin non resistette.

Tuttavia, le armature che indossavano le due ragazze si accesero e cominciarono ad assorbire una strana scia bluastra proveniente direttamente dalla Luna, che quella sera era calante ad un quarto.

“Ciò non vuol dire nulla! La Luna è sempre piena, non temete!” urlarono entrambe, come se temessero quel tipo di obiezione.

“Non crederete davvero che me ne stia con le mani in mano ad attendere che vi carichiate come pile?” chiese Kolom, già pronto con la mano destra a sparare una cannonata che di quella portata e a quella distanza non avrebbe lasciato di pan e Bra nemmeno l’odore. E forse anche l’area circostante avrebbe subito mutazioni.

“Non occorre, abbiamo finito!” rispose Bra. “Transformation!” urlò assieme a Pan.

Entrambe si trasformarono in Super Saiyan, distruggendo la Battle Suite, rimanendo con la tuta attillata.

Solo che erano totalmente diverse.

Il luccichio non era più dorato, ma blu zaffiro, che al buio non si confondeva solo perché era molto intenso. Assieme al bagliore, anche i capelli e le sopracciglia persero il loro classico colorito giallo per essere sostituito dal blu zaffiro.

L’unica cosa che non perse la tonalità furono gli occhi, che rimasero del loro tradizionale verde acqua.

“Tutto ciò è dovuto al colore blu delle Onde Bluetz, il quale impregna il Super Saiyan rendendolo fortissimo” commentò Bra, svelando il segreto della sua invenzione.

“il problema è che ogni volta dobbiamo costruire delle Battle Suite nuove” scherzò Pan. “Ma se questo può comportare alla tua fine, ne siamo ben liete!”

Espansero ancora la loro aura distruggendo molte catene montuose nei paraggi e si avventarono sul Gi’isa, che si mise in posizione di guardia, ma non notò l’azione scellerata di Tenshinhan, che lo prese per la coda, permettendo così di far guadagnare un po’ di vantaggio alle due Saiyan, che così poterono attaccarlo con due assestati calci in faccia, ed infine Ten avrebbe lanciato con la coda Kolom verso terra.

Terra che però l’essere malvagio non toccò mai perché si fermò a mezz’aria, attaccando per prima il treocchi volendo lasciare il dessert per ultimo; tuttavia Pan e Bra non gradirono quella scelta e si pararono davanti al terrestre.

“Guarda cosa sappiamo fare ora!” disse Pan. “Super Buster Kamehameha!”

Incrociò i palmi con quelli della sorella di Trunks, la quale aveva appreso una tecnica e lanciò una corrente blu a massima velocità, che purtroppo mancò completamente il bersaglio, ausiliato dai suoi riflessi. In compenso l’attacco compì tranquillamente il suo viaggio interstellare andando a depositarsi su Marte, provocandone la distruzione parziale.

Nel frattempo che la battaglia sembrava volgere verso le due ragazze, Goku venne curato ancora da Kibitoshin, cura resasi necessaria in quanto il Saiyan era stato ancora una volta messo a tappeto dalla straordinaria potenza di Gotenks, che formato Fusion riusciva benissimo a contrastare un Terzo Livello singolo, nonostante la mancanza di allenamento.

“Gli attacchi energetici funzionano alla grande!” commentò Gotenks soddisfatto. “Il Super Ghost Kamikaze Attack fa sempre la sua porca figura!”

Vegeta sbuffò. “Solo Kakaroth può cascarci, ormai”

Goku si rialzò. “Sì, Vegeta? Adesso però guarderò la Luna, come ha detto di fare il Sommo. Piuttosto, come facevi a saperlo?”

Il Sommo rispose noncurante degli spostamenti d’aria procurati da Piccolo e Gohan “Beh,l è semplice! Ho studiato, no?”

Goku annuì divertito e guardò la Luna offerta da Vegeta all’inizio dell’allenamento.

Espanse l’aura arrivando fino al terzo Livello, sempre stando bene attento a non staccare gli occhi dall’Onda Bluetz.

In quel momento la coda divenne d’oro.

“Bene, ci siamo!” esclamò entusiasta Kibitoshin.

Goku parve essersene reso conto, perché con nuova foga urlò nella concentrazione e con un’esplosione di energia dorata fece perdere i sensi a tutti gli astanti.

Il figlio di Bardack uscì dal fumo con un nuovo look: folti peli rossi gli coprivano gran parte del torace, occhiaie rosse circondavano la pupilla ormai castana e capelli lunghi neri da metallaro lo incoronavano a Super Saiyan IV.

Per finire, la coda assunse il colore dei peli del torace, un rosso acceso che era sufficiente a sbaragliare gli avversari con poca determinazione.

“Qual è il mio avversario?” chiese Goku sornione, davanti allo sguardo stupito di tutti.

 

Ecco a voi la mia versione del Super Saiyan IV! Certamente la trasformazione è molto simile al canon, però adesso mi sembra che fili! Di sicuro, non ci sono macinini di caffé o altro che non c'entra con Dragon Ball! e poi l'intervento di Vegeta mi sembra fondamentale! Correggetemi se sbaglio, ringraziandovi anticipatamente!

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Capitolo 8
*** La Creatura Predestinata ***


La sua aura sconvolgeva l’intero spazio circostante, in maniera più palpabile di Mystic Piccolo, il quale era schiacciato da quella forza concentrata,  potendo soltanto fare i complimenti all’ex rivale, il quale era molto soddisfatto.

“Hai una forza spaventosa, Goku! Forse possiamo farcela!” disse euforico il namecciano.

Goku chiese “No, sul serio, avete detto chi era l’avversario?”

Il Sommo suggerì “Kolom e la creatura predestinata! Non te lo ricordi?”

Goku sogghignò. “Certo, Kaioshin. Ma adesso è meglio se vado a distruggerli!” e mise due dita sulla fronte per il Teletrasporto.

“No, fermo! Così rovinerai il nostro piano! Ci vuole un attacco di massa, in quanto non sappiamo quanto sono forti!” Re Kaioh intervenne giusto in tempo.

Goku si fermò a riflettere, osservando le due dita che aveva messo sulla fronte.

Era vero che era diventato forte, ma non sapeva quanto e se quella nuova potenza era efficace per battere entrambi i cattivi, quindi decise di aspettare la fine dell’allenamento di tutti.

“Va bene, Re Kaioh, se lo dice lei mi fido. Però gradirei mangiare qualcosa. Il cibo qui è squisito!”

Nel frattempo, Bra e Pan continuavano la loro offensiva solitaria verso Kolom, sostenute solo a voce dagli alleati, che stremati avevano combattuto durante il giorno.

Una serie alternata di pugni e calci stava mettendo in difficoltà il Gi’isa, evidentemente poco avvezzo agli scontri in inferiorità numerica, tuttavia la sua possente statura compensava quella mancanza, in quanto era difficile per le due ragazze arrivare a colpire i suoi punti vitali, prontamente protetti dal loro nemico.

Nel frattempo che passavano le ore, si avvicinava anche l’ora fatidica secondo la quale sarebbe dovuta svegliarsi la Creatura Predestinata attesa dai Gi’isa tutti. Lothar compreso, che fino a quel momento era rimasto dietro le quinte a sorvegliare l’operato di Kolom.

Il pianeta Gi’isa faceva parte di un sistema solare composto da dodici pianeti, per l’esattezza era il quarto per ordine di lontananza dal loro Sole, la stella denominata Wirkam dagli autoctoni.

Poteva contare su sette continenti e due satelliti, uno dei due abitabile ed adibito a prigione: chi commetteva reati considerati gravissimi veniva spedito in esilio perenne su quel satellite, che per quel motivo era stato ribattezzato Shingol, ovvero prigione nella loro lingua.

Era peraltro impossibile uscirne, in quanto il viaggio era ovviamente di sola andata e non esisteva la possibilità pratica di costruire un’astronave abbastanza potente da raggiungere il pianeta.

Il popolo Gi’isa era sempre stato pacifico, e questo aspetto aveva consentito loro di progredire più velocemente dei Terrestri in materia tecnologica, che permise loro di raggiungere il pianeta più vicino appena dopo qualche secolo aver scoperto la ruota.

Secondo molti, era un buon auspicio per l’intera specie, tuttavia la smania di conquista di nuovi pianeti assuefò i capi del governo che a loro tempo avevano riunito in un’unica nazione il popolo Gi’isa  che pertanto trasformò la loro indole pacifica in violenta e bellicosa, trascurando però i problemi interni, che nacquero tempestivamente.

Pertanto, oltre a sostenere guerre su guerre contro i pianeta vicini, scoppiò una guerra civile che portò allo sfaldamento della nazione unica in sette diverse Nazioni, una per continente, indipendenti e precluse alla comunicazione, tutte sostenitrici di diverse correnti di pensiero.

Secondo i sette nuovi capi, era la soluzione migliore per riportare alla pace il pianeta, ma una nazione non abituata alla guerra non sapeva nemmeno rialzarsi dai suoi effetti, comportando dunque una profondissima crisi economica, accentuata da una grave carestia che colpì tutto il pianeta, risultato delle radiazioni delle bombe atomiche che impedivano i raccolti e diede per giunta il la a una nuova generazione di individui dalla forza bruta e violenta.

Ed era per quel motivo che Kolom possedeva tutta quella forza, pur avendo antenati pacifici e dalla forza uguale a quella terrestre.

Tuttavia la crisi, che durava già da oltre settecento anni, non accennava a terminare e il malumore del popolo (con conseguenti sommosse che non facevano altro che peggiorare la situazione) cresceva di pari passo col sospetto menefreghismo dei responsabili del potere,  almeno finché non venne il giorno della Profezia.

Un Gi’isa Eskeloth, termine con cui si definiva il lato “femminile” della razza, stava come al solito andando al mercato sempre più esiguo della propria città, quando all’improvviso i suoi occhi si incendiarono e pronunciò le seguenti parole:

Fra i Gi’isa nascerà colui che risolleverà la Nazione e la riporterà ai fasti di un tempo.

Ripetuta per tre volte e per trenta giorni di fila, la frase destò scalpore fra la gente e giunse finalmente alle orecchie dei sette capi, che riunitisi, decisero di indagare, ma con quelle poche informazioni non ottennero molto. Ristabilite le comunicazioni fra i continenti data la situazione, decisero in ogni caso di osservare la profetessa e di scrivere le informazioni aggiuntive che nel frattempo uscivano ogni settimana per qualche mese.

Dopo qualche tempo, l' Eskeloth rimase incinta.

Questo evento generò una caccia al bambino che venne prelevato dalle forze di polizia dopo poche ore il parto. Sapendo bene che i piccoli Gi’isa mal sopportavano l’anidride carbonica e che infatti la mortalità infantile era altissima (si contavano molti parti, ma se per esempio le Eskeloth partorivano dieci volte, solo tre o quattro neonati sopravvivevano) , i capi del Governo incaricarono Lothar, un Gi’isa di altissima levatura morale, di occuparsi del piccolo e di allevarlo nel miglior modo possibile.

Lothar, già Generale dell’esercito della sua Nazione e adesso uomo chiave della Profezia, sapeva che il destino del suo popolo dipendeva da lui, anche se sapeva poco della altre Nazioni. Ma in ogni caso decise di prendere seriamente la Profezia (lui che non aveva mai creduto alla Eskeloth ed era convinto di poter uscire dalla crisi solo sulle proprie forze) e di scegliere un pianeta idoneo a far nascere il bambino in modo da avere il 100% di probabilità di sopravvivenza.

Scelse la Terra, un pianeta lontanissimo e risultato di un’estenuante ricerca compressa in poche ore e per giunta minacciato di morte, sua e del Predestinato, che rischiava la vita.

Considerata la distanza siderale, Lothar incaricò il suo braccio destro Kolom, che come carattere era esattamente agli antipodi col suo capo, di sorvegliare il Prescelto e di sopprimere chiunque sarebbe venuto a contatto con la creatura, oltre ovviamente a supervisionare la gestazione durante il viaggio.

Il resto è storia.

Se appare strano il fatto che Lothar avesse incaricato terzi piuttosto che di intraprendere lui stesso il viaggio, bisogna aggiungere che, pur essendo Generale, non aveva la qualifica per uscire dal pianeta, qualifica che invece aveva il suo braccio destro, Generale quanto Lothar, tuttavia non esercitante in quanto le “missioni all’estero”, cioè fuori il pianeta, erano state cancellate per via della crisi.

Pertanto fu tutto grasso che colava per Kolom, il quale non vedeva l’ora di intraprendere il suo primo viaggio interstellare,  in quanto fino a quel momento aveva solo accompagnato gli esiliati sul satellite, motivo unico per il quale si tenevano ancora i corsi per Astronauta.

Kolom stava pensando a tutto questo quando era caduto per l’ennesima volta al suolo, schiantandosi quella volta contro una roccia appuntita e irta di cactus.

“Che palle” commentò. “Ma che cazzo sono queste piante piene di aghi?”

“Si chiamano cactus! Benvenuto sulla Terra!” commentarono divertite Pan e Bra, all’unisono.

In quella, a Kolom venne un’idea.

Mancava poco alla nascita del Prescelto, e meno nemici si sarebbe ritrovato ad affrontare meglio era.

Così si rialzò (in realtà non aveva subito grossi danni, ma un po’ di fiatone gli suggeriva di ricorrere a vie traverse per vincere)  e, con un’azione imprevista, prese in ostaggio Tenshinhan e Crilin.

“Maledetto! Lascia stare mio marito!” ordinò C18, ignorando completamente il treocchi, che pure stava soffrendo nella stretta morsa in cui si era ritrovato.

“E allora perché l’avrei rapito, scusa?” domandò di rimando Kolom. “Prova a riprendertelo, se vuoi!”

C18 guardò il fratello e con un cenno d’intesa si lanciarono verso il Gi’isa applicando la Tecnica della Danza Accelerata,ma Kolom piegò un ginocchio e da questo partirono due sfere concava della stessa forma, che colpì i due cyborg in pieno.

Loro in corsa non poterono fare nulla per non essere colpiti e cedettero di schianto. Non potevano sentire la fatica, ma erano abbastanza malconci da capire di non poter essere di alcun aiuto alle Bluetz Super Saiyan, le quali tuttavia apprezzarono il tentativo.

“Grazie, C18… hai rallentato la sua corsa” pensò Bra, che nel frattempo si era posta dietro al Gi’isa e pronunciò una nuova tecnica. “Bluetz Final Flash!”

La tecnica di suo padre potenziata con le Onde Bluetz, un colpo potente e preciso, mirato a trapanare il torace dell’avversario, impedito anche dai due ostaggi.

Kolom disse “Non vorrai far del male ai tuoi due amici, vero?”

Bra stava per colpire, ma si rese conto di stare per compiere un grosso errore appena in tempo, così si limitò ad incitare la migliore amica “Pan! Fai qualcosa!”

 

Eccoci qui, dunque! Come al solito, voi fate domande, io tengo le risposte (citando qualcuno)! Adesso le motivazioni Gi'isa sono svelate, e quindi non credo ci sia altro da aggiungere, la Terra è minacciata solo per una casualitàm, il che rende ancora più amara la battaglia! Grazie per le recensioni eventuali!

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Capitolo 9
*** Il rapimento ***


 Pan però aveva la netta impressione che Kolom stesse guardando anche lei.

“Mi sento così osservata… mi sta schiacciando solo con la sua aura! Ma ha combattuto davvero seriamente contro di noi?”

Kolom rise sguaiato. “Non crederete davvero che siano bastati quattro pugni a confondere un generale dell’esercito Gi’isa?”

Allorché espanse la sua aura e, sempre con Crilin e Tenshinhan ben saldi sottobraccio, colpì le due ragazze con un unico calcio, visto che peraltro si trovavano nella stessa traiettoria.

Ma non aveva ancora finito.

Aprì la bocca e, sputata un po’ di quella saliva gialla che per loro era normale, sparò una cannonata dello stesso colore verso le due tramortite, che fortunatamente vennero salvate all’ultimo momento da un misterioso essere.

“Eh? Credevo di essere spacciata!” esclamò Pan, non appena uscita da un film mentale che riguardava la storia della sua vita, come succedeva spesso a chi era a un passo dalla morte.

“Non finché vi è tuo nonno Goku nei paraggi! Sai, sei stata stratosferica, ma adesso lascia fare a me!” la tranquillizzò il figlio di Bardack, guardando invece Kolom con un misto di eccitazione e sfida.

L’onda d’urto provocata dal raggio deviato da Goku, pur essendo atterrato agli antipodi della Terra, arrivò in quel momento anche nella zona dello scontro.

Bra invece era stata salvata in maniera meno plateale da suo padre.

“Sei arrivato! Sta’ attento, è davvero potente!” lo avvertì Bra, del tutto dimentica che il principe dei Saiyan aveva già combattuto contro di lui.

Vegeta le sorrise con fare paterno. “Sono orgoglioso di te. Hai raggiunto una potenza che non mi aspettavo, vero Trunks?”, si rivolse al primogenito, enfatizzando il suo nome con tono di rimprovero.

Trunks arrossì. “Scusa” pigolò, mettendo un braccio dietro la nuca. Ma non era sufficiente: in quel frangente, Bra lo soverchiava in tutto, avrebbe potuto vincere solo con la Fusion.

Assieme a loro, Goten, Ub e Piccolo.

Tutti erano dunque schierati contro Kolom, il quale era in netto svantaggio numerico. Sarebbe potuto essere un vantaggio, ma il Gi’isa non sembrava molto preoccupato, anzi sogghignava.

In quella, un walkie/talkie suonò nella tasca dell’essere.

“Kolom! Rispondi, Kolom!”

Goku commentò. “La tua tasca parla.”

Kolom rispose sarcastico. “La mia tasca non parla, è solo Lothar.” E rispose “Qui Kolom.”

Lothar disse “Quanto ci metti a rispondere?”

Kolom rispose “Ho un compito da sbrigare.”

Il suo interlocutore ebbe un flash. “Non starai eliminando la specie terrestre, spero? Il tuo solo compito è quello di sorvegliare il Prescelto!”

Kolom lo fermò. “Alt! Avevi detto che potevo eliminare chiunque si fosse messo in mezzo!”

Il suo capo tagliò corto e riprese il discorso. “A parte che sono sicuro che tu hai messo il Prescelto in modo da essere visto da tutti e quindi avere mano libera per eliminare chicchessia, non ti ho interpellato per sapere della tua negligenza. Volevo informarti che forse il Prescelto nascerà prima!”

Kolom sorrise. “Ooooh, che fantastica notizia! Quindi il mio compito andrà a farsi fottere prima del previsto?”

“Esatto, se vuoi metterla in questi termini” rispose Lothar. “ Sta’ attento, dunque, e ricordati il protocollo!”

Kolom sospirò. “Come vuoi.” E chiuse la comunicazione.

“Avete sentito, no?” stavolta era rivolto alla squadra Z. “Il Prescelto nascerà prima del previsto, quindi prima di domani! Fra poche ore i Gi’isa si eleveranno a potenza universale e per voi sarà la fine!”

Goku rispose “Non te lo permetteremo mai! Faremo in modo che ciò non accada!” e  espanse la sua aura, rendendo pianura quella zona scoscesa.

Chi non aveva visto il Super Saiyan di Quarto Livello restò allibito dalla forza spropositata che aveva Goku.

“È incredibile… l’ha fatto ancora una volta. Quante volte ancora dovrà calpestare il mio orgoglio?” pensò fra sé Tenshinhan, impotente sotto la morsa di Kolom, ancora pensando di poter un giorno raggiungere l’amico/rivale.

“Goku è semplicemente stratosferico! Possiamo sempre contare su di lui!” commentò entusiastico Crilin, non meno impedito di Ten, ma l’affetto che provava per il Saiyan andava oltre l’invidia.

Kolom osservava attento la rabbia negli occhi castani del suo avversario: di sicuro colui coi capelli lunghi era il più forte del lotto.

Se era il più forte del lotto, di sicuro una volta mozzata la testa, la lucertola sarebbe stata maneggevole.

L’aria calda che fuoriusciva da quel semi scimmione lo investiva in pieno e quasi non riusciva a vedere, ma avrebbe potuto comunque poter dire la sua in uno scontro.

In uno scontro leale.

Ma lui non aveva più intenzione di seguire le regole, visto che ormai il prescelto si sarebbe svegliato di lì a poco; ed era per quello che non lo facevano esercitare sul suo pianeta.

Ma lì non era Gi’isa.

Stritolò i due terrestri che aveva sottobraccio con maggiore forza e, dopo essersi assicurato che avevano perso i sensi, li gettò sul ripiano sottostante, in mezzo alle rocce frantumate.

Goku digrignò i denti. “Maledetto!”

Kolom annuì sommesso. “Grazie per avermelo ricordato.” . Di colpo, sparì alla vista.

Vegeta ricordava bene quell’episodio. “Attento, Kakaroth! Credo che ora…”

Goku si girò. “Ora cosa?”, tuttavia sparì anche lui.

Vegeta concluse la frase. “… voglia attaccarti.”. tutto era accaduto talmente in fretta che Vegeta non ebbe il tempo di concludere la farse con lo stesso tono.

“Beh, credo che l’abbia rapito, visto che non ricompaiono.” Concluse Piccolo. “Anche le due auree sono scomparse.”

“Bisogna assolutamente trovarlo!” Ub dichiarò l’ovvio.

Tutti lo guardarono male: era evidente che Ub non aveva imparato da Goku solo l’arte della lotta.

Gohan si guardò attorno. “C’è per caso qualcuno che ha imparato a riconoscere le auree?”

Nessuno rispose affermativamente. O meglio, nessun umano in senso stretto.

I due fratelli, C17 e C18, fecero un passo avanti con la loro aria strafottente.

“Sapete, noi siamo cyborg” disse C17 “quindi abbiamo un radar in grado di scovare i nostri nemici, che per inciso, dovevate essere voi”

C18 aggiunse “Quindi, per fargli pagare quello che ha fatto a Crilin, vi offriremo il nostro radar anti/Goku e…”

“Cosa? Radar anti Goku?” chiese stupito Ub, che non era a conoscenza della storia dei cyborg perché nessuno gliel’aveva raccontata.

“Esatto” rispose il numero 17. “Non sapevamo di averlo come il numero 16, eppure l’abbiamo scoperto. Troppo tardi, aggiungerei”

“Oh, andiamo, 17!” esclamò 18. “non nutrirai ancora dell’astio verso Goku? Ci ha salvato la vita!”

“Stronzate” tagliò corto il gemello. “Avrei potuto sconfiggere Cell in un batter d’occhio”

“Basta chiacchiere!” intervenne Vegeta. “Fatemi vedere cosa sta facendo Kakaroth! Non vorrei che fosse lui a distruggerlo e  noi ce ne stiamo qui ad ascoltare in vostri deliri senza senso!”

Frase rivolta anche a te lettore.

“Vorremmo venire anche noi!” s’intromise Pan, coadiuvata da Bra, che annuì in approvazione.

“No, evitiamo” rispose Gohan. “Avete già fatto abbastanza, e poi sta per farsi mattina. La vostra forza straordinaria può essere utilizzata solo la sera, no?”

Le due furono raggirate da quel ragionamento e  meste dovettero ritirarsi. In fondo, Gohan era uno scienziato internazionale, conosceva i pregi e i difetti di quell’armatura almeno quanto Bulma.

Così si limitarono a salvaguardare Dende da eventuali attacchi di altri nemici, mentre il resto della squadra avrebbe seguito i cyborg, ancora nel pieno delle forze grazie all’energia infinita donata dal dottor Gero.

Con loro sorpresa, non atterrarono lontano, ma sulla costa, frastagliata come il resto della zona in cui si trovavano e resa pianeggiante dal breve scontro di poco prima.

In effetti, lo strapiombo su cu atterrarono non c’entrava più nulla con la nuova pianura.

“Ogni volta che combattiamo, la Terra ne risente” commentò Piccolo, col DNA di Dio nelle vene, acuitosi dopo che il Sommo aprì tutta la potenza. “Il dio drago non potrà esaudire i nostri bisogni all’infinito”

“Non fare il pessimista adesso, Piccolo” lo tranquillizzò Trunks. “Pensiamo a Kolom e a come liberare Goku”

“Non servirà” disse Vegeta, atterrato anche lui sul piccolo scoglio che fungeva da anticamera ad una grotta dalla bassa volta. “Sarò io a neutralizzare sia Kolom che il Prescelto del cazzo”

Tutti udirono quell’insulto.

La voce del Principe rimbalzò fra le pareti ed arrivò all’orecchio del Gi’isa.

“Come diamine hanno fatto a scovarmi?” si chiese, ultimando di legare Goku con delle alghe trovate per terra.

La grotta in questione non era adatta ad uno scontro aereo, ma il Gi’isa non se ne curò.

Avrebbe combattuto con l’acqua ai piedi, per poi ridurre gli avversari con l’acqua alla gola.

Il primo ad entrare fu C17.

“Oh, sei tu” salutò Kolom, deluso dall’identità del nuovo arrivato.

C17 rispose “Ho portato i rinforzi. Hai vinto una battaglia, ma non la guerra!”

“Che casa hai fatto a nostro padre?” urlò Goten, riferendosi anche a Gohan. Curioso che proprio Goten avesse un legame così stretto col padre pur essendo stato assente per la maggior parte della sua vita.

Kolom assunse un’espressione indifferente. “Guardate che non ho il permesso di uccidervi ”

“Aahahah! E pensi di giustificarti in questo modo?” Gohan rise di lui.

“Sì, lo penso” rispose l’alieno. “Tanto, ormai, il Prescelto dovrebbe svegliarsi a momenti. Sarà lui a farvi fuori, io devo soltanto tenervi lontano dalla sua incubazione. Siete così stupidi che non avete detto alle due ragazze di distruggere la Cabina mentre voi mi distraete qui, vero?”

Tutti raggelarono: era ovvio, si disse Piccolo, il piano di Kolom era quello fin dall’inizio, e loro non lo avevano applicato.

Fu per quello che poi il Gi’isa rise di gusto.

“Forza, provate a liberare il vostro amico… sapete come si chiama, no?”

“Son Goku” lo corresse Ub, prima di lanciare una Kamehameha verso le alghe che tenevano stretto il Super Saiyan di Quarto Livello, apparentemente addormentato.

Peccato che a metà strada la forza energetica del colpo si affievolì di colpo, arrestandosi a pochi centimetri dall’obiettivo.

“Eh? Come mai non riesce ad arrivare?” si chiese stupefatto la reincarnazione di Kid Bu.

Kolom sbadigliò, scegliendo apposta di non rispondere.

Tutto era nelle sue mani: la squadra con cui si era ritrovato a combattere era stata così stupida da non mandare un contingente per distruggere il Prescelto, i più forti sulla Terra erano riuniti lì oppure a proteggere uno stupido omuncolo verde che si diceva essere il loro Dio, e quindi il piano procedeva oltre le rosee aspettative di Lothar, il quale odiava il sangue.

Ma quanto cavolo fosse forte, Kolom lo sapeva bene: l’unica volta che si era ritrovato a disobbedire in maniera plateale a un suo ordine, Lothar lo aveva polverizzato senza che lui, Generale dell’esercito, avesse potuto far nulla.

Alzò la sua coda. La tanto temuta coda piena di risorse che avevano tutti i Gi’isa.

Ub si ritrovò in un attimo penzoloni, in preda alle vertigini.

“Chi altri vuole essere appeso come un salame?” chiese ironicamente agli altri.

“Insomma, fate qualcosa!” implorò l’allievo di Goku.

Ma nessuno sembrava in grado di poter far nulla davanti ala potenza dell’alieno.

Vegeta si trasformò ancora in Super Saiyan di Terzo Livello e scagliò un Final Flash persino più violento di quella Kamehameha, tuttavia anche quel raggio tremendo si fermò a pochi centimetri dal corpo svenuto di Goku.

“C’è qualcosa che non va” dichiarò infine il principe dei Saiyan, poi osservò Piccolo che stava lavorando dietro il masso dov’era posta la figura del figlio di Bardack, cercando di liberarlo a mano.

Kolom osservò Vegeta dallo sguardo vacuo e cercò di dedurne la fonte, infine la trovò nella persona del Namecciano, concludendo la semi tortura ad Ub lanciandolo contro l’essere verde.

In quel modo, il Gi’isa decise di prendere due piccioni con una fava tramortendoli semplicemente con un gettito d’urto lanciato col palmo della mano sinistra.

“Maledetto bastardo!” digrignò fra i denti Gohan. Aveva vissuto gioie e dolori con Piccolo, non poteva rimanere indifferente a tutto quello. Gli mancava l’allenamento, ma la potenza ce l’aveva tutta, bastava soltanto aumentarla con l’ira.

Goten e Trunks si trasformarono entrambi, convinti di poter reggere il confronto.

“Siete addirittura più scarsi di Pan e Bra… vergognatevi” li apostrofò Vegeta, con ancora negli occhi il vivido bagliore bluastro della figlia trasformata in Bluetz Super Saiyan.

Avrebbe dovuto lavorarci su, con lei, invece di dedicarsi al primogenito maschio che sa un po’ guardava Goten con occhi diversi, ne aveva la sensazione.

In ogni caso, tutto era pronto, persino C17 e C18 lo erano, destinati a combattere all’infinito, in quanto non sentivano né dolore né la fatica.

E quello C18 non l’avrebbe mai perdonato, a Gero. A volte, le sarebbe piaciuto sentire la stanchezza.

 

 

Fine Capitolo! Forse vi starete chiedendo quando arriva il Prescelto, sarebbe normalissimo! Ma abbiate un po' di pazienza... lo sapete che in Dragon Ball i tempi si dilatano come il termometro sotto l'ascella! Bwene, fatevi avanti con qualche opinione, ringraziandovi anticipatamente!

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Capitolo 10
*** Sfida a Kolom ***


Piccolo e Ub si rialzarono, seppur a fatica.

“Maledetto” lo apostrofò ancora Piccolo. “Aspetta… e vedrai”

Kolom ghignò. “Vedrai cosa, di preciso? Come ti pulisci il sangue? Quanto piagnucoli?”

Piccolo scaricò la rabbia tutta in una volta e distrusse la piccola caverna, liberando il gruppo dalla montagna e tornando a cielo aperto.

Mystic Piccolo era tornato, esattamente quello che si era visto sul pianeta dei Kaiohshin.

“Adesso ne vedremo delle belle!” esultò Kaiobith.

“Mah…” Il Sommo invece era più prudente, pertanto decise di non quotarlo.

La potenza devastante di Piccolo andava al di là di ogni fervida immaginazione che i due dei avevano su di lui, eppure il Sommo non era così convinto che il namecciano ce l’avrebbe fatta.

Ciononostante, puntò il suo dito indice contro Kolom e dichiarò “Sono qui per sconfiggerti!”

Kolom si mise allora in guardia e spiccò il volo, che come detto gli fu possibile solo grazie alla distruzione della grotta.

Anche Piccolo spiccò il volo, ma non era l’inseguimento il suo obiettivo, piuttosto decise di usare subito le maniere forti creando un Makankosappo, il suo colpo migliore, sperando di perforare il corpo del Gi’isa.

“Makankosap…” non ebbe però il tempo di scagliarlo perché Kolom, intuito il pericolo, si lanciò verso di lui che era ancora qualche metro più in basso e con un colpo a due mani lo spedì a terra, schiantandosi nel mare.

“Mi sembri più forte di Vegeta” dichiarò Kolom, quasi giustificando il colpo inferto.

Piccolo si rialzò senza troppi problemi e si rialzò all’attacco, e, evitando un primo pugno, si portò dietro il nemico per colpirlo con un doppio calcio alle spalle, tuttavia Kolom si girò di scatto aiutato dai suoi riflessi e colpì il namecciano con una sfera di energia che lo colpì in pieno volto.

La situazione sembrava dunque nelle mani del Gi’isa, ma la sfida non era finita: il Namecciano sembrava incassare i colpi meglio del principe dei Saiyan.

Infatti, anche il colpo in faccia ricevuto non sembrava aver recato grossi danni all’ex maestro di Gohan, Goten e Trunks, a parte forse qualche bruciatura che sparì grazie alle cellule rigenerative proprie della razza.

“Ah!” esclamò meravigliato Kolom. “A rigor di logica, se dovessi spezzarti un braccio…”

“Si rigenererebbe, esatto” ghignò Piccolo, divertito dall’effetto sorpresa. “Sono curioso di vedere fino a che punto mi costringerai…”

“Non sei nella posizione di provocare, stolto!” rispose secco Kolom, tuttavia si mosse in avanti, facendo bene attenzione a dove colpire: sulle braccia, sulle gambe, sull’addome, in modo da non dargli tempo per rigenerarsi, tuttavia Piccolo aveva capito le sue intenzioni e fece di tutto per parare tutti i suoi colpi, guardando anche la coda dietro che minaccioso si ergeva pronta a bloccare uno qualsiasi dei quattro arti.

All’improvviso Kolom si ricoprì di fuoco e cominciò a  vorticare.

“Tornado de fuego!” annunciò e subito dopo si lanciò come una vite senza fine verso il muso verde, che però rispose con una Chobakuretsumaha che andò a collidere come previsto, ma il figlio del Grande Mago Piccolo non si aspettava certo che il suo colpo venisse fagocitato. Il tornado aveva proprio aperto la bocca per poterlo assimilare e nutrirsi della sua potenza devastante.

Piccolo non aveva bisogno di avere delucidazioni, anche perché il tornado si ingrandì a vista d’occhio e ormai era vicinissimo a colpire, perciò la cosa migliore da fare era seminarlo.

“Dovremmo dargli una mano!” disse Gohan al gruppo, ma tutti lo ignorarono concentrati dalla battaglia.

“Insomma!” infierì Gohan. “Mio padre è in semi coma, Piccolo è in palese difficoltà! non capite che la situazione ci sta sfuggendo di mano?”

“Taci, Gohan!” imperò Vegeta, un po’ strabico in quanto non voleva perdere secondi di azione per rispondere al figlio di Kakaroth, ma voleva anche fissarlo negli occhi. “Se proprio vuoi essere d’aiuto, va’ a svegliare quel buono a nulla di Kakaroth!”

Gohan assunse una smorfia offesa. “Buono a nulla che però ti ha superato…” borbottò.

Bel frattempo, Piccolo cercò di intrappolare quel Tornado con una serie di sfere come aveva fatto con C17 ai tempo in cui erano avversari, tuttavia puntualmente l’azione di Kolom si comportò come poco prima e inglobò tutte le singole sfere, per poi ingigantirsi.

Piccolo sospirò. “Bene! Allora, dovrò tentare un colpo fisico!” e caricò un pugno, per poi allungare il braccio per donargli un altro po’ di forza.

Era da tempo che non lo faceva, pertanto tutti si meravigliarono da quella capacità del namecciano, celata dai tempi del Torneo Tenkaichi, del quale solo Goku avrebbe potuto essere testimone fra i presenti.

In ogni caso, il pugno ebbe il suo buon effetto: centrò esattamente il cranio del Gi’isa, che dovette fermarsi e subirlo in pieno, massaggiandosi il punto dolente.

“Non sei nemmeno caduto…” commentò Piccolo, amareggiato.

“E tu puoi dare pugni più violenti di questo” rispose di rimando il braccio destro di Lothar.

“Però poi non lamentarti da mammina se ti faccio male” ironizzò pungente il suo interlocutore, ed insieme sparirono nell’aurora.

Inframmezzati da violenti scossoni di terremoto che interessarono molti chilometri quadrati, causati dall’onda d’urto dei colpi, la squadra Z assisteva a quello scontro invisibile in silenzio, come se fosse un film pieno d’azione; quando invece un normale terrestre avrebbe chiamato il manicomio e prenotato una cella per sette persone che stavano guardando il vuoto e non pensavano a salvarsi da tutte quelle vibrazioni.

Ma in ogni caso, i due non accennavano a diminuire il ritmo, grazie anche al fatto che Piccolo sopperiva alla leggera differenza di forza un po’ più d’astuzia; dovuta anche all’esperienza maturata in tante battaglie ed allenamenti personali.

A volte gli serviva combattere con qualcuno più esperto di lui, ma solo per poter migliorarsi come combattente: aveva smesso di cercare il dominio mondiale da tempo.

Occorreva proteggere il pianeta a qualunque costo, anche a dover reggere un incontro dove sapeva in precedenza che avrebbe perso, seppur la differenza di abilità non era grande.

Dall’altra parte, Kolom osservava tutte le strategie e le minuzie dell’avversario con estremo interesse. Come detto, non aveva mai esercitato appieno il suo ruolo di Generale, quindi gli mancava molta esperienza che invece aveva Lothar; tuttavia sapeva di poter vincere quell’incontro, come d’altra parte era sempre successo. Persino su Metamor, l’unica missione extraplanetaria alla quale aveva partecipato come missione di pace, finì in un bagno di sangue nonostante l’allora sua giovane età e l’allora superiorità degli alieni inventori della Danza della Fusion.

Dopo aver subito la giusta punizione, teneva a quella missione: voleva far vedere ai Capi che sapeva condurre una missione anche seguendo il protocollo, o perlomeno all’inizio erano quelle le sue intenzioni; tuttavia il suo carattere ribelle e l’elevata forza dei nemici terrestri lo hanno invogliato a combattere.

Animati da quelle motivazioni, Piccolo e Kolom continuarono a combattere a distanza ravvicinata. Ad un occhio meno esperto lo scontro avrebbe potuto anche essere alla pari, ma alla lunga il namecciano stava perdendo tempo e forze, nonostante il surplus donato da Kaioshin in Sommo.

Se ne rese conto anche lui, così con un violento strattone si allontanò dal nemico, interrompendo l’alta velocità e tornando palesi alla vista.

Piccolo aveva il fiatone, e un po’ di bava viola non raccolta gli penzolava fra i denti aguzzi.

Kolom si sentiva indolenzito: non aveva fatto ginnastica ed impegnarsi seriamente dopo tutto quel tempo gli aveva precluso la possibilità di sferrare il colpo decisivo, altro fattore che aveva fino a quel momento giocato a favore del muso verde.

“Allora, muso verde” cominciò, apostrofandolo proprio in quel modo. “Ti è parso scadente?”

“Il tuo modo di combattere?” chiese di rimando Piccolo. “Beh, forse!”

“Grr… fra poco non farai più lo spiritoso!”: il Gi’isa allargò le braccia per afferrare due spade che divennero visibili solo non appena afferrate del tutto.

“Light Sword! Vedremo se te la caverai anche con queste!” e si diresse verso il namecciano, il quale si rese ben presto, o forse troppo tardi, conto di come Kolom non stesse combattendo più con due braccia, ma con quattro: infatti i pugni arrivavano esattamente quanto i fendenti di spada, come se i palmi fossero liberi.

“Maledizione! È persino diventato più veloce!” pensò fra sé il guerriero Z.

“Oh no! È spacciato! Dovrebbero dargli una mano, ma non lo fanno! Mi chiedo come mai!” commentò Kaiobith, al sicuro nel suo pianeta ovattato.

Il Sommo, come al solito seduto con le gambe incrociate e a braccia conserte, sospirò “Forse si rendono conto che è un nemico da non sottovalutare, e poi l’orgoglio ritrovato di Piccolo non permetterebbe mai loro di dargli una mano”

Kaiobith non rispose nulla, limitandosi a deglutire.

“Allora? Hai capito o no?” incalzò il Sommo, irritato dal non essere sentito.

Kaiobith sgranò gli occhi e rispose ”C-certo, Sommo”

Quest’ultimo sospirò impaziente. “Questi dei di oggi…”

Nel frattempo, Piccolo, resosi conto della pericolosità di due spade estremamente affilate e di due braccia che comunque potevano sparare onde energetiche, decise di prendere un po’ di spazio di manovra: in quel modo avrebbe potuto aumentare la gittata delle spade e prendere tempo per una contromossa.

Per inciso, il suo colpo migliore: il Makankosappo che non aveva avuto modo di utilizzare all’inizio dello scontro.

Ma prima, creò un suo doppione com’era solito fare per gli allenamenti.

Kolom si bloccò e commentò quella nuova mossa del suo avversario “Ehi! Che cosa vuoi fare con due, visto che non riesci a fermarmi da solo? Non ti riduci la potenza?”

Piccolo ghignò. “Può succedere ad un allocco come Tenshinhan, ma non a me, il figlio della stirpe demoniaca! Il massimo che mi può succedere è raddoppiare! MAKANKOSAPPO!”

Entrambe le braccia si stesero dalla fronte, in modo da spedire il tipico raggio violaceo circondato da spirali proprio della tecnica.

“Oh, cazz…” il Gi’isa si accorse troppo tardi della veridicità delle parole pronunciate dall’avversario e fece giusto in tempo a coprirsi con le braccia, perché l’esplosione ci fu e fu devastante.

Piccolo non era uno sprovveduto.

Sapeva bene che non sarebbe bastato a mandarlo KO, così espanse la sua aura e cominciò a tempestare di pugni il suo avversario, che ancora non era uscito dalla coltre di fumo.

Con sua somma sorpresa, però, Kolom non si trovava nel fumo, bensì dietro la sua schiena.

Se ne rese conto troppo tardi, in quanto la coda del Gi’isa prese in ostaggio la caviglia sinistra del Namecciano col risultato che in quel momento era in netto svantaggio, a testa in giù.

“Maledetto! Hai solo finto di trovarti in difficoltà!” commentò Piccolo.

“Ti sbagli! Mi hai colto davvero di sorpresa, guarda che bruciature!” spiegò l’alieno, facendogli vedere gli avambracci bruciati. “Ma adesso è giunta davvero la tua fine!”

Piccolo sentì la testa girare.

“Proprio così” convenne Kolom. “la mia coda è in grado di rubare la Coscienza di Sé, facendo intontire la vittima, come se fosse ubriaca”

Piccolo provocò “Non credere che ti basti questo giochett…” ma un pugno gli arrivò puntuale.

“Zitto! Qui solo io ho il diritto di provocare!”

Goten e Trunks si guardarono.

Era il momento, per loro, di provare a loro stessi quanto erano forti.

Era il momento di Super Gotenks.

 

 

È il momento di Super Gotenks, e quindi sia! Lasciamo che sfoghino tutte le loro frustrazioni nel ritorno del guerriero di Metamor, ma nel frattempo gli spunti di riflessione sono molteplici: per esempio, quanti anni ha Kolom? In effetti, non ha importanza... grazie mille per le recensioni, soprattutto le critiche eventuali! 

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Capitolo 11
*** Il ritorno di Gotenks ***


Alla sinistra Goten, il secondogenito di Goku, il quale aveva votato la sua vita all’ozio e ai vizi. Aveva abbandonato ben presto la carriera di atleta in quanto non avendo più un maestro a disposizione e dunque aveva deciso di limitarsi a sfoggiare la sua forza sovrannaturale davanti alle ragazze, che lo adoravano al college.

Tuttavia, nessuna di queste gli dava soddisfazione. Niente, nella sua vita, gli dava soddisfazione. La venuta di Kolom e del Prescelto Gi’isa era stata come una manna dal cielo per lui, pronto a far vedere al padre, che era stato assente per ben sette anni dopo la sua nascita e sette anni dopo l’ultimo Torneo Tenkaichi, che cosa era in grado di fare.

Il rapporto di amore/odio verso Goku era stato il leit motiv di tutta la sua vita: lo considerava un eroe, ma come padre non era mai stato presente.

Goten lo sapeva bene, e per quel motivo si assunse tutta la responsabilità dell’assenza paterna, definendosi un buono a nulla che erra addirittura riuscito a far scappare Goku dalle braccia della madre, l’unica donna davvero vicina al piccolo Son.

Un’infanzia sofferta e un’adolescenza altrettanto burrascosa: erano quelli i pensieri costanti del ragazzo, in quel momento con gli occhi un po’ tristi, celati dall’azzurro mare tipico del Super Saiyan.

Alla destra di Goten, c’era Trunks, il primogenito di Vegeta.

Cresciuto come un vero guerriero ed erede al trono di una dinastia decaduta, vegeta si aspettava moltissimo da lui, inoltre le premesse c’erano tutte: vincitore del torneo giovanile Tenkaichi, autore di una ottima prova contro Majin Bu e il Super Saiyan Full Power raggiunto a nemmeno dieci anni.

Insomma, una carriera che sarebbe stata folgorante, Vegeta era fiero del suo figliolo.

Ma poi arrivò la pace.

Lo stress causato dal padre che voleva ancora che si allenasse, e la madre che lo invitava a studiare per prendere il suo posto come Presidente della Capsula Corporation, lo soffocò, inducendolo sfinito a percorrere la strada dell’ozio che già stava praticando Goten.

Due motivazioni diverse per lo stesso destino.

Ma in quel frangente non c’era tempo per altro se non per combattere.

Difendere la Terra. Dare un senso alla loro esistenza di figli degeneri.

Goten sospirò: non era il momento di sbagliare, Piccolo aveva bisogno del loro aiuto. “Fu….”

Anche Trunks aveva il cuore infranto dal rimpianto: quella era l’ultima occasione per espiare le colpe di diciassette anni di ribellione. “Fu…”

“… SION! HA!”

Una luce abbagliante avvolse tutti i presenti e l’area circostante.

Alcuni secondi dopo, apparve un nuovo essere, dai capelli lunghissimi “a casco di banana”, un gilet blu scuro con delle spalline gialle, e pantaloni bianchi tenuti su da una panciera altrettanto blu scuro, annodata alla sinistra.

Il suo sguardo rifletteva chiaramente gli animi tormentati dei due amici d’infanzia: triste eppure determinato, così diverso dallo spavaldo e sicuro di sé di diciassette anni prima.

In ogni caso, come esclamò in tono di giubilo Gohan, “Gotenks è tornato!”

Scariche elettriche fuoriuscivano dalla Fusion, già trasformata in Super Saiyan di terzo livello nonostante le basi di partenza erano semplicemente Super Saiyan: evidentemente la tecnica acquisita sul breve allenamento sul pianeta dei Kaioshin aveva permesso loro di trasformarsi ulteriormente durante l’unione.

Kolom sapeva bene che cos’era la Fusion, essendo stato su Metamor.

“Uhuhuh… poveri illusi. Come potete permettervi di sconfiggermi con la vecchia Danza?”

Gotenks si ritrovò stupito. “Vecchia?”

Il Gi’isa sorrise. “Già, vecchia. Quando ci andai io, non troppo tempo fa, i Metamoriani si univano in un altro modo, ma mi scoccia fartelo vedere, anche perché non ho tutto questo tempo. Ricordati che il Prescelto nascerà fra poco”

Gotenks sputò a terra. “Non farmi ridere, il Prescelto… secondo me è solo uno specchio per le allodole che i vostri Capi hanno messo in giro per darvi speranza e continuare a subissarvi”

Kolom impallidì: e se fosse vero?

I dubbi lo stavano tormentando quando un’aura malvagia esplose lontano dal posto dove stavano combattendo.

“Che aura potente e maligna…” Piccolo la riconobbe nonostante i vari colpi ricevuti, e ne aveva timore.

Kolom si rasserenò. “ È lui… ha già acquisito un’aura. Credo che questo sia solo il trenta per cento della sua potenza totale”

Alla Fusion non rimase altro che combattere. “Ah, sì? Beh, non vedrai mai il suo cento per cento, allora.” si chinò e gonfiando la bocca cominciò a creare degli sbuffi d’aria che auto plasmandosi presero la sua stessa forma. Ne creò all’incirca trecento.

“Super Ghost kamikaze Attack!” annunciò, fiero dei suoi combattenti.

Kolom li giudicò uno per uno. “Non mi sembrano un granché”, ma nel frattempo lasciò andare Piccolo, recuperato all’istante da Ub, che lo portò fra i guerrieri Z che lo avrebbero soccorso col Senzu.

La paura insita nel Gi’isa di combattere da solo contro molti era palese, e Gotenks ne stava sfruttando appieno le potenzialità.

Mentre il braccio destro di Lothar si preparava a scagliarsi contro i fantasmini, la Fusion lanciò contro di lui un Taioken, e solo allora mandò alla carica i suoi trecento.

L’enorme esplosione coinvolse tutto il pianeta.

“Ce l’hai fatta?” chiese Ub.

“Non ancora” rispose Gotenks, impassibile fra il fumo. “Dovrebbe uscire fra poc…”

Non portò mai al termine la frase, perché una violenta gomitata allo stomaco gli mozzò il fiato e interessò anche parte del busto, facendogli sputare molto sangue.

Da impassibile che era, il volto della Fusione era sfigurato dal dolore, col volto rivolto a terra e in ginocchio, pronto ad un altro conato di sangue.

Vegeta era deluso: non si era fatto così male con una gomitata, lui, quando ricevette quel colpo quando era trasformato in Super Saiyan III. O perlomeno, lui era caduto a causa di un attacco energetico a sorpresa.

“Mi domando cos’hanno fatto quei due in questi anni. Sono più forte di una Fusion?” si chiese, lanciando uno sguardo malinconico a Kakaroth: mal comune, mezzo gaudio.

“È già la seconda volta che utilizza un attacco a sorpresa” disse ad alta voce. “Secondo me, a parte questa tecnica in cui concentra tutto sé stesso, non è poi un granché. Persino piccolo riusciva a tenergli testa senza difficoltà, gli è mancata solo un po’ di energia in più”

Ub e Gohan sapevano che il principe stava dicendo la verità, ma Kolom rise sprezzante.

“Che cosa ti fa pensare che io possa essere sconfitto? Se non riuscite ad eliminare me, figuriamoci Lothar! E il Prescelto! Non avete scampo!”

Ub tremò. “Ha ragione! Non c’è speranza!”

“Non è vero” lo tranquillizzò Piccolo. “ho combattuto contro di lui e devo convenire con Vegeta. Adesso sono sicuro di sconfiggerlo, ho capito tutte le sue tecniche. Sapete, in realtà, non mi sono impegnato molto”

“C’è da chiedersi se vale la pena non impegnarsi molto in una battaglia che vale il futuro del tuo pianeta” ironizzò Kolom. “Se non altro, dimostri un grande menefreghismo riguardo i tuoi simili. Oh, scusa, non sono tuoi simili!” si corresse, rimarcando la differenza razziale di piccolo e gli altri suoi compagni, che peraltro erano Saiyan, seppur cresciuti sulla terra, tranne nel caso di Vegeta.

Piccolo diede un ennesimo Senzu a Gotenks ancora rantolante, confidando nel Zenkai Power.

“Sapete, sono deluso” sussurrò alla Fusion. “È l’unica occasione che avete per restare al passo con noi, e già rantolate? Fateci vedere chi siete, e nessuno penserà male di voi”. Piccolo stava trattenendo le energie per lo scontro col prescelto, ma Gotenks non aveva motivo di fare altrettanto, visto che comunque la sua forza massima non arrivava al livello del Namecciano.

Goten e Trunks, la doppia coscienza dentro la Fusion, si auto esaminarono.

“Stiamo davvero facendo del nostro meglio? Kolom non si è fatto niente nonostante trecento Ghost Kamikaze!” fece Goten.

“Lo so” rispose Trunks “ma che altro possiamo fare? Dobbiamo tornare al terzo Livello e vedere nello scontro fisico se ce la possiamo cavare! Altro non mi viene in mente!”

E così si rialzò, inoltre allargò la propria aura per tornare al terzo livello, livello così difficile da mantenere per mezz’ora.

Goten e Trunks sapevano che alla fine della mezz’ora sarebbero stati buoni solo come tritacarne, tuttavia valeva la pena provare.

Così cominciò a vorticare attorno al Gi’isa che attento si mise in guardia.

Colpo che però non arrivò mai, in quanto Gotenks spiccò il volo subito prima un pugno di Kolom e colpì a ripetizione con il Renzoku Shime Shime Missile.

La mitragliata non spaventò per nulla l’avversario, che parò o schivò senza difficoltà i colpi riparandosi anche con la coda e si portò faccia a faccia, pronto a schiaffeggiarlo con la coda; tuttavia Gotenks l’afferrò appena in tempo e si precipitò portando di penso anche Kolom, che tuttavia con una mossa a sorpresa si liberò del quinto arto e lasciò cadere la Fusion perplessa a terra, provocandosi dolore.

“Aahahaha! Che autogol!” commentò Kolom, riprendendosi la coda e dimostrando che il calcio era praticato anche sul suo pianeta. “Non sapevi che il mio quinto arto è la cosa più bella di noi Gi’isa, dono delle radiazioni che hanno sconvolto il pianeta?”

“Rendendovi dei mostri e bisognosi di una stupida profezia per farvi rinascere?” chiese pungente la Fusion, massaggiandosi il naso sanguinante. “Meglio essere invasi e distrutti da un tiranno senza pietà che autodistruggersi a forza di bombe atomiche, compromettendo la salute delle nuove generazioni!”, provocò, riferendosi alla fine del pianeta Vegeta.

Kolom raggelò, e non sapendo come rispondere si avventò sull’avversario, pronto a fargli rimangiare quelle parole irriverenti a suon di pugni, ma la premura giocò a favore di Goten e Trunks, che notando l’imprecisione dei colpi, riuscirono a schivarli evitando di subirne appieno la potenza.

“Che c’è? Troppo sconvolto per ascoltare la verità?” provocò ancora la Fusion.

“TACI, TROIA!”  esclamò Kolom, avendo ascoltato quel termine quando uccise quel terrestre al capitolo Uno, che aveva detto proprio “Porca troia!”. Poi proseguì “Che cosa ne sai tu? Devi solo tacere!”  e, allontanandosi ma tenendosi a tiro, applicò una tecnica simile al Vortice di Fuoco, ma stavolta di ghiaccio.

“Ice Era!” annunciò a Gotenks, ma quest’ultimo ghignò. Aveva già pronta la contromossa.

“Renzoku Super Donught!”  urlò, come se avesse ancora dieci anni. Era gravissimo il fatto di non aver maturato tecnica alcuna dai tempi di Majin Bu, ma la situazione richiedeva tecniche già collaudate e non esperimenti.

In ogni caso, la serie di anelli che partirono dai pugni chiusi della Fusion fecero egregiamente il loro compito, povero quello di imprigionare il vortice senza fine di Kolom e stringerlo in una morsa stritola ossa, esattamente come aveva fatto il Gi’isa poco prima con Crilin e Tenshinhan, ma con molta meno enfasi, bisogna ammetterlo.

Non ci volle molto perché Kolom si liberasse da quella trappola, tuttavia la Fusione  aveva pronto il Finish Buster Kamehameha, la perfetta fusione delle due migliori tecniche dei singoli.

Il Gi’isa rispose con una spada di energia pronta a tagliare in due il raggio.

Cosa che riuscì.

Gotenks aveva i minuti contati: non c’era più tempo di evitare la spada…

 

 

Chissà cosa succederà a Gotenks? Io non sarei troppo sicuro della sua salvezza, con Kolom c'è davvero da aspettarsi di tutto! Ditemi cosa ne pensate, soprattutto del profilo che ho voluto dare a Goten e Trunks, che nel canon del manga snon sono così "depressi", però forse crescendo è plausibile (tralasciando il GT che qui è rinnegato)! Staremoa  vedere, intanto grazie a chi mi segue!

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Capitolo 12
*** Il segreto di Vegeta ***


Gotenks aveva i minuti contati, in quanto non c’era più tempo di evitare la spada.

Fortunatamente Vegeta, in cuor suo animato dall’intenzione di salvare il figlio e non Goten che era sotto la responsabilità teorica di Kakaroth, si lanciò fra loro e trasformato semplicemente in Super Saiyan bloccò appena in tempo il fendente, dando giusto il tempo a Gotenks spinto di scansarsi, col risultato che si tagliò lui, anche solo superficialmente, per tutto l’asse verticale del suo essere.

“Oh, ne ho colpito uno diverso” commentò il Gi’isa che non si era accorto di nulla, preso dalla foga dell’azione.

Vegeta, grondante sangue dalla testa all’inguine, sorrise “Già… ma non avrai il tempo di rallegrartene”

Ub commentò “È dall’inizio che Vegeta vuole prendersi una rivincita su Kolom… mi chiedo se ce la farà”

Piccolo scosse la testa. “L’importante è che non perda energia in vista dello scontro finale… devo dire che questa cosa sta stressando”

Ma era l’unica strategia funzionante.

Nessuno, a parte Kolom e Lothar, sapeva quanto poteva essere forte il Prescelto, avevano soltanto come metro di riferimento Kolom e l’aura che da poco stava sprigionando la cabina telefonica a migliaia di chilometri di distanza, anche se tuttavia non faceva testo, a detta di Kolom.

Il Principe dei Saiyan tornò allo stato normale.

Il Gi’isa era un po’ perplesso. “La tua aura si è affievolita… non penserai di vincermi in questo modo?”

Vegeta annuì convinto e senza parlare creò una sfera blu dalla mano.

“Questa è un’Onda Bluetz… come avrai notato, mia figlia ne ha saputo sfruttare la potenza grazie ad un’armatura di sua invenzione, ma io, e io soltanto, posso crearne un’originale. Essendo che ormai è mattina e la Luna non è più a portata di mano, ne creerò una sua sostituta”

“E la coda?” obiettò Gohan, che durante la sua infanzia aveva avuto modo di vedere quella tecnica.

“La coda?” chiese Vegeta. “Ce l’ho.”

E, strappato un po’ di tessuto, esibì una coda scimmiesca marrone, esattamente identica a come l’aveva avuta durante il suo primo sbarco sulla Terra.

“È questo il mio segreto… l’ho tenuto nascosto a voi tutti fino ad ora. Ma c’è dell’altro: quando si crea un’Onda Bluetz accanto alla vostra Luna piena si crea un’invasione di energia pari a centosettanta milioni di Zenos, il che vuol dire che per te è finita!”, detto questo, lanciò la palla in aria.

“Vegeta! La Luna non è ancora piena!” osservò Gohan, impietrito da quell’errore di calcolo.

Vegeta guardò male il figlio di Goku e decise infine di colpirlo con un Big Bang Attack.

“Stai zitto! Decido io quando la Luna è piena e quando no!”

Dopo averlo colpito, fissò la sua Onda, che nel frattempo si era ingrandita.

Fece appena in tempo a spiegare “Non è importante che la Luna sia piena, se è piena l’Onda Bluetz è esattamente uguale” che poi perse momentaneamente coscienza e crebbe fino a denudarsi del tutto e lasciare il posto a uno scimmione gargantuesco.

“Aahahaha!” rise Vegeta davanti a un Kolom allibito. “Sicuramente non ti aspettavi questa trasformazione!”

Gohan commentò piano fra sé. “Speravo di non rivedere mai più questa scena….”: il Vegeta Ohzaru era un incubo che lo accompagnava tutte le notti. Tutte le singole notti, a ripensare i momenti terribili vissuti durante la sua infanzia tempestosa: dalle notti all’addiaccio del primo allenamento con Piccolo, al Vegeta Ohzaru che torturava l’amatissimo padre, al peso enorme del piede di Freezer secondo stadio, alla morte del suo caro amico Dende.

“Aahahah! Davvero, Gohan? E non è finita qui!” rispose Vegeta, perché espanse la sua aura per trasformarsi in Super Saiyan.

“Ma… ma… è impossibile!” commentò Gotenks. E la cosa in più era che l’iniziale ferita che aveva il padre di Trunks per salvare al Fusione era scomparsa.

Così si ebbe, per la prima volta nella Storia, un Ohzaru aureo. Tutti i singoli peli del corpo presero il caratteristico colore giallo della trasformazione, con ciò si denotava il fatto che concettualmente anche i pelli invisibili del corpo normale del principe diventassero anch’essi biondi, solo che non vi vedevano perché la pelle rosa sovrastava i peli superflui.

L’aura immensa di Vegeta sovrastava quella di Kolom.

“Dev’essere aumentata almeno dieci volte rispetto a quella originale!” commentò Ub.

“Esatto” rispose Piccolo. “Sono sicuro che adesso ce la farà. GOTENKS! State attenti alla coda di Kolom e coprite le spalle a Vegeta!”

Gotenks annuì e, messo in posizione, attese che l’Ohzaru cominciasse con le sue mosse.

Per prima cosa lo scimmione asprì la bocca e sparò un raggio dalle proporzioni titaniche, in grado di distruggere ogni forma di vita.

Ogni forma di vita tranne Kolom, il quale, intuendo le intenzioni di Gotenks, schivò il colpo piuttosto lento persi porsi dietro di lui e bloccandogli le braccia alla schiena lo minacciava alla gola con la lingua.

“Vegeta!” chiamò il Gi’isa. “Come la mettiamo adesso?”

Vegeta si bloccò un attimo, mas non abbastanza per poter permettere al Gi’isa di far qualcosa a parte porre come ostaggio la Fusion, perché si preparò a caricare un altro colpo.

“Cosa? Vuoi davvero sacrificare i tuoi amici?”

“Uno di loro è mio figlio” lo corresse Vegeta. “Siamo in guerra, conoscono i rischi che comporta. No pain, no gain!”

Kolom allora decise di lasciar perdere la Fusion e attaccare la Luna, che con un colpo si distrusse.

“Hai detto che ti serve il satellite della terra per trasformarti, no? E dunque adesso…”

Vegeta tornò normale senza appelli.

“Maledizione! Avrei dovuto pensarci subito!” si maledisse Piccolo.

La situazione stava precipitando: l’approssimazione con cui la squadra Z stava combattendo contro Kolom era a dir poco scandalosa, e il Gi’isa, pur avendo rischiato grosso, era ampiamente in vantaggio, sfruttando le loro lacune strategiche.

Era l’avvento prominente del prescelto a pregiudicare le scelte degli Z Warriors, tuttavia Kolom era un posso troppo duro da poter essere affrontato con leggerezza: era come una partita di campionato contro una provinciale, nella quale la grande squadra risparmia le forze per poi giocare al meglio la sfida decisiva di Coppa.

Tuttavia, se le provinciali si chiamavano Kolom, allora non conveniva giocare al minimo.

E Vegeta era anche nudo.

“Maledetto Kolom! Però potrei anche provare bad usare le mie tecniche col mio corpo nature!”

“Ma come mai si sono strappati i vestiti, pur essendo di tela elastica?” chiese Gohan.

Vegeta non rispose e, in Super Saiyan di terzo Livello, cominciò a caricare un Final Flash mentre Gotenks lottava al meglio delle sue forze contro il Gi’isa, pertanto distratto.

Enormi massi si sollevavano dal mare, sconvolgendo ogni legge fisica.

Il cielo si rabbuiò pieno di nuvole, e subito una serie di fulmini dipinse il paesaggio.

“GOTENKS!” urlò il Principe. “Levati dal cazzo!”

Gotenks obbedì senza indugi e il rivale di Goku ne approfittò per vedere in faccia il Gi’isa.

Quel Gi’usa bastardo che aveva osato metterlo KO trapassandogli il torace.

Quel Gi’isa bastardo che aveva osato distruggere la Luna e posticipare la sua fine.

Quel G’isa bastardo che aveva osato minacciare i suoi due figli.

Era il momento di polverizzarlo: stava davvero mettendo tutto sé stesso.

Kolom ridacchiò.

“E così, vuoi mettermi KO con un po’ di effetti speciali? Sai che posso respingere il tuo colpo in qualunque momento, vero?”

“No…” rispose secco il suo interlocutore. “Perché non permetterò alla mia Final Flash di non colpirti!”

“FINAAAAAAAAAAL….. FLAAAAAAASH!”

 Il raggio partì dai palmi, come al solito.

Kolom assunse la stessa posizione di Vegeta per cercare di respingere il colpo. Tuttavia purtroppo per lui non riuscì a trattenerlo e ne fu investito in pieno come nessun’altro colpo o tecnica era riuscita a fare.

L’esplosione atomica che ne generò fu devastante e danneggiò gravemente il pianeta, che non sopportando tutti quei megatoni, cominciò ad avere scompensi climatici e di morfologia.

Como eredità principale, il Final Flash lasciò un cratere profondo decine di metri, prosciugando tutta l’acqua circostante e creando un nuovo vulcano attivo.

Come seconda eredità principale, di Kolom non vi era traccia.

Come terza eredità, aveva lasciato Vegeta fiatoni e incapace di mantenere il Super Saiyan di Terzo Livello, tornando pertanto allo stato normale.

“Il Final Flash ti lascia senza fiato ogni volta, ma sono sicuro che ci hai messo tutto te stesso” lo ammonì Piccolo, deciso in quel momento di occuparsi del male minore per poi affrontare il Prescelto a tempo debito: chi lo sapeva se fossero riusciti a sconfiggere Kolom poi non sarebbero riusciti a distruggere la navicella che lo conteneva? Oppure limitarsi ad espellerla nell’infinità dello spazio?

Vegeta era ancora carponi, faccia a terra. “Anf… anf… Piccolo. Non l’ho sconfitto. Lo sai questo, vero? Oppure il tuo cervello geniale ha fatto cilecca?”

Piccolo arricciò le labbra. “Non mi riferivo a quello.”

“E allora a cosa? Parla, dannazione!”. Il principe era più che altro deluso dall’aver mancato il bersaglio e stava sfogandosi su Piccolo, visto che in ogni caso un contrattacco non sarebbe riuscito ad evitarlo.

 “Spero che gli abbia fatto almeno un graffio. Lo spero per te, Vegeta! Non avrai altre occasioni per tornare in vita!” rispose il Namecciano, come al solito senza peli sulla lingua.

In quel momento, il principe aveva bisogno di rassicurazioni, non di verità. Ma nessuno pareva capirlo: cosa credevano, tutti, che era indistruttibile? Aveva anche lui un cuore o no?

In quella, il Gi’isa, con diversi graffi riportati su tutto il corpo e una guancia recante un taglio che sicuramente prima non aveva, risalì carico d’ira il cratere dov’era precipitato.

“Mi hai fatto male” disse tagliente. “Me la pagherai.”

Una leggera brezza iniziò a far sventolare i pantaloni bruciacchiati dell’essere, conferendogli una maggiore terribilità, se non altro.

Piccolo guardò torvo Kolom e disse a Gotenks “Stavolta combatteremo noi due, insieme!”

La Fusion annuì e tornò a caricarsi di energia, ma improvvisamente dalle retrovie si levò una voce.

“Aspettate!” Ub era molto deciso. “Voglio provare io, adesso!”

Gohan gli chiese “Sei proprio sicuro? Guarda che quello lì non scherza!”

Ub annuì convinto. “Lo so. Ma sette anni di addestramento con Son Goku mi hanno insegnato che non c’è niente di cui aver paura, se non della paura stessa. Spero che il mio corpo regga”

Tutti lo guardarono.

C18 chiese “Il tuo corpo? Di che stai parlando?”

 

 

Per tutto questo tempo, quel furbacchione di Vegeta ci ha nascosto la sua coda, per poi uscirla al momento più opportuno! Bene, credo che adesso le cose si faranno più interessi, soprattutto per quel che rigurda Ub! Qualcuno di voi c'è già arrivato? Non so... non vorrei rovinarvi la sorpresa! Nel frattempo, grazie per l'attenzione e alla prossima!

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Capitolo 13
*** Il Kaiohken di Ub ***


Il ragazzo guardò i tre suoi compagni che fino a quel momento erano rimasti a guardare sorridente.

Son Gohan, il figlio di Goku che aveva sempre invidiato, semplicemente perché era figlio di sangue del suo grande maestro e lui no.

C18, la struggente e bellissima moglie di Crilin, il quale secondo il ragazzo nero non sapeva neanche la fortuna che aveva nell’avere una donna di quel tipo accanto.

E infine C17, il lugubre e sarcastico fratello gemello del numero 18, legati ancora più indissolubilmente dal destino crudele che il dottor Gero ha voluto per loro, destinatari di una forza spropositata per due ragazzi qualunque.

Li conosceva solo da pochi attimi e da quello che aveva sentito dire da Goku negli anni, tuttavia Ub aveva avuto modo di apprezzarli.

Guardò dunque tutti e tre con un gran sorriso e disse semplicemente “State a vedere.”

Girò i tacchi e si rivolse verso il campo di battaglia, il quale era giunto alla sua terza mutazione: dall’iniziale grotta a bassa volta qual era, era divenuto un ampio spazio di scogliere frastagliate di fronte al mare ed infine un cratere vulcanico.

Piccolo e Gotenks lo guardarono perplessi “Questa è la tua prima battaglia vera! Cerca di non farti coinvolgere troppo!”

Ub chinò la testa con aria colpevole. “Veramente… io volevo combattere da solo.”

Persino Vegeta, pur sfinito com’era, sgranò gli occhi.

“Che cazzo dici?” infierì il Principe. “Non vedi che quello è immortale?”

Ub annuì. “ È vero, ma io ho un asso nella manica. Sono la reincarnazione di Majin Bu, se non sbaglio”

Kolom, a sentire quel nome, chiese “Majin Bu, hai detto? Per caso un mostro rosa creato dal mago Bibidi?”

Ub disse “Sì, perché?”

Kolom rispose “Perché è stata una nostra minaccia all’inizio dei tempi, per fortuna pochi di noi sono riusciti a nascondersi da lui poco prima che intervenissero i Kaiohshin… ma è solo una leggenda metropolitana per spaventare i bambini e utile per minacciare chi sgarra!”

I tre guardarono Kolom con compassione: era meglio per tutti che per lui rimanesse solo una leggenda.

“È semplicemente impensabile che un mostro millenario possa avere una reincarnazione! Pura di cuore, per giunta!” completò il Gi’isa, se non spaventato, perlomeno divertito.

“Eppure, questa fantasia ti distruggerà!” dichiarò apertamente il ragazzo.

“Spiega come” lo invitò Piccolo, incuriosito dalla sicurezza di sé dell’allievo di Goku. Voleva sapere, il Namecciano, se Goku lo superava anche come allenatore.

Per lo meno, come padre era stato molto migliore lui che il Saiyan, di questo ne era convinto.

Ub si concentrò al massimo per espandere la sua aura: il tipico baglio accecante lo avvolse subito, e quasi simultaneamente le iridi divennero rosso scarlatto, com’era successo sette anni prima al Tenkaichi.

Non appena finito di espandersi al massimo, si rilassò sorridente.

“Non mi sembra un granché…” commentò Piccolo, contemporaneamente con Kolom.

Ub spiegò “Questa è la mia massima potenza… base.”

Piccolo atterrì “Base? Cosa intendi dire?”

Ub urlò “KAIOHKEN!”

Una fiamma rossa avvolse tutto il suo corpo, facendogli aumentare considerevolmente la potenza: il tipico colpo di re Kaioh, l’arma segreta indispensabile per Goku durante gli scontri contro Vegeta e Freezer, il Saiyan aveva deciso di tramandarla al suo allievo migliore.

Il Re Kaioh del Nord, l’inventore del colpo, sorrise soddisfatto. “Sapevo che Goku non si era mai dimenticato del Kaiohken, dopo tutta la fatica che ha fatto per impararlo! Sono contento dunque che l’abbia insegnato alla persona migliore per sfruttarlo! È davvero un colpo di genio da parte sua!”

Lui lo copriva di complimenti, ma in quel momento Goku stava dormendo apparentemente svenuto sotto la morsa delle alghe incantate.

“Accidenti!” esclamò Gohan.

“Fenomenale!” si complimentò Gotenks.

“È mostruoso!” disse allibito Piccolo.

“Kakaroth…” mormorò Vegeta.

“E NON È FINITA!” dichiarò entusiasta Ub. “KAIOHKEN FORZA DIECI!”

Con un ultimo strattone, l’aura della reincarnazione di Majin Bu si espanse al massimo consentito.

Ub dovette piegare le ginocchia per poter sopportare il peso della sua stessa forza, ma l’effetto che ottenne era proprio quello desiderato: in quel momento, superava persino Piccolo in potenza, ed era tutto dire, visto che fino a quel momento sembrava che solo Goku Super Saiyan IV fosse riuscito a sopraffarlo, ma non c’erano molti elementi a sostegno di quella tesi.

Quello che era certo era che Ub aveva appena dimostrato di avere una forza oltre ogni immaginabile, coadiuvata anche dal Kaiohken, ma il colpo del Re non avrebbe avuto effetto che di base non ci fosse stata una forza coerente.

Sette anni di sproni e critiche dure, ma anche di divertimenti e sbafate senza limiti: questo era stato l’allenamento con Goku. I sette anni più belli della sua vita.

E, ora, Ub avrebbe dedicato la vittoria ormai prossima a lui, al vero re dei Saiyan, che dalla potenza infima quale aveva era riuscito a divenire l’essere più potente dell’universo.

Ub avrebbe solo potuto accodarsi alla grande Cometa.

“Bene! Per omaggiare il mio grande maestro ti batterò col suo colpo più bello!” disse, sommerso dai ricordi.

Piccolo era confuso. “Goku ha dei bei colpi?”

Ub annuì. “Il Colpo del Drago: il Ryuken!”

Kolom scosse la testa scettico. “Ma ti pare? Credi che io sia uno che si fa colpire a caso?”

Ub si mise in posizione eretta, e dopo una breve rincorsa, caricò il pugno destro. “PREPARATI, ALLORA, A RICEVERE QUESTO! RYUKEN!”

Kolom si preparò a respingerlo solo col palmo destro, sicuro di sé com’era: viste le premesse, avrebbe vinto tutti gli scontri contro gli Z Warriors. L’unica paura l’ebbe contro il Final Flash, dove stava davvero sottovalutando l’avversario più debole.

E dire che Lothar glielo ripeteva sempre, tanto che era diventato il diktat personale: Non sottovalutare mai l’avversario, distruggilo prima di conoscerlo.

L’impatto fu forse ancora più violento.

Kolom non si sarebbe mai aspettato ciò che avrebbe visto: un enorme drago cinese dorato che lo stritolava mentre il ragazzo stava passando col pugno diretto in faccia.

Sicuramente come effetto scenico era il colpo più bello nella faretra di Goku.

Ub completò l’attacco piegando le ginocchia come se fosse stato un samurai alle prese con delle tegole, che quando chiudeva la spada le tegole cadevano.

E una cosa simile successe anche in quel frangente: Ub si rialzò in posizione eretta e Kolom cominciò a sanguinare copiosamente in punti svariati del suo corpo.

Ma era ancora in piedi: i Gi’isa non soffrivano di morte da dissanguamento, pertanto avrebbero potuto perdere anche tutto il sangue, non era quello il motivo per cui vivevano.

“Maledizione… però l’ho indebolito.” Pensò fra sé, poi annunciò “Non è finita! Kamehameha!”

Una Kamehameha rosa, colore tipico della famiglia dei Majin Bu, partì dai palmi della mani diretta al Gi’isa, il quale però si girò e creò una barriera col suo stesso sangue.

La Kamehameha però non esplose all’impatto: come se si aspettasse una cosa del genere, dilatò il “muro” di sangue come se fosse una rete delle porte di calcio, pronta a farla strappare ed arrivare all’obiettivo primario, ma Kolom con un colpo a due mani deviò il colpo che andò a distruggersi in un’altra zona.

Al che i due sparirono alla vista e diedero inizio allo scontro fisico vero e proprio.

Kolom voleva assolutamente una vendetta per il suo corpo sfigurato dalle ferite profonde che ancora sanguinavano (non moriva, è vero, ma era anche disgustoso da vedere), quindi decise di dare tutto sé stesso in quell’incontro e fare il più possibile del male a quel pestifero giovanotto che aveva deciso di modificare la Profezia.

D’altro canto, Ub era deluso dal fatto che il tanto decantato “Colpo più bello di Goku” non avesse avuto effetto alcuno a parte quello di rendere più mostruoso il corpo di Kolom, che era perlomeno tre volte il suo.

In materia di statura, Ub non era cresciuto così tanto, ma forse era colpa della Gravity Room. Ma non gli dispiaceva, se poi sarebbe bastato a sconfiggere quell’essere.

Il Kaiohken decima potenza, tuttavia, richiedeva molta energia.

Più Ub rispondeva ai colpi, più si consumava.

Più Ub metteva potenza nei suoi pugni, meno ne aveva per raccogliere l’ossigeno indispensabile per il corpo umano.

Ed era per quello che Goku lo aveva messo in guardia.

“E ricorda” aveva detto “usa la decima potenza del Kaiohken solo come colpo risolutivo. Potresti danneggiare seriamente il tuo corpo se non è abituato, quindi sarebbe meglio accendere il decimo grado tramite step e non tutto in un botto. Capito?”

“Certo, Goku!” Ub si era messo sull’attenti.

”Bravo ragazzo” sorrise il Saiyan. “Andiamo a mangiare qualcosa.”

E quelli erano gli allenamenti con Goku.

Goku, che in quel momento era caduto in catalessi stretto nella morsa delle alghe incantate, non sarebbe stato fiero di lui, alla luce di ciò che gli aveva detto.

 Purtroppo, la forza di Kolom richiedeva da subito tutta la potenza, e forse nemmeno quello.

Con un colpo di reni, Ub bloccò la sua caduta a mezz’aria e rispose al colpo che aveva subito con la supervelocità e concludendo con un calcio in faccia per far perdere i sensi e poi mise due dita negli occhi.

“Ma quello… è il colpo della Morra Cinese!” esclamò Gohan. “Mio padre quando giocava con me lo usava sempre, e usciva sempre la forbice!”

Gotenks si rabbuiò: non solo Ub si stava prendendo tutto il palcoscenico meglio di quanto aveva fatto lui, ma la parte di lui che risiedeva in Goten entrò nel dolore ricordandosi dell’infanzia perduta col padre.

Gli sarebbe piaciuto giocare con Goku alla Morra Cinese, nei caldi pomeriggi primaverili del monte Paoz. Purtroppo gli eventi del Cell Game gli strapparono inconsapevolmente di tutti quei momenti padre/figlio che invece Gohan visse, nonostante le violenze subite.

Non c’era da stupirsi dunque se Gotenks borbottò “Certo che Gohan  è proprio un idiota.. parlare di lui bambino in mia presenza”.

La rabbia entrò nelle sue vene.

Non poteva accettare di essere sottovalutato in quel modo: non era certo un soprammobile! Il Bluetz Super Saiyan era nulla, in confronto alla Danza di Metamor!

Tornò Super Saiyan III e andò a dare una mano ad Ub, che nel frattempo era entrato in fase calante, in quanto la mancanza di ossigeno gli tolse anche l’energia residua per vedere che genere di colpi stava subendo.

“Togliti, Ub! Sparerò il Renzoku Sime Shime Missile!”

 

Ub è partito molto bene, ma chissà se sparirà alla distanza oppure se riuscirà a portare a casa i tre punt... la vittoria! Nel frattempo, Kolom è veramente forte, e lo sta dimostrando sul campo, farebbero bene i nostri eroi a non sottovalutarlo, ma evidentemente la minaccia del Prescelto era qualcosa che spaventava più del previusto! Come al solito, ringrazio pe rl'attenzione e alla prossima!

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Capitolo 14
*** Una brutta sconfitta ***


Ub schivò appena in tempo un pugno al volto e chiese di rimando “Sei sicuro, Gotenks?”

La Fusion annuì convinta e, senza aggiungere altro, cominciò a bombardare Kolom, il quale nel frattempo aveva perlomeno smesso di sanguinare, di missili di crescente potenza.

Durante il bombardamento, anche Piccolo decise di dare il suo contributo imprigionando l’alieno con la stessa tecnica che a suo tempo fallì contro il numero 17, in modo da evitare che Kolom potesse avere la bella idea di scappare dal bombardamento.

Approfittando della nuova situazione favorevole, Ub fece una buona scorta di ossigeno come non gli capitava da diversi minuti e, caricatosi di maggiore potenza, tentò una serie di potenti colpi fisici mirati a far perdere conoscenza, per poi concludere con un pugno d’Aria, ossia una piccola variante del Ryuken che consisteva nel “solidificare” l’aria in modo da assumere la stessa consistenza di un pugno.

Nel momento in cui quest’ultimo colpo arrivò a destinazione, Kolom divenne visibile dal momento che era coperto da un grosso polverone provocato dal Renzoku Shime Shime Missile di Gotenks, e fu solo allora che Piccolo fece cadere le sue onde di energia sul corpo del Gi’isa, che alla fine cadde stremato.

“Non possiamo permettere che si riprenda!” esclamò Vegeta, che diede alfine il suo contributo con un violento colpo a due mani che fece schiantare il suo obiettivo nel cratere, creando un nuovo buco.

Kolom si rialzò dopo pochi secondi, in preda all’ira.

Sembrava che bastasse il suo sguardo per uccidere chi gli stava davanti.

 E per prima cosa se la prese con Gohan, il figlio primogenito di Goku e Chichi.

Infatti, con un colpo a sorpresa, lo colpì allo stomaco con un potente colpo sinistro.

Gohan , da preoccupato, il suo volto si dipinse di timore, dolore e disperazione.

Preoccupato perché era apprensivo verso i suoi amici.

Timoroso in quanto il volto di Kolom gli apparve improvvisamente.

Dolore e disperazione causato dall’impotenza di non aver potuto reagire all’impatto, col risultato che stava inginocchiato a fissare ad occhi sgranati il terreno, sbavante un misto di acqua e sangue.

“Oh, no! GOHAN!” Gotenks si precipitò sul fratello/amico, ma Kolom, senza nemmeno girarsi, saltò a mezz’aria e scagliò contro di lui un calcio rotante, che finì direttamente sulla guancia destra della Fusion, che crollò rovinosamente fra le macerie della vecchia montagna distrutta.

“Questo è per avermi fatto perdere la vista!” esclamò Kolom.

Piccolo, Vegeta e Ub si scambiarono un cenno d’intesa e si prepararono ad affrontarlo.

“Questo invece è per avermi preso per i fondelli avendomi rinchiuso in mezzo a quelle bolle insulse di energia!” stese la mano destra e dalle tre dita centrali della mano partirono tre raggi dal colore diverso: rosso, verde e blu. Che fra l’altro ottenne lo stesso effetto per tutti e tre, ovvero intrappolati dentro una sfera di energia che cominciò lentamente a strapazzarli di energia elettrice.

Erano diventati completamente alla mercé di Kolom, che però stava per perdere il senno, accecato com’era dall’ira.

Avrebbero potuto salvarli solo Goku, ma in quel momento era addormentato sotto la morsa misteriosa di quelle alghe.

In sua mancanza, stava nei cyborg 17 e 18 far portare la situazione  a livelli sopportabili.

I due si guardarono: basta va loro solo questo segno per aver detto tutto.

Sfruttando la loro assenza di energia spirituale, si avvicinarono di soppiatto a Kolom, troppo indaffarato per vedere alcunché, e con un colpo sincronizzato diedero il via a una serie di colpi che sicuramente avrebbero interessato il Gi’isa, che istantaneamente si girò e guardò i due con aria malevola.

“Ancora voi!” chiese. “Allora non vi è bastata la lezione della notte scorsa! Che peccato per voi e che fortuna per me! Avrò modo ancora di divertirmi! Soprattutto con questo bocconcino! Sai, i nostri Eskeloth non sono carine come le Terrestri! Fammi leccare un po’!” bloccò le braccia della donna e cominciò a leccarle la faccia, ma il numero 17 lo colpì con un calcio alla schiena, che ebbe perlomeno il merito di distrarre il Gi’isa dalle sue perversioni interrazziali.

È pertanto impossibile per una Terrestre accoppiarsi con un Gi’isa, e viceversa.

“Allora vuoi proprio morire, eh?” chiese sardonico Kolom al numero 17, ma venne distratto da una bomba di energia da parte di Piccolo.

“I tuoi avversari siamo noi, non loro” annunciò il Namecciano.

“Finalmente” commentò sprezzante 17. “Che cavolo! Ma quanto ci avete messo a riprendervi?”

“Per tua informazione, non so se hai notato che quelle sfere elettriche ti avrebbero fritto! Invece guarda me, che sono il principe dei Saiyan, ancora tutto integro!” esclamò vegeta, facendo vedere tutta la sua integrità, parti erogene comprese. Era rimasto nudo da quando i suoi vestiti si erano strappati a causa della sua pur breve trasformazione in Ohzaru.

“E nudo” aggiunse 18, per nulla impressionata. “Ma quand’è che deciderai di vestirti?”

Piccolo si batté una mano in faccia. “Me n’ero dimenticato. Ecco, Vegeta”, gli diede un vestito come aveva fatto a suo tempo con Gohan, tuttavia “È orrendamente simile al tuo! Sporco muso verde, che scherzi sono questi?” commentò iracondo il marito di Bulma.

“Calma, Vegeta” rispose Piccolo, imperturbabile. “Non vorrai che questa fan fiction debba per forza diventare a rating rosso per la tua voglia di fare vedere il… principino alle nostre lettrici?”

Vegeta emise uno sbuffo  e non rispose, o meglio, borbottò un “Me la pagherai cara” e si ritrasformò in Super Saiyan III.

Kolom decise di prendere l’iniziativa, e per ovviare la fatto che giocavano quattro contro uno, decise di colpire con un co0lpo alla volta ognuno dei suoi avversari, in modo da far finta di star combattendo alla pari.

Dal punto di vista dei Z Warriors, tuttavia, la forza di Kolom bastava per tenere a bada tutti e quattro, ma come detto, Kolom non era avvezzo alla lotta multipla.

Decise di colpire con un pugno innanzitutto il nemico più pericoloso, Ub, che nel piccolo momento di pausa dalla sua lotta, aveva fatto in tempo a riprendersi, ma non di tornare al Kaiohken decima potenza; così non appena vide arrivare a tutta velocità Kolom, fece in tempo solo ad “accendere” la fiamma rossa attorno a sé e scansarsi giusto all’ultimo momento e giusto perché una rana stava passando di là proprio in quel momento, creatura che rallentò Kolom, incuriosito.

“Aaaah, maledetta creatura! Sto combattendo!” scalciò la rana e tornò a concentrarsi su Ub, ma nel frattempo Piccolo, Vegeta e la Fusion gli sbarrarono due strade a terra e Gotenks la via aerea, aiutato da un paio di Ghost Kamikaze.

“Non vi permetterò di sbarrarvi la strada! Assisterete alla mia Super Esplosione Micidiale!”, si rannicchiò su sé stesso e improvvisamente emise una violenta deflagrazione, che tuttavia non si limitò a spostare l’aria, ma il fuoco e l’aria stessa andavano a colpire i nemici principali del Gi’isa, che furono costretti alla fuga.

In questo modo Kolom prese una breve rincorsa e raggiunse Ub, per poter dare il via ad un secondo scontro aereo, purché l’allievo di Goku torni al decimo livello di Kaiohken.

“Impossibile stargli dietro” disse Vegeta, avvertendo un prurito dovuto al fatto che non era abituato a quel vestito viola che non gli donava, pertanto la sua pelle non lo accettava.

Piccolo rispose “Davvero? Guarda questo!”. Galvanizzato dalla nuova forza, Piccolo sparò un Makankosappo nell’esatta direzione dove sarebbe stato Kolom, e lo centrò in pieno, bucandogli la spalla per far fuoriuscire il colpo dall’altra.

“Devo avergli preso il cuore” commentò soddisfatto il namecciano, ma Kolom dichiarò “Non ho un cuore, o perlomeno il Gliamòs, come lo chiamiamo noi,  la cosa che ci mantiene in vita, non si trova nel punto in cui hai colpito! E adesso morirai!” si lanciò verso di lui pieno di voglia di uccidere, Piccolo avrebbe dovuto far ricorso a tutte le sue abilità strategiche per far fronte a quella furia imponente.

Per prima cosa, Kolom cominciò a colpirlo con una serie violenta di pugni, tanto che visto da un esterno sembrava che gli fossero spuntate molte più braccia, tuttavia Piccolo non ebbe difficoltà a respingere la maggior parte di quegli attacchi ed ebbe modo di scansarsi per fargli perdere l’equilibrio alle gambe con un calcio destabilizzante, tuttavia Kolom, vedendo quello, saltò tenendosi a terra con la coda. In questo modo aprì la punta della stessa e ne fece uscire un raggio strisciante che colpì il Namecciano, che non poté far altro che ritirarsi e elaborare un’altra strategia, mentre nel frattempo il suo posto venne preso da Ub e Vegeta.

Quest’ultimo disse, anzi gli ordinò “Ub, non cercare di intrometterti. Sono sicuro che il mio Zenkai Power ha fatto il suo dovere.”

Ub rispose “Non dire scemenze, Vegeta! Dobbiamo combattere coesi! Non vedi che fine ha fatto Gohan?”

Il figlio di Goku era ancora a terra dolorante, nell’indifferenza generale.

Vegeta gli diede solo un’occhiata, poi rispose “Beh! Colpa sua se non si è allenato!”

Kolom mise premura: le sue cicatrici reclamavano vendetta. “Avete finito di amarvi oppure devo stare qui a grattarmi per tutto il tempo? Sapete, il Prescelto sta nascendo e vorrei essere presente al momento della Schiusa”

“Non è che stiamo facendo nascere un fottuto pulcino?” chiese Vegeta.

“Ah ah” fece sarcastico il Gi’isa. “Ma ora morirai!”

Sparì alla vista, pronto per infondere un violentissimo pugno allo sterno del Saiyan, ma Ub, che lo vide forte del suo Kaiohken alla decima potenza, bloccò il colpo appena in tempo, facendolo schiantare contro il palmo della sua mano, che divenne praticamente inutilizzabile; tuttavia il fiero allievo di Goku rispose con un calcio al mento che ebbe il pregio di allontanare l’alieno da Vegeta.

Quest’ultimo entrò in modalità “ira” e, meditando vendetta anche nei confronti di Ub, espanse la sua aura e andò a dargli un amano.

Nel frattempo Gotenks si sciolse.

“È già passata mezz’ora?” si chiese Go ten.

“Già… e adesso dobbiamo pensare alla nostra incolumità piuttosto che rovinare quella di Kolom. Hai già qualche idea?” chiese Trunks, ma il fratello del dolorante Gohan scosse la testa sconsolato.

Ma la situazione stava precipitando.

Kolom attirò a sé Ub e Vegeta, e visto che il ragazzo nero era bloccato tutte le volte che attaccava da un egocentrico Saiyan, Kolom ebbe modo di bloccare entrambi gli arti del rivale di Goku con le mani.

“Cosa?” Vegeta era sconvolto, non pensava di veder bloccata la sua intenzione di sparare il Final Shine Attack.

“Non sapevi che sono più forte di te, se ti trasformi così?” chiese sarcastico Kolom e, senza alcuna pietà, con un movimento brusco spezzò gli avambracci del suo avversario, che tornando normale andò a compiangersi sul cratere, troppo dolorante anche solo per parlare.

“Questo dovrebbe tenerlo fermo per un po’, ma le sue urla non mi piacciono” borbottò il Gi’isa, ed evitando un pugno di Ub che sempre più stanco pagò il Kaiohen con i suoi riflessi, andò a far schiantare il suo piede sinistro sullo stomaco di Vegeta, che svenne.

In quella stessa posizione colpì con la coda il povero Ub che nel frattempo lo stava raggiungendo per impedirgli di fare ulteriormente del male al padre di Trunks, tuttavia fu lui stesso a subire un colpo di coda alla spalla che ebbe il risultato di fargli abbandonare la tipica luce rossa propria del colpo del re Kaioh.

Piccolo tornò alla carica: non poteva permettere a Kolom di fare il bello e il cattivo tempo.

“Adesso te la vedrai con me!” rivelò il Namecciano.

“Sei rimasto solo tu, vorrei vedere! E poi mi sembra che ci siamo già battuti, no?” Kolom tuttavia non vedeva l’ora di cominciare un secondo round.

“Ma si può sapere cosa hai fatto a mio padre?” chiese Goten.

Kolom guardò Goku d’istinto e rispose noncurante “L’ho solo addormentato incantando le alghe che ho trovato in quella grotta. Tornerà sveglio non appena il Prescelto distruggerà questo pianeta”

“Oppure non appena distruggerò te!” lo corresse Piccolo, pronto a combattere.

Il Gi’isa però riuscì a schivare la maggior parte dei colpi e anche a rispondere con una serie altrettanto veloce di colpi fisici ed infine vinse l’incontro con una mossa a sorpresa: fece spuntare dalla bocca un terzo pugno che nessuno si sarebbe mai aspettato, che tuttavia andò a collidere sul volto di Piccolo, che stordito non poté evitare il colpo a due mani finale che lo fece schiantare sul cratere a terra.

“Ti è piaciuto il mio Energy Punch?” chiese ironico il Gi’isa. Rimanevano solo gli scarti, aveva vinto.

 

 

Kolom ha davvero vinto? E quando si sveglierà Goku? Sono queste le domande più pressanti di questo capitolo pieno di tensione! Vedremo nel prossimo, aperto a qualunque tipo di possibilità! Grazie per gli apprezzamenti che sono arrivati e che spero arriveranno!

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Capitolo 15
*** Arriva Lothar ***


Sembrava incredibile, ma Kolom aveva vinto una Fusion di Metamor, un Saiyan, un Terrestre e un Namecciano, due dei quali erano forti almeno quanto lui, e lui era penalizzato dal fatto che non aveva mai combattuto tanti avversari insieme.

Tuttavia, la perseveranza e la palese forza maggiore avevano contribuito alla sua vittoria schiacciante, e spinto dalla sua magnanimità permise ai due cyborg di soccorrere i feriti soccorribili, dunque tranne Goku che rimase imbambolato legato a quelle alghe senza soluzione di liberazione.

“Aahahah, sono morti tutti! Voi due, raccogliete il vostro amico nauseabondo e andatevene! Oggi è per tutti un giorno di festa!” così, disse.

Piccolo, una volta curato al Santuario di Dio, dove nel frattempo aveva fatto ritorno Dende che aveva prelevato i guerrieri non visto dai cyborg, si sentì umiliato e atterrito assisteva disgustato alla patetica scena di “indulgenza” che aveva gentilmente offerto Kolom ai due cyborg e a Gohan.

“Grrr… avete svegliato Vegeta e Ub? Devo parlare loro” chiese Piccolo a Dende e Popo.

“Certo, Piccolo, stanno arrivando. Vegeta è un po’… infuriato” bisbigliò il dio della Terra, impaurito da quella stessa definizione.

Piccolo assunse un’espressione perplessa nel fissare il giovane Dende, ma l’urlo belluino che venne dalle stanze del palazzo non lasciò adito a dubbi.

Vegeta si era svegliato con la luna storta.

“MALEDIZIONE!” sbraitò a passi lunghi, diretti verso il verde. Era pazzesca la velocità con cui si era cambiato e vestito degli stessi indumenti di sempre, che aveva trovato nella sua camera.  “BRUTTO MUSO VERDE!” Puntò il dito indice destro accusatore contro Piccolo come se stesse scagliando un attacco mortifero. “TU SAI COSA È SUCCESSO, NO? E ALLORA PARLA, DANNATO, O ME LA PRENDERÒ ANCHE CON TE!”

Piccolo rispose secco “Le ragioni della nostra sconfitta sono due: abbiamo sottovalutato il nostro nemico ed eravamo preoccupati per la nascita del Prescelto.”

Vegeta, se possibile, andò maggiormente fuori dalle staffe. “Prescelto che mi risulta essere ancora in incubatrice! Maledizione, Piccolo! Kolom è una mezza cartuccia, eppure ci ha sconfitto tutti!”

“Se fosse stata una mezza cartuccia, come mai abbiamo perso? No, lo abbiamo sottovalutato!”” ripeté convinto il Namecciano.

“AAAAAH, basta! Adesso torno da lui e lo gonfio di botte!” Vegeta si trasformò in Super Saiyan, come per sottolineare la sua volontà.

Piccolo lo fermò con la sola voce. “Fermo, Vegeta! Ricordati che in questo momento sono più forte di te! Dobbiamo restare calmi qui e pensare a una strategia! Innanzitutto dobbiamo capire cosa è successo a Goku!”

Ub arrivò in quel momento. “Scusate il ritardo, Vegeta mi aveva colpito”

Il Saiyan non chiese scusa, si limitò ad appartarsi pur rimanendo vigile nell’ascoltare la tesi di Piccolo.

“Dicevo, se notate Goku è rimasto in Super Saiyan IV per tutto il tempo e lo è ancora adesso, pur essendo addormentato! A rigor di logica, dovrebbe perdere la trasformazione, eppure Goku dorme trasformato! Quindi o l’incantesimo che ha subito fa mantenere lo stato senza indebolirlo, oppure Kolom lo sta ingannando facendogli sognare di star combattendo contro di lui in una lotta infinita!”

Vegeta rispose subito scettico “Non hai nessuna prova per affermarlo”

Ub però chiese “E quale sarebbe la soluzione per svegliarlo?”

Piccolo rispose “Se fosse vera la seconda ipotesi, dobbiamo sconfiggere nella realtà Kolom.”

“Quindi il punto è sempre lo stesso, no? Bene, vado ad ammazzare Kakaroth!” Vegeta fece una seconda volta per andarsene, ma Piccolo lo fermò di nuovo.

“No, Vegeta. Mi duole dirlo, ma noi tre siamo gli unici in grado di affrontare bene Kolom, viste l’inadeguatezza di Gotenks e Gohan e la momentanea indisponibilità di Goku!”

“Senza contare che fra poco nascerà il Prescelto” aggiunse Dende, impallidito dalla sua stessa frase.

“Giusto anche questo, ma ritengo che non dovrebbe avere una forza troppo superiore al Gi’isa che stiamo affrontando. Per come ne parla la Profezia e da quanto ho capito, il Prescelto serve solo come leadership morale per guidare il suo pianeta alla rinascita. Non farti ingannare dal titolo, Dende: l’abito non fa il monaco” spiegò Piccolo.

 “Appunto” convenne per una volta Vegeta. “Guarda te stesso: sei un dio, eppure non sai affrontare nemmeno Nappa, e Nappa è solo uno zerbino ormai”

Nappa, il quale spirito purificato rinacque in un’altra persona, ebbe un fremito.

Il tizio rinato che era stato Nappa ebbe un fremito al cuore che non seppe mai spiegarsi.

“Quindi dobbiamo cercare di fermare Kolom e poi occuparci della navicella che contiene il Prescelto, preoccupandoci di espellerla dalla Terra, in modo che nasca lontano da qui. Se poi un giorno dovesse malauguratamente svegliarsi, per allora saremmo abbastanza forti da affrontarlo e sconfiggerlo” concluse Piccolo, chiaro e lampante come sempre.

Mentre il Namecciano entrava da solo nella Stanza dello Spirito e del Tempo per aumentare la sua forza e Ub e Vegeta cominciavano un allenamento fuori perché il Saiyan non poteva più entrare, Kolom tornò alla Base, decidendo anche di vantarsi davanti a Lothar, naturalmente tralasciando il fatto che era stato gravemente ferito e si ritrovava con due buchi alle spalle.

“Qui Lothar” esordì annoiato. Era palese che non stava facendo nulla ed era anche sereno.

“Lothar! Quanto tempo!” fece ironico Kolom, come sempre quando aveva a che fare col suo capo.

“Hai risolto il problemuccio?” chiese l’altro, sicuro che il suo inferiore l’avesse fatto.

“Certo! Li ho sterminati tutti senza alcuna pietà!” esclamò gioviale.

Lothar ebbe un presentimento che gli fece precipitare l’umore.

“Come sarebbe? Avevamo detto che…”

“Lo so, lo so” lo interruppe Kolom. “Adesso partirai con una filippica interminabile sulla Profezia e le stronzate varie che la contengono. Ma se si sono rivelati una minaccia che ci posso fare?”

“Ti rendi conto della stronzata che hai fatto?” Lothar aveva cambiato completamente tono: stava anche sudando freddo. “Adesso cosa dirò ai Capi? EH? Che la mia squadra contiene incompetenti? Lo sai che qui moriamo di fame, no? Contiamo tutti sulla buona riuscita della Profezia!”

Kolom non rispose nulla. Si aspettava quella reazione e attese che Lothar si sfogasse del tutto prima di proseguire la sua difesa.

“Sai cosa diranno i Capi? Che sono un imbecille, e che verrò giustiziato non appena il Prescelto lo ordinerà! E io ci tengo alla vita, se non altro che adesso ho anche famiglia! Sei uno psicopatico, e ho fatto davvero male a fidarmi di te. Avrei dovuto partire io dall’inizio!”

“Già, forse” lo interruppe Kolom “peccato che fra i due sono io che ho la licenza per volare”

Lothar sogghignò iracondo. “Ah, sì? Bene, te la farò vedere personalmente la Licenza!” chiuse la comunicazione e prese clandestinamente la prima astronave che trovò, una particolarmente grossa per uno solo.

Kolom ebbe lo strano presentimento che il suo compagno sarebbe venuto sulla Terra.

 Lothar ebbe lo strano presentimento che il Prescelto si stava bagnando del sangue di innocenti, il che avrebbe voluto dire inquinare la Profezia.

Non avrebbe potuto prevederne le conseguenze, era vero, ma temeva che se sui sbagliava quello che diceva la Eskeloth allora si incorreva in guai seri.

Chissà, magari il Prescelto nasceva Eskeloth e dunque privo della forza necessaria per risollevare un popolo dalla maggioranza Eskemoth, ovvero i Gi’isa maschili.

O si sarebbe ribellato alla Profezia e avrebbe fatto di testa propria, rendendosi incontrollabile.

Oppure… chi lo sapeva, Lothar non voleva nemmeno pensarci.

Non fu difficile far partire quell’aggeggio.

Vedendo un’astronave partire senza permesso, la Torre di Controllo informò subito i Sette Capi, che arrivarono istantaneamente grazie alla tecnologia avanzatissima che disponeva il pianeta.

“Allora? Che succede?” chiese un Gi’isa con un occhio bendato. I capi si riconoscevano per la loro lunga tunica nera col cappuccio ricoperta di medaglie al valore.

“Come ho detto, Lothar è partito prendendo l’Astronave Madre senza nemmeno una scorta” rispose timoroso il Capo Torre.

“Ti era stato detto di sorvegliare, eppure ti sei fatto scappare l’Incaricato! Ti rendi conto che siamo tutti in crisi, no? E un’operazione del genere aggraverà la nostra posizione?” aggiunse altero un altro dei Sette dalla voce fonda.

“Sì, me ne rendo cont…” non finì la frase che scoppiò davanti a loro senza essere toccato.

“Sei stato tu, Efisime” sorrise divertito il capo dalla voce fonda, riferendosi all’unico Eskeloth in grado di governare, Efisime. Ne nasceva uno ogni cento anni, ma nasceva.

Noi avremmo usato “stata”, tuttavia la differenza fra maschi e femmine che vi è sulla Terra non si nota in Gi’isa.

Efisime ridacchiò. Inoltre, la voce argentina faceva pensare più a una donna che a un uomo. “Non abbiamo nemmeno bisogno di rintracciare Lothar. Sono sicuro che tornerà vincitore. Lasciamogli usare pure l’Astronave Madre, pagherà il prezzo della missione col suo stipendio già magro”

I Capi ne risero assieme: Lothar e Kolom avevano i minuti contati.

Per quel motivo Lothar decise di scappare dal pianeta, sarebbe stato interrogato e probabilmente condannato a morte quali che fossero le sue giustificazioni del fatto che Kolom abbia ucciso innocenti, perché anche i capi sentirono la conversazione, ma decisero di lasciar correre. Più grave invece è stato il furto dell’Astronave, che li spinse a venire all’Astroporto.

Lothar, sommerso da quei pensieri, vide dopo poco tempo la Terra.

Quel piccolo ed insulso pianeta azzurro stava diventando la fonte principale del destino di un pianeta.

La fonte principale per la sua incolumità.

Doveva assolutamente chiarire la faccenda con Kolom, oppure il prescelto sarebbe nato deviato. E ciò non sarebbe convenuto a nessuno, nemmeno agli Z Warriors.

Nel frattempo, Piccolo uscì dalla Stanza dello Spirito e del Tempo.

“Bene, Piccolo! Sei diventato più forte?” chiese Dende.

Piccolo si guardò, poi guardò la porta che per lui tornò chiusa per sempre. “Non so… sono rimasto solo pochi giorni”  ma tolse il turbante e il soprabito per andare subito ad affrontare il Gi’isa.

Quell’azione fu notata da Vegeta.

“Cosa fa, il Namecciano? Perché sta andando da Kolom e io no?” si trasformò in Super Saiyan di terzo livello e si mosse per raggiungerlo, lasciando solo il povero Ub, il quale era ancora immerso nella meditazione.

Anzi no, tramortito da Vegeta, che era convinto di poter aumentare la forza base del suo nuovo nemico lasciandolo però mezzo morto.

“V-Vegeta…” chiamò con un filo di voce, ma svenne.

Mentre Dende lo stava curando, Vegeta e Piccolo trovarono finalmente il punto esatto in cui Kolom e il prescelto atterrarono.

“Mi sembrava meno vistoso, visto quanto tenete a quella nascita. E se un cacciatore l’avesse trovato una buffa creatura e gli avesse sparato?” chiese Piccolo.

Kolom, che non li aspettava, ebbe un fremito nel riconoscere la voce, tuttavia, sapendo che era pericoloso farsi vedere perplesso davanti al nemico, si sedette sulla cabina telefonica con il suo solito fare strafottente, cercando di convincersi di non stare parlando con dei fantasmi. “Beh, ci hanno provato, ma io li ho sterminati tutti”

“Sangue innocente, eh? motivo in più per eliminarti!”, il Namecciano espanse la propria aura.

 Kolom pensò “Non è un’allucinazione… sono davvero ancora vivi. Allora devo proprio disintegrarli, eh? Mi sa anche che ho sbagliato a lasciare in vita quei tre… per fortuna, il loro amico principale è sotto incantesimo” scese e si preparò a combattere.

Fu la sensazione più strana che avesse mai privato, combattere contro qualcuno che credeva già morto non gli era  mai capitato, nemmeno quando credette di aver ucciso Vegeta trapassandogli lo stomaco.

Quest’ultimo ordinò a Piccolo “Non eliminarlo! Sarò IO a dargli il colpo di grazia!”

Ma il Namecciano inaspettatamente era in palese difficoltà, non riusciva più a beccare il suo obiettivo nemmeno per sbaglio e quindi Kolom ebbe vita facile per metterlo KO dopo pochi secondi, quando invece a guardare il corpo del maestro di Gohan, Goten e Trunks sembrava che avesse combattuto contro dieci mostri per ore.

“Diamine, Piccolo!” esclamò Vegeta, incredulo ma allo stesso tempo divertito per l’umiliazione subita dall’amico/nemico. “Credevo che ti fossi allenato, in quella dannata Stanza! Non che avessi lasciato la forza là dentro!”

Piccolo sgranò gli occhi e rantolò “N-non… mi sembra… il caso… di f-fare… dello spirito… credo che sia… coff, coff… dovuto al f-fatto che… ci troviamo.. in u-una… p-particolare… forza magnetica… per a-annullare… i poteri nemici”

Kolom sputò a terra sdegnato. “Che palle! Non ti si può nascondere niente!”

Non era del tutto seccato, anche perché proprio grazie all’incantesimo fatto da lui per azzerare l’aura di tutti i nemici che osavano tentare di aprire l’astronave (per quel motivo Kolom aveva invitato a provarci poco dopo lo scontro con Pan e Bra) stava per ucciderli tutti, ma in quella atterrò un’astronave enorme.

Vegeta era sconvolto, Piccolo era atterrito. Entrambi credevano che sarebbe uscito un esercito di Gi’isa magari anche più forti di Kolom in aiuto di quest’ultimo.

E invece, una volta aperta la porta viola e fatto uscire un po’ di ghiaccio secco che fa sempre scena, uscì solo un essere uguale al Gi’isa, ma di colore blu.

I suoi capelli neri erano lunghissimi e raccolti in una treccia, i suoi pantaloni nero lucido accecavano col riflesso del sole, e il suo busto era ricoperto da una canottiera bianca con una sola medaglia, tipica dei Generali.

Era Lothar.

Kolom, per la prima volta da quando era sulla Terra, ebbe paura.

Kolom, per la prima volta da quando era sulla Terra, si sentiva minacciato.

Lothar non gliel’avrebbe fatta passare liscia, non quella volta.

 

 

 

Ecco a voi Lothar! Non sarebbe dovuto venire, o sì? Cosa ne dite? La situazione si complica per la squadra Z, ma credo che ne vedremo ancora delle belle, e poi c'è ancora il prescelto da risvergliare! Insomma, i prossimi capitoli sarannop migliori di questo! Nel frattempo, grazie per l'attenzione!

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Capitolo 16
*** Salvataggio temporaneo ***


“Oh, dannazione” commentò Vegeta. “o forse dovrei dire… quale onore averti qui, mia prossima vittima”

Il nuovo Gi’isa non lo ascoltò neanche, diretto com’era verso Kolom, che si apprestava a dare il colpo di grazia ad un morente Piccolo.

Kolom chiese “Beh? Hai qualcosa da dire? Non vedi che sono un po’ occupato, qui?”

Il suo capo piegò l’angolo della bocca in quella che doveva essere una mezza risata ma che gli riuscì come una smorfia di sufficienza, tuttavia gli passò davanti senza dire  nulla e, inginocchiatosi, mise una mano sulla testa del Namecciano, che rinsavì all’istante e meglio delle cure che avrebbe potuto offrire Dende.

Piccolo si sentì rinvigorito e pronto a battere chiunque, ma era incredibile il modo in cui il Gi’isa avesse compiuto quel semi miracolo. “Ti ringrazio, ma non venirmi a dire che vuoi essere nostro amico “

Lothar stavolta sorrise davvero. “Non te l’ho mai chiesto. Ci penserà il Prescelto ad eliminarvi tutti. Come ben sa il mio assistente, noi dobbiamo solo vigilare affinché la sua nascita avvenga senza troppi scossoni”

“Scossoni, li chiama! Ma le hai viste le mie cicatrici?” protestò Kolom, esibendo tutte le ferite subite durante l’ultimo incontro.

“Ehi, un momento! Fenomeno da baraccone!” intervenne Vegeta.

“Eh? Dici a me?” chiese Lothar, sinceramente incuriosito.

“Stammi bene a sentire” scandì le parole il Saiyan. “Libera subito quel fannullone di Kakaroth, che ho un conto in sospeso con lui! E poi affrontami a viso aperto! È inutile che fai il figo solo perché puoi permetterti un’astronave enorme…”

“A proposito, come mai ti hanno lasciato usare l’Astronave Madre?” interruppe il monologo Kolom.

“Rubata” rispose semplicemente Lothar. Poi spiccò il volo e andò a vedere il corpo giacente di Goku, naturalmente seguito dagli altri tre.

Piccolo non poteva credere che potessero esistere Gi’isa calmi e fondamentalmente buoni. Non si spiegava altrimenti l’atto di carità compiuto nei suoi confronti.

Cominciava a credere che il Prescelto servisse soltanto al popolo per risollevarsi in maniera del tutto pacifica, e che era il solo Kolom ad aver travisato il messaggio profetico.

Una volta arrivati sul posto, Lothar sentenziò subito. “ L’incantesimo Addormentante, eh? Ne ero sicuro. Tipico di te: non sai come battere la gente più forte di te e la intrappoli. È strano che invece hai lasciato in circolazione questo muso verde e un altro assente” riferendosi a Ub: avvertiva la sua aura molto chiaramente.

“Sì, beh, con qualcuno dovevo pur divertirmi, eh” spiegò Kolom.

“Stai aggravando la tua posizione” rispose Lothar, e quello bastò a zittire l’inferiore.

Al generale dell’esercito Gi’isa bastò un tocco per slegare Goku da quel sonno apparentemente eterno.

Quest’ultimo aprì istantaneamente gli occhi e si chiese. “E-ehi, ma che è successo? Stavo combattendo con un essere… TU! bastardo!” espanse la propria aura, ma Lothar lo bloccò alzando un braccio in segno di stop.

“Non attaccare il mio compagno, per favore, in quanto non sapeva ciò che faceva. Adesso noi ce ne staremo buoni ad aspettare il risveglio del Prescelto”

Goku sentì per istinto che non c’erano cattive intenzioni nelle sue parole, dunque tornò normale e fece quanto richiesto.

Una volta tornato al Palazzo di Dio, Goku, Ub, Vegeta e Piccolo dovettero scambiarsi le ultime strategie per combattere Kolom e Lothar, prima che il prescelto potesse diventare troppo potente.

“Credo che nemmeno il Super Saiyan di quarto livello possa fare alcunché di questo passo” annunciò sconsolato Ub.

“Nooo, figurati! Devo prima battermi per saperlo, no? Che cosa ti ho insegnato? Eh?” chiese Goku con leggerezza.

Ub riepilogò: “Il Kaiohken, il Ryuken, il colpo della Morra Cinese, la Kamehameha e la Genkidama. Poi naturalmente la Bukujutsu”

“Esatto” sorrise Goku. “Mentre tu, Vegeta?”

Vegeta si sentì interpellato. “Cosa vuoi, Kakaroth?”

“Qual è il tuo piano per salvare la tua famiglia?”

“Non lo so” sbuffò il principe, veramente preoccupato. “Conviene che mi prepari per trasformarmi in Super Saiyan di Quarto Livello anch’io” si alzò e andò ad allenarsi da solo.

“Già, faresti meglio” convenne l’amico/rivale. “E noi? Ci facciamo un bel pranzetto?” invitando anche Piccolo.

“Ma neanche per idea… piuttosto, preleva anche i tuoi figli e Trunks, che più siamo meglio è… non credo potremmo cavarcela anche con Lothar, anche se finora non ha dimostrato intenzioni belliche”

In effetti, i due Gi’isa erano seduti davanti l’astronave a discutere su quanto fatto da Kolom in assenza di Lothar.

Quest’ultimo, inutile dirlo, era deluso.

“Mio caro” esordì dopo il lungo monologo che funse da resoconto “come possiamo parlare di fratellanza quando siamo i primi a sterminare la razza Terrestre? Per fortuna che hai ucciso poche persone, anche se è comunque deplorevole”

“Aaah, finiscila. Sai meglio di me che tutti i discorsi che ci rifilano i Capi sono menzogne e teoria” rispose Kolom.

“Sarà…” pensò Lothar, guardando l’apparentemente innocua astronave.

Stava vibrando leggermente, per la prima volta da quando era atterrata.

Così viola, così innocua, eppure terribile.

Per i terrestri.

Kolom non vedeva l’ora di conoscerlo, Lothar non vedeva l’ora di concludere la missione e spiegare ai Capi che si era trattato solo di un incidente, l’errore di Kolom di aver ucciso innocenti.

“Mi sa che ci siamo” commentò Kolom. “Fra poco tutti i Terrestri conosceranno la vera sofferenza e noi saremo sollevati da tutti gli incarichi”

Il suo compagno avrebbe voluto essere d’accordo, tuttavia i capi avevano dimostrato di tenere alle loro poltrone. Chissà cosa avrebbe deciso per loro il Prescelto? Sarebbe stato davvero un bene assistere al suo risveglio per corromperlo dalla sua parte e avere salva la vita? Oppure sarebbe stato meglio combatterlo assieme ai Terrestri ed assumersi le proprie responsabilità, vista anche l’incognita del carattere che stava maturando in quegli istanti finali.

In ogni caso, quel brevissimo momento di pace stava esaurendosi, e Goku da parte sua aveva deciso di spenderlo tutto non con la sua famiglia, ma a rimpinzarsi degli ottimi manicaretti che preparava il fido e storico assistente di Dio, Mister Popo.

Quest’ultimo, mentre gli porgeva la venticinquesima portata, lo avvertì “Guarda che ho un brutto presentimento. Come mai la stai prendendo con tanta leggerezza? Mi sembri lo stesso che ha affrontato Cell”

“Lo sono ancora” rispose Goku, la bocca piena di cibo, che inevitabilmente parte di bolo andò a depositarsi sul volto del nero assistente. “Confido molto nella forza dei miei compagni e di Ub. Ho impiegato sette anni per maturarlo rinunciando ad assistere alla crescita dei miei figli, proprio perché sapevo che c’era un grandissimo talento in lui”

Popo non rispose nulla: solo il tempo avrebbe dato ragione ad uno dei due.

Alla fine del pranzo, Goku chiamò a sé Goten, Trunks  e Gohan , poco prima prelevati da lui stesso.

“Mi informano che non avete fatto una buona figura” esordì il figlio di Bardack “per cui ho deciso che per voi tre ci sarà un po’ di Stanza dello Spirito e del Tempo”

Reazioni seccate da parte dei tre.

“Ma non quella a cui siamo abituati” proseguì Goku ignorando il vociare “bensì la stanza dove io e Ub ci siamo allenati per questi sette anni, che a differenza di quella vecchia è possibile usarla illimitatamente”

“KAKAROTH!” s’intromise Vegeta, che era lì curioso di sentire cosa avrebbe detto Goku ai suoi figli e al suo per correggere la lacuna che intercorreva in quel momento fra loro tre e il resto del gruppo. “Perché non mi hai detto di questa stanza, brutto screanzato?”

Goku sbiancò com’era solito fare quando Vegeta lo apostrofava. “Ma Vegeta… io ho finito di allenarmi da poco… poi è arrivato Kolom e…”

“Sese, tutte scuse” tagliò corto il Saiyan disgustato.

In ogni caso, i tre entrarono nella nuova stanza già reimpostata per far sentire al corpo una gravità cinquecento volte superiore a quella normale e vennero richiusi dentro fino a nuovo ordine.

Goku sospirò. Non gli era mai piaciuto essere troppo severo, ma il gap era troppo evidente per poter portare anche quella volta Gohan con loro. Nonostante tutto quello che si poteva dire su Goku, teneva tantissimo all’incolumità dei suoi ragazzi, diciamo che quello era un modo per saperli al sicuro.

Poi si rivolse a Piccolo, Vegeta e Ub.

“Ci siamo. Siamo pronti per un nuovo scontro. So bene che non sarà facile, ma io confido nella nostra forza. Ci siamo tutti?” e mise la mano al centro sperando che Piccolo e Vegeta per una volta si sarebbero prestati a quei giochini dementi.

Piccolo si limitò a commentare “Io ci sono, ma non chiedermi di fare hip hip hurrà perché non sono dell’umore adatto”

Vegeta scosse la testa disgustato e si allontanò da lui e pertanto rimase solo l’allievo a mettere la mano sopra, anche per darsi coraggio.

Non aveva fatto una grande figura al primo round, ma ora c’era Goku con lui.

Tutte le volte che si era sentito svuotato o demoralizzato, Goku era stato sempre lì a dargli una mano, più di un maestro.

 Era vero che negli ultimi sette anni aveva visto solo lui, tuttavia provava piacere per quel rapporto che si era creato.

Nel frattempo, Kolom e Lothar passarono il resto del tempo a guardarsi in cagnesco.

Il clima che si era creato fra di loro non era mai stato idilliaco, ma quel giorno era davvero giunto al punto di rottura.

Non era molto chiaro chi avrebbe preso la colpa della deviazione dalla Profezia, tuttavia nessuno dei due teneva a dire né al Prescelto né tantomeno ai Capi dell’errore commesso.

Tutto quanto sapevano della profezia sarebbe stato presto evidente ai loro occhi.

La Eskeloth aveva avuto torto? Come sarebbe uscito il Prescelto?

Tante domande, da sempre poste da tutto il popolo Gi’isa, e fra pochi secondi sarebbero stati palesi.

Dopo un bel po’ di pausa, Kolom chiese a Lothar. “Hai qualche rimpianto?”

“In che senso?” chiese di rimando lui.

“Non ti senti un po’ in colpa nell’aver donato energia ai nostri avversari? Non sarebbe stato più interessante se si fossero curati da soli?” insisté Kolom.

 Lothar lo guardò intensamente.

Non riusciva a volergli male, dopotutto era un suo fratello ed erano sulla stessa barca.

E infine lo conosceva da troppo tempo per stupirsi ancora.

“Kolom” rispose dopo essersi preso del tempo di silenzio “è solo un salvataggio temporaneo.”



Ecco che Goku si è risvegliato! Sicuramente con lui al timone adesso al situazione si sbroglierà, oppure sorgeranno nuovi problemi? Grazie per i commenti finora ricevuti, mi sono davvero utili! 

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Capitolo 17
*** Il risveglio della Creatura ***


“Temporaneo, eh? E poi hai paura dei Capi… con la tua dialettica puoi salvare il culo da tutte le situazioni”, sorrise triste Kolom, che non aveva mai avuto la facoltà di uscire con la dialettica dalle situazioni più spinose.

 Lothar ridacchiò: ma sì, vi era tutto il tempo per riparare agli errori.

E poi, come si faceva ad essere preoccupati con quella brezza fresca che lambiva la loro pelle? Con il rumore delle foglie degli alberi che ondeggiavano? Col calore del sole che tutto illuminava, meglio della stella che avevano loro? Con  l’odore fresco dell’erba su cui erano seduti? Con l’imminente risveglio del Prescelto?

Quasi gli dispiaceva, lasciare la Terra.

Quasi, perché la terra di Gi’isa non l’avrebbe scambiata con nulla nell’Universo, e sperava davvero che il Prescelto avesse avuto davvero la forza di risollevare il loro popolo.

Da parte di Kolom, c’era ansia.

Frenesia.

Voglia di testare la propria forza con quella del Prescelto, prediligendo il lato “tecnico” della Profezia alle chiacchiere, come le chiamava lui.

Amava il suo pianeta tanto quanto Lothar, ma era sempre stato dell’idea che la rivoluzione sarebbe dovuta partire dalla sua gente, col Prescelto come capo.

Mentre erano immersi in quei pensieri, Goku, Piccolo e Vegeta arrivarono a rompere le uova nel paniere.

“Eccovi” li accolse Kolom.

“Eccoci” ripeté stolidamente Goku. “Per prima cosa, vorrei distruggere quella cabina telefonica viola, poiché non mi piace. Posso, vero?”

Kolom sorrise “No, non puoi.”

All’improvviso, alcune crepe si formarono nella cabina.

“Avevo detto che non potevi, stronzo!” lo insultò Kolom.

“No, aspetta” s’intromise Lothar. “proviene dall’interno”

In effetti, l’astronave si sgretolava ai loro occhi come se stesse implodendo.

“Ci siamo” pensò Kolom, deglutendo.

“Adesso vedremo…” pensò invece Lothar.

“Chissà quanto caspita è forte!” pensò eccitato Goku.

“Avrà una forza spaventosa!” rifletté Piccolo.

“Dopo di lui, toccherà a Kakaroth” pensò determinato Vegeta.

Ub invece “Saprò fare il Kaiohken alla ventesima potenza?”

Tutti quei dubbi furono sciolti qualche secondo dopo.

Disgregate su se stesse anche le ultime lamiere, si vide chiaramente il corpo tanto aspettato.

Capelli lisci, setosi, ma soprattutto blu chiaro, e raccolti in una coda .

Volto squadrato, un po’ deperito.

Occhi gialli e lucenti a causa della pupilla verde fluorescente.

La pelle era rossa fiammante, che si rischiarava ai raggi solari tanto che sembrasse prendesse fuoco, ma gli donava.

Il fisico slanciato e privo di maglietta sovrastava tutti, forse era alto oltre i due metri.

Il lungo cappotto blu scuro gli percorreva i pantaloni lucidi neri esattamente come li aveva Lothar, che terminavano con degli stivali anfibi.

Alla sua presentazione seguitarono alcuni secondi di silenzio, che si dilatarono.

Il suo sguardo, dapprima spaesato, passò ad esaminare ognuno dei presenti.

Per prima cosa, trovò Piccolo, alto più o meno quanto lui. Non poteva credere che fosse un Gi’isa, ma aveva la sensazione di non trovarsi sul suo pianeta.

Passò ad esaminare gli altri: un nano con la cresta, un piccoletto stempiatissimo e dalla faccia bellicosa, un ebete ma dalla forza nascosta mostruosa, e due Gi’isa, finalmente.

E fu a loro che si rivolse, rivolgendo loro la prima domanda della sua vita. “Dove mi trovo?”

La sua voce risultò gracchiante, ma forse perché non l’aveva mai provata.

Kolom e Lothar si guardarono: tanto valeva accoglierlo come previsto dal Protocollo.

“Benvenuto fra noi, Prescelto” esordì Lothar, inginocchiandosi e invitando il suo collega ad imitarlo, tirandolo giù per un braccio tenendo la faccia rivolta verso il basso. Dopo essersi chiesto per un fugace istante cosa avrebbe fatto Kolom se lui non fosse venuto a controllare la sua condotta, riprese “siamo lieti di condividere con Voi la Vostra nascita, confidando fiduciosi nella realizzazione della Profezia”

Ripeté a pappagallo il discorso preparato dai Capi, pur tuttavia non avendolo mai apprezzato, ma l’emozione e la paura di sbagliare presero il sopravvento.

Il Prescelto non rispose subito, come se attendesse che anche Kolom dicesse qualcosa oppure che Lothar non avesse finito.

Visto che nessuno dei due diceva alcunché, chiese ancora. “Dove mi trovo?”

Non sembrava che gli altri due Gi’isa volessero rispondere, perché Kolom si limitava a scrutarlo torvo, mentre Lothar proseguì nella seconda parte del discorso “ Come ben sapete, siete stato Scelto per guidare i Gi’isa ad un futuro migliore, ad un’epoca di pace e prosperità, e sconfitta dei nemici. Attendiamo solo un Vostro ordine, confidando certi che non potete sbagliare…”

“Il Prescelto sembra insofferente a quelle parole” commentò a bassa voce Piccolo a Goku. “secondo te, questa fantomatica Profezia si è avverata?”

Goku guardò Piccolo.”Ah, perché, è davvero Prescelto? Non era un loro amico?”

Piccolo registrò mentalmente di non parlare mai più con Goku di argomenti che superavano la licenza della terza elementare.

Kolom finalmente prese parola, tagliando corto il discorso di Lothar che ancor proseguiva, sempre inerente a tutti gli obiettivi prefissati dalla Profezia. “Senti, ti trovi sulla Terra, ok?”

 Lothar trattenne il respiro rumorosamente.

Il Prescelto posò in suoi occhi avidi su di lui. “La Terra? Il terzo pianeta del Sistema Solare? E che ci facciamo a miliardi di anni luce lontano dalla nostra Casa?”

“Esatto, vorrei saperlo anch’io” pensò fra sé Ub.

“Come voi ben sapete, i piccoli Gi’isa possono morire se non curati adeguatamente” si giustificò Lothar, anche se non aveva nulla per cui farlo. “è dunque per questo che… siamo partiti” disse siamo per non sembrare egocentrico e lassista ai suoi occhi “alla volta della Terra, ove l’ossigeno indispensabile per i neonati si trova in percentuale maggiore rispetto al nostro pianeta natìo”

Il Prescelto obiettò “Avreste potuto mettermi in una camera incubatrice piena di ossigeno, invece di sobbarcarvi le spese di spedizione e tutto ciò che ne è conseguito. Non sono morte due persone?”

Kolom tremò leggermente. Lothar sorrise: era davvero l’Eskemoth della Profezia.

Poi rispose “Domanda legittima. Dovete sapere che era opinione comune che un malfunzionamento della suddetta camera avrebbe potuto compromettere la vostra incolumità, per questo si è deciso per la partenza”

Il Prescelto  però sorrise: un sorriso malvagio, freddo, privo di pietà. “Così ti hanno detto di dire. Io invece penso che tu ritenga che i Capi abbiano paura di me, per questo mi hanno esiliato con voi due. Per eliminare gli elementi scomodi e spadroneggiare, in modo che io non potessi più ritrovare la via di casa”

Kolom ebbe un certo interesse, a quel punto, per la tesi del Prescelto: nessuno a memoria di Eskemoth o Eskeloth aveva mai messo in dubbio la moralità dei sette Capi.

 Lothar lo fece presente al suo interlocutore. “Mi permetto di dissentire. I sette Capi sono individui scelti dal popolo per la loro distinta morale e rettitudine, oltre che alla grande professionalità e intelligenza”

“Esatto, intelligenza” rispose il Prescelto. “Mi sembra chiaro che ti abbiano messo nel sacco, Lothar. E anche tu, Kolom, essendogli inferiore di grado penso che tu sia pure più stupido di colui che sta alla tua sinistra, no?”

I due arrossirono dalla vergogna.

Vegeta ridacchiò sotto i baffi, e quel movimento venne colto da Ub.

“Cos’hai da ridere?” chiese spaventato.

“Non lo capisci? Sei proprio l’allievo di Kakaroth!” rispose divertito Vegeta. “Li sta perculando bellamente dicendo loro la verità! I politici hanno sempre perculato la gente anche a causa dei deliri di onnipotenza che solo il trono sa dare! Coloro che ti sembravano retti e moralmente adulti una volta raggiunto il posto di comando cambiano totalmente personalità! Non lo sai?”

Ub lo guardò basito: non lo sapeva. Chi avrebbe dovuto dirglielo?

“In ogni caso, sono un po’ indolenzito” proseguì il Prescelto, man mano che si andava avanti acquistava sempre più padronanza di sé. “C’è qualcuno con cui posso far ginnastica?”

Goku si fece avanti.

“Tu, l’imbecille?” chiese il Prescelto.

“Sì, io. Non ho ancora combattuto finora” rispose lui, sorridente.

“No, aspettate!” li interruppe Lothar. “Dovremmo tornare alla nostra base, il prescelto deve essere accolto come un re! C’è la Cerimonia d’Incoronazione e…”

“Innanzitutto, chiamami Zenit” lo interruppe lui. “il nome Prescelto mi suona un po’ pesante. Mi sono svegliato ora, dammi un po’ di tempo per conoscere chi sono. E poi vorrei davvero misurarmi con questo fesso” riferendosi a Goku.

Il Saiyan chinò la testa. “Lusingato, sarà un onore incrociare i pugni con Voi.”

Vegeta sbuffò. “Quando vuole, Kakaroth, sa usare l’ironia…”

Per Lothar, quell’avvenimento era del tutto inedito: non era previsto dal Protocollo che Zenit il Prescelto potesse aver bisogno di “conoscere sé stesso” ma siccome era una proposta abbastanza legittima, glielo concesse.

E poi come poteva credere di poter essere all’altezza di un individuo destinato a fare grandi cose?

Kolom, che nel frattempo non aveva detto niente, rivolse per la seconda volta in tono confidenziale la parola al nuovo arrivato, già in trance agonistica. “Ehi, Zenit! Guarda che ho un conto in sospeso con costoro! Non sciuparmeli!”

Zenit guardò Kolom.

“Sei un Gi’isa, dovresti sapere che i conti in sospeso possono essere risolti anche da altri”, riferendosi al detto “i panni sporchi si lavano in piazza”.

Goku era in estasi: sapeva bene che Zenit non era un tipo da sottovalutare, e aveva paura di lui, eppure la sua voglia di misurarsi era grandissima, tanto che il cuore gli batteva all’impazzata, aveva il fiato corto e avrebbe potuto toccare il cielo con un dito.

Sensazioni che non provava da anni.

E finalmente era di nuovo là, all’opera.

Zenit non avrebbe avuto vita facile con Goku, e questo il Prescelto lo sapeva.

Chissà cosa gli avrebbe riservato il futuro.

 

 

Ed infine, eccolo! Il Prescelto! Chissà ora cosa succederà ai nostri eroi, io personalmente fremo dall'emozione! E voi? Vi piace? Che impressione vi ha fatto?

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Capitolo 18
*** Ribellione? ***


La fresca brezza del mattino lasciò il posto ad un vento più forte nel primo pomeriggio.

Nuvole di ogni forma macchiavano il cielo altrimenti azzurro.

Un grillo saltava, in quella campagna.

Avrebbe dovuto mangiare, o quel giorno sarebbe stata dura sopravvivere.

Per quello aveva visto una vespa abbastanza succulenta, intenta a prelevare del polline da un fiore la quale rugiada cadeva a intervalli regolari sul terreno.

Ma, non appena balzò per la prima volta, venne disintegrato da una strana atmosfera elettrica presente nella campagna.

Da una parte, un uomo dai capelli a forma di stella, vestito da una tuta da combattimento celeste e pantaloni gialli, che guardava interessato un altro essere molto più alto e dalla carnagione rossa.

“Sei pronto?” chiese Goku a Zenit, conscio che cinque persone li stavano guardando.

Zenit non rispose, cercava solo il modo di fargli più male possibile.

Sarebbe stato in grado, il suo avversario, di fare da cavia viva a tutti i suoi giochini che voleva provare?

C’era solo da scoprirlo.

“Innanzitutto, perché non mostri tutta la tua forza?” chiese Zenit.

“Non lo faccio mai, nel riscaldamento” rispose il Saiyan, ingenuamente.

Zenit nel sentire quello fece spallucce e partì subito all’attacco, senza nemmeno aspettare la classica nuvola che passava completamente davanti al Sole: evidentemente quelle abitudini il popolo Gi’isa non le avevano.

 Tentò subito un pugno al volto, ma Goku lo parò con l’avambraccio, poi tentò di abbassarsi e fargli perdere l’equilibrio con un movimento di gambe, ma Zenit lo previde e si alzò a mezz’aria, per poi reagire con una spallata a martello, intenta a far male, ma solo a lui, perché Goku si scansò appena in tempo e, rialzatosi in piedi, tentò di scalciarlo per prenderlo alla sua mercé.

Zenit, vedendo il calcio mentre stava finendo di scavare la terra con la sua spallata, sparì con la supervelocità per poi riapparire dietro il figlio di Bardack, nel tentativo di strangolarlo, ma Goku si girò appena in tempo e riuscì a colpirlo al volto.

Il nuovo Gi’isa vide per la prima volta il sangue: non si aspettava un’entità di tale potenza.

“Oooh, punto per te” sorrise il Prescelto, asciugandosi il setto. “Vorrà dire che dovrò passare allo step Due”

“Step Due?” chiese Goku, ma purtroppo per lui la brutta abitudine di attaccare bottone con gli avversari quella volta gli costò un violento doppio calcio allo stomaco, che ebbe l’effetto di far fuoriuscire sangue.

Dopo un primo momento di sconcerto, Goku partì di nuovo alla carica con una serie di pugni, tuttavia capì subito che li avrebbe schivati tutti, lo osservava dallo sguardo sicuro di sé, allora cambiò strategia all’ultimo secondo aumentando la propria velocità e rifilandogli una testata allo sterno, la quale però non ebbe l’effetto di far cadere Zenit, al contrario egli bloccò la testa del Saiyan e, dopo averlo fatto girare come un lazo, finì per spiaccicarlo a terra, arando il campo.

“È evidente che nessuno dei due sta facendo sul serio, che palle” commentò Vegeta, seduto.

“Già” convenne Piccolo. “quindi è inutile che ti mangi le unghie, Ub: Goku non morirà”

Ub sollevò gli occhi per guardare Piccolo, grato. “Dici sul serio?”

Piccolo piegò un angolo della bocca in un quarto di sorriso e si corresse. “Non morirà… nei prossimi cinque minuti.”

Meglio di niente, si disse l’allievo.

Nel frattempo che passavano i secondi, Goku si rese conto che la modalità normale non era più sufficiente, in quanto stava solo subendo da parecchio e, prima di perdere conoscenza, avrebbe dovuto trasformarsi in Super Saiyan, per lo meno.

Il problema era quando farlo, visto che Zenit non gli lasciava spazio, coprendolo di pugni al volto in modo da  stordirlo e poi fargli perdere conoscenza con dei calci allo stomaco.

Alla fine si trasformò nel brevissimo istante fra un pugno e l’altro, riuscendo ad evitare un calcio un po’ più forte con una capriola multipla.

Improvvisamente, le ferite e i lividi che aveva non facevano più male, era pronto per il secondo round.

“Oh, anche tu hai uno step Due? Credevo che i terrestri non ne avessero…”  Zenit era sincerante stupito da quella trasformazione, anche se dentro di sé sapeva che non era tutta la sua forza. Era solo curioso di vedere come sarebbe cambiato d’aspetto, visto che lui non poteva farlo.

“Si chiama Super Saiyan… non sono un terrestre, ma è come se lo fossi! Sono cresciuto qui! È mio dovere proteggere il pianeta che mi ha ospitato e voluto bene!” rispose Goku, in un’escalation patriottica.

Zenit non fece caso a quelle parole del tutto estranee al suo modo di pensiero, imperniato invece sulla nascita biologica.

“Comunque, spero che anche questo tuo step sia all’altezza!” lo provocò, Mettendosi in guardia copiando spudoratamente la stessa posa dell’uomo che gli stava davanti.

La versione Super Saiyan di Goku creò non pochi problemi a Zenit, in quanto tutti i colpi, che peraltro erano gli stessi della sua versione precedente, arrivavano più puntuali e pesanti di quanto si aspettava.

“Ritengo che stavolta la tua potenza è aumentata di cinquanta volte” commentò Zenit, dopo aver ricevuto un forte calcio rotante in faccia.

“Davvero? Come riesci a fare questi calcoli?” chiese Goku, che dal canto suo non sarebbe riuscito a risolvere un’addizione a due cifre.

“Segreto professionale” rispose semplicemente il suo interlocutore, sorridente, e riprese a lottare scambiandosi una serie di colpi veloci, pugni e calci.

Finita la sequenza, Zenit si allontanò un attimo per prendere la rincorsa e porre le mani sulla fronte incrociando gli indici e i medi come se volesse scrivere una W con le dita.

“Eh? Che stai combinando?” Goku aveva la sensazione che quella posa non prometteva niente di buono.

“Red Light Flash!” Zenit fece partire dalle dita un lampo rosso a forma di W, indirizzato al cuore del Saiyan,  che spaventato cercò subito di scacciarlo con la mano, tuttavia stranamente quello stesso lampo si attaccò alla mano come se fosse fatto di quella sostanza viscosa di cui sono fatte le mani attaccabili che si trovavano una volta nelle patatine.

“Che cosa…?” Goku osservò con interesse quel nuovo fenomeno, che in quel momento stava anche espandendosi per tutto il braccio, e fu solo nel momento in cui aveva perso la sensibilità dell’arto che il figlio di Bardack espanse la propria aura per toglierselo di dosso.

“E questo è il Super Saiyan di secondo livello. Certamente avrei voluto fartelo vedere in un momento più interessante, ma pensavo che quel “flash” era pericoloso, così…”

“Molto perspicace” commentò Zenit. “Sostengo che la tua forza si aumentata, ci sono dei  fulmini che attraversano il tuo corpo ma tu non batti ciglio… veramente incantevole. Invece io devo accontentarmi del fuoco. Che ne dici se decidessimo quale dei due prevale sull’altro?”, detto quello fece partire le fiamme che non avevano mai smesso di attraversargli il corpo togliendosi prima il cappotto e le indirizzò verso Goku, che dal canto suo indirizzò i fulmini, che andarono a collidere a metà strada.

Il contrasto causò un violento scoppio seguito da una serie di scosse telluriche di crescente entità, tuttavia nessuno dei due contendenti sembrava disposto a mollare, tenendo la loro fazione esattamente nel posto in cui era andata a fermarsi, esattamente a metà strada.

Zenit, che voleva la vittoria, decise di usufruire dell’ingenuità del proprio avversario spostandosi con la supervelocità in un momento qualunque dello scontro, per poi riapparire dietro di lui per colpirlo con un calcio alla schiena che sicuramente avrebbe sentito, cosa che in effetti successe: Goku accusò il colpo e si schiantò a terra, e non contento di quello Zenit gli riversò fulmini e fiamme sul suo corpo già dapprima martoriato, causando un’ultima esplosione.

“Mamma mia” commentò Ub, coprendosi gli occhi con le mani. “Spero sia ancora in grado di combattere”

“Ma certo” Piccolo non prendeva nemmeno in considerazione quell’eventualità. “Goku non è il tipo da arrendersi in questo modo. Dovresti saperlo, hai vissuto sette anni con lui”

Ub però in sette anni non era mai riuscito a coglierlo in quel modo di sorpresa, complice il fatto che provava una troppa profonda stima per quell’uomo per umiliarlo in quel modo.

Invece, con sua somma gioia e sorpresa, Goku era perfettamente integro ed in piedi, guardando il proprio avversario con aria di sfida.

La differenza stava nei capelli, cresciuti esponenzialmente durante il polverone, e la sparizione delle sopracciglia, tutte caratteristiche distintive del Super Saiyan di terzo livello.

Zenit ridacchiò: si stava avvicinando alla massima potenza di quell’uomo, e quello gli metteva un po’ di eccitazione addosso, eccitazione utile a dare il massimo senza sottovalutarlo.

“Avresti potuto dirmelo, che volevi fare sul serio” borbottò Goku.

“Devi capirlo da solo… che combattente sei, se pendi dalle labbra dell’avversario?” rispose piccato Zenit, sparendo alla vista, imitato subito da Goku, che invece lo vedeva.

I due cominciarono subito a colpire i punti vitali, in uno scontro senza esclusione di colpi, la loro velocità di esecuzione e l’abilità di manovra li rendeva sicuramente come due dei migliori combattenti dell’Universo.

E Zenit era solo al primo scontro, stava solo provando le sue tecniche e come comportarsi in combattimento.

Nel frattempo, Kolom osservava interessato lo stile di entrambi.

“Dunque è così che combatte il Prescelto… certo, se non riesce a vincere nemmeno il primo scontro la vedo dura per il futuro” disse a Lothar.

Quest’ultimo scosse la testa. “Non è colpa di Zenit… cioè, sì, perché non si sta impegnando. Tuttavia anche l’avversario non ha scoperto le proprie carte, lasciando intendere che entrambi possono fare meglio di così. Credo che le loro forze si equivalgano, forse nemmeno io sono in grado di reggere questo ritmo.”

“Tu, forse” punse Kolom “io invece  ci ho combattuto, con il tizio a casco di banana e ti posso dire che non è un granché” confondendo Goku con Vegeta.

Ma Lothar non era della stessa visione ottimistica del compagno.

A parte che comunque quel “riscaldamento” stava prendendo pieghe sempre più colossali, visto che stavano cominciando anche a bombardarsi, invece di accapigliarsi semplicemente con colpi fisici.

Di lì a poco, avrebbero sfoderato le armi segrete, e secondo il Protocollo era una cosa assolutamente da evitare, pertanto era sua responsabilità rimettere nei binari il prescelto, l’individuo secondo il quale avrebbe ricondotto i Gi’isa tutti in un periodo di pace e prosperità, non curandosi minimamente del proprio interesse personale, come invece aveva dimostrato fino a quel momento.

Non volendo mettersi contro Kolom e il suo duplice omicidio di innocenti terrestri che probabilmente era stata la causa di questo cambiamento, Lothar si rivolse direttamente al prescelto, visto che ormai era divenuta un’entità capace di intendere e volere, al di là di ogni cosa detta da lui prima della sua nascita.

“Zenit!” esclamò imperioso. “Abbiamo bisogno di voi! È ora di tornare a casa! Cinquecento milioni di Gi’isa attendono il vostro ritorno il patria!”

Zenit finì di subire unna ginocchiata allo stomaco e rispose. “No, non mi va.”

“Ma, Prescelto” Lothar tentò di mantenere la calma: la voglia di strangolare Kolom era più forte del suo pur lodevole autocontrollo. “avete forse dimenticato ciò che vi è stato detto, prima sull’Astronave e poi io?”

“Certo che me lo ricordo” rispose fra i denti Zenit, non smettendo di tempestare Goku di pugni, la maggior parte dei quali schivati , visto che stava perdendo la concentrazione necessaria “tutti i dati che avete inviato al mio DNA ce li ho ben presenti. A parte che vi siete scordati di dirmi che saremmo atterrati qui invece di rimanere a casa, non capisco perché dovrei io prendermi la responsabilità di ciò che ha detto mia madre quel giorno al mercato!”

“Perché così sta scritto!” obiettò Lothar.

“Obiezione un po’ debole, per la verità” commentò Piccolo, con assoluta onestà.  

 

 

Fine capitolo! Zenit decide di coltare le spalle alla Profezia, decidendo di portare a termine lo scontro con Goku! In realtà, era una mossa che si era capita sin da subito, ma in mia difesa posso dire che le cose proporio pe rquesto prenderanno uan piega tragica! Fatemi sapere che ne pensate!

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Capitolo 19
*** La terza fazione ***


Già, così stava scritto.

Sia Zenit che Lothar erano d’accordo su quello.

Ma il Prescelto non capiva il motivo per il quale bisognava per forza attenersi ad un foglio simbolico, e inoltre perché proprio lui, fra tutti i Gi’isa che nascono ogni giorno.

In sostanza, gli interessava concludere lo scontro contro Goku, prima di assolvere a questi fantomatici doveri, che peraltro non ne era nemmeno interessato.

In ogni caso, non si trovava in vantaggio: il Super Saiyan di Terzo Livello gli stava dando non pochi fili da torcere e, complice l’eloquio di Lothar, stava perdendo la concentrazione necessaria per affrontare un Saiyan di quel calibro.

“Maledizione!” imprecò alla fine non riuscendo per l’ennesima volta a vedere l’azione difensiva veloce di Goku nell’evitare i pugni. “Perché non riesco a colpirti, ora?”

Goku rispose serio “Se non riesci ad affrontarmi così, potrei rimanere molto deluso”

”Adesso basta, Zenit!” all’improvviso, Lothar abbandonò i toni riverenziali richiesti dal protocollo e virò decisamente su un comportamento che si addiceva ad un babysitter. “Non vedi che hai bisogno di allenamento, poiché non riesci ad affrontarlo? Sai bene che devi assolvere ai tuoi compiti!”

Zenit colse il cambio di registro linguistico da parte di Lothar, e lo commentò “Trovo alquanto sconcertante che tu abbia smesso di darmi del voi, palesando non solo una mancanza di rispetto nei confronti del Prescelto, ma anche una firma col sangue sulla tua pena di morte! Hai davvero tendenze suicide, e di ciò mi congratulo: non tutti, su Gi’isa, hanno il coraggio di suicidarsi!”

Lotta arrossì per la vergogna: l’attacco di ira l’aveva colto impreparato e lo spettro della Morte, fino a quel momento latitante, tornò puro e vivido dietro la sua ombra.

Kolom ridacchiò. “Avresti fatto meglio a startene zitto… guarda me, per esempio: non vedo l’ora di insultarlo, eppure ci tengo alla vita”

 Lothar squadrò il proprio inferiore. “Sai bene che se dovessi andare all’Halkathrax (l’Inferno Gi’isa) mi accompagneresti di sicuro, no? Dopotutto, è colpa tua, che uccidendo innocenti lo hai rovinato per sempre”

“Non credo che sia per quello che si sta ribellando… in ogni caso, fa’ come vuoi, io ho deciso di seguire questo Prescelto, che mi sembra più consono alla mia Profezia” dichiarò Kolom.

Il suo superiore ebbe un’altra batosta: oltre a Zenit che si stava dimostrando immaturo, vi era anche Kolom che stava offrendo le armi a quello che era più un nemico che un liberatore, avviando così un processo che vedeva tre Gi’isa fondatori di partiti.

Kolom, che in realtà non era né carne né pesce, e disse di essere dalla parte di zenit solo per irritare Lothar, ma in realtà progettava di liberarsi di lui il prima possibile per permettere la ripresa Gi’isa senza aiuti esterni.

 Lothar, il quale teneva ancora al Protocollo, ma con una condanna a morte quasi certa sulla testa, decise che era giunto il momento di usare le maniere forti.

 E infine Zenit, con una forza ancora tutta da scoprire: non era certo tutto quello che aveva mostrato finora, e lo esplicò a voce alta.

“Lothar, non crederai davvero che io sia mai stato in difficoltà?”

“Meno male…” Goku tirò un sospiro di sollievo.

“Voglio sperarlo, perché stavo già preparando l’Astronave Madre per tornare tutti e tre a casa!” esclamò Lothar. Come se avesse a che fare con due bambini.

“Certo che sei veramente un idiota… faccio prima ad ucciderti subito!” Zenit, per la prima volta, entrò in collera e, ignorando Goku respingendogli una bomba di energia che deflagrò altrove, si mosse con la supervelocità davanti a colui che doveva essere incaricato perché tutto il Protocollo funzionasse.

“Hai finito di fare la bambinaia! Nessuno tornerà su Gi’isa finché non lo dico io!” scandì a voce bassa e minacciosa all’orecchio di Lothar e, posizionando una mano a coppa davanti al suo stomaco, scatenò una forza d’aria che lo mise al tappeto, distruggendo l’Astronave Madre a metà e andando sa schiantarsi poco più in là.

Tutti raggelarono di fronte a quella dimostrazione di forza. Lothar, che sembrava un essere di molto superiore a Kolom, giaceva knock out di fronte agli occhi di tutti, Terrestri, Saiyan, Namecciani o Gi’isa.

“Lo sapevo che non era da sottovalutare”commentò Goku. “Continuiamo?” chiese a Zenit.

“Volentieri” sorrise lui. “Mi piace vedere che i miei avversari si stupiscano di fronte alla mia incomparabile forza! Tu avresti saputo fare di meglio?”

“Non saprei” rispose Goku, con sincerità. “Devo prima testare il Super Saiyan di Quarto Livello su qualcuno… magari su di te”

“Ne sarei molto onorato” commentò ridacchiando Zenit, che messosi in posa, diede sfoggio a tutta la sua potenza.

Era giunta l’Apocalisse: scosse telluriche di proporzioni mondiali uccisero milioni di persone, molti vulcani creduti spenti ripresero l’attività eruttiva, la forza magnetica di Zenit attirò molti asteroidi che distrussero intere zone planetarie, e poi una serie infinita di uragani, cambiamenti climatici e maremoti, che rasero al suolo tutte le più grandi metropoli dotate di porto.

“Tsé, e io che ne ho uccisi solo due… certo che le urla terrestri sono strazianti”  commentò Kolom, capace anche di sentire un’aura debole come quella dei terrestri, grazie alla sua coda, una peculiarità della sua etnia, l’Arancione.

In ogni caso, con questa sua sola espansione d’aura, sembrava che la Terra potesse esplodere da un momento all’atro, fortunatamente il pianeta era abituato a quegli scossoni.

“Visto? Questa è la mia vera forza… o quantomeno, fin dove il mio corpo riesce a sopportare. Potrei anche andare avanti, ma il mio corpo potrebbe non reggere. Ma penso che così sia sufficiente per battere chiunque, no?” chiese Zenit, come se avesse dei dubbi, a Goku.

Quest’ultimo rispose sogghignando. “Beh, non è tutta qui nemmeno la mia forza” si concentrò al massimo, tanto che un fascio di lucea urea lo nascose alla vista.

Ma non agli occhi della mente di Zenit, che osservava a metà fra l’interessato e il disgustato.

Sapeva bene che non era un nemico da sottovalutare, forse il peggiore fra i quattro che si erano presentati come nemici.

Secondo Zenit, non sarebbe stato un granché nemmeno con la massima potenza, tuttavia decise di concedergli di esprimersi al massimo, anche se dal canto suo si sentiva davvero invincibile, cominciando a prendere sul serio la Profezia che lo voleva come un Eskemoth capace di sollevare le masse  e guidarli verso la ricchezza.

In realtà, non gli interessava.

A lui interessava solo schiacciare gli avversari, ed infine sarebbe toccato anche a Kolom, che lo guardava di sbieco sin da quando era uscito dall’incubatrice. Non gli piaceva, e di certo non si sarebbe mai messo a fare squadra con lui.

Avrebbe applicato alla perfezione il detto “chi fa da sé fa per tre”, detto che vista la situazione non sarebbe potuto essere più calzante.

Anche Goku completò la propria trasformazione, che a differenza di Zenit riguardava anche l’aspetto fisico.

Per Zenit era inutile bloccare l’avversario durante la trasformazione, la reputava una cosa infantile e senza senso, peraltro: che senso avrebbe avuto allora quel test, se non si dava la possibilità all’altro di far vedere tutte le proprie carte?

Il Super Saiyan di Quarto Livello era capace di distruggere intere  catene montuose  site agli antipodi con la sola forza dell’aura, ma Goku era concentrato su Zenit, studiando il modo di fargli particolarmente male.

Due aure molto diverse, ma unite dalla stessa voglia frenetica di combattere. Sembrava stessero già scambiandosi colpi letali, eppure stavano solo squadrandosi in cagnesco.

“Guardate Zenit: sta ribollendo di un’aura malvagia estremamente pura… non vi è la minima parvenza di positività, come descritta nella Profezia. E invece guardate Goku: è altrettanto potente, ma la forza che sprigiona è talmente positiva ed intensa da mettere quasi soggezione” analizzò Ub, in una descrizione appassionata del proprio maestro.

Kolom sbuffò. Per lui tutta quella scena non serviva a vincere gli incontri, né tantomeno a guidare un popolo alla ripresa.

Fu tuttavia il Saiyan a compiere la prima mossa, sparendo alla massima velocità e ricomparendo col teletrasporto dietro Zenit, intento a colpirlo con un colpo a due mani verso la sua schiena, ma il cosiddetto Prescelto si girò di scatto e tentò di colpirlo con le nocche del pugno destro fra gli occhi, ma Goku li vide appena in tempo e scansandosi si portò di fronte al Prescelto per colpirlo con lo stesso colpo a due mani che inizialmente e destinato alla schiena.

Zenit si fermò poco prima di schiantarsi al suolo ancora tremante, e risalì con maggior vigore verso il Saiyan, ma poco prima di colpire gli venne un’idea.

Osservando i tre spettatori che non avevano ancora alzato un dito su di lui, decise di far partecipare anche loro alla “festa della rinascita”. Sarebbe stato uno spettacolo senza pari. 


Che tipo di spettacolo ha in mente Zenit? Nel frattempo, lo scontro fra Goku e Zenit entra nel vivo, e stavolta sarà senza esclusione di colpi! Chissà chi sopravviverà, nel frattempo desidererei sapere cosa ne pensate, ringraziandovi anticipatamente per qualunque opinione! 

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Capitolo 20
*** L'esercito del Predestinato ***


Bulma non era preoccupata dell’assenza dell’intera sua famiglia, né era sconvolta dalla distruzione della sua casa, tornando dal commissariato.

Era abituata al quel genere di cose, inoltre se poi le era arrivata una telefonata da Chichi nella quale aveva sbraitato sull’inettitudine di padre e figli che sparivano senza dire niente, allora si sentiva rincuorata.

Certamente, le dava fastidio vedere la propria casa distrutta.

Suo padre uscì trafelato da quelle macerie, accompagnato dalla fedelissima e cieca moglie.

“Bulma! Hai visto? gli animali stanno fuggendo terrorizzati! Vegeta dovrebbe darsi una calmata, stavolta!”

Bulma sorrise: dopo aver avuto ore ed ore di interrogatorio che sembrava quasi una molestia sessuale per poi concludersi con un violento terremoto che uccise sul posto il vecchio commissario in quanto era cauto un pezzo di intonaco sul cranio, non la spaventava più nulla.

“Beh, si vede che devono proteggere la terra. ormai sono diventati fortissimi” concluse Bulma. Poi si rivolse alla madre. “Portami un po’ di tè”

La madre di Bulma si adoperò nel farlo, trovando sé stessa e un po’ sconvolgendosi per il fatto che qualcuno le aveva chiesto di fare il tè, visto che lo rifiutavano sempre tutti.

Nel frattempo, Pan e Bra riuscirono a far rinsavire Crilin e Tenshinhan, al Palazzo del Supremo, ove si trovavano anche C17 e C18. Di nascosto agli occhi e alle percezioni delle aure, Goten, Trunks e Gohan si stavano allenando alacremente alla Stanza dello Spirito e del Tempo usata da Goku ed Ub durante il loro allenamento, anche perché peraltro quella vecchia era stata sigillata per sempre dopo lo scontro contro Majin Bu.

“Maledizione… Kolom è fortissimo, e a quanto pare si sono aggiunte anche altre due auree negative! Non abbiamo che fare!” riepilogò spicciolo il treocchi, come al solito quello che più di tutti sentiva la situazione critica.

“Beh, ancora nonno Goku non si è scatenato… possiamo ancora farcela!”esclamò incoraggiante Pan, guardando anche Bra, che tuttavia era pensierosa.

A lei serviva una strategia per essere d’aiuto al padre, come e meglio del fratello, visto che comunque lui aveva fatto la sua parte durante lo scontro di Majin Bu e quindi lei non voleva essere da meno. Era il primo vero nemico da quei tempi, e come Principessa dei Saiyan avrebbe dovuto fare un’ottima figura, notando anche che Trunks non era alla sua altezza, come espressamente detto da Vegeta.

Il centro dei suoi pensieri erano i due gemelli, che silenziosi attendevano novità dal campo di battaglia.

“Diciotto” esordì poi “hai mai saputo come funziona il tuo reattore energetico infinito?”

Diciotto scosse la testa: non le gradiva parlare di quella dolorosa trasformazione e di tutto quello che aveva subito come cavia del malefico dottor Gero, tuttavia la domanda di Bra aveva la radice di un’ottima causa.

Però rispose “Credo che Bulma abbia i progetti tecnici di mio fratello Diciassette, che ai tempi le servivano per costruire il telecomando per spegnerci”

Bra annuì e, trasformatasi in Super Saiyan, partì senza dire alcunché verso la base della Capsule Corporation.

Aveva un’idea per tornare in campo, e forse le avrebbe dato una mano anche i terrestri, e inoltre avrebbe potuto potenziare la Bluetz Battle Suite.

Nel frattempo, Zenit osservava analiticamente i tre spettatori.

“Voglio farvi vedere il mio Esercito. Correggimi se sbaglio, Kolom, ma dovrebbe essere esplicato anche nel Protocollo, al paragrafo 1029: il Prescelto avrà il più forte e grande esercito che si sia mai visto al mondo, e lui ne sarà il generale ricolmo d’astuzia” recitò a memoria, dando testimonianza del fatto che durante il periodo di incubazione era stato davvero costruito in base alle informazioni della madre.

Kolom scosse la testa dubbioso. “Di solito, era Lothar che guardava quel dannatissimo foglio, non io. Ma se te lo ricordi, io non sono nessuno per diniegare. Pertanto chiama chi vuoi, e lascia che sia!”

Zenit sorrise soddisfatto e allargò le mani e la bocca.

“EVOCATION!” esclamò, e subito si crearono tre sfere luminose che allontanandosi dalla creatura presero forma davanti a lui.

“Oh, maledizione! Che figlio di puttana, sta scatenandoci contro i suoi figli!” Piccolo stava sudando freddo e decise di condividere la sua paura con gli altri.

“Io non sapevo nemmeno che potesse avere questo potere!” rispose estasiato Kolom.

“Avanti, perché non li distruggiamo?” esportò Ub.

“Si vede che sei un terrestre! Ma sappi divertirti anche tu, no non sei curioso di vedere quanto sono forti i figli del prescelto?” Vegeta era già pronto a scatenarsi.

“Ma io non sono curioso! Voglio solo portare a casa la pelle!”

“Ma sei in guerra” rispose Piccolo. “quindi te lo devi meritare”. Era concentratissimo. Tutte le speranze dell’umanità dipendevano da lui.

Da lui e da Bra, la quale raggiunse in quel momento la sede della Capsule Corporation.

“Oh, Bra” l’accolse Bulma, con un gran sorriso. “SI PUÒ SAPERE DOVE SEI STATA?” sbraitò, evidentemente tesa a far pagare lo scotto a marito e figli una volta terminata la vicenda.

Bra si difese “Beh, madre, c’è la Terra in pericolo! Come credi che possa succedere che il pianeta sia in queste condizioni, pur tu non riconoscendo le auree avresti potuto capirlo guardando questi segni!”

Bulma si maledisse nell’avere quella mancanza, ma se lo sarebbe fatta insegnare un giorno da Vegeta.

“Comunque, perché sei qui? Non vedi che avete distrutto tutto? Mi tocca passare le notti in bianco, adesso, per ricostruire tutto!” chiese Bulma.

“E quel che è peggio è che gli animali sono fuggiti terrorizzati e adesso seminano il panico in tutta la città! Ci mancava una bella invasione di dinosauri, per mettere nel panico la gente!” ridacchiò, il padre di Bulma. Beato lui che poteva farlo.

“Beh, in ogni caso… mi serve assolutamente il progetto del numero 17, perché mi è venuta un‘idea a dir poco geniale!”

Bulma sorrise. “Certo, sei mia figlia! E nemmeno in questo caso posso sapere di che si tratta, no?”

Bra scosse la testa, ma il Super Saiyan che ancora deteneva ebbe l’effetto di distruggere quel che restava delle pareti.

Bulma rispose “Beh, prendili tu stessa… sono nel mio studio. È anti/Saiyan, quindi non dovrebbe aver subito grossi danni!”

“Beh, allora prendo tutte le strumentazioni e vado al Santuario di Dio, che è più sicuro!” avvertì Bra, e fece quanto appena esplicato.

In quel preciso istante, tre esseri presero forma.

Goku era curioso. “Chissà che forma avranno!”

“Ma è ovvio, no?” rispose piccato Zenit. “saranno esattamente come me! Dei Gi’isa purosangue!”

“Uhm… non capisco” Goku aveva anche riflettuto, ma non ci arrivava.

Nel frattempo, i tre nuovi Gi’isa fecero la loro comparsa davanti ai loro occhi.

Per prima cosa si inginocchiarono davanti al loro creatore, successivamente ad una indicazione del Prescelto si avviarono per distruggere i loro reali obiettivi.

A Zenit e solo a lui spettava il boccone più succulento.

A Vegeta spettava un Gi’isa piuttosto diverso.

Era un po’ più basso dei tre finora incontrati e degli altri due “fratelli”, aveva i la carnagione bianco latte, capelli ricci e gli occhi nocciola spaventati, o perlomeno davano quella impressione.

Aveva come al solito il torso nudo, tuttavia tre protuberanze generose facevano capolino all’altezza  del petto.

Non indossava dei pantaloni, tuttavia la lunghissima gonna bianca bastava per  coprire le ginocchia spigolose.

Ai piedi, degli stivali bianchi con almeno quindici centimetri di tacco.

Aveva uno strano profumo, come di pasta appena cotta.

Era una Eskeloth, un Gi’isa femmina. Era strano che nonostante le palesi differenze fisiche non si faceva caso all’identità sessuale Gi’isa durante i dialoghi.

“È addirittura in grado di creare Eskeloth… pazzesco” pensò Kolom, con un certo interesse rivolto alla nuova Eskeloth.

“Il mio nome è Kroove” disse la donna, con una voce non del tutto diversa da quella di Zenit.

Vegeta non aveva ancora smesso di guardare quelle protuberanze già descritte. “Certo che avere tre tette ha i suoi vantaggi, eh?” chiese più a loro che a Kroove.

Quest’ultima ridacchiò. “Oh, ma il mio… seno, non tetta… centrale, non è come sembra”

Ub ebbe in custodia un essere molto meno adulto degli altri due. In effetti sembrava la sua copia sputata, se non fosse stato per i vestiti diversi e la carnagione azzurra invece che nera.

“Sono Mistrok” annunciò lui, porgendogli la mano. Indossava dei pantaloni da rapper larghissimi, con scarpe enormi e grottesche annesse.

Ub la porse ingenuamente, e subito una scossa ad altissimo voltaggio che sarebbe stata in grado di uccidere all’istante un uomo normale, attraversò il corpo dell’allievo di Goku, che dunque partì già in svantaggio, fra le risa di Mistrok e Zenit.

Infine Piccolo ebbe davanti un essere con i capelli a forma di cuore, dalla carnagione grigia.

A differenza degli altri, portava una camicia hawaiana, anche se sbottonata, e pantaloni che ricordavano molto quelli dalle Fusion di Metamor con tuttavia dei ghirigori neri, e anche le scarpe erano dello stesso modello.

“Chi diavolo sei?” chiese Piccolo, ostile al massimo.

“Mi chiamo Kelos, anche se non mi piace molto questo nome” rispose lui, davvero seccato nel nominare la propria identità.

Piccolo rimase perplesso. “Ma se ti sei chiamato così tu stesso! Come puoi dunque dire che ti va stretto?”

Kelos fissò Piccolo con i suoi occhi ambrati, e subito il namecciano si sentì imprigionato da una morsa invisibile.

“Non mi piace ciò che sto facendo, ma dovevo farti provare la mia stessa emozione. Così saremo empatici per tutto il tempo in cui starai in vita!”

Piccolo sudava freddo: era forse pazzo o era pazzo lui che si metteva a giocare con i suoi nemici?

Zenit, una volta resosi conto che i suoi “figli” stavano compiendo il loro dovere, tornò a rivolgersi a Goku.

“Naturalmente li ho plasmati in modo che potessero avere una forza equiparabile a coloro che stanno affrontando, altrimenti non sarebbe stato divertente! E adesso a noi due!” Zenit tornò in posa scimmiottando Goku.

Quest’ultimo sorrise, dopotutto non era ancora successo nulla di grave.

E poi Gohan, Goten e Trunks erano appena usciti dalla Stanza, ne sentiva chiaramente le auree ingrandite a dismisura: per fortuna, lo Zenkai Power non si era assopito come i loro caratteri.

I tre trovarono subito il gruppetto riunito al Palazzo del Supremo.

“Cosa sta succedendo?” chiese serio Gohan: il suo Saikyou No Senshi appariva molto più imponente, pertanto l’allenamento era andato bene.

Dende decise di raccontagli tutto, era l’unico che poteva farlo.

 

 

Un'altra caterva di personaggi a combattere contro gli Z Warriors! Ma siamo sicuri che siano davvero i figli di Zenit? In ogni caso, la battaglia sta cominciando ad interessare ogni combattente, e niente sarà dato per scontato! Come al solito, grazie per le recensioni e i vostri pareri, che sono molto importanti!

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Capitolo 21
*** Kroove e Mistrok ***


Alla fine del racconto, Gohan era sconvolto, inoltre lo erano anche Goten e Trunks.

“È una follia, una vera follia. Avremmo dovuto fermare Kolom molto prima, e invece ci ritroviamo nella peggiore delle ipotesi!” commentò il primogenito di Goku.

“Anzi, peggio!” aggiunse Pan. “I nemici aumentano, invece di diminuire! Cosa possiamo fare?”

“Bra è andata a controllare una cosa a casa sua, è tornata con un sacco di aggeggi e si è chiusa dentro quella camera, che per inciso è anche la stanza da letto di Popo! Mi chiedo a cosa possa servire!” disse Crilin, chiedendo lumi di quel bizzarro comportamento a Gohan.

“Conoscendola, avrà escogitato un modo per potenziarvi tutti” Gohan sapeva di cosa stava parlando, l’aveva avuta come allieva a scuola ed era eccezionale come riusciva addirittura a prevedere ciò che voleva dire il figlio di Goku durante le lezioni, tanto che spinse lo scienziato a prenderla come allieva personale, nonostante la giovane età.

La fervida immaginazione, la vivacità tipica delle quattordicenni e il quoziente intellettivo altissimo facevano di Bra una bomba imprevedibile. Se poi ci aggiungevamo la sua forza spropositata, la rendeva una degna figlia dei suoi genitori, dei quali aveva preso il meglio.

Mentre aspettavano dunque il chiarimento del mistero di Bra, i quattro scontri erano cominciati.

E Kolom attendeva impaziente il suo turno. Sapeva che forse non sarebbe mai arrivato, ma il colpo di grazia avrebbe voluto darlo, ai suoi incubi. Soprattutto a Vegeta, che si era rialzato chissà quante volte di fronte ai suoi colpi, ed era palesemente inferiore.

Goku cominciò ad attaccare il Prescelto sperando di occludergli tutte le possibilità di contrattacco, tuttavia Zenit non rispose alle provocazioni e si limitò a parare i colpi che gli provenivano, per poi contrattaccare ugualmente portandosi dietro il suo nemico e scagliargli contro un calcio alla schiena, che portò il Saiyan verso l’alto.

Era in sua preda: Zenit portò ancora e ancora in alto Goku a forza di colpi fisici per poi concludere il suo turno con un colpo a due mani che ebbe il merito di far schiantare Goku al suolo, creando una crepa di proporzioni enormi.

Goku si rialzò apparentemente senza sforzo e riprese a lottare, infierendo su Zenit, o meglio, fingendo di colpirlo per poi sparire all’ultimo secondo.

Questo trucco serviva più che altro ad irritare l’avversario che, non riuscendo a vedere o a prevedere dove sarebbe arrivato l’attacco e di quale tipo fosse, si spazientiva e colpiva a caso.

E in effetti Zenit cercò di colpire Goku non appena riappariva, ma il figlio di Bardack indietreggiò per scansare il braccio e colpì il suo bersaglio con un Ki Blast rosso, proprio dei Super Saiyan di quarto livello.

Mentre lo scontro tra Zenit e Goku proseguiva alla pari, Kroove e Mistrok stavano osservando i loro avversari.

Vegeta chiese “Beh, fammi vedere allora la tetta in mezzo cosa può fare!”

“Si chiamano SENI!” Kroove era arrabbiata. “E adesso ti faccio vedere io! “

Alzò in maniera molto poco anatomica la tetta di mezzo, che si accese di un verde chiarissimo.

All’inizio non successe molto, ma all’improvviso il Saiyan venne spinto lontano, senza apparentemente essere toccato.

Mistrok, che stava osservando Ub, guardò Kroove.

In effetti, aveva un fascino particolare che la rendeva desiderabile.

“So0no sicuro che qualunque Gi’isa che si rispetti proverebbe a metterle le mani addosso! Ma io veglierò su di lei affinché questo non accada!” dichiarò Mistrok dopo aver visto la “sorella” sorridere.

Kroove invece guardò il suo compagno con aria torva.

“Non ho certo bisogno di te per difendermi! Non vedi che ho sconfitto il mio avversario?”

Non aveva nemmeno finito di dirlo che un Big Bang Attack partì dalle frasche in cui era caduto il principe dei Saiyan e colpì la Eskeloth in pieno, facendola cadere su Zenit, che nel frattempo aveva subito un colpo da Goku.

“Maledizione, Kroove! Sta’ più attenta!” l’apostrofò Zenit.

“Fa’ silenzio! Per cosa ci hai chiamati, allora?” si difese lei.

”Eh? Non vi aveva creati con le sue mani? Sono sicuro di aver visto tre luci!” chiese Piccolo, lasciando perdere il suo avversario che comunque era rimasto fermo nei suoi pensieri.

“Nooo, che dici?” rispose veemente Kroove: quando perdeva le staffe la tetta in mezzo si muoveva indignata. “ Ci ha convocati, non creati! È pur vero che è il Prescelto, ma noi siamo le sue Guardie Personali! Lungi da me l’idea di essere stato creato da Zenit!”

 Quest’ultimo scosse la testa, disprezzando quelle parole.

“A questo punto non ci sto capendo più niente” disse Goku.

Vegeta convenne. “Stavolta Kakaroth ha ragione! Esponete la vostra storia o ti farò a fettine, tritetta!”

“E che cazzo, si chiamano seni!” esclamò Mistrok, poi arrossito.

Kroove lo guardò come se fosse una creatura strana, poi raccontò. “Tutto ha inizio quando il madre di Zenit ha annunciato la sua nascita. Essendo che lui è il Prescelto, doveva assolutamente vivere, quindi si è deciso di farlo nascere su un pianeta adatto allo scopo. Non sapevamo però se sarebbe nato adulto oppure neonato, per questo i capi hanno selezionato tre guerrieri di ottima fama, oltre i Generali incaricati, che gli facessero da guardia del corpo e durante il viaggio raccontargli tutte le stronzate dette dalla profezia e dal Protocollo, conferendogli anche la possibilità di evocarci ogni qualvolta egli ha bisogno di noi! Ed è grazie a questo che solo noi possiamo permetterci di trattarlo come pari, siamo un po’ i suoi tutori!”

“Anche se a me questa cosa non piace” aggiunse Kelos, come sempre cupo.

“Non piace molto nemmeno a me” annuì Zenit. “In ogni caso, noto che i vostri avversari sono ancora vivi. Posso sapere come mai?”

Mistrok si difese. “Io ho stordito il mio amico nero con la mia Stretta di mano micidiale, ma a quanto pare si è ripreso”. In effetti, Ub digrignava i denti offeso.

Vegeta disse “Io ho appena cominciato con la tua bambolina… vedrai come ballerà, la tua bambolina” provocò Mistrok in maniera plateale. Chiunque a quel punto avrebbe capito che il Gi’isa aveva un certo interesse per la Eskeloth così avvenente.

Chiunque tranne Kakaroth.

“Scusa, Vegeta, ma di chi stai parlando?” chiese anche educatamente.

Zenit e Vegeta si guardarono come solo la gente malvagia sapeva fare.

Una di quelle occhiate d’intesa che volevano dire molto più di ciò che non era stato detto.

Il padre di Trunks e Bra rispose “Peccato che con i Super Saiyan, non cresce anche il cervello…” e tornò a combattere contro Kroove, la quale oltre al seno centrale aveva anche quattro arti pronti all’uso.

Per consolidare quanto scritto, Kroove cominciò a scansare tutti i colpi del marito di Bulma con insospettata nonchalance, come se stesse danzando.

“Che fai, mi pigli in giro adesso? Guarda che non ho nemmeno cominciato a fare sul serio!” si trasformò in Super Saiyan III e cominciò ad urlare per raccogliere la forza.

“Assaggerai il mio Final Shine Attack!” annunciò compiaciuto.

Kroove sbadigliò vistosamente. “Beh, molto intelligente da parte tua annunciare con quale attacco mi colpirai… così ho tutto il tempo per prendere la mia contromossa”

Ma Vegeta sparì alla vista per poi riportarsi dietro di lei per colpirla alla nuca con una ginocchiata, che riuscì alla perfezione.

Piccolo nel frattempo osservava ancora Kelos, che serio osservava gli altri due combattere con veemenza mentre lui restava solo. Aveva concluso il suo attacco mentale e quindi era rimasto senza fare nulla.

Il Namecciano dunque chiese “E allora come mai Zenit ha detto che vi ha plasmati con la nostra stessa forza, se esistevate già  da prima?”

Kelos rispose “Non mi piace che se ne parli, ma penso che sia stata una fanfaronata… è tipico di lui, dire cose che non esistono. Abbiamo una forza di molto superiore alla vostra, anche se non mi piace questa situazione”

Piccolo cercò di colpirlo, ma venne di nuovo fermato da quella forza misteriosa, che lo bloccò dopo pochi passi e nell’atto di colpire con un pugno.

Nel frattempo, Mistrok stava subendo il Kaiohken alla quinta potenza di Ub.

“Kamehameha!”: la forza della Tartaruga tornò a risplendere azzurra dalle mani dell’allievo di Goku, per poi scagliarsi in tutta la sua gloria leggendaria sul corpo del già martoriato Gi’isa che subì un attacco violento di pugni.

“E con questo ti ho sistemato, eh? E non mi sto nemmeno impegnando! Ma adesso è venuto il momento del colpo di grazia! RYUKEN!”: tentando di nuovo il cosiddetto colpo più bello di Goku, Ub si sentiva più vicino al suo maestro che nel frattempo era in vantaggio dopo una breve combo di Zenit.

Il colpo, se fosse andato a segno, non avrebbe lasciato traccia del povero Mistrok, ma Kroove, evidentemente alla pari con Vegeta, lo colpì con veemenza e si frappose fra il suo pretendente e il colpo finale di Ub, col risultato che quest’ultimo colpì lei al posto del suo obiettivo iniziale.

Di Kroove non rimase più traccia.

Alla fine del polverone, Ub era quasi dispiaciuto di aver colpito la ragazza piuttosto che Mistrok.

Quest’ultimo era allibito nel guardare la propria Eskeloth preferita morire.

Di solito fra i Gi’isa si diceva apertamente quale Eskeloth si stava corteggiando in modo da non avere altri rivali attorno, tuttavia Mistrok si vergognava dei propri sentimenti e ogni anno nella stagione più adatta all’accoppiamento in  modo da poter avere più possibilità di portare a compimento il parto, era costretto a vedere Kroove accoppiarsi con altri.

Sempre.

Ogni volta, per quindici Cicli, che in Gi’isa si chiamano Ospemoth.

 Ma non avrebbe mai potuto dire ciò che provava a Kroove, perché i “rapporti stabili” non erano ben visti dal Governo, perché tutti avevano diritto alla discendenza e c’erano più possibilità di far figli con molti rapporti, piuttosto che con uno solo.

E invece Mistrok voleva Kroove tutta per sé, senza doverla spartire con chi non riusciva ad avere un figlio vivo.

Inoltre, Kroove aveva anche la qualità di avere fra le Eskeloth la percentuale più alta di figli rimasti vivi dopo il parto.

Ma in quel momento non si trovavano su Gi’isa in balìa di regole maschiliste a favore della procreazione.

Si trovavano sulla Terra, e c’erano soltanto due individui, a prescindere dal ruolo che avevano, dalla mentalità e dalle regole.

C’era Kroove, il corpo bruciato e agonizzante, un grosso buco dove avrebbe dovuto esserci lo stomaco.

C’era Mistrok, travolto da un milione di pensieri, che osservava ad occhi spalancati la propria amata che non aveva mai avuto il coraggio di toccare. Lei così bella, così decisa, così spavalda. Lui così vigliacco.

“M-mistrok…” chiamò. Per la prima volta, Kroove si rese conto di poter essere lei padrona del suo destino. Aveva sempre pensato a lui, durante i rapporti degli Ospemoth, pensando sempre a come poteva avvenire un rapporto sessuale Gi’isa felice.

Ma non poteva. Se non faceva lui la prima mossa era con le mani legate.

“Kroove! Stai bene?” chiese lui, lacrime agli occhi.

“C-che bello… piangi per me, addirittura… allora m-mi ami…”

Quelle furono le ultime parole di Kroove, la Eskeloth migliore del pianeta Gi’isa.

Chiuse gli occhi per sempre, non dando segno di vita, a parte l’ultimo sorriso, forse l’unico felice.

“Forse adesso sto cominciando a capire l’amore…” constatò Piccolo, mentre Mistrok urlava il suo disappunto.

 

 

 

L'ultima citazione è presa dal manga, quando dopo il Cell Game Piccolo si corruccia in quanto vede Crilin penare per C18 e non capisce per quale ragione! Ma nel frattempo penso che questo capitolo sia stato davvero fondamentale per capire i Gi'isa e quanto stiano soffrendo sul lorio pianeta! E Zenit che fa? Combatte contro Goku! Tutto sembra andare storto, ma chi dice che non ci sarà una svolta? Grazie pe rqualunque vostro parere!

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Capitolo 22
*** La vera forza di Gohan e Piccolo ***


La morte di Kroove fece salire le quotazioni di Ub, portando Zenit a definirlo come “essere più pericoloso di tutta la combriccola”, fra sé, non osando dirlo ad alta voce.

Invece disse “La morte di Kroove non resterà impunita. So bene che con la vendetta non si ottiene certo la resurrezione, ma vuoi mettere la soddisfazione di uccidere con le tue mani l’assassino di una tua valida sottoposta?”

“No, mio signore” lo interruppe Mistrok. “lasciate che sia io ad affrontarlo”

“No, Mistrok. Tu affronterai Vegeta, colui che stava combattendo Kroove prima che potesse eseguire quel gesto nobile che è ancora davanti alle nostre pupille” ordinò Zenit. “Invece sarà Kelos ad affrontare Ub, perché così sta scritto”

Kelos non diede segno di avere capito, né aveva dato prova di affetto per la compagna al momento della sua dipartita. Stava fermo immobile, ad ascoltare tutte le sinfonie del cielo, che sembrava volgere al temporale, come a voler commemorare una Eskeloth di quel calibro.

“Certamente, affidare la vendetta ad uno che non c’entra niente è più saggio di quello che sembra. In questo modo il vendicatore non sarà afflitto dalle emozioni e porterà sicuramente a casa la vittoria” constatò Piccolo, complimentandosi con Zenit. “Dimostri grande astuzia, e anche la tua forza contro Goku si sta sprigionando tutta. Sei davvero il prescelto, e per questo dobbiamo toglierti di mezzo!”

“Hehe, voglio proprio vedere se il tuo giocatore migliore ci riuscirà!” rispose Zenit, guardando Goku. “Finora non sei un granché” ”Nemmeno tu” si difese Goku. “Fammi vedere tutto te stesso, o penserò male di te”

Nel frattempo che le nuove coppie di combattimento prendevano forma lasciando Piccolo da solo ad assistere, Bra uscì dalla stanza di mister Popo con l’aria soddisfatta.

Gohan si girò per guardarla, altrettanto soddisfatto. “Lo sapevo. Non avevo dubbi”

“L’hai capito, eh?” chiese lei, felice. “Signori!” si rivolse al resto della compagnia.”Ho l’onore di annunciarvi di aver ampliato l’idea base che era nella testa del dottor Gero anche per i terrestri che non dispongono dell’energia infinita!”

I numeri 17 e 18 guardarono Tenshinhan e Crilin.

“Com’è possibile?” chiese Ten, sempre pronto quando vi era una anche minima possibilità di lambire il limite sempre più lontano dei Saiyan.

“È molto semplice” rispose prontamente la figlia di Vegeta “ invece di massacrarvi e massacrarmi di ore di operazione chirurgica che neanche sono capace di fare per trasformarvi in cyborg, ho pensato che sarebbe meglio se costruissi un’armatura con l’energia infinita! In questo modo sarete praticamente invincibili e con l’energia infinita!”

Crilin e Tenshinhan erano entusiasti nel vedere come quell’armatura in realtà era una tuta normale che ricopriva tutto il corpo, che andava indossata tramite cerniera messa dietro. Rossa per Crilin, verde per Ten.

“Ci siamo” annunciò a sé stesso Ten, osservando quanto era aderente quella nuova veste. “sono diventato un Super Terrestre, e tutto grazie ad una Saiyan, la razza che in realtà dovrei combattere. Beh, grazie Bra”

Quest’ultima chinò la testa per ricevere il ringraziamento e ordinò “Beh? Che fate allora? Andiamo tutti a dare una mano a chi sta combattendo, no?”

Tutti furono entusiasti nel scendere ad ammazzarsi per una buona causa.

Tutti, tranne il Maestro Muten, che era rimasto solo con Yamcha e Oolong alla Kame House.

Il rumore placido delle onde che si fermavano sul bagnasciuga rompeva il silenzio triste dell’unica stanza al pianterreno della casa.

Il maestro della Tartaruga era ben conscio di cosa stava accadendo a migliaia di chilometri da dove si trovava, sentiva distintamente l’aura incredibilmente potente di Goku scontrarsi contro un’altra di altrettanto valore, seppur malvagia fino al midollo. E anche se ignorava l’identità e i motivi di costui, non ci voleva certo un genio per capire che la Terra era in pericolo.

“Quanto è frustrante” disse ad un tratto Yamcha. “non possiamo fare nulla. Possiamo solo confidare in chi ha abbastanza forza da sorpassare quelli che ci stanno minacciando”

Muten guardò fisso Yamcha. “Hai ragione, figliolo, ma non mi è piaciuto il modo in cui ti sei tirato indietro. Io non ti ho insegnato certo questo”

Yamcha avvertì anche lo sguardo di rimprovero di Oolong, che a parte i programmi di ginnastica femminile anche lui sapeva come mettere in imbarazzo le altre persone.

Allo stesso modo l’eremita della Tartaruga, che annegava nelle riviste pornografiche la sua frustrazione sempre più grande nel non poter aiutare coloro i quali aveva condiviso gioie  e dolori nella loro infanzia, ovvero Goku e Crilin.

Tuttavia, era contento nel sapere che li aveva cresciuti bene, lasciando in loro la sua impronta che avrebbero portato ogni qualvolta avrebbero sconfitto un avversario.

Nel frattempo, le “riserve” degli Z Warriors fecero capolino sul campo di battaglia, già privo di Kroove, recentemente deceduta per mano di Ub.

Vegeta era alle prese con Mistrok, il Gi’isa innamorato.

Quest’ultimo diede ancora una volta prova di avere affinità con l’elettricità, usando sfere elettriche e una grande varietà di tornado, che richiamava direttamente dal cielo per poi posarsi sull’obiettivo, il quale però riusciva a schivare tutti gli ostacoli e portarsi davanti al suo obiettivo e colpire con un pugno al volto.

Il sangue Gi’isa uscì copioso dal naso di Mistrok, il quale, già sconvolto per la morte della propria amata e senza voce per aver urlato oltre le sue possibilità, riuscì in ogni caso a diventare schiavo della propria ira.

“Come osi colpirmi?” sibilò astioso ad un Vegeta divertito.

“Non saranno quattro flash a fermare il principe dei Saiyan” rispose secco.

“Ah, no? Allora sei? Sette? DIMMELO, CHE TI FRIGGO! POWER FLASH!”

Una grande esplosione elettrica circondò il proprio corpo martoriato dal senso di colpa, per poi indirizzare ola grande luce verso il padre dio Bra, che tuttavia commentò con un laconico “Troppo lento” e scansarsi, in modo da non essere colpito e anzi sfruttare quel grande fascio di luce a proprio vantaggio: contando sul fatto che Mistrok non sembrava impegnato a concentrarsi con l’cocchio della mente, Vegeta si nascose dentro la luce e la dirottò verso il mittente, alimentata anche da un Big Bang Attack.

Il corpo di Mistrok giacque così in fin di vita.

“Beh, che dicevo? Gli sciocchi che si lasciano guidare dall’ira generata dalla vendetta non hanno speranze contro il super Saiyan, il guerriero dal cuore puro”

Goku, che ascoltò, si stupì nel sentire che Vegeta copiava le sue battute, ma prima di poter complimentarsi un pugno di Zenit gli arrivò allo stomaco: stava ancora combattendo un avversario alla pari ed insidioso per potersi prendere delle pause.

Tutto sembrava vertere verso la vittoria degli Z Warriors, quando un gruppo di persone si avvicinò a Piccolo.

 “Piccolo! Mi pare ve la stiate cavando, no?” salutò Gohan, compiaciuto che già due corpi avversari erano a terra.

“No” scosse la testa Piccolo, sconsolato. “Sta’ a vedere: l’aura di Mistrok, l’essere appena caduto, non è calata nemmeno un po’…”

In effetti, Mistrok, che fino ad allora era rimasto succube dagli attacchi del Principe, si rialzò come se nulla fosse, dacché in principio era ricolmo di ferite.

“Abilità mentale: rigenerazione!” annunciò l’ex di Kroove, sorridente.

Vegeta sorrise allo stesso modo. “Ebbene? Ho già visto musi verdi rigenerarsi meglio di te!”

Mistrok rispose piccato “Però se dovessi tenere in ostaggio i tuoi amici…” e sfruttando la supervelocità colpì sia Gohan che Piccolo, i primi due che vide, sotto gli occhi stupefatti di Goten, Trunks, Crilin, Tenshinhan, 17 e 18.

“Ebbene? Adesso fai tanto lo spavaldo, vieni a salvare i tuoi amici!” ordinò Mistrok a Vegeta, ancora tranquillo a mezz’aria.

“Fossi in te, mi guarderei le spalle” consigliò il principe. Aveva anche lui notato il ritorno di Trunks, ma non gli piaceva il fatto che non aveva aumentato di molto la sua potenza.

“Tsé! E tu credi che io caschi in questo trucc…” venne colpito furiosamente da un Makankosappo che lo trapassò da parte a parte, alla’altezza del petto.

“So bene che non ti ho ucciso, ma volevo essere sicuro che il biglietto da visita ti fosse arrivato bello chiaro!” disse Piccolo, abbassando il braccio.

La sua aura, così come quella di Gohan, era aumentata a dismisura.

I due Saikyou no Senshi erano pronti alla battaglia, decisi più che mai ad apporre il loro contributo alla causa.

“Due contro uno, rassegnati” sibilò Gohan.

Mistrok non avrebbe tuttavia tirato dietro la gamba, non quella volta.

Lo doveva a Kroove. Avrebbe ucciso tutti quegli esseri con le sue mani.

 

 

La riscossa di Kroove? Chissà... nel frattempo, ecco pronto un altro capitolo avvincente! Adesso che arrivano anche i guerrieri di riserva, sarà interessante per la truppa di Zenit (già priva di Kroove) difendersi e distruggere tutti! Cosa ne pensate? Siete d'accordo?

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Capitolo 23
*** Ub vs Kelos ***


Vegeta non gradiva il fatto di essere ignorato in quel modo, ma doveva dire che lo scontro contro Mistrok non lo aveva esaltato più di tanto, quindi decise di lasciarlo perdere e andare in direzione di Kolom. Il fatto di aver perso una combattente metteva in difficoltà i terrestri, che avevano un Lottatore in più, e dunque si sarebbe resa necessaria la ridiscesa in campo del braccio destro di Lothar, il quale giaceva ancora fra le montagne privo di sensi.

Mistrok, nel frattempo, teneva sotto controllo la situazione.

Nonostante gli attacchi assortiti di Gohan e i colpi energetici di piccolo, Mistrok aveva estratto le spade e in una tecnica simile  a quella che usava Kolom , riusciva in ogni caso ad usare i suoi pugni, che caricato elettricamente davano il loro filo da torcere al nuovo Gohan, che frustrato non capiva perché ogni volta che combatteva non riusciva a vincere, da quando aveva affrontato Cell.

“Caspita! Anche se hai il torace trapassato, riesci a tenermi testa come pochi al mondo!” si complimentò il primogenito di Goku, schivando all’ultimo momento un fendente elettrico e rispondendo con una ginocchiata ma trovando solo il punto vuoto dove il Makankosappo aveva colpito. “Perché non passi dalla nostra parte?”

“GIAMMAI! Tu non sai cosa è successo al mio amore perduto!” e guardò ancora una volta il corpo inerme di Kroove, ormai ricolmo di polvere e fuliggine a causa delle esplosioni dei vari combattimenti, e dato che anche Vegeta e Kolom avevano cominciato, il cadavere aveva bisogno di una sepoltura, altrimenti sarebbe stato disintegrato.

Oltre ai colpi fisici di Gohan, il Gi’isa innamorato doveva stare attento ai colpi puntuali e precisi ed energetici di Piccolo, che interveniva ogni qualvolta Gohan era in svantaggio, riportando la situazione alla paro.

“Comunque dimostri di valere come avversario!” commentò quest’ultimo, asciugandosi un po’ di sangue dalla bocca.

“Beh, ti ringrazio. Sai cosa me ne faccio dei complimenti di uno che sto per uccidere!” tagliò corto Mistrok.

Ormai la sua vita era del tutto inutile, senza Kroove, aveva già deciso di suicidarsi non appena conclusa quella missione.

Poiché nulla aveva più senso senza Kroove. non che abbiano avuto quel tipo di rapporto profondo, tuttavia la perdita della Eskeloth migliore del pianeta era un colpo troppo incompensabile. Nel frattempo, Ub combatteva contro Kelos, incaricato da Zenit in persona ad eliminare colui che fisicamente aveva spezzato la vita della guerriera.

Era stato fino ad allora uno scontro senza esclusione di colpi, la foga della Lothar aveva spinto Ub a spingersi anche fino al Kaiohken alla settima potenza, volendo conservare la decima solo per Zenit e la sua energia infinita.

“Guarda i tuoi amici terrestri e muso verde!” consigliò ad un tratto Kelos al suo avversario. “sono in difficoltà contro Mistrok, non credi? E tutto questo perché gli è morta la sua anima gemella! Che massa di incompetenti... odio dirlo, ma siamo palesemente più forti! Vi conviene arrendervi ed ingrossare le fila del Prescelto!”

Ub non lo ascoltava neanche, intento com’era a pensare ad un punto abbastanza sensibile da fargli male per più di qualche secondo.

Aumentò la sua forza fino a toccare il Kaiohken alla nona potenza.

Non era facile controllare i vari stadi di quel colpo, tuttavia doveva farlo, perché la quantità di energia usata non era trascurabile, e se voleva dare una mano a Goku per togliere di mezzo Zenit (lo scontro procedeva e dava la sensazione che sarebbe andato per le lunghe, data la situazione di stallo) conveniva dosare al meglio le forze, seppur Kelos non sembrava quel tipo di guerriero che potevi sbrigartela in pochi minuti.

Ub provò dunque a colpirlo con un pugno allo stomaco, ma il suo avversario tentò con lui la stessa tecnica telecinetica che aveva applicato contro Piccolo.

Improvvisamente, i nervi della reincarnazione di Majin Bu ebbero un fremito, che spinse il loro proprietario ad esitare a colpire, come se si stesse dimenticando qualcosa, ma poi il pugno arrivo preciso, puntale e potente, tanto che il Gi’isa dovette piegarsi su sé stesso a causa dei suoi effetti.

Un completò il suo attacco con un colpo a due mani che schiantò al suolo l’avversario.

“Ehehe” commentò poi il ragazzo. “Non pensavi che potessi avere questa tecnica, eh? La gente mi vede gracilino e pertanto crede che può fare qualsivoglia provocazione, tuttavia io conservo il ricordo ancestrale degli incantesimi del mago Bibidy, ed è per questo che nessun trucco di magia può funzionare contro di me”

Ricordava benissimo quando venne a conoscenza delle sue origini. Avvenne proprio il giorno stesso in cui Goku lo portò da Dende costringendolo a creare una Stanza dello Spirito e del Tempo ex novo.

Il giorno della storica, memorabile prima lezione.

“C-cosa? M-ma stai scherzando?” ricordava ancora con affetto la prima cosa che gli venne in mente di balbettare non appena Goku gli aveva comunicato che la forza nascosta che aveva derivava da un mezzo desiderio che aveva espresso lui dieci anni prima.

Eppure, in fondo al suo cuore, quel ragazzo timido e gracile sapeva che colui che aveva davanti, un perfetto sconosciuto, non gli stava mentendo ed anzi, era uno di cui ci si poteva fidare.

Dopo sette anni, ne prese perfettamente coscienza e in quel momento ne ebbe la prova definitiva. L’incantesimo non ha avuto effetto sul suo corpo. Magari non arrivava a rigenerare le parti disintegrate, ma perlomeno era ormai molto più forte della sua controparte “originale”, che si limitava a gozzovigliare a spese di Mister Satan.

“Ah, dunque è così, eh?” commentò Kelos, con suo grande scorno. “Vorrà dire che userò metodi molto più espliciti, se la mia magia non funziona con te!”

Ub si mise in guardia. “Non vedo l’ora di vederli”

Il suo avversario  lanciò da sotto il polso delle funi semi trasparenti di colore blu elettrico che andarono a catturare le mani di Ub, che avvertì all’istante una leggera scossa attraversargli il corpo.

“Voglio proprio vedere, adesso!”  ridacchiò fra sé Kelos. Non gli piaceva che la sua Telecinesi, di cui andava molto fiero, non funzionasse.

 Era sempre stato considerato, sin da quando era uscito dall’Incubazione, per quel suo talento, tanto da aver potuto salire la gerarchia anche solo grazie a quella sua particolarità, ovvero quella di avere carta bianca sui nervi e i suoi muscoli dei suoi avversari. Qualità che nessun altro aveva.

Ogni qualvolta che se ne presentava l’occasione, che sia per le feste di compleanno o che sia per lo scontro con Ub in cui in palio c’era la sopravvivenza, esibiva quel potere.

E dunque era frustrante vedere che per la prima volta non vi era riuscito. Se poi ci si aggiungeva il fatto che colui che aveva di fronte era la reincarnazione della Creatura Maledetta che aveva distrutto la loro civiltà millenni prima, la situazione raggiungeva un’apoteosi di scoraggiamento.

Nel frattempo era riuscito ad ammanettare Ub. Non avrebbe più potuto usare le mani per un po’.

“E ora…. ICED!” mise i palmi sul terreno che si congelò in pochi secondi, per poi creare col fumo del ghiaccio una creatura che rispecchiava la forma del suo creatore, senza tuttavia avere una forma concreta che permettesse all’avversario di colpirlo o in ogni caso a fargli male.

“La prima cosa che mi viene in mente è che per eliminare costui devo distruggere la coltre di ghiaccio che l’ha generata…” commentò Ub.

“Provaci, se lo sai fare” lo provocò Kelos, che nel frattempo godeva lo spettacolo della sua creatura fendere colpi in grado di trapassare l’aria, lasciando dietro di sé una cortina di scintille in grado anch’esse di colpire l’avversario con piccole ferite, tuttavia abbastanza gravi da menomarlo.

Il fatto di non poter usare le mani lo preoccupava.

“Come mai non riesco a liberarmi da codeste manette?” chiese Ub non necessariamente a qualcuno, ma fu Kelos a rispondere soddisfatto. “Sarai anche immune ai miei incantesimi, ma tutte le altre cose no! E dunque, se applico la mia telecinesi immobilizzante ad un oggetto che creo io che ti ammanetto con l’inganno, sta’ sicuro che non potrai mai e poi mai liberarti, per quanto tu possa essere potente!”

Alla fine di quel monologo, Iced colpì con una spada di ghiaccio l’allievo di Goku, che per la prima volta da quello scontro cominciò a sanguinare.

L’evento ancora più strano e che Ub non riusciva  spiegarsi era il fatto di non poter tornare ad estrarre la spada di ghiacci  conficcata, e dunque continuare a subire i calci dell’essere di fumo freddo.

All’improvviso, si rese conto che il Kaiohken settima potenza era scomparso, tornando ad avere la forza base.

In quel modo, era preda di chiunque.

E ancora le mani era rinchiuse in quella morsa; cominciava a notare i primi rivoli che partivano dai polsi, oltre alla perdita copiosa che aveva allo stomaco.

Aveva la nausea. Si aspettava che almeno uno dei suoi compagni venisse  a salvarlo, prima o poi, da quel tormento di dolore.

“Maledizione! Gohan e Piccolo sono impegnati e non se la stanno cavando molto bene, Vegeta sta affrontando Kolom che ritengo non aveva bisogno di essere provocato e Goku sta affrontando il pesce più grosso senza però riuscire a prevalere! Dobbiamo tornare in campo!” riepilogò Goten  a Trunks.

2non senza di noi!” s’intromise Ten., al quale prudevano le mani nel provare la nuova invenzione di Bra, che invece stranamente non era propensa  combattere.

“Come mai non vuoi buttarti anche tu nella mischia?” chiese Pan.

“Beh… abbiamo già affrontato Kolom e non siamo riuscite a sconfiggerlo! Contando che non è ancora pomeriggio, mi chiedo come possiamo affrontarlo!” rispose Bra. Era incredibile, quella ragazza.

“Non è il momento di avere paura!” esplicò Pan, che la conosceva più di tutti. “È nostro dovere proteggere la Terra e dare una mano ai nostri genitori!”. Nel suo caso, c’era anche il nonno in campo, mentre Bra aveva il padre e il fratello, mentre la madre era ancora scossa dalla discussione che aveva avuto con il commissario di polizia, poi morto davanti ai suoi occhi.

Tuttavia, Bra, non avendo come al solito una soluzione, aveva paura.

Paura di non farcela, di non tornare a casa sana e salva, di non rivedere più l’amatissima madre.

Per quello si era impegnata sfruttando il suo DNA di genio e combattente, per avere sempre una via d’uscita e uscire viva da qualunque tipo di situazione.

Ma quella specifica non ne aveva. Si ritrovava in un vicolo cieco pieno di Gi’isa fortissimi e pronti a scarnificarla.

“Comunque, Tenshinhan” Bra si vide interrompere quel filo di pensieri dalla voce di Goten. “nonostante la vostra indubbia nuova forza vi conviene coprirci le spalle e fare un lavoro semplicemente di contenimento, in maniera da…”

“Col cavolo!” protestò Crilin, quando Ub, o meglio, ciò che ne era rimasto, cadde fra loro.

Era davvero ridotto malissimo, ma era ancora cosciente.

I suoi profondi occhi neri scrutavano chi in quel momento aveva davanti, ovvero il figlio che Goku aveva rifiutato, Goten.

Quest’ultimo non poteva non disprezzarlo per ciò che significava la sua adolescenza, tuttavia la situazione richiedeva di mettere da parte l’astio che covava e porgli la mano per farlo rialzare.

 Dopotutto, Goku era fatto così: gli piaceva allenare la gente migliore, ed evidentemente Goten non era migliore di Ub.

Per quel motivo, la sua mano, che il ragazzo a terra vedeva come un’ancora di salvezza, per l’altro significava aver riconosciuto la sua superiorità.

Ub si rialzò, dunque, e gli chiese “Non ce la faccio… da solo. Potete aiutarmi?”

Goten rimase immobile. Era appena giunto a quelle conclusioni che crollarono immantinente.

Trunks rispose al suo posto. “Certo, Ub. Goten, facciamo tornare Super Gotenks, e vedranno quanto siamo cambiati!”

Crilin e Tenshinhan invece avrebbero fatto quel lavoro di contenimento, almeno per il momento.

Ma sarebbe venuta anche per loro la luce della ribalta.

 

 

Fine Capitolo! Ub è stato sconfitto, e questo ripiana un po' la morte di Kroove, per i Gi'isa! secondo voi, dovrebbe morire ora oppure lo facciamo soffrire ancora per un po'? Lo scompriremo nel prossimo capitolo!

 

 


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Capitolo 24
*** Dura prova per i terrestri ***


“Scusa, Goten, ma io non sono d’accordo. Dobbiamo anche noi fare qualcosa, a parte il contenimento” protestò il numero 17, sempre pronto alla polemica.

Goten guardò i quattro Terrestri.

“Lascia che siamo noi a combattere, per questa volta, tenendo voi come asso nella manica” aggiunse Crilin.

“E poi voglio vedere come funzionano esattamente le mie tutine” concluse Bra, nascondendo con la paura più a sé stessa, che a Pan, che come coscienza se la cavava fin troppo bene.

Dunque Goten e Trunks, dopo un cenno d’intesa, lasciarono gli altri ad affrontare il temibile Kelos.

Quest’ultimo si vantò davanti ai suoi avversari. “Il Prescelto ritiene che costui sia l’avversario più pericoloso a parte colui che sta affrontando. Ordunque, non credo che siate così forti da tenermi testa”

 “Questo lo credi tu” rispose Crilin, concentratissimo. Per la prima volta, avrebbe capito ciò che provava sua moglie nell’avere l’energia infinita. “Siamo in quattro, anche molto potenti, tu sei solo. Non ci vuole certo un Prescelto per capire che parti in svantaggio”

“Guarda che non sono Kolom” riprese Kelos “so combattere perfettamente contro molteplici avversari. Potreste essere anche in centomila, vincerò tutti”

La frecciatina contro di lui arrivò anche alle orecchie dell’interessato, che si distrasse per digrignare i denti.

Vegeta chiese. “Cosa c’è? Fa male sentirsi rinfacciare la verità?”

Kolom rispose “Sta’ zitto e assaggia questo!” . essendo stato provocato qualche minuto prima, non si aspettava di tornare a combattere così in fretta, tuttavia lo colpì all’improvviso con un raggio di energia, ma Vegeta lo parò senza nemmeno scansarsi.

“Lo Zenkai Power a volte fa miracoli” sorrise il principe. Aveva la sensazione di poter raggiungere Kakaroth ben presto.

Tornando allo scontro Terrestri/Kelos, la tensione stava salendo alle stelle. Tensione tuttavia positiva, in quanto la nuova arma ideata da Bra in persona aveva tutte le migliori premesse.

Crilin conosceva Bulma da tempo immemore, e non si stupiva affatto che la figlia avesse ereditato il suo cervello. Era il minimo, per lui, che la figlia della Presidente della Capsule Corporation ne pensasse una e ne facesse cento.

Andava da sé che la fiducia che riponeva nel nuovo indumento era pari a quella che riponeva nei suoi compagni, i quali era sicuro che in caso di necessità lo avrebbero aiutato.

Dall’altra parte invece c’era Tenshinhan, che, isolato dal mondo, non sapeva nulla né di Bra né tantomeno di Trunks, intento com’era ad allenarsi praticamente da solo, con il solo Jaozi a fargli da compagnia, ma sempre più spesso da sparring partner.

Con lui, viveva Lunch, la “ragazza fastidiosa”, alla quale tuttavia non poteva fare a meno di non volerle bene, a prescindere degli ostacoli involontari agli allenamenti che poneva quando aveva i capelli blu.

Non sapendo nulla della figlia di Vegeta e delle dinamiche che hanno portato la ragazza ad aiutare un amico di famiglia e per estensione anche lui, osservava con diffidenza il suo nuovo strumento.

Lui era un devoto del lavoro, di raggiunger egli obiettivi con le proprie forze.

Tuttavia, se l’obiettivo si chiamava Son Goku e distava milioni di punti forza da lui, allora val bene usare diavolerie elettroniche per dargli l’illusione di essere arrivato.

E poi, dopotutto, c’era da dire che senza forza base anche il supplemento non sarebbe stato efficace.

Infine, dietro di loro, vi erano i cyborg, i due ragazzi maledetti dal destino, condannati per sempre ad avere una forza superiore e a quanto non avessero mai immaginato.

Sicuramente, il numero 17 aveva sognato durante il periodo scolastico di avere un superpotere come quello dei suoi eroi a fumetti, ma non era mai arrivato a pensare che un giorno uno scienziato senza scrupoli avrebbe realizzato il suo desiderio, pagando però un prezzo carissimo.

I suoi genitori smisero di riconoscere entrambi e dopo poco tempo seppero del loro suicidio.

Per le mani penzolanti a causa del cappio che teneva appesa la testa, tenevano entrambi una foto di loro quattro ai tempi dell’infanzia.

Dopotutto, non era colpa loro se erano stati tratti con l’inganno. Ma per loro, i due gemelli bellissimi avevano smesso di esistere nel momento in cui divennero dei cyborg.

In ogni caso, erano passati molti anni da quell’evento, e la situazione richiedeva a lui e alla sorella (ed anche al cognato, tuttavia in maniera minore) di usare la propria forza per il bene comune.

“Almeno questo: i nostri genitori sarebbero fieri di noi” si disse ancora una volta il numero 17.

Diamine, Gelo gli aveva anche cancellato il fatto di avere un nome!

Quanto lo odiava.

E quanto odiava Kelos, il Gi’isa che gli stava davanti. Doveva eliminarlo, e alla svelta. Solo in quel modo avrebbe protetto la sorella (che non aveva mai  visto i due cadaveri) dal mondo, fermo restando che niente avrebbe mai compensato l’ingenuità che commise e che portò il numero 18 a diventare un mostro esattamente quanto lui.

Le stesse cose le pensava anche lei, con l’aggravante che adesso aveva un marito e una figlia, da proteggere.

Di sicuro, non avrebbe mai più permesso che Marron corresse pericoli vitali.

Kelos interruppe quell’introspezione chiedendo, non appena la brezza preserale calmò i suoi istinti. “Ebbene? Chi si fa aventi per primo?”

Crilin e Ten fecero un passo avanti, raccolsero tutta la loro potenza e con loro somma sorpresa notarono che non riuscivano a fermarsi.

“È dunque questa l’energia infinita?” chiese Crilin, colmo di stupore.

“Più o meno!” rispose Bra. “Fa’ attenzione, tuttavia! Non sono sicura che l’energia si traduca in aura! È ancora un prototipo!”

“Lo sapevo io che c’era l’inghippo…” pensò deluso Ten. Del resto, cosa si poteva pretendere dalla figlia di Vegeta, un loro nemico?

In ogni caso, il massimo della loro aura si palesò in un’ultima esplosione.

“Ma scusate, perché non provate la Fusion?” chiese Ub, aggrappato alla spalla di Goten, ironia della sorte.

“Non possiamo” rispose amaro Crilin. “non vedi quanta differenza c’è in altezza? Credi che se ne avessimo avuto la possibilità non l’avremmo già provata ai tempi di Majin Bu, invece di riscaldare le chiappe a giocare a carte col maestro Muten?”

Ub annuì, avendo capito.

Come prima mossa, Tenshinhan cominciò a caricare la Dodonpa, mentre Crilin si avvicinò per tentare uno scontro fisico.

Kelos invece premette due dita sulla tempia sinistra e bloccò entrambi gli avversari.

“Per sfortuna, non riesco a farli implodere... miseriaccia, avrei molta più libertà in tal caso!” si rammaricò il Gi’isa, compiaciuto nel  constatare che il suo dono non era sparito.

“N-non riesco a muovermi… maledizione!” esclamò Tenshinhan, sempre più deluso nell’aver accettato di essere aiutato.

Forse, senza quella tuta, non sarebbe caduto in quella trappola stupida.

In ogni caso, ci pensarono i due cyborg a distrarre Kelos, con un a sfera di energia ciascuno, che impattarono sul suo corpo e lo accecarono per un istante, liberandoli dall’incantesimo.

“Grrrazie, ma non avevamo bisogno del vostro aiuto” sibilò Ten, senza guardarli.

“Contenimento, amico” rispose Diciassette. “Non vorrai certo papparti tuta la torta da solo!”

Diciotto invece consigliò Crilin “Sta’ attento!”

Quest’ultimo provò a caricare il Kienzan.

“È un trucco vecchio” commentò Kelos. “non hai qualcosa di più moderno?”

“Fa’ silenzio!” intimò Crilin. “Ten, sai cosa fare!”

Ten non se lo fece ripete due volte; quello rientrava nella sua idea di lavoro di quadra. “Taiohken!”

 Kelos ebbe di nuovo la vista occupata, ma quella volta da un colpo di sole potentissimo, i cui effetti sbalordirono persino il treocchi.

“Ma cosa…?” chiese a Bra, che senza rispondere alzò il pollice come segno di amicizia.

D’un tratto, la figlia di Bulma era diventata la ragazza più geniale del mondo, e anche se aveva quella giusta dose di paura per potersi salvare la pelle, valeva la pena ammetterla nella lista dei guerrieri Z.

Ma non era finita: una volta accecato, Crilin scagliò il suo Kienzan contro di lui, cercandolo di trapassarlo da parte a parte e poi combattere solo col busto.

Cosa che puntualmente avvenne, ma non si aspettavano di certo che le gambe prendessero coscienza da sole e cominciarono ad attaccare senza posa il povero Ten, che non avendo un copro col quale combattere si limitò alla semplice difesa.

Invece Crilin dovette affrontare Kelos, corpo a copro, come aveva cercato di fare dall’inizio.

Sentire il suo alito pepato.

Vedere i suoi occhi iniettati di sangue, ancora lacrimanti a causa del Taiohken.

Tutto quello gli mancava, al terrestre, in fondo.

Uno scontro all’ultimo sangue era ciò per cui aveva sperato, in fondo.

Avere lui la responsabilità della famiglia che aveva messo su lo riempiva d’orgoglio.

Con sua sorpresa, i colpi che riceveva venivano attutiti dalla maglia che indossava.

Sapeva bene che fra lui e il Gi’isa che stava affrontando c’era una differenza abissale di forza, tuttavia grazie al marchingegno che stava indossando, quella differenza era molto meno evidente, e ciò gli permetteva anche di passare al contrattacco, con una serie di calci che il busto non poteva dare.

Lo portò verso l’alto, poi, rimanendo a terra, puntò direttamente alla parte tagliata ancora sanguinante, certo di colpirlo sul viso.

“KA… ME…HA… ME…HAAAAA!”

L’Onda della Tartaruga, il colpo migliore fra il repertorio del Maestro Muten.

Non sapeva che ogni volta che ne veniva scagliata una, un brivido d’orgoglio percorreva la vecchia spina dorsale del maestro.

Il raggio bluastro partì dai palmi dell’ex calvo diretto al busto di Kelos.

Quest’ultimo rise e tuttavia respinse con una mano sola quel colpo, che andò a frantumarsi su una montagna vicino a dove riposava Lothar, lontano da quella battaglia.

“Cavolo, Crilin! Era una Kamehameha potentissima, quella! Dove hai imparat…” stava dicendo Goku, ma venne colpito da una gomitata alla bocca.

“Mai distrarsi, Son Goku!” lo avvertì Zenit. “Sono il Prescelto, non gradisco che non mi si dia retta!”

“Ah, davvero?” sogghignò il Saiyan. “Perché non mi fai vedere una delle tue tecniche?”

Nel frattempo, anche Piccolo e Gohan avevano il loro daffare, arrivando a constatare che Mistrok era disposto a tutto pur di vincerli.

“Hai appena provato ad autodistruggerti” disse Piccolo, vedendo il pericolo scampato.

“Già… ma non illuderti, muso verde! Ho ancora altri assi nella manica! E voi mi sembrate stanchi! Questa guerra di logoramento vi sta portando alla disperazione, eh?”

Gohan non lo capiva. Avevano tutto sotto controllo, eppure Mistrok non gettava la spugna. Che nascondesse qualcosa?

 

 

Fine Capitolo! Dura prova per i Terrestri, non credete? E Zenit non gradisce essere interrotto... quanto possono essere minacciosi? La guerra avrà molto da dire, credo! Voi invece, che ne pensate? Grazie per qualunque commento!

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Capitolo 25
*** La caduta dei Cyborg ***


“Sono moto fiero di loro” commentò Muten, dopo aver avuto la solita sensazione che gli percorreva la spina dorsale.

“Già… anch’io” rispose Yamcha.

Avrebbe, in realtà, tanto voluto dare una mano ai suoi amici, ma tra il dire e il fare c’era di mezzo un abisso incolmabile tutto da riempire a colpi di energia e forza vitale, che l’ex predone del deserto non aveva.

“Non credevi certo di farmi fuori con questa acqua fresca?” chiese Kelos.

“No, ma poco ci manca” rispose beffardo Crilin. “Fra poco sarai mangime per uccelli”

“Aahahaha! Se questo era il tuo colpo più potente, non oso pensare cos’hai nella tua faretra!” constatò Kelos, portandosi ancora una volta davanti a Crilin, cercando di tempestarlo di pugni, ma il terrestre li evitò tutti con grande destrezza e sfruttando un gioco di gambe insospettato.

“Dov’è che ha imparato tutte quelle mosse? Non è capoeira?” chiese Goten al numero 18.

Quest’ultima sorrise. “Beh, ho dovuto pur allenarlo un po’, no? E ho ritenuto di fargli imparare una tecnica “diversa”, ma comunque efficace”

E l’azione successiva diede ragione alla moglie di Crilin, perché con uno scatto si abbassò e alzando solo le gambe colpì ancora una volta òla parte tagliata del suo nemico, il qual cadde a terra, dolorante.

“Maledetto! Assaggerai la mia ira!” posò i due indici sulle tempie e concentrandosi provò a bloccare il migliore amico di Goku una seconda volta, riuscendoci.

“Argh!” commentò. “Mi sono lasciato fregare ancora!”

Tenshinhan, vedendo l’amico nei guai, allontanò con un calcio le pericolose gambe del Gi’isa (anche lui era in vantaggio, ma nessuno lo stava guardando) e provò la sua tecnica migliore.

“KIKOHO!” urlò a squarciagola, e subito dal buco lasciato fra le mani giunte partì un raggio giallo che esplose nelle vicinanze del Gi’isa, il quale scansò all’ultimo momento, non impedendogli tuttavia di perdere il braccio destro.

“Ce l’abbiamo fatta...” pensò fra sé il terrestre, ma quando si vie davanti il busto mutilato di Kelos, ebbe un fremito.

Il Gi’isa non avrebbe mai perdonato nessuno di loro, aveva scherzato anche troppo contro di loro.

Infatti questi aprì la bocca dalla quale uscì un fumo nero che occluse Ten alla vista di tutti.

“E con questo dovresti essere a posto. È inutile chiede aiuto al tuo terzo occhio” spiegò in breve, poi corse verso Crilin che si stava scagliando contro di lui con un calcio, lo afferrò e lo scagliò con violenza a terra, creando una piccola fossa e facendo perdere i sensi al padre di Marron.

“Fuori due. Ora tocca a voi, androidi”

Kelos li guardò con aria di sfida. Voleva davvero concludere quello scontro, in quanto non stava facendo bella figura davanti a Zenit, e nemmeno davanti a Kolom, il quale era molto deluso dalla condotta sua e di Mistrok, il quale era ancora in difficoltà.

Man mano che lo scontro procedeva, Gohan e Piccolo acquisivano sempre più padronanza dello scontro e tenevano una costante offensiva, mentre il povero alieno non poteva far altro che indietreggiare e contrattaccare frontalmente.

O quantomeno cercare uno spunto decisivo per piazzare uno dei suoi colpi micidiali, il problema stava nel distrarre Piccolo, perché Gohan non gli sembrava molto sveglio, in realtà.

Così si ripiegò su sé stesso alla prima occasione utile e liberò una sfera di energia purpurea  che allontanò entrambi dal suo campo d’azione, necessario per quello che doveva fare.

“Maledizione! Ha ancora energia!” commentò Gohan, frustrato per non riuscire a trovare il colpo decisivo.

“Non crucciarti, Gohan” disse Piccolo. “Anche se si sta confermando un avversario pericoloso, è stata una buona idea afro tarlo in due. È solo questione di tempo e cadrà, ricorda che è anche obnubilato dalla voglia di vendetta”

Detto quello, il suo sguardo sin posò sul corpo inerte di Kroove.

Metteva quasi malinconia, ma ormai non vi era più nulla da fare. In effetti, era la prima volta che provava sentimenti di quel tipo per un nemico sconfitto. Forse perché in quel caso si trattava di una donna, o in ogni caso l’equivalente femminile delle donne terrestri.

In quel momento, comprese fino in fondo l’importanza di disintegrarlo, piuttosto che lasciare il cadavere.

Nel frattempo, Mistrok allungò il braccio sinistro e disse guardando Gohan dritto negli occhi: “FALCON STORM!”

Una serie di falchi argentei scese dal cielo senza preavviso, tutti diretti verso il primogenito di Goku e il suo maestro namecciano.

“E adesso cos’hai intenzione di fare?” chiese Gohan, preoccupato.

“Sta’ a vedere! Colpite!” ordinò ai suoi.

I falchi aprirono il becco per far partire un raggio rosso che non prometteva nulla di buono.

Gohan cominciò a schivarli con la super velocità, ma non si aspettava certo che i raggi non smettevano di cercarlo, tanto che Piccolo, accortosi di quella peculiarità, tentò di contrastarli con delle bombe di energia, invano.

I raggi riuscirono a contrastare i colpi di Ki di Piccolo e a colpirlo, allo stesso modo con Gohan.

Ma non caddero, anzi i due assorbirono il colpo e distrussero i falchi che nel frattempo erano arrivati a portata di tiro e li distrussero con una serie di pugni.

“Ma è impossibile! Avreste dovuto morire!” esclamò Mistrok, da quel momento in preda al panico.

“Se tenti di contrastarci con questi giochetti, mi stupisco che tu sia ancora vivo!” rispose Gohan, acido.

Il Gi’isa espanse la propria aura e tentò di colpirlo con una ginocchiata, ma Gohan la parò con una mano e con l’altra mirò a palmo aperto alla sua testa.

“Addio. MASENKO!”

La testa di Mistrok si disintegrò all’istante. Si era logorato troppo per poter rappresentare ancora una minaccia.

Una volta che il corpo ebbe toccato terra, Gohan ebbe compassione anche di quel G’isa. Non ebbe potuto fare  ameno di notare le lacrime agli occhi poco prima che la testa gli venisse tranciata dal Masenko.

“Piccolo” esordì con voce roca “forse stiamo macchiando la nostra anima, nell’uccidere questi Gi’isa?”

Piccolo non seppe cosa rispondere: era vero che Kolom e Zenit avevano due auree potenti e malvagie, ma i tre “assistenti” del prescelto non sembravano affatto bellicosi.

E la storia triste di Kroove e Mistrok stava lì a dimostrare l’effettiva validità della tesi di Gohan e Piccolo.

Alla fine il namecciano rispose “Stiamo agendo per legittima difesa, dopotutto. Per quanto mi riguarda, preferisco uccidere che essere ucciso. La cosa migliore che possiamo fare è dare loro una degna sepoltura”

E così fecero: seppellirono i due corpi lontano dal campo di battaglia.

La loro azione venne notata solo da Goten e Trunks, che stavano assistendo alla Lothar dei terrestri puri contro Kelos assieme a Pan e Bra, che tuttavia erano assorbite da quello scontro.

“Ma cosa fanno? Stanno seppellendo i Gi’isa?” Goten ne era stupito.

“Faresti meglio a vedere cosa stanno facendo i due fratelli invece…” tagliò corto Trunks.

In effetti, i numeri 17 e 18, che si erano sostituiti a Tenshinhan e Crilin in quanto loro erano stati coperti da quella misteriosa coltre nera che li occludeva alla vista, non se la stavano cavando molto bene.

Nemmeno la loro Danza Accelerata, una delle loro tecniche più forti, non era riuscita del tutto e Kelos ebbe modo anche di afferrare la gamba del numero 18 e di conficcarla nel terreno, inerte.

 “Maledetto!” esclamò Diciassette, e si scagliò contro di lui creando delle false copie di sé stesso per confonderlo, tuttavia il Gi’isa aveva dalla sua parte il potere telecinetico che bloccava solo il corpo fisico del cyborg.

“Maledizione! Mi ha fregato ancora!” pensò fra sé il cognato di Crilin.

All’improvviso gli venne in mente un’idea.

“BRA!” chiamò imperioso. “Non hai un marchingegno in grado di aggirare questo potere fastidioso?”

“Magari ce l’avesse…” concordò Diciotto, rialzandosi.

“Appunto… però, ora che ci penso, lui blocca solo la parte organica dei vostri corpi! Non ha nessun potere sula vostra parte cibernetica!” disse Bra, spiegando al situazione.

“E cosa farai, allora?” chiese sarcastico Kelos. “Creerai un marchingegno per illudermi che questi due sono completamente meccanici? Mi spiace, non vi riuscirai!” si spostò con la supervelocità colpendo Bra allo stomaco.

Fu un pugno secco, violento, preciso.

Doloroso.

Bra sputò sangue, a terra.

Kelos tornò a concentrarsi sui due cyborg “Ebbene? Adesso che il vostro genio è a terra dolorante, cosa farete? Vi arrenderete com’è giusto che sia?”

Chiamò a sé le gambe e colpì Diciotto alla schiena, atterrandola ancora.

Diciassette ebbe un fremito, ma non poté fare nulla perché si ritrovò a terra dopo pochi secondi, colpito anche lui dalla pianta del piede destro in faccia.

“Che bastardo!” esclamò Pan, prima di trasformarsi in Super Saiyan.

Si scagliò anche lei contro il Gi’isa, ma quest’ultimo si girò appena in tempo e con gli occhi creò una forza magnetica invisibile che spinse la ragazza a terra.

“Non puoi sfuggirmi. Nessuno può sfuggirmi, il mio potere mentale è immenso” commentò Kelos, soddisfatto.

“Tutti, tranne me” sussurrò Ub.

“Che dici? Non avrai intenzione di combattere alle tue condizioni?” chiese Goten, in preda al panico.

Trunks intervenne e lo prese sulle spalle. “Senti, Goten: io vado da Dende e lo faccio curare, tu cavatela in qualche modo! Ti affido mia sorella!”

Bra era ancora in ginocchio, senza la benché minima avvisaglia di ripresa.

Goten osservò il campo di battaglia.

Diciassette e Diciotto erano stati sconfitti, Ten e Crilin erano intrappolati dentro quella nuvola nera.

Pan era a terra, oppressa da una forza invisibile che la permetteva a malapena di respirare.

Era rimasto solo lui. Lui e i suoi pugni, calci ed onde energetiche.

E il misero Super Saiyan Full Power.

“Ci proverò” annuì a Trunks. Sapevano entrambi che avrebbe potuto garantire solo pochi minuti.

“Aahahah! Non ce la farai!” Kelos, dopo aver riso, prese Ub e lo tenne come ostaggio. “Rimarrete qui fino a quando non lo dico io!”

Goten e Trunks concordarono tacitamente sul ritorno di Gotenks.

“Cosa farete, ora? Combatterete seriamente oppure mi date il permesso di uccidere codesto moribondo?” chiese sarcastico il Gi’isa, tenendo Ub per i capelli.

“Non pensate a me, ragazzi! Scatenate tutta la vostra potenza!” esalò l’allievo di Goku.

 

 

La situazione precipita! È rimasto solo Goten a combattere contro il temibile Kelos, che se non altro se la cava contro gli "scarsi" degli Z Warriors! Ditemi cosa ne pensate!

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Capitolo 26
*** La forza di Gotenks ***


Una volta che Kelos aveva rapito Ub, l’idea di Trunks di farlo curare tramontò miseramente. Era il momento di richiamare Gotenks.

“Non ce ne sarà bisogno, Ub” assicurò Trunks. “Sconfiggeremo costui in un minuto. Dobbiamo far fruttare i momenti passati alla Stanza dello Spirito del Tempo nuova”

“Esatto” concordò Goten. “Sta’ a vedere!”

Eseguirono la Fusion in meno di tre secondi.

Super Gotenks Super Saiyan di Terzo Livello si palesò ancora una volta sotto gli occhi di tutti.

“Ah, già, il guerriero a casco di banana... quanti ricordi! Non vedo l’ora che muoia!” commentò Kolom, tenendo a bada Vegeta.

“Sarai tu a morire per prima!” gli assicurò il principe, che invece era sicuro di poterlo battere.

“Uhm… la Fusion di Metamor… interessante. Ma sapete che questa è la Danza Antica, vero?” commentò Kelos, allo stesso modo di Kolom.

“Ma com’è che i Gi’isa non partono e tutti sanno del cambio di danza del pianeta Metamor?” si chiese Gotenks, in una domanda destinata a non trovare una risposta esauriente.

In ogni caso, non temette quello che avrebbe potuto fargli Kelos, piuttosto le cattive condizioni di Ub lo mettevano in difficoltà: come salvarlo senza arrecargli danno alcuno?

Prese una breve rincorsa e acchiappò letteralmente il corpo del ragazzo con entrambe le mani, in una maniera simile ad un’azione di rugby.

“Maledetto!” lo apostrofò Kelos, tuttavia non era troppo sconvolto.

“Non dirmi che avevi previsto che ti avrei tolto l’ostaggio così repentinamente!” si stupì la Fusion.

“Sì… e no! In ogni caso, sono sicuro che non prevedrai questo!” gli scagliò un raggio verde simile ad una frusta, ma Gotenks la evitò senza sforzo.

La frusta continuò a schioccare, tuttavia Gotenks dimostrava di avere doti atletiche superiori.

Si rese conto che era il momento del contrattacco, pertanto si lasciò legare la caviglia alla frusta e , visto che si stava avvicinando al Gi’isa, creò all’istante un paio di Super Ghost Kamikaze e glieli scagliò contro all’ultimo secondo.

Avrebbe potuto essere coinvolto anche lui in quell’esplosione, tuttavia la Fusion scansò una frazione di secondo prima: dopotutto la sua era una strategia pensata.

Tuttavia, con suo sommo disappunto, i fantasmini che aveva creato diligentemente non avevano ottenuto l’effetto sperato, Kelos si trovava ancora integro ai suoi occhi.

Integro nel suo busto e le sue gambe, ormai separate dal Kienzan.

“Maledizione… devo trovare una tecnica migliore!” commentò la Fusion, tuttavia meno spaventata del solito.

“Aahahha! Provaci!” Kelos si scagliò contro di lui e diede il via ad uno scontro puramente fisico, usufruendo anche delle gambe che tuttavia si limitavano a distrarlo alle sue spalle.

Gotenks bloccò entrambe le braccia del Gi’isa e salendo sul ventre tagliato sulle gambe di Kelos si diede una spinta e diede un doppio calcio al suo petto, per poi continuare con una serie di pugni in faccia che lo stordirono, un calcio al mento per togliersi dal campo visivo e cominciare a scagliare la serie di bombe energetiche che prende il nome di Renzoku Shime Shime Missile.

Kelos si rialzò dopo alcuni secondi e con i suoi poteri mentali portò le gambe in modo da farle passare attorno al collo di Gotenks, ma la Fusion era astuta.

Vide anzitempo l’azione pericolosa alle sue spalle e si scansò all’ultimo minuto, cosicché quegli arti andassero a circondare invece il collo di Kelos, che soffocò, data la presa violenta che aveva progettato.

Prigioniero delle sue stesse gambe, il Gi’isa non riuscì a concentrarsi a sufficienza per muovere la telecinesi  verso la situazione in cui si trovava  e parimenti verso Gotenks, che soddisfatto progettava di dare il colpo di grazia, tuttavia non aveva pensato ad un possibile contrattacco.

Infatti Kelos, con uno sforzo, si liberò con le braccia e riuscì repentinamente a dare una gomitata allo stomaco del suo avversario, dopodiché volò per porsi sopra di lui come se lo stesse dominando e da quella posizione creò alcune lance per scagliarle contro il corpo momentaneamente a terra.

“Andate, Lance de lumiére!”. A quell’ordine, quegli oggetti si scagliarono pronti a trafiggere il proprio obiettivo, ma Gotenks le schivò una per una e trovò anche il modo di afferrarne un paio per mani e rispedirle al mittente, che invece aveva mandato le proprie gambe a portata di tiro e con quelle colpirlo alle spalle in modo da lussargliele.

Distratto da quegli arti, la Fusion non poté reagire anche alle lance, che gli esplosero in mano, me dunque distratto dal polverone diede modo al Gi’isa di avvicinarsi e di tempestarlo di sfere energetiche verdi che inaspettatamente non esplosero, ma fuoriuscirono delle liane che andarono ad aggrapparsi su tutto il corpo della Fusion, rilasciando una strana mucosa rosa maleodorante.

“Cos’è? Che cosa mi hai fatto?” chiese Gotenks terrorizzato, notando che quel muco appiccicoso andava espandendosi senza possibilità d’arresto.

“Questo è il mio Colpo Botanico! Nessuno resiste ai miei Bulbi Odorosi!” disse Kelos, fiero delle sue “semi piantine”.

“Odorosi, eh? I piedi di Goku dopo l’allenamento fanno più odore!” commentò ironico Gotenks, dalla parte del secondogenito, che tuttavia ricordava quel tipo di odore perché nei dieci anni fra Majin Bu e quel maledetto Tenkaichi che gliel’ha di nuovo sottratto, due terzi del tempo lo aveva passato allenandosi con lui.

“Adesso posso colpire!” riprese il Gi’isa, e aiutandosi con la supervelocità cominciò a  disseminare di ppiccoli pugni i bulbi verdi che non avevano ancora smesso di rilasciare quella  mucosa.

I bulbi esplose, ma la mucosa rimase intatta, lasciando l’unione fra Goten e Trunks limitata nei movimenti.

“Non potrai nemmeno ingrandire la tua aura per toglierti di dosso la mucosa, ho pensato a tutto!” disse Kelos, a braccia conserte. Era un po’ inquietante vederlo in quella posizione senza gambe e con ancora il sangue che cadeva copioso dal punto in cui era stato tagliato.

“Questo lo pensi tu…” pensò fra sé la Fusion, che non era ancora scoraggiata.

Ub era ancora là che guardava lo scontro con apprensione.

Bra giaceva carponi con ancora addosso gli effetti del pugno.

Pan non riusciva ancora a muoversi nonostante la sua agitazione e i pianti isterici tipici di una undicenne che non vedeva via di uscita se non nel pianto stesso.

I cyborg erano stati sconfitti e contavano su di lui, così come Crilin e Ten , che Lotharvano non visti contro quella coltre nera che li occludeva alla vista.

Non poteva permettersi di perde anche quella volta, in quanto tutti avevano dato il loro contributo in quella storia, tranne lui, che fino a quel momento era rimasto in disparte a guardare gli altri combattere, forte di un credito ormai vecchio di decenni.

Ciò che era stato fatto contro Majin Bu non aveva più importanza, c’erano quelle brutte copie adulte, adesso, a formare la Fusion di Metamor, in una pallida imitazione di ciò che era stato.

Ciò tuttavia non voleva dire arrendersi a quella stupida mucosa, no.

Non quella volta, non quel giorno, non in quella situazione.

Gortnks espanse in ogni caso la sua aura e le mucose si staccarono tutte dal suo corpo, andando invece a posarsi sul s loro creatore.

“Che te ne pare?” chiese sarcastico Gotenks. “E non ho ancora finito!”

Si spostò con la supervelocità sul busto e lo colpì con un colpo a due mani, per poi colpirlo ulteriormente con una serie di calci che lo spostarono ancora più in alto e concludere con un doppio raggio che ricordava ad vicino il Doppio Distruttore di Trunks.

Kelos non capiva per quale ragione la sua telecinesi era tornata a non funzionare.

Poi le vide: una serie di mucose rosa maleodoranti continuavano a persistere sul suo corpo.

“Maledizione, me n’ero dimenticato! Iu miei poteri mentali si inibiscono con questa robaccia!” pensò fra sé, e se ne liberò.

Poi tornò a ghignare: era perfettamente consapevole di essere rimasto solo a parte Kolom (Lothar non era pervenuto) a fare da spalla a Zenit, quindi era sua responsabilità sconfiggere tutti gli avversari, per fare bella figura davanti al Prescelto ed essere ricordato nel nuovo mondo che avrebbe costruito.

E ce l’avrebbe fatta, a qualunque costo.

“Non montarti troppo la testa” lo avvertì a voce alta. “Ti sono ancora superiore in tutto, pertanto sarebbe meglio se ti arrendessi!”

“Tsé, parole vuote e prive di senso! Non vedi che ormai detengo i ritmi dello scontro?” ribatté piccato Gotenks. “Oppure devo dedurre che stai dicendo questo affinché Zenit lo senta e abbia pietà di te, una volta che striscerai per terra invocando pietà a causa della sconfitta che ti infliggerò fra pochi istanti?”

“Ma perché stanno parlando aulico?” pensò Goku, impegnato a tenere a bada zenit e cominciando a dare segni di cedimento e distrazione.

“Questo è tutto da dimostrare, caro mio” fece spallucce Kelos. “Ricordati che ho dalla mia il potere della telecinesi!”

E sparirono entrambi alla vista, per cominciare a combattere a ritmi più serrati.

Come accadeva spesso in quel tipo di scontro, i due, seppur non visibili fisicamente, segnalavano la loro presenza con dei potenti spostamenti d’aria capace di sgretolare la terra sottostante.

“Senza però distruggere l’Astronave Madre, Kelos! Altrimenti non potremo tornare!” avvertì Kolom, osservando la foga con cui lui e Gotenks stavano battendosi.

Purtroppo per lui, Vegeta era di fronte e sentì ogni sua parola , difatti ghignò con un brillìo negli occhi che la sua famiglia aveva imparato a riconoscere come presagio di carognata.

Ma stavolta la carognata l’avrebbe fatta a dei nemici che minacciavano la sicurezza dell’intero universo.

Così disse euforico “Big Bang Attack!”, ma non lo spedì a Kolom, bensì all’astronave madre con cui era arrivato Lothar, che ovviamente esplose lasciando poche tracce di sé,m tuttavia utili solo per qualche ricerca scientifica.

“Ops, mi dispiace!” disse Vegeta, con un tono di voce quanto di più lontano dal dispiaciuto.

“Maledetto! Perirai!” lo apostrofò lì per lì Kolom, ma con gli occhi osservava la re

Con sua somma fortuna, non si era accorto ancora di nulla in quanto impegnato nello scontro con Goku.

Nel frattempo, Gotenks e Kelos continuavano a scambiarsi colpi veloci, facendo bene attenzione quest’ultimo ad usare a proprio piacimento le gambe ormai tranciate.

Ma Gotenks voleva davvero la vittoria, e di sicuro avrebbe vinto con molta più facilità se la questione si trattava della mera voglia di vincere, tuttavia avrebbe dovuto metterla in piani pratici.

Per farlo, aveva bisogno di disintegrare perlomeno gli arti inferiori, lasciando il Gi’isa realmente senza gambe.

Ma come farlo senza che lui si cautelasse utilizzando la telecinesi?

All’improvviso, gli venne un’idea.

“Ub” chiamò sottovoce.

Ub non capì sdubito che si stava riferendo a lui, ma poi realzizzò che se lo stava chiamando a voce bassa voleva dire che aveva intenzione di comunicare tramite le aure.

L’allievo di Goku non aveva mai imparato a comunicare in quel modo, quindi si trovò imn leggera difficiltàò.

“Uhm… Gotenks vuole da me una cosa… ma cosa? Cosa posso fare io in queste condizioni? È vero che mi prudono le mani, ma… un momento!”

Notò finalmente le gambe che stavano tormentando la povera Fusion con dei colpi ritmici da dietro.

“Devo distruggere le gambe! Sono l’unico che può farlo in quanto immune dall’incantesimo di quel bastardo! Ha avuto un’ottima idea!”

Gli bastò scaricare un raggio d’energia per distruggerla, tuttavia per farlo pagò con l’energia che era riuscito a riaccumulare, tornando di nuovo stremato.

A volte, per una vittoria bisognava pagare prezzi altissimi.

In ogni caso, Gotenks sorrise e tornò a rivolgersi spavaldo a Kelos, che in quel momento era fuori di sé dall’ira.

“Allora, che te ne pare? Non ti sei accorto di niente, eh? Adesso oil nostro scontro è impari!”

“Lo credi tu!” rispose furibondo Kelos. “Adesso, se permetti, comincia la vera battaglia! Anzi, finisce qui, perché ti porterò con me nell’ Halkathrax!”

Si allontanò dalla Fusion per cerare un gigantesco cubo purpureo, che assieme alle dimensioni, acquisiva anche scariche elettriche.

“Godrai col mio Cubo Cosmico!” esclamò, guardando dritto negli occhi la Fusion giunta al terzo Livello del Super Saiyan.

“Tsé, come se potessi davvero lanciare una roba del genere” . non sapeva da dove gli erano uscite quelle parole, tuttavia rispose in quel modo, Gotenks.

“Cosa?” Kelos non si aspettava quella psicologia inversa e il cubo sparì alla loro vista, come se non fosse stato mai creato. Evidentemente la concentrazione era svanita, dando così modo a Gotenks di contrattaccare con una gomitata allo stomaco e un colpo a due mani che schiantò il povero busto del Gi’isa a terra.

Anche Gotenks scese a terra e colpì ripetutamente il Gi’isa a suon di calci, per riportarlo a mezz’aria e totalmente fuori controllo.

Era il momento del colpo di grazia.

“Burning Kamehameha!” , fece dei strani gesti con le braccia davanti al corpo, ma alla fine il raggio azzurro uscì dai palmi come sempre.

Di Kelos non vi fu più traccia, ne erano testimoni Ten, Crilin, Pan e Bra, che furono liberati dagli incantesimi del perfido alieno.


 

Come poteva Gotenks esimersi dal distruggere Kelos? Non poteva, in effetti xD e quindi l'ho tolto di mezzo! Fatemi sapere la vostra opinione su questo capitolo e sul personaggio di Bra. Ho sempre dimenticato di chiedervi un parere sulla mia caratterizzazione così diversa da quella del GT: se ho messo OOC come avvertimento è principlamente per "colpa" sua! Ma mi sembra molto più realistico che la figlia di Bulma e Vegeta prenda il meglio dei due che diventi un'oca senza arte né parte! Grazie per qualunque opinione e buona Pasquetta! 

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Capitolo 27
*** Il braccio destro ***


Tutto era tornato alla situazione iniziale, dunque.

“Avete vinto…” fece Kolom, notando che anche il terzo dei tre era caduto.

“Già” rispose soddisfatto Vegeta. “Tutto merito dei miei figli, che come me sono invincibili!”

“Ma se fino a poco fa odiavi quello con i capelli lilla!” ribatté stupito il Gi’isa.

Vegeta non rispose, tornando a combattere con maggiore foga.

Nel frattempo, Lothar era ancora in coma fra le montagne fra le quali era stato spedito da Zenit.

Stava facendo un sogno stranissimo: era sulla Terra, e il Prescelto si avvicinava a lui con fare beffardo e dopo avergli impiantato una strana sfera nello stomaco lo respinse fino a fargli perdere conoscenza.

Tutto ciò in cui aveva creduto, tutto ciò per cui aveva combattuto, era stato vano. Il Prescelto non aveva la qualità di leadership sperate ritenendo più consono ai suoi progetti fare il bello e il cattivo tempo.

Perché allora sforzarsi tanto per mantenerlo in vita?
Perché sforzarsi di scegliere tre buone guardie del corpo che avrebbero contro ogni probabilità protetto il Prescelto fino a quando non avrebbe raggiunto l’età adatta, in quanto non si aspettavano che sarebbe nato adulto?

Tutte quelle domande, nel sogno, avevano in comunque una sola risposta.

Kolom. La sua faccia di bronzo apparve vivida e beffarda nella sua mente, e fu proprio quello che risvegliò Lothar dal suo sonno.

Aprì gli occhi lasciati chiusi per alcune ore, e notando per prima cosa il gelo che lo attanagliava, sia fisico che spirituale, cercò di riprendere controllo dei suoi arti intorpiditi.

Rispondevano: una delle poche cose positive che fino a quel momenti ricevette dal Fato.

La sua mano sinistra muoveva ritmicamente le cinque dita, come se stesse salutando i suoi occhi. Allora Lothar decise di prendere un po’ di quella neve, come per constatare la diversa consistenza della neve terrestre con quella Gi’isa.

Spostò il suo campo visivo limitato per vedere il cielo della sera ricoprire quel pianeta.

Era meraviglioso, Orione imperava davanti i suoi occhi, e via via tutte le altre stelle. Lothar sapeva bene che il loro Sole non era visibile dalla Terra, tuttavia vedere l’infinità di stelle in quel modo lo faceva sentire vicino a casa.

Casa.

Dove i capi stavano cercando lui e Kolom per giudicarli.

Che cosa in realtà lo aveva spinto a fargli credere che il Prescelto sarebbe nato perfetto?

Niente, a parte la paura della morte.

Eppure, cose come il Prescelto e la Morte si perdevano nell’infinità del cosmo, e lui lo sapeva benissimo.

Forse stava sbagliando tutto: forse la ricerca maniacale della profezia e del suo perfetto compimento aveva assorbito tutte le energie dei Gi’isa e aveva ottenuto l’effetto contrario: in realtà il Prescelto non esiste, esisteva invece la volontà di riscattarsi e di uscire dalla crisi donata dai loro antenati appassionati di malgoverno.

E Zenit doveva essere sconfitto, in un modo o nell’altro, ma per farlo aveva bisogno dell’aiuto dei terrestri.

E prima ancora, aveva bisogno del proprio corpo, così si rialzò pur se a fatica e cominciò a concentrarsi per rilevare le aure.

Rilevava Zenit e Kolom, ma anche tre aure Gi’isa defunte. Le riconosceva bene, avevano un’intensità diversa da tre aure Gi’isa vive. Per questo sul loro pianeta esisteva il detto “I Gi’isa non muoiono mai”, come per dire che i morti sarebbero stati sempre lì a osservare l’operato dei loro successori.

Non riusciva tuttavia a capire di chi si sarebbe potuto trattare, e sperando che non si trattava di Kroove, Mistrok e Kelos, cercò di riprendere possesso anche delle sue facoltà mentali spiccando il volo.

L’aria fresca della sera in montagna era qualcosa di inebriante, doveva riconoscerlo. Man mano che passavano i minuti era sempre più cosciente di sé e riacquistava energia.

Dopotutto, il colpo non era stato potente e le ferite non gravi, ma l’intensità e la velocità con la quale era stato colpito aveva provocato in lui una sorta di coma.

Sapeva di non poter godere all’infinito di quella pace né di quella calma, con la guerra che imperversava fra i terrestri e i suoi due compagni, tuttavia non poteva fare  a meno di sentire sensazioni positive in tutto quel silenzio: il cielo stellato terrestre che di notte era così simile a quello Gi’isa, la neve immacolata che recava solo un buco nel quale lui stesso aveva riposato per mezza giornata, il freddo pungente che lo tonificava.

Davanti a lui, paura, morte e distruzione.

“Perché siamo stati tanto stupidi?” disse ad alta voce, come se la Terra avesse avuto una risposta pronta.

La rivoluzione avrebbe dovuto partire dalle mani di tutti i Gi’isa, a prescindere dall’identità del salvatore.

Ormai la sua energia era tornata tutta. Di lì a poco, sarebbe tornato sul campo di battaglia.

Ma prima, un ultimo sguardo alla zona che lo aveva misericordiosamente ospitato era doveroso.

Tutto era così bello, così tranquillo, che avrebbe tanto voluto scattare una fotografia e portarla in Gi’isa.

Sorrise. La Terra era bellissima, e loro l’avevano profanata in quel modo.

All’improvviso, il fuoco. Un’esplosione. Un attimo di incoscienza.

La montagna su cui aveva riposato era andata distrutta nel giro di qualche secondo, al suo posto, una enorme coltre di fumo, generato dal fuoco che si era spento grazie all’enorme quantità di ghiaccio che era posta sopra la cima.

Lothar non poteva sopportare oltre. Sapeva bene chi aveva lanciato quel colpo, che si era portato anche per altri svariati chilometri, vedeva bene il solco profondo lasciato in bella vista.

Ancora lui. Sempre lui. La sua spina nel fianco per anni.

Kolom.

Aveva creduto in lui. Nella sua redenzione. Nel suo cambiamento. L’occasione della Profezia era perfetta per redimersi, ma lui no.

Era testardo. Era un bastardo.

Doveva eliminarlo alla svelta.

Raccolse le sue forze per volare più velocemente.

In un attimo si trovò davanti a lui in persona.

Ripensandoci, era davvero un bene per Kolom se lui si era risvegliato dall’oblio?

Fino a quel momento, nessuno si era accorto di nulla.

“Maledetto, ti sei spostato” stava dicendo furioso contro un Saiyan. Gli era mancato il tempo di conoscerli bene, quei terrestri, ma lui era sicuro che quelli biondi erano Saiyan, ne percepiva l’aura diversa da quella che poteva avere un Terrestre. Non sapeva perché quei Saiyan fossero biondi visto che aveva imparato all’Accademia che avevano i capelli neri, tuttavia ne prese atto.

Quei pochi che erano rimasti dopo quella sfortunata collisione contro un asteroide.

Non c’era mai stata molta simpatia fra i Gi’isa e i Saiyan, per quel che ne sapeva Freezer aveva intavolato una trattativa per acquistare il suo pianeta, ma vedendo la povertà già incalzante a quei tempi decise di rinunciare e di sottomettere (grazie a quei barbari scimmioni) i suoi molteplici satelliti nell’ottica di uno scambio con pianeti più grandi e prosperosi.

Successivamente, Freezer scomparve improvvisamente assieme al temutissimo Re Cold e subito dopo si entrò nel periodo della Profezia.

L’avversario che stava affrontando Kolom rispose “Dopotutto, non era un granché, mi sa che stai finendo le tue cartucce”

Dunque era davvero così? Questo è l’interesse che hanno i Saiyan difensori della Terra per il loro pianeta? Si può sacrificare una montagna semplicemente per vedere quanto può essere forte un avversario?
Non erano affari suoi, in ogni caso. Sapeva bene che in tutti c’erano luci ed ombre, e i guerrieri Saiyan non facevano certo eccezione, anzi.

Il suo problema era Kolom e anche il cosiddetto Prescelto, che stava lottando contro uno strano tipo dai capelli molto lunghi, ovviamente anche lui dorati.

Kolom stava per scagliargli un pugno, ma Lothar intervenne palesemente a favore del Saiyan e lo parò  al posto suo con naturalezza.

“Maledetto bastardo! Come osi interferire? Vuoi assaggiare anche tu la mia potenza?” lo apostrofò il Saiyan a suon di improperi.

“Non era un pugno che potevi parare con i soli colpi fisici” rispose lui, calmo. Calmo come lo era stato il posto dove aveva fino ad allora riposato.

 “Che cavolo vuoi dire? Stai scherzando? Lo sai chi sono io?” lo attaccò ancora lui.

“No, non sto scherzando, non so chi sei tu e voglio dire semplicemente che il pugno che stavi per subire avrebbe avuto ripercussioni su di te per tutto il resto della tua vita” rispose lui.

“Lothar! Ma perché l’hai fatto?” s’intromise Kolom al posto di Vegeta, che stava per ribattere. “Siamo Gi’isa noi! Perché dunque mettersi dalla parte del nemico? Non lo vedi quanto è bastardo? Dicevi che li odiavi, i bastardi?”

Lothar sorrise.

Stava osservando Kolom, e non era che avesse una bella cera.

Evidentemente, il Saiyan era in vantaggio o comunque in situazione di parità.

Poi rispose, scegliendo parole volutamente taglienti.

“Se qui c’è un bastardo, quello sei solo tu. Come hai osato uccidere degli innocenti modificando consapevolmente la Profezia? Devo dedurre che il tuo interesse verso la nostra patria è pari a zero? E guarda poi l’Astronave Madre: per quanto mi riguarda, ti ritengo responsabile! E infine, le aure Gi’isa defunte che sento sono di Kroove, Mistrok e Kelos, vero? Bene, hai abbastanza imputazioni per subire la pena capitale!”

Kolom d’un tratto provò vergogna. La Vergogna tipica del suo popolo. Una Vergogna che un Terrestre non può provare se non dopo aver fatto davvero una serie di azioni sconsiderate a danno dei propri cari.

Il difetto stava nella sua brevità effimera, quantomeno in Kolom.

Questione di secondi, e recuperò tutta la sua faccia tosta.

“E tu, dov’eri? A dormire in quella montagna, no? Chi dovrebbe vergognarsi, tu o io?”

Sapeva di aver quantomeno pareggiato.

O forse lo sperava, ma quando vide Lothar sorridere triste ebbe un altro tuffo al Gliamòs.

“Già… ero svenuto. Quindi, guardando la Gerarchia, dovresti essere tu responsabile al mio posto, o forse sbaglio? Tutte le imputazioni cadranno su di te, caro mio, e ti comunico inoltre che ho abbastanza poteri per eliminarti seduta stante, anche in assenza dei Capi!”

Ma in realtà lo faceva perché non poteva più sopportare il suo lassismo, né il suo egocentrismo, e nemmeno la sua faccia tosta.

“Hai modificato la Profezia, e già questo basta a toglierti di mezzo!” lasciò andare il pugno che fino ad allora era rimasto incastrato nella sua mano e lo invitò a prendere posizione per combattere.

Per Kolom, si poteva interpretare come un invito a nozze: non vedeva l’ora di dare una bella lezione a Lothar e dimostrare una volta per tutte quanto gli era superiore.

Entrambi sparirono alla vista e cominciarono a combattere, tuttavia Lothar entrò subito in quarta e cominciò a tempestarlo di pugni che scagliavano l’avversario sempre più lontano, per poi concludere il suo turno con una potente ginocchiata alla schiena.

Sembrava che Kolom avrebbe potuto reagire, invece Lothar non gliene diede tempo e bloccò alla schiena il braccio con cui lui stava tentando di colpirlo con una sfera energetica; mentre con l’altro braccio (quello che non teneva il braccio di Kolom) strappò la coda che era stata tanto pericolosa.

In questo modo, gli organi interni di Kolom erano ben visibili, nonostante il sangue che usciva copioso.

“Firefox!” urlò Lothar, e subito una fiammata a forma di volpe partì dal palmo della sua mano.

Di Kolom non era rimasto più traccia.

Non era lui il braccio destro.

 

 

Fine Capitolo! Quando Kolom avrebbe modificato la profezia? Uccidendo i civili dei primi capitoli, per questo dicevo che era fondamentale! Bene, fatemi sapere cosa ne pensate!


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Capitolo 28
*** Goku in difficoltà ***


Tutti rimasero sbalorditi dalla forza dimostrata da Lothar. Nessuno fino a quel momento era riuscito a sconfiggere Kolom, e vedere Lothar umiliarlo in quel modo non solo diventava degno di rispetto, ma in Piccolo crebbe il timore di un nuovo avversario.

Il vero braccio destro di Zenit, per dirla tutta.

“È finita…” dichiarò poi, abbassando la propria aura. “Doveva eliminarlo, non era più in grado di ricoprire il ruolo di Generale”

“E tu ne sei ancora in grado?” s’intromise Zenit, interrompendo lo scontro accanito con Goku. “Non solo hai l’ardire di ripresentarti qui dopo l’umiliazione che ti ho inferto, ma addirittura hai il coraggio di uccidere un tuo commilitone davanti ai miei occhi! Io, che ho scritto nel destino che diventerò il capo del tuo pianeta, posso anche condannarti a morte per questo!”

“Sai, Zenit” rispose Lothar, non dandogli la soddisfazione di una reazione sconvolta “non sono sicuro che me ne importi qualcosa. E inoltre, tecnicamente ancora sei un signor Nessuno”

Zenit raggelò: come osava? Come si permetteva?

Tornava dall’ Halkathrax per spadroneggiare e uccidere? Che cosa si era messo in testa?

In ogni caso, non gli diede soddisfazione.

“Sembra che Lothar, se ho sentito bene, si entrato in rotta di collisione col Prescelto. Eppure ricordo bene la sua riverenza non appena è uscito da quella maledetta cabina. Che cosa può essergli successo nel frattempo?”

“Non so, Piccolo” rispose Gohan. “in ogni caso, stiamo attenti”

“Hai appena firmato la tua condanna  a morte, Lothar” rispose con disprezzo Zenit. “Riceverai questa condanna non appena avrò schiacciato questo insetto” tornò a guardare spavaldo Goku, che si sentì in agitazione.

“Non puoi chiamarmi insetto” si difese il figlio di Bardack. “siamo pari, è pertanto ingiusto da parte tua definirmi così”

Zenit scosse al testa incredulo. “Credevi davvero che stessi combattendo con tutta la mia potenza?”

“COSA?” urlarono tutti gli Z Warriors, creando addirittura un piacevole effetto coro.

“Già” annuì Zenit. “Si tratta solo della metà della mia forza! Adesso vedrai tutto il mio livore, e capirai perché sono stato definito il Prescelto, l’Eskemoth che si eleverà fra gli altri e guidare il popolo Gi’isa verso un periodo di splendore! Solo io posso farlo!”

Sai concentrò al massimo stringendo i pugni e dopo un lungo urlo la sua aura raddoppiò il volume, ottenebrando quelle più piccole e sconvolgendo il pianeta.

“Si mette male” commentò Crilin. “Farei meglio a scappare, non posso morire di nuovo”

“Hai ragione” deglutì in preda al panico, persino Tensinhan si rendeva conto che Zenit era terribile.

Quest’ultimo guardò il gruppetto dei terrestri puri, coloro i quali non si sentiva più l’aura in quanto quella di Zenit le copriva.

Gli bastò soltanto stendere il braccio sinistro su di loro per eliminarli.

Tutti: Crilin, ten, i due cyborg, Pan e Bra caddero senza che fossero stati toccati o colpiti.

“Ancora gente innocente che muore… sei proprio un maledetto!” commentò Lothar, che cominciava a provare simpatia per i suoi avversari.

“Volevo solo fare un po’ di spazio” sorrise Zenit, e sorrise ancora di più nel vedere che quello sterminio aveva turbato il suo avversario, in preda alle lacrime.

“Sai, Son Goku” lo interpellò “mi sa che vincerò io, tu non hai più quella lucidità necessaria per affrontar…”

Ma venne colpito da un violento pugno alla mandibola, subito proprio da Goku.

“Morirai” sibilò con un tono che non gli apparteneva. “Morirai e pagherai per tutto il male che hai appena fatto con le peggiori sofferenze!”

Zenit sentì il sangue in bocca. Doveva essergli caduto un dente, o forse di più.

“Mi hai colpito” commentò lui. “Hai colpito il Prescelto nella sua massima espansione. Complimenti, sarai ricordato fra le pagine della storia Gi’isa”

“Che cosa me ne importa? Ridammi subito i miei amici!” rispose Goku, disperato.

“Non posso riportare in vita i morti” rispose scuotendo la testa. “Pur essendo  un essere straordinario, non posso proprio riportarli in vita. Spiacente”

Si scagliò contro di lui e cominciò a tempestarlo di colpi fisici. Si sarebbe aspettato, dopo quel pugno, un minimo di reazione, ma Goku non ne manifestava, lasciandosi trafiggere incontrollato.

“Ehi, che ti prende?” incalzò il Prescelto. “Ti è passata la voglia di combattere?” concluse il suo turno schiantandolo a terra, in mezzo ai cadaveri.

Goku si rialzò dopo pochi istanti.

“Devo farlo per loro” rispose, pulendosi il sangue dal naso. “Devo vendicarli!”

 Non poteva dire a Zenit o a Lothar che avevano il segreto delle Sfere del Drago, oppure avrebbero fatto di tutto per impadronirsene, rischiando di coinvolgere nella carneficina anche Dende, che non era nemmeno un guerriero.

Riprese il volo, ma Zenit parava qualunque colpo fisico vedeva, e purtroppo per Goku li vedeva tutti.

“Non capisco se sia colpa del trauma di aver perso tutti i terrestri oppure se davvero i divario fra i due è aumentato” commentò Piccolo.

“Kakaroth… non ti facevo così sensibile! Trunks e Bra possono tornare in vita con le Sfere del Drago, e addirittura Bra con quelle terrestri!” più prosaico Vegeta, ma anche lui sorpreso da quella crisi.

Dopo avergli bloccato le braccia, Zenit lo colpì allo stomaco con i suoi piedi, arrecandogli maggiore sofferenza.

“Credo siano entrambe le cose” concluse Gohan, vedendo suo padre davvero in difficoltà e allo stesso tempo una lacrima cadere da lui. Ne riconobbe il bagliore dovuto non dalla Luna che era stata distrutta, ma dal Super Saiyan.

Una lacrima aurea che significava molte cose. Quando si era tormentati dal dolore, riusciva difficile pensare a cose come la risurrezione e le Sfere del Drago.

Goku non riusciva proprio a prevedere nessun movimento di Zenit, che continuava la sua costante offensiva, in un’azione combinata di pugni e calci che asfissiava l’avversario, già provato dal dolore.

Il vedere quei corpi apparentemente integri era molto peggio che saperli disintegrati. Come se si potesse ancora salvarli, e invece nemmeno un Super Saiyan di Quarto Livello poteva niente di fronte alla morte, che imperiosa era sempre stata sua compagna di vita, fin dall’età adolescenziale, quando vide Crilin morire fra le sue braccia a causa di Tamburello.

Per quanto la sua forza cresceva, c’era sempre un cattivo che uccideva i suoi amici, rendendo inutili tutti i suoi sforzi e gli anni passati ad allenarsi.

A che pro, allora, l’allenamento stesso?

Beh, ma per vendicarli e sperare che non accadesse mai più.

Era esattamente per quello che doveva passare al contrattacco, tuttavia non vi riusciva.

Era troppo forte, i colpi erano sempre precisi e potenti, e la sua aura era talmente grande da oscurare quelle più piccole, tanto da poterle eliminare senza sforzo.

Ed ecco che tornava la paura, e l’incubo della morte.

Lui era stato fortunato: era morto felice per aver salvato il proprio figlio dalle grinfie di Radish e ancora più felice per aver visto il proprio figlio così simile a lui in versione Super Saiyan II, tanto da offrirgli la propria vita affinché seguisse il suo esempio senza di lui.

Ma in quel momento, era tristissimo e sarebbe stato ancora più triste morire senza un’apparente ragione.

Zenit continuava la sua serie di colpi, Goku non poteva che limitare i danni, impotente davanti a quel mostro senza cuore che lo stava trasformando in carne macinata.

Ormai era a terra, con le costole martoriate a causa dei calci del Prescelto.

“Avanti, papà! Fai qualcosa! Non è da te gettare in questo modo la spugna!”

All’improvviso, entrò in scena qualcosa per la quale valeva a pena Lotharre.

Goten, ormai sciolta la Fusion, gli urlava quelle belle parole di incoraggiamento.

Era vero, non era da lui gettare la spugna per quattro calci.

In quel momento, gli dispiaceva non aver portato anche Goten nelle sue lezioni con Ub.

Ma, probabilmente, a Goten non sarebbero piaciute: il suo interesse per le ragazze superava la mania della Lothar come in Gohan l’amore per i libri e lo studio.

Troppo terrestri perché lui potesse fare il padre a tempo pieno.

Tuttavia gli dispiaceva: se avesse saputo che Chichi era incinta, al Cell Game avrebbe trovato una strategia differente, oppure avrebbe prelevato re Kaioh e Bubbles lasciando Cell sul pianetino del dio.

Pensato a quello, non gli rimaneva altro che rialzarsi e reagire.

“Oh, hai la scorza dura..ma devo notare che le gambe non ti reggono più molto bene” commentò Zenit, il Prescelto, dall’alto della sua magnificenza.

Ispirava potenza da tutti i pori, sembrava quasi brillasse di luce propria.

“Ehehe… è vero, le mie gambe non rispondono agli ordini che do loro” rispose Goku. Lentamente, perché la stanchezza e la fatica anche solo di muovere i muscoli facili per parlare era indicibile. “Però mi è rimasta ancora forza per fare la Kamehameha forza Dieci”!

“Eh?” chiese Zenit.

“Eh?” chiese Piccolo.

“Eh?” fece Gohan, stupito.

“Non è possibile!” esclamò il Maestro Muten,  a migliaia di chilometri da quel luogo e tuttavia partecipe a causa della sfera di cristallo della sorella Baba, che era venuta qualche minuto prima sconvolta nel vedere Goku subire così tanto e chiedere dunque un parere tecnico al fratello.

Che non aveva saputo dare: nessuno era a conoscenza di quel lato sensibile di Goku.

“Sta bleffando, lei crede?” chiese Yamcha: indipendentemente dagli anni di conoscenza, ai maestri si dava del lei.

“Non lo so… può voler dire tante cose. Ad oggi, non avevo mai sentito parlare della Kamehameha Forza Dieci, ma presumo che sia di una potenza strepitosa, anche se…” Muten s’interruppe rabbuiandosi.

“Goku ha delle risorse infinite! Abbia fiducia in lui!” lo incoraggiò Yamcha, aiutato anche da Pual e Olong.

Muten, per tutta risposta, tirò loro un cuscino. “Se qui c’è qualcuno che ha fiducia in Goku, quello sono io! Però, solo un cieco che non vuol vedere può ignorare lo stato fisico attuale del nostro amico!”

In effetti, Goku non sembrava in grado nemmeno di mollare un gancio.

I Senzu erano finiti, pertanto l’unica soluzione era di portare il figlio di Bardack da Dende, o portare Dende sul posto.

“No, Kakaroth, non ne hai le forze!”. Ad un certo punto, Vegeta entrò sulla scena, tanto da far attirare l’attenzione di Zenit, che lo guardò di sbieco.

“Cosa vuol dire che non ne ha le forze?” chiese il Predestinato, beffardo.

“Che ti sconfiggerò io al posto suo! Ho studiato tutte le tue tecniche, visto che Kakaroth ha avuto la decenza di mostracele, e posso dire che non sei alla mi altezza! Sarà un vero onore far vedere a tutti il Super Saiyan di Quarto Livello!”

 

 

A volte il fattore psicologico gioca brutti scherzi, e pur Goku avendo abbastanza forza da combattere Zenit, la morte improvvisa e violenta dei suoi amici lo ha svuotato. È del tutto comprensibile e umanamente empatico, questo dal mio punto di vista! Voi invece che ne pensate?

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Capitolo 29
*** Anche Vegeta Super Saiyan IV ***


Lothar non poteva credere a tutti quegli eventi che si stavano accumulando davanti ai suoi occhi.

L’essere chiamato Goku non sembrava un incompetente, tuttavia i colpi di Zenit dovevano avergli causato parecchi danni. Se poi si contavano tutti i morti che aveva mietuto in pochi secondi e per quanto aveva capito erano suoi amici, era comprensibile la sua crisi.

Poi la sua dichiarazione di poter scagliare una Kamehameha forza Dieci. Non conosceva la natura di quel colpo, ma moltiplicare per dieci un colpo che si preannunciava molto potente era sempre un’arma a doppio taglio, secondo la sua esperienza: si rischiava di perdere la propria energia e di distruggere il pianeta, a costo di eliminare il nemico.

E infine, la proposta dell’altro essere chiamato Vegeta, che si era trasformato in maniera simile a Goku davanti i suoi stessi occhi.

Allora erano davvero Saiyan.

Lui li conosceva perché li aveva sentiti nominare da Freezer in persona da ragazzo, quando ancora stava costruendo la sua istruzione col padre, che era incaricato alle relazioni interplanetarie. Infatti, se i Gi’isa non potevano uscire dal pianeta, le invasioni invece erano quasi all’ordine del giorno, tuttavia la richiesta del Changeling era più unica che rara.

“Vorrei comprare il pianeta, oppure vi scatenerò contro i Saiyan. Sapete chi sono, no?” aveva  detto. Lothar non poteva dimenticare il tono che aveva usato e i risolini dei due tirapiedi alquanto orribili.

“Giammai!” esclamò uno dei Capi di allora. “Anche volendo, ci vergognamo delle condizioni del nostro popolo. Guardate voi stesso, potente Freezer”

Quest’ultimo diede un’occhiata all’esterno dell’edificio e non poté che notare che desolazione.

“Che schifo di pianeta!” commentò quello verdognolo e dall’aspetto femmineo.

“Già, potrei anche vomitarci su e nessuno se ne accorgerebbe. Ti ricordi che colore aveva il mio vomito l’altro giorno?” chiese quello viola al suo compagno, senza tuttavia ottenere  risposta.

“Forse hai ragione, sai?” constatò il loro capo, non facendo caso a ciò che dicevano gli altri due. “Non posso ricavare poi molto da questa terra arida e bellicosa. Proverò con  i vostri satelliti”

E li lasciò perdere, salvandoli consapevolmente dall’estinzione.

Da allora, crebbe con la consapevolezza dell’esistenza di una razza fortissima, sennonché qualche anno dopo vennero informati della distruzione del pianeta Vegeta a causa di un meterorite, e da allora la sua paura si trasformò in compassione pe run popolo così sfortunato.

In seguito, Freezer scomparve misteriosamente, ma non si sarebbe mai aspettato che la Profezia avrebbe portato i Gi’isa a conoscere i Saiyan tanto minacciati decenni prima.

 Lothar non poteva che stimarli, ora come ora.

Vegeta avrebbe potuto essere il re di quel popolo, per come parlava e per i suoi modi.

A fare quella dichiarazione, la sorpresa per tutti gli altri non poté che aumentare, Lothar compreso.

Goku che affermava di poter eseguire una Kamehameha dieci volte più forte del normale era una cosa quasi scontata; ma Vegeta che di punto in bianco era pronto per trasformarsi e raggiungere il livello dell’odiato amico era una novità per tutti.

“Cosa dici, Vegeta?” chiese perplesso il marito di Chichi.

“Quello che ho detto, stupido” rispose lui. “So bene che manca la Luna, perciò cercherò di trasformarmi utilizzando la mia Onda Bluetz, l’unica ed originale”.

Alzò la mano e ne creò una davanti agli occhi di tutti.

Dopodiché, estrasse la coda, eccezionalmente color oro.

Alzò gli occhi al cielo: quella copia della Luna non poteva essere mai come l’originale, ma se la sarebbe fatta bastare.

La voglia di raggiungere Kakaroth superava qualunque remora o dubbio o esitazione.

Doveva diventare Super Saiyan IV.

Voleva diventare Super Saiyan IV.

Poteva diventare Super Saiyan IV.

Dentro di sé, l’orgoglio del Principe entrò in azione per far sì che si trasformasse in Ohzaru, esattamente com’era successo il giorno prima.

Ma lo scimmione che apparve ai loro occhi (di nuovo, perse tutti i vestiti) era color oro piuttosto che marrone, e dopo qualche secondo Vegeta tornò in essere, debitamente rivestito da un provvidenziale Piccolo.

“Sembra che tu serva solo a quello…” lo provocò scherzosamente Gohan. Non poteva certo dire seriamente una cosa come quella dopo averlo visto combattere contro Mistrok.

Infatti il Namecciano ridacchiò e osservò il cipiglio burbero del Saiyan non appena si accorse di riavere gli stessi vestiti del “muso verde”.

“Sempre il solito muso verde bastardo. Non gli costerebbe niente fare un vestito secondo i miei gusti, e invece lo fa apposta! Lo ucciderò, quant’è vero che sono appena diventato Super Saiyan IV!”

Anche se non l’avrebbe mai fatto.

“Oh, ma guarda! C’è un altro scimmione!”  commentò il Prescelto, disgustato. “Cosa volete, adesso? Battermi?”

“Può darsi” rispose ironico Vegeta.

Espanse la sua aura e cominciò a combattere contro di lui, in uno scambio veloce di colpi fisici che non lasciava spazio a distrazione alcuna.

Vegeta era entusiasta, sapeva combattere velocemente come aveva fatto Kakaroth prima che Zenit potesse emanare l’intera  propria energia.

Zenit era nel panico: aveva raddoppiato la sua forza, com’era che Vegeta osava tenergli testa?

“C’è qualcosa che non va… chiudiamo questo scontro con la resa dei conti!”

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Capitolo 30
*** La resa dei conti ***


“Mi hai un po’ sorpreso” commentò alla fine Zenit, liberandosi della furia di Vegeta con un colpo secco “ma adesso si fa sul serio! Non sono alla massima potenza per prenderle, bensì per darle!”

“Certo, come se io fossi disposto a prenderle!” rispose sardonico Vegeta.

Nel frattempo, Lothar, che era solo e in disparte, ricevette la visita di Piccolo e Gohan.

“Mh? Cosa volete?” chiese, in tono cauto.

“Solo un’informazione” rispose Piccolo. Era evidente che Gohan non aveva niente da dire a Lothar, stava solo accompagnando il suo maestro che voleva chiarito il seguente dubbio: “Sei dei nostri?”

Il Gi’isa si rabbuiò ulteriormente.

“Non lo so nemmeno io” rispose. “A volte, vorrei davvero che Zenit si redimesse e tornassimo a  casa senza arrecarvi ulteriori fastidi, ma l’attimo dopo mi rendo conto che è impossibile. Trova sé stesso laddove uccide, e si fregia se li compie! Come posso affidare il mio popolo ad una creatura del genere? Comporterebbe solo il caos e la decrescita! Nel caso qualcuno non fosse d’accordo con lui, morirebbe, ed è l’ultima cosa che i Gi’isa possono permettersi! Sono troppo poche le nascite compiute per morire prematuramente!”

Piccolo guardò il suo interlocutore come non aveva ancora fatto. Gli sembrava più lui il Prescelto che l’altro che deteneva ufficialmente quel titolo.

“Hai ragione… se vuoi, posso dirti solo questo: lascia che sia il cuore a parlare al posto tuo e vedrai che avrai la risposta”

“Allora la conosco già” rispose il Gi’isa. “Voglio eliminare con le mie mani Zenit, in quanto è nato a causa di un errore mio di valutazione e dell’avventatezza di Kolom! Non può essere più lui il Predestinato!”

“E allora eliminiamolo!” Piccolo gli tese la mano , che venne subito stretta in segno di amicizia. Era un segno universale, la stretta di mano la conoscono fino ai limiti della galassia del Nord.

In realtà era solo un accordo temporaneo fra un Gi’isa e un Namecciano in difesa della Terra, tuttavia la strada per cancellare la Profezia era già stata tracciata.

“Aspetta, Vegeta” s’intromise Goku. “Voglio… combattere… anch’io”

Il suo tono era affannato, ma determinato a voler concludere la sua lunga sfida contro il Predestinato.

“Non dire sciocchezze, Kakaroth” tagliò corto il suo rivale. “Ti reggi a malapena in piedi, non puoi darmi una mano in queste condizioni!”

Allorché Goku mise due dita sula fronte, diretto col Teletrasporto al Santuario di Dio.

Zenit commentò. “Ehi! Non è una tecnica cdel pianeta Yardrat, questa?”

“Esatto” rispose Vegeta. “Tu come fai a conoscerla?”

”Beh, mi sono state comunicate tutte le tecniche più pericolose, durante il mio allenamento mentale nel mio stato embrionale. Per questo ho avuto la facoltà di intendere e di volere e sono uscito dall’Incubatrice in questo stato”

Si tolse il cappotto nero che lo infastidiva: Vegeta non era un avversario da sottovalutare e voleva le braccia libere di qualunque movimento.

“Non è restando a torso nudo che puoi sconfiggermi!” commentò il padre di Bra.

“No, forse no” rispose il predestinato. “Ma quando dico voglio le mie braccia disposte a compiere qualunque movimento intendo proprio qualunque movimento”

Dispose le braccia orizzontalmente come a formare una croce e improvvisamente presero vita da sole, come se non contenessero alcun tipo di osso.

“In pratica, cose che col Cappotto Contenitivo non posso fare” concluse Zenit, ma strinse gli occhi e approfittando della distrazione del suo avversario fece spuntare dalla terra un monolite a forma di pugno che andò a posarsi sul mento del Saiyan, che atterrò indolenzito e sanguinante.

“Maledetto bastardo… mi hai ingannato coi tuoi giochetti da illusionista, e mi farà ancora più piacere eliminarti!”

Intanto, Goku era andato a far visita a Dende.

Vedendolo affranto, il figlio di Bardack chiese “Dende… anch’io sono terribilmente dispiaciuto per la morte di tutti i nostri amici”

Il ragazzo, che così presto era stato scelto a fare il Dio della Terra, si rese conto una volta di più quanto poteva essere difficile e dolorosa quella missione. Esistere solo per le Sfere del Drago non conveniva più a nessuno.

Ma lui non era mai stato un guerriero, e quella situazione lo vedeva solamente come protagonista passivo.

Con la morte nel cuore, curò le ferite di Goku, conscio che almeno lui avrebbe provato a difendere la Terra mettendoci la faccia.

Tutti lo volevano vivo, il Dio, ma solo per tenere attive le Sfere del Drago, non perché sia importante in qualsivoglia problema che la Terra doveva risolvere.

“Sai, Goku” si ritrovò quasi a sussurrare, mentre il processo di cura stava completandosi, “a volte vorrei essere forte come voi”

Già, a volte. Non aveva detto sempre, solo perché gli sembrava troppo egocentrico.

“Non temere, Dende” gli sorrise il suo interlocutore. “Sai? A volte vorrei davvero smettere di essere un Saiyan, per stare di più con la mia famiglia”

Quello che aveva fatto a Goten gli cadde sulle spalle tutto d’un tratto.

Vedere cadere ancora una volta i suoi amici, gli suggerì la possibilità che il suo secondo figlio avrebbe potuto andarsene esattamente come loro.

E lui invece ha pensato solo a sé stesso.

Quante volte si era comportato così?

Una volta finita, la cura, Dende e Goku si scambiarono sguardi complici, poi il Saiyan gli voltò le spalle e se ne andò, scegliendo di percorrere in volo la strada di ritorno.

Sarebbe durato solo pochi secondi in più rispetto al viaggio di andata, ma l’aria della sera sarebbe stata salutare per il suo animo così tormentato.

Erano sensazioni del tutto nuove, per lui: a quell’età, bisognava cominciare a guardare le situazioni sotto una nuova luce.

Una volta atterrato, mise da parte tutti quei suoi timori e si concentrò nello scontro.

“Hai perso tempo, Kakaroth… cosa c’è, il tuo amichetto muso verde stavolta ha esaurito le pile?” lo canzonò Vegeta.

Goku non rispose nemmeno e si rivolse a Zenit. “Adesso te la vedrai con due Super Saiyan! Mi chiedo cosa resterà di te dopo che abbiamo finito!”

“Siete sicuri che se la caveranno anche senza il nostro aiuto?” chiese Lothar al suo nuovo alleato.

Piccolo sorrise. “Non conosci bene Goku e Vegeta, vero? In effetti, è solo conoscendoli che impari ad apprezzarli: Vegeta è il cl classico presuntuoso che tuttavia nel momento in cui si decide a fare sul serio si da’ da fare per proteggere i suoi figli e la moglie; mentre Goku non combatte per vincere, ma per non essere sconfitto e cercare il suo limite che ogni giorno che passa mi convinco che non esista!”

“Davvero una bella descrizione di entrambi” commentò il Gi’isa redento. “Desidero vederli all’opera”

“Rifatti gli occhi, allora!” rispose entusiasta Gohan, come sempre in prima fila quando vi era da descrivere positivamente il padre tanto ammirato.

 In effetti, vedere due Saiyan di quel calibro trasformati in Super Saiyan IV non era uno spettacolo che poteva essere offerto tutti i giorni.

E quando espansero la propria aura fino a farla arrivare al massimo (quasi si toccavano: lo Zenkai Power, seppur ridotto al minimo in quanto non era in punto di morte, aveva donato a Goku una surplus di forza) Zenit non poté che provare un piccolo fremito di paura.

Paura: una sensazione che nella Profezia era stata ben definita.

L’Eskeloth aveva detto: “Ed egli non conoscerà paura, in quanto essa fa parte dei perdenti”.

E lui ci aveva creduto, fino in fondo, pertanto era un sentimento esule da quello che era, e anche quello che si erano aspettati tutti coloro che avevano creduto in sua madre.

“Non è poi una sensazione malvagia” pensò fra sé. “Anzi, mi sento stimolato a dare il meglio di me stesso, perché sono certo che nemmeno loro si risparmieranno. Sono in bilico fra la vita e la morte, fra la gloria eterna in Gi’isa e la disperazione esule su un altro pianeta.

Furono i due a compiere la prima mossa, ma prima di ricevere i primi colpi sparirono entrambi alla sua vista.

“Vogliono la velocità, eh? E va bene… Tecnica del Cavallo: Velocità!”

Sparì anche lui, ma lasciò in ogni caso un segno di sé non come forza spirituale, che peraltro era stata sempre ben nota agli astanti, ma in materia fisica tutti i suoi spostamenti vennero raffigurati da un cavallo rosa che si spostava diagonalmente da una parte all’altra del campio di battaglia.

Ben presto, anche Goku e Vegeta si trovarono accerchiati da quel destriero.

“Che cosa sta succedendo?” chiese Vegeta, a Goku, che lo conosceva meglio in quanto ci aveva combattuto quasi tutta la giornata.

“Non ne ho idea… forse ha deciso di far uscire tutte le sue tecniche ora”

“Tecnica del Canguro: Calcio!” piegò le ginocchia e usò entrambe le gambe per colpire i due Saiyan con i piedi, che arrivarono sulle loro facce.

“Su Gi’isa non avete animali diversi dai nostri?” si chiese Goku, massaggiandosi il volto calpestato.

“Certo” rispose Zenit “ma ho deciso di nominare il loro equivalente terrestre. A volte mi stupisco anch’io di quanto sono intelligente. Sono qui da nemmeno un giorno e conosco già tutti gli animali di questo pianeta!”

 Lothar a sentire quell’affermazione raggelò.

“È davvero il Prescelto... nessuno può sognarsi di essere come lui!”

“Non temere” lo tranquillizzò Piccolo “non è imparando a memoria quattro nomi che si vincono i Saiyan. Lo scontro è appena cominciato, e il nostro nemico dovrà dimostrare di valere più di una ottima memoria!”

Goku e Vegeta si guardarono e applicarono subito una strategia: era così, fra loro: bastava una sola occhiata e sapevano subito cosa l’altro avrebbe fatto nei successivi secondi.

Uno andò a destra, l’altro a sinistra.

Uno mirava alla testa cercando di colpirlo con un calcio, l’altro invece saltò in alto per colpirlo con più possibilità di riuscita.

“Galick Cannon Forza Dieci!” urlò lui.

“Ma è impossibile! Distruggerà il pianeta!” urlò Trunks.

“Zitto, tu!” lo rimbeccò il padre. “Solo perché sto colpendo da vicino non vuol dire che distruggerò il pianeta!”

In effetti il colpo partì ma Zenit per evitare di farsi colpire volò verso l’alto, col risultato che anche il raggio lo inseguì.

Una volta raggiunta una buon a posizione, Goku si teletrasportò tagliandogli la strada e , colpendolo con un pugno a due mani, lo trascinò verso il baratro lucente.

All’impatto, il tutto esplose in un’orgia di colori, soprattutto tra il rosato e il bianco.

“È andata… dobbiamo pensare a un’altra strategia, adesso” commentò Vegeta, senza ringraziare Kakaroth per l’aiuto.

“Già” nel rispondere, parò un pugno violento che stava per collocarsi sul suo sterno all’ultimo istante.

 

 

 

Fine Capitolo! La resda dei conti è iniziata! Zenit sembra non cadere facilmente, e Gopku e Vegeta potrebbero avere in mente la tecnica che inizia con la F, quindi attenzione ai prossimi capitoli!

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Capitolo 31
*** Il ritorno di Kolom ***


Mentre Zenit si concentrava su Goku, Vegeta cercava di distrarlo a suon di colpi energetici; dirottando i colpi fisici su di lui e dunque invertendo le parti.

Il Prescelto odiava quel modo di combattere, ma poi urlò: “Colpo dello Struzzo: Tornado!”: vorticò su s stesso e una specie di ciclone uscì dal suo corpo, catturando entrambi i Saiyan e facendoli precipitare a terra.

Entrambi sentirono chiaramente il dolore di una frattura, così familiare eppure così fastidioso, ma non c’era altro da fare che continuare a combattere.

“Piaciuto il colpo? Ne arriverà un altro a breve!” annunciò Zenit, e in men che non si dicesse era già pronto ad uno nuovo scontro.

Nel frattempo che Zenit si dilettava a confrontarsi con i due massimi esponenti degli Z Warriors, a chilometri di distanza e alla fine di un cratere formatosi da poco, un cadavere stava cominciando a muoversi.

“M… maled… izione” rantolò quel corpo.

Kolom era cambiato molto dopo il colpo subito: era diventato completamente calvo e il suo copro presentava notevoli scottature, alcune delle quali a organi aperti.

Ma non per quello i Gi’isa morivano. Un Gi’isa muore solo se il Gliamòs smette di funzionare.

Non riusciva a credere  a quello che aveva appena subito.

Non riusciva a spiegarsi il cambiamento di bandiera del suo migliore amico.

Non riusciva a concepire perché Lothar lo avesse colpito.

Non riusciva a realizzare che era lui la colpa di tutto.

Tipico del suo egocentrismo. Pensava solo e unicamente a sé stesso e al suo “orticello” e pertanto questo tipo di disturbo della personalità lo aveva indotto a far deragliare la personalità del Predestinato e condannare tutti i Gi’isa ad una sofferenza che non meritavano.

D’altronde, Kolom non se ne rendeva nemmeno conto, facendo di lui un malato “incosciente”.

Eppure, Lothar gli aveva ordinato espressamente di non mietere vittime, tuttavia lui non ha pensato due volte ad uccidere quel campeggiatore curioso all’inizio e poi quell’agente di polizia entusiasta nel vedere un UFO dal vivo.

Quelle due semplici uccisioni avevano influenzato per sempre il carattere del Predestinato, o come si faceva chiamare: Zenit.

Kolom non riusciva a capacitarsi: gli era sempre piaciuto deragliare dal percorso tracciato, tuttavia l’ultima volta che l’aveva fatto aveva portato con sé cinquecento milioni di Gi’isa senza colpa; che si ritrovavano in quel momento senza un leader nel quale sperare.

Con i Capi che facevano comunella nonostante l’indipendenza ufficiosa, Zenit che faceva ciò che voleva e Lothar dalla parte dei Terrestri, rimaneva il solo Kolom l’unico idoneo a guidare la popolazione.

Lui l’aveva trascinata nel baratro, lui doveva riportarla in auge.

E magari farla arrivare anche al miliardo di individui, sconfiggendo il problema della mortalità infantile.

Le tre fazioni erano ancora in piedi.

E anche lui era ancora in piedi, non era il tipo da controllare se stava bene oppure stava per morire; solo che il dolore che gli aveva arrecato Lothar aveva bisogno di essere ritornato, e alla svelta.

Si alzò a mezz’aria e deciso si diresse al campo di battaglia, dove sapeva con certezza che il suo “fedele” compagno non stava combattendo.

Erano in lotta Vegeta, quel tipo che aveva legato con le alghe in precedenza e Zenit, e lo scontro era quanto mai accanitissimo, tuttavia non riusciva a prevedere chi avrebbe potuto vincere.

All’improvviso, si fermò.

“Un momento” cominciò a riflettere da solo. “perché dargliela vinta? Perché scagliarmi subito contro di lui?”

Intanto Goku e Vegeta erano giunti ad una sostanziale parità contro Zenit, che rintuzzava gli attacchi trappola e si teneva sempre ad una debita distanza da loro, sapendo che i suoi avversari non potevano rischiare colpi potenti per non colpirlo, in quanto anche il pianeta ne avrebbe risentito.

“Cavolo! Perché non riusciamo a batterlo?” si lamentò Goku con il suo fido compare.

“Forse perché non riusciamo ad avvicinarci? Maledizione, Kakaroth, impegnati un po’ di più… dopotutto, sei tu quello che si è fatto curare da Dende, non io!”

Goku non rispose nulla, sapeva che l’uomo accanto a lui aveva perfettamente ragione.

Si era ripreso da poco, era impensabile non poter vincere in quelle condizioni.

Nel frattempo, Zenit si avvicinò a loro per colpirli entrambi con una serie di calci, ma non appena i due schivarono l’arto lo spostamento d’aria prese un colorito biancastro e si divise, in questo modo il Predestinato si assicurò l’efficacia del colp0o.

Dopo aver utilizzato quella tecnica, il Gi’isa usò la supervelocità e non appena tornato visibile i due Saiyan lamentarono dolori alle articolazioni.

“Maledetto bastardo! Che cosa ci hai fatto?” chiese Vegeta, in preda al panico come sempre quando non conosceva l’origine delle sue sofferenze.

“Si chiama Tecnica Oscura: Dolore!” alzò il braccio destro e sia i gomiti sia le ginocchia sia la nuca cominciarono a sanguinare, piegando i loro proprietari faccia a terra.

Tutto grasso che colava per Zenit, che così poté indirizzare i palmi verso l’alto e scagliare loro contro un tornado di fuoco, in rispetto del suo colorito.

Quella tempesta prese forma del Cerbero, il mitologico cane a tre teste.

Che sputavano fuoco.

Goku chiese a Vegeta “Ehi, come ce ne liberiamo?”

Quest’ultimo sparì alla vista e si diresse verso il suo avversario, per cercare di colpirlo di nascosto con almeno un pugno, ma Zenit si era premunito anche contro quella eventualità.

Facendo bene attenzione a non distrarre Goku che peraltro era intento ad affrontare il Cerbero che cambiava dimensioni a secondo di dove veniva colpito, alzò coi poteri mentali la coda che teneva legati i capelli, e la adibì a controllore di anime.

Le anime erano sempre rintracciabili, a differenza dell’aura che poteva essere controllata. Ecco perché Kolom sapeva sempre dov’erano i suoi nemici, ma nella sua specie si usava l’antenna posta dentro la coda.

Grazie al codino, Zenit trovò Vegeta e lo colpì con un calcio rotante che andò a schiantarsi contro la mandibola del Super Saiyan, il quale di conseguenza solcò vari metri col mento.

Ma per lui non faceva differenza, si rialzò subito e tornò alla carica, certo quella volta di poterlo colpire, tuttavia ogni qualvolta si avvicinava una breve scarica elettrica non gli permetteva di affondare del tutto il colpo.

“Che succede? Che tecnica astrusa hai utilizzato?” chiese il principe, cercando allo stesso tempo un punto debole.

“Non sono affari tuoi, pensa piuttosto a salvare il tuo amico che è in mezzo alle fiamm….”

Non finì mai di terminare la frase perché ricevette un pugno di fuoco violentissimo in pieno volto, che lo indirizzò lontano da loro, nella radura.

Nel frattempo, anche il Cerbero e la sua figura spettacolare in netto contrasto col buio della notte erano scomparsi.

Segno della sua presenza, alcune fiammelle sul corpo di Goku che lo rendevano un personaggio di un altro fumetto facente parte di un gruppo di quattro persone.

“Non credeva davvero di battermi così?” chiese Goku a Vegeta, come se si attendesse una risposta completa ed esauriente.

“Taci, Kakaroth… anche io voglio la mia fetta di notorietà e non sarai certo tu a privarmene!” gli rispose asciutto, vedendo Zenit tornare a spron battuto seguito da due esseri filiformi che ricordavano enormi grissini armati di coltello.

“Che ne dite dei miei fidi Collaboratori Mutanti?” allungò una mano per presentarli, e minacciosi leccavano la lama del coltello alla loro destra, trascurando quella a sinistra, che sembrava già sporca di sangue.

“Fanno schifo! Non mangerò più un grissino in vita mia!” commentò Goku, sapendo dentro sé stesso che si sarebbe smentito alla prima occasione.

“Non ha importanza, perché morirai fra pochi istanti! ATTACCATE!” ordinò loro, e i grissini giganti attaccarono come richiesto, uno Goku ed uno Vegeta.

A quest’ultimo toccò quello che sembrava il più minaccioso, lo si deduceva dalle sopracciglia che erano orientate in modo da ricordare una persona arrabbiata.

E il bello era che i Gi’isa non avevano sopracciglia, quindi Zenit si era ispirato a chi si ritrovava di fronte piuttosto che all’aspetto che conosceva meglio.

In ogni caso, si dimostrarono ottimi spadaccini, in grado di saper uccidere anche con due coltelli alal volta.

Tuttavia, purtroppo per loro avevano davanti due Saiyan di prima di classe, fra i quali uno dei due aveva faticato una vita per superare chi era già destinato alla prima classe.

Goku e Vegeta schivarono tutti i colpi che riceve venano e li misero al tappeto con un raggio di energia ciascuno.

“Vegeta”. D’un tratto, il tono di Goku si fece molto serio e preoccupato.

“Cosa vuoi?” rispose brusco l’altro.. non gli piaceva che Goku lo chiamava per nome e che gli desse del tu, ma ormai l’etichetta era qualcosa che era andato distrutta col pianeta Vegeta, e solo il marito dfi Bulma ci faceva caso.

“Dovremmo provare con la Fusion”.

Ecco. Aveva lanciato il sasso e adesso si preparava all’esplosione.

Che non arrivò: Vegeta sembrò soppesare la proposta.

Certo, mettersi in quella posa ridicola all’età di cinquant’anni era una cosa sconsigliata da molti sociologi, tuttavia non era un’ipotesi da scartare.

“Kakaroth”. Anche il tono di Vegeta si fece molto serio e preoccupato.

“Sì, Vegeta?” chiese Goku speranzoso. Si era già messo in posizione.

“È FUORI DISCUSSIONE! COME OSI CHIEDERE AL TUO PRINCIPE DI METTERSI IN QUELLA POSA RIDICOLA? NON SE NE PARLA NEMMENO!” e si scagliò da solo contro Zenit, lasciando Goku fare la Fusion da solo.

I colpi di entrambi collisero alla velocità della luce, causando un frastuono che generò un terremoto di proporzioni enorme.

Una volta che i loro pugni erano uniti, cercarono una prova di pura forza, come a cercare chi avrebbe ceduto per primo.

Zenit avrebbe potuto dargli un calcio in qualsiasi momento, ma era troppo concentrato a trionfare in quella battaglia per pensare alla strategia.

Mentre Vegeta sperava davvero che Kakaroth gli desse una mano.

Alla fine, l’aiuto venne, ma per il bene del predestinato.

Infatti, una grande bomba di energia rossa si schiantò contro Vegeta, che cadde a terra momentaneamente svenuto.

“Oh, no! Un altro nemico!” esclamò Piccolo.

 

 

Niente Fusion, allora! Il carattere di Vegeta è venuto fuori tutto assieme e ci nega la possiiblità di vedere Gogeta in azione! Pazienza, nel frattempo Kolom a dispetto di quello che avevamo visto è tornato e sembra ancora più bellicoso,ma mi chiedo quanto resterà in piedi! Grazie per ogni vostro parere!

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Capitolo 32
*** Scontro tra malvagi ***


Non era un altro nemico.

Kolom interruppe volontariamente quello scontro perché voleva che il suo prendesse l’attenzione di tutti.

“VEGETA!” esclamò Goku, un crescente senso di colpa dentro di lui.

Quest’ultimo era a terra dolorante, ma ansimante fissò Kakaroth col suo sguardo più malevolo.

Nessuno al mondo voleva essere guardato in quel modo, e non c’era da stupirsi se il figlio di Bardack si ritrasse in apprensione.

“Perché…” esordì con un filo di voce “… perché non mi hai aiutato? Sei un bastardo, oltre ad essere un infimo traditore! Te lo stavo trattenendo apposta affinché tu potessi lanciare la tua Kamehameha forza Dieci, invece non hai fatto un cazzo!”

Goku si sentì arrossire, ma non era il momento per le recriminazioni.

“Smettetela di dichiararvi il vostro amore e occhi a me, prego! Io sono ancora vivo, e voglio la mia vendetta! Pertanto chiamo Lothar sul palco, affinché possa ricevere il suo premio!”

Il Gi’isa blu se lo aspettava.

Tutto quanto: che lui fosse ancora vivo (non aveva sentito la sua aura morta) e che sarebbe ritornato colmo di livore nei suoi confronti.

“Ricordati che non sei solo” gli disse Piccolo. “Nel caso tu fossi in difficoltà, io e Gohan verremo in tuo soccorso”

“Grazie” rispose Lothar, senza guardarli. Voleva dire molto per lui.

Poi si rivolse a Kolom. “Tu, Kolom Livengrad dell’Etnia Gi’isa Apomynale, mi stai sfidando, pur sapendo di non essere alla mia altezza, come d’altronde dimostrato poche ore terrestri fa”

“Ma non dire sciocchezze!” tagliò corto piccato il suo interlocutore. “Quello scontro non fa testo, e lo sai meglio di me!”

Per scendere a terra, usò la sua tecnica a vite senza fine, tanto per fare spettacolo.

“So bene che questi trucchetti non funzionano contro di te” disse poi, fissando Lothar senza vederlo realmente “quindi che ne diresti se la risolvessimo senza poteri magici?”

“Ma non sono poteri magici!” s’intromise Gohan. “Si tratta di aura e…”

“ZITTO!” lo ammonirono entrambi. Non era compito di un terrestre mettere naso sulle tradizioni Gi’isa.

“Per me va bene” rispose Lothar. “tanto, per quanto mi riguarda, ho la vittoria in tasca. Sta a te posticipare il più possibile la tua morte e magari designare la mia”

“Un momento” si intromise quella volta Zenit, il Predestinato.

“Oh, Prescelto” lo salutò Kolom, utilizzando l’aggettivo come un dispregiativo. “Non sai che quando due Gi’isa si sfidano nessuno nell’universo può intromettersi?”

“Certo che conosco le nostre leggi etiche in difesa dell’Onore” rispose Zenit, come se fosse ovvio, “vorrei solo chiedervi di posticipare la vostra legittima disputa”

“E quando dovremmo batterci?” chiese Lothar.

“Non appena ucciderò tutti questi estranei” concluse Zenit, senza ritegno, come se avesse detto che sarebbe uscito per andare al parco.

“Si potrebbe fare anche così: noi continuiamo a combattere contro Zenit e voi risolvete le vostre beghe” propose Vegeta, che non vedeva l’ora di proseguire lo scontro.

“No, è escluso, mio caro Vegeta” rispose Kolom. “Tutti devono vedere la mia forza! Tutti devono assaporare la mia malvagità! Lothar deve pagare per l’affronto che mi ha inflitto! Sono più forte di lui, ma una serie di raccomandazioni lo hanno posto avanti a me, ma vi assicuro che il titolo non conferisce alcuna forza maggiore, anzi spesso è il contrario! Chi ha davvero talento è relegato in basso, nel pianeta Gi’isa! E pertanto ristabilirò l’ordine qui ed ora, in questo pianeta sperduto della Galassia del Nord, e davanti il Predestinato, che mi sarà testimone nella notte del mio trionfo, e mi ergerò alla sua destra per risollevare il nostro popolo tanto martoriato! Non so ve ne siete accorti, ma noi tre siamo gli unici che possono davvero riportare il nostro pianeta fra i grandi dell’Universo! Ma per farlo, il trio deve trasformarsi in un duetto, in quanto Lothar ha Tradito, e ha avuto anche la faccia tosta di sottolinearlo davanti il predestinato, l’Eskemoth della Profezia!”

 Non appena finito il monologo, seguitò qualche secondo di silenzio, per permettere a Kolom di prendere fiato. Non aveva mai parlato così a lungo.

“Non credevo avessi così tanto livore… evidentemente, anni di sofferenza per non riuscire ad eguagliarmi ti hanno traviato” constatò Lothar, quasi dispiaciuto.

“Basta… BASTA! Sati zitto e assaggia i miei colpi! E non osate muovere guerra fra di voi!” strepitò Kolom, e cominciò combattere, infilzando di pugni il povero Lothar, che si limitava a respingere i colpi peggiori.

Al che, Kolom si allontanò, prese una breve rincorsa, e cominciò a vorticare come se fosse un disco, scavò un piccolo solco e, messosi in posizione orizzontale mirò dritto al torace di Lothar per tranciarlo a metà, tuttavia il suo avversario non glielo permise e scansò all’ultimo momento.

Man mano che passava, Kolom continuava sì ad avere la costante offensiva, ma Lothar non sembrava impegnarsi più di tanto; anzi sembrava che lo stesse lasciando giocare in attesa di un qualcosa che gli permettesse di affondare non appena si fosse stufato.

“Non capisce che così facendo lo frustra ancora di più?” chiese Gohan a Piccolo.

Il suo mentore rispose “Probabilmente lo sta facendo apposta”

E in effetti, passò un’altra mezz’ora e il copione rimase sempre quello: Kolom che lo ricopriva di attacchi fisici dei più disparati e Lothar che non rispondeva limitandosi alla difesa dei punti vitali.

“Allora? Non reagisci, eh?” si esaltò Kolom, notando come stava dominando quello scontro. “Forse ti sei reso conto di quanto sono forte, eh?”

“Mah…” sbuffò Lothar.

“Che cosa ti dicevo? Sono troppo, troppo forte per te! Non riesci a trovare un minimo contrattacco! In effetti, non ricordavo uno scontro più facile!”. Kolom era talmente fuori di sé che si ritrovò ad urlare.

“Boh” sbuffò ancora Lothar.

“Incredibile…”. Gohan rimase basito da quel dialogo.

“Avevo ragione” commentò Piccolo. “Lothar conosce Kolom, e sa che se gli regalasse la costante offensiva si illuderebbe di poter vincere, per poi umiliarlo proprio alla fine, dopo avergli mostrato la delicata coppa d’ambrosia che è la vittoria. È anche per questo che si lascia sfuggire i colpi minori.”

Le parole di Piccolo non potevano essere più vere, ma Kolom lo apostrofò senza ritegno.

“Brutto caprone ignorante verde! Non vedi che sto dominando? Mi manca solo il colpo di grazia!”

Finì di colpirlo con un calcio volante verso la testa che Lothar lasciò diligentemente ricevere e successivamente osservò il proprio sottoposto creare forme strane con le braccia.

“Non avevi detto che non avresti usato colpi energetici?” chiese Lothar.

“Non è un colpo energetico, cretino!” lo insultò Kolom. “Dovresti averlo riconosciuto, da Generale quale sei”

Finì di compiere quei strani gesti e una serie di lance fatte d’aria solida arrivarono dal nulla dirette a tutto il suo corpo.

Non sembrava volesse schivarlo, e in effetti non lo fece.

Le lance si scagliarono tutte, ma Lothar non sembrava in difficoltà.

“Ehi! Sei morto dunque a braccia conserte? Degno di te… conservare la dignità fino all’ultimo. Beh, è stato un giochetto”, si rivolse a Zenit e si inginocchiò davanti a lui.

Lui era l’unico di cui riconosceva l’autorità, avendolo visto combattere ed eliminare gli insetti più piccoli con quella nonchalance gli aveva fatto aprire gli occhi sulle effettive potenzialità dell’Eskemoth.

“Mio signore, vi prego di selezionarmi come vostro miglior servitore. State certo che non vi tradirò qualora foste in difficoltà, anche se ne dubito fortemente”

Zenit per tutta risposta sorrise, poi rise di gusto.

La sua risata non gli si addiceva, e forse non era nemmeno divertito. Voleva soltanto ridergli in faccia col massimo disprezzo.

“Vorrei sapere perché ridete. Siete forse fiero di me?” chiese Kolom, irrigiditosi.

“No, al contrario, mio caro… siete solo una mezza tacca, l’ultima ruota del carro del mio Impero glorioso che mi appresto a comandare! Non capisci nemmeno quando sei in vantaggio e quando no… ma dove vuoi andare? Chi è quell’incompetente che ti ha fatto Generale, che lo uccido subito?”

“Etcì” stranutì uno dei Capi, in quel momento.

“C-cosa volete dire?” chiese Kolom, sudando freddo.

“Lothar è dietro di te” Zenit lo indicò, e il suo interlocutore si girò di scatto.

Il Gi’isa blu, che si confondeva nella notte, eccezionalmente era ben visibile: la sua aura lo faceva risplendere meglio di un faro, il blu acceso gli dava un tocco poetico.

“Lothar! Ancora tu! Allora chi è quello che ho tempestato di lance?” chiese Kolom, atterrito.

“Un mio ologramma” schioccò le dita e quegli sparì.

“Maledetto! Me la pagherai!” esclamò il Gi’isa inginocchiato, tuttavia per quanto lo colpiva, il suo avversario aveva smesso di schivarsi e si lasciò scivolare via ogni suo colpo.

“Mio caro Kolom…” esordì Lothar in tono paterno, vedendo che il suo interlocutore prendeva una pausa pe rifiatare. “Non sei mai stato più forte di me”

 Lo afferrò per la gola e attese che il Gliamòs, che si trovava al centro del collo dove negli uomini risiede il pomo d’Adamo, si spegnesse.

Per Kolom, quello era ciò di cui aveva più paura.

La Morte lo stava aspettando, e per quanto potesse urlare, per quanto si distruggesse le corde vocali fino a farle sanguinare, per quanto le sue gambe si divincolassero in cerca di una via d’uscita, nessuno avrebbe potuto o voluto aiutarlo.

Nel frattempo, le responsabilità gli caddero tutte sulle spalle.

La vista gli si stava offuscando: non credeva che il suo Gliamòs fosse  così debole.

Debole come lo era il proprietario.

Non aveva più nemmeno la forza di dibattersi.

Anzi, forse era meglio accettare la Morte piuttosto che respingerla, così sarebbe stato superiore a Lothar, per una volta.

L’ultima.

Gli avrebbe dimostrato, finalmente, che se non era superiore a lui in fatto di forza fisica, lo era perlomeno come forza spirituale.

Era pronto: ormai non aveva più la forza di pensare.

 Lothar ghignò e disgustato lasciò cadere il corpo di Kolom, che era stato così frenetico, a terra, inerte.

“Adesso non può più nuocere nessuno” commentò acido Zenit. “Ti faccio i miei complimenti, Lothar: tu sì che sei fortissimo”

“Lo so. So di essere forte quanto crudele, e la morte che ho impartito a Kolom non mi fa certo onore. Tuttavia, respingo i tuoi complimenti, Zenit, e ti sfido!” rispose Lothar, pronto a combattere la seconda sua nemesi.

“Come sarebbe? Ti stai schierando contro di me?” era anche sorpreso, il Predestinato.

 

 

 

Che pathos! Purtroppo il ritorno di Kolom è durato quanto un fuoco di paglia, sinceramente avrebbe fatto meglio a far finta di esseree morto invece di procurarsi una sofferenza indicibile! Insomma, gli avvenimenti adesso possono solo prendere una piega, e cioé il rush finale! Chissà coisa succederà ora?

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Capitolo 33
*** Il pentimento ***


Zenit non avrebbe mai immaginato che gli eventi avessero preso quella piega.

Dava per scontato, infatti, che ogni singolo Gi’isa si prostrava davanti a lui riconoscendolo come unico padrone delle loro vite, come descritto nella profezia:

… E tutti si inginocchieranno innanzi a Lui, poiché sarà padrone di ogni Gi’isa fedele alla propria Patria.

Pertanto, vedere Lothar, che era stato tanto zelante nel salutarlo e consigliagli di seguire la strada che gli era stata tracciata all’inizio, voltargli le spalle in quel modo, non gli andava a genio, nonostante lo aveva colpito tramortendolo per quasi un giorno.

“Osi pertanto voltare le spalle alla tua Patria?” chiese il predestinato, sprezzante ma con un retrogusto spaventato.

“Sì, se questa Patria che tanto decanti si riconoscerà in te!” rispose senza indugi e fissandolo negli occhi Lothar. Amava il suo pianeta, per quello doveva eliminare quell’errore della natura.

Quell’errore a cui lui aveva contribuito a generare.

Quell’errore che adesso lo fissava sbalordito e sprezzante insieme.

“Lascia perdere, Lothar!” interloquì Goku. “Saremo noi a batterlo! Stavamo combattendo per una volta unendo le nostre forze e pertanto vogliamo finire ciò che abbiamo cominciato!”

“Molto gentile da parte tua, Saiyan” rispose Lothar, sommesso. “Ciò che hai detto copre di onorabilità e lealtà la tua stirpe. Tuttavia mi rincresce declinare la tua offerta, poiché se adesso voi state soffrendo è a causa dei miei errori di valutazione. Io ho ordinato a Kolom di accompagnare Zenit in questo viaggio così pericoloso, io ho permesso dunque la morte degli innocenti che ha corrotto il carattere di chi mi sta di fronte e sempre io devo risolvere questa situazione, senza aiuti esterni!”

“Noi non ragioniamo così”  fece spallucce il marito di Chichi. “Qualunque problema interessa la Terra, è mio dovere dare una mano per risolverlo, seppur in questo caso si tratti di un litigio extraterrestre!”

“Già, e ricordiamoci che io stavo combattendo esattamente contro di loro! È mio preciso dovere eliminarli per poi pensare a te. Tu mi capisci, vero Lothar? È nell’etica di un guerriero Gi’isa concludere i combattimenti uno alla volta, senza sovrapporli, il che creerebbe solo una gran confusione! Bisogna dare giusto sfogo alla vendetta!” aggiunse Zenit.

Così Lothar si fece da parte, smanioso di voler finire con le sue mani il predestinato ma allo stesso tempo consapevole che i Saiyan avrebbero fatto di tutto per combatterlo al posto suoi.

“Sia ben chiaro, non vi sto affidando i miei desideri. Finite il vostro scontro com’è giusto che sia, così mi darete il cambio senza troppi rancori!” disse Lothar, avvertendoli anzitempo per evitare grane successivamente.

“E se malauguratamente uccidiamo Zenit?” chiese Vegeta perentorio.

“In tal caso, vi riterrò responsabili e non vi rivolgerò più la parola” rispose in un soffio l’altro, temendo quell’evenienza. Si era affezionato a loro, perciò gli avrebbe dato fastidio rispettare l’etichetta Gi’isa che prevedeva il taglio dei rapporti in quei casi.

“Ah, sticazzi allora”. Vegeta era sempre stato un tipo spiccio, e quindi se perdeva la confidenza di un alieno non lo teneva in gran conto. Anzi, desiderava perdere rapporti con ognuno degli astanti per vivere da solo con la sua famiglia, ma a causa di forze maggiori ogni Natale doveva vederli e fare buon viso a cattivo gioco, per vecchi legami di amicizia che legavano Bulma a Goku e compagni.

In ogni caso, il secondo round stava per cominciare.

Zenit contro Goku e Vegeta, l’idea della Fusion che aleggiava sulle loro teste, seppur fosse stata scartata in un primo momento.

In quel frangente, andò Goku per primo, col suo compagno subito dietro a coprirgli le spalle e eventualmente sostituirlo in prima fila.

Dopo una serie veloce di colpi, Zenit piegò la schiena per evitare uno dei pugni e sfruttando quella nuova posizione unì le gambe e diede un doppio calcio al mento a Goku, che non se lo aspettava e fu costretto pertanto a cedere il passo a Vegeta, che comparve da dietro per colpire il predestinato con un Big Bang Attack preparato in precedenza.

Per inciso, era uno dei colpi più potenti nel repertorio del principe, quindi c’era poco da stupirsi se la conformazione del terreno venne modificata pesantemente, lasciando come eredità una serie di profondissimi solchi.

Zenit era in piedi, ma profondamente turbato e fiatoni fissava il mittente del colpo colmo d’ira.

Un uomo normale sarebbe morto senza appello davanti quello sguardo.

Non Vegeta, il principe dei Saiyan, che lo sosteneva fiero e sprezzante.

“L’hai sentito, eh?” lo provocò, aggiungendo consapevolmente altra carne al fuoco. “Non capisco come mai tu sia ancora vivo, ma credimi, manca davvero poco!”

“… Brutto maledetto, come hai osato? Eppure il mio corpo è stato studiato in modo che possa assorbire i colpi energetici lasciandomi integri fisicamente! Come è possibile dunque che il mio corpo perfetto presenti delle vistose bruciature?” Zenit era esterrefatto dalla fallacità della profezia.

Stava scritto: E lui non presenterà alcuna ferita se colpito, perché il Prescelto deve presentarsi magnifico sotto tutti i punti di vista.

“Si vede che non è poi tanto perfetto” celiò Vegeta, con un ghigno soddisfatto.

“Già, doveva ancora superare il test dei Super Saiyan” aggiunse Goku, in piedi e perfettamente integro.

“Grrrr… non mi avrete! Non avrete il mio scalpo per così poco! Ricordatevi che io sono destinato a governare su un intero pianeta! Seppur in profonda crisi e sfiducia, io lo risolleverò e lo porterò alla massima espansione possibile!” recitò Zenit. Ora come ora la Profezia era l’unica cosa cui poteva aggrapparsi.

Utilizzò la super velocità per cercare di colpire almeno uno dei due, ma Goku lo vide annusando la puzza di bruciato e lo colpì di rimando con un pugno in faccia, in modo tale da passarlo a Vegeta, che lo colpì ulteriormente con una ginocchiata allo stomaco.

Allora Zenit si sollevò a mezz’aria per sfuggire a quel macabro ping pong e colpirli con la Tecnica del Meteorite, che consisteva in un impatto violento del suo copro avvolto nelle fiamme sulla terra, per poi far prendere fuoco all’intero campo di battaglia.

Avrebbe potuto benissimo essere l’inferno, in quel momento, e nessuno avrebbe notato la differenza.

Il colpo riuscì alla perfezione, e per quanto Goku e Vegeta cercassero di scappare da quella baraonda di fiamme, quelle si trasformavano in colonne e li cercavano apposta per inghiottirli nuovamente, prendendo forme diverse ogni volta.

Pe rl’ennesima volta, Goku cercava di scappare: non si aspettava quel colpo particolare, ma quello che si aspettava di meno era che una fiamma prese la forma stessa di un pugno e lo colpì come se fosse stato un masso enorme, quindi il Super Saiyan cadde di nuovo fra le fiamme.

Vegeta invece era  abituato a quel genere di trucchetti: da bambino ricordava di essere stato mandato nella sua primissima missione sul pianeta Uguns, ove tutti i suoi abitanti erano fiammelle, così come ogni cosa, tranne il terreno.

Inutile dire che il principe dei Saiyan in quel frangente uccise tutti quanti solo con la sua forza, debitamente trasformato in Ohzaru. In quelle dimensioni quelle fiammelle non potevano essere diverse da uno sputo.

Ed era a quei giorni sul pianeta Uguns che stava pensando, quando si ritrovò avvolto da quelle fiamme mastodontiche, recante la faccia boriosa di zenit, che ridava di loro.

“E ora come farete a scappare? Questo buco infuocato è appena diventata la vostra prigione!”

Quell’orrenda voce, ripetuta molteplici volte, stava stancando sia Goku che Vegeta, i quali, pur non vedendosi, si scambiarono un’occhiata complice.

Sapevano entrambi che per uscire da quelle mura gialle e rosse avrebbero dovuto prima trovare il vero corpo di Zenit, così chiusero gli occhi e lo cercarono con gli occhi della mente, sperando che non avesse azzerato l’aura.

Cosa che tuttavia aveva fatto.

“Maledizione, ha azzerato l’aura! Ci tocca cercarlo in mezzo a questa fuliggin… coff, coff” Goku cominciò a tossire.

“Non sprecare fiato, Kakaroth!” consigliò Vegeta, gli occhi socchiusi in quanto anche lui stava cominciando a subire gli effetti passivi delle fiamme. “Piuttosto, cerca di porre fine a questa assurdità!”

Allora stese la mano e con lo spostamento d’aria cercò di spegnere perlomeno le fiamme più vicine, am quelle si scansarono come se vivessero di vita propria.

“Non vi siete mai chiesti il motivo del colore della mia pelle del tutto inedito sul pianeta Gi’isa, vero, pagliacci?” chiese Zenit, la sua faccia di fuoco imperiosa spuntò in mezzo alle altre fiamme.

“No, non ce lo siamo mai chiesti, e nemmeno voglia mo sapere il motivo!” rispose Goku, sprezzante.

“Il motivo per cui ho la pelle rossa è semplicemente il segno distintivo che mi riconosce come padrone dell’Elemento Fuoco, qualità che nessun altro Gi’isa possiede” spiegò in breve Zenit, non ascoltando il Saiyan.

Intanto Ub, Gohan, Piccolo, Goten e Trunks osservano con apprensione l’enorme incendio sviluppatosi sul cratere formato poco prima da Zenit col suo Attacco Meteorite.

“Che cosa stanno facendo? Perché non escono? Che siano morti carbonizzati?” chiese Goten, in preda al panico.

“Non ci giurerei” rispose Piccolo con sicurezza “sento ancora le loro aure”

“E poi è scomparso anche Lothar. Diceva di essere passato dalla nostra parte, ma non si vede. Che sia andato a dare una mano a Goku e Vegeta?” chiese ancora Ub.

“Non giurerei nemmeno su questo”. Piccolo aveva sempre le risposte a tutto, e d era per quello che era tanto stimato da Gohan. Un vero e proprio saggio che decise quel giorno di fungere da figura paterna al piccolo spaventato nello stagno, poco dopo la dipartita del padre per mano sua. “È davvero un uomo d’onore, e non interferirebbe mai nelle lotte altrui se non costretto”

Loro potevano solo guardare la superficie, ma in profondità il panico stava cominciando a montare, soprattutto su Goku.

Per quanto si sforzava, non riusciva a scalfire quella muraglia soffocante.

Cominciava ad avere il fiatone e non riconosceva più dov’era il nero e dove il rosa, sulla sua pelle.

I colpi di tosse si facevano sempre più frequenti: stava davvero morendo lì e in quel momento?

“Non credevo che sarebbe stato così facile! Avrei dovuto pensarci prima, a questa tecnica! E dire che è sempre stata dentro di me, nel mio repertorio!” commentò Zenit, divertito da quella situazione.

L’unico fra i due che affrontava la morte con dignità era Vegeta, che immobile stava cercando di respirare il meno possibile.

“Anche se non mi darebbe soddisfazione eliminarvi così! Voglio farvi fuori fisicamente, e non a causa di questa fuliggine!”.

Detto quello, creò due copie di sé stesso a forma di fuoco, pronte a combattere contro ciascuno dei due Saiyan intrappolati.

Goku guardò il suo nemico: non credeva di riuscire a sostenere un combattimento in quelle condizioni.

Vegeta invece non ebbe reazione alcuna, stava fermo impassibile a fissare il nuovo arrivato con lo stesso cipiglio.

Vide lo Zenit di fuoco voler creare una sfera altrettanto fiammante con la mano, ma improvvisamente tutto svanì.

Il faccione del Predestinato, le fiamme che impedivano il passaggio senza ardere, le due copie appena create.

 

 

Che cosa può essere successo? Che ci sia sotto Lothar? Lo vedrete nel prossimo capitolo... ma quanto è pericoloso Zenit lo sappiamo sin da ora! Che ne dite?

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Capitolo 34
*** La legenda si avvera ***


“Che cosa diamine è successo?” chiese Goku al suo amico e rivale di sempre.

Egli rispose “Non ne ho idea” scuotendo la testa.

Improvvisante, arrivò Lothar con sotto braccio Zenit, che si dimenava ammutolito per liberarsi.

“L’ho trovato, Saiyan…. Era nascosto fra gli alberi che dirigeva il suo tormentato spettacolo da quella posizione” annunciò il Gi’isa.

“Sei stato straordinario... solo tu avresti potuto trovarlo, nessuno di noi è in grado di percepire le aure azzerate!” ringraziò sentitamente il nipote adottivo di Son Gohan, inchinando la testa alla maniera giapponese.

“Non c’è bisogno di ringraziarmi… adesso finitelo!” lanciò il corpo del Predestinato con malagrazia a terra, per permettergli di rialzarsi autonomamente.

Zenit non poteva accettare di essere stato trattato in quel modo.

Umiliato, profanato, sbattuto a terra come la peggiore delle creature.

“Come osi? COME OSIIII! Ti ricordi chi sono, vero? Chi sono io? E lui giudicherà i colpevoli con la sacra giustizia che gli è stata donata dagli dei, e spingerà gli empi verso i carboni ardenti della dannazione! Ad egli è stato concesso di poterlo fare, poiché è stato Inviato per concedere al popolo Gi’isa la prosperità! ” recitò puntandogli in dito contro, in preda all’ira ma lucidissimo nel ricordare tutte le pieghe della profezia.

“Non m’incanti, Zenit! So benissimo che la Profezia si riferiva ad un Eskemoth degno di esserlo, non ad un mentecatto infantile che non riesce a distinguere ciò che è bene e ciò che è male, pronto a condurre i Gi’isa a guerre totalmente fuori contesto!” gli rispose piccato Lothar.

E se ne rammaricava, poiché era stato Kolom a dare il via a quel processo di cui Zenit era soltanto una vittima.

Quel pensiero non avrebbe mai potuto toglierlo dalla testa, né il modo in cui Kolom era spirato, quasi sorridendo.

Il Predestinato non aveva ancora finito di serbare rancore. “Allora, se la pensi così, lascia che ti dia una piccola dimostrazione di cosa può fare un Eskemoth del mio calibro, che tu hai erroneamente giudicato come bassezza!”

Espanse la propria aura facendola tornare ai massimi livelli, si diresse verso Vegeta e lo colpì con un raggio rosso spingendolo diversi metri sotto terra.

“Fuori uno!” annunciò sorridendo malvagio in direzione di Lothar. Si librò in aria per risalire dal cratere e salutò agitando le dita il resto degli Z Warriors.

Dopo una fugace occhiata a quelli che aveva già eliminato, come per ricordarsi dove stavano riposando, colpì prima di tutto Gohan con un calcio al collo che tramortì il primogenito di Goku e lo spinse verso Crilin.

“Maledetto! Makankosappo!” Piccolo cercò di reagire, ma Zenit con uno scatto fulmineo si portò fuori tiro e accecò il Namecciano infilandogli due dita negli occhi.

Due dita per ciascun occhio.

Avrebbe voluto estrapolarle, ma ogni qualvolta che ci provava, quei bulbi maledetti si rigeneravano. Allora rinunciò e si limitò a finirlo con un violentissimo pugno.

“È solo KO… anche gli altri due. Beh, in realtà non m’interessa ucciderli” commentò fra sé Zenit, fissando poi Goten, Trunks e Ub.

Il secondogenito di Goku era pronto per la Fusion, anche se era ben conscio che avrebbero avuto ben poche speranze di fermarlo.

Trunks sapeva bene che qualunque mossa sarebbe risultata inutile contro quel guerriero.

Ma fu Ub a muoversi per primo, spingendo il proprio fisico a sopportare il Kaiohken alla dodicesima potenza e sperare di finire il Gi’isa con un colpo solo, tuttavia la lentezza nei movimenti lo penalizzò al tal punto che gli sembrò di vedere molti Zenit, e il peggio arrivò quando ciascun Eskemoth lo colpì in pieno volto, facendolo finire in mezzo ai gemelli, senza vita.

Ub si rammaricò con se stesso: a cosa erano serviti, dunque, sette anni di pressione psicologica e allenamenti massacranti?

Per fare quelle figure barbine davanti al primo nemico?

L’esperienza lo chiamava a gran voce, ma lui non era ancora pronto a rispondere: quello era stato un grave errore di valutazione di Son Goku, che lo aveva sempre considerato uno dell’elite universale.

“No! Non mi arrenderò!” si disse.

Si rialzò e riprese il Kaiohken, alla quindicesima potenza.

“Se non bastasse, utilizzerò il Kaiohken alla ventesima! E poi alla trentesima, se si dovesse rendere necessario!” urlò a gran voce.

“No! Figliolo, non farlo!”

Re Kaioh doveva intervenire. Non poteva permettere quel genere di suicidio.

“Oh? Re Kaioh, è lei?” chiese perplesso il ragazzo.

“Sì… ma ti sconsiglio caldamente di non utilizzare quella forza, se non sei abituato! Il tuo corpo potrebbe esplodere!” rispose l’essere ad alta voce.

“COSA?” Ub divenne di nuovo preda del terrore.

“O implodere, a seconda del caso” si corresse la divinità. “In ogni caso, sono contento che Goku ti abbaia insegnato quel colpo, ma tu non devi abusarne! Arriva fin dove il tuo corpo te lo consente!”

“D’accordo, re Kaioh del Nord. Arriverò fin dove me la sento” annuì sommessamente il nero.

“Cosa fai, parli da solo? È già giunta ora delle tue preghiere? Avanti, crepa all’istante, che devo confrontarmi con Son Goku e Lothar, soprattutto mi interessa il secondo, poiché non è degno di essere definito Gi’isa… anzi, forse non è degno nemmeno di essere definito essere vivente! E come tale deve morire!”

“Certo, perché lui…” pensò fra sé Lothar.

“Ti sei fatto un nemico tosto” commentò Goku.

“Mi dispiace dobbiate patire tutto questo” si scusò l’altro.

“Ci siamo abituati” lo tranquillizzò il figlio di Bardack, strizzandogli l’occhio, poi insieme partirono per vedere Ub combattere.

In realtà era solo lui a mantenere vivo quello scontro, poiché Zenit non aveva intenzione di sprecare energie solo per l’allievo di Goku.

Un po’ come avevano fatto gli Z Warriors contro Kolom.

Ma in quel caso non si trattava di un errore di valutazione, ma dell’incapacità di Ub di non saperlo colpire.

“Frutto anche della tecnica del sapone, il quale permette per un periodo di tempo che i colpi scivolino via” ridacchiò il Predestinato, notando come i vari pugni non arrivavano.

“Combatti seriamente!” ordinò Ub, fiatoni. Come gli aveva detto il dio Kaioh, quella forza anomala non era ancora adatta al suo corpo, che stava cominciando ad accusare la stanchezza e varie vene in bella vista.

“Non sta a te dirmi come devo combattere” ribatté serico il suo interlocutore, che era molto tranquillo. Stava anche ispezionandosi le unghie, ma probabilmente per schernire l’avversario che per questioni di pulizia.

“Sai, saresti anche più forte di me, ma la tua poca esperienza ed incoscienza ti sta portando al baratro. Per di più senza che io stia facendo alcunché per incentivarti!” proseguì, con la stessa voce serica.

Ub digrignava, ma sapeva che aveva ragione.

Stava per morire, sentiva i battiti accelerati del suo cuore reclamare un’evasione dalla cassa toracica.

“Allora ti finirò con un colpo solo! Pugno Kaiohken!”

Colorò il suo braccio destro di rosso e dandosi una spinta col terreno che si distrusse, mirò dritto al viso di Zenit.

Quel viso tanto odiato.

Zenit schivò all’ultimo momento, sempre concentrato sulle sue unghie.

Ub tentò di nuovo con una spinta da terra  e urlò “Calcio Kaiohken!”, mirando alle costole, ma Zenit si librò a mezz’aria e stendendo la mano che aveva guardato per tutto quel tempo sibilò “Unghie pungenti!”

Una serie di aghi viola partì dalle sue unghie, che inchiodarono l’allievo di Goku a terra, causandogli dolori indicibili.

Se poi si aggiungevano i dolori intercostali e a tutto l’insieme dei muscoli che stava subendo da quando aveva acceso il Kaiohken quindicesimo, Ub era davvero al un passo dalla morte.

Solo la pietà di Goku fermò quel sadico processo, tramortendo il proprio allievo con un piccolo calcio, che gli sottrasse tutta la forza e perdere i sensi.

“Dovevo farlo, Ub…” mormorò poi, guardando Zenit. “In fondo, tocca a me sconfiggerlo. Tutte le volte che ho cercato di affidare a un altro le sorti del pianeta ho fallito. Al Cell Game ci ho rimesso anche la vita… è giusto che finisca lo scontro contro di lui, e poi riprenderemo gli allenamenti”

Prelevò Vegeta da dove era stato mandato in precedenza e lo lasciò riposare in bella vista.

“È ora dello scontro finale, Zenit.” Annunciò il Super Saiyan di Quarto Livello. Era pericoloso farsi vedere stanco, tuttavia non poteva evitare di usare quel tono.

Tutta quella vicenda esulava dai soliti scontri che aveva avuto:  era proprio come diceva Lothar, la Terra si è solo trovata in mezzo a delle dispute che non la riguardavano.

Solo che quelle stesse dispute hanno portato alla morte Crilin e tutti gli altri.

Lasciò a Zenit il primo turno, e con suo stupore svelò un’altra carta.

“Tecnica della Fenice: Rinascita!” urlò Zenit, e subito dopo una serie di fiamme andarono a creare una fenice che per prima cosa si appoggiò alla spalla del predestinato.

“Beh? Che te ne pare? La leggenda si è avverata, no?” chiese ironico a Goku.

“Vorrei proprio vedere, se non fosse stato così non mi sarei divertito e ti avrei fatto fuori subito” ribatté lui.

Zenit rise e rispose“Aahhahaha! Frase tipica di un Vegeta! Ti metti anche a copiare gli altri?”

“Sì, perché sarà grazie a loro che ti sconfiggerò!” si lanciò per colpirlo con un calcio, ma la fenice si frappose come schermo fra il Saiyan e il Gi’isa e inghiottì il colpo, esplodendo.,

rinacque sotto gli occhi di entrambi dopo qualche secondo.

“Questa è perlopiù una tecnica difensiva… ma se io la applico con una tecnica di attacco tu non avrai più speranze di vittoria! Pertanto è più divertente vederti arrovellare per sorpassare la fenice!” annunciò Zenit.

Gli stava dando un’opportunità, ma allo stesso tempo si era cautelato.

Goku non era ancora pronto per scagliare la Kamehameha forza dieci, e poi aveva la netta impressione che la Fenice l’avrebbe assorbita, quindi la cosa migliore da fare era di distruggere quell’uccello di fuoco.

“Cos’è che spegne il fuoco?” chiese ad un tratto Lothar, accorrendo in aiuto del nuovo alleato con la dialettica.

“L’acqua” rispose sicuro il figlio di Bardack. Almeno su quello era preparato.

“Giusto… dovresti utilizzare un a tecnica acquatica, dunque” consigliò Lothar. Il problema era che Goku non possedeva quel tipo di tecniche.

“Oppure prendere un secchio dal fiume o lago o mare” aggiunse il suo interlocutore.

Tuttavia Zenit stava per attaccare.

Si spostò con la supervelocità e con una gomitata clpì lo stomaco del suo avversario, che inaspettatamente all’impatto notò un’esplosione, che ebbe solo il merito di aumentare i danni.

 

 

 

 

 

 

La leggenda del Predestinato: Zenit scatena tutto il suo libore contro Goku, e mi chiedo se stavolta avrà la forza per fermarlo! Anche voi ve lo chiedete? Alla prossima!

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Capitolo 35
*** Bisogno di forze! ***


Nel frattempo che lo scontro andava avanti con una netta prevalenza di attacchi del predestinato, in quanto tutti gli attacchi di Goku venivano puntualmente assorbiti dalla fenice, gli altri Z Warriors si ridestarono dai colpi del Gi’isa, che come detto non erano mirati a sopprimerli ma soltanto a metterli fuori combattimento, il che voleva dire tanto per Zenit, poiché non modo nessuno avrebbe potuto dare una mano al Saiyan e dunque una volta ucciso lui non sarebbe rimasto nessuno in grado di aiutare la Terra da un’esplosione improvvisa.

Improvvisa per loro, ma in realtà già progettata nella mente del Prescelto, che in quel caso avrebbe agito di testa sua, in quanto nella Profezia non c’era scritto che il Prescelto avrebbe distrutto il suo pianeta natale, anche perché si dava per scontato che il pianeta natale era quello Gi’isa, non la Terra.

“Urgh…” borbottò Piccolo, il primo a svegliarsi. “Ragazzi, è dura ammetterlo, ma noi non siamo all’altezza di un Super Saiyan di Quarto livello, che a sua volta non è all’altezza, da solo, di Zenit.”

La dura realtà si mostrò agli occhi del resto del gruppo: dopo aver visto Ub e Vegeta ancora a terra dormienti, Goku stava subendo colpi particolarmente potenti ed esplosivi. Zenit aveva pensato bene di aggiungere un tocco “esplosivo” a tutti i suoi attacchi fisici, senza nemmeno avere lo stress di pensare ad una nuova mossa energetica, in quanto il corpo stesso che era dominatore del fuoco gli dava quella possibilità di sopprimere l’avversario più pericoloso senza troppi sforzi.

E per quanto Goku fosse stato forte e in forza, non avrebbe avuto a prescindere alcuna possibilità di contrattacco, poiché lo stress psicofisico della fenice  che tornava ogni qualvolta a smontargli i piani di rivalsa era dannoso più di un pugno sul naso.

Alla fine, trovò il modo di riflettere più intensamente quando Zenit decise di schiantarlo al suolo con un colpo a due mani, che esplose all’impatto come aveva fatto il resto dei colpi fisici.

Goku non aveva un solo osso integro, la stanchezza lo costringeva al suolo e non vedeva più molto bene.

Tuttavia, trovò la forza per parlare.

Gli venne un’idea, malsana, forse pazza, ma quantomeno era l’unica cosa che gli era rimasta per aggrapparsi.

“Ho… HO BISOGNO DI FORZE!”

Sperò con tutto sé stesso che qualcuno là sopra lo avesse sentito.

Avrebbe creato una Genkidama, che quel lontano giorno era stato avvertito che avrebbe potuto usarla come ultima carta, la carta della disperazione, quella che ha eliminato Majin Bu.

Per quello aveva bisogno di forze, in quanto le ultime che gli rimanevano bastavano a malapena a mantenerlo un Super Saiyan di Quarto Livello.

Sapeva bene che in quel modo non avrebbe fatto molta strada con la sfera azzurra, quindi decise nella sua idea malsana che sarebbe stato lui stesso una Genkidama. Sapeva bene anche che i Super Saiyan, in quanto esseri corrotti, non potevano crearne una, tuttavia contava sul fatto che se uno come lui riusciva a salire sulla Nuvola Kinton, allora anche il Super Saiyan sarebbe stato puro allo stesso modo.

Er incredibile come nessuno ci era ancora arrivato. Si sentì un genio per averlo pensato.

Il suo urlo raggiunse le orecchie di Piccolo per prima e poi quelle di tutti gli altri.

Il maestro di Gohan guardò per un attimo Goku, quel puntino lontano che lo scongiurava di donargli un po’ di forza per un’idea malsana, anche per lui, che contava solo sull’intelligenza strategica e non sull’ispirazione del momento.

“Goku ha bisogno di energie” ripeté il namecciano. “Forse è un’idea bizzarra, ma credo che lui intenda trasformarsi in una Genkidama umana per lanciare il colpo finale a Zenit e distruggerlo con un colpo di reni senza precedenti”

E bisognava fare in fretta: Zenit stava continuando a torturare quel povero colpo a suon di Fenice, che si trasformò in un uccello d’attacco che sapeva bene dove e come colpire per procurare dolore.

“Quindi ha già cominciato ad immagazzinare energia?” chiese Gohan.

“Non lo so… però è nostro dovere donare la nostra!”. Aveva già il braccio allungato per consentire alla sua aura di trasportarsi verso Goku.

“Sarebbe anche un bene se uno di noi distraesse Zenit e la sua fenice” propose Goten, non potendo sopportare oltre la vista del padre sofferente.

“Giusto… Gotenks! Donate la vostra energia e combattete!” ordinò Piccolo, e così Goten e Trunks fecero.

La Fusion di Metamor, quella eseguita con la vecchia danza, a detta di Kolom.

A parere di tutti, col vecchio si otteneva un risultato migliore, e poi era l’unico che si conosceva bene.

“Bene, adesso daremo a Goku la nostra energia!” lanciò una sfera benefica verso di lui, con l’effetto stesso di donargli la quantità richiesta e sperare un attimo la fenice dal corpo.

Quell’attimo gli fu fatale, perché un Ghost Kamikaze Attack entrò nella bocca della creatura fiammante che esplose.

“Che cavolo…?” Zenit si girò e furente osservò la Fusion che sghignazzava.

“Preparati ad affrontarmi!” annunciò l’altro.

Sapeva benissimo che non aveva speranze di sconfiggerlo, ma aveva bisogno allo stesso tempo di guadagnare tempo.

Piccolo si rivolse a Gohan. “Gohan, poi toccherà a te prendere il suo posto… io nel frattempo cercherò di svegliare Ub e e Vegeta, cercando sempre di infondere energia a Goku”

E così fece.

Mentre i colpi energetici di Gotenks si annunciavano con delle violenti esplosioni, Piccolo scese  con molta cautela giù per la rupe, che una volta era stato un antro pieno di fuoco, con l’intenzione di svegliare Ub e Vegeta.

Non c’erano problemi con Ub: avrebbe dato anche la sua vita, se fosse servita a Goku per battere il nemico.

Il problema era Vegeta: non sarebbe caduto altrettanto facilmente. Ma sapeva qual era la chiave del suo cuore e aveva intenzione di usarla.

“Ub… orsù, svegliati” sussurrò Piccolo al giovane.

“Piccolo... che stai facendo?” chiese Goku, di sottecchi.

“Sto svegliando questi due… dovresti essere tu il primo a chiedermelo, visto che vuoi creare una Genkidama, no? E siccome non può essere usata come sfera, hai deciso di incorporare le nostre energie per trasformarti tu stesso in questo colpo, no?”

“Non ti si può nascondere niente, eh? Dopotutto, sei Piccolo… ehehe. Ti ricordi quando eravamo nemici?” chiese Goku, lasciandosi andare nei ricordi.

“Già… nemici.” Il Namecciano si turbò un po’, ma tornò con vigore a vegliare Ub, che rinvenne dopo qualche minuto.

“Eh? Che… succede? Piccolo, non ti ho mai visto così preoccupato” bofonchiò l’allievo di Goku. Dopotutto, il terrestre non aveva mai visto Piccolo.

“Dovremmo dare l’energia a Goku, poiché intende fare la Genkidama” rispose asciutto.

“Cosa? La Genkidama? Sotto la trasformazione in Super Saiyan?” chiese il suo interlocutore, non capendo.

“Non c’è tempo poe rle spiegazioni… attiva quel che resta delle tue energie e dallo spassionatamente a Goku!” incitò il muso verde. Certo che quelle parole avrebbero fatto breccia nel cuore del ragazzo, che senza ulterirori indugi e vedendo lo stato pietoso in cui si trovava l’amato maestro, cominciò a donare energia.

Restava da convincere Vegeta, che sopito e beatamente ignaro della situazione.

“Vegeta” disse Piccolo perentorio, senza scrollarlo.

Il principe dei Saiyan tornò ad aprire gli occhi.

“Piccolo… dannazione, credevo che avere i tuoi vestiti potesse far parte di un sogno, e invece me li ritrovo ancora addosso! Cosa vuoi, ancora, affinché tu tragga vantaggio dalla mia sofferenza?” esordì il padre di Trunks e Bra, fissandolo.

“Goku ha intenzione di creare una Genkidama e tu ci aiuterai a donargli energia” spiegò in breve il namecciano.

Sapeva bene che quella sola frase non sarebbe mai bastata, e infatti…

“Col cavolo! Sa bene anche lui che non può creare alcuna sfera Genkiudama! In primis, è ancora un Super Saiyan. Secondo, è più morto che vivo. Terzo, Zenit non gli permetterebbe mai di crearla, perché ci vuole molto tempo e poi se ne accorgerebbe subito, a meno che non gli mettete su un’esca come si deve, e non quei due inetti di Goten e Trunks!”

Sapeva bene che stavano combattendo perché sentiva la loro aura affievolirsi in maniera preoccupante.

Piccolo fece una smorfia.

“Neanche a te sfugge niente, ma è il solo piano che abbiamo. Dobbiamo un favore a Lothar, ricordalo”

Vegeta tornò a fissare incredulo Piccolo.“Che favore sarebbe?”

“Ha ucciso Kolom.” Rispose lui.

“E dunque? Era solo questione tempo e l’avrei fatto fuori!”. Era incredibile la fede dogmatica di Vegeta nelle sue forze.

Era incredibile quanto Vegeta fosse abile a dimenticare tutte le batoste che aveva ricevuto dalla vittima di Lothar.

Piccolo, che mal sopportava quella sua strategia, decise allora di provocarlo.“Devo ricordarti che la prima volta che ti ha visto ti ha lasciato a terra con un buco nello stomaco?”

A provocazione, il principe dei Saiyan rispose ad altrettanta provocazione. “Sta’ zitto tu, non hai certo fatto una figura migliore!”

Era vero, ma Piccolo avrebbe dovuto darsi un contegno o nessuno dei due sarebbe mai venuto a capo della questione, che stava diventando una disputa.“Ma sto cercando di fare di tutto per recuperare, tu cosa puoi fare, combinato in questa maniera?”

Vegeta rifletté e rispose, come se Piccolo stesse cercando una risposta. “Cercherei uno stratagemma per creare abbastanza energia da sparare un Final Flash degno di questo nome!”

“Sai bene che non funziona, e poi hai appena detto che Zenit non te lo lascerebbe fare. Perché a Goku no e a te invece è concesso?” chiese Piccolo, accusando il suo interlocutore di egocentrismo.

Vegeta non seppe rispondere dubito, così distolse lo sguardo da Piccolo e non disse nulla.

Nel frattempo, a causa dei troppi colpi ricevuti, la Fusion si sciolse. 

 

 

Goku ha bisogno di forze ancora una volta! Pregherei chi sta leggendo di inviarne un po', tramite recensioni! Parlando seriamente, ormai Goku è alle strette, vedremo come se la caverà nel prossimo capitolo! Voi che ne pensate? 

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Capitolo 36
*** Vegeta si unisce al gruppo ***


Le aure di Goten e Trunks, una volta tornati normali,  erano molto deboli, ed erano prossime alla scomparsa.

“Non ci voleva” commentò preoccupato il Namecciano. “Speravo che tenessero un po’ di più. Forse hanno donato troppa energia a Goku e quindi si sono consumati più in fretta”

“Cavolo, Piccolo… spero ogni giorno che tu possa vedere in faccia la realtà, e invece la tua fiducia malriposta è sempre un ritornello che torna” lo punzecchiò Vegeta.

“Se è per questo, anche tu godi di fiducia malriposta”. Al maestro di Gohan venne un’idea, e colse la palla al balzo.

“Prego?”. Si aspettava anche quel tipo di domanda. Fare lo gnorri è tipico di chi ha la coda di paglia.

“Tuo figlio Trunks, ad esempio. Si fidava di te, ma il tuo orgoglio ha permesso a Cell di avere il corpo perfetto.”

Disse, con il tono di voce tipico di chi stava incolpando senza però affondare.

“M-ma poi l’abbiamo sconfitto… e Trunks è tornato in vita!” si sentì rispondere.

Ecco.

Sapeva bene che quella ferita non si era mai richiusa. Aver decretato la morte di Trunks in quel frangente era qualcosa che non era mai riuscito a perdonarsi.

“Durante la Lothar contro Zenit, poco fa” proseguì Piccolo imperterrito “Bra si fidava di te, e invece l’hai delusa. È morta”

Il corpo di Bra reclamava vendetta, steso com’era, assieme a quelli di Pan, Crilin, Ten, il numero Diciassette e il numero Diciotto.

“Può sempre tornare in vita con le Sfere del Drago, Piccolo!”. Il suo tono era leggero e tendente a minimizzare, ma Piccolo notò una piccola nota di dolore.

“E adesso… non ti rendi conto che Trunks è già morto? Come credi che possa tornare in vita?”. Piccolo sapeva che esistevano le Sfere del Drago Polunga, ma gli conveniva dire così. Sapeva che in quel momento il padre di famiglia che era nel Principe dei Saiyan, stava lottando per uscire.

 Era vero: per colpa di Kakaroth, Trunks era morto coinvolto nell’esplosione della terra ad opera di Majin Bu.

E in quel momento, stava per morire a causa del suo orgoglio.

Bra era già morta, e lui non aveva potuto fare niente per impedirlo.

In quel momento, gli rimaneva solo Bulma, fra le persone nell’universo che avevano espresso fiducia incondizionata nei suoi confronti.

Ah, già.

C’era anche Kakaroth.

Kakaroth che non aveva mai dubitato di lui.

Kakaroth che gli aveva sempre dato una mano in tutte le occasioni.

Kakaroth che per coprire le sue lacune gli aveva nascosto il Super Saiyan di terzo Livello.

Kakaroth che gli era sempre stato amico, nonostante lui lo aveva sempre trattato come un suo sottoposto.

Era il Principe, ma Kakaroth era il suddito migliore che si potesse avere.

Adesso toccava a lui offrire la potenza.

Vide tutti i fasci luminosi di energia che scorrevano da Piccolo, Ub e Gohan.

Era incredibile, come bastasse così poco agli altri per riporre la fiducia nelle altre persone, inoltre, dentro di lui sapeva bene che Kakaroth aveva un credito secondo il quale la fiducia in lui riposta era sempre una scelta saggia.

Avrebbe offerto dunque anche il suo contributo, e lo avrebbe fatto non per battere Zenit tramite Kakaroth, ma per proteggere Bulma e Trunks, anche se Gohan si era frapposto fra i corpo del fratello e di suo figlio.

Da quel momento, era grato anche al figlio del suo rivale, in quanto aveva tardato la sentenza definitiva sul suo.

Tutte le manifestazioni di devozione di quel suddito nei confronti del suo Principe andavano ripagate.

 E lui, da vero cavaliere, avrebbe ripagato il debito d’onore offrendo la sua sacra energia. Non era vero che gli atti di Kakaroth erano un insulto.

L’energia dei Saiyan. Purissima e invincibile.

L’energia dei Super Saiyan, in grado di smuovere le peggiori forze dell’Universo e ridurle a pasta frolla.

“LOTHAR!” urlò Piccolo, sorridente nel vedere Vegeta che alzava il braccio. “Offri anche tu l’energia a Goku, per favore!”

Egli non rispose subito, si rabbuiò riflettendo.

“… È questo, dunque, quello che mi chiede il destino? Di lasciare che sia un Saiyan a risolvere i problemi del mio pianeta?” si chiese, più a se stesso che a Piccolo.

“Se tu hai una soluzione migliore, non hai che da esporla, Lothar” fece spallucce il Namecciano.

Dopo aver convinto Vegeta, il Gi’isa gli sembrava un’esercitazione da scuola elementare.

“Hai ragione, scusami” sorrise il generale, “solo che ci tenevo davvero a dare una lezione a Zenit”

“Sì, ma sbrigati” incalzò il suo interlocutore. “Gohan sta per venire fatto a tocchetti”

In effetti, il primogenito di Goku stava per finire al tappeto come in precedenza la Fusion.

“Non siete molto capaci, che noia!” commentò il Predestinato.

Lothar si sentì colpito nel vivo e fu con estremo vigore che donò una buona percentuale della sua forza a Goku, che ancora giaceva inerte.

“C’è molta energia, adesso, nel mio corpo…” cominciò a rendersene conto. Gli sembrava anche di stare meglio.

“Questo è Piccolo... poi Gohan, Goten e Trunks… accidenti, che forza, quei due! Oh, questo è Ub… che bravo ragazzo. Dovrò ricordarmi di ringraziarlo, con una bella dose di allenamenti! Voglio davvero concludere lo scontro contro di lui. Manca Vegeta... evidentemente, Piccolo… ah! Eccolo! Allora ce l’ha fatta a convincerlo! Del resto, quando gli nomini Bulma e i suoi figli… dopotutto, è prima di tutto un uomo e un padre! E questo chi è, invece? È l’aura di… Lothar, mi pare che si chiamasse, l’amico di Piccolo e Gohan! Beh, se anche lui ha deciso di donarmi la sua energia, non posso che dargli il benvenuto nella nostra squadra!”

Ormai il processo si era completato: era pronto per sparare la sua Genkidama.

Oppure di lanciarla, o di fare una qualsiasi altra cosa che agli altri stava ancora sfuggendo.

Siu alzò in piedi e per prima cosa parò con estrema facilità un potente pugno che era destinato a un Gohan ormai privo di forze.

“Scusami, Gohan… ma con l’energia che adesso si trova nel mio corpo, avresti potuto pararlo” disse Goku.

“Oh, papà! Sai benissimo che non ce l’avrei fatta!” lo ingraziò il figlio, e scese a terra, per lasciargli lo spazio adatto per combattere.

“Ti credi furbo, eh? Prendere l’energia degli altri per affrontarmi…” lo pungolò Zenit.

“Non mi interessa ciò che pensi, perché fra poco morirai!”

“Morirò? Che storia è questa? Io sono il Prescelto, non posso morire se non dopo aver designato un erede, come sta scritto: Ed egli sarà tuttavia sottoposto dal Giudizio dei Mortali, tuttavia avrà comunque il tempo di designare un sottoposto, per non lasciare il Popolo senza la sua illuminata giuda.” Ribatté Zenit, sempre più consapevole della leggenda.

“Forse, questa profezia è fallace” dichiarò il Saiyan, figlio di Bardack.

“Fallace? Dopo tutto quello che ho dimostrato di saper fare? Amico mio, non ti resta che morire, allora!”. Zenit cominciò ad attaccarlo caricando i pugni con la solita esplosione, ma Goku schivò senza problemi.

“Uhm… colpo di fortuna” dichiarò , e quindi aumentò la velocità per colpirlo anche con maggiore violenza, sfruttando l’attrito con l’aria.

Tuttavia Goku schivò ancora e ancora, e a volte lo prendeva in giro fuoriuscendo la lingua.

“Adesso, se non ti dispiace, tocca a me!” .

Gli bastò un pugno, uno solo, e Zenit si schiantò al suolo a velocità supersonica.

Il Gi’isa non riusciva a crederci ed entrò dunque nel panico.

Un gorgo biancastro fatto di dubbi, senza appigli sul quale contare.

Era vero che stava in linea di massima bene, ma quell’energia che aveva ritrovato il suo avversario superava la sua.

Decisamente, e non avrebbe dovuto accadere: chi altri, ad eccezione di Zenit il prescelto, era stato designato dal destino per risollevare un popolo?

In ogni caso, era suo compito rialzarsi.

Forse, avrebbe dovuto dare ascolto a Lothar e partire alla volta di Gi’isa senza dare sfogo alle sue passioni, come la guerra e la Lothar.

Si sarebbero evitate le morti di Kroove, Mistrok e Kelos, perlomeno.

Non che gli dispiacesse, essi sapevano a cosa andavano incontro.

Ma in quel momento c’era Son Goku, un Saiyan, a fissarlo avidamente, pronto a colpirlo con una mossa più potente.

Cosa avrebbe fatto lui a quel punto? Avrebbe certamente ribaltato la situazione, per quanto critica.

E lo avrebbe fatto in quanto essere Gi’isa.



Fine capitolo! E anche Vegeta si unisce al gruppo! Mi chiedo se Goku riuscirà a sconfiggere Zenit adesso che ha l'enmergia del gruppo, ma penso proprio di sì... o no? Oppure Zenit non ha scoperto tutte le sue carte? Lo saprete nel prossimo capitolo!

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Capitolo 37
*** Tentativo di fuga ***


“Va bene, va bene”

Zenit si fermò a riflettere.

“È impossibile che una persona che prima agonizzava  adesso mi prende in giro osando sfidare la mia pazienza! Ti deve essere successo qualcosa… dimmi un po’, che cosa ti è capitato, cosicché possa farlo anch’io e riportare lo scontro in parità?”

“Hai degli amici a portata di mano?” chiese Goku, dopo una breve pausa.

Zenit si sentì colpito.

Non aveva amici, non in quel momento. Se ne sarebbe fatti, sicuramente, dopo aver preso il trono.

O forse tutti gli avrebbero fatto buon viso a cattivo gioco? Nooo, non  doveva pensarci. I Gi’isa non sapevano fare il doppio gioco.

E poi la Profezia lo designava come un Eskemoth acclamato dalle folle, tutti adoranti e credenti in lui, e pertanto era impensabile che uno dei suoi sudditi non gli fosse amico.

 Lothar era un miscredente, non contava come Gi’isa.

“Adesso comincia il secondo round, e vedrai come la musica cambierà!”

Goku non rispose nulla, cercava solo quella frazione di secondo che lo avrebbe spinto a lanciare la sua Genkidama.

Poteva contare su numerose opzioni.

Avrebbe potuto scagliargli contro un Ryuken.

Avrebbe potuto tempestarlo di pugni potenti e pericolosi, come aveva fatto lui stesso poco prima.

E naturalmente, c’era la fantomatica Kamehameha Forza Dieci che attendeva solo di essere lanciata.

Zenit si mosse contro di lui per sperare di sbilanciarlo, ma Goku saltò e lo colpì con naturalezza al mento, scagliandolo lontano.

Sfortunatamente, si riprese in fretta, così si fermo e sfruttando l’attrito con l’aria prese fuoco pe rincatenarlo una seconda volta alle fiamme.

Purtroppo per Zenit, la stessa tecnica con Goku non funziona due volte, perché nel frattempo egli trova sempre un espediente per liberarsi dalle trappole, e anche in quel caso uscì brillantemente dallo Spettro di Fuoco soltanto espandendo la propria aria, e cin l’o spostamento d’aria individuò anche Zenit che venne colpito ancora una volta da una ginocchiata alla schiena.

Zenit si rialzò dolorante, aprì la bocca e cercò di intrappolare Goku con un’altra delle sue tecniche, ma il Saiyan si spostò col teletrasporto dietro di lui e lo colpì una seconda volta alla colonna vertebrale, che ottenne dunque l’effetto di far sprofondare il predestinato sotto terra, creando un nuovo cratere.

“Orsù, alzati! Non ho certo tutto il tempo!” incitò il Super Saiyan.

Zenit, che era nascosto tra le macerie, non ne poteva più di ascoltare quella voce che si attaccava alle orecchie come un tormentone di mezza estate.

Decise di palesarsi distruggendo tutto il circondario e mostrandosi all’avversario al meglio della forma.

La propria pelle risplendeva come se fosse stata appena lucidata.

I suoi capelli, tolto l’elastico che li legava, svolazzavano sulla sua faccia come se  un vento poderoso arrivava da dietro di lui.

I suoi occhi gelidi fissavano quello scimmione rosso come se fosse stato un insetto fastidioso, e invece lo stava umiliando.

Era il prescelto, e nessuna creatura nell’universo avrebbe potuto metterlo in dubbio.

Doveva vincere quello scontro, dunque, per poi sedersi con magnificenza sul sacro trono d’oro del’Impero Gi’isa , dopo ave distrutto tutti i Capi assetati di potere invaghiti di ogni forma di cupidigia.

“Son Goku” disse, e le sue perole suonarono come un giudizio.

“Cosa vuoi?” chiese l’interpellato. Anche lui si stava ergendo come un prescelto, ma con molta meno pompa magna.

Erano rimasti solo lui e Lothar integri, contro il Prescelto.

“Eliminarti. Oggi è il tuo giorno, il giorno in cui ti unirai ai tuoi antenati e io mi eleverò nel mio status!” dichiarò Zenit, con voce un po’ troppo alta per risultare lucida.

“Non ho ancora capito come riuscirai a scappare dalla terra, visto che avete bisogno di un’astronave per muovervi da un pianeta all’altro” commentò Goku, con un tono privo di interesse.

“Taci” gli intimò Zenit. “Taci, e subisci il mio colpo finale! Non avrei mai dovuto usare questa tecnica, tuttavia i posteri capiranno perché l’ho fatto e la Profezia nonne risentirà”

“Maledetto…” digrignò i denti l’altro Gi’isa, che aveva capito quale tecnica stava per compiersi.

“Cosa? Hai capito, Lothar? Che tecnica sta per usare?”. Goku, vedendo il suo nuovo amico entrare nel panico, venne contagiato.

“Ha intenzione di scagliare il Raggio dell’Armageddon, una tecnica che non può essere utilizzata se non dal Prescelto! L’Eskeloth disse l’ultimo giorno: E lui, contro i pianeti impenitenti, scaglierà loro contro il Raggio dell’Armagheddon, a titolo di esempio per gli altri riottosi

Zenit piegò un angolo della sua bocca.

Non gli piacevano i ficanasi, così prima di scagliare la vera tecnica. Mise a tacere Lothar colpendolo al Gliamòs con uno spostamento d’aria, da quella distnaza.

Il Gi’isa redento cadde al suolo, fortunatamente svenuto, in quanto Goku aveva anche visto il colpo e lo aveva attutito.

“Non farai del male ancora, non in mia presenza!” lo avvertì il figlio di Bardack, pronto a qualunque evenienza.

“Fa’ silenzio, sei ridicolo” lo apostrofò l’altro e, stendendo il braccio destro, crreò una dera di energia enorme e bluastra, con al centro un nucleo bianco, dove sembrava assorbire il colore del cielo e renderlo più potenete in quel modo.

Dalla sfera uscirono forme strane: grifoni, aquile, draghi, serpenti a sonagli, chimere, centauri, e altre forme mitologiche.

“È questa l’apocalisse Gi’isa: tutti i miei scenderanno sul pianeta e porre fine a quest’epoca  per consentire ai nuovi individui di prendere il controllo della nuova! È il cerchio della vita!” borbottò Zenit e alla fine scagliò quella sfera, la quale fece tuttavia partire un raggio di proporzioni ridotte rispetto alla sorgente.

Il colpo partì a velocità supersoniche, e gli effetti si stavano cominciando a notare: tutta la crosta terrestre sembrava coinvolta e attratta da quel blu maledetto, comandato da esseri immondi che scagliavano raggi altrettanto blu.

”E va bene”! pensò fra sé il marito di Chichi, in quel momento concentratissimo e la sua attenzione rivolta solo a quel raggio gigantesco. “Respingerò anche questo colpo!”

“Ka….” Mise le mani su un fianco e cominciò a caricare il Colpo preferito del Maestro Muten. Quello che richiedeva cinquant’anni per compierlo correttamente, e in effetti ogni volta gli sembrava di sbagliare qualcosa, anche dopo anni.

E pensare che all’inizio serviva anche per spegnere gli incendi.

“Me….” In quel momento, Goku pensava ai suoi figli e i suoi amici, che rimasti vivi avevano avuto fiducia in lui conferendogli parte della loro energia vitale che in quel momento scorreva nelle sue vene e gli impediva di crollare esausto.

“Ha…” guardò di sfuggita il gruppo di cadaveri ancora giacente, e gli venne un tuffo al cuore: doveva farlo anche per loro.

Ten ad esempio aveva Lunch e Jaozi a cui badare. Crilin e Diciotto avevano Marron che attendeva a casa, probabilmente al sicuro, Diciassette doveva riscattarsi dalla brutta fine che aveva accettato di fare quando accettò l’offerta di quel signore buono che in realtà era il Dottor Gero; e Bra e Pan erano troppo giovani per morire in quel modo.

“Me…”. Ormai la sfera rossa riposava infuocata fra le mani. L’ultima sillaba la dedicò a s stesso, come monito per migliorarsi ancora ed evitare che le situazioni di crisi peggiorassero sempre in quel modo.

“HAAAAAAAA!”

Partita.

Il solito rinculo, e poi il calore intensissimo avrebbe fatto il resto.

Troppa energia incanalata, Goku si domandava quanta forza potessero avere tutti.

Non poteva sbagliare.

Ecco che avvenne l’impatto con l’Armageddon o come si chiamava quella diavoleria.

Nel frattempo, un brivido percorse la schiena del maestro Muten, che dalle macerie della Kame House, si commosse.

“Che succede, Maestro?” chiese Yamcha, preoccupatosi.

“Goku… Goku… è diventato fortissimo! Non avevo idea del potenziale che aveva! Se lo avessi saputo prima lo avrei mandato subito dal Maestro Karin, invece di tenermelo per me, che sono un indegno mortale!” rispose fra le lacrime.

La Kamehameha ad un certo punto prevalse sul raggio dell’Armageddon.

“Che succede? Perché succede?” si chiese nel panico Zenit, e provò qa scappare.

Poi un’esplosione che distrusse un quarto della Terra coprì di bianco e cenere l’intera area.

Dopo quelli che parvero giorni, Goku si rialzò dal deserto, dove prima c’era una foresta rigogliosa.

Tre enormi crateri conservavano i corpi di tutti i suoi amici e di Lothar, privi tuttavia di coscienza.

Lui era tornato allo stato normale.

I pantaloni erano ridotti a brandelli.

Cercò di sentire l’aura di Zenit, aiuutato dal silenzio cosmico che sio era impadronito dell’area.

Jnon c’era priorio niente che potesse disturbare quella pace, tanto di sembrar aedi essere in Paradiso.

“Eccolo” annunciò fra sé. Aveva trovato il predestinato. Aveva l’aura così potente che anche se fosse stata tranciata in molte parti si sentiva in ogni caso.

E in effetti, qualche istante dopo, Zenit riapparve davanti a lui, sbucando fuori da un punto imprecisato di quell’enorme distesa sabbiosa.

Aveva subìto tantissimo, molto più del Saiyan, che presentava solo qualche scottatura a palle aperta: a lui mancava parte del torso sinistro, buona parte della guancia ed entrambi gli stinchi, tanto da dover librarsi a mezz’aria per non cadere a terra.

Ma lo sguardo restava sempre bellicoso, gli occhi iniettati di sangue.

Quel sangue marcio che aveva ucciso i suoi amici e ridotto la terra in quello stato.

Dei suoi capelli folti e lisci, rimaneva qualche ciocco disomogeneo per tutto il cranio.

“M-… m… “non riusciva a parlare, in quanto ogni parola gli costava un rivolo di sangue.

“Sembi più una carcassa, ormai… la tua aura sta precipitando a vista d’occhio” commentò Goku, che non aveva tuttavia la forza per dargli il colpo di grazia.

Ma probabilmente non ce ne sarebbe stato bisogno, la vita di Zenit stava esaurendosi davanti a lui senza che lui stesse facendo alcunché.

“Ti conviene riposarti” gli consigliò infine, e anche lui lo fece, sdraiandosi sulle dune del deserto che l’Armageddon aveva provocato. “Così, ritardi la tua morte”

“Grrrr…” digrignò Zenit, stringendo i pugni in maniera tale da sanguinare. Neanche lui aveva la forza per sparargli un raggio, e anche se l’avesse avuta aveva la sensazione che l’avrebbe respinto, debole com’era.

Non rimaneva altro che scappare.


E nonostante tutto non è morto! Zenit ha la scorza dura, ma probabilmnete è dovuto alla trasformazione che aveva subito prima! Nel frattempo, ormai la vittoria è a portata di mano, chissà cosa succederà adesso, l'epilogo è ormai dietro l'angolo! Grazie a tutti e alla prossima!

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Capitolo 38
*** Vittoria! ***


“Caspita” commentò Dende, alla fine dello scossone che aveva interessato l’intero suo Palazzo, distruggendolo in parte. “È stato davvero uno scontro apocalittico!”

“Ora capisce perché fare il dio e lasciare che altri combattano per lei è così importante?” rispose Popo, dall’alto della sua saggezza.

“Già… non posso rischiarmi nemmeno di avvicinarmi, a quei livelli. Sono il loro punto di riferimento, non posso rischiare la vita ogni tre per due. Chi terrà attive le sfere del Drago, altrimenti?” rifletté.

Era stato uno sciocco a pensare che sarebbe stato utile alla causa.

Probabilmente, avrebbe potuto trarre in salvo i cadaveri per farli tonare in vita in un secondo momento, ma quella opzione non si addiceva ad un dio.

“Mi chiedo adesso cosa succederà” chiese il dio della Terra a mister Popo.

“Credo che la situazione si stia risolvendo da sola… l’aura di Zenit non è più poi così alta” rispose con fermezza il servitore nero.

“Hai ragione” annuì convinto il Namecciano, più che altro perché voleva credere sempre nel meglio, e non perché ci credeva veramente.

Chi lo sapeva, magari Zenit aveva fra le sue qualità anche quella di rigenerarsi e si sarebbe trasformato in un secondo stadio vedendosi alle strette.

Il ricordo di Freezer era ancora vivido nei suoi occhi, e forse lo avrebbe accompagnato per tutte le notti.

Le sue continue trasformazioni, un crescente tormento.

E Zenit non era diverso, nella sua visione distorta: magari sarebbe uscito un nuovo stadio ancora più terribile.

Nel frattempo, Zenit stava accusando sempre più fiato corto: ormai persino tenersi a mezz’aria in assenza dei piedi gli costava energia.

Non rimaneva davvero altro che scappare.

Senza dire nulla e cercando di deglutire il più sangue possibile e pregando il Gliamòs di tenersi ancora in vita, invogliandolo anche a pompare anidride carbonica al suo cervello, cadde a terra e strisciando con il braccio rimasto cercò l’Astronave Madre.

Una scia viola cominciò a spuntare sulla sabbia.

Goku non capiva cosa stesse facendo. Nel deserto, cosa doveva fare ancora?

Ma l’ipotesi di una tecnica sabbiosa non era ancora da scartare.

Così avrebbe ragionato Piccolo.

“Non ti arrendi ancora?” chiese il Saiyan, sdraiato a fissare il cielo beige, contenente pulviscolo.

Zenit soffocò, quasi, col suo stesso sangue, per rispondere.

“N-…no, coff, coff”…” gli riuscì di dire.

Era terribile, il suo sguardo carico d’odio, la bocca che trasudava sangue dalle labbra e la pozza viola sotto il suo mento.

Tuttavia, nessuno avrebbe avuto pietà di lui.

All’improvviso, un barlume di logica balzò nella mente di Goku.

“Non starai cercando l’astronave madre?” chiese d’un tratto.

Zenit ansimò: fra la stanchezza e la sua lotta per sopravvivere, la paura che l’ultimo piano era stato scoperto.

“… N-no, coff, coff” sussurrò il predestinato.

Un grumo più solido di sangue si presentò ai suoi occhi.

Mancava pochissimo, doveva assolutamente farsi curare da qualcuno sul pianeta Gi’isa e tornare sulla Terra per raderla al suolo.

Fece tre profondi respiri, pur sapendo che il suo naso aveva delle fratture scomposte, poi si alzò di nuovo in aria.

“Anf, anf, anf… d-dimmi… anf, anf… secondo t-te… coff… la Terra… m-mi… d-daràè… coff, coff, coff…. la s-spinta… necessaria…, necessaria… per tornarmene a Casa… coff, coff… c-con l-l-l-la sua, coff... esplosione?” ansimò Zenit, in preda al delirio.

“No, non credo, anche perché non te lo permetterò!” Goku si rialzò e tornò in guardia. Non doveva essere difficile liberarsi  di quel mostro anche senza energia.

Zenit invece si concentrò al massimo, espanse la sua potenza e colpì con tutte le forze la faccia dell’odiato rivale.

Fu come per un uomo sbattere un pugno al muro, o forse anche peggio.

Oltre al dolore che provava in ogni singolo tendine, si aggiunse anche copioso sangue dalle falangi, che fratturate erano inutilizzabili.

Ma non urlò, non si addiceva ad un Gi’isa urlare di dolore.

E il Prescelto non urlerà mai né di dolore né di pianto, poiché non conoscerà la parola sconfitta.

Quel preciso versetto gli rimbombò nella mente.

Doveva conservare la dignità, era fondamentale per il suo destino.

D’un tratto, Lothar si ridestò dalla catalessi causata dall’esplosione e che teneva ancora prigionieri gli altri Z Warriors.

“Oh…” furono le sue prime parole.

Guardò Zenit. Guardò Goku. Guardò il paesaggio.

Fece due più due e decise di dire una cosa a Goku.

“Son Goku” lo chiamò sorridendo, “ti prego di concedermi l’onore di dargli il colpo di grazia”

Goku sorrise: era molto importante per Lothar, anche se non lo comprendeva appieno, così sorrise e glielo concesse, senza dire altro.

Che se la sbrigassero da soli, quella disputa, lui era soddisfatto, e non gli era mai passato per la testa di dare il colpo di grazia  a un nemico già sconfitto, com’era proprio nel suo carattere.

Era sempre stato così, sin dai tempi di Pilaf.

“C-c-c-c-c… coff, coff… c-colpo di g-grazia a chi? A chi…. A CHI?” urlò Zenit, stringendo il pugno che gli era rimasto.

Evidentemente voleva farsi male, perché odiava sé stesso.

“Non è più questione se Kolom ha sbagliato e quindi ha corrotto la tua personalità… sei tu che hai deciso autonomamente a dare inizio a questa agonia! È solo colpa tua, avresti dovuto ascoltare!” disse Lothar, con tono carico d’odio.

Kolom doveva morire in ogni caso, ma ogni cosa fatta da Zenit ne rispondeva lui stesso.

E questo lo sapeva anche il Predestinato.

Ma non stava pensando a quello, piuttosto il modo migliore per arrivare al suo Gliamòs e strapparglielo dal corpo.

Si scagliò con tutto il residuo di forza che aveva nel corpo, ma se lui pensava di stare andando a una velocità supersonica alla quale era abituato, Lothar invece lo bloccò senza sforzo afferrandolo per un ciocco di quei capelli bruciacchiati che erano rimasti.

“È giunta la tua fine” gli sussurrò all’orecchio buono.

Zenit se ne rendeva conto.

Non era più un grado di fare nulla, se non di tempestarlo di sfere energetiche, che tuttavia non ebbero più effetto di un gavettone di acqua.

Anzi, ottenne solo l’effetto di indebolirsi ulteriormente.

A parte quegli occhi spiritati e folli, non gli era rimasto più niente di terribile.

Anzi, incuteva anche pietà.

“Sai… forse, se ti fossi comportato bene, avrei anche potuto decidere di risparmiarti… ma guardati intorno e dimmi se ti sei comportato bene”

Zenit diede un’ultima scorsa al paesaggio circostante , ma non disse nulla.

“Meriti davvero la grazia?” chiese infine Lothar, come domanda retorica.

Stese la mano sinistra e un raggio potentissimo scarlatto pose fine alla vita del Prescelto.

In realtà, ai posteri sarebbe arrivato come un suicidio.

 

 

 

Ed ecco la fine di Zenit! Non poteva rimanere in vita, non aveva mai avuto intenzione di essere il Prescelto e averva deciso di distruggere tutto e tutti! Certamente qualcuno potrebbe obiettare che la colpa è tutta di Kolom con la sua smania di dover uccidere per forza della gente innocente come ha fatto all'inizio, ma in realtà non è un'obiezione che si tiene più in piedi! Invece voi che ne pensate?

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Capitolo 39
*** di nuovo Shenron ***


Un lungo silenzio accompagnò la morte di Zenit.

“È finita” annunciò Goku. “non posso ancora crederci, era davvero pericoloso”

“Sono d’accordo… chissà, forse Kolom era davvero responsabile, però ognuno è responsabile delle proprie azioni, a prescindere delle Profezie che erano state fatte su di lui” commentò Lothar.

Quella frase era la conclusione a tutte le sue congetture. Non avrebbe mai saputo la verità, e probabilmente non voleva conoscerla.

Gli bastava sapere che il popolo Gi’isa era salvo, seppur con le dovute precisazioni. Il periodo di crisi non era finito solo perché la minaccia erra svanita.

“A questo punto, i Gì’isa devono contare su loro stessi. Io non me la sento di pormi come capo assoluto, tuttavia farò di tutto perché i sette Capi trovino coordinazione e si esca tutti assieme da questa crisi che ci attanaglia, senza dover guardare gli altri pianeti o ulteriori profezie.” Proseguì il generale.

Goku non rispose nulla, e dunque seguitarono altri attimi di silenzio, rotti solo da un leggero scirocco che si stava alzando.

“Grazie.” Alla fine, Lothar sorrise. Gli voltò le spalle e cominciò ad allontanarsi a piedi, ma Goku, rialzatosi e messosi in ginocchio, lo chiamò.

“Aspetta!”

 Lothar si voltò, e vedendo che non c’era  nessuno di cosciente a parte lui e confidando che non stesse parlando da solo, chiese di rimando. “Cosa c’è?”

“Come pensi di tornare sul tuo pianeta? L’Astronave è andata distrutta” lo avvertì il figlio di Bardack.

Era vero: Lothar era comunque intrappolato in quel pianetino sperduto della Galassia.

Non rispose, ma Goku gli tolse quell’incombenza. “Bulma avrà sicuramente qualche astronave da prestarti nel suo arsenale. Andiamo!”

Era incredibile, il cuore d’oro di quel Saiyan. Era impossibile non provare stima per lui, e non stentava più a credere che i suoi compagni gli avessero dato disinteressatamente quella quantità di energia che ha permesso di fermare il Predestinato.

Aiutò dunque quell’uomo a caricarsi dei corpi dei suoi amici, tuttavia prima di andare al Palazzo di Dio, notò che c’era ancora il corpo di Kolom da trarre.

Sembrava così indifeso, nella morte. Una morte indegna, e per mano sua.

“Cosa ne farete?” chiese a Goku, che si stava dirigendo al palazzo senza accortosi di nulla.

“Hm? Cosa faremo di cosa?” chiese Goku, ignorando l’argomento.

“Il corpo di Kolom, il mio compagno che ho ucciso con le mie mani, giace ancora sdraiato in quel punto. Cosa ne farete?”

Goku rifletté intensamente. “Lo seppelliremo, se a te fa piacere. In fondo, è come se lo avessimo disintegrato. In effetti, non mi sono mai ritrovato a seppellire i miei nemici, anche se in ogni caso non ho avuto l’onore di scontrarmi anche con lui”

E così, similarmente a quanto fatto da Piccolo e Gohan durante lo scontro contro Kroove e Mistrok, anche Goku e Lothar seppellirono quel cadavere.

Dopodiché poterono tornare da Dende.

Inutile dire che il Namecciano era contento di vedere Goku ancora integro.

“Sono contentissimo!” urlò al settimo cielo, e fattolo stendere, cominciò a curare ognuno dei guerrieri.

Tranne Lothar, che seduto, se ne stava in disparte, sentendosi estraneo a quel clima di festa..

Anche perché non era festa per lui. Non aveva mai festeggiato alcunché. Il clima sul suo pianeta non era dei migliori per mettersi a brindare.

Erano generazioni che si era smesso di consacrare le feste.

Ma una domanda voleva farla comunque.

Finita la “cura” e dopo che Vegeta ebbe riavuto la propria Battle Suite, Lothar interruppe il litigio che si era scatenato fra lui e il Namecciano riguardo quella vicenda chiedendo “Scusate, ma come fate ad essere così spensierati nonostante ci siano dei morti?”

Era vero: tutti guardarono meccanicamente i corpi senza vita dei caduti per mano di Zenit e della sua crudeltà.

Senza contare che vi erano altri due Terrestri nella lista, uccisi però da Kolom. Oltre alle vittime dell’esplosione dell’Armageddon.

“Tranquillo” lo rassicurò Goku. “Vedi Gohan? Sta contattando il re Kaioh che a sua volta contatterà il capo dei saggi di Namecc. Così avremo le vite di Diciassette, Diciotto, Crilin e Ten, e poi con le nostre Sfere del Drago potremo far tornare in vita gli altri che sono morti per la prima volta”

Il Saiyan suo interlocutore aveva dimenticato di spiegargli qual era quel processo che avrebbe potuto far tornare in vita i morti e che probabilmente c’era la possibilità che potessero tornare in vita i nemici appena sconfitti, ma non obiettò nulla. Era curioso di vedere come procedevano gli eventi senza anticipazioni.

Così Gohan si ritrovò a parlare con il Capo dei Saggi namecciano.

“Siamo sicuri che non farà obiezioni?” chiese Lothar sottovoce a Vegeta.

“Zitto!” gli ordinò. Se avesse fatto obiezioni ci avrebbe pensato lui stesso con quattro sganassoni a fargli cambiare idea. Voleva Bra viva, anche se era segretamente felice che Trunks fosse rimasto vivo, seppur fosse mancato poco alla sua dipartita.

“Qual buon vento, Son Gohan? Sei il figlio di Son Goku, eh? Non finiremo mai di ringraziare tuo padre per aver distrutto Freezer!” salutò il verde saggio.

“Già… senta, avremmo tuttavia un favore da chiederle” cominciò Gohan. Sì, andava bene, pensò fra sé. Non capiva esattamente perché suoi padre gli avesse dato quell’incombenza, però.

“Tutto, ragazzo, dimmi tutto” il Sommo rispose gioviale, e pronto ad ascoltare qualsivoglia richiesta.

“Avremmo degli amici che si sono battuti con onore ma purtroppo ci hanno lasciato prematuramente” disse Gohan.

“Ebbene?” chiese il saggio, non capendo il motivo di quel triste annuncio. Dopotutto era un alieno, i morti sulla Terra non erano di sua competenza.

“Ecco… potrebbe lasciarci usare le sue Sfere del Drago cosicché possano riassaporare il calore della vita?” chiese Gohan in tono gentile.

Il Saggio rifletté intensamente.

“Certo, la morte è dura per tutti… ma bisogna affrontarla. Mi spiace per i tuoi amici e ti mando le condoglianze dell’intero mio popolo, ma noi non possiamo sempre usare le Sfere per resuscitare le persone. E poi come puoi sapere che loro non avrebbero voluto anche così?”

Era del tutto inaspettata, quella risposta. Saggia, certo, ma i Namecciani non facevano mai troppe domande.

“Evidentemente, sono consapevoli delle Sfere del Drago, adesso” annunciò soddisfatto Kaioshin il Sommo, intromettendosi.

Al che, a Goku venne un’idea.

“Suvvia, Sommo… se intercede per noi, le farò vedere delle foto di una che conosco che non è niente male!” disse.

Vegeta sapeva bene che non si trattava di Bulma.

“Sarà la solita presa per il culo…” protestò il Sommo, facendo il finto disinteressato.

“Ah, sì?” chiese complice il Saiyan. “E se le faccio vedere… QUESTE?” mostrò dal nulla un foglio con disegnato due seni. E molto prosperosi, anche.

Nell’ignoranza, Lothar chiese “Ma come mai solo due seni?”, accettando democraticamente il fatto di far vedere a una divinità disegni porno.

Goku e Vegeta lo guardarono male. Forse, non era poi così retto.

“Uhm…” il Sommo studiò quei particolari con vistosa libidine. “… E va bene. Saggio, concedi questa volta ai terrestri di usare le Sfere. Goku, DEVI farmi conoscere quella ragazza! Se tanto mi da tanto, deve essere una bella puledrona!”

“Lo è!” annuì Goku, inventando sul momento.

E così, il Capo dei Saggi, rosso dalla vergogna, concesse di far usare per i loro scopi il dio drago Polunga.

Poi sarebbe toccato a Shenron, ed era quello che Lothar voleva vedere.

“Kakaroth, dov’è che hai imparato a disegnare?” chiamò Vegeta.

“Sì? Sono bravo, eh? In realtà, l’ho rubato a Goten… mi sa che non è poi tanto normale, quel ragazzo” disse sottovoce, ma sottovoce per Goku significava urlare, e quindi tutti guardarono il secondogenito che arrossì.

Nel frattempo, Shenron apparve in tutta la sua maestosità.

 Lothar non pensava che nella sua vita avrebbe visto un drago di cotanta magniloquenza.

“Chiedetemi, esaudirò ogni vostra richiesta” borbottò il dio drago.

“Orsù, Shenron, riporta in vita i nostri amici e tutti quelli che sono stati eliminati da un Gi’isa, escluso i malvagi, infine restaura la situazione terrestre come lo era fino a … una settimana fa!” chiese con fermezza Crilin.

“Che emozione… grazie, perlomeno mi sono reso utile”. Festeggiava, anche.

Vegeta avrebbe pensato a “Piccole soddisfazioni terrestri”, ma Lothar era contento che Goku avesse permesso a uno scricciolo di poter contribuire alla causa.

E così, anche Bra e Pan tornarono in vita, così come tutti quelli che erano stati eliminati da un Gi’isa, esclusi i malvagi.

“Come previsto, non sono resuscitati” si affrettò a dire Goku a Lothar.

Quest’ultimo si congratulò. “Avete pensato proprio a tutto, complimenti”.

“Non proprio a tutto” intervenne Gohan. “Kroove e Mistrok non sono risuscitati, e loro non erano malvagi”

“Anche se ce ne fosse stata la possibilità, a loro non sarebbe piaciuto” lo rassicurò Lothar. “A noi Gi’isa non piace confessare i sentimenti”

“Urca, che timidi che siete!” commentò Goku, suscitando l’ilarità generale.

Era bello. Era molto bello scherzare con i Terrestri, la loro spensieratezza era contagiosa.

Spensieratezza: ecco cosa ci voleva in Gi’isa.

E lui avrebbe portato quel bagaglio di esperienze anche lì, laddove la serietà e la malinconia regnavano sovrane.

Una volta esauditi tutti i desideri, ognuno tornò a casa, ma Lothar seguì Goku, che fece da intermediario verso Bulma.

“Ah! Ma certo, certo che ce l’ho, un’astronave! Ti va bene qualsiasi modello?” chiese lei, vedendo quella creatura enorme entrare a casa sua.

“Ma certo, signora Bulma” Lothar si inchinò col massimo rispetto, ma…

“NON CHIAMARMI SIGNORA, BASTARDO! SONO ANCORA GIOVANE!” lo ammonì, ma fu volentieri che gli prestò un’astronave. Da rottamare, ma pur sempre funzionante. E poi a un Generale come lui gli andavano bene tutti i modelli.

“Chissà se se la caverà… voglio dire, con i Capi” chiese Gohan a Piccolo, mentre gli altri lo salutavano.

“Non ho alcun dubbio” Piccolo non poteva nemmeno pensare al contrario. Sarebbe stato troppo anche per lui.

 Lothar non avrebbe mai dimenticato la Terra e Son Goku, e fu con estrema malinconia che se la lasciò alle spalle. Chissà cosa gli avrebbe riservato da allora in poi il futuro.

Ripensandoci, forse era meglio restare lì.

 

 

 

E invece parte! Rimanete incollati al monitor, perché l'ultimo capitolo di questa prima parte è alle porte! Lascerò lì tutti i ringraziamenti del caso, nel frattempo, chiederei un parere su questo capitolo! Shenron fa sempre il suo lavoro sporco, ma siete d'accordo con i Namecciani?

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Capitolo 40
*** Arrivederci, Lothar! ***


Il commissario di polizia di West City non capiva cosa era successo. Ricordava solamente che aveva Bulma Brief davanti ai suoi occhi, e poi più nulla.

Ah, già: aveva mandato il suo sottoposto Johnny ad ispezionare un punto imprecisato che non ricordava.

Spense subito il sigaro: non si sapeva mai, fumare in un luogo pubblico era pericoloso.

Compose dunque il numero di Johnny, per vedere a che punto erano quelle indagini.

“Qui Johnny” rispose lui, quasi immediatamente.

“Hai trovato qualcosa?” chiese l’altro.

“No, spiacente. Che fra l’altro, chissà cosa avrei dovuto trovare. Anche lei ricorda vagamente un buio totale, per poi risvegliarci intontiti?”

Il commissario non rispose: che fosse un’epidemia?

“Sta’ zitto e torna in centrale. Non so nemmeno perché ti ho mandato lì, eppure ho la sensazione che fosse qualcosa di importante”

All’improvviso, squillò il telefono.

Un rumore sordo, come se fosse guasto da chissà quanto tempo. Certo, l’essere un modello con il filo a coda di maiale aiutava.

“Centrale, parla il commissario” borbottò timidamente.

“COMMISSARIO!” urlarono dall’altra parte della cornetta, con diversi rumorini di sottofondo.

“Che succede?” chiese quest’ultimo, non del tutto sicuro che chi l’aveva chiamato sapesse usare un apparecchio per comunicare a distanza e quindi tenne la cornetta a distanza dall’orecchio, nel caso di ulteriori esplosioni.

“Ebbene, è successa una cosa incredibile!” riprese il tizio, finora sconosciuto.

“Sì, ma chi è lei? Come osa rivolgersi a un funzionario dell’ordine pubblico nell’esercizio delle sue funzioni in cotanta inopinata maniera?”. Quando s’irritava, il Commissario cominciava a parlare antiquata e forbita. Ecco spiegato il motivo del modello così antiquato dell’apparecchio telefonico. Era adirato quando lo acquistò.

“Ricorda il morto davanti la sede della capsule Corporation?” fece il suo interlocutore.

Il Commissario rifletté: non lo ricordava.

“Ebbene, non lo rammento. È forse successo qualcosa per la quale devo essere ragguagliato?”

“Beh, è tornato in vita. Le basta?”. Era plausibile che chiamavano dall’obitorio.

“Bene, lo metterò in notifica e archivierò il suddetto caso. La ringrazio sentitamente e le auguro una splendida giornata. Una resurrezione è sempre auspicabile”, e chiuse la cornetta, chiudendo la comunicazione.

Non sapendo di quale caso si trattava, cominciò  cercare negli archivi, non sapendo che da un po’ di tempo salvava i casi su una cartella nel computer.

Non sapendo o facendo finta di non sapere.

Nel frattempo che il mistero era stato risolto con la resurrezione della vittima, Lothar tornò a riassaporare l’aria pesante del suo pianeta.

L’ossigeno sulla Terra era in prevalenza rispetto all’anidride carbonica,  in Gi’isa era esattamente il contrario.

Sospirò. Si aspettava di incontrare i sette Capi, ma non che quelli erano lì ad accoglierlo.

E non certo con striscioni di benvenuto.

“Bentornato.” Esordì serica Efisime.

Fantastico, si disse Lothar, mi fanno salutare da un Eskeloth.

“Sono sicuro che il Prescelto sia nato con le maggiori precauzioni” continuò Ag’naroth, un altro dei Capi, quello con una barba marrone scuro che gli arrivava fino al  petto e il cranio calvo. Teneva sempre le mani dietro la schiena, come a nascondere qualcosa, probabilmente un’arma.

“A proposito, dov’è l’Astronave Madre? Ah, già: tu sei tornato con questa poiché il Predestinato non ti ha voluto nemmeno come compagno di ritorno. Ahahah, che essere orribile che sei” commentò Hypergarth, il capo fra i sette che tendeva ad insultare. Poteva farlo, al solo guardarlo, con i suoi denti da coccodrillo e le tre code sembrava pronto ad atti di cannibalismo in qualunque momento.

“Porto grave ambascia dalla Terra”. Lothar si inchinò ai loro piedi, e cominciò ad esplicare il suo discorso, confidando in una labile pietà.

“Non c’interessa!” replicò Hypergarth. “Dicci dov’è il Prescelto, affinché possiamo… accoglierlo”

Gli altri sei lo guardarono apprensivi.

“Perché hai atteso tanto per dire accoglierlo?”. Lothar, avendo gli occhi a terra, non era sicuro, ma dalla voce riconobbe Nadir, il decano. La sua pelle celeste comunicava grande saggezza ed esperienza.

Hypergarth sudò appena. “Beh, non mi veniva il termine. A volte capita, quando sei davanti a cotanta leadership”

Tecléo, il Gi’isa giallo ma rivestito della solita tunica nera con cappuccio, ridacchiò. “Salvato in calcio d’angolo, eh?”. Da quando aveva visto una partita di calcio terrestre, parlava sempre con quelle metafore.

“In ogni caso” tornò a dire Nadir, “comunicaci queste cattive notizie e poi penseremo il da farsi”

“Anche se è già stato concordato” sentì sussurrare da un Capo imprecisato. Troppo basso per capire di chi si trattava.

“Kolom è caduto durante la missione” disse Lothar, evitando di aggiungere l’identità dell’assassino.

 “Ti imputeremo questo delitto. Sai bene che i Gi’isa non possono morire!” lo accusò Noctimer, il Gi’isa nero. Sua peculiarità i combattimenti al buio.

“Lo so, Sommo Noctimer, e me ne dolgo. Ma lasciatemi spiegare la negligenza di sir Kolom, che lo ha portato dunque a cadere alla sua prima missione, e…”

“Basta!” lo interruppe Tecléo, “sei in offside. Hai altre nuove?”

 Lothar si sentì mancare. Se lo avessero imputato per la morte di Kolom, cosa avrebbero detto della scomparsa di Zenit?

Gli conveniva raccontare tutta la storia dal principio, sperando che almeno Nadir ascoltasse.

“Sono felice di comunicarvi che il Prescelto è nato senza macchia, col nome di Zenit” iniziò.

“Oh, bene” commentò Nadir, agitando il suo pastorale recante in cima un globo smeraldino, “Zenit, poi… che nome bellissimo. Zenit, come il Sole sta allo Zenit per ergersi alla massima cima su tutti noi poveri mortali”

Qualcuno dietro di lui tossicchiò, un altro sospirò a causa di un piede pestato.

“Egli ha espresso il desiderio di allenarsi sulla Terra prima di sedersi sul trono a lui designato” proseguì Lothar, col suo riassunto.

“Ancora meglio… abbiamo bisogno di un leader che ha bisogno di mettersi in discussione. Altrimenti il popolo come può avere fiducia in lui?” commentò Nadir.

 Lothar non poté fare a meno di notare come la sua mano strinse più a fondo il pastorale, causando una luce maggiore nel globo.

“E quand’è che tornerà? L’ha detto?” chiese Opakh, il più giovane fra i capi, dal colorito rosa pallido. Il più “umano”, fra i Gi’isa.

“La sua voglia di fare mi è ben nota, e mi tornano in mente le sue destrezze in battaglia” proseguì imperterrito Lothar, se possibile ancora più con la faccia a terra.

Non voleva sapere quali erano le reazioni dei Sette, a quelle parole così ambigue.

“Cosa stai cercando di dirci, fessòmetro?”. Lo apostrofò Hypergarth, citando uno strumento di misura per i fessi.

“Mi rincresce, e ciò che sto per dire non avrei mai voluto che passasse per la mia bocca. Mi dolgo di quanto è successo, e so bene che questo non basterà a scusarmi ai vostri occhi…”

“VAI AVANTI! Per cortesia… dimmi che non è quello che penso. Lothar, mi fido di te.” Lo minacciò serico Nadir, il globo sopra il pastorale più brillante che mai, guardandolo fisso coi suoi occhi verde scuro. Stavano cominciando a fuoriuscire saette smeraldo, il che non era mai un buon segno.

“Insomma, per farla breve Zenit è morto, no?” buttò lì Hypergarth.

“Trai sempre le conclusioni peggiori, eh, Hypergarth?” chiese Efisime, enfatizzando un po’ troppo il termine peggiori.

 Lothar notò anche quello, ma in realtà non riusciva a distogliere lo sguardo da quello mortifero di Nadir.

Chissà se Son Goku avrebbe continuato a rimanere impassibile anche davanti quello sguardo.

“Mi dispiace comunicare che Zenit, il Prescelto, è caduto sulla Terra!” disse con la voce alterata dalla disperazione.

Sapeva bene che con quella frase aveva posto fine alla sua vita.

Seguitarono cinque minuti buoni di silenzio.

“Rendendo così inutile la Profezia” concluse Nadir. “beh, questo è quanto mai inauspicato…”

“Certo, però io proporrei di punire con la pena capitale il qui presente Lothar. Così, senza né leggere né scrivere” propose Hypergarth, senza alcuna pietà.

“Certamente. Morirai, Lothar” annunciò Nadir. La parola del decano era l’ultima, ed esprimeva a riflesso il pensiero degli altri sei.

“Peccato. La partita è finita, e senza recupero. Non avresti dovuto tornare. Non da solo” commentò Tecléo.

Il Gi’isa inginocchiato lo sapeva, sperava solo che l’esecuzione non avvenisse in quel momento.

“Che ne sarà del futuro di questo pianeta?” chiese.

“Non ti riguarda. È come se  i nostri antenati ci facessero la stessa domanda. Chi muore, non è tenuto a sapere che cosa capiterà al nostro pianeta. Ci inventeremo un altro Prescelto e continueremo a governare sapientemente questo mondo” spiegò Noctimer.

Ma Lothar non poté fare a meno di notare una certa rilassatezza nei volti dei sette.

“Voi non aspettavate altro che la morte del Predestinato, dico bene? E se vi dicessi che a causa della sua ferocia sono morti anche sir Kroove, sir Mistrok e sir Kelos, sareste così rilassati? E Kolom? Di lui, nessuna parola di cordoglio, eh? Adesso capisco cosa intendeva Zenit quando parlava della possibilità del marcio nella politica. Voi non siete adatti a governare!”

“Che blasfemia! A morte!” lo additò Opkah.

“Nessuno mi ha mai tanto offeso in vita mia! E sono un Eskeloth, i commenti sessuali di dubbio gusto sono all’ordine del giorno!” disse Efisime, guardandosi le mani e i tre seni.

“Lascerò perdere questo vilipendio, Lothar, se accetti di governare con noi e rilanciare questo mondo” propose Nadir, interrompendo i brusii degli altri con un gesto del pastorale.

“Sapete quanto me la risposta, Sommo Nadir” rispose Lothar, alzandosi, asciugandosi le lacrime e voltando le spalle ai Sette.

“Come osa voltarci le spalle? Uccidete quell’essere ignobile!” lo additò Hypergarth, tuttavia nessuno lo ascoltò.

Invece, assistettero alla sua risalita sull’astronave e il ritorno sui propri passi dell’ex Generale.

Ex, perché lasciò i suoi gradi a terra, dov’era stato inginocchiato per tutto quel tempo.

“Presumo che l’Astronave Madre sia andata distrutta nella guerra che ha visto morire tutta questa gente… peccato per Kroove, era il nostro migliore Eskeloth” commentò Nadir.

“Già, ora sei tu il migliore!” punzecchiò audace Ag’naroth, pungolando Efisime col gomito.

Quest’ultima scosse la testa e seguì gli altri verso la Base. Quale che sarà il destino del mondo Gi’isa, non ci è dato saperlo.

 

 

 

The End! Si chiude così la prima parte di Dragon Ball A, spero che vi sia piaciuta! Vi chiederei un parere generale della storia, più che del capitolo in sé (questo!). Vorrei ringraziare chi ha seguito fedelmente questo mio delirio, recensendo o no, comunque grazie! Mi avete fatto felice! E inoltre, stavo pensando di creare un piccolo spinoff sui Gi'isa, per vedere che fine hanno fatto e descdrivere meglio la loro civiltà! Chissà, mai dire mai! Arrivederci, spero, alla seconda parte, che tratterà acnora più profondamente il mondo di Dragon Ball!

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