Across Town. A Different Life

di Ettie__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** London ***
Capitolo 2: *** Just A New Beginning ***



Capitolo 1
*** London ***


Questa è la prima storia che scrivo, e mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate. Se non vi piace non è un dramma ahahah, se vi piace - invece - sarei molto felice.
Bene ora che vi ho detto ciò, posso anche rotolare via.
Se volete che il capitolo vi emozioni, visto che mentre lo scrivevo mi è successo (ahahah e non scherzo), mettete come sottofondo 
"A thousand Years - Christina Perri".
Per sentirla basta cliccare sulla parola in blu.
Ci vediamo a fine capitolo.



 1. London




Londra.
Era lì che stavo andando.
Era il periodo di Natale. L’atmosfera che attorniava una delle più belle città inglesi, era briosa e ricca di allegria.
Londra era una fantastica vista in inverno, era una fantastica vista in generale, ma in quel periodo dell’anno era assai affascinante.
Piena di luci e decori natalizi, gente che scorrazzava da un negozio all’altro - ancora intente a comprare i regali per i propri parenti e amici -, felici famigliole che trascorrevano il loro tempo con le persone a loro più care.
Tutto ciò che vedevo, tutto ciò che mi passava davanti agli occhi, era tutto ciò che più desideravo in quel momento.
Era ormai un’ora che viaggiavo su questo vecchio taxi ingiallito, ed era ormai da un’ora che pensavo da come la mia vita sarebbe cambiata da li a poco.
Non capivo perché i miei genitori avevano avuto l’idea di mandarmi qui, ma la cosa che mi sorprendeva di più era l’approvazione di mio fratello maggiore Liam nel tenermi con lui.
La felicità che avevo provato nel momento in cui la notizia - del mio trasferimento a Londra –era giunta alle mie orecchie, era paragonabile ad un bambino in un negozio di libri: inesistente.
Ero sempre stata una ragazza con un carattere chiuso e insicuro, avevo sempre avuto paura del giudizio degli altri e per questo mi era difficile fare amicizia. Non avevo molti amici - anzi -, l’unica persona a me cara era la mia migliore amica Blaire.
Ora che ero distante da lei, non avevo la minima idea di come integrarmi nella scuola, che da li a poco avrei dovuto frequentare. Venivo sempre esclusa dalle attività di gruppo che si facevano a scuola, venivo sempre esclusa da tutto in realtà; forse era il mio aspetto esteriore che lasciava a desiderare, già probabilmente era quello.
Chi voleva fare amicizia con una ragazza come me? Amavo – e amo tutt’ora – vestirmi in modo stravagante, portate occhialoni da nerd e colorarmi i capelli ogni tre per due.
Una tipa strana, no? Proprio così, mi piaceva distinguermi dalla massa, anche se comportava qualche difficoltà.
Al contrario di ciò che la gente diceva, io mi reputavo una ragazza molto carina, si carina.
Il mio viso era contornato da delle adorabili fossette, i miei occhi avevano il colore del cioccolato fuso, i miei capelli castano scuro ricadevano mossi sulla mia schiena magra e fragile, il mio naso – invece – era la fotocopia di quello di mio fratello.
Nel complesso, mi piacevo.
Le uniche pecche che deformavano la mia vita erano il fumo e l’autolesionismo. Già, io ero un’ autolesionista.
Ero vittima di bullismo – sia fisico, sia psicologico – da quando avevo iniziato il primo anno di liceo. Speravo vivamente di non trovarmi nella stessa situazione anche qui, non sarei riuscita a reggere tutto quello.
« Scusi signorina, potrebbe ripetermi cortesemente la via? » la voce del taxista mi aveva distratto da quelli, che in quell’arco di tempo erano stati i miei pensieri.
« Ehm, aspetti un secondo » dissi all’uomo, mentre cercavo nella borsa il foglietto.
« Trovato! » urlai trionfante, senza rendermi conto che il guidatore mi guardava spaventato. Ecco, un’altra persona che mi credeva pazza.
« Allora … W16 Notting Hill » gli risposi cordialmente io.
« Sei sicura? Girano strane voci in riguardo al quartiere; le persone scompaiono senza un perché… è pericoloso » mi si rivolse lui con un tono di voce misto tra il titubante e il preoccupato.
Aveva una faccia sconvolta.
« Si, devo andare là! Invece di impressionarmi con queste leggende metropolitane, potrebbe per favore ripartire » gli dissi io sbrigativa.
Non mi convinceva per niente quell’uomo, e non vedevo l’ora di arrivare a casa di Liam.
A seguito del piccolo inconveniente, l'uomo era stato zitto per tutto il viaggio, mentre io - intenta a guardare fuori dal piccolo finestrino - ascoltavo la sua musica. La musica di Ed Sheeran.


***

Dopo uno stancante viaggio in macchina ero finalmente arrivata alla meta prevista. 
Il taxista mia aveva aiutata a scaricare le valigie, dopo di che, aveva fatto retromarcia ed era partito come un razzo sulla strada ghiacciata appena percorsa. 
Che tipo strano.
Non aveva tutti i torti però, questo posto metteva davvero i brividi. 
Allora vediamo un po’. W12, W13, W14, W15, W16... Eccolo! 
Payne. Deve essere per forza questo. Tanto vale suonare no?
Dopo un po’ di scampanellate, sento dei passi avvicinarsi alla porta. Un flebile - ma ben udibile - "chi è?" si sentii dall'altra parte.
« Sono Lesly » avevo detto io con un tono di voce più alto.
La toppa dove era inserita la chiave scattò velocemente e - senza avere neanche il tempo di proferire parola -, due grandi braccia avevano avvolto il mio fragile corpicino. 
Il calore che emanava quell'abbraccio mi aveva rassicurato parecchio. 
Ero contenta di essere li.
Ero contenta di essere a casa di mio fratello Liam.
Ero contenta di essere accanto all' unico uomo che non mi avrebbe mai tradita.
Ero contenta di essere tra le sue braccia.
Dopo quell’ abbraccio pieno di affetto, mi aveva condotta in casa e - mentre portava le valigie al piano di sopra -, mi aveva detto di accomodarmi sul divano.
Al suo ritorno, munito di due fumanti tazze di tè e un vassoio colmo di biscotti, si era posizionato accanto a me.
« Allora, cosa mi racconti Les? » mi chiese lui, dopo aver addentato un biscotto alla cannella. I nostri preferiti.
Che cosa gli dicevo ora? Che la mia vita era una totale merda e che – per quanto mi era difficile ammetterlo – ero un’ autolesionista?!
No! Assolutamente no!
Dirgli una bugia e come tradire la sua fiducia. Mi era troppo difficile farlo.
Ma mi costava dirla.
Era la soluzione migliore.
Per me. Per lui.
« Niente di nuovo, le solite cose presenti in una vita di una quindicenne »  risposi io con un sorriso – indubbiamente falso – e sorseggiando quel poco di tè che mi era rimasto nella tazza di porcellana.
« Te la ricordi? » gli chiesi io, prima che potesse continuare con le domande.
Mi guardava con sguardo interrogativo e con la fronte corrugata.
Non aveva capito.
« Nonna, dico. Te la ricordi? » gli chiesi di nuovo. A differenza di prima, la mia voce si era intristita e quel fantastico sorriso che incorniciava la bocca di Liam , era  - ormai - diventato una smorfia amareggiata.
« Certo! Perché me lo chiedi? » mi si rivolse lui con un tono sorpreso.
Già, perché glielo avevo chiesto?
Forse perché, sorseggiando il tè – cosa che facevamo sempre io e mia nonna quando ero piccola – mi era venuta alla mente.
Si è sicuramente il motivo.
O forse, essendomi passata in mente una scena che ritraeva me, lei e Liam alle prese con i biscotti, era stato naturale dirlo.
Ricordando il contesto, mi venne spontaneo ridere.
Era davvero esilarante la situazione che si era creata.
La nonna e Leeyum stavano sfornando i biscotti e io, intenta a prendere un vassoio su uno scaffale – troppo alto per me – ero andata a finire contro il set di porcellana preferito della nonna.
Io ero così amareggiata, ma la sua voce calda e comprensibile mi aveva fatto rincuorare.
“Non ti preoccupare” mi aveva detto, “Sono cose che capitano”, aveva continuato lei.
Mi mancava davvero tanto.
Troppo.
Una calda lacrima aveva rigato il mio viso.
Per me era abituale piangere.
Ero abituata alle quantità industriali di lacrime – miste a trucco – che inondavano il mio volto ogni singolo giorno.
« Mi manca. Tutto qua! » gli risposi io sorridendo.
Un vero sorriso questa volta.
« Anche a me Les. Anche a me » mi disse lui con un sguardo dispiaciuto.
Avevano sempre avuto un rapporto fantastico.
Non mi sapevo spiegare il motivo della loro grande complicità. Erano sempre uniti, e questo mi faceva davvero felice. Ma la cosa che veramente non riuscivo a capire era il loro modo di intendersi.
Nonna sapeva sempre cosa stava per fare Liam, e viceversa.
Era una cosa strana, ma chi non lo era? Io in primis.
Un’altra cosa che mi veniva sempre alla mente era  la sua morte misteriosa.
Nessuno aveva visto, né sentito niente.
Come se si fosse volatilizzata.
Erano stati mesi difficili per me. Quelli. 
Lei era la mia unica fonte di salvezza. Era l’unica a sapere dei miei problemi. Era l’unica persona  – a parte Liam, ovvio – che mi capiva come solo una madre sapeva fare.
Già, per me lei era come una mamma, una mamma che non avevo mai avuto.
Non che la mia non ci fosse più. Ma lei si – la mia dolce nonnina –, che  mi sapeva capire davvero. Lei si, che mi ascoltava nel momento del bisogno. Lei si, che c’era sempre.
Sono Lesly Payne e questa, è la mia storia





Ehi ragazze!
Ho deciso di riscrivere la storia basandomi solamente
sul genere di Pretty Little Liars.
Spero vivamente che le recensioni saranno numerose come in questo capitolo;
e che naturalmente vi piaccia e coinvolga.
Per quanto riguarda i vampiri, ho preferito escluderli, quindi...
ci sarà molta suspance e agitazione.
Gente che si comporterà in modo sospettoso, strane idee e molto altro.
Alla prossima bellissime, 
kiss kiss Swag_Queen xoxox

P.s: vi lascio i miei account di facebook, twitter e ask
P.s.s: Non è figo il mio spazio autrice? Sisi c:




        

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Capitolo 2
*** Just A New Beginning ***


2. Just a new beginning


 
Mi continuavo a girare e a rigirare nel letto.
Ero andata a dormire tardi quella sera. Verso le due, credo.
Non riuscivo a prendere sonno. E più ci provavo e più mi veniva difficile farlo.
Mi voltai verso l’orologio appeso al muro, che – illuminato da quella poca luce proveniente dalla finestra – mi permise di capire meglio che ore erano. Le 4.10.
Fantastico direi.             
Dopo di che ributtai la testa sul mio adorato cuscino di piume. Chiusi per un instante gli occhi, ma gli riaprii subito dopo a causa di un rumore proveniente dal piano inferiore.
Che fosse un ladro? No. Almeno speravo che fosse così.
Scostai l’ingombrante piumone con stampe a fiori delle mie gambe e, senza preoccuparmi di indossare le ciabatte, mi diressi a piedi nudi verso la porta, dopo di che uscii.
Arrivata al piano di sotto, mi guardai intorno con fare circospetto.
Nessuno. Non c’era nessuno. Nemmeno un 'ombra. Solo… la finestra del salotto aperta. Mi ricordavo di averla chiusa prima di salire in camera da letto. Bah, sarà stato il vento.
Mentre ripercorrevo il corridoio che portava alle scale, senti un brivido passarmi vicino al collo.
Non so perché mi ero fermata all’improvviso, ma provavo una leggera paura.
Mi girai lentamente. Non c’era nessuno.
Mi voltai per risalire le scale e quando portai lo sguardo al piano superiore il mio cuore perse un battito.
Una persona incappucciata  era in cima alla scalinata, e con una mano che teneva una torci e con l’altra che  stringeva una sporgenza di ferro, incominciò a correre verso la mia direzione facendomi perdere l’equilibrio.
Caddi a terra rumorosamente e l’ultima cosa che vidi fu la figura di Liam che mi veniva incontro preoccupata, dopo di che buio.
 

***


Sentivo la voce di mio fratello che mi chiamava.
Mi alzai di scatto, ma dovetti sdraiarmi per il forte mal di testa. Aprii leggermente gli occhi per cercare di abituarmi alla luce mattutina che invadeva la mia camera da letto.
Tutto a d’un tratto, le immagini della sera precedente mi vennero alla mente.
Presa da un attacco di panico incominciai a gridare e ad urlare contro la figura del ragazzo di andarsene.
« Les, Les calmati… che è successo?» mi chiese lui preoccupato.
« Ieri, alle quattro mi pare, non mi ricordo bene che ore fossero, so solo che era mattino presto. Ero scesa di sotto perché avevo sentito dei rumori – pensavo ci fossero i ladri – ma quando ero arrivata in salone, l’unica cosa strana era la finestra aperta. Forse stavo sognando, ma era così fottutamente reale… una figura, una figura incappucciata era davanti a me; dopo avermi vista mi era corsa incontro… mi ha dato uno spintone e sono caduta… non voleva ucciderci vero? » gli chiesi io, speranzosa in una risposta affermativa.
Da parte sua avevo ricevuto un sospiro.
« Tranquilla … non ci pensare, sarà stato qualche ragazzo in vena di scherzi » mi rassicurò lui.
Era un po’ titubante nel rispondere. Bah, meglio lasciare perdere, non ho per niente voglia di crearmi complessi o paranoie già di prima mattina.
« Senti, io andrei a farmi una doccia » dichiarai, cercando qualcosa di pulito da mettermi per dopo.
« Sarà meglio, perché puzzi » rispose lui sghignazzando.
Fratello ingrato.
« Lo stesso dovresti fare anche tu! Odori di cane bagnato sai » gli dissi io andando verso il bagno, e chiudendomi la porta alle spalle, riuscendo però a sentire Liam che mi diceva che andava a fare la spesa.
Dopo essermi immersa sotto il getto di acqua calda, incominciai a pensare a tutto quello che avevo passato in questi anni.
E ora credo, anzi ne sono più che sicura, di essere felice.
Ammetto che è solo un giorno che sono qui, ma sono contenta. Sì, lo sono veramente.
Uscita dal box-doccia, presi un asciugamano grande e mi avvolsi al suo interno, in più raccolsi i miei lunghi capelli in una sorta di turbante.
Aprii la finestra per far aerare la stanza, poiché una densa nebbia dovuta al vapore dell’acqua calda della doccia invadeva tutto il bagno.
Feci dunque per uscire, ed appoggiai la mano sulla maniglia, abbassandola e spingendola verso l’esterno. Ma nulla, non si aprì. Provai ancora e ancora e ancora: niente, non voleva saperne di aprirsi.
Tentai di sbloccarla con la chiave, ma nella serratura non c’era più.
Cominciavo veramente ad avere paura, ma poi mi venne in mente qualcosa che mi fece sospirare di sollievo. Ed infatti ridacchiai nervosamente: «  Liam, bello scherzo, ma adesso apri questa porta, per favore ».
Nessuna risposta, niente di niente. E lì l’angoscia mi pervase.
« Liam? Liam, apri la porta, dai. Non è divertente, Liam. Liam? LIAM?! APRI QUESTA PORTA! ».
Liam non rispondeva ancora e, come per tranquillizzarmi, con mani tremule mi sciacquai il viso. Ma, proprio quando ero sul punto di asciugarmi, le ante della finestra che avevo aperto pocanzi si chiusero da sole, con una violenza inaspettata, facendomi sussultare per lo spavento.
Alzai in fretta gli occhi allo specchio appannato e mi lasciai sfuggire un grido di terrore: una frase scritta col rosso sangue ricopriva la superfice vetrata.
 

Non ti spaventare Lesly,
il vero divertimento deve ancora iniziare.
-A

                                       
Mi voltai subito, terrorizzata, ma tutto ciò che vidi fu la nebbia densa e grigia dovuta al vapore.
Mi sentivo osservata, avvertivo la presenza di qualcuno vicino a me, qualcuno che scrutava ogni mio singolo movimento.
Non ci pensai due volte e corsi verso la porta .
Tentai, di nuovo, di aprirla. Niente di niente.
« Apriti cazzo! » imprecai contro il compensato di legno che formava la porta e, sferrandogli un calcio subito dopo.
Mi ero seduta da poco sul bordo della vasca, quando inaspettatamente la luce del bagno saltò.
E li sì, che andai nel panico.
Mi alzai di scatto e cercando di rimanere concentrata, incominciai a cercare qualcosa che mi aiutasse ad aprire la porta. Solo allora però, mi ricordai di essermi portata il telefono.
Mi avvicinai velocemente alla mensola e, tastando la superfice,  mi affrettai a recuperarlo.
Le mani tremavano ancora e mi era difficile cliccare i tasti del cellulare. Dopo due o tre tentativi, ci riuscii.
L’unica cosa che si poteva sentire erano i miei pensieri che prendevano parola.
Rispondi… rispondi… avanti… Liam!.
« Pronto? Les che c’è? »disse lui dall’altro capo del telefono.
« Lee ti prego. Corri subito a casa! » lo implorai io con voce tremolante.
« Perché? Che sta succedendo?! » mi chiese allarmato.
« La luce è saltata e sono chiusa in bagno. Dall’interno! ». 
Ero agitata. E tanto anche.
« Come dall’interno? Che significa? » mi chiese lui con un tono di voce preoccupato.
« Che c’è qualcuno con me! » sbottai io, sull’orlo di una crisi.
Dopo di che, solo il suono del “tu-tu-tu”  del mio telefonino riempiva quella buia e fredda stanza.
Mi voltai per scrutare meglio la situazione.
Solo e unicamente nebbia.

Dopo neanche venti minuti dalla chiamata, sentii la porta di casa aprirsi e chiudersi in un nano secondo.
Liam.
Sentivo i suoi passi – pesanti e frettolosi – slittare su per le scale e poco dopo fermarsi davanti alla porta del bagno.
« Ehi, è tutto ok? » si affrettò a chiedermi Lee
« Si… cioè, no! Muoviti ti prego » lo implorai io facendo scendere qualche lacrima amara sul viso.
« Deve esserci una seconda chiave, tranquilla » sostenne lui.
Percepii i suoi movimenti al di la della porta, successivamente avvertii la chiave girare nella serratura.
Tre giri, dopo di che spalancò la porta.
Non ci pensai due volte e mi catapultai tra le braccia di mio fratello.
« Mi spieghi che succede? » mi chiese lui accarezzandomi i capelli.
« Non lo so nemmeno io, cazzo! » sbottai, appoggiando la testa sul petto di Liam, poi continuai « So solo che dopo essere uscita dalla doccia le finestre si sono chiuse di colpo, mentre sullo specchio è apparsa quella scritta » dichiarai atterrita indicando la superficie vetrata sopra il lavandino.
« Come…? Chi è stato?! » disse staccandosi da me e dirigendosi vero l’oggetto indicato.
« Che vuoi che ne sappia? Non c’era nessuno, qui dentro, a parte me » sostenni affiancandolo.
Lo sentii sospirare, dopo di che mi fece segno di scendere in salotto.
Stavo per aprire la porta e incamminarmi per la scalinata, quando mi accorsi di indossare solo un’ asciugamano striminzito. Avvertii Liam che lo avrei raggiunto subito dopo essermi cambiata; afferrai le cose che avevo scelto pocanzi e le indossai. Felpa extralarge e pantaloncino di jeans, cosa c’era di meglio? Niente.
Asciugai frettolosamente i capelli, lasciando bagnate solo le punte, e fermandoli con una bandana rossa.
Infine scesi le scale a piedi nudi. Amavo stare scalza in casa, non chiedetemi perché, ma era un abitudine che avevo sempre avuto.
Dopo quel piccolo episodio avvenuto nel tardo pomeriggio, decidemmo di vedere un film.
Ero terribilmente stanca, non avevo ancora superato l’idea che qualcuno si fosse intrufolato nel mio bagno mentre facevo la doccia, scrivendomi un messaggio alquanto ambiguo, ed era solo il secondo giorno; di bene in meglio direi!
Successivamente, quando la pellicola del cartone fu finita – e sinceramente, Toy Story mi ha un po’ stufata –, mi diressi in camera mia.
Presi la rincorsa verso il letto da una piazza e mezza, affondai la testa nel cuscino, afferrai uno dei tanti romanzi di Harry Potter che occupavano la mia scrivania e incominciai a viaggiare tra le pagine di quel fantasy assai curioso e affascinate. Tante – troppe – volte l’ho letto, ed è come se fosse la prima volta, come se il libro mi chiedesse: « Dopo tutto questo tempo? » e io rispondessi « Sempre », ma a me piace così.
 

***

 
Avevo finito da poco di pulire la cucina – già, sono un ragazzo che fa i doveri domestici – così decisi di salire le scale per andare a vedere cosa stava combinando la mia sister.
Bussai alla porta smaltata di blu, ricevendo subito dopo il consenso di entrare.
Era sdraiata sul letto e, mentre sfogliava quello che doveva essere uno dei libri della saga di Harry Potter, intonava una dolce melodia.
Titanic, mi pareva.
« Ehi. Hai una bella voce sai? » mi rivolsi a lei mentre mi sistemavo dall’altra parte del letto.
«Grazie » rispose timida. Potevo notare il suo sorriso anche da dietro il romanzo.
« E di che!? » avevo detto io in risposta.
« Non solo per questo. Ti ringrazio di tutto. Ci sei sempre stato e non c’è cosa che non mi renda più felice di questa. Grazie davvero » mi disse lei voltandosi verso di me.
« Per te questo e altro. Sei la parte della mia vita che preferisco, non potrei farne a meno » avevo ammesso io con un sorriso.
« Ora è meglio che vai a letto, domani è il grande giorno e devi essere preparata » continuai e, sporgendomi verso di lei, le scostai un ciuffo dei capelli dietro l’orecchio.
« Hai ragione, non vorrei per nessuna ragione al mondo assomigliare a quei cani con le borse » disse divertita, dopo di che scoppio a ridere.
« Bene, allora notte stella » conclusi io e, dopo averle dato un sonoro bacio sulla fronte, mi alzai dal letto, dirigendomi subito dopo verso la porta.
Mi stavo avviando verso la mia stanza, ma riuscii comunque a sentire la sua voce che mi augurava la buonanotte.  


  

Ehi bellesss come state?? Io tutto bene ahahah
mi rispondo da sola, sono mezza fatta (forse del tutto),
si probabilmente. Da piccola avrò preso una botta, sicuro
ahahahah.
Comunqueeee parlando del capitolo, allora vi è piaciuto??
No perchè se no lo cancello, che poi io ci metto tanto amore
e sentimento (si gli ingredienti per fare la torta -.-) quando
scrivo, quindi ci tengo ad un vorstro parere.
Spero vivamente che vi piaccia, se no mi sotterro :), e poi,
che dire? A si, spero che le recensioni siano tante e positive
*incrocia le dita perchè si avveri il desiderio* e che vi prenda.
Alla prossima bellissime, con affetto la vostra pazza
Rossa alias Swag_Queen Kiss kiss xoxox

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Comunque ho crato 
la pagina così chi vuole saper quando posto, un anticipazione,

se scrivo altre storie, potete contattarmi li, in più se le ff
sono a raiting rosso, potete leggerle sulla pagina.


             



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