Hunter.

di anotherlivingpoet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Chi sei? ***
Capitolo 3: *** Sei marchiato. ***
Capitolo 4: *** In colpa ***
Capitolo 5: *** Siamo? ***
Capitolo 6: *** Carattere. ***
Capitolo 7: *** Birra. ***
Capitolo 8: *** Fuoco. ***
Capitolo 9: *** Ricordi. ***
Capitolo 10: *** Graffi. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***





Prologo.



 

Amo vedere la paura nelle bestie che caccio.

Sono cresciuta così, abituata alla sofferenza,

abituata a essere io la causa della sofferenza.

Mi dico che lo faccio per istinto di sopravvivenza. 
La realtà è che lo faccio anche perché amo la sofferenza, mia e degli altri.
Mi chiamo Norah.
Le persone non vogliono avere a che fare con me.
E io con loro.
per questo vivo in mezzo ai boschi, dove sono nata.
Mi avevano offerto di andare a vivere in città, ma sapevo che sarei impazzita.
Slash
Ho scoccato la mia freccia.
Un altro cervo morto. 
Anzi, in realtà questa è una femmina, incinta.
Perché a me non importa chi uccidere,
ma uccidere e basta.
Molti dicono che sono cattiva, ma no.
Io sono di più.
 

                                                                               

 

Stop here.
Salve, questo è solo un prologo, spero la storia vi piaccia. 
a presto,
britneysavedme


 

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Capitolo 2
*** Chi sei? ***


                                                                                            

Chi sei?

 

 

 I miei piedi sciovolano dentro gli scarponi da caccia che mi ha dato mio zio, Tony quando sono andata in città.
Vado in città soprattutto per scambiare qualche erbetta pregiata e qualche frutto che vicino alle metropoli non si trova.
Non sono mai andata a scuola, ma sono molto più colta di alcuni miei coetanei.
Da Tony mi faccio prestare sempre libri sia storici che non, li leggo quando la sete di sangue non mi acchiappa.
A quel punto per tenerla a bada devo solo uscire con il mio fedele arco, le mie frecce, e uccidere.
Anche un semplice scoiattolo va bene.
La parte più brutta è scuoiare gli animali che caccio.
Non che mi faccia senso il sangue, anzi, a volte, quando l'acqua scarseggia, bevo anche quello.
No, non sono un vampiro, sono semplicemente una pazza furiosa, con dei capelli scompigliati, neri e stopposi.
Avvistai un alce.
Giovane, non aveva neanche le corna.
Andava benissimo, per qualche giorno avrei avuto di che mangiare.
Mi accucciai, incoccai la freccia.
Trattenni il respiro.
Eccola, quasi scoccata che...
Crack. 
Un ragazzo l'ha fatto scappare.
Ringhiai e diressi la freccia verso quel ragazzo.
Mi vide.
Amo vedere la paura negli occhi delle bestie che uccido.
Per un attimo, la vidi anche negli occhi di quel ragazzo.
Però, non si mise a correre lontano da me. 
Anzi, 
si avvicinò.
-Chi sei?- ringhiai mostrando i denti.
Ero una bestia. 
Lo sarei sempre stata.
-Garrett.- mi rispose un po' balbettando.
-Hai paura di me?-
-Sì.-
-Fai bene. Io non scherzo. Dimmi che ci fai qui o ti uccido. Mi hai fatto scappare un alce, ma penso che la consistenza sia la stessa. Farai da cavia?- domandai con l'arco alzato.
Deglutì.
-Io mi sono perso... - mi spiegò.
-Be' non me ne importa nulla, via di qui.- ringhiai di nuovo.
-O...ok.-
Fece per girarsi ma abbassai l'arco e mi scandii la voce.
Restò fermo.
-Vieni, finirai per perderti ancora.-
Tutt'ora non so spiegarmi quell'eccesso di gentilezza da dove venne, io che di gentilezza non ne sapevo nulla.




Stop here.
Ciao, questo è il primo capitolo, 
Si vede Norah che sta per uccidere questo ragazzo, ma chi sarà?
a presto,
britneysavedme

p.s. la prestavolto di Norah è Kaya Scodelario, di Garret,  Garret Hedlund.



                                          

 

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Capitolo 3
*** Sei marchiato. ***


                                                                                        


 

Sei marchiato.


 

-Tieni, mangia. Si vede che sei denutrito.- gli dissi lanciando un cosciotto di coniglio che trasudava ancora un po' di sangue.
Lo guardò un po' schifato.
Glielo strappai dalle mani e lo misi in bocca.
-Vedi, si fa così.- gli mostrai.
-Come... come fai a mangiarlo?-
-tu come fai a mangiare il tuo cibo preferito?-
-Sì, ma tu uccidi!-
-Il tuo macellaio non trita la carne?-
-Ma è diverso!-
-No che non lo è! Senti, se non ti piace la compagnia vattene, ma sappi che uscito da qui sarai ripudiato. Per sempre.-
-
Perché?-
-Lo chiedi a me? È la gente a etichettarti, non io. Una volta tornato in città ti guarderanno male. Se entri in questo bosco, è la fine. Sei marchiato. Lo capisci?- spiegai.
-S...sì- balbettò spaventato.
-Tanto meglio. Adesso sbrigati, penso che ti converrà imparare a cacciare. Io ho sete.-
-Sete? Dove hai dell'acqua?-
-Stupido, sete di sangue. Una volta che uccidi, non ne fai più a meno.- Lo guardai e vidi che mi fissava terrorizzato. 
Sbuffai e uscii dalla mia baita che mi aveva costruito Tony.

"-Sei sicura di voler rimanere qui? Sei ancora piccola, potresti farti ancora una vita, fuori di qui.- 
mi disse mio zio a una me di dodici anni.
-No, voglio rimanere qui- Mi girai a guardarmi attorno, e vidi i miei boschi. 
Quelli in cui ero cresciuta. - questo è il mio posto.- ribadii.
Tony sospirò - allora preparo la mia roba. Stammi bene, Norah.- "

 

Sorrisi tra me e me ricordando quella conversazione.
Esattamente cinque anni fa si svolse.
Intanto avevo imparato a vivere da sola, aiutata da tanto in tanto dalle scorte di saponi o altro di Tony.
Non mi piaceva usare le cose che mi portava dalla città, ma ero costretta.
-Allora, tu sei il mio allievo. Quindi devo sapere un paio di cosette.- cominciai con un tono duro.
-Quanto anni hai?-
-Ventiquattro.- Sette anni in più di me. Non saranno un problema.
-Da che città vieni?-
-Londra.- 
Sgranai gli occhi. Cacchio se era lontana.
-Quante e quali lingue sai?-
-Mi prendi in giro?-
-Rispondi alla mia domanda.-
-Inglese e un po' di francese.-
-Devi imparare molto, ragazzo.-
-Perché, tu quante ne sai?-
Sbuffai. -So l'inglese, il francese, il tedesco, lo spagnolo, il russo e un po' di italiano.-
Gli andò di traverso l'ultimo pezzo di coniglio che aveva accettato di mangiare.
-Come fai a sapere tutte queste lingue?-
-Un giorno forse te lo dirò.-
-Puoi dirmi almeno una parola in russo? Mi ha sempre affascinato.-
-Ok, golpen.-
-Che vuol dire?-
-Cretino.-
-Oh.-
-Andiamo.- Cominciai a inoltrarmi verso la foresta.
-Ohi, dove andiamo?-
-Silenzio. Impara a fare silenzio. Non puoi cacciare parlando. Devi muoverti più silenziosamente possibile.-
-Ma è impossibile! Sembri fatta d'aria! Non fai un rumore!-
-Oh, no, io i rumori li faccio ma con tutto il tuo baccano ci credo che non li senti.- lo ammutolii.
Faceva pena. Un pessimo allievo.
Ma con il tempo sarebbe migliorato.


Stop here.
Cciao cari, come state? vi piace questo capitolo?
a presto,
britneysavedme

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Capitolo 4
*** In colpa ***


                                                                                           


In colpa.


 

Erano due giorni che pioveva ininterrottamente.
Io e Garrett avevamo fame.
Per non parlare della sete di uccidere che avevo.
Mi stava letteralmente dilaniando.
Garrett doveva aver capito che non mi doveva rivolgere la parola, o avrei potuto ucciderlo al momento.
La pioggia cominciava a farsi più fitta, e io decisi.
-Vado a cacciare, tu  non ti muovere, ok?- dichiarai.
-Cosa? No!-
Mi girai di scatto.
-No cosa? Qui comando io, principino.- ringhiai.
-Ma non puoi andare a cacciare con questo tempo! Ti bagnerai come un pulcino!- detto questo arrossì un po' e chinò il capo.
-Pensi che io non labbia già fatto, eh, pulcino?- gli feci il verso.
Lui arrossì ancora di più, ma non m'importava.
Presi il mio arco e uscii.
In poco tempo, ero bagnata fino al midollo.
Inspirai il profumo di un bosco in mezzo ad un temporale e cominciai ad esplorare i posti preferiti della selvaggina quando pioveva.
Dopo neanche cinque minuti, avvistai un piccolo alce che sicuramente non trovava più la mamma.
Incoccai alla svelta la freccia e scoccai.
Preso in pieno.
Corsi verso l'animale a estrarre la freccia e lo caricai quando sentii uno scalpiccio che non c'entrava nulla con il rumore della pioggia.
Un'alce grande, probabilmente la mamma mi stava venendo in contro.
Sapevo di non avere possibilità. 
O meglio, potevo averle lasciando la carcassa lì, ma dopo di che avremmo mangiato?
Tentai la fortuna.
Corsi a perdifiato con il piccolo alce morto sulle spalle e la grand ealce leggermente infuriata che mi correva dietro.
Dovevo farla stancare. 
Non mi sarei mai avvicinata alla casa con quell'alce alle calcagna.
Dopo svariato tempo, la sentii uggiolare (?).
Ero riuscita a non farle sentire più l'odore del cucciolo.
Brava. Mi dissi.
Aspettai ancora un po' e poi mi diressi verso casa.
Sapevo esattamente dov'era, nonostante avessi percorso più di un miglio.
Ma facendo attenzione, avevo percorso un miglio di giri in tondo.
Per cacciare oltre all'intuito, devi usare l'astuzia.
E poche persone l'avevano.
M'incamminai e in venti minuti, arrivai alla porta di casa.
Aprii e non trovai Garrett.
Non me ne preoccupai.
Se era uscito non era mica colpa mia, io gli avevo detto di restare in casa. 
O no?
Mi andai a cambiare e misi i vestiti bagnati davanti al fuoco che avevamo acceso stamattina.
Cominciai a scuoiarlo e a farne pezzettini piccoli.
Avevo preparato anche ciotole pieni di ghiaccio, così la carne si manteneva fresca.
Ci misi due ore al massimo e di Garrett non c'era ancora traccia.
Gli preparai un arco tipo quello che avevo di riserva con la legna piccola che non andava bene per il fuoco e preparai anche le freccie.
Per impreziosirle usai il pelo del piccolo alce.
Ero distrutta.
Di Garrett non c'era traccia.
Andai alla porta e mi ci accascia contro. 
Mi sentivo in colpa, non so perché.
Restai così, finché non mi addormentai.




Stop here.
cciao belli!!! 
che ne dite di questo cap.? Ho già gran parte della storia in mente :33
a presto,
britneysavedme

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Capitolo 5
*** Siamo? ***


       



Siamo?


 

Mi sveglia per il rumore della porta che cercava di aprirsi un bel po' dopo.
Era Garrett.
Mi alzai veloce, gli aprii la porta e non lo feci neanche parlare.
Gli tirai un ceffone.
Mi resi conto di quello che avevo fatto, ma ero troppo orgogliosa per dire un 'mi dispiace', io poi, che non avevo mai dovuto preoccuparmi del prossimo.
Con i pugni serrati, andò verso il fuoco, che era ancora acceso.
Mentre io restai lì, tremante di rabbia.
-Domani andremo in città. Ti renderai conti di quel che pensano che siamo.- dissi gelida come la temperatura fuori.
-Siamo?-
Risi.
-Domani cambierai idea.-
E mi rintanai nella mia stanza.
Non mi ero affatto comportata bene, c'era da dirlo.
Ritornai a preparare un po' di carne, ma vidi che Garrett aveva già fatto.
E, gentile, aveva arrostito un po' di carne anche per me.
Gli sussurrai a malapena grazie.
Cominciai a mangiare, ma dopo un po' mi volsi a guardarlo.
In un primo momento fu tranquillo.
Poi rimase infastidito.
allungai una mano verso il suo viso.
Non ci misi molto, eravamo vicini.
Si ritrasse a malapena, come se gli dovessi dare un altro schiaffo.
E invece, fu proprio la guancia che gli avevo colpito poco prima, che accarezzai.
Mi ripresi dal mio stato di trance e ripresi a mangiare.
Ma non sopportavo avere ulteriormente il suo sguardo addosso.
Presi arco e frecce e uscii.
In realtà non andavo a cacciare.
O meglio, non solo.
Catturai velocemente un piccolo castoro vicino al fiume, dato che la pioggia era leggera leggera.
E mi avviai.
E mi avviai dal mio... amico?
Quando arrivai alla sua casa, dall'altra parte del bosco, bussai tre volte e diedi un calcio.
Era il mio segnale.
-Mi sfonderai la porta, Norah.- mi aprì ridendo Ryan.
Risi, ma stavolta fu una risata vera.
-Lo so, ma il mio secondo nome non è eleganza.- gli risposi.
Mi fece entrare, e mi diede un bacio sulla guancia, come quando eravamo piccolini.
L'avevo trovato quando avevo all'incirca quattro anni.
Era perduto.
Chiesi a Tony una casa anche per lui e quasi quotidianamente, gli davo delle scorte di cibo.
Non sarebbe mai riuscito a cacciare, diceva.
Lo trovava crudele.
E aveva ragione.
Mi lasciai accarezzare i capelli quando, una volta che aveva finito di mangiare, ci eravamo stesi davanti il fuoco.
-Ti voglio bene.- mi sussurrò all'orecchio.
-Anch'io.- e caddi nel sonno, non prima di sentire le sue braccia stringermi.



Hush Just Stop.
vi ho rivoluzionato l'esistenza lol
spero che come ha preso la piega la storia vi piaccia, 
questo è niente!
a presto,
jawaadsbiscuits ex britneysavedme

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Capitolo 6
*** Carattere. ***


    



Carattere.


 

La mattina dopo non svegliai Ryan, sgattaiolai via furtiva come una ladra, ma prima gli presi qualche vestito dall'armadio per Garrett.
Quando arrivai a casa, mi trovai quest'ultimo molto arrabbiato sulla soglia.
Inarcai il sopracciglio.
«Si può sapere dov'eri?» mi gridò contro.
«Perché dovrei dirtelo?» risposi calma.
Con la scusa di chiudere la porta dietro di me mi si avvicinò e mi annusò.
«Profumi di.... uomo.» gli scoppiai a ridere in faccia.
«E allora?» dire che si arrabbiò è dire poco.
Lo sorpassai mentre urlava e lo lasciai sfogarsi.
Dopo circa due minuti avevo le orecchie massacrate.
«Basta!» urlai.
Si zittò.
«Non sei nessuno per dirmi cosa devo fare, ok? Quindi, per favore, stai zitto! E, ti ricordo, questa è casa mia, se nont i piace, te ne vai! Ma prima, dato che sono così cattiva io, prenditi questi vistiti puliti!» e glieli lanciai con malagrazia.
Aveva la bocca aperta.
«Io... Scu-» fece per scusarsi, ma lo interruppi mettendogli una mano sulla bocca, come un ladro farebbe al proprio ostaggio.
«No, non ti scusare, non lo vuoi. Ok?»
Mi annuì e mollai la presa, allontanandomi.
«Oggi, andremo in città. Devo prendere un sacco di cose. Tu mi accompagnerai, ok?» decisi.
Annuì ancora.
«Perfetto, cambiati.»
Circa dieci minuti dopo, eravamo in viaggio.
Garrett non faceva che chiedermi ogni due minuti se eravamo arrivati, non rendendosi conto che non saremmo arrivati finché nnon avremmo visto gli alberi diradarsi.
Sbroccai.
«Ma secondo te siamo arrivati? Come facciamo ad essere arrivati se gli alberi sono ancora a quasi cinque centimetri di distanza tra di loro, eh? Me lo spieghi, Garrett?» ero completamente andata.
Si ammutolì e ci rimettemmo in viaggio.
«Chiudi gli occhi.» gli ordinai.
Per non farmi arrabbiare di più obbedì all'istante.
E, furtivamente, mi girai.
E corsi silenziosamente lontano da Garrett.
Mi avrebbe rallentato e non mi sentivo per niente in colpa.
Era fame quella che avevo alla bocca dello stomaco, vero?
Non ci pensai e tirai dritto, cancellando tutte le tracce dietro di me.
Purtroppo, non ero stata così brava come al solito e sentii un passo pesantissimo dietro di me, tanto che stava facendo vibrare il terreno.
«Ehi! Perché mi hai lasciato lì? Non è giusto!» mi fermò.
Alzai l'arco e incoccai la freccia puntandogliela al petto. 
Ovviamente in meno di un nanosecondo.
Non se n'era accorto, infatti quando si ritrovò la freccia sul petto, sobbalzò.
«Stai. Zitto.»
E misi via l'arco.
«Mi fai paura.» mi disse sconcertato.
Risi.
«Anche io.» ribattei.


Quando uscimmo dalla foresta, il sole stava andando in giù.
Prendemmo il bus e la metro e ci dirigemmo in centro, Tony, mio zio.
Quando mi vide, fece per abbracciarmi calorosamente, ma restituii con poco entusiasmo.
«Norah, come stai?» mi chiese affettuoso.
Era proprio fratello di mio padre.
Da quello che mi avevo sempre saputo, mio padre era buono come il pane ma mia madre no, era cattiva, o così dicevano tutti quelli che la conoscevano.
Ho un vago ricordo di lei, ma ricordo dei vaporosissimi capelli rossi, lentiggini e degli occhi smeraldo intensissimi.
Anche se sono stata con lei poco, mi ricordo che con me era dolce, dolcissima.
Di viso, ero tutta mio padre, come amava ripetere Tony, ma di carattere, ero mia madre.
Forse, anche con tutto il suo carattere dolce.
Dovevo solo capire su chi indirizzarlo.




Hush Just Stop.
Ehi babe! 
Oggi sono in un brodo di giuggiole,
perché è il compleanno della dea.
Mrs. Britney Spears, the princess of pop!
*w*
mio dio, la amo troppo.
Auguri cucciola snfduissd.
quanto a voi, spero vi piaccia.
a presto,
jawaadsbiscuits.

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Capitolo 7
*** Birra. ***


    


 

Birra.



 

«Tony, mi serve una casa più grande, con due bagni e due camere. In quanto la potrei avere?» chiesi.
«Due tre settimane, se la vuoi prefabbricata, di legno un mesetto.» mi rispose.
«Okay, di legno.»
«Ma mi devi dare la motivazione, sai, la burocrazia...» fece un gesto vago con la mano.
«Nuovo inquilino.» dissi spiccia.
«Ok, mi deve firmare dei moduli. È lui?» e indicò Garrett che studiava il locale.
Annuii e glielo presentai.
«Ok, Garrett, vado a prendere i moduli.» detto questo, mio zio si allontanò nella parte posteriore della macelleria/alimentari.
«Poi mi spiegherai un po' di cose...» mi sussurrò Garrett all'orecchio avvicinandosi a me.
Feci per spostarmi indietro ma mi mise una mano dietro la schiena in modo da non farmi scappare e respirò piano, chiuse gli occhi e immaginai che stesse sentendo il mio odore.
Nel frattempo arrivò mio zio e Garrett si allontanò in fretta.
Risi piano.
Mentre Tony faceva a Garrett un sacco di domande io me ne stetti indietro ad ascoltare.
Da lì capii molte più cose di quante me ne avrebbe dette normalmente Garrett in persona.
Sapevo già che aveva 24 anni e che prima viveva a Londra ma non sapevo che possedeva un appartamento di proprietà e ceh si era diplomato con il massimo dei voti.
Quando ebbero finito, mi avvicinai e Tony mi confermò che avrei avuto la casa a breve.
«Ok, ci vediamo!» feci per andarmene e mi resi conto che era buio. 
Non potevamo andarcene nel bosco senza una luce.
Tony capì al volo e chiamò un albergo. 
Uno dopo l'altro, non c'era posto.
L'ultimo albergo che sentì aveva solo una matrimoniale libera.
Accettammo con un po' di riluttanza.
Tony ci diede l'indirizzo e ci incamminammo.
Arrivati all'albergo chiedemmo letti separati. 
Il signore alla reception ci guardò un po' male ma fece in modo che l'ordine fosse eseguito.
Dato che aveva già pagato Tony, non mi preoccupai di tirar fuori la grana.
Ci direggemmo in stanza e quando posammo gli zaini ci sedemmo sui letti.
Ordinammo una cena e due birre ma durante il pasto nessuno dei due fiatò.
«Simpatico quello.» fece Garrett quando ebbe finito.
«Già.» risposi secca.
«Chi era?» mi chiese.
Scoppiai a ridere, in una risata vera.
Risi per circa cinque minuti.
Garrett mi guardava come se mi fossi ubriacata.
la birra era a metà.
«È ora che io ti racconti la mia storia, Garrett.» esordii.
«Sono tutt'orecchi.» dichiarò mettendosi comodo.
Mi alzai da letto e gli andai davanti e lo presi per il naso stringendo piano dicendo «Ficcanasone!»
Mi sedetti vicino a lui e mi ci appoggiai.
Divenni improvvisamente seria.
«Mio padre è morto quando avevo due anni. Ma non lo ricordo affatto. Il signore che hai visto oggi è suo fratello, mio zio Tony. E mia madre... be' tutti dicevano fosse una persona cattiva, ma i ricordi di lei che ho prima che morisse sono diversi. Aveva dei capelli rosso fuoco e occhi verdi come smeraldi. Era dolcissima. Morì che avevo quattro anni. Sono cresciuta nella casa dove attualmente abitiamo.
Quando morì anche mia mamma, Tony venne ad accudirmi, finché non compii sette anni. Ero più matura di una ragazza di sedici. Mi chiese se volevo venire in città con lui, ma rifiutai. Il mio posto era il bosco, e lo è ancora. Così, ecco la mia triste storia. Ma se non sbaglio, non sai ancora quanti anni ho.»
Garrett scosse la testa.
«Diciassette.»
«Ne dimostri venti.» mi disse serafico circondando la mia esile vita.
«Lo devo prendere pe run complimento o un offesa?» chiesi tranquilla.
Garrett scosse ancora la testa.
«Nessuno potrebbe offenderti. Mentirebbero, qualunque cosa loro dicano.» mi sussurrò
«Questo è indubbiamente un complimento.»ribattei.
«Ma non è che sei ubriaca, Norah?» mi chiese.
«Bho.»


Hush Just Stop.
Ciao puffi (?)
Mi dispiace davvero tanto non avere pubblicato prima.
Il capitolo era già semi pronto.
Consolatevi, sto già scrivendo il prossimo :3
A presto,
jean.

ps. una lettrice ha come nick jean, ma lo voglio io, dato che lei non accede più. 
Come faccio? grazie xx

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Capitolo 8
*** Fuoco. ***


    


 

Fuoco.



 

L'ultima cosa che mi ricordo prima di sprofondare nel sonno è Garrett che mi accarezzava i capelli baciandomi la fronte una volta che mi ero accoccolata sul suo petto.
Feci un sogno strano.
C'era solo la faccia di Ryan che mi ripeteva che sarebbe durato poco.
Lo scacciai dalla mente quando mi svegliai.
E non c'era Garrett.
Così, mi feci una doccia.
Proprio quando ebbi finito di asciugarmi e vestirmi, entrò Garrett.
«Ehi, buongiorno cacciatrice.» mi salutò con un vassoio in mano.
Gli sorrisi e gli diedi un bacio sulla guancia, sfilandogli il vassoio dalle mani.
Rise.
«Passata la sbronza?» mi chiese.
«Non sono mai stata ubriaca, volevo solo essere un po' meno noiosa!» gli dissi facendogli una linguaccia.
«Okay... ma comunque questa è la colazione.» ricapitolò.
«Perché non mi hai chiamata? Sarei venuta!» ribatei indignata.
Dormivi troppo bene, piccola alce.» mi disse addentando un cornetto.
Mi andò di traverso il cappuccino.
«Noiosa no, ma rimangiati quel 'piccola alce', golpen!» sputacchiai sconcertata.
Risi e quando finii di fare l'offesa risi anche io.
«Okay piccola alce... oops! l'ho fatto di nuovo!» ridacchiò mentre gli tiravo dei piccoli schiaffetti sulla schiena.
Mangiammo in un miscuglio di occhiate assassine e linguacce.
Lasciammo l'albergo e cominciammo a dirigerci verso casa.
Quando entrammo sulla metro, mentre eravamo seduti entrò un tipo piuttosto losco.
Repentinamente mi portai una mano dietro la schiena come per prendere una freccia, ma non avevo la faretra.
Garrett lo notò, mi strinse la mano e mi sorrise.
Guardai incuriosita le nostre mani intrecciate alla perfezione come se fossero due pezzi di un puzzle.
Garrett se ne accorse, e fece per districare la sua, forse temendo di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma gliela strinsi ancora più forte, sorridendogli.
Capii che non aveva smesso di fissarmi neanche per un secondo sempre con un piccolo sorriso e abbassai lo sguardo, arrossendo.
Per il resto del viaggio ci scambiammo un mucchio di occhiate complici che mi facevano agitare lo stomaco.
Che voleva dire?
L'unico libro romantico che avevo letto era Jane Eyre.
Che fosse quello che lei sentiva per il signor Rochester?
In chi mi stava trasformando?
Arrivati a casa, era ora di pranzo e lo stomaco cominciava a brontolare ad entrambi, così, mi misi in cucina.
Dopo un po', mentre stavo finendo di scuoiare un cerbiatto, 
mi prese le mani e le intrecciò alle sue, come stamattina.
Sorridendomi, mi fece indietreggiare, finché non sentii il muro dietro le mie spalle.
Nel frattempo i miei occhi facevano ping pong tra i suoi occhi e le sue labbra incurvate in un sorriso, facendomi impazzire.
I suoi occhi facevano lo stesso con me, finché non ci fissammo solo le labbra.
Restammo così per quella che penso fu un'eternità, poi mi baciò.
E sentii un fuoco potente come il mondo bruciarmi dentro.
Fu dolce, almeno fin quando non posò le sue mani sui miei fianchi e io le posai tra i suoi capelli.
«Dannazione, ma cosa mi hai fatto?» gli chiesi tra un respiro e l'altro.
Garrett sossire leggermente prima di ricominciare a torturarmi le labbra.
«Hai fatto tutto da sola.» mi rispose.
«Ma fottiti.» gli risposi in un sussurro.
Piano piano ci staccammo e sopo esserci guardati per un po' scoppiammo a ridere.
«Ora posso finire di preparare il pranzo?» gli chiesi.
«Sei una guasta feste, Norah. Ti volevo portare di là, soli soletti...» ghnignò malizioso.
«Garrett!» mi indignai.
«Okay, ho capito. Le camere d'albergo sono sempre le migliori. Ne avremmo di tempo quando andremmo a disdire la casa più grande.» continuò tranquillo nascondendo una risata, ma già a metà frase gli stavo schiaffeggiando la schiena.
«Che golpen che ho scelto!» sospirai.
Mi guardò ancora ridendo e quando lo guardai di rimando negli occhi la rabbia svanì.
«Ma la casa la andiamo a disdire comunque?» mi chiese con fare molto casto e innocente.
«Ci devo pensare... forse.»
«Dai...» mi venne vicino prendendomi per i fianchi. Cercò di baciarmi di sgattaiolai via, facendomi rincorrere,
ma mi bloccai all'istante quando lo sguardò mi finì fuori e con me Garrett.
Dall'altra parte del bosco c'era del fumo.
Stava andando a fuoco qualcosa.
«Corri!» mi precitai fuori, seguita da Garrett.
Tenendoci per mano per non perderci, corremmo verso la colonna di fumo.
E me ne accorsi.
Quello che stava andando a fuoco, 
era la casa di Ryan.

Hush Just Stop.
Weilà ciuffi! (?)
Udite udite, mai avevo aggiornato così presto! 
Perché il capitolo l'ho scritto sul mio fedele quadernetto delle storie e poesie ieri sera ewe
la cosa figa è che è lungo due pagine di word! :D
comunque, ringrazio di cuore chi mi ha recensito, davvero.
Ma anche chi ha solo letto, eh! 
Spero che il caitolo vi sia piacuto.
Quando l'ho scritto vomitavo arcobaleni. *w*
ps. devo farvi due nota bene per Britney Army. 
1°. il 'oops, l'ho fatto di nuovo' di Garrett ero tentata a metterlo in inglese, perchè ovviamente è riferito a Oops!... I did it again.
2° il 'dannazione, cosa mi hai fatto?' di Norah è riferito a una frase appena sussurrata di Britney in Gasoline, da Femme Fatale.
però lei aggiunge anche un 'boy', che io ho omesso. ewe
comuqnue, a presto.
e buon anno nuovo c: 
ps, in 'hunter non avevo mai fatto un hush just stop così lungo :o

 

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Capitolo 9
*** Ricordi. ***



 


 

Ricordi.



 

Corremmo a perdifiato verso ciò che io avevo identificato come casa di Ryan.
Quando arrivammo davanti, Garrett si precipitò dentro la casa.
«
No!» gli gridai.
Non se ne curò ed entrò.
Poco dopo ne uscì con un Ryan in braccio.
Ci allontanammo e quando fummo abbastanza lontani, ci mettemmo sull'erba, a prendere fiato.
Garrett sfuggiva al mio sguardo. 
Ci rimettemmo in marcia e dopo un bel po' arrivammo a casa.
Misi Ryan a letto e gli portai un bicchiere d'acqua per quando si sarebbe svegliato.
Garrett si era seduto sul divano, e aveva un espressione fredda come il ghiaccio.
«È lui, vero? Il ragazzo da cui andavi? L'odore è quello....» mi guardò di sfuggita, e nei suoi occhi trovai delusione,
e dolore.
Annuii.
«Te ne andrai?» gli chiesi dopo un po'.
«No, ti farebbe troppo male.» 
Elaborai quella frase per tanto tempo.
Lasciarla così sarebbe stato un abominio.
E capii.

Pensava forse che fossi una debole?
Mi alzai con calma e mi piazzai davanti a lui.
Mi guardava sorpreso.
Poi, gli tirai uno schiaffo.
Feci per dargliene un altro, ma mi batté sul tempo e mi prese per i polsi.
Mi cominciai a dimenare e mi costrinse a mettermi seduta.
Non mi ero mai sentita così.
Così... 
impotente.
Mi sentivo come un uccellino in gabbia.
Una gabbia d'argento, devo riconoscerlo,
perché era Garrett a tenermi, ma era sempre una gabbia.
«Lasciami» gli sibilai.
Ma penso che i miei occhi dissero tutt'altro perché, 
Garrett sì, mi lasciò, ma solo per prendermi il viso e baciarmi.
E mi resi conto che dirmi quella frase era stata solo per difesa.
In realtà, sarebbe stato lui a soffrire.
Mi conosceva, 
sapeva quanto ero forte.
Lo lasciai fare e mi ritrovai sotto di lui.
Cominciammo a baciarci con più passione, come se lui per me fosse ossigeno e io lo fossi per lui.
Un fuoco ci comandava.
O forse eravamo noi?
Cominciai a togliergli un maglione e passare le mani sulla sua schiena e sul suo petto, facendolo tremare.
Mi tolse la giacca, e feci per togliergli i pantaloni, ma fu più veloce e me li tolse lui.
Inspirai forte il suo odore, andando su di giri.
Fece un gesto quasi rabbioso, d'impazienza, per togliermi le mutandine.
E mi bloccai.
E mi ricordai.
Cominciai a piangere.
Garrett se ne accorse cercò di rimediare, sentendosi in colpa.
Ma non era sua.
«Cosa c'è, Norah? Non fa niente, ma ti prego, dimmi che hai...» mi sussurrò abbracciandomi forte, una volta seduti.
Cominciai a piangere più forte, ricordando i particolari.

Dolore.
Sangue.
Grida.

Ero stata stuprata.
Garrett era devastato, non mi aveva mai visto piangere, né pensava ne fossi capace.
«Okay, è uguale. Ora calmati, okay?» mi sussurrò cullandomi.
Mi aggrappai forte a lui, mentre i ricordi mi uccidevano.
Cominciai a graffiarmi dal ricordo del dolore atroce che provai.
Dopo un po' mi calmai.
Garrett era davvero dolce, non smetteva un attimo di cullarmi e ripetermi che qualunque cosa fosse, c'era lui.
«Garrett... io... avevo dodici anni... da sola... Londra...» smozzai.
Garrett capì cosa stavo cercando di dirgli.
«Sssh, non dire niente, okay? Ho capito. Andrà tutto bene...» mi sussurrò stringendo mi ancora di più.
Ma perché avevo rimosso tutto?

Ricordo di essermi svegliata in una clinica con lividi addosso, 
ma pensavo fossi caduta nel bosco.
Eppure mi trovavo a Londra.
Avevo rimosso tutta la sera precedente.
Probabilmente era per questo che ero così fredda nei rapporti.
Altro che la mia povera mamma...

Spalancai gli occhi.

Ecco perché il tipo nella metropolitana mi sembrava losco.... era lui.
Il mio assalitore.
Questo me lo tenni per me, però.
«Distraimi.» pregai Garrett mentre mi asciugavo le ultime lacrime.
Ci pensò un po' su, non sapendo come comportarsi, ma poi lo interruppi.
«Ti farò tre domande e tu mi dovrai rispondere per forza, ok?» chiesi.
Lui annuì.




Hush Just Stop.
Heilà ciuffi! 
Evitate di ciuffare troppo, qui c'è Mother Ciuffo! (?)
Oggi sono stata con mia zia che viene tre volte l'anno qui a Roma dove abito e vfjguifdvlsvhdf *w*
io la adoro awww ♥
spero di avervi shockato con il capitolo lol.
sono stata contentissima di scrivere questo capitolo vufvkfs
quindi, non vi ammorbo ulteriormente, ma vi dico una cosa sola: 

RECENSITE.

per favore, per me è importantissimo!
Se ci fossero anche la metà delle recensioni rispetto alle visualizzazioni sarei contentissima
e vi dico, sono veramente poche,
saranno al massimo 20 quando va bene.
Quindi... che vi costa digitare più di dieci parole sulla tastiera? 
Non vi cade la mano, garantisco. u.u
a presto ciuffi,
Mother Ciuffo o jean. ♥

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Capitolo 10
*** Graffi. ***



 


 

Graffi.



 
«Non ti manca la tua famiglia?» chiesi a Garrett, come prima domanda.
«In realtà... no, perché... ecco, abbiamo litigato... è una storia lunga.» sviò lui.
«Oh.» e rimanemmo un po' in silenzio.
«E... cosa fecevi prima di finire qui dentro? Nel bosco, intendo.» domandai rannicchiandomi ancora di più sul suo petto.
«Io... ehm... ero un ladro.» disse.
Balzai all'indietro.
«Cosa? Non è possibile! Tu, un ladro?» esclamai.
Rise.
«Bhe, non proprio. Insomma... non rubavo. Contribuivo!»
Sospirai ridendo.
«Sono innamorata di un ladro! Non ci posso credere...» dissi perdendomi nei suoi occhi.
«Dai, tu uccidi! Non sono così cattivo!» si difese.
«Vuoi dire che io lo sono?» esclamai ancora sorpresa.
«Ovvio che no...» disse con una faccia furba che non mi convinse affatto.
Prima che potessi ribattere qualsiasi cosa, mi cominciò a fare il sollettico.
«Sei un angelo! Sei un angelo!» mi dimenavo.
Ridevamo a crepapelle.
«E... è per questo che tu e la tua famiglia avete litigato?» chiesi tornando seria.
«Sì, sai, vengo da una delle famiglie più aristocratiche ancora in vita e non accettavano l'idea che frequentassi persona non 'al mio livello'.» Per un momento un ombra oscurò i suoi occhi.
«Cosa hai pensato quando mi hai vista per la prima volta, Garrett?» domandai scrutandolo.
Lui sospirò.
«Ho pensato a quanto fossi selvaggia. Bellissima e selvaggia. 
E ricordo di essermi detto: Io riuscirò a sciogliere questo cuore. 
Lo ricordo. È stata una di quelle cose che non dimenticheresti neanche volendo.»
Sorrisi e lo strinsi a me.
«Mi faresti una treccia?» gli chiesi dopo un bel po' che ero accoccolata su di lui.
«Okay.» mi rispose.
«La sai fare?» mi accertai.
«Certo, la facevo sempre alle mie compagne ladre.» mi disse.
Sicuramente con l'obbiettivo di innervosirmi e ci riuscì,
ma non dissi nulla.
Quando ebbe finito, sentii una voce che mi chiamava e capii che era Ryan.
«Grazie. Aspetta, vado a vedere che vuole.» e feci per baciargli la guancia ma Garrett voltò la testa,
faciendomi baciare le sue labbra.
Ridacchiai e feci per alzarmi.
Quando cominciai a camminare, mi resi conto che le gambe mi facevano male.
Le guardai e non le riconobbi.
Avevo dato loro così tanti graffi che su alcuni punti usciva sangue.
Guardai Garrett impaurita.
«Vestiti, dopo ti do una mano a pulirti.» mi assicurò.
Mi aiutò a vestirmi e mi accompagnò sulla porta della mia vecchia stanza.
Facevano proprio male.
Entrai nella stanza e mi sedetti sul letto.
«Ehi, Ryan.» lo salutai.
«Norah.» mi salutò.
«Ho pensato tanto, davvero. Perché non vieni a vivere da me, quando starò meglio?» sparò.
Rimasi di sasso.
«Hai bisogno di riposare, davvero. Presto starai meglio, ok? Io devo andare, ciao.» me ne andai in fretta.
Uscii dalla stanza e mi trovai davanti Garrett con un sopracciglio alzato.
Avanzai verso la cucina un po' zoppicante, sempre con lo sguardo di Garrett puntato su di me.
E scoppiai a ridere.
Inconsciamente, scoppiai a ridere.
«Perché ridi?» mi chiese disorientato.
«Ryan mi ha appena chiesto di andare a vivere con lui e... è incredibile! Insomma, quanto è passato? Un giorno, due, che ci siamo baciati? Che stavamo per...» e mi bloccai.
Cosa stavamo per fare?
Tornai seria.
«Garrett, che differenza c'è tra amore e sesso?» sembravo una bambina, e me lo disse.
«È imbarazzante, lo sai?» fece.
Sospirò.
«Bhe, quando fai sesso... non ami veramente la persona con cui lo fai. Quando fai l'amore, bhe, ami con tutto te stesso e faresti di tutto per proteggerla. Semplicemente la ami, in tutti i sensi.» mi spiegò.
«Per te cos'era, Garrett? Sesso o Amore, quello che stavamo per fare?» chiesi serissima.
«Cosa ti vuoi far sentir dire?» mi domandò.
E mi sentii usata.
Perché era così che stavano le cose, vero?
Dovevo capirlo, 
ma era sembrato così dolce, sensibile, ironico, fermo, deciso, sexy e bello da farmi cadere.
Nella trappola.
Quella che aveva preparato sin dall'inizio presuppongo.
E lo odiai.
Non riuscivo a credere che la persona di cui mi stavo innamorando fosse così.
Forse avrei fatto meglio a non fidarmi.
Mi spostai davanti alla porta veranda.
E, senza volero, mi scesero altre lacrime, 
stavolta gelide, come mi sentivo in quel momento.
Sentii i suoi passi, farsi sempre più vicini,
e le sue braccia, sempre più forti, 
stringersi contro il mio corpo.
«Vai via, Garrett.» dissi con un filo di rabbia, fredda.
Non mi ascoltò e sentii le sue labbra appoggiarsi contro il mio collo.
Gemetti leggermente per la sensazione che mi davano.
«Vai via, Garrett.» sussurrai con disperazione.
«Come posso?» mi chiese cominciando a lasciarmi piccoli baci su tutta la lunghezza del collo,
mentre io, non volendo, piegavo la testa per far sì che avesse più spazio.
«Come avresti fatto dopo aver fatto sesso con me, semplice.» a dire così, rabbrividii.
«Guardami.» mi ordinò con dolcezza.
Lentamente, mi girai verso di lui.
«Come potrei andarmene dopo aver sopportato le tue occhiatacce, il tuo avermi ignorato, le tue risposte cattive?
Sarò un completo idiota che rovina ogni momento, 
ma ho amato tutto questo,
e rifarei tutto daccapo, per arrivare a ora.» 
Ero immobilizzata.
Non sapevo se crederci o non fidarmi.
Piano mi accarezzò la guancia con la mano, fermandola lì.
I nostri occhi andavano dagli occhi alle labbra dell'altro con la velocità di un giaguaro.
E si avventò su di me.
E glielo lasciai fare.
Non so come, ma mi ritrovai attaccata alla parete, 
bloccata dal corpo di Garrett.
Mi aggrappai a lui con le gambe, mettendogli le braccia intorno al collo,
ma qualcosa ci fece sobbalzare.
Ci girammo.
Ryan ci guardava dalla porta della camera con gli occhi spalancati.
«Oh, merda...» sussurrammo.


Hush Just Stop.
Scusate, dopo tanto eccomi di nuovo.
Nel frattempo ho pubblicato un poesia
'Ehi, ragazza.' abbastanza cruenta, come del resto quest'altra, 'Male' . 
visto che alcuni l'hanno chiesto, si legge in italiano lol
io vado e spero che il capitolo vi piaccia.
se non è così, dovete dirmelo. ee
ps se c'è qualcosa nella storia che nun ve garba (?) ditemelo perché io sono una che ci tiene uu 
a presto,
jean.

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