The Light and The Darkness

di Sandwich_1412
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Nuovo Arrivato ***
Capitolo 2: *** Invito ***
Capitolo 3: *** Little Lies ***
Capitolo 4: *** Il mare non avrà più lo stesso significato ***
Capitolo 5: *** L'inaugurazione ***
Capitolo 6: *** Nuove Conoscenze ***
Capitolo 7: *** Lacrime di Sangue ***
Capitolo 8: *** Confessioni ***
Capitolo 9: *** Incidente ***
Capitolo 10: *** Verità ***
Capitolo 11: *** Ricordi ***
Capitolo 12: *** Cambiamenti ***
Capitolo 13: *** Messaggi ***
Capitolo 14: *** Lampi di Genio ***
Capitolo 15: *** Addio ***
Capitolo 16: *** Viaggi...ツ ***
Capitolo 17: *** Messaggi e Chiamate ***
Capitolo 18: *** Ultima Chiamata ***
Capitolo 19: *** Riunione di Famiglia ***
Capitolo 20: *** Verità dal passato ***
Capitolo 21: *** Troppi Addii ***
Capitolo 22: *** Problemi o soluzioni? ***
Capitolo 23: *** Promessa ***
Capitolo 24: *** L'ultima Sorpresa ***



Capitolo 1
*** Il Nuovo Arrivato ***


Grazie al cielo quella stupida sveglia aveva suonato in tempo, prima che quel sogno continuasse…erano ormai due settimane che sognavo sempre quella radura, una radura stupenda, meravigliosa, magica, ma che allo stesso tempo mi faceva venire la pelle d’oca e mi lasciava un’angoscia tale da sentirmela addosso per tutta la giornata. Non sapevo il  perché di quel sogno, ma puntualmente, ogni notte mi ritrovavo lì, nel centro di quella radura sempre verde, in cui sorgeva proprio di fianco a me una quercia secolare; ogni notte la guardavo, mi sedevo sulle sue radici che spuntavano dal terreno morbido, poggiavo la schiena sul suo tronco ruvido e alzavo la testa, per guardare il cielo stellato, o a volte il sole che mi accecava e mi scaldava. Ma mi sentivo sempre  osservata; in quella stessa radura che mi offriva ospitalità ogni notte…sento che qualcuno mi spia, che osserva da lontano ogni mio movimento, come se aspettasse qualcosa; inoltre continuavo ad avere la sensazione che stava per accadere qualcosa di terribile, spaventoso, che mi avrebbe cambiata…per sempre, senza aver modo di cambiare il destino.
La sveglia poggiata rigorosamente sul mobile affiancato al mio letto mi aveva salvata per l’ennesima volta. Mi svegliai intontita, cercando di spegnere quell’affare colpendolo con la mano e non appena ci riuscii decisi di alzarmi, poco volenterosa e contro voglia, e scesi le scale andando in direzione della cucina; mamma era già vestita: indossava uno di quei vestiti da lavoro grigi/azzurri; era alle prese con i fornelli, dall’odore nell’aria sembrava avesse bruciato di nuovo le crepes! Papà leggeva il giornale, il quale gli copriva del tutto il volto. Era seduto a tavola con davanti una tazza di latte e un piatto con crepes bruciacchiate. Anche lui era già vestito: camicia bianca, giacca nera, cravatta a righe, pantaloni abbinati alla giacca, scarpe da vecchio…insomma, come al solito, ciò voleva solo dire che stavano per andare a lavoro e che sarei rimasta sola a casa.
 «Buongiorno» dissi ancora assonnata, facendo scappare uno sbadiglio e mettendomi subito la mano davanti la bocca, stiracchiandomi.
«Buon giorno tesoro!» risposero i Miei in coro, voltandosi a guardarmi.
«Dormito bene?» chiese mamma, tornando a guardare le padelle, bruciate anch’esse.
«Al solito»risposi assente. Mi sedetti a capotavola, ancora mezza addormentata, e osservai i suoi gesti mentre mi passava un piatto con due crepes visibilmente troppo bruciate
 «Verso che ora tornate stavolta? Da lavoro, intendo» chiesi prendendo una forchetta e incominciando a tagliare un pezzo di crepe, per  infilzarlo con la forchetta. Li guardai, attendendo una risposta.
«Tardi» rispose papà, continuando a leggere il giornale. Sbuffai, mangiando finalmente una delle crepe. Odiavo da morire il loro lavoro, rimanevano a lavorare sempre fino a mezzanotte, a volte anche più tardi, e molto spesso dovevano patire per grandi città come New York lasciandomi sola a casa; quando stavano a casa non mi prestavano tanta attenzione: avevano il vizio di portarsi il lavoro a casa, come se fare straordinari sette giorni su sette non fosse già abbastanza!
«Però facciamo in tempo a venirti a prendere a scuola e poi tornare a lavoro; anche perché dobbiamo comprare una cosa per…AO!»guardai papà confusa mentre si stava massaggiando la testa con una mano, avendo ricevuto una padellata da mamma
«Per il direttore» continuò lei. Li guardai stranita, poi continuai a mangiare, non preoccupandomi molto di quello che era appena accaduto, insomma mi ero appena svegliata: ero ancora mezza rincoglionita!.
Finito di mangiare salii in camera per lavarmi e vestirmi. Indossai una felpa blu notte che copriva una T-shirt nera e i miei immancabili blu Jeans, poi pettinai i capelli rossi lasciandoli liberi, mettendo dei fermacapelli per bloccare il ciuffo che mi ricadeva sempre davanti agl’occhi marroni striati di verde, ma dato che rifiutava quelle stupide forcine lasciai perdere. Indossai poi le mie easy-tone nere, presi lo zaino a tracolla e scesi le scale, uscendo di casa. Dato che la sua scuola era un po’ lontana, ero costretta a farmi dare un passaggio, e cosa più umiliante dai miei genitori! Restammo in silenzio per tutto il tragitto, mentre io mi connettevo a fece book tramite i-phone. Arrivati sotto scuola scesi dalla macchina (una Chevrolet grigio metallizzata), salutai i Miei con un gesto della mano e corsi via, dentro l’edificio.
«Ei B! come stai? Tutto ok?» chiesi avvicinandomi per abbracciare Blair, gesto che riservavo solo a lei dato che era la mia migliore amica!
«Si si! Ho una novità, ma prima dimmi come stai tu!?!» chiese deviando il discorso sulla novità…al momento!
«Al solito» risposi scocciata, ma anche curiosa: che cavolo di novità poteva esserci in una scuola come la nostra? Si era ammalata la signora della mensa?
« Avuto ancora incubi?»  chiese preoccupata corrugando la fronte
«Sai già la mia risposta Blair, non c’è bisogno che te lo dica» risposi cupa. Blair mi guardò triste, essendo impotente, non sapendo cosa fare
«Di che novità parlavi prima?» chiesi ricominciando a guardarla con un finto sorriso in volto per cambiare discorso, non ne potevo più di quei maledettissimi sogni; Blair sapeva tutto, ero io stessa a dirglielo, avevo bisogno di parlarne con qualcuno, anche se a volte avrei voluto tanto tenermi tutto per me… lei mi guardò con un sorrisetto che non seppe trattenere, eravamo amiche praticamente da quando eravamo nate, avevamo condiviso ogni cosa e quel sorrisetto voleva dire solo una cosa: la signora della mensa non centrava niente!
«Non ci crederai mai Nicky!»
«Bèh, spara!»
«E’ arrivato un ragazzo nuovo!»
«Tutto qua? Mi aspettavo di più»
«Non capisci: lui è un vero schianto! Dovresti vederlo Nicky!»
«Grazie B, ma non credo mi interessi più di tanto…E’ un ragazzo come tanti altri, perché dovrei interessarmi a lui? Cosa potrebbe importarmi?»
«Bèh, credevo che una notizia del genere ti avrebbe fatto piacere…» si imbronciò ed io non riuscii a capire proprio il perché avrebbe dovuto piacermi tanto quel tipo di notizia.
«Sai, non ti ho detto tutta la novità…»
 La guardai interrogativa senza ottenere una risposta; Blair mi guardò a sua volta con i suoi occhi color cioccolato e si morse il labbro; si mise dietro l’orecchio destro una ciocca di capelli, castano scuro con riflessi chiari… me lo avrebbe sicuramente detto se quella stupida campanella non avesse suonato.
«Scusa Nicky, ti assicuro che lo scoprirai presto!» e corse via ridendo sotto i baffi«BLAIR!» urlai impotente, ma era troppo cocciuta e non me lo avrebbe mai detto finché non l’avessi scoperto da sola. Stupida campanella: rovina sempre tutto! Sbuffai, scocciata, e mi diressi verso l’aula di scienze, l’unica materia che non seguivo con Blair, a parte chimica e matematica. Entrata mi sedetti al mio banco: seconda fila a due banchi sulla destra dell’aula, il banco che poggiava al muro e poggiai la cartella a tracolla sul banco di fianco, dato che non ci si era mai seduto nessuno. Presi dalla borsa il libro e lo buttai  sul banco, appoggiai il gomito su di esso sorreggendo la testa con la mano a pugno, mettendola alla base della nuca e iniziai a sfogliare quell’inutile libro senza dargli tanta attenzione…senza interesse. Sentii la sedia di fianco a me strusciare contro il pavimento
«Ciao! Piacere di conoscerti» disse una voce alla mia sinistra; solo in quel momento alzai lo sguardo, vedendo che vicino a me si era seduto un ragazzo dai capelli biondi e dagli occhi azzurro cielo, nei quali mi persi per qualche istante. Tese una mano verso di me, come  a presentarsi, continuando a parlare «Io sono Niall!» sorrise e io di rimando gli strinsi la mano, per cortesia «Nicole» risposi cercando di essere più gentile possibile, anche se un po’ sorpresa (e forse irritata) di vederlo: era davvero lui il ragazzo di cui le parlava Blair? Sul serio? Non ci trovavo niente di ché…la solita! Avrei dovuto aspettarmelo da lei, tende sempre ad esagerare! Mi chiese cosa mi avesse tenuto nascosto…
Sciolta la stretta di mano il mio sguardo cadde sul suo banco, dove c’era ancora la cartella appoggiata
«Cavolo, scusa!» dissi frettolosamente, prendendo la sua borsa dal banco, poggiandola a terra di fianco alla mia sedia, perché mi ero scusata?
«Per così poco?» disse gentile…e confuso, accennando ad un altro sorriso. Lo guardai per meno di un secondo, pronta a ribattere, ma la professoressa entrò in classe, chiedendo l’attenzione di tutti gli studenti (illusa!)
«Per oggi ho prenotato il laboratorio; dato che lavorerete a coppie iniziate a scegliervi un compagno» bene…avrei lavorato da sola, come sempre. Non che mi dispiaccia, anzi: era molto meglio così, non sopportavo dover aver a che fare con qualcuno che non mi sopportava o fare tutto il lavoro al posto di qualcun altro. I miei pensieri furono interrotti dalla voce stridula della Evans
«Signorina Green posso parlarle un attimo?» il mio cognome mi fece alzare la testa e corrugai la fronte, confusa: che avevo fatto stavolta? Certo, avevo allagato tutti i bagni presenti nella scuola…tre volte! (piccolo incidente!), avevo mandato all’ospedale la prof. di latino (incidente!), avevo incendiato il laboratorio di chimica in prima! (incidente di percorso!), ma stavolta non avevo fatto niente! Almeno così credevo…
Mi alzai titubante e mi avvicinai alla Evans. Portava sempre degli occhiali di quelli senza montatura e i suoi capelli erano neri corvini con molte sfumature di bianco, raccolti sempre da uno chignon
«Si prof.?»
«Vorrei chiederle un favore, Nicole» disse oltrepassandomi con i suoi occhi da dietro gli occhiali. Perché mi aveva chiamata per nome? Nessuno lo fa mai, tranne ovviamente Blair!
«Certo, qualsiasi cosa» ero alquanto confusa, ma avrei anche potuto non dirlo, purtroppo me ne accorsi troppo tardi.
«Vedi, il signor Horan è nuovo e non sa molto su questa scuola» disse guardando il ragazzo che si era seduto accanto a me poco prima e mi ritrovai a fissarlo anch’io, incrociando le braccia; Niall Horan…non mi era nuovo...dove lo avevo già sentito? Chiusi gli occhi avvertendo un leggero mal di testa farsi breccia nella mia testa, ma li riaprii subito per non darlo a vedere
«Vorrei che tu lo aiutassi e non solo nella mia materia: io, come tutti i docenti, abbiamo fatto in modo che segua la maggior parte dei suoi corsi con te, ovvero che frequenti le tue stesse materie con gli stessi professori; questo ti faciliterà il compito!» sbarrai gli occhi e tornai a guardare la prof
«COSA?»
«Le ricordo che ha già accettato signorina Green» ero sicura che mi odiasse!
«Dovrei fargli da baby – sitter, in pratica. Giusto?» Sbuffai, la prof mi guardò in segno di assenso ma anche come per dirmi “non combinare guai”
«Altrimenti sarò costretta a mettere in atto ciò per cui hanno votato gli altri docenti»
Sbarrai ancor più gli occhi, incredula, non sapendo come ribattere: mi aveva messa alle strette. Brontolai un “ok”, poi tornai dal mio nuovo partner più incazzata che mai; lui mi guardò stampando un altro sorrisetto sulla  faccia che mi fece irritare ancora di più; si alzò dalla sedia, come tutta la classe, per andare in laboratorio e mi guardò confuso non appena vide che avevo un’espressione diversa da poco prima
«E’ tutto ok?»
«Lascia perdere» dissi deviando la risposta «Senti, a quanto pare hai bisogno di sapere come muoverti qui ed hanno incaricato me di aiutarti; quindi farai ciò che ti dirò senza obbiettare o altro ok?»
 «Ai suoi ordini signora!» disse imitando un saluto militare e facendo ancora quel sorrisetto. Girai i tacchi e uscii dalla classe con ancora le braccia incrociate dirigendomi al laboratorio seguendo il resto della classe con Niall alle spalle. Già non ne potevo più!
Entrati in laboratorio la Evans fece indossare a tutti dei camici bianchi e diede degli occhialini.                                                                                                                           
Mi sedetti dove c’era un tavolo a due e poggiai su uno di essi gli occhialini (che sembravano quelli da sci, solo più fastidiosi e scomodi…e sporchi!); mentre legavo i capelli con un elastico vidi Niall sedersi accanto a me, continuando a fissarmi con quel suo sorrisetto. Alzai gli occhi al cielo infastidita e tornai a guardare la prof. che aveva indossato anche lei camice, ma non gli occhialini (mi chiedo proprio il perché!) ed iniziò a spiegare cosa fare e quando iniziai a lavorare dovetti spiegare tutto ad Niall , anche se spiegando feci quasi tutto io! Non sapevo di preciso in cosa consisteva davvero quell’esperimento, ma tanto non me ne fregava più di tanto e comunque dovevo solo far capire a quel ragazzo a cosa servissero i vari arnesi da laboratorio.
«Dimmi» gli dissi tanto per rompere il ghiaccio mentre versavo un po’ d’acqua nel Baker «Come mai sei venuto proprio in questa scuola?»
Non ci fu risposta. Lo guardai di sottecchi contando le gocce d’acqua che versavo «E’…è solo curiosità!» continuai passandogli il Baker con l’acqua: sembrava alquanto infastidito dalla domanda, il suo sorriso era sparito ed ora stava a testa bassa con aria pensierosa
«Se…se non vuoi dirmelo non fa niente: era solo una domanda, non volevo turbarti» continuai fissandolo in colpa. Lui alzò lo sguardo e mi guardò per un momento, incantandomi nuovamente con i suoi occhi innaturalmente azzurri poi sorrise «No, non è niente di ché, davvero! È solo che…è una storia complicata e alquanto lunga ed ora non mi va proprio di raccontarla»
Lo guardai per meno di un secondo prima di annuire con la testa e continuare con il lavoro, ricominciando a spiegare. D’altronde non mi conosceva nemmeno, perché avrebbe dovuto dirlo proprio a me? E poi volevo solo parlare d’altro che non fosse una materia scolastica, non mi interessava poi tanto la sua stupida vita!
Parlai solo io per tutto il tempo, Niall mi guardava solamente, a volte confuso, a volte interessato.
Finita la lezione mi levai velocemente il camice e lo diedi alla Evans insieme agli occhialini, che li ripose in un armadio visibilmente vecchio e parecchio rovinato insieme agl’altri. Sciolsi i capelli e misi l’elastico attorno al polso e mi incamminai spedita verso il mio armadietto per seminare Niall, anche se volevo soprattutto parlare con Blair e strozzarla: lei sapeva cosa avrei dovuto fare, non so esattamente come, ma lo sapeva e ora mi avrebbe sentita!
«Ei! Nicole giusto? Aspetta!» sbuffai alla voce di Niall che mi chiamava e guardai il soffitto della classe, poi mi girai a guardare il ragazzo, visibilmente scocciata.
«Che c’è?» chiesi un po’ scorbutica, pentendomene all’istante pensando che il biondo lì dentro conosceva solo me e che proprio come me il primo giorno di scuola era abbastanza disorientato (anche se sembrava essersi ambientato abbastanza bene), addolcii un po’ lo sguardo, quel tanto che bastava per non  fargli capire la mia irritazione. Lo guardai dare il camice alla prof. e venirmi incontro «Bèh, la Evans ha detto che per la prossima lezione dovevo chiedere a te, perché avremmo fatto la stessa! Quindi…dove si va?» accennò ad un sorriso e maledissi quella vecchia strega della Evans alzando gli occhi al cielo, gesto che in quest’unica ora avevo ripetuto almeno un miliardo volte…sarebbe diventato un vizio!
«Vieni, la prossima lezione la tiene la Cooper» gli dissi facendogli strada nel corridoio.
«Ah, e che insegna?»
«Vedrai…ma in ogni caso non ti piacerà» risposi fermandomi davanti al mio armadietto e mettendo la combinazione per aprirlo e per posare i libri di scienze e prendere quelli per la nuova materia. Quando lo richiusi vidi che Niall mi guardava interrogativo e accennai ad un sorriso, andando verso l’aula di matematica.
La giornata passò così, con Niall alle calcagna ed io che cercavo in tutti i modi di togliermelo di torno. Parlavo a Niall solo per spiegargli qualcosa, dal canto suo Niall annuiva solamente, senza parlare; a volte faceva degli interventi nella spiegazione, ma a parte questo non accennammo più all’argomento “trasferimento”. Arrivata la fine delle lezioni uscii di corsa riuscendo finalmente a seminare il riccio e mi misi ad aspettare Blair nel cortile scolastico e quando uscì con la sua borsa a tracolla le andai incontro
«Perché non me l’hai detto?» Blair si girò e mi guardò prima confusa, non capendo, poi sul suo volto si fece largo un sorriso e le si illuminarono gli occhi
«Ei Nicky! Come è andata la giornata?» chiese indifferente alla domanda
«Come vuoi che sia andata? Ogni lezione che ho frequentato c’era sempre Niall con me!» risposi scorbutica riuscendo solo a farla entusiasmare ancor più di prima
«Proprio tutte? Caspita! Allora si chiama Niall eh? E dimmi: com’è da vicino?»
«Blair!» la rimproverai di rimando, irritata
«Che c’è?» chiese innocentemente la mora. La guardai storta e lei capì
«Come facevi a saperlo?» chiesi poi. Blair alzò le mani al cielo
«Non ho ucciso nessuno se è questo che vuoi sapere!» disse ironica. Incrociai le braccia al petto continuando a fissarla
«Ok ok! »si arrese «Quando ieri è suonata la campanella sono passata per la sala professori per posare un registro e ho sentito da fuori la porta il preside parlare ai docenti di questo ragazzo nuovo che da oggi avrebbe frequentato la nostra scuola e che cercavano qualcuno che lo aiutasse in tutte le discipline e…»
Le feci cenno di continuare, anche se avevo già capito come era andata a finire, e lei, come quando è nervosa, si morse il labbro inferiore
«E?» la incalzai ancora
«Ah, sono entrata e ti ho proposto per aiutarlo!» fece uscire le parole così velocemente che quasi faticai a capirla
«TU COSA?»esplosi a quella notizia. Blair, dall’espressione, si sentì momentaneamente in colpa e strinse al petto un libro che teneva in mano
«Oh dai, non ti arrabbiare: l’ho fatto per te!» disse iniziando a saltellare sul posto come una bambina
«Come lo hai fatto per me?» chiesi più arrabbiata di prima. Ero rimasta scioccata: perché avrebbe dovuto farlo?
«Bèh, vedi, mi sembravi sempre giù di morale e poi te ne stai sempre per conto tuo! Soprattutto da quando…lo sai! Non farmelo dire»
Sbuffai abbassando lo sguardo, poi quando lo rialzai guardai Blair negl’occhi color nocciola «B, ma io ho già te! Me ne sto sempre per conto mio perché sono fatta così: non mi piace quando c’è troppa folla o… che qualcuno mi stia troppo addosso, cosa che invece Harry sta continuando a fare da stamattina! Lo sai che da te mi faccio fare tutto perché sei…bèh, sei tra le persone più importanti della mia vita, non c’era bisogno di fare questo…»
Blair mi mise le mani sulle spalle e mi guardò pensando alle parole giuste da dire  con sguardo fermo « Nicky, senti, hai bisogno di svagarti un po’: sei troppo chiusa in te stessa! Ho semplicemente voluto fati conoscere una persona con cui non avevi ancora attaccato briga!»disse ironica, anche se era la verità  « poi siamo sempre e solo io e te, non hai altri amici a parte me. Nicky promettimi che cercherai di conoscerlo e di fartelo amico…almeno un po’!»
Non sapevo che dire: mi aveva messa alle strette, sapevo che qualsiasi cosa avessi detto lei avrebbe trovato il modo di ritorcermela contro. Sbuffai scocciata
«Certo certo…» mi dovetti arrendere e mi allontanai da lei e dalla sua presa. Le sorrisi e sentii il clacson di un’auto suonare insistentemente; mi voltai e vidi i miei genitori chiamarmi da dentro l’auto grigia 
«Devo andare» dissigirandomi verso Blair e schioccandole un bacio sulla guancia abbracciandola  «Ti chiamo dopo pranzo ok?»  
 «Si si, ma intanto ripensa a quello che ti ho detto eh?»  continuò il discorso mentre mi fissava. Alzai gli occhi al cielo e la salutai con un cenno della mano; mi voltai verso l’auto ma mi fermai di botto quando una voce familiare mi chiamò da dietro
«Nicole!» mi voltai nuovamente collegando la voce all’ultima persona che avrei voluto vedere in quel momento: Niall; stava correndo verso di me sbracciandosi con qualcosa di piccolo tra le mani…il mio codino? Come faceva ad averlo lui? Mi guardò istintivamente il polso destro ed effettivamente non c’era, tornai a guardare Niall che mi era ormai di fronte
«Hai perso questo» disse sempre con quel sorrisetto in volto. Fissai il mio codino marrone tra le sue mani e lo presi titubante
«Ehm…Grazie!» risposi ancora confusa rialzando lo sguardo su di lui «Senti: dove lo hai travato?»
Il biondo rimase spiazzato dalla domanda, forse se lo aspettava…o forse no?
«Bèh…me lo ha dato una ragazza che ha detto di essere tua amica!» oh, vi prego, ditemi che non è vero! Sbuffai  cercando con gli occhi Blair: avrei voluto, anzi dovuto, ucciderla!
«Come ha detto di chiamarsi?» chiesi ricominciando a guardarlo, non avendo trovato Blair; anche se ero più che sicura fosse stata lei
«Blair se non mi sbaglio. Ma credo tu lo sapessi già! Non è vero?» disse guardandomi negl’occhi
«In un certo senso…è complicato»
Sentii di nuovo il clacson della macchina dei Miei e mi girai a guardarli: si stavano spazientendo e non era il caso di usufruire ulteriormente della poca pazienza rimastagli. Sbuffai e mi girò nuovamente verso Niall «Senti: devo andare. Ci si vede domani a scuola ok?» feci un gesto della mano a mo di saluto e mi diressi verso l’auto, senza dargli la possibilità di ribattere


Spazio dell’autrice:
 
Allora, questa è la prima FF che scrivo
Vi prego siate buoni, vorrei capire se vi è piaciuta e se continuare
Recensite perché voglio sapere cosa ne pensate e se volete il secondo capitolo
O almeno se  vale la pena metterlo
Per parlare della storia, in questo primo capitolo non si capisce molto di quello che succederà in seguito, ma è un inizio; Nicole è irritata da Niall solo perché le sta troppo attaccato, ma il perché si capirà in seguito. Non voglio scrivere altro perché finirei per dirvi troppo, ma vorrei davvero sapere se ho scritto qualcosa di sensato o meno. Anche senza recenzioni io metterò al più presto anche il secondo capitolo, anche se (ripeto) vorrei che recensiate soprattutto perché voglio capire se la mia storia è piaciuta, anche se è solo l’inizio.
CIAOOOO
 

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Capitolo 2
*** Invito ***


Studiare la matematica è già faticoso, ma perché ci danno anche gli esercizi? Non basterebbe dare o solo da studiare o solo gli esercizi? E se non ti danno da studiare il giorno dopo ti interrogano…che razza di mentalità contorta hanno i professori?
Comunque, lasciando da parte i miei commenti inutili su una delle più inutili delle materie torniamo ad altro.
Dopo aver finito quell’odiosa materia mi sedetti a gambe incrociate sul letto e portai con me il computer portatile, accendendo la pagina face book.
69 notifiche, ma bene! La giornata non poteva andare meglio, ora ci voleva anche un numero del genere! Tutte cretinate delle mie amiche delle medie, quanto mi mancavano quelle pazze squinternate!
Dopo ave tolto dalla mia vista tutte quelle dannate notifiche mi misi a chattare con una mia amica d’infanzia, Maria. Si era trasferita al terzo anno di elementari in Australia e da allora non riuscivo più a parlarle se non grazie ad internet o qualche telefonata più che rara.
 
Come in ogni conversazione ci furono i convenevoli saluti, poi gli immischia menti in fatti altrui, come: come te la passi in Australia?
Niente di che, la scuola è pesante, ma cerco di studiare il più possibile
 
Poi le solite cretinate:
Tu? Studiare?mi stai prendendo in giro?
Si, forse hai ragione, probabilmente non sto studiando proprio così tanto! Ahahahah
 
Ci sono anche i momenti di dolcezza, che comprendono ricordi:
Mi manchi tanti Mary
Anche tu Nicky
Perché qualche volta non mi vieni a trovare?
O mi vieni a trovare tu!
Io? In Australia? No grazie, ma proprio non mi ci vedo! 
 
Che vengono interrotti da persone indesiderate: una richiesta di amicizia distrae la mia attenzione dalla chat. Confusa vedo chi è e al momento non so se accettare o fregarmene. Decido allora di chiedere un parere a Maria
 
Bèh, dipende, è carino?
Mary!     Che mi potevo aspettare? D'altronde è sempre lei!
Okok, ho capito. Fammi pensare…
 
Che torna in se, dopo un po’! La adoravo, era la mia migliore amica prima di Blair, e lo era tutt’ora, solo che era più distante di prima.
Aspettai una risposta, senza pensarci iniziai a cazzeggiare su face book e così, come se la mia mano avesse preso il controllo, accettai la sua richiesta di amicizia
 
Io accetterei
Sospirai
Sei arrivata tardi Mary
COSA? E quando hai intenzione di dirmelo?
Risi tristemente, ricordando solo in quel momento quanto mi mancasse abbracciarla forte a me
 
Adesso! Infatti te l’ho detto non appena ho preso la decisione  più o meno…
E cosa hai fatto? Hai accettato spero
Si Mary, ho accettato
LO SAPEVO!
Cosa?
Che ti piace, ovvio
LUI NON MI PIACE MARIA, ANZI E’ INSOPPORTABILE
Perché? Ancora non capisco…
Mi sta sempre addosso, è sempre in mezzo e a volte  è alquanto inquietante
Sarà, ma secondo me è un bel ragazzo
 
Mi fermai di botto, riuscendo solo a pensare:” No, non l’ha fatto! Qualcuno mi dica che non l’ha fatto!”
Decisi di chiederglielo per avere conferma, anche se non c’era molto su cui avere conferma se una cosa è già confermata
 
Mary, dimmi che non sei andata a vedere il suo profilo face book…
 
Nessuna risposta
 
Mary?
 
Ancora niente
 
Maria Taylor Smith rispondimi ora!
 
Speravo che si potesse avere un tono autoritario anche tramite chat, ma non ricevetti risposta.
Sbuffai e decisi di chiudere la conversazione, ma prima di farlo mi arrivò una risposta (Finalmente!)
 
Si ok? Si, sono andata a vederlo nel suo profilo face book e devo dire che è davvero un bellissimo ragazzo Nicky. Scusami ti prego ti prego!
 
Sorrisi, perché nonostante fosse passato tanto tempo era come se in quel momento l’avessi vicina a me, come se riuscissi a sentire la sua voce che mi pregava di non arrabbiarsi con lei.
Stavo per risponderle, ma mi bloccai sentendo il telefono squillare.
Guardai il numero sul display: non era Blair; il numero mi era sconosciuto
«Pronto?»
«Nicole!» la voce mi era familiare, ma ancora non riuscivo a capire con chi parlavo
«Si, sono io. Con chi parlo?!»
«Oh si, giusto!»
Ci stavo arrivando, a breve avrei capito anche da sola dove avessi sentito quella voce melodiosa, ma la risposta mi arrivò direttamente dal ragazzo dall’altra parte del telefono
«Sono Niall!»
Niall! Ecco! Ma come…
«Niall come hai avuto il mio numero di casa?»
«Esiste un libro magico chiamato “elenco telefonico”!» scherzò. Feci una smorfia mentre mi arrivava un altro messaggio di Maria
 
Nicky? Ci sei ancora? Ti sei arrabbiata molto?
Misi il telefono tra la spalla e l’orecchio per poter scrivere e parlare allo stesso tempo, mentre mi rivolgevo a Niall
«Ok, spiritosone. Perché hai chiamato?»
 
No, non sono arrabbiata. Sto al telefono con lui
 
«Nessun motivo in particolare!»
Non me la raccontava giusta
«Sicuro?»
Silenzio
«Si, sicurissimo!»
Fui distratta dalla risposta tramite face book di Maria
 
Cosa? Digli che lo saluto!
Ma se nemmeno ti conosce!?
 
Risi
«Perché ridi?»
In quel momento mi ricordai che ero al telefono con Niall
«Niente, è solo una mia amica!»
«Ah, ti ho disturbata, scusa!»
Risi, stavolta con l’intento di farmi sentire
«No, Niall, non mi hai disturbata!»
Rise anche lui, quella sua risata che amavo, la sua risata contagiosa, che me lo faceva odiare ancora di più.
 
Beh, allora parlagli di me!
 
Alzai gli occhi al cielo
«Senti Nicole dato che mi sono appena trasferito…volevo inaugurare la casa e se volete tu e Blair potete venire!»
Il mio stato d’animo in quel momento? Sorpresa, confusa, imbarazzata, incerta…
 
Nicky? Perché non rispondi?
 
«Nicole? Ci sei?!»
Scossi la testa
«Ehm, si, sono qui!»
 
Maria non sono la Dea Calì!
Hahaahah
 
«Ah, ok, allora: che ne dici?» sembrava entusiasta all’idea, ma io non sapevo che fare
«Ehm…non lo so Niall, devo vedere se va bene anche a Blair!»
«Allora per te va bene!» la voce gli si era alzata di un’ottava
«Si…cioè, no…cioè…» perché diamine stavo balbettando? Non è da me, caspita! Mi schiarii la voce e tornai seria
«Vedremo Niall!»
«Ok» la voce era un po’ triste, come se sospettasse, o meglio sapesse, che non ci sarei andata
Mi sentii come in colpa, perché in fondo forse era anche simpatico…forse avrei dovuto dargli una possibilità
«Niall, nel caso venissimo…»
«Si?»
Lo so, gli stavo dando una speranza che con il 99% di possibilità era falsa, ma…
«Dove sarebbe casa tua?»
La sua voce prese vigore e mi sentii in colpa
«Te lo dirò non appena mi dirai di si!»
Bèh, almeno sembrava felice…per ora
Chiusi la conversazione con Maria, dicendole che le avrei spiegato tutto un’altra volta e mi affrettai a salutare Niall per chiamare Blair
«Ci andiamo, ci andiamo, ci andiamo, ci andiamo?»
Sbuffai, insomma me lo aspettavo da lei, ma speravo che non lo dicesse!
«No B, non ci andiamo»
«Cosa? Oh, ma dai, la scelta tocca anche a me, no?»
«Dipende da cosa scegli»
«Bèh, allora devi accontentarti della mia risposta!»
Sospirai. La sua testa era più dura di una noce di cocco. Quant’era cocciuta!
«Ok, ma solo per cinque minuti, non uno di più e lo faccio per te, ricorda! E se mi annoio o cose simili ce ne andiamo subito ok?»
Fece un urlo stridulo e incominciò a urlare “si” al vento per chissà quante volte
«B smettila ok?»
«Ok ok! Che guasta feste! Ahahah Senti ma dov’è casa sua?»
«Glie l’ho chiesto, ma non me l’ha voluto dire»
«Beh, allora glie lo chiederemo di nuovo domani a scuola! E quando sarebbe quest’inaugurazione? Lo sai?»
«No»
«Caspita che brava detective!»
«Blair!»risi e lei con me
«Ok Nicky, ora devo proprio andare: mamma mi reclama! Aahahahah»
Riattaccai e mi ristesi sul letto. Addormentandomi, purtroppo…
 
 
 
 
 
 
Spazio dell’autrice:
Ok, so che è piccolo e schifoso come capitolo, ma non sapevo che inventarmi, spero vi piaccia lo stesso!
Come vedete ho messo il capitolo anche senza molte recenzioni, ma vorrei davvero sapere se vi piace la storia, perché altrimenti è inutile che la scrivo no?
Ok, lasciamo stare i miei drammi e torniamo alla storia: non so che dirvi sinceramente!! Nicole accetterà davvero l’invito? Scriverò e lo saprete, ma non voglio scrivere altro, perché spiffererei tutto, come mio solito. Posso solo dirvi che presto ci sarà anche il terzo capitolo, anche se ho poche idee.
A presto, CIAOOOO!

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Capitolo 3
*** Little Lies ***


Il sabato normalmente vado a scuola, ma quel giorno proprio non mi andava dopo quello che avevo sognato, avrei poi fatto firmare un foglio bianco a mamma e avrei scritto io il resto, tanto per quanta attenzione mi dedica…!
Quella notte ero rimasta nella radura più del solito, o almeno così mi era sembrato. Ero sicura ci fosse qualcuno lì con me, ora ne avevo la certezza; erano notti e notti che sentivo una voce che mi diceva un nome ed ogni volta, come in quel momento d’altronde, era come se non me lo avessero mai detto, non lo riuscivo mai a ricordare, nemmeno nel momento stesso in cui quella voce bassa e roca me lo diceva. Inoltre in quel sogno avevo viso una figura passarmi vicino. Certo, era una figura scura e indistinta, ma era già un bel passo avanti!
Per tutta la durata del sogno e dopo, una volta sveglia, sono rimasta a chiedermi chi potesse essere. Dopo un po’ che mi distruggevo il cervello con pensieri così, mi alzai dal letto. Guardai fuori dalla finestra ancora assonnata: era ancora buio, ma che cazzo di ore erano?
Cercai il mio cellulare nell’oscurità della stanza, non volevo accendere la luce, così facendo mi sarei svegliata del tutto;  erano le 3 del mattino, cazzo, ma chi me l’aveva fatto fare di alzarmi?
Sbuffai, togliendomi una ciocca di capelli da davanti agl’occhi e mi infilai sotto la doccia, avevo bisogno di levarmi la sensazione di fuoco, di ardore sulla mia pelle e l’angoscia di quel sogno, dopodiché misi un pantalone della tuta per la casa ed una maglia bianca a maniche lunghe: anche se era quasi estate sentivo stranamente freddo, ma sentivo ancora la pelle ardere come un braciere sotto il tessuto della maglia.
 
«Sei già sveglia?»
«Si mamma» risposi senza staccare gli occhi dal mio libro
«Come mai?»
Non si era mai preoccupata di niente che mi riguardasse, come mai ora sembrava interessarsi?
«Non hai dormito bene?»
«A dire la verità no» la guardai stringersi nella sua vestaglia
Non avevo voglia di andare a scuola quel giorno quindi inventai una piccola bugia
«Non mi sento bene oggi»
«Sei pallida tesoro»
Si avvicinò al divano e mi mise una mano sulla fronte con fare preoccupato
«No, non hai febbre, ma forse è meglio che resti a casa per oggi»
Disse come leggendomi nel pensiero
«Davvero?» chiesi stupita; ero davvero migliorata così tanto nelle bugie? A quanto pare si!
Annuì andandosene in cucina e tornando a fregarsene di me come al solito.
In questi giorni era alquanto strana; era da un po’ che me n’ero accorta, ma avevo preferito non sprecare fiato, tanto non mi avrebbero detto niente lo stesso, ma ora iniziavo a preoccuparmi.
Misi il segnalibro alla pagina in cui ero arrivata di “Twilight”  e mi alzai dal divano diretta in cucina
«Tutto bene mamma?»chiesi alle sue spalle facendola sobbalzare e facendole cadere il latte di mano che si rovesciò completamente a terra. Prese un strofinaccio e si abbassò
«Certo, perché me lo chiedi?»
Presi dello Scottex e mi accovacciai per aiutarla a pulire
«Così» risposi buttando la carta nella pattumiera sotto il lavandino
«E’ tutto ok» riconfermò
C’era qualcosa che non mi convinceva. Titubante tornai sul divano beje del salotto e ripresi in mano il libro, ma lo chiusi quasi subito, nemmeno il tempo di aprirlo, scocciata.
Feci un salto quando bussarono alla porta e sbuffai: perché la vita era così maledettamente irritante?
 
 
«Niall? Che diamine ci fai qui?»
Il biondo davanti a me sorrise. Un bellissimo sorriso a trentadue denti che mi incantò per qualche secondo prima di scuotere la testa e guardarlo negli occhi, altra brutta mossa: i suoi occhi azzurro cielo mi incantavano ancor più delle sue labbra rosee…ma che cazzo vado a pensare?
«Volevo invitarti ufficialmente, ora che hai accettato!»
Ok, ora si che ero confusa
«Come?»
Tirò fuori dalla tasca della felpa due cartoncini color vaniglia e me li porse
«L’inaugurazione!» mi ricordò
«Ah, giusto» presi gli inviti per me e Blair; stava per andarsene ma lo fermai
«Niall, aspetta»
Si girò nuovamente verso di me, sorrise ancora.
«Come facevi a sapere dove abitavo?»
«Ti  ho visto entrare ieri dopo scuola» disse come se la cosa fosse ovvia
«Ok…» dissi semplicemente prima che altre domande mi venissero in mente non appena aprii i biglietti
«Cosa? No, non è possibile…» tornai a guardarlo
«Ma…quando ti sei trasferito? Insomma me ne sarei accorta credo» no, questa era la prova che la sfortuna mi perseguitava
«Si, bèh…diciamo che era notte quindi…» disse portando una mano alla testa e intrecciando le dita nei capelli biondi
«E perché mai ti saresti trasferito nel cuore della notte?»
Assunse una faccia da ebete, come quando qualcuno fa finta di ricordasi qualcosa in quel momento e infatti…
«Che sbadato! Scusa Nicole ma…devo…si, mandare altri inviti e…è già molto tardi…»
Chissà perché avevo la sensazione che volesse di nascondermi qualcosa!
«Horan sono solo le 7 del mattino e…perché non sei a scuola?»
Sorrise
«Potrei farti la stessa domanda»
Mi imbronciai. Non volevo dirgli che avevo voluto far filone, quindi optai per una bugia, anche se in parte era la verità
«Non mi sono sentita bene. E la tua scusa?»
«…»
Lo fissai per un tempo indeterminato
«Sai, non ho tutta la giornata!»
Non sapevo nemmeno perché volessi saperlo, solo…non so, era come se il mio cervello credesse fosse una cosa importante, anche se era una sciocchezza. Rise, stranamente, perché la cosa non era affatto divertente, anche se avevo capito che Niall era quel tipo di ragazzo che rideva per qualsiasi cosa e qualsiasi cosa lo rendeva felice, era uno di quei ragazzi che se vedevi tristi, distratti, seri…voleva dire che c’era qualcosa che non andava.
«Ok, ho trovato: gli inviti sono troppi e poi devo ancora fare la spesa, ho una fame pazzesca, devo cucinare gli antipasti per l’inaugurazione, magari una pizza e…»
«Ok ok!»
Non ce la facevo più, non sarei riuscita a capire più una sola parola, iniziava ad andare troppo veloce, e poi non mi andava di sentire insulse chiacchiere.
«Certo che fai un po’ pena con le scuse! E ora…»
Gli feci un cenno con la mano indicandogli di andarsene; allargò il suo sorriso e mi guardò intensamente negli’occhi; non riuscivo a reggere lo sguardo, perciò abbassai la testa guardandomi le punte dei piedi. Lo sentii allontanarsi e potei rialzare lo sguardo, ma poi si rigirò verso di me…che altro voleva adesso?
«Nicole, tu sai cucinare?»
Che razza di domanda era? Ma si sentiva bene? Lo guardai confusa e lui tirò fuori l’ennesimo sorriso a cui ormai mi stavo abituando
«Ti andrebbe di aiutarmi a cucinare per l’inaugurazione?»
«Dipende…tu sai fare qualcosa ai fornelli?»
«Lo scoprirai solo se accetti»
«Perché ogni volta fai sempre così?»
«Così come?»
«Beh…sempre queste risposte enigmatiche, mai un si, o un no o una qualsiasi risposta sensata!»
«Allora accetti? Mi aiuterai?»
Sbuffai alzando gli occhi al cielo
«Ok, ok.»
«Ahahahha! Lo sapevo! Grazie!»
Si avvicinò a me di corsa e mi abbracciò per un millisecondo prima di correre in quella che doveva essere la sua casa, una bianca e rustica simile alla mia, facendo solo un cenno con la mano per salutarmi e urlandomi che mi sarebbe venuto a prendere lui l’indomani prima dell’inaugurazione; io ero rimasta pietrificata sul posto, scioccata, poi scossi la testa tornando in me e entrai in casa ancora sconcertata dall’accaduto. Presi subito il telefono per chiamare la mia migliore amica, ma stava sicuramente a scuola, quindi le mandai un messaggio, certa che se non era interrogata in quel momento mi avrebbe risposto, infatti dopo averle scritto del mio nuovo vicino:
 
B: Cosa? Scusa se lo dico Nicky, ma se questo non è destino, dico io: cos’è?
Risposi subito. Avendo sospettato cosa avrebbe scritto pensavo di sapere cosa scrivere, ma tutto quello che mi era venuto in mente poco prima svanì in una nuvola di fumo quando pensai al viso dolce di Niall e ai suoi occhi color del mare…
 
N: B non voglio quel cretino come vicino di casa
B: Ma perché? È così carino!
N: ma non lo conosco B
B: tu lo ami!
N: B quante volte devo dirti che non mi piace affatto?!
B: oh dai, sono passati 5 anni Nicky, ne è passato di tempo, và avanti
 
Sospirai; a volte Blair non sapeva contenersi e si dimenticava completamente di quanto le persone soffrissero a certi ricordi; era un po’ tardiva in questo, ma se ne pentiva subito non appena se ne accorgeva e cercava di rimediare in tutti i modi possibili
 
N:scusa B, ma ora devo staccare, non mi sento bene
B: Nicky scusa per quello che ho scritto, non volevo, davvero, me ne sono accorta dopo…
N:tranquilla, tutto apposto. Ciao
B: Scusa…per rimediare oggi andiamo a fare shopping per l’inaugurazione eh?!
 
Risi tra me, immaginandola sorridere mentre scriveva il messaggio ed essere richiamata dalla professoressa di turno. Misi il telefono sul comodino vicino al divano dove mi ristesi e presi nuovamente il libro tra le mani, dimenticandomi momentaneamente di tutto. Tutto, tranne il passato…
 
La quercia era più rigogliosa del solito, mai stata più bella o splendente. La corteccia era leggermente ricoperta di muschio verde e umido, le sue radici spuntavano come al solito dal terreno morbido e rivestito di erba verde, fresca e ricoperta di rugiada. Le sue foglie erano di un verde insolito, scuro, lucente. Mi avvicinai senza volerlo e ne sfiorai una con la punta delle dita; ingiallì subito al mio tocco e iniziò a diventare di un marrone ruggine, fino a diventare polvere e ricoprirmi completamente da testa a piedi, il resto si sparse nell’aria umida di primavera…strano, non eravamo in inverno? Mi guardai attorno spaventata e una risata cristallina echeggiò nella mia mente, ma la cosa ancora più strana era che io ero sola. Era una risata che conoscevo bene, l’avevo sentita troppe volte ed era per questo che ne ero spaventata. Cominciai ad indietreggiare senza accorgermene perdendo qualche battito quando andai a scontrare contro la quercia calda. Aspetta una attimo: ma le querce non sono calde!
Mi girai verso di essa spaventata da ciò in cui si stava velocemente trasformando; inciampai più volte nei miei stessi piedi, come una cretina, cadendo a gambe all’aria, ma in quel momento altro attirava la mia attenzione: c’era un ciliegio in fiore davanti a me nel preciso punto in cui dovrebbe esserci la mia adorata quercia…riuscivo ad associarle solo una persona, ma era completamente impossibile.
 
Ma quando diamine mi ero addormentata? Non era possibile che ormai la mia vita era tormentata da quei sogni, dovevano darci un taglio, un giorno di questo rischiavo seriamente l’infarto!
Avevo il respiro grosso, cazzo, perché mi ero addormentata? Ah si, forse perché quella notte avevo fatto un altro maledettissimo sogno e non ero più riuscita ad addormentarmi, quindi era più che normale che avessi ancora sonno, no? Il soggiorno era illuminato da raggi di sole che entravano timidi dalla porta-finestra. Mi alzai e scostai le tende permettendo ai raggi di illuminare completamente la stanza. Subito dopo corsi in cucina e mandai giù un bicchiere d’acqua fresca e mi appoggiai al ripiano cercando di far tornare il respiro un po’ decente; devo ammetterlo: non ho avuto molto successo! Ero un po’ scarsa ultimamente in quel campo.
 
DRIIIIN
 
Quel cazzo di telefono: è assordante! Il mio battito era accelerato, ma cercai di tranquillizzarmi ripetendomi che sicuramente era Blair, ma non le avrei detto niente stavolta. Alzai la cornetta, più calma
«Si?»
Mi rispose una voce nasale che mi colpì subito facendomi sorridere; un sorriso vero, che da tanto non compariva sul mio volto
«Pronto, mi scusi, sono Anastasia e chiamo da parte della TIM…»
Risi
«Ma per glia amici Anasteja! Meg, so che sei tu!»
Rise anche lei
«Oh, dai! Ma come hai fatto a capirlo?» disse cominciando a parlare normalmente. Megan era una ragazza dai capelli neri corvini con riflessi più chiari e gli occhi blu nuvola, molto intensi. Era una di quelle ragazze sempre sorridenti, solari…un po’ come lo ero io.
Si era trasferita anche lei come Maria, aveva lasciato me e Blair sole in una scuola nuova
«Chiamalo intuito femminile…che quando chiami ti presenti sempre come Anastasia!»
La sua risata di solito cristallina veniva alterata dal telefono fisso. Mi mancava
«Allora bella, novità?»
Alzai gli occhi al cielo
«Ti ricordo che mi dà fastidio quando qualcuno mi chiama “bella”. Ma ti perdono solo perché sono due mesi che non ci sentiamo!»
La sentii sospirare malinconica.
«Allora, TU che mi dici?»
«Niente, solite cose…tu?» la sua voce si fece ad un tratto malizioso e mi sembrò quasi di vederla sorridere all’altro capo del telefono
«Hai parlato con Blair, non è vero?»
«Dipende da cosa rispondi…»
«Non mi arrabbio, se è questo che vuoi dire»
«Allora si»
«Allora devi raccontarmi tutto! È carino davvero come lo descrive B? lei tende ad esagerare, quindi…!»
«Sai, a ripensarci meglio credo che qualcosa potrebbe capitare!»
«Allora ti piace!» urlò quasi dall’euforia
«Anche tu con questa storia? No, Meg, non mi piace affatto, non lo conosco, non voglio conoscerlo, non voglio avere niente a che fare con lui»
«Ma domani vai alla sua inaugurazione, no?»
«Mettiamo bene in chiaro una cosa; punto primo: N-O-N- M-I P-I-A-C-E. punto secondo: perché per fati capire qualcosa devo parlare come un ebete? Punto terzo: semmai un giorno, per quanto remoto sia, potesse per qualche strana ragione piacermi quel ragazzo lo eviterei con tutta me stessa»  mi bloccai di colpo: lei non sapeva
«Perché?»
Silenzio. In due giorni avevo parlato con Mary e Blair, sempre la stessa storia, e adesso ci si metteva anche Meg…ma è una cospirazione? No dico io: che hanno contro di me?
«Meg senti si è fatto tardi e devo ancora fare molte cose…»
Little lies!
«Ok, come vuoi, ma chiamami ogni volta che vuoi…mi manchi!»
«Anche tu…ciao»
 
  Spazio autrice: Questo capitolo fa pena, lo so, ma tra studio e altro non sono riuscita a fare di meglio. Per un po’ non riuscirò a mettervi altri capitoli, ma li scrivo lo stesso, così quando riesco ad andare su internet ve li metto. Spero vi piaccia lo stesso, anche se a me personalmente non piace, ma comunque recensite per farmi capire! Tanks! P.S: questo capitolo lo dedico a 3 mie amiche, perché scrivendolo mi sono venute loro in mente! <3 inoltre dal prossimo capitolo in poi ci saranno ancghe i pensieri di Niall, dato che diventa sempre più partecipe nella vita di Nicole e forse, chissà, anche Blair? Ok, io devo proprio andare. A presto! <3

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Capitolo 4
*** Il mare non avrà più lo stesso significato ***


Quel pomeriggio stesso ero uscita con B per prendere dei vestiti per l’inaugurazione della casa di Niall, cioè, mi spiego: a me piace fare shopping, ma non comprerei mai niente solo per  andare a casa di quel biondo; Blair prese dei vestiti, io non ne avevo bisogno. Tra un negozio e l’altro passarono le ore, era rimasto solo tempo di una piccola passeggiata solitaria quando vidi che il sole era propenso al tramonto, quindi salutai in fretta Blair e scappai via, nell’unico luogo in cui riuscivo ad essere me stessa.
 
Stando seduta sulla spiaggia ricordai della prima volta in cui andai lì, ero con mio padre, prima che iniziasse ad essere troppo preso dal lavoro…avevo un anno, è l’unico ricordo bello che ho della mia infanzia. Penserete che sia triste, ma non è così, perché è un ricordo felice, sfocato, ma felice; l’unico certo, ma il più bello!
Il mare era calmo quella sera, il sole stava per tramontare, proprio come stava per accadere di lì a poco. Avendo poco più di un anno non facevo poi molto, ma mi ricordo che stavo stesa sulla sabbia cristallina e morbida a pancia in giù, ridendo per non so quale motivo, papà mi si avvicina da dietro e si siede accanto a me guardando l’orizzonte. Cerco ancora di ricordare le parole che mi disse quel giorno, perché fu l’ultima volta che risi davvero, l’ultimo momento in cui sono stata felice, prima che i miei iniziassero a fregarsene di me. Fu l’ultima volta in cui lo vidi sorridere e non ne ricordo il motivo. Iniziai a piangere senza accorgermene, perché ormai era una cosa abituale, ogni sera al tramonto ero lì a ricordare il passato, ogni sera rievocavo ricordi piacevoli, ma anche altri spiacevoli, ogni sera ero lì a piangermi addosso per delle cretinate. Le lacrime continuavano a rigare il mio volto silenziose e mancava poco a che dei singhiozzi iniziassero a squarciarmi il petto
«Ehilà!»
La voce era felice e allegra, mi asciugai in fretta le lacrime prima che il biondo potesse vedermi: non volevo sembrare una debole, ma sfortunatamente se ne accorse lo stesso quando mi si mise davanti
«Ma stai piangendo…»
Odio quando le persone dicono cose ovvie con tono ovvio, e ancor di più chi nega, ma solo se chi nega non sono io!
«No, mi è entrato qualcosa nell’occhio!»
Perché avevo parlato? La voce mi era uscita dura e strozzata per il pianto. Mi scese un’altra lacrima mentre Niall si sedeva accanto a me, sulla sabbia
«Che cosa?»
Ma che razza di domanda!era una domanda stupida, ma sentivo di dovergli dire la verità
«Un ricordo…»
Sembravo un automa arrugginito! Ma cosa mi prendeva? Io non ero così…alzai la testa in direzione del mare, le lacrime non c’erano più, ma gli occhi erano ancora arrossati e gonfi
«Che tipo di ricordo?»
«Come?»
Mi rigirai verso di lui che mostrava uno dei suoi bellissimi sorrisi, come per consolarmi. In momenti come quello mi servivano proprio
«Bello o brutto?»
«Uno bellissimo, meraviglioso, ma che purtroppo non ricordo»
Mi guardò confuso, mentre altre lacrime cercavano di uscire libere
«Come fai a ricordare un ricordo che non ricordi?»
Risi e abbassai la testa: messa così faceva proprio ridere!
 
 
POV NIALL
La sua risata era così bella, allegra, spontanea, ma tratteneva dietro di sé qualcosa che non mi avrebbe detto, mai. Sorrisi vedendola sorridermi a sua volta. Poi tornò a guardare il mare tornando d’un tratto seria. Avevo portato con me dei panini al formaggio ed altri al prosciutto per quando mi sarebbe venuta fame, ma già non ne erano rimasti poi molti! Presi la busta in mano e presi un panino, porgendolo a Nicole
«Vuoi?»
Lei mi guardò, i suoi occhi erano di un blu sorprendente, intenso, strani se si pensa che ha i capelli rossi, di un rosso scuro però. Scosse la testa chiudendo quelle porte verso il cielo, un cielo senza stelle, buio
«Passo»
Ricordai una frase letta chissà dove su internet sui ricordi, mi era rimasta impressa in mente come una fotografia, posai stranamente in panino nella busta dietro di me e guardai intensamente la rossa
«Bisogna sempre scegliere con cura i ricordi che vogliamo tenerci stretti, i ricordi hanno sempre qualcosa da raccontare, un ricordo è qualcosa che serve a consolarti, a farti stare meglio, se devi tenertelo per starci male meglio lasciarlo andare subito, e dimenticarsene per sempre»
Mi guardò sorpresa, come se non se lo aspettasse e accennò ad un piccolo sorriso che mi fece battere il cuore: quella ragazza riusciva a mettermi KO con un solo sguardo, com’era possibile?
Mi affrettai a spiegare prima che fraintendesse
«Internet a volte dà buoni consigli!»
Una leggera e bassa risata. Il sole era ormai quasi del tutto tramontato e quella poca luce che riflettevano i suoi raggi la faceva sembrare ancora più bella, illuminandole i capelli da dietro.
Rimasi a guardarla mentre osservava incantata il mare, finché il sole non fu completamente scomparso dietro il mare, a quel punto si stese sulla sabbia con le mani sul ventre per guardare il cielo stellato. Mi stesi anche io di fianco a lei e la guardai
«Che c’è?»
Si girò verso di me e risi, senza nessun motivo, rise anche lei…la sua risata cristallina
«Niente è che…» non potevo dirle che ridevo perché la trovavo bella, sarebbe sembrato strano, no?!
«Che cosa?» smise di ridere e mi guardò nel’occhi. Io feci lo stesso. Non avevo mai notato il colore dei suoi occhi: blu, intenso, brillante, aveva anche qualche sfumatura di azzurro, accennata,  che nessuno avrebbe mai notato…io si, le ero così vicino che riuscivo a vedere i suoi occhi sposarsi da una parte all’altra scrutandomi affondo.
«Hai degl’occhi bellissimi» riuscii a trattenermi, era la verità, pura e semplice, ma lei non sapeva tutto di me. Non potevo dirle niente però, mi era stato vietato per la sua incolumità. Ho dovuto giurarlo per lei. Non parlò, era come in soggezione, la vidi avvampare in viso…com’era carina quando arrossiva! Non la sentii respirare, ma al contrario notai che perse qualche battito. Mi avvicinai lentamente a lei, titubante, ( anche se in effetti avevo promesso di non dirle niente e di proteggerla, ma non che gli sarei stato lontano!), fino a che non mi ritrovai a un palmo dal suo volto. Non si mosse né accennò a un movimento, era come paralizzata. Avvicinai il mio volto al suo, sempre di più, fino a che le nostre labbra non si sfiorarono, erano così vicine. Riuscii a sentire il suo respiro sulle mie labbra.
«Ehm…» si schiarì la voce allontanando anche se di poco la testa dal mio viso e si alzò dalla sabbia, cercando di levarsela dai capelli mossi da un po’ di venticello che si era levato da poco «Devo proprio andare» cercavo di non dare a vedere la delusione che provavo in quel momento, anche se ero un po’ sollevato: i  ragazzi sisarebbero incazzati parecchio se avessero scoperto quello che stavo per fare. Mi alzai a mia volta e mi avvicinai a lei nuovamente, ma lei indietreggiò mettendo una certa distanza tra di noi.
«E’ stato un piacere Horan» corse via facendo usto della mano ancora rossa in viso; io ero rimasto lì, paralizzato, senza riuscire a muovere un passo, guardando il punto in cui Nicole era sparita
 
POV NICOLE
Ancora non ci credevo che stavo per baciarlo, non poteva e soprattutto non doveva accadere; me ne ero andata  così lasciandolo impalato come uno stoccafisso in mezzo alla spiaggia.
Non appena avevo l’lasciato mi era squillato il cellulare, o meglio aveva vibrato: quando ero lì non volevo essere disturbata da niente e da nessuno. Ma a quanto pare qualcuno mi aveva seguita! Al telefono era mamma che mi diceva che era tornata a casa e che era rimasta sorpresa a non vedermi lì, non che le importasse davvero, ovviamente. Le dissi che ero andata a fare una passeggiata e che avevo perso la cognizione del tempo, ma che stavo tornando. Non le avevo detto dove ero andata, non l’aveva chiesto ed io non ero tenuta a dirglielo. Il giorno dopo dovevo aiutarlo a cucinare qualcosa per la sua inaugurazione, dopo naturalmente ci sarebbe stata l’inaugurazione. Sarei riuscita a stare con lui una giornata intera? Dopo quello che era successo poi? E Blair? No, non le avrei detto niente, si faceva già troppi film mentali senza il mio contributo! Una cosa era certa: provavo qualcosa per lui, ma non sapevo di preciso cosa, a volte sembrava amore, ma poi percepivo come se mi nascondesse qualcosa e “l’amore” si trasformava in altro che non riuscivo a capire; ogni minuto che passavo con lui cresceva sempre più la sensazione di averlo già visto, se non conosciuto…ma dove? Quando? Perché? Ma soprattutto, perché non ricordavo? Avevo una sola risposta per ora: il mare avrà tutt’altro significato d’ora in poi. Spazio autrice: Si, sono di nuovo io, che torno come sempre a rompere! Che ne pensate del capitolo? Secondo me…non so, avevo voglia di fare qualcosa di dolce e ho tirato fuori questo! Oggi non vi scrivo molto perché sono di fretta (complicazioni!), quindi recensite e ditemi che ne pensate ok? SCIAO BELI! <3

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Capitolo 5
*** L'inaugurazione ***


Non era possibile che non ci avevo dormito la notte per quello che era successo. Ero rimasta stesa sul letto tutta la notte a guardare il soffitto e pensare a quegl’occhi celesti e i suoi capelli scompigliati dal vento e le sue labbra e…ho rischiato di rompermi la mano a furia di dare pugni al muro ogni volta che ci pensavo! Ho pensato molto anche a come avrei potuto fare dato che avrei dovuto stare una giornata intera con lui, con la speranza che qualcuno degl’ospiti mi salvasse; forse Blair si sarebbe fatta venire qualcosa in mente, ma a me serviva una soluzione, se non più di una, subito. I miei genitori erano usciti di nuovo presto la mattina seguente per lavoro: Cina, penso, ma sarebbero tornati la sera stessa, per poi rimanere un giorno e partire di nuovo. Signori e signore: ecco la mia schifosa vita! E come se non bastasse non solo ero preoccupata per l’inaugurazione, ma adesso anche su cosa avrei dovuto indossare…ma è possibile? Ero così assorta nei miei pensieri che non mi accorsi nemmeno che ero scesa al piano di sotto ed ero andata in cucina ed ora mi ritrovavo a guardare dentro il frigo come una cretina, ma pur sempre una cretina affamata! Presi una brioche vuota e un bicchiere di latte per accompagnarla, ma ad ogni morso ed ogni sorso mi sembrava che niente avesse sapore. Mi accorsi solo allora che ero ancora in pigiama, ma erano le 7, ero a casa mia e quindi me ne fregavo altamente. Ero alquanto assonnata dopo la notte insonne, ma ero contenta di non essermi addormentata, perché così non avevo sognato nulla, anche se sapevo di non poter stare sveglia per sempre. Ero immersa in questi pensieri , a pensare ai miei sogni, ai miei genitori…a Niall.
DRIIN
La porta! Che stupida che sono, mi ero spaventata per niente. Misi il bicchiere nel lavandino e la busta delle brioche nella credenza e mi pulii le mani, dirigendomi poi verso la porta d’ingresso per aprire la porta. Niall era lì con le mani in tasca  che si dondolava sui piedi avanti e indietro, come un bambino. I capelli erano un po’ bagnati e scombinati. I suoi occhi celesti sprizzavano una gioia immensa non appena mi vide e un sorriso si allargò sul suo volto. Mi sentii avvampare improvvisamente e abbassai lo sguardo. Cavolo: ero ancora in pigiama
«Ehm…faccio in un attimo!»
Oddio che imbarazzo! E la cosa strana è che io non sono una che si imbarazza facilmente! Entrai in casa lasciando la porta aperta in modo che il biondo potesse entrare e salii in camera mia a cambiarmi
 
POV NIALL
 
Ero rimasto fuori la porta per un quarto d’ora minimo prima di bussare; dopo quello che era successo la sera prima mi sentivo un po’ in imbarazzo. Quando Nicole era venuta ad aprire vidi per prima cosa i suoi bellissimi occhi blu che mi fissavano spalancati, poi la sua bocca, i suoi capelli rossi e scombinati ed infine notai che era in pigiama. Si doveva essere svegliata da poco, forse l’avevo disturbata! Ma nonostante pensassi questo non riuscivo a non sorridere vedendola davanti a me. Divenne paonazza e abbassò il viso diventando ancora più rossa
«Ehm…faccio in un attimo!»
Scappò in casa lasciando la porta aperta ed io titubante ficcai prima la testa dentro, poi entrai completamente ammirando l’enorme casa illuminata dai raggi del sole che entravano da porte finestre presenti in ogni stanza. Le pareti erano dipinte di un color sabbia all’ingresso per poi continuare nel salotto alla destra.
«Fa come a casa tua, ma non rompere niente, intesi?!»
Sentii la voce di Nicole provenire dal piano di sopra, dopo pochi secondi la vidi scendere le scale di corsa con indosso un paio di jeans e una maglia grigia a mono spalla. I capelli le ricadevano morbidi sulle spalle e i suoi occhi non osavano guardarmi, ma erano abbassati rivolti verso le sue easy-tone nere
«Possiamo andare!»
Mi prese per un braccio e mi trascinò fuori dalla casa chiudendo la porta alle nostre spalle e successivamente chiudendola a chiave, poi prese una pietra da dentro ad una pianta mentre io la guardavo confuso e con un gesto fluido la ruppe in due...ok, sarò anche stupido a volte, ma avevo capito che era di plastica! Ci mise dentro la chiave e rimise a posto il sasso voltandosi verso di me e facendo un gesto con le mani e dicendo di farle strada.
 
POV NICOLE
 
La casa del biondo era quasi uguale alla mia, solo meno illuminata perché le finestre erano state intelligentemente chiuse! Ne aprii qualcuna ma le altre le lasciai a Niall.
«A che ora hai detto che dovrebbe essere l’inaugurazione?»
«Ehm…ho detto a tutti di venire verso le due»
Bene, erano quasi le otto, tutto dipendeva da…
«Horan quanti sono gli ospiti?»
«Circa…» fece velocemente un conto mentale, poi tornò a guardarmi«Una ventina, quasi»
Venti? Avremmo dovuto cucinare per venti persone? Cioè, non che non sapessi cucinare, vivendo per la maggior parte del tempo da sola mi ero…come dire, adattata? Diciamo che riuscivo a cavarmela, ma lui? Sapeva cucinare? Oppure era uno di quei tipici ragazzi che fanno sgobbare noi donne in cucina al posto loro? E poi non poteva mica presentare la casa in quello stato, era un completo disastro, in un disordine totale. Mi guardò e capii che aveva capito ciò che pensavo!
«Ok, staremo qui in soggiorno ok? Dopo lo sistemiamo in modo che sia presentabile!»
Dissi indicando il salotto in cui ci trovavamo e guardandolo fisso negl’occhi color mare per fargli capire che facevo sul serio, anche se vedevo già che cercava  di trattenere le risate
«Ora cuciniamo. Dov’è la cucina?!»
Si girò e mi invitò a camminare con lui verso la cucina. Almeno quella era in ordine!
«Bene, cosa avevi in mente di dare ai tuoi ospiti?» dissi congiungendo le mani, come a pregare che avesse scelto qualcosa di non troppo complicato e adeguato ad un’inaugurazione immobiliare
Lui mi guardò vago, con gli occhi rivolti verso l’alto
«Ci hai pensato…vero?»
Fece spallucce ed io sospirai abbassando lo sguardo.
«Bene, almeno sai cucinare?»
Pregai il Signore che sapesse almeno fare il caffè. Aprì un sorriso a trentadue denti e annuì convinto ed io sperai solo che fosse la verità
«Ok, allora, ho già qualcosa in mente da cucinare, ma mi serve il tuo aiuto. Prima di tutto: ci sono dei savoiardi in casa?»
Sembrò pensarci su un minuto bello e buono, ma poi si diresse verso una credenza e ne tirò fuori cinque pacchi
«Ecco a lei signorina!»
Glieli feci poggiare sul tavolo rettangolare della cucina poi pensammo agl’ingredienti per la crema, al cacao in polvere dolce e naturalmente ai recipienti. Dissi a Niall di prendere una caffettiera grande abbastanza e di iniziare a fare il caffè, mentre io presi una ciotola e le uova montando i tuorli insieme a dello zucchero fino ad ottenere un bel composto chiaro e cremoso. Niall aspettava ancora che uscisse il caffè, quindi si avvicinò a me
«Allora…»
«Silenzio!»
«Ma non ho detto ancora niente!»
«Ti fermo prima che inizi!»
Rise ed io dovetti sforzarmi per non unirmi a lui: meglio non incoraggiarlo!
«Ma dai, non possiamo stare tutta la giornata a cucinare senza rivolgerci la parola!»
«Se ti stai zitto è possibile!»
Si mise davanti a me, dall’altro lato del tavolo, mentre io lavoravo il mascarpone
«Dai parlami di qualcosa»
Si mise a fissarmi con quei suoi dolcissimi occhi ed io dovetti distogliere lo sguardo
«No. Senti Horan…»
«Niall!» misorrise puntualizzando il suo nome
«Niall. Allora: senti Niall, sono qui solo per aiutarti, non per giocare ok? Hai chiesto il mio aiuto? Ora ne paghi le conseguenze»
«Quali conseguenze? Io mi sto divertendo!»
Sorrisi:come poteva non divertirsi uno come lui? Rideva per qualsiasi cosa, ogni cosa era un gioco per lui, ma era così dolce anche in quei momenti!
Mi arresi quando sentii nuovamente la sua risata
«Va bene, di cosa vuoi parlare?»
Alzò le spalle con fare menefreghista ma continuò a fissarmi mentre io finivo di preparare la crema per il tiramisù
«Non so, tu di cosa vuoi parlare?»
Risi, ma non di gusto
«Mi prendi in giro? Prima mi dici che mi vuoi parlare e poi non sai nemmeno di cosa vuoi parlarmi?!»
Rise anche lui. Sentii il rumore della caffettiera che segnava che il caffè era uscito e rimaneva solo aria
«Caffè?»
All’inizio sembrò confuso poi guardò il piano cottura e si ricordò della caffettiera e corse a spegnere il fuoco sotto, continuando però a ridere
Gli dissi di prendere un bicchiere e versarci il caffè per farlo raffreddare, poi tornò da me con in mano il bicchiere di caffè. Io presi i savoiardi e una ciotola, però dovevo aspettare che il caffè si raffreddasse e Niall non aveva niente da fare.
«Ok, allora decido io! Parlami un po’ di te»
Mi irrigidii. Non doveva fare certe domande, non doveva permettersi. Sentii la rabbia salire e prevalere sull’imbarazzo del momento, ma il biondo risolse tutto da sé vedendomi lì lì per scoppiare
«O…se vuoi no!»
Mi calmai parzialmente, ma ancora non mi andava giù. Non gli avrei mai detto niente della mia vita, passata presente o futura che fosse. Arrabbiata e imbarazzata dal silenzio che si era creato tra di noi, iniziai ad immergere delicatamente i savoiardi nel caffè che essendo ancora caldo mi ustionò leggermente le mani, ma feci finta di niente: a quanto pare ero diventata brava a mascherare il dolore. Uno a uno mettevo i savoiardi zuppi di caffè in un recipiente  e quasi mi dimenticai della presenza di Niall…o che ero a casa sua! A proposito…la casa era vuota. Alzai lo sguardo verso di lui che sembrava sovrappensiero.
«Horan posso farti una domanda?» il biondo era ancora poggiato sul tavolo di legno e quando sentì la mia voce fu come se si risvegliasse da una specie di trans e gli si spalancò l’ennesimo sorriso stampato in volto.
«Solo se mi chiami Niall!»
Niall; se pensavo al ragazzo intelligente ma coglione, sorridente, simpatico, dolce affettuoso, il numero uno se si parla di cibo…allora pensavo subito a Niall, il suo nome; ma quando dovevo parlargli era come se parlassi ad uno sconosciuto, nonostante a volte avevo la sensazione di conoscerlo da tempo, e proprio non riuscivo a chiamarlo per nome. Sorrisi dato il suo buon umore che sarebbe sicuramente cambiato presto e lo guardai di sottecchi mentre alternavo crema e savoiardi, crema e savoiardi…
«Non per essere indiscreta ma…» scelsi con cura le parole da usare «L’inaugurazione…la fai da solo?»
Ok, l’avevo decisamente confuso
«Cioè…vivi da solo? Senza…nessuno in casa? Tipo, non so, i tuoi genitori?»
Sembrò illuminarsi un momento per aver capito ciò che intendevo, ma non mi rispose subito.
«Sempre se vuoi, cioè non sei costretto a dirmi niente!» non volevo obbligarlo come spesso B faceva con me, sapevo come ci si sentiva.
«Se ti rispondo tu risponderai ad una mia domanda senza replicare?»
Niente domande. Questa non lo era. Non pensai alle conseguenze quindi accettai sicura. Ormai il dolce era quasi finito, poi sarebbe toccata una ritoccatina al soggiorno. Lui mi si avvicinò pericolosamente da dietro, sentivo il suo respiro addosso, il mio corpo si surriscaldò all’istante e il cuore perse uno o due battiti.
«Vivo solo, si. O meglio QUI vivo solo»
«Non credo di aver capito»
D’un tratto, non so perché, avevo il desiderio di sapere tutto di lui, come se questo potesse legarci
Lo sentii ridere e pensare a come rispondere per non dire nulla di sbagliato
«Dove abitavo prima vivevo con dei miei amici…a dire il vero sono più come fratelli per me!»
Sorrise a malapena, quasi tristemente. Chissà a cosa pensava…
 
POV BLAIR
Nicole ancora non rispondeva al cellulare; l’avrà spento per andare da Niall, oppure era arrabbiata per quello che le avevo scritto, eppure quando eravamo andate a fare shopping pre-inauguarzione non sembrava arrabbiata con me, ma credo lo sarebbe stato non appena avrebbe visto la montagna di mie chiamate! I vestiti comprati il giorno prima erano davvero carini: fuso bianchi, maglietta blu di quelle che girano attorno al petto con sotto una canottiera cianca e come scarpe delle ballerine blu. Dovevo solo truccarmi e fare i capelli. Trucco semplice (mascara matita e fondotinta) e capelli come sempre, sciolti e lisci. Erano le sei, mancava mezz’ora più o meno, ma era meglio che iniziavo ad incamminarmi, la casa era proprio quella di fronte a quella di Nicky…Nicky. Lei lo sapevo che iniziava a provare qualcosa per lui, lo vedevo nel suo sguardo quando lo vedeva o pensava a lui! ma non lo avrebbe ammesso manco a se stessa dopo l’accaduto di due anni fa…
L’amore è una cosa speciale e Nicole non si era mai innamorata prima di Niall, ma con questo segreto in mezzo non sarebbe mai andata avanti con lui. Lei d’altronde non gli avrebbe mai detto niente e in più i suoi sogni iniziavano a preoccuparmi sul serio, si facevano sempre più pericolosi e questo non mi piaceva. Non erano sogni normali e questo lo sapeva lei meglio di me, ma non sapevamo che fare, non riusciva a dormire…
E quella voce…ero seriamente preoccupata per lei, ma era testarda e avrebbe continuato a dire “sto bene”, “è tutto ok” fino alla morte, quindi dovevo essere furba e fare io qualcosa per lei senza che se ne accorgesse. Annunciai ai miei che uscivo e mi diressi da lei, a casa del nuovo arrivato. Il mio piano avrebbe funzionato…almeno spero.
 
POV NIALL
Era semplicemente fantastica, magnifica. Non avevo parole per descriverla. Nicole era cambiata da come la ricordavo; anche io ero cambiato, ma lei non lo poteva sapere perché non mi ricordava. Il tiramisù era fantastico, inutile dire che ne avevo assaggiato non poco! Aveva anche fatto dei bignè con crema al cioccolato, panna e granelle di nocciola. Le avevo detto che gli ospiti dovevano essere tutti ragazzi del vicinato con qualche genitore. Non mi importava molto dell’inaugurazione, dovevo stare con lei e conoscerla meglio. Era cambiata. Era più forte, più sicura…e per questo anche più vulnerabile. Mi nascondeva qualcosa, me lo sentivo, ma d’altronde anche io le nascondevo parte della mia vita, ma non sapere quasi niente della sua era frustrante. Dopo che avevo parlato io aveva confessato a denti stretti sotto una mi domanda che in confronto a quando era piccola i suoi genitori la trascuravano e non c’erano quasi mai, come se si dimenticassero che avessero una figlia, tutto per il lavoro. La consolava il fatto che presto sarebbe arrivato il suo compleanno e sarebbero stai insieme, non mi aveva detto quando ma tanto lo avrei scoperto da solo! Ad un certo punto circa verso le 6 mi arrivò una chiamata. Dato che stavo con Nicole non volevo essere disturbato e la rifiutai senza nemmeno guardare chi era a chiamare. Era piacevole stare con lei, anche se spesso era scorbutica nei miei confronti. Era andata a cambiarsi i vestiti sporchi di crema al cioccolato mentre io continuavo a sistemare il soggiorno, ma avevo ormai quasi finito. Sei e mezza. Blair è la prima ad arrivare correndo subito da Nicole che si era già cambiata. Era bellissima, ma se ne rimase tutto il tempo in cucina. Aveva indossato dei fuso bianchi ed una canottiera anch’essa bianca con una rete beje sopra e dei sandali marroncini col tacco. I capelli rossi erano raccolti all’indietro solo ai lati, mentre aveva messo solo il mascara e la matita per quanto riguarda il trucco. Il salone si era popolato di ragazzi e pochi genitori. Blair e Nicole erano rimaste tutto il tempo in cucina senza degnare di una parola nessuno. Verso le 7 bussarono di nuovo alla porta. Chi poteva essere? Erano tutti nel salotto, tutti gli invitati. Avevo una mezza idea, ma la scartai subito perché non poteva mai potuto essere. Andai alla porta scusandomi con un ragazzo dai capelli rossi con cui stavo parlando e rimasi con la porta aperta e la mascella serrata  quando li vidi.
«Che ci fate qui?»
«Avevamo chiamato per avvisarti. Dobbiamo parlare»
 
 
 
Spazio autrice:
inizio col dirvi che mi dispiace aver fatto tardi, in questi giorni ho un bel po’ da studiare e al computer non ci sto quasi mai. Scusate ancora! Poi: ok, lo ammetto: questo capitolo è penoso molto più degl’altri. In questi giorni ho voglia di dolci è per questo che c’è il tiramisù nel capitolo! lol
Penso abbiate capito con chi viveva Niall e chi gli ha telefonato e chi gli ha bussato alla porta. In ogni caso ho voluto lasciare tutto ancora nel mistero. Nicole e Blair sono rimaste tutto il tempo isolate: perché? Di cosa avranno parlato? Cosa accadrà quando coloro che hanno bussato alla porta entreranno e la vedranno? Di cosa devono parlare con Niall? Ok, troppe domande! Spero che così vi farò venir voglia di leggere il prossimo capitolo. recensite ok? Voglio sapere che ne pensate o se siete d’accordo con me che questo capitolo fa schifo! Hop fatto un poema con questo spazio autrice ecco perché vi lascio. la prossima volta forse (e dico forse) avrete una sorpresa! SCIAO BELE/I! <3

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Capitolo 6
*** Nuove Conoscenze ***


Io e Blair eravamo rimaste in cucina; lei sarebbe rimasta benissimo in mezzo a tutti i ragazzi che c’erano in soggiorno ma dato che a me non piacciono le folle è voluta rimanere con me in isolamento! Aveva cercato di convincermi, senza successo, di dire a Niall tutto di me, perché era convinta che mi piaceva. Forse si ok? Forse un po’ mi piaceva, ma non le ho detto niente, né di questo, né della serata al mare, soprattutto perché lei non conosce quel posto. Nessuno lo conosceva prima di Niall. Per tutto il tempo ero rimasta appoggiata al ripiano della cucina. Sentivo la testa girare velocemente, il respiro di tanto in tanto mi mancava, ed era tutta colpa di quella voce. Una voce a volte cupa e terribilmente assordante, a volte dolce, gentile, familiare. Le mani avevano iniziato a tremare senza smettere e per non darlo a vedere a B mi ero poggiata con nonchalance al ripiano della cucina, ed ero rimasta così per mezz’ora, quando la voce, questa volta cupa e contorta, mi avvisò che “stavo per fare delle ‘belle’ conoscenze”! Il campanello suonò e mi fece sobbalzare e non potei non pensare a quello che avevo sentito nella mia testa. Ero pazza ne ero sicura. Niall sicuramente stava andando ad aprire, ma non potei fare a meno, per qualche oscuro ed ignoto motivo, di andare a sbirciare stesso dalla porta adesso socchiusa della cucina. Era rimasto due minuti buoni così impalato davanti alla porta senza spiccicar parola, poi si fece da parte facendo entrare quattro ragazzi. Erano carini, lo ammetto. Uno di loro, dagl’occhi marroni, gli stava ancora parlando mentre gli altri tre, uno dai capelli ricci e gli occhi di un verde smeraldo, così intensi che riuscii a vederli anche a quasi cinque metri di distanza, se non di più, un altro con i capelli neri ed il ciuffo, occhi color nocciola, intensissimi anch’essi, ed uno con i capelli castani e gli occhi azzurro cielo, si dirigevano dietro Niall al piano di sopra. Quello col ciuffo si avvicinò al biondo e gli disse qualcosa all’orecchio. Niall annuì dicendogli chissà cosa e il moro si girò verso la mia parte annuendo a sua volta a Niall.  Si diresse verso la cucina, dove si dava il caso c’eravamo io e Blair. Chiusi di scatto la porta imbarazzata
«Che c’è? Chi era alla porta?»
«Sinceramente non ne ho idea»
Blair stava già mangiando un  po’ di tiramisù, che a me non tirava su per niente! Mi guardò confusa mentre posava il bicchiere sul tavolo e mi veniva vicino
«Senti Nicole devo dirt…»
La porta si spalancò e spuntò la testa di quel ragazzo col ciuffo. Mi girai a guardarlo, i nostri occhi si incontrarono; sorrise, un bel sorriso a trentadue denti. Entrò del tutto andando verso il frigo e prendendo una bottiglia d’acqua, bevendo a canna. Io e B lo guardavamo confuse mentre posava la bottiglia sul piano cottura e ci veniva vicino
«Sono Zayn» allungò una mano verso di noi, io mi avvicinai e la strinsi
«Nicole»
«Piacere!» aveva una presa ferrea e salda, fu lui a scioglierla per porgere la mano anche alla mia migliore amica
«Blair!» sorrise, al contrario mio che avevo un’espressione neutra, inespressiva e continuavo a fissarlo. Sciolse la presa anche dalla mano di Blair e guardò prima lei poi me, poi di nuovo lei, infine il suo sguardo si posò su di me
«Allora, che mi dite di bello?» la sua voce era calda e giocosa dietro al suo bel sorriso
«Che non è prudente parlare con gli sconosciuti» risposiironica e lui sorrise
«Ma se ci siamo appena conosciuti!»
«Dirmi il tuo nome non è conoscerti»
Abbassò lo sguardo. Evidentemente non sapeva che dire; sembrò pensarci su, ma fui io ad interrompere il silenzio
 «Sei amico di Niall, vero?»
Tornò a fissarmi, più intensamente, quasi temendo qualcosa
«Come lo sai?» ora il suo tono era duro, freddo e distaccato. Alzò lo sguardo e capii che era come se cercasse il biondo. Forse credeva me l’avesse detto lui
«Ti ho visto parlare con lui»
Nasconde qualcosa”
La testa ricominciò a girarmi vorticosamente, quando quella voce stupida mi ricominciò a rimbombare in testa. Strinsi gli occhi più forte che potevo come se così facendo il dolore diminuisse!
Portai le mani a stringere le tempie e sentii le braccia di Blair stringermi da dietro
«Nicky è tutto ok?»
Aprii gli occhi e annuii. Zayn non sembrava tanto sorpreso, ma aveva la mascella contratta e gli occhi ancora fissi su di me. Non mi piaceva affatto. Forse ero influenzata da quella voce, ma non volevo più stare lì
«Senti B io devo andare»
Capii al volo cosa intendevo e annuì con vigore
«Ti accompagno a casa»
«Non essere stupida, resta qui a divertirti. Casa mia è di fronte!»
Cercai di ridere, ma riuscii solo a sorridere
«Tranquilla l’accompagno io!» Zayn sorrise ma Blair non si fece convincere. Scosse la testa
«Credo possa farcela anche da sola ad attraversare la strada…Zayn?»
Annuì ed io continuai a parlare
«Te lo scordi che mi faccio accompagnare da te!»
«Ma non avevi detto che casa tua era di fronte? Ti accompagno fuori così lei sta tranquilla »
La sicurezza di Blair sembrò vacillare
«Nicky, ho capito che non ti senti bene e credo che se Zayn ti accompagnasse mi sentirei meglio, davvero»
“Non accettare”
Sbuffai cercando di non pensarci ed accettai giusto per fare un torto a quella voce. Blair sorrise soddisfatta e andò nel salone a conoscere nuovi ragazzi. Feci segno a Zayn di andare avanti e lui, sempre sorridendo, mi tenne aperta la porta delle cucina come un perfetto gentiluomo…si, certo. Un perfetto gentiluomo morto e sepolto per quanto mi riguardasse. Mi chiedevo perché sia Niall che Zayn non si togliessero quel dannato sorrisetto dalla faccia. Alzai gli occhi al cielo ed uscii da quel maledetto buco della casa prima che mi venisse in mente di spaccargli quel bel faccino che si ritrovava. Mi diressi verso le scale
«Vado a dire al tuo amico che me ne vado»
Il moro mi si parò velocemente davanti
«Non ti preoccupare, glie lo dirò io quando torno»
Lo guardai confusa e avrei pure ribattuto se solo non avessi visto il biondo scendere le scale con dietro gli altri ragazzi. Aveva lo sguardo basso e sembrava arrabbiato…bèh, non mi interessava più di tanto. Scansai Zayn superandolo dandogli una spallata e raggiunsi Niall che sorrise illuminandosi non appena mi vide
«Nicole!»
«Senti Horan, io me ne sto andando»
Si incupì e guardò Zayn dietro di me che, posso giurare, sbuffò e lo vidi di sottecchi alzare gli occhi al cielo.
«Tranquillo amico, l’accompagno io»
«Casa. Mia. È. Qui. Di. Fronte» lo guardai furiosa «Non ho bisogni di nessuno che mi accompagni per attraversare la strada. Sono grande e vaccinata ok? Ci vado da sola»
Niall rise e mi venne da spaccare la faccia anche a lui, ma mi trattenni con tutte le mie forze. Cercai di calmarmi, invano ovviamente.
 
«Posso prima presentarti gli altri?»
In fondo Zayn già l’avevo conosciuto, gli altri tre non sarebbero stati peggio di lui…no?!
«Ti presento Liam» disse indicandomi il ragazzo dagl’occhi marroni che mi sorrise dolcemente
«Harry» il riccio non appena sentì il suo nome alzò lo sguardo e mi guardò da capo a piedi come fossi un pezzo da museo e poi mi sorrise malizioso «Louis» il castano dagl’occhi azzurri fu l’unico, a parte Zayn, a farsi avanti per stringermi cordialmente la mano con un sorriso (troppi sorrisi) in volto, ripetendo il suo nome «Louis!» come se non l’avessi capito poi «Ma puoi benissimo chiamarmi Tommo, o Lou, o Boo-bear, o…»
«Si, ok! Ho capito Louis» sorrisi; non avevo voglia di sentire tutti i soprannomi che gli avevano dato, e soprattutto in quel momento non poteva fregarmene di meno.
«Zayn invece l’hai già conosciuto» interrupe Niall guardando il moro alle mie spalle
«A dire il vero non mi ha conosciuto: ha solo saputo il mio nome!» rispose indifferente; lo guardai storto, facendo una finta risata. Sentivo il cuore pulsarmi nella testa e volevo dileguarmi il prima possibile, ma un’altra volt glie l’avrei fatta vedere io
«Allora…piacere di avervi conosciuto»
E a mai più rivederci
Feci un gesto con la mano e girai i tacchi irritata seguita a ruota da Zayn che se la rideva per Dio solo sa quale motivo. Ottimo primo incontro direi!
 
Un lato positivo era che Zayn non spiccicò mezza parola per il…breve è dir poco! Mentre mi accompagnava a casa, ecco. Che bisogno c’era poi non lo so, avevo veramente un’aria così sofferente? Mi fermai sulla soglia; non volevo fargli vedere doc’era la chiave, in fondo non lo conoscevo.
«Bèh, allora ci si vede in giro!»
Cercai di mandarlo via il più gentilmente possibile, ma lui non accennava ad andarsene. Gli feci cenno con la testa di dileguarsi, ma niente: era fermo impalato davanti a me e alla mia casa. Sbuffai; che palle
«Allora? Vattene!»
«Non me ne andrò finché non sarai entrata in casa» disse strafottente incrociando le braccia al petto
«Ma dai, mica vado a rapinare una banca! Soprattutto alle sette e mezza di sera. Davvero mi crederesti capace di una cosa così?» risi ed incrociai anch’io le braccia come per sfidarlo
«Affatto, ma sei la migliore amica del mio migliore amico, quindi non permetterei mai che ti succeda niente, anche se sei sotto casa tua»
Rimasi interdetta su cosa dire. Voleva bene a Niall, ma perché mi aveva definita la sua “migliore amica”? Io lo conoscevo a malapena
«Migliore…amica?!»
Fu questo il mio commento brillante, che però fece spalancare al moro quei bellissimi occhi nocciola; io continuai come se non l’avessi notato
«In che senso?»
«In nessun  senso. Su entra in casa»
No, non gliel’avrei data vinta
«Prima spiegati: che intendevi con “sei la sua migliore amica”? Io lo conosco appena»
«Ehm, è perché…sei la…prima persona che ha incontrato qui, quindi…»
«Questo non mi fa “ la sua migliore amica” Zayn»
«Non lo so perché ho detto così ok? Ora entra in casa, così me ne posso andare»
Mentiva di certo, ma non mi avrebbe detto niente. In quel momento mi venne tutto in mente, come un clic. Ora avevo capito: loro quattro erano i ragazzi con cui viveva Niall, quelli che considerava fratelli. Sbuffai: se entrare in casa era l’unico modo per sbarazzarmi di lui me ne sarei andata volentieri. Con lui non era come stare con Niall: con il biondo era come se ci conoscessimo da una vita, mi fidavo ciecamente di lui, anche se non lo avrei mai e poi mai dato a vedere, spesso e volentieri però tornava ad essere un perfetto sconosciuto; Zayn invece era un perfetto sconosciuto, non provavo con lui quella sensazione di vuoto che provavo quando ero vicino a Niall, mi irritava solamente, soprattutto il suo modo menefreghista di fare le cose, quasi fosse costretto.
Mi avvicinai ulteriormente alla porta senza perdere di vista il moro acciuffolato 
«Voltati»
«Come?»
«Non me ne scappo, tranquillo. Girati e basta»
«Perché?»
«Quante domande…vuoi voltarti o no? Senti te lo dico chiaro e tondo: non ti conosco minimamente, ragion per cui non mi fido di te. Quindi, se non vuoi che ti spacchi quel bel faccino che ti ritrovi al posto del volto, per l’amor del cielo: GIRATI!»
Ora ero veramente incazzata; quella serata non poteva andar peggio. Si voltò lentamente, evidentemente contrariato, ed io potei prendere la chiave nel sasso nella pianta grassa sull’uscio della porta. Chiusi il sasso e lo posai nel terriccio per aprire la porta di casa
 
POV ZAYN
Aveva tutti i diritti del mondo per non fidarsi di me, ma cavolo, manco fossi alle elementari: “Girati”. Ma chi si credeva di essere? Non poteva darmi ordini così come se niente fosse. Ok che dovevo assicurarmi che non le accadesse niente, ma questo non voleva dire che un pugno ben assestato non potevo darglielo io. No, dovevo ricordarmi che era una donna, e le donne non si toccano nemmeno con un fiore…ma lei, diavolo, quanto mi faceva incazzare. E dire che la conoscevo appena. Dovevo ammettere però che aveva un bel caratterino la ragazza! Quando girai la testa per vedere cosa stava facendo vidi che apriva la porta di casa. Distolsi lo sguardo quando fu lei a girarsi verso di me avendo aperto la porta
«Ci si vede allora. Zayn…?»
«Zayn»
Non importava il mio cognome, non a lei almeno. Tanto me ne sarei andato presto e non mi avrebbe visto mai più. Sorrise. Aveva anche un bel sorriso.
«Ok, ciao!» alzò la mano a mo di saluto e finalmente entrò in casa. O mi diressi verso la nuova casa temporanea di Niall e raggiunsi i ragazzi in cucina. La ragazza era perspicace, dovevamo stare più attenti del previsto a non farci scappare niente.
 
POV NIALL
«Devi stare attento Niall, potresti…»
«Si, lo so Liam, non accadrà tranquillo»
Non avrei mai e poi mai fatto del male a Nicole.
Liam mi guardò duro. Perché non riusciva a fidarsi?
«Ei ragazzi che si dice?»
Zayn entrò in cucina andando dritto al frigo e prendendo una bottiglia di birra
«Dov’è Nicole? Sta bene?»
«Calmati Nialler, è a casa sua, tutto ok!» sorrise e bevve un sorso di birra. Sospirai di sollievo
«Di che stavate parlando?»
«Nialler fa conquiste!» rise Harry, portandosi alla bocca un cucchiaio di tiramisù «Cavolo è proprio buono!»
Sorrisi
«Niall non puoi stare con lei, lo sai questo vero? Rischierebbe troppo» continuò ancora Liam
«Lo so, lo so. Ho capito ok? Sto solo cercando di tenerla d’occhio il più possibile»sbuffai
«E’ per questo che hai fatto quella pagliacciata in soggiorno?» chiese Louis poggiandosi al piano cottura e incrociando le braccia. Ormai gli ospiti erano andati tutti via, o meglio: li avevo mandati via. Dovevo parlare con i ragazzi e non volevo orecchie indiscrete
«Esattamente»
Mi avevano già detto di sopra quanto fosse pericoloso starle vicino, e lo sapevo. Giorni prima, mi avevano riferito, quando ero scappato per venire da lei, per rivederla dopo 15 anni, lui li aveva ricontattati. Sapevo benissimo che lei non mi ricordava, me lo aveva detto, ma in quel momento non mi era importato: volevo solo poterla rivedere e starle di nuovo vicino come un tempo. Ora, invece, ogni giorno che la vedevo, ogni istante che passavo con lei, mi faceva male perché lei di me non sapeva niente ed io non potevo dirle niente. Dovevo sapere cos’altro sapevano i ragazzi, ed il prima possibile.
 
POV BLAIR
Uscita da casa di Niall avevo subito chiamato Nicky per sapere cosa le era successo prima, anche se probabilmente lo sapevo già. Mi aveva detto che aveva sentito di nuovo quella voce ed era andata in escandescenza. Aveva cominciato a tremare tutta, per non sapeva nemmeno lei quale ragione, e tutto quello che aveva desiderato era stato andarsene da lì il più in fretta possibile.
«Vuoi che venga da te?»
«No Blair, tranquilla ho solo bisogno di…dormire, penso»
Era stanchissima, lo sentivo dalla voce. Sospirai: dormire non era una buona idea, ma erano pur sempre notti che non ci riusciva; in quel momento speravamo entrambe che almeno quella notte non sognasse niente. Come si vuol dire “la speranza è l’ultima a morire”.
«Sicura Nicky?»
Se fossi stata con lei forse avrei potuto fare qualcosa, anche se in quel momento non mi veniva niente in mente.
«Sicurissima B»
Sembrava un nastro registrato, si vedeva che non stava bene, e lo si capiva anche con una telefonata.
«Posso fare qualcosa per te?»
«No. ‘Notte B»
«’Notte Nicky»


 
Spazio autrice:
Voilà, ecco a voi un altro capitolo!
Spero vi piaccia; qui come avete notato sono entrati in gioco anche Louis, Harry, Zayn e Liam. Ci sono nuovi misteri e alcune cose svelate, per esempio: ora si sa per certo che Niall e Nicole si conoscevano già e che Niall è scappato pur di rivederla, sapendo che lei non lo ricorda. La domanda sorge spontanea: Perché non lo ricorda? Cosa è successo? E ancor meglio, cosa accadrà nel prossimo capitolo? bene, vi lascio con queste domande a infliggervi la mente, ma ho una sorpresa per voi. Come ho detto nel precedente spazio autrice, anche se non era sicuro, ecco a voi una sorpresa. Qui sotto vi ho messo una foto di quella che dovrebbe essere Nicole: bella, sexy, accattivante, anche se gli occhi non sono blu, ma a quanto pare è complicato trovare una rossa carina che rispecchi la tua immaginazione con gli occhi blu e celesti. Ma, comunque, spero vi possa piacere lo stesso. Purtroppo, però (ancora) questa è l’unica sua immagine che vi posso mettere, perché non sapendo come si chiama colei nella foto, non posso cercarne altre. Con questo poema d’autrice vi lascio! lol
SCIAAAAO BELE/I <3



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Capitolo 7
*** Lacrime di Sangue ***


Quei cinque idioti, cavolo, avevano decisamente influenzato negativamente il mio cervello. Molti si chiederanno: e perché mai? Bene, una risposta: i miei sogni! Ero nella mia radura, sola soletta, ma a differenza delle altre volte ad un certo punto la quercia dietro di me inizia a creare una specie di porta, di passaggio ecco , squarciandosi dall’interno all’esterno, ma senza toccare i bordi e indovinate chi ne esce da quell’odioso passaggio-quercia?  In cima alla lista c’è Niall, poi dietro spunta il ciuffo di Zayn, dietro c’è il riccio, quella specie di porcospino di cui ricordo il nome solo per come mi aveva guardata all’inaugurazione: Harry. Dopo fu la volta di Louis, ed infine l’unico di cui non ricordo il nome, il ragazzo dagl’occhi castani e i capelli corti. Si avvicinano a me e mi accerchiano facendomi sentire come in trappola, come in una gabbia. La quercia torna quercia e si richiude, i ragazzi mi si fanno sempre più vicini e la sua risata, cupa, candida, forte, risuona per tutta la radura mentre uno stormo di rondini si alza in volo sopra di me. Il resto è buio, non ricordo, ma meglio così. Feci subito una doccia per rilassarmi ed una navigata notturna su face book, non avendo altro da fare. I miei erano arrivati durante la notte chissà quando de ora dormivano mentre io facevo colazione per andare a scuola; eh già, purtroppo era già lunedì. Avevo sonno ed ormai il fondotinta non riusciva a nascondere più di tanto le profonde occhiaie dovute all’insonnia; più volte Blair se n’era accorta ed io ero stata costretta a raccontare tutto dei miei sogni tra tanti “è tutto ok” e “non è successo niente di grave” o cose simili.
 
«’Giorno!» la voce assonnata di mamma mi fece sussultare
«’Giorno ma» ero sveglia da abbastanza tempo da riuscire a dire una frase di senso quasi compiuto che non fosse il mio solito grugnito mattutino o un mugugno senza senso. Andare a scuola adesso era sempre più irritante dato che con me veniva anche Niall che mi seguiva sempre come un cagnolino; potevo solo sperare che dato che il giorno prima erano arrivati quei quattro suoi amici, oggi saltasse, ma non ci avrei giurato molto.
Dopo poco arrivò anche papà che si sedette a tavola senza dire niente
«A che ora siete rientrati ieri notte?»
«Erano le…due?»
Due di notte…o di mattina, dipende da come si vede la cosa. Avevano fatto presto rispetto alle altre volte: di solito arrivavano giusto in tempo per accompagnarmi a volta (quelle rare occasioni) e ripartire subito dopo per l’ennesimo viaggio.
«Oggi però non andiamo da nessuna parte; partiamo stasera alle nove per Hong Cong»
Disse papà prendendo un biscotto dalla teglia
«Quindi» intervenni addentando una brioche e parlando con la bocca piena «Mi verrete a prendere a scuola?»
«Mah…così sembra cara»
Fine della conversazione. Finii di mangiare in santa pace poi andai di sopra e indossai i miei fidati jeans, la prima maglia che mi capitò a tiro e scarpe da ginnastica.
Mascara e matita e per quanto riguardava i capelli…sempre sciolti, non mi piaceva tenerli legati. Senza mettere giubbino né niente per il caldo dell’estate presi la cartella a tracolla e urlai ai miei che uscivo.
Non avevo pensato però che quel cretino del mio vicino era…si, insomma: mio vicino! Purtroppo la mattina, dopo un’altra notte insonne, non sono quella che si dice la lucidità in persona. Vidi Niall uscire dalla casa di fronte alla mia e venirmi incontro
«Nicky!»
«Non chiamarmi così Horan!»
«Ok…che brutta cera che hai. Sembri uno zombie!»
Si certo: Zombie 2 la vendetta.
«Attento» lo ammonii ironica «Gli zombie sanno essere pericolosi, soprattutto se rompi di prima mattina!»
«Oggi sei più amorevole del solito Nick»
Nick. Lui mi chiamava sempre così. Mi ero fermata di colpo, senza accorgermene, ma Niall naturalmente si
«E’ tutto ok?»
«Uno splendore»
Ricominciai a camminare lentamente. Quel sogno mi aveva già irritata abbastanza e Niall non migliorava di certo la situazione. Per qualche secondo fui felice del silenzio che si era creato, il biondo continuava a camminarmi vicino ma sembrava sovrappensiero. Ora che ci pensavo: dov’erano quei quattro idioti dei suoi amici? Mah, non ci badai molto, non mi interessava. E poi era già tanto che dovevo sopportare il biondo, se ci fossero stati anche gli altri non avrei garantito la loro incolumità.
«Perché non vuoi essere chiamata Nicky… o Nick?»
Alzai gli occhi al cielo: perché non si poteva avere un po’ di silenzio per una volta? Era mattina cavolo, almeno di mattina…
«TU non puoi chiamarmi in quel modo» precisai accelerando il passo
«Perché?»
«Perché l’ho deciso io e basta. Quel che dico io è legge.»
«Non capisco: da Blair ti fai chiamare Nicky, perché da me no?»
«La vera domanda è: perché insisti tanto? Fattene una ragione Horan»
«Beh, allora tu non puoi chiamarmi Horan»
«Ma io continuerò lo stesso a farlo»
«Come? Ma non è giusto così!» rise ed io non risposi
«Non chiamarmi così e basta ok?»
«Dimmene il motivo e non lo farò!»
Insisteva! Ma che palle quadrate!
«Non puoi perché…»
«Perché…?»
«Uff, perché non ti conosco ok? O almeno, a volte credo di conoscerti ma…non è così. Questa sarà si e no la quinta volta che ti incontro ok? Quindi… »
Alzai le mani non sapendo che altro dire. Annuì convinto e mi si avvicinò nuovamente con il solito sorriso in faccia, stavolta però sembrava malinconico, triste, ma ottimista e felice allo stesso tempo
«Questo vuol dire che è arrivato il momento di conoscermi per come sono ed io ovviamente avrò l’occasione di conoscere meglio la nuova te!»
Lo guardai confusa: che aveva intenzione di fare? Niente di buono, comunque.
I suoi occhi di ghiaccio si illuminarono di una strana luce. Ormai eravamo arrivati a scuola e ci fermammo davanti al portone.
«Ti vengo a prendere alle sei!»
«Aspetta cosa?»
«Hai capito bene: alle sei fatti trovare pronta»
«No!»
«Perché?»
«Perché di pomeriggio ho di meglio da fare che aspettarti sotto casa per chissà quale assurda idea Nialler»
Sgranò gli occhi. Che avevo detto? Gli avevo risposto nello stesso tono menefreghista di sempre
«Mi…mi hai…»
«Cosa? Che ho detto?»
Fu come se il suo buon umore potesse scoppiare da un momento all’altro. I suoi occhi erano spalancati e la sua bocca era sorridente. Non l’avevo mai visto così felice, ma non so per quale motivo.
«Mi vuoi spiegare che cazzo ho fatto? Perché ti comporti così?»
«Mi hai chiamato “Nialler”»
Nialler? Quando lo avevo chiamato così? Cavolo, perché lo avevo chiamato  in quel modo? E perché? Mi era uscito spontaneo, non me ne ero nemmeno accorta.
Ero paralizzata, riuscii solo a balbettare qualcosa di sconnesso. Insomma: io? Che balbetto? No, Inammissibile.
 «No, aspetta, io…cioè…cosa…perché?»
«E lo chiedi a me?»
Rise. Perché ora rideva? Ero sempre più che sicura che sapesse il perché l’avevo fatto. Non so come, ma sapeva.
«Nia…Horan, senti» dissi pacata, cercando di deviare il discorso «Guai  a te se alle sei ti trovo fuori casa mia ok? O giuro che sbatterti la porta in faccia sarà una grazia che non ti sarà concessa»
Quasi dimenticavo che avrei dovuto sorbirmelo tutto il giorno. Diamine.
«Cazzo, devi venire con me. Andiamo» sbottai e mi diressi dentro scuola, non curante del fatto che lui mi stesse seguendo o meno.
 
POV NIALL
Cavolo. Solo…cavolo! Non so che dire. Sono scioccato e felice allo stesso tempo. Nialler, mi ha chiamato Nialler. Lo so, lo so: è solo uno stupido soprannome, ma detto da lei aveva un significato importante, almeno per me. No, questo è un sogno/incubo, non poteva essere. Aveva ricordato, anche se solo in parte. Ero così…non so come! Ma fu come se fossi in un altro mondo, completamente diverso, in cui nulla importava, se non quella semplice parola, quel soprannome. Non mi accorsi nemmeno di essere entrato nelle aule. I suoi ricordi sarebbero stati completi, presto, molto presto. A questo pensiero si sovrapponeva la sera in spiaggia; il suo profumo, la sua pelle delicata, i suoi occhi così intensi, le sue labbra morbide…
Ok, dovevo smetterla, era per la sua incolumità. Ma era così bella, fantastica, intelligente…ogni sua parola, gentile o cattiva che fosse, era come una scossa elettrica dritta nel cuore. Era proprio per questo motivo che dovevo tenerla al sicuro ed in qualche modo anche lontana, nel senso che non avrebbe mai dovuto ricordare tutto il suo passato, o almeno la parte che mi riguardava.
 
Terza ora. È come se non fosse passato nemmeno mezzo minuto e allo stesso tempo sembra passata un’eternità. Greco è l’unica materia che non passiamo insieme. Entrambi però abbiamo greco alla terza ora. Cosa strana! Oggi il professore non c’è: sostituzione. Meglio così, non avrei saputo stare attento alla lezione. Alzo lo sguardo verso la porta, desideroso di uscire e andarla a trovare, ma non ce n’è bisogno: la vedo correre con le mani in volto verso il cortile. Sperai con tutto il cuore di aver visto male, ma le sue mani erano sporche.
 
POV NICOLE
Greco è letteralmente una rottura di palle, e il professore non aiutava di certo. Era un uomo alto e robusto con della barba incolta che gli ricopriva mezza faccia. Era alquanto anziano ed i suoi occhi esprimevano dolcezza e affetto.
La mia compagnia di banco, Roxy, era diciamo nuova nel campo: faceva già parte della scuola ma si era iscritta da poco al corso di greco e dato che l’unico banco libero era sempre quello accanto a me, mi ero ritrovata con l’ennesima persona irritante vicino. Era una ragazza snella e bassissima con i capelli castani con qualche extenshion bionda; i suoi occhi invece erano viola, ma ero più che sicura che fossero lenti a contatto. Era una ragazza simpatica e carina, ma troppo chiacchierona. Fortunatamente a lei non dovevo spiegare ogni minima cosa di ogni materia come facevo con Niall.
La lezione andava regolarmente come sempre, quel giorno il professore ci stava facendo allenare sulla lettura per la nuova arrivata e non interrogava. Meglio così, non sapevo praticamente niente! Il professore passò in rassegna mezza classe ed ogni parola che dicevano o leggevano, greca o italiana che fosse, mi faceva girare la testa sempre di più, in un modo esagerato. Ad un certo punto arrivai a vedere sfocato e le voci dei miei compagni e del prof. mi sembravano sempre più lontane, dovevo fare uno sforzo enorme per capire cosa dicessero. La voce trillante di Roxy mi fece risvegliare
«Nicole leggi tocca a te»
«Signorina Green ci fa l’onore di leggere?»
Stupido professore, emerito idiota.
«Si prof» la voce mi tremava, le lettere mi apparivano offuscate sempre di più. D’un tratto mi sembrò di piangere e portai le dita agl’occhi, ma le lacrime non c’erano, eppure ero sicurissima di stare piangendo. La vista da offuscata divenne rossa e a quel punto cominciai seriamente a preoccuparmi
“Questo è solo un avvertimento”
«Nicole stai sanguinando»
Questa non era la voce del prof., era di Roxy. Mi alzai di scatto facendo sbattere la sedia a terra e cercai di uscire dall’aula diretta ai bagni tenendo le mani a coprirmi gli occhi per non far vedere il sangue. I bagni però erano troppo lontani. Mi diressi in cortile dove c’era una fontana. Ero sicura che nessuno mi avesse seguita, ma anche se così non fosse stato avrei mandato a fan culo chiunque. Sentivo gli occhi continuare a lacrimare e le mani sempre più sporche, la vista mi si era fatta talmente offuscata che a stento riuscivo a riconoscere sagome indistinte.
Sentii l’aria fresca oltrepassarmi, ciò voleva dire che ero arrivata nel cortile; cercai di vedere in ogni modo dove fosse la fontana, ma non riuscivo a vedere niente. Più mi sforzavo più la vista mi si annebbiava, più non vedevo niente. Andai ad inciampare su qualcosa di marmo: la fontana e mi accovacciai cercando di levare più sangue possibile dal volto e dagl’occhi che non smettevano di far uscire lacrime rosso intenso. Stupido voce, stupidi sogni, che cazzo di vita. Ma che mi stava succedendo? Non era normale, lo sapevo da tempo, ma non mi sarei mai fatta visitare da nessuno, nessuno avrebbe mai messo le mani sul mio cervello per fare esperimenti e cose da scienziato pazzo. Avrei voluto morire, soprattutto in quel momento. Il mio petto venne presto squarciato da singhiozzi incessanti, ormai vedevo solo rosso, per quel poco che riuscivo a vedere. Gli occhi però già non lacrimavano più sangue, ma lacrime salate miste al suo rosso che mi rigavano il viso. Continuai a sciacquare il volto, ma ero più che sicura che il rosso vivo non  si stesse togliendo. Era tutta colpa sua. Un avviso di cosa? E perché cazzo non riuscivo a fermare i singhiozzi? Non ne potevo più. E quella voce…cosa non avrei dovuto fare? Continuavo a strofinare le mani sugl’occhi e l’intero volto dal sangue che aveva sicuramente colorato la fontana circolare. I singhiozzi nel mio petto si facevano sempre più forti e non accennavano minimamente a fermarsi. Lo odiavo. Odiavo colui che mi parlava e che mi faceva tutto quello. Perché poi? Perché a me? Che avevo fatto?
«COSA VUOI DA ME? PERCHE’ MI FAI QUESTO?»
La voce rotta dal pianto echeggiò per tutto il cortile della scuola. Il sangue pur avendo smesso di uscire mi aveva offuscato terribilmente al vista. Nero. Vedevo nero. Non vedevo nient’altro che nero. Continuai a piangere, finché una voce non mi colpì da dietro facendomi spaventare più di quanto non lo ero già
«Nicole»
Una mano mi toccò la spalla accompagnata da quella voce allarmata. L’avevo riconosciuta, l’avrei sempre riconosciuta tra mille. Lo sentii sedersi accanto a me sul bordo della fontana, ma non riuscii a vederlo; solo nero, oscurità, buio assoluto.
«Niall. Sei tu?»
Domanda stupida penserete, ma mettetevi nei miei panni: ero cieca, completamente cieca, il ragazzo di fronte a me sarebbe potuto essere chiunque. Cerai di pronunciare qualche parola tra i singhiozzi, ma senza successo
«Ovvio che sono io, non mi riconosci?»
«Cristo Niall, non riesco a vedere niente. Non vedo niente»
Ero disperata, continuai a piangere ininterrottamente. Percepivo benissimo che il biondo aveva le mani legate ed era spaventato…ma mai, mai quanto me. Sentii le sue braccia avvolgermi forte per consolarmi, tenermi stretta a lui; le lacrime continuavano ad uscire da sole ed i singhiozzi sempre più presenti.
«Niall aiutami. Ti prego. Non so che fare»
Strinsi forte a me il ragazzo, come se quel contatto potesse veramente aiutarmi. Ero cieca. Non vedevo più niente. Avevo pianto lacrime di sangue ed ora, per colpa sua, di quella voce, familiare, cupa, profonda…lui, mi aveva fatto questo, mi aveva accecata.
«Riusciremo a fare qualcosa Nicky, te lo prometto»
Suonava come una promessa solenne, ma per quanto mi sforzassi non riuscivo a crederci più di tanto, date le mie condizioni. Come potevo in quella situazione? Strinsi a me il suo corpo ancora più forte e continuai a sfogarmi come mai avevo fatto in vita mia, cercando conforto, una soluzione, qualsiasi cosa potesse aiutarmi. Lo sentii prendere in mano il cellulare e comporre un numero. La vista non mi tornava, le lacrime continuavano a sgorgare, i singhiozzi non si fermavano e si facevano sempre più forti. Le lacrime scendevano, ma ormai non sapevo più se fossero rosso sangue o trasparenti. Fatto sta che continuavano a rigarmi il volto ed io non riuscivo a fermarle. Il silenzio regnava nel cortile, si sentivano solo i miei singhiozzi ed il mio pianto disperato. Continai a stringere forte a me l’unica speranza rimastami, fino a quando non crollai del tutto.
 
 
 
 
 
Spazio autrice:
Eccomi di nuovo, sono riuscita ad aggiornare! Yeeeeee! Spero ne siate contente e mi scuso se ritardo! Scusate davvero. Ma in questi giorni ho molte interrogazioni a scuola. Mi scuso anche per gli eventuali errori: vado di fretta, in teoria starei “studiando”…in teoria! Ok, passiamo al capitolo: che ve ne pare? Accadono cose sempre più strane nella vita della povera Nicole, menomale che c’è Niall a confortarla eh?! cosa accadrà? Chi ha chiamato Niall? Cosa farà per aiutare Nicole? Riacquisterà la vista? Tutto questo nella prossima puntata! Lol
Ok, la smetto. Devo andare ma prima volevo ringraziare personalmente tutti coloro che recensiscono e che mi seguono, anche coloro che non recensiscono ma leggono la mia storia, significa molto per me.
Ok, scappo. SCIAAAAO BELE/I!
(ormai mi sono affezionata a sto saluto! <3) 

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Capitolo 8
*** Confessioni ***


POV NIALL
Quando avevo visto Nicole correre sporca di sangue mi ero allarmato. Ero uscito anche io di corsa senza nemmeno dar conto a quello che mi urlava dietro la professoressa. L’avevo trovata accovacciata alla fontana nel cortile della scuola che piangeva e cercava di levarsi di dosso tutto quel sangue, senza troppo successo.  Era completamente macchiata di sangue dalla testa ai piedi, ma non sapevo ancora per quale morivo: che le era successo?
In lacrime mi aveva confessato la sua cecità, non vedeva niente, buio assoluto. Non sapevo che fare, ero in preda al panico ma non lo davo a vedere, almeno non molto! L’avevo stretta forte a me come fosse un tesoro prezioso da proteggere…e per me lo era, lo era davvero. Avevo mandato un messaggio ai ragazzi per informarli sperando che arrivassero il più in fretta possibile. Mi sentivo imponente, per la prima volta da quando l’avevo rincontrata, Nicole mi era apparsa vulnerabile, indifesa e terrorizzata. Non era più la ragazza forte, coraggiosa, caparbia, decisa e determinata che avevo conosciuto una settimana prima. Aveva continuato a piangere per una mezz’ora buona prima di addormentarsi tra le mie braccia ancora in lacrime e sporca di sangue. I ragazzi arrivarono di corsa e vedendo il sangue e Nicole tra le mie braccia pensarono al peggio
«Niall che è successo?» Liam si accovacciò vicino a me e Nicole preoccupato prendendo la testa rossa della ragazza tra le mani
«Non ne ho idea Liam, ero in classe quando l’ho vista correre già sporca di sangue e quando le sono andato dietro e l’ho trovata era…cieca»
«Cieca?»
«Si Louis, cieca»
«In che senso “cieca”?» chiese Zayn spuntando da dietro a Louis guardando Nicole
«Cieca Zayn…cioè che non vedeva più niente! Era nel panico ed io quanto lei e lo sono ancora, vi ho mandato subito un messaggio non sapendo che fare»
Harry e Louis sembravano in preda alla confusione, Zayn aveva lo sguardo duro e truce mentre Liam cercava di capire quanto grave fosse la cosa
«Dobbiamo portarla da un medico Niall. È in gravi condizioni» ruppe il silenzio Zayn
«Come se fosse facile. Ma sei impazzito? Hai visto com’è conciata? E poi che gli diciamo? Di certo non la verità»
«La sapessimo la verità Niall, ma non la sappiamo e non sappiamo nemmeno che altro fare. Ha bisogno di cure mediche»
Zayn aveva ragione. Ma anche se avessimo saputo che diamine fosse successo non lo avremmo di certo detto ad un dottore. Mai. Qualsiasi cosa non era niente di normale
 «Liam presto il cortile si popolerà di studenti, sta per suonare l’intervallo. Che facciamo?»
   Mi prese il panico a pensarci. Se un’intera scuola avesse visto quella scena non osai immaginare cosa avrebbe pensato e chissà dove avrebbero portato Nicole, cosa le avrebbero fatto…ed io non avrei potuto starle accanto
«Dobbiamo portarla via di qui. subito»
Liam mi guardò con fare paterno.
«Come? Dove? Liam cosa faremo?»
Louis mi si fece vicino e mi abbracciò «Tranquillo Niall, calmati. Andrà tutto bene»
Io continuavo a stringere a me Nicole, cullandola tra le mie braccia. Non volevo lasciarla, col timore che se l’avessi fatto sarebbe successo qualcosa di orribile. Louis e Zayn rimasero in cortile a pulire il più possibile la fontana dal sangue prima che un’orda di ragazzi uscisse e incominciasse a farsi domande. Harry e Liam invece mi aiutarono a portare Nicole in un posto sicuro senza essere visti. Era un angelo anche sporca di sangue in quel modo, ma non riuscivo a vedere bene il suo volto. La portammo a casa mia e la ripulimmo alla bell’e meglio dal sangue incrostatosi prima di chiamare un dottore
«Cosa inventeremo?» chiesi ai ragazzi riferendomi al dottore
«Diremo semplicemente che è svenuta» rispose Harry. Guardai Nicole stesa sul divano del  soggiorno e le scostai una ciocca di capelli dal viso ormai ripulito dal sangue, mettendolo dietro all’orecchio.
«E la cecità?»
«Beh, negli svenimenti è abbastanza comune, credo»
Annuii poco convinto.
«E’ carina» la voce di Harry dietro di me mi fece sobbalzare
«Harry!» lo rimproverai, ma non per lo spavento che mi aveva fatto prendere
«Che c’è?» si difese guardandomi divertito e alzando le spalle in segno menefreghista
«Non ci provare ok? In tutti i sensi intendo»
«Non ho fatto niente»
«Non ancora!»
«Ho solo detto che è carina»
«Appunto!»
«Ragazzi finitela di fare i bambini. Ho appena chiamato il dottore più vicino, sta arrivando»
Ci interruppe Liam arrivando con un cellulare in mano.
«Credo sia un problema»
«Uno solo Hazza?» dissi ironico
«Niall a scuola noteranno la sua e la tua assenza improvvisa»continuò indicando Nicole con lo sguardo ed io abbassai il mio, non sapendo che rispondere. Zayn e Louis entrarono dalla porta richiudendola subito alle proprie spalle
«Di questo non dovete preoccuparvi» guardai interrogativo Louis «Abbiamo detto che Nicole non si è sentita bene ed è dovuta andare a casa per problemi personali,mentre per te ho detto che avevi parenti in casa proveniente da lontano» concluse indicandosi con un sorriso
Sorrisi. Ora dovevamo solo aspettare il dottore ed il suo verdetto finale su Nicole
 
POV NICOLE
«Dove…che ci faccio qui?»
Ero a casa di Niall e la domanda mi sorse spontanea quando mi risvegliai stropicciandomi gli occ…
«OH MIO DIO! NON SONO CIECA, CI VEDO, NON SONO CIECA» urlai alzandomi di corsa dal divano verde chiaro su cui ero stesa pentendomene subito: un moto di vertigini mi assalì e fece girare tutto. Mi risedetti spinta da una mano sulla mia spalla.
Guardai negl’occhi l’uomo anziano di fronte a me dai capelli bianchi e gli occhi marroni tendenti al nero che conoscevo bene
«Dottor Richard?»
Il dottore sorrise e prese una lampadina puntandomela negl’occhi
«Vedo che hai riacquistato la vista Nicole. Molto bene, guarda in alto»
Feci come richiesto, ma a parte me e lui non c’era nessun’altro. Come ci ero arrivata lì? Probabilmente mi ci aveva portato Niall, ma dov’era? Il ricordo di quello che era successo era ancora molto sfocato e non riuscivo a ricordare ancora nulla di importante
«Dottore, dove sono gli altri? Cioè, Niall e i suoi amici. Questa è casa sua no?»
Il dottore spense la lampadina e la ripose in una tasca esterna del suo camice
«Tutto ok. Sei tornata stabile, d’ora in poi se avrai vertigini quando ti alzi troppo velocemente mi raccomando Nicole, siediti, rilassati e guai a te se fai sforzi gravi»
Ci mancavano solo le minacce di un dottore adesso «Il signor Horan è in cucina con i suoi amici, gli ho chiesto di non disturbarti finché non mi fossi accertato che stessi bene e direi che ora puoi anche andare. Vedo che ti riprendi in fretta, è un buon segno»
Sorrise. Un sorriso sincero. Ero ancora confusa però, avevo solo immagini sfocate di quello che era successo soprattutto perché ad un certo punto avevo perso la vista e di immagini…hai voglia a cercarle quando non hai visto niente! il dottore si alzò e si diresse in cucina e si diresse in cucina dai ragazzi mentre io rievocavo dalla mia memoria tutto quello che era successo: il sangue, le lacrime, il terrore, Niall, la sua preoccupazione e i suoi abbracci seguiti dai miei. La testami scoppiava. Mi poggiai allo schienale del divano e vidi il dottore uscire di casa salutandomi con un sorriso. Ricambiai, ma il sorriso era un po’ forzato: nonostante avessi dormito per…per quanto avevo dormito? Beh, comunque, nonostante avessi dormito per un tempo a me indeterminato e sconosciuto, mi sentivo terribilmente stanca e giù di morale.
Almeno non avevo sognato nulla. Era stato nero, come se fossi stata cieca anche in sogno.
«Nicole, tutto ok? Ti senti bene? Come va? È tutto ok? Tutto apposto? Ti gira la testa?»
Niall mi corse incontro visibilmente preoccupato e mi abbracciò forte. Io rimasi impietrita, immobile, ferma come una statua. Non riuscivo a capire perché stava succedendo, ero confusa, ancora troppo intontita e Niall credo se ne accorse perché mi lasciò subito andare sedendosi vicino a me sul divano guardandomi negl’occhi. Le sue iridi azzurre mi colpirono subito e non riuscii a dire niente.
«Il dottore mi ha detto che hai riacquistato la vista»
Annuii, ancora incapace di parlare
Niall mi guardava come per dire “parla”
«Nicole che c’è? È tutto ok?»
Scossi la testa
«Cioè, si, ma…che gli avete detto? Insomma…voi…»
«No, no, tranquilla. Per quanto ne sa sei svenuta»
Sospirai di sollievo. Niall aveva lo sguardo basso; voleva parlarmi, lo sapevo, e aveva tutto il diritto di sapere. Lui non sapeva cosa fosse successo veramente. In fondo mi aveva aiutata no? Gli avrei detto tutto, dall’inizio, cominciando dal principio. Senza tralasciare niente, tranne…alcune cose non le avrebbero sapute.
«Cosa vuoi chiedermi Horan?»
Sapevo cosa volesse chiedermi, ma spettava a lui dirlo, volevo sentir uscire le esatte parole dalla sua bocca
«Niente. ti sei appena risvegliata, ne parliamo dopo»
«Non dire stronzate Niall, non me la dai a bere, non sono cretina. Ora o mai più»
Sbuffò, ma non si decise a parlare
«Se non chiedi tu sarò costretto a farlo io» Harry era appoggiato al muro vicino alla porta della cucina che mi scrutava con i suoi occhi verde prato
«Non oserai» si rivolse a lui Niall con fare minaccioso
«Cazzo Nialler, abbiamo bisogno di sapere»
Ancora quel sopranome. Sussultai per non so quale motivo nel sentirlo pronunciare dal riccio
«Non ora Harry»
«Perché? Ora, più tardi, che differenza fa?»
«Fa Hazza. Semplicemente ora no»
«E’ ridicolo Niall, senti…»
«E fatela finta» mi alzai stringendo gli occhi per le vertigini e alzai le mani per fermarli. Dopo un minuto ed un lungo respiro mi decisi ad aprire gli occhi e li guardai entrambi in modo truce
«Se volete sapere che cazzo è successo ve lo dico ok? Ma uno: dovete chiedermelo voi, voglio sentirvelo chiedere perché se non me lo chiedete voi con parole vostre io non sono sicura lo vogliate sapere veramente. Due: se qualcun altro deve ascoltare si faccia avanti ora o taccia per sempre, perché io non lo ripeterò due volte»
Alzai il volume della voce per farmi sentire da Louis, Zayn e…Liam! Si, Liam. Uscirono tutti e tre dalla cucina, sicuramente però stavano ascoltando già da prima.
«Bene. E come ultima cosa, tre» abbassai lo sguardo ed il tono di voce «Mettetevi comodi, sarà un po’ complicato»
Zayn ed Harry si guardavano loro e Louis guardava prima me, poi Niall che sembrava confuso, ma non proferì parola. Liam invece mi guardava fisso con i suoi occhi marroni senza batter ciglio. Era ora di confessare tutto e soprattutto di dire tutto a qualcuno che probabilmente poteva aiutarmi, qualcuno che non fosse Blair. Ma ci sarebbero state cose che non avrei mai detto loro, né a nessun altro. Cose che avrei saputo solo io.
 
POV LIAM
Ci sedemmo in circolo intorno al divano dove Nicole e Niall erano seduti. Nicole teneva lo sguardo basso già da quando aveva accennato al punto tre, senza parlare. Nessuno osava rompere il silenzio per primo, tutti aspettavano che fosse la ragazza a parlare per prima, ma niente. sembrava immersa nel suo mondo, un mondo a parte. Noi intanto continuavamo a scambiarci diverse occhiate: chi era sorpreso, chi impaziente e chi, come me, ansioso, ansioso di sapere di più di quello che già sapevamo. Ansioso di scoprire cosa aveva da dirci la rossa.
«E’ da un po’ di tempo che…che sogno, ecco, cose che…»
Nicole venne interrotta da un commento sarcastico di Zayn
«Ma non mi dire, adesso si sogna pure? Impressionante.»
«Chiudi quel forno Zayn» lo guardai storto e lui alzò le spalle in segno difensivo
«Se non vuoi che io parli Zayn basta dirlo. Non sono costretta a parlare. Di e me ne vado»
Fu la prima volta in venti minuti circa in cui Nicole alzò lo sguardo per guardarlo truce e la vidi, era forte fuori, ma riuscivo a vedere che era solo un muro che aveva innalzato perché i suoi occhi blu la tradivano, avevano una strana luce, come di malinconia e tristezza. Zayn sembrò notarlo e si zittì all’istante anche se avrebbe benissimo commentato.
«Niente? bene. Dicevo: è da un po’ che sogno ma…diciamo che non sono sogni proprio normali»
Aveva nuovamente abbassato lo sguardo
«In che senso?» chiese Lou curioso guardandola intensamente
«Nel senso che…cioè…insomma è complicato»
Sembrò pensarci su per un minuto poi guardò Louis negl’occhi «Hai mai fatto lo stesso sogno per…parecchie volte? O hai mai sentito di qualcuno che sogna sempre le stesse cose anche solo per poco tempo? Beh, per me è più o meno così»
«Più o meno?»
«Si diciamo che…sogno e stesse cose ogni notte ma…con qualche differenza ecco»
Pensai che qualche differenza fosse poco rispetto a cosa intendesse davvero
«Che tipo di sogni sono?» chiesi curioso di sapere di più «Insomma così riusciamo a capire meglio»
Vidi Harry poggiare i gomiti sulle proprie gambe per mettersi comodo. Nicole sospirò alla mia domanda, forse se l’aspettava, ma avrebbe preferito che non glie la facessi
«Vedi, sogno una radura. È bellissima, ricca di fiori colorati e dall’erba corta e sempre ricoperta di rugiada, con una quercia al centro ai cui piedi mi…risveglio, in un certo senso, ogni notte»
No. Non era possibile. Non poteva essere vero. I ragazzi erano sicuramente sorpresi quanto me ma Niall era l’unico tra noi a darlo a vedere davvero: guardava Nicole con gli occhi sbarrati dallo sgomento e non muoveva un muscolo; Zayn, Harry e Louis avevano la mascella serrata; in quanto a me…non sapevi di preciso che aspetto avessi, ma Nicole avendo la testa bassa non notò niente. potevo immaginare quanto dura potesse essere per lei raccontarci tutto
«Ancora non capisco però cosa centra questo con quello che è successo oggi a scuola»
Ruppi il silenzio incapace di trattenermi. Nicole mi fissò da quelle sue folte ciglia
«Ogni cosa a suo tempo Liam. Diciamo che è tutto collegato»
Ok, ma in che modo? Ancora non riuscivo a capire
«Ok, allora continua»
Fece mezzo sorriso e guardò intensamente ognuno di noi con i suoi occhioni blu soffermandosi poi su Niall che si mordeva il labbro con gli occhi bassi
«Parla»
Niall alzò gli occhi confuso tornando a guardare Nicole, ora serissima
«Come?»
«Niall non ti mangio se parli»
Lui fece un sorriso imbarazzato ma riuscì a chiedere quello che voleva chiedere
«Da quanto tempo sogni quella radura?»
La rossa distolse lo sguardo e giurai di averle visto gli occhi lucidi
«Questo…questo non è importante»
Balbettava? Non l’avevo mai sentita balbettare
«E’ importante per me invece»
«Perché?»
«Perché…» si era bloccato di colpo. Se non voleva dirglielo non l’avrei di certo costretto, ma prima o poi l’avrebbe scoperto in ogni caso. Le avrebbe confessato tutto lui quando ne sarebbe stato pronto; come ora con Nicole, anche se a volte mi sembrava un po’ costretta, non se la sentiva completamente, come se non fosse ancora pronta.
«Risponderò alla tua domanda quando tu risponderai alla mia»
Geniale la ragazza! Iniziava a piacermi il suo carattere. Continuò imperterrita con il suo racconto
«All’inizio non accadeva niente di troppo strano, per quanto normali potessero essere le cose, ma poi…»
«Poi cosa?» Harry sembrava come un bambino a cui stanno appena raccontando una favola: aveva gli occhi sgranati ed era attento e vigile
«Ho iniziato a sentirmi sempre più osservata; ogni notte in quella radura sentivo un’angoscia terribile cadermi addosso ed una tristezza così…forte. Non so come altro definirla.»
Iniziava a gesticolare ed ormai non guardava più noi ma un punto indefinito del salone.
«C’era qualcuno l’ con me e c’è ancora. E a volte mi dice anche qualcosa»
«Cosa?» stavolta fu Zayn a chiedere. Nicole scosse la testa
«Non lo so. Nel sogno è come se lo sapessi e non faccio che pensarci, ma quando mi risveglio ricordo tutto. Tutto tranne le sue parole»
«Nicole sai chi c’è nella radura con te?» chiese con tono monocorde Niall
La rossa annuì
«Forse»
«Che intendi con forse?»
«Che probabilmente so chi è, ma non sono intenzionata a dirvelo»
«Perché?» interruppe Harry
«Ci sono cose che voglio e altre che non sono disposta a dirvi. Questa è una delle cose che non saprete mai da me»
Louis la guardò e aprì bocca per parlare, ma Niall lo precedette
«Dopo quanto hai capito di essere osservata?»
«Circa tre mesi»
«Tre mesi?»
«Si, quasi quattro. All’inizio mi parlava solo nei miei sogni e per quanto strani fossero mi andava bene così, dopo qualche settimana ha iniziato a tormentarmi anche di giorno, da sveglia. Sentivo la sua voce profonda nella mia testa quasi come un eco, che mi diceva cosa fare e non, cosa fare o cosa dire »
«Insomma sei stata al suo servizio?» Louis riuscì finalmente a parlare e Nicole a quella domanda scosse energicamente la testa e lo guardò
«Affatto; cerco di resistergli in tutti i modi e ancor meglio di non ascoltarlo, ma ogni volta che lo faccio…il rischio è alto»
«Spiegati»
«Per esempio mi gira terribilmente la testa, le orecchie mi fischiano tanto da riuscire a stordirmi e a volte farmi svenire. Spesso arrivo a non sentire più niente»
«E’ quello che è successo oggi?»chiesi prendendo finalmente parola
«Più o meno»
Mi guardò per una frazione di secondo e abbassò nuovamente lo sguardo
«All’inizio non l’ho sentito: non mi aveva detto ancora niente. Prima mi si è annebbiata la vista e poi mi ha…minacciato, penso possa dire»
«Che ti ha detto?»
Niall era sul punto di alzarsi e andare chissà dove pur di sbollire tensione e rabbia. Non avrebbe retto tanto a lungo, ma ero sicuro che avrebbe cercato in tutti i modi di resistere per la ragazza «Ricordi cosa ti ha detto Nicky?»
La ragazza sussultò divenendo rigida d’un tratto, Niall avendo capito alzò le mani in segno di difesa
«Scusa non volevo»
«Non importa, fa pure»
Gli sorrise e si rilassò facendo un respiro profondo. Che aveva? Che le era preso?non ne avevo la benché minima idea, fatto stava che Niall sembrava sorpreso, e noi confusi.
«Mi ha detto che era solo un avvertimento»
Ok, non ci stavo capendo un’acca.
«Lo so, è un po’ confusionario. Non ci capisco molto nemmeno io»
Mi feci più avanti col corpo
«Nicole: un avvertimento per cosa? Che ti ha fatto? Perché c’era del sangue? Che è successo?»
Sospirò
«Non so di preciso a cosa alludesse. Per quanto riguarda il sangue…non so bene cosa e come sia successo; è accaduto tutto troppo velocemente. Ero confusa e terrorizzata, dopo che mi si è annebbiata la vista ho iniziato a piangere sangue?»
«Sangue?» Zayn sembrava incredulo, ed io più di lui «Come può essere?»
 Alzò le spalle e sul suo volto si formò un’espressione sofferente
«Non ne ho idea. So solo che mentre il sangue…sgorgava dai mia occhi io…la mia vista…cioè…insomma»
Era nel panico, come se stesse rivivendo tutto in quel momento. Niall l’abbracciò e la strinse forte a sé, ma lei sembrò non accorgersene. Era paralizzata, con gli occhi sbarrati dal terrore del ricordo. Non parlava più e credo non ne avesse intenzione, fu Niall a rompere il silenzio continuando con la sua versione dei fatti da dove si era fermata Nicole
«L’ho vista correre diretta alla fontana e l’ho trovata mentre cercava di togliersi il sangue di dosso. Credo sia tutto. Dopo si è addormentata mentre voi venivate ad aiutarci.»
Nessuno diceva più niente. Zayn guardava Niall che stringeva Nicole senza degnare nessuno di un misero sguardo; Louis guardava il pavimento con la mascella serrata; Harry faceva cadere lo sguardo su entrambi; io? Io continuavo a fissare lei, come se farlo mi desse più risposte. In quel momento appariva fragile e terrorizzata, non sapevo che fare. Nessuno muoveva un muscolo. Le notizie appena avute ci avevano scioccati. All’improvviso Nicole sobbalzò e ci guardò uno ad uno con uno sguardo indecifrabile. Niall, confuso, la lasciò e lei si alzò subito in piedi
«Mio Dio, quanto ho dormito? Quanto sono stata qui?»
Guardò l’orologio appeso alla parete; erano le 13:05
«Cazzo devo andare»
Corse alla porta d’ingresso superandoci e tutti la guardammo alzandoci anche noi; lei si affrettò a spiegare girandosi verso di noi
«Oggi è uno di quei rarissimi giorni in cui i miei sono a casa»
Nessuno capì. Sbuffò scocciata
«E’ uno di quei fottuti giorni in cui mi vengono a prendere a scuola ed io sono qui»
«Merda» Zayn imprecò ad alta voce senza accorgersene
«Esattamente. Quindi: è stato un piacere raccontarvi i fatti miei, ma è ora di sparire. Tra non molto saranno a scuola che è circa a 5 km da qui, quindi corro»
«Nicole» Niall la fermò ed io feci un segno ai ragazzi di andare di là
«Noi andiamo»
Niall mi guardò riconoscente. Louis alzò la mano a mo di saluto con un sorriso rivolto a Nicole, lo stesso fecero Harry e Zayn. Io mi limitai a dileguarmi senza troppe ciance. Dovevamo chiarire, era tutto un po’ troppo confuso. Poi ne avremmo riparlato anche con la ragazza, ma non ora
 
POV NIALL
Liam e i ragazzi ci avevano lasciati soli. Non sapevo perché l’avevo fermata, ma non volevo che andasse via per paura che le accadesse qualcosa. Stupido. Ora era lì, davanti a me, che mi guardava confusa. Dovevo fare in fretta, dire qualcosa prima che se ne andasse e approfittare di quel momento da soli.
«Niall?»
Scossi la testa per risvegliarmi da quei pensieri e concentrarmi su di lei
«Nic…ole»
Rise. Che bella risata. Non dovevo chiamarla Nicky, anche se quando lo avevo fatto prima aveva detto il contrario. Proprio non sapevo che fare, confusione assoluta. Smise di ridere e mi guardò intensamente, io sorrisi. I suoi occhi…quanto mi affascinavano! Erano stupendi, racchiudevano un intero cielo stellato del blu più intenso
«Niall, io ti conosco?»
«Che?»
Rise malinconicamente
«Cioè, prima di incontrarti a scuola intendo. Con te, certe volte, quanto ti sto accanto, ho sempre una strana sensazione, come se ti conoscessi da tempo, ma allo stesso tempo ogni cosa che possa conoscere di te…io, non so. Cioè, non so assolutamente niente di te, ma c’è sempre qualcosa che mi dice il contrario. Lo so: è assurdo. Non farci caso, anzi dimentica tutto»
«No, no che non lo è?»
Mi guardò. Cavolo, l’avevo fatta grossa
«Cioè, dicevo…»
«Non importa. Ho deciso che…si beh, voglio conoscerti. Vedere se la sensazione di vuoto dentro me sparisce. Quindi: ti aspetto stasera alle sei!»
Aprì la porta e fece un largo sorriso prima di richiuderla. Alle sei. Sotto casa sua. Aveva accettato. Che avrei fatto? Non ricordavo più cosa avevo in mente quella mattina. Erano capitate troppe cose. Che avrei fatto? Cazzo cazzo cazzo e cazzo al quadrato. Non avevo uno straccio di idea, avevo bisogno di aiuto
«HARRY!?»
 
 
 
 
 
Spazio Autrice:
Chiedo umilmente perdono, scusaaaaaaateeeeeee! Odio la scuola,  fosse per me starei tutto il tempo a scrivere. Scusate! Sono riuscita a mettere un nuovo capitolo: yeeeeee! Ok, fa schifo lo so, ma qui sono io a non avere uno straccio di idea, ma vi prometto che nel prossimo capitolo avrete una sorpresa shock!  Che vi lascerà senza fiato ok? Promesso. Ora vado, recensite voglio sapre che ne pensate ok? E scusate ancora per il ritardo. SCIAOOO BELE/I

 
 

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Capitolo 9
*** Incidente ***


Entrai in macchina poggiando la tracolla sul sedile posteriore di fianco a me; chiusi la portiera e mi misi comoda, poggiando la schiena sul poggia schiena dell’auto. Mamma si girò a guardarmi mentre papà metteva in moto. Ero arrivata appena in tempo!
«Allora come è andata a scuola?»
Non che le interessasse davvero.
«Bene»
«Mhm?»
Alzai gli occhi al cielo mettendomi poi a guardare fuori dal finestrino annoiata. La macchina lentamente si fermò davanti al semaforo rosso. Il paesaggio era noiosissimo. Poggiai la testa sulla mano, ed il gomito sulla parte sporgente della portiera, scocciata a morte. Nel lasso di tempo in cui la macchina restava ferma vidi un ragazzo dai capelli biondi dall’altra parte della strada. No, era impossibile. Era a casa sua, con Zayn, Louis, Liam ed Harry…Niall non poteva essere lì in quel momento; era pressoché impossibile, inimmaginabile, assurdo…no, stavo sognando, immaginando, facendo un qualche film mentale, doveva per forza essere questo. Lo vidi contorcersi dal dolore e portare le mani alle tempie come se la testa gli stesse scoppiando. Si era piagato in due dal dolore, mi sembrava troppo, troppo sofferente, come quando io sento la sua voce nella mia testa e mi gira tutto. No, non poteva essere come quando lo sentivo, lui…Niall non poteva sentire la sua voce, solo io potevo, lui poteva far soffrire solo me, nessun altro. E questo perché io ero il suo bersaglio principale per quello che gli avevo fatto. Il ragazzo biondo era ancora lì, piegato in due dal dolore e le mani alle tempie con un espressione sofferente in volto. La macchina era ripartita a tutta birra verso casa.
Continuai a fissare il punto in cui Niall si era fermato e mi accorsi di stare completamente attaccata alla portiera con la mano stretta saldamente alla maniglia solo quando sentii mia madre dire con tono preoccupato di sedermi composta. Mi girai, ancora assorta nei miei pensieri e poi sbuffai risedendomi come poco prima.
«Mamma ho 17 anni compiuti e aspetto di farne 18 tra poco più di una settimana…non devi preoccuparti! Ah, a proposito: vorrei invitare Blair a casa per festeggiare con noi!» le dissi accennando ad un sorriso speranzoso, ricordandomi che avevo promesso a Blair che avremmo passato la giornata assieme. Mamma mi guardò per un secondo, poi prese dalla sua ventiquattro ore un agenda in pelle nera; rimasi scioccata…con gli occhi spalancati per la sorpresa, incrociai le braccia al petto e abbassai la testa, delusa e triste: possibile che dovesse controllare i suoi impegni anche per il giorno del mio compleanno? Ma che razza di madre era? E papà? Avrebbe lavorato quel giorno? Sapevo già cosa sarebbe successo, quello che era successo l’ultimo anno: sarebbero andati a lavorare tranquilli come tutti i giorni, come se nulla fosse, e mi avrebbero lasciata a casa sola con la mia migliore amica. L’anno passato li avevo perdonati, ma già l’anno prima ancora avevano cercato di svignarsela. Stavolta non li avrei perdonati così facilmente: non ero una pezza usa e getta, che potevano utilizzare a loro piacimento.
Mamma guardò mio padre per un secondo e capii tutto.
«Si!» disse semplicemente, chiudendo l’agenda e rimettendola nella valigetta «Per noi va bene! Almeno così avrai un po’ di compagnia…» la guardai sgomenta, delusa, triste, non sapendo cosa dire, anche se me l’aspettavo dopo tutto
«Lavorate vero?»
Papà parcheggiò davanti al vialetto, poi guardò mamma che si girò a guardarmi negli occhi; al fissai a mia volta nei suoi, innaturalmente neri, neri come la pece
«Tesoro…sai che ti vogliamo bene ma non abbiamo scelta» disse senza nemmeno degnarmi di uno sguardo «Spero tu possa capire, ehm…»
«Nicole!»
 
«Ovvio che il tuo nome è Nicole, tesoro. Ti pare mai che…»
No, non la volevo ascoltare. Scossi la testa e uscii dalla macchina ormai ferma mettendo la borsa in spalla  «Non cercate scuse inutili!» dissi senza urlare e papà uscì dalla macchina venendomi incontro, ma io indietreggiai
« Non ti avvicinare…» dissi alzando le mani in aria come per fermarlo «Vi odio! Odio voi ed il vostro stupido lavoro. Non vi importa nemmeno del compleanno della vostra unica figlia! Anzi: a voi non importa proprio di me!» continuai indicandomi «Non sapete nemmeno il mio nome, scommetto che se ve lo chiedessi di nuovo non sapreste dirmelo!»
«Figliola, calmati!» papà mi si avvicinò ancora ma io andai verso la soglia di casa e lo guardai negl’occhi bicolore ( verdi e blu)
«Calmarmi?! Non dirmi di calmarmi papà! Dimmi: da quanto non passiamo un Natale insieme? O una qualsiasi altra festività?» mi  guardò e avanzò ancora; scossi la testa ed arretrai ulteriormente «Ti hodetto di non avvicinarti!» dissi con voce tremante «Non vi siete mai preoccupati per me…perché dovreste incominciare adesso? E non chiamatemi figliola: io non sono vostra figlia. Non più. Preferirei essere investita da un’auto, o affogare, o anche vivere in strada come una povera barbona disperata, tutto, ma non vostra figlia» dissi seria, come non lo ero mai stata prima sentendomi pizzicare gli occhi: non avrei retto a lungo senza piangere, anche se non l’avrei mai fatto davanti a loro…troppo orgogliosa!
Quando ricominciai a parlare mi mancò la voce e sentii un groppo in gola «Vorrei soltanto stare un po’ più tempo con i miei genitori, ma loro…loro preferiscono lavorare che stare con me!» mi tolsi la collana che mi avevano regalato, anticipando il regalo per il compleanno (e ora capivo il perché) che aveva come ciondolo una coccinella; “nella speranza che nella tua vita ci sia più fortuna” avevano detto…che cosa stupidamente idiota. La guardai con disgusto prima di gettarla per terra molto probabilmente rompendola e capii che non sarei più riuscita a dire altro. Prima di girarmi e entrare in casa vidi sul marciapiede dall’altra parte della strada un ragazzo dai capelli biondi e spettinati che molto probabilmente aveva assistito a tutta la mia scenata: Niall. Non ce la feci e mi girai ad aprire la porta prima di sentir sgorgare sulle guance lacrime silenziose; varcai la soglia di casa e mi chiusi la porta alle spalle sbattendola, poi corsi su per le scale per andare in camera. Mi distesi sul letto e lasciai che il mio corpo si sfogasse e si lasciasse andare…piangendo. Dopo nemmeno una decina di minuti tirai su col naso e mi sedetti asciugandomi gli occhi  dalle lacrime poi guardai il soffitto sdraiandomi nuovamente a pancia in su ed inconsciamente mi addormentai con ancora sulle guance lacrime amare che non accennavano a darmi tregua, anche se cercavo in tutti i modi di resistergli. Tanto ormai non era quello che facevo? Non era opporre resistenza la mia sola ed unica ragione di vita?
 
Mi risvegliai nella stessa radura sognata migliaia di volte in precedenza, solo che c’era qualcosa di diverso… all’inizio non riuscii a capire bene cosa, ma alla fine mi accorsi che qualcuno aveva raso al suolo tutto (certo, direte voi: ma non si nota subito un dettaglio del genere? In mia difesa posso dire che ero ancora sconvolta dalla litigata con i Miei!)
…non era rimasto più niente di vivo, come quei fiori dai colori brillanti, o l’erba ricoperta di rugiada. Non vi era più niente in quel che era un tempo il mio paradiso personale, anche quella quercia su cui mi riposavo ogni “notte” era ormai malconcia e del tutta spoglia; toccai il tronco
ruvido con la mano e percepii quello che voleva dirmi, anche se solo in parte: le parole mi sfuggivano dalle mani, come quando senti qualcosa vicina ma per quanto vicina sia è sempre troppo lontana, inafferrabile per raggiungerla. Lo sguardo cadde sulle mani. Erano ricoperte di graffi e ferite superficiali, come tutto il resto del corpo; i miei vestiti erano sporchi di fango e strappati quasi ovunque, lasciando scoperte diverse parti del corpo sfregiate da altre ferite. All’improvviso sentii un dolore lancinante allo stomaco e aprii impercettibilmente la bocca in un urlo soffocato; mi portai le mani dove sentivo la pelle squarciarsi. Quando le riguardai erano ricoperte di sangue, come tutta la maglietta (un tempo blu). Il liquido rosso continuava a sgorgare caldo da una ferita profonda e sentii come una lama uscire dal mio corpo, facendo sgorgare altro sangue, mentre una voce nella mia testa continuava a dirmi “preparati al peggio,al dolore perché è vicino…questo non è niente…sono solo avvertimenti. Preparati…”
 
Mi risvegliai (stavolta sul serio!) di soprassalto allo squillo del telefono e portai subito le mani e lo sguardo sullo stomaco, spaventata; tirai un sospiro di sollievo: il sangue non c’era; alzai la maglietta per esserne certa e vidi una cicatrice percorrere metà pancia. La pelle mi bruciava come se fosse fresca, anche se si dimostrava il contrario: sembrava vecchia almeno di tre, quattro giorni al massimo. Avevo il fiatone e sentivo dolori dappertutto. Mi riscossi un po’ quando notai che il telefono suonava ancora; lo presi dal comodino vicino al letto e guardai il numero: Blair. Tirai un sospiro di sollievo portando il telefono all’orecchio. Quella ragazza era la mia ancora di salvezza!
«Pronto?!» il respiro non si era ancora stabilizzato, in più ero completamente sudata, cercai di calmarmi, ma era tutto inutile. Sentivo la maglia appiccicata alla mia pelle e la allontanai un po’ come se mi aiutasse a respirare
«Nicole? Sono Blair! Che ti è successo? Ti senti bene?» sembrava allarmata, che era successo? Francamente Non lo sapevo nemmeno io…
«Ehm…Si si! Sto bene, tranquilla!» dissi mettendomi in piedi e cercando l’interruttore della luce.
«Dato che non chiamavi ho pensato di farlo io…»Merda, me ne ero completamente dimenticata, dopo tutto quello che era successo quella mattina con mamma e papà e poco fa nel sogno.
«Oh, cazzo! Scusa ma mi sono addormentata e…mi dispiace!» confessai in colpa passandomi una mano tra i capelli; trovai l’interruttore ed accesi la luce. Notai di avere ancora le scarpe ai piedi. Blair sospirò apprensiva, sapeva cosa sognassi: lei era la mia confidente, anche se spesso e volentieri non avrei voluto dirle niente, a volte ho paura che sia troppo pericoloso persino per lei; ma Blair ogni volta mi costringeva a dirle tutto.
«Hai sognato di nuovo» non era una domanda; stavolta fui io a sospirare e abbassai lo sguardo, portando la mano libera sulla fronte
«Si ma…in questo sogno tutto era diverso. È complicato Senti ho bisogno di mettere qualcosa sotto i denti» cambiai velocemente discorso «Posso chiamarti più tardi? Anzi, fammi un piacere: potresti venire da me? Ho…ho bisogno di…»  non seppi cos’altro dire; la voce mi si mozzò e deglutì sonoramente per mandar giù la bile che sentivo in gola
«Ma certo! MAMMA…VADO DA NICOLE!» urlò con ancora il telefono all’orecchio «Vengo subito ok?!» sembrava seriamente preoccupata, tanto che pensai che forse non avrei dovuto dirle di questi sogni, non avrei mai dovuto neanche cominciare a parlarne… era troppo pericoloso, ma aveva bisogno di qualcuno con cui sfogarmi, anche se adesso c’erano anche i ragazzi. Ma non potevo certo chiamarli per certe cose quando nemmeno loro sapevano sicuramente meno di me di quello che stava succedendo, e poi Blair…era Blair! Le volevo bene come non lo volevo a nessun altro, era la mia Blair, la mia dolce, solare, buona, gentile Blair. La migliore persona che conoscessi.
«Ok, a dopo!» la salutai titubante e riattaccai, dopodiché entrai in bagno e mi feci una rapida doccia, mi sentivo appiccicaticcia! Indossai una maglietta estiva verde acqua e un pantalone di tuta, poi scesi le scale ed andai in cucina, presi un piatto e del pane dalla credenza e il barattolo con della marmellata di fragole dal frigo e mi preparai un sandwich al volo. Mi sedetti a tavola…da sola ed iniziai a mangiare, nella penombra della cucina. Masticai ogni boccone con  disgusto: non avevo molta fame, nonostante non avessi mangiato altro che le Brioche della mattina e non appena ci pensai se ne andò completamente l’appetito. Rimisi il panino nel piatto, quasi lanciandolo ed ingoiai a fatica il pezzo morso prima; allontanai il piatto da davanti a me e salii in camera prendendo il phon per asciugarmi i capelli ancora bagnati, ma incominciai a pensare a quello che era successo la mattina con mamma e papà e a quello che avevo detto…non me ne pentivo e mai me ne sarei pentita: pensavo quelle cose, me le tenevo dentro da troppo tempo ed era giusto che i miei genitori lo sapessero.
Poi ripensai a Niall, a quello che avevo visto, alla sua espressione prima che entrassi in casa…era come se fosse confuso, ma allo stesso tempo sapeva quello che stava accadendo e perché. Poi c’era il sogno: di quale pericolo mi stava parlando? Avvertimenti…avvertimenti per cosa? E perché tutto era stato distrutto tutto? Che fine avevano fatto le cose meravigliose del mio paradiso? Maledizione che casino.
Suonarono alla porta e sobbalzai, immersa nei miei pensieri; mi sentii una stupida e risi di me stessa prima poggiare il phon sul lavandino e andare ad aprire la porta. Strano, la casa di Blair non è certo molto lontana dalla mia, ma non ci vuole mica così poco per arrivare! Rimasi sconvolta e spiazzata quando vidi che sulla soglia non c’era Blair: c’era Niall; pensai addirittura di sbattergli la porta in faccia e di fottermene altamente di quello che avrebbe pensato, o detto, ma mi trattenni dal farlo.
«Che vuoi?» chiesi brusca. Lui mi guardò interdetto, poi  mi mise davanti un piatto con dei biscotti e sfoderò il suo solito sorriso
«Sono al cioccolato…vedi, dato che siamo vicini ho pensato di… bèh, di darti questi per addolcirti un po’ e…!» alzai le mani in aria come per fermarlo confusa e ridussi gli occhi a due fessure
«Wohoho! Frena un attimo…sono già le sei?» chiesi confusa
Il suo sorriso si allargò per un momento, poi sembrò ricordarsi qualcosa e sparì lasciando posto a confusione
«Senti, per stamattina…mi dispiace davvero: non volevo ascoltare la tua conversazione con i tuoi genitori. Mi sono trovato qui per caso…cioè, il caso è che abitiamo nello stesso quartiere, ma comunque non avevo intenzione di origliare davvero, non avrei mai voluto!» aveva accavallato troppe parole insieme ed io capii solo la metà di quello che disse, ma nonostante questo scossi la testa e lo tranquillizzai
«Ei, ehm…non importa ok? Ormai quel che è fatto è fatto: non mi interessa cosa hai sentito o quello che pensi di sapere su di me dopo quello che è successo o che ti ho detto; non m’importa, sul serio»
E invece importava: non mi piaceva che qualcuno sapesse troppo di me o che supponesse di sapere cose non vere (cosa che probabilmente Niall faceva); certo, quella mattina avrei anche potuto trattenermi nel fare una scenata del genere, soprattutto in cortile dove chiunque poteva ascoltare, ma non mi ero saputa trattenere, non ero riuscita a tenermi ancora dentro tutto e ora che Niall era davanti a me, dopo che aveva ascoltato tutto, dopo che gli avevo detto quelle cose su di me…mi sentivo un po’ a disagio, irritata e anche confusa, non sapendo che dire.
«Ehm, scusa ma ora devo proprio…» feci per andarmene e tornare alla solitudine di casa mia, quando vidi Blair dietro di Niall che mi salutava sorridente e mi bloccai di colpo; mi diressi da lei sorpassando il ragazzo e la presi per una mano
«Nicky! Come va? Tutto bene? Ti ho disturbata?» chiese guardando Niall, ancora davanti alla porta che ci guardava confuso, con i biscotti ancora in mano.
«Ma che hai capito? Niall è solo il mio vicino di casa e…è solo arrivato nel momento più inopportuno» spiegai a bassa voce per non farmi sentire dal biondo. Girai la testa per guardarlo: sembrava imbarazzato! Guardò prima me poi Blair, che distolse subito lo sguardo tornando a guardarmi sorridente
«Senti, ora entriamo e ti spiego tutto ok? Ma non devi in alcun modo creare problemi»
Blair annuì solamente tornando a guardare il ragazzo davanti la porta di casa mia. Sbuffai e dissi tra me e me: “ ne ho già abbastanza…”
Andai dritta da Niall con Blair che mi seguiva con un sorrisetto in volto
«Ei Niall, ehm…lei è Blair! Già la conosci suppongo» dissi indicandola; lei con un altro sorriso strinse la mano del biondo
«Ehm, si ci siamo già incontrati…»
Mi girai verso di lei «Dobbiamo parlare!»
«Oh ma dai!»sbuffò prima che io la guardassi storto. Poi mi girai nuovamente verso il ragazzo
«Scusa Niall, continueremo la nostra conversazione un’altra volta ok? Ora dobbiamo andare»
Il biondo lasciò la mano di Blair e mi guardò sorridendo porgendomi i biscotti
«Mi offendo se non li accettaste! D'altronde sono pur sempre per te e la tua famiglia!»  fece una faccia da cucciolo sporgendo il labbro inferiore all’infuori come un bambino di due anni
Presi il vassoio con i biscotti e sorridendo accennai ad un grazie
«Senti Niall…per oggi, cioè, per dopo intendo…non credo che sarà possibile»
Dissi riferendomi all’appuntamento che avevamo alle sei. Non me la sentivo dopo quello che era successo. Annuì comprensivo dopodiché entrammo in casa chiudendoci la porta alle spalle
«Ma che ti è saltato in mente?» cominciai io irritata
«Te lo ripeto: è uno schianto!» cercò di cambiare discorso Blair
«B!» l’ammonii
«Che c’è?»
«Come che c’è?»
«Oh, dai! Ho solo voluto aiutarti nell’impresa!»
«Ma quale impresa e impresa? La devi finire di fantasticare B! Te lo dico per l’ultima volta: lui a me non piace! È un ragazzo come altri…un cretino come altri!»
Blair sbuffò e fece spallucce, sapendo che non sarebbe mai riuscita a farmi cambiare idea. Poi tornò a guardarmi
«Di che volevi parlarmi?»
Mi feci d’un tratto cupa e abbassai la testa; Blair mi venne vicino preoccupata
«Ei! Che è successo? È tutto ok?» mi abbracciò e mi fece accomodare sul divano, lì le raccontai tutto: dalla litigata con i Miei fino ad arrivare al sogno e quando le feci vedere la cicatrice Blair rimase scioccata ed interdetta, forse più spaventata di me, anche se dubito
«Che ti è successo?» chiese portandosi una mano alla bocca
«Te l’ho detto: ho sognato» risposi cupa
«Spiegati meglio»
«Quello che sto cercando di dirti è che mi sono addormentata, ho sognato quel che ho sognato, e quando mi sono svegliata questa c’era già!»
«Ma…sono solo sogni. I sogni non dovrebbero far del male a nessuno, giusto?»
«Ormai non lo so più B…ogni volta è sempre peggio e ho paura che la prossima volta capiti qualcosa di terribile, e non solo a me» ammisi alludendo a ciò che mi aveva detto la voce nella testa, anche se dopo tutto non sapevo ancora bene a cosa alludesse
«Secondo te sto diventando pazza?» chiesi guardandola con occhi sbarrati
«Come? Ma non pensarci nemmeno! Tu non sei pazza…»mi rassicurò Blair. Sospirò, per niente convinta, mentre lei continuava a guardarmi turbata
«Cos’hai intenzione di fare ora?»
«Non lo so…» ammisi a testa bassa
«Ma dobbiamo fare qualcosa! I tuoi sogni potrebbero degenerare!»
«Lo so!» sbottai ricominciando a guardare Blair in faccia «Ti prometto che la prossima volta cercherò di fare attenzione, ma ora non vedo cosa potrei fare! Ok? Ora sta tranquilla»
Blair non sembrava convinta, ma annuì lo stesso, per accontentarmi, sapendo della mia cocciutaggine. Mi alzai dal divano beje e andai alla grande finestra del salone, grande quasi fino al soffitto, coperta da una tenda bianca; scostai la tenda e guardai fuori, dall’altra parte della strada, i miei nuovi vicini. La casa era grande e rustica, simile alla mia, bianca con parecchie finestre e tende. Prima che potessi fare chissà quali pensieri qualcuno aprì il portone della casa di fronte e, imbarazzata, richiusi tutto tornando da Blair, che continuava a parlare imperterrita e seria
«Sono seriamente preoccupata Nicky»
«Lo so B, lo sono anche io, ma non devi esserlo: sistemerò tutto…te l’ho detto»
«Ok» disse in un sospiro Blair. In quel momento mi vibrò il telefono ed io mi avvicinai al tavolino dov’era poggiato, leggendo ad alta voce il messaggio appena arrivato, triste
«Partiamo adesso per lavoro, siamo in aereo. Non preoccuparti: torniamo tra una settimana. Tuoi mamma e papà» eliminai il messaggio e misi il telefono nella tasca posteriore dei Jeans, mentre Blair prendeva il suo, premendo velocemente i tasti senza guardarmi
«Che stai facendo?» chiesi curiosa cercando di sbirciare da dietro le sue spalle senza successo.
«Sto mandando un messaggio a mamma» rispose lei continuando a premere i tasti velocemente, poi ripose nuovamente il telefono nella tasca dei Jeans
«Le ho detto che rimango qui a dormire!» continuò poi con un sorriso fiducioso
«Come? No, no che non devi!»
«E invece si! E poi ormai è troppo tardi: l’ho già mandato!» disse convinta. Guardò il telefono che aveva appena ricevuto un messaggio
«E lei mi ha già risposto di si!»
La guardai grata per poi sedermi con lei sul divano
«Beh, visto che sono qui che ne dici di fare qualcosa di divertente?» chiese divertita la mora
«Stai pensando a quello che sto pensando io?» sorrisi
«Bèh, dipende: io sto pensando alla nostra serata vecchio stile, e tu?» rispose ironica Blair; il mio sorriso si allargò e risposi altrettanto ironica: “ Ma guarda che coincidenza: anche io” entrambe ridemmo divertite, poi ci mettemmo a cercare un film divertente. Questa serata vecchio stile non era altro che una serata solo noi due che facevamo praticamente da quando ci conoscevamo; la serata comprendeva tutto quello che avremmo fatto nella serata, o almeno le cose principali, cioè: Cinema, Pop-Corn, Manicure e Pedicure, anche se naturalmente qualche battuta scappava durante il film! Era una delle cose che nessuno sapeva a parte noi e che, per quanto strano sembrasse, ci univa. Lo facevamo da bambine, era una specie di rituale per quando una di noi si sentiva giù di morale e l’altra voleva rimediare.
Insieme preparammo i pop-corn, gli smalti e ci risedemmo sul divano a guardare il film scelto: una storia d’amore! A me non piacevano le storie d’amore, ma me le sorbivo ogni volta per Blair, che al contrario ne andava matta. Blair mi passò dello smalto rosso sangue, mentre io le passai sulle unghie del blu elettrico. Per tutto il tempo parlammo del più e del meno sul film, i suoi protagonisti e anche della scuola (che d'altronde il giorno dopo sarebbe stata chiusa, quindi potevamo divertirci in santa pace!). Io però pensai solo a Niall: perché quella mattina, quando lo avevo visto da dentro la macchina, sembrava soffrire? Cosa aveva sentito di preciso della litigata con i Miei? Ma soprattutto una domanda mi girava per la mente, a cui non sapevo dare risposta: come aveva fatto ad arrivare così velocemente dalla scuola al cortile di casa sua quando io stessa avevo dovuto prendere la macchina? I miei pensieri furono interrotti per l’ennesima volta dalla voce di Blair, non che di quel cretino mi importasse più di tanto…provavo di certo delle emozioni per lui, ma ancora non riuscivo a capire che tipo di emozioni fossero
«Che ne dici Nicky?»
Scossi il capo, girandomi verso di lei
«Come?»
Blair mi guardò stranita
«Scusa, ero sovrappensiero» ammisi a testa bassa con una faccia che non ammetteva un non perdono!
«Ti ho chiesto cosa ne pensi della loro storia…?»
«Ah…il film. Non saprei, secondo me lui non merita l’amore che prova lei verso di lui! ma in ogni caso lo sai che a me fanno schifo certi tipi di storie vero?» chiesi ancora assente e immersa nei miei pensieri, cosa che non sfuggì a Blair
«A cosa stavi pensando?» domandò curiosa
«Niente!» risposi avvampando; a quel gesto Blair sorrise e mi fissò
«Pensavi a Niall, non è vero?» sorrise
«Cosa? No, affatto!»
«Allora dimmi a cosa stavi pensando! Altrimenti mi farai pensare le cose peggiori…»
«Non pensavo a nulla di importante B, tranquilla!» risposi sorridendo a mia volta, divertita dall’espressione buffa della mia migliore amica, che cambiò subito in preoccupazione
«Se ci fosse qualcosa che ti turba me lo diresti, vero?»
La guardai come se stesse scherzando
«E’ ovvio che te lo direi B!»
«Un qualche segreto…tu mi diresti tutto vero?»
«Si!»
Blair tirò un sospiro di sollievo
«Ne dubitavi?»
«Non proprio…» risposi abbassando lo sguardo, rimanendo poi a bocca aperta quando mi abbracciò per rassicurarmi.
«Bèh, allora non dubitarne mai, hai capito? Non pensarci nemmeno!»
L’abbracciai a mia volta e annuii. Il resto della serata passò così: tra chiacchiere e pop-corn a volontà! Quando fu il momento di andare a letto ci sistemammo entrambe nel mio letto e continuammo a parlare finché Morfeo non ci cullò tra le sue braccia, facendoci cadere in un sonno profondo…
 
Mi ritrovai nuovamente nella “mia” radura, solo che era tornata normale: c’erano ancora i fiori color caramello e quelli lilla brillante, l’erba alta ricoperta di rugiada e al centro c’era ancora la quercia secolare ricoperta di foglie verdi; ero ai piedi di essa, seduta su di una radice che spuntava dal terreno morbido; non avevo addosso nemmeno più una ferita, nemmeno quella alla base dell’ombelico, come se non fosse mai successo niente. La mia maglietta blu non aveva nessuna traccia di una qualche macchia di sangue né i miei Jeans di fango. Mi guardai intorno, ma non vidi nessuno: ero sola, apparentemente, così mi rilassai stando comodamente seduta sulla radice di quell’albero che tanto mi affascinava, quando all’improvviso sentii la stessa voce nella testa chiamarmi, quasi come un urlo
«Nicole»
Saltai dallo spavento, sapendo però che chi cercavo chi mi chiamava non c’era. Cercavo di autoconvincermi che era tutto frutto della mia fantasia. Cretina lo so! Non vedendo nessuno attorno, titubante, mi distesi nuovamente sull’erba fresca
«Nicole» mi alzai di soprassalto, premendomi le tempie per far cessare il mal di testa appena iniziato, ma che mi stava letteralmente distruggendo
«CHE COSA VOI DA ME?» urlai al nulla, ma non ricevetti risposta
«E’il  momento» mi sentivo la testa andare a fuoco
«LASCIAMI IN PACE!»
Mi inginocchiai sull’erba e premetti più forte la testa, inutilmente e chiusi gli occhi in un gesto disperato
«Sta accadendo…è ora. Preparati…»
Nella radura si levò un vento tremendo.  Riaprii gl’occhi e guardai impotente ciò che stava accadendo: un uragano stava velocemente spazzando via tutto; quello che avevo visto nel sogno precedente, la radura completamente devastata, distrutta, senza futuro, si stava compiendo in quel momento. Delle lacrime iniziarono a rigarmi il volto, e per quanto ci provassi non riuscii a fermarle. Strinsi i capelli nelle mani come per cercare di placare il ronzio nella testa, senza alcun risultato. Non potevo fare niente, ero impotente. La radura si sarebbe incenerita da sola.
 
 
«AH!» un urlo stridulo mi uscì dalla bocca. Ero seduta a terra nel cortile di casa mia con una voce scura, bassa e cupa nella testa che continuava a ripetermi che era il momento. Ma il momento di cosa? Cazzo, ma che mi prendeva? E che cazzo ci facevo in cortile? Cazzo al quadrato.
Mi alzai velocemente e mi guardai i vestiti: ero vestita come ero vestita nella radura del mio sogno; ma dove cazzo era finito il mio pigiama??
Mi sentivo smarrita, vulnerabile…mi strinsi automaticamente la braccia al petto sentendomi ancora addosso quel vento che portava solo distruzione. Mi accorsi di avere ancora le lacrime agl’occhi e che ero stranamente scalza. Mi portai nuovamente le mani alle tempie cercando di far estinguere quella voce nella testa…non ne potevo più; sentii una mano toccarmi la spalla destra e mi girai spaventata
«E’ tutto ok?» chiese Niall, prima di accorgersi che piangevo e che tiravo un sospiro di sollievo, mettendo le braccia incrociate
«Si, tutto apposto, non preoccuparti…che ci fai qua fuori?» continuai asciugandomi le guance
«Ho sentito urlare e sono uscito a vedere»
Abbassai la testa per non doverlo guardare nei suoi occhi azzurri: mi ipnotizzavano ogni volta, cavolo! Triplo cazzo!
«Sei stata tu ad urlare?»
«Anche se fosse?! Non è successo niente ok?» risposi irritata prima di girarmi verso casa mia e andare verso la porta. Niall mi guardava confuso e preoccupato.
«Cazzo!» imprecai a bassa voce, anche se il biondo molto probabilmente mi sentì
«Sicura sia tutto apposto?» mi si avvicinò ed io mi irritai ancora di più
«Si non ti devi preoccupare ho detto…ho solo qualche problema con la porta»
Mi misi a cercare le chiavi di casa in tasca: non avevo né cellulare né le chiavi. Bussai al campanello insistentemente, ma non venne ad aprire nessuno: Blair dormiva come un ghiro, come al solito! Cercai anche la chiave nel sasso: perché avevo la brutta abitudine di portarmela a casa quando rientravo? Quadruplo cazzo!
«Dove stavi andando?»
«Come?» chiesi innocentemente e confusa dalla domanda, poi mi riguardai i vestiti e colta sul fatto feci spallucce, anche se non stavo andando in nessun posto, c’ero già stata
«Da nessuna parte»
Niall non sembrò convinto e si avvicinò ulteriormente, togliendomi una foglia secca dai capelli rossi
«Allora dov’è che sei appena stata?» chiese rigirandosi la foglia tra le mani; lo guardai confusa e il ragazzo fu costretto a spiegare: “ questo tipo di foglie non si trova da queste parti…è un tipo molto raro!”
Ah, adesso si intendeva anche di foglie! Ma scherziamo?
«Ah, ma davvero?»chiesi indifferente e irritata al tempo stesso. Niall alzò gli occhi al cielo, cogliendo l’ironia nella mia voce
«Dimmi…» continuai io«Cosa hai fatto dopo che me ne sono rientrata in casa? Intendo dopo la discussione con i miei…che hai fatto?»
Niall mi guardò spaesato per un momento. Che c’è? Ero curiosa!
«Ehm…» era rimasto spiazzato dalla domanda e non sapeva che dire, se la verità o una bugia
«Lo so che hai ascoltato tutto: ti ho visto. Ma hei: non ti mangio mica!» scherzai per tranquillizzarlo, avendo notato che era alquanto a disagio
Niall fece un sorrisino nervoso e optò per dirmi la verità
«No è che…non so, ho visto te entrare in casa e poi i tuoi genitori salire in macchina dicendo che…» non finì la frase che lo bloccai alzando la mano e allontanandomi in direzione di una panchina davanti casa, dove mi ci sedetti e dopo un po’ mi ci sdraiai pure.
«Non mi interessa, so già quello che pensano…credo di averlo sempre saputo» continuai abbassando lo sguardo, sovrappensiero, poi Niall irruppe nei miei pensieri e lo guardai mentre confuso mi chiedeva “Ei, ma che fai?”
Avevo chiuso gli occhi e avevo messo le mani a mo di cuscino dietro la testa, accavallando le gambe.
«Se la smetti di rompere, dormire! Qualche problema?» risposi fredda
«A dire il vero si» affermò il biondo incrociando le braccia al petto; mi sedetti e riaprendo gl’occhi guardai fisso negl’occhi celesti di Niall
«Illuminami!»
«Beh tanto per cominciare fa un freddo bestiale e tu sei a mezze maniche»
«Non è un problema, ho passato di peggio!» risposi ironica, facendo sbuffare Niall che si sedette accanto a me, irritandomi ulteriormente
«E per seconda cosa: non so se te ne sei accorta, ma questo non è un letto!»
«Ma davvero? Caspita, non so come avrei fatto se non me lo avessi detto tu Niall! Sei perspicace!»
Niall fece una smorfia e io mi misi a ridere, anche se non di gusto e il biondo, sentendomi, venne contagiato dalla risata e si ritrovò a ridere anche lui! Feci lo sbaglio di scaldarmi le braccia con le mani e Niall, notandolo, mi si avvicinò abbracciandomi; sbarrai gli occhi prima di alzarmi ritraendomi dal tocco del ragazzo.
«Credo che ora tu debba andare…»
«Ma…»
«VATTENE!»
«Vado solo se tu vieni con me!» rispose di getto il ragazzo, non volendomi lasciare fuori al freddo
«Cosa? E dove dovrei venire scusa?» chiesi confusa
«A casa mia!» rispose di rimando lui come se la risposta fosse ovvia
Scoppiai in una fragorosa risata, poi mi misi a guardare il ragazzo di fronte a me
«Ma dici sul serio? Io? A casa tua? Oh, no grazie. Preferisco morire assiderata qua fuori!»
Niall mi guardò storto, prima che ricominciassi a parlare
«Se vuoi veramente farmi un piacere, dammi il tuo telefono, così chiamo Blair e mi faccio aprire»
«Sicura che sentirà il telefono?»
Sbuffai e allungai la mano aperta verso Niall
«Credimi sulla parola, lo sentirà. Non si stacca mai da quel telefono…è tipo una dipendente!»
Il biondo si tastò le tasche dei pantaloni, poi quelle della giacca e tranquillamente disse “ non ce l’ho”
«In che senso non ce l’hai?» chiesi confusa ritirando la mano
«Nel senso che ce l’ho a casa! Se entri con me te lo do!» disse maliziosomentre riducevo gli occhi a due fessure per poi ridere nervosa
«Oh, certo! Ahah contaci!»
«Ei guarda che dicevo sul serio eh?»
«Beh, grazie per l’offerta, ma preferisco rimanere qui e poi non vorrei svegliare i tuoi amici!»
Niall fece spallucce
«Non che me ne importi più di tanto! E tu? Come mai sei uscita?»
«Te lo ripeto, non sono andata da nessuna parte!» mi spazientii e gli voltai le spalle; Niall sbuffò divertito
«Ok, ho capito: non vuoi che i tuoi ti scoprano perché te la sei svignata a loro insaputa!»
Niall capì tardi che aveva toccato un tasto dolente per me, che abbassai lo sguardo. ma non era colpa sua: voleva solo essere ironico no?
«Scusa, mi dispiace, non volevo….»
«No no, tranquillo, non importa…» lo fermai sorridendo amaramente, ma il biondo si accorse della falsità del mio sguardo e stavolta fu lui ad abbassare lo sguardo, colpevole, sentendosi un vero idiota, sicuramente
«Loro…non sono in casa» continuai «C’è solo Blair, le ho chiesto di farmi compagnia, ma a quanto pare mi sono ritrovata qua fuori con te invece che là dentro a dormire con lei!» continuai ironica, poi mi feci seria
«Ma che ore sono?» Niall si toccò le tasche in cerca del telefonino, ricordandosi solo dopo che era in casa. Sbuffò ed io, accorgendomene, lo guardai scocciata. Che idiota!
«Il telefono…dimenticavo che è dentro!» spiegò indicando la casa dietro di lui
«Wow che genio che mi ritrovo! Beh, inizia ad esaudire uno dei tre desideri a me concessi: va a prendere quel maledetto telefono!» dissi ironica e irritata facendo scappare un sorriso sul suo volto. Niall si alzò e si mise la mano tra i capelli
«Ok, ma prima dimmi una cosa…»
Lo guardai cauta
«Dipende da cosa vuoi sapere»
Avevo imparato a non accettare  subito da quando la Evans mi aveva affibbiato Niall, che ora era davanti a me e sembrava imbarazzato
«Niente…niente di importante!»
Feci spallucce in un modo menefreghista, anche se ero incuriosita da quello che voleva dirmi. Lo vidi voltare le spalle ed entrare nell’abitazione chiudendosi la porta alle spalle
 
POV NIALL
Entrai in casa, lasciando Nicole fuori ad aspettare sotto sua richiesta. Perché era così cocciuta la ragazza? Cercai di fare meno rumore possibile mentre attraversavo il salotto buio, anche se non c’era nessuno in casa: i ragazzi erano usciti. Dovevano controllare una cosa. Andai dritto in camera mia, salendo le scale appoggiate ad un muro pieno di fotografie, ignorandole. Aprii la porta della mia camera da letto e accesi la luce; il letto era ancora intatto, la scrivania, “nascosta” sotto una montagna di libri ,mai letti, era posizionata affianco alla finestra in fondo alla stanza. Non appena entrai il mio cellulare iniziò a suonare, con come suoneria Drunk, di Ed Sheeran.
Mi misi a cercare velocemente, senza trovarlo da nessuna parte, né sotto i libri né sul letto (o sotto), né nella libreria o nell’armadio…la stanza era stata messa a soqquadro ed ora era più in disordine di prima, ma del telefono ancora nessuna traccia! Sbuffai scocciato e mi passai una mano tra i capelli e fu allora che lo vidi: il telefono era sopra la finestra…che ci faceva lì? Non ci rimuginai su più di tanto e lo presi in mano, ma troppo tardi: avevo perso la chiamata; decisi di richiamare fuori, all’aria aperta. Aprii l’armadio e ne presi una felpa per Nicole, pensando che fuori faceva freddo e lei, anche se non l’avrebbe mai ammesso, lo sentiva, soprattutto perché era a mezze maniche! Spensi la luce e scesi di corsa le scale, poi aprii la porta di casa ed uscii, attento a non incrociare subito la ragazza rossa che mi stava ancora aspettando sulla panchina di fronte casa sua, e composi il numero…
 
POV NICOLE
Mi stavo letteralmente spazientendo: era passata almeno mezz’ora, se non di più, da quando Niall era entrato in casa e non si era ancora fatto vivo; ma che cazzo può essergli successo? Mi misi nuovamente a sedere, scocciata. Improvvisamente sentii una voce familiare parlare animatamente, molto probabilmente al telefono dato che non sentivo il secondo interlocutore. Essendo lontano non sentii bene quello che diceva, solo parole senza senso e scollegate tra loro
«Incidente…lo so…proteggerla? Non sappiamo quando accadrà…»
Poche parole sconnesse tra loro, ma ero ugualmente rimasta confusa…e sconvolta: Che stava succedendo? Di quale incidente parlava? Era lo stesso di cui parlava la voce nella mia testa? E se si,
come faceva Niall ad esserne a conoscenza? Non feci in tempo a pensare ad altro che mi tornò quel terribile dolore alle tempie e fui costretta a portare le mani in testa e chiudere gli occhi dal dolore
« E’ ora» ancora quell’odiosa voce. Che cazzo voleva ora?
«Basta, vattene…lasciami in pace» era solo un semplice sussurro, ma mi fece venire le vertigini; iniziai a vedere tutto sfocato, mentre la voce continuava il suo monologo senza darmi ascolto
«Sei pronta?» scossi la testa chiudendo ancor più forte gli occhi, con altre lacrime che cercavano di uscire persistentemente. Avevo paura di svenire di nuovo o piangere sangue come l’ultima volta; era una sensazione spiacevolissima, non avrei mai e poi mai voluto riviverla, né augurarla a qualcuno.
«È ora…» ripeté la voce, che si era fatta più cupa. Delle immagini mi passarono davanti, come dei flash direttamente nel mio cervello. Ora capivo cosa sarebbe successo di li a poco e non era niente di piacevole, meno piacevole addirittura del sangue…dovevo fermarlo, non so come, ma dovevo fare qualcosa. Sbarrai gli occhi terrorizzata, non poteva essere, non poteva accadere davvero; alzai lo sguardo verso il cielo, ancora blu notte, buio, ed iniziai a correre prima che fosse troppo tardi. Non avevo una meta precisa, ma il mio corpo si muoveva da solo, come un automa, come se solo lui sapesse la direzione, qualunque essa fosse. Passai davanti a Niall mentre chiudeva la chiamata,  mi prese per un braccio, bloccando la mia corsa. Lo guardai con gli occhi ancora sbarrati, spaventata ed irritata dal gesto e lui fu come se avesse capito tutto, anche se fece finta di niente
«Ei, dove corri?»
Mi girai di scatto e mi persi nuovamente nei suoi dannatissimi occhi: ma poteva esistere qualcosa di così perfetto? Ritrassi violentemente il braccio dalla sua presa
«Dove? Oh, credo che tu lo sappia benissimo!» la mia voce era piena di astio e il mio sguardo ero sicura fosse ancora peggio; mi guardò ad un tratto apprensivo, ma poi si fece serio
«Non puoi andare»
«Allora tu sai?!»
Era insicuro, confuso, si vedeva
«Beh, allora sai anche che non posso lasciare che succeda» continuai imperterrita. Lui sospirò, chiudendo gli occhi per poi riaprirli e guardarmi triste
«Non puoi fare niente Nicole. È troppo tardi…»
Scossi la testa e ricominciai a correre, più veloce di prima, perché adesso sapevo dove andare, avevo una meta, ma il problema era: Sarei mai riuscita a fare qualcosa?
All’improvviso sentii come un botto sordo ma violentissimo, che mi costrinse a tapparmi le orecchie e fermarmi; riportai il mio sguardo automaticamente al cielo, che stavolta era dipinto di un rosso acceso. Le fiamme danzavano e si inseguivano come se fosse un gioco e vedendole sgranai gli occhi. Era troppo tardi
«NO!» un urlo stridulo che rimbombò nella mia mente come fosse un eco. Mi abbassai appena in tempo prima che un aereo in fiamme di dimensioni enormi mi travolgesse volandomi sopra la testa come per schiacciarmi.
Ricominciai a correre disperata, ma qualcuno mi fermò da dietro in una morsa, come un abbraccio
«Nicole fermati!»
«Lasciami Niall, ti prego. Devo andare, loro…loro sono ancora vivi» dissi tra i singhiozzi, non riuscendo a frenare le lacrime salate che ricominciavano già a rigarmi il volto
«No, fermati. Non puoi fare niente!» la sua voce era come un sussurro, ma allo stesso tempo autoritaria. Senza pensarci gli diedi una gomitata alla base dello stomaco e non appena mi lasciò anche se per solo un secondo ricominciai a correre, andando dritta verso la piazza centrale, dove ammassi di ferro in fiamme brillavano nel buio notturno. Cominciai ad urlare, cercando di spostare per quanto più potevo quel che rimaneva dell’aereo.
 «MAMMA!»
Il ferro era rovente, le mie mani furono presto completamente piene di ustioni
«PAPA’!»
Nessuna risposta. Dovevano pur essere da qualche parte.
«Nicky fermati!»
Una voce conosciuta…mi fermai di botto, voltandomi di scatto e correndo ad abbracciare Blair che chissà come era lì. Forse l’aveva chiamata Niall…
«Blair, loro sono qui, da qualche parte, devo solo trovarli, loro aspettano che io li aiuti, magari sono incastrati e non riescono a liberarsi o hanno una gamba rotta o…non lo so Blair, ma non posso stare qui con le mani in mano»
«Ei calmati Nicky. È tutto ok, ti aiuto io a cercarli ok?»
Mi scostai di poco per guardarla riconoscente negli occhi per poi annuire. Cercammo dappertutto senza trovare nemmeno una traccia che fossero su quel maledetto aereo. Poco dopo arrivò anche Niall che vedendomi cercò ancora di farmi tornare a casa, ma poi si mise a cercare con noi, sapendo però quanto me che era tutto inutile, finché non arrivarono anche i vigili del fuoco, come se non bastasse, che cercarono come il biondo di convincermi ad abbandonare tutto quello che mi era rimasto per ritrovare i miei genitori, ma non riuscirono a fermarmi, né a calmarmi quando vidi il corpo di mia madre steso a terra sanguinante dietro quello che restava del motore dell’aereo… da lì tutto è sfocato, solo una voce aleggiava nei miei pensieri, una voce conosciuta ma allo stesso tempo sconosciuta, che invocava il mio nome, quella di Niall…e quella di lui.
 
I miei genitori erano morti…ero sola, orfana. Che ne sarebbe stato di me adesso?
Che ne sarebbe stato della mia vita?  Non avevo più nessuno accanto. Ero sola…
 
 
 
 
 
Spazio autrice:
Salve bella Cente!  Sono riuscita a mettere il nono capitolo…in contemporanea con
PuffballOtaGirl che ha pubblicato il nono della sua FF! lol
Bene, il capitolo è questo, non c’è molto da dire credo, solo che un po’ mi dispiace per Nicole, perché beh, i suoi genitori ormai non ci sono più, mentre adesso lei deve convivere con la loro morte e colui-che-gli-parla-nella-testa! Ok, oggi sono poco originale. Volevo avvisare che molto probabilmente non riuscirò a pubblicarvi il prossimo capitolo per almeno qualche settimana, perché:
-I miei stanno iniziando a togliermi il computer e non posso scrivere o andare su internet! : (
-I prof. in questi giorni sono giusto un po’ sadici! Quindi credo si possa ben immaginare!
Detto questo, vi lascio, ma prima che me ne dimentichi vorrei dire a chi mi segue che dopo questa FF ne scriverò un’altra, che è ancora in fase di sviluppo, e che pubblicherò solo finita questa, e poi volevo ringraziare di cuore chi segue e chi recensisce e chi mi sostiene dandomi fiducia a continuare, perché fosse per me la eliminerei questa storia. Cestinata, eliminata, via! Ma comunque non accadrà.
Ringrazio sia
 Puffche chiaranoce_99  che mi recensiscono ogni capitolo.
Grazie ancora di tutto a tutti. E, volendo cambiare un po’ il saluto, dico semplicemente:
A presto. Vostra Nice <3

 

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Capitolo 10
*** Verità ***


 
La radura.
Iniziavo ad odiarlo seriamente quel posto.
Nel sogno la quercia mi aveva offerto un rifugio ai suoi piedi dove poter piangere in pace, dove sentivo tutta la tristezza scivolarmi addosso come una doccia d’acqua fredda, ma come l’acqua tornava a bagnarmi, la tristezza tornava ogni volta a pervadermi fin dentro l’anima, non se ne andava mai via completamente, ne ero sempre cosparsa. Persi la cognizione del tempo lì e quando mi risvegliai mi ritrovai stesa su un letto d’ ospedale. Le pareti erano tipicamente bianche con una finestra grande che però era chiusa proprio alla mia destra.
Perché? Ricordavo poco di quello che era successo, ero ancora molto stordita. Ricordavo due uomini che mi tenevano da dietro mentre io cercavo di allontanarmi dimenandomi come una pazza. Poi buio, poi la radura…mi avevano anestetizzata cazzo. Che bastardi. E doveva essere stato anche un anestetico bello forte dato che mi sentivo ancora addormentata e adesso anche parecchio incazzata. Ma che cazzo ci facevo in un ospedale?
Non riuscivo a pensare lucidamente, ma grazie alla finestra chiusa la luce non poteva darmi fastidio dopo quello che avevo passato. Cercai di alzarmi, ma qualcosa mi tirò per il braccio destro. Abbassai lo sguardo confusa sulla flebo che avevo attaccata al braccio e con le poche forze che avevo la strappai via irritata facendola poi penzolare all’aria.
Mi misi seduta chiudendo delicatamente gli occhi e portando una mano alla testa che mi girava terribilmente dopo l’anestesia. Notai che avevo gli stessi abiti del mio sogno, gli stessi di quando ero con Niall nel cortile…sospirai: erano gli stessi anche dell’incidente. Ora riuscivo a ricordare. Era come con delle tessere di un puzzle che si allineavano facilmente combaciando perfettamente. Ogni cosa tornava al suo posto, l’immagine dell’aereo che esplodeva e prendeva fuoco mi colpirono come una ferita profonda. Non piansi. Non lo avrei fatto, mai. Troppe persone dopo la morte dei genitori hanno solo bisogno di sfogarsi e lasciarsi andare in un pianto disperato, io avevo bisogno solo di una cosa, e non avrei risolto niente frignando come una bambina viziata che se ne sta con le mani in mano. Io lo avrei trovato e glie l’avrei fatta pagare cara, chiunque esso fosse stato, conoscente o no. Gli avrei fatto provare quello che provavo io, tutto il dolore che mi infliggeva ogni fottuto giorno.  Sentii la rabbia montarmi su come mai aveva fatto; mi sarei vendicata. Eccome.
Sentii la porta aprirsi con un cigolio e aprii di scatto gli occhi guardando la persona che era appena entrata con uno sguardo sperduto e pieno d’odio, anche se lui non lo meritava. Non era lui il colpevole
«Ei! Sei sveglia»
Niall entrò e mi venne incontro chiudendosi la porta alle spalle. Mi ristesi sul letto e mi girai dalla parte opposta per non guardarlo.
«Come sta?»
Ma che domanda idiota
«Ho visto i miei genitori morirmi davanti Niall, come dovrei stare?»
Continuavo a non guardarlo, ma lo sentii sospirare. Non ero ancora abbastanza lucida per pensare a cosa dire. Fu lui a rompere il silenzio
«Nicole, so che può sembrare stupido ma…io, vedi mi dispiace»
«Ti dispiace? E di cosa? Non sei stato tu ad uccidere i miei. Smettila di dire stronzate. La colpa è sua, e credimi, la pagherà cara»
La mia voce era piena d’odio, vidi Niall sobbalzare sentendomi. Mi poggiò indice e pollice alla base del mento e mi alzò la testa per potermi guardare in faccia. Brutta mossa per lui. le forze mi stavano a poco a poco tornando; gli strinsi il polso con la mano destra e lo guardai truce allontanandogli la mano. Aveva mollato in fretta la presa, forse gli avevo fatto troppo male? No, non ero in pieno delle mie forze, gli avrei fatto anche peggio altrimenti.
Si massaggiò il polso con l’altra mano ed allora mi accorsi che forse avevo stretto troppo la presa e non era da me.
«Merda, scusami Niall, non…non volevo farti male»
Presi il suo polso tra le mani, ma lo mollai subito alquanto imbarazzata dal contatto.
«Mi hai chiamato Niall e non Horan!»
Sorrise. Come poteva essere felice per una cosa così stupida in un momento del genere? Io non sorrisi. Non ci riuscii. Continuavo a guardarlo fisso negl’occhi color del mare. Aprì la bocca per dire qualcosa ma fu interrotto dal rumore della porta che si apriva
«Nicky stai bene!?»
Blair mi corse incontro abbracciandomi, o meglio stritolandomi. Ricambiai l’abbraccio
«Nicky mi dispiace tanto»
«Eh no, adesso basta» sbottai e mi alzai dal letto allontanandomi verso la finestra.
«Ma la volete finire di dire che vi dispiace? Non lo posso sentire. Punto uno: non è colpa vostra ok? Vi comportate come se lo fosse, finitela cazzo. Punto due: non dovete darvi pena per me, non ne vale la pena» feci una smorfia di disgusto e poi continuai «Punto tre. Ora, chiunque sia, chiunque mi dice ancora che gli dispiace io gli lancio questo sfottuto orribile vaso addosso. Non mi interessa proprio niente ok? Dovete finirla di autocommiserarvi»
Dissi indicando un vaso di vetro su un mobile marrone vicino a me. Ora ero davvero incazzata nera. Non feci in tempo a dire altro che la porta della stanza si spalancò nuovamente facendo entrare un riccio un po’ turbato. Si avvicinò a me come per abbracciarmi
«Nicole, mi disp…»
Non gli feci finire la frase: presi il vaso di vetro in mano e lo scagliai con tutta la mia forza sul ragazzo che si scansò appena in tempo prima che lo colpissi
«Ma che cazzo fai?»
«NON. DIRE. CHE. TI. DISPIACE.»
Mi guardava sconcertato, non se l’aspettava. Era venuto con l’intento di fare le sue condoglianze ed io lo avevo ringraziato lanciandogli addosso un vaso di vetro ora sparso in diverse parti della stanza.
Cazzo ero scalza. Dovevo fare attenzione o meglio ancora cercare di muovermi il meno possibile, o rischiavo di tagliarmi un piede. La porta era ancora aperta, ne entrarono Louis e Zayn
«Nicole…» cominciò il primo, ma venne fermato dalle urla di Harry Niall e Blair
«NOOO!»
«Ma che cazzo è successo qui?» chiese Zayn notando solo in quel momento il vetro infranto a terra. Fu Harry a rispondere
«A quanto pare Nicole si è svegliata dalla parte sbagliata del letto: non vuole le nostre condoglianze»
Mi ero seduta sul davanzale della finestra per non rischiare di pestare qualche pezzo di vetro. Ci mancava solo quello, ma tenevo comunque in mano un bicchiere vuoto per l’acqua.
A quel punto entrò anche Liam. Ma cos’era un convegno? Una processione? Liam parlava più veloce degli altri che non riuscirono a fermarlo in tempo
«Nicole mi dispiace per l’accadut…OHW, MA CHE CAZZO FAI?» urlò quando anche il bicchiere di vetro si infranse al muro.
«Nicole ora calmati però» Niall mi si avvicinò cautamente cercando di calmarmi. Odiavo gli ospedali, c’era sempre e solo odore di medicinali e qualsiasi cosa tu faccia hai sempre l’impressione di avere qualche cosa. Scesi dal davanzale della finestra in punta di piedi e mi diressi verso la porta senza dar conto a nessuno
«Ho bisogno di aria fresca, qui non si respira» annunciai prima di scomparire da quella stanza sotto gli occhi confusi di molti, tranne Blair, lei sapeva come mi sentivo, mi conosceva troppo bene.
 
 
Avevo trovato una panchina al sole nel parco giochi vicino all’ospedale. Mi misi ad osservare i bambini giocare sulle altalene e sugli scivoli, nostalgica. Mi mancavano le giornate in cui mio padre da bambina mi portava sulle spalle come facevano adesso molti padri lì facevano con i loro figli. Non sentivo le lacrime premere per uscire, l’avrei fatto al momento giusto, quando me il mio cuore avrebbe saputo che tutto sarebbe finito. Vedendo quei bambini così felici, nella normalità della loro vita, troppi ricordi riaffiorarono nella mia mente confusa. Il volto di mia madre mentre mi imbocca all’età di un anno, quello felice di papà quando giocava con me a nascondino…ma c’era qualcosa, che non riuscivo a capire, qualcosa di strano in un ricordo. No, troppo strano, era la mia immaginazione che correva troppo. Sospirai. Sembrava tutto così vero. Così maledettamente vero. Sentii una mano toccarmi la spalla e mi girai di scatto spaventata.
«Cazzo Niall, mi hai fatto prendere un colpo!»
Rise divertito
«Non è divertente»
Io ero seria. Smise non appena mi guardò in faccia. Aveva capito
«Nicole so che il momento non è dei migliori, ma è giusto che tu sappia una cosa»
Si sedette vicino a me sulla panchina. Incrociai le braccia al petto e lo guardai severa
«Solo perché non ho un vaso in mano non vuol dire che non ti posso fare del male Niall»
«No, no. Non voglio dirti che mi dispiace, anche se è vero»
Cavolo, mi aveva fregata. Feci una smorfia di disapprovazione facendolo ridere nuovamente; quel ragazzo era così dolce, aveva una risata facile da provocare, era intelligente, carino, e qualcosa in lui mi diceva che potevo fidarmi, qualcosa che  non avvertivo in nessun altro. Era una sensazione particolare, indescrivibile. La stavo provando in quel preciso momento e non sapevo spiegarla.
«Cosa  mi devi dire?»
Dal tono che aveva assunto sembrava importante. Si fece finalmente serio e mi guardò fisso, quasi senza sbatter ciglio
«Nicole ti ricordi quando quel giorno…cioè, quello in cui, si insomma hai pianto, ti abbiamo portata a casa mia?»
Annuii. Era alquanto nervoso. Gli toccai il braccio come per dirgli di andare avanti, che non doveva preoccuparsi. Prese un bel respiro
«Tu mi hai chiesto se già ci conoscessimo prima di conoscerci»
Che gioco di parole! Però sapendo già l’argomento avevo capito cosa intendeva; cioè prima che lo incontrassi a scuola, prima che gli raccontassi metà della mia vita. Ero scappata via senza aspettare una sua risposta affermativa o negativa, perché francamente in quel momento avevo capito che più di tanto non mi importava  se lo conoscevo prima o no, gli volevo bene adesso, in quel momento, non importava il passato. Eppure lui era deciso ora a raccontarmi tutto, la verità. Gli feci cenno di continuare
«Nicole io…cioè tu…non so come spiegarmi, mi ero preparato tutto un discorso in testa e ora…»
«Dimmi quello che riesci a dire e che senti di dirmi»
«Uffa, cavolo Nicole, noi ci conosciamo già da tempo»
Ero confusa. Come era possibile?
«No aspetta cosa? Che…cosa significa?»
«Significa esattamente quello che ti ho detto: noi ci conosciamo dall’età di due anni»
«No, tu…non è possibile. Io…non ho nessun ricordo di te»
«Lo so, l’ho sempre saputo, è normale che tu non mi ricordi»
«Non capisco, spiegati»
Sbuffò scocciato. Era un argomento difficile e lui non sapeva come spiegarlo. Il parco era ormai quasi del tutto deserto, i bambini erano tornati dai propri genitori non appena un vento gelido aveva iniziato a soffiare, tutto mentre noi continuavamo a parlare dei fatti nostri così come se niente fosse
«A due anni, noi…la spiaggia, te la ricordi? Quella in cui ti ho trovata quella sera, e ti ho detto che facevo una passeggiata e ti ho vista lì sulla sabbia. Io…stavo tornando lì, come hai fatto anche tu, per i ricordi. Noi ci siamo conosciuti lì Nicky»
ero confusa, anche se alcune cose iniziavano ad avere senso, o almeno in parte. Quella sensazione ogni volta che ero vicina a Niall, quel ricordo strano, nostalgico…
«Stavi con i tuoi lì, prima che venissero presi troppo dal lavoro. Ricordo che tuo padre ti prese in spalla e tu ridevi divertita, felice. Poi ti poggiò sulla sabbia mentre il sole tramontava, e ti disse qualcosa»
Avevo gli occhi sbarrati dallo stupore. Sentivo le lacrime che premevano per uscire, ma non per la morte dei miei, ma per il ricordo che pian piano si faceva spazio tra i miei pensieri, tornando finalmente a galla. Un bambino dai capelli biondi e spettinati ci veniva incontro mentre papà mi parlava. Lo conoscevo già. Era lì, con noi. Era stata l’ultima volta in cui i miei genitori ed io eravamo una famiglia, e lui era presente
«Cosa…che cosa mi disse? Lo ricordi? Hai sentito cosa mi ha detto Niall?»
Scosse la testa abbassando la testa dispiaciuto
«Perché non ricordo nulla di tutto ciò?»
Tornò a guardarmi negl’occhi
«Perché lui ha voluto così»
Scossi la testa. Lui. era stato lui. sempre e solo lui
«In che momento della mia vita mi ha fatto dimenticare?»
«Più o meno quando me ne sono andato»
Se n’era andato. Perché? Mi aveva lasciata sola, proprio nel momento n cui tutto era cambiato
«E quando te ne sei andato?»
Si fece cupo
«Non sei l’unica a cui hanno fatto il lavaggio del cervello»
«Vuoi dirmi che non ti ricordi nulla?»
Scosse la testa
«Mi dispiace ma non so dirti di più»
«Mi hai detto già tanto Niall, ma sai che…non ricordo ancora nulla di tutto quello che mi hai detto vero?»
Fece spallucce, un po’ triste. Il parco era completamente deserto e delle nuvole sopra di noi minacciavano pioggia. Alzai lo sguardo su di esse come se potessi vederci chissà cosa al loro interno
«E’ solo questione di tempo…ricorderai»
Lo guardai dritto negl’occhi
«E se non ricordassi mai?»
«Non accadrà»
«Come fai ad esserne così sicuro?»
«Perché ti conosco, e sei forte, più di quanto ricordassi. Se vuoi una cosa, riesci ad ottenerla, in un modo o in un altro»
«No non è vero»
Sentivo la rabbia crescere ad ogni parola che sentivo o che dicevo. Mi aveva conosciuta in passato, ora avevo la certezza che io conoscevo lui, ma non sapeva niente di me, assolutamente niente di tutta la mia vita
«Perché dici cos? Io ti conosco e so che…»
«NO TU NON MI CONOSCI AFFATTO NON SAI NIENTE DI ME, IO HO CERCATO DI DIMENTICARE MA NON CI SONO RIUSCITA, TU NON SAI»
Mi ero alzata dalla panchina ed avevo alzato la voce infastidita dalla sua determinazione e cocciutaggine. Si alzò anche lui venendomi vicino e mi mise le mani sulle spalle, guardandomi intensamente confuso
«Nicole, cosa intendi? Cosa hai cercato di dimentica?»
La sua voce era persuasiva ed autoritaria, era preoccupato e attonito all’udire la mia frase. Scossi la testa e abbassai lo sguardo per non doverlo guardare; lui non avrebbe dovuto sapere. Nessuno avrebbe dovuto sapere. Era un fardello che mi portavo dentro da troppo tempo però, ed era da molto che iniziavo a sentirne il peso
«Nicole?»
Lo guardai prima di parlare. Aveva il diritto di sapere o no? Non si poneva il problema, la mia voce uscì fuori da sola
«Io…avevo ed ho un fratello Niall»
La sua faccia era più confusa di prima. Sentivo che il passato stava per riaffiorare. Non avrei dovuto parlare, questo avrebbe complicato ancor di più le cose. Ma ormai era troppo tardi.
 
 
 
 
Spazio autrice:
Zalve Pella Cente! Ecco a voi il decimo capitolonzo. Che ve ne pare? so che è un pò piccolo il capitolo, scusate. Ieri sono riuscita a scrivere un po’ e l’ho finito, oggi ho aggiunto lo spazio autrice. Ripeto che i tempi di pubblicazione dei capitoli possono variare, dati i problemi scolastici e non. Nel prossimo capitolo Nicole racconterà il resto della sua vita a Niall, ci saranno molti ricordi che le tempesteranno la testa. Qui abbiamo capito che Niall e Nicole si erano già conosciuti in precedenza, all’età di due anni l’una e…credo quasi tre/quattro l’altro! La loro vita non è affatto normale se c’è uno che è riuscito a fare il lavaggio del cervello ad entrambi, ma come ha fatto? E Niall come fa a ricordare più di Nicole? MISTERO!
Vi lascio con queste ed altre domande nella testa che forse vi verranno.
Spero vi sia piaciuto, ora vado a studiare, purtroppo. Fatemi sapere
Vostra Nice <3

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Capitolo 11
*** Ricordi ***


 
Un tuffo nel passato. Il mio mondo è incentrato sul passato, un passato che non ho mai conosciuto, o almeno ho provato a dimenticare. Il passato non muore mai. Resta sempre vivo dentro te, e prima o poi arriva sempre il momento in cui riaffiora e tu non puoi fare niente per fermarlo. Era arrivato il momento per me di affrontare il mio. Lo avevo portato alla spiaggia, quella n cui era iniziato tutto, quella in cui avevo incontrato Niall, quella in cui i miei genitori ed io fummo per un ultima volta una famiglia, quella in cui tutto finì, e quella in cui tutto sarebbe venuto a galla.
Io e Niall eravamo seduti sulla spiaggia, io guardavo l’orizzonte davanti a me, lui guardava nella mia direzione. Il cielo era ricoperto di nuvole grigie, sopra il mare, e davanti il sole. Alcune lo coprivano quasi interamente. La luce del sole veniva intercettata da esse, che ne assumevano un colorito più scuro.
Niall si spazientì
«Nicole? Vuoi parlare o no? Siamo venuti qui per un motivo giusto? Parla, non farmi stare qui a guardarti come un idiota»
Lo fissai truce
«Lo sei se non riesci a capire che per me è difficile parlarne, ed ho bisogno di tempo»
Tornai a guardare davanti a me. Lo sentii sospirare di fianco a me comprensivo, ed allora anche lui si decise a lasciar perdere, e si mise a guardare il mare come me.
«Ero qui, ricordo che tu non c’eri. Era se non sbaglio il giorno dopo in cui partisti»
Si girò di scatto verso di me e mi fece voltare
«Allora tu ricordi?»
Scossi la testa
«In parte, non tutto, e nemmeno tanto. Sono piccoli frammenti che…è dal giorno che ti ho rivisto che tornano in mente poco a poco»confessai
Mi guardò confuso
«Che ci facciamo qui?»
Sospirai io stavolta
«E’ un po’ complicato, anche perché non ricordo molto ma…»
«Ma…?» mi incitò lui a parlare
«Ricordo che i miei mi avevano portata qui per darmi una “bellissima sorpresa”» dissi con disgusto facendo le virgolette al vento e continuai «Mi volevano dire che dal giorno dopo avrebbero fatto un nuovo entusiasmante lavoro» ripetei le stesse parole che mi dissero quel giorno tornando indietro con la mente «All’inizio non capii subito di che lavoro parlassero, ero piccola…quattro anni insomma. Ma questo non importa adesso. Mi dissero che avevano adottato un bambino di poco più grande di me, per tenermi compagnia»
Annuì per far sembrare che capisse, ma non me la dava a bere
«Sapevano già che non ci sarebbero stati per me Niall, e dopo la mia nascita i medici avevano detto a mamma che non avrebbe più potuto avere figli per un tumore all’utero. Per toglierlo era questa la conseguenza. Dopo che avevano accettato il lavoro capirono che sarei stata sola e che non avrebbero avuto tempo per me, allora adottarono Cole?»
«Aspetta frena…Cole?»
Annuii. Il mio sguardo si incupì e mi rattristai subito
«Era il mio nuovo  fratellone! Mi avevano portata in spiaggia per farmelo conoscere»
«E cosa è successo?»
«Vidi un uomo vestito in nero venirci in contro con un ragazzo che lo seguiva e diciamo che non sembrava “di poco” più grande di me. Aveva come minimo nove - dieci anni»
La mia voce si fece roca, sentii la gola secca a parlarne. Niall notò la mia agitazione e mi si fece più vicino, circondandomi le spalle con un braccio
«Nicole?»
Lo guardai negl’occhi, immergendomi per pochi secondi in essi. Non doveva pensare fossi una debole, mai. Non lo ero
«Niall ce la faccio. Ho bisogno di dirlo a qualcuno e tu devi sapere»
Annuì poco convinto lasciandomi spazio per continuare
«Ricordo che lui mi sorrise, ma avendo quattro anni non capii le intenzioni che mi trasmetteva il suo sguardo, e sorrisi a mia volta. Quell’uomo veniva dritto dai servizi sociali, avevano preso un ragazzo un po’ disturbato dalla strada e i miei avevano avuto compassione, quindi lo adottarono. Quando l’uomo se ne andò rimasimo solo noi e quindi non avendo niente da fare qui…andammo a casa»
Niall sembrava alquanto attento al mio racconto, che presto avrebbe avuto una svolta imprevista…mi chiesi come l’avrebbe presa. C’era un solo modo per scoprirlo: ed era andare avanti
 
#Flashback
 
I miei iniziarono a fare il loro nuovo ed odierno lavoro. Io e Cole rimanevamo spesso soli a casa ed io cercai di conoscerlo meglio. Il primo giorno iniziammo a chiacchierare come se nulla fosse, per conoscere il più possibile l’uno dell’altra. Cole mi faceva domande strane, non ricordo di preciso quali, ma…non erano di buone intenzioni.
Il secondo giorno iniziammo a giocare insieme a giochi da tavolo e non. Andò avanti così per quattro giorni, prima che mi disse:”Vuoi fare un gioco divertente?”
Annuii poco convinta, e lui…mi prese per mano e mi portò in uno sgabuzzino della vecchia casa chiudendolo a chiave dietro di noi. Ero confusa e spaventata perché era buio ed io non vedendo niente cercai l’interruttore, ma la sua mano mi fermo e si infilò nella mia camicia da notte. iniziai a dimenarmi
Cole che stai facendo?”
Mi baciò con violenza ed io cercai di allontanarlo con tutte le mie forze spingendolo via con le mani sul suo petto, ma  non si staccò. Continuò a far vagare le sue mani per tutto il mio corpo; non so quando iniziai ad urlare disperata continuando a dimenarmi come una matta, ma i miei erano al lavoro e nel vicinato nessuno avrebbe sentito se eravamo chiusi in quello sgabuzzino. Lo schiaffeggiai più volte cercando di farlo smettere, ma lui continuava a baciarmi e toccarmi. Ad un certo punto stanco iniziò ad usare le mani anche lui e quindi picchiandomi. Quella notte non dormii, avevo in testa le immagini di quello che era successo, sentivo ancora il tocco delle sue mani sul mio corpo. Nel cuore della notte i miei tornarono, ma non si accorsero di nulla. Cole mi aveva fatto promettere di non dire nulla a  nessuno, mai, o me l’avrebbe fatta pagare. Ero spaventata. Avevo paura di dirlo a mamma e papà. Andò così per giorni…settimane…mesi…anni. Io mi opponevo e puntualmente lui mi picchiava e continuava sempre più forte
#
 
«Nicole è tutto ok»
Niall mi abbracciò forte per consolarmi. Avevo preso a tremare ricordando l’accaduto. Ero ormai in un mondo a parte, non lo sentivo più. Guardavo fisso davanti a me col cuore in gola. Se Cole avesse saputo che lo avevo raccontato a qualcuno…rabbrividii. Niall sembrò leggermi nel pensiero e mi prese il volto tra le mani asciugandomi le lacrime che non mi ero accorta stessero uscendo
«Nicole è tutto passato. Adesso ci sono io»
Scossi la testa guardandolo a mia volta dopo mezz’ora che stavamo lì
«Non puoi proteggermi»
«Certo che posso. Perché dici il contrario?»
«Perché non puoi proteggermi da un fantasma Niall»
Mi guardò confuso. Non riuscivo a continuare, ma lo feci. Ingoiai la bile che avevo in gola e parlai
«Dopo dieci anni che vivevamo sotto lo stesso tetto, io…decisi di farla finita. Avevo quattordici anni e gli dissi che l’avrei denunciato se non l’avrebbe fatta finita»
«Dieci anni? Dieci? Nicole, io…mi dispiace»
Scossi la testa e lo fissai negl’occhi
«Perché dici così? Non è colpa tua»
«Invece si, se fossi rimasto non avrebbero adottato Cole e non sarebbe successo quel che è successo»
«Non puoi esserne certo. Forse l’avrebbero adottato lo stesso»
«Ma avrei potuto proteggerti in qualche modo»
Scossi la testa alzandomi e allontanandomi da lui
«Non è così»
Si alzò anche lui. Il sole stava tramontando illuminandoci di una luce calda e rossiccia
«Nicole avevi quattro anni e sei stata violentata per dieci anni!» stava alzando la voce, ricominciai a piangere
«PERCHE’ URLI?»
Mi si avvicinò e mi abbracciò forte, dispiaciuto.
«Scusa non volevo»
Mi scostai da lui
«Niall, non puoi proteggermi da lui perché…lui è»
«Cosa?»
«Quando gli dissi che l’avrei denunciato se non l’avesse fatta finita, mi prese alla lettera. Venne qui la sera, al tramonto e fece un video. Lo guardai dal vivo mentre mi diceva con voce aspra che se non lo volevo…non sarebbe valsa la pena continuare a vivere. Tirò fuori una pistola dai pantaloni e me la mostrò bene davanti all’obbiettivo. La indicò con lo sguardo prima di portarsela alla bocca e premere il grilletto. Vidi solo sangue e sangue solo. Pezzi di carne sparsi ovunque. Chiusi la videochiamata spaventata. Ma non servì: quel pazzo aveva fatto in modo che il video mi arrivasse già salvato su telefono, computer, siti internet visibili solo a me, e chi più ne ha più ne metta. Non puoi salvarmi da un fantasma. Non puoi salvarmi da lui, perché lui è morto Niall. Quel video mi ha tormentato per un anno»
«Mio Dio Nicole, non avevo idea»
Scossi la testa; dicendo così per me si dava la colpa di tutto. E none era così, affatto. Mi abbracciò per l’ennesima volta dispiaciuto, attonito, confuso e spaventato da quello che gli avevo detto
«Niall l’altro giorno mi hai chiesto da quanto sognavo la radura. La sogno da quando l’ho visto morire. Sono tre anni che non ho pace. Che sento la sua presenza lì dentro. È lui nella radura con me Niall. È lui che continua a tormentarmi ed è sempre lui che mi parla in testa e che mi fa del male, che l’altra volta mi ha fatto piangere sangue, che mi ferisce, nel vero senso della parola»
Gli mostrai la cicatrice sullo stomaco e direi che la sua espressione era indecifrabile. Sapevo che era tutto insieme e troppo complicato. Era scioccato. Alzai la manica della maglia blu mostrandogli lividi comparsi sempre dopo un sogno coprendoli vedendo la sua espressione arrabbiata e attonita
«Non succede solo a me. Anche Blair si è ritrovata con qualche graffio, fortunatamente superficiale, dopo un mio sogno. Continua a ripetermi che è solo un avvertimento da quando ti ho rincontrato e da quando ho conosciuto anche gli altri»
Non gli dissi che da allora mi faceva più male, non volevo farlo preoccupare o traumatizzarlo di pi di quanto già non fosse. Sospirai. Troppe informazione tutte insieme e troppo dolorose, per me come per lui
«Nicole continuo a pensare che se fossi rimasto…avrei potuto fare qualcosa per evitare tutto questo ed ora i tuoi genitori sarebbero vivi e tu…vivresti in pace»
«Non puoi esserne sicuro, ci sarebbero lo stesso state delle conseguenze»
Sembrò capire cosa intendevo ed annuì convinto
«Allora devo dirti anche io qualcosa. Non sarà come quello che mi hai detto tu, ma hai il diritto di sapere»
Mi risedetti sulla spiaggia morbida e lui con me. Ora era il suo turno di aprirsi con me. Lo fissai interessata a quello che mi doveva dire. Si girò verso di me guardandomi fissa negl’occhi
«Anche io ho solo pochi frammenti del mio passato, ma sono riuscito a ricordare qualcosa in più»
«Cioè?»
«So per certo che me ne sono andato, ma non ricordo il perché, ad esempio. Ricordo la tua faccia affranta, piangevi, mi guardavi andarmene su di un treno. Dopo cinque giorni dalla mia partenza ho iniziato anche io a fare strani sogni Nicole»
Mi irrigidii e guardai dritto davanti a me il mare calmo con qualche increspatura dovuta a piccole onde. Sembrava non capire di che stessimo parlando, ci vedeva lì seduti e godeva della nostra compagnia, semplicemente. Le nuvole erano ancora inchiostrate di arancio, il sole era sul punto di sparire dietro l’orizzonte. Niall mi vide e intuendo i miei pensieri continuò
«Sogno una radura bellissima, con fiori cobalto, lilla e blu. L’erba è ricoperta di rugiada, ed al centro si erge una bellissima quercia che mi offre rifugio ogni qual volta ne ho bisogno»
Mi pareva tanto di dejavu quella situazione, quelle parole. Lui continuava a fissarmi, io continuavo dal mio canto a fissare il mare che si stagliava calmo davanti a noi.
«E’ la mia stessa radura vero?» chiesi solo con tono monocorde e lo sguardo perso. Lui annuì. Feci qualche calcolo mentale e lo guardai di sottecchi
«Coincide con la morte di Cole, sai?»
Annuì convinto
«E’ soprattutto questo il motivo per cui te l’ho detto. A cosa pensi?» chiese vedendomi sovrappensiero. Scossi la testa
«A come può aver fatto, insomma: io l’ho visto morire davanti i miei occhi, ho visto delle mani che toglievano il suo cadavere, o quello che ne rimaneva, dalla spiaggia e…io sono più che sicura fosse lui, ma sono altrettanto sicura che sia sempre lui a parlarmi. È strano lo so, contorto come pensiero, ma…non so che altro pensare se non che non lo voglio più nella mia vita» confessai tutto d’un fiato. Sospirò di fianco a me. Non aveva parole da dire, lo sapevo. Lo fissai
«Niall, non lo avrei mai ammesso a nessuno, non lo sa nemmeno Blair questo. Ma ho paura. Le faccio credere che sia tutto apposto, ma non è così. Lei non sa di Cole, e non voglio che lo sappia francamente»
«Perché? È la tua migliore amica, pensavo vi diceste tutto»
Feci un mezzo sorriso forzato
«Si, quasi tutto, a quanto pare…non voglio che lo sappia perché ho paura di metterla in pericolo. Se è riuscito ad arrivare a te, a farti sognare quello che fa vedere a me…lui mi ferisce certo, ma non solo a me. Anche Blair si è ritrovata lividi e graffi Niall, non oso pensare a cosa potrebbe fargli se…»
Scosse la testa prendendo la mia tra le sue mani calde
«Non le accadrà niente» sentii il suo respiro su di me, e gli occhi mi divennero lucidi al pensiero che quel viscido gli metta le mani addosso, forse come ha fatto con me o peggio
«I ragazzi sanno sa? Sanno quello che succede, perché gli racconto tutto proprio come tu fai con lei, ma so che saranno al sicuro finché starò loro vicino»
Scossi la testa ancora tra le sue mani
«Non è la stessa cosa. Loro non sono delle ragazze» risi tra me al pensiero di loro ragazze! «Loro sono ragazzi, e sanno difendersi»
«Che centra? Anche tu sei una ragazza, ma sai difenderti alquanto bene!» scherzò massaggiandosi lo stomaco dove il giorno dell’incidente gli avevo dato una gomitata abbastanza forte, poi mi fece ricordare del vaso e del bicchiere infranti in ospedale
«Io ho imparato perché Lui mi trattava male ogni giorno…per dieci anni. Lei non dovrà mai subire quello che ho subito io»
Lasciò il mio volto dalla presa dolce delle sue mani ma continuò a tenere lo sguardo fisso su di me
«Quando me ne andai mi diressi a New York e fu li che incontrai loro. Mi stettero sempre vicino in modi incredibili, Louis con la sua dolcezza, Zayn con la sua caparbietà, Liam con il suo fare paterno, Harry anche se non ci crederai mi ha aiutato in modi che nemmeno immagini. Lì noi…lo abbiamo sentito tutti»
«Cosa?»
Annuì
«Ci parlò a tutti come se niente fosse. Mi disse che tu eri ancora qui, ma non ricordavi niente, naturalmente gli chiesi perché ma non mi volle rispondere. Ero convinto che i ragazzi prima si allora mi credessero pazzo e che mi volessero portare al manicomio! Dopo allora non dubitai più nemmeno un secondo di loro, non che lo avessi mai fatto certo!»
«Quindi…Zayn, Louis, Liam ed Harry…loro sanno tutto? Cioè sanno quello che sai tu e quello che so io? Voglio dire, le cose che so io, più o meno le ho dette anche a loro ma…»
Lo interruppi, interrompendomi a mia volta da una frase di Niall
«Non dirò loro niente di Cole, stanne certa, ma in qualche modo devono sapere chi ci sta tormentando»
Annuii convinta, anche se sarebbe stato difficile trovare un modo per dire loro di Cole senza accennare a quello che mi aveva fatto o che fine avesse fatto lui. una cosa era certa, dovevo assolutamente trovare il modo di scoprire come cavolo avesse fatto a fare tutto ciò
«Che c’è?» chiesi vedendo che mi guardava intensamente senza nemmeno sbatter ciglio. Sorrise divertito dalla mia espressione poi tornò serio
«Hai degl’occhi bellissimi»
«Sai che me l’hai già detto vero?»
Annuì divertito mentre io sospiravo. Avrei voluto dirgli ciò che pensavo, ed in parte lo feci
«Hai degl’occhi bellissimi anche tu Niall»
Sembrò sorpreso dalla frase che mi uscì dalla bocca, e stavolta fui io a ridere della sua espressione
“Ti avevo avvertita”
«Nicole?»
Avevo portato involontariamente le mani a premere sulla testa dolorante e avevo stretto gli occhi in una morsa. Quando li riaprii vidi Niall spaventato guardarmi con una mano sulla mia spalla come per trattenermi seduta ferma sul posto
«Hai sentito anche tu?» gli chiesi preoccupata prima che delle immagini di quello che era accaduto mi passavano davanti come un flash
 
POV NIALL
«Che c’è?» chiese vedendo che la guardava intensamente senza nemmeno sbatter ciglio. Sorrisi divertito dalla sua espressione poi tornai serio
«Hai degl’occhi bellissimi» le dissi di cuore
«Sai che me l’hai già detto vero?»
Annuii divertito mentre lei sospiravo. Avrei voluto dirgli ciò che pensavo, ed in parte lo avevo fatto. Mi guardò intensamente con una luce particolare negl’occhi, come di dolcezza
«Hai degl’occhi bellissimi anche tu Niall»
Ero sorpreso dalla frase che le uscì dalla bocca, e stavolta fui lei a ridere della mia espressione
«Nicole?»
Aveva portato involontariamente le mani a premere sulla testa dolorante e aveva stretto gli occhi in una morsa. Quando li riaprì vide me spaventato guardarla preoccupato più che mai con una mano sulla sua spalla come per trattenerla seduta ferma sul posto
«Hai sentito anche tu?» mi chiese preoccupata prima che delle immagini di quello che era accaduto le passassero davanti come un flash.
Vidi il terrore nei suoi occhi. Dopo quello che mi aveva detto ormai niente più poteva stupirmi della sua vita, ma quello che vidi nei suoi occhi era tutt’altro. Vidi come delle immagini passare veloci nelle sue iridi blu, vidi quello che Lui le stava facendo vedere, vidi quello che aveva fatto. E delle lacrime silenziose scendere e rigare le guance di Nicole. Non avevo capito molto di quello che era successo, di quello che aveva visto, ma la mia preoccupazione aumentò vedendola piangere. Le tirai dietro l’orecchio una ciocca di capelli rossi
«Nicole cosa hai visto?»
Mi fissò e aprì la bocca per parlare, ma venne interrotta dalle grida di Louis
«NICOLE. NICOLE IO…»
«Louis cosa è successo?»
Nicole tornò a fissarmi e parlò con foce strozzata
«Ha preso Blair»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio Autrice:
Eccomi con il nuovo capitolonzo, che ne dite? Ho paura sia troppo corto, ma non sono riuscita a concentrarmi a pieno nello scriverlo. Ormai riesco a stare al computer solo la sera prima che i miei mi tolgano il computer e sul telefono di giorno, ma non riesco a scrivere sul telefono, anche perché non ricordo mai dove sono arrivata a scrivere! lol Allora, andiamo a noi: Nicole e Niall hanno detto l’uno a l’atra le proprie vite in completo. Nicole come avevo già anticipato come trama su EFP ha un passato un po’ oscuro, e Niall ne fa parte per la maggio parte. A quanto pare centra Cole per loro, il fratello bastardo di Nicole. Ma se è così come ha fatto a “resuscitare” o a parlare a loro nel sonno? E perché ha preso Blair? Cosa le farà? Bene, tanti interrogativi, nessuna risposta (per voi, si lo so, sono cattiva! MUAHAHAHAH)
Ora vado, sono di fretta.
Vostra Nice <3 

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Capitolo 12
*** Cambiamenti ***


«Ha preso Blair»
Ero paralizzato. Il volto di Nicole era straziato dal dolore; le avevo promesso che non sarebbe successo nulla a Blair, invece…
Mi sentivo uno straccio, uno schifo e nel vedere Nicole in quelle condizioni mi sentii ancora peggio.
Mi avvicinai a lei come per volerla abbracciare, ma lei fece un passo indietro e si rivolse a Louis
«Tu come lo sai?»
Lui la guardò con uno sguardo indecifrabile in volto poi infilò una mano in tasca tirandone fuori un foglio che doveva essere stato piegato e ripiegato più volte
«Abbiamo trovato questo fuori la tua porta con un fiore di ciliegio vicino»
Vidi Nicole irrigidirsi leggermente ma tendere poi la mano verso Louis
«Posso?»
Lui annuì
«Tutto tuo»
Gli porse il biglietto; scrutai attentamente ogni mossa di Nicole: prese il biglietto in mano e lo lesse e rilesse più volte come molto probabilmente avevano già fatto i ragazzi poi lo accartocciò e si diresse verso un cestino sulla spiaggia buttandocelo dentro con foga che mai le avevo visto prima poi senza nemmeno guardarci, come se si fosse dimenticata della nostra presenza, si diresse in strada
«Nicole?»
Si girò di scatto verso di me, con degl’occhi pieni d’odio, non più blu come glie li avevo visto per quasi un mese, ma di un intenso color ghiaccio che avrebbe spaccato le pietre. Non disse nulla. Si rigirò e ricominciò a camminare spedita verso chissà quale meta
Feci per andarle incontro ma la mano di Louis sulla mia spalla mi fermò; lo fulminai con lo sguardo e lui si affrettò a spiegare
«Niall deve essere già abbastanza dura per lei senza che ti ci metti di mezzo tu, poi non devi preoccuparti amico: ho chiesto ad Harry di seguirla dopo aver trovato il biglietto, secondo te come sono venuto fin qua? Di certo non mi sono fatto 10 Km a piedi!» cercò di sdrammatizzare, ma il mio buon umore in quei giorni era andato a farsi fottere completamente
«Louis cosa c’era scritto nel biglietto?» mi rivolsi serio a Lou che mi guardò sconsolato
«Non importa ciò che c’era scritto nel biglietto Niall, non era importante quanto questa»
Rispose porgendomi una foto cauto
All’inizio non mi ero accorto di chi ci fosse nella foto, ma poi la misi a fuoco: era Blair, imbavagliata e legata a mani e piedi, accasciata a terra senza dar segno di vita, ma con gli occhi aperti e spalancati dal terrore; era completamente ricoperta di escoriazioni, graffi superficiali e non, più lividi in ogni parte del corpo visibile, e non osai immaginare nel resto del corpo. Sembrava chiedere aiuto con lo sguardo, implorando pietà al suo aggressore. Dietro di lei un muro grigio con parecchie incisioni illeggibili. Dietro la foto nessuna scritta, niente, vuoto totale. La continuai a fissare per del tempo indeterminato prima che una voce sicura e determinata mi riscuotesse dai miei pensieri
«Non dovrà mai sapere che l’abbiamo noi Niall, benché meno che l’abbiamo ricevuta. Ha già avuto troppi duri colpi»
Louis aveva ragione: se Nicole avesse saputo e visto quella foto avrebbe dato di matto e nessuno sarebbe più riuscito a calmarla, e non seppi quanto grave o positiva fosse la cosa.
 
POV NICOLE
 
Ero infuriata, terrorizzata, spaventata, imbestialita, e ora c’era solo una cosa che desideravo più di me stessa: la vendetta, dolce e semplice vendetta. Non avevo una meta precisa perché non sapevo dove si trovava quel figlio di puttana, ma era come se i miei piedi camminassero da soli, autonomamente. Mi accorsi presto di stare camminando verso il cimitero comunale che per di più quel giorno era deserto (ovvio era giorno lavorativo!). era sempre aperto ma quel giorno stranamente chiuso, ma non mi diedi per vinta: scavalcai il cancello in ferro nero che mi separava dal mio obbiettivo rischiando più volte di scivolare grazie all’acqua che si era poggiata su di esso. Mi guardai intorno, mi sembrava di essere una profanatrice di tombe o qualcosa del genere, ero fuori posto lì, iniziai presto a sentire un moto di disagio pervadermi da capo a piedi. Era quasi buio, ma il cimitero non mi incuteva né terrore né paura né altro. Anzi era confortante in un certo senso. Tranquillo. Solo io ed un mucchio di ossa di sconosciuti disseminate qua e là, in quasi completa solitudine. Avevo una strana sensazione come di essere seguita. Mi ero guardata indietro più volte, ma niente. Nessuno. Sola. Velocizzai il passo, non mancava ormai molto. A pensarci sentii la rabbia rendermi cieca e senza accorgermene strinsi le mani in un pugno, tanto forte che le nocche divennero bianche. Non mi ero accorta nemmeno di stare correndo, ma così arrivai in fretta a destinazione. Eccola, la sua tomba. Un pilastro di marmo levigato accuratamente in cui il suo nome spiccava inciso su di essa, con data di nascita e di morte. O così credevano tutti. Sotto una dedica, non mia, né dei miei. Di chi? Nessun altro a parte noi aveva rapporti con Cole, ne ero sicura. Una rabbia mi aveva ormai già resa cieca, e davanti a me non vedevo altro che il suo volto bastardo. Non ero più padrona del mio corpo, i miei sentimenti prevalsero su tutto ed il mio corpo agì da solo per permettermi di sfogarmi, anche se non sarebbe valsa la pena e quella non era la mia vendetta vera.
 
 
POV HARRY
 
Avevo seguito Nicole per evitare che facesse sciocchezze ma quando avevo visto che era andata al cimitero ho pensato subito il peggio. Aveva scavalcato con agilità il cancello per entrare ed io ero uscito velocemente dalla macchina cercando di non farmi vedere e l’avevo imitata, forse non poi così tanto agilmente come lei. La vidi accelerare il passo dopo poco che era entrata ed ero stato costretto a velocizzare anche il mio per starle dietro. Sembrava incazzata nera, forse all’inizio mi era parsa a disagio, ma mi ero subito ricreduto quando la vidi stringere le mani in due pugni saldamente davanti ad una tomba ed iniziare a calciarla con tutta la forza che aveva in corpo più arrabbiata che mai. Continuando di quel passo si sarebbe rotta un piede o slogata la caviglia se non peggio, quindi andai verso di lei prendendola per le braccia ed allontanandola dall’obbiettivo di tanto odio mentre lei cercava dimenandosi di sfuggire alla mia presa, non aveva ancora capito però chi c’era dietro di lei, ed in quel momento non le importava davvero, pensai addirittura che non avesse nemmeno sentito le mie mani stringerle le braccia e trascinarla via il più lontano mi fosse possibile.
La strattonai per cercare di calmarla
«Nicole cazzo fermati»
Aveva una forza inaudita che mai avevo riscontrato in una ragazza, cosa che mi sorprese. Trasalì sentendo la mia voce dietro il suo orecchio ma continuò a dimenarsi come una pazza
«LASCIAMI HARRY, NON TI IMMISCHIARE. MOLLAMI»
Urlò come disperata, ma disperata non era, era solo accecata dalla rabbia e dall’odio, e come darle torto? I suoi genitori erano morti in un “incidente” aereo, di cui i poliziotti non si sono preoccupati nemmeno minimamente di indagare, e non so se fosse un bene o un male; la sua migliore amica era stata rapita da un pazzo maniaco assassino che la tormentava da dieci anni; anche io avrei fatto di tutto per rivolere i miei con me, e salvare un mio amico. Se fosse capitata la stessa sorte a Zayn, o Louis, Niall…Liam. Che avrei fatto? Quel pensiero mi fece allentare momentaneamente la presa, ma poi la strinsi ancora più forte
«Nicole non risolvi niente così, fermati» il mio tono era fermo, ma non pacato, direi più…scocciato? Forse, in parte. Non saprei definirlo bene. La rossa sembrò non sentirmi ma continuava a calciare al vento verso la tomba, non mi ero nemmeno preoccupato di vedere di chi fosse. Lo sguardo mi cadde sul nome inciso su di essa. Il cognome era lo stesso di Nicole
«Chi è Cole Green?»
«UN LURIDO BASTARDO FIGLIO DI PUTTANA. UN COGLIONE CHE MERITA SOLO DI MORIRE» dalla sua voce usciva solo odio puro. Urlava così forte che mi stordì più volte con le sue dure parole, ma ancora non riuscivo a capire. C’era una frase incisa in basso, ma non riuscii a leggerla perché Nicole si muoveva troppo. Sbuffai scocciato ed irritato
«Nicole cazzo fermati. Non ti rendi conto che non serve a niente? non riporterai in vita i tuoi genitori, né toglierai Blair dall’inferno che sicuramente sta vivendo. Lei ha bisogno di te, della sua migliore amica, non di una pazza che cerca di uccidere un morto»
Sembrò momentaneamente calmarsi capendo ciò che volevo dire. Forse di più. A volte non sapevo nemmeno da dove mi uscissero certe frasi. Si era calmata, ed ora aveva uno sguardo calmo in volto, ancora pieno di odio, ma non accecato come prima da quel sentimento, sembrava quasi stesse cercando di domarlo. Aveva lo sguardo basso, quasi colpevole. Pensai stesse pensando a Blair dall’espressione affranta che assunse poco dopo
«Ti sei calmata?» chiesi per sicurezza prima di lasciarla andare. Lei annuì ed io fidandomi allentai la presa ferrea sulle sue braccia prima di lasciarle completamente libere. Si girò verso di me con uno sguardo indecifrabile in volto.
«Perché sei qui?»
Non aveva urlato: buon segno, credo! Sorrisi sfidandola con lo sguardo
«Potrei farti la stessa domanda»
«Avevo bisogno di sfogarmi un po’»
«Colpendo una lapide?» chiesi accigliato. Lei annuì accennando ad un mezzo sorriso tenendo basso lo sguardo
«Più o meno»
«E ti senti meglio ora che hai preso a calci la tomba di un morto?»  scherzai
«A dire il vero no. Perché lui non è morto. Ho solo preso a calci una stupida pietra insignificante che mi ha solo arrecato dolore e gioia per anni»
«E’ un controsenso» le feci notare
«Forse, ma è la verità»
Era seria. Non c’era ombra di ilarità nei suoi occhi; notai che erano cambiati da quando l’avevo conosciuta: prima erano di un blu brillante con striature d’azzurro, ora erano quasi neri. Rabbrividii involontariamente nel vederli così. Qualcosa l’aveva cambiata, ed io sapevo cosa. Non era più la ragazza dolce e scontrosa di prima. Ora era accecata dall’odio e dalla rabbia. Anche se in parte riusciva a controllarli ormai avevano preso il posto della Nicole che tutti conoscevamo.
«Allora me lo dici tu perché sei qui?» 
Ma certo: Louis mi ha chiesto di spiarti giorno e notte per evitare che ti ammazzassi!
«Ero da queste parti e ti ho visto scavalcare il cancello del cimitero»
Molto trasgressiva la ragazza! Mi guardò inarcando in alto un sopracciglio: aveva capito che mentivo. Cercai di indirizzare il discorso da un’atra parte e avvicinai lo sguardo alla lapide leggendo ad alta voce l’iscrizione riportata sotto
«Quante cose cambiano in un attimo. La vita è bella proprio per la sua imprevedibilità…
E per quanto un attimo sembri piccolo, può invece contenere milioni di eventi, malintesi, nuove promesse, nuove sorprese…
»
Sentii Nicole sospirare dietro di me
«Lo hai fatto scrivere tu?» chiesi curioso voltandomi nuovamente verso di lei 
«Come no, ho anche fatto recapitare dei fiori di ciliegio direttamente dall’inferno. Ti pare che l’abbia scritto io?» 
No. Decisamente la Nicole che avevo conosciuto io non avrebbe mai risposto così. Certo avrebbe fatto una qualche battutina idiota, ma non l’avrebbe detta con tutta quell’acidità e asprezza che le leggevo nello sguardo e che traspariva dalla sua voce
«Mi vorresti dire chi è e cosa significa quella frase?» 
Scosse la testa
«Non so cosa voglia intendere quella frase» 
«In quanto a lui che mi dici? Devi conoscerlo per forza se ha il tuo stesso cognome, no?» 
Non c’era espressività nello sguardo che mi lanciò. Aveva incrociato le braccia senza che me ne accorgessi, probabilmente quando ero girato di spalle per leggere l’iscrizione
«Non lo dirò» 
«Perché?» 
Inspirò profondamente gonfiando il petto per un secondo prima di riabbassarlo
«Perché è troppo doloroso parlarne e perché tu in ogni caso, qualsiasi cosa ti riveli, non potresti fare niente. Come hai detto tu non salverò così Blair» 
Odiavo quando mi rigiravano la frittata con le stesse parole con cui l’avevo già girata io. Irritante. Era snervante
«Niall sa?» 
Annuì pensierosa
«Gli ho raccontato tutto prima che mi venisse data la notizia che Blair era stata…rapita» 
Faceva una certa fatica a dire quelle parole. Immaginai come doveva essere stata dura dire cose di cui ignoravo completamente tutto a Niall, anche se già si conoscevano.
Mi avvicinai di più a lei, prendendola per un braccio delicatamente
«E’ meglio che andiamo prima che il custode ci veda qui. Sai non possiamo fare molto da dietro le sbarre» 
«Ci arresterebbero davvero per così poco?» 
«Oh, non ne ho idea!» 
Rise. Per un momento i suoi occhi erano tornati quelli di una volta, ma erano tornati presto bui, cupi e tenebrosi. L’oscurità.
Iniziammo ad incamminarci verso la mia macchina. Scavalcammo ancora il cancello0 del cimitero. Nicole continuava a guardarsi indietro in direzione della lapide. Chissà a che pensava. Io mi chiesi più volte chi era quel tipo, e lo chiesi altrettante volte a lei, ma con l’umore di cui era quella giornata era meglio limitarsi a stare in silenzio, quindi lasciai perdere.
 
 
 
 
Spazio autrice:
perdonatemi vi prego, so che è passato tanto da quando vi ho messo il precedente capitolo e che questo temo sia troppo piccolo, ma ho tempo di scrivere solo la sera ormai, dalle 9 circa alle 9 e mezza, e a momenti nemmeno quello! Mi scuso terribilmente, sono tremendamente dispiaciuta. In più questo capitolo non è nemmeno quella grande cosa! Sto perdendo fantasia, sono a corto di idee…vabè, questo è il chapter 12, una schifezza totale, ma mai come quello precedente però e non vi azzardate a dire il contrario mentendo! Allora sappiamo che Harry non sa niente e mai saprà niente…o almeno da Nicole! Lei dal canto suo è incazzata nera per quello che le sta facendo Cole…ma è davvero lui che le fa tutto questo?? Infine vi chiederete perché il titolo di questo capitolo sia “cambiamenti”. Bene, pensateci se non ci siete ancora arrivati. Pensate a ciò che ha notato Harry in Nicole al cimitero. Ma poi che significato ha quell’iscrizione e chi ce l’ha fatta mettere?? Sapete sono un po’ triste perché ho la sensazione che la storia si stia avvicinando alla fine…ok vi sto annoiando e togliendo tempo sicuramente più utile del mio! Vi prometto che cercherò di scrivere un po’ di più durante le vacanze pasquali e non temete per la storia che finisce, perché quando qualcosa finisce ne inizia sempre un’altra no?! Well, me ne vò e non vi scoccio oltre, fatemi sapere che ne sapete del capitolo. ovviamente sono sempre gradite recensioni! Ok, la smetto, promesso.  Vi saluto belle/i
Vostra Nice <3
 
 

 
 

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Capitolo 13
*** Messaggi ***


POV NIALL
 
Camminavo avanti e indietro per la cucina nervoso con una mano a sfiorarmi le labbra. Liam poggiato al piano cottura mi fissava scocciato…andava così da ore ormai. Louis cercava di distrarmi con del cibo, e devo ammettere che ad un certo punto mi misi pure a mangiare, ma sempre andando avanti ed indietro come un cretino. Zayn dal canto suo era uscito per vedere se riusciva a trovarli.
«Non è possibile» ripetei per la centesima volta.
Louis sbuffò scocciato dalla mia reazione. Certo per lui era facile! Si staccò dal piano cottura e mi venne incontro.
«Niall credimi è tutto ok. Se non hanno chiamato vuol dire che non è successo niente» disse pacato. Mi girai di scatto verso di lui
«Oppure che è successo qualcosa Liam. Non puoi saperlo!» stavo sclerando, dando completamente di matto. E molto probabilmente  non era niente! stavo facendo una scenata inutile. Speravo però che lo fosse, perché se era successo qualcosa…come mi sarei comportato? Non avrei retto ancora a lungo. Ricominciai a camminare avanti ed indietro; continuando di quel passo avrei scavato un solco nel terreno profondo chilometri e chilometri. Sentii una chiave girare nella toppa della porta e mi girai di scatto verso di essa spaventando Zayn che cercava di entrare
«Ripeto che quella porta deve essere aggiustata: ci vuole un arco di scienza per aprirla ogni volta» si lamentò con una smorfia. Non feci molto caso a quello che aveva detto, non essendo il mio problema principale la porta!
«Zayn novità? Cioè, li hai trovati?»
Scosse la testa ma si affrettò a spiegare prima che potessi fraintendere
«No, ma mi ha chiamato Hazza: dice che Nicole ha trovato qualcosa e si stanno dirigendo qui, avrebbe dovuto chiamare anche te Niall, non so perché…»
Lo squillo del mio cellulare lo interruppe proprio quando ne stava parlando. Fece un cenno affermativo verso il telefono, come a dire “visto?”
Mi precipitai a prenderlo e risposi subito
«Niall!» sospirai di sollievo nel sentirla, anche se Zayn aveva detto che era tutto apposto ora ne avevo la certezza, e di certo era tutto apposto per me ora.
«Nicole! Tutto bene? Zayn mi ha detto che sai qualcosa»
«In effetti si, forse riuscirò a capire dove Cole ha portato Blair, ma non ne sono sicura.»
Aveva un velo di tristezza nella sua voce che mi colpii subito. Che aveva scoperto? Era una cosa positiva o negativa? Non mi dette la possibilità di chiedere nulla
«Ora Harry mi sta portando da voi, in modo che posso dirvi tutto senza ripeterlo due volte»
Allora non l’aveva detto nemmeno ad Harry…
Annuii anche se lei non poteva vedermi
«D’accordo, allora ti aspetto. Siamo qui»
Non salutò. All’improvviso nel bel mezzo della chiamata non appena avevo detto quelle esatte parole, lei aveva riattaccato senza dire niente. forse la cosa non era poi tanto positiva, oppure era solo stressata dalla situazione. Non è riuscita nemmeno a dire addio ai suoi genitori insomma, e non ha avuto il tempo nemmeno di sfogarsi con la sua migliore amica, che quel viscido verme continuava a rovinarle la vita. A volte avevo la sensazione che Nicole sapesse perché faceva tutto quello, oppure me lo aveva detto esplicitamente, ma io ero stato così ottuso da non capirlo. Riagganciai anche io il telefono dalla mia parte ed andai a dire tutto ai ragazzi, tornando a passeggiare per la casa nervoso.
 
POV HARRY
 
Nicole era come sconvolta da quando aveva capito cosa le diceva il messaggio, anche se non me l’aveva voluto dire. Era più triste. Vedevo che pian piano si stava logorando dall’interno, anche se lei non avrebbe mi ammesso niente di sua spontanea volontà. Quel tizio la stava facendo morire, non nel vero senso della parola, tipo fisicamente ed interiormente, ma senza lasciare che se ne andasse completamente. Avevo insistito per saperne di più, ma anche qui aveva tenuto la bocca sigillata, senza pronunciare una sola sillaba. Continuava a fissare a testa bassa il biglietto sempre tra le sue mani. Avevamo fatto un giro enorme prima di capire, o meglio: prima che lei capisse. Ed ora sfrecciavo a tutta birra verso casa di Nialler, che sicuramente era ansioso e preoccupato, come una madre col proprio figlio, solo con un sentimento più forte: l’aveva già persa una volta, perderla di nuovo sarebbe stato devastante per lui. mentre ero immerso in pensieri del genere che si diramavano facilmente in altri pensieri, Nicole alzò lo sguardo verso di me fissandomi con le sue iridi blu/nere intensamente
«Qualsiasi cosa dica, o accada…promettimi che mi aiuterai»
La fissai confuso prima di tornare con lo sguardo sulla strada davanti a me, prima che potessi andare contro una macchina, anche se avrebbe dovuto essere invisibile per esserci perché quella sembrava essere una strada fantasma: non c’era niente e nessuno.
«Che intendi con questo?»
«Che mi serve qualcuno dalla mia parte che mi aiuti, prima che altre persone si facciano male»
Sembrava sinceramente dispiaciuta da quelle parole, come se ci fosse qualcosa dietro anche lì
«Se ti dico di si, mi dirai tutto?»
«A suo tempo»
No, non mi avrebbe detto niente se continuava così. Scossi la testa e la guardai
«Io voglio sapere tutto ora, non mi interessa se poi le stesse cose le dirai anche agl’altri, se devo aiutarti devo sapere come stanno le cose, e non quando tutto sarà finito, ma ora»
Tornai a guardare l’asfalto; tra non molto tempo saremmo arrivati, se avesse voluto dire qualcosa, avrebbe dovuto fare in fretta. Rallentai leggermente per darle il tempo, sentendola sospirare.
«Prima prometti, poi risponderò a tutte le tue domande»
Era tornata con lo sguardo basso rivolto verso quel pezzo insulso di carta. Arrivato a casa mia sarei fatto una doccia col disinfettante, ma non avrei di certo lasciato mettere le mani nell’immondizia ad una ragazza
«Qualunque esse siano?» chiesi senza guardarla
«Qualunque esse siano» ripeté sussurrando.
Annuii convinto, fidandomi della sua parola
«Allora prometto»
Quasi la vidi sorridere tristemente alle mie parole, ma non potevo esserne sicuro perché non la guardai, ma iniziai a farle tutte le domande che mi venivano in mente, ricevendo da lei risposte semplici e brevi per quanto possibile, finché non arrivammo a destinazione. Avevo promesso di aiutarla, ma quello che avrebbe dovuto fare l’avrebbe distrutta completamente.
 
POV LOUIS
 
Sentimmo al macchina di Harry fermarsi nel vialetto e sbattere le portiere. Poco dopo qualcuno cercare di aprire la porta senza successo.
«Visto Niall? Quella porta è un problema pubblico!» commentò sarcastico Zayn avvicinandosi alla porta quando sentimmo la voce di Nicole
«Spostati Harry, fa provare» era cambiata, sembrava più matura, più adulta, ma anche con un velo di tristezza appena percettibile
«Se non ci sono riuscito io vuoi vedere che ci riesci tu! Ma fammi il piacere, rimarremo qua fuori!» la voce bassa di Harry si sentì da dietro la porta seguita poi da un “clic” proveniente dalla serratura. Nicole entrò spalancando la porta
«Visto? Non era così complicato»
Zayn rimase accigliato
«Ma..veramente…»
Non finì la frase che la rossa lo guardò, scioccata
«Non dirmi Zayn che anche tu non sei riuscito ad aprire la porta!»
Lui non disse niente, ma si limitò ad una smorfia. La ragazza alzò gli occhi al cielo esasperata
«Signore! Ma quanto siete deboli voi maschi!»
Niall rise a questa frase, poi andò da Nicole abbracciandola per scaricare tutta la tensione e la preoccupazione accumulati. Lei dapprima parve sorpresa, poi divenne cupa, ed infine ricambiò l’abbraccio serrando gli occhi, come se fosse costretta a quel gesto. Non l’avevo mai vista comportarsi in quel modo, anche se a dirla tutta non la conoscevo poi da così tanto tempo. Sciolto l’abbraccio vidi sul volto di Niall sorpresa e confusione, un po’ come tutti nella sala. Ricevette come risposta solo un sorriso fiducioso che sembrava però nascondere dell’altro. Mi avvicinai a lei mettendole una mano sulla spalla. Nicole si voltò per fissare le sue iridi blu nelle mie celesti. I suoi occhi…avevano qualcosa di diverso che non mi riuscii a spiegarmi, qualcosa che mi spaventò nel profondo.
«Nicole abbiamo bisogno di sapere come salvare Blair» la voce mi uscì strana
Lei si incupì di botto a tali parole, mentre io continuavo a chiedermi il perché di tutti quei gesti strani, ma d'altronde ci avrebbe spiegato tutto lei…no?!
Annuì poco convinta e ci squadrò uno ad uno in volto soffermandosi su Niall. Inspirò profondamente prima di parlare, estraendo dalla tasca un foglio stropicciato e a me familiare, ma senza aprirlo: lo fissava e basta.
«Ieri dopo che ho saputo di Blair, ho iniziato a camminare; cioè all’inizio non sapevo dove andare, era come se il mio cervello lo sapesse e desse il comando alle gambe. Mi sono poi ritrovata al cimitero nazionale»
«Aspetta un attimo» la interruppi«Il cimitero? Che ci sei andata a fare?» chiesi poi confuso squadrando ogni sua singola mossa. Non alzò lo sguardo da quel foglio risastro, ma vidi da sotto le sue folte ciglia nere le sue pupille dilatarsi mentre mi fissava di sottecchi, ma questo solo per qualche secondo.
«Ero andata per sfogarmi…dovevo trovare una persona che credevo morta»
«Chi?» Liam si fece avanti riducendo gli occhi a due fessure
«Cole Green»
Ecco la semplice risposta secca di Nicole, le uniche semplici parole che sembrarono far calare il gelo tra noi. Zayn fu l’unico a spiccicare parola, rompendo il silenzio
«Tu hai un fratello?»
«A dire il vero fratellastro»
Tutti gli occhi erano puntati su di lei. Vidi Niall circondarle le spalle con un braccio, ma lei lo scostò con delicatezza scuotendo la testa. Capii all’istante che non doveva essere argomento piacevole e che Niall sicuramente ne era a conoscenza. Mi sembrò di vedere Harry irrigidirsi da dietro di me: che ne avesse parlato anche con lui?
«Perché hai detto che pensavi fosse morto? Non lo è?» ragionò a voce alta Liam
«Niall vi spiegherà tutto più tardi, ma adesso l’argomento è un altro» continuò Nicole facendo allontanare Niall da vicino a sé. Cominciai a sospettare ciò che voleva fare, anche se sperai di no
«Arrivata lì comunque ho notato che Harry mi seguiva»
«Io non ti seguivo, te l’ho già detto: ero l’ per puro caso!» fece lui per difendersi.
La ragazza lo guardò alzando lo sguardo
«Spiacente Harold, ma non sai mentire!»
 Gli diedi uno schiaffo sulla spalla
«La prossima volta faccio da me!»
«Non ci sarà una prossima volta» ci interruppe Nicole con un tono di rimprovero «Ancora non avete capito che non voglio che facciate nulla?! Nessuno di voi mi seguirà più…avete visto Blair? Lei non sapeva nemmeno tutto…in questo momento si starà sicuramente chiedendo perché tutto questo a lei»
Da che ci guardava entrambi con una strana luce negl’occhi, abbassò lo sguardo e anche la voce. Sospirai abbassando il viso capendo solo in quel momento ciò che doveva provare davvero…in parte
«Fatto sta però che Harry non è poi così inutile»
«Devo prenderlo come un complimento?»
«In che senso?» li interruppe Niall aggrottando la fronte
«Nel senso che sono un genio strafico!» commentò Harry dietro di me alzando la testa come orgoglioso
«Adesso non esagerare: mi sono ricreduta anche sulla tua intelligenza»
Risi ricevendo un’occhiataccia ed un pugno sulla spalla dal diretto interessato
«Hazza mi ha fatto ricordare che Cole mi…ehm, mandava una specie di messaggi che però ne contenevano altri, erano come un gioco per lui. Io ero l’avversario e dovevo risolvere quei rebus»
«E ne hai trovato uno non è così?» chiese Zayn come se fosse un’affermazione. Nicole annuì
«Sono tornata con Harry alla spiaggia dove avevo buttato il biglietto che vi ha mandato con il fiore di ciliegio»
Già…il fiore. Perché? Che voleva significare?
«E…?»
«Ho decifrato le parole del biglietto, trovando il secondo messaggio»
«E cioè?» chiesi curioso«Come hai fatto a decifrarlo?»
Nicole scosse la testa
«Questo non posso dirvelo, mi dispiace»
«Perché?»
«Lo capirete in futuro, credimi»
Feci una smorfia
«Ok, continua. Che diceva il messaggio?»
Fece spallucce
«Solite cose dei film: non devo fidarmi di voi!» alzò gli occhi al cielo
«Di noi!» commentò Niall indignato «Perché lui poi è affidabile, no?!»
Nicole sospirò
«C’è altro»
«Spara» Zayn era serio. E seriamente preoccupato!
«Niente, mi diceva anche che avrei dovuto trovare l’altro messaggio»
«Un altro?» chiesi perplesso; lei annuì tenendo la testa alta, ma gli occhi bassi
«E lo hai trovato?» chiese Liam titubante dato che la ragazza non si azzardava a parlare
«Non so nemmeno da dove cominciare a cercare Liam»
Feci una smorfia di disappunto. C’era qualcosa che non andava.
«Beh, eri tu a conoscere questo Cole no?! Pensa a dove potrebbe averlo nascosto» dissi come se la cosa fosse ovvia
«Non è così semplice Lou» mi perforò con lo sguardo «E’ semplice da dire…o da pensare, ma io non so che fare»
Sembrava sincera, almeno sull’ultima parte. Niall aveva lo sguardo cupo e vacuo, Harry…lui non aveva detto niente tutto il tempo, se non per qualche intervento veloce per lamentarsi con Nicole.
«Questo vuol dire che ti aiuteremo noi, giusto ragazzi?» Niall sembrava ottimista, una nuova luce era comparsa nei suoi occhi color ghiaccio. Nicole era tornata senza che la vedessi con lo sguardo basso; annuì senza alzarlo di mezzo centimetro.
«Bene, ora è meglio che riposiamo, è stata una giornata pesante» la voce di Harry uscì cupa mentre fissava la rossa che ricambiava lo sguardo complice…che stava succedendo? Mi stavo davvero innervosendo ora, avrebbero fatto bene a spiegare tutto il prima possibile. I ragazzi annuirono stanchi, mentre io intuii che Niall avrebbe voluto parlare in privato con Nicole. Speravo davvero tanto che quello che pesavo non si sarebbe avverato realmente. Zayn e Liam salirono per primi, mentre io aspettai Harry, sperando che mi avrebbe detto qualcosa di più, il quale stava parlando con Nicole prima di voltarsi verso di me e spingermi di sopra. L’avrei convinto a parlare, qualsiasi sarebbe stato il prezzo. Sperai che Zayn e Liam avessero avuto in parte le sensazioni che avevo avuto io, in modo che mi avrebbero aiutato. Noi salimmo le scale diretti nelle nostre camere, mentre Nicole e Niall rimasero a parlare
 
 
Spazio autrice:
Eccomi sono tornata! Non ci ho messo poi molto a scrivere, dite la verità! Bene, spero di essere riuscita a scrivere un pochino di più rispetto agli ultimi capitoli che vi ho messo, ultimamente scrivo più nello spazio autrice che nella storia! lol Allora, non mi dilungo molto stavolta, vi dico solo che…nei prossimi capitoli si capirà molto di più su tutto, anche se già arrivati a questo punto si è capita quasi tutta la storia, credo. Per stavolta non faccio domande sul futuro (?), vi faccio stare tranquilli/e! bene, fatemi sapere ok? Recensite e ditemi il vostro parere sul capitolo, che spero vi sia piaciuto. Ciau
Vostra Nice <3

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Capitolo 14
*** Lampi di Genio ***


 
Harry mi aveva fatto una testa tanta con sempre le stesse domande: chi è quello il cui nome è sulla lapide? Perché la stavi prendendo a calci? Che cazzo cui sei andata a fare in un cimitero? E altre noiosissime domande insensate, ma che in fondo secondo lui un senso dovevano pur avercelo. Insomma lui non sapeva niente di tutto quello che mi era successo. Da me non avrebbe mai saputo niente di niente, soprattutto non le cose che avevo detto a Niall. Segreti. Solo ed unicamente segreti. La mia vita era fatta di menzogne, segreti e violenza…morti e feriti. Blair era nelle mani di quel maniaco depravato che chissà cosa gli stava facendo. Nel tragitto verso casa ero con Harry: aveva insistito perché mi desse un passaggio a casa con la macchina dato che era lì. Quella storia mi puzzava un po’: Harry mi aveva mentito ed aveva sviato il discorso ad un altro argomento per non parlarmi della vera ragione per cui era lì in quel cimitero con me, anche se io già la sapevo. Molto sicuramente mi aveva seguita temendo che mi sarei data fuoco o che mi sarei buttata giù da una scogliera. Ma no. Non lo avrei fatto. Come aveva detto stesso lui non serviva ad aiutare B, non l’avrei mai salvata da morta. E poi non avrei mai voluto suicidarmi, perché mai? La mia vita era l’inferno e spesso e volentieri avevo anche desiderato di farla finita, ma non per questo l’ho mai fatto veramente. Per tutto il tragitto non avevo avuto altri pensieri, ad un certo punto smisi anche di ascoltare Harry che blaterava su chissà cosa. La sua voce bassa si era persa, non la sentii più. Ero completamente in un altro mondo.
«Nicole? Mi senti?» 
Scossi la testa sentendo rientrare la sua voce nella mia testa, come un campanello che mi svegliò dal mio stato di trance. Mi voltai a guardarlo trovando due occhi verde brillante a guardarmi a loro volta. Aveva fermato la macchina
«Si…mi ero distratta solo un momento. Dì pure» 
Scosse la testa
«E’ mezz’ora che ti chiamo, mezz’ora che siamo fermi davanti casa tua. E tu continui a tenere la testa bassa pensando a Dio solo sa cosa. Te lo devo dire Nicole: non  sei più la stessa ragazza che ho conosciuto all’inaugurazione. Sei cambiata. Vuoi dirmi che ti prende?» 
Cambiata? Che ne sapeva lui? come faceva a dire che ero cambiata e sul quali basi poi? Mi irritai
«Senti Harry tu non mi conosci affatto. Non puoi dire che sono cambiata, cosa che non è affatto vera poi. Chi ti credi di essere? Non puoi dire certe stronzate o sparare domande a raffica sulla mia vita ok?» 
Sembrò stupito e offeso allo stesso tempo. Forse avevo esagerato, ma lui accennò lo stesso ad un sorriso per tranquillizzarmi. Lo guardai confusa
«So di non conoscerti bene, ma vedi, tu questa reazione non l’avresti mai avuta quando ci siamo conosciuti, e questo lo so perché Niall mi ha raccontato così tanto di te. Non appena tornava a casa non chiudeva la bocca e continuava a blaterare cose senza senso su di te. Ero sempre costretto a chiudermi in camera pur di non sentirlo, anche se non serviva a molto» 
Alzai le mani in aria con una faccia confusa in volto per fermarlo
«Eri?Che…che vuoi dire?» 
Sospirò. Forse come me aveva il difetto di parlare un po’ troppo certe volte, anche se io cercavo di tenere a freno la lingua il più possibile
«Sai, non sei l’unica ad essere cambiata Nicole. Niall non è più lo stesso, non per ora almeno. Finché ti vede in questo stato non riesce ad essere se stesso» ammise a denti stretti 
Non sapevo che altro dire. Avevo fatto del male ai miei genitori. Blair era nei casini per colpa mia. E adesso stavo facendo del male anche a Niall, che come tutti non lo meritava proprio. Il pensieri mi cadde su Blair. Che le stava facendo in quel momento? Pensai che magari lei si stesse chiedendo perché proprio a lei. O che in quel momento anche B stesse pensando a me, come io pensavo a lei. Harry notò che ero nuovamente assente e si mise comodo poggiandosi allo schienale del sedile dell’auto. 
«Dobbiamo stare così ancora per molto?» chiese spazientito dopo un po’. Quanto tempo era passato? Non ne avevo idea. Ormai il tempo non  aveva più senso o motivo di esistere per me. Era solo altra fonte di irritazione: più tempo passava, più tempo Blair rimaneva nelle mani di quel verme schifoso 
«No. Tra poco vado» 
Il punto era: tra poco quando?
«Sai, in ogni frase c’è sempre un doppio senso, o un doppio fine. In questa qual è?» 
Doppio senso…doppio fine. Ora tutto combaciava. Ora sapevo che fare. Sapevo cosa Cole voleva che facessi. Avevo capito le sue intenzioni
Mi voltai verso il riccio sobbalzando sul posto
«Harry sei un genio!» 
Sembrava confuso. Ed infatti lo era
«Come? Cioè, so di essere un genio, ma adesso che ho fatto per meritarmi un complimento simile da te?» 
Sbuffai. Che idiota
«Il solito pallone gonfiato»  commentai
«Adesso si che ti riconosco! Ma dimmi che ho detto di così importante perché proprio non ne ho idea Nicole!»  ammise portando la mani dietro al testa come per sorreggerla
«Ok ritiro il complimento: sei più stupido di quanto pensassi»  scherzai
Fece una smorfia di disapprovazione ed io mi affrettai a spiegare, più per riflessione personale che per lui
«Cole nei suoi biglietti inseriva sempre frasi che contenevano un doppio messaggio, stava a me capire cosa volesse dirmi! Ma certo! Come ho fatto a non capirlo prima?!» 
Il povero Harry non ci stava capendo niente, ma in quel momento non me ne fregai più di tanto
«Devo andare!» 
Aprii la portiera ed uscii dalla macchina, Harry fece lo stesso prendendomi per il polso destro per fermarmi. Mi girai verso di lui irritata da quel contatto
«Dove stai andando?» 
«Al mare!» 
Il mio sguardo si illuminò, mentre quello del riccio s’incupì, accentuando una nota di nervosismo e confusione. Sperai che non fosse troppo tardi e che avrei lo stesso trovato quel che cercavo, anche se era quasi notte fonda.
 
Eravamo arrivati lì con la macchina, ma dato che non si poteva parcheggiare in prossimità della spiaggia, fummo costretti a fare un tratto a piedi. Non appena arrivai sulla sabbia morbida della spiaggia, mi tolsi le scarpe rimanendo a piedi nudi, lasciandole vicino al muretto e corsi in direzione del cestino al centro della spiaggia. Harry prese una torcia dalla macchina e mi seguì facendo luce, dato che erano circa le due di notte…o di mattina, dipende da come una vuole vedere la cosa! Mi avvicinai ancora al cestino sperando che non avessero ancora ritirato l’immondizia
«Sei venuta al mare per frugare tra i rifiuti?!» chiese confuso il riccio venendomi incontro ed illuminando con la torcia il cestino dell’immondizia. Risposi con una smorfia di disgusto pensando a quello che avrei dovuto fare dopo e spiegai tutto ad Harry
«Uffa, quando Louis è venuto a dirmi che Blair era stata rapita, anche se lo sapevo già, mi ha dato la lettera che Cole ha scritto, mandandola con un fiore di ciliegio, segno che era indirizzato a me. Io però all’inizio non avevo capito, ero così infuriata che ho appallottolato il biglietto e l’ho buttato. Ecco perché siamo qui Hazza!» 
Fece segno di aver capito, ma sapevo che non era così
«Perché pensi che il biglietto fosse indirizzato proprio a te?» 
«Perché lo ha allegato ad un fiore di ciliegio» 
Si, ma lui non poteva capire. Lui non sapeva
«E con questo? Che significa? E mi vuoi dire chi cazzo è sto Cole?» 
Sbuffai ed alzai le maniche della maglia prima di prendere un respiro profondo ed avvicinarmi di più al cestino
«Dimmi che non stai davvero per farlo Nicole» disse Harry guardandomi titubante per poi spostare lo sguardo verso l’immondizia. Lo guardai nelle iridi verdi, scure per colpa del buio notturno
«Potrebbe essere un modo per salvare Blair, Harry. Mettere le mani nella spazzatura non è niente in confronto a quello che farei davvero per lei» 
Ero seria. Mai stata più seria di così. Il riccio vide la sincerità nel mio sguardo ed annuì convinto prima di passarmi la torcia ed alzarsi lui le maniche della maglia
«Harry ma cosa…?» 
Non feci in tempo a dire altro che infilò le mani nel cestino cercando il biglietto di Cole.
«Harry!» 
Cercai di chiamarlo, ma niente. pur di non far cercare a me nella pattumiera, ci aveva messo le mani lui. Mi commossi e mi vennero le lacrime agl’occhi nel vederlo così, lacrime silenziose che mi rigarono le guance bagnandomi il viso dolcemente e delicatamente. Coprii con un gesto involontario ma abituale la bocca con la mano libera mentre con l’altra tenevo la torcia puntata verso il sacchetto nero. Harry alzò lo sguardo verso di me che lo guardavo attonita, ma con tutto quel buio non si accorse delle lacrime che continuavano a sgorgare come se nulla fosse
«Trovato. Credo sia questo!»  annunciò dopo qualche secondo alzando una palla di carta rosastra in mano e mi si avvicinò scrutandomi. Asciugai velocemente le lacrime rimaste dal mio volto e lo guardai riconoscente
«Perché piangi?» 
«Non piango!» tirai su col naso senza volerlo, mossa che rese ancor meno credibile la mia menzogna. Asciugò una lacrima che stava scendendo in quell’istante rigandomi la guancia
«Grazie» sussurrai di cuore prendendogli il biglietto accartocciato dalle mani, aprendolo accuratamente per evitare che si rompesse 
 
 
 
 
Spazio autrice:
Voilà, çe moi! Ok, basta francese, ecco un altro capitolo, purtroppo sempre breve. Scusate ma davvero non riesco a scriverne di più lunghi. :c Mi sento in colpa perché vi ho fatto aspettare così tanto e non è venuto nemmeno qualcosa di decente. Non posso stare molto, quindi veniamo a noi: che ne pensate di ciò che ho scritto? O meglio: che ne pensate degli scarabocchi che ho fatto? Recensite, fatemi sapere e…ditemi tutto ciò che volete dirmi! Lol ok, non ho molto da scrivere nemmeno nello spazio autrice, oggi è così! Vi metto le solite domande sul proseguimento secondo voi: secondo voi Nicole dirà ad Harry ciò che ha detto a Niall? Che messaggio ci sarà nel messaggio? (?!) dove la condurrà lo scritto? Cosa scopriranno? Ed infine, riusciranno a salvare Blair prima che sia troppo tardi? Tante belle domande, e nessuna risposta. Si: sono cattiva! Lol ok, vado. Volevo infine dirvi (lo so sono scocciante) che non so quando potrò scrivere ancora, che immaginate: questo sabato c’è il compito di italiano poi lunedì greco e martedì latino con una prof che ci odia! Alegria yeee! Ed io no so un’emerita minchia. Quindi: fatemi sapere tutto ciò che volete farmi sapere e se avete qualche dubbio sono qui! Vado. Ciao a tutte/i
Vostra Nice <3

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Capitolo 15
*** Addio ***


POV NIALL
 
I ragazzi erano andati di sopra ed io e Nicole eravamo rimasti soli, così avremmo potuto parlare. A volte avevo la percezione che di me si fidasse di più, e che a me avrebbe sempre detto cose che loro non avrebbero mai saputo. Ma in fondo che ne potevo sapere? Poteva essere questo, come poteva non esserlo. Si era seduta sul tavolo della cucina, mentre io mi ero poggiato al piano cottura, con le braccia incrociate e lo sguardo rivolto verso il basso. Nessuno di noi due diceva nulla, c’era il silenzio totale. Lei non guardava me. Io non guardavo lei. Era come se tutto il mondo si fosse fermato assieme a noi. Da fuori nessun rumore. Anche il vento sembrava esser cessato solo perché noi parlassimo. Le macchine erano ancor meno presenti del solito. Quel silenzio innaturale era inquietante. Passarono dieci minuti buoni prima che qualcuno rompesse il silenzio
«Niall devo parlarti»
Bene, avrei ascoltato tutto quello che avrebbe voluto dirmi senza parlare
«Spara»
Sospirò. Lo sguardo sempre basso. Perché non diceva niente?
«Nicole sono qui, ti ascolto e sempre ti ascolterò, ma non  posso farlo se tu non parli e non ti confidi con me»
«E’ complicato» rispose chiudendo gli occhi dolcemente
«Puoi dirmi qualsiasi cosa» ripetei io sicuro avvicinandomi a lei e mettendole una mano sulla spalla. Lei alzò lo sguardo aprendo gli occhi perforandomi con lo sguardo
«E non ti farà piacere»
Le sue pupille si erano dilatate. I suoi occhi trasmettevano incertezza e tristezza, ma anche coraggio.
La sua voce era ferma e gelida, cosa che mi colpì molto facendomi venire i brividi lungo tutto il corpo.
«Sono qui»
Sembrò sorpresa, anche se non di molto, dalle mie parole e dalla mia determinazione. Le vidi gli occhi quasi completamente neri tornare per qualche istante quelli di una volta: di un blu più intenso della notte. le presi la mano per infonderle coraggio e per farle capire che l’avrei sempre protetta e le sarei stato sempre vicino, qualunque cosa avesse voluto dirmi. Lei fece un mezzo balzo a quel tocco, portando subito lo sguardo  sulla mia mano premuta sulla sua; era fredda. Ghiacciata e pallida come un cadavere, le occhiaie violacee sotto i cuoi occhi erano più marcate del solito.  Continuò a tenere lo sguardo fisso sulle nostre mani mentre parlava
«Non voglio più vederti Niall»
Fu come se il gelo a quelle parole si impossessasse del mio corpo, irrigidendolo e rendendolo fermo e  immobile come una statua, freddo come la pietra. Il mio sguardo era vacuo e perso nel vuoto mentre il volto era rivolto verso il suo ancora basso e coperto da delle ciocche di capelli rossi che non mi lasciavano nemmeno intravedere la sua espressione
«Perché? Che intendi dire?»
Era una delle persone più importanti della mia vita. Perché mi faceva questo?
«Intendo che devi starmi lontano»
«Se è perché hai paura che mi succeda qualcosa come a Blair non…non mi accadrà nulla Nicole, né a me, è a Liam o Zayn o Louis o Harry…»
Scosse la testa facendo scostare un po’ di capelli che le erano caduti davanti agl’occhi
«Non è solo per questo Niall» c’era sincerità nei suoi occhi e nel suo sguardo in quel momento, ma altro di indecifrabile ne prese immediatamente il posto
«Non capisco…»
«L’ho deciso io ok? Ragioni mie»
Si alzò dal tavolo, dirigendosi verso la porta per uscire; la fermai prendendola per il polso. Voltò la testa verso di me che la guardavo sconcertato.
«Dimmi almeno perché» le dissi quasi implorando che non se ne andasse. Nicole mi guardò confusa «Dimmi il motivo per il quale non mi vuoi fra i piedi e poi ti lascerò stare»
Rischiavo molto, non volevo perderla di nuovo, era una mossa troppo azzardata…ma dovevo sapere
«Perché vuoi saperlo?»
La sua domanda era sincera, forse anche stupita…probabilmente pensava: perché questo cretino vuole soffrire ancor di più scoprendo la ragione delle sue sofferenze?! Ma era mio desiderio sapere perché non mi volesse più vedere…una ragione doveva per forza esserci. Era stata strana già da quando era entrata in casa con il messaggio…
«Perché deve per forza esserci un motivo valido  per mollarmi così su due piedi»
«Mollarti?» la sua voce si alzò di un’ottava «Noi non stiamo nemmeno insieme Niall, ed è proprio questo il punto»  
La fissai confuso
«Io non voglio che accada nulla tra noi»
«Ma…tra noi non ci sarà niente: sei la mia migliore amica, e ti voglio come tale»
«Esattamente» stava vaneggiando
«Che indenti dire con questo?»
«Che… che non esiste amicizia tra maschio e femmina, ed io…ti vedo solo come un amico»
«Ma che stai dicendo? Hai sempre affermato di credere il contrario io…io sinceramente non ci sto capendo più niente Nicole»
Abbassò lo sguardo
«Niall lascia stare»
Sentii una mano toccarmi la spalla  e nel voltarmi incrociai gli occhi verdi di Harry stracolmi di tristezza
«Harry?»
«Niall io…non ti avvicinare più a me ok?»
Mi rigirai verso Nicole a quelle sue parole mentre apriva la porta d’ingresso.
Cercai  di andarle incontro ma Harry mi si parò davanti sbarrandomi la strada. Dallo sguardo sembrava seriamente dispiaciuto per quello che stava facendo
«Harry togliti di mezzo»
Forse un po’ troppo brusco?!
«NICOLE!»
Mi guardò alzando lo sguardo
«Per sempre, ricordi?»
Sobbalzò. Il suo labbro inferiore tremò lievemente; pensavo non si ricordasse, ma dalla reazione che aveva avuto mi ricredetti.
«Scusa Niall»
Feci in tempo solo a vedere i suoi capelli rossi coprirle il viso mentre si chiudeva la porta alle spalle.
«Mi dispiace Nialler»
La voce di Harry ancora davanti a me era bassa e roca, come il suo sguardo.
«Perché l’hai fatto?» chiesi d’impulso guardandolo truce
Mi fissò negl’occhi con una tristezza che non gli avevo mai visto
«Glie l’avevo promesso»
«Cosa? Quindi tu…tu sapevi ciò che voleva fare?» chiesi sbalordito «Perché…perché non mi hai detto nulla?»
«Perché mi ha chiesto di non farlo. Scusami Niall» ripeté. Cercai di deviare il discorso su quello che le aveva promesso
«Ti ha detto perché l’ha fatto?»
Scosse la testa abbassando nuovamente lo sguardo. Sospirai.
«Niall dalle tempo: le stanno accadendo troppe cose tutte insieme»
Già, forse era per quello.
Forse era solo questione di tempo per farla calmare
«Ok»
Abbassai lo sguardo
«Andiamo»
 
POV NICOLE
 
Uscita da casa di Niall mi ero diretta alla mia sbattendo la porta con violenza dietro di me. Distrutta mi sedetti a terra poggiando la schiena su di essa e sorreggendo la testa con le mani cercando invano di trattenere le lacrime che avevano iniziato a sgorgare prepotenti rigandomi le guance una dopo l’altra, più velocemente di quanto mai avrei pensato. Sapevo già che fare ciò avrebbe fatto del male sia a me che a lui, ma non immaginavo che il mio cuore si sarebbe spezzato così tanto. I singhiozzi si fecero presto strada nel mio corpo squarciandomi ritmicamente il petto. Ero frustata, arrabbiata, incazzata nera col mondo intero, ma soprattutto mi sentivo usata. Cole aveva ucciso i miei genitori, rapito la mia migliore amica e mi perseguitava da più di dieci anni senza che mai avessi potuto fare nulla, ed ora mi aveva costretta anche ad abbandonare una delle persone più importanti entrate nella mia vita e a cui tenevo davvero. Avevo dovuto mentire a Niall, ferirlo…per poterlo salvare. Gli avevo detto che non volevo più vederlo, che mi doveva stare lontano e gli avevo esplicitamente riferito che non avrei mai e poi mai voluto che tra noi succedesse qualcosa. Quelle furono le parole che fecero traboccare il vaso; aveva tenuto un’espressione da cane bastonato tutto il tempo, ma a quelle parole la sua espressione era ancor più sofferente. Era una bugia anche quella. O almeno credevo. Provavo qualcosa quando stavo con lui, qualcosa di diverso di quello che provavo all’inizio, sentimento dovuto alla memoria del ricordo di lui nella mia vita passata. Non sapevo descrivere come mi sentivo ogni volta che lo vedevo; quando sorrideva, quando parlava, quando mi contagiava con la sua risata cristallina, o quando si ingozzava di cibo! Cole mi stava letteralmente distruggendo, logorandomi dall’interno, e lentamente mi avrebbe portato alla follia…me lo sentivo.  Rimasi lì a crogiolarmi nel dolore per quelle che sembrarono ore, piangendo disperatamente e desiderando di avere Blair vicino a me. Lei avrebbe di certo saputo cosa dirmi…lei lo sapeva sempre; magari una delle sue frasi speciali, una di quelle di cui non riuscivo a capirne nemmeno una parola, ma riuscivo a coglierne il significato. Mi avrebbe sicuramente abbracciata stretta a sé, mentre io avrei continuato a fermare le lacrime e ripetere che stavo bene, ma lei era speciale e mi conosceva meglio di chiunque altro, e avrebbe capito…che mentivo, e non avrebbe mollato.
Il secondo messaggio…eccome se l’avevo trovato. Ero dovuta tornare al cimitero dove la scritta sulla lapide spiccava in bella mostra. Quando l’avevo letta la prima vota accecata dall’odio e dalla rabbia mai avrei pensato o nemmeno immaginato che quel figlio di puttana avesse nascosto anche lì un doppio messaggio, ma quando ero tornata lì con Harry, perché il biglietto precedente diceva anche questo, avevo capito subito.
Quante cose cambiano in un attimo. La vita è bella proprio per la sua imprevedibilità…
E per quanto un attimo sembri piccolo, può invece contenere milioni di eventi, malintesi, nuove promesse, nuove sorprese…

Era tutto così chiaro. Avrei dovuto abbandonarlo, lasciarlo andare. Tutto era cambiato (Quante cose cambiano in un attimo).Lui non se lo sarebbe mai aspettato (La vita è bella proprio per la sua imprevedibilità), sarebbe tutto sembrato durare ore (può invece contenere milioni di eventi) per ciò che avrei dovuto dire per convincerlo, ma tutto sarebbe accaduto in un attimo (quanto un attimo sembri piccolo) senza che noi ce ne accorgessimo. Avrei dovuto mentirgli per salvarlo (malintesi, nuove promesse, nuove sorprese) e così era successo. Tutto aveva avuto uno scopo sin dall’inizio; a volte avevo l’impressione che avesse programmato tutto già dalla prima volta cin cui ci incontrammo…ma era solo una sensazione. Sapeva già cosa fare quando aveva simulato la propria morte. Simulato, si…perché ormai ne ero sicura: lui non era morto, non poteva esserlo, ed in qualche modo era riuscito  a farmi credere di essere morto.
In un momento preciso del mio pianto avevo poggiato la testa sulle ginocchia cercando di pensare ad altro, alla forza di Blair…ora toccava a me essere forte per lei. Per salvarla. Tirai su un sospiro cercando di farmi coraggio e mi alzai con le guance ancora rigate di lacrime che silenziose ora bagnavano dolcemente il mio volto. Mi legai i capelli velocemente in una coda alta e mi diressi al piano di sopra. Passai davanti alla mia camera, senza nemmeno degnarla di uno sguardo, e mi diressi subito verso la camera dei miei; non ero mai entrata lì dopo la loro morte, come se farlo avesse significato violarli in qualche modo. Era ancora come l’avevano lasciata loro. C’era ancora il profumo di mamma ovunque, ed una cravatta di papà sul letto…non accesi la luce, come se quel gesto potesse farmi dimenticare in qualche modo che loro non c’erano più. Aprii l’armadio scostando con una mano alcuni vestiti appesi rimasti lì, e presi una valigia nera nascosta da alcuni di essi. Chiusi tutto portandomi dietro la valigia ed entrando in camera mia, aprendo con violenza le ante del mio armadio in legno; la porta era aperta, ma tanto oltre me non c’era nessun altro in casa. Poggiai la valigia sul mio letto e passai a setacciare l’armadio, poi i cassetti del mobile vicino al letto, buttandoci a casaccio vestiti dentro senza curarmi di metterli piegati bene. Tirai fuori dai cassetti quanti più indumenti possibile. Finito con i cassetti passai all’armadio a muro. I cassetti e le ante dei due armadi erano rimasti aperti, mentre io chiudevo con foga la valigia. Presi in mano un giacchetto e mi diressi verso la porta al piano di sotto con la valigia nera nell’altra mano, ma mi fermai. Anche se ne avevo dette di tutti i colori a Niall, lui non avrebbe lasciato perdere. Amali estremi, estremi rimedi…no? Non mi ero accorta nemmeno di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo, né che altre lacrime avevano ricominciato a bagnarmi la pelle senza tregua. Poggiai la valigia a terra davanti alla porta chiusa e  mi diressi verso la cucina; quella casa sembrava ancora più vuota del solito da quando i miei ci avevano rimesso la vita in quell’incidente. Era vero che quando partivano per viaggi di lavoro non c’erano praticamente mai, e dato che passavo molto tempo in mia compagnia ci ero abituata, ma in quel momento era tutto diverso. In altre occasioni avrei chiamato Blair dicendole di vederci perché mi sentivo terribilmente sola, quando volevo passare del tempo con lei soprattutto perché Cole non mi lasciava in pace. Ma tutto era cambiato così velocemente…fidarmi e affezionarmi erano le mie più grandi debolezze e Cole le stava utilizzando contro di me da già troppo tempo ormai. Presi un foglio ed una penna dal cassetto del mobile ad angolo e mi poggiai sul tavolo per scrivere stando però in piedi, mentre troppe lacrime bagnavano il foglio. La mia mano tremava, e dovetti scrivere più di cento volte sempre le stesse cose in fogli diversi per far leggere la mia calligrafia orribile già di per sé. Non appena riuscii a far si che almeno un  po’ si leggessero le cose che avevo scritto su un foglio, altre lacrime si staccarono dalle mie guance cadendo sull’inchiostro e scambiandolo, rendendolo sbiadito in alcune parti…ma non me ne fregai più, ero stanca. Dovevo andare prima che fosse troppo tardi. Mi avvicinai poi al frigorifero per attaccarci sopra il biglietto fermandolo con due calamite, e mi ridiressi alla porta, guardando per l’ultima volta quella casa…prima di uscire.
 
 
 
Spazio autrice:
Eccomi, sono tornata. Scusaaaateeee: mi sono addormentata davanti al pc! Sono giorni che non dormo…va bè, a parte che il capitolo è pure corto; perdoonooo. Però ditemi: Che ne pensate del nuovo capitolo? spero si sia capito cosa succede, ma se non si fosse capito lo riassumo io: Nicole è stata minacciata da Cole in modo che mollasse Niall, e lei per farlo l’ha dovuto ferire, ma poi alla fine se ne va perché sa che il nostro irlandese biondo non mollerà così facilmente! Ma cosa avrà scritto nel biglietto? Niall come la prenderà? Dove andrà Nicole? Ha già una meta? E cosa accadrà? Bene bene, lo so, sono cattiva, ma non riesco a non farvi domande! lol Allora, se vi è piaciuto il capitolo, recensite e fatemi sapere. Credo proprio che presto tutto finirà, nel senso che la storia si sta avvicinando alla fine. Ora devo andare. Cercherò di mettervi al più presto il prossimo capitolo, non appena avrò uno straccio di idea.
Vostra Nice <3 

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Capitolo 16
*** Viaggi...ツ ***


 
POV ZAYN
 
Louis, come tutti noi del resto, aveva capito che qualcosa non andava, ma sinceramente francamente parlando solo lui era riuscito a capire che Harry era implicato in tutto ciò. Louis era però quello che lo conosceva meglio di tutti; ci eravamo “riuniti” nella sua camera mentre Niall chiariva con Nicole e direi che siamo riusciti a  fargli un terzo grado alquanto deludente! Era stato molto vacuo sulle risposte che dava, ci aveva detto che non poteva dirci nulla perché lo aveva promesso alla rossa. Non mi importava in quali assurde promesse era implicato: per aiutare Nicole e Blair, ci occorreva sapere il più possibile su tutto…anche se dovevo ammettere che forse (molto sicuramente senza il molto), c’era anche un po’ di curiosità in tutto ciò! Ma era normale no?
Grazie alla mia cocciutaggine ero riuscito ad estorcergli una qualche informazione: ci aveva detto ad esempio qual’era il piano della rossa, e che ruolo avesse lui in esso. Ovviamente non eravamo d’accordo, non di certo, ma quando ce l’aveva detto era ormai troppo tardi: stava già mollando Niall. Mentre noi iniziavamo a discutere Harry era sgattaiolato fuori dalla camera sotto gli occhi di tutti che cretini non abbiamo notato niente. Era poi risalito non molto tempo dopo con una mano poggiata sulla spalla di Niall che sembrava distrutto; si sedette sul letto senza dire una sola parola, facendo poi scappare un sospiro, mentre Harry rimase fermo sulla porta troppo dispiaciuto per quello che aveva fatto per fare qualsiasi cosa; d’impulso ad un certo punto scattò e scese le scale prendendo le chiavi della macchina. Tranquillizzai i ragazzi con lo sguardo e lo seguii mentre loro davano delle pacche al nostro irlandese per confortarlo.
Harry aveva indossato una giacca in pelle nera e si era diretto verso la sua macchina di uguale colore, ma lo fermai prima che potesse salirci su
«Harry cosa è successo?»
Sapeva a cosa mi riferivo. Si era fermato, ma mi dava ancora le spalle. Notai che aveva serrato le mani in due pugni che fecero sbiancare le nocche.
Non ci fu risposta.
«Harry ora tu mi spieghi: perché hai fatto quella promessa? Soprattutto sapendo  che ciò avrebbe distrutto Niall?»
Eravamo a poco più di due metri di distanza; lui non parlava ed io continuavo a fissarlo confuso
«Cazzo Harry vuoi degnarti di dirimi almeno una parola?»
«Non lo so, ok?» aveva alzato la voce di un’ottava; finalmente si girò a guardarmi…c’era qualcosa nei suoi occhi che mi fece venire i brividi «Era questo che volevi sentirti dire? Che ho fatto una stupida promessa che ha ferito uno dei miei migliori amici, che è come un fratello per me, solo perché me lo ha chiesto lei?»
Scossi la testa
«No, voglio sentirmi dire la verità»
«Bèh, è questa»
«Non è vero, e lo sai bene»
Louis non era l’unico a conoscerlo
«Non è tutto Harry e lo sai»
Mi guardò in modo molto strano, sapeva che avevo ragione, non poteva negarlo
«Harry puoi dirmi ogni cosa tu voglia, devi pur confidarti con qualcuno, non puoi tenerti sempre tutto dentro»
Non si mosse di un millimetro. Continuava a fissarmi senza dire nulla con la mascella serrata. Io aspettavo una risposta che non sarebbe mai arrivata: si girò nuovamente dopo una decina di minuti di occhiatacce a vicenda, ed entrò in macchina mettendola in moto, partendo poi a tutta birra per chissà dove.
Come sarebbe andata a finire tutta quella storia? che sarebbe successo?
Sospirando mi diressi verso casa, ma c’era qualcosa di strano…qualcosa che non andava; mi sentivo osservato in un certo senso, e a disagio, ma c’era anche dell’altro che non riuscivo ad identificare. Mi guardai le spalle prima di varcare nuovamente la soglia di casa.
 
 
POV HARRY
 
Non sapevo dove stavo andando, solo che la meta era lontana, anche se non di troppo. Avevo bisogno di scaricare tutte le mie emozioni su qualcosa; avevo mentito al mio migliore amico, solo perché me lo aveva chiesto Nicole. Avevo messo da parte l’amicizia, per una stupida scommessa del cazzo…ma non era tutto. Zayn aveva ragione.
La macchina sfrecciava veloce, il contachilometri avanzava sempre di più: 80…100…120…200…
Arrivai a sfiorare il massimo della velocità senza neanche accorgermene superando di qualche chilometro quella che scoprii essere la mia destinazione solo quando la vidi.
Iniziai a rallentare gradualmente deglassando le marce mentre svoltavo per tornare indietro; molto probabilmente mi ero beccato anche una bella multa!
Parcheggiai velocemente ed uscii dalla macchina sbattendo con violenza la portiera e chiudendo poi tutto.
Infilai le mani nelle tasche del giubbino mentre a testa bassa avanzavo diretto verso il bar davanti a me.
 
«Mi dia la roba più forte che ha»
Mi rivolsi all’uomo dietro al bancone del bar che stava pulendo l’interno di un boccale in vetro con un panno bianco. Mi fissò mentre io prendevo posto davanti a lui; poco dopo poggiò il boccale che stava pulendo prima davanti a me girandosi indietro per prendere una bottiglia contenente un liquido trasparente. La stappò e versò un po’ del suo contenuto nel boccale di vetro. Guardai l’alcolico uscire dolcemente dalla bottiglia e finirci dentro riempendolo fino a metà.
Presi il vetro tra le mie mani e ne bevvi il contenuto tutto d’un sorso senza pensarci due volte senza curarmi dello sguardo del barista di fronte a me quando parlai di nuovo
«Ancora»
Gli porsi il boccale e la scena si ripeté più e più volte consecutivamente.
Era un sollievo sentire l’alcol scendere giù per la gola sentendone l’odore pungente arrivare a colpirti dolcemente al naso.
Persi il conto di quante volte avevo alzato il gomito arrivato a cinque…o erano nove? Ah, che importava?
Nicole a dire il vero me lo aveva detto il motivo per cui doveva abbandonare Niall, mi aveva anche esplicitamente detto cosa le diceva il messaggio che le aveva lasciato Cole: Niall sarebbe morto se lei non l’avesse fatto; i ragazzi questo non lo sapevano, e mi andava bene così in parte, perché se Niall avesse saputo il motivo del gesto di Nicole, gli sarebbe stato ancora più vicino. Zayn aveva ragione: non potevo tenermi tutto dentro, nessuno ci riesce, ed io non ero più degli altri; avrei dovuto parlarne con Nicole appena possibile, dato che con i ragazzi era offlimits, e con Niall era fuori discussione, non se ne parlava proprio.
«Un altro» mi rivolsi nuovamente al barista che spalancò gli occhi
«Ma questo sarà il ventesimo bicchiere che ti fai fuori, ragazzo!»
Alzai le spalle non curante fissandolo
«Che importa? Versa »
«Scusa ragazzo ma no: nessuno regge così tanto l’alcol, è meglio che ti fermi!» disse con fare paterno…mi ricordava Liam per questo verso! Ma aveva ragione: mi sarei ucciso da solo continuando così, e non credo ne valesse la pena.
Sospirai e allontanai il bicchiere da davanti a me rimettendomi dritto con la schiena
 
«Tieni bevi questo»
Mi porse un altro bicchiere più piccolo del precedente; lo guardai storto
«Prima mi dici che è meglio non bere più e poi mi dai un altro bicchiere?» chiesi scettico
Indicai con lo sguardo il liquido bianco nel bicchiere, il barista fece una smorfia divertita
«Bèh, devi essere ubriaco forte per non riuscire a riconoscere nemmeno un bicchiere di latte!»
«Latte?»
Annuì
«Esattamente: aiuta in parte a smaltire la sbronza, quindi: bevi» spiegò. Presi titubante il bicchiere in mano e buttai tutto giù d’un sorso
«Mi chiedo come facciano quelli intolleranti al lattosio!»
Rise
«Bèh, penso debbano aspettare che la sbronza passi da sola!»
Un lato positivo, più o meno, per quanto insignificante sia, di andare a bere in un bar, è che spesso e volentieri ti viene spontaneo dare del tu al barista e viceversa.
L’alcol ci mise un po’ a dissolversi, grazie anche a svariati bicchieri di latte!
«Cosa ti ha portato a bere così tanto?» chiese d’impulso ad un certo punto l’uomo del bar «La ragazza ti ha mollato?»
Risi sonoramente
«Sogna pure Bill!» risposi continuando a ridere. Si unì a me
«Ok, allora che è successo?»
«Mhm, niente di che»
Non mi andava di andare a raccontare al primo passante che incontravo la mia vita.
«Ok, come vuoi»
Si allontanò da me andando a servire un altro cliente. Sentii il cellulare vibrare e lo tirai fuori dalla tasca dei jeans; guardai confuso il numero sul display e risposi subito dopo
«Liam, che succede?»
«Ma dove cazzo sei finito? Sono due ore che sei fuori e non riusciamo a trovarti, che cazzo di fine hai fatto?»
Due ore? Ero davvero stato là dentro per due fottutissime ore? Non me ne ero reso conto…
Dalla voce sembrava allarmato
«E’ successo un casino Harry, devo tornartene immediatamente…»
«Ma cosa…?»
«Si tratta di Nicole»
«che è successo? Sta bene?»
«E’ questo il punto: non lo sappiamo»
«Che intendi dire con “non lo sappiamo”?»
«Niall è distrutto, Harry: Nicole se n’è andata»
Chiusi immediatamente la chiamata rimettendo il telefono in tasca e lasciando dei soldi sul bancone, uscendo poi a razzo da quel bar
 
POV LIAM
 
«Che cosa è successo?»
Harry ci raggiunse subito correndo. Eravamo davanti casa di Nicole già da un po’ ad aspettarlo
«Dove sono Niall e Zayn?» chiese poi non vedendoli
«Dentro» risposi «Niall cerca un qualunque indizio che gli dica dove è andata»
«Nicole?»
Annuii mentre Louis prendeva parola
«Niall era uscito per chiarire con lei nonostante gli avessimo intimato di non farlo, e ha visto che la porta era semiaperta. Entrando non l’ha trovata»
Alla faccia della sintesi!
«Bèh, potrebbe essere uscita no?»
Scossi la testa
«Una persona che se ne esce per qualche minuto non si porta dietro tutte le sue cose Harry, e di certo Nicole non avrebbe mai lasciato la porta aperta»
Harry si fece cupo in volto
«Non…avete nessuna idea di dove sia andata?»
«No» rispose Louis «Niall non vuole nessuno intorno, già è tanto che ha lasciato a Zayn di essere seguito; vuole trovare lui qualcosa senza che nessuno si metta in mezzo»
«E’ convinto che Nicole gli abbia lasciato qualcosa» continuai
Harry si passò una mano fra i capelli
«Tu ne sapevi nulla?» chiesi d’impulso. Lui mi guardò scuotendo la testa e facendo una smorfia
«E’ tutta colpa mia: se non avessi mai permesso a Nicole di andarsene non sarebbe successo nulla di tutto ciò»
«Non puoi esserne sicuro» cercò di rassicurarlo Louis
«E invece si Lou; pensaci: se Nicole non avesse abbandonato Niall lui le sarebbe stato vicino ed ora sarebbe qui con noi»
«RAGAZZI?!»
Mi girai verso Zayn, come anche Louis e Harry, e notai che Niall non era con lui. aveva una faccia triste
«Zayn» Harry fece un passo avanti. Zayn non disse nulla, fece solo un segno con la testa verso la casa
«Niall ha trovato qualcosa» era facile trarre le conclusioni a quel punto
Zayn annuì
«E’ seduto sul Suo letto ora…con un Suo biglietto fra le mani»
Harry serrò la mascella e le mani in due pugni ed entrò in casa diretto da Niall; nessuno cercò di fermarlo. Nessuno lo seguì. Nessuno entrò dopo di lui
 
 
POV NIALL
 
Avevo sperato fino all’ultimo che Nicole non fosse veramente andata via, o di trovare  un qualche suo messaggio che mi desse una qualche sua traccia, che mi aiutasse a capire dove fosse andata; non potevo ancora credere che l’avesse fatto…ma ora che avevo trovato il biglietto, il suo messaggio…non mi sembrava vero.  Non avrei mai voluto che tutto ciò accadesse, la volevo al mio fianco. Volevo stringerla a me, e consolarla nei momenti tristi, e parlarle ogni istante della mia vita, e dirle ogni secondo di ogni minuto di ogni giorno che l’amavo. Le avevo mentito quando le avevo detto il contrario, ma l’avevo fatto solo perché non volevo che se ne andasse (ottimi risultati direi!); preferivo averla accanto come amica sapendo che non ricambiava il mio amore, e continuare a starle accanto e sperare, che perderla per sempre come era successo senza poter far niente per aiutarla.
All’inizio non avevo pensato di controllare in cucina, ero sorso subito nella sua camera, poi in quella dei genitori. Avevo perlustrato tutta la casa prima di rendermi conto che lì non avevo ancora guardato. Ed il biglietto era lì, sul frigo, in bella vista, ad aspettare che lo trovassi. Zayn era uscito ad avvisare gli altri non appena aveva capito, mentre io avevo staccato il foglio dal frigorifero ed ero corso in camera sua, come se andare lì a leggerlo mi aiutasse a sentirla più vicina mentre i miei occhi scorrevano lungo quelle righe d’inchiostro sbiadito…probabilmente aveva pianto mentre impugnava tra le sue fragili dita quella penna nera.
Alcune parole erano quasi illeggibili…quasi. Sentii s’improvviso la porta della camera aprirsi; alzai lo sguardo verso Harry che si stava avvicinando a me, fino a sedersi anche lui sul letto
«Mi dispiace davvero Nialler, non volevo che…»
Scossi la testa per fermarlo. Non volevo altre scuse da parte sua
«Non è colpa tua Harry. Va bene così»
Sospirò
«Che dice il messaggio?» chiese
«Non dice dove è andata, se è questo che vuoi sapere»
Riabbassai lo sguardo verso il biglietto stretto fra le mie mani
«L’ho persa» sussurrai
Sentii un suo braccio avvolgermi le spalle
«La ritroveremo, te lo prometto. Fosse l’ultima cosa che faccio» il suo tono era fermo e solenne. Gli sorrisi per fargli capire di aver capito. Lo speravo sul serio. Speravo davvero di ritrovarla
«Dice perché se n’è andata?»
«Più o meno…più meno che più!»
Harry mi fissò interrogativo e vedendo che non dicevo nulla chiese indicando il foglio con lo sguardo
«Posso?»
Glie lo porsi senza troppi problemi, tanto a furia di leggerlo e rileggerlo ne avevo imparato le parole a memoria, ma non diceva nulla che potesse aiutarmi. Harry lesse tutto più di una volta, poi mi restituì il messaggio indicandomi una parte del messaggio. Non ci avevo pensato. Non ci avevo fatto caso. Sorrisi euforico ed Harry con me
«Nicole aveva ragione: sei un genio Harold!»
 
 
POV NICOLE
 
In tutta la mia vita non avevo mai viaggiato molto, ma questo non voleva dire che in caso di bisogno non avrei saputo cavarmela; quello che era successo e che ancora stava succedendo mi aveva cambiata, in un certo senso. Ero salita sul primo taxi che avevo trovato, ma quando l’autista mi aveva chiesto dove dovevo andare, c’era stato un attimo di smarrimento. Non ero sicura di dove sarei andata, anche se il mio cervello inconsciamente si. Il taxi poteva portarmi fino ad un certo tratto di strada, poi avrei dovuto prendere un autobus. Pagai il tassista e mi diressi verso uno di quei bus che ti portano lontano, quelli che di solito la scuola prenota per portarti a fare una qualche gita; chiesi svariate volte sempre la stessa cosa ad autisti diversi, prima di trovare qualcuno che mi rispondesse affermativamente.
Salendo ripensai a Niall, a ciò che gli avevo scritto e detto. Due cose completamente diverse. Due opposti. Presi posto vicino ad uno dei tanti finestrini poggiando la valigia nel poggia bagagli sopra la mia testa. Dieci, venti minuti…mezz’ora e finalmente partì. Sentii il cellulare squillare e vibrare nella tasca dei miei jeans. Prendendolo in mano rimasi un paio di minuti a guardare chi fosse a chiamare, prima di riattaccare e far scattare la segreteria telefonica. Chiamò altre mille volte, senza darsi per vinto. Aveva già letto il biglietto?
Non avrei risposto…mai. Non mi sarei fatta trovare. Non così facilmente. Niall avrebbe avuto una vita più felice senza di me, ma soprattutto avrebbe vissuto. Cosa non si poteva dire per me. Andavo verso la morte. Era ora di chiarire…di  farla finita.
 
 
 
 
 
Ei Niall!
So che se stai leggendo questa lettera (se così si può definire) sono già andata via. Perché l’ho fatto?  [..........]
Pensa che questa sarà la centesima volta che scrivo sempre le stesse cose e le stesse parole…perché non ci riesco: non riesco ad abbandonarti di nuovo.
Ti ho detto il contrario, lo so, ne sono consapevole…ricordo ancora ciò che ti ho detto, dalla prima all’ultima parola, ma dovevo farlo, ed ora sono lontana. Più lontana di quanto immagini; chissà per quale assurdo motivo in questo momento ti immagino leggere queste righe incazzandoti mentalmente con me! Sai: mentre ti dicevo quelle cose, mi è tornato in mente quando te ne andasti tu. Io ti ho visto…su quel treno, mentre te ne andavi chissà dove. E piangevo, sai?! Proprio come sto facendo ora da Dio solo sa quanto tempo perché sto perdendo un’altra volta la persona più importante della mia vita. Ora sono io su quel treno Niall, e spero con tutto il cuore che non mi odierai per ciò che sto facendo. Una parte di me non vorrebbe farlo, perché tengo a te più di ogni altra cosa al mondo…ed è proprio per questo che me ne vado e ti lascio.
Anche se io non farò mai lo stesso, dimenticati di me…e  [...........]
- Nicole
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Spazio autrice:
Stavolta sono stata veloce visto? Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ma c’è un motivo per cui ho scritto tutto di fretta e furia per riuscire a pubblicarvelo stasera: non so quando riuscirò a scrivere, insomma, per le vacanze di Pasqua ci hanno dato una marea di compiti e se non li inizio non so che fine riuscirò a fare! Godetevi questo capitolo, perché non so quando tornerò da voi! Bene, sistemato questo, vi dirò che non pubblicherò o scriverò per come minimo una settimana, ed ora passiamo al capitolo ed alle domande crudeli…no, stasera niente domande. non mi viene nulla in mente! lol allora volevo chiarire che le parti in cui non c’è scritto niente ma c'è solo una scia di puntini tra parentesi quadre (su word anticamente era una macchia nera!) e sembra che la frase finisca così…diciamo che non sapevo bene come fare le sbavature dell’inchiostro! ma le parole cancellate si sapranno alla fine, le dirà lei stessa a Niall...forse devo imparare a starmi zitta! Fatemi tutte le domande che volete e vedrò di rispondere come posso senza svelare troppo (spero!), ma sono di fretta e vado, ma volevo mettervi quest’immagine (quella sotto!) perché penso che col capitolo ci stia bene. VI VOGLIO BENE <3
- Nice <3

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Capitolo 17
*** Messaggi e Chiamate ***


Mi ero addormentata sul pullman; la testa poggiata sul finestrino ghiacciato e le mani strette sul cellulare spento. Come sapevo che mi ero addormentata? Una sola parola: sogni; o dovrei dire incubi? Chi non mi conosce non capirebbe mai, ma purtroppo io ci sono dentro fino al collo.
Non ricordo di preciso cosa sia successo, ma non è questa la cosa irritante dei sogni?! Ti sveglie puff…ti ritrovi a cercare di ricordare per tutta la giornata ciò che è successo, come se ti mancasse un pezzo di cervello e senza di esso non puoi fare o capire nulla.
Stavolta non ero lì, in quella radura, sotto la solita quercia, ma di fronte casa mia, sola certo, ma con la sensazione che Cole fosse lì a spiarmi come se niente fosse. Ma tutti gli incubi che si rispettino devono andare storto no? Rivissi il momento dell’incidente dell’aereo dei Miei: l’aereo mi sfrecciò da sopra la testa andando a schiantarsi nel parco, incendiando tutto. Ad un certo punto, per la prima volta in tanti anni, lo vidi: Cole mi si avvicinò lentamente con un ghigno che non prometteva niente di buono…non per me almeno.
-Ti aspetto-
La sua voce rimbombava ancora nella mia mente
-So che verrai prima o poi-
Tutt’intorno a noi fiamme…
E poi buio totale. Il resto non lo ricordo affatto, ma credo che anche se lo ricordassi no sarebbe poi così piacevole, o mi sbaglio?
Beh, comunque dopo questo strepitoso sogno mi svegliai col torcicollo e dolori ovunque: dormire seduta su una sedia di un autobus in viaggio non è il massimo del confort direi!
Il bus era ancora in viaggio, la mia destinazione era un po’ lontana e quel bus non sarebbe bastato per arrivarci; mentre mi massaggiavo la nuca per il dolore con una mano, con l’altra premetti i tasti del cellulare accendendolo e poi vidi tutte le chiamate perse dei ragazzi: 215 di Niall, 100 circa da parte di Harry, altrettante di Zayn e Louis, e quasi una novantina anche di Liam…oh ma guarda te: ce n’era anche una di Meg! Forse lei l’avrei chiamata, ma prima passai in rassegna anche tutti i messaggi arrivatomi…altro tormento:erano quasi tutti dei ragazzi, chi mi diceva di tornare, chi che chiedeva dove mi ero andata a cacciare, o dove stavo andando, o anche perché l’avessi fatto…si aspettavano sul serio una mia risposta? Meg mi aveva mandato anche un messaggio…e lo stesso aveva fatto Mary. Li aprii confusa: possibile che avessero saputo della mia fuga?
 
#
Tesoro ho chiamato a casa tua ma non mi rispondi e B è offlimits da tempo. Mi dispiace per quello che è successo, ho sentito oggi al telegiornale. Ah quando puoi chiamami devo dirti una cosa ;)
Meg
 
#
Nicky ma dove sei finita?
Un ragazzo mi ha chiamata sul cellulare chiedendomi di te, sai? È stato strano…senti volevi esprimerti le mie condoglianze, ma non tramite SMS! Mi dispiace tanto, vorrei essere lì vicino a te e Blair in questo moment. Chiamami ok? Ho bisogno di sentirti, mi manchi :)
Mary
 
Sospirai leggendo oltre alla notizia appresa da loro sui miei genitori anche il nome di Blair nei messaggi. A quanto pare la notizia dell’incidente era arrivata anche lì da loro. Tolsi di mezzo i messaggi eliminandoli tutti e chiamai Meg per prima, sperando che la conversazione sarebbe uscita spontanea ad entrambe, senza parlare di altro se non di noi.
«Pronto?»
A quanto pare non aveva guardato il numero sul display o mi avrebbe risposto diversamente!
«Meg?!»
«Nicole!»
Si fece subito entusiasta nel sentirmi.
Risi divertita alla sua reazione; la immaginai magari su una sedia annoiata e poi saltare non appena mi sente!
«Ma dove sei finita? È da ore che cerco di chiamarti»
Ore? Da quanto…
Fissai l’orario sull’orologio che avevo al polso scostando di poco la felpa: erano le 6 di sera. Avevo dormito davvero molto, contando che me n’ero andata la mattina
«Ehm…sto facendo un piccolo viaggio, niente di che, non preoccuparti. Che mi dici? C’era qualcosa che volevi dirmi? Non credo tu mi abbia chiamata e mi abbia mandato un messaggio con su scritto di chiamarti solo per sgridarmi!»
Cercai di essere la Nicole di sempre, anche se era difficile data la situazione in cui mi trovavo; non era facile essere allegra e solare come un tempo senza far trasparire  un po’ di tristezza, malinconia o frustrazione.
Non ci cascò ed il suo entusiasmo andò a farsi fottere d’improvviso. Merda!
«Nicole…so che non vorrai sentirtelo dire perché ti conosco, ma: mi dispiace per i tuoi genitori. Sai che mi stavano a cuore!»
sospirai
«Possiamo non…non parlarne per favore? Sto cercando di pensarci il meno possibile, per quanto posso?»
Quasi la vidi annuire senza vigore
«Certo! Ma avevi ragione»
«Riguardo a cosa??»
Si animò nuovamente, urlandomi dall’altro capo del telefono, rompendomi un timpano e cogliendomi di sorpresa in tutto e per tutto
«AUGURI NICOLE!»
«Auguri?»
«Si si, auguri: è il tuo compleanno tesoro!»
Il…mio…compleanno? Stava scherzando sperai
«Oh, ehm…allora grazie»
Non potevo crederci: avevo  deciso di andarmene, scappare da tutto e da tutti proprio il giorno del mio compleanno…
«Tu e B state festeggiando? È per questo che sei in viaggio?»
Quanto era ingenua alle volte!
«Ehm, no. A dire il vero… sono partita da sola»
«Oh, è successo qualcosa tra te e Blair? Vuoi parlarne?»
Bene, ora l’avevo pure fatta preoccupare ancora di più. Di bene in meglio!
«No no, è che…lei è partita prima di me e la sto…» sospirai «Raggiungendo»
«Ah, è per questo forse che non risponde al cellulare…»
«Si per questo…senti devo andare, devo chiamare ancora Mary»
«Ok, salutami sia lei che B, va bene? Ciao, e ancora auguri. Felice compleanno!»
Riattaccai senza attaccare e sospirai.
Sarebbe stato lo stesso anche con Maria? Probabilmente si, ma Mary aveva un carattere completamente diverso da Meg, e forse avrebbe capito…potevo solo sperare! E se avesse capito troppo? Tanto quanto basta da riuscire a sapere tutto, proprio tutto quello che stava succedendo?
No, dovevo chiamarla in ogni caso, se mi mettevo in testa di non farlo potevo stare certa che non l’avrei fatto, ma insomma: chissà quando l’avrei risentita, o quando lei avrebbe risentito me (stesso ragionamento fatto per Meg).
Mi feci coraggio mentre cercavo il suo nome nella rubrica…
«Nicole!»
Sprizzava gioia da tutti i pori…se possibile dato che ne sentivo solo la voce! Mi aveva riconosciuta, segno che aveva guardato il numero prima di rispondere, al contrario di Megan
«Mary!»
Rise, ma come avevo previsto capì subito il mio umore
«Non ti dirò nulla sui tuoi genitori perché ho capito che non è il caso, te lo sento dalla voce…»
«Ma…?»
Sapevo che aveva da continuare, ma non il perché si fosse fermata, quindi la incitai a dire il resto.
«Ma devi dirmi che sta succedendo e come ti senti dopo l’accaduto. Hai bisogno di parlarne»
Sospirai: sempre la solita ragazza schietta e diretta quando vuole.
«Nicole dove sei finita?» continuò
Quella domanda mi suonava tanto come un deja vu, così come la risposta che diedi, solo che stavolta ero più sicura delle mie parole
«In viaggio»
«Per dove?»
«Non lo so di preciso…un posto!»
Non era facile  con Mary, sapeva sempre cosa dire o chiedere, era sempre un passo avanti a tutti
«Non cercare di sviare il discorso Nicole!»
«Perché?»
Sembrava seriamente preoccupata, e quella era l’ultima cosa che mi serviva in quel momento
«Facciamo che te lo dico quando sono arrivata?»
«Sei ancora in viaggio?»
Sembrava sorpresa
«Mhmh»
«Ok, va bene. Ma ora, prima che andiamo avanti con altri discorsi: AUGURI NICKY!»
Sorrisi immaginandola alzare le mani in aria come se fossi lì, per abbracciarmi
«Ok, lasciamo perdere il mio compleanno, che non è niente di importante»
Era importante quando i miei genitori erano ancora vivi, adesso non aveva più senso:era solo un modo per ricordarmi la loro assenza
«Lasciamo…no, non possiamo lasciar perdere Nicky!» mi interruppe facendo la finta sconvolta
«E invece si, è semplice: basta pensare ad altro. Ad esempio: nel messaggio che mi hai inviato hai detto che qualcuno ti ha chiamata chiedendo di me»
«Si si, un ragazzo. Due per la verità. Bisogna essere precisi!» scherzò
Feci una smorfia divertita, anche se lei non poteva vedermi
«Han detto come si chiamavano?» chiesi curiosa. Mary ci pensò su e prima di rispondermi passò almeno un minuto o due
«Si, ma non riesco a ricordarmelo: erano nomi particolari»
Sospirai
«Ma se non mi sbaglio me lo sono scritto da qualche parte, se aspetti un minuto…»
Mise il vivavoce e sentii il rumore di oggetti cadere per terra con un tonfo…probabilmente tutte le cose che si ostinava a tenere sulla sua scrivania formando una montagna!
«Mi hanno detto che ti cercavano» continuò; la voce era lontana e quasi impercettibile; colpa del vivavoce
«Perché?»
«Mah, non ne ho idea» disse sarcastica «Forse perché sei sparita dalla faccia della terra così, tutt’a un tratto!?»
Uff, lei non poteva capire…anche se con la maggior parte delle possibilità aveva ragione. Forse sapevo già chi era stato a chiamarmi, solo che mi ostinavo a non crederci.
Non dovetti aspettare molto che la sentii esultare e prendendo in mano il telefono togliendo il vivavoce
«Bene, ed i vincitori sono Zayn Malik e Niall Horan» disse velocemente con fare scherzoso.
Cosa? Come diavolo avevano fatto ad avere il numero di cellulare di Maria? Come facevano a sapere di lei, soprattutto? Io…non credo di aver mai parlato loro di Maria, o di Meg. No, no ne ero sicura: mai fatto parla con quei cinque ragazzi. Dove avevano trovato il suo numero?
«Ti hanno detto per caso come…»
«Hanno fatto a contattarmi?»  mi interruppe di nuovo finendo per me la frase
«Già»
«Io sono intelligente, ecco perché glie lo chiesto! Mi pare abbiano detto che il mio numero era messo nella tua agenda»
Mi battei una mano sulla fronte: come avevo fatto a non pensarci? Per la fretta l’avevo dimenticata sulla scrivania…a dire la verità non ci avevo nemmeno pensato a prenderla. I primi numeri scritti lì sopra in bella vista sono quelli di Meg e Mary; contando il fatto che Meg non risponde se non conosce il numero, Mary era la seconda possibilità rimasta.
«Li richiamerai?»
«No»
La mia risposta era secca. Ero sicura della mia risposta, o almeno in quel momento, anche se la mia voce si era incrinata lievemente. Sperai che lei non l’avesse notato
Mary sospirò
«Ok. Sai che erano davvero divertenti?»
Si animò nuovamente mentre io aggrottavo la fronte confusa.
«Avevano messo il vivavoce, io ero a scuola, ora di intervallo fortunatamente o mi avrebbero sequestrato il cellulare! Ad un certo punto si sono messi pure a litigare, perché uno diceva quello che voleva dire l’altro o che l’altro stesso non voleva che dicesse!» rise «E’ passata come minimo mezz’ora così, tutto il tempo dell’intervallo. Non sono riuscita nemmeno a comprarmi un caffè!»
Era facile assegnare le parti di Zayn e Niall alla descrizione di Maria. Li immaginai litigare, Niall col telefono in mano, Zayn che cercava di dire qualcosa ma lui che subito lo fermava…probabilmente, anzi molto sicuramente, per farsi ascoltare Niall avrà anche minacciato Zayn di scombinargli il suo amato ciuffo! E tutto questo mentre Mary cercava di non ridere, invano e senza troppi risultati. Mi mancavano. Tutti: Zayn, Liam, Louis, Harry…e Niall, soprattutto lui, lui più di tutti
«Nicole» la voce dolce e ferma di Maria mi fece tornare sulla terra; era tornata seria «Era preoccupato»
Mi si bloccò il respiro in petto e credo che lei lo notò, perché continuò a parlarmi della telefonata dei ragazzi
 
«Zayn finiscila»disse severo l’altro ragazzo
«Ma non ho detto niente!»si lamentò quello dalla voce bassa e dolce
«E invece si Zayn, sta zitto e fa parlare me»
Cercai di fermare le risate
«Ma se tu stesso prima hai detto che»
«Zayn»
Scoppiai in una fragorosa risata coprendomi la bocca con una mano, non ce la facevo più, un altro secondo e sarei morta. Sperai non mi avessero sentita. Erano minimo venti minuti che andava avanti così, ma io non avevo tutto il tempo del mondo; anche se mi stavo divertendo un mondo  dovetti fermarli
«Ehm, ragazzi?» mi schiarii la voce smettendo di ridere «Per quanto mi piacerebbe sentirvi ancora borbottare cose senza senso su Nicole e non, io dovrei andare a lezione purtroppo!»
Ero nel bagno della scuola, ore 11:25, orario di ricreazione, o L’ORA DELLA LIBERTA’ come la chiamo io! La professoressa di latino non mi avrebbe risparmiato nota e rapporto se avessi fatto tardi anche di un solo minuto
«Quindi se non avete altro da dirmi…»
«Aspetta» uno dei due ragazzi mi fermò allarmato «Dille che la sto aspettando ok? Sono Niall. Anzi no, non dirle niente, forse è meglio così…»
Si fece cupo tutto ad un tratto. Non parlò più, ma l’altro ragazzo, Zayn mi pare, prese in mano il telefono. Niall doveva essersi allontanato anche se non di molto, perché parlò a bassa voce
«Maria…»
«Puoi chiamarmi benissimo Mary»
Sorrisi, anche se lui non poté vedermi…anzi, forse proprio per questo sorrisi
«Mary…dì a Nicole che siamo tutti preoccuaptissimi per lei, e che Niall…è distrutto da quando è partita. Anche se questo potrebbe dispiacerle, fammi questo piacere»
«O - ok…»
«Allora ci sentiamo, Mary»
Riattaccò il telefono troncando la conversazione ed io rimasi con la bocca semiaperta a fissare come una cogliona il cellulare, finché il trillo della campanella non mi riscosse facendomi scendere dal lavandino correndo alla mia classe. Che strana sensazione…
 
 
«Nicole, credo dovresti richiamarli»
Scossi con vigore la testa
«No, affatto. Loro…non devono sapere dove sto andando»
«E’ per questo che non vuoi dirmelo?»
«In parte»
Nessuna delle due parlò più. Niall era distrutto. Lo avevo ferito. Gli avevo spezzato il cuore; andandomene avevo peggiorato la situazione.
«Mary senti, ti voglio bene. Ci risentiamo»
«Frena, frena: ti voglio bene? Non stai andando a suicidarti vero?»
Il suo tono era ironico, ma non aveva tutti i torti
«Ciao Mary»
«No aspetta, Nic…»
Chiusi la conversazione: non volevo sentire altro. Altre lacrime mi stavano già rigando il volto, ormai credevo che se fossi andata a Guinness Word Record avrei vinto un premio. Stavo rovinando la vita a tutti. Andarmene era davvero la cosa migliore, o la peggiore? Mi stavano aspettando, ma non sarei tornata. Forse era meglio chiamarli, per sentirli un’ultima volta. Non ne avrei avuto più l’occasione
 
 
 
Spazio autrice:
HOLA CHICA!
Bello il mio spagnolo? Non direi. Sono di un ritardo cosmico e mi dispiace davvero un’infinità, ho troppo da studiare in questi giorni e non so quando riuscirò a mettervi il prossimo capitolo; ma so già cosa accadrà. E voi? Che ne pensate? Secondo voi Nicole chiamerà davvero i ragazzi? E poi, se Niall aveva capito dove Nicole stava andando, dicendo che l’avrebbe seguita, perché ora Zayn dice che la stanno aspettando?  Ma soprattutto, ultima domanda giuro, dove va di preciso Nicole? Debbo andar mie care fanciulle (stupida scuola che mi contagia malamente!). fatemi sapere ok?
Vostra Nice <3

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Capitolo 18
*** Ultima Chiamata ***


BUONA LETTURA E SCUSATE IL RITARDO!


Avrei dovuto chiamarli? Probabilmente si, ma non ne avevo il coraggio. Lo ammetto non riuscivo nemmeno a guardare il numero sulla rubrica del cellulare, non dopo quello che avevo detto e fatto. Ma forse non avrei avuto più occasione per rimediare, se non quella. Il bus si fermò per fare rifornimento, ed io ne approfittai per prendere un po’ d’aria fresca e per schiarirmi meglio le idee, scendendo e dirigendomi verso il bar del benzinaio, chiedendo un caffè lungo amaro. Avevo bisogno di svegliarmi un po’. Mentre lasciavo che il liquido caldo mi scendesse giù per il collo sentendone l’aroma intenso cercai di pensare a quello che avrei potuto fare. La risposta era una sola, ma era difficile prendere la decisione giusta, sapendo che poteva causare altri dolori, o prendere quella sbagliata credendo fosse giusta. Era un casino. Mancava ancora un po’ prima che il pullman potesse ripartire, quindi ne approfittai
 
 
POV NIALL
 
Eravamo in viaggio. Ora sapevamo per dove, quando Harry mi aveva fatto vedere quel pezzo del messaggio avevo subito capito. Ma Nicole lo aveva fatto a posta? Cioè, voleva che noi andassimo da lei? O era tutto un fatto casuale? O ancor peggio ci stavamo sbagliando e stavamo facendo quell’inutile viaggio per nulla?! Era davvero difficile dirlo, soprattutto perché non eravamo certi che Nicole stesse andando dove noi pensavamo stesse andando:
 
Sai: mentre ti dicevo quelle cose, mi è tornato in mente quando te ne andasti tu. Io ti ho visto…su quel treno, mentre te ne andavi chissà dove. E piangevo, sai?! Proprio come sto facendo ora da Dio solo sa quanto tempo perché sto perdendo un’altra volta la persona più importante della mia vita. Ora sono io su quel treno Niall
 
Che dire? Questa frase sembrava voler dire che andava dove ero andato anche io anni prima, scappando per colpa di Cole. Adesso era un’altra situazione, e all’inverso. Ora era lei a viaggiare lontano da me, ma avrei chiarito e chiesto perché: le sue scuse non reggevano per niente.
«Niall mi dici ancora dove stiamo andando? Sai, sono io alla guida e mi serve saperlo!»
Sbuffai guardando Harry di fianco a me al posto del guidatore; era la centesima volta minimo che me lo chiedeva!
«Harold te l’ho già detto almeno mille volte: New York!»
Eh si, New York babe!
«Ma come fai a d esserne sicuro?» chiese Louis sporgendosi da dietro verso di me poggiandosi al sedile dove ero seduto.
Tirai fuori dalla tasca dei jeans il biglietto che ci aveva lasciato Nicole e lo passai a Louis
«Niall me lo avevi già fatto vedere»
Lo sventolò all’aria dopo averlo guardato; feci una smorfia e glie lo strappai di mano indicandogli il pezzo che mi aveva indicato lo stesso Harry
«Vedi qui?»
Annuisce confuso
«Quando sono andato via da qui, sono salito su un treno» spiegai fissando le righe scritte sul foglio
«E allora? Qual è il collegamento?» chiese Zayn guardando anche lui ciò che Nicole aveva scritto
«Allora» continuai scocciato «Noi pensiamo che stia andando dove sono andato io più di dieci anni fa»
«E cioè?»
«Beh, io sono venuto da voi»
«Ma noi siamo qui, con te» intervenne Liam
«Grazie Liam, se non me l’avessi detto non avrei mai saputo di stare guidando una macchina con dentro Niall. Davvero illuminante» commentò Harry alzando gli occhi al cielo, così come fece Liam poggiandosi nuovamente sullo schienale
«Zitto tu» feci un gesto non curante con la mano verso di lui
«Continua» mi disse invece Zayn con la fronte corrugata
Distolsi lo sguardo mettendo a posto il bigliettino
«Allora?» chiese Louis vedendo che non spiccicavo parola
«Quando me ne sono andato sono andato a New York, e lei lo sapeva, cioè glie l’ho detto io stesso. È lì che vi ho incontrati ragazzi»
Mi feci involontariamente cupo ricordandomi un piccolo particolare…piccolo ma abbastanza significante. Liam notò il mio cambiamento d’umore e s’incupì anche lui, senza motivo apparente!
«Cos’hai?»chiese preoccupato
Vidi di striscio Harry serrare la mascella…aveva capito. Fissai i ragazzi nei sedili dietro
«Lì abbiamo incontrato anche Cole» risposi, anche se “incontrato” era una parola grossa, dato che non l’avevamo mai visto. Ci aveva parlato soltanto, da telefoni cellulari non rintracciabili, o cabine telefoniche, alle quali quando arrivavamo erano vuote, senza nessuno, e la cornetta lasciata così a penzoloni, oppure qualche biglietto scritto a mano. Era grazie a Cole che sapevo che Nicole non ricordava nulla di me, o dei momenti che avevamo passato insieme. Mi chiesi cosa ricordasse in proposito, se avesse solo vuoti di memoria o quei ricordi non c’erano mai stai…chissà.
«Niall? Niall? Niall ci sei?» era la voce di Harry, ero rimasto fermo a fissare fuori dal finestrino un punto indefinito, assorto nei miei pensieri. Chissà da quanto cercavano di chiamarmi
«Cosa? Che è successo? Che…?» scossi la testa tornando al presente.
«Il tuo cellulare»
Cosa? Il mio…ah si, stava squillando! Intelligenza proprio. Lo sfilai dalla tasca dei jeans dove tenevo anche il biglietto di Nicole e fissai il nome sul display. Se prima ero rimasto incantato ed i ragazzi a stento erano riusciti a farmi tornare in me, figuratevi adesso come stavo, vedendo il suo nome. Zayn mi sfilò il cellulare di mano perché non mi vedeva muovermi, poi mi guardò con la bocca schiusa prima di rispondere e mettere il vivavoce in modo che tutti potessero sentire, mentre Harry rallentò un po’, per far sentire di meno il rombo della macchina
«Niall?» la voce di Nicole era dolce, insicura con un velo di tristezza  e forse anche paura «Pronto?»
«Nicole sono Zayn»
Il tono di voce da insicuro mutò in preoccupato
«Dov’è Niall?»
«E’ qui vicino a me: sei in vivavoce con tutti noi» dichiarò, poi silenzio. Non potevo starmene in disparte
«Non credevo avresti chiamato» dissi sinceramente rincuorato; la voce mi era stranamente uscita roca
«Io…ci ho pensato all’ultimo minuto. Non era nei miei piani»
Perché, quali erano i suoi piani?
«Vuoi dire che non avresti mai chiamato?» chiese Louis interessato avvicinandosi al cellulare in mano a Zayn per far si che la voce arrivasse chiara e forte
«No» un flebile sussurro appena percettibile
«E che cosa ti ha fatto cambiare idea?» intervenne Liam aggrottando la fronte
«Mary»
Gli occhi di Zayn nel sentire quel nome si illuminarono e avvicinò a sé il cellulare per sentire meglio…si vedeva bene che era cotto!
«Mi ha detto che Zayn e Niall l’hanno chiamata»
«Ti ha detto altro?» chiese Zayn sotto gli occhi spalancati di tutti noi, tranne di Harry che doveva guardare dritto avanti a sé per non rischiare di fare incidenti «Che c’è?» chiese poi vedendo che lo fissavamo
Liam si grattò la testa  alzando le spalle
«Niente»
Zayn non ne fu convinto, ma Nicole lo interruppe ancora prima che riuscisse a dire qualcosa
«Mi ha detto che si è divertita molto nel sentirvi litigare!» non c’era l’ombra di allegria nella sua voce «E Zayn: credo tu gli piaccia!»
A quelle parole sorrise euforico mentre io alzavo gli occhi al cielo prendendo in mano il cellulare sfilandolo dalle sue mani senza preoccuparmi della sua reazione
«Nicole»
Silenzio, così continuai
«Qual è la ragione per cui ci hai chiamati?»
La sentii sospirare quasi malinconicamente
«Le serve aiuto signorina?» la voce roca di un anziano irruppe nella nostra conversazione, seguita dalla risposta cordiale di Nicole
«No, la ringrazio: ce la faccio anche da sola»
Probabilmente era un capotreno o il proprietario di un taxi, o chissà chi altro; poco dopo si sentì un rombo ovattato e attutito dalla mano di Nicole poggiata sul telefono, forse nel tentativo di non farlo sentire. Harry aveva parcheggiato davanti un autogrill, in modo da sentir meglio il discorso ed ora, come tutti ormai, mi fissava confuso.
Ma il problema era che ero io quello più confuso di tutti!
«Sinceramente Niall» rispose dopo che fu partita «Non ne ho idea. Forse vi ho chiamati perché mi mancavate, o forse perché avevo solo bisogno di sentire le vostre voci…mi siete rimasti solo voi ormai…» la voce era rotta come se stesse piangendo, ma ero più che sicuro che non lo stesse facendo
«Allora…perché te ne se andata?» chiesi ancora con un groppo in gola
«Ti ho già detto perché l’ho fatto Niall; non credo ci sia bisogno di ripeterlo, no?»
«No» risposi scuotendo la testa «Tu non me l’hai detto. Mi hai detto solo quello che avevi bisogno di dire affinché non ti fermassi, non mi hai mai detto il vero motivo, perché l’hai fatto, perché mi hai…ci,hai abbandonati?»
Feci scorrere lo sguardo sui volti dei ragazzi in cerca di appoggio; Harry mi poggiò una mano sulla spalla come per dirmi che stavo andando bene, per darmi coraggio nel continuare
«No io…ti ho detto che…cioè io….»
La sentivo respirare a fatica, agitata
«Nicole ti prego, ho bisogno di sapere» le dissi togliendo il vivavoce per parlarle da solo…più o meno, perché sapevo di avere gli sguardi di tutti i ragazzi puntati su di me
«Non…posso Niall. Mi dispiace»
Soffriva per questo, lo sentivo dalla sua voce, da come mi parlava
«Perché? Cosa te lo impedisce?»
«Non posso dirtelo. Ti…basta sapere che» prese un lungo respiro«E’ così che devono andare le cose»
Uscii dalla macchina fuori di me ed iniziai a camminare avanti e indietro nervoso
«No, non è così che deve andare Nicky e tu lo sai bene, anche meglio di me; Nicole devi dirmelo, ne ho il diritto»
«E cosa credi che ti dia il diritto di sapere?» aveva alzato anche lei la voce di un’ottava, seguita da qualche “sh” di gente attorno a lei infastidita, così riabbassò la voce, quasi sussurrando «Senti, non posso parlarti di questo tramite telefono, è troppo complicato e francamente non credo che ci vedremo tanto presto»
«E quindi? Che hai intenzione di fare?» chiesi abbassando anche io la voce per lo stupore  di con quanta leggerezza avesse pronunciato quelle parole. Vidi che anche Zayn, Louis, Liam ed Harry erano usciti dalla macchina nera e i primi tre mi si avvicinarono cautamente mentre Harold si era poggiato di malavoglia, molto probabilmente perché glie lo aveva detto Liam, allo sportello della macchina a braccia incrociate
«Sinceramente? La mia vita è tutto un susseguirsi di ostacoli Niall, posso solo sperare e sognare di essere felice finalmente…un giorno, per quanto lontano e remoto sia!»
«Posso chiederti una cosa?»
«Non l’hai appena fatto?» scherzò lei
«Sorvolando la domanda per chiederti una domanda per chiederti una domanda intendo»
Sorrisi malinconico. Ci pensò su; se proprio non dovevamo vederci né sentirci almeno poteva rispondere in quel momento in quel momento ad una qualche mia domanda.
Poi eravamo già in tema “domande”, no?
«Ti ascolto»
Presi un bel respiro prima di parlare
«Pensi davvero le cose che mi hai detto?»
Non ci dormivo, non riuscivo a stare ancora con quella domanda che rimbombava nella mente che continuava a rimbombarmi con un chiodo «Perché…insomma nel biglietto dici il contrario ed io…sono così confuso in questo momento. Non so più pensare ad altro, anzi francamente non so affatto che pensare»
Mi veniva spontaneo essere sincero con quella ragazza e a volte mi sembrava che la cosa fosse spontanea, ma altre volte sembrava tanto il contrario…
«Niall se devo essere sincera al cento per cento…oh mio Dio» si fece dura d’un tratto, forse anche spaventata
«Nicole cosa? Che succede?»
Rimisi il vivavoce ed Harry allarmato quanto tutti si avvicinò a noi
«C’è un ragazzo…con…una pistola, ma…mi sembra di conoscerlo» disse tranquilla
Come diamine faceva a stare tranquilla in un momento del genere?
«Nicole dove ti trovi?» chiese Liam
«Lontano» rispose lei vaga
Liam alzò gli occhi al cielo, come per dire “ma dai!”
«Dove di preciso?» richiese scocciato
«Su…un pullman»
«Riesci ad uscire?» chiese invece Louis
«No. Aspetta, io…»
«Cosa?»
«Niall io lo conosco, ma non riesco a ricordare dove l’ho visto…»
Silenzio
«Aspettate un attimo e state in silenzio ok? Voglio dire che dice: si sta dirigendo a parlare verso l’autista» sussurrò
«No Nicole questo non è il momento per essere intrepidi» sbottai nervoso
«Niall zitto» sbuffò
 
«No» sussurrò dopo qualche minuto, più a se stessa che a noi
«Nicole, tutto bene? Che è successo? Che ha detto?»
«Non è possibile» sussurrò ancora terrorizzata «Cole?!»
Si sentì il pullman sbandare e sgommare cercando di fermarsi senza riuscirci; Nicole urlò prima di sentire uno scoppio sordo e tremendo. La linea cadde
«NICOLE»
 
SONO RESUSCITATAAAAA
Si esattamente, sono qui, lo so è da giorni che non aggiorno, e questo capitolo è brevissimo ma ho valide ragioni: 1) LA MIA MEMORIA E’ ANDATA A FARSI FOTTERE! Se n’è andata, così, e non sapevo che scrivere (giustificazione di merda, lo so!)
2)I compiti erano un po’, inoltre in questi giorni ci sono molti compiti in classe ed interrogazioni, e a voti non sto messa proprio bene, quindi non ho avuto molto tempo per scrivere.
Pensate che sono stata giorno e notte a pensare a cosa diamine poter scrivere, con carta e penna alla mano, mangiando persistentemente la plastica della penna nera, ed appena mi è venuto in mente cosa scrivere (ieri notte a mezzanotte circa) ho pensato subito di scrivervelo, quindi oggi che non avevo molto da fare: ECCO IL CAPITOLO! spero vi piaccia, perché sinceramente non sapevo che scrivere. Fa un po’ schifo, ma ei, è qualcosa no? Bene, io non ho molto tempo, debbo andar! Se ci sono errori perdonatemeli che ho scritto tutto di fretta in questi pochi minuti. Se mi lasciate una recensione ne sarei davvero tanto felice, ma ringrazio tutti coloro che lo fanno e non. VI ADORO! Spero di scrivere presto, stasera non ho domande da farvi per la fretta (disse la ragazza che intanto aveva scritto un poema al posto dello spazio autrice!) quindi CIAUZ!
Nice <3
 

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Capitolo 19
*** Riunione di Famiglia ***


 
«Aspettate un attimo e state in silenzio ok? Voglio vedere che dice: si sta dirigendo a parlare verso l’autista» sussurrai alzandomi dal mio posto per poterlo guardare meglio. Avevo una strana sensazione quando lo guardavo…niente di buono si intende
«No Nicole questo non è il momento per essere intrepidi» sbottò Niall  nervoso
«Niall zitto» sbuffai; così mi avrebbe fatta scoprire…
 
«No» un sussurro a occhi spalancati dal terrore e dallo stupore.
«Nicole, tutto bene? Che è successo? Che ha detto?» la voce preoccupata di Niall diventava sempre più lontana e debole man mano che realizzavo quello che stava succedendo. Mi sentivo il mondo crollare addosso.
«Non è possibile»
Dopo anni, mesi e giorni che mi tormentava in sogno eccolo lì, mettersi davanti a tutti con sguardo abbassato verso la pistola che teneva nella fondina attaccata ai pantaloni. Un cappello a coprirgli il volto; ormai ero davanti a lui, a pochi centimetri di distanza, massimo un metro. Nessuno si sarebbe mai aspettato ciò che avrebbe fatto…nemmeno io forse, anzi sicuramente. Respiravo a fatica da un po’ ormai, ma niente, lui non faceva nulla: guardava la sua pistola immobile. Non sentivo più l voce dei ragazzi, di nessuno di loro. In quel momento più di ogni altro avevo bisogno di sentirli vicini. Sentivo solo le gambe molli, tanto che avevo paura che cedessi da un momento all’altro, e le mani intorpidite tanta la paura che provavo. Poi il pensiero si concretizzò, e riuscii a capire ciò che voleva che facessi. Inconsciamente lo feci: dissi quello che sapevo voleva che i ragazzi si sentissero dire.
«Cole?!»
Pronunciai il suo nome in un sussurro appena percettibile, sperando che Niall, Louis, Harry, Liam e Zayn non avessero sentito il mio lamento. Come se avessi impartito io un ordine, alzò lo sguardo anche se di poco, mostrandomi il suo sorrisetto, il suo ghigno che tanto mi aveva spaventata da piccola. E che tanto mi spaventava anche ora. Quel sorriso sprizzava malvagità dappertutto, ovunque; a quel punto, prese la pistola in mano e corse verso di me, più lentamente di quanto avessi mai potuto immaginare. Nel lasso di tempo in cui Cole attraversava quei pochi passi che ci separavano, il pullman sbandò rumorosamente, cercando di stabilizzarsi. La ruota si era bucata, ma non era solo quello il motivo per cui quel bus sgommava così velocemente. Che aveva fatto? Il mio cervello non riuscì ancora a metabolizzare quello che stava accadendo. Cole mi era vicino, con la pistola in mano e lo sguardo ancora basso, come se nascondesse qualcosa, poi mi superò e puntandomi la pistola alla tempia destra mi cinse i fianchi con la mano libera e con un movimento fluido della mano, indicò il cellulare alò mio orecchio con la pistola per intimarmi a spegnerlo e posarlo. Era tutto accaduto in una frazione di secondo senza che me ne rendessi conto. Con gli occhi ancora aperti al massimo tanto che pensai che le orbite potessero uscire, riuscì solo a vedere un’enorme montagna davanti come pochi avevano già fatto nello spazio ampio dentro il pullman; la persona che avrebbe dovuto vederla più di tutti, l’autista, proprio lui, non la vide e prima di riuscire a fare un qualsiasi altro pensiero diedi una gomitata nello stomaco a Cole urlando poi vedendo lo scorcio di montana venirmi sempre più vicino, e cercai invano di proteggermi rannicchiandomi su me stessa e portando le mani sulla testa. Poi vuoto totale, non che fosse una novità per me, ormai ci ero abituata!
 
 
Apro gli occhi a fatica, sbattendoli svariate volte per riuscire a vederci meglio, ma non ottengo molti risultati: vedo sempre offuscato; cerco di farmi spazio nei ricordi per capire dove sono, ma l’ultima cosa che la mia mente riesce a rievocare è il rumore dello schianto del pullman. La domanda in quel momento e a quel pensiero mi sorge più che spontanea: sono morta? Se si, dove sono? Paradiso, o inferno? Paradiso non credo proprio…a parte che io non ci credo molto né nel paradiso, né in altro di divino o…mistico, solo mi piace pensare che una volta morta riesca a ritrovarmi in un qualche posto, bello o brutto che sia, dove poter stare con i miei cari e con le persone che amo. E se invece la risposta fosse che non sono né in paradiso né all’inferno né nel purgatorio, come narra Dante? Dante, probabilmente sono morta e a cosa penso? A Dante…mi faccio pena da sola! Ma se sono morta e non sono da nessuna parte…il buio che riesco a scorgere oltre la nebbia creata dalla vista debole è solo e semplicemente buio? Allora sono destinata a rimanere lì, come è successo in vita? No, non ci posso pensare: la mia sfiga non può arrivare fino a questo punto. Ma anche se fosse, almeno non devo più sopportare Cole no? Eppure il mio primo pensiero ricorre a Niall…a tutto ciò che abbiamo passato insieme, a ciò che ci siamo detti, alla prima volta che l’ho rincontrato. I pensieri miei più felici sono con lui. E poi ritorna quel ricordo che non riesco a ricordare. Suona strano, lo so, sbagliato, ma no riesco proprio a far tornare alla mente tutto il ricordo. C’è un particolare che mi sfugge ancora oggi.
 
Il mare era calmo quella sera, il sole stava per tramontare dolcemente. Il tramonto…mi mancava da matti il tramonto di quella spiaggia. Stavo stesa sulla sabbia cristallina e morbida a pancia in giù, ridendo perché Niall aveva perso contro di me nella corsa; papà mi si avvicina da dietro e si siede accanto a me guardando l’orizzonte come in quel momento facevo io. Mi guardo un attimo indietro…Niall era scomparso dalla mia visuale e mamma parlava con due tizi vestiti di nero, mentre un ragazzo dai capelli corvini mi sorrideva da dietro uno di loro. Torno a fissare mio padre che sembra pensare a qualcosa di molto difficile e duro, perso con lo sguardo e il volto corrugato in una smorfia di malinconia e tristezza. Mi parla, parole sfocate che in quel momento non riesco a ricordare, parole che mi avrebbero accompagnata inconsapevolmente per tutta la vita. Dopo mi sorride, più sollevato ma ancora triste. Poi si gira verso la mamma e accenna ad un si con la testa alzandosi da vicino a me e intimandomi di fare lo stesso.
 
Il ricordo è distorto, offuscato più della mia stessa vista. In quel momento mi chiedo se mai riuscirò a ricordare le parole di mio padre. Cerco di sollevare le braccia, trascinandole per poggiarmi sui gomiti, ed in quel momento per tutto il corpo percepisco un dolo lancinante che parte dai gomiti fino ad arrivare allo stomaco, dove la ferita inflittami nel sogno di Cole è ormai sparita. Sento la testa girare e un moto di vertigini assalirmi. Porto una mano alla testa per fermare il dolore, ma niente, anzi si rafforza di più. Un liquido caldo bagna la mia mano leggermente. All’inizio non ci faccio caso, cerco prima di alzarmi o almeno di mettermi seduta, riuscendoci solo al quarto - quinto tentativo. Ho ancora la mano poggiata sulla testa a stringere lievemente sui capelli rossi; lentamente la porto sul viso per stropicciarmi gli occhi e con stupore constato di riuscire finalmente a vedere decentemente. Il mio sguardo si sofferma sulle ferite superficiali e non cosparse per tutto il mio corpo, meravigliata dalla quantità di sangue che ricopre i miei jeans in parte stracciati grazie all’incidente e la mia maglia, probabilmente messa allo stesso modo.
Cerco di alzarmi in piedi scatenando altri dolori che si propagano ovunque, così mi avvicino alla parete casualmente nera e inspiro ed espiro profondamente cercando di eliminare il bruciore allo stomaco. Ho ancora il fiato grosso, quindi cerco di calmarmi e di fare il quadro della situazione; prima di tutto devo capire dove sono. Sono più che convinta ora che ho la mente semilucida che non sono morta, quindi devo solo capire in che razza di posto mi trovo e come ci sono arrivata. Bene, mistero numero uno. Mistero numero due: dov’è finito Cole? E non c’è due senza tre no? Quindi: cosa è successo veramente? Dove sono tutte le persone presenti nel pullman? A proposito…che fine ha fatto il pullman? Probabilmente lo schianto è stato troppo forte, ma allora perché io sono ancora viva? Un dubbio si fa strada nella mia mente mentre rimango appoggiata alla parete di quel posto. C’è solo una piccola finestra in fondo, che fa entrare ben poca luce. Seguo con lo sguardo la traiettoria della stessa ma punta sul pavimento: niente che mi possa aiutare. Decido di staccarmi dal muro per vedere se riesco a trovare un qualche indizio che mi dica dove sono, e inizio ad esplorare, tenendo una mano sul muro tenendomi poggiata per non rischiare di cadere. Capisco di essermi svegliata in una stanza quando trovo l’uscita e mi ritrovo in un corridoio stretto e lungo, buio anch’esso; come nella stanza di prima c’era solo una finestra piccola in fondo che illuminava un raggio piccolo e ristretto. Inizio a camminare verso di essa lasciando una scia di sangue dietro di me con la mano che avevi messo in testa cercando di non pensarci, mentre sentivo dell’altro liquido rosso e intenso colarmi lentamente da una ferita sulla testa. Arrivo sotto la finestra alta. Mi faccio forza e mi arrampico alla bell’e meglio sul muro, riuscendo ad arrivare ad afferrare miracolosamente le sbarre di ferro agganciate ad essa, ma non riesco a vedere il paesaggio fuori, perché una lastra in plastica semitrasparente mi copre la visuale. Sbuffando ritorno coi piedi per terra e mi siedo poggiando stanca la schiena al muro. Dopo un po’ poggio anche la testa sperando che il dolore cessi, ma niente, sembra che la polvere in quel posto peggiori la situazione. Lo sguardo mi cade casualmente in una stanza aperta da cui fuoriesce una luce giallognola diversa da quella che entra dalle finestre. A fatica mi rialzo e mi avvicino, sporgendo la testa al suo interno e vedendo una figura indefinita ai miei occhi a terra. Entro del tutto sperando che quello che vedo non sia quello che penso, mentre i miei occhi si abituano alla strana luce del posto.
E poi la vedo, stesa a terra inerme. Non da segni vitali. Le corro incontro inginocchiandomi vicino a lei senza preoccuparmi dei tagli che chiedono quasi pietà al contatto col pavimento
«Blair, Blair? Parlami Blair»
Non mi da segni vitali, la sua pelle è ricoperta di lividi, alcuni giallognoli, altri freschi di giornata, e tagli e ferite profonde e non.
«Dio mio, cosa ti ha fatto?!» esclamo inorridita a quella vista. È cambiata moltissimo, è dimagrita e pallida, sembra quasi uno zombie.
Fa una smorfia di dolore dalla quale capisco che non  è morta. Tiro un sospiro di sollievo e cerco di svegliarla, senza risultati. Ad un certo punto, sfinita dagli sforzi fatti, mi avvicino al muro portandomi Blair dietro, non volendola lasciare, e la stringo a me, più forte che mi riesce, nonostante il mio corpo soffra a quegli ulteriori sforzi.
«Nicole?» una voce spezzata, flebile e fine mi riscuote dai miei pensieri e guardo Blair sorridente, cercando di rassicurarla con lo sguardo, ma con gli occhi lucidi che rovinano tutto
«Ei! È tutto ok, sono qui»
La mia voce non è meno di quella di Blair, ma spero sempre che non abbia percepito il tremore che le ha accompagnate. Cerca di alzarsi ed io la aiuto
«Che ci fai qui? Se… se ti trova qui…»
Scuoto la testa leggermente
«Non so come sono arrivata qui, ma almeno ti ho ritrovata!»
Cercai di essere ottimista, ma Blair scosse la testa spaventata
«Blair, è tutto ok. Usciremo di qui va bene?»
Lei, che era stata sempre forte con me, che mi aveva sempre aiutata e difesa, adesso era lei ad avere bisogno di me, ed io non sapevo assolutamente che fare. Le faccio mezzo sorriso per tranquillizzarla ma non sembra convinta affatto
«Usciamo di qua, è tetro questo posto»
Mi alzai ed aiutai lei a fare lo stesso. Era messa peggio di me, e dovetti sorreggerla per riuscire a farla camminare.
«Tu sai dove siamo?» mi chiede ad un certo punto. Scuoto la testa
«Tu?»
Annuisco, con mio grande stupore. Ha l’affanno, faceva uno sforzo immane anche per fare un semplice gesto come quello. Le propongo di riposarci un po’, anche perché devo ammetterlo che anche io mi sento tanto stanca.
«Come fai a sapere dove siamo?»
«Beh, credo che si possa capire facilmente»
Accenna ad un sorrisetto malinconico, io continuo a non capire ed intuendolo Blair fa una smorfia
«Ricordi, ci siamo venuti in terza elementare?!»
Riduco gli occhi a due fessure involontariamente, in un gesto spontaneo, ma appena lo faccio mi accorgo con dolore che un taglio appena sopra il sopracciglio si apre, ed inizia a dolermi.
«Non sforzarti…non serve a niente»
Guardo male la mia migliore amica: che intendeva? Non mi arrivò risposta, perché ricominciò a spiegare.
«Eravamo in gita con la scuola, era estate e faceva caldo. Strano quante coincidenze ci siano a distanza d’anni vero?»
«Già» sussurro cercando di capire dove vuol andare a finire con quel discorso«Blair, ti prego puoi andare dritta al punto?»
Fa mezzo sorriso…triste
«Il punto Nicole, è che non possiamo andare via di qua»
Abbassa la testa, ormai rassegnata
«Ma che dici? Certo che possiamo andarcene» cerco di rassicurarla
Non mi arriva nessuna risposta su quello perché Blair continua a parlare secondo il suo discorso. Che intendeva con quello che aveva detto? Perché soprattutto lo aveva detto?
«Era cupo e tetro anche allora, solo che non sorbiva lo stesso effetto di oggi» volta la testa verso di me, più confusa di prima «Mi ha detto che non posso dirti nulla, ma se indovini da sola…non mi farà niente vero?»
C’è terrore nei suoi occhi, ma anche speranza. Aveva bisogno di aprirsi on qualcuno…
«Blair non sei costretta»
Scuoto la testa più spaventata di lei nel pensare a quello che Cole poteva farle
«E invece si: non voglio tenerti all’oscuro di niente Nicky, e poi hai il diritto di sapere»
Stringo gli occhi…non voglio pensarci, non voglio saperne niente, ma quello che mi passa per la testa sono solo le immagini di Cole che la tortura, in un modo brutale e disumano. Non posso permetterlo
«Non voglio sapere un bel niente se questo comporta farti del male Blair, levatelo dalla testa»
«Ti prego…ho bisogno che tu lo sappia»
«Perché? Perché è così importante?»
«Perché così forse riuscirai a dirmi perché siamo qui» la sua voce si è alzata di qualche ottava, i suoi occhi erano lucidi e arrossati, spalancati e disperati. Abbasso la testa sospirando, e punto gli occhi da un’altra parte
«Continua» rispondo rassegnata con voce flebile
Mi guarda riconoscente e abbassa anche lei la testa mentre cerca di farmi capire
«Lui era in gita con noi Nicky, ma se ne stava in disparte. Mi ha parlato del ciliegio»
Non la faccio finire, so dove vuole andare a parare. I pezzi del puzzle si incastrano tra loro come se tutto fosse destinato ad andare così. La guardo mentre la sorpresa si fa spazio sul mio volto; Blair annuisce consapevole.
Una risata interrompe il mio ragionamento; una risata bassa, roca, senza allegria…familiare. So a chi appartiene, purtroppo per me e Blair, la quale adesso è ancora più terrorizzata di prima, ha avuto abbastanza tempo per riconoscere la sua voce.
«Ma bene, una piccola riunione di famiglia! Come ci si sente Blair a fare parte della famiglia?»
C’è troppo buio, non riesco a vederlo, ma sento la rabbia salire repressa da tempo.
«Non è una vera e propria riunione di famiglia, perché tu non ne hai mai fatto parte» urlo al vento, lo sento ridere sommessamente
«Nick»pronuncia il nomignolo che mi ha dato quasi con enfasi«Mi ero quasi dimenticato del tuo bel caratterino!» ride.
Faccio una smorfia di disprezzo sentendo un nuovo taglio aprirsi e spaccare il labbro inferiore
«Peccato che io non ho dimenticato il tuo» sputo riducendo gli occhi a due fessure, ma ancora non lo vedo da nessuna parte
«Ne sono lusingato»
«Tze, non esserlo»
Lo sento muoversi nell’oscurità
«Allora Nick hai capito dove ti ho portata?»
Dove lui mi aveva portata. Ovvio. Non fatico a rispondere, dura
«In un carcere»
Finalmente si mostra a me, uscendo dall’oscurità e mettendosi dove la luce che filtra dalla plastica della piccola finestra lo può far vedere sorridente. Di un sorriso malvagio, e sadico
 
 
HI! I’M LIVE!
Ok, sono viva, sono riuscita a scrivere qual cosina. Finalmente si inizia a vedere Cole; partiamo con le domande (non ho molto tempo): Perché Cole ha portato Blair e Nicole in un carcere? Che centra questo famoso ciliegio? E come sarà Cole dopo tutto questo tempo? Ditemi che ne pensate in una semplice recensione! Ciau
Nice <3

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Capitolo 20
*** Verità dal passato ***


 «Allora Nick hai capito dove ti ho portata?»
Non  fatico a rispondere
«In un carcere»
Vedo finalmente il suo sorriso sadico, che non promette nulla di buono. Mi vengono i brividi ripensando a tutte le volte che me l’ha mostrato…dopo non accadeva nulla di piacevole. Blair abbassa la testa per non guardarlo, io invece lo fisso negl’occhi neri come la pece, senza l’ombra di una qualsivoglia luce. Non ha il cappello a coprirgli il volto o a schiacciargli i capelli altrettanto neri stavolta; noto una cicatrice passargli per la guancia destra. Ora indossa jeans blu scuro strappati involontariamente e una maglia blu anch’essa, ma più chiara. Alza la testa per guardarmi meglio e ci si avvicina
«E dimmi, Nick, come hai fatto a capirlo?» ora guarda Blair mentre parla, con la sua voce bassa e cupa. Interrompo il suo campo visivo proteggendo B e mettendomi davanti a lui che mi guarda con malizia
«Chiamalo intuito, ma diciamo che si notano le sbarre alle finestre, se così si possono chiamare. Per non parlare delle brandine nelle celle, o delle porte di ferro»
Ride sommessamente avvicinandosi di più a me. Serro la mascella senza interrompere il contatto visivo. I suoi occhi sono più cupi rispetto all’ultima volta che li ho visti, ma incutono sempre quel senso di spietatezza che non li abbandona mai
«Se non ti conoscessi Nick, direi che sei arrabbiata…amareggiata»
Che idiota, che stronzo. A quel punto non ci vedo più e mi avvicino anche io a lui, più incazzata di prima
«Arrabbiata?» urlo«Hai idea di cosa mi hai fatto passare?»
Non sembra curarsene. Continuo ad avvicinarmi, fino a diminuire completamente la distanza tra noi, e gli punto un dito contro il petto colpendolo più volte mentre parlo «Per  cominciare sei entrato nella mia vita, allontanando Niall da me, in modo che non potesse proteggermi. Poi mi hai stuprata e violentata, per dieci lunghi anni ed in seguito hai continuato a tormentarmi, a farmi del male. Hai ucciso i miei genitori; l’unica cosa che ho detto loro è stata che li odiavo quando invece odio più te che loro. Hai rapito la mia migliore amica, e le hai fatto del male per giorni. Ora è qui senza forze e malnutrita ed io non sono da meno. E adesso tu mi chiedi se sono arrabbiata? Ma che ti passa per la testa?»
Sto leggermente tremando, ma Cole da cretino quale è non se n’è accorto; al contrario mi prende il polso stringendolo tra la sua mano destra così forte da penetrare con le unghie nella carne. Sto facendo di tutto pur di non piangere davanti a lui, non gli avrei dato quella soddisfazione. Era per orgoglio che non avevo pianto per i miei genitori, e di certo non lo avrei fatto lì con lui a fissarmi. Faccio una smorfia di dolore e lui sembrò non accorgersene; dopo anni pensavo di sopportare con facilità il dolore da lui provocatomi, ma a quanto pare continua a farmi un certo effetto per niente piacevole. Mi guarda intensamente, ed io non esito a non rompere quel contatto visivo, anche se il polso inizia a dolermi di più e sono  sicura che alcune ferite su di esso si siano riaperte.
«L’ho fatto per te Nick, perché non riesci a comprenderlo?»
Scuoto la testa impercettibilmente e mi mordo l’interno guancia per non urlare dal dolore.
«Perché semplicemente non è così Cole»
Mi guarda senza capire. Perché dovrebbe infondo?
«Nick, io ti ho portata qui. Nel carcere ormai abbandonato dove…ti ricordi il ciliegio vero? Non puoi averlo dimenticato» c’è disperazione nei suoi occhi
«Ormai Cole non so più cosa devo ricordare. Mi hai fatto dimenticare tutta la mia vita»
Mi allontano da lui, ma Cole stringe ancora più forte il mio polso nella sua mano. Vedo di sottocchio Blair avvicinarsi a me cercando di alzarsi, a fatica. Mi viene vicino e Cole sembra non vederla neanche. Per lui ci sono solo io davanti.
«No, non tutto»
«Come hai fatto?» lo interrompo, intanto faccio segno a Blair, senza farmi vedere e senza destare sospetti, di prendere il cellulare che dovrei avere in tasca: quando il pullman era andato a scontrarsi e mi ero rannicchiata su me stessa avevo messo il cellulare al sicuro, all’inizio non pensandoci veramente. Certo uno sta per morire e pensa a salvare il cellulare! Ma non ci avevo pensato, lo avevo fatto inconsciamente. Era solo un gesto abitudinale.
«Beh, se ci pensi non è stato complicato…»
«Ci ho pensato, ma non ho idea di come tu possa aver fatto»
Blair capisce il mio gesto e prende il cellulare dalla tasca senza farsi vedere. Metto la mano libera dietro la schiena e le faccio segno di chiamare qualcuno, o meglio mandare un messaggio per non farsi scoprire
«Per cominciare devi sapere che nell’orfanotrofio in cui ero prima che i tuoi mi adottassero…nella mia stanza c’era un campo in cui mi avevano detto che la terra non era coltivabile, perché tempo prima avevano spruzzato veleni di vario genere» fa un segno con la mano vago «Allora mi sono messo a coltivare»
Si, mi sembra logico! C’è una terra non fertile allora tu coltivi. Bel ragionamento
«Le piante stranamente crescevano a dismisura e a vista d’occhio. Ma dovevo pur vedere se avevano un qualche effetto, qualche strano eritema forse, insomma le ho coltivate con del veleno. Ho scoperto presto, grazie al mio compagno di stanza, che questo speciale tipo di pianta incide sulle onde celebrali, facendo dimenticare le cose più importanti. Ci sono effetti collaterali però, come mal di testa, o strane visioni, o sogni. Non sapevo però causasse anche problemi con i globuli rossi, è questo che ti ha fatto lacrimare sangue quel giorno Nick»
Scossi la testa. Non era possibile. Come aveva potuto…come…quando?
«Tu…tu mi hai drogata? Mi hai somministrato del veleno…a me e a Niall. Perché?» balbetto senza riuscire a formulare altre frasi di senso compiuto. Lui scuote la testa e mi guarda dispiaciuto. Si, lui dispiaciuto, questa si che è una bella battuta.
«No no no. Non guardarla in questo modo. L’ho fatto solo perché ti potessi dimenticare di lui. ho anche fatto in modo che se ne andasse. Le allucinazioni ricordi? Sono un altro effetto collaterale. Penso abbia pensato di vedere te sul treno…idiota. Ma poi come tutti ha dimenticato tutto, ma non te. L’amore che provava nei tuoi confronti era già troppo elevato già allora» mi fissa intensamente. Sento a rabbia crescere e squarciarmi il petto, allora lo spingo. Blair mi prende da dietro
«Lui non è un idiota» urlo divincolandomi dalla presa di Blair che stranamente regge
«Nicky calmati, per piacere»
Allora Cole sembra accorgersi, o meglio ricordarsi, che lì c’è anche la mia migliore amica. La guarda famelico con uno sguardo indecifrabile ed il solito ghigno in volto
«Oh, cara Blair. Mia cara Blair Morrison» si avvicina a noi
«Lasciala stare» dico mettendomi davanti a lei per proteggerla. Lo sguardo di Cole torna ad osservare me, ma stavolta non si dimentica di B
«Sai Nick, tu sei una ragazza estremamente ingenua e tanto fragile., il tuo problema è che ti fidi troppo delle persone» lo guardo senza capire facendolo sorridere «Secondo te, chi mi ha aiutato a simulare la mia morte?» continua; quella domanda me l’ero fatta tante volte, ma avevo rinunciato a pensarci ormai«Non lo sai? Bene, te lo dico io: è stata la tua cara amichetta lì dietro a trascinare il mio corpo fuori dall’obbiettivo della telecamera, e a spegnerla poi. Certo, la pistola era vera, e quindi mi sono ferito sul serio» Dice indicando con un dito la cicatrice sulla guancia destra «Ma fortunatamente era a salve, ed il danno non è così…visibile. Blair mi ha aiutato a curare la ferita. Pensava l’amassi, ma per me ci sei solo tu Nick. Era sola, e non vi conoscevate ancora. Ma la sua stupidità non batte la tua»
«Smettila» lo interrompo irritata. Blair non ne ha colpa
«Certo, poi Blair ha dimenticato tutto grazie alla mia medicina, ma quando mi ha rivisto sono riaffiorati i ricordi. Non aveva idea che fossimo collegati» quanto suonava male, era disgustoso sentirlo così
«Come facevi a parlarmi? Nella…testa intendo» chiedo indicandomi le tempie. Cole fa spallucce e si siede su una brandina poggiata a terra, stendendosi e mettendo le mani dietro alla testa incrociano le dita a mo di cuscino
«Mah, non è stato complicato. È bastato seguirti a Londra…e metterti una cimice nell’orecchio»
Era incredibile con quanta tranquillità desse certe notizie. Ne ero scioccata e terrorizzata
«Le hai messo una spia nel cervello?» chiede B sporgendosi da dietro a me.
Cole si alza e si mette seduto guardandoci entrambe. Che sguardo e che aspetto dobbiamo avere ai suoi occhi? Di certo non migliore di quello che ha lui, anche se lui non è stato torturato
«Se vuoi metterla così Blair, l’ho fatto anche a te. E che mi dici del tuo fidanzatino Nick? Non ti ha parlato di me?»
Lo guardo confusa spostando leggermente la testa di lato
«Non ti ha detto che ci siamo incontrati?»
«Voi…» non continuo la frase, incapace di emettere alcun suono
Scuote la testa impassibile
«Gli ho parlato come ho parlato a te e Blair…a lui come agli altri suoi quattro amichetti»
Serrai la mascella e mi trattenni al dargli un pugno in faccia.
«Ma poi tutto si è complicato» continua alzandosi; sobbalzo sul posto, lui inizia a camminare avanti e indietro come nervoso «Quel biondo tinto è più cocciuto di quanto pensassi. Voleva rincontrarti a tutti i costi, voleva tornare. Ho cercato di deviarlo in tutti i modi, ma non voleva saperne; in più la mia pianta si stava per esaurire, l’orfanotrofio ha chiuso i battenti da anni ormai, dovevo inventarmi qualcosa…»
«Quindi hai fatto in modo che venissi da te, non è così?»
Torna a fissarmi sorridendo
«Sei sempre stata una ragazza intelligente Nick. Si, ho fatto in modo che ti ritrovassi qui con me, ma per farlo avevo bisogno che fossi tu a venire da me…quindi ho rapito la tua migliore amica e per fartelo sapere ti ho anche mandato una sua foto»
«Frena un attimo» alzo le mani al cielo per non farlo parlare «Di…di che foto parli?» balbetto, ma ormai mi risulta inevitabile…in questo maledettissimo carcere abbandonato si congela da morire, ed io sono anche mezza morta!
«Toglimi una curiosità Nick» il suo sguardo è neutro «Anche se penso di sapere già la risposta» idiota depravato senza cervello, proprio modesto…«Come hai ricevuto il messaggio?»
Sapevo di quale stava parlando: quello che aveva mandato col fiore di ciliegio dicendomi che aveva preso Blair. Come avrei mai potuto dimenticarlo?
«Me…me lo ha portato Louis» non so se lo conosce già, se sa il suo nome, ma effettivamente è l’ultima cosa che mi possa interessare in quel momento; so già dove vuole andare a parare: i ragazzi avevano omesso di parlarmene, e potevo ben capire perché; non potevo sapere nemmeno io bene la mia reazione «Ma cambiamo argomento» continuo
«Certo, ti ascolto»
Si mette davanti a me a braccia conserte; penso in fretta, non volevo affrontare quell’argomento, ecco perché avevo chiesto di parlare d’altro, ma adesso che ci pensavo non mi veniva niente in mente. poi, un lampo di luce, una domanda insignificante che continuava a rimbombarmi nella testa
«Perché quando è tornato mi hai fatto lasciare Niall?»
Da quello che aveva detto prima poteva sembrare ovvio, ma io volevo sentirglielo dire chiaro e tondo. Vedo gli occhi illuminarsi di una strana luce
«Perché tu sei mia» tono troppo possessivo
«Ti sbagli: non sono di nessuno, soprattutto tua. Preferisco morire che appartenerti. Sei un essere viscido e disgustoso. Vorrei non averti mai incontrato; hai rovinato la mia vita e quella delle perone che mi stavano attorno. Perché? Tutto questo solo perché per una tua strana reazione del cervello credi che sia tua? Beh, mi dispiace deluderti, magli di grosso su questo»
Vidi nel suo sguardo la rabbia crescere ed espandersi sempre di più. L’avevo fatta grossa, si era incazzato di brutto. Ma non avevo intenzione di fargli credere di essere sua, mai e poi mai, non lo sarei mai stata, nemmeno in un’altra vita. Cole mi si avvicina pericolosamente ed estrae qualcosa dalla tasca destra dei jeans e mi prende i fianchi con l’altro braccio; cerco di allontanarmi, ma la sua presa è troppo forte e fa male
«Un tuo problema Nick, è che non sai quando tenere a freno la lingua. Hai rischiato molte volte che mi arrabbiassi davvero, ma sono stanco di rimetterci io. Se per te non conto nulla non sarò di certo io a pagarne»
Non l’ho mai visto così arrabbiato, questa è la volta decisiva. Mi accorgo con dolore che l’oggetto che aveva estratto dalla tasca è un coltellino che mi perfora l’addome. Cerco di non urlare dal dolore, ormai dovrei esserci abituata, ma ogni nuova ferita è sempre più dolorosa della precedente
«Se non mi sbaglio è qui che nel sogno ti hanno colpito no? La cicatrice se n’era andata…» dice con tono minaccioso e mi lascia cadere a terra in ginocchio, buttando il coltellino ai miei piedi, avrebbe continuato più tardi, ne ero certa; Blair mi è subito accanto, ma io la scanso subito per prendere il coltellino da terra. Cole però percepisce le mie intenzioni e mi intercetta, bloccandomi il polso prima che possa colpirlo
«Sei patetica»
Scuoto la testa
«Sarò anche patetica, ma non sono lontanamente simile a te. E questo mi basta»
Gli tiro un calcio nello stomaco e sfrutto il momento che ho a disposizione per colpirlo e perforargli la carne.
«Nicole!»quella voce….quanto l’ho sognata in questi ultimi istanti? Mi volto a guardarlo con le lacrime che premono per uscire dagl’occhi. Perché è lì? Blair….
 

 
 
Spazio autrice:
Bei bambini belle bambine (?) ci ho messo molto a scrivere questo misero capitolonzo, lo so, ma non ho il Karma dalla mia parte come qualcun altro (chi legge e sa capirà!) ok, la smetto adesso con certe divulgazioni; voglio dire a tutti quelli che seguono la storia che ultimamente non posso stare molto al computer a scrivere, altrimenti se non mi impegno nello studio perdo l’anno scolastico, quindi non so quando riuscirò a mettere, o meglio scrivere il prossimo capitolo. mi dispiace ma non posso farci niente se i miei voti non sono…sufficienti! ma se non mi impegno questa settimana sono fritta e non vi potrò far leggere un’altra storia che ho intenzione di scrivere, quindi… ok, lascio a voi i commenti e le domande (se avete da farne) in una piccola ma bellissima recensione (non vi convinco vero?) non posso rimanere molto, ecco perché ringrazio tutti coloro che leggono anche senza recensire. Spero vi sia piaciuto. Secondo voi che fine farà Nicole? Chi c’è davanti a lei? Chi è stato a chiamarla? Se già lo sapete, è colui che pensate esso sia? (alla fine le ho fatte lo stesso alcune domandine!) e per ultimo, ma non meno importante, vi siete già chiesti che centra sto ciliegio? Bene, tutto nella prossima imperdibile e lontanissima (si spera di no) puntata.
 
Nice <3

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Capitolo 21
*** Troppi Addii ***


La vedo di spalle davanti un ragazzo dai capelli nero corvino e gli occhi più scuri della pece. Ho l’affanno, sono ore che corro e finalmente sono riuscito a trovarla. Sono così contento di vederla viva e vegeta che non noto subito i numerosi tagli sparsi ovunque sul suo corpo e i vestiti stracciati e sporchi di sangue.
«Nicole!»
La chiamo, la vedo alzare lo sguardo sorpresa e forse con una nota di vitalità nei gesti. Quando si gira verso di me i suoi occhi sembrano vivacizzarsi un po’, anche sorpresi, certo, ma più scuri dell’ultima volta che l’ho vista. Questo piccolo dettaglio inizia a preoccuparmi. Solo in quel momento, nell’istante in cui i suoi occhi blu striati di nero incrociarono i miei azzurri e i miei i suoi, notai che aveva un coltello in mano, conficcato nel fianco destro del ragazzo davanti a lei. No, Nicole non avrebbe mai fatto una cosa del genere…non poteva essere cambiata così tanto; anche se quel ragazzo fosse stato Cole, non credo avrebbe mai…Cole.
Sono un idiota
Cole approfitta dell’attimo di distrazione di Nicole per capovolgere la situazione, estraendo il coltello dal fianco e puntandolo alla gola della ragazza sorridendo malignamente. Mi irrigidisco istintivamente. I ragazzi non sono ancora arrivati, ho chiesto loro di restare fuori, ma non aspetteranno molto prima di entrare per cercarmi. Spero abbiano chiamato qualcuno, come la polizia. O meglio l’ambulanza data la situazione sanguinolenta in cui ci troviamo
«Niall, sai non ti aspettavamo!»
Serro la mascella. La situazione non va affatto bene. Scorgo Blair dietro di loro messa peggio di Nicole e peggio ancora della foto fatta da Cole. Sposto lo sguardo per paura che Cole seguendo il mio sguardo possa farle ancora del male
«Si beh, diciamo che sono stato costretto a venire»
«Non necessariamente»
«Intendi dire che avrei dovuto lasciarti uccidere la ragazza più importante della mia vita? Mai»
Vedo un leggero tremito in Nicole a quelle parole. Non le avevo mai dette ad alta voce prima, nonostante fossi rimasto sicuro, penso davvero quello che avevo detto. Cole non ne sembra sorpreso, probabilmente lo sa quanto tengo a Nicole, ma appare più che altro…arrabbiato. Preme leggermente la punta del coltello sulla gola di Nicole dalla quale inizia a colare un rivolo di liquido rosso.  Involontariamente le mie gambe si muovono e faccio un passo avanti allarmato. Cole ride
«Sai, voi due non siete poi tanto diversi…entrambi siete così stupidi da rischiare la vostra vita per l’altro. È una cosa ridicola» sputa le ultime parole
«E questo sai perché?» dice Nicole sforzandosi di non muoversi troppo per paura di ferirsi ulteriormente con l’arma in possesso di Cole; la sua voce è spezzata  ma sicura di sé e più fiduciosa forse «Perché noi ci vogliamo bene. Sembra banale detto così, ma è la verità. Tu non potrai mai provare certe cose, non ne sei capace…e mi fai pena per questo»
Cole si inalbera e furioso stringe la presa sul suo braccio. Nicole geme per il dolore, io guardo impotente, come Blair infondo, alla quale lacrime silenziose ora scendevano delicatamente sulle sue goti sporche
 
«Sei impertinente Nick, come al solito»Nick…ora si spiegava perché si era comportata in modo strano quella volta che l’avevo chiamata in quel modo..., non ne avevo idea «non sei cambiata per niente. vedi di non provocarmi tesoro» riesco a sentire le ultime parole sussurrate a fior di labbra sul suo collo. Sembra agitata, ma non spaventata…perché? Nicole ride, non di gusto. La guardo confuso mentre si accinge a spiegare
«Vedi Cole: non mi importa più se provocarti, criticarti o dirti la verità incide sulla mia incolumità, perché ora ho trovato finalmente qualcuno di cui potermi fidare, una persona che a me ci tiene davvero ma che soprattutto non è come te» il suo sguardo e la sua voce si sono induriti all’ultima frase ed ora un orribile ghigno disgustato sovrasta il suo bellissimo e dolce volto, incrostato di sangue qua e là e sporco e rovinato da diversi tagli e ferite…guardarle mi fa incazzare di più, soprattutto pensando che è Cole la causa di tutto quello «Non mi dispiace affatto morire sai?»
A quelle parole sobbalzo e mi irrigidisco, sento il mio corpo gelarsi come il sangue nelle vene e un’angoscia mi pervade facendomi sbiancare; non può dire sul serio, non può lasciarmi, non di nuovo, non così…potrò anche sembrare egoista, ma sinceramente non me ne fotte un’emerita minchia: la voglio, con me, ora e in futuro; voglio starle accanto nei momenti di bisogno, renderla felice quando sarà triste e stringerla forte a me tra le mie braccia per farle capire che ci sono e ci sarò per sempre per lei; voglio guardarla negli occhi blu notte ogni secondo, ogni minuto, ogni giorno che passa e vedere ogni suo minimo cambiamento forse anche impercettibili agli occhi degli altri; voglio continuare a ripeterle che è meravigliosa quando tutti penseranno e diranno il contrario, perché sarà vero, come ora, e sempre: per me lei sarà sempre la più brillante e la più bella, la più straordinaria ragazza sulla terra. E nonostante tutto quello che ha passato e che sta ancora passando…anzi è proprio per questo che voglio che sappia sempre che io la amerò per sempre, accada quel che accada. Desidero che sappia i sentimenti nascosti che provo per lei e che ho sempre provato nei suoi confronti, anche se molto probabilmente lei non ricambia. Se muore la mia vita è finita, nemmeno incominciata. Se muore non ha più senso per me vivere…ma so che morire la renderebbe triste e quindi…ma che sto pensando? Lei non morirà, almeno non ora e in questo modo brutale.
Senza accorgermene mi sono avvicinato ulteriormente a loro e spinto da questo pensieri ho poggiato una mano su quella di Cole per evitare che il coltello infliggesse un ulteriore ferita più profonda sul collo di Nicole, sorpresa almeno quanto me di quel gesto
«Forse non ti importerà di morire, ma ti importerà se muore lui»
Mi fissa glaciale, ho ancora la mano ferma a stringere il suo polso. Sul volto di Nicole passano diverse emozioni facilmente leggibili, tra cui panico e terrore…e sofferenza. Forse anche lei non vuole perdermi di nuovo, chissà. Non faccio nessuna mossa, continuo a tenere il polso di Cole per far si che non ferisca nessuno per quanto posso, il mio sguardo è fisso sul suo volto sul quale non c’è nessuna emozione, o c’è, nascosta, tanto che non riesco a decifrarla.
Nicole ha ancora gli occhi sbarrati, ora il blu sovrasta sul nero…che cosa strana! È un blu più vivido, più brillante, più forte e intenso del solito.
Tutto poi accade in un attimo: Cole fa forza sul mio braccio con il coltello lasciandomi un evidente taglio profondo passante per metà braccio, un liquido di intenso rosso inizia a percorrere maggior parte della mia pelle. Lascio la presa per il dolore lancinante e il bruciore e Nicole ne approfitta per sfuggire alla presa del ragazzo più decisa che mai; le urla di Blair distrutta riempiono quel posto. Inizia a piangere, solo allora mi accorgo che Cole ha  pugnalato Nicole poco più giù del petto. Nicole ha la bocca aperta come in un urlo sordo e sembra non respirare. Non riesco a muovermi, per quanto pensi che devo andare da lei, non riesco a muovere un solo insignificante inutile passo. Cole sembra stupito dal suo stesso gesto, non estrae nemmeno il coltello dalla sua carne che inizia a correre mentre io finalmente riesco ad andarle vicino
«No, no, no. Nicole no, ti prego»
Le corro incontro mentre cade in ginocchio e leva il coltello dal petto gettandolo a terra ricoperto di sangue.
La prendo per dietro al schiena con un braccio portandomi davanti a lei prima che le sue gambe cedessero; cade a peso morto su di me, la sua maglietta è devastata da un’enorme macchia rosso scuro. La guardo negli occhi, nuovamente neri e scuoto la testa. Non riesco a crederci, nemmeno a pensarlo. Non sta accadendo
«Nicole? Nicole è tutto ok, tutto ok» ripeto come un nastro registrato non sapendo che altro dire «Andrà tutto bene, non è niente, vedrai che tutto si sistemerà» ma quello che ci credeva di meno ero proprio io, per quanto avessi bisogno di sapere che era così…
Nicole mi sorride mostrandomi una fila a trentadue denti. Era bellissima anche in quel momento. Perché? Perché?
«Sei…tornato!» sorride ancora, la sua voce è spezzata e intervallata da attacchi di tosse improvvisi. Sembra felice per questo motivo
«Come potevo non farlo?»era tutta la mia vita, non potevo lasciarla proprio in quel momento «E’ tutto apposto adesso, ci sono io, costi quel che costi io sarò sempre qui per te»
«Lo…lo sai vero che…non ti avrei mai lasciato?» si fa seria, io continuo a fissarla
«Lo sai che tutto quello di cui avevo bisogno era sapere che non era un addio…ti ho detto di andartene, di starmi lontano…che non volevo più vederti. Non era quello che volevo. La verità è che avrei voluto che mi stessi accanto come ora, nel bene e nel male, ma sapevo di non poterti costringere a sopportarmi e starmi accanto, sapendo di essere un peso »
Un peso? Ma di che cavolo stava parlando? Voleva starmi accanto e voleva che io le stessi vicino
«Non potevo costringerti ad amarmi, allora ti ho mandato via»
Amarmi…non potevo costringerti ad amarmi…lei mi amava, mi ama, il mio amore nei suoi confronti è ricambiato…mi aveva mandato via mi aveva allontanato per amore…che cosa stupida! Era una cretinata, un’idiozia, come aveva potuto pensare una cosa del genere? Deve averlo letto nel mio sguardo perché continuò «So che…so che è una cosa insensata ma…» tossisce più violentemente di prima
«Shh» la zittisco, non ce la fa a parlare, si sforza troppo…continua a tossire e del sangue esce dalla sua bocca macchiandole il labbro inferiore e i denti. Cerco di farla alzare un po’ per far si che i polmoni prendano aria e per un po’ smette di tossire
«Niall abbiamo…»volto la testa verso Louis che si è fermato dietro di noi e ci guarda confuso «Niall…cosa è successo? Dov’è Nicole e perché…?»
Si avvicina e non finisce la frase che vede Nicole tra le mie braccia, i miei occhi hanno iniziato a lacrimare ininterrottamente per la disperazione
«Devi aiutarmi Lou, l’ha pugnalata»
«Siamo riusciti a contattare un’ambulanza a e la polizia, saranno qui a momenti» cerca di rassicurarmi. Vedo Nicole chiudere gli occhi come stanca
«No Nicole, non ti addormentare, resta qui, resta con me Nicole»
Piango, è troppo tardi…non so che fare arrivano anche Liam, Zayn e Harry che come Louis all’inizio non capiscono cosa stia accadendo, continuo a stringere Nicole tra le mie braccia lasciando che le lacrime escano libere «Ti prego svegliati…non lasciarmi…»
Liam sia avvicina a me mentre Louis va da Blair. Preme due dita sul suo polso destro e torna a guardarmi preoccupato
«Non è morta, è solo svenuta» mi informa, come se fosse un medico poi… «Niall sta bene, è messa male ma fondamentalmente sta bene»
«Voglio vederlo soffrire» dico stringendo Nicole ancora più forte sperando di non farle male
«Come?»
«Voglio che soffra come ha fatto soffrire lei se non peggio»
«Niall ti rendi conto che noi non…»
«Non lo voglio morto» lo interrompo sapendo cosa stava per dirmi. Non avrei mai permesso ai miei migliori amici di commettere un omicidio, mai, non lo avrei mai immaginato nemmeno per scherzo «Voglio che lo prendano Liam, che venga rinchiuso, torturato qualsiasi cosa…ma voglio che soffra»
«Lei non vorrebbe questo» interviene Harry con sguardo cupo
«Ma lo voglio io»
Tutti mi guardano straniti e sorpresi, non ho mai detto una cosa simile, non ho mai augurato a qualcuno di soffrire…non so perché l’ho detto ma…in un certo senso è veramente ciò che voglio. Voglio vederlo solo come un cane, voglio che capisca ciò che ha fatto passare a Nicole e alla sua famiglia…
Non rispondo ai loro sguardi, ma mi giro verso Harry e…
«Dov’è Zayn?» chiedo, Liam si guarda intorno, così come Harry e Louis, ma di Zayn non c’è traccia
«Era qui con noi prima» dice confuso Louis accanto a Blair, la quale continua a piangere guardando Nicole esanime tra le mie braccia
 
 
 
 
 
 
Spazio autrice:
Sono riuscita a scrivere visto? È piccolo lo so, ma non ho avuto tanto tempo, peeeeeeeerdooooooooooonooooooooo pls! Ho scritto quasi tutto in questi ultimi minuti, e dato che oggi…diciamo che non sono proprio di buon umore (studiare non serve a nulla cavolo, ma la storia poi…a chi serve la storia?) quindi non so cosa ho scritto di concreto! A voi giudicare! Come domande…beh, sicuramente qualcuno si chiederà se Nicole morirà o meno…
PUFFBALL NON MI UCCIDERE! Lo scoprirete più avanti ok? Bene, detto questo: dov’è Zayn? Avete già qualche idea di dove si sia andato a cacciare? Poi vorrei un vostro consiglio, dato che non voglio lasciare B sola soletta insomma…mi è simpatica (?), che ne pensate di lei e Lou? E Cole? Dov’è? Lo prenderanno? Ah quasi dimenticavo, più avanti (nel prossimo capitolo praticamente) ci saranno anche vecchie conoscenze che a qualcuno faranno piacere…
Ok ok non si capisce niente lo so, la caffeina non mi fa proprio tanto bene! Lol ok io devo andare fatemi sapere cosa ne pensate ok? Spero vi sia piaciuto e ringrazio quelli che recensiscono e non e chi legge la storia, chi l’ha messe tra seguite/ricordate/preferite e…mah, a chi piace insomma! Ciau
Nice <3 

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Capitolo 22
*** Problemi o soluzioni? ***


POV ZAYN
 
«Andrà tutto bene, non è niente, vedrai che tutto si sistemerà»
 
«No, no, no. Nicole no, ti prego»
 
«Ti prego svegliati…non lasciarmi…»
 
 
La disperazione di Niall mi attanaglia la testa, le stesse parole, le stesse frasi ripetute all’infinito.
 
«Voglio vederlo soffrire»
 
«Voglio che soffra come ha fatto soffrire lei se non peggio»
 
«Non lo voglio morto»
 
«Voglio che lo prendano Liam, che venga rinchiuso, torturato qualsiasi cosa…ma voglio che soffra»
 
Quel bastardo. Lurido figlio di puttana che non è altro. Ha fatto soffrire non solo Nicole, ma anche Blair, e Niall. E per questo deve pagare. Non lo conoscevo, non l’avevo mai visto prima, ma non sarebbe stato difficile trovare un ragazzo mezzo morto in un carcere abbandonato di New York no?
 
«Voglio vederlo soffrire»
 
 
Vedendo la tristezza nei suoi occhi e la disperazione nelle sue parole non ce l’ho fatta; con la mascella serrata e le mani chiuse a pugni mi misi a correre. Ero ancora in tempo, insomma anche lui era messo alquanto male, non poteva andare molto lontano. Mi fermo ad un bivio, due strade che si separano e vanno in direzioni opposte…devo fare una scelta e subito: dove andare? Che strada percorrere? Ho il fiato grosso per aver corso e cerco di stabilizzarlo mentre penso. CAZZO PENSA ZAYN!
Destra, sinistra…andiamo a destra, o la va o la spacca. Corro sperando sia la strada giusta. Merda, è un vicolo cieco. Torno subito indietro prendendo la strada opposta, senza incontrare ostacoli o muri davanti a me; bene.
Sento un respiro smorzato provenire da un’altra strada che non avrei mai pensato nemmeno di guardare e senza pensarci due volte mi infilo in una cella aperta dove vedo quel bastardo poggiato al muro con una mano che cerca di riprendere fiato dopo aver corso. Non si è ancora accorto di me, ne approfitto per andare da lui ed assestargli un pugno in piena faccia, e un altro, e un altro ancora. Si tiene miracolosamente ancor in piedi, io gli mollo un altro pugno, stavolta allo stomaco. Si piega in due dal dolore, dopodiché sputa del sangue dalla bocca; lo guardo incazzato come non sono mai stato e gli tiro l’ennesimo pugno in faccia, tanto non dovrà incantare più nessuno con quel suo visino.
Ride a bocca aperta, mostrandomi i denti sporchi di sangue prima di sputarne dell’altro
«Pensi che risolverai qualcosa uccidendomi? Non migliorerai la situazione: Nicole morirà» ride ancora con un velo di tristezza nella voce nell’ultima parola «Il tuo amichetto biondo ne sarà distrutto, e non potrà fare niente. quella sempliciotta di Blair rimarrà sola come al solito»
 
«Non lo voglio morto; voglio che soffra; voglio vederlo soffrire»
 
Lo guardo sprezzante, disgustato quasi da quello che vedo davanti a me. Scuoto la testa senza distogliere lo sguardo
«Non ho intenzione di ucciderti. Non sono un assassino…non sono come te»
Mi guarda con uno sguardo indecifrabile, gli occhi spenti, privati della luce che c’era prima nei suoi occhi.
«E’ per quel tuo amichetto vero? Come si chiama?» cerca di stuzzicarmi, di farmi arrabbiare. E in parte ci riesce «Il caro piccolo Niall»
«Non hai il diritto di pronunciare il suo nome»
«Rimarrà solo ora»continua come se io non avessi parlato «Nick è morta, lui non riuscirà a vivere senza di lei, e tu e gli altri stupidi adolescenti psicopatici non potrete fare nulla per farlo sentire meglio»
«Lo psicopatico sarai tu»
E così dicendo gli assesto un pugno, più forte degli altri, che probabilmente gli ha rotto il naso, dal quale inizia ad uscire un rivolo di sangue
«Ti conviene stare zitto»
Ride portandosi una mano sul naso per fermare il sangue che continua ad uscire; sento in lontananza delle sirene che a poco a poco si avvicinano sempre di più. Bene
«Arrivano i rinforzi Cole, per te è finita»
«E’ tardi: non sopravvivrà»
Mi viene un dubbio, intanto cerco anche di prendere tempo prima che arrivi la polizia
«Ma a te non importa niente di lei? Della sua vita? Della sua felicità, o del suo modo di fare…»
Fa spallucce incurante, come se niente fosse
«Sai quella sensazione di quando non hai niente da fare? Beh, prova ad averla per anni, in un orfanotrofio dimenticato da Dio; e poi trovi una ragazza, sola e ingenua…»
«Per te allora era solo uno stupido passatempo?»
Sono disgustato dall’essere che mi ritrovo davanti, vorrei tirargli un altro pugno, o prendere lo stesso coltello che ha infilzato nel corpo di Nicole, e vendicarla, ma non sono un assassino. Come può mi chiedo fare una cosa del genere? come ha potuto solo pensarla? E saremmo noi gli psicopatici, e su quali basi poi?
Vedo che cerca di andarsene, ma io lo prendo per un braccio e lo faccio voltare, facendolo sedere vicino ad una sbarra di ferro vicina. Presi delle manette arrugginite rimaste lì per chissà quanti anni e lo ammanettai velocemente senza lasciargli via di fuga
«Non vorrai dargli troppi grattacapi scappando vero?» gli dico guardandolo furioso, lui fa lo stesso
«Sei solo un perdente, come anche lo era Nicole: farete tutti la stessa fine tanto»
Era…prima di tutto lei non sarebbe morta, e poi anche se lo era stata (cosa che dubito conoscendo Nicole) ora non lo era più, no? Verbo al passato, anche se un passato non aveva avuto occasione di averlo…
«Allora è inutile che ti preoccupi. Resta qui e vedi di fare il bravo» dissi come se parlassi ad un bambino di cinque anni…solo che questo bambino era un malato mentale.
Detto questo mi diressi fuori dalla cella, fermato dal rumore delle manette ai polsi di Cole che si dimenava contro il ferro delle sbarre
«Non mi lascerai qui, vero? Sei troppo buono per farlo» disse convinto e con una nota di timore nella voce. Chissà cosa gli avrebbero fatto i poliziotti…sicuramente non tutto ciò che si meritava
Buono…
«Io non sono come Niall» dico scuotendo la testa e ridirigendomi fuori da lì, e raggiungendo i ragazzi
 
 
«Zayn dove cazzo sei stato?» Harry mi viene incontro cupo. I soccorsi a quanto pare li hanno trovati fortunatamente, perché non vedo né Nicole né Niall lì
«Dovevo…sistemare una cosa» rispondo vagamente cercando Niall e Nicole non del tutto convinto della mia precedente teoria
«I soccorsi sono venuti in tempo. Niall è riuscito a convincere miracolosamente i dottori a seguire Nicole; lei respira ancora» mi informa Liam seguendo il mio sguardo «Ma non resisterà ancora per molto. È parecchio grave la cosa, non so quanto ancora rimarrà incosciente»
«Sei andato a cercare Cole vero?» mi chiede Harry fissandomi con sguardo penetrante. Non rispondo, segno positivo per loro «L’hai trovato?» continua.
A questa domanda mi massaggio le nocche chiuse della mano destra con la mano sinistra
«Direi che adesso la polizia lo troverà più facilmente dato che non può muoversi» rispondo senza muovermi di un sol passo
«L’hai ucciso?» chiede Louis non più vicino a Blair, sicuramente in viaggio anche lei per l’ospedale più vicino, preoccupato e attonito
«Cosa? No!» rispondo colpito nel profondo «Non sarò di certo un santo Lou, ma non mi sporcherei mai le mani di sangue»
 Annuisce concordando con me
«Forse dovrei richiamare» dice Harry prendendo il cellulare dalla tasca, ma io lo fermo poggiando su di esso la mano.
Harry alza lo sguardo su di me, alquanto confuso
«E’ inutile» dico avendo capito che intendeva voler richiamare i rinforzi per lo stesso Cole «Sono qui» continuo «da qui le sirene non si sentono, ma dall’altra parte si. Saranno qui a momenti»
«Dall’altra parte dove di preciso?»
Metto le mani in tasca, come a disagio, abbassando la testa
«Zayn?!» mi richiama Liam
«Nell’ala ad ovest, credo, in una delle celle» rispondo infine «E’ lì che ho lasciato Cole»
«In che condizioni?» chiede Louis
«Non delle migliori» ammetto «Ma nemmeno delle peggiori, mi sono trattenuto»
«Qualsiasi cosa tu gli abbia fatto meritava di peggio» commenta stringendo le mani in due pugni; lo posso capire benissimo
«Beh?» chiedo «Che ci facciamo ancora qui? Andiamo»
«Guarda idiota che stavamo cercando te»
«Sta zitto Lou»
Sorrido, e lo stesso fanno gli altri
 
POV NIALL
 
Sono seduto su questa sedia di plastica ormai da quelle che sembrano ore, nessuno mi dice ancora niente. Sull’ambulanza sono riuscito a stare vicino a Nicole, ma poi arrivati qui in ospedale ci hanno separati…di nuovo.
I ragazzi non sono ancora arrivati, ed io ho bisogno del loro conforta ora più che mai.
Voglio poterla vedere, sapere se sta bene, se mai si risveglierà, poterla abbracciare…anche solo sfiorare. Tutto questo sta diventando maledettamente complicato
«Niall»
Mi alzo di scatto andando ad abbracciare Liam, senza dire niente
«Si sa qualcosa?»
Scuoto la testa
«Sto letteralmente impazzendo ragazzi, no ce la faccio più»
«Vedrai che è tutto apposto, che sta bene! Anzi starà anche meglio di prima appena ti rivedrà!» cerca di tranquillizzarmi Zayn, facendomi scappare un sorriso
«E Blair?» Louis sembra preoccupato
«Non so niente. non sono ancora riuscito a parlare con nessuno dei dottori che se ne stanno occupando»
Annuisce apprensivo; abbasso la testa tornando sui miei passi su quella sedia di plastica che mi ha ospitato per chissà quanto tempo. I ragazzi mi seguono sedendosi nelle sedie affianco e mi guardano preoccupati: devo avere un aspetto orribile
«Niall» Liam mi fa segno di guardare dietro di me: una dottoressa dai capelli biondi si sta avvicinando a noi; subito mi alzo sperando di estorcerle qualche informazione, e mi avvicino a lei
«Signor Horan devo presumere» la sua voce è bassa e limpida. Tra le mani tiene un block notes marrone su cui molto probabilmente ci sono scritte le condizioni delle ragazze. Annuisco e chiedo subito di loro:”Come stanno? È tutto ok  vero?”
Fa cadere lo sguardo sulla pagina semibianca del blocco e poi torna a fissarmi
«Per quanto riguarda la signorina Morrison non ci sono grandi problemi: le sue ferite sono abbastanza superficiali, e la maggior parte dei tagli inflitti si sono cicatrizzati. In questo momento è cosciente, ma le visite per ora sono vietate. Ci sono ancora diversi esami da accorare»
Louis sembra più tranquillo, ma sicuramente vuole vederla al più presto; infatti poco dopo chiede alla dottoressa…Alene Brooks (secondo la targhetta sul camice) di poter andare da lei. Alene ci pensa un po’, poi annuisce incerta, facendo andare solo lui però
«E invece per Nicole?»
«Come prego?»
«Nicole…Green; che mi dice di lei?»
Sembra farsi più cupa e mi guarda compassionevole
«La signorina Green in questo momento sta subendo un’operazione complicata»
A quelle parole mi si fermano il cuore e il respiro
«Ma…dopo l’operazione starà bene, vero?» chiede Harry sporgendosi verso di lei preoccupato
«Le sue condizioni erano e sono tutt’ora più gravi di quelle di Blair Morrison: la lama del coltello gli ha perforato un polmone ed ha perso molto sangue. Siamo riusciti a fermare l’emorragia interna, ma non è ancora stabile. In più i tagli e le ferite sono molto profondi, siamo riusciti però a chiuderle. Alcune cicatrici rimarranno, temo»
Sono senza parole, non mi viene niente da dire. Mi limito semplicemente ad annuire ed andarmene fuori, per prendere un po’ di aria fresca, mentre delle lacrime premono per uscire dai miei occhi. Altre lacrime…mi sto davvero stufando. Il mio pensiero principale però è rivolto a lei: Nicole.
Tranquilla Nicky, ti sarò sempre accanto, finché non tornerai da me
 
 
POV LIAM
 
Troppe notizie brutte tutte insieme, Niall non ce la fa. Annuisce con sguardo duro e sotto gli occhi di tutti ci scansa e si dirige verso l’uscita secondaria. Harry fa segno d’assenso verso di me, e lo segue. La dottoressa richiama la mia attenzione
«Non ho voluto dirlo vicino al suo amico, perché credo che più di tutti tenga a quella ragazza, ma…»
Quel “ma” non mi piace già di partenza
«Quando l’hanno portata qui era in condizioni davvero gravi, più di adesso. Era già incosciente e…crediamo che ci sia la possibilità che Nicole non si svegli»
Una brutta notizia dopo l’altra. Forse aveva fatto bene a non dirlo davanti a Niall, non avrebbe sopportato anche questo…è troppo.
Mi volto vero Zayn
«Forse è meglio che questo non lo sappia Zayn»
Annuisce d’accordo con me
«Un’altra cosa» ci interrompe la dottoressa allungandoci un cellulare «Questo ce l’aveva la signorina Morrison, ha detto che è di Nicole; lo da a voi: una certa Maria continua a chiamare, e lei no ha il coraggio di risponderle»
Zayn prende il cellulare dalle sue mani annuendo. Il compito di informarla spettava a noi, ovviamente. Zayn mi aveva parlato di Maria, se ne era preso una cotta solo sentendo al sua voce tramite telefono. Era una delle migliori amiche di Nicole, dopo Blair e una Megan. Avremmo dovuto chiamare anche lei. Che casino. La dottoressa se ne va, tornando a seguire l’operazione di Nicole, per assicurarsi che tutto vada bene e per tenerci informati su tutto, ovviamente sotto nostra richiesta. Aveva risposto che se fosse successa una cosa così anche ai loro figli avrebbe fatto lo stesso.
Nicole resisti. Svegliati. Fallo per noi. Per Niall…
 
 
ECCOMIIII! I’M HERE!
Ok, bene, il capitolo è scritto, ed è anche un po’ più lungo. Vi dico da ora che il prossimo capitolo è l’ultimo, purtroppo…sono triste ma (c’è sempre un ma, e questo non è come quello della dottoressa!) ho già in mente un’altra storia, come già vi avevo anticipato, e presto vi metterò il primo capitolo; spero la leggerete e che recensiate per farmi capire se poi vi piace e se vale la pena scriverla. Ok, detto questo: NON UCCIDETEMI, SONO TROPPO GIOVANE PER MORIRE! Ho fatto tardi con la pubblicazione, ma vedete? Ve l’ho messo anche di giorno, amatemi (?). Blair è sveglia, e aspetta il suo “amato” Louis, mentre Nicole è molto grave. Cosa diranno i ragazzi a Mary e Meg? Come la prenderanno? Che succederà a Nicole? (anche se penso che non la farò morire, insomma…i ragazzi ci rimarrebbero troppo male e non potrei sopportarlo) e Blair? Cosa dirà appena saprà della sua migliore amica?  
Adesso vorrei fare un applauso speciale a
Pablita1Dche ha indovinato che fine aveva fatto Zayn! Yeeeee *applauso virtuale*
Inoltre ringrazio Chiara_noce, Chiarasmile  e la stessa Pablita1D che hanno recensito il precedente capitolo! GRAZIE DI CUORE <3 E come saluto finale vi annuncio che il prossimo chapter è messo male, nel senso che non so quando riuscirò a scriverlo! Sono gli ultimi giorni di scuola e sono un po’ carente in alcune materie. Ma ditemi, ho fatto bene la parte della dottoressa? Spero di si, perché non so come parlano i dottori! Lol
Recensite in tanti che voglio sapere se il capitolo vi piace; ora vado, che per scrivere oggi ho scatenato l’ira del capo: mio padre! E credetemi è meglio non farlo arrabbiare!
Ciao a tutti/e
Nice <3

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Capitolo 23
*** Promessa ***


POV ZAYN
 
«Prendono il primo volo disponibile» informo Niall, seduto su di una panchina davanti a me, con lo sguardo assente, immerso in troppi pensieri…sempre rivolti a lei.
«Eh?!» chiede risvegliandosi d’un tratto e guardandomi stralunato. Aveva un pessimo aspetto, doveva essere tanto che non dormiva, date le profonde occhiaie violacee sotto i suoi occhi celeste ormai spento, così come i suoi capelli biondi un tempo più vivaci, sembravano aver perso la loro lucentezza. Per non parlare della sua pelle pallida, peggio di un vampiro
«Megan e Maria» cerco di fargli capire, semmai si ricordi ancora di loro «Le ho chiamate prima, ho riattaccato poco fa. Sono entrambe in partenza per venire qui»
Abbassa nuovamente lo sguardo tornando nella posizione di poco prima, come se non fossi mai venuto da lui
«Già…»
Ecco l’unica sua parola spenta nel tono di voce; tre lettere, nulla di più.
Mi siedo accanto a lui poggiando una mano sulla sua spalla, non alza lo sguardo
«Amico, sembri un cadavere, manco fossi Edward Cullen» scherzo cercando di tirargli su il morale, senza risultato, allora passo al secondo piano: la consolazione. Il problema è che sono una frana in questo…«Niall, so come ti senti, ci stiamo passando tutti» forse lui di più «E’ anche normale: la ragazza che ami è sotto i ferri, sei preoccupato. Ma non puoi tenerti tutto dentro, fa male e non solo a te. Io, Liam, Louis, Harry…siamo qui anche per te Nialler»
Alza finalmente lo sguardo, gli occhi gonfi e le lacrime che premono per uscire
«Vuoi sapere cosa provo? Vuoi che mi sfoghi? Che ti dica cosa penso? Ok» dice senza nemmeno pensarci su «Penso che sia tutta colpa mia, magari non completamente ma è così: avrei dovuto proteggerla, era come il mio compito da svolgere, dovevo salvarla, me lo ero ripromesso. È colpa mia, perché lei è andata da Cole, verso la morte certa, solo per non farmi fare del male ed ora è lì dentro, per lo stesso motivo»
Le lacrime hanno iniziato a rigargli le guance, diventate rosse per il freddo di questa notte; io guardo impotente ciò che sta dicendo, aspettando che finisca per dire la mia
«Come mi sento Zayn? Uno schifo, soprattutto perché non posso fare niente per lei in questo momento, niente che possa aiutarla…volevi consolarmi Zayn? Cosa mi dirai ora? Quale frase sdolcinata tirerai fuori per farmi sentire meglio?»
Ok, lo ammetto: sono senza parole. Non avrei mai pensato di sentire parole simili uscire dalla bocca di Niall, ed ora che si è sfogato non so cosa potergli dire per non farlo sentire una merda…
«Niall, hai ragione: non so cosa dirti per farti sentire meglio, sai che non sono bravo in questo e poi ciò dipende unicamente da te: posso dirti chissà quale frase sdolcinata  come hai detto tu, ma potrebbe non bastare. Ma perché non ci hai detto tutto prima?»
Riabbassa lo sguardo, titubando sulla risposta
«Non voglio apparire quello debole Zayn….foglio essere quello forte perché….» si ferma un attimo per trovare le parole giuste da dirmi «Perché lei ha bisogno di questo. Mentirei se non ti dicessi che anche io ho bisogno di Nicole, che ho bisogno di sapere che sta bene…voglio solo buone notizie»
Sospiro; non è in fondo ciò che tutti a questo mondo vogliono? Buone notizie…sono l’unica cosa che può far star meglio qualcuno; c’è chi ne ha più bisogno, chi ne ha di meno, ma la verità è che tutti sperano di sentire delle buone notizie uscire dalla bocca di qualcuno, nel nostro caso da un qualsiasi medico.
«Tutti stiamo aspettando che la dottoressa Brooks ci venga a dire che l’operazione è finita e che soprattutto è andata bene, ma non decidiamo noi; stanno facendo del loro meglio, lo sai…»
«Del loro meglio?!» mi interrompe con voce isterica alzandosi «Il loro meglio non è abbastanza; se stessero davvero facendo del loro meglio lei sarebbe già qui con noi a ridere e scherzare come sempre e non in un letto d’ospedale»
A questo punto basta: stava esagerando; mi alzo anche io e lo fisso furioso
«Cazzo Niall, ma la vuoi finire o no? Sei diventato paranoico. Nicole si rimetterà quando sarà il momento, i medici più di tanto non possono fare: devi accettarlo e finire di fare l’idiota; non sei solo tu quello preoccupato»
Mi guarda duro, per poi socchiudere leggermente gli occhi, sospirare e risedersi sotto il mio sguardo vigile e attento. Ho paura che possa fare una chissà quale sciocchezza, è per questo che lo tengo sempre d’occhio e ho intenzione di dire anche ai ragazzi di fare lo stesso.
«Hai ragione»
Davvero? Cioè…davvero?
«Posso solo aspettare» la sua voce, così come il suo sguardo, è troppo triste e disperata. Mi si scioglie il cuore nel vederlo in questo stato. Non appena apro bocca per dire qualcosa vedo la dottoressa Brooks dirigersi verso di noi. Faccio segno a Niall di alzare lo sguardo, ma si alza nuovamente
«Signor Horan, signor Malik…»
Faccio un segno di saluto con la testa. Signore poi…non sono, anzi non siamo, tanto vecchi, ho…cioè abbiamo ancora un bellissimo aspetto!
«La signorina Green ha superato meravigliosamente l’intervento, adesso sta riposando; volevo solo informarvi che se desiderate potete andare a trovarla»
Lo sguardo dell’irlandese biondo affianco a me si rilassa e si rianima improvvisamente. A questo punto però è meglio dirglielo, non possiamo tenerglielo più nascosto; la dottoressa sembra capirlo dal mio sguardo, infatti ferma Niall prima che corra nella camera di Nicky
«Niall» è la prima volta che chiama uno di noi che non sia Nicole per nome «Temo di doverti informare che Nicole è in uno stato di coma farmacologico» il suo tono di voce è fermo e  deciso, ma il suo sguardo lascia trapelare tristezza e compassione«Era già molto grave quando è arrivata in ospedale» ripete come l’ultima volta che ce lo ha annunciato «Io e la mia squadra abbiamo fatto di tutto per lei, ma ora possiamo solo aspettare e…sperare. Sperare nel meglio»
«Sta dicendo che…che Nicky…rischia di non svegliarsi più?» Niall non sembra capacitarsene
Tengo lo sguardo basso, incapace di sostenere quello disperato del mio migliore amico, soprattutto perché se lo incontrassi non saprei dirgli niente in ogni caso: non avevo parole prima ed ora che la situazione era degenerata è anche peggio
 
 
POV NIALL
 
Coma farmacologico…sperare; come se non l’avessi fatto fino a  questo momento. Le parole di Alene mi hanno sconvolto troppo. Non riesco a continuare a stare lì, in piedi come un baccalà, tanto che fissando la dottoressa ancora indietreggio prima per poi girarmi e dirigermi verso l’interno dell’ospedale; sento in lontananza il medico riferirmi qualcosa urlando: Stanza 346 terzo piano… terzo piano; corro per le scale: l’ascensore è troppo lento. Ma arrivato al terzo piano mi tocca trovare la stanza…una parola! È un labirinto questo caspita d’ospedale, non riuscirò mai a trovarla prima di giorno!
Mentre percorro a passo svelto il corridoio svolto e vedo di sfuggita in una delle stanze Louis parlare con Blair, la quale sorride con le guance rosate mentre una dottoressa le somministra chissà quale strano farmaco.
Entro prendendo Louis per un braccio per farlo girare
«Niall che ci fai qui?» chiede sorpreso
«Dov’è la stanza 346?» gli chiedo a mia volta
«Eh? E’ tutto ok?!» chiede preoccupato. Bene, l’ho fatto preoccupare più di quanto già non fosse; di bene in meglio
«Lou lo sai dov’è o no?» chiedo ancora irritato
«Devi andare in fondo a tutto, per poi girare a destra, ti ritroverai la sua camera proprio davanti» mi risponde Blair con sguardo spento e triste e voce roca dal suo letto.
Corro fuori senza lasciare il tempo a nessuno di dire altro urlando un “grazie” alla bionda, ma non troppo ad alta voce: insomma sono pur sempre dentro un ospedale!
Arrivato alla fine del corridoio svolto immediatamente a destra passando tra i diversi Camici Bianchi. La porta è chiusa: tocca a me aprirla alquanto pare; aspetto un po’, titubante, poi mi decido e apro, rimanendo paralizzato sul posto nel vedere ciò che vedo: un’enorme finestra dalle tende bianche (come tutto naturalmente) permette alla luce di colpire il dolce viso di Nicole, deturpato da un taglio sul sopracciglio destro alquanto evidente e delle labbra carnose spaccate; i capelli rossi sono sparpagliati sul cuscino in modo dolce e delicato. Le lunghe ciglia a caderle dolcemente sulle guance ed un tubo per aiutarla a respirare che rovina tutto: sarebbe potuto sembrare che dormisse se non fosse stato per quello. La maggior parte del corpo è coperta dalle lenzuola bianche, solo le braccia fuoriescono  e si riescono a notare soprattutto grazie alle diverse flebo attaccate alla sua pelle. Se solo non fosse per l’attrezzatura medica…cerco di convincermi che sta solo dormendo e che è in procinto di svegliarsi, sapendo perfettamente che purtroppo non è così.
Resto a fissarla per un attimo con la bocca asciutta sull’uscio, poi decido di muovermi e prendo una sedia subito dopo aver chiuso la porta alle mie spalle; porto la sedia vicino al letto su cui è sdraiata senza distogliere lo sguardo dal suo bellissimo viso angelico. La mia mano si avvicina al suo viso, mentre le dita scostano dalla fronte una ciocca ribelle di capelli rosso fuoco. Dopodiché il mio sguardo si posa su una delle sue mani: è fasciata ed un orribile ago spunta fuori dalla sua carne olivastra…è pallida come un cadavere; non riesco a vederla in questo stato, è così indifesa, non è da lei, non le i addice, o meglio: non si addice alla ragazza forte, coraggiosa e caparbia che ho conosciuto. Prendo la sua mano tra le mie stringendola delicatamente con le dita, solo per sentirla più vicina; noto subito un enorme livido violaceo screziarle il dorso della mano, liscio come porcellana e freddo come il marmo, con le stesse venature visibili.
Resto a fissarla per altri dieci minuti buoni di silenzio; questa situazione mi ricorda tanto quando ha pianto sangue e l’ho trovata su quella fontana…era svenuta tra le mie braccia; allora mi era bastato chiamare i ragazzi e poche ore dopo si era risvegliata. Ora non sarebbe stata la stessa cosa
«Nei film se qualcuno parla ad una persona in coma…lei lo sento quindi…non so se sia vero ma provarci non costa nulla no?»
Si, è vero: sto iniziando a parlare da solo (gran brutto segno); se sono impazzito? Si, con il 99% di possibilità! Spero in un qualche strano e assurdo modo che lei possa sentirmi ed in questo modo risvegliarsi…
«Volevo dirti…no niente, cioè…» sto facendo confusione. Prendo un respiro profondo e cerco di parlare come si deve «Nicole, ti prego svegliati. Non puoi lasciarmi di nuovo, sono tornato per te…se mi lasci la mia vita non avrà più senso, sei l’unica ad essere riuscita a farmi vedere quello che stava succedendo davvero; mi hai dato l’occasione di vedere come sei veramente, di apprezzarti…mi hai dato il tempo di innamorarmi di te. Ora sono di nuovo qui, , che ti prego di svegliarti, perché…la mia vita non avrebbe più senso senza di te»
Le lacrime iniziano a rigarmi il volto, le asciugo con una mano, quasi violentemente:non voglio piangere, non devo essere debole, devo essere forte, per lei.
«Nicky, se puoi sentirmi ti prego, non mollare. Resisti, sì forte. Me l’hai promesso…»
Cerco di sorridere, ma mi esce una strana smorfia irriconoscibile. Resisti, fallo per me…ma soprattutto per te stessa, mantieni la promessa
 
 
 
POV BLAIR
 
Finalmente mi dimettono, posso finalmente andare a trovare la mia migliore amica. Mi rifugio in bagno per cambiarmi e mettere i miei adorati jeans blu scuro con una maglia a maniche lunghe per non far vedere le fasciature rimaste. Quando esco dalla camera vedo Louis ad aspettarmi fuori appoggiato al muro con le braccia incrociate. Arrossisco involontariamente e gli corro incontro abbracciandolo. Lui sorride colto di sorpresa e stringe le sue braccia dolcemente sul mio corpo facendo attenzione a non farmi male (grazie ai tanto lividi ancora presenti)
Ci stacchiamo e ci sorridiamo a vicenda
«Sono ufficialmente libera!» annuncio fiera di me
«Ne sono contentissimo! Qual è la prima cosa che vuoi fare da libera?»
«Vado a trovarla» dico con un mezzo sorriso malinconico; il suo sparisce. Mi abbraccia per confortarmi, ma io mi stacco: non ne ho bisogno!
Mi avvio allora verso la sua camera, la 346, terzo piano, impaziente. Fuori la porta chiuso vedo Megan e Maria sedute su delle sedie di plastica blu; erano arrivate poco tempo prima preoccupatissime. Zayn era diventato rosso appena vista Maria che sconvolta e senza ricordare chi fosse si era avvicinata chiedendo di Nicole. Da quando lui le ha detto il suo nome e viceversa non si sono quasi più separati, fatte le rare occasioni! Zayn, Harry e Liam in piedi poggiati al muro bianco con sguardo basso. Mi avvicino alle ragazze distaccandomi da Louis che si dirige verso i ragazzi
«Blair!» mi accoglie a braccia aperte Meg; ricambio l’abbraccio prima con lei poi con Mary che mi chiede:”Sicura di stare bene?”
Annuisco convinta, poi il mio sguardo si posa sulla porta grigia che mi divide da lei.
«Niall è ancora lì dentro»  mi dice Harry seguendo il mio sguardo
«Da quanto tempo?» chiedo girandomi a guardarlo negli occhi smeraldo
«Un po’. Non se n’è andato quasi mai, se non fosse stato per Liam si sarebbe accampato lì da tempo»cerca di scherzare
«Ora ci penso io»
Mi dirigo verso la porta, ma non appena poggio la mano sulla maniglia una voce calda e ferma mi fa voltare
«Blair, non dirgli niente»
«Devo» rispondo a Zayn, ricevendo un’occhiata di approvazione da Liam«ha il diritto di sapere»
Abbasso la maniglia ed entro, chiudendomi la porta alle spalle. Niall è seduto su una sedia fissando Nicole incosciente sul letto bianco. Le hanno tolto il tubo, dicendo che ora riusciva a respirare da sola. Mi avvicino a lui, poggiandogli una mano sulla spalla; a quel contatto si volta e non appena lo fa vedo il suo sguardo spento
«Blair, ti dimessa» constata fissandomi da capo a piedi. Annuisco e sposto lo sguardo su Nicole
«Come sta?» chiedo; Niall rivolge nuovamente lo sguardo a lei, solo allora mi accorgo che tiene una delle sue mani stretta tra le sue
«Dovresti chiederlo ai medici…che dicono?»
«Niall sono passati giorni…troppi» dico, lo devo informare su quello che hanno deciso di fare «Vogliono staccare la spina»
Mi guarda con gli occhi sgranati dal terrore e scuotendo la testa
«No! Non possono farlo, c’è ancora speranza!»
«Niall è passato troppo tempo, così soffre soltanto»
Cerco di farlo ragionare ma non funziona
«No, lei si risveglierà: me lo ha promesso, prima di svenire mi ha promesso che ci sarebbe sempre stata»
Mi fa quasi pena, sembra un cucciolo bastonato…
Prendo una sedia anche io e mi siedo accanto a lui
«Niall, so che è difficile, lo è per te, come lo è per noi»
«Io so che si risveglierà» il suo tono di voce è fermo e deciso, ed il suo sguardo pieno di speranza. Annuisco convinta
«Ci credo anche io» dico alzandomi e andando vicino al mobile dall’altra parte del letto «E’ per questo che farò di tutto perché non la tocchino»
Niall alza lo sguardo verso di me, mentre prendo un oggetto a me sconosciuto dal mobile per poi dirigermi verso la porta
«Che stai facendo?»
Incastro l’oggetto tra le maniglie in modo che la porta non si possa più aprire
«Blocco la porta!» rispondo come se fosse ovvio
«Ma…le medicine, come faremo?»
Tiro fuori dalla tasca della giacca diversi medicinali
«Da piccola mi hanno fatto fare la Croce Rossina! Louis mi ha aiutato a prendere i medicinali»
Mi guarda riconoscente mentre io sfoggio uno sguardo trionfante
«Però più di tanto non riusciremo a tenerli fuori, lo sai questo vero?»
Annuisce ed io mi sedetti nuovamente
 
 
«Niall ho fame!» dico dopo un po’, erano due ore che eravamo rinchiusi lì, i ragazzi stavano tenendo a bada i dottori di turno, ma era solo questione di tempo
«E lo dici a me?!» dice lui facendomi scappare una risata
Sorride con me e per un attimo mi sembra che anche Nicole lo faccia, ma è solo una mia impressione.
«Aprite questa porta, è pericoloso!»
Pericoloso….pf! iniziano a bussare insistentemente alla porta, io e Niall ci mettiamo sull’attenti e ci scambiamo un’occhiata
«Aprite»
Iniziano a battere colpi più forti, cercano di aprire la porta
«Merda…» impreca Niall
Ci dirigiamo alla porta poggiandoci sopra a peso morto, ma non funziona più di molto. Ci vuole poco, poco e la aprono, ne sono sicura
È in quel lasso di tempo in cui noi cerchiamo di far rimanere la porta chiusa che sentiamo un rumore, come un colpo di tosse. Entrambi posiamo lo sguardo su Nicole. Niente…«Eppure mi era sembrato di sentire…»
«Si, anche  a me»
La vedo stringere gli occhi mentre Niall fa ancora più resistenza contro la porta
«Niall!» lo chiamo sorpresa
Guarda anche lui Nicole entrambi ci stacchiamo dalla porta per andarle incontro.
 
POV NICOLE
 
Sento dei rumori forti arrivarmi alle orecchie. Sento la gola grattarmi e tossisco leggermente; ancora quei rumori. Cerco di aprire gli occhi, ma all’inizio non ci riesco, quindi prima li stringo in una morsa…bruciano! Appena apro gli occhi vedo davanti a me Niall e Blair sorridere con le lacrime agli occhi. Niall mi prende una mano, fa male, ma non emetto alcun suono, la gola mi fa troppo male. Cerco di mettermi a sedere, Blair e Niall mi aiutano ed è allora che le vedo: delle flebo sono attaccate alla mia carne in entrambe le braccia. Inizio ad agitarmi, mentre i rumori si fanno sempre più forti. Cerco di togliere una flebo dal braccio sinistro ma quella nella mano destra mi blocca il movimento. La porta viene aperta e due medici (anche alquanto carini devo ammettere) entrano respirando affannosamente. Li guardo spaventata, mentre loro mi guardano sorpresi. Ma che sta succedendo?
«Nicole!»
Mary e Meg mi si avvicinano contente e sorprese anche loro abbracciandomi, io ancora non riesco a muovermi
Si staccano da me, vedo i ragazzi  spuntare dalla porta e guardarmi felici e a bocca aperta. Questa stanza inizia a diventare troppo affollata! Tento nuovamente di togliermi le flebo senza successo. Il panico mi assale
«A…Aiutatemi a togliere sti cosi»
La voce mi esce roca ma finalmente riesco a parlare, niente di carino, ma ho il terrore degli aghi e non riesco a togliere quelli conficcati nella mia carne. È Niall a venirmi in aiuto togliendoli tutti per poi abbracciarmi forte. Ma dico io, i medici che ci stanno a fare in camera?
«Sei tornata…lo sapevo che saresti tornata!» mi sussurra soffiandomi sui capelli. Mi sento troppo indolenzita tanto che non riesco a muovermi, ma rimango paralizzata e sorpresa. Che era successo? Perché mi trovavo in ospedale? Riesco a muovere le braccia sentendo però dolori ovunque e abbraccio Niall appoggiando la testa sulla sua spalla come se fossi stanca
«Te lo avevo promesso, no?»
 
 
 
Ok, non ce la faccio a farlo finire subito, ecco perché questa non è la fine! u.u si lo so, vi eravate già preparati tutti/e all’ultimo capitolo, ma ho cercato di dilungare e….non riesco a finire subito! Nicole si è svegliata, Maria, Megan e Blair si sono ritrovate…che altro dire? Boh! Ho scritto tutto oggi, volevo fare tutto più lungo perché doveva essere l’ultimo capitolo, ma adesso ne avete un altro che non è l’ultimo (?) oggi proprio non vorrei stare a casa, cavolo…oggi non è giornata e dovevo sfogarmi, quindi vi ho scritto questo! lol ora vado, che i miei si incazzano ancora di più altrimenti, quindi ditemi che ne pensate con una semplice piccola recensione! Prometto che cercherò di scrivere il prima possibile, e scusate se questo capitolo non è dei migliori (è quello che fa più schifo di tutti, lo so) ma oggi è così!
Ciau
Nice <3

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Capitolo 24
*** L'ultima Sorpresa ***


E’ notte fonda, mi sveglio di scatto completamente sudata. Sono ancora in questo maledetto ospedale odorante di medicine, alcol e Dio solo sa cos’altro…è assolutamente disgustoso; la luce della luna filtra dalle tende bianche della mia camera ospedaliera, illuminando dolcemente Niall che dorme in pace sulla sedia che lo ha ospitato per i giorni in cui io ero mentalmente assente. È così dolce anche quando dorme, sembra quasi un angelo e la luce lunare che riflette su di lui dà alla sua pelle un colore argentato brillante, i suoi capelli biondi sono leggermente spettinati, più scuri nelle tenebre notturne, mentre i suoi occhi sono dolcemente chiusi e la bocca semiaperta. Nel silenzio presente nella stanza riesco a sentire il suo respiro profondo.
Inconsciamente sorrido finalmente felice di vederlo così in pace. Prendo un bel respiro profondo e cercando di non svegliarlo mi scopro dalle lenzuola calde cercando di mettermi in posizione retta, impresa alquanto difficile avendo le gambe addormentate, infatti sento un formicolio passarmi da capo a piedi, e le gambe molli; per poco non cado ma miracolosamente riesco a tenermi in equilibrio evitando di inventare spiegazione da dare a Niall.
Dato che il camice è leggermente aperto dietro prendo la camicia da notte che Blair mi aveva poggiato un’ora prima lì vicino e apro la porta accompagnata da diversi cigolii. Osservo ancora una volta Niall, che non si è mosso dalla sedia ed esco chiudendomi la porta alle spalle.
Essendo notte il corridoio è deserto, ma per non correre rischi ugualmente mi muovo di soppiatto arrivando lentamente e con qualche difficoltà all’ascensore, reggendomi al muro con una mano. Nel silenzio che c’è qui si sentono solo i miei piedi nudi camminare sulle mattonelle fredde dell’ospedale, quasi come se ci fosse un topo. Premo il pulsante per chiamare l’ascensore mentre mi stringo nel “cappotto” bianco.
L’ascensore arriva praticamente subito, ed io entro senza esitare un attimo, lasciando che mi porti al piano terra; poggio la schiena alle pareti della cabina chiudendo gli occhi e respirando affannosamente: quello che sto facendo farà venire un infarto a tutti, me compresa molto probabilmente, ma non posso perdermelo ancora un’altra volta, ho dormito per troppo tempo. Ho fatto una promessa, ed io mantengo sempre le promesse.
Appena l’ascensore si ferma esco velocemente percorrendo anche quell’ennesimo corridoio deserto. Mi sorprende che non ci sia nessun medico in giro…mah, meglio non pensarci ora. Rallento il passo per il respiro grosso dato l’immane sforzo che sto facendo nelle mie condizioni e riprendo aria…pessimo errore: la porta di una stanza è aperta ed un bambino sveglio come me mi osserva dal suo letto.
Porto un dito alle labbra facendogli segno di non parlare, poi entro e mi avvicino a lui osservando bene che non ci sia nessuno
«Ei ciao!» sussurro con un sorriso «Io sono Nicole, ma puoi chiamarmi Nicky. E tu?»
È buio, ma riesco ugualmente a vedere i suoi occhi verdi scintillare nell’oscurità. Si mette seduto e solo allora mi accorgo che è calvo.
«Michael» mi risponde anche lui parlando sottovoce. Continuo a sorridergli cordiale mentre cerco di fargli fare lo stesso
 
 
«Come mai sei sveglio?» chiedo rendendomi conto solo dopo che lui potrebbe farmi la stessa domanda…ma potrei sempre dirgli la verità, perché mentire? A che serve?
«Non riesco a dormire» risponde indicandomi la flebo attaccata al suo braccio. Lo posso capire, non è una bella sensazione
«Già, anche io le avevo prima sai?»
Non compie nessun cenno con la testa, al contrario continua a guardarmi; sta iniziando a diventare inquietante!
«Quanti anni hai Michael?» gli chiedo poi cercando di aprire una conversazione. Non ricevendo risposta continuo «Io ne ho diciotto compiuti da poco»
«Dieci» mi risponde finalmente anche se sempre nel solito tono monotono. Mi assale subito un dubbio terribile, prego di sbagliarmi, ma forse è meglio accertarmene prima di saltare a conclusioni affrettate
«Michael, come mai sei qui?»
«Gli zii mi hanno detto che è solo per vedere se sto bene, ma me lo hanno detto molti giorni fa. La settimana scorsa ho sentito i dottori parlargli e dire che ho il cancro»
Abbassa lo sguardo. un bambino di dieci anni non dovrebbe nemmeno sapere cos’è il cancro. Vorrei dirgli che mi dispiace, ma come non è servito a me non servirà a lui. mi si spezza letteralmente il cuore, quasi ne riesco a sentire i frammenti spargersi ovunque vicino al suo letto. Non ci penso su due volte, la decisione ormai l’ho presa, e glielo chiedo subito
«Michael vuoi venire con me in un posto bellissimo?»
Mi guarda senza capire
«Zia Abbie mi dice sempre che non devo parlare con gli sconosciuti»
«Ma noi adesso ci conosciamo già»no, niente, ancora non si fida abbastanza «Sai perché io sono qui Michael?» scuote la testa e mi incita a continuare, ora tocca a me raccontare, ma come dirlo ad un bambino? «Un uomo molto cattivo mi ha fatto tanto male vedi?» gli dico mostrandogli alcuni lividi e cicatrici rimaste. Annuisce, ma non farò mai vedere a nessuno, benché meno a quel bambino tanto simpatico, le fasciature di garza sulla mia vita, che nascondono un profondo taglio cucito dai medici. Ancora brucia «Allora mi sono addormentata per tanto tempo, come la Bella Addormentata nel Bosco! I dottori lo chiamano coma» continuo a spiegare tenendo il tono di voce fermo e basso, ma mi devo sbrigare o sarà troppo tardi «Mi sono risvegliata da poco e qui…mi sento come se mi tenessero prigioniera. Sai come ci si sente no? Ecco perché questa sera volevo uscire e ti ho invitato a venire con me in un posto che amo. Il mio posto preferito; lì ci vado quando voglio stare da sola o quando voglio rilassarmi. Ti va di unirti a me?»
Ci pensa per un  attimo, probabilmente arrivando alla conclusione che alla fine non ci perde nulla…che cosa brutta da pensare per un bambino. Michael annuisce e dio con un sorriso lo aiuto a estrarre le flebo porgendogli poi la mano destra; lui la prende senza esitare mentre io lo aiuto a scendere dal letto. Per la prima volta nella serata mi sorride, un sorriso sincero, speranzoso, ciò che ho desiderato di avere per tanto tempo. Quel sorriso mi rassicura un po’ di più su quel che sto facendo e mi rende più fiduciosa. Gli faccio indossare delle scarpe al mio contrario per non fargli prendere freddo e gli faccio mettere uno dei cappotti che i suoi zii hanno lasciato in camera sua, poi ci incamminiamo verso l’uscita di quel labirinto cercando di non farci vedere da nessuno, anche se ancora non si vedeva anima viva in giro, riuscendo alla fine ad uscire e respirare un po’ di aria fresca e pulita. Finalmente libera. Finalmente me stessa.
 
 
POV HARRY
 
«Niall?!» lo scuoto prendendolo per le spalle; mugugna ma non accenna a svegliarsi «Niall svegliati, ora» cerco di non urlare troppo, sono ancora le cinque ed alcuni pazienti dormono ancora a quest’ora
«Hazza lasciami dormire» mugugna ancora. Alzo gli occhi al cielo; voglio vedere se gli dico di Nicole se si sveglia…
«Niall, Nicole non è nel suo letto. Non c’è»
«Ma che dici, certo che c’è. È proprio lì vedi?» dice con la voce ancora impastata dal sonno indicandomi il letto vuoto e sfatto di fronte a lui per poi tornare a dormire. Conto mentalmente aspettando che si renda conto di ciò che è successo, infatti nemmeno tre secondi dopo sgrana gli occhi e si mette velocemente seduto
«Harry, Nicole non c’è!»
«Ma davvero? Non me ne ero accorto…»
«Perché non c’è?» chiede preoccupato non dando peso alla mia battuta
«E lo chiedi a me? Sono entrato per farle prendere l’antibiotico, ma ho trovato solo un irlandese biondo tinto mezzo rincoglionito» risposi ricevendo un’occhiataccia dal diretto interessato
«Non l’ha vista nessuno?»
Scuoto la testa storcendo la bocca irritato: possibile che in un intero ospedale nessuno abbia notato una ragazza in vestaglia bianca girovagare senza una meta?
«L’hai detto anche agli altri?»
«Solo a Liam, che era con me, ora è andato ad informare tutti»
«Spero facciano in fretta» divenne cupo
«Non credo ci vorrà molto» rispondo fissandolo attentamente «A cosa stai pensando?» chiedo poi vedendo però la sua risposta nei suoi occhi e nel suo sguardo duro. Rialza il volto fissandomi intensamente e con una miriade di emozioni non identificabili a occhio nudo per chi non lo conosce
«Pensi che Cole possa aver fatto qualcosa? Hai notizie della sua situazione?»
Annuisco per la seconda domanda postami: è da quando l’hanno preso che ho chiesto personalmente di tenermi aggiornato su tutti i suoi spostamenti, dal carcere londinese a quello di massima sicurezza tedesco
«Ma non credo sia in posizioni di fare nulla dalla Germania, quindi possiamo benissimo escludere l’ipotesi che sia stato lui»
«Mhm…»
«Qualche idea?»
«Forse»
Apro bocca per parlare ma vengo interrotto dal cigolio della porta che si apre. Entrambi ci giriamo verso Louis che ci fissa  da dietro la porta, facendo uscire solo la testa
«A quanto pare Nicole si è portata un po’ di compagnia dietro» ci riferisce. Lo guardiamo confusi, Louis entra completamente nella stanza buia mettendo le mani nelle tasche dei jeans
«Al piano terra è scappato anche un bambino di dieci anni malato di cancro, credo che gli zii siano più preoccupati di noi»
Rivolgo il mio sguardo a Niall rimasto senza parole, forse neanche lui si sarebbe mai aspettato un gesto simile da Nicky, così come me, o Louis e sicuramente anche gli altri
«Nialler devo chiederti se sai dov’è andata, anche una minima idea; è pericoloso non solo per lei ma anche per il bambino, soprattutto stando fuori a quest’ora»
«No, non so niente, come vedi Lou sono ancora qui, non credi che sarei già andato da lei altrimenti?»
Annuisce poi Niall si volta verso di me
«Che ore sono?»
«Cosa può c’entrare l’orario con la sparizione di un bambino malato di cancro ed una ragazza svegliatasi da poco da un coma profondo, che tra l’altro conosciamo pure?» chiedo stizzito
«Dimmi che cazzo di ore sono e sta zitto» risponde irritato.
Scosto la manica della camicia per vedere il mio orologio da polso
«Quasi le sei» rispondo poi attendendo una risposta dal mio migliore amico, risposta che non arrivò mai; in compenso Niall si alza di scatto prendendo la giacca ed uscendo di corsa. L’unica cosa che riuscii a sentire fu un semplice mormorio rivolto a sé stesso prima che corresse via in quel modo:”L’alba”
 
POV NICOLE
 
«Attento al muretto Michael» lo avverto aiutandolo a salirci sopra seguendolo poco dopo. Scendo io per prima poggiando i piedi nudi sulla sabbia fresca, poi mi volto verso il bambino di fronte  a me allungando le braccia e prendendolo per farlo scendere. Lo faccio mettere in piedi sulla sabbia e lo prendo per mano, incamminandomi verso la riva. Ormai manca poco. Ci sediamo entrambi sulla sabbia morbida, io guardando l’orizzonte e attendendo con ansia che il sole faccia la sua entrata, Michael fissando me confuso, ancora senza capire che ci facciamo lì.
Mi giro verso di lui per rispondergli sempre col mio solito sorriso
«Vengo qui da bambina, ogni mattina e ogni sera, per vedere sorgere e tramontare il sole. È uno spettacolo meraviglioso, per tutto il giorno non aspetto altro. È la cosa che più amo di questa città…»
Rivolgo nuovamente il mio sguardo al mare, mentre i primi raggi di sole iniziano a sfumare nel cielo in un colore tra il rosato e l’arancione chiaro. A quel punto anche Michael lo guarda, guarda di fronte a sé; non dice niente, dopo quello che ha scoperto su di sé non mi sorprende.
«Mio padre mi ci portava ogni notte per vedere il tramonto» continuo senza distogliere lo sguardo «Dopo un po’ ho iniziato a venirci anche di mattina presto, scappando letteralmente di casa» sorrido al ricordo di quando i miei la prima volta chiamarono la polizia non vedendomi dormire nel mio letto. Quando avevo detto loro che ero venuta qua, papà mi avevo guardato sorridendo «Quando sono andata in coma non sono venuta per molto tempo, e ciò mi è mancato. Non potevo mancare ancora, è come un appuntamento fisso; non venendo è come se avessi disonorato la memoria di mio padre»
Abbasso lo sguardo, una lacrima mi cade scivolando delicatamente sulla mia gote; la asciugo subito prima che il bambino mi possa vedere, poi sorrido e torno a fissare il sole che intanto è salito ulteriormente, dipingendo cielo e mare di rosso e arancione intensi, i raggi continuano a danzare come fiamme, quasi fossero vivi.
Sento dei passi sulla sabbia dietro di me, ma non mi muovo; né io né Michael ci muoviamo. Continuiamo a guardare di fronte a noi, mentre i passi si fanno sempre più vicini, finché non si fermarono, proprio dietro di noi.
Sento il suo respiro affannato, ha fatto prima di quanto immaginassi. Se ne sono accorti subito…
«Nicole, ma che fine hai fatto?»
Sospiro abbassando lo sguardo, e quindi distogliendolo dal paesaggio naturale presente
«Come vedi Niall sono qui. E ci sei anche tu»
Lo sento affiancarmi e sedersi accanto a me. Non so perché, ma quasi speravo che venisse…solo lui poteva sapere dove sarei andata. Lui solo mi conosce tanto bene. Sorrisi, Niall lo notò
«Perché ridi? Cioè, non mi fraintendere: sei bellissima quando ridi»
Una vampata di calore mi invase le guance facendole arrossare
«Sorrido perché sei qui»
«Mi aspettavi?»
«No, ma sapevo che saresti venuto…se davvero mi conoscevi»
Lo guardo di sottecchi, vedendolo sorridere e volgere il suo sguardo al sole ormai completamente visibile ai nostri occhi, con quell’alone di luce tenue tipico del mattino
«E’ bellissimo, non è vero?» chiedo guardando anche io il sole
Annuisce assorto dal panorama. Prendo la mano di Michael sorridendogli, i suoi occhi verdi scintillano d’entusiasmo.
«Volevo che lo vedesse» spiegai a Niall, senza guardarlo. Lo sentii sospirare dietro di me. Come avevo fatto io con Michael, Niall poggio la sua mano calda sulla mia; mi girai a guardarlo, fissando prima le nostre mani, poi il suo sguardo, i suoi capelli biondi, i lineamenti del suo viso, soffermandomi sugli occhi celeste marino.
«E’ stato imprudente da parte tua, per non parlare che è pericoloso per lui stare qui fuori con il freddo che fa…e anche per te» vedo la preoccupazione in quell’azzurro brillante, in quelle iridi limpide «Ci hai fatti preoccupare da morire, dovevi vedere le facce dei ragazzi!»
Sorrido per tranquillizzarlo, lasciando la mano di Michael per poggiarla sulla sua, ancora sopra l’altra mia. Abbassa lo sguardo fissando le nostre mani intrecciate tra loro
«Niall, ormai è tutto finito. Non c’è più nessun pericolo, e in più grazie a questa disavventura sono cresciuta, sono maturata…non sono più una bambina»
Tiene lo sguardo basso, capisco il perché: è facile da intuire, soprattutto perché anche io conosco lui forse più di quanto lui conosce me. Non sono più quella ragazza impacciata, timida, menefreghista e spaventata di prima.
«So che vuoi essere forte per me Niall, ma non ce n’è bisogno credimi. Lo sei stato per così tanto tempo, ora voglio essere io a prendermi cura di te, voglio essere io quella forte»
«Questo non è il tuo compito, ma il mio» torna a fissarmi mentre io rido, di fronte al suo sguardo confuso
«Il tuo compito? Non è né il mio né il tuo Niall» continuo a ridere facendomi presto seria «Dobbiamo essere forti entrambi l’uno per l’altra»
Annuisce, ed io convinta e contenta finalmente, torno a osservare le onde calme del mare, la leggera spuma che si forma non appena alcune di esse diventano più grandi.
«Adesso mi riporterai lì, non è vero?» chiedo dopo un po’
«Solo se lo vuoi»
Lo guardo sorpresa e riconoscente, non mi sarei aspettata tanta fiducia in me, non dopo ciò che ho fatto, che è successo, dopo tutto il casino che si è creato.
 
POV ZAYN
«E’ tutto pronto Niall»lo informo sorridente
Sono passati due mesi da quando hanno dimesso ufficialmente anche Nicole, sotto sua richiesta e nostra, convinti anche da Niall. Abbiamo aspettato che Nicole fosse davvero in ottime condizioni, anche se Liam ancora non si fida a lasciarla girare liberamente…la verità è che è troppo apprensivo! Mary e Meg hanno deciso di rimanere ancora un po’ qui con lei, ma prima o poi andranno via anche loro…
Vedo il biondino nervoso; le ragazze hanno portato Nicole in giro per distrarla da ciò che Niall le sta preparando ormai da tempo, e ormai manca poco a che si faccia sera
«Faccio un colpo di telefono a Blair» ci dice Louis venendo verso di noi col cellulare in mano «Le dico di portare Nicole direttamente qui»
Annuisco e vado a tranquillizzare Niall, mentre Lou  scompare di nuovo, per chiamare la sua ragazza.
«Niall calmati, hai affrontato Cole e adesso hai paura per questo?» scherzo, lui mi fulmina con lo sguardo
«E’ che…se poi non le piacerà?» chiede dubbioso. Alzo gli occhi al cielo, poggiandogli una mano sulla spalla
«Sei un cretino» gli dico, scoppiando poi a ridere vedendo la sua faccia confusa e allo stesso tempo tipo da “il cretino sarai tu!”
«Le piacerà, sta tranquillo. Se non lo sai tu…!» lo tranquillizzo. Niall prende un respiro profondo , poi annuisce convinto
«Ok, andiamo: saranno qui a momenti»
 
 
«Ragazzi sono qui»
«Potevi evitare di dirlo Lou» lo rimbecco
«Cosa? E perché?»
«Già è nervoso per conto suo» dice Liam
«Chi è nervoso?» una voce femminile dolce e cristallina ci fece voltare tutti, Niall compreso. Nicole era davanti a noi, in jeans e maglietta, i capelli rossi raccolti ai lati dietro la testa da una moletta marrone chiaro, gli occhi blu scintillanti ed un sorriso a bocca chiusa felice; noto solo adesso che è a piedi scalzi
«Nicky aspetta» Blair compare dietro di lei correndo e fermandosi subito dopo, battendosi una mano sulla fronte, dopo di lei anche Meg e Mary, l’ultima incrocia le braccia. Sorrido nel vederla: i capelli castano scuro raccolti in una treccia laterale, jeans e top senza spalline. Non appena vede che la guardo abbassa lo sguardo e arrossisce
Nicole si avvicina a Niall
«Che cosa è successo qui?» chiede indicando con lo sguardo il gazebo che abbiamo montato sulla spiaggia.
Niall allarga le braccia sorridendo
«SORPRESA!»
«E a cosa la devo?»
«Ricordi quando quasi tre mesi fa mi avevi dato un’occasione e dovevo prepararti una sorpresa? Alla fine hai disdetto per ciò che era successo, ma ora l’ho messa in atto! L’idea è stata di Hazza, ma direi che tutti abbiamo contribuito a rendere possibile il piano»
Nicole ride e lo abbraccia calorosamente
«Grazie» sussurra. E non ha ancora visto niente!
Niall ricambia l’abbraccio, sussurrando un prego alquanto colpito
 
POV NICOLE
 
Non posso credere che abbiano fatto tutti questo per me, un bellissimo gazebo è montato a opera d’arte in riva alla mia spiaggia. Ero venuta “scappando” da Blair, Megan e Maria perché è quasi buio e tra poco c’è il tramonto, ma non mi sarei mai e poi mai aspettata una sorpresa simile; è un piccolo gesto, ma fatto col cuore ed è questo ciò che conta.
Mi stacco da Niall correndo verso la fine del gazebo per vedere meglio il mare di fronte a me, Niall fa lo stesso, mettendo misi accanto. Questa spiaggia è in un punto perfetto: la mattina si riesce a vedere l’alba, mentre per il tramonto basta andare nella spiaggetta secondaria poco distante dalla principale. Il sole inizia a tramontare, è come vedere l’alba solo al contrario: il sole invece di salire scende, o come dicevano gli antichi muore per poi risorgere ogni giorno nuovo. Non appena il sole è completamente svanito alla vista e si fa buio sento un fruscio di fondo e guardando in alto noto che il soffitto del gazebo ora è assente. Mi giro indietro verso i ragazzi, seduto anche loro sulla spiaggia. Maria affiancata da Zayn e Louis da Blair, Megan con Liam e una ragazza che conosco da poco, Caroline (mora, occhi azzurri tendenti al grigio e labbra fini), vicino a Harry. Sorrido raggiante e mi giro verso Niall
«Grazie» ripeto
«E di cosa?» chiede lui confuso
«Di tutto»
Sembra non capire, ma in quel momento non importa. mi avvicino a lui, annientando la distanza fra noi e poggiando delicatamente le mie labbra carnose sulle sue morbide. Un semplice bacio a stampo; poi mi stendo sulla sabbia voltando il mio sguardo verso il cielo notturno pieno di stelle. Ora è tutto perfetto. Ora è tutto finito, sono felice, come volevi tu papà…
 
Il mare è calmo questa sera, il sole sta  per tramontare. Ho poco più di un anno, sto stesa sulla sabbia cristallina e morbida a pancia in giù, ridendo per non so quale motivo, papà mi si avvicina da dietro e si siede accanto a me guardando l’orizzonte. Mi siedo composta, sapendo benissimo che a mamma non piaceche io faccia troppo casino
“Nicole, ascoltami bene” drizzo le orecchie per ascoltare meglio, ora la mia attenzione è incentrata completamente su di lui. sorride, i suoi occhi coccolato si illuminano capendo il mio sforzo nello stare concentrata
“Voglio che tu segua il tuo cuore, qualunque cosa accada. So che ora non puoi capire perché ti stia dicendo questo, ma quando sarai più grande ricorderai le mie parole,voglio che tu mi  prometta che quando capirai cosa il tuo cuore ti dirà, lo seguirai senza esitare”
Lo fisso senza capire, ho solo un anno, come posso? Ciò che dice è arabo…è quello che ha fatto lui con la mamma? Ha seguito il cuore?
“me lo prometti?”
Annuisco allungando la mano chiusa in pugno verso di lui, con solo il mignolo sporgente
“Giurin Giurello!”
Ride e fa combaciare il suo mignolo col mio, ripetendo la promessa. Poi si alza e con la mano destra mi scompiglia i capelli rosso fuoco; metto il broncio mentre lo vedo allontanarsi. Volgo un ultimo sguardo al tramonto prima di seguirlo. È una promessa papà
 
 
 
 
 
E’ TUTTO FINITO!
Si, confermo: questo è l’ultimo capitolo :’(
mi sento tanto triste…ora Nicole ha ricordato che le ha detto il padre sulla spiaggia anni orsono, e ha mantenuto la promessa. Harry sta con Caroline, Liam con Meg, Zayn con Mary, Louis con Blair e il nostro Niall con Nicole :)  
spero vi sia piaciuta innanzitutto la storia, ed in particolare il capitolo. ho finito ora di scriverlo. Ringrazio tutte coloro che hanno recensito, tra cui Chiara_noce, Chiara_smile, Pablita1D e l’ultima recensione arrivata da Artemisia246, ma anche chi ha letto fino all’ultimo anche se non ha recensito, chi ha messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite. GRAZIE A TUTTE/I DI CUORE.
 

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