The Coldest December di Aimee (/viewuser.php?uid=185)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - a ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 - b ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
The Coldest December
Autore: Aimee
Tradotto in italiano dall'inglese da Bunny83
per Erika's Fanfiction Page
Usagi è impigliata in un triangolo tra Mamoru e il misterioso Tuxedo
Kamen
Note dell'Autrice: Konnichiwa, minna-chan! Sono tornataaaaa!^^ E' passato proprio
tanto tempo dall'ultima volta che sono stata nei paraggi, vero? Vi sono mancata?
La pausa è stata piacevole, ma ora che mi sono riposata e occupata di
alcune priorità (come dormire ^^;;), torno in pista e sono pronta a scrivere!
È stato un duro lavoro e ho messo tutta me stessa nella storia che state
per leggere. Potrebbe essere familiare per alcuni di voi, ma per gli altri è
nuova, così permettetemi di rinfrescarvi la memoria o di introdurvi alla
storia. Siamo nella prima serie della storia fra Usagi e Mamoru, raccontata
secondo il punto di vista di Usagi. Non segue proprio la trama dell'anime o
del manga, ma penso che vi piacerà ^^ Ci sono alcune piccole differenze,
come il fatto che Minako è insieme alle senshi, nonostante lei non dovrebbe
ancora esserci nel cartone…mi perdonerete, vero? Non potevo lasciare fuori
quella pover ragazza! Non sarebbe stato carino! Lei mi guardava dal mio album
di Sailor Moon con quei grandi occhi blu, che sembrava stessero per piangere,
" Ti prego, Aimee! Io *devo* essere nella tua storia!" Ahimè,
sono una debole creatura. Inoltre ho reso Usagi quindicenne e matricola in una
scuola superiore per l'unica ragione che io ho ODIATO la scuola media.
Ho fatto alcune serie modifiche a questa storia, così per quelli di voi
che avevano letto l'originale, è meglio andare a rileggere i primi capitoli.
Ho aggiunto scene extra, tolte alcune, e aggiunto alcune serie "angst"…
e voi sapete quanto io *ami* angst. ^_~ Ho anche tradotto i nomi e gli attacchi
in Giapponese. Oh, e le sequenze dei sogni non sono più in tempo presente.
Spero che la storia vi piaccia. ^^
Qui ci sono alcune parole giapponesi che ho inserito:
Arigatou-- grazie
Gomen-- mi dispiace
Hai-- sì
Konnichiwa-- Ciao
Konnichiha--buongiorno
Minna-chan-- tutti (con tenerezza)
Goshinpainaku-- non preoccuparti
Baka-- idiota, anche usato per riferirsi all'autrice
Nani?-- cosa?
Demo--ma
Questa storia è dedicata…
Al mio Signore e Salvatore Gesù Cristo, senza il quale non esisterei
A tutti i miei lettori, che tiro su con le mie lunghe note e lacune
Ad Angela, che ha spontaneamente corretto le bozze dell'intera storia. Sono
200K pieni di errori di grammatica. Angela è anche la co-webmistress
di Moonlit Eclipse, la nostra nuova homepage!
A Serena24, la mia fantastica amica e sorella in Cristo. * un abbraccio*
A Kimmie, la mia amica e uno dei miei originali editori. Cantiamo tutti insieme,
possiamo? "Oh where…is my hairbrush?" Mi manchi, Kimmie! Scrivimi!
Buona lettura!
Aimee-chan >^..^<
11-12-99 (corretto a giugno 2000)
Affermazione: so che questo sarà uno shock, ma io non possiedo Sailor
Moon. Ahimè è vero. Questa affermazione è valida per tutti
i capitoli della mia storia
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
"Lodiamo il nome del Signore,
perché solo il Suo nome è sublime;
la Sua gloria risplende sulla terra e nei cieli" Salmo 148,13
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Prologo
"Con una parola provo così difficilmente a dimenticare,
a liberarmi di tutto, ma l'amore…"
Lui aspettava pazientemente davanti a me, i suoi occhi appassionati nascosti
da profonde ombre e dalla maschera, che ho desiderato milioni di volte non esistesse.
Le sue labbra non emisero neanche una sillaba, e neanch'io trovai le parole.
Il lieve ondeggiare del suo mantello nella brezza leggera era l'unico suono,
eccetto il battito del mio cuore.
Mi si annebbiò la vista quando lui fece un passo verso di me, il leggero
click del tuo stivale aggiunto al suono del suo mantello svolazzante. L'unica
cosa che riuscivo a mettere a fuoco erano i suoi occhi. Mi meravigliai alla
loro vista, notando il loro intricato disegno. Erano del colore dell'oceano…
come le onde agitate da una tempesta. Sprazzi di verde e oro si aggiungevano
alla loro profondità e bellezza. Ci si può perdere facilmente
in quegli occhi. Quelli cercarono i miei e io mi sentii come se lui potesse
leggermi direttamente nella mente. Lui era entrato nei miei pensieri, aveva
visitato i miei sogni, e risvegliato i miei più intimi desideri…
tutto con una semplice occhiata. Mi ero avvicinata a lui, quasi contro la mia
volontà, eppure allo stesso tempo, ero completamente intimidita da lui.
Lui fece un altro passo e io cominciai a tremare. Mai eravamo stati così
vicini, e quando lui mi si avvicinò di più, io cominciai a sentirmi
dentro più completa. Era come se il mio stesso cuore non fosse completo
senza unirsi al suo.
Avevo dimenticato come respirare mentre lui continuava il suo lento, allettante
avvicinamento. I suoi movimenti erano tranquilli e la sua andatura regolare.
Il lungo mantello nero, che pendeva dalle sue larghe spalle, gli dava un'aria
distinta--alla prima occhiata, si poteva facilmente scambiare l'uomo per un
nobile. Il suo abito da sera era del nero più cupo, si intonava con i
suoi indomiti capelli color dell'ebano. Non avevo mai notato davvero quanto
fosse alto. La sua grande statura torreggiava sulla mia fragile persona, e le
sue gambe e le sue braccia erano forti e ben scolpite. Ora non ero per nulla
intimorita o spaventata da lui.
Approfittando della sua vicinanza, studiai i suoi lineamenti. Notai la sensuale
curva del suo labbro inferiore, il suo mento distinto e ben definito, e le sue
spesse ciglia scure che sottolineavano i suoi intensi occhi blu oceano. Il mio
sguargo fisso non riuscì a staccarsi da quegli occhi per alcuni minuti,
trovandoli davvero attraenti…attraenti quasi quanto l'uomo stesso. Da qualche
parte, nei recessi della mia mente, iniziai a chiedermi come sarebbe apparso
senza la maschera, che mi nascondeva il resto dei suoi lineamenti… e la
sua identità.
Lui parlò, con una voce che era tanto profonda quanto emozionante: "Ti
stavo aspettando"
In qualche modo riuscii a trovare la mia voce, ma suonò piccola e estranea
"Davvero?" Respirai, inumidendomi le labbra nervosamente. Annuì,
un leggero sorriso attraversò il suo viso. Allungò una mano guantata
e spostò una piccola ciocca di capelli dorati dal mio viso, prima di
accarezzare teneramente la mia guancia. Potevo sentire il calore della sua mano
attraverso il tessuto del guanto, e il mio cuore corse ancora più in
fretta. Si fece più vicino-così vicino che ero costretta a guardare
in alto per incontrare l'intenso sguardo che mi offriva. Il mio respiro si mozzò
in gola quando sentii l'altro braccio circondare la mia vita, la sua mano che
trovava la mia piccola schiena "Stai tremando" mormorò al mio
orecchio, il suo respiro fece fluttuare lievemente i miei capelli. "Hai
freddo?"
Ero senza parole a causa della sua reale presenza e vicinanza e non potevo fare
nulla, ma annuii, nonostante mi sentissi bruciare dentro.
Lui sorrise ancora, e io mi ritrovai a soffermarmi sulle sue labbra, invece
che sui suoi occhi. Apparivano soffici e invitanti, specialmente per una ragazza
che non era mai stata baciata prima. Forse lui notò il mio sguardo, perché
mi strinse a sé e lentamente pose fine alla distanza fra le nostre labbra.
Mi baciò una volta. Due volte. Quando lentamente, ma sicuramente, iniziai
a perdere il conto. Le sue calde labbra erano ricche e dolci, ma sorprendentemente
gentili.
Lui si staccò infine, ma continuò a stringermi a sé "Ho
solo una domanda, dolcezza mia" sussurrò al mio orecchio
"Si?" domandai, la mia testa girava, il mio cuore danzava
"Quante volte puoi spingere il pulsante snooze prima di essere in ritardo
per la scuola?" mi chiese con quella sua allettante, sensuale voce
"È semplice" borbottai nel sonno "Quattro"
Udii ridere. I miei occhi si spalancarono pochi secondi dopo che una voce e
un volto lontano si sostituirono al mio adorato Tuxedo Kamen. Non erano altro
che di mia madre.
"Credo che tu dovresti alzarti, Usagi" osservò decisamente
divertita "E se non è troppo disturbo, fai i miei complimenti al
ragazzo-Tux"
E questo, cari lettori, è come la mia giornata comincia…
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
La citazione iniziale è da Jars of Clay.
Si, lo so… le note dell'autrice erano più lunghe dell'intero prologo.
Mi spiace, ma avevo tante cose da dire! Mi perdonerete, vero? E in aggiunta,
il primo capitolo uscirà presto. ^^ State allegri…
~Aimee
http://www.geocities.com/moonlit_eclipse/
(iscrivetevi alla mailing list di Moonlit Eclipse per sapere dei nuovi capitoli)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
The Coldest December
Autore: Aimee
Tradotto in italiano dall'inglese da Bunny83
per Erika's Fanfiction Page
Ciao, minna-chan! Ecco il primo capitolo di TCD. Questa volta non ci sono molte
modifiche, appena un pochino.
Vorrei mandare un grande abbraccio alla mia amica Andree-Anne, che non si sente
molto bene questa settimana. Spero ti rimetta presto, hon! *altri abbracci*
Vorrei anche mandare un grande grazie ad Angela, senza la quale la mia grammatica
sarebbe sembrata quella di un diario scritto a cinque anni. *tanti abbracci
Angela*
Ho scritto una nuova fic che uscirà presto…probabilmente tra una
settimana più o meno. Si intitola "Crash and Burn" e sto provando
a scrivere una trama completamente diversa dalle classiche fanfiction. Riguarda
il mio personaggio preferito, Mamoru… ma il resto è un segreto!
^^
Buona lettura!
~Aimee-chan >^..^<
*indica pensieri*
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
"Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario,
per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo
e l'Ultimo, il Principio e la Fine"
Gesù Cristo, Apocalisse 22,12
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Capitolo 1
"Echi di risate,
danzare in corridoi lontani,
con le lacrime di cuori spezzati.
Noi inseguiamo spesso i nostri sogni,
ci danno la chiave per aprire ogni porta,
noi siamo ciò che diventiamo"
~Michael W. Smith
Mi piace sognare ad occhi aperti. Cosa c'è di sbagliato il questo?
Sognare romantici incontri a mezzanotte con Tuxedo Kamen è molto meglio
di … bè della geometria, ad esempio. Ma come il destino vuole, Tuxedo
Kamen non era presente, e io ero seduta nella mia vecchia classe di geometria,
e il compito che mi si profilava innanzi non era per niente più facile.
Sospirai, persa nei miei pensieri, come sempre.
"Signorina Tsukino?" chiamò una voce in lontananza "Signorina
Tsukino, sto parlando con lei."
"Hmmm?" domandai sognante, mettendo a fuoco la vista. Davanti a me
c'era la mia professoressa di geometria, che sfoggiava uno di quei suoi odiosi
sorrisi. Lo giuro, quella donna è convinta di essere una qualche forza
onnipotente dell'universo. Mi schiarii la gola, strappando la mia mente alla
piega che stavano prendendo i miei pensieri, sforzandomi di lavorare al quarto
problema. "Um…si, Mrs. Tutty? C'è qualche problema?"
"Certo che c'è, signorina" disse indicando l'orologio con aria
accusatoria "Non sei neanche a metà del compito, quando la classe
ha quasi finito. Cosa hai fasso esattamente per l'intera ora? Sognavi ancora
ad occhi aperti?"
Deglutii a fatica, facendo del mio meglio per ignorare i risolini dei miei compagni.
Sentii le mie guance bruciare dall'imbarazzo. "Gomen, Mrs. Tutty"
dissi con una vocina sottile, gli occhi bassi "Mi metterò al lavoro
ora"
La mia odiosa professoressa increspò le labbra, in una posa che la faceva
somigliare a un topo soffocato "Per punizione dovrai restare due ore dopo
la scuola. Io e lei faremo una lunga chiacchierata, signorina Tsukino"
Risatine riempirono l'aria, mescolandosi pochi attimi dopo al suono della campanella.
La lezione era finita, come lo era il mio compito di geometria che non avevo
completato. Ricacciai indietro le lacrime mentre mi alzai in piedi per tornare
al mio lavoro.
Ami era in piedi fuori dalla porta della mia classe, aspettando che io mi unissi
a lei per il pranzo. "Hey, Usagi-chan!" disse con la sua dolce voce
tranquilla "Come è andato il test?"
Mi morsi il labbro, distogliendo lo sguardo dal libro Advanced Multivarient
Calculus che Ami teneva protettivamente tra le braccia "Non mi va di parlarne"
Lei corrugò la fronte, spostando una ciocca di capelli scuri dai suoi
occhi "La ripetizione non ti ha aiutato per niente?"
"Ami, per favore…"dissi fermamente, ma non c'era asprezza nella
mia voce. Lei distolse lo sguardo da me in modo preoccupante per un momento,
ma con mio sollievo, sorrise, mi prese sottobraccio e iniziammo ad avviarci
lungo la strada per la mensa della scuola.
"Andiamo," sorrise "Makoto porterà sushi e riso per noi
per pranzo. Non è magnifico?"
Sorrisi al tentatico della mia amica di tirarmi su con la prospettiva del cibo.
Non c'è bisogno di dirlo…funzionò. "Andiamo!"
Sfoggiai un apatico sorriso durante tutto il pranzo, guardando Ami e Makoto
mentre scherzavano e ridevano. Davvero, ho le migliori amiche del mondo. Loro
sono sempre attente a me e sono sempre pronte a porgermi una spalla su cui piangere.
Ma…c'era qualcosa che ancora mancava. Qualcosa dentro di me, che non mi
faceva sentire completa. Profondamente dentro di me, c'era un dolore…un
desiderio ardente di qualcosa di più…qualcosa che le mie amiche,
per quanto volessi loro bene, non potevano darmi. Neanche i miei sogni ad occhi
aperti mi davano sollievo. Ma che cosa mi mancava?
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
"Angoli retti… piramidi…dimostrazioni… sono tutte parti
della geometria, Usagi. E quindi sono tutte parti della nostra vita"
"Lo sai, quando avevo la tua età, mi domandavo 'Perché devo
imparare queste cose? Non mi serviranno nel mondo reale!' Non avevo idea che
sarei arrivata nella splendida posizione dove mi trovo ora. Se sarai perseverante,
Usagi, migliorerai i tuoi voti. Potresti diventare un'insegnante come me un
giorno."
"E inoltre… la geometria ti renderà capace di apprezzare la
piena bellezza delle forme. Non posso far finta di capire perché non
ti piacciono…"
"Ehm, Mrs. Tutty?" la interruppi con riconoscenza "Le due ore
sono finite…"
Si accigliò, irritata che io avessi disturbato la sua glorificazione
delle sfere e dei cubi. Non solo odiavo quella donna, ma ora ero convinta che
da qualche parte, tra l'università e il presente, lei avesse completamente
perso la testa. "Puoi andare…ma voglio vedere dell'impegno, signorina"
"Sì, signora"
Corsi via.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Libera da quella schifosa prigione che la mia cara mamma chiama 'scuola', scappai
grata lungo le frenetiche strade di Tokyo.
Amo questa città. Tutto di essa è pieno di vita e attività;
non c'è da meravigliarsi che il NegaVerse se ne sia interessato tanto.
Girovagando senza meta, osservai le innumerevoli persone e il loro correre velocemente
qua e là. Mi domandavo che genere di vite conducessero e perché
fossero così di fretta. La mia attenzione si spostò alla splendida
scena offerta dai preparativi per la stagione di Tokyo. Le decorazioni per la
celebrazione dell'ultimo giorno dell'anno che si avvicinava, davano varie costruzioni
e luci, rendendo ogni cosa splendente ed eccitante. Luci di ogni colore splendevano
nel cielo, che andava velocemente oscurandosi con il tramonto del sole. Era
l'inizio di dicembre, e il freddo pungente mi fece rabbrividire nella mia leggera
uniforme scolastica. Cominciò anche nevicare, sebbene il meteo aveva
predetto parecchi centimetri verso la fine della settimana. Continuai a rabbrividire
saltellando per le strade della mia bella città, felice per l'anticipazione
di questi piccoli preziosi fiocchi di delicato ghiaccio candido. Il mio viso
si sollevò verso le nubi e sorrisi.
Qualcosa è nell'aria oggi. Cambiamento. Non potrei spiegarlo…
Persa nei miei pensieri, andai a sbattere accidentalmente contro qualcosa di
largo e caldo e prontamente mi inchinai a terra "Gomen! Gomen!" gridai
in tono di scusa alla persona davanti a me, terribilmente imbarazzata.
"Dobbiamo smetterla di incontrarci così, Odango Atama" disse
una voce familiare
Guardai su e gemetti.
"Mi stai ignorando Odango?"chiese il mio arcinemico
<È svelto…forse se gli urlo contro se ne va>
"No di certo, non ti sto ignorando," scattai, accettando apaticamente
la mano che mi offriva per aiutarmi ad alzarmi "E smettila di chiamarmi
in quel modo. Non sai qual è il mio vero nome?"
Lui sorrise-quell'irritante sorrisetto offensivo e che peggiorava la situazione.
Oooo, quell'uomo mi fa ribollire di rabbia…
"Ti chiamerò come mi pare, ragazzina" disse, insistendo sul
fatto che ero verticalmente svantaggiata. Maledetto!
Altamente insultata, mi alzai in punta di piedi, eludendo la differenza d'altezza
tra noi (non poi molto, penserete voi, ma abbastanza per farmi sentire meglio
con me stessa). Conficcai pericolosamente un dito dritto nel suo occhio sinistro
e gli urlai tutti gli insulti a cui potevo pensare " Tu sei senza alcun
dubbio il più presuntuoso, altezzoso, arrogante, irriguardoso, borioso,
egoista, verme!!!"
"Dillo un po' più forte, Odango. Non credo che ti abbiano sentito
a Londra"
"Oooooo!" Sbuffai, totalmente esasperata dal, ora ridente, Chiba Mamoru.
Voi non conoscete Mamoru, cari lettori, vero?
Prendiamoci un momento per ovviare alla vostra ignoranza. Il suo passatempo
preferito include organizzare la sua giornata e pensare a nuovi termini per
prendere in giro i miei capelli. Avevate capito il riferimento al commento Odango
Atama? Hey, smettetela di ridere! Non è divertente!
Devo ammettere, comunque, che Mamoru (sebbene totalmente privo di charme) è
estremamente attraente-capelli neri, occhi blu, corpo eccezionale (non che io
lo guardassi). Voi dovete capire quanto sia deprimente sapere che l'*unico*
uomo di bell'aspetto a Tokyo, che al momento perde tempo a parlare con me, lo
fa solo per mettere alla prova le sue nuove prese in giro. Ho già detto
quanto io odi l'ironia?
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
"Rei, se tu continui a fare quella faccia terrificante, andrà a
finire male" dissi a disagio, distogliendo lo sguardo dalla rossa faccia
da incubo che mi si stava avvicinando minacciosamente.
"Sei in ritardo di due ore… due ore, Usagi!" ripetè Rei
infuriata "Dove sei stata? L'incontro delle senshi è terminato mezz'ora
fa."
"Sono stata in punizione" spiegai, stringendomi nelle spalle innocentemente.
"Perché non l'hai detto a una delle ragazze?" domandò,
il vapore che usciva dalle sue orecchie creando adorabili disegni di condensa
sulle finestre del Tempio della Collina dei Ciliegi. "Neanche Ami e Makoto
sapevano niente della tua punizione"
"Gomen, Rei" sospirai, seccata e stanca di scusarmi con chiunque incontrassi.
Il mio sguardo si abbassò e silenziosamente mi inchinai a terra.
"Tutto ciò che ti chiedo è di avvertire la prossima volta"
disse Rei, la sua voce più calma "Eravamo preoccupate per te"
Annuii, sentendomi a disagio non appena avvertii i suoi occhi su di me. "Sei
sicura che sia tutto ok, Usagi? Qualcosa ti preoccupa?"
< No, non sto bene--sono sola. Anche fra le gente, anche con i miei amici,
anche con la mia famiglia--la solitudine persiste. Ho bisogno di qualcosa di
più.>
"Sto bene, Rei" la mia voce era piccola, i miei pensieri da un'altra
parte.
Lei continuò a guardarmi con occhi preoccupati "Tu sai che io sono
qui, se mai avrai bisogno di parlare, giusto?"
"Lo so"
Prima che Rei potesse rispondere, la nostra conversazione venne interrotta dal
suono acuto di entrambi i nostri comunicatori senshi che squillarono simultaneamente.
Rei rispose per prima al suo "Qui Mars… che succede?"
"Credo che abbiamo un problema. C'è una crestura ripugnante alta
due metri con fin troppe braccia che sta vagando per gli Shinjuku Goen Gardens"
disse una voce familiare. Armeggiai con il mio comunicatore e lo aprii. Il mio
sguardo cadde sui limpidi occhi azzurri di Minako, la nostra nuova senshi
"Il mostro ha già attaccato?" domandai mentre toccavo la mia
spilla per la trasformazione anticipando la battaglia che di lì a poco
sarebbe seguita.
"Non ancora, ma -" fu interrotta da un urlo in lontananza "Sbrigatevi
ragazze! Cercherò di tenerlo a bada mentre voi arrivate!"
La comunicazione cadde e io e Rei ci scambiammo una muta occhiata d'apprensione
prima di correre dal Tempio della Collina dei Ciliegi fino agli Shinjuku Gyoen
National Gardens.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
"Ew ew ew ew ew!" strillai, tentando freneticamente di liberarmi
dalla melma giallo-verde che stava ora avvolgendo il mio guanto destro. Il mostro
stava impiegando molto tempo lanciando la melma nauseabonda con le sue sei braccia.
Quell'affare era enorme, e torreggiava facilmente sulla mia misera altezza.
La sua pelle era lucida ed estremamente unta, rendendolo capace di spostarsi
con incredibile rapidità. Non c'è bisogno di dire che avevo a
malapena il tempo per cercare di colpirlo col mio diadema. Inoltre la silhouette
di Zoycite in lontananza non era esattamente un aiuto per la mia concentrazione.
Lui guardava la battaglia in rabbioso silenzio.
"Proverò a distrarre il mostro!" esclamò una voce alla
mia destra. "Shabon Spray!"
La densa nebbia era un impedimento…non riscivo più a vedere quel
maledetto coso.
"Crescent Beam!"
L'attacco di Venus consisteva in un fascio di energia luminosa e bruciante.
Eppure, nonostante il fascio si muovesse alla velocità della luce, il
mostro riuscì ad evitarlo.
"È così veloce," mi stupii, guardando con soggezione
il viscido mostro che eludeva con facilità attacco dopo attacco.
"Questo lo rallenterà…Surprem Thunder!"
Un altro attacco partì fendendo l'aria in un immensa scia di luce.
L'elettricità crepitò nell'aria, dissolvendo la nebbia e facendomi
rabbrividire di paura. Io *odio* assolutamente quando Jupiter fa così.
Dovrebbe sapere ormai che i fulmini mi spaventano a morte.
Guardando attorno freneticamente attraverso la nebbia dissoltasi, riuscii a
scorgere il mostro dietro alcuni alberi alla mia sinistra. Sebbene quello avesse
provato ad evitare l'attacco di Jupiter, lei aveva saggiamente diretto il suo
colpo verso un'area deserta, convinta che il mostro sarebbe stato colpito. Il
fulmine attaversò il suo corpo, shockandolo violentemente e facendolo
cadere a terra. La sua pelle iniziò a fumare, e sembrava che la sostanza
oleosa che ricopriva il suo corpo stesse per andare a fuoco. Mars decise di
finire il lavoro
"Fire Soul!"
"No, Mars!" urlò Mercury, consultando rapidamente il suo computer
portatile. "È ricoperto di un materiale estremamente infiam-"
Troppo tardi, cara Mercury. Davvero troppo tardi. Il povero mostro prese fuoco
praticamente spontaneamente-mi sentivo quasi dispiaciuta per lui. Le fiamme
che lambivano il cielo avrebbero impressionato qualunque squadra di effetti
speciali di Hollywood. La sostanza infiammabile che ricopriva il mostro spiaccicato
a terra e gli alberi che facevano da sfondo alla massa informe, come me e le
altre senshi. Guardai con orrore come il ramo di un albero in fiamme cadde proprio
in una pozzanghera vicino ai miei piedi.
"Oh merd…"
Non ebbi il tempo di finire la mia colorita espressione, che la pozzanghera
bruciò tra le fiamme. Temevo che sarei stata la prossima. Fu proprio
in quel momento che iniziai a volare. Sì, avete capito bene-a volare.
Colpii duramente il suolo e qualcuno iniziò a battere il mio sailor-fuku
furiosamente. Costrinsi i miei occhi ad aprirsi
"Tuxedo Kamen…" presi fiato, le mie parole strozzate dal fumo
soffocante. Una volta che si fu convinto che il mio sailor-fuku non stava più
andando a fuoco, il suo sguardo incontrò il mio. Il suo respiro era affannato,
e i suoi occhi esprimevano una grande paura. Io sentii il suono delle sirene
dei pompieri in lontananza. "Minna…"iniziai, le mie parole uscivano
con difficoltà "Loro…loro stanno bene?"
Lui ignorò la mia domanda e mi mostrò dove mi trovavo. Strillai
e avvolsi le mie braccia consciamente attorno a lui mentre vedevo le fiamme
che ci circondavano. Lui saltò e passò con facilità attraverso
i cespugli e gli alberi in fiamme portandomi in salvo. Scivolai via dalle sue
braccia e corsi dalle mie amiche, che erano riuscite a mettersi in salvo. Le
abbracciai tutte strette, sollevata che stessero bene. Guardammo i pompieri
spegnere le fiamme.
"Ottimo lavoro, piromane" la sgridò Jupiter "Stavi quasi
per ucciderci!"
"Guarda, ragazza," controbattè Mars "che anche la tua
piccola scossa elettrica potrebbe averlo incendiato! Ci avevi pensato?"
Ignorai il battibecco delle ragazze e mi girai verso Tuxedo Kamen, per realizzare
che era scomparso. Non ero sorpresa che se ne fosse andato in silenzio. Faceva
sempre così. Sentii Mercury mettermi un braccio intorno alle spalle "Stai
bene Sailor Moon?"
"Starò bene" dissi in tono vacuo "Zoycite se n'è
andato?"
Mercury lanciò un'occhiata attorno nel cielo pieno di fumo. "Credo
che se ne sia andato quando il mostro è stato annientato--proprio come
Tuxedo Kamen."
"Non mi ha detto neanche una parola, Mercury," dissi, pressochè
in lacrime "Come può essere così freddo?" fissai malinconicamente
dove era scomparso per alcuni minuti, rifacendomi la domanda nel mio cuore.
"Sailor Moon" iniziò lentamente "Hai mai preso in considerazione
la possibilità che Tuxedo Kamen potrebbe non essere dalla nostra parte?"
Shockata mi voltai verso la mia amica "Ma…ma questo è assurdo!
Voglio dire, perché avrebbe dovuto salvarmi la vita se fosse un nostro
nemico?"
"Non lo so" rispose con calma "Ma dobbiamo essere prudenti. Non
possiamo fidarci di chiunque. Abbiamo troppi nemici."
Annuii sovrappensiero, mentre le sue parole sfievolivano. Non importava la logica
che avevano le sue argomentazioni, io ero completamente sconvolta a quella possibilità.
Tuxedo Kamen, un nemico?
Fu circa in quel momento che iniziò a piovere.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Di tutte le notti per un attacco del NegaVerse. Era buio, tetro è il
nome giusto. A peggiorare le cose, stava piovendo a dirotto come un monsone
con nient'altro di meglio da fare.
Non c'è bisogno di dire che dopo che il mostro era bruciato (povero piccolo
mostro), ero ansiosa di tornare a casa e togliermi il mio fuku bagnato. Ho desiderato
più di una volta che il mio costume da Sailor Moon fosse un po' più
confortevole…tipo traspirante e con ciabatte a forma di coniglietto. Già,
potrei procurare qualche danno maggiore al NegaVerse con questo abbigliamento-questo
è certo. Ma tutti i miei desideri e le mie speranze sono vane; ogni volta
che pronuncio le parole per la trasformazione-*BAM*--indosso il mio fuku. Scommetterei
qualunque cosa che è stato un uomo a progettatare questo equipaggiamento…
Sciolsi la trasformazione velocemente come iniziai a correre, cercando di evitare
il più possibile le goccie di pioggia-forse non avrei dovuto prendere
quella seconda ciambella a colazione perché il mio tentativo di non bagnarmi
non stava andando troppo bene.
Mentre correvo, i miei pensieri tornarono all'uomo che solo venti minuti prima
mi aveva tratto in salvo. Tuxedo Kamen non poteva essere un mio nemico…
o sì? Sicuramente Mercury era paranoica. Non importa che sia un genio
o che i suoi ragionamenti siano fuori dagli schemi. Doveva essersi sbagliata…
Deglutii a fatica, ricacciando indietro le lacrime, mentre riconsideravo ancora
una volta l'ipotesi di Mercury. Perché Tuxedo Kamen non mi aveva mai
parlato? Perché non aveva mai reso manifeste le sue intenzioni? Avrebbe
mai preso un momento per me--Sailor Moon? Non avevo davvero importanza per lui?
Smisi di correre all'improvviso e rallentai fino a una tranquilla camminata.
Stavo prendendo tempo, diversamente da Tuxedo Kamen. La pioggia mi inzuppava,
ma io ero già fradicia, perciò perché preoccuparsi? Alzai
il mio viso verso il cielo e sorrisi mentre la pioggia cadeva su di me.
Lasciai vagare la mia immaginazione…
Cominciai a pensare al mio misterioso uomo mascherato, chiedendomi che cosa
lui avrebbe pensato della sua Sailor Moon che danzava sotto la pioggia. Lo immaginai
che rideva divertito, qualcosa che il vero Tuxedo Kamen non aveva mai fatto.
Forse allora, lui mi avrebbe offerto il suo mantello per tenermi al caldo e
asciugarmi dalla pioggia, e allora io avrei--
Scoppiai a piangere sonoramente. Dolore e sorpresa colpirono il mio corpo così
in fretta che facilmente sarei caduta al suolo. Forse caddi davvero, ma non
me ne accorsi. Sentii mani su di me… rozze mani. Strinsero in una ferrea
morsa i miei polsi, procurando dei lividi sulla pelle delicata. Ero stata spinta
contro un muro e lì trattenuta con forza. Costrinsi i miei occhi a mettere
a fuoco il mio aggressore e vidi un uomo vestito di stracci, la sua faccia che
umiliava, schernendola, la mia. Una mano si chiuse sulla mia bocca, impedendo
ai miei urli di essere uditi.
Era alto e il suo viso era sottile come uno scheletro. Una cicatrice frastagliata
marcava la sua guancia sinistra, mentre c'era uno scuro livido sotto il suo
occhio. Un lampo brillò in lontananza, un lampo nei suoi occhi smorti.
Era chiaro che l'uomo era altamente intossicato.
"Guarda un po', cosa ci fa una ragazza carina come te qua fuori? Potresti
farti male…" Il suo alito ripugnante sulla mia faccia, puzzava di
fumo e alcool "Hai dei soldi, dolcezza?" rantolò
Negai con la testa furiosamente, e l'uomo aggrottò le ciglia "Davvero,
angelo? Bene, suppongo che mi offrirai un po' di intrattenimento allora"
E quindi, con mio eterno disgusto, iniziò a palparmi. Una sporca mano
scivolò sulla mia camicetta, e le mie ginocchia quasi cedettero per la
paura. La sua mano libera era pressata contro la mia bocca, attenuando il grido
d'orrore che ne era uscito. Ero completamente e assolutamente terrificata.
< Questo non può accadere! È un incubo-deve esserlo!>
Ma l'incubo non terminava e presto pregai freneticamente.
Da qualche parte l'Onnipotente deve avere udito la mia preghiera, perché
mandò un miracolo. Tuttavia non credo proprio che l'Onnipotente avrebbe
approvato la scelta colorita delle sue parole…
"Togli quelle fottute mani da lei…"
Il mio aggressore spostò la sua attenzione da me per guardare nell'oscurità
del vicolo nel quale mi aveva trascinata. Colsi l'opportunità e morsi
la mano che era sulle mie labbra con tutta la forza che avevo. L'uomo imprecò,
tirandola via, e mi assestò un violento schiaffo in viso.
Atterrai il suolo non per mia volontà, sapendo che era la prima volta
che venivo colpita da un uomo. La mia testa era stordita e la mia guancia dolorante.
Avvertii le mie pulsazioni battere furiosamente nel mio labbro inferiore, che
ora stava sanguinando. Del tutto disorientata, iniziai a piangere.
Sentii i suoni di una battaglia vicino a me, ma ero veramente troppo scossa
e spaventata per guardare. Comunque qualcuno cadde al suolo…e vi rimase.
"Stai bene?" disse una voce. Una voce molto familiare.
Là, davanti a me, stava Tuxedo Kamen. Sbattei le palpebre alcune volte,
non convinta che fosse reale. Vicino ai suoi piedi c'era il mio aggressore,
privo di sensi.
"Stai bene?" ripetè inginocchiandosi accanto a me. Mi tirai
indietro come un animale braccato. Non so perchè lo feci. Tuttavia, non
conoscendo le sue intenzioni riguardo le senshi, anche se sapevo dalla mia esperienza
di Sailor Moon, che non mi avrebbe fatto del male, iniziai a temere che ciò
che pensavo non era corretto. Lui notò la mia reazione spaventata al
suo avvicinamento e tornò indietro. "È tutto a posto, non
voglio farti del male. Sai chi sono?" Annuii, il tremolio del mio corpo
provocò un barcollante cenno col capo. Non potevo ancora controllare
il mio corpo-tremava come se avesse volontà propria. Il fatto poi che
ero bagnata dalla pioggia che continuava a cadere non aiutava certo le cose.
Tuxedo Kamen mi si avvicinò cautamente, e questa volta non protestai.
Lentamente si portò davanti a me. desiderai più volte di poter
smettere di tremare.
Ero lì--sola con l'uomo dei miei sogni.
Strano, ma i miei sogni ad occhi aperti mi piacevano più di questo. Rivolsi
il mio sguardo al suolo, incapace di sostenere il suo intenso sguardo, e piansi.
Non potevo fermarmi, e il fatto che sentii asciugare le mie lacrime, le fece
sgorgare ancora più numerose.
Avvertii un peso sulle mie spalle e capii che lui aveva posato il suo mantello
su di me. Era caldo e confortevole, e mi riparava dalla pioggia. Mi rannicchiai
dentro, cercando una fuga dalla realtà. "G-grazie" tentai di
dire, ma i miei denti stavano battendo troppo, dubitavo che mi avesse capito.
La sua risposta mi garantì che comunque aveva capito "Di niente.
Mi dispiace di essere arrivato tardi" disse, premendo un fazzoletto sul
mio labbro sanguinante "Ti prego, perdonami"
"Non eri in ritardo" sussurrai
Lui scosse la testa ma non rispose. Parlò ancora solo dopo alcuni momenti
di silenzio. "Andiamo--voglio vederti arrivare a casa sana e salva"
Mi alzai barcollando e lanciai una stanca occhiata al mio aggressore. Guardando
la forma accartocciata al suolo, iniziai a sentirmi nuovamente impaurita. "Andiamo"
mi invitò Tuxedo Kamen ancora una volta. Praticamente piagnucolando,
mi spostai dalla forma senza sensi e seguii l'uomo alto, dicendogli con flebile
voce dove abitavo.
Come mi sentivo strana mentre camminavo accanto all'uomo che tanto spesso onorava
i miei sogni. Le mie corte gambe stavano a stento al tempo con quelle lunghe
di lui, specialmente con il suo pesante mantello drappeggiato attorno a me.
Lui sembrò notare il mio struggimento e rallentò un poco la sua
andatura.
Si voltò verso di me mentre camminavamo "Se non ti dispiace rispondermi,
che cosa ci facevi fuori così tardi da sola?"
Incespicai. Non sapevo cosa rispondere. Non potevo certo rivelargli che ero
Sailor Moon.
"Io…um…stavo cercando la mia gatta"
"La tua gatta?"
"Hai," affermai "Lei è corsa fuori, e io…um…la
stavo cercando"
"Capisco" rispose, senza particolare emozione nel suo tono "Bene,
Usagi, ho un favore da chiederti"
"Un favore?" ripetei, completamente intimorita
"Il favore è che non devi *mai più* uscire ancora di casa
così tardi di notte senza essere accompagnata"
Si girò verso di me, i suoi occhi blu come l'oceano bruciavano dentro
i miei…c'era qualcosa di nascosto nelle loro profondità…un
mistero. Mi sentii come se lui potesse vedere attraverso di me. "Sei d'accordo?"
"Va bene…" risposi in un soffio, ancora in soggezione dall'uomo
dinnanzi a me.
"Ma giusto per essere sicuro" disse "veglierò"
Sbattei le ciglia e se n'era andato.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Non proprio pieno di sunspence, ma direi che è venuto bene, che ne dite?
^_~ Angela mi ha mandato un disegno per andare avanti con questo capitolo. Grazie
tesoro! Lo adoro!
*saluti* Lo potete vedere qui:
http://www.geocities.com/moonlit_eclipse/pictures/tcd.jpg
Sì, come molti di voi probabilmente sospetteranno, ricordo con amarezza
la mia insegnante di geometria del Liceo. ^^;; Quella materia era il male! Il
*MALE*, ho detto! Mrs. Tutty è stata designata dopo la mia vecchia insegnante.
Quindi Mrs. Luke, dovunque lei sia…questo è per lei: *tira fuori
la lingua* Nah nah nah nah!
Oh, e per i pochi di voi che me l'hanno chiesto l'altra volta, gli Shinjuku
Gyoen National Gardens sono un luogo reale in Giappone. Ho realmente fatto alcune
ricerche per questa storia! Siete fieri di me? Bene, e anche se non lo siete,
fingete, ok?^^;;
http://www.geocities.com/moonlit_eclipse/
~Aimee-chan
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
The Coldest December
Autore: Aimee
Tradotto in italiano dall'inglese da Bunny83
per Erika's Fanfiction Page
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
"Lui non ci ama per chi noi siamo.
Lui ci ama solamente per chi è Lui." Newsboys
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Capitolo2
"Lacrime cadono sul mio libro di storia,
Colori che corrono, non voglio guardare.
C'è una nuvola sui miei occhiali da vista,
Piena di domande, sono spaventata per chiedere…"
~Whiteheart
La pioggia picchiava con un ritmo incessante contro la mia finestra in controluce,
creando evanescenti disegni sulla parete della mia camera da letto. Guardai
le goccie di pioggia in riflessivo silenzio, incapace di frenare le copiose
lacrime che scendevano. Guardai i miei polsi, che erano coperti di scuri lividi
laddove il mio aggressore mi aveva afferrato così duramente. Ogni volta
che chiudevo gli occhi, mi ricompariva davanti la spettrale ombra di quell'uomo--i
suoi untuosi capelli castani, il suo abbigliamento stracciato, la sua orrida
espressione. Se non ci fosse stato Tuxedo Kamen…
In un istante la paura divenne puro terrore. Tenendo strette le lenzuola attorno
al mio corpo tremante, piansi ancora fortemente, desiderando per tutto il tempo
che Luna fosse stata là con me. Lei avrebbe saputo cosa dire e cosa fare
in quella situazione. Ma lei non c'era. Ero completamente sola.
Almeno lui era là per me--Tuxedo Kamen, l'uomo che mi aveva salvato in
quel terribile episodio. Il suo mantello, che era stato appoggiato su una sedia
nella mia camera, fradicio per la pioggia che lo aveva enormemente inzuppato,
era sparito poco tempo dopo che ero rientrata a casa. Presumetti che l'uomo
misterioso avesse sciolto la sua trasformazione.
Come poi facesse a conoscere il mio nome rimaneva un completo mistero. Doveva
essere che l'uomo che Tuxedo Kamen era quando non era trasformato conoscesse
me--Usagi. Ma chi poteva essere? Chiunque fosse, ero praticamente del tutto
convinta che non fosse un nemico. Certamente, un uomo che salva una ragazza
da uno stupro non può essere cattivo.
Rabbrividii, gli occhi ermeticamente serrati
Prima che il ricordo dell'aggressione potesse ancora una volta riaffiorare,
mi alzai repentinamente e mi diressi in bagno. Scansando lo specchio in un ridicolo
tentativo di evitare di vedere il livido sgradevole sulla mia guancia, andai
sotto la doccia e aprii l'acqua più calda che potessi sopportare. Mi
strappai i vestiti di dosso e li gettai sotto il potente getto di acqua bollente.
Non prestando attenzione al calore bruciante del getto d'acqua, afferrai il
sapone e iniziai a strofinare furiosamente la pelle che quell'uomo immondo aveva
contaminato con le sue ripugnanti carezze. Ma il sapone poteva fare solo questo
per liberarmi dall'orrendo ricordo di quel tocco.
Le lacrime che versavo divennero presto piccoli singhiozzi. Mi appoggiai al
fresco muro della doccia per sostenermi e, poco dopo, scivolai in ginocchio,
lasciando che l'acqua lavasse via da me, mentre piangevo, tutto il dolore e
la vergogna che avevo dentro.
"Perché?" era tutto quello che riuscivo a dire. "Perché?"
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Emersi dal bagno ore dopo e sperai ingenuamente che nessuno avrebbe notato
come gli angoli della mia bocca erano ora distorti. Mi sentivo molto più
grande di quanto non fossi e pensai che la mia innocenza mi era stata strappata
via, ma ero determinata ad uscire a testa alta, non importava quanto male mi
sentissi dentro. Oggi avrei sorriso in modo smagliante e mi sarei comportata
come al solito…o almeno ci avrei provato. Nessuno avrebbe saputo quello
che mi era successo-nessuno. La vergogna era troppa per poter essere sopportata.
Con un sospiro entrai nella mia camera, lanciando svogliatamente un'occhiata
all'orologio. Erano le 7 del mattino e io non ero ancora andata a dormire.
"Usagi!" chiamò una voce musicale "La colazione è
pronta, tesoro!"
Sollevai un sopracciglio in segno di interesse. Colazione, huh? Era qualcosa
che non ero stata capace di gustare per parecchio tempo. L'essere ogni giorno
in ritardo per la scuola mi impediva di fare colazione per la fretta. Scesi
giù per le scale, con l'andatura un po' barcollante a causa della mancanza
di sonno. I miei occhi non ne volevano sapere di restare aperti, così
mi lasciai guidare dal mio naso per trovare la strada verso le fettine di bacon
e le uova che mi stavano aspettando.
In ogni caso, fui risvegliata di soprassalto dal rumore di un bicchiere frantumato
a terra, caduto dalle dita di mia madre. "Santo cielo, cosa è successo
alla tua faccia?!" gridò allarmata.
Arrossii dall'imbarazzo, quando realizzai che mi ero completamente dimenticata
dei lividi.
Bene, almeno avevo provato a dimenticarli. Quel momento della mia vita non era
qualcosa che avrei voluto rivivere ancora. Ma come l'avrei spiegato a mia madre?
"Io…um, sono caduta?"
Mia madre chiuse gli occhi e scosse la testa tristemente. "Tesoro"
cominciò lentamente "Devi stare più attenta. Potresti davvero
farti male una volta o l'altra."
Rimasi a bocca aperta. Non riuscivo a crederci-quella donna si era davvero bevuta
la mia storia. "Lo so, mamma. Cercherò di prestare più attenzione.
Te lo prometto."
"Questa è la mia ragazza" disse raggiante, arruffandomi un
poco i capelli. "Ora vediamo se qualcuno dei miei fondotinta riesce a coprire
quei lividi."
Colazione e la possibilità di andare a scuola truccata con l'approvazione
di mia madre? Forse oggi non sarebbe andata così male, dopo tutto…
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Il sole splendeva nel cielo e i fili d'erba luccicavano di gocce di rugiada
mentre uscivo dalla veranda. Ero truccata come una modella, grazie all'esperienza
di mia madre nel campo della cosmetica. Sorrisi e iniziai a camminare con andatura
tranquilla. Per una volta non avevo bisogno di correre a scuola, ottima cosa,
dato che non mi sarei potuta muovere molto rapidamente dopo una colazione così
pesante.
Che splendida giornata…
"Hey! Odango Atama!" disse una voce fin troppo familiare dietro di
me.
Ritiro tutto. Che giornata orribile…
"Odango," ripetè la voce "Aspetta"
Aspetta? Già, certo, come no! Iniziai a camminare più veloce di
proposito, ma presto vidi l'ombra del mio arcinemico raggiungere la mia sul
marciapiede. Sapevo che era un giorno troppo bello per essere vero.
"Cosa vuoi?" gli chiesi impaziente, troppo seccata per guardare negli
occhi quell'uomo insopportabile. Mi misi le mani sui fianchi mentre camminavo,
cercando di sembrare il più possibile irritata.
"Beh, um…" esitò Mamoru, e io mi accorsi che stava esaminando
la mia faccia con attenzione. Che cosa cercava?
"Si?" insistetti
"Come ti senti?" chiese un po'imbarazzato, ficcandosi svelto una mano
nei suoi folti capelli neri.
Che razza di domanda era? Da quando Baka-san si interessa alla mia salute? "Sto
bene" scattai "Perché?"
Lui sembrò preso in contropiede, e esitò ancora "Gomen,"
disse con calma, arretrando un poco-cosa che non aveva mai fatto prima. "Sembravi
solo un po'stanca, suppongo."
Rimasi a bocca aperta per alcuni istanti, manifestando apertamente il mio stupore,
e mi diedi dei pizzicotti alcune volte. La mia mente mi stava facendo dei brutti
scherzi, oppure lui era realmente carino con me? Cos'era quella preoccupazione
nella sua voce? Lui sembrava quasi…premuroso.
"Starò bene," risposi, un po'meno arrabbiata. "Grazie
per avermelo chiesto."
"Ok," disse lui semplicemente, la sua mano sprofondò nella
tasca dei suoi pantaloni. Avvertii il suo sguardo su di me ancora per alcuni
istanti prima di girarmi lentamente e continuare a camminare.
< I suoi occhi…erano così penetranti…così freddi…c'è
qualcosa di diverso in loro oggi… >
"Konnichiha, Mamoru-san," gli dissi sommessamente da sopra la spalla.
"Konnichiwa," fu la risposta.
Lasciai Mamoru indietro nella mia camminata verso la scuola, ma ebbi la strana
impressione che lui mi avesse guardato durante l'intero tragitto.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
"Stai bene, Usagi?" mi chiese Makoto mentre eravamo a pranzo. "Sembri
quasi…drogata, o qualcosa del genere."
Makoto-chan non sa mai come essere fine.
"Sto bene" mormorai mentre mi stiracchiavo e sbadigliavo allo stesso
tempo. "Semplicemente, non ho dormito molto bene la scorsa notte."
"Io neanche," disse Ami, mangiucchiando elegantemente un pezzo di
torta di riso. "Sono stata in piedi per quasi tutta la notte studiando
per il mio esame di Letteratura Giapponese. Tu invece cosa hai fatto, Usagi-chan?"
"Solo…pensato."
Se non avessi avuto la testa così sprofondata tra le braccia, avrei potuto
cogliere le occhiate oblique che Ami e Makoto si scambiarono. Sentii la mano
di Makoto sulla mia schiena.
"Sei sicura che sia tutto a posto?" mi chiese di nuovo, la preoccupazione
evidente nel tono della sua voce. "È accaduto qualcosa?"
Sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi, ma le ricacciai indietro per la milionesima
volta da quando ero a scuola. Avrei dovuto sapere che le mie amiche avrebbero
percepito che qualcosa non andava. Diamine-persino Mamoru l'aveva notato. Mi
morsicai il labbro, avvertendo il cupo dolore dai miei polsi pieni di lividi
e dalla guancia. Per quanto mi facessero male, non erano nulla se paragonati
al dolore nel mio cuore.
"Io…non credo di essere pronta a parlarne…se per voi va bene,"
dissi lanciando una stanca occhiata alle mie amiche.
Si scambiarono sguardi preoccupati ancora una volta, alla vista delle lacrime
nei miei occhi. Entrambe mi abbracciarono stretta. "Quando ti sentirai
pronta, Usagi-chan, noi saremo qui per te."
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Il resto della mia giornata trascorse relativamente tranquilla. Tutti erano
stranamente carini con me, forse a causa dell'espressione abbattuta del mio
viso. Persino i rimproveri di Tutty-san non erano così taglienti, e nessun
insegnante mi mise in punizione. Non fallii nessun test, più probabilmente
perché non ne avevo alcuno. Comunque mi sentivo sempre più stanca
e più assonnata. Mi rimproverai per non aver dormito la notte prima.
Mi trascinavo verso casa, pregando che nessun mostro succhia-energie del NegaVerse
avesse intenzione di attare Tokyo. Mi sentivo come uno zombie, e sono certa
che la gente mi guardasse alquanto sconvolta. Dovevo…trovare letto…bisogno…sonno…
"Hey, Usagi. Hai bisogno di un passaggio?" sentii dire da qualcuno.
Sembrava quasi Mamoru, ma non poteva essere lui. Non mi aveva mai chiamato Usagi
prima d'ora.
Mi voltai verso luogo dal quale era provenuta la voce e, ne ero abbastanza sicura-c'era
Mamoru, che stava appoggiato alla più bella macchina che avessi mai visto.
"No, grazie" replicai, sentendo come l'impulso di fare un pisolino
sul marciapiede…e probabilmente l'avrei fatto se non fosse stato così
maledettamente freddo.
"Andiamo, Odango," insistette "Lascia che ti dia un passaggio.
Hai un aspetto orribile."
Ragazzi, certo che sapeva come fare un complimento a una donna…
"Sono quasi a casa, Mamoru," sottolineai, rabbrividendo, mentre mi
stringevo di più addosso la mia leggera giacca per proteggermi dal vento
gelido.
"No che non lo sei," respinse la mia bugia.
Come diavolo era riuscito a scoprire dove abitavo? Se mai avessi scoperto chi
gli aveva dato il mio indirizzo, avrebbe assaggiato la mia ira.
Oh, ma che senso aveva? Ero troppo stanca per controbattere, e un passaggio
mi avrebbe fatto molto comodo. Inoltre, si gelava fuori. Feci un respiro profondo,
in modo che lui mi sentisse chiaramente, e entrai in macchina.
"Arigatou," mormorai calma, armeggiando maldestramente con la mia
cintura di sicurezza.
"Non c'è problema" rispose Mamoru. Aspettò finchè
non mi fui sistemata, prima di mettere in moto e unirsi al traffico.
Stemmo in silenzio per la maggiorparte della corsa. Lo guardai sinceramente
alcune volte, studiando il suo profilo molto più di quanto non potessi
normalmente fare con una rapida occhiata. Era veramente carino-non ci sono dubbi.
Ma perché, santo cielo, quell'antipatico doveva essere così lunatico?
"Ebbene Usagi," iniziò, chiamandomi col mio vero nome per la
seconda volta quel giorno; ero impressionata. "Hai avuto una nottattaccia
stanotte o cosa? Sembri esausta"
"Um…sono rimasta sveglia. Dovevo studiare per un esame di matematica"
Mamoru mi lanciò un' occhiata obliqua. "Sul serio?" Era una
mia impressione, o non sembrava molto convinto? "Non mi sembri una molto
dedita allo studio"
Davvero, quell'uomo sapeva benissimo come farmi imbestialire. "Ah, sì?
Bè ci sono un sacco di cose di me che tu non sai"
Lui sollevò un sopracciglio "Già, lo so."
Perché mi stava guardando come…se avessi fatto qualcosa di sbagliato
o dovessi scusarmi con lui? Che cosa diavolo si era fumato? Io volevo andare
a casa! Volevo essere nel mio bel lettuccio caldo abbracciata al mio coniglietto
di pezza, non con quel maledetto demonio nella sua bella auto.
Sentendo aumentare l'impazienza, sollevai una manica della mia uniforme scolastica
per guardare l'orologio. Gli occhi di Mamoru si spalancarono. Lui inchiodò
e si fermò improvvisamente, facendomi gridare "Cosa diavolo stai
facendo?!"
Lui afferrò il mio polso, un po' più rudemente di quanto potessi
sopportare, e sollevò nuovamente la manica "Cos'è questo?"
domandò, indicando il segno blu e nero.
Dannazione, perché aveva notato i lividi? Gli dev'essere caduto lo sguardo
sulle ferite quando avevo guardato l'orologio. Cercò sull'altro braccio
e io cercai di divincolarmi per un secondo o due, prima di cedere alla sua testardaggine.
Lui ispezionò quei lividi a fondo. "Dimmi che cos'è successo,"
mi domandò.
"Niente…" dissi tranquillamente, cercando ancora di liberarmi
dalla sua presa "Sono caduta, e questo è tutto. Cado in continuazione,
nel caso tu non l'abbia notato."
Mi guardò ancora nello stesso modo-come si mi volesse far ammettere qualcosa.
Era mai possibile che conoscesse la verità?
"Non mentirmi, Usagi."
Bè, di certo non avrei detto nulla, a lui meno che a tutti. "Non
sono affari tuoi, Mamoru!" scattai arrabbiata, tirando via i miei polsi
dalla sua presa e tirando giù le maniche così in fretta che i
lividi scuri mi fecero male. "Come il tuo interesse per me, dopotutto…"
Un lampo di dolore attraversò i suoi lineamenti, e i suoi occhi si rannuvolarono
incupiti, come un'ombra svelata "Sai che non è vero" disse,
la sua voce calma e tranquilla--un tono che non avevo mai udito nella sua voce.
Per qualche strana ragione il suo tibro rimarcava perfettamente quello di Tuxedo
Kamen. "Mi preoccupo per te molto più di quanto tu possa immaginare"
continuò
"Bugiardo--mi hai sempre odiata" esplosi, le lascrime premevano nei
miei occhi molto più della mia cintura di sicurezza. "E credimi
quando ti dico che il sentimento è reciproco."
La sua faccia insultata si sciolse in un'espressione di profonda tristezza,
e anche se mi lanciai a spalancare la portiera della macchina e scappai via,
quel volto depresso mi rimase impresso nella mente per l'intera strada fino
a casa. Non ero mai stata così arrabbiata, avrei dovuto sentirmi dispiaciuta
per lui, ma questo non era il caso.
Corsi tanto forte quanto le mie piccole gambe potessero sostenermi, lasciando
quell'uomo detestabile indietro, lontano, ma non dimenticato. Raggiunsi la mia
casa in tempo record. Dopo aver corso su per le scale e poi dentro la mia stanza,
sbattei la porta con tutta la forza che avevo e urlai "LO ODIO!" a
chiunque mi fosse stato a sentire.
"Lasciami indovinare" disse una voce gentile con un leggero accento
inglese nella sua parlata. "Hai avuto un altro scontro con Mamoru?"
"Non ho voglia di parlarne, Luna" dissi alla mia gatta. Lei roteò
gli occhi e si accoccolò sul mio letto per continuare il suo sonnellino.
Camminai per la stanza rabbiosamente. Mamoru e io litigavamo in continuazione,
ma questa volta era diverso.
Non mi aveva insultato, ma piuttosto era andato troppo sul personale. Si era
infilato dove non era voluto.
Furiosa, strappai fuori i miei compiti dal mio zaino, li sbattei sulla scrivania,
e diedi velocemente un'occhiata ai test a scelta multipla prima di ricacciarli
dentro lo zaino.
Nel mio atroce bisogno di sonno, non badai al fatto che fossero le quattro del
pomeriggio e mi infilai il pigiama. Stizzita, strappai via le coperte del mio
letto, facendo volare Luna per la camera con un sonoro "Reeeeoowwwww!!"
Mi buttai sul mio letto e impazientemente mi sistemai i capelli in modo da non
rischiare di morire per un improvviso ed inaspettato caso di asfisia.
"Dormi bene, Usagi" disse Luna amabilmente dal pavimento. Ovviamente
era veramente stufa della mia rabbia silenziosa.
"Comunque…" brontolai, chiudendo i miei occhi, così che
potessi finalmente farmi quel sonno che avevo aspettato per tutto il giorno.
Ciononostante, i miei occhi si riaprirono lentamente pochi istanti dopo, e fissai
miserabilmente il soffitto.
Esausta comunque per la stanchezza, iniziai a piangere penosi singhiozzi che
quasi non riuscivo a controllare. Sentii Luna saltare sul letto; camminò
fino a me e strofinò il musetto contro i miei capelli. L'abbracciai stretta,
continuando a piangere.
"Gomen, Luna" singhiozzai "Sono solo molto stanca, e…"
mi bloccai
"Lo so" mi confortò "Allora prova a rilassarti."
Cari lettori, riuscite a crederci? Quel miserabile mi ha davvero gettato in
lacrime! Ok, anche una puntura di zanzara mi fa piangere, ma non è questo
il punto.
Se Mamoru fosse qui ora, non gli importerebbe che io stia piangendo…anzi
probabilmente riderebbe di me. O peggio…si farebbe beffe di me e poi se
ne andrebbe via.
Ma nel profondo del mio cuore sapevo che non era vero. I suoi occhi mi avevano
raccontato una storia ben diversa mentre parlavamo.
Infatti, essi mi avevano rivelato molte cose su di lui…
Luna mi tenne compagnia mentre versavo le mie lacrime, e presto le sue lievi
fusa iniziarono a calmare i miei nervi. Mai prima di allora, ero caduta così
profondamente tra le braccia di Morfeo.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Non sono certa di che cosa quella notte mi abbia svegliato più tardi,
ma ero stata improvvisamente strappata al mio sonno, seduta sul letto con un
urlo strozzato. Il mio corpo era allarmato da percezioni, e i miei respiri erano
affannosi. Tremando di paura, mi sforzai di non piangere.
Era stato un incubo? *Quell'*incubo?
Il sogno aveva iniziato ad apparire da quasi un anno. Non ero mai riuscita a
ricordare che cosa avvenisse, ma, in ogni caso…spesso mi svegliavo urlando.
C'erano anche altri sogni…alcuni che non erano per nulla brutti. Erano
persino piacevoli. Li avevo sempre relegati, benchè esitante, come prodotto
della mia fervida immaginazione, ma spesso mi confondevano per come sembravano
veri…
Spazzando via lo smarrimento iniziale e l'intontimento del risveglio, cercai
freneticamente di richiamare alla mente che cosa stavo sognando prima di svegliarmi
in una maniera così spaventosa. Ancora adesso non ricordo nulla.
Mi distesi nuovamente sul letto, ma ero ancora scossa. L'incubo, o qualunque
cosa fosse, mi aveva ancora una volta resa insonne. Era sempre così.
Pensando un momento alla mia inquietudine, decisi di porvi rimedio. Scuotei
gentilmente la gatta addormentata accanto a me e, prima di parlare, aspettai
che i suoi occhi incontrassero i miei. "Non riesco a dormire, Luna. Vado
fuori a fare una passeggiata. Forse un po' d'aria fresca mi aiuterà a
rilassarmi."
"Se è così allora apri la finestra. È quasi l'una
di notte" mormorò assonnata "non puoi uscire da sola."
"Però quando si tratta di affari delle senshi posso uscire anche
più tardi!" mi lamentai; penso di aver alzato la voce un po'troppo
perché Luna si mise le zampe sulle orecchie. È così delicata.
"È diverso! Ci sono anche le senshi, non sei tu da sola."
Ma aspetta! Avrei potuto portare Luna con me nella mia passeggiatina, e lei
avrebbe cacciato via ogni ospite indesiderato! Che grande illuminazione--il
mio passaporto per la libertà! Svelta, saltai giù dal letto e
afferrai i miei vestiti.
"Usagi, ti ho detto che non voglio che tu vada fuori da sola…"
disse Luna guardandomi con un tono di voce leggermente irritato.
"Lo so" risposi prendendola dal letto. "Per questo tu verrai
con me."
"Che cosa?!" strillò, cercando di divincolarsi tra le mie braccia.
"Ma stavo facendo il sogno più romantico…"
"Per favore, Luna?" implorai, facendo i miei più convincenti
occhi da cucciolo. Luna non può resistere quando faccio così…
sospirò e mi guardò con più affetto e comprensione. "Va
bene, se è tanto importante per te, ti accompagnerò per una breve
passeggiata"
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Poco dopo Luna ed io eravamo immerse nella fresca aria di Dicembre, ammirando
la splendida vista delle stelle e della Luna. Presto mi sentii meglio, e l'incubo
era ormai lontano dai miei pensieri. Ci dirigemmo nel parco, verso il mio posto
preferito-una piccola panchina accanto al lago. Il panorama era indescrivibile,
e io mi sedetti, felice, per ammirare il suo splendore per un po'di tempo. Luna
mi si addormentò in braccio dopo quasi venti minuti, e colsi l'occasione
per versare qualche altra lacrima.
Odiavo il fatto di essere una piagnucolona, ma non potevo farci niente. Era
accaduto così spesso durante gli ultimi giorni-era troppo e basta. Comunque,
persa nella mia piccola festa della commiserazione, non sentii il lieve rumore
di passi in avvicinamento dietro di me.
"Mi sembrava di averti chiesto di non uscire non accompagnata" disse
una voce profonda.
Immediantamente strillai, balzando su dalla panchina sulla quale ero seduta.
Emisi un sospiro di sollievo quando i miei occhi incontrarono le familiari forme
di Tuxedo Kamen. Sfortunatamente, Luna si svegliò bruscamente ai miei
movimenti improvvisi.
"Chi? Cosa? Quando? Dove? Mmmmphhhh!" strillò, i suoi urli
decisamente attenuati dalla mano che avevo chiuso sul suo muso.
I suoi occhi si spalancarono quando videro profilarsi dinnanzi a noi Tuxedo
Kamen, e i suoi tentativi di divincolarsi cessarono presto. Iniziò recitare
la parte della gatta, guardandolo attentamente, cercando di capire il più
possibile sull'uomo che aveva così spesso protetto Sailor Moon.
"M-Mi hai spaventata" balbettai, cercando di ignorare il fatto di
stare tremando di paura. Perché quest'uomo deve innervosirmi così?
"Le mie scuse"disse semplicemente, inchinando un poco la sua testa
per enfatizzare. "Ma la questione è ancora aperta. Perché
sei qui fuori da sola? Pensavo che avessimo raggiunto un accordo."
"La mia gatta è qui con me" risposi timidamente.
"Il tuo animaletto non è esattamente quello che avevo in mente,
Usagi"
"Co-come sai il mio nome?" chiesi, sentendomi sempre più turbata
da quell'uomo ogni istante che passava.
"Rispondi alla mia domanda e io sarò felice di rispondere alla tua"
eluse la domanda, avvicinandosi a me lentamente. La palla di pelo tra le mie
braccia aveva prontamente iniziato a ringhiare.
"Io…um…stavo cercando ancora la mia gatta" tirai su Luna
per fargliela vedere "Vedi? L'ho trovata"
"Sei sicura che è questa la verità, Usagi? Non c'è
qualcos'altro che non va?"
"Rispondi alla mia domanda e io risponderò alla tua" ripetei,
sentendomi un po'più coraggiosa "Come sai il mio nome?"
Alzò il mento. "Abbastanza onesto. Il tuo nome è Usagi Tsukino.
Frequenti la Juuban High School, e sei costantemente in ritardo."
Volevo chiedergli cosa significasse esattamente quel 'costantemente', ma decisi
di tenermi la questione per me. "Ma come fai a sapere tutto questo?"
domandai iniziando a sentirmi a disagio.
"Ti ho vista in giro, qua e là. In realtà, so molte cose
di te," disse "eppure sei ancora un completo mistero per me".
"Cosa c'è di così misterioso in me?" chiesi, la mia
voce che tremava leggermente.
"Ti nascondi dalla gente; ti stai nascondendo da me proprio ora. Per esempio
mi hai già mentito due volte. La prima volta quando l'altra notte ti
avevo chiesto cosa stavi facendo fuori così tardi, e la seconda volta
è stata stasera, quando ti ho fatto la stessa domanda. È lampante,
signorina Tsukino, che stai nascondendo qualcosa. Posso, di grazia, chiedere
cosa?"
L'uomo stava guardando direttamente me e non mi piaceva.
"Cosa ti fa pensare che abbia mentito?"domandai, cercando di apparire
innocente. Per favore, notate che non avevo mai conosciuto il mio lato d'attrice.
Aggirò la mia domanda e me ne fece una lui. "Perché stavi
piangendo?"
Così mi aveva guardata. Perché poi stavo piangendo? Penso che
fosse per tutto quello che era accaduto…l'esperienza del quasi-stupro,
la lite con Mamoru, e gli incubi che non riuscivo mai a ricordare. O stavo semplicemente
piangendo per la mia solitudine? Non mi piace ammettere agli altri che mi sento
sola. Credo di temere che ridano di me, anche se sono circondata da carissime
amiche e da una famiglia amorevole. Eppure, nonostante il loro affetto e conforto,
non mi sento completa. Ma il Grande Tuxedo Kamen non si sarebbe curato di starmi
a sentire, dunque perché dirglielo? Gli offrii invece un'accettabile
scusa.
"Ero solo turbata riguardo…a quello che è accaduto ieri notte"
spiegai, sperando che mi credesse. Luna mi fissò, domande evidenti nei
suoi occhi.
"Mi stai mentendo ancora"
"Usagi, se c'è davvero qualcosa che non va e tu sei in qualche guaio…"
"Non sono in nessun guaio" gli dissi sinceramente "È solo
che…"
"Si?" mi incoraggiò a proseguire.
Esitai, guardandolo a lungo e realizzai finalmente che quell'uomo era davvero
interessato. Non ero solo nessuno per lui.
Prese il mio silenzio per angoscia. "Puoi fidarti di me Usagi. Ti prego,
credimi se te lo dico"
Mi fidavo. Almeno pensavo di farlo…ma non ero sicura di essere pronta ad
aprire il mio cuore e la mia anima a una persona che conoscevo a malapena "Non
mi va di parlarne…se per te va bene" dissi timidamente.
Lui mi guardò attentamente. "Bene, almeno non mi stai mentendo di
nuovo. È già qualcosa. Molto bene-tieni il tuo segreto, ma ti
chiedo di essere più cauta quando vai in giro, specialmente se sei sola.
Me lo prometti?"
Annuii "Te lo prometto."
"Spero che tu sappia che ti farò mantenere questa promessa, Usagi,
e mi aspetto che tu sia onesta con me d'ora in poi. Niente più bugie-questa
è la cosa più importante. Possono solo cacciarti nei guai"
I miei pensieri corsero a mia madre e a Mamoru-due persone a cui avevo mentito
oggi. Forse non era stata una grande idea, ma cosa potevo fare per redimermi?
Dire loro la verità? Non avrei mai potuto! Potevo…?
"Ti fidi di me, Usagi?" mi chiese l'uomo in nero. I suoi occhi mi
guardavano con un'intensità che mi intimoriva e mi eccitava allo stesso
tempo.
"N-Non lo so" risposi, completamente insicura dei miei sentimenti
riguardo a Tuxedo Kamen. L'ipotesi di Ami che lui potesse essere un avversario
mi tornò alla mente.
"Perché non credi che io sia degno di fiducia?" chiese facendo
un passo verso di me--nello stesso modo feci un passo indietro, lontano da lui.
I ringhi di Luna erano diventati un po'più alti. "Ho fatto qualcosa
di discutibile?"
"No" risposi onestamente "Credo solo che non ti conosco molto
bene…"
Un leggero sorriso aleggiò sulle sue labbra.
"Concepibile"
Stavo acquistando più coraggio "Chi sei tu?" chiesi con un
tono di voce un poco più alto. Luna si fece silenziosa, ovviamente anche
lei desiderosa di conoscere l'identità di quello straniero.
Un altro sorriso. "Questo è qualcosa che dovrai scoprire da sola,
Miss Tsukino."
Mi ero innervosita "Ma come posso…?"
"Ti fidi di me, Usagi?" ripetè, interrompendomi efficacemente.
Esitai, guardando dentro i suoi occhi, e là vidi gentilezza. Mi ci volle
tutto il mio coraggio per abbandonare la testardaggine dentro di me, ma lo feci.
"Mi fido."
"Bene," rispose alla mia risoluta dichiarazione. "Non tradirò
mai questa fiducia, Usagi. Hai la mia parola."
"S-Significa che ti rivedrò ancora?"farfugliai. Luna mi guardava
incredula.
"Lo vorresti?"
Esitai-lo *volevo*? Veramente? Il mio cervello continuava a dirmi 'Vattene!'
ma il mio cuore mi diceva qualcosa di diverso…qualcosa che non potevo ignorare.
"Domani notte,"decisi avventatamente. "Stesso orario di stanotte."
Altro sorriso, "Ci sarò."
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Si, lo so…ho attribuito a Luna un accento inglese *nonostante* abbia
cambiato da DIC a giapponese. Ma non posso farci niente! Mi sono sempre piaciuti
gli accenti inglesi! ^^ Vi ho detto che questa storia ha delle stranezze dentro!
*sogghigno*
State in guardia per il terzo capitolo…arriverà presto!
Ja ne!
Aimee-chan
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
The Coldest December
By Aimee.
Traduzione by Bunny83
Hey, minna-chan! Il capitolo tre è fatto, con qualche nuova scena aggiunta,
inclusa una che Kimmie-chan mi aveva suggerito nella versione originale. ^^;;
Sei *felice*, Kimmie? ^_~
Scrivetemi e fatemi sapere cosa ne pensate!
Con affetto,
Aimee-chan
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
“Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito,
perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha
mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi
per mezzo di Lui.” Giovanni 3, 16-17
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Capitolo3
“Mezzanotte, nessun suono dal selciato.
La Luna ha perso la sua memoria?
Lei stava sorridendo da sola.”
~”Memory” from Cats
“Onestamente, Usagi! A che diavolo stavi pensando? Ancora non sappiamo chi
sia Tuxedo Kamen!” mi rimproverò Luna durante il nostro ritorno alla mia
camera.
“Ma Luna… sembra inoffensivo” osservai in difesa di Tuxedo Kamen,
mentre mi infilavo un pigiama pesante. “Tutto ciò che ha sempre fatto è
stato aiutarmi.”
“Bambina, puoi credere qualsiasi cosa, ma quell’uomo non è un nostro
alleato” continuò, passeggiando avanti e indietro sul mio letto, la sua mente
intrappolata in pensieri di pericolo. “Se fosse dalla nostra parte, ci avrebbe
manifestato le sue intenzioni.”
Guardai la mia gattina con le lacrime agli occhi. “Non sei affatto carina,
Luna.”
“Mi spiace, Usagi,” rispose fermamente, portando i suoi occhi ad
incontrare il mio sguardo ferito. “Ma io sono la tua guardiana, e intendo
svolgere il mio lavoro al meglio-costi quel che costi. Tuxedo Kamen non è degno
di fiducia, e finchè non manifesterà le sue intenzioni, ti proibisco di avere
alcun contatto con lui. Questo è tutto.”
La mia faccia era sconvolta. “Ma…” sussurrai mentre una lacrima
solitaria solcava la mia guancia.
“Usagi…”disse pericolosamente. Sapevo bene che era meglio non discutere
con lei quando aveva quello sguardo, così cedetti. Scacciando le minacciose
lacrime che stavano per spuntare, incrociai le braccia sul petto e misi
visibilmente il broncio per alcuni minuti.
“Non ho ancora capito perché è così interessato a me,” dissi tenendo
il broncio. “Lui non sa che sono Sailor Moon.”
Gli occhi di Luna si restrinsero, circospetti, “Davvero? Ne sei sicura?”
Il mio respiro si mozzò in gola e i miei occhi si spalancarono. Non avevo
considerato questa possibilità. Buon Dio, quanto potevo essere stupida? Quell’uomo
conosceva il mio nome, sapeva dove abitavo e dove andavo a scuola,e chissà che
altro!
“Capisci perché sono così turbata, Usagi?” continuò Luna “Mi sto
solo preoccupando per la tua salvezza.”
“H-Hai…” balbettai, sentendo all’improvviso un brivido scorrermi giù
per la schiena. “Gli starò lontana”. Lei sembrò soddisfatta della mia
risposta, ma io non lo ero. Solo mezz’ora prima avevo assicurato a Tuxedo
Kamen la mia fiducia in lui. Che stupida ero stata a dare la mia parola con tale
facilità a un completo estraneo.
Eppure, nonostante nutrissi dei dubbi sull’uomo mascherato, le sue parole
di saggezza mi risuonavano in mente con sorprendente chiarezza. ‘Niente più
bugie’, mi aveva detto. ‘Questa è la cosa più importante. Possono solo
cacciarti nei guai’. Gli avevo promesso che sarei stata sincera da allora in
avanti.
Dio sa che avevo mentito molte volte in quei pochi giorni-a mia madre e a
Mamoru. Mi sentii un verme, ma avrei avuto davvero il fegato di rivelare loro la
verità? Di certo dovevo ad entrambi le mie scuse…
Con risolutezza, mi alzai e regolai la mia sveglia a 20 minuti prima, così
da avere un po’ di tempo per parlare in privato con mia madre prima di andare
a scuola. Fatto questo, ritornai nel mio letto e chiusi gli occhi.
Luna si raggomitolò sopra di me. “C’è ancora una cosa di cui vorrei
parlare, Usagi. Cosa intendeva Tuxedo Kamen con quel ‘l’altra notte’ e con
‘non andare fuori da sola’? L’avevi già incontrato prima?”
Esitai, e una menzogna si formà sulle mie labbra.
Una lacrima scivolò lungo la mia guancia, e aprii gli occhi per incontrare
il musetto intenso e alquanto preoccupato di Luna. “Usagi…? Cosa c’è?
Qual è il problema?”
Mi misi a sedere sul letto, portandomi le ginocchia al petto e appoggiandomi
alla testiera, cercando di raccogliere le forze per dirle la verità.
“Promettimi che non lo dirai a nessuno…” sospirai, con la gola secca.
Mi si avvicinò di più. “Se è questo che vuoi, lo prometto.”
Inghiottii rumorosamente e mi costrinsi a parlare. “L’altra notte…dopo
la battaglia…stavo tornando a casa…” un piccolo singhiozzo mi sfuggì
dalle labbra “E c’era quest’uomo…lui…lui mi ha aggredita…” Luna
sussultò nell’istante in cui nascosi il volto tra le mani per la vergogna.
“Lui voleva…stava per…ma…ma non l’ha fatto…”
“Usagi…Che cosa *ha* fatto? Stai bene? Sei ferita?”
“Mi ha colpita…qui…” toccai lievemente la mia guancia. “E…e ho
alcuni lividi…”
“Ti ha…toccata?” Luna sussurrò l’ultima parte della frase quasi in
rifiuto. Io annuii, e le mie lacrime aumentarono, così come la mia vergogna.
“Oh, Usagi-chan…”sussurrò, le lacrime scorrevano anche sulle sue
guance. “Avrei dovuto essere là…è stata colpa mia…avrei *dovuto*
esserci.”
“No, Luna…non dire così. Lo sai che non è stata colpa tua.”
“Come sei riuscita a scappare?”
“È arrivato lui…come sempre…”
“Chi?”
“Tuxedo Kamen…”
Si fermò, digerendo la notizia.
“E tutte quelle cose che ha detto prima riguardo all’essere sola…?”
“Mi ha chiesto di non andare da nessuna parte se non sono accompagnata…,
così sarei al sicuro.”
Esitò di nuovo. “Non lo capisco, Usagi. Potrebbe essere un ottimo alleato,
ma insiste con il voler lavorare da solo e non parla mai con noi. E tuttavia, tu
sei l’unica senshi che sembra interessarlo. Difficilmente da’ una seconda
occhiata alle altre ragazze. Il suo interesse per te mi spaventa, Usagi. Non mi
piace affatto.”
Rabbrividii, quasi sentendo i suoi intensi occhi tempestosi su di me. “Perché
io? Perché sono io quella speciale?”
“Non lo so, ma voglio che tu stia lontana da lui.” disse Luna. I miei
occhi si chiusero, e ancora altre lacrime scivolarono dalle mie ciglia. “Sei
stanca, Usagi,” continuò con voce gentile “E hai pensato molto. Hai bisogno
di riposare. Non pensare più a Tuxedo Kamen.”
Singhiozzai, e mi asciugai le guance bagnate con le maniche del pigiama. “Va
bene.” Mi sdraiai di nuovo, e Luna si accoccolò vicino a me. Il suo calore
era confortante, e mi sentii più al sicuro con lei accanto.
Chiudendo gli occhi stanchi, provai a rilassarmi, ma passarono ore prima che
potessi addormentarmi.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Correvo per il giardino, ridendo allegramente come le mie compagne di gioco e
giocavo tra gli splendidi cespugli di rose della Terra. Mi sentivo così giovane
e libera-come un bambino senza alcuna preoccupazione. I miei capelli si
gonfiavano soffici nella leggera brezza, e mi resi conto che la loro lunghezza
raggiungeva a malapena la schiena. Tuttavia sarebbero diventati presto
lunghissimi-proprio come i magnifici capelli d’argento della Mamma.
Fiori di ogni colore adornavano il fitto cespuglio verde. Mamma aveva detto
che non dovevo toccare le rose, ma io ero troppo curiosa per darle retta.
Dopotutto, non c’erano fiori così belli nel luogo da dove venivo.
Allontanandomi furtivamente dalle mie amiche-no, dalle mie guardiane-mi
avvicinai a un largo cespuglio, nell’intento di cogliere uno di quei preziosi
boccioli. Ce n’erano così tanti--nessuno si sarebbe accorto della mancanza di
un solo fiore.
Allungai una mano ansiosa e delicatamente toccai la serica morbidezza di un
petalo di rosa. Sospirai di piacere, meravigliandomi della bellezza di quel
fiore dinnanzi a me. Guardandomi attorno con attenzione per essere sicura di non
avere spettatori indesiderati, afferrai lo stelo per cogliere la rosa.
“Oh!” piansi tirando via rapidamente la mia mano dalle profondità del
cespuglio. Con una rapida ispezione alla mia mano, mi accorsi, con le lacrime
agli occhi, che stavo sanguinando; due piccole gogge di sangue erano sulla punta
del mio dito a testimoniarlo.
“Attenta,” disse una voce dietro di me, “le spine pungono.” Mi girai
per vedere un ragazzo che mi fissava con occhi come non ne avevo mai visti prima
… occhi come il mare prima di una tempesta.
“Spine?” domandai confusa, guardando ancora una volta il mio dito
insanguinato.
Il ragazzo sorrise, tirando fuori un fazzoletto. Gli permisi di avvolgerlo
con cura attorno alla mia mano, e lo fissai piena di curiosità per tutto il
tempo. Era molto carino--capelli d’ebano come seta cadevano sopra i suoi
occhi, e la sua pelle era liscia e ben tenuta-come la pelle di un nobile.
Dopo aver fasciato le mie ferite, il ragazzo estrasse dal cespuglio un
meraviglioso fiore per me. Lo guardai mentre pazientemente rimuoveva qualcosa
dal verde stelo. “Spine,” disse mostrandomele. “Proteggono la rosa.”
Studiai quegli strani oggetti nel palmo della sua mano, mettendomi un dito in
bocca, come decisamente non si addice a una principessa. “Perché le rose
hanno bisogno di essere protette?”
Ridacchiò. “Tu sei una piccola cosetta curiosa, non è vero?” Mi sorrise
calorosamente, e io vidi come i suoi occhi scintillavano per il divertimento. Un
lieve crampo di nervosismo si agitò nel mio stomaco. Perché mi sentivo così
strana?
“Qual è il tuo nome, bambina?” mi domandò con quella sua voce gentile.
“Serenity,” risposi, inchinandomi esattamente come mi aveva insegnato mia
madre.
“La principessa Serenity?” domandò il giovane, la sorpresa manifesta nei
suoi dolci lineamenti. Mise la rosa nella mia mano, e io accettai timidamente
quel dono.
Annuii in risposta alla sua domanda, arrossendo leggermente sotto il suo
sguardo. “E chi siete voi, signore?”
Un altro sorriso. “Io sono…”
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
“Usagi, alzati immediatamente!”
Dannato gatto.
Spinsi Luna giù dal letto per vendetta per aver rovinato un sogno così
bello e lanciai un occhiata addolorata alla sveglia. Già mattino? Gemetti
rumorosamente.
Luna era furiosa, e balzò sul letto con un borbottio collerico. “Vedrai se
ti sveglio un’altra volta!” minacciò. Le tirai il cuscino, ma, ovviamente,
la mancai. “Dici così ogni mattina. Smetti di illudermi.”
Ignorando le sue ciance, mi diressi incespicando assonnatamente verso il
bagno per la mia doccia mattutina. Come mi fui spogliata, ripensai al mio sogno,
meravigliandomi di quanto lo sentissi reale-come se fosse più un ricordo che
qualcos’altro.
Un ricordo? Ridacchiai, richiamando alla mente come mi ero immaginata
principessa. “Nei tuoi sogni, Usagi,” dissi ad alta voce “Nei tuoi sogni
più pazzi.”
Eppure, come mi era sembrato familiare quello straniero-avrei potuto giurare
di averlo già incontrato da qualche parte…
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
“Ti ho detto che mi dispiace, Luna!…” sibilai all’imbronciata palla
di pelo ai piedi del mio letto, mentre mi infilavo in tutta fretta la divisa
scolastica. Non avevo ancora parlato con mia madre, e stavo velocemente andando
fuori tempo massimo.
Luna continuava a tenere il broncio in silenzio, ma fece quasi le fusa in
segno di perdono, quando le diedi una grattatina dietro l’orecchio. “Grazie
per avermi svegliata, Luna. Ci vediamo dopo.”
Camminai esitante lungo il corridoio, verso la camera dei miei genitori,
ripetendo come una cantilena “Non posso credere che lo sto facendo…non posso
credere che lo sto facendo…” Ma avevo promesso a Tuxedo Kamen di essere
sincera, e nonostante la mia fiducia in lui fosse ancora in dubbio, avrei
mantenuto la parola data.
“Mamma?” chiamai debolmente dalla porta della sua camera. “Possiamo
parlare?”
Mia madre mi sorrise candidamente dalla sua toeletta dove era seduta. “Certo,
tesoro.” Si alzò e mi fece segno di sedermi al suo posto. “Che ne dici se
ti pettino i capelli mentre tu mi racconti quello a cui pensi? È passato
parecchio tempo dall’ultima volta che l’ho fatto, vero?”
Sorrisi e annuii nervosamente, temendo l’ormai prossimo momento di
sincerità. Non sarebbe stato affatto facile.
Mi sedetti lentamente e fissai mia madre attraverso lo specchio. Era
bellissima, con i suoi capelli scuri, e pochi distinti accenni di grigio
incorniciavano perfettamente il suo volto. I suoi occhi neri ricordavano quelli
della nonna. Le rivolsi un’occhiata sorridendo mentre tirava via alcune
forcine dai miei capelli, lasciandoli cadere sciolti fino al pavimento. “I
tuoi capelli sembrano diventare ogni giorno più lunghi” mormorò. Non mi
sfuggì la tristezza nella sua voce, e le mie palpebre si abbassarono per lo
sconforto.
“Tu sai cos’è successo, non è vero, mamma?”
Fece scorrere alcune volte la spazzola tra i miei capelli prima di
rispondere, scegliendo con cautela le parole. “So che non ti sei fatta lividi
come quelli cadendo, se è questo che intendi.”
Deglutii a fatica, e il mio sguardo cadde sui miei polsi. Tirai giù le
maniche all’istante, desiderando che i lividi scomparissero così
semplicemente. “Mi dispiace di averti mentito, mamma.”
In silenzio, divise i miei capelli e iniziò ad arrotolarli nei codini. Le
sue mani erano gentili, e non mi fece alcun male. Fermò ciascun codino con
delle forcine, e io le lanciai un’occhiata d’approvazione attraverso lo
specchio. Lei riusciva sempre a sistemare i miei capelli meglio di me…
“C’è qualcos’altro che desideri dirmi, angelo mio?” domandò,
esortandomi tranquillamente a rivelare il resto del mio segreto.
Il mio labbro inferiore tremò, e il mio sguardo cadde nuovamente a terra.
“Sono stata aggredita da un uomo.” Le lacrime sgorgarono apertamente dai
suoi occhi, e lei sfiorò con dolcezza il livido sulla mia guancia-nella maniera
perfetta che solo le madri conoscono. “Sono stata salvata prima che lui…”
mi fermai, incapace di completare la frase. “Prima di essere ferita.”
“Oh, Usagi…” le sue braccia mi circondarono in un attimo, e scoppiammo
a piangere insieme fino a non avere più lacrime da versare. Non so perché non
avevo raccontato subito a mia madre quello che era successo. Avrei dovuto sapere
che mi sarebbe stata accanto e avrebbe saputo darmi tutto il conforto di cui
avevo bisogno. Era la mamma migliore che avrei mai potuto desiderare.
Forse Tuxedo Kamen aveva ragione…la sincerità non era affatto male, dopo
tutto.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
L’entrata della sala giochi era a neanche un paio di metri dal punto in cui
mi trovavo. Sapevo che Mamoru sarebbe stato là. Era sempre là a quest’ora.
Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, cercando di calmare i miei nervi.
Non so perché sentissi di dover essere sincera proprio con *lui*, fra tutte le
persone di questo mondo. Mia madre era un conto, ma lui era il mio arcinemico,
santo cielo! Ma la mia promessa a Tuxedo Kamen era ancora valida, e mi rifiutavo
di scappare come una codarda.
Inoltre…Mamoru sembrava esserci rimasto un po’male per le mie parole del
giorno prima…
La campanellina sulla porta suonò mentre entravo, segnalando il mio arrivo a
coloro che erano dentro, ma pochi alzarono lo sguardo. Lui era uno di quelli che
non lo fecero, ma sapevo che si era accorto della mia presenza. Era seduto
laggiù, nel suo solito tavolo all’angolo, con un libro tra le mani. Il suo
profilo distinto era messo in ombra da scuri ciuffi di capelli, e non potevo
vedere i suoi occhi.
Riunendo quel poco di coraggio che avevo, mi avvicinai a lui e mi sedetti al
suo tavolo. Lui non sollevò lo sguardo--neanche quando mi schiarii la gola. I
suoi lineamenti erano duri e la sua mascella era serrata come se fosse stata di
pietra.
Furioso. Sì, era decisamente furioso.
“K-Konnichiwa, Mamoru-san” mormorai cercando di raccogliere quella poca
confidenza che avevo. “Come stai?”
Silenzio.
“Così bene, huh?” risi nervosamente, sperando di farlo sorridere.
Ancora, non rispose.
“Ascolta, Mamoru,” iniziai lentamente, senza sapere dove avessi trovato
il coraggio di parlare. “Mi dispiace per quanto ho detto ieri in macchina. Io…io
non ti odio. Puoi anche essere terribilmente fastidioso a volte, ma questo non
è un buon motivo per dire quello che ho detto. Non indendevo farlo. È solo che
tu hai proprio toccato un … argomento difficile da discutere per me.”
Il suo silenzio iniziava a darmi sui nervi. Ovviamente lui non mi voleva in
mezzo ai piedi. Forse stava cercando di ripagarmi di alcuni degli insulti che
gli avevo lanciato il giorno prima. In ogni caso, sapevo che non avrei ottenuto
più di quel silenzio. Prendendo un respiro profondo, decisi di darci un taglio.
“Ti ho mentito, Mamoru, ma scommetto che lo sapevi già. L’altra notte
sono stata aggredita da un uomo mentre stavo tornando a casa.” iniziai con
voce distaccata, cercando di minimizzare quell’orribile incidente. Non volevo
la sua pietà. “È stato violento con me, ecco il perché dei lividi. Sono
stata salvata prima di essere ferita gravemente.”
Mi fermai a quel punto, aspettando che dicesse qualcosa…qualunque cosa…ma
non lo fece. Non aveva nemmeno alzato lo sguardo. Dio, non gli importa? Lacrime
spuntarono dai miei occhi mentre cercavo il suo viso. “Mi dispiace di averti
mentito, Mamoru-san” dissi, i miei sentimenti erano più che scossi. “Spero
tu possa perdonarmi.”
Con questo, mi alzai per andarmene, molto vicina alle lacrime. Una calda mano
si chiuse gentilmente sul mio polso prima che potessi scivolare via, e mi voltai
verso Mamoru ancora una volta. I suoi occhi blu scuro cercarono i miei
attraverso gli occhiali da lettura, e io sentii la sua mano accarezzare
gentilmente il polso ferito che era riuscito a imprigionare, il suo pollice
scorreva sulla pelle tenera.
Subito mi sentii molto a disagio.
Eppure, nonostante il disagio di quel momento, iniziai a sentirmi lievemente
eccitata. In qualche modo il mio cuore era risalito fino alla mia gola, e io
avevo dimenticato come si faceva a respirare. Avevo dimenticato come si faceva a
fare qualsiasi cosa, in realtà. L’unica cosa che potevo fare era fissare
quegli occhi…quei profondi occhi blu…
Non dovevo restare lì con lui. Era il mio arcinemico…un idiota presuntuoso
senza alcuna traccia di sentimenti… … che stava accarezzando il mio polso in
modo molto allettante…
“Arrivederci Mamoru-san” mormorai, tirando via delicatamente il mio polso
dalla sua presa. Lasciai la sala giochi, completamente disorientata, e in totale
rifiuto di quanto era appena accaduto.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Camminai stordita lungo il marciapiede. Perché Mamoru si era comportanto
così stranamente? Ognuna delle sue azioni era del tutto fuori luogo per l’uomo
glaciale, distante a cui avevo cominciato ad abituarmi.
Il Mamoru che conoscevo non sarebbe esploso per alcuni lividi, esigendo di
sapere come erano stati inflitti. Avrebbe detto qualcosa, certo-chi non l’avrebbe
fatto? Ma quantomeno avrebbe analizzato la situazione con me con calma, in
maniera distaccata. Questo era proprio quello che avrebbe fatto.
Il Mamoru che conoscevo non mi avrebbe mai fermata dall’abbandonare la sala
giochi con sentimenti d’odio, accarezzando il mio polso ferito come se gli
importasse qualcosa. Avrebbe roteato gli occhi e mi avrebbe lasciata andare,
tossicchiando un freddo “Cresci, Odango…” da dietro le sue spalle.
Il Mamoru che conoscevo non mi avrebbe mai fissata come se la mia salute
fosse importante per lui, come aveva fatto il giorno prima in macchina. A lui
non importa niente di me-non gli è mai importato prima. Perché avrebbe dovuto
cambiare ora?
Mi fermai nel bel mezzo dei miei pensieri, maledicendomi per aver lasciato
che quel miserabile mi gettasse in un tale stato. Perché mi sarei dovuta
preoccupare di quel che lui pensava di me? Tutto quello che aveva sempre fatto
era stato tormentarmi e rinfacciarmi tutti i miei sbagli. Lui mi odiava…
Vero?
Deglutii a fatica, considerando, riluttante, la preoccupazione nei suoi occhi
quando si accorse dei miei lividi in macchina, nascosta dalla freddezza
esteriore. Pensai al fatto che mi aveva offerto un passaggio quando ero così
esausta. Considerai le soffici carezze che aveva appena fatto alle mie ferite
nella sala giochi e l’intenso sguardo che aveva mentre lo faceva. Stava forse
cercando di redimersi ai miei occhi? Se le cose stavano così, gli avrei
sicuramente concesso un’ampia opportunità. Dopotutto, chiunque merita una
seconda chance. Anche Mamoru Chiba.
I miei pensieri furono interrotti da qualcuno che chiamava il mio nome. Mi
voltai per vedere le senshi venire felici verso di me. Luna miagolò tra le
braccia di Ami. Le ragazze sorrisero e i loro occhi privi di preoccupazioni mi
provarono che Luna sapeva mantenere la sua parola; ovviamente loro non sapevano
nulla dell’aggressione.
“Hey, ragazze” chiamai mentre mi voltai per saltellare su una crepa del
marciapiede mentre mi dirigevo verso il gruppo.
“Come va, Usagi?” chiese Minako, sebbene la sua mente fosse ovviamente
concentrata su altre cose-vale a dire, il ragazzo con la giacca di pelle all’angolo
della tabaccheria.
“Sì, non sei mai stata qua attorno dopo la scuola ultimamente” aggiunse
Ami, mentre si sistemava dietro l’orecchio una ciocca dei suoi corti capelli.
“Hai un nuovo ragazzo?” mi stuzzicò Makoto, facendomi l’occhiolino ”Ha
per caso un cugino carino a cui piacciano le brunette alte?
Scoppiai a ridere--cosa che non avevo fatto da troppo tempo. Mi sentii bene.
“Sto bene” assicurai alle mie amiche, unendomi a loro mentre camminavano
lungo il marciapiede. “Avevo solo qualche impegno.”
“Sono felice che ti abbiamo trovato” disse Rei, “Luna ha convocato una
riunione.” Annuii, segnalando alle mie amiche che avevo capito. C’erano
molte cose da discutere con le senshi, la maggiorparte delle quali riguardava un
certo misterioso uomo in nero. “Andiamo.”
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
“Hai avuto dei contatti con chi?!” strillò Rei. Mi complimentai con me
stessa per essermi ricordata di tapparmi le orecchie con le dita.
“Usagi, ne avevamo già parlato” disse Ami, con un tono calmo, ma deciso.
“Non è degno di fiducia” aggiunse Minako, “Anche se lui *è* carino…”
“Se ti facesse del male…” Makoto non finì la frase, ma iniziò a
scrocchiarsi le dita minacciosamente.
“Usagi ed io ne abbiamo già discusso” saltò su Luna “E siamo d’accordo
che Tuxedo Kamen potrebbe dare prova di essere pericoloso e che Usagi dovrà
stargli lontana.”
“Di certo sembra interessato a lei” disse Ami sfogliando pensierosa il
suo libro di letteratura giapponese. “Prima Sailor Moon, e ora Usagi stessa.
Pensate che sia possibile che conosca la sua vera identità?”
Luna sospirò “È proprio questo che mi preoccupa.”
“Mi piacerebbe che voi ragazze la smetteste di parlare di me come se non
fossi presente!” sbottai irritata.
Rei sollevò lo sguardo dall’abito rosso e bianco che stava rammendando.
“Gomen, Usagi…siamo solo preoccupate per te. Teniamo molto a te.”
Annuii e non risposi, anche quando lei si alzò e mi abbracciò teneramente.
Sapevo in fondo che Rei voleva la mia felicità; certo, doveva avere avuto le
sue ragioni, dato lo strano comportamento che avevo mostrato l’altro giorno
quando avevamo parlato. Specialmente lei ne aveva tenuto conto durante tutta la
durata della riunione. Non mi sarei sopresa più di tanto se avessi scoperto che
sapeva dell’aggressore. Non era facile tenere dei segreti con una veggente.
“Grazie Rei” sussurrai.
“Ragazze” disse Rei dopo un momento “Non penso che Tuxedo Kamen voglia
fare del male a Usagi…o Sailor Moon.”
La sorpresa era evidente in tutti i volti della stanza.
“Ma come fai a saperlo con certezza?” chiese Makoto.
“È solo un presentimento” rispose calma “il Fuoco Sacro sembra essere
d’accordo con quanto vi ho detto. E…” la sua voce si spense.
“E?” insistei.
“Niente” disse a bassa voce, evidentemente riconsiderando l’idea di
dirci qualcos’altro. La guardai attentamente.
“Tu sai, Rei” iniziò Ami alzando lo sguardo dal suo quaderno di appunti
“Sembra che il Fuoco Sacro possa rivelarci la sua identità…non le sue
intenzioni.”
La fiera sacerdotessa rimase immobile, e il suo silenzio era una risposta
lampante alla domanda. La mia bocca rimase aperta per lo stupore.
“T-Tu sai chi è?” balbettai, del tutto presa alla sprovvista “Dimmelo!
Devi dirmelo!”
I suoi fieri occhi viola incontrarono i miei “Questo è qualcosa che devi
scoprire da sola”
Stavo quasi per mettermi ad urlare dalla frustrazione. Cos’*era* questa?
Una cospirazione? Erano esattamente le stesse parole che Tuxedo Kamen aveva
pronunciato la scorsa notte! Cari lettori, potrei non essere la ragazzina più
intelligente della terra, ma una cosa la so per certo: se io fossi una veggente,
*di certo* non terrei le mie amiche all’oscuro di notizie come queste.
Maledetta!
“Ti prego, Rei? È importante per me” la pregai.
Mi ignorò e si voltò invece verso Luna e le altre senshi. “Lui non le
farà del male” disse raccogliendo le sue cose, segnalandoci che la riunione
era terminata. “Lo prometto.”
“Però” insistette Luna “Non penso che sia sicuro per lei incontrarsi
con lui.” Minako, Makoto e Ami annuirono, d’accordo e Rei alzò le spalle
con fare indifferente.
“Fate come vi pare, allora” disse semplicemente, allontanandosi per
continuare le sue faccende. Osservammo la sua uscita in silenzio, domandandoci
cosa passasse per la testa della bella sacerdotessa.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
“Lui mi starà aspettando, lo sai” ricordai alla mia gatta mentre
osservavo la luna dalla finestra della mia stanza.
“Mi dispiace, Usagi” bisbigliò Luna “È molto meglio così--vedrai.”
“Hai” mugugnai sconsolata, confusa dai miei sentimenti per Tuxedo Kamen.
Luna lasciò la stanza, mentre io continuai a guardare la luna crescente che
splendeva nel cielo. Quanto mi sembrava familiare a volte-quasi come…casa.
Casa? Scoppiai a ridere. Da dove mi era uscita una tale sciocchezza? Tornato
il silenzio ancora una volta, appoggiai la mano alla finestra. Il vetro pareva
gelido sotto il tiepido tepore delle mie dita. Sul serio, era il più strano
dicembre che avessi mai passato-niente neve, ma già così freddo.
Freddo-come Mamoru.
Misi a fuoco la vista e lanciai un’occhiata alla strada di fronte alla mia
finestra. “Mamoru?” boccheggiai senza voce. Chiusi e riaprii gli occhi per
due volte, per essere del tutto certa di quello che vedevo. Era sulla strada,
fermo, che fissava direttamente me. Indossava un maglione nero a collo alto e un
lungo cappotto, nero anch’esso, che lo faceva sembrare ancora più alto e
magro di quanto già non fosse. I suoi occhi tempestosi erano scuri mentre mi
fissava. Boccheggiai ancora e tirai le tende sopra la finestra.
Che cosa *diavolo* stava facendo? Mi spiava? Maledetto!
Corsi furiosamente giù per le scale e poi fuori di casa, afferrando al volo
una giacca. Ma una volta raggiunta la strada, mi accorsi che Mamoru non c’era
più. Guardai a destra e a sinistra, ma non vidi nessuno sulla lunga strada
deserta.
“Ma…era proprio qui…o no?” mormorai, guardando il mio respiro formare
nuvolette di vapore nell’aria fredda. “Mamoru!” chiamai, ascoltando l’eco
della mia voce. “Non è divertente… vieni fuori così potrò urlarti contro!”
Ma il soffio del vento gelido fu l’unica risposta che ottenni, e io
rabbrividii.
Sentii dei passi dietro di me e mi voltai di scatto, ma non c’era nessuno.
I brividi si trasformarono rapidamente in veri tremiti e la paura mi gelò il
sangue nelle vene. Afferrai il comunicatore delle senshi nella mia tasca, pronta
a chiamare aiuto nel caso qualcosa-qualsiasi cosa-andasse storta. Deglutii a
fatica, stringendomi ancora di più nella mia giacca. I miei occhi divennero
selvaggi quando sentii un altro passo… questa volta più vicino. Il cuore mi
balzò in gola, e le mie ginocchia stavano quasi per cedere.
Non ebbi bisogno di altri avvertimenti. Iniziai a correre come se fossi
inseguita dalle fiamme dell’inferno. Fu una vergogna che non mi accorsi dell’adorabile
curva sulla mia strada. Inciampai, naturalmente, e caddi molto poco
elegantemente sulla mia faccia.
“Waaaaaahhhhh!”gemetti massaggiandomi il naso che avevo sfregato sul
terreno erboso.
Sentii i passi ancora. I miei lamenti cessarono immediatamente, e il mio
cuore aumentò i battiti. Le mie orecchie si tesero mentre ascoltavo
attentamente i suoni della notte. Avvertii degli occhi su di me. Ora decisamente
non ero più sola. È stato allora che sentii la voce.
“Sei in ritardo.”
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Scrivetemi!
sailor_moon89@hotmail.com
State all’erta per il quarto capitolo…è in arrivo! Iscrivetevi alla
mailing list di Moonlit Eclipse! Saprete tutto dei nuovi capitoli!
http://www.geocities.com/moonlit_eclipse/
Ja ne!
Aimee-chan
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
The Coldest December
By Aimee.
Traduzione by Bunny83
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
“Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”
Giovanni 8,36
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Capitolo4
“Il tuo volt o mostra il segreto
Mani al tuo fianco
L’uccello dei desideri che è nei tuoi occhi
È troppo malato per volare…”
~Whiteheart
“Sei in ritardo.”
“Gyaaaaaaaaah!” fu l’urlo ultraterreno che uscì dalle mie labbra. Mi
voltai vorticosamente, nel panico più totale, aspettandomi di vedere un mostro
succhia-energia o occhi selvaggi assassini che dardeggiavano nelle tenebre. Non
vidi nulla e il mio corpo si rifiutò di rilassarsi anche quando riconobbi
Tuxedo Kamen. “Hey” sibilai all’alto uomo in nero, i miei nervi scoperti
“Devi sempre muoverti così furtivamente?”
“Le mie scuse” disse l’alto uomo in nero, mentre si avvicinava a me
lentamente, e io sentii il dolore nel mio cuore aumentare ad ogni passo che
faceva. Da dove era sbucato? E dove era finito Mamoru? “Non c’è motivo di
avere paura, lo sai. Ti stavo guardando da quando sei corsa fuori dalla tua
casa, proprio come ti avevo detto che volevo.”
Non sapevo se ringraziare o chiamare la polizia per l’uomo che si stava
avvicinando altezzoso.
“Perché sei così sconvolta?” mi domandò curioso mentre mi scrutava
sospettoso attraverso la maschera. Mi sentivo come se i suoi occhi leggessero
dentro la mia mente, vedendo tutti i miei pensieri e le mie paure per quel che
erano. “Pensavo avessi detto che ti fidavi di me.”
“Io…Io ci sto provando” la mia voce tremò quando parlai “Ma…”
“Ma?” chiese alzando un sopracciglio “Come mai non hai fiducia nell’uomo
che ti ha sempre tratto in salvo quando eri in pericolo, Sailor Moon?”
La mia bocca rimase aperta in modo abbastanza ridicolo, mentre rimasi
congelata dallo shock per un lungo istante. Mio Dio, Luna aveva ragione. Tuxedo
Kamen sapeva che ero Sailor Moon. Ma come aveva scoperto il mio segreto?
“Come…come fai a saperlo?” balbettai, facendo un passo indietro. Non mi
passò neanche per la mente di fingere di non aver capito
di cosa stava parlando.
Un debole sorriso gli piegò le labbra. “Te l’ho detto--so molte cose di
te. Ma non preoccuparti, piccola--il tuo segreto è al sicuro con me.”
Oh, fantastico, questo mi faceva sentire *molto* meglio.
“Allora dimmi, Tuxedo Kamen” dissi, cambiando il tono della voce così da
sembrare Sailor Moon-potevamo giocare in due a questo gioco. “Sei con noi o
contro di noi?” Gli rivolsi la parola in tono naturale, cercando di ignorare
quanto mi sentissi attratt a da lui.
“Tu che ne pensi?” mi rigirò la domanda incrociando le braccia,
guardandomi divertito mentre io cercavo di essere seria. Ero sicuramente lieta
che *uno* di noi due si stesse divertendo. Era come se trovasse il mio stato di
irritazione ancora più spassoso, proprio come fa Mamoru
quando mi stuzzica. Che rabbia!
“Penso che sarebbe meglio che tu rendessi più chiare le tue intenzioni”
ribattei fermamente ripetendo le parole di Luna come se fossero mie.
“Avrei pensato che le mie precedenti azioni parlassero da sole”
“Evidentemente non lo fanno” tagliai corto “È vero, mi hai salvata
parecchie volte, e per questo ti ringrazio. Ma perché lo fai? Cosa ci guadagni?”
“Non capisco dove vuoi arrivare” disse, il divertimento era lentamente
svanito dalla sua voce. “Ti ho salvato la vita perché sei un essere umano-una
vita, un organismo che respira e che ha il diritto di vivere. Sono del tutto
sicuro che tu avresti fatto la stessa cosa se i ruoli fossero stati invertiti.
Ciò che io ‘ne guadagno’, come l’hai così delicatamente definito, è la
soddisfazione di saperti salva.”
Vacillai, praticamente annientata. Era per questo? Era questa la ragione per
la quale era sempre intervenuto quando ero in pericolo? Meramente perché ero
una persona che aveva bisogno di aiuto? Che stupida che ero stata a pensare che
fosse qualcosa più di questo…
“Mi dispiace sentire che la tua fiducia in me è in dubbio, e mi rendo
conto che in gran parte è colpa mia” continuò con calma “Ma, per favore,
credimi quando ti dico, Usagi, che non ti farei mai del male o ti causerei
dolore intenzionalmente. Hai la mia parola. Lo giuro” promise, avvicinandosi a
me. Cercai di scacciare la paura e il dubbio dai miei occhi. Lui mi prese una
mano e la sfiorò con il più delicato dei baci. Al contatto sen tii
un formicolio salirmi lungo il braccio, e mi sforzai di mantenere la mia
compostezza.
“Perché io?” bisbigliai debolmente “Perché non una delle altre senshi?”
“Fai un po’troppe domande, Usagi. Perché non ti dai da sola la risposta?”
Schiusi la bocca pe r
rispondere, ma nessuna parola si formò sulle mie labbra. Scostai il volto
lontano dal suo sguardo, sentendo le lacrime formarsi nei miei occhi.
“È meglio che tu vada” disse.
Deglutii a fatica, annuendo e sentendomi colpevole. Mi voltai, facendo
scivolare via la mia mano dalla
sua. “Veglierai su di me?”chiesi placidamente.
“Goshinpainaku,” disse mentre iniziavo ad andarmene. “Non sei sola.”
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Chiusi la porta dietro di me con un leggero click e mi appoggiai pesantemente
ad essa, cercando di trattenermi dal piangere. Era sembrato così urtato dalle
mie parole, e io mi sentivo come se l’avessi abbandonato. Ero stata
orribile-lui non mi aveva mai fatto niente di male. Perché non potevo
semplicemente lasciare perdere e fidarmi di lui?
Quello sguardo nei suoi occhi mi aveva spezzato il cuore-tristezza mista a un
accenno di desiderio. Proprio come gli occhi di Mamoru.
E cosa ne era stato di Mamoru? Avevo solo immaginato di vederlo fermo sulla
strada che mi fissava? N on era
possibile che fosse scomparso così in fretta. L’unica spiegazione plausibile
era che fosse stato un altro dei miei sogni ad occhi aperti. In fondo, perché
avrebbe dovuto essere fuori dalla mia finestra ad un’ora così tarda? Non
avrebbe mai fatto nulla del genere. Di certo me l’ero immaginato.
Con un sospiro, salii faticosamente le scale, tirando silenziosamente su col
naso. Dopo essermi cambiata con il pigiama, mi infilai nel mio letto cadendo
immediatamente in un sonno profondo.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
“Ho una sorpresa per te, Principessa” mi disse lui prendendomi per mano e
guidandomi attraverso i giardini rischiarati dalla luna. “Seguimi.”
“Cosa hai in mente?” ridacchiai lievemente, notando come la mia mano si
incastrasse bene con la sua-come due tasselli di un puzzle.
“Vedrai” rispose con quel tono deliziosamente malizioso che amavo sempre
di più. Iniziò a condurmi nel cuore dei giardini reali. Dopo poco, strinse la
mia mano e mi domandò “Ti fidi di me?”
Sorrisi alla ric hiesta…la
fiducia era sempre così importante per lui. “Certo che sì.”
“Allora chiudi gli occhi.”
Obbedii, un sorriso divertito aleggiava sulle mie labbra. Lui ricominciò a
guidarmi per il giardino. Anche se i miei occhi erano chiusi, non avevo nessuna
paur a. Lui non avrebbe mai permesso che mi succedesse
qualcosa.
Ci fermammo e lui lasciò la mia mano. “Posso aprire gli occhi adesso?”
chiesi, curiosa di scoprire la sorpresa.
“Non ancora.” Lo sentii che dietro di me faceva scivolare le sue mani
attorno ai miei polsi. Ridacchiai leggermente, ma cercai di trattenere il più
possibile la risata; sarebbe stata una catastrofe se avesse scoperto che stavo
sbirciando.
La sua guancia si appoggiò alla mia, e la mia risata scomparve nell’istante
in cui mi stupii di quando fosse meraviglioso sentire di essere fra le sue
braccia. “Va bene, Principessa.” Mormorò al mio orecchio. “Apri gli
occhi.”
Feci come desiderava. Boccheggiai per il piacere alla vista della scena
mozzafiato che si dispiegava dinnanzi a me. “Che splendore!” esclamai,
fissando l’enorme luna piena all’orizzonte, perfettamente incorniciata dagli
alberi e dai cespugli di rose della Terra, quasi come un quadro. “La Luna…”
sussurrai, la tristezza impregnava la mia voce. “Quanto mi manca…”
“Non temere, amore” mi confortò baciando soavemente la mia tempia. “Non
appena sarà nuovamente sicura, potrai tornare a casa.”
Il mio umore divenne tetro in un istante. “Perché dobbiamo essere in
guerra? Che senso ha?”
“Non lo so, angelo mio” sussurrò, stringendomi ancora di più. “Non lo
so.”
Restammo ognuno tra le braccia dell’altro per alcuni meravigliosi momenti
di pace, e io sospirai per la contentezza, nonostante fossi tanto lontana da
casa. “Grazie per questa sorpresa” gli dissi baciando timidamente la sua
guancia. “Mi è piaciuta moltissimo.”
“Non era questa la sorpresa” sussurrò tra i miei capelli
“Come?”
“Guarda la tua mano” disse, e io abbassai lo sguardo per vedere uno
splendido anello alla mia mano sinistra. Rimasi senza fiato, l’adrenalina mi
scorreva nelle vene per l’ eccitazione.
“Sposami, Principessa” mormorò, abbracciandomi stretta da dietro.
Mi sfuggirono alcune lacrime di gioia, mentre mi voltavo e sussurravo il suo
bel nome.
“Endymion…”
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
“Non dimenticarti il pranzo, tesoro!” trillò la voce melodiosa di mia
madre, mentre mi fiondavo giù per le scale, tenendo una scarpa con una mano e
agitandomi cercando di lavarmi i denti con l’altra.
“Grazie mamma!” le gridai con la bocca piena di dentifricio, mentre
afferravo al vo lo la borsa a forma di coniglietto piena di
ogni ben di Dio che mi offriva. Le lanciai lo spazzolino da denti, e lei, da
esperta quale era, lo prese al volo. Formavamo una grande squadra, lasciatevelo
dire. Con soli pochi minuti prima di fare tardi a scuola, corsi verso la porta e
la spalancai.
E prontamente qualcosa mi sbarrò la strada.
Mamoru era in piedi sotto il portico, il suo braccio piegato per bussare alla
porta che io avevo appena aperto. Nonostante l’avessi visto la notte scorsa (ok,
in realtà avevo *immaginato* di vederlo) non avevamo più parlato dall’incidente
all’arcade. “Cosa stai facendo qui?” farfugliai, palesemente sbalordita.
“Um…” esitò, arrossendo un poco. “Hai bisogno di un passaggio fino a
scuola?”
Guardai dietro di lui per vedere la sua macchina nel mio vialetto e presi in
fretta la mia decisione. Andare a scuola con Mamoru, abietto e spregevole
individuo quale era, o arrivare in ritardo e affrontare la collera di Mrs. Tutty?
Il mio cervello rispose velocemente--potevo sopravvivere a qu alche
“Odango Atama”, giusto?
“Um…Immagino che vada bene” dissi rapidamente. “Sono per natura in
ritardo. Grazie.”
“Nessun problema”. Quando raggiungemmo la macchina, aprì lo sportello
per me. Da quando Mamoru era un gentiluomo? Bene, bene, bene-di certo n e
avrei approfittato.
Guidammo in silenzio, e, per essere onesti, mi faceva diventare matta. A che
stava pensando? Era ancora arrabbiato? O mi aveva perdonato dopo che gli avevo
parlato all’arcade? Era realmente lui che avevo visto fuori dalla mia finestra ?
O avevo semplicemente immaginato tutto?
“Um…Mamoru?” domandai timidamente, arrotolandomi nervosamente una lunga
ciocca di capelli biondi. “Eri a casa mia ieri notte? Mi è parso di vederti.”
Sorrise. “Dovevo incontrare una persona ieri notte, ma non si è
presentata. Così, tornando a piedi verso il mio appartamento ti ho vista alla
finestra e mi sono fermato.”
“Oh,” fu l’unica cosa che potei dire. Così lui *era* lì.
“Mi dispiace se ti ho spaventata” continuò. “Ero solo preoccupato.
Sembravi non stare troppo bene. È tutto a posto?”
“Sto bene,” risposi, un po’ troppo precipitosamente.
Ma non stavo bene--ero sul punto di esplodere, e lo sapevo. La settimana
appena trascorsa era stata più di quanto potessi sopportare. Ogni cosa--l’aggressione,
incubi e sogni confusi, battaglie e finzioni con Mamoru, la mia confusa
relazione con Tuxedo Kamen, il parlare con altre persone di quell’orribile
notte-- era stato troppo pesante per me, ed ero certa che non sarei potuta
andare avanti in quel modo ancora per molto.
E poi c ’era la solitudine-la
sofferenza-quel vuoto persistente che mi faceva venir voglia di scoppiare in
lacrime per ogni secondo doloroso che bruciava dentro di me. Mi sarei sempre
sentita così incompleta?
Mamoru mi lanciava sguardi preoccupati, che balenavano nei
suoi occhi. “Tu sai che io sono qui se hai bisogno di parlare, vero?”
Annuii in silenzio, ma non risposi. Sentii ancora i suoi occhi su di me, e
non osai alzare lo sguardo, poiché sapevo che se l’avessi fatto, sarei
scoppiata in lacrime.
Fortunatamente , lui sapeva fare
di meglio che urtarmi e si calmò. “Inizierò a portarti e a venirti a
prendere a scuola d’ora in poi, Usagi.”
“Nani?” strillai, totalmente sorpresa. “Perché?”
Si schiarì la gola, spostando il suo sguardo sulla strada. “A causa di
quello che ti è successo. Mi sentirei meglio se sapessi che sei al sicuro.”
“Oh…” la mia voce si spense.
Dopo un momento, aggiunsi “Non devi, Mamoru. Se per te è un problema--“
“Non è un problema.”
Il mio sguardo cadde sul mio grembo. “Va bene. Grazie.”
“Verrò a prenderti alle 15.30” disse fermandosi davanti all’edificio
scolastico. Iniziai a raccogliere le mie cose, annuendo a lui. Prese la mia mano
prima che scendessi dall’auto e la tenne nella sua per un momento, fissandomi
serio.
“Ti prego, fa’ attenzione, Usagi.”
*Ti prego fa’ attenzione…* Le parole di Tuxedo Kamen mi tornarono in
mente.
“L-lo farò” risposi, ma le mie parole sembrarono piccole e timorose. “E
Mamoru? Non sei più arrabbiato con me, giusto?” mi mordicchiavo il labbro
nervosamente.
Sorrise. “Non sono arrabbiato. Lo prometto.”
Sorrisi radiosamente e lo abbracciai strettamente per la gioia. “Allora non
litighiamo più in quel modo! È stato così orribile…”
“Hai,” concordò con voce gentile. “Ora faresti meglio ad andare in
classe, Usagi.”
“Buona giornata, Mamoru.”
“Anche a te, Odango” replicò, tirando giocosamente uno dei miei codini.
Lo guardai andarsene con un miscuglio di sentimenti. La mia mano formicolava
per il suo tocco e il mio cuore stava battendo un po’troppo velocemente. “Mamoru
Chiba” sussurrai vedendo la sua macchina diventare sempre più piccola. “Che
cosa mi stai facendo?”
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
“Usagi? Yuhuu? Ci sei?”
“Hmmm?” mormorai, riscuotendomi dal mio sogno ad occhi aperti dove mi
trovavo da quando ero arr ivata a scuola. “Oh,
hey Naru!”
I suoi occhi mi fissarono maliziosamente. “Doveva essere proprio un bel
sogno, Usagi. È un po’ che provo ad attirare la tua attenzione.”
Arrossii furiosamente “Gomen…”
“Comunque, Usagi,” continuò lei “mi chiedevo se ti andava di fare
qualcosa dopo la scuola… magari andare all’arcade o qualcosa del genere. Non
facciamo qualcosa di divertente da un sacco di tempo. E poi ho bisogno di una
pausa dallo studio per gli esami.”
“Mi piacerebbe molto, ma devo incontrare una persona dopo la scuola, “ le
spiegai, realmente dispiaciuta di non poter andare.
“Chi devi incontrare?” domandò, la sua allegria mai cessata.
“Mamoru Chiba-si è offerto di accompagnarmi a casa,” risposi,
leggermente imbarazzata per aver ammesso di essermi alleata v olontariamente
con il mio arcinemico.
“C’è qualcosa tra voi due?” domandò dandomi scherzosamente delle
gomitate. “Ti ho vista uscire dalla sua macchina stamattina, sai. Lui che ti
teneva la mano e tutto il resto. Umino ha già mandato la foto su internet.”
“Nani?! Perché quel piccolo…” urlai, tirandomi su le maniche della mia
uniforme, pronta a far fuori quella piccola serpe. “E non sta succedendo
niente tra Mamoru-baka e me. Siamo solo amici.”
“Certo, Usagi…solo, ricordati cosa ci ha detto Miss. Haruna l’anno
scorso.”
“Che cosa?”
“‘Il sesso sicuro non è solo per non rimanere incinta--è per la tua
vita’”
Boccheggiai e cambiai quattro tonalità di rosso sulla mia faccia,
completamente shockata. Maledetta! Rincorsi la mia amica, che ora stava
scappando via lung o il corridoio, ridendo.
“Naru! Torna qui! Rimangiati quello che hai detto, Naru!”
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
“Sei in ritardo, Odango,” Mamoru mi stuzzicò spensieratamente quando
salii sulla sua auto.
“Gomen,” risposi, ancora tutta rossa per le parole di Naru, di soli pochi
minuti prima. “Una mia amica ed io abbiamo parlato un po’.”
Lui annuì e si infilò nel traffico. Fu un percorso confortevole. La musica
leggera in sottofondo, e il calore del riscaldamento, mi facevano sentire felice
e contenta. Guardai sovrappensiero l’uomo accanto a me, grata del fatto che
lui ed io fossimo in rapporti migliori. Il nostro litigio di solo pochi giorni
prima era stato spaventoso--per quanto avessimo litigato e ci fossimo tormentati
a vicenda in passato, non era mai stato niente di così serio o crudele come
quel giorno, ed io speravo sinceramente di non trovarci mai più in una
discussione come quella.
Sorrisi, grata di aver deciso di aprirmi con Mamoru e di avergli raccontato
la verità riguardo a quanto mi era successo. Quel semplice atto di onestà
sembrava aver trasformato la nostra relazione. Lui mi guardava in modo
differente ora-potevo leggerlo chiaramente nei suoi occhi. Era come se qualcosa
fosse sbocciato fra noi due,e nonostante non volessi a mmetterlo,
mi piaceva quello che stava accadendo.
C’era un’altra cosa che non volevo ammettere…anch’io stavo iniziando
a guardarlo in modo diverso. Sì, era sempre il solito vecchio Mamoru, ma non
sembrava più così freddo, uno straniero sempre distante. Stavo iniziando a
conoscerlo e a capire i suoi pensieri e il suo modo di risolvere le situazioni.
Mi piaceva quello che stavo scoprendo in lui. Era un individuo complesso, e io
ero curiosa di sapere che cosa l’avesse fatto diventare com’era.
C’era qualcosa di misterioso in lui. Mi scoprivo eccitata quando mi
toccava, e non potevo farci niente, ma sentivo il mio cuore iniziare a battere
più veloce quando i suoi occhi incontravano i miei. Anche quella sofferenza
insistente dentro di me sembrava essere soddisfatta quando lui era presente--ma
era ancora desiderosa di qualcosa di più. Ma lui, tra tutte le persone, non mi
avrebbe dimostrato affetto in quel modo. Sicuramente non c’era in quelle
carezze e sguardi niente di più di semplice amicizia o gentilezza. Mamoru
poteva essere davvero molto dolce a volte. Si preoccupava per me, voleva essere
sicuro che arrivassi a scuola sana e salva, e…
“Allora, Odango…” iniziò Mamoru.
Come non detto. Quell’uomo era un idiota.
“Guarda, miserabile baka--che il mio nome è Usagi,” dissi fermamente,
incrociando le braccia sul petto. “Se vuoi restare mio amico, ti suggerisco di
iniziare a chiamarmi così.”
“Amici, huh?” riflettè, e io notai il sorriso che comparve sulle sue
labbra.
“Beh, sì. Che cosa pensi che siamo?” chiesi, leggermente
irritata.
“Nemici mortali che probabilmente sarebbero i migliori assassini” rise, i
suoi occhi blu scuro brillarono mentre lo fece. “Ma mi piace di più come
suona ‘amici’.”
“Anche a me.” dissi dolcemente, sentendo un lieve rossore salirmi alle
guance.
“Comunque-tornando a quanto stavo per dire prima di essere così
*rudemente* interrotto,” mi stuzzicò facendomi l’occhiolino, “Hai
lasciato questo in macchina stamattina. Non avevo intenzione di spiare, ma il
segno rosso era leggermente difficile da ignorare.”
Mi imbronciai visibilmente alla vista del test di Inglese che mi porgeva.
Già, l’enorme 37% in cima alla pagina di certo *era*difficile da ignorare.
“Non è colpa mia se mi è andato male” brontolai. “Io parlo giapponese,
non inglese.”
“Saper parlare e scrivere in una lingua straniera è una parte importante
della tua educazione, Usagi. Dovresti davvero--“
“Santo cielo--sembri Mrs. Tutty,” gli sibilai contro. “Ho già subito
una bella ramanzina a scuola, non ho bisogno di sentirne un’altra da te.”
“Non ti sto rimproverando. Stavo solo dicendo…”
“Non voglio ascoltarlo! Posso scendere dalla macchina, per favore?”
chiesi con rabbia, appoggiando la mano sulla maniglia. “Preferisco andare a
piedi piuttosto che andare avanti su quest’argomento.”
“Ok, stiamo andando a 50 km/h. Se salti abbastanza in alto puoi riuscire ad
evitare quel camion vicino a noi” mi prese in giro, accelerando un po’.
“Lo sai che il 75% degli incidenti automobilistici è causato dalla
velocità?” chiesi fissando con preoccupazione il tachimetro.
“E tu lo sai che il 95% delle statistiche sono inventate?”controbattè
lui.
“Ok, *perfetto*,” borbottai rabbiosamente “Uccidici entrambi. Per quel
che me ne importa, puoi tenerti stretto il tuo contachilometri fin quando il
sole non brillerà più.”
“Andiamo, Odango--sai che non abuserei del mio equipaggiamento in questo
modo”
“Oooooo, ti odio!” strillai, schiaffeggiando in maniera inoffensiva la
sua giacca.
Lui catturò la mia mano mentre lo stavo inefficacemente colpendo--l’uomo
stava praticamente ridendo dei miei flebili tentativi di picchiarlo. “Vieni
nel mio appartamento, Usagi” provò a dire attraverso le risate. “Ti
aiuterò con il tuo inglese.”
Ero veramente in collera. “Perché? Per potermi insultare ancora?”
“Sì, certo…posso fare anche quello” rise, riacce ndendo
il mio intenso desiderio di spalancare le
porte dell’inferno sotto di lui. “Dico solo questo-se lasci che io ti dia
ripetizioni, e prenderai
una A nel tuo prossimo test di inglese, non ti chiamerò mai più Odango
Atama.”
“*Mai* più?” chiesi con la speranza nella voce.
Potevo benissimo stare insieme a lui per qualche ora, no?
“Mai più, lo prometto.”
“Aspetta un secondo,” esitai, improvvisamente sospettosa, “Se non mi
chiamerai più Odango Atama, come mi chiamerai?”
Sorrise, cercando di non ridere. “Credo che ‘Meatball Head’ sarebbe
carino”
“Meatba-“ boccheggiai, i miei occhi sbarrati. “Tu…IDIOTA! Cosa c’è
che non va nei miei capelli?”
“Andiamo” si giustificò. “Mi sembra appropriato.”
“Assolutamente no!” ribollivo di rabbia.
“Va bene,” si arrese infine con un sospiro. “Ti chiamerò Usagi.”
Gli mostrai la lingua “ Farai meglio a mantenere la tua parola, baka.”
Come le parole proruppero dalle mie labbra, mi pentii della mia decisione.
Ancora una volta avevo insensatamente e volontariamente accettato di passare del
tempo con quel figlio di Satana abilmente camuffato da ottimo studente
universitario. Sospirai, e mormorai alcune parole sotto il mio respiro.
In cosa mi stavo cacciando?
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Scrivetemi! sailor_moon89@hotmail.com
Pronti per il quinto capitolo…sta arrivando! Visitate il mio sito Moonlit
Eclipse!
Ja ne!
Aimee-chan
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
The Coldest December
By Aimee.
Traduzione by Bunny83
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
“Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora,
rallegratevi!” dalla lettera ai Filippesi 4,4
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Capitolo 5
“Whoa, mamma mia!” fu la delicata frase che esclamai non
appena misi piede nell’umile appartamento di Mamoru. Quel posto era
assurdamente pulito. La scura carta da parati di due tonalità era un po’
troppo perfettamente intonata ai suoi bei mobili, e io dovetti trattenere l’improvvisa
urgenza di correre spietatamente per il suo appartamento con una bottiglia di
sciroppo di cioccolato. Immagino che mi sarei dovuta aspettare che la casa di
Mamoru fosse così--dopotutto il baka spende 20 minuti al giorno per organizzare
la sua giornata--di certo il suo appartamento sarebbe stato impeccabilmente
pulito.
Mentre continuavo a curiosare nei dintorni, Mamoru stava in
piedi dietro di me, armeggiando con le chiavi e la giacca. “Fai come se fossi
a casa tua, Odango.”
“Non credo di potere-non sono certa che starei bene nella
tua scenografia,”replicai in modo impertinente, ancora in collera con lui per
il nostro battibecco in macchina tanto quanto per la sua persistente abitudine
di usare quell’odioso soprannome.
“È chiaro che non lo saresti” rispose, strizzando l’occhio
mentre prendeva la mia giacca. “in questo caso la stanza non potrebbe
competere con la tua sfavillante bellezza.”
“Se stai cercando di farti perdonare per quello che hai
detto in macchina, è fatica sprecata,” risposi impassibile mentre facevo
scorrere un dito sulla cornice di un quadro per controllare la polvere-fui
soddisfatta di trovarne almeno un pochino. Ah ah! Allora il baka non era così
perfetto, dopo tutto!
“Non puoi biasimarmi per averci provato,” commentò con
un’alzata di spalle. “Posso portarti qualcosa da bere? Credo di avere un po’
di quella roba di zucchero frizzante (N.d.T.:non ho la più pallida idea di che
cosa sia…forse acqua zuccherata?), a voi bambini piace.”
“Bambina?” lo schernii alzando indignatamente il naso.
“Voi non siete esattamente un vecchio, signor Chiba. E giusto perché tu vivi
di acqua minerale e tofu, non significa che hai il diritto di farti gioco di
ciò che piace a me.”
“Touchè, mia cara” si ritirò, sollevando le sue mani a
difesa. “Allora, cosa posso portarti?”
“Prenderò un bicchiere di acqua ghiacciata. Con *limone*,”
richiesi orgogliosamente, il naso rivolto verso l’alto, facendo del mio meglio
per sembrare adulta. Non avrei lasciato che quell’idiota di 19 anni mi facesse
sentire una poppante--oh no. Comunque, stavo segretamente pregando che mi
*piacesse* realmente l’acqua con il limone. Di certo sembrava scoraggiante…
“Come desideri” replicò, chinando il capo
sarcasticamente. Abbandonò momentaneamente la stanza, lasciandomi sola con me
stessa. Colsi l’occasione per tirare un sospiro di sollievo.
Ero insopportabile.
Il mio umore, che già era abbastanza gradevole, non era
migliorato nel trascorrere della giornata. Come se non bastasse, mi stavo
deprimendo sempre più ogni momento che passava. Mi presi la testa fra le mani
miseramente, mentre restavo in piedi nell’ingresso di Mamoru e ricacciai
indietro le lacrime che mi erano sgorgate per tutto il giorno. Come desideravo
non aver accettato delle ripetizioni, ma per quanto odiassi ammetterlo, ne avevo
davvero bisogno, specialmente con l’avvicinarsi della fine del trimestre. Non
c’erano altre possibilità se non accettare che Mamoru mi aiutasse. Dopotutto,
non capitava tutti i giorni che uno studente del quarto anno di college (per non
dire carino) offrisse il suo aiuto ad una umile matricola delle superiori come
me. Avrei potuto avere dei vantaggi dalla situazione.
“Possiamo cominciare?” domandò Mamoru, interrompendo i
miei pensieri mentre entrava nella stanza. Mi diede in mano il mio drink, che
accettai senza interesse.
“Dopo di te” risposi con tono deciso. Lui lanciò uno
sguardo profondo nella mia direzione, ma non disse nulla. Io evitai il suo
sguardo, nella paura che i miei stessi occhi gli confermassero ciò che
sospettava…letteralmente, che avrei voluto essere ovunque anziché lì.
Sollevata che Mamoru non menzionasse il mio umore depresso,
lo seguii nel soggiorno con i miei libri appresso, così che potessimo iniziare
a studiare. Comunque, presi un sorso della mia bibita e, nonostante il mio
pessimo umore, non potei fare altro che sorridere. Era molto frizzante e molto
dolce…e non sapeva neanche un po’ di limone.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
@--<-----
“Così, nella lingua inglese, la virgola è usata per
separare due proposizioni indipendenti. Ecco un buon esempio…” Le parole di
Mamoru smisero, e io sentii una significativa occhiata nella mia direzione. “Stai
ascoltando, Odango? Non sto dicendo queste cose per il gusto di sentirmi
parlare, sai?”
Deglutii rumorosamente e strattonai malamente il mio
maglione. Iniziai il paragrafo del mio libro d’inglese, ma non mi appariva
altro che una macchia indistinta. Mamoru stava provando--stava sul serio
provando--ad essere paziente con me, ma sembrava che non riuscissi a
concentrarmi su niente. Mi sedetti sul divano accanto a lui, completamente e
assolutamente sconcertata e depressa. La mia mente si era perduta innumerevoli
volte in tutte le cose che erano accadute durante la settimana. Mi sentii vicina
alle lacrime, e probabilmente non avrei voluto avere Mamoru nella stessa stanza.
Stavo velocemente crollando ed era necessario che arrivasse al più presto un
sollievo o qualcosa del genere.
“Gomen Mamoru” mormorai debolmente “Proverò a
concentrarmi di più.”
Mamoru inclinò la testa da un lato, scrutandomi attraverso i
suoi occhiali da lettura con quel suo sguardo scettico che sembra sempre avere.
Chiuse in modo risoluto il mio libro di inglese e io lo guardai
interrogativamente. Perché si era fermato? Avevo detto che avrei cercato di
prestare più attenzione, no? Era colpa mia se avevo avuto una settimana d’inferno?
Senza una parola, Mamoru lasciò in disparte il dimenticato libro di testo e
lentamente si avvicinò a me.
Flash del mio aggressore e di quell’orribile notte mi
tornarono alla mente, e spinsi via Mamoru, alquanto violentemente, terrorizzata
al pensiero che un altro uomo mi toccasse. “Che stai facendo?!” protestai,
spostandomi velocemente verso l’altro lato del divano e lontano da lui, “Fermati!”
“Vieni qui, Usagi” disse gentilmente, i suoi occhi mi
guardavano con compassione. Il mio volto gli disse quanto confusa fossi, così
come il mio corpo tremante.
“Usagi-chan, sai che non ti farei mai del male…coraggio,
siediti qui vicino a me.”
Sembrava sincero. Potevo fidarmi di lui? Non c’erano
ragioni per cui non avrei dovuto…
Mamoru tese la mano verso di me. Io la fissai e deglutii a
fatica. “Ti prego?” chiese sottovoce.
In maniera esitante, mossi la mano verso la sua. Non mi
abbracciò né cercò di prendere la mia mano mentre si avvicinava lentamente
verso di lui. Era la mia scelta; rispettò la mia decisione.
Iniziai a sentirmi emozionata quando la sua mano si richiuse
sulla mia nella più soffice delle carezze. Ci sedemmo per pochi secondi, e lui
mi fece sentire subito a mio agio con il suo tocco. Strinse la mia mano,
avvicinandomi delicatamente a lui.“Coraggio”disse, la sua voce suonava come
se stesse parlando con un bambino piccolo. Acconsentii alla sua richiesta e mi
mossi per sedermi accanto a lui. Le sue braccia mi circondarono lentamente in un
abbraccio, facendo appoggiare la mia guancia sul suo petto, ma la rigidità del
mio corpo lo rese un abbraccio impacciato.
“Rilassati…” bisbigliò tra i miei capelli. Io sospirai
e mi abbandonai tra le sue braccia.
Il battito del mio cuore si ristabilì lentamente a un ritmo
normale, e i miei nervi iniziarono a calmarsi. Com’era caldo. Il suo torace
era solido, con la giusta dose di morbidezza. Lo spesso maglione che indossava
rendeva l’abbraccio ancora più confortevole; la stoffa era impregnata del
penetrante profumo della sua colonia. Mentre notavo ognuna di queste cose, mi
sentii sempre più rilassata tra le sue braccia.
“Dimmi cosa c’è che non va” chiese Mamoru con
gentilezza.
Deglutii a fatica, cercando di trattenere le lacrime dallo
sgorgare. “Sto bene, Mamoru. Non preoccuparti per me.” Mormorai nella sua
camicia, respingendo la sua domanda nella speranza di far cadere l’argomento.
Per quanto volessi rivelare tutti i miei problemi e il mio dolore, conoscevo
ancora a malapena l’uomo che mi stava abbracciando. Era impossibile che
capisse tutto ciò che era racchiuso nel mio cuore.
“Non stai bene, e lo sai. Sei stata sul punto di scoppiare
in lacrime per tutte le ultime ore. Sono preoccupato per te, Usa” sussurrò
dolcemente ma in tono deciso. Rabbrividii per il suo nuovo soprannome per me;
quel vezzeggiativo suonava così dolce e personale. La sua voce era bassa, e io
sentivo il suo petto vibrare leggermente con ogni sillaba che pronunciava. Mi
sentivo confortevole e al sicuro con lui, e affondai ancora di più fra le sue
braccia, mettendo una delle mie attorno a lui, mentre continuava i suoi sommessi
bisbigli “Non mi piace vedere così tanta tristezza nei tuoi occhi. Voglio
vederti sorridere e sentire ancora la tua risata. So che quella felice ragazzina
è dentro di te, da qualche parte--dobbiamo solo cacciare via tutto il dolore
dentro di te, così che lei possa venire fuori di nuovo.”
Avvertii le sue dolci parole più che sentirle. Dio sa quanto
avrei voluto liberarmi del dolore dentro di me. La gola iniziò a bruciarmi, e
le lacrime pizzicavano i miei occhi. “Ti prego, dimmi cosa c’è che non va,
Usa”
Tentai di far uscire le parole, ma tutto quello che riuscii
ad ottenere fu un patetico “Non posso…” dissi fievolmente in un
singhiozzo. Alcune lacrime sfuggirono dalle mie palpebre serrate. Le strofinai
via in fretta, vergognandomi di stare piangendo davanti a Mamoru.
“Smetti di cercare di tenerti tutto dentro,” mi
sussurrò, catturando nella sua la mano che avevo usato per strofinare via le
mie lacrime. “Hai bisogno di piangere. Lasciale andare.”
Non ebbi bisogno di ulteriori persuasioni; le lacrime
giunsero con sincerità. I singhiozzi erano lenti e dolorosi. Aumentarono di
intensità, così come la mia desolazione. Piansi per molto tempo, i miei
pensieri vagavano sui miei molti dolori: la mia aggressione, i miei perduti
ultimi anni d’infanzia, rubati dalla responsabilità di diventare Sailor Moon,
il mio confuso rapporto con Tuxedo Kamen, per non menzionare il mio particolare,
ma costantemente in cambiamento, rapporto con Mamoru. Ma sopra ogni cosa, piansi
per la mia sensazione di solitudine e di desolazione. Il dolore dentro di me mi
spinse a desiderare di gridarlo fuori, nell’agonia e nella frustrazione.
E poi c’era Mamoru, che stava così pazientemente e
dolcemente aspettando che anche l’ultima lacrima fosse versata. “Va tutto
bene” sussurrò tra i miei capelli “Ogni cosa andrà a posto”
Perché mai era così carino con me? Non riuscivo ad
immaginarlo. L’avevo giudicato molto male; presi pochi minuti per piangere
anche per quello, stringendo forte Mamoru per tutto il tempo.
Sentii le sue mani aggrovigliarsi nei miei capelli,
accarezzandomi gentilmente il collo. Era la prima volta che mi toccava in quel
modo, e sentii un brivido correre per tutto il mio corpo. Era una strana
sensazione, essere tra le sue braccia, e sentii dentro di me qualcosa che non mi
aspettavo di provare per Mamoru…
Attrazione.
Alquanto spaventata da quel che provavo, mi allontanai
esitante dal suo caldo abbraccio e mi asciugai le lente lacrime dalle guance.
Mamoru mise ancora le sue braccia attorno a me ed io non protestai. Guardandolo
in modo incerto, iniziai a chiedermi…che cosa provava lui?
Arrossii quando vidi che la sua camicia era bagnata in alcuni
punti dalle mie lacrime. “Mi dispiace per la tua camicia” tirai su col naso,
facendomi piccola piccola per l’imbarazzo.
“Non preoccupartene” rispose Mamoru con un leggero
sorriso. “E’ di Motoki.”
Risi attraverso le lacrime, gioendo della sensazione della
sua mano che riposava sulla mia schiena. Ero riscaldata e comoda, mi sentivo
completamente al sicuro. Dopo qualche momento di silenzio, Mamoru iniziò a
parlare “Ne vuoi parlare? Potrebbe farti sentire meglio.”
Sospirai e considerai le alternative. Qual era la cosa
peggiore che sarebbe potuta succedere se mi fossi sfogata con Mamoru? Avrebbe
potuto ridere di me, ma lui rideva sempre di me, quindi in realtà non c’era
nulla da perdere. Ah, al diavolo…
“Sono tante cose” mormorai tristemente “Tutto è andato
storto ultimamente…”
“Ti ascolto,” mi assicurò Mamoru, e spostò i miei
capelli dal mio volto accaldato. Cercai di non guardarlo mentre parlavo, per
paura di fargli capire quanto ero felice di quel contatto.
“Beh…” cominciai prendendo un profondo respiro “Tu
sai…tu sai dell’aggressione…” rabbrividii ma le sue mani furono rapide a
calmarmi. Lo guardai con sguardo incerto. “Io sono ancora un po’…spaventata
a volte”
I suoi occhi si addolcirono “Me ne sono accorto.”
“Ma credo che probabilmente ciò che mi preoccupa di più
è che io…mi sento sempre molto sola”
Sentii la sua mano iniziare a massaggiarmi la schiena,
incoraggiandomi gentilmente a proseguire “Va avanti”
“So quanto questo possa sembrarti sciocco. Ho molte amiche
meravigliose, e amo la mia famiglia. Loro si preoccupano per me…l’hanno
sempre fatto, ma io mi sento lo stesso sola. Vuota.”
“Come se una parte di te mancasse?”
Lo guardai sorpresa “Esattamente”
“Sai Usagi?” la sua voce era dolce e gentile mentre
parlava “Dio ha in mente qualcuno di speciale per te--creato apposta per
amarti. Ma tu devi essere paziente ed aspettarlo fino a quando arriverà.
Dobbiamo farlo tutti.”
“Avverti il vuoto anche tu?” chiesi, stupita di non
essere sola nelle mie sensazioni.
“Ogni giorno” rispose, rivolgendomi un sorriso triste,
mentre mi arruffava lievemente i capelli “Quindi non preoccuparti, tutto si
aggiusterà alla fine. Vedrai.”
Annuii, cercando di accettare le sue parole. Erano sensate,
ma il vuoto c’era ancora, e mi faceva male e mi supplicava di essere colmato.
Davvero sarei riuscita a resistere? Davvero sarei riuscita ad aspettare qualcosa
che non ero sicura fosse là fuori? Di certo valeva almeno un tentativo…
“Ti senti meglio?” mi chiese passando il dorso della sua
mano sulla mia guancia, eliminando con cura ogni traccia di lacrime rimasta. I
miei occhi si serrarono quando la sua pelle toccò la mia… le sue mani erano
così gentili.
“Un po’” risposi, aprendo timidamente gli occhi “Grazie
per avermi ascoltata.”
Mi fissò attentamente per alcuni istanti.
“Dimmi di cosa hai bisogno da me, Usagi. Dimmi cosa posso
fare per renderti tutto questo più facile. Non posso continuare a vederti in
questo stato.”
Riflettei su quella domanda per un momento, scegliendo con
cura la risposta “Ho bisogno di un amico…qualcuno con cui poter parlare”
“Sono sempre stato tuo amico, Usa” mi assicurò,
stringendomi in un altro lungo abbraccio “E lo sarò per sempre--non importa
quanto questo possa darti fastidio”
“Grazie Mamoru-chan” sussurrai piano, quasi a scatti,
cercando di trasmettergli quanto la sua semplice affermazione avesse significato
per me.
Mamoru mi sollevò il mento e disse “Sorridi per me”.
Feci del mio meglio e sorrisi con sorprendente facilità. “Questa è la mia
ragazza” disse con un grande sorriso.
“Va bene--ora dimmi onestamente, sei stanca di studiare?”
“Sì” risposi senza esitazione
“Questa volta lascerò perdere perché hai avuto una
giornata pesante, ma mi aspetto che tu studi sodo questa settimana. Siamo d’accordo?”
domandò. In risposta annuii decisamente.
“Dimmi che ne pensi” continuò “Ho preparato della
cioccolata calda in cucina; potrei prenderne un po’ per noi e potremmo
rilassarci e parlare un po’”
“Parlare? E di cosa?”
“Beh” iniziò, facendo correre una mano tra i suoi
capelli scuri “Ho improvvisamente realizzato che non ti conosco bene quanto
vorrei”
“D’accordo” accettai con un sorriso (e arrossendo
leggermente) “Sembra divertente”
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
@--<-----
In un attimo Mamoru ed io stavamo confortevolmente
chiacchierando davanti ad un fuoco scoppiettante, bevendo di tanto in tanto un
sorso da una tazza fumante di cioccolata calda. Lui era sdraiato sul suo lato,
davanti al camino, con un braccio sotto la testa. I suoi occhi erano chiusi, e,
onestamente, non potevo ricordare un momento in cui era parso più tranquillo o
soddisfatto. Io ero seduta accanto a lui, abbracciata alle mie ginocchia, e
studiavo alternativamente le fiamme e l’uomo che giaceva accanto a me.
[Nota dell’Autrice: Sì, si può avere un camino in un
appartamento. Io ne ho uno ^_~]
Durante l’ora trascorsa, Mamoru ed io avevamo giocato ad un
gioco che si era dimostrato molto interessante e divertente. Ma soprattutto era
uno splendido modo per conoscerci meglio. Io gli avrei fatto una domanda a cui
lui avrebbe risposto e viceversa.
“Colore preferito?” chiesi
“Nero” rispose in fretta.
“Hmmm… avrei pensato che fosse il verde, visto quell’odiosa
giacca che porti sempre” lo presi in giro.
“Dovrei farti sapere che sono parecchio affezionato a
quella giacca” rispose misteriosamente “Allora, qual è il *tuo* colore
preferito, Odango?”
“Rosa pallido” dissi sognante
Lui sghignazzò “È così…così… femminile!”
“Beh, io sono una ragazza, sai” risposi in modo
impertinente
“Questo l’ho notato” disse tranquillamente, facendomi
maliziosamente l’occhiolino. “Prossima domanda, Odango”
“Film preferito?” domandai, sorseggiando la mia
cioccolata calda
“Vediamo…penso che si tratti de La bella Addormentata
della Disney”
“Nani?!” ridacchiai, quasi soffocandomi con la bevanda
“Ti piacciono i film Disney?”
“Cosa c’è di male?” chiese, subito sulla difensiva
“Niente--non ti avrei mai creduto il tipo che si diverte
con i film per bambini” spiegai tentando di immaginarmi Mamoru rimanere
incantato davanti a un cartone
“Stai scherzando?” rispose “La bella addormentata
è una delle più grandi storie di tutti i tempi! Pensaci Odango. Un principe
innamorato che combatte per riportare indietro la sua principessa, caduta
addormentata. Puoi immaginare cosa il principe debba aver provato durante il
corso della storia? Perdere la sua principessa, la persona più importante della
sua vita--e quando finalmente la ritrova, se lei non si svegliasse del mondo dei
sogni e non lo raggiungesse nella realtà?”
Ero un po’ divertita del fatto che Mamoru ed io stavamo
avendo una discussione seria riguardo i conflitti interiori e i sentimenti di un
personaggio Disney. “La principessa *si* sveglia, sai” dissi, mostrando la
mia superiore conoscenza della classica fiaba a lieto fine. “Tutto quello che
il principe deve fare è baciarla, ricordi?”
Mamoru ridacchiò leggermente, aprendo gli occhi per
guardarmi con un’espressione indecifrabile “Se solo nella vita fosse tutto
così facile”
Lo fissai in silenzio per qualche istante e sospirai
profondamente.
Le sopracciglia di Mamoru si sollevarono “Che c’è che
non va?”
“Tu…mi confondi”
“E come?”
Esitai, tentando di scegliere con cura le parole “A volte
sai essere molto dolce--come adesso--è facile parlare con te, sai capire, ti
preoccupi. Ma altre volte…beh…tu sei…”
“Un idiota?” finì lui, con una parola sorprendentemente
azzeccata.
Annuii pensierosa “Qualcosa del genere--sì. Quindi,
perché ti comporti così?”
“È una questione molto semplice, Odango” rispose con un
sorriso “Penso solo che tu sia assolutamente adorabile quando ti arrabbi”
“You are so full of it!” [Nota della traduttrice: non so
come tradurlo!Che c’entra?! Scusate] piagnucolai arrossendo fino alla radice
dei capelli “Mi tormenti solo perché non ti piaccio! Te lo leggo negli occhi”
“Davvero? Non avevo idea che mi i miei occhi fossero tanto
rivelatori” mi prese in giro Mamoru… o stava flirtando? Accidenti, perché
quel disgraziato era così complicato da capire?
“Puoi leggere molto negli occhi di una persona, sai” gli
dissi confidenzialmente.
“E cosa vedi nei miei?”
Mi morsi il labbro, insicura se dirgli o meno ciò che
realmente vedevo…cosa avevo visto in loro da tanto tempo.
“Coraggio, Usa…cosa vedi?”
“Un bambino”
Il sorriso di Mamoru si dissolse, e i suoi occhi tempestosi
divennero scuri mentre mi fissava in silenzio.
“Cos’è accaduto ai tuoi genitori, Mamoru?” chiesi
esitante
Le sue labbra si strinsero “Cosa ti fa pensare che gli sia
successo qualcosa?”
Diedi un’occhiata attorno nel suo appartamento.
“Nessuna foto di famiglia. Nessun tocco di una madre.
Niente.”
Rimase in silenzio per alcuni istanti, ed i suoi occhi si
chiusero ancora una volta. Immediatamente mi pentii di aver sollevato l’argomento.
Avrei dovuto continuare con le domande semplici…
“Quando avevo 6 anni andammo a fare un giro in macchina”
iniziò con voce flebile “Loro non sono ritornati.” I miei occhi si chiusero
in rifiuto. Di tutto ciò che mi ero aspettata di sentire, quella era l’unica
cosa che temevo. Avevo sospettato qualcosa del genere, e Motoki vi aveva
accennato qualche tempo prima, ma non lo sapevo per certo. Molte cose dell’atteggiamento
di Mamoru--la sua freddezza, la sua tendenza a tenere distanti le
persone--assumevano un senso ora.
Aprii gli occhi e lo guardai, e scese una lacrima solitaria.
Allungai una mano tremolante e passai un dito lungo una piccola cicatrice sul
suo mento, appena sotto le sue labbra, mentre lui si allontanò leggermente. “È
così che ti sei procurato questa cicatrice?”
“Hai” rispose debolmente
“Mamoru-chan?” domandai dopo un lungo momento di silenzio
“Ho detto qualcosa di sbagliato? Non avevo intenzione di essere indiscreta…mi
dispiace tanto…”
“No, Usa--non hai motivo di scusarti” mi assicurò con un
flebile tentativo di sorriso “Sono stato bene da solo. Ho una casa. Ho degli
amici. Ho…te”
Arrossii alla sua esitante affermazione. “Hai, tu hai me”
Avvolsi le mie braccia attorno a lui e lo abbracciai per molto tempo. In tutta
onestà, non potevo fare a meno di stargli vicino. Mi faceva sentire speciale.
Allontanandomi un poco, posai una mano sulla sua guancia e
teneramente baciai la cicatrice sul suo mento. La sua pelle era calda e sapeva
vagamente di sale quando la toccai lievemente con la lingua. Lanciai timidamente
un’occhiata a Mamoru e sussurai “La tua cicatrice se n’è andata ora”
Lui ridacchiò leggermente…in modo triste “Bugia. Non
potrà mai andarsene”
Baciando la cicatrice di nuovo, risposi fermamente “Se n’è
andata.” Come fossi diventata così audace era oltre la mia comprensione.
Confortarlo sembrava così naturale, ed io ero più che felice di farlo.
Mi regalò un dolce sorriso e io praticamente mi sciolsi alla
vista. Prese le mie mani e baciò teneramente entrambi i miei polsi. Poi prese
il mio viso tra le mani e depose un caldo bacio sul livido sul mio zigomo.
Dopodiché appoggiò la sua fronte sulla mia e sussurrò, “I tuoi lividi--se
ne sono andati.”
Abbassai lo sguardo per studiare i miei polsi e sorrisi. “Sì,
è così.”
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
@--<-----
La passeggiata verso casa fu piacevole. Non dicemmo molto, e
credo che non avevamo bisogno. Non molto tempo dopo aver lasciato il suo
appartamento, Mamoru si sporse a prendere la mia mano nella sua, ed io sorrisi
mentre le nostre dita si intrecciavano. Le sue mani era piuttosto grandi,
paragonate alle mie. Erano calde e compassionevoli--il tipo di mani che
avrebbero protetto la persona che si ama. Non avevo mai minimamente considerato
o immaginato me stessa mano nella mano con Mamoru, ma era così, beandomi, in
quel meraviglioso momento, di quel semplice, romantico gesto.
Quando arrivammo a casa mia, mi accompagnò alla porta. “Grazie
per avermi aiutato con il mio inglese” dissi, quando ci fermammo sotto al
portico “Anche se abbiamo avuto un piccola distrazione…”
“È stato un piacere, Odango” rispose con un sorriso, ma
il sorriso fu presto sostituito da un’espressione molto più seria. “C’è
qualcosa di cui vorrei parlarti, Usa--qualcosa di personale.” iniziò Mamoru,
prendendo entrambe le mie mani fra le sue e stringendole teneramente.
“Sì?” dissi in un soffio, trovando difficile parlargli
mentre mi toccava in quel modo.
“Come posso dirlo?” chiese, con una risata che gli
vibrava nella voce. “Tu sei una ragazza deliziosa, Usagi. Mi sono davvero
divertito passando del tempo con te stasera.”
“Anch’io mi sono divertita” dissi piano, quasi
timidamente.
“Quello che voglio chiederti è…vorresti rifarlo qualche
volta?”
“M-mi stai chiedendo un appuntamento?” balbettai.
“Qualcosa del genere--sì” rispose con un accenno
divertito nel suo tono.
Arrossii visibilmente, incapace di nascondere il mio sorriso
al suo sguardo. “Mi piacerebbe.”
“Domani, allora” disse, sollevandomi tra le braccia in un
abbraccio. “Verrò a prenderti alle dieci, d’accordo?”
“Hai” mormorai, improvvisamente sentendo molto caldo. Era
ancora quella sensazione--il nodo allo stomaco, il brivido di nervosismo che
correva lungo il mio corpo, il calore che colorava le mie guancie arrossendole.
Non riuscivo a capire come lui potesse farmi sentire così strana con un
semplice abbraccio. Mamoru sciolse leggermente l’abbraccio e guardò nei miei
occhi per un lungo momento; il suo viso era una maschera di serietà. Allungò
una mano e scostò una ciocca di capelli dai miei occhi, e poi passò il suo
dito sulla mia guancia…poi sulle mie labbra.
“Usagi?” chiese dolcemente “Posso baciarti?”
Il respiro mi si bloccò in gola e lo fissai in attonita
sorpresa. Così era questo--ciò che per anni avevo desiderato sentire. Non ero
mai stata baciata prima, ma avevo fatto molti meravigliosi sogni ad occhi aperti
di quel momento. Realizzai con un brivido di nervosismo che quel momento era
arrivato--tutto quello che dovevo fare era dire sì. Solo che trovai di non
essere in grado di dire niente a causa del mio nervosismo. “Io…tu…ma…”
fu tutto ciò che riuscii a tirare fuori.
Mamoru sorrise divertito. “Lo prenderò per un sì.”
disse e fece dolcemente scivolare un braccio attorno alla mia vita, attirandomi
più vicino. Non protestai. Posò la mano libera sulla mia guancia, ed io
inclinai la testa così da poter incontrare il suo sguardo. Accarezzò
pensierosamente la mia guancia, prima di appoggiarsi e portare il suo volto
sopra il mio.
E allora accadde. Qualcosa di dolce accarezzò le mie labbra,
nella più leggera delle carezze. Le sue labbra erano calde, e mi baciavano con
una gentilezza che, sinceramente, non mi aspettavo che Mamoru possedesse. Mai
avevo sognato che qualcosa potesse essere così deliziosa…o così perfetta.
Ci separammo e lentamente aprii gli occhi per incontrare i
suoi. Nonostante il bacio non fosse stato lungo, mi mancava il respiro e stavo
tremando. Mamoru mi strinse addosso il cappotto, scambiando il motivo del mio
tremore per brividi di freddo. “Dormi bene, Usa” mi disse deponendo un caldo
bacio sulla mia fronte. “Ci vediamo domani.”
Annuii senza parole, ancora scossa e in soggezione del
momento. Aprii la porta di casa con mano tremante, regalai a Mamoru un debole,
ma dolce sorriso ed entrai. Appoggiandomi alla porta dopo averla chiusa, chiusi
gli occhi e mi sfiorai le labbra, che erano deliziosamente brucianti. Non avevo
mai provato qualcosa di così dolce e gentile come il bacio di Mamoru. Che
momento prezioso era stato. Il mio primo bacio.
Venni strappata alle mie fantasticherie, comunque, dal suono
di sommessi sospiri. Aprii gli occhi per vedere mia madre guardarmi, mentre si
asciugava gli angoli degli occhi con un fazzoletto. Ritrovai subito la voce.
“Mamma! Ci stavi spiando?!”
Lei tirò su col naso e fece un piccolo cenno col capo.
“È stato così bello…”
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
@--<-----
Entrai nella mia stanza, sentendomi come se danzassi sulle
nuvole. “Luna!” esclamai eccitata, strappando la mia adorabile gattina dal
mio letto e facendola roteare per aria facendole girare la testa. “Non
indovinerai mai chi mi ha appena chiesto un appuntamento!”
“Chi?!” praticamente pretendeva la risposta. È risaputo
che la mia gattina è iperprotettiva.
“Chiba Mamoru” annunciai con orgoglio.
Luna mi fissò senza parole per 20 secondi buoni prima di
esplodere in una risata “Sì certo, e io sono il Papa. Ora dimmi la verirà.”
“Ti sto dicendo la verità” risposi precipitandomi tra i
miei vestiti alla ricerca di qualcosa di appropriato da indossare il giorno
dopo. “È accaduto che si è pazzamente innamorato di me.”
Luna si stava praticamente rotolando dalle risate.
“T-te l’ha detto lui questo?” ansimò tra una risata e
l’altra.
“Beh, non esattamente” riconsiderai, portando un dito
alle labbra pensierosamente. “Ma me lo dirà presto--ne sono sicura. Indovini
che cos’ha fatto, Luna?!”
“Lasciami pensare… ti ha chiamata Odango Atama?”
Se non fossi stata di un umore tanto splendido, l’avrei
fatta dormire all’aperto per quella maligna osservazione.
“Mi ha baciata” annunciai trasognata.
Il divertimento si trasformò in furia scatenata in
esattamente 2,4 secondi “Lui cosa?!” strillò Luna “Io gli-io gli caverò
gli occhi! Lo riempirò di graffi! Nessuno tocca la mia protetta ed esce con
lei! NESSUNO!!!”
Nonostante gli strilli di minacce ed altri irripetibili
insulti provenienti dalla bocca della mia guardiana, mi sedetti sul davanzale
della mia finestra e sospirai felice, guardando la luna splendente. I miei
pensieri tornarono a ciò che mi aveva detto Mamoru solo poche ore prima--cioè
che esisteva qualcuno di speciale per me là fuori--qualcuno che Dio aveva
creato apposta per amare me.
Un sorriso mi attraversò le labbra. Poteva essere
Mamoru-chan?
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
@--<-----
Write me! Sailormoon89@hotmail.com
State pronti per il capitolo 6… arriverà presto!
Iscrivetevi alla mailing list di Moonlit Eclipse! Saprete dei nuovi capitoli!
http://www.geocities.com/moonlit_eclipse/
Ja ne!
Aimee-chan
Nota della Traduttrice : Desidero scusarmi con tutti i
lettori di questa fanfic per il ritardo di questa traduzione. Davvero non ho
attenuanti. Un ritardo simile, ve lo giuro, non si ripeterà. Vi ringrazio per
aver avuto la pazienza di aspettare. Grazie di cuore.
Bunny83
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
The Coldest DecemberAutore: Aimee
Tradotto in italiano dall'inglese da
Erika
per Erika's Fanfiction Page
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
"Poichè Mi avete visto, avete creduto.
Benedetti siano coloro che non hanno visto eppure hanno creduto."
Gesù, Giovanni 20:29
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Capitolo 6
"Ti sento dire che è tutto quello di cui
hai bisogno,ma non penso sia vero.
Perchè quello che provi non è reale.
Stai cercando di riempire il vuoto che
ti si sta ingrandendo e ti sta uccidendo."
~Michael W. Smith
Era notte fonda. Le nuvole all'orizzonte coprivano la luna, e le oscure ombre che coprivano la città erano più scure che mai.
Svegliandomi da una notte insonne, i miei occhi si aprirono di scatto al suono
inesistente della nottte. L'aria nella mia stanza era densa e pesante - quasi
oppressiva. Sgranando gli occhi così da riuscire a vedere al buio, mi sedetti
sul letto e lanciai uno sguardo ai numeri rosso luccicanti della sveglia. Le 3 e
42. Ansimante, cercai di calmare il mio cuore impazzito.
C'era qualcosa che non andava. Come se avesse udito il mio pensiero, il suono
del mio orologio Sailor ruppe il silenzio, facendomi sobbalzare. Facendo altri
grossi sospiri per calmarmi i nervi, andai a prendere il comunicatore dal
comodino. Accendendolo, fui accolta dallo sguardo stanco ma attento di Ami. "E'
stato l'allarme del mio computer Sailor a svegliarmi," mi informò. "C'è del
movimento nella parte nord della città, vicino al centro commerciale. Molto
probabilmente è un demone. Fa' in fretta Usagi."
"Arrivo!" Le assicurai, spegnendo l'orologio e prendendo in mano la spilla.
Dopo aver completato la trasformazione, uscii dalla finestra. Iniziai a correre
per le strade di Tokyo..
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
"Sono qui!" gridai come canticchiano, da sopra i rami di un albero.
Avvistai le mie compagne Sailor e corsi a raggiungerle, castigandomi mentalmente
per essere stata l'ultima ad arrivare.
"Secondo il mio computer," iniziò Mercury, "ci sono tre soggetti a circa 100
metri dal luogo in cui ci troviamo. Due di loro emettono energia negativa.
Secondo me il terzo soggetto è la vittima."
"Due?" esclamai. Non avevamo mai affrontato due demoni alla volta, e lo
stesso pensiero mi spaventava.
Un urlo spezzò il silenzio della notte. Le guerriere ed io girammo l'angolo
di gran fretta, sperando e pregando che non fosse troppo tardi per il
proprietario della voce spezzata. Ci fermammo quando vedemmo in lontananza tre
figure. Stavamo sotto un lampione. Un ragazzo, quello che aveva gridato, era in
ginocchio dolorante mentre un demone gli succhiava l'energia. La terza figura,
nascosta dall'ombra, era ferma a guardare, a qualche centimetro da terra.
La luna venne fuori da dietro le nnuvole e il viso della terza persona venne
alla luce. "Quello non è un demone ..." esclamò con un sospiro mozzato Mars, con
gli occhi che si spalancavano.
"Zoycite!" esclamò Venus. Prima che chiunque potesse dire altro, un
altro orribile grido lasciò le labbra del ragazzo mentre l'attacco del demone si
intensificava. Gridai spaventata. "Dobbiamo fare qualcosa!"
"Andiamo!" urlò Jupiter.
"Oh no ..." brontolai quando le altre guerriere ripresero a correre. Se c'era
una cosa che odiavo, era correre - e il cielo solo sapeva quante corse mi ero
fatta già ogni mattina. Tuttavia, presi a correre anche io dietro alle mie
amiche, e quando arrivammo, ansimavo, cercando aria.
"Fermo 'anf' dove sei 'pant' Zoycite!"
Occhi freddi mi squadrarono. "Voi ... " ringhiò. "Vi consiglio di stare
fuori da questa storia se tenete alla vostra incolumità."
"Neanche per sogno!" ringhiò Jupiter e fece un passo in avanti, i pugni
serrati.
Zoycite si mise a ridere. A 'ridere' di Jupiter. Cari lettori, c'è una cosa
che ho imparato che non bisogna 'mai' fare ... mai prendersi gioco di Sailor
Jupiter. La mia amica diventò rossa dalla rabbia, e io mi scostai
impaurita guardando i suoi pugni stringersi. Anche Zoycite doveva aver notato la
furia crescente della mia amica, poichè fece un rapido sorriso e disse, "Alla
prossima volta, signore."
E detto ciò, svanì in un turbine di petali di rosa, col suo sorriso che
riecheggiava nella notte. Rabbrividì al suono mentre i petali mi si posavano
addosso.
"Certo che fa delle uscite spettacolari, non trovate?"
"Dimenticatevi di Zoicite," disse Mars, indicando il demone, che si
erano allontanato dal ragazzo ora svenuto. "Abbiamo cose più importanti a cui
pensare al momento." Trattenendo il respiro, osserva il il demone, completamente
sbalordita. Era la prima volta che lo osservavo per bene. Coperto interamente di
nero, era alto e magro. Occhi iniettati di sangue mi squadravano, e l'odio
traspariva chiaramente dalle loro profondità. In tutta onestà, sembrava più uno
che aveva letto Dracula troppe volte. Guardandolo ancora una volta, feci l'unica
cosa ragionevole che mi venne in mente ... scoppiai a ridere.
"Un vampiro?" sbottai, ridendo per quanto era ridicola tutta la
scena davanti a me. Era troppo. Ma il regno del Male non poteva venirsene fuori
con qualcosa di più originale? (NdA: hmmm ... sicuramente Aimee poteva).
"Ehi, El Chupacabra!"
lo presi in giro senza ritegno. "Halloween è stato tre mesi fa! E' passato un
po' di tempo amico!"
"Voglio succhiarti il sangue ... " Jupiter si unì alle mie risate.
"Ragazze, penso che lo stiate facendo arrabbiare," Mercury deglutì
nervosamente. "Vi consiglio caldamente di finirla."
"Andiamo, Mercury!" replicò Jupiter, dando alla nostra secchiona preferita
una bella 'pacca' sulle spalle. A Mercury scappò un gridolino di dolore. "Vivi
l'attimo! Non trovi anche tu sia divertente!"
"Non c'è niente di divertente in una dissanguazione notturna," rispose
Mercury, diventando sempre più pallida.
"Dissang- che?" mormorò Venus.
"Ma voi due vi deciderete mai a crescere!" ci rimproverò Mars.
"Abbiamo un nemico da combattere se non l'avete notato. Siete pronte o no?"
Come se l'avesse sentita, il demone uscì dall'ombra in cui si trovava.
Deglutì profondamente, non volendo ammettere a me stessa che questo mostro di
Halloween mal vestito mi stesse facendo paura. Si mosse piano, a passi
cadenzati. Un leggero ghigno gli uscì dalla bocca, e mi fece venire i brividi.
All'improvviso, desiderai di non essermi presa gioco della situazione. Mercury
aveva ragione - dissanguazione, o quel che cavolo era, non sembrava un modo
piacevole di morire.
"Non mi piace ..." bisbigliai, mettendomi dietro Mars.
"Allora facciamo qualcosa," disse Venus, preparandosi ad attaccare
"Fascio di luce!" L'attacco si diresse verso il demone a velocità supersonica.
Vicino ... più vicino ... e poi all'improvviso, il demone sparì. Il fascio di
luce attraversò il luogo dove si sarebbe dovuto trovare il mostro e si spense.
"Aspettate un attimo," disse Venus, sorpresa.
"D-dov'è andato?" balbettò Mars. Ci guardammo intorno frenetiche,
sorvegliando l'area che ci stava intorno alla ricerca dell'ombra del mostro. La
notte sembrava all'improvviso stranamente calma. Il silenzio era più assordante
di qualunque altro suono avessi potuto immaginare.
"Non mi piace ... non mi piace ..." Tremavo di paura, e mi aggrappai forte al
braccio di Jupiter cercando sostegno. Il computer di Mercury emetteva piccoli
suoni mentre lei vi digitava sopra velocemente. "E' vicino, ragazze." disse,
facendo calcoli su calcoli.
"A 20 metri."
"In quale direzione?" chiese Mars impaziente. Per la prima volta,
sentì la paura nella sua voce.
"Ci sto lavorando ..."
"Beh, lavora in fretta! Non è divertente!" la incitai, cercando di non
piangere. Mi guardai disperata intorno, sia a destra che a sinistra, ma non vidi
niente che non fossero ombre oscure e vie poco illuminate. Qualcosa in
lontananza attirò la mia attenzione. Mi allontanai da Jupiter e mi avvicinai di
alcuni passi a quell'oggetto curioso. Sgranai gli occhi e cercai di focalizzarlo
meglio. Fu allora che lo riconobbi. Il demone si nascondeva dentro le oscure
ombre dell'angolo di un edificio e mi fissò dritto per tutto il tempo in cui lo
guardai. Lanciai un piccolo gemito quando il suo sguardo pieno d'odio incrociò i
miei occhi per la prima volta, ma non riuscivo a guardare altrove. Cercai di
avvertire le ragazze, ma scoprii che non potevo parlare, nè muovermi. Ero come
paralizzata. Il panico percorse tutto il mio corpo mentre vidi il demone
sghignazzare, ben cosciente di quello che mi stava succedendo. Compresi con mio
orrore che era lui a farmi rimanere ferma - mi aveva in un qualche modo
intrappolata. Cominciò ad avvicinarsi a me a passo spedito, forse preparandosi
ad attaccare e i miei occhi si spalancarono terrorizzati.
"Qualcuno ... mi aiuti ... " pregai in silenzio, con le lacrime agli occhi. "Tuxedo
Kamen ... " Miracolosamente, una rosa fendette l'aria e si piantò
pericolosamente vicino al demone. Quello si fermò di colpo, completamente
stordito dall'attacco. La presa mentale che aveva su di me svanì e io ne uscì
con gioia, scuotendo la testa furiosamente per sbarazzarmi dell'orribile
sensazione. Le guerriere, allarmata dall'improvvisa apparizione della rosa, si
spaventarono nel vedere il demone.
"Ora, Sailor Moon!" gridò Tuxedo Kamen da lontano. Guardai alla mia destra e
lo vidi osservare la battaglia da un tetto. Gli mandai mille ringraziamenti
nella mia testa, mentre rimuovevo la mia tiara luccicante dalla fronte. La
mandai dritto verso il demone a una velocità pazzesca. Ancora scioccato dalla
rosa, il demone non riuscì a schivare l'attacco. Rimasi lì impalata, ancora
terrorizzata, mentre il demone si disintegrava in un mucchio di polvere.
"Stai bene?" mi chiese una voce profonda. Mi girai a fissai senza espressione
gli occhi di Tuxedo Kamen. Stavo sognando? Era davvero qui? Non era mai rimasto
dopo l'attacco di un demone.
"Tuxedo Kamen," bisbigliai. "Io ..."
"Cosa vuoi?" gridò Jupiter, mettendosi fra me e lui che si avvicinava.
Osservai la scena in un muto silenzio, perdendo all'improvviso il mio coraggio.
Mercury mi mise una mano sulla spalla, il suo modo di ricordarmi della
discussione che avevamo avuto prima - non dovevo avvicinarmi a Tuxedo Kamen.
"Ragazze, voi non capite ..." iniziò a contraddirle Mars, esitante. Le altre
guerriere, accaldate com'erano, la ignorarono e perseguirono nella loro linea.
"Ascolta," si intromise Venus, fissando male l'uomo in nero. "Non
sappiamo chi sei o cosa vuoi."
"E fino a che non lo sapremo, non ti vogliamo vicino a Sailor Moon." aggiunse
Mercury mostrando un'insolita risolutezza.
Vidi, mentre la lacrime mi appannavano la vista, gli occhi di Tuxedo Kamen
indurirsi e guardare nei miei, aspettando che dicessi qualcosa. Volevo
intervenire e prendere le sue difese, ma qualcosa dentro di me mi diceva di
trattenermi e nascondermi dietro le mie amiche. Le ragazze continuarono a
guardarlo storto, anche se il sollievo si fece largo nei loro sguardi quando il
ragazzo alto girò sui tacchi e se ne andò, ovviamente irritato dalle parole
delle guerriere e dal fatto che non avevo detto niente. Mentre spariva
nell'oscurità, ritrovai la mia voce.
"Voleva solo sapere se stavo bene ... " bisbigliai piano, cercando di fare
del mio meglio per non piangere mentre vedevo la sua figura sparire in
lontananza.
"Non mi importa di cosa voleva," disse Jupiter, con le braccia incrociate al
petto. "Non ti si deve avvicinare."
Guardai le altre guerriere, e sembravano tutte testarde quanto Jupiter. Tutte
tranne Mars, naturalmente. Sembrava esitare, e quando la guardai interrogativa,
scostò rapidamente lo sguardo. Cosa nascondeva?
"Mars .. ?" dissi piano.
"E' tardi Sailor Moon," rispose tranquilla. "Dovresti andare a riposare."
Detto ciò, si girò e se ne andò, lasciandomi da sola con le altre guerriere,
mentre mille domande mi giravano in testa.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Dopo aver sciolto la trasformazione, iniziai a tornare a casa da sola, in
silenzio. Le altre guerriere avevano voluto accompagnarmi, ma avevo rifiutato.
Avevo bisogno di un po' di tempo per riflettere. Non sapevo che pensare
dell'incontro che avevo appena avuto con Tuxedo Kamen. Sembrava che se la fosse
presa per il fatto che non lo avevo difeso, e mi sentivo terribilmente in colpa
per quello. Ma perchè si era avvicinato a me dopo la sconfitta del demone? Non
l'aveva mai fatto prima. Non era mai rimasto a vedere se ero ferita o avevo
bisogno di aiuto. Cosa c'era di diverso stanotte? Il sangue mi si gelò nelle
vene quando mi venne in mente una cosa. E se 'fosse' rimasto a controllare anche
dopo tutte le altre battaglie? E se si era nascosto nell'ombra e mi seguiva da
lontano?
< Veglierò >
< Non sei sola. >
Erano le parole che aveva pronunciato ai nostri precedenti incontri, e
all'improvviso assunsero nuovo significato. Vegliava su di me? Mi seguiva? Tutto
il tempo?! Era qui adesso? Mi fermai di scatto sotto un lampione. Mi guardai
intorno, a destra e a sinistra, e sui tetti sopra di me. Non vidi altro che
l'oscurità, e il mio stesso respiro che gelava nella notte.
"Tuxedo Kamen?" urlai, girando su me stessa. La mia voce sembrava piccola e
poco familiare alle mie stesse orecchie, mentre riecheggiava sui muri degli
edifici abbandonati intorno a me.
"Sei lì? Per favore - voglio parlarti."
"Di cosa?" Gridai terrorizzata. Mi voltai rapida e lanciai un esclamazione
quando i miei occhi incontrarono i suoi. Eccolo lì, alla mia destra, con uno
sguardo tranquillo in viso.
"Tu ... come ...?" Balbettai incredula. "M-mi segui dappertutto?" gli
domandai in tono accusatorio.
"No," rispose semplicemente lui, per nulla colpito dalla rabbia nella mia
voce. "Solo dopo che un demone ti attacca ti seguo. Per assicurarmi della tua
incolumità, naturalmente. Non fare quella faccia offesa. A quanto pare hai avuto
bisogno del mio aiuto, una o due volte, se ben ricordo."
Il sangue mi si gelò nelle vene al ricordo di quell'orribile notte di pioggia
in cui mi aveva appoggiato il fazzoletto su un labbro sanguinante, col mio
assalitore privo di conoscenza solo a qualche passo da noi. Iniziai a tremare
quando capii cosa avevano voluto dire le parole che aveva pronunciato quella
notte.
< Mi dispiace di essere arrivato tardi. >
"Ecco come sapevi!" esclamai in tono accusatorio, sentendomi
improvvisamente la più grande idiota della terra. "Ecco come hai scoperto che
sono Sailor Moon! Perchè mi hai seguito!"
"E la cosa non ti piace perchè...?"
mi invitò ad andare avanti, quasi prendendosi gioco di me. Capivo dalla sua voce
che era arrabbiato con me, ma stava cercando di nasconderlo con queste battute.
Dannazione a lui ...
"Non capisco che vuoi da me!" praticamente gli urlai in faccia. "Non voglio
che tu mi segua! Non ho mai chiesto il tuo aiuto!"
"Non hai mai dovuto chiederlo," rispose con la stessa voce calma, le braccia
incrociate al petto. "E' mio compito proteggerti. Mio dovere. E non solo questo
- morirei se ti accadesse qualcosa."
"Che? Ma l'altra notte mi hai detto che-"
"Ti ho detto che ti ho salvata semplicemente perchè eri un essere umano che
meritava di vivere, e questo è vero - fino a un certo punto. Ora sai tutta la
verità."
"Tu credi?" lo sfidai, facendo un passo in avanti, con rabbia. "Tutta la
verità? Chissà perchè, ne dubito! Sembra sempre che nascondi qualcosa!"
"Ho le mie ragioni," ribattè lui, avvicinandosi un passo anche lui. Eravamo
vicini. Troppo vicini. Deglutii, a disagio. "Non guardarmi in quel modo. Sai
bene che non ti farei mai del male."
"Ah sì?" bisbigliai, con voce tremolante. Aggrottò lo sguardo alle
mie parole, e i suoi occhi diventarono visibilmente più scuri sotto la sua
maschera. "Perchè non riesci a fidarti di me? Perchè è così difficile?"
"Non lo so," confessai, e i miei occhi caddero al terreno. "Le altre
guerriere mi hanno detto che-"
"Al diavolo le altre guerriere!" ringhiò, costringendomi ad alzare lo sguardo
su di lui per la sorpresa. "Loro non c'entrano in questa storia!"
"Io penso di sì invece!" ribattei, arrabbiata per le sue parole. "Forse hanno
ragione su di te in fondo! Forse sei un nemico!"
"Col cavolo che lo sono ... " ringhiò a bassa voce.
"Beh, cosa sei allora? Un alleato? Dannazione, dimmelo!"
Con un solo movimento veloce, avvicinò il mio corpo al suo e sigillò le mie
labbra con le sue, facendomi gridare per la sorpresa. I miei sensi andarono in
tilt nel medesimo istante in cui posò la sua bocca sulla mia in un bacio che
avrebbe fatto arrossire chiunque. Dopo essermi preso dallo shock iniziale, il
mio cuore si sentì immediatamente oltraggiato. Cercai di svincolarmi, ma la sua
presa era salda. Non dolorosa, ma salda e irremovibile. Dopo aver cercato invano
di divincolarmi, caddi come morta nel suo abbraccio. Lasciandomi prendere dal
bacio, lasciai che un mare di sensazioni inesplorate mi avvolgesse.
Non avevo troppa esperienza coi baci, ma sapevo di per certo che questo
faceva impallidire quello fra me e Mamoru. Il bacio di Tuxedo Kamen era pieno di
passione e di emozione, mentre quello di Mamoru era innocente e dolce. Per
favore, non fraintendetemi cari lettori - adoro ancora adesso il bellissimo
momento fra Mamoru e me, ma questo ... questo era ... wow.
Il bacio proseguì, e la mia mente iniziò a vacillare. Cosa avrebbe pensato
Mamoru se avesse mi avesse visto baciare appassionatamente Tuxedo Kamen sotto il
chiaro di luna, nel modo intimo in cui solo gli innamorati dovrebbero baciare?
Ne sarebbe stato geloso? Ricordai gli eventi di qualche ora prima, sentendomi
colpevole - il modo in cui Mamoru mi aveva stretto mentre piangevo, le sue
parole gentili, il suo tocco delicato, il suo bacio. Era stato così dolce - così
affettuoso, come non lo era mai. Ed io invece, eccomi qui a baciare un altro
uomo quando il sapore delle labbra di Mamoru era ancora fresco nella mia mente.
Non sono certa di quanto a lungo Tuxedo Kamen ed io siamo rimasti così, in
quell'intimo abbraccio, ma mi sembrò un'eternità. Quando finalmente la sua bocca
si separò dalla mia, i suoi baci caldi si trasferirono alla mia guancia e poi al
mio collo. I miei occhi si chiusero tristemente mentre le lacrime cominciavano a
scendermi lungo le guance.
< Mamoru ... mi sembra di averti tradito ... >
"Questo risponde alla tua domanda, Usagi?"
mi chiese Tuxedo Kamen, ancora tracciando baci lungo il mio collo.
"Tuxedo Kamen ... " bisbigliai, mentre le mie lacrime aumentavano in
intensità. "Per favore, fermati ... io non ... io non posso. Non è giusto."
La sua bocca si fermò immediatamente alle mie parole e mi guardò dritto negli
occhi. Notai per la prima volta quanto erano grigi i suoi occhi, così simili a
quelli di Mamoru - quelli di un bambino che cercava di atteggiarsi da adulto.
Erano occhi tristi, e io scostai lo sguardo, spaventata da quello che potevano
nascondere. "Sei certa che vuoi che smetta?" chiese, il suo fiato corto che si
mischiava col mio.
"Sì ... io non posso farlo ... non con te," risposi con voce tremante.
"Scusami, Tuxedo Kamen. Il mio cuore appartiene ad un altro."
Lui si allontanò di un poco, forse ferito dalle mia parole, anche se stava
facendo un buon lavoro nel nasconderlo.
"Capisco," disse, schiarendosi la gola. "Beh allora - di sicuro ti devo delle
scuse."
Mi lasciò andare di colpo, e io dondolai un poco di lato, ancora scossa. "Per
favore, non c'è bisogno di-"
"Buona notte, Usagi," mi interruppe. "Continuerò a vegliare." Aprii la bocca
per protestare, ma se n'era già andato.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
NdT - da questo capitolo in poi riprendo a tradurre io, Erika la webmistress.
Non ho contattato a dire la verità la precedente traduttrice ... visto che è
tanto tempo che non traduce e non mi contatta, suppongo avrà avuto altri
impegni. O forse sono io stessa che non mi sono ricordata di contattarla ...
sinceramente non ricordo, e me ne rammarico.Figuratevi che mi sono ricordata che
questa traduzione era incompleta per puro, purissimo caso. Per dirvi il livello
di impegni che ho, che vanno naturalmente ben oltre questi lavori.
Attualmente seguo altre 3 o 4 traduzioni, comunque cercherò di terminare in
fretta questa, data l'attesa che avete già dovuto soffrire. Quindi aspettatevi
il prossimo capitolo a breve.
Ancora scuse. |
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
The Coldest DecemberAutore: Aimee
Tradotto in italiano dall'inglese da
Erika
per Erika's Fanfiction Page
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
"Il paradiso e la terra passeranno, ma non le Mie
parole, che non spariranno mai."
Gesù Cristo, Luca 21:33
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Capitolo Sette
"Seduta sola nella tua stanza vuota,
nell'immobilità della notte,
Dove tutti i sogni che erano soliti accompagnarti,
non sono più in vita."
~Michael W. Smith
Rimasi sdraiata a letto, insonne, a lungo dopo essere tornata a casa, e solo
guardare il vento freddo di Dicembre che soffiava tra i rami dell'albero fuori
dalla mia stanza mi era di una qualche consolazione. Cercai di pensare a
qualcos'altro, ma non ci riuscivo. Tutto quello che mi veniva in mente era lui -
quel viso mascherato di nero.
Mi portai una mano alle labbra ingrossate e sentii quanto erano ancora
soffici. Era stato davvero un bacio indimenticabile. Arrossivo ancora al solo
ricordo- un ricordo che continuava a ripetersi nella mia testa sin da quando era
avvenuto l'evento originale.
Non riuscivo a capire perchè mi aveva baciato. Non c'erano stati segnali,
indizi, nessun ammiccamento sottile riguardo a ciò che Tuxedo Kamen provava per
me. Era sempre così riservato e controllato. Ma stanotte, si era lasciato
sfuggire quel controllo per qualche momento e mi aveva permesso di vedere la
vera persona che si nascondeva dietro quella maschera.
E se devo dire la verità, non mi piace quello che ho visto ... mi spaventa.
Cosa voleva?
Forse ... *gulp* ... me?
Lasciando velocemente da parte quel pensiero spaventoso, tirai le coperte fin
sopra la mia testa e mi sforzai di pensare ad altro. Se continuavo così, non mi
sarei mai addormentata. Mamoru sarebbe arrivato a prendermi alle dieci, e non
avrei lasciato che questo piccolo incidente rovinasse la mia giornata con lui.
Lanciai un'occhiata stanca da sotto le coperte alla mia sveglia
5:15
Arrabbiata, chiusii gli occhi e provai a dormire.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
"Posso avere questo ballo Principessa? Potrebbe essere l'ultimo."
La sua voce era solenne e pacata, e il cuore mi si spezzò nel sentirla. I
suoi occhi erano tormentati e apprensivi mentre mi fissavano da dietro la
maschera bianca. Avrei voluto che il suo viso non fosse nascosto, ma era
necessario, dato che i terrestri non erano i benvenuti sulla Luna ... non da
quando Beriglia aveva preso possesso del pianeta blu. Nemmeno il mio fidanzato
era il benvenuto.
"Sono così felice che sei qui, mi sei mancato," bisbigliai mentre
mi trascinava sulla pista da ballo, sbirciando sospettoso quelli che ci stavano
intorno. Infine si rilassò e permise al suo sguardo di fermarsi sul mio viso.
"Mi sei mancata anche tu," mi disse con un tono di rimpianto mentre cominciavamo
a ballare. La sua mano strinse ancor di più la mia, e sentii l'anello che
portava premere contro la sua mano, un ricordo del fatto che ora gli
appartenevo. Era il suo anello - quello che mi aveva dato quasi mezzo anno
prima. Come era tutto diverso allora.
"Mi dispiace che le cose debbano essere così, Sere."
Io sospirai e chiusi gli occhi piena di dispiacere. Era stato difficile
andare avanti senza di lui negli ultimi mesi. Era tempo di guerra. Mia madre da
principio mi aveva mandato sulla Terra per proteggermi, ma quando le forze
nemiche e la loro regina avevano cominciato a minacciare il pianeta blu, mia
madre mi aveva mandato a prendere, avendo paura che potessero trovarmi e farmi
uccidere. Erano passati quattro mesi dall'ultima volta che avevo visto Endymion,
ma anche mentre mi stringeva, avevo troppa paura di godermi questo momento.
Correvano voci insistenti di un possibile attacco di Beriglia alla Luna e mi
spaventavano come non mai.
"Stai tremando," mi mormorò nell'orecchio, stringendo il mio corpo per
confortarmi. "Non c'è bisogno di aver paura. Sono qui con te."
"Non riesco a credere che stia succedendo tutto questo ... " bisbigliai,
iniziando a piangere piano. Mi appoggiò una mano calda sul collo e la fece
scivolare volutamente con lentezza fino alla fine della schiena. I suoi gesti mi
calmarono, e mi lasciai sfuggire un sospiro che non mi ero resa conto di aver
trattenuto sino ad allora.
"Principessa, vostra madre sa che non sono una spia. Mi ha chiesto aiuto per
proteggere il Regno della Luna ... e te."
"R-rimarrai qui?" gli chiesi speranzosa e sorpresa, guardandola con
occhi pieni di lacrime.
"Sì," bisbigliò lui, carezzandomi la schiena in lungo e in largo sempre con
lo stesso gesto rassicurante. "Non potevo abbandonarti in momenti come questi,
Sere."
"Endy... sono così felice che tu sia qui ...."
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Per una volta, non furono le insistenze di Luna a svegliarmi dal mio bel
viaggio nel mondo dei sogni. Piuttosto, mi sentii scuotere dolcemente, e il
sogno svanì piano nel momento in cui sentii una voce familiare.
"Usa ... andiamo, testolina buffa. Sveglia."
I miei occhi si aprirono piano. "Mamoru?" bofonchiai, strofinandomi gli occhi
così da vederci meglio. Beh, eccolo là, seduto sul mio letto, con una mano che
giocava coi miei capelli. Aprii la bocca per la sorpresa, rendendomi conto
all'improvviso di quanto somigliasse all'uomo dei miei sogni. Gli occhi blu
gentili, i capelli color ebano, l'espressione dolce - erano tutte uguali.
"Sai, ora capisco che non scherzavi quando dicevi che il tuo colore preferito
era il rosa," commentò Mamoru mentre osservava scettico la stanza. "La tua
stanza sembra l'angolo di Barbie in un negozio di giocattoli."
"C-che fai tu qui?" gridai, portandomi le coperte fino alle orecchie.
"Sono venuto a prenderti, sciocca. Sai che ore sono?"
I miei occhi andarono alla sveglia.
10:07
"Oh mio dio! Mi sono addormentata!" gridai. "Mi spiace così tanto, Mamoru!"
"Va tutto bene," disse con una risatina mentre si avvicinava a me
per abbracciarmi, e io lo abbracciai felice e a mia volta. "Ti senti bene?"
chiese quando ci separammo.
Ero stanca morta - questo era certo. Non solo l'attacco del demone la notte
precedente mi aveva tolto ore di sonno prezioso, avevo passato il resto della
notte in un sonno disturbato da strane immagini. Che significato avevano quei
sogni? Stavano davvero iniziando a preoccuparmi.
"Sto bene," dissi per riassicurare Mamoru. Mi girai davanti al suo sguardo
preoccupato, cercando di nascondere la confusione e la mia stanchezza, che senza
dubbio erano evidenti nel mio sguardo.
"Non dobbiamo uscire oggi per forza, sai. Se devi riposare, possiamo ... "
"No, sono alzata," insistetti mentre uscivo dal letto (in verità, ci caddi
fuori). "Ahia - avrò un brutto livido più tardi," mi lamentai quando toccai
terra. "Vedi? Sono sveglia!"
"Bel pigiama," Mamoru mi fece l'occhiolino mentre ammirava il mio pigiama
tutto rosa.
"Bella giacca," ribattei io, osservando storto la più brutta giacca verde
sulla faccia della Terra
"Sono felice che ti piaccia, testolina buffa. Sai, l'ho indossata solo
per te."
"Ohhhh, ma non avresti dovuto!" risposi sarcastica. "Davvero." Ahhh ... non
c'era niente come un bel bisticcio con Mamoru per cominciare la giornata.
Ridacchiai e gli lanciai un cuscino. "Sarò pronta in dieci minuti. Aspetta
qui."
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Una volta in bagno mi spruzzai dell'acqua in viso che mi fece svegliare più
in fretta di quanto avrei davvero immaginato. Guardandomi nello specchio del
bagno mentre i miei denti battevano da soli incontrollabilmente per il freddo,
notai che il livido sul viso ora era praticamente sparito.
Sorrisi al mio riflesso nello specchio. Tuttavia, smise di sorridermi da sola
qualche istante dopo, quando udii un suono stranissimo ...
Ma che era? Sembrava un animale selvatico ... una tigre forse? No, era un
gatto! E fu seguito a breve da un grido maschile strozzato. Ma che diavolo?
Lanciai un grido, e i miei occhi si ingigantirono quando compresi che poteva
trattarsi solo di una cosa. "Luna!"
Spalancai la porta della mia stanza e scoprii che la mia gattina iperprotettiva
aveva costretto Mamoru sopra una sedia. I suoi denti e le piccole unghie erano
bene in vista, ed era pronta ad attaccare il ragazzo se solo avesse provato a
scendere.
"Testolina buffa, il tuo gatto sta cercando di uccidermi!"
"Luna, allontanati da lui immediatamente!" gridai, prendendola in
braccio. "Ma che ti è preso?!" I suoi occhi marroni mi guardarono accusatori,
dipingendomi tutto quel che pensava piuttosto bene ... 'Se ti tocca, non
riuscirà più a camminare'.
"E' sempre una tale psicopatica?" disse Mamoru sorpreso, scendendo cauto
dalla sedia. Quando cercò di avvicinarsi, Luna soffiò nella sua direzione. Lui
si allontanò di un passo, alzando le braccia in segno di resa. "Brava gattina
... giù ... giù ..."
"Non è psicopatica," lo rassicurai, guardando male la mia gatta. "Solo
un po' troppo protettiva. E' molto dolce quando la conosci per bene. Vuoi
accarezzarla?"
Luna gli lanciò un'occhiata che diceva, 'Provaci e vedrai.'
Mamoru rise nervosamente, sudando in fronte. "Uhm ... no grazie."
Io scrollai le spalle mentre mi dirigevo verso il bagno, con il felino che
sibilava ancora in braccio. "Accomodati. Sono quasi pronta."
Chiusi la porta del bagno con risolutezza e mi preparai a sgridare Luna come
mai in vita sua.
"Ma che avevi in testa?!" urlai, alzando un pugno in aria. "Non posso credere
che tu abbia appena cercato di polverizzare Mamoru! Potrebbe portarti in
tribunale, sai!"
"Non mi piace, Usagi," sibilò lei, guardando in direzione della mia stanza.
"C'è qualcosa di strano in lui."
"Ti stai immaginando troppe cose ... " bofonchiai, dando le spalle alla palla
di pelo e girandomi verso lo specchio. Comincia ad annodare i miei capelli nel
solito modo.
"Chiunque diventi da un giorno all'altro il tuo ragazzo dopo essere stato tuo
nemico giurato per me è un poco sospetto ..."
"Non è il mio ragazzo!" gridai.
"Usagi, c'è qualcosa che non va qui. Non capisco come fai a non capirlo
...."
"L'unica cosa che vedo è te che ti impicci nei miei affari. Posso curarmi di
me stessa." Le diedi di nuovo le spalle, mentre lacrime arrabbiate mi solcavano
il viso.
Lei sospirò, scuotendo la testa tristemente. "Molto bene, bambina. Fa come
vuoi. Spero solo che tu non ti faccia male ... sta attenta, Usagi. Per favore."
Facendo finta di ignorarla, continuai a sistemarmi rapidamente i capelli. Mi
asciugai rapida le lacrime dal volto così che non potesse vedere che avevo
pianto. Ma che ne sapeva lei poi?
E tuttavia, in un angolo buio della mia testa, una piccola ombra di dubbio
aveva trovato posto.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
"Andiamo, testolina buffa. Ci stai mettendo una vita!" si lamentò Mamoru,
cosa non proprio da lui.
"Hai mai sentito che 'la pazienza è una virtù'?'" chiesi mentre
cercavo qualcosa da mettere nei miei armadi.
"No, non credo. Come faceva?" mi prese in giro.
Gli tirai addosso una maglietta, che lo mancò di parecchio. "Falla finita. E
dimmi piuttosto dove andiamo."
"E' una sorpresa."
"Dammi un indizio."
"Si tratta di qualcosa che ispirerà la tua mente e sfiderà il tuo
pensiero ..."
Feci una faccia. "E' meglio che non si tratti di uno di quei noiosi musei."
Lui si limitò a ridere.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Era un punto.
Un piccolo punto rosso nel bel mezzo di un'enorme tela bianca. E tuttavia,
per una qualche strana ragione, quel pezzo era il capolavoro riconosciuto
dell'intero museo. Era appeso, alto e fiero. Nessuna cornice lo circondava per
oscurarne l'effetto.
"Meraviglioso, vero?" commentò Mamoru estasiato. "L'artista ha catturato la
vacuità dell'esistenza in modo così accurato. Amore. Odio. Rabbia. Rimorso. La
battaglia fra bene e male. E' tutto qui. In una singola pennellata. Da togliere
il fiato ..."
Un punto, cari lettori. Era un piccolo puntino rosso.
Mi grattai la testa, cercando di fare del mio meglio per trovare la battaglia
fra bene e male in quel piccolo disegno.
"Già ... certo ... è favoloso."
Spostai riluttante il mio sguardo trasognato dal puntino ispiratore e notai
un altro dipinto. "Hey, guarda Mamoru!" gridai eccitata, avendo finalmente
trovato qualcosa di bello da guardare. "E' una di quelle belle rappresentazioni
3-D!" Immediatamente mi sforzai di trovare l'immagine nascosta, guardandolo da
diverse angolazioni.
"Uhm ... " Mamoru si schiarì la gola, guardandomi mentre il mio viso si
contorceva. "In verità, è una copia di un dipinto di Claude Monet. Era
un'impressionista del diciannovesimo secolo. Il dipinto si chiama 'Camilla sul
suo letto di morte.' Bello, no?"
Cambiai espressione. Mio dio, che noia.
"Ecco qualcosa che ti piacerà, Usagi." disse Mamoru, portandomi verso un bel
dipinto.
I miei occhi lo squadrarono in ogni dettaglio, meravigliati. Lì,
rappresentata con accuratezza dal dipinto, c'era la scena che avevo visto nel
mio sogno la notte precedente - l'uomo mascherato che danzava con la principessa
bionda.
La mia somiglianza con la principessa era impressionante - tutto quello che
le mancava era la mia pettinatura, laddove i suoi capelli biondi cadevano liberi
a terra. La mia attenzione si spostò verso l'uomo nel dipinto. Aggrottai la
fronte nel notare chi mi ricordava - Tuxedo Kamen. La somiglianza fra i due mi
fece quasi sospettare che l'artista avesse usato Tuxedo Kamen come modello per
il dipinto. Trovai ancora più strano che l'uomo mascherato nel dipinto
somigliasse anche all'uomo dei miei sogni. Ma stamattina non mi ricordava Mamoru?
Perchè avrei dovuto vedere all'improvviso Tuxedo Kamen nel suo viso? Maledetti
sogni. Ma che volevano dirmi?
"E' un dipinto di Lonnie Lanai chiamato 'Ultimo ballo'. E' uno dei miei
preferiti. Ti piace?" mi chiese Mamoru, stringendomi piano la mano e
riportandomi alla realtà.
"Da morire," mormorai dopo un attimo di riflessione, non riuscendo a
distogliere lo sguardo dalla coppia rappresentata nel dipinto. Sembravano molto
innamorati. Sorrisi, affascinata dalla bellissima figura. Mi accendeva qualcosa
dentro. Qualcosa di familiare. Qualcosa di dimenticato.
Come un ricordo.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Dopo essere usciti dal museo, Mamoru mi portò a un bel ristorante per pranzo.
Mi divertii moltissimo a ingozzarmi. Stavo passando una bella giornata. Cavolo,
qualunque posto che aveva a che fare col cibo era una tappa degna di nota per
me. In più, era bello parlare con Mamoru. Durante la giornata, avevo capito che
mi piaceva stare con lui. Eravamo più compatibili di quanto avessi pensato
all'inizio. Avevamo le nostre differenze, di sicuro, ma era anche quello che
rendeva il tempo che passavo con lui più interessante. Ci bilanciavamo l'un
l'altro, in un qualche modo.
E tuttavia, anche se mi stavo godendo il cibo e la sua compagnia (specialmente
il cibo), non ero in grado di offrire sorrisi senza sforzarmi. Non ero infelice
- solo avevo troppe cose per la testa, e cioè i sogni. Il dipinto al museo aveva
fatto sì che le domande che già giravano nella mia testa fossero ancora più
difficili da ignorare.
"Allora, dimmi cosa c'è," mi chiese Mamoru. Suppongo avesse notato il
mio sguardo estraniato.
"Che vuoi dire?" chiesi innocente, come se non lo sapesi.
"Non hai parlato molto da quando siamo usciti dal museo, e so di per certo
che non sei mai così tranquilla, a meno che tu non abbia qualcosa in mente,"
disse, logico.
Non gli risposi subito. Ma come riusciva a capirmi così, senza sforzarsi?
"Andiami, testolina buffa. Sono solo io. Dimmi che c'è che non va."
"Beh ... " inizia riluttante, facendo dei nodi col mio fazzoletto. "Ho
questi sogni ... ma non sono sicura di volerne parlare," aggiunsi rapida.
"Andiamo ... che sarebbe successo se Martin Luther King avesse detto una cosa
del genere?" scherzò mentre riempiva col contenuto di un pacchetto di un
dolcificante il suo tè freddo.
Lo guardai completamente confusa. "Chi è Martin Luther King?"
"Non importa," sorrise. "Parlami dei tuoi sogni."
Dentro di me esitai ancora. "Promettimi che non riderai?"
"Lo prometto," mi rassicurò con uno sguardo che mi tolse ogni apprensione e
qualunque sfiducia, facendomele dimenticare totalmente. Mi diresse la sua totale
attenzione mentre aspettava che iniziassi. Mi mossi sulla mia sedia e lo
guardai.
"E' da mesi che ho questi sogni, ma di recente sono più frequenti - li ho
quasi ogni notte. A volte sono piacevoli, ma spesso sono incubi. Mi sveglio nel
cuore della notte praticamente urlando quando è un incubo ... ma non riesco mai
a ricordarmi cosa ho sognato dopo che mi sono svegliata. Mi ricordo qualcosa di
quelli più piacevoli però." Spiegai piano.
"Parlami di quelli," chiese Mamoru mentre si appoggiava pensieroso allo
schienale della sua sedia. Spiegai nel dettaglio cosa traspariva da miei sogni,
per quel che ricordavo. Non erano molti quelli di cui avevo una completa
rimembranza, ma diversi li ricordavo in qualche loro episodio, come quello della
notte scorsa.
Mamoru mi ascoltò paziente e parlò solo dopo che ebbi finito il mio racconto.
"E perchè questi sogni ti danno così fastidio?"
"Beh, sembrano così reali. Mi pare quasi di essere lì per davvero a volte,"
spiegai.
"Interessante," mormorò Mamoru pensieroso. Non disse altro per alcuni momenti
e sembrava che stesse pensando a cosa dire e a come dirlo. "Forse sono
ricordi passati, che stanno uscendo dal tuo subconscio attraverso la fase REM,
e-"
"Ehi ehi ehi," lo fermai. "Mi hai persa. Ti dispiacerebbe ripetere il tutto,
in modo che abbia un senso però?"
Mamoru esitò prima di parlare. "E se non fossero solo sogni? E se fosse
davvero successo? Magari qualcosa che hai dimenticato?"
Lo guardai stranita.
"Ricordi, Usagi."
"Ricordi?" gli risi praticamente in faccia. "Il mio sogno è ambientato in un
regno lontano popolato di principesse e principi. Mi dispiace dirtelo, ma io ho
solo 15 anni."
"E' solo una teoria," disse scrollando le spalle. La conversazione finì lì,
ed entrambi rimanemmo in silenzio per un po'. Quando alzai lo sguardo nella sua
direzione dopo alcuni attimi però, notai stupita che sembrava sorridere appena.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Il sole era basso sull'orizzonte e Mamoru ed io camminavamo tranquilli in
mezzo al parco pieni di alberi. C'erano poche persone in giro, dato che era
quasi sera, ed era piuttosto romantico stare da sola con Mamoru alla luce fioca
creati dagli alberi vicino ai quali ero solita giocare da piccola. Non riuscivo
a non sorridere pensando alla mano che stringeva protettivamente la mia. Vero,
oramai mi ero abituata a farmi tenere la mano da lui durante la giornata, ma
quel semplice gesto mi faceva ancora piacere fin nel profondo. Di certo niente
poteva rendermi più felice ...
"Hai freddo?" mi chiese, portandomi un braccio intorno alle spalle. Gli
sorrisi. Non importa - preferivo questo a lui che mi teneva la mano.
"Non più," mormorai felice, sentendomi in verità riscaldata dentro.
"Usagi, posso chiederti una cosa?"
"Certo," risposi, cercando di capire la ragione del suo nervosismo.
Fece un grosso respiro e cominciò a parlare piano. "Cosa provi per me?"
Esitai, colta di sorpresa dalla domanda.
"N ... non ne sono sicura," risposi. "Mi piaci tanto, specialmente quella
parte di te che ho conosciuto negli ultimi giorni."
"Ma pensi potresti essere felice con me? insistette mentre ci
avvicinavamo a una albero.
"Con te?" gli feci eco sbigottita. "Che stai cercando di chiedermi, Mamoru?"
"Usagi," iniziò, prendendomi entrambe le mani fra le sue e
stringendole gentilmente. "Ti piacerebbe essere la mia fidanzata?"
Spalancai immediatamente gli occhi, e il mio cuore fece un balzo prima di
sciogliersi a terra. Wow! Di tutte le cose che mi aspettavo di sentire, una
discussione su una relazione seria non era fra quelle. Attonita, lo fissai vacua
per alcuni momenti.
"Cosa?" dissi respirando a malapena. Una piccola bolla di eccitazione
cominciò a crescermi dentro.
"Potrei renderti felice, Usa, se me ne dessi l'opportunità ..."
Senza parole, inclinai la testa di lato per un attimo e mi limitai
semplicemente a fissarlo, a osservare i suoi tratti - i suoi occhi blu profondi,
la pelle liscia, le lentiggini appena accennate sul suo naso. Il mio sguardo
cadde sulle sue labbra. Sembrava soffici, invitanti, e molto sensuali.
"Usa ... mi hai ascoltato?" chiese, alzandomi il mento per far sì che lo
guardassi negli occhi.
Dannazione, ma perchè doveva essere così meraviglioso? Con la mano gli presi
la testa, accarezzando con le dita i suoi capelli. Raccogliendo tutto il
coraggio che avevo dentro di me, lo spinsi verso le mie labbra con un rapido
movimento e ... mancai completamente la sua bocca.
Lo sentii ridere prima che mi prendesse le guance tra le mani e guidasse le
mie labbra (che si erano appoggiate sul suo mento) sulle sue. Sospirai felice e
mi avvicinai ancora di più a lui in quel bacio lento.
< Lo vedi questo, Tuexdo Kamen? Lo spero proprio. Ecco come dovrebbe essere
un bacio - non qualcosa di puramente istintivo come quello della scorsa notte. >
Mamoru iniziò a scostarsi dopo un lungo momento, ma lo tenni stretto,
rifiutandomi di allontanarmi. Da quel punto in poi il bacio iniziò ad
approfondirsi significativamente, e sensazioni meravigliose mi bombardarono. La
sua bocca si aprì contro la mia, e sentii la sua lingua che tracciava piano le
mie labbra. Incerta, le aprri anche io e lo lasciai entrare. Mi rilassai quando
scoprii che la sensazione mi piaceva. Dopo un'eternità, si allontanò lentamente,
piantandomi soffici baci sulle labbra. Tracciò la mia guancia con un dito e fece
lo stesso sulle mie labbra.
"Lo prendo per un 'sì'," commentò sorridendo, e io arrossi copiosamente. La
sua bocca si abbassò di nuovo sulla mia e ci scambiammo un altro lungo bacio che
mi fece praticamente cadere come morta fra le sue braccia. Alla fine le nostre
labbra si separarono, ma non lasciai il suo abbraccio a lungo.Lui sembrava
semplicemente contento di stringermi. "Stai bene?" mi bisbigliò sui capelli.
"Sono un po' imbarazzata," confessai, sperando che non notasse le mie guance
in fiamme.
"Imbarazzata?" ridacchiò, dandomi un altro bacio veloce. "Usa, non c'è niente
di vergognoso nell'esprimere quello che si sente dentro."
Inalai profondamente, sorridendo all'odore che al mio olfatto sembrava
appartenere solo a lui. Sospirando felice, alzai lo sguardo per studiare il suo
viso. Anche se la luce del sole ormai sul viale del tramonto era fioca, riuscivo
a vedere che i suoi occhi nascondevano un'espressione preoccupata, quasi triste. "Mamoru,
cosa c'è?"
Il suo sguardo si diresse al terreno. "Usagi, non sono stato completamente
onesto con te riguardo a una cosa." Mi guardò di nuovo, e vidi uno sguardo che
non riuscivo a decifrare - un misto fra nostalgico e dispiaciuto. Avevo visto la
stessa espressione negli occhi di Tuxedo Kamen solo la scorsa notte.
"Ti ... ti ascolto."
Notai la sua esitazione nel parlare e feci del mio meglio per dargli uno
sguardo di incoraggiamento.
"Usagi, quello che voglio dirti è che," iniziò piano, "Io sono Tux ..."
Prima che potesse finire di parlare, un grido orribile squarciò la pace di
quella sera, facendo spaventare sia me che Mamoru.
"Sembrava la voce di Naru!" gridai nel panico, facendo qualche passo nella
direzione da cui avevo sentito provenire l'urlo di terrore.
"Probabilmente è un demone," disse Mamoru di fretta. "Farai meglio
a trasformarti."
Mi irrigidì di colpo.
Lentamente, mi girai verso di lui e lo fissai con gli occhi spalancati,
increduli. Ricambiò il mio sguardo con uno quasi colpevole.
"Cosa?" disse senza fiato.
"Mi hai sentito, Usagi,"disse deciso, togliendomi la spilla dalla
divisa e piazzandola in mano. "Trasformati - ora! La tua amica ha bisogno di
te."
Lo fissai per alcuni attimi, confusa oltre ogni comprensione. Come? Come
sapeva? Un altro urlo acuto, ma più debole questa volta, mi portò fuori dal mio
stupore.
I miei pensieri si allontanarono immediatamente da Mamoru.
"Naru..." mormorai, stringendo la spilla.
Urlai la formula di trasformazione senza perdere un altro attimo. Mamoru
sparì dalla mia mente e della mia vista mentre una luce bianca fortissima mi
avvolgeva. I miei vestiti svanirono e fiocchi si materializzarono dal nulla. Si
annodarono protettivi intorno a me, a formare un uniforme fin troppo familiare.
Apparve anche la mia tiara, e tutto finì in un istante.
Non ero più Tsukino Usagi. Ero proprio davanti a Mamoru, trasformata in
Sailor Moon, e tuttavia lui non sembrava minimamente sorpreso.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Capitolo 8 - a ***
Konnichiwa, minna-chan! E dopo un lunga attesa (cough cough…
sì giusto) ecco l’ottavo capitolo di TDC. Ho corretto questo capitolo
un’infinità di volte e la trama cambiava. Ma penso di aver finalmente sistemato
tutto come volevo.spero vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate, ok?
rating: PG-13… in questo capitolo c’è un po’ di violenza…
scusatemi per questo ^^;;;
@ --<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
“Il timore del Signore è l’inizio della scienza”
Proverbi 1, 7
@--<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
The Coldest December
By Aimee - capitolo tradotto in italiano da ^Sophie^
Capitolo 8 - Parte A
“Una novella di fantasia narrata,
scritta con linee d’oro,
il segreto della vita si schiude,
sulla tela del mio cuore.”
~ Whitehearts
Sfrecciavo tra alberi svettanti e fitti cespugli nella
direzione da cui provenivano le grida che riecheggiavano nel bosco. Mentre mi
affrettavo per trarre in salvo le mie amiche, lasciai indietro Mamoru, lungi
dall’essere dimenticato. Lui aveva guardato mentre silenziosamente mi voltavo e
correvo via da lui.
Lo sguardo sul suo volto… come posso descriverlo? Di
colpevolezza e quasi vergogna. I suoi occhi incerti e sfuggenti… come quelli di
un bimbo che è stato sorpreso con le mani nel barattolo dei biscotti.
Mi allontanai da lui… come una codarda terrorizzata dalla
verità… terrorizzata dall’idea di scoprire come lui avesse saputo che io ero
Sailor Moon. Tra di noi si era instaurato un equilibrio delicato. Prima nemici,
ora una coppia che si sentiva più unita di minuto in minuto, eravamo ancora su
un terreno fragile. La relazione non aveva avuto tempo per maturare e noi
dovevamo ancora sviluppare un amore vero e imperituro verso l’altro. Quel tipo
di amore e fiducia che impiega anni per crescere. E io in poco tempo mi agitai.
Avevo la sensazione che tutto potesse spezzare il nostro giovane legame. E Dio
sa che non voglio perderlo…
Un debole grido echeggiò lontano e io scacciai dalla mia
mente tutti i pensieri tranne quelli relativi al proprietario di quell’urlo…
Naru. Avrei affrontato Mamoru più tardi.
Ci fu un improvviso tuono in lontananza e con sollievo
riconobbi che era il suono del fulmine di Jupiter. I rinforzi erano arrivati. Il
mio comunicatore suonò e l’afferrai in fretta, senza fiato per la corsa.
“Sailor Moon… attacco di un Demone… al parco…”
La voce di Mars era affaticata, forse anche lei per l’
andatura rapida.
“Lo so. Sono quasi sul posto.”
“Veloce… Jupiter e Venus hanno bisogno di te. Mercury ed io
saremo là tra cinque minuti circa.”
“Bene.”
Sbucando fuori dal boschetto, individuai il luogo in cui si
svolgeva la lotta. Jupiter stava trasportando Naru, priva di sensi, ai bordi del
campo di battaglia, mentre Venus si accingeva a scagliare un attacco contro una
bellissima creatura.
Questa era alta e magra con la pelle liscia e bianca che
sembrava brillare e riflettere luce, anche nella fievole luce del crepuscolo.
Neri capelli mossi ricadevano verso il suolo ondeggiando come acqua. Le sue
labbra erano carnose e rosse come sangue. Nella mano destra stringeva un piccolo
specchio meravigliosamente decorato.
“Sailor Moon, ce l’hai fatta! Oh, grazie a Dio!” disse una
voce familiare. Riconobbi le piccole figure di Luna e Artemis nascoste in un
cespuglio lì vicino.
“Cosa state facendo voi due qui?” ansimai. “Potreste farvi
male!”
“Ti stavo aspettando” rispose Luna. “Ascoltami… questo demone
è diverso. È un…”
“Non ho tempo per parlare! Tu e Artemis mettetevi al riparo!”
dissi da sopra la spalla, correndo verso lo scontro. Lei gridò qualcosa, ma non
riuscii a capire le sue parole. Così me ne infischiai, giudicandolo
insignificante.
Venus stava attaccando il demone faccia a faccia.
“Fascio di luce, azione!”
Il demone non si mosse per schivare l’attacco. Io, la fronte
corrugata, rimasi a bocca aperta per la sorpresa. Gente, questi demoni stavano
diventando sempre più stupidi… non sembrava neanche preoccupato!
All’ultimo momento, prima che il fascio di luce lo colpisse,
il demone lo bloccò con il suo specchio. I miei occhi si spalancarono mentre
l’attacco veniva riflesso e spedito indietro verso la bionda guerriera. “Venus!
Attenta!”
Fortunatamente, lei era pronta, come se avesse saputo in
anticipo cosa sarebbe accaduto, e il suo fascio di luce volteggiò alla sua
sinistra senza far danni. Venus digrignò i denti, furiosa per il suo infruttuoso
attacco.
Il demone, allora, alzò il suo specchio e lo puntò verso
Jupiter, che, dopo aver messo in salvo Naru, si stava preparando per scagliare
il suo colpo. Il vetro dello specchio del demone cominciò a risplendere di una
soprannaturale sfumatura di blu.
“Fulmine, a…”
Lo specchio lampeggiò luminosamente nella direzione di
Jupiter. L’alta guerriera gridò coprendosi gli occhi e lasciandosi cadere sulle
ginocchia.
“Jupiter!!” Venus ed io gridammo all’unisono, precipitandoci
verso di lei.
“Io non… Io non ci vedo…” ansimò Jupiter, ondeggiando
convulsamente le sue mani di fronte alla sua faccia. “Non ci vedo!!”
“Cosa?!”
“Cosa è successo?” urlò Mars mentre correva verso di noi.
Mercury era dietro, poco distante da lei, e immediatamente cominciò a
controllare Jupiter con il suo computer.
“Quella cosa…” tentai di dire con voce vacillante, indicando
il demone. “Ha fatto lampeggiare il suo specchio verso di lei…”
“La cecità non è permanente…” disse Mercury finendo di
digitare. “Dovrebbe svanire.”
“Tuttavia abbiamo appena perso una guerriera per questa
battaglia e noi abbiamo bisogno di le…” brontolò Venus. “Il demone può
riflettere ogni nostro attacco contro di lui con quello specchio e rispedirlo
indietro. Fate attenzione, ragazze.”
“Oh cavoli…” mormorò Mars, gli occhi spalancati.
“Cosa faremo ora?” gemetti.
“Pensiamo a un’azione diversiva” suggerì Mercury, facendo
appello alle sue superiori abilità strategiche. “Io mi posizionerò alle spalle
del demone e lo attaccherò. La sua attenzione sarà quindi rivolta su di me.
Sailor Moon… tu lo colpirai con la tua tiara da dietro. Mira allo specchio.
Distruggendo quello indeboliremo il demone. Mars, Venus, voi aiutatela.”
Prendemmo posizione. Mercury puntò e scagliò l’attacco contro
il demone, catturando la sua attenzione lontano dal resto del gruppo. Lo
specchio del demone cominciò a brillare e le mie mani tremarono mentre rimuovevo
la mia tiara dalla fronte.
“Bolle di nebbia, azione!” Il demone
sollevò lo specchio verso Mercury, pronto a riflettere il suo colpo.
Intravidi la mia occasione. “Cristallo di Luna, azione!”
Mentre la tiara si librava dalle mie mani, il demone si voltò
rapidamente e i luccicanti occhi neri mi squadrarono malignamente. L’attacco di
Mercury lo colpì alle spalle, ma lui rimase in piedi saldamente. Lo specchio fu
sollevato e brillò nella mia direzione. Io urlai di dolore mentre i miei occhi
cominciarono a bruciare atrocemente. Ogni cosa nel mio campo visivo sbiadì in un
accecante bianco.
“No! Sailor Moon! Abbassati!”
“Cosa? Non… non vedo nulla…”
Fui afferrata e sbattuta a terra mentre qualcosa di rosso e
caldo sfrecciava attraversando parte del mio braccio. Urlai come non ho mai
urlato in vita mia. Nonostante piangessi e urlassi di dolore, riconobbi la
sensazione delle braccia di Tuxedo Kamen intorno a me.
“Cosa mi ha colpito?!” gridai, contorcendomi per il dolore e
cercando intorno con occhi ciechi.
“La tua tiara” mormorò lui senza fiato. “Il demone te l’ha
rispedita contro.”
Io gemetti incredula. Mio Dio… se lui non mi avesse spostata
dalla traiettoria, avrei potuto essere uccisa con facilità…
Sentii il rumore di un tessuto che si lacerava. “Sta ferma”
ordinò lui. Gridai ancora una volta per il dolore mentre qualcosa veniva stretta
intorno al mio braccio, proprio sopra la ferita. Il mio braccio era appiccicoso
e umido per il mio stesso sangue.
“Cosa le stai facendo?” urlò Luna, da qualche parte nelle
vicinanze.
“Sto fermando l’emorragia. Allontanati.”
“Ora stammi a sentire…”
“ALLONTANATI!!”
Avrei potuto vedere gli occhi spalancati di Luna, scioccati
dalla forza delle parole di Tuxedo Kamen. Diverse voci risuonarono intorno a me
e cominciai a gemere. “Non vedo… Oh, Dio… Fa male…”
Mercury strillò da qualche parte in lontananza.
“Mercury?!” gridai, afferrando quello che ritenevo essere il
mantello di Tuxedo Kamen. “Cosa sta succedendo?”
“Sta bene?” domandò Mars, spostandosi dal mio lato. Sentii la
sua mano sulla fronte che scostava alcune ciocche di capelli dai miei occhi
spenti.
“Il taglio sul braccio non è profondo. L’emorragia si
arresterà presto. Dobbiamo alzarla… lei è l’unica che può combattere contro
questa cosa” rispose Tuxedo Kamen, il suo tono molto diverso da quello usato con
Luna.
“Ma non può vedere… come può combattere con la sua tiara?”
“Sì… e può essere colpita di nuovo se il colpo verrà
riflesso…” Luna parlò con voce grave e insistente. “Ho provato a dirlo a Sailor
Moon prima, ma lei non mi ha voluto ascoltare. Non può usare la tiara contro
questo demone. È un umano.”
Rimasi a bocca aperta. “Cosa?! Un umano? Ma…”
“Te lo spiegherò più tardi, Sailor Moon. Dovrai usare
questo.” Qualcosa di lungo e pesante fu appoggiato sul mio palmo.
“Cos’è?” dissi maneggiandolo. Ero stordita e disorientata, ma
la mia vista stava lentamente ritornando. Potevo vedere delle ombre, ma niente
più. Venus gridò a gran voce un attacco in lontananza.
“Lo scettro lunare” rispose Luna. “È il simbolo del leader
del gruppo e sono convinta che quel capo sia tu, Sailor Moon.”
“Io? Il leader?” sussurrai, barcollando di lato a causa dello
stordimento. Le braccia di Tuxedo Kamen mi tenne in equilibrio e mi sollevò in
piedi.
“Non c’è tempo per questo” disse astiosamente. “Io distrarrò
il demone e farò qualsiasi cosa per attirare la sua attenzione lontano da lei.
Mars, quando darò il segnale, dite a Sailor Moon di attaccare. Capito?”
“Sì… Buona fortuna.”
Sentii le sue mani lasciarmi e Mars prendere velocemente il
suo posto nel sorreggermi.
“Ascoltami, Sailor Moon” disse Luna fermamente. “Mi stai
ascoltando?”
“Ci sto provando…” mormorai tra i denti serrati. “Fa proprio
male… tanto male… posso appena mettere a fuoco…”
“Ripeti solamente quello che dico… va bene?”
“Sì…”
“Ecco il segnale da parte di Tuxedo Kamen!” disse Mars,
puntando il mio corpo in certa direzione e aiutandomi a sollevare il braccio.
“Puntalo solo dritto davanti a te, Sailor Moon. Ti aiuterò io.”
“Dì: cristallo dello scettro lunare entra in azione” ordinò
Luna. “Ora!”
Io strinsi i denti e pronunciai ad alta voce le parole, ma
non ero preparata a quello che accadde.
Cominciò dai miei piedi, spostandosi lungo le mie gambe, il
torso e protendersi fino alle mie dita. Era caldo e vibrante… un senso di
completo soggiogamento e mi sorprese rapidamente.
Mi sentivo… forte.
La mia vista tremolò mettendo a fuoco e vidi il demone
davanti a me che stava colpendo spietatamente Sailor Venus e Tuxedo Kamen
respingendo indietro i loro stessi attacchi. Allontanando il mio braccio dalla
presa di Mars, feci oscillare lo scettro intorno al mio corpo, tracciando un
cerchio nell’aria. Un’accecante luce lampeggiò sopra di me e il cielo rifulse di
una grande e potente energia. Il demone si voltò per lo spavento e Venus colpì
lo specchio nelle sue mani con un poderoso calcio.
La luce sopraffece il demone e un urlo disumano risuonò tra
gli alberi. Il grido diventò più umano e la bellissima figura del demone
scomparve lasciando al suo posto il corpo di una normale ragazza. Questa
s’accasciò a terra in stato di incoscienza. Accanto a lei c’era un luccicante
cristallo blu. Tuxedo Kamen lo prese e lo mise in tasca. I suoi tempestosi occhi
incontrarono i miei. Lo guardai con disapprovazione.
< Traditore… tu non sei uno di noi… tutto quello che volevi
era quel cristallo, qualunque cosa esso sia. >
Le guerriere, incluse le ristabilite Mercury e Jupiter, mi
guardarono con timore. Stavo praticamente risplendendo di energia mentre
abbassavo lo scettro.
“Sailor Moon…”
“Ce l’hai fatta…”
Ma presto la luce svanì e la realtà colpì brutalmente.
Lo scettro scivolò dalle mie dita e il dolore per la ferita
al braccio ritornò a farsi sentire atrocemente. Incespicai e gridai.
“Hey… va tutto bene?” domandò Mars, le braccia pronte a
sorreggermi.
Non riuscivo a sentirla… tutto quello che sentivo era il
dolore.
Sopraffatta dallo stordimento, le orecchie tappate, il mondo
cominciò a ruotare pericolosamente. Mi accasciai al suolo e sentii due braccia
afferrarmi.
L’ultima cosa che vidi fu l’espressione allarmata negli occhi
di Tuxedo Kamen mentre cercavano i miei.
@ --<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
http://www.geocities.com/moonlit_eclipse/
Ja ne!
Aimee-chan >^..^<
sailor_moon89@hotmail.com
(l'autrice originale è inglese ... non scrivetele richiedendo aggiornamenti^^ La
storia è finita ... rimane solo da tradurla.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Capitolo 8 - b ***
rating: PG-13… in questo capitolo c’è un po’ di violenza…
scusatemi per questo ^^;;;
@ --<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
“Il Signore tuo Dio ti ha infatti benedetto in ogni opera
delle tue mani; ha vegliato sul tuo viaggio in questo grande deserto. Da
quaranta anni il Signore tuo Dio è con te, e non ti è mancato nulla.”
Deuteronomio 2, 7
@ --<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
The Coldest December
By Aimee - Tradotto in italiano da ^Sophie^ per EFP
Capitolo 8 - Parte B
@ --<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
“Ha smesso di sanguinare?”
“Sì… passami quella benda.”
“Che cosa sei riuscito a dirle?”
“Niente… Non ne ho avuto la possibilità.”
Le voci erano vagamente familiari. Attraverso l’oscurità
dell’incoscienza mi sforzai di aprire gli occhi ed emisi un pietoso gemito
quando sentii dolore. Ebbi un capogiro per lo stordimento.
“Hey, penso si stia svegliando.”
< Rei… sembra la voce di Rei… >
La seconda era una voce maschile. “Usa? Riesci a sentirmi?”
< Mamoru-chan… >
Le mie labbra si mossero, ma nessun suono ne uscì fuori.
“Shhh… va tutto bene, Usa. Non sforzarti a parlare” mormorò
Mamoru dolcemente, accarezzando i miei capelli.
Non avevo molta scelta. Lo stordimento era opprimente e persi
i sensi nuovamente.
L’oscurità velocemente mi avvolse… L’incubo era appostato
dietro di me.
@ --<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
Con occhi pieni di lacrime, fissai la Terra debolmente
illuminata dalla finestra aperta. I miei occhi si posavano dovunque tranne che
sull’orizzonte distante della Luna, che aveva assunto una spaventosa tonalità
cremisi.
Non volevo guardarlo… era la terribile ombra degli attacchi
contro i nostri soldati, nella battaglia che si stava svolgendo laggiù.
Ricacciando indietro le lacrime di paura e preoccupazione, soffocai un gemito
poco principesco. Mia madre non lo notò.
Ascoltava le parole sbrigative di Endymion, il quale cercava
di avvertirla e consigliarla, ma nel profondo sapevo che i suoi tentativi erano
vani.
Una fredda e pungente sensazione serpeggiò lungo la schiena e
tremai involontariamente facendo ondeggiare anche il calice d’acqua nella mia
mano. Alcune gocce caddero sul pavimento di marmo. Endymion mi guardò e i suoi
occhi preoccupati incontrarono i miei per un breve istante. La gentilezza e la
forza che vidi nel profondo dei suoi occhi mi calmarono momentaneamente, ma
presto l’incertezza e la paura si fecero risentire e il mio stomaco si contorse
dolorosamente. Appoggiando impetuosamente il bicchiere sul tavolo, avvolsi le
mie braccia intorno al corpo, tentando di smettere in questo modo di tremare.
“Principessa…”
Restai senza fiato per la voce non familiare e guardai mia
madre e il mio fidanzato, ma nessuno dei due sembrava aver udito la voce
estranea sussurrare il mio nome.
La paura non mi era neppure passata per la mente. Il tremore
delle mie membra cessò e un falso senso di pace si sprigionò lentamente dentro
di me.
“Principessa…” La voce era affabile. “Venite in giardino.”
Cercai di battere le palpebre, ma non ci riuscii.
< Il giardino. >
Mentre scivolavo fuori della stanza, mia madre e il mio
fidanzato non alzarono lo sguardo, perché erano impegnati a studiare una mappa
di qualche tipo. Le parole che si scambiavano non erano più udibili dalle mie
orecchie. Sentivo solo quella voce.
< Il giardino. >
Il corridoio era poco illuminato, ma i miei piedi sapevano
dove andare senza preoccuparsi della profonda oscurità.
La mia vista era confusa e sfuocata. I miei pensieri
sfuggivano via.
“Il giardino, principessa. Venite da me.”
“Sto arrivando…”
Una cameriera che stava passando nel corridoio mi guardò con
curiosità, ma, lo sguardo fisso, non la riconobbi mai. Avevo gli occhi fissi
sulla porta del giardino.
< Il giardino. >
“Milady? Vi sentite male?” disse la voce preoccupata della
domestica.
La ignorai e, da qualche parte nella mia testa, sentii
l’anziana donna sussultare e chiamare freneticamente aiuto. Io proseguii senza
curarmi delle grida allarmate della domestica. La punta delle mie dita toccò la
maniglia della porta che portava ai giardini. Non c’erano guardie là. La maggior
parte di loro era stata chiamata sul campo di battaglia… in quel lontano
orizzonte rosso. I miei occhi aperti si spalancarono ancora di più e la maniglia
girò lentamente.
“Principessa…” sibilò la donna davanti a me, vestita di
tenebre.
“SERENITY!!” Il grido agitato apparteneva a mia madre, ma io
non la udii.
“Avvicinati, bambina” mi ordinò con dolcezza la donna-ombra.
Le sue parole echeggiarono fragorosamente nella mia testa anche se erano appena
udibili.
I miei piedi cominciarono a muoversi, ma io me ne accorsi con
difficoltà.
“No!!” Calde braccia mi afferrarono da dietro, spingendomi
indietro… lontano dalla donna-ombra. Mi voltai impetuosamente e i miei occhi
spalancati e fissi incontrarono quelli di Endymion, sebbene lo riconobbi a
malapena.
Dopo avermi studiato per un momento, imprecò e cominciò a
scuotermi. “Reagisci, Serenity!”
Lo sballottamento mi turbò e cominciai a divincolarmi,
lacrime di confusione e rabbia rigavano le mie guance. Dov’ero? Chi era questa
persona e perché mi stava scuotendo?
“Smettila!” urlai cercando di allontanarmi da quelle braccia
esigenti. La mia vista lentamente cominciò a mettere a fuoco. Sbattei le
palpebre, realizzando per la prima volta quanto freddo avevo essendo fuori senza
scialle.
La realtà e il riconoscimento mi colpirono improvvisamente e
sussultai guardando il volto di colui che mi stava scuotendo.
“Endy…” mormorai, cominciando a tremare per la spavento.
“Come… come sono arrivata qua? Cosa è successo?”
Lui scosse la testa e mi circondò in un abbraccio
rassicurante, baciando la mia fronte. “Sere…”
Sbirciando oltre il mio sicuro rifugio, fissai la donna-ombra
con un timore che non avevo mai conosciuto.
Lei ci guardava silenziosamente, non sembrava preoccupata per
aver perduto il controllo mentale su di me. Le sue labbra si assottigliarono
rabbiosamente mentre Endymion mi spingeva via e si posizionava davanti a me.
Un suono metallico e affabile echeggiò per i giardini mentre
lui sguainava una spada dall’aspetto letale.
“Dov’è mia madre?” mormorai alle sue spalle, stringendo
convulsamente il suo mantello.
“È andata a prendere il cristallo” mi rispose lui, lanciando
un’occhiata truce alla creatura davanti a noi. Parlò con fermezza, come per
avvertire la donna-ombra che stava camminando su un terreno pericoloso. Il
cristallo significava certamente morte. “Chi sei?” domandò Endymion.
Quella uscì dall’ombra, il suono dei suoi tacchi che
battevano sul selciato echeggiando nella notte.
“Oh, mio Dio…” gemetti, i miei occhi si spalancarono quando
il suo volto malvagio si palesò.
I suoi capelli rossi ricadevano in onde, sfiorando quasi il
suolo. Si muovevano da soli, come fluida acqua, nonostante non ci fosse vento. I
suoi occhi erano di uno scintillante nero e in profondità l’odio che
sprigionavano mi gelò il sangue nelle vene.
“Madre!!” gridai freneticamente, guardando dietro di me verso
la porta ancora aperta, che sbatté chiudendosi guidata da una invisibile forza,
e io sussultai per il terrore.
“In trappola… siamo intrappolati. Oh, Dio…”
“Sta zitta, tu.”
“Cosa vuoi?” domandò Endymion, la sua mano protettivamente
chiusa sul mio polso.
“Pensavo fosse piuttosto ovvio, principe Endymion. La
principessa. Costituirà un piacevole riscatto per il cristallo di sua madre, non
pensi?”
La paura mi colpì così brutalmente che mi sforzai per non
cedere allo svenimento. “Endy…” singhiozzai stringendo strettamente il suo
mantello.
“Tu non poserai mai le tue mani su di lei, hai capito?”
minacciò lui attraverso i denti serrati.
Berillia rise di gusto. “La tua piccola principessa e sua
madre si sottometteranno a me o saranno annientate. Mi impossesserò del Regno
Argentato. Perché non ti unisci a me, principe Endymion, e gustare la gioia
della vittoria per una volta? Non riesco a immagine il dolore che tu hai provato
quando la Terra è stata sconfitta. Sai, i tuoi genitori, il re e la regina,
erano abbastanza scioccati quando gli stessi generali del figlio li avevano
traditi…”
Gli occhi di Endymion si ridussero a gelide fessure di
ghiaccio blu e sentii la mano chiusa sul mio polso cominciare a tremare di
rabbia. “Muori.”
“Oh, che storia! Ma altamente improbabile” rimarcò quella con
un sorriso compiaciuto. “Unisciti a me, Endymion, o sarai il primo a perire.
Questa è la tua ultima possibilità…”
“Vai all’inferno…”
“L’inferno non riuscirebbe a contenermi, figliolo! Vacci là
tu stesso!”
Con un grido di shock e dolore, Endymion cadde sulle sue
ginocchia, guidate da un’invisibile forza. La sua spada colpì il terreno
rumorosamente.
“Endy…?” gemetti. “Cosa hai? Alzati!”
“Io… non posso…”
Un fulmine brillò in lontananza e Berillia allungò le sue
mani. Gli occhi fermenti di fuoco e odio, una sfera cremisi di energia cominciò
a formarsi tra le sue dita nere. Era dello stesso colore del cielo alle sue
spalle. Scintillò luminosamente, energia potente vibrava da quella, e cresceva
più grande e più densa di secondo in secondo.
“NO!! ENDY!!” urlai, gettandomi di fronte al corpo
inginocchiato e vulnerabile di Endymion, facendogli da scudo con il mio. “Dio,
aiutami!!”
“No… Sere… vai dentro…” La sua voce era affannata e
sofferente. “Vai ora… lasciami…”
La mia testa oscillò avanti e indietro mentre soffocavo un
singhiozzo. “MADRE!!” Dov’era? Non avrebbe dovuto metterci così tanto tempo per
arrivare! Berillia le aveva fatto qualcosa per trattenerla?
“Ne vale davvero la pena, principessa? Morire cercando di
salvare un uomo che non è nemmeno della tua stessa classe? Lui perirà ugualmente
e non pensare che esiterei a ucciderti. Prenderò il cristallo di tua madre
nonostante la tua morte. Ora, se vuoi vivere, allontanati da lui” ordinò con
astio Berillia. La sfera di energia vibrante fra le sue dita, illuminando il suo
viso di una terrificante color cremisi, oscillava leggermente come fuoco.
Gridando violentemente, abbracciai Endymion disperatamente.
Le sue mani indebolite tentavano di spostarmi, ma non ci riusciva. Le sue mani
erano sempre state forti… ora non riusciva neppure a scostare una piccola
ragazza. Con un gemito, ricordai la prima volta in cui, per un bacio, lui mi
aveva abbracciato con quelle mani forti… come le sue mani arruffavano i miei
capelli quando eravamo stretti in un abbraccio appassionato… come quelle mani
riuscivano a toccarmi in un modo che nessun altro aveva fatto... Come potevo
riuscire a vivere senza di lui? Senza le sue braccia attorno a me a darmi forza?
Era tutto per me. Era una parte di me.
Le sue labbra vicine al mio orecchio mi sussurrarono
debolmente, implorandomi di fuggire. “Serenity, per favore…”
“Se tu muori”, sussurrai a intervalli, “io sarò già morta.”
Raccogliendo quel poco di coraggio che avevo, guardai con
sguardo freddo la strega. Parlai gravemente.
“Non mi sposterò.”
Le labbra di Berillia si assottigliarono e uno sguardo di
rabbia attraversò i suoi lineamenti. “Stupida ragazzina. Così sia.”
Lacrime caddero senza freni mentre mi voltavo verso il mio
principe che stava gridando qualcosa che io ero troppo spaventata per
comprendere. Lo baciai e sussurrai un debole “Ti amo”.
I suoi occhi incontrarono i miei e, per la prima volta, vidi
lacrime sgorgare da essi. “Troverò un modo per tornare da te… te lo prometto.”
La mia testa si abbandonò sulla sua spalla con un singhiozzo quando lui mormorò
“Ti amo”.
“SERENITY!!” giunse il grido attutito di mia madre, che era
intrappolata dietro la porta chiusa
Le cose cominciarono a muoversi al rallentatore.
La mia vista divenne rossa per il sangue. Calore e dolore
fluttuarono dentro al mio corpo come un insaziabile fuoco. Il respiro mi
abbandonò e il corpo si richiuse nel rifiuto di tutto quel dolore e quel
tormento.
Nel mio ultimo respiro, le mie esangui labbra emisero un
ultimo grido.
“ENDYMION!!”
@ --<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
“ENDYMION!!”
Ero solo vagamente cosciente del mio urlare e dimenarmi.
Tutto quello che potevo vedere era il color rosso sangue del colpo di Berillia
che bruciava dentro di me come fuoco. Le lacrime cadevano lungo le mie guance a
dirotto, avevo la sensazione di annegare.
Urlai quando sentii delle mani toccarmi. “Noooo!! Non
toccarmi!! Per favore!!”
“Usa…”
Quelle mani stavano scostando i miei capelli indietro,
asciugando le mie lacrime.
“Per favore…” piagnucolai, il mio corpo scosso dai
singhiozzi.
“Usa… sono qui… sei al sicuro…”
La voce era calda e tranquilla, ma le mie orecchie
registrarono appena quelle parole. Mi divincolai ancora, spingendolo via alla
cieca. Calde braccia mi circondarono, catturandomi e tenendomi stretto mentre
piangevo.
Facendo ancora qualche inutile tentativo, rinunciai e mi
arresi con un lamento di sconfitta. Il mio corpo si afflosciò, ma forti braccia
mi tennero saldamente contro un petto caldo.
Delle labbra erano vicino al mio orecchio e sussurravano
parole gentile che io comprendevo appena. “Era un sogno, piccola… era solo un
sogno…”
Il mio respiro rallentò un poco mentre cominciavo a calmarmi.
< Un sogno? >
Le immagini e i suoni dell’incubo si affievolirono e si
fermarono e il color rosso sangue che aveva inondato la mia vista sbiadì in un
silente grigio.
Era una voce maschile quella che stava mormorando nel mio
orecchio e le parole erano teneramente pronunciate… appena un sussurro.
Esprimevano così completamente un senso di protezione che il mio corpo si
rilassò. Solo il tremito persisteva.
“Sei al sicuro, Usa…” Teneri baci si riversarono su di me -
sulla mia fronte, le mie guance bagnate dalle lacrime, i miei capelli. “Sono
qui…”
Io conoscevo quella voce…
< Mamoru… >
Sbattei lentamente le palpebre e misi a fuoco il suo viso.
Dio, era reale? Alzai una mano tremante per toccare la sua guancia. “Mamoru…” La
mia faccia si aggrottò di nuovo e mi sfuggì un altro singhiozzo.
“Usa… non piangere, amore… per favore…”
Le mie braccia volarono a circondare il suo collo e lo
abbracciai con frenesia. “Oh, Mamoru… il… il sogno… era…”
“Shhhhh… lo so, piccola. Credimi, lo so.” Scostò i miei
capelli dalla fronte calda. Baci si fecero strada lungo la mia guancia, lungo le
tracce lasciate dal pianto. Sfiorarono per un momento le mie labbra, lasciandovi
il sapore delle mie stesse lacrime.
Ma ancora, piansi. Il ricordo dell’incubo era troppo fresco e
ogni dettaglio riviveva nella mia mente all’infinito. Sebbene avessi avuto
diversi incubi, prima d’ora non avevo mai ricordato quello che accadeva. Questa
volta era diverso; potevo richiamare ogni dettaglio: il castello, il bicchiere
che tremava nella mia mano, la strega nera…
Rabbrividii.
< Berillia. La strega era Berillia. >
Ma come poteva la regina del Regno delle Tenebre essere
entrata nei miei sogni? Non l’avevo mai vista prima… solo udita attraverso
l’obbedienza mormorata da parte dei suoi generali. Ma il volto nel mio sogno…
era così reale. Come avevo potuto immaginare una così orribile creatura? Forse
ero semplicemente spaventata dopo la notte passata a combattere contro il demone
e la paura aveva dato vita a Berillia nei miei sogni…
Gemetti. La battaglia! Me ne ero dimenticata!
I ricordi si riversarono su di me. Una spira di dolore saettò
attraverso il mio braccio e realizzai in modo confuso di essere stata bendata.
Mi servirono alcuni istanti per ricordare il bruciante calore della tiara d’oro
che feriva il mio braccio e cominciai a tremare ancora una volta mentre la paura
si diffondeva dentro di me.
< La tiara… avrebbe potuto uccidermi… >
Mamoru mi toccò con gentilezza mentre mi abbracciava, stando
attento a non fare pressione sulla ferita. Abbracciandomi a sé più strettamente,
sussurrò ancora una volta, forse sentendomi tremare. “È tutto a posto, Usa. Sei
al sicuro. Cerca di rilassarti.”
Forse a calmarmi furono le sue parole, o semplicemente il suo
calore. Rifiutandomi di pensare ancora all’orribile incubo e alla battaglia,
lentamente mi tranquillizzai e lasciai che lui trasformasse la mia ansietà in
serenità. Mi rannicchiai vicino a lui, nascondendo il mio viso contro il suo
petto come una bimba spaventata.
“Stai meglio?” chiese Mamoru preoccupato.
Io feci una smorfia, provando a ignorare il dolore che si era
impadronito del mio corpo, ma sembrava che non riuscissi ad allontanarmene. “Mi
fa male la testa… e il braccio…” dissi tirando su col naso.
“Probabilmente dovremmo cambiare le bende” replicò, toccando
il mio braccio fasciato con gentilezza. “E dovrei avere delle medicine per la
tua testa in bagno. Su, vieni.”
Mi aiutò ad alzarmi, ma barcollai pericolosamente da una
parte per un capogiro. Le sue braccia mi circondarono all’istante e mi
sostennero fino a quando non riuscii a stare in piedi e camminare da sola.
Prendendomi per mano, mi condusse lungo un corridoio buio che non riconobbi. Era
vagamente familiare, ma ero così stanca che non riuscivo a situarlo.
Brontolai quando accese la luce in bagno e lui ridacchiò
leggermente quando coprii i miei occhi assonnati con una mano. “Vieni, Bella
Addormentata. È ora di svegliarsi” disse, mettendo le mani sotto le mie braccia
e sollevandomi fino a farmi sedere sul piano del lavabo.
“Tu e i tuoi film Disney…” borbottai tirando su col naso.
Con cura, cominciò a srotolare la fasciatura e io sbirciai
tra le dita che avevo davanti agli occhi per scrutare la ferita con curiosità.
Non sanguinava più e non era poi così brutta come pensavo. Pareva come se la
tiara avesse appena sfiorato il mio braccio.
Scossi la testa. Cavoli, tutto quel dolore e mi aveva appena
toccato? Immediatamente mi sentii in colpa per tutti quei demoni che avevo
affrontato come Sailor Moon. Non mi meraviglio se loro facevano tutto quel
chiasso quando venivano eliminati. Ero stata molto fortunata di essere stata
tolta dalla traiettoria della tiara in tempo. Avrei potuto…
Scossi la testa e rabbrividii.
“Tutto ok? Ti sto facendo male?” chiese Mamoru mentre
picchiettava un po’ di unguento sulla ferita.
“No… sto bene…” mormorai, tentando di scacciare i ricordi
dello scontro.
Sbadigliai e sbattei le palpebre un paio di volte, quello che
mi circondava veniva messo a fuoco, mentre l’iniziale intontimento dovuto al
sonno svaniva.
Sbattei di nuovo le palpebre… questa volta per la confusione.
Ero nell’appartamento di Mamoru. Come diavolo ci era finita
là? Tale era la paura e lo stordimento quando mi ero svegliata dall’incubo che
non mi ero posta domande sull’ambiente.
Fu allora che mi ricordai.
@ --<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
“Quella sembrava la voce di Naru!” avevo praticamente urlato
nel panico, facendo qualche passo nella direzione da cui il grido era venuto.
“È probabilmente un demone” disse Mamoru concitatamente.
“Faresti meglio a trasformarti.”
Io mi bloccai all’istante.
Lentamente, mi voltai e lo guardai a bocca aperta con occhi
increduli. Anche lui mi guardava, mi fissava con occhi quasi colpevoli.
“Cosa?” sussurrai.
“Mi hai sentito, Usagi” disse lui fermamente, rimovendo la
mia spilla dalla giacca e mettendomela in mano. “Trasformati. Ora! La tua amica
ha bisogno di te.”
@ --<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
< Oh, Dio… lui sapeva da sempre. >
Mamoru accarezzò il mio viso. “Cosa è successo, Usa? Stai
tremando di nuovo. Devo chiamare un dottore?”
Girai la faccia. “Come… come lo hai scoperto?” Sussurrai.
Lui aggrottò le sopracciglia. “Come ho scoperto cosa?”
Scossi la testa, i miei occhi incontrarono i suoi. “Tu sai di
che cosa sto parlando…”
Lui ammutolì per qualche momento e la stessa espressione che
avevo solo poche ore prima ricomparve nei suoi occhi.
Colpa.
Lasciandosi sfuggire un lento sospiro, finì di avvolgere le
bende attorno al mio braccio. “Ne parleremo domani, ok? Quando ti sentirai
meglio.”
Lo guardai stancamente, volevo una spiegazione, ma non avevo
abbastanza energie per domandarla.
“Mamoru, ho bisogno di sap…”
“Domani, Usa. Te lo prometto” mi interruppe, sporgendosi per
baciarmi gentilmente. Permisi alle sue labbra di toccare le mie, ma non
ricambiai il suo bacio. Se lui aveva notato la mancanza di partecipazione da
parte mia, non lo diede a vedere. “Ti porterò dell’acqua” disse mettendomi due
piccole pillole in mano.
Chinai il capo silenziosamente, non avevo la forza di
discutere. Inoltre, la mia testa stava martellando con furia. Quando lasciò la
stanza, notai per la prima volta il modo in cui era vestito. Aggrottai le
sopracciglia confusa.
Era vestito con una bianca camicia sbottonata e pantaloni
neri. Erano complicatamente pensati e sembravano adattarsi a lui perfettamente…
quasi come se fossero stati creati apposta per lui. Ma, al nostro appuntamento,
non indossava dei pantaloni color cachi e quella orribile giacca verde? Certo,
poteva essersi cambiato, ma perché avrebbe dovuto scegliere un abbigliamento
così costoso ed elegante? Non aveva senso.
La mia testa protestò davanti a tutti quei pensieri
martellando furiosamente. Facendo una smorfia, portai una mano alla tempia
dolorante e la massaggiai cautamente, desiderando che Mamoru si sbrigasse a
portarmi l’acqua così da poter prendere la medicina che mi aveva dato. Avendo
disperatamente bisogno di sdraiarmi, mi diressi silenziosamente nella camera da
letto. Notai la sedia che era stata messa accanto al letto. Un sorriso sfiorò i
miei lineamenti realizzando che lui mi aveva vegliato mentre dormivo.
Il mio sguardo cadde su diversi vestiti gettati senza cura
vicino alla sedia. Con curiosità, mi inginocchiai per dargli un occhiata e i
miei occhi vacillarono davanti a quello che stavo vedendo.
“Usa… ecco l’acqua per…” Le sue parole si smorzarono quando
notò l’espressione sul mio volto.
Mi alzai in piedi lentamente e i nostri occhi rimasero
incatenati per un prolungato momento.
< Non può essere… >
Mi avvicinai a lui lentamente… attentamente… nervosamente.
Mani tremanti sollevarono davanti alla sua faccia l’oggetto
che avevo trovato sul pavimento. I miei erano chiusi come a tentare di negare
l’evidenza.
La maschera bianca scivolò dalle mie dita e cadde
volteggiando sul pavimento.
@ --<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
Lo so, lo so… avete aspettato tutto questo tempo per questi
ultimi due capitoli e io li ho finiti con una suspence maggiore rispetto al
capitolo 7.
Scusate, cari lettori, ma qualcuno mi ha sfidato a terminare
in questo modo… ed era un “triplo” cane a sfidarmi “senza”
cancellature! Come potevo resistere?!? Mi perdonerete, giusto? Rimanete in
collegamento per il capitolo 9.
E-MAIL!! E-MAIL!! E-MAIL!!
Oh, e andate a visitare il mio nuovo sito internet, in
comproprietà con la mia migliore amica, Angela. Vi troverete i capitoli finiti
di questa storia e di altre prima che siano pubblicati da qualsiasi altra parte!
Potete unirvi alla nostra mailing list per scoprire esattamente quando verranno
postati nuovi capitoli:
http://www.geocities.com/moonlit_eclipse/
Ja ne!
Aimee-chan >^..^<
sailor_moon89@hotmail.com
NdT ... L'autrice è inglese e questo messaggio è di parecchi anni fa.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Capitolo 9 ***
*guarda con imbarazzo i lettori* Uh… ciao, minna-chan!
*nervoso sorriso smagliante* Ecco il capitolo 9. *gocce di sudore* Spero vi
piaccia! *indossa un giubbetto anti-proiettile* Ecco… uh… ora penso che me ne
andrò… *fugge e si nasconde*
@ --<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
The Coldest December
By Aimee
Capitolo 9
“Cinico, questo è il tuo modo di fare.
Tu impersoni il dubbioso Tommaso.
Senti le cicatrici e cancelli le vergogne,
così tu combatti e ti ritrai,
e ti dissuadi dal credere,
in qualsiasi armonia che non puoi vedere.”
~ Jars of Clay
Il silenzio era denso e pesante. Inondò la stanza mentre io e
Mamoru stavamo in piedi l’’una di fronte all’altro. Respirai profondamente, non
ero più la piccola ingenua ragazza che ero stata solo pochi istanti prima. Una
dura consapevolezza prese forma e corse pesantemente nel mie vene, ridendo di
me… burlandosi della mia stoltezza… della mia innata capacità di avere fiducia…
di perdonare… di lasciare entrare le persone nella mia vita senza pormi domande
sui loro motivi. Pensieri e ricordi si rincorrevano nella mia testa che pulsava,
rivivendo eventi passati, cercando di dare conferma a questa nuova informazione
appena appresa. Tentai di negarlo, ma una verità così accecante non poteva
essere ignorata.
Chiba Mamoru era Tuxedo Kamen. Ed io ero una sciocca.
Non riuscivo a guardarlo. Proprio non potevo. Abbassai il
mento e chiusi gli occhi, tentando ancora di sminuire quel fatto. Respirando in
modo irregolare, quasi faticosamente, tale era il mio rifiuto, feci un
barcollante passo indietro, completamente spiazzata dalla sensazionale scoperta.
“Usagi…” incominciò esitante l’uomo, come se non sapesse cosa
dire ma si sentisse obbligato a parlare. “Lo so cosa probabilmente stai
pensando…”
Una lacrima scivolò lungo la mia guancia.
“Ma avevo le mie ragioni per tenertelo nascosto…”
La mia testa si mosse avanti e indietro quando cercai di
inspirare ed espirare, ogni respiro era come un macigno sul mio petto.
“Avrei voluto dirtelo più avanti… quando ti saresti senti
meglio, ma io…”
*SCIAFF*
Il suo volto si voltò bruscamente da una parte sotto la forza
del mio schiaffo. Il mio braccio bendato urlò selvaggiamente di dolore. Soffocai
un singhiozzo mentre uno sbalordito Mamoru si girava a guardarmi completamente
scioccato, posando una mano sulla guancia dolorante. “Usa-chan…”
“NO!” strillai, gli occhi traboccanti lacrime di rabbia. “Non
*osare* chiamarmi in quel modo!”
“Ma…”
“Bugiardo! Ti sei preso gioco di me per tutto il tempo, non è
così? Non *ho* ragione?” urlai, voltandogli le spalle, le mie mani tremanti
unite in un pugno serrato. Volevo colpirlo ancora e ancora con furia.
Mamoru non sapeva cosa fare. “No! Io…”
“Tu hai *mentito* a me! Mi hai manipolato! E dopo tutte
quelle cose che hai detto a *me* riguardo al non mentire più… dopo avermi messo
addosso un profondo senso di colpa alla sala giochi perché *io* avevo mentito.
Ipocrita!!” Stavo tremando, tanta era la mia rabbia. Mi precipitai fuori
superando quell’uomo farfugliante e mi affrettai lungo il buio corridoio. Trovai
le mie scarpe accanto al portone d’ingresso.
Lui era poco dietro di me. “Usa, potresti ascoltarmi, per
favore?”
“No, non lo farò! Mai più!” dissi in tono brusco, girandomi
rapidamente per guardarlo in faccia, una mano tremante sul pomello della porta.
“Luna e le guerriere avevano ragione. Tu *sei* il nemico! Avrei dovuto stare più
attenta con i miei sentimenti. E pensare che mi sono veramente innamorata di te.
Ritenere che qualcuno senza cuore e freddo come te potesse realmente
interessarsi di qualcun altro oltre a se stesso…”
Il suo labbro inferiore tremò sotto quegli colpi inesorabili.
Sul suo volto si dipinse un’espressione affranta. Sembrava che fosse stato
colpito. Povero caro. Lui certamente avrebbe potuto recitare qualsiasi parte
avesse voluto, ma stavolta io non ci sarei cascata di nuovo. Non ero così
stupida come lui pensava io fossi.
“Questa intera farsa sentimentale… farmi innamorare di te…
quale parte del tuo piano era, *Tuxedo Kamen*? Avvicinarsi a Sailor Moon? Per
chi stai lavorando?!”
“Io non sto lavorando per nessuno.” Il suo tono di voce era
piatto. Sconfitto.
“Allora sei una specie di mercenario? O hai solo una malata
ossessione nei miei confronti? Dopo quel bacio ti sei *approfittato* di me la
scorsa notte, non mi sarei stupita se tu lo avessi fatto! Tu non sei migliore
dello stupratore che mi ha assalita!”
La sua bocca si aprì leggermente, gli occhi spalancati e
increduli. “Non posso credere che tu abbia potuto dire questo…”
“Stammi lontano!” minacciai l’uomo, che si era fatto piccino
come un bimbo anche se si stagliava di fronte a me in tutta la sua altezza - era
una trentina di centimetri più alto di me. “E stai lontano dalle guerriere! Non
so che rapporto hai con Rei, ma che Dio mi aiuti, se le fai del male… io… io ti
ucciderò!!”
Mi voltai e uscii, urtando dolorosamente con la spalla lo
stipite della porta nella fuga. Gridai per il dolore e incespicai, ma cercai di
proseguire. Le lacrime mi accecavano mentre mi affrettavo verso l’ascensore alla
fine del corridoio. Premetti freneticamente i bottoni sulla parete e, sperando
facesse in fretta, singhiozzai miseramente. Tremando di paura, allungai una mano
per toccare la mia spilla, solo per scoprire che mancava.
Maledii la mia sbadataggine realizzando che sarei dovuta
tornare in quell’ignobile appartamento. Doveva essere caduto nelle mani di
Mamoru… no, di Tuxedo Kamen… e *lui* era il nemico. Tirai un calcio alla porta
dell’ascensore con rabbia e dopo protestai vivacemente per il dolore.
Saltellando su un piede, decisi che per nessuna ragione al mondo sarei tornata
indietro nel suo appartamento. Le guerriere lo avrebbero affrontato più tardi.
Alla fine quando le porte si aprirono, entrai barcollando nell’ascensore,
agguantando il mio braccio ferito mentre protestava contro i miei movimenti con
una lancinante fitta. Una mano tremolante si allungò per premere il bottone ‘1’
e le porte cominciarono a chiudersi.
Tuttavia non ci riuscirono…
Una mano si infilò tra le due porte in chiusura, forzandole a
riaprirsi. Mamoru si precipitò dentro l’ascensore, i suoi occhi infuriati e
scuri.
“No…” mormorai, la paura aumentò. Era inutile lottare contro
di lui. Le porte si chiusero dietro di lui e l’ascensore fortunatamente cominciò
a muoversi.
“Sta lontano da me…” mormorai con tono di severo ammonimento,
facendo un esitante passo indietro, lontano da lui.
“No, ora mi ascolterai, Usagi” disse pacatamente, la rabbia
evidente nella sua voce. “I giochi sono finiti.”
Le lacrime aumentarono così come la paura. Rabbiosamente,
Mamoru pigiò il pulsante dell’arresto di emergenza sul pannello di controllo
dell’ascensore e io caddi a terra quando questo stridette fermandosi. Alzai lo
sguardo verso di lui, la bocca aperta per il terrore. Mi aveva intrappolato…
avrebbe potuto uccidermi se avesse voluto… molestarmi… tutto. E io non avevo il
potere di battermi contro di lui. Senza la mia spilla, ero solo una piccola
ragazzina in confronto alla sua slanciata struttura muscolare.
Negli occhi della mia mente, il volto di Mamoru svanì
lasciando il posto a quello dell’uomo che mi aveva assalita. Potevo vedere solo
gli orribili lineamenti dell’uomo: capelli untuosi, ghigno irascibile e mani
luride. Mi accasciai sul pavimento, gli occhi spalancati per il completo
terrore. Era come se un incubo fosse diventato realtà… e questo era il peggior
incubo. Le mie lacrime divennero singhiozzi di paura e mi raggomitolai come una
piccola palla sul pavimento, vicino all’angolo dell’ascensore. “No…” dissi senza
fiato, coprendo la testa con mani tremanti. “Per favore… non farmi male… Dio,
per favore… no… non di nuovo..”
“Usagi! Buon Dio! Io *non* ti farò del male!” gridò
rabbiosamente, ma i miei singhiozzi erano così forti che non riuscii a sentirlo.
Udii il mio nome ripetuto, ma rifiutai di comprendere cosa veniva detto. Imprecò
ad alta voce, passandosi impaziente le mani tra i capelli. “Per l’amor di dio,
vuoi solo *ascoltarmi* per una volta!?”
Ma ero al limite e il suo gridare serviva solo a spaventarmi
ancora di più. Sconfitto, camminò faticosamente verso la porta dell’ascensore e
vi si appoggiò pesantemente, guardando dalla parte opposta a dove mi trovavo.
Rimase lì, in piedi, per un lungo momento in completo silenzio. Il suo volto
sembrava di pietra e la sua testa, che riposava sul freddo metallo della porta,
si mosse avanti e indietro rabbiosamente. Attese fino a quando i miei singhiozzi
non si ridussero a uno spaventato tirar su col naso prima di premere di nuovo il
pulsante d’emergenza. Io gemetti piano quando l’ascensore sobbalzò nel
rimettersi in moto e ricominciare la sua discesa verso il piano terra.
All’arrivo, le porte si aprirono con un confortante ding ed io guardai oltre
Mamoru la mia libertà con occhi increduli.
“Esci” ordinò calmo, una indecifrabile emozione coloriva la
sua voce.
Io esitai guardandolo incerta.
“ESCI!!” ruggì, occhi irati lampeggiarono nella mia direzione
lucidi di lacrime.
Sussultai, allontanandomi fisicamente al suo ruggito.
Incespicando goffamente sui piedi, schiva attentamente la statua d’uomo che mi
fissava amaramente con uno sguardo che mi tramutò in ghiaccio il cuore.
Guardando un’ultima volta il mio delatore, mi voltai e fuggii.
@ --<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
Una pioggia ghiacciata mi colpiva sprezzantemente mentre
correvo lungo le strade buie di Tokyo. Le lacrime di spavento che sgorgavano dai
miei occhi erano velocemente lavate via. Mi ritrovai completamente fradicia a
causa di un forte acquazzone che si riversò sulle strade appena mi allontanai
dalla hall del buio complesso residenziale. Incrociando le braccia strettamente
attorno al corpo, tentai di respingere quel freddo pungente. Tremai e strepitai,
maledicendomi per aver lasciato l’appartamento di Mamoru senza giacca. Tuttavia,
proseguii incurante del mio fisico ormai quasi indebolito. Volevo allontanarmi
il più possibile dal traditore.
Soffocai un singulto pensando a Mamoru… a Tuxedo Kamen.
Mi ero innamorata perdutamente di lui, donandogli parte di me
stessa e cosa avevo avuto in cambio? Mi ha tradita… mi ha ingannato… mi ha
sottratto con l’inganno qualcosa di cui avevo più bisogno. Tutto quello che
volevo era essere amata… stare con lui… sentirlo abbracciarmi e baciarmi come se
per lui io fossi la cosa più preziosa. Era chiedere troppo? Era stato la
risposta alle mie preghiere… o così pensavo.
La mia corsa rallentò quando mi sentii intorpidita per la
fredda pioggia e inciampai lasciandomi sfuggire un singhiozzo stanco. Lottai per
rialzarmi ma fallii, completamente esausta. Il mio fiato si congelava davanti a
me quando inspiravo ed espiravo. Quando in un altro debole sforzo tentai di
rialzarmi spingendo contro il suolo, realizzai di non sentire più le dita.
Strofinandole convulsamente in un inutile tentativo di riscaldarle, cominciai a
piangere disperatamente, questa volta per lo sgomento. Sapevo che se rimanevo
fuori al freddo ancora a lungo, poco vestita com’ero, molto probabilmente mi
sarei ammalata. Ma non riuscivo a rialzarmi, ad andare avanti verso casa. Ero
troppo stanca. Sia la mia forza fisica che mentale erano state prosciugate dagli
eventi di quel giorno.
Tremando, guardai l’ambiente che mi circondava attraverso le
ciglia umide. Le strade erano deserte e la pioggia scrosciava sulla città. Era
molto tardi. Nessuno sarebbe passato di lì ancora per molte ore. Anche le mani
tremanti che stavano massaggiando le dita congelate cominciarono a intorpidirsi
per il freddo. Rabbrividii quando la dura realtà si impossessò delle mie ossa.
Ero sola e veramente nei guai.
Nonostante i miei sforzi per rimanere sveglia, i miei occhi
cominciarono a chiudersi per la stanchezza. Scossi la testa avanti e indietro
per rimanere sveglia. “Non puoi addormentarti, Usagi… tu non puoi…” mormorai a
me stessa, le labbra tremanti.
Tuttavia il mondo era freddo e inospitale, mentre il sonno
era caldo e invitante. Non avevo alcuna energia per combattere contro una tale
forza. Solo quando sentii che stavo cominciando a perdere contatto con la
realtà, qualcosa di caldo mi lambì… una soffice tenera sensazione, come quando
la mamma ti rimbocca le coperte alla sera e ti bacia sulla fronte amorevolmente.
Il tremito cessò quasi immediatamente mentre una pace si stabilì dentro di me in
profondità.
Per un attimo pensai di essere morta. Non pensavo fosse
possibile raggiungere un tale stato di pace senza essere in Paradiso con
l’Onnipotente. Tuttavia, come aprii gli occhi e mi guardai intorno, l’angolo
della strada in cui mi ero accasciata mi convinse che ero ancora viva. In
Paradiso non ci potevano essere bottiglie rotte e bidoni della spazzatura
straripanti.
Il calore continuò a diffondersi nel mio corpo lentamente…
fino alla punta delle dita, che cominciarono a bruciare e pizzicare
dolorosamente e sembrava si stessero riprendendo dal principio di congelamento.
La stessa sensazione si propagò lungo le gambe e fino ai piedi e improvvisamente
capii che avevo le forze per rimanere in piedi. Mi alzai con sorprendente
facilità, sentendo la mia energia tornare con abbondanza. I miei occhi si
aprirono quando quel calore si sprigionò dentro di me… giù verso il profondo del
cuore. Là, sembrò che quel calore tentasse di rintanarsi nella mia anima.
Il dolore… la solitudine… il vuoto che sentivo bruciare
nell'animo ogni singolo giorno… era stato seppellito in profondità dentro di me
dove nessuno avrebbe potuto toccarlo. Ma quell’energia scovò quel vuoto e lo
affrontò… lo accarezzò… entrò in sintonia con quello… lo estirpò.
Qualcosa in me si schiuse.
I miei occhi si spalancarono quando il mio sangue si
raffreddò. Il dolore all'improvviso gridò con una tale intensità e tormento che
fui quasi spinta a terra. Si contorceva e fremeva, lamentandosi e ululando per
la sofferenza. Coprendo il mio cuore con una mano tremante, barcollai piangendo
per quello sconvolgente dolore. “Cosa… cosa sta succedendo?” urlai, le lacrime
sgorgarono dalle palpebre chiuse. Caddi sulle ginocchia, lottando per respirare.
“Dio, per favore! Non posso più sopportare tutto questo!!”
La vista iniziò a vacillare e quello che mi circondava svanì,
sostituito da un’accecante luce che calava su di me rinchiudendomi in un mare di
bianco infinito.
Gridai e tutto si oscurò.
@ --<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
@--<-----
*si inginocchia* Oh per favore oh per favore oh per
favoooooore! Non datemi fuoco per lo scontro tra Usagi e Mamoru! E non
infliggetemi altre punizioni crudeli e insolite! Potrei piangere se lo faceste…
*piagnucolio convincente*
Voi non pensate *veramente* che io potrei finire la storia
con loro in disaccordo, vero? Dovevo mettere il climax della storia da *qualche
parte*, non è vero? E buon dio, io *dovevo* ripagare Mamoru per essere stato un
tale cretino! Sì, amo anche l’uomo a pezzi, ma voi dovete ammettere che lui ha
fatto delle cose abbastanza spiacevoli a Usagi-chan. Se fosse accaduto a me,
avrei fatto molto più che schiaffeggiare il ragazzo.
*imbarazzato sorriso* Mi perdonate? *grandi e acquosi
occhioni da cucciolo indifeso* Nel capitolo 10 mi impegnerò… lo prometto! ^_~
Scrivetemi! Ma niente fiamme! Solo *voi* potete prevenire gli
incendi delle foreste. ^_~
sailor_moon89@hotmail.com
http://www.geocities.com/moonlit_eclipse/
Con affetto!
Aimee-chan, che stanotte dormirà con un occhio aperto -_0
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Capitolo 10 ***
@--<-----
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
"La mia anime attende
il Signore più di quanto le sentinelle attendano il giorno."
Salmo 130:6
@--<-----
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
La mia vista
iniziò a sfocarsi e ciò che mi stava intorno
svanì. Il mondo sparì mentre una luce accecante
mi raggiungeva, inglobandomi in un mare di bianco infinito.
Urlai mentre tutto
diventava nero.
@--<-----
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
The Coldest December
di
Aimee
Tradotto da Erika per EFP
Capitolo 10
"Girati,
Guarda cosa ti sta
davanti.
Nel viso di lei,
Lo specchio dei tuoi
sogni."
~Neverending Story
L'oscurità
mi sommerse in un nero fitto che si estendeva senza fine davanti al mio
fisico spaventato e allarmato. Non sentivo più il
marciapiede bagnato sotto i miei piedi. Infatti non sentivo
assolutamente nulla e questo per diversi attimi che mi sembrarono
un'eternità. Ma prima di quanto avessi pensato,
l'oscurità si alzò come un velo, tornando
rapidamente da dove erano venuta, ed ero nuovamente conscia di
ciò che mi stava intorno.
L'aria
lasciò i miei polmoni in un lungo singhiozzo spaventato e i
miei pensieri corsero rapidamente al fatto che non mi trovavo
più su un marciapiede bagnato al centro della
città di Tokyou. Una sensazione di costernazione si espanse
nelle mie vene come fuoco feroce, facendole bruciare di apprensione ed
ansia.
I miei occhi incredubi
girarono a destra e sinistra. Mi girai su me stessa una volta, in un
piccolo cerchio, poi ancora una volta, memorizzando ogni dettaglio di
ciò che mi circondava. Sotto i miei piedi c'era solo terra
pallida e secca, che andava avanti fin dove i miei occhi riuscivano a
vedere. Una nebbia bianca ricopriva le antiche rovine che mi
circondavano. Una volta erano state strutture bellissime, ma ora le
pietre e i marmi degli edifici giacevano distrutte e rovinate ovunque
mi girassi. Le statue e i monumenti erano monchi, abbandonati e di
fatto in completa rovina.
Cosa poteva aver causato una tale distruzione? E dove erano le persone
che una volta avevano regnato sopra questa città in rovine?
Tremai senza volerlo, pensando alla battaglia che doveva aver avuto
luogo sotto i miei piedi. L'aria che respiravo sapeva di morte. Era
come se fossi nel bel mezzo di un incubo.
In effetti, così somigliante ai 'miei' stessi incubi ...
Senza fiato, i miei occhi viaggiarono verso il cielo infinito sopra di
me e vide letteralmente migliaia di stelle. Pareva che mi trovassi ben
lontana da qualunque città moderna. Non c'era modo di vedere
tanti corpi celesti vicino alle luci di una metropoli di qualunque
tipo. Fissai le stelle e la loro luce si rifletteva sui miei occhi
ansiosi e pieni di lacrime.
Mi girai, ancora
stupita e senza fiato, e continuai a cercare qualcosa nello spazio
infinito che si estendeva davanti a me.
Le mie pupille si
dilatarono per l'orrore e lo sgomento nel momento in cui vidi
ciò che stava nel vasto cielo davanti a me. E per un lungo
momento, rimasi in piedi a fatica davanti a quello che vedevo nel
cielo, torreggiante sopra di me.
La Terra.
I miei occhi si chiusero, cercando disperatamente di negare la
realtà.
Caddi a terra, svenuta.
@--<-----
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Ignara di dove mi
trovassi, solo per metà cosciente, sorrisi istintivamente
quando qualcosa di soffice toccò la mia guancia,
accarezzandola con affetto e amore ... come il tocco di una madre. I
mie occhi si aprirono piano man mano che lo svenimento andava passando
e osservai senza ben focalizzarla la donna radiante sopra di me, che mi
accarezzava il viso con sorprendente tenerezza.
Era ... bellissima.
I pallidi occhi blu che incontravano i miei erano pacifici e sereni, e
sapevo senza pensarci due volte che non mi avrebbe fatto del male. Una
tale dignità non apparteneva al nemico. I suoi occhi capelli
erano color argento vivo e brillavano alla pallida luce che ci
avvolgeva nelle sue ombre. Erano acconciati come i miei, ma erano molto
più lunghi e ricadevano in bellissime onde fino a toccare
terra. La sua pelle era pallida e sembrava brillare. Il meraviglioso
vestito che indossava era come di seta bianca svolazzante.
Ma la cosa più strana di tutte era sicuramente il marchio
luccicante che aveva sulla fronte. Era molto simile al simbolo della
luna crescente, solo che brillava tanto quanto le stelle sopra di noi.
"Sei ... sei un angelo?" bisbigliai, con gli occhi spalancati per lo
stupore e l'incanto.
Sorrise. Era un sorriso felice, ma anche triste e pensieroso. Lacrime
cristalline le cadevano chiare dagli occhi mentre parlava in un
mormorio tranquillo e pieno di emozione. "Oh, Serenity ... mia piccola
Sere. Come mi sei mancata."
Sgranai gli occhi. "Come mi hai chiamata?"
Ma l'avevo sentita bene. Ma soprattutto, conoscevo quel nome. In
qualche modo .... *in qualche modo* lo conoscevo. Era scolpito dentro
di me, in profondità ... in un posto di cui non avevo saputo
nulla.
"Ho così tanto da dirti," continuò l'angelo con
lo stesso sorriso struggente che le piegava le labbra. "C'è
così tanto che devi imparare ... e ricordare."
Scossi la testa
confusa, sentendomi sopraffatta e disorientata. "Io ... io non capisco."
Mi sedetti da dove ero sdraiata, ignorando il mal di testa che cercava
di farmi tornare a terra.
"Capirai, principessa. Lo prometto. Sei venuta da me ... come, non lo
so. Ma deve essere tempo per te di sapere del tuo passato."
Detto ciò, si avvicinò a me e mi baciò
sulla fronte. Qualcosa si mosse in quel punto e si accese. Sentivo una
sensazione di bruciore soffice. Non era dolorosa, ma mi confondeva
immensamente. Mi toccai la fronte con dita curiose. Che era
successo?
L'angelo mosse il
braccio e contenni a malapena un grido di sorpresa quando uno specchio
si materializzò dal nulla, svolazzando davanti a noi. Come
era possibile una cosa del genere?
<
Stai perdendo la testa, Usagi. Perdendo quel poco di sanità
mentale che ti rimane. Lo specchio non sta *volando*. No no no!
Inconcepibile! E' solo un trucco! Deve esserlo! E di certo non
è la *Terra* che sta là sopra in cielo! Oh no! E'
solo un altro pianeta a casa che ha deciso di visitare il nostro
sistema solare e guarda caso somiglia tantissimo alla Terra. Niente di
cui preoccuparsi! Proprio niente! E' tutto nella tua testa Usagi. Pensa
positivo! >
Sicuramente stavo
sognando. Alzando di nuovo la testa al cielo, incontrai nuovamente il
pianeta verde-azzurro, così familiare. Dissetandomi di
quella incredibile visione, mi rassicurai ancora una volta sul fatto
che fosse tutto una mera allucinazione.
Ma sembrava così reale ....
"Vieni," ordinò l'angelo, prendendo la mia mano fra la sua e
conducendomi allo specchio che non era *davvero* sospeso in aria ... o
almeno questo era quello che volevo credere. Fissai il mio
riflesso, ma riconobbi a malapena la mia faccia mentre mi guardava di
rimando. Il mio vestito era bianco, oro e ricamato d'argento e cadeva a
terra in cascate di seta. Il corpetto era attillato, ma l'abito aveva
un che di innocente. Avevo un anello nella mano sinistra che sembrava
incredibilmente estraneo e familiare tutto in una volta e un bracciale
di perle stava sul mio polso destro.
I miei
capelli ... oh, mio Dio, come potrei iniziare a descriverli? Erano
*argento*. Proprio come quelli dell'angelo, solo non così
lunghi o magnifici. Toccai le ciocche con meraviglia, non riuscendo a
credere che le immagini che i miei occhi stavano passando al mio
cervello fossero corrette.
Ma la cosa che mi
scioccò di più fu la luna crescente e luminosa
sulla mia fronte. Con mano tremante andai a toccarla, piano. Era calda
sulla punta delle mie dita, ma non mi fece male. Mi lasciai sfuggire un
gemito di confusione. Era reale. Ma più di questo, era
*parte* di me.
Ma ... *come*?
L'angelo
appoggiò le mani sulle mie spalle e insieme guardammo ai
nostri riflessi nello specchio. Anche mi sovrastava di una testa circa,
fui stupita dalle somiglianze nei nostri tratti. "Come fai tutto
questo?" bisbigliai, sentendomi a disagio e piena di apprensione. Ma
ancora una volta l'angelo sorrise e quelle sensazioni svanirono
rapidamente. Non riuscivo a spiegare perchè, ma la sua
presenza portava pace.
"So che sei confusa,
Serenity. Ed è giusto," commentò lei,
facendo un altro gesto con la mano. Gemetti quando lo specchio
sparì. "Ma sarà tutto spiegato a suo tempo. Prima
dobbiamo discutere quello che sta succedendo sulla Terra."
Senza un'altra parola,
mosse una mano verso il pianeta blu e io guardai con occhi spalancati e
increduli mentre fasci di luce di ogni colore partivano dalla Terra e
venivano verso di noi con una velocità che riuscivo a
malapena a concepire. Era come guardare una pioggia di meteore ... solo
che le meteore si avvicinavano sempre di più. Mi allontanai
di un passo spaventata mentre i fasci arrivavano impossibilmente
vicini, ma l'angelo rispose alle mie preoccupazioni con un semplice,
"Non avere paura."
Nel momento in cui
l'ultima delle parole uscì dalla sua bocca, i fasci colorati
erano sopra di noi. Accesero il cielo e io mi coprii gli occhi per lo
spavento mentre convergevano tutti in uno. Quando ebbi il coraggio di
guardare fra le mie dita, vidi sette cristalli colorati galleggiare
sopra di me. Mi meravigliai della loro bellezza, notando che non era la
prima volta che vedevo quello blu. Tuxedo Kamen lo aveva rubato dopo la
battaglia col mostro. Ma non sapevo nulla della natura o significato
dei cristalli.
"La tua missione non è semplice," continuò
l'angelo, il viso illuminato dai colori dell'arcobaleno che le strane
gemme emanavano. "Ma questo aiuterà la tua battaglia."
I suoi occhi si chiusuro e le sue mani andarono verso i cristalli.
Brillarono tutti immensamente e nel giro di un battito di palpebre
erano diventati una cosa sola, un singolo cristallo chiarissimo che
brilava e crepitava con una intensità a cui non avevo mai
assistito. Il suo nome si formò sulla mia lingua
istintivamente.
Il cristallo d'argento.
Ne avevo sentito parlare. Luna aveva spesso parlato della sua
importanza, ma non eravamo riusciti a trovarlo per quanto lo avessimo
cercato. E ora mi stava davanti e avevo le nocche bianche contro le mie
labbra per lo spavento, meravigliata davanti alla presenza di un tale
potere.
Era *potere*. E mi spaventava a morte.
"E' per me?"
mormorai. Lei annuì e immediatamente pensai di essere stata
investita da quattordici elefanti. "Ma ... m-mi era stato detto che il
c-cristallo apparteneva alla Principessa della Luna."
L'angelo sorrise, come se tutto sapesse, gli occhi luminosi puntati su
di me. "Sei stata correttamente informata, ed è questo il
motivo per il quale lo dono a te ora. E' tuo."
Le mie labbra si aprirono, ma non ne uscì nulla. Non
riuscivo a parlare, nè ad espellere l'aria che stava
racchiusa nei miei polmoni. Tutto quello che riuscivo a fare era
ripetere le stesse tre parole nella mia mente, ancora e ancora.
*LA* Principessa
della Luna. La *Principessa* della Luna. La Principessa della *Luna*.
*Io*? Mio Dio, ma
l'angelo delirava. Era semplicemente assurdo! Ridicolo! Fuori dal mondo
ed estremamente POCO DIVERTENTE.
"Non mi credi?"
chiese l'angelo.
Non ero divertita e il
mio viso lo faceva ben vedere.
"Quando è
nato mai tale scetticismo dentro di te?" continuò lei,
scuotendo la testa e non attendendo una mia risposta. "Credi a quello
che desideri per il momento, piccola Serenity, ma presto la
verità sarà difficile da negare. Per ora,
focalizzati sulla missione."
"The Terra
è in pericolo," continuò. "Beriglia
attaccherà presto ... da Nord. Devi comprendere la sua
determinazione. Dal momento che il pianeta era una volta sotto il suo
dominio, ora è ossessionata dall'idea di riaverlo. Tu, le
altre guerriere e Tuxedo Kamen dovete fermare questa
assurdità."
Sbiancai, ancora una
volta colpita da quello che mi diceva. "Tuxedo Kamen? Ma ... lui
è nostro nemico! Magari lavora persino per lei!"
Scosse la testa. "No,
bambina. Non è così. Ma soprattutto, lui
è cruciale per il tuo successo nella guerra."
"Ma ..."
"Dimmi," mi
interruppe, "ricordi il nome Endymion?"
La mia fronte si aggrottò. "Endymion ... ?" le feci eco. Il
nome sembrava stranamente familiare alle mie labbra e il mio cuore
sembrò battere più forte al solo pronunciarlo.
Quel nome era nascosto in profondità dentro il mio
subconscio, scolpito lì per l'eternità.
E poi ricordai l'incubo e il nome che avevo urlato nei miei ultimi
momenti. Non era altro che quel nome. Endy, l'avevo chiamato. Nobile e
forte. Affettuoso e giusto. Crudelmente assassinato da una strega di
nome ... Beriglia.
Tremai a quel ricordo,
gli occhi spalancati mentre incontravano lo sguardo intenso che
l'angelo mi offriva. "Tu ... tu se quella che mi ha mandato quei sogni,
non è vero?" bisbigliai.
La donna scosse la testa, gli occhi brillanti di qualcosa che
somigliava ad una maliconica ed eterna tristezza. "No, piccola, non
sono io. I sogni sono venuti a te, credo, perchè era tempo
che comprendessi che ciò che avevi nella tua vita non era
abbastanza."
< Il vuoto ...
> Ricordai, poggiando una mano sopra il cuore. < Grida da dentro di
me, e vuole di più. Vuole *cosa*? Cosa potrebbero portarmi
questi ricordi? >
"Sai che Mamoru fa
questi sogni sin da quando i suoi genitori sono stati uccisi?" chiese.
Mi
irrigidìi, presa alla sprovvista dalla domanda, desiderando
disperatamente di non pensare a lui. Faceva troppo male. E il vuoto ...
il dolore che urlava per il suo tradimento ... come quella volta sulla
strada quando la luce mi aveva sopraffatta. Ma perchè? Che
aveva a che fare quel vuoto con lui? Di certo no poteva essere *lui*
ciò di cui avevo bisogno per completarmi.
Ma Dio, quanto volevo
che lo fosse ...
"Come sai di Mamoru?"
chiesi con rabbia, farfugliando senza speranza il suo nome, sentendomi
come se delle unghie stessero grattando il mio cuore.
"Mamoru è
Endymion," disse semplicemente l'angelo.
Tremai dentro,
chissà come sapendo già tutto quello che mi stava
dicendo. "Mamoru è un bugiardo."
"Endymion ti ama."
"Endymion è morto."
"Tuxedo Kamen ti
protegge."
"Tuxedo Kamen mi ha
tradito."
"La tua mente ti ha
tradito."
"La mia mente
è tutto ciò che mi rimane," dichiarai arrabbiata.
"Inoltre, fa troppo male dare retta al mio cuore."
"Ma non puoi allontanarti da loro, vero? Tutti e tre ti perseguitano e
lo faranno sempre. Anche se riuscissi ad allontanare per sempre Mamory,
sarebbe ancora nel tuo cuore."
Lacrime di rabbia mi scivolarono sulle guancie. "Perchè mi
hai portata qui?"
"Sei venuta qui da
sola, piccola Serenity."
"Io non so nemmeno
chi sei!"
"Ma certo che lo
sai," rispose lei calma.
Con un grido di
frustrazione, scoppiai a piangere, lacrime di confusione e
insoddisfacimento che mi presero completamente. Portando con forza le
mani alla faccia, mi allontanai da lei, desiderando di svegliarmi da
quest'incubo in cui mi ero ritrovata.
Ma dentro di me, in profondità, sapevo che non stavo
sognando. E ancora di più ... in un qualche modo sapevo chi
era. E sapevo anche chi ero io.
Come potevo spiegarlo. Era come una luce nascosta dentro la
profondità della mia mente, che apriva stanze segrete
lì nascoste. Le porte di quelle camere ora erano spalancate
e le catene che le avevano ingabbiate a terra.
Spalancai la bocca con
un gemito e i miei occhi si riempirono di lacrime mentre la conoscenza
mi assalivano ... obbligandomi ad accettare ... fornendomi un ricordo
alla volta ... lasciandone da parte altre per un altro momento. Ma
anche così era troppo veloce e le lacrime caddero sulle mie
guancie fino a che non tremai.
Delle braccia mi circondarono, stringendomi forte fino a che non
gridai. Mi rivolsi all'genlo con un altro nome ancora prima di capire
quello che stavo dicendo. "Madre ... " mormorai, appoggiando la mia
testa sulla sua spalla, gli occhi che si chiudevano.
"Sei sopraffatta,
piccola principessa. I ricordi stanno venendo a te troppo rapidamente,"
mi dise, lisciandomi i capelli. "E' accaduto molto, e ancora tanto deve
accadere. Devi trovare riposo, Serenity. Devi perdonarlo e andare
avanti o non avrai mai la forza di affrontare le battaglie che
verranno."
"E' vero? Lui mi
ama?" bisbigliai, osando accettare quello che mi aveva detto ... osando
sperare in Mamoru ... in Endymion.
"Ti ama, tesoro. Ma questo lo sai già. Non hai bisogno che
te lo dica."
Il mio cuore si gonfiò. < Endy ... hai mantenuto la
tua promessa. Mi giurasti di tornare da me. >
"Cosa devo fare?" mormorai tra i suoi capelli.
Sorrise. "Amalo a tua volta."
@--<-----
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Fui riportata sulla
strada con la velocità con cui vi ero stata allontanata.
Anche se non più infreddolita per l'esposizione alla fredda
pioggia di Dicembre, ero come intorpidita, dentro. Riuscivo a malapena
a parlare, tanto era il mio choc per l'incredibile viaggio.
Gli occhi viaggiarono rapidi al cielo, appena visibile dietro le nubi
di pioggia. Sembrava ricambiare il mio sguardo, fissarmi attraverso il
cuore e la mente.
Ero davvero stata
là? Con lei? Con mia *oh dio* madre? Ero davvero una
principessa? Sua figlia? La futura regina? Custode del cristallo?
Sentì un
peso poco familiare che mi gravava sul collo e abbassai lo sguardo
sopresa. Il cristallo d'argento era lì appeso ad una catena
d'argento anch'essa, e si muoveva assieme al mio respiro, come il
ciondolo di una collana qualunque. Ma era così tanto
più di quello ...
Lo prese protettiva tra le mani, timorosa di perderlo ... timorosa di
guardarlo ... timorosa del suo significato ...
L'angelo aveva
ragione. La verità stava iniziando a diventare difficile da
negare.
Una voce familiare mi svegliò dal torpore in cui mi trovavo.
"Usagi!"
urlò da lontano.
Sgranai gli occhi.
"Rei?"
Mi girai verso i passi
che si avvicinavano in fretta e vide la sacerdotessa. "Usagi! Eccoti qui! Oh, Dio,
ti ho cercata dappertutto!" Le sue braccia mi avvolsero in un abbraccio
inaspettato prima che potessi rispondere. "Stai bene? Cos'è
successo? Dove sei stata? Ero così preoccupata ... "
Ed io ero senza
parole. "Perchè?"
Lei si interruppe per un istante e i suoi occhi viola si allontanarono
dal mio viso, come se stesse rimuginando su qualcosa. "Ne parleremo al
tempo, va bene? Sei stata qui abbastanza a lungo." Si tolse la giacca
ma io la allontani prima che potesse mettermela sulle spalle.
"No, non ho freddo.
Indossala tu."
"Non hai freddo?
Usagi, non indossi nemmeno le maniche lunghe! Si gela qui fuori!"
"Sto bene, Rei," risposi tranquilla, guardando ancora una volta la
lunga prima che sparisse di nuovo dietro le nubi. Il mio respiro si
congelò in una piccola nuvola davanti a me e il vento
soffiò contro le mie braccia nude, ma nemmeno lo sentivo.
Era come se fossi scaldata dall'interno da una forza sconosciuta.
Poggiai una mano sul mio cuore e sul vuoto che si girò su se
stesso dolorosamente in risposta. Gli occhi mi si chiusero nel vano
sforzo di tenere le mie lacrime a bada.
"Usagi-chan?"
bisbigliò Rei, guardandomi con occhi preoccupati. "Dovremmo
veramente entrare in casa."
La mano si
allontanò dal petto e io deglutii il nodo che avevo alla
gola, non notando nemmeno che Rei mi aveva nuovamente messo la giacca
sulle spalle. "Sì."
@--<-----
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Rei insistette per
avere una spiegazione non appena raggiungemmo il tempio. Io esitavo
dapprima ... comprensibilmente, dal momento che ero ancora a mia volta
sospettosa sull'intera vicenda. Ma il cristallo che pendeva dal mio
collo mi fece ricredere. Se il sogno fosse stato null'altro che
un'allucinazione, allora non avrei avuto alcun modo per spiegare
l'apparizione del cristallo. E d'altronde, *qualcosa* mi era accaduto
là fuori, e davvero non potevo tenermi una tale esperienza
solo per me ... non quando mi erano stati rivelati dettagli
così importanti.
Rei sgranò a
malapena gli occhi. Dire che era folgorata era dire niente. Ero un po'
sorpresa dal fatto che non mi avesse interrotto dopo la prima frase,
facendomi capire che soffrivo di manie di grandezza.
"Allora
*è* vero," mormorò. "Sei la principessa."
"Non lo crederei
nemmeno io, se non fosse per questo ..."
Il cristallo era ora
nelle sue mani e i suoi occhi si allargarono a dismisura. "Usagi ... "
si lasciò sfuggire in un sospiro. Insieme lo osservammo
semplicemente, inspiegabilmente meravigliate dal fatto che una tale
piccola gemma potesse essere così bella e potente, eppure
apparire così innocente e indifesa. "Lo sapevo ... lo
*sapevo* proprio che eri tu," continuò.
Fu il mio turno di rimanere stupita. "Lo sapevi? Ma come?"
"Non ero completamente certa
fossi tu, ma lo sospettavo," ammise. "Da molto faccio sogni sulla
principessa e sul Regno della Luna."
I miei occhi si spalancarono. "Da quando esattamente."
Ci riflettè
un attimo. "Suppongo che siano iniziati quando le cose hanno cominciato
ad andare male a casa mia ... prima che venissi ad abitare col Nonno."
Annuì facendo capire che avevo inteso, e lei
continuò. "Quando ti ho incontrata, ho iniziato a sospettare
che fosse tua la faccia che vedevo nei miei sogni, ma non era
un'ipotesi seria almeno fino a che non ho parlato con Mamoru l'altro
giorno. Avevo riconosciuto anche il suo viso come il tuo. Gli parlai
dei sogni, la cui frequenza era continuata ad aumentare in maniera
continua sin da quando lo avevo incontrato."
Come era successo a me
...
"Lui non si ricordava
di me nè mi riconosceva e sembrava completamente sorpresa da
quello che gli dicevo," continuò, "ma ammise che anche lui
faceva dei sogni ... sin da quando era bambino."
"L-lui sognava la principessa?" bisbigliai, facendo scorrere le parole
ancora e ancora nella mia testa, cercando di fare del mio meglio per
accettarle, ma ancora incredula davanti ad esse, anche se l'angelo
stesso mi aveva detto la stessa cosa.
Rei sorrise alla domanda. "Sì, sognava te. Gli dissi di
sospettare che tu fossi la principessa e lui ammise di aver avuto
un'idea simile. Mi disse anche che era Tuxedo Kamen."
Mi morsi il labbra a sentir pronunciare *quel* nome, e al dolore che il
mio petto produceva inesorabilmente. Rei notò lo sguardo
disperato sul mio viso con un sospiro colpevole. "Usagi, mi spiace di
non avertelo detto, ma voleva farlo lui. Me lo fece promettere."
"Voleva dirmelo?" le
feci eco e fui sorpresa davanti al cenno di assenso con cui rispose.
"Ma ... non l'ha mai fatto alla fine e mi ha fatto così male
quand lho scoperto da sola."
"Con tutto il dovuto rispetto, Usagi ... non è che tu stessa
abbia mai offerto a Mamoru indicazioni sul tuo essere Sailor Moon."
Tacqui. Oh Dio.
"Non so
perchè Mamoru non te l'abbia detto. Dovrai discuterne con
lui tu stessa," continuò, "ma so perchè non ti ha
mai parlato dei suoi sospetti sulla tua natura di principessa. Io e lui
eravamo entrambi d'accord sul fatto che dovessi essere tu stessa a
scoprire la verità sul tuo passato. Non pensavamo fosse
giusto metterci a parlarti seduti ad un tavolo, spiegandoti cose che ti
riguardavano personalmente. Avresti ricordati quando fossi stata
pronta." Esitò, sorridendomi. "Suppongo che ora tu sia
pronta, giusto?"
Il mio labbro inferiore
tremò mentre le lacrime mi pungevano gli occhi. "No, non lo
sono. Ho paura, Rei."
Il suo viso si
addolcii. "Usagi, non è necessario avere paura. Non sei da
sola. Hai Luna, le guerriere e me. Sai che ti aiuteremo sempre e ti
proteggeremo. Siamo le guardiane della principessa. Ma soprattutto,
siamo tue amiche."
Annuii silenziosamente, incapace di parlare. E per la prima volta nella
storia della nostra amicizia, Rei mi lasciò piangere in
silenzio. Apprezzai il suo silenzioso conforto e la sua premura nel
permettermi di raccogliere i miei pensieri secondo i miei tempi. Ogni
cosa era un tale colpo .... riuscivo a malapena a comprendere tutto
quello che mi era stato rivelato. Ma in un modo o nell'altro alla fine
digerii ogni cosa e le lacrime si fermarono.
"Rei..." mormorai,
passandomi la mano sopra le guancie per asciugarle, "come sapevi che
dovevi cercarmi stanotte?"
"Mamoru mi ha
chiamata," ammise esitante.
Deglutii forte. "Ah
sì?"
"Era piuttosto
preoccupato per te. In effetti, cancella quella frase. E' dire poco.
Era impazzito dalla preoccupazione. Ti aveva cercata dappertutto e mi
aveva chiamata nella speranza che ti avessi vista o sentita."
Esitò, aggiungendo dopo un po', "Mi ha detto quello che
è successo."
Mi mossi un poco, a
disagio, occupando la mia mente colpevole con un filo invisibile sul
vestito. "Penso di aver davvero rovinato tutto, no?"
"Qualcosa mi dice che lui sta pensando la stessa cosa," rispose lei,
mettendomi una mano sulla spalla per confortarmi. "Vuoi usare il
telefono per chiamarlo?"
"No. Abbiamo bisogno di parlarci faccia a faccia."
@--<-----
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
Mi strinsi nella
giacca che Rei mi aveva dato mentre aspettavo fuori il taxi che aveva
chiamato per me. Non volevo che mi accompagnasse all'appartamento di
Mamoru, sapendo che sarebbe dovuta tornare a casa da sola e, da
testarda qual era, si rifiutò di farmi andare lì
a piedi da sola. Così aspettai un taxi per farmi percorrere
la 'lunghissima' distanza di dieci isolati. Avrei potuto percorrere la
strada in pochissimo tempo, e dio solo sapeva quanto volessi parlare
con Mamoru, ma la pioggia che ancora cadeva mi scoraggiò
dall'andare prima che arrivasse il taxi. Mi rifugiai sotto la tettoia,
vicino alla porta del tempio ancora aperta, ad osservare la strada alla
ricerca del mio taxi.
Il suono di un ramo che si spezzava catturò la mia
attenzione. Girando velocemente la testa a destra, mi misi in attento
ascolto ma udii solo il soffice crepitare delle gocce di pioggia sul
terreno. Indietreggiando un po' di più verso la porta
gemetti un poco, sentendo come degli occhi su di me.
I *suoi* occhi.
Quelli di Tuxedo Kamen.
Deglutii forte e mi
guardai intorno. Non vidi niente, ma sapevo che era lì.
Riuscivo a sentirlo fra le ombre, che mi guardava.
"Tuxedo Kamen?" lo chiamai debolmente nella notte. "Sei lì?"
A rispondere fu solo lo scroscio della pioggia.
"Voglio parlare," tentai ancora. "Per favore ... "
Attesi ancora. Niente.
La mia testa si abbassò miserabilmente e cercai con forza di
non piangere ... ma era impresa impossibile. Una singola lacrima mi
scappò. Forse mi ero sbagliata. Forse non era affatto qui.
Perchè dovrebbe esserlo? Dopo tutto quello che avevo fatto e
le cose orribili che avevo detto, lo consideravo un miracolo il fatto
che mi avesse cercata. Lo avrei schiaffeggiato, avrei rifiutato di
ascoltarlo, lo avrei accusato senza prove, insultato senza ragioni e
poi sarei scappata da lui come se fosse una sorta di violentatore. Non
riuscivo a pensare ad una sola ragione per la quale non dovesse odiarmi.
Forse Rei si sbagliava. Forse
non mi aveva cercata. Perchè dovrebbe volermi vedere
dopotutto?
Ma, dannazione, io volevo vederlo. Rifiutandomi di aspettare il taxi un
secondo di più, mi girai determinata in direzione
dell'appartamento di Mamoru.
E mi fermai suoi miei passi, come congelata.
Tuxedo Kamen stava
davanti a me, completamente bagnato dalla pioggia che ancora cadeva.
@--<-----
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
NdT: l'epilogo sarà online dopodomani sul tardi.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Epilogo ***
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
@--<-----
"Sii misericordioso con me, O Dio, sii misericordioso con me!
Poichè la mia anima ha fede in Te; E nell'ombra delle Tue
ali io cercherò rifugio." Salmo 57:1
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
@--<-----
The Coldest December
By Aimee
Epilogo
Traduzione di Erika per
EFP
"Sono l'unica da biasimare per questo.
Chissà come finisce sempre così.
Volando sulle ali dell'orgoglio egoista,
volo troppo in alto,
e come Icaro, cado."
~Jars of Clay
Rimase in attesa davanti a me, nervoso, gli occhi turbati nascosti da
ombre profonde e dalla maschera che avevo desiderato mille volte non
esistesse. Le sue labba non pronunciarono una singola
sillaba, e
anche io mi ritrovai a non riuscire a parlare. Il soffice fruscio del
suo mantello e del vento erano gli unici suoni che sentivo, a parte il
battito del mio cuore.
Poi parlò, con una voce tanto profonda quanto toccante. "Ti
stavo cercando."
In un qualche modo riuscii anche io a trovare la voce, ma mi
suonò piccola e sconosciuta. "Davvero?" bisbigliai,
bagnandomi
le labbra nervosamente. Non rispose.
Osservai in silenzio mentre toglieva la trasformazione, lasciando una
figura meno intimidatoria della precedente. Mamoru sembrava
disperatamente perso mentre era in piedi davanti a me, i vestiti
fradici, le ciocche di capelli appiattite contro la fronte, gli occhi
supplicanti fissati sui miei. "Usa," mormorò, tanto piano
che
riuscì a malapena a sentirlo. "Io ... " Fu interrotto da un
improvviso attacco di tosse e io sgranai gli occhi, destata dal mio
intorpidimento.
"Stai male!" esclamai, allontanandomi dal mio riparo e andando sotto la
pioggia gelata. Lo raggiunsi in due passi lunghi, ma lui mi
afferrò le spalle e mi riportò dove era asciutto.
Io gli
tirai la manica, portando anche lui via da sotto la pioggia ... e
più vicino a me. Gocce di pioggia scivolarono giù
dalle sue guance pallide fino al mento. Tremò nonostante il
cappotto nero pesante che indossava. "Da quanto era qui fuori?"
domandai, scioccata dalla sua apparizione.
"Sin da quando sei uscita," fu la debole risposta.
Ero inorridiita. "Mio Dio. Mamoru, dobbiamo riscaldarti! Che stavi
pensando?" Avrei potuto picchiarlo per la sua idiozia e magari l'avrei
fatto se il taxi non fosse arrivato in quel momento e il clacson non
fosse stato troppo forte per quell'ora della notte.
"Andiamo," dissi, trascinandolo verso la macchina. "Potremo parlare
dopo che ti sarai asciugato."
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
@--<-----
La corsa in taxi cominciò in perfetto silenzio, a parte il
debole ticchettare della pioggia gelata sulle finestre. Vedevo le
strade, i vicoli scuri e gli edifici passare senza alcun interesse e
ogni tanto lanciavo sguardi al ragazzo tremante accanto a me. Era calmo
e provato. Mai lo avevo visto così piegato. Fissava le
proprie mani con fare miserabile. Una volta o due lo vidi chiudere gli
occhi con forza e scuotere piano la testa, come se stesse cercando di
dimenticare un pensiero spiacevole. Il mio cuore si strinse davanti
alla tristezza che vedevo sulla sua faccia. Nell'oscurità
dell'abitacolo, la mia mano cercò la sua. Le mie dita calde
si intrecciarono con quelle mezze gelate di lui e diedero una stretta
rassicurante. Lui si lasciò sfuggire un sospiro lento.
La corsa finì nel giro di pochi minuti e non appena fummo
usciti dal taxi, reclamai nuovamente la sua mano con la mia. Non solo
mi sentivo incredibilmente in colpa per il suo stato, mi sentivo ancora
male per tutto quello che gli avevo detto e fatto. Avevo sbagliato a
non voler sentire cosa aveva da dire. Non aveva mai avuto
l'opportunità di difendersi dalle mie accuse e ora avevo
tutta l'intenzione di lasciare che parlasse. Ma prima doveva scaldarsi.
I suoi brividi mi preoccupavano.
La mano che stringevo si irrigidì quando entrammo
nell'ascensore e ancora una volta il senso di colpa mi scorse dentro
come veleno, quando ricordai il terribile litigio che avevamo avuto
esattamente in quel punto. Alzando gli occhi al suo viso, che era teso
nel tentativo di ignorare il mare di sensazioni dolorose in cui stava
sicuramente annegando, gli dissi piano, rompendo il silenzio tra noi.
"Mi dispiace Mamoru. Per tutto quanto."
Il suo sguardo cadde a terra, ma annuì anche lui. "Dispiace
anche a me, Usagi.". La sua voce era bassa e tranquilla, e nascondeva
la minaccia di una imminente esplosione di emozione. Prima che potessi
rispondere, le porte dell'ascensore si aprirono, e la mano attaccata
alla mia mi portò gentilmente lungo il corridoio appena
illuminato. Rimasi in piedi, ferma e paziente, mentre usava la chiave
di case e teneva aperta la porta per me.
"Sei gelata," commentò lui piano. "C'è una
coperta sul divano del salotto. Vai a scaldarti e ti
preparerò un po' di tè."
"No, farò io del tè," replicai io rapidamente,
aiutandolo a togliersi il cappotto bagnato che gli stava addosso come
una seconda pelle. "Voglio che tu ti cambi. Tremi come una foglia."
La testa gli si abbassò piano, lo sguardo sul mio viso. Era
chiaramente troppo esausto e infreddolito per discutere. Lo spinsi
leggermente verso la camera da letto, e lui per fortuna
eseguì il mio comando materno senza un'altra parola.
Guardando la sua figura sparire, sentii una stretta al petto e allo
stomaco. Era una sensazione strana ... non completamente spiacevole.
Era qualcosa di simile all'affetto, credo. Non proprio amore .... ma un
senso di profondo attaccamento. Sorrisi per la prima volta quella sera
e mi diressi in cucina per preparare un po' di tè caldo, per
riscaldarci entrambi.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
@--<-----
Era una scena familiare. Noi due, seduti sul pavimento davanti al
fuoco, le tazze fumanti in mano; ma l'umore era parecchio diverso. Non
era spiacevole e non vi era tensione nell'aria. Non avevamo detto quasi
nulla, semplicemente godendoci la pace che c'era tra noi, lasciando che
lenisse le nostre ferite.
I brividi che provenivano dal mio compagno cessarono piano mentre gli
sforzi combinati dei vestiti caldi, del tè caldo e del fuoco
scoppiattante andavano a scaldare le sue membra. Lo osservai
attentamente mentre iniziava a rilassarsi e a respirare normalmente.
Gli occhi rimanevano bassi, anche se i tratti del suo viso si erano
notevolmente addolciti. Il giorno era stato duro e senza dubbio lui era
sfiancato da una fatica fisica ed emotiva. Ma per quanto volessi
vederlo riposare, sapevo che non era tipo da dormire quando c'era
qualcosa da dire ... e c'era sicuramente molto da discutere tra noi.
Mettendo da parte il mio tè, mi avvicinai a lui, dato che
fino a quel momento eravamo stati un po' lontani. Sorridendo con fare
incoraggiante, bisbigliai, "Ora ti ascolto. Quando vuoi."
Un po' sorpreso, appoggiò anche lui la sua tazza di
tè, portandosi nervosamente la mano fra i capelli ancora
umidi. "So a malapena da dove cominciare."
"Quando hai iniziato ad avere i sogni?" lo incalzai.
Lui sospirò profondamente, con gli occhi che si spostarono
dal mio viso fino al fuoco. "Poco dopo che i miei genitori morirono.
Avevo solo sei anni. Ero molto solo. I sogni mi hanno confortato in un
qualche modo. Suppongo perchè mi offrivano qualcuno che mi
amava in un modo che mi era sconosciuto." A quel punto i suoi occhi
caddero sul mio viso, e io arrossì appena al ricordo dei
miei stessi sogni. Endymion ed io eravamo stati spesso intimi. I suoi
baci ed il suo tocco erano da tempo scolpiti nella mia memoria e
chiaramente anche in quella di Mamoru. I nostri occhi si incontrarono
per un lungo attimo e vidi la passione bruciare nelle sue profonde
sfere blu. Quella passione mi aveva spaventato in Tuxedo Kamen, ma ora
... ora non sapevo quello che mi stava facendo ...
"Quei sogni mi hanno aiutato a farcela," continuò Mamoru.
"Mi hanno dato una speranza in qualcosa ... o meglio, in qualcuno. Sei
stata il mio angelo, Usagi. Lo sei ancora."
"Quando hai capito che ero io?" chiedi, voltandomi all'altra parte, col
viso in fiamme.
"Non ci ho messo molto. Avevo visto una connessione fin dal primo
giorno che ti avevo incontrata. Quando te ne sei andata, non potevo
fare a meno di notare le somiglianze fra te e la principessa. Il viso
nei miei sogni era scolpito a tal punto nella mia mente che quando ho
visto il tuo, sono rimasto subito colpito. E quando ho visto per la
prima volta Sailor Moon quella stessa notte ho avuto la stessa
reazione, solo che quella volta ero anche confuso. Fino a quel momento
avevo considerato i sogni come tali ... solo *sogni*. Niente di
più. Ma cominciai a dubitarne allora."
"I sogni hanno alimentato un'attrazione verso le tue due
identità ... verso una ragazza di nome Usagi e un'altra
chiamata Sailor Moon. Non avevo capito che eravate una e una sola.
L'amore per la principessa, che avevo sempre considerato immaginario,
si spostò rapidamente verso te e Sailor Moon e presto mi
ritrovai innamorato di due ragazze. Non sapevo come agire di fronte a
quei sentimenti, ma sapevo che dovevo prendere una sola strada quando
si trattava d'amore. Non potevo avervi entrambe eppure non potevo
scegliere fra di voi. Perciò cercai di allontanarmi da tutte
e due per negare quei sentimenti, sperando che sparisssero. Per te
divenni uno tormentatore. E con Sailor Moon divenni freddo e distante.
Odiavo farlo e il mio cuore urlava di stare assieme a te, ma ... "
Sospirò. "Mi dispiace Usagi, ma non riuscivo a entrare in
una relazione con te quando il mio cuore bramava anche qualcun altro.
La stessa cosa valeva per Sailor Moon. Non sarebbe stato giusto."
"Va tutto bene. Capisco," gli assicurai, poggiando le mie mani sopra le
sue, sollevata di sentire che non erano più fredde e
tremanti. "Va avanti."
"La notte che ho scoperto la tua doppia identità
è stata la notte in cui sei stata aggredita."
Rabbrividìi involontariamente al solo pensiero e scostai lo
sguardo. "Dopo che il mostro non fu più un problema, mi
sentivo ancora agitato. Avevo dentro una sensazione orribile,
inspiegabile ... sentivo che eri ancora in pericolo. Mi attanagliava
con una forza che non avevo mai sentito, anche come Tuzedo Kament.
Perciò ti ho seguita. Quando hai tolto la trasformazione,
sono rimasto scioccato. Semplicemente sconvolto. Le due ragazze di cui
mi ero innamorato erano una sola. Mi sono fermato per un attimo a
pensarci e nel frattempo tu eri andata avanti e la sensazione allo
stomaco divenne fortissima. E quando ti ho trovato ... lui stava ... "
Si interruppe, gli occhi chiusi, la testa che andava da un lato
all'altro mentre cercava di rimanere calmo. "Lo giuro, Usagi, non fossi
stata lì ad assistere, lo avrei ucciso. Sei stata l'unica
cosa che mi ha trattenuto." Riuscivo solo a fissarlo in un silenzio
attonito, gli occhi spalancati, mentre continuava "Quando rimanesti
seduta davanti a me, tremante e spaventata, volevo così
tanto portarti vicino a me e stringerti, ma dopo quello che avevi
appena passato non pensavo fosse una mossa saggia. Pensai che ti avrei
solo spaventata di più. Perciò ti ho fatta
arrivare a casa al sicuro e, almeno per allora, lasciai le cose in
sospeso."
"La tua doppia identità non era più un segreto
per me, per cui mi sentii meglio all'idea di starti accanto, per cui mi
avvicinai a te la mattina seguente e dal momento che volevo
disperatamente sapere come stavi, ti chiesi come ti sentissi quel
giorno. Sembrasti rilassarti un po', per cui presi coraggio e ti offrii
un passaggio anche quel pomeriggio. Le parole non possono spiegare
quanto ero preoccupato a quel punto. Sembravi stanca e depressa. Non
volevi parlarmi di quello che era successo per quanto cercassi di
fartelo capire. Ero risentito del fatto che non ti fidassi abbastanza
di me per chiedermi aiuto, ma in fondo capivo. Dopotutto, mi conoscevi
appena."
"Ma quando ho visto i lividi sui tuoi polsi, persi la pazienza. Non
avevo idea del fatto che il bastardo ti avesse trattata
*così* male. Tu ti arrabbiasti per le mie domande, che per
via della mia rabbia erano anche diventate pressanti." Si
fermò, guardandomi con chiaro senso di colpa. "Non avrei
dovuto essere così brusco con te. Mi scuso."
"No, è stata colpa mia. Ti ho detto alcune brutte cose ...
cose che non meritavi," gli ricordai.
"Eri esausta, Usagi. Sfiancata. Avevi una scusa. Ti ho perdonata
subito."
"Subito? Ma il giorno dopo eri così arrabbiat con me alla
sala giochi ... "
"No, non ero per niente arrabbiato con te. Prima che entrassi nella
sala giochi, avevo parlato con la tua amica Rei. Mi aveva detto alcune
cose che non mi ero aspettato ... riguardo ai sogni."
Annuii. "Sì, mi ha parlato di quell'incontro."
"Avevamo caito che non erano sogni ma ricordi. E che tu eri la
Principessa della Luna. Ancora una volta ero sconvolto. Non solo eri
Sailor Moon, eri anche qualcuno così inspiegabilmente
prezioso per me. E più di quello, la principessa era ora
reale. Ero in uno stato di choc suppongo. Rei se ne andò e
io non notai la sua uscita. Quando finalmente alzai lo sguardo tu eri
lì, come un piccolo fantasma. Inoltre eri arrabbiata. Non
avevo idea di quanto tempo fossi stata lì, a parlarmi. Ti
alzasti con rabbia. Suppongo pensassi che ti stessi ignorando apposta.
Fortunatamente ti presi per il polso e anche se non dissi niente,
sperai di aver portato via un po' del tuo dispiacere."
Sorrisi al ricordo di quella carezza gentile sul mio polso e fui felice
della spiegazione che avevo ricevuto per il silenzio di quel giorno.
"Ci riuscisti," mormorai e le nostre dita andarono ancora una volta a
intrecciarsi.
"Mi dispiace di aver avuto così tanti fraintendimenti,
Usagi. Ma se c'è una cosa per cui davvero sento che devo
scusarmi, è per quel bacio che ti ho dato quella notte come
Tuxedo Kamen," disse, con gli occhi sul tappeto. "Avevo sperato che
quel primo bacio che ci eravamo scambiati avrebbe tranquillizzato
almeno un po' le fiamme dentro di me, ma fu un po' diverso. Fu come
gettare legna al fuoco. Avevo bisogno di averne di più, e
dopo averti vista ancora una volta attaccata da un mostro e dopo essere
stato allontanato dalle guerriere quando avevo cercato di parlarti, ero
semplicemente arrabbiato. Non con te. *Arrabbiato* e basta. Di solito
riesco a controllari questi sbalzi, ma quella notte erano semplicemente
troppo per me. Non solo ti parlai duramente, ma ti costrinsi anche a
baciarmi. Non posso ripetere quanto mi dispiace, Usagi. Non ho mai
voluto farti del male."
"Non mi hai fatto del male. Non ho sentito dolore," replicai a bassa
voce.
"Eri a disagio," ribattè lui.
"Ma mi hai lasciato andare quando te l'ho chiesto."
"E poi sono scappato via come un codardo poco dopo," aggiunse piano.
"Non sei un cordardo, Mamoru," dissi, stringendogli la mano. "Ci sono
state volte in cui non riuscivo a capire come potessi essere
così forte."
Lui scosse la testa, ancora una volta in disaccordo. "Non sono nemmeno
riuscito a dirti che ero Tuxedo Kamen. Ero spaventato a morte da come
avresti reagito. Ho cercato di dirtelo oggi quando eravamo al parco, ma
in quel momento la tua amica ha urlato e tutto è diventato
sbagliato in un momento solo .... e poi abbiamo litigato .... e poi tu
sei corsa via ... e oh dio, sono semplicemente diventato pazzo nel
cercarti."
La mano che tenevo tremava e assistetti al suo viso che si contorceva
con un'ondata di emozioni. Senza pensarci due volte, mi lanciai nelle
sue braccia. "Va tutto bene, Mamo-chan. Non piangere," bisbigliai, non
sapendo davvero da dove avevo tirato fuori quel nomignolo. Lo strinsi a
me e lui mi abbracciò a sua volta. "Andrà tutto
bene. Ti perdono per tutto quanto, anche per avermi chiamato Testolina
Buffa. Ma per favore ... per favore non piangere ... Mamo-chan ... "
Ma fu inevitabile e presto fummo entrambi in lacrime. Mi strinse forte
al suo petto, baciandomi i capelli mentre continuava a mormorare scuse
senza senso.
"Shhh ... " lo zittì piano, asciugandogli le lacrime mentre
lui faceva lo stesso con le mie. "Tutto questo non è colpa
tua. Mi dispiace di non essermi fidata di te e per non averti ascoltato
quando cercavi di spiegare." Accarezzai la sua guancia sinistra con un
bacio, quella guancia che avevo così crudelmente
schiaffeggiato nella mia rabbia incontrollata. "Mi dispiace, Mamo-chan.
Mi dispiace ... " singhiozzai, affondando il mio viso nella sua spalla.
"Va tutto bene, Usako," disse, il suo respiro nei miei capelli.
"Possiamo ricominciare daccapo ora. Basta fraintendimenti."
Ricominciare? I miei occhi brillarono speranzosi, come un piccolo
arcobaleno nella tempesta. Poteva davvero riuscire a perdonarmi? Mi
voleva ancora? Lo abbracciai forte mentre mi stringeva, andando avanti
e indietro, mormorando confessioni d'amore appena udibili sui miei
capelli. Capivo appena quello che stava dicendo, ma la dolcezza della
sua voce mi calmò e mi tranquillizzò. "Ti amo,
Usako. Io voglio solo te. La mia graziosa testolina buffa. Bellissima.
Ti amo." *** (NdT: nota sotto)
"Endy..." bisbigliai con un soffio di contentezza, facendo scorrere le
mie mani lungo la sua schiena, felice di sapere che era vero e che mi
amava. Il vuoto dentro di me non era mai stato tanto soddisfatto o
tranquillo. Il suo amore aveva placato tutte le sue richieste e per una
volta nella mia vita mi sentivo completa. "Mamo-chan, sono
così giovane. So appena cos'è l'amore. Ma per
quel che ne so e se quello che sento ora è di una qualche
indicazione, allora ti amo così tanto da non riuscire quasi
a vederci bene."
Lui mi scostò da sè, con gli occhi ancora
sorridenti. Ci prendemmo il viso in mano entrambi e le lacrime
continuarono a scorrere sulle nostre guance, ma non erano
più lacrime di tristezza a sconforto, ma di sollievo e
gioia. Accarezzai il suo viso con le mie labbra, assaggiando le sue
labbra mentre si mescolavano con le mie.
E ci baciammo. Baci infuocati che, se non fosse stato così
freddo fuori, avrebbero potuto incendiare il palazzo. L'emozione pura
che avevo sentito con Tuxedo Kamen l'altra notte era nulla paragonata
alla passione presente nell'abbraccio in cui mi trovavo ora. Se non
altro, pareva che da mascherato si fosse contenuto se era questo quello
che c'era dentro di lui. Con le mani che gli tenevano il viso, attaccai
le sue labbra con le mie, tentando di rispondere alla sua passione. La
lingua di Mamoru si spinse dentro la mia bocca e danzò con
la mia mentre le sue mani si intrecciarono nei miei capelli, spostando
la mia testa di lato per approfondire il bacio.
Prima di quanto avessi immaginato i nostri baci erano diventati meno
violenti ... più profondi. Mani gentili mi spinsero
all'indietro così da farmi sdraiare a terra, con le nostre
labbra che non si erano mai separate nel frattempo mentre aggiustava
con attenzione il suo peso sopra il mio. Tremai senza potermi fermare
tra le sue braccia mentre sentivo che il ragazzo che mi stringeva mi
apriva la sua anima e la piazzava con fiducia tra le mie mani. Con
incertezza, feci lo stesso.
Sentii il suo dolore e lui sentì il mio. Vidi il viso di
bambino, sconvolto e pallido, mentre le infermiere gli dicevano che i
suoi genitori non c'erano più. Assistetti alla tristezza che
lo aveva seguito per così tanti anni. Sentii persino la
macchina cadere dallo strapiombo. E incontrai dentro di lui il vuoto
che impossibilmente rivaleggiava alla pari con il mio per
intensità. Toccai le ferite dentro di lui, accarezzandole
piano e lenendole con lentezza. Quel dolore era stato troppo a lungo
rifiutato da altri. Lui fece lo stesso con me e il vuoto dentro di me
respirò di sollievo e tremò, sparendo nel nulla.
Come fece il suo.
Le sue labbra erano come fantasmi sulle mie, accarezzando piano la
pelle che fino a qualche momento fa avevano attaccato. "Usako ... "
bisbigliarono contro la mia bocca e sentii il tocco delle sue ciglia
mentre passavano sulla mia guancia e la testa di lui si abbassava a
terra, a riposare accanto alla mia. Dopo qualche attimo di pacifica
tranquillità, mi si tolse da sopra e si appoggiò
sulla sua schiena, mentre le mani gentili mi portavano dentro l'incavo
delle sue braccia. Appoggiando la testa contro il suo petto, sorrisi
nel vedere il suo viso pacifico, gli occhi chiusi, i tratti fermi e
tranquilli. Con un sospiro, lasciai che anche i miei occhi si
chiudessero, mentre le braccia di Mamoru si chiudevano intorno a me e
io mi avvicinavo ancora di più.
Il fuoco nel camino continuò ad ardere e ad illuminare la
stanza con la sua luce mentre noi entravamo ed uscivamo da un meritato
sonno. E fuori iniziò a nevicare. Ma nessuno di noi due lo
notò. All'improvviso Dicembre non sembrava più
così freddo.
Fine.
@--<----- @--<----- @--<----- @--<-----
@--<-----
*** Le parole di Mamoru nella storia originale (in inglese) erano in
lingua giapponese. Ho fatto una traduzione approssimativa secondo le
mie conoscenze e con qualche breve ricerca.
NdT: eccovi il finale di questo storia.
Vorrei invitarvi a leggere e recensire.
Se siete interessati a storie simili a questa (come trama, come toni),
leggete gli altri lavori di questa autrice e magari altre traduzioni
(che ho fatto molto tempo fa, come quelle dell'autrice
Iamthelizardqueen, sempre di fanfic di Sailor Moon).
Se conoscete la lingua inglese, provate a leggere nel sito
www.moonromance.net le storie di Lilac Summers, autrice di cui Aimee
era amica e che apprezzava. Le sue storie sono scritte bene, sono molto divertenti e anche romantiche.
Su EFP vi consiglio la traduzione della fanfic di Alicia Blade, Love
Potion N 19
(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=103810&i=1)
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1416
|