White

di Giuliacardiff
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di tutto ***
Capitolo 2: *** Rivelazioni ***
Capitolo 3: *** Hiroyuki ***



Capitolo 1
*** L'inizio di tutto ***


Prefazione
All’ombra dell’alba dei tempi, l’universo fu diviso in quattro grandi spazi che tutt’oggi chiamano punti cardinali. Ogni spazio aveva un proprio signore e solo un essere poteva trascendere queste leggi, colui che avrebbe riportato l’universo ad essere uno e solo. Colui, o meglio colei, era WHITE.

Capitolo 1
-“White … White … avanti svegliati! È tardi, è ora di andare a scuola!”-disse una voce in lontananza. –“Hahahah”- guardò l’orologio accanto al letto, segnava le 7:47 e –“Haaaaaaaa…. è tardi è tardi”- scese dal letto e si diresse in bagno portando con sé la divisa della scuola. Uscì poco dopo e come una furia prese la cartella ed uscì di casa urlando-“Io vado a più tardi!!!”. Scese le scale e uscì dal portone del palazzo. Correva, correva e non si fermava più. –“Anche stavolta sei in ritardo, non è vero White?”- domandò un signore che portava con fatica un secchio di olive maleodoranti e nauseabonde che non comprava nessuno. –“Siiiii ciao e a più tardi”- rispose White. –“Ok, ci vediamo tra cinque ore qui come al solito. Ciao”- disse infine l’uomo. White dopo cinque minuti di corsa si ritrovò davanti all’entrata della sua scuola, un piccolo portone vecchio, marrone con sfumature grigie e nessuna maniglia. Si più dire che quel portoncino sia così vecchio che ha fatto la muffa. Il portone principale, invece, quello adibito ai maschi era enorme come l’entrata del Louvre, marroncina con sfumature bordò, quasi fosse l’entrata del mondo dei sogni di una volta. Non è giusto! Perché tutti ritengono che le donne non posso essere allo stesso livello degli uomini? Perché l’uomo deve avere di più, mentre la donna si deve accontentare dei rimasugli? Non importa! Davanti all’entrata, White trovò le sue compagne di scuola che discutevano a gran voce come al solito. Si avvicinò a loro e immediatamente una di loro lo abbracciò da dietro, una le fece una smorfia, mentre l’ultima non si accorse della sua presenza fin quando tutte non glielo dissero strepitando. Che pazze! La prima si chiama Francesca, la seconda Emanuela e la terza Roberta. Poco dopo il suo arrivo arrivarono altre due di nome Linda e Alessandra, che si distinguevano per il loro legame e la loro intelligenza superiore rispetto a tutti gli altri elementi della classe. In un primo momento si potrebbe pensare che siano due altezzose, ma in realtà erano moralmente scarse e molto timide ed estroverse solo con le compagne più intime. Alle 8:00 precise suonò la campanella e il piccolo portone e quello più grande si aprirono facendo entrare più di 700 alunni di tutte le età. White, rispetto a tutte le altre era sempre calma, tranquilla e molto spesso indifferente. Avete presente la tipica ragazza sempre sola, depressa e silenziosa, quella che non parla mai e solo se interpellata, che non esprime mai un giudizio, che non sorride mai, che in realtà non esiste ed è solo un nome vuoto sulle bocche delle professoresse. White era sempre sola e a lei andava bene così perché non voleva delle … amiche. Non le aveva mai volute fin da piccola. White, in fila da sola entrò nel portone e fu investita da una profonda depressione che l’avrebbe lasciata solo alla fine delle lezioni. Salì le scale, per ben tre piani, camminò lungo un corridoio lungo e stretto facendo passare anche quelli che arrivavano dall’altra parte del corridoio e infine arrivò in classe. Era la quinta a essere entrata dopo Roberta, Linda, Gigi( un compagno di classe altezzoso e antipatico che però era amico di tutti)e Mauro( il fedele cagnolino di Gigi). Svincolò tra i banchi e si sedette al secondo banco, terza fila, fila accanto alla porta. In cinque minuti tutta la classe era al completo tranne i soliti due ritardatari. Alle 8:16 entrò la professoressa e tutti si ammutolirono e si alzarono. La prof. Si sedette alla cattedra e fece un saluto comune. Fece l’appello:-“Ciocia …  Presente, De Fano….   Presente, Giliberti… presente..”-sussurrò la prof. come se avesse i postumi di una sbornia. White era la decima dell’elenco e molto spesso veniva chiamata per le interrogazioni. La prima ora passò velocemente e anche la seconda e la terza. 10:55- ricreazione. Ovviamente White non aveva portato la merenda e rimase seduta per tutto il quarto d’ora, mentre gli altri scherzavano, chiacchieravano, spettegolavano e soprattutto mangiavano fino a strafo carsi. –”Hmmmmh, quanto vorrei fare come loro, ma io non mi sentirei a mio agio, però …. Quanto vorrei essere come loro.”- pensò White fra se e sé. La ricreazione finì e arrivò la quarta ora, la più faticosa: l’ora della De Giosa. La Prof.ssa De Giosa è una donna sulla cinquantina, probabilmente sessantina, assomigliante ad un barilotto e con una voce stridula e insopportabile. Lei insegna italiano, storia e geografia. Questa volta era storia. Spiegò tutta l’ora la prima guerra mondiale. Le sue lezioni di storia sono sempre soporifere e spesso nessuno le ascolta. Quando a metà dell’ora, White si girò per vede la classe, vide solo persone che disegnavano, dormivano, parlavano, chattavano con il cellulare da sotto il banco. La campanella. Fine della lezione. Quinta ora palestra. O meglio educazione fisica. L’intera classe adora educazione fisica, tutta tranne, indovinate chi...? White. Lei non la faceva mai. Non le interessava. Anzi la annoiava. Preferiva fare altro come dormire e spesso lo faceva. In realtà non è che non le piaceva palestra, non le piaceva giocare a pallavolo con la classe perché lei era brava, ma non riusciva a giocare con i suoi compagni, quindi non la faceva. L’ora passò lenta e monotona, però passò. White uscì e si diresse verso casa, salutò l’uomo delle olive e entrò in casa. Nessuno della sua famiglia era in casa a quell’ora e quindi era lei a possedere le chiavi. Aprì la porta, fece un inchino, chiese il permesso di entrare, si tolse le scarpe, indossò le ciabatte, fece un inchino prima di entrare in camera e disfò la cartella. Dovete sapere che White vive in Italia, ma quando nessuno la vede adotta le tradizioni giapponesi. Lei ama il Giappone. Entrò in cucina ed iniziò a cantare mentre cucinava.-“Come un’illusione, dopo fiumi di rancore …, tu sei dentro quella vita che vorrei …”- canticchiò una canzone di Nek - Notte di Febbraio-. Passarono venti minuti e lei cucinò riso bianco, carne di manzo a piccoli pecci e purea di patate( tipico piatto giapponese). –“Itadakkimas”- sussurrò (significa buon appetito). Accese la tv e pranzò. Alle 14:30 iniziò i compiti, ma dopo dieci minuti si stancò e li lasciò a metà, tanto … chi-se-ne-frega-dei-compiti. Salì le scale e si buttò sul letto, dopo dieci minuti si addormentò. –“Hahah, mi devo essere addormentata. Vediamo che ore sono?-sibilò White. Guardò l’orologio. 18:30. –“è tardi, devo preparare la cena. Tra poco arriverà Davide( il fratello maggiore) di ritorno da liceo e se non trova la cena e il computer acceso chi lo sente. Poi c’è Laura(la sorella minore) che vorrà guardare la tv e mangiare schifezze come tutte le volte, mamma e Paolo(fratellino) che vorranno un bagno caldo e i cartoni e infine papà, di ritorno dal lavoro stressante che vorrà giocare al tablet ed è meglio caricarlo perché è scarico. Dopo aver sistemato la casa in funzione delle preferenze dei suoi famigliari arrivò una telefonata:”Ciao pupa(chiama tutti così), puoi venire da me che ti do il miele e la carne?”. –“Ma nonna, non ne ho bisogno …… , ok ora arrivo”- rispose esasperata. Uscì e ritornò subito dopo con gli oggetti. Passarono 15 minuti e tutta la famiglia irruppe in casa sbraitando e urlando come una mandria inferocita. Si sistemarono alla loro postazioni e fecero silenzio, mentre White se no andò a dormire dopo ciò che aveva fatto e nessuno ebbe qualcosa da ridire.-“Hahahhaaa, ha ha … ha hhhaaa ….”. 12 in punto. White si svegliò tutta sudata, angosciata e soffrente ad un braccio. Si guardò il braccio e notò un’enorme taglio lungo dall’avambraccio fino al gomito. Si diresse in bagno, si medicò e fasciò. Erano ormai quattro notti che si svegliava a mezzanotte precisa, con un’enorme taglio su un punto qualsiasi del corpo e con una specie di amnesia che non le faceva ricordare cosa aveva sognato che l’aveva terrorizzata. Si rimise a dormire. Il giorno dopo fu la stessa storie e così fu per una settimana fino a quando…

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Capitolo 2
*** Rivelazioni ***


Capitolo 2 Quel giorno White si svegliò e andò a scuola. 7:45 –“Orario perfetto! Oggi mi sono svegliate presto e sono in perfetto orario.”-pensò White. Arrivata a un isolato dalla scuola … silenzio. Silenzio. Il mondo si era fermato. Era di un colore opaco, monotono, calmo. Niente si muoveva. Il vento si era fermato. La musica quotidiana era inesistente. La vita era ferma. Stop! Tutto l’universo era bloccato. –“è tutto fermo. Perché! Perché l’aria è ferma! Perché solo io posso muovermi?”- mentre diceva questo la sua vista si appannava, l’emicrania aumentava, la paura, l’angoscia,la preoccupazione la inondavano. Improvvisamente cadde a terra. Intontita. Affannata e … strana. Il suo corpo tremava, non riusciva a controllarsi. Era forse in preda ad un attacco di qualche strana malattia? Improvvisamente sentì un immenso calore attraversarla. Le sue dita graffiavano il volto, il sangue colava da ferite mai aperte, fitte ogni dove. –“Haaaaaaaaaahahhha Hahahah!!!!!! Co-cosa m-mi sta …. Suc-succedendo. Perché non …. Riesco a-a controllarmi??? Hahahhhah haaaaaaaaaaaaaaaaaa …..”. Il suo corpo s’illuminò e … i suoi capelli divennero bianchi con sfumature argentate, treccine con catene, lisci e lunghi fino alle ginocchia; pupille bianche e occhi gialli; pelle chiara; unghia bianche e trucco bianco. Insomma si trasformò in neve. Le sue vesti divennero lunghe e argentare, bianche e grigie. Si guardò e si notò diversa, ma non … si stupì. Era come se il suo vero io fosse emerso solo in quel momento. In quell’unico momento. E che non se ne sarebbe mai andato via. Dopo che si era trasformata uno strano essere si avvicinò a lei. Era un lupo, ma non sembrava essere un lupo che viveva in Italia: era di statura media, del colore del miele con gli occhi dorati, e , cosa strana, aveva sul muso, vicino alla bocca un simbolo. White lo guardò attentamente e una parola vuota uscì dalle sue labbra. -“Girame …”. Non sapeva cosa significasse ma non riuscì a fermarsi. Il lupo le si avvicinò e le sussurrò-“ Segui me ”. I due si allontanarono e dopo dieci minuti di cammino il lupo si fermò. –“Per proseguire devi dirmi … chi sei …”- disse il lupo. –“Io chi … sono? Chi … sono?”- White non sapeva cosa rispondere. “Io … non sono nessuno. Io non esisto.” – rispose. “Proseguiamo”- finì il lupo. I due camminarono ancora per un kilometro e mezzo, poi si fermarono nel bel mezzo del nulla. Anche se erano in piena città, chissà come, si ritrovarono in un posto vuoto, incolore, inodore e … bianco. “Che posto è questo?”- chiese la ragazza. “Siamo nell’A.M.I.A.R.N.”- esortò il lupo. “ A.MI.A.R.N.“- ripeté White. “Associazione Militare Interessata Al Ritrovamento della Neve”-spiegò il lupo. –“Che significa?”- domandò la ragazza. “Tsk, allora non ti ricordi proprio niente. Haaaaaaa. All’ombra dell’alba dei tempi, l’universo fu diviso in quattro grandi spazi che tutt’oggi chiamano punti cardinali. Ogni spazio aveva un proprio signore e solo un essere poteva trascendere queste leggi, colui che avrebbe riportato l’universo ad essere uno e solo. Tu sei quella persona.”-rispose il lupo. –“Ma no, mi confondi con qualcun altro, non è possibile. Io non sono … nessuno”. –rispose White. –“Allora spiegami come hai fatto ad indovinare il mio nome?”-continuò il lupo. –“Il tuo nome?”-disse White. –“Si. L’hai detto prima e solo quelli come noi possono conoscerlo.”- continuò il lupo. –“Quelli come noi?”. –“ Si. Coloro che hanno un grande potere chiamato “Ghana”. –“Sarà stato un caso. Io non posso essere una di voi … io sono una persona comune!”-disse White. –“Ti sbagli! Tu non sei comune, anzi tu … sei un essere speciale …”-disse Girame, ma in quel momento, in quella sala entrò un’ altro lupo. Aveva il manto violetto, diciamo un lilla un po’ sbiadito, ma che accecava comunque. –“Ora lasciala a me!”- disse. Girame acconsentì e si allontanò. White voleva chiedergli altro, ma una strana sensazione la pervase e non riuscì a dire altro. –“Bene, ora vorrei spiegarti una cosa. Ascolta bene”- iniziò il lupo. White annuì e il lupo iniziò: “ Miliardi di anni fa non esisteva niente. Era tutto buio e incolore. Ma poi un essere superiore puro come la luce e candido come la neve, creò l’universo e per qualche ragione lo divise in quattro spazi e li affidò a quattro creature che si differenziavano: erano fuoco, acqua, terra e aria. Quelli che gli umani chiamano elementi. Poi quell’essere scomparve. Dopo un millennio, nell’ 800, si creò una corrente letteraria chiamata romanticismo che esaltava i sentimenti. In realtà era un’associazione che studiava l’universo. Scoprirono che esisteva qualcuno superiore e lo cercarono per molti anni. Quell’associazione era l’AMIARN. Nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale che serviva a cercarla nel mondo. Nella seconda guerra mondiale un soldato tedesco, durante un rastrellamento da parte dei tedeschi in Italia, vide una bambina(immaginate la scena, il caos, spari, corpi dappertutto e in mezzo a tutto questo una bambina) che lo guadava. Le puntò il fucile alla tempia, ma lei rimase indifferente. Era strana: vestita di bianco, con capelli neri lunghi e un viso inespressivo. Il soldato stava per sparare quando la bambina pronunciò le parole”Se spari … non morirò …” e il soldato intravide un’arma dietro la sua schiena, una falce. Decise di portarla a casa sua. Lei non disse niente, dopo due giorni arrivò a casa del soldato l’ufficiale e appena entro vide … il soldato, la moglie e i due figli a terra in una pozza di sangue e sopra i corpi quella bambina che disse”Le loro anime sono state purificate e rinasceranno in un mondo migliore, senza guerra, malattie e male” e infine sorrise sadicamente e scomparve. L’AMIARN lo venne a sapere e scoprì che il creatore era immortale e che aveva le sembianze di una bambina inespressiva e bianca. Ci fu qualche altra apparizione e infine trovarono … te. Tu sei colei che creò l’universo, tu sei l’essere supremo.”.

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Capitolo 3
*** Hiroyuki ***


Capitolo 3 -“Ma no! Non è possibile! Io ….”- sussurrò lei, interdetta. –“tu non ricordi niente perché hai perso la memoria, ma vedrai che pian piano ricorderai.”- disse il lupo. Si girò e se ne andò. White rimase da sola. In realtà, sapeva che c’era qualcosa di strano in lei. Perché la notte era ferita, perché non si meravigliava mai, perché pensava di conoscere quegl’esseri. Un ricordo balenò nella sua testa. Tutto era buio. Tutto era vuoto. Lei era sola, distesa a terra su qualcosa di morbido. Sotto di lei una pozza di sangue. Si alzò da quella pozza e vide dei corpi … vuoti. –“Tu devi essere colei che è la suprema, giusto?”-disse una voce. White ritornò alla realtà e alzò lo sguardo. Era un umano. –“Tu sei … umano?”-chiese. –“No. Ho le sembianze umane, ma ho dentro di me il ghana.”-rispose. –“Mi chiamo Hiroyuki, ovvero colui che procede con vigore, tu?”-continuò. –“White, ovvero persona bianca”-rispose. –“Vieni con me, ti voglio mostrare una cosa”. White si alzò e seguì quello strano ragazzo. Camminarono in un corridoio lungo e stretto, fino ad arrivare ad una porta completamente grigia. Entrarono e … Bam! Uno sparò colpì White appena la porta si aprì. Il ragazzo rimase a bocca aperta. White era in piedi con la testa all’indietro e un buco in mezzo alla fronte. Non usciva sangue. Non c’era nessun suono. Un uomo uscì dalla stanza con la pistola ancora in mano. Era indifferente. –“Come pensavo. Sei tu … perché non puoi morire.”-disse l’uomo. –“Avevo sentito il tuo odore e non mi sono spaventata. Non capisco cosa intendi con “non puoi morire”. –“intendo che non puoi essere uccisa e solo un essere non può morire in questo universo, l’essere supremo.”. –“Non lo sono. Ti ci metti anche tu adesso?”. Hiroyuki era ancora sconvolto. –“Mahhh, White … chi è quest’uomo?”-chiese. La ragazza alzò la testa e guardò l’uomo. Il buco ch aveva in testa si stava rimarginando ad una velocità spaventosa. –“Lui è l’uomo che incontravo tutte le mattine, quello che vendeva le olive. Finge di essere un venditore, ma non è umano. Almeno questo lo so … “-disse lei con tono del tutto indifferente. –“Pensavo che non lo sapessi, se non sai chi sei non dovresti sapere chi sono gli altri.”-disse l’uomo. Ho il compito di farti tornare la memoria, quindi io e questo ragazzo- abbracciò scherzosamente il ragazzo- ti seguiremo ovunque.”-finì. -“Si certo …. Eh?”-urlò Hiroyuki.

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