A Seeker's Gift

di hermyDdC
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il regalo perfetto ***
Capitolo 2: *** Natale a Grimmauld Place ***
Capitolo 3: *** Back to school ***



Capitolo 1
*** Il regalo perfetto ***


A Seeker's Gift


Il binario nove e tre quarti si avvicinava sempre di più, e infine il treno si fermò. Tra la folla in attesa, Draco riconobbe i suoi genitori che gli sorridevano; mentre li salutava attraverso il finestrino, si sentì finalmente al sicuro. Benedetto il Natale. Non c’era niente di meglio di tre settimane a villa Malfoy per liberarsi dei pensieri che, dal giorno di quella dannata partita, non volevano saperne di lasciarlo in pace.
Essere battuti dai Grifondoro era irritante a prescindere, eppure, paradossalmente, aver perso quella sfida era il male minore. Il vero problema era come l’aveva persa…


Draco non riusciva a smettere di pensarci. Doveva essere una partita già vinta, con quella schiappa di Weasley come portiere, e lui era arrivato davvero a un soffio dalla vittoria. Ricordava la sua mano allungarsi verso il Boccino… sfiorare quella del suo avversario… poi più nulla. Un blackout. Un solo secondo, in cui il suo cervello sembrava aver completamente dimenticato la partita e il Quidditch. Un solo, dannatissimo secondo: ma era bastato perché le sue dita decidessero di cercare, di stringere, la mano di Harry Potter anziché il Boccino…
Da quel momento, il fuoco che si era sentito divampare dentro non l’aveva più lasciato in pace. Proprio quando Draco pensava di essere ormai guarito, il suo pensiero fisso era tornato, ancora più invadente dell’anno prima. Stare a Hogwarts, e vedere Harry continuamente, non faceva che ricordargli ogni giorno di più quanto ne fosse innamorato… e guardare negli occhi Blaise diventava sempre più difficile. Ma ora, finalmente, sarebbe stato al sicuro. A villa Malfoy, dove non c’era nulla che potesse ricordargli Harry Potter…


Povero piccolo illuso, si disse, non appena varcata la soglia della sua camera. Sua madre l’aveva addobbata per Natale, esattamente come l’anno prima… quando lui era fuggito da Hogwarts in preda al panico più totale, subito dopo che Pansy l’aveva lasciato sostenendo che avesse una cotta per Potter. Nel giro di qualche giorno, nella solitudine di quella stessa stanza, Draco era arrivato a concludere che Pansy aveva perfettamente ragione… e quelle quattro mura erano diventate il suo rifugio, il luogo in cui era libero di fantasticare e sognare di lui senza che nessuno glielo impedisse.
Sembrava proprio che fosse il destino: sotto Natale non ce la poteva fare a chiudere Harry fuori dai suoi pensieri… e allora, tanto valeva lasciarlo entrare. Se la sua mente voleva sfogarsi un po’, meglio che lo facesse finché non c’era Blaise nel letto di fianco…


«Draco, domani andiamo a Diagon Alley?»

La voce di sua madre lo colse di sorpresa: era talmente impegnato nelle sue riflessioni che non l’aveva vista entrare.

«Diagon Alley…» ripeté, cadendo dalle nuvole. «Perché?»

«Non vuoi scegliere i tuoi regali di Natale?» domandò la madre, perplessa.

«Oh… sì, certo!»

«Poi magari trovi anche qualcosa per Blaise e Pansy…» Narcissa si avviò verso l’uscita. «Tra dieci minuti scendi, che andiamo a tavola.» Chiuse la porta e si allontanò.

Draco iniziò a vagare per la stanza, pensando a cosa poteva farsi regalare… e poi sua madre aveva ragione, pur non sapendone niente: almeno al suo ragazzo un regalo doveva pur farlo… Per non parlare di Pansy. Lei era l’unica a sapere di Potter, perché l’aveva capito ancora prima di lui, eppure non l’aveva fatto diventare lo zimbello della casa di Serpeverde, ma anzi era rimasta la sua migliore amica e aveva sempre mantenuto il segreto… Decisamente, una bella sorpresa per Natale se la meritava.


Draco si avvicinò alla finestra e, mentre guardava distrattamente la neve posarsi sugli alberi del giardino, gli balenò in testa l’idea di fare un regalo a Harry… Prima ancora di rendersene conto era già partito per la tangente, pensando a quanto avrebbe voluto trovare un regalo perfetto, che gli piacesse da impazzire… a quanto avrebbe dato per sapere che c’era qualcosa di suo che Harry teneva sempre con sé. Ovviamente non avrebbe potuto fargli sapere che era suo, altrimenti Harry l’avrebbe buttato via… o, peggio, avrebbe mostrato il bigliettino con la sua firma a tutta la scuola, e per lui sarebbe stata la fine…

L’idea era abbastanza sconvolgente da farlo tornare bruscamente sulla Terra. Il suo riflesso nel vetro della finestra sembrava quasi rimproverarlo: Va bene che il tuo cervello si deve sfogare, ma tu il cervello te lo sei proprio bevuto. Non puoi fare una cosa del genere. Sarebbe la cazzata più grossa della tua vita… E poi, rifletté con una punta di malinconia, come fai a sapere cos’è che gli piace da impazzire? Lui mica viene a dirlo a te… Vai a cena, va’, che è meglio.
 

-x-x-x-


Il giorno dopo, quando arrivarono a Diagon Alley per lo shopping natalizio, Draco e sua madre erano uno più carico dell’altro.

«Allora, tesoro? Da dove vuoi che cominciamo?» esordì Narcissa.


«Dalla Gringott, ovviamente», intervenne Lucius con tono annoiato. «Altrimenti si compra ben poco.»

I tre si diressero verso la banca. Draco si guardava intorno in cerca di idee e, attraverso la vetrina di Quality Quidditch Supplies, notò un bambino che saltellava per il negozio, cercando di afferrare un Boccino che volava tra gli scaffali…
La sua mente iniziò a correre impazzita. Rivide in un flash l’ultimo Boccino che avrebbe dovuto prendere… e poi Harry, mai stato così vicino come in quel momento… Peccato che poi la partita l’avesse vinta lui. Non solo aveva vinto: non contento, l’aveva pestato a sangue… Sì, d’accordo, Draco se l’era cercata, però quei pugni l’avevano fatto soffrire davvero troppo, e non solo per il dolore fisico; perciò, all’epoca, si era sentito soddisfatto all’idea che Harry fosse stato espulso dalla squadra. Ora però era diverso: era quasi Natale, e lui si era appena accordato il permesso di non odiarlo per un po’… Ormai perso nel suo mondo, guardò il bambino che correva al di là del vetro e pensò: io impazzirei se non potessi più giocare…


«Draco, ci sei?»

La voce di suo padre, una decina di metri più avanti, lo richiamò all’ordine. Il ragazzo rispose d’impulso.

«Vi dispiace se… se vi aspetto qui? Intanto entro e do un’occhiata in giro.»

«Va bene… Ci vediamo al Quidditch tra dieci minuti.»

Il giovane Malfoy aprì la porta e afferrò senza difficoltà il Boccino vagante, che puntava nella sua direzione come se volesse uscire. Mentre lo tendeva al negoziante, notò una decorazione insolita: sembravano quasi due lettere…

«Esistono… i Boccini con le iniziali?»

«Certo! Possiamo inciderti le lettere che vuoi. E, se lo devi regalare, guarda: puoi mettere il bigliettino qui dentro!»

Il venditore puntò la bacchetta verso il Boccino e quello si aprì, rivelando una piccola pergamena. Draco rimase a bocca aperta, come fulminato: era un segno del destino…

«… caspita… è perfetto!»

«Ne vuoi uno? Servo i signori e sono subito da te. Intanto puoi metterti avanti con la dedica!»

L’uomo gli indicò una piuma e una pila di foglietti sul bancone e raggiunse gli altri clienti.
Draco prese un piccolo frammento di pergamena e impugnò la penna… Diamine, perché la mano doveva tremargli in quel modo? Se solo il cuore avesse rallentato un po’… Prese un bel respiro e scrisse, lentamente, una lettera dopo l’altra: Harry…
Per qualche secondo rimase lì, a fissare il nome che aveva scritto, e si rese conto di non averlo mai pronunciato, se non nei suoi sogni… Mentre lo leggeva in un sussurro, sentì una vocina, da qualche parte nel suo cervello, che gli chiedeva cosa diavolo gli fosse saltato in testa. Il suo cuore, però, aveva la risposta pronta: a odiarlo non ce la faceva, e non riusciva più nemmeno a pensarlo e basta. Aveva bisogno di dirglielo, e quello era l’unico modo…
Controllò rapidamente che nessuno lo stesse guardando e scrisse di getto: I love you.
Vedere quelle tre parole lì davanti a sé, nero su bianco, gli diede la sensazione di essersi tolto un gran peso dal cuore…


Spazio autrice:
Questa storia è un po' più articolata delle altre. Ci sono altri tre capitoli, ma ora non ho tempo per caricarli, li pubblicherò nei prossimi giorni. Intanto fatemi sapere cosa pensate di questa prima parte! (e magari anche delle altre... insomma, ricevere recensioni non mi fa schifo!)

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Capitolo 2
*** Natale a Grimmauld Place ***


NdA: Scusate, avevo fatto male i conti. I capitoli sono tre in tutto, non quattro... comunque, eccovi il secondo! :)

La mattina di Natale, a Grimmauld Place.
Hermione entrò nella stanza di Harry e Ron gridando «Buon Natale!». Ron stava già aprendo la sua pila di regali; Harry si svegliò e si mise subito al lavoro per aprire i suoi. Libri di Difesa per le sue lezioni… un modellino di Firebolt (caspita, che voglia di giocare a Quidditch)… il consueto maglione Weasley…

Pop. Lupus in fabula. Fred e George si Materializzarono nella stanza.
«Buon Natale, ragazzi!» esordì George. «Non scendete per un po’.»


«Perché, che succede?» chiese Ron.

«La mamma sta piangendo», rispose Fred. «Percy ha rimandato indietro il suo maglione di Natale, senza nemmeno un biglietto. Oh, a proposito…» Si interruppe, cercandosi qualcosa nelle tasche. «Ce l’hai tu, George?»

«Sì, giusto. Harry… è arrivato questo per te.»

Harry afferrò il pacchetto che George gli aveva lanciato e lo esaminò: c’era scritto il suo nome, ma non c’era nessun biglietto.
«Chi l’ha mandato?» chiese.


«Non lo so», replicò George. «Ma il gufo che l’ha portato era grande quanto un Ippogrifo.»

«Esagerato, George… Diciamo quanto un’aquila», lo corresse Fred. «Dev’essere stato un reale.»

«Un reale?» rifletté Harry. «Sta’ a vedere che è uno scherzo di Malfoy…» Sentendosi tutti gli occhi addosso, iniziò a scartare il pacchetto.
«Un Boccino… Con le mie iniziali, figo!»

Il Boccino prese il volo; Harry balzò in avanti per afferrarlo. Mentre lo rigirava tra le mani per osservarlo meglio, lo vide aprirsi sotto i suoi occhi, rivelando una piccola busta all’interno.


«Aprila, magari c’è scritto chi te l’ha mandato», suggerì Hermione.
«… Che succede, Harry?» aggiunse poco dopo, preoccupata: Harry aveva aperto il biglietto e sembrava pietrificato…


«È uno scherzo di Malfoy?» domandò Ron.

«Non credo…» Harry tese il biglietto ai due amici, che rimasero per un momento con gli occhi sbarrati: sulla pergamena, in una grafia che non riuscivano a identificare, campeggiavano le parole Harry… I love you.

«Cho», disse Hermione.

«Ginny», disse Ron, in contemporanea. Hermione lo guardò divertita, poi si rivolse a Harry.

«Sono sicura che te l’ha mandato Cho. Voglio dire, dopo quello che è successo… magari è in imbarazzo e non se l’è sentita di firmare, però voleva che tu lo sapessi e ti ha mandato questo… pensiero da Cercatore».

«Anche Ginny è Cercatrice, adesso», ribatté Ron, «e muore dietro a Harry da quando aveva dieci anni. Però ha il fidanzato e non può permettersi di firmare il bigliettino, quindi glielo manda anonimo!»

«Ehi, ehi, calma… Cosa ci stiamo perdendo?» Fred sfilò il biglietto di mano al fratello. «Wow!»

«Congratulazioni, Harry!» gli fece eco George. Harry, intanto, aveva cercato di seguire la discussione tra Ron e Hermione, ma ci aveva rinunciato molto in fretta, perché quei discorsi gli mettevano solo una gran confusione in testa, e ora stava giocando tranquillamente con il suo Boccino nuovo.

Hermione replicò a Ron, ignorando l’interruzione dei gemelli. «Senza offesa, Ron, ma… è un Boccino. D’oro. Non penso che Ginny…» Abbassò gli occhi, imbarazzata. «E poi… non ricordo bene, ma… non mi sembrava la sua scrittura.»

«Te lo dico subito.» George si Smaterializzò e ricomparve dopo pochi secondi, con un biglietto in mano.

Hermione gli lanciò una delle sue occhiatacce da Prefetto. «Cos’è quello?»

«L’ho preso da uno dei regali di papà… Love from Ginny.» George tese la mano al gemello. «Da’ un po’ qua.» Per qualche secondo fece scorrere lo sguardo da un biglietto all’altro, poi li mise da parte scuotendo la testa. «No. Decisamente no…»

Hermione diede un’occhiata ai due biglietti. «Allora non può che essere Cho», ragionò tra sé, in tono pratico. «Se escludiamo Ginny, non ci sono altre Cercatrici a Hogwarts…»


«Che ne sai?» ribatté Fred, assumendo l’aria concentrata di uno che si sta impegnando per spararla grossa. «Magari gliel’ha mandato Malfoy veramente…»

«Per dire che gli è piaciuto tanto quando l’abbiamo pestato e vuole che lo rifacciamo…» gli resse il gioco George. «Per me, quando vuole.»

«Eh no, George, non vale!» rise Fred, dandogli uno spintone. «Tu l’hai già pestato, la prossima volta devi lasciarlo a me! Tanto ormai la vecchia megera mi ha espulso…»

«Molto divertente, ragazzi…» intervenne Hermione, alzando la voce per sovrastarli. «Ma ora abbiamo un problema.»

«Ovvero?» risposero in coro i gemelli.

«Dobbiamo trovare qualcosa che Harry possa regalare a Cho entro oggi!!!»


 
Trovare il regalo non fu difficile: Harry non dovette fare altro che chiedere a Sirius di duplicare il suo modellino di Firebolt. Il problema vero era il biglietto…
Per quanto Harry fosse una frana negli affari di cuore, lo capiva benissimo anche lui: una ragazza che ti ha baciato e ti scrive “ti amo” si aspetta come risposta “ti amo anch’io”. Eppure lui non se la sentiva di scriverglielo, nonostante Cho gli piacesse da secoli. Aveva sognato mille volte di stare con lei, ma, ora che sembrava veramente possibile, Harry aveva paura, non si sentiva all’altezza. Lei era più grande, aveva già avuto un ragazzo, e nemmeno uno qualunque: Cedric Diggory, il campione di Hogwarts. Certo, anche Harry era stato campione di Hogwarts, ma rispetto a Cedric rimaneva un bambinetto: che diavolo poteva trovarci, in lui, una come Cho?


Sicuramente Hermione avrebbe saputo risolvere tutti i suoi dubbi in un battibaleno… ma sarebbe anche riuscita a farlo sentire completamente stupido. Così Harry decise di confidarsi con Sirius, che gli consigliò di scriverle qualcosa del tipo “riguardo al tuo biglietto preferirei parlarti di persona”, per prendersi il tempo di riordinare un po’ le idee. Quella sera stessa, però, arrivò un altro gufo, con un pacchetto… e una lettera di Cho, che non capiva come Harry potesse ringraziarla per il suo regalo prima ancora che lei lo inviasse… Lui non sapeva davvero più cosa pensare, e perfino Hermione rimase senza parole.

A cena apparvero entrambi insolitamente pensierosi, ma, mentre lei era impegnata a schedare mentalmente tutte le ragazze di sua conoscenza per capire chi fosse l’autrice del biglietto anonimo, Harry stava arrivando alla conclusione che, in fondo, non gliene importava più di tanto. Chiunque gliel’avesse mandato non era ricambiato, perché non era Cho. Dopotutto era quasi meglio non sapere chi fosse: gli risparmiava un sacco di imbarazzi. Harry proprio non riusciva a immaginarsi di prendere da parte una ragazza e dirle… cosa, poi? “Senti, mi dispiace, ma io non ti amo”? … Sì, decisamente meglio non sapere. Intanto una cosa era certa: aveva un Boccino nuovo di zecca e ci si divertiva un mondo…

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Capitolo 3
*** Back to school ***


Terzo e ultimo capitolo!


Tornati a Hogwarts dopo le vacanze di Natale, il lunedì mattina, Ron e Hermione scesero a colazione rassegnati alla giornata da incubo che li attendeva: Storia della Magia, Pozioni, Divinazione (per Ron) e la Umbridge. Harry, seduto accanto a loro, non faceva caso a una parola di quello che dicevano gli altri intorno a lui, perché era nel panico: a quella fantastica giornatina, per lui, si sarebbe aggiunta un’ora di “ripetizioni” con Piton… Si riscosse dai brutti pensieri solo quando sentì Fred scuoterlo per le spalle.

«Ehi, Harry! Lo vedi quel gufo lassù?»


Harry guardò in su, nella direzione indicata da Fred. «Quello grande quanto un’aquila?»

«Proprio lui… È quello che ha portato il tuo Boccino.»

«Sei sicuro?»

«Sicurissimo», saltò su George, sbucando da dietro le spalle di Fred. «Ho riconosciuto le macchie… Beh, ora non resta che vedere dove atterra, no?»

Harry, Ron, Hermione e i gemelli seguirono il volo del gufo, aspettandosi di vederlo planare verso il tavolo di Grifondoro. Invece l’animale si allontanò, si diresse dalla parte opposta della sala e atterrò… sul tavolo di Serpeverde, davanti al naso di Draco Malfoy.

«Ha! L’ho detto, io! Te l’ha mandato quel simpaticone di Malfoy!» esclamò Fred, trionfante. «Chissà come mai…» aggiunse, pensieroso.

«Io resto dell’idea che voglia un’altra scarica di cazzotti…» rispose rapido George.

«Dai, ragazzi, siamo seri…» Harry incrociò lo sguardo dei gemelli e si corresse. «… sì, lo so, chiedo troppo. Ma non è possibile. Voglio dire: sono due settimane che gioco con quel Boccino. Mi sarebbe già esploso in mano da un pezzo, non trovate?»

«In effetti hai ragione anche tu…» rifletté George.

«A meno che…» Fred fece una pausa, apparentemente spremendosi le meningi per spararla più grossa che poteva. «… non sia davvero innamorato di te!» Scoppiò a ridere a crepapelle. «Te l’immagini?»

«E meno male che avevamo detto di essere seri…» replicò Harry, incapace di trattenersi dal ridere.

Ron, fino a quel momento troppo impegnato a mangiare per prendere parte alla conversazione, saltò su a dire la sua. «Magari è un gufo della scuola, e a Natale l’ha usato qualcuno che è rimasto qui.»

«No. Quello è il gufo di Malfoy, garantito», rispose prontamente Harry. «Mi è rimasto impresso la prima volta che l’ho visto al primo anno…» si giustificò, imbarazzato da tutti gli occhi puntati su di lui.

Hermione tentò di fare il punto. «Quindi: o George si è confuso, o questo è uno scherzo molto strano. Insomma, se io volessi fare un dispetto a Harry, non credo che gli comprerei un Boccino… e poi di certo non butterei via tutti quei soldi per uno che mi sta antipatico.»

«Malfoy ha i soldi che gli crescono in giardino, che vuoi che gli cambi una manciata di Galeoni in più o in meno…» obiettò Ron. «Il punto è: perché?»

Hermione si alzò di scatto. «Ragazzi, mi sa che ci penseremo più tardi… Ora dobbiamo andare, o faremo tardi a Storia.» I ragazzi la seguirono senza troppo entusiasmo; lei si fermò per lanciare un’occhiata di avvertimento a Fred e George. «E voi due… per l’amor del cielo, state lontani da Malfoy. Ammesso e non concesso che quel Boccino sia suo, non vi ha fatto niente di male…» I gemelli la guardavano come se fosse impazzita. «Be’, che c’è? Guardate che lo dico per voi… Non vorrete farvi espellere per la bella faccia di Malfoy?» Senza attendere risposta, si avviò con Harry e Ron verso l’aula di Storia della Magia.

La mattinata passò senza che i tre amici avessero modo di discutere gli ultimi avvenimenti. Certo, il professor Rüf era sempre talmente assorbito dalle sue noiosissime lezioni da non notare la gente che giocava a tris o che faceva i disegnini sul banco, ma di certo se ne sarebbe accorto se qualcuno avesse iniziato a conversare tranquillamente. A Pozioni, poi, nemmeno per sogno: Piton riusciva a togliere punti a Grifondoro anche quando nessuno fiatava, figurarsi se tre studenti si fossero messi a far salotto durante la sua ora… e poi, non era certo il caso di riprendere la discussione con Malfoy lì a due metri.
A fine lezione i ragazzi si diressero in Sala Grande, indignati dall’ennesimo scherzetto di Piton a Harry, che gli era costato l’ennesimo zero. Ron e Hermione passarono gran parte dell’ora del pranzo a insultare Piton, spalleggiati dal resto della classe, con Harry che borbottava qualcosa ogni tanto ma non era realmente presente: dopo Pozioni, se possibile, aveva il panico ancora più di prima all’idea della lezione di  Occlumanzia…


 


Dopo pranzo, Harry e Ron salirono in cima alla Torre Nord, dove li aspettava la professoressa Cooman. Si accomodarono al loro solito tavolino, su cui era già predisposta una copia dell’Oracolo dei Sogni.

«Usate l’Oracolo per interpretare i sogni più recenti sui diari dei vostri compagni», disse la Cooman, sedendosi a consultare la sua sfera di cristallo. Harry allungò il suo diario a Ron, che lo sfogliò fingendo la massima concentrazione.

«Dunque, Harry… hai sognato che ti arrivava un Boccino con un biglietto anonimo…»

«Sì, esatto…» Harry rise e gli resse il gioco. «Una dichiarazione d’amore, portata dal gufo di Draco Malfoy… Allora, veggente? Secondo te che significa?»

«Significa…» Ron iniziò a sfogliare a caso l’Oracolo dei Sogni e finse di leggere da una pagina. «… che tu sei stracotto di Malfoy e vorresti tanto che anche lui fosse innamorato di te…» Accennò un risolino, poi si accorse dello sguardo assassino di Harry e alzò le mani in segno di resa. «Scherzavo! Scherzavo, scusa… Però ammetti che se fosse un sogno avrebbe la sua logica…»

«Sì, sì…» rispose l’amico, irritato. «Ma è successo davvero, e io di certo non l’ho chiesto. Mi sa che qui la psicanalisi dobbiamo farla a Malfoy, più che a me…»

«Quindi tu non pensi che George si sia confuso?»

Harry sembrò illuminarsi, come se a poco a poco stesse arrivando alla soluzione del mistero. «No, George ha ragione… i cazzotti…»

Ron lo guardò perplesso. «Be’… sì, su quello ha ragione, Malfoy dei cazzotti se ne merita sempre…»

«Ma no, non capisci? Io l’ho pestato e la Umbridge mi ha espulso, e lui mi ha mandato quel Boccino per girare il dito nella piaga…»

«… e farti pesare ancora di più il fatto che non puoi più giocare!» esclamò Ron. «Caspita, non fa una grinza…»

Harry era di nuovo pensieroso. «Certo, questo spiega il Boccino, ma non il biglietto… Come diavolo gli è venuto in mente di infilare nel Boccino una finta dichiarazione d’amore?»

Ron alzò le spalle. «Per sviare i sospetti, forse? Così te la saresti presa con qualche sventurata ragazzina e non saresti mai arrivato a lui…»

«Be’, non aveva tutti i torti: se non avessi visto il gufo, non ci sarei mai arrivato… E quindi il sogno finiva con questo gufo che mi faceva salire in groppa e mi riportava a terra», improvvisò Harry, vedendo la Cooman avvicinarsi al loro tavolo. «Che dice il libro? Che significa?»

Ron lo guardò per un attimo senza capire, poi notò anche lui la Cooman e riprese a sfogliare. «Dunque, il gufo…»

«Hai sognato un gufo, ragazzo?» intervenne lei, chinandosi su Harry. «Delusione d’amore, mio caro… sii forte…»

«Be’, ha ragione: delusione d’amore…» borbottò Ron, non appena l’insegnante si fu allontanata. «Pensavi di aver ricevuto una dichiarazione, e invece è solo Malfoy che fa l’idiota.»

«Qui ci vuole Hermione», disse Harry. «Anche se non si parla di ragazze, è pur sempre lei la psicologa…»

In qualche modo, la lezione di Divinazione finì, seguita da un’interminabile ora passata a far finta di leggere il libro della Umbridge. Finalmente, dopo l’ultima campanella, i tre amici poterono tornare alla torre di Grifondoro e si diressero spediti verso il dormitorio dei ragazzi, al sicuro da orecchie indiscrete. Harry e Ron esposero ad Hermione la loro teoria.

«… quindi noi pensiamo che l’abbia fatto per farmi rabbia e vendicarsi dei cazzotti», concluse Harry.

«In effetti se la metti così ha senso», rifletté Hermione. «Tu sei fissato col Quidditch, quale modo migliore per farti rabbia? E anche lui è fissato quanto te, potrebbe tranquillamente aver pensato una mossa del genere…»

«È il biglietto che non ha senso», disse Ron. «Secondo te è possibile che l’abbia scritto perché non sospettassimo di lui?»

«Anch’io avevo pensato questo», rispose Hermione. «Poi però la Umbridge mi ha fatto venire in mente un’altra cosa…»

«Che c’entra adesso Faccia da Rospo?» chiese Ron.

Hermione esitò. «Forse… voleva illuderti che ci fosse qualcun altro che sta dalla tua parte. Sai, di questi tempi… non è che se ne trovino poi tanti.»

Harry considerò la nuova ipotesi. «Un po’ contorta… ma Malfoy è astuto. Potresti anche avere ragione, sai?» Aprì il suo cassetto e liberò il Boccino. «Ad ogni modo, sapete che vi dico? Qualunque cosa avesse in testa, ha fallito miseramente. Certo, non è come il vero Quidditch… ma giocare con questo affarino mi fa sentire bene», disse mentre saltava per afferrare la pallina. I suoi amici si scambiarono un sorriso, felici di vedere che anche Harry stava finalmente sorridendo.


... e così Draco ebbe salva la pelle, nonostante tutto! ^^
Spero che la storia vi sia piaciuta, lasciatemi i vostri pareri!
hermy

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