I'll tell you a story

di terebinthia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** assunta! ***
Capitolo 2: *** Dove sono? ***
Capitolo 3: *** Strane scoperte ***
Capitolo 4: *** Il pugnale Rhali ***
Capitolo 5: *** Intrusi! ***



Capitolo 1
*** assunta! ***


Capitolo 1
 
 
 
L’estate è appena finita e con essa anche la vita felice. Questi primi tre giorni di liceo mi hanno fatto capire che sarà davvero dura quest’anno portare a casa una pagella decente.
 La mia famiglia ed io abbiamo appena traslocato e l’appartamento nuovo è tutto sottosopra ma a differenza delle altre stanze, che tra poco saranno arredate alla perfezione, la mia camera rimarrà così com’è: nel totale caos! Persino ora me ne sto qui a giocherellare con uno scatolone vuoto, del tutto inutile nella mia stanza. In realtà il mio problema non lo definirei “disordine”, come dicono i miei, ma piuttosto una “libera interpretazione dello spazio”…_ Taylor!!! C’è la signora Mason al telefono, per quel discorso del lavoro…_ urla mia mamma dalla cucina _ Arrivo!_ rispondo io poco entusiasta.
 Prima o poi avrei dovuto aspettarmelo, con tutti quegli annunci che ho affisso per la città qualcuno avrebbe telefonato, no? La trovata comunque è stata di mia madre: circa un mese fa con la scusa della crisi e del fatto che abbiamo appena cambiato casa, si è messa in testa che io in qualche modo devo aiutare a ridurre le spese della famiglia pagandomi gli studi, ( dato che tra non molto dovrò andare all’università), ovviamente ho cercato di evitare tutto questo in qualsiasi modo ma all’ira di mia madre non c’è scampo_ Hai 17 anni Taylor, assumiti delle responsabilità!_ mi ha rinfacciato qualche giorno fa, così mi sono arresa.
 Inizialmente mi ero convinta che avrei potuto fare senza problemi la cameriera nel ristorantino dell’amico di mio padre che si trova a pochi passi da casa ma, dopo solo tre giorni di prova mi sono dovuta ricredere: bambini capricciosi, madri schizzinose e mariti tirchi mi hanno fatto capire che quello non era il mio destino! La mia amica Giorgie invece mi a consigliato di andare su qualcosa di più semplice e meno snervante tipo… la baby-sitter.
Accantono lo scatolone prima di trovarmelo tra le gambe e mi avvio al telefono_ Sbrigati!_ fa mia mamma con una smorfia in volto, “Chissà da quanto tempo tempo è lì che canta le mie lodi ed elenca le mie virtù alla signora Mason” penso appena la vedo. La telefonata prosegue per qualche minuto, la signora continua a farmi domande ininterrottamente finchè ad un certo punto le chiedo_ Se vuole mercoledì, quando vengo, le porto il curriculum?_ prima di interrompere la chiamata la signora Mason mi dà l’indirizzo e ci accordiamo per l’orario.
In pratica a questo punto dovrei esplodere dalla felicità o urlare “sì che bello mi ha assunta!” invece mi siedo su una delle nuove sedie della sala da pranzo e osservo la fruttiera annoiata: non sono molto tagliata per controllare bambini, corrono ovunque e gridano, oh quanto odio quando i bambini viziatelli gridano perché vogliono questo, quello e quell’altro! Mia madre mi ha cresciuto in maniera molto diversa…
Estraggo dai pantaloni il cellulare e fisso per mercoledì l’appuntamento poi torno in camera mia per finire di “studiare”.
Trascorro le giornate comuni noiosamente poi, arriva il famigerato mercoledì. Manca solo un’ora all’appuntamento e sono ancora in tuta_ Dannazione!_ esclamo appena mi accorgo dell’orologio; frugo in qualsiasi cassetto, spalanco l’armadio, corro in bagno con una ballerina sul piede e l’altra no, inciampo sul gatto e finisco per terra colpendo il fianco sinistro_ Ahia! Mi mancava solo questa!_ impreco alzandomi a stento, acchiappo un vestito con un motivo floreale e me lo caccio su.
 Solo una volta uscita di casa mi do un’occhiata davanti ad una vetrina di un negozio_ Con tutti questi ricamini, pizzetti e  tutte queste tinte pastello la bambina non dovrebbe prendere paura!_ mi scappa una risatina divertita mentre mi massaggio il fianco dolorante: la signora Mason è una psicologa e mentre era al telefono mi ha spiegato che la sua “piccola” non deve essere traumatizzata da colori troppo accesi o movimenti troppo bruschi delle persone estranee.
 Accendo il mio i-pod e seguendo le coordinate che mi ha fornito la signora Mason mi sposto per New York con estrema facilità. _ 116sima… vicino al campetto da golf…_ mormoro rigirandomi il foglietto tra le mani_ Sì, dovrebbe essere questa_ dico mentre suono il citofono. Un cane simile ad un lupo si piazza davanti al cancelletto abbaiando come un forsennato.
Fuori dal portoncino appare la figura di una donna sulla quarantina, bionda, dall’aspetto annoiato_ Ciao, tu devi essere Taylor, giusto?_ mi chiede strizzando gli occhi per vedere in lontananza; in effetti tra il cancello e la porta d’entrata ci sarà una distanza di circa 15 metri_ Sì, sono io_ le rispondo in tono deciso quasi urlando per farmi sentire. Si avvicina al cane e gli aggancia una catena al collare_ Non aver paura, lui è Jimi, non è cattivo solo che fa sempre così con gli estranei_ mi incoraggia la donna, “che non sia cattivo lo lasci decidere a me” penso io tenendogli la larga. 
La signora Mason mi fa accomodare nel salotto mentre va a chiamare la bambina.
Rimango sola nel più totale silenzio, do un occhiata intorno: mobili costosissimi, credenze con servizi da tè e quadri di enormi dimensioni ricoprono le pareti, persino il tappeto che sta sotto i miei piedi ha l’aria di essere molto prezioso.
Una bambinetta mi appare improvvisamente davanti_ Ciao!_ le dico  sfoggiando un sorriso che faccio apparire il più naturale possibile. Immobile; la bambina rimane a fissarmi muta come un pesce! Per quanto riguarda la statura e l’aspetto dimostra i suoi 4 anni: bassa, magrolina, occhi azzurri, riccioli castani e carnagione chiarissima, ma in quanto al dialogo… beh, sembra molto timida! _ Lei è April_ dice la signora Mason cercando di avvicinare la piccola_ è un po’ timida con chi non conosce ma sono sicura che ti si affezionerà subito_ continua rivolgendosi alla figlia_ Ne sono sicura April, io sono Taylor _ le dico appoggiandomi una mano sul petto.
   Dopo aver terminato quest’assurda presentazione la signora Mason mi comunica che deve andare via di casa urgentemente, per cui oggi sarà la mia prima giornata di baby-sitting!
Dopo pochi istanti ci troviamo una di fronte all’altra immobili a fissarci, suppongo che dovrò rompere io il ghiaccio_ bene April, di solito cosa fai per passare il tempo?_ mi abbasso alla sua altezza, lei si gira senza badarmi e si avvia alla porta d’ingresso_ ehi, dove stai andando?_ dico mentre la seguo. April inizia a fissare la maniglia e a chiamare la mamma frignottando_ Oh no ci siamo!_ Mi lascio sfuggire in preda ai nervi_ April adesso arriva la mamma_ cerco invano di consolarla. Le due ore seguenti sono infernali, April piange continuamente e se si interrompe è perché cerco di intrattenerla con qualcosa che ovviamente non le interessa. Al ritorno della madre riesco a tranquillizzarla mettendole i cartoni in tv. La signora Mason sembra entusiasta e non pone molte domande, così mi dà un calendario con segnati tutti i giorni in cui dovrò venire a controllare April, accetto e saluto.
 
Passate le prime due settimane, April comincia a farmi delle domande o perlomeno rispondere alle mie; da poco ha iniziato addirittura a chiamarmi per nome_ Taylol mi prendi la bambola sulla mensola?_ mi ha chiesto l’ultima volta. Non riesce sempre a dire la “r” per questo mi chiama Taylol; ho provato più volte a correggerla ma sembra che si offenda, quindi lascio perdere; anche con il cane, Jimi, ho migliorato i rapporti, non mi abbaia più quando mi vede ma non mi scodinzola nemmeno; per quanto io possa capire di psicologia canina, direi che tra noi c’è indifferenza.
 
Oggi la signora e il signor Mason stanno via tutto il giorno, per cui dovrò occuparmi della bambina per diverse ore, cosa di cui lei non è stata informata!   
 
    

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Capitolo 2
*** Dove sono? ***


Capitolo 2
 
Non appena entro a casa Mason lo sguardo della madre di April mi intimorisce-Taylor sii più puntuale, rischiamo di perdere il treno!- dice picchiettando l’indice sul suo orologio da polso e afferrando il braccio del signor Mason che viene letteralmente trascinato fuori dalla porta. Mentre appendo la giacca e dopo essermi assicurata che se ne siano andati, commento ad alta voce- Chissà dove devono andare con tutta questa fretta!?- April si avvicina di soppiatto facendomi venire mezzo infarto-oh! Ciao April dov’eri?-la piccola fa una faccia demoralizzata, poi mi mostra una barbie decapitata con dello scotch attorno al collo- Taylol lo puoi incollare che si è rotta?- la appoggia sul tavolo ed io la osservo un attimo- Cercherò di fare il possibile- la rassicuro.
Mentre io riparo la bambola, April disegna distesa sul tappeto d’entrata- Taylol, Jimi graffia la porta perché vuole entrare- finalmente riesco ad avvitare la testa alla barbie-Sai che la mamma non vuole che entri in casa, vedrai che starà bene lo stesso fuori- April alza lo sguardo dal foglio verso di me- Sto disegnando la mia casa e devo fare anche Jimi ma non mi ricordo di che colore ha la coda, lo fai entrare?- inizia a farmi gli occhioni- cerco di trovare una scusa-  Ha la coda nera, ne sono sicura-dico mostrandole la bambola aggiustata-No, io voglio vedere la coda- i suoi occhietti azzurri diventano lucidi. E adesso? Disobbedire alla signora Mason o far disperare April? Decido di optare per la prima, in fondo posso nascondere le tracce del cane. Apro lentamente la porta e come un toro infuriato Jimi si precipita in salotto andandosi a distendere vicino alla poltrona in salotto- Soddisfatta?- domando con un’ espressione di disapprovazione, April annuisce contenta.
 
Trascorrono circa due ore: io sto davanti alla tv a fare zapping, April gioca con le sue bambole e Jimi, il “cane lupo”, ronfa tranquillo per terra. L’atmosfera è così tranquilla e rilassante che le mie palpebre iniziano a chiudersi, appoggio la testa sullo schienale del divano…- Taylol?- Ecco lo sapevo! Non poteva durare per molto!- Dimmi April- dico sistemandomi i capelli che si sono stropicciati- Mi racconti una storia? Bella però…- Rimango un po’ turbata della richiesta, è un sacco di tempo che non racconto storie, anzi ripensandoci bene io non ho mai raccontato storie!- Ehm…tua mamma di solito che genere di favole si inventa?- le chiedo sbuffando,( non credevo che il lavoro della baby-sitter fosse così stressante!)- la mamma non me le racconta mai, non ha tempo-  lei abbassa lo sguardo, “perché mai dovrebbe rattristarsi di una cosa del genere?”- Va bene April, se proprio ci tieni ti racconterò una storia, dai siediti qui!- le dico indicandole il posto di fianco a me.
Spengo il televisore e inizio a pensare a qualcosa… a un posto incantato dove ambientare la vicenda, comincio- Dunque April, c’è un luogo incantato dove l’erba è sempre verde, e c’è un bosco magico, lì vivono una bambina, una ragazza ed un cane…- sento uno schiocco poi la luce si spegne; la casa si fa completamente buia , sembra un blackout- Taylol, ho paura!- urla April terrorizzata stritolandomi il braccio. La verità è che anch’io sono un po’ agitata, certo non che abbia paura del buio, ma trovandomi in una casa quasi sconosciuta…- Tranquilla April ora vado a controllare il contatore, adesso si riaccende la luce- adesso mi stringe anche con l’altra manina- Vuoi venire anche tu così non rimani sola?- non mi risponde ma capisco che di certo lì al buio non la posso lasciare; “anche questa  mi doveva capitare!” penso mentre a tentoni , con April che mi tira il vestito standomi dietro, cerco di orientarmi per la casa. Quando mi rendo conto di essere nella cameretta di April le chiedo_ Sai dirmi dov’è il garage?- con una timida voce mi risponde- In cucina c’è una porta vicino alla credenza…-.
Finalmente dopo qualche minuto riesco a raggiungere quello che sembra un quadro elettrico, tocco  lo schermo del mio cellulare per fare luce, spingo un po’ di levette… niente! Lo avvicino di più per cercare di leggere bip! Batteria del cellulare scarica! - Non ci posso credere! Maledetto arnese!- picchio violentemente la mano sullo schermo tentando di riaccenderlo ma lo schermo in pochi secondi si oscura senza più dar segno di vita. April ed io rimaniamo in garage nel buio più totale, sento un ticchettio di zampe avvicinarsi- Taylol c’è anche Jimi!- mi avvisa April, come non l’avessi immaginato- Ma che bello…- commento ironicamente sottovoce- Ok, adesso direi che è meglio uscire, lì di sicuro ci vedremo di più e deciderò che fare- prendo per mano April e torniamo indietro ripercorrendo la stessa strada.
Sbatto la faccia contro l’anta di un armadio perciò capisco che sono in entrata, avrei preferito arrivarci in un altro modo però…- Tutto bene là dietro April?_ le chiedo voltandomi nella direzione da cui sento provenire i suoi passetti_ Sì_ mi risponde con la sua flebile vocina.
Giro la chiave nella serratura della porta d’ingresso e la apro:  il fascio di luce che proviene dall’esterno è abbagliante, mi colpisce gli occhi e rimango accecata per alcuni istanti. 
 
*****
Riesco finalmente a recuperare la vista ma ciò che vedo non è per niente nella norma. Un fresco venticello mi accarezza il viso; mi stropiccio gli occhi più volte, mi pizzico il braccio: davanti a me si distende un verde prato recintato da un rudimentale steccato, il cancelletto in legno dà dritto verso una stradina sassosa, una specie di via principale; di fianco a quello che dovrebbe essere il giardino di casa Mason c’è una casetta dall’aspetto medievale con un orticello e una stalla.
 Mi accorgo di avere la bocca spalancata solo quando sento la gola secca, la mano è sudata ancora incollata alla maniglia- Dov’è quell’ enorme palazzo grigio che stava di fronte alla casa stamattina?.. dove siamo?- dico scioccata cercando un appoggio su cui sostenermi. April mette la testa fuori dalla porta per capire cosa sta succedendo- oh!- dice stupita ma anche un po’ divertita; Jimi invece sembra non stare nella pelle nel vedere un prato così grande tutto per lui, si divincola dalla porta e corre contento per tutto il perimetro della casa.
April mi scuote vedendomi paralizzata a osservare alberi, capanne, uomini a cavallo…- Questa non è New York, ho preso una botta in testa? È uno scherzo?- decido di prendere in mano la situazione,afferro il braccio della bimba e mi dirigo a passo spedito in “giardino”- Dove andiamo?- mi domanda April preoccupata- A chiedere a qualcuno cosa mi rappresenta questa cosa!- dico indicando tutto ciò che mi circonda, sono innervosita, anzi furiosa.
Mentre proseguo determinata nella ricerca sento un rumore sordo alle mie spalle, simile al rumore di uno schiocco; non appena mi volto vedo un ragazzo intento a spaccare la legna proprio nella casetta di fianco alla “nostra”. Torno indietro continuando a tenere la mano ad April ma rallento il passo e mi avvicino con calma osservandolo incuriosita a mano a mano che mi avvicino: un bel ragazzo, forte, biondo…ma sono i vestiti che non mi convincono.
 Raggiungo lo steccato, gli sono a circa due metri di distanza-Scusa…ehi! Dico a te!- lui si volta con l’ascia ancora in mano, “ora mi ammazza” penso appena i suoi occhi azzurri si incontrano con i miei- Cosa c’è?- chiede lui avvicinandosi, “magari è un tipo violento”continuo a pensare, sono quasi sul punto di darmela a gambe…- Va tutto bene?- mi chiede con una voce più tranquillizzante. Devo avere sicuramente l’aspetto di una psicopatica sono talmente confusa che non mi ricordo nemmeno cosa dovevo chiedere- Io…cioè noi…- quasi balbetto “ma cosa cavolo mi prende?”- Finalmente qualcuno l’ha comprata questa proprietà, non se ne poteva più di topi, ragnatele ed erba incolta…- comincia il ragazzo- topi?! Ci sono topi?- gli chiedo terrorizzata- Ma non ci vivi tu lì dentro?- chiede indicando la casa alle mie spalle- Sì, cioè non proprio, è una storia complessa- gli rispondo- Potrà sembrarti stupido ma posso chiederti dove siamo?- inarca un sopracciglio poi mi fissa un po’ per capire se lo prendo in giro- Siamo ad Adeia- risponde come se fosse la cosa più naturale del mondo. April spunta da dietro le mie gambe; il ragazzo fa una faccia strana, continua a spostare lo sguardo da me alla bambina finchè ad un tratto mi domanda- Ma è tua figlia?- do un’occhiata ad April per un attimo- Certo che no! Ehi ma per chi mi hai preso!- lui sembra confuso- Beh di solito le ragazze per bene non indossano abiti così corti da arrivare sopra il ginocchio!- accenna un sorrisetto; do un’occhiata al mio abitino- io non so che usanze voi abbiate qui, di certo io lo trovo bellissimo ed è anche costato una barca di soldi!- ribatto indignata, non permetto certo che il mio vicino di casa si faccia idee strane sul mio conto o di quello di April- No, no non fraintendermi è un bell’abito solo che…- Ho capito, ho capito!- lo interrompo io.
April mi fa segno di volermi dire qualcosa, mi abbasso e mi sussurra all’orecchio- Taylol ho fame, andiamo al Mc Donald?- arrosisco, “ora come glielo spiego che qui non c’è nemmeno un bar!?”- scusa…- Hiram- Già Hiram, non sapresti dirci dove potremmo trovare chessò un mercato?- Senza rifletterci molto mi risponde- un mercato ci sarebbe, ma dista alcuni chilometri da qui e non credo che una ragazzina come te con quell’abitino passi inosservata lì!- .“Ha ragione, non ci avevo pensato e cosa cavolo mangeremo oggi se non posso neanche uscire di casa?”- Tra un po’ vado a cacciare…se vuoi posso procurarti qualcosa- dice Hiram - Grazie è molto gentile da parte tua, sono in debito- lo ringrazio- April torniamo in casa, dobbiamo sistemare un po’ di cose…ciao- mi volto e faccio segno ad April di seguirmi- Ciao, ciao amico di Taylol!- dice lei ridendo- Passo più tardi con la cena- sento dire da Hiram che riprende a spaccare la legna.  
        

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Capitolo 3
*** Strane scoperte ***


CAPITOLO 3
 
“Cacciare”… continua a rimanermi nei pensieri la frase pronunciata dal “vicino di casa”, ci mancava solo questa! Non camperei  neanche una settimana se dovessi rincorrere una bestia con arco e frecce; Dio solo sa cosa mi toccherà affrontare in questo posto nel giro di ventiquattrore!
 
Spalanco la porta, due terzi della stanza prendono colore dalla luce che proviene dall’esterno, lo scenario che mi si presenta davanti però non è quello che mi aspettavo.
Di impulso strattono violentemente le tende ai lati delle finestre- Non può essere…- la voce mi esce appena dalla bocca:  Anche all’ interno la casa si è completamente stravolta.
 Pareti di legno grezzo e mattoni circondano la stanza, tutti i tappeti che prima facevano bella mostra sul pavimento si sono sostituiti a pezze di forma irregolare e di un colore indefinibile, persino le lampade sono sparite!
Mi fiondo in cucina sperando di trovare  almeno la credenza con le cibarie,  ma tutto ciò che è rimasto è solo un tavolino, una tinozza con dell’acqua e due sacchi colmi di cereali- Taylol è casa nuova questa?- mi domanda April non appena mi raggiunge. Sono totalmente disorientata, ma non posso farglielo capire, peggiorerei la situazione, così decido di inventarmi qualcosa per tenere tranquilla la piccola- No April, è una specie di gioco, è tutto per finta, ora mettiti a dormire su quella sedia a dondolo e quando ti sveglierai sarà tutto come prima- Casa mia?- mi domanda poco convinta mentre la faccio sedere- Si, si, casa tua, chiudi gli occhi ora-le dico accarezzandole la testa, dopo pochi attimi stringe le manine attorno al cuscino e si addormenta. Mi getto sconsolata su di una poltrona vecchia- è  adesso?!-.
Sebbene le mie speranze siano minime, decido di ispezionare la casa per vedere se è rimasto qualcosa di uguale, magari una torcia, un phon…niente!
Tutto ciò che trovo sembra risalire ad un’altra epoca: vestiti impolverati ripiegati nei cassetti, scarpe e scarpette; ma la cosa più sorprendente è che le misure calzano a pennello con le mie e quelle di April! Mi caccio su un completo rosso a maniche lunghe, e dopo qualche aggiustamento sulle spalle scopro che mi calza alla  perfezione- Mi sta proprio bene!- dico con un sorriso compiaciuto mentre volteggio per la stanza.
Dentro ad un baule trovo invece abitini da bambina, uno più grazioso dell’altro, ne prendo uno a caso e lo posiziono delicatamente sopra April addormentata: anche a lei la misura di questi vestiti va bene.
Salendo una quindicina di scale in legno si raggiungono le camere da letto e una specie di micro bagno. Tutta la casa ha un aspetto trascurato, ma la cosa strana sta nel fatto che sembra non abbia mai ospitato nessuno; anche se c’è molta polvere sparsa in giro, e la prima impressione sia quella di una casetta abbandonata, le coperte dei letti, i tappeti…, sembra non siano mai stati toccati, come se tutto questo fosse stato preparato appositamente per il nostro arrivo.

Il sole si sta preparando per il tramonto e non ho nessuna intenzione di rimanere con le mani in mano ad attendere il buio, lego i capelli con uno chignon e mi rimbocco le maniche: strofino tutti i mobili della casa per rimuovere la polvere e dare una parvenza di ordine. A casa mia capitava molto di rado che mi facessi il letto o cose simili, ma in questo caso è una necessità.
Mentre sono presa a strofinare la superficie di un baule sento tintinnare qualcosa per terra, lo sguardo ricade subito sulla mano destra- L’anello!- controllo rapidamente il pavimento nelle vicinanze ma non vedo nulla- No, non è possibile era quello della nonna!...- il mio volto inizia ad assumere un’espressione di panico. –Etchi!- sento improvvisamente alle mie spalle- Etchi!- April starnuta con gli occhi che le lacrimano- Taylol, affreddore? Polvere cattiva nella casa nuova?- chiede preoccupata. Subito non capisco, poi collego la polvere agli starnuti: April è allergica alla polvere!- Oh cielo!- esclamo io andandole in contro- Perché la signora Mason non me l’ha detto?- la prendo in braccio e la porto fuori in giardino per qualche minuto, le porto un bicchiere d’acqua(il massimo che ci possiamo permettere come cura al momento!) e aspetto che il peggio passi.
-Va meglio April?- le sistemo un ciuffetto riccioluto dietro l’orecchio- No dottoe Taylol! dottoe cattivo, fa tante punture sul braccio!- mi risponde lei abbracciandomi- No, tranquilla April, non andiamo dal dottore- la abbraccio forte anch’io. Osservo le sfumature rosse ed arancioni che si dipingono sul cielo- …qui non ci sono i dottori che conosciamo noi. Siamo sole- sussurro.
 
April comincia a brontolare perché ha fame, per tenerla occupata in attesa che Hiram arrivi con il cibo, le faccio preparare la tavola: due bicchieri, due piatti, due forchette…- La mamma e il papà? Vengono anche loro a mangiae?- mi chiede con un’espressione confusa- Il papà e la mamma sono fuori a mangiare stasera- le rispondo. Che cosa penserà sua madre quando vedrà che non c’è nessuno a casa? Ma noi tecnicamente siamo a casa…toc!toc!  i miei pensieri vengono interrotti dal rumore di qualcuno che batte sulla porta – Spero proprio che sia lui…- dico mentre mi avvicino. Appena vedo i suoi capelli biondi tiro un sospiro di sollievo- Grazie al cielo! Non sapevo più come distrarla!- lui sorride un attimo poi estrae dalla sua borsa qualcosa e mi passa un coniglio- Oggi non sono riuscito a trovare molto, mi dispiace- sbircia alle mie spalle April che salta su una sedia della cucina- Come va con la casa?- mi chiede- Ho cercato di darle una sistematina ma c’è ancora molto da fare…- Hiram richiude la borsa frettolosamente- Ora devo proprio andare…è stato un piacere rivedervi…- Aspetta un attimo!- lo fermo, abbasso il tono della voce- Domani avrei bisogno di parlarti, non conosco il posto e…-, - Ok, io sono sempre lì- dice indicandomi casa sua- Ciao…oh, già, a proposito ti chiami Taylol o Taylor?- mi chiede mentre si allontana lentamente, mi scappa una risatina divertita- Taylor!.. grazie per la cena!-.
  
(Dopo l’ardua impresa di spellare e cuocere il coniglio credo di essere pronta per affrontare una missione spaziale!)lancio gli avanzi e gli ossi a Jimi che se li porta scodinzolante sotto al tavolo - Ecco a te principessina- porgo il piatto con la carne fumante ad April; comincio a mangiare - me lo tagli a pezzettini?- mi chiede dopo un po’ che se lo rigira sul piatto- Già scusa hai ragione me l’ero dimenticata!- lei mi fissa per un po’- Taylol, la mamma aveva detto che stasera mangiavo i bastoncini di pesce…- comincia a fare la ruffiana- Spiacente ma quelli non ce li abbiamo, sarà per un’altra volta- le rispondo tranquillamente- …A me piacciono di più gli anelli fritti di pesce però…- continua imperterrita. Sto per risponderle di non avere nemmeno quelli quando mi ricordo dell’anello- Oh cavolo!April finisci di mangiare che io arrivo subito- le spiego rapidamente mentre corro di sopra.
Accendo una candela ma non fa abbastanza luce per illuminare la stanza- Era qui..- farfuglio osservando per terra; infilo la testa sotto al letto, eccolo! Finalmente lo vedo, sono quasi arrivata ad afferrarlo ma il mio sguardo cade su di un altro oggetto che sta dietro all’anello, avvicino la candela per capire di cosa si tratta- E quello cos’è?-.   
 

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Capitolo 4
*** Il pugnale Rhali ***


CAPITOLO 4
 
 
Una pietra verde di forma esagonale riflette la luce della candela abbagliandomi gli occhi per qualche istante.
 Una volta ripresa la mia vista allungo il braccio e afferro quello che sembra essere un manico di qualcosa- questo posto si  fa sempre più strano…- lo estraggo da sotto il letto e finalmente me lo ritrovo tra le mani- Ma è un pugnale!- esclamo stupefatta.
 Il manico è decorato da due pietre incastonate, la lama lucida e liscia è finemente lavorata, sicuramente è opera di un fabbro esperto.
Dopo averlo osservato per un po’ lo appoggio sul palmo della mano e scopro che è molto leggero per essere un pugnale qualunque; mi infilo l’anello e ripongo il pugnale dentro ad un cassetto del comodino vicino al letto- Quello è bene che April non lo veda- dico a bassa voce mentre chiudo la porta e torno in cucina.
- Allora, hai finito di mangiare?- chiedo ad April mentre sto per raggiungere il tavolo- Noooo! Jimi scendi da lì subito!- urlo non appena lo vedo seduto sulla mia sedia e leccare il mio piatto, ovviamente pulito fino all’ultima briciola;
April divertita batte le mani per incitarlo, probabilmente gli avrà dato anche il suo di coniglio- Scendi!- gli intimo furibonda.
 Subito mi pento di aver gridato tanto, non potrei mai sapere che reazione potrebbe avere un cane di tali dimensioni sentendo una persona praticamente estranea inveirgli contro; fortunatamente al secondo richiamo mi ubbidisce e a orecchie basse va a rifugiarsi in salotto.
 Anche April smette subito di ridere, sul suo volto si dipinge un espressione talmente seria che sembra quasi irreale per una bambina della sua età- Avevamo solo quello, diamine! Il tuo l’hai finito!?- chiedo rivolgendomi verso di lei . April si limita giusto a farmi un cenno di assenso con il capo poi prende e si allontana anche lei in salotto.
Osservo la tavola ancora apparecchiata e con i piatti vuoti, mi passo le mani sul viso e poi sui capelli- Ma cosa ci faccio io qui!- dico sconsolata mentre raccolgo le posate e le butto nella tinozza provocando un baccano incredibile.
Quando ho finito di sparecchiare la tavola, soffio sulla candela per spegnerla e vado a raggiungere gli altri due.
Mi dirigo verso la poltrona in silenzio e osservo April girata di schiena che accarezza il cane, disteso con il muso appoggiato a terra e gli occhi teneri, mentre gli sussurra parole di conforto- Scusa, ho esagerato prima- le dico mentre mi avvicino, lei si gira di scatto come se fosse stata scoperta a fare qualcosa di proibito
- Perché tratti sempre male Jimi? Lui è buono…- riprende ad accarezzarlo sulla testa- Ma lo so che non è cattivo, solo che non abbiamo niente da mangiare per il momento e lui la sua cena ce l’aveva già!…- spiego in tono calmo.
 
Secondo i miei calcoli dovrebbero essere quasi le dieci di sera e gli sbadigli di April non tardano ad arrivare- Taylol?- mi domanda ad un tratto con occhi sonnolenti- La mamma non viene più?- si viene a sedere vicino a me- Non so bene nemmeno io quando arriva, però non ti devi preoccupare, avrà avuto molto da fare…- cerco di evitare il suo sguardo da cerbiattino smarrito-… Ok, allora  mi racconti la fine della stoia?- E’ un po’ presto per sapere la fine della storia, ma se vuoi posso raccontarti come continua …- le dico sorridente.
 April approva senza esitazioni, così continuo a narrarle della storia di questa ragazza e della bambina che vivono ad Adeia , dei loro bellissimi vestiti e del loro cane ingordo!- Taylol, ma questa stoia è come la nostra?- mi interrompe ad un tratto- Ci assomiglia un po’…- mentre cerco di capire il suo umore, “se ora si mette a piangere perché vuole la madre mi sparo!”, vedo che assume un’espressione pensierosa- Alloa dove sono tutti i nostri vestiti da pincipesse?!- inizio subito a ridere e lei sembra non capirne il motivo, “ e io pensavo che volesse la mamma!”. -Domani mattina te li farò vedere, ora si è fatto tardi, meglio che ti porto su a dormire- la prendo in braccio ma non oppone resistenza più di tanto, la giornata è stata sconvolgente anche per lei – Ciao Jimi!- lo saluta con la mano tra uno sbadiglio e l’altro.
 
 
*****************
 
 
Spalanco gli occhi di colpo quando mi accorgo di non aver dormito nella mia stanza, mi ci vuole qualche secondo per ricordarmi di tutto.
Vado a sciacquarmi il viso, “ho un aspetto orrendo” penso tra me e me; mi spazzolo i capelli e me li sistemo da un lato, tiro fuori dal baule uno di quei bei vestiti che ho trovato ieri e me lo sistemo come meglio posso, infine mi allaccio dei sandali alle caviglie.
Faccio mente locale per come organizzare la giornata: “per prima cosa devo parlare con Hiram”penso mentre vado a controllare che il pugnale sia rimasto nel cassetto.
Lo prendo in mano ma mi accorgo subito che sulla lama sono state incise delle strane lettere- E queste chi le ha fatte?- dico mentre passo le dita sopra la superficie tagliente.
 Anche la pietra incastonata nel manico ha cambiato colore, da verde è diventata viola lucente.
Prima di andare a cercare Hiram vado a controllare April: dorme tranquilla nel suo lettuccio; fischio a Jimi che si precipita subito in camera- Vedi di farle la guardia mentre sono fuori- gli raccomando inutilmente- Speriamo che non si svegli prima che ritorni!- dico mentre mi chiudo la porta alle spalle.
L’erba fresca e bagnata di rugiada del giardino mi solletica i piedi- Dovrà spiegarmi un bel po’ di cose…- dico una volta raggiunto il portoncino della casa vicina.
Sto per bussare quando la porta si apre  da sola e appare Hiram con un arco in mano- Aah! Che spavento!- urlo; lui mi fissa sorpreso- Ssh! Non gridare potrebbero sentirci!- non capisco- Sentirci, chi?-.
 Hiram chiude la porta dietro di lui- Non posso parlartene qui, non è né il momento né il posto- risponde lui sbrigativo- Cosa ci fai qui a quest’ora del mattino?- mi chiede mentre sistema la faretra con le frecce a tracolla- Ho bisogno di sapere qualcosa su questo mondo e sul perché io ed April siamo finite qui- spiego fissandolo negli occhi.
Hiram si guarda intorno per un attimo- Senti ora proprio non posso…devo andare, questo pomeriggio passo io se vuoi…- dice mentre fa per allontanarsi- No, io non ritorno a casa finchè qualcuno non mi dice cos’è questo!- estraggo il pugnale e glielo mostro.
 Hiram sgrana gli occhi pietrificato poi torna di corsa verso di me- Nascondilo subito! Cosa ci fai con questo?!- dice togliendomelo dalle mani- Ora capisci perché ho bisogno di parlarti?- lo guardo con aria orgogliosa- E va’ bene, seguimi- .  
 
Il vicino di casa mi conduce in una radura appena dentro il bosco davanti alle nostre case; è molto agile e sa muoversi facilmente anche tra le radici degli alberi, recupero il fiato qualche istante- Ora posso parlare?- gli chiedo, scuote la testa in segno di assenso.
- Ieri sera ho trovato questo sotto al letto, ma era diverso…questa pietra era verde e le scritte non c’erano- Hiram esamina il pugnale ma la sua reazione è uguale alla mia- Non conosco questa lingua, forse è elfico…- E come si fa a tradurre questa roba?! Non conosci nessuno che possa farlo?- accenna un mezzo sorriso- Io non frequento elfi- dice- Allora a questo ci penserò poi- mi infilo il pugnale nella tasca laterale dell’abito- Vedo che hai seguito il mio consiglio per l’abito- dice indicandomi- Figurati! Il mio abito è stupendo, questo l’ho messo perché mi serviva un cambio- ribatto- Comunque… come mai tutta questa riservatezza e silenzio? Hai paura che si svegli il vicinato?- domando con una vena ironica; noto che Hiram torna serio- Fossi in te non disturberei il “vicinato”come lo chiami tu, ad Adeia siamo prossimi alla guerra e le città brulicano di truppe inviate da Tromar- dice lui in tono amaro.
 Mi sento una sciocca, come ho potuto mettermi a scherzare su un mondo che nemmeno conosco?- Scusa…non lo sapevo- la voce mi esce timidamente dalle labbra.  
Rimaniamo in silenzio per qualche istante, poi la curiosità prende il sopravvento di nuovo- Potrei sapere chi è questo Tromar?- Hiram alza gli occhi al cielo- Temevo che prima o poi me l’avresti chiesto!- fa segno di sedermi sopra di una roccia dietro di me e io obbedisco in attesa che parli- Ti spiegherò il tutto in breve. Questo Tromar è il sovrano di Adeia, ma non è stato eletto dal popolo, per prendersi la corona ha sterminato metà dei suoi parenti; tutti gli altri, quelli che invece lo appoggiavano, ora sono suoi consiglieri.
 In un primo momento sembrava che i suoi progetti fossero quelli di instaurare un nuovo regno, che avrebbe portato alla ricchezza e prosperità al popolo; ma i suoi scopi erano altri.
La gente si è impoverita, gli elfi sono stati esiliati nei boschi proibiti, e tutte le creature benevole, rinchiuse in posti sconosciuti.
 Ad aggravare la situazione poi, sono state le pesanti tasse che Tromar ha imposto ad ogni famiglia, denaro ovviamente che non gli serve ad altro che a rafforzare il suo potere e stipendiare il suo esercito. Spesso i suoi fidati girano per le città e compiono razzie nelle abitazioni senza alcuna pietà.
Il mercato nella piazza cerco di evitarlo, lì può succedere di tutto, ogni barbaria commessa dai soldati del re è permessa; per questo vengo a cacciare qui.- Abbasso lo sguardo, è troppo difficile credere a ciò che Hiram mi ha detto, come possiamo April ed io rimanere in un luogo simile?-
 
Quindi siamo in trappola…- mormoro ancora incredula- No, questo lo pensavo anch’io fino a stamattina, ma quando ho visto quello- indica la tasca del mio abito- Ho capito che abbiamo una speranza- vedo che i suoi occhi azzurri iniziano a brillare- E perché mai questo pugnale dovrebbe essere così importante?- domando io turbata.- Il Rhali! Il pugnale forgiato dagli gnomi di Xolava, l’antica capitale di Adeia, è in grado di richiamare le sei protettrici della pace, le uniche a poter sconfiggere Tromar ed il suo esercito.- Hiram mi si avvicina con un sorriso radioso- Grazie a questo pugnale potremo mettere fine a tutto quest’ odio ed ingiustizia!- . – Ok, ok…fermo un attimo, stai correndo troppo! Ammesso che esistano gnometti, elfi, ecc.; come speri che arrivino queste sei protettrici, appaiono da sole? Dobbiamo rompere il pugnale?...- Hiram prende l’arco in mano- No, suppongo che dovremo cercarle, e prima ancora dobbiamo trovare qualcuno che sia in grado di leggere l’elfico!- risponde lui.
Torno in piedi e mi avvicino ad Hiram- Tu sei pazzo se credi che io abbandoni casa mia portandomi dietro April e il cane, per cercare sei ragazze in posti sperduti in mezzo al bosco!-gli dico in tono sprezzante; quelle quattro pareti sono tutto ciò che mi rimane della realtà e non intendo abbandonarle!- Ehi! Ma che ti prende?- Hiram prova a trattenermi per un braccio, ma io lo strattono via- Va’  pure a cacciare, grazie per le informazioni, ma io a spasso per i boschi in terre sconosciute non ci vado, ciao!- gli volto le spalle e ripercorro la strada da cui sono arrivata. 





ANGOLINO AUTRICE:
Ciao a tutti:), scusate se pubblico un po' "a singhiozzo", ma tra impegni ed ispirazione...beh, spero che questo nuovo capitolo vi piaccia, so che questi primi capitoli in alcuni punti sono un po' noiosi ma servono, già a partire dal prossimo comunque saranno più movimentati. Vorrei anche ringraziare Nemesis-Kali e LoveforHachi che recensiscono e hanno panzienza di leggere la mia storia:) e anche Ladyselena15 che però non ha ancora recensito:). Grazie e buona lettura! 
         
 

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Capitolo 5
*** Intrusi! ***


CAPITOLO 5

 
 
 
 
 
Spalanco la porta e corro su per vedere che non sia successo nulla “Se è vero quello che dice Hiram, dovrò essere più prudente a lasciare da sola April” penso mentre mi avvicino al letto.
 Jimi ha fatto buona guardia ed April sta ancora dormendo- Ehi piccola, bisogna svegliarsi, dobbiamo andare a comprare un po’ di cibo- la scuoto lievemente sulla spalla.
 Si mette subito seduta e si stropiccia gli occhi- Colazione?- domanda non appena mi mette a fuoco- 
Sì tra un pochino, ma prima bisogna vestirsi- le rispondo. Apro le ante dell’armadio e comincio a frugare tra i vestitini; April sgrana gli occhi felicissima- Sono miei i vetiti da principessa?- annuisco e le mostro due alternative- Quale preferisci di questi?-. I suoi occhietti chiari passano a rassegna i due abiti, poi punta il dito in direzione di quello di destra- Ottima scelta- mi complimento. La seta blu e i polsini  bianchi le danno un’aria da giovincella nobile: le sta benissimo.
Dopo qualche minuto siamo pronte per uscire- Oh diamine! E come faccio a comprare qualcosa se non ho denaro?- mi viene in mente ad un tratto- Prenderò un sacchetto di cereali, speriamo accettino il baratto- lo infilo nella borsa a tracolla insieme al cellulare scarico e al pugnale.
Procediamo per una strada rettilinea fiancheggiata da un fiume finchè non troviamo un bivio con un cartello: come si fa a capire quello che c’è scritto? Jimi inizia a fiutare verso una direzione così lo seguo tenendo per mano April che impunta i piedi perché non vuole camminare- Adesso andiamo a mangiare, abbi un po’ di pazienza!- la rimprovero.
Non molto tempo dopo, il fiuto di Jimi ci conduce a quella che sembra una taverna.
 Una signora piuttosto in carne e con il grembiule sporco esce sorreggendo un vassoio con tre boccali di una bevanda molto simile alla birra. Cerco di capire che tipo di ambiente ci sia all’interno, ma dalla nostra distanza non si vede molto dell’edificio.
 La donna sembra accorgersi della nostra presenza e ci viene in contro sorridente- Benvenuti! Desiderate qualcosa?- a quanto pare non ho molta scelta: con April che non vuole muoversi e Jimi che già rosicchia un osso che ha trovato chissà dove fuori dalla taverna, decido di  farmi coraggio ed entrare- Si grazie, vorremmo far colazione se è possibile- le rispondo all’invito- Prego seguitemi, per di qua- dice la donna che ci conduce dentro la locanda.
 Con grande sorpresa scopro che le pareti dell’interno sono tutte in corteccia e pietre, negli angoli spunta addirittura qualche edera- Incredibile!- rimango a bocca aperta.
A parte due omaccioni da cui mi tengo bene alla larga, l’ostello è vuoto, perciò la cameriera si dedica subito alle nostre ordinazioni- Cosa prendete?- do un’ occhiata al menù ma non riesco a capire nulla- Noi non siamo del posto, non è che potrebbe…?- la donna sembra illuminarsi tutta d’un tratto- Oh, ma certo cara! Scusami avrei dovuto capirlo dall’accento della vostra parlata che non eravate di Adeia…- dice.
Finalmente dopo vari sproloqui della cameriera riusciamo a pranzare: la carne è ottima il sapore però è molto differente rispetto alla nostra per via dell’enorme quantità di spezie che mettono nella cottura, anche il frullato di April è molto buono, ha un sapore delicato che richiama il profumo di certi fiori che crescono nell’aiuola dei nonni -Grazie di tutto- appoggio il sacchetto sul bancone una volta che abbiamo terminato il nostro pasto- E’ stato un piacere- dice la cameriera.
Ben rimpinzati bambina e cane non è più un problema camminare- Adesso dove iamo Taylol?- chiede la piccola. In realtà non ho un vero programma della giornata ma di sicuro devo comperare del cibo se non ho intenzione di addebitarmi a vita con Hiram, e date le ultime novità non ne ho alcuna intenzione!- Credo che andremo al mercato- farfuglio mentre frugo dentro alla borsa per contare le monete che ho ricevuto di resto dalla donna.
Cerco disperatamente di orientarmi tra il traffico che sta iniziando a formarsi per la strada- Scusate!... Ehi! Sapreste dirmi dove posso…- la frase mi muore in gola perché nessuno mi sta ascoltando.
 Sembrano tutti impegnati nelle loro commissioni, sono veramente poche le persone che parlano tra loro. Molte donne con degli abiti simili ai nostri, camminano a passo svelto trascinandosi dietro le gonne i loro figlioletti e si guardano intorno in continuazione.
Rimango immobile sulla strada con April in braccio ed il cane che mi gira in torno per alcuni istanti, finchè un mazzetto di erbe mi viene sbattuto in faccia- Salve signora! Gradisce le famose erbe guaritrici di Adeia?- sento chiedere dal proprietario.
Un ometto con degli strani baffi ed un cappellino rosso rimane in piedi a fissarmi- Io…non saprei, funzionano?- mi rendo subito conto di aver posto la classica domanda stupida che si fa ad un venditore con la sua merce, ma era necessario per guadagnare tempo e valutare la situazione- Mi prende in giro?! Certo che funzionano, se gliele vendo io…!- continua lui. Quando ormai capisco che è impossibile levarmelo di torno senza averle comprate, domando- Quanto vengono?- lui riflette un attimo- Tre monete per queste tre con le foglie grandi- dice mentre me le porge- Ne prendiamo solo due- ribatto io, gli lascio le due monete e prendo i due rametti.
Ci mettiamo in parte alla strada per cercare qualcuno che sappia indicarmi un negozio di alimentari o qualcosa di simile- Mi scusi signora…- mi avvicino ad una donna dal bel viso, i capelli lunghi e lucenti le ricadono sulle spalle mostrando dei riflessi tra il blu ed il violetto. Tiene le gambe accavallate mentre sta seduta su di una sedia ad osservare la popolazione al lavoro, ma a differenza delle altre donne questa indossa una sorta di pantaloni in velluto. Finalmente sembra accorgersi della mia presenza- Hai detto qualcosa?- inizia a fissarmi prima con fare minaccioso poi incuriosito- Sì, io vorrei sapere dove posso trovare un mercato o un posto dove vendano dei viveri non troppo distante da qui- dico tutto d’un fiato. La donna si alza in piedi e mi si avvicina tenendomi gli occhi puntati addosso, una sensazione di imbarazzo inizia a trasparire dal mio volto, “ Possibile che riesca sempre a trovare le persone sbagliate!” penso- A due isolati da qui, c’è una bancarella, ti conviene far presto però…- un mezzo sorrisetto le compare sulle labbra rossastre – Certo, grazie- bofonchio ancora turbata dallo sguardo della donna.
Ci incamminiamo nella direzione indicata accelerando il passo a ogni metro- Quella lì cattiva, no piace a me, no amica tua Taylol!- borbotta April di fianco a me. E’ incredibile come questa bambina percepisca le mie emozioni e i miei stati d’animo- Già non è stata molto carina, hai ragione April- commento.   
Raggiungiamo un baracchino che sta cominciando a riporre le proprie merci- Aspetti! Ci siamo anche noi!- chiamo mentre comincio a correre- Stiamo chiudendo!- ci avverte il proprietario con un cestello pieno di frutti in mano- Facciamo presto glielo giuro!- lo supplico con gli occhini dolci. Quello esita un attimo poi dice- E va bene, cosa prendete?-. Comincio a selezionare interi bancali di strani ortaggi e frutti; alla fine riempiamo due borse intere. Credo che dopo la nostra spesa si sia risollevata l’economia di Adeia!
Prima di andarcene però chiedo quale sia la via più breve per tornare a casa,  e stando al consiglio del venditore è meglio passare per un sentiero stretto che passa per il bosco.
Quando i piedi cominciano a dolermi mi accorgo che ormai siamo vicini a casa- Iamo a casa a giocare?- domanda April quando vede la recinzione- Sì adesso andiamo- la rassicuro.
Dato che comincia a levarsi un vento forte e ad avvicinarsi un temporale, chiudo la porta a chiave e chiudo le finestre. – Questa sera prepariamo verdure calde April, che ti piaccia o no!- la informo dalla cucina, sento che comincia a brontolare come era successo quando non voleva camminare, ma non le do retta e aspetto che si sfoghi. “ Altro che McDonald!” penso mentre pulisco la frutta “Speriamo solo che non duri per molto questa faccenda”. Jimi comincia a girare intorno al tavolo con il suo muso proteso verso l’alto, magari in cerca di un bella bistecca come quella della sera precedente- Spiacente amico questa sera va’ per il vegetariano!- ridacchio mentre lo osservo.
 
Nel giro di qualche ora cominciano a sentirsi dei tuoni e la pioggia scendere martellante come succede in quegli acquazzoni estivi. April mi raggiunge in cucina impaurita dal temporale e si attacca alla gonna del mio vestito rischiando di farmi inciampare più di una volta- April calmati ti prego!- la supplico mentre taglio le verdure.
Ma mentre April col mio tono rassicurante inizia a calmarsi, Jimi invece va’ letteralmente di matto, corre su e giù per le scale e ad ogni mio richiamo si agita ancora di più. Come può un cane agitarsi così tanto solo per uno stupido temporale?! Metto April seduta a tavola e lascio che le verdure continuino a cucinarsi sul fuoco- Jimi ora basta! Se non la smetti ti sbatto fuori!- urlo.
Finalmente scende al piano di sotto e mi raggiunge- Ssssh!- gli faccio con il dito, lui sembra momentaneamente calmarsi anche se sono le sue orecchie dritte in posizione d’ascolto a non convincermi.
Jimi si mette in piedi davanti alla porta, il pelo sulla schiena rizzato e la coda  tra le zampe. Non sono un’ esperta nel comportamento animale ma mi ci vuole poco per capire che qualcosa non va- Jimi cosa c’è?- chiedo in tono incerto. Il cane abbaia come un forsennato senza ascoltarmi, April comincia ad urlare.
Mi avvicino alla porta e sento dei passi avvicinarsi, Jimi comincia a ringhiare rivelando il suo lato più selvaggio, tanto che inizio a credere sia un lupo invece che un cane.
Prendo il pugnale dalla borsa accorgendomi che le mie mani vibrano come foglioline- April sta in cucina!- le ordino cercando di sembrare calma. Jimi smette di ringhiare.
La situazione di stallo viene rotta da dei colpi ripetuti alla porta- Aprite!- tuona una voce maschile. In preda al panico indietreggio stringendo ancora il pugnale in mano- Adesso cosa faccio?!- sussurro con una voce strozzata, non ho neanche il tempo di pensarci che la porta cade ai miei piedi e due uomini alti e robusti fanno irruzione in casa.
Urlo terrorizzata ma la cosa sembra divertirli- Ah ma allora c’era qualcuno!- ridacchia l’uomo con la stessa voce di prima lanciando un’occhiata al suo compagno- Sai di non aver pagato le imposte del regno del supremo Tromar?- continua l’uomo. Questa volta la sua voce si fa minacciosa ed estrae una scure dalla sua cintola- Allora vogliamo pagare?- un ghigno spaventoso appare sul suo volto- Non…ho nulla per pagare…- farfuglio indietreggiando di un altro passo. Proprio mentre sta per colpirmi, Jimi salta e lo morde sul braccio facendolo inveire per il dolore. Solo ora vedo quanto muscolosi siano i miei avversari e capisco che Jimi potrà solamente tenerne occupato uno momentaneamente. Dovrò essere io ad occuparmi dell’altro.
Quello sembra averlo capito ed estrae la sua spada, mi viene incontro sbraitando. Scarto il suo fendente di striscio andando a sbattere contro una parete e rovesciando un vasetto in ceramica, ma quello non demorde, lancia un pezzo di coccio appuntito che mi colpisce di striscio il collo aprendomi un taglio. Do’ una rapida occhiata alla parte opposta della stanza e vedo Jimi che continua ad attaccare l’uomo, ferito in più punti, “ Devo trovare il modo di farci uscire di qui” penso istintivamente.
Il mio avversario è a pochi passi da me sano come un pesce e per nulla affaticato- Comincia a pregare ragazzina…- ghigna per intimidirmi.
Quando ormai mi è addosso e prepara il colpo decisivo, gli lancio contro il tavolino e la sua spada si conficca violentemente nel legno, sollevando centinaia di schegge.
E’ proprio in quel attimo che approfitto della sua distrazione per pugnalarlo alla coscia. Un urlo fa vibrare le pareti e solo allora mi accorgo di come io sia riuscita a colpire un uomo senza alcuna esitazione, “ Sono un mostro!” penso terrorizzata.
Estraggo il pugnale insanguinato e cerco di schiarirmi le idee per tornare in me. Proprio mentre decido di correre a prendere April e Jimi per scappare, l’uomo mi tira un potente calcio dritto allo stomaco che mi fa volare a tre metri di distanza.
La prima sensazione è quella di essere morta, poi sento la testa che gira all’impazzata e una fitta lancinante all’addome, “ Quello schifoso deve avermi spappolato la milza” constato dolorante.
Mi accorgo che l’ombra dell’uomo mi sovrasta perciò cerco di scansarmi in fretta e furia ma questa volta non ce la faccio- Adesso mi hai stancato!- tuona furibondo. Mi agguanta per i capelli e solleva la spada sulla mia testa, “Adesso è finita!” penso. Chiudo gli occhi e mi preparo al colpo finale.
Un rumore atroce, di una lama che trapassa da parte a parte la carne umana.
Apro gli occhi e un fiotto di sangue caldo mi schizza il volto, un grido strozzato e poi un tonfo.- Aaaaaah!- urlo fuori di me, poi lo vedo. Hiram sta in piedi davanti a me, con una mano sorregge la spada insanguinata sollevata a mezz’aria, con l’altra stringe la manina di April con il singhiozzo e il volto rigato dalle lacrime.
 Mi da subito una mano a rialzarmi anche se ho l’impressione di aver perso la sensibilità perché la sua mano mi sembra un corpo estraneo freddo- Non aver paura Taylor ci sono io ora- mi dice in tono dolce.
Anche Jimi mi si avvicina, zoppica un po’ ma sta bene. Do’ un’occhiata alla stanza e vedo i corpi dei due uomini senza vita- Sono un mostro…- bisbiglio mentre Hiram mi da una mano a pulirmi il viso dal sangue- Sono un’assassina!- alzo la voce – Ehi! No, non sei un’ assassina, ti sei solo difesa, calmati!- cerca di tranquillizzarmi lui – E invece sì!- inizio a singhiozzare e a tremare – Adesso non è il momento di parlare di questa storia, che ne dici di riposare?- mi chiede mentre vedo che controlla il mio collo. Annuisco sfinita, ma quando Hiram cerca di tirarmi su dal pavimento la fitta di prima si fa risentire, lasciandomi senza respiro per qualche secondo. Intravedo a malapena che Hiram sussurra qualcosa ad April, poi sento due braccia forti che mi sollevano da terra- Va tutto bene, non ti preoccupare- dice.
La luce che entra dal cornicione della porta d’entrata mi abbaglia, chiudo gli occhi e mi addormento.
 
 
*******************
 
Sento una sostanza fresca sul collo che da un sollievo piacevolissimo.
- Ehilà! Vedo che ci siamo svegliati!- dice una voce familiare.
Apro gli occhi lentamente e vedo Hiram seduto di fianco a me con delle bende in mano- Sveia! Sveia Taylo!!- grida April appena mi vede. Le accenno un sorriso, anche se non sono per niente di buon umore- Ciao piccola, stai bene?- le stringo la manina – Qui bicotti buoni! Vengo a mangiare da Hiam dopo!- esclama tutta contenta- Ah si? E io non facevo da mangiare buono a casa?- mi fingo offesa. April ride e mi da un bacino sulla guancia poi corre via in un’altra stanza. A proposito, che posto è questo?- Vi ho portati a casa mia- dice Hiram anticipando la mia domanda- Comunque dì al tuo cane che se prova di nuovo a mangiarmi le galline ci penserò due volte prima di fasciargli la zampa!- dice- Quello per fortuna non è il mio cane!- ribatto divertita.
Cerco di alzarmi dal letto ma mi fa ancora male la milza, Hiram mi da una mano a mettermi seduta.
Fisso la testiera del letto- Da quanto tempo è che dormo?- Circa un giorno- risponde. Cerco di trovare il coraggio per parlare dell’accaduto, prima o poi dovrò passare lo shock- E’ stato orribile…- inizio- Lo so. Io ti avevo avvertito però…- mi fa notare Hiram- Dicevano che dovevo pagare…- cerco di ricordare a fatica le parole dei due uomini- Sì lo so, fanno sempre così, ma il vero scopo è quello di divertirsi massacrando le persone indifese- confessa lui - Ti ringrazio, per avermi curato e portato in salvo April, ma noi poi torneremo a casa, insomma nella vera casa, spero…- Hiram mi osserva per un po’- Torneranno…e verranno anche qui!- ammette in tono amaro.
Sussulto stupita- Come?! Qui?!- domando- Ovunque, ci cercheranno finchè non ci troveranno- mi ci vuole poco per collegare i pezzetti del puzzle- Quindi…- comincio- …quindi dovremo partire alla ricerca delle sei protettrici, con quello- Hiram indica il pugnale appoggiato sul comodino di fianco a me.
 

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