Oshan Songu

di InuYuriLove99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un Audace Marinaio... ***
Capitolo 2: *** Sogno a Singapore. ***
Capitolo 3: *** Sulla Nave. ***



Capitolo 1
*** Un Audace Marinaio... ***


Spazio Autrice:

Questa storia è diversa dalle altre che ho scritto, SI Scusate la mia fissa per Inuyasah femmina  e che mi piace troppo l’idea >^<
Questa storia è d’azione ma anche molto romantica la canzone è questa:

http://www.youtube.com/watch?v=h2ZEGkITtgQ
Questa è quella intera:
http://www.youtube.com/watch?v=BQ4gc43xStY
Spero che vi piaccia.

Capitolo 1

Il mare illuminato dalla tenue luce della luna e delle stelle ne rifletteva le forme, come uno specchio. Due cieli gemmati si contrapponevano.
Una vascello solcava placido l’acqua, sembrava quasi che navigasse tra le stelle.
Tutti dormivano, tutti tranne Inuyasha che guardava tristemente l’orizzonte seduto sul parapetto levigato.
“Come mai...il mare mi dà questa sensazione così malinconica?”
Si chiese tra sé e sé quasi sussurrando.
Guardò il mare, si estendeva fino a perdita d’occhio. Sembrava che non ci fosse spazio tra celo e mare.
Erano tutt’uno.
Mmm...mmm..” Inuyasha cominciò a canticchiare malinconicamente una vecchia canzone che gli era tornata alla mente


                             “Il mio nome è Maria e il mio è un destino amaro,
                                io volevo farmi amare ed ho perso il mio denaro.
                            C'è un audace marinaio, che attendo dentro al cuore
                          non so niente di quell'uomo, ma ho bisogno del suo amore...
                             C'è un'audace marinaio che attendo dentro al cuor
                          non conosco il suo nome, ma ho bisogno del suo amore.
                                 Voi fanciulle innamorate, venite tutte qua
                                 l'allegro audace marinaio, un giorno arriverà.
                             Solo lui può consolare questo cuore spezzato a metà
                                 il mio audace marinaio prima o poi arriverà.
                          C'è un'audace marinaio che attendo dentro al cuore,
                          non conosco il suo nome ma ho bisogno del suo amore.”


Quando smise di cantare sembrò che sul mondo fosse piombato il silenzio assoluto.
Inuyasha, sospirò triste. Voltò la testa verso l’acqua e le sembrò che qualcosa si fosse mosso in quel mare di stelle.
Si sporse per guardare meglio e intravide una pinna argentata accarezzare l’acqua e poi scomparire di nuovo nelle profondità.
Le sembrò quasi di aver sognato e continuò a guardare intontita quella parte d’acqua finchè una voce non lo riscosse.
“Canti molto bene...”
Inuyasha si voltò, Kagome la guardava sorridendo.
Voltò la testa arrossendo.
“Fhè... Non era nulla...”
“Che canzone era?” Kagome Le si era avvicinata e si era seduta vicino.
“Una vecchia canzone che sentivo da bambina...”
“E’ davvero bellissima.” Disse Kagome spostando lo sguardo dall’oceano di stelle a Inuyasha.
L’allegro audace marinaio...che attendo dentro al cuore...Non conosco il suo nome, ma ho bisogno del suo amore...
Cantò Kagome mimando le parole di Inuyasha.
La quale arrossì.
“Anche tu, canti bene.”
“Lo pensi davvero?” disse Kagome avvicinandosi di più ad Inuyasha e fissandola fisso negli occhi.
“S-si...” Balbettò arrossendo Inuyasha osservando gli occhi di Kagome.
Erano davvero scuri, di un bellissimo colore nocciola.
Kagome Poso le mani sulle spalle di Inuyasha tendendosi verso di lei.
Si avvicino di più al suo viso, le loro labbra quasi si sfiorarono, quando improvvisamente un uomo uscì dalla Cambusa con una pistola in mano gridando.
“Dov’è!? Dov’è quell’essere delle profondità!!?? Attirerà le altre! Ci uccideranno ci uccideranno tutti!!!”
Sbraitò fuori di sé, poi si girò verso Inuyasha e Kagome.
Faceva paura. I suoi occhi erano piccoli e le fissavano malvagi. Il viso pieno di cicatrici e i denti marci non facevano che rendere il suo viso meno guardabile di quanto lo fosse già.
“Voi!!! Streghe del mare!!!” Puntò la pistola che aveva appena estratto verso di loro, premette il grilletto la miccia si accese e si sentì lo sparo.
Il marinaio cadde al suolo privo di vita. Dietro di lui il capitano riponeva la sua arma.
“L’avevo detto che quel marinaio non era all’altezza di salire sulla mia nave, dovevo sbarazzarmene molto tempo prima.”
Disse Charles Wilkinson, Il capitano della Nave. Un uomo alte, dei capelli neri medio lunghi legati in un codino basso. Era magro e indossava sempre la veste da capitano.
Apparvero anche Miroku,Sango, Shippo e Kirara.
“Cos’è successo abbiamo sentito uno sparo!”  chiese Sango preoccupata guardandosi intorno e poi vedendo il cadavere emise un verso di disgusto.
“Ma che cosa è successo!?”   Disse Miroku stringendo a sé la sapventatissima Sango.
“Quell’uomo ha cercato di Ucciderci, forse era pazzo.” Rispose Kagome spostandosi dal parapetto.
“Ma per fortuna stiamo bene, vero Inuyasha?”
Disse Kagome sorridendo, ma il suo sorriso si spense quando voltandosi vide Inuyasha.
I suoi occhi erano fissi davanti a sé, guardando il nulla, e Una grande macchia le si espandeva sul petto, sporcando di rosso la graziosa camicia che Kagome tanto l’aveva pregata di mettere.
“Inuyasha!” nessuno fece in tempo ad avvicinarsi che Inuyasha caddè all’indietro, nel mare di stelle.
Una grande macchia scura si creo dove Inuyasah era caduta. Continuò ad affondare fino a posarsi sulla sabbia e tra i coralli.
Kagome fece per gettarsi in acqua ma Miroku e Sango la fermarono.
“Ferma Kagome! Vado io!” Disse Miroku salendo sul parepetto pronto a buttarsi ma questa volta fù Charles a fermarlo.
“Sei Pazzo?! Queste acque sono piene di squali e pesci velenosi!! La vostra amica ormai è morta!!”
Morta...
Miroku, Sango, Kagome e Shippo si pietrificarono.
Non poteva essere morta...
Non così, era troppo semplice...
Non poteva morire in questo modo così stupido, Dannazione!!!
 Shippo saltò al collo di Kagome e iniziò a piangere disperatamente.
“Non può morire!!! Non voglio!!!”
Miroku con un espressione di puro dolore abbracciò Sango, la quale aveva incominciato a singhiozzare.
Kagome era pietrificata, non sapeva perché non le venisse da piangere.
era troppo sconvolta.
Charles le posò una mano sulla spalla.
“Avanti...” E la riaccompagnò nella sua cabina, ma quella notte nessuno dormì.
La nave, come se nulla fosse successo, riprendeva la sua traversata. Muovendosi placidamente in quell’oceano di stelle e attraversando la luna.
Lasciava lì in quel punto Inuyasha, in un piccolo spazio che nessuno avrebbe ricordato o riconosciuto in quel , così immenso, oceano.


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Capitolo 2
*** Sogno a Singapore. ***


Capitolo 2
Poche settimane dopo che persero Inuyasha in mare riuscirono a giungere a Singapore.
La loro meta era l’India e prendendo un'altra nave sarebbero giunti in poco tempo al porto di Chennai.
Anche se dopo la perdita di Inuyasha volevano tornare in Giappone.
Inuyasha aveva sconfitto Naraku, aveva distrutto la Sfera dei quattro spiriti! Non riuscivano a credere che fosse morto in modo così stupido, per colpa di un marinaio ubriaco.
Tutti piansero a lungo, ma nessuno  si disperò più di Kagome. Per le prime due settimane smise di mangiare e di dormire, riprese solo quando fù allo stremo delle forze e dopo che Sango e Miroku insistetterò affinché continuasse a vivere.
“Inuyasha non lo vorrebbe!” “Così non lo riporterai da te!”
Dicevano ogni giorno, ma Kagome ormai...
Giunserò a Singapore quando il sole era ormai tramontato, tutto assumeva una luce scura e peccatrice.
Donne per le strade che vendevano il loro corpo, taverne traboccanti di marinai ubriachi fino al midollo e dovunque canzonaccie della peggior specie.
E ovunque si poteva udire...
“Yo-oh-oh and a bottle of rum!!!”

Miroku, Sango, Kirara e il Piccolo Shippo non capivano nulla di quella strana lingua per questo fu’ Kagome a dover contrattare il viaggio e l’alloggio alla taverna.
Scelsero la taverna più tranquilla che trovarono.
Dai piani di sopra cadevano birra e Rum, Si ritrovarono per loro sfortuna sotto un getto di quella cascata d’alcool quando varcarono la soglia.
Si trovarono inzuppati di quel liquido dolciastro, avrebbero voluta farsi un bagno, ma purtroppo in quel luogo l’igiene era poco considerata.
Dentro era peggio che all’esterno, tutto era illuminato da diverse lampade ad olio.
Tutto era un rumore. Grida, canti, suoni poco piacevoli.
Tutti stringevano boccali con la mano sinistra e una donna molto formosa nella destra.
Era il culmine della perdizione, tutti ubriachi. Uomini che smettevano di essere uomini e diventavano bestie.
Forse avrebbero dovuto comprarsi degli abiti di quel luogo, con i loro non si sentivano tranquilli.
Qualcuno  provò ad avvicinarsi a Kagome, ma Miroku la tirò a sé e si diressero subito verso il proprietario della locanda.
Pagarono in fretta l’oste e salirono al secondo piano nelle loro camere.
Non avevano abbastanza soldi per quattro camere separate e poi non sarebbe stato sicuro per le ragazze dormire da sole in quel luogo.
La stanza era il massimo della rusticità...
Un letto Semi Matrimoniale, un materasso sul pavimento di legno marcio.
Una lampada ad olio quasi del tutto consumata e un armadio con un anta rotta.
Miroku sospirò.
“Bè, non è di certo una reggia. Ma dovremo accontentarci.”
Miroku si stese sul piccolo materasso, Sango, Shippo e Kagome invece si strinsero nel mini letto matrimoniale. Kirara si accuccio sulle loro Gambe trasmettendogli un po’ di calore, visto che la coperta lacerata di cui era provvisto il letto scaldava come un gatto delle nevi. (... .-. Sorry.)
Il sonno di Kagome fu tormentato da terribili incubi.


Era di nuovo sulla nave, c’erano di nuovo la luna e le stelle di quel fatidico momento.
Ma sulla nave a parte lei non c’era nessuno.
Si guardò intorno, tutto era silenzioso. Nemmeno il vento muoveva le vele del vascello.
 Non seppe mai cosa la spinse a guardare oltre il parapetto levigato dal quale mesi prima era caduta colei che amava.
Guardò, non c’era nulla, si sporse ancora le sembrò di vedere qualcosa brillare.
Non era una stella che si rifletteva su quell’oscuro oceano. Era qualcos’altro.
Si sporse ancora di più, il bagliore assumeva un colore violaceo, Impossibile!
Non poteva...non poteva essere lei! La sfera dei quattro spiriti brillava sul fondo di quell’oceano.
Allungo una mano.
Era così vicina, poteva averla. Con quella poteva fare qualunque cosa.
Avrebbe potuto riavere Inuyasha. Doveva averla!
In un attimo cadde, l’acqua la avvolse e quando riuscì a riemergere tutto il paesaggio era cambiato.
Il mare era diventato rosso, un rosso che le entrava nelle ossa, che contaminava il suo animo.
La nave era diversa, adesso era composta da ossa, le vele fatte di cartilagine mummificata si scuotevano ad un vento che portava con sé odore di pianto e disperazione.
Il vento si fece più forte, e Kagome fù trascinata sott’acqua da un enorme onda.
Provò a risalire ma l’acqua la gettava continuamente sotto.
Sbattè braccia e gambe, cerco di urlare, chiamare aiuto ma dalla sua bocca non usciva alcun suono e l’acqua ormai le aveva riempito i polmoni.
Improvvisamente sentì tutte le forze abbandonarla, ancora qualche spasmo colpì i suoi arti e poi si lasciò cadere in quel mare rosso.
‘Senza Inuyasha, non voglio più vivere…’
Pensò chiudendo definitivamente gli occhi.
Improvvisamente il mare sembrò prosciugarsi, e lei si ritrovò su una spiaggia che si estendeva a perdita d’occhio.
Tossì cercando di sputare tutta quell’acqua.
Si alzò barcollando e si guardò intorno, Da certi punti di quell’immensa spiaggia si ergevano bizzarre costruzioni nere ma si sorprese ancora di più quando alzò lo sguardo.
In quel cielo si mostravano tutte le costellazioni di cui avesse sentito parlare e molte altre ancora, la cosa che la soprese di più fu vederle muoversi.
Si muovevano come se fossero vive qualcuna si fermo a fissarla.
Kagome cominciò a camminare ,senza distogliere gli occhi dal Cielo, verso una di quelle grottesche costruzioni.
Mandò un grido di disgusto quando vide, accasciato su un trono, o quello che ne restava, uno scheletro.
Sul corpo aveva resti di sontuosi vestiti e sul capo portava una corona.
Gridò quando una mano le si posò sulla spalla.
Si allontanò di pochi metri per poi voltarsi a controllare chi l’avesse toccata.
Di fronte a lei c’era un ragazzo sui 15-16 anni.
Aveva de capelli neri, lunghi fino alla vita ed incredibilmente lisci.
Il suo viso era magro e il suo corpo slanciato. Gli occhi erano spaventosi, la sclera era gialla e l’iride rossa riluceva maligna.
“Ciao.” Disse il ragazzo di fronte a lei, la sua voce era fredda e seppur le avesse sorriso lei non si sentiva per niente rassicurata.
“Chi sei tu?” gli chiese Kagome spaventata.
“Tzeentch” rispose lui atono.
‘Tzeentch’ pensò Kagome, aveva letto di lui sul libro di mitologia.
Era un dio in cui credevano gli uomini nei tempi antichi, il dio del mutamento, della manipolazione e della stregoneria. Doveva stare attenta.
“Cosa cerchi da me?” Chiese poi Kagome cercando di darsi un certo contegno.
“Voglio proporti un accordo.”
“Che genere di accordo?”
“Ti interessa?” gli chiese di rimando Tzeentch avvicinandosi a lei.
“Che genere di accordo?” Ripeté Kagome guardinga.
Tzeentch ridacchiò.
“Ti sei gettata in mare. Perché lo hai fatto?”
“Credevo di aver visto un oggetto a me familiare.”
“La sfera dei quattro spiriti…già. Se non sbaglio sei stata tu a distruggerla, non guardarmi così, le voci girano.
E quindi perché , sapendo, che quella non era la vera sfera, hai rischiato la vita per prenderla. Cosa te ne sarebbe venuto?” Chiese con un sorriso beffardo il Dio.
Kagome interdetta abbassò lo sguardo.
“Io, io volevo...”
“Volevi  riportare in vita una persona a te cara. Un classico.” Disse quasi annoiato avvicinandosi allo scheletro e incominciando a giocherellare con la corona.
Kagome si indispettì a quell’affermazione.
“Per te amare fino alla fine è una cosa noiosa!?”
Il Dio si voltò verso di lei.
“Non intendevo questo, semplicemente trovo noiosa la facilità con cui posso esaudire il tuo desiderio.”
A quelle parole Kagome sobbalzò.
“Tu puoi riportarla in vita?!” chiese mentre una piccola speranza si accendeva nel suo cuore.
“Già, io posso.”
“Ma…cosa vuoi in cambio?” Kagome aveva ormai imparato che nessuno regalava favori, specialmente di questa portata.
“Oh, niente di chè. Ti chiederò il mio compensò quando tu sarai completamente soddisfatta.” Disse ghignando.
No. Era troppo sicuro di sé. Non le aveva nemmeno detto cosa voleva.
Lei avrebbe tentato di tutto per riavere Inuyasha ma affidarsi completamente ad uno sconosciuto, seppure un Dio era troppo rischioso. Questa volta Miroku e Sango avevano ragione. Inuyasha non avrebbe mai approvato.
“No.”
“Come prego?” chiese il Dio vivamente sorpreso.
“Ho detto che non ci stò. No!”
Tzeentch si fece scuro in volto e le si avvicinò pericolosamente.
“Cosa vuol dire che non ci stai?”
“Non correrò un simile rischio.”
Il Dio assunse un espressione furba, ma non riuscì a nascondere una certa preoccupazione.
“forse non l’amavi tanto come dici…”
Kagome si raddrizzò e lo guardò dritto negli occhi.
“Io Amavo Inuyasha più di chiunque altro, e se non mi imbarco ina così pericolosa tratta è solo per rispetto a ciò che era! E se non sbaglio questo è il MIO sogno quindi Addio!”
Kagome vide il Dio Infuriarsi, urlò e poi prese fuoco per poi scomparire in una nuvola di fumo rosso.
Improvvisamente la sabbia sotto i suoi piedi si mosse e cominciò ad inghiottirla.
In pochi istanti fù completamente sepolta e quando ormai non le rimaneva più alcun fiato, Aprì gli occhi.


Era di nuovo su quel letto, in quella sporca stanza della locanda.
Si riuscivano a sentire le grida dei marinai che facevano festa.
Il suo respiro era corto e la fronte era coperta di sudore di sudore.
Prese un respiro profondo e si alzò a sedere.
“E’ stato solo un sogno...”
Si massaggiò la fronte e si girò versò gli altri.
Dormivano tranquillamente.
All’improvvisò sentì un vuoto, un enorme vuoto nel cuore.
‘Forse se avessi accettato adesso Inuyasha sarebbe qui con me...’ Pensò prima di scoppiare in lacrime.
Pianse per un po’ finchè Sango non le posò una mano sulla spalla.
“Oh, scusami ti ho svegliata.” Disse Kagome tentando di asciugarsi gli occhi.
“No, no. E’ tutto a posto.” Disse lei sorridendole e stringendola.
Sango la cullo per qualche minuto, poi cominciò a canticchiare una ninnananna.

                                                                    “ Aloha-oe, aloha-oe,
                                                                    ikeona ona noho ikanipo
                                                                        starai con me...
                                                             Ahoi ah oh, e un dì ti rivedrò...”

Kagome sfogò il suo pianto sul petto della sua migliore amica, fino a che non finì le lacrime.
Stavano per rimettersi a dormire quando si sentì il fragore di un esplosione.
Anche Miroku e Shippo si svegliarono.
“Cosa stà succedendo?!!” chiese il monaco preoccupato.
Uscirono tutti in fretta e furia e si accorsero che la gente per le strade urlava e scappava terrorizzata. Il porto e metà della città erano in fiamme.
Cominciarono a correre e si trovarono di fronte a degli uomini armati fino ai denti, nel sento che tra i denti avevano coltelli e uno una cerbottana.
Pirati.
Li attaccarono e riuscirono a tramortirli ma se ne trovarono di fronte molti altri e presi dalla lotta non si accorsero di qualcuno che gli si avvicino da dietro.
Qualcosa come una corda si attorciglio al collo della povera Sango lasciandola solo quando fu svenuta.
Poi quella stessa corda colpì prima Miroku e Poi anche Shippo e Kirara.
Quando Kagome caddè a terra prima di svenire vide qualcuno avvicinarsi a loro e guardarli con due grandi occhi ambra, poi solo il buio.



SPAZIO AUTRICE

Scusatemi per il ritardo, ebbi ospiti e  non potessi scrivere. x3
La canzone, o mini canzone di Oggi è stata tratta dal film Lilo e Stich :

http://www.youtube.com/watch?v=QthcOtzz5q4
Magari la prossima sarà una di Nemo, e sapete cosa centra Inuyasha con Nemo? Una beneamata Cippa! Anzi facciamo una cosa, perchè non mi dite quale canzone volete che si canticchi in questa fan fic da capitolo a capitolo? ;) Eh, eh eh???
Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto, a risentirci presto e recensionte.
No davvero, recensionate...vi prego *si inginocchia* vi supplico. Q^Q

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Capitolo 3
*** Sulla Nave. ***


Capitolo 3
Quando Kagome riaprì gli occhi vide solo il buio ed ebbe un forte giramento di testa, dovuto alla puzza di muffa e pesce marcio che impregnavano la piccola cella in cui si trovava.
Provò a muoversi ma si trovo incatenata per i polsi.
Le manette non erano strette ma il ferro arrugginito le aveva graffiato la pelle, che ora sanguinava.
“Divina Kagome!” Kagome sentì al voce di qualcuno a lei conosciuto, chiamarla. Voltò piano la testa e vide in un'altra piccola cella di fianco a lei Miroku e Sango, anch’essi legati.
“Kagome, Stai bene?” Chiese Sango avvicinandosi alle sbarre della sua gabbia.
“S-Sango, Ma dove siamo?” Chiese Kagome con voce roca, riprendendosi lentamente
Sango e Miroku si tranquillizzarono vedendo che riusciva a parlare.
“Siamo su una nave, una nave pirata supponiamo.” Disse Miroku avvicinandosi anche lui.
Kagome ricordò tutto, l’attacco alla paese e quando erano svenuti.
“E Shippo e Kirara?!” chiese poi preoccupata.
Sango la tranquillizzò subito dicendole che entrambi erano rimasti entrambi nel paesino, probabilmente erano ancora con il Locandiere.
Kagome tranquillizzata ed ora in piena coscienza di sé, cominciò a muoversi, uscendo da quell’intorpidimento.
Ricordò anche le due pozze d’ambra che aveva visto prima di svenire.
Per un attimo, un minuscolo attimo, sperò, sperò follemente che quel dio, quel malvagio dio del suo sogno non le avesse dato retta, e che…e che avesse riportato in vita Inuyasha.
La porta si aprì di botto, e un accecante raggio di luce li colpì.
Sulla soglia apparve un’efebica figura dalla lunga coda squamosa.
Dopo qualche attimo gli si avvicinò e i suoi lineamenti presero forma.
Era un ragazzo, abbastanza basso, forse meno di un metro e sessanta, pensò Kagome mentre gli di avvicinava tronfio e sicuro di sé.
Si protese verso le sbarre delle due celle.
Appena lo vide bene in volto Kagome si accorse che non era un ragazzo. Sembrava proprio un bambino!
Un bambino molto grazioso. Il viso era composto da lineamenti dolci e sottili, e quell’espressione di tracotanza lo rendeva ancora più tenero. Gli occhi erano di un verde molto chiaro, pieni di quella curiosità dei giovani ma con una serietà inadatta alla sua età, ciglia lunghe e labbra piccole, sottili e carnose.
I capelli erano marroni, corti e scompigliati. Sprigionava un gradevole profumo di sale, come quando ci si asciuga al sole, che era il Valalla in quella cella puzzolente.
Era vestito con una camicia, una giacca spessa da capitano, stivali e dei pantaloni scuri tenuti su da una cintura con una fondina in cui si trovava una pistola.
Rimase a fissarli per molto prima di parlare con una voce infantile ma sicura si sé.
“Siete voi i viaggiatori provenienti dal Giappone? Miroku, Sango, kagome?” Con loro grande sorpresa parlò Giapponese.
Erano talmente stupiti che poterono solo assentire.
Il Ragazzino drizzò la coda, poi sbuffò e aprì la cella.
Si diresse a grandi passi verso Kagome, per un attimo ebbe paura, ma appena tirò fuori delle chiavi e le liberò i polsi si tranquillizzò. Similmente fece con Sango e Miroku.
Kagome lo fissò massaggiandosi i polsi.
Quando ebbe finito di liberarli si avviò fuori bisbigliando uno scocciato “seguitemi.”
I tre non se lo fecero ripetere e lo seguirono fuori da quel luogo scuro e puzzolente alla luce del sole. La porta marcia si richiuse dietro di loro.
Per un attimo il sole li accecò, e ci misero un po’ per mettere a fuoco. Il vento soffiava forte e portava con sé l’odore di mare e il suono delle onde che si abbattevano sullo scafo.
Si trovarono circondati da un’intera ciurma, come quella di cui si ascoltavano i racconti, di bucanieri.
C’era chi puliva il ponte, chi sistemava le vele, chi giocava a dadi o semplicemente poltriva appoggiato al parapetto della nave.
Kagome e gli altri seguirono il ragazzo ignorando gli sguardi che gli venivano lanciati.
Li condusse verso le stanze del capitano e dopo averli fatti entrare richiuse subito la porta dietro di sé.
L’ambiente in quella camera era molto più calmo. Era una stanza gradevole. C’era una scrivania posta davanti ad un balcone chiuso da delle vetrate colorate che lasciavano passare una luce simile a quella di una cattedrale, una sedia foderata, un letto a baldacchino dalle coperte rosse e morbidi cuscini candidi, un tavolo apparecchiato e con sopra tantissimi tipi di cibo e alcolici, un cassettone levigato, un tavolino con sopra un mappamondo, una scacchiera chiusa e delle carte nautiche. E anche uno splendido pianoforte a muro, nero e con uno spartito giallo.
Nell’ambiente c’era profumo di fiori e thè, e si udiva una splendida musica provenire dal grammofono posto di fianco al letto su un tavolino a tre gambe.
Kagome riconobbe la splendida melodia -La Carmen- dall’omonima opera.
Si guardò intorno, in quella calda luce soffusa, e scorse, seduta sul letto, sorridente, chi non avrebbe mai sperato.
Inuyasha.
Le gambe le cedettero e crollo al suolo.
Inuyasha si alzò piano e si avviò verso di lei.
Le porse la mano continuando a sorridere. Lei come in un sogno, in quella luce soffusa, guidata dalle note di quella stupenda melodia in crescendo, si alzò gettandole le braccia al collo.
Inuyasha ricambiò l’abbraccio ma si scostò da lei, permettendo così che anche Sango e Miroku, constatassero che era davvero lì. Sango pianse, ma Kagome non vi badò, troppo presa da Inuyasha.
La luce soffusa e la musica sprigionatasi dal grammofono rendevano tutto così irreale che Kagome pensò che si trattasse di un sogno, e che se avesse soltanto mosso un passo di sarebbe svegliata.
Ma a rompere quell’idillio fu il ragazzo che le aveva condotti lì.
“ Ho fatto come mi avevi chiesto.” Disse dopo aver fermato la musica, spegnendo il grammofono.
“Grazie, Vince.” Rispose Inuyasha, voltandosi verso il ragazzo, mano sul fianco.
Kagome fu così sollevata dal capire che non era un sogno, e che Inuyasha era davvero lì davanti a lei.
Indossava gli stessi vestiti che aveva voluto portasse, una camicia bianca con maniche a sbuffo  ricamate, pantaloni neri semi attillati e stivali marroni.
E adesso le sorrideva.
Rimasero in silenzio per qualche minuto.
Poi Sango asciugatasi le lacrime chiese felice “Ma come hai fatto a salvarti!?”
“Come? Eh, eh, eh….” Inuyasha ridacchiò, “Veramente non lo so’.”
“ma allora come..?” Chiese Miroku.
“Questo non è il momento, ve lo spiegherò con calma ma adesso che ne dite di qualcosa da mangiare?” Disse Inuyasha facendoli accomodare alla tavola imbandita.
Kagome, Sango e Miroku che avevano molta, davvero Molta, fame, si gettarono letteralmente sul cibo trangugiando tutto.
Inuyasha si sedette sul bordo del letto sorridendo, felice di rivederli, il ragazzo che fino a quel momento era stato in disparte si sedette vicino ad Inuyasha dandole una leggera gomitata.
“e-ehm, Inuyasha, non dimentichi nulla?” Chiese a bassa voce.
“Oh si! Ehi, Ragazzi, prima che divoriate tutta la nave, permette che vi presenti il glorioso capitano della nave.”
I tre smisero un attimo di ingozzarsi voltandosi verso Inuyasha, curiosi.
“ Lui è Vincent Rowald Seras George Barbanera.” Disse tutto d’un fiato.
“Non c’era bisogno che dicessi tutto il nome per intero.” Disse arrossendo Vincent.
Inuyasha gli posò affettuosamente una mano sui corti capelli scompigliati.
“E da i suoi altissimi quattordici anni, è il comandante della nave su cui siete ospiti, La –Dernier-, e da me soprannominata -Besuto suekko-”
“Ti ho detto di non chiamarla così!” Disse alterato Vincent, senza spostare la mano di Inuyasha dalla sua testa però.
Inuyasha ridacchiò poi continuò a spiegare “Io non so’ come ho fatto a salvarmi ma dopo non so’ quanto, ho riaperto gli occhi e non ero in fondo al mare, ma su una spiaggia.
La ferita al petto sparita. Purtroppo, la spiaggia in questione era quella di un isola deserta, e ho dovuto vivere diversi giorni in quello schifo di posto, per mia(s)fortuna però, una nave pirata si arenò proprio su quell’isola.
Naturalmente mi attaccarono, ma riuscì a sopraffarli finché il loro capitano, naturalmente usando la pistola, mi ha atterrato. Però colpito dall’abilità che avevo meritevolmente dimostrato mi ha preso nella sua ciurma, purtroppo, il compito che mi ha addestrato è stato di allenare il suo ultimogenito nel combattimento.”
Kagome e gli altri avevano tante altre domande da fargli ma prima che potessero chiedere Vincent disse “Per ora credo che le spiegazioni bastino, e visto che avete finito di mangiare suppongo siate stanchi. Domani vi dirò di più su i vostri compiti e su dove siamo diretti. Adesso potete ritirarvi nella cambusa dove ho fatto preparare delle brande per voi.”
I tre si alzarono, ma furono buttati a terra dal brusco arresto della nave.
Vincent si appoggiò ad Inuyasha finché la Nave non fu di nuovo stabile.
“Ma cosa stà succedendo?!” Chiese Miroku spaventato aiutando Kagome e Sango a rialzarsi.
Inuyasha si diresse fuori seguita a ruota da Vincent.


SPAZIO AUTRICE

Un "Salve Salvino" Ned Flanderino da me!
So' di essere stata assente per parecchio ma il computer riparte(uno schifo, ma riparte) e io stò ricominciando a scrivere, Scusate per il capitolo un po' corto ma devo riprenderci la mano.
Stò già ricominciando con "Mehamana" e presto molto presto avrete il quarto capitolo, più "serio" del precedente.
La canzone, o meglio Opera, che fà da sfondo a questo capitolo è -La Carmen- Opera lirica francese dell'ottocento, so' che la fascia temporale non è quella -.- quindi non fate i pignoli:

http://www.youtube.com/watch?v=mkcz3z-GZj8
 Cambaindo discorsone, io domani ho un compito di Algebra-Geometria e se vado male mi dimentico per molto, davvero moooolto il computer, ergo la publicazione sarà rallentata all'infinito.
Quindi pregate per me, qualunque sia il vostro dio o le vostre divinità: Dio, Allah, Buddha, Spongebob, ecc...
E se non recensionate di più =.= giuro che non continuo più e lascio tutto in sospeso. Ecco!
E-ehm. A risentirci presto cari lettori!!

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