Where'd You Go?

di Yuna Shinoda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Passato ***
Capitolo 2: *** Il misterioso ragazzo ***
Capitolo 3: *** Brad ***
Capitolo 4: *** L'Ascensore ***
Capitolo 5: *** L'inizio di una lunga amicizia ***
Capitolo 6: *** L'appuntamento - Parte I ***
Capitolo 7: *** L'appuntamento - Parte II ***
Capitolo 8: *** Il chitarrista ***



Capitolo 1
*** Il Passato ***



All'inizio non pensavo fosse così brutto. Pensavo che tutto sarebbe stato solo dolce e amaro allo stesso tempo, acido e chiaro nello stesso momento. Ma si sa, alla fine non possiamo mai sapere come saranno le cose… Dobbiamo solo prendere coraggio quando accade qualcosa di spiacevole e avere la forza per andare avanti… Si, giusto così. Era l'anno scorso… Si, - è già passato un anno - dal momento in cui la mia vita assunse una piega migliore, bella, come mai prima d'ora. Mi svegliavo la mattina con la speranza di vederti e di parlarti, ma alla fine provavo solo stupore per il tuo aspetto e odio per il tuo sporco comportamento. Il giorno in cui ti vidi per la prima volta lo ricordo bene, ma che dico, benissimo. Tu eri alto, e avevi dei capelli che erano come seta al tocco delle mie mani… Gli occhi forse erano una delle migliori parti di te. Erano color nocciola proprio come il tronco di un albero in fiore… Basta. I ricordi forse fanno troppo male anche per me.

La grande casa gotica situatata proprio al centro della cittadina di Tokyo. Era davvero inusuale possedere un così grande immobile di uno stile che se vogliamo a Tokyo non è che centrasse poi mica tanto! La gente ad ogni modo apprezzava quella famiglia, e nessuno aveva mai pensato di creare fastidi o di recare danni alla proprietà. La famiglia dei Bitters era molto ricca, il capo famiglia, ormai anziano, possedeva dei pozzi petroliferi in America e in Russia lasciati in eredità dai suoi antenati che fin da prima dell'inizio del XIX secolo avevano per lungo tempo tentato la fortuna per cercare di arricchirsi e lasciare beni ai loro figli finchè non c'erano riusciti. Il padre di Amy, il signor Bitters, era a capo di un'agenzia miliardaria di appartamenti, ecco il motivo per cui possedeva una casa di uno stile così classico e molto vistoso. Da stimatore di immobili fin da giovane aveva apprezzato le grandi arti antiche in cui venivano costruiti a seconda del gusto e dello stile gli appartamenti dalla sua azienda. E sua figlia non era da meno. Amy era la figlia minore, aveva all'incirca 18 anni e come il padre amava l'arte e le abitazioni, infatti secondo suo padre ella sarebbe diventata una perfetta direttrice della loro grande azienda immobiliare appena avrebbe finito i suoi studi. Andava molto bene a scuola, difatti era una delle alunne più apprezzate di tutto il ricco istituto che frequentava. Non era davvero a prima vista di bell'aspetto, però i ragazzi sapevano apprezzarla. Sua sorella maggiore si chiamava Mandy. Mandy era una ragazza molto solare, stava spesso la notte fuori in una discoteca o l'altra della grande città, spesso si chiedevano dove fosse andata a finire poiché a volte tornava due o tre giorni dopo essere uscita. Solo Amy sapeva dove andava sua sorella, che pur essendo agli occhi dei genitori molto spigliata e sicura di sé portava dietro il suo sguardo carino e ingannevole, molti segreti che i familiari ignoravano completamente. Amy sapeva cosa nascondeva sua sorella ma per rispetto non poteva di certo rivelarli ai suoi genitori!


La storia continua.. se recensite! ^^

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Capitolo 2
*** Il misterioso ragazzo ***


 

Quel giorno di ottobre era scuro, nebbioso e prometteva nuvoloni grossi sulla città. Amy quella mattina stava percorrendo la strada che faceva di solito per andare a scuola e prendere l’autobus che passava di lì tutti i giorni alle 7,30 quando all’improvviso si sente cadere sul braccio una goccia (che dopo pochi secondi capì essere di pioggia) e come se non bastasse altre mille gocce piccolissime le bagnarono il viso all’improvviso. Stava piovendo a dirotto.
“Mha proprio oggi vero?”. Non poteva accettarlo proprio quel giorno che doveva consegnare un importante progetto a scuola. “Caspita!”. Amy corse sotto ad alcuni balconi per ripararsi poiché pian piano la pioggia stava diventando sempre più forte, quasi si tramutava in grandine ed impediva anche ai passanti con l’ombrello di riuscire a camminare decentemente.
Erano le 7.40, mancavano solo cinque minuti al suono della campanella della scuola e ormai Amy non sapeva più che fare dato che a causa della pioggia era anche apparso sotto il cartello luminoso della fermata dell’autobus “TUTTE LE CORSE SONO SOSPESE FINO A NUOVO ORDINE. CAUSA : TEMPESTA DI GRANDINE IN ARRIVO”. “tempesta di grandine? Bhè poteva anche succedere un’altra volta,no? Perché il tempo deve essere così avverso nei miei confronti?!” . Nulla da fare. Quel giorno sembrava che andasse tutto storto, poiché per giunta tutti i negozi erano chiusi e non c’era anima viva per strada, e per giunta doveva consegnare quel progetto a scuola. Tutto d’un tratto però ci fu un grosso rumore… Non era pioggia, anzi, sembrava piuttosto un rumore qualche pneumatico di automobile che sgommava alla grande sull’asfalto. “Sembra che c’è qualcuno che oggi può salvarmi! Che fortuna!”. Amy doveva per forza arrivare a scuola in orario quel giorno, allora non ebbe scelta tranne correre verso il bordo del marciapiede per tentare di farsi notare da chi guidava quell’automobile. “Dai è la tua sola opportunità, che fa se farai una brutta figura, almeno ci avrai provato!”
E così fu. Amy arrivò fino all’orlo del marciapiede e agitò la mano come in segno di saluto oppure attenzione non lo so bene comunque quelle sue moine attirarono colui che guidava la macchina. E che automobile! Era una porche nuova di zecca nero metallizzato. Si vedeva da un miglio che chi guidava quel ’auto doveva essere di sicuro un riccone o qualcosa di molto vicino.
La macchina si fermò velocemente vicino al marciapiede e si aprì subito la porta, così che Amy non potè fare a meno di entrare poiché quello voleva dire “Ok, dai salta su che ti accompagno dove vuoi”.
Amy si sentì spaesata per un attimo visto che l’auto sfrecciò veloce per le vie strette della cittadina e snodava le curve in modo preciso ma allo stesso tempo un po’ pauroso poiché superava sensibilmente i limiti consentiti in quella zona. Amy non aveva nemmeno avuto il tempo di salire in auto e di guardare chi la conduceva. Un semaforo le aveva dato un sospiro di sollievo così che ebbe appena il tempo di voltarsi che subito il ragazzo misterioso ripartì ad una folle velocità.
“Dai Amy almeno così arriverai presto a scuola… Aspetta, ma io non ho detto a questo tizio dove andavo…” . Sta di fatto che il ragazzo stava seguendo proprio la strada che dirigeva al suo istituto…
“Come l’avrà capito? Ah, forse dalla mia divisa.”.
7,50.
“Com’è tardi… Almeno con lui arriverò in tempo e sarò in ritardo solo di qualche minuto.” L’atmosfera nella macchina era strana… troppo strana… Amy decise allora di dare uno sguardo verso il suo misterioso accompagnatore per capire se almeno frequentava la sua scuola. Ma si intende, senza dare troppo nell’occhio! Chi sa cosa poteva pensare lui!
Il ragazzo era di corporatura molto snella, diciamo che non aveva per niente muscoli ma comunque aveva un aspetto molto fascinoso. Aveva degli occhi castani molto profondi che davano l’idea di uno che sa il fatto suo… O almeno questa era l’impressione.
La cosa che la colpì maggiormente furono i suoi capelli. Erano dello stesso colore degli occhi e tagliati in un modo molto pratico, quasi volessero dire “Non mi faccio crescere troppo i capelli poiché la mattina faccio sempre tardi e non ho tempo di pettinarli”. Si, forse è proprio questo che volevano dire.
Aveva anche la divisa della scuola tutta linda e pulita! Sarà stato sicuramente un figlio di papà che doveva dimostrare ai genitori d’essere perfetto nel modo di vestire e di comportarsi, diciamo il figlio che ogni genitore vorrebbe avere. Se ci penso anche io sono una figlia di papà, ma lasciamo perdere…
La strada sembrava non finire mai. Ogni tanto sbirciavo e davo un’ occhiata al ragazzo, senza farmi vedere troppo. Non lo so forse quel suo modo di fare mi attirava. Però una cosa è certa, doveva imparare ad andare piano mentre guidava.
“Thò, la scuola. Lo vedevo da lontano il grande edificio in pietra grigia che dominava la collinetta su cui purtroppo – ed io andavo sempre a piedi – era situata la mia scuola. Che succede adesso? Che mi dirà questo?”

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Capitolo 3
*** Brad ***


La macchina ad un tratto si fermò. Io non volevo ancora scendere poiché volevo almeno ringraziare quel ragazzo che si era offerto di portami a scuola così in fretta. Infatti penso che lui volesse lo stesso. Si girò verso di me e disse : ”Ciao io mi chiamo Brad, Brad Delson.”
Io risposi piano “Io, io sono Amy Bitters.”
“So chi sei. E’ per questo che prima quando ti ho visto da lontano mi sono subito fermato e non ho voluto sapere spiegazioni. Brutto tempo stamane. Come potevo lasciare una ragazza là fuori a bagnarsi che poteva di sicuro come minimo prendersi un brutto raffreddore? No. Io non sono quel tipo di ragazzo bastardo. Infatti se ti serve altro io sono a disposizione.”
Bhè, non sapevo che dire. Bella presentazione. E sapeva pure chi ero! Ma guarda un po’ i casi della vita…
“Grazie Brad.
Io veramente non ho mai sentito parlare di te, sei nuovo dell’istituto?”
“Si. Di zecca! Sono arrivato a Tokyo da Los Angeles l’altro giorno. Infatti da come puoi notare – oppure non si nota? – non sembro “di casa”. Appena sono arrivato ero molto spaesato e non mi ero ancora abituato al fuso orario. Adesso diciamo che mi ci sto adattando… Però l’unica cosa che ho fatto da quando sono venuto è stato vedere solo la strada che porta da casa mia alla scuola, purtroppo aggiungo.”
Uhm, la conversazione si fa interessante… Non mi conosce nemmeno da mezz’ora e già mi parla della sua vita! Meglio così. Un amico in più!
“Davvero? Nemmeno io sono di qui… I miei genitori si trasferirono qui quando ero solo una bambina. Anche io sono nata in America. Precisamente a Washington. Oggi posso dire di essere però una guida perfetta della città, visto che ormai la conosco bene da anni. Non mi sento più una forestiera.”
Lo sguardo di lui si accese all’improvviso. Notai che aveva lo sguardo compiaciuto. Sicuramente avrebbe detto qualcosa che già immaginavo.
“Mi fa piacere per te! Se non ci conoscessimo da soli 15 minuti – anzi 5 dato che dieci li abbiamo trascorsi in silenzio in macchina – ti chiederei subito di uscire!
Scusa la schiettezza ma quando vedo qualcuno che mi piace fin dall’inizio non me lo lascio scappare così facilmente!”
Oh, che naturalezza! Non sappiamo chi siamo e già tanto amici? “Se dici così allora mi fai proporre una cosa… Visto che non conosci la città allora che ne dici se non te la facessi vedere io? Sono una brava guida…”
No veramente sembro più una a cui piace stare assieme ai ragazzi… No… Sono diciamo solo molto accogliente con i nuovi arrivati, su!
“Ok. Ti vengo a prendere io? Ah, però aspetta. Dimenticavo che non so la strada e nemmeno posso conoscerla se tu non mi dici dove abiti…”
Già l’indirizzo di casa vuoi, eh? Il ragazzo si da subito da fare… Non mi va di scoprirmi così presto e nemmeno che se venga a bussarmi i miei si impicciano dei miei affari.
“Facciamo che ti vengo a prendere io allora! Dove ci siamo “incontrati” questa mattina. Vieni come ti pare a piedi o in macchina.” Adesso gli do pure gli ordini? Ma
che razza d’inizio rapporto è questo?
Ad ogni caso la sua risposta fu ambigua.
“Va bene come vuoi. Come mi dirà la testa verrò!”
E questa sarebbe una risposta? Che strano modo… “come mi dirà la testa”… Lunatico il ragazzo… Ma guarda come è tardi!!! Devo fuggire! Anche se non mi dispiacerebbe restare con lui…
“Brad mi dispiace un sacco ma devo proprio scappare. Come minimo il professore mi metterà un ritardo. Vabbè, ci sentiamo oggi alle quattro al posto dell’incontro! Ricordati eh?”
“Ma mi prendi per un rimbambito? Non preoccuparti che già ce l’ho segnato qui dentro – si tocca la testa – il nostro appuntamento!”
Detto questo non potevo fare altro che salutarlo con la mano poiché l’orologio correva… E come se correva… DIECI MINUTI DI RITARDO!

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Capitolo 4
*** L'Ascensore ***


L’inserviente che si occupava dei cancelli della scuola stava quasi per chiudere il grande portone della scuola mentre Amy correva per cercare di entrare e per un pelo ci riuscì. Dietro di lei allo stesso modo anche Brad la seguiva poiché era ancora più in ritardo di lei. L’aula di Amy si trovava al terzo piano.
Facile salire però poiché la scuola disponeva di un ascensore per gli studenti un po’ ritardatari. Amy non era una di quelli ma quella mattina a causa della pioggia…
Non fece in tempo a raggiungere l’ascensore che vide arrivare Brad verso di essa per impedire che si chiudesse.
Grazie ad un facile trucco che Amy utilizzava per aspettare le sue amiche che come al solito non arrivavano in tempo… Brad riuscì per un pelo ad entrare lì dentro.
“Si vede che non dovevamo lasciarci ancora!” Vidi il suo sguardo un po’ furbo.
“Già… Si vede che le cose devono andare proprio così… Il destino…” Non sapevo bene cosa rispondere poiché mi aveva preso un po’ alla sprovvista. Anche se mi aspettavo dicesse qualcosa. Perché avevo messo il ballo la questione del destino? Forse perché è quello che si dice quando non sai cosa dire. Nella situazioni così non sapevo inventare scuse migliori… Il destino, il destino…
“Il destino? Tu ci credi?”
La solita domanda. Tagliai corto poiché non avevo molta voglia di rispondere.
“Si e no. Adesso sarebbe troppo difficile da spiegare. Se vuoi te lo dico oggi!”
Sempre la solita risposta. Alla fine non rispondevo mai e chi mi aveva fatto la domanda come al solito si dimenticava tutto!
“Ok, ok… Se è troppo! Comunque non so come mai ho una strana sensazione addosso.”
Eh mo pure la strana sensazione? E cosa sarà mai?
“Mmh… Quale sensazione?”
“Che stiamo insieme. Non intendo insieme in quel modo. Intendo dire che penso da quando ti ho incontrato che siamo nella stessa classe. Sfido a vedere se non è così!” Meglio così. Più possibilità di conoscerci allora… Gli chiesi qual’era la classe a cui era stato assegnato.
La quinta classe sezione C. Non poteva esserci una casualità più casuale di questa.
Era la mia classe…
“Ah, bene… Ecco il destino. Ha scelto per noi anche la classe in cui dovevi stare. Visto che è la mia!”
Eccolo che rientra in gioco.
Sembrava essere tutto così strano… Quell’incontro, quel ragazzo. Per giunta anche la scelta della classe!
Rimase in silenzio finchè la porta dell’ascensore non si aprì nuovamente.
“CORRIAMO!”
Questa specie di urlo innocente mi uscì di getto.
Stavamo facendo tardi e per giunta la classe era anche molto lontana dall’ascensore.
“ASPETTAMI AMY! NON SO DOVE SI TROVA L’AULA!”
Senza che glielo dicessi mi prese la mano.
E’ come se io correvo per entrambe. Lui non conosceva la strada, era naturale “affidarsi” ad un esperta come me! La sua mano era gelata. Così gelata che mi chiedevo se forse prima di entrare nell’ascensore l’aveva messa nel frigo! Ahahah! Dai Amy su non scherzare. Dillo che ti piaceva che lui ti stringeva la mano. Ebbene si… Se devo dirlo… Mi piaceva molto. Troppo.
Finalmente la nostra aula.
La porta era ancora aperta, così che entrammo senza avere problemi e note.
Due secondi dopo entrò il professore.

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Capitolo 5
*** L'inizio di una lunga amicizia ***


La lezione di biologia fu per la maggior parte del tempo noiosa.
Di tanto in tanto guardavo il mio nuovo amico sbuffare e guardare il soffitto; anche lui penso che non gradiva! Fortunatamente per noi tutti la lezione finì dopo poco tempo perché il professore aveva un impegno improrogabile con la preside, quindi avrebbe dovuto lasciarci soli. Sai che bello per noi! Era magnifico!
Almeno così avrei potuto parlare un altro po’ con Brad…
Suona l’ora e finalmente il prof se ne va via.
Nemmeno il tempo di finire di suonare che mi ritrovo la sedia di Brad accanto.
“Hey ciao!”
Mi fa divertito.
“Come se non ci vedessimo da tempo Brad!”
Era troppo divertente…
“Bè, il nostro discorso nell’ascensore non è ancora finito però!”
Di cosa stava parlando? Del destino forse?
“Eh?” Non sapevo cosa altro rispondere…
“Vabbè dai lasciamo stare. Piuttosto parlami di te e della tua vita…”
E che cosa ti devo dire?
“Uhm… Non saprei cosa dire. Sai come mi chiamo e quanti anni ho… E per ora questo basta!”
Com’ero cattiva! Ahahah!
“Cattiva!” E infatti.
“Sciocchino sto scherzando!” Iniziai ad abbozzare qualche parola su chi ero e cosa mi piaceva fare.
Dall’altra parte dell’aula c’era un ragazzo che mi fissava.
Non sapevo chi fosse e da dove venisse, come Brad doveva essere nuovo anche lui. Quest’anno nella mia scuola avevano preso ragazzi che non erano di Tokyo ma che erano venuti da poco per viverci. Tipi come Brad. Americani con tanti soldi da spendere. Ecco perché li accettavano anche l’ultimo anno di scuola.
Questo ragazzo era alto, con i capelli e gli occhi castano scuro quasi neri e le orecchie un po’ sporgenti.
Stranamente aveva gli occhi quasi a mandorla da giapponese – logico, eravamo in Giappone! – ma l’aria da straniero. Mi guardava da tanto ma non si accorgeva che gli gettavo ogni tanto uno sguardo.
Nemmeno Brad se ne accorgeva. Ma adesso che centra Brad? Lui mica è il mio ragazzo?
Lo stavo davvero prendendo sul serio…
Era quasi arrivata l’ora di uscire che mi affacciai dalla finestra del bagno per vedere se la tempesta di grandine era finita.
Per mia fortuna adesso pioveva solo piano pian, quindi potevo benissimo tornare a casa senza avere l’ombrello.
Mentre ero in bagno suonò la campanella dell’uscita.
“Cazzo, non me ne ero davvero accorta! Devo correre subito in classe a prendere il mio zaino se no perderò l’autobus!”
Apri la porta e corsi veloce finchè davanti a me non trovai un ostacolo.
Ero andata a finire tra le braccia di Brad e non me ne ero accorta.
“Hey Amy! Avevo notato che eri rimasta in bagno per troppo tempo, così ho deciso di aspettarti e anzi, oggi visto che sono buono ti darò anche un passaggio con la macchina!”
Non sapevo che dire. Di sicuro era stato un pensiero carino da parte sua quindi non potevo non accettare.
“Grazie… Non posso fare a meno di non accettare la tua proposta. Sei stato davvero caro a pensare alla mia roba!”
Mi porse il braccio per invitarmi ad appoggiarmi. Non me lo feci ripetere due volte ed insieme scendemmo le scale di pietra della scuola.
Quel pomeriggio Brad mi riaccompagnò a casa.
Anche se forse la mattina non era stata una delle migliori, ma mi ha fatto piacere conoscerlo.

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Capitolo 6
*** L'appuntamento - Parte I ***


Arrivò presto l’orario del nostro appuntamento. Non sapevo proprio cosa mettermi! Se mi fossi vestita troppo sexy avrebbe capito male – d’altronde lo conoscevo appena – e se troppo da suora forse avrebbe pensato altro che non volevo.
Io volevo solo apparire me stessa. Niente di più.
Dopo tutto il tempo passato a scegliere infine decisi di mettermi una canotta nera a righe bianco-nere e sopra un golfino nero, mentre sotto avevo un pantalone di jeans nero a pinocchietto. Almeno così speravo di essere me stessa e non troppo appariscente.
Il luogo dell’appuntamento.
Come al solito ero arrivata in orario.
Erano le 17 precise.
Dietro di me qualcuno mi diede un colpetto con la mano. Un po’ impaurita mi girai.
Era Brad.
“Hola Brad! Non pensavo che venissi così presto… Sai, ci sono ragazzi che non sono così puntuali come te!”
Lui rideva.
“Ah, davvero? Allora sono contento.” Rideva ancora.
“Meno male! Adesso andiamo però!” Senza dire nulla Brad mi porse il suo braccio ed io mi ci attaccai. Però, devo dire che non me lo aspettavo così gentiluomo! Da cosa poteva iniziare il nostro giro? Vediamo…
“Per prima cosa ti farò vedere il centro commerciale. So che come inizio fa un po’ schifo però per adesso non mi viene altro! Tu sei d’accordo?”
Lui fece cenno di si con la testa.
Camminammo per tanto tempo finchè non arrivammo in Via Haichiki N 26.
“Ecco, questo è il nostro grande centro commerciale! Che posso dirti, ci sono tanti bei negozi di tutti i gusti dove divertirti!”
Vedevo che lo squadrava da sopra a sotto.
“Uhm… Carino!”
Non mi aspettavo una risposta così misera. Vabbè!
“Ok… Non ti piace dai, sputa il rospo! Lo capisco dalla tua espressione! A me non puoi mentire!” Lui mi guardò in modo strano. Avevo ragione?!
“Scoperto… Non potevi leggermi così bene negli occhi! Non è che non mi piace ma… come dire… nel passato ho avuto dei problemi con i centri commerciali…”
Guardò altrove.
“Capisco. Se non vuoi parlarne lascia stare.” Ero un po’ delusa… Volevo sapere perché! Ma allo stesso tempo dimostrare di essere una che non vuole impicciarsi dei fatti altrui.
“No dai non è una cosa grave… E’ che spesso con i miei amici di L.A. andavamo nei centri commerciali e loro diciamo che facevano qualche marachella… Per non dire stupidata o altro, rubavano. Io allora ero uno stupido di prima categoria e loro mi facevano fesso ed intanto la colpa dei furti ricadeva su di me… Tutto qui. Se ti spiace preferisco starne alla larga!”
Il suo sguardo guardava nel vuoto nuovamente. E’ come se lui ci soffriva ancora per quegli scherzi di poco gusto che gli facevano i suoi amici. Decisi di non indugiare di più.
“Ah… Scusami, non potevo certo saperlo. Dai, allora quando sei con me i centri commerciali saranno off-limits! Da oggi solo negozi semplici per la strada! Dai su che ho fame! Andiamo in una bella gelateria che sta proprio un poco più avanti di qui.”
Mi voltai e lo presi sotto al braccio per condurlo vero la nuova meta.
Lui mi sorrise molto caldamente e capivo dall’espressione essere sollevato. Logicamente! Chi sa come si doveva sentire con degli amici così! Cercai di rassicurarlo che io non ero come i suoi vecchi amici.

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Capitolo 7
*** L'appuntamento - Parte II ***


Ci allontanammo allora dal centro commerciale e ci dirigevamo verso la zona periferica, vicino alla mia casa.
Brad sembrava trattarmi come se ci conoscessimo da una vita, stava conoscendo ogni piccolo particolare di me. Non dovevo stargli troppo attaccata altrimenti non avrei più avuto segreti! Naturalmente scherzo.
Era sicuramente un bene aver trovato un quasi amico come lui visto le brutte delusioni del passato.
Lui forse era quello giusto. Solo con il tempo sarebbero arrivate le risposte…
“Dai dimmi quali sono le tue passioni!” Mi fece Brad.
“Pensavo di avertene già parlato questa mattina…”
“No no… Stavamo parlando di altro questa mattina! Dai, dai dimmi tutto!”
Quella domanda che gli feci era solo per metterlo alla prova. Sapevo bene che non ne avevamo parlato… Però volevo vedere fino a quanto gli interessano le mie parole.
“Innanzitutto la mia passione sono i ragazzi… Ne ho davvero tanti… Troppi…”
Lo sguardo da furbetta non guasta mai!
“Allora mi stai usando… No… Cattiva, cattiva, cattiva! Io me ne vado!”
Lui si staccò immediatamente dal mio braccio e fece per cambiare direzione.
Sapevo che faceva finta. Si vedeva fin troppo bene che non voleva andare via…
“Si eccome se ti sto usando… Il mio piano è farti innamorare e poi lasciarti facendomi vedere con un altro…
Scusa se te l’ho solo adesso ma… sai, mi piace essere cattiva con la gente! Ci provo davvero gusto! Ahahah!”
Ridevo come una cretina. E lui bravo che mi teneva il gioco.
“Ah, questo era il piano?! Sei davvero una serpe! Ed io che ci sarei potuto benissimo cascare! Argh!”
“Mi dispiace Clyde che l’hai scoperto così… Eppure forse è meglio che vedermi baciare Jhonny per farti morire d’invidia e lasciarmi…”
No, troppo divertente! Adesso pure Jhonny in mezzo? Chi sa se lui ha capito che parlo dell’attore! Ahahah!
“Mi hai letteralmente spezzato il cuore. Addirittura con Deep? No, con lui no… Sono disgustato”
“Adesso basta scherzare, ho un po’ fame!”
“Hai fame?! Caspita, pensavo da come sei magra che non mangiassi! Ahahah!”
Anche lui ha dei colpi strani che sa ben tirare quando meno te l’aspetti… Bene, bene.
Questa volta io non risposi. Non so perché ma feci finta di non aver ascoltato per niente le sue parole. Lui si fece prendere nuovamente il braccio, così che lo diressi verso la gelateria più vicina.
Avevo una fame!
Senza parole lui si fece condurre lentamente, facendosi rassicurare solo dal tocco della mia mano sul suo braccio.
Arrivammo alla gelateria.
“Entriamo.” Gli dissi.
Lui non mi rispose.
Appena entrati mi parlò nuovamente.
“Sono contento di essere qui questo pomeriggio.”
“Bhè, non si può dire la stessa cosa di me.”
“Lo vedi che sei cattiva?”
“Perché io sono contentissima.”
Sorrise senza dire nulla.
Prendemmo il nostro gelato e ci dirigemmo al parco di fronte per riposarci un po’ dalla camminata.
Lui si guardava intorno esterrefatto, e senza che io lo conducessi scelse di sedersi sulla panchina che per me era densa di ricordi, proprio la panchina nascosta sotto l’albero di fiori gialli.
“Questa giornata sta andando alla grande!” mi disse felice.
“Già… Meglio di così non poteva!”
Io fissavo la gente lontana che passeggiava. Com’era strano stare lì io e lui da soli…
All’improvviso Brad mi accarezzò la guancia sinistra. Che stava facendo? Poi la sua mano passò sui miei capelli… Non c’erano parole per descrivere quegli attimi. Dopo tanto tempo pensavo potesse succedere di nuovo…
E alla fine accadde. Brad si avvicinava pian piano verso di me finché le nostre labbra divennero un tutt’ uno di grandi emozioni.

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Capitolo 8
*** Il chitarrista ***


Non ci potevo credere. Non ci conoscevamo da nemmeno un giorno e già a questo punto siamo arrivati? Non so se fidarmi o meno… Ma… Meglio stare al suo gioco… d’altronde ci sto così bene insieme.
Alla fine le nostre labbra si allontanarono.
“E cosa vuol dire questo?”
“Come cosa vuol dire? Che mi piaci quasi”
“E allora così me lo dimostri?”
“Si stupida! Altrimenti come fai a capire una cosa se non la provi?”
Mamma mia non so come esprimere la mia meraviglia!
Brad mi stupisce sempre. Sia nei fatti che nelle parole. Ma come farà? Il mio livello di gradimento sale ogni secondo di più…
“Capisco… In effetti hai ragione. Mi sorprendi sempre di più!”
“Meglio così! Almeno so che il mio gesto ti ha fatto piacere!”
Eccome se mi ha fatto piacere! Però come ogni cosa ci devi andare piano… Chi vuole soffrire di nuovo!
Guardai l’orologio. Era tremendamente tardi! Tra una parola e l’altra erano già passate tre ore.
“Brad… Mi dispiace dirlo ma…” M’interruppe.
“Ma mi odi per quello che ho fatto?”
“No… Devo tornare a casa…”
“Ah… Di già? Che dispiacere… Bè ti accompagno a casa dai.”
Sembrava davvero dispiaciuto. Anche io. Ma chi avrebbe detto a papà che io ero con un ragazzo e per questo motivo avevo fatto tardi? Nessuno. Meglio tornare a casa in tempo.
Brad mi accompagnò a casa quella sera. Non so come mai ma un po’ mi mancava. Dai, dai Amy! Non pensare già a queste cose! Meglio che vai a dormire… E così feci.
Il giorno dopo e per altri ancora io e Brad andavamo a scuola insieme e ci divertivamo da matti. Ottobre era finalmente passato e adesso era novembre inoltrato.
“Uffa, ma quando arriva? Sono già le 7,40…”
Da lontano sentii uno squillo di clacson e capii subito che era lui. Finalmente!
Velocemente corro verso la macchina e ci entro dentro.
“Fa un po’ freddino stamattina eh?”
Mi fece lui.
“No, io non lo percepisco nemmeno!”
“Contenta tu che sei vestita così leggera! Poi non dirmi che avevo ragione!”
In effetti lui aveva ragione… nella sua macchina stavo davvero calda ma fuori… Brr! Non voglio dire nulla per il mio orgoglio! E poi è un po’ di vento fresco, che sarà mai?
Arrivammo a scuola.
Sempre la solita corsa per entrare in orario… E solite lezioni.
Quest’ oggi però matematica non c’era! Ed io e Brad abbiamo avuto tempo per stare insieme.
“Non usciamo fuori tira vento…” Anzi volevo dire ho un cacchio di freddo però l’orgoglio non si leva mai eh!
“Va bene come vuoi. Stiamo nel giardino al coperto allora!”
Trovammo un posto bello al sole che attraversava le lastre di vetro che coprivano il giardino chiuso della scuola. Non eravamo soli, c’erano tanti ragazzi e ragazze che si godevano un momento di libertà dalle lezioni.
“Oggi ho intenzione di andare a suonare… Vuoi venire? Ci saranno anche altri miei compagni che studiano assieme a me… Dai, sarà divertente!”
Forse non ve l’ho ancora detto ma Brad è un chitarrista. Vabbè, non esageriamo. Studia ancora chitarra ma se lo ascoltate non noterete molta differenza tra lui e un musicista professionista. Ah, quant’è bello ascoltarlo quando suona! Finora non ero mai andata a nessuna delle sue lezioni. Non per qualcosa è che, sapete, sono un po’ timida. Quando qualcuno a cui voglio bene sta in mezzo ad altri e questo qualcuno – che sarebbe Brad – poi mi presenta tutti i suoi amici… Bhè… Mi sento un po’ in imbarazzo. Però una volta dovrò pur andare… Almeno una volta mi posso sacrificare…
“Certo Brad. Oggi ti concederò di avere la mia presenza lì! Dai che tra poco finirai i corsi… E allora si che sarai davvero pronto per suonare come una rockstar! Anzi, tu diventerai una rockstar!”
Io ci credevo veramente in ciò che dicevo!
“Dai, non esageriamo… Anche se i tuoi propositi sono buoni mi serviranno altri membri per completare la mia band…
Ricorda che al corso ho trovato solo un altro chitarrista come me che sa suonare anche il basso, quindi potremo scambiarci. Ci servono assolutamente altri ragazzi! Ad esempio anche un cantante…”
“Brad… C’è tanta gente appassionata di musica in giro.
Vedrai che anche nella nostra scuola troverai qualcuno…
Dai, oggi vengo a vederti!”
Dopo un lungo discorso di tranquillità vista l’assenza delle lezioni di quella giornata arrivò l’ora di uscire.
Tossivo come una pazza senza fermarmi, e Brad mi guardava un po’ storto…
“Lo sapevo io, lo sapevo! Scema dovevi coprirti! Prendi questo!” Mi diede il suo giubbino. Lui si che è sempre caro… - occhi a cuore -
“Scusami… Amore…” Basta con l’orgoglio… A tutto c’è un limite! E poi da dove mi è uscito quel “amore”?!
Fece uno dei suoi soliti sorrisi e finalmente tornai a casa mia per riposarmi un po’ prima di raggiungerlo alle sue lezioni.

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