Sacrificio.

di _Elli
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mietitura ***
Capitolo 2: *** Addio ***



Capitolo 1
*** La mietitura ***


 La mietitura.

Quando mi sveglio i miei occhi si posano immediatamente sul letto di Katniss, che ovviamente è vuoto.
Si sarà svegliata come al solito di buon ora per andare a caccia. Lo fa tutti i giorni.
Quando andiamo a scuola, si sveglia alle cinque e torna in tempo per le 7:30, pronta per le lezioni. Dopo scuola torna nei boschi per altre tre, quattro ore e poi si dirige al Forno. Il Forno è un ex-deposito di stoccaggio del carbone che adesso, dato che non è più utilizzato per quello scopo, è diventato il luogo di un commercio illegale a cui mia sorella partecipa quotidianamente.
La carne che lei si procura nei boschi non è sufficiente per le nostre vite. Abbiamo altre esigenze: ci servono scarpe, vestiti e tutto il resto. E l’unico modo per procurarsi tutto questo è barattare la carne con altri beni.
Da quando mio padre è morto mia sorella si è presa carico della famiglia. Ci ha salvato la vita e continua a farlo tuttora. Mi sento in colpa ogni volta che la vedo perché so che non mi sto’ rendendo utile. Non la sto aiutando per niente. Una volta ha provato a insegnarmi a cacciare, ma io non sono stata in grado di uccidere un animale. Nemmeno se stavo morendo di fame.
Così, il giorno del mio compleanno, mi ha comprato una capra. Non una normale. Una capra malata!
Per me è stato il regalo migliore del mondo. Se mi avesse semplicemente comprato una capra, sarei stata felice. Comprandomene una malata, invece, mi sono sentita importante, soddisfatta e orgogliosa perché sono stata in grado di guarirla. Quando, dopo ore di cure, ha aperto gli occhi, ho pianto di gioia. E’ stato bellissimo e non ringrazierò mai abbastanza mia sorella. Chissà quanto ha speso per farmi quel regalo. Chissà di quanto cibo si è privata per rendermi felice.
Io mungo quotidianamente la mia capra e trasformo una parte del latte in formaggio, tuttavia questo non è niente comparato a quello che fa Katniss. Lei però continua a dirmi di non preoccuparmi, che a lei piace cacciare. Io però riesco solamente a pensare che quello che fa è contro la legge e che se dovessero arrivare dei pacificatori meno indulgenti di quelli che abbiamo tuttora, lei sarebbe condannata a morte.
 
Oggi le ho preparato una piccola forma di formaggio di capra più che sufficiente per due persone: Lei e Gale, il suo migliore amico. E’ il mio regalo per la mietitura e ora, mentre guardo sul tavolo e scopro che quel formaggio non c’è più, sono felice di scoprire che ha accettato il regalo.
Oggi è la mia prima mietitura e sono sicura che lei sarà preoccupata per me, ma non ne ha motivo.
Il mio nome è presente solo una volta perché Katniss non mi ha permesso di prendere nemmeno una tessera, nonostante io volessi farlo. Per me, quindi, non c’è quasi nessun rischio, mentre lei… lei ha sedici nomine ed io sono terrorizzata. Non posso perderla.
Quando mio padre è morto, lei è diventata più di una sorella per me. È diventata un genitore.
Ho iniziato a confidarmi con lei, ad andare nel suo letto quando avevo troppa paura per dormire. Ho cominciato a raccontarle i miei incubi e ho scoperto che erano simili ai suoi. È stata la mia guida quando la mamma era troppo distrutta dalla morte di mio padre per prendersi cura di me. Il nostro rapporto, che già prima era ottimo, si è rafforzato ancora di più e adesso io non posso fare a meno di lei.
«Prim?» La voce di mia madre mi costringe a tornare alla realtà.
«Si?» Quando mi giro scopro che tiene in mano una gonna e una camicetta che qualche anno fa ha indossato mia sorella per la mietitura. Adesso lei è troppo grande per entrare in quei vestiti, ma per me sono quasi perfetti.
Mia madre me li porge, io li prendo e vado in bagno a cambiarmi. Nonostante tutte le nomine di mia sorella, non posso fare a meno di avere paura per me. Non voglio morire.
Alzo lo sguardo e vedo il mio riflesso sullo specchio; lo stesso specchio che pulisco ogni giorno perché su di esso si deposita uno strato di carbone che mio padre non sopportava. Il riflesso mi mostra una ragazza spaventata, così mi tiro un ceffone per ricordarmi che io non corro nessun rischio.
Nello stesso istante in cui esco dal bagno Katniss apre la porta di casa.
Mi abbraccia, sussurra un“andrà tutto bene, vedrai” e va a vestirsi anche lei. Mamma le ha preparato uno dei suoi migliori vestiti. Da quando è morto mio padre Katniss rifiuta ogni offerta di aiuto di mia mamma, perché si sente delusa dal fatto che lei ci ha praticamente abbandonate a noi stesse, ma sono sicura che questa volta non rifiuterà. I vecchi vestiti sono molto importanti per mia mamma e Katniss lo sa.
Entro in camera e trovo ranuncolo appollaiato sul letto. Mi siedo e lo abbraccio.
«Potrei non tornare in questa casa. Potrei non tornare mai più. Oggi è il giorno di cui ti ho parlato tanto. Ho paura ma continuo a ripetermi che non devo averne. Andrà tutto bene»
So che parlare con un gatto è una cosa stupida, ma lui sembra ascoltarmi davvero e poi io ho bisogno di sfogarmi. Parlavo con lui quando mio padre non era ancora morto e non avevo un rapporto così stretto con Katniss. Adesso che ho lei che mi aiuta ho smesso di parlarci, ma oggi farò un’eccezione perché lei è abbastanza preoccupata per se stessa e non voglio peggiorare la situazione.
«Se non tornerò… promettimi che ti prenderai cura di Katniss. Anche se la odi, promettimi che durante la notte ti raggomitolerai tra le sue braccia per farla sentire più sicura. Non devi farla piangere, d’accordo?»
Sento mia sorella uscire dal bagno e scendo subito dal letto. Non deve accorgersi che stavo parlando con Ranuncolo altrimenti dovrò confessarle che sono terrorizzata.
Mia sorella mi guarda e fa una faccia preoccupata, come se stesse cercando di calmarsi.
«Tieni dentro la tua coda, paperella» Dice aggiustandomi la camicetta.
«Quack!»
«Quack!» Ripete lei ridendo. Per un secondo sembra un giorno come tutti gli altri quando all’improvviso suona la campana. Quella campana che ci avvisa che dobbiamo andare in piazza per registrarci e sentire i nomi. Katniss smette subito di ridere, mi bacia e mi afferra per mano.
Insieme ci avviamo verso la piazza, che pian piano comincia a riempirsi di gente. Comincia a riempirsi di bambini. Ci registriamo e poi io lascio la mano di Katniss e mi dirigo verso i ragazzi della mia età. Lei mi guarda preoccupata, poi si gira e inizia a camminare.
Sul palco ci sono tre sedie. Due di queste sono occupate da Effie Trinket, una donna che viene da Capitol City e che ogni anno presenta gli Hunger Games. Odio quella donna, secondo il suo cervello malato partecipare agli Hunger Games è un onore. Probabilmente non ha ancora capito che siamo esseri umani e non bambole. Mi sono sempre chiesta se ha figli. Sono convinta che, se gli Hunger Games fossero obbligatori anche a Capitol City, lei soffrirebbe a vederli così, allineati come bestie da macello pronti per far parte di un gioco malsano. Forse mi sbaglio, magari non c’è più niente di umano in lei. Magari li costringerebbe a offrirsi volontari.
La seconda sedia è occupata dal sindaco. Katniss gli vende le fragole ed io conosco di vista sua figlia, Madge. È un brav’uomo. Non è esaltato dai giochi come lo sono i cittadini di Capitol city, lo si può notare dalla sua faccia preoccupata che in questo momento sta osservando Madge. Anche lei ha una sola nomina. Non corre nessun rischio.
Sulla terza sedia si siede in questo momento un uomo alto, con la pancia e la faccia rossa. Si chiama Haymithc ed è il mentore dei tributi. Lui ha vinto gli Hunger Games 24 anni fa e ora il suo compito è di dare consigli di sopravvivenza ai tributi del distretto dodici. È sempre ubriaco, quindi credo che nessuno abbia mai ricevuto il suo aiuto. Da quando lui è diventato mentore nessuno ha più vinto, ma questo succedeva anche prima. Solo due persone del distretto dodici hanno vinto gli Hunger Games. Due in settantatré anni.
Tutti lo odiano perché credono che la colpa del fallimento dei tributi del dodici sia sua, ma io non penso sia così. Forse è perché non riesco a odiare le persone, ma se quell’uomo passa la sua vita annebbiato dall’alcool un motivo ci dev’essere. Chissà quanto ha sofferto.
Effie Trinket si avvicina al microfono.
«Benvenuti, benvenuti. Felici Hunger Games e… possa la fortuna sempre essere a vostro favore»
Sullo schermo che è stato istallato pochi giorni fa nel distretto, compare lo stesso filmato che ci fanno vedere tutti gli anni. Un filmato che mira a confonderci e a farci sentire in colpa. La prima volta che lo vidi mi ero quasi convinta che questa punizione fosse corretta. Che in fondo gli Hunger Games ce li siamo meritati. Se mia sorella non mi avesse aiutato a farmi credere il contrario probabilmente mi avrebbero fatto il lavaggio del cervello. Forse è proprio a questo che mirano; controllano le menti dei giovani per assicurarsi che una volta diventati adulti non creino problemi.  Anche a scuola, due volte alla settimana, dobbiamo assistere a un’ora di lezione in cui ci spiegano quanto generosa è Capitol City e ci costringono a fare temi in cui noi dobbiamo dimostrare di essere d’accordo con quest’idea. Il problema è che all’inizio scrivi ciò che gli insegnanti vogliono leggere, fai vedere che sei d’accordo quando in realtà non è vero, ma poi dopo un po’ che scrivi le stesse cose inizi a convincerti che quella è la verità. È come quando un bambino fa un errore di grammatica e lo obbligano a scrivere cento volte quella parola. I temi che ci danno sono quasi tutti uguali e alla fine quelle frasi ti entrano in testa ed è difficile convincersi che sono una menzogna.
Il filmato parte e sopra alcune immagini che mostrano la guerra, si sente la voce del presidente:
 
«Guerra, terribile guerra. Vedove, orfani, figli senza madre. Questo fu la rivolta che sconvolse la patria. Tredici distretti si ribellarono contro il paese che li nutriva, li amava, li proteggeva. Finché nulla rimase. E poi venne la pace; combattuta, conquistata. Il popolo si risollevò dalle ceneri e una nuova era vide la luce. Ma la libertà ha un prezzo. Giurammo insieme che mai più avremmo conosciuto un simile tradimento. Perciò fu decretato che ogni anno i distretti di Panem avrebbero offerto in tributo un giovane uomo e una giovane donna per un combattimento mortale in una gara di onore, coraggio e sacrificio. L’unico vincitore, coperto di ricchezze, avrebbe testimoniato la nostra generosità e il nostro perdono. Così ricordiamo il nostro passato, così salvaguardiamo il nostro futuro.»
 
«e ora è arrivato il momento di estrarre un giovane uomo e una giovane donna, che avranno l’onore di rappresentare il distretto dodici ai settantaquattresimi Hunger Games. Come sempre… prima le signore!»
Sento il mio cuore che batte forte, la testa che pulsa, le gambe che tremano. La mia prima mietitura.
Andrà tutto bene, andrà tutto bene. Trattengo il respiro e chiudo gli occhi, in attesa che Effie pronunci il nome di colei che dovrà affrontare una morte lunga e dolorosa.
«Katniss Everdeen!»
Apro gli occhi all’improvviso. Non è possibile. Non lei.
La vedo avanzare verso il palco con movimenti rigidi, sicuramente si starà sforzando di sembrare più normale possibile, di non far trapelare nessun sentimento sulla sua faccia. Starà cercando di non far capire quanto è impaurita, non darebbe mai al pubblico questa soddisfazione. È una cosa che non posso sopportare.
Mia sorella, la mia sorellona, colei che ha preso il posto di mio padre e di mia madre. Non è solo mia sorella ma anche la mia migliore amica. Il pensiero che nel giro di una settimana potrebbe essere morta mi fa avanzare verso la stradina che conduce verso il palco.
Era arrivata quasi al primo gradino quando urlai:
«Mi offro volontaria!»

Fine del primo capitolo.
________________________


Ciao a tutti/e
Questa è la mia prima fanfiction. Ho sempre desiderato scriverne una ma non ho mai avuto il coraggio di farlo. Così oggi ho deciso di tentare.
Vi chiedo scusa per gli eventuali errori di grammatica e per la mia inesperienza nella scrittura.
Ho intenzione di pubblicare un capitolo a settimana (se non è sufficiente ditemelo! non ho la minima idea di quali siano i normali tempi di pubblicazione).
 
Se questo capitolo vi è piaciuto o se la trama vi incuriosisce, per favore commentate!
Come ho già detto non ho mai scritto una fanfiction quindi i commenti per me sono molto importanti. 
Ho bisogno di sapere se devo continuare questa storia o se devo abbandonarla perché non piace. 
Ovviamente accetto anche le critiche. vi chiedo solo di essere gentili nel farle ç.ç 
 
Grazie per avere letto questo capitolo! 
Ciaooo :3 

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Capitolo 2
*** Addio ***


Addio.

Tutti si girano verso di me, compresa lei. 
La sua faccia mostra stupore, terrore e rabbia. In tutti questi anni ha sempre cercato di cancellare le emozioni dal suo viso e ora tutti i suoi sforzi sono stati vanificati dal mio gesto. 
La vedo correre verso di me.
«Che cosa stai facendo?» Mi chiede quasi urlando.
«Non ti lascerò morire, non in questo modo. Non te lo meriti.»
Non riesco a capire se sta cercando di non piangere oppure di non mettersi a urlare.
«Prim» si mette in ginocchio e mi afferra le mani. La folla attorno a noi non esiste più e l’unica cosa che vedo sono gli occhi rossi di mia sorella che mi guardano spaventati.
«Prim ti prego, torna al tuo posto. Ritira quello che hai detto. Sei ancora in tempo»
Vorrei risponderle con voce dura e decisa ma quando apro la bocca, scopro di avere la gola secca.
Tutto quello che mi esce è un debole sussurro «Ho deciso Katniss. Mi hai salvato la vita tante volte, ora tocca a me»
Mi giro per non guardarla in faccia, perché sono sicura che riuscirebbe a convincermi che sto facendo la cosa sbagliata. Faccio un passo verso il palco e ripeto col tono di voce più alto che riesco a trovare «Mi offro volontaria come tributo.»
Effie Trinket mi guarda confusa. Il distretto dodici non ha mai avuto volontari e adesso nessuno sa cosa fare.
«Oh, abbiamo una volontaria! S-signor sindaco?»
«Teoricamente il tributo prescelto dovrebbe salire sul palco e dopo la presentatrice dovrebbe chiedere se ci sono volontari. Non importa. Prego ragazzina, Sali sul palco»
«Prim!»
Sei pacificatori arrivano verso di noi. Due di loro prendono Katniss per le braccia, la sollevano di forza e la rimettono al suo posto. Quattro di loro si mettono al mio fianco.
Io inizio a camminare e loro mi seguono. Quando arrivo sul palco Effie Trinket mi mette davanti alla bocca un microfono e mi chiede «Qual è il tuo nome, cara?»
«Primrose Everdeen.»
«Oh, ora è tutto più chiaro. Era tua sorella quella, non è vero?»
«Sì.» Da qui riesco a vederla e le faccio un piccolo sorriso a cui lei non risponde.
Effie è evidentemente esaltata dal fatto che la mietitura ha preso una piega interessante e con un gran sorriso dice «Facciamo tutti un bell’applauso alla nostra prima volontaria, Primrose Everdeen!».
Ma nessuno applaude. Tutti mi guardano, chiedendosi evidentemente perché l’ho fatto.
Nel distretto tutti conoscono mia sorella, sanno che lei va a caccia e sanno anche quant’è brava.
E conoscono me, la sorella di Katniss, “la bambina con la capra” che non è in grado nemmeno di impugnare un coltello.
È chiaro che tra me e lei, Katniss avrebbe avuto più probabilità di vincere, ma è altrettanto chiaro che sarebbe morta verso la fine dei giochi.
La differenza tra me e lei è che io morirò all’inizio degli Hunger Games invece che alla fine.
 
Poi, all’improvviso tutti si baciano la mano sinistra e la alzano verso il cielo. È un segno che significa rispetto e ammirazione. Ma significa anche addio. È ovvio che nessuno si aspetta di rivedermi.
Questo segno di solidarietà mette in difficoltà Effie Trinket, la quale cerca di riportare l'attenzione sull'estrazione del tributo maschio.
«E ora il giovane uomo!»      
Io me ne sto qui, a osservare l’estrazione dell’ennesima vittima di questo gioco malsano.
Tutte le ragazze in questo momento stanno tirando un sospiro di sollievo, ringraziando Dio per avergli concesso un altro anno di vita.
Effie Trinket si posiziona davanti al microfono, apre la striscetta di carta e legge «Peeta Mellark!»
Tutti i ragazzi rilassano contemporaneamente le spalle, felici di non essere stati scelti. Tutti tranne uno. Lo individuo dopo pochi secondi, perché è l’unico che è ancora rigido, con gli occhi spalancati e lo sguardo fisso nel vuoto.
Quattro pacificatori si sistemano nella stradina che porta fino al palco e lui si avvicina a piccoli passi verso di loro.
Più si avvicina più riesco a percepire dettagli che prima non riuscivo a vedere: è biondo, altezza media, spalle larghe, muscoloso, occhi azzurri. Dev’essere un figlio di negozianti. Nessun ragazzo del giacimento ha una corporatura così forte e sana.
Nel momento in cui si posiziona al mio fianco Effie ci dice di stringerci le mani. La sua è calda e dura, la mia molle e ghiacciata.
«Felici Hunger Games e possa la fortuna sempre essere a vostro favore»
E con questa frase Effie ci scorta verso l’interno del palazzo di giustizia. Dopo pochi minuti ci troviamo davanti a una sala rotonda abbastanza grande, alla fine della quale ci sono due porte di legno.
Io entro in quella a destra, Peeta in quella a sinistra. E a quel punto non devo far altro che aspettare.
Cerco di pensare ai prossimi giorni. Che cosa farò? È chiaro che non posso vincere, ma non voglio nemmeno morire in modo doloroso per mano di un tributo mezzo matto.
Non so cacciare, non so salire sugli alberi, non so come trovare dell’acqua e nemmeno come accendere un fuoco.
Un essere umano può passare parecchi giorni senza cibo, quindi non morirò di fame, perché nel giro di una settimana dall’inizio sarò sicuramente morta.
Le possibilità sono tre: posso morire nella battaglia di sangue iniziale, di freddo o di sete. In tutti e tre i casi soffrirò. Se non voglio provare dolore devo suicidarmi.
Ma come? Devo trovare un modo per morire in fretta e senza dolore.
 
In quel momento mia madre e mia sorella entrano nella stanza. Katniss si avvicina immediatamente a me, mi prende le mani e inizia a darmi consigli di sopravvivenza.
«Al centro di addestramento ci sarà una piattaforma per imparare a costruire delle trappole. Vai lì e impegnati al massimo. Se impari a costruire una sola trappola in modo perfetto non devi più preoccuparti del cibo. Piazzala lontana da dove deciderai di dormire, in modo da confondere gli avversari. Segui gli animali per trovare l’acqua. Se la vegetazione è più rigogliosa in un punto significa che li vicino dev’esserci un ruscello o un lago. Sei piccola e magra, sali sugli alberi e dormi lì sopra. Durante l’addestramento impara a usare un arco o uno strumento che ti permetta di tirare a distanza, quando sei nell’arena segui un tributo, arrampicati su un albero e uccidilo. Devi assicurarti che sia solo, d’accordo? Altrimenti quando ne avrai ucciso uno gli altri tenteranno di ammazzarti. Hai capito? Ma ricorda, non prendere mai l'iniziativa! uccidi qualcuno solo se sei in pericolo di vita. cercare di proposito un tributo per ammazzarlo non ha senso e tu devi puntare a sopravvivere.»
Parla troppo veloce ed io riesco a memorizzare solo la metà di quello che mi dice. Non posso chiederle di ripetere perché abbiamo i secondi contati, quindi annuisco «sì, certo»
Conto sul fatto che quando sarò in punto di morte il mio cervello rievocherà le parole di Katniss per aiutarmi. «Vedrai che ce la farò. Ci sono solo quattro, al massimo sei Favoriti. Almeno dieci tributi non sanno come né come combattere né come sopravvivere. Posso farcela.»
Katniss mi abbraccia forte e a quell’abbraccio si aggiunge anche mia madre. Passiamo così il tempo che ci rimane, tutte e tre consapevoli che non tornerò mai più.
Quando un pacificatore entra per dirci che il tempo è esaurito entrambe sciolgono l’abbraccio.
«Ricordati quello che ti ho detto.»                                                                                                         
Io guardo mia madre e scopro che sta piangendo. Ha gli stessi occhi vuoti di quando è morto mio padre. Lei e Katniss escono dalla stanza lentamente, la porta si chiude ed io rimango sola.
 
Poco dopo entra Gale. Non ci ho mai parlato quindi non mi aspettavo una sua visita.
Si siede accanto a me e apre la bocca sicuramente per darmi altri consigli. Io lo blocco all’istante.
«Tanto è inutile e lo sai anche tu.» Mi guarda sorpreso.
«Non si può imparare a uccidere o a costruire trappole in tre giorni.»
è chiaro che non si aspettava queste parole perché per un momento rimane con la bocca aperta, senza dire niente.
Io so perché è venuto a trovarmi. Perché sono la sorella di Katniss. Se io muoio lei soffre e lui non sopporta vederla soffrire. Avrò anche dodici anni ma certe cose le capisco.
La prima a rompere il silenzio sono io «Senti, stalle vicino d’acordo?» è una cosa stupida da dire perché so che lui lo farebbe comunque, ma non mi interressa.
«Non… non lasciare che guardi i giochi da sola. Impazzirebbe di paura. So che tu pensi che Katniss sia forte ma io la notte la sento piangere, ti prego non permettere che questo accada.»
Lui sorride. «Penserò io a lei, ma tu pensa a te stessa. Da come parli, capisco che ti sei già arresa. Non farlo, tu puoi vincere»
«No che non posso! Ci saranno ventitré persone più brave di me, come diavolo faccio a vincere?» Ora sono arrabbiata.
«Ingannale.»
«Cosa?»
«Non farti notare da nessuno. Né agli addestramenti, né durante le interviste. Fa in modo che nessuno si ricordi il tuo nome. Così, quando suonerà il gong nessuno si preoccuperà di ucciderti. Nella battaglia di sangue i tributi cercano di uccidere sempre gli avversari che temono di più, perché quello è il momento in cui sono più vulnerabili. Per gli altri c’è sempre tempo. Fa in modo di essere una di quegli “altri”. Dopo la battaglia di sangue scappa. Se hai fatto bene il lavoro iniziale nessuno si ricorderà né il tuo volto, né il tuo nome. E se nessuno sa della tua esistenza, nessuno ti darà la caccia.»
« È un bel piano. Ma dimentichi che ogni sera compaiono i volti e i nomi dei caduti. Non si chiederanno che fine ha fatto la ragazza del distretto dodici?»
«Penseranno di averti uccisa per sbaglio il primo giorno e di non aver notato il tuo volto nel cielo. In ogni caso, quando si accorgeranno che c’è qualcosa che non va saranno passati almeno quattro giorni. Guadagnare tempo è fondamentale. Non puoi imparare a uccidere in tre giorni? Allenati anche quando sarai nell’arena. Usa un albero come bersaglio e continua a colpirlo finché non avrai centrato il punto che desideri. In questo modo quando sarai in pericolo sarai in grado di difenderti. Ricorda: scappa. È inutile girarci intorno, tu non sei in grado di uccidere, quindi lascia che gli altri lo facciano per te. Lascia che si uccidano a vicenda. Pensa solo a sopravvivere.»
«Oh» Sono talmente colpita dal suo ragionamento che questo è tutto quello che riesco a dire.
Rimaniamo in silenzio per qualche istante. L’orologio in cima al muro indica che tra qualche minuto Gale dovrà andarsene. 
Dopo qualche secondo di silenzio, Gale mi abbraccia, stupendomi per la seconda volta nell'arco di un'ora. 
Entrano due pacificatori. Uno porta via Gale l’altro mi accompagna fuori dal palazzo di Giustizia, verso la stazione. Il binario è interamente occupato da un treno bellissimo color argento con delle linee rosse. Affianco a me compare Peeta anche lui scortato da un Pacificatore e insieme ci dirigiamo verso l’entrata del treno. Appena varco la porta vengo investita da un potente profumo di cibo che mi fa girare la testa. Il mio stomaco brontola e solo ora mi accorgo di quanto sono affamata. Davanti a me ci sono decine di tavolini ricoperti di ogni cosa: pasta, carne, frutta e dolci. Effie è seduta su un divano e ci incita a fare altrettanto.
«Primrose, la tua stanza da letto è al vagone nove. Peeta, la tua è al vagone otto. Servitevi pure, fate come se foste a casa vostra. Verso le sette di sera arriveremo a Capitol City, dove sarete preparati per la cerimonia dei carri e sarete presentati per la prima volta al pubblico. Sul tavolino c’è un DVD con la registrazione delle mietiture dei rimanenti undici distretti, se desiderate vederle dovete solamente inserire il DVD nel lettore. Vi lascio.»
Appena se ne va mi alzo dal divano e afferro il telecomando del televisore.      
Dopo il discorso di Gale ho deciso che non mi ucciderò. Se proprio devo morire, morirò combattendo. Darò a Katniss la speranza necessaria per non farla crollare.
Peeta si siede sul divano che è sistemato dietro il televisore. «Ti spiace se guardo il con te?»
Mi siedo affianco a lui. «No.»
Clicco il pulsante “on” e il programma parte.
Riesco a memorizzare il volto di pochi ragazzi: Clove, una ragazza alta, corporatura forte e capelli castani; Cato, Favorito, biondo e muscoloso che si offre volontario; Rue, dodici anni, bassa, magra, carnagione scura, capelli e occhi marroni.; Tresh, alto, muscoloso, distretto undici.
Gli altri ragazzi sono normali e non mi sembrano rappresentare una minaccia. Certo, nemmeno Rue sembra molto pericolosa, ma lei mi ricorda me. Mi fa sentire in qualche modo più sicura.
Il filmato termina e sia io che Peeta restiamo in silenzio.
«Prim?» Il suo tono esprime cautela. Io mi giro di scatto verso di lui, confusa dal fatto che mi ha chiamato “Prim” anziché “Primrose”. Probabilmente se ne accorge perché subito dopo dice: «Scusa. Ho sentito tua sorella chiamarti così e mi è venuto spontaneo. Posso?»
«Sì, certo. Cosa c’è?»
«Volevo solo dirti che io…» all’improvviso diventa tutto rosso in faccia. Poi fa un respiro profondo e senza guardarmi continua il suo discorso. «Io sono innamorato di tua sorella da quando ho cinque anni. Non sono mai riuscito a parlarle, quindi non credo che lei sappia chi sono. Non sono in grado di combattere quindi non riuscirò mai a uscire vivo dagli Hunger Games. Quindi se proprio devo morire, vorrei farlo aiutando un'altra persona. 
Tu sei la sorella della donna che amo. Tu sei la ragione di vita di Katniss, il motivo per cui lei non ha mai smesso di lottare. Se tu morissi, una parte di lei morirebbe con te e quest’idea mi fa impazzire. Quindi ti prego permettimi di aiutarti a vincere.»

Fine del secondo capitolo
____________________________


Ciaoo ^^
Ecco il secondo capitolo, spero vi piaccia :) 
Ho sempre pensato che se Prim avesse partecipato agli Hunger Games, Peeta l'avrebbe aiutata. Lui è così buono ç.ç 
Oh, vi ringrazio per le recensioni (tutte positivee! che gioia *-*) 
Grazie per i vostri complimenti spero di non deludervi! 
Aggiornerò la storia tra una settimana. cercherò di essere puntuale :3
Bye byee 

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