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di BlackKay97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Luke & Zack ***
Capitolo 2: *** Clarisse & Hope ***



Capitolo 1
*** Luke & Zack ***


L’Ade era opprimente. Sapeva esserlo oltre ogni immaginazione. Specie quando eri un’anima persa per i campi degli Asfodeli! Ferma, ammassata ad altre, ad aspettare il tuo momento. Solo due cose lo spingeva a non cedere: Thalia. La sua amata Thalia. Ed Annabeth. La sua piccola Annabeth!
- Ti annoi, ragazzo? - fece una voce, alle sue spalle. Luke si voltò a fissare il suo interlocutore: un’altra anima. Sorrise amaro:- No, come fai a pensarlo?! Insomma, tu non ti stai divertendo?! -
- Avrei preferito essere a casa mia ma... Non è che ci si possa fare molto, no? - fece il tizio, alzando le spalle. Luke sorrise amaro. Già... Casa... La Casa 11! Ma mai avrebbe voluto essere là. E, anche se gli mancavano da morire, non voleva neanche rivedere Thalia ed Annabeth. Non sapeva dove volesse essere. Voleva solo... solo... solo cosa? Solo cessare d’esistere.
- Ormai siamo morti, tanto vale farsene una ragione. - fece il tizio, gettandogli un'occhiata.
Luke volse lo sguardo a levante. Nel nero dell’Ade stava una figura ancora più scura delle pareti a causa dell’inquietante ombra che si gettava su di essa. Luke la conosceva bene. Qualunque semidio avrebbe distinto quei contorni inconfondibili. Come al solito, da giorni, settimane, probabilmente mesi, quella figura era puntualmente lì a fissare i Campi. Probabilmente cercandolo. Luke lo conosceva: era suo padre. Che non gli si avvicinava mai. Lo guardava solo da lontano. Come Luke stesso faceva con lui. E che c’era di strano? Nulla. Luke aveva quasi distrutto il mondo spinto dal rimorso nei confronti del suo genitore. E se si fossero incontrati in quel momento? Che avrebbe detto? E che avrebbe detto la divinità? Sarebbe stato imbarazzante ed innaturale. No, Luke preferiva di gran lunga restare a mirarne l’ombra. Da lontano. Senza toccarsi. Senza parlarsi. Senza nemmeno vedersi mai in volto.
- Ehi, va tutto bene? - gli chiese il tizio di prima, con tono leggermente preoccupato. Luke abbassò lo sguardo scuotendo la testa:- Sto così bene che potrei morire! - ironizzò. Eppure avrebbe voluto chiarire con suo padre. Chiedergli di non ripetere gli errori già commessi con lui. Lo voleva sgridare, per come si possa sgridare un padre divino, per tutto il tempo che perdeva a guardarlo anziché andare dai suoi fratellastri. Ammetteva, tuttavia, che gli sarebbe mancata quell’ombra a cercarlo e scrutarlo.
- Hai lasciato qualche questione aperta, nell'altro mondo? - chiese questi. Luke sorrise amaro: Troppe. Così tante che alcune non le ricordo nemmeno! - gli scappò uno sbuffo quasi divertito al pensiero:- Tu? Tu chi sei? -
- Io? - chiese quello, come se non se l'aspettasse: - Zack Fair al tuo servizio. - disse, con uno strano tono di voce, scostandosi un ciuffo di capelli neri dal viso. Era come se quel saluto lo usasse dire spesso, da vivo. Ma suonava spento, come se l'Ade l'avesse privato dell'enfasi necessaria. Il semidio fece spallucce:- Ormai no ha più importanza. Da qui non si esce se non dimenticando ogni vita precedente. Nome e Cognome perdono di significato. Io intendevo, qual è la tua storia passata? Come sei arrivato qui? -
Quello fece una specie di sorriso triste, posando lo sguardo lungo la landa desolata degli Asfodeli: - Diciamo che... sono morto per salvare un amico. -. Luke alzò un sopracciglio:- Ah, si? - lo intimò a continuare.
- In estrema sintesi... - scosse la testa, con lo stesso sorriso malinconico - Quella volta pestammo i piedi alla persona sbagliata. E ci ritrovammo da soli, di notte, in mezzo al nulla. Con una banda armata del tutto intenzionata a farci secchi tutti e due. - sogghignò - Simpatici gli imprenditori corrotti, eh? - riprese - Mi presi una fucilata al posto suo. A metà dell'agguato venne ferito e svenne, credo che lo diedero per morto, altrimenti ora sarebbe a farmi compagnia. Lo portai fuori tiro, ma così venni colpito. Gli morii sotto gli occhi. - concluse, abbassando lo sguardo. Luke rimase in silenzio. Rimase a riflettere. Quello di Zack era stato un gesto nobile ed estremamente altruista. Da eroe. Non meritavano di essere confinati nella stessa area dell’Ade. Temeva che gli altri semidèi non sapessero la verità. Luke aveva creato non pochi problemi al Campo, ma aveva anche ardentemente desiderato porvi rimedio. Chissà se suo padre lo sapeva, gli venne naturale chiedersi. Volse lo sguardo all’ombra, ma quella era sparita. Volata chissà dove.
- E tu? - chiese il moro d'un tratto - Ce l'hai un nome e una storia? -
- Il mio nome? Non ha più il valore d’un tempo. La mia storia... - volse lo sguardo al soffitto roccioso e cupo ricordando:- ... ero tra gli eroi più forti del mio tempo. Non avevo rivali oltre ai miei stessi ex-allievi. Ero considerato con grande rispetto. - riabbassò lo sguardo mentre gli occhi trasmettevano una luce cupa:- Ma poi... - mise su un ghigno spento:- Il mio cuore si è consumato tra le fiamme delle tenebre e seppure in ultimo io abbia ottenuto la mia redenzione... beh... i fatti non si cancellano e restano una profonda cicatrice nella storia. - chiuse gli occhi sopprimendo il dolore che riaffiorava.
Quello rimase in silenzio, soppesando la rivelazione. Infine rialzò gli occhi, fissandolo con il suo sguardo azzurro: - Il tuo nome non ha più il valore di un tempo, dici. Io non credo sia vero. Noi siamo morti, la nostra vita si è spezzata, rimane di noi solo il ricordo. Il nostro nome è tutto quello che rimane di noi. Saremo solo ombre, ma una volta eravamo persone, con dei sogni, delle paure, degli obiettivi. Avevamo qualcuno a cui tenevamo. - guardò a sua volta in alto - Siamo solo un misero ricordo, ma credo che, nel bene e nel male, sia utile che qualcosa resti di noi. C'è qualcuno che può ricordare te? -
- Certo! Ma non credo nel modo che avrei voluto. Di sicuro il tuo compagno conserverà fortemente il tuo ricordo. - annuì il semidio.
- Si... - scosse la testa - Fin troppo. Gli ho rovinato la vita. - fece una smorfia amara - Perché ora si incolpa della mia morte. Ed è l'ultima cosa che voglio. -
- Anche... - sospirò tentennando, poi decise di continuare:- ... anche mio padre vivrà, almeno per un po’, con questo peso. Ma credimi, il dolore cicatrizza prima o poi. Non scompare, ma si attenua. Ne so qualcosa. -
- Voglio sperarlo per lui. - sospirò Zack - Ho già abbastanza pesi sulla coscienza. -
- Comprendo... - sospirò il semidio:- Beh... credo di dover andare adesso, ma le tue parole mi hanno toccato e se per te è davvero ‘sì importante la mia identità, allora te la svelerò: io sono Luke Castellan, figlio di Ermes e, un tempo, servo di Crono. - quindi sbiadì di nitidezza fino a svanire.
- Crono o meno, è stato bello conoscerti. - sorrise Zack - Ora... qui da qualche parte c'è una persona che mi sta aspettando. - si disse, dopo aver rivolto al nulla un un gesto di saluto con la mano, una specie di saluto militare scherzoso. Poi s'incamminò tra le altre anime. Prima o poi avrebbe scorto la sagoma della ragazza che amava: rivedere il suo sorriso avrebbe reso sopportabile persino la morte.

Angolo delle autrici


Black: ehm, salve. :) Non so se mi conoscete, perché di solito è la mia socia Kay a scrivere in questo fandom. Comunque, io sono Black e sono la seconda metà delle BlackKay97.
Kay: E io kay! Spesso bazzico per il fandom di Percy! XD e poi c'è...
Connor: IO! :D
Kay: Esatto! Questa è la nostra prima cross-over! Yeeee!!!
Connor: Della serie che vi stressano in due fandom al prezzo di uno! XD
Kay: Cattivo! *lo abbraccia*
Black: si, perché si da il caso che io giri soprattutto per la sezione Videogiochi... Final Fantasy e Kingdom Hearts per la precisione. Da qui l'idea di unire PJ con Final Fantasy, creando una serie di conversazioni tra i personaggi. In questa avrete notato che c'è Luke, in coppia con Zack Fair di Final Fantasy 7.
Kay: Beh... in effetti sarebbe stato difficile non notarlo! Però... andiamo! Sono una perfetta combo per deprimersi! XD Ma ci saranno anche coppie più... vive? XD!!!
Connor: Che battuta squallida! -.-"
Black: *facepalm* solo perché Zack è il Defunto (con la D maiuscola, occhio) di FF non serve che fai 'ste battutine... XD Comunque spero di si, anche se adoro scrivere cose tragiche ^^"

Kay: Eheh! Beh, recensite, anche solo 11 parole... grazie di aver letto e... alla prossima! ^^
Connor: Ci si becca in giro!
Black: e grazie a tutti quelli che leggeranno la fic :) Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Clarisse & Hope ***


Dannazione al suo senso dell'orientamento. Faceva veramente schifo e l'aveva cacciato nei guai per l'ennesima volta. Non aveva idea di dove andare, e sembrava che quella foresta non avesse mai fine. Avrebbe dovuto ascoltare gli altri e andare con Snow, ma lo detestava e preferiva mille volte essere lì sperduto che vicino a quell'... individuo.
Si lasciò cadere su una roccia, tenendosi la testa tra le mani. Perché, perché era così maledettamente imbranato?
- Non ne faccio una giusta... - mormorò, afflitto.
Un rumore gli giunse alle spalle. Spalancò gli occhi verdi, mentre il suo cuore accelerava i battiti. Non era solo... Si alzò di scatto, mettendo mano al coltello a serramanico che teneva in tasca. La lama scattò, affilata da un lato e seghettata dall'altro, mentre il ragazzino si guardava intorno, cercando di non dare a vedere che era terrorizzato. In un istante venne colpito alle spalle e si ritrovò a terra con la punta d’una lancia puntata alla gola. L’energumeno che lo aveva assalito imprecò:- Per la gloria di Ares! Chi cavolo sei pivello?! -
- Hope Estheim, mi sono perso, per favore non uccidermi! - disse, velocissimo, il ragazzo, chiudendo gli occhi.
- Determinato o indeterminato? - ringhiò il tizio. - Eh? - riaprì gli occhi quello, confuso. Il lanciere ritirò l’arma offrendogli una mano per alzarsi:- Ho già capito. Non serve tu risponda! -
- Ehm... - fece il giovane, scostandosi un ciuffo di capelli argentati dal viso - Grazie per non avermi fatto fuori. -
- Clarisse De La Rue! - ringhiò il tizio che si era svelato per essere una tizia:- Di’ un po’, che ci fai a bazzicare qui in giro, eh pivellino?! -
- Io, ehm... - Hope divenne paonazzo, chinandosi a raccogliere il coltello e richiudendolo - Diciamo che sono parecchio, ma parecchio, perso. -
- Già... un pivellino non dovrebbe girare da queste parti. Non te l’hanno detto che ci sono i mostri? Comunque dovevi avere un buon motivo per venire qui. Che facevi? - replicò lei togliendosi l’elmo.
- Cercavo di evitare un tizio che detesto abbastanza... - stette sul vago quello. Non gli piaceva l'insistente uso dell'aggettivo "pivello". Lei sbuffò:- A chi lo dici, pivello! -  si sedette a terra togliendosi la fasciatura alla mano che impugna la lancia. - Potresti per favore chiamarmi solo Hope e non pivello? - chiese timidamente il ragazzino, sedendosi poi sul sasso che aveva occupato fino a poco prima. Lei sogghignò:- Ma come siamo suscettibili pivello! D’accordo: che Hope sia! -
- Grazie. - fece sollevato. Passarono alcuni minuti in silenzio, poi non resistette e pose la domanda che gli frullava in testa: - E... chi staresti evitando, tu? - aveva bisogno di vedere se lei era in una situazione simile alla sua. Aveva bisogno di parlarne con qualcuno. Per tutta risposta lei ringhiò:- Quello stupido di Jackson! Si crede tanto fico perché suo padre è un pezzo grosso. beh, non me ne frega niente! Riuscirò a batterlo, poco ma sicuro: tant’è vero che sono figlia di Ares! - battè un bugno a terra frustrata.
Hope abbassò gli occhi: no, non era decisamente il suo caso. Si lasciò sfuggire un breve sospiro, giocherellando distrattamente con il manico del coltello. Lei sbuffò:- E tu? da chi staresti scappando? - ironizzò leggermente. Non che saperlo le interessasse davvero!
- Non sto scappando! - avvampò il ragazzo, incrociando le braccia:- Ma c'è un tizio con cui ho un conto in sospeso. Mi ha fatto un torto orribile e non lo sa. Ma, cosa peggiore, sono costretto a viaggiarci insieme. È insopportabile... Frustrante. - gli tornò l'angoscia al solo pensiero. Lei sospirò:- Già... ti capisco. - afferrò la lancia e si gratto la schiena distrattamente. - Ah si? - alzò un sopracciglio Hope - Che ti ha fatto di così tremendo questo Jackson? Ti ha forse portato via qualcuno che amavi? -
- Ha strappato l’onore alla nostra Casa! Alla mia famiglia! A nostro Padre! Ecco che ha fatto quel maledetto!!! - ringhiò furiosa tirandosi in piedi:- Non vedo molto di tanto valore come l’onore, Hope! -
- O-ok, scusami se te l'ho chiesto... - si affrettò a dire Hope, abbassando gli occhi:- Comunque ti capisco... ne so qualcosa di gente che ti rovina la vita... -
- ... ma un giorno mi vendicherò! Lo appenderò al muro, sotto il cinghiale, stemma di mio Padre! -
Sul viso del ragazzino si stirò un sorriso freddo: - Oh, si. La vendetta potrebbe essere davvero utile. Non è forse l'ultima cosa che ti resta quando ti portano via tutto il tuo mondo? - chiese, osservando attentamente la lama del coltello. Sul viso di lei s’aprì un ghigno feroce:- Oh, si! Non c’è dubbio! ... Sai, forse non sei così malaccio dopotutto pivellino! -
- Grazie. - il sorriso sul suo viso non scomparve - Mi ha rovinato la vita e se lo merita... Dovessi anche morire nel tentativo. - sussurrò, come parlando a sé stesso. - Ehi! - lo richiamò lei:- Vacci piano mocciosetto! La vendetta ci sta, ma occhio a non combinare casini! -
- Ah si? E che casini potrei combinare, sentiamo. -
- Ah! Mica sono l’Oracolo! So solo i casini che ho fatto io, non i tuoi, e non mi interessano nemmeno. io t’avverto semplicemente! -
- Che mi resta da perdere? - si alzò in piedi Hope, allargando le braccia - La mia famiglia è stata distrutta, mia madre è morta per proteggere quel tizio... C'è gente che vuole uccidermi, che ho da perdere?! - esclamò, con la voce che tremava. Lei sbuffò:- Ma che cavolo vuoi che ne sappia?! E comunque la tua storia non ha assolutamente nulla di speciale. Vedi di darti una calmata. Non sei l’unico a cui è morta la madre. -
- D-davvero? Mi dispiace... - si diede una calmata il ragazzino. Lei ghignò:- Zitto pivello! Non ti ho mica detto che quel qualcuno sono io! -
- Oh. - arrossì, imbarazzato - Come al solito non ne faccio una giusta... - sussurrò. Lei grugnì:- Pivello! Ma si può sapere chi sei, razza di piaga?! -
- Hai colto bene il concetto con gli aggettivi "razza di piaga". - fece un sorriso amaro - Mia madre mi ha chiamato Hope, ma questo nome ci fa a pugni, con il mio carattere. Di speranza non ne ho mai avuta molta. -. Lei ringhiò:- Quale guerriero perde le speranze prima di scendere in battaglia, eh, pivellino?! -
- Non lo so. - scosse la testa lui, giocherellando con il coltello - Non credo di potermi considerare un guerriero. -
- Umpf! Ma sentitelo! - sbuffò burbera lei:- Senti un po’, se non lo fossi stato non saresti mai arrivato fino a qui, non ti pare?! - d’altra parte, pensò, se era entrato al Campo, doveva per forza essere un semidio!
Il ragazzino ci pensò su, in silenzio. In fondo, poteva essere vero. Se era a quel punto significava che il suo continuo lottare contro ogni ostacolo che gli si prava davanti era servito a qualcosa. Nonostante la morte di sua madre e la sua vita totalmente sconvolta era ancora vivo ed era arrivato fin lì, ancora in piedi. Forse non importava quante mazzate la vita avesse intenzione di dargli. Forse c'era ancora speranza per lui.
Rialzò lo sguardo su quella ragazza incontrata per caso: aveva cercato di ucciderlo, non l'aveva fatto e gli aveva, nonostante i modi burberi, dato una lezione di vita. Trattenne un sorriso:- Sai una cosa, Clarisse? Forse hai ragione. Grazie. -
- Non era mia intenzione aiutarti! - replicò dura lei tirandosi in piedi scostante.
- Non importa. - scosse la testa - Si dà il caso che tu l'abbia fatto. - alzò le spalle, Hope, tirandosi in piedi a sua volta e rimettendosi il coltello in tasca. Lei ringhiò:- E allora dovrò rifarmi creandoti qualche problemino! - sfoderò la lancia che brillò di fulmini:- Inizia a correre, pivellino! - lo sfidò.
- Ehm... Lo sai che ho solo quattordici anni e sono giovane per morire vero? - mise in chiaro il ragazzino. Fu allora che lei lanciò un urlo guerriero da far tremare i muri, solo ce ne fossero stati nella foresta. - è stato bello conoscerti, grazie dei consigli! - esclamò allarmato il ragazzino, partendo come un fulmine lungo il sentiero nel bosco. La ragazzona partì ad inseguirlo urlando, lasciandogli comunque la possibilità d’allontanarsi finchè... non si fermò con un ghigno in volto. Non era male quell’Hope. Ma lei aveva una reputazione da difendere! Certo, le sarebbe piaciuto rivederlo, magari un giorno futuro. Si mise la lancia in spalla e fece dietro-front. Ora doveva pensare a quello stupido di Percy!

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