Is the past really gone?

di Gillian_Lightman
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** He's come back. ***
Capitolo 2: *** Choices. ***
Capitolo 3: *** The last chance. ***
Capitolo 4: *** The final move. ***



Capitolo 1
*** He's come back. ***


Saalve a tutti! Alura, non dilunghiamoci che non ne vedo il motivo…questa FF avrà quattro capitoli e nemmeno molto lunghi (tipo 1000 parole l’ uno), inoltre se vogliamo è un filino “surreale” come situazione, ma chissene, l’ idea di piaceva.
Se  non vi ho terrorizzato, buona lettura C’:
 
Capitolo 1. He’s come back.
 
La sveglia di Cal suona alle 7:10, esattamente dieci minuti prima del solito.
Oramai ci è quasi abituato, dato che ciò accade da oltre una settimana.
Gillian aveva recentemente rotto la sua macchina, e non avendo ancora idea di quale nuovo modello scegliere si era ritrovata senza un mezzo con cui andare a lavoro; fortunatamente a questo aveva pensato Cal, il quale si era offerto più che volentieri di accompagnarla in ufficio finché non avesse scelto l’ auto.
Così, oramai da dieci giorni, l’ uomo puntava la sveglia una decina di minuti prima, si preparava, e una volta pronto andava a suonare davanti a casa della collega, con la quale poi andava a fare colazione nel bar all’ angolo, prima di entrare in ufficio.
Francamente, Lightman sperava che lei non scegliesse una macchina ancora per mooolto tempo, in modo da potersela godere il più possibile. Ora aveva una ragione per alzarsi presto al mattino: poter godere di quei venti minuti trascorsi a conversare con la donna che ama. Si, perché oramai sa benissimo di amare Gillian, come probabilmente se ne è accorta anche Emily, a giudicare da come li guarda quando stanno insieme.
Preso da tutti questi pensieri, Lightman accende il motore della sua auto ed imbocca il vialetto, dirigendosi verso la casa del suo amore segreto… la stessa donna che aveva già scelto la sua nuova macchina da qualche giorno, ma che ancora non voleva dire addio a questa nuova piccola tradizione…
 
Dopo circa cinque minuti raggiunge la via dove abita Gill, ed accosta di fronte a casa sua; sta per scendere, ma si accorge di una cosa, di un qualcuno: cè un uomo che sta infilando una busta nella cassetta per la posta di Foster.
Lightman socchiude le palpebre, sforzandosi di capire perché quell’ individuo gli sembri familiare…dopo qualche secondo non ce n'è più bisogno, perché quello si volta, e lo può vedere chiaramente in faccia: dopo otto mesi, Dave Burns è di nuovo in città, dopo otto mesi, Dave Burns è di nuovo davanti a casa della sua Gillian.
Sul momento resta paralizzato, e mentre mille ipotesi gli assalgono la mente rimane li, inerme, a fissare l’ uomo risalire in macchina e lentamente sparire dalla sua vista.
Velocemente, senza pensarci, scende dalla macchina e corre verso la casa di Gillian, ma non per entrare: giunto davanti alla cassetta della posta la spalanca, e ne estrae una busta bianca che recita solo “Gillian”. Controllando che quella non sia alla finestra, la prende e se la infila nella tasta interna della giacca.
Pochi secondi dopo la porta di fronte a lui si spalanca, e ne esce la più bella donna su cui abbia mai avuto la fortuna di posare gli occhi.
“Hei Cal” lo saluta questa con uno dei suoi magnifici sorrisi “come mai sei sceso dalla macchina?”
Ora che ci pensa, lui in questi dieci giorni la aveva sempre aspettata in macchina, suonandole il clacson…non era mai sceso dall’ auto!
“Io…ecco…devo usare il bagno” dice strascicando le parole, e accampando la prima scusa che gli viene in mente.
Gillian sembra sorpresa “oh, beh…vai pure” risponde porgendogli le chiavi di casa “io intanto controllo la posta”. In quel momento una fitta trafigge il cuore di Cal, che si rende conto di quello che ha appena fatto.
Poco dopo raggiunge la donna, che lo stava aspettando nel posto passeggero della sua auto. Cercando di sembrare normale, Lightman apre la portiera del veicolo e le si siede accanto, mettendo in moto l’ auto.
Dopo qualche minuto di silenzio, questa annuncia “oggi mi prendo una grande ciambella alla crema…quella con tutti gli zuccherini sopra!”
“A dire il vero” inizia Cal “oggi non mi sento molto in forma…ti dispiace se andiamo direttamente in ufficio?”
“No non cè nessun problema...ma stai bene Cal?”
“Sisi tranquilla”
Gillian nota subito che qualcosa non va, ma preferisce non indagare…dopo tutto vige ancora la regola “della linea”, che gli impedisce di sfruttare fra di loro le capacità che hanno di leggere il volto delle persone. Onestamente Foster avrebbe mandato molto volentieri all’ aria quella linea, ma per ora preferisce rispettare la privacy dell’ “amico”.
Una volta giunti in ufficio, Cal saluta velocemente Gillian e poi si chiude a chiave nel suo studio.
Si siede sul divanetto, sporto in avanti con le mani sulle ginocchia, e si prepara ad infrangere la privacy della collega nel peggiore dei modi.
Nonostante i sensi di colpa, apre la busta cercando di non romperla, e ne estrae una lettera scritta a mano. Trae un profondo respiro ed inizia a leggere:
 
Amata Gillian,
è passato veramente tanto tempo dall’ ultima volta che ho potuto vederti, dall’ ultima volta che ho potuto baciarti, ma nonostante siano trascorsi otto mesi per me non si può ancora considerare “passato”.
Ho completato la mia ultima missione, adesso mi hanno trasferito in un’ altra unità: avrò un lavoro d’ ufficio. La cosa non mi appagherà certo come il lavoro sul campo, ma la buona notizia è che posso scegliere in quale ufficio andare fra tutti quelli della agenzia, e uno di questi si trova proprio a DC.
Credo che questo potrà essere un nuovo inizio per noi, potremo riprendere tutto da dove lo avevamo lasciato, ed essere finalmente felici, io e te, insieme.
Io un’ idea ce l’ ho, e se anche tu credi di voler passare il resto della vita con me, allora fatti trovare alla terrazza panoramica del Campidoglio alle 20.00.
Se ti vedrò, allora credo veramente che potremmo durare per sempre…se non ci sarai, lo prenderò come un no definitivo, e chiederò il trasferimento altrove.
In ansiosa attesta di stasera,
 
Tuo, Dave.
 
 
Terminata la lettura, Cal si sente letteralmente svuotato. Ogni muscolo del suo corpo rifiuta di svolgere le proprie funzioni, e l’ uomo si accascia sul divano.
Burns, quel lurido figlio di puttana, è tornato? Le avrebbe veramente riportato via Gillian? E lui che diavolo doveva fare?
Ma tra tutte queste domande ce n’ era una che spiccava, e dopo aver riletto svariate volte la lettera era diventato un dubbio più che fondato.
Tra la rabbia e il terrore afferra il cellulare e chiama uno dei primi numeri nella rubrica.
“Pronto?” gracchia una voce al telefono.
“Ben, sono Cal”
“Cal! Come stai?”
“Piuttosto bene, ma ho bisogno un favore”
“Certo, di che si tratta?”
“E’ top-secret…Devi farmi una ricerca”

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Si ok forse la cosa nel finale è anche troppo ovvia…ma spero il capitolo vi sia piaciuto comunque (:
Jenny

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Capitolo 2
*** Choices. ***


Capitolo 2. Choices.
 
“Capito, grazie”.
Cal riattacca il telefono e si accascia sul divano. Rimane immobile a fissare il vuoto per una manciata di minuti, poi estrae una bottiglia di Scotch dal mobiletto e ci da dentro.
Quando ha già vuotato il quarto bicchierino ed il suo fegato sta iniziando a protestare, finalmente decide di lasciar perdere e tornarsene a casa.
Senza salutare nessuno, Gillian compresa, scende nel parcheggio del Lightman Group, sale in auto e se ne va.
Varcata la soglia di casa si rende conto di non avere la più pallida idea di cosa fare; in questo momento dovrebbe essere a lavoro, ma decisamente non ne ha la testa. Ora che è a casa potrebbe lavorare al suo libro, quel libro di cui ancora non aveva parlato a nessuno, e che necessitava tanto di essere iniziato…ma in questo momento c’ era solo un chiodo fisso, che gli impediva di muovere anche un solo dito. Così rimane lì, in cucina, in piedi, frastornato, e incerto sul da farsi.
Dopo qualche secondo, sfortunatamente per lui, sbuca Emily, che oggi aveva terminato le lezioni un’ ora prima, ed era tornata direttamente a casa.
“Hei papà, come mai non sei a lavoro?”
“Ciao Em. Oggi ho staccato prima anche io.”
“Che succede? Hai un’ aspetto orribile…e gli occhi rossi! Hai bevuto?”
“Senti…piccola impicciona…” inizia Cal strascicando la voce e rendendola acuta “perché non vai a fare i tuoi compiti o qualsiasi altra cosa facciate voi ragazzi che io non voglio sapere per nessuna ragione al mondo?”
“E’ successo qualcosa con Gillian?”
“Fila Emily!”  impreca Cal, portandosi istintivamente una mano al petto.
La mossa non sfugge ad Emily, che con un balzo si fionda in avanti “Non faccio il tuo lavoro ma qualcosa ho imparato” grida infilando una mano nella tasca interna del giaccone, prima che il padre possa fermarla.
Sorpresa ne estrae una lettera, e quando legge il nome sulla busta, rimane esterrefatta.
Con gli occhi sgranati fissa il padre “Le…le hai scritto una lettera?”
“No” replica lui con una fitta al cuore.
La ragazza rimane a fissarlo, incerta, come se volesse il suo permesso per leggerla. Lightman la guarda: oramai tanto valeva che la leggesse anche Emily, forse lo avrebbe consolato. Si siede sul tavolo della cucina e accenna un si alla figlia, che lo imita, e poi inizia la lettura.
Nel frattempo Cal mantiene lo sguardo basso, cercando di immaginarsi quali domande potrebbe porgli la figlia e in che modo lui potrebbe risponderle. Le aveva dato il permesso di leggere, a questo punto non restava altro che dirle tutta la verità, altrimenti la cosa non sarebbe servita a nulla!
Dopo qualche minuto, quest’ ultima rimette la lettera nella busta, e si volta verso il padre, che però per la prima volta nella sua vita non riesce a decifrarne lo sguardo…forse perché è troppo agitato per poter giocare al dottore delle menzogne.
“Come la hai avuta questa lettera, papà?”
Cal la guarda intensamente:
“Mentre andavo a prendere Gillian a casa sua lo ho visto che gliela metteva nella cassetta delle lettere, e prima che lei uscisse la ho presa…non so che mi è preso, ho agito senza nemmeno pensarci, ho agito con il mio stupido istinto”
“Quindi lei non l’ ha ancora letta?”
“No…ma l’ appuntamento è per stasera alle otto, faccio ancora in tempo a rimettergliela a posto senza che se ne accorga, così potrà raggiungerlo”.
Emily assume un’ espressione incredibilmente grave, quasi colpevole, e pronuncia l’ ultima cosa che Cal credeva di poterle sentir dire:
“No non farlo papà, buttala via”.
Cal rimane bloccato per qualche secondo, cercando di capire se ha sentito bene: “C-Cosa? Buttarla via? Ma sei matta?! Ha il diritto di sapere, chi sono io per fare una cosa del genere?”
“Papà, lo so che sei innamorato di Gillian, lo so benissimo! E se le dai quella lettera, se la legge, è probabile che la perderai per sempre…e non voglio che accada, perché è l’ unica donna al mondo che potrebbe impedirti di rimanere solo.
Io presto me ne andrò di casa, e tu rimarrai senza nessuno...ti resta solo Gillian, e credo che tra voi possa veramente esserci qualcosa. Ma se lei legge la lettera e decide di andare su quella terrazza, tu non sarai mai più felice. Passerai il resto dei tuoi giorni vedendo la donna della tua vita costruirsene una insieme all’ uomo che più detesti su questa terra, e la cosa ti ucciderebbe.
Voglio bene a Gillian, e mi sento terribilmente in colpa…ma voglio molto più bene a te papà, a te che hai sacrificato la vita per me,  mamma, per Gillian, per la nonna…hai passato l’ intera vita a salvare quella degli altri, ed ora ti meriti finalmente un po’ di felicità! Perciò almeno adesso, almeno una volta nella tua vita, ti prego, pensa a te stesso, butta via quella lettera, e invita Gillian a cena!”
Dopo questo lungo discorso senza pause, Emily riprende finalmente fiato, e guarda suo padre, in attesa di risposte.
“Non posso farlo” conclude semplicemente lui “E’ una scelta che spetta a Gillian”.
“No, per favore papà, almeno per questa volta pensa a te stesso…vorrei davvero tanto vederti felice. Giurami che butterai via la lettera, e che porterai Foster fuori a cena”.
Cal la guarda negli occhi “Non è tutto…io ecco, avevo un dubbio, e ho chiamato Ben oggi…”
Così le racconta del favore che a chiesto all’ amico, e degli esiti che aveva condotto quella ricerca. Emily è esterrefatta.
“Ti prego, ti prego papà, pensa a te stesso…almeno questa volta”.
Detto questo, Emily abbraccia il padre, e poi esce di casa, lasciandolo solo con i suoi pensieri.
Dopo qualche minuto di accurata riflessione Cal guarda l’ orologio: le sei e mezza.

Riprende la lettera e se la nasconde in tasca, poi afferra il cellulare e compone un numero; dopo qualche secondo Gillian risponde alla chiamata “Hei Foster, scusa se me ne sono andato senza salutare ma Emily non stava molto bene…ecco…stasera ti andrebbe di uscire a cena?”
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TAN-TAN-TAAAAAAN. Colpo di scena, Cal per una volta ha deciso di pensare a se stesso e nascondere tutto a Gillian! Riuscirà il nostro eroe nell’ impresa? Scopritelo nella prossima puntata!
---Ok fare il presentatore in questo modo fa davvero schifo LOL. Semplicemente spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi andrà di lasciare una recensioncina C:

Jenny

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Capitolo 3
*** The last chance. ***


Capitolo 3. The last chance.
 
Sono le otto meno un quarto, e Lightman è in macchina davanti a casa della collega, che sta per andare a chiamare. Non riesce a smettere di guardare l’ orologio, e i suoi sensi di colpa sono a mille, quasi fatica a restare lucido. La lettera che tiene scrupolosamente nascosta nella giacca sembra pesante come un macigno, e affilata come un coltello.
7.46: Cal scende dall’ auto, e, cercando di non pensare a quello che sta facendo alla donna che ama, va a suonarle il campanello.
Quando Gillian apre la porta, nella mente dell’ uomo cè solo un susseguirsi di flash-back. I capelli sono mossi, come non li portava da secoli, ed indossa lo stesso splendido completo da cerimonia con cui si era presentata oltre due anni prima al matrimonio del figlio dell’ ambasciatore Sud-Coreano, dove dovevano indagare. Un filo di matita nera intorno agli occhi e un lucida labbra color carne.
Cercando di respingere tutti i ricordi che stanno tentando di affollargli la mente, si allunga verso l’ amica per abbracciarla. Quando il suo viso si avvicina al collo della donna può sentire benissimo il suo splendido profumo che lo invade, trasportandolo in un’ altra dimensione.
“Hei tesoro, sei uno schianto!”
“Grazie” replica lei con un grosso sorriso, e una punta di imbarazzo.
Effettivamente è un po’ che fra di loro si insinua quello strano sentimento, quando rimangono soli…L’ imbarazzo.
Si, Gillian ha notato che in questo ultimo periodo le cose si stanno facendo sempre più, se vogliamo usare questo termine, strane.
Strane perché per definizione loro erano ancora amici, ma quando restavano soli appuravano (o almeno lei di sicuro) che non era così. Che c’era quel sentimento, troppo grande per essere semplice amicizia, che li rendeva eccessivamente protettivi, eccessivamente gelosi…eccessivamente tutto per due semplici amici, anche negli abbracci.
Oramai Gillian  non poteva più negare che fossero in quella fase amici/amanti, quando sono aperte tutte e due le porte e tu sei lì, nel mezzo, senza sapere che diavolo fare.
Ma presto una di quelle porte si sarebbe chiusa, o peggio tutte e due…doveva agire in fetta, doveva decidere una volta per tutte quale voleva che fosse il ruolo di Cal nella sua vita.
Presa da tutti questi dubbi, Gillian non si è nemmeno accorta di aver percorso il viale di casa, sottobraccio con il suo accompagnatore, e di essere appena salita in macchina.
“Dove andiamo a cena?” domanda la donna.
“Non so se te lo ricordi, è quel vecchio ristorante dove eravamo andati l’ anno scorso, quello in centro vicino al cinema…?”
“Uuh quello che faceva quei tortini al cioccolato da sveniree?” chiede lei con gli occhi che luccicano.
Cal distoglie un attimo lo sguardo dalla strada, per fissarla esasperato “Si, tesoro, quello”.
Mentre la guarda passano accanto ad un lampione, che illumina perfettamente, anche se solo per un momento, il viso di Gillian.
Vederla così sconvolge completamente Cal, che non riesce più a respingere i ricordi, ed in pochi attimi ricorda un susseguirsi infinito di loro momenti durante il corso di quei due anni.
Ricorda la prima volta che Zoe è venuta al Lightman Group chiedendo la consulenza per un caso, scatenando l’ ira di Gillian e uno scambio di battutine fra le due che lui non si sarebbe perso per nulla al mondo; ricorda quando l’ indagine per la scomparsa di Samantha Burch ha costretto Foster a riaprire vecchie ferite, e alla sera lui la ha trovata sulla terrazza, sola, a piangere…lui è rimasto con lei; ricorda di quando è stato lui a dover soffrire ripensando alla madre, quando le giovani indiane hanno iniziato a suicidarsi, e nonostante la avesse tratta a pesci in faccia, Gillian cè stata;  ricorda quando quel bastardo di Jenkins la aveva fatta rapire, e lui l’ aveva salvata per un pelo, o di quando quel pazzo di Eric lo aveva quasi ucciso, e la sera lui si era fermato a dormire da Gillian. Ricorda quando, sette anni dopo, avevano dovuto rivivere il loro passato, e Foster gli aveva rivelato un segreto che, fino a quel momento, aveva custodito con il più profondo dei silenzi. Ricorda quanto gratificante è stato cogliere un lampo di gelosia nello sguardo della donna quando lo ha visto con Wallosky, e quando, solo qualche settimana prima, la aveva ritrovata ubriaca sulla terrazza, finalmente pronta a baciarlo, ma lui aveva dovuto raccogliere tutta quanta la sua forza di volontà per respingerla…e poi, inevitabilmente, quel ricordo arriva.
Nella mente di Cal torna nitida l’ immagine di Gillian, in ufficio, abbracciata ad un tizio che le presenta come Dave Burns, un nome che lo perseguiterà molto a lungo. Ricorda il modo in cui lei lo guardava, come non ha mai guardato lui…ricorda quando è andato di proposito al loro bar preferito e li ha incontrati, felici, sorridenti, la tipica coppietta perfetta. Poi la sua copertura è saltata, e se n’ è dovuto andare, lasciandola senza dirle nulla nella sala dell’ ospedale; non dimenticherà mai lo sguardo così perso che aveva Gillian quella sera.
 “Cal…tutto bene?” la voce della donna lo riporta alla realtà.
Lui la guarda negli occhi, la fissa intensamente per un momento.
“Si, scusa, mi ero distratto” le risponde tornando a concentrarsi sulla guida, e svoltando a destra.
Gillian continua a tormentarsi le mani, cercando di scacciare il nervosismo procuratole dal silenzio che si è insinuato fra di loro. In realtà non è proprio la cosa in se a metterla a disagio, quanto la paura che questo persista durante tutta la serata.
Perché Cal è una delle poche persone con cui ama condividere anche il silenzio…certo che se poi avrebbero passato la cena con il rumore del tintinnio dei piatti e qualche scambio di sguardi imbarazzati allora non sarebbe stato proprio il massimo!
I suoi pensieri vengono interrotti da una frenata piuttosto brusca. “Siamo già arrivati?” domanda aprendo la portiera e guardando fuori.
Tuttavia quello che vede non è un ristorante, ma il Campidoglio.
Dubbiosa, Gillian si volta verso l’ uomo “Cal che ci facciamo qui?”

Lui trae un profondo respiro, e con una tristezza che quasi la spaventa sussurra “E’ qui che dovresti essere…” estrae qualcosa dalla tasca “va da lui Gillian.” _________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
 
Muahahah, altro colpo di scena :3 speroo che il capitolo vi sia piaciuto e che vi vada di lasciare una piccola recensione!
Jenny

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Capitolo 4
*** The final move. ***


Okay questo capitolo lo avrei dovuto postare fra un botto di tempo, ma l’8 era il compleanno di Kaori, e visto che non posso fargliene uno materiale, questo è il mio regalo per lei :3 tanti auguriii <33
 
 
 
Capitolo 4. The final move.
 

Gillian lo guarda alienata, senza avere la più pallida idea di che diavolo stesse parlando l’ uomo.
“Cal…? Che sta succedendo?”
Lui trae un profondo respiro, e le porge la lettera: “Oggi è venuto a portartela, e senza farmi vedere io la ho presa”
“Ma lui chi?” domanda l’ altra persa.
“…Burns…”
Questo solo nome colpisce Gillian come uno schiaffo in faccia. Quasi si sente mancare la terra sotto i piedi “Cosa!? Burns? Il mio Burns?”
Il fatto che lei lo abbia apostrofato così, come suo, fa venire a Cal un terribile rodimento al fegato, così interrompe il contatto visivo “Si, quello…”
La donna afferra la lettera dalle mani di questo, e rimane lì a fissarla; decide di non leggerla subito, prima pretende spiegazioni dal collega:
“E come mai avevi tu questa lettera?”
“Non lo so nemmeno io…stamattina, quando sono arrivato davanti a casa tua, lo ho visto infilartela nella cassetta postale e poi andarsene in auto…e cosi, ecco, la ho presa…”
“E la hai anche letta?”
Lui abbassa lo sguardo, e questa è come una risposta per Gillian.
“Cal ma come hai potuto?! Hai invaso la mia privacy!”
“Lo so, e mi dispiace davvero tanto”
“Questa volta credo proprio che le scuse non basteranno.”
Nel frattempo Cal ha dato un’ occhiata all’ orologio sul cruscotto della macchina “Sono le otto meno cinque…è meglio che leggi alla svelta quella lettera”.
Gillian intuisce che il motivo per cui sono lì è un appuntamento che Dave ha fissato nella lettera, così la apre e inizia la lettura.
In quel momento, Cal avrebbe tanto voluto sprofondare: aveva invaso la privacy della  donna che ama, e ora che le aveva consegnato la lettera, probabilmente la avrebbe persa per sempre; e non solo come possibile compagna, ma anche come amica, perché una volta che si sarebbe messa con Dave lui non sarebbe più riuscito a sopportarlo, non sarebbe riuscito a sopportare di vederla costruire una vita con un altro, con quello, e la loro amicizia, inevitabilmente, sarebbe andata in frantumi.
Dopo qualche secondo si accorge che Gillian ha terminato la lettura, e ha gli occhi lucidi; lentamente si volta verso l’ amico:
“Qua dice che ha un’ idea…?”
“Vuole chiederti di sposarlo” dice Cal come se lo stesse tenendo dentro da una vita.
Gillian spalanca gli occhi, mentre l’ uomo continua le spiegazioni “Ho riletto diverse volte la lettera, e non riuscivo a capire cosa diavolo volesse dire…o meglio, lo sapevo, ma non volevo accettarlo. Comunque alla fine ho chiamato Ben, e gli ho detto di condurre una ricerca nelle banche dati di tutte le gioiellerie di DC per vedere se c’ era un acconto registrato a nome di Dave Burns, o Dave Athelton…e lui ne ha trovato uno. Vuole chiederti di sposarlo”.
Una lacrima solca il viso di Gillian, che se la asciuga stancamente. “Perché l’ invito a cena? Non potevi semplicemente dirmelo prima che mi avresti portata qui?”
“Ancora non lo sapevo…” confessa Cal.
“Non capisco”
“Quando ho finito di leggere la lettera…diciamo che non ero particolarmente allegro, così me ne sono andato a casa; credevo di poter stare solo ma è sbucata Emily, e ha trovato la lettera. Anche lei la ha letta…e poi ha detto che anche se si sentiva in colpa a dirlo, secondo lei dovevo buttare la lettera e non dirti niente, perché se tu fossi salita su quella terrazza non sarei mai più stato felice. Inizialmente non volevo, ma poi ho effettivamente pensato a come mi sarei sentito con Burns di nuovo nella tua vita…e…e così ti ho chiamata e ti ho invitata a cena, con l’ intento di portarti al ristorante tenendoti all’ oscuro di tutto. Ma poi, poi ti ho vista così, e la mia mente ha fatto un tuffo nel passato, in tutto quello che avevamo vissuto in questi ultimi due anni, e ho capito che non sarei più riuscito a guardarti in faccia se veramente fossi andato fino in fondo. Quello che sto facendo ora, probabilmente, mi precluderà la felicità per il resto della vita…ma è la cosa giusta per te”.
Gillian lo aveva fissato in silenzio per tutto il tempo, con gli occhi lucidi.
“E perché il vedere me di nuovo con Dave dovrebbe precluderti la felicità?” domanda lei.
In realtà ha già intuito la risposta, ma dopo quello che lui ha fatto vuole che glielo dica guardandola in faccia. Cal non delude le aspettative:
“Perché ti amo” le risponde semplicemente.
Sul momento la guarda negli occhi, ma quando quella si volta in direzione della portiera abbassa lo sguardo con il cuore spezzato.
Pochi attimi dopo sente un rumore, ma non è, come si aspettava, quello di una portiera che si chiude, più che altro sembra carta strappata.
Istintivamente si volta, e con la coda dell’ occhio vede due pezzi di carta cadere fuori dall’ auto, e Gillian ritrarsi verso l’ interno, portandosi dietro la portiera.
Guardandola non riesce a trattenere il sollievo. Questa, nel frattempo, inizia:
“Hai anteposto la mia felicità alla tua, e non solo oggi, lo hai sempre fatto. Hai sempre messo me al primo posto, mi hai sempre protetta e ci sei sempre stato, è tutta la vita che ti prendi cura di me” dice con i lacrimoni.
Cal le risponde con un sorriso malinconico: “Si…ma questo dimostra solo che ti amo, non che tu ricambi…”
Gillian si sporge verso di lui, ponendo i loro visi a pochi centimetri di distanza e poggiando una mano sulla sua: “No, ma questo è provato dal fatto che io ora sono qui con te, e non lassù con lui”.
“Ed è davvero questo quello che vuoi?”
“Non  ho mai voluto altro” replica Gillian. Poi, stanca di aspettare, si allunga totalmente verso Cal e lo bacia con passione.
Quello molla il voltante e usa le braccia per cingere la vita della donna, mente risponde energicamente al bacio.
La possibilità così concreta di perderla, gli aveva fatto comprendere ancor meglio quanto accidenti tenesse a lei, e ora non la avrebbe più lasciata andare: ora era sua.
Gillian cinge le braccia attorno al collo dell’ uomo, e l’ idea di interrompere il contatto, anche solo per respirare, non la sfiora nemmeno lontanamente.

Il non aver mai pensato, nemmeno per un momento, di raggiungere Burns sulla terrazza le aveva finalmente fatto comprendere chi realmente amasse…Cal, e ora non lo avrebbe più lasciato andare: ora era suo. ____________________________________________________________________________________________________________________________________________
 
Fineee :3 ammetto che all’ inizio non ero sicura se farla finire così oppure male…ma poi ho pensato “fuck, se no Callian, ce pias no”.
Speroo vi sia piaciuto e vi andrà di lasciare una piccola recensione (:
Alla prossima,
Jenny

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