He's Patrick and I'm his mother

di pandamito
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rocheline ***
Capitolo 2: *** Wave ***
Capitolo 3: *** Amber ***



Capitolo 1
*** Rocheline ***


ad Ivana,

 

 
Al diavolo le buone maniere, i mentori, gli stilisti e tutti gli abitanti di Capitol City. La testardagine di Rocheline era scoppiata un'altra volta, facendola alzare di scatto e battendo la mano sul tavolo, gridava ciò che le sembrava giusto per lei, andando contro a chi, secondo lei, aveva torto. « E tu, non hai niente da dire? »  chiese al compagno dagli occhi blu.
Patrick alzò lentamente il capo, sembrava non esser stato minimamente interessato alla conversazione fino ad un momento prima ed ora si era voltato giusto per farle un favore, mentre la fissava, ma non proferiva parola.
Roche rimase in silenzio, quello che si può tagliare con un coltello, che è così pungente da farti male fino a pregare una sola parola per placare il vuoto. Si irrigidì, quasi sentendosi a disagio in quella situazione, perché lei aveva passato una vita ad uccidere ed a cercare di essere sempre diversa dagli altri, al centro dell'attenzione, invece a Patrick, per riuscire in tutto quello che lei provava, bastava non parlare. 
 
* * *
 
« Patrick. » sussurrò autoritariamente nella foresta. 
Un ombra camminava felpata fra gli alberi, mostrandosi alla luce, così il corvino spuntò silenziosamente, camminando in perfetto equilibrio su un ramo, mentre la giovane tributa era a terra con sacca in spalla e pugnale ben stretto in mano, che lo guardava dal basso verso l'altro. Sapeva che il suo passo era molto più silenzioso ed allenato rispetto a quello del ragazzo, eppure sarebbe stato inutile nascondersi da lui, perché ogni volta riusciva ad avvertirla per prima. Come un animale, lui sentiva il suo odore.
Patrick l'attirava, ma non in ciò che qualcuno avrebbe potuto pensare, era troppo piccolo, ma abile in cose che nessuno potesse mai pensare, le serviva ed allo stesso tempo voleva capire come riusciva a dire tutte quelle cose attraverso gesti e sguardi senza mai aprire bocca.

Ecco perché, quando Roche si ritrovò a scegliere se formare un'alleanza o no con le ragazze del Tre e del Sette, strinse fortemente il piccolo dodicenne a sé, circondando la sua testa con un braccio e posando la mano sui capelli neri che accarezzava come per stabilire che fosse di sua proprietà, ringhiando: « Ma che nessuno tocchi il dodicenne. »
 


 

pandabitch.
Patrick Jackson è il tributo del Distretto 8 sotto il mio copyright.
Rocheline Windress è il tributo del Distretto 8 sotto il copyright di Ivola.
I tributi precedentemente citati appartengono alla fanfiction interattiva 27th Hunger Games. World will be watching. di Erika May Mellark.
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Capitolo 2
*** Wave ***


ad Ilaria,


Il cielo che gli strateghi mostravano nell'arena sembrava più realistico di quello che non riusciva a vedere la notte a Capitol City per le eccessive luci, mentre qui, nella foresta, regnava il buio ed immaginava che quelle stelle in cielo, in realtà, fossero vere. 
Quanti morti quel giorno? Non era questa la domanda principale, ma: quanti ancora ce ne sarebbero stati quella sera?
Ecco perché Wave era di guardia alla piccola tenda, nella quale gli altri alleati dovevano stringersi l'un l'altro per poter avere un po' di spazio. Rigirava la lancia fra le sue mani, attendendo un minimo rumore per scattare in piedi e dare l'allarme, ma fin'ora la quiete notturna prevaleva, anche se in lontananza si poteva sentire il suono di qualche sciame di grilli o cicale, se non ibridi, che facevano echeggiare il loro verso per tutta l'arena.
La tenda si aprì facendo il minimo del rumore e Wave si voltò, osservando il piccolo dodicenne in piedi che la fissava. 
« Torna a dormire. » gli ordinò, ma la sua voce sembrava più quella di una madre autoritaria ed in pensiero.
« Stanno arrivando, Wee. »
Ed i pensieri di Wave si bloccarono lì, perché per un attimo il suo cuore si era fermato credendo di trovare sua sorella lì e non quel piccolo ragazzino che sarebbe dovuto morire affinché lei potesse tornare a casa. Ma di certo ora Wave non poteva ucciderlo, sarebbe stato come uccidere quella bambina che aveva il suo stesso sangue. 
Ma poi si concentrò sulla prima parte della frase, quella importante, ed ancora col viso rivolto verso il tributo dell'Otto, batté la mano sull'erba accanto a lei, in modo che quando lui si sedette, lei poté circondargli le spalle con un braccio. Entrambi avevano lo sguardo verso gli alberi, di fronte a loro.
« Fra quanto arriveranno? » chiese, seria, ma forse troppo poco allarmata.
« Non sono molti » l'avvertì, « un paio e non sanno che siamo qui, ma se avanzano ci ritroveremo in uno scontro. »
Era una delle poche volte in cui si poteva sentire Patrick parlare ed anche se non erano cose belle, di certo erano indispensabili per prepararsi alla battaglia, benché comprendere il suo buffo accento, il suo constante balbettare e la sua erre moscia stavano solamente a complicare le cose. L'incredibile olfatto di Patrick riusciva a percepire ogni singolo odore attorno a lui e, così, sapere sempre esattamente dove si trovavano gli avversari era un enorme vantaggio.
« Allora dovremmo prepararci. » sentenziò Wave, stringendo la lancia in mano ed alzandosi per andare a chiamare le sue alleate.
 





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Wave Phoenix è il tributo del Distretto 7 sotto il copyright di darkangel83.
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Capitolo 3
*** Amber ***


a Lucia,


 
Amber tremava sulla sporgenza della radice dell'albero, su cui era seduta stringendosi nella giacca che Wave le aveva dato per riscaldarla; non che ce ne fosse bisogno, i capelli erano bagnati dal sudore freddo per via dell'eccessiva paura che aveva provato. L'attacco dell'ibrido l'aveva di certo scombussolata ed avrebbe risposto che pensava di star per morire, se qualcuno gliel'avesse chiesto. 
Non potevano accendere un fuoco, né allontanarsi da quel posto perché Amber di certo non ce l'avrebbe fatta nemmeno a muovere un passo, ci avevano già provato ed era subito cascata a terra non riuscendo a reggersi in piedi; oltre alle gambe che continuavano a cedere, vi erano anche i graffi che complicavano le cose bruciando e provocandole delle fitte. Ma cosa potevano fare? Non avevano niente con cui curarla, speravano solo che si riprendesse da sola o che i loro mentori, assieme, mandassero un paracadute. 
La cosa strana, però, era che appena riuscirono ad uccidere l'ibrido, quello si accasciò a terra ma poi scomparve risucchiato in essa. Di certo gli Strateghi volevano metter fine a quell'alleanza in qualche modo.
Roche porse qualche galletta alla bionda, che le accettò timidamente, per poi tornare a testa bassa e stringere ancor di più la giacca attorno al suo corpo, ma improvvisamente un arco spezzato le si presentò d'innanzi agli occhi e scorse la piccola figura di Patrick che glielo stava porgendo. Bene, l'arco che aveva costruito si era rotto e così non le rimaneva altro che prendere un coltello ed incominciare ad intagliare ciò che ne rimaneva, sperando di ricavarne almeno qualche freccia da esso.
« Hai avuto paura? » domandò a fatica, in un sussurro, il dodicenne dagli occhi blu, cercando di non inciampare nelle sue stesse parole.
Amber si fermò e con la coda degli occhi lo guardò. Non voleva metter in risalto le sue debolezze, ma quel ragazzino le pareva sempre sincero in quelle poche volte che parlava solo se necessario. Ma allora, si disse Amber, se le stava parlando voleva dire che quella domanda aveva un qualche fine importante.
« Sì. » ammise, vergognandosene un po', ma poi si sentì più libera, come l'aver scaricato un peso.
Pian piano un'altra galletta si avvicinò alla sua mano ed Amber l'accettò, sorridendo finalmente come un tempo al bambino e smettendo di tremare. Quello però tirò solamente le labbra verso gli estremi, per poi rilassarle. La bionda non sapeva esattamente se quel sorriso era stato ricambiato o no, ma gli fu grata lo stesso.





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