Soaked in sin. Baptised by your kiss

di virgily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Soaked in sin. Baptised by your kiss ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Soaked in sin. Baptised by your kiss ***


Soaked in sin. Baptised by your kiss

 
 
Era il giorno del suo compleanno, Ash lo sapeva non solo perché il calendario sul suo cellulare segnava il 28 Gennaio, ma anche perché sapeva che i suoi amici stavano tramando alle sue spalle chissà quale assurda sorpresa. Da quando si era sollevato dal suo giaciglio infatti, il bassista dei Black Veil Brides non aveva né visto né sentito i suoi compagni, e questo non preannunciava nulla di buono. L’anno precedente, sotto consiglio di Andy e CC; si era ritrovato a nuotare in una vasca idromassaggio con una bambolona bionda dalla pelle color ambra e la schiuma come suo unico indumento; e conoscendoli anche quest’anno non sarebbero stati da meno. Si era fatto sera, e dopo essersi crogiolato nel nulla più totale della sua giornata vuota e priva di impegni “interessanti” –e per “interessanti” intendeva la compagnia di qualche sua amica disponibile- i suoi ragazzi si presentarono alla sua porta sventolando niente poco di meno che una benda.
-Si può sapere dove mi state portando?-Faceva freddo per strada, il vento soffiava forte, e per colpa di quella bandana scura calata sul viso, non riusciva a vedere nulla e neanche a coordinare i movimenti. Infatti, era costretto a tenersi ben saldo al braccio di Andy, il quale sogghignando, gli ripeté per l’ennesima volta che era un segreto. Ma dopo anni e anni che stava al suo fianco, il bassista conosceva il suo pollo, per tanto se la sua sorpresa era una bella donna –perché con Purdy come festeggiato di una bella donna certo si trattava- preferiva almeno che gliela mostrasse subito, dandogli magari anche la chiave della camera di un albergo, e fosse sparito per… diciamo un paio di orette. Ma a giudicare del caotico chiasso che riusciva a percepire, probabilmente si rese conto che quell’anno non ci sarebbe stata la solita “sveltina e fuga” gentilmente offerta dai membri del gruppo. Tra le trame della spessa stoffa scura riusciva ad intravedere delle luci, ma non a capire cosa vi fosse scritto. Si arrestarono di colpo, e mentre i suoi amici cominciarono a ridere, Andy, al contrario affermò serioso:
-Sei pronto?-
-ti ho mai dato l’impressione di non essere pronto?- domandò di rimando, aspettando con ansia di guardare con i suoi occhi quale fosse questa fantomatica sorpresa. Contò fino a tre, giusto il tempo per il giovane vocalist di sciogliere il nodo saldamente legato dietro la nuca del bassista:
1…
2…
3… BURLESQUE!
A caratteri cubitali una scritta in neon sormontava l’ingresso di un ristretto locale poco al di fuori del centro città. L’angolo sinistro delle sue labbra si sollevò divertito. Era un’idea originale, dopo tutto.
Una volta dentro; dove ballerine scostumate, lampade colorate e profumi intriganti componevano un sensuale ménage à trois; i suoi compagni avevano riservato un tavolo a suo nome proprio sotto il palco, così da potersi gustare lo spettacolo in santa pace, soprattutto godendo di una ottima visuale. Affondando la schiena in una comoda poltrona imbottita di velluto porpora, Ash sollevò lo sguardo, dando un’occhiata alla splendida donna che muoveva le sue belle membra nascoste al di là di un ventaglio di piume di struzzo.
-Allora?- ghignò il primo chitarrista dandogli una leggera gomitata al fianco, attirando la sua attenzione
-Mi da tanto un’aria retrò però… Mi piace…- le ultime due parole fuoruscirono dalle labbra di Purdy con un tono abbassato di circa due tonalità, roco e sensuale come solo il loro bassista riusciva a produrre dal fondo della sua gola
-Peccato che non è questa la tua sorpresa, bello mio…- sadico e malevolo, la voce di Jinxx giunse a torturarlo. Era spiazzato, doveva ammetterlo.
-E quale sarebbe? Dai sentiamo!- incrociando le braccia al petto, il bassista osservò guardingo i suoi compagni. Questi ultimi parevano intenti a fissare qualcosa alle sue spalle con aria divertita, prima di esporre quattro bei sorrisini “del cazzo” tirati fin sulle orecchie. Ashley fece per dire qualcosa, ma proprio quando spalancò le labbra,  una carezza leggera e suadente sfiorò la sua spalla destra. Immediatamente si voltò, osservando il suo regalo di compleanno da testa a piedi: morbide curve, carnagione nordica, un costumino striminzito da poliziotta, una parrucca lilla. Per quanto gli risultasse difficile, l’uomo si concentrò anche sul suo ovale pallido, dai lineamenti affilati. Le labbra erano marcate da una tinta rosso acceso, e i suoi occhi erano coperti da un grande paio di occhiali a lenti scure che gli impedirono di notare il colore delle sue iridi.
-Sei tu il festeggiato?- Ashley annuì
-Allora temo che dovrò prenderti in consegna…- passandogli una mano sul petto, la ragazza lo afferrò per il colletto della camicia, invitandolo a sollevarsi dalla seggiola. Stando al gioco, il bassista si lasciò manovrare dalle sue manine piccole affusolate, che con estrema maestria gli chiuse i polsi dietro la schiena con un paio di manette.
-Ti dichiaro in arresto. Hai il diritto di rimanere in silenzio, se decidi di rinunciare a questo diritto tutto quello che dirai potrà essere usato contro di te…- affabile e ammaliante, la sua voce soffusa carezzò il suo udito proprio come le labbra della donna, le quali avevano baciato il suo orecchio. E lui sorrise, stimolato da quel tocco leggero e ardente al tempo stesso. Si lasciò trascinare via, verso una camera lontana dalla platea, lasciandosi alle spalle gli schiamazzi dei suoi amici. Rideva sotto i baffi, non era mai stato a letto con una “poliziotta-sexy”. I due imboccarono per uno stretto corridoio, illuminato da piccoli neon violacei per poi giungere innanzi una porticina tinta di nero. Al suo interno, l’atmosfera si faceva più calda, e non si limitava alla sola temperatura. Una moquette color panna rivestiva il pavimento, sormontato da una mobilia piuttosto appariscente e stravagante come un mobile da toletta dal sapore vittoriano; un letto a baldacchino con colonne tortili intarsiate; e un armadio piccolo, socchiuso per l’enorme quantità di costumi da scena e non.
-Cos’è? Il tuo camerino?- domandò ascoltando il suono della porta che si chiuse alle spalle della donna con l’ausilio di una piccola chiave, e i suoi passi tornare lentamente verso di lui
-Diciamo di si…- rispose lei armeggiando con le manette per restituirgli la libertà. Poi, lasciandole cadere per terra senza provocare il benché minimo rumore, la giovane lo fece voltare, cominciando a sbottonargli lentamente la camicia scura. Bottone dopo bottone, le sue mani scendevano piano, scoprendo la sua pelle chiara e il suo torso pressoché statuario. Un ghigno malizioso si disegnò sulle sue labbra rosse, e sollevando appena lo sguardo, osservò al di là dei suoi spessi occhiali il viso del bassista, perdendosi nei suoi grandi pozzi scuri. Diede particolare attenzione in ogni suoi dettaglio, come il taglio degli occhi, la forma delle labbra, e con sua sorpresa si rese conto di aver già visto quel ragazzo, ma non ricordava né il come né il quando.
-Tutto bene?- domandò lui sollevando le mani grandi e callose sui suoi fianchi, agguantandoli seducentemente
-Possibile che ci siamo già incontrati?- domandò lei facendolo sogghignare
-Onestamente non ricordo di aver avuto a che fare con agenti del suo calibro, signorina…- rispose con tono bonario passando all’attacco, scendendo con il capo sul suo collo, baciandolo voracemente. Per un istante, la mente di Ashley venne pervasa dalla fantasia di portarsi a letto una spogliarellista sua fan. Un brivido caldo si aggrappò lungo la schiena della ragazza. Dischiuse le labbra, facendone uscire un breve e languido sussulto di piacere, mentre lasciava arrampicare le sue dita sui pettorali scoperti del suo cliente. Giunta sino all’altezza del cuore, la “poliziotta” fece una leggera pressione, scostandolo dispettosamente dal suo corpo. Con le mani posate sul suo petto, la donna cominciò ad avanzare contro di lui, ancheggiando seducentemente per spingerlo sul ciglio del materasso. Inevitabilmente, Ash si ritrovò seduto all’angolo del grande letto a due piazze. Carezzò appena la stoffa vellutata del copriletto, poi sollevò lo sguardo contro di lei, inarcando la schiena, lasciando che la sua folta chioma bruna fluisse al di là delle sue ampie spalle. Era penetrante lo sguardo del bassista, enigmatico… Eppure loquace. Trasudava desiderio, brama. La ragazza si morse il labbro inferiore, convincendosi del fatto che occhi languidi e tentatori come quelli lei li aveva già visti, già percepiti almeno una volta sulla sua pelle, studiandole il corpo. Ma tornando al suo lavoro, si mise seduta tra le sue gambe, e sfilandosi il berretto con visiera scuro, lo posò sul capo del giovane esponendo un sorrisetto divertito
-Non sei per niente male…- gli disse, percorrendogli invisibili circonferenze con la punta delle dita sul torace. L’angolo sinistro delle labbra di Ashley si sollevò appena. Non le rispose, ma facendo sgusciare le sue grandi mani sul corpetto, satinato blu scuro, che rivestiva le curve intriganti della giovane, il bassista l’attirò spavaldamente a se. Tornò frettoloso a lavorarle quel magnifico collo slanciato e candido che quasi gli implorava di lasciargli il marchio della sua passione rovente. Stringendosi a sua volta, la giovane cominciò a patire quegli spietati bollori che solo le labbra di Purdy erano in grado di suscitare. I suoi respiri accelerati giunsero all’ orecchio di Ashley come un invitante richiamo a dare fuori il meglio di se. Affondò ulteriormente il viso nella curvatura della clavicola, mordendola, stuzzicandola. Quasi per migliorare la presa, Ash aveva afferrato la parrucca violacea che incorniciava il pallido ovale della donna, ma trovandolo scomodo se ne disfò in men che non si dica. Come d’incanto, soffici onde color caramello colarono a picco come ambrosia sul suo corpo. In quel momento, il ragazzo si discostò, osservandola con i capelli lunghi e selvaggi, e per la prima volta le sue labbra rosse gli provocarono un certo desiderio. Accorciò le loro distanze, e giusto pochi istanti prima che potesse baciarla, la lingua sottile e ruvida della giovane giunse puntuale a leccargli il contorno labbra. Il giovane inarcò il sopracciglio verso l’alto, afferrandole con ardore il mento, portandosi ad una distanza ancora più ravvicinata
-Sei una bimba birichina…- soffiò sulla sua bocca, mordendole affannosamente il labbro inferiore. Si fusero così in una danza e violenta le loro lingue irrequiete, sottomettendosi ad un gioco fatale. E nel frattempo che consumavano quel bacio corrosivo, la donna a cavalcioni su di lui cominciò a muoversi, agitando le sue belle membra per “stimolare” una sua reazione. Le mani di Purdy gli strinsero i fianchi, quasi trapassandole le sottili vesti, e prendendola di peso la stese sul materasso, ribaltando l’eccentrica situazione. A causa del brusco movimento con cui  l’aveva atterrata, i grandi occhiali scuri, che come una maschera avevano celato il suo viso, si erano sfilati dalle sue tempie cadendo pesantemente al suolo, svelando due grandi occhi chiari. Limpidi, innocenti. Affannato, torreggiando sopra il suo esile corpo, Ashley ebbe un fremito, un sussulto. Si domandò se fosse diventato improvvisamente pazzo. Poi diede un ultimo sguardo a quel viso: pallido, delicato, con gli occhi dolci seppur selvaggi e i capelli frastagliati sul letto. Ci fu un breve attimo di silenzio durante il quale i due giovani, come statue di marmo, rimasero perfettamente immobili a fissarsi. Erano ingenui, stupiti.
-Isabel…- sussurrò il suo nome piano, quasi assaporando il suono che veniva provocato dalla sua voce quando pronunciava quel nome che pensava di aver dimenticato. Sollevandosi sui gomiti, la giovane lo scrutò minuziosamente. Non si sbagliava, non si era mai sbagliata. D'altronde, c’era solo una persona in tutta la sua vita che pronunciava il suo nome in quel modo. Sorrise, e questa volta senza alcuna malizia. Genuina, felice.
-Ciao, Ash- 

*Angolino di Virgy*
Ho trovato questa "cosa"  infilata tra i miei file. L'ho scritta tempo fa, come una sorta di "esperimento". 
L'idea per questa fic è nata un pomeriggio di cazzeggio sfrenato su Twitter, quando quasi automaticamente l'occhio mi è caduto sull'immagine del profilo di Ash.
Quel berretto da poliziotto... hem... come dire... *cerca le parole giuste*... Gli dona.
Non so, spero che vi piaccia.
Un bacio
-V-

 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Memories #1



*Svariati anni prima*


Ultimo giorno di scuola. Dopo anni di supplizio, finalmente era tutto finito. I fancazzisti ringraziavano dio o qualche supereroe che la fine fosse finalmente giunta; gli amici di una vinta cominciavano a chiedersi che fine avrebbero fatto. Ma per chiudere in bellezza, tutti quanti sapevano che il modo migliore era festeggiare nella casa di Beatrice Miller:
Villa in stile ottocentesco, genitori fuori per il week-end, musica e alcolici a fiumi. Era notte fonda, ma la festa aveva cominciato ad entrare nel vivo della serata solo da pochissime ore. Alcuni si tuffavano in piscina, completamente vestiti e probabilmente annebbiati dai fumi dell’alcool; altri giocavano a birra pong nella sala giochi. Ragazze che ballavano in salotto e la cucina adibita a bar. E tra le risa e il tripudio di schiamazzi e voci confuse che si espandevano al piano inferiore della possente abitazione, Isabel Mc Knab, amica d’infanzia della bella e seducente padrona di casa, restava immobile nella camera adibita agli ospiti. Seduta, con le gambe a ciondoloni e lo sguardo basso, si chiedeva con insistenza come diavolo fosse riuscita a farsi convincere dalla sua migliore amica, Bess, a partecipare a quell’insulsa serata dove: A. non conosceva nessuno, e quelle poche persone che conosceva neanche le piacevano; e B. Beatrice si era fissata con la malsana idea di “trovarle uno scopamico”. Non ne aveva bisogno, e fondamentalmente neanche lo voleva. Fare l’amore con un ragazzo soltanto per il gusto di farlo le pareva ignobile, un torto alla sua mentalità forse troppo arretrata per la società moderna.  E poi lei pensava ancora a Max, il suo ex ragazzo. Lo aveva amato. Talmente tanto che non aveva pensato al fatto che amare troppo logora. Erano passati due mesi, ma la ferita era ancora fresca. Magari per la sua amica “un’avventura di una notte” sarebbe stata  “terapeutica”, ma non per lei. Improvvisamente, concentrandosi sulla piccola maniglia ottonata della porta chiusa, la vide mentre lentamente si abbassava, preannunciando l’ingresso di qualcuno. Pochi interminabili secondi che parvero secoli, e il cuore di Isabel cominciò a battere forte. Quando la piccola porticina laccata di un color pastello si aprì, da essa comparve un ragazzo. Un bel ragazzo, sebbene non volesse ammetterlo. I capelli scuri, un corpo tentatore, occhi famelici: Ashley Purdy. Rimase perfettamente immobile, impietrita sebbene desiderasse storpiare il suo viso in un ghigno disilluso. Quasi se lo aspettava. Chi altri avrebbe potuto chiamare la sua migliore amica se non il “ Play Boy” quella scuola?
-Ma guarda… Ciao Isabel, non pensavo che venissi stasera…- affermò canzonandola –Non sembri molto felice di vedermi- aggiunse chiudendosi la porta alle spalle
-Perspicace il ragazzo…- rispose acida, abbassando lo sguardo, lasciando che la sua folta frangia color caramello le mascherasse lo sconforto che cominciava a trapelare nei suoi occhi. E come poteva essere felice della sua presenza? Lei lo odiava, lo aveva sempre detestato. Era piombato nella sua vita portandosi via l’innocenza della sue amiche, e come se non bastasse, l’aveva perfino umiliata davanti a tutti tempo addietro. Era così sicuro di sé, fastidioso ma maledettamente bello. Spavaldo, incurante del pensiero degli altri… Forse sotto sotto lo invidiava proprio per questo, nessuno riusciva mai a ferirlo, tutto gli scivolava addosso come se niente fosse. Ma Isabel non aveva il tempo per certe cose, ora doveva pensare ad un modo per uscire da quella orrida situazione. Non sarebbe rimasta chiusa in una camera con lui.
Dal canto suo, Ash si osservò con calma la giovane posata sul ciglio del letto, dalle lunghe gambe slanciate che sbucavano al disotto della morbida gonnellina a balze scura. Nascondeva il resto del suo corpo in una felpa che sarà stata almeno due taglie più grande di lei. I lunghi capelli chiari scendevano fluidi lungo le sue clavicole, incorniciandole l’ovale pallido. Teneva gli occhi bassi, come se faticasse a guardarlo in faccia. E per un certo verso poteva persino comprenderla. Lei lo odiava. Lo aveva sempre saputo, e gli piaceva. Era divertente prenderla in giro, farle i dispetti. Perché gli dava corda, e rispondeva con un impeto che quasi quasi riusciva a travolgerlo. Eh si, di tutte le ragazze con cui aveva avuto a che fare, Isabel era l’unica con cui non avesse mai fatto niente, o quasi. C’era stata una volta in effetti in cui era riuscito ad accorciare le loro distanze, ma non era finita molto bene…
-Dunque saresti tu la verginella smarrita di cui mi parlava Bess…-  ghignando, Purdy cominciò a fissarla beffardo, gustandosi i suoi lineamenti delicati che cominciavano ad affilarsi per la rabbia:
-Tua madre- ringhiò folgorandolo appena prima di abbassare nuovamente lo sguardo. Quei suoi occhi grandi e scuri erano come due pozzi senza fondo dal quasi nessuna era riuscita a riemergere, e lei non avrebbe fatto la stessa fine.
-Hmm, no. Sono quasi sicuro che mia madre non sia più vergine da un bel po’- ridacchiò divertito dall’affermazione della ragazza, avvicinandosi a lei. Si mise al suo fianco, scrutandola. Si reggeva le mani quasi per auto confortarsi. Si guardava i piedi, rivestiti da un paio di semplici converse nere. La coltre di capelli mascherava il sinuoso profilo. Così, senza dire una parola, il giovane allungò una mano, carezzandole la chioma setosa, scostandola appena per poterla ammirare. Era carina, molto carina. Bella. Ma non lo avrebbe confessato ad anima viva, altrimenti tutto il loro “gioco dell’ io odio te tu odi me” sarebbe andato in fumo. Immediatamente, percepito quel brevissimo contatto, Isabel si scostò bruscamente, dandogli uno schiaffo sulla mano che aveva allungato
-Non mi toccare…- sibilò allontanandosi di qualche centimetro, continuando ad evitare uno scambio diretto di sguardi.
-Oh andiamo, non mi dire che ce l’hai ancora con me per la storia dell’anno scorso!- alla sua affermazione, immediatamente Ashley si ritrovò un paio di iridi cristalline e roventi fissarlo in cagnesco
-Sul serio? Per un bacetto?-
-Era il mio primo bacio. E te lo sei preso davanti a Max e tutti gli altri!- disse a denti stretti. La giovane sentiva una scossa elettrica avvelenargli il sangue. Avrebbe voluto prendere a schiaffi quel suo bel faccino, e rovinare quel sorrisetto impertinente disegnatovisi sopra
-Ci tengo a ricordare che non eri ancora fidanzata…- si giustificò scocciato il moro, avvicinandosi nuovamente a lei, onestamente non amava molto sentire parlare di “Max”. Gli aveva portato via la sua preda preferita, e l’aveva usata come un vile oggetto, lei che era al di sopra di tutto. Che Ash fosse geloso? Sì, sotto sotto lo era sempre stato, ma anche questo doveva rimanere soltanto un segreto.
-Tu sapevi che ero innamorata di lui… E non te ne sei altamente fregato- compiacendosi del fatto che più si avvicinava e più lei si allontanava, ritrovandosi per forza di cose con le spalle alla testiera del letto, quasi senza via d’uscita, Ash riuscì finalmente a braccarla, ottenendo una situazione che lui stesso da molto tempo aveva desiderato. I suoi occhi ribollivano di una miscela letale di desiderio, rabbia e passione tali che la piccola Mc Knab ebbe i brividi lungo tutta la colonna vertebrale. Per quanto fosse difficile ammetterlo a se stesso, le sue parole gli avevano fatto male. Così espose il più meschino dei suoi sorrisini e disse:
-Eh no bella mia!- disse afferrandole il viso per il mento con il pollice e l’indice, costringendola a guardarlo fisso negli occhi mentre gli parlava. Non avrebbe avuto pietà, come sempre del resto quando si trattava di lei. Ma questa volta era intenzionato ad andare fino in fondo. Non gli sarebbe mai ricapitata un’altra occasione come quella.
-Io me ne sono fregato eccome! Tuttavia non sono riuscito ad evitare che ti mettessi con lui. E adesso guardati. Fino a poche ore fa vagavi come un’anima in pena per i corridoi della scuola. Ora dimmi, ne è valsa la pena mettersi con un ragazzo che dopo averti sverginata ti ha lasciata? Odiami quanto ti pare, ma intanto sei con me, ora, in questa camera da letto- era stato crudele, ma aveva messo in chiaro come stavano le cose. Sfortunatamente per lei, pur volendolo negare all’infinito, Isabel sapeva che Ash aveva ragione. Ma ciò nonostante la rabbia crebbe a fiotti dentro di lei. Perché lui riusciva a confonderla, a distruggere ogni sua sicurezza, e lo odiava.
-Tu non capisci. Non capirai mai…- sussurrò piano, sentendo gli occhi gonfiarsi lentamente
-Ma non farmi ridere…-
-Tu non hai mai amato. Ti sei limitato a portarti a letto quante più ragazze potevi. Giudicami quanto ti pare per la mia “stupidità”. Ma il fatto che tu adesso sia qui, con me, non ti rende certo migliore di Max- velenose, affilate come coltelli, le sue parole giunsero amare alle orecchie di Purdy, che per qualche istante rimase pietrificato. Faceva male. Si allontanò bruscamente, polverizzandola con lo sguardo. C’era qualcosa di cattivo nel suo sguardo, eppure, lì nel profondo di quel bollente nero pece, vedeva un languido luccicore di tristezza. Necessariamente, Isabel ebbe un brivido.
-Non hai capito un cazzo- bofonchiò sollevandosi pesantemente dal letto, dandole le spalle. Stava andando via, e sebbene la giovane non avesse desiderato altro da quando era entrato, ora, dopo quello sguardo, qualcosa dentro di lei le implorava di non lasciarlo andare.
-A-Ash…-  la sua voce tremava, flebile come un sussurro. Ma il ragazzo era riuscita a sentirla, e senza esitazione si era voltato a guardarla in tutta la sua docile dolcezza. Una gemma incolore cadeva a picco lungo la sua morbida guancia. Trattenne il fiato; quella sera, in quella camera, potevano fondersi, potevano appartenersi. Ma era difficile, doveva prenderne atto. Non poteva mettere tutto apposto.
-Ti odio…- furono le sue ultime parole prima di chiudersi la porta alle spalle, lasciandola sola.
Non le era mai importato, ma quella sera per la prima volta, invece, quelle due parole erano come cianuro che logora e disintegra i tessuti corporei. Si asciugò velocemente le lacrime, stendendosi a peso morto su quel letto che sarebbe rimasto vuoto. La sua mente cominciò a vagare, e a vagare a ritroso nei ricordi. Sebbene non lo volesse, non riuscì a far a meno di ricordare l’unico episodio della sua intera vita in cui, Ashley Purdy era riuscito a farle gustare l’inferno e il paradiso in una volta:

“Al buio, priva di ogni sicurezza. Bendata, braccata dalle quattro mura dello stanzino stretto. E sebbene la festa stesse continuando, seguendo alla lettera i suoi caotici ritmi, per Isabel in quel momento un silenzio inquietante calava come un’incudine su di lei. Bess le aveva assicurato che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lasciarle “Sette minuti in paradiso” con il suo Max. e ora che a stento riusciva a contare i secondi, che passavano veloci e spietati, Isabel ebbe paura. Cosa sarebbe successo? Oh beh, sapeva cosa poteva accadere, ma le come avrebbe reagito? Mai stata baciata, mai avuto un incontro ravvicinato con un ragazzo prima d’ora. E se si fosse bloccata? Se avesse sbagliato qualcosa? Doveva essere dolce e timida? O magari preferiva un approccio più diretto e spavaldo? Confusa e impacciata più che mai, trattenne il fiato non appena percepì la porticina aprirsi e chiudersi di colpo. Cominciava a sentire caldo, e lo stretto spazio che avevano a disposizione non lasciava nulla all’immaginazione. Inevitabilmente si ritrovò a stretto contatto contro il suo corpo asciutto e accaldato. Respirò piano la ragazza, assaporando l’odore forte e deciso del suo profumo avvolgente. Tra i due non volava una parola, ma Isabel sapeva che il ragazzo, se si fosse concentrato appena, poteva ascoltare il battito frenetico del suo cuore. Immobile, paralizzata la giovane cominciò a chiedersi se fosse arrivata l’ora per lei di cominciare ad agire. Ma neanche ebbe il tempo di escogitare un valido piano d’azione che il ragazzo, intuita la sua difficoltà, afferrò le sue mani piccole e affusolate nelle sue, più grandi e callose, facendole posare attorno le sue ampie spalle. Petto contro petto, ora la ragazza riusciva a sentire il fiato dolce dell’altro sfiorarle il viso, entrandole in bocca. Le carezzava i fianchi, stringendola forte a sé. Una scossa di adrenalina le fece accapponare la pelle mentre sentiva quel paio di labbra vellutate cominciare a sfiorare le sue. In quel precisissimo istante avrebbe voluto non avere la benda, con la luce accesa. Voleva guardarlo, almeno una volta prima del tanto aspettato bacio; perdersi nei suoi grandi occhi verdi, affondare le mani tra i suoi folti riccioli dorati. Ma non le importò più quando finalmente le loro labbra si fusero assieme. Fu impetuoso, travolgente. Per la prima volta, Isabel smise di pensare, concedendosi un attimo di pace, gustandosi quella bocca che sapeva di buono, sciogliendosi  in un ardore mai provato prima. Il suo cuore smise di battere, e il mondo di girare attorno al sole. Era perfetto, surreale. Un bacio lunghissimo, vissuto. Dolce, premuroso, appassionato e spietato al tempo stesso. Affannati, i due separarono le loro labbra giusto il tempo di riprendere fiato, e con la punta delle dita, la ragazza carezzò amorevolmente la morbida rotondità delle sue guance. Di rimando, un risolino dolce fuoriuscì dalla bocca del giovane, riecheggiando nella sua testa. Poi, improvvisamente, con uno scricchiolio sgradevole la porta dello stanzino si aprì di scatto, accogliendo la voce di Bess che giunse impetuosa:
-Scusami del ritardo Bel ma io e Max… OH CAZZO!- la voce della sua migliore amica era mortificata e sconvolta al tempo stesso. A Isabel mancò un battito, soprattutto quando il suo cervello rielaborò quel
“io e Max”.
-Ma allora…- con uno scatto improvviso si sfilò di dosso quella fastidiosa benda che le impediva di vedere, di capire quell’imbarazzante situazione in cui, sfortunatamente, era coinvolta. Ora vide tutto con chiarezza, e non sapeva se piangere o gridare: occhi languidi, scuri e viscidi come quelli di un diavolo; labbra inarcate in un sorrisino sadico.
-TU?!- scostandolo immediatamente, Isabel si tenne a distanza da lui, cominciando a sentire il cuore spaccarsi in mille piccoli pezzi. Era davvero Ash il ragazzo che era con lei? Era davvero a lui che aveva dato il suo primo bacio, quello che aveva riservato per il ragazzo che amava da sempre? Non riusciva a crederci, non voleva.
-Oops! Credo di aver sbagliato camera…- sogghignò sadico e tutt’altro che dispiaciuto; era quasi divertito dal pallore che aveva sbiancato le gote della piccola Mc Knab. Isabelle sentì gli occhi gonfi di lacrime amare, e non ebbe il coraggio né di guardare la sua amica né tanto meno Max, anche se sentiva il peso delle sue iridi chiare putate addosso.
-Purdy vattene. Questa volta l’hai fatta grossa…- affermò seria Beatrice, guardandolo in cagnesco. Ma il giovane fece spallucce, e compiaciuto del suo operato disse:
-Mah sì, per stasera mi sono divertito abbastanza- si avvicinò alla giovane ancora sconvolta, carezzandole il viso quasi con dolcezza. Come se avesse voluto rassicurarla in un qualche modo
-Ciao Isabel…- si fissarono per un letale secondo. La giovane si morse un labbro, facendosi prendere dalla rabbia. Con uno schiocco improvviso, Purdy si ritrovò con il viso inclinato e una guancia arrossata, mentre la mano si Isabel era ancora bella tesa:
-Fottiti. Ti odio-.”


Sollevandosi di scatto dal comodo giaciglio, Isabel diede un possente scossone alla testa, cercando in un vano tentativo di scacciare via quei ricordi. Era la prima volta che si soffermava su certi dettagli che la rabbia aveva sempre celato nel suo subconscio. Sì perché se non lo avesse odiato, probabilmente si sarebbe resa conto molto tempo prima del fatto che quel bacio, quel maledetto bacio, le era piaciuto più di quanto aspettasse.  

*Angolino di Virgy*
Eccomi qui con il secondo capitolo!
Ho deciso di fare parecchie modifiche anche per quanto riguarda la trama, quindi perdonatemi per il ritardo. voglio dedicare un paio di capitolo in questa dimensione del passato, per spiegare meglio la relazione che lega Ashley e Isabel.  A differenza del capitolo precedente, più "fisico", ho pensato che sarebbe stato adatto metterne uno che si concentrasse di più sulla sfera emotiva. Perchè anche se si tratta di Purdy (if you know what i mean) io sono sicura che c'è molto di più profondo, affascinante, affabile ecc. ecc. ecc (conoscendomi avrei scritto una lista troppo lunga -.-)
Spero che vi piaccia.
Un bacio
-V- 

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