Ritornato alla realtà

di Winry4ever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Bentornato ***
Capitolo 2: *** 02- MA LUI E'... ***
Capitolo 3: *** 03- Mi sei mancato... ***
Capitolo 4: *** 04- La mano ***
Capitolo 5: *** 05- L'Organizzazione ***
Capitolo 6: *** 06- I DOCUMETI E IL PACCO ***
Capitolo 7: *** 7- L’ESPLOSIONE ***



Capitolo 1
*** 1- Bentornato ***


Prima di iniziare... volevo dire che questa FF la dedico alla mia migliore amica, anche se non la leggerà mai(visto che non conosce esitenza di questo sito).

Questa FF è la prima che scrivo su Detective Conan, accetto i commenti sia belli che brutti...
BUONA LETTURA A TUTTI!!!!^^



1- BENTORNATO

Guardò la piccola bottiglietta abbandonata tra le sue mani. Fece girare l’antidoto all’interno del contenitore, vedendo il liquido trasparente roteare come le correnti marine. Si allontanò dalla finestra e lo ingoiò senza pensarci due volte. Di sicuro ci aveva già pensato alle conseguenze, ma non in quel momento, era troppo occupato a bere il contenuto della bottiglietta.
Sentì scorrere l’antidoto dentro di se, era freddo ed al suo passaggio lasciava un bruciore tremendo. Si sedette pesantemente sul divano, tenendosi la pancia con le mani. Le labbra storte in una smorfia mai vista prima sul volto del ragazzo. Faceva troppo male. La vista si offuscava sempre di più, facendogli vedere solo delle macchie colorate. Il sudore bagnava il viso del bambino. Sentiva su di se i vestiti farsi sempre più stretti, mentre stava ormai sdraiato sul letto senza sensi.
Il giorno dopo, gli occhi azzurri si aprirono con una sonnolenza incredibile. Sembrava che aveva dormito un’eternità, invece erano passate poche ore dalla trasformazione. Si ritrovò sopra di se, una coperta scura, che copriva il suo corpo svestito dai piccoli indumenti. Di essi rimasero solo i fili e alcuni pezzi del tessuto per terra, vicino al divano dove giaceva. Si sedette avvolgendo la coperta intorno a se, localizzando l’ambiente circostante e il resto. Le mani gli tremavano, la fronte scottava dalla febbre alta.
Era ancora buio, ma due persone erano sedute davanti a lui, che parlavano animatamente, sorseggiando il tè. Shinichi riconobbe immediatamente i due amici. La bambina, chiamata Ai Haibara, gli sorrideva a modo suo. Un sorriso spento e triste, ma era pur sempre un sorriso. Il dottor Hirosci Agasa sussurrò qualcosa, ma il ragazzo non afferrò il contenuto, crollando di nuovo stanco e senza forze sul cuscino.

I due si occuparono di lui meglio che potevano, controllando sempre la febbre e i battiti del cuore. - E’ tutto a posto.- sussurrò tra i baffi il dottor Agasa, poggiando sulla fronte del giovane uno straccio bagnato.
La bambina si sedette al suo posto ad osservare la scena, con la tazza fumante tra le piccole mani. Dopo molti mesi di ricerca e molte notti passate senza dormire, riuscì a trovare il rimedio al suo più grande sbaglio, facendo tornare come prima il ragazzo che tanto amava, all’insaputa di lui, certamente.
- Benissimo.- rispose Ai, percorrendo con gli occhi il corpo di Shinichi, non abbandonando nessuna curva.

Nella tarda mattinata, di nuovo le palpebre del ragazzo scattarono, rivelando le iridi azzurre. Shinichi, quando si alzò, trovò i vestiti già pronti per lui, sul piccolo tavolino di vetro. Si guardò intorno, incominciando a vestirsi. Pantaloni scuri ed una camicia bianca, gli donavano un‘aria da adulto. Lasciò due bottoni slacciati e arrotolò le maniche fino al gomito. Si risedette sul divano, vedendo l’ambiente circostante roteare intorno a lui.
- Come stai Kudo?- chiese una voce dietro di lui. Riconobbe subito l’amica, sempre triste e monotona.
- Mi gira ancora un po’ la testa. Quanto ho dormito?- chiese guardandola dall’alto. Com’era strano! Poche ore fa era il bambino con gli occhiali, Conan Edogawa, mentre adesso era il liceale diciassettenne, Shinichi Kudo.
- Poco, dovresti ancora riposare e non correre dalla tua amata. Lo sai?- lo diceva con una certa amarezza, lui si accorse, ma non poteva fare niente a tutto ciò.
Quando il silenzio calò nella stanza e l’imbarazzo si faceva sentire, entrò il dottor Agasa con un pezzo di torta e una tazza di latte caldo. Glielo porse e non se n’andò fino a quando non lo bevve tutto. Agasa era tanto felice, non ci sperava più di rivedere quel volto liceale.
- Bentornato Shinichi.-

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Capitolo 2
*** 02- MA LUI E'... ***


2- MA LUI E’…

Dalla finestra aperta, entravano timidamente i raggi del sole, solleticando le guance arrossite della ragazza.
Nell’aria si sentiva il profumo del mattino, era un profumo fresco e rilassante. Era ancora troppo presto per aprire gli occhi, ma lei era già sveglia davanti a quella finestra, a pensare a chissà cosa.
I lunghi capelli marroni le scorrevano delicatamente sulla schiena, ancora spettinati e leggermente intrecciati dalla notte passata. Gli occhi chiari erano leggermente lucidi, forse per troppa luce o per colpa del ragazzo, che sta aspettando da mesi. Il suo sospiro rivelò tutti i dubbi sulla questione, era per lui che versava le lacrime calde e sospirava di tanto in tanto. Le iridi azzurre vagarono ancora sui tetti delle altre case, per poi ritornare nella stanza a fissare la foto di quel giorno a Tropical Land. Era passato tanto tempo, quasi un anno senza mai vederlo. Lo sentiva solo per telefono di rado. Si scambiavano poche parole insensate per quel rapporto.
Era ultimo giorno di scuola, sembrava un giorno normale, tranquillo e divertente, come sempre.
Ran con estrema precisione, preparò la divisa pulita sul letto e la cartella piena di libri, posata lì vicino, per terra. Dopo una mezz’oretta, era già pronta. Si sistemò accuratamente la divisa, stringendo di più la cravatta e mettendo la camicia nella gonna. Si specchiò un’ultima volta, fermandosi un attimo a guardare il suo riflesso. Sorrise a se stessa, prendendo tutto l‘occorrente.
- Papà! Vado a scuola!- urlò, non ricevendo nessuna risposta, era il solito. Di sicuro stava ancora a dormire, non badando agli impegni. Suo padre era insopportabile, si comportava da un’irresponsabile da quando si divorziò dalla madre di Ran, Eri, una donna d’oro. La ragazza, all’inizio sperava che i due tornassero insieme, ma niente, erano troppo diversi.
Kogoro Mouri un ex-poliziotto, attualmente un detective privato. Ha fatto ultimamente molta carriera, ma i meriti non dovrebbero essere assegnati a lui, ma ad un bambino che risolveva i casi al posto suo, naturalmente nessuno sa ciò. La madre, Eri Kisaki è un avvocato si successo, non ha perso mai un caso. Ran la vede pochissimo, visto che è sempre impegnata in qualche caso.
Ran sospirò sistemandosi un ciuffo ribelle, perdendo le speranze di ottenere una risposta dal padre, quella mattina. Uscì dalla casa ripensando all‘ultimo avvenimento accaduto, il ritorno di Conan dai suoi genitori. Le mancava tanto quella presenza tanto allegra e comprensiva, il bambino era diventato per lei con un fratellino minore. Le mancava tanto.
“Alla fine sono rimasta sola”
Camminava sul marciapiede, facendo sempre la stessa strada troppo famigliare per i suoi occhi. Ogni mattina, anche se sapeva che lui non c’era, passava davanti alla villa della famiglia Kudo, sperando nel ritorno di Shinichi. Un’altra volta gli occhi si posarono sulle finestre chiuse della villetta, che ormai era disabitata da troppo tempo.
Sospirò, guardando da un’altra parte.
Con un passo lento e assai svogliato, camminò per altri cinque minuti, calciando i sassi e sbuffando.
“Quando torni…”
Senza pensare due volte, varcò il grande cancello d’argento della scuola. Salutò, come sempre, i suoi compagni di classe, che avevano qualcosa di strano oggi. Le sorridevano come per dire “Vedi?”, ma Ran non capiva tanto il motivo.
- Ciao Ran!- sentì una voce dietro di sé.
- Ciao Sonoko!- disse sorridendole dolcemente - Scusa, mi puoi dire cosa successo?- chiese indicando una folla studentesca riunita vicino al campo da calcio. L’amica sgranò gli occhi, guardandola perplessa.
- Non l’hai visto?- chiese afferrandola per mano e portandola lì vicino.
Sotto i piedi, sentì scricchiolare l’erba fresca, leggermente inumidita dall’acqua, per poi fermarsi davanti agli altri, cercando di passare e vedere l’accaduto.
Finalmente riuscirono passare. Ran alzò piano la testa guardando le due figure postate vicino ad una porta del campo. Erano due ragazzi, uno era il portiere della squadra della scuola, mentre l’altro… l’altro era un normale studente, con la divisa e tutto, ma…
- Sonoko… ma lui è…-


L'ANGOLO DEI RINGRAZIAMENTI

Sakura 4ever: Sono contenta che seguirai questa FF anche se non è la tua coppia preferita. Grazie^^
akane_val: Io tengo molto ai particolari, non solo quando scrivo, ma anche quando leggo un bel libro. Non ho fatto proprio caso per il nome, scusa. Lo correggo.
Si, infatti, nel primo capitolo non ho svelato un granchè, anche in questo è nel prossimo non ci sarà niente, penso. O_o Grazie!!!^^
Pera 11: Sono contenta che ti piace. Grazie!!!^^

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Capitolo 3
*** 03- Mi sei mancato... ***


3- MI SEI MANCATO…

Gli occhi di Ran si riempirono di gioia, osservando il ragazzo che palleggiava tutto sorridente, mentre tutti gli studenti lo guardano. Un sorriso si allargò sul volto di Ran, che aveva voglia di urlare dalla felicità. Sentiva nello stomaco le farfalle, come la prima volta quando ci s’innamora, quando ci si riceve un bacio, una carezza. Lo squadrò tutto, era proprio lui con quell’aria da so-tutto-io, sempre preciso nel vestirsi, solo i capelli erano ribelli.
Sorrise tra se.
- SHI-NI-CHI!!! SHI-NI-CHI!!!- gridavano i liceali, facendogli il tifo. Egli diede una veloce occhiata in giro, quante persone stavano a guardarlo, non si era accorto prima. Notò, in fondo, una ragazza attaccata alla recinzione, sguardo rivolto verso di lui, un po’ bagnato, un sorriso larghissimo. Era impossibile riconoscerla.
Ricambiò, sorridendole, per poi tirare il pallone. Tutti gridarono e applaudirono.
- Ti ho detto che non hai speranze!- disse, aiutando il portiere ad alzarsi. Il ragazzo era sporco in faccia di terra e un po’ sudato.
- Sei forte Shinichi…-
Il detective non l’ho ascoltava più, con la testa, era altrove, da lei. S’incamminò verso uscita, per incontrare una persona, una ragazza che versava troppe lacrime per lui.
“Non ti voglio vedere mai più piangere, ne vederti triste…” Dopo aver attraversato un gruppetto di ragazze, sue fans, che tutte eccitate lo circondarono per fargli alcune domande e dargli qualche bacio sulla guancia, si fermò vicino alle pedane, dove poco fa era pieno di studenti, aspettando che Ran lo raggiungesse.
Sentì dei passi frettolosi, che rimbombavano delicatamente sul cemento. I passi cessarono. Si ritrovarono uno di fronte all’altro.
In quel momento migliaia di sentimenti si risvegliarono nei cuori dei due.
Ran sentiva, che il suo cuore si faceva sempre più leggero, anche se era pieno d’amore per Shinichi. Il sorriso scomparì, trattenendo a stento le lacrime felici. Il labbro inferiore era tormentato da continui morsi, mentre pensava a quello che gli avrebbe detto. Nulla. La sua testa era vuota, non ragionava più. A tutto ciò si aggiunse il tremore delle mani, stretti in pugni minacciosi, ma troppo fragili per colpire. Shinichi la guardava, anche lui tremante. Il sorrisetto so-tutto-io era sparito, facendo spazio ad un sorriso sincero e pieno d’amore. Gli occhi azzurri guizzavano su tutto il corpo di Ran, pensando com’era cambiata per tutti questi mesi. Sì, la vedeva tutti i santi giorni, perché lui era il piccolo Conan, ma era diverso vederla da quella prospettiva. Finalmente poteva cingerla con le sue braccia, e non con le piccole manine, che si ritrova un bambino di sette anni. Poteva baciarla e dirle tutta la verità. Stette per dirle quanto le sia mancata, ma lei lo batté nel tempo, salutandolo semplicemente.
- Ciao…-
Era un saluto sincero, come la prima volta che si sono salutati. Avevano solo quattro anni.
- Ciao…Co…come stai?- balbettò Shinichi insicuro della reazione di Ran. In tutti quegli anni, ha imparato che meglio stare attenti, visto che l’amica, certe volte, aveva gli sbalzi di carattere. Shinichi si aspettava una ramanzina bella e grossa, per tutte le telefonate non fatte, tutte quelle menzogne, per tutto quel tempo che lui non era vicino a lei come Shinichi, invece…
Il ragazzo si avvicinò pian piano, con cautela, non si sapeva mai. L’avvicinò a se, tirandola per un braccio, per poi abbracciarla teneramente. Shinichi chiuse gli occhi, immergendo il viso tra i morbidi e profumati capelli della ragazza.
I pugni si sciolsero, stringendo la giacca dell’amico, come per aggrapparsi all’unica salvezza della vita, non volendo più lasciarlo. Le lacrime grondarono dagli occhi semi chiusi, mentre un sussurro usciva dalle sue labbra tremanti.
- Mi sei mancato…-


Vorrei ringraziare sempre per i commenti^^ Grazie ragazze!!!!

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Capitolo 4
*** 04- La mano ***


4- LA MANO

L’insegnate stava seduta dietro la cattedra. Era una donna abbastanza severa con i suoi alunni, ma solo per un motivo: voleva il loro bene. I capelli biodi, alcuni erano bianchi, erano legati in una coda, le labbra tracciate da un rossetto di un vivido rosso. Vestiva dei pantaloni chiari con una camicia bianca, accompagnata da una giacchetta dello stesso colore dei pantaloni. Gli occhiali stavano pian piano scivolando giù dal naso, mentre era occupata a correggere i compiti. L’ultimo giorno, aveva deciso di fare una verifica per vedere se gli studenti si ricordavano quello che hanno fatto per tutto l’anno. Era un po’ crudele, ma solo una prova, non rientrava nei voti finali.
Mancava poco alla fine della lezione e alla fine dell’anno scolastico. Tutta la classe non stava più nella pelle, chi parlava sottovoce con il compagno vicino, chi si scambiava i bigliettini.
Shinichi stava seduto comodamente nel suo banco, appoggiato allo schienale e con le gambe larghe. Stava osservando la ragazza vicino a lui, che sussurrava qualcosa all’orecchio della sua amica Sonoko. Ella era la migliore amica di Ran, ma alcune volte non la sopportata per il suo caratteraccio.
Shinichi si ritrovò un foglio davanti agli occhi.
- Kudo che hai? Dormi?- chiese l’insegnate posandogli il compito corretto sul banco. Il ragazzo si sedette composto, facendo un sorriso, come per scusarsi. Prese il foglio poggiato davanti a lui e lo girò lentamente. Il cuore batteva a mille e le parole che gli ronzavano in testa come una preghiera “ E’ andato tutto bene… è andato tutto bene…”
Un sospiro di sollievo, di nuovo tutto come prima.
La donna, dopo aver consegnato tutti i fogli, rimase in piedi, con le mani intrecciate. Squadrò tutti gli studenti, vedendo alcune facce contente altre imbronciate, altre ancora deluse. Incurvò leggermente le labbra in un sorriso, prima di dire qualcosa.
- Vorrei congratularmi con alcune persone che hanno preso il punteggio massimo: Ran Mouri…-
Ran sorrise alle amiche, felice di aver preso un voto buono.
- …Mishima Yukio e… Shinichi Kudo.-
I maschi sbuffarono a quel nome.
- Lui va sempre bene…- disse uno biondo in fondo alla fila, buttando il suo compito sul banco.
- Vorrei essere come lui..- gli rispose l’amico, fissando la testa di Shinichi.
L’improvvisamente tutti si zittirono. Mancava poco all’ora della libertà, tutti stettero a fissare l’orologio posto sopra la lavagna.
4...3...2...1...
La campanella suonò e in un batter d’occhio, gli studenti si alzarono e uscirono dalla classe ignorando completamente l’insegnate, che urlava qualcosa, ma nessuno la sentì per colpa delle voci degli allievi, o forse non volevano più ascoltarla.
Il rapporto tra Shinichi e Ran, era ancora agli inizi. Si parlavano con fatica e ogni volta che si guardava arrossivano, tutto ciò per colpa della distanza.
Le mani nelle tasche dei pantaloni, l’aria un po’ imbronciata, mentre camminava vicino a lei. Ran vagava con gli occhi per terra, tra le mani teneva stretta la cartella con i libri.
- Ran, io non voglio fare così…- disse lui fermandosi in mezzo alla strada, aspettando una sua reazione su quel volto arrossito.
- Così cosa?- chiese non capendo cosa gli passava per la testa.
- Siamo distanti…- disse afferrandole una mano, intrecciandola con la sua. Sorrisero entrambi.




Questo sarebbe un capitolo un po' NULLO, ma vabbe'...
Grazie per così tanti commenti!!! Non gli aspettavo, grazie! Spero ke mi seguirete fino alla fine della storia e a dire la verità, mancano molti chappy!!!
BACIONI^^!!!

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Capitolo 5
*** 05- L'Organizzazione ***


5- L’ORGANIZZAZIONE

La porta d’entrata scricchiolò. Dentro casa era abbastanza buio, solo una finestra era aperta.
- Shinichi!- lo salutò dottor Agasa, vedendo entra il ragazzo silenziosamente. Egli sorrise, salutando con una mano, chiedendo subito della piccola Ai.
- Eccoti finalmente Kudo.- disse la bambina con quel tono malinconico e freddo. - Ti volevo parlare su una cosa molto importante, siediti.-
Gli occhi di Ai non rivelavano niente di buono. In essi c’era un misto di paura e preoccupazione. Quando prese la tazza del tè si vedeva chiaramente che tremava.
- Che cosa succede?- chiese il ragazzo sedendosi sul divano, assumendo un’espressione seria.
Cadde un silenzio. Nessuno dei tre fiatò, ognuno aveva un’espressione diversa. Shinichi che non capiva cosa stava succedendo, guardò interrogativo i due amici.
- Sono tornati e ho saputo che stanno eliminando i loro nemici più pericolosi. Noi siamo nella lista.-
Il ragazzo per poco non si è soffocato con un biscotto, che stava mangiando. Shinichi stava per dire qualcosa, ma la biondina lo interrompe.
- Non ho finito. Ho saputo che dall’America sono venuti molti nuovi membri .-
Il cuore della bambina era tormentato dalla paura e la testa le scoppiava da mille domande che si poneva. Ha passato molte notti ad una soluzione a tutto ciò, ma non trovò nessuna risposta logica o che gli aiutasse ad uscire senza rischiare la vita.
- Hai qualche idea Shiho?- chiese ancora tossendo. Ai scosse la testa, se avrebbe detto altro, sarebbe scoppiata a piangere.
Shiho era uno degli ex-membri dell’Organizzazione, era conosciuta con il nome di Sherry. Abbandonò
l’Organizzazione quando Gin uccise sua sorella, prendendo la sostanza APTX4869, diventò la bambina di sette anni, Ai Haibara, pensando di sfuggire agli uomini in nero.
- Kudo, cos’hai intenzione di fare?- chiese lei alzandosi in piedi, facendo svolazzare il grembiule bianco con cui lavorava nel laboratorio del dottor Agasa.
- Per adesso niente. Domani devo uscire con gli amici e poi non lo so. Organizzerò qualcosa quando torno.- disse mettendosi comodo sul divano, che era praticamente tutto per lui.
- Non reagire da solo, capito?- disse Shiho, nascondendo le mani tremanti nelle tasche del grembiule. Si vedeva da lontano che aveva paura.
- Hm… non sarò solo.-
- KUDO! NON HAI CAPITO NIENTE!- si mise ad urlare, aveva paura per lui, non voleva perderlo, anche se sapeva, che lui non l’avesse mai guardato in quel modo come guarda Ran. Shinichi non l’ascoltava più, come al solito. Era un ragazzo troppo cocciuto e orgoglioso per starsi seduto senza far niente. Voleva andare contro organizzazione, con o senza appoggio degli altri.
- Io vado, ciao.- disse prendendo zaino e uscendo.
Cosa doveva fare adesso? Stare buono e aspettare che lo prenda l’Organizzazione o agire? Oltre a queste domande, c’erano altre che roteavano nella mente del giovane.
“Cosa devo fare?”

CONTINUA...

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Capitolo 6
*** 06- I DOCUMETI E IL PACCO ***


6-I DOCUMETI E IL PACCO

Era passato un giorno da quella piccola lite con Ai.
Shinichi ripensava ancora ai fatti, sembrava tutto tranquillo, da moltissimi giorni che non accadeva niente, nessun omicidio, nessun attentato, nessuna rapina. Era un po’ strano, ma questo non lo preoccupava in quel momento. Mano nella mano, stavano camminando sul marciapiede. Il loro rapporto non si poteva ancora definire pieno. Si parlavano poco.
Shinichi, come aveva promesso, stava accompagnando Ran a fare una commissione urgente ad uno degli amici del suo padre.
Ran indossava un bellissimo vestito bianco, che le arrivava poco sopra il ginocchio. In una mano teneva una busta marrone, con dentro delle cartelle piene di documenti.
Shinichi, con quell’aria da saputello, guardava ogni tanto la ragazza, come per controllare se c’era.
- Che hai? Ti vedo strano.- disse lei alzando la testa per guardarlo meglio.
- Niente…-
“Ma come fa… “
Ran lo guardò più attentamente, ma alla fine lasciò perdere, sorridendoli dolcemente. Camminarono in silenzio fino alla casa di un certo Yamoko. La sua abitazione si trovano in un quartiere abbastanza malsano. L’entrata del palazzo, era situata in una piccola via, troppo stretta per una macchina. Il portone era una normale porta con un vetro rotto. Qualcuno ha provato ad aggiustarla con un po’ di scotch, ma l’impresa non è andata a buon fine. Entrarono per poi salire le scale di cemento, fino il secondo piano. Bussarono.
- Buongiorno.- disse Shinichi, quando la porta è stata aperta da un uomo - Qui, abita un certo Yamoko?-
- Sì, sono io. Vi manda Kogoro, giusto?- disse facendogli entrare ed accomodare nella piccola sala. All’interno era molto bello, al contrario dell’esterno. La stanza in cui vennero invitati, non era grande, ma molto accogliente. Su una parete, vicino alla finestra c’erano dei mobili color ciliegio e panna, mentre a sinistra, due comodi divani blu notte e un piccolo tavolino di vetro. Tutto quanto era pulito e vi erano vari sopramobili e le fotografie.
Il proprietario dell’appartamento era molto gentile. Aveva all’incirca una quarantina d’anni. Capelli folti neri. Gli occhi sempre scuri. Indossava dei pantaloni marroni e una camicia bianca.
Offrì ai ragazzi da bere e stettero per un’ora a parlare dei casi, anche Ran partecipò, anche se non era il suo campo preferito.


Un uomo magro e altro era seduto al tavolo in una piccola stanza. Una luce debole illuminava il posto tetro. Tra le mani rigirava un bicchiere di brandy. Una donna entrò nella stanza, indossava un vestito nero, molto elegante, con le maniche lunghe e una scollatura. I capelli biondi erano legati in una coda.
Si fermò a guardare l’uomo seduto al tavolo, incurvando le labbra in un sorriso. Sembra più una smorfia che un sorriso.
- Gin… che fai? Ti ubriachi gia dalla mattina?- disse sedendosi vicino a lui spostando leggermente la sedia di legno. L’uomo la fissò con quegli occhi freddi, polari.
- Stavo pensando al pacco… secondo te, è arrivato alla destinazione?- chiese sistemandosi il capello nero sulla testa, spostando leggermente i capelli chiari, troppo lunghi.
Vermouth lo guardò un’ultima volta, per poi alzarsi. I tacchi rimbombavano nella stanza, anche tanto piccola. Ci si poteva sentire ogni piccolo sussurrò, tanto l’ambiente era calmo e silenzioso.
- Non ti devi preoccupare… Scotch e Rum sono bravi attori e passano inosservati. Sono migliori in questo campo.- disse uscendo, sbattendo leggermente la porta.
“Lo so…”


Per prima cosa, vorrei dire un GRAZIE a tutti quelli ke hanno commentato. Sono veramente contenta ke vi piaccia. Davvero davvero!!!
Adesso la brutta notizia...

Visto un innevitabile cosa (il mio trasloco), non potrò pubblicare il resto della storia prima di ottobre. Mi dispiace moltissimo. Scusa... i capitoli ho già quasi tutti pronti, ma se vi piace e volete seguire la storia, Aspetterete (spero ndAutrice).

MI DISPIACE!!!!!! CREDETEMI!!!! APPENA RIAVRO' IL MIO INTERNET PUBBLIKKERO IL PROSSIMO CHAPPY!!!!

CIAO E BACIONI A TUTTI!!!! CI RIVEDIAMO AD OTTOBRE!!!!!!!

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Capitolo 7
*** 7- L’ESPLOSIONE ***


Ragazzi... visto ke non posterò per molto tempo, ho deciso di aggiungere questo chappy. Spero ke vi piaccia!!! Bacioni e grazie per i commenti!!!!
7- L’ESPLOSIONE

Un uomo su settantina era seduto a capo tavola, con un libro in mano. Nonostante l’ètà, aveva ancora molti capelli in testa, anche se tutti grigi. Gli occhi scuri, ben fissi sulle piccole scritte del libro, che si aiutavano con gli occhiali, posati con leggerezza sulla punta del naso largo. Le mani trattenevano le pagine del giallo meglio che potevano.
La cucina era abbastanza piccola, ma per due persone c’era tutto l’occorrente. Quando si entrava, sia a destra che a sinistra c’erano i mobili e in mezzo un tavolo rettangolare con due sedie messe a capotavola. Sulla tavola al centro, c’era un piccolo vaso blu con dei fiori freschi. Erano delle rose bianche, stupende.
L’uomo abbandonò il libro vedendo l’acqua bollire, per il tè. Si alzò appoggiandosi alla tavola. Prese la piccola pentola con uno straccio, versando accuratamente il liquido nella tazza bianca. Prese un vassoio di plastica, mettendo il tè sopra con una rosa tirata dal vasetto poco prima. Attraversò lo stretto corridoio che univa le camere con la cucina, prestando attenzione a non versare niente. Con una mano aprì la porta, che cigolò per un breve instante e dopo essere entrato, appoggiò tutto su un piccolo comodino di legno. In seguito spalanco le tende, non curandosi che la donna dormiva ancora.
- Satoko… è giorno.- sussurrò l’uomo alla moglie, che dormiva beatamente tra le morbide e profumate coperte. Le palpebre si aprirono lentamente, abituando gli occhi alla luce del giorno. Si mise a sedere sbadigliando.
- Ti ho portato il tè… come piace a te…- disse Hideki mostrandole la tazza e dandole un morbido bacio sulla fronte.
- Hai messo poco di zucchero?- chiese lei sedendosi sul bordo del letto, afferrando la tazza. Aspettando la risposta del marito. Egli, semplicemente, fece sì con la testa, per poi andare a prendere il bastone per Satoko.
- Oh…la rosa… grazie!- disse arrossendo leggermente. Era bello sapersi che la coppia, anche così anziana, si amava ancora.
- La schiena?- chiese l’uomo vedendo la moglie fare una smorfia di dolore. Satoko si alzò lentamente tenendosi con una mano la schiena e con l’altra al fedele bastone.
- Va meglio…il problema è che riposo poco… devo mettere a posto la casa, fare la spesa…-
- La casa è in ordine, e alla spesa ci penso io! Ora mi do una lavata e scendo…- Hideki fece di tutto per far stare in casa sua moglie. Ci teneva tantissimo.
- Va bene… Ricordati che abbiamo un debito con il fruttaiolo… l’altro giorno sono uscita senza portafoglio…- disse sorseggiando il tè caldo in piedi.
- Ci conosce, no? Dopo tanti anni… Mezzo mutuo del negozio glielo abbiamo pagato noi!- disse mettendo una mano sulla spalla della donna, guardandola con affetto. Guardò i capelli corti di lei, che le toccavano a malapena le spalle, erano profumati.
- Cosa ti va per pranzo?- chiese Hideki sistemandosi gli occhiali sul naso, guardando il pavimento.
- Quello che vuoi…- disse andando in cucina a posare la tazza vuota, mentre marito, dopo averle dato un bacio si precipitò in bagno.
- Adesso mi faccio bello, così non ti ricorderanno che hai sposato una vecchia scamorza!- urlò prendendo il rasoio. Satoko non potè fare altro che sorridere, si mise a lavare la tazzina, elencando alti oggetti che doveva comprare per la casa. Improvvisamente suonarono alla porta.
- Apro io!- urlò la donna dirigendosi verso la porta principale. Sul pavimento di legno, rimbombava il bastone, che accompagnava la radio accesa in bagno dal marito. Aprì la porta. Vide un uomo molto giovane, aveva un sorrisino strano, ma Satoko non si preoccupò tanto.
- Buongiorno, c’è un pacco per il signor Hyoshigawa. Deve firmare qua…- disse l’uomo porgendole il documento e la penna.
Indossava dei jeans, una camicia rossa e sopra una giacca con scritto sulla schiena “Fast Mail”. Aveva capelli ricci neri. Sopra la testa aveva un capello con la visiera, color giallo, come la giacca. Tra le mani teneva il pacco e alcune cartelle.
- Grazie… Buongiorno!- disse il fattorino andandosene.
- Arrivederci!- la donna teneva il pacco curiosa, mentre chiudeva la porta a chiave. Attraversò il corridoio ritornando in cucina. Poggiò la statola sul tavolo annunciando che era arrivato un pacco.
- Aprilo!- lo incitò il marito dal bagno.
- Ma c’è scritto personale!-
- Aprilo!-
- Magari è un regalo della tua amante!- scherzo lei slacciando la cordicella della statola.
- No, lei mi fa solo a Natale…- rispose allo scherzo l’uomo pulendosi dalla schiuma.
- Lascia che ti peschi e ti rompo la stampella sulla testa!- Satoko guardò il pacco.
- Mi hai mai pescato?- ribatte ridendo divertito.
- C’è sempre una prima volta!- dopo queste parole Satoko aprì la scatola. Gli occhi erano pieni di curiosità, anche perché da loro non arrivava mai nessun pacco.


- Shinichi, ma sei sicuro che non abbiamo sbagliato strada?- chiese lei fermandosi vicino ad un portone di un edificio. Il ragazzo la guardò un attimo, per poi sorriderle.
- Facciamo una passeggiata, ti dispiace?- chiese stringendola a se, dandole un leggero bacio sulla guancia.
- No, affatto. Mi piace molto stare con te!- rispose abbracciandolo a sua volta.
Improvvisamente si sentì una forte esplosione proveniente dall’edificio, proprio sotto cui stavano loro. Ran chiuse gli occhi, stringendosi al ragazzo. Il vento portò la puzza di bruciato e i pezzi degli oggetti rotti.
Le persone vicine a loro incominciarono ad urlare, mentre un uomo chiamava i soccorsi.


Dietro all’angolo, stesso l’uomo che ha consegnato il pacco stava salendo in una macchina nera. Si tolse il capello e la giacca gialla.
- Andiamo.- disse all’altro che stava al volante.
- Bel fuoco d’Artificio, Scotch!- sorrise tra i baffi neri.
Scotch sorrise accomodandosi sul sedile dell’automobile.
- Secondo te il capo cosa dirà, Rum?-
L’uomo al volante non rispose, guardando la strada.
Arruffò leggermente il labbro in una smorfia, passandosi una mano su capelli corti scuri. Gli occhi verdi vigili sulla strada.


Shinichi si girò nell’esatto momento, mentre i due membri passavano vicino al palazzo.
“Sono tornati.”

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