io e te contro tutti

di Bibo Swag
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trama ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***



Capitolo 1
*** Trama ***


Trama

Questa è la storia di una ragazza, un ragazza umile gentile e dolce di nome Greta ha una vita normalissima purtoppo andrà in contro a tante cose brutte per colpa che ha un padre che si è ribellato contro la mafia.

Quelli della mafia lo vogliono punire rapendo sua figlia e incaricano la missione a Justin

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


 
Capitolo 1

Quel giorno, come tutti i giorni, Greta era a scuola.

Era una ragazza per bene lei, figlia di un maggistato e purtroppo ormai orfana di madre, ma di lei conservava un ottimo ricordo. 
E questo Greta lo sapeva bene ormai, la sua mamma era stata una donna speciale,  e una madre che purtroppo non avrebbe potuto veder crescere sua figlia.

Ma Greta, nonostante questo, era cresciuta con un’educazione impeccabile, era una ragazza dolce e timida, una giovane donna ormai, seppur ancora nel pieno dell’adolescenza.

Nello studio metteva tutta se stessa, era un’amante dell’arte, della letteratura, della poesia.
Nonostante ciò amava anche divertirsi, il suo divertimento era contemplare le stelle, le stelle e la luna.

**

Nella sua scuola, però, vi erano anche elementi poco raccomandabili.
Tutti sapevano che lì, proprio in quel piccolo paese, c’era la mafia.
Ma una mafia forse anche peggiore, poiché catturava intorno a sé ragazzi ancora troppo giovani.

Justin, era uno di questi.
Un ragazzo che, dopo mille delusioni dalla vita, aveva deciso di seguire i suoi amici in questa “avventura”.
Un’ avventura che, però, lo avrebbe costretto a fare cose crudeli.
Aveva dovuto maltrattare gente, rubare a gente onesta, mettere nei guai persone estranee ai fatti.
Ma ormai ci era dentro, e il suo cuore si è ghiacciato.
La mente era fredda e decisa, il cuore non comandava più su nulla.

**

Ma come potevano incontrarsi i destini di questi due ragazzi così diversi l’uno dall’altra?
In realtà, justin aveva già notato greta per i corridoi della scuola che lui odiava.
L’aveva notata e la sua immagine le era rimasta impressa per un po’, ma il cuore era ormai di ghiaccio, quell’immagine non rimase che una flebile fotografia riposta in una parte remota della sua mente.

justin però, non sapeva che presto avrebbe dovuto rievocare quell’immagine.
Fin quando un giorno…

*Nel nascondiglio della mafia, residenza del Boss*

-Justin, abbiamo una nuova missione per lei.-

Justin era in ginocchio al suo boss, lo odiava ma lo doveva rispettare, almeno gli dava quel che gli bastava per vivere.

-Tutto per lei, in cosa consiste la nuova missione?-
-C’è un noto magistrato che ci sta creando non pochi problemi, dobbiamo assolutamente fermarlo.-
-Bhè, basta toglierlo di mezzo, come abbiamo fatto con quel giudice qualche mese fa.-

Il Boss sorrise, un sorriso acido e famelico –Io avrei un modo per farlo mettere a tacere in modo ancora più repentino e significativo, bisogna togliergli la cosa che più ha acquistato in questi anni: l’onore e il rispetto!-

Ad justin bastarono quelle parole per capire quale sarebbe stato la sua nuova missione.
-Cosa devo fare signore? Metterlo nei guai con la giustizia, violentare la moglie?-

Il Boss allargò il suo sorriso ulteriormente –Io avrei un’altra idea in mente-
Premette il bottone di un telecomando, e sull’enorme display davanti a loro apparì un video, un video che raffigurava una giovane ragazza, Greta.

Greta ricordava di averla vista, ma non gliene importava.
-Questa è la figlia, sai cosa devi fare. Hai un mese e mezzo di tempo, Justin.
Noi tutti confidiamo in te.-


Il Boss si alzò e se ne andò, lasciando Justin intento a riguardare quelle immagini.
Era una missione che di solito affidavano ai “picciotti” più grandi.
Era la prima volta che avrebbe dovuto fare una cosa del genere.
Forse anni fa, si sarebbe fatto schifo ad aver fatto una cosa del genere.
Ma ora lui non pensava più col cuore, pensava con la mente, e neanche più con la sua, con quella della sua nuova “famiglia”.


justin tornò nel suo stabile con il pensiero della sua nuova missione.
“Dovrò togliere l’onore e il rispetto di quel magistrato.
Dovrò mettere incinta quella ragazza, per la mia ‘famiglia’ 

Continua....

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


E mentre nella mente di quel ragazzo a cui era stata rubata l’adolescenza pensava alla sua nuova missione, Greta tornava tranquillamente a casa, dopo una lunga giornata di scuola.

Non vedeva l’ora di arrivare a casa, la ragazza dagli occhi-oceano, preparare il pranzo per il padre e poi chiudersi nella sua stanza, nel suo mondo.

Era pieno di sogni il suo mondo, sogni che nascevano in lei come una qualsiasi adolescente. Piccoli grandi sogni, senza alcuna presunzione di avere più di altri.
Semplicemente fantasie sul futuro: immaginare una famiglia tutta sua, una casa accogliente, un marito che l’amava.

Ma quella ragazza dai sogni così semplici ancora non sapeva che quel giorno sarebbe tornata a casa sì, ma la sua vita sarebbe cambiata totalmente.

Non sapeva ancora che, al suo ritorno avrebbe trovato una casa vuota dalla presenza del padre.
Una casa che, sarebbe stata l’ultima cosa che avesse visto prima che la sua vita cambiasse, apparentemente in peggio.

_ _ _ _

Eccolo, il nostro ragazzo dalla pelle liscia, intento ad attuare il suo piano.
E’ con il suo aiutante –Il magistrato è stato preso dagli altri, mi raccomando, tenetelo rinchiuso, io adesso devo occuparmi della parte più importante.-

Sì, quel ragazzo da quando aveva saputo della missione affidatagli non aveva fatto altro che pensare a cosa avrebbe dovuto fare.
Non era la prima volta che la sua “famiglia” faceva una cosa del genere, ma era la prima volta che questo compito era stato affidato a lui.

Eppure non gliene importava nulla, non gli importava di separare un padre da una figlia, non gli importava di costringere una giovane ragazza ad avere un rapporto con un perfetto estraneo, più e più volte fin quando la missione non fosse giunta al termine.


Si diresse verso l’immensa casa che gli era stata descritta come la casa di Selene, aveva deciso di aspettarla dentro, di aspettarla arrivare, e poi di rapirla e portarla con sé, dove avrebbe fatto di lei tutto ciò che voleva.
Ma mentre si dirigeva, la vide attraversare la strada ed entrare per prima.

La vide, e gli apparve proprio come la prima volta che l’aveva vista, quella ragazza così semplice.
Ma a lui, che fosse semplice o no, non importava nulla.
Sapeva solo che quella ragazza gli avrebbe fruttato una paga più alta del solito.


---
Greta entrò in casa.
-Papà, sono a casa!-
La giovane ragazza non ebbe alcuna risposta.
-Papà, sei su?!-
Ancora nulla. Silenzio.

Poi, un fiato sul collo, un braccio intorno alla sua vita, e una mano a tapparle la bocca.
Era immobile, fra le braccia di una persona che non poteva vedere, poiché era dietro di lei.

Poi sentì una voce, quella voce così giovanile per quella presa troppo forte.
-Shhh, fai la brava e andrà tutto bene.-

Greta rimase zitta, mentre quel ragazzo la portava via dalla sua casa.
Avrebbe voluto urlare, chiedere aiuto e soprattutto sapere dove fosse suo padre.

Ma le sue domande non avrebbero avuto risposta.

Justin chiuse la porta e la portò dentro ad una macchina, alla cui giuda vide un altro ragazzo. La presa era sempre ferrea, ma finalmente Greta poteva vedere in faccia, il proprietario di quelle braccia che l’avevano allontanata dalla sua casa.

E fu così che lo vide per la prima volta, fu così che i suoi occhi si posarono sul suo viso.
Mentre Justin non la guardava per niente.

La aveva liberata dalla presa sulla bocca, mentre la teneva stretta per non farla scappare.

La macchina partì per una destinazione ignota.

-Dove mi state portando? Chi sei tu?! Cosa avete fatto a mio padre?!-
Enrico non la guardava ancora –Fai troppe domande, taci.-

Selene si zittì, era sempre stata molto timida, ma quella era una situazione diversa, pericolosa.

-Non sto zitta! Dove mi state port…-

Justin le tappò di nuovo la bocca, sbuffando.

Il guidatore si girò verso Justin, sorrise maliziosamente –Mmmh, sarà un bel caratterino da domare.-

---

Fu allora che Greta capì che era davvero in pericola.
Quando sentì la risata di quel ragazzo che la teneva ferma.
“Cosa le avrebbero fatto?! Cosa ho fatto di male?!”


Ma il vero terrore arrivò dopo.
La macchina si fermò in una immensa campagna, era tutto verde, tranne la piccola villetta posta al centro di quella distesa di margherite.

Greta ancora non sapeva che quella bella villetta sarebbe stata la sua prigione, e al tempo stesso il suo paradiso.

Justin la fece scendere dalla macchina, senza mai liberarla.
La macchina ripartì e il ragazzo spingeva la ragazza verso l’abitazione.

Lei si divincolava –Lasciami!! Cosa mi vuoi fare?!-

Il ragazzo non rispose, la scaraventò dentro e le fece salire frettolosamente le scale.
Arrivarono in una stanza, Justin chiuse la porta a chiave mentre sbattè la ragazza sua pavimento.

La guardò –Questa sarà la tua nuova casa, qui sarai mia tutte le volte che vorrò, e sappi che succederà molto spesso-

Greta tremava, come poteva accadere tutto questo a lei?!
E quel ragazzo, cosa le stava per fare?!
Il terrore saliva impetuoso.

---

Justin la prese con tanta forza e la fece rialzare.
Poi la spinse verso un mobiletto lì vicino, la fece sedere lì, mentre si insinuava fra le sue gambe.

Ma il compito era difficile, greta si divincolava, urlava.

Ma lui era impassibile, non udiva le urla.
Pensava solo ad eseguire il suo compito.

La fermò completamente, e le sue mani iniziarono a toccarla senza grazia.
Greta si fermò, immobile, sapeva che ormai tutto era inutile.
Le sue forze erano poche, rispetto a quelle del ragazzo.

Sentiva le mani di quel tizio a lei sconosciuto, e non poteva far altro che piangere.
Piangere e tremare.

Justin continuava nel suo compito, la teneva ferma, e iniziava a spogliarla.
Poi si rese conto che la ragazza non urlava più.


Alzò lo sguardo.
Fu così che per la prima volta gli occhi dei due si incontrarono.

Oceano da una parte, nocciola dall’altra.

Justin incontrò quegli occhi.
Li vedeva pieni di lacrime, quelle lacrime che piano piano scesero sulla candida pelle di quella ragazza.
Quella stessa ragazza che stava tremando.
E tremava per qualcosa che LUI le stava facendo.


Era mai possibile che lui stesse facendo piangere e tremare quella ragazza che ora gli appariva così piccola e fragile?
Era mai possibile che avrebbe dovuto fare una cosa del genere?

Quegli occhi, quegli occhi gli avevano provocato tutti quei pensieri.
Avrebbero potuto, due semplici occhi, anche distoglierlo dal suo compito?

Continua...

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
Era mai possibile che lui stesse facendo piangere e tremare quella ragazza che ora gli appariva così piccola e fragile?
Era mai possibile che avrebbe dovuto fare una cosa del genere?

Quegli occhi, quegli occhi gli avevano provocato tutti quei pensieri.
Avrebbero potuto, due semplici occhi, anche distoglierlo dal suo compito?

In un attimo quei pensieri attraversarono il ragazzo.
Ed in un attimo decise che non poteva farlo, che non poteva fare a quella ragazza ciò che l’avrebbe segnata a vita.

Lo si vedeva dal suo sguardo, da quei suoi occhi mimetizzabili con l’oceano, da quel suo tremare: era una ragazza per bene e…pura.

Possibile che quella sua purezza sarebbe dovuta scomparire, perché lui avrebbe dovuto fare ciò per cui ora si stava schifando?

Allora capì: non poteva.

La sua presa sul corpo della ragazza si fece d’un tratto più lenta.
Fin quando le mani gli scivolarono lungo i fianchi.

La guardò, i suoi vestiti ormai erano ridotti a stracci, completamente strappati.

-Nell’armadio ci sono dei vestiti, fai cosa vuoi.-

La ragazza non rispose, era totalmente scossa.
Aveva paura, tanta paura.

Justin uscì da quella stanza, non aveva fiato a sufficienza.
Chiuse la porta a chiave dietro di sé.
“Ordini del boss, la ragazza deve stare rinchiusa qui per un mese… il tempo necessario di… di…”

Cavolo, era la sua missione.
Perché non l’aveva fatto?
In fondo a lui, cosa importava? 
Era così semplice, sarebbero bastati pochi minuti al giorno, e lui avrebbe attuato il piano.


Ma quei pochi minuti, avrebbero rovinato la vita di quella ragazza.
“Cazzo,Justin, era così fragile.”

Ma poi il ragazzo si alzò, uscì fuori da quella villetta, doveva sfogarsi.

Iniziò a correre, e correre e correre fino a finire il fiato.
Si sentiva libero così, libero da quella “famiglia” che adesso sentiva di non appartenergli più.

Libero da quella morsa che aveva sentito allo stomaco poco prima, quando aveva visto le lacrime di quella povera ragazza.

Si arrestò e iniziò a tornare indietro.
La sua mente ora correva a ritmo accelerato, pensava a cosa poter fare.

“Calma Justin, hai un mese di tempo, puoi sempre prenderla di sprovvista.
Sì, magari mentre dorme, prenderla in una notte e il piano sarà portato a compimento.
Sì farò così.”

E con quella presa di posizione ritornò nella villetta.

-------

Greta era ancora su quel mobile, ancora immobile mentre le lacrime ormai erano scese sulla superficie del suo viso.
Tremava, tremava convulsamente.

Quel ragazzo, le aveva fatto paura.
Adesso aveva capito cosa volevano da lei.
“Ma perché?!” Si chiedeva. “Perché io?!”


Greta sentì riaprire la porta della stanza, la porta cigolò e lei ritornò a tremare più che prima.

Vide il ciuffo di quel ragazzo affacciarsi alla porta, mentre quello stesso era meravigliato a trovarla ancora lì, nella stessa posizione.

Le sì avvicinò, ma vide il terrore negli occhi della ragazza che aveva di fronte.
Avvicinò una mano al suo braccio, e lei fece un balzo indietro sbattendo contro il mobile.

-Ehi, tranquilla, voglio solo aiutarti a scendere-
Ma Greta non si fidava, sapeva come funzionavano le cose.
Se quel ragazzo prima voleva farle del male, ora lo voleva ancora.

Fece cenno di no con la testa, ma il ragazzo non aveva poi tutta questa pazienza.

Le sì avvicinò bruscamente, erano i suoi modi quelli.
Non era da lui essere delicato.

La ragazza lanciò un urlo e lui si arrestò.
Poi si avvicinò lentamente.

Greta si sentì essere presa da quella forti braccia che le avvolgevano il suo esile corpo.
D’un tratto non aveva più paura.
Era strano, ma quelle braccia erano d’un tratto soffici, per niente uguali a quelle che prima le volevano far del male.

Il ragazzo, di cui ancora non conosceva il nome, la adagiò su una delle soffici poltroncine che vi erano in quella stanza.
Poi aprì un’ armadio e tirò fuori alcuni vestiti.

Glieli posò sul letto –Indossali, altrimenti prenderai freddo.-

Si stava allontanando, ma Greta lo fermò –Perché?-

Il ragazzo incontrò ancora una volta l’oceano dei suoi occhi, e decise che quel mare di purezza doveva avere delle risposte, delle risposte sincere.

-Io non so tutto, non mi dicono tutto, so solo che tuo padre fa il magistrato vero?-
Greta annuì, ma non capiva, “se non è lui a volere tutto ciò, chi c’è dietro?”

-Bhè tuo padre non dovrebbe mettersi contro la mafia, contro noi, altrimenti, ecco cosa succede ai membri della sua famiglia.-

“Mafia, è un mafioso.”

-E a me hanno affidato questo compito, quello di tenerti con me per un bel po’ di tempo, fin quando tu non… sarai più tu, e porterai dentro di te un piccolo bastardo.-

“L’ho detto, cosa ho fatto?! Ora lo sa e scapperà e sarò io a essere punito.” Pensò Justin.

-E perché non lo hai fatto? Perché non hai fatto quello che ti hanno ordinato?-


Justin fece un passo indietro e si mise di spalle alla ragazza.
Lei non doveva accorgersi che i suoi occhi avevano una grande influenza su di lui.

-Non sono fatti che ti riguardano.
E ora che lo sai scappa pure, ma sappi che ti troveranno, e allora non ci sarò io, mi avranno già fatto fuori, ma ci sarà qualcuno che non avrà scrupoli ad eseguire il compito.-

Ed uscì, uscì da quella stanza che gli toglieva il fiato, chiudendo sempre a chiave.
Ma forse, non era la stanza, era quella ragazza.
La semplicità del suo essere.
Scese le scale, e poi si arrestò di botto.
Nel salotto, la schiera dei suoi “fratelli”, quelli con cui di solito attuava ogni missione.

-Allora Justin, te la sei fatta?- fece uno.
-Com’è, ha pianto?- un altro.

Justin li guardò e pensò a ciò che sapeva erano capaci di fare.
-Si, ha pianto molto. Ma non ho ancora finito con lei.-

I ragazzi risero, per poi uscire e ritornare ognuno ai proprio compiti.

Justin si sedette sul divano.

Era davvero arrivato a mentire alla sua “famiglia” per quella ragazza?
Lui non c’era riuscito, ma sapeva che se lo avesse chiesto a qualche suo amico, sarebbe stato ben contento di accettare.

Eppure perché la sola idea che qualcun altro potesse farla soffrire, potesse farla piangere e tremare, gli faceva così male?

Fu così che Justin sprofondò nel divano, con quella domanda che probabilmente non avrebbe avuto mai risposta.

Continua....> Dato che non sono andata a scuola ho continuato spero vi piaccia continuo a 3 recensioni Baci

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
Era davvero arrivato a mentire alla sua “famiglia” per quella ragazza?

Lui non c’era riuscito, ma sapeva che se lo avesse chiesto a qualche suo amico, sarebbe stato ben contento di accettare.

Eppure perché la sola idea che qualcun altro potesse farla soffrire, potesse farla piangere e tremare, gli faceva così male?

Fu così che Justin sprofondò nel divano, con quella domanda che probabilmente non avrebbe avuto mai risposta.
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**Il mattino dopo**

Greta era rimasta sveglia per tutta la notte.
Come poteva mai dormire con quei pensieri e quelle immagini che passavano nella sua mente?

Quel ragazzo e le sue mani sul suo corpo, quella parole, quella confessione di ciò che avrebbe dovuto farle.

Nonostante non l’avesse fatto, Greta aveva ancora molta paura.
Dopo pochissimo sentì la serratura della porta scattare, e la porta aprirsi.

Justin fece capolino dalla porta –Ti ho portato da mangiare!-
Greta lo guardò stupita –E’ avvelenato?-

Il ragazzo cercò di trattenere un sorriso.
-No, i superiori dicono che devi essere in forma per sostenere un bambino!-

A Greta ritornò la paura ed abbassò lo sguardo, portandosi le gambe al petto in segno di difesa.

Il ragazzo notò lo sguardo triste della ragazza e un morso gli fu subito nello stomaco.

“Ma perché mi fa quest’effetto?”
Le si avvicinò, inconsapevole di quello che stava facendo, le si sedette accanto senza farsi vedere, e la guardò incantato.

Greta rialzò lo sguardo e lo vide, le porgeva il vassoio della colazione.

Lei afferrò un cornetto, non mangiava dal giorno prima.
-Perché non hai eseguito il tuo compito?-

Era la seconda volta che Greta gli faceva questa domanda, ed Justin non era più capace di sostenere quel mare immenso dei suoi occhi.


Per la prima volta in vita sua, Justin abbassò lo sguardo, sopraffatto da qualcosa più forte di lui: i suoi occhi.

-E tu perché non sei scappata quando ti ho rivelato le intenzioni dei miei superiori?-

E la ragazza ebbe ancora una volta la capacità di sconvolgere l’animo di quel ragazzo che, adesso dopo anni, sentiva di provare un’ emozione, anche se ancora indefinita.

-Non sono scappata perché so che non mi farai nulla.-

Justin rimase impalato, ma dopo un po’ la parte peggiore di lui ebbe il sopravvento 
-Ah sì? Invece credo che dovresti averne!-

Scattò in piedi lasciandole il vassoio della colazione, e uscì di corsa dalla stanza.

Greta guardò ancora una volta la porta chiudersi.
-Sono sicura che lui non è così, è solo chiuso nel suo mondo, un mondo orribile.-

E tornò ancora una volta ad analizzare quella stanza che, ormai l’aveva capito, sarebbe stata la sua prigione.

Era così spoglia, nessun rimando alla sua vecchia stanza.
Nessun quadro, nessun libro, nessuna forma di quella cultura che le era appartenuta.

Poi Greta vide una finestra, le si avvicinò, sperando che aldilà di quelle persiane vi fosse un bel paesaggio da ammirare.
Ma nulla, erano chiuse e la sua poca forza non le permetteva di forzare per poter aprire.


La ragazza, ormai aveva perso tutto.
E si buttò afflitta sul soffice letto della sua prigione.

--------


“Perché?! Perché?!
Quella ragazza mi farà saltare i nervi! Come può permettersi di dire che io non le farò niente!
Ma cosa ne sa lei! Le farò vedere!
E poi perché mi veniva di sorridere prima?!
Io non ho mai sorriso! No! Lei non può farmi sorridere”


Erano questi i pensieri di Justin, un vortice di frasi sconnesse e contrastanti.
Camminava senza sosta, dopo aver chiuso ancora una volta la ragazza a chiave.


Camminava senza avere una meta, eppure le sue gambe lo avevano portato in un luogo, un luogo preciso e da cui mancava da sole poche ore: la casa di Greta.

Non riusciva a capire perché fosse lì, e perché fosse entrato in quella casa ormai vuota di quella luce che la abitava.
-Wow, che bella casa- 

Sì, era proprio una bella casa quella di Greta, ma di certo quelle gambe non lo avevano portato lì solo per ammirare la bellezza della casa.

Bensì, lo portarono in una stanza particolare.
Justin vi entrò, e ne rimase abbagliato.


**Un’ora dopo nella villetta-prigione di Greta**


Greta era ormai abbattuta, voleva a tutti i costi riuscire ad aprire il cuore di quel ragazzo, ma non sapeva come.
Cosa potevano avere in comune quei due?!


I suoi pensieri furono bloccati da quella serratura che ormai le annunciava il ritorno di Justin.

Ed eccolo, il ragazzo bello e cattivo, che trascinava un enorme sacca grigiastra facendola sfrusciare da terra.


Greta lo guardava dubbiosa “Mi ha portato un cadavere?!”
Gli prese la paura che fosse suo padre.

Ma ben presto Justin aprì la sacca rivelando ben altro.

Greta sorrise dopo tanto tempo, un sorriso timido e poco accentuato.
Ma pur sempre un sorriso.
Perché finalmente vedeva qualcosa di familiare, le sue cose.


-Ho pensato che forse ti annoiavi e ti ho portato qualcosa con la quale ,a quanto ho capito, impiegavi le tue giornate.-

Greta non poteva crederci e senza neanche rispondergli iniziò a frugare in quell’enorme sacca.

A mano a mano che prendeva ogni singolo oggetto, il suo sorriso si apriva sempre di più.
Le fotografie di sua mamma, che subito portò al suo petto e poi nascose nel suo cassetto vuoto.

E i suoi libri, i suoi amati libri.
E c’erano quasi tutti!
Quel ragazzo le aveva portato quasi tutto, facendo uno sforzo immane!

Mancava solo il suo set da disegno, e carta e penna per scrivere i suoi pensieri, altra attività che faceva molto spesso.
Ma Greta non osava chiedere, aveva avuto già troppo.


Poi si voltò verso il ragazzo, che nel frattempo era sceso e ritornato,su una scatola
aprì anche quella e ne rimase meravigliata.
“Ma…come faceva a sapere che volevo proprio queste cose?”

Justin rispose, come se avesse percepito quel pensiero.
-Erano le uniche cose messe in disordine, ho pensato che le usavi sempre e quindi…-

Greta lo bloccò prima che potesse finire la frase.
-Grazie!-

Justin la guardò, confuso e stupefatto nello stesso tempo.
Mai nessuno gli aveva detto “Grazie” nella sua vita, e mai nessuno lo avrebbe saputo dire in quel modo.
Con tanta di quella gratitudine e riconoscenza.

Non riusciva a credere che quella ragazza avesse avuto la forza di dire quel grazie, quella stessa ragazza che ora era priva di tutto, e soprattutto della cosa più importante: la libertà.

Eppure quella ragazza, per un suo semplice gesto era ritornata a sorridere.
E non sapeva perché, ma quel sorriso aveva provocato in lui una bellissima sensazione.

Possibile che fosse felice se lei era felice?
“Sì” fu la risposta che si diede Justin.
E da allora comprese che il suo compito era questo: alleviare almeno un po’ la sofferenza di tutto quello che stava subendo la ragazza innocente. 

Continua:Grazi per le 3recensioni dello scorso capitolo<3 Continuo a 2recensioni Baci <3

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
-Come ti chiami?- gli chiese Greta, incerta e timida, paurosa di non essere degna di ricevere risposta.

-J...justin -
* * * *

“Justin”.
Quel nome si diffuse nella grande stanza.
E rimase sospeso in aria, nella dolcezza del suo suono.

“Justin” pensò Greta.
Sì, le piaceva questo nome.
“Gli si addice…è…bello…come lui…”
Greta scacciò via quel pensiero.
Era bello?! Ma come le era saltato in mente di pensare una cosa del genere?
Eppure, Greta sapeva di aver detto la verità.

Era un bel ragazzo.
Alto, biondinoe con quegli occhi che l’avevano incantata, non sapendo che i suoi avevano incantato lui.

“Si sarà anche bello, ma è spaventoso” Greta cancellò via quest’ultimo pensiero.
Poteva essere spaventoso, colui che l’aveva appena salvata e ora la stava abbracciando teneramente?

No.
Non poteva essere spaventoso.

Allora Greta formulò il pensiero più coerente: “E’ bello e…mi protegge”
Sorrise a quel pensiero e si accorse che dopo la dolce melodia di quel nome, si era creato uno strano silenzio.


Justin constatò la stessa cosa, ma in lui i pensieri erano ben diversi.
“Le…ho detto il mio nome!”
Dopo averlo fatto era rimasto a guardarla, a bocca aperta.
Le aveva riposto senza pensarci, o meglio, le aveva risposto perché VOLEVA risponderle.


Quante volte altre persone avrebbero voluto sapere il suo nome e lui aveva taciuto?
Tantissime.
Ed ora, invece, aveva rivelato il suo nome a quella ragazza.

Gli aveva forse fatto un incantesimo?
“No Justin, ma cosa pensi! Non è mica una strega” ma poi guardò i suoi occhi e le sue labbra, e capì che erano quelle due cose messe insieme ad averlo incantato.

Sì, forse erano stregate.
Ma non gli importava.
Sapeva solo che lo avevano portato a rivelare il suo nome, e l’aveva fatto con tanta di quella naturalezza.


Poco dopo, entrambi si destarono dai rispettivi pensieri e i loro occhi si unirono, incatenandosi gli uni nel luccichio degli altri.
*-**-*


Greta finì dolcemente di disinfettare la ferita di Justin.
A malincuore, si alzò dalle sue gambe per riporre la cassettina al suo posto.


Quando tornò nella sua stanza, Justin era intento a curiosare nelle sue cose.
Stava sfogliando i suoi libri.


Lei gli si avvicinò senza farsi sentire e poi tossì per attirare la sua attenzione su di sé.
Justin scattò chiudendo il libro.

Greta rise –Non è mica un reato leggere! Certo magari dovevi chiedermi se potevi farlo…-

Justin arrossì.
“Cavolo perché mi sento le guance in fiamme?! Dio questa ragazza cosa mi fa!”
-Io non leggo!- Tentò così di salvarsi la reputazione.


-E fai male, non c’è niente di più bello che leggere, o scrivere, o semplicemente immaginare!-


Justin la guardò, quasi la contemplava.
Greta era una ragazza sveglia, forse timida sì, ma sveglia e intelligente, lo si capiva.

Il ragazzo abbassò lo sguardo.
Capiva ciò che aveva detto la ragazza.
Anche lui avrebbe tanto voluto poter leggere.
Ma quello non era il suo mondo.

Tutto ciò che avrebbe voluto fare, gli era stato negato.

Però, ora che ci pensava. 
Voleva davvero leggere, magari con Greta.
“Justin ma cosa cavolo dici!” Scosse la testa eliminando i pensieri fatti poco prima.
Si, quella ragazza gli stava dando alla testa!


Greta intanto lo guardava, mentre lui era impalato davanti agli scaffali pieni di libri.
-Se vuoi li puoi leggere, non mi da fastidio-

Justin non osò voltarsi, altrimenti si sarebbe perso ancora una volta in quegli occhi e avrebbe fatto di nuovo pensieri strani a quelli di cui era abituato.


Con lo sguardò passò in rassegna i tanti libri.
C’era di tutto.
Da i più grandi capolavori, come quelli di Shakespeare, a libricini più piccoli, che Justin non riconosceva dai titoli.

Bhè, forse non molti li conoscevano.
Justin ne prese uno e lo sfogliò.

Non ne capiva molto, ma a quanto pare erano tutti miti.
Greci, romani, arabi.
Storie di divinità. 
Astronomia, astrologia.
Era tutto molto “fantastico”.


Non riusciva a spiegarsi perché importassero tanto a Selene.
-Perché proprio i miti di divinità?-

Greta, che intanto si era poggiata sul letto e fissava il soffitto, era scattata subito in piedi al sentire pronunciare quelle parole.
Poi il suo sguardo cadde sul libro che Justin aveva in mano.


Greta non rispose.
Non aveva mai rivelato a nessuno della sua passione.
E non aveva di certo intenzione di rivelarla a lui.

Justin intuì tutto e ripose il libro nel suo scaffale.
Ma voleva tanto capire cosa nascondeva quella ragazza.
Per la prima volta era interessato ad una persona.


Greta continuò a rimanere in silenzio, ed Justin decise di lasciarla sola.
Uscì dalla stanza, chiudendola all’interno.

E si ritrovò a scendere le scale, ripensando allo stesso pensiero che lo tormentava dalla mattina.



“Chiusa in quella stanza, poverina.”
Ma non poteva di certo lasciarla libera per la villetta.
Come aveva capito, ogni tanto ricevevano visite inaspettate.
Strinse i pugni ripensando a Claudio.
Ma cacciò via quel pensiero, perché ora, doveva solo cercare di alleviare le sofferenze di Greta.


Pensava e ripensava a cosa poteva fare per continuare a farla vivere in quella stanza, ma, allo stesso tempo, farla sentire libera.


E poi finalmente l’idea geniale arrivò.
Ripercorse di fretta le poche scale che aveva fatto e, con le mani che gli tremavano, aprì la serratura.


Quando si ritrovò davanti Greta, arrossì visibilmente.
Forse, la prossima volta avrebbe dovuto avvisarla prima di entrare.


Greta, infatti, era intenta ad indossare una bellissima camicia da notte.
Un vestitino leggero e semplice.


“E’ così bella e semplice” pensò Justin, guardando Greta.


Greta, invece, lo guardava con sguardo interrogativo.
Effettivamente, non era normale che se ne fosse andato prima e ora fosse rientrato con così tanta fretta.


Allora Justin ricordò il motivo per cui era rientrato, e si destò dall’ammirare la meraviglia che aveva davanti.


Le sorrise e si avvicinò alla finestra che Greta aveva sempre visto chiusa e sbarrata.
La ragazza lo seguì timidamente e osservava ciò che il ragazzo stava facendo.


Arrossendo per l’imbarazzo del regalo che stava per fare alla ragazza che lo stava stravolgendo, Justin sbloccò la finestra con una forte spinta.


Poi forzò un po’ per farla aprire.
E, lentamente, agli occhi di Greta si affacciò la cosa più bella che avesse visto, mentre sul suo viso apparve un sorriso di cui Justin non si sarebbe mai dimenticato.
*-*


**Continua.**

Curiose di scoprire qual è questo regalo?
Tanti mi piace e commenti *-*
Recensionate e grazie per le altre recensioni Baci <3

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Capitolo 7
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Il ragazzo continuava ancora a guardare stupefatto la ragazza, dopo quel “grazie” che gli aveva… scaldato il cuore?
No, lui un cuore non ce l’aveva più.
E allora perché quella sensazione?

Justin non fece altro che porsi quella domanda, mentre ancora guardava la ragazza, e nella stanza regnava un silenzio assordante.

Poi chiuse gli occhi e senza dir nulla uscì dalla stanza.
La chiuse, come faceva sempre, a chiave.

Si appoggiò alla porta come se le forze gli mancassero.

“No, Justin, tu non puoi lasciarti abbindolare da quella ragazza. Tu devi portare a termine la missione” diceva la voce interiore del ragazzo cresciuto dalla mafia.

“No, Justin, tu devi proteggere quella ragazza, tu la devi proteggere da te stesso” diceva, invece, la voce interiore del ragazzo che cominciava a cambiare.

Ma alla fine, gli anni di solitudine, violenza e rabbia ebbero il sopravvento.
La voce cattiva vinse quella buona, e Justin decise che doveva fare ciò che gli era stato chiesto di fare.


* * * * *

Il sole iniziava a calare dietro le collinette, Justin le osservava mentre era steso sull’amaca dell’immenso giardino che circondava la villetta.
Pensava e ripensava a come avrebbe dovuto affrontare quegli occhi.
Pensava a lui che ora era lì a respirare quell’aria pura, e quella ragazza era chiusa nella stanza senza un raggio di luce vera.

Poi i suoi pensieri furono interrotti.
Il rombo in un motore, il suo compagno di avventure era arrivato.

Claudio era un ragazzo alto robusto e possente.
Con Justin ne avevano combinate tante, le missioni le eseguivano sempre insieme.

Ma Justin adesso lo guardava torvo, non era più uno sguardo da amico.
Era uno sguardo di chi sa cosa avrebbe voluto fare l’altro.

Claudio si affrettò a salutarlo e si stava dirigendo nella villetta.
-Dove cazzo vai?- Justin lo sentiva, sapeva che qualcosa stava andando storto.
-Ma come dove vado? Vado ad assaggiare quello che stai assaggiando tu!-

Justin lo bloccò all’istante, lo sguardo era tagliente e minaccioso.

-Non hai capito un cazzo! Non assaggerai proprio nulla! – Sbottò preso dalla rabbia e soprattutto dalla paura.

Sì, paura perché sapeva che tipo era Claudio.
Un ragazzo brusco, violento, che non si accontentava mai.
E poi pensava a Greta, a come sarebbe stata terrorizzata da un tipo del genere.


Claudio sghignazzò –Cosa c’è amico, te la vuoi tenere tutta per te?-
Justin stava trattenendo i nervi, ma sapeva che lo avrebbe dovuto fermare.

Ma Claudio fu più scaltro di lui, gli assestò un pugno in pieno viso.
Ed Justin fu steso a terra.



* * * * * * *

Greta, nel frattempo, era intenta a sistemare tutte le sue cose.
Sorrideva, aveva un motivo, un piccolo motivo per sorridere.
Certo, gli mancava suo padre, e non sapeva dove fosse, ma aveva riacquistato un pizzico di felicità.

I suoi amati libri, le facevano compagnia e le avevano riempito la stanza, facendola sentire più a casa.

E poi c’era quel ragazzo, che in un certo senso la proteggeva.

Eppure sarebbe dovuto essere lui il pericolo, lui stesso le aveva detto il motivo per cui l’avevano rinchiusa lì, ma quel ragazzo non l’aveva toccata più.


Fu proprio mentre faceva questi pensieri che sentì scattare la serratura.
Greta si voltò sorridendo, aspettando di vedere comparire quegli occhi di ghiaccio.



E invece…
Dalla porta si affacciarono due profondi occhi neri.

Greta fece un passo indietro quando si rese conto che non era il ragazzo che si aspettava. Invece, quello che aveva davanti agli occhi, era un altro.

Ed incuteva paura, molta paura.

Claudio sorrise maliziosamente alla ragazza.
Non se la aspettava così, era bella.
E le sue forme lo attiravano.


Si avvicinò impetuosamente a lei e la prese per i polsi costringendola a girarsi.
In quella posizione poteva finalmente tastare il suo seno.

Greta si irrigidì e una lacrima le scese.
Era in trappola, e nessuno l’avrebbe risparmiata sta volta.


Si era solo illusa, certo!
Quel ragazzo non le aveva fatto niente per lasciarla in balia del suo amico.

Strinse gli occhi come a voler cacciare via quel pensiero, mentre inesorabilmente le lacrime scendevano sul suo viso e finivano sulle mani di quel porco che la stava toccando.


Era la fine, pensava Greta.


* * * * *

Quando ormai aveva perso le speranza, sentì la presa sui suoi seni farsi più debole.
E poi un botto.


Si voltò spaventata.
E vide la sua salvezza. *-*

Claudio, incastrato fra il muro e due forti braccia che lo impalavano lì.
E dai capelli riconobbe il proprietario di quelle braccia, Justin.

-Ti avevo detto di non toccarla, pezzo di merda!- Justin era una furia, e i suoi occhi trasmettevano solo rabbia, per quel ragazzo che aveva osato toccare Greta.


Claudio non riusciva a respirare –Dai amico, potremmo toccarla insieme, non te la rubo!-


Greta rimase sconvolta da quelle parole.
E rimase ancora più sconvolta vedendo la reazione di Justin: un pugno dritto sul naso di Claudio.


-VAI VIA DA QUI- urlò spintonando Justin fuori dalla porta e poi affrettandosi a chiudere la porta a chiave.


Justin si voltò e vide Greta.
Era impalata, ancora terrorizzata, e lo guardava.


Con grandi falcate gli si mise di fronte.
La guardò a lungo, fin quando Greta non si lasciò sfuggire un’altra lacrima.
E allora, Justin sorprese se stesso.


Le asciugò la lacrima, e la strinse a sé abbracciandola teneramente.


Greta sentì quelle braccia, e si sentì protetta.
Si abbandonò in un forte pianto fra le braccia di quel ragazzo di cui ancora non conosceva il nome.

Justin la stringeva, e piano piano la fece sedere sulla poltroncina, sulle sue gambe, mentre la rassicurava con le braccia.

-Ti giuro che non l’ho mandato io, io… non voglio che nessuno ti faccia del male- si sorprese a dire Justin, con una voce che non era la sua solita.

Era dolce, protettiva, rassicurante.

Greta gli credeva, l’aveva protetta da quel tizio, e ora la stava rassicurando.
Sollevò il viso, che era affondato nel suo petto, e incrociò il suo sguardo con quello di Justin.

-Lo so, io ti credo- 
Poi vide una goccia si sangue scorrere da una ferita che Justin aveva al lato della bocca.

Si liberò, a malincuore, dalla stretta e si avviò nel bagno collegato alla “sua” stanza sperando che Justin non se ne andasse.


Ed Justin non lo fece, era rimasto lì, sulla poltrona, sorpreso dal fatto che lei si fosse allontanata.

Poi la vide rientrate con una cassettina in mano.

E poco dopo si ritrovò con la mano di Greta che delicatamente, senza dargli nessun dolore, gli disinfettava una ferita sul labbro, che neanche si era accorto di avere.
Probabilmente gliela aveva causata Claudio con quel pugno che lo aveva messo a terra.


Ma poco gli importava adesso.
Tutte le sue attenzioni erano in quelle mani, quelle piccole mani, e in quella dolcezza che gli tramettevano.

Mai nessuno si era preoccupato di lui, o della sua salute.
Mai nessuno si era preso cura di lui come stavano facendo quelle dolci manine.
Mai nessuno lo stava facendo sentire importante, come stava facendo quella ragazza, che invece, l’avrebbe dovuto odiare.


Si beò di quella sensazione bellissima, a cui non riusciva a dare un nome.
Fin quando…

-Come ti chiami?- gli chiese Greta
 incerta e timida, paurosa di non essere degna di ricevere risposta.

-J…Justin -
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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
Arrossendo per l’imbarazzo del regalo che stava per fare alla ragazza che lo stava stravolgendo, Justin sbloccò la finestra con una forte spinta.

Poi forzò un po’ per farla aprire.
E, lentamente, agli occhi di Greta si affacciò la cosa più bella che avesse visto, mentre sul suo viso apparve un sorriso di cui Justin non si sarebbe mai dimenticato.
*-*


Davanti ai suoi occhi apparve la sua salvezza, una sorta di mondo parallelo.
Da quel piccolo balcone, di cui non sapeva l’esistenza, una graziosa scala a chiocciola ricoperta di fiori di ogni genere portava ad un piccolo terreno.

Quando Greta era arrivata in quella villetta, non era di certo stata accompagnata a fare la perlustrazione della casa e solo ora si rendeva conto di ciò che quella prigione le riservava.


Quel terreno, contornato da profumi di fiori, poco a poco lasciava spazio ad un piccolo laghetto, sulle cui acque si rifletteva la luce della Luna.


Greta era rimasta affascinata da ciò che Justin le aveva rivelato, ma non riusciva a capire cosa lo avesse spinto a rivelarle quella parte così bella della villetta.


Justin la guardava, e sorrideva contento di averla fatta felice.
-Questo posto è recintato e qui nessuno ti potrà disturbare, è tutto tuo!-

Effettivamente tutto intorno a quell’angolo paradisiaco vi era una sorta di recinto di fiori. Nessuno poteva accedervi.


Greta si limitò a sorridergli, quando in realtà avrebbe voluto abbracciarlo e ringraziarlo con molto più affetto, ma non osava farlo.

Ed Justin non chiedeva di meglio che poter avere accesso a quel sorriso che avrebbe voluto solo per sé.

“Non riesco proprio a concentrarmi con lei” pensò Justin e per la prima volta nessuna vocina cattiva in lui cercò di interferire con i suoi pensieri positivi.
Era felice, adesso.


Justin si era perso nel viso di Greta, la quale si era persa nella Luna.
-Justin…-

Il ragazzo sentì un brivido percorrergli la schiena quando quella voce melodiosa pronunciò il suo nome, con fare così dolce.


Lui le si avvicinò –Si?-

- Quei libri mi hanno aiutata molto nel rispondere a quelle domande cui non potevo avere risposte- disse la ragazza facendo riferimento alla domanda a cui prima non aveva risposto.


E si meravigliò di se stessa.
Non aveva rivelato a nessuno il perché si chiudeva in quel mondo di antiche storie di miti e divinità.


Justin la osservava sperando che continuasse a parlare e aprire il suo cuore a lui.
Gli occhi di Greta erano ormai totalmente persi nella Luna piena di quella notte di mezza estate.


Poi Greta chiuse gli occhi, facendo rattristare Justin, che non avrebbe più potuto godere di quella meravigliosa visione.

Ma il cuore di Justin perse un colpo, quando poi quegli occhi si riaprirono per essere puntati direttamente nei suoi.


-Non hai mai pensato che il mio nome fosse strano?-
-No, Greta, è un bel nome-
-Greta era la dea della Luna- affermò con un po’ di tentennamento Greta.

Justin la guardò stranito, per poi guardare la Luna e ritornare a guardare lei, sorridendo.

-Ha un bel significato allora, a te non piace?-
Greta sorrise –Mi piace tantissimo, peccato che nessuno mi aveva detto cosa volesse significare fin quando non ho letto tutti quei libri-

justin si avvicinò di un passo a lei –Se i tuoi genitori ti hanno dato questo nome, un motivo c’era, perché non te l’hanno raccontato? -

Greta si rattristò di colpo –Mio padre non me ne ha mai voluto parlare, gli faceva troppo male!-

Justin non riusciva a capire –E tua madre?-

Greta puntò ancora una volta i suoi occhi in quelli di Justin.
Ma questa volta l’oceano non era così ben definito, poiché gli occhi di Greta erano lucidi di quelle lacrime che prima o poi sarebbero scese inesorabilmente sul suo viso.

-Mia madre è morta dandomi alla luce.- E, come già sapeva, una lacrima fece capolino.


Justin si sentiva diviso a metà.
Da una parte c’era il suo “io” che gli diceva di farsi i fatti suoi e di starsene al suo posto.
Dall’altra parte c’era la parte più nascosta di sé, che lo invitava ad abbracciare la ragazza e a consolarla.


Quest’ultima, con grande stupore, vinse.

Justin si avvicinò cautamente, e con una mano avvicinò dolcemente Greta, prendendola da un fianco.

-Mi dispiace tanto, io non lo sapevo, ed adesso capisco quanto siamo stati ancora più crudeli nel separarti da tuo padre.- le disse mentre la stringeva a sé.


Lei appoggiò il suo viso al petto marmoreo del ragazzo –Lo so che non sei tu a volerlo- disse spiazzando Justin
.

Lui le sorrise, contento che Greta avesse capito che lui era solo una pedina in mano a quegli uomini troppo forti.

-Grazie per avermi regalato tutto questo, e grazie per avermi protetta e ancora grazie perché, non capisco per quale motivo, non mi stai facendo niente di male-


Justin la strinse ancora di più –Se ho fatto tutto questo un motivo c’è-
Disse senza però dire quale fosse questo motivo.
Di cui neanche lui stesso era totalmente certo.

Greta lo guardò –E perché lo fai?-


Justin non rispose.
La stringeva forte a sé e guardava la Luna incantato.
La guardava e pensava che la Luna più bella fosse quella che aveva fra le sue braccia.


Entrambi si persero nei loro pensieri, fissando la Luna che era testimone di quell’amore che stava sbocciando come i fiori attorno al laghetto.

Nessuno dei due sapeva che i loro pensieri erano rivolti all’altro.

Passarono molti minuti in quello stato di felicità.
Loro due, abbracciati a fissare la Luna senza un motivo.
Consapevoli solo che da domani forse avrebbero ricominciato a stare lontani e quel loro essere uniti non aveva un motivo.

Dopo un po’ Justin sciolse l’abbraccio di malavoglia.
Si avvicinò a Greta con il viso.

Il cuore della ragazza prese a battere forte, senza alcuna spiegazione.
Vedeva quelle labbra sempre più vicine alle sue.

Ma in fine quelle si posarono dolcemente sulla sua guancia.
-Tu sei pura, vera, semplice e bella come lei- disse Justin indicando con lo sguardo la Luna.


-Buonanotte- le sussurrò, prima di rientrare nella stanza di Greta.

La ragazza rimase immobile in quel suo nuovo piccolo mondo.
Ancora scossa da quella parole inaspettate, ma che l’avevano resa felice.

Sorrise e rimase e bearsi del chiarore della Luna, pensando a lui.

* * * *

Justin nel frattempo era rientrato nella stanza di Greta.
Dal balcone la osservava.
Sorrideva, e lui non poteva che sorridere a sua volta, contento di aver reso felice una persona.
Ma non una persona qualunque: LEI!

Quella sera aveva scoperto quanto quella ragazza avesse sofferto nella sua vita.
Un padre sì premuroso, ma che non le aveva neanche regalato ricordi della madre.
Quella madre che non aveva potuto viversi.



Justin si allontanò dal balcone, dirigendosi verso la porta per uscire.
“Io allevierò i suoi dolori ” si promise.


E per la prima volta, non chiuse a chiave la stanza.

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Lei è greta

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Capitolo 9
*** capitolo 8 ***


Capitolo 8
Justin si allontanò dal balcone, dirigendosi verso la porta per uscire.
“Io allevierò i suoi dolori ” si promise.

E per la prima volta, non chiuse a chiave la stanza.
*-*

Greta passò il resto della serata ad ammirare la sua Luna, la sua amata Luna.
E le costò tanto ammettere che avrebbe preferito ammirare quello spettacolo con il ragazzo che le aveva permesso di essere lì.

Sorrise Greta.
Possibile che quella situazione così brutta si era trasformata in un magico sogno?
Quel posto le infondeva felicità.
Mentre prima le incuteva solo paura.


Ma…
Era stata la rivelazione di quell’angolo di paradiso ad averle cambiato l’umore?
O piuttosto… colui che glielo aveva mostrato?


Il sorriso di Greta si ampliò ancora di più, consapevole della risposta.
Eppure era sicura che fra lei e quel ragazzo non ci sarebbe mai potuto essere nulla.
Forse affetto, sì, era affetto quello che lui le stava dimostrando.
Ma nulla di più.


Greta rientrò dentro, ormai soddisfatta per quella sera della sua Luna.
Chiuse la finestra e si diresse verso la porta.


Aveva una strana sensazione, come se ci fosse qualcosa di diverso.
Greta provò ad aprire la porta.
E le si spalancarono gli occhi quando sentì uno spiraglio di vento e una flebile luce uscire da quei pochi centimetri che aveva aperto.


Ma Greta
 chiuse la porta velocemente.
Poggiò le spalle alla porta per riflettere.

La porta era aperta. Sarebbe potuta fuggire.
Ma poi Greta si pose una domanda: perché era aperta?

Tutte le sere, anzi, ogni qualvolta Justin usciva dalla stanza la chiudeva a chiave.
Eppure quella sera no.

Poi Greta comprese.
E sorrise.

Justin le aveva chiaramente dato una specie di libertà.
Le ricordava ancora le sue parole: “E ora che lo sai scappa pure, ma sappi che ti troveranno, e allora non ci sarò io, mi avranno già fatto fuori, ma ci sarà qualcuno che non avrà scrupoli ad eseguire il compito.”


Ma Greta non lo aveva fatto!
E perché avrebbe dovuto farlo ora?
Justin non le stava facendo nulla di male, anzi, cercava di farla contenta.
O almeno, sperava che fosse così.

Le piaceva pensare che Justin fosse protettivo nei suoi confronti.
Ed Justin, adesso, le aveva dimostrato di avere fiducia in lei.

Adesso toccava a lei, dimostrare a sua volta la sua fiducia.
Non voleva che Justin finisse nei guai per colpa sua.


Così Greta si allontanò dalla porta, forte della decisione appena presa.
Si stese sul letto e poco dopo Morfeo la prese con sé.


**Il mattino dopo**

Justin si svegliò presto, e subito si ricordò di quello che aveva fatto la sera precedente.
A grandi falcate si ritrovò davanti alla porta di Greta.


Il suo cuore batteva a ritmo accellerato.
“E se è scappata? E se adesso mi puniranno per averla liberata?” 
Queste erano le preoccupazioni di Justin.
Ma c’era una preoccupazione che, stranamente, era più forte di tutte le altre, più forte anche della preoccupazioni di perdere la propria vita.

“E se affidassero a qualcun altro la missione? Qualcuno che invece non avrà scrupoli a toglierle quella purezza che mi ha tanto affascinato?”


Con il cuore in procinto di esplodere, Justin aprì leggermente la porta.


E da quel momento, tutte le sue preoccupazioni finirono.
Incantato da quella visione, senza rendersene conto, le sue gambe si avvicinavano sempre più al letto di Greta.

Lì, Justin si ritrovò a fissare quel viso splendente.
Illuminato dai pochi raggi di luce che a fatica entravano dalla finestra chiusa.


Quelle gambe lo avevano portato vicino a lei, adesso una delle sue dita le stava sfiorando delicatamente il viso.

Un gesto, un piccolo gesto.
Ma appena la sua pelle venne a contatto con quella morbida di Greta, un brivido si propagò per tutto il suo corpo.

Ritirò la mano, e si limitò a fissarla.
Fin quando quei due piccoli oceani, ancora più lucenti al primo mattino, fecero sciogliere il ghiaccio degli occhi di lui.

-Buongiorno!- le disse, ancora stordito da quegli occhi che lo guardavano dritto.

Greta non poté che sorridere mentre nella sua mente si andava formando un solo pensiero “E’ dolce e bello anche di primo mattino”.


Poi Justin le porse la mano, che Greta non esitò a prendere per potersi alzare.

La mano la giudò nel loro nuovo, piccolo mondo.
Selene si stupì ancora una volta.
Quel posto era magico anche senza il chiarore della Luna.
Anche l’amato Sole lo rendeva speciale.


Justin osservava ancora le reazioni di Greta, beandosi ogni qualvolta lei sorrideva o semplicemente sgranava quei suoi occhietti mostrando l’oceano che contenevano.


“Cavolo, sono un caso perso adesso.”
Sì, solo adesso Justin si rendeva conto di come quella ragazza lo stesse cambiando.
Stava cambiando il suo modo di ragionare.


Justin si allontanò per un po’ da Greta, rientrò dentro e prese uno dei tanti libri posizionati negli scaffali.
Ne prese uno a caso, fra i tanti che lo avevano incuriosito.


Poi ritornò da lei, che nel frattempo si era distesa sul soffice prato.
Le si sedette accanto e le porse il libro.
-E’ una bella giornata, leggiamo qui?- chiese Justin, speranzoso di una risposta affermativa.


Greta si limitò a sorridergli, per poi sfogliare le pagine una ad una e leggere ad alta voce.


Così, in quella mattinata di estate, si persero nei ricordi mitici, fra personaggi fantastici e assurde divinità.

In quel momento, mentre ascoltava quella voce soave e vedeva quelle labbra invitanti muoversi, Justin si rese conto che avrebbe voluto leggere qualsiasi libro esistente sulla faccia della terra.

Tutto, pur di non interrompere quel momento e di non uscire da quella bolla di magia che si era creata fra i due giovani ragazzi.
Continua:Spero vi piaccia ragazze,continuo a 3 mi piace e grazie mille a chi segue la mia storia.
Avete visto Justino che bacia il manichino è jddejdfhg

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9
In quel momento, mentre ascoltava quella voce soave e vedeva quelle labbra invitanti muoversi,Justin si rese conto che avrebbe voluto leggere qualsiasi libro esistente sulla faccia della terra.

Tutto, pur di non interrompere quel momento e di non uscire da quella bolla di magia che si era creata fra i due giovani ragazzi.

* * * *

E quella magica bolla rimase chiusa intorno a loro per ore ed ore.
Erano lì quando il Sole sorse alto nel cielo, ed erano ancora lì quando questo stava andando a dormire.



Ma il Sole, il venticello d’estate, il profumo a volte troppo forte dei fiori, non cambiavano i pensieri dei due ragazzi.

Greta e Justin non si erano neanche accorti che durante tutta la giornata non avevano nemmeno toccato un po’ di cibo.

Come potevano pensarci quando erano racchiusi nella loro bolla personale?
Avvolti in quella storia tanto da divorare da cima a fondo il libro.
Tanto da accorgersi solo allora che ormai il Sole stava andando via.


Greta chiuse il libro, stanca dopo aver letto per ore ed ore, ma per niente stanca di essere lì, con lui.


Non fece in tempo ad alzare lo sguardo su di lui, che un borbottio del suo stomaco spezzò il silenzio che si era appena creato.

Justin la guardò e scoppiò a ridere.
Era una risata gentile, fresca e serena.
Sereno come Justin non lo era da un po’.
Ma evidentemente quella giornata gli aveva fatto davvero bene!

E aveva intenzione di ripetere quella giornata all’infinito.
Con lei.


Poi Justin si alzò e di scatto presa la mano della giovane ragazza.
Da lì iniziò una vera e propria corsa fino all’interno della casa.


Arrivarono in cucina presi entrambi dalle risa, allegri e spensierati.
Senza più ricordare perché erano costretti entrambi in quella villetta.
Lei, per essere disonorata e stuprata.
E lui, che l’avrebbe dovuta disonorare.

E invece erano lì.
In cucina, dove non sarebbero dovuti essere, poiché Justin aveva avuto precisi ordini di rinchiudere la ragazza nella sua stanza.
E…

“Le ho preso la mano?” Si chiedeva incredulo Justin.
Ma non era un’ incredulità dovuta alla rabbia o al ribrezzo.
Era imbarazzato.
E lo si vide chiaramente dal suo viso in fiamme quando si ritrovò a fissare le due mani intrecciate.

In quel momento le risa si arrestarono per lasciare una specie di disagio fra i due.
Ma poi con un piccolo sorriso di Greta, Justin si rilassò.


Ma le loro mani non smettevano di essere legate.
Fin quando, anche lo stomaco di Justin parlò.


Allora quelle mani si separarono, desiderose, però di ritornare insieme.

Mangiarono qualcosa frugando nel frigo e fra la dispensa.
Ma quei minuti volarono via.
Forse, c’era qualcosa che li chiamava.


Forse, semplicemente, la loro confidente era arrivata.
E poco dopo, infatti, si ritrovarono stesi su quel prato.

E su di loro lei, la Luna.
E quel posto non si smentiva mai.
L’avevano visto con il Sole, e l’avevano reputato sempre bello.
Ma la notte, con la Luna, era tutto diverso.
Era il culmine della pace, il culmine dei loro momenti.


Greta si voltò verso Justin, steso a pochi centimetri da lei, e vide su di lui il chiarore della Luna.

Era bellissimo.
Pelle chiara, capelli biondi, che facevano da contrasto.
E poi quelle due cose che Greta amava.
Quelle labbra, così carnose ed invitanti.
Sembravano morbide.

“Chissà come sarebbe poterle sfiorare” pensò Greta, perdendosi nell’immaginarle.
Ma poi arrossì violentemente, riflettendo sul fatto che non avrebbe dovuto fare quei pensieri.

Ma come poteva non pensarci?
Quando le aveva davanti a così poca distanza?
E poi quegli occhi…


Quelle scaglie di nocciola che Greta avrebbe voluto far fondere nei suoi oceani.
Quegli stessi occhi che orano erano immersi nella Luna.

“Chissà a cosa starà pensando” si chiese Greta.

Come poteva sapere la ragazza che Justin stesse pensando a lei? *-*

Non poteva, ma lui lo stava facendo.

* * * *

“Tutto il tempo qui, con lei.”
Questo diceva la mente di Justin.
Era questo quello in cui, segretamente, sperava.


Era davvero cambiato tutto, in lui, da quando l’aveva incontrata.
“Anzi no” rifletteva Justin, “E’ cambiato tutto quando ho visto i suoi occhi intensamente”.

E col sorriso sulle labbra, Justin si voltò verso lei.
Scoprendola a guardarlo.


Greta volse lo sguardo da un'altra parte, consapevole di essere stata scoperta.
Poi decise di prendere in mano la situazione.


-Perché fai quello che ti ordinano di fare?- chiese allora, curiosa di scoprire qualcosa di lui.

Justin aggrottò le sopracciglia, confuso da quella domanda.

-Perché l’ho sempre fatto, loro sono la mia famiglia.-

-Justin…- lo chiamò Greta, cercando di far spostare lo sguardo di Justin sul suo, dopo che il ragazzo lo aveva volutamente spostato da un’ altra parte.

-Si…?- rispose Justin, incapace di darle una brutta risposta.
Una di quelle risposte che di solito dava a tutti quando si impicciavano nelle sue cose.
Ma lei era diversa.
Lui era diverso, ora.

-Loro non sono la tua famiglia! Non hai una madre e un padre, veri?-
Justin la guardò, ormai deciso a non rifiutare l’effetto di calma e fiducia che quella ragazza gli dava.

Ormai, ci era dentro con tutte le scarpe.

-Avevo anche una sorella, se è per questo.-
-E perché non sei con loro?-

Justin chiuse gli occhi –Perché loro non esistono più per me, non hanno fatto nulla per me, per cercarmi, per togliermi dalle mani della mafia, quando questa mi ha portato via da ragazzino.
E si sono rivelati più protettivi loro della mafia che non i miei genitori. -

L’aveva fatto davvero? 
Le aveva detto davvero tutto?

Sì, l’aveva fattoE dallo sguardo che Greta gli rivolse, non si pentì di averlo fatto.


La ragazza timorosa, gli prese la mano delicatamente.
-Io non sicura che i tuoi genitori ti staranno cercando tutt’ora.
Non hai mai pensato che probabilmente, è la mafia ad aver impedito loro di cercarti?-

Justin rimase scosso dalle parole di quella ragazza.
Non ci aveva mai pensato.

-No, ma ormai di loro non mi importa niente.
Se mi volevano davvero bene, mi avrebbero cercato.
Preferisco non avere genitori.-


Greta lo guardò, celando i suoi occhi lucidi.

-C’è qualcuno che invece non li ha per davvero i genitori, e vorrebbe averli.-
Disse distogliendo lo sguardo da lui.


Justin sentì una fitta fortissima al cuore, quando si rese conto di cosa aveva detto.
Senza pensarci due volte si avvicinò a lei e l’abbracciò.

-Scusa, hai ragione tu. Non devo dire così.- tentò di rassicurarla.

Chissà com’era non aver mai potuto vedere la propria mamma.
La stessa mamma che aveva rinunciato alla sua stessa vita, per darne alla luce un’altra. 
Greta.

Ma Justin la sua mamma l’aveva conosciuta, ed ora, sembrava anche mancarle un po’.


Strinse a sé Greta, che intanto si calmava solo grazie a quell’abbraccio confortevole.



-Promettimi che proverai a trovare i tuoi genitori- disse speranzosa lei.

Ed Justin non si sorprese, ormai non lo faceva più, quando, con il cuore in mano, glielo promise.
 
Continua...Ragazze scusatemi se non è un gran che,ma ho la febbre:(( Comunque grazie per chi segue questa storia vi adoro <3

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10
-Promettimi che proverai a trovare i tuoi genitori- disse speranzosa lei.


Ed Justinnon si sorprese, ormai non lo faceva più, quando, con il cuore in mano, glielo promise.

* * * *

Ed erano così magici quei momenti.
Erano così sereni e spensierati quei due ragazzi, adesso.
Avevano trovato il loro spazio nel mondo, forse.


Per tutta la vita, non avevano avuto l’occasione di viverla alla grande.
Lui, semplicemente non l’aveva vissuta, strappato prematuramente dalla sua famiglia.

E lei, invece, pur avendola vissuta, era sempre stata chiusa in quel vortice di paura, tristezza, e facendosi colpevole della morte della madre.


Ma ora era tutto diverso.
Stavano trovando forse il loro posto nel mondo?

E forse, quel mondo, era da vivere insieme?


Ma quei discorsi erano ancora prematuri.
Infondo, erano ancora in una situazione strana e complicata.

Costretti a vivere insieme quel mese.
Quel mese in cui, secondo chi comandava Justin, non avrebbero certo dovuto leggere libri.


Eppure non avevano fatto altro che passare mattinate a leggere antichi miti, in quel meraviglioso posto.

Quel posto che, di sera, diventata il loro posto magico, rischiarato dalla Luna, che era diventata un po’ la testimone di quella relazione che stava sbocciando.
Sbocciando fra pagine di libri contornate da profumi di fiori.


Ma le cose belle non durano mai abbastanza, lo sapeva bene Greta.
SI chiedeva sempre cosa sarebbe successo al termine di quel mese.

Cosa avrebbe fatto la mafia, sapendo che lei non portava in grembo nessun bambino?
Cosa avrebbero fatto a Justin, che non aveva svolto la missione?
Cosa avrebbero fatto a quel ragazzo che, Greta lo aveva capito, non l’aveva toccata per niente per proteggerla?


Le sue erano grandi preoccupazioni, forse troppo grandi per una ragazza così giovane. Ma purtroppo quella era la sua vita.

“Ma se dover sopportare questo fardello ha comportato conoscere Justin” si diceva sempre Greta “sarei disposta a doverlo sopportare a vita.”


E Justin?
Il ragazzo così duro e senza scrupoli, all’inizio?

Ora credeva, e ne era convinto, che avrebbe sacrificato la propria vita, per lei.
Per non negarle il diritto di scegliere se avere o no un bambino.
Per non negarle di vivere una vita normale.


Insomma, Greta e Justin avevano trovato il loro equilibrio in quel mondo speciale.
Lì, nessuno li infastidiva e le loro preoccupazioni svanivano.

Ma quella sera, le preoccupazioni decisero di arrivare anche nel loro posto magico.

* * * * *

-E questa era l’ultima pagina.- Disse soddisfatta Greta, sentendosi la bocca secca dopo aver letto per ore ed ore.

Justin le sorrise. 
Ultimamente non faceva che sorridere.
Di certo era merito della voce di Greta, che lo incantava.

E Greta non chiedeva nient’altro che poterlo vedere, quel sorriso.


Ed eccolo lì.
Uno di quei momenti che capitava spesso ultimamente.

I loro occhi, incatenati fra loro.
Con quel pizzico di luce, creato dalla Luna.
E i loro sorrisi, creati da ciascuno dei due nel vedere l’altro sorridere.

Ma queste erano tutto ciò che poteva essere visibile.
Quello che non era visibile, invece, era il battito dei loro cuori.
Sì, battevano forte.

E il cuore spingeva la mano di Justin ad avvicinarsi a quella di Greta…
E Justin, ormai, aveva deciso di lasciarsi andare a quelle sensazioni.

Ma…

*drin. . . drin. . .*

Uno stridulo rumore di cellulare interruppe non solo ciò che Justin stava per fare, ma interruppe anche quella quiete, creata dai due ragazzi.


Justin riportò indietro la mano, da quei pochi centimetri che aveva fatto.
Tristemente prese il cellulare.
Ma dopo, una nuova sensazione si creò dentro lui, quando vide QUEL nome sul display.

“Adesso sono nella merda” pensò Justin, prima di premere quel tasto verde e parlare con il suo interlocutore.

Continua....Ragazze spero che vi piaccia,Recensionate Bacioni <3 Come stanno le ragazze che avevano la ì febbre?io sto così così <3

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
Justin riportò indietro la mano, da quei pochi centimetri che aveva fatto.
Tristemente prese il cellulare.
Ma dopo, una nuova sensazione si creò dentro lui, quando vide QUEL nome sul display.

“Adesso sono nella merda” pensò Justin, prima di premere quel tasto verde e parlare con il suo interlocutore.

* * * *

Quella voce, che tante volte Justin aveva ascoltato, adesso gli pareva più fredda di sempre.

Forse perché Justin già sapeva che sarebbero state cattive notizie.
Con passo svelto rientrò nella camera di Greta, per non farle ascoltare la conversazione.

-Signore – salutò Justin con un filo di tensione nella voce.
-Bieber, ha effettuato il suo compito?- impassibile, come se stuprare una ragazza fosse una cosa normale.

Justin prese un respiro e ingoiò a fatica –Si, signore, tutti i giorni fino ad adesso.-
Dall’altro capo del telefono una risatina –Bene, perchè vede Bieber, stiamo mandando lì un dottore per verificare che la ragazza abbia fecondato.-

Justin strabuzzò gli occhi, felice che il suo boss non potesse vederlo.
“Ora sì che sono nella merda ” pensò Justin.

-Un dottore? Adesso?- 
-Certo Bieber, a momenti dovrebbe essere lì.- e staccò come se nulla fosse.


Justin non fece in tempo a metabolizzare il messaggio che sentì al piano inferiore bussare alla porta.
Fu lì che iniziò ad andare in panico.

Scese di fretta le scale per poter andare ad aprire, speranzoso che, non fosse proprio il dottore.

Ed invece…
Eccolo.

Uomo abbastanza adulto, valigetta alla mano, faccia da tipico mafioso.
Justin lo guardò e senza una parola lo fece entrare.

* * * *

Greta, pochi attimi prima era rimasta scossa da quella chiamata.
La ragazza aveva sentito che l’atmosfera era cambiata.
Urlava: PERICOLO da ogni parte.

E quando, dal laghetto, sentì bussare alla porta, capì che era meglio rientrare.
E così fece.
Rientrò nella sua stanza e sentì dei passi che salivano le scale.


Di fretta chiuse la finestra che dava sul suo posto magico.
La serrò proprio come era in principio e fece appena in tempo a buttarsi sul letto, prima che Justin facesse capolino nella sua stanza, con un’aria preoccupata.


Greta non capiva, ma quegli occhi le comunicavano qualcosa.
Aveva sempre trovato in essi un appiglio nei suoi pensieri.
E questa volta quegli occhi le comunicavano un messaggio dall’erta.
Ed Justin la guardava così intensamente che Greta decise di prendere appieno quel messaggio.


Ma Greta ancora non capiva, fin quando un uomo con una valigetta in mano le si avvicinò.
Allora capì.
Capì che era nei guai, e più di lei Justin.


Il dottore poggiò la sua valigetta sul comodino e con una mossa della mano le ordinò di stendersi sul letto.
Justin aggrottò la frotte.

-Per fare un test di gravidanza non c’è bisogno di stendersi.-

Il dottore lo guardò con uno di quei sorrisini che Justin tante volte aveva visto su quegli uomini senza scrupoli.
-Ma infatti quello lo faremo dopo, adesso farò una visita interna.-
E quel sorrisino diceva che quella visita era solo un modo per toccare la ragazza nella sua intimità.

Greta sgranò gli occhi e Justin notò che tremava.
Non lo poteva permettere, si era ripromesso di proteggerla.
Ed in più, se Greta avesse fatto la visita interna, sarebbe bastato un attimo per rivelare che Justin non l’aveva mai toccato e né nessun altro lo aveva mai fatto.
E allora sì che sarebbero stati cavoli amari.


Justin fece un passo verso il dottore e lo prese per il colletto della camicia.
Era forse più grande di lui, era forse crudele quanto gli altri, ma Justin sapeva che quell’uomo occupava una posizione di potere inferiore alla sua, e poteva benissimo permettersi di impedirgli di fare qualcosa.

-Sei stato pagato per fare questo cazzo di test di gravidanza, non per altro.
Quindi tieni a bada le mani.-


Il dottore lo guardò e senza dire altro gli indicò la valigetta.
Justin mollò la presa e iniziò a frugare nella valigetta alla ricerca del test.
Lo trovò e poi si voltò verso Greta che nel frattempo lo osservava un po’ più rassicurata.


I loro occhi si incontrarono, come avevano fatto in tutti questi giorni, e davano sicurezza l’uno all’altra.
Justin le si avvicinò e la prese per mano.
La portò alla porta del bagno e le passò il test.

E gli occhi di quella ragazza comunicavano tutto la paura che attraversavano il suo animo.
-Fallo, poi lo caccio via, stai tranquilla, ci sono io.- le sussurrò in modo tale che solo loro due sentissero.

Greta entrò in bagno con quel “ci sono io” che le aveva scaldato il cuore.
Aprì il test e seguì le istruzioni, anche se sapeva che in qualsiasi modo il risultato sarebbe stato negativo.


* * * *
Justin aveva di fronte il dottore.
Sguardi cagneschi.

Poi ecco.
Greta uscì da quella porta.
Rossa in viso per quel test che aveva fatto per la prima volta.
Ed Justin, nonostante il momento di tensione, non poté non pensare che era un angelo.
Un angelo sceso nel suo inferno personale per elevarlo al paradiso.


Tremante si avvicinò a lui e gli diede il test, per non avvicinarsi al dottore.
 si destò da quella visione celestiale e prese il test.
Con passo sicuro lo passò al dottore.
-Grazie mille per la visita, adesso può andare.-

Quello non se lo fece ripetere due volte ed, accompagnato da Justin, andò via.
Quando Justin risalì da Greta, la ragazza era ai piedi del suo letto con le ginocchia al mento, chiusa in se stessa.
Le si avvicinò e le si sedette accanto.
La osservava.
Guardava di lei la sua espressione preoccupata.
Ma Justin non pensava che le preoccupazioni di quella ragazza erano solo per lui, fin quando:
-Non voglio che per colpa mia ti facciano del male, quando scopriranno che non porto nessun bambino in grembo.-

In quel momento Justin sentì stringersi il cuore.
Si stava davvero preoccupando per lui?
Sì, lo stava facendo, e lui non poteva che esserne felice.

Ma era anche lui a dover rassicurarla.
La sua mano si mosse immediatamente a quel pensiero.
Era il suo cuore che ormai comandava.
Quello stesso cuore che solo ora si era riscaldato ed era tornato a battere, grazie a lei.

E quella mano, delicata, finì sui capelli di lei, ad accarezzarli.
*-*

E il capo di Greta, si posò sulla spalla di quel ragazzo che stava iniziando ad amare.
Si strinsero così, in quella stanza ormai familiare ad entrambi.

Ma ancora una volta, uno dei loro momenti più belli venne interrotto.
Interrotto per lo stesso squillo di un cellulare, come la volta precedente.


Quel rumore annunciava guai, lo sapevano.
Ma quello che non sapevano era che quella voce, sarebbe stata ancora più fredda.
Continua.....Ragazze spero vi piaccia Recensionate, avete visto i video di bieber ahaha

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12
Ma ancora una volta, uno dei loro momenti più belli venne interrotto.
Interrotto per lo stesso squillo di un cellulare, come la volta precedente.
Quel rumore annunciava guai, lo sapevano.
Ma quello che non sapevano era che quella voce, sarebbe stata ancora più fredda.

* * * *

Ed appena quel suono invase la stanza, quell’attimo di pace si ruppe, lasciando rientrare nei loro cuori l’ansia e la paura.

Il suono, e i loro occhi che si incontrano, come per prendersi coraggio l’uno dall’altra.
Quella scintilla fra di loro che diceva “stando insieme…”
Un sospiro che diceva “…ce la faremo”.

E la presa di coraggio.
STANDO INSIEME CE LA FAREMO *-*

Justin, prese il cellulare, e con Greta al suo fianco, con i suoi capelli sulla sua spalla, rispose.
-Signore?- sta volta il suo tono di voce era calmo, non come l’ultima volta.
Non doveva far trasparire nulla dalla sua voce.

E quella sicurezza, almeno apparente, gli era stata trasmessa da Greta.

Ed eccola, la voce fredda e questa volta, leggermente arrabbiata.
-Bieber, stasera c’è la riunione di tutta la famiglia, dobbiamo parlare della tua missione.-

Justin perse un battito, “hanno già visto il risultato negativo” pensò, e pensava bene.

-Perché signore, qualche problema?- chiese lui, fingendo di non sapere nulla.
E Greta a quelle parole si voltò verso di lui, cercò l’altra mano del ragazzo e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, gliela strinse.

Justin accennò un sorriso a quel contatto.
Prima di far spegnerlo completamente dopo la risposta che ebbe.

-Molti problemi Bieber, molti.- annunciò prima di chiudere la chiamata.

Justin lanciò con forza il cellulare dall’altra lato della stanza.
Nervi.
Erano nervi quelli che aveva.
Nervi che quegli uomini ormai gli procuravano.

Ma solo dopo si accorse di quello che aveva fatto.
Aver lanciato il cellulare con furia e rabbia, come fosse stato un omicida.
E se ne accorse quando vide Greta tremare e guardarlo impaurita.

Allora quei suoi nervi scomparvero, per lasciare spazio a tutta la calma che quei due occhioni gli potevano comunicare.
E capì che con quel piccolo esserino, così importante per lui adesso, doveva reagire non più come il “mafioso”, ma come “Justin ”, quel justin di cui non si ricordava più ma che ora gli stava affiorando alla mente, solo grazie a lei.


Allora, naturalmente, avvicinò le sue labbra alla fronte della ragazza, che ancora tremava.
Fu uno di quei gesti, senza malizia né doppi fini, che riscaldava il cuore metteva da parte tutti i pensieri negativi.
E solo grazie a quel gesto greta smise di tremare per poi stringersi a lui.
Ormai sapeva che di lui si poteva fidare e che quello di prima, era solo un piccolo attacco di nervi.


Justin sorrideva, mentre stringeva a sé quel tesoro.
-Mi hanno chiamato per dirmi che ci sono problemi, hanno già scoperto che il test era negativo. Devo andare ad una riunione adesso.-

Greta alzò il viso verso Justin –Non andare ti prego, non mi lasciare qui da sola.-
Il ragazzo riusciva a capire cosa passava per la mente di Greta.
Fino ad ora Justin non l’aveva lasciata per un attimo, e con lui era al sicuro.
E quando per un attimo lui non c’era, aveva rischiato di essere violentata da Claudio.
Comprendeva esattamente quell’ansia a quella paura.
Ma doveva andare.

-Sarai al sicuro qui, solo io ho le chiavi e ti chiuderò così nessuno ti potrà fare del male.- affermò Justin, sicuro, e le sollevò il viso, per sprofondare in quegli occhi –Te lo prometto, Greta.-


E Greta sapeva che sarebbe stata al sicuro, se lui glielo aveva garantito.
Sorrise, per fargli capire che ora ne era convinta.

Justin si sollevò da terra, porse una mano a Greta per aiutarla a rialzarsi.
Bastò quel piccolo movimento, affinché i loro corpi fossero a pochi centimetri l’uno dall’altro.



Ancora una volta ghiaccio e oceano.
Il ghiaccio si stava sciogliendo con l’oceano.
E l’oceano stava aprendo le sue profondità al ghiaccio.



-Torno presto- sussurrò lui.
E lei fece un piccolo cenno di assenso con la testa.
I loro visi erano così vicini.

Non ci voleva molto a colmare quella distanza.
E non ci volle molto.
Eccola, sempre di meno.
Sempre di meno.
Ancora meno.


Fin quando non vi fu più distanza.
Labbra contro labbra.
Piccolo contatto, grandi sensazioni.


Piccolo contatto, però.
Justin abbassò il viso, inspirò l’aria che sapeva di quel bacio appena rubato, e andò via.
* * * *

Quanto tempo era passato? 
Millesimi di secondi da quando quelle labbra si erano posate sulle sue.
Ed ora lui era andato via.

Ma, andando via, non aveva che lasciato una scia del suo profumo.
Quel profumo che adesso, Greta si era accorta di amare.
Il sapore della sue labbra.
Selene lo sentiva ancora.
Tutto ormai sapeva di lui, di loro, in quella stanza.

Ed ora Greta non poteva far altro che aspettare il ritorno di Justin.
Colui che avrebbe ridato luce a quella stanza.
Colui che avrebbe ridato luce al SUO cuore.

* * * *
**Riunione. Un’ora dopo.**



“Un’ora, è già passata un’ora da quando sono qui.”
Eccolo Justin, in balia dei suoi pensieri.
“Qui a non far altro che sentir discutere della vita di Greta.

Sì lei, quella Greta che non fa altro che occuparmi la mente.
Mente che, adesso, è piena solo di quel bacio.”

*--* 
Ma i suoi pensieri vennero destati dal boss.
-Bieber, ci sta ascoltando?-

Justin chiuse gli occhi, per poi riaprirli subito dopo e affrontare quella situazione.
-Si, signore, dica.-
-Stavamo dicendo che il test è risultato negativo, come è possibile?-

Justin finse una faccia sconvolta.
-Non saprei signore.-
-Avevi detto che avevi svolto il tuo compito tutti i giorni, più volte al giorno.-
-S-si è così, signore.-


-Evidentemente Bieber  non ha le capacità per eseguire la missione.- Ghighò Claudio.
-Impotente.- urlò qualcuno, ridendo.
E la riunione si trasformò in ghigni e risa.

“Impotente.” Ahia. Un colpo davvero basso per un ragazzo.
Ma ad Justin non importava nulla.
Strinse i pugni e rimase zitto.
Lui sapeva la verità, lui sapeva che stava solo proteggendo Greta.

-Basta!- tuonò il boss per riportare la calma.
E poi riprese –Bieber, affideremo il compito ad un altro.-
Ed Justin non poté non notare un mezzo sorriso sulle labbra di Claudio.

“Il compito verrà affidato ad un altro.”
Questa la frase che rimbombava nella mente del ragazzo che era cambiato per una semplice ragazza.


E ciò voleva dire che tutti i sacrifici fatti, tutto ciò che aveva fatto per proteggerla, non sarebbero serviti a nulla.
Ma lui si era ripromesso una cosa.
“Io la proteggerò.”
E Bieber manteneva sempre le promesse.
Soprattutto quella promessa, quella promessa d’amore.
 
Continua...Spero vi piaccia Recensionate Bacioni <3 <3

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13
“Il compito verrà affidato ad un altro.”
Questa la frase che rimbombava nella mente del ragazzo che era cambiato per una semplice ragazza.

E ciò voleva dire che tutti i sacrifici fatti, tutto ciò che aveva fatto per proteggerla, non sarebbero serviti a nulla.
Ma lui si era ripromesso una cosa.
“Io la proteggerò.”
E Bieber  manteneva sempre le promesse.
Soprattutto quella promessa, quella promessa d’amore.
* * * * *


Scattò in piedi, come se avuto una molla sotto le gambe.
“No. No. No. No.”
Continuava a ripetere nella sua mente Justin.

Ma nonostante dentro sé, stesse scoppiando l’inferno, tentava di mantenere la calma.
Calma che, però, non voleva per niente scomparire, soprattutto quando davanti ai suoi occhi c’era quel sorrisino di Claudio.
Sorrisino che Justin avrebbe ben volentieri fatto scomparire, con un bel gancio destro.

“Dio che nervi. Quello stupido già sa’ che affideranno il compito a lui. E non oso immaginare quello che vorrà fare a Greta”
E ancora una volta quelle parole:
“No. No. No. No. No.”
Non poteva permetterlo!


Solo dopo tutto questi vortici di pensieri si rese conto che era in piedi davanti a tutti i presenti alla riunione.
E tutti stavano aspettando che parlasse, dopo il suo scatto dalla sedia.

Justin prese un respiro e fisso dritto negli occhi il boss.
-Signore, mi dia un altro po’ di tempo.-
Il boss lo guardava così intensamente che Justin si sentì essere scrutato dentro.
Chissà, magari in questo momento gli stava leggendo nella mente.
Magari adesso anche lui era a conoscenza che lui stava proteggendo Greta perché l’amava.

AMAVA.

“Cosa? E’ stato davvero questo il pensiero che ho fatto?
Ho pensato davvero che l’amo?”

Sì, lo aveva fatto. Era stato un pensiero semplice e terribilmente vero.
Tanto vero da non essersi nemmeno accorto di averlo pensato.
Poiché non era frutto di macchinazioni mentali.
Nessun ripensamento né notti insonne passate a pensarci.
Eppure lo aveva detto all’interno del suo cuore.

L’AMAVA. 

E quel pensiero era stato totalmente e sorprendentemente venuto dal cuore.
Quell’organo che faceva agire senza senso.
Ma un senso adesso ce l’aveva, e Justin lo aveva capito.

AMARE LEI *-*
E sebbene non l’avrebbe mai detto nessuno se non a sé stesso, Justin sapeva che il cuore aveva maledettamente ragione.

E poi finalmente il boss sembrò distogliere lo sguardo da lui.
-Bieber, è una normale missione. Ma se sei così determinato a volerla portare a termine potrei darti del tempo.-

-Non la deluderò signore.-
-Solo un mese Bieber, un solo mese.-



Ed il cuore di Justin in quel momento non faceva altro che fare capovolte.
Aveva ottenuto un altro mese.
Un altro mese per effettuare la missione.
Peccato che la missione che intendeva lui non era quella dei presenti in quella sala.
La sua missione era dettata dal cuore.
E la sua missione era fare tutto, ma non quello che volevano quei mostri.


E mano a mano che Justin cercava i particolari del suo piano, tornava a casa.
Sì, si poteva definire casa quella.
Perché a casa ci sono le persone a cui tieni.
E in quella villetta sperduta c’era lei, Greta.
“E la amo.” 

* * * * *

Justin, ormai, si era reso conto di amarla.
Ma lei?
Quella Greta così dolce, nonostante la mancanza di una madre, lo amava?
Chissà. Forse sì.
Quando le batteva forte il cuore, quando si sentiva al sicuro con lui, era forse in quei momenti che si manifestava l’amore?
Forse no.
Quando lui era un mafioso, quando lui era costretto ad eseguire quei compiti, era forse in quei momenti che capiva che erano incompatibili?

Ma forse non serviva dare una risposta ai quesiti della mente.
Perché, come Justin aveva capito, ci si accorge di amare proprio quando non pensi di amare, ed invece ti ritrovi a farlo, senza preavviso.
Forse anche Greta se ne sarebbe accorta così, in un secondo.


* * * *

Era ormai tarda notte quando Justin tornò finalmente da lei.
Non perse tempo, ne aveva già perso troppo, e subito salì da lei.
Ma la stanza era vuota, e Justin sentì una forte ansia crescere dentro di lui.
E poi vide la finestra aperte, e la lunga scalinata che portava al laghetto gli diceva che lì l’avrebbe trovata.
E fu lì che la trovò.

“Piccola, si è addormentata.” Sussurrò il suo cuore.
E con un lieve sorriso si avvicinò a lei.
Era stesa a pancia in giù, su una fresca copertina che le evitava il contatto con l’erba, il viso delicatamente posato sul cuscinetto, e i suoi lunghi capelli sparsi su di esso.

Era una meraviglia.

Justin si stese accanto a lei, senza mai staccare lo sguardo dal suo viso.
E sempre la sua mano, quella mano che ora sembrava essere collegata al cuore e non più al cervello, prese ad accarezzarle i capelli.
Lentamente, con la paura di svegliarla ed interrompere il momento magico.
Ma Greta, al contatto lieve della mano, si svegliò.
Justin non sapeva che il momento magico doveva ancora arrivare.


Ebbe solo un piccolo assaggio quando vide quegli occhi stupendi, ancora più belli ora che lei era appena sveglia.
Si limitava a sorriderle.
Sarebbe potuto anche sembrare un pazzo, lì come un ebete a sorriderle.
Ma sapeva che quelli erano solo gli effetti di quel sentimento che aveva capito di provare.
Ma non glielo avrebbe mai detto, mai.

-Ehi- lo salutò lei, con la voce ancora impastata dal sonno, ma con una dolcezza estrema.
-Ti sei addormentata qui, mi hai fatto spaventare.-
Greta sorrise, felice dentro sé della sua preoccupazione.
-Aspettavo te…- ed ancora una volta il cuore del ragazzo faceva capovolte.
-Cosa hanno detto alla riunione?-

Lo sguardo di Justin si abbassò, il momento magico era finito. (?)
Sperava di potersi chiudere nella loro bollo.
Ma prima o poi bisogna tornare nella vita reale, con tutti i problemi che essa porta.

-Volevano che…un altro svolgesse il mio compito.- disse calmo, prendendole la mano, e rassicurandola con lo sguardo sul fatto che non sarebbe mai accaduto.

E Greta, al contatto con quella mano, non ebbe neanche il tempo di potersi agitare.

-Ma hanno accettato la mia proposta di farmi provare ancora per un mese, ci sono io qui a proteggerti, e in questo mese dobbiamo organizzare la tua fuga, potremmo andarcene insieme da qui o magari, non so, tagliare quelle siepi per poi scapp…-
-No, io non voglio scappare.-

Justin la guardò stupito.
-Ma ti faranno del male se scopriranno che non sei ancora incinta, ed io non voglio che ti tocchino.-

Greta rivolse il suo sguardo verso la Luna.
-Non voglio scappare e mettere nei guai te, io non voglio che facciano del male a te.-
Justin la guardava stupito e allo stesso tempo con il cuore colmo di gioia.
“Non vuole mettere nei guai… me!”

La ragazza continuava a fissare la Luna, persa nei suoi pensieri.
Ma poi i suoi occhi-oceano si spostarono su quelli di Justin.
E la sua mano vellutata cercò quella del ragazzo.

-Io voglio che tu porti a termine la tua missione.- affermò decisa lei.
Ma Justin non capì.

Greta strinse ancora più forte la sua mano, mentre si avvicinava a lui.
-Non ho altre scelte. Devo avere questo bambino- per poi guardare la Luna e prendere ispirazione da lei, per poter trovare le giuste parole.

-Voglio che sia tu a farlo, perché so che avrai cura di me.
Voglio te…- sussurrò, portandosi una mano sul grembo - … qui dentro!-

**To be continued.**
 
Continua:Spero che vi piaccia Recensionate :) Buon sanvalentino e grazie davvero con il cuore per le 8 recensioni Vi amo <3

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Capitolo 15
*** capitolo 14 ***


Capitolo 14

Greta strinse ancora più forte la sua mano, mentre si avvicinava a lui.
-Non ho altre scelte. Devo avere questo bambino- per poi guardare la Luna e prendere ispirazione da lei, per poter trovare le giuste parole.

-Voglio che sia tu a farlo, perché so che avrai cura di me.
Voglio te…- sussurrò, portandosi una mano sul grembo - … qui dentro!-
* * * *

La Luna era alta nel cielo.
Quella Luna che ormai, si poteva davvero dirlo, era testimone di quel loro amore ancora non dichiarato.
Quella Luna adesso era loro amica, complice di quella muta richiesta che Greta aveva fatto a Justin.

E Justin era rimasto così, a fissarla, cercando di mettere in moto il cervello, dopo le parole che aveva udito.

“Vuole che sia io a farlo, non qualcun altro. Io.” Era felice e triste allo stesso tempo.
Mille preoccupazione gli passarono per la mente.

“E se poi si pentirà di avermi detto queste cose?
E se si sente solo costretta? Se invece non vuole davvero me?”

Ma Greta era lì, di fronte a lui, che lo guardava con i suoi occhioni.
Era lì, e aveva scelto lui per quel passo così importante.
Aveva scelto lui, per il suo futuro!


-Justin…?- Lo chiamò Greta per attirare l’ attenzione su di sé.
Ma Greta non sapeva che l’attenzione di Justin era su di sé da giorni ormai.
Ora, doveva solo metabolizzare il tutto.


Allora Justin prese la sua decisione.
Le strinse la mano, e le puntò gli occhi dritti nei suoi.

Intanto, la Luna si preparava ad essere loro testimone ancora una volta.

-Greta, forse, dovresti pensarci meglio, è una cosa importante.
Sarebbe più facile che tu scappassi, se rimani qui e vuoi che io compia la missione ti rovinerai la vita!-

Ma Greta, mentre aspetta Justin, aveva pensato già ai pro e ai contro.
Ed ora era disposta a spiegare tutto a Justin.

Quella sarebbe stata davvero la notte delle rivelazioni.

* * * * *

-Justin, io non voglio fuggire, te l’ho detto! Non voglio…- e puntò i suoi occhi nei suoi -… più separarmi da te.-

Justin sorrise, apertamente.
Era quello che pensava anche lui.
Ma Greta continuò a esprimere tutto ciò che il suo cuore teneva dentro.

-E voglio che sia tu, e non perché sei l’unica scelta.-
Justin si avvicinò a lei, per sentire meglio quelle parole che lo stavano stravolgendo.

-Voglio che sia tu, perché lo desidero!-

A Justin ritornarono in mente le parole dette precedentemente da Greta.
“Voglio te, qui dentro!”
E un brivido gli percorse il corpo.
Quell’idea. 
Quell’idea adesso lo aveva preso totalmente.

Ma Greta continuò.

-Justin, io credo che te lo direi anche se non fossimo in questa situazione.- sussurrò arrossendo. – La mia non sarebbe una vita rovinata con TUO figlio, anzi, sarebbe solo un altro piccolo amore, dopo te.-

Justin arrossì di rimando, e non poté far altro che prenderla e stringerla a sé.
Non riusciva a credere a quelle parole.
Mai nessuno lo aveva amato.
Mai nessuno lo aveva neanche più guardato dopo quello che era diventato.
Lo avevano catalogato e nessuno si era interessato di conoscerlo interiormente.
Ma lei lo aveva fatto e aveva capito quanto amore ci potesse essere dentro di lui.

-Davvero?- ancora non ci credeva Justin.
Greta annuì e si lasciò andare a quell’abbraccio pieno di AMORE.


Ma poi Justin lo sciolse leggermente.
Lo sciolse perché doveva guardarla, non voleva perdere neanche un attimo di quel tempo impiegato a contemplarla.


E fu così che i loro occhi si incastrarono.
E non si lasciarono più per tutta la notte.
Non si sciolsero quando la sottile camicia da notte di Greta finì sul prato.
Non si sciolsero quando Greta si ritrovò adagiata sul prato.
Rimasero uniti a darsi sicurezza a vicenda.


E quando per forza di cose, Greta dovette chiudere gli occhi.
Erano i loro cuori ad essere legati.
E dopo poco, lo furono anche i loro corpi.

Justin fu dolce.
Non c’era fretta, non c’era odio.
Era AMORE.

E quando il momento doloroso passò, i loro occhi si cercarono ancora.
Ed erano totalmente uniti.
Mani con mani.
Occhi con occhi.
Bocca con bocca.
Cuore con cuore.
Corpo con corpo.
Anima con anima.
Sospiri con sospiri.


E la Luna li guardava unirsi, innamorati.
Era il suo segreto ormai.
Quell’amore che adesso non era più nascosto.
Quell’amore che ora era dimostrato, ma non ancora totalmente rivelato.

* * * * *


Passarono ore.
Ma rimasero svegli.
La Luna stanca della nottata stava andando a riposare, lasciando lentamente il posto al Sole.

Justin capì che quello era il momento giusto.
Non voleva che la Luna non ci fosse quando lui avrebbe fatto ciò che voleva fare.


Erano ancora su quel prato.
Enrico teneva stretta a sé Selene.
Non vi era imbarazzo, nonostante fossero senza alcun abito.
Le sue labbra lambivano il collo di lei, lasciando piccolo timidi baci.


-Prima volevo dirti una cosa, non l’ho fatto. Non volevo tu pensassi che te lo dicessi solo per il contesto in cui eravamo.-


Greta si voltò leggermente per guardarlo.
Aveva paura, sinceramente, che fosse qualcosa di spiacevole.
Il cuore le prese a battere forte quando Justin la fece voltare e sedere sul suo corpo nudo.

Ed eccolo il momento.
La Luna era ancora ad aspettare quel momento prima di andar via.


Le labbra di Justin si mossero.

-Io ti amo.- sussurrò all’unica persona a cui lo avrebbe mai detto.
 
Continua....ta ta ta spero vi sia piaciuto Recensionate <3 Grazie mille per le recensioni un bacio <3 
AH io faccio anche un altra storia si chiama "un amore e un teppista"

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


#Chapter 15
Greta si voltò leggermente per guardarlo.
Aveva paura, sinceramente, che fosse qualcosa di spiacevole.
Il cuore le prese a battere forte quando Justin la fece voltare e sedere sul suo corpo nudo.

Ed eccolo il momento.
La Luna era ancora ad aspettare quel momento prima di andar via.

Le labbra di Justin si mossero.

-Io ti amo.- sussurrò all’unica persona a cui lo avrebbe mai detto.

* * * *


IO TI AMO.

Greta non riusciva ad aprir bocca, molti avrebbero detto che “non credeva alle parole appena udite”, ma Greta ci credeva.
Non aveva dubbi, non ne aveva più su Justin.

Ci credeva a quella piccola dichiarazione sussurrata al suo orecchio.
Credeva nella sincerità che Justin le aveva comunicato.
E il suo cuore si era commosso ancora di più nel constatare che quel “ti amo ” non era stato solo un “ti amo ” di circostanza.
Non era stato un “ti amo” detto solo per convincere Greta a fare quello che poi hanno fatto.


No, quel “ti amo” era venuto dopo, a dimostrare che Justin non sarebbe fuggito, non l’avrebbe abbandonata.


* * *

Il cuore della piccola, ma ormai grande, ragazza si era colmato di gioia.
Davvero l’amava?

Le bastò sollevare lo sguardo, incontrare gli occhi di lui, il suo sorriso che era rivolto a lei, e quelle labbra che quella notte aveva tanto assaporato.
Le bastò per dirsi “Si, lui mi ama.”

Ma lei lo amava?
Si limitava a stringersi a lui, ad osservarlo.
E lui guardava ogni piccola reazione di Greta.
Forse, quel “ti amo” non era ricambiato.


Silenzio.
Interminabili minuti in cui Greta pensava.
Justin la fissava, desideroso di conoscere quei pensieri.
E il giorno illuminava il cielo, quel cielo che aveva visto i due ragazzi amarsi.

Un turbinio di parole nella mente di Greta.
Pensieri, le parole appena udite, le sue storie.
Ma una cosa l’aveva capita Greta, leggendo così tanto.

APRIRSI ALL’AMORE.


Perché bisogna nascondersi difronte a questo grande sentimento?
Perché bisogna trovare sempre il male dietro a un “ti amo”?

FIDARSI.
Bisogna credere nell’amore, credere nei sentimenti che ciascuno prova.


E Greta, tutto questo lo stava capendo ora.
In quella pace e quel silenzio.
Ma poi Greta capì, capì che doveva rompere quel silenzio.


Si fece forza sulle braccia, sollevò il busto, facendo arrivare il suo viso accanto all’orecchio di Justin.

-Anche io.- sussurrò.
Justin voltò immediatamente lo sguardo verso di lui, come se fosse stato preso da una scossa.

-C-cosa?- si ritrovò a dire, inebriato dal profumo del viso di Greta, a pochi millimetri dal suo.

Greta sorrise, sicura delle parole che stava per dire.
-Ti amo anche io, tanto.- disse, poggiando il suo naso sulla guancia di Justin.
Da lì, Greta poteva benissimo sentire il battito del cuore accelerato di Justin. 

Il ragazzo perse un colpo a quelle parole, ma subito dopo si riprese.
Doveva agire.
Doveva fare quello che il cuore gli diceva di fare.


Delicato, come solo lui poteva essere, prese il viso di Greta fra le sue mani.
E non c’era momento più bello che quell’attesa che si era creata nell’aspettare il sapore delle labbra dell’altro sulle proprie.


E quel sapore arrivò subito e animò i loro spiriti.
Un bacio che fece scattare la passione fra i due.

E…
Stavolta fu il Sole ad ammirare l’amore dei due ragazzi.

* * *

Quella fu una notte, e un primo risveglio, da togliere il fiato a qualsiasi persona, anche alla più crudele.
Fu la loro notte.

Ma non fu l’unica.
Da quella, la più importante, passarono giorni e settimane.
L’estate andava finendo, ma il loro amore, quello cresceva sempre più.


Passarono le loro giornate in quella stanza e nel loro magico posto.
Quelle giornate avevano il suono delle pagine di libri sfogliate.
Avevano il rimando di antiche storie.
E poi…
Avevano il brivido di due mani che si sfiorano.
Avevano il luccichio di due occhi che si incontrano.
Avevano il sapore di due labbra che si uniscono.
E avevano l’amore di due corpi che si fondono.


Avevano tutto ciò che serviva.
Un libro e i loro cuori che battevano l’uno per l’altra.

Ma forse, i cuori non erano più due.
Ma tre. *-*


**To be continued.**
Spero che vi piaccia Recensionate Baci <3

Lei è Greta:

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

Avevano il brivido di due mani che si sfiorano.
Avevano il luccichio di due occhi che si incontrano.
Avevano il sapore di due labbra che si uniscono.
E avevano l’amore di due corpi che si fondono.


Avevano tutto ciò che serviva.
Un libro e i loro cuori che battevano l’uno per l’altra.

Ma forse, i cuori non erano più due.
Ma tre. *-*

* * * *

Tutto era scomparso per i due innamorati.
Niente più missione, niente più brutti pensieri.
Solo il loro amore, e quel magnifico posto che lo aveva fatto sbocciare.

Era scomparso davvero tutto, tanto da non accorgersi del continuo star male di Greta.
Perché alla ragazza bastava il solo sguardo di Justin per rinascere.
E dimenticò che c’è qualcosa che arriva tutti i mesi.
Dimenticò che il colore naturale della pelle è il rosa carne e non il bianco-pallido.
Dimenticò che non fosse normale rimettere ogni mattina.


E Justin?
Non notava nulla di tutto ciò, non notava i brutti particolari.
Per lui, la sua Greta era sempre la più bella meraviglia.
Era una meraviglia anche con quel piccolo rigonfiamento sulla pancia.


Ma di quel piccolo rigonfiamento Justin se ne accorse solo una sera.
Era una delle tante sere che trascorrevano nel loro magico rifugio.
Greta lo aspettava, stesa sul soffice prato, sotto la luna.

Justin la ammirava da lontano, dal balcone della stanza.
Era stupenda, con il chiarore della Luna sulla pelle.

Sorrise Justin, e le si avvicinò.
Mentre si avvicinava notava sempre più una piccola tonda curva sul ventre della sua meraviglia.
Il suo cervello cercava di elaborare l’informazione, ma tutto si azzerò quando Greta spostò lo sguardo su di lui, facendogli dimenticare tutto.
Tutto tranne l’amore che provava per lei, e che anche quella notte si dimostrarono.

* * *

L’indomani era un altro giorno.
Greta e Justin si preparavano a viverlo come sempre.
Ma quello che non ricordavano era che quello era un giorno importante.
Era IL GIORNO.
Perché quella era la data della scadenza del mese che Justin aveva avuto a disposizione.

Ma a ricordarglielo, fu il suono del campanello.

*Dlin, Dlon.*

Justin corse ad aprire, con il sorriso che aveva da giorni ormai.
Ma quel sorriso si spense, quando vide chi c’era davanti alla porta.

Lo stesso visitatore dell’ultima volta.
Il dottore, con ancora una valigetta in mano.

Ma quello che più spaventò Justin, fu il secondo uomo.
Il Boss.

* * * *

Greta era nella sua camera, aveva imparato ormai che se sentiva il campanello, tutto sarebbe dovuto tornare a come gli altri pensavano che fosse.
Chiuse la grande vetrata che dava sul giardino, e si chiuse dentro la stanza.
Aspettava Justin, sperando che non fosse nulla di grave.

Ma quando rivide quella valigetta e quell’uomo, ricordò che il mese era appena scaduto.

Si ritrovò ancora una volta chiusa nel bagno a fare un test di gravidanza.
Ma questa volta i suoi pensieri erano tutt’altri.

“E se sono incinta?”
Ogni ragazza della sua età avrebbe pianto a quell’idea, e anche lei, qualche tempo prima avrebbe pianto.
Ma ora era tutto diverso.

Non essere incinta significava PERDERE.
Perdere ogni speranza, perché sarebbe stata violentata da qualcuno.
Perdere la sua vita, perché avrebbe portato in grembo un figlio di un bastardo.
Perdere Justin, che sarebbe stato fatto fuori, per non avere portato a termine la sua missione.

Ma essere incinta, d’altro canto, significa portare in grembo un piccolo esserino.
Un esserino che lei avrebbe amato, solo perché frutto del suo amore con Justin.
Fu allora che si ritrovò a sperare di essere incinta.

Ed alzando il test e leggendo, dopo pochi attimi, seppe quale sarebbe stato il suo futuro.

* * * *

Nello stesso istante Justin guardava il Boss, seduti entrambi sulle poltroncine del salotto.
Il ragazzo non riusciva a capire la presenza del suo superiore.
MAI, per nessuna missione, egli aveva fatto qualcosa del genere.

E, ancora una volta, quello sembrò leggerli nel pensiero.
-Justin, questa è una missione molto importante, molto! Io devo verificare con i miei occhi! Quel magistrato deve pagarla!-

Justin mandò giù la saliva, sperava con tutto se stesso che fosse andato tutto bene, non si sarebbe mai perdonato, se la sua Greta fosse stata trattata male. 

Ma il Boss continuò.
-Bieber, era davvero una missione importante, se l’avrai portata a termine, potrai chiedermi qualsiasi tipo di favore!-

E fu in quel momento che anche Justin, contemporaneamente a Greta, si ritrovò a sperare con tutto il cuore che avessero creato un piccolo esserino.

* * * *
Passarono pochi istanti.
Pochi istanti che cambiarono la vita di entrambi i ragazzi.
Un attimo di confusione.

Greta che si gettava a peso morto sul letto, liberata da un peso, con il sorriso sulle labbra e una mano sul ventre.
Il dottore che scendeva le scale correndo per mostrate il test di gravidanza al Boss.
Il Boss che rideva e tirava una leggera pacca sulla spalla di Justin.

E poi lui, Justin.
Che si sentiva estraniato dal mondo in quel momento, a cui non importava nulla adesso, se non poter correre da Greta.


Ma doveva fare qualcosa prima.
Sì, era arrivato il momento.

Fermò le risa del Boss.
-Signore, potevo scegliere la mia ricompensa, vero?-
-Te lo meriti Bieber.- Disse il Boss.


Justin prese fiato, ci pensò ancora.
Ma sapeva quello che voleva.

NON DOVEVA LASCIARSI SFUGGIRE IL SUO AMORE.

-Chiedo la libertà, voglio uscire da questo circolo, e non essere mai più cercato da voi.-


**Continua.**Ragazze <3 Spero vi sia piaciuto Recensionatee Bacioni <3 <3 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17
Justin prese fiato, ci pensò ancora.
Ma sapeva quello che voleva.

NON DOVEVA LASCIARSI SFUGGIRE IL SUO AMORE.

-Chiedo la libertà, voglio uscire da questo circolo, e non essere mai più cercato da voi.-
* * * *


Il Boss rimase spiazzato.
-Bieber, ma lei è uno dei ragazzi migliori che abbiamo.-
-Avevate detto che mi avresti dato tutto ciò che volevo!-

Il Boss lo guardò, lui era un uomo di parola.
-Va bene, sei libero!-

Il cuore di Justin gioì, adesso non vedeva l’ora di correre via da lì, di prendere e stringere a sé la persona più importante della sua vita.
Anzi, adesso le persone più importanti erano due.
Greta e… il loro bambino.

-Ma voglio che tu compia un ultima missione prima di andar via, liberati della ragazza, qui abbiamo finito con lei. Può anche tornarsene da dove è venuta.-


Cosa poteva capitare di meglio?
Erano liberi, finalmente, entrambi.
E lui si sarebbe preso cura di lei.

* * * *
Ancora pochi attimi, e il desiderio crescente di potersi abbracciare.
Ancora pochi istanti, e quelle braccia si unirono e dettero calore all’altro.

Sì, perché appena Justin aveva vagliato la porta, dopo aver percorso le scale correndo, era bastato il semplice incontro dei loro occhi.
Era bastato a far sì che i loro corpi si avvicinassero e si unissero un caloroso abbraccio.


Un abbraccio che sapeva di promessa e felicità.
E dopo quell’abbraccio Greta poté scaricare tutta la sua tensione.
Si lasciò andare ad un pianto liberatorio mentre Justin, vedendo le lacrime di lei e capendo lo sfogo, la stringeva sempre più a sé.

-Shh, calma, va tutto bene.-
Greta tentò di calmarsi al suono dolce delle parole del ragazzo.

-Justin, ho tanta paura che mi allontanino da te.-

Justin sorrise. –Mi hanno concesso la libertà, nessuno più ci renderà la vita difficile.-
-D-davvero?- chiese Greta, incredula.
-Si, staremo insieme per sempre, io ti proteggerò.- Sussurrò con estrema dolcezza Justin, e posò delicatamente la sua mano sul grembo di lei. –Anzi, vi proteggerò.-
* * * *

In poco tempo i due ragazzi raggrupparono tutte le loro cose.
Dove sarebbero andati?
Nessuno dei due lo sapeva.
Quello di cui erano certi era che, se fossero stati insieme, qualsiasi posto si sarebbe potuto chiamare “casa”.


Greta finì di sistemare le ultime cose, per poi avvicinarsi alla grande finestra che dava nel loro posto magico.
Era pronta a guardarlo per l’ultima volta.
Così, sfilandosi le scarpe, Greta arrivò ai piedi del laghetto, toccando con la pianta dei piedi la fresca erbetta.

Quel posto era magico. Ormai era chiaro.
Ed era il loro posto, e anche se chiuso in un contesto di prigionia, sarebbe stato per sempre loro.

Justin, silenziosamente si avvicinò a lei, cingendole poi la vita con le sue braccia.
Posò il suo naso sulla spalla fresca di lei. 
-Ti prometto che troveremo un altro posto magico, perché siamo noi due a renderlo così.-

Greta sorrise, intrecciando le sue mani a quelle di Jutin portandole sul suo grembo.

-Hai ragione, amore.-
Justin sbatté più volte le palpebre, incredulo.

AMORE, lo aveva chiamato AMORE.
Era davvero l’amore di qualcuno!
Sorrise, infine.

E facendo voltare Greta, con ancora le loro mani su quel piccolo rigonfiamento, avvicinò le sue labbra a quelle delle sua amata, creando quello che, forse, sarebbe stato l’ultimo bacio nel loro posto magico.


* * * * *
Quello fu il loro fermo immagine.
Uno dei momenti che sicuramente mai nessuno avrebbe potuto cancellare dai loro cuori. 
Con sacca in spalla, e mani intrecciate, i due innamorati lasciavano la loro casa-prigione.


Camminavano senza una meta.
O meglio una meta Justin c'è l’aveva.
Verso un posto, l’unico in cui potevano trovare rifugio per la notte.
E Greta capì quale posto fosse, quando riconobbe da lontano la sua casa.

Justin le strinse la mano.
-Ricordi quando ti venni a prendere? Le ho sempre avute io le chiavi.-
Greta annuì, rapita da quella casa che le portava alla mente tanti ricordi di bimba.

Entrarono dentro, e poggiarono a terra la loro roba.
Sfiniti, non fecero in tempo a stendersi sul letto di Greta, che Morfeo li prese e li cullò durante la notte.

L’indomani Greta si svegliò con il morbido tocco di Justin sui suoi capelli e con un flebile bacio sulle sue labbra.

Sorrise, ma poi si guardò intorno.
La casa era proprio come la ricordava.
Erano passati solo pochi mesi, ma era rimasta intatta.
Vi era una piccola differenza, non vi era traccia dei fogli sparpagliati di suo padre quando lavorava, non vi era profumo di dopobarba, lui non era più lì.

-Chissà dove sarà mio padre, cosa gli staranno facendo.- disse assumendo un volto triste.
Justin le accarezzò la guancia, sentendosi morire per aver contribuito alla sofferenza di quella ragazza di cui si era reso conto di essere innamorato.

-Ti prometto che lo andremo a liberare Greta, te lo prometto.-
Greta si strinse a lui.
-Ma devo prima mantener fede ad un’altra promessa che ti ho fatto. Fra poco andremo alla ricerca dei miei genitori. Ho voglia di rivederli.-

La ragazza sorrise, contenta che il suo Justin stesse cambiando.
Contenta che fosse stata lei a farlo cambiare.
E che lui stesse aprendo il cuore ai sentimenti.
*-*
Continua..Ragazze spero che questo capitolo vi piaccia recesionate e grazie mille per chi segue questa storia vi amo <3

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


#Chapter 18

-Ti prometto che lo andremo a liberare Greta, te lo prometto.-
Greta si strinse a lui.
-Ma devo prima mantener fede ad un’altra promessa che ti ho fatto. Fra poco andremo alla ricerca dei miei genitori. Ho voglia di rivederli.-

La ragazza sorrise, contenta che il suo Justin stesse cambiando.
Contenta che fosse stata lei a farlo cambiare.
E che lui stesse aprendo il cuore ai sentimenti.
* * * *

Con quella gioia nel cuore, con quelle nuove promesse, con la voglia di stare insieme i due ragazzi ripresero tutte le loro cose, pronti a ripartire alla ricerca dei genitori di Enrico.
Lasciarono la casa di Greta vuota come l’avevano trovata, vuota della presenza del padre.


-Sai dove potremmo trovarli?- chiese Greta, prendendo una pesante sacca contenente le loro cose.
Justin gliela tolse dalle mani –Prendo tutto io, tu devi riposare. – disse abbassandosi a baciare lievemente la pancia di Greta.

Greta chiuse gli occhi, beandosi di quel gesto di affetto, e con la mano solleticò i capelli di Justin. *-*
“Com’è premuroso” pensò la ragazza.

-Comunque non so, a me avevano detto che avevano cambiato casa, anche se non ho mai pensato di cercarli.-
Greta accarezzò la guancia di Justin, che ora la guardava dritto negli occhi.


-Vedrai che sono sempre stati a casa ad aspettarti, loro non si sono dimenticati di te.- E sorrise.

Sorrise, per dare sostegno a quello Justin che adesso provava sentimenti.
Ed era convinta, che adesso Justin li stesse provando sul serio, e nel suo cuore c’era solo bisogno di sapere che i suoi genitori non lo avevano mai abbandonato.

* * * *

Fu così che, mano nella mano, e con sacco in spalla, i due ragazzi si ritrovarono davanti a quella che era stata la casa di Justin per tanti anni da bambino.
Quel ragazzo che iniziava a ri-amare si ritrovò con gli occhi lucidi davanti alla sua casa.
E forse, proprio in quella casa che lo aveva visto crescere, avrebbe ritrovato l’affetto dei suoi genitori.


Un colpa alla porta, due.
Poi una porta che si apre.
Una ragazza giovane alla porta, ma di certo più grande della loro età.

Greta notò qualcosa di familiare in quel viso sconosciuto, ed ebbe la conferma, quando sentì il tonfo dei sacchi caduti per terra, ed il viso sconcertato di quella ragazza che fissava Justin.

Ancora un attimo, e poi una voce che spezzò il silenzio che si era creato.
-Jazzy, allora chi è alla porta? Lo sai che dobbiamo fare attenzione…-

Ma quella ragazza, che Greta aveva scoperto chiamarsi Jazzy, era come paralizzata.
La voce udita prima si faceva sempre più vicina.

-Jazzy, allora? Jazzy? Possono essere quei farabutti che ci hanno portato via Just…-
ma la voce si interruppe quando ormai era accanto al viso di Jazzy.

Una signora ormai non molto giovane, e con il viso segnato da quello che doveva essere la perdita di un figlio, era accanto alla porta.

-Justin!-

E il viso di Justin che fino a quel momento era stato fisso su quello della sorella, spostandosi su quello della mamma, cambiò.
Piccole e lucide lacrime bagnarono il viso di quel ragazzo.

Fu allora che Greta capì.
Quella era la madre di Justin, la nonna di quell’esserino che portava dentro sé.
* * * *

Non passò molto tempo prima che i due arrivati si schiodassero dall’uscio della porta.
Bastò un semplice passo fatto in avanti da Justin, ed uno fatto dalla mamma.
E madre e figlio si ritrovarono dentro casa, abbracciati ed entrambi con le lacrime agli occhi. *-*

Un gesto di Jazzy, e Greta fu invitata cortesemente dentro.
La sorella, d’altro canto, la guardava con un misto di paura e allo stesso tempo di ammirazione.
Greta non capiva, perché quella ragazza la stava giudicando con gli occhi?
Al momento non ebbe risposta, forse, l’avrebbe avuta successivamente.

Adesso le importava solo che il suo Justin stesse bene e che fosse felice.
E Justin era felice.
Finalmente nella sua vera casa, con la sua VERA FAMIGLIA. 

Non c’era più rabbia nel suo cuore.
Non c’era più rancore.
Solo voglia di essere nelle braccia delle persone che ti amano.

La mattinata andò via così.
Fra lacrime e sorrisi.
Fra racconti e giustificazione.
E Greta ascoltava semplicemente.
Ascoltava come la mafia fosse stata tanto crudele da dividere un ragazzo giovane dalla sua famiglia. E come, ancor peggio, avesse impedito alla famiglia di cercare suo figlio, minacciando l’altra figlia.

Ma adesso tutto era nel verso giusto.
Justin era libero, libero di poter tornare dalla sua famiglia, che non lo aveva mai abbandonato.
Ma era davvero tutto nel verso giusto?
Come mai Jazzy aveva quello sguardo strano quando fissava Greta.


Ancora nessuno le aveva parlato, ma tutti avevano notato come la sua mano fosse stata costantemente intrecciata a quella di Justin.
Ma Greta, ad un tratto, si accorse di come lo sguardo di Pattie non fosse più sulle loro mani intrecciate, ma sul piccolo rigonfiamento della sua pancia.
E quando se ne accorse, non poté far altro che abbassare il viso, imbarazzata.

Era la prima volta che qualcuno, oltre Justin, le guardasse la pancia consapevole che all’interno ci fosse un altro essere di vita.
E non aveva pensato al disprezzo che la gente le poteva riservare.


Ma Greta, si accorse solo dopo che quello non era disprezzo, era… consapevolezza di quello che aveva passato?
Ma come poteva quella donna anche solo minimamente immaginare quello che le era accaduto?

Finalmente la risposta.
La prima pagina di un giornale.
Il volto di suo padre. 
E quella scritta.
“La mafia trionfa. Ancora imprigionato il Magistrato, e la mafia rende pubblico il disonore della figlia.”

Ecco, i genitori sapevano.
Insieme a lei, anche Justin aveva letto.

Lui alzò lo sguardo prima di lei, e le strinse la mano, confortandola.
Poi guardò la sua famiglia.

-Non ha trionfato per niente, siamo noi due ad aver trionfato! 
Ascoltate, voi non la conoscete. Lei, lei è lei! Ed è unica in tutto ciò che fa!
Non giudicatela, dovete conoscerla. E dovete farlo, perché sarà con me fino alla fine dei giorni.-

Greta ascoltava silenziosa quella prima dichiarazione agli altri del loro amore, mentre il suo cuore, d’altro canto, produceva secchi battiti.

I genitori si guardarono.
-Infatti noi non abbiamo detto niente- disse il padre.
-In realtà volevamo ringraziarla- sussurrò qualcosa per la prima volta la sorella, poi si voltò verso Greta. – Si, grazie per averci riportato Justin.-
-Grazie davvero, gli hai donato ancora un cuore, grazie. – sorrise la mamma.
E poi tutti e tre andarono a guardare da vicino il piccolo rigonfiamento *-*

Justin strinse Greta a sé.
Ora la ragazza era felice.
Justin aveva ritrovato la sua famiglia, e forse, li avrebbe potuto farne parte.


* * * *

Quella stessa sera Greta e Justin avevano finalmente un posto confortevole in cui stare.
E come ogni notte erano stretti in un abbraccio, guardando dalla finestra la loro compagna di vita, che li aveva seguiti nei loro passi, la Luna.


Non era così bella come nel loro posto magico, ma c’era.
Era sempre con loro.

**To be continued.**
Ragazze scusate per il ritardo spero vi piaccia Recensionate.Qualcuno vuole creare un contatto di Justin e Greta? fatemi sapere Bacii

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


#Chapter 19
 
Quella stessa sera Greta e Justin avevano finalmente un posto confortevole in cui stare.
E come ogni notte erano stretti in un abbraccio, guardando dalla finestra la loro compagna di vita, che li aveva seguiti nei loro passi, la Luna.
Non era così bella come nel loro posto magico, ma c’era.
Era sempre con loro.
* * * *
 
Passarono molte notti e molte lune, dal giorno in cui un’altra promessa era stata fatta.
E loro?
 
Loro erano sempre insieme.
Loro ed il loro amore.
Loro e quella piccola pancia che giorno dopo giorno cresceva sempre più.
 
Greta, ormai era stata accolta come una figlia in quella sua nuova famiglia.
Era ormai una di loro.
 
Ma loro ancora non la conoscevano bene.
Si mostrava sempre così dolce e sorridente.
Eppure?
Solo Justin, sapeva quello che accadeva nel suo cuore.
Solo Justin, poteva comprendere che quel sorriso non era vero.
 
* * *
Da quel momento, ogni notte Greta piangeva silenziosamente.
Voleva sapere che suo padre era vivo.
Voleva avere la certezza di non essere sola al mondo.
 
Ed ogni notte Justin la rassicurava.
La stringeva a sé, come solo chi è innamorato sa fare.
Così, in pochi istanti, riusciva a farle fare un sorriso, VERO stavolta.
 
Aveva la capacità di farla sentire protetta e assolutamente non sola.
A Justin bastava abbracciarla, posarle una mano sulla pancia.
E Greta capiva che no, non era più sola, adesso aveva una famiglia, la sua.
E quel piccolo bambino che stava crescendo dentro di sé, sarebbe stato la causa di tutti i suoi sorrisi.
 
* * *
 
Quello che Greta non sapeva però, era che presto avrebbe avuto tante risposte alle sue domande.
 
Justin usciva presto la mattina, e tornava la sera a tarda notte.
La mattina, le dava un piccolo bacio sulla fronte, uno sulla pancia ed andava via.
La sera, Greta lo aspettava sveglia, non sapeva cosa stesse facendo, ma si fidava di lui.
Non le diceva nulla, neanche quando riuscivano a rimanere svegli qualche ora, quando lui tornava.
Non le diceva nulla, quando si stendevano abbracciati sul letto, a parlare del proprio futuro.
 
Ormai, nei loro occhi non c’erano più quelle immagini di quando si erano conosciuti, quelle immagini di odio e mafia.
Ormai, nei loro cuori non c’era più angoscia e timore.
Ormai, i loro occhi erano colmi delle loro immagini insieme, delle loro notti d’amore, dei loro sorrisi.
Mentre il cuore, quello era ormai una mitraglietta.
Andava forte forte, ogni volta che semplicemente i loro occhi si incontravano.
Quello era amore.
 
* * *
Una sera, Justin tornò prima.
Aveva un grande sorriso sulle labbra, un sorriso che fece animare di gioia Selene.
Ma non le disse nulla, ancora.
 
Lei era la sua amata, e meritava la sua sorpresa.
Una sorpresa che non solo l’avrebbe resa felice, ma l’avrebbe legata a sé, per sempre.
 
* * *
Cosa posso dirvi io, stupida scrittrice che narra questa storia ricca di eventi?
Nulla. 
Posso solo dirvi che questa sorpresa, cambiò radicalmente il corso delle cose.
 
Cambiò e rese migliore quella loro storia d’amore.
Già, quella storia d’amore nata dall’odio e dall’indifferenza.
 
Una volta, qualcuno chiese ai due innamorati come fosse stata la loro storia.
Ma…
 
Come si poteva raccontare a qualcuno la loro storia?
Come potevano delle semplici parole riassumere quelle emozioni?
Come potevano delle stupide virgole creare quell’uragano che vi era stato dentro loro?
Niente e nessuno potevano farlo.
 
 
Mi piacerebbe dire che il loro fu un lieto fine.
Ma voglio cambiare un po’ la solita frase.
Com’era stata la loro storia? 
Dalla prima volta, era stata impregnata di qualcosa di magico.
Allora, dovete sapere, che il loro fu un MAGICO LIETO FINE.
 
Fine 
Non ci posso credere è finita spero vi sia piaciuta ,Grazie mille alle persone che hanno seguito questa storia
Ps:ho iniziato un altra storia che è completamente diversa da questa "il mio peggior nemico"

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