How I won the war.

di Satyros_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - If I could turn back time. ***
Capitolo 2: *** 1. Dante,Bambi, Antenna-parabolica e Frodo. ***



Capitolo 1
*** Prologo - If I could turn back time. ***


Prologo
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Lentamente aprii la piccola porta minuta che fronteggiava innanzi a me. L'odore di muschio selvatico e pino, m'inebriò le narici.
Tutto era ben nascosto da occhi incerti, la base aeronautica Iota58, era situata segretamente ai confini italo-francesi, nei pressi di qualche roccia remota del Mont Blanc. Nessuno era consapevole della sua esistenza. Nessuno tranne me, Michelle Josephine Jackson. Un nome, che farà decisamente ridere, se trasformato al maschile. Essendo la figlia del direttore generale, maggiore Joseph Aaron Jackson, che lavorava nel settore informatico-scientistico e paranormale, mi era permesso venire a conoscenza di questi fatti super segreti, dopo aver compiuto i diciassette anni.
Entrai nel piccolo vicolo stretto e buio. Passai le mani ai lati del muricciolo umido e bagnato, contenente chissà quale specie di animale antropomorfe sconosciuto all'essere umano, fino a raggiungere qualcosa di metallico, e freddo. A tastoni, tentai di trovare una qualche protuberanza identificabile come 'bottone', e la premetti.
"Identificazione Prego!" una voce elettronica di donna parlò, illuminando quello stretto tunnel, scoprendo scarafaggi ed insetti, sui contorni delle pareti. Rabbrividii, mi veniva quasi da vominate, ma mi trattenni. Poggiai il palmo della mano, e la scannerizzazione ebbe inizio.
"Identificazione Accertata, Benvenuta Michelle Josephine Jackson Tatou Prima" parlò la donna ‘elettronica’, dopo di che si aprirono due grandi porte metalliche, contenenti una grossa capsula trasparente. L’ascensore, pensai. Entrai al suo interno, e venni catapultata verso il basso, a velocità massima. Ebbi quasi l’impressione che per l’assenza di gravità causata dalla discesa in caduta libera della grossa capsula, i miei organi interni si stessero scambiando tra di loro, per creare un nuovo essere al contrario. Ma tutto finì, all’atterraggio, brusco, ma ne uscii indenne. Mi schiarii la voce, prima di entrare nella grande Iota58.
Un uomo alto, vestito come un Moon-Man, mi si presentò davanti. Mostrai la targhetta metallica con suscritto il mio nome, e questo fece un cenno di ‘sì’ col capo.
Benvenuta nello Iota58, signorina Jackson, la accompagno dal direttore generale Jackson.” Disse con vero fare autoriatario e militaresco. Sulla sua targhetta metallica c’era inciso ‘Mortimer Grant’, doveva trattarsi della sua identità, pensai.
Mi condusse su di un'altra capsula argentea ‘ Oh no, dinuovo!’ pensai tra me e me, mentre il mio volto prendeva una piega al quanto contrariata.
Non si preoccupi Signorina, si tratta solo di un tele-trasporto, per renderle impossibile il riconoscimento della strada da percorrerre per il ragginungimento della pase segreta!”  Annuii. Fantastico, non si fidavano nemmeno della primogenita del direttore generale!
Entrai all’interno della capsula.
Le darà un po’ di fastidio, il suo corpo verrà scomposto, per poi essere ricomposto una volta in presenza dell’altra capsula” Annuii dinuovo. Il fatto che il mio organo sarebbe stato scomposto mi fece rabbrividire, ma non vi feci caso. Infatti durò per qualche istante, il dolore langinante di chi veniva diviso in pessi trasformati in molecole che dovevano essere trasferite in un altro luigo. Se era così forte il dolore per un semplice teletrasporto, non volevo immaginare ciò che mi sarebbe spettato, una volta concluso il mio viaggio nel tempo.
Il mio corpo si ricompose alla perfezione, senza graffi, ne arti fuori posto. Sospirai. Sarebbe stato meglio non presenziare quel giorno. Me ne sarei rimasta a parigi, tranquillamente ad oziare, e cibarmi. Invece dovevo compiere un salto nel tempo, il primo salto nel tempo dopo l’ultimo che avvenne nel Duemiladiciannove. Ovvero diciassette anni prima che io nascessi.
Uscii da quella stramaledetta capsula. Cominciavo a trovare insopportabili, queste odiose capsule del cavolo!
Salve signorina, mi segua!” ritrovai nuovamente Mortimer, al difuori della capsula. L’uomo salì su di un nastro trasportatore dal colore nero, che ci scortò sino all’ufficio di mio padre, che fungeva anche sa ‘sala degli esperimenti’.
Le porte si aprirono, ed il Moon-man annunciò il mio arrivo a gran voce.
Michelle” mi salutò mio padre, nonappena mi vide.
Papà” ricambiai io fredda. Non avevo il migliore dei rapporti, con mio padre.
Sei pronta per il salto nel tempo?” mi domandò con lo stesso tono seccato che utilizzava anche in casa.
No, ma mi vedo in ogni caso costretta per cui…” Era immobile, nessun cenno di diniego, disappunto, o ancora nessun accenno di approvazione. Nulla, mio padre era inespressivo.
Molto bene.” Concluse, bevendo il suo caffè. Mi fece accomodare, e chiamò un uomo al suo servizio.
Jasper, fa vedere a mia figlia, com’erano gli anni sessanta!” esclamò. Il presunto Jasper annuì, e fece partire un video. Mi preparò ad essere informata su ogni evenienza. Il video sospeso nel nulla, mostrava vecchie auto d’epoca, spezettoni del Musical Grease, giacche di pelle, Elvis Presley, Hippie e quant’altro. Fino ad arrivare sui volti di quattro ragazzi dai capelli a ‘scodella’.
Ferma il video!” sbottò mio padre.
Chi sono quelli?” mi chiese innarcando un soppracciglio folto e malcurato
I Beatles, Papà!” esclamai io, raggiante. Speravo che dopo quell’affermazione mi dicesse almeno un ‘brava’, o ‘ben fatto’, ma ricevetti unicamente un “Affermativo!”.
Il tuo compito è di irrompere nelle loro vite, e recuperare alcuni loro effetti personali, dei capelli e quant’altro. Solo così sarà possibile la clonazione!” Non capivo che scopo potesse avere, effettivamente, clonare i beatles. Se ne stavano bene li, nella loro epoca. Scommetto che nessuno di loro avrebbe mai voluto risvegliarsi nel Duemilatrentasei, nonstante le avanzate tecnologie e le cure alle malattie più incurabili, nessuno avrebbe voluto vivere di nuovo la guerra. Neppure i Beatles, che essendo nati nel ’40, l’avevano solo intravista, la guerra. Nessun pacifista avrebbe preferito interrompere il sonno eterno, per risvegliarsi in un clima di guerra. A nessuno piaceva la guerra.
Posso fare una domanda?” chiesi mentre delle abili signore mi acconciavano, e mi truccavano secondo le mode dell’epoca.
Mio padre annuì.
Che senso ha, riportare in vita i Beatles?” domandai nuovamente. Vidi solo allora, mio padre lievemente in difficoltà ed innervosito.
è meglio che tu non lo sappia, Michelle. Credimi!” Invece il mio corpo voleva conoscere il contrario. Volevo sapere, se riportarli in vita sarebbe servito unicamente a ridonarci l’orecchio musicale d’un tempo, o per scopi più… malvagi.
Non mi interessa!” Sbottai, ne andava dell’esistenza di quattro ragazzi! Calò il silenzio. Mio padre era al quanto stupito.
Se devo rischiare la mia incolumità, per tornare nella loro epoca, e riportavri capelli e cazzate varie, voglio almeno sapere che cosa ne farete, una volta clonati e riportati in vita! Altrimenti di qua non mi muovo!” Esclamai, notevolmente su di giri.
Vidi gli ufficiali ed gli altri scienziati, scambiarsi occhiate languide e sorprese. Nessuno ebbe il coraggio di fiatare. Neppure le acconcatrici/estetiste.
Mio padre si schiarì la voce, ed iniziò con le giustificazioni. “ Ci servono come Trattato di pace!” mi disse. Trattato di pace? Ma che razza di storia era mai quella?! In che raza di casino m’ero intrufolata, questa volta?
Trattato di pace… che significa?” domandai, maggiormente in sato confusionale, rispetto a prima.
Vogliamo allearci con l’ Afroamerica. Il capo dell’esercito Afroamericano è un amante dei Beatles. Prima di allearci, dobbiamo dimostrare un trattato di pace, un Armnistizio. Capisci? Altrimenti per noi Eurasiatici non ci sarà più speraza, e gli Indocinesi ci sconfiggeranno sul campo.” Ammise.
Non potete chiedere aiuto all’oceania?” domandai, in quanto l’Oceania si fosse ritirata dal conflitto Eurasia – Indocina – Afroamerica, ed in quanto l’Oceania avesse murato il contintente a prova di bomba.
L’Oceania e fuori discussione, e poi che cosa vuoi capire tu, Adolescente in piena crisi ormonale? Abbiamo bisogno dell’Afroamerica, e dei Beatles, chiaro? E tu ci aiuterai! Non fare altre domande!” Esclamò mio padre. Era incredibile quanto non sopportassi quell’uomo. E la domanda ‘perché diavolo l’hai sposato, mamma?!’ non mi abbandonava un solo secondo, da ormai tredici anni. Feci una smorfia, e lo mandai a farsi fottere mentalmente.
Le donnine mi diedero un vestito in stile Millenovecentosessanta, e delle odiose scarpe dal tacco spiovente, nere e laccate. Indossai gli indumenti di mala voglia. Mi aggiunsero orecchini, collane e braccialetti, ed in fine un paio di occhiali ad ‘ala fi farfalla’, in stile bibliotecaria rompipalle.
Mi guardai allo specchio, e scoppiai a ridere. Ero al quanto ridicola! Ma gli occhi di mio padre, mi fulminarono in pieno.
Tieni, questa ti servirà a soppravvivere per il dovuto tempo che trascorrerai a Londra.” Mi disse, consegnandomi una valigia, ricolma di Sterline Britanniche dell’epoca. Mi fu consegnata in oltre un’altra valigia, che avrebbe contenuto vestiti, scarpe, intimo e viveri vari. Sbuffai un ‘Che Palle!’, ed afferrai le valigie.
Mi consegnarono quello che aveva tutta l’aria di essere un Curriculum, su chi ero, e chi ero stata, ma soprattutto chi sarei dovuta essere, una volta atterrata nel passato.
Venga con me!” Si ripresentò Mortimer. Mi accompagnò ad un’altra strafottutissima capsula trasparente. Mi fece adattare al suo interno.
Tenga strette le valigie e gli effetti vari a se, quando si risveglierà, attorno a lei non ci sarà alcuna capsula a proteggerla!” esclamò l’uomo. Annuii, lievemente tesa. Il mio cuore aveva cominciato a battere a più non posso. Ero maledettamente agitata.
Si calmi, non farà male come il teletrasporto, sentirà solo… freddo!” Tentò di rassicurarmi Mortimer.
Adesso le infiliamo questi due Cateteri nelle vene, sentirà come un pizzico. Le saranno utili per non tossire troppo, al cambio d’aria.” Cateteri nelle vene? Molto bene, di male in peggio! Pensai tra me e me.
Gli aghi si conficcarono nella pelle, ma come aveva detto Mortimer, sentii solo un pizzico. Paragonabile alla puntura di una vespa peruviana, ma pursempre un pizzico.
Adesso le inaliamo il sonnifero, dobbiamo attendere la sua fase di Rapid Eye Movement, ovvero la cosiddetta fase REM, per poterla spedire nel Dicembre del Millenovecentocinquantanove” Concluse spruzzando qualcosa di appiccicaticcio, che interpretai come Sonnifero. Infatti pochi istanti dopo, mi abbandonai al mondo del sonno.
Al suo risveglio soffrirà di una breve amnesia, che durerà per la durata di Quarantotto ore al massimo
Fu l’ultima cosa  che sentii.


Zalve, Pippol!
Buon giorno, sono tornata con un vecchio esperimento, trovato nei paraggi di Microsoft Office Word - dimenticatoio.
Non so che pensare, di questa boiata colossale. D: Magari se volete dirlmelo voi, che cosa pensate :3 a me farebbe piacere, anche perchè continuo a sfornare storie inutilmente D':


 

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Capitolo 2
*** 1. Dante,Bambi, Antenna-parabolica e Frodo. ***


Capitolo Primo -
Dante,Bambi,Antenna-parabolica e Frodo.

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Sentivo delle voci confuse, rimbombarmi nella testa. Frasi sconnesse, che si stavano lentamente trasformando in ‘ Oh mio dio, è svenuta!’ oppure ‘ qualcuno chiami un’ambulanza!’ ‘com’è successo?’ ‘Hey ragazzina, svegliati!’. Iniziai con l’aprire degli occhi, non ricordavo nulla, della giornata precedente. Nemmeno degli anni precedenti. Spalancai gli occhi, ed un aria al quanto purificata mi riempì i polmoni, causandomi un lieve fastidio alla gola. Feci un leggero colpo di tosse. Mi facevano male le vene dei polsi, sangunavano lievemente, a guardarle bene. Avevo tentato il suicidio?
Hey Ragazzina, ti senti bene?” Mi chiese un ragazzo al quanto strambo. Annuii, non riuscivo a parlare.
Hey, Hey! Resta con noi, sù!” lo sentii esclamare. “ Come ti chiami? Hey!” mi richiamò. Esattamente, come mi chiamavo? Possibile non ricordassi neppure quello? Neppure il mio nome?
Feci un cenno di diniego, non potendo dire altro. “Vieni, sù, ti porto a casa!” esclamò. “Dove abiti?” Domandò curioso.
Io..” la voce uscì, finalmente. Rimasi un po’ sorpresa dal suono della mia voce, nella mia testa.
Tu?” mi chiese, al quanto preoccupato.
Non mi ricordo!” esclamai. La vista era ancora offuscata.
Dannazione! Va bene, ti porto in studio!” Mi disse, mentre tentava di tenermi in piedi. I miei muscoli erano intorpiditi, e la vista sempre più appannata.
Resisti ancora due minuti, lo studio è dietro l’angolo!” esclamò. Mi aggrappai al suo braccio, e lasciai le mie gambe al loro destino. La testa era pesante, e tutto attorno a me, era nuovo. Forse era dovuto al fatto che non ci vedessi affatto bene.
Il ragazzo mi portò all’interno di una struttura che somigliava ad un vecchio palazzo verde scuro. Salimmo sino al sesto piano, scortati dall’ascensore, dopo di chè mi ritrovai seduta, e stremata su di un divano.
Ha sete Paul!” Sentii urlare qualcuno “Testa di cazzo, dalle da bere!” la stessa voce che aveva appena urlato.
No idioti, ha fame!” sbottò qualcun altro “George, lei non è come te, avrà sete, non fame, idiota!” la stessa voce di prima. “Hey ragazzi, che ne direste di restituire gli occhiali da vista a questa ragazza, come prima cosa?” Sentii un’altra voce, una voce nuova, rispetto alle altre tre. Fu allora che la vista tornò al suo posto. Finalmente ci vedevo. Riuscii a distinguere quattro ragazzi a me noti. Non riuscivo a ricordare dove li avessi visti, ma li avevo visti. Almeno una volta nella mia sconosciuta vita.
Ben tornata nel mondo dei viventi!” Vidi un ragazzo sorridermi. Mi ero ripresa, tutti i miei sensi si erano risvegliati dal presunto coma.
Corrugai la fronte.
Dove diavolo sono?” domandai lievemente spaventata. Avevo delle strane voci in testa. Rimbombavano e dicevano ‘Abbiamo bisogno dell’Afroamerica…’ ‘ viaggio nel tempo, Michelle’ ‘Michelle, sei solo una stupida adolescente!’ non riuscivo a capire. Qualcuno mi voleva lanciare un messaggio, per caso?
Ci troviamo nell’Afroamerica, per caso?” domandai confusa.
hahahaha! Ragazza, quanta roba ti sei fumata, per ridurti in questo stato?” Mi domandò uno dei quattro, quello che avevo classificato come “Dante Allighieri”, per via del lungo naso aquilino.
Io non fumo!” esclamai, offesa. “Fa male ai polmoni!” continuai. Mentre il mal di testa martellava pesantemente.
Macca, dove diavolo l’hai beccata, questa qua?” domandò Dante, al ragazzo che avevo classificato come ‘Bambi’, per i suoi occhi, che mi ricordavano tanto una cerbiatta.
Era svenuta, mi è svenuta davanti a gli occhi, e dire che pensavo che i baffi finti e la barba bastassero a nascondermi dai Fans!”
Te lo ha suggerito tuo nonno, vero Paul? Scommetto che ti ha detto ‘ Ragazzo, sempre con quel naso ficcato sui libri! È ora di sfilare!’ non è vero, Paul?” Domandò colui che avevo classificato come ‘Signore degli anelli’,  in memoria dall’indimenticabile saga, ma anche perché aveva le dita ornate da tanti piccoli anelli dorati.
Chi, mio nonno? No, quello lo dice solo a te, Ringo! volevo solo andare a comprare dei mandarini!” Esclamò Bambi. Mandarini? Che diavolo erano, i mandarini?
Mandarini?” domandò ‘Antenna Parabolica’, per le sue orecchie a sventola. “ E li hai comprati, Paul? perché sto morendo di fame!” continuò Antenna Parabolica, famelico. Bambi voltò gli occhi al cielo, sbuffando.
No, finchè fans isteriche – senza offesa – piombano svenenti dal nulla!” disse rivolgendomi il ‘senza offesa’. Non capivo di che diavolo stessero parlando.
Le avete dato dell’acqua?” domandò Frodo, il signore degli anelli.  Ma nessuno parve ascoltarlo, allora mi si avvicinò.
Ciao, quei tre idioti patentati, ti hanno percaso dato da bere alla fine?” domandò gentilmente. Diniegai.
Aspetta qui, ti porto una birra!” mi sorrise. Aveva due grandi occhi azzurri e gentili, uno strambo ed improbabile naso, e tutta l’aria di essere amabile e simpatico.
Tornò con una lattina di birra, dalla quale tracannai pesantemente. Solo allora mi accorsi come e quanto stessi morendo di sete! “Grazie…” tentai di scoprire quale fosse il suo nome, che non comprendesse ‘frodo’ o ‘signore degli anelli’ “Richard! Ma tutti mi chiamano Ringo!” disse facendo una smorfia buffa in direzione degli anelli alle dita. Mi strappò un sorriso.
Toh Guarda Ringo fa già il cascamorto!” lo prese in giro Dante, seguito dalle risa di complicità da parte anche di Bambi e Antenna Parabolica. Il ragazzo classificato come Ringo, li mandò a cagare tutti quanti.
Allora svenevole donna, qual è il tuo nome, di grazia?” Chiese Dante, improvvisandosi gentiluomo.
Credo di chiamarmi…” tentai di ricordare. Allora fu tutto più chiaro, ricordavo che odiavo il mio nome trasformato al maschile. Sì, questo lo ricordavo! E ricordavo anche il perché lo odiassi, per cui mi tornò in mente.
Ci sono!” sbottai, “Adesso mi ricordo come mi chiamo!” i quattro ragazzi si guardarono straniti fra loro. Dante fece quell’odioso gesto che serve a classificare i pazzi fuori di testa. Gli altri si trattennero dal ridere.
Mi chiamo Michelle Josephine Jackson!” Esclamai felicemente fiera del risultato mnemonico.
Michelle eh?” domandò curioso Bambi. “ Già, nome al quanto ridicolo se trasformato al maschile!” dichiarai prima che pensassero loro di farlo al posto mio.
Michael Joseph Jackson?” domandò antenna parabolica “ e che cosa avrebbe di strano, trasformato al maschile?” chiese curioso.
Beh, è il nome del re del pop, Michael Jackson, avete presente?” chiesi.
Pop?” domandò Ringo, curioso. “Re?” chiese Dante, “ Esiste un tizio che si fa chiamare Re del Pop?” concluse Bambi. Possibile che non conoscessero davvero Michael Joseph Jackson? Quanto arretrati dovevano essere, di cervello, per non conoscere la sua musica? Un momento! Mi venne in mente che forse non lo conoscevano, perché non era nemmeno nato.
Scusate, baldi giovani, in che anno sono capitata?” domandai, seriamente. Ma presero la mia domanda per uno scherzo.
Forse sei l’unica a conoscere questo Re del Pop!” domandò Bambi, mentre si accendeva una sigaretta.
No, seriamente! Non mi ricordo che anno è!” esclamai io. I quattro si lanciarnono nuovamente sguardi sorpresi.
Davvero sei così scombussolata?” Chiese Dante; Annuii, attendendo risposta.
Siamo nel Millenovecentosessantuno, ragazzina smemorata!” esclamò Bambi, sorridendomi. Che gran bel sorriso, aveva. Un momento! 1961? Michael Jackson aveva neanche tre anni, essendo nato nel ’58. Com’era possibile?
Fu solo allora, che prematuramente i ricordi di un futuro davvero lontano, ripiombarono nel mio cervello. Finalmente ricordai mio padre, mia madre, mia sorella, il viaggio. Tutto.

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