Prima o poi ritornano

di Lady Deeks
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Prima o poi ritornano
Capitolo 1

 

-Andiamo ragazzi, un po' di collaborazione!- si lamentava Deeks.

-Di che parlate?- chiese Kensi non appena fu arrivata all'OSP-

I suoi colleghi erano già tutti presenti e, come ogni giorno, impegnati a compilare o leggere scartoffie, ma nonostante ciò trovavano sempre il tempo di chiacchierare e questa volta era stato Deeks a fornire l'argomento del giorno.

-Deeks ha un appuntamento- spiegò Callen -e vuole che noi gli dicessimo dove portare la ragazza.-

-Vittima.- corresse Sam ghignando senza smettere di battere al computer.

Deeks lo ignorò e si rivolse all'altro collega.

-Ecco Callen, non hai proprio seguito! Non ho ancora un appuntamento, ma quando deciderò dove portarla ce l'avrò.- spiegò con gesti teatrali.

-Così sicuro che non ti dia buca?- lo prese in giro Kensi sorseggiando del caffè e sedendosi alla scrivania.

-Non dirà di no perché sarebbe il primo appuntamento e poi sarà un posto assolutamente originale... se solo qui si mettessero al lavoro!- sottolineò l'ultima frase con un battito di mani.
Callen smise di sistemare scartoffie e si rivolse a Deeks.

-Portala all'Irish Pub.- propose con tono elementare, come se la cosa fosse scontata.

-Irish Pub? Dico, ti sembra originale? E poi ci va spesso con i colleghi... proprio come noi, non la porterò dove voi possiate spiarci!-

-Io la mia parte l'ho fatta.- sussurrò quello tornando al lavoro con la coscienza pulita.

-E chi sarebbe la...-

-...vittima?- finì Sam la domanda di Kensi.

-Non ve lo dico e... Sam, invece di scherzare proponi qualcosa.- rimbeccò il biondo guardandolo di sottecchi.

-Sì Sam, proponi qualcosa.- punzecchiò il suo partner.

-Disneyland!- disse quello abbassando lo schermo del pc. -Originale, divertente, colorato.- elencò numerando con un dito della mano ogni aggettivo.

-Eeh.- si lamentò Kensi con un verso di disgusto.

-Ha ragione lei, non le piace Dineyland.- il poliziotto scosse la testa incrociando le braccia; erano ancora ad un punto morto.

-È il luogo più felice di Los Angeles!- esclamò l' ex-seal sconvolto. -Solo tu puoi trovare gente così strana.-

-Ehi, non piace neanche a me!-

-Infatti tu non sei normale.- le fece l'occhiolino tornando al suo computer.

-Perché non la porti a pattinare sul ghiaccio? È originale dato che qui c'è sempre il sole e hanno appena aperto un pala-ghiaccio vicino alla spiaggia.-

-Pala-ghiaccio, Kensi?- rise Callen.

-Beh? È originale.- si difese lei. -Io ci andrei.-

Deeks ci pensò su. Finalmente anche Kensi aveva detto la sua e tutto sommato l'idea non era malvagia: sarebbe stato un buon posto per un primo appuntamento e se avesse funzionato lui sarebbe stato il primo ad ottenerne un secondo...
Tuttavia, anche se l'idea era buona, cercò di non darlo a vedere.

-Non accetto consigli da chi ama i primi appuntamenti allo zoo.- ridacchiò.

Anche Sam e Callen scoppiarono in una risata mal celata mentre Kensi si sistemava nervosa sulla sedia.

-Non mi piacciono gli appuntamenti allo zoo.- scosse la testa nervosa.

-Dillo a Charlene St. James.*-

-Era solo un alias!-

-Certo, solo un alias.- cantilenò ironico Callen beccandosi un' occhiataccia che non vide.

-E comunque non vado allo zoo da otto anni, non mi piace più.- rispose seria, troppo seria e Deeks se ne accorse. Aveva forse toccato un tasto dolente?

-Giusto,- si unì Sam che non aveva capito ciò che aveva, invece, notato il biondo -perché là ci sono le scimmie che hanno tanti peli.- la prese in giro riferendosi alla sua tricofobia.

Kensi rispose con una boccaccia e fece per iniziare a compilare i suoi rapporti quando vide un aereo di carta cadere sulla scrivania di Sam. L'uomo l'aprì e ne lesse il messaggio che si dimostrò contenere.

-''Wiiiii''.- disse. -Ma che diavolo significa?-

I colleghi si avvicinarono per leggere anche loro e capire, ma prima che potessero avanzare qualche ipotesi una voce comparì dietro di loro.

-È il mio fischio.- spiegò Eric sistemandosi gli occhiali sul naso. -Ieri ho scommesso con Nell 25 dollari che riesco a non fischiare per tre giorni.-

Deeks esultò entusiasta di poter assistere a una gara del genere e cominciò a scommettere di conseguenza mentre gli altri sorridevano: Callen perché non credeva che i suoi colleghi potessero essere più pazzi di quanto già pensava; Sam perché era sorpreso e contemporaneamente divertito da Eric che ''si metteva in gioco''; e Kensi perché sapeva più di quanto sapevano gli altri...

-Hai scritto male.- lo richiamò studiando il foglio.

-Cosa?- chiese Eric confuso.

-Sono sicura che il tuo fischio è più simile ad un ''Viuu'' che ad un ''Wiii''.-

-Kensi, ma cosa..?- domandò Callen.

La donna aveva capito cosa volesse dire il collega: stava iniziando una discussione stupida e inutile, lo sapeva, ma aveva i suoi motivi; lo guardò quindi con aria innocente e alzò le spalle.

-Dico solo che non conosce il suono del suo fischio.-

-Lo conosco, invece!- rispose offeso il tecnico.

-Dimostralo! 5 dollari che ho ragione.-

-Bene! Tanto Nell non è ancora arrivata.-

Così disse e, preso un lungo respiro, fischiò come aveva fatto tante volte quando si presentava un nuovo caso. Concluso il fischiò, che era più simile ad un ''Wiiii'', Eric guadagnò 5 dollari da una Kensi stranamente soddisfatta e delle pacche da Deeks che si congratulava per aver battuto la sua partner. Eric sventolò i soldi difronte all'amica, compiaciuto della vittoria, finché qualcuno non lo apostrofò.

-Eric, ti ho sentito.- cantilenò Nell comparendogli alle spalle e allungando la mano tesa verso di lui.

Il biondo rimase di sasso ritrovandosela d'avanti e, con profondo rammarico, fu costretto a pagare la scommessa.

-Hetty vi aspetta di sopra.- disse abbattuto e salì in sala operativa seguito da un Sam sempre più divertito, mentre Deeks e Callen assistevano sorpresi alla vittoria di Nell che si divideva i soldi della scommessa con l'amica e le restituiva i 5 dollari salendo le scale esultante.

-Che imbroglione, era un trucco!- commentò divertito Deeks incrociando le braccia al petto.

-Ricordami di non scommettere mai con quelle due.- chiese Callen raggiungendo gli altri.

 

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*ricordo che Charlene St. James è un alias di Kensi che viene nominato nell'episodio 2x04 ''Piccoli angeli''


NOTE DELL'AUTRICE: eccomi qui con una nuova storia! Per gioia di ValeBarbieKlaus che aspettava una long ho deciso di accettare la sfida (che poi una sfida non era xD) di lou. L'unica pecca è che, a differenza dell'altra long che era già bella e fatta e aspettava solo di essere pubblicata, questa sta nascendo ora il che significa che potrebbe passare del tempo tra un capitolo e un altro, ispirazione e impegni permettendo. Vi chiedo quindi già da ora di essere pazienti, cercherò di dimezzare i tempi ma come capirete non posso promettere niente. Detto questo vi lascio :) fatemi sapere che pensate di questo primo capitolo e a presto! 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Prima o poi ritornano

Capitolo 2

 

-Signori, finalmente!- li accolse Hetty quando anche Callen e Deeks furono entrati in sala operativa.

La donna sembrò indispettita dal ritardo della squadra e naturalmente non mancò di farlo notare.

-Si può sapere cosa ho fatto di male per metter su una squadra senza il ben che minimo senso di puntualità?-

-Hetty, così ci offendi!- iniziò Callen con tono innocente assumendosi il ruolo di avvocato difensore, -Eravamo impegnati in questioni serie.-

-Oh!- rispose la donnina con tono fintamente sorpreso. -Mi scusi signor Callen, ha ragione: la scommessa tra il signor Beale e la signorina Jones è un affare di enorme importanza!-

L'uomo sorrise lievemente sbuffando divertito, mentre la donna intimava la squadra ad occupare ognuno i propri posti e si avvicinava alle due agenti.

-A proposito, complimenti per il gioco di squadra ragazze!- sussurrò compiaciuta alzando lievemente un pugno in segno di vittoria e tornando poi seria; le altre due risero in modo discreto.

Eric cominciò ad esporre il caso e a mostrare il materiale che possedevano alla squadra che aveva intanto assunto quella serietà e professionalità che la caratterizzava.

-James Sanders.- disse, presentando un uomo al computer: coreano, sulla trentina, con occhi neri e capelli cortissimi che vestiva militare. -Il suo corpo è stato ritrovato questa mattina nel bagno di un ristorante.-

-Cosa sappiamo di lui?- chiese Sam.

''James Sanders'', pensava intanto Kensi: quel nome non le era nuovo...

-Sottufficiale in concedo da cinque giorni.- continuò Nell, -Nato a Seattle nel 1979 da padre americano e madre coreana. I genitori sono morti anni fa e lui si è trasferito a Los Angeles dove divide un appartamento con un compagno di squadrone: il soldato scelto David Heale, in concedo anche lui ma da due settimane.-

-Non ci sono video? Magari capiamo meglio cosa è successo.-

-Sì Callen, in effetti ce ne sono due.- disse il biondo facendo partire i due filmati.

Il team li guardò attentamente: il primo mostrava Sanders seduto ad un tavolo che parlava piuttosto animatamente con un secondo uomo; i due sembravano litigare ma il sospettato era di spalle e, nonostante si guardasse intorno nervoso, non sembrava volersi girare. La cameriera comparve portando loro da bere ma solo il marine sembrò accettare il drink. I due discussero ancora fino a quando Sanders non si allontanò uscendo dall'obiettivo e comparendo nella seconda telecamera, posta difronte al bancone, che filmava anche gli ingressi ai bagni; anche l'altro uomo si recò alla toilette ma ne uscì, solo, qualche minuto dopo correndo più agitato di quanto non fosse prima.

-Beh, direi che Mr. X è il sospettato numero uno.- parlò Deeks.

-E ha fatto un errore.- disse Callen avvicinandosi allo schermo per meglio osservare il video. -Eric, manda indietro il secondo video.-

Eric fece quanto detto e lo bloccò ad un segno dell'agente.

-Zumma un po' qui.- ordinò indicando il viso dell'uomo, ma non si vedeva ancora niente a causa dei pixel. -Pulisci l'immagine e fai un confronto con quel che esce.-

-Nell?- Kensi chiamò l'amica; non aveva ancora detto una parola, troppo persa a pensare dove avesse già sentito quel nome. -Puoi darmi il fascicolo di Sanders?-

-Certo, l'ho proprio qui.- disse l'altra, e glielo consegnò.

Kensi cominciò a leggerlo, sicura di conoscere quell'uomo e di trovare qualcosa fra quelle righe.
Hetty intanto osservava soddisfatta e orgogliosa la sua squadra e decise di lasciarli lavorare in pace: aveva molto altro di cui occuparsi e se ci fosse stato qualche problema l'avrebbero avvisata.

-Mi raccomando, tenetemi aggiornata.- disse solamente, poi uscì dalla sala.

-C'è una cosa però che non capisco...- cominciò Deeks, -insomma, se volessi uccidere qualcuno lo farei lontano da occhi indiscreti. Quest'uomo, invece, ha ucciso Sanders in un luogo pubblico e di giorno, per giunta .-

-Sarà legato alla discussione che hanno avuto.- ipotizzò Sam. -L'uomo era nervoso, avrà perso la calma e l'ha ucciso.-

-Forse troveremo qualche indizio nel ristorante.-disse Callen, poi si rivolse a Nell.- Nell, avvisaci quando arrivano i risultati dell'autopsia. Kensi, Deeks, voi...-

-Trovato!- esultò Eric. -L'uomo si chiama Jack Dawson.-

-Dawson? Come quello di Titanic?- chiese ironico Deeks guardando la sua partner e intonando la colonna sonora del film.

Kensi rise senza guardarlo ancora impegnata a studiare il fascicolo del marine; non aveva ancora trovato niente: nessun richiamo, nessuna nota, anzi era stato spesso premiato.
Come faceva allora a conoscere quel nome?
Stava per rinunciarci e chiudere tutto quando una data attirò la sua attenzione. Iniziò a leggere.

-Sì, ma non è il suo vero nome. L'ha cambiato qualche anno fa dopo essere tornato da una missione.- continuò Eric trafficando al computer.

''Nel 2004'', lesse Kensi, ''James Sanders ha passato sette mesi a Falluja, Iraq, col compito di far rispettare il coprifuoco.''
Il cuore cominciò a martellarle veloce nel petto.
Quella data...
Quel luogo...
Quella mansione...
Gli altri continuarono a parlare, ma lei sembrava non sentirli.
''Altri quattro uomini facevano parte della squadra: il caporale Charles Swann e i soldati scelti David Heale e Edward Nolan. A capo della squadra il sottufficiale...''

-Mills.- disse Eric, svelando l'identità dell'uomo in foto. -Sottufficiale capo Jack Mills.-

Kensi alzò lo sguardo senza parole, e con gli occhi lucidi dalla sorpresa, incrociandolo con l'uomo che non vedeva da sette anni.


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NOTA DELL'AUTRICE: eccomi tornata con un nuovo capitolo! So che potrebbe risultare un po' noioso ma dovevo presentare la storia e il caso e spero non vi abbia deluso; nonostante le ricerche svolte (eh già!) ho trovato un po' di difficoltà nell'assegnazione dei gradi ai vari marine, se qualcosa vi puzza e non vi convince (o ne sapete più di me XD) fatemelo sapere!!I nomi dei marine sono tutti INVENTATI (come le notizie che ho dato e darò su di loro) compreso il cognome di Jack che non viene detto nella serie. I riferimenti a ''Titanic'' sono dovuti alla visione recente del film (il cognome falso) e alla lettura della fanfic ''una crociera densi'' di densi_tiva (l'intonare la colonna sonora) che spero non se la prenda per averla citata :)
Ringrazio infine tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e coloro che hanno aggiunto la storia alle seguite e alle preferite. Lasciate un commento se vi va e a presto! :)

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Prima o poi ritornano
Capitolo 3

 

Quegli occhi la fulminarono all'istante: azzurri come il cielo e profondi come il mare la osservavano da quella foto al computer.
Erano sette anni che non li vedeva e Kensi aveva quasi creduto di averli dimenticati.
Quasi...
I capelli biondo platino erano, seppur corti, più lunghi di quanto ricordasse, con un ciuffo tirato in su soffice e sportivo, e una leggera barbetta gli circondava le labbra sottili e rosee. Il viso bello e gentile come allora.
Il fascicolo di Sanders le cadde di mano; quella foto l'aveva colta di sorpresa.
Gli altri, che stavano osservando la foto, si girarono verso di lei.
Tutti tranne Deeks che, incrociando le braccia al petto, osservava serio lo schermo. Aveva capito.

-Kensi, tutto ok?- le chiese Sam.

-S-sì.- rispose l'agente tornando in sé e recuperando i fogli sparsi in terra; li sistemò sul tavolo al centro della sala e, senza dire altro, uscì seguita dagli sguardi confusi dei colleghi.

Deeks la osservò uscire riflettendo se fosse o meno il caso di seguirla.
Ma cosa poteva dirle?
Era rimasto sorpreso quanto lei dalla notizia ma, mentre lui lo era certamente in senso negativo, non era scuro di poter dire lo stesso di Kensi.

-Deeks, ne sai qualcosa?- chiese Callen.

-Non ne sono certo.- rispose esitante.

Decise di non seguirla: in quel momento si sarebbe certamente fatto prendere la mano e avrebbe finito col litigare e peggiorare le cose.
Nell volse nuovamente gli occhi all'uomo in foto.

''E così questo è Jack.'' pensò preoccupata.

Lei sapeva di Jack, Kensi gliene aveva parlato, e il ritrovarselo di fronte la riempì d'angoscia: ricordava bene quel che l'amica le aveva raccontato e, ancor meglio, il suo sguardo, triste e spento, mentre ne parlava. Si era sempre immaginata un uomo dal viso duro, uno di quelli che si capisce subito quanto siano stronzi, e si sorprese nel vedere invece un uomo dallo sguardo gentile e buono.

-E tu, Nell?- la domanda di Callen la riportò al presente.

I ragazzi si erano già persi in domande, ma lei preferì non rispondere, uscendo in cerca dell'amica che, sapeva, aveva bisogno di lei.

-Ma che prende a tutti?- chiese di nuovo l'agente senza rivolgersi a qualcuno in particolare.

-Vi ricordate di Talbott?- la voce di Deeks uscì seria e dura, gli occhi fissi al Sottufficiale. Aveva deciso di renderli partecipi dei suoi sospetti.

-Certo!- esclamò Sam. -Aveva finto di essere affetto da sindrome da stress post-traumatico per nascondere di aver ucciso due uomini, ma cosa c'entra con questo Mills?-

-E vi ricordate anche cosa gli aveva detto Kensi?-

Fece spallucce, -Aveva parlato del suo ex fidanzato, di...- si bloccò ricordandosi improvvisamente il nome dell'uomo.

-Jack.- completò Deeks al posto suo.

-E tu credi che quel Jack sia Mills.- annuì Callen, cominciando a capire.

-Spiegherebbe la reazione di Kensi.-

-Aspettate!- si intromise Eric che non capiva di cosa i suoi colleghi stessero parlando. -Potreste spiegarmi? Cos'è questa storia?-

-Ora non abbiamo tempo Eric. Ti spiegherà tutto Nell, sicuramente sa più di quel che sappiamo noi.- rispose Callen sbrigativo. -Cosa puoi dirci di questo Jack?-

Eric rimase qualche secondo interdetto: era sempre l'ultimo a sapere le cose e questo lo disturbava parecchio. Pensò per un attimo di ribellarsi e farlo presente ai suoi colleghi, ma i loro sguardi seri e preoccupati lo convinsero a non insistere.

-N-niente, il suo file è protetto. Posso riuscire ad accedervi, ma ci vorrà un po'.-

-Facci sapere quando scopri qualcosa. Deeks, credi che Kensi...-

-Sì, credo sia in grado di indagare. La conosci.-

-Sì ma...-

-Callen, non preoccuparti.-

-Ok, allora voi andate ad interrogare Heale; noi andremo al ristorante. Ci ritroviamo qui quando Eric saprà qualcosa.-

-Bene.- rispose Deeks e, lanciando un ultimo sguardo al marine, uscì.

Da quando Kensi l'aveva nominato, due anni fa, Deeks aveva sempre sperato che Jack non tornasse e, ora che le cose stavano prendendo una piega diversa, ora che lei si fidava di lui e che lui aveva deciso finalmente di azzardare, lui era tornato a complicare le cose. E, come se non bastasse, era pure sospettato di omicidio.
Come avrebbe reagito Kensi se Jack si fosse rivelato colpevole?

*

Seduta alla sua scrivania Hetty era impegnata a leggere vecchi rapporti e a compilare e firmare permessi, quando, ad un tratto, Kensi le passò davanti sfrecciando fuori dall'OSP.
Hetty si alzò fermandosi all'ingresso del suo studio e seguendola con gli occhi.

''Cosa sarà successo?'', pensò, e, ancora prima di poter trovare una risposta o avanzare ipotesi, Nell scese le scale, anche lei di fretta, seguendo la collega.

-Signorina Jones?-

-Non ora Hetty.- la liquidò sbrigativa.

La donna rimase sconcertata dalla risposta dell'analista: non era mai successo che un qualche membro della squadra le rispondesse in quel modo.
Il telefono squillò, qualche minuto dopo, e lei corse a rispondere; dall'altro capo del filo sembrava esserci un uomo, ma non se ne preoccupò particolarmente perchè proprio in quel momento Deeks si dirigeva all'uscita prendendo le chiavi dell'auto dalla scrivania della sua partner.
Lei abbassò la cornetta senza preoccuparsi del suo interlocutore, chiamando l'agente.

-Signor Deeks?-

Lui la guardò come indeciso se fermarsi a spiegare o uscire dalla base; si rivolse all'ingresso insicuro sul da farsi e, accennando gesti di scuse, disse: -Non ora, Hetty.- e se ne andò.
Henrichetta Lang aveva tanti difetti, ma non era certo stupida, e aveva capito che qualcosa era successo in sala così, senza perdere altro tempo, si diresse indispettita alle scale dove incontrò gli agenti Callen e Hanna.

-Signori, potreste gent...- iniziò con tono di rimprovero.

-Scusa Hetty, non è il momento.- rispose cordiale Sam, accennando un sorriso di scuse e allontanandosi con il suo collega.

Lei li osservò andarsene combattuta tra il desiderio di richiamarli e scoprire cosa stesse succedendo e l'impulso di lasciarli andare. La questione doveva essere seria se anche Sam l'aveva ignorata e qualsiasi cosa fosse aveva a che fare con Kensi.
Ora basta!
Voleva delle risposte, e le voleva subito! Aveva esplicitamente ordinato di tenerla aggiornata e invece tutti sviavano le sue domande. Avrebbe avuto una risposta, in un modo o nell'altro.
In sala operativa Eric era impegnato con alcune ricerche al computer e, quando sentì la voce indispettita di Hetty, si spaventò.

-Signor Beale, mi spieghi esattamente cosa sta succedendo!-

-S-se ti dicessi che non è il momento?- azzardò l'analista con voce tremante e insicura.

Lo sguardo di Hetty gli fece comprendere l'errore commesso.

E in quel momento desiderò ardentemente di non essere lì.

 

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NOTA DELL'AUTRICE: salve! Mi scuso innanzi tutto per l'attesa dovuta a problemi tecnici e spero in questo capitolo un po' più lungo degli altri :) Ditemi che ne pensate, soprattutto di Hetty, per piacere, che ho paura di aver reso un po' OOC ma mi piaceva l'idea di inserire questa parte semi-simpatica XD Per quanto riguarda Jack spero di essere stata chiara sulla descrizione ma, se così non fosse, mi sono basata sul bravissimo e bellissimo Chris Evans (dopo averlo visto in “Push” lui è diventato il mio Jack LOL)    http://pad.mymovies.it/cinemanews/2009/5310/push_2.jpg 
Ringrazio tutti coloro che continuano a seguire la storia e coloro che hanno recensito. Grazie e a presto! :)

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Prima o poi ritornano
Capitolo 4

 

Kensi guidava spedita per le vie di Los Angeles, infilandosi in scorciatoie strette e svoltando in strade principali senza incontrare il ben che minimo accenno di ingorghi, incidenti o semafori rossi. Il tipico traffico mattutino della città sembrava essersi estinto, privando i due agenti dell'unico tempo utile per parlare da soli in privato, ma Deeks sapeva che, anche se avessero incontrato del traffico, non avrebbero mai intrapreso una discussione. Il silenzio sembrava, infatti, essersi impadronito dell'auto e regnava tra i due partners come mai aveva fatto: Kensi non accennava a voler parlare, chiusa nei suoi pensieri, e Deeks non aveva neanche provato ad aprir bocca e non aveva ancora idea di come intavolare una discussione senza finire con un occhio nero.
Si voltò verso la donna pregando di conoscerne i pensieri: gli occhi di Kensi erano fissi oltre il parabrezza e concentrati sulla strada da percorrere ma, dopo gli anni passati insieme, Deeks aveva imparato a comprenderli e in quel momento vi leggeva ansia e preoccupazione.
L'auto si fermò nel marciapiede opposto all'abitazione di Sanders ed Heale: una casetta giallo chiaro davanti la quale era posteggiata una Kawasaky 1100.
Kensi si slacciò la cintura di sicurezza preparandosi a scendere, quando Deeks la fermò.

-Ti va di parlarne?-

-Non c'è nulla di cui parlare, sto bene.- rispose, aprendo la portiera. Deeks sospirò e Kensi si rese conto dell'errore commesso.

Nell'esatto momento in cui i suoi occhi avevano incrociato quelli chiari di Jack la preoccupazione e un leggero senso di soffocamento si erano lentamente impossessati di lei.
Kensi aveva paura.

Paura di vederlo, di incontrarlo, di ciò che gli avrebbe potuto dire, di ciò che lui avrebbe potuto dire, e soprattutto di ciò che avrebbe potuto dover fare.
Jack era un militare, non si sarebbe fatto prendere facilmente... in uno scontro sarebbe stata in grado di fare ciò che andava fatto?
Questi e tanti altri pensieri e domande le vorticavano e nascevano in testa nonostante il tentativo di Nell, a quanto pare vano, di tranquillizzarla. All'OPS l'amica le aveva assicurato che sarebbe tutto finito per il meglio, che sicuramente Jack non era l'assassino e che, presto, se ne sarebbe andato di nuovo.
Ma lei voleva davvero questo?
Per anni lo aveva aspettato sperando di trovarselo davanti alla porta, voleva davvero che Jack se ne andasse?
Ed era davvero innocente?
E ora la domanda di Deeks l'aveva risvegliata dal torpore mentale in cui si era rinchiusa e, come una stupida, era caduta nella trappola... che poi una ''trappola'' non era: Kensi sapeva benissimo che il suo partner era semplicemente preoccupato, ormai lo conosceva...
Eppure c'era cascata di nuovo!
L'unica frase che avrebbe potuto confermare eventuali sospetti in lui era ''sto bene''; gliel'aveva detto durante un caso: ''Quando dici che stai bene, non stai bene'', e lei continuava a cascarci.
Kensi guardò Deeks che si liberava dalla cintura di sicurezza, pronto ad uscire dall'auto.
Era il miglior partner, no, il miglior amico, che avesse mai avuto e si fidava di lui talmente tanto da risultarle incredibile; parlare con lui e averlo vicino la rendeva felice e ascoltare la sua voce e le sue battute, per quanto stupide, la facevano sentire bene e la rallegravano anche nei momenti più bui e confusi.
Lui sistemava sempre tutto.

-Ho paura.- disse infine, e il biondo si bloccò con la portiera aperta. La richiuse in silenzio e, sempre senza dire una parola, fissò la partner aspettando che continuasse.

-Sono sette anni, ormai, che non lo vedo. Ho sempre sperato che tornasse, e ora che quel giorno è arrivato...- sospirò. -E se mi avesse dimenticata?-
Aveva paura di molte cose, è vero, ma forse quel che la spaventava di più erano i suoi sentimenti per Jack e ciò che lui avrebbe ancora potuto provare per lei.
Era terribilmente confusa... Il timoniere della sua nave mentale doveva essersi preso una vacanza!



''E se mi avesse dimenticata?'', quella frase lo ferì più di quanto avrebbe potuto credere.
Era questa la vera paura di Kensi, che Jack l'avesse dimenticata?
Per tanto tempo si era illuso di poter avere una possibilità, e in più di un'occasione aveva anche creduto di essere corrisposto... come poteva essere stato così stupido?!
Kensi provava ancora qualcosa per Jack, e quella domanda ne era la prova.
Fu inevitabile, per Deeks, pensare che se quell'uomo non fosse ricomparso le cose sarebbero andate meglio di come si prospettavano, e si sorprese nel provare tanta invidia e odio per un uomo che non aveva mai visto.
Avrebbe voluto rispondere di sì, che l'aveva dimenticata, o per lo meno che ci sperava, così, una volta chiuso il caso, Jack sarebbe potuto sparire di nuovo, ma Deeks sapeva benissimo che non era possibile: lui stesso non avrebbe potuto dimenticare Kensi, neanche volendo.

-Sono sicuro che non lo ha fatto.- quelle parole gli sembrarono terribilmente pesanti, ma allo stesso tempo le più giuste.

Il sorriso di Kensi, timidamente accennato e grato, lo trafisse come uno dei coltelli affilati di Sam e, nonostante tutto, non poté fare a meno di sorridere anche lui ora che la sua partner sembrava più serena.

-Forza, andiamo a scagionare ''Il re del mondo''.- cercò di fare il buffone, quel che gli riusciva meglio.

-Il re di cosa?- chiese Kensi, seguendo il collega verso la porta d'ingresso dell'abitazione.

-Del mondo, sai no: ''Sono il re del mondo''.- disse gesticolando e imitando una scena di ''Titanic''.

Kensi lo guardò irrisoria, scuotendo la testa. -Che scemo!-

-Andiamo! Ti sembra normale Jack Dawson come nome di copertura? È a dir poco...-

-Deeks!- Kensi lo interruppe.

La porta era aperta e presentava segni di scasso: brutto segno.
I due agenti si armarono e, a un segnale di Deeks, entrarono in silenzio e furono accolti da un breve corridoio che dava accesso a tutte le altre stanze.
Il poliziotto procedeva cauto e silenzioso seguito dalla partner fino a quando, un dedalo di stanze, non li costrinse a separarsi; l'uno si spostò a sinistra, la donna a destra.
La casa sembrava vuota, ma l'esperienza suggeriva ai due agenti di di non dare nulla per scontato e non abbassare la guardia.
Kensi procedette, pistola in mano, dentro la cucina, continuando poi a ispezionare una camera da letto; Deeks entrò invece in un piccolo studio... trovandovi dentro un uomo, steso a terra in una pozza di sangue. Si fece avanti cauto, ma qualcuno lo sorprese di spalle colpendolo alla testa. Il poliziotto cadde a terra, vedendo l'uomo che scappava; il colpo, fortunatamente, non era stato tanto violento da stordirlo, ma abbastanza forte da disorientarlo.

-Kensi, sta scappando!- urlò, in ginocchio, in direzione della partner.

L'agente si affacciò cauta al corridoio, puntando l'arma difronte a se, scorgendo l'uomo che usciva di casa; gli corse dietro.
Il fuggitivo era di fronte a lei, intento a far partire la propria moto. Non poteva scapparle.

-Agenti federali!- disse, avvicinandosi. -Scenda dalla moto e alzi lentamente le mani!-

Quello alzò le mani, voltandosi verso la donna e rivelando il proprio volto.
Kensi ebbe un tuffo al cuore.
Non poteva credere di avercelo davanti, dopo tutti quegli anni.
L'aveva già visto in foto, ma averlo lì di fronte, in carne ed ossa, era diverso.
Si fissarono per un tempo che le parve infinito e, solo dopo aver sentito il rombo del motore, Kensi si riscosse.
Ma che stava facendo?
Era stato trovato in una scena del crimine, doveva arrestarlo!
Kensi provò a parlare, ma la sua bocca si rifiutava di emettere un qualche suono; provò a raggiungerlo, ma anche le gambe sembravano non volerle rispondere. Era come paralizzata.
Poté solo osservarlo mentre la osservava, e poi andarsene come niente fosse accaduto.
Quando lui era ormai lontano, Deeks la raggiunse, massaggiandosi il capo.

-Cosa è successo?-

-È scappato.- rispose atona, fissando la strada, e Kensi si sorprese di poter di nuovo parlare.

-Come è scappato?- Deeks la scosse, portandosi di fronte a lei. -Chi era, l'hai visto in faccia?-

-Era Jack.-

 

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NOTA DELL'AUTRICE: mi scuso per l'enorme ritardo e spero di riuscire a farmi perdonare con questo lungo capitolo interamente Densi :) Avevo pensato di tagliare un po' inserendo una parte Neric, ma la lunghezza finale del testo mi ha portato a cambiare idea... sarà per il capitolo 5 :) Ringrazio tutti coloro che continuano a seguire la fiction e soprattutto le affezionate ValeBarbieKlaus, lou e densi_tiva che continuano a recensire :) Spero che questo capitolo vi piaccia e- perchè no!- di vedere nuove recensioni :) Fatemi sapere cosa ne pensate e a presto!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Prima o poi ritornano
Capitolo 5

 
-Cosa pensi di tutta questa storia?-  chiese ad un tratto Callen.

Quando, in sala operativa, Deeks gli aveva assicurato che Kensi era in grado di continuare l’indagine nonostante l’evidente coinvolgimento emotivo, lui aveva voluto credergli, ma ora cominciava a chiedersi se non avesse commesso un errore ad assecondarlo.
Era il capo della squadra e di conseguenza tutti si aspettavano che agisse per il meglio, che avesse un piano e una soluzione per tutto, ma la verità era che G. Callen non era sicuro di niente in quel momento.
Il caso era appena iniziato, e già si presentava più complicato di quel che avrebbe voluto: il coinvolgimento di un marine, che era per giunta sospettavo dell’omicidio, rappresentava un problema del quale avrebbe volentieri fatto a meno… se poi quel marine era il Jack di Kensi le cose potevano solo peggiorare.
D’altro canto, se l’avesse esclusa, G. sapeva benissimo che Kensi ce l’avrebbe avuta con lui e, quel che è peggio, avrebbe continuato le sue indagini da sola come quando si era trattato del padre.
Per ora l’unica cosa che potevano fare era fare il loro lavoro e parlare con i proprietari del locale nel quale il corpo di Sanders era stato trovato, in cerca di indizi, prove e testimonianze che li avrebbero aiutati a capire qualcosa di più di tutta quella faccenda.
Ed era proprio lì che erano diretti. Il “Poseidon” era un piccolo bar-ristorante situato lungo la costa dove, per lo più i giovani, erano soliti riunirsi dopo una giornata in spieggia; d’altro canto era un luogo molto tranquillo e discreto dove poteva risultare facile portare a termine un qualsiasi tipo di trattativa.
Sam svoltò l’angolo dell’isolato che li separava dalla destinazione. Non aveva ancora risposto alla domanda del partner non perché non l’avesse sentito, ma perché non sapeva proprio che pensare! Era troppo presto per frasi un’idea precisa o credibile del caso, ma per qualche motivo Sam credeva che la domanda non riguardasse proprio quello.

-Cosa penso? Penso che questo  Jack non mi piace per niente  e che appena sgarra lo gonfio come un  pallone!-

-Andiamo Sam, sii serio.- commentò ironico Callen nonostante non avesse alcun dubbio sulla veridicità di quell’affermazione.

-Sono serio, G! Ascolta, Kensi è l’unica donna della squadra, se non contiamo Nell che sta sempre in sala operativa. È nostro compito proteggerla.-

-Io credo che Kensi sappia benissimo badare a se stessa.- disse, e tuttavia capì quel che Sam volesse dire.

-Sai cosa intendo!-

-So soltanto di averti chiesto un parere e che tu non mi hai risposto.- cercò di riprendere le redini della situazione. –Questa storia non riguarda Kensi.-
Sam posteggiò la Challenger di fronte al “Poseidon”, poi si voltò verso il collega.

-Non la riguarda? Ne sei ancora convinto?- e, senza aspettare alcuna risposta, scese dall’auto.

* * *

Un urlante silenzio si era intanto stabilito in sala operativa.
Urlante di domande.
Urlante di risposte.
Urlante di pensieri e segreti che, con ogni probabilità, sarebbero rimasti segreti.
Solo il ticchettio degli orologi scandiva il tempo, rendendo ancora più inquietante quell’atmosfera che si era venuta a creare.
Nessuna indicazione, nessun ordine, nessun click  dei mouse o di mani che volavano veloci sulle tastiere inserendo password e superando blocchi di sicurezza. Niente di niente.
Si poteva quasi credere che la sala fosse vuota… se non per la presenza di tre individui.
Hetty stava in piedi, immobile e pensierosa da diversi minuti, senza dare ordini o proferire parola, mentre i due analisti sedevano, a distanza di sicurezza da lei, timorosi di quel che avrebbe potuto dire loro.
Da quando avevano finito di aggiornarla sulle modalità di sviluppo del caso, nessuno dei due aveva avuto il coraggio di porre domande o di muovere un solo muscolo. Ma ciò non impediva certo loro di pensare e farsi un’idea propria.
Quando Eric ebbe nominato Jack Mills, entrambi notarono l’impercettibile, e quasi completamente celato, sussulto della donna che, a quanto pareva, conosceva quell’uomo e non si aspettava di sentirne parlare. I due analisti avevano capito subito che Hetty sapeva più di quanto volesse mostrare e, a dimostrazione di ciò, quando Nell ebbe specificato il coinvolgimento di Kensi e la natura del suo rapporto col marine, Hetty non si scompose per nulla.
Lei sapeva di Jack. Probabilmente più di quel che sapevano loro.
E ora che Eric e Nell avevano finito di aggiornarla, aspettavano in silenzio studiandola, come se questo potesse aiutarli a capire cosa il loro capo stesse pensando. Da un momento all’altro sarebbe arrivata ad una soluzione, o forse li avrebbe resi partecipi delle sue riflessioni, o magari avrebbe rivelato loro questioni delicate che li avrebbero aiutati  a venire a capo di tutta quella faccenda.
Certo era che non potevano stare lì con le mani in mano!
I loro colleghi erano partiti da almeno quindici minuti, chi verso la casa di Sanders, chi verso il “Poseidon”, e loro non avevano ancora niente se non un file cui non riuscivano ad accedere, degli esami che aspettavano dall’obitorio, e una donna preoccupata, misteriosa e soprattutto furiosa per essere stata tenuta all’oscuro di tutto e snobbata dal suo team… La cosa non si metteva bene.
E ancora Hetty taceva, le mani conserte e la mente chi sa dove.
Dovevano interromperla? E soprattutto chi doveva farlo?
Nell volse un’occhiata ad Eric e gli fece segno, con un leggero movimento del capo, di farsi avanti, ma quello rispose all’ “invito” scuotendo vivacemente la testa; per lui erano già fortunati ad essere ancora vivi dopo la sfuriata ricevuta e l’espressione omicida che Hetty aveva entrata in sala, non sarebbe stato certo  lui a richiamarla dai suoi pensieri… che ci pensasse la “giovane Hetty”!
I due cominciarono quindi a lanciarsi sguardi eloquenti, a ricattarsi e a minacciarsi con gesti teatrali e a bisbigliarsi in modo quasi impercettibile, l’uno ordinando all’altra di fare qualcosa.
E fu proprio in questo frangente che Hetty alzò lo sguardo sorprendendoli litigare silenziosamente.

-Be’, che fate lì seduti senza far niente? Al lavoro!- li apostrofò e nel tempo di un battito di ciglia i due erano già a trafficare ai computers.

Eric cercò nuovamente di entrare nel file di Jack Mills, ma il documento era protetto e ci sarebbe voluto un po’ per eludere i blocchi; Nell, invece, controllò i risultati dell’autopsia di Sanders che, finalmente, erano arrivati dall’obitorio via e-mail.

-I risultati necroscopici e tossicologici confermano le cause della morte di Sanders avvenuta per contatto con un cocktail di tiopental sodico, bromuro di pamponio e cloruro di potassio (*) somministrabile o per via orale o per iniezione. Potente, veloce e…abbastanza doloroso. – aggiunse scuotendo il capo come dispiaciuta. Poi  si girò verso Hetty e inaspettatamente se la ritrovò a fianco.

-D-dall’obitorio- balbettò per la sorpresa ma riacquistando velocemente il controllo. -dicono di aver trovato dei graffi sul braccio di Sanders. Potrebbe essere stato ferito da Mills con una siringa o qualcos’altro. –si interruppe un attimo come a voler dare il tempo agli altri due di elaborare le informazioni ricevute, poi continuò. –Avviso Sam e Callen, magari trovano qualcosa nel ristorante o nei cestini e cassonetti lì vicini.- alzò la cornetta pigiando il tasto della chiamata rapida. –Poi riesamino il video in cerca di qualcosa. –continuò aspettando che Callen  rispondesse al cellulare.
Hetty annuì e si rivolse al biondo.

-Signor Beale, a che punto siamo?-

-Ad un punto morto. Non sono ancora riuscito ad accedere al file di Mills: è stato bloccato, probabilmente volevano tenere le notizie nascoste a qualcuno. Ci vorrà almeno mezz’ora perché io possa…-

-J25K12.-
Eric, e Nell con ancora la cornetta del telefono in mano, si voltarono all’unisono verso la donna che li ricambiò con sguardo innocente.

-S-sì Callen, sono Nell. I risultati…- cominciò la giovane quando il collega ebbe risposto.

-Come?- riprese Eric.

-Il codice di sblocco. J25K12. Tutto maiuscolo e attaccato.-

Lo stupore dipinto ancora sul volto di Eric, e le mani a pochi centimetri dalla tastiera.
Hetty lo guardò leggermente irritata spostando gli occhi dal monitor all’analista.

-Signor Beale, acceda a questo profilo. Ne ha i mezzi ora.-

L’uomo stava quasi per rispondere qualcosa, quando la porta della sala operativa si aprì lasciando entrare un giovane basso, occhialuto e dall’aria spaesata.

-S-signorina Lang, m-mi scusi il disturbo ma c’è il direttore Granger al telefono che chiede di parlare con lei…-

-Al momento sono impegnata. Gli dica che lo richiamerò appena possibile.- cercò di liquidarlo freddamente e con una punta di irritazione sulla voce.

-H-ha detto di trattarsi di una cosa  urgente. Di un certo “Caso Sanders” e di CIA, e FBI.-

Hetty si voltò prima verso il messaggero, poi all’uomo nello schermo, Jack, e sconfitta e notevolmente infastidita, seguì il messo. Poco prima di uscire si rivolse ai suoi analisti.

-Tenetemi aggiornata.- ordinò, due parole celanti una minaccia. Poi uscì.

Nell ed Eric si fissarono confusi e spaesati. Quel che era accaduto era molto strano. Non avevano mai visto Hetty comportarsi così. Certo, non era la prima volta che si comportasse in modo enigmatico, ma questo era eccessivo perfino per lei.

-J25K12. Secondo te come fa a sapere il codice?- chiese Eric battendolo al computer.

-Due sono le possibilità.- iniziò Nell. –O ha l’autorità per conoscerlo… o è stata lei a inserirlo.-

Il telefono squillò. E lo schermo indicava il nome di Deeks.
 

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(*)  queste informazioni sono prese dalla puntata 3x22 “Un tranquillo vicinato”.

NOTA DELL’AUTRICE: no, non è un miraggio… è un vero aggiornamento! Mi scuso per l’immane ritardo e soprattutto con densi_tiva alla quale avevo promesso il brano circa due settimane fa (XD) e spero di riuscire a farmi perdonare (con tutti) con questo capitolo chilometrico. In realtà la stesura originale prevedeva una seconda parte Sam/Callen e una parte Densi ma ho deciso di rimandare il tutto al prossimo capitolo per non far venire troppo pesante la lettura. Spero non risulti noioso per la mancanza di Densi ma, nonostante la storia tratti principalmente di Densi/Jack, c’è un caso da mostrare e costruire quindi capitoli del genere sono obbligatori. Ringrazio come sempre tutti coloro che hanno commentato finora e invito caldamente i “silenziosi” a farsi avanti, giusto per sapere se la storia interessa e se vale la pena di continuarla. Grazie a tutti e a presto!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


DOVE ERAVAMO RIMASTI?
Callen e Sam arrivano al Poseidon preparandosi ad interrogare il personale del ristorante, mentre Deeks e Kensi, a casa di Sanders ed Heale, trovano quest’ultimo nel suo studio, senza vita, e si lasciano sfuggire Jack. Hetty si allontana dalla sala operativa, richiamata da una telefonata urgente, non prima di rivelare ad Eric il codice di sbocco del file di Jack; Nell aggiorna i colleghi Callen e Deeks sui risultati dei test condotti su Sanders esortandoli a tornare all’OSP
.
 

Prima o poi ritornano
Capitolo 6

 
-Bene Nell, grazie.- disse Callen chiudendo la chiamata con l’amica e tornando da Sam.

Stavano interrogando la barista quando gli arrivò la chiamata di Nell e si era dovuto allontanare per parlare tranquillamente. Sam stava ancora parlando con la ragazza, ma da quel che aveva potuto ascoltare all’inizio lei non sembrava poter essere di alcun aiuto. Aveva riferito loro di non aver sentito di cosa i due uomini stessero parlando ma che, qualsiasi cosa fosse, aveva innervosito l’uomo col cappello. Mills.
Lei non aveva mai visto né sentito parlare di Jack Mills, ma conosceva Sanders che erra un cliente abituale e molto ben voluto dallo stuff femminile per le cospicue mance che era solito lasciare. Aveva avuto diverse amanti tra il personale del Poseidon  ma quando le venne chiesto se ci fosse la possibilità di un delitto passionale, la cameriera aveva completamente scartato quella possibilità. Neanche Callen pensava fosse possibile ma non potevano scartare nessuna ipotesi e quando Sam ebbe fatto la domanda lui lo assecondò.
L’agente si accostò all’ ex-seal.
 
-Ha visto per caso qualcun altro entrare in contatto con Sanders? Mentre andava al bagno, magari. Qualcuno che l’ha fermato, che gli ha parlato?-
 
Callen lo guardò incuriosito e sorpreso. Che voleva intendere con quelle domande?
 
-No, mi spiace ma non mi viene in mente niente.- rispose quella scuotendo la testa.
 
-Grazie comunque. Ci è stata molto utile.- ringraziò Callen, guadagnandosi una sensuale occhiata da parte della donna.
 
-Ma si figuri.- aggiunse lei con tono mellifluo.
 
Sam li studiò spostando lo sguardo dall’uno all’altra riuscendo a stento a trattenere un sorriso.
 
-Ci chiami se le viene in mente qualcosa.- e le porse un  biglietto da visita.
 
-Non mancherò.- rispose lei voltandosi e allontanandosi lentamente, come a volerlo invitare a guardarla.
 
-Il fascino di G. Callen colpisce ancora.- scherzò Sam.
 
-Avevi forse dei dubbi?- chiese ironico l’altro avviandosi fuori dal locale. –Sam, perché le hai fatto quelle domande? Delitto passionale, se Sanders entrato in contatto con qualcun altro…-
 
L’uomo sospirò squadrando il collega.
 
-Non abbiamo ancora prove che il colpevole sia Mills. Forse Sanders è stato avvicinato da qualcuno senza che la barista se ne accorgesse. Senti, odio questo quell’uomo almeno quanto te.- aggiunse notando lo sguardo del collega. –Ma non possiamo permettere che la storia con Kensi influenzi il nostro giudizio.-
 
-Dici bene. E non speri che non sia lui l’assassino solo per rendere meno grave la situazione con lei, vero?- chiese incrociando le braccia al petto.
 
Il seal lo guardò con espressione colpevole, come se fosse stato scoperto a fare qualcosa di sbagliato.
 
-Hai fatto bene a chiederglielo.- gli concesse. –Ma non devi permettere che il desiderare quel marine innocente per Kensi, offuschi il tuo giudizio.-
 
-G., ma…-
 
-L’autopsia e i risultati tossicologici hanno rivelato la causa della morte di Sanders: avvelenamento da cocktail di sostanze chimiche.- Sam si interruppe ascoltando l’amico. –Ci sono dei graffi nel suo braccio destro. Nell ispezionerà nuovamente il video, ma Mills avrebbe potuto ferirlo quando si è sporto su di lui, ricordi?-
 
-Non è sicuro.- tentò Sam.
 
Qualche minuto prima aveva rivelato che avrebbe volentieri picchiato Jack se solo l’avesse avuto d’avanti. “Gonfiato come un pallone”,  le parole esatte. Ed era vero.
Ma nonostante questo, quel che voleva di più era che Kensi non dovesse sopportare e provare altro dolore per quel marine. Era l’unica donna della squadra e sì, sapeva difendersi perfettamente come ricordava la sua schiena, rimembra della simulazione fatta mesi fa, ma lui non riusciva a non preoccuparsi. La conosceva da molto tempo, per lui era come una sorella minore e sapeva che nonostante la preparazione e il carattere forte, Kensi era estremamente fragile; avrebbe fatto qualunque cosa per risparmiarle il peso di dover affrontare “Jack assassino”.
 
-Anche questo è vero.- continuò Callen. –Ma se vogliamo aiutare Kensi non dobbiamo ignorare nessuna possibilità o indizio.-
 
Sam lo guardò serio. Aveva ragione, come sempre.
Lui si faceva sempre prendere troppo da tutto e tutti; Callen lo equilibrava e senza di lui a farlo ragionare sarebbe stato perso.
 
-Cosa hai in mente?- chiese.
 
L’altro, di tutta risposta, diresse uno sguardo eloquente al partner indicando qualcosa alle sue spalle.
L’ex-seal si voltò, trovandovi i due cassonetti del ristorante.
 
-Stai scherzando!?-
 
G. non rispose. Il suo sorriso era più chiaro di qualsiasi parola.

***

 -Ok, grazie.-
 
Deeks fece per chiudere la chiamata ma evidentemente l’interlocutore glielo impedì perché Kensi lo vide riavvicinare il cellulare all’orecchio e accigliarsi.
Dopo il ritrovamento del corpo di Heale, mentre Deeks parlava con Eric per farsi mandare la scientifica e il medico legale che avrebbe prelevato il cadavere, lei aveva cominciato a studiare la scena del delitto.
La porta d’ingresso presentava segni di scasso e lo studio in cui il marine era stato trovato  si presentava in perfetto ordine, indizi che lasciavano intendere che Heale doveva essere stato sorpreso dal suo assassino, magari di spalle, e che il killer, se cercava qualcosa, sapeva benissimo dove trovarla.
Unica nota stonata in questa ricostruzione,  notò Kensi, era la lampada accesa nella scrivania e la posizione in cui il corpo era stato trovato.
L’agente si avvicinò al tavolo di legno scuro. I fogli erano sparsi nella superficie, le penne senza cappuccio e, come già constatato, la lampada accesa. Al momento dell’irruzione Heale doveva essere seduto alla scrivania e, se fosse stato sorpreso, loro ne avrebbero trovato il corpo sulla sedia, o al massimo chino sul tavolo.
Ma non era stato così.
Il cadavere era riverso a terra, poggiato su un fianco e con il viso rivolto alla porta.
Il marine doveva essere stato in piedi davanti all’assassino, doveva averlo visto. Se aveva avuto il tempo di alzarsi probabilmente conosceva il killer.
E Heale conosceva Jack.
 
 
Impegnata com’era a studiare la scena del crimine Kensi non si accorgeva delle occhiate furtive che le rivolgeva il partner.
Nell gli aveva appena rivelato l’esito degli esami di Sanders specificando che erano stati trovati dei tagli sul suo braccio.
 
-Probabilmente è stato Mills.- rivelò cupamente la ragazza confermando i timori del poliziotto.
 
-Ne siete sicuri?-
 
-Abbiamo revisionato il video quattro volte.- col tono di chi non lasciava spazio a dubbi. –Quando tornerete te ne accorgerai.-
 
Deeks sospirò.
Due cadaveri ed un colpevole.
Due cadaveri ed un solo uomo in entrambe le scene del delitto.
Due cadaveri e Jack.
 
-Finiamo qui e arriviamo, il tempo che venga la scientifica.-
 
-Ok.- rispose l’altra semplicemente e chiuse la chiamata.
 
Il poliziotto di avvicinò a Kensi, china sul corpo di Heale e concentrata  a cogliere il minimo indizio.
 
-Cosa ti ha detto Eric?-
 
-Era Nell.- corresse lui. –Cosa hai scoperto?- chiese con un cenno del capo.
 
Kensi lo squadrò con occhi penetranti e per un attimo Deeks si sentì nudo, come se la sua partner potesse leggere i suoi pensieri. Sapeva che se non avesse sostenuto il suo sguardo avrebbe ceduto e in quel momento era l’ultima cosa che voleva. Le avrebbe rivelato il contenuto della telefonata, ovviamente, ma per adesso era meglio tacere; non sapeva perché: forse non voleva darle un dispiacere, altre cattive notizie. Il che era stupido dato che avrebbe dovuto dirglielo prima di arrivare all’OSP, ma credeva fosse meglio così, per ora.
 
-Due colpi di pistola al torace. – si arrese Kensi. –Sparati a distanza ravvicinata, direi.-
 
-Cosa te lo fa credere?-
 
Kensi indicò il petto di Heale.
 
-Residui da polvere da sparo.- lo guardò annuire mentre si avvicinava alla scrivania e ne studiava le carte sparse.
 
-Bollette, conti da pagare, scontrini… il nostro marine era peggio di un commercialista.- cercò di sdrammatizzare.
 
-La lampada è ancora accesa. Heale era seduto quando l’assassino è entrato in casa.- Deeks notò che Kensi aveva evitato di dire Jack, ma non lo diede a vedere.
 
-Siamo in pieno giorno, perché tenere la lampada accesa?.-
 
-Esatto!- concordò l’agente NCIS, notando che la doppia presa cui era collegata la lampada ospitava il cavo di un computer. Mostrò a Deeks la scoperta.
 
-Trovato un computer nella stanza?-
 
-Neanche l’ombra.- negò la donna andando a perquisire le altre stanze, e quella di Sanders, con la consapevolezza che non avrebbe trovato niente.
 
Deeks intanto si infilò i guanti di lattice blu perquisendo lo studio. Niente di insolito tra gli scaffali e i volumi della libreria, ma i cassetti erano colpi di schemi e schedari in cui Heale registrava ogni entrata e uscita: bollette, spese, tasse. Doveva essere lui ad occuparsi della contabilità tra i due. Uno fissato a tal punto con i soldi non avrebbe tenuto accesa la lampada in pieno giorno.
Il poliziotto cominciò a trafficare con il lume ispezionandolo da cima a fondo, ruotandolo e capovolgendolo. Niente.
Poi qualcosa colse la sua attenzione: la cupola che ospitava la lampadina era leggermente alzata. Deeks la sollevò del tutto scoprendo una sorta di piccolo “scomparto segreto”  contenente un oggetto.
 
-Kensi?.- chiamò la partner e le mostrò il reperto.
 
Entrambi si fissarono sorpresi.
Perché Heale avrebbe dovuto nascondere una chiavetta USB?
 
 
 
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NOTA DELL’AUTRICE: eccomi qui con un altro capitolo, spero vi piaccia :) Ringrazio tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo (mi ha davvero fatto piacere leggere i vostri pareri),  i 4 lettori che hanno aggiunto la storia alle preferite [quanta fiducia! :) ] e i 12 che l’ hanno aggiunta alle seguite. Spero di non deludervi, di leggere nuove recensioni e….domanda! La storia vi sembra per caso lenta? Fatemi sapere quello che pensate e ciò che vi passa per la testa! A presto!
P.s. thanks to ValeBarbieKlaus che ha consigliato l’aggiunta del “DOVE SIAMO RIMASTI?” :)

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


DOVE ERAVAMO RIMASTI?
Callen e Sam interrogano il personale del bar/ristorante in cui il corpo di Sanders viene ritrovato non ricevendo alcuna informazione utile. Deeks e Kensi, invece, nella casa del Sottouffuciale e del suo compagno di squadra, il soldato scelto Heale, dopo aver ritrovato il corpo di quest’ultimo e studiatone la scena del crimine, trovano una misteriosa pen drive. I membri della squadra si dirigono all’OSP per rivedere insieme il video esaminato da Nell ed Eric e per venire aggiornati sulle informazioni scoperte dall’analista sul conto di Jack Mills.

 
NOTA DELL’AUTRICE: pronti per l’ultimo capitolo? ;)

 

Prima o poi ritornano
Capitolo 7

 
Appena arrivarono la scientifica e il medico legale Deeks e Kensi lasciarono la casa di Sanders ed Heale  per tornare all’OSP.
Le indagini non avevano portato a niente se non si considera il ritrovamento di quella      pen drive… e se si vuole sorvolare sul fatto che Jack era stato trovato sulla scena del crimine.
L’abitazione dei due marines era priva di telecamere; l’unica che avrebbe potuto aiutarli sorvegliava l’entrata di una lavanderia lì vicino e, sfortunatamente, era guasta da tre giorni.
-Cosa ti ha detto Nell al telefono?-
Deeks fissò la sua partner che, al volante come sempre, sfrecciava per le vie di Los Angeles.
-Te l’ho detto: Eric è entrato nel file di Mills e hanno ricevuto i risultati dell’autopsia.-
-E?- continuò lei.
-E niente, è tutto.-
-Deeks, stavi per chiudere la chiamata quando Nell te l’ha impedito.- lo osservò un attimo. –Cos’è che non vuoi dirmi?-
Lo vide sospirare attendendo che parlasse.
-Il medico legale ha trovato dei tagli sul braccio di Sanders.-
Kensi si irrigidì capendo dove il collega volesse andare a parare: al ristorante, prima che morisse, il Sottoufficiale aveva avuto un’accesa discussione con Jack che, ad un certo punto, si era sporto verso di lui. Non ricordava che l’avesse toccato, ma in effetti non vi aveva dato importanza. Ora però, conoscendo le cause della morte…
-Potrebbe esserseli procurati ovunque.-
-Non lo puoi sapere.-
-Neanche tu!- gli urlò contro.
Lui si imbronciò un attimo come a volerla assecondare. (*)
-Gli altri ci aspettano per rivedere il video, così possiamo…-
-Perché non me l’hai detto subito?- Kensi fermò l’auto difronte all’OSP.
Deeks cercava di evitarne lo sguardo, ma la donna lo fissava furente e decisa ad avere una risposta.
Perché aveva atteso così a lungo prima di rivelarle quei risultati?
-Credevi che sapendo dei tagli avrei nascosto delle prove? Guardami!- ordinò strattonandolo.
Lui fece quanto detto ma restò in silenzio, non sapendo cosa dire.
Nemmeno lui sapeva perché avesse rinviato, pensava semplicemente fosse la cosa giusta da fare.
-Non ti fidi di me.- non era una domanda, e lo sguardo di Kensi lo ferì.
-Non dire stupidaggini Kens…-
-Perché allora?-
-Non lo so! Pensavo solo fosse la cosa giusta. Dopo che hai lasciato scappare Jack…-
-“Lasciato scappare”? Credi l’abbia  lasciato scappare?-
-Non volevo dire questo!- si maledisse accorgendosi della pessima scelta di parole.
-Be’ sembra proprio il contrario!- sputò furente e uscì dall’auto sbattendo violentemente la portiera.
-Kensi, aspetta!-
Deeks la seguì dentro l’edificio dove la vide riunirsi a Sam e Callen.
Li raggiunse.
-Trovato niente?- Chiese il poliziotto col tono più disinvolto possibile, sbirciando la partner.
-Niente di niente.- ringhiò Sam.
-Come sarebbe niente?- infierì Kensi beccandosi un’occhiataccia da parte dell’ ex seal.
-Ma cosa… cosa è questa puzza?- domandò disgustato il biondo.
-Non chiedere.- intervenne Callen guidandoli su per le scale.
-Sam, sei tu?-

***

-Abbiamo appena iniziato le indagini, Owen! Come puoi credere di…-
Nella poca intimità che il suo studio poteva concederle, Hetty stava ancora parlando al telefono con Granger circa il caso Sanders.
A quanto pare già da diversi mesi l’FBI stava indagando sulla vecchia squadra di Mills, sospettata di aver sottratto importanti e pericolose informazioni militari. Dati riguardanti missioni oltre oceano, schemi di guerra e ancora identità di marines e agenti dormienti o sotto copertura.
Neanche Granger aveva idea di come dei semplici Sottouffiali e soldati fossero entrati in possesso di segreti simili, ma la cosa era grave: si trattava di segreti di Stato e Hetty poteva solo immaginare cosa sarebbe successo se quelle informazioni fossero cadute in mani sbagliate.
-Il mio team è perfettamente in grado di gestire la situazione!- urlò andando avanti e indietro per lo studio e gesticolando nervosa. -Certo che conosco la posta in gioco, Owen! E non c’è alcun bisogno di far intervenire l’FBI, si tratta di marines, è il nostro campo!-
Era vero: il caso riguardava la marina americana quindi era di competenza dell’NCIS, ma soprattutto non voleva che il caso finisse in mani esterne al suo team. Non fino a quando non avessero capito il ruolo di Mills in quella storia.
Se l’FBI avesse indagato su di lui e scoperto il rapporto che lo legava con la sua agente, non importava da quanto tempo Kensi non lo vedesse, avrebbero potuto aprire un’indagine interna e compromettere l’immagine della sua squadra.
Non che si aspettasse trovassero qualcosa, si fidava di Kensi, ma un’indagine interna o l’intervento di altri agenti li avrebbero rallentati e potuto costituire una macchia indelebile nel curriculum della ragazza.
-Ti chiedo solo qualche giorno. Poi potrai far intervenire chi vuoi.-
L’interlocutore sembrò cominciare a cedere ma non si arrendeva.
Henrichetta Lang non aveva mai dovuto pregare qualcuno per convincerlo di qualcosa, ma in quel momento si ritrovò quasi a farlo; i suoi agenti erano come dei figli per lei e avrebbe fatto di tutto per aiutarli e proteggerli.
-Non posso dirtelo, ma ti assicuro che ho le mie buone ragioni. Owen, se ti ho mai fatto un favore, vorrei riscuoterlo.-
La donna si fermò al centro dello studio in attesa della risposta del direttore che, probabilmente, stava vagliando la proposta.
Poi Hetty tirò un sospiro di sollievo e accennò un sorriso. Ringraziò l’uomo e, chiudendo la chiamata, si sedette stancamente alla scrivania.

 ***

Gli agenti si riunirono in sala operativa difronte allo schermo, guardando il video della telecamera del “Poseidon” e, come notarono tutti, Mills si sporgeva verso Sanders allungando la mano al suo braccio destro.
Era difficile dire che non l’avesse toccato o che non avesse niente in mano perché a quella distanza non si capiva benissimo: la telecamera della sala ristoro aveva una risoluzione minore rispetto a quella posta difronte al bagno e, nonostante lo zoom e il ripulimento d’immagine, i pixel non consentivano una buona visione.
Nell bloccò il video, dopo averlo mandato due volte, e nessuno parlò riflettendo su quanto visto.
-Non aveva niente in mano.- commentò Kensi, interrompendo quel silenzio assordante.
Aveva osservato attentamente il filmato ed era sicurissima che Jack non avesse avuto nulla in mano. E poi se l’avesse davvero graffiato, Sanders se ne sarebbe certamente accorto… avrebbe almeno sussultato!
-Anche io lo credo.- l’appoggiò Sam, e Kensi lo ringraziò mentalmente.
-La qualità è pessima, come fate a dirlo?- intervenne Deeks. –Non possiamo esserne sicuri.-
Kensi lo guardò torva.
Perché gli stava facendo questo?
Prima l’ha tenuta all’oscuro delle novità, poi la discussione in auto, e ora questo.
Davvero non si fidava di lei dopo tutto quel che avevano passato?
-Se fosse come dici tu, Sanders avrebbe come minimo sussultato, anche solo per la sorpresa. E invece non ha battuto ciglio.- spiegò il seal.
-E comunque non abbiamo trovato niente. Né al ristorante, né nei cassonetti.- concluse Callen.
-Bene, ma il veleno per cui è morto è idrosolubile. Avrebbe potuto scioglierlo nel succo che hanno ordinato, o magari l’ha chiesto alla barista convincendola in qualche modo. Lui non accetta il drink, mentre Sanders sì. E poi muore.-
-Deeks…- lo apostrofò Kensi.
-Cosa? Sto solo considerando tutte le possibilità.-
-La ragazza dice di non conoscere o aver parlato con Mills.-
-E se mentisse?- chiese con tono elementare.
-A me è sembrata sincera Deeks, ma se vuoi parlarci tu accomodati!- ringhiò Sam.
-Ragazzi, calmiamoci.- intervenne Callen. –Eric, tu che hai scoperto dal file di Mills?-
Kensi si voltò verso Eric più velocemente di quanto avrebbe voluto e dovette far ricorso a tutta la sua forza di volontà per non raggiungerlo.
Dopo che Jack se n’era andato, aveva tentato a lungo di accedere al suo fascicolo senza, però, ottenere risultati.
Aveva anche lasciato lei, ma non avrebbe mai lasciato la Marina, e Kensi aveva provato in tutti i modi di scoprire qualcosa prima di convincersi a rinunciare.
Quel che più la infastidiva era l’alto livello di sicurezza con cui era protetto il file: dalla sua posizione sarebbe potuta entrarvi in qualsiasi momento, ma qualcun altro era sicuramente intervenuto per impedirglielo. Il pensiero che fosse stato Jack stesso a chiederlo la esortò ad interrompere le ricerche: al momento giusto sarebbe ritornato. Ed era proprio per quella convinzione che era potuta andare avanti.
Fino a quando non era arrivato Deeks…
Kensi si sorprese a pensarci considerando il suo comportamento nelle ultime ore, e fu grata ad Eric per averla rapita da quelle riflessioni.
-Niente di rilevante, per ora. Dopo un crollo psicologico, circa otto anni fa, viene reintegrato in marina sotto il nome di Jack Dawson…-
-Perché?- Kensi non riuscì a trattenersi dal chiederlo.
-Non è specificato.- rispose il biondo, osservandola dispiaciuto per non averle saputo dare una risposta.
-Va avanti, Eric.- lo spronò Callen.
-S-sì. Dopo un breve periodo viene mandato in Iraq, per circa dieci mesi, insieme alla vecchia squadra: Sanders, Nolan, Swan ed Heale.- elencò i componenti facendone comparire i volti sullo schermo.
 -Negli anni seguenti,- continuò Nell. -ha preso parte a diverse altre missioni di poco conto insieme ad altri marines. Nessuna nota disciplinare o richiamo. Un soldato modello.-
 

Deeks storse il naso, ma nessuno se ne accorse.
 ‘’Pure soldato modello! Eppure era sospettato di omicidio, il soldato modello.’’
Scrollò il capo come a voler far uscire quei pensieri dalla sua mente. Gli altri erano rivolti a Nell ed Eric, e per fortuna non notarono quei gesti nervosi.
Si voltò verso Kensi che ascoltava, pendendo dalle labbra dei due analisti, desiderosa di conoscere tutti i particolari su ciò che era scritto in quel fascicolo.
Aveva decisamente esagerato: quelle frecciatine e quella discussione in auto se le sarebbe potute benissimo risparmiare. Come aveva potuto dire che Kensi si era “lasciato scappare” Jack? Non lo pensava neanche! Aveva parlato senza pensare, come sempre, e aveva lasciato che il nervosismo (o qualcos’altro?) prendesse il controllo.
Aveva atteso prima di dirle dei risultati, era vero, ma non sapeva il perché, e non era certo perché non si fidava di lei!
Le avrebbe affidato la sua vita.
E ora lei l’avrebbe volentieri preso a pugni se fossero stati soli. Lo sentiva nelle sue parole, lo leggeva nei suoi occhi.
Doveva farsi perdonare perché non sopportava che Kensi ce l’avesse con lui… non per colpa di quel Jack!
-Sanders, Nolan, Swan ed Heale.- elencò di nuovo Sam. –Quattro marines, di cui due morti.-
-Provate a rintracciare Nolan e Swan, o qualche loro parente.- ordinò Callen ai due analisti. –Potrebbero essere in pericolo.-
-O morti.- si intromise Deeks.
-O magari potrebbero aiutarci!- Kensi le rivolse un occhiataccia portando le braccia ai fianchi, esasperata.
‘‘Ottimo lavoro, Marty! Buon modo per migliorare la situazione.’’
Aveva detto “morti” ma non voleva dire che fosse stato Jack! Doveva pensare meglio prima di aprir bocca!
Era normale che, per come si era comportato, Kensi pensasse che fosse contro di lei. Doveva farle capire che non era così e che l’appoggiava, che si poteva fidare e che avrebbero risolto la cosa insieme. Come sempre.
Non avrebbe permesso a quel marine di dividerli.
 

Deeks la guardò scuotendo la testa, come se lei non avesse capito cosa intendesse dire.
Certo, era lei che non capiva! Era dall’inizio del caso che lui non faceva altro che contraddirla e metterle il bastone tra le ruote, ed era lei che non capiva!
Avrebbe tanto voluto picchiarlo…
-E voi che ci raccontate dalla casa dei due marines?-
-Noi, Sam, abbiamo molto da raccontare.- iniziò il poliziotto come a voler sottolineare la mancanza di prove presentate dall’ ex navy-seal che ora lo guardava minaccioso.
-L’aggressore ha sparato da una distanza molto ravvicinata.- Kensi prese la parola prima che Sam uccidesse il suo partner; un favore che si sorprese a volergli fare. –Abbiamo trovato residui da polvere da sparo sulla camicia del soldato.- continuò mentre Eric mandava sullo schermo le foto scattate sul luogo. -Il corpo era riverso a terra ma, con ogni probabilità, al momento dell’intrusione era seduto alla scrivania.-
-Come fai a dirlo?-
-La sedia era spostata, i fogli sparsi sul tavolo, le penne senza cappuccio, la lampada accesa e il cavo di un computer collegato alla presa.- rispose, enumerando con un dito della mano ogni elemento di prova.
-Hai detto un computer?-
-Sì, Eric, ma non ti esaltare. In casa non c’era: l’assassino deve averlo portato con sé. Però abbiamo trovato…-
-…questa!- la interruppe Deeks lanciando il reperto al biondo. –Era nascosta nella lampada della scrivania. Deve contenere notizie importanti, il caro Mills deve essersela lasciata sfuggire.-
-Aspetta un attimo, cosa c’entra Mills?- chiese Sam anticipando il suo partner.
-Deeks l’ha trovato sulla scena del delitto.- rispose Kensi lentamente, ingoiando il groppo che le si era formato in gola, e misurando per bene le parole.
-E ora dov’è?- chiese serio Callen con gli occhi puntati sull’amica.
-Be’…-
E ora?
Che doveva fare?
Mentire?
Ai suoi colleghi?
No, non poteva farlo.
-…l-lui…-
-Mi ha dato una botta in testa ed è scappato.- spiegò l’agente di collegamento. –Kensi era nel retro, non avrebbe potuto raggiungerlo. È salito sulla moto ed è scappato.- gli occhi di tutti puntati su di lui. Compresi quelli sorpresi di Kensi. –Mi spiace ragazzi.-
-Avete letto la targa, per caso?- domandò Nell che fino a quel momento era rimasta in silenzio.
‘’No.’’ pensò Kensi.
Non aveva fatto proprio niente!
Ritrovarsi Jack davanti l’aveva scombussolata del tutto.
Non aveva preso la targa.
Non l’aveva fermato.
Non aveva fatto niente di niente.
Si chiese se il suo partner non avesse avuto ragione a dire di “averlo lasciato scappare”. Non poteva credere di poter fare qualcosa del genere, ma forse inconsapevolmente era proprio quel che aveva fatto.
Callen l’avrebbe senz’altro esonerata dall’indagine se l’avesse scoperto, se non fosse che…
-Certo, che domande!- la voce scherzosa del suo collega la riscosse.
L’agente NCIS si sorprese. Quando l’aveva memorizzata?
-È una Kawasaki Zephyr 1100, arancione.-
Mentre Deeks informava gli altri, Kensi non poté non notare lo sguardo che il biondo collega le rivolse.
Uno sguardo che chiedeva scusa per quel che le aveva detto e per tutte le altre frecciatine, e lei non poté trattenersi dal sorridergli debitrice.
In fin dei conti, pensò, anche lei avrebbe potuto credere e dire cose del genere se fosse stata al suo posto. Era istintivo, per alcuni versi.
Finito con Eric, il poliziotto le si avvicinò con disinvoltura, come a voler nascondere agli altri il suo nervosismo.
-Scusa per prima, non lo pensavo veramente.- le sussurrò, avvicinandosi lievemente.
Kensi chinò la testa, nascondendo un sorriso.
-Lo so.- rispose. –Grazie.-
L’uomo sorrise di rimando, più rilassato, e prendendo posto vicino alla sua partner, come sempre.
Poi il turbine di ipotesi e pensieri dei colleghi risucchiò anche loro.
 
 
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(*) Nonostante i consigli di densi_tiva :), non so se sono riuscita bene a rendere a parole l'espressione di Deeks,comunque mi riferisco a questa XD 
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NOTA DELL’AUTRICE: scherzetto! Questo non è affatto l’ultimo capitolo, ci eravate cascati? ahahah Ok, torniamo seri. Non ho molto da dirvi se non che spero vi piaccia! :) Il capitolo è risultato molto lungo e spero non vi venga pesante; consideriamolo un esperimento e se vi risulta troppo tutto in una volta cercherò di fare di meno! La verità è anche che non sapevo proprio dove tagliare senza combinare un macello XD Comunque ditemi cosa pensate (non siate timidi, ve ne prego! Anche le critiche aiutano) e… ci vediamo presto :D

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


DOVE ERAVAMO RIMASTI?
La squadra si è riunita all’OSP per rivedere il video del “Poseidon” e discutere le eventuali questioni sul caso. Deeks e Kensi affrontano un breve litigio, ma riescono a chiarirsi e fare nuovamente squadra. Eric e Nell vengono incaricati di cercare Mills (grazie al numero di targa dato da Deeks), gli altri membri della vecchia squadra di Jack e qualche loro parente che potrebbero aiutarli nelle indagini. Hetty ha una discussione telefonica con il direttore Granger, il quale vorrebbe cedere l’incarico, o al limite dividere l’indagine, con l’FBI; la donna riesce a convincerlo a concederle 48 ore, scaduto questo tempo il direttore farà a modo suo.

 

“Prima o poi ritornano”
Capitolo 8

 
Difficile dire cosa infastidisse di più Sam fra il non avere abbastanza prove e qualche teoria sul caso o le chiacchiere di Deeks.
Ciò che avevano raccolto fin’ ora erano una lista di marines morti e possibili obiettivi, una chiavetta USB che poteva dimostrarsi il movente di quegli omicidi e i video di sorveglianza del “Poseidon”… in effetti non era proprio niente su cui lavorare, semmai il contrario!
Ciò che lo infastidiva, quindi, era probabilmente il fatto che le prove sembrassero portare  all’ex fidanzato di Kensi.
Avevano pensato a tutto e ricostruito le modalità d’azione seguendo le più svariate teorie che erano venute loro in mente, ma ognuna di quelle vedeva Jack Mills colpevole.
Ad ogni nuova ipotesi vedeva lo sguardo di Kensi accendersi di nuova speranza, e poi spegnersi con la stessa velocità ogni volta; gli dispiaceva vederla così e le chiacchiere del poliziotto non aiutavano a migliorargli l’umore. Per lo meno aveva smesso di “ostacolarli” condannando il marine a priori come se il suo obiettivo fosse quello; ora sembrava ragionare più lucidamente. Sam non sapeva spiegarsi questo repentino cambio d’umore, ma poco prima l’aveva visto avvicinarsi alla sua partner quindi, qualunque fosse la causa, sapeva che Kensi aveva la sua parte di merito.
-Ragazzi, forse ho trovato qualcosa!- li chiamò Nell.
Lei ed Eric si stavano dando molto da fare col decriptare la chiavetta trovata da Deeks e Kensi e la ricerca degli altri membri della vecchia squadra di Mills e di parenti che avrebbero potuto aiutarli, mentre Sam e gli altri creavano una storia plausibile per la spiegazione del caso. Erano arrivati a quel punto delle indagini in cui loro non potevano fare niente se non aspettare che i due analisti trovassero qualcosa; Sam odiava starsene con le mani in mano, ma d’altronde se si fosse seduto al computer avrebbe sicuramente rallentato il lavoro: non aveva un buon rapporto con la tecnologia e, tolte le nozioni e i programmi base, non aveva idea di dove mettere mano; e come lui, anche gli altri membri del team, chi più e chi meno, erano nella stessa situazione.
Ma il Seal aveva piena fiducia nelle capacità dei due colleghi che si erano sempre dimostrati capaci di far fronte ad eventuali problemi.
-Cosa hai scoperto?- chiese Callen. –Trovati gli altri membri?-
-No, a quello sto ancora lavorando, ma ci vorrà poco.- spiegò Eric.
-Però siamo riusciti a decriptare la pen-drive: la protezione era minima quindi probabilmente il marine non credeva gli venisse sottratta…-
-…oppure non se la cavava bene con i programmi di sicurezza.-
-In ogni caso non avete idea di quel che contiene!-
-Che vuoi dire, Nell?- si avvicinò Deeks. -Spiegati meglio.-
-È roba davvero… wow!- esclamò sconcertata. –Sono contenuti files di alcune vecchie missioni e di recenti, alcune tutt’ora in corso. I documenti cono completi di profili di soldati e agenti sotto copertura. La maggior parte dei documenti tratta di questo ma c’è molto altro.-
Sam non riusciva a credere alle proprie orecchie.
Come aveva fatto un semplice soldato ad ottenere informazioni del genere?
E soprattutto perché la protezione era minima?
-Direi che è un valido movente per uccidere qualcuno.- iniziò Callen. –Sanders doveva sapere di quella chiavetta: Heale non poteva essersela procurata da solo, e magari è coinvolta tutta la squadra.-
-Forse speravano di vendere le informazioni a qualche gruppo estremista, terroristi o qualche spia.- continuò il poliziotto. –Forse Sanders ed Heale non erano più d’accordo con il piano e…-
-Jack li ha uccisi. Non guardatemi così ragazzi, è logico.- spiegò Kensi quando tutti la osservarono sorpresi. –Jack è stato trovato in entrambe le scene del crimine, è probabile che sia lui l’artefice di tutto.-
Sam si sorprese della tranquillità con cui Kensi aveva parlato, doveva essere entrata nell’ottica che forse Jack era davvero colpevole.
-Potrebbe anche essere il contrario.- tentò il Seal.
-Oppure potrebbe essere proprio così.- sollevò le spalle rassegnata.
-In ogni caso- continuò Callen, -dobbiamo trovarlo, scoprire a chi voleva vendere le informazioni e se ne possiede altre. A che punto è Kaleidoscope?-
-Sta ancora cercando.- controllò Eric.
-Non credete sarebbe bene capire come hanno ottenuto quelle informazioni?- intervenne serio Deeks. –Potrebbe esserci una spia, è a rischio la sicurezza nazionale!-
-Farò un controllo sui possibili indiziati, ma la lista sarà lunga anche se non tutti possono entrare in contatto con simili documenti: è roba grossa, probabilmente anche noi non siamo autorizzati.-
-Su questo ha ragione, signorina Jones.-
Una voce alle loro spalle li sorprese tutti. Hetty era entrata in sala operativa, cupa in viso, senza che qualcuno se ne accorgesse, tanto il team era concentrato.
-Mi dispiace privarvi di una così importante prova- disse rivolta alla squadra, -ma le informazioni lì contenute non vi servono per concludere il caso. Perciò… signor Beale, vuole darmi il reperto?-
Eric osservò per un attimo i suoi colleghi leggermente indeciso sul da farsi, ma Hetty era il capo e per ogni cosa dovevano rispondere a lei, così obbedì all’ordine.
-Hetty non…-
-Signor Callen- lo interruppe, -due parole.-
 

***

Callen seguì Hetty fuori dalla sala operativa senza obiettare e curioso di quel che la donna gli avrebbe confidato: capitava a volte, durante un caso, che lo rendesse partecipe dei suoi pensieri o di informazioni che solo lei conosceva, e comunque mai niente di chiaro o che appariva per quel che era. In quei casi risultava sempre molto ambigua e misteriosa: solo Hetty sapeva cosa c’era veramente nella mente di Hetty, e Callen  si trovò spesso a pensare che nessuno, probabilmente, avrebbe mai visto, scoperto o vissuto quel che lei aveva conosciuto e provato sulla propria pelle. A conti fatti svolgevano entrambi lo stesso lavoro, ma Callen credeva che non sarebbe mai arrivato a possedere tanti segreti  quanto Hetty… e, nonostante quel che dicesse, ne era incredibilmente sollevato.
L’agente stava già pensando a quale segreto lei gli avrebbe svelato senza riflettere sul fatto che il più delle volte quel che la donna gli riferiva erano ordini dall’alto, raccomandazioni sull’importanza del caso e cose simili.
Hetty lo guidò per i corridoi della sede fermandosi difronte alla finestra in cima alle scale, le sopracciglia incrociate e l’espressione infastidita fecero intuire all’agente l’argomento del discorso: ordini dall’alto.
-Cosa volevi dirmi?-
-Ho parlato col direttore Granger…-
Callen sbuffò. Aveva indovinato il motivo dell’incontro e la curiosità di prima si trasformò in fastidio; non correva buon sangue tra lui e il direttore e a dire il vero G. non si fidava per niente di lui: spesso e volentieri li teneva all’oscuro di informazioni fondamentali per una risoluzione veloce dei casi, e li ostacolava facendo intervenire l’FBI.
L’FBI… G. ci rifletté un attimo.
-Non interverrà mica l’FBI?-
-Non ancora…-
-Hetty- la interruppe senza ritegno, tanto la cosa lo innervosiva, -non puoi permetterglielo! Non ha mai funzionato, ci rallenteranno solamente; senza contare che Kensi è troppo coinvolta: potrebbero credere che lo stia aiutando o qualcosa del genere…- non riusciva a credere che Hetty non si fosse opposta alla decisione di Granger! -…la butterebbero fuori dalle indagini o la accuserebbero di favoreggiamento!-
-Signor Callen…-
-Hetty, come hai potuto non fare…-
-Signor Callen!- la donna lo interruppe bruscamente riuscendo ad ottenere la sua completa attenzione. –Non ho detto di non essermi opposta.- chiarì.
L’agente rifletté sulle parole del superiore e si accorse di essersi comportato come uno stupido… era ovvio che Hetty li avrebbe appoggiati.
-Quanto tempo abbiamo?-
-Quarantotto ore. Non è molto ma non ho potuto fare di più.-

-Grazie.- ringraziò lui dirigendosi verso la sala operativa.
-Signor Callen, non occorre che io le dica che quei files hanno la priorità, vero?-
-Faremo il possibile.-
-No, dovete fare quel che occorre.-
 

***

 
-Be’ ora che la pen-drive è andata direi che sono tutto tuo Kaleidoscope!- esclamò Eric con falso entusiasmo quando Callen uscì dalla sala con Hetty.
Kensi lo vide scambiarsi un occhiata annoiata con Nell e entrambi si girarono al computer battendo lettere alle tastiere. Avere a che fare con Kaleidoscope e ricerche di persone e simili non doveva essere tanto eccitante, evidentemente.
L’agente NCIS lanciò una breve occhiata a Sam e Deeks e, vedendoli concentrati su alcuni fascicoli e sull’orlo dell'ennesimo battibecco, si convinse a rivolgersi ad Eric e porgli la domanda che già da alcuni minuti l’assillava: come aveva fatto, in così poco tempo, a sbloccare il fascicolo on-line di Jack?
Kensi sapeva di non essere allo stesso livello di Eric o Nell quando si parlava di computers e tecnologie varie, ma prima che arrivasse Nell e durante i primi giorni di Dom all’OSP era lei che aiutava Eric in sala operativa, quindi qualcosa in più di Sam o degli altri la sapeva fare nonostante il nervosismo che quegli aggeggi le trasmettevano; eppure non era riuscita ad accedere a quel fascicolo.
-Eric, posso parlarti qualche secondo?- bisbigliò alle sue spalle affacciandosi tra lui e Nell.
-Certo, che vuoi sapere?- chiese lui senza voltarsi.
L’agente vagliò per qualche istante la possibilità di chiamarlo da parte e parlarli in privato, ma Nell era la sua migliore amica e non aveva segreti per lei, quindi continuò.
-Come… come hai fatto ad accedere al file di Jack così in fretta?-
-A dire il vero non è stato tutto merito mio… Dannazione!- sbatté un pugno sul tavolo. –Io odio Kaleidoscope!-
-Aspetta, cosa vuoi dire?- continuò lei, ignorando le lamentele del collega; poi si rivolse a Nell. -Nel senso che l’hai aiutato tu?-
L’analista increspò le labbra come se volesse rispondere ma pensasse fosse meglio tacere, cosciente che la cosa non avrebbe portato a niente di buono; peccato per lei che quando Eric era concentrato in altro pensasse solo a quello e avesse la lingua ben sciolta…
-No, è stata Hetty in realtà: mi ha dato lei la password d’accesso… Beccato!- esultò voltandosi verso le due amiche, ma Kensi era già uscita dalla sala, scontrandosi con Callen che, invece, tornava.
-Ho forse detto qualcosa che non dovevo?- chiese il biondo rivolgendosi confuso alla collega.
Nell non rispose; gli lanciò un’occhiataccia assestandogli un pugno sul braccio, e si avvicinò al resto del team lasciandolo lì dolorante.
 

***

 
Kensi non riusciva a credere a quel che Eric le aveva rivelato.
Sette anni. Sette anni  che Hetty sapeva di quel file, di lei che aveva cervato di accedervi, e non aveva fatto niente.
No, non niente: quello avrebbe potuto accettarlo; l’aveva proprio ostacolata!
Non la stupiva il fatto che Hetty sapesse di Jack: dopo tutti quegli anni nella squadra aveva imparato che niente poteva esserle tenuto nascosto e, soprattutto, che sapeva sempre ogni cosa dei suoi agenti. Kensi poteva aspettarsi di tutto, anche che Hetty fosse a conoscenza di quel file… ma non che ne possedesse la chiave d’accesso!
Perché non gliel’aveva detto?
E quante cose ancora le aveva tenuto nascoste?
Kensi scattò verso l’ufficio della donna  come se quello fosse il suo unico scopo nella vita. Non si fermò neanche quando un agente le chiese un consulto su un altro caso, o quando, scontratasi inavvertitamente con un collega distratto, gli aveva fatto cadere di mano alcuni documenti.
Scese le scale di fretta e si fermò all’entrata dell’ufficio di Hetty, ma lei non c’era.
-Signorina Blye...- la chiamò una voce alle sue spalle, -mi cercava?-
Kensi si girò di scatto, sorpresa di ritrovarsela alle spalle.
La rabbia e la frustrazione di prima tentennarono e questo la preoccupò: aveva bisogno di loro, non potevano abbandonarla.
La donnina le girò attorno dirigendosi alla scrivania; a Kensi trasmise una sensazione mista di preoccupazione e stanchezza, cosa quasi insolita dato che erano solo a metà mattinata, e fu quasi tentata di andarsene e rimandare le sue domande, se non fosse che sapeva che se avesse rinunciato al momento probabilmente non l’avrebbe più fatto.
Hetty si sedette alla scrivania facendole cenno di accomodarsi  e Kensi obbedì, riflettendo al modo più adatto per approcciarsi con lei.
Henrichetta Lang era sempre stata considerata un punto di riferimento dai membri del team che erano gli unici, all’interno dell’NCIS, a conoscere il modo più adatto di comportarsi e relazionarsi con lei. Sì, nel corso degli anni il team aveva imparato molto della sua personalità… anche che Henrichetta era in grado di scherzare e divertirsi, cosa che gli altri agenti all’OSP stentavano ancora a credere.
Kensi, Callen e gli altri si sentivano più tranquilli a parlare con lei, quasi rassicurati e protetti, ma nonostante la libertà di cui godevano dovevano sempre ricordare che Hetty era pur sempre un loro superiore e, di conseguenza, dovevano mantenere un certo controllo.
-Tu sapevi di Jack.- esordì infine l’agente speciale.
-Non mi sembra una domanda.-
-Non lo è, infatti. Tu sapevi di Jack, in tutti questi anni l’hai sempre saputo, ma non è questo il problema: credo di averlo sempre pensato… Quel che non capisco è come facevi a possedere la password d’accesso al suo fascicolo. Perché non me l’hai mai detto?-
Kensi aveva cercato di mantenere un tono tranquillo, cosa che era riuscita a fare per i primi tre minuti. La curiosità e il dolore per il “tradimento” avevano, infatti, ormai preso il sopravvento, e il tono esasperato e accusatorio con cui aveva posto la domanda ne erano la prova.
Hetty rimase qualche minuto in silenzio guardandola enigmatica, riflettendo su ciò che avrebbe potuto rivelarle e chiedendosi cosa, invece, avesse già scoperto.
-Kensi, non credo che…-
-Sei stata tu a intensificare la sicurezza?-
-…questo non serve a risolvere il caso.-
-Sei stata tu, Hetty?- urlò alzandosi dalla sedia.
-Sì!- rispose l’altra di rimando sporgendosi sulla scrivania.
Alcuni agenti che passavano di lì si fermarono di colpo, incuriositi da una discussione che si stava dimostrando a dir poco interessante.
All’NCIS erano avvezzi a certi spettacoli da parte della Lang, ma la particolarità della situazione era data dal fatto che questa volta al di là del tavolo non c’era il direttore Granger, e neanche un qualsiasi mal capitato agente, ma uno della sua squadra e, soprattutto, uno della sua squadra che non era Callen.
Hetty li fulminò tutti con lo sguardo e, senza bisogno che dicesse qualcosa, quelli si dileguarono all’istante.
-Perché l’hai fatto?- chiese Kensi con tono ferito. –Mi fidavo di te.-
-Perché sapevo cosa era successo dopo che Jack se n’era andato!- rispose Hetty, e allo sguardo confuso dell’agente continuò. –Ovviamente ti ho osservato molto prima che entrassi in squadra. Vi ho studiati, tutti voi: volevo il meglio, e in questo modo l’ho ottenuto.- si alzò voltandosi alla finestra e dando le spalle alla sua interlocutrice. –Il punto è che ho visto l’effetto che la sua partenza ha avuto su di te, e dopo tutto quel che avevi passato era comprensibile. Probabilmente ho sottovalutato la tua forza, ma prima che agenti siamo donne… e il sapere di quel progetto sperimentale sarebbe stato troppo doloroso.-
-Progetto sperimentale? Hetty, di che parli; quale progetto?-
La donna si voltò sorpresa guardandola dubbiosa.
-Non ne sai niente?-
-Cosa dovrei sapere?- si sporse ancor di più sulla scrivania.
-Signor Deeks.- chiamò oltre lo studio, la donnina.
-Scusate, non volevo interrompervi.- si presentò il poliziotto lanciando uno sguardo alla sua partner, palesemente disturbata da quell’interruzione. –Abbiamo trovato Mills.-
Kensi si girò di scatto verso lui.
-Sì- rispose il biondo alla silenziosa domanda della collega, -è in un bar in centro ed è in compagnia, forse un altro membro della squadra. Dobbiamo sbrigarci!-
-Ricevuto.- rispose la donna seguendolo fuori, ma prima di uscire completamente dallo studio si rivolse nuovamente ad Hetty. –Non abbiamo finito.-
-Oh, io credo di sì, signorina Blye.-
-Hetty, non puoi…-
-Posso eccome, invece.- rispose più dura che poté. –Ora vada, ha degli ordini.-
Kensi la squadrò pronta a risponderle, ma Deeks la tirò via con sé riuscendo ad evitarle dei guai.
“Che si era messa in testa”, pensò, “litigare con Hetty!”
 

***

 
Non appena i due agenti furono usciti Henrichetta rifletté su quanto accaduto: Kensi si era dimostrata pronta ad uno scontro aperto; o lei si era dimostrata troppo accondiscendente, oppure l’aveva sottovalutata.
In ogni caso non avrebbe permesso che scoprisse la verità!
Nonostante la sua forza Kensi era una donna fragile, soprattutto riguardo Jack Mills.
Avrebbe fatto di tutto per proteggere la sua squadra, e avrebbe fatto di tutto per risparmiarle altre delusioni.
Afferrò la cornetta del telefono e inserì il numero della sala operativa.
-Signor Beale? Chiami la signorina Jones e mi raggiunga nel mio ufficio il prima possibile. Dobbiamo parlare.-
 
 

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NOTA DELL’AUTRICE: Be’ che posso dire? Credo di aver superato me stessa battendo il record di ritardo. Mi dispiace molto ma sapete… è estate! E poi la mancanza di  NCIS: LA  e la mia nuova fissa per “Nikita” *-* (telefilm che vi consiglio, dato che amiamo tutti questo genere action-crime, anche se non è esattamente un crime!) mi hanno complicato le cose. Ad ogni modo ecco il capitolo, spero sia di vostro gradimento :) Ringrazio tutti coloro che recensiscono e leggono, e soprattutto la mia amica densi_tiva che mi aiuta a risolvere i dubbi <3 Vi prego recensite, siete 21 e so che a volte è difficile e noioso lasciare un commento, ma siamo già al cap 8, quindi please!
Anyway alla prossima! :)

P.s. La reazione di Kensi o il suo comportamento nel capitolo vi pare esagerata o OOC?? Ditemelo please!

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