Antidolorificomagnifico

di MarchesaVanzetta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***



Capitolo 1
*** I ***


 
 
 
Gli zaini erano stati fatti, le tende smontate e il fuoco spento. Stavano per abbandonare quel luogo meraviglioso che li aveva accolti per quelle due settimane straordinarie, stavano per dire addio al ruscello, ai sassi intorno al fuoco, all’erba alta che frusciava nella brezza della sera. Addio al boschetto dove qualcuno si era imboscato per baciarsi e addio alla tana di volpe abbandonata che avevano scoperto.
Il ragazzo si fermò, in modo da restare l’ultimo della fila, e si andò a sedere per l’ultima volta sui tronchi intorno al cerchio di sassi che aveva contenuto il fuoco, ad annusare per l’ultima volta il profumo della brace.
Con l’ultimo sorriso sulle labbra corse verso i compagni, pronto a tornare a casa.

 

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Capitolo 2
*** II ***


 
 
 
Diventare un kai kdani, un uomo tigre, era il suo sogno. Nel suo villaggio, nella zona del Kalyasinghpur, era considerato il dono di una divinità e chi lo riceveva aveva diritto a molti privilegi e onori, che allettavano la sua mente da contadino, sempre in lotta contro il tempo e la terra per la sopravvivenza quotidiana.
Ma come poteva aspirare a quel dono? Come favorirne l’arrivo? Aveva provato di tutto, dal dormire nella foresta al mangiare un brandello di carne cruda e sanguinante, ma non aveva ottenuto risultati.
Quel mattino però aveva una boccetta con sé, entrando nella foresta: un vecchio del villaggio vicino gli aveva assicurato che avrebbe funzionato: era urina di tigre tenuta al vento per una notte di luna piena ventosa e poteva donargli la trasformazione per una notte.
Quando al mattino si risvegliò ancora nel suo letto, più puzzolente del solito a causa del contenuto della boccetta sparsa su tutto il corpo, maledisse la sua ingenuità e si avviò verso il suo campicello, rassegnato alla sua esistenza misera.

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Capitolo 3
*** III ***


 
 
 
Degli uomini dell’esercito lo stavano inseguendo con i mitra in braccio, pronti a crivellarlo di colpi, e lui cercava di scappare sempre più veloce, gli sembrava quasi di volare.
Poi sentì un tocco al fianco e, spaventato, si svegliò di soprassalto, ansando e guardandosi freneticamente intorno alla ricerca di chi l’avesse toccato.
Vide di fianco a sé Amid, il ragazzino arrivato la sera prima, contorcersi in preda a un incubo. Gli accarezzò dolcemente le braccia e i capelli, cercando di tranquillizzarlo e scacciare i suoi brutti sogni, e dopo qualche minuto il ragazzo si calmò.
Sorridendo osservò i suoi compagni, stesi anche loro a terra, a dividere uno stesso cuscino.
Sul grigio sporco della federa vide spiccare sei  capelli, alcuni neri e altri grigi, alcuni crespi e altri lisci, ma tutti disperati. Si strappò un capello e lo adagiò vicino agli altri, sorridendo tra sé e sé. Sarebbero usciti da quell’inferno.

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Capitolo 4
*** IV ***


 
 
 
Tutti i suoi amici erano stati presi, solo lui restava nascosto dietro quell’albero, la corteccia ruvida che gli sfregava il viso. Tremava un poco, nel terrore che lo vedessero e lo catturassero: i giochi infantili erano finiti, quel suo nascondiglio che lo aveva sempre fatto vincere a nascondino ora gli serviva per sfuggire al lungo braccio della legge. Non si poteva essere un mussulmano della Bosnia, in Jugoslavia, non in quel momento, e gli amici che riempivano di risate i suoi ricordi infantili erano gli stessi che ora setacciavano il bosco per prenderlo e ucciderlo.
Sentì i cani abbaiare, troppo, troppo vicino e si lasciò cadere in terra, rassegnato, stanco di fuggire, portandosi dietro un pezzo di corteccia ormai gelida ed estranea.

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Capitolo 5
*** V ***


 
 
 
Si rigirò distrattamente quella moneta tra le dita, osservando come la luce che filtrava dalle persiane semi chiuse battesse sulla superficie dorata, facendola brillare. La girò facendola saltare, come faceva quando era un ragazzo, come faceva quando lei gliel’aveva appena portata dal suo viaggio alla ricerca di se stessa in Mongolia.
Che mare di stronzate.
Lei in Mongolia non ci era stata, aveva passato un mese a Rimini con Giovanni, il suo migliore amico, e aveva comprato quella ciofeca in un negozietto vicino all’aeroporto di Fiumicino, quando era tornata. Eppure lui ci aveva creduto, all’inizio, come aveva creduto a lei. Poi era scomparsa, cacciata fuori dalla sua vita a calci, lanciandogli come ultimo, beffardo, pegno d’amore quella moneta.
Che tristezza…

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Capitolo 6
*** VI ***


 
 
 
Con un sospiro si abbandonò sul divano di casa sua, urtando contro il telecomando che non aveva messo a posto prima di partire, due settimane prima.
In un colpo solo tolse la felpa e la maglietta, gettandole verso il tavolo della cucina, e calciò via le scarpe. Sentendo qualcosa solleticargli la pianta del piede si chinò, guardando prima le scarpe e poi il pavimento dalle piastrelle nere.
Perplesso levò anche i pantaloni e si mise comodo sul divano, riappropriandosi del suo appartamento dopo nove ore di volo e due settimane in tenda in Kenya.
Quando si alzò per andare in bagno, qualche ora dopo, vide finalmente quello che cercava prima: alcuni granelli di terra rossa erano scivolati fuori dalle sue scarpe e spiccavano ora sul pavimento, a ricordargli la sua fuga.

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