Past Lives

di TheSlayer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Soulmates ***
Capitolo 2: *** Hello, Harry Styles ***
Capitolo 3: *** The Delivery Guy ***
Capitolo 4: *** Margery ***
Capitolo 5: *** Paparazzi ***
Capitolo 6: *** Evelyn ***
Capitolo 7: *** Love Song ***
Capitolo 8: *** Love Hurts ***
Capitolo 9: *** Paparazzi pt. II ***
Capitolo 10: *** Weekend getaway ***
Capitolo 11: *** You Gotta Get Up And Try ***
Capitolo 12: *** Venice ***
Capitolo 13: *** Just Like The First Time ***
Capitolo 14: *** Bad News, Meg ***
Capitolo 15: *** Three Is A Crowd ***
Capitolo 16: *** More Bad News ***
Capitolo 17: *** One Last Chance ***
Capitolo 18: *** A New Beginning ***
Capitolo 19: *** Is This Fate? ***
Capitolo 20: *** Red String of Fate ***



Capitolo 1
*** Soulmates ***


We were lovers in a past life,
I can see it in your green eyes.
[...] And I, I keep on falling for you
Time after time.

Capitolo 1 - Soulmates

Due anime gemelle si trovano sempre. In ogni vita. In ogni era. In ogni situazione. E spesso il destino è beffardo e le mette alla prova.
Due anime gemelle sanno sempre chi sono quando si incontrano, ma questo non vuol dire che stare insieme sarà facile o semplice.

“Forza, Meg, farai tardi!” Mi urlò Alexis, la mia compagna di stanza. Frequentavo il college a Londra e condividevo una stanza del dormitorio con la mia migliore amica. Lei era sempre puntuale, mentre io ero perennemente in ritardo. Non che lo facessi apposta. Non era colpa mia se i miei capelli quella mattina sembravano voler richiedere quindici minuti in più per asciugare.
“Arrivo!” Risposi dal bagno. “Lexi, comincia ad andare, io ti raggiungo!” Aggiunsi. Sapevo che la ragazza diventava intrattabile se arrivava in ritardo a lezione.
“Ok, ti tengo un posto di fianco a me!” Rispose. Sentii la porta di casa chiudersi, segno che Alexis se ne era andata. Tirai un sospiro di sollievo e finii di asciugare i capelli. Mi vestii in fretta e furia, recuperai la borsa con i libri e il computer dal mio letto e corsi fuori.
Riuscii a prendere l'autobus al volo, letteralmente saltandoci su all'ultimo secondo e trovai un posto dove sedermi. Recuperai l'iPhone, gli auricolari e cominciai ad ascoltare la musica.

Quando lessi “Questo autobus sta seguendo una deviazione” cominciò a salirmi il panico. No, la strada dal dormitorio al college era sempre la solita e ci mettevo sempre quindici minuti. Con una deviazione chissà quanto ci avrei messo!
Mi alzai e prenotai la fermata. Preferivo fare la strada rimanente a piedi. Tanto non era lontano. Sarei riuscita ad arrivare giusto in tempo per la lezione se avessi corso.
Scesi velocemente dall'autobus e cominciai a correre più in fretta che potevo verso il college.
Ovviamente inciampai in qualcosa e finii contro qualcuno.
“Tu non puoi stare qui!” Urlò l'uomo che mi aveva trattenuta dal cadere. Alzai lo sguardo sull'energumeno che era fermo davanti a me.
“L'ultima volta che ho controllato il marciapiede era pubblico.” Dissi ironicamente. Sapevo che il tizio di fronte a me era, come minimo, il doppio della mia taglia, sia in altezza che in larghezza, ma non riuscivo a trattenermi. Io e Lexi scherzavamo sempre su questa cosa: ero piuttosto sicura di non avere un filtro tra il cervello e la bocca.
“E di solito lo è, ma oggi la strada è chiusa per delle riprese.” Replicò l’energumeno. Alzai gli occhi al cielo e sbuffai.
Mi guardai intorno e notai le transenne e il gruppo di persone, soprattutto ragazzine, che si erano ammassate intorno al perimetro chiuso. Cosa stava succedendo, la Regina aveva deciso di filmare un messaggio alla Nazione proprio davanti al mio college?
Recuperai il telefono dalla tasca e controllai se Lexi mi avesse mandato qualche messaggio per avvisarmi di questo disastro: nulla.
“Ma io devo andare al college, che è proprio là!” Esclamai. Magari avrebbe potuto farmi passare se avessi fatto gli occhi dolci, no?
“Certo, questa è proprio buona. Come se non ci avesse già provato nessun altro questa mattina. Lo so benissimo che sei una fan e queste sono scuse per incontrare quei cinque stronzetti.” Rispose l’energumeno con aria truce.
“Fan? Ma fan di cosa?” Domandai. Stavo cominciando ad alterarmi ed ero sicura di avere già perso l’inizio della lezione. Ottimo, tanto chi aveva bisogno di una laurea in Letteratura Inglese? Non io, apparentemente.
Improvvisamente tutte le ragazzine cominciarono ad urlare, assordandomi. Socchiusi gli occhi e mi guardai intorno. Anche l’energumeno della security era distratto da quello che stava succedendo.
Valutai velocemente la situazione: avrei potuto intrufolarmi nello spazio tra il tizio e la transenna e correre più veloce possibile per raggiungere l’entrata del college senza farmi vedere? O meglio, senza farmi arrestare? Decisi di sì, perché ero fatta così: la vita senza rischi non valeva la pena di essere vissuta, così misi in atto il mio piano. Cominciai a correre più veloce che potevo verso il portone d’ingresso che, secondo i miei calcoli, doveva essere distante solo di una decina di metri.
Nel farlo, però, intrappolai la borsa a tracolla da qualche parte, facendola cadere e spargendo tutti i fogli e i libri per terra.
“Dannazione!” Esclamai. Mi abbassai velocemente e raccolsi tutto quello su cui riuscivo a mettere le mani. Sapevo che era solo una questione di secondi prima che l’energumeno poco amichevole della security mi avrebbe raggiunta. Improvvisamente un pensiero balenò nella mia mente: e se quella fosse stata una manifestazione importante e i tizi della sicurezza erano armati ed autorizzati a sparare a vista?
Un altro paio di mani si aggiunse alle mie e cominciò a raccogliere gli ultimi fogli per terra.
Alzai lo sguardo, incrociando quello di un ragazzo molto carino con i capelli ricci castani, gli occhi verdi e un sorriso gentile. Smisi di fare tutto quello che stavo facendo per qualche secondo, incantata da quegli occhi.
“Questi devono essere tuoi.” Disse.
“Sì, grazie.” Risposi. Guardai alle mie spalle e notai l’energumeno che stava camminando velocemente verso di me.
“Vuoi un autografo?” Mi chiese il ricciolino. Perché mai avrei dovuto? Evitai di esprimere quel pensiero ad alta voce e, invece, infilai tutti i fogli nella borsa.
“No, grazie. Voglio solo andare a lezione.” Risposi e ricominciai a correre verso il portone di ingresso.
“Meg! Sei in ritardissimo!” Sibilò Lexi quando la raggiunsi in classe. Per fortuna la professoressa di Scrittura Creativa era impegnata a cercare di far funzionare la connessione tra il computer portatile e il proiettore.
“Lo so, sono stata bloccata da uno stupido gigante.” Mormorai. “C’era tutta la strada chiusa per le registrazioni di qualcosa e non volevano farmi passare.” Aggiunsi.
“Sì, era quello che cercavo di dirti questa mattina a colazione. Alle nove chiudevano la strada per le riprese del nuovo video dei One Direction.” Disse la mia amica. “Come hai fatto a passare?”
“Non lo vuoi sapere.”
“Meg, cos’hai fatto?”
“Ho rischiato di essere arrestata perché mi sono intrufolata al di là delle transenne e ho corso più veloce che potevo.” Spiegai. Lexi mi guardò con aria perplessa per qualche secondo, prima di scoppiare a ridere a bassa voce.
“Sei unica.” Disse.
One Direction… certo, era quel gruppo di teenagers che cantavano e che erano famosi in tutto il mondo. Quindi il ricciolino era uno di loro, ecco perché mi sembrava di averlo già visto da qualche parte.
Quello, però, non spiegava la strana sensazione che avevo avuto quando avevo incrociato il suo sguardo. Come se quella scena fosse già successa. Ma era impossibile, perché io non avevo mai conosciuto nessun One Direction.

“Oh, merda!” Sussurrai alla fine della lezione.
“Cosa? Cos’è successo?” Mi chiese Lexi, preoccupata.
“La chiavetta USB.” Spiegai. “E’ sparita! Non è nella mia borsa.”
“L’avrai lasciata a casa. Sei uscita di corsa questa mattina.”
“No, sono sicura di averla messa nella borsa ieri sera. Ho finito di scrivere, ho salvato e ho preparato tutto per oggi, perché sapevo che sarei stata in ritardo. Per un motivo o per l’altro lo sono sempre.” Dissi e sospirai. “Mi deve essere caduta quando si è rovesciata la borsa, prima.” Aggiunsi, emettendo un grugnito di frustrazione.
“Mi dispiace, Meg. Prova a parlare con la Professoressa Dunham e chiedile se le puoi inviare il tuo lavoro via mail.” Suggerì Lexi.
“Sì, penso che farò così, grazie.” Risposi. Avrei dovuto cominciare ad essere più attenta, lo sapevo. Solo che non riuscivo. Nella mia testa c’erano sempre troppi pensieri, troppe idee, troppa confusione.
La lezione terminò. Aspettai che tutti uscirono e mi avvicinai alla cattedra.
“Signorina Cooper, come posso esserle utile?” Mi domandò la professoressa.
“Signora Dunham, mi chiedevo se fosse possibile inviarle il mio lavoro via e-mail invece di consegnarle la chiavetta.” Dissi.
“Sa che preferisco ricevere i lavori in quel modo, ma sì, posso fare un’eccezione per questa volta. Cos’è successo?”
“L’ho persa.” Mormorai, sentendomi un disastro. “Stavo correndo a lezione, hanno chiuso la strada per le registrazioni di un video, mi si è rovesciata la borsa e non l’ho più trovata.” Spiegai velocemente.
La professoressa Dunham, una bella donna sulla cinquantina con lunghi capelli lisci e biondi, abbassò leggermente gli occhiali da vista e mi scrutò per qualche secondo.
“D’accordo, mi invii il suo lavoro via e-mail. Ma la prossima volta voglio la chiavetta sulla mia scrivania. Chiaro?” Domandò.
“Chiarissimo, professoressa. Grazie mille.” Risposi e uscii velocemente dalla classe, diretta alla prossima lezione.

“Che giornata!” Esclamai quella sera. Lexi ed io avevamo cucinato qualcosa di veloce prima di correre in biblioteca. Lei doveva studiare ed io avevo deciso di farle compagnia mentre cercavo di scrivere un racconto per il corso di Scrittura Creativa.
La biblioteca stava per chiudere ed eravamo le ultime due rimaste.
“Sono esausta! Non ce la faccio più!” Replicò Lexi, chiudendo il libro che stava studiando con un tonfo secco. “Altro che giornata! Che inferno!” Si sfogò.
“Va tutto bene?” Domandai.
“Sì, più o meno. Sono solo un po’ stressata. Avrei bisogno di una vacanza.”
“Perché non andiamo da qualche parte questo weekend? Visitiamo una città europea che non abbiamo mai visto.” Proposi.
“Meg, per quanto mi piacerebbe aiutarti con la tua lista di cose da fare prima dei trent’anni, un viaggio improvvisato in questo momento non fa per me.” Rispose la mia amica.
Sospirai e salvai quello che avevo scritto durante la serata. Spensi il computer e lo infilai nella borsa, pronta per tornare al dormitorio.
“Non lo proponevo solo per la mia lista, comunque. Ti farebbe bene staccare la spina per un paio di giorni.” Dissi.
“Lo so, scusami. Non ce l’ho con te. E’ solo che stanno succedendo troppe cose in una volta sola: gli esami, i racconti da scrivere, gli articoli, il trasloco… Matt.” Aggiunse.
“Cosa c’è che non va con Matt?” Chiesi. Stavamo camminando fuori dalla biblioteca verso la fermata dell’autobus.
“E’ un periodo strano.” Rispose Lexi dopo qualche minuto. “Siamo distanti e lui è… strano.”
“Hai provato a parlarci?”
“Sì, e tutte le volte la risposta è la stessa: ‘no, amore, non c’è niente che non va tra di noi.’ Poi mi bacia e finiamo per lasciarci trasportare e non ne parliamo più fino alla volta successiva.”
“Dovresti provare a parlarci in un luogo pubblico.” Suggerii. “Così non può eludere la domanda con il sesso. O almeno, non legalmente.”
Alexis si lasciò andare e cominciò a ridere per la mia battuta.
“Non mi hai mai detto perché hai lasciato Chris, poi.” Disse la ragazza dopo un po’. L’autobus non sembrava aver voglia di arrivare e il freddo mi stava facendo congelare le punte delle dita. Ovviamente avevo dimenticato di mettere i guanti in borsa.
“Non l’ho lasciato, perché non siamo mai stati insieme.” Puntualizzai.
“Lo so, ma stavate uscendo da un po’ e mi sembrava di capire che ti piacesse.”
Alzai le spalle e fissai una finestra del palazzo di fronte. C’era la luce accesa e si intravedeva una TV che trasmetteva una partita.
“Non eravamo compatibili.” Dissi.
“Meg, mi stai facendo preoccupare. L’hai piantato subito dopo essere andata a letto con lui, cos’è successo?”
“Niente di tragico, non preoccuparti. E’ solo che Chris ha strane manie. Ha cominciato ad insultarmi pesantemente mentre eravamo a letto e poi mi ha chiesto se, la prossima volta, avrebbe potuto legarmi e strozzarmi un po’.” Risposi. “Non ho quel tipo di perversioni, io.”
“Ma veramente? Chris? Oddio, sembrava così un ragazzo normale, quasi un po’ sfigato. Senza offesa, eh.” Commentò Lexi. Nel frattempo era finalmente arrivato l’autobus e salimmo. Nonostante fossero le dieci passate di sera, c’era pieno di gente e quella era una delle cose che mi piaceva di più di Londra: a qualunque ora del giorno e della notte, c’era sempre in giro qualcuno. Non eri mai sola.
“E invece ho scoperto che è un grande fan di tutte quelle cose lì. Sul suo comodino ho anche beccato la trilogia intera di ‘Cinquanta Sfumature di Grigio’. Ho pensato di mettere un po’ di distanza tra di noi prima che le cose cominciassero a diventare serie.”
“Mi sorprende che non ti abbia proposto di firmare un contratto per diventare la sua schiava.” Disse Lexi, facendomi ridere.
“Secondo me ci sarebbe arrivato.” Risposi.
Rimanemmo un po’ in silenzio, entrambe impegnate a controllare i nostri telefoni, mentre l’autobus continuava la sua corsa tra le strade illuminate di Londra.
“Capisco tutto, ma strozzarti?” Mi domandò improvvisamente Lexi mentre eravamo in ascensore per tornare in camera.
“Dice che aumenta la sensazione di piacere durante un rapporto.” Spiegai, alzando le spalle e assumendo un’espressione scettica. Lexi scoppiò a ridere, ma si bloccò quando vide una busta appesa alla porta della nostra camera. Era appesa con un pezzo di scotch e c’era scritto il mio nome: “Megan Cooper”.
“Sembra che ci sia dentro qualcosa.” Disse Lexi, con aria spaventata. “Dici che Chris ti ha recapitato qualche giochino erotico?”
“Ma figurati!” Esclamai, staccando la busta dalla porta e aprendola per entrare. Mi sedetti sul letto, facendo lo slalom tra gli scatoloni che Lexi ed io dovevamo riempire per trasferirci, e la aprii.
“Cos’è?” Mi domandò la mia amica, sedendosi di fianco a me e sbirciando da dietro la mia spalla.
“La mia chiavetta USB!” Dissi quando la tolsi dalla busta. “Qualcuno l’ha trovata e me l’ha restituita!”
Ero al settimo cielo. Mi spaventava il fatto che la chiavetta con i miei racconti e alcuni documenti personali fosse in giro per Londra.
“Chi è stato? C’è un biglietto, leggilo!”
“Ok, ok, calma.” Dissi e aprii il foglio che era inserito nella busta insieme alla mia chiavetta. “Ciao Megan, oltre ad essere molto carina, scrivi anche molto bene. Spero che non ti dispiaccia, ma mi sono preso la libertà di dare un’occhiata ai tuoi file per scoprire dove abiti e ridarti la chiavetta. Se vorrai mai ringraziarmi, questo è il mio numero. Harry xx” Lessi.



Buonasera!
Visto che ho terminato Another Life ho deciso che il Martedì sarà il giorno di questa nuova fan fiction!
L'ispirazione è una canzone di Ke$ha che si chiama Past Lives (il testo all'inizio del capitolo è un estratto).
Questa idea ce l'ho da un po' e dovevo trovare il modo giusto per scriverla perché è un po' complicata.
Dal capitolo 4 verranno introdotti anche dei flashback, chiamiamoli così, ma non vi svelo nulla per non rovinarvi la sorpresa.

Che dire? Spero tantissimo che vi piaccia!
Sono un po' emozionata dall'idea di pubblicare perché è abbastanza diversa da tutto ciò che scrivo di solito e quindi non ho idea se vi possa piacere o meno.
Grazie in anticipo se leggerete e, se avete voglia, mi farebbe tanto piacere leggere la vostra opinione (positiva o negativa che sia) su questa storia!

A Martedì per il prossimo capitolo!
Baci :*
- R.

p.s. Seguitemi su Twitter (@TheSlayerFF) per aggiornamenti sulle mie storie! Ricambio e mi fa davvero piacere conoscervi <

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Capitolo 2
*** Hello, Harry Styles ***




Capitolo 2 – Hello, Harry Styles
 

“Harry? Cioè Harry Styles?” Domandò Alexis con gli occhi quasi fuori dalle orbite. “Harry Styles ha appena dato il numero di telefono alla mia migliore amica. Ma sì, perché no? Cose che capitano tutti i giorni, no?”
“Lexi, stai calma. Tanto non lo chiamo.” Dissi, ripiegando il foglio e rimettendolo nella busta.
“Ma sei impazzita?” Mi urlò la mia amica nell’orecchio. Sbarrai gli occhi e mi voltai a guardarla.
“Ti sembra il caso?” Le chiesi, massaggiandomi l’orecchio. “E comunque perché dovrei chiamarlo?”
“Per ringraziarlo? Perché sei una persona gentile? E perché, se non ricordo male, nella tua lista di cose da fare prima dei trent’anni c’era andare a letto con una rockstar?”
“Harry Styles non è proprio una rockstar.” Commentai, fissando la busta con scritto il mio nome.
Quella fastidiosa sensazione di aver già visto il cantante da qualche parte, o meglio, di averlo già conosciuto, di avere già avuto il suo sguardo su di me, si impossessò di nuovo di me e non riuscii a smettere di pensarci.
“Ho capito, ma stai seriamente rifiutando l’opportunità di uscire con lui?” Mi chiese Lexi, mostrandomi una foto del ragazzo sullo schermo del suo telefono. Era bello, sì. Bellissimo.
“Non mi ha chiesto di uscire, mi ha solo dato il numero di telefono per ringraziarlo.” Dissi. Lexi sbuffò e roteò gli occhi al cielo, esprimendo così tutta la sua frustrazione. Lo faceva sempre quando mi intestardivo su qualcosa.
“Certo, una persona così famosa dà il suo numero in giro solo perché vuole essere ringraziata per il gesto.” Replicò con ironia la mia amica.
“Per quanto ne so potrebbe avermi dato il numero di un telefono usa e getta. O di qualche sua assistente. Figurati se questo è davvero il suo.”
“Tu leggi troppo.” Disse Lexi, prendendomi la busta di mano.
“Cosa stai facendo?” Domandai terrorizzata quando notai che aveva in mano il mio telefono.
“Sto chiamando. Zitta. Suona!” Esclamò e mi lanciò il telefono. Lo presi al volo, rischiando di farlo cadere, e lo portai all’orecchio. Dopo un paio di squilli, una voce maschile rispose.
“Pronto?” Disse.
Andai in panico e terminai la conversazione, lanciando il telefono sul cuscino del mio letto come se stesse per esplodere.
“Meeeeg!” Esclamò Lexi. “Era lui?”
“Non lo so. Non ho mai sentito la sua voce al telefono.” Ammisi. Certo, avevo sentito le sue canzoni perché erano in radio, ma non avevo idea di come fosse la sua voce quando parlava normalmente. Alexis fece una veloce ricerca su YouTube e mi mostrò un video di un’intervista telefonica. “Sì, era lui.” Dissi infine.
“E allora richiama!” Mi esortò, riprendendo il cellulare e rimettendomelo in mano. Riluttante, e ripetendo “perché diavolo sto facendo questa cosa?” come un mantra, feci partire una seconda chiamata.
“Pronto?” Domandò ancora la voce dall’altra parte. Lexi si avvicinò al mio orecchio per ascoltare meglio.
“Ehm, Harry?” Chiesi, non sapendo cosa dire. Perché mi ero fatta convincere da Lexi a prendere parte a quella cazzata?
“Chi parla?”
“Sono, um, Megan, la ragazza della chiavetta USB?” Risposi con tono incerto.
“Oh, Cooper!” Esclamò Harry, come se stesse salutando una vecchia amica che conosceva da tutta la vita. Il che mi fece venire un dubbio: non è che ci conoscevamo davvero e io non lo sapevo?
“Esatto, Cooper. Volevo ringraziarti per avermela riportata.” Dissi. Lexi mi stava fissando con la bocca aperta, mentre io scuotevo energicamente la testa come per dirle che non avevo la minima idea di cosa dire dopo i ringraziamenti.
“Figurati, non c’è di che. I tuoi racconti sono davvero belli, sei brava.”
“Grazie.” Risposi con una punta di imbarazzo. Silenzio.
“Stavo pensando, visto che mi devi un favore…” Cominciò a dire Harry. Stavo per ribattere, ma Lexi, che sapeva cosa stavo per fare, mi mise una mano davanti alla bocca e mi fece stare zitta. “Ti va di andare a bere qualcosa domani sera?”
“Se non vai ti chiudo fuori.” Mimò la mia amica con le labbra. Poi tolse la mano dalla mia bocca e mi permise di rispondere a Harry.
“Perché no?” Dissi infine.
“Perfetto, allora ci troviamo davanti al pub The Queens a Primrose Hill domani sera alle sette? Possiamo anche mangiare qualcosa.” Propose il ragazzo. In sottofondo si sentivano varie voci che si sovrapponevano. Sembrava quasi che fosse ad un concerto. Poi mi ricordai che era un cantante, quindi magari era a fare le prove con la sua band.
“D’accordo.” Dissi.
“A domani allora!” Esclamò Harry prima di interrompere la conversazione. Lanciai di nuovo il cellulare sul cuscino e guardai Lexi, che mi stava fissando, incantata.
“La mia migliore amica uscirà con Harry Styles!” Esclamò.
“Devo controllare dov’è il pub e come fare ad arrivarci.” Dissi, ignorandola. Recuperai il portatile dalla borsa, lo accesi e andai a cercare l’indirizzo del locale, mentre la mia amica continuava a ripetermi “uscirai con Harry Styles! Uscirai con Harry Styles!” in continuazione. “Trentaquattro minuti di corsa in autobus.” Dichiarai alla fine.
“Non è tantissimo, dai.” Rispose Lexi. “Direi che ne vale la pena, se dopo trentaquattro minuti incontrerai…”
“Harry Styles, lo so. Avevo questo dubbio.” Risposi con ironia. “Vuoi per caso uscirci tu?”
“No, figurati. Non è nemmeno il mio tipo. E poi devo sistemare le cose con Matt, non sono mica single.” Replicò la mia amica.
“Giusto. E io devo assicurarmi che a questo non piacciano cose strane, tipo fruste o simili.”
“O giochi di ruolo. Magari è uno che si crede Christian Grey e vorrebbe che tu fossi Anastasia.”
“Per carità. Io non resisterei tre secondi a fare la schiava di qualcuno.”
“Sì, lo so che non ti fai sottomettere facilmente da un uomo.” Disse Lexi, ridendo.
“Esatto.” Risposi, pensando che avevo accettato di uscire con Harry solo per indagare su quella strana sensazione che avevo provato quando ci eravamo guardati. Ci conoscevamo davvero e me ne ero dimenticata?
E poi sarebbe stata un’ottima esperienza su cui scrivere. Uscire con una popstar era una cosa che, ovviamente, non avevo mai fatto. Magari mi avrebbe dato ispirazione per un racconto.
 
Durante i trentaquattro minuti di corsa in autobus cominciai ad essere un po’ agitata. Continuavo a farmi domande del tipo: “di cosa posso parlare con un ragazzo così famoso?” oppure “e se fosse uno scherzo e mi ritrovassi al pub da sola come un’idiota?”
Fortunatamente dalla fermata dell’autobus al locale dovetti concentrarmi per trovare la via giusta, quindi quei pensieri mi abbandonarono per un po’.
“Ciao, Megan.” Disse Harry quando arrivai davanti al pub. Lui era davanti alla porta insieme ad un altro ragazzo e aveva cominciato a sorridere quando mi aveva vista.
“Ciao.” Risposi. Harry si avvicinò e mi diede due baci sulle guance, mentre il suo amico ci guardava sorridendo.
“Megan, lui è Nick. Nick, lei è Megan.” Ci presentò. In cosa mi ero cacciata? L’appuntamento, in realtà, non era con Harry ma con il suo amico? O con entrambi? Ma quello non era Nick Grimshaw, il presentatore di quel programma su Radio1?
“Piacere di conoscerti.” Disse l’uomo, porgendomi la mano.
“Piacere mio.” Replicai, stringendogliela.
“A più tardi, Nick.” Disse Harry, salutando il suo amico prima di aprire la porta. “Entriamo?” Mi domandò poi.
Annuii e lo seguii fino ad un tavolo al secondo piano del locale. Mi sedetti su uno dei divanetti coloratissimi e cominciai a togliere il cappotto e la sciarpa. Fuori dal finestrone si vedeva il parco illuminato dai lampioni.
“Non hai freddo?” Domandai quando mi accorsi che il ragazzo stava indossando solo una maglietta a mezze maniche e quella che sembrava una giacca di pelle.
“No, per qualche strano motivo ho sempre caldo.” Rispose. “A proposito, direi che dovremmo fare le cose per bene.” Aggiunse dopo qualche secondo. Avevo già cominciato a dare un’occhiata al menu e trovato due opzioni valide.
“In che senso?” Domandai, riportando l’attenzione su di lui.
“Beh, quando ci siamo incontrati ieri mi sembravi di fretta e non ci siamo presentati come si deve. Io sono Harry.” Rispose, porgendomi la mano come aveva fatto Nick qualche minuto prima.
“Megan.” Dissi, stringendola e notando che aveva una stretta decisa, ma non troppo forte. Odiavo gli uomini con la stretta moscia e trovavo quelli che stringevano la mano con troppo vigore un po’ maleducati. Harry Styles aveva usato la forza giusta, quindi un punto a suo favore.
“Dunque, Megan, sei riuscita ad arrivare in tempo a lezione, poi?” Mi domandò il ragazzo, guardandomi con interesse. Non riuscivo a capire se gli interessasse davvero la conversazione o se mi stesse solo studiando. Inoltre avevo di nuovo quella fastidiosa sensazione di averlo già incontrato.
“No, sono arrivata in ritardo, ma la professoressa non se n’è accorta perché era impegnata a cercare di far funzionare il proiettore.” Risposi.
“Per fortuna! Mi sarei sentito in colpa se ti avesse beccata. In fin dei conti la strada era chiusa per colpa della mia band.”
“Va beh, non avete mica fatto apposta a fare chiudere esattamente la strada del mio college.” Dissi con una risata.
“Chi lo sa? Magari sì.” Replicò con un sorriso. Per fortuna la cameriera ci interruppe per prendere il nostro ordine, perché non sapevo proprio cosa rispondere a quella battuta. Avrei voluto trovare qualcosa di intelligente e ironico, ma non riusciva a venirmi in mente niente. Strano, perché solitamente ero piuttosto veloce a trovare una risposta ironica. Lexi mi diceva sempre che avevo una linguaccia troppo veloce.
“Carne e prosciutti, pesce o verdura?” Mi chiese Harry.
“Ehm, ero indecisa tra carne e prosciutti e verdura.” Dissi, riguardando il menu.
“Allora prendiamo entrambi e li dividiamo, ti va?” Mi domandò ancora. Annuii, felice che mi avesse sollevata dalla responsabilità di scegliere tra due cose su cui ero indecisa. “Uno Smithfield e un Covent Garden, per favore.” Disse rivolgendosi alla ragazza.
“Perfetto, Harry, arrivano subito!” Esclamò lei. “Da bere?”
“Io prendo una Corona.” Rispose lui.
“Va bene una Corona anche per me.” Dissi. La ragazza prese nota degli ordini e poi si allontanò dal tavolo.
“Si mangia molto bene qui, vengo spesso.” Mi spiegò.
“Allora mi fido.”
Il mio cellulare, che avevo appoggiato sul tavolo, si illuminò e lanciai un’occhiata allo schermo. Lexi mi aveva appena inviato un messaggio per sapere se ero già sotto le coperte con Harry. Lo bloccai immediatamente per evitare che anche il ragazzo leggesse e arrossii.
“Tutto bene?” Mi domandò.
“Sì, la mia amica mi invia messaggi inappropriati.” Spiegai con una risatina nervosa. Non riuscivo a capire perché ero così agitata con lui. Di solito uscire con i ragazzi mi piaceva perché ero rilassata e riuscivo sempre ad essere me stessa, battute poco appropriate e tutto.
“Lo fanno sempre anche i miei amici, sono tremendi. Una volta ero al telefono con mia madre, loro non lo sapevano e hanno cominciato ad urlare cose oscene per imbarazzarmi. Credevano che stessi chiamando un altro nostro amico.” Spiegò.
“Oddio, deve essere stato orrendo!”
“Fortunatamente mia madre ha un grande senso dell’umorismo e non se l’è presa quando ha sentito che uno di loro ha urlato: ‘Ehi, Harry, tua madre è una leonessa!’ Si è solo messa a ridere e mi ha detto di riferire ai miei amici che si sentiva più un gatto.” Mi spiegò il ragazzo. Scoppiai a ridere, immaginandomi la scena. Se fossi stata al posto del ragazzo sarei probabilmente morta di imbarazzo. Avrei scavato una buca e mi sarei seppellita per sparire per sempre. “Che cosa imbarazzante ti ha scritto?”
“Mi ha chiesto se eravamo già sotto le coperte.” Risposi, arrossendo di nuovo.
“Non è il mio stile. Mi piace almeno offrire la cena alla ragazza, prima di portarla a casa.” Replicò in tutta serietà. Poi scoppiò a ridere e mi unii a lui.
La cameriera tornò con i nostri ordini e cominciai a guardare i piatti con aria famelica. Avevo passato la giornata a riempire gli scatoloni per il trasloco con Lexi e mi ero dimenticata di mangiare.
“Hai la battuta pronta, un altro punto a tuo favore.” Dissi.
“Ottimo! E, giusto per saperlo, quali sono gli altri punti?” Mi domandò casualmente.
“La tua stretta di mano: è perfetta.”
“L’hai trovata perfetta davvero? Di solito sono un po’ più energico, ma non volevo stritolarti la mano.”
“E sei anche gentile e premuroso. Altro punto.” Replicai con un sorriso. Ogni secondo che passavo con Harry mi faceva invaghire di più di lui. Mi sembrava di conoscerlo da una vita e non riuscivo proprio a capire perché. Tra di noi c’era una familiarità che non avevo mai provato con nessun altro ragazzo, nonostante, solitamente, mi trovassi piuttosto a mio agio con tutti. “Mmh, buono.” Aggiunsi dopo aver assaggiato il primo boccone.
 
La serata passò davvero in fretta. Harry era adorabile, nonostante non avessi ancora capito se quella fosse una tecnica di seduzione perfetta o se fosse davvero così. Non me ne importava nemmeno più di tanto, onestamente, perché mi stavo divertendo.
Avevamo scoperto di avere tante cose in comune, come la musica che ascoltavamo. Nonostante fosse in una famosa boyband che cantava canzoni principalmente pop, Harry ascoltava Beatles e Rolling Stones esattamente come me ed era un grande fan del rock.
“Ci conviene andare, non vogliamo essere gli ultimi che lasciano il pub.” Disse il ragazzo.
“No, sarebbe troppo disperato.” Risposi, recuperando la sciarpa dal divano su cui ero seduta e rimettendomela. Era una infinity scarf, quindi sapevo di essere un po’ buffa quando me la attorcigliavo intorno al collo come se fosse un enorme elastico.
“Ti piacciono i colori, vedo.” Commentò Harry mentre stavamo scendendo le scale per uscire dal pub. Stava indicando la mia sciarpa e il mio cappello, che eranodavvero colorati. Forse un po’ troppo.
“Rendono l’inverno più felice.” Risposi, alzando le spalle e sorridendo. “E’ tutto così grigio e spento, perché non rallegrare un po’ il tutto?”
“Mi piace il tuo modo di pensare.” Disse. Ci fermammo davanti alla porta del pub e ricominciai ad agitarmi. “Sei venuta in auto?” Mi domandò poi.
“No, ho preso l’autobus.”
“Okay, allora ti riaccompagno io.” Disse il ragazzo.
“Grazie.”
“Vieni con me, andiamo a casa mia a prendere l’auto. Abito vicino e sono venuto a piedi.” Mi spiegò, ricominciando a camminare. Lo seguii, felice di aver seguito il consiglio – o meglio, l’ordine – di Lexi e di aver accettato il suo invito a bere qualcosa.
“Abiti proprio in un bel quartiere.” Commentai, stringendomi un po’ a lui e prendendolo a braccetto. Avevo paura di essermi spinta troppo in là e di sembrargli appiccicosa, ma lui appoggiò una mano sopra le mie e mi sorrise.
“E’ tranquillo. Sono spesso in giro per il mondo e quando torno a casa mi piace avere un po’ di pace.”
“Immagino.”
“Eccoci, questa è la mia casa.” Disse dopo qualche minuto, fermandosi davanti ad un cancello. Lo aprì e mi invitò a seguirlo. “Vuoi andare subito o vuoi entrare a bere qualcosa?”
Ci pensai per qualche secondo. Guardai l’orologio e notai che erano solo le undici e dieci, quindi decisi di passare ancora del tempo con lui.
“Se ti va, resto volentieri ancora un po’.”
“Certo che mi va. Vieni, accomodati.”
L’interno della casa era leggermente spoglio. C’erano scatoloni un po’ ovunque, le pareti non avevano quadri e le stanze che avevo visto durante il tragitto per arrivare in cucina non avevano tutti i mobili.
“Ti stai trasferendo?” Domandai.
“Sì. Cioè, no. Ormai la casa è mia da un po’, ma essendo sempre in giro non ho mai tempo per arredarla e fare tutto quello che dovrei. Ho anche pensato di assumere qualcuno, ma vorrei avere il tempo per decidere bene come la voglio… quindi, per il momento, le uniche stanze completamente arredate sono la mia camera e la cucina.”
“Potrei aiutarti.” Dissi, appoggiandomi al bancone della cucina, con il calice di vino che mi aveva appena dato in mano. Ecco, l’ansia e l’agitazione erano completamente sparite ed ero tornata ad essere la solita persona poco appropriata. Dannazione, Meg, non si chiede ad un ragazzo con cui hai appena avuto il primo appuntamento se vuole che lo aiuti ad arredare casa! Pensai.
“Ti andrebbe davvero?” Mi domandò con aria sorpresa. Ma, in fondo, quello non era un ragazzo normale. Era una popstar. Uno che non era abituato ad avere relazioni normali.
“Sì, perché no? Tanto mi sto trasferendo anch’io, quindi, quando non sto scrivendo o studiando, sono all’IKEA o a riempire scatoloni.” Risposi. Poi portai il calice alla bocca e cominciai a sorseggiare il vino.
“Cavolo, allora sarò proprio obbligato a chiamarti per un secondo appuntamento.” Mormorò Harry, avvicinandosi e appoggiandosi a me. Lo sapevo, quello era il momento del bacio. Pregai con tutta la forza che avevo di non rovinarlo dicendo qualcosa di stupido o facendo un movimento involontario e rovesciando tutto il vino sulla sua maglietta grigia.
Come se mi avesse letto nel pensiero, Harry prese il calice dalle mie mani, lo appoggiò sul bancone dietro di me e mi baciò.
Ricambiai, lasciandomi trasportare dalle sue labbra e dalla sensazione di averle già avute sulle mie.
Mi avrebbe giudicata male se avessi deciso di andare a letto con lui dopo il primo appuntamento? Decisi di correre il rischio e mi lasciai guidare al piano di sopra, nella sua camera.

 



Buongiorno!
Ecco il secondo capitolo di questa nuova storia e... il primo appuntamento tra Megan e Harry! E la nostra Meg non riesce a resistere al fascino di Harry e finisce a letto con lui.
Ma vi anticipo che lo fa solo perchè è convinta che non lo vedrà mai più. E per un altro motivo che non vi anticipo ma che comincerete a capire dal capitolo 4.

Spero che vi sia piaciuto e, come sempre, vi ringrazio per aver letto, per aver inserito la storia tra le seguite, le ricordate o le preferite e grazie per avermi dato la vostra opinione!
Sapete che ci tengo tantissimo e mi fa sempre piacere leggere i vostri commenti! Non vedo l'ora di sapere cosa ne avete pensato di questo!

Il prossimo lo posterò Martedì.
Seguitemi su Twitter (@TheSlayerFF) per tutti gli aggiornamenti sulle mie storie e non perdetevi lo #SpoilerFriday dove vi anticiperò una frase dei prossimi capitoli delle mie storie!

Bacioni grandi e alla prossima!
- R.



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Capitolo 3
*** The Delivery Guy ***




Capitolo 3 – The Delivery Guy
 

Tutta la sicurezza che avevo la sera prima, quando avevo deciso di andare a letto con Harry al primo appuntamento, mi abbandonò la mattina dopo, quando mi svegliai nuda, accanto a lui. Ero sicura che avrebbe pensato che fossi una ragazza poco seria e non mi avrebbe mai più chiamata. In fondo era quello il segreto per tenersi un uomo, no? Farlo aspettare. E io l’avevo fatto aspettare esattamente quattro ore e mezza.
Megan Cooper, cosa diavolo hai combinato? Pensai, cercando di spostarmi senza farlo svegliare. Forse avrei potuto rivestirmi e scappare il più velocemente possibile da lì.
Riuscii ad alzarmi dal letto, indossare la biancheria e a scendere al piano inferiore, dove recuperai la mia borsa e il mio telefono, che era ancora acceso dalla sera prima. Come avevo immaginato, Lexi mi aveva mandato un trilione di messaggi. L’ultimo, delle nove e mezza del mattino, mi diceva di muovermi a tornare in camera e di fermarmi a prendere due caffè durante la strada.
“Buongiorno.” Disse Harry, scendendo le scale e salutandomi dopo essersi stiracchiato.
“Ciao.” Risposi.
“Avevo paura che fossi scappata.”
“No, sono solo scesa a dare un’occhiata al telefono. Sai, ieri sera mi sono dimenticata di avvisare Lexi, la mia coinquilina.” Aggiunsi.
“Capisco.” Disse, avvicinandosi e dandomi un bacio sulle labbra. Per un secondo mi dimenticai di tutto e chiusi gli occhi.
“Devo tornare al dormitorio.” Dissi poi. Non volevo andarmene, ma dovevo. Lexi mi aveva appena inviato un nuovo messaggio dicendomi che dovevo riportare le mie chiappe a casa urgentemente. E Lexi non usava mai la parola ‘urgentemente’ a meno che si trattasse di una vera e propria emergenza.
“Ti accompagno.” Si offrì Harry.
“Grazie.” Mormorai prima di baciarlo di nuovo.
Tornammo nella sua camera e ci rivestimmo, poi il ragazzo mi accompagnò a casa nella sua bellissima Range Rover nera.
“Eccomi.” Dissi, quando vidi il familiare edificio in cui vivevo e che avrei abbandonato in pochissimi giorni. “Grazie mille.” Aggiunsi.
“Grazie a te. Mi ha fatto piacere passare la serata con te e spero di vederti presto.” Rispose, sporgendosi per darmi un bacio.
“Lo spero anch’io.” Dissi.
“Ti chiamo più tardi?” Mi chiese Harry, con una lieve insicurezza nella voce.
“Certo.” Replicai. Tanto ero sicura che non l’avrei mai più sentito. “Grazie ancora per il passaggio.” Dissi e scesi dall’auto. Mi fermai allo Starbucks che c’era vicino al dormitorio e poi salii in camera.
“Meg!” Esclamò Lexi appena mi vide.
“Lexi, non hai idea…” Cominciai a dire e mi interruppi bruscamente quando notai che c’era un uomo seduto alla mia scrivania. O meglio, quando notai che c’era mio padre seduto alla mia scrivania, esattamente di fianco alla mia migliore amica. “Papà!” Dissi.
“Meg, tesoro! Sono venuto a darvi una mano per il trasloco.” Rispose mio padre, mentre Lexi, senza farsi vedere, sorrideva senza controllo e mimava con le labbra: “Allora? Com’è andata? Com’è a letto? Voglio sapere tutto! Tutto! Dettagli!” e io mi imbarazzavo.
“Grazie, papà.” Risposi.
“Come avevo detto, Meg è uscita un attimo a prendere i caffè, perché siamo stufe di quelli solubili da fare in camera, vero?” Si intromise Lexi.
“Ci hai messo un bel po’.” Commentò mio padre.
“C’era fila.” Mentii. La mia amica continuava a cercare di farmi domande senza farsi vedere dall’uomo. Quando cominciò anche a fare gesti osceni, presi in mano la situazione. “Cominciamo a portare giù degli scatoloni!” Esclamai.
“D’accordo. Si vede che odi proprio questo dormitorio, non vedi l’ora di andartene!” Rispose mio padre, ridendo. Avrei voluto dirgli che, in realtà, Lexi ed io ci stavamo trasferendo solo per motivi di spazio, non per altro. Beh, forse anche perché il nostro vicino di stanza era particolarmente rumoroso e fastidioso, ma non odiavamo il nostro dormitorio.
 
Alla fine del pomeriggio ero stanca morta. Lexi, mio padre ed io avevamo trasportato tutti gli scatoloni dal vecchio dormitorio a quello nuovo, che era nell’edificio di fronte. Avevo scoperto che in quel palazzo erano disponibili due appartamenti per gli studenti e che se ne era appena liberato uno, così Lexi ed io avevamo fatto domanda per essere trasferite ed era stata approvata, e al posto di una stanza con due letti ed un bagno, avevamo un trilocale con due bagni. Ognuna di noi aveva la propria camera e poi c’era la zona giorno, con divani, televisione, angolo cottura e un tavolo dove potevamo cenare comodamente.
Durante la giornata mi ero scambiata qualche sms con Harry ed ero rimasta sorpresa dal fatto che si fosse fatto sentire. Avevo pensato che quella che avevamo appena avuto fosse una cosa una tantum.
“Adesso che siamo sole mi puoi raccontare tutti i dettagli.” Disse Lexi, sedendosi sul divano di fianco a me. Ero concentrata a guardare gli scatoloni che dovevamo ancora svuotare.
“E’ stato bello.” Dissi, rimanendo sul vago.
“Eh no, Meg, mi devi dire qualcosa in più! Sei stata a letto con Harry Styles!” Esclamò la mia amica, animandosi e gesticolando. Sospirai e sorrisi.
“Si vede che ha esperienza e sapeva cosa stava facendo. Non otterrai nient’altro da me.” Risposi.
“Potrebbe bastarmi.” Replicò Lexi, alzandosi e prendendo una Coca Cola Light dal frigo. “Per oggi.” Aggiunse poi, aprendo la lattina e bevendo un sorso.
“Bene. Anche perché adesso dobbiamo concentrarci sulla cena.” Dissi.
“E’ domenica, c’è quasi tutto chiuso a quest’ora.” Mi avvisò Lexi, sapendo che stavo già pensando di scendere da Starbucks, comprare un panino a caso e mangiarlo in casa.
“Vero.” Dissi. Stavo quasi contemplando l’idea di andare a letto senza mangiare perché ero troppo stanca per pensare ad una soluzione quando il mio telefono cominciò a suonare.
“Indovina chi è?” Esclamò Lexi dopo aver dato un’occhiata al display. Guardai anch’io e sorrisi automaticamente.
“Harry, ciao!” Risposi.
“Ciao, Meg! Stavo uscendo a comprare la cena e mi sono chiesto cosa stavi facendo.” Disse il ragazzo.
“Ho finito di trasportare scatoloni e stavo cercando una soluzione per la cena con Lexi.” Risposi.
“Capisco. E se il ristorante messicano dove sto andando, per caso, mi desse delle porzioni in più, potrei passare dalla vostra nuova casa e farvi compagnia?” Mi domandò.
“Aspetta che chiedo a Lexi.” Dissi. Aprii la bocca per domandare alla mia amica se le andasse bene quella soluzione, ma lei aveva già cominciato ad esclamare “sì, sì, e, se vuoi, io sparisco!”
“Penso di aver capito che va bene?” Domandò Harry con aria divertita.
“Proprio così.” Risposi, ridendo.
“Allora ditemi cosa prendere, il vostro nuovo indirizzo e sarò lì tra mezz’ora. Quarantacinque minuti al massimo. A proposito, è un problema se porto anche il mio amico Niall?”
“No, figurati.” Risposi per entrambe. Sapevo che alla mia amica non avrebbe dato fastidio una persona in più.
 
“So che per te è normale perché, insomma, vi siete già incontrati e tutto, ma non è stranissimo che una celebrità del calibro di Harry stia per cenare nel nostro appartamento?” Mi chiese Lexi. Stavamo cercando di dare un’aria vivibile alla casa, in modo che il ragazzo non inciampasse appena entrato ed io ero persa nei miei pensieri. Perlopiù ricordi di quello che era successo la notte prima. Non ero abituata ad una relazione che andasse a quella velocità.
Di solito cominciavo ad uscire con un ragazzo, poi arrivava il bacio, eventualmente andavamo a letto insieme e, di solito, succedeva tutto nell’arco di settimane. Con Harry avevo bruciato tutte le tappe.
“Anche per me è strano, anche se cerco di evitare di pensare a lui come Harry Styles dei One Direction. Altrimenti comincio ad andare in panico.”
“Perché?”
“Perché è famosissimo, è stato con chissà quante ragazze altrettanto famose e… il suo lavoro lo porta a stare lontano da Londra per tantissimi mesi all’anno.” Dissi. “Non che la nostra storia sia già così seria, però vorrei evitare di andare in paranoia così presto.”
“Beh, sì, è comprensibile. Però credimi, uno che ti telefona e ti propone di portarti la cena a domicilio dopo un solo appuntamento è decisamente cotto.”
La nostra conversazione venne interrotta da un leggero bussare alla porta. Abbandonai il tovagliolo di carta che stavo piegando e corsi ad aprire.
“Qualcuno ha ordinato messicano?” Domandò Harry, fingendo un accento straniero.
“No, mi dispiace, ha sbagliato appartamento.” Risposi con aria seria e richiusi la porta. La riaprii immediatamente e scoppiammo entrambi a ridere.
“Beh, ero già pronto a mangiare anche le vostre porzioni!” Esclamò un ragazzo biondo alle sue spalle. “A proposito, io sono Niall, piacere.” Si presentò.
“Piacere mio, sono Meg. Venite, accomodatevi. Lei è Alexis.” Dissi, spostandomi per farli entrare.
“Piacere!” Esclamò la mia amica, stringendo la mano ad entrambi i ragazzi. Ci sedemmo tutti e Harry cominciò a togliere il cibo dalle borse.
“Vi siete sistemate bene.” Disse il ragazzo, guardandosi intorno.
“Non sono mai stato in un appartamento del college.” Commentò Niall.
“Prima vivevamo in una stanza nell’edificio di fronte.” Spiegò Lexi. “Solo che era diventata troppo stretta e avevamo bisogno di più spazio. E’ impossibile fare tutto in una sola stanza.”
“Già, poi capitava che una delle due dovesse studiare fino a tardi e l’altra volesse dormire.” Aggiunsi. “Adesso siamo molto più comode, anche se dobbiamo finire di mettere tutto a posto.”
“Sono disponibile per un viaggio all’IKEA.” Si offrì Harry.
“Potrei accettare il tuo aiuto, stavo giusto pensando ad un paio di cose che servirebbero nella mia nuova camera.” Dissi.
“Che mi dovrai fare vedere.” Arrossii leggermente, mentre Niall e Lexi erano scoppiati a ridere. “No! No, non intendevo in quel senso!” Si difese Harry, ma ormai stavamo ridendo tutti.
“Peccato, avevo già preparato tirato fuori la collezione di farfalle dagli scatoloni.” Risposi.
“Hai una collezione di farfalle?” Mi domandò Niall. Scoppiammo tutti a ridere davanti alla sua espressione seria e interessata.
“No, era una battuta.” Spiegai cercando di ricompormi.
“Domani partiamo per il Giappone.” Disse improvvisamente Harry. “Però torniamo per il weekend. Ti va se andiamo all’IKEA domenica prossima?”
“Non sarai stanco?” Chiesi.
“Ma no, figurati. Ormai siamo abituati. Sono due anni che giriamo il mondo e praticamente non ci fermiamo mai.” Rispose Harry.
“Sono sicuro che sarebbe peggio passare un weekend a dormire. Non penso che riuscirei più ad alzarmi dal letto se lo facessi.” Intervenne Niall. Lexi, di fronte a lui, annuì.
“Io non sono abituata a girare il mondo, però per me è la stessa cosa con lo studio. Se passo un weekend senza fare assolutamente niente, è difficile tornare al ritmo frenetico di tutti i giorni.” Disse.
“Anche per me è così.” Concordai. “Comunque direi che va bene andare all’IKEA domenica.” Aggiunsi dopo qualche secondo, sorridendo a Harry.
Quello era il nostro secondo appuntamento e stavamo progettando di andare a comprare mobili insieme per il terzo. Quanto avrebbe potuto durare una relazione che stava andando così veloce? Cercai di non pensarci per il resto della serata, anche se venivo costantemente distratta dall’idea che Harry sarebbe partito per il Giappone il giorno successivo. Due appuntamenti e dovevamo già passare una settimana lontani.
“Harry, ci conviene andare.” Disse Niall. Avevamo finito di mangiare e avevamo passato parecchio tempo a chiacchierare.
“Purtroppo sì.” Rispose il ragazzo, alzandosi dal tavolo. Lo imitammo tutti e ci avviammo verso la porta dell’appartamento.
“Io aiuto un secondo Lexi a ripulire. Voi salutatevi pure.” Suggerì Niall, facendo l’occhiolino al suo amico. Harry annuì e, dopo avermi preso la mano, mi portò nel corridoio fuori dall’appartamento.
“Mi ha fatto piacere passare la serata con te.” Dissi, appoggiandomi contro al muro. Come aveva fatto la sera prima, Harry mi si avvicinò e si appoggiò leggermente a me. Mi spostò i capelli da davanti al viso e mi sorrise.
“Anche a me. Dovremmo farlo più spesso.” Rispose. “Quando torno dal Giappone organizziamo una serata solo io e te.” Aggiunse.
“Volentieri.” Dissi. Era da tutta la sera che volevo risentire le sue labbra sulle mie, così mi alzai leggermente sulla punta dei piedi, mi sporsi verso di lui e lo baciai.
“Sognavo di farlo da quando sono entrato nel tuo appartamento.” Sussurrò, come se mi avesse letto nel pensiero. Avevo ancora il dubbio che il suo comportamento fosse studiato appositamente per sedurre tutte le ragazze che incontrava ma avevo appena deciso di fregarmene. Sapevo che la nostra relazione non sarebbe potuta durare tantissimo e avevo deciso di lasciarmi andare e godermi ogni secondo. In fondo cos’era la vita senza rischi?
“Anch’io.” Risposi. Harry iniziò un altro bacio e, se non avessi saputo che il ragazzo doveva partire per il Giappone e se non avessi avuto una coinquilina, l’avrei riportato nel mio appartamento e avrei passato un’altra notte con lui. Invece ci allontanammo quando sentimmo la porta aprirsi. Niall e Lexi uscirono dall’appartamento e risero.
“Beccati.” Disse il ragazzo.
“Due adolescenti colti sul fatto!” Scherzò Lexi.
“Ehi, io sono ancora adolescente. Ho diciannove anni, quindi ho ancora un anno prima di entrare nell’età adulta.” Puntualizzai ridendo.
“Anch’io. Diciannove anni compiuti da poco.” Aggiunse Harry.
“Dai, andiamo. Non è un problema se stanotte dormo da te, vero?” Domandò Niall.
“No, figurati.” Rispose l’amico. “Noi ci sentiamo quando atterro a Tokyo e ci vediamo domenica, allora, va bene?” Mi chiese poi.
“Va benissimo.” Dissi. “Divertiti!”
“E tu scrivi, perché sei bravissima e mi piace leggere le tue storie.”
“Non mi hai mai detto quali hai letto, poi. Sulla chiavetta ce n’erano cinque.”
“Le prime tre. Poi ho trovato il tuo indirizzo e ho deciso di riportartela. Mi sentivo anche un po’ in colpa. Sai, mi sembrava di stare invadendo la tua privacy.” Rispose Harry. “E quella che mi è piaciuta di più è stata quella che parlava degli Anni Venti.” Aggiunse il ragazzo, prima di allontanarsi ancora di più da me.
“Ti farò trovare qualcosa da leggere per quando torni.” Dissi.
“Potresti anche inviarmi le due che non ho letto per il viaggio.” Suggerì il ragazzo con un sorriso. Perché quando sorrideva in quel modo mi sembrava di non capire più nulla? Non mi era mai capitato. Non così in fretta.
“D’accordo.” Dissi.
“Adesso vado davvero, però.” Replicò, riavvicinandosi e dandomi un ultimo bacio.
“Buon viaggio.” Mormorai.
“Grazie.”
“Buon viaggio anche a te, Niall. E’ stato un piacere averti conosciuto!” Esclamai quando ripresi a ragionare.
“Piacere mio, Meg!” Rispose il ragazzo biondo.
Harry e Niall salutarono anche Lexi e poi salirono sull’ascensore. Rimasi a salutare Harry con la mano come un’idiota finché non si chiusero le porte metalliche.
“Tu sei completamente innamorata.” Disse Lexi quando tornammo in casa.
“Ma figurati!” Esclamai, rendendomi conto che la mia voce era di qualche ottava di troppo più alta. “Cioè… mi piace tantissimo. Però mi rifiuto di essermi presa una cotta così astronomica in due giorni. Due giorni!” Aggiunsi. Risciacquai i piatti in cui avevamo mangiato e li inserii nella lavastoviglie.
“Beh, non è necessariamente un male.” Rifletté Lexi ad alta voce. “Anche perché mi sembra piuttosto preso anche lui.”
“Sì, ma lo sai come si dice: più veloce la risalita, più dolorosa la caduta.”
“Nah, hai sbagliato qualcosa. E’ più dolorosa la caduta, più trionfale la risalita.” Puntualizzò la mia amica.
Le rivolsi uno sguardo non troppo convinto e richiusi la lavastoviglie.
“In ogni caso spero che non ci sia nessuna caduta.” Dissi per concludere il discorso.
“Lo spero tanto anch’io.” Replicò Lexi.
“Ehi, domenica verrai anche tu all’IKEA?” Domandai.
“No, figurati. Voglio lasciarvi soli! E poi pensavo di andarci con Matt, così posso approfittare della lunga corsa in auto per parlare.”
“Giusto. E l’IKEA è un luogo abbastanza pubblico. Non potrà scappare dal discorso con i soliti trucchetti.” Dissi.
“Esatto. Buona notte, Meg.”
“Buona notte, Lexi.” Dissi. “La prima notte nel nostro nuovo appartamento!”
“Mi mancherai. Non sono abituata a dormire da sola!” Scherzò la mia amica.
“Ehi, se avrai un incubo potrai venire a dormire nel mio letto.” Dissi sorridendo. Lexi rise e ci avviammo verso le nostre nuove camere.

 



Buongiorno! Ecco il nuovo capitolo di Past Lives!
Oggi posto prestissimo perché questo è praticamente l'unico momento in cui ho tempo eheheh :)
Spero che questo capitolo vi piaccia e, come sempre, ringrazio tutti per il supporto!

Grazie per ogni preferito, ricordato, seguito e per ogni recensione! Ve l'ho già detto diverse volte, ma ve lo ripeto: siete delle persone meravigliose!
Grazie per aver dato una possibilità alla mia storia! Sono contentissima che vi stia piacendo!

Martedì prossimo posterò il nuovo capitolo e, come vi avevo anticipato, ci sarà una... chiamiamola sorpresa. Si entrerà nel pieno della storia e comincerete a capire un po' di più cosa c'è dietro all'idea :)
Adesso scappo a lavorare!

Un bacione a tutte <3
- R. (Seguitemi su Twitter - @TheSlayerFF - per tutte le novità sulle mie storie! Ricambio!)

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Capitolo 4
*** Margery ***




Capitolo 4 – Margery
 

Non riuscivo a capire dove mi trovassi. Ero in un villaggio, ma non era come nessun villaggio che avessi mai visto. La strada era sterrata e intorno a me c’erano delle specie di capanne. La gente per strada era vestita in modo strano. Sembrava quasi che… no, non poteva essere.
Cominciai a camminare, leggermente disorientata. Mi guardavo intorno, nella speranza di riuscire a capire dove fossi. Quando notai il grande castello di pietra grigia capii che avevo ragione: ero nel Medioevo.
Mi avvicinai ad una ragazza, che era girata di spalle e stava raccogliendo quello che le era caduto fuori da quella che sembrava essere una taverna. Di fianco all’ingresso c’erano legati due cavalli.
“Scusa?” Domandai. La ragazza non si girò minimamente. Sembrava che non mi avesse sentita. “Scusa?” Ripetei. Ancora niente.
Quando si girò e vidi il suo volto indietreggiai di qualche passo. Ero io. O meglio, la ragazza che stava raccogliendo qualcosa, vestita praticamente di stracci, era identica a me!
“Margery, muoviti! Il Re passerà di qui a momenti!” Sibilò una donna più grande. Margery era uguale a me quando avevo circa quattordici, quindici anni. Quando avevo ancora i capelli castani chiari, prima di decolorarli e renderli rosa chiari. E in realtà erano così chiari che potevano quasi sembrare biondi da lontano. Erano perfettamente accettabili. Certo, forse nel duemilatredici. Non nel Medioevo.
I suoi occhi, dello stesso azzurro dei miei, erano spenti e stanchi.
“Sì, madre.” Rispose, guardando cocciutamente il pavimento. Spostai gli occhi sulla donna più grande, ma non era uguale a mia madre. Aveva una vaga somiglianza con lei, ma era diversa.
“Margery?” Provai a chiamarla per nome. Invece nulla, non mi rispose di nuovo. Mi piazzai esattamente di fronte a lei e cominciai a fare gesti per farmi notare, ma la ragazzina aveva cominciato a guardare all’orizzonte come se io non esistessi. Rassegnata all’evidenza, decisi di rimanere ad osservare quello che stava succedendo.
Da in fondo alla strada sterrata cominciarono a sentirsi rumori di zoccoli e voci concitate, segno che stava accadendo qualcosa di importante.
“Sta arrivando! Sta arrivando!” Esclamò un ragazzino che avrà avuto sì e no la stessa età di Margery. Senza fermarsi, continuò a correre più avanti, avvisando tutti che qualcuno stava arrivando. Notai Margery irrigidirsi, mentre sua madre usciva dalla taverna e le si posizionava accanto.
“Re Edwin sta per arrivare.” Annunciò un ragazzo vestito in modo diverso da tutti gli abitanti del villaggio. I suoi abiti erano più puliti ed eleganti, si vedeva che viveva nel castello. Tutte le persone che erano uscite in strada abbassarono la testa in segno di rispetto per il Re che stava per passare a cavallo.
Lo feci anch’io, prima di rendermi conto che nessuno poteva vedermi in quel posto e, se avessero potuto, probabilmente mi avrebbero arrestata e bruciata al rogo perché avrebbero pensato che fossi una strega con i capelli rosa, le Converse e i vestiti moderni. Alzai lo sguardo giusto in tempo per vedere che il Re, che non avrà avuto più di sedici anni, era, in realtà, Harry. Cosa stava succedendo?
Il cavallo si fermò esattamente davanti a noi e Re Edwin puntò il suo sguardo su Margery, che alzò timidamente la testa e arrossì violentemente. Il Re indugiò sulla ragazza per qualche minuto, prima di far ripartire il cavallo. Margery sospirò e, una volta sicura che nessun membro della corte del Re la stesse guardando, corse all’interno della taverna.
Cercai di seguirla, ma mi sentii come se mi stesse mancando la terra da sotto ai piedi e mi ritrovai improvvisamente nel mio letto, seduta e con gli occhi spalancati per la sorpresa.
 
“Meg, ma hai dormito? Hai una faccia.” Mi disse Lexi il giorno dopo, con il suo solito tatto.
“Ho fatto un sogno strano, mi sono svegliata male.” Mugugnai, bevendo una tazza intera di caffè in pochi sorsi. Avrei dovuto sopportare un’intera giornata tra college, scatoloni e racconti. E non c’era niente che odiavo di più di svegliarmi male.
“Incubo?” Mi domandò la mia amica, porgendomi la tazza. Le versai il caffè rimasto e la osservai per qualche secondo prima di concentrarmi di nuovo sul sogno che avevo fatto quella notte.
“No, non era spaventoso o niente di simile. Era solo strano. Come se fosse reale, capisci? E io guardavo me stessa – o meglio, una me stessa quattordicenne nel Medioevo – da fuori.” Cercai di spiegare. Ma cosa ci provavo a fare? Quella mattina era già tanto se riuscissi a mettere un piede davanti all’altro e a camminare.
“E’ strano quando succede. Ho letto da qualche parte che quando vedi te stessa nei sogni, come se fossi uno spettatore, è come se tu stessi avendo una premonizione. Cioè è un sogno che prevede il futuro.” Disse Lexi. Okay, era decisamente più addormentata di me.
“Lex, ho sognato di essere nel Medioevo, come potrebbe succedere in futuro?” Domandai, ridendo.
“Hai ragione. Beh, magari hai sognato qualcosa che è successo in passato. In una delle tue vite precedenti.” Disse.
“Questo ha decisamente più senso.” Riflettei ad alta voce.
“Cosa succedeva nel sogno?”
“Io ero una ragazzina del popolo e stavo aspettando che passasse il Re. E, non ci crederai mai, ma il Re era Harry, solo che aveva un altro nome. E, quando è passato davanti a me ci siamo fissati per un po’.” Spiegai. “E poi mi sono svegliata.” Dissi. Non c’era niente di più frustrante che svegliarsi quando sapevi che il sogno non era ancora finito.
“Wow. Beh, guarda il lato positivo: almeno hai del materiale per un nuovo racconto.” Disse Lexi, bevendo il resto del suo caffè.
“Già.” Mormorai.
Per il resto della settimana non riuscii a pensare ad altro. Continuavo a rivedere le immagini di quel sogno e a fare ricerche sul significato che potesse avere.
Non ci avrei dato tanto peso se non avessi avuto anche quella strana sensazione di avere già visto Harry da qualche parte quando l’avevo incontrato per la prima volta.
 
Domenica arrivò abbastanza in fretta e non vedevo l’ora di rivedere Harry. Eravamo rimasti in contatto tramite sms e telefonate (anche se azzeccare un momento che andasse bene per entrambi era difficile, dato il fuso orario) e mi era mancato. Così, quando salii sulla sua Range Rover nera non riuscii a trattenermi e lo baciai con passione.
“Mi sei mancata.” Mi disse.
“Anche tu.” Risposi con un sorriso. “Ti sei ripreso un po’ dal jet lag?” Domandai.
“Sì, sono riuscito ad andare a letto all’ora giusta ieri sera e mi sono svegliato alle sei.”
“E’ già qualcosa, dai.”
“Pronta per l’IKEA?” Mi domandò Harry, mettendo in moto.
“Assolutamente sì! Ho già la lista di cose da comprare. Ho passato una settimana a fare progetti.” Risposi, sperando di non spaventarlo.
“Ottimo. Anch’io devo comprare delle cose per la mia casa.” Disse.
“Davvero? Allora ti aiuterò a montare i mobili.”
“Sarà un’esperienza interessante. Potrei trovarti sexy mentre stringi le viti con la brugola.”
“Ah, sì. Il sex appeal della brugola.” Scherzai, scoppiando a ridere.
“Non sottovalutarlo mai. Le donne che sanno usare gli attrezzi sono attraenti.”
“Spero che tu ti stia rendendo conto dei doppi sensi che sono nascosti in quella frase.”
Harry ci pensò su per qualche secondo e poi scoppiò a ridere.
“Ti giuro che non intendevo quello!”
“Lo so, lo so. Comunque non preoccuparti, ti stupirò con il mio talento con la brugola.” Scherzai ancora.
“Non vedo l’ora.” Replicò Harry, stringendomi lievemente la gamba prima di rimettere la mano sul cambio. “Allora, com’è andata questa settimana? E’ successo qualcosa di interessante che non mi hai raccontato al telefono?”
“Ho fatto un sogno strano.” Dissi. Non ne avevo ancora parlato con lui, nonostante avessi passato tutta la settimana ad ossessionarmi con il significato di quello che avevo visto.
“Ah sì?”
“Sì, era ambientato nel Medioevo ed ero una ragazzina di quattordici anni.”
“Margery?” Mi chiese improvvisamente Harry, spostando lo sguardo dalla strada al mio volto. Aprii gli occhi, sorpresa.
“Sì, come fai a saperlo? Te l’avevo già detto?”
“No, ho fatto anch’io un sogno ambientato nel Medioevo in cui c’eri tu, ma ti chiamavi Margery ed io ero il Re e mi chiamavo Edwin.”
“Cosa succedeva nel tuo sogno?” Domandai.
“Ero seduto sul trono e avevo appena ricevuto la ragazza che doveva diventare mia moglie. La cosa strana è che mi vedevo da fuori, come se stessi guardando un film. Ad un certo punto mi sono alzato, sono uscito dal castello, ho preso il cavallo e sono andato nel villaggio. Mi sono fermato davanti ad una taverna e sono entrato. Ho visto te e mi sono avvicinato.”
“E cos’è successo?”
“Mi sono presentato e ho scoperto che ti chiamavi Margery. Ti ho detto che ti avevo notata quando ero passato dal villaggio quella mattina e che non riuscivo a smettere di pensare a te.” Mi spiegò.
“E poi?” Domandai, rapita. Non riuscivo a credere che anche Harry avesse sognato una cosa del genere. Era il seguito del mio sogno!
“Tu sei arrossita e mi hai detto che eri solo una sguattera e che non avrei dovuto perdere tempo con te. Che c’era Lady Beatrice al castello che mi stava aspettando e che proveniva da una famiglia nobile. Allora io ti ho detto che non mi interessava e ti ho baciato e tu sei scappata. Non so com’è andato a finire, perché mi sono svegliato.” Raccontò Harry.
“Io ho sognato la parte prima.” Spiegai. “Quando tu sei passato a cavallo e hai guardato Margery per la prima volta!” Esclamai.
Ormai eravamo arrivati al parcheggio sotterraneo dell’IKEA di Wembley e Harry aveva fermato l’auto al primo posto disponibile.
“Che cosa assurda. Quando hai fatto questo sogno?” Mi domandò, scendendo dal veicolo.
“Dopo che abbiamo mangiato insieme, prima che tu partissi. Tu?”
“Anch’io.” Rispose Harry, assumendo un’aria sempre più stupita.
Il fatto che avessimo sognato quasi la stessa cosa lo stesso giorno mi faceva credere sempre di più che non si trattasse solo di una coincidenza, ma evitai di esprimere quel pensiero. Il tutto era già abbastanza inquietante di suo, senza aggiungere teorie strane all’equazione.
“Incredibile.” Dissi invece, scuotendo la testa e salendo le scale per arrivare al piano dell’esposizione dei mobili. Nella camera da letto del nuovo appartamento c’erano solo il letto (e dovevo comprare delle belle lenzuola) due comodini, una scrivania con una lampada e un armadio. Avrei dovuto comprare tutto il resto, compresa la sedia per la scrivania, che, per qualche motivo, era sparita.
“Hai l’elenco?” Mi domandò Harry, mentre camminavamo tra le stanze in esposizione. Non riuscivo a non innamorarmi di ogni cosa che vedessi. I mobili erano sistemati con così tanta cura e gusto che mi facevano cambiare idea su cosa volessi mettere nella mia stanza ogni cinque secondi.
“Sì, devo prendere una sedia, delle lenzuola per il letto matrimoniale, appendiabiti, due scendiletto, due lampade per i comodini e qualcosa per le pareti. Qualche quadro.” Risposi, leggendo la lista di cose da comprare sull’iPhone. “Tu cosa devi prendere?”
“Ho visto un quadro di New York che vorrei mettere in salotto.” Replicò il ragazzo, guardandosi intorno. “Ecco, è proprio quello con la foto del Flat Iron Building.”
“E’ bellissimo.” Dissi, fermandomi a guardarlo. Era un poster enorme in bianco e nero. Harry si avvicinò per leggere sul cartellino in che zona avrebbe potuto trovare quei quadri e lo segnò sul foglietto che aveva in mano.
Continuammo a camminare, guardando attentamente tutto quello che trovavamo intorno a noi, finché una ragazza ci interruppe.
“Ciao.” Disse timidamente. “Scusa, non vorrei disturbarti, ma possiamo fare una foto insieme?” Domandò. Harry le sorrise e annuì.
“Certo, volentieri!” Esclamò, sistemandosi di fianco a lei. Mi sentii un po’ a disagio, perché non sapevo cosa fare, così cominciai a guardarmi intorno e a concentrare la mia attenzione sulle librerie di fianco a me, rendendomi conto di aver bisogno anche di un posto dove mettere tutti i miei libri.
“Tutto bene?” Mi chiese Harry, una volta finito di parlare con la sua fan.
“Sì, mi sono accorta di aver bisogno di una libreria.” Spiegai. “Ho chiamato Lexi e le ho fatto misurare un paio di cose, così adesso so quale prendere.” Aggiunsi con un sorriso.
“Ottimo! Scusa se ti ho fatta aspettare.”
“Ma figurati! Fa parte del tuo lavoro.” Risposi, segnando sul foglietto di Harry lo scaffale in cui avrei dovuto ritirare la libreria.
“Prossimo reparto: candele!” Esclamò, mettendomi un braccio intorno alle spalle e guidando il carrello al mio posto.
“Purtroppo non posso comprarne neanche una.” Dissi. “E’ contro il regolamento dell’edificio. Sai, non vogliono che gli studenti appicchino incendi per sbaglio quando si addormentano con le candele accese e la testa sulla scrivania!”
“Perché non prendi quelle finte? Quelle che si illuminano e profumano ma vanno a batterie? Eleanor, la ragazza del mio amico, usa quelle nel suo appartamento a Manchester.” Suggerì Harry.
“Mi sembra un’ottima idea. Cercherò su Internet dove le vendono.”
 
Il pomeriggio all’IKEA passò velocemente e Harry mi aiutò a caricare tutto quello che avevo comprato nel baule della sua auto e a portarlo a casa. Insistette anche per trasportare da solo lo scatolone della libreria, nonostante pesasse parecchio.
“Meg, amo quel tappeto! C’era anche di altri colori?” Mi domandò Lexi una volta in casa. Stavo togliendo l’imballaggio della libreria per cominciare a montarla e lei si era messa a frugare nelle borse.
“Sì, c’era anche arancione.” Dissi, sapendo bene che quello era il suo colore preferito.
“Allora lo comprerò anch’io!” Esclamò entusiasta. “Volete qualcosa da bere?” Domandò poi. Anche Harry era seduto sul pavimento insieme a me e stava guardando il foglio delle istruzioni.
“No, grazie.” Risposi e anche Harry scosse la testa.
“Ok, allora vi lascio soli. Devo uscire con Matt, abbiamo un appuntamento in biblioteca.” Spiegò la ragazza. Alzai lo sguardo su di lei e notai che non sembrava per niente felice. Mesi prima, al solo pensiero di incontrare il suo ragazzo, si sarebbe illuminata come un albero di Natale.
“Poi fammi sapere.” Dissi, rivolgendole un sorriso incoraggiante. Notai che non si era nemmeno impegnata più di tanto per quell’appuntamento: i suoi lunghi capelli castani erano raccolti in una coda di cavallo un po’ spettinata e non aveva la minima traccia di trucco sul suo viso. Ed era una cosa strana, perché Lexi non usciva mai di casa senza prima essersi messa almeno un quintale di fondotinta, correttore e mille altre cose.
“D’accordo.” Sospirò lei ed uscì da camera mia.
 
Dopo aver montato la libreria e la sedia della scrivania, grazie all’aiuto di Harry, decisi di cucinare qualcosa per entrambi. Mentre eravamo all’IKEA avevamo deciso di provare le famose polpette svedesi, così le scaldai.
“La tua camera è diventata bellissima con la libreria, i tappeti e tutto il resto. E’ colorata e rispecchia la tua personalità.” Disse Harry. Avevamo finito di mangiare ed eravamo in piedi, sulla soglia della stanza che avevamo finito di sistemare.
“Grazie. La adoro e mi fa venire voglia di studiare.” Risposi, voltandomi a guardarlo.
“Io pensavo ad altro.” Suggerì Harry con un sorrisetto.
“Sentiamo.” Dissi, fingendo di non aver capito cosa intendesse.
Il sorriso di Harry diventò più grande. Il ragazzo non mi rispose e mi prese in braccio. Mi trasportò sul letto, ridendo, e cominciò a baciarmi e a spogliarmi.
Dovevo ammettere che essere la ragazza di Harry Styles non era per niente male.

 



Buongiorno a tutti! Beh... ormai buonasera!
Volevo postare prima, ma oggi ho avuto talmente tante cose da fare al lavoro che non sono riuscita. Perdono!
Questo è il capitolo che avevo più voglia di postare, perchè si capiscono un po' di cose (ma neanche troppe ahahah) e quindi volevo sapere il vostro parere!

Spero che vi sia piaciuto e, se avete voglia di lasciarmi un commento, lo leggo volentieri e apprezzo tanto!
Grazie a tutte le persone che hanno letto/leggono e che hanno inserito la mia storia tra le seguite/preferite/ricordate!
Vorrei scrivere qualcosa di sensato per farvi capire quanto apprezzo tutto quello che fate, ma non riesco nemmeno a fare quello ahhaha

... io ve lo dico, alla fine di questa settimana non so se ci arrivo viva. Siamo solo a martedì e sono già stressatissima XD

Alla prossima, cioè a martedì!
Bacioni!
R (seguitemi su Twitter per gli aggiornamenti su tutte le mie storie: @TheSlayerFF)

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Capitolo 5
*** Paparazzi ***




Capitolo 5 - Paparazzi
 

“Che cosa dice la missiva, Margery?” Domandò la madre della ragazza. Margery stava stringendo una lettera e aveva l’aria concentrata.
“Non lo so.” Sospirò infine la ragazzina, porgendola alla madre. Probabilmente non aveva mai imparato a leggere.
“E’ un invito a corte!” Esclamò la donna. “Re Edwin in persona ha richiesto la tua presenza al castello come ancella per Lady Beatrice.” Aggiunse. Margery abbassò lo sguardo e sembrò riflettere su quello che era appena accaduto.
 
Improvvisamente mi ritrovai all’interno del castello, in un corridoio stretto e lungo, illuminato solo da qualche torcia ad olio appesa alle pareti. Margery e Re Edwin stavano parlando, ma non riuscivo a sentirli perché ero troppo lontana, così camminai velocemente verso di loro e li raggiunsi. Non sapevo quanto tempo fosse passato da quando Margery aveva ricevuto la missiva con l’invito a corte, ma sembrava parecchio. Entrambi i ragazzi sembravano più grandi di almeno un anno.
“Voglio sposarvi.” Disse Re Edwin. Margery lo guardò con gli occhi sgranati.
“Ma…” Ribatté.
“Posso farlo. Sono il Re.” Replicò il ragazzo.
“Io sono solo un’ancella.” Disse Margery. “E Lady Beatrice sta aspettando di diventare Vostra moglie da tanto tempo e proviene da una famiglia nobile. Cosa diranno tutti?”
“Non mi importa. Quello che provo per voi è più importante di tutto il resto.” Rispose Re Edwin, avvicinandosi alla ragazza e dandole un bacio sulle labbra.
 
Mi svegliai di fianco a Harry, ancora leggermente confusa.
“Hai sognato anche tu Margery e Re Edwin?” Domandai con la voce impastata dal sonno.
“Mmh? No, non mi ricordo cos’ho sognato.” Chiese Harry, alzando leggermente la testa. “Buongiorno anche a te, comunque.” Aggiunse alzandosi a sedere e sorridendomi.
“Scusa.” Dissi. “Buongiorno.” Mi avvicinai per dargli un leggero bacio. Nel farlo notai la sveglia appesa alla parete.
“Sei in ritardo?”
“Lo sarò.” Sospirai e mi alzai velocemente. Mi infilai sotto la doccia e quando uscii trovai Harry in cucina con due tazze di caffè pronte.
“Ho pensato di aiutarti.” Disse con il suo solito sorriso furbo. Mi fermai per qualche istante per ammirare tutta la sua bellezza. Stava indossando solo un paio di boxer e i suoi capelli erano un disastro, ma io lo trovavo bellissimo.
“Lo sai che sei il ragazzo perfetto, sì?” Chiesi. Cominciai a sorseggiare il caffè, mentre camminavo freneticamente per tutto l’appartamento per preparare la borsa.
“Mi è stato detto di peggio.” Commentò lui con una risata.
“Mmh. Io devo scappare il più in fretta possibile.” Dissi. “Tu fai pure la doccia ed esci con calma.” Aggiunsi, infilando il cappotto e mettendo la sciarpa.
“Ok, grazie. Non devo chiudere?” Mi chiese.
“No, non preoccuparti. Da fuori si può aprire solo se si ha la chiave.” Risposi. Indossai il cappello di lana e mi diedi un’ultima controllata allo specchio: non ero riuscita a truccarmi, ma non mi importava. Avrei sempre potuto mettere un po’ di mascara e un po’ di lucidalabbra nei bagni del college, durante la pausa tra una lezione e l’altra.
“Meg?” Mi chiamò Harry.
“Sì?” Risposi, fermandomi sulla soglia della porta.
“Hai dimenticato qualcosa.” Disse il ragazzo, avvicinandosi e porgendomi la borsa.
“Sono un disastro.” Sospirai. “Grazie!”
“A dopo, Meg. Buona giornata.” Rispose Harry. Mi diede un bacio sulle labbra e dovetti usare tutta la mia forza per convincermi ad uscire da quell’appartamento.
“Anche a te.” Replicai, chiudendo la porta alle mie spalle e cominciando a correre verso l’ascensore, pregando che l’autobus passasse al momento giusto.
 
“Non sei tornata ieri sera.” Dissi. Ero a pranzo con Lexi, anche se, in realtà, il tempo per mangiare era davvero poco. Avevo il computer acceso davanti a me e stavo cercando di finire di scrivere un saggio. Il bar, frequentato soprattutto da studenti del King’s College, dava sul Tamigi e non smettevo mai di sorprendermi per quanto quell’acqua fosse sporca. Inoltre stavo anche pensando alla giornata passata con Harry e alla relazione tra la mia amica e il suo ragazzo. Il tutto mentre mi chiedevo perché il mio panino sembrava diverso dal solito. Doveva essere la salsa. La mia mente era, come al solito, troppo piena di pensieri.
“Lo so, ho risolto con Matt.” Rispose Lexi, arrossendo e abbassando lo sguardo. Smisi di concentrarmi sul computer e sul panino e la guardai.
“Vuol dire che ha evitato di rispondere alle tue domande e siete stati a letto insieme?” Domandai cautamente. Conoscevo Lexi da una vita, ma non l’avevo mai vista con quell’espressione di gioia, mista a vergogna e qualcos’altro che non riuscivo a decifrare. La mia amica si morse il labbro, si guardò intorno per qualche secondo e poi mi mostrò la mano sinistra.
“Ti ha messo lo smalto?” Domandai ancora, leggermente stranita. Lexi sbuffò, ma non era arrabbiata. Si stava trattenendo a stento dallo scoppiare a ridere.
“Meg, mi ha chiesto di sposarlo! Guarda più su, ho un anello di fidanzamento!” Esclamò, muovendo l’anulare per farmi notare il gioiello. Certo, che idiota, come avevo potuto non notarlo? Era anche piuttosto grande.
“Lexi, ma è bellissimo!” Esclamai. “Quindi era strano perché voleva chiederti di sposarlo?”
“Sì!” Disse la mia amica. Si guardò di nuovo il dito e notai che aveva gli occhi lucidi. “So che siamo giovani e che non stiamo insieme da tantissimo, ma… gli ho detto di sì. E non abbiamo ancora deciso una data, perché vogliamo entrambi sposarci una volta finiti gli studi.” Mi spiegò.
“Sono felicissima per te! Soprattutto perché Matt era freddo con te solo perché stava cercando il coraggio di farti la proposta.” Dissi. Non avrei mai voluto che la mia amica soffrisse per colpa di un ragazzo.
“Grazie, Meg!”
“Mi devi raccontare tutto. Cosa ti ha detto? Dove ti ha fatto la domanda? Si è messo in ginocchio?” Cominciai a sparare domande a raffica e spensi il computer portatile, conscia del fatto che non avrei mai finito quello che stavo scrivendo. Ero troppo emozionata.
“Non devi scrivere un saggio su Amleto?” Mi chiese Lexi.
“Shakespeare è morto da una vita. Non si offenderà se finirò il saggio sulla sua opera più tardi. Ora ho cose più importanti a cui pensare.” Dissi e sorrisi. La mia amica si lanciò in una descrizione dettagliata della proposta di matrimonio, interrompendosi ogni tanto per asciugarsi lacrime di gioia o per guardare il suo bellissimo anello.
“Sono così felice!” Esclamò infine.
“Anch’io. Sono contentissima per te, Lex.” Dissi, stringendole amichevolmente una mano.
“E tu? Com’è andata la serata?”
“Harry mi ha aiutata a montare i mobili che ho comprato.” Dissi. “E poi ha passato la notte con me.” Aggiunsi. Avevo la fastidiosa sensazione che qualcuno mi stesse fissando, ma cercai di non farci caso. Magari qualche ragazza ai tavoli di fianco stava ascoltando la nostra conversazione perché aveva visto l’anello al dito di Lexi.
“Questo lo so.” Rispose la ragazza. “So anche che questa mattina girava nel nostro appartamento in mutande.” Aggiunse con un sorrisetto.
“Come…?”
“Apparentemente i nostri nuovi vicini sono paparazzi.” Rispose Lexi, prendendo il telefono dalla sua borsa e mostrandomi una foto che stava circolando su Twitter. Si vedevano la porta aperta del nostro appartamento e Harry, che era in casa in biancheria e si stava sporgendo per darmi un bacio sulle labbra prima che io cominciassi a correre per prendere l’ascensore.
“Non mi ero accorta che ci fosse qualcuno.” Dissi. Ma, in fondo, non mi ero nemmeno accorta che stavo per dimenticare a casa la borsa. “Cosa dicono i commenti?”
“Hanno già scoperto chi sei.” Rispose Lexi, leggendo velocemente quello che la gente stava scrivendo su Twitter. “Sanno che ti chiami Megan e che frequenti il King’s.”
“Ma come fanno? Mi si vedeva di spalle!”
“Non c’è molta gente che abita nell’appartamento venticinque e ha i capelli rosa. Probabilmente chi ha scattato la foto sa chi sei.”
“Ecco perché la gente mi guarda stamattina. E io che pensavo che fosse perché sono uscita struccata. O perché hanno visto il tuo anello e volevano origliare.” Risposi, sentendomi improvvisamente a disagio. Desiderai ardentemente avere avuto il tempo di darmi una sistemata prima di presentarmi in pubblico in quel modo.
“Preparati ai commenti carichi di odio su Twitter.” Disse Lexi, ridendo. Sospirai, pensando che avrei anche potuto evitare di controllare il social network. Tanto lo usavo raramente.
“Andiamo a lezione.” Risposi, mettendo il computer nella borsa e alzandomi.
 
Il successivo Venerdì sera Harry mi invitò ad uscire con lui e i suoi amici. Ci raggiunsero anche Lexi e Matt e andammo in un locale del Mayfair che si chiamava Mahiki. Uno di quei locali in cui Lexi, Matt ed io, se non fossimo stati con Harry, non saremmo mai potuti entrare. Invece raggiungemmo la zona VIP del club e trovammo tantissime altre celebrità che, ovviamente, Harry conosceva.
“E’ uno dei locali preferiti di Nick.” Mi spiegò il ragazzo, indicandomi il suo amico. Avevamo un tavolo, drink a volontà e potevamo ballare senza essere disturbati da nessuno. Avrei dovuto togliere un’altra cosa dalla mia lista di esperienze da fare prima dei trent’anni.
“E’ molto bello!” Esclamai. La musica era altissima e il DJ stava mixando le ultime hit con un’abilità incredibile. Mi avvicinai per riuscire a parlare meglio con Harry, intenzionata a passare più tempo possibile con lui, visto che non ci vedevamo dal lunedì mattina precedente. Mentre io ero stata impegnata con il college, lui era impegnato con la sua band in qualche città di qualche paese Europeo.
“Cosa prendi da bere?” Mi domandò Harry.
“Un Cosmo.” Risposi. Il ragazzo annuì e si allontanò, diretto verso il bar.
“Questo posto è incredibile!” Esclamò Lexi, avvicinandosi insieme a Matt.
“E’ stupendo! E mi fa pensare che è da tantissimo che non ci divertiamo così.” Risposi. Era probabilmente dall’estate che Lexi ed io non andavamo in un locale a ballare. Di solito ci limitavamo a bere qualcosa con gli amici al pub perché, anche se non dovevamo andare a lezione durante il weekend, avevamo sempre tantissime cose da studiare.
“Hai ragione!” Disse la mia amica. Avevo bisogno di una serata del genere per staccare un po’ dalla vita di tutti i giorni.
Harry tornò con il mio cocktail e un bicchiere di birra per lui e, dopo averne bevuto qualche sorso, cominciammo a ballare molto vicini, felici di poterci lasciare andare.
 
Il tempo passò in fretta e arrivammo alle due del mattino senza nemmeno rendercene conto. Avevamo bevuto entrambi, quindi eravamo un po’ brilli e avevamo passato tutto il tempo a ballare, sia tra di noi che con gli amici, e ci divertimmo tantissimo.
“Andiamo a casa?” Mi domandò il ragazzo.
“Volentieri.” Risposi. Nonostante l’alcool cominciavo a sentire un vago mal di piedi. Forse avrei dovuto evitare di ballare per ore su un paio di scarpe con i tacchi altissimi.
“Vieni da me?” Mi chiese ancora Harry. Annuii e il ragazzo andò a parlare con il buttafuori per qualche secondo, così cominciai a salutare i miei amici.
“Vado a casa di Harry.” Dissi a Lexi, che stava ancora ballando con Matt.
“Uh, divertiti!” Esclamò la mia amica, avvicinandosi e dandomi un bacio sulla guancia.
“Anche voi.” Dissi, facendo l’occhiolino a lei e a Matt. Il ragazzo si avvicinò e mi salutò.
“A domani!” Esclamò. Nick si voltò verso di me e sorrise.
“State andando?” Mi chiese. Harry era appena tornato al mio fianco e annuì.
“Sì, direi che abbiamo ballato abbastanza!” Rispose.
“Allora ci si vede.” Ci salutò.
“Ciao, Nick.” Replicammo prima di uscire dalla zona VIP.
“Preparati ai flash.” Mormorò Harry, prendendomi per mano e uscendo dal locale. Il taxi ci stava già aspettando e, non appena mettemmo piede fuori dal club, i paparazzi cominciarono a fare migliaia di foto. Salimmo velocemente sulla vettura, chiudendo la porta e aspettammo che l’autista riuscisse a partire. I paparazzi si erano letteralmente lanciati sull’auto nella speranza di rubare qualche foto di Harry che tornava a casa con una ragazza.
“Lo fanno sempre.” Disse il ragazzo, voltandosi e sorridendomi.
“Wow.” Dissi, sgranando gli occhi. Avevo sempre visto le foto paparazzate delle celebrità che uscivano dai locali sui siti di gossip, ma non avevo mai immaginato cosa si provasse ad essere il soggetto degli scatti. I flash erano accecanti e vedere decine di uomini che quasi si buttavano sotto il taxi con le macchine fotografiche era spaventoso.
“Ti ci abituerai.” Sussurrò Harry, avvicinandosi e dandomi un bacio sulle labbra. Sorrisi nel bacio, pensando che mi piaceva il suono di quella frase. Voleva dire che pianificava di sopportarmi ancora per qualche tempo.
 
Arrivati a casa di Harry, notai subito il quadro che avevamo comprato all’IKEA sulla parete del soggiorno e sorrisi.
“L’hai appeso.” Dissi.
“Sì. E, se non hai altri piani, il prossimo weekend vorrei cominciare a sistemare un po’ di cose.” Rispose, mettendosi di fronte a me e attirandomi a sé. Mi piaceva la sensazione di avere le sue mani sui fianchi. Mi piaceva essere insieme a lui.
“Volentieri.” Dissi.
“Anche se ti dicessi che ci sarà da sporcarsi perché volevo imbiancare un paio di stanze?” Mi domandò.
“Soprattutto. Ti piacciono proprio le donne che se la cavano con il fai-da-te, vero?”
“Sì.” Rispose, azzerando la distanza tra di noi e dandomi un bacio. Chiusi gli occhi, assaporando ogni istante di quel contatto.
“Mi ricorderò di portare la brugola.” Scherzai.
“Ne ho comprato un set ieri.”
“Di brugole?” Chiesi. Sembrava così serio… quello voleva dire che non era un ragazzo perfetto ma aveva il fetish degli attrezzi da lavoro?
“Sto scherzando, Meg.” Disse, ridendo.
“Sei proprio scemo.” Lo accusai e mi riavvicinai per un altro bacio.

 


Buongiorno!
Eccoci al quinto capitolo di questa storia! E' molto tranquillo, troviamo un nuovo sogno e approfondiamo il rapporto tra Harry e Megan.
A me piacciono tantissimo insieme, la loro relazione sembra naturalissima e sono a loro agio quando sono insieme :)

Vi anticipo che il prossimo capitolo si chiamerà "Evelyn" ma non vi dico altro, solo che lo posterò Martedì prossimo!
Avevo pensato di cominciare a postare due volte alla settimana, ma sono arrivata a scrivere il capitolo 11 e mi sono bloccata (un po' per il poco tempo a disposizione, un po' per non so che cosa) quindi ho pensato fosse meglio aspettare. Così magari riesco a scrivere qualcosa nel frattempo ehehehe

Spero che vi sia piaciuto! Se volete farmi sapere cosa ne pensate sapete che apprezzo tantissimo! <3
Un grazie enorme a tutti quelli che leggono, recensiscono e inseriscono la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate! <3

Un bacione enorme a tutti, a Martedì prossimo! <3
Se volete seguirmi su Twitter sono @TheSlayerFF

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Capitolo 6
*** Evelyn ***




Capitolo 6  - Evelyn
 

La relazione con Harry stava andando a gonfie vele. In realtà non pensavo che avrebbe potuto andare meglio. Avevo conosciuto i suoi amici, lui aveva conosciuto i miei e passavamo più tempo possibile insieme. Ogni tanto, quando non era occupato con la sua band, veniva anche a trovarmi per pranzo, per la gioia delle mie compagne di corso, che non perdevano l’occasione per chiedergli foto e autografi. E lui, che era probabilmente la persona più gentile e paziente che avessi mai incontrato, le accontentava sempre.
“Pronta ad un intero weekend in casa?” Mi domandò Harry il Sabato mattina seguente. Avevamo passato il Venerdì fuori con gli amici, come la settimana precedente, e poi eravamo tornati a casa sua, dove avevamo passato la notte insieme.
“Prontissima.” Risposi, sbadigliando.
“Ho sognato ancora Margery e Re Edwin, sai?” Mi chiese, catturando immediatamente la mia attenzione. Mi misi a sedere sul letto e mi coprii con le lenzuola.
“Cosa succedeva?” Domandai.
“Era piuttosto triste. Re Edwin stava parlando con qualcuno, ma non so chi fosse. Era un uomo adulto, comunque, e stava spiegando al Re – beh, a me, immagino – che avrei dovuto sposare Lady Beatrice, perché quello era un matrimonio arrangiato da anni. Poi mi sono ritrovato in una camera da letto e c’eri anche tu. Re Edwin ha detto a Margery che si sarebbe dovuto sposare con Lady Beatrice per forza, ma a lui quel matrimonio non interessava. Ha dichiarato il suo amore per lei e l’ha baciata. Mi sono svegliato quando si sono spostati sul letto e stavano iniziando a fare altro.” Rispose Harry, grattandosi il mento. Aveva un accenno di barba e i suoi capelli, come al solito, erano spettinati.
“Un amore proibito.” Mormorai, più a me stessa che altro. “Nel Medioevo i Re non potevano sposare i servi, ma Edwin era così innamorato di Margery che non gli importava di nulla.” Aggiunsi.
“Ma scusa, se era il Re non poteva fare qualcosa a riguardo? Io mi sarei battuto per sposarla se fossi stato in lui.” Replicò il ragazzo.
“Non lo so, ma non credo. Se il matrimonio con Lady Beatrice era già stato organizzato da anni, probabilmente dal padre di Edwin, uscire dall’accordo non sarà stato facile. Magari si dovevano sposare per il controllo di qualche terra, non ne ho idea.” Risposi. Quei sogni mi stavano ossessionando e non riuscivo a capire perché entrambi sognassimo quasi le stesse cose.
“Ti va un po’ di caffè?” Domandò il ragazzo, alzandosi dal letto e infilandosi un paio di boxer. Annuii, pensierosa. Non avevo ancora smesso di pensare a quel sogno.
Dopo qualche minuto decisi che forse sarebbe stato il caso di scendere in cucina, così recuperai la mia biancheria, che era stata lanciata in mezzo alla stanza la notte prima, una camicia a quadri azzurra di Harry e lo raggiunsi.
“Sta meglio a te.” Disse appena mi vide, sorridendomi. Avevo chiuso i bottoni e la camicia mi faceva da vestito e avevo dovuto arrotolare le maniche perché erano troppo lunghe.
“Non è vero.” Risposi. Gli diedi un bacio sulle labbra prima di prendere la tazza di caffè che mi stava porgendo. Mi sedetti sullo sgabello di fianco a lui e mi guardai intorno. “Cosa dobbiamo fare oggi?” Domandai.
“Vorrei imbiancare la mia camera da letto.” Rispose Harry, indicando la stanza che si vedeva dalla cucina. “Adesso è giallina e non mi piace.” Disse.
“Ok, capo.” Replicai.
Harry aveva già fatto gran parte del lavoro, spostando i mobili piccoli e coprendo quelli grandi con dei teli trasparenti. L’unica cosa che rimaneva da coprire era il letto in cui avevamo dormito la notte prima.
 
“Domani devo partire per il tour.” Mormorò Harry. Avevamo passato altre due bellissime settimane insieme e non riuscivo a credere che fosse già arrivato il momento di salutarlo. Sarebbe stato in tour in America per due mesi.
“Lo so.” Replicai. “Mi mancherai.” Aggiunsi.
Quella era l’ultima notte che avremmo potuto passare insieme per ben sessanta lunghi giorni. Harry si sistemò meglio sotto le coperte e mi attirò più vicina a sé.
“Anche tu. E penso che dovremmo parlare di questa cosa seriamente.”
“Possiamo sempre usare FaceTime.” Suggerii.
“Non intendevo quello. Parlo del fatto che questa è la prima volta in cui dobbiamo stare lontani per così tanto e non ne abbiamo mai parlato.” Disse. Avevo paura che stesse per dirmi che avremmo dovuto prenderci una pausa o che mi avrebbe detto che avremmo potuto vedere altra gente mentre eravamo lontani.
“Sessanta giorni.” Sussurrai. Era tantissimo tempo. Contando che noi ci conoscevamo da meno di due mesi, passare così tanti giorni lontani mi faceva temere il peggio.
“Già. Però le cose potrebbero funzionare.” Disse lui, guardandomi negli occhi. In quel momento credetti alle sue parole. Anche se la nostra relazione era giovanissima, ero sicura che saremmo riusciti a farla funzionare. Non mi importava di tutto quello che avevo letto su di lui prima di conoscerlo. Sapevo che era stato con tantissime ragazze e che aveva la fama da donnaiolo. L’Harry che conoscevo io non era niente di tutto quello che i giornali scrivevano e mi fidavo di lui.
“Lo so.” Replicai, convinta. “E poi, se ci pensi bene, sessanta giorni non sono così tanti. Contando che riusciremo a sentirci al telefono penso che riusciremo a sopravvivere.” Dissi.
“E poi hai i tuoi racconti da scrivere, i saggi, gli articoli e devi studiare tantissimo.”
“Sì, non ricordarmelo.” Sospirai. Avevo così tante cose da fare per il college che quasi non sapevo da che parte iniziare.
“Giuro che vorrei aiutarti, ma non so quasi nulla di letteratura.” Disse Harry, avvicinandosi e dandomi un bacio sulle labbra.
“Basta che continui ad essere il mio brutto grugno ispiratore.” Scherzai, facendo toccare i nostri nasi.
“La stessa cosa vale per te, sai?” Domandò il ragazzo improvvisamente.
“Sono un brutto grugno ispiratore?”
“No, sei una musa bellissima. Però ho scritto delle canzoni su di te.”
“E non me le hai mai fatte sentire?” Lo punzecchiai, puntandogli un dito contro il petto e sorridendo.
“Non sono pronte.” Replicò. “Niall mi sta insegnando a suonare bene la chitarra. Voglio essere in grado di suonartele e cantartele.”
“Sei un adorabile paraculo, ma ti amo anche per questo.” Dissi. Mi bloccai immediatamente, conscia di quello che avevo appena detto. Harry sgranò gli occhi per qualche secondo, prima di sorridere e darmi un bacio.
“E io ti amo anche perché sei così distratta che non ti sei nemmeno accorta di quello che stavi dicendo.” Replicò.
“Me ne sono accorta solo quando l’avevo già detto.” Mi difesi.
“Non che a me dispiaccia, sia chiaro.”
“Beh, adesso te ne andrai sapendo esattamente quello che provo per te.” Dissi.
“Lo stesso vale per me.” Rispose. Anche se non era il modo in cui avevo pianificato di confessare il mio amore a Harry, non ero arrabbiata. Non era stato un momento da film, uno di quelli in cui la pioggia battente bagna i protagonisti, lui corre da lei, la prende in braccio e le dice quelle parole. Eravamo a letto, in una stanza che, dopo due settimane, puzzava ancora un po’ di vernice, ero struccata e i miei capelli erano spettinati e mi ero lasciata sfuggire quella frase quasi casualmente. Eppure quello, per me, era il momento più perfetto del mondo e non l’avrei mai scambiato con nessun’altra dichiarazione d’amore di tutti i film o libri esistenti.
 
La strada era buia e più larga del normale. Non c’era nessuno in vista, se non una ragazza vestita in modo strano. Le corsi dietro e cercai di tenere il passo.
La ragazza, che quando si girò per guardarsi intorno, come per controllare che nessuno la stesse seguendo, mi aveva sorpresa perché era identica a me, forse qualche anno più adulta, si era fermata davanti ad un edificio dai muri neri. Non c’erano finestre, solo una vecchia porta di legno con uno spioncino. La ragazza bussò e attese. Si aprì una finestrella e notai un paio di occhi maschili.
“Parola d’ordine?” Chiese la voce.
“Scimmia.” Rispose la ragazza. Notai delle rughette comparire ai lati degli occhi maschili dall’altra parte della porta e capii che il ragazzo stava sorridendo. Richiuse la finestrella e aprì la porta per fare entrare la ragazza.
“Evelyn, benvenuta!” Esclamò il ragazzo, sorridendo. Evelyn si liberò del cappotto e notai che era vestita con gli abiti tipici degli Anni Venti.
Era una flapper, una ribelle. Si rifiutava di conformarsi alle regole dell’epoca e, invece di andare in giro con vestiti più sobri e adatti al periodo, stava indossando un abito piuttosto corto e pieno di frange che si muovevano ad ogni passo della ragazza. La moda di quegli Anni voleva che le donne andassero in giro con i capelli lunghi, portati lisci, invece Evelyn li aveva piuttosto corti e acconciati in soffici boccoli castani che le incorniciavano il viso. Aveva anche un nastrino intorno alla testa, decorato con una piuma bianca.
Avevo fatto parecchie ricerche sull’argomento da quando avevo letto “Il Grande Gatsby” e mi ero innamorata di quel periodo. Avevo anche scritto un racconto per il corso di Scrittura Creativa che parlava del Proibizionismo.
Evelyn disse qualcosa al ragazzo che l’aveva appena fatta entrare. Aveva un accento diverso dal mio. Non era Inglese. Sembrava quasi Americano.
“Da questa parte.” Disse il ragazzo, spostando quella che, a prima vista, sembrava semplicemente una libreria. Aprii la bocca, stupita. Dietro alla finta libreria c’era un vero e proprio bar clandestino, dove c’erano altre ragazze flapper e gli uomini bevevano whiskey, fumavano e giocavano a biliardo.
“Grazie, John.” Rispose lei, sorridendo appena e lanciandogli un’occhiatina. Sapevo che le ragazze flapper adoravano flirtare, ma non perdevano mai la loro eleganza.
La seguii fino al bancone, dove si sedette su uno sgabello, con le gambe incrociate ed accese una sigaretta.
“Un bronx.” Disse distrattamente al barista, che stava indossando un completo elegante marrone gessato e una cappello. Il ragazzo annuì e preparò il cocktail per Evelyn, che si stava guardando intorno come se stesse cercando qualcuno.
Dopo qualche minuto, la ragazza si alzò e raggiunse due uomini ed una donna che stavano giocando a biliardo.
 
Improvvisamente mi ritrovai di nuovo sulla strada, all’esterno del locale clandestino. Evelyn stava camminando velocemente e, guardandomi intorno, realizzai che sì, quella era decisamente l’America. Non riuscivo a capire in che città fossimo, però.
“Signorina!” Esclamò un uomo vestito da poliziotto, avvicinandosi ad Evelyn. La ragazza smise di camminare e lo guardò. Era Harry.
“Sì?” Domandò con indifferenza.
“Signorina, permettetemi di accompagnarvi a casa. Non è sicuro essere in giro da sole a quest’ora della notte.” Si offrii l’uomo. Era più grande dell’Harry che conoscevo io. Avrà avuto circa venticinque anni.
“D’accordo.” Acconsentì Evelyn, ricominciando a camminare.
“Mi chiamo Charles Elliot, piacere di conoscerla.” Disse il poliziotto, porgendole la mano.
“Evelyn Kegley.” Rispose la ragazza, senza stringerla. Invece allungò la sua e lasciò che Charles le facesse il baciamano.
“Avete gli occhi più incantevoli di tutta San Francisco, signorina Kegley.” Disse il ragazzo.
“Vi ringrazio.”
Evelyn e Charles camminarono su Jones Street finché non raggiunsero la porta di un edificio.
“Vi fermate qui?” Domandò il ragazzo.
“Sì, abito qui.” Rispose Evelyn. “Grazie per la compagnia, signor Elliot.”
“E’ stato un piacere.” Disse il ragazzo. La guardò combattere con le chiavi per qualche istante, prima di trovare il coraggio di parlarle di nuovo. “Signorina Kegley?”
“Sì?”
“Mi farebbe piacere rivedervi.”
“Anche a me.” Rispose la ragazza. Non ne ero sorpresa. Nonostante sapessi che le flapper amavano flirtare senza mai rivelarsi troppo disponibili, non avevo il minimo dubbio che Evelyn avrebbe detto di sì a Charles. Alla fine eravamo Harry ed io, giusto? Ed eravamo attratti l’uno dall’altra, esattamente come lo erano stati Margery e Re Edwin negli altri sogni.
“Potremmo incontrarci domani per un caffè?”
“Volentieri.” Rispose Evelyn. Charles cominciò a dire qualcosa, probabilmente il luogo e l’orario per il loro incontro, ma io non riuscii a capire perché stava iniziando a mancarmi il terreno sotto ai piedi.
Mi svegliai nel mio letto, nel duemilaetredici e, come al solito, sarei arrivata in ritardo alla lezione.
 
“Ho fatto un altro sogno strano.” Dissi a Lexi durante la pausa pranzo. Eravamo, come sempre, al locale con vista sul Tamigi.
“Sempre su Margery?” Chiese la mia amica.
“No, questa volta su Evelyn e Charles. Era ambientato negli Anni Venti.” Dissi.
“E Charles era sempre Harry?”
“Esattamente. Evelyn è una flapper e Charles è un poliziotto.”
“Che coppia improbabile.” Commentò la mia amica. “Fammi indovinare, lei frequenta bar clandestini?”
“Esatto.”
“Speriamo che lui non la becchi.” Disse Lexi con un sorriso.
“Già, speriamo.” Risposi. “A proposito di locali, cosa fai stasera?”
“Matt voleva andare a cena da qualche parte, perché?”
“Nick, l’amico di Harry, mi ha invitata a tornare al Mahiki.”
“Non è pericoloso?” Mi domandò Lexi, allarmata.
“Perché?”
“L’amico del tuo ragazzo non dovrebbe invitarti fuori, no? Dovrebbe andare contro il codice degli uomini o qualcosa del genere.”
“Lex, Nick non è interessato a me.” Risposi ridendo.
“Certo, ma tu pensavi anche che Harry ti avesse dato il suo numero solo per essere ringraziato.”
“Questa volta ho ragione, credimi. Nick è più gay di Spongebob.” Conclusi. Lexi mi guardò stranita per qualche secondo, prima di scoppiare a ridere fino ad arrivare alle lacrime.

 



Buongiorno, è di nuovo martedì!
Ecco un nuovo capitolo di "Past Lives"! Troviamo un nuovo scenario, chiamiamolo così, e conosciamo Evelyn e Charles. Ci sono rivelazioni sui sogni del Medioevo, una frase detta quasi casualmente ma che significa molto...
insomma, è un capitolo un po' pieno, ma è anche uno di quelli che mi è piaciuto di più scrivere. Sarà anche perché mi piace tantissimo la storyline degli Anni '20 e non vedevo l'ora di farvela leggere eheheh

Spero che vi sia piaciuto e grazie in anticipo a tutti quelli che lo leggeranno! <3
Se avrete voglia di lasciarmi un parere lo leggerò molto volentieri!

Grazie anche a tutte le persone che hanno letto, commentato e inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate e che continuani a farlo. Non avete idea di quanto tutto questo significhi per me! <3

Per il momento è tutto, alla prossima (posterò martedì)!
Se volete seguirmi su Twitter sono @TheSlayerFF

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Capitolo 7
*** Love Song ***



 

Capitolo 7 – Love Song

“Come fai a dire che Spongebob è gay?” Mi domandò Harry durante una chiamata su FaceTime qualche giorno dopo. Gli avevo raccontato la conversazione che avevo avuto con Lexi ed era scoppiato a ridere anche lui.
“Primo, vive in un ananas.” Dissi, cominciando a contare sulle dita. “Secondo, ma l’hai visto Patrick, il suo amico?” Domandai, quotando l’ultima parola con le dita.
“E’ una stella marina.”
Rosa.” Puntualizzai. “Sono palesemente una coppia. Non che ci sia nulla di male.”
“D’accordo.”
“Guarda che non lo dico solo io! In Ucraina è stato bandito dalla televisione perché lo ritenevano pericoloso.” Dissi. “Ho fatto le mie ricerche.” Spiegai. Harry scoppiò di nuovo a ridere e scosse la testa.
“Mi manchi.” Disse.
“Anche tu.” Risposi, tornando seria. “Dove sei oggi?”
“Salt Lake City.” Disse. Dietro di lui riuscivo a intravedere la camera d’hotel.
“Ah, Utah.”
“La terra di Spongebob?” Mi prese in giro Harry.
“Antipatico.” Dissi, fingendo di mettere il broncio. “No, conosco Temple Square.” Aggiunsi.
“Domani pomeriggio ho un po’ di tempo libero. Andrò a scattare una foto e te la manderò.” Disse.
“Continuo a pensare che tu sia il ragazzo perfetto.” Replicai, sospirando. Avere una relazione a distanza era abbastanza difficile, contando che Harry era sempre impegnatissimo con la band e quindi avevamo poco tempo per sentirci, però mi consolava il fatto che l’avrei rivisto dopo poche settimane.
“A proposito, ho fatto un sogno strano!” Esclamò il ragazzo. “Me ne stavo dimenticando. Questo era ambientato negli Anni Venti.”
“E tu eri un poliziotto e ti chiamavi Charles Elliot?” Domandai.
“Deduco che ne abbia fatto uno simile anche tu.”
“Già.” Dissi e glielo raccontai velocemente. “Cos’è successo nel tuo?”
“Ho sognato l’appuntamento. Charles ed Evelyn sono andati a prendere un caffè insieme e hanno fatto una passeggiata. Niente di che, in realtà. L’ho trovato strano solo perché, come al solito, mi vedevo da fuori. Ah, e poi ho visto Charles alla stazione di Polizia e stava parlando con i suoi colleghi di un’indagine sui locali clandestini nella zona vicino a Jones Street.”
“Uh oh.” Commentai. “Evelyn ne frequenta uno proprio lì. O almeno, l’ho vista entrare in un locale nel mio sogno.” Dissi.
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, entrambi persi nei nostri pensieri.
“Chissà cos’è successo a Margery e Re Edwin.” Mormorò dopo un po’ Harry.
“Io non li ho più sognati.” Dissi.
“Nemmeno io.” Replicò il ragazzo.
“Harry, muoviti, dobbiamo andare alle prove!” Sentii esclamare Louis, uno dei compagni di band di Harry.
“Arrivo.” Rispose il ragazzo, voltandosi nella direzione del suo amico per qualche secondo.
“Vai.” Dissi con un sorriso. “E divertiti stasera!”
“Grazie. Tu passa una buona notte.” Rispose Harry.
 
L’idea di cosa fosse successo a Margery e Re Edwin non voleva abbandonare la mia mente. Per le successive due settimane, quando non ero troppo impegnata con il college o a chiacchierare su FaceTime con Harry, pensavo ai sogni.
“Meg, perché non provi a cercare su Google?” Mi chiese un giorno Lexi.
“Cosa?” Domandai distrattamente.
“La storia di Edwin e Margery.” Rispose la mia amica. Stavo arricciando una ciocca di capelli intorno ad una matita e mangiucchiando delle patatine mentre ero davanti al computer in un Pret-A-Manger poco lontano dal college. “Non ci hai mai pensato?”
“Sinceramente no, perché sono solo sogni. Come potrei trovare qualcosa su Google?” Chiesi.
“Beh, tentare non nuoce, no?”
“Direi di no.” Replicai. Aprii una finestra del browser e cominciai a cercare su Google i nomi di Re Edwin e Lady Beatrice.
“Allora?” Mi esortò Lexi, chiaramente interessata. Quando apparirono i risultati della mia ricerca sulla pagina assunsi un’espressione sconvolta.
“Sono esistiti davvero.” Sussurrai. “Re Edwin del Wessex ha sposato Lady Beatrice del Kent, ma non hanno mai avuto figli, così, alla morte del Re…” Lessi e mi interruppi.
“Mi stai facendo impazzire, Meg! Cos’è successo quando è morto il Re?”
“Il figlio illegittimo Hervey, avuto da una delle ancelle della Regina, è salito al trono.” Finii di leggere. “E pare che non sia l’unico figlio che ha avuto dall’ancella, che immagino fosse Margery!” Esclamai.
“Ah no?”
“No, pare che Hervey avesse anche due sorelle più piccole: Clarice ed Isabel.”
“Il che vuol dire che Edwin ha sposato Lady Beatrice per questioni politiche ma, per tutto il tempo, ha avuto una relazione con Margery, perché era innamorato di lei.” Disse Lexi con aria sognante.
“Non pensavo che fosse successo davvero.” Commentai, continuando a leggere la pagina che avevo trovato.
“Io lo sapevo, me lo sentivo.” Rispose Lexi. “Ehi, Harry torna domani, vero?”
“Sì, finalmente!” Esclamai, pensando improvvisamente che, dopo sessanta giorni, avrei potuto abbracciare il mio ragazzo e non vedevo l’ora.
 
“Ho pensato tanto a cos’avrei potuto portarti da questo tour.” Disse Harry il giorno successivo. Ci eravamo incontrati a casa sua ed eravamo finiti a letto insieme quasi subito. Giusto il tempo di entrare, chiudere la porta e ci stavamo già baciando contro il muro.
“Non basta che sei tornato?” Domandai con un sorriso. Non mi ero resa conto di quanto mi fosse mancato finché non era tornato tra le mie braccia. Sapevo che sarebbe dovuto ripartire dopo pochi giorni per il Giappone e l’Australia, quindi mi stavo godendo ogni secondo con lui.
“No.” Disse. Stavo seguendo con un dito il contorno dei tatuaggi che aveva sul petto e ogni tanto mi incantavo a guardarlo negli occhi. Ero davvero cotta.
“Cosa mi hai portato?” Domandai allora. Amavo i regali e amavo le sorprese e il fatto che Harry mi avesse portato qualcosa dall’America mi rendeva felicissima.
“Aspetta qui.” Disse e si alzò dal letto. Aprì una delle valigie che aveva portato a casa ed estrasse un sacchetto rosa. “Ecco! Ci ho pensato tantissimo e alla fine mi è sembrata la cosa più bella.” Aggiunse. Mi misi a sedere, avvolgendomi il lenzuolo intorno al corpo e guardai nella borsa. Tirai fuori un completino intimo piuttosto provocante. Ouch, quindi Harry Styles non era davvero perfetto. Non sapeva fare i regali. Certo, il completo era stupendo, però, solitamente, gli uomini che regalavano la biancheria alle donne lo facevano per se stessi, non per loro.
“Grazie.” Dissi. “E’ davvero bello!” Aggiunsi, sporgendomi per dare un bacio a Harry, che scoppiò a ridere.
“Scusa, non ce la faccio!” Esclamò. “E’ stata un’idea di Louis, ma io non sono bravo a fare gli scherzi. Pensavi che fossi un pessimo fidanzato, vero?”
“No.” Dissi. “Però ho pensato che questo è un regalo più per te che per me.” Aggiunsi arrossendo leggermente.
“Infatti non è il vero regalo.” Aggiunse. “Avevo pensato di portarti una maglietta da ogni città che ho visitato, ma poi ho pensato che sarebbe stato un regalo poco personale e che avrei avuto bisogno di più spazio nei bagagli.” Continuò. “Così ho pensato a questo.”
Mi porse una scatoletta, che conteneva un bellissimo braccialetto con un ciondolo con scritto “Love”. Lo girai e notai che dietro c’erano incise le nostre iniziali.
“E’ bellissimo.” Dissi, indossandolo immediatamente.
“E non è tutto.” Continuò Harry, prendendo la chitarra acustica dal pavimento e sedendosi sul letto di fianco a me. “Ti avevo detto che avrei imparato a suonarla bene per cantarti le canzoni che scrivo su di te.” Aggiunse il ragazzo, cominciando a suonare.
“Harry…” Mormorai. In quel momento ero seriamente la persona più felice del mondo. Non potevo chiedere altro dalla mia vita.
“Questa l’ho scritta a Chicago.” Disse, prima di cantare quella che, secondo me, era la canzone d’amore più bella mai scritta. Amavo la sua voce melodiosa, un po’ roca. Era un bel contrasto con il suono della chitarra acustica.
“Lo sai che ti amo, sì?” Domandai quando finì di suonare. Mi asciugai una lacrima con il dorso della mano e mi rifugiai tra le sue braccia.
“Potrei provare anch’io le stesse cose per te.” Rispose, prima di darmi un bacio.
 
“Sei pronta?” Mi domandò Harry. Ero nervosa per tantissimi motivi: stavo indossando un abito che costava più di quanto potessi permettermi, Harry mi stava aspettando in soggiorno e, in poche ore, avrei partecipato ad una di quelle premiazioni che guardavo sempre in TV. Ovviamente non avrei fatto foto sul red carpet con Harry, ma saremmo andati all’after party insieme. Mi aveva detto che era pronto a rendere la nostra relazione pubblica e che ci teneva che andassi all’evento con lui.
“Sì.” Sospirai infine, dandomi un’ultima occhiata allo specchio e decidendo di fare qualche passo verso la porta. Lou, la truccatrice di Harry e dei suoi amici, era venuta apposta a casa mia per aiutarmi con il trucco e l’acconciatura e Lexi era seduta sul letto, che mi guardava entusiasta. “Non sto andando a sposarmi.” Le sibilai.
La mia amica rise e si alzò per abbracciarmi.
“No, ma sei bellissima.” Rispose.
Chiusi gli occhi per qualche secondo e cominciai a respirare profondamente. Non ero mai stata il tipo di persona che indossava abiti da cocktail con scarpe alte quindici centimetri, trucco professionale e acconciatura super elaborata. Il mio massimo era mettere un vestito carino di New Look o di Topshop quando andavo a ballare, ma niente di più. E, soprattutto, non ero il tipo di persona che partecipava ad eventi così grandi, con un fidanzato popstar.
“Andrà tutto bene, vedrai.” Disse Lou, offrendomi un sorriso incoraggiante. “Harry ci tiene davvero a te.” Aggiunse.
Finalmente aprii la porta e vidi Harry seduto sul divano. Stava indossando un completo elegante ed era ancora più bello del solito. Quando mi vide si alzò e si avvicinò immediatamente a me.
“Sei stupenda.” Mormorò prima di darmi un bacio sulle labbra.
“Grazie.” Dissi nervosamente. “Anche tu non sei male.” Aggiunsi con un po’ più di coraggio. Quella serata avrebbe dovuto essere divertente, dovevo riuscire a lasciarmi andare. Non troppo, ovviamente. Dovevo comunque darmi un contegno.
“Ti piace il vestito?” Mi domandò il ragazzo, facendo qualche passo indietro per guardarmi. Sorrisi e mi girai per dargli una visuale completa dell’abito che mi aveva regalato.
“E’ la cosa più bella che abbia mai avuto.” Risposi. “E, sotto, sto indossando la biancheria che mi hai portato dall’America.” Aggiunsi abbassando la voce e sussurrando al suo orecchio.
Harry allentò leggermente il papillon e deglutì.
“After-after party a casa mia. La tua presenza è obbligatoria.” Rispose, riprendendo il sorriso.
“Voi due siete la coppia più bella del mondo.” Disse Lexi, raggiungendoci. “Se non state attenti comincio a scrivere fan fiction su di voi!” Esclamò, facendoci scoppiare tutti a ridere.
“Forza, andiamo. Dobbiamo raggiungere gli altri ragazzi perché dobbiamo passare sul red carpet alle sei.” Disse poi Harry.
 
Durante l’evento, mentre i ragazzi rispondevano a domande sul red carpet, posavano per le foto o andavano a ricevere i premi che avevano vinto, passai tantissimo tempo con Eleanor, Danielle e Perrie, rispettivamente le ragazze di Louis, Liam e Zayn. Erano adorabili, soprattutto Eleanor, che, come me, era una semplice studentessa universitaria. Danielle, invece, era una ballerina di X Factor, mentre Perrie era una delle cantanti delle Little Mix.
“Ti stai divertendo?” Mi domandò Harry durante l’after party ufficiale dell’evento.
“Tantissimo.” Risposi. “Ti ho già detto che sono fiera di te per tutti i premi che hai ricevuto questa sera?”
“Due o tre volte.” Replicò il ragazzo, avvicinandosi per darmi un bacio sulle labbra.
Nonostante fossimo in mezzo a parecchia gente mi sentivo come se esistessimo solo noi due. 
“E grazie per avermi chiesto di accompagnarti. E per il vestito.” Dissi.
“Di niente.” Rispose Harry. “Sono io che devo ringraziare te per essere qui con me.”
“Hazza, vieni a cantare al karaoke?” Domandò improvvisamente Louis, avvicinandosi a noi due. Insieme a lui c’era Ed Sheeran, un famosissimo cantante inglese, nonché amico dei ragazzi. Harry mi guardò come se volesse chiedermi il permesso.
“Vai.” Dissi, sorridendo.
“Ok.” Rispose il ragazzo, allontanandosi con i suoi amici. Mi avvicinai ad Eleanor, Danielle e Perrie, che stavano chiacchierando e passai il resto del party con loro.
 
Dopo la festa tornai a casa con Harry, felice di riuscire a passare una notte insieme prima che lui ripartisse per il tour.

 



Buongiorno! Ecco un nuovo capitolo di "Past Lives"!
E' abbastanza importante perché si scopre che i personaggi dei sogni di Meg e Harry sono esistiti davvero.
Esploriamo ulteriormente il loro rapporto ed è tutto bellissimo <3
Ma vi posso anticipare che si tratta della quiete prima della tempesta. E non posso dirvi altro perché altrimenti vi rovino la sorpresa (anche se so già che la settimana prossima mi odierete tantissimo XD)

Spero che vi sia piaciuto e spero che continuerete a seguire questa storia, nonostante la premessa che vi ho appena fatto!
Grazie a tutte le persone che hanno letto, recensito e inserito questa fan fiction nelle preferite/ricordate/seguite. <3
Sono curiosissima di sapere cosa avete pensato di questo capitolo :)

Un bacione a tutti e a martedì prossimo!
(se volete seguirmi su Twitter sono @TheSlayerFF)

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Capitolo 8
*** Love Hurts ***




Capitolo 8 – Love Hurts
 

Evelyn si stava preparando per uscire. Aveva uno dei suoi bellissimi vestiti con le frange e si stava truccando. Probabilmente stava andando ad incontrare Charles. Era felice, riuscivo a vederlo dal sorriso che era costantemente sul suo viso mentre si dava gli ultimi ritocchi allo specchio. Infilò il contenitore della cipria nella borsa e uscì dall’appartamento.
 
“Parola d’ordine?” Domandò il ragazzo dietro alla porta del Bourbon & Branch, il locale clandestino dove avevo visto Evelyn durante il primo sogno.
“Louis Armstrong.” Rispose. La porta del locale si aprì dopo qualche secondo, permettendo ad Evelyn di entrare e raggiungere il bar nella stanza nascosta.
“Eve, bentornata! Era qualche mese che non ti vedevo.” Esclamò una ragazza seduta sullo sgabello di fianco al suo. Evelyn sorrise più del solito, prima di abbassare lo sguardo e guardarsi intorno come se non volesse che nessuno sentisse quello che stava per dire. Mi avvicinai per non perdermi una parola del discorso.
“Ho conosciuto qualcuno, Audrey.” Sussurrò.
“E cosa fai qui stasera, se stai uscendo con qualcuno?” Domandò Audrey.
“Sta lavorando questa sera.” Rispose Evelyn, sospirando.
“Mi devi raccontare tutto. Dove l’hai conosciuto? Chi è?”
“Si chiama Charles Elliot. Ci siamo incontrati una sera, qualche mese fa, mentre tornavo a casa. Si è offerto di farmi compagnia perché era tardi e non voleva che mi succedesse nulla.” Spiegò Eve.
“Che carino! Sei stata coraggiosa a fidarti di lui.”
“E’ un poliziotto.” Mormorò la ragazza, guardandosi intorno.
“Signorina Kegley, signorina Farwell, cosa posso portarvi?” Chiese il barista, interrompendo il discorso delle due amiche.
“Un bronx.” Ordinò Evelyn.
“Anche per me.” Aggiunse Audrey.
Le due ragazze si rimisero a chiacchierare e Evelyn raccontò a Audrey del primo appuntamento che aveva avuto con Charles, del primo bacio ad un locale dove suonavano il Jazz dal vivo e dell’attrazione fisica che c’era tra loro due.
“Non penso che riusciremo ad aspettare fino al matrimonio.” Confessò Evelyn. Audrey ridacchiò prima di bere un sorso del suo cocktail.
“Quella è una regola per vecchie bacucche. Io dico che devi fregartene. Stiamo già andando contro tutte le regole del mondo in questo momento, con i vestiti che abbiamo deciso di indossare, il trucco e l’alcool che stiamo bevendo.” Disse Audrey.
“Lo so, ma lui è più tradizionale di me. Insomma, è un poliziotto. Se solo sapesse quello che sto facendo in questo momento…” Replicò Evelyn, guardando il bicchiere che aveva in mano con aria colpevole.
Improvvisamente si aprì la finta libreria che portava dal corridoio al locale clandestino e un gruppo di poliziotti fece irruzione.
“Dipartimento di polizia di San Francisco! Tutti fermi!” Urlò uno di loro. Tutti i presenti nel locale alzarono le mani sopra la testa, inclusi i baristi dietro al bancone. Un paio di poliziotti si fecero strada dietro al bar ed entrarono nella stanza sul retro che conteneva le scorte di alcolici, mentre gli altri facevano il giro della stanza per controllare i documenti di tutti i presenti.
Sapevo da quello che avevo letto che i locali clandestini, negli Anni Venti, erano spesso luogo di incontro di criminali.
Evelyn continuava a tenere lo sguardo basso sul bicchiere che aveva abbandonato sul bancone, mentre Audrey si guardava in giro con aria terrorizzata.
Ad un certo punto un poliziotto si parò davanti alle due ragazze, costringendo Evelyn ad alzare lo sguardo.
“Documenti.” Domandò l’uomo. Evelyn lo guardò e rimase paralizzata con gli occhi sgranati quando vide Charles davanti a lei.
Anche l’uomo aveva gli occhi spalancati e un’espressione di sorpresa dipinta sul volto.
Mi svegliai con il cuore che mi martellava nelle orecchie, che era probabilmente la stessa cosa che stava provando Evelyn quando era stata scoperta da Charles in un locale clandestino.
“Ma bere non era illegale negli Anni Venti.” Sussurrò Lexi quando le raccontai il sogno che avevo fatto. Eravamo in biblioteca e dovevamo parlare piano per non disturbare tutti gli altri presenti.
“No, ma il contrabbando di alcool lo era.” Replicai. “E poi immaginati come potrebbe essersi sentito Charles quando ha scoperto che Evelyn era in un locale clandestino.”
“Gli si sarà spezzato il cuore, poverino.”
“Già.” Dissi.
Alcune ragazze intorno a noi cominciarono a guardarci male, così interruppi la conversazione con Lexi e decisi di andare a prendere una boccata d’aria e di approfittare della pausa per mandare un messaggio a Harry e raccontargli del sogno che avevo fatto quella notte.
 
Il sabato mattina seguente, dopo un’intensa settimana di lezioni e di studio, decisi di prendermela comoda e svegliarmi più tardi del solito.
“Pronta per il brunch?” Mi domandò Lexi. Dovevamo incontrare due nostre compagne di corso: Michelle e Jenny.
“Prontissima.” Risposi, chiudendo i bottoni del cappotto.
Andammo a Russell Square a prendere l’autobus e arrivammo a Temple, vicino al nostro college. Michelle e Jenny vivevano nei dormitori dello Strand, così decidemmo di incontrarci lì.
Quando arrivammo, le ragazze si scambiarono un’occhiata e poi sorrisero nervosamente.
“Lexi, Meg!” Esclamarono. Le salutammo abbracciandole e ci sedemmo ai tavolini del locale dove andavamo di solito. Notammo che tanti altri studenti del King’s avevano avuto la nostra stessa idea, così i tavoli intorno a noi erano occupati quasi tutti da persone che conoscevamo.
“Pancakes?” Propose Lexi. Annuimmo tutte e ordinammo. Mi sentivo osservata e avevo una brutta sensazione, ma cercai di ignorarla. Probabilmente era il mio senso di colpa per non aver ancora finito il racconto che stavo scrivendo per il corso di Scrittura Creativa.
“Ma hai sentito?” Qualcuno sussurrò di fianco a noi.
“Penso che lei non lo sappia, altrimenti non se ne starebbe lì come se niente fosse.” Disse un’altra voce.
“Ho capito, ma con tutti gli articoli che stanno girando in rete…”
“Magari lo sa e non è arrabbiata.”
“Però guarda, sta mangiando i pancakes con le sue amiche. Secondo me ha passato la notte a piangere e la stanno consolando.”
Mi girai verso le voci che sentivo e le due ragazze che stavano parlando si chiusero in un silenzio innaturale. Voltai lo sguardo dall’altra parte e un altro gruppo di ragazze evitò il mio sguardo. Cosa stava succedendo?
“Va tutto bene, Meg?” Mi chiese Lexi.
“Non lo so, sta succedendo qualcosa di strano.” Dissi, continuando a guardarmi intorno. Ovunque guardassi c’era qualcuno che abbassava lo sguardo o che sussurrava qualcosa alla persona vicina.
“Penso che sia il caso che tu lo sappia.” Disse Jenny dopo qualche minuto. Aveva un’espressione a metà tra l’addolorato e il preoccupato.
“Che cosa?” Domandai. Ma non riuscii a sentire la risposta, perché la mia attenzione fu catturata da una foto sullo schermo del computer della ragazza al tavolo di fronte al nostro. Harry stava baciando una ragazza. E non ero io.
Lexi seguì il mio sguardo con il suo e aprì la bocca. Anche Jenny e Michelle si voltarono e guardarono la foto.
“Era proprio di questo che volevamo parlarti.” Mormorò Jenny. “L’ho scoperto questa mattina, ci sono articoli dappertutto.” Aggiunse.
Mi sentivo quasi mancare il respiro. Mi si era chiuso lo stomaco e la sola vista dei pancakes nel piatto di fronte a me mi dava la nausea.
“Cosa…?” Domandai.
“Magari è una foto vecchia.” Suggerì Lexi, ma le nostre due amiche scossero la testa.
“E’ di ieri sera, a Tokyo.” Rispose Michelle.
Cominciai a mordere l’interno del mio labbro per evitare di scoppiare a piangere davanti a tutti. Mi sentivo gli sguardi dei presenti addosso e volevo sapere qualcosa in più su quella foto, anche se, nello stesso momento, non ci tenevo proprio a scoprire i dettagli del tradimento di Harry.
“Stai bene?” Mi chiese Lexi, preoccupata.
“Io… non ho più tanta fame.” Risposi. Mi girava quasi la testa.
“Meg, magari c’è una spiegazione.” Disse la mia migliore amica.
“Certo, magari è caduto e, casualmente, la sua lingua è finita in gola ad una ragazza.” Replicai piccata.
Cercai il cellulare nella mia borsa ma non lo trovai. Certo, ovviamente l’avevo dimenticato a casa. Maledissi la mia distrazione perenne e decisi di tornare all’appartamento. Non riuscivo a sopportare tutti gli sguardi su di me, i gossip sussurrati e quella maledetta foto sul computer di fronte a me.
“Vuoi che venga con te?” Mi chiese Lexi.
“No, non preoccuparti. Voi finite pure il brunch. Io devo finire il racconto per lunedì, in ogni caso.” Dissi e mi alzai. Salutai velocemente tutti e mi diressi alla fermata dell’autobus.
 
Quando arrivai a casa e trovai il cellulare, che avevo lasciato sul cuscino del mio letto, lessi le decine di messaggi che mi aveva inviato Harry.
“Meg, chiamami, per favore. Devo spiegarti.” “Ti prego, ho bisogno di parlarti.”
Li ignorai tutti e mi sdraiai sul letto. Quei messaggi volevano dire una sola cosa: Harry era davvero colpevole. Mi aveva tradita con quella ragazza a Tokyo. Cercai di rimanere forte e di non scoppiare a piangere, ma mi resi presto conto che se fossi rimasta su quel letto non avrei resistito. Così mi rialzai, presi il computer e tornai a Russell Square, dove mi sedetti su una panchina di fronte alla fontana e cominciai a scrivere furiosamente, intenzionata a finire quel racconto per evitare di pensare ai miei problemi.
 
“Meg?” Lexi richiamò la mia attenzione con cautela. Avevo passato giorni ad essere intrattabile.
“Sì?” Domandai. Sapevo benissimo che la mia migliore amica voleva solo il mio bene, ma non riuscivo a comportarmi in modo diverso.
“Sono passati giorni, stai ancora ignorando Harry?” Mi chiese la ragazza. Parlava lentamente e mi guardava con preoccupazione.
“Sì.” Risposi.
“Non pensi che sia il caso di parlargli? Anche solo per concludere questa storia e andare avanti. Non puoi passare il resto della tua vita ad ignorare questo problema.”
“Lo so.” Dissi. In quei giorni era difficile ottenere qualcosa più di un monosillabo da me.
“E’ tornato a Londra, no?”
“Sì.”
“Parlaci.” Disse la mia amica. Questa volta non era un consiglio, suonava più come un ordine.
“D’accordo.” Dissi e, controvoglia, presi il telefono e gli mandai un messaggio per fissare un appuntamento. Harry mi rispose immediatamente, dicendomi che mi avrebbe incontrata a Russell Square in dieci minuti.
 
“Cos’è successo?” Domandai senza tanti complimenti quando lo vidi arrivare. C’era vento e il cielo era quasi buio, quindi la piazza era sostanzialmente deserta. C’era solo un ragazzo che stava facendo correre il cane dall’altra parte del parco, ma non poteva sentire quello che stavamo dicendo.
“Meg, mi dispiace.”
“Dimmi solo quello che è successo, per favore.”
“Ho incontrato Emily, una mia ex. Eravamo in un locale insieme e c’erano anche i miei amici. Noi stavamo festeggiando la fine del tour, quindi abbiamo bevuto parecchio.” Raccontò Harry, tenendo lo sguardo fisso sulla ghiaia e spostando qualche foglia caduta con il piede. “Non so come sia successo, te lo giuro, ma ad un certo punto mi ha baciato.” Continuò.
Deglutii e alzai lo sguardo al cielo nella speranza che quel movimento impedisse alle lacrime di cominciare a cadere.
“E poi?” Domandai.
“Devi sapere che ho bevuto davvero tanto, Meg. Alla fine della serata ero così devastato che non mi ricordo praticamente niente.” Disse.
“Ti prego, dimmi che non ci sei andato a letto.” Mormorai lentamente. Mi bruciavano gli occhi e aveva anche cominciato a piovere, quindi mi stavo inzuppando completamente.
Harry non rispose e spostò lo sguardo dalla ghiaia alla fontana che c’era di fianco a noi.
“Ti prego…” Aggiunsi. Le lacrime cominciarono a scendere sul mio viso e riuscivo a distinguerle dalla pioggia solo perché erano calde.
“Mi sono svegliato nel suo letto.” Ammise infine Harry. Sentii il mio cuore sprofondare. Era come se avesse raggiunto lo stomaco. Come se tutti i miei organi interni si fossero scambiati il posto e volevo scappare da lì. “Meg, dì qualcosa.”
Chiusi gli occhi e respirai profondamente.
“Non è rimasto nulla da dire.” Dissi e mi voltai. Cominciai a camminare verso casa e, una volta sicura che il ragazzo non potesse più vedermi, cominciai a correre. Mi fermai solo quando raggiunsi la porta dell’edificio in cui abitavo e scoppiai a piangere.

 



Buongiorno!
Ecco il nuovo capitolo di "Past Lives". Vi avevo anticipato che le cose si sarebbero complicate, ed eccoci qui.
Non aggiungo altro, fatemi sapere voi cosa ne pensate!

Come sempre, grazie a tutti per aver letto, aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate e grazie mille per le recensioni!

Un bacione!
Se volete seguirmi su Twitter sono @TheSlayerFF

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Capitolo 9
*** Paparazzi pt. II ***




Capitolo 9 – Paparazzi pt. II
 

Il mattino seguente decisi di indossare un paio di occhiali da sole per coprire gli occhi gonfi, una vecchia felpa oversize e raccolsi i miei capelli in uno chignon piuttosto spettinato. Volevo andare al British Museum e perdere la mattina al secondo piano, nella galleria dedicata al Medioevo.
Avevo sempre trovato che, qualunque cosa stessi cercando di affrontare, andare al museo mi aiutava a distrarmi e a passare qualche ora in pace.
Prima di entrare, però, decisi di passare dallo Starbucks che c’era di fronte all’edificio e prendere un caffè. Possibilmente con doppia razione di espresso, perché avevo bisogno di stare sveglia dopo la notte che avevo appena passato.
“Ciao, cosa posso servirti oggi?” Mi chiese il ragazzo dietro al bancone. Il suo sorriso era troppo largo ed era troppo allegro per i miei gusti, ma evitai di esprimere quei pensieri.
“Un espresso, per favore. Doppio.” Risposi senza togliere gli occhiali da sole. Il ragazzo annuì, mi chiese il nome e mi disse l’importo da pagare. Recuperai la mia Starbucks card dal portafogli e la passai nel lettore. E, come al solito, fui distratta da mille altre cose nel negozio, perché non ero mai stata in grado di concentrarmi su una sola cosa alla volta.
Una signora di mezza età seduta al tavolino alla mia destra, che potevo vedere con la coda dell’occhio, stava leggendo il The Sun e quella in prima pagina…
“E’ la mia faccia.” Mormorai.
“Signorina? Megan?” Cercò di richiamare la mia attenzione il barista. “Dovrebbe strisciare la carta, non tenerla ferma.” Disse.
“Cosa?” Domandai distrattamente. “Ah sì. Scusi.” Replicai. Pagai, ignorando le persone in fila dietro di me che sbuffavano per aver fatto perdere tempo a tutti e mi piazzai davanti alla signora che stava leggendo il giornale con la mia tazza di caffè in mano.
Il titolo, bello grande, diceva: “Harry Styles tradisce la sua ragazza con la ex.” E sotto, in più piccolo. “Megan Cooper, studentessa del King’s College a Londra, scopre il tradimento durante il brunch con le amiche.”
Su tutta la pagina c’era una mia foto del giorno precedente. Ero al tavolo del locale con Lexi, Michelle e Jenny e si vedeva che stavo guardando lo schermo del computer del tavolo di fronte al mio, dove c’era la foto di Harry che stava baciando la ragazza. La mia espressione era piuttosto sconvolta.
Non solo ero stata tradita dal mio ragazzo, ma dovevo anche essere umiliata sul The Sun? In prima pagina, poi!
Vedi, Megan, questo è quello che succede quando ti innamori di una popstar! Non potevi andarci a letto e basta? Cominciai a pensare.
“Signorina, posso aiutarla?” Mi chiese la signora che stava leggendo il giornale. “Quella sedia è libera, se vuole.” Aggiunse con un sorriso gentile.
Scossi la testa, conscia di avere un’espressione stralunata come se avessi appena visto un fantasma. La signora chiuse improvvisamente il quotidiano, guardò la prima pagina e poi posò il suo sguardo su di me. Decisi di andarmene immediatamente e cambiai i miei piani: non sarei più andata al British Museum, ma sarei tornata a casa, dove nessuno mi avrebbe riconosciuta.
 
“Meg, sei sicura di stare bene?” Mi domandò Lexi il giorno seguente. Per una volta, stranamente, non ero in ritardo per la lezione ed eravamo sull’autobus insieme.
“Sì, perché?” Domandai.
“Non lo so, tutta questa storia, l’articolo sul giornale, le foto su Internet…” Disse, abbassando la voce.
“Tranquilla, non crollerò da un momento all’altro. Almeno non prima di aver passato gli esami.” Risposi accennando un sorriso.
“Ok.” Replicò Lexi con un’espressione vagamente preoccupata.
“Lex, sto bene. Seriamente.” Dissi.
“E’ solo che ho paura che tu stia negando tutto quello che è successo.”
“Oh, no. Sono ben consapevole del fatto che il mio ragazzo è andato a letto con un’altra e che la mia faccia è su tutti i giornali di gossip.” Dissi. “Sto solo decidendo di concentrare le mie energie da un’altra parte.”
“L’hai più sentito?”
“No.”
“Secondo me dovresti parlarci ancora.” Suggerì la ragazza dopo qualche secondo di silenzio.
“Onestamente non ci tengo a sapere quanti minuti ha dedicato ai preliminari o se è andato subito al sodo.” Replicai, forse con un po’ di acidità in più di quanta in realtà avrei voluto usarne. In fondo quello che era successo non era colpa di Lexi. Anzi, lei era un’amica magnifica e mi stava aiutando in un momento difficile.
“In effetti hai ragione. Ma magari c’è una spiegazione.”
Evitai di rispondere e mi alzai dal sedile, pronta per scendere alla fermata giusta.
“Hai letto l’articolo del The Sun?” Domandai improvvisamente alla mia amica, mentre stavamo camminando per i corridoi del King’s, dirette verso la classe.
“Sì.” Ammise Lexi, abbassando lo sguardo. “Un mucchio di cazzate, se lo vuoi sapere.”
“Immaginavo.” Risposi. “Oh, guarda! Michelle e Jenny sono fuori dalla classe!” Esclamai, cominciando a salutarle con la mano da lontano. Non erano sole, erano con una ragazza che non avevo mai visto in giro.
“Hey!” Lexi salutò le ragazze, che cominciarono a comportarsi in modo strano, come se stessero nascondendo qualcosa.
“Ciao!” Esclamò Michelle.
“Megan Cooper.” Disse la ragazza che era con loro. “Proprio la persona che stavo cercando.”
La guardai, sgranando leggermente gli occhi e chiedendomi chi fosse.
“Ciao. Sei nuova?” Domandai.
“Non proprio. Non frequento il college, sono una giornalista del Daily Mail. Vorrei farti qualche domanda su quello che è successo con Harry Styles.”
Mi irrigidii e la guardai negli occhi. La mia mente stava lavorando a velocità inaudite per trovare qualcosa da risponderle che non fosse un insulto.
“Non avete il sesso del figlio della Duchessa di Cambridge da scoprire, voi al Daily Mail?” Domandai con ironia. “Trovo che sia molto più interessante.” Aggiunsi.
“No, in realtà speravamo tutti in una tua intervista esclusiva per dirci cos’è successo. Come ti senti riguardo a quello che ha fatto Harry? Come hai reagito? Le tue amiche mi hanno raccontato del brunch.” Replicò la ragazza senza perdere il sorriso. Aveva cominciato a registrare e aveva puntato il registratore verso di me, ma io non la stavo considerando minimamente. Non mi interessava che mi stesse facendo delle domande. Quello che mi aveva sconvolta era che Michelle e Jenny avevano rilasciato un’intervista per parlare del brunch durante il quale avevo scoperto del tradimento.
“Devo andare in classe, ho un esame da superare.” Farfugliai, prima di superare la giornalista, Lexi, Michelle e Jenny ed entrare nell’aula.
Auguri a concentrarti adesso, Meg. Pensai scuotendo la testa e sedendomi.
 
“Com’è andata?” Mi chiese Lexi mentre tornavamo a casa.
“Spero bene, ma ero distratta.” Dissi. La mia amica mi rivolse mezzo sorriso, come per dirmi che quella non era di certo una novità. “Più del solito.” Puntualizzai.
“Tranquilla, sono sicura che sarà andata benissimo.” Rispose lei, aprendo la porta di casa per farmi passare. Mi seguì e la richiuse alle sue spalle. “Questa sera andiamo a mangiare il tuo piatto preferito.” Mi annunciò dopo qualche secondo.
“Hamburger vegetariano?” Domandai.
“Esattamente.”
“Sei la migliore amica del mondo.” Dissi, avvicinandomi e abbracciandola. Da quando avevo scoperto che Harry mi aveva tradita avevo evitato il contatto fisico con chiunque e abbracciare Lexi mi fece sentire particolarmente vulnerabile. Soprattutto dopo aver incontrato quella giornalista.
“Chi, io? Ma va. Se fossi la migliore amica del mondo ti avrei comprato i biglietti per andare a vedere il musical di Rock Of Ages stasera.” Replicò la mia amica, allontanandosi leggermente da me e mostrandomi un’e-mail di conferma sullo schermo del suo cellulare.
“L’hai fatto davvero?” Domandai. Volevo vedere quel musical da secoli ma Lexi ed io non avevamo mai trovato il tempo di farlo.
“Sì.”
“Non so come ringraziarti.” Dissi.
“Siamo pari per quando hai recuperato il mio culo ubriaco in quel locale di dubbio gusto dopo che Brad mi ha lasciata, qualche anno fa.” Rispose la ragazza, facendomi scoppiare a ridere.
“Eri devastata.” Ricordai. “Ho dovuto cercarti in tutto il locale e trascinarti fuori di peso e portarti alla metropolitana.”
“Non guardarmi così, io non ricordo niente.”
“E’ stata un’avventura.” Dissi, ricordando perfettamente i minuti di terrore che avevo passato quella sera, sperando che la mia amica non stesse male durante il tragitto dal locale a casa.
“Già. Direi che sono ancora in debito con te, perché quello che hai fatto tu è stato più impegnativo di portarmi a mangiare un hamburger e a vedere un musical, ma ci sto arrivando.”
Risi e scossi la testa, pensando che per me significava davvero tanto quello che aveva fatto per me Lexi.
 
“Non ce la faccio più.” Dissi il venerdì pomeriggio dopo la lezione. Avevo passato una settimana ad ignorare le chiamate e i messaggi di Harry, a scappare dai paparazzi, che erano appostati fuori dal college e persino fuori dal mio appartamento e i giornalisti che volevano un mio commento sulla relazione con il ragazzo. Volevano sapere tutti se l’avrei mai perdonato e io continuavo ad ignorare le domande e a sgattaiolare via il più in fretta possibile.
“Meg, fermati un secondo!” Esclamò Lexi, richiudendo la porta del nostro appartamento e seguendomi in camera mia.
Non bastava che stessi soffrendo perché il primo ragazzo di cui mi ero davvero innamorata mi aveva spezzato il cuore e non sapevo come comportarmi. Dovevo anche combattere contro quelle conseguenze. Dopo essermi seduta sul letto per qualche minuto, trovai una soluzione temporanea ai miei problemi e saltai in piedi. Aprii l’armadio, recuperai un borsone e cominciai a buttarci dentro capi di abbigliamento. Un paio di pantaloni, un po’ di biancheria, qualche maglietta, una tuta.
“Dove vai?” Mi chiese Lexi.
“Da mia madre. Almeno per il weekend.” Spiegai. “Se resto a Londra impazzisco, ho bisogno di staccare per un paio di giorni e pensare a tutto quello che è successo in tranquillità.” Aggiunsi.
“A Bournemouth?”
“Sì. Almeno avrò un po’ di pace. E… non lo so, ho bisogno dei consigli di mia madre.” Risposi.
“E’ comprensibile, Meg. Credo che sia un’ottima idea staccare la spina da tutto per almeno un weekend.”
“Grazie.” Dissi.
Sentimmo entrambe bussare alla porta e Lexi decise di andare ad aprire, mentre io continuavo a girare per la camera e a buttare cose, sostanzialmente a caso, nel borsone che avrei portato con me da mia madre. Avrei avuto due ore di viaggio in treno, quindi portai anche un libro e mi assicurai di avere un po’ di musica sull’iPhone.
Non vedevo l’ora di rivedere mia madre, che, da quando aveva divorziato da mio padre, si era trasferita nel Dorset e aveva preso una casa poco lontana dalla spiaggia. Amava andare a fare passeggiate sulla sabbia con Lucky, il suo nuovo cane. Mia madre aveva sempre avuto una vita frenetica in città, dove lavorava come consulente finanziaria, finché un giorno, dopo il divorzio, aveva deciso di trasferirsi e vivere in modo più tranquillo.
Aveva aperto un negozio di fiori a Bournemouth, coltivava il proprio orto e andava in giro con il cane. Da quando faceva quella nuova vita l’avevo trovata ringiovanita.
“Dove stai andando?” Sentii la voce di Harry dietro di me. Lasciai cadere la felpa che stavo piegando nel borsone e mi girai di scatto.
Provai una fitta allo stomaco quando lo vidi perché sapevo che, nonostante tutto, ero ancora innamorata di lui. Lo odiavo per quello che aveva fatto, ma l’amore non era un sentimento che scompariva da un momento all’altro. Avrei voluto tirargli uno schiaffo, ma non mi sarei mai permessa di alzare le mani su di lui.
“Da mia madre.” Risposi asciutta, chiudendo la cerniera del borsone. “Cosa fai qui?”
“Mi ha fatto entrare Lexi.” Replicò il ragazzo, abbassando lo sguardo.
“Non avresti dovuto venire.” Dissi. “Ci sono i paparazzi fuori…”
“Lo so, ma non mi interessa. Volevo parlarti e tu continui ad ignorare le mie chiamate.”
“Mi fa male anche solo sentire la tua voce.” Mormorai, distogliendo lo sguardo da lui e guardando fuori dalla finestra.
Harry si avvicinò lentamente e si sedette sul letto, di fianco al mio borsone.
“Meg, mi dispiace davvero tanto per quello che ho fatto. Lo so che essere ubriaco non è una scusa, ma credimi, se non avessi bevuto così tanto non avrei mai fatto una cosa del genere.” Disse.
Sospirai, decidendo di sedermi dall’altra parte del borsone.
“Non so cosa dire.” Replicai con onestà. Non avevo la minima idea di cosa rispondere, perché non mi ero mai fermata a pensare. Ero stata troppo impegnata per farlo, quindi ero impreparata ad una situazione del genere. Nei miei piani c’era semplicemente infilare la testa sotto la sabbia ed ignorare il problema per sempre, finché un giorno non mi sarei svegliata e non avrebbe più fatto così male.
“Ti prego, perdonami.” Disse Harry, voltandosi e puntando il suo sguardo sul mio. Un’altra fitta allo stomaco. Sentivo le lacrime che facevano capolino e non volevo piangere.
“Ci devo pensare.” Risposi alla fine. “Lasciami andare da mia madre questo weekend. Fammi trovare la tranquillità che mi serve per pensare a tutta questa situazione e poi vedremo.” Aggiunsi.
“Tutto il tempo che ti serve.” Disse Harry. “Voglio solo che tu sappia che mi dispiace tantissimo. Volevo chiederti scusa di persona.”
“D’accordo.”
“Mi manchi.” Mormorò il ragazzo, continuando a guardarmi negli occhi. “So di aver fatto la cazzata più grande che potessi fare.”
Distolsi di nuovo lo sguardo e mi concentrai sulla sveglia appesa alla parete.
“Devo andare.” Dissi. “Devo prendere il treno.”
“Vuoi un passaggio?”
“No.” Dissi. Sapevo benissimo che se avessi passato ancora qualche secondo in sua presenza avrei finito per perdonarlo perché, in fondo, mi mancava. Mi mancava tantissimo, ma avevo paura che potesse ferirmi di nuovo, come aveva fatto a Tokyo.

 


Posto questo capitolo velocissimamente prima di scappare fuori per lavoro!
Vi prometto che risponderò a tutte le vostre bellissime recensioni appena avrò un minuto libero! Per il momento sappiate che vi adoro e che mi fate sempre sorridere!
Grazie a tutti <3
A martedì con il prossimo!

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Capitolo 10
*** Weekend getaway ***




Capitolo 10 – Weekend getaway
 

Il treno per Bournemouth partiva dalla stazione di Waterloo, che, come sempre, era gremita di gente.
Ero confusa dalla conversazione che avevo avuto con Harry a casa mia, prima di andare a prendere il treno. No, più che dalla conversazione, ero confusa dai sentimenti che provavo per quel ragazzo. Come potevo odiarlo e amarlo nello stesso momento? Ero furiosa per quello che aveva fatto. Però mi mancava tutto di lui.
Decisi di smettere di pensarci e cominciai ad ascoltare la musica per distrarmi. Cominciai a mandare avanti canzoni allegre, perché non ero proprio dell’umore per quel tipo di musica e, alla fine, decisi di ascoltare la playlist di canzoni strappalacrime che avevo creato per momenti come quelli.
Scelta non molto azzeccata, visto che finii per piangere, guardando fuori dal finestrino.
“Biglietti, per favore.” Disse il controllore. Mi voltai a guardarlo e asciugai le lacrime che stavano scorrendo sulle mie guance con il dorso della mano. Recuperai il biglietto dalla borsa e lo mostrai all’uomo, che lo timbrò, guardandomi con aria preoccupata. “Va tutto bene?” Mi domandò infine, prima di passare alla donna seduta di fronte a me.
“Più o meno.” Risposi, accennando un sorriso. “Grazie.” Aggiunsi poi.
Il controllore annuì e, sempre con aria preoccupata, chiese il biglietto alla donna di fronte a me, che decise di cominciare a parlarmi.
“Problemi di cuore?” Mi domandò.
“Sì.” Risposi. La donna mi offrì un sorriso gentile, prima di ricominciare a parlare.
“Chiunque ti faccia stare così male non ti merita.” Disse.
“Grazie.” Replicai, prima di ricominciare a guardare fuori dal finestrino, impegnata a riflettere sulle parole che mi aveva rivolto quella sconosciuta.
 
“Mamma!” Esclamai quando trovai mia madre alla stazione. L’avevo avvisata del mio arrivo via messaggio, ma non mi aspettavo di trovarla sulla banchina. Invece lei era lì, con il suo sorriso incoraggiante. Mi accolse in un abbraccio stretto e mi diede un bacio sui capelli.
“Meg, tesoro, sono così contenta che tu abbia deciso di venire a trovarmi!” Disse. “Vieni, dammi la borsa e andiamo a casa.”
“Grazie, mamma.”
“Non dirlo nemmeno.” Rispose, mentre metteva il mio borsone nel baule. Guidò in silenzio fino a casa. Mi conosceva bene, sapeva che non amavo essere tartassata di domande e avevo bisogno di qualche minuto per mettere a posto i pensieri prima di dirle tutto quello che mi passava per la testa.
E, soprattutto, sapevo che leggeva i giornali, quindi ero sicura che fosse a conoscenza della mia situazione anche se io non gliene avevo ancora parlato apertamente.
La casa di mia madre era esattamente come me la ricordavo, nonostante fossero passati mesi dall’ultima volta che ci ero stata. O almeno da fuori. Quando entrai, dopo essere stata buttata per terra da Lucky, che mi era saltata addosso e aveva cominciato a leccarmi tutta, notai che mia madre aveva ridipinto tutte le pareti, aveva cambiato i mobili e c’erano tantissime cose nuove.
“Hai rimodernato?” Domandai, accarezzando il testone del Golden Retriever da stare seduta sul pavimento.
“Ho cominciato una serie di nuovi progetti.” Rispose la donna, dandomi una mano per aiutarmi ad alzarmi ed offrendomi un bicchiere di thè freddo.
“Hai fatto un buon lavoro.” Dissi. Sapevo di aver preso quel lato da lei. Amavamo entrambe il fai-da-te e, quando ero più piccola, eravamo sempre prese da qualche progetto.
“Grazie. Ho avuto un po’ di aiuto.” Rispose.
“Hai deciso di far parte di quel gruppo di amanti del bricolage di cui mi parlavi?”
“No, in realtà… Meg, ho trovato qualcuno.” Disse mia madre, arrossendo impercettibilmente.
“Ma è fantastico! Chi è? Voglio sapere tutto!” Esclamai. Ero felice che non avessimo cominciato subito a parlare dei miei problemi.
“Si chiama Luke, è il proprietario della panetteria che c’è di fianco al mio negozio di fiori.” Rispose mia madre.
“Sono contentissima, mamma. Me lo presenterai?”
“Se lo vorrai, volentieri. Potremmo cenare tutti insieme.”
“Mi farebbe piacere.” Dissi.
“Tu come stai, amore? Vedo che non hai ancora cambiato colore di capelli.” Mia madre non era mai stata una grande fan del rosa, ma diceva che quel colore mi stava bene, anche se lei non se li sarebbe mai fatta così.
“Avevo pensato di tingerli di azzurro chiaro o lilla, ma… non sono dell’umore.” Risposi. Poi, senza il minimo preavviso, mi sentii crollare. “Oh, mamma, sono nei casini!” Esclamai.
“Cos’è successo, tesoro?” Domandò mia madre. D’un tratto, l’espressione preoccupata si tramutò in terrorizzata. “Sei incinta, Megan?”
“Cosa? No, no, non è quello.” Risposi, sventolando la mano per enfatizzare il concetto. “Mi sono innamorata… e lui mi ha spezzato il cuore.”
“Mi dispiace tanto.”
In pochi minuti raccontai a mia madre tutto quello che era successo e, quando finii, mi sentii più leggera e lievemente più tranquilla.
“Ma tu cosa provi?” Mi chiese mia madre.
“Non lo so.” Risposi, alzando le spalle e scuotendo la testa. “E’ questo il problema.”
“Dormici su, tesoro. Sembra che tu non abbia fatto una bella dormita da tempo.” Mi suggerì la donna. “Sai che la camera degli ospiti è sempre pronta per te.”
“Grazie. E sì, ho bisogno di una notte tranquilla.”
“Allora facciamo così. Adesso rilassati, magari fai un bel bagno caldo o leggi un libro o qualcosa. Poi mangiamo, ti fai una bella dormita e domani ne riparliamo, d’accordo?”
“Ok, mamma. Grazie.”
“Figurati. Mi fa piacere che tu sia venuta a trovarmi.” Disse mia madre, alzandosi e abbracciandomi di nuovo.
 
Il giorno seguente, dopo una lunga dormita, scesi a fare colazione insieme a mia madre.
“Buongiorno!” Mi salutò con il suo solito sorriso incoraggiante. Adoravo mia madre, pensavo che fosse la persona più positiva dell’Universo.
“Ciao, mamma.” Dissi. La donna mi porse una tazza di caffè e un cornetto al cioccolato ancora caldo.
“Luke?” Domandai, indicandolo. Mia madre annuì e le comparse un sorriso ancora più grande sul volto.
“E’ passato poco fa a portarci la colazione. Ha detto che non vede l’ora di conoscerti questa sera.” Rispose.
“Anch’io non vedo l’ora. Sono curiosa di sapere quanto è speciale un uomo che rende mia madre così felice.”
“Penso che sia la mia anima gemella. Senza nulla togliere a tuo padre, ovviamente. Ci siamo amati tanto, ma poi… è semplicemente finita.”
“Non mi hai mai raccontato davvero cos’è successo tra te e papà.” Dissi. Quattro anni prima mi avevano semplicemente detto che avrebbero divorziato e non me l’aspettavo minimamente, perché non li avevo mai visti litigare più di tanto. Non avevo la minima idea che ci fosse qualcosa che non andava tra di loro.
“Un giorno ci siamo resi conto di non essere più innamorati. Ci vogliamo ancora bene, ma… siamo amici, non so come spiegartelo. Alla fine abbiamo capito che se avessimo divorziato avremmo avuto entrambi la possibilità di trovare l’amore della nostra vita. Di essere davvero felici.” Mi spiegò mia madre.
“E tu hai trovato Luke.” Dissi.
“Già. Tuo padre è molto felice con Leslie, adesso.”
“Lo so, li ho visti insieme qualche volta.”
Rimanemmo in silenzio per qualche minuto, mentre facevamo colazione.
“Hai passato una buona notte?” Mi chiese mia madre dopo un po’.
“Sì, ho provato quegli esercizi di meditazione che mi hai consigliato e sono riuscita a liberare la mente e ad addormentarmi.” Spiegai. “Non dormivo così bene da giorni.”
“Si vede che sei rilassata. Cosa ne dici di aiutarmi nell’orto?”
“Volentieri! Spiegami cosa devo fare!” Esclamai, felice di avere la possibilità di fare qualcosa. Sapevo di essere andata fino a Bournemouth per avere il tempo di riflettere sulla situazione e l’avrei fatto. Avevo ancora un giorno e mezzo, giusto?
 
“E’ tutto pronto.” Dissi a mia madre prima della cena. Era un po’ agitata all’idea che avrei incontrato Luke. Avevo appena finito di preparare il tavolo per la cena e lei aveva finito di cucinare.
Sentimmo bussare alla porta e mia madre corse ad aprire.
“Megan, che piacere conoscerti finalmente!” Esclamò Luke, un uomo piuttosto alto e dallo sguardo gentile. Aveva gli occhi azzurri e i capelli brizzolati.
“Piacere mio!” Dissi, stringendogli la mano.
“Ho pensato che portarti un mazzo di fiori sarebbe stato un po’ stupido, perché avrei dovuto comprarli dal tuo negozio.” Disse poi Luke, rivolgendosi a mia madre.
“E oggi era chiuso.” Puntualizzò la donna, sorridendo.
“Esatto, così ho pensato di portarvi un po’ delle mie specialità per cena.” Concluse Luke, mostrandoci un cestino pieno di pane di tutti i tipi.
“Che profumo!” Esclamai. “Posso?”
“Certo.”
Assaggiai un pezzo di pane e chiusi gli occhi.
“E’ buonissimo.” Dissi.
Ci spostammo tutti a tavola e cominciammo a cenare. Luke era davvero un uomo simpatico e capivo dal modo in cui lo guardava mia madre che era innamorata persa.
“Allora, tua madre mi dice che sei una bravissima scrittrice.” Disse Luke dopo un po’. Avevamo finito di mangiare ed eravamo rimasti intorno al tavolo a chiacchierare, mentre in sottofondo la TV era accesa anche se nessuno la stava guardando.
“E’ la mia passione.” Risposi. “E sì, mamma, ti ho portato qualche mio racconto.” Aggiunsi notando l’espressione ansiosa della donna. Ogni volta che ci sentivamo al telefono mi chiedeva di portarle qualcosa da leggere. Le avevo proposto più volte di mandarle i miei racconti via e-mail, ma lei insisteva nel volerli avere direttamente da me.
“Grazie, tesoro. Non vedo l’ora di leggerli!” Esclamò mia madre.
Improvvisamente colsi con la coda dell’occhio il viso di Harry in televisione.
“Scusate.” Dissi e alzai il volume. La speaker, una ragazza bionda, stava parlando del gruppo e stava dicendo che avevano vinto due premi durante una cerimonia della sera precedente. Seguivano immagini dei ragazzi che cantavano il loro ultimo singolo davanti ai fan e poi la ragazza cominciò a parlare di gossip.
“Mentre Zayn, Liam, Niall e Louis si sono presentati all’evento accompagnati dalle fidanzate, Harry era da solo e non sembrava di buonumore. A quanto pare la ex ragazza Megan Cooper, una studentessa del college di Londra, non l’ha perdonato per la scappatella con Emily Kimberlin, che aveva già avuto una storia con il cantante in passato, a Tokyo. Su Twitter i fan della coppia, denominata ‘Merry’, esprimono i loro pareri sulla situazione.” Disse. Si interruppe per mostrare una schermata piena di messaggi dei fan che volevano che Harry ed io tornassimo insieme.
Sapevo di avere lo sguardo di Luke e di mia madre addosso, ma cercai di ignorarli. Riabbassai il volume del televisore e concentrai la mia attenzione sui cioccolatini che avevo davanti.
“Dove hanno trovato quella tua foto?” Domandò mia madre improvvisamente.
“Probabilmente su qualche account Facebook di qualche mia compagna di corso. A quanto pare fanno a gara a chi dice di più ai tabloid.” Risposi, ricordando la delusione che avevo provato quando avevo scoperto che Michelle e Jenny avevano parlato con i giornalisti.
Mia madre assunse un’espressione contrariata, ma non disse altro.
 
“Mi ha fatto davvero piacere la tua visita. Spero che ti abbia aiutata a mettere in ordine i pensieri.” Disse mia madre la sera successiva, mentre aspettavo il treno per tornare a Londra.
“Ho avuto tempo di riflettere oggi pomeriggio, mentre facevo una passeggiata con Lucky in spiaggia.” Risposi. “E mi ha fatto estremamente piacere vederti. Ah, e Luke! L’ho adorato.” Aggiunsi.
“Sono contenta. Hai preso qualche decisione?”
“Non ancora, anche se ho la situazione un po’ più chiara.” Dissi. “So che tengo ancora molto a Harry e il fatto che fosse completamente ubriaco… vorrei perdonarlo, ma ho paura che lo rifaccia e che io ci debba stare male ancora, capisci?”
“Certo, tesoro. Ha perfettamente senso. Se vuoi il mio consiglio, prova a rivederlo. Uscite ancora una volta, come se fosse un appuntamento normale. Parlate, chiarite la situazione e cerca di capire bene cosa provi per lui.” Disse mia madre.
“Penso che lo farò.”
“In questo caso ci sono solo due opzioni, tesoro: o lo lasci andare del tutto, oppure riesci a perdonarlo e andate avanti con la vostra storia.”
“Hai ragione. Devo riuscire a capire se potrò perdonarlo.” Risposi. “Grazie.” Aggiunsi, abbracciandola stretta. Dagli altoparlanti avevano appena annunciato il mio treno e dovevo salutare mia madre.
“E ricordati, se hai bisogno di me, la porta è sempre aperta. Vieni a trovarmi quando vuoi.”
“Grazie mamma. E se tu vorrai venire a fare un salto a Londra, ti farò vedere l’appartamento e tutto il resto.” Dissi, sempre tenendola stretta.
Vidi il treno fermarsi sul binario e mi allontanai leggermente da mia madre.
“Ora vai, prima che cominci a piangere.” Esclamò la donna, sorridendo. Aveva gli occhi lucidi. La abbracciai ancora e poi salii sul treno, diretta a Londra.
 
Dopo due ore di viaggio, in cui scelsi una playlist decisamente meno triste da ascoltare, per evitare di piangere di nuovo di fronte al controllore, arrivai alla stazione di Waterloo, dove trovai Lexi ad aspettarmi.

 



Nell'ultimo capitolo eravamo rimasti a Megan che, dopo qualche settimana dal tradimento, aveva deciso di passare il weekend da sua madre per chiarirsi un po' le idee e per scappare dai paparazzi.
L'avevamo lasciata dopo una conversazione con Harry, più confusa che mai. E in questo capitolo scopriamo cos'è successo durante il weekend a Bournemouth e capiamo quali sono i sentimenti di Meg.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Sono davvero curiosa di leggere i vostri commenti <3
Come sempre, GRAZIE di tutto! Ormai non so più davvero come dirvelo, ma riuscite sempre a risollevarmi l'umore, anche se magari sto passando una giornata pessima.
Quindi Grazie. A te che stai leggendo, a te che hai inserito la mia storia tra le preferite, le ricordate o le seguite, a te che hai recensito e a te, che magari leggi la mia storia "in silenzio", ma ci sei <3

Martedì prossimo il capitolo 11 :)
Un bacione a tutti!

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Capitolo 11
*** You Gotta Get Up And Try ***




Capitolo 11 – You gotta get up and try
 

“Sono felice che il weekend da tua madre ti abbia fatto così bene.” Disse Lexi un giovedì, dopo le lezioni. Mi sembrava di essere lentamente tornata me stessa, battute inappropriate e tutto.
“Deve essere stata l’aria di mare.” Dissi. “Oppure la meditazione. Mia madre mi ha insegnato qualche trucco e mi ha aiutata tantissimo.” Aggiunsi.
“Meno male. Stavo cominciando a preoccuparmi.” Replicò la ragazza con un sorriso.
“E poi il fatto che i paparazzi abbiano smesso di rompermi le scatole e di appostarsi dietro le automobili davanti a casa mi ha sollevato l’umore.” Risposi. “Oppure sarà il fatto che non fa più freddo.”
“Hai più sentito Harry?”
“Ci siamo scambiati qualche messaggio, ma lui adesso è da qualche parte in Europa. Impegni della band.” Spiegai. “Abbiamo deciso che ci vedremo quando tornerà, domani, per parlare una volta per tutte.”
“Hai le idee chiare?”
“Non ancora. Ho sempre paura che possa rifare una cosa del genere e che io possa soffrire ancora, però… più passano i giorni e più mi rendo conto che mi manca.”
“Sai una cosa? Io penso che tu debba dargli un’altra possibilità.” Disse improvvisamente la mia amica. Avevamo deciso di andare a fare un giro a Covent Garden e stavamo camminando tra i turisti mentre cercavamo di guardare le vetrine e decidere se ci fosse qualcosa che ci interessava comprare.
“E se dovesse rifarlo?” Domandai.
“Meg, non sei quella che crede che la vita, senza rischi, non valga la pena di essere vissuta?” Mi chiese la ragazza, quotando con le dita la frase che dicevo sempre.
“Sì.” Risposi. “Hai ragione.” Aggiunsi. In effetti una seconda possibilità non si negava a nessuno, no? Harry era un essere umano e, ovviamente, non era perfetto. Nemmeno io lo ero. E poi c’era il fatto che mi mancava terribilmente.
“Lo chiami?” Mi chiese Lexi, quando notò che stavo prendendo il cellulare.
“Il dilemma è se farlo prima o dopo aver divorato un paio di macaron da Ladurée.” Risposi, guardando intensamente il negozio di dolcetti francesi di fronte a noi. Spostai lo sguardo su Lexi, poi di nuovo sulla vetrina.
“Dopo.” Disse la mia amica, trascinandomi nel locale.
 
“Grazie per aver accettato di uscire.” Disse Harry il giorno seguente.
“Tecnicamente siamo in casa.” Puntualizzai con un sorriso. Nonostante tutto ero davvero felice di essere vicino a lui.
“Giusto. Ti piace come ho finito di arredare il soggiorno?” Mi domandò. Avevamo deciso di rimanere a casa sua per avere un po’ di privacy e per evitare che i paparazzi ci trovassero in giro e cominciassero a farci foto. Volevamo solo parlare e volevamo tenere la cosa privata.
“Sì, sei stato bravo.” Risposi, guardandomi intorno. La casa, rispetto all’ultima volta che l’avevo vista, era completa. C’erano tutti i mobili e le pareti erano state decorate con quadri, dischi di platino e foto. “Com’è andata a… dov’eravate?” Domandai.
“In Germania.” Rispose il ragazzo. “E’ andata bene, abbiamo passato una settimana a promuovere il nuovo singolo tra interviste ed esibizioni in radio e TV.” Aggiunse.
“Bene.” Dissi. Stavo cercando di ritardare il momento in cui dovevamo parlare davvero di quello che era successo perché non volevo rovinare la serata.
“Tu come stai?”
“Meglio.” Risposi. “Sono finalmente pronta ad avere una conversazione.”
“Posso cominciare chiedendoti ancora scusa?”
“Sì. Anche perché ci ho riflettuto e… scuse accettate, direi.” Dissi. “Penso che sia giusto darti un’altra possibilità. In fondo hai sbagliato solo una volta.”
“E ti giuro che non ha significato nulla per me. Non me lo ricordo neanche.”
“Quindi non sei sicuro di esserci andato a letto?” Domandai improvvisamente.
“No. Mi sono svegliato di fianco a lei… e lei mi ha detto che è successo, quindi le ho creduto. Non avrebbe avuto motivo di mentirmi, no?”
Sapevo che sperare che Harry non fosse andato veramente a letto con quella ragazza era piuttosto patetico, però non riuscivo a non farlo.
“Forse.” Dissi. In quel momento avevo mille teorie in mente. E se la ragazza avesse mentito su quello che avevano fatto, così lui si sarebbe sentito obbligato a dirmelo? In quel modo era praticamente scontato che l’avrei lasciato e lei avrebbe potuto cercare di rimettersi con lui. Forse dovevo smettere di leggere libri e guardare film. Lexi diceva sempre che avevo troppe teorie strane in testa. “L’hai più sentita da quando…?” Domandai.
“Sì, ha cercato di chiamarmi e ha continuato a mandarmi messaggi, ma le ho detto che è stato un errore e che non volevo più vederla.” Rispose Harry a testa bassa. “Perché, a cosa stavi pensando?”
“No, niente.” Dissi.
“So che quando hai quell’espressione stai pensando a qualcosa.”
“Ok, ma non… non lo so, pensavo che magari ti ha detto che avete fatto qualcosa per convincerti a rimetterti con lei. Ma immagino che non lo sapremo mai, quindi direi di smettere di pensarci e basta.” Risposi velocemente, sperando che Harry non si allarmasse troppo e non pensasse che fossi completamente impazzita.
“Conoscendo Emily potrebbe anche averlo fatto.” Borbottò il ragazzo. “Io mi ricordo che mi ha baciato, ma poi te l’ho detto, non ricordo nulla fino a quando mi sono svegliato nel suo letto.”
Provai una leggera stretta allo stomaco al pensiero di Harry nel letto di un’altra ragazza.
“Forse è meglio se smettiamo davvero di parlarne e proviamo a ricominciare.” Dissi.
“Sono d’accordo.” Disse Harry. “Che ne dici di andare a cena in un posto carino? Solo io e te, come se fosse il nostro primo appuntamento.”
“Dove stai andando a parare, Styles? Se ricordo bene, il nostro primo appuntamento è finito nella tua camera da letto.” Dissi con un sorriso.
“Non intendevo quello!” Esclamò lui, ridendo. “Però non mi lamenterei se succedesse.”
“Te l’ho detto e te lo ripeto, sei un paraculo.” Scherzai, ricordandomi l’esatto momento in cui gli avevo detto che lo amavo per la prima volta. Un brivido percorse la mia schiena. Cosa significava? “Comunque va bene, andiamo fuori a cena. Sto anche morendo di fame.” Aggiunsi dopo qualche secondo.
“Bene, allora ti porto in un locale che conosco dove non ci sono mai i paparazzi e possiamo mangiare bene e in pace. E possiamo anche chiacchierare.”
 
Il locale era un po’ fuori mano e piccolo e mi piaceva l’atmosfera intima che si respirava.
“Penso che dovremmo fare le cose per bene.” Disse Harry mentre stavo guardando il menu. Alzai lo sguardo con aria interrogatoria.
“In che senso?” Domandai.
“Se questo è il nostro primo appuntamento, vorrei presentarmi.” Disse il ragazzo. “Sono Harry.” Aggiunse porgendomi la mano. Sorrisi e scossi la testa, ma la strinsi, ricordandomi il nostro primo appuntamento, mesi prima. Ero agitatissima quella sera.
“Megan, piacere.” Risposi.
“Sai qual è la cosa strana?” Mi domandò improvvisamente il ragazzo.
“Cosa?”
“Che dal primo momento in cui ti ho vista, quando ci siamo scontrati davanti al tuo college, ho avuto la sensazione che ci fossimo già incontrati da qualche parte.” Rispose, lasciandomi a bocca aperta.
“Anche tu?” Chiesi. “E’ assurdo, perché anch’io ho provato la stessa sensazione. E poi abbiamo cominciato a fare quei sogni.” Dissi.
“Già. A proposito, hai più sognato Evelyn e Charles?”
“No, non dall’ultima volta.” Risposi, pensando che l’ultima volta era stata il giorno in cui avevo scoperto il tradimento del ragazzo.
“Nemmeno io.”
“Però ho scoperto che Re Edwin è esistito davvero.” Dissi.
“Sul serio?”
“Sì, e si è sposato con Lady Beatrice, ma ha avuto tre figli da Margery.” Spiegai.
“Il che vuol dire che… quelli eravamo noi in una vita passata?” Mi chiese Harry con gli occhi sgranati.
“Penso di sì.”
Rimanemmo entrambi in silenzio per qualche minuto. Avevo sempre avuto una mentalità molto aperta su tutto, ma il pensiero di aver già vissuto delle storie d’amore con Harry in epoche passate era un concetto piuttosto grande da digerire. E poi ero curiosissima di sapere come aveva reagito Charles quando aveva scoperto che Evelyn frequentava bar clandestini. Volevo anche capire con quale criterio ogni tanto facevo quei sogni. Da cosa erano scatenati? Come al solito stavo pensando a troppe cose contemporaneamente e pensavo che la mia testa sarebbe scoppiata da un momento all’altro.
“Ho una proposta.” Disse Harry dopo qualche minuto.
“Di cosa si tratta?”
“Passiamo un weekend insieme, da qualche parte. Cosa ne dici? Scegli il posto che preferisci e andiamo.”
Mi aveva appena proposto di partire per un weekend in un posto qualsiasi del mondo che volevo visitare? Se non fosse stato per quel piccolo incidente di percorso – avevo deciso di chiamarlo così – sarebbe stato davvero il ragazzo perfetto.
“Mi farebbe davvero piacere.” Dissi. “L’avevo proposto a Lexi la sera che ci siamo conosciuti, sai? Era stressata e volevo portarla da qualche parte, ma mi ha detto che avrebbe dovuto studiare.”
“Ma tu hai finito gli esami per quest’anno, giusto?”
“Sì, sono libera.”
“Allora non ci resta che pensare ad un posto dove possiamo andare. Città, mare o montagna?”
“In un posto dove faccia più caldo.” Risposi senza nemmeno pensarci. Amavo Londra e il clima che c’era sempre. Mi piaceva tantissimo la pioggia ma, ogni tanto, anch’io avevo bisogno di un po’ di sole.
“Andiamo a Venezia!” Propose improvvisamente il ragazzo, rivolgendomi un sorriso enorme, che metteva bene in evidenzia le fossette che mi piacevano tanto. Quel gesto mi scaldò un po’ il cuore e mi fece sentire una leggera stretta allo stomaco. Non tanto perché mi aveva appena proposto di partire per Venezia, quanto perché, nonostante tutto, provavo sempre dei sentimenti molto forti per lui.
“Ci sto.” Risposi. Harry mi accarezzò la mano sul tavolo.
“Allora partiamo domani mattina. Prendo subito i biglietti e prenoto l’hotel.” Disse, concentrandosi sul suo telefono.
Guardai fuori dalla vetrina del ristorante, sorridendo tra me e me e guardando la pioggia che si abbatteva sulla strada. Il giorno seguente, a quell’ora, sarei stata a Venezia a passeggiare sui ponticelli o su una gondola, o chissà. Non riuscivo ancora a credere che Harry mi avesse proposto di andare a fare un viaggio così improvvisato in una delle città più romantiche del mondo. Quella era decisamente un punto della mia lista di caratteristiche che doveva avere il mio uomo ideale. Perché sì, ovviamente avevo una lista e Harry aveva quasi tutte le qualità che cercavo in un ragazzo.
 
“Ti va di venire da me?” Mi chiese Harry dopo cena. Avevamo passato una serata davvero tranquilla e piacevole, chiacchierando, mangiando ottimo cibo italiano e pianificando il nostro weekend romantico a Venezia. Non vedevo l’ora di andare su una gondola e fare il giro dei canali!
“Sì.” Risposi. Il ragazzo mi prese la mano e cominciammo a camminare per raggiungere la sua auto, che era parcheggiata non lontano dal ristorante.
“Non vedo l’ora di domani.” Dissi. “Però aspetta.” Aggiunsi improvvisamente, mentre Harry guidava per raggiungere la sua casa a Primrose Hill.
“Cosa?” Mi chiese, voltando velocemente lo sguardo su di me, prima di ripuntarlo sulla strada.
“Non posso dormire da te. Come faccio con la valigia?”
“Io ho un paio di tue cose a casa.” Rispose. “Hai presente? Hai lasciato un cambio nel mio cassetto, puoi portare quello. E il resto lo compriamo a Venezia.”
“Ok.” Dissi. Mi piaceva quell’idea. Non avevamo niente di davvero pianificato, a parte il volo e l’hotel. Avevamo solo vaghe idee di quello che volevamo vedere e la voglia di passare un intero weekend da soli, lontano da tutti.
 
Arrivati a casa sua e dopo aver buttato un paio di vestiti in due borsoni, Harry e io ci sistemammo a letto e, improvvisamente e senza alcun preavviso, cominciai a sentirmi agitata.
“Andare a Venezia è sempre stato uno dei miei sogni.” Disse il ragazzo, voltandosi su un fianco per guardarmi negli occhi. Anch’io ero nella stessa posizione e mi sentivo incredibilmente un po’ a disagio.
“E’ la città romantica per eccellenza.” Risposi.
“Già. Pensa a come ci divertiremo! E l’hotel che abbiamo prenotato deve essere bellissimo.”
“Non vedo l’ora!” Esclamai. Harry si avvicinò leggermente e mi diede un bacio sulle labbra. Provai un piccolo brivido a quel contatto, mentre le mie emozioni sembravano impazzite. Il bacio era familiare e mi faceva sentire bene ma, nello stesso momento, non riuscivo a smettere di pensare che le sue labbra avevano toccato quelle della sua ex a Tokyo.
“Va tutto bene?” Mi domandò il ragazzo quando mi girai sulla schiena e cominciai a fissare il soffitto.
“Ho solo bisogno di un po’ di tempo. Sai, per…” Cominciai a dire.
“Tutto il tempo che vuoi.” Mormorò Harry. “Per me è già tanto il fatto che tu sia qui dopo quello che ho fatto.” Aggiunse.
Annuii, anche se lui non poteva vedermi perché eravamo al buio e sospirai. Sarei riuscita a superare quel blocco? Avevo davanti un intero weekend nella città più romantica del mondo per capirlo.
 



Buongiorno!
E Buona Pasqua in ritardo :) Non so se dove abitate voi sia finalmente arrivata la primavera, ma dove abito io sembra ancora Natale...
In ogni caso ecco il nuovo capitolo di Past Lives! Megan ha perdonato Harry, ma l'ha fatto davvero? Per quanto lei voglia che tutto torni come prima, non riesce ancora a fidarsi completamente di lui perché non vuole avere di nuovo il cuore spezzato.
Nel prossimo capitolo scopriremo com'è andato il weekend romantico a Venezia, se è andato tutto bene o se è stato un disastro epico. Voi cosa vi aspettate? :)

Grazie ancora a tutte le persone che stanno leggendo questa storia, che l'hanno inserita nelle preferite, ricordate e/o seguite e a chi mi ha lasciato recensioni! <3
Il vostro supporto mi fa immenso piacere e spero che la storia continui a piacervi!

Il prossimo capitolo, come sempre, sarà martedì prossimo!
Un bacione e se volete lasciarmi un commento lo leggo più che volentieri!

p.s. se volete sono @TheSlayerFF su Twitter e da oggi sono anche su Facebook!
Se avete voglia di seguirmi, posterò aggiornamenti sulle mie storie e ricambio e mi farebbe piacere conoscervi!

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Capitolo 12
*** Venice ***




Capitolo 12 – Venice
 

Non ero mai stata in Italia e avevo visto Venezia solo in foto e in televisione. Era davvero incredibile, non avevo mai visto nulla del genere! Certo, anche Londra aveva un quartiere che veniva chiamato “Venezia” perché c’erano i canali, ma non era niente di simile alla vera città.
“Ti piace?” Mi domandò Harry. Era il secondo ed ultimo giorno del nostro weekend e stavamo passeggiando. Mi ero completamente persa a guardarmi intorno. Per qualche minuto mi ero anche dimenticata di aver passato una notte praticamente insonne a sentirlo respirare di fianco a me, mentre continuavo a pensare alle sue labbra su quelle di un’altra ragazza. E peggio.
“E’ bellissima.” Risposi, voltandomi a guardarlo. Stava sorridendo e gli brillavano gli occhi. Era stupendo e, a guardarlo, mi mancava quasi il respiro.
“Guarda cosa c’è!” Esclamò ad un certo punto, fermandosi davanti ad una porta. Mi guardai intorno e notai che era un negozio di souvenir di un museo. Ma non era un museo qualunque.
“Il Guggenheim di Venezia!” Esclamai. Stavo davvero per cominciare a saltellare per la felicità.
“Entriamo?”
“Ti va?”
“Certo, so che lo adori.” Rispose Harry. Lo guardai sorpresa. Avevamo parlato del Guggenheim durante il nostro primissimo appuntamento al pub, durante una discussione sull’arte e sui nostri pittori preferiti. Avevo scoperto che lui era un fan dei graffiti di Banksy, mentre a me piaceva il caos nei dipinti di Pollock. Era simile a quello che c’era in ogni istante nella mia mente.
“Grazie.” Mormorai, avvicinandomi per dargli un bacio sulla guancia. Stavo per sfiorare le sue labbra con le mie, ma all’ultimo mi tornò in mente la foto di Tokyo e cambiai idea.
Harry sorrise dolcemente e prese la mia mano. Acquistammo i biglietti e cominciammo ad esplorare le sale, soffermandoci sui quadri che ci piacevano di più.
“Peccato che mi hanno fatto lasciare la borsa nell’armadietto e, stupidamente, non ho preso il cellulare.” Dissi quando arrivai davanti al quadro di Pollock che volevo vedere dal vivo da tutta la mia vita. Quel caos che assomigliava tanto a quello che passava per il mio cervello era in qualche modo rilassante.
“Io ce l’ho in tasca.” Sussurrò Harry, estraendo il suo iPhone e mostrandomelo.
“Ma non si possono fare foto.” Dissi, guardandomi intorno nella speranza che nessuno ci stesse guardando. Non che ci fossero tante possibilità che gli italiani che erano intorno a noi sapessero perfettamente l’inglese e capissero quello che stavamo dicendo, ma non volevo che ci buttassero fuori.
“Non c’è nessuno.” Rispose Harry, sventolando la mano e sorridendo. In realtà c’erano due signore proprio dall’altra parte della stanza, ma erano entrambe impegnate ad osservare un quadro che non avevo ancora visto. “Mettiti là davanti.” Aggiunse il ragazzo, indicandomi il dipinto di Pollock.
“Vuoi farmi una foto con il quadro?” Domandai, posizionandomi di fronte a lui.
“Sì. Facciamo in fretta!” Sussurrò Harry. Guardò intensamente lo schermo del suo cellulare per qualche secondo e poi lo nascose di nuovo in tasca. “Dopo te la faccio vedere, ma è venuta bene.” Aggiunse.
“Grazie.” Dissi. Continuavo a chiedermi come un ragazzo così perfetto potesse avermi tradita. Ok, aveva bevuto, ma quella non era una scusa. Oppure sì? Dovevo cercare di smettere di pensarci, altrimenti la mia mente sarebbe diventata davvero uguale al dipinto di Pollock che adoravo così tanto.
“Faccio un giro a vedere gli altri quadri, tu rimani qui quanto vuoi, okay?” Mormorò Harry. Annuii, e lo guardai allontanarsi di qualche passo, prima di tornare a fissare lo sguardo sul dipinto di fronte a me.
 
“Usciamo in giardino?” Mi propose Harry dopo un po’. Avevamo guardato tutto quello che c’era da vedere nelle sale e avevamo seguito i cartelli che dicevano che la mostra continuava all’esterno. “Oppure possiamo fermarci a mangiare qualcosa al bar.” Propose. Guardai l’orologio e mi resi conto che era ora di pranzo.
“In effetti ho fame.” Dissi e, in quell’esatto istante, cominciò a brontolarmi la pancia. Tipico. Harry rise e aprì la porta del bar per farmi entrare.
“Ti stai divertendo?”
“Sì. Direi di sì. Venezia è stupenda e anche se non capisco nulla di quello che ci dice la gente, mi piace.”
“Più tardi facciamo un giro in gondola e sono sicuro che ti piacerà ancora di più.”
“Non vedo l’ora!” Dissi. Mi rendevo conto di sembrare una bambina la mattina di Natale, ma Venezia era un posto che volevo visitare da tempo immemore.
Harry mi strinse leggermente la mano sopra il tavolo e mi guardò negli occhi per qualche secondo, facendomi provare una stretta allo stomaco. Era strano, perché nonostante tutto mi sentivo come se, durante quella giornata, mi stessi innamorando di lui di nuovo. Come se quello fosse il nostro primo appuntamento.
“Io non me la immaginavo così.” Disse il ragazzo dopo un po’. “Ho degli amici che ci sono già stati e alcuni mi hanno detto delle cose orribili, tipo che puzza di uovo marcio, ma non è vero.”
“Forse abbiamo trovato una bella giornata?” Suggerii. In effetti non avevo sentito nessuna puzza mentre passeggiavamo vicino ai canali.
“Può essere.”
“Cosa c’è fuori?” Domandai dopo qualche minuto. Avevamo finito di mangiare e stavo guardando fuori dalle finestre, sul giardino. Mi chiedevo che tipo di mostra potesse esserci all’esterno da quando avevo letto i cartelli. Saranno state sicuramente statue. Cos’altro poteva resistere alle intemperie?
Ci fermammo davanti ad uno stranissimo  albero pieno di bigliettini di carta.
“L’albero dei desideri.” Lesse Harry.
“Come funziona?” Domandai. Mi avvicinai per leggere meglio la targhetta. “Bisogna scrivere un desiderio sul foglietto e attaccarlo al ramo.” Aggiunsi poi.
“Lo facciamo?”
“Sì.” Dissi. Entrambi prendemmo due foglietti e due pennarelli e ci sedemmo sul muretto per scrivere i nostri desideri.
Spero che lui sia davvero la mia anima gemella… scrissi. Aggiunsi la data, le mie iniziali e lo appesi all’albero, assicurandomi che Harry non vedesse dove lo avevo messo.
 
“Mi sono divertita tantissimo.” Dissi la sera. Eravamo in hotel e ci eravamo finalmente messi a letto. Era stata una giornata lunga e sentivo il peso del viaggio del giorno prima, nonostante il volo da Londra non fosse lungo. C’era solo un’ora di fuso orario ma mi sentivo scombussolata come se fossero nove.
“Anch’io.” Rispose Harry, allargando le braccia e permettendomi di rannicchiarmi contro di lui. Era una sensazione familiare che mi era mancata tantissimo e, dopo la bellissima giornata che avevamo appena passato, mi ero quasi dimenticata di quello che era successo con la sua ex. Quasi. C’era sempre quel pensiero fisso da qualche parte nella mia mente, ma non era più insistente come i primi giorni. Sentivo che sarei riuscita a superarlo perché quello che provavo per Harry era troppo forte per sparire così.
“Cosa ti è piaciuto di più?” Domandai. “Io non so decidere. Forse Murano. Anzi no! Sicuramente il Guggenheim.”
“A me è piaciuta la gita in gondola con te. E mi è piaciuto anche mangiare la pizza mentre guardavamo il tramonto.” Disse Harry. Abbassò leggermente il viso e mi diede un bacio sui capelli. Alzai lo sguardo su di lui automaticamente e allungai il collo per permettere che le nostre labbra si toccassero. Chiusi gli occhi al contatto, provando un brivido lungo la schiena quando Harry approfondì quel bacio. Era da tanto che non provavo quelle sensazioni quando mi trovavo vicina a lui. Improvvisamente pensai che non mi interessava se era stato con un’altra. Quello che provavo per lui era troppo forte per cessare di esistere in quel modo. Era stata una cosa puramente fisica con la sua ex, me l’aveva assicurato più di una volta. O almeno era quello che pensava, perché non si ricordava minimamente di quello che era successo dopo il bacio che lei gli aveva dato.
Harry mi era mancato tantissimo. Più di quanto credessi nelle notti passate a fissare il soffitto e ad abbracciare il cuscino, sperando che fosse tutto solo un brutto incubo. Prima che ce ne rendessimo conto, cominciammo a toglierci i vestiti a vicenda, completamente persi tra le braccia l’uno dell’altra.
 
“Charles!” Esclamò Evelyn, rincorrendo il poliziotto fuori dal locale clandestino. L’aria di San Francisco era fredda e la ragazza stava indossando solo un vestito senza maniche. Charles si fermò in mezzo alla strada e si voltò verso la ragazza con uno sguardo glaciale.
“Hai idea di quanto mi abbia deluso vederti là dentro?” Chiese l’uomo. Evelyn abbassò lo sguardo e si morse il labbro. Aveva gli occhi lucidi e non riusciva a parlare.
“Mi dispiace, io…” Cominciò a dire la ragazza. “Non ho fatto niente di male!” Esclamò poi, alzando lo sguardo e fissandolo in quello di lui.
“Frequenti bar clandestini e consumi alcool quando sai benissimo che è illegale il contrabbando!”
“Andiamo, Charles, è una nuova era! Cosa c’è di male nel divertirsi, ascoltare un po’ di jazz e sorseggiare un cocktail?” Domandò Evelyn, avvicinandosi al poliziotto. “L’hai detto tu. Il contrabbando di alcool è illegale, non berlo.”
Charles sospirò.
“Ma io sono un poliziotto, Evelyn. Devo far rispettare la legge. Tu sei la mia fidanzata, non…” L’uomo si interruppe quando notò la condensa bianca che usciva dalla bocca della ragazza ad ogni suo respiro. Si tolse il giubbotto e lo sistemò delicatamente intorno alle spalle di Evelyn.
“Mi dispiace.” Mormorò lei, alzando il viso. “E’ la prima volta che vengo in questo locale da mesi. Da quando abbiamo cominciato ad uscire insieme non sono più uscita.” Aggiunse.
“E allora perché sei tornata?”
“Per quanto io ti ami… io sono fatta così. Ho cercato di cambiare per te, ma non sono riuscita.” Disse, riabbassando lo sguardo sulla strada. “Questa è la mia vita, qui ci sono i miei amici.” Aggiunse, allargando un braccio e indicando la porta del locale clandestino.
“Devo tornare in commissariato.” Rispose Charles, guardandosi nervosamente in giro. Il proprietario del locale era finito in manette, insieme a due noti esponenti della malavita che si incontravano spesso nel locale. I colleghi del poliziotto li stavano guidando fuori dal bar. “Questo discorso non è finito qui, Eve. Tengo troppo a te per perderti così.” Aggiunse l’uomo, allontanandosi dalla ragazza per raggiungere i suoi colleghi. Evelyn rimase ferma in quel punto ad osservare Charles per qualche minuto, prima di rendersi conto di avere ancora la sua giacca intorno alle spalle. Si strinse in quell’indumento per qualche secondo, poi cominciò a camminare velocemente verso casa sua, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
 
“Sei silenziosa questa mattina.” Disse Harry mentre preparavamo i borsoni per tornare a Londra. “Non è da te.” Aggiunse con un sorriso. Le cose erano tornate alla normalità tra di noi dopo la notte prima, ma ero un po’ triste per il sogno che avevo fatto. Possibile che in tutte le nostre vite passate, o almeno nei sogni che facevo, non Harry ed io non potevamo mai stare insieme? E se fossimo stati destinati a dover superare un milione di problemi per tutto il resto delle nostre vite?
“Ho un po’ di pensieri che mi distraggono.” Risposi mentre cercavo di infilare tutto quello che avevo comprato nel borsone con cui ero partita da casa di Harry. Era un’impresa quasi impossibile.
“Hai sognato Evelyn?” Mi chiese il ragazzo. Mi voltai immediatamente verso di lui.
“Sì.” Risposi. “Anche tu?”
Harry annuì e si sedette sul letto.
“Stava parlando con Charles fuori dal locale clandestino, dopo che lui l’ha beccata.” Replicò Harry. “Hanno litigato ma non sono riusciti a finire il discorso perché lui doveva tornare in commissariato.” Aggiunse.
“Ho sognato la stessa identica cosa.” Dissi. Chiusi la zip del borsone e mi sedetti di fianco al ragazzo.
“Di solito non facciamo mai lo stesso sogno.” Commentò Harry, circondando le mie spalle con un braccio e avvicinandomi a lui.
“No, infatti è strano. Era anche da tanto che non sognavo più queste cose.”
“Anch’io. Non ho sognato Evelyn o Margery da quando…” Disse e si interruppe.
“Da quando sei stato a letto con Emily.” Conclusi la frase. “Puoi dirlo, l’ho accettato.” Aggiunsi.
“Davvero?”
“Sì, non ne sono felice, ma è successo e ho smesso di negarlo. Eri ubriaco, hai fatto un errore… sono cose che capitano.” Dissi. “Tengo troppo a te per perderti così.” Aggiunsi, citando le parole di Charles.
Harry non disse nulla. Mi diede solo un bacio e mi strinse a sé.

 



Buongiorno! Ecco il capitolo ambientato a Venezia!
E' andata come vi aspettavate? Cosa ne pensate, Meg ha fatto bene a superare l'episodio e a perdonare Harry?
Ma soprattutto, sarà tutto rose e fiori da qui in avanti o prevedete che succederà qualcos'altro? :) Inoltre sono tornati i sogni su Evelyn e Charles!
Nel prossimo capitolo vedremo un appuntamento tra Harry e Meg e... un colpo di scena! Ma non vi voglio svelare altro!!

Vi dico però che ho finalmente finito di scrivere questa storia, per un totale di 20 capitoli! Ne ho anche iniziata una nuova e ho già 3 capitoli.
Vedrò come andrà avanti e magari comincerò a postarla prima che finisca questa!

Come sempre ci tengo a ringraziarvi tutte, perché vi adoro e basta. Siete meravigliose, quindi un grazie enorme per tutto!
E' una bellissima sensazione sapere che a qualcuno piace quello che scrivi ❤ Quindi non smetterò mai di ringraziarvi, sappiatelo!

Il prossimo capitolo, come sempre, arriverà martedì! Ancora grazie e se vi va di lasciarmi il vostro parere lo leggo sempre più che volentieri!
Se volete seguirmi su Twitter o Facebook posto sempre aggiornamenti sulle storie e, il venerdì, spoiler sui prossimi capitoli! ❤

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Capitolo 13
*** Just Like The First Time ***




Capitolo 13 – Just Like The First Time
 

Sembrava che il weekend a Venezia avesse sistemato tutto tra me e Harry. La nostra relazione stava andando di nuovo a gonfie vele ed ero felice. Certo, ogni tanto pensavo a quello che era successo con la sua ex, ma l’avevo accettato e superato perché quello che provavo per Harry era troppo forte. Mi era mancato davvero tanto, nonostante tutto. E poi mi aveva assicurato più volte che per lui non aveva significato nulla, che era talmente ubriaco che non si ricordava nemmeno che fosse successo. Non era stato facile accettarlo, ma ce l’avevo fatta.
“Meg?” Mi domandò Lexi a pranzo. Ormai le lezioni erano finite e stavamo per iniziare un corso estivo di Scrittura Creativa che ci aveva consigliato la professoressa. Così eravamo ancora tutti i giorni vicino al college e quel giorno stavamo pranzando al bar in riva al Tamigi.
“Sì?” Domandai. Il mio computer portatile era immancabilmente acceso e di fronte a me. Stavo cercando informazioni sul corso mentre mangiavo e cercavo di sostenere la conversazione con Lexi. Anche se, a giudicare dal suo sguardo, non ci stavo riuscendo. Aveva un’espressione seria e mi fissò per qualche secondo, prima che sul  suo viso comparisse un sorriso.
“Sono felice che tu sia tornata… in te.” Disse. “Sei distratta come al solito, piena di pensieri, hai sempre un sorriso…”
Emisi un sospiro di sollievo. Avevo paura che la mia amica stesse per dirmi qualcosa di molto peggio.
“Ho passato qualche settimana buia.” Risposi. “Ma, per fortuna, ho trovato un elettricista.” Aggiunsi ridendo. Anche Lexi scoppiò a ridere.
“Sei proprio tornata la solita Meg.”
“Lo dici quasi come se fosse un peccato.” La punzecchiai.
“Scherzi? Mi sono preoccupata quando è successo tutto quello che è successo.” Rispose Lexi, tornando seria.
“Non ero messa così male.” Dissi. “Ho anche superato quell’esame a pieni voti. Ti ricordi? Il giorno in cui ho scoperto che Jenny e Michelle hanno parlato con i giornalisti.” Le ricordai.
“E non ho mai capito come hai fatto.”
“E’ semplice, ho trasferito tutta la mia delusione, la mia rabbia e la mia frustrazione in quello che stavo scrivendo. Apparentemente ha funzionato.” Risposi, ridendo.
“Poteva andarti solo in due modi: o scrivevi un capolavoro…” Disse Lexi.
“O scrivevo il nuovo Cinquanta Sfumature di Grigio!” Risi.
“Non sono mai riuscita a finire di leggerlo.” Ammise Lexi.
“Perché, ci hai anche provato? Io non sono andata oltre al primo capitolo.” Dissi. “Oh, ecco le informazioni che cercavamo!” Esclamai improvvisamente. Lexi spostò la sedia più vicina a me e cominciò a guardare lo schermo del mio computer.
“Vi vedo piuttosto interessate.” Sentii la voce di Harry dietro di me. Mi voltai di scatto e lo trovai dietro di me con un sorriso enorme. “Mi avevi detto che avresti pranzato qui e ho pensato di farti una sorpresa. Ho finito in studio per oggi.”
“Una sorpresa molto gradita!” Esclamai, alzandomi e abbracciandolo. Harry mi diede un bacio sulle labbra, incurante di chi ci stesse guardando. Ero felice che tutto fosse tornato come prima. “Com’è andata?” Domandai poi, allontanandomi e guardandolo negli occhi. Sentivo ancora le farfalle nello stomaco quando i nostri sguardi si incrociavano.
“Benissimo, abbiamo registrato una nuova canzone!” Esclamò il ragazzo. Mi attirò ancora vicino a sé e mi diede un veloce bacio sulle labbra.
Improvvisamente scoppiai a ridere, incapace di trattenermi. Mi morsi il labbro per qualche secondo.
“C’è qualcosa che vibra nella tasca dei tuoi pantaloni… e spero che non sia la sorpresa di cui mi parlavi stamattina al telefono.” Dissi poi. Lexi scoppiò a ridere fragorosamente, subito seguita da Harry, che estrasse il telefono dalla tasca.
“Voglio conoscere le persone che ti hanno disegnata così, seriamente.” Commentò il ragazzo, ridendo e scuotendo la testa. Guardò lo schermo del telefono per qualche secondo e assunse un’aria perplessa.
“Numero sconosciuto?” Domandai.
“Sì, ma sarà Nick. Doveva chiamarmi per dirmi una cosa.” Rispose Harry. “Pronto?” Disse poi, portando il cellulare al suo orecchio. Si irrigidì al suono della voce della persona che lo stava chiamando.
Decisi di allontanarmi per lasciargli un po’ di privacy, sembrava una telefonata importante.
“Tutto ok?” Mormorò Lexi.
“Non lo so.” Dissi, alzando le spalle ed osservando Harry.
“No, Emily, ti ho detto che non voglio avere nulla a che fare con te.” Sentii dire Harry, che nel frattempo si era seduto al tavolino del bar insieme a noi. “No, sono stato chiaro dall’inizio, mi sembra. Quello che è successo è stato uno sbaglio enorme, qualcosa che non dovrà succedere mai più.” Aggiunse. Rimase in silenzio per qualche secondo, prima di contrarre la mascella in un’espressione furiosa. “Puoi venire a Londra quanto vuoi, non ci incontreremo.” Disse, prima di rimettere il cellulare nella tasca dei pantaloni.
Era irritato e imbarazzato, riuscivo a leggerlo nei suoi occhi. E la cosa brutta era che non avevo la minima idea di cosa potessi dire per farlo stare meglio. Ma soprattutto, ero io che dovevo fare stare meglio lui in quel momento? Era stato proprio lui a fare quell’errore in primo luogo.
“Hai mai provato il tramezzino con il bacon, l’insalata e i pomodori in questo bar? E’ buonissimo.” Dissi, sentendomi un po’ una stupida.
Lexi mi rivolse un’espressione intenerita, mentre Harry mi strinse una mano e si avvicinò per darmi un bacio.
“Scusa, non sapevo fosse lei. Non avrei risposto se l’avessi saputo.” Mormorò.
“Sta ancora cercando di vederti?”
“Sì, vuole incontrarmi. Ma non preoccuparti, non ho intenzione di farlo.” Rispose.
“Cambiando argomento un secondo.” Ci interruppe Lexi. “In qualità di migliore amica di Meg ho il dovere di sapere quale sarà la sorpresa di cui le hai parlato al telefono questa mattina, Styles.” Aggiunse, facendomi sorridere.
“Non te lo posso dire, altrimenti dirai tutto a Meg in mezzo secondo.” Rispose Harry. “Ma tranquille, non ci sarà nulla che vibra.”
Scoppiammo tutti a ridere e l’atmosfera diventò improvvisamente più leggera.
 
Harry era venuto a prendermi in auto e non aveva assolutamente voluto dirmi dove stavamo andando. Entrammo in un locale non molto grande e mi guardai intorno. C’erano dei tavolini, un palco con un piano, persone vestite in modo più o meno elegante. Era piuttosto presto, sicuramente troppo per un concerto vero e proprio. Sembrava uno showcase per gli addetti ai lavori nel mondo della musica. Riconobbi alcune delle persone in piedi vicino al palco: erano famosi giornalisti. Cosa aveva in mente Harry?
“Dove siamo?” Chiesi. “Cioè, siamo in un locale e fin qui ci arrivo.” Aggiunsi con un sorriso.
“Vedrai.” Rispose lui con aria misteriosa. Non riuscivo a capire se l’idea che potesse salire su quel palco e cantare una canzone al piano davanti a tutta quella gente mi piacesse o meno. Harry non sapeva suonare nulla a parte la chitarra. Però aveva detto che quella era una sorpresa. “Riesco a vedere i tuoi neuroni girare alla velocità della luce.” Mi scherzò il ragazzo, attirandomi più vicina a sé e dandomi un leggero bacio sulle labbra.
Avevo deciso di indossare un paio di scarpe con i tacchi e, per una volta, ero al suo stesso livello. Non avevo bisogno di alzare lo sguardo o di stare sulle punte per guardarlo negli occhi o per baciarlo.
Più passavano i minuti e più mi rendevo conto che Harry non sarebbe salito su quel palco. Quando le luci si abbassarono fu la conferma definitiva. Il ragazzo mi strinse un fianco e mi sorrise, mentre guardavo il pianoforte in trepidante attesa. Dove mi aveva portata?
Le luci si abbassarono ulteriormente, rendendo impossibile riconoscere la persona che stava salendo sul palco. Strizzai gli occhi, ma nulla. Quando l’artista cominciò a suonare capii di chi si trattava dopo poche note.
“Mi hai portata a vedere Birdy?” Domandai, voltandomi verso Harry, che stava sorridendo soddisfatto.
“Sì, so che ti piace e sapevo che avrebbe fatto uno showcase per giornalisti e gente dell’ambiente della musica. Ho chiesto in giro e mi hanno detto che potevamo venire anche noi.” Rispose.
In pochi istanti sentii i brividi risalire tutto il mio corpo. La ragazza stava cantando “Skinny Love”, originariamente di Bon Iver, una canzone che mi faceva sempre provare emozioni quasi incontrollabili. Era una di quelle che ascoltavo sempre dopo aver scoperto del tradimento di Harry. Ovviamente questo lui non poteva saperlo, gli avevo semplicemente detto che era una canzone che amavo tantissimo e lui aveva pensato di portarmi a vedere il concerto.
Harry mi guidò verso un tavolino vicino al palco e ci sedemmo. Era una serata perfetta: buona musica dal vivo, un drink e la sua compagnia.
 
“E’ bravissima.” Dissi, finendo il mio drink in un sorso. Eravamo alla fine del set ed ero piuttosto felice.
“Già, ha un talento pazzesco.” Rispose Harry. “Sono contento che ti sia piaciuta.” Aggiunse poi.
“E’ stata una bellissima serata. E una sorpresa decisamente gradita.”
“Ma non è finita qui. Ti va di andare a cena da qualche parte?”
“Volentieri. Ho una certa fame.” Dissi. “Quando mai, vero? Ho sempre fame.” Aggiunsi ridendo.
“Bene, allora so esattamente dove portarti.” Rispose il ragazzo, alzandosi. Lo seguii fuori dal locale fino alla sua auto.
“Un’altra sorpresa?” Domandai.
“Beh, sì e no. E’ un posto che conosci già.” Rispose mentre teneva lo sguardo fisso sulla strada.
“Sai sempre cosa dire per fare salire la mia curiosità.”
“Ti conosco bene.”
“Già.” Dissi, voltandomi verso di lui. Studiai il suo profilo mentre era attento al traffico serale di Londra. Mi sorpresi a pensare che non mi sarei mai stancata di farlo, nonostante tutto.
“Mi sento osservato.” Scherzò Harry con un sorriso.
“Scusa, non volevo fare la persona inquietante.” Dissi.
“Ma figurati, saresti inquietante se entrassi dalla mia finestra di notte e mi osservassi mentre dormo.” Rispose con serietà, prima di scoppiare a ridere pochi secondi dopo.
“Hai visto Twilight? Harry Styles, tu hai visto Twilight?” Domandai con stupore.
“Sono stato obbligato da mia sorella, lo giuro.”
“Sì, come no.”
“Ma ti pare che io vedrei di mia spontanea volontà un film del genere?”
“Sì, sì, dicono tutti così.” Scherzai. “Quanti ne hai visti?”
“Di cosa?”
“Dei film della saga.”
“Uno. Perché, ne hanno fatti altri?”
“Altri quattro.” Risposi. “E se non li hai visti non ti sei perso nulla.”
“Un giorno faranno film sui tuoi libri e il mondo sarà un posto migliore.”
“Ma sentilo, classica frase da paraculo!” Dissi, ridendo. Anche Harry scoppiò a ridere, mentre parcheggiava l’auto nel vialetto di casa sua.
“Dai, questa mi era venuta naturalmente! Non l’ho nemmeno dovuta pensare!” Si difese il ragazzo senza smettere di ridere.
“Segno che la tua paraculite sta peggiorando.” Replicai.
“Allora devo abbandonare il piano di portarti a cena nel locale dove siamo andati al primo appuntamento?” Domandò il ragazzo scendendo dall’auto e raggiungendomi. Mi fermai e finsi di pensarci su per un po’.
“No, ma solo perché mi piacciono i loro divanetti colorati.” Dissi.
“E il cibo?”
“Anche quello era niente male.” Risposi. Avevamo cominciato a camminare verso il pub, mano nella mano.
“La birra?”
“Era una Corona, non era un’esclusiva del Queens.”
“Giusto. Beh, ma ti sarà piaciuta anche la vista del parco.”
“Non male.”
“E la compagnia?”
“Ah! Ecco dove volevi arrivare!” Lo punzecchiai. Non riuscivo a smettere di sorridere.
“Mi hai beccato.”
“Anche quella non era per niente male.” Risposi, voltandomi e avvicinandomi per dare un bacio sulle labbra a Harry.
Nel frattempo eravamo arrivati davanti al pub e stavamo per entrare, quando una ragazza ci interruppe.
“Harry?” Lo chiamò.
“Sì?” Rispose lui, voltandosi.
“Harry, sono una tua grandissima fan, possiamo fare una foto insieme?” Domandò la ragazza. Harry sorrise istintivamente e le si avvicinò.
“Certo, nessun problema!” Esclamò. Mi offrii per scattare la foto con il suo cellulare.
“Grazie! Grazie mille! Sono felicissima di averti incontrato, Harry!” Disse. “Sei il mio idolo, dico sul serio!”
“Grazie a te.” Rispose lui, lievemente imbarazzato. “Mi ha fatto piacere conoscerti.” Aggiunse senza perdere il sorriso.
“Buona serata!” Esclamò la ragazza. Harry la ringraziò e salutò ed entrammo al pub, diretti verso il piano superiore.
“Non penso che mi abituerò mai fino in fondo.” Commentò una volta seduti ad un tavolo.
“Alle fan?” Chiesi.
“Sì, è strano. Questa era anche gentile e tranquilla, però quando mi dicono che sono il loro idolo mi imbarazzo un po’. Non ti dico quando ci sono le ragazze che urlano appena mi vedono o scoppiano a piangere. Mi fa piacere, per carità, ma non so mai come reagire.” Confessò.
“Deve essere strano avere qualcuno che comincia ad urlare appena ti vede.” Dissi, pensierosa.
“Abbastanza. Però non mi lamento, ci mancherebbe. E’ soprattutto grazie a loro che ho una carriera.”
“Harry caro, che piacere vederti!” Esclamò la cameriera, interrompendoci. “Megan, giusto?” Domandò poi a me.
“Esatto.” Risposi, rispondendo al suo sorriso. Quel pub mi piaceva per tanti motivi e uno di quelli era il personale. Ti facevano sentire a casa.
“Avete già deciso cosa ordinare?” Ci chiese la ragazza. Harry ed io ci scambiammo un’occhiata d’intesa poi lui ordinò per entrambi.
 
“E’ stata proprio una bella serata.” Disse Harry. Avevamo finito di cenare e ci stavamo gustando un paio di birre prima di tornare a casa. Harry aveva un braccio intorno alle mie spalle ed eravamo davvero affiatati. Probabilmente più di quanto lo fossimo mai stati.
“Mi è piaciuta. Grazie.” Replicai.
“Comunque non è ancora finita.” Aggiunse Harry con un sorrisetto che mi fece intuire cosa aveva intenzione di fare una volta tornati a casa.
“Ho dei ricordi di quello che è successo dopo il nostro primo appuntamento. Un calice di vino nella tua cucina, tu che mi hai baciata contro al bancone…” Cominciai a dire.
“Non sarebbe male rifarlo.”
“Stavo proprio pensando alla stessa cosa.” Dissi. Harry deglutì e mi rivolse quello sguardo impaziente che conoscevo bene. Era quello che aveva quando progettavamo quel genere di cose. E, probabilmente, era lo stesso che avevo anch’io in quel momento.
“Vado a pagare il conto, torno subito.” Replicò il ragazzo, alzandosi. Mi lasciò sola con i miei pensieri, così cominciai a guardare fuori dal finestrone del pub. I lampioni illuminavano la strada e si vedevano gruppetti di persone che stavano chiacchierando allegramente. Era una serata normalissima e la cosa mi piaceva parecchio.
Harry tornò al tavolo e si sedette di nuovo di fianco a me.
“Finiamo i drink e andiamo?” Propose.
“Volentieri.” Dissi, prendendo la bottiglia di Corona che avevo davanti e bevendone un sorso.
Con la coda dell’occhio notai una ragazza camminare verso di noi. Era familiare, pensavo di averla già vista da qualche parte. Ma dove? Capelli biondi, occhi azzurri, gambe lunghe, fisico da modella… Forse era una delle amiche di Harry che avevo conosciuto in qualche locale? Non riuscivo a ricordare.
Esattamente nello stesso momento in cui Harry pronunciò il suo nome capii chi era.
“Emily?”

 



Buongiorno!
Come vi anticipavo su Twitter e Facebook, ho deciso di cominciare a postare due volte alla settimana, altrimenti finiamo tra otto settimane! Così, almeno, in un mesetto arriveremo alla fine :)
Mi sembrava anche giusto non farvi aspettare sette giorni ogni volta, visto che in questi ultimi capitoli succederà più o meno di tutto! E, a questo proposito... colpo di scena!
Cosa vorrà Emily? Perché è tornata e ha rovinato l'appuntamento perfetto di Megan e Harry? Lo scopriremo martedì prossimo! :D
Non vedo l'ora di sapere cosa ne avete pensato di questo!!

Grazie a tutti per il supporto, vi adoro ❤
Un bacione grande!

p.s. Se volete seguirmi su Twitter (@TheSlayerFF) o su Facebook (facebook.com/TheSlayerEFP) posto sempre aggiornamenti sulle mie storie e mi fa sempre piacere conoscervi!

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Capitolo 14
*** Bad News, Meg ***



 

Capitolo 14 – Bad News, Meg

“Cosa fai qui?” Domandò Harry, stupito.
“Ho visto su Twitter la tua foto con una fan qui davanti. Sapevo che eri qui e sono venuta perché so che è l’unico modo in cui riuscirò a parlarti.” Rispose lei, sedendosi esattamente di fronte a noi. Continuavo a chiedermi se fosse il caso di andare in bagno e lasciarli da soli, ma c’era qualcosa nello sguardo di Harry che mi diceva di restare.
“Sono abbastanza occupato.” Disse il ragazzo. Aveva la mascella contratta, era veramente irritato.
“Quello che devo dirti non richiederà molto tempo.” Annunciò Emily con un sorriso. Decisi di concentrarmi sulla birra che avevo davanti a me, così presi la bottiglia e la portai alla bocca.
“Hai cinque minuti.” Disse Harry.
“Ci metterò molto meno.” Rispose lei senza perdere il sorriso. Qualcosa nella sua espressione mi spaventava. Non riuscivo precisamente a capire cosa fosse, ma aveva una luce leggermente folle nei suoi occhi. “Sono incinta. Ed è tuo.” Aggiunse.
Harry spalancò la bocca, mentre io, senza volerlo, spruzzai gran parte della birra che avevo in bocca davanti a me. Tipico. Mai che avessi una reazione appropriata! Anche se, effettivamente, non sapevo quale fosse una reazione appropriata per quel genere di annuncio. Emily era incinta e il bambino era di Harry.
“Ehm…” Fu tutto quello che Harry riuscì a dire.
“Volevo solo che tu lo sapessi. E volevo anche dirti che non ho intenzione di crescere questo bambino da sola.” Replicò lei.
“C-certo, io ti aiuterò…” Rispose il ragazzo. Era chiaramente sconvolto e non sapevo cosa fare per aiutarlo. Me ne stavo seduta sul divanetto, cercando di diventare invisibile. “Ma io sto con Meg, non tornerò con te.” Aggiunse Harry quando ritrovò un po’ di voce. Era impallidito e sembrava che stesse per svenire da un momento all’altro.
“Certo, questo è tutto da vedere.” Rispose la ragazza. “Torno in hotel adesso, sono stanca e questa situazione non fa di certo bene al bambino.” Aggiunse alzandosi. “Possiamo parlarne domani con calma? Non volevo dirtelo così, ma prenderti di sorpresa era l’unico modo, visto che non rispondi alle mie chiamate.”
“S-sì, domani ne possiamo parlare.” Rispose Harry. Lo sguardo di Emily si addolcì, mentre io cercavo di guardare ovunque tranne che nella sua direzione. Quando scese le scale per uscire dal pub mi voltai verso Harry.
“Stai bene?” Fu la prima cosa che riuscii a chiedergli. Volevo dirgli tantissime cose, ma non sapevo da dove iniziare. La mia mente non si era fermata nemmeno per un attimo per pensare a come stessi io a quella notizia. Il mio ragazzo stava per avere un bambino da un’altra. O meglio, da quella con cui mi aveva tradita poco più di un mese prima.
“Andiamo a casa.” Rispose velocemente, alzandosi. Lo seguii a casa, dove si sedette sul divano e si prese la testa tra le mani.
“Vuoi che ti lascio solo?” Domandai.
“No, no, io… mi dispiace, Meg.” Rispose, prendendomi una mano e facendomi sedere di fianco a lui.
Improvvisamente mi resi conto di una cosa: Emily era incinta, il che voleva dire solo una cosa. Harry era davvero andato a letto con lei, nonostante avessi passato le ultime settimane a sperare con tutta me stessa che se lo fosse inventata per cercare di rimettersi con lui.
Sospirai e mi appoggiai allo schienale del divano.
“Andrà tutto bene.” Dissi, anche se non ne ero molto convinta. Quella news avrebbe sicuramente cambiato tutto. Conoscevo Harry e sapevo com’era fatto. Amava i bambini. Come avrebbe reagito quando avrebbe conosciuto suo figlio o sua figlia? Avrebbe cercato di fare funzionare la relazione con la madre per dargli una famiglia stabile? Sapevo che i suoi genitori avevano divorziato quando era un bambino, sconvolgendolo e facendogli prendere una decisione: non avrebbe mai permesso che succedesse una cosa del genere nella sua famiglia. Non voleva che i suoi figli soffrissero come avevano fatto lui e sua sorella quando suo padre aveva annunciato che se ne sarebbe andato di casa.
“Sono un idiota.” Mormorò Harry, scuotendo la testa. “Cos’ho fatto?” Aggiunse. Era completamente sconvolto.
“Forse hai bisogno di parlare con un tuo amico.” Suggerii dopo un po’. “Perché non chiami Nick? Sono sicura che lui sia molto più indicato di me per questo discorso.” Aggiunsi.
“Meg, non voglio che le cose cambino tra di noi.”
“Lo so. Troveremo un modo per far funzionare tutto.” Dissi. “Ma al momento abbiamo bisogno entrambi di digerire questa novità.”
Harry chiuse gli occhi e continuò a scuotere la testa. Quando li riaprì notai che erano lucidi, così presi la situazione in mano. Chiamai Nick e gli chiesi di raggiungerci. Aspettai che arrivasse, poi chiamai un taxi e tornai a casa.
Lexi era ancora sveglia e stava leggendo un libro sul suo letto.
“Posso entrare?” Domandai, bussando leggermente alla sua porta, che era aperta.
“Certo! Cosa fai già a casa?” Mi chiese, raddrizzandosi e chiudendo il libro. Quando mi avvicinai e vide la mia espressione capì che c’era qualcosa che non andava. “Uh oh, non mi piace quella faccia.” Aggiunse.
Mi sedetti di fianco a lei, pensando a cosa dire. Avevo un milione di frasi che giravano nella mente ma nessuna sembrava volesse uscire dalla mia bocca.
“Abbiamo visto Emily a cena.” Dissi infine.
“Emily… Emily la ex? La stronza di Tokyo?” Domandò. Sorrisi al soprannome che le avevamo dato, ma tornai immediatamente seria. Il peso di quello che avevo scoperto quella sera mi faceva sentire come se stessi affogando.
“E’ incinta.” Dissi. Vidi Lexi cambiare mille espressioni. Passò da sorpresa a triste, preoccupata, arrabbiata. Le conoscevo tutte, le avevo viste milioni di volte. Cercai di distrarmi pensando a quanto fosse sorprendente il fatto che la conoscessi così bene.
“Mi dispiace, Meg.” Replicò. “Ma è sicuro?”
“Non lo so, è arrivata al pub, ha dato la notizia e se ne è andata, dicendo che era stanca e che vuole rivederlo domani per parlare.”
“Ok, calmiamoci. Ragioniamo. Potrebbe non essere di Harry.”
“Non lo so. Non so niente.” Dissi. Emisi un sospiro a metà tra il triste e l’arrabbiato. Avevamo passato una serata così bella insieme, perché aveva dovuto rovinare tutto in quel modo?
Non riuscivo a smettere di pensare all’espressione di Harry quando aveva sentito la news. Come poteva un ragazzo di diciannove anni essere pronto a diventare padre?
“Non vuol dire che cambieranno le cose tra di voi, Meg.” Disse Lexi, appoggiandomi una mano sul braccio.
“E come possono non farlo, Lex?” Domandai. “Sai cosa pensa Harry della famiglia. Anche se adesso mi dice che lui vuole comunque stare con me, cambierà tutto.”
Cominciai a pensare ai sogni sulle nostre vite passate. Margery non era mai riuscita ad essere ufficialmente la moglie di Re Edwin perché era solo un’ancella e le premesse per Evelyn e Charles non erano delle migliori: si amavano, ma erano troppo diversi. Lui era un poliziotto, un uomo di legge. Lei era una flapper, una ribelle che amava infrangere le regole.
“Ho quasi paura a chiederti cosa sta passando per quella tua mente contorta.” Disse Lexi, cercando di strapparmi un sorriso.
“E se Harry ed io non fossimo destinati a stare insieme?” Domandai improvvisamente, dando voce ad un pensiero che non voleva abbandonarmi.
“Margery e Re Edwin hanno avuto tre figli.” Rispose la mia amica. Sapevo che avrebbe capito subito il mio discorso, anche senza spiegarglielo. Era molto intuitiva ed era una delle qualità che mi piacevano di più di lei.
“Sì, ma Re Edwin è dovuto stare per tutta la sua vita con Lady Beatrice. Anche se era solo un matrimonio di facciata… non era libero di stare con Margery.” Dissi.
“Però si amavano.”
“Anche Charles ed Evelyn si amavano, però non vedo come possano aver risolto la loro situazione.” Dissi. “E anche Harry ed io ci amiamo, ma questo? Un figlio è… troppo.” Aggiunsi.
“Vorrei tanto aiutarti, Meg, ma non so proprio cosa fare.” Replicò Lexi. “Posso solo dirti di suggerire a Harry un test di paternità e sperare che la stronza di Tokyo si sia divertita con altri ragazzi.” Aggiunse.
“Lo spero tanto anch’io.” Dissi. “Forse è meglio se vado a letto, non voglio tenerti sveglia tutta la notte.”
“Ma figurati! Vuoi dormire con me?” Propose la mia amica. Valutai la proposta per qualche secondo.
“Ti dispiacerebbe?”
“Ma ti pare?” Domandò alzando un sopracciglio. “Vai a metterti in pigiama e infilati sotto le coperte. E’ un ordine!”
“Signorsì, Signore.” Risposi abbozzando un sorriso e andando in camera mia per cambiarmi e struccarmi. Sapevo che avrei passato la notte insonne a pensare, ma sapere di avere Lexi vicina mi faceva stare leggermente meglio. Lei c’era sempre quando avevo bisogno. Non sapevo proprio cos’avrei fatto se fossi stata da sola.
 
“Sai che non c’è niente di meglio del gelato a colazione per risolvere tutti i problemi?” Mi chiese Lexi il mattino seguente, accogliendomi nell’angolo cucina con un barattolo di gelato.
“Per qualche motivo non ne sono troppo convinta.” Risposi. “Ma grazie?”
“Va beh, io ci ho provato. Visto che ti conosco bene sono anche scesa da Starbucks a prendere la brioche al cioccolato che ti piace.”
“Mi chiedo spesso cos’ho fatto per meritarmi un’amica così.” Dissi.
“Non lo so, probabilmente nella tua vita precedente eri una bravissima persona e hai sparso karma positivo ovunque.” Rispose Lexi con un sorriso.
“In realtà credo di essere stata Evelyn nella mia vita precedente. Le date coincidono, se negli Anni Venti aveva qualche anno in più di me…” Dissi improvvisamente.
“Beh sì, in effetti è vero. Wow, non mi sono ancora abituata a questa storia.”
“Nemmeno io.” Dissi. Mi sedetti al tavolo e mi versai una tazza enorme di caffè, mentre la mia amica mi passava la brioche al cioccolato che aveva comprato da Starbucks. Alzai lo sguardo e notai che si stava abbuffando con un muffin alla marmellata di albicocca che, ovviamente, stava andando dappertutto tranne che nella sua bocca.
“Forse dovrei imparare a mangiare questi cosi!” Esclamò pulendosi e prendendo una spugna umida per ripulire anche il tavolo.
“Non farlo. Se tu imparassi a mangiare un muffin come un essere umano non ci sarebbe più gusto guardarti fare colazione.” Dissi e scoppiammo a ridere entrambe.
“Come stai?” Mi chiese Lexi dopo un po’. Non avevamo ancora parlato di quello che era successo il giorno precedente. Non avevo nemmeno molta voglia di farlo, così cominciai a fissare i pantaloni del mio pigiama e tracciai il contorno dei fenicotteri con l’indice. “Ma la cosa che mi chiedo da ieri sera è questa: cosa cavolo c’entrano i fenicotteri dei tuoi pantaloni del pigiama con il t-rex che hai sulla maglietta?” Domandò pochi minuti dopo la ragazza per cambiare discorso.
“Sono animali?”
“Sì, beh, il t-rex potrebbe usare i fenicotteri come stuzzicadenti.”
“Stuzzicadenti piumati?” Domandai. “Che schifo!”
“Io li vedrei più come stuzzicadenti rosa.” Replicò Lexi una volta tornate serie.
“Sono ancora nella stessa identica situazione di ieri.” Dissi infine. “La notte non ha portato consiglio.”
“L’unica cosa che ti posso dire è di chiamare Harry e parlarci. Anche lui sarà sconvolto in questo momento. E sappi che io sarò con te qualunque cosa succeda.”
“Grazie.” Dissi. “Proverò a chiamarlo più tardi.”
 
Evelyn sembrava agitata. Si guardava intorno mentre sorseggiava un thè. Dopo qualche minuto di attesa capii perché sembrava così in ansia: Charles comparve sulla porta della sala da thè e si diresse verso il tavolo dove era seduta la ragazza.
“Scusa il ritardo, non trovavo le chiavi di casa.” Disse l’uomo, sedendosi di fronte ad Evelyn, che annuì con aria assente.
“Non so come dirtelo, quindi lo farò e basta.”
“Ok.” Rispose Charles, cauto.
“So che eri venuto qui per dirmi che ti ho deluso e tutte queste cose. Il fatto è che ho degli ideali. Sono testarda e non riesco a pensare di cambiare così tanto per un uomo.” Disse Evelyn. “Per quanto io provi dei forti sentimenti per te... Credo che dovremmo smettere di vederci.” Concluse. La sua espressione era ferita, sembrava che stesse soffrendo e riuscivo a capirla. Nonostante mi trovassi in un sogno riuscivo a pensare e a rendermi conto della situazione.
Charles alzò lo sguardo, che aveva tenuto basso sul tavolo, e guardò Evelyn.
“Eve…” Cominciò a dire l’uomo. Boccheggiò qualche volta, prima di chiudere definitivamente la bocca e sospirare. Tra i due calò un silenzio imbarazzato.
Evelyn si morse il labbro inferiore, probabilmente cercando qualcosa da dire.
“Chuck.” Era la prima volta che sentivo Evelyn usare un diminutivo per il nome dell’uomo. Entrambi i loro sguardi erano carichi di sofferenza.
“Non era quello che mi aspettavo.” Ammise lui, tornando a guardare la ragazza. “Non volevo che smettessimo di vederci.”
“Non vedo altro modo, Chuck.” Disse Evelyn. “Siamo troppo diversi e finiremmo per soffrire entrambi. Più di così.” Aggiunse.
“Ma io non voglio perderti!” Esclamò l’uomo, alzando leggermente la voce. Alcune donne sedute ad un tavolo vicino posarono lo sguardo sulla coppia e Charles si ricompose immediatamente.
“Nemmeno io, credimi. Ed è questa la parte peggiore.” Rispose Evelyn. “E’ per il bene di entrambi.” Aveva gli occhi lucidi e stringeva il tovagliolo che aveva in grembo.
“Non andartene, ti prego.” Sussurrò Charles, prendendo la mano libera di Evelyn tra le sue. La ragazza lo guardò intensamente per qualche secondo, prima di scuotere la testa e ritrarre la mano.
“E’ per il bene di entrambi.” Ripeté. Riappoggiò il tovagliolo sul tavolo e uscì velocemente dalla sala da thè. La seguii fuori e la vidi allontanarsi velocemente tra la folla.

 



Buongiorno :)
Se siete arrivati a leggere fino a qui grazie e... siete autorizzati ad odiarmi. So che vi aspettavate un capitolo completamente diverso, ma insomma, è successo questo.
In questo capitolo abbiamo una serie infinita di cattive notizie: Emily annuncia LA notizia, Meg ricomincia a dubitare quello che ha con Harry e sogna anche la fine della relazione tra Charles ed Evelyn. Peggio di così non può proprio andare!
Però sono curiosissima di sapere cosa ne pensate e cosa credete che succederà nei prossimi capitoli!

Grazie a tutti per aver letto, inserito la mia storia tra le preferite o le ricordate o le seguite e per le recensioni! Vi adoro ❤
A venerdì con il prossimo!

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Capitolo 15
*** Three Is A Crowd ***


Capitolo 15 – Three is a crowd


“Sei sicura di stare bene? Sei pallida.” Mi chiese Lexi il giorno seguente. Mi ero svegliata con il ricordo sgradevole del sogno che avevo fatto e non riuscivo a togliermelo dalla testa.
“Lex, non sono mai stata molto colorita.” Le ricordai. “Sto bene, non preoccuparti. Sono solo un po’ agitata.” Dissi. Appoggiai il bicchiere di cappuccino di Pret-A-Manger sul tavolino davanti a me e sospirai, guardando l’orologio sullo schermo del mio iPhone. Era pomeriggio, probabilmente un orario insolito per quello che stavo bevendo, ma avevo bisogno di caffeina per svegliarmi del tutto.
“Stai tranquilla, andrà tutto bene.” Mi rassicurò la mia amica.
“Non ho idea di come possa andare questa conversazione tra di noi.” Risposi. “Sarà ancora sconvolto per quello che ha scoperto ieri sera.”
“Penso di sì, sono sicura che supererete anche questo.”
“Lo spero vivamente.” Dissi. Riportai alle labbra il cappuccino ancora bollente e lo finii. “Ok, augurami buona fortuna, vado.” Aggiunsi alzandomi.
“Buona fortuna, Meg.” Rispose Lexi, sorridendomi.
 
Per tutto il tragitto fino a casa di Harry non riuscii a pensare a nient’altro che al sogno che avevo fatto quella notte. Charles ed Evelyn si amavano, eppure erano troppo diversi e avevano dovuto lasciarsi per evitare di soffrire. E se quello fosse stato anche il mio destino? Anche Re Edwin e Margery si amavano, ma nonostante quello non erano riusciti a stare insieme ufficialmente.
La corsa in autobus fu più lunga del solito, probabilmente per colpa del traffico del sabato. Tutti sembravano essere in giro quel giorno. Londra diventava invivibile durante il weekend. Di fianco a me notai due ragazzine con una cartina enorme. Stavano cercando di raggiungere Primrose Hill e parlavano con accento americano. Scesero alla mia stessa fermata e si fermarono davanti al pub del primo appuntamento con Harry, mentre io proseguii fino alla villetta bianca del ragazzo e citofonai.
“Meg!” Esclamò Harry quando mi vide davanti alla porta. Sembrava decisamente felice di vedermi. Lo abbracciai stretto e gli diedi un bacio sulle labbra, anche se non riuscivo a liberarmi di quella brutta sensazione di ansia che pervadeva tutto il mio corpo.
Il mio sguardo si posò immediatamente su un borsone rosa appoggiato sul pavimento dell’ingresso che non avevo mai visto prima. Harry capì cosa stavo guardando e il suo sorriso si spense.
“Volevo dirtelo prima che lo scoprissi in altri modi.” Cominciò a dire.
“Cosa?” Domandai. “Che ti piace il rosa?”
“Non proprio.” Rispose con un sorriso. Lo seguii in soggiorno, dove ci sedemmo sul divano. “Emily passerà un po’ di tempo a casa mia.”
“Scusa?” Chiesi, raddrizzandomi e sgranando gli occhi. Fortunatamente non stavo bevendo com’era successo quando avevo scoperto che Emily era incinta, altrimenti avrei di nuovo spruzzato acqua ovunque.
“Abbiamo parlato questa mattina…” Rispose il ragazzo. “Mi ha chiesto se può passare qui qualche settimana, mentre cerca un appartamento.”
“Ma…” Provai a ribattere.
“E’ incinta, Meg. Mi ha detto che stare in hotel la stressa.”
Mi morsi la lingua per evitare di chiedere cosa ci fosse di stressante nel vivere in hotel, dove le cameriere pensavano a tutto.
“Ok.” Dissi infine. Avrei cercato di non esprimere tutto il mio disappunto per quella decisione. Conoscevo Harry, sapevo che era una persona buona e che non sarebbe mai riuscito a dirle di no. Soprattutto visto che era incinta di suo figlio. E, a quel proposito… “Ma avete parlato di test del DNA e cose del genere?” Domandai.
“Sì.” Rispose Harry lentamente. “Lo farà dopo la nascita del bambino. L’amniocentesi si può fare più avanti ma è troppo invasiva.” Aggiunse, scuotendo lievemente la testa come se non avesse la minima idea di quello che stava dicendo.
“Ma si può fare il test del DNA anche con un tuo campione di sangue e uno di lei. Quello non è invasivo per il bambino.” Risposi, incapace di stare zitta. Mi ero informata anch’io, perché volevo sapere se avessimo dovuto aspettare sette, otto mesi prima di scoprire se Harry era davvero il padre o se avremmo potuto saperlo prima. Mi rendevo conto di suonare molto egoista, ma non ero proprio riuscita a trattenermi.
“Emily lo sa, ma preferisce farlo dopo.” Disse Harry. Mi rivolse uno sguardo disperato e decisi di lasciar perdere il discorso. Era evidente che quella storia pesava parecchio sulle sue spalle e non volevo aggiungere ulteriori preoccupazioni. La prospettiva di dover aspettare ancora parecchi mesi non era di certo allettante, ma evitai di continuare a parlarne.
“Cosa fai oggi?” Domandai improvvisamente, per cambiare discorso. Non amavo il silenzio imbarazzato. Mi metteva a disagio più di ogni altra cosa al mondo.
“Assolutamente nulla. Anzi, speravo di passare la giornata con te.” Rispose il ragazzo, ritrovando il sorriso.
“Volevo giusto proporti uno dei miei passatempi preferiti.” Dissi.
“Shopping?” Mi chiese immediatamente il ragazzo, con un sorriso.
“No, non si tratta di quello. Sei lontano anni luce!” Esclamai.
“Andiamo al museo?”
“No. Sei sempre lontanissimo.”
“Allora è qualcosa che ha a che fare con l’aria aperta.” Disse Harry.
“Fuochino.”
“Lo zoo?”
“No. Dai, te lo dico! Prendiamo una coperta, qualcosa da mangiare e facciamo un picnic a Primrose Hill, cosa ne dici?”
“Dico che in questo momento ne avrei proprio bisogno.” Rispose Harry. “Mi piace un picnic all’ora del thè.” Commentò il ragazzo tra sé e sé mentre saliva le scale per andare a recuperare una coperta. Una volta tornato in salotto decisi di fargli una domanda che avevo in mente più o meno da quando ero entrata in casa.
“Dov’è Emily adesso?” Chiesi.
“Le ho chiesto di passare ancora questa notte in hotel perché volevo avere del tempo per parlare con te. Ho cominciato a portare qui una delle sue borse.” Rispose Harry, roteando gli occhi al cielo. “E ti assicuro che ne ha tante.” Aggiunse. Emise un sospiro e mi attirò più vicina a sé per darmi un bacio sulle labbra.
“Come stai?” Chiesi.
“Confuso.” Mi rispose, guardandomi intensamente. Chiuse gli occhi e appoggiò la sua fronte contro la mia. “Da una parte vorrei scappare il più lontano possibile, ma dall’altra… il bambino è mio. E’ una cosa che non posso e non voglio ignorare.” 
“Riusciremo a superare anche questa.” Sussurrai, prima di avvicinarmi ulteriormente a Harry e permettere che le nostre labbra si toccassero di nuovo.
“Grazie.” Rispose semplicemente lui. “Per essere ancora qui, intendo. Sei una persona speciale, non meriti tutti i casini che ti sto facendo passare.” Aggiunse, facendomi tornare in mente il sogno che avevo fatto quella notte. Rabbrividii e cercai di smettere di pensarci. Non volevo che quello fosse il destino riservato anche a noi due.
“Passiamo dal negozio di cupcakes che mi piace tanto?” Domandai per spostare l’attenzione di entrambi su qualcos’altro.
“Certo.” Rispose. “Ma prima vieni qui.” Aggiunse prima di attirarmi di nuovo in un lungo bacio.
 
Il pomeriggio passato a Primrose Hill tra un thè, un cupcake, qualche bacio e chiacchiere su tutto e su niente, si rivelò una grande idea. Harry sembrava decisamente più rilassato e anch’io ero riuscita a smettere di pensare ad Emily e al sogno che avevo fatto quella notte per qualche minuto.
“Avevo bisogno di un po’ di tempo con te.” Disse Harry. “Da solo, intendo.”
“Anch’io.” Risposi. Mi stava tenendo stretta a sé e mi sembrava di essere la persona più fortunata del mondo. Ero felice tra le sue braccia. Sentivo che nulla poteva separarci, nonostante tutto.
Improvvisamente un pallone da calcio ci raggiunse e Harry riuscì a deviarlo con una mano prima che mi colpisse in faccia.
“Scusate! Scusatemi tanto!” Esclamò una ragazza, correndo verso di noi con aria affannata. Di fianco a lei, un bimbo di al massimo due anni la seguiva con passo incerto. Era da qualche minuto che stavano giocando a palla poco lontano da noi. “William non si rende conto di dove calcia il pallone.” Disse ancora la ragazza, fermandosi davanti a noi. La vidi cambiare espressione quando si rese conto di chi aveva davanti, ma non disse nulla.
“Nessun problema.” Risposi con un sorriso. Spostai lo sguardo sul bimbo di fianco a lei e lo salutai con la mano. Per tutta risposta, William si nascose dietro alle gambe di sua madre.
“E’ timido quando vede persone che non conosce. Però non lo è per niente quando deve calciare il pallone.” Spiegò la ragazza.
“Era anche un bel calcio!” Esclamò Harry, sorridendo al bambino. “Da grande farai il calciatore?”
William si nascose ancora di più dietro alle gambe della madre.
“Vedremo.” Disse la ragazza. “Scusate ancora per il disturbo!”
“Di nulla, figurati.” Rispose Harry. La madre e il bambino si allontanarono, ma Harry non riuscì a distogliere lo sguardo da loro. “Ho sempre pensato che avrei avuto una famiglia. Ho sempre voluto figli…” Cominciò a dire. “Ma non avevo mai immaginato che sarebbe successo così presto e così… così.” Concluse.
Strinsi leggermente la sua mano senza dire nulla, ma continuando a pensare al futuro. A quante cose sarebbero cambiate una volta nato il bambino di Emily. Continuavo a chiedermi se Harry ce l’avrebbe fatta, ma la domanda che avrei dovuto farmi era semplicemente una: ce l’avrei fatta io? Avevamo entrambi diciannove anni, era davvero presto per un figlio. Mi rendevo conto che non sarei stata la madre, ma sarebbero comunque cambiate tantissime cose e non sapevo se sarei riuscita ad affrontare la situazione.
“Guardiamo un film a casa mia questa sera?” Mi chiese Harry dopo un po’.
“Volentieri.” Dissi. “Però scelgo io.”
“Perché, non ti è piaciuto l’ultimo film che ho scelto io?” Domandò il ragazzo con un sorriso beffardo.
“Uhm, fammi pensare… no. Mi sono addormentata!” Esclamai.
“Ma tu ti addormenti sempre.”
“Non è vero.”
“Ti sei addormentata anche mentre guardavamo gli Oscar!”
“Capirai, era notte fonda da noi!” Dissi. Ormai Harry stava ridendo e anch’io con lui. L’atmosfera era diventata più leggera e sembravano di nuovo due adolescenti innamorati e che non avevano problemi.
“Va bene, te lo concedo.”
“Vedrai che questa sera faccio i popcorn e non mi addormento.” Dissi. “Mentre tu vai a casa a preparare tutto io passo dal supermercato e li compro.” Aggiunsi, alzandomi dalla coperta di lana.
“Vuol dire che il pomeriggio è già finito?”
“Sì. Vuol dire che è già ora della mia terribile cucina!” Esclamai. Non ero una pessima cuoca, ma non mi ci ero mai nemmeno applicata più di tanto. Il mio massimo era scaldare qualcosa di precotto oppure cucinare qualcosa di semplice e veloce.
“Ma se cucinassi io?” Propose il ragazzo.
“Mi sacrificherò per il bene comune e dirò di sì.” Risposi. In realtà ero molto contenta che avesse deciso di cucinare, perché era decisamente più bravo di me. “Allora tu prepara la cena e io vado a prendere i popcorn per stasera. E il film. Non ti dirò cos’ho scelto finché non tornerò a casa.”
“Mi piace quando dici che tornerai a casa.” Disse improvvisamente Harry. “Mi fa pensare al futuro.”
Non risposi e distolsi lo sguardo dal suo.  Improvvisamente l’atmosfera tornò pesante perché ricominciai a pensare che, dal giorno successivo, lui avrebbe vissuto con Emily. Certo, era per qualche settimana, o almeno così diceva lei. Ma una persona che era convinta che vivere in hotel era stressante non avrebbe di certo fatto la fatica di trovare un appartamento e fare il trasloco.
“Prendo anche quelli al cioccolato, okay?” Domandai distrattamente, allontanandomi dal ragazzo.
“Okay.” Rispose. Lo guardai piegare la coperta su cui eravamo stati sdraiati tutto il pomeriggio e poi decisi di andare al supermercato a comprare il necessario per quella sera. Avevo bisogno di smettere di pensare e fare la spesa mi aiutava. Se non altro riuscivo a concentrarmi sulle cose da comprare per qualche minuto, liberando la mente da tutto il resto.
 
“Non indovinerai mai cos’ho trovato per questa sera!” Esclamai quando Harry aprì la porta quella sera. Aveva un’espressione seria che non riuscivo a decifrare.
“Vieni, entra.” Disse e chiude la porta dietro di sé.
“Va tutto bene?” Domandai, appoggiando il sacchetto del supermercato sul mobile all’ingresso.
“Harry?” Sentii una voce femminile provenire dal soggiorno. Era la voce di Emily. L’avrei riconosciuta tra mille. Era dalla sera prima che la sentivo risuonare nella mia testa con la frase: “Sono incinta. Ed è tuo.”
“Mi ha telefonato dicendomi che si è sentita male in hotel. Si è spaventata e mi ha chiesto di passare la notte qui, così se dovesse succedere qualcosa la posso portare all’ospedale.”
Sospirai e alzai gli occhi al cielo. Addio serata romantica con film, popcorn e coccole sul divano.
“Ho comprato anche le caramelline gommose.” Dissi con tono piatto.
“Mi dispiace tanto.” Sussurrò il ragazzo guardandomi con un’espressione tanto affranta che mi fece sentire una stretta al cuore.
“Non importa. Ci saranno altre occasioni per stare da soli.” Risposi. Ripresi la borsa con le cose che avevo comprato al supermercato e mi avviai verso il salotto. “Ciao Emily. Spero che ti piaccia ‘The Inbetweeners’, ho preso il cofanetto.” Dissi poi.
La ragazza era sdraiata sul divano con una coperta di pile e una rivista di moda.
“Non mi fa impazzire.” Commentò con il suo fastidioso accento australiano. Cercai di combattere con tutte le mie forze l’istinto di sbuffare e mandarla a quel paese. Avrei voluto dirle che non mi importava se quel telefilm non le piaceva, perché quella doveva essere la mia serata da sola con Harry.
“E’ il mio telefilm preferito!” Esclamò il ragazzo, raggiungendoci e mettendomi un braccio intorno alle spalle. Emily ci lanciò un’occhiataccia ma non disse nulla. Sfogliò il giornale di moda con tanto vigore da quasi rompere la pagina. Si prospettava una serata davvero lunga.
“Cos’hai cucinato?” Domandai per cambiare argomento.
“Non ho fatto in tempo a preparare nulla perché sono andato a prendere Emily, così ho ordinato da quel ristorante italiano che ci piace tanto. Ho preso il tuo piatto preferito.” Rispose.
Non vedevo l’ora di sedermi a tavola per scolare un’intera bottiglia di vino e dimenticarmi di tutta quella orrenda situazione. O almeno speravo che ci fosse vino. Emily era incinta, quindi non poteva bere.
“Nessun problema.” Mi costrinsi a rispondere. “Vado un secondo in bagno.” Aggiunsi e salii le scale. Notai le borse di Emily nella stanza degli ospiti e sbuffai. Dopo aver chiuso la porta alle mie spalle aprii l’acqua del lavandino e mi sedetti sul bordo della vasca, respirando profondamente. Estrassi il cellulare dalla tasca dei pantaloni e mandai un messaggio a Lexi. Mi richiamò dopo pochissimi secondi.
“Non mi mandavi un messaggio con scritto SOS da secoli.” Disse la mia amica quando risposi.
“Lo so, mi trovo in una situazione bruttissima e non so come uscirne. Mi sento anche abbastanza stupida.”
“Cos’è successo?”
“La stronza di Tokyo ha telefonato a Harry con il suo stramaledetto accento australiano, gli ha detto che si è sentita male e quindi si è trasferita a casa sua rovinando la nostra ultima serata da soli.” Dissi tutto d’un fiato.
“E perché ti senti stupida?”
“Perché sono gelosa, la odio e vorrei che sparisse. E mi sento stupida perché sono tutti sentimenti irrazionali che non ho mai provato in tutta la mia vita.”
“Ma direi che hai ragione, Meg!”
“Sì, ma forse dovrei odiare lui. E’ lui che ci è andato a letto e l’ha anche messa incinta. Non ha fatto tutto da sola.” Dissi.
“Non è una situazione facile. Perché non torni a casa?”
“Perché sembrerei un’idiota infantile e gelosa che non sopporta la situazione. Che è quello che sono.”
“Meg, finiscila. Adesso alzi il culo e torni a casa. Dici a tutti che ti ho telefonato in crisi per qualcosa, che ne so, perché non riesco a togliere il rossetto waterproof che ho comprato oggi, e torni da me. Non devi sopportare questa situazione se ti fa stare male.”
Fissai l’acqua che usciva dal rubinetto del lavandino per qualche secondo, prima di rispondere.
“Dimmi che la storia del rossetto waterproof è solo una scusa.” Lexi non rispose e capii che non se l’era inventato. “Passo a prendere uno struccante più potente di quello che abbiamo prima di tornare.” Dissi, scuotendo la testa e sorridendo.
“Brava, grazie. Non posso farlo io, quando mi vedrai capirai.”
“Cos’hai combinato?” Domandai.
“Ho comprato una sfumatura di viola un po’ troppo brillante e non l’ho applicato nel migliore dei modi. Sembro un dannato clown.”
“Arrivo.” Dissi, felice di avere una scusa per uscire da quella casa. Terminai la conversazione, chiusi il rubinetto del lavandino e scesi per annunciare che me ne sarei andata. Harry era seduto sul divano di fianco ad Emily e le stava provando la febbre con una mano sulla fronte. Ero contenta di andarmene, ma non lo ero altrettanto di lasciare quei due da soli.
“Mi ha chiamata Lexi, ha una piccola emergenza e devo tornare a casa.” Dissi, ignorando la sensazione di nausea che provavo alla vista di Harry vicino ad Emily.
“Va tutto bene?” Mi domandò immediatamente il ragazzo.
“Sì, più o meno. Ha bisogno di me.” Risposi velocemente. Non gli avevo mentito, ma mi sentivo come se lo avessi appena fatto.
“D’accordo. Ti chiamo dopo?”
“Ok.” Risposi. Harry si alzò e mi abbracciò stretta per qualche secondo. “Chiama un taxi, non prendere l’autobus.” Sussurrò al mio orecchio.
“Non preoccuparti.” Dissi e mi allontanai. Presi la mia borsa e uscii da quella casa, che era improvvisamente diventata soffocante.

 



Buongiorno!
In questo capitolo ci sono altre novità, altri cambiamenti e Meg comincia a cedere, perché è tutto decisamente più grande di lei.
In fondo si tratta sempre di tre diciannovenni le cui vite stanno per cambiare completamente per l'arrivo del bambino. Meg vorrebbe che tutto continuasse ad essere com'era prima, ma è piuttosto impossibile.
Soprattutto perché Emily non è la persona più simpatica del mondo, ecco.
Ma per fortuna c'è Lexi, che è sempre adorabile :)

Cosa ne pensate? Spero che vi sia piaciuto!
Il prossimo sarà martedì. Credete che le cose cominceranno ad andare meglio per Meg oppure peggio?
Ma soprattutto, è possibile peggio di così? Fatemi sapere quali sono le vostre idee, adoro sempre leggerle!

Grazie a chi sta leggendo la mia storia. Non vedo l'ora di postare i capitoli per leggere le vostre impressioni! Siete fantastiche ❤
Grazie a chi la segue e a chi l'ha inserita tra le preferite e le ricordate. E grazie a chi recensisce, ormai lo sapete che vi adoro, perché sì. ❤
Alla prossima!!

p.s. Se volete seguirmi su Facebook o su Twitter posto sempre aggiornamenti sulle mie storie (e mi fa sempre piacere conoscervi :D)

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Capitolo 16
*** More Bad News ***




Capitolo 16 – More bad news
 

“Meg?” Mi chiamò Lexi con una nota di urgenza nella voce.
Abbandonai l’asciugamano con cui stavo cercando di asciugare almeno un po’ i capelli e la raggiunsi in camera sua. Stava guardando lo schermo del computer con aria terrorizzata.
“Lexi? Hai trovato di nuovo la pubblicità del coso per combattere i funghi alle unghie dei piedi?” Domandai, avvicinandomi. La ragazza assunse un’espressione disgustata, ma scosse la testa.
“No, non è quello. E volevo dirtelo io prima che lo scoprissi da sola.”
“No!” Esclamai improvvisamente. “Hanno cancellato Criminal Minds?”
“Tranquilla, l’hanno rinnovato per una nuova stagione. Si tratta di Harry.”
“Oh. Oddio, cos’è successo ancora?” Chiesi. Non era abbastanza il fatto che non ero riuscita a passare cinque minuti da sola con Harry in due settimane da quando la ragazza si era trasferita a casa sua. Ogni volta che cercavamo di rimanere da soli Emily irrompeva nella stanza dove ci trovavamo o, quando uscivamo, telefonava a Harry ogni tre secondi circa, inventandosi una scusa per farlo tornare a casa da lei. Cos’altro doveva esserci?
“Sono andata su quel sito di gossip dove vado ogni tanto…” Cominciò a dire Lexi. “E stavo guardando tutte le copertine dei giornali di questa settimana.” Continuò alzando lo sguardo dallo schermo e guardandomi negli occhi. “C’è Emily sulla quella di Hello!Magazine…” Concluse.
“Cosa dice?” Domandai. Speravo che non dicesse quello che immaginavo.
“Il titolone dice ‘Sono incinta e il padre è Harry Styles’…”
Sospirai e mi sedetti sul letto di Lexi, anche se il mio primo istinto fu quello di prendere qualcosa a pugni. Invece portai il cuscino della mia migliore amica al petto e lo strinsi.
“Per qualche motivo avevo sperato che questa storia non sarebbe uscita sui giornali.”
“Anch’io. Anche perché c’è di peggio.”
“Peggio di questo?”
“Sì. Pare che nell’articolo dica che è stufa di tutte le persone che dubitano che sia stata a letto con Harry e che ha il filmato di quella sera per provarlo.”
“Le cattive notizie viaggiano sempre in gruppo, eh?” Chiesi scuotendo la testa. Non riuscivo a credere che Emily avesse addirittura minacciato di rilasciare il filmato con Harry. Facevo fatica anche solo ad immaginare che una persona potesse filmare certe cose, figuriamoci pubblicarle!
“Mi dispiace, Meg. Hai sentito Harry in questi giorni?”
“Sì, stavamo progettando…” Cominciai a dire. “Ecco perché ha rilasciato quell’intervista. Si è incazzata perché Harry ed io stavamo organizzando un weekend da qualche parte per stare un po’ da soli.” Dissi.
“Quella è proprio una pazza totale.” Commentò Lexi. “Come possiamo liberarcene?”
“Scriviamo a J.K. Rowling e le chiediamo di prestarci Harry Potter per un incantesimo speciale?”
“Secondo me non basterebbe nemmeno Voldemort per farla sparire.” Disse Lexi, facendomi scoppiare a ridere per qualche secondo. La mia amica riusciva sempre ad alleggerire l’atmosfera anche durante i momenti più bui.
“Hey! Noi non diciamo il suo nome!” Replicai, fingendomi scandalizzata e citando i libri dell’autrice. “Sai, forse l’ossessione di Chris con Cinquanta Sfumature di Grigio e le cose strane non era tanto male.” Dissi dopo un po’.
“Stai dicendo che avresti preferito essere strozzata durante il sesso a tutta questa situazione?”
Ci pensai per qualche secondo.
“No.” Risposi infine. “Però la relazione con Chris è stata decisamente più facile da troncare. L’ho lasciato e basta. Qui… io amo Harry. Lo amo davvero. Ma non so per quanto riuscirò ad andare avanti così. Emily è tornata da due settimane e mi sembra di stare impazzendo, figurati tra sette mesi o quello che è.” Aggiunsi.
Continuavo a pensare all’ultimo sogno che avevo fatto, quello in cui Evelyn aveva lasciato Charles perché erano troppo diversi. Da quella notte non avevo sognato più nulla e mi chiedevo cosa fosse successo tra i due. Mi rifiutavo di pensare che la loro storia fosse davvero finita così.
“Stai pensando di lasciarlo?” Mi chiese Lexi, facendomi sussultare. Non avevo ancora ammesso nemmeno con me stessa che ci avevo pensato in quei giorni. Sentirlo dire ad alta voce faceva sembrare il tutto definitivo, reale.
“Non lo so. Ci stavo pensando. Sai che non sono una persona che scappa facilmente davanti alle difficoltà, ma…” Cominciai a dire ma fui interrotta dal campanello di casa. “Vado a vedere chi è.” Dissi. Ero sollevata dall’idea di non dover finire quel discorso. Non sapevo come sarei riuscita ad esprimere a parole il pensiero che quello che stava succedendo fosse troppo per me. Avevo diciannove anni, quella era l’età per divertirsi, sperimentare, vivere… non era l’età per avere una relazione così seria con tanto di figlio di un’altra ragazza annesso. Oltre al fatto che sapevo benissimo che avrei finito per farmi male e non volevo che succedesse.
Raggiunsi la porta e la aprii, pensando probabilmente di trovarmi davanti Matt, oppure Harry. Forse un po’ speravo di vedere Harry. Avevo vissuto le ultime due settimane nella speranza che mi facesse una sorpresa, che venisse a casa mia e mi dicesse che era tutto un grande scherzo.
“Mamma?” Chiesi quando, invece, mi trovai a fissare lo sguardo dolce di mia madre.
“Ciao, amore!” Esclamò la donna, abbracciandomi stretta.
“Hai deciso di passare il weekend in città?” Chiesi, facendola entrare.
“Sì, avevo voglia di vederti e ho pensato di passare a trovarti!” Esclamò mia madre, guardandosi intorno. L’appartamento non era nelle condizioni migliori, ma per fortuna non era nemmeno tanto in disordine. O almeno la zona giorno. Il bagno in cui mi ero appena fatta la doccia e lavata i capelli era un’altra storia. “Tesoro, sai che non fa bene rimanere con i capelli bagnati.” Aggiunse mia madre.
“Li ho appena lavati.” Dissi, facendola accomodare al tavolo della zona pranzo. “Ti faccio fare compagnia da Lexi per dieci minuti, il tempo di asciugarli, e poi andiamo da qualche parte, ok?” Aggiunsi. Mia madre annuì, così chiamai Lexi velocemente e le chiesi di intrattenerla per pochi minuti.
 
“Come stai?” Mi chiese mia madre una volta uscite dall’appartamento. Eravamo in ascensore e stavo cercando un posto carino in cui portarla per parlare un po’.
“Sto.” Risposi con sincerità. Sapevo che aveva letto tutti gli ultimi gossip dai giornali e probabilmente era venuta a Londra proprio per quel motivo.
Appena uscite dall’appartamento ci ritrovammo circondate dai paparazzi e dai giornalisti che volevano una dichiarazione da me.
“Megan! Cosa ne pensi di quello che ha detto Emily a Hello! Magazine?” Mi domandò un uomo.
“Emily è davvero incinta? Tu e Harry state ancora insieme?” Mi chiese una donna, spintonando una ragazza di fianco a lei per avvicinarsi più a me.
“Quando sono arrivata non erano qui.” Commentò mia madre, guardandosi intorno con aria spaventata.
“Andiamo via.” Dissi e la trascinai lontana da quel gruppo di sanguisughe. Quello era decisamente uno dei giorni in cui volevo maledire il momento in cui mi ero innamorata di una popstar di fama internazionale.
Fermai un taxi libero che stava passando e salii sul sedile posteriore. Mia madre mi seguì, sempre guardandosi intorno con aria sconvolta.
“Dove andiamo, signore?” Chiese l’uomo.
“Il Library Bar al Lanesborough Hotel.” Risposi, nominando il primo locale che mi era venuto in mente. Sapevo che facevano un ottimo thè pomeridiano e stavo morendo dalla voglia di addentare degli scones e di parlare con mia madre lontano dai paparazzi.
Arrivate a destinazione mia madre insistette per pagare la corsa in taxi ed entrammo nel bar. Non sapevo il motivo preciso per cui l’avevo scelto, anche perché era un posto molto elegante e non ero sicura di essere vestita nel modo giusto. Forse mi piaceva l’idea di bere un thè con mia madre in un posto pieno di libri.
“Tesoro, vuoi parlare di tutta questa situazione?” Mi chiese mia madre dopo aver ordinato. Mi ero assicurata di chiedere alla cameriera una dose extra di scones con tutte le creme e marmellate del caso. Ne avevo bisogno.
“Hai presente quando pensi di aver superato qualcosa? Quando credi di aver perdonato qualcuno per qualcosa che ha fatto, ma questa cosa continua a tormentarti? Ecco.” Dissi.
“Emily è la ragazza con cui Harry ti ha tradita a Tokyo?”
“Sì.” Risposi. “E’ la tizia australiana che era in vacanza in Giappone esattamente il giorno in cui Harry e i suoi amici hanno finito il tour e, casualmente, si è trovata nello stesso locale in cui stavano festeggiando. Sono stati insieme tempo fa, ma Harry non mi ha mai parlato della loro relazione.” Dissi. Mi sentivo come se non sarei riuscita a smettere di parlare. Avevo passato settimane ad evitare il discorso il più possibile con tutti e in quel momento avevo deciso finalmente di vuotare il sacco, di liberare la mente.
“E adesso è incinta?”
“Oh, sì. E’ incinta ed è tornata dall’Australia con furore. Si è piazzata a casa di Harry, dicendo che si trattava di una soluzione temporanea finché non trovava un appartamento, ma sono due settimane che è lì e non ha ancora guardato nemmeno un annuncio su internet.” Risposi. “Secondo me si sono lasciati perché è pazza. E’ completamente pazza.” Conclusi, guardando il vassoio con i miei scones che stava trasportando la cameriera.
“Mi dispiace per questa situazione, Meg. Non ti vedo per niente bene.” Disse mia madre lentamente. “Mi sembri troppo stressata e si vede che la stai vivendo molto male.”
“Come posso viverla bene? Il mio ragazzo mi ha tradita con la sua ex, l’ha messa incinta e adesso questa si mette in mezzo alla nostra relazione ad ogni occasione!” Risposi, guardandomi intorno dopo essermi resa conto di aver parlato a voce un po’ troppo alta.
“Tesoro, io lo dico per il tuo bene.” Cominciò mia madre. Sapevo quello che stava per dire. Probabilmente era la stessa cosa che pensavo io stessa e che non sapevo se avrei mai trovato il coraggio di fare. “Questa situazione non ti fa bene.” Continuò.
“Ma io lo amo...” Sussurrai, sentendo le lacrime fare capolino ai miei occhi.
“A volte amarsi non è abbastanza, Meg.” Disse mia madre. Decisi di bere un sorso di thè per prendere tempo.
“Voglio provarci ancora una volta.” Risposi dopo un po’. “Voglio dare un’ultima possibilità alla nostra storia, prima di prendere una decisione.” Conclusi.
“Mi sembra una cosa abbastanza giusta.” Concordò mia madre. “Lo sai che ti voglio bene e che voglio solo il meglio per te.”
“Lo so, mamma. Grazie.”
“Puoi venire a parlarmi quando vuoi. Io sarò sempre qui per te.” Disse mia madre, accennando un sorriso.
Odiavo sentirmi così vulnerabile. Mi sentivo come se stessi per scoppiare a piangere ed era l’ultima cosa che volevo fare in un luogo pubblico.
Improvvisamente ricordai le parole della donna che avevo incontrato in treno quando stavo andando da mia madre dopo aver scoperto del tradimento. “Chiunque ti faccia stare così male non ti merita.”
Era vero, probabilmente. Era difficile, perché i sentimenti che provavo per Harry erano davvero forti, ma non ero sicura di riuscire ad andare avanti in quel modo.
“Grazie, mamma. Avevo davvero bisogno di vederti.” Dissi.
“Ti voglio bene, Meggy.” Rispose lei. Erano anni che non mi chiamava in quel modo. Da quando ero una bambina, probabilmente. Mi chiamava così quando mi raccontava la storia della buonanotte o quando leggevamo insieme. Era stata mia madre ad insegnarmi ad amare i libri e a farmi venire voglia di raccontare le storie che avevo nella mia mente.
“Anch’io, mamma.” Dissi.
 
“Credo che tua madre abbia ragione.” Disse Lexi quella sera davanti ad una confezione di spaghetti di soia appena ordinati.
Eravamo in pigiama e stavamo cenando nel nostro appartamento, con la TV accesa ma muta. Mia madre sapeva che a quel punto avevo bisogno di parlare con la mia migliore amica di tutta la situazione, così era uscita a cena con Luke, che l’aveva raggiunta in città. Era felice, perché non erano mai andati ad un appuntamento a Londra.
“Lo so, ma non è così semplice.” Risposi. “Ho bisogno di dare alla nostra relazione un’ultima possibilità. Non voglio lasciarlo andare così, senza combattere.”
“Ti capisco.” Rispose Lexi.
“Sai, ho sempre detto che la vita senza rischi non valeva la pena di essere vissuta. Lo penso ancora, ed è per questo che vorrei rischiare e provarci un’ultima volta.”
“Meg, io ero la vostra più grande fan, lo sai. Adoro la tua filosofia di vita ed ero sicura al cento percento che avreste superato il tradimento.” Cominciò a dire la mia amica. “Però sono anche dell’idea che due persone stiano insieme per stare bene. Per essere felici. Quindi se la situazione ti fa stare così male, il motivo di rimanere insieme non esiste più.” Concluse.
“Sei sempre stata più saggia di me.” Sospirai.
“No.” Rispose Lexi con aria divertita. “Ho in mente almeno una decina di occasioni in cui non sono stata particolarmente saggia, a partire da quando ho messo le scarpe con i tacchi a quel festival dell’Hard Rock ad Hyde Park l’anno scorso. Ti ricordi?”
“Come faccio a dimenticarmelo? Aveva piovuto fino alla mattina e ti sei ritrovata con tutti i tacchi immersi nel fango!” Esclamai. “Sembrava che stessi camminando sulle sabbie mobili.”
“Vedi? Non sono stata saggia. Soprattutto perché l’avevo fatto per fare colpo su Matt.”
“Beh, ma alla fine ci sei riuscita.” Puntualizzai.
“Non di certo quella sera.” Ricordò Lexi con una punta di imbarazzo. “Diciamo che cadere esattamente prima che mi baciasse perché non riuscivo ad alzare il piede per colpa del tacco incastrato nel fango non è stata la mia mossa migliore.”
“In effetti non ti ha chiamata per due settimane dopo che è successo.” Dissi.
“Mi ricordo anche quella volta in cui ho pensato che provare l’assenzio sarebbe stata una buona idea.” Replicò Lexi.
“Oddio.” Commentai. “Hai passato la serata a nasconderti sotto il tavolo perché eri convinta che gli unicorni assassini con i denti da vampiro sarebbero venuti a prenderti.”
Contro la mia volontà scoppiai a ridere. Era impossibile rimanere seri davanti al ricordo di Lexi che si nascondeva sotto i tavoli del locale in cui eravamo andate e usava la pochette come scudo. Ricordavo vagamente anche l’uso improprio di una cannuccia come spada.
“Bei momenti.” Ricordò la mia amica.
“Già.”
“Comunque supporto la tua scelta di dare un’ultima possibilità alla vostra relazione.” Disse improvvisamente Lexi, riportandomi pesantemente alla realtà. “Ma sappi che se ti vedo ancora stare male, ci penserò io.”
“Colpendo Harry con una pochette o una cannuccia?” Domandai. “Potrebbe essere un unicorno assassino con i denti da vampiro, in effetti.” Aggiunsi.
“Guarda che ti conosco. So che sei improvvisamente di buonumore perché hai deciso di non lasciarlo.”
“Adesso mi devi spiegare dove hai comprato il mio manuale di istruzioni.” Dissi con un sorriso. “Perché io l’ho perso alla nascita, credo.”
“L’ho comprato a quel negozietto indiano aperto ventiquattro ore su ventiquattro, sette giorni su sette. Hai presente? Nel reparto giornali, di fianco a quelli per adulti oscurati.”
“Quanto sei scema.” Commentai, scuotendo la testa e ridendo.
“Hey, è un lavoro stancante, ma qualcuno dovrà pur farlo.” Replicò Lexi. “Tieni, bevi ancora un po’.” Aggiunse poi, allungandomi un’altra bottiglia di birra.
Forse, ripensandoci, non ero di buonumore perché avevo deciso di dare un’altra possibilità alla mia relazione con Harry, ma per la quantità di birra che Lexi ed io stavamo consumando.

 


Buongiorno!
In questo capitolo troviamo ulteriori cattive notizie. La sfiga è infinita, vero? Per Meg e Harry sembra proprio di sì!
E' anche tempo di decisioni: dopo due settimane di inferno la ragazza comincia a dubitare di farcela, ma ama troppo Harry per lasciarlo andare così.
Cosa pensate che succederà nel prossimo capitolo, quando Meg darà un'ultima possibilità alla sua relazione con Harry? Riusciranno a sistemare le cose?

Non vedo l'ora di sapere cosa ne avete pensato di questo e cosa credete che succederà nel prossimo!
A questo proposito ci tenevo a ringraziarvi per le cinque recensioni dello scorso capitolo. Vi giuro che mi fate commuovere, non me lo aspettavo!!
Grazie anche a chi legge "in silenzio" e a chi aggiunge la mia storia tra le preferite, ricordate e seguite. Vi adoro tutti, dal primo all'ultimo! ❤

Passiamo adesso ad un paio di "informazioni di servizio": i prossimi due capitoli non so se riuscirò a postarli in tempo, perché domani parto e vado a New York per una settimana.
Ho già preparato l'html di questi capitoli e in America non dovrebbe essere un problema trovare la wifi. Però con il fuso orario non vi so dire esattamente a che ora posterò e se sarà il giorno giusto!
Potete seguirmi su Twitter e Facebook per tutti gli aggiornamenti, però :)

p.s. Se volete ho cominciato a postare una nuova storia che si chiama "Live While We're Young". Se vi piacciono le storie ambientate in America con vita al college/confraternite vi consiglio di leggerla :)
Grazie in anticipo se lo farete! ❤

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Capitolo 17
*** One Last Chance ***


Capitolo 17 – One Last Chance
​ 

“C’è qualche possibilità di riuscire a parlare da soli?” Domandai il giorno seguente a Harry, approfittando del momento in cui Emily era andata in bagno.
​“Mi è quasi impossibile lasciarla a casa da sola.” Commentò Harry, assumendo un’aria desolata.
​Roteai gli occhi al cielo, pensando che non ne potevo davvero più di passare pomeriggi o serate con Harry… ed Emily. Era sempre in mezzo ai piedi, qualunque cosa decidessimo di fare. Capivo benissimo che era anche lei giovane ed essere incinta era probabilmente un trauma alla nostra età, ma sembrava che lei facesse di tutto per mettersi in mezzo alla nostra storia. Ero convinta che lo facesse apposta per cercare di far cambiare idea a Harry su di me, in modo che tornasse da lei.
​“Ho davvero bisogno di parlarti.” Insistetti.
​“Andiamo a fare una passeggiata?” Propose Harry, alzando lo sguardo verso la direzione in cui era sparita Emily qualche minuto prima.
​“Sarebbe meglio di niente.” Risposi. Il ragazzo si alzò dal divano.
​“Emily?” Chiamò. La ragazza uscì dal bagno con aria sconvolta.
​“Queste nausee mattutine non sono solo di mattina.” Disse. Harry si girò a guardarmi e scosse la testa, come per dirmi che non avrebbe mai potuto lasciarla da sola dopo essere stata male. Sbuffai e decisi di lasciare perdere. Almeno per il momento.
​ 
​“Quanto tempo abbiamo?” Chiesi al ragazzo qualche giorno dopo. Era venuto a trovarmi all’appartamento e Lexi era prontamente uscita di casa per lasciarci da soli. Aveva borbottato qualcosa sull’andare a fare la spesa perché aveva finito gli anacardi ed era uscita. Un altro motivo per cui la adoravo e pensavo che fosse la persona più speciale del mondo.
​“Ho detto ad Emily che andavo in studio. Odio mentire, ma era l’unico modo per non farmi chiamare ogni tre secondi.” Rispose, lasciandosi pesantemente cadere sul divano di fianco a me.
​“E’ da talmente tanto tempo che non stiamo da soli che non so nemmeno da dove iniziare.” Commentai, guardandolo. L’istinto mi diceva di saltargli addosso e cominciare a baciarlo, mentre la parte un po’ più razionale voleva che iniziassi il discorso. Ci pensai per qualche secondo, decidendo di ignorare la parte razionale perché non ero pronta per parlare al ragazzo della mia decisione, nonostante fossero passati giorni. Magari passare un po’ di tempo veramente da soli avrebbe risolto tutti i problemi.
​“Quello sguardo significa che hai qualche idea?” Mi chiese Harry.
​“Una o due.” Risposi, alzandomi e trascinandolo in camera mia.
​ 
​Sbagliato. Andare a letto con Harry non aveva fatto magicamente sparire tutti i nostri problemi, soprattutto perché il suo telefono non aveva smesso di suonare. Emily aveva deciso di inondarlo di sms per chiedergli di portare a casa qualcosa di buono per cena, possibilmente cibo messicano, perché lo desiderava incontrollabilmente e non voleva che il bambino nascesse con una voglia a forma di burrito.
​“I bambini non nascono con voglie a forma di burrito.” Commentai con tono piatto quando Harry mi fece leggere il messaggio.
​Il ragazzo non disse nulla e sospirò.
​“Dobbiamo davvero parlare.” Dissi, sedendomi e coprendomi con il lenzuolo. “Penso che questa situazione sia particolarmente difficile anche e soprattutto per te.” Cominciai.
​“Sì.” Rispose, girandosi per guardarmi.
​“Ci ho pensato davvero tanto.” Dissi. “E non so come potrebbe andare avanti. Voglio dire, so come la pensi sulla famiglia e mi hai sempre detto che quando avresti avuto figli non li avresti mai messi di fronte ad un divorzio.” Aggiunsi. “So anche che la situazione con Emily non era esattamente come progettavi di avere figli…”
​“Per niente.”
​“Però è una cosa reale e non possiamo più ignorarla.”
​“Meg…” Cominciò a dire Harry. “Cosa vuoi dirmi? Vuoi che smettiamo di vederci?”
​Una fitta al cuore. Non riuscivo nemmeno a sopportare il suono di quelle parole dette ad alta voce.
​“No.” Mi affrettai a rispondere. “Cioè, non vorrei, ma mi sento come se stessi per impazzire.” Aggiunsi. “Quindi vorrei che riuscissimo a trovare un modo per rimanere insieme, anche se è davvero difficile.”
​“Lo so, tutta questa situazione è incredibile. Ogni volta che ci vediamo mi sembra di… di vedere l’altra, di fare qualcosa di sbagliato.”
​Un’altra fitta al cuore. Non mi sarei mai aspettata di sentirmi chiamare ‘l’altra’ dal ragazzo che amavo.
​“Questo è perché Emily ti sta facendo sentire come se fosse tua moglie.” Provai a dire. “Aveva detto che avrebbe cercato un appartamento, ma… non l’ha ancora fatto. E non credo che lo farà mai.”
​“Invece sì, perché non possiamo andare avanti così. Questa sera, quando torno a casa, sarà la prima cosa che le dirò. La aiuterò e le starò vicino durante la gravidanza e dopo la nascita del bambino, ma non possiamo andare avanti così.”
​“Sono d’accordo.” Dissi, sollevata dall’idea che Harry la pensasse come me.
​“Mi dispiace, Meg. Mi dispiace per averti complicato la vita in questo modo per uno stupido errore.”
​“Ce la faremo.” Replicai, anche se non ero tanto sicura di me stessa in quel momento. Avevo la brutta sensazione che Emily non avrebbe mai lasciato la casa di Harry. “Però… non hai cercato di parlarle dopo l’intervista che ha rilasciato ad Hello! Magazine?” Domandai.
​“Sì, ma mi ha detto che non voleva parlarne. Ha detto che l’intervistatrice ha frainteso le sue parole e quando ho alzato un po’ la voce perché non volevo che lei annunciasse la gravidanza al mondo si è sentita male ed è svenuta.” Rispose con aria triste.
​“Hai almeno scoperto se è vero che ha un filmato di voi due?” Chiesi.
​“Sì, dice che non è vero. Che quella è una delle parti che l’intervistatrice si è inventata.”
​Sospirai e appoggiai la testa al muro.
​“Perché vi siete lasciati la prima volta?” Domandai improvvisamente. Harry non me ne aveva mai parlato e credevo che fosse arrivato il momento per fare quel discorso.
​“Non siamo mai stati davvero insieme.” Rispose il ragazzo. “Ci siamo divertiti qualche volta mentre ero in tour in Australia, ma niente di più. Eravamo d’accordo sul fatto che quello che facevamo non significava nulla e che, una volta finite le date in Australia, anche la nostra relazione sarebbe finita.”
​“Quindi non è vero che l’hai lasciata tramite sms e che ha pianto per giorni?” Domandai. “Perché è quello che ho letto sull’articolo di Hello! Magazine.” Dissi. “Ma fammi indovinare… l’intervistatrice ha frainteso anche quello.”
​“Così dice Emily.” Rispose Harry.  “Non vedo l’ora che finisca tutta questa storia.” Sbuffò poi il ragazzo.
​“Sei consapevole del fatto che dopo la gravidanza ci sarà un bambino e che questa storia finirà tra circa diciotto anni?” Domandai, incapace di trattenermi. Era lo stesso identico pensiero che avevo avuto anch’io: non vedevo l’ora che finisse tutto. Prima di rendermi conto che Emily aveva detto che non aveva intenzione di crescere il bambino da solo. Il che significava che sarebbe stata nella vita di Harry per altri diciotto lunghi anni, finché il bambino non sarebbe diventato maggiorenne.
​“E’ un incubo.” Mormorò Harry. Gli strinsi la mano e mi avvicinai a lui. Appoggiai la testa sulla sua spalla e rimanemmo così per qualche minuto. Vicini, ma estremamente lontani. Volevo fare qualcosa per lui, per farlo stare meglio, ma non sapevo cosa.
​“La supereremo.” Sussurrai.
​“Già.” Replicò lui. Nessuno dei due sembrava minimamente convinto delle parole che avevamo appena pronunciato. In quel momento sapevo che la nostra storia aveva una data di scadenza. Sapevo che ci saremmo lasciati perché nessuno dei due sarebbe riuscito ad andare avanti in quel modo. Era semplicemente una questione di tempo. Tempo che ci avrebbe fatto stare peggio con il passare di ogni giorno, di ogni ora, di ogni minuto. E sapevo che anche lui era consapevole di quella situazione. Anche perché, per il bene del bambino, ero convinta che avrebbe voluto cercare di far funzionare la relazione con Emily prima o poi, per non farlo soffrire come aveva sofferto lui quando i suoi genitori avevano divorziato. E in quel caso sarei stata io quella che avrebbe sofferto.
​“Forse è il caso di…” Cominciai a dire, ma mi bloccai. Non riuscivo a pronunciare quelle parole. Harry si voltò lentamente verso di me, con le lacrime agli occhi come se sapesse già cosa stavo per dire.
​“Lo so.” Rispose. “Ci stavo pensando anch’io.” Aggiunse con una lentezza incredibile. La sua voce era più roca del solito e i suoi bellissimi occhi verdi erano lucidi.
​Sentivo un nodo in gola che non voleva sciogliersi e una lacrima percorse velocemente la mia guancia.
​“Sapevo che sarebbe stato difficile, ma non immaginavo così.” Dissi.
​“Nemmeno io. Voglio che tu sappia che ti amo, Megan. E che lo farò sempre.” Rispose il ragazzo.
​“Harry… ti prego, non peggiorare la situazione. Anch’io ti amo ed è questo che lo rende così dannatamente difficile.” Dissi. “Non voglio che ci lasciamo, ma…”
​“Finiremmo solo per starci male entrambi.”
​“E’ per il bene di entrambi.” Concordai, ricordandomi le parole di Evelyn, quando aveva lasciato Charles. Un brivido percorse la mia schiena e più lacrime fuggirono dal mio controllo e rotolarono giù dalle mie guance. Mi sentivo malissimo.
​“Mi dispiace.” Disse Harry. “Perché se non fossi stato così idiota non saremmo mai arrivati a questo.”
​Mi morsi il labbro inferiore, mentre un pensiero si formulava nella mia mente.
​“Devi promettermi una cosa.” Dissi improvvisamente. Harry posò il suo sguardo su di me, rendendo ancora più difficile pronunciare quelle parole. L’idea di non vederlo mai più mi stava quasi distruggendo, ma sapevo che avrei dovuto dirgli quella cosa per il bene di entrambi.
​“Cosa?” Chiese Harry a fatica.
​“Che andrai avanti.” Risposi. “Che cercherai di farla funzionare per il bene del bambino e che non mi contatterai più in nessun modo.” Dissi.
​“Ma…”
​“Lo sai anche tu che non riusciamo a stare lontani l’uno dall’altra. Che il contatto tra di noi porterebbe solo ad ulteriore sofferenza.”
​“Lo so, ma questo non vuol dire che… che io sia d’accordo.”
​“E’ l’unico modo in cui riusciremo ad andare avanti entrambi.” Dissi. Ormai ero a pochi secondi da un pianto incontrollabile e non volevo crollare. Volevo cercare di essere forte, nonostante mi sentissi completamente a pezzi.
​“Okay.” Disse infine Harry con aria riluttante. “Per il bene di entrambi.” Ripeté chiudendo gli occhi. Una lacrima scivolò sulla sua guancia e mi sentii ancora peggio.
​“Magari in un’altra vita ci andrà meglio.” Replicai dopo qualche minuto di silenzio. “Magari riusciremo finalmente a stare insieme.” Sussurrai. Ormai non riuscivo nemmeno più a parlare. Mi bruciava persino la gola.
​“Lo spero.” Disse il ragazzo, alzandosi dal letto e rivestendosi. Era più lento del solito nei movimenti, come se volesse ritardare il più possibile il momento in cui ci saremmo lasciati per sempre. Cercai anch’io i vestiti che avevo lanciato da qualche parte e li indossai di nuovo.
​“Mi dispiace di aver rovinato tutto.” Mormorò Harry una volta davanti alla porta d’ingresso. Non l’aveva ancora aperta, probabilmente sapeva anche lui che una volta messa la mano su quella manopola tutto sarebbe finito davvero. Si girò verso di me e appoggiò la sua fronte alla mia.
​“Per quello che conta… sei stato il mio primo amore. Non ti dimenticherò mai.” Sussurrai.
​Harry avvicinò il suo viso al mio e mi diede un ultimo lungo bacio, prima di uscire dall’appartamento senza dire una parola. Era davvero finita.
​Richiusi la porta e mi ci appoggiai pesantemente, crollando a terra. Ormai non piangevo più, singhiozzavo tenendo una mano stretta al cuore, che sembrava essersi disintegrato in mille pezzi.
​In quel momento capii perché si usavano espressioni come “cuore infranto” e “mal di cuore” nei libri e nei film, perché sembrava davvero che il mio si fosse rotto e faceva male fisicamente.
​ 
​Non riuscii a capire quanto tempo avevo passato seduta con la schiena appoggiata alla porta. Mi alzai solo quando sentii Lexi infilare le chiavi nella serratura.
​“Meg?” Mi chiese immediatamente, dopo un solo sguardo alla mia faccia. Dovevo essere davvero patetica, probabilmente con il poco trucco che avevo messo quella mattina colato, gli occhi e il naso rossi e le labbra gonfie. “Oh, tesoro, vieni qui.” Disse la ragazza, abbandonando la borsa della spesa sul pavimento e abbracciandomi stretta.



Hello :D
Vi saluto dalla Big Apple e vi lascio il capitolo 17. E sì, è un po' da Kleenex e mi odio un po' anch'io per questo, ma Meg è arrivata proprio al limite.
Siamo a tre capitoli dalla fine e sono curiosa di sapere cosa ne avete pensato!

Grazie a tutte per tutti i bellissimi commenti, per aver letto e per aver inserito la mia storia tra le seguite, preferite e ricordate!
Apprezzo ogni singola cosa che fate, siete meravigliose! ❤ ❤

Noi ci aggiorniamo martedì prossimo, credo, ma non sono sicura perché sarò sempre a NYC e devo trovare wi fi :)
In ogni caso, se volete seguirmi su Twitter e su Facebook posto sempre aggiornamenti sulle mie storie!

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Capitolo 18
*** A New Beginning ***


Capitolo 18 – A New Beginning

 
I primi mesi non furono facili. Dovetti combattere con tutta la mia forza la voglia di cambiare idea e di richiamare Harry per dirgli che volevo che stessimo ancora insieme. Vederlo in TV e sentire le canzoni del suo gruppo in radio, poi, mi distruggeva completamente.
Decisi così di smettere di leggere le news di gossip, di guardare i canali di musica e di dedicare del tutto la mia vita alla scrittura, sotto consiglio di Lexi, che non aveva smesso di supportarmi per un solo secondo.
Così passarono gli anni, Lexi ed io completammo entrambe gli studi al college e all’università ed arrivò il momento di trasferirci di nuovo. Questa volta, però, in due appartamenti separati, perché la mia amica si era appena sposata con Matt.
“Chi l’avrebbe mai detto che ci saremmo trovate a venticinque anni ad andare a vivere da sole?” Mi chiese Lexi, mettendo le ultime cose della sua stanza in uno scatolone. Non riusciva a smettere di guardare la fede e l’anello di fidanzamento e aveva un sorriso costante sulle labbra.
“Sapevamo che sarebbe successo, prima o poi.” Dissi. “E’ giusto che tu e Matt andiate a vivere insieme adesso.” Replicai.
“Tanto so che appena arriverai nella tua nuova bellissima casa comprerai un chihuahua, miss il-mio-libro-è-un-best-seller.” Mi prese in giro la mia amica.
“Anche due.” Risposi, prendendo uno scatolone libero e portandolo nella mia ex camera da letto.
Trovarmi da sola davanti alla miriade di cose che avrei portato nella mia nuova casa mi portò indietro nel tempo, a quando Harry mi aveva aiutato a montare i mobili dell’IKEA che avevo comprato.
Scossi la testa e cercai di non pensarci. Cominciai a depositare tutte le mie cianfrusaglie nello scatolone, anche se c’erano mille cose che mi ricordavano di lui. Foto che avevo messo in un cassetto per evitare di vederle, il foglio con il testo della canzone che aveva scritto per me e mi aveva suonato quando era tornato da un tour, il braccialetto con le nostre iniziali… Inserii tutto nello scatolone e lo chiusi con il nastro adesivo, come se avessi potuto intrappolare anche i ricordi.
“Va tutto bene?” Mi domandò Lexi, appoggiata allo stipite della porta. Ero così concentrata che non l’avevo nemmeno sentita arrivare.
“Chiudo vecchi ricordi in una scatola.” Dissi con un sorriso.
“Harry?” Mi chiese la ragazza. Annuii, sedendomi sul letto.
“Sono passati sei anni, ma ripensarci fa male come il giorno in cui ci siamo lasciati.” Risposi.
“Ma in questi sei anni hai creato dei nuovi ricordi, decisamente più piacevoli.”
“Certo, sono contentissima di quello che sono riuscita a realizzare.” Dissi, spostando lo sguardo sulla copia di “Il Filo Rosso” sulla scrivania. Dovevo ancora metterla in uno scatolone. Era la primissima copia in assoluto del mio primo libro. “Ed è soprattutto grazie a te, perché non sarei mai riuscita a trovare il coraggio di cercare un agente che mi aiutasse a fare pubblicare il mio romanzo.”
“Sciocchezze, io non ho fatto nulla. Sei stata tu a scrivere un capolavoro.”
“D’accordo, fingerò che tu non abbia fatto nulla.” Dissi, ridendo. Lexi era sempre stata così, anche se era stata lei la ragione principale per cui avevo avuto successo, non l’avrebbe mai ammesso e avrebbe continuato a dirmi che avevo fatto tutto da sola. Invece lei mi aveva dato l’idea di mettere su carta tutto quello che avevo passato, aveva letto il mio romanzo e mi aveva aiutata a trovare le idee per cambiarlo quando non riuscivo ad andare avanti. Era stato persino grazie a lei che avevo trovato un finale degno di quel nome, quando un giorno era tornata a casa e mi aveva raccontato la leggenda del filo rosso del destino.
“Vado a vedere se Matt è riuscito a trovare parcheggio qui davanti, così comincio a caricare qualche scatolone. Giuro che se quel cialtrone del primo anno ha parcheggiato nell’unico posto libero gli rigo la macchina!” Esclamò Lexi, uscendo dalla mia camera e lasciandomi sola, con un sorriso sulle labbra. Afferrai la prima copia del mio libro e la aprii, trovandomi sulla pagina della dedica. “A Lexi, la mia migliore amica. E a lui, la mia anima gemella.”
Sapevo, quando lo avevo scritto, che non avrei dovuto dedicare il mio primo libro a Harry, ma non ero riuscita a non farlo. In fondo il mio romanzo parlava di due anime gemelle che si ritrovavano in tutte le vite, in tutte le situazioni, nonostante tutti gli ostacoli che il destino gli riservava. Avevo semplicemente cambiato dei dettagli, come i nomi, le situazioni, la professione del protagonista maschile e il finale, perché quello vero non era pubblicabile. Non potevo finire un romanzo con la protagonista seduta contro la porta d’ingresso che piangeva disperatamente. Avevo trovato, grazie a Lexi, la leggenda del filo rosso del destino e l’avevo applicata al mio libro.
Sfiorai con il dito le parole stampate sulla carta e, per qualche motivo, mi tornò in mente la sensazione di sfiorare i tatuaggi sul corpo di Harry.
“Sei ancora seduta lì?” Domandò Lexi, sorprendendomi e facendomi sussultare.
“Mi ero persa nei ricordi. Di nuovo.” Sorrisi.
“La solita, vecchia Meg. Mai stata in grado di concentrarsi su una sola cosa.” Disse la ragazza. “Forza, Matt è arrivato! Chiudi anche l’altro scatolone e cominciamo a portarli nelle nuove case.”
 
Era piuttosto logico che dopo aver vissuto insieme per tantissimo tempo, io e Lexi non ci abbandonassimo del tutto. Così avevamo trovato due case vicine dove trasferirci. Lei con il suo nuovo marito e io da sola, in attesa di decidere se volevo la compagnia di un cane o di un gatto. O magari di entrambi.
“Mi piace quello che hai fatto con questa stanza.” Commentò Lexi qualche settimana dopo. Eravamo state entrambe occupate con il trasloco, il nuovo arredamento, le decorazioni e tutto e avevamo deciso di visitare le rispettive case solo una volta terminati i lavori.
“Sì? Non è cupa?” Domandai. Avevo trasformato la seconda camera da letto nel mio studio e avevo dipinto l’unica parete a vista in nero. Per contrastare il colore, avevo dipinto una citazione di Pablo Picasso in bianco, in corsivo. “L’ispirazione esiste, ma ci deve trovare pronti.” Le altre erano tutte ricoperte da librerie bianche, strapiene di libri. In mezzo alla stanza, di fronte alla finestra, c’era la scrivania di vetro con il mio inseparabile computer portatile. Mi piaceva l’idea di sedermi lì e guardare fuori, soprattutto nei giorni di pioggia. Per terra, sotto la scrivania e alla sedia, c’era un tappeto morbidissimo e fucsia.
“No, è perfetto.” Rispose Lexi. “E poi tutto il resto della casa è allegro e colorato!”
“Sono felice che ti piaccia!” Esclamai.
“Hai sempre avuto un ottimo gusto.” Disse la mia amica. “A proposito, questa sera Matt ed io ti aspettiamo a cena da noi, okay?”
“Assolutamente sì.” Dissi.
“Non sarai troppo impegnata con i tuoi meeting, vero?”
“No, figurati. L’incontro importante sarà domani.” Risposi.
“Dio, non vedo l’ora! Sono così felice per te!” Esclamò la ragazza. Improvvisamente ci guardammo e cominciammo a saltellare, ridendo, come se fossimo tornare adolescenti. Avrei avuto un incontro davvero importante e non vedevo l’ora. Sarebbe stato un passo incredibile nella mia carriera e non riuscivo a credere che fosse capitato proprio a me.
“Anch’io! Non ci posso ancora credere!” Dissi.
“Io sì, me lo aspettavo. Dai, ti lascio sola con la tua nuova casa, io vado a fare la spesa e poi a cucinare. Sappi che cucinerò il tuo piatto preferito.”
“Cos’ho fatto per meritarmi una migliore amica così?” Chiesi con un sorriso. Improvvisamente mi ricordai dell’ultima volta in cui le avevo fatto quella domanda e, a giudicare dalla sua espressione, anche lei stava pensando alla stessa identica cosa.
“Non hai mai più sognato, vero?” Mi domandò.
“No, nulla che c’entra con il mio passato.” Risposi, scuotendo la testa. “L’ultimo sogno che ho fatto è stato quello in cui Evelyn ha lasciato Charles.” Dissi.
“Che cosa assurda.” Commentò di nuovo la mia amica. “Però alla fine tu sei stata bravissima, perché nel romanzo hai collegato tutto perfettamente alla storia del filo rosso.”
“E’ una leggenda che sembra fatta apposta per quello. E’ un peccato che il finale sia solo un’invenzione.” Dissi.
“Già, sarebbe stato bello scoprire che tu e Harry siete collegati dal filo rosso e siete destinati a stare insieme.”
Sospirai e smisi di osservare la copia del mio romanzo.
“E’ meglio che tu vada veramente a fare la spesa, prima che i ricordi mi facciano allagare il mio nuovo studio.” Dissi, abbozzando un sorriso per cercare di sdrammatizzare la situazione. Già, sarebbe stato incredibile se la leggenda del filo rosso del destino, in realtà, fosse vera.
Nel mio romanzo i protagonisti erano stati collegati da questo filo nella loro prima vita e non avevano smesso di trovarsi e di innamorarsi in ogni epoca, nonostante tutte le difficoltà e gli ostacoli che avevano dovuto superare. Al pubblico era piaciuta tantissimo la loro storia d’amore. Non avevo faticato a trovare un agente e una casa editrice che volesse pubblicare il mio lavoro.
 
“Sei diventata un’ottima cuoca.” Dissi quella sera, a cena dalla mia nuova vicina di casa, Lexi.
“Le ho detto che doveva imparare a cucinare, altrimenti non ci pensavo nemmeno a sposarla!” Esclamò Matt. “Non volevo essere l’unico a cucinare.”
“Amore, cucinare è un eufemismo. Tu sai scaldare i surgelati.” Lo punzecchiò Lexi, guardandolo con un’espressione innamorata.
“E’ sempre qualcosa.” Si difese il ragazzo.
“Alla fine abbiamo diviso i lavori di casa a metà.” Mi spiegò la ragazza. “Io cucino e lui lava i piatti. Io lavo e lui stira. E via dicendo.”
“Mi sembra un ottimo compromesso.” Commentai.
“Beh sì, è su quello che si basa un ottimo matrimonio, no?” Chiese Matt. “La capacità di scendere a compromessi.” Disse, poi avvicinò il viso a quello della mia amica e le diede un bacio. Cercai di distrarmi dai due piccioncini e cominciai a guardare la TV, dove stavano passando un servizio sulla musica.
Improvvisamente, dopo anni in cui ero riuscita ad evitarlo in tutti i modi, incrociai lo sguardo di Harry, che stava guardando la telecamera in un vecchio video della sua band.
Lexi e Matt avevano smesso di baciarsi e si erano entrambi lanciati sul telecomando per spegnere il televisore o per cambiare canale.
“Non ammazzatevi!” Esclamai, notando che Lexi stava per cadere. Matt l’aveva presa appena in tempo. “E comunque pensavo di essere io quella che combinava questo genere di cose.” Provai a scherzare.
“Pensavo che non volessi vederlo.” Si giustificò la mia amica con un sorriso colpevole.
“Non preoccuparti, sono passati sei anni.” Dissi.
“Sì, ma è la prima volta in cui lo vedi dopo sei anni.” Puntualizzò Lexi.
“Non proprio. Quando abbiamo traslocato ho visto le foto che avevo nascosto nel cassetto.”
“Ah. E come stai?”
“Bene. Ma forse è meglio che io torni a casa, si sta facendo tardi e ho avuto l’improvvisa ispirazione per cominciare un nuovo romanzo.” Dissi.
“D’accordo.”
“Sicura che va tutto bene?” Mi domandò Matt.
“Sicurissima, ragazzi. Non preoccupatevi.” Dissi.
Uscii in fretta dalla casa dei miei due amici, attraversai la strada e mi rifugiai nella mia nuova camera.
 
Evelyn stava camminando velocemente per le strade di San Francisco. Era sera e il vento le scompigliava i capelli e la faceva tremare. O forse non aveva solo freddo, ma era anche impaurita.
Dietro di lei un uomo la seguiva e la ragazza continuava a guardarsi indietro con aria spaventata.
La seguii anch’io e notai che ci trovavamo nella via del locale clandestino che la ragazza frequentava.
“Fermati!” Urlò l’uomo. Evelyn si immobilizzò e si voltò lentamente. “Si può sapere perché stai scappando?” Domandò dopo essersi avvicinato.
“Mi stai seguendo e non hai precisamente un’aria amichevole.” Rispose la ragazza.
“Non voglio farti del male, devo solo consegnarti questo!” Esclamò l’uomo, porgendole una busta e andandosene, scuotendo la testa. Mi avvicinai ad Eve per leggere il bigliettino che aveva appena estratto e spalancai gli occhi in sorpresa.
“Mia cara Evelyn, ti prego incontriamoci al parco domenica alle cinque. Charles.” Lessi sottovoce. La ragazza si guardò intorno prima di richiudere il biglietto nella busta ed entrare nel locale clandestino.
 
“Sono qui.” Disse la ragazza la domenica successiva al parco. Charles sembrava nervoso, ma felice di vederla.
“Evelyn, che piacere vederti! Mi sei mancata tantissimo!” Esclamò il ragazzo, avvicinandosi e baciandole la mano.
“Anche tu, Chuck. Ma avevamo deciso di non vederci più per il bene di entrambi, ricordi?”
“Certo che ricordo, ma non ce la faccio a starti lontano. Ci ho pensato in questi mesi e… e ho deciso che non mi importa se frequenti i bar.” Disse Charles.
“Davvero?” Chiese Evelyn.
“Sì, mi rendo conto che sei una ragazza speciale e che i tempi stanno cambiando, Eve. E tengo troppo a te per perderti. Non voglio che tu cambi, perché mi sono innamorato di te per quella che sei.”
“Chuck…”
“Eve.” La interruppe Charles, fermandosi in mezzo al parco. Improvvisamente si abbassò su un ginocchio ed estrasse dalla tasca interna della giacca una scatoletta di velluto rosso.
“Oh mio Dio…” Commentò Evelyn.
“Eve, non riesco a stare senza di te. Sono completamente perso. Ti amo per quella che sei e sei la persona più speciale che sia mai capitata nella mia vita. Evelyn Kegley, vuoi diventare mia moglie?”
La ragazza sbattè le palpebre per qualche volta, prima di accettare l’anello che Charles le stava porgendo. Il ragazzo si rialzò e la guardò con aria speranzosa.
“Ti amo anch’io, Charles e ti ho sempre amato, ma…” Cominciò a dire Evelyn. Charles abbassò lo sguardo con un’espressione rassegnata. “Ma in questi mesi mi sono resa conto anch’io che non riuscivo a starti lontana e mi mancavi tantissimo. Quindi sì, voglio diventare tua moglie!” Concluse la ragazza, abbracciandolo stretto. Charles l’aiutò ad indossare l’anello e poi la baciò.




Buongiorno!
Abbiamo fatto un enorme salto nel tempo e siamo a ben sei anni dopo che Meg e Harry si sono lasciati e... sorpresa, sorpresa, Meg ha fatto un sogno sul suo passato per la prima volta in tutto questo tempo!
Cosa significherà?

Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate!
Come sempre, grazie a tutti <3

Il prossimo capitolo sarà venerdì (senza ritardi, perché sarò tornata in Italia per quel giorno!)
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Capitolo 19
*** Is This Fate? ***



Capitolo 19 – Is this fate?

 
Il giorno successivo uscii dall’appuntamento con un sorriso enorme sul viso. Non potevo essere più felice di così, anche se continuavo a pensare al sogno che avevo fatto la sera prima. Non avevo sognato Evelyn e Charles in sei anni. Forse aver visto il viso di Harry in televisione o in foto aveva risvegliato i ricordi e i sentimenti ed era per quello.
Decisi di smettere di pensarci ed estrassi il telefono dalla borsa. Dovevo assolutamente chiamare Lexi per darle la bella notizia.
“Pronto?” Rispose la ragazza. Sapevo che a quell’ora era al lavoro, ma non potevo aspettare. E poi alla redazione del giornale in cui lavorava era sempre al telefono, spesso era lei la prima che mi chiamava per spettegolare sui colleghi.
“Lexi!” Esclamai, al settimo cielo.
“Oddio, Meg, com’è andata? Racconta!”
“E’ confermato. Faranno il film di Il Filo Rosso!” Esclamai, incapace di contenere ulteriormente la mia gioia.
“Sono troppo contenta!”
“Anch’io! Mi occuperò io della sceneggiatura e mi hanno detto che sarò coinvolta nel progetto, a partire dal casting a tutto il resto. Non ci posso credere!” Esclamai.
Nonostante avevo avuto un discreto successo con il mio libro e avevo guadagnato un bel po’ di soldi, continuavo a prendere i mezzi pubblici perché erano più veloci e comodi. “Aspetta che devo prendere la tessera della metro in borsa.” Dissi e cominciai a frugare tra le mille cose che portavo sempre con me. Ovviamente non poteva andarmi tutto bene, così inciampai e, per non cadere, lasciai andare il telefono, che volò lontano da me. Fortunatamente un ragazzo lo prese al volo, evitando che il mio adorato iPhone si disintegrasse sulle strade di Londra.
“Grazie mille, non so come ringraz…” Cominciai a dire. Mi interruppi quando mi resi conto che il ragazzo che aveva appena recuperato il mio iPhone era Harry.
“Megan?”
“Harry?” Chiesi a fatica. Il mio cuore aveva cominciato a battere a mille e il mio stomaco si era aggrovigliato come non mai. Ero anche piuttosto sicura che se avessi steso una mano di fronte a me l’avrei vista tremare, ma evitai di farlo. Harry era cresciuto, aveva il viso più da adulto ed era sempre bellissimo. Forse anche più di quando avevamo diciannove anni. Aveva un velo di barba e i suoi bellissimi capelli ricci erano spettinati come al solito. Mi incantai a guardarlo, incapace di dire qualsiasi cosa. Mi ricordai a malapena di respirare.
“Il telefono, ehm… eccolo.” Disse il ragazzo, porgendomi l’iPhone. Notai che la chiamata con Lexi era ancora attiva, così lo riportai all’orecchio.
“Lex? Ti richiamo più tardi, okay?” Le domandai.
“Harry? Harry Styles?” Mi chiese. “Hai appena incontrato Harry?” Continuò.
“Ti richiamo più tardi.” Ripetei e interruppi la conversazione, nonostante sapessi che la mia amica, in quel momento, stava probabilmente impazzendo per sapere cosa diavolo era successo.
“Quanto tempo!” Esclamò il ragazzo. “Congratulazioni per il tuo libro.”
Arrossii impercettibilmente. Così aveva saputo del libro, anche se gli avevo chiesto di non contattarmi più. Io non ero riuscita a tenermi aggiornata sulle sue novità.
“Grazie.” Dissi. “Congratulazioni per…” Cominciai a dire. Cosa avrei potuto dire in quel caso? Congratulazioni per il bambino? Ma poi com’era finita con Emily? Mi ero rifiutata di leggere i giornali di gossip, quindi non avevo la minima idea di come fosse finita.
“Senti, che ne dici se ci vediamo a cena? Così ci aggiorniamo un po’ su tutto.” Propose il ragazzo. Mi ritrovai a guardare velocemente la sua mano sinistra, in cerca di una fede. Harry non portava anelli, quindi voleva dire che non si era sposato. Per qualche motivo la cosa mi sollevò un po’ il morale.
“Cena? Beh sì, perché no?”
Lo sapevo. Quello era il motivo per cui gli avevo chiesto di non vederci mai più quando ci eravamo lasciati. Non riuscivo a stargli lontana, anche dopo tutti quegli anni. Avrei dovuto dire di no. Avrei dovuto rifiutare l’invito a cena, e invece mi ritrovai di nuovo a mandare a quel paese la mia parte razionale e a cedere all’istinto. E il mio istinto voleva disperatamente passare del tempo con Harry per sapere tutto quello che mi ero persa in sei anni.
“Hai da fare stasera? Io stavo andando a mangiare.” Mi chiese il ragazzo.
“No, adesso vivo da sola, quindi… possiamo andare.” Risposi.
“Oh.” Commentò Harry. “Problemi in paradiso con Lexi?”
“No, siamo sempre migliori amiche e vicine di casa. Però si è sposata con Matt e non mi sembrava il caso di vivere con loro.” Spiegai.
“Capisco. Beh, è comprensibile. Vedo anche che non hai più i capelli rosa.”
“Un giorno si sono scoloriti del tutto e ho deciso di non tingerli più.” Risposi, alzando le spalle. In realtà era stato durante il periodo buio dopo che ci eravamo lasciati, ma non volevo dirglielo. Non avevo più voglia di fare nulla, tantomeno di andare dal parrucchiere, così una volta scoloriti avevo deciso di evitare.
“Stai bene anche bionda.” Disse il ragazzo, sorridendomi. “Sei qui in auto?”
“No, sono venuta in metro.” Risposi.
“Ah già, dimenticavo il tuo amore per i mezzi pubblici. Vieni, la mia è di qui.” Disse Harry. Nonostante fossero passati sei anni essere insieme a lui era familiare.
Ci incamminammo verso il posto dove aveva parcheggiato e salii sulla sua Range Rover nera. Dopo sei anni non l’aveva ancora cambiata, sapevo che era la sua preferita in assoluto.
“Hai preferenze?” Mi chiese.
“No, decidi tu.” Dissi. Nel frattempo inviai un messaggio a Lexi per non farla preoccupare e le dissi che stavo andando a cena con Harry. La sua risposta mi fece sorridere: “E non dovrei preoccuparmi??”
Durante il tragitto rimanemmo in un silenzio un po’ imbarazzato. Io non avevo la minima idea di cosa avrei potuto dirgli o chiedergli e sospettavo che anche lui provasse le stesse cose, così passai il tempo a guardare fuori dal finestrino, mentre lui era concentrato sulla strada.
“Hai scelto il ristorante italiano dove…” Chiesi quando arrivammo al luogo che aveva scelto.
“Sì, quello dove abbiamo deciso di andare a Venezia.” Rispose, entrando e chiedendo un tavolo per due. Ci fecero accomodare ad un tavolo con un po’ di privacy e ci portarono da bere.
“Non so da dove iniziare a chiederti come va, quindi ti chiederò come va e basta.” Dissi dopo qualche minuto passato a studiare il menu. Harry scoppiò a ridere.
“Sei sempre la solita.” Commentò. “Comunque va bene, in questi anni avrei voluto chiamarti tantissime volte, ma ho sempre rispettato la promessa che ti avevo fatto, anche dopo…” Cominciò a dire, ma fu interrotto dalla cameriera che prese i nostri ordini.
“Anche dopo?” Domandai una volta di nuovo soli.
“Anche dopo tutto quello che è successo con Emily.” Concluse. Aveva un’espressione un po’ imbarazzata.
“Quindi non devo farti le congratulazioni?”
“No, non sono papà.” Rispose.
“Oh…” Replicai, non molto sicura su cosa avrei potuto dire.
“Tranquilla, non ha perso il bambino o cose del genere. L’ha avuto due mesi prima del previsto.” Spiegò Harry. “E non c’era assolutamente verso che fosse mio, perché… aveva la pelle molto scura.” Disse.
“Ah.”
“Beh, sì, non c’è stato nemmeno bisogno di fare il test del DNA. Alla fine mi ha confessato che aveva passato una notte con il padre del bambino e pochi giorni dopo con un altro ragazzo e aveva scoperto di essere rimasta incinta, così quando mi ha visto alla festa a Tokyo ha pensato di approfittarne perché sapeva che sarei stato un bravo padre e ha cercato di portarmi a letto. Poi però avevo bevuto così tanto che sono collassato sul letto e la mattina dopo, quando ha capito che non mi ricordavo nulla, ha finto che avessimo… Così se anche fosse nato due mesi prima avrebbe potuto fingere che fosse di sette mesi.”
“Ma in tutto ciò non sospettava che avresti capito che non era tuo appena nato?” Domandai.
“Sì, ma sperava con tutte le sue forze che il padre fosse l’altro ragazzo, un modello svedese con cui aveva fatto un servizio fotografico.” Rispose Harry.
“Wow.” Dissi. “Non so cosa dire.”
Mi sentivo un’idiota. Se solo avessi resistito per pochi altri mesi avrei scoperto tutto subito e non avrei passato così tanto tempo a sentirmi miserabile.
“E’ andata così.” Replicò il ragazzo, alzando le spalle. “Ma cambiamo discorso, ho letto il tuo libro e mi è piaciuto tantissimo.”
Così l’aveva anche letto. Beh, allora doveva per forza sapere che era dedicato a lui.
“Grazie.” Dissi. “L’ispirazione… beh, l’ho avuta da quei sogni che facevamo.”
“L’hai scritto benissimo.”
“Faranno il film adesso, sai? Questa sera avevo appuntamento con la produzione per parlarne. A parte Lexi, sei il primo a saperlo.” Dissi con un sorriso.
“Davvero? Allora dobbiamo festeggiare! Congratulazioni, te lo meriti davvero.”
“Grazie, Harry.” Dissi. Mi ricordai del giorno in cui mi aveva detto che in futuro avrebbero tratto film dai miei libri e il mondo sarebbe stato un posto migliore e sorrisi involontariamente.
“Tu e la band, invece, cos’avete combinato?” Domandai. “Lo so che non è una bella domanda da fare, ma mi sono tenuta lontana da gossip, news e tutto il resto.” Confessai, abbassando lo sguardo sul tovagliolo che avevo in grembo.
“Hai fatto bene. Anch’io all’inizio sono stato bravo e non ti ho cercata da nessuna parte, ma quando è uscito il tuo libro ho dovuto leggerlo e saperne di più. Mi sono anche intrufolato in libreria quando hai firmato le copie… volevo rivederti.” Ammise. “Comunque con la band andiamo bene. Al contrario di tutti quelli che pensavano avessimo una data di scadenza siamo ancora attivi e stiamo per fare uscire il nuovo album.” Continuò.
“Beh, allora congratulazioni per quello.” Dissi abbozzando un sorriso. Ero leggermente sconvolta dalla confessione che mi aveva appena fatto. Era davvero venuto a vedermi in libreria quando firmavo copie del mio primo libro?
“Grazie.” Rispose. “Per il resto? Mi hai detto che adesso vivi da sola.”
“Sì, Lexi abita nella casa di fronte alla mia, io sono ancora indecisa se prendere un cane, un gatto o entrambi per farmi compagnia.” Dissi.
“Nessun ragazzo?” Mi chiese prima di mordersi il labbro come se si fosse pentito.
“No, nessun ragazzo.” Dissi. “Non c’è mai stato nessuno di così serio per il grande passo.” Continuai.
“Anch’io vivo ancora da solo.” Replicò Harry. “Ho buttato fuori Emily e… nemmeno io ho mai avuto una relazione abbastanza seria.”
Il fatto che entrambi fossimo ancora single non voleva smettere di tormentarmi, soprattutto dopo che avevo fatto quel sogno con Evelyn e Charles esattamente la sera prima di rivederlo dopo sei anni.
“Hai… mai più sognato Evelyn e Charles?” Domandai improvvisamente.
“Sì, qualche sera fa dopo tantissimo tempo.” Rispose, posando il suo sguardo sul mio. “Tu?”
“Ieri sera.”
Ci guardammo per qualche minuto in silenzio, prima di prendere una decisione. Dopo sei anni ci conoscevamo ancora così bene da riuscire ad interpretare le espressioni l’uno del viso dell’altra.
“Chiedo il conto.” Disse Harry, alzandosi.
 
Una volta parcheggiata l’auto nel vialetto della sua casa a Primrose Hill, senza nemmeno scendere, Harry ed io cominciammo a baciarci e continuammo per tutto il tragitto fino alla sua camera da letto, lasciando indumenti che non servivano più sulla nostra strada.


Buongiorno!
Dopo sei anni Harry e Meg si sono incontrati per caso in mezzo alla strada, un po' come avevano fatto la prima volta. In questo capitolo troviamo un po' tutto quello che è successo in quel lungo periodo di tempo in cui non si sono visti o parlati (anche se scopriamo che non è propriamente vero che non si sono visti!) ed era piuttosto scontato che sarebbero finiti l'una tra le braccia dell'altro in circa cinque minuti ahahah
Spero che vi piaccia questo capitolo e non vedo l'ora di farvi leggere il prossimo! Cosa pensate che succederà? Vi aspettavate questa svolta?

Ne approfitto per ringraziarvi per tutte le fantastiche recensioni che mi avete lasciato in questa settimana! Adesso risponderò con calma a tutte, ma mentre ero a New York le leggevo quando trovavo la connessione wifi e mi facevate sempre sorridere ❤
Il prossimo capitolo (l'ultimo) sarà martedì prossimo!
Nel frattempo potete seguirmi su Twitter e su Facebook (ho un account personale, se volete aggiungermi come amica, oppure una pagina)

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Capitolo 20
*** Red String of Fate ***




Capitolo 20 – Red String of Fate
 

“Io e te non riusciamo a stare lontani, vero?” Domandai il mattino seguente dopo essermi svegliata nel letto di Harry.
“No. Siamo già stati lontani per troppo tempo.” Replicò il ragazzo, abbassando il viso e dandomi un bacio sui capelli.
“Sei anni.” Commentai.
“Sei lunghi anni.” Puntualizzò Harry.
“Ne sono successe di cose.” Dissi, sfiorando il contorno dei numerosi nuovi tatuaggi del ragazzo con un dito.
“Già. Eppure oggi sembra che non sia passato nemmeno un giorno.” Rispose il ragazzo, dandomi un altro bacio sui capelli. Non riuscivo a smettere di sorridere, mi sentivo leggera e come se tutto fosse al posto giusto. Tranne il tempo.
“Oh, merda!” Esclamai quando notai l’orologio di Harry.
“Fammi indovinare: sei in ritardo?”
“Lo sarò se non mi muovo!” Risposi, alzandomi di scatto e recuperando i miei vestiti dal pavimento. Dovetti ripercorrere tutta la strada dal letto alla porta d’ingresso per trovarli.
“Ti aiuto!” Urlò Harry da stare in cucina. Era come se non fosse passato nemmeno un secondo da quando avevamo diciannove anni e io rischiavo di essere costantemente in ritardo per le lezioni. Solo che questa volta avrei fatto tardi ad un meeting di lavoro.
Mi fiondai sotto la doccia e poi raggiunsi Harry in cucina. Mi porse una tazza di caffè e mi sorrise.
“Sai, questo è il buongiorno migliore che mi sia capitato di ricevere in parecchio tempo.” Dissi dopo aver bevuto un sorso di caffè. “Non che il tuo caffè sia buono, non fraintendermi. Dopo avere assaggiato quello italiano a Venezia…” Aggiunsi e risi.
Harry sospirò senza smettere di guardarmi. Era come se non volesse distogliere lo sguardo per paura che potessi sparire da un momento all’altro.
“Andremo di nuovo in Italia, te lo prometto.” Disse dopo un po’. Diedi un’altra veloce occhiata all’orologio e sbuffai.
“Styles, potrei odiarti!” Esclamai. “Mi ipnotizzi e mi fai fare sempre tardi ovunque!” Aggiunsi ridendo.
“Dai, vieni, ti accompagno ovunque tu debba andare in auto.” Rispose, prendendo la tazza vuota dalle mie mani e appoggiandola nel lavandino. Poi mi diede un veloce bacio sulle labbra che avrei voluto durasse almeno un paio d’ore in più per recuperare il tempo perso.
 
“Quindi fammi capire: Harry non è mai stato a letto con Emily?” Mi domandò Lexi quella sera. Matt aveva una partita di calcio con i suoi colleghi, così io e la mia migliore amica avevamo pensato di passare la serata a casa sua, davanti alla TV, come facevamo quando eravamo al college.
“Sì.” Risposi senza riuscire a trattenere un sorriso. “Non mi ha mai tradita!” Esclamai.
“E siete tornati insieme?”
“Non ce lo siamo detti apertamente, ma credo di sì. Era tutto così…” Mi interruppi per sospirare, il cuore pesante e leggero nello stesso momento. “Bello. Familiare. Non lo so, è bastato rivederlo per innamorarmi di nuovo di lui.”
“Pianeta terra chiama Meg?” Mi interruppe Lexi.
“Sì?”
“Tesoro, tu non hai mai smesso di essere innamorata di lui.”
Scoppiammo a ridere entrambe ed era una sensazione incredibile. Finalmente, dopo sei anni, potevo ridere su quello che era successo, perché non era successo nulla. Harry non mi aveva mai tradita e, nonostante tutto, ci eravamo ritrovati dopo tanto tempo. E la cosa bella era che non sembrava davvero passato neanche un giorno dall’ultima volta che eravamo stati insieme.
“Hai ragione.” Risposi dopo essermi ricomposta. “E sai, in un certo senso credo che sia meglio essersi ritrovati a quest’età, sai?” Domandai.
“Perché?”
“Abbiamo avuto entrambi tutte le esperienze che volevamo avere e sono sicura che adesso la strada sarà in discesa.” Risposi alzando le spalle. “Non so spiegartelo, ma ho la sensazione che questa sia la volta giusta.”
“Lo spero tanto per te. Altrimenti sai che non ci metto nulla a rigargli l’auto!” Esclamò Lexi, facendomi di nuovo scoppiare a ridere. “A parte gli scherzi, cos’avete intenzione di fare adesso?”
“Mentre mi accompagnava al meeting, questa mattina, abbiamo parlato un po’. Abbiamo deciso di ricominciare ad uscire e vedere come va. Non abbiamo fatto progetti, ma siamo entrambi d’accordo sul volere stare insieme.” Dissi.
“Non hai idea di quanto sia contenta di vederti così felice, Meg. L’ultima volta che lo sei stata…”
“Erano più di sei anni fa, quando ho incontrato Harry per la prima volta e abbiamo cominciato ad uscire insieme.” Conclusi. Lexi annuì e le rubai una cucchiaiata di gelato.
“Hey!” Esclamò la ragazza, allontanando la coppa da me.
“Ti offro una cucchiaiata di stracciatella in cambio del pistacchio che ti ho appena rubato.” Dissi solennemente, avvicinandole il gelato alla faccia.
“D’accordo, ma solo perché sei tu.” Rispose la ragazza.
 
“Pronto?” Il mio telefono non aveva smesso di suonare per cinque minuti buoni. Inizialmente avevo deciso di ignorarlo, perché ero concentrata su quello che stavo scrivendo, ma poi avevo colto la foto di Harry sul display e avevo risposto. Erano passati mesi da quando ci eravamo incontrati di nuovo ed ero la persona più felice del mondo.
“Meg, finalmente!” Esclamò il ragazzo.
“Stavo scrivendo, scusa. Cos’è successo?” Domandai, togliendo gli occhiali da vista e appoggiandoli sulla tastiera del portatile. Mi stropicciai gli occhi e guardai fuori dalla finestra. Ero stata talmente concentrata su quello che stavo scrivendo che non avevo nemmeno notato il sole splendente di quel pomeriggio.
“Niente, volevo chiederti se puoi raggiungermi a casa mia.”
“Adesso?” Chiesi.
“Se ti va, sì.”
“Ok, dammi mezz’ora e sono da te.” Risposi. Avevo bisogno di darmi una sistemata e di cambiarmi perché ero ancora in pigiama. Quel giorno ero scesa dal letto, avevo fatto una velocissima colazione e mi ero fiondata al computer, dove avevo cominciato a scrivere freneticamente. Mi ero interrotta solo per andare a prendere un pacchetto di biscotti che sgranocchiai al posto del pranzo.
“Perfetto, entra pure quando arrivi, la porta è aperta.” Disse e concluse la telefonata prima che potessi chiedergli il motivo.
 
La mia nuova casa non era lontanissima da quella di Harry, ma era servita male dai mezzi pubblici. Per arrivare dal ragazzo avrei dovuto fare dei giri assurdi e cambiare due linee diverse, così mi rassegnai all’idea di prendere un taxi. Inoltre gli avevo detto che sarei andata da lui dopo mezz’ora e rischiavo di essere in ritardo. Come al solito.
Arrivata a casa sua aprii il cancello e mi avviai alla porta di ingresso. Feci per bussare, ma mi ricordai che mi aveva detto di entrare e basta perché sarebbe stata aperta. Alzando le spalle per quella decisione insolita, la aprii ed entrai. Davanti a me penzolava un filo con attaccato un bigliettino: “Segui il filo rosso.”
Sorrisi, sicura al cento percento che si trattasse di qualche trovata divertente per farmi finire nel suo letto. Ero convinta che il filo mi avrebbe portata in camera sua e l’avrei trovato nudo da qualche parte. Non era mai successo, ma era una cosa che avrebbe potuto benissimo fare, conoscendolo. Sempre sorridendo cominciai a seguire il filo, che invece mi portò in giardino, dove c’era uno stereo su un tavolino. Notai anche due grossi paravento che non avevo mai visto, ma la mia attenzione fu catturata da un altro bigliettino attaccato all’estremità del filo. “Play.”
Senza indugiare pigiai il tasto dello stereo e l’aria si riempì delle note di una canzone che conoscevo bene. Improvvisamente il mio cuore fece un tuffo e capii cosa stava succedendo.

“It’s a beautiful night
we’re looking for something dumb to do
hey baby, I think I wanna marry you.”

Uno ad uno uscirono i compagni di band di Harry da dietro i paravento e cominciarono a cantarmi la canzone. Prima Zayn, poi Liam, poi Louis e poi Niall.

“Is it the look in your eyes
or is it this dancing juice?
Who cares, baby?
I think I wanna marry you!”

Anche Lexi uscì da dietro il paravento e mi offrì un bicchiere di champagne, che non riuscii a bere perché ero troppo incredula. Non riuscivo nemmeno a ridere, nonostante volessi farlo, perché la mia amica era terribile a cantare e perché tutto quello che stava succedendo era assurdo e al limite del cliché. Mi abbandonai ad una risata fragorosa quando anche Matt e Nick uscirono da dietro il paravento e cantarono una strofa.
“Siete fuori di testa.” Dissi, sorridendo.  I ragazzi avevano cominciato a cantare e a ballare intorno a me. Avevano persino preparato una coreografia! Sapevo che c’era lo zampino di Lexi dietro a tutta quella storia, perché ero con lei il giorno in cui avevo visto una proposta di matrimonio flash mob con quella canzone che era diventata virale su YouTube ed ero scoppiata a piangere perché mi ero commossa.

“Don’t say no, no, no, no, no
Just say yeah, yeah, yeah, yeah, yeah
And we’ll go, go, go, go, go
If you’re ready, like I’m ready.”

La risata si affievolì quando la musica diventò meno frenetica ed Harry uscì da dietro il paravento con un completo elegante. Cantò l’ultima strofa della canzone avvicinandosi a me e finì abbassandosi su un ginocchio. A quel punto avevo gli occhi completamente lucidi e il cuore che batteva a mille.

“It’s a beautiful night
we’re looking for something dumb to do
hey baby, I think I wanna marry you!
Is it the look in your eyes
or is it this dancing juice?
Who cares, baby?
I think I wanna marry you!”

Estrasse una scatoletta di velluto rossa dal taschino interno della giacca e me la porse, aprendola. Al suo interno c’era un anello di fidanzamento d’oro bianco con un rubino ed era esattamente identico a quello con cui Charles aveva chiesto ad Evelyn di sposarlo.
“Oh mio Dio.” Sussurrai. Tutti i nostri amici erano scomparsi appena la canzone era finita, lasciandoci soli nel giardino di Harry. Intorno a noi c’erano lucine decorative e dallo stereo era appena partita la versione strumentale del brano di Bruno Mars che mi avevano appena cantato.
“Megan Cooper.” Cominciò a dire Harry. “E’ dal primo giorno in cui ti ho vista che sapevo che mi sarei ritrovato in questa posizione con un anello e ho deciso di farlo oggi perché sono passati esattamente sette anni dal giorno in cui ci siamo conosciuti.” Continuò.
“Quel maledetto giorno.” Scherzai. Sorridere fece scivolare una lacrima dalla mia guancia e la asciugai con il dorso della mano. Non ci credevo ancora.
“Da quel maledetto giorno” disse, enfatizzando la parola ‘maledetto’ e sorridendo. “sei diventata la persona più importante nella mia vita. Quando ci siamo lasciati mi hai detto che speravi che nella prossima vita saremmo riusciti a stare finalmente insieme… ma io sono testardo e non intendo aspettare, perché quando sono con te mi sento completo e sono totalmente innamorato di te.” Continuò. “Inoltre siamo sessualmente compatibili. Molto, direi. Quindi, Megan Cooper, vuoi diventare mia moglie?”
Scoppiai a ridere, facendo scorrere altre lacrime di gioia sul mio viso.
“Sei un cretino!” Esclamai, scuotendo la testa. “Ma sei un cretino che voglio sposare.” Aggiunsi dopo pochi secondi.
Harry si alzò e mi aiutò a mettere l’anello, poi mi abbracciò stretta e mi diede un lungo bacio. I nostri amici tornarono in giardino e cominciarono ad applaudire e urlando “congratulazioni!”. Mi passai una mano tra i capelli, guardando il gruppetto di persone intorno a noi e sorridendo incontrollabilmente.
“Speriamo che la proposta di matrimonio ti sia piaciuta.” Disse Louis, avvicinandosi e abbracciandomi.
“Siete stati bravissimi, grazie.” Risposi. “Anche se sospetto che Lexi…” Cominciai a dire.
“Sì, ho chiesto un consiglio a lei.” Replicò Harry. La mia migliore amica mi si avvicinò e mi stritolò in un abbraccio che rischiò di spezzarmi almeno tre costole.
“E’ venuto da me e mi ha detto che gli era venuta l’idea del filo rosso.” Spiegò Lexi. “Che era già un’idea buonissima in sé, ma poi mi sono tornati in mente il flash mob che avevamo visto su internet e la tua reazione e gliel’ho consigliato.”
“Grazie.” Dissi, abbracciandola ancora.
Anche Matt, Zayn, Liam, Niall e Nick ci fecero le congratulazioni e abbracciarono sia me che Harry, mentre Louis stappava una bottiglia di champagne.
“Dobbiamo festeggiare!” Esclamò il ragazzo, passando bicchieri a tutti.
“Harry?” Chiamai improvvisamente il ragazzo. “L’anello…”
“Ti piace?”
“E’ bellissimo.” Dissi, riguardandolo. “Ma è lo stesso di Charles ed Evelyn, vero?” Domandai.
“Sì. Cioè, no. Ho provato a fare ricerche sui due per trovare l’anello, ma non sono riuscito, così mi sono fatto aiutare da un gioielliere e l’abbiamo disegnato uguale.” Rispose il ragazzo.
“Ma come hai fatto a sapere com’era?” Chiesi ancora.
“Il sogno che ho fatto pochi giorni prima di incontrarti.” Disse semplicemente il ragazzo.
“Hai sognato la proposta anche tu?”
“No, Charles era in un negozio e lo stava comprando. Poi mi è rimasto in testa perché aveva un rubino e mi è tornata in mente tutta la storia della leggenda del filo rosso del tuo libro.”
“Grazie, Harry.” Dissi. “Ti amo.”
“Anch’io.” Rispose e mi diede un bacio.
“Forza, piccioncini, fateci vedere l’anello!” Esclamò Lexi, avvicinandosi. Alzai la mano e glielo mostrai.
“Oddio, Meg… Harry ti ha messo lo smalto?” Mi domandò, facendomi ricordare il momento in cui mi aveva annunciato il suo fidanzamento e io non avevo minimamente visto l’anello e le avevo chiesto se Matt le aveva messo lo smalto. Scoppiai a ridere e la abbracciai di nuovo.
“Brindiamo!” Esclamai dopo qualche minuto. Alzammo tutti i bicchieri e Harry mi cinse un fianco con il suo braccio. “Alle anime gemelle che si trovano in ogni vita, anche se il destino le mette alla prova.”
 

Fine


Siamo arrivati alla fine anche di questa storia! *momento commozione*
Ci sono stati tanti alti e bassi mentre la scrivevo e ho avuto un blocco. Non sapevo più come finirla e nemmeno come mandarla avanti, ma poi ho scoperto la leggenda del Filo Rosso e me ne sono innamorata. E' stato destino che la trovassi proprio in quel momento.
Così sono nati tutti gli ultimi capitoli e sì, vi ho fatti soffrire perché Harry e Meg si sono lasciati dopo mille ostacoli e non si sono visti per sei anni, ma ne è valsa la pena, no?

A proposito di questi sei anni, per come l'ho vista io sono stati molto duri per entrambi, ma soprattutto per Harry. Perché Meg ha una grande forza di volontà e dopo che ha deciso di smettere di essere aggiornata su tutte le novità di Harry ci è riuscita, soprattutto grazie a Lexi e al suo lavoro. Certo, ci sono state giornate nere, notti insonni, pianti disperati e la voglia incredibile di chiamarlo per sentire almeno la sua voce, ma ce l'ha fatta. Invece Harry, una volta scoperto del libro, non è più riuscito a smettere di pensare a lei, si è persino intrufolato in libreria mentre lei firmava copie del suo libro solo per rivederla da lontano. Ma, sempre per come la vedo io, Harry ha sempre rispettato troppo Megan per "rompere" il patto che hanno fatto e cercarla. Anche se Emily era una pazza che si è inventata tutto, Harry all'inizio non lo sapeva e pensava che fosse colpa sua. E anche dopo che l'ha scoperto non ha avuto il coraggio di far soffrire ancora Meg, perché in tutto quel tempo lei avrebbe anche potuto essersi trovata un altro ed essere andata avanti.
Insomma, la loro non è stata di certo una relazione facile, ma sono anime gemelle. Dovevano ritrovarsi nonostante tutti gli ostacoli sulla loro strada. :)

Ci tengo tantissimo a ringraziarvi tutti, uno ad uno, per tutto quello che avete fatto. Siete stati incredibili! Non mi aspettavo nulla del genere, perché questa storia è diversa da tutto quello che ho scritto e non sapevo se avrebbe potuto piacere a qualcuno. Invece l'avete letta in tantissimi, l'avete inserita nelle ricordate, preferite e seguite e l'avete anche recensita! GRAZIE di cuore! Grazie a voi ho ancora più voglia di scrivere!
In particolare un grazie alla mia solita beta silenziosa e alla mia soulmate, che hanno letto in anteprima e mi hanno dato i loro pareri e a Lou, che legge sempre e mi lascia delle recensioni fantastiche! E a tutte le altre persone meravigliose che hanno recensito, sapete chi siete <3

Vi lascio con il link alla nuova storia che sto pubblicando, si chiama "Live While We're Young" ed è completamente diversa da questa. E' AU ed è ambientata al college, in America. Se avete voglia di passare e lasciarmi una vostra opinione mi farebbe tanto piacere! Non ho ancora finito di scriverla e sono curiosa di sapere se vi piace :)
Vi posto anche i link ai miei social network, se volete seguirmi per aggiornamenti sulle mie nuove storie o anche solo per conoscermi. Mi fa sempre piacere chiacchierare con voi!
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Alla prossima storia, spero di ritrovarvi tra i commenti! <3
Spero che la conclusione di Past Lives vi sia piaciuta e grazie ancora per tutto!
Un bacione xx

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