I colori della vendetta

di MrThekingdomhearts
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bianco: il figlio della luna ***
Capitolo 2: *** Grigio: il riflesso dell'anima ***
Capitolo 3: *** Ocra: un giorno senza sole ***
Capitolo 4: *** Nero: nella tana del diavolo ***
Capitolo 5: *** Verde: l'amico ideale ***
Capitolo 6: *** Porpora: il riflesso della chiesa ***
Capitolo 7: *** Indaco: la pietà di un apostolo ***



Capitolo 1
*** Bianco: il figlio della luna ***


Near stava giocando con un suo peluche nella sua camera da letto. Era una camera umile con pareti bianche, una piccola moquette marroncino, una finestra con delle tende rosate per decorazione, un letto piccolo ma anche troppo grande per il piccolo ragazzo e un bagno. La stanza era colma di giocattoli di tutti i tipi, a partire dai pupazzi e a finire con i puzzle. Non si può dire che a Near mancassero i passatempi, ma quella stanza era comunque vuota. Nessuna foto di un amico. Essendo un orfanotrofio Near non poteva avere foto dei genitori, nemmeno li conosceva, e non aveva foto di amici, per il semplice fatto che non aveva amici. Tutti i giorni si recava alle lezioni, alla colazione, al pranzo e alla cena. Il giovane ragazzo era stato visto solo in biblioteca mai da qualche altra parte a divertirsi con qualcuno, solamente con L solitamente usciva ma ora lui era in Giappone a lavorare ad un caso importante, e non sapeva quando sarebbe tornato, Near aveva un carattere introverso, chiuso con tutti, non amava la compagnia degl’altri preferiva starsene per conto suo, era visto come un alieno da gli altri bambini, per la sua grande intelligenza e per il suo modo di relazionarsi che anch’egli considerava sbagliato. Ma a lui non importava molto, l’unica cosa che desiderava era avere il titolo di L un giorno, ma non era il solo. Mello era il suo rivale, anche lui era candidato per quel titolo, probabilmente era il candidato perfetto, l’unico suo problema era la troppa impulsività, se non fosse stato per quello sarebbe stato sicuramente lui il successore di L. Mello odiava Near, lo detestava più di qualunque altra cosa al mondo e di conseguenza anche Matt. Matt era il migliore amico di Mello, avrebbe fatto qualunque cosa per lui, e trovava molto antipatico lo “gnometto”dell’orfanotrofio. Near odiava quel soprannome che gli avevano affibbiato, i due ragazzi lo prendevano sempre in giro e lo picchiavano, praticamente era bullismo ma Near non li prendeva molto in considerazione, era famoso per la sua poca sensibilità, sembrava un pupazzo di plastica senza emozioni, niente di quello che Matt e Mello facevano per  ferirlo sembrava funzionasse, anche se dentro il dolore lo sentiva eccome, era, come lo definiva Mello,un aborto. Una solitudine forzata era la cosa più brutta che un ragazzino di 12 anni potesse sopportare, nessuno voleva avere a che fare con lui, le poche volte che aveva provato ad avere rapporti sociali era stato solo umiliato e preso in giro, tanto da chiudersi in se stesso e smettere di vivere. Si era creato un mondo fantastico nella sua camera e i suoi amici erano i suoi pupazzi, loro non lo avrebbero mai giudicato.
Quella sera la luce della luna filtrava attraverso la finestra della camera di Near che era ,con la luce del comodino accesa , sul letto a giocare con un coniglietto di pezza, era molto emozionato, L gli aveva promesso che sarebbe venuto a trovarlo il giorno del suo compleanno, e guarda caso appena sarebbe sorto il sole era il giorno del suo compleanno. L’idea di rivedere L lo rendeva felice, era l’unica persona al mondo che lo apprezzava per quello che era.  Mezza notte, l’orologio segnava quell’ora, il piccolo Near strinse a se il coniglietto di pezza sussurrando “buon compleanno Near”. Prima si sarebbe addormentato e prima avrebbe rivisto L, ma un rumore di una porta che si apriva attirò la sua attenzione.
All’entrata della porta c’era il suo rivale che indossava dei jeans scuri con una cintura nera e una giacca di pelle, quei malvagi occhi azzurri si illuminavano con la luce della luna, e il crocefisso che portava al collo rifletteva i candidi raggi sul suo viso dandogli un aria terrificante. Mello addentò la sua tavoletta di cioccolata con una strano sorrisetto e disse “ancora sveglio bimbo?” Near ruotò gl’occhi per guarda il ragazzo in piedi vicino a Mello che aveva appena chiuso la porta a chiave, non poteva essere altro che Matt. Il ragazzo aveva una sigaretta imbocca e quei bellissimi occhi color smeraldo coperti da degli occhiali da sole a mascherina, una maglia rossa a righe nere e dei jeans più chiari di quelli di Mello bloccati anch’essi da una cintura nera. Lui non disse niente, ricambiò solo lo strano sorriso dell’amico, e entrambi fissavano il pallido ragazzo rannicchiato sul letto. Gl’occhi dei due ragazzi incutevano a Near un certo timore e il piccolo distolse lo sguardo intimidito ma la sua attenzione venne nuovamente attirata quando sentì dei passi. Mello stava camminando verso di lui.

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Capitolo 2
*** Grigio: il riflesso dell'anima ***


Near alzò lentamente gl’occhi verso il ragazzo più grande che si stava togliendo la giacca e sussurrò con un filo di voce:” Mello” Mello sorrise malignamente lasciando cadere la giacca a terra mentre si avvicinava sempre di più al viso del bambino che rimaneva fermo immobile a guardarlo privo di emozioni. Sfiorò delicatamente i capelli argentati con la mano destra e sussurrò: “odio ogni piccola cosa di te….i tuoi capelli…il tuo comportamento..il tuo carattere..i tuoi occhi..la tua pelle…il modo in cui parli..il modo in cui pensi….io ti odio….eppure….allo stesso tempo amo tutto questo…mio piccolo rivale” Mello afferrò tra le mani i morbidi capelli cominciando a tirarli forte fino a che dalle labbra del piccolo uscì un gemito di dolore che fece sorridere il ragazzo: “ho un regalo speciale per te” Matt raggiunse l’amico e afferrò Near da dietro tenendolo fermo mentre Mello cercava nello zaino qualcosa con frenesia di trovarla, gl’occhi di Near si spalancarono quando il ragazzo più grande tirò fuori dallo zaino delle corde. In pochi minuti il piccolo era legato a letto e imbavagliato, mentre Matt gli sbottonava dolcemente la camicia e Mello lo fissava malignamente addentando la sua cioccolata con gusto. Quando finalmente il suo piccolo rivale era a petto nudo Mello si avvicinò di più a lui per guardarlo meglio. La luce della luna rendeva quella morbida carnagione ancora più candida, sembrava neve soffice e luminosa. Mello non potè resistere alla tentazione di affondare le mani in quel tessuto candido e soffice ma fu frenato da quell'impulso quando ebbe un idea migliore, sorrise mostrando quel ghigno beffardo al suo piccolo avversario indifeso e disse: “Matt basta fumare ti fa male ai polmoni….è il caso che tu spenga quella sigaretta” il ragazzo dai capelli rossi sorrise togliendosi la sigaretta dalla bocca e la spense sopra il petto del piccolo Near che si lamentava ad alta voce, ma niente lacrime. Insopportabile per Mello voleva vederlo piangere, doveva piangere. Il ragazzo biondo tirò fuori dallo zaino il taglierino incidendo sulla carne una scritta “loser”. Perdente, ovviamente per Mello e Matt Near era un perdente, il solito soggetto da prendere in giro solo perché diverso, nessuno gli voleva bene a quel mondo, solo L. La lama andava sempre più infondo ormai quella carne color neve si era sporcata di un rosso rubino che ne risaltava la bellezza, Mello passava la mano sulle ferite toccando il caldo sangue e la fredda pelle dando al piccolo i brividi. Quel tocco era così dolce e allo stesso tempo erotico che gli faceva gelare il sangue nelle vene, ma mai e poi mai avrebbe pianto di fronte a lui. Quella soddisfazione non gliel’avrebbe mai data. Il ragazzo biondo lo guardò con ghigno beffardo e disse: “gemi dal dolore come un cucciolo piccolo Near…non importa a nessuno…povero piccino…senza madre…senza padre….senza amici….solo degli stupidi pupazzi….tutti ti odiano….per Roger sei solo un peso e…ora anche L la pensa così…pensi che ti voglia bene? No Near….lui prova solo pena per te…se sparissi per sempre dalla sua vita non gliene importerebbe niente” Il ragazzo non reagì alle provocazioni, era la sua arma migliore, fuori duro come una roccia, dentro fragile come una foglia, e quelle parole lo avevano ferito nel profondo, lacerandogli l’anima, ma non mostrava segni di dolore sul volto. Mello cercava di mantenere il sangue freddo e passò la lama sopra le gambe. Il suo corpo lo tradiva, nonostante Near cercava di continuare ad essere il ragazzo freddo e senza emozioni come al solito, al passaggio della fredda lama i brividi arrivarono fino alla schiena facendolo gemere come un cucciolo, e quando la lama fu posizionata sotto il membro Near inarcò la schiena per la paura. Tutto questo divertiva molto Mello che avvicinandosi maliziosamente all'orecchio gli sussurrò: “che dici se ti faccio diventare la femmina che sei sempre stato…eheheh è solo un piccolo taglietto” Near non fece nemmeno in tempo a capire le parole del rivale che sentì la lama entrare nei suoi genitali, abbastanza in fondo da ferirlo ma non tanto da rimuovere il membro. Gl’occhi erano umidi ma ancora niente lacrime. La pazienza di Mello era finita: “BENE ALLORA….ti farò piangere distruggendo tutti i tuoi inutili pupazzi…e tu dovrai guardare…se mi accorgo che giri la testa o chiudi gl’occhi…ti infilo questo taglierino dentro quegl’occhioni grigi e ti rendo cieco…capito?” Near si limitò ad annuire e Matt accese la luce. Tutti i colori della stanza ripresero vita, le ferite esposte alla luce erano ancora più belle. Mello e Matt cominciarono distruggere tutto, puzzle, giochi, pupazzi, peluche, robot, macchinine, navi e aerei. In poco tempo ogni gioco del bambino era a pezzi, non era rimasto più nulla, solo i resti…i resti dei suoi amici. Una piccola lacrima, una sola, rigò il viso di Near e Mello la raccolse col taglierino ferendogli la guancia. Il ragazzo biondo rimosse il panno che impediva a Near di parlare e accarezza dolcemente il viso. Un bacio, gli diede solo un bacio. Un morbido e dolce bacio sulle labbra gelide e poi sulla fronte: “buon compleanno mio piccolo rivale” La luce venne spenta all'improvviso facendo tornare la stanza nelle tenebre e Mello e Matt sparirono nello stesso modo in cui vennero. Near era steso sul letto, guardava fisso il vuoto e sussurrò ormai in lacrime: “i miei amici…li hai uccisi”

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Capitolo 3
*** Ocra: un giorno senza sole ***


Quella mattina Near aspettava con impazienza l’arrivo di L. Era vestito perfino elegante, non indossava il solito pigiamino bianco ma una bella giacca bianca di seta, una camicetta color latte e dei pantaloni bianchi come la neve; l’unica cosa che stonava su quei colori pallidi erano le scarpe nere e la cravatta nera, impeccabile come al solito Near attendeva da più di un ora l’arrivo del suo mito. Non era da L arrivare in ritardo, così ha aspettato e ha aspettato, il tempo sembrava non scorrere più, senza nessuno dei suoi giocattoli ad intrattenerlo tutto sembrava fermo e noioso, ma ne valeva la pena, L sarebbe venuto e avrebbe passato tutta una giornata con lui, loro due insieme tutto il giorno. Il detective veniva così raramente a trovarli che gli sembrava un evento più unico che raro. Finalmente la porta dietro di lui si aprì. Near si girò preso dalla gioia sapendo di vedere L, ma ciò che vide lo deluse. C’era solo Roger con un espressione un po’ triste che gli disse desolato: “L ha avuto un contrattempo in Giappone, avrebbe tanto voluto venire ma non si potrà muovere per le prossime settimane, ma ti manda i suoi auguri, con tutto il suo cuore.” Le parole di Roger risuonavano fredde e vuote nella stanza, gliel'aveva promesso, avrebbe voluto piangere e gridare il suo dolore, ma come al solito non lo fece. Il piccolo si limitò ad annuire e ad uscire dall'ufficio per dirigersi verso la sua stanza per cambiarsi. Non poteva essere peggiore il suo compleanno adesso, il giorno più brutto che poteva esserci, o così sembrava. Come si dice il peggio non è mai morto, Mello uscì dalla camera di Near con in mano un quaderno nero e si diresse verso la camera di Matt. Near era paralizzato nel guardare quella scena, il suo rivale con in mano il suo diario. Sarebbe stata una lunga giornata, doveva farselo ridare prima che tutti i suoi segreti, conoscendo Mello, fossero stati rivelati a gl’altri. Conoscendo tuttavia il ragazzo biondo, Near sapeva che sarebbe stata solo fatica sprecata, e che se voleva riavere il suo diario, tutto quello che poteva fare era sottomettersi ai ricatti di Mello. Il piccolo corse verso il ragazzo biondo prima che potesse entrare nella stanza di Matt e gli afferrò il braccio che teneva il diario. Ma prima che potesse aprire bocca venne colpito da un schiaffo. Che sciocco. Sapeva che Mello odiava essere toccata specialmente da lui, e che era impulsivo, c’era da immaginarla una simile reazione ma stranamente invece della solita polemica che riceveva dal ragazzo biondo sentì delle braccia intorno al suo busto e subito dopo il suo visino premuto contro il petto di Mello. Lo stava abbracciando. Mello che lo abbracciava? Insolito, ma piacevole, era un abbraccio affettuoso, era quello di cui aveva bisogno. Non poté fare altro che avvolgere le piccole braccia intorno al collo del ragazzo e stringersi a lui per ricambiare l’abbraccio. Quanto gli piaceva stare tra le sue braccia, tutto il dolore sembrava per un attimo essersi sciolto nella dolcezza di quel momento. Avrebbe voluto rimanere così per sempre. L’abbraccio non era amichevole, lo immaginava che Mello non lo faceva per affetto ma per prenderlo in giro, ma ne aveva bisogno, non gli importava di nulla, l’importante era stare tra le sue braccia. Le mani di Mello vagavano per il corpo del bambino più piccolo accarezzandolo dolcemente e sensualmente, quel tocco gli dava i brividi, ma un immenso piacere. Sentiva poco dopo le mani di Mello giocare coi suoi morbidi capelli bianchi e sussurragli: “coniglietto” Lo chiamava così perché diceva che i suoi capelli erano soffici come il pelo di un coniglio. “mi dispiace tanto che non sia venuto, ci sono io con te ora stai tranquillo” Era quello il conforto di cui aveva bisogno, e anche se non voleva dimostrarlo, entrambi sapevano che ne aveva bisogno, e non poté fare altrimenti che abbandonare se stesso al suo rivale. Ora il lupo aveva il totale controllo su quel piccolo e innocente agnellino.

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Capitolo 4
*** Nero: nella tana del diavolo ***


Mello entrò nella sua stanza trascinando il piccolo Near dentro con lui come se fossi il suo cucciolo. Il bambino temeva molto il ragazzo biondo, un terrore e una strana attrazione nei suoi confronti ma dopo tutto, Mello era il ragazzo più popolare e più temuto del Wammy’s House. Mello chiuse la porta con forza e la chiuse a chiave. Il rumore della serratura che veniva chiusa dava i brividi a Near, ma doveva stare calmo, mantenere il sangue freddo era fondamentale quando si aveva paura. Si sentì il rumore di una carta che veniva strappata, Near si girò per vedere il ragazzo più grande scartare con attenzione una barretta di cioccolato. Il cioccolato era come una droga per Mello, l’unica cosa che lo addolciva un po’. Il bambino fissava il ragazzo che addentava con classe ed eleganza la sua barretta di cioccolato, un morso seducente come quando un cane vuole strappare un pezzo di carne al nemico per darlo con segno di vittoria alla sua amata. E fissava Near. Lo fissava con quegl’occhi azzurri come il ghiaccio, c’era il male in quei pozzi color zaffiro, ma Near intravedeva anche un sottile strato di tristezza. Mello era un ragazzo molto impulsivo e facilmente irascibile, bisognava stare attenti quando si parlava con lui, una parola sbagliata poteva farlo scattare e far diventare feroce e aggressivo. Tutti i ragazzi lo amavano e temevano, era il loro mito vivente, così forte e tenace, pronto a tutto per ottenere quello che voleva e per difendere ciò che era suo. Aveva i capelli biondi che gli cadevano sulle spalle e sul fronte coprendo di tanto in tanto quei meravigliosi occhi. Quei morbidi e lisci capelli dorati sembravano fatti di seta, forse addirittura taglienti. Mello amava portare vestiti di pelle, il suo look ricordava moltissimo un boss mafioso, sarebbe stato un perfetto assassino , ma il suo sogno era diventare il successore di L, a qualunque costo. Pronto ad usare tutto e tutti e a ricorrere a qualunque mezzo per prendersi ciò che riteneva fosse di sua proprietà. Nonostante l’aspetto Mello era un tipo molto religioso, la sua famiglia era stata uccisa, proveniva da una famiglia di assassini che vennero giustiziati e L lo salvò prendendolo con se, il ragazzo dimostrava grande intelligenza e straordinarie capacità deduttive, ma non poteva fare a meno di affidarsi a Dio per sentirsi completo e pronto a dominare ogni suo obbiettivo e avversario con facilità, per questo motivo portava un rosario al collo, molto particolare e bello che gli regalò la madre quando era piccolo, era forse la cosa più preziosa che il ragazzo avesse, e l’unica cosa che gli rimaneva della sua famiglia, Mello dopotutto non era cattivo ma non mostrava i suoi sentimenti a nessuno, era duro come la roccia, si apriva solo di tanto in tanto con il suo migliore amico Matt. Il ragazzo infatti solea comportarsi sempre da maschio Alfa, lui doveva essere il primo in tutto, non poteva sopportare l’idea che ci fosse qualcuno migliore di lui, un rivale…eppure un rivale c’era. Near era il suo rivale, era uno dei motivi per cui Mello lo odiava così tanto, non accettava di essere superato, tanto meno da uno come Near. Un fragile bambino indifeso come un cucciolo impaurito, era solo un cane che giocava nella sua cuccia coi suoi giochi. Se Mello non era mai arrivato ad ucciderlo forse è solo perché avrebbe paura di deludere L, o semplicemente per il fatto che prima doveva a tutti i costi superarlo. O molto più probabilmente, che nonostante il bambino sia il suo rivale, era anche una sua cosa, e Mello non si stancava facilmente dei sui giocattoli disubbidienti, ed era molto geloso delle sue cose, soprattutto di Near, il suo coniglietto indifeso. Near continuava a fissare Mello che mangiava la sua cioccolata in modo quasi seducente, come una provocazione nei confronti del bambino, era appoggiato contro la porta e fissava Near sempre con lo stesso sguardo di sfida, ma stavolta c’era anche uno strato di soddisfazione, forse averlo nel suo territorio lo faceva sentire ancora più potente. Ad un trattò Mello ruppe il silenzio “gli angeli vivono sulla terra secondo te?” Ovviamente usava il suo tono freddo e distaccato, e proseguì “tu credi di essere un angelo Near?” Il bambino si limitò a scuotere la testa per dare una risposta negativa, e Mello proseguì “eppure ti vesti di bianco, i tuoi capelli sono soffice e morbidi come le nuvole, i tuoi occhi rispecchiano l’indifferenza ai sentimenti umani, sbagli o meno, e il tuo corpo….rappresenta la purezza e l’innocenza, stai sempre per conto tuo, non ci ritieni degni di te angioletto?” Near sospirò e gli rispose con tono calmo e tranquillo: “Mello non sono un angelo, sono solo diverso da gli altri e mi piace stare da solo” Con un rapido gesto il ragazzo afferrò la camicia di Near e all'improvviso il bambino si ritrovò contro la porta con Mello davanti che lo bloccava. Era un trappola come al solito quell'invito ma Near rimase stupito quando sentì le labbra di Mello sfiorargli l’orecchio e sussurrargli “vuoi venire in chiesa a pregare con me Near?” La richiesta del ragazzo lo lasciò allibito ma quel calore era così bello che Near non poté fare altro che annuire e farsi trascinare in chiesa dal demonio.

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Capitolo 5
*** Verde: l'amico ideale ***


Mentre Mello trascinava a se il bambino verso l’uscita un altro ragazzo era davanti alla porta ad aspettarli, o meglio, ad aspettare Mello. Si trattava infatti di Matt il migliore amico di Mello. Matt era appoggiato sulla porta con le mani in tasca, essendo il 25 Agosto era vestito molto leggero, di solito soleva vestirsi con magliette a maniche lunghe e sopra giubbotti imbottiti di piume, pantaloni jeans scuri e occhiali da sole arancioni, simili a quelli che si usano per guidare moto o aerei. Non si separava mai da quegli occhiali e dalla sua maglietta rossa a strisce nere, probabilmente Matt era un ragazzo molto freddoloso. Aveva i capelli rossi a caschetto sempre tutti spettinati, raramente sistemati, un taglio molto originale e sbarazzino che insieme al suo look gli dava uno stile tutto suo apprezzato anche da gl’altri, ma a lui non importava molto della moda, si vestiva come gli piaceva e spesso piaceva anche gli altri proprio perché i suoi vestiti rispecchiavano il suo carattere solare. I suoi occhiali erano appoggiati sopra la fronte rivelando lo splendore di quegl’occhi verde smeraldo. Erano occhi meravigliosi, brillavano come pietre preziose, quel verde chiaro era un colore originale per una persona speciale come Matt. Il ragazzo aveva la passione per i videogiochi, era sempre occupato a giocare con qualche gameboy, con qualche psp o playstation. Essendo infatti il terzo sulla scala dei probabili successori di L, Matt godeva di alcuni vantaggi insieme a Mello, infatti ogni volta che lui giocava con la sua fidata console nella sala principale, nessuno si azzardava a dirgli parola, più che altro i bambini tendevano ad ammirare la sua bravura nei videogiochi. Il rispetto che aveva dai suoi compagni era dovuto anche grazie alla sua amicizia con Mello ma più che altro perché era un tipo molto solare, simpatico e aperto con tutti. L’amico ideale per Mello, con la sua pazienza e il buon umore riusciva sempre a coinvolgere l’amico in qualche attività dell’orfanotrofio o a strappargli qualche sorriso. Nonostante ancora la giovane età, Matt non si separava mai dalla sua sigaretta. Fumare lo aiutava a stare meglio, amava inebriarsi di nicotina per riuscire a sopportare meglio il peso che era costretto portarsi dietro da sempre. Nonostante le apparenze Matt era un ragazzo molto fragile e dall’animo sensibile, il fatto che i suoi genitori lo avessero abbandonato era stato un duro colpo per lui, ma si legò subito a Mello, perché in lui trovava protezione e calore, l’unica cosa di cui aveva bisogno per essere felice. Maggior parte delle volte non pensava ai suoi problemi, ma non era facile essere il numero 3, L non aveva quasi mai tempo per lui, e lui non ne pretendeva molto comunque, sapeva quanto fosse importante il consenso di L per il suo amico e quindi se ne stava in disparte aiutandolo in qualunque sua iniziativa. Essere l’ombra di Mello, tutti i bambini lo incitavano a farsi valere di più nei confronti dell’amico, ma a lui non importava, a lui andava bene così, l’unica cosa che gli dava piacere era vedere l’amico felice. Se Mello era felice lo era anche lui, non era un semplice amico, i due erano come fratelli legati insieme nel bene e nel male. Se uno dei due affondava l’altro o lo aiutava o affondava con lui, “nessuno viene abbandonato” era il loro motto. Ma questa sua quasi inesistenza spesso lo rendeva infelice, e grazie al fumo che lo rilassava e ai suoi videogiochi dove si sentiva finalmente lui al centro dell’attenzione, riusciva a conciliare la sua vita sempre con un sorriso. Quando i due passarono vicino a Matt il ragazzo aspirò del fumo dalla sua sigaretta soffiandolo contro Near facendolo tossire, ottenendo così un sorriso di approvazione da Mello. Era tutto quello di cui aveva bisogno infatti, si rimise la sigaretta in bocca e parlò con disinvoltura: “scusami colpa mia, comunque buon compleanno pulce” Disse spettinandogli i capelli. Maledetti soprannomi, Near li odiava. Matt parlò di nuovo “immagino che sia ora di andare in chiesa” C’era un po’ di noia nella sua voce, forse per il fatto che Matt non credeva molto nell’esistenza di Dio, ma se era importante per Mello, lui ovviamente lo faceva senza replicare. Mello gli sorrise e i due si diedero la loro “stretta di mano segreta”, Near non riusciva proprio a capire il comportamento dei suoi coetanei ma ancora una volta i suoi pensieri vennero interrotti, stavolta da Mello: “e siamo anche in ritardo ci conviene andare, non voglio perdermi il messaggio di Dio, Matt aiutami a portare lo gnomo” Near protestò dicendo “so camminare benissimo da solo” ma non fece in tempo a finire la frase che Matt lo afferrò con forza per l’altro braccio sollevandolo. Ora Near era sollevato a mezz’aria mentre i due lo portavano in chiesa. Ma era lunedì 25 agosto, nessuno andava in chiesa a quell’ora, sarebbe stata deserta….era forse qualche loro piano malsano e contorto di nuovo? Comunque era bloccato dai due, braccato come un animale e catturato, non gli rimaneva che scoprirlo. Perché era così ingenuo da fidarsi ancora di loro? O si stava facendo un film da solo? In pochi minuti arrivarono dinanzi alla chiesa.

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Capitolo 6
*** Porpora: il riflesso della chiesa ***


Mello e Matt entrarono. L’odore di incenso inebriò completamente Near, Matt aveva già gettato a malincuore la sua sigaretta e teneva fermo Near mentre Mello era in ginocchio e pregava con il rosario in mano. Near guardava le meravigliose vetrate arcobaleno che riflettevano la luce ed estasiato cominciò a camminare verso l’altare. Matt stava per trattenerlo ma Mello gli fece segno di lasciarlo passare. Near arrivò davanti all’altare e si inginocchiò guardando la croce. Il bambino si chiedeva spesso, se il padre sarebbe mai tornato a prenderlo, forse quel Dio di cui tutti parlavano lo sapeva. Roger gli disse che sua madre era morta e che suo padre lo aveva lasciato al wammy’s house con la promessa che sarebbe tornato a prenderlo…se avesse potuto. No…se avesse voluto. Il padre non sarebbe mai tornato, lui ero solo al mondo, ormai si era rassegnato all’idea di non avere nessuno. Era quella la parte più sensibile e fragile di Near il punto debole che nessuno doveva scoprire, l’unica cosa che lo poteva distruggere. Ma come tutti i bambini dopotutto la speranza era l’ultima a morire, e continuò a pregare il ritorno del padre, tutte le volte che andava a dormire, e ora visto che era in chiesa, tanto valeva farlo lì. Il bambino pregò in silenzio per circa un ora quando sentì le campane della chiesa suonare una dolce melodia, e poi una mano sulla spalla. Per tutto il tempo quegl’occhi blu lo avevano fissato e ora era il momento di scoprire che cosa realmente Mello voleva da lui. Il ragazzo gli sussurrò all’orecchio: “davanti al mio Dio non hai il permesso di mentire, se lo farai sarai punito severamente chiaro?” Near si limitò ad annuire. Mello strinse tra le possenti mani le fragili spalline del ragazzo e gli sussurrò di nuovo con una sporca libidine nella voce: “che cosa provi per me?” Near deglutì nervoso, la tensione era alle stelle. Senza nemmeno accorgersene aveva avviato una specie di sfida col suo rivale più grande e non sapeva come rispondere, allora fu incoraggiato nuovamente da Mello: “coraggio su…odio…amicizia…amore…ossessione…passione…mhh dimmelo io so cosa provi non mi mentire” Near gli rispose con un tono deciso e superiore: “se lo sai non fare stupide domande” In un secondo la stretta sulle sue spalle aumentò talmente tanto che si sentì l’osso scricchiolare e il ragazzo dietro sghignazzare soddisfatto. “sei così fragile che potrei romperti se ti stringo troppo forte, ti conviene rispondermi angelo” Near sospirò sconfitto e rispose: “amicizia” Mello sorrise malignamente a mordicchiò dolcemente l’orecchio del bambino per poi sussurrare: “spiacente risposta sbagliata” All’improvviso nella chiesa, tutto diventò buio. Quando Near riaprì gl’occhi vedeva ancora la vetrata colorata, ma era ancora tutto appannato, una figura dinanzi a lui che lo osservava, e poi..profumo di cioccolato. Mello fissava la figura a terra debole e denudata. La morbida e candida pelle era premuta contro il freddo marmo, il ragazzo non riusciva a togliere gl’occhi da quel corpo. Il ragazzo biondo sospirò e alzò gl’occhi alla croce dicendo” perdonami Dio mio, io non riesco a reprimere la tentazione che….questa vergine…questo angelo puro…ha su di me. Credimi non vorrei mai peccare ma…lui…è come la bellezza profanabile, quel suo corpo e il suo odore io, non resisto al desiderio che sia…solo mio….aiutami mio Dio..non darmi al suo incantesimo…non è un angelo è un diavolo…è il peccato… non lasciare che bel fuoco il mio cuore si bruci con lui…salvami dal fuoco…dall’inferno…lui brucia dentro me. Quel corpo porta il peso di una croce…. Oh mio dio ti prego…solo per una volta io lo vorrei, perché, perché il mio cuore scoppia, la mia anima brucia al suo pensiero. Dimmi perché? Non resisto più a questa tentazione, devo prendere ciò che lo renderà…mio” Near ormai cominciava a rivedere di nuovo forme e colore, sentiva un peso sul suo corpo e tanto tanto freddo. Si accorse subito di essere nudo e che Mello era seduto sulle sule gambe e lo fissava con uno sguardo pieno di lussuria. Questa era la prima volta che vedeva davvero il vero volto della paura.

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Capitolo 7
*** Indaco: la pietà di un apostolo ***


Near tentò qualunque movimento ma il ragazzo biondo avvolse una mano intorno alla gola del bambino cominciando a stringere fino a farlo gemere come un cucciolo indifeso, sul suo volto comparve un sorriso soddisfatto. Quel gemito riecheggiò in tutta la chiesa, quella paura nei suoi occhi, gli dava i brividi di piacere. “Dio sono davvero così pazzo e perverso?” pensò Mello tra se e se, ma la vista di quel fragile agnello sotto di lui, gli dava un potere immenso, si sentiva lui un Dio, sapeva di peccare ma, l’uomo cade in tentazione dopotutto. Accarezzava la morbida trachea portando la mano sopra il pallido mento per sentire bene i suoi respiri affannosi e il suo sorriso era sempre più soddisfatto. Il bambino tentò di aprire bocca per parlare ma Mello lo zittì posando dolcemente un dito sulle labbra e gli disse: “mi piace lo sguardo che hai quando vinci…ma mi piace molto di più lo sguardo che hai adesso che sei spaventato” Avvicinò le labbra al suo orecchio sussurrandogli con sporca lussuria nella voce: “hai paura?”. Near deglutì nervosamente, questa era una risposta sufficiente per Mello. Il bambino sussultò quando sentì la mano calda del ragazzo sfiorargli dolcemente la guancia, un movimento dolce quasi come la carezza di un padre e di nuovo uno sporco sussurro nell’orecchio “sei così freddo, dovrei scaldarti un po’”. Mello premette con forza il suo corpo contro quello di Near comprimendo la fragile creatura indifesa sul gelido marmo. Near cominciava a dimenarsi sotto il ragazzo divertendolo. Patetico il suo tentativo, sul serio si illudeva di poter impedire a Mello di ottenere ciò che voleva? Le mani del ragazzo cominciarono a vagare sul corpo del bambino facendogli uscire gemiti di disapprovazione e di piacere. E poi i brividi. La soddisfazione del biondo raggiungeva l’inverosimile, il bambino al suo tocco aveva la pelle d’oca. Lui lo voleva, lui lo desiderava…e anche Near provava lo stesso…no forse no…forse era solo il suo corpo a volerlo, ma poco importava, lui era suo ora. “Non opporti Near…io so che mi ami…lo vedo come mi guardi…non è carino mentire davanti a Dio….è eretico” Near pensò “amarlo? Io sono innamorato della persona che mi vorrebbe uccidere? Impossibile….e se abbia ragione lui?” Mello passò dolcemente la mano sul busto di Near esaminando il petto. Così magro, nessuna traccia di muscolo o impurità, era la carne morbida e liscia di una ragazza…o di un angelo. Mello prese tra le dita un piccolo capezzolo rosa cominciando a stuzzicarlo per vedere l’effetto sul bambino. Nessuna traccia di rossore sulle guancie di Near, tremava. Forse lo stava spaventando?Mello sospirò nervoso e gli disse: “Non opporti a questo..potresti trarne piacere anche tu…più ti opponi e più ti farà male” Mello continuava a giocare dolcemente coi capezzoli del bambino per poi passare la mano sul piccolo membro ottenendo un sussulto. Il ragazzo non poté fare a meno di ringhiare dal piacere, quel bambino era la tentazione reincarnata in innocenza. “Mello” sussurrò il bambino. Il ragazzo avvicinò al viso al suo guardandolo negl’occhi. Erano così belli, pieni di innocenza, spaventati. Il bambino gli sussurrò con un filo di voce:“perché?”. Che stupido se non lo capiva da solo. Gli chiedeva perché? Aveva mille motivi per farlo ma…forse il vero motivo non lo sapeva nemmeno lui. Gli rispose semplicemente con un'altra domanda“vorrei baciarti…tu lo vuoi?” Un bacio sulla guancia? Near probabilmente pensava questo visto che annuì. Era così intelligente e così tremendamente ingenuo. Ma non aspettò un secondo di più per farlo riflettere. Lo baciò. A sua grande sorpresa il bambino avvolse le fragile braccia intorno al collo di Mello stringendolo a se. Non vi era alcuna lotta per il dominio, era già di Mello. Possedeva completamente la sua bocca con una spietata frenesia. Nessuno dei due si rese conto quanto durò il bacio, vi erano gemiti e sussurri in continuazione, carezza dolci e graffi sul corpo. Le lingue danzavano insieme nella bocca. Tutto sembrava amplificato in quella chiesa, fino a che Mello non dovette staccarsi dal bambino per riprendere fiato. Ce l’aveva fatta. Il viso pallido di Near era velato di uno splendido rossore, era rannicchiato sul petto di Mello e ansimava. Probabilmente per la mancanza d’aria, era così carino quando era indifeso davanti a lui. Mello non potè fare a meno di allungare la mano per accarezzare i morbidi capelli, soffice come un peluche: “coniglietto” sussurrò con un filo di voce: “non sarai mai solo con me”. Near non rispondeva, il ragazzo passò buona parte del suo tempo a coccolarlo amabilmente fino a farlo addormentare a terra. Matt entrò nella chiesa con la sigaretta in bocca e uno strano sorriso sul viso e disse: “hai fatto?”. Mello sospirò sconfitto “No…questo piccolo bastardo è un diavolo….non riesco a fargli del male se mi guarda così…poco importa…glielo farò desiderare a tal punto che sarà lui a supplicarmi di farlo”

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