Look into my eyes

di diciannovegennaio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One ***
Capitolo 2: *** Chapter Two ***
Capitolo 3: *** Chapter Three ***
Capitolo 4: *** Chapter Four ***
Capitolo 5: *** Chapter Five ***
Capitolo 6: *** Chapter Six ***
Capitolo 7: *** Chapter Seven ***
Capitolo 8: *** Chapter Eight ***
Capitolo 9: *** Chapter Nine ***
Capitolo 10: *** Chapter Ten ***
Capitolo 11: *** Chapter Eleven ***
Capitolo 12: *** Chapter Twelve ***
Capitolo 13: *** Chapter Thirteen ***
Capitolo 14: *** Chapter Fourteen ***
Capitolo 15: *** Chapter Fifteen ***
Capitolo 16: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Chapter One ***


Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo.







Il suo sguardo era perso nel vuoto, nelle pareti gialline dello studio.
La dottoressa Cooper se ne stava seduta su una poltrona di pelle nera dall'aria comoda, poco distante dal lettino sul quale era sdraiata la paziente.
Kisha Ghilbert era una ragazza di diciotto anni, con lunghi capelli di un castano scuro lisci come la seta. Aveva gli occhi di una bambina troppo cresciuta, di un marrone chiaro e riflessi verdi che un tempo brillavano di spienzieratezza. La pelle olivastra e il corpo di nuovo smilzo e sinuoso.
Quella ragazza era da due mesi che era in terapia, ma per quanto ci provasse, la dottoressa Cooper non trovava il modo di aiutarla e Kisha, non sembrava andarle incontro.
-Signorina, sono passati più di due mesi.- le fece notare, togliendosi gli occhiali da vista neri.
La ragazza sul divanetto di pelle nera sospirò. -Lo so.-
La dottoressa si massaggiò le tempie con gli occhi chiusi, cercando di venire a capo della situazione complicata.
-Perchè non prova a ritornare nella sua città? Forse si sentirebbe meglio.- propose.
-Lei lo crede davvero?- domandò disinteressata.
La donna si sistemò meglio sulla sedia, portandosi i corti capelli biondi dietro le orecchie. 
-Kisha,- la chiamò. -non abbiamo fatto nessun passo avanti da quando sei in terapia.- 
La ragazza sospirò di nuovo, abbassando gli occhi suelle sue converse bianche.
-Allora? Che ne dici? Ci proviamo?-domandò la donna premurosa.
-Ma come farò a venire agli incontri? Si trasferità anche lei?-
-Oh, no.- rispose subito accennando un sorriso. -Holmes Chapel, giusto?-
Kisha annuì. 
-Ci lavora una mia collega. E' una donna molto competente e sono sicura che ti aiuterà moltissimo.- spiegò.
La ragazza davanti a lei annuì poco convinta, riabbassando lo sguardo.
-C'è qualcuno che puo ospitarti?- domandò.
-Si, mia nonna.- rispose Kisha.
La dottoressa Cooper sorrise.
-Se hai bisogno di qualcosa, puoi sempre chiamarmi. Il mio numero ce l'hai, no?- disse sorridendole.
-Grazie, dottoressa.- mormorò.
Le due si alzarono dalle proprie postazioni. 
La dottoressa seguì con lo sguardo la ragazza che si allungò per prendere il giacchetto e la borsa bianca.
Si guardarono per un secondo quando Kisha riabbassò lo sguardo.
La ragazza evitava sempre il contatto visivo, in questo modo si poteva proteggere. Le poche volte che la dottoressa era riuscita a gaurdarla negli occhi, aveva potuto costatare che era un libro aperto. Riusciva a leggerci la rabbia, la tristezza, la solitudine.
Quella ragazza ne avava passate veramente tante, troppe forse. 
Kisha aveva partecipato a un stage nel loro studio, visto che studiava psicologia, e la dottoressa l'aveva subito notata per la sua allegria e il sorriso contagioso. Quando poi, l'aveva rivista in sala d'attesa, quattro mesi dopo, si era sentita male.
Gli occhi non brillavano più, un'espressione distaccata e malinconica aveva sostituito quel sorriso che illuminava tutti.
La dottoressa aveva preso subito a cuore quella paziente e aveva accettato immediatamente quando Kisha aveva chiesto aiuto.
Si era impegnata per farle tornare il sorriso, per farle di nuovo brillare gli occhi, ma non ci stava riuscendo. Si era chiesta più volte se meritasse davvero quella poltrona.
-Ti invierò il numero di telefono e l'indirizzo appena ti sarai trasferita. Ok?-
La ragazza annuì, e lasciandole un'assegno sulla scrivania uscì dallo studio.
La dottoressa la seguì con lo sguardo fin fuori il corridoio, guardandola entrare nell'ascensore a sguardo basso.
Si chiese come facesse una ragazza così giovane a soffrire così tanto. Una ragazza così bella, così forte, era stata distrutta da dentro.
Le sembrava di vedere sua figlia e si chiese, ancora, se avesse mai avuto il coraggio di abbandonare sua figlia.
La risposta, ovviamente, era no.
Certe donne non meritavano di essere chiamate 'madri', pensò.
Con un sospiro chiuse la porta del suo studio proprio mentre si chiudevano le due porte dell'ascensore.
In quel momento, alla dottoressa le sembrava di abbandonarla. Ma lei, davvero, non sapeva più che fare.


Ciao popolo di EFP!

Io sono Elena e ho deciso di pubblicare questa mia storia!
Prima di questa, ho provato a scriverne molte altre che però non ho mai portato a termine.
Speriamo che questa sia la volta buona!
Vi chiedo un piccolo favore... Me la lascereste mica un recensione? Bastano dieci paroline piccole, piccole ma sincere!
Pubblicherò il secondo a breve.. spero sia di vostro gradimento.
Un bacio,
Elena. :)

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Capitolo 2
*** Chapter Two ***


CAP2 Erani passati solo tre giorni.
Tre giorni e Kisha non si sentiva per niente meglio.
Aveva passato questi tre giorni a fissare il telefono davanti a sè, con il numero della psicologa che la dottoressa Cooper l'aveva dato.
Le mancava il coraggio. O forse era troppo orgogliosa.
Aveva sempre avuto questo difetto: non voleva mostrarsi debole e raccontare a un'altra persona la sua storia, riverarle i suoi segreti più oscuri, mostrarle la parte vulnerabile che teneva sempre nascosta.
Tre colpi alla porta la distolsero dai suoi pensieri.
-Tesoro.- si voltò verso sua nonna, sulla soglia della porta.
-Dimmi.- 
-Sicura di non voler mangiare niente?- le chiese.
-Si, nonna. Grazie.-rispose.
L'anziana fece una smorfia che doveva essere un sorriso e richiuse la porta, facendo ritornare la stanza nel buoi più completo.
La dottoressa Cooper si sarebbe imbiestialita se fosse venuta a sapere che saltava i pasti.
Aveva attaccato la dieta sull'armadio e doveva seguirla alla lettera. Ma a volte non ce la faceva proprio.
Tuttavia non voleva ricascarci, Kisha voleva solo stare bene.
Con un balzò si alzò in piedi e afferrò il telefono che aveva messo sul comodino.
Digitò veloce il numero, prima che potesse tirarsi di nuovo indietro.
-Pronto?-
Strano, pensò, la dottoressa le aveva detto che era una donna.
-La dottoressa Malik?- chiese titubante. 
La voce maschile dall'altra parte della cornetta ridacchiò piano.
-No, gliela passo subito.- rispose divertito. -MAMMA!-
Ah, era solo suo figlio.
Kisha attese paziente, sentendo poi qualche borbottio senza però capire.
-Sono la dottoressa Malik, chi parla?-
-Oh, ehm.. buongiorno, dottoressa. Sono Kisha Ghilbert. Ero in terpia dalla dottoressa Cooper, mi ha dato lei il suo numero..-
-Oh, Kisha! Già, si. Amanda mi ha parlato di te.- la interruppe.
-Oh, davvero?-
-Certo. Allora? Quando vuoi venire?-
Kisha ci pensò. Si guardò i piedi, poi fissò la dieta attaccata di fronte a se, e poi incrociò il suo stesso sguardo nello specchio.
-Oggi?- chiese.
-Oh, così presto?- domandò la dottoressa.
-Io..- prese fiato. -ne ho.. ne ho bisogno.- 
La donna non rispose subito facendo preoccupare la ragazza.
-Allora oggi. L'indirizzo ce l'hai?- cheise la donna.
-S-si.- rispose.
-Ti aspetto alle tre, Kisha.-
La chiamata si interruppe. Kisha si rimise seduta sul letto, per poi avvicinarsi alla finestra.
L'aprì e si portò alla bocca una sigaretta che aveva appoggiato sulla scrivania.
Voleva solo stare bene.

La dottoressa si chiamava Trisha Malik, e abitava con la sua famiglia in una delle tante villettine che si vedono in Inghilterra.
Si era laureata presto, mentre era incinta di suo figlio e aveva preso a praticare il suo mestiere in casa. Infatti, in quel momento, se ne stava in cucina, a preparare il caffè, in attesa che il campanello annunciasse l'arrivo di quella ragazza.
Dietro di lei, seduto al tavolino, suo figlio Zayn studiava chimica.
-Mi raccomando Zayn, rimani in cucina e non disturbarci.- si raccomandò per l'ennesima volta, facendo sbuffare il figlio.
-Ho capito, ho capito. Dio santo!- borbottò.
Trisha annuì, spengendo il caffè che era venuto su. In quel momento il campanello suonò e lanciando un'ultima occhiata al figlio, si affrettò a raggiungere la porta d'ingresso.
Quando aprì si sorprese.
Non aspettava di certo una ragazzina. Si aspettava di vedere una donna, invece no.
Kisha Ghilbert avrà avuto all'in circa l'età di suo figlio e questa cosa la turbò un pò.
-Kisha?- chiese, sperando di sbagliarsi. Ma la ragazza davanti a sè annuì.
Quello non era di certo uno sguardo che le diciottenni avevano, notò.
-Accomodati.- le sorrise. 
Kisha non rispose a quel sorriso, ed entrò silenziosa, guardandosi intorno.
-Vuoi un pò di caffè?- chiese.
Kisha sembrava indecisa e dopo alcuni secondi di silenzio annuì. Trisha le fece strada in cucina.
-Lui è mio figlio Zayn.- annunciò. Il moro al tavolo alzò lo guardo, e spalancò gli occhi vedendo la ragazza immobile alla porta. 
Zayn notò subito quanto fosse bella, nonostante la pesante felpa bianca troppo grande per il suo corpo magro. Dei lunghi e lisci capelli scuri le ricadevano sulle spalle e sulla schiena, incorniciando il viso sottile. Aveva un bella bocca, carnosa e non troppo grande e i suoi occhi erano grandi di un colore che variava tra il verde e il marrone.
-Ciao.- disse suo figlio. Kisha gli fece un cenno con il capo, nascondendo le mani nelle tasche.
La dottoressa versò il liquido in due tazze e ne porse una alla paziente che la ringraziò in un sussurrò.
-Andiamo di là.- disse, per poi voltarsi verso il figlio. -Zayn, per qualsiasi cosa, arrangiati.-
Kisha ridacchiò piano, attirando l'attenzione di Zayn che prese a fissarla curioso. Lei notando il suo sguardo tornò seria voltando la testa di scatto.
-Grazie mamma.- rispose con un sospiro.
Le due andarono in salotto, mentre Zayn seguiva con lo sguardo la nuova paziente di sua madre.
Lei era diversa dalle altre pazienti: era più giovane, più triste e molto più bella.
Scosse la testa a quel pensiero, riabbassando lo sguardo sul suo libro di chimica con l'obbiettivo di concentrarsi su tutte quelle formule. Fallì miseramente appena sua madre incominciò a parlare.
Guizzò l'udito e rimase ad ascoltare.

Ciao! Ho deciso di pubblicare subito il secondo così.. per tenervi un altro po' sulle spine! Spero lo gradirete!! Un bacio, Elena. :)

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Capitolo 3
*** Chapter Three ***


CAP3 -Sinceramente aspettavo la tua telefonata da un pò. Amanda mi aveva detto che avresti chiamato.- disse Trisha, una volta seduta sulla poltrona. Guardo la ragazza guardarsi attorno visibilmente a disagio, con la tazza di caffè fumante tra le mani che tremavano.
-E' stato un pò difficile. Avevo paura a chiamare.- ammise.
-Perché?- domandò la donna.
-Sono.. sono davvero spaventata.- sussurrò, mettendo fine a quel contatto visivo che la metteva a disagio. -Io... io non l'ho mai fatto, mai detto.- farfugliò.
-Per quale motivo?-
-Mi piace pensare che la gente pensi che io sia forte. Perché se non lo facessero, allora non potrebbero pensare che io possa farcela.-
Trisha la guardo sorpresa, poggiando la tazza sul tavolo di legno.
Non parlava come una ragazza delle sua età. Manteneva un distacco, restava seria, non faceva trasparire nulla e come le aveva detto Amanda, non ti guardava negli occhi.
-Perché sei qui?- domandò. La vide sussultare appena a quella domanda e rimase in silenzio per alcuni minuti, durante i quali Trisha non le mise addosso nessuna pressione.
-Io sono cresciuta con mio padre e mia sorella. Mia madre se ne è andata quando io e Aisha eravamo piccole.-
-Soffrivate senza la presenza di una madre?-
Kisha annuì.
-E vostro padre?-
La ragazza rabbrividì.-Nostro padre ci violentava.- mormorò.
Trisha spalancò gli occhi. -Mi dispiace Kisha.- la ragazza fece spallucce.
-Per quanto è andata avanti?-
-Finché non è morto di infarto.- disse dura.
-Te e tua sorella? Dove siete andate a vivere?-
-Da mia nonna. Io avevo già diciotto anni, mentre Aisha quindici.- rispose.
Appuntò quelle informazioni sul taccuino che teneva nelle mani. Su quei fogli appuntava tutte le storie dei suoi pazienti, che perlopiù erano anziane vedove, madri indaffarate o cose del genere. Mai le era capitata una ragazza così giovane e aveva appena incominciato a raccontare che già si spiegava tutta quel comportamento freddo.
-Raccontami di quando vostro padre abusava di voi.- la incitò a continuare Trisha, unendo le mani a mò di preghiera.
La ragazza seduta sul divano prese a torturarsi le mani nervosa, con lo sguardo fisso su di esse.
Passarono alcuni minuti, dove la ragazza combatteva con le due parti di sè: una la incitava ad andarsene e l'altra a parlare.
Il suo stomaco prese a vibrare veloce e sentì il respiro mancarle a quei ricordi che incominciavano a inondarli la mente.
Trisha, intanto, ignara di quella battaglia interiore, la osservava curiosa. Sembrava sull'orlo di un pianto isterico o di una crisi di nervi. Invece la ragazza alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi in quelli neri della dottoressa che sussultò.
Non aveva visto occhi così vuoti. O meglio, così vuoti di felicità, di luce, di amore.
Vedeva solo tanta tristezza e rabbia sepolta in un luogo remoto a cui solo a Kisha era permesso l'accesso.
-A lui non bastava mai. Era sempre più cattivo e lei aveva paura. Così paura che io dovevo proteggerla. Era la mia sorellina e io dovevo fare qualcosa.- la sua voce tremò, e riabbassò lo sguardo di nuovo sulle sue mani. - Lo pregavo di lasciarla stare e lui a volte lo faceva. Prendeva me e lasciava stare Aisha ma quando non succedeva...- 
Alzò gli occhi al soffitto mordendosi un labbro. Trisha vide la paura farsi spazio nei suoi occhi e capì che doveva fermarsi, non era pronta.
-Va tutto bene.- sussurrò. Kisha prese un lungo respiro, riempiendosi i polmoni.
-Tua sorella?- chiese. -Parlami di lei.-
Kisha accennò un sorriso triste.
-Aisha era la parte migliore di me.- mormorò. -Sopportavo tutto per lei, ma non è stato abbastanza.-
Forse il tono con cui lo disse, gli occhi che aveva, la smorfia di dolore che si impossessò del suo viso, fatto sta che qualcosa si mosse nello stomaco della donna che sentì gli occhi inumidirsi e il respiro mancarle. Non era mai capitato che entrasse così dentro un paziente.
-Si è impiccata. Due mesi fa.- 

Zayn dall'altra stanza sussultò.
Sentiva le gambe molli e gli occhi umidi.
Si appoggiò con i gomiti sul ripiano di legno e sospirò.
Era incredibile cosa potesse provare una persona. 
Era incredibile quanto un essere umano poteva soffrire senza essere ferito fisicamente.
Zayn aveva sempre pensato che il dolore emotivo era peggio di un taglio o di una gamba rotta. Aveva sempre creduto che l'amore fosse più male che un bene. L'amore, infondo, può alleviare il dolore quanto può provocarne.
Quella ragazza, Kisha, seduta sul divano del suo salotto, era esattamente il ritratto della sofferenza.
In un momento si sentì troppo stanco, troppo debole e, incapace di sentire ancora un'altra parola si alzò dalla sua sedia.
'Esco'.
Scrisse veloce su un post-it. Lo attaccò al frigo e si affrettò a uscire di casa. 
Ecco perché cercava di non affezionarsi troppo alle persone. Perché quelle, sia per una tragedia, o per un errore, se ne vanno.
Le persone se ne vanno sempre.


Quando Zayn rincasò erano le sei e mezza.  Si chiuse la porta alle spalle, e sentì subito  delle voci provenienti dalla cucina. A passo felpato si diresse verso essa e sbirciò dentro.
-Ciao tesoro.- lo salutò sua madre.
-Ciao mamma.-  rispose. Voltò lo sguardo verso la figura appoggiata al bancone.
Kisha  alzò lo sguardo verso di lui, per poi ributtarlo  sulle sue scarpe.
-Ciao.-
-Ciao..- rispose piano.
-Kisha mi stava dicendo che tornerà a scuola.- disse la madre, sorridendo al figlio.
Zayn fece un sorriso disinteressato, aprendo il frigo per tirarne fuori da bere. Richiuse lo sportello con la bottiglia d'acqua in mano, se ne versò un pò in un bicchiere che si portò alla bocca.
Kisha, intanto, lo osservava dall'altra parte della cucina attenta a non farsi vedere.
Zayn era un ragazzo alto, con un fisico muscoloso dalle spalle muscoloso. La sua pelle era olivastra, un pò più scura della sua e i capelli corvini erano pettinati in una cresta alta. I suoi occhi erano color caramello.
Era bello, bello come pochi.
Appena il moro si voltò verso di lei, distolse lo sguardo scostandosi dal balcone.
-Devo andare.- sussurrò.
Trisha si alzò per andare a prenderle le cose.
Rimasero i due ragazzi soli, nella piccola cucina e Kisha si sentì a disagio.
-Così, ci vedremo a scuola.- disse il moro, spezzando il silenzio.
-Già.- rispose. 
Zayn si mise le mani in tasca e si dondolò sui talloni, un pò a disagio davanti alla freddezza della mora.
Per qualche minuto rimasero zitti e anche Zayn pote guardarla meglio.
Si stava mordendo il labbro inferiore, proprio come Zayn e proprio come lui teneva le mani in tasca.
-Tieni.-
Trisha rientrò nella cucina, con il giacchetto e la borsa della ragazza tra le mani.
Kisha accennò un sorriso che non arrivò agli occhi e che si spense subito, afferrando la sua roba.
-Allora ci vediamo domani.- disse la donna.
-Certo, arrivederci.- disse prima di riabbassare gli occhi. -E grazie.- 
Trisha sorrise.
Kisha guardò Zayn. -Ci si vede.-
Uscì.
Uscì dalla cucina, da quella casa.
Ma Zayn vedeva ancora i suoi occhi davanti a sè, fissarlo.




Ciao a tutti!!

Prima di tutto volevo ringraziarvi delle belle recensioni e un grazie anche a chi ha messo la mia storia tra le preferite/ricordate/seguite.
Ecco a voi il terzo capitolo!! Fatemi sapere cosa ne pensate con dieci paroline!
Per chi volesse seguirmi sul Twitter ques
to è il mio account:
https://twitter.com/ElenaOti
E poi sono su Facebook:
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Per qualsiasi cosa sono sempre disponibile, anche per due chiacchiere!!
Un bacione,
Elena. :)

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Capitolo 4
*** Chapter Four ***


CAP4 Come il giorno prima Zayn si trovava in cucina, seduto al tavolo, mentre studiava chimica.
Quella materia li stava dando un sacco di problemi, non ci capiva niente e il compito era vicino.
Sua madre stava rigovernando i piatti del pranzo, in silenzio, con lo sguardo puntanto sul lavabo.
Sembrava persa nei suoi pensieri.
-Mamma tutto bene?- chiese.
La donna chiuse l'acqua  e si asciugò le mani, prima di voltarsi verso suo figlio.
-Certo perchè?- chiese.
-Ti vedo strana. C'entra qualcosa con la nuova paziente?-
Sua madre sospirò, appoggiando lo straccio sul ripiano della cucina.
Annuì lentamente. -Come ti sembra?-
-In che senso?- domandò Zayn.
-Ti sarai fatto un'impressione su di lei, o no?-
Zayn si portl la mano al mento, pensieroso.
-Sembra una brava ragazza.- la donna annuì.- e credo abbia sofferto molto.- concluse.
-Già.- la donna divvene d'un tratto stanca e si affrettò a sedersi.
Zayn non sapeva se dirle che aveva sentito la sua storia e si agitò sulla sedia.
-So che hai sentito tutto, ieri.-
Alle parole della madre il moro di immobilizzò. La gaurdò negli occhi, dispiaciuto.
-Non volevo, davvero! Io..-
-Tranquillo, basta che lo tieni per te. Non dirle che lo sai.- si raccomandò.
La donna le sorrise dolcemente e Zayn si tranquillizzò. Lui e la madre avevano sempre avuto un bel rapporto. Lui se voleva sapeva di poter parlare con sua madre e lei sapeva che suo figlio era un bravo ragazzo.
-Certo.-
La donna si rialzò e riprese a sciacquare i ciottoli.
-Il suo problema, comunque, qual'è?- chiese di nuovo Zayn.
-Depressione. Però..-
-Cosa?- la incitò il figlio. Studiare chimica era ormai diventato impossibile.
Trisha si voltò di nuovo verso di lui. -Hai visto i suoi occhi?-
Si, Zayn li aveva visti.
Annuì con il capo, serio.
-Non ho mai visto in nessuno dei miei pazienti quello sguardo. E lei ha solo diciotto anni. E' strano da spiegare ma è come se ci fossi tu. Se non trovassi il modo di aiutarla, non me lo perdonerei mai.-
Sua madre abbassò lo sguardo e Zayn sorrise.
Quella donna era la persona più dolce del mondo, faceva il possibile per aiutare tutti e saperla così preoccupata per quella ragazza lo inteneriva. Si alzò dalla sua sedia, avvicinandosi a lei per abbracciarla.
-Ce la farai. Sei una psicologa straordinaria e riuscirai ad aiutarla, vedrai.- disse.
-Ci proverò. Ma sarà difficile.- rispose, dopo aver sciolto l'abbraccio. -Quella ragazza non sorride più, e dobbiamo stare attente perchè rischia di ricadere in anoressia.-
-Anoressia?-
-Già.- disse con tono grave. -Comunque è ancora presto per vedere dei risultati: lei è la classica persona che ci mette un pò ad aprirsi. Non mi ha ancora parlato di quello che provava ogni volta che suo padre la violentava, e nemmeno di quello che sente per la perdita della sorella.-
-E perchè è così difficile?-
-E' un modo di difendersi. Se nessuno sa come si sente, nessuno può buttarla giù. Tuttavia, ho intenzione di farle scrivere un diario se non vuole ancora parlare. Forse l'aiuterà.-
Zayn annuì, pienamente d'accordo con sua madre.
Gli venne un'idea.
-Posso.. posso farci amicizia, se vuoi.-
-Non te lo chiederei mai. E' una cosa delicata..- disse incerta.
-Mamma, non devo portarmela a letto- lei lo gaurdò male, facendolo ridacchiare. -Magari posso invitarla a uscire con me e i ragazzi, distrarsi non la farà sentire un pò meglio?-
La donna sembrò incerta e scosse la testa. - Se vuoi farci amicizia, va bene, ma questo non deve intralciare la terapia. Zayn , promettimelo!-
Il moro alzò gli occhi al cielo e sorride. -Parola di Scout!-

Erano le sei e mezzo. Zayn era stato tutto il pomeriggio nella sua stanza.
Aveva sentito al porta di ingresso aprirsi e chiudersi ma non era sceso a salutare.
Sapeva che fra poco la ragazza sarebbe andata via, perciò con un sospiro si alzò dal letto, avviandosi giù per le scale.
Appena mise piede in salotto, trovò sua madre seduta sulla poltrona e la ragazza sul divano, con le ginocchia al petto.
Aveva dei jeans chiarie  e una felpa blu.
-Ciao.- salutò.
La ragazza fece un cenno con la mano, tenendo lo sgaurdo basso.
-Ciao Zayn.- lo salutò sua madre per poi tornare a guardare la madre.
-Hai capito, no? Ogni volta che hai bisogno di parlare scrivi su questo diario, puoi scirvere tutto quello che ti passa per la testa che siano poesie o parole. In questo modo gli incontri si limiteranno solo a due volte a settimana, che ne dici?-
Kisha annuì, afferrando il diario nero che la donna le porgeva. -Ma se..-
-Se, invece, hai bisogno di parlarne di persona puoi venire quando vuoi.- concluse Trisha per lei.
Si alzarono contemporaneamente, intanto Zayn era andato in cucina a bere.
Kisha tirò fuori i soldi, e glieli porse.
-Devo darti il resto, aspettami qui.-
La donna le sorrise avviandosi per le scale.
In quel momento anche Zayn entrò nella stanza, trovandosi davanti alla mora, che stava attenta a non icrociare il suo sguardo.
-Kisha, vero?- chiese.
Come se non lo sapesse.
Lei annuì.
-Oggi non c'eri a scuola, o sbaglio?- domandò ancora.
-Inizio domani.- rispose piano.
Zayn annuì.
In quel momento, successe una cosa strana, entrambi si infilarono le mani in tasca. Rimasero in sielnzio per qualche secondo, fichè il moro, con un respiro profondo, spezzò quel silenzio.
-Tu conosci guà qualcuno di qui?-
Lei scosse il capo, mentenendo un'espressione disinteressata.
-Che ne dici, di uscire con me?-
A quella domanda Kisha si voltò verso di lui, con la fronte aggrotatta in un'espressione sorpresa.-Come prego?-
Zayn capì di aver detto una cazzata e si affrettò a correggersi. -Voglio dire.. con me e i miei amici.-
-Oh, no grazie.- rispose.
-Perchè no?- insistette. -Siamo simpatici, sai?-
Kisha abbozzò un sorrisetto che sparì subito e lo guardo negli occhi. -Grazie ma passo.-
A Zayn vennero i brividi e deglutì a vuoto. La sua espresisone lo aveva gelato sul posto e si era sentito un polaretto.
La madre scese veloce e diede il resto alla ragazza, che aveva spostato di nuovo lo sgaurdo altrove.
Si salutarono e Kisha uscì da casa sua senza nemmeno salutarlo.
La madre si avvicinò a lui. -Allora?-
-Ho il sospetto di non stargli tanto simpatico.- sospirò.

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Capitolo 5
*** Chapter Five ***


CAP5 La scuola non era mai stata la sua priorità, forse perchè a insegnarli era suo padre che faceva l'insegnate.
Fatto sta che quelle due ore di chimica le sembravano così noiose e lente che avrebbe voluto posare il capo sul banco e dormire, anche perchè quella notte, come quelle precedenti, era stata insonne. E poi quelle cose le sapeva già.
Aveva già avuto la conferma che quella scuola era una gabbia di matti. Appena messo piede in corridoio si era sentita come sotto i riflettori e poi aveva già ricevuto le prime minacce dalle ochette della scuola che, anche durante la lezione, la fulminavano dal loro banco.
Non aveva paura.
Se c'era una cosa che sapeva far bene, era allontanare tutti da lei. Era una cosa che ormai le veniva automatica e li ci era voluto proprio poco per ghiacciarle con i suoi occhi spenti e intimarle di lasciarla perdere.
Il messaggio, comunque, era stato afferrato.
Anche i cascamorti si erano già avvicinati come avvoltoi su un leone morto. Scacciati anche quelli.
Per questo, appena suonata la campanella, era balzata in piedi e si era avviata alle macchinette per prendere un pò d'acqua. Non aveva fame.
Per sua disgrazia, ai distributori riconobbe una sagoma familiare, l'unica in realtà che poteva riconsocere.
Zayn Malik, era appoggiato al muro, con alcuni suoi amici che chiaccherava incuranrte che dall'altra parte del corridoio Kisha lo stava fulminando.
Si ricompose in fretta, per non essere colta in fallo, e con una velocità felina si avvicinò attenta a non attirare l'attenzione.
Mise una moneta, due monete, digitò il numero 32, guardò la bottiglia cascare e quando si ritirò su, con l'acqua fra le mani..
-Ciao!-
Sobbalzò, dallo spavento e alzò la testa per vedere chi era quel coglione che lo aveva tolto dieci anni di vita. Appena incrociò quei due occhi color caramello abbassò la testa.
-Ciao.-
Si voltò veloce, allontanadosi, ma Zayn la seguì.
-Non vai in mensa?-
-Non mi piace la roba di qui. Per oggi non mangio.- rispose piatta.
Con la coda dell'occhio vide il moro aprire bocca per dirle qualcosa, ma ci ripensò, serrando le labbra.
-Volevo farti conoscere i miei amici.- disse dopo un pò.
-Sarà per un'altra volta.-
Uscì in cortile, e si fermò su un muretto per fumarsi una sigaretta in santa pace.
-Non sapevo fumassi.-
Sobbalzò di nuovo e ringhiò sommessamente.
-A dire la verità, non sai niente di me.-
Il moro sorrise beffardo, confondendo la ragazza al suo fianco che però mascherò la cosa.
-Comuqnue..- continuò lui. -per quando riguarda i miei amici..-
-Senti.- lo interruppe Kisha, continuando a guardare avanti. Buttò fuori il fumo prima di parlare. - Sei molto gentile ma io non..-
-Ciao Zayn!!- una voce maschile la costrinse a chetarsi. Si voltò, per vedere chi stesse parlando e invece di trovarsi davanti un solo ragazzo, se ne trovò quattro.
Uno di loro era biondo, sicuramente tinto perchè si vedeva la leggera ricrescita alla cute, aveva due pozzi azzurri e la pelle chiara.
Al suo fianco un riccio con due smeraldi al posto degli occhi, con le guance piene e il fisico snello. Le sembrò familiare ma si disse che non era possibile.
Davanti a loro due ragazzi alti. Uno aveva i capelli castano chiaro, con gli occhi marroni e un'espresisone gentile. Quello che parlò, tuttavia, era il castano al suo fianco, che aveva un sorriso invidiabile sul viso e due occhi chiari, azzurri.
Erano tutti molto belli.
-Ragazzi.- rispose Zayn, senza togliere gli occhi di dosso a Kisha che distolse subito lo sguardo, visibilmente a disagio.
-Sei sparito, ti stavamo cercando.- disse il biondino, affiancandolo.
-Ciao.- disse poi, notando Kisha che era rimasta in silenzio.
Lei, amichevole come sempre, fece un cenno  con il capo, portandosi alla bocca la sua Winston Blue che voleva fumare in santa pace.
A quanto pare, solo lei la pensava così.
-Ragazzi lei è Kisha, la ragazza di cui vi ho parlato. Kisha, loro sono Niall,- indicò il biondino che le sorrise radioso. -Liam,- il castano con gli occhi scuri, -Louis- il ragazzo con gli occhi azzurri. -e Harry.- quello dall'aspetto familiare.
-Ciao Kisha!- dissero in coro.
Sembrava di essere a un'incontro di alcolisti anonimi.
Accennò un sorriso dei suoi, che sparisce subito, distogliendo subito lo sguardo.
Ovviamente quei ragazzi si aspettavano una qualche iniziativa per conversare ma Kisha buttò il suo mozzicone e si voltò quanto bastava per gaurdarli con la coda dell'occhio.
-E' stato un piacere, me ne vado.-
Si affrettò per raggiungere i corridoi, mettendo quanta più distanza poteva tra lei e quei ragazzi, che la guardarono allontanarsi allibiti.
Lei sapeva benissimo che non era per niente carino comportarsi così, ma se c'era una cosa che aveva imparato, era che affezionarsi non era sempre la cosa migliore. Tutti quelli a cui teneva o le avevano fatto del male e l'avevano abbandonata.
Si chiedeva, perciò, se ne valesse davvero la pena far entrare persone nella sua vita se poi l'avrebbero lasciata da sola.
La risposta? No.

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Capitolo 6
*** Chapter Six ***


CAP6 Aveva caldo. Troppo caldo.
Quella mattina il sole aveva deciso di farla evaporare.
Kisha odiava il sole. Il sole fa credere a tutti che ogni cosa andava bene, fa pensare all'allegria, alla felicità, alla bellezza.
Siccome lei vedeva tutto da un'altra prospettiva, preferiva la pioggia e la luna.
La pioggia non la faceva sentire sola e spesso, quando pioveva, usciva fuori, coprendosi la testa solo con un cappuccio e quando sentiva gli occhi pizzicare alzava la testa e piangeva. Piangeva insieme al cielo.
La luna, invece, aveva un effetto calmante. Osservare la luna piene era come bere un tè caldo alle tre della notte, come una coperta in una giornata fredda, come quel momento in cui sei stanca morta e ti butti sul letto.
Ma il sole.. quello proprio no.
Inoltre, quell'aula era un forno crematorio.
Alzo la mano, sbuffando.
-Si?- disse la professoressa, interrompendo la sua lezione di letteratura.
-Posso uscire?-
L'insegnante annuì e così si alzò, uscendo in fretta dalla classe.
Nei corridoi c'era corrente, che la rinfrescò immediatamente. Si mise le mani in tasca e con calma, visto che in giro non c'era nessuno, si recò sul retro della scuola.
Aveva deciso di starsene lì quando aveva notato il caos che regnava nel cortile. Non faceva per lei.
Quel posto era isolato, silenzioso e tranquillo, perciò si accese la sua sigaretta. Aspirò sentendo il fumo grattarle la gola, gonfiò le guance senza nemmeno pensarci e poi buttò fuori.
-Per favore smettetela!-
Il selenio si ruppe. Kisha voltò lo sgaurdo verso destra, da dove proveniva quella voce.
-Vi prego!- ripetè.
A passi lenti si avvicinò. Quello che trovò dietro l'angolo le fece venire la pelle d'oca.
-Che state facendo?- domandò a voce alta.
Due ragazze stavano davanti a una ragazzina che sarà stata del secondo anno. La piccola era rannicchiata a terra, con il viso pieno di lacrime, mentre quelle due arpie le stavano ridendo addosso.
-Tu che vuoi?- disse una di loro, quella più bassa.
-Lasciatela in pace.- disse calma.
-Sennò?- disse l'altra.
Kisha si avvicinò guandandola negli occhi, gettò al sigaretta.
-Sennò non ti riconoscerà neanche tua madre.- rispose pacata.
Le due si guardarono, per poi abbassare lo sguardo sulla ragazzina in terra.
-Ti è andata bene.- sussurrarono. Le lanciarono uno sguardo odioso e si allontanarono in fretta.
Kisha le seguì con lo sguardo, finchè non sparirono dietro una porta blu.
Si avvicinò alla ragazzina che era rannicchiata su se stessa. Tremava e singhiozzava sommossamente.
Non la toccò: sapeva che dopo una violenza fisica di qualsiasi genere, ogni contatto era estremamente fastidioso.
-Ehi- sussurrò.
La ragazzina alzò lo sguardo impaurita ma si tranquillizzò qiuando Kisha le sorrise amichevole.
-Sono andate via.- disse.
Quella che aveva davanti era sicuramente del primo anno, non aveva dubbi. Aveva dei corti capelli rossi e due occhi grigi bellissimi. La pele pallida e le labbra piene, con una bella forma, anche se il labbro inferiore era gonfio.
-Io sono Kisha.- si presentò.
Lei deglutì, e dopo averla scrutata attentamente fece un respiro profondo.-Annie.-
-Cosa ti fa male?- domandò.
Annie si indicò il labbro e la pancia.
-Posso aiutarti ad andare a quella panchina?- chiese. La ragazzina annuì e con qualche sforzo Kisha se l'appoggio su una spalla, aiutandola a camminare fino alla panchina più vicina, sulla quale la fece sedere.
Aveva notato che la ragazza era molto secca, troppo secca. 
Anoressica, pensò.
-Ti trattano spesso così?- domandò. Annie annuì.
-Andra tutto bene, vedrai.- la rassicurò, accarezzandole la testa. Lei negò con il capo e ricominciò a piengere.
-Ehi, ehi! Annie- la richiamò. Quest'ultima riaprì gli occhi immersi nelle lacrime, tirando su con il naso.
-Loro dicono che sono grassa! Io ci provo! Provo a dimagrire ma non ci riesco!-singhiozzo.
A Kisha le si strinse il cuore, sentendo gli occhi umidi. 
Era possibile vedere in una persona tanto diversa, il proprio riflesso?
-Puoi perdere tutto il peso del modno, non sarebbe mai abbastanza.- le sussurrò con un sorriso amaro.
Annie pianse più forte e si buttò fra le braccia della mora che presa alla sprovvista tentennò un pò. Solo dopo pochi attimo dopo decise di ricambiare.
Strinse quella bambina fra le sua braccia, cercando di farla tranquillizzare.
-Io non so esattamente quello che hai passato..- incominciò, sciogliendo l'abbraccio per guardarla negli occhi. -mai io l'ho superato e so che puoi farlo anche tu.-
Annie la guardò negli occhi, pensierosa. -Ho sempre saputo che c'era un motivo del tuo distacco con tutti i tuoi compagni.- sussurrò.
Kisha si irrigidì e si allontano da Annie impercettibilmente.
-Tutti parlano di te, sai? Dicono che sei bellissima e misteriosa.- spiegò.
Kisha fece un sorriso amaro, rimettendosi seduta al fianco della rossa.
-Cosa ti è successo?-
Kisha indugiò un pò prima di rispondere. -Mi hanno fatto male, Annie. E ho perso una persona importante.- 
-Mi dispiace.- sussurrò.
-Vorrei che non lo dicessi a nessuno.- si raccomandò.
-Lo prometto.- rispose sicura la rossa.
-Ti senti meglio?- chiese dopo esser rimasta in silenzio.
Annie annuì, stringendosi nelle sue spalle magre.
-Annie, posso dirti una cosa?- disse voltandosi verso la rossa che la guardava attenta.
-Certo.-
Kisha fece un respiro profondo. -Sai, non mangiando e vomitando, non si arriva da nessuna parte.- a quelle parole la rossa sussultò.
-Io so cosa provi, credimi lo so. E so anche che rovinarsi la vita così non porta a niente.- la fissò negli occhi, per poi ripuntarli nel vuoto, sentendo la maschera impassibile scivolarle via, senza che lei potesse farci nulla.
-Come faccio?- domandò Annie con voce tremante.
-Prima di tutto, devi renderti conto che non sei grassa, anzi, sei troppo magra. Devi incominciare a mangiare, a mettere su chili e ritornare al tuo pesoforma. Nel frattempo non farti mettere i piedi in testa, denuncia questi atti e vedrai si sistemerà tutto. E se può farti sentire meglio, chiedi aiuto.-
-Tu l'hai fatto? Hai chiesto aiuto?-
Kisha annuì.
-E ha funzionato?-
-Ancora non lo so, Annie. Ma la mia è una cosa diversa. Nessuno può riportare indietro i morti.- sorrise amaramente. -Ma per quanto riguarda l'anoressia..- sospirò. -.. si, ha funzionato.-
Con la coda dell'occhio vide Annie sorridere contenta, con gli occhi che brillavano come davanti a un miraggio.
Era come se Annie avesse visto il proprio idolo, il proprio eroe, colei che doveva aspirare a diventare. Kisha sentì lo stomaco attorcigliarsi perchè speva che sarebbe stata un fallimento completo anche per quella ragazzina e non voleva. Non voleva più vite sulla sua coscienza. 
-Ora devo andare.- disse, alzandosi. Si voltò e si allontanò di qualche passo per poi fermarsi di nuovo di colpo. 
-Annie.- la chiamò.
-Si?-
-Se succede di nuovo, vieni da me.-
Annie sorrise, anche se Kisha non poteva vederla aveva sentio il suo sospiro di sollievo.
-Grazie, Kisha.-
Lei sorrise, e si allontanò da quella ragazzina innocente, incurante che dietro la quercia, Zayn Malik aveva visto ogni cosa, attirato anche lui dalle preghiere di quella ragazzina che adesso sorrideva incoraggiata.
Guardò la schiena di Kisha e si rese conto che quella ragazza era molto più di quello che mostrava.
Proprio mentre la mora varcava la soglia, si voltò, nella sua direzione e puntò i suoi occhi in quelli di Zayn che trattenne il respiro.
L'aveva visto.


BUONDì!
Ecco a voi il capitolo seiiiiiii!!
Due paroline giusto per dire grazie ha chi mi recensisce, chi ha messo la mia FF tra le seguite/ricordate/preferite..
Sono davvero contenta di questo successo, anche se minimo, della mia storia. Non credevo sarebbe piaciuta a così tanet persone!!
Perciò, GRAZIE MILLE!
Questo è il mio Twitter:  
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E questo il mio FB:  http://www.facebook.com/elena.ippolito.12
SEGUITEMII!

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Capitolo 7
*** Chapter Seven ***


CAP7 Questo capitolo è un pò particolare. Sarebbe una pagina del diario che Trisha dice alla nostra Kisha di scrivere.
Credo che vedremo spesso capitolo del genere.. si vedrà!
Spero che vi piaccia!
Baci,
Elena. :)



Sono le 06:30 del 19 Ottobre.
Non riesco a dormire.
Gli incubi continuano imperterriti.
Mi sveglio ogni dieci minuti, con la fronte gremita di sudore e le lacrime agli occhi.
Continuo a vedere i suoi occhi.. ho ancora i brividi.
Ho continuamente paura.
Paura di aprire gli occhi e rendermi conto che è tutto vero.
Sento la sua assenza che mi demolisce piano, piano.
E senza di lei, tutto il dolore che ero riuscita a sopportare diventa straziante.
Sento che è colpa mia.
Sento che non ho fatto abbastanza.
Sento che non sono stata abbastanza.
Nonna cerca di starmi vicino.
Mi chiede spesso come sto e io non dico mai la verità.
Non servirebbe.
Anche prima, quando è corsa nella mia stanza sentendo le mie urla.
Gli ho detto che stavo bene.
Io? Bene?
Da quando non sto bene?
Giusto.. da quando?
Da quando Aisha è morta?
Da quando nostro padre ha incominciato a toccarci?
Oppure da quando nostra madre ci ha abbandonate?
E' più facile dire che non sono mai stata bene.
Tutti pensano il contrario, pensano che io sia stata una ragazza felice e in pace col mondo prima di Aisha.
Fingevo.
Io mentivo.
Io mento sempre.
Mentirò ancora.
Lo farò finché non sarò felice e la vedo dura.
Come posso essere felice io? Io che non ho più una famiglia? Io che non sento più nessun calore riscaldarmi?
Io non so neanche più che cos'è l'amore.
Dicono che è al cosa più bella della vita, ma loro non sanno che è l'amore che mi sta uccidendo.
Ho perso la volontà di lottare e mi sento debole.
Debole e fragile.
Oggi non ho mangiato.
E ho fatto un errore.
Lo so.
Ma non avevo nemmeno le forze di alzarmi da letto per mettermi qualcosa sotto i denti.
Io ci provo, davvero, ci provo continuamente.. ma a volte è più forte di me.
Io non so come gli altri vorrebbero. Non sono bella, simpatica e felice.
Addirittura mia madre lo sapeva e se ne è andata, perfino mio padre che non gli è importato nulla, arrivando a farci del male. Nemmeno per mia sorella, che non sono riuscita a proteggere.
Se non ero abbastanza per loro, come posso esserlo per gli altri?
Come posso sentirmi in pace con me stessa dopo quello che ho fatto?
Come posso chiedere perdono sapendo che è tutta colpa mia?
Semplice non posso, e ogni volta che ci penso le lacrime salgono agli occhi come spilli.
Ma non devo piangere.
Sono una ragazza grande adesso.
E le grandi ragazze non piangono.
Sto provando su me stessa il dolore più forte del mondo e se mi buttassi da un ponte, di sicuro, farebbe meno male.
Troverei la pace, la tranquillità. Insieme a me, morirebbero anche le emozioni, le paure e tutto quello che mi ferisce ogni giorno che passa.
Ma non sono coraggiosa.
Non lo sono mai stata.
Soprattutto ora che non ho più niente per esserlo.
Io sono forte solo perché esserlo è l'unica scelta che ho, ma non lo sono poi così tanto.
Gli incubi sono sempre più forti di me.
Le lacrime più prepotenti.
E i ricordi più cattivi, come lame di fuoco nel cuore.
Sono in balia della sofferenza e non ne vedo via d'uscita, è un labirinto, come quello del sogno.
E' stata un sogno strano, di quelli di cui non ne capisci appieno il significato ma che ti rimangono impressi come cicatrici.
Me ne stavo in piedi, davanti allo specchio e fissavo la mia immagine. D'un tratto il mio riflesso si modella, cambia. Cambiano i lineamenti e l'altezza ma gli occhi rimangono uguali ai miei.
Mia madre mi sorrideva orgogliosa e io ricambiavo entusiasta. Piano, piano però tutto intorno a me diventa buio e vedo il sorriso di mia madre scomparire e gli occhi diventare taglienti, riempiti da ribrezzo e delusione. Tutto intorno a me sparì.
Ricordo che quando mi svegliai ero nella mia stanza, al buoi come mio solito, solo che questa volta il buio sembrava vivo e mi toccava.
Mi accarezzava i capelli.
Avevo alzato lo sguardo e avevo visto gli occhi rabbiosi e bramosi di mio padre.
Ero fuggita via. Avevo spalancato una porta che improvvisamente era apparsa e ero entrata in un'altra, piena di luce solare che entrava da delle finestre. Non riuscivo a vedere fuori ma nemmeno mi importava.
Davanti a me c'era una tenda bianca e la mia attenzione era tutta rivolta verso i singhiozzi che sentivo dietro di essa. Mi avvicinavo, cauta, soffocata dall'ansia e dalla malinconia.
Avevo paura ed ero triste, solo non ne capivo il motivo.
Con un gesto secco aveva tirato la tendina e davanti a me nessuna singhiozzava. Davanti a me... lei era morta.
In quel momento sentivo di essere sveglia, solo che non riuscivo a uscire completamente dal sogno.
Mi sono spaventata molto ma credo sia stato frutto dell'incubo.
Tuttavia, non è finito.
Dopo aver trovato lei ero scappata di nuovo. Avevo paura che fosse un'abitudine, che anche da quella stanza, dove poco prima c'era il buio, sarei dovuta scappare.
Davanti a me, comunque, c'era un corridoio, pieno di porte chiuse e una luce debole che proveniva da una lampadina attaccata al soffitto alto.
Correvo per questo corridoio respirando a fatica, con i polmoni che bruciavano.
Mi ero fermata all'improvviso.
Davanti a me, una porta aperta: l'uscita.
Vedevo a malapena un prato verde, alcuni alberi e il cielo limpido con un sole luminoso ma sentivo l'odore d'aria fresca.
Su quella porta una sagoma. Che mi sorrideva.
Come se fosse contenta di vedermi, come se fosse orgogliosa di me, come se non mi potesse fare mai del male, come se mi amasse.
Su quella porta, c'era Lui.


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Capitolo 8
*** Chapter Eight ***


CAP8 Fuori il sole era coperto da una coltre quasi perenne di nuvole e pioggia.
Il tempo ideale, che piaceva tanto a Kisha che in quel momento, era intenta a osservare il cielo. Le piaceva perché rispecchiava il suo stato d'animo e non la faceva l'unica a soffrire. Le piaceva anche la pioggia per questo motivo: a volte capitava che quando pioveva andava sotto l'acqua e cominciava a piangere.
Piangeva insieme alla pioggia e non da sola.
Era per i motivi per cui amava questo che odiava il sole.
Il sole fa sembrare tutto bello, pieno di allegria, piano di spensieratezza, di pace col mondo. A lei non piaceva perché guardava tutto da un'altra angolazione e vedeva il contrario.
Sentiva con un orecchio la lezione di chimica della professoressa che per due ore non aveva fatto altro che leggere le parole sul libro. Pochi della classe l'ascoltava davvero, molti invece facevano gli affari propri fingendosi interessati quando la professoressa gli camminava a fianco, al contrario di lei che se ne infischiava bellamente.
-Signorina Ghilbert, sa dirmi lei qual'è la risposta corretta?-
Kisha distolse lo sguardo da fuori, e guardò davanti a sè.
-La 'b'.- rispose sicura.
Con la coda dell'occhio la professoressa accennò un sorriso, per poi tornare alla cattedra a passo svelto.
-Ho riportato i compiti della settimana scorsa.- 
Alcuni si lamentarono, altri caddero da un mondo parallelo, improvvisamente interessati alle parole della donna.
-Cooper consegna.- ordinò la donna.
Una biondina con due occhi azzurri e la faccia completamente ricoperta di trucco si alzò dal suo posto e cominciò a ancheggiare per tutta la classe con in mano i fogli che la professoressa le aveva dato.
Kisha fece una smorfia quando vide il suo abbigliamento e prese a scarabocchiare sovrappensiero nell'angolo del suo libro.
La ragazza dopo un pò arrivò a lei e appoggiò il comprino sotto gli occhi di Kisha e notò subito il suo voto: nove e mezzo.
Non voleva vantarsi ma sapeva che quel compito era fatto bene e se lo aspettava un risultato del genere.
Era sempre stata brava in quella materia.
-Signorina Ghilbert.- la richiamò. -Complimenti, spero che non smetterà di impegnarsi durante l'anno.-
-Non lo farò.- rispose.
-Bene, anche perché avrei qualcosa da proporle.-
Kisha guardò la donna davanti a se che la fissava con uno sguardo indecifrabile.
-Riguardo a cosa?- domandò abbassando gli occhi.
-Venga in vice presidenza dopo le lezioni.- rispose. 
La campanella suonò e la professoressa si allontanò veloce.
Kisha con un sospiro riordinò le sue cose e uscì dalla classe.
Che palle, pensava.

I cinque ragazzi se ne stavano comodamente seduti sul muretto in cortile.
Niall mangiava con foga il suo panino insieme a Harry che però se lo godeva tranquillamente. Vicino a loro Liam era intento a spiegare matematica a Louis, senza risultati.
Zayn si limitava a osservarli divertito con la sua cicca in mano, guardando l'amico sbuffare.
-Dio, Louis!- esclamò Liam. I ragazzi scoppiarono a ridere.
-Sono un caso perso, vero?- si lamentò Louis.
-Dovresti andare a ripetizione.- suggerì Harry, dandoli pacche confortanti sulle spalle.
-Ha ragione lui.- concordò Liam, chiudendo il libro.
-Se prendo un'altra insufficienza mia madre mi fucila.- borbottò afflitto, mettendosi le mani nei capelli.
-Siamo nella stessa situazione amico!- lo confortò Zayn, aspirando il fumo.
-Te non sembri preoccupato.- fece notare Niall.
-La Loody mi ha detto che ha trovato un modo per aiutarmi, visto che i suoi corsi sono inutili.- rispose facendo ridacchiare Liam.
Niall ingoiò l'ultimo boccone del suo pranzo e si alzò per buttare la cartaccia. Quando si voltò per tornare a sedere si bloccò.
-Niall?- lo chiamò Louis.
-KISHA!- il biondo agitò un braccio per farsi vedere.
Zayn si voltò e notò che la ragazza stava camminando dietro di loro, diretta a una panchina sotto una quercia. Indossava dei jeans chiari e delle converse bianche. La maglia rossa era senza maniche e le spalle erano coperte da un giacchetto di jeans. I capelli scuri le ricadevano sul viso, incorniciandolo perfettamente. Nonostante tutto, la sua espressione era una maschera impenetrabile. Accennò un sorrisetto confuso senza nemmeno fermarsi e continuò ad andare avanti, fino a fermarsi alla panchina.
-Oh, ciao anche a te!- disse sarcastico Harry. Louis ridacchiò spingendolo scherzosamente e Niall, offeso si rimise seduto.
-Non te la prendere Niall.- disse Liam premuroso.
-Infatti non me la prendo.- rispose tirando fuori un pacco di patatine dallo zaino.
Liam sospirò e si voltò verso Zayn che non aveva ancora distolto lo sguardo da Kisha. Con le gambe incrociate e le cuffie nelle orecchio, leggeva chissà quale libro. Zayn avrebbe voluto sapere i genere che le piacevano, avrebbe voluto sapere che musica ascoltava. Avrebbe voluto condividere qualcosa con quella ragazza così triste, così misteriosa.
Una cosa di lei però la sapeva, una cosa che non aveva detto neanche ai ragazzi, che sapeva solo lei, lui e Trisha.
Lui sapeva anche cosa le era successo anche se questo Kisha non lo sapeva.
Queste informazioni lui aveva deciso di tenersele per se. Non solo perché si rendeva conto che si trattava di una cosa delicata, ma anche perché si trattava del lavoro di sua madre e lui non voleva metterla nei guai. E poi lui considerava questo segreto come una legame. Un legame con quella ragazza che si teneva a distanza.
Zayn aveva provato a stabilire un contatto, un dialogo, ma l'unica cosa che aveva ottenuto erano parole taglienti, e nemmeno un contatto visivo.
-Così la consumi.- scherzò Liam. Zayn si voltò verso di lui e li diede un pugno sul braccio.
-Ma stai zitto!-rispose.
-Com'è il tuo rapporto con lei?- domandò Niall.
Zayn ridacchiò senza un minimo di divertimento.-Non c'è nessun rapporto. Lei mi evita, mi allontana e non so cosa fare.-
I ragazzi sospirarono, afflitti.
-Ti risulterebbe più facile sapere il perché dei suo comportamento.- disse Liam.
Zayn sospirò. Lui lo sapeva.. bè non sapeva esattamente cosa pensasse quella ragazza, ma sapeva cosa era successo che l'aveva indotta a diventare così solitaria. Però non la conosceva.
Non la conosceva ma avrebbe voluto farlo: curiosità morbosa.
-Le tue intenzioni con lei quali sono esattamente?- chiese Harry.
Zayn lo guardò confuso. -Le.. le mie intenzioni?-
-Si.-
-In che senso?-
Niall ridacchiò con Louis e Harry.
-Intende dire se vuoi solo esserle amico o qualcosa di più.- spiegò Liam.
Zayn boccheggiò per un attimo.
-No! Ma cosa dite! Io e Kisha? No, no!- si affrettò a rispondere.
Harry scoppiò a ridere, reggendosi alle spalle di Louis che lo imitò.
-Zayn sei gay?- 
Il moro di voltò verso di Niall che lo guardava incredulo. Le risate dei due cretini aumentarono.
-Certo che no! Che domande di merda sono?-
-Solo un gay direbbe che Lei,- indicò Kisha.- non sia bella!-
Zayn si voltò di nuovo verso la ragazza e la osservò.
I capelli le ricadevano davanti gli occhi perciò si portava spesso una mano fra di essi. Gli occhi erano abbassati sulle pagine ingialliti di un libro che sembrava vecchissimo, Zayn da quella distanza poteva vedere comunque le ciglia nere sfiorarle le guance quando sbatteva le palpebre. La bocca carnosa e rosea era socchiusa e le sopracciglia fini e curare erano corrucciate dalla concentrazione.
Niall aveva ragione: solo un cretino avrebbe detto che Kisha era brutta, per il semplice motivo che era tutto il contrario. Era bellissima, di una bellezza rara e unica. Una di quelle bellezze semplici ma nello stesso momento possenti. Zayn si rese conto che Kisha intimoriva chi stava intorno. Perfino lui, che non aveva mai avuto problemi con le ragazze, si limitava a guardarla da quella distanza. 
Se fosse stata felice sarebbe stata di sicuro perfetta. 
Perché?
Zayn guardava la sua espressione. Anche se era concentrata su un libro, vedevi comunque il riflesso di una sofferenza troppo forte per essere nascosta e nonostante tutto, era perfetta. 
Per questo si chiedeva se quando l'avrebbe vista ridere . 
Sarebbe stato uno spettacolo, ne era sicuro.
Rendendosi conto della svolta che i suoi pensieri avevano preso balzò in piedi, gettando il mozzicone di sigaretta sotto lo sguardo curioso dei suoi compagni.
-Me ne vado.- sussurrò. 
Con la coda dell'occhio vide Liam sorridere a testa bassa.
Lui aveva capito qualcosa che Zayn ancora non vedeva.

Cosa doveva dirle di così importante, Kisha, non lo sapeva. Nonostante questo, si ritrovò a correre per i corridoi deserti per non fare tardi.
Appena la campanella era suonata lei aveva sbuffato ma si era affrettata a raggiungere la vice presidenza.
Apri la pesante porta blu ed entrò nella segreteria.
Un bancone di legno chiaro e altro occupava gran parte dello spazio. Dietro di esso una donnina vecchia a grassa spippolava al computer e guardava dei fogli. La stanza era illuminata da due forti luci appese al soffitto e davanti al bancone, lungo il muro bianco, delle sedie dall'aria scomoda di un blu elettrico comprendevano la sala d'attesa. In fondo alla stanza una porta di legno chiudeva la vicepresidenza.
-Buongiorno, la professoressa Loody mi ha detto di recarmi qui.- disse alla donna che la guardò scocciata.
-Mettiti seduta lì, insieme a lui, fra poco potrete entrare.- rispose.
Kisha si voltò verso la persona che la donna aveva indicato e strabuzzò gli occhi.
Zayn Malik agitò una mano a mò di saluto e con un sorriso sulla faccia.
-Che ci fai qui?- chiese.
-La Loody mi ha detto che doveva dirmi qualcosa per la mia incapacità di comprendere la chimica.- spiegò. -e tu?-
Kisha sbuffò e si mise seduta su una sedia abbastanza lontana dal moro che sorrise per quel gesto.
-Credo per farti entrare qualcosa nel cervello.- disse a bassa voce. 
Zayn ridacchiò e Kisha alzò gli occhi al cielo senza farsi vedere.
La porta di legno si spalancò mostrando la professoressa Loody.
-Entrare pure!- disse.
I due giovani si alzarono contemporaneamente. Zayn sembrava contendo mentre Kisha era il ritratto dell'indifferenza.
Entrarono silenziosi e lenti nello studio. Era una stanza ampia, quasi tutta in legno, ed era illuminato da una luce attaccata sul soffitto. Kisha notò l'ordine che regnava in quello studio e pensò subito alla sua camera perfettamente in ordine.
-Accomodatevi.- la loro professoressa gli invitò a sedersi sulle due sedie di fronte alla grande scrivania. I due giovani si posizionarono l'uno accanto all'altra.
Vedendo che la professoressa non accennava a spiccicare nessuna parola Kisha spezzò quel silenzio che la snervava. -Perchè siamo qui?-
La donna sorrise, congiungendo le due mani a mò di preghiera.
-Signoria Ghilbert, tu hai ottimi risultati nella mia materia e pensavo che potresti dare una mano a il signorino Malik che invece, ha qualche problema.- disse.
Kisha alzò gli occhi al cielo, visto che si era aspettata una richiesta del genere. Zayn ridacchiò della sua reazione.
-Non.. non può chiedere a qualche altra persona. Sono sicura che ci sono studenti molto più bravi di..-
-No, è lei la più brava del corso. Signorina, questo le procurerà crediti in più. Mi creda, ne terremo di conto.- 
-Ma..-
-Kisha ti prego! Ho un disperato bisogno di aiuto!- il moro al suo fianco la pregò, facendo gli occhi dolci.
La ragazza si trattenne dal scoppiargli a ridere in faccia e si limitò a sbuffare.
-Ok..- sussurrò, incrociando le braccia la petto.
-Grandioso!- trillò la donna. -Mi aggiornerete sullo sviluppo dello studio, ok?-
I due annuirono: Zayn contento come una pasqua sia per aver trovato aiuto, sia perchè così avrebbe avuto l'occasione di passare più tempo con Kisha.
-Però,- La professoressa e Zayn si bloccarono. - il mio lavoro finisce appena lui prenderà anche solo una misera sufficienza.- detto questo si alzò dalla sua postazione, uscendo dallo studio biascicando un saluto.
Si sistemò meglio la borsa sulla spalla e sbuffò.
Non voleva.
Non voleva proprio.
Passare il tempo con Zayn era il peggio che poteva temere. Voleva tenersi alla lontana da lui, che cercava tanto di farsela amica.
Tutti i suoi buoni propositi di evitarlo erano andati in fumo.
Perché tutte a me? , pensò sconsolata.
-Kisha!- 
Aumentò il passo, ma il ragazzo le si parò davanti in un millesimo di secondo.
-Quando e dove?- domandò.
Kisha si passò una mano fra i capelli, evitando attentamente gli occhi di Zayn che la fissavano come alla ricerca di qualcosa.
-Da me. Tutti i giorni, tranne quando sono con tua madre.- rispose secca.
Zayn sorrise beffardo.-Ti vuoi approfittare di me Ghilbert?-
Lei non si trattenne: scoppiò a riderli in faccia, portandosi istintivamente una mano davanti alla bocca. -Ma ti prego!-
Zayn non rispose. La fissava meravigliato, osservandola ridere. Notò con piacere le due fossettine che si creavano sulle sue guance, gli occhi che si assottigliavano e le labbra scoprire i denti bianchissimi come il latte.
Kisha notò il suo sguardo e capì di essersi scoperta troppo e con un sensazione strana nello stomaco ritornò seria. -Voglio solo fare presto e non avere più rotture. Dalle quattro alle sette, ne un minuto di più, ne un minuto di meno.- 
Superò il moro a grandi falcate e veloce uscì dalla scuola.
Appena superato il cancello si appoggiò alla colonna, per riprendere fiato.
Si portò una mano sullo stomaco, con gli occhi che pizzicavano.
Sentiva ancora il suono della sua stessa risata nelle orecchie e il suo stomaco aveva preso contorcersi dentro di lei.
Perché?
Perché per un attimo aveva smesso di pensare a tutto. Per un attimo era in pace. Per un attimo non si sentiva più sola, non era più triste.
Lei aveva riso.
Si era dimenticata cosa si provava a ridere, e aveva paura.
Aveva paura di scordarselo di nuovo.

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Capitolo 9
*** Chapter Nine ***


CAP9 -Tesoro a che ore arriva il tuo amico?-
Kisha si voltò verso la porta per guardare la donna che le sorrideva.
-Alle quattro.- rispose tornando al suo libro. -E non è un mio amico.- puntualizzò.
Theresa, sua nonna, richiuse la porta, lasciando sola la nipote che, come al solito, non era in vena di conversare.
Con un sospiro Kisha si alzò aprendo la porta finestra che dava su un piccolo balconcino. Sfilò dal pacchetto di Winston Blue una sigaretta che si portò alla bocca. Con uno scatto fece partire la fiamma. Aspirò e buttò il fumo fuori.
Non le importava che ne avesse già fumata una prima, ne aveva bisogno.
Era rincasata da poco, circa venti minuti.

'Sono andata a trovarla. Mi stava aspettando, o meglio, io dico così per stare meglio.
E' bellissima, molto più bella che nei miei ricordi. 
Vorrei che fosse qui.
Sarebbe tutto più sopportabile.'

Andava al cimitero tutti i giorni: ci faceva la lezione, leggeva o semplicemente rimaneva a parlare con sua sorella.
Sospirò per poi prendere un altro tiro.
In poco tempo la sigaretta terminò, così la gettò lontano. Tornò dentro appena in tempo per sentire sua nonna aprire la porta d'ingresso. Con tranquillità uscì dalla sua camera, chiudendosi la porta alle spalle.
-Salve signora, sono Zayn Malik un..-
-Oh, l'amico di Kisha!- la ragazza alzò gli occhi al cielo. -Vuoi un pò di biscotti al cioccolato? Con un pò di latte? Kisha adora i biscotti al cioccolato..-
Kisha strabuzzò gli occhi e si fiondò al piano di sotto, rischiando seriamente di rompersi qualcosa. Come previsto inciampò e per poco non andò di faccia sul pavimento, se non fosse per il divano al quale si agguantò.
-Oh, tesoro! Che stai facendo?- chiese sua nonna preoccupata.
Kisha vide il moro alle sue spalle richiamare tutta la sua forza di volotà per non riderle in faccia.
-Nulla.- rispose secca. 
-Allora tesoro?- si rivolse di nuovo a Zayn. -Li vuoi o no?-
-No grazie.- rispose educato sorridendo.
-Amore?- gli occhi scuri di sua nonna la guardarono orgogliosi e Kisha si aprì in un sorriso che riservava solo a lei.
-Si.- sussurrò.
La donna annuì. -Te li porto subito.-
Kisha annuì e guardò solo di sfuggita il moro, quando la nonna entrò in cucina.
-Vieni.- disse. Salì di nuovo le scale veloce e aprì la porta di camera sua, aspettandolo sulla soglia. Zayn la guardava curioso e con calma entrò nella camera di Kisha. Lei socchiuse la porta e accese la luce. Osservò il moro guardarsi intorno mentre appoggiava lo zaino a terra.
Zayn fece qualche passo verso  la libreria che occupava una parete con uno sguardo sognante e incredulo.
-Sono tutti tuoi?- domandò sfiorando con le dita i dorsi dei libri.
-Si.- rispose Kisha.
Zayn lesse qualche autore di sfuggita, sorrise quando vide il suo preferito occupare quasi due ripiani. -Ti piace Shakespeare?-
-Insomma - disse. -A te?-
Zayn si sorprese di vedere che la mora dietro di lui stava portando avanti la conversazione, tuttavia non lo diede a vedere e accennò un sorriso. -Certo: Romeo e Giulietta è la mia opera preferita.-
Kisha alzò un sopracciglio scettica e Zayn voltandosi a guardarla ridacchiò. -Dimostra cosa sono disposti a fare due persone che si amano.- rispose. Si voltò a guardarla, aspettando una risposta. La mora incrociò le braccia al petto, appoggiandosi al muro. 
-Io ho sempre pensato che quei due fossero dei cretini.- Zayn scoppiò a ridere, tenendosi la pancia con le mani.
Kisha lo guardò di sfuggita, trattenendo un sorriso: era davvero bello.
Scacciò via quel pensiero appena gli occhi di lui le furono addosso.
-E perchè mai?- chiese curioso.
- Se Giulietta fosse morta davvero, fossi stata in Romeo non mi sarei ucciso. Insomma, Giulietta era innamorata persa e di sicuro non voleva che anche Romeo morisse.-
-Anche perchè lei era viva.-
Kisha annuì. - E poi, morire per amore, ma per chi?- disse sovrappensiero.
-L'amore è un sentimento potente.- disse Zayn.
-L'amore uccide.- rispose in un sussurrò la mora, voltando la testa di lato.
-Non è vero. La solitudine fa male, il rifiuto, perdere qualcuno fa male, ma l'amore è forse l'unica cosa che ci da forza. L'amore copre il dolore e ci fa vedere le cose meravigliose della vita..-
Zayn si fermò. Cosa stava dicendo? Non era lui che era il primo a non credere all'amore?
No. No, lui ci credeva ma non aveva tempo per l'amore.

A spezzare quel silenzio imbarazzante fu la nonna che entrò tutta felice con un vassoio tra le mani, dove aveva messo un piattino di biscotti al cioccolato e una tazza enorme di latte.
Zayn avvea sorriso a quella scena e si era letteralmente incantato a gaurdare il volto dolce di Kisha mentre sorrideva a sua nonna.
Un desiderio improvviso li balenò in mente: voleva che quel sorriso fosse destinato a lui.
Durante il pomeriggio si era perso più volte a osservare la ragazza che mangiucchiava la sua merenda e le era sembrata così tenere, così dolce, così bella e così indifesa che per un attimo si scordò che soffriva come un cane.

Zayn era chino sui libri, intento a fare un esercizio che Kisha le aveva assegnato, intanto lei era uscita sul balcone per fumare.
Sinceramente, sapere che Zayn Malik era in camera sua la metteva a disagio, ma cercava di scaricare il nervoso assorbendo quanta più nicotina possibile.
Quando lo rientrò la scrivania era vuota: Zayn era in piedi davanti a una foto.
Kisha sapeva cosa stava guardando. Quella foto era di molto tempo fa: quel breve periodo in cui il padre non aveva ancora incominciato a uccicerle.
I loro sorrisi non si erano ancora spenti del tutto e si somigliavano più che mai, nonostante la differenza di età.
Kisha si sentì fin troppo scoperta. A passi veloci afferrò la foto e l'abbassò, voltandosi a gaurdare il moro. Lui la fissava di rimando confuso per poi perdersi in quegli occhi grandi che solo lei aveva.
-Scusa.- mormorò. Kisha distolse lo sguardo e prese la foto tra le mani, con fare possessivo, e se la mise sotto il cuscino con cautela, come se si potesse rompere solo sfiorandola.
-Chi.. chi è?-
Zayn doveva chiederlo.
-Mia sorella.- sussurrò. Il moro annuì, ripensando all'immagine che fino a pochi momenti fa osservava attento. Si somigliavano da morire: così simili che se Kisha avesse avuto gli occhi azzurri come la sorellina sarebbero state identiche.
-E lei dov'è?-
Odiava chiederlo ma lui non doveva sapere niente e questo era l'unico modo per farglielo credere.
-E' morta.- rispose veloce.
Si avvicinò alla scrivanie  puntò il suo sguardo sui fogli, osservando le scritte.
-Mi dis..-
-L'esercizio l'hai fatto bene. Credo che per oggi basti così.- lo interruppe. Zayn sospirò, capendo che non voleva sentirlo parlare. Appena si avvicinò Kisha balzò lontano, dalla parte opposta della stanza mettendo su quel muro da cui Zayn , poco prima, era riuscito a toglierci alcuni mattoncini.
Sistemò le sue cose nella borsa e seguì Kisha che lo stava accompagnando alla porta.
-Ci vediamo domani..- provò lui.
-Ciao Zayn.- rispose secca. Chiuse la porta, lasciandolo fuori.
Zayn rimase a fissare la porta bianca davanti a lui, per poi voltarsi e allontanarsi da quella casa.
Provò solo a immaginare cosa significasse sentire la constante assenza delle persone che ami, e non ci riuscì. 
Era un dolore troppo grande che Zayn non comprendeva.
E mente lui si allontanava da quella casa, Kisha era corsa di nuovo nella sua camera chiudendosi a chiave, aveva preso al foto di sua sorella e l'aveva guardata.
Così simile..
La strinse al suo petto per poi scagliarla lontano. Sentì i pezzi del vestro rompersi e subito si pentì di quel gesto. SI buttò a terra ripescando tra i vetri la foto. La riappoggiò sul comodino lentamente, e si allontanò, ossevandola da lontano.
Sentì le lacrime pungerle gli occhi ma le ricaccio indietro.
Prese il suo diario e lo aprì, alla prima pagina, a lettere cubitali aveva scritto: NON DEVI PIANGERE.
Con tutta la forza che poteva ingoiò quelle lacrime che bruciavano e cercò una pagina bianca. Appena trovata prese una penna e con mano tremante scrisse: 
                                   
"La paura mi soffoca, mi distrugge.
Vorrei dimenticare ogni istante
 per non dover sentire questo dolore che mi lacera il petto
 ma non posso. 
Non posso dimenticare perchè quei ricordi, se pur fatali, 
sono l'unica cosa che mi rimane."


Ciaociaociaociaociao!!
Eccomi quaa!
Come sempre vi ringrazio tutti: chi mi recensiscce, chi mi manda anche solo messaggi privati, chi ha messo la mia FF in qualche categoria e chi legge in silenzio!
Ho qualche comunicazione da fare...
*RULLODITAMBURI*
..Non manderò più messaggi per comunicarvi il mio aggiornamento!
Questo per alcuni motivi:

A. Una ragazza si è lamentata.
B. Non vorrei che fraintendeste il mio gesto come per spingervi a recensire.
C. SIETE AUMENTATI TANTISSIMO E NON HO NE TEMPO, TE VOGLIA, NE PAZIENZA PER FARLO.
hahahah.
Tuttavia se qualcuno di voi vuole che lo avvisi lo farò compiacere, ma dovete dirmelo altrimenti non lo farò.
Ok? OK.
Altre cose da dire...
..Niente, come sempre vi lascio i miei contatti:
Twitter: @ElenaOti
Facebook: Elena Ippolito
Per qualsiasi cosa sono sempre disponibile!
Ora me ne vado ahah, spero che questo capitolo sia di vostro gradimento!!
Un bacione, alla prossima!

Elena. :)

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Capitolo 10
*** Chapter Ten ***


CAP10 Fuori dalla finestra si vedeva il cielo grigio scuro, illuminato da frequenti lampi.
Era una sera piovosa: i vetri appannati, bagnati dalle gocce di pioggia che confondeva gli alberi, diventati scuri e tristi.
Un odore di crema alla crema galleggiava nella stanza semi buia se non per la piantana nell'angolo.
Il silenzio era rotto dai respiri caldi e il rumore sordo dell'acqua piovana che batteva sul tetto.
Kisha guardava di sottecchi la dottoressa Malik, che teneva fra le mani il suo diario di cuoio nero, mordendosi il labbro inferiore con i denti e torturandosi le mani fra loro.
I suoi pensieri, le sue emozioni, erano nelle mani della donna che leggeva quelle parole cercando di non far trasparire nessuna emozione.
Era difficile: le tremavano le mani.

Guardando davanti a sè, Kisha vedeva solo le ombre confuse degli studenti che camminavano frenetici. La tempesta era passata, lasciando posto al sole che in quel momento brillava accecante in un cielo che per KIsha era fin troppo chiaro e limpido.
Con il libro in grembo cercava di isolarsi dal resto della gente. C'era da dire che lo fece con scarso risultato, anche perché continuava a ricevere spallate involontarie dagli studenti che le passavano di fianco. Si era perciò rifugiata nei corridoi vuoti, visto che gli studenti erano fuori a godersi il raro sole di Holmes Chapel.
Raggiunse il suo armadietto e si sedette per terra, con la schiena appoggiata all'anta di metallo blu. Tirò di nuovo fuori il libro, rincominciando a leggere dal segno. Non passarono neanche dieci minuti che qualcuno la chiamò.
Alzò la testa, muovendola da destra a sinistra finché non individuò una chioma chiara che non riconobbe.
Solo quando il ragazzo fu abbastanza vicino capì chi era: Niall Horan era un amico di Zayn, e insieme facevano parte del fan club 'Facciamoci amica la Ghilbert'. Nonostante tutto, Kisha mascherò abbastanza bene il fastidio di avere gente intorno per non sembrare troppo sgarbata.
I suoi buoni propositi vacillarono quando il ragazzo di mise seduto al suo fianco, oltrepassando lo spazio personale che Kisha aveva con chiunque si avvicinasse. Si irrigidì visibilmente e si allontanò di un pò.
-Come stai?- domandò lui, dopo aver fatto una smorfia alla reazione della ragazza.
-Bene.- sussurrò, riabbassando lo sguardo.
Con la coda dell'occhio sentiva che il biondo aspettava una risposta.
-E te?- chiese sospirando.
-Tutto bene!- esclamò Niall, sorridendo. Per un attimo Kisha fu contagiata dal sorriso del ragazzo che, secondo lei, aveva una paralisi facciale. Tuttavia si trattenne.
-Zayn ci ha detto-Kisha si voltò di scatto verso di lui. - che la Loody ti obbliga a dargli ripetizioni di chimica.-
Kisha si rilassò e annuì.
-Ci ha detto anche che questa cosa ti scoccia.- continuò.
Kisha fece spallucce. -Non mi piace avere gente intorno.- 
Niall pensò a quelle parole per poi ripuntare i suoi occhi azzurri su di lei. -E' sempre bello avere gente intorno, ti senti più vivo.-
Kisha sorrise amaramente, chiudendo il libro che aveva in mano, rassegnata di non riuscire a leggere in santa pace.
-Non siamo tutti come te, Niall.-
Il sorriso del biondo si spense, sentendo del tono freddo con cui Kisha gli parlò.
-Ti ricordi il mio nome.- notò, cercando di sdrammatizzare.
-Io ricordo ogni cosa.- puntualizzò.
-Perché stasera non vieni con noi a casa di Louis? Ti divertirai.-
Kisha si alzò, portando con sè al borsa. Niall la imitò.
-Perché non mi interessa.-
-Cosa ti costa provare a essere nostra amica?- chiese il biondo, serio.
Kisha chiuse gli occhi per un momento, facendo un respiro profondo, per poi riaprirli. -Io non voglio essere vostra amica.-
La ragazza vide il biondo sussultare. -Ma..-
-Smettila.- disse, lo guardò negli occhi fredda come il ghiaccio. Niall fece un passo indietro investito da così tanta intensità da spaventarlo. - Io non voglio amici. Non voglio sprecare il mio tempo a cercare di essere amica vostra. Non voglio avere niente a che fare con voi, non ne vale nemmeno la pena perché sò come vanno a finire queste cose e io non voglio cascarci.-
Kisha si sistemò la borsa sulla spalla. -Lasciatemi in pace.-
Si voltò, dando le spalle a Niall che ricominciò a respirare.
Era così difficile capire che lei non voleva avere amici? Era così difficile capirne il motivo?
Se la sua famiglia l'aveva abbandonata, come poteva sperare che altre persone potessero non fare lo stesso?
Era stupido. Inutile e stupido credete che le persone rimangono sempre con te.
Tutti se ne vanno: che sia la morte, un tradimento, la distanza, un litigio.
Per nessuno sarai mai abbastanza e Kisha, che era sola, lo sapeva meglio di chiunque altro.
Aveva imparato a non fidarsi più, a non svelarsi più a nessuno e non voleva fare la sciocchezza di cambiare.
Nessuno valeva i suoi sorrisi, molto meno delle sue lacrime.



E adesso diamo il via ai capitoli che mi piacciuno di più e che ci faranno entrare nel vivo della storia! :P
Spero vi piaccia!
Un bacione,
Elena. :)


PS: GRAZIE A TUTTO, di nuovo.

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Capitolo 11
*** Chapter Eleven ***


CAP11
Ta Taaaaaaaaaaaaan!
Ebbene si, sono ancora viva!
 Mi scuso per l'ENORME ritardo ma l'ads è morta tre settimane fa e solo oggi  i tecnici si sono decisi di venire a mettermi il WI-FI!
Non vedevo l'ora, infatti sono sul divano mentre guardo CRIMINAL MIND!
Mi scuso ancora, davvero!
Tuttavia, mettetevi comodi perchè questo capitolo è piuttosto lungo!
Vi lascio! 

Le scoppiava la testa.
Sdraiata sul letto, fissava il soffitto cercando fra le crepe una qualche risposta a una qualche domanda.
Il male alla testa, tuttavia, non le dava tregua e i suoi pensieri si confondevano tra loro senza logica.
Prese a massaggiarsi le tempie con le mani cercando di farselo passare.
Quella mattina aveva deciso di rimanere a letto: non aveva voglia, non si sentiva bene e poi non voleva vedere Niall.
Il girono prima, arrivata a casa, aveva ripensato alle sue stesse parole e si era resa conto di esser stata troppo dura.
Le dispiaceva, davvero, ma non l'avrebbe mai ammesso.
Un'altra sfaccettatura del suo carattere era l'orgoglio.
Il campanello prese a suonare frenetico, mandando in tilt il cervello di Kisha che fece una smorfia.
-Nonna!- urlò. -Apri tu!-
Il campanello continuò a suonare e Kisha si ricordò che sua nonna non era in casa.
Sbuffando si alzò dal suo letto e si guardò allo specchio, per accettarsi di essere almeno presentabile: pantaloncini bianchi e cannottiera.
Aprì la porta e scese le scale passandosi una mano fra i capelli.
Se era la vicina le avrebbe sputato.
Se era il postino gli avrebbe urlato in faccia.
Se era sua nonna l'avrebbe abbracciata.
Ma non sapeva che fare con Zayn.
-Ciao.- disse. -Che vuoi?-
Il moro sbuffò ed entrò in casa spostando la mora che strabuzzò gli occhi sorpresa e irritata.
-Fai pure.- disse sarcastica, sbattendo al porta. -Ripetizione è domani.-
-Non sono qui per quello.- disse.
Kisha osservò al sua mascella serrata e il cipiglio scocciato.
Era arrabbiato. 
Incrociò le braccia al petto e abbassò lo sguardo sul pavimento.
-Per cosa allora?-
-Va bene che non ti stiamo simpatici, ma era proprio necessario far piangere Niall?- domandò retorico Zayn camminando avanti e indietro per la sala.
Kisha alzò un sopracciglio. -Chi avrei fatto piagere io?-
-Niall, con i tuoi discorsi del cazzo!- esclamò.
Kisha analizzò quelle parole e sospirò.
Davvero aveva fatto piangere il biondo? Era stata davvero così cattiva? 
-Non volevo.- sussurrò.
-Ma l'hai fatto!-
-Bhe, forse se aveste accettato il mio invito a lasciarmi perdere non ..-
-Kisha ascoltati! Ti prego! Volevamo solo esserti amici!- rispose Zayn, fermandosi a guardarla incredulo e arrabbiato.
-Io non voglio amici Zayn! Ti devo fare un disegnigno per fartelo capire?!- alzò la voce anche lei.
-Sei solo un'egoista!-
La mora sentì il sangue andarle al cervello.
Lui veniva in casa sua a offenderla? A urlagli contro?
-Ma chi ti credi di essere, eh? Tu non sei nessuno! Non sia niente di me!- si avvicinò a lui, puntandole un dito contro il petto.
-Io invece sò tutto!-
Zayn spalancò gli occhi, pentendosi subito di aver dato troppa aria alla sua boccaccia.
-Che cosa?- chiese Kisha. Guardò la sua spalla, inespressiva. -Tua madre..-
-No.- rispose piano lui. 
-E allora come...?- la risposta venne da sola, quando il ragazzo abbassò gli occhi sul pavimento. -Tu hai origliato le mie sedute con tu madre!- la voce salì di due ottave.
-Non volevo, io..-
-Come ti sei permesso, Zayn? Quella era la mia vita, te non avevi il diritto di ..-
-Mi dispiace, ok?! Mi dispiace ma non l'ho fatto apposta!-
-Credi che basti? Credi davvero che dopo esserti fatto gli affari miei io ti creda? Come minimo l'hai detto anche ai tuoi amici, prova a negare!- 
-No! Ti giuro che ai ragazzi non gli ho detto niente!-
Kisha  scosse la testa e si allontanò dal moro che provò a fare un passo avanti. Alzò una mano e Zayn si fermò. Aveva gli occhi tristi e colpevoli.
Stava incominciando a creare qualcosa con lei e aveva rovinato tutto.
-Vattene.- 
-So che sei arrabbiata e hai tutte le ragioni di questo mondo ma..gli altri si meritano una possibilità, non ti pare?- continuò.
-Vattene Zayn..- ripeté Kisha in un sussurro.
Zayn fissò le spalle della ragazza e di dava dello stupido. Del cretino.
Sospirò e afferrò la sua giacca che prima, in preda al nervoso, aveva lanciato su una sedia là vicino. Aprì la porta ma si fermò sulla soglia, per poi voltarsi verso di lei che stava guardando il pavimento inespressiva.
-Scusami.- mormorò colpevole.
Vedendo che la mora non lo degnava ne di uno sguardo ne di una risposta puntò di nuovo lo sguardo fuori dalla porta, facendo un passo avanti. La porta dietro di se sbatté rumorosa e senza voltarsi Zayn continuò a camminare spedito, sempre più lontano.

 
Ognuno di noi ha il proprio modo di difendersi. C’è chi si mostra sempre felice, chi si fa sottomettere, chi invece fa il bullo e chi, come Kisha, si rinchiudeva in una bolla.
Una bolla dalla quale si vedeva e si sentiva tutto ma che non faceva passare niente: niente amore e di conseguenza nessun dolore.
Dentro questa bolla si sentiva solo quello che hai dentro, quello che solo tu provi.
Kisha sentiva solo il suo dolore. Insieme a esso però la ragazza provava un’altra cosa.
Che cosa, vi chiederete?
Non lo sapeva neanche lei.
Frustrazione, malinconia, rabbia, sensi di colpa.
C’è una parola che più racchiudere tutto questo?
Forse il termine ‘confusione’ sarebbe appropriato.
Confusione perché le due parte contrastanti di lei cercavano di soprastare l’una sull’altra.
Il cervello e  il cuore. Un classico.
Il primo le diceva chiaramente di starsene alla larga da ogni tipo di rapporto sociale come l’amicizia o peggio ancora l’amore.
Il cuore, invece, stava chiedendo emozioni, calore. Lui si sentiva spento e inutile.
Anche Kisha si sentiva così.
La paura che la disintegrava ogni giorno della sua vita, a volte le faceva mancare il fiato.
Quelle due metà di se stessa la buttavano nel caos più completo e non riusciva più a uscirne.
Controllo.
Aveva bisogno di controllo e anche se poteva sembrare che ne avesse, in realtà aveva perso al sua strada, la sua direzione.
Aveva perso se stessa e a malapena si ricordava la vecchia ‘Kisha’.
Voleva anche solo riacquistare  almeno un po’ della sua forza che era andata scemando sempre di più nel corso dei giorno, eppure non riusciva a farlo.
Ricordava, tuttavia, che la vecchia ‘Kisha’ si sarebbe odiata se avesse saputo che qualcuno soffriva a causa sua e per questo un po’ era felice: quel senso di colpa voleva dire che la sua vera persona non era morta, non del tutto almeno. Qualcosa di quella vecchia ragazza si era semplicemente nascosta, per uscire nel momento, come quello, dove stava sbagliando.
Era questa convinzione che l’aveva portata a entrare in mensa quella mattina. Erano passati due giorni dalla visita di Zayn a casa sua e le erano serviti per riflettere.
Con lo sguardo cercò il moro e quando lo individuò sospirò, come a darsi forza.
Avanzò, passo dopo passo, verso quel tavolo dove, oltre a Zayn, c’erano seduti gli altri quattro.
Niall le dava le spalle così da darle modo di prepararsi psicologicamente, alle parole da dire che sparirono non appena si fermò vicino a loro.
Quando la notarono, cominciarono a osservarla curiosi e sorpresi di trovarla lì.
Kisha cercò di ignorarli, soprattutto gli occhi di Zayn che erano indecifrabili. 
Visto che il biondino non decideva a voltarsi si trovò costretta a parlare per prima.
-Niall.-
Il biondo smise di mangiare e si voltò. Appena la vide sgranò gli occhi per poi, in silenzio, metter su una faccia da cucciolo che intenerì la mora. L’aveva davvero offeso.
-Ciao.- disse distaccato. –Che vuoi?- 
-Posso parlarti?- chiese.
-Certo dimmi.- rispose lui, con aria altezzosa.
-In privato.- precisò.
Niall scosse la testa. – Puoi dirlo anche davanti a loro.-
Kisha sospirò, già stanca di quella conversazione, ma si costrinse a resistere, almeno per la sua coscienza che le dava il tormento.
-Volevo scusarmi, per l’altro giorno.- mugugno, guardandosi i piedi.
Niall, sorpreso quando gli altri, spalancò leggermente la bocca. Vedendo che non rispondeva lei continuò.
-Non sono stata molto.. simpatica.- ammise. –Con nessuno di voi.- guardò veloce ognuno di loro, tranne Zayn.
Per quanto ci avesse provato, ce l’aveva ancora con il moro per essersi fatto gli affari suoi e questa cosa, a Kisha, non andava giù.
-Mi dispiace.- guardò davanti a sé, nervosa.
Sentì il suono di una sedia che si spostava e quando riabbassò di poco gli occhi, vide che Niall si era alzato e la guardava sorridendo.
-Non ti preoccupare.- disse. Kisha alzò il viso e lo vide con un grande sorriso stampato in faccia.
Un sorriso invidiabile, e assolutamente contagioso. Ne accennò uno anche lei.
-Quindi adesso siamo amici?- domandò Niall ampliando il suo sorriso. Kisha rimase sorpresa.
Vide la speranza e la felicità nel suo volto.-
-Io..- Il viso del biondo si spense e abbassò lo sguardo.
Come poteva farlo? Vederlo con quell’espressione da cane bastonato le faceva piangere il cuore. Sospirò e abbassò lo sguardo sule sue converse.
-Forse.- mormorò.
Passarono solo pochi minuti e sentì qualcosa stringerla. Alzò il viso e capì.
Niall la stava abbracciando e Kisha, irrigidendosi rimase immobile, finché non si decise a portare le sue mani dietro la schiena di lui e darle alcuni colpetti sopra, a disagio.
Il biondo sciolse la presa e  si allontanò di un passo.
-Ehm.. okey.- borbottò imbarazzata. –Forse è meglio andare..-
-Ehi! Ehi! Anche io voglio essere tuo amico!- Louis si alzò contrariato e si avvicinò a Kisha provò a dire qualcosa ma niente. Anche Louis l’abbraccio. 
-Anche noi!- 
-Ehi aspettate!- provò a dire. Harry e  Liam si unirono a quell’abbraccio e quando lo sciolsero sorridevano radiosi. Kisha ricambiò appena imbarazzata e rossa in viso.
-Perché non mangi con noi?- domandò Liam dolce.
-Meglio se ognuno rimane nel suo.- borbottò. Con un sorriso accennato e un cenno della mano si voltò e uscì frettolosa dalla mensa.
Aveva bisogno di una sigaretta. 
Si avviò a grandi passi ma qualcuno la bloccò per un polso. Si voltò e si trovò davanti Zayn con il fiatone.
-Che vuoi?- chiese rigida.
-Ti prego Kisha, scusami!- la implorò. Lei distolse lo sguardo e lo puntò alla sua destra.
-Non è così facile.- rispose.
-Rimarrà tra te e me!-
-Doveva invece rimanere tra me e tua madre.- fece notare. –E poi, cosa mi dice che non l’hai detto ai ragazzi o che non glielo dirai più in là?-
-Perché è una cosa tua.-
-Che tu hai pensato bene di origliare.- continuò sorridendo senza divertimento.
-Non in modo intenzionale.- ribattè, cercando un contatto visivo che Kisha evitava.
La ragazza sospirò. –Non lo so.- 
-Non ti dico di diventare mia amica.- incominciò. –Solo di credermi e di perdonarmi.-
Kisha alzò gli occhi in quelli di lui e notò come il color caramello delle sue iridi sembrava oro colato a contrasto con le pupille scure come al pece.
Un emozione la colpi dritta allo stomaco, come un pugno chiuso. 
-L-lo.. v-ve-vedremo.- balbettò abbassando immediatamente lo sguardo.
Sentendo il cuore battere all’impazzata si voltò, con l’intento di uscire in cortile, ma la mano del moro, ancora attaccata al suo polso, la strattonò un’altra volta solo con più potenza e inveve di voltarsi e basta, andò a sbattere contro il petto di Zayn che la bloccò con le sue braccia.
Sentiva i suoi battiti e il petto alzarsi e abbassarsi mentre respirava. Sentiva il suo profumo e il suo respiro tra i capelli e subito ogni cattiva emozione sparì.
Rimase immobile, sia sorpresa sia spaventata dal quel contatto, finchè il ragazzo non sciolse l’abbraccio quel tanto che bastava a guardarla negli occhi.
-Mancavo solo io.- sussurrò.
Kisha sentì le gambe tremare e trattenne il respiro senza riuscire a distogliere lo sgaurdo da quei pozzi d’orati.
-Ti ho convinto, almeno un po’?- domandò sembre mormorando.
-Perché per te è così importante?- rispose con un'altra domanda, facendolo sorridere.
Kisha deglutì a vuoto.
-Non lo so.- ammise.
Rimasero in silenzio. L’uno perso negli occhi dell’altra. 
Zayn credeva non aver visto occhi più belli dei suoi. Aveva sempre pensato fossero stati scuri, invece per la prima vola aveva notato il castano chiaro mischiato ad alcune sfumature di verde che rendevano quel paio d’occhi incredibili, incorniciati da lunghissime ciglia scure che le accarezzavano le guance.

Bellissima.
-Allora?- chiese.
-Cosa?-
-Ti ho convinto? Si o no?-
Kisha ci pensò e alla fine accennò un sorriso, allontanandosi da lui.
-Forse.- sussurrò. 
Gli voltò le spalle veloce uscendo in cortile, sentendo il cuore battere forte e le sue gambe tremare.
Il bisogno di fumare svanì, lasciando il posto ad un desiderio che a Kisha parve sciocco.

Desiderava abbracciarlo di nuovo.
E mentre si portava una mano sul cuore, come a calmarlo, in corridoi, rimasto immobile a fissare davanti a sé, Zayn sentì un sorriso ebete nascergli sul viso e le mani incominciare a sudare, mentre nella sua testa i suoi occhi incominciarono ad essere incisi, indimenticabili.

SPAAAAZIOOOOO AAUUTTRRIICEE!! (2)

Questo è il famosissimo capitolo che non vedevo l'ora di postare! Spero vivamente che vi piaccia perchè ci ho messo l'anima!
 Ditemi cosa ne pensate! 
RINGRAZIO INFINITAMENTE TUTTI, ANCHE QUELLI CHE LEGGONO IN SILENZIO!!

Un bacio e alla prossima!

Come sempre.. Twitter: https://twitter.com/xzaynhugme 

Ho cabiato nome :P

Elena. :)

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Capitolo 12
*** Chapter Twelve ***


CAP12 Ciao popolo di EFP!
Rieccomi dopo un tremendo ritardo dopo con un capitolo di merda.
Ora che ho detto al mia, lascio a voi il giudizio finale!
Un bacione a tutti, siete adorabili.
Elena. :)



I'm here for you.


     Se ne stava in piedi e ferma a guardare schifata il bancone davanti a sè. Non capiva il perchè ma, nonostante l'evoluzione, l'uomo non riusciva ancora a cucinare qualcosa di quantomeno commestibile. Guardandosi intorno però, doveva essere l'unica a pensarla così. Gli studenti seduti ai tavoli blu si ingozzavano come se non avessero mangiato da anni e c'era qualcuno che addirittura intingolava un pezzo di pane nel sugo, il cui odore, che le arrivava al naso nonostante la distanza,  nauseava Kisha. Rimaneva in piedi, con un vassoio in mano e indecisa sul da farsi. Lei aveva capito. Aveva capito ma cercava di non pensarci. La verità era che il cibo era ottimo ma a lei faceva schifo. Ci stava ricascando nonostante le sedute dallo psicologo, nonostante gli sforzi, nonostante tutto. Era piu forte di lei. 

-Sei indecisa su cosa prendere?-. Le parole erano state sussurrate ma Kisha sobbalzò, voltandosi. Ovviamente Zayn non perdeva tempo a attaccare bottone con lei. E doveva dare la colpa soltanto a se stessa. Se non si fosse mostrata così vulnerabile, se non si fosse fatta stringere in quell'abbraccio, forse non sarebbe arrivata a questo punto.
Riusciva sempre  a commettere errori uno dopo l'altro, continuando a darsi della stupida.
-In realtà ho appena deciso..- rispose.
-E cosa prendi?- domandò.
-Niente.-. Zayn, al suo fianco, corrucciò le sopracciglia e si irrigidì. Ecco il motivo per cui non aveva raccontanto nulla a nessuno: le sarebbero stati tutti col fiato sul collo e lei non voleva questo. Prima che lui potesse anche dire qualcosa Kisha rimise il vassoio al suo posto e si voltò, incrociando lo sguardo contrariato del moro.
-Kisha..- la richiamò mentre lei lo superava. Sbuffando si girò di nuovo e puntò il suo sguardo freddo e distaccato nei suoi occhi, senza far trasparire nessuna emozione.
-Tranquillo, ciuffo. Per una volta che non pranzo non muore nessuno.- disse. Senza aspettare una sua risposta si avviò fuori, come tutte le mattine. Si accese la sua sigaretta, si appoggiò al solito muretto e lasciò vagare il suo sguardo su tutto il cortile, notando che dalla porta della mensa si vedevano tutti gli studenti che mangiavano. Cercò di non dare peso a quello di Zayn, non troppo lontano, ma sbuffò comunque  e le sembrò di sentire la sua risata rimbombare nella mensa.
-Fa sempre così.-. Quel giorno tutti avevano deciso di farle perdere dieci anni di vita. Si voltò infastidita ma quando vide chi aveva davanti, sorrise gentile.
-Ciao Annie.- la ragazza dai capelli rossi quella mattina sembrava in pace col mondo. Non avevano piu parlanto dalla prima volta, ma Kisha le sorrideva sempre, come a incoraggiarla.
Annie ricambiò il sorriso e si appoggiò al suo fianco, matenendo comunque le distanze. Era strano notare quanto Annie poteva capirla. Sapeva che le dava fastino stare troppo vicino alle persone perchè lei provava la stessa cosa.
-Dicevo, fa sempre così.- ripetè.
-Ma chi?- domandò.
La rossa indicò con un cenno della testa la mensa e Kisha si voltò a guardare in quella direzione. La prima cosa che vide fu lui ridere con gli altri, per poi fermarsi a guardarla continuando a sorridere.
Kisha distolse subito lo suardo puntandolo davanti a sè e sbuffò.
-Davvero?- chiese infastidita.
-Si, lo vedo sempre.- rispose pronta. 
Kisha sbuffò, di nuovo e sonoramente facendo ridacchiare Annie al suo fianco. Quel ragazzo la innervosiva tanto quando la calmava. La cosa che la infastideva era il continuo sentirsi osservata e sotto esame. Ovunque andava in un modo o nell'altro Zayn spuntava fuori, come poco prima in mensa. La cosa che però odiava di più, era che lui sembrava preoccupato. Tutto quello che voleva evitare si era concretizzato davanti a lei.
-Ti hanno piu infastidito quelle?- domandò la mora, cambiando discorso. Annie scosse la testa aprendosi in un sorriso smagliante.
-Le hai spaventate per bene.- scherzò. 
-Come ti senti?-
-I lividi stanno andando via e i graffi stanno guarendo. Di alcuni rimarrà la cicatrice ma non mi lamento.- si strinse nelle spalle, come se stesse recitando un discorso a memoria.
-Come stai?- sussurrò. Annie si irrigidì all'istante e Kisha capì di aver fatto centro. Le venne a mente di quando anche lei si comportava così: sempre felice, sempre sorridente. Nessuno avrebbe mai pensato che a casa vivesse l'infermo perchè riusciva a mascherare ogni ferita sotto i vestiti e ogni lacrima dietro un sorriso. Però soffriva ogni secondo, ogni attimo. Non aveva mai smesso. Per questo motivo poteva capire quello che Annie provava: mostrare il proprio animo agli altri non è mai facile.
-Annia se non vuoi parlarne..- Kisha capì anche che era difficile raccontare quello che sentiva. Non se ne vuole mai parlare con nessuno perchè parlarne renderebbe tutto piu reale.
-Io voglio sapere..- la interruppe la rossa, sussurrando nonostante intorno a loro non ci fosse nessuno. - .. se si smette mai di sentirsi così... così..-
Kisha sorrise amaramente. -Inutile? Sbagliati? Arrabbiati?-
Annie con un sospiro annuì lievemente abbassando il capo.
-No.- rispose la mora, sincera. Al suo fianco la rossa chiuse gli occhi mentre le sue mani incominciavano a tremare. -Impari a conviverci, ti abitui ma non se ne vanno mai. Ma io che ne sò: sto affrontato tutto nel modo sbagliato, lasciandomi sfuggire dalle mani molte occasioni per stare bene..- alzò lo sguardo dentro la mensa e lo guardò. -Io sto andando dalla parte sbagliata, sto cercando di rimediare facendo altri errori e non riesco a uscirne. Ogni cosa mi sembra diversa, ogni cosa mi sembra pericolosa. Ogni emozione per me è uno strazio perchè continuo ad aggrapparmi a qualcosa che nemmeno c'è. Sto continuando a scappare e a rifiutare quello che mi fa stare bene. - lo guardò sorridere verso Niall che si stava ingozzando, osservò i suoi linementi schifosamente perfetti e i suoi occhi dolci. Si voltò verso Annie che la guardava con uno sguardo strano. - Tu devi essere piu forte, più determinata. Non rifugiarti nei tuoi incubi. Cerca di vedere sempre il meglio anche se poi finirai con lo scottarti, ma cerca di essere felice. In tutti i modi che puoi.-. Con le sue stesse parole Kisha capì di aver sbagliato tutto ma proprio non riusciva a trovare le forze per cambiare le cose. Sai quello che lasci ma non quello che troverai, era esattamente di questo che aveva paura. Se avesse lasciato che Zayn entrasse nella sua vita? Se gli avesse permesso di farla sorridere, di farla ridere? Se gli avrebbe lasciato asciugare le lacrime dopo un incubo? Se glielo avesse concesso e poi l'avesse lasciata? Quei 'se' erano molto piu distruttivi di quanto la gente crede. Era soprattutto quell'ultimo 'se' a spegnerli il sorriso che nasceva mente valutava gli altri.
-E perchè non ci provi anche tu?- domandò piano Annie. 
Domanda sbagliata.
Kisha aspirò l'ultimo tiro e gettò il mozzicone lontano. -Perchè per me è ormai troppo tardi.-


     Stava camminando a passi lenti e decisi verso casa. Dopo la pausa pranzo un sole timido aveva incominciato a riscaldare Holmes Chapel e per questo Kisha non vedeva l'ora di chiudersi in camera sua e dormire finchè la luna non le avrebbe fatto compagnia. Respirava già l'aria frizzante dovuta all'entusiasmo delle persone, tutte emozionate per il bel tempo. Kisha si sentiva tanto come in uno di quei cartoni dove, sopra la testa, galleggiava una nuvoletta nera dalla quale pioveva. Avrebbe dato tutto l'oro per averne una.
Aveva appena fumato una sigaretta, perciò in bocca sentiva il sapore amaro del fumo e sentiva l'odore forte sulla sua mano. Sua nonna, l'avrebbe brontolata di sicuro, visto che una settimana prima Kisha le aveva promesso di provare a smettere. Non ci aveva nemmeno messo un pò di impegno.
La sigaretta a volte le faceva da calmante e la rilassava. Per svuotarsi la testa prendeva ad osservare il fumo uscire dalla sua bocca e mescolarsi all'aria. Dal suo zaino sfilò il pacchetto di gomme da masticare e se ne mise una in bocca. 
Il sapore forte della menta le rinfrescò la bocca e si sistemò di nuovo lo zaino sulla spalla, spostandosi i capelli scuri da davanti al viso.
Alzò la testa solo quando capì di essere arrivata. Infatti si fermò proprio davanti casa sua e risalì il vialetto. Aprì la porta ed entrò.
Chiamò sua nonna a gran voce e questa le venne incontro dalla cucina.
-Ciao tesoro, com'è andata a scuola?- chiese premurosa.
-Come sempre.- rispose atona accennando un sorriso.
Vide chiaramente il lampo di delusione che attraversò il suo volto. Kisha non riusciva proprio a evitare di ferire la gente. Si diede mentalmente della stupida e cercò di rimediare avvicinandosi per lasciarle un bacio sulla guancia rugosa. Ottenne il risultato voluto: sua nonna sorrise raggiante.
-Ti sono arrivate le tinte e i pennelli che avevi ordinato. Le ho messe in camera tua.- annunciò la donna.
Kisha sorrise, questa volta con piu entusiasmo e senza dire nulla corse sulle scale.
Come le aveva detto sua nonna, in camera sua trovò gli scatoloni. Gettò in un angola lo zaino e si chinò suelle scatole ancora sigillate dallo scotch. Invece di aprirle subito, si cambiò veloce, mettendosi la  tuta da casa poi prese le cose e uscì di nuovo dalla camera.
Arrivata in fondo al corridoio si fermò davanti alla porta di mogano e la fissò pensierosa prima di chinarsi sfilarsi da sotto la maglia una collana lunga dalla quale pendeva una lunga chiave d'ottone e la infilò della serratura. Dopo due scatti la posta si aprì e lei entrò. Poggiò le scatole al centro della stanza e poi tornò alla porta per chiuderla. Vide in corridoio sua nonna che la guardava dolce.
Le mandò uno sguardo d'intesa che afferrò lasciando che la porta si richiudesse alle sue spalle.
Appena accese la luce davanti a sè vide tutta la sua vita.
Non c'erano mobili, letti o scrivanie. C'era solo una sedia al centro della stanza. La storia era scritta sui muri. 
Disegni e parole incominciavano dallo stipe della porta destro e percorrevano tutte e le due pareti. All'inizio i colori erano sgargianti: giallo, rosso, azzurro, arancione, verde.
Poi i colori incominciavano a incupirsi, sempre più scuri.
I disegni si interrompevano.
Kisha ricordava esattamente quando aveva smesso di esprimersi in quel modo: da quando sua sorella era morta.
Non aveva parlato con nessuno di quella cosa: solo sua sorella lo sapeva, era il loro segreto.
La dottoressa Malik le aveva detto che doveva trovare a esprimere i propri pensieri in altri modi, oltre il diario e Kisha aveva pensato subito a questa sua abitudine che aveva provato a reprimere dopo che Aisha aveva portato via anche il senso di quella cosa.
Portò una mano fino a toccare le tracce colorate un pò sbiadite, perscorse con le dita tutti i ghirigori, le parole, i fiori e migliaia di ricordi le riaffiorarono la mente. Strinse i denti quando incominciarono a diventare sempre più cupi e si fermò tremante, con la testa piena di flashback, quando i disegni finirono.
Il vuoto.. ecco cosa c'era dopo il dolore. Aveva una voragine nel petto che non trovava via di guarigione.
Come rappresentare tutto quello? Lasciando la parete intatta. 
Lasciandola così però non avrebbe risolto niente. Tutto sarebbe rimasto uguale e lei non sarebbe andata avanti.
In quel lasso di tempo però qualcosa era cambiato.
Il volto di Zayn prese parte ai suoi pensieri e le venne in mente il sogno.
Lui sulla porta, che l'aspettava per uscire da quel labirinto di incubi.
Tornò al centro della stanza ma invece di aprire le scatole si mise seduta, a gambe incriociate, sulla sedia e ripercorse la sua vita lasciando che la sua anima si sfogasse.
Quella stanza era il suo segreto. Solo sua sorella poteva entrarci e se non c'era lei, nessuno avrebbe visto solo quello che loro due potevano comprendere.
Tutto quello aveva senso solo per lei e non voleva nemmeno provare a spiegare a qualcuno quello che aveva nella testa.
Nemmeno a Zayn.


    Quella mattina non si sentiva bene. Da quando si era svegliata aveva la nausea e come se non bastasse, sua nonna l'aveva pregata di mangiare qualcosa. In quel momento si teneva una mano sullo stomaco con gli occhi chiusi.
La testa le scoppiava, era stanca, e voleva solo mettersi sotto una coperta e dormire.
La campanella però, annunciò la fine della pausa prazo e l'inizio di educazione fisica.
La palestra rimaneva all'esterno perciò uscì in cortile, e l'aria pungente di quella mattina la fece rabbrividire. Si strinse nella giacchetto e si coprì la bocca con la sciarpa. Decise di passare dal retro per fare prima, ma quando arrivò le si raggelò il sangue nelle vene.
La prima cosa che vide fu Annie, con le spalle al muro immobile. La cosa che notò subito dopo furono le sue lacrime e i singhiozzi sommessi. Infine, i tre ragazzi che ridevano davanti a lei.
Non capiva cosa stavano dicendo ma, nonostante i tremiti che attraversarono il suo corpo consigliandole di scappare, raggiunse la ragazza e senza nemmeno degnare i tre di uno sguardo la strinse tra le braccia.
-Va tutto bene.- sussurrò. La guardò negli occhi e le ascigò le lacrime.
-Vai via.- disse poi.
-Ehi bella! Hai bisogno di qualcosa?- a parlare fu uno dei tre. Un ragazzo alto, ma magrolino e con dei capelli rossi che gli ricadevano davanti agli occhi scuri.
Non rispose. Cercò di trascinare la ragazzina che continuava a piangere, lonatana da loro ma qualcuno afferrò il polso di quest'ultima strattonandola.
-Lasciatela in pace.- sibilò. Loro ridacchiarono e il rosso si fece di nuovo avanti.
-La rossa sta con noi.- disse.
-Non mi pare che le faccia piacere.- continuò cercando di calmare il suo respiro.
-Non mi pare che siano affari tuoi.-
Si voltò di nuovo verso di Annie e la liberò dalla presa. -Vai in classe Annie.-
-No..- mormorò scossa.
-Annie..- la implorò guardandola negli occhi.  Annie cercò di protestare la Kisha lo impedì con un movimento della testa. Fu a quel punto che successe tutto.
Il rosso strattonò Kisha per un braccio facendola sbattere al muro.
-Devi imparare a farti i cazzi tuoi!- sbraitò a due centimetri dal viso della mora che sussultò chiudendo gli occhi, non prima di aver visto la chioma rossa della ragazza scappare.
Fu un errore. Appena chiuse le palbebre vide gli occhi famelici di suo padre, le sue grida le inondarono il cervello e i pianti di Aisha la fecero tremare. Tutte le cicatrici, i lividi ripresero a bruciare quando il primo pugno le arrivò dritto nello stomaco facendola piegare in due.
Le risate degli altri due le rimbombarono nelle orecchie e subito si sentì di nuovo inutile. Strinse i denti, come faceva sempre e tutto divenne più supportabile. Il secondo pugno ribadì sullo stesso punto e si ricordò di quando le botte non bastavano mai a suo padre.
Il sangue non lo fermava.
Pugno.
Non gli bastava nemmeno quando lo implorava di fermarsi guardandolo negli occhi.
Pedata.
Non smetteva neanche quando le grida facevano tremare le pareti.
Schiaffo che le scottò la guancia.
Incassava, ancora una volta. Se lo meritava.
Meritava tutto quel dolore per il semplice motivo di esistere.
La mano del ragazzo si fece spazio tra i suoi capelli e li tirarono forte, costringendola ad tirare su il viso.
-Tosta la ragazza. La rossa ha iniziato a piangere subito e non l'ho nemmeno sfiorata.-
Tacque. Non avrebbe ascoltato. Inutile sprecare fiato. Kisha aveva imparato a incassare e starsene zitta.
Inutile piangere, gridare: loro non avrebbero smesso.
Un altro pugno le fece sfuggire un gemito. Il rosso sorrise.
Improvvisamente la presa di lui venne meno e Kisha si lasciò cadere attera stanca e dolorante mentre si trascinava in un'angoo come faceva sempre.
Si strinse le ginocchia al petto e nascose il viso tra le ginocchia mentre respirava a fatica. Aveva capito di star piangendo quando le si annebbiò la vista.
Una bestemmia rimbombò nel silenzio ma non fu quello che le fece alzare la testa. Era il fatto che riconobbe la voce di Zayn.
Quando infatti alzò il viso trovò il moro sopra il rosso che lasciava forti pugni sul suo viso. Distolse lo sguardo solo quando Annie le si parò davanti.
-Kisha! Stai bene!? Rispondimi!- Annie face per toccarle una spalla ma poi ci ripensò. -C'è Zayn! Kisha, c'è lui Va tutto bene.-
Solo in quel momento capì che quella ragazza non era scappata ma era andata a chiamare aiuto. A chiamare Zayn.
Kisha incominciò a singhiozzare e il respirò le manco talmente tanto che alzò verso il cielo con la bocca spalancata.
-ZAYN!-. Annie gridò il suo nome ma Kisha non pensava a nient'altro che ai suoi polmoni che chiedevano aria. Aria che non arrivava.
-Kisha! Kisha, sono qui.-  il sussurro le arrivò come un urlo ma non rispose. Scansò i due e si chinò in avanti, presa da un coniato di vomito improvviso. Fu una senzazione bruttissima. Rigettò le poche cose che aveva nello stomaco mentre cercava di respirare.
Delle mani piccole, probabilmente di Annie, le tolsero i capelli dal viso, e due mani forti le impedirono di afflosciarsi in terra quando finì. Tremò a quel contatto e gridò, un girdo soffocato a causa della mancanza d'aria.
-Aria..- sussurrò.
-Che cosa le sta succedendo!?- chiese Annie nel panico.
Kisha appoggiò le mani a terra e inarcò la schiena annaspando.
Afferrò la maglia del moro e la strinse mentre i singhiozzi si facevano più forti.
-N-non.. r-r-re-respiro..- cercò di dire.
-Ha un'attacco di panico.- disse con voce ferma ma tremante. -Chiama l'ambulanza  e un professore. Corri!-
Annie si alzò e corse dentro scuola.
-Ehi, bimba. Calmati, calmati. Andrà tutto bene. Sono qui. Non sei sola.-
Kisha si sentì morire. Sentiva il corpo abbandonarla, la mente anniebbiarsi, gli occhi ormai colmi di lacrime che le solcavano il viso che bruciava.
Non aveva mai pensato alla possibilità di morire in quel modo, ma non respirava. Non riusciva a farlo e a bocca spalancata cercò, inutilmente, di catturare tutta l'aria che poteva.
I polmoni sembravano chiusi e bruciavano mentre la presa sulla maglia si indeboliva.
All'improvviso tutto si fece buio.


   I suoi occhi si spalancarono all'improvviso. La fronte matida di sudore e le mani che tremavano.
Di nuovo quell'incubo. Si tirò dritta sul letto e si appoggiò alla spalliera quando una fitta forte allo stomaco la fece gemere.
Erano passati due giorni, durante i quali Kisha non aveva fatto altro che piangere e dormire, per poi svegliarsi a causa del solito sogno. Non ricordava mai quello che sognava, tutto quello che sentiva era freddo. Un freddo pungente e un vuoto enorme.
Qualcuno busso alla porta della sua camera e Kisha borbottò in un sussurro -Avanti.- che dubitò avessero sentito.
La porta si aprì comunque e sua nonna entrò, sedendosi alla sua sinistra.
-Brutti sogni?- domandò. Kisha annuì guardando la donna appoggiare una tazza di tè al mirtillo sul comodino. Posò una mano sulla fronte della nipote e sorruggiò la bocca.
-Ti senti meglio?- chiese. Fece spallucce con una smorfia  e sua nonna sorrise.
-Ci sono visite.- annunciò poi.
Kisha fece una faccia confusa per poi spalancare gli occhi.
Forse era Zayn. Non l'aveva piu visto da quel giorno. Lei non era tornata a scuola e lui non era passato a trovarla. Era andata da lei solo la dottoressa Malik ma lui no. Kisha non voleva ammetterlo ma si sentiva un pò delusa e patetica.
Era stata una debole.
-Li faccio salire?- domandò. Kisha annuì e sua nonna uscì di nuovo, accendendo la luce e lasciando la porta socchiusa.
Aspetta. Li?
La risposta le arrivò quando la porta si aprì di nuovo. Ricobbe Niall, Liam, Louis, Harry e poi entrò anche Zayn.
Li guardò uno a uno, mentre si stringeva nelle coperte, come per difendersi. I cinque notarono quella reazione e rimasero lontani da lei e dal letto.
-Come ti senti?- domandò Liam in un sussurro. Erano tutti preoccupati. Com'era possibile? Lei li aveva trattati male, era stata diffidente, eppure loro erano andata a trovarla per sentire come stava.
-Bene.- mentìì.
-Kisha..- lei si voltò verso Niall che aveva parlato, notando che aveva gli occhi umidi. -..posso abbracciarti?-
Si trovò un attimo spiazzata da quella domanda ma qualcosa dentro quegli occhi blu la fece rilassare e annuire lievemente.
In un millesimo di secondo il biondo la stringeva delicatamente, per paura di farle male e , Kisha lo capì dal tremore del suo corpo, a piangere sulla sua spalla. Ricambiò l'abbraccio un pò debole.
Per caso era contenta di vederli?
Rimasero a parlare del piu del meno per un'ora e passa. Piu che altro erano i ragazzi che parlavano e lei che ascoltava. Non si sentiva ancora pronta a considerarli amici al cento per cento, ma l'avevano distratta dai suoi pensieri per un'ora intera e almeno qualche sorriso ogni tanto glielo doveva.
Solo Zayn era rimasto in silenzio, intervenendo di tanto in tanto.
Quando arrivò l'ora per i ragazzi di andarsene, l'ansia si rimpossessò di lei.
-Se vuoi possiamo passarti a trovare ancora.- aveva detto Louis.
-Non ce n'è bisogno. Tornerò a scuola presto.- aveva risposto.
Liam le aveva comunicato che quei tre bulli erano stati denunciati al preside ed erano stati sospesi perciò, una volta tornata a scuola, sarebbe potuta starsene tranquilla.
-Dovresti aspettare un'altro pò.- Kisha si voltò verso il moro, ancora seduto sulla sedia della scrivania, e la guardava inespressivo con la mascella tesa.
-Sto bene.- ripetè.
-Bene, allora noi togliamo il disturbo.- disse Harry alzandosi dai piedi del letto. La sua attenzione, però, fu catturata da qualcosa sulla libreria, alla quale si avvicinò a grandi passi, spostando Liam che stava davanti.
-Ehi!!- protesto questo.
-Conosci Aisha?!-
A quella domanda Kisha si immobilizzò e fissò la foto che Harry aveva preso fra le mani e che guardava ad occhi spalancati.
-Come fai a sapere chi..?- cercò di dire.
-Ci incontravano ogni lunedì al parco non tanto distante da qui. Non la conosco bene: sapevo solo il suo nome.- spiegò.
-Il ragazzo del parco.- disse sovrappensiero. Ricordava che Aisha il lunedì usciva per due ore e tornava sorridente. Quel sorriso lo vedeva solo quel giorno e capiva anche il perchè aveva visto qualcosa di familiare quando aveva incontrato Harry la prima volta. Era il ragazzo del parco, il ragazzo che faceva sorridere, alemeno per un pomeriggio, la sua sorellina. 
-Ma tu? E' una tua amica?- domandò.
-Mia sorella.- mormorò.
-Meglio andare.- intervenne Zayn, di fretta. Harry però non recepì il messaggio e insistette.
-Tua sorella?! Ma è meraviglioso!! Dov'è adesso? La voglio salutare, chissà se si ricorda di me.- una morsa strinse il suo cuore e per evitare di piangere mise su la sua machera fredda e diffidente.
-Si è suicidata.-
Il silenzio che cadde nella stanza la fece rabbrividire e per evitare gli sguardi curiosi e increduli dei ragazzi si voltò, facendo perdere il suo sguardo fuori dalla finestra.
Era quello che voleva evitare, quello che temeva. I loro sguardi pieni di pena, di compassione la facevano arrabbiare con se stessa che avrebbe voluto tanto urlare e dirgli di andarsene ma sentiva che avresse aperto la bocca per dire qualsiasi cosa sarebbe scoppiata a piangere.
Sentì chiaramente Zayn sussurrare qualcosa hai ragazzi che, dicendo un flebile 'ciao' uscirono dalla sua stanza. Rimase sola, di nuovo.
Si prese la testa fra le mani e grugnì, lasciando che le lacrime riprendessero a scorrere veloci e amare.
Il rumore della porta le fece alzare il viso e le si bloccò il respiro quando vide Zayn in piedi, davanti alla porta. Distolse subito lo sguardo per non doverlo guardare nemmeno un secondo di più.
Si sciugò veloce le guance mentre un senso di imbarazzo la face sbuffare.
Si odiava per essere così debole, così stupida, per essersi lasciata andare davanti a lui in quel modo, per non essere stata abbastanza neanche in quel momento.
-Kisha..- la chiamò.
-Stai zitto.- sussurrò.
Si avvicinò lentamente. -Kisha..-
-Perchè sei ancora qui?- domandò dura.
-Sono qui per te.-
Kisha alzò il suo volto verso di lui. Appena incrociò i suoi occhi si sentì senza forse incurvando le spalle. Ma chi glielo faceva fare? Perchè non poteva lasciarsi andare? Forse era arrivato il momento di provarci?
-Io.. io non sono brava in queste cose. Non.. non sò più fidarmi, non sò più amare. Ti deluderei e io..-
-Shh.- lui si avvicinò ancora  e si mise seduto sul letto. -Kisha ognuno di noi ha bisogno di un aiuto, a volte.-
-Ma io sono patetica Zayn! Guardami!- disse indicandosi. - Cosa rimane di me? Non ho più una famiglia, non ho amici, mia sorella è morta, sono stata picchiata da dei bulli, ti ho fatto fare a botte, mio padre mi odiava, mia madre mi ha abbandonata. Perchè dovrei anche solo provare ad andare avanti quando a nessuno importa di me?-
Zayn le prese il volto fra le mani con forza ma allo stesso tempo con delicatezza, facendola rabbrividire ed arrossire.
-Tu sei importante!- disse sicuro di se. -Sei importante per tua nonna, per Annie, per i ragazzi..-
-Sarò una delusione per tutti..-
-..sei importante per me.-
I suoi occhi erano incatenati a quelli di Zayn che la guardava sicuro delle sue parole. Kisha non si era mai sentita così.
Il suo viso tra le sue mani e il suo respiro così vicino. Avrebbe voluto rimanere in quella posizione per sempre, continuando a guardarlo negli occhi senza motivo. In quegli stessi occhi leggeva una silenziosa richiesta, voleva entrare. Voleva leggerla, capirla, conoscerla.
-Perchè vuoi guardarmi mentre sanguino?- sussurrò.
Il moro, davanti a sè sorrise, facendo battere il suo cuore all'impazzata. Con il pollice asciugò la lacrima e con un baciò sullo zigomo la fece arrossire.
-Non resterò a guardarti mentre butti via la tua vita. Non so neanche io il perchè..- tolse le mani dal viso e Kisha che si sentì d nuovo persa.
Ci stava ripensando. Lo vedeva da come si passava le mani nei capelli, da come si guardava intorno cercando le parole, per poi tornare a fissarla.
-Io, da un giorno ad un altro, ho desiderato farti ridere, farti sorridere, farti vivere. Non c'è un motivo, voglio semplicemente farlo e sarei disposto a fare a botte tutti i giorni.-
-A proposito di questo, Zayn..-
-Non è colpa tua.-
Lei fece un respiro profondo per poi affogare nei suoi occhi. -Grazie.-
Si fissarono, infiniti, entrambi incapaci di credere che stava realmente succedendo.
Lui era riuscito nel suo intento. Aveva promesso a se stesso che ci sarebbe sempre stato, in ogni momento, per qualsiasi cosa, solo per lei.
Lei stava prendendo la strada giusta, aveva capito che non poteva rifugiarsi nel dolore se voleva sfuggirli e Zayn era proprio quello che cercava.
Zayn si strinse nelle spalle e si sistemò meglio al suo fianco. L'abbracciò ma lei si irrigidì.
-Kisha..- la chiamò.
-Non.. non lo faccio apposta..- balbettò.
-Lo so, ma io ne ho bisogno. Ho bisogno di abbracciarti, più di qualsiasi altra cosa.- sussurrò nel suo orecchio.
In quel momento esplose. Esplose ogni cosa.
Lui aveva bisogno di lei. Non si era mai sentita così importante per qualcuno, non si era mai data tanto valore.
Si coccolò sul suo petto, lasciandosi cullare. Piano piano si rilassò completamente, con il respiro di lui nei capelli e le sue mani intorno a lei, facendola sentire in pace.
-Ne avrò bisogno più io di te che tu di me.- le fece notare. Senza rispondere la strinse più forte e senza farli male.
Per la prima volta, qualcuno l'abbracciava senza ferirla, senza farla soffrire.
Stava bene. Lei stava bene.
Grazie a lui.
Non si fecero promesse, non si dichiararono in nessuno modo. Entrambi sapevano che avevano messo nelle mani dell'altro una parte di se. Entrambi, incominciarono a fidarsi l'uno dell'altra e , anche se ancora non lo spaevano, ad amarsi un pò.


"Tutti dicono che l'amore fa male, ma non è vero.
 La solitudine fa male.
Il rifiuto fa male.
Perdere qualcuno fa male.
 Tutti confondono queste cose con l'amore,
 ma in realtà,
 l'amore è l'unica cosa in questo mondo
 che copre tutto il dolore
 e ci fa sentire ancora meravigliosi."


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Capitolo 13
*** Chapter Thirteen ***


CAP13      Guardava i ragazzi in attesa di una loro reazione. Gli occhi spalancati e la bocca socchiusa esprimevano al meglio la loro incredulità. Ovviamente la cosa era più che comprensibile: un passato come quello di Kisha non se lo immagina nessuno. Come loro, Zayn aveva pensato che nessuno si meritasse quelle brutte cose e che, in assoluto, non se le meritava lei. Niall abbassò il viso, coprendosi la faccia con una sua mano, cercando di reprimere il bisogno improvviso di piangere. Sospirò di sollievo. Non tanto per la reazione di Niall, ma perchè aveva accettato la condizione a cui doveva sottostare: aveva convinto Kisha a raccontare tutto ai ragazzi, ed aveva accettato, solo che sarebbe andato lui e come da copione,  Zayn non poteva resistere a quegli occhi dolci. Il silenzio venne rotto da dei passi che obbligarono i ragazzi ad alzare lo sguardo.
Zayn riconobbe subito Annia, la ragazzina per la quale Kisha si era fatta picchiare da quei bastardi. SI era fermata qualche metro di distanza, con le mani dietro la schiena e lo sguardo timido e incerto con il quale guardava quei cinque.
-Ciao Annie.- la salutò.
-Ciao Zayn.- sussurrò. -Ciao.- aggiunse in direzione degli altri quattro.
-Hai bisogno di qualcosa?- domandò il moro facendole un sorriso rassicurante.
-Volevo sapere come stava Kisha.- disse. -Non la vedo da un pò.-
-Sta meglio. Stamani aveva degli esami ma si è ripresa abbastanza.- rispose. Nonostante la bella notizia, Zayn  leggeva chiaramente il tormento negli occhi verdi di quella ragazzina e attese paziente. Quando però capì che non avrebbe detto niente, ci provò.
-Tutto bene, Annie?- a parlare però non fu Zayn, bensì il biondo che la guardava preoccupato.
La ragazzina abbassò lo sguardo sulle sue scarpe me tutti videro una lacrima rigarle la guancia. -Annie..- la richiamò Zayn.
-E' colpa mia.- disse infine. -Se avessi saputo difendermi da sola, lei non avrbebe subito tutto quello. Lei non se lo merita, e io... io invece... mi dispiace così tanto.- disse buttando fuori tutta l'aria in corpo.
Niall fece un passo verso di lei che si immobilizzò. -Non sentirti in colpa. Tutto questo è successo e basta, ma non per te. Non tormentarti, ti prego.- La rossa alzò lo sguardo verso il biondo e accennò un sorriso. -Grazie..- sussurrò riabbassando gli occhi.
Niall sorrise e avanzò verso di lei, stringendola in un abbraccio confortante al quale, dopo alcuni secondi di indecisione, ricambiò anche Annie. Zayn distolse lo sguardo sorridendo, meravigliandosi sempre di più della dolcezza di quel ragazzo. Non conosceva nessuno più gentile, sensibile e con un cuore grande come Niall, e la sua bontà cresceva sempre di più, con chiunque.
Quando i due si staccarono Annie guardò Niall imbarazzata  e si asciugò veloce il viso. -Grazie.- mormorò ancora. -Salutatemi Kisha.-
Con questo si dileguò, dando le spalle ai cinque ragazzi che la guardavano inteneriti.
A Zayn gli venne spontaneo chiedersi perchè ad Annie le era bastato così poco a farsi abbracciare da Niall, mentre con Kisha stava sudando sette camicie.
Probabilmente Liam intercettò la sua espressione confusa perchè li mise una mano sulla spalla con il suo solito sorriso tranquillo. -E' un'altro tipo di dolore, Zayn.-
Con quelle parole, Liam, li stava dicendo che non dipendeva da lui ma da Kisha. Solo da lei.


    Le analisi parlavano chiaro. Andava tutto bene, non c'era niente fuori posto se non il peso ma a quello Kisha non ci pensava minimamente. Pensava solo al fatto che non stava bene, certo stava meglio anche se non capiva ancora il perchè, ma stava ancora male. La notte aveva ancora incubi, i ricordi affollavano ancora la sua testa e non riusciva a venirne a capo. Se ci fosse stato un farmaco lo avrbebe preso, ma certi doloro li cura solo il tempo. Ma com'era che, anche se il tempo passava, desiderava chiudere gli occhi e non svegliarsi più.
Mentre caminava le venne in mente che quella mattina, a scuola, di sicuro Zayn aveva parlato di lei ai ragazzi come erano rimasti d'accordo. Era quello il vero motivo della sua ansia. Non voleva che quei ragazzi la guardassero con pensa  e compassione, aveva evitato con tutta se stessa questa cosaa e non poteva aver buttato all'aria tutto solo per gli occhi dolci di Zayn
Zayn.
Quel ragazzo era bravo. Bravo con le parole, con i sorrisi, con le risate, con gli abbracci, con i silezi. STranamente Kisha stava bene in sua compagnia, forse perchè lui non pretendeva che lei li raccontasse le sue emozioni ma la capiva e basta. In un modo o nell'altro, lui riusciva a capire i suoi sospiri e i suoi silenzi e leggava la sua anima tramite i suoi occhi. Lei non capiva il perchè, il come, fatto sta per questo non faceva domande ma cercava di distrarla. E lei lo apprezzava, molto.
All'improvviso si fermò. Il cancello era aperto, e subito i prati verdi con macchie grige si formarono familiari davanti ai suoi occhi come si ricorda la strada di casa. Avanzò, calpestando la strada sterrata che serpeggiava tra i prati curati.
I sorrisi immortali che la circondavano le diedero il benvenuto come tutte le volte che andava là e si sentì a casa. Forse perchè la sua vera famiglia era lì, forse perchè tra il dolore lei ci stava d'incanto. Continuando a camminare arrivò vicino all'ombra di quell'albero che dava l'idea della pace e dalla tranquillità.
Salì lo scalino e camminò sul prato fino ad arrivare abbastanza vicino da poter vedere alla perfezione il sorriso di sua sorella che le dava il buon pomeriggio.
-Ciao.- mormorò sorridendo. Si mise seduta avanti al marmo e fissò gli occhi di sua sorella cercando di ricordare il colore che, in quella foto, era sbiadito.
Passarono molti minuti, forse ore, durante le quali Kisha se ne stava in silenzio, ma sentendo la constante presenza della sorella vicino a sè. Percepiva come un'alone di calore e un senso di familiarità invaderla come quella che emoziona un bambino che vede la mamma dopo una gita scolastica. Non avrebbe trovato un calore come quello da nessuna parte, ed era per quel motivo che andava lì tutti i giorni. Forse ci andava per senso di colpa, oltre che per se stessa. Infondo, non era stata all'altezza della situazione, non aveva fatto abbastanza e l'unico modo per sentirmi meno male era farle compagnia come meglio poteva. Visto che nessuno conosceva la meraviglia che aveva perso il mondo.
-C'era il sole ed ero tutto sudato quando la vidi.-
Kisha sussultò ma non si voltò, riconoscendo subito la voce. Si era fermato poco distante da lei, alle sue spalle, ma stava guardando, come KIsha, il marmo bianco.
-Stava piangendo e mi sono avvicinato per cortesia. Mi ricordo che quando gli chiesi come stava mi rispose che andava tutto bene.- lo sentì ridacchiare. - Non sapeva mentire.-
A quelle parole Kisha sorrise, cosapevole di quanto fossero vere.
-Siccome non parlava incominciai a sparare cavolate su cavolate, dalle cose più imbarazzanti a quelle di tutti i giorni. Sorrideva a volte, ma stava zitta. Finchè non se ne andò.- prese fiato. -Il lunedì seguente tornai in quel parco e la trovai lì, sulla solita panchina. Fu così tutti i lunedì. Andavo lì, mi sedevo al suo fianco e parlavo, senza nemmeno sapere il suo nome, finchè non me lo disse. Piano piano anche lei incominciò ad aprirsi ma non mi raccontò mai del perchè stava piangendo quel giorno e nemmeno perchè aveva sempre quell'aria malinconica intorno.-
Lui si mise seduto als suo fianco, circondandosi con le braccia le ginocchia. Gomito contro gomito i due rimasero a fissare la foto di Aisha, persi nei ricordi.
-Mi disse che si stava trasferendo, e che non ci saremmo mai più rivisti.- la voce di lui tremò, come il cuore di Kisha alla quale li si riempirono gli occhi di lacrime. -Non avrei mai immaginato...-
Con la coda dell'occhio Kisha lo vide nascondere la testa tra le braccia, sentiva il respiro pesante, e lei immaginò stesse cercando di non piangere. Quando si tirò su, aveva gli occhi umidi e lo sguardo triste.
-Mi raccontava sempre di te.- lei si voltò verso di lui e fissò gli occhi verdi come se le avesse dato la scossa. Harry sorrise e continuò a parlare. -Mi diceva che eri la persona più importante della sua vita, che senza di te non avrebbe saputo come fare. Mi diceva che, con te, lei riusciva a trovare quella forza che la faceva vivere ancora.-
Kisha si morse le guance e abbassò lo sguardo sul prato, sentendo quella foto bruciare, nonostante la distanza.
-Si dava la colpa perchè diceva che tu soffrivi per non farla stare male. Mi ripeteva sempre che ti amava, ti amava come una figlia amava sua madre.-
Voleva urlare, avebbe voluto avere sua sorella davanti a sè per gridarle in faccia quando le dispiacesse, quando facesse male la sua assenza, quando avrebbe voluto saperla proteggere meglio. Voleva dirle quando l'aveva amata, e di quando, questo amore, la stava uccidendo piano piano.
-Kisha..- la richiamò. -.. io, io ogni lunedì continuo andare al parco. Avevo sempre sperato che un giorno tornasse, ma adesso?-
Lei deglutì e fece un sorriso che somigliò più ad una smorfia. - Credo che eri tu a darle la vita, Harry. Ogni Lunedì tornava a casa sorridente e quel sorriso mi dava  uno schizzo di vita in più. Quel posto rimarrà per sempre vostro, se avrai bisogno di lei, sarà lì, seduta su quella panchina, mentre io la troverò qui. Dove finalmente ha pace.-
Silenzio.
Bastava quello.
Harry prese a piangere silenzioso, ma a Kisha, sembrava stesse gridando. Afferrò la mano di lui e la strinse, come a comunicargli che lo capiva, lo capiva perchè lei provava di peggio.
-Scusa..- singhiozzò lui.
Lei sorrise e si avvicinò a lui.
-Idiota.- mormorò, facendolo ridacchiare. Alzò lo guardo verso la foto e lo vide rabbividire.
-Kisha..- sussurrò con occhi spalancati.
-La sento anche io. Lei è qui.-
Kisha la sentiva, stava sorridendo.


     Erano le quattro del pomeriggio, e l'aria era fresca ma Kisha non aveva freddo, e infatti stava sul terrazzo di camera sua con dei semplici pantaloncini di jeans e una maglia bianca. In mano teneva la sua sigaretta pomeridiana.
Se la mise in bocca e aspirò. La carta della cicca bruciò ed emise dei leggeri scriccolì uditi grazie al silenzio che regnava intorno a sè. Il fumo le invase la bocca ed i polmoni si aprirono per assorbirlo. La gola le bruciò appena, a causa del tiro lungo, ma non ci badò e buttò fuori il fumo passivo che uscì dalle sue labbra in una lunga e sottile striscia che divenne una nuvoletta bianca.
Sentì un rumore di pneumatici e subito dopo vide apparire il moro nel suo vialetto di casa. Non l'aveva vista perciò lei rimase in silenzio a guardarlo. Indossava dei Jeans e un magliancino azzurro. I capelli erano perfettamente tirati in sù, come sempre e gli occhi socchiusi a causa del leggero sole che quel pomeriggio illuminava Holmes Chapel nonostante il freddo.
Scomparì dalla visuale quando arrivò davanti alla porta.
Il campanello suonò, come previsto, e con un sorrisetto KIsha si rimise la sigaretta in bocca, sentendo sua nonna correre alla porta per aprire.
-Ciao Zayn! Che bello vederti!- sentì sua nonna.
-Salve signora.- rispose, seguito dalla porta che si chiudeva. -Kisha?-
Senza motivo, Kisha sorrise buttando il fumo fuori. Le piaceva da morire il modo in cui pronunciava il suo nome.
-E' nella sua stanza. Sai dov'è,  no?-
Il silenzio durò un millesimo di secondo perchè poi venne rotto dai passi del moro mentre saliva le scale.
Quando bussò alla porta, lei diede il permesso di entrare e si voltò guardandolo mentre entrava e si richiudeva la porta alle spalle per poi incrociare i suoi occhi.
Si fissarono per qualche minuto, in silenzio, fino a che Kisha non accennò un sorriso, voltandosi di nuovo a fumare la sua sigaretta.
Lui la raggiunse e si appoggiò alla ringhiera con i gomiti solo con le spalle al vuoto, al contrario di Kisha.
-Come stai?- domandò lui.
Lei si strinste nelle spalle, buttando fuori il fumo. - Si va avanti.-
il silenzio calò di nuovo, senza però imbarazzo.
-Tu?- domandò poi.
-Bene.- rispose scritandola. -Le analisi?-
-Tutto apposto.-
Di nuovo silenzio. Lui lo vedeva che lei doveva dirli qualcosa, ma sapeva anche che insisntendo non avrebbe ottenutto, perciò si accese una sigaretta anche lui e attese.
Dopo poco, infatti, parlò.
-Ero al cimitero.- annunciò.
Zayn annuì, invitandola a continuare.
-C'era anche Harry.-
Sospirò, voltandosi verso di lei con tutto il corpo. -Ti ha turbato?- domandò preoccupato.
Kisha sorrise e scosse il capo. -E' lui. Il ragazzo del parco.-
Confuso, Zayn aggrottò le sopracciglia.
Vedendo la sua espressione, Kisha continuò. -Ogni lunedì Aisha usciva e andava al parco. Ogni volta che tornava sorrideva radiosa, come non faceva più. Mi aveva detto che aveva conosciuto un ragazzo..- lui la guardò accennare un sorriso. -Quel ragazzo è Harry.-
-Ecco perchè ha reagito così, quella volta, in camera tua.- aggiunse. Kisha annuì e prese l'ultimo tiro di sigaretta per poi lanciarla di sotto.
Si voltò poi verso di lui e lo fissò negli occhi.
-Grazie.-
-Per cosa?- chiese lui.
-Per quello che stai facendo. Che hai fatto.- rispose piano.
Lui sorrise e lentamente si avvicinò per poi stringerla in un abbraccio, al quale lei rispose dopo un pò.
Rieccola lì. Quell'emozione. Quel fuoco che non bruciava, quel vento che porta via le nuvole, quella pioggia che spegne gli incendi. Come sempre, tutto il dolore che aveva provato nella sua vita, sparì lasciando acceso solo il cuore, che pulsava frenetico, come mai prima d'ora.
-Tu cosa hai fatto oggi?- domandò la mora, quando si staccò da lui. Zayn la seguì dentro la camera e si sedette al fianco di Kisha che si era accomodata  sul letto.
-Niente di che..Ascolta!- Kisha si voltò verso il moro in attesa.
-E se andiamo a prenderci un gelato?-
Alzò un sopracciglio. -Con questo freddo?- domandò scettica.
-Non mi sembra che la cosa ti tocchi.- rispose abbassando gli occhi sulle gambe magre della ragazza che arrossì lievemente.
-Da quando hai da ridire su come mi vesto?- chiese.
-Da quando rifiuti il gelato?-
-Lo sai che non si risponde a una domanda con un'altra domanda?-
-Lo sai che lo stai facendo anche te?-
-La smettiamo?- ridacchiò.
-Perchè?- domandò con finta aria confusa.
-Forse perchè sennò mi farai diventare idiota?- rispose alzandosi e dirigendosi verso l'armadio.
Zayn aprì la bocca per rispondere per poi spalancare gli occhi facendo l'offeso.
-Mi stai danto dell'idiota?- lo sentì parlarlare alle sue spalle. Kisha si voltò verso di lui.
-Tu che ne pensi?-
Kisha pensò di averlo azzitito visto che calò il silenzio.
-Lo sai che è maleducazione rispondere a una domanda con un'altra domanda?- disse dopo alcuni secondi.
Il vago tentativo di trovare una battuta con cui controbattere la fece ridere.
Il moro, che si era voltato verso al libreria, si girò a guardarla, mentre la ragazza buttava la testa indietro lasciandosi andare in una risata fragorosa. Quel suono riempì la stanza e, mentre inevitabilmente sorrideva, si perse a osservare le piccole rughe agli angoli degli occhi, la fossetta sulla guancia destra e i denti splendendi. Non era una risata forzata, accennata o ironica. Era una risata che usciva dal cuore, dall'anima e gli si riempì il cervello di quella melodia che finalmente udiva.
Il cuore, inavveritamente, si riempì di gioia e brese a battere.
Quando Kisha si rese conto di essere fissata si voltò verso di lui, con ancora una risatella divertita, e lo trovò a guardarla con uno strano sorriso.
-Che ti guardi?- chiese.
-Fallo di nuovo.- mormorò lui.
Aggrottò le sopracciglia. -Cosa?-
Zayn si avvicinò a lei e ridacchiò. -Ridi ancora.-
-Perchè?- domandò.
-Sei molto più bella quando ridi.- rispose sicuro di sè.
Kisha rimase a guardarlo, senza sapere cosa dire. Nella sua testa quelle parole rimbombavano imperterrite e ebbe improvvisamente caldo quando notò la vicinanza con Zayn. Si schiarì la voce imbarazzata e arrossì, facendo sorridere il moro che non staccava gli occhi da lei. Cercando di mascherare il suo imbarazzo alzò gli occhi al cielo e mettendo una mano sul petto del ragazzo lo spinse senza però smuoverlo.
-Andiamo a prendere questo maledetto gelato.- borbottò superandolo ed entrando nel bagno.
Prima di chiudere la porta si beò della risata di Zayn e si guardò la mano che aveva appoggiato sul suo petto: tremava.

-Entro l'anno.-
-Non rompere.- sbottò. Usci pochi minuti dopo, con un paio di Jeans chiari e un maglioncino bianco che lasciava scoperta una spalla. Si inginocchiò a terra, sotto lo sgaurdo confuso di Zayn, per prendere da sotto il letto la sua borsa. Riemerse infilandoci dentro le sigarette e il telefono per poi sciogliesi i lunghi capelli scuri.
-Avevi furia?- chiese, scherzando, a Zayn che in tutta risposta ridacchiò uscendo per primo dalla stanza. Kisha o seguì a ruota, richiudendosi la porta alle spalle e scese le scale. Non era nemmeno a metà rampa che vide sparire il moro, ritrovandolo con il sedere sul terzo scalino. Lui alzò uno il viso e la guardò. Kisha ci mise poco a realizzare cos'era appena accaduto e incominciò a ridere. Si appoggiò alla ringhiera  e si piegò in due, affannando un pò d'aria da quanto rideva. Kisha aveva una risata davvero contagiosa, osservò Zayn, oltre che molto bella, tanto che si ritrovò a ridere con lei mentre is alzava e si sistemava i pantaloni.
Si ritrovarono a ridere talmente forte che la nonna di Kisha li raggiunse allarmata. Appena vide che sytavano ridendo si rilassò ma poi guardò la nipote e spalancò gli occhi dalla sorpresa.
Non ricordava nemmeno l'ultima volta che aveva visto sua nipote ridere così e non faceva a meno di pensare quando fosse bella con quel sorriso sul quel viso. Guardò la ragazza raggiungere Zayn mentre ancora rideva e si appoggiava alla spalla di lui. Il ragazzo di voltò a guardarla e risero insieme.
In quel momento, la donna, voleva abbracciare Zayn e ringraziarlo per aver fatto ridere di nuovo Kisha. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime e per non interrompere quel momento di senerità della nipote, senza farsi vedere, tornò in cucina riprendendo le pulizie con ancora l'immagine in mente, e accompagnata ancora da quel suono che le arrivava dalle scale.
-Ma guarda te se mi devo quasi rompere l'osso del collo per farti ridere.- osservò lui fingendosi offeso ma senza risultatiti. Si guardarono seri per nemmeno un secondo per poi scoppiare di nuovo a ridere.
Sapeva già che non si sarebbe abituato a quella visione: di lei che rideva.
-Ora sei contento?- chiese Kisha, asciugandosi gli occhi.
Si avviarono alla porta e mentre passavano davanti alla cucina Kisha salutò la donna.
-Nonna usciamo. Ci vediamo dopo.- disse sorridente per poi uscire dalla porta senza aspettare Zayn.
-Arrivederci signora.- disse educato.
La donna si voltò a guardarlo e gli occhi umidi e il sorriso splendente di lei lo fecero sossultare.
-Torna presto, Zayn.-
Lui captò al nota di preghiera nel suo tono di voce  e nei suoi occhi, ci lesse la completa gratitudine.
Capì.
Senza bisogno di aggiungere altro, lui capì subito che lo ringraziava e capì anche per cosa.
Zayn non poteva sapere da quanto Kisha non rideva così.

-E menomale non lo volevi prendere.- osservò Zayn.
Lei sorrise, mettendosi in bocca la paletta azzurra. Davanti a lei, una coppetta media con yogurt, nocciola e cioccolato con tanto di cialda. Zayn si era accontentato di meta e pistacchio e senza farsi vedere, guardava Kisha che quel pomeriggio sembrava spensierata.
-Vieni spesso qui?- domandò la mora.
Zayn annuì, ingoiando il gelato. -Con i ragazzi ci veniamo quasi tutti i pomeriggio.- spiegò. -Tu non c'eri mai venuta?-
-No.- rispose. Alzò gli occhi verso di lui e sorrise. -Grazie di avermi portato qui.-
-Non farti strane idee. Io volevo il gelato.- rispose ironico.
Kisha ridacchiò riprendendo a mangiare il suo gelato.
Mentre se lo gustava ripensava alla stravagante senzazione che aveva provato prima, in casa, quando aveva riso. DUE VOLTE.
Non rideva da così tanto tempo che sembrava la prima volte. Il cuore era in qualche modo scoppiato, aveva smesso di pensare a tutto e si era sentita come una normale adolescente che aveva una gfamiglia normale, un'infanzia come tutti gli altri e un'amico come Zayn al suo fianco.
Almeno la parte di Zayn era reale, concreta.
Con lui stava scoprendo le emozioni di stare in pace con il mondo, con se stessa. Aveva riscoperto cosa significava ridere talmente tanto da sentire i polmoni bruciare, e le lacrime uscire. Con lui, le sembrava di rinascere, di ricominciare a vivere e non sapeva come ringraziarlo.
-Zayn..- lo chiamò.
Il moro alzò gli occhi e le fece cenno di parlare.
-Dovrei chiederti una cosa.- borbottò.
Il silenzio che seguì fece preoccupare Zayn che lasciò perdere il suo gelato per concenstrarsi su Kisha di fronte a lui.
-Dimmi.-
Lei sembrava in difficoltà, come indecisa su che parole usare, su cosa dire e lui sorrise rassicurante, afferrando la sua mano che teneva sul tavolo.
-Kisha, puoi dirmi tutto.- sussurrò.
Lei annuì per poi prender fiato ed alzare la testa. Non lo guardò, vagava con lo sguardo intorno a sè ma senza soffermarsi su di lui. - Io sono problematica..- iniziò.
-Kisha..- cercò di interromperla ma lei gli fece cenno di tacere.
-No Zayn, è la verità. Io sono problematica. Ho avuto un'infanzia da incubo, non ho amici se non te..-
-..e i ragazzi.- aggiunse il moro facendole accennare un sorriso.
-.. e domani tua madre mi peserà e sò già che peserò troppo poco. Credo di averti spiegato che non è facile per me essere... così.- disse indicando intorno a sè per non dire 'come sono con te'. - Ma tu lo rendi così facile che non ne rendo nemmeno conto.-
Zayn sorrise a quelle parole, sentendo il cuore perdere un battito.
-Però..- il suo respiro tremò. - ..io potrei avere una ricaduta. Potrei avere momenti di pianti isterici, di sbalzi d'umore e lo so che succederà perchè è già capitato.- lo disse talmente piano che per un secondo dubitò che lui l'avesse sentita se non fosse stato per il fatto che le strese la mano ancora più forte. -Questa situazione.. io stessa.. potrebbe diventare tutto troppo pesante, troppo grande per te e non voglio trascinarti nel mio buco.-
Zayn si alzò e si rimise seduto sulla sedia accanto a Kisha che però non alzò lo sguardo dalle sue gambe. Con ancora la mano attorno a quella di lei, Zayn si chinò su di lei, sentendo il suo odore e il suo respiro caldo.
-Io voglio starti vicino. Non perchè mi fai pena, come pensi te. Lo voglio fare perchè farti ridere è più importante di qualsiasi altra cosa.- Kisha alzò gli occhi incriociando quelli del moro nel quale si perse. Le sfumature d'orate sembravano brillare nei suoi occhi e sentì il respiro mozzarsi.
-Voglio tirarti fuori dal tuo buco.- lo sussurrò piano, ma a Kisha li arrivò come un urlo che la fece rabbrividire.
Voleva farlo.
Ne aveva una disperata volgia.
Ne aveva un disperato bisogno.
-Io mi fido di te.-
Zayn capì che quella frase, detta da Kisha, aveva molto più valore che detta da chiunque altro. Comprendeva lo sforso, la paura, il dolore nei suoi occhi, eppure si stava aprendo. Gli stava danto molto più di quello che lui credeva. La sua fiducia prendeva le sembianze di un piccolo fiorellino nel bel mezzo ad una tempesta.
Allungò una mano sul volto di lei e con il pollice asciugò quella lacrima che stava uscendo dall'angolo dell'occhio. Kisha si immobilizzò mentreun brivido incominciò a percorlerle la schiena. I loro respiri si mescolarono come acqua e i loro occhi sembravano incatenati. I loro cuori battevano all'unisono, forti e impazienti. Senza nemmeno rendersene conto si stavano avvicinando sempre di più mentre entrambi perdevano la percezione del resto del mondo.
La mano calda di Zayn si posò sulla guancia di Kisha che, avvampò leggermente  sentendo il respiro appensantirsi. Le sembrava di tremare ma forse tremava per davvero.
Zayn sentì un desiderio farsi spazio dentro di lui, un desiderio che non era nato in quel momento, ma che sembrava fosse rimasto in silenzio per poi partire all'attacco in que momento: voleva baciarla.
Voleva farlo come se l'avesse aspettato da anni. Voleva farlo come se non avesse desiderato altro.
-CIAO GIOVINCIELLI!-
I due sobbalzarono e si allontanarono voltandosi, imbarazzati. A chiamarli fù Louis che in quel momento stava subedo delle occhiate omicide da Zayn, Liam e Niall mentre Harry se la rideva alla grande. Kisha si schiarì la voce e, ricomponendosi, tornò a concentrarsi sul suo gelato che si stava sciogliendo.
-Ciao Zayn. Kisha!- disse Niall, lasciando un bacio sulla sua guanca. Kisha sorrise a tutti mentre si rendeva conto che il suo braccio e la sua gamba sfiorava quella di Zayn che stava sbuffando mentre, anche lui, riprendeva  a mangiare il gelato. Si morse un labbro per evitare di ridere.
-Che stavate facendo?- domandò stupidamente Louis, che non si era accorto di nulla mentre i quattro si accomodavano al loro tavolo. Liam ordinò subito delle granite: nessuno aveva freddo quel pomeriggio.
-Ma vaff..-
-Niente!- intervenne Kisha, interrompendo il moro che stava per inveire sull'amico.
-Voi?- domandò, cercando di salvare la situazione.
-Shopping.- rispose Louis.
-Abbiamo comprato dei vestiti per sabato.- speigò Liam, tranquillo.
-Soldi spesi bene!- disse Niall stendendo le mani sotto il tavolo.
-Cosa c'è sabato?- domandò Zayn, al suo fianco. A sentire la sua voce Kisha sossultò.
-Non dirmi che te lo sai dimenticato!- sbottarò Lousi.
-Ma cosa?- domandò di nuovo il moro.
-La festa a casa Smiters!- rispose Lousi incredulo. Kisha ridacchiò vedendo al sua faccia.
-Ah già! E' questo sabato?- continuò Zayn.
-Buongionro fiorellino! Va bene che hai avuto le tue distrazioni ma di quella festa ne parliamo da settimane!- lo rimbeccò Harry. Kisha sperava si sbagliarsi ma le parve di cogliere una nota maliziosa nel suo tono di voce e quando tutti i ragazzi le puntarono gli occhi addosso con dei sorrisetti strani avvampò.
Sorrise imbarazzata e a disagio mentre al suo fianco Zayn tremava mentre ridacchiava. Si voltò a gaurdarlo fulminandolo con lo sguardo, facendolo ridere più forte, per poi tornare al suo gelato.
-Vieni, vero?- chiese Niall, serio.
Kisha si appoggiò allo schienale della porta, improvvisamenre in ansia, lasciando che un sospiro scappasse dalle sua labbra. Zayn non rispose, si voltò verso i lei, appoggiando un baccio sullo schienale della sua sedia.
-Tu vieni?- le chiese. Kisha si girò e lo guardo confusa.
-Io?- chiese scettica. Lui annuì sorridendo. -Non sono stata invitata.- rispose.
-Più della metà delle persone che ci saranno non saranno invitate.- intervenne Liam.
-Non sono mai andata ad una festa.- disse sospirando a disagio.
-C'è sempre una prima volta.- sussurrò Zayn al suo fianco.
Si girò a guardarlo e affilò lo sguardo.
-Ti odio.- sibilò, facendolo ridacchiare.
-Brava! Almeno Malik saprà cosa guardare!-
Non l'aveva mai notato, ma evidentemente, Louis aveva la spiccata capacità di dire determinate in momenti tutt'altro che opportuni. Non ci fu bisogno nemmeno di agire in qualche modo: la cameriera, giovane e visibilmente impacciata, fece per posare le granite colorate sul tavolo ma - non si sa come - una cadde e , il fato volle che andasse a finire sui pantaloni bianchi di Louis che imprecò a mezza voce mentre Kisha e i ragazzi scoppiarono a ridere tirandosi istintivamente indietro.
-Mi dispiace! Scusami!- ripeteva la ragazza.
-Tranquilla.- ringhiava il ragazzo che proivava ad essere gentile.
Kisha era piegata in due come i ragazzi. Quando si tirò su, incrociò gli occhi del moro ed entrambi sorrisero.
Grazie Zayn.



_______________

Non so cosa dire.
Grazie e scusate il ritardo.
Non ho riletto perciò perdonatemi se ci saranno degli errori.
Passate a leggere le mie
OS se vi va:
- Summer Love.
- Her Best Friend.

Elena. :)


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Capitolo 14
*** Chapter Fourteen ***


CAP
Questo capitolo va a Mariapia ed Erika
che con il loro supporto mi aiutano
più di quanto credano,
Vi voglio bene.
<3


-Mi prometti che non scapperai?-







-Dai cazzo!-

-Non sperarci troppo Malik...-
-Zitta!-
-Oh, poi non ti arrabbiare quando... HO VINTO DI NUOVO!-
Kisha si lasciò andare a una risata favolosa alzando le mani al cielo con il joistik ancora nella mano destra. Zayn, al suo fianco sul divano di casa Malik, sbuffò sonoramente lasciandosi cadere contro lo schienale del divano. Quando la ragazza vide la sua faccia imbronciata ridacchiò, scarruffandoli i capelli nonostante un mugolio di protesta da parte del moro.
-Non pensarci.- suggerì con finto dispiacere.
Zayn la spinse via, sbuffando mentre lei rideva ancora. Il campanello prese a suonare frenetico.
-Apri tu?- chiese il moro facendo gli occhi dolci.  Kisha sorrise e si alzò.
Zayn la guardò alzarsi ed accennò un sorriso. Non si era ancora abituato alla risata contagiosa e ai sorrisi smaglianti che aveva preso a donare a destra e a manca. Non erano più forzati o malinconici. Assomigliavano tanto ai sorrisi di un bambino, teneri e dolci di quelli che ti facevano sorridere anche solo a guardarli. Ovviamente la tristezza di Kisha non era svanita, ma Zayn non ci sperava nemmeno più di tanto. Un dolore per una perdita non se ne va, e forse, una parte di lei avrebbe continuato a farle male per sempre nonostante tutto, nonostante lui. La cosa, per lui a  volte, era davvero deludente: quando la vedeva con lo sguardo perso, immersa nei suoi pensieri, lui capiva che quello che pensava non era bello. Lo capiva dai suoi occhi, che improvvisamente si spegnevano, dalla mascella contratta, dal tremolio delle mani ed era in uno di quei momenti che lui sentiva di non fare abbastanza per lei. La cosa che però lo faceva felice, erano quei sorrisi che faceva solo quando era con lui, e quel modo di ridere che aveva solo quando erano insieme. Aveva capito, che farla ridere era il suo nuovo lavoro e di sicuro non si sarebbe mai stancato, anche perché anche lui era felice. Anche lui, con lei, si sentiva un altro, si sentiva bene, completo come solo con lei era. Il legame che oramai aveva con quella ragazza era diventato una filo al quale si aggrappava ogni volta che si sentiva che stava andando per la strada sbagliata. In quei casi, allora, la guardava.
Guardava i suoi capelli, il profilo del suo volto e gli occhi luminosi. E allora vedeva qual'era la direzione giusta. Vedeva quello che voleva essere e all'improvviso i suoi dubbi sparivano.
Mentre Zayn era perso nei suoi pensieri, Kisha stava camminando verso porta con ancora il sorriso sulle labbra.
In quei giorni passati con i ragazzi, e con Zayn soprattutto, si era sentita come rinata. Come se quella 'vecchia Kisha' fosse uscita dal suo buco e stesse scoprendo tutto le cose che si era persa.
Ringraziò mentalmente la dottoressa Cooper di averle consigliato di tornare a Holmes Chapel.
-Heilà bellezza! Me lo lasci il tuo numero?- un Louis folle le sorrise smagliante e lei ricambiò senza nemmeno pensarci.
-Certo bel fusto!- ridacchiò.
Louis fece per abbracciarla ma un Harry impaziente lo spinse via, avvolgendo Kisha in un abbraccio forte che lei ricambiò. Harry e lei erano diventati molto amici. Forse perché un pò Harry sentiva quel dolore che provava lei, ma forse solo perché Harry era una di quelle persone alla quale riesci a volerle subito bene.
-Ciao bella.- disse il riccio.
-Ciao bello.- rispose sorridendo.
Salutò anche Niall e Liam con un abbraccio per poi seguirli in salotto dove Zayn li aspettava.
Ognuno si accomodò da qualche parte. Zayn, quando rientrò lei alzò la testa dal suo cellulare e sorrise, aprendo le braccia ed invitandola a sedersi al suo fianco. Si affrettò a fare come diceva. Si buttò al suo fianco e il moro gli mise un braccio sulle spalle per poi stringerla a lui.
-Cosa stavate facendo? A parte sbaciucchiarvi come..-
-A parte starvene spaparanzati sul divano?- continuando in fretta Liam, lanciandogli un'occhiataccia, per evitare quelle solite battutine imbarazzanti che, aveva scoperto, erano parte integrante di Louis. Anche Zayn doveva pensarla allo stesso modo perché gli lanciò un cuscino in faccia facendo traballare Kisha, oltre che farla ridere.
-Lo stavo stracciando a FIFA.- rispose voltandosi per sorridergli beffarda. Lui alzò gli occhi al cielo per poi prenderle la testa e buttargliela giù per farla stare zitta. Quando Kisha si liberò di quella presa lo fulminò con gli occhi, senza mascherare il divertimento.
Harry scoppiò a ridere. -Zayn si è fatto battere da una femmina!-
Kisha sorrise mentre il moro al suo fianco sbuffava. - E' stata solo fortuna.- borbottò facendo ridere la ragazza.
-Certo! Anche la decima volta era fortuna?- domandò sarcastica.
-Gne gne.- rispose lui.
-Io ho fame.- annunciò Niall, alzandosi. E avviandosi in cucina come fosse casa sua.
-Tua madre?- domandò Liam a Zayn.
-Sta tre giorni fuori per lavoro.- rispose lanciando un'occhiata a Kisha che aveva distolto lo sguardo dai ragazzi per puntarlo sulle sue mani.

-Pesi 9 kili in meno del tuo peso forma.-
Kisha strinse la mano di Zayn, che era rimasto sotto richiesta della ragazza, ad assistere a quel momento che Kisha aveva rimandato e abbassò lo sguardo su quelle mani unite.
-Kisha, non ti puoi permettere di ricadere in anoressia.- le disse dura la dottoressa Malik, seduta sulla poltrona. Zayn si mosse inquieto.
-Lo so.- sussurrò.
-Vuoi finire come l'ultima volta? Vuoi essere ricoverata di nuovo, Kisha?- domandò ancora. Il moro, che a quelle parole si era voltato a guardarla, strabuzzò gli occhi e socchiuse la bocca, incredulo. Kisha era stata ricoverata?
-No.- rispose piano. Dopo qualche minuto di silenzio, Trisha sospirò passandosi una mano sulla faccia.
-Ci sto provando. Ci sto provando sul serio.- sbottò, più a se stessa che ai due.
-Non basta Kisha.- rispose. Zayn mandò un'occhiataccia alla madre che però non captò.
-Lo so che non basta! Non basta mai! - ringhiò lasciando la mano di Zayn per incrociare le braccia al petto.
Ecco.
Si voltò verso la madre, con un cipiglio arrabbiato e frustrato.
Kisha lo stava chiudendo fuori. Prima gli afferrava la mano,  facendoli capire che aveva bisogno del suo sostegno, e in quel momento lo stava chiudendo fuori, e Zayn capì subito quello che passava per la sua testa, era come se lo leggesse sulla sua fronte ' NON SONO MAI ABBASTANZA'.
-Andrò dalla dottoressa Cooper per riprendere il suo vecchio programma di riabilitazione. Starò fuori tre giorni.- Le ultime parole le rivolse specialmente al figlio che la guardava serio e che annuì. 'Tienila d'occhio', gli stava dicendo.
-Per oggi abbiamo finito.- disse Trisha accennando un sorriso. La donna si alzò, strusciò la sua mano sulla schiena di Kisha che si irrigidì e poi salì le scale. Appena la porta della camera della dottoressa si chiuse, la ragazza scattò in piedi e afferrò il giubbotto che non si agganciò nemmeno.
Uscì ignorando Zayn che la seguiva. Scese gli scalini e raggiunse il marciapiede, ma quando fece per attraversare la strada, un paio di braccia forti la strinsero impedendole di andarsene. Quel contatto scaturì un senso di sicurezza che la sua maschera da dura scivolò via senza che lei ne avesse il controllo. Zayn la voltò verso di lui e cercò i suoi occhi che però lei teneva bassi.  
Con la mano, afferrò il suo mento e gli fece alzare il viso. Come previsto, gli occhi di Kisha erano umidi, pronti al pianto ma l'unica cosa che lei si concesse, fu un sospiro tremolante. Chiuse gli occhi e solo una lacrima sfuggi ai suoi occhi, lacrima che Zayn asciugò con il pollice.
-Ne usciremo.- sussurrò. Circondò il collo delle ragazza con le sua braccia e la strinse forte, rassicurandola.
-Ne usciremo insieme.- ripeté nel suo orecchio. Kisha tremò: tremò per paura, per lo sforzo di trattenere il pianto, per il dolore che provava, per il disgusto che sentiva, per  l'emozione di essere con Zayn, per il suo respiro nelle orecchie. Tremò, ma per cosa, lo capì solo lei.

-E dov'è andata?- domandò Niall, tornando in sala.
-Dalla mia vecchia psicologa.- rispose neutra. Si alzò, sciogliendo la presa di Zayn e si avvicinò alla sua borsa incominciando a rovistarci dentro.
-E come mai?- domandò Louis. Uno schiocco e un gemito le fecero intuire che Zayn gli aveva dato una pizza dietro il collo e sorrise.
Quando individuò le sue sigarette tra le cianfrusaglie che aveva si voltò verso di loro.
-Per il mio programma di riabilitazione.- disse andando questa volta verso il suo giacchetto appeso. Sapeva che i ragazzi non avevano capito a cosa si riferiva, perciò sfilando dalla tasca l'accendino si voltò verso di loro.
-Sono anoressica. Di nuovo.- spiegò per poi andare fuori e fumare, cercando di bruciare anche i suoi pensieri.



-Non riuscirò a passare il compito di storia.-
Kisha alzò gli occhi al cielo sorridendo mentre sfogliava svogliatamente il libro di filosofia. Aveva un'interrogazione all'ora dopo e non aveva studiati per niente. In quel momento cercava di farsi entrare qualcosa in testa, ma con scarsi risultati. Davanti a lei Annie scriveva freneticamente sul suo quaderno, facendo il riassunto, del riassunto del riassunto!
-La sai Annie, non farti paranoie che mi metti l'ansia.- ridacchiò.
-Kisha! Tremo!- borbottò.
La mora ridacchiò di nuovo, guardandosi intorno.
Era una bella giornata. Il sole illuminava tutto e riscaldava l'aria.
Kisha vedeva, forse per la prima volta, le cose belle che il sole illuminava. Dalle sfumature dei capelli degli studenti, al verde che prendevano le foglie, alle nuvole più chiare. Forse come il resto, lei si stava illuminando?
-A cosa pensi?- domandò Annie.
Kisha distolse lo sguardo e guardò la ragazzina.
-Che infondo il sole non è tanto male.- rispose.
Annie sorrise e tornò al suo libro.
-Ehi.- Le due ragazze voltarono il viso verso sinistra e Kisha incontrò lo sguardo magnetico di Zayn che le sorrideva.
-Ciao.- disse Annie, per poi riabbassare lo sguardo.
Kisha sorrise, scoprendo i suoi denti perfetti. Zayn adorava quando sorrideva in quel modo e gli piaceva pensare che fosse merito suo, quel sorriso.
-Ti ho preso qualcosa da mangiare.- disse il moro, porgendole il vassoio blu con sopra due pezzi di pizza e una bottiglia d'acqua. 
Appena l'odore giunse al naso della mora, Kisha storse la bocca, facendo una smorfia di disgusto.
-Che cos'è?-domandò allontanando da lei quell'odoraccio.
Zayn alzò gli occhi al cielo, sedendosi al suo fianco.
-E' un cibo comunemente chiamato Pizza.- rispose. La mora lo guardò, con un sopracciglio alzato.
-Smetti di fare il simpaticone, non sei divertente.- lo sfottè, senza però riuscire a nascondere un sorriso divertito. 
Zayn rise e con una naturalezza disarmante mise il suo braccio sulle spalle della ragazza che cercò con tutte le sue forze di non arrossire.
-La mangi?- sussurrò, prendendo la pizza fra le mani e mettendogliela davanti al viso. Kisha si tirò indietro, emettendo un gemito di disgusto.
-Guarda che è buona.- disse ridacchiando.
-Mangiala te allora.- rispose Kisha. 
Lui sospirò. Il suo respiro caldo e profumato arrivò diritto in faccia a Kisha che si ritrovò a respirarlo a pieni polmoni. Lui era vicino, così vicino che lei poteva contare le sue ciglia lunghe e osservare ogni sfumatura dei suoi occhi. Poteva vedere la leggera barbetta e le labbra carnose e piene che si stendevano in quel sorrisi che lei adorava tanto. Era così strano vedere a che punto era arrivata. Non avrebbe mai creduto che si sarebbe lasciata toccare in quel mondo, non avrebbe mai creduto che avrebbe sorriso così a qualcuno, a far cadere le proprie difese davanti a qualcuno. Eppure Zayn le azzerava i sensi, piegandola quasi sottomessa a quelle emozioni che trasmetteva inconsciamente, di cui Kisha non aveva ancora capito il nome.
-Se prima ci attacco un morso io? Poi la mangi te?- domandò, voltandosi a guardarla. Kisha alzò gli occhi al cielo, per poi rispondere allo sguardo.
Rimasero qualche secondo a guardarsi: lui cercava di convincerla con gli occhi e lei cercava di resistergli. Era tutto inutile. 
Lei annuì sospirando e chiudendo gli occhi per poi riaprirli per guardare il moro attaccare un morso a quello che era diventato il suo pranzo. 
I denti staccarono un pezzo di pizza  e Kisha guardò il modo in cui masticava  e si ritrovò a mordersi un labbro quando vide la lingua di lui passare suelle sue labbra. 
Quel gensto porto la ragazza a prendere un lungo sospiro che lui attribuì allo sforzo di mangiare. Lei prese la pizza che lui le porgeva  e mentre prendeva un piccolo morso dove l'aveva preso prima Zayn, penso a tutto quello che quel pranzo avrebbe portato. Il grasso, la cellulite, e l'odio per se stessa che sarebbe aumentato.
Appena deglutì si voltò verso di lui. - Contento?- 
-Quasi.- rispose. -Finisci.- Le sembrò quasi un'ordine ma non ribattè. Prese a mangiare, sapendo che Zayn la stava osservando ma cercando di non pensarci.
-Perché quando te lo dico io di mangiare non mangi mai?- domandò Annie, continuando a guardare il suo libro.
-Perché te sei più piccola, non puoi ordinarmi niente.- ribatté.
-E poi perché non può resistermi.- continuò Zayn, sorridendo sghembo. Kisha porto una mano sul suo viso e lo spinse via.
-Lui è invece più grande di me, anche se ti una settimana, e poi ha un contatto diretto con la mia psicologa sicché..- alzò le spalle, concludendo il suo discorso.
-Una settimana?- domandò il moro al suo fianco, allargando i suoi occhi.
-Cosa?-
-Sei nata una settimana dopo di me?- chiese di nuovo. Kisha annuì, bevendo un pò dalla bottiglia.
-Perciò... se io sono nato il 12, tu sei nata..-
-Il 19.- concluse lei per lui.
-Perché non me l'hai mai detto?- chiese risentito. Kisha ridacchiò.
-Perché non me l'hai mai chiesto.- rispose.
-Buon giorno bellissimi!-
Tutti e tre si voltarono verso Louis, seguito da Niall, che saltellava felice verso di loro.
Loro sorrisero a ai due ragazzi e Kisha si lasciò baciare le guance dai due. Con sua grande sorpresa Niall salutò in quel modo anche Annie che arrossì alla velocità della luce, sorridendo timida. 
Serrò le labbra per non scoppiare a ridere, aprendo il suo libro e riprendendo a leggere.
Zayn, al suo fianco, aveva preso a fumarsi una sigaretta -continuando a tenere il braccio sopra le spalle di Kisha -, mentre Niall parlava con la rossa. Louis invece, si muoveva fin troppo esaltato, costringendo dopo pochi minuti a  far alzare il volto a Kisha che, come prevedeva, lo trovò a guardarla insistente e con un sorriso a 32 denti sul quel viso.
-Devi dirmi qualcosa, Lou?- chiese sorridendo, sentendo Zayn ridacchiare nel suo orecchio.
-Tra sei giorni è il mio compleanno.- annunciò, battendo le mani come un bambino.
Kisha sorrise. - Sei nato la vigilia di natale? Che carino!- 
-Già, è carino fino a un certo punto perché sono costretto a festeggiarlo prima.- disse.
- Vabbè.- disse Kisha stringendosi nelle spalle. 
-Si, infatti non me ne faccio problemi: lo festeggio il 22, che è sabato.- disse allargando il suo sorriso.
Kisha si immobilizzò per un minuti, capendo dove voleva arrivare Louis. Lui, era quel tipo di ragazzo che amava le feste, l'alcool e divertirsi fino alla nausea. Non che lei lo giudicasse male per questo, ma semplicemente lei non era così. Di sicuro lui avrebbe dato la festa in una discoteca, dove Kisha sarebbe stata costretta a indossare qualche vestito fin troppo corto per i suoi standard e un tacco vertiginoso che non faceva per lei. Per questi motivi, finse di non aver capito cosa stesse dicendo Louis e, con un sorriso, riabbassò lo sguardo sul libro.
Con la coda dell'occhio vide il moro bloccarsi, e fissarla in attesa.
-Kisha?- la chiamò.
-Mmh?- disse senza alzare il viso.
-Tu ci verrai?- domandò. 
A quella domanda lei sospirò e alzò il viso per rispondere con un no secco che non ammetteva repliche, ma per sua sfortuna, incontrò gli occhi chiari di Louis che erano pieni di speranza e felicità che lei non si sentiva di spezzare. 
Sospirò, certo, ma non disse no. Infatti Louis ricominciò a saltellare per poi fiondarsi addosso a Kisha, costringendo Zayna togliere il suo braccio. Rise mentre Louis la ringraziava per poi riempirla di baci sulle guance che misero a disagio Kisha e non poco. Mentre cercava di liberarsi di Louis senza ferirlo, Zayn corse in suo soccorso ma in una maniera che lasciò Kisha di stucco. 
La prese per i fianchi e la liberò dalle braccia di Louis.
-Tomlinson metti giù le mani. E' mia.- Niall, Annie e Louis ridacchiarono e quest'ultimo alzò le mani come a definirsi innocente per poi unirsi ai discorsi del biondo e della rossa.
Sorprendendo ancora di più Kisha, Zayn la tirò indietro fino a farla sedere sulle sue gambe e circondargli i fianchi con le sua braccia. 
Imbarazzata posò il so braccio suelle spalle del moro che appoggiò la sua testa sulla spalla destra di lei. Lo sentiva respirare sul suo collo e inevitabilmente lei arrossi, sentendo il suo cuore prendere il sopravvento.
Ma perché era diventata così? Prima non sorrideva mai, non arrossiva mai, il cuore rimaneva spento. E adesso? Adesso non smetteva di sorridere, quando era con lui, e sul suo cuore non aveva più controllo. Cosa stava succedendo?
-Andiamo via?- 
Kisha corrucciò le sopracciglia, confusa.
-Cosa?-
-Non ho voglia di rimanere a scuola. Vieni con me?- ripetè staccandosi da lei per poterla guardare negli occhi. Sembravano liquidi, e si incatenarono ai suoi in maniera così semplice che si ritrovò a trattenere il respiro.
-Sei sicuro?- borbottò, dandosi mentalmente della cretina.
Zayn rise e annuì. Ci pensò un pò su, considerando i pro e i contro.
Se gli avessero scoperti avrebbero passato dei guai seri, non solo a scuola ma anche a casa. Inoltre lei aveva un'interrogazione e non poteva saltarla ancora una volta.
Ma quando arrivò ai pro, si ritrovò a non avere scelta. Sarebbe stata con Zayn.
Annuì, sorridendo e si alzò raccattando il suo zaino. Il moro, dietro di lei, si mise il suo su una spalla e si infilò una mano in tasca mentre l'aspettava. La guardò mentre si avvicinava a Annie e le sussurrava qualcosa nell'orecchio facendola arrossire. Baciò i ragazzi e poi lo raggiunse. Non aveva smesso un attimo si sorridere, facendo sorridere anche lui che prese a camminare quando lei arrivò al suo fianco. Proprio in quel momento la campanella suonò perciò poterono camminare indisturbati fino alla macchina del moro, senza rischiare che nessuno li vedesse.
Una volta entrati in macchina, Zayn mise in moto e partì per chissà dove.
-Dove andiamo?- domandò.
-Al mare.-


     Si sentiva in pace.
In pace con il mondo e con se stessa. Il sole brillava basso, il venticello rinfrescava il giusto senza rischiare di prendere il raffreddore. Il mare era calmo, ma le onde si andavano a infrangere comunque sulla sabbia, creando musica di sottofondo. Al suo fianco, Kisha respirava con gli occhi chiusi e con un sorriso di completo relax su quel volto perfetto.
Incuranti che la sabbia potesse entrarli nei pantaloni e nelle scarpe, si erano sdraiati, uno di fianco all'altra e  in silenzio avevano preso a vagare ognuno nei propri pensieri. 
Zayn si mosse per mettersi un un fianco, mettendo una mano sotto la sua testa e il gomito piantato in terra.
Osservò il profilo del volto, e le guance paffute. La bocca socchiusa e stesa in un sorriso egli occhi chiusi, con le ciglia lunghe e nere che toccavano le guance. Zayn aveva visto tante belle ragazze, ma credeva fermamente che nessuna valeva neanche la metà di quanto valeva Kisha. Lei non era solo bella fuori, ma aveva anche un'anima pura, anche se macchiata di orribili ricordi, e un spirito buono. Era gentile, dolce, tenera, spiritosa, sarcastica, era forte ma allo stesso tempo fragile, era intelligente,  divertente, idealistica, originali e a volte completamente folle e Zayn l'adorava. Adorava ogni minimo dettagli del suo carattere del suo aspetto. Adorava il modo in cui aggrottava le sopracciglia e i motivi futili per cui lo faceva, adorava il modo in cui sorrideva a lui, e il modo in cui chiedeva un suo abbraccio con i suoi occhioni dolci. 
Senza timore, ma solo con il desiderio di farlo, Zayn portò la mano sinistra vicino al volto di lei, e tolse davanti agli occhi una ciocca di capelli color cioccolato fondente. Casualmente sfiorò la fronte con le dita e Kisha aprì gli occhi.
Fu inevitabile, per lei, sussultare quando trovò Zayn così inaspettatamente vicino al suo viso.

-Che fai?- domandò dopo alcuni minuti di silenzio spesi a scrutarsi.
-Ti guardavo.- rispose senza imbarazzo, ma continuando a guardarla fissa negli occhi.
-E perché?- chiese di nuovo, beandosi della carezze che lui aveva preso a lasciarle per tutto il volto ad occhi chiusi.
-Perché mi andava.- rispose. Kisha riaprì gli occhi, tenendoli comunque socchiusi a causa del sole, e ricambiò lo sguardo di Zayn.
Avrebbe potuto stare per ora a guardarlo e a sentire quella sensazione strana alla bocca dello stomaco che provava solo con lui. Avrebbe voluto restare così per sempre, perché restare a guardare Zayn era meglio di qualsiasi altra cosa. 

Lei lo guardava come si guardava il sole, le stelle cadenti, i fuochi d'artificio, la pioggia fuori dalla finestra, la cioccolata fumante, l'alba d'estate, il mare burrascoso, l'aereo che vola, la neve che cade, i primi passi di un bambino, le nuvole bianche, come il regalo di natale che volevi, come un mazzo di fiori anonimo, come il suo film preferito, come le parole dello stesso libro che non si stanca mai di leggere, come il videoclip della sua canzone preferita, come la torta di compleanno. Come se la cosa più bella al mondo, fosse lui. 
-Kisha..- la chiamò con un sussurro che perfino lui stesso fece fatica a sentire.
-Dimmi.- mormorò lei.
-Vorrei.. vorrei tanto fare una cosa, ma non so come la prenderesti.- disse piano, continuando a seguire il movimento delle sue dita sul volto di lei, che intanto tratteneva il fiato.
-C'è solo un modo per scoprirlo.- disse lei, alzando una mano per accarezzargli una guancia. Zayn chiuse gli occhi, sospirando a quel contatto.
-Quale?- domandò roco.
-Provarci.- mormorò.
Gli occhi del moro si riaprirono all'istante e si puntarono in quelli bicolore di lei che rimase a fissarlo senza imbarazzo.
Il volto di lui si fece sempre più vicino, mentre il respiro di lei si fece più affannoso.
-Mi prometti che non scapperai?- soffiò sulle labbra piene di Kisha. La ragazza prese un lungo respiro, cercando di calmare il suo cuore che aveva  preso a battere forte fino a farle male.
-Lo prometto.- sussurrò in risposta.
La mano di lui si fermò sulla guancia di lei, mente i suoi occhi scuri cadevano sulle sue labbra. I secondi che passarono furono una tortura per Kisha ma finalmente, le sue labbra si incastrarono perfettamente a quelle di lei che sentì qualcosa dentro di lei prendere fuoco. Quel bacio, che all'inizio fu casto, divenne sempre più passionale finché le lingue dei due non presero a cercarsi con impazienza. Se da una parte lui rischiava di impazzire. Dall'altra Kisha era già partita su un altro mondo.
Nessuno, ma proprio nessuno, l'aveva baciata come la stava baciando Zayn, su quella spiaggia. Nessuno l'aveva mai accarezzata così, stretta così. 
Mentre lui si posizionava un pò più sopra di lei, Kisha passava le sue mani nei suoi capelli, sorridendo quando senti i denti di lui acchiappare il suo labbro inferiore.
Fuoco.
Tempeste.
Dentro di lei si stava scatenando il caos ma allo stesso tempo, la pura pace regnava nella sua testa azzerando i sensi e facendole percepire solo il tocco dolce e caldo di Zayn e la sua bocca  e la sua lingua. Il bacio che desiderava veramente non l'aveva trovato sulla bocca di nessuno, ma questo prima di incontrare quella di Zayn.
Se prima adorava i suoi abbracci, adesso la possibilità di non riuscire a fare a meno di quel contatto si fece più densa, più forte ma non ci pensò.
Zayn accarezzò la guancia di lei, con la punta delle dita, mentre il bacio andava a placarsi. Sentiva le sue mani tremare e la sua emozione crescere a vista d'occhio.
Era strano sentirsi in quel modo, come se stesse dando il suo primo bacio, come se si eccitasse per la prima volta. 
Kisha era così rara, così unica che era normale provare quelle emozioni. Ma restava comunque incredibile il modo in cui il suo cuore, che si era placato di poco, riprese a battere con pazzia quando entrambi aprirono gli occhi e si guardarono.
Rimasero a fissarsi, in silenzio, consapevoli che le parole non avrebbero reso giustizia a nessuna delle loro emozioni, a nessuna di quelle promesse che con gli occhi, si stavano facendo.
Non si erano scelti fra tutti quanti. La verità è che non avevano pensato a nessun altro.








Scusate il mio ritardo!

Sono stata impegnata e non riuscivo a pensare lucidamente allo sviluppo di questo capitolo.
Bhè... si sono baciati! ahahah
Lasci a voi i commenti.
Un bacione,
Elena. :)

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maliksmile, non ve ne pentirete.
Twitter: 
@jawaadstattoos

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Capitolo 15
*** Chapter Fifteen ***


CAP15
Scusate il ritado!
Spero che questo capitolo vi piaccia.
Ringrazio tutti per le belle recensioni e un bacio a chi mi ha convinto a non interrompere questa fan fiction.

Vi vogli bene.
ps:
questo capitolo è molto più corto degli altri.


She is afraid.





     Erano passati due giorni. Due giorni che Zayn non parlava con Kisha perchè lei non rispondeva ai suoi messaggi, alle sue chiamate. Due giorni in cui non la vedeva perché non veniva a scuola e due gioni durante i quali il ragazzo credeva di impazzire. Non c'era stata ora, minuto o secondo in cui non si era chiesto che cosa avesse spinto Kisha ad evitarlo in quel modo.
Aveva fatto qualcosa di sbagliato? Aveva detto qualcosa che non doveva dire?
Ripercorrendo mentalmente quel pomeriggio lui non riusciva a trovare qualcosa di sbagliato: era stato perfetto. L'aveva baciata, non una ma infinite volte continuando a non averne abbastanza, l'aveva tenuta tra le sue braccia come se fosse la cosa più delicata di questo mondo, l'aveva guardata sorridere a lui e non a qualcun'altro e si era sentito in pace. Solo quel pomeriggio Zayn si era reso conto di quanto Kisha l'avesse scombussolato, quanto avesse modellato la sua vita fino ad entrarne completamente dentro. Ma adesso?
     La campanella suonò come impazzita annunciando l'inizio della pausa pranzo e Zayn, nel corridoi, camminava con la testa al trove, come sempre da quando aveva capito che Kisha lo stava evitando, fino a raggiungere Liam, Louis e Harry al muretto che era diventato il loro da quando era arrivata Kisha. Inutile dire che anche i ragazzi erano preoccupati per lei, soprattutto Harry che aveva stretto un buon legame con la ragazza. Ma insieme alla preoccupazione, Zayn era anche arrabbiato.
Kisha gli aveva detto che non sarebbe scappata, che dopo quel bacio sarebbe rimasta con lui, e invece? Lo evitava come la peste senza neanche sapere il perché.
Che si fosse pentita? Che si fosse resa conto che non provava niente?
Quei pensieri lo constrinsero ad accednersi una delle sue amate sigarette sotto lo sguardo contrariato di Liam che però lo lasciò perdere.
I ragazzi avevano potuto costatare che l'umore di Zayn non era uno dei migliori: era nero, nero come la pece.
     -     Allora? Ti ha richiamato? - domandò Louis addentando il suo panino. Zayn fece un lungo tiro, come a calmare i nervi per poi alzare lo sguardo al cielo con una smorfia.
     -     No. E' da due giorni che non si fa viva. - rispose secco. Quel giorno c'era il sole che rendeva tutto molto caldo.
     -     Forse non si sente bene. - borbottò Harry corrucciando le sopracciglia. A quelle parole Zayn sussultò: e se davvero non si fosse sentita bene?
     -     Ehi Zayn. - lo chiamò Liam avvicinandosi a lui con un velo di preoccupazione negli occhi. - vedrai che sta bene. - lo rassicurò.
Il moro ringhiò per poi gettare la sua sigaretta lontano nonostante fosse a metà, quasi disgustato.
     -     Niall? - domandò anche se in relatà era l'ultimo dei suoi pensieri. Louis ridacchiò.
     -     E' con Annie, laggiù. - disse Harry indicando un punto poco distante da loro dove Zyan individuò subito la chiama bionda del suo amico e quella rossa della ragazzina. Appena la vide si staccò dal muro e si mise quasi a correre per raggiungerla.
Quasi gli dispiaceva interrompere le loro chiacchere, ma per evitare una crisi di nervi Zayn aveva bisogno di parlarle.
     -     Annie. - la chiamò. La ragazzina alzò il viso e appena incrociò lo sguardo di Zayn deglutì. Ignorò il suo amico e si avvicinò alla rossa che abbassò gli occhi.
     -     Dov'è Kisha? - domandò.
     -     Zayn, io non posso...-
     -     Annie, ti prego. - quasi si vergogno di aver fatto tremare la sua voce, ma non ci badò.. La rossa lo guardò scrutandolo attentamente prima di sospirare.
     -    Non è arrabbiata con te. - mormorò. - Sei la cosa migliore che le è capitata dopo anni. - spiegò fissandolo engli occhi.
Non era arrabbiata.
Era la cosa migliroe dopo anni.
Un sospiro di sollievo gli fece chiduere gli occhi.
     -     Ha solo paura, Zayn. -
I suoi occhi si riaprirono di scatto. - Di me? - sputò.
Annie scosse la testa sospirando mentre Niall le accarezzava la schiena con una mano.
      -     Ha paura che tu diventi troppo importante, che diventi indispensabile, che diventi il suo pilastra. E' una ragazza fragile e tremendamente indecisa. Ha paura di sbagliare, di deluderti. Ha paura di amarti. - disse.
Zayn a quelle parole, sorrise, alzando un angolo della bocca.
Si chinò a baciare al guancia della ragfazza e a battere una mano sulla spalla del suo amico. - Non te la far scappare, biondo. -
Sentendo le loro risate alle spalle Zayn corse verso il resto dei ragazzi che lo guardava confuso.
Senza dire una parola afferrò il suo zaino e il suo giacchetto per poi voltarsi verso di loro. - Devo andare da lei. -


     Aveva scelto il giorno giusto per andare a piedi a scuola, ritrovandosi a correre verso cara Ghilbert.
Durante il tragitto Zyan non aveva nemmeno trovato il tempo nemmeno di pensare a niente se non a quanto fosse stupida Kisha. La sua paura era completamente folle ma questo non voleva dire niente. Anche lui aveva paura di amare, ma con Kisha era diventato talmente facile che non ci doveva nemmeno pensare.
Appena svoltò l'angolo rallentò fermandosi a prendere fiato appoggiando le mani sulle ginocchia, chiudendo gli occhi per calmare il respiro.
     -     Zayn? -
Alzò fi scatto il viso, trovandosi davanti la nonna di Kisha che lo guardava con un sorriso tenero.
     -     Salve signora, ero venuto a .. -
     -     Sapevo che saresti venuto. - lo interruppe. A volte quella signora lo intimoriva un pò: sembrava una veggente. Lo guardava con quello sguardo di chi sa già tutto, e riusciva a dire quello che non riuscivi a dire tu. Zayn sorrise, imbarazzato.
     -     Anche se dice di no, lei ti sta aspettando. - con quelle parole sorrise al ragazzo, per poi soprassarlo a passo lento. Appena la donna spari dietro l'angolo rincominciò a correre, arrivando davanti alla porta di nuovo con il fiatone. Suono al campanello e poi bussò tre volte.
     -    Nonna sto arrivando! - la sua voce, benchè arrivasse debole, lo fece sorridere come un'ebete.
La porta si aprì, mostrando una Kisha compleatemente stanca con i capelli sciolti sulle spalle, una maglia a mezze maniche stretta e bianca e dei pantaloncini corti, per il caldo. Con gli occhi leggermenti arrossati aprì bocca per dire qualcosa, ma non appena vide che davanti a lei c'era Zayn e non sua nonna spalacò gli occhi.
     -     Zayn.. - sussurrò.
Il suo istinto sarebbe stato prenderla e stringerla fra le sue braccia per poi baciarla fino a rimanere senza fiato. Le era mancata.
Quei pochi giorni gli erano serviti a rendersi conto che senza di lei, Zayn, non sarebbe arrivato da nessuna parte. La cercava in ogni cosa: tra la folla, in ogni canzone, in ogni libro.
     -     Zayn io.. - disse morndendosi il labbro, facendo sorridere Zayn. Lui fece un passo avanti, facendola indietreggiare, continuandola a fissare negli occhi.
     -In questi giorni non ho fatto altro che pensare a cosa avessi fatto di sbagliato da farti fuggire via. Mi sono letteralmente fritto il cervello per arrivare ad una risposta fino a chiedermi 'forse sono stato troppo assillante' ' forse le ho chiesto troppo' 'forse io sono sono abbastanza per lei' 'forse non le interesso'. - Kisha fece una smorfia abbassando lo sguardo. - Ho parlato con i ragazzi, ho chiesto consiglio a chiunque ma tutti mi dicevano che non avevo fatto nulla di sbagliato. E allora perché? mi domandavo. Alla fine non ce l'ho fatta più: ho parlato con Annie, e le ho chiesto di spiegarmi. E me l'ha detto sai? Mi ha detto delle tue eterne indecisioni, delle tue insicurezze senza motivo e ho capito. Tu hai paura di me, del futuro, dei giorni nuovi, di 'quello che potrebbe succedere se..', hai semplicemente paura di fidarti dell'amore, dei tuoi sentimenti e di te stessa. Ma devi fidarti di me, hai capito? Io non sono come gli altri. Può suonare presuntuoso detto così, ma è la verità. Io non ti farei mai del male, io non ti farei mai piangere, non ti mentirei mai, non ti abbandonerei mai per il semplice motivo che la tua felicità dipende dalla mia. Voglio farti ridere, tesoro, voglio farti ridere fino a piangere, voglio baciarti fino a rimanere senza fiato, voglio fare l'amore con te perché con te sento che posso farlo. - la vide chiaramente arrossire ed abbozzare un sorriso imbarazzato. Con un altro passo si avvicinò a lei, posandole una mano sulla guanca ed accarezzandola dolce mentre la costringeva a farsi guardare negli occhi, quegli occhi che avrebbe fissato per ore senza mai stancarsi. - Queste emozioni nuove, con te, possono farmi rinascere. Non ti sto mettendo un anello al dito, non ti sto chiedendo di venire a vivere con me, ti sto solo dicendo di lasciarti andare perché io sono pronto a farlo. Sono pronto a donarmi a qualcuno, e questo qualcuno sei te. Io sono pronto ad amarti, a proteggerti ma non posso farlo da solo. Tu? Sei pronta? Sei pronta a fidarti di me?-
Kisha rimase senza parole e come se fosse la cosa più delicata del modno, passò la punta delle dita per tutto il profilo della mascella fino ad accarezzargli le labbra, facendolo sospirare e chiudere gli occhi mentre si chinava ad appoggiare la sua fronte su quella di Kisha che chiuse gli occhi insieme a lui.
      -      Mi dispiace. - sussurrò lei.
      -      A me no. Non ora che sei qui. - rispose. - Ma non farlo più. - continuò staccandosi per guardarla negli occhi.
Kisha sorrise alzandosi sulle punte per lasciargli un dolce bacio sulla bocca. Subito un fuoco si accese in Zayn che goloso di lei, strise la presa sui suoi fianchi e la tenne stretta contro il suo corpo. Approfondirono quel bacio che mandava in tilti il suo cervello.
Era un bacio dolce, tenero, timido, impregnato però di quell'amore forte e quasi violento che arpionava le loro anime come se fossero animali e li legava stretti una all'altra senza darle via di scampo. In quel bacio c'era desiderio, passione, euforia ma anche terrore e insicurezza che però non riuscivano a tener testa a quella fiducia che  in quel momento stava riempendo la stanza.
Le mani di lei andarono a infilarsi nei suoi capelli mentre le loro lingue non decidevano a darsi una tregua. I loro copri ricoperti fi brividi erano la prova che quei due si desideravano più di quanto fosse lecito.
Zayn sentiva il tocco caldo come fuoco sulla sua pelle chiedendosi come avesse fatto ad accontentarsi di quelle banali relazioni e quelle emozioni stupide per tutto quel tempo. In quel momento, con Kisha che si staccava e lo guardava negli occhi, non riusciva a penare ad altro se non a cosa avesse mai potuto fare per meritarsi una creatura del genere.
     Kisha era tutto quello che poteva soperare, tutto il meglio che poteva trovare e ringraziò ogni santo del paradiso per aver fatto in modo che le loro strade si scontrassero.
Più la guardava negli occhi, quegli occhi che per lui erano diventati come libri aperti, riusciva solo a vedere tutto quello che voleva e che non si sarebbe mai lasciato scappare.
La voleva, la voleva più di qualsiasi altra cosa.
Non riusciva a capirne il reale motivo, semplicemente l’amava.


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Capitolo 16
*** AVVISO ***


fanculo *esce con la testa da dietro il computer per poi mettersi davanti al computer mentre si gratta la testa imbarazzata*
SCUSATEMI!
Sono un completo fallimento.. non aggiorno da quasi un mese ma sono qui, anche se non vi interessa, per giustificarmi:
-non avevo l'ispirazione
-non avevo voglia
-mi sono sentita male
-non avevo tempo

SCUSATE, non solo perché non sto aggiornando da tanto tempo, ma perché - se scorrete in giu - non troverete il nuovo capitolo.
Mi sento una cacca!
Pultroppo devo dirvi che non so quando potrò aggiornare perchè.. bè perché sono una capra a scuola e su NOVE materie ho SEI insufficienze e mia madre non è molto contenta  di me.
Per questo motivo mi toglierà il computer finché non rimedierò qualcosa e non so proprio quando questo miracolo capitetà.
Sappiate solo che appena posso posterò il nuovo capitolo, ve lo prometto!
SCUSATEMI ANCORA, CON IL CUORE IN MANO.
Spero che quando tornerò nel mondo virtuale non ve la sarete squagliata e non mi avrete abbandonato.

Un bacione enorme,
a quando il mondo smetterà di odiarmi.
Elena. :)

ps: Colgo l'occasione per ringraziare tutte le persone che mi hanno seguito fino a qui, per tutte le recensioni e le belle parole, per chi ha messo la mia storia fra le preferite/ricordate/seguite.
Non sapete quanto mi facciate felice.
pps: ancora scusate il disturbo.

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