OTMA Hurt

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Olga ***
Capitolo 2: *** Tatiana ***
Capitolo 3: *** Maria ***
Capitolo 4: *** Anastasia ***
Capitolo 5: *** OTMA last day ***



Capitolo 1
*** Olga ***


 “In molta saggezza è molto dolore. E colui che aumenta la conoscenza aumenta il dolore.”

 


                                                                                                                                                    (Ecclesiaste. 1, 18)


1916


Gli occhi azzurri di Olga Nikolaevna, fino a ieri sorridenti, sono socchiusi in un sofferente e silenzioso rifiuto. Il nasino all'insù dei Romanov, "il mio piccolo camuso" lo chiama Olga, è schiacciato contro un morbido asciugamano di lino.


Vomita la granduchessa.


Si è rifugiata in un armadio dell'ospedale militare dove da bambina è diventata infermiera. All'improvviso.


Lei non è come la zarina. Non è forte come Tatiana.


Ha cercato di sfuggire dalle brande piene di lamenti orrendi e pietosi, dalle ferite infestate di vermi che degenerano in cancrene, dall'afrore del sangue e del sudore.


È fuggita da quell’ossario di morte.

 


"Sono così grata di vivere in un'epoca in cui le persone sono così gentili!"


Quella frase innocente, ingenua, detta a Miss Eagar quando ancora era bambina ora ad Olga suona di scherno. Si era impietosita alla storia di Llewellyn, il principe del Galles a cui mozzarono la testa dopo morto.


Si raggomitola, con il corpo esile e tremante di una ventenne, contro l'anta di legno. Stanca e inqueta sembra una vecchia piuttosto che la timida e malinconica primogenita dello Zar. La ragazza che i principi di mezza Europa, fino a poco tempo fa, volevano come loro sposa.


Olga non lo vuole uno straniero. Non vuole lasciare la sua amata Russia eppure, in questo momento, tempo di pensare all'amore non ne ha. Pavel Voronov, l'ufficiale dello Standart di cui è stata innamorata appena ragazzina e che le ha spezzato il cuore sposando un'altra, le si affaccia prepotentemente tra i pensieri di morte che si rincorrono, si affastellano nella sua testa.


Olga lo scaccia con fastidio. Vorrebbe che suo padre fosse qui.


Le mancano le lunghe passeggiate con lo zar Nicola, le appassionate discussioni sulla letteratura e sulla politica. Lo zar è partito. Ha assunto personalmente l'alto comando generale delle truppe al fronte. Di quegli uomini, sprovvisti e impreparati, mandati ad un macello annunciato.


Quegli uomini che la zarina e le due figlie maggiori si vedono morire ogni giorno davanti agli occhi.


Resiste la Russia. Resiste Olga.


Cresce l'odio del popolo verso i regnanti. Cresce la sofferenza della lunatica e depressa Olga.


La lisa divisa da crocerossina ha preso il posto del vaporoso e sontuoso abito rosa indossato nella prima occasione ufficiale a Livadia. A sedici anni. La prima cerimonia da granduchessa, da donna.


Un giorno sarebbe zarina Olga se in Russia non esistesse la legge salica. Vedrebbe riconosciuti i privilegi che, da piccola, credeva spettassero ai primogeniti. Avrebbe ragione di non condannare i fratelli di Giuseppe perchè lo gettarono in una fossa. La colpa era del padre che negò la pelliccia al figlio maggiore.


Forse capirebbe i problemi del suo Paese meglio di qualsiasi altro. Dicono sia la più intelligente e consapevole la sensibile Olga.


Ma è anche la più fragile. Una ciocca bionda sfugge dal velo e si appiccica alla fronte sudata.


Ansima Olga. Non vuole tornare di là, nel terrore tra amputazioni e operazioni. Vorrebbe guarirli tutti quei valorosi soldati, trovare una parola di incoraggiamento, aiutarli come ha fatto con un bambino zoppo che, con i primi soldi che ha avuto da gestire, ha mandato in un sanatorio.


Non sapeva nemmeno usarlo il denaro fino all'altro ieri Olga! Cresciuta tra sete e velluti  è troppo fragile per sopportare le sofferenze degli altri per troppo tempo.


Vuole il suo pianoforte e le sue poesie. Vuole parlare di cose belle come il cielo e il sole. Vuole le affettuose fusa di Vaska.


Gli orrori della guerra l'hanno resa ancora più silenziosa e religiosa. Quando è troppo stanca sta un sacco di tempo a pregare, da sola, nella cattedrale di Sobor Feodorovski.


Sua sorella Maria, l'altro ieri, l'ha sorpresa a distruggere una finestra con il suo ombrello. Una di quelle sul ponte Khrestovi dove vi sono le scale e la pagoda in cima.


Ha un esaurimento nervoso. Le fanno iniezioni d'arsenico.


Resta ancora a tormentarsi Olga per ciò che ha visto, per quello che ha vissuto, per quello che non è riuscita a dare.


Sente l'ombra della morte ormai alitare, minaccioso, su di lei.


Poco cambia se è l'ultima volta che vede corpi straziati e occhi vuoti. Poco importa se da domani le assegneranno solo lavoro d'ufficio.
 

******


Questo primo capitolo è collocato, storicamente, durante la prima guerra mondiale quando la zarina Alessandra e le figlie maggiori Olga e Tatiana diventarono crocerossine.

* Lo Standart era la nave era lo yacht imperiale russo.

*Margaretta Eagar è stata bambinaia delle quattro Granduchesse dal 1898 al 1904.

*Vaska era il gatto di Olga.

*Le iniezioni di arsenico, a quei tempi, erano considerati un rimedio contro la depressione.

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Capitolo 2
*** Tatiana ***


"L'amore è luce e non ha fine. L'amore è una grande sofferenza.. È mescolato con il peccato in parti uguali. In amore si può sbagliare e attraverso le sofferenze si espiano le proprie colpe. Tutto è amore e nemmeno un proiettile può colpirlo."

(Granduchessa Tatiana Nikolaevna Romanov)


1918

Alessio si è appena addormentato. Il suo viso di bambino, schiacciato contro il cuscino, è ancora rigato di lacrime.

Sua sorella Tatiana, che siede a fianco del suo letto, mette da parte il lavoro di cucito per fargli una carezza. Premurosa, gli rimbocca le coperte e lo bacia come se fosse la sua mamma.

Mai come in questo momento quel soprannome, “la Governante”, affibbiatole scherzosamente dal fratellino e dalle sorelle più piccole le calza a pennello.

Il commissario Yakovlev è venuto da Mosca per portarsi via il papà.

Alessandra è stata combattuta a lungo dallo straziante dilemma: seguire lo zar o restare a prendersi cura del suo adorato "baby"?

In quegli attimi concitati Tatiana, la figlia più vicina ad Alessandra, le è rimasta accanto.

“Non continuate a tormentarvi! Qualunque cosa sarà decisa avrete il mio appoggio!”

Così Yakovlev si è portato via gli zar e Maria.

Per un secondo l'equilibrata Tatiana avrebbe voluto dire la sua su quell'uomo venuto da Mosca. Vorrebbe definirlo una scimmia piuttosto che un gentiluomo come ha fatto, da bambina, con il principe del Siam.

Sa per certo però che la reazione di questi uomini, così ostili al suo papà, alla sua mamma, alla sua famiglia ,non sarebbe così ilare e comprensiva come quella del principe che le portò dei regali la seconda volta che venne in visita in Russia.

Forse porteranno la mamma, il papà e Maria nel cuore della Siberia, passeranno dal villaggio dove è nato padre Grigori.

Afferra la Bibbia e inizia a leggerne qualche passo. Lei è rimasta a Tobolsk assieme ad Olga, sempre più depressa, e ad Anastasia che non perde mai il suo sorriso.

Alessio ha avuto un altro attacco. Si è fatto male giocando con la slitta.

Tatiana prega perchè il suo fratellino non sanguini, prega perchè quel mostro chiamato emofilia non lo porti in punto di morte proprio ora che è sola.

Sente addosso tutto quel pesante fardello di improvvise responsabilità eppure il forte senso del dovere e l'amore per la sua famiglia le permettono di restare lucida e di non abbattersi.

È stata un'ottima infermiera durante la guerra e non si è mai lamentata quando ha trascorso ore al capezzale del fratellino malato, seguendo le indicazioni del medico, riuscendo a mantenere il bambino di buon umore.

Gli occhi grigi di Tatiana si posano su una scatola che tiene in grembo. Dentro ci sono delle pietre colorate, della carta vetrata, una scatolina di fiammiferi e un pò di carta velina.

È un regalo di sua cugina Ella.

Una volta Tatiana si è seduta sul letto e ha provato a sfregare i fiammiferi sulla carta vetrata finché la bambinaia non l’ha fermata dicendole che poteva bruciare tutti nei loro letti.

Tatiana Nikolaevna si ritrova a pensare a quella cugina, che il tifo ha ucciso solo ad otto anni, come non le accadeva da tempo. Ricorda come Ella pregasse la zia Alessandra di "regalarle" Tatiana o Maria per sorellina. Ricorda quando lei ed Olga la mattina di Natale la cercarono sotto l'albero sicure che gli angeli l'avessero rimandata tra loro.

Ella è stata la sua prima amica, oltre la sorella. Fa rivivere il suo patetico desiderio di avere degli amici.

Il corpo straziato di Alessio si muove dolorosamente. Tatiana, alta ed aristocratica, nonostante la prigionia, si avvicina a lui premurosa.

Alessandra ha scelto lei perchè sa che Tatiana ha la testa da leader. Che è l'unica in grado di prendersi cura di Alessio e delle sorelle.

E anche gli altri lo sanno. Tatiana, invece, non sa più molte cose.

Si chiede sempre più spesso quando riabbraccerà mamma e papà. Forse tra un mese, forse quando Alessio starà meglio anche loro li raggiungeranno.

Si chiede perchè, per ragioni di stato, lei da "vera figlia dello zar" sia passata ad essere "figlia dell'odio".

Si chiede perchè il regno del suo papà sia fondato proprio su tutto quell'astio. Aveva solo quattordici anni Tatiana Nikolaevna quando si è trovata di fronte alla violenza per la prima volta. Al Teatro dell'opera di Kiev il primo ministro Stolypin è stato freddato davanti ai suoi occhi terrorizzati, a quelli increduli di Olga e dello zar.

Tatiana si sente scioccata e confusa proprio come allora sebbene di anni, ora, ne abbia venti.

Smette di farsi domande. Ortino, accucciato ai suoi piedi, russa rumorosamente e la fa sorridere: Olga si è lamentata tante volte perchè a Carskoe Selo ha tenuto il cane a dormire nella loro camera.

Ortino è un regalo davvero speciale. Un regalo di Malama, ufficiale della cavalleria imperiale russa, che Tatiana ha incontrato in ospedale quando era ferito.

C'è stato un grande affetto tra di loro. Ortino è il secondo cucciolo che ha regalato a Tatiana quando il cagnolino che le aveva donato prima è morto.

Ortino è l'unico legame che le è rimasto con quel soldato benvoluto anche da mamma e papà. Una volta Alessandra le ha anche detto che il giovane era più bello di qualsiasi principe straniero. Allora Tatiana ha capito che la sua mamma non la spingerà mai in un matrimonio senza amore.

Non è ancora una sposa Tatiana ma si sente già mamma. Per il suo fratellino e per le sue sorelle.

Passa così le giornate: ad accudire Alessio, a cucire i gioielli imperiali dentro le fodere dei corpetti, ad obbedire agli ordini dei carcerieri.

Le sue riviste di moda sono ormai piene di polvere.

Le ragioni di stato l'hanno trasformata in una donna equilibrata e orgogliosa.

È un aprile pieno di pioggie e con poco sole. Conta i giorni di solitudine e di coraggio Tatiana, giorni in cui le sue ansie, la sua forza, la sua autorità vengono portate allo stremo.

È stanca ma avanza, comunque fiera ed elegante come al solito, quando un mese dopo scende alla stazione di Ekaterinburg.

La snella e aggraziata figura esotica della granduchessa sembra una bambina incerta mentre i piedi sprofondano nel fango della Siberia. La schiena si incurva sotto il peso della valigia marrone che si trascina dietro e Ortino guaisce, lamentoso, tra le sue braccia.

Sembrano lamenti di morte. Tatiana sbianca un momento, poi rinviene. Deve essere ancora padrona della situazione.

Deve essere ancora un sostegno per tutti.

*** **


Ella: Principessa Elisabetta d'Assia del Reno. Unica figlia di Ernst Ludwing fratello della zarina Alessandra. Morì ad otto anni dopo essersi ammalata di tifo durante una vacanza in Polonia assieme alla famiglia dello Zar. In un primo momento si sospettò che fosse stata avvelenata e che il veleno fosse destinato a Nicola II

Padre Grigori: Grigori Rasputin. Monaco siberiano che ebbe un forte ascendente sulla famiglia reale e sulla zarina Alessandra in particolare. La sua presenza a corte causò nuove "antipatie" alla famiglia reale.

Ortino era il cane di Tatiana. Fu ucciso assieme alla famiglia ad Ekaterinburg. Il soldao che glielo regalò si chiamava Dmitri Yakovlevich Malama che morì durante la guerra civile russa nell'agosto del 1919.

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Capitolo 3
*** Maria ***


"La guardi e, involontariamente, la immagini vestita con un sarafan: con maniche di mussola innevate intorno alle mani, il pluridecorato corpetto di pietre semipreziose e un kokoshnik con le perle tradizionali sulla sua fronte bianca. È allegra e vivace ma non si è ancora svegliata completamente alla vita.Nascoste in lei sono le forze immense di una vera donna russa."

(Sofie Orimosofova su Maria Nikolaevna)

1918

Le strade della fredda Siberia sono terribili quando la primavera le risveglia. Non asfaltate e fangose.

La terra non riesce ad assorbire tutto il ghiaccio che si scioglie.

I cavalli non ce la fanno. Devono essere cambiati più volte.

Trainano un carro semplice. Sul carro viaggiano gli zar deposti.

Maria Nikolaevna, accovacciata sulle assi di legno, scende dal carro e si avvicina alla mamma.

Alessandra ha uno sguardo assente ed inerme.

Con devozione Maria fa da mamma alla sua mamma. Le riaggiusta le coperte che le sono scivolate sul grembo; la rimbocca come se fosse una bambina.

Uno di quei bambini che alla giovane granduchessa piacciono tanto. Uno di quelli che ha preso dalle braccia delle loro mamme per ricoprirli di baci.

Dice di volere quindici figli, Maria. Di voler sposare un soldato.

Lo zar ha sempre sorriso a quell'idea sicuro com'è che la sua terzogenita sarà un'ottima mamma.

La chiamano "l'angelo dei Romanov" in famiglia.

Nicola ha perfino avuto timore che le potessero crescere le ali. Si è rallegrato quando, bambina, l'hanno scoperta a rubare i biblichen dal boudoir della zarina.

Risale sul carro, accanto ad Anna Demidova e al Dottor Botkin.

Le dita sono così rigide e fredde che deve strofinarle a lungo prima di riuscire a muoverle.

Trema.

Il Dottor Botkin le sistema il suo cappotto sulle spalle. Sono spalle forti, spalle di ragazza.

Maria ha la forza di suo nonno Alessandro. Per questo Alessandra l'ha voluta con sè.

Per questo le quattro grandchesse hanno deciso che doveva essere lei ad andare.

Mosca? Volgograd? Altre zone sperdute della Siberia?

Nessuno sa dove siano diretti.

A Mosca si dice vogliano fare un processo allo zar.

Maria alza i suoi bellissimi occhi blu, "i piattini di Maria" li chiamano i cugini, sul viso stanco del padre.

Come sono lontani i tempi della guerra! Le visite a Mogilev, quartiere generale dell'armata imperiale russa!

Vorrebbe ancora scrivere quelle lettere al suo papà. Quelle nelle quali si firmava, scherzosamente, "Signora Demenkov".

Nicola fa un sorriso sghembo a sua figlia.

Il viaggio prosegue. Li fanno salire sul treno.

Maria caccia una mano nella tasca del cappotto del Dottor Botkin. Ha sedici rubli e diciassette copeche. Anastasia glieli ha dati per il viaggio.

Non hanno segreti lei e Anastasia. Tutto quello che gli altri non sapevano è cenere per sempre.

Maria e Anastasia hanno bruciato i loro diari prima della partenza verso l'ignoto.

È terribilmente stanca. Ancora una volta è vittima della sua devozione.

Quella devozione che l'ha quasi ammazzata durante la rivoluzione. Nei giorni delle rivolte in cui si è spesa senza ritegno e senza sosta.

Una ragazza di diciassette anni unico sostegno della madre.

L'ha accompagnata nella gelida notte russa quel tredici marzo di un anno fa. La zarina e la ragazza che passavano per le file delle truppe rimaste fedeli per spendere parole di incoraggiamento.

È la più forte Mashka. L'ultima dei suoi fratelli a prendere il morbillo.

Credevano tutti che sarebbe morta. Ma il destino vuole diversamente per lei.

Ekaterinburg!

Così lontana dall'amata San Pietroburgo. Dalla Neva. Da Carskoe Selo.

Sono tutti ostili qui. Non è come a Tobolsk dove il commissario Pankratov conversava piacevolmente con lei. Con Maria bella e civettuola.

I membri del soviet degli Urali perquisiscono tutti. La granduchessa. Gli zar deposti.

Maria è così stanca, così spaventata, così sola, così forte.

I capelli dorati formano delle onde setose sul suo viso di bambina. Glieli hanno rasati a zero dopo la malattia e stanno ricrescendo in fretta.

In fretta.

Proprio come Maria prega facciano Anastasia, Olga, Tatiana ed Alessio.

Sono rami di uno stesso tronco loro. Non possono stare separati.

Non importa se con le sorelle dovrà dormire sul pavimento. Se dovrà cedere quell'unico letto ad Alessio.

Lei, la figlia indesiderata, si trova ad essere l'unico sostegno di un regno che sta andando in rovina.


**** *****

Biblichen: wafer alla vaniglia.

Nikolai Dmitrievich Demenkov era un ufficiale della giornata nella sede dello zar. Maria, che nelle lettere lo chiama Koljia, si innamorò di lui. Sferruzzò una maglia per lui quando fu mandato al fronte e parlarono diverse volte al telefono.

Eugene Botkin era il medico dello zarevic Alessio. Anna Demidova una cameriera rimasta fedele ai Romanov. Tristemente noti per aver condiviso il tragico destino dei Romanov nel massacro di Ekaterinburg.

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Capitolo 4
*** Anastasia ***


La bella Evelyn è morta!

Siediti e vegliala per un'ora...

Sedici anni quando morì!

Forse aveva inteso si e no il mio nome-

Non era il suo tempo di amare: inoltre,

la sua vita aveva più di una speranza, più di uno scopo

Ed era ora eccitata, ora quieta-

Finché la mano di Dio non fece un cenno improvviso

E la dolce fronte bianca è tutto, ora, di lei...

(Da Evelyn Hope di Robert Browning)


1918

Una fila di formiche si muove in processione nel viale Voznesenskij, al centro di Ekaterninburg.

Fuori dal villino requisito al mercante Ipatiev per farne una "casa a detenzione speciale".

Si muovono nel pomeriggio umido e intriso del profumo delle prugne mature del luglio siberiano.

Anastasia, con i suoi modi goffi e ancora un pò buffi, cerca uno spazio di luce tra le finestre oscurate del primo piano. Vuole ossevare quei piccoli insetti legati gli uni agli altri in quella lunga corda, un pò come la sua famiglia.

Vuole credere che c'è ancora speranza ed essere ottimista. Vuole sentirsi felice per il semplice fatto di sorridere: come le è accaduto qualche mese fa a Toblosk.È andata sull'altalena e si è convinta che la bellezza della vita è ancora possibile.

C'è uno spiegamento di sentinelle, di dieci guardie armate, disposte per avere sempre una visuale completa del viale.

Lo zar Nicola è un prigioniero politico. Il destino suo e della famiglia si gioca sull'onda dell'entusiasmo e dell'isteria in cui va avanti la rivoluzione.

Bolscevichi. Menscevichi.

Rossi. Bianchi.

Sono loro a comandare le vite dei "cittadini Romanov".

Eppure Anastasia, dai capelli color fragola e dal temperamento da monella, si lascia catturare semplicemete da quelle formiche.

"Fourmis!"

Mormora nel suo francese fluido e gli si affaccia alla mente l'immagine di lei bambina con il suo grande libro illustrato di animali.

Aveva cinque anni quando si è presentata a Monsieur Gilliard, in attesa di far lezioni alla sorella maggiore Olga, con il suo enorme librone per sapere i nomi degli animali.

La prima lezione di francese asserendo che sarebbe tornata il giorno dopo.

Tornò. Anastasia, vivace ed energica, ha sempre saputo ammaliare chi ha incontrato.

Un'incantatrice. Un affascinante diavolo malizioso.

I vetri delle finestre, tinti di bianco, la opprimono più di quando non faccia il pesante corpetto, appesantito dalle pietre preziose della corona, che le mozza il respiro.

Alessandra ha avvisato le sue tre figlie con parole in codice come "medicine" nelle lettere che sono giunte mentre erano ancora a Tobolsk.

Olga, Tatiana e Anastasia hanno nascosto le pietre, reliquiario di una dinastia caduta in rovina, nei corpetti per non farsele rubare.

Le guardie, a casa Ipatiev, sono state rozze e prive di tatto.

Ora che è arrivato Jurovski la famiglia Romanov spera che le cose vadano meglio.

Anastasia appare ottimista quasi quanto il suo papà.

Le privazioni della prigionia hanno colpito duramente questa spensierata ragazza di sedici anni.

Sono cittadini semplici, ora, Anastasia e le sue sorelle. Granduchesse che hanno imparato a spaccar la legna e a coltivare l'orto come kulaki.

Hanno imparato a cuocere il pane. Lavano i pavimenti e non smettono di sognare.

Dorme sulla pietra dura del pavimento la notte, Anastasia, assieme alle sue sorelle. Ripensa con rimpianto alla stanza che ha condiviso con Maria a Carskoe Selo: la rete da tennis sistemata in mezzo ai letti, il fonografo tenuto a volume alto per indispettire gli ospiti nel boudoir della zarina, il piccolo topo in una fessura che Maria aveva deciso di eleggere a suo animale domestico.

Shvbisik, il piccolo volpino senza il quale non andava a letto. Si metteva addirittura ad abbaiare Anastasia quando non lo trovava. È stata affranta per diversi giorni quando è morto.

Finché non le hanno regalato Jimmy, che ora è con lei a Ekaterinburg.

Vorrebbe sparire sotto il tavolo e mettersi a guaire, assieme ad Alessio, come quando erano bambini. Come quando interrompevano le cene formali di uno zar irritato che li puniva metodicamente.

Vorrebbe aria fresca.

Ha avuto il permesso di fare una passeggiata all'esterno l'altro giorno. Si è avvinghiata al grosso ramo di un albero e ha iniziato ad oscillare avanti inditro.

Un pò come quando, ragazzina, si è sottratta alle lezioni noiose arrampicandosi sugli alberi. Finché non è stato suo padre ad intimargli di scendere.

Un maschiaccio con i fiori intrecciati nei capelli.

"Cittadina Romanov! Non si maltrattano gli alberi!"

La voce roca e austera di Jurovski l'ha paralizzata di paura e ha infranto per sempre la cortina dei giorni felici.

Certe volte Anastasia si chiede se sia possibile corrompere queste persone così cattive con la sua famiglia. Forse portando loro un mazzo di fiori come ha fatto con Sydney Gibbes per avere un punteggio più alto.

Finge bene Anastasia. Nasconde il suo sesto senso sul futuro funesto che si prospetta.

"Non dimenticarmi!"

Ha scritto a una sua amica in una lettera l'inverno scorso. Ha scritto anche un tema su Evelyn Hope per il suo precettore Gibbes, pieno di errori ortografici.

Lei bambina, figlia della rivoluzione, granduchessa ridotta a ragazza piena di dubbi e di paure.

Un pagliaccio simpatico è stata da bambina, Anastasia.

Un'ottima attrice. Con un talento innato per far ridere, per fare le parodie di parenti e amici senza essere mai offensiva.

Voleva fare l'attrice Anastasia. Ora sa di avere altre responsabilità.

Vorrebbe aspirare un pò di tabacco per calmarsi. Lei e Olga hanno iniziato a fumare durante la guerra, sebbene Nicola disapprovi.

Vorrebbe Anastasia.

Aria. Libertà. Sono vitali per uno spirito libero e ribelle come lei.

Raggio di sole, come la chiamavano a corte, non è mai stanca eppure tutta la tensione la porta a crollare.

Gira la maniglia della finestra e si ruba tutta l'aria fresca dell'estate siberiana.

Respira a pieni polmoni e si sente felice come quel giorno sull'altalena.

Una raffica di proiettili sconvolge la tranquillità del pomeriggio.

Sfiorano la finestra aperta, si perdono nell'aria.

Anastasia richiude immediatamente.

Il diavoletto affascinante e malizioso è ora solo una ragazzina piena di paura per decisioni più grandi di lei.

Non proverà mai più a rubare un alito di aria fresca.


****

Charles Sydney Gibbes: fu insegnante di inglese dei figli di Nicola II

Yakov Jurovski: comandante rappresentazione Ceka (polizia segreta bolscevica) incaricato dell'esecuzione della famiglia Romanov e dell'occultamento dei cadaveri.

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Capitolo 5
*** OTMA last day ***


Ogni volta che abbraccio lo zar e la Mamma e le ragazze e lo zarevic, la mia schiena è percorsa da un brivido di terrore.È come se tra le braccia stringessi dei cadaveri...E allora prego per questa gente perchè sento che in questa nostra Russiaè quella che ne ha più bisogno. E prego per tutta la famiglia Romanov perchè su di lei sta calando l'ombra di una lunga eclissi.

(Dalle profezie di Rasputin)

17 luglio, 1918.

Martedì. L'alba è calda e polverosa ad Ekaterinburg.

Olga si sveglia inquieta. Jurovski ha mandato via Leonid, lo sguattero quindicenne che stava in cucina. Due anni in più di Alessio, giocavano insieme.

Dicono che lo zio vuole vederlo. Olga è diffidente.

Ha come un presentimento. Qualcosa sta per accadere: non sa se sarà brutta o bella ma qualcosa si sta muovendo.

I "bianchi" sono alle porte della città.

Istintivamente la figlia maggiore dello zar allunga il braccio fino a tastarsi il polpaccio. Non c'è più la pistola che ha tenuto nascosta negli stivali a Toblosk, mentre la famiglia reale era agli arresti domiciliari.

Il padre le ha intimato di disfarsi dell'arma e lei ha obbedito. Si sentirebbe sicura ad averla addosso, ad avere qualcosa con cui difendersi dall'ignoto benché non sappia nemmeno usarla.

Sospira e si stiracchia sul duro pavimento. La giornata sarà lunga e calda, noiosa e piena dei soliti rituali.

Diversa in qualche modo.

Un' insieme di paure, speranze, aspettative si mescolano nel cuore dalla giovane ragazza. Così intense che quasi la soffocano.

Si fa il segno della croce con due dita, alla maniera ortodossa, e si dà ad una nuova giornata di vita.

******

Sedici del pomeriggio. Un piacevole venticello avvicina al crepuscolo di questa giornata d'estate.

Nicola, lo zar deposto, ha preso con sè tre delle sue figlie. È andato nel piccolo giardino assieme ad Olga, Maria e Anastasia per la loro consueta passeggiata.

Tatiana è rimasta a leggere per sua madre.

"Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi e il mare non c'era più..."

Si ferma, registra lo sguardo vuoto, assente, sul viso stanco di Alessandra. L'imperatrice triste è stanca e pare molto più vecchia dei suoi quarantasei anni.

Più malata anche di Alessio. Le sue figlie l'hanno dovuta spingere su una sedia a rotelle fino all'altro ieri perchè la sciatica le impediva di camminare.

"Ecco il tabernacolo di Dio tra gli uomini!"

Tatiana continua la lettura di quel passo dell'Apocalissi. Legge in tedesco, la lingua di sua madre, stenta un pò perchè lo ha imparato da poco.

"Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, nè cordoglio, nè grido, nè dolore perchè le cose di prima sono passate!"

Le lacrime pungono, intense, gli occhi grigi della bella Tatiana. Alessandra si accorge di quei pensieri di fine, terribili e malinconici, che toccano il cuore gentile della sua figlia prediletta.

Con una carezza gentile le sfiora una guancia, la asciuga, cerca di liberarla dei suoi patemi.

Di farsene carico. Sono una famiglia unita e condivideranno qualsiasi destino. Come sempre.

*** ***


Sono arrivate delle lettere. Jurovski le ha consegnate alla famiglia facendoli sentire, di nuovo, parte del mondo.

Sono quasi le sette della sera e i cuori dei Romanov si riempiono del calore di quelle parole, delle parole di chi non li ha dimenticati.

Le quattro granduchesse pensano già alle risposte da dare. A quell'acronimo, OTMA, da appore come mittente. Alle iniziali dei loro nomi che hanno sempre accompagnato lettere e bigliettini d'auguri.

Nessuno di loro fa caso a Jurovski che sparisce nelle stanze di sotto della villetta del mercante Ipatiev.

Maria ci ha pensato proprio ieri l'altro all'assurda, sinistra, coincidenza di quel nome. La "casa a detenzione speciale" porta lo stesso nome del monastero in cui, trecento anni fa, è stato incoronato il giovane Michele Romanov. Il capostipite della loro dinastia.

Ma questa sera anche il cuore grande della dolce Maria si riempie di gioia e di speranza. Ha voglia di prendere i suoi album, il carboncino e i suoi colori e riprendere a disegnare. A immortalare capolavori con la mano sinistra.

Ha voglia di giocare a carte assieme ad Anastasia.

E mentre le due sorelle giocano, affamate di vita, al piano di sotto Jurovski consegna dodici pesanti revolver a un gruppo scelto di lettoni.

"Questa notte fucileremo l'intera famiglia. Tutti quanti!"

Annuncia freddo e calcolatore.

Maria, dagli occhi color del cielo e color del mare, sorride in direzione di sua sorella Olga. L'altra ragazza ricambia.

Ci sono state tensioni tra loro nell'ultimo mese. Dopo che un soldato ha portato una torta per il compleanno di Maria.

Olga non ha mai concepito questo carattere espansivo e amichevole della sorella minore verso il nemico.

Ma ora sa: Maria ha il cuore più grande di tutti. L'angelo della famiglia.

E riscopre la fiducia in lei come quando, a dieci anni, ha chiesto che fosse Maria a scrivere una lettera alla loro mamma perchè Olga avesse una stanza tutta sua. Per rivendicare i diritti della primogenitura.

**** ****


Mezzanotte. Nessuno riesce a dormire.

L'insonnia agita i prigionieri, irrita i carcerieri.

Anastasia tende l'orecchio e sussulta ad ogni rumore. Finalmente riesce a prendere sonno.

Dorme poco e male.

È il Dottor Botkin a svegliarli. Fuori è ancora buio.

Vogliono trasferirli. Forse in un posto più sicuro. Forse li esilieranno, forse li libereranno.

Qualcosa sta per accadere. La coraggiosa ed esuberante diciassettenne Anastasia è fiduciosa.

Indossa il suo corpetto, carico dei gioielli della corona, si fa aiutare da Maria per stringerlo bene. Le forme paffute dell'infanzia la stanno abbandonando e la sua figura si è fatta più sottile.

Sta diventando bella al pari delle sue sorelle, forse perfino un pò di più, pensa con una punta di orgoglio nell'agitazione e nel terrore del momento.

Sulle scale lo zar sorride al suo "diavoletto". Porta Alessio in braccio.

Anastasia allarga il suo sorriso, incerto, anche verso il fratello infermo e lo fa sentire più tranquillo. Protetto come quando le quattro sorelle facevano la spola sulla sua culla per ricoprirlo di baci.

Scendono giù. Nicola con in braccio Alessio, Alessandra si segna con la croce, la cameriera Anna Demidova porta due cuscini tra le mani, il Dottor Botkin avanza insicuro.

Le quattro sorelle procedono in fila, una dietro l'altra. A coppia, unite come sempre.

Arrivano in cantina. Dicono loro che devono fare una foto.

Olga e Tatiana si sistemano dietro la sedia della loro mamma, Nicola ne ha voluto tre. Per sè, per Alessandra e per Alessio.

Gli ultimi troni di un regno in rovina.

Anastasia si avvicina ad Anna Demidova. Poi cerca la mano di Maria e la stringe forte, forte. I lettoni rientrano e si schierano.

Paiono un plotone di esecuzione.

Anastasia ha un sussulto e ingoia la paura. Respira gli ultimi attimi di vita.

Gli ultimi attimi da Anastasia Romanov prima che il suo nome sia affidato alla storia. Per sempre.


*** **** *** * Un grazie di cuore a Kay 33 per le recensioni che ha lasciato a questa breve storia. Sono davvero felice che ti sia piaciuta:)

Grazie anche a chi l'ha messa tra le seguite e le ricordate e a chi, semplicemente, ha speso un pò del suo tempo per leggere!

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