Two of us

di TheNowhereGirlOfYesterday
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Please Mr. Postman ***
Capitolo 2: *** Too much love will kill you ***
Capitolo 3: *** Let it be ***
Capitolo 4: *** Boulevard of broken dreams ***
Capitolo 5: *** Will you be there? ***
Capitolo 6: *** In spite of all the danger Pt. 1 ***
Capitolo 7: *** 6. In spite of all the danger (Strawberry fields forever) Pt. 2 ***



Capitolo 1
*** Please Mr. Postman ***


Oh yes, wait just a minute mister postman
Wait, wait mister postman
(Mister postman look and see) oh yeah
(If there's a letter in your bag for me) Please, please mister postman
(I've been waiting a long long time)oh, yeah
(Since I heard from that gal of mine)
There must be some mail today
From my girlfriend so far away
Please mister postman look and see
If there's a letter, a letter for me
I've been standing here waiting mister postman
So patiently for just a card
Or just a letter
Saying she's returning home to me
Please Mister Postman





Rome, January 31 st  , 1959 
Caro Paul,
Come va lì a Liverpool? Qui a Roma va tutto bene a parte il fatto che mi mancate tantissimo.. ln particolare tu. 
Spero che tu stia bene. Grazie tante per la tua ultima lettera.. sei più dolce del miele, come al solito.
Sai, sono curiosa di rivedere tutto dopo quattro mesi.. Ed ho moltissime cose da raccontarti ma preferisco farlo di persona e tenerti sulle spine. Si, mi piace farti innervosire. Durante questi mesi non sono cambiata assolutamente! 
Se te lo chiedi, quella cotta che avevo per Robert non è passata nonostante il tempo.. ma in questo momento vorrei solo essere lì accanto a te per poterti riabbracciare e per poterti rivedere.

Ah, ho una notizia.. sta a te decidere se sia buona o meno. Tra una settimana tornerò a Liverpool.Sarò lì per le sei del pomeriggio. Probabilmente io arriverò prima di questa lettera ma spero sia il contrario.. ci tengo che tu la legga. Mi manca molto la mia vecchia vita.. fortunatamente mia zia Laura ha superato il trauma della morte di mio zio Luigi, credo di averlo superato anche io. Dopo tutto, me l’hai insegnato proprio tu che la vita va avanti e che dobbiamo essere forti, no?
Vorrei tanto scrivere altro ma ahimè non posso.. sai com’è il mio piccolo cuginetto Marco quando si mette d’impegno.. Vuole assolutamente leggere tutto, è un ficcanaso. Ha preso da me.. Beh ha otto anni, è giustificato.. vorrebbe giocare con le marionette. Com’è dolce..  Mi manchi tantissimo, la prima cosa che farò appena arrivata da voi sarà cercarti per abbracciarti e non ti libererai facilmente dal mio abbraccio caro Paul! 
Ti voglio bene, a presto! 
Con affetto,
                                                                                                                                                                                                        Mary McGill
        
 
Finita la lettera la imbusto e la metto nella cassetta della posta, poi vado a giocare con il mio cuginetto che impaziente continua a chiamarmi. 

*6 GIORNI DOPO* 

“Zia! Dov’è il mio cappotto nero?” 
“Mary, è sulla ringhiera del letto!” 
Guardo la ringhiera e ridendo dico “Oh.. scusami zia, è che sono molto felice di tornare a Liverpool. Verrò qui altre volte. Oh e se ti fa piacere, Paul mi disse che avrebbe tanto voluto vedere Roma. Il viaggio lo affascina molto..”
Mia zia viene da me e sorridente dice “Vi aspetto a braccia aperte.. Ma è Paul quel ragazzo abbracciato a te in foto?” per poi indicarmi la foto sul comodino alla mia sinistra. 
Mi giro verso il comodino, prendo la foto in mano e dico “Si è lui..” 
“Oh beh, è davvero un bel ragazzo.. mi stupisce che non ti piaccia.” Dice sorridendo. 
Arrossisco un po’ e abbassando lo sguardo dico “Zia! Paul è un mio amico.. e poi, a me piace Robert.” 
“Bah, Mary.. credo che Paul provi davvero qualcosa per te. E non è un semplice sentimento d’amicizia. Basta solo pensare alle sue lettere..” 
“No zia, non credo.. Lui è sempre stato un ragazzo dolcissimo ed altruista.. beh in particolare con me..” 
“Vabbè Mary.. sono ormai le 5 pm.. il tuo volo parte fra mezz’ora. Dai ti accompagno all’aeroporto. Oh e ricordati di prendere il regalo che hai comprato a Paul!“
“Si, spero gli piaccia..” dico prendendo la busta con il regalo. E’ molto grande, dato che è una chitarra.. l’ha sempre desiderata, e purtroppo si è dovuto accontentare di una sgangherata.. quindi ho pensato di prendergliela. Mi aveva anche indicato il modello, quando ero a Liverpool. 
Mia zia mi accompagna all’aeroporto, prima che salissi sull’aereo mi abbraccia e dice “Abbi cura di te, e salutami tutti. Aspetto sia te che Paul a braccia aperte!”
Annuendo dico “Certo, ora devo andare.. Ti scriverò, tranquilla. Ciao!” mi volto e salgo sull’aereo. Raggiunto il posto l’assistente di volo mi aiuta a mettere i bagagli ed il mio regalo nel ripiano superiore e in seguito spiega tutte le norme, il che mi fa annoiare molto dato che sono la tipa che detesta avere istruzioni. Dopo quell’interminabile serie di regole ripetute centinaia di volte mi allaccio la cintura di sicurezza e lentamente cominciamo a decollare. 
Il mio sedile fortunatamente è accanto al finestrino quindi guardo fuori tutto il tempo, impaziente di tornare a casa. 

*INTANTO A LIVERPOOL*
*RACCONTA PAUL*


Cavolo, sono tre settimane che le ho mandato la lettera.. quando mi risponde? Forse se n’è dimenticata.. No, ma le lettere ci mettono una settimana per andare dall’Inghilterra all’Italia.. Si, è solo questione di tempo..posso farcela. Magari arriverà, tra poco, domani, tra due giorni.. o tra una settimana, o ancora tra un mese.. 
Sono settimane che aspetto di vedere il postino fermarsi a casa mia per lasciare una lettera.. Ma no! Non si ferma mai.. non ce la faccio più.. Sono arrivato al punto di fermarlo e gli ho anche chiesto di controllare bene se ci fosse una lettera per me.. Ma niente.
“PAUL! SCENDI GIU’!!” urla mio padre dal piano di sotto. Che cavolo, ero così comodo sul mio letto.. ci tornerò molto presto. 
Un po’ scocciato scendo giù e dico “Che c’è papà?” 
Guardando la posta dice “Paul, c’è posta per te.. è da Mary.”per poi porgermi la lettera. 
A quelle parole mi si illuminano gli occhi. Non aspettavo altro! Afferro subito la lettera e dico “Grazie papà!” . 
Salgo di corsa le scale, vado in camera mia e mi butto sul letto incurante del fatto che mio fratello Michael sta dormendo, vabbè non si sveglierebbe nemmeno se gli lanciassi delle bombe. 
Fisso la lettera per un po’ finché non mi decido ad aprila. La tiro delicatamente fuori e la comincio a leggere.. sono molto eccitato! 
Mary tornerà a Liverpool, è una notizia a dir poco fantastica! Ha ancora quella cotta per Robert, lo sapevo.. 
 Un attimo.. ma se la lettera è del 31 gennaio.. oggi è il 6 febbraio.. questo significa che torna oggi! Devo correre assolutamente a casa sua, magari l’aspetto lì.. o magari all’aeroporto! No.. potrebbe essere già arrivata. Meglio che vada a casa sua. 
Mi vesto, prendo il cappotto e corro giù. Apro la porta e prima d’uscire urlo “PAPA’! IO ESCO!”
“Va bene, Paul!” 
Esco e chiudo la porta dietro di me. Comincio a correre verso casa di Mary. 

*RACCONTA MARY*

Scesa dall’aereo torno a casa, non c’è nessuno. I miei genitori, come immaginavo, sono a lavoro.. lascio le valigie e il regalo per Paul in camera mia ed esco per poi avviarmi verso casa sua. 
A circa metà strada abbasso un po’ la testa ed in quel preciso istante un ragazzo si scontra con me. Cado rovinosamente a terra, il ragazzo si blocca, si inginocchia subito e preoccupato dice “Oddio scusami tanto, sono uno sbadato! T-ti sei fatta male..? Scusami ancora.” Mi sembra di riconoscere quella voce.. 
Alzo la testa, lo guardo… è Paul. Appena mi vede si blocca, rimane a bocca aperta e lo stesso io.. in questi quattro mesi è cambiato tantissimo.. wow! 
Balbettando dice “M-Mary..? Ma sei d-davvero tu?!” sorridendo annuisco e dico “Paul, sei cambiato tantissimo.. mi sembra di non vederti da secoli! Ma dove andavi così di corsa..?” 
“Non ti avevo proprio riconosciuta! Se non fosse stato per quegli occhi nocciola e quei capelli ricci.. scusami ancora per esserti venuto contro.. venivo a casa tua..” dice mostrandomi la lettera poi sorridendo dolcemente continua “.. ci tenevi tanto, ed è arrivata prima di te. E tu dove andavi?”
“Venivo a casa tua.. non ricordi che nella lettera ti ho promesso che la prima cosa che avrei fatto sarebbe stata venire da te per abbracciarti? Lo stavo facendo.. Mantengo la parola.” Gli faccio l’occhiolino.
Mi sorride, mette il braccio attorno la mia vita e mi aiuta ad alzarmi. Appena in piedi mi volto verso di lui, lo abbraccio forte e gli bacio la guancia. 
In quel momento diventa completamente rosso e ridacchiando dico “Sembri una fragola!” dopo quelle parole diventa viola e dice “Non sono abituato a ricevere baci da ragazze belle come te.. chissà quanti ragazzi  ti hanno assediata a Roma..” 
“Oh beh.. grazie. Ma stai tranquillo che nessun assedio c’è stato laggiù a Roma. A dire il vero c’era un ragazzo di nome Gabriele che mi fissava.. si presentava spesso a casa mia con fiori e quant’altro.. “
“Non mi stupisco. Anzi, mi stupisce che solo  un ragazzo ti abbia assediata.. e alla fine? E’ successo qualcosa..?” dice arrossendo mentre camminiamo verso casa mia. 
“Il giorno stesso in cui ti ho scritto la lettera si è confessato.. ma non credo mi volesse davvero. Ho preferito tornare a Liverpool dato che non volevo avere problemi..” 
Visibilmente deluso dice “A-ah.. quindi sei qui per questo.” 
Vedendolo un po’ triste dico “No, no Paul. Questa è una ragione secondaria.. sono qui perché la mia vita è a Liverpool. Qui ho tutte le persone più importanti, tra cui ci sei tu..”
“Oh, va bene.” Dice sorridendomi. Nel contempo arriviamo a casa mia, apro la porta ed i miei non sono ancora a casa. 
Paul si blocca fuori alla porta ed io, un po’ perplessa dico, “Cos’hai?” 
“Ehm.. Non è che disturbo?” dice mettendosi la mano dietro la nuca. 
“Ma non dirlo neppure per scherzo! Dai, vieni che ho una sorpresa per te.” Lo prendo per il polso e lo porto nella mia stanza. Lo faccio sedere sul letto. 
Dall’armadio prendo il regalo, Paul curioso dice “Ma cos’è?” glielo porgo e dico “Dai, scartalo.”
“M-ma è gigantesco!” lo prende e lo apre. Aperta la scatola rimane a bocca aperta. Gli si illuminano gli occhi alla vista di quella chitarra. 
Mi guarda con un sorriso enorme stampato in viso e quasi non riesce a parlare dalla felicità; con un filo di voce dice “G-grazie Mary! E’ davvero stupenda!” poi posa la chitarra sul letto e mi abbraccia riempendomi di baci sulla guancia.
Dopo tutto ciò, ridacchio e dico “Posso dedurre che ti è piaciuta..?” 
“Grazie a te questa giornata è diventata spettacolare, sei tornata a Liverpool e mi hai anche portato la chitarra che ho sempre desiderato.. Ma io ti adoro alla follia, Mary! Sposami!” dice ridendo. 
“Certo Paul, fissiamo la data ed invitiamo gli amici più stretti!” dico ridendo. 
Ci guardiamo negli occhi e torniamo un po’ più seri, abbracciandomi dice “Mi sei mancata tantissimo.. cosa dovevi dirmi?”
“Ah, allora … Ti ricordi quando mi dicesti che ti sarebbe piaciuto vedere Roma?” Paul annuisce e mi fa segno di continuare ed io così faccio “Bene, mia zia ha detto che le farebbe molto piacere vederti e che quindi possiamo andare quando vogliamo.” 
Lui mi sorride e dice “E’ fantastico! Non vedo l’ora di andarci. C’è qualcos’altro?” mi chiede continuando a sorridere. 
“Beh.. all’aeroporto ho incontrato Robert, in quella settimana mi stava passando quella cotta ma appena l’ho rivisto è stato come se quella piccola pausa non ci fosse mai stata.. n-non riesco a non pensarlo..”
“Capisco … e t-ti ha detto qualcosa lì?” 
“Mi ha detto che gli ero mancata.. poi mi ha abbracciata.” Dico sognando, torno alla realtà e continuo “Nah, come può importargli di me?” 
Lui mi guarda attentamente e dice “Gli importa …”
“C-come fai a saperlo..?” chiedo un po’ perplessa. 
“Spesso al Cavern si siede con noi e .. beh, molte volte ti tira in ballo dicendo che vorrebbe passare del tempo con te.. questo è tutto.” Dice lui impassibile per poi accennare un sorriso quasi impercettibile e continuare “F-forse ha una cotta per te..”
“Nah.. non potrebbe mai avere una cotta per me. Meglio non illudersi.” 
“Apri gli occhi, ci sono tantissimi ragazzi che ti vorrebbero a fianco.. non provare nemmeno a pensare che nessuno ti vorrà mai. Non provarci nemmeno!” dice accarezzandomi la mano. 
Ridacchio un po’ e dico “Allora Paul.. vogliamo parlare di tutte le ragazze che ti circondano?” So che quello è il punto debole di Paul quindi appena lo dico lui diventa completamente rosso e, imbarazzato si copre il viso con le mani e dice “M-ma p-perché mi fai questo?” poi alza il viso e mi guarda “Dimmi la verità, vuoi farmi cuocere per poi mangiarmi!”  dice ancora rosso in viso. 
Lo guardo ridendo “Paul, ma sei tutto rosso! Sei adorabile!” dico tirandogli un pizzico alla guancia. 
Inizialmente mi sorride, poi torna serio “Davvero Mary.. sono certo che ha una cotta per te.. non faceva che parlare di te..”
“M-ma come mai ci tieni tanto a farmelo sapere?” chiedo un po’ perplessa. 
“Semplice.. perché tengo a te e voglio vederti felice..” poi abbassa la testa e continua “Robert non è un cattivo ragazzo.. e poi, se tu sei felice io lo sono per te.” 
Lo guardo dolcemente, lui alza la testa e mi guarda. 
Mi avvicino a lui, lo abbraccio baciandogli la guancia “Grazie Paul.. non so davvero come farei senza di te. Era già perfetta questa giornata più mi dai questa notizia e wow! Non ti ringrazierò mai abbastanza…”
Si sposta da me e sorride, non è un sorriso come quelli di prima. 
“Tutto okay, P-paul?” lui annuisce, poi si alza dal letto “Suppongo tu sia stanca.. f-forse è meglio che io vada..” 
“Ma no dai, rimani qui e magari cena con noi.. Se non vuoi però, non ti costringo..” 
“M-ma certo che vorrei stare con te.. era solo per non dar fastidio.” 
Mi alzo fino ad essere faccia a faccia con Paul “Quando capirai che non mi dai mai fastidio? Ti va qualcosa all’italiana?” dico sorridendo. 
Annuisce. Lo prendo per il polso ed andiamo in cucina, lì apro il frigo, do un’occhiatina e dico “Paul, ti va una pizza?” 
“Certo! Posso darti una mano?” dice sorridendo.
“Eccome se puoi, sai vorrei fare una sorpresa ai miei.. e poi in Italia ho imparato tantissime ricette, vorrei fartele assaggiare tutte!” 
“Hahaha mi farai diventare una botte! A Geo farebbe molto piacere.. ama la cucina italiana.” 
“Mmh.. significa che faremo una serata tutti assieme.” Dico facendogli l’occhiolino per poi continuare “Bene, adesso controlliamo se c’è tutto..” 
Abbiamo tutto l’occorrente, prepariamo sei pizze. L’impresa è stata abbastanza facile.. levando che ci abbiamo messo due ore, vabbè dettagli. 
Fortunatamente i miei genitori oggi hanno fatto ritardo quindi sono tornati alle nove piuttosto che alle otto, quindi io e Paul abbiamo avuto il tempo di sistemare tutto e di apparecchiare la tavola. 
Fatto ciò, lui sorridendo dice “Mado, mi sta venendo una fame tremenda.. fa attenzione che ti prendo a morsi adesso!” ed inizia a ridere.
“Faresti meglio ad iniziare a correre, se ho fame sarei capace di mordere un albero!” dico lottando con me stessa per restare seria.
Cala il silenzio e sentiamo il rumore della serratura, la porta d’ingresso si apre ed io e Paul ci avviciniamo ad essa. Poiché era chiusa solo con due giri di chiave, mio padre dice “Chi c’è?” a quel punto i miei genitori mi vedono. 
Mi  madre dice”Mary?! Come mai non ci avevi detto nulla del tuo arrivo?” 
“Oh beh .. volevo che fosse una sorpresa..” vengo interrotta da mio padre che dice “Hey, cos’è questo profumo?” 
“Papà, è pizza.. l’abbiamo preparata io e Paul.”
Perplesso mio padre dice “Paul..? Ma dove… Aaaah Ciao Paul!” 
Paul imbarazzato dice “S-salve…” sorpresa dico “Papà, ma come hai potuto ignorarlo?!” 
“Mary ero preso dai miei pensieri. Scusa Paul.”
“Ehm.. n-non si preoccupi Mr. McGill..” dice Paul sorridendo un po’ rosso in viso.
Gli sorrido, mi avvicino a lui, lo prendo per il polso e mi accingo a portarlo in camera quando mio padre dice “Dove andate voi due? Cosa nascondete?” 
“Andiamo in camera mia papà, Paul deve farmi vedere una cosa con la chitarra!” entriamo nella mia stanza ed io chiudo la porta dietro di me. 
“C-come mai mi hai portato qui?” 
Lo faccio sedere sul letto, mi siedo accanto a lui “Paul, stai calmo.. non agitarti. Nel caso dovessero fare domande imbarazzanti ed impertinenti, rimani calmo. Lo sai come sono, in particolare mio padre. Ma alla fine, siamo semplici amici.. no?” 

*RACCONTA PAUL*

Amici.. siamo solo amici, semplici amici. Nulla di più, magari qualcosa in meno. Rimango in silenzio e mi limito ad annuire all’affermazione di Mary che dice “Non ti vedo convinto..” 
Certo che non sono convinto! Nonostante la mia mente dica ciò io dico l’opposto “Ma certo che sono convinto. Lo sono eccome..” 
“Bene.. per mantenere la copertura della chitarra.. suoneresti una canzone?” 
“Oh.. ehm.. certo. Che canzone?”
“Beh, quella che vuoi.. dato che il tuo repertorio è molto vasto.” Mi dice lei sorridendo. 
Ci penso un po’, accordo la chitarra e comincio a suonare “Some other guy” nella speranza che capisca cosa significa.. e si renda conto che in questo momento è come se stesse andando via da me.. nonostante sia qui. 
Finita la canzone mi fa i complimenti. Non credo che il testo abbia avuto alcun effetto.. c’era da aspettarselo. 
Ci alziamo ed andiamo a mangiare, credo che mi sentirò molto a disagio.. non perché non sia abituato a stare con lei, bensì perché non saprei che reazione potrei avere se dovessero farmi domande varie.. si, vado anche in panico. Che bello. 
Arrivati a tavola, sorrido per far si che non mi facciano domande ma Mary si accorge di qualcosa.. 

*RACCONTA MARY*

Vedo Paul un po’ pallido, lo guardo ma lui ricambia lo sguardo con un sorriso. 
Mia madre dice “Paul, stai bene? Sei pallido..” 
“Si, si sto benissimo.. “Ricambia sorridendo. 
Finita la cena ci sediamo sul divano dove rimaniamo fino le dieci e mezza.. Ad un tratto Paul si alza e dice “Meglio che vada a casa..” 
“Hay Paul, ti diamo un passaggio se vuoi andare a casa.” 
“N-no.. non voglio dare più alcun fastidio..” dice abbassando la testa. 
Mi alzo dal divano, vado verso Paul, gli alzo il viso “Ascoltami, non mi dai fastidio. Io sono felice di stare con te, sono contenta di essere tornata.” 
“O-okay.. vado a prendere la chitarra..” 

*RACCONTA PAUL*

Vado in camera di Mary, prendo la chitarra e raggiungo lei e la madre. Quest’ultima mi accompagnerà in macchina. 
Mi siedo dietro, Mary si siede accanto a me. 
Non dico una parola, rimango a fissare fuori dal finestrino:
Il cielo da sul nero, con qualche sfumatura sul grigio dato che, come al solito, è nuvoloso. L’unica traccia della luna è un alone bianco che si intravede attraverso le nuvole. La strada è un po’ bagnata, in quelle quattro ore c’era stato un temporale che ha reso anche molto fredda la temperatura.
In giro non c’è nessuno. Ogni tanto si vede qualcuno che esce per fare il turno di notte a lavoro, o magari ch’è tornato da una serata con gli amici.. E poi, è la periferia di Liverpool.. West Allerton completamente deserto. Per non parlare della via in cui abito io! Ossia Forthlin Rd. 
Molti invidiano il mio quartiere dicendo che è il migliore ma io non sono della stessa opinione.. insomma, non c’è mai nessuno e ogni volta che sono costretto a tornarmene a piedi dal Cavern (Matthew St. Nel centro di Liverpool.), per lo più anche molto distante, devo ammettere che la maggior parte delle volte non mi sento sicuro..
Arriviamo a casa mia, pronto a scendere mi accingo ad aprire lo sportello e a salutare quando Mary mi abbraccia da dietro e dice “Mi concedi un abbraccio per salutarti e par darti la buonanotte?” 

Questa cosa mi ha lasciato un po’ senza parole.. n-non credevo lo facesse, mi aspettavo un semplice ‘Ciao’ magari accompagnato da una ‘Buonanotte.’ Però.. mi fa molto piacere.. diciamo che credo di essere diventato rosso come mio solito. 
Mi volto verso di lei e l’abbraccio, mi bacia la guancia e dice “A domani Paul e Buonanotte.” 
“Buonanotte Mary, buonanotte Mrs. McGill.. grazie mille del passaggio!” dico loro sorridendo.
Mrs. McGill dice “Di niente Paul, in ogni caso non ti avremmo mai lasciato venire da solo.. fa freddo ed è peggio di un deserto qui.” Sorrido, esco dalla macchina e prendo la chitarra. La tengo stretta.
Mentre mi avvio verso la porta di casa mi volto e le saluto facendo un cenno con la mano. Allungo il passo poiché ho davvero freddo. 
Apro la porta di casa ed entro silenziosamente, trovo mio fratello Michael seduto sul divano mentre legge un libro. Alza lo sguardo e dice “Ciao Paul.” 
“Ciao Mike..” 
“Hey, dove hai preso quella chitarra? E’ a dir poco favolosa!” 
“Beh.. me l’ha regalata Mary.” Dico sorridente. 
“Mary? Ma non era a Roma con sua zia?” dice perplesso. 
“E’ tornata oggi pomeriggio.. mi aveva mandato una lettera” 
“E perché non mi hai detto nulla??” dice con tono arrabbiato.
“Perché, caro Michael, quando è arrivata la lettera tu eri nel tuo letto a dormire.. e vedi di russare di meno, che sembri un treno a vapore! Altrimenti dormi qui in soggiorno.” 
“Perché non ci dormi tu qui se ti do tanto fastidio?” 
“Pur di non sentirti farei di tutto.” Poi vado verso le scale per andare in camera. 
“Ah, Paul! Papà è arrabbiato con te.” 
“C-cosa.. cosa ho fatto? Mi ha detto che potevo ritirarmi quando volevo.. ed è anche presto..” dico preoccupato. 
“Non so il perché, ma è arrabbiato e anche molto.. Non so quanto ti convenga andare in camera ti aspetta lì..” 
“O-okay..” mi butto sulla poltrona e poso la chitarra a terra “Perfetto, perfetto! So già che mi giocherò una settimana a casa.. perfetto!” 
“Dai, non credo.. “
“F-forse dovrei andare da lui.. altrimenti rischio di peggiorare le cose..” mi alzo dalla poltrona e metto il piede sul primo scalino appoggiandomi alla ringhiera “..Michael.. se non dovessi tornare, sappi che ti ho voluto bene. In qualche strano e mai manifestato modo, ma te ne ho voluto..” salgo le scale, apro la porta della mia stanza. 
Vedo mio padre seduto sul mio letto, appena si accorge che la porta si apre alza lo sguardo e mi guarda minacciosamente.. sono finito.. lo so. 
“C-ciao Pa..” non mi lascia finire la frase e m’interrompe dicendo “Prendi quella sedia e siediti subito qui davanti! Veloce!” 
Divento completamente pallido, prendo la sedia, la metto davanti a mio padre e mi siedo. Lui rimane in silenzio.. sto morendo dalla paura, ma cos’ho fatto?! 

(Continua nel capitolo 2) 

***Spazio dell’autrice: Salve a tutti! Non vi siete liberati di me e mai succederà! Haha! 
Bene, spero vi sia piaciuto il capitolo d’apertura di questa nuova storia.. cosa più importante spero non mi abbandoniate lungo la via.. 
Vi ringrazio per aver deciso di aprire questa storia e leggerla, grazie tante. 
Cosa credete che abbia fatto arrabbiare così tanto il padre di Paul? Hehe è un mio clichè lasciarvi con la suspence! :’) 
Spero continuiate a seguire la storia! Credo di aver detto tutto.. 
Al prossimo capitolo lettori! Ancora grazie. 
xxx 
-TheNowhereGirlOfYesterday-

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Capitolo 2
*** Too much love will kill you ***


Too much love will kill you
 
Too much love will kill you
If you can't make up your mind
Torn between the lover
And the love you leave behind
You're headed for disaster
'Cos you've never read the signs
Too much love will kill you
Every time
I'm just the shadow of the man I used to be
And it seems like there's no way out
of this for me
I used to bring you sunshine
Now all I ever do is bring you down
How would it be if you were standing in my shoes?
Can't you see that it's impossible to choose
No there's no making sense of it
Every way I go
I'm bound to lose
-Queen
 
 
 
Mio padre mi guarda ancora più minacciosamente, io comincio a tremare in preda al panico.
Alza lo sguardo fino a guardarmi negli occhi, si alza.
Mi prende per il braccio e mi fa alzare per poi sferrarmi uno di quegli schiaffi micidiali. Okay, Sono morto, fritto strafritto ed impanato magari.
Con un filo di voce dico “P-papà.. ma cosa.. cos’ho fatto?!” metto la mano sulla guancia colpita.
Con tono di voce apparentemente calmo dice “Cos’hai fatto? Cos’ho fatto io per avere uno come te!”
Sono molto confuso.. non ho la più pallida idea di cosa sia successo e di cosa stia succedendo. Ancora confuso dico “Cosa?! Potresti spiegarmi cos’è successo? Non sto capendo..”
“E quando mai capisci tu!?” dice molto arrabbiato.
Rimango impietrito da quelle affermazioni.. non capisco più nulla.. cosa cavolo sta succedendo?! Sempre più confuso dico “Papà, non ho idea di cosa tu stia parlando.. dimmelo! E poi perché dici queste cose? Cosa ti ho fatto?”
“Sei al mondo ecco cos’hai fatto.”
Impallidisco completamente, non credo a quel che ho appena sentito.. aveva sempre fatto tutto per me, aveva sempre ringraziato Dio per avere me e Mike ed ora cosa sento?! Mi sento ferito, illuso.. per l’ennesima volta.. cosa c’è di sbagliato in me? Sento gli occhi pizzicarmi, le lacrime cominciano ad insistere. Le freno.
Mi siedo sulla sedia e, tenendo la testa bassa, con un filo di voce dico “P-perché mi dici questo? Magari.. dico MAGARI…” mi interrompo, alzo la testa e lo guardo. Alzando la voce dico “Magari ad un figlio non fa molto piacere sentirsi dire certe cose,  PROPRIO MAGARI! Spiegami cosa cavolo ho fatto… Su!”
Lotto davvero con tutte le mie forze per non far scendere una di quelle tante lacrime ormai trattenute da circa due anni.. non so per quanto ce la farò. Un po’ più calmo, mio padre aggiunge “Okay, scusami Paul. Non avrei dovuto dirti queste cose..”
“Oh certo! Dopo aver fatto il casino tutti possiamo chiedere scusa, in particolare in questo modo molto credibile. Papà, ti conosco. Scusa non me lo diresti nemmeno dopo avermi picchiato a sangue, se una cosa la fai o la dici.. significa che la senti davvero… perché mi hai detto questo? Non eri tu quello che era felice e soddisfatto di me? Mi crolla davvero il mondo sulle spalle in questo modo.” Rimango serio, tentando di non cedere.. purtroppo non ci riesco.
Quindi inevitabilmente mi scende una lacrima che tempestivamente asciugo con la manica della mia giacca.
“No, Paul. Questa volta sono sincero. Scusami tanto, non volevo ferirti..  se vuoi sapere il perché è..” lo blocco dicendo “No, no.. no! Non voglio sapere più nulla. Voglio restare qui da solo. Per favore, potresti uscire dalla stanza? Non chiedo altro.”
Senza dire nulla esce dalla stanza e chiude la porta.
Mi butto sul letto a pancia in giù ed affondo letteralmente la faccia nel cuscino.
Era iniziata benissimo questa giornata, ed ora? Mi ritrovo con un finale come questo. Non so se sentirmi più offeso ed illuso o più arrabbiato e stanco di tutto e tutti.
Che schifo. Comincio a piangere e vado avanti per circa un’ora. Michael non entra in stanza, avrà sentito tutto quel ch’è successo.. o magari papà gliel’ha detto. Non so, non voglio saperlo.
Se solo mia madre fosse qui non avrei tutti questi problemi. Se solo Mary fosse qui con me l’abbraccerei e cercherei conforto.. Abbraccio il mio cuscino, ormai bagnato dalle lacrime, e lentamente mi addormento.. sono già le due di notte.
 
*MARY’S POV *
 
E’ mezzogiorno.
Vado in cucina e trovo un biglietto sul tavolo:
Mary, io e papà siamo dovuti andare a lavoro prima oggi. Faremo sial il turno antimeridiano che quello pomeridiano. C’è un cornetto se vuoi. A questa sera!”
Sento qualcuno bussare alla porta. Mi metto la vestaglia legando la cinta stretta in vita.
Apro la porta “Mary!!” è la mia migliore amica Anna che mi abbraccia entusiasta.
“Anna! Entra dai.. scusami se non sono venuta prima ma..” mi interrompe “Tranquilla, sei tornata ieri.”
“Hey, ma come fai a saperlo?” le chiedo perplessa
“Ti ho vista in giro con Paul.” Dice maliziosamente.
La guardo seccata “Anna, siamo amici, AMICI.”
“Dai, ma quel ragazzo è cotto di te..”
“Uffa! Ma siete tutti fissati! Siamo amici, sappiamo che Paul è un ragazzo dolce con tutti.”
Anna mi guarda alzando il sopracciglio sinistro e dice “Con tutti eh?”
“Okay, okay. Lo è in particolare con me. Ma lo fa perché siamo amici.”
“Oh se solo ti sentisse! Chissà come ci starebbe male..”
“Anna, perché dovrebbe starci male? Ieri sera parlammo e dissi che tra noi c’è una semplice amicizia..”
“Ahia! Mary, Mary.. ma che combini?” dice lei scuotendo la testa.
“Ma non c’è rimasto male..”
“Ah si? Allora dimmi, per caso ha cominciato a dire cose come ‘E’ meglio che vada’ ?”
“Si, perché?”
“Mary! Dovresti saperlo che quando fa così significa che sta male per qualcosa o si accorge di essere di troppo… dimmi almeno che non l’hai lasciato andare via..”
“Certo che no.. ma quando l’ho riaccompagnato a casa era distrutto, sai ho intenzione di andarlo a trovare oggi pomeriggio.”
“E perché non ora?” dice lei impaziente.
“Anna,  è quasi l’una. Andrò per le 5 pm, non voglio dargli fastidio..”
“Va bene,devo andare.. in ogni caso, questa sera i ragazzi suoneranno al cavern per le 10 pm, ci andiamo insieme? Vorrei tanto vedere John.” Dice con lo sguardo assente ormai perso nel suoi pensieri.
“Oh Annaaa! Sei ancora innamorata di John eh? Quel ragazzo è una calamita..” dico ridendo per prendermi gioco di lei.
Mi fa una linguaccia “Si, lo sono e ne vado fiera. Quel ragazzo è bellissimo! Poi l’ho anche conosciuto meglio.. amo il suo carattere!”
“Avete lo stesso carattere, capisco cosa prova Paul quando John si mette a dargli lezioni di vita..”
“Hahah non puoi fare a meno di parlare di Paul eh?”
“A me piace Robert! Aspetta, quindi non lo troverò a casa.. sarà da Stu..”
“No, non devono provare, improvvisano questa sera.. dai, io devo scappare.. quindi, questa sera alle 9.30 pm al Cavern, okay?” dice avviandosi verso la porta.
“Va bene, a questa sera!” apro la porta, le sorrido e lei esce.
Guardo un po’ cosa c’è nel frigo, ma non ho fame.. ripenso a quello che mi ha detto Anna.. No, Paul non può avere una cotta per me.. mi rifiuto di pensare una cosa simile!
Non pranzo, prendo la mia chitarra e comincio a suonare qualcosa. Comincio anche a comporre una canzone, poiché cominciavano a farmi male le dita dopo circa tre ore che suono guardo l’orario : Solo le 4.30 pm.
Lascio subito la chitarra e vado a prepararmi. In una mezzoretta sono pronta. Metto dei jeans attillati a vita alta (come è moda in questi anni) ed una camicetta bianca, metto solo un po’ di mascara ed eyeliner come sono solita fare.
Guardo fuori dalla finestra: il cielo si sta oscurando, è diventato di un grigio molto scuro sicuramente a momenti pioverà..
Prendo il mio cappotto nero ed un ombrello, esco di casa e vado verso casa di Paul. Sono le 5 pm.
A metà strada comincia a diluviare ma fortunatamente io e Paul abitiamo abbastanza vicini, in una decina di minuti sono da lui.
Busso due volte alla porta, poco dopo Mike viene ad aprire
“Hey Mary!” mi dice con un sorrisone in viso “Entra.”
Varco la soglia di casa McCartney. E’ proprio come me la ricordavo: Piccola, calda e molto accogliente. C’è solamente una cosa nuova : La televisione.
Nella nostra epoca è molto raro trovare la televisione nelle case, ci riuniamo ogni settimana per vedere uno show con i migliori cantanti inglesi. È stupendo.
Guardandomi intorno noto la chitarra che ho regalato a Paul adagiata sul pavimento “Mike.. dov’è Paul?”
La sua espressione diventa più seria “Paul è uscito circa tre ore fa..”
“C-cosa? E dov’è andato?”
“Non lo so, è uscito di corsa.. probabilmente è uscito presto per non avere a che fare con nostro padre.”
Guardo Mike con aria dubbiosa, perché non voleva avere a che fare con il padre?
“Mary, ieri sera Paul e papà hanno litigato. Non so il motivo.. è finita male da quel che ho capito. Ho preferito lasciarlo tranquillo in camera. Ma sarei andato dopo a chiedergli cosa fosse successo.. ogni volta che litigano lui ci rimane male, in queste situazioni potresti trovarlo al Walton Hall Park.. l’hai presente quella panchina circondata dagli alberi, con quel vialetto di ghiaia che s’affaccia sul lago?”
Annuisco facendo segno di andare avanti.
“Lo troveresti o lì oppure ad una di quelle panchine sperdute dello Strawberry Field..”
“Va bene Mike.. Ma il Walton Hall Park non è un po’ lontano? Insomma alle due del pomeriggio Liverpool è deserta poi  sta anche diluviando.. come gli è venuto in mente di uscire ed andare lì? E se gli fosse successo qualcosa? ” aggiungo preoccupata.
“ Il problema è che è uscito correndo con una giacca leggera in mano.. Comunque, Mary, t’accompagno io. Papà è andato a lavoro senza macchina.. “
Mike si prepara e mi accompagna al parco. Giro in lungo e in largo poiché Il Walton hall park è davvero gigantesco.
Alla fine lo trovo: è seduto sull’erba,  accanto a quella panchina, sotto la pioggia scrosciante, rannicchiato con la testa chinata.
 
*PAUL’S POV*
Qualcuno dice il mio nome, ma non capisco chi sia poiché il rumore della pioggia mi ha isolato dal mondo.. è una voce familiare.
Alzo la testa, mi volto alla mia destra e vedo la persona che non avrei mai creduto di vedere in questo momento: Mary con in mano un ombrello nero, reso lucido dall’acqua.
Mi alzo di scatto e le vado incontro per abbracciarla.. mi fermo di scatto.
Lei si avvicina “Perché ti sei bloccato..?”
“Mi hai visto? Sono fradicio..” dico indicandomi mentre la pioggia mi fa andare i capelli davanti gli occhi.
“Credi m’importi qualcosa?” si avvicina di più a me, che rimango immobile a fissarla.
Arrivata faccia a faccia con me m’abbraccia passandomi la mano sinistra tra i capelli bagnati mentre con la destra tiene l’ombrello per ripararci dalla pioggia.
Un brivido mi percorre la schiena, un po’ timidamente ricambio l’abbraccio… ora che ci penso è proprio così che ci siamo conosciuti..
 
Era il 1 novembre 1956, il giorno dopo la morte di mia madre, ero distrutto, ero ormai convinto che non avesse più senso vivere ora che mia madre, che era stata presente in ogni momento per me anche se non le era sempre permesso, non c‘era più.
A partire da quel giorno io e Mike avremmo dovuto vivere da nostro zio Joe per un po’ di tempo, avevo bisogno di tranquillità, di isolamento così decisi i andare a quella panchina del gigantesco Walton Hall Park dove andavo sempre se avevo bisogno di tranquillità.
Dato che c’era anche un lago per rilassarmi e per scacciare i brutti pensieri dalla mente, ci lanciavo dei sassolini per farli rimbalzare.
MA quel giorno non fu’ così. Pioveva a dirotto, sembrava tutto essere fatto apposta.. tutto per accordare il mio umore con il resto..Una volta arrivato al parco non mi sedetti sulla panchina bensì sull’erba mentre la pioggia continuava a scendere.
Rimasi li per circa due ora finchè non sentii dei passi avvicinarsi a me, qualcuno cominciò a scuotermi lievemente ed una voce femminile, sembrava di una ragazzina circa della mia età, disse “Hey, tutto okay?”
Alzai la testa per vedere chi fosse, non la conoscevo proprio quella ragazza dai capelli ricci e castani che davano un po’ sul rosso con due grandi occhi nocciola lievemente inclinati verso il basso, messi in risalto da una sottilissima linea di matita sulla palpebra superiore. Ne rimasi affascinato a tal punto da dimenticare per un momento, anche se breve, tutti i problemi che continuavano a mettermi pressione lasciandomi stremato.
 Con un filo di voce strozzata dal pianto dissi “C-chi sei tu?”
Sorridendomi dolcemente, la ragazza fa stare entrambi sotto l’ombrello e dice “Io sono Mary McGill.. e tu?”
“P-Paul.. James Paul McCartney.. Mary.. era lo stesso nome di mia madre..”
“E-era..?”
“E’ morta … ieri…” dissi ricominciando a piangere.
“P-Paul, mi dispiace.. è per questo che piangi quindi..?” disse con espressione preoccupata.
Poiché non riuscivo a dire una parola a causa delle lacrime che m’impedivano di fare qualsiasi cosa, mi limito ad annuire.
Mi aspettavo qualche semplice parola di conforto ma fece un gesto del tutto inaspettato: Mi abbracciò.
Rimasi spiazzato, ma mi faceva piacere avere qualcuno che, nonostante non mi conoscesse, mi consolava come se fossimo stati amici da anni.
Mentre mi abbracciava mi accarezzava il braccio.
Poi disse “Ascolta.. so che noi due ci siamo appena conosciuti, non sappiamo nulla l’uno dell’altra ma sappi che su di me puoi contare sempre, se hai bisogno di qualcuno con cui parlare.. io ci sono. Anzi…” Aprì la borsa, prese un bigliettino e me lo porse “.. Questo è il mio numero di casa con l’indirizzo, se hai bisogno, io ci sono per tutto. Ci sarò sempre per te, Paul.”
Per un momento quasi sorrisi, presi il biglietto e l’abbracciai..
 
Rimanendo abbracciato a lei, cominciano a scendermi delle lacrime e tremo per il freddo .
Mary interrompe l’abbraccio, si toglie il cappotto e me lo posa sulle spalle.
“M-ma no Mary.. n-non posso accettarlo…”
“Ne hai più bisogno di me.” Mi asciuga le lacrime sorridendomi.
Siamo entrambi sotto l’ombrello, sembra come se fossimo tornati indietro a quel giorno..
Lei guarda l’orologio e dice “Tra poco arriverà l’autobus..  prendiamolo e ti riaccompagno a casa..”
“N-non posso.. non c’è nessuno.. non ho neppure le chiavi, aspetterò fuori..”
“Non se ne parla nemmeno, vieni a casa mia.. non disturbi mai..” dice con tono dolce.
Mi prende per mano ed andiamo alla fermata. La pioggia per fortuna diminuisce e intanto mi asciugo un po’.
Saliamo sull’autobus e ci sediamo. “M-mary.. e se dovessero esserci i tuoi a casa e mi vedessero in questo stato? Sembro un barbone, non voglio farti fare figuracce..”
Mi accarezza la mano “Tranquillo, non diranno nulla.. sei il mio migliore amico, non potranno mai dirti nulla..”
Annuisco ma sentirmi dire ancora una volta che la nostra è solo una semplice amicizia fa male.. fa sempre più male.. è come se tutto ciò che ho intorno voglia solo farmi male, non capisco perché.. ma dopotutto c’è qualcosa che mi consola..
Faccio parte di una band ed ho sempre al mio fianco la persona Che mi ha aiutato anche quando eravamo perfetti sconosciuti.
Magari dovrei finirla di preoccuparmi, dovrei vedere il lato positivo come facevo prima…
E poi, dovrei farmene una ragione. Non ho speranze, Mary ama Robert e di sicuro lui ama Mary.. ma non posso decidere chi amare e chi no, purtroppo.. Ma quest’amore mi sta uccidendo.. è troppo. Sono ormai tre anni che nascondo tutto, non è facile.. non sono più quello di una volta.
L’autobus si ferma, siamo arrivati.
Ha finito definitivamente di piovere, ecco questa è una cosa positiva.
Apriamo la porta e vediamo i genitori di Mary che, come avevo previsto, non appena mi vedono in quello stato mi fissano shockati, non puo’ andare peggio.
 
(Continua nel capitolo 3..)
 
 
***Spazio dell’autrice: Salve Lettori! Scusate per il ritardo ma sono stata davvero super impegnata..
Spero tanto vi sia piaciuto questo capitolo, ci ho messo molto impegno a scriverlo e non immaginate quante volte l’ho cancellato e rifatto perché non mi piaceva molto.. spero di non avervi delusi.
Come avrete sicuramente notato ho deciso di riportare, come apertura, il pezzo della canzone che ha ispirato il capitolo e che ne racchiude il significato, spero vi piaccia come idea c:
Ringrazio tutti coloro che leggono in silenzio, che seguono la storia e che recensiscono.. è un traguardo personale, una sfida contro me stessa e contro il mondo per dimostrare che qualcosa la so fare..
Scusate se vi ho annoiati con io mio spazio xD
Ancora grazie della lettura e al prossimo capitolo! ♥
xxx
-TheNowhereGirlOfYesterday

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Capitolo 3
*** Let it be ***


Let it be
 
Let it be, let it be
Let it be, let it be
Whisper words of wisdom
Let it be

And when the broken hearted people
Living in the world agree
There will be an answer
Let it be
For though they may be parted
There is still a chance that they will see
There will be an answer
Let it be
 
-The Beatles

 
Per tutto il tempo ho avuto gli occhi lucidi, non so perché.. e sento che lo sono ancora..
Una volta entrati, i genitori di Mary mi guardano; la madre dice “Paul, come mai sei fradicio…?”
Interviene Mary “Mamma è una lunga storia..”
“Va bene.. allora Paul, fatti una doccia.. magari ti lavo i vestiti.”
Che faccio? Magari potrei dare fastidio.. meglio di no.. rosso in viso replico “N-no.. non voglio dare fastidio.”
Mary mi accarezza il braccio e dice “Tranquillo, intanto che laviamo i vestiti puoi mettere qualcosa di mio fratello  David, ormai lui è a Roma .”
“Va bene.. grazie..” Lei mi prende per il polso e mi porta in camera sua, apre il cassetto del fratello e prende dei vestiti.
Me li porge “Fai come se questa fosse casa tua..”
“Grazie Mary.. non sai quanto significhi per me tutto quello che stai facendo..” dico sorridendole con gli occhi ancora un po’ lucidi.
Mi guarda sorridendo e mi bacia la guancia  “Mi sento in dovere di farlo.. per favore Paul, non piangere, non posso vederti così..”
Arrossisco un po’ per il bacio “F-farò il possibile.. scusami se certe volte scoppio in lacrime.”
“Non preoccuparti, ci sono io. Hai una spalla su cui piangere se ne hai bisogno.”
Le sorrido, entro in bagno e lei esce dalla stanza per andare in soggiorno.
 
*MARY’S POV*
 
Entro in soggiorno e mi siedo sul divano a leggere il mio amato romanzo romantico.
Dopo quasi cinque minuti mio padre dice “Allora Mary, adesso che Paul non c’è.. puoi spiegarci che è successo?”
“Non lo so di preciso, so che ha litigato con il padre, qualcosa deve averlo ferito molto per farlo stare così..”
Interviene mia madre “Io me lo ricordavo come un ragazzo sempre solare..”
“Mamma, lo è ancora ma ha sopportato troppo, c’è un limite a tutto.. adesso ha solo bisogno di tempo e di affetto. Personalmente sono pronta a stargli accanto in ogni momento, gli voglio davvero molto bene..”
“Gli vuoi solo bene.. sicura?” dice mia madre ridacchiando.
 
*PAUL’S POV*
 
Appena uscito dal bagno mi avvio in soggiorno, dove  ci sono Mary ed i genitori.
Quando sono vicino mi accorgo che parlano di me, quindi mi fermo per capire cosa succede, magari qualcosa che mi avrebbe tirato un po’ su!
Sento solo Mary dire “Va bene, Paul è davvero un bel ragazzo, lo ammetto…”  si blocca.. magari le piaccio! Magari Robert è una copertura.. continua “ Ma io non lo amo. Oddio lo amo come amico, tengo molto a lui..  voglio averlo accanto, ma non come fidanzato. Tutto qui.” E così crollano ancora le mie speranze.
E pensare che per pochissimo tempo avevo pensato a noi due come coppia.. ma la cosa peggiore non sono state le parole, ormai ci sono abituato, ma il tono con cui le ha dette.
Ha detto tutto con estrema naturalezza, come se non le importasse di me, che magari avrei potuto sentirla.. ma scommetto che da per scontato che anche io l’amo come amica.
Quindi di sicuro non rimarrei ferito da quelle parole, a suo parere.
Come vorrei che fosse vero..  Va bene, non voglio sentire altro, esco allo scoperto.
Non appena entro in soggiorno, cala il silenzio. Mary è di spalle, si gira “P-Paul.. vieni qui, siediti..”
Le sorrido, ma abbasso subito lo sguardo. La raggiungo e mi siedo accanto a lei senza dire una parola, comincio anche a sentire freddo visto che ho i capelli un po’ bagnati e la temperatura di sé per sé è fredda; l’unica cosa che faccio è sfregare le mani tra loro.
Ma per un attimo ho un brivido, la madre di Mary dice “Paul ma stai congelando! Mary, prendi una coperta, dai.”
Io scuoto la testa “No, no.. è solo un momento.. non preoccupa..” non faccio in tempo a finire la frase che Mary mi posa una coperta sulle spalle e mi abbraccia alle spalle “Certo che dobbiamo preoccuparci, non vorrei che t’ammalassi, Paulie..” non mi chiamava così da tantissimo tempo!
Sentirmi chiamare ancora ‘Paulie’ fa uno strano effetto.. in particolare se è lei.. non dico nulla, resto in silenzio arrossendo mentre lei continua ad abbracciarmi.
Ma che diamine sto facendo? No! Non devo arrossire.. conosco suo padre, adesso starà sospettando qualcosa, e se dovesse capire che sono follemente innamorato di Mary? Potrebbe impedire che uscissimo  scusandosi con pretesti che non capirei mai.. dopotutto è suo padre, può fare di tutto, considerando che nella nostra epoca non possiamo opporci molto, ed io ne so qualcosa..
Come previsto, suo padre, abbassa il giornale e dice “Su Mary, è solo un brivido.”
Mi limito ad annuire con la testa bassa, Mary però interviene “Papà, ti ricordo che è stato per non so quando tempo completamente zuppo fuori, e non è estate.. è mio amico, se ha bisogno di qualcosa io ci sono.”
Suo padre sospira, io rimango con lo sguardo basso. Ancora una volta quelle parole, ancora una volta mi sto facendo male. Dovrei finirla di innamorarmi di gente che è solo mia amica, devo farmene una ragione. Il peggio è che non posso parlarne con nessuno.
Accennando un sorriso dico “Scusatemi ma sono un po’ sballato.. potrei andare un po’ sul letto?”
“C-certo che puoi..”
“Ah, Mary.. questa sera suoniamo al Cavern alle 10 .. v-vuoi…” non mi lascia finire e dice “Lo so già, ci sarò.” Mi fa l’occhiolino.
Mi alzo e vado in camera. Chiudo la porta.
 La coperta del letto di David è già alzata, mi stendo portandomi le mani sulla fronte, poi m’incanto a guardare una foto incorniciata sul comodino tra il letto di Mary e quello su cui sono io: Mi sembra che sia lo Strawberry field.. si, riconoscerei ovunque quel cancello rosso.
 La foto ritrae me e Mary: Lei è seduta a terra con un sorrisone in viso, indossava un vestito blu a maniche corte, io invece sono alle sue spalle abbracciandola sorridendo.
Non avevo mai notato questa foto prima d’ora.. un attimo, adesso ricordo!
Ce la scattò John una settimana prima che Mary partisse perché lei voleva una nostra foto da tenere con sé a Roma! Ora torna tutto.. Com’è dolce, la tiene sul comodino accanto al suo letto, deve tenerci così tanto.
Continuo a guardarmi attorno, questa volta noto una foto attaccata al muro.. ci siamo Io, Mary, John e Geo.
Dietro di noi c’è una finestra e s’intravede della neve.. Hey, ma è una foto dell’ultimo Natale passato insieme, quanti ricordi.. chissà come reagiranno i ragazzi questa sera quando la vedranno.
Ormai immerso nei ricordi chiudo un attimo gli occhi, sento la porta aprirsi, mi volto : è Mary che a bassa voce dice “Scusami se t’ho svegliato, Paul.. è che mi ero preoccupata, non hai una bella faccia..”
“Sarà perché non ho dormito, non saprei..”
“A-ah.. posso entrare..?”
“Ovvio, è camera tua.” Tento di sedermi sul letto, ma lei mi ferma e mi fa stendere “Rimani sdraiato, è meglio..” dice con tono dolce, poi si siede accanto a me.
Mi passa una mano tra i capelli e, sempre dolcemente, dice “Paul, se ogni tanto mio padre è un po’ freddo con te stai tranquillo.. è così il suo carattere..”
Annuisco rimanendo imbambolato a guardarla, tutta quella dolcezza mi fa stare meglio.. non so spiegarlo, non ci sono parole.. è una sensazione bellissima.
Non esito un attimo, mi metto seduto fino ad essere faccia a faccia con lei. Rimango a guardarla, la cosa che vorrei fare sarebbe dirle quanto l’amo e baciarla.
Baciare quelle labbra sempre nascoste dal classico rossetto rosso fuoco, baciare quelle labbra rosee, lievemente carnose e perfette che ho visto senza alcuna copertura, poterla tenere tra le mie braccia tutto il tempo e dirle quanto aspettavo quel momento.. vorrei poter andare fiero di essere il prescelto, l’unico che ha l’onore di baciarla..
Purtroppo mi sono perso in un sogno, in una specie di labirinto.. c’è un’uscita, vedo una luce lontana, tento di raggiungerla ma alla fine giro sempre attorno, non un passo avanti, magari mille indietro.
Esco da quel sogno che amo tanto, lei è ancora dinanzi a me.
L’abbraccio. Si, l’abbraccio forse come non avevo mai fatto prima; per me quello non è un semplice abbraccio, quello è il mio modo per dimostrarle quel che provo.. so che non l’ha inteso come io voglio, ma va bene così.
Non so davvero il perché ma in questo momento è come se fossi impotente, come se tutte le mie forze fossero scomparse.. è la stessa sensazione che provavo quando mia madre mi abbracciava: L’impotenza.
 
*MARY’S POV*
 
Solo dal modo in cui mi ha abbracciata è evidente che sta male dentro.. è come se lo avessi in pugno, come se potessi fargli tutto, ma lui non reagirebbe. Rimarrebbe abbracciato, sembra un bambino che ha bisogno d’affetto.
Lo tengo stretto tra le mie braccia, gli accarezzo la schiena e gli bacio la guancia “Paul, è tutto okay.. qualsiasi cosa sia successa ieri sera si sistemerà, conta su di me.. P-potresti però dirmi cosa ti sta riducendo in questo modo..?”
Si sposta da me, ha gli occhi lucidi.
Con voce quasi strozzata si limita a dire “Durante il litigio con mio padre… lui ha detto che il mio sbaglio è stato essere al mondo, non so perché mi ha fatto tanto male..”
Inizia a ridere ma non è una risata sincera, è una risata strozzata dal dolore, è come se stesse ridendo per nascondere come davvero si sente, gli occhi gli si riempiono di lacrime ma continua a ridere e dice “E’ buffo!”
“Non c’è nulla di divertente..”
Le lacrime cominciano a rigargli il viso e, continuando a ridere, dice “Eccome se c’è! Faccio pena! Farei ridere chiunque in questa situazione, come fai a non ridere? Forse lo fai per non farmi stare male..” diventa più serio e con la manica della maglia si asciuga il viso.
Non posso vederlo così.. mi si spezza il cuore a vederlo piangere, solo il pensiero mi fa stare malissimo.
Le lacrime continuano a scendere ma lui le asciuga di continuo per non lasciare che lo veda piangere, ancora.
Vorrei fermarlo, deve fermarsi.. per farlo smettere dico “Paul..” ma lui non si ferma, le lacrime continuano a scendere e lui continua ad asciugarle.
“Paul!”
Alza lo sguardo “C-che c’è…?” poi si copre il viso con le mani singhiozzando.
“Non devi nasconderti.. sfogati quanto vuoi con me, sai che non ti giudico.” Mi avvicino a lui e l’abbraccio accarezzandogli i capelli.
Ha ancora il volto coperto con le mani e continua a piangere mi viene un dolore al cuore.. è come se si stesse spezzando nel vero senso della parola, lo tengo ancora più stretto a me.
Questo forse è uno dei pochissimi modi per farlo calmare, lo conosco ormai.. “Tranquillo Paul, è tutto apposto.. ci sono io. Sfogati, libera tutto.”
Lo sento prendere un respiro profondo, interrompe l’abbraccio e mi guarda con gli occhi rossi per il pianto ma sorride timidamente.
Ancora una volta mi avvicino a lui. Gli asciugo quelle ultime lacrime che fino a qualche istante prima bagnavano le sue guance, gli tengo il viso e lo bacio sulla guancia.
Subito dopo arrossisce repentinamente, abbassa la testa e sorride mordendosi il labbro inferiore il che mi intenerisce molto.. quando le persone arrossiscono mi fanno sempre uno strano effetto.
Poi quando arrossisce lui è una cosa fantastica.. vedere quelle guance rosse mi ha sempre fatto venire voglia di riempirgli le guance di baci ma, miei comportamenti diabetici a parte, poiché ho il rossetto rosso, sulla guancia di Paul è rimasto il segno.
Con il pollice lo tolgo e lui mi guarda sorridendo con uno sguardo dolce, pieno d’affetto.. ma questo sguardo sfocia in un abbraccio tanto dolce quando delicato.
Non è il solito abbraccio.. stavolta è duraturo.
Appoggiando la testa sulla mia spalla, a bassa voce dice “Sono contento che tu sia qui.. ma non andare via.. per favore.”
“Certo, non vado via. Sono qui, ci resto.. “
Dopo circa 5 minuti l’abbraccio s’interrompe, Paul ha una faccia distrutta. Gli tengo la mano “Dai, riposati un po’..”
“Ma sono le 7 e un quarto tra due ora dobbiamo stare pronti per andare al cavern.. e-e finirei per non svegliarmi più per come dormo io..”
“Nah, tranquillo. Ti sveglio io, tu pensa a dormire. Ricordati che questa è come la tua casa, fai quel che vuoi” mi alzo, Paul si distende ed io lo copro. Esco dalla stanza sorridendo senza motivo e chiudo la porta.
 
*UN’ORA DOPO*
 
Sono ancora le 8.20, c’è molto tempo. I miei hanno iniziato a cenare, ma io no poichè prenderò qualcosa al Cavern.
Accendo la TV, proprio adesso è in onda quello show con alcuni cantanti inglesi.. ma questa sera c’è un ospite speciale: Little Richard!
Sia io che Paul lo ammiriamo, con quei soldi che riusciamo a mettere da parte compriamo i suoi vinili che illuminano le nostre giornate.
Forse canterà una delle sue canzoni più famose… Invece no, annunciano una nuova canzone : “Long tall Sally”.
Appena comincia a cantare abbraccio il cuscino in preda alla felicità. Cavolo, è una canzone a dir poco fantastica!
Improvvisamente Paul esce dalla stanza ed afferra i suoi vestiti asciutti, poggiati sulla sedia. “Perché non mi hai chiamato? E’ tardi!”
“Paul, ma non sono nemmeno le 8 e mezza..”
“M-ma..” guarda l’orologio e ride “Quanto mi sto rimbambendo..”
Ridacchiando dico “Dai tranquillo, capita. Vieni a farmi compagnia, c’è..”
Non mi lascia finire la frase, si siede sul divano ed entusiasta dice “Little Richard! Sta cantando ‘Long tall Sally’.. amo quella canzone!”
“Come fai a conoscerla..?”
“Ieri mattina accesi la radio proprio mentre la stavano trasmettendo..”
“In un modo o in un altro sei sempre più avanti di me..” replico sorridendo.
“Nah, è solo che non avevo nulla da fare..” si interrompe.
Fa un sorrisone e soddisfatto dice “Sai, ho anche imparato a suonarla.. la canto anche, nonostante sia costretto ad urlare..”
“Vabbè Paul, tu sei un genio della musica.. “
Arrossisce un po’, ci scambiamo un sorriso e continuiamo a seguire la performance.
Alla fine mi sento realizzata! Sono curiosa di sentire Paul “Senti Paulie.. potrei avere l’onore di sentirti cantare? Mi ricordo che hai una voce fantastica..”
“La canterò questa sera al cavern..”
“Ah..” dico un po’ dispiaciuta “..P-peccato però..”
“Cosa? Non ho detto nulla.. te la faccio sentire eccome. Per te questo ed altro.” Mi fa l’occhiolino e continua “Ce l’hai ancora quella Rickenbacker?”
“Certo!” dico entusiasta. Spengo la TV, prendo Paul per il polso e lo porto in soffitta.
Non mettiamo piede li dentro insieme da circa un anno.. accendo le luci e tolgo il telo che copriva la chitarra.
Paul resta a bocca aperta “Wow! E’ un gioiellino!” sorridente gliela porgo, l’accorda ed inizia la sua performance.
Lo guardo affascinata, è un dio della musica. Sono certa che farà molta strada e mi sento orgogliosa di lui, sono fiera di avere al mio fianco un ragazzo come lui e quando sarà famoso in tutto il mondo potrò dire di averlo seguito sin dall’inizio.
Mi ricordo che quando conobbe John ed entrò a far parte della sua band, si precipitò sorridente a casa mia ed appena aprii la porta mi abbracciò entusiasta e mi raccontò tutto filo e per segno.
C’è una frase che mi è rimasta particolarmente impressa : “Mary, non ci credo.. sono ad un passo dal mio sogno! Immagino già la folla che mi acclama.. tu sarai con me nei tour, se ti fa piacere. Sai a me ne farebbe.. mi fai stare tranquillo. Forse sono un sognatore, ma sono certo che prima o poi ce la farò..” mi parlava sinceramente i suoi occhi brillavano dalla felicità e avevano qualcosa di diverso.. era l’animo dell’artista che si poteva scorgere con molta facilità in quegli occhi da cucciolo indifeso che lo hanno reso così tanto speciale nel mio cuore..
Ma torniamo al presente.
Ha appena finito di suonare, è stato semplicemente fantastico! Amo la sua voce, lo ascolterei tutto il giorno ma la cosa che mi rende più felice è vederlo finalmente sorridere.
Non so, ha un sorriso contagioso.. riesce a far splendere il sole anche durante la più grande tempesta.
No, non mi sto innamorando di Paul. Ammetto solo che non c’è gioia più grande di vederlo sorridere.
Torno nella realtà “Paul, sei stato fantastico!” gli salto letteralmente addosso e l’abbraccio, ricambia l’abbraccio accarezzandomi i capelli. Rimane in silenzio.
“Senti, sono le nove meno un quarto, iniziamo a prepararci? Ah, puoi usare le mie chitarre questa sera.. anche altre sere, basta chiedermelo.”
Mi bacia la guancia “Sei un tesoro, Mary.. per fortuna che siamo entrambi mancini.” Dice sorridendo.
 
*PAUL’S POV*
 
Aah! Sono follemente innamorato! Poi lei è bellissima, è di una dolcezza unica.. la amo! Non è una semplice cotta.. sono ormai tre anni che sono impazzito per lei, e me ne innamorai non appena la vidi..
Chissà se non di fossimo mai incontrati cosa sarebbe successo, se lei non mi avesse trovato qual giorno ora sarei ancora depresso.. magari non sarei neppure qui. Davvero, è stata essenziale per me.
Mi ha aiutato a superare tutti i momenti più difficili, tutti hanno bisogno d’aiuto.
Giunti in camera sua lei dice “Per fare prima io vado nel bagno dei miei tu vai in questo..”
“Va bene..”
Entriamo in bagno e in una decina di minuti sono pronto, lei esce 5 minuti dopo. Entra in stanza, io sono sdraiato sul letto a fissare il nulla.
E’ bellissima.. Indossa un vestito rosso, aderente al busto e con una gonna larga che le arriva al ginocchio.
Nonostante sia senza trucco è favolosa, non mi trattengo e a bocca aperta dico “Sei bellissima! Farai cadere tutta Liverpool ai tuoi piedi.”
“Grazie ma…”
Mi siedo e dico “Ma…?”
“Ma non sono questa gran cosa.. vado a truccarmi..” si avvia verso la porta del bagno.
Mi alzo e la prendo per il polso “Hey, hey.. che dici? Eccome se sei questa gran cosa. Anche senza trucco sei stupenda, sappilo. Te lo dico da amico.. non posso sentirti dire queste cose.”
Mi sorride “Ma sentilo il bello della compagnia.. grazie Paul..” mi bacia la guancia e va a truccarsi.
Dopo poco tempo torna in stanza per mettersi le scarpe.
Come al solito ha quel rossetto rosso, ma stavolta è lucido. Le faccio l’occhiolino, prendiamo gli strumenti  e scendiamo in soggiorno.
I suoi genitori ci vedono e il padre dice “Hey, piccioncini dove andate così eleganti?”
Sento d’essere diventato rosso come mio solito e con tono insicuro dico “A-al Cavern.. devo suonare..”
Mary aggiunge “Papà, come devo dirtelo che non siamo fidanzati?”
Mr. McGill sospira e dice “Vabbè volete un passaggio? Il Cavern è molto lontano..”
Entrambi annuiamo timidamente, in padre prende la giacca, le chiavi della macchina e ci accompagna. Alle 9.30 siamo al Cavern.
Non c’è ancora nessuno, vedo solamente John, Geo e Stu sul palco che sistemano gli amplificatori.
Li raggiungiamo, tutti e tre saltano giù dal palco e all’ unisono dicono “Hey ragazzi!” poi vanno ad abbracciare Mary.
John malizioso come al solito dice “Ogni volta che ti vedo sei sempre più bella, dolcezza.” Le prende la mano e gliela bacia.
Mary arrossisce un po’ e Geo dice “Finiscila John..”
Stu: “Tanto ha troppa classe per te. Io la vedo di più con Paul.. “
A questa parole tutti mi guardano mentre divento quasi viola, per distogliere l’attenzione degli altri John dice “Dai, non ci sto provando. Le ho fatto solo un complimento, vuoi dire che non è bella per caso?”
 “Eccome se è bella, ma ricorda che ha troppa classe per uno come te, Lennon!” dice George ridendo
“Tu! Vuoi per caso dire che io, John Winston Lennon, non ho classe?”
“Si, non ne hai per niente, sei un barbaro!” dice continuando a ridere.
Mary ride imbarazzata, io continuo a sistemare gli amplificatori mentre Stu mette il braccio sulle spalle di Mary e dice “Allora, sono curioso. Com’è Roma? Il Colosseo?”
“E’ stupendo.. Ti ho preso delle cartoline, domani semmai te le do.” Dice lei sorridendo.
“Per me? Grazie, non dovevi disturbarti..”
“Ma figurati, non è stato un disturbo.” Gli da un bacio sulla guancia.
Volto subito la testa dall’altra parte, non ho detto nulla fino ad ora. John mi guarda, sentendomi a disagio alzo ed abbasso di continuo lo sguardo.. ma lui non smette di guardarmi anzi, s’avvicina a me.
“Paul, tutto okay?”
“Si, si John..”
“Ma non hai detto nulla!”
“Adesso sto dicendo qualcosa, e poi sto sistemando gli amplificatori.” Dico con lo sguardo basso.
“Tu non me la racconti giusta. Paul, sono il tuo migliore amico.. puoi fidarti. Andiamo a parlare dietro le quinte.”
Annuisco e ci andiamo, arrivati lì lui dice “Bene, cosa ti succede? E’ per Mary?”
Lo guardo sospirando “Si..”
“Lo sapevo, quella ragazza è la tua droga. Dai, è una cotta passeggera..”
“No, John! Non lo è affatto. Sono tre anni, tre anni che l’amo! Tre anni che non mi confido con nessuno.. e come se non bastasse lei è cotta di Robert, me ne parla in continuazione. Poi imbecille come sono io mi illudo ogni volta che mi fa un complimento..”
John rimane in silenzio, mi guarda a bocca aperta ed io continuo il discorso “Si, ti avrò stupito.  Sono debole.. non sono come te, purtroppo.”
“No, no.. che dici? Saranno rare le volte in cui sarò così quindi fai attenzione. Non sei debole, sei stato forte in questi anni.. e te lo dico come se fossi tuo fratello, non ho nulla in più di te. Io sono più diretto e mi sfogo subito, diciamo che tu hai più tatto.. non è questione di forza, sono caratteri.”
“Ma è questo appunto, vorrei essere più diretto.. lo sai che tendo a fare i giri di parole per dire anche la cosa più stupida. Ma fammi un piacere.. per favore.. se sono ubriaco e c’è anche Mary, tienila alla larga da me.. potrei baciarla e dirle quel che provo. Non voglio correre questo rischio.. lei non mi ama, lasciamo che sia..”
Inizialmente sembra esitare ma poco dopo dice “Te lo prometto.. torniamo dagli altri, sono le 9 e 50.”
“Grazie John..” mi sorride e torniamo sul palco. Il locale è già pieno. Mary s’avvicina a me, posa la chitarra sul pavimento e mi guarda.
“C-che c’è, Mary..?” dico con il cuore che mi batte ad una velocità incredibile.
Mi abbraccia dicendo “Sarai fantastico.”
“Speriamo..” detto ciò mi bacia la guancia, scende dal palco ed iniziamo lo show.
 
*MEZZ’ORA DOPO*
 
Finalmente abbiamo finito l’esibizione, è stata una tortura. Perché?
Semplice. Ho dovuto vedere Mary che ballava tutto il tempo con Robert.. com’è fortunato quel ragazzo.
E sono certo di aver stonato.. che fiasco. Sconsolato ripongo la chitarra nel fodero e la poso accanto alla mia giacca, nessuno mi rivolge la parola. Mi avvio verso la sala quando Mary mi viene incontro felice.
Appena mi raggiunge mi prende sottobraccio e dice “Sei stato fantastico come previsto.”
“Che? Ma ho stonato non so quante volte..”
“Non è vero, sei stato bravissimo.. tranquillo.” Arriviamo al nostro tavolo, c’è anche Anna “ Ciao Paul!”
“Hey Anna..” dico sorridendole, mi siedo,  prendo la birra chiusa dinanzi a me e la apro.
“Sai dov’è John ..?” mi chiede arrossendo.
“Uhm.. è dietro le quinte.. voleva sistemare..” non faccio in tempo a finire la frase che lei si alza, probabilmente va dietro le quinte. E tra poco vedrò un’altra coppia felice.
Rimango da solo al tavolo così comincio a bere quella birra che sembra l’unica via di scampo. Mary si siede accanto a me “Hey, perché tutto solo?”
Faccio spallucce, poso la birra sul tavolo e la muovo un po’. Non distolgo lo sguardo da quella bottiglia.
“Che ti succede?” dice seria.
“Oh niente, cosa dovrebbe essermi successo?” dico quasi seccato guardandola.
Con tono un po’ offeso ribatte “Scusami se mi preoccupo per te.”
Prendo un respiro profondo “No.. scusami tu.. non mi hai fatto nulla di male. Scusami..”
“Stai tranquillo.. ma non capisco perché sei così.. così.. sconsolato, ecco..”
“Niente d’importante.. Senti Mary..” mi blocco, si ho un nodo in gola che non mi fa andare avanti, è straziante! Ma non è solo per questo ‘blocco vocale’…
 
[To be continued…]
 
***Spazio dell’autrice: Hello! Scusate per il ritardo, ancora una volta..
Eh si, questo capitolo è più lungo del solito.. non sono riuscita a fermarmi.. :’D
Secondo voi come mai Paul s’è bloccato? Cosa ne pensate della storia (Trama, personaggi, struttura, ritmo..)? Recensite, a me fa piacere.. c:
In ogni caso ringrazio tutti coloro che leggono in silenzio, che seguono la storia e che recensiscono.. –Come al solito-
Al prossimo capitolo! ♥
xxx
-TheNowhereGirlOfyesterday

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Capitolo 4
*** Boulevard of broken dreams ***


Boulevard of broken dreams
 
I walk this empty street
On the Boulevard of Broken Dreams
When the city sleeps
And I'm the only one and I walk a...

My shadow's the only one that walks beside me
My shallow heart's the only thing that's beating
Sometimes I wish someone up there will find me
'til then I walk alone...

-Green Day
 
Vedo Robert alle spalle di Mary che mi fa segno di avvisarla della sua presenza.
Lei perplessa dice “Paul..? Che stavi dicendo..?”
“Ehm.. c-c’è Robert.. vai con lui..” dico continuando a muovere la birra tristemente.
“No, non voglio lasciarti solo…”
“Non preoccuparti, vai con lui. Dico davvero.. non farmelo ripetere..” prima che cambi idea, aggiungo nella mia mente.
“V-va bene..” si alza e va da Robert.
Ancora una volta rimango solo con la mia birra, diventerò un ubriacone e mi troveranno sul lastrico.
Finisco la birra, sono tentato dal prenderne un’altra.. nah, non voglio diventare un alcolizzato. Mi volto verso la pista da ballo e li vedo, c’è feeling tra di loro: scherzano, parlano, si scambiano sorrisini.. si baciano..
No, no.. un attimo.. cosa? Si baciano?! Okay, ho definitivamente perso le speranze.
Non ho intenzione di guardarli ancora, non voglio stare qui a deprimermi quindi mi alzo e vado dietro le quinte per prendere la mia roba.
Lì trovo John seduto su di un amplificatore che bacia Anna, diciamo che non fanno altro che amoreggiare.
In un primo momento non si accorgono di me, mi sta bene. Io sono indifferente, mentre prendo la chitarra faccio un po’ di rumore dato che dalla tasca della giacca cadono delle monete.
Entrambi interrompono il bacio e si voltano verso di me. A bassa voce dico “Tolgo subito il disturbo.. ero qui solo per prendere le mie cose..”
 John dice qualcosa ad Anna e s’avvicina a me “Dove vai?”
Mi chino, prendo le monete e poco dopo mi rialzo “A casa, in giro.. non lo so!” dico agitato mentre indosso la giacca.
“Ma perchè vai via?”
“Non ho nulla da fare, sono di troppo.”
“Ci siamo noi, c’è Mary! Puoi divertirti!” dice tentando di convincermi.
“Divertirmi? Divertirmi?! Non è divertente essere circondato da coppie felicemente innamorate. Io vado, ciao. A domani, forse.” Prendo la chitarra, mi volto e torno tra la folla avviandomi verso l’uscita.
Passo vicino Mary, la quale si volta “Paul!Dove vai? Paul!” non mi fermo, continuo a camminare facendo finta di nulla.
Si accinge a venirmi incontro ma Robert la ferma: Meglio così.
Esco dal locale, accendo una sigaretta e vago per Liverpool, vago senza meta.
Sono solo le 11 di sera e le strade sono deserte.. sembra come se sia notte fonda. Non so se questa strana calma deve inquietarmi o rilassarmi.
Le strade sono quasi buie.. illuminate solo da le luci fioche dei lampioni che creano un paesaggio strano. Non ci avevo mai fatti caso.. sembrano tanto le strade dei film. Cammino da solo, la mia ombra mi fa compagnia e c’è così tanto silenzio che quasi sento il mio cuore battere: sembra impazzito.
Cielo sereno, c’è una luna fantastica.. questo vagare senza meta mi ha portato allo Strawberry field.
Entro e cammino fino ad arrivare ad una delle panchine sperdute infondo al parco, poso lì la chitarra e mi distendo sull’erba.. questa parte è anche poco illuminata, perfetto. Comincio a guardare le stelle e penso..
Forse dovrei lasciarla andare, fortunatamente non sospetta nulla della mia cotta.. e poi è felice con lui, non ho il diritto di rovinare la loro relazione per uno stupido amore.
Dannata gelosia, dannati sentimenti. Chiudo gli occhi e faccio respiri molto profondi.. così peggioro la situazione.. mi torna tutto in mente. E pensare che è qui da due giorni e mi sta già facendo impazzire!
Forse dovrei tornare al Cavern.. non posso lasciare che torni da sola a casa. In particolare oggi che non c’è nessuno.
Velocemente mi alzo e prendo la chitarra.
Con passo svelto torno al Cavern.  Accanto l’entrata trovo Geo che fuma  “Paul! Ma dove cavolo eri andato?”
“Avevo bisogno di stare da solo.. d-dov’è Mary?”
“Non c’è, se n’è andata qualche minuto fa.”
“Da sola? L’avete fatta andare da sola?! Ma cosa…?” mi agito.
Espira il fumo “No, l’ha accompagnata Robert..”
“A-ah.. “
“Perché sei tornato? Volevi parlarle?”
“N-no.. mi ero preoccupato nel caso lei fosse andata a casa da sola.. non c’è anima viva in giro e.. Ah, ma che parlo a fare. Sono un demente, torno a casa..”appena mi volto esce John mentre accende anche lui una sigaretta “Hey Paul, che ci..” Geo lo blocca e gli spiega tutto.. rimango impassibile a guardare la scena “Se non vi dispiace io torno a casa..”
J. :”Aspetta, non vuoi un passaggio?”
“Non preoccuparti.. sarà un’altra occasione per pensare.. a domani..” accenno un sorriso e li saluto con la mano.
Cammino velocemente e mi guardo intorno. Fa freddo, non c’è nessuno.. magari adesso staranno.. Ah! Basta, non voglio pensarci.
Purtroppo, per arrivare a casa mia, devo per forza passare dalla via in cui abita lei.. abitiamo vicini..
Arrivato da quelle parti vedo una macchina parcheggiata dinanzi casa di Mary, di scatto mi giro verso la porta.. è stato un gesto automatico.
E con poca sorpresa da parte mia li vedo baciarsi sull’uscio della porta, non me lo sarei mai aspettato.. certo.
A circa 10m rallento il passo, abbasso la testa e li guardo con la coda dell’occhio. Non appena finiscono di sbaciucchiarsi Mary mi vede “Paul! Hey, vieni!”
Faccio finta d’essere colto alla sprovvista “Cosa? Io? Oh no, torno a casa.”
“Ma no, vieni. Ti devo parlare.” Poi bacia ancora una volta Robert che se ne va salutandomi con la mano.
Arrivo da lei “Che c’è?”
“Dai entra, ho tante cose da dirti!” dice con un sorrisone in volto.
“Va bene…” dico arreso, ormai pronto ad ascoltarla per tempo indeterminato che parla del suo nuovo fidanzato.
“Dai su con la vita!” mi prende per in polso e mi porta dentro casa sua.
Su con la vita eh? Per favore. “Si certo..” dico a bassissima voce.
“Che hai detto..?”
“Niente, niente.”
Arriviamo nella sua stanza, chiude la porta e mi fa sedere sul letto. Sono completamente ross.. no. Non lo sono, stranamente.
È come se non provassi più sentimenti, come se qualcosa in me si fosse spento..  il mondo perde tutto il colore che aveva, diventa in bianco e nero. Come la TV, come un film.
Magari fosse un film, potrei avere un lieto fine, potrei cambiare regista, cambiare la trama, avrei tutto in pugno. Cosa più importante, saprei che è tutta una finzione.
Invece, questa non è finzione, è realtà. È la tanto odiata realtà, quella che ti sbattono in faccia senza pietà, quando meno te l’aspetti… quando tutto va bene.
Altri ragazzi al posto mio si sarebbero arresi da anni.. dovrei fare come loro, ho tante ragazze che mi supplicano ogni dannatissima sera.
Si! Ecco la soluzione! Lasciamo perdere tutto, al diavolo la serietà, al diavolo la dolcezza e smancerie.
No.. ma che cavolo mi prende? Sto impazzendo… ho lo sguardo perso nel vuoto, vedo la mano di Mary dinanzi i miei occhi “Hey, sei ancora sveglio?”
“Eh? Si scusami… che dovevi dirmi..?”
Per un po’ rimane in silenzio e mi guarda perplessa “Che ti succede? Sei strano, non ti riconosco.. sei …”
“Sono cosa? Sono diventato ‘Polare’? Lo so, sono acido.”
“No.. non sei acido..ti conosco non lo sei..”
“Senti, fregatene di me, di come sto.. di come parlo. E dimmi quello per cui mi hai detto di venire..” dico abbassando lo sguardo.
“Paul.. avanti, che t’è successo?”
“Niente, niente! Uno stramaledettisimo niente.” Dico passandomi la mano sul volto per poi continuare “… m-ma come siamo finiti a parlare di me? Dovevi dirmi qualcosa..”
“Uhm… io e Robert ci siamo fidanzati..” dice sorridendo timidamente.
Ed in questo momento sento una scarica di dolcezza.. insomma lei è felice, è ingiusto prendersela con lei.
Non è colpa sua, non sa nulla di quello che provo.. dovrei esserle accanto per essere felice con lei, invece mi sto comportando come uno stupido egoista!
Così le sorrido “Sono felice per te.. scusami per essere stato così acido.”
“Su, non sei stato così acido..”
“Ah no? Mancava poco che corrodevo il letto..” dico ridacchiando.
Ride e all’improvviso m’abbraccia contenta. Ricambio il suo abbraccio e le accarezzo la schiena come sono solito fare “Meriti d’essere felice.. è bellissimo vederti sorridere, Mary..”
Interrompe l’abbraccio  tenendo la sua mano sinistra sul mio avambraccio destro, la sua espressione si fa più seria “Anche tu meriti d’essere felice… ti prego, voglio aiutarti. Ma non potrò far nulla se non so il motivo..”
Abbasso subito la testa, non posso dirle il motivo della mia tristezza.. si allontanerebbe subito da me. Poi s’è anche fidanzata con il ragazzo che ha sempre sognato, complicherei tutto.. meglio stare in silenzio.
“Allora fammi indovinare.. ti piace una ragazza ma lei non ricambia, magari è già fidanzata.. vero?”
Involontariamente annuisco.. ma che testa di cavolo che sono! Perché ho annuito?! Perché devo sempre complicarmi la vita..? per questo enorme sbaglio divento completamente rosso.
“Aww il mio caro Paulie è innamorato, come sei dolce.. e chi sarebbe la fortunata?”
“N-non posso dirlo. N-non lo sa nessuno..”
“John lo sa..?”
“F-forse l’ha capito .. magari ha capito male.. non so d-dirtelo.”
“Vabbè tranquillo, in ogni caso quella ragazza dev’essere davvero pazza per non considerarti. Cavolo, sei un ragazzo bello e dolce!”
Si, allora se mi riempi di complimenti perché stai con Robert?! Aaah valla a capire questa ragazza! “Non la penso come te, è fidanzata.. ha di meglio.. io sono d’intralcio. Vabbè, torno a casa mia. Grazie d’avermi prestato la chitarra.. l’ho posata sul divano.” Detto ciò mi alzo per andar via.
“T-ti accompagno alla porta..”
Entrambi ci avviamo verso la soglia di casa, lì mi bacia la guancia e dice “Buonanotte Paul..”
“Notte Mary..” esco da casa sua ma lei non chiude la porta.. resta a guardarmi mentre cammino pian piano verso casa.
Sento dei passi dietro di me e qualcuno mi prende il polso, ha la mano fredda.
E’ Mary… “Sicuro di non voler dormire da me? Non disturbi, a me fa piacere stare con te..”
“Domani devi uscire con Robert, vero?” dico guardandole gli occhi.
“Si.. ma posso rimandare!”
“No, non rinunciare. Tranquilla, vai con lui.. Dai, vado. Buonanotte.” Le bacio velocemente la guancia, mi lascia il polso e torna a casa sua.
Wow già l’una di notte.. come vola il tempo. Perfetto, domani non devo nemmeno suonare al Cavern.. starò tutto il giorno nel letto. Ora che ci penso.. ho tutto il giorno libero.
Che senso ha tornare a casa? Ma stiamo in giro tutta la notte ad ubriacarci! Ma si, dai! La notte è giovane, io non ho nulla di meglio da fare, se non torno a casa pazienza. Mi verranno a cercare.
Non ho voglia di tornare in centro.. ci metterei troppo. Proverò uno di quei bar squallidi.
Dopo circa un quarto d’ora arrivo ad un bar, non sembra questa gran cosa.. ha un cartello sopra la porta illuminato da una luce giallastra fioca.
Entro, sembra un bar anni ’30 da com’è arredato.. poi c’è anche una nube di fumo. Perfetto, il bar giusto per uno nella mia situazione.
Mi avvio verso il bancone per cominciare la mia lunga nottata ma vengo bloccato da una ragazza con un vestito viola molto scollato. Lei sembra avere tipo 20 anni “Hey io sono Elisabeth, chiamami Liz. Tu, sei nuovo.. non t’ho mai visto qui. Sei proprio un bel bocconcino.. Vorresti inaugurare questa serata?” dice con voce maliziosa avvicinandosi a me.
“Lasciami solo.” Dico tentando di allontanarmi.
Lei mi blocca, mi prende per il colletto della giacca e mi bacia mordendomi il labbro. Ancora una volta mi scanso e lei dice “Ma quanti anni hai?”
“Diciassette, ho diciassette anni.”
“Ah, ne dimostri venti… dai fatti dare un altro bacio..” dice avvicinandosi nuovamente a me, che mi scanso andando verso il bancone.
Mi confondo tra a folla e lei mi perde di vista. Che tipa facile quella.
Mi siedo al bancone rimanendo con lo sguardo basso. Il barista arriva e mi chiama più volte alla fine dice “Hey, ragazzo. Che vuoi bere?”
Alzo lo sguardo, è un uomo abbastanza anziano.. “Ehm.. mi scusi ero pensieroso. Potrei avere una birra..? Anche due, tre.. “
“Certo..” prende un bicchiere più o meno grande e lo riempie, me lo porge e inizio subito a bere.
“Qualcuno ti ha spezzato il cuore eh?”
Poggio il bicchiere sul tavolo, comincio già ad ubriacarmi.. ho bevuto metà birra in un sorso.. e poi, ne ho presa un’altra prima. “E lei come fa a saperlo?”
“Sei solo, hai la faccia di uno che è appena stato bastonato.. tutti vengono a farsi una birra o qualcos’altro in situazioni simili. Da quanto eravate fidanzati?”
“Fidanzati? Magari! Lei è impegnata con un altro ed io le vado dietro da tre anni.. a sua insaputa.” Bevo un altro po’ di birra.
“Brutta storia.. un consiglio? Lasciala perdere..”
“Non posso. Siamo amici stretti.. mi abbraccia e mi bacia sulle guance di continuo. Non posso andar via di punto in bianco sarei un demente! Un attimo, lo sono già.. Un’altra birra, per favore..”
Riempie un altro bicchiere e me lo porge “Allora non demoralizzarti. Anche a me successe quand’ero giovane..”
“Ed ora non è più innamorato di lei..”
“No, siamo sposati. Ero nella tua stessa situazione.. non è mai detta l’ultima parola, non perdere la speranza..magari potrebbe innamorarsi di te. Poi, male che vada, sei giovane.. fammi indovinare. Tu sei quel diciassettenne che suona al Cavern con quei ragazzi con i ciuffi tipo.. Elvis?”
“S-si.. io sono James Paul McCartney, ma tutti mi chiamano Paul. Sono il mancino con quella chitarra marrone chiaro e qualche volta con un basso.. ha presente?”
“Si.. Beh, da quel che so molte ragazze ti stanno dietro.”
Bevo ancora mezza birra, sono ubriaco.. è sicuro “Ma a me non frega nulla! Io voglio lei.. ma lei non vuole me!” finisco la birra.
“M-ma che ora è?”
“Sono quasi le tre del mattino..”
“Oh.. tornerò a casa.. tenga.. e grazie di tutto..” porgo 10 sterline al barista “Tenga il resto..”
Mi alzo e barcollando esco.. faccio una decina d metri, comincio a vedere tutto annebbiato, non capisco più nulla.. mi gira la testa.. Buio.
 
 
Spazio dell’autrice: Ciao a tutti, stavolta sono stata molto veloce! Che ve ne pare di questo capitolo?
Lo so, lo so.. è abbastanza triste ma anch’esso è una parte essenziale della storia. Perdonatemi se vi ho delusi..
In ogni caso spero vi sia piaciuto e, come al solito, ringrazio tutti di leggere, recensire e seguire.
Okay, la smetto d’annoiarvi con i miei monologhi inutili, non odiatemi per la suspance.
Al prossimo capitolo! :3
xxx
-TheNowhereGirlOfYesterday

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Capitolo 5
*** Will you be there? ***


Will you be there?
 
When weary 
Tell me will you hold me 
When wrong, will you scold me? 
When lost will you find me? 

But they told me 
A man should be faithful 
And walk when not able 
And fight til the end 
But I'm only human 

-Michael Jackson

 
 
Qualcuno mi scuote lievemente e sussurra il mio nome.
Comincio ad aprire gli occhi e distinguo la voce.. mi è familiare ma non riesco a collegare nulla!
Un attimo.. è la voce di George! Apro velocemente gli occhi è giorno.. mi alzo di scatto e questo contribuisce a farmi venire un dolore lancinante alla testa. “G-Geo.. Ma ch’è successo? Perché sono su questa panchina?”
“Non so.. ti ho trovato steso qui davanti qualche minuto fa.. dovresti ricordare tu cos’è successo.”
“Ho un vuoto di memoria.. e mi gira terribilmente la testa..”
“Mmh.. ti sei ubriacato eh?”
Lo guardo confuso e assente allo stesso tempo.. Ho un caos in testa.. ci sono flash, solo flash!
“Probabile.. un attimo ricordo qualcosa..  ero in un locale stile anni 30 ed una ventenne mi bacia. Poi andai via e mi ubriaco al bancone dove parlai con il barista.. poi ricordo buio, nient’altro..”
“Ti sei ubriacato perché non riuscivi a sopportare che loro stessero insieme o per il gusto di farlo?”
Oh no.. no.. perché dev’essere così evidente? Fingendomi ancora confuso dico “Loro chi?”
“Paul, sai di chi parlo..”
“Va bene, lo ammetto. L’ho fatto per dimenticare tutto.. è lecito no? “
“Si, ma ti rovini e basta..”
“Ma sai quanto importa? Sai a chi importa? Tre anni non sono pochi.. poi so cosa succederà. M’ignorerà… lo so.”
“Non credo, siete migliori amici non t’ignorerebbe mai..”
Scuoto la testa ridendo in un modo strano, lo faccio quando sono troppo disperato o confuso.. sono strano lo so..
“Paul, conosco quella risata.. non t’ignorerà, non ti lascerà sul lastrico ad ubriacarti..”
“Ah George! Se solo sapessi come mi sento arriveresti anche tu a fare certe cretinate e penseresti nel mio stesso modo… vabbè, che ora è?”
Stava per vedere l’orario quando dico “Che cretino che sono.. ho l’orologio al polso!” guardo l’orario “Ah.. ma sono le sette del mattino, che ci fai in giro?”
“Volevo farmi una camminata alle prime luci, l’ho sempre desiderato.. da un lato ho fatto un’opera di bene!”
“Sarebbe..?”
“Ti ho aiutato! Non hai idea di quanta gente ti fissava in modo strano.. ringraziami, dai!”
“Grazie ma.. meglio se mi fosse successo qualcosa. Di grave intendo.”
“Ma va Paul! Non essere pessimista, non è da te. Dov’è quel mio amico ottimista pronto per una risata?”
“Se n’è andato, molto lontano..” comincio a stropicciarmi gli occhi per il sonno e lo stordimento che si fanno ancora sentire.
“Dai Paul, ti riaccompagno a casa.. per fortuna casa tua è vicina. Ce la fai a camminare?”
“Si.. grazie Geo ma torno da solo a casa.. non preoccuparti.”
“No, non voglio venire a sapere che sei svenuto ancora, almeno ci sono io e male che vada ti porto in braccio. Tranquillo.”
“Da quando sei così dolce?”
“Da quando ti ho visto ridotto in questo stato.. non credevo tu fossi così..”
“Così debole? Lo sono, ho tante debolezze come tutti.. sono solo un essere umano..” detto ciò mi alzo a fatica ed iniziamo ad incamminarci verso casa mia.
Lì Geo mi saluta ed io entro in casa. Appena mio padre mi vede dice “Ma dove sei stato? Sei fuori da un giorno intero!”
“E dimmi, da quando t’importa di me?”
“Mi importa di te! Sei mio figlio!”
“Certo il figlio nato per sbaglio. Hai ragione.”
Fino a qualche istante fa sembrava arrabbiato, anche il suo tono lo era.. poi si calma.. “Paul.. non è vero.”
“L’hai detto tu.. adesso scusami ma sono stanco, stordito.. voglio dormire.”
“Che t’è successo?”
“Niente! Non mi è successo niente! Ora posso andare a letto?”
“Certo.. vai pure.”
Comincio a salire le scale continuando a stropicciarmi gli occhi.
Prima di aprire la porta della mia stanza mi blocco, poi chiudo gli occhi e apro la porta. Entro restando ad occhi chiusi, chiudo la porta sbattendola.. non so cose cavolo mi stia prendendo.
M’appoggio di peso contro la porta e sospiro. Mi lascio scivolare fino a sedermi a terra.
“Paul..”
Apro di scatto gli occhi, non m’ero accorto di mio fratello.. che cretino “M-mike… scusami, non volevo svegliarti.”
“Nah, tranquillo.. sono sveglio da un paio d’ore..”
“Come mai?”  dico restando immobile con uno sguardo completamente aflitto.
“Ero preoccupato per te. Sei stato fuori un giorno intero..”
A quelle parole sul mio volto appare un’espressione tranquilla, quasi felice.. “Non dovevi preoccuparti..”
“Nonostante certe volte arrivi quasi ad odiarti sei sempre mio fratello, è normale che mi preoccupi per te.”
Ridacchio. Potrebbe sembrare strano ma non avrei mai immaginato si sentire una cosa simile da mio fratello..Non è da lui essere così con me. Vabbè..
Mi alzo e gli scompiglio i capelli, mi ferma subito dicendo “Hey! Sai che mi da fastidio!”
“Secondo te perché lo faccio?” dico con tono di sfida.
“Non farlo più, altrimenti..”
“Altrimenti?” dico per sfidarlo.
Prende il suo cuscino e me lo lancia facendomi cadere sul mio letto “Ma non vale così…!”
“Certo che vale! Vabbè, sono le otto e un quarto.. tra dieci minuti devo andare alla fermata dell’autobus, uffa..”
“Dai vai..”
Lui scende dal letto e si prepara per andare a scuola, entra nuovamente in camera “Ciao Paul!”
“Ciao, buona giornata!” chiude la porta alle sue spalle ed io rimango solo con i miei pensieri.
Che faccio? Insomma.. ora che è definitivamente impegnata non avrà tempo per me, non saremo più gli amici di una volta.
Possono chiamarmi anche egoista, ebbene sì. Lo sono! Sono egoista!
Non voglio perderla, voglio averla accanto a me… ho bisogno di qualcuno, qualcuno che mi aiuti a sentirmi un po’ meno solo. Le giornate sono diventate vuote.. stranamente c’è il sole ed io sono rintanato in casa.
Mi sento come se fossi stato bastonato, uno schifo. Riesco appena a reggermi in piedi..
Abbraccio il cuscino e pian piano le mie palpebre iniziano a chiudersi finché non m’addormento.
 
*UN PO’ DI ORE DOPO*
 
Ah ma che ora è? Cosa? Le quattro e mezza?!
Wow ho dormito tipo sette ore.. Ho fame, ho voglia di cioccolata, ho voglia di dolci.. eh? Manco fossi appena stato mollato! Non voglio deprimermi!
Ma sì, preparerò qualcosa di dolce..
Scendo in soggiorno. Non c’è nessuno.. mi precipito in cucina, preparo una cioccolata ed apro un pacco di biscotti.
Tanti ricordi mi ritornano alla mente.. tutto mi ricorda qualcosa. Nulla si salva.
 
*FLASHBACK*
Erano passati circa due mesi da quel giorno, preferivo contare i giorni non partendo dal giorno che avrei preferito non vivere bensì da quello che mi ha cambiò: quando incontrai Mary.
Ma, nonostante avessi trovato un’amica come lei, ero triste perché avevo un rapporto speciale con mia madre.. le volevo davvero bene.
I miei atteggiamenti, però, si contrapponevano al mio stato interiore, sorridevo ma con indifferenza a tutto e tutti.
Mary se ne accorgeva spesso così mi prendeva in disparte e parlavamo, mi faceva sfogare.. mi dava tutta la dolcezza che riusciva ad esprimere. Volevo piangere, ma non ci riuscivo. Non piangevo da quel giorno..
24 dicembre 1956, la vigilia di Natale, non avevo programmi per i giorni a venire.. anzi. Li avevo eccome : stare a letto o sul divano.
Casa spoglia, senza alcun cambiamento dagli altri giorni, l’atmosfera gioiosa era fuori dalla porta di casa, dentro era tutto cupo, senza emozione né sorrisi. Volevo rivivere quell’atmosfera natalizia che amavo, desideravo che qualcuno la vivesse con me. Ma non c’era nessuno, tutti impegnati a preparare la cena.
Ad interrompere la mia solitudine ci pensa qualcuno che bussa alla porta. Corsi verso la porta e la aprii: vidi Mary con delle buste piene di regali.
Le lasciò a terra e m’abbracciò “Buon Natale Paulie!” rimasi stupefatto, questo giorno cominciava ad avere un senso.. quel mondo in bianco e nero cominciò a tingersi di colori straordinari che non vedevo da tantissimo tempo.
Sciolsi l’abbraccio e le dissi “C-che ci fai qui?”
“Prima di dirtelo, perché mi tieni la mano?” disse ridendo.
Abbassai lo sguardo, non mi accorsi per niente di tenerle la mano.. che imbranato. Lo ero, lo sono e lo sarò sempre!
Diventai completamente rosso e lasciai subito la presa “S-scusami..”
“Hey, non ti ho mica detto di lasciarmela!” le sorrisi e lei continuò “Bene, hai programmi per questa sera?”
“N-no.. anzi, ho in programma di vivere inutilmente questa giornata come se nulla fosse..”
Mi prese il viso e toccava delicatamente le mie guance “Non va bene così Paul, dai passa il Natale con me.. pur di non vederti triste farei di tutto.. Vieni a casa mia?”
“N-no.. rimani da me, per favore.. sai, volevo ..”
“Qualcuno che t’aiutasse a rendere la casa natalizia? Ci sono io!”
“Mi leggi anche nel pensiero?”
Mi sorrise dolcemente e passammo tutto il giorno insieme.. concludemmo con una degna cioccolata calda.
 
Stavo bene, riusciva a farmi dimenticare anche le cose peggiori.. non mi sentivo solo, sapevo che ci sarebbe stata sempre lei per tutto se ne avessi avuto bisogno.. era la mia certezza, un punto di riferimento.
Un rifugio dal dolore, mi bastava essere avvolto da quel dolce abbraccio per dimenticare tutto.
Preparata la cioccolata, mi siedo.. guardo alla mia destra: non vedo nessuno.
Mi prende un colpo al cuore, qualcosa che mi rende difficile respirare.. ma, nonostante tutto, prendo il respiro più profondo che riesco a fare, deglutisco e torno alla mia cioccolata..
E pensare che sto così male per una ragazza, per la solita ragazza.
Mi tormenta un dubbio: come andrò a finire? Cosa diventerò nel giro di un mese? Ma che dico.. in una settimana!
Non voglio finire ubriaco steso a terra come la notte scorsa.. Anche se il mondo dell’alcol è l’unico che mi permette di fuggire, di essere qualcun altro, di dimenticare ancora una volta.
Forse è proprio questa la mia pecca: voler dimenticare.
Ma non posso farci nulla.. sono debole, sono un essere umano.
Dicono di avere fede, di andare avanti anche quando si è stremati. Ma io sono solo un essere umano!
Non sono immortale, né invincibile! Sono tutto il contrario: mi abbatto, mi sento impotente.
Sono una marionetta nella mani del destino, della Moira.. come credevano gli antichi greci.
Dovrei pensarla come loro: nessuno sfugge alla Moira, anche un’entità superiore. Il bene ed il male sono ‘mischiati’ certe volte capita troppo male a qualcuno.. ma alla fine tornerà il bene. E’ sempre così nella vita.
Credo si possa definire un battito cardiaco. Alto, basso, alto, basso e così via.. ne non ci fossero ci sarebbe la morte.
Si, quelle poche lezioni di epica che ho seguito mi sono state utili.
A parte tutto, dovrei pensarla così.. mi piace essere ottimista.
Probabilmente tutti questi pensieri svaniranno come il sole durante un temporale, saranno sommersi da altri pensieri.. pensieri tristi. So bene come finirò: Ubriaco.
Sarò ubriaco un’altra volta, per sentire quel po’ d’amore che vorrei sentire.
 
*CIRCA UN MESE DOPO*
*RACCONTA MARY*
 
Non mi sembra vero di essere fidanzata con Robert, è un ragazzo fantastico! E’ bello, simpatico, dolce, sensibile.. non è egoista.
Mi ricorda tanto Paul.. oddio, è un mese che non ci vediamo, che non usciamo insieme, che non gli parlo.. chissà come sta.
A dire il vero lo vedo ogni tanto in giro, ma sembra assente dal mondo.. ha uno sguardo spento, triste, non lo riconosco. Ha un viso completamente distrutto, quelle poche volte che mi riconosce forza un sorriso senza nemmeno fermarsi, anzi.. accelera.
Sembra come se voglia evitarmi, non capisco cosa gli succeda. Che stupida, non mi sono nemmeno preoccupata di andare da lui e parlargli..
Mi manca andare in giro con lui a fare scherzi idioti, ridere come due pazzi per stupidaggini,fare gare di corsa sotto la pioggia –In cui vinceva sempre lui- e perché no? Ubriacarci insieme.
“Mary? Pianeta Terra chiama la signorina McGill! Houston, abbiamo un problema!” Dice Rob ridendo.. è un ragazzo adorabile.
“Haha Scusami Rob.. ero pensierosa..”
“A che pensavi? Posso saperlo?” dice sorridendomi.
“A-a Paul.. non lo vedo da tanto, e quelle poche volte che riesco a salutarlo sorride appena.. sono preoccupata sono..” mi blocco di scatto, sbarro gli occhi fissi nella mia stessa direzione.
Robert mi guarda per poi seguire il mio sguardo e capire cosa mi sia successo: Paul, seduto su di una panchina con due o tre bottiglie di birra, credo, accanto a se.
Più che seduto sembra essere buttato lì perché non ci sono posti migliori.
Non ci penso due volte e mi precipito accanto a lui, prendo quelle bottiglie vuote al suo fianco e le butto in un bidone non molto lontano.
“No, ma che fai!?” urla lui con un tono di voce strano, tipico dei brilli.
“Ti aiuto.” Rispondo sedendomi accanto a lui.
“Non mi aiuti, anzi.. mi aiuti a morire! L’alcol mi aiuta!”
“Paul, credo tu abbia invertito i ruoli.. perché cavolo sei ubriaco?”
“Per te! Per colpa tua, dannazione!” dice passandosi la mano sul viso.
“Per me? Cos’ho fatto?”
Mi guarda stordito per poi tornare a guardare il vuoto.
“Allora? Aspetto una risposta, James Paul McCartney.”
“Non chiamarmi così.”
“E’ il tuo nome!”
“No, no, no! Io sono Paul, Paul! PAUL!” dice alzando il tono della voce.
“Paul, sei ubriaco.. ti porto a casa.”
“So bene d’essere ubriaco.. a casa ci andrò.. d-da solo..”detto ciò si alza ma non si regge quasi in piedi, barcolla.. si porta la mano allo stomaco e la stringe in un pugno.
Mi alzo e l’abbraccio. Non oppone resistenza alcuna, si lascia avvolgere dall’abbraccio.. ancora una volta l’ho in pugno. Sento il suo respiro affannato sul collo, un respiro seguito da singhiozzi.. non capisco cosa gli stia prendendo.
Lo tengo più stretto a me, gli accarezzo la schiena per farlo tranquillizzare ma credo che stavolta sarà più difficile.
“N-noi due abbiamo ricordi che durano di più della strada che si perde all’orizzonte.. p-perché devo abbandonarli? Perché non posso riviverli.. a meno che non stia sognando?” in un primo momento non avevo capito a cosa si stesse riferendo ma adesso capisco tutto: l’ho ignorato, l’ho quasi dimenticato.. e non mi sono curata del fatto che lui è stata la persona sempre al mio fianco per una risata, per un abbraccio.. è stata la spalla su cui piangere, il mio conforto.
“Paul, non devi abbandonarli.. non sono finiti..”
“Ma.. ma non siamo più come prima. Chiamami pure egoista ma io ti rivoglio accanto..!”
“Perdonami Paul..” sciolgo l’abbraccio, gli tengo il viso accarezzandolo “Rivivremo tutto.. non è troppo tardi. Questa è una promessa.” Per un attimo il viso di Paul viene illuminato da un sorriso, pur se quasi impercettibile.. “Ti porto a casa mia, così potrò starti accanto nel caso tu ne abbia bisogno.”
“Grazie..” dice con tono più tranquillo.
Arriva subito Robert che mi aiuta a portare Paul a casa mia.
Una volta arrivati, entriamo nella mia stanza e faccio stendere Paul sul letto di mio fratello “Torno subito..” in risposta mi annuisce semplicemente.
Vado in soggiorno con Robert  “Dai Mary, meglio che vada.. stai con Paul, potrebbe aver bisogno di te.” Mi dice con tono rassicurante.
“Oh Rob.. sei un ragazzo d’oro, mi dispiace..” mi blocca “E di cosa? Non c’è nulla di cui scusarsi.. non è neppure colpa sua. Sta male, se fossi stato nelle sue condizioni avrei fatto di peggio..”
Gli sorrido e ci avviamo verso la porta “Buonanotte Mary.” Mi bacia ed apre la porta “’Notte Rob, A domani..”
Chiudo la porta non appena svolta l’angolo e torno in camera mia, convinta di trovarlo già avvolto in un sonno.. convinta che Morfeo abbia fatto il suo dovere ma non è così: è abbracciato al cuscino mentre si guarda intorno.
Mi siedo sul letto su cui sta Paul “Stai meglio?”
“S-si.. perché sei così con me?”
“Così come..?”
“Dolce.. “
“Sei il mio migliore amico.. sei speciale per me..”
“Sono solo u-un amico, quindi..”
Annuisco e lui continua “Per me non sei un’amica, una semplice amica.. s-sei..”
“Sono..?” dico facendogli segno di continuare, c’è un crescendo di tensione nell’aria.. come la spannung!.
Ci mette qualche secondo in più per rispondere finché non si decide a dirmelo “Sei qualcosa in più.. i-io..” si blocca ancora una volta. Prende un respiro profondo e continua “io ti amo! Si, ti amo da ben tre anni..”
 
[To be continued…]
 
 
*Spazio dell’autrice:  Salve a tutti, lettori! Scusate per l’attesa, ho avuto come al solito tanto da fare tra compiti in classe e studio..
Spero vi sia piaciuto, anche se non credo di aver dato il meglio.. spero di non avervi delusi. C:
Qual è stata la vostra parte preferita?
Vi ricordo che sono ben accette le critiche costruttive, tutti abbiamo bisogno di consigli e nessuno è perfetto, la perfezione è relativa e soggettiva.
Riflessioni a parte, Ringrazio tutti coloro che leggono in silenzio, recensiscono e seguono la mia storia.
Finisco d’annoiarvi :’)
Al prossimo capitolo!
xxx
-TheNowhereGirlOfYesterday

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Capitolo 6
*** In spite of all the danger Pt. 1 ***


In spite of all the danger

In spite of all the danger 
In spite of all that may be 
I'll do anything for you 
Anything you want me to 
If you'll be true to me 

In spite of all the heartache 
That you may cause me 
I'll do anything for you 
Anything you want me to 
If you'll be true to me 

I'll look after you 
Like I've never done before 
I'll keep all the others 
From knocking at your door 

-The Beatles (Quarrymen)
 
 
Non capisco, m’ama sul serio?
Non è possibile!
Beh ma dopotutto è ubriaco, non dovrei prenderlo troppo sul serio.. non è cosciente. Interrompe i miei pensieri  “Ti amo sul serio, credimi.. ti prego..” dice con voce flebile.
“Paul, sei ubriaco.. non sei cosciente. Ne riparliamo domani, okay?” dico passando la mia mano sulla sua la quale viene spostata da lui stesso “No! Sono completamente coscienzioso della mia affermazione, non voglio parlarne domani.. mi piacerebbe parlarne adesso, non sono parole a caso!”
Resto di stucco, non avrei immaginato di sentirgli pronunciare ciò. Non dico nulla al contrario di Paul “Ti prego, amami.. non so stare senza di te..”
“Io sono fidanzata, Paul..”
“Giusto! Che idiota, illuso senza cervello che sono … ti ho persa, l-lo so..” in questo momento è come se i suoi occhi si stessero spegnendo, tutta quella forza che fino a qualche istante prima li caratterizzava è scomparsa di colpo e la sua voce comincia a perdere intensità.
C’è qualcos’altro, però, che mette in risalto i suoi occhi facendoli sembrare ancor più grandi: una sorta di disperazione coronata da lacrime trattenute con tutte le forze.
Prende un altro respiro “Avanti, cacciami!”
“C-cosa..?”
“Cacciami!”
“No, non ti caccio. Non avrei alcun motivo per farlo.”
“Come no?”
“Ascoltami, tesoro: non sono arrabbiata con te.. dai, andiamo a dormire.”
“M-ma..”
“Niente ma.” Gli prendo il viso e gli accarezzo le guance “Dormiamo, ne abbiamo bisogno..Buonanotte Paulie.” Gli bacio la fronte.
“N-notte Mary..” lo faccio stendere sul letto e lo copro.
Entro in bagno e dopo circa cinque minuti sono nuovamente in camera.
Paul dorme, mi fa tenerezza: ha un viso delicato, innocente e bello.. sì, bello sul serio. Per un po’ rimango a fissarlo finché Morfeo non mi reclama ancor più insistentemente.
 
*LA MATTINA SEGUENTE*
*PAUL’S POV*
 
Ma cosa..? Perché sono qui..? No.. ancora questo dannato mal di testa.. c’è solo una spiegazione: mi sono ubriacato, per l’ennesima volta.
Stavolta credo però d’averla fatta grossa: mi sono dichiarato. Come ho potuto? Come ho potuto essere tanto stupido? Non è da me.. come ha potuto oscurare tanto la mia lucidità quella stupida birra?
Un attimo, ma non s’è arrabbiata.. forse ho fatto bene: mi sono liberato di un peso.
Ma sì, sarò ottimista. Sono solo in stanza, lei si è già alzata dev’essere tardi.
Infatti alzo il mio polso destro e guardo l’orologio: sono le 11 del mattino.
Dannazione, ho dormito un’eternità! Forse è ora di alzarsi.
Scendo dal letto, vado in bagno a darmi una rinfrescata e aggiusto quei capelli che mi fanno sembrare un barbone.
Tornato in camera di Mary m’incanto ancora una volta dinanzi a tutte quelle foto ma adesso non ci sono solo quelle foto: ce n’è una con Robert ed è posta accanto ad una che ritrae me e lei dinanzi il cancello dello Strawberry Field.. fa uno strano effetto vederle vicine..
E’ passato un mese, ma sembra essere stato un anno.
Mary e Robert sembrano essere quella coppia perfetta dei film, so che sono destinati a stare insieme.
Non posso mettere loro i bastoni tra le ruote..ma cosa posso farci se quando penso a me fidanzato l’unica persona che ho in mente è lei?
Meglio uscire da qui, mi sento ancora stordito e, mentre scendo dalle scale, mi tengo stretto alla ringhiera: cosa molto insolita per me.
A circa metà rampa comincia a farsi più chiara una melodia delicata e malinconica ch’è a dir poco favolosa: non l’avevo mai sentita prima così rimango sulla soglia della porta per sentirla suonare.
Appena finisce di suonare entro “Ciao..”
Lei quasi balza in aria “O-oh.. ciao Paul..”
“Scusami per averti fatta spaventare, n-non volevo..”
“Tranquillo, ero solo pensierosa.” Dice continuando a pizzicare le stesse corde di prima.
“Ah.. comunque è davvero bella la canzone..”  dico tentando di rompere il ghiaccio formatosi tra noi due.
“Sul serio..?”
“Certo, sei stata bravissima!”le sorrido.
Sorridendo dice “Grazie.. credevo fosse troppo lenta e malinconica..”
“Ma no, è anche questo che contribuisce a farla essere tanto bella.” Mi siedo al suo fianco e lei sorride dolcemente per poi tornare seria  “Comunque.. scusami tanto.”
“P-per  cosa, Mary?”
“Per averti svegliato..”
“Ma no.. non mi hai svegliato.. lo ero già da un po’. Quello che deve porgere delle scuse qui sono io: perdonami per averti dato fastidio restando qui, tolgo subito il disturbo.”
“Che dici? Dovresti sapere che per me  è un piacere averti qui e poi devo rimediare a tutte quelle volte che t’ho trascurato.. ma vuoi davvero andar via..?”
Non posso credere che dopo la mia incosciente dichiarazione non sia arrabbiata con me, o magari non vuole farmelo notare. Per come la penso io ci sono due lati in tutto ma decidiamo noi qual è il lato buono e qual è quello brutto.
Ad esempio le notizie: per me la notizia del fidanzamento di Mary e Robert è stata a dir poco struggente, per lei invece è stata tutto il contrario.
Ma, tornando alla realtà, rosso in viso scuoto la testa facendo sorridere Mary “Bene, te la senti di uscire?”
Annuisco e lei continua “Perfetto, aspettami qui: vado a vestirmi e ti prometto che non c’impiegherò secoli come al solito” dice ridendo per poi farmi l’occhiolino.
“Va bene.. posso suonare un po’?”
“Certamente, fai pure!” detto ciò va in camera sua ed io inizio a suonare ‘Love me tender’: la canzone che mi fa tornare in mente mia madre ed ogni volta mi sento morire dentro, ogni volta muore una piccola parte di me.. certo quella restante, perché una grande parte di me morì con lei quel giorno..
Sono certo che nel futuro troveranno una cura per quello stramaledettissimo cancro e, se avessi una macchina del tempo andrei nel futuro, prenderei la medicina e la porterei nel passato ma, così facendo, modificherei irrimediabilmente il presente: non avrei incontrato Mary.
Anche se sinceramente non so se questo sia un pro o un contro: se non l’avessi incontrata adesso non soffrirei più del normale ma allo stesso tempo non avrei avuto un’amica come lei, così dolce e onesta.
Forse è bene che tutto rimanga com’è: devo ringraziarla per non avermi fatto pesare tanto quel periodo, per avermi consolato in ogni situazione. D’altro canto, sono con lei, la vedo sorridere, questo è l’importante alla fine..
Lei non è come le altre ragazze, mi vuole bene sul serio.. non mi ha illuso, mi ha fatto restare con i piedi per terra. E solo ricordarmi di quanto sono stato ingenuo con quelle ragazze, come ho abboccato alla loro trappola fidandomi come un allocco, dando loro il massimo che potevo permettermi e perché l’ho fatto? Per non pensare tanto a Mary, per tentare di provare amore ma è da un po’ di tempo che ho dimenticato il significato di quella parola, non so distinguere l’amore vero dall’amore allusivo quello usato per approfittarsi della gente.. sì, è quella l’unica forma d’amore che conosco: L’amore allusivo.
Ad un tratto i miei pensieri vengono interrotti da una voce: è il padre di Mary.
“Buongiorno Paul.”
“Salve Mr. McGill..”
“Stai meglio?”
“Sì, grazie..” mi guarda per un po’ e, proprio quando stava per chiedermi qualcosa, va in cucina e lo sento parlare con sua moglie: non ho la minima idea di cosa stiano dicendo.
Entra Mrs. McGill e si siede accanto a me “Stavi suonando ‘love me tender’, giusto?”
Annuisco a testa bassa stringendo a me la chitarra.
“Sei stato bravissimo, hai talento e la tua voce è molto bella.”
“La ringrazio Mrs. McGill..”
“Non chiamarmi così, è troppo formale. Apprezzo la tua educazione ma ormai ti conosco da anni, sei un bravo ragazzo.. puoi chiamarmi Katherine e darmi del tu.”
“P-potrei chiamarti Kate..? S-se non sono troppo indiscreto..”
“Certo, te lo stavo per dire. Quella canzone era per qualcuno, vero?”
“Sì, per mia madre è.. n-no, niente..” mi correggo subito: non posso lasciare che sua madre sappia della mia cotta, lo verrebbe a sapere anche suo padre, m’allontanerebbe da Mary.. non posso permetterlo.
“Paul, sii sincero: è dalla prima volta che t’ho visto, da quando Mary ti portò qui tre anni fa che vedo qual bagliore nei tuoi occhi tipico degli innamorati.. non lo dirò a lei.”
Sospiro  “Lei lo sa già.. per favore, Kate, non dirlo a Mr. McGill. Ho combinato troppi casini, poi mi allontanerebbe da lei.. e non voglio perderla. Non posso fare altro che maledire me stesso per essermi ubriacato in questo mese, ti prego..”
“Ha reagito male?”
“N-no ma ho paura che stia facendo finta di nulla per non farmi soffrire, ma così succede esattamente il contrario.. ho paura di tutto, non sono un ragazzo normale!” dico passandomi una mano sul viso.
“Ma no, significa solo che ci tieni .. e poi, sei un fratello per lei, non oserebbe mai ferirti.”
“Appunto per questo fingerebbe credendo di far del bene..”
La madre sospira e posa una mano sulla mia gamba “Tranquillo, andrà tutto per il meglio.”
“Lo spero..” in quel momento torna Mary che mi guarda sorridendo “Paul, se ti va bene, possiamo uscire.”
Annuisco e la raggiungo, prendo il mio giubbotto di pelle adagiato sulla spalliera della sedia alla mia sinistra, salutiamo ed usciamo.
Non faccio altro che pensare alle parole di Kate, a quelle di Mary e al tono di voce con cui le ha pronunciate: dolce, quasi come volesse cullarmi con quelle parole e non faceva altro che accarezzarmi in modo astratto, induce la mia mente a formulare pensieri dolci ma senza senso! Non posso essermi ridotto a ciò.. raggiungerò la pazzia e perderò quel poco di sanità mentale rimasta.
È un pensiero martellante, fa male, mi fa illudere… penso sempre ad un colpo di scena che cambi questa situazione ma no! In quegli occhi non c’è amore, almeno non per me.
O meglio, l’amore riservato a Paul, il debole, stupido e triste Paul, è innocente, è affetto per un amico ma provo curiosità: curiosità nel sapere la verità. Cosa nascondono quegli occhi nocciola? Amore o odio? Tristezza o felicità? Sofferenza o piacere?
“Cosa provi per me?” dico prima che il mio autocontrollo mi governi, il subconscio prende il sopravvento ed io mi sto sentendo estremamente stupido solo per aver proferito quella frase o forse solo per avere certe cose in mente!
Ancora una volta la macchina del tempo è un desiderio che arde in me in particolare dopo essere riuscito ad incontrare i suoi occhi, occhi interrogativi che mi pongono mille domande che probabilmente rimarranno irrisolte: saranno degli enigmi, dei dannati enigmi che contribuiscono a fare di me un ragazzo strano, forse troppo strano anche per i miei gusti.
Ma quegli occhi, interrogativi sino a pochi istanti fa, si tramutano in occhi colmi di tenerezza che probabilmente sta provando per l’innocenza e la stupidità della mia domanda.
Forse anche insolita: non ho fatto alcun giro di parole.
Mi prende sottobraccio, s’avvicina a me dandomi un bacio sulla guancia.
Comincio a sentire il calore impadronirsi delle mie guance probabilmente con un’ombra di rossore che le ricopre, ciò la fa sorridere “Paul, per te non posso che provare affetto. Non so, in me scateni qualcosa di tenero.. non sono capace d’essere acida con te.. sarà merito dei tuoi occhi che m’incantano..”
“Quindi non mi odi..?”
“Certo che no, non potrei mai odiarti..”
“Come non potresti mai amarmi..giusto?”
Lei resta in silenzio, quasi impietrita dalla cruda veridicità della mia sentenza ma dei suoi occhi vedo solo dissenso, come se non sia d’accordo e voglia dire qualcosa ma non trova il coraggio.
“In ogni caso, nonostante tutto il pericolo, il dolore che questo mio amore comporterà… io… io continuerò ad amarti e farò tutto per te, tutto quel che m’è concesso. Credimi o no, lo farò anche a costo della mia vita.” Abbasso lo sguardo continuando a camminare mentre lei rimane imbambolata a fissarmi: probabilmente non sa cosa fare, non sa cosa potrebbe ferirmi e cosa no.
Si blocca e blocca me con lei, avvolge le braccia attorno il mio collo, si mette sulle punte e mi guarda negli occhi: sento un calore impadronirsi di me all’improvviso e diffondersi nel mio corpo ad una velocità altissima, un formicolio mi sale lungo la schiena e, alla vista di quegli occhi, le mie ginocchia quasi cedono.
Le labbra cominciano a tremare diventando secche, lei chiude gli occhi ed inizia ad avvicinarsi a me.. ho il cuore in gola il quale sembra essere il ‘nodo’ che m’impedisce di parlare riesco solo a pensare cose semplici ‘Oh Gosh.. I’m melting!’..
 
[To be continued…]
 
 
***Spazio dell’autrice: Salve! Sono tornata dopo quasi un mese, ma tanto non sono mancata a nessuno. ♥
Cosa credete voglia fare la nostra Mary? Hehehe
Bene, spero vi sia piaciuto questo capitolo.. lo so che sono capitoli abbastanza tristi ma, come sapete, è il genere della storia.
Ma tranquilli, ci saranno capitoli sereni in seguito..
Qual è stata la vostra parte preferita? Recensite e fatemi sapere, anche se avete consigli per la storia.. accetto tutto purché sia costruttivo, lo sapete..
Come al solito grazie a tutti quelli che leggono, seguono e recensiscono. ;)
Spero di non avervi delusi.
Al prossimo capitolo!
xxx
-TheNowhereGirlOfYesterday

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Capitolo 7
*** 6. In spite of all the danger (Strawberry fields forever) Pt. 2 ***


6.  In spite of all the danger  (Strawberry fields forever) Pt. 2
 
Let me take you down
'Cause I'm going to Strawberry Fields
Nothing is real
And nothing to get hungabout
Strawberry Fields forever

Living is easy with eyes closed
Misunderstanding all you see
It's getting hard to be someone
But it all works out

-The Beatles
 
 
Più si avvicina, più il mio cuore batte: riesco a sentirlo.
Posa le sue labbra accanto alle mie, non osa toccarle, il mio cuore salta uno o magari due battiti.
Vorrei poter piangere come un disperato, urlare quanto tutto in questo momento mi ferisca in modo spropositato, credevo che dichiararmi mi avrebbe fatto sentire più leggero in un certo senso, ma non è così: sembra che stia giocando con i miei sentimenti, mi sento preso in giro, ma forse non si rende conto di quanto un gesto di semplice affetto, agli occhi di un innamorato, faccia male.
Lei  una ragazza ingenua, so bene che non fa cose come queste con le cattive intenzioni ed io non ho la minima intenzione di farle pesare le mie sensazioni, così mi limito a sorridere ma evito i suoi occhi: non voglio perdere ancora il contatto con la realtà.
Torna alla sua altezza e tenta d’incontrare i miei occhi “Paul.. ti voglio un bene che forse neppure immagini. Sono mortificata di averti causato sofferenze e mi sento una stupida al solo pensiero d’averti fatto star male ma credimi, non era mia intenzione.. non voglio perderti, sei tutto per me, sei un punto di riferimento sicuro. Perdonami, non volevo farti star male, appena hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, non esitare a chiedere.”
“E se dovessi disturbarti quando sei con Robert?” la guardo timidamente inarcando le sopracciglia in modo da far trasparire il mi ostato d’animo. Mi siedo sulla panchina alla mia sinistra “Non farei altro disturbare..” dico per poi abbassare la testa.
Subito si siede al mio fianco, mi posa un braccio sulle spalle in modo  da accarezzarmi il braccio “Per te lascerò tutto e l’unica cosa di cui mi preoccuperò sarà farti star bene.”
“Ma non voglio portar via tempo a te e Robert..”
“Lui lo capisce, gli stai simpatico, è felice che io stia con te; tranquillo, Paulie..”
Alzo a lei lo sguardo sorridendo.
“Mi mancava il tuo sorriso, caro..” dice baciandomi la fronte.
Poggio le mani sui suoi fianchi e la tiro delicatamente a me fino a non far sfiorare il mio petto con il suo facendo trasformare la mia presa in un abbraccio ricambiato da lei che mette le braccia attorno il mio collo stringendosi a me.
Forse quest’abbraccio ha le stesse cause: cerchiamo protezione; ma non capisco perché lei la cerchi proprio da me.. noto qualcosa di strano accentuato da un suo respiro profondo.
Sciolgo l’abbraccio ma continuo a tenerla per i fianchi a guardarla negli occhi “Hey, tutto okay?”
Annuisce a testa bassa: non me la racconta giusta, dev’esserle successo qualcosa.
Le alzo il viso “Guardami Mary..” e lei così fa “Sai che puoi fidarti di me..”
Annuisce sospirando “Qualche giorno fa ero da sola al Cavern, un tipo ha cominciato a farmi le avances ma, nonostante gli abbia detto d’essere fidanzata lui…. Lui mi ha baciata…” detto ciò abbassa nuovamente la testa.
Le metto le mani sugli avambracci e la guardo preoccupato “Robert lo sa?”
Abbassa lo sguardo scuotendo la testa, la guardo intensamente alzandole il viso con una mano e con l’altra continuo ad accarezzarle l’avambraccio “Oddio, dimmi chi è stato: gliela farò pagare!”
Mi guarda “ No, no… ti prego.. sono un gruppo, ti farebbero male.. non preoccuparti.. la finiranno prima o poi, no?” il suo sguardo è pieno di paura e preoccupazione e mi fa star male.. tremendamente male.
“Oh, tesoro.. se non interveniamo continueranno e nessuno deve provare ad approfittarsi di te. Oggi ho una serata lì, tu stai con Robert.. non allontanarti mai.”
“Robert non.. non c’è…”
“Cosa?”
“Questa mattina è partito con la famiglia per Blackpool e torneranno tra una settimana.”
L’avvicino delicatamente a me carezzandole i capelli e gli sposto una piccola ciocca che le copriva un po’ il viso “Allora rimani ai piedi del palco, almeno io ed i ragazzi possiamo tenere tutto sotto controllo. Ah, quasi dimenticavo, Ringo è tornato dal suo tour con Rory and the Hurricanes, puoi stare con lui, c’è Anna.. non sei sola.”
“Grazie Paul, grazie mille.. non so cosa farei senza di te.” Mi abbraccia un po’ più tranquilla di prima.
Ricambio subito l’abbraccio: le carezzo la schiena e sussurro “Hey, è mio dovere difenderti. Ci sarò sempre, non scordartelo mai..” m’interrompo per baciarle la guancia “Ricordati la mia promessa, (Vedi “In spite of all the danger Pt. 1”) farò qualsiasi cosa tu voglia io faccia.. mettendo tutto me stesso a rischio.”
“Oh, Paul.. promettimi che non ti faranno nulla, prometti che non lo permetterai.” Dice poggiando la testa al mio petto.
“Tranquilla, male che vada avrò qualche graffio e poi, ci sono i ragazzi!” le alzo il viso sorridendo.
Non convinta mi guarda storcendo il labbro ed inarcando le sopracciglia in modo da trasformare la sua espressione più quieta in una preoccupata.
“Suvvia, stai tranquilla. Non c’è di che aver paura, c’è tanta gente come loro.. non ho paura, devo pur saper difendere una persona speciale come te. Non mi faranno nulla, promesso.”
“Va bene..” annuisce sorridendo: ha un sorriso fantastico, così fantastico da farmi quasi dimenticare tutta la paura che in realtà ho.
Sì, ho paura.. conosco tutti al Cavern; quelli che ci provano in genere sono sempre molto più grandi, ovviamente agiscono in gruppo.. come i lupi che vanno a caccia per scovare una preda da lavorarsi per bene, loro trovano ragazze da “lavorarsi” per bene… oh, sì.. e lei non farà parte di queste ragazze!
E, anche se non ho tutta questa forza, proverò a difenderla con tutte le mie forze; non posso tirarmi in dietro: io devo proteggerla anche se so bene che mi costerà qualche giorno a casa ma, se devo essere sincero, non me ne frega.
Se riesco a far star bene lei, e a proteggerla, null’altro importa fuorché questo..
Le sorrido “Allora, madame, cosa le va di fare?”  lei mi prende sottobraccio ridendo “Dove vuole lei Sir, mi fido di lei, possiamo divertirci.”
“Perfetto signorina..” la prendo in braccio sorridendo “Con McCartney avrà solo il meglio!” le faccio l’occhiolino facendola sorridere, mi da un bacio sulla punta del naso ed io la faccio scendere.
“Non è che vorresti qualche 78 o 45 giri nuovi?”
“Certo!” la prendo per mano ed entriamo in un negozio di dischi: si guarda intorno affascinata.
Ad un tratto mi prende per mano e mi porta in un reparto dedicato esclusivamente a Buddy Holly e guarda il tutto sorridendo ampiamente il che mi fa star bene, comincia a prendere i vinili e dice il loro nome uno ad uno quasi incredula di averli in mano, li posa su di uno scaffale, apre la borsa ma il suo sorriso si spegne.
“Hey, ch’è successo?”
“Non ho soldi, dannazione..” dice riponendo i vinili ai loro posti, ma io la blocco.
“Paul, che fai?” dice con aria dubbiosa.
“Avanti, dimmi quello che vuoi comprare.” Le dico sorridendo e prendo in mano i vinili.
“Ma hai soldi…?”
“Mary, stai tranquilla, dimmi solo quello che vuoi e lo avrai.”
“Uhm.. okay.” Prende un vinile e me lo porge.
“Solo questo?”
“Sì, poi tornerò magari domani.. con dei soldi..” dice ridacchiando.
“Ma suvvia! Prendine quanti ne vuoi..” poi abbasso il tono di voce “Nella mia giacca entra tutto.” Ridacchio facendole l’occhiolino.
Ridacchia “Paul, ma che vuoi fare?”
“Shh, è da tanto che non lo facevo.” Le poso l’indice sulle labbra e ridacchio un po’, prendo i vinili scelti e li nascondo sotto la mia giacca, tenendoli ben nascosti con la mano sinistra.
Dopodiché la prendo per mano e c’avviamo verso l’uscita, lì ci ferma la commessa “Ragazzi, non avete trovato nulla?” dice guardando prima me, poi squadra Mary e torna a guardare me.
“No, eravamo qui solo per dare un’occhiata.”
Ci guarda per un altro po’, poi sorride “Va benissimo, speriamo di rivedervi presto!”
“Certo, arrivederci.” Usciamo dal negozio, facciamo qualche metro poi scoppiamo a ridere come dei bambini.
Ci sediamo su una panchina, poi mi sbottono la giacca e tiro fuori i vinili porgendoglieli.
“Paul…” inizia a ridere quasi incredula “…tu sei pazzo… sul serio. Ma ti adoro..” dice continuando a ridere.
“Ah, lo so d’essere pazzo.. ma sono stato un bravo ragazzo troppo a lungo, devo riprendermi.. Avanti, tieni.” Le porgo i vinili ma lei esita “Eh dai, male che vada finisco io nei guai..” dico ridacchiando.
Li prende in mano continuando a ridere “Non ci credo… davvero ti metteresti per me nei guai?” lentamente torna più seria.
Torno anche io serio “Certo che lo farei, per me sei speciale.. ma non solo per me..” le bacio la fronte sorridendo.
Volge a me lo sguardo: noto una strana dolcezza nei suoi occhi e se devo essere sincero mi piace.
 
*MARY’S POV*
 
Ah, com’è dolce… Robert non avrebbe mai rubato dei vinili per me e se ci avesse provato si sarebbe fatto scoprire, non sa fare queste cose.
Ma Paul… Paul è dolcissimo, nonostante abbia sofferto così tanto a causa mia continua a fare come se nulla fosse, sembra quasi che tra noi due ci sia qualcosa che oltrepassi l’amicizia ma so che non è così.
Non può essere così, io sono fidanzata con Robert!
Meglio non tormentarsi con questi dilemmi.
Ad un certo punto Paul volge a me lo sguardo sorridendo divertito “Che ne dici di tornare indietro nel tempo?”
“Mmh, in che senso?”
Ridacchia poi mi porge i vinili ch’erano adagiati sulla panchina sino a qualche istante fa “Tieni i vinili..” li prendo e li tengo stretti al mio petto.
Lui si alza, mi porge la mano “Se mi concede l’onore di tenerla per mano, le mostrerò cosa il sottoscritto intendeva.”
Lo prendo per mano, lui si dirige verso una fontana e, ridendo si bagna un po’ i capelli a mo’ di signore dei primi del ‘900, poi prende un bastone ed inizia a farlo roteare camminando come Charlie Chaplin tentando di trattenere le risate.
Ed era proprio così che ci divertivamo un po’ di anni fa, quando Paul riusciva a tirare fuori un sorriso e a scacciare i cattivi pensieri dalla mente.. sì, scavalcavamo il cancello dello Strawberry Field, ci rintanavamo nel nostro posto segreto e parlavamo per ore, scherzavamo.. poi, da quando suo padre aveva ricominciato ad avere problemi con l’alcool a causa di debiti tutto cambiò: Paul tornò triste, lo vedevo poco anche se molte volte lo facevo stare da me per farlo distrarre. Mi raccontava di come fossero messi male, di come era difficile convivere con il padre che quelle poche volte che tornava era ubriaco, doveva sfogare la sua rabbia e lo faceva con il primo malcapitato sott’occhio.
Ricordo perfettamente tutte le volte che evitava d’incontrare il mio sguardo per paura di crollare, ricordo il terrore nei suoi occhi.. occhi che chiedevano aiuto, occhi che avevano paura di tornate indietro e rivedere la realtà.
Eppure, nonostante tutto, non si azzardava mai a far scendere neppure una lacrima.. certo, lo faceva di notte. Credeva che dormissi, in realtà ogni volta che c’era lui non dormivo perché ero preoccupata per lui..
Sentivo i singhiozzi che tentava di soffocare con il cuscino ed ero tentata dall’alzarmi e consolarlo ma temevo una sua brutta reazione.
Solo adesso si sta liberando, da un lato mi fa piacere, dall’altro mi spezza il cuore.
Ho sempre avuto un debole per lui, lo ammetto … come ragazzo e come persona l’ho sempre reputato fantastico ma probabilmente non ho fatto nulla per paura di combinare casini.
Così ho “comandato” al mio cuore di trovare qualcun altro.. Il problema è uno: Ce l’avevo fatta ma ogni volta che torniamo come i vecchi tempi, ogni volta che lo vedo piangere in me torna quell’amore smarrito…
D’altro canto, l’amore non si può dimenticare.
Probabilmente è per questo che sono particolarmente dolce e protettiva con lui.. ma non posso farci nulla, non sopporto il fatto di vederlo star male e so che lo terrei stretto a me tutto il tempo necessario per farlo sorridere..
E vederlo ridere sinceramente dopo tanto tempo credo sia tra le cose più belle che potessero capitarmi.
Rido anche io con lui “Paul, mi mancavano queste cose…”
Sorride dolcemente, lascia a terra il bastone e si risistema i capelli “Sai, mancavano anche a me …” mi prende sottobraccio e ricominciamo a camminare “Ti confesso che avevo paura..”
“Di cosa, Paul..?”
“Di non poter più rivivere queste cose, di non poter più stare con te.. sai com’è, c’è Robert.. vi amate. Ed io potrei essere di troppo, capisci?”
“Ma Paul, non lo sei.. è colpa mia, sono lunatica e lo sai.. ma adesso siamo insieme, questo è l’importante.”
Mi guarda sorridendo ed io ricambio il sorriso; mi avvolge mettendo il braccio sulla mie spalle e mi stringe a sé continuando a camminare “Ricordati che farò il possibile per tenerti al sicuro, sarò il tuo bodyguard.” Ridacchia e mi bacia i capelli.
Subito dopo gli cingo la vita son un braccio e con l’altro tengo stretti a me quei vinili.
Dopo poco tempo ci troviamo vicino una tra le migliori pizzerie di West Allerton e lui non perde occasione. “Hey, dato che è quasi ora di pranzo, ti va se ci fermiamo a mangiare qualcosa? Ho  soldi tranquilla, non rubo anche pizze.” Dice ridendo.
Annuisco ridacchiando ed entriamo in pizzeria ma sfortunatamente è pieno ma non si arrende e va al bancone tenendomi per meno “Scusi, quanto ci vorrebbe perché si liberi un tavolo?”
“All’incirca un’ora. Se non volete aspettare vi prepariamo senza problemi delle pizze da asporto.” Dice il cameriere sorridendo.
“Va bene, grazie.” Detto ciò ordiniamo due pizze e due birre e qualche minuto dopo siamo fuori.
“Oddio, me la mangerei con cartone e tutto!” dice Paul ridendo ed inspirando profondamente mentre socchiude gli occhi.
Lo guardo ridendo “Avanti, mangione, troviamoci un posticino dove poter stare in pace.”
“Mh, che ne dici di tornare al nostro posto allo Strawberry field? Dai sono anni che non ci andiamo!”
“Va bene, ma devi aiutarmi a scavalcare.. non lo faccio da molto tempo..” ridacchio e ci avviamo.
Per fortuna Beaconsfield Rd. non è lontana così in una decina di minuti arriviamo.
“Okay..” Poggia le pizze e le due birre sul muretto e in un niente lo scavalca ma ci resta sopra, mi porge la mano e mi aiuta a salire.
Dopo essere scesi prendiamo le nostre cose e ci avviamo verso il nostro posto segreto. “Wow..” mi guardo intorno mentre continuiamo a camminare.
“Che c’è?” dice Paul sorridendo.
“Non me lo ricordavo bene… davvero, è favoloso. Non sembra vero..”
Ridacchia poi d’un tratto mi prende per il polso e mi tira a sé “Attenta, lì ci sono dei rovi, non voglio che ti faccia male..”
“Grazie Mille, Paul.. sei davvero carino.” Lo guardo sorridendo.
Continua a tenermi a sé e camminiamo.
Sento una strana sensazione ed il mio battito cardiaco accelera ma non posso fare a meno di stare con lui, non voglio lasciarlo, mi sento al sicuro con lui e non ho la più pallida idea di cosa cavolo mi stia succedendo.
Da quando l’ho visto ubriaco, con gli occhi gonfi e pieni di lacrime c’è stato qualcosa che mi ha fatta sentire tremendamente in colpa più di quanto mi sentissi già.
“Eccoci, siamo arrivati” mi guardo intorno e vedo un posto a dir poco straordinario: circondato dagli alberi, un piccolo laghetto con un salice piangente nelle vicinanze e una panchina in legno sotto le fronde di esso.
“Ma… ma è fantastico, Paul… adesso ricordo tutto!” mi sorride dolcemente e guarda in alto “Abbiamo gran parte della nostra vita custodita qui dentro..” poi sospira.
A questo punto accenno un sorriso e volgo anch’io lo sguardo al cielo che non si vede poiché coperto dalle fronde degli arbusti che ci circondano facendo filtrare solo qualche piccolo raggio di sole.. sembra una favola.
“Dai, andiamo sulla panchina..”
“No…”
Mi guarda inclinando un po’ la testa verso sinistra non capendo il motivo della mia risposta.
Mi siedo a terra ridendo e lo guardo dal basso sorridendo “Io mi siedo qui.”
Ridacchia e si siede al mio fianco poggiando le pizze e le due birre tra noi due, le apre e me ne porge una sorridendo dolcemente.
“Grazie..” prendo la pizza e lo aspetto per iniziare come siamo soliti fare.
“Buon appetito Mary!” addenta un pezzo di pizza sorridendo ed io lo seguo a ruota.
Dopo la pizza beviamo le nostre birre perdendoci nei meandri della nostra memoria, parlando dei vecchi tempi con nostalgia e divertimento.
“Ti ricordi quando il guardiano ci scovò e c’insegui con il manganello fino al cancello?” dice ridendo così tanto da far quasi lacrimare i suoi occhi.
“Oddio, eccome se lo ricordo! Sai cosa? Vorrei rivederlo..” ridacchio guardandolo.
“Già, anche io. Ma non adesso che sono pieno come una botte.” Si batte la ano sullo stomaco ridendo.
Ridiamo un altro po’ finchè non cominciamo a scambiarci sguardi, la cosa peggiore è che non capisco cosa vogliano dire: c’è impazienza, curiosità, dolcezza ed io mi sono persa ancora una volta nei suoi splendidi occhi nocciola da cucciolo.
Lentamente ed involontariamente, ci avviciniamo l’un l’altra; il mio cuore accelera improvvisamente.. devo fermarmi! Sono fidanzata, sembrerei una poco di buono e farei del male soprattutto a Paul, non posso illuderlo.. non voglio che soffra ancora, non sopporterei di vederlo ancora piangere, è il peggior dolore che possa provare.
Ma, prima ancora che finisca il pensiero, sento le sue labbra, dolci, morbide, calde.. perfette, premute sulle mie, entrambi abbiamo gli occhi chiusi.
Poco dopo, come se riprendessimo coscienza, ci stacchiamo.
Paul impallidisce completamente e balbetta visibilmente preoccupato “S-scusami.. scusami! Non dovevo, sono stato un deficiente! Ti prego, perdonami.. io… io-“
“Paul, stai calmo, non sono arrabbiata.”
“Lo sapevo! Adesso… adesso t’ho persa definitivamente..” subito si blocca e pensa per qualche secondo e mi fissa socchiudendo gli occhi come se si stesse concentrando “A-aspetta… potresti ripetere, per favore?”
“Non sono arrabbiata..”
Quasi sollevato accenna un sorriso per poi tornare subito serio “In ogni caso, perdonami… sono stato un idiota anche se.. quest’idiota ti ama sul serio..”
A quelle parole resto impietrita: è impressionante come solo un gesto, delle parole, trascurabili per molti, possa capovolgere completamente una situazione.
“Continuerò a ripetermelo in eterno..” poggia entrambe le mani sul suo petto come per farmi capire la sua sincerità “Che sono strano, forse troppo ingenuo alle volte, del tutto senza cervello è risaputo.. ma io ti amo sul serio, credimi. Non mentirei mai su questo genere di cose, non potrei soprattutto perché sono stato in primis l’oggetto di queste prese in giro che mi hanno ridotto in questo modo. L’ho fatto perché lo sentivo, perché è da troppo che mi trattengo, anche io alla fine scoppio..”
“Ascoltami.. ammetto che mi sei sempre piaciuto anche tu… ho sempre tentato di nasconderlo, ho tentato di convincermi che non ti amavo ma è stato inutile.. sei un ragazzo bello, dolce, gentile, intelligente, coraggioso.. non è da tutti..”
“Sull’intelligenza ho i miei dubbi alle volte.. sarò anche bello come dite voi ma, credimi, sono tremendamente stupido.. ed oggi ne hai avuta la dimostrazione..” mi guarda sospirando e fa spallucce.
“Hey, non sei affatto stupido.. sei molto intelligente, sei la dolcezza fatta persona.. credimi.”
Mi guarda sorridendo appena “Troppo gentile… ma ammettilo, ho fatto una scemenza, non ho autocontrollo..”
“Ma smettila, non è vero. Ne hai avuto fin troppo. Ti prego di perdonarmi, volevo solo proteggere il nostro rapporto.. poi mi piaceva Robert, adesso quello che provavo per te s’è accentuato.. non so che fare.”
“Ascoltami… tu sei fidanzata con lui. E… e anche se provi qualcosa per me e c’è stato questo bacio.. io direi di non parlarne con nessuno, sarà un nostro segreto. Okay?”
“Hai ragione…”
“Sai … voglio confessarti una cosa: mi sento sollevato a sapere che provi qualcosa per me.. ma sono anche preoccupato per te e Robert.”
“Anche io lo sono… ma quello che sarà dovremo accettarlo.”
“Già… siamo tutti parte del piano del destino..”
Ci scambiamo un sorriso per poi passare ad un abbraccio.
 
*LA SERA STESSA AL CAVERN*
 
Questa sera c’è molta agitazione al Cavern.. troppa per  i miei gusti ma non solo, anche per quelli di Paul.
Mi tiene stretta a sé come se avesse paura di perdermi, lo fa per proteggermi.
Anna non verrà questa sera purtroppo ma per fortuna c’è Ringo, l’unico problema adesso è trovarlo: ci guardiamo intorno di continuo finché non riesco a scorgere i suoi occhioni azzurri e quel sorriso che prende posizione sul suo volto non appena ci vede.
Ci viene subito incontro facendosi strada tra la folla.
“Mary! Paul!” dice sorridente salutandoci con la mano.
Noi gli andiamo subito incontro tenendoci involontariamente per mano; Ringo ci guarda ridendo poi si rivolge a Paul “Hehe alla fine il nostro McCartney si è fidanzato, con una bellissima ragazza anche, complimenti!”
Entrambi diventiamo rossi “Ringo…. Non siamo fidanzati..” dice Paul accennando una risatina.
“Hahah davvero? Scusatemi, ma lasciatemelo dire: sareste perfetti insieme!” annuisce sorridendo.
“Okay Richie, okay..” ridacchia e poi ritorna serio “Posso chiederti un favore? Un grande favore..”
“Certo, tutto per voi. Dimmi pure.”
“Proteggi Mary, ti prego.. ci sono dei ragazzi che la importunano da molto, lei è fidanzata, io sono il suo migliore amico e nessuno deve toccarla.”
“Lo farò Paul, fidati, Richard Starkey mantiene le promesse e poi c’è anche la mia band, non le faranno nulla. Te lo assicuro.”
Volgo dolcemente lo sguardo a Paul per poi abbracciarlo “Paul.. sei dolcissimo, grazie, grazie di tutto…”
Lui ricambia subito l’abbraccio carezzandomi la schiena “Hey, è mio dovere.” Mi bacia la guancia per poi interrompere l’abbraccio “Io devo scappare, ricordati che anche da quel palco sarò con te.. a dopo.” Sorride e raggiunge subito gli altri di corsa: lo perdo di vista tra la folla.
Io e Ringo raggiungiamo il tavolo.
Ormai è arrivato l’orario dell’esibizione, sul palco ci sono tutti meno che Paul.. non so dove sia finito.
Ad un tratto John, visibilmente preoccupato, prende il microfono “Attenzione, se qualcuno dovesse vedere Paul… Paul McCartney, il nostro bassista e chitarrista.. gli dica di venire subito qui, ve ne prego..” non l’aveva mai fatto prima.
Tutti cominciamo a guardarci intorno quando vediamo molta agitazione in un angolino all’angolino sinistro della stanza.
Mi volto verso il palco, i ragazzi scendono di corsa, si fanno spazio tra la folla e corrono verso quell’angolo.
Cala  il silenzio in tutto il Cavern non appena si sente il rumore sordo di un corpo accasciarsi sul pavimento freddo del locale.
 
[To be continued..]
 
 
***Angolo dell’autrice:  Bene, bene, bene… eccomi qui dopo circa un altro mese.
Vi sono mancata? Non credo ma vabbè. :’D
Per quelle poche persone che hanno la volontà di leggere e recensire vado avanti, grazie a tutti. C:
Passiamo al capitolo: Mary, Mary.. ci tiene nascosto tutto per capitoli e adesso ci rivela tutto. (L’ha rivelato anche a me a dire il vero. LOL. )
Paul, e come potrebbe non essere felice? :’) Riguardo la fine.. lo so, troppa suspance ma vi giuro che devo metterla.. altrimenti non avrebbe senso.
Non so se farò una terza parte o se passerò a un nuovo capitolo ma, molto probabilmente, avrete “In spite of all the danger Pt.3” con qualche altro sottotitolo come sta volta.
Che ne pensate del capitolo? Qual è la vostra parte preferita? Avete consigli?
Grazie a tutti quelli che leggono, recensiscono e seguono i miei capitoli ma.. posso chiedervi un piccolo favore?
Lasciatemi una piccola recensione, il mio obiettivo è anche dialogare con i lettori, se c’è qualcosa che a vostro parere dovrebbe essere migliorate ditemelo, sapete bene che accetto le critiche purché siano educate e costruttive..
Vabbè, vi lascio.. al prossimo capitolo e ancora grazie di tutto! :3
Love you all. ♥
xxx
-TheNowhereGirlOfYesterday
 
 
 
 
 
 
 

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