Still alive - Ancora vivi

di vale1991
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Eccomi qui… Questa è la mia prima ff, quindi non vi assicuro niente di speciale! XDXD
Avevo promesso alla mia migliore amica che se fossi riuscita a passare l’esame di etnologia avrei postato la mia storia qui su efp, altrimenti non avrei fatto niente. L’esame è andato decisamente bene e quindi ora, come promesso, posterò il prologo della mia storia.. Spero che vi piaccia.. 
Un abbraccio
Vale1991



Era una sera tranquilla, la sera di Halloween. Una famiglia era seduta in salotto per festeggiare. Una donna con capelli castano rossi e con penetranti occhi verdi, era seduta con un bambino in braccio che rideva e allungava le braccine per arrivare alla scopa giocattolo che suo padre stava mettendo in funzione. Un regalo di zio Sirius per il piccolo Harry, per incentivarlo a diventare un grande giocatore di Quidditch come suo padre.
“È stato gentile Sirius a regalare quella scopa a Harry, vero caro?” chiese la donna al marito tutto eccitato per il regalo del figlio.
“Harry diventerà il mio degno erede! Sarà una gioia vederlo sfrecciare sul campo da Quidditch di Hogwarts! Se, poi, vincerà con i colori di Grifondoro, il mio orgoglio sarà alle stelle!” rispose l’uomo con capelli neri scompigliati e occhi castani.
Lily Potter si alzò lasciando il piccolo Harry nelle sapienti mani del padre. Entrò in bagno, chiuse la porta e guardò la sua figura riflessa per intero nello specchio. Come farò a dirlo a James? Si chiese la donna con aria triste. Questo non è assolutamente il momento giusto, ma cosa posso fare? Oh Merlino, che situazione complicata!
“Tesoro!” la chiamò James dalla sala, “Corri! Harry riesce a stare già in equilibrio da solo sulla scopa!”
“Arrivo subito!” urlò lei di rimando.
La strega si girò di lato, per vedere se il suo profilo era già compromesso tanto da poterla tradire. Ma, indossando il maglione pesante, ogni accenno di rotondità era svanito. Lily si sfiorò all’altezza della pancia. Piccolino, non potevi arrivare in un momento peggiore! Sappi che comunque ti proteggerò con tutta me stessa! Pensò con gli occhi lucidi, prima di tornare dal figlio.
 
Un paio d’ore dopo il bimbo si era addormentato e i genitori, stanchi dopo l’estenuante giornata, si sdraiarono sul divano per rilassarsi un po’. Era già due giorni che la famiglia Potter doveva stare rinchiusa in  casa per via della minaccia di Voldemort, ma l’indomito animo di James anelava già la libertà e anche Lily cominciava a sentirsi inquieta dentro quelle quattro mura.
“Chissà quando potremo uscire..” rifletté Lily ad alta voce. “Sai James, mi sarebbe piaciuto andare a trovare Petunia, è tanto che non la vedo e poi vorrei far conoscere a Harry il suo cuginetto. Com’è che si chiamava? Daniel? David?”
“Era qualcosa come Dudley ma non ne sono sicuro. Comunque perché ti ostini ad andare a trovarla? L’ultima volta il caro cognato ci ha fatto esplicitamente capire che non eravamo i benvenuti. E tu pensi che lascerà che nostro figlio giochi con il suo? Io penso che nemmeno se costretto dalla maledizione Imperius accetterebbe di fare una cosa del genere!”
“Hai ragione,” disse Lily rattristita, “ma Petunia l’altra volta non mi è sembrata molto d’accordo con le idee del marito. Ha stretto le labbra quando Vernon ci ha detto che non eravamo i benvenuti e lei stringe sempre le labbra quando c’è qualcosa che non le va a genio!”
“Lily ancora non hai capito che quella non è più tua sorella! Ha smesso di esserlo dal momento in cui a te è arrivata la lettera per Hogwarts e a lei no!” disse con tono alterato.
Lily si portò le mani alla bocca con i grandi occhi verdi inondati di lacrime. “Scusa tesoro,” disse James, rabbonito “ parlo così perché non sopporto questa nostra segregazione. Non avevo il diritto di dire quelle cose su tua sorella, perdonami.” Strinse la moglie tra le braccia cingendola con fare protettivo.
“Forse hai ragione, James” disse lei tirando su col naso “dovrei smetterla di pensare a lei e concentrarmi di più sulle persone che ho qui: siete voi le persone più importanti per me!” disse cercando di sorridere.
James ricambiò il sorriso poi si avvicinò alle labbra della moglie per baciarla dolcemente.
“ A proposito di famiglia,” disse Lily dopo che si furono staccati, “ James c’è una piccola novità”. James la guardava incuriosito, aspettando che lei continuasse.
La donna prese un sospiro e poi con un filo di voce disse: “Aspetto un bambino”.
Il viso di James, dapprima stupito, si trasformò in una maschera di pura gioia.
“Oh Merlino! Tesoro non potevi farmi regalo migliore! Sei sicura di essere incinta?” chiese eccitato.
“Ho un ritardo di tre settimane, non credo che ci siano più dubbi ormai!” disse lei.
“ Merlino! Che bello! Sarò di nuovo papà! Ma ci pensi? Oh non vedo l’ora di dirlo agli altri! Un altro Potter! Grazie tesoro!”. Corse ad abbracciare la moglie e a baciarla. Poi poggiò la mano sulla sua pancia: “Lo senti già?”
“No, caro. Ancora è presto! Forse tra un paio di mesi potrei cominciare!”
Lily era frastornata dagli eventi. Dopo la scoperta di essere stati braccati da Voldemort, Lily non aveva più pensato a quelle cose. Solo due giorni fa, passando davanti al calendario, vide che il giorno in cui le sarebbe dovuto arrivare il ciclo era già passato da più di due settimane. A quel punto era palese, aspettava un bambino. Per dirlo a James ci era voluta un’altra settimana. Aveva paura che, per via della loro situazione di ricercati, suo marito non avrebbe gradito l’arrivo di un altro bebè in casa, e invece le sue preoccupazioni erano state vane, cosa di cui era immensamente lieta.
James la coccolava appoggiata sul divano, davanti al camino acceso, ogni tanto la mano scendeva sulla sua pancia, per una carezza, e poi tornava sul suo viso.
A un certo punto questa dolce scena familiare venne interrotta bruscamente dall’evidente suono di persone che si smaterializzano, per la strada.
“Come mai l’Ordine è arrivato ora?” chiese James, “Sirius è stato qui tutto il pomeriggio, non gli basta la testimonianza del vecchio Felpato?”  disse avvicinandosi alla finestra di sala che dava sul vialetto principale.
Ma quello che vide non era l’Ordine, bensì i loro acerrimi nemici, i Mangiamorte, accompagnati da Voldemort in persona.
“Lily!” urlò James spaventato “è lui! Prendi Harry e scappa, corri! Io cerco di trattenerli!”
La donna scattò in piedi alle parole del marito e corse di sopra spaventata. Intanto sentì la porta di casa cadere a terra. Prese Harry in braccio, che in tutta quella confusione, intanto si era svegliato, e cercò un posto dove nascondersi. Guardò fuori dalla finestra ma i Mangiamorte avevano circondato la casa. Si guardò intorno spaventata, cercando una via di fuga.
 
“Levati, sciocco!” sibilò, maligno, Voldemort a James che intanto si era messo davanti alle scale per bloccargli l’accesso al piano superiore.
“Mai! Prima dovrai passare sul mio cadavere!” urlò James con coraggio.
“Ahahah! Se vuoi ti accontento subito!”
Expelliar…” tentò James.
Crucio!” urlò contemporaneamente il mago.
James Potter si contorse per il dolore, ma riuscì a mantenere l’equilibrio reggendosi al corrimano delle scale.
“Sembri un osso duro, Potter” disse Tom Riddle dando un attimo di respiro al mago.
dolore, batté la testa contro uno scalino e cadde a terra svenuto.
Voldemort sfoderò un sorriso maligno e scavalcò il corpo inerte del mago. Salì le scale con una lentezza esasperante, giocava con la sua vittima che doveva sentirsi come un topo in trappola. Questo pensiero non fece che provocare un brivido di eccitazione in Voldemort.
Quando arrivò davanti alla strega, che si era posta come scudo davanti al figlio che piangeva nel lettino, il Mago Oscuro disse con tono sprezzante: “Spostati, Mezzosangue.  Non mi abbasserò a combattere con te!”
“No!” gridò la donna “ Ti prego non uccidere Harry! Prendi me, ma non lui! Ti prego!” gli occhi di Lily erano pieni di lacrime che, però, non sfociarono in pianto.
“Ti accontenterò subito, sudicia Mezzosangue, non prima di aver sistemato tuo figlio, però.”
“Noo!!” urlò con rabbia estraendo la bacchetta da sotto il maglione. Non fece in tempo a difendersi che il Signore Oscuro gridò: “Stupeficium!”  La donna cadde a terra svenuta.
Voldemort scavalcò anche lei e si mise davanti al lettino del piccolo Harry. I capelli neri e ribelli come quelli del padre, gli occhi verdi come quelli della madre che ora erano pieni di lacrime che scorrevano sul dolce faccino. Il labbro inferiore era accentuato per dimostrare la profonda tristezza e paura del bimbo che guardava la mamma sdraiata a terra e tendeva le braccine verso di lei.
Il bimbo guardò senza capire il pezzo di legno che gli era stato puntato al viso dal Signore Oscuro.
Avada Kedavra!” Harry vide un lampo di luce verde, poi tutto divenne confuso. In un attimo del Signore Oscuro non era rimasto che i vestiti ammucchiati sul pavimento. Da fuori i Mangiamorte sentirono un urlo straziante e poi il pianto accorato del piccolo Harry. Solo Lucius Malfoy ebbe il coraggio di entrare in casa per confermare ciò che lui e tutti i suoi compagni avevano intuito: Lord Voldemort era stato sconfitto.
In un attimo dei Mangiamorte non ci fu traccia, rimase solo il Marchi Nero nel cielo della cittadina di Godric’s Hollow a testimonianza dell’accaduto.
Dopo pochi secondi maghi dall’aria seria, vesti elegantemente, entrarono in casa e videro James e Lily Potter privi di conoscenza sul pavimento.
“Colui Che Non Deve Essere Nominato è stato sconfitto, da questo bambino.” Nessuno prese in braccio Harry che piangeva come un matto, ma tutti si misero a riflettere sul da farsi.
“Non possiamo farci sfuggire questa occasione!” disse un mago con folti baffi grigi.
“ Già, questa è la possibilità del Ministero di farsi della pubblicità positiva, risolleverà gli animi!”
“Potremmo parlare de: la Famiglia Che È Sopravvissuta!”
“Mmmm… Non attira molto la benevolenza del pubblico, questo! Sarebbe più d’impatto se fosse sopravvissuto solo il bambino!”
“Ma non possiamo uccidere i genitori! Ci abbasseremmo il livello di Voi Sapete Chi!”
“Ma non occorre ucciderli, mio caro! Basterà mandarli a vivere in un’altra parte del mondo e modificare loro la memoria e il gioco è fatto!”Finita la frase i funzionari del Ministero e il Ministro della Magia si guardarono con aria complice.  Un uomo si avvicinò a James, un altro a Lily e entrambi puntarono le bacchette sulle loro tempie.
Oblivion” dissero insieme.

Ok, vi prego non uccidetemi.. Vi avevo detto che non era niente di speciale!! XD
Ringrazio in anticipo chiunque abbia avuto il coraggio di leggere fino a qui e chiunque recensisca questo capitolo!
A presto!
Un abbraccio
Vale1991

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Eccomi tornata con un nuovo capitolo! Spero vi piaccia! Un grazie a tutti quelli che hanno recensito il prologo e a tutti quelli che hanno messo la mia storia nei preferiti, seguiti e da ricordare!! Un bacio a tutti e buon San Valentino!! 
Baci baci
vale1991


Una giovane donna si era appena materializzata in un vicolo deserto a Londra. Aveva capelli neri, occhi marroni e vestiti colorati. Si sistemò la gonna e uscì nel traffico mattutino della città. Percorse poco più di duecento metri ed entrò in una porta all’apparenza tutta nera con un cartello che proibiva l’ingresso. Era la porta segreta per entrare nel pub il Paiolo Magico. La ragazza entrò, chiese una Burrobirra e si sedette nel tavolino più appartato del locale. Il locale non era pieno, ma lei aveva bisogno della massima riservatezza. Tirò fuori dalla borsa viola che portava, una penna, un foglio, dell’inchiostro e cominciò a scrivere una lunga lettera. Appena finito si avvicinò al bancone e chiese all’oste con un marcato accento italiano: “Mi scusi, dove potrei trovare un gufo per spedire questa lettera?”
“Venga, signorina. Le presto il mio!”
La portò in una stanza nel retro del bancone in cui c’erano gli alloggi dell’oste. Aprì una gabbia e prese un gufo tutto grigio e un po’ deperito. Lo appoggiò al braccio della ragazza e disse:
“Mi raccomando Hobbes, fai quello che ti dice la ragazza!” poi rivolto a lei disse “Sa, è un gufo un po’ anziano, è restio a recapitare lettere per gli sconosciuti!” disse sorridendo in maniera sgraziata.
La ragazza gli sorrise di rimando. “La ringrazio infinitamente per quello che sta facendo per me, signore! A proposito, io sono Asia!”.
“Io sono Tom, piacere! Se avrà ancora bisogno di me io sarò a sua disposizione, signorina!” così dicendo la lasciò sola con il gufo.
“Allora Hobbes, so che non sopporti gli estranei, ma ti prego questa è una faccenda importantissima! Ti prego di recapitare questa lettera al professor Silente. Purtroppo non so dirti dove sia, ma dubito che d’estate alloggi a Hogwarts. Mi raccomando, non lasciare che nessuno tranne Silente in persona, legga questa lettera! Al tuo ritorno ti darò un biscottino se sarai stato bravo!”. Hobbes fece schioccare il becco per farle segno che aveva capito. Chiara sorrise e legò la lettera alla sua zampa tesa, poi si avvicinò alla finestra e gli diede via libera. Stette a guardarlo finché non divenne un puntino all’orizzonte.
 
Un paio d’ore dopo, Asia era seduta a uno dei tavoli della locanda. Davanti a lei un bicchiere di cioccolata calda ormai dimezzato e un famoso romanzo italiano. Ancora non aveva avuto nessuna notizia dal povero Hobbes, stava addirittura cominciando a pensare che non fosse riuscito a trovare il professore. Chissà dove alloggia in estate… pensò la ragazza appoggiando il libro e prendendo un altro sorso di cioccolata calda. Speriamo che sia all’interno del territorio della Gran Bretagna, dubito che quel povero gufo potrebbe sopportare un viaggio più lungo!
Appena finito quel pensiero sentì uno schiocco, alzò gli occhi spaventata e vide davanti a lei un mago estremamente eccentrico. Una lunga barba argentea, così come i capelli, gli arrivava quasi ai piedi, un vestito, versione estiva, da mago viola, occhiali a mezzaluna in bilico sulla punta del naso adunco, facevano da cornice a due occhi azzurri, il tutto contornato da un viso segnato dalla vecchiaia ma ancora attento e vivace. 
“Albus!” fece Tom, “Che piacere! Il solito idromele?”
“Ti ringrazio Tom,” disse pacato il mago, “ma non sono qui per una visita di piacere.” Disse senza nemmeno guardarlo. Aveva gli occhi puntati su Asia, guardinghi, e la ragazza, di rimando, lo fissava con la stessa intensità.
“Professore,” disse alzandosi in piedi e avvicinandosi a lui, “sono contenta che la mia letter…”
“Non qui!” disse Silente interrompendo la frase di Asia a metà. “Parleremo con calma, ma non qui e non ora.” Poi si girò verso l’oste “Tom, saresti così gentile da fornirci un salottino appartato per poter parlare in pace?”
“Certo Albus!”.
Li fece salire sopra una rampa di scale e, in fondo al corridoio, aprì una porta. Silente fece segno a Asia di entrare per prima e, varcata la soglia, vide un salottino con quattro morbide poltrone sistemate attorno a un basso tavolino tondo, la finestra, sulla destra, era aperta e si sentiva il vociare della folla in Diagon Alley e contemporaneamente il rumore del traffico londinese.
“Saresti così gentile da portarci del tè? Grazie Tom. Ah un'altra cosa, ti sarei grato se nessuno venisse a disturbarci.” L’oste annuì e uscì in silenzio, lasciandoli finalmente soli.
Silente si alzò, puntò la bacchetta verso la finestra e pronunciò un incantesimo per evitare di essere spiati, poi fece lo stesso con la porta e alla fine si sedette.
“Allora signorina, finalmente è arrivato il momento di parlare! Io sono Albus Silente preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ma immagino che lei sappia già queste cose, vero?” parlò con un tono gioviale, ma i suoi occhi tradivano preoccupazione e sospetto.
“Esatto signore, invece lei non conosce me! Io sono Asia Cavalieri, ho frequentato la scuola italiana di magia e stregoneria, l’Istituto Galilei, e ora lavoro da tre anni al Ministero della Magia italiano. Fino a un anno e mezzi fa lavoravo come assistente del capo della Divisione Auror, mentre ora sono nell’Ufficio di Sperimentazione e Ricerca di Nuovi Incantesimi e Pozioni Ignote.”
Tom bussò alla porte e, senza chiedere il permesso, entrò nella stanza con un vassoio che poggiò sul tavolino in mezzo ai due.
“Grazie.” Dissero in coro Silente e Asia. Tom uscì dalla stanza con un maldestro inchino.
Poggiati sopra il vassoio c’erano una teiera, due tazze, una zuccheriera, un bricco per il latte tutto in ceramica con fantasie in azzurro e oro. Tom aveva anche aggiunto due fette di torta e due bicchieri di acqua.
“Tè mia cara?” chiese Silente educato.
“Grazie, ma senza latte!”
Silente versò il tè in una tazza e lo porse a Asia che ci aggiunse un cucchiaino di zucchero, poi si versò del tè per sé e ci aggiunse un goccio di latte.
“Non so come faccia il resto del mondo a bere il tè senza latte, a quanto pare è un vizio che solo noi inglesi abbiamo!” disse Silente dopo aver dato il primo sorso.
“Bhè signore, io le posso dire che prima di venire qui ho provato ad imparare i vostri modi, e ho anche provato a bere il tè con il latte ma purtroppo non sono riuscita ad apprezzare questa vostra arte come si deve. Per me tè e latte sono due bevande che non possono convivere nella stessa tazza!” disse Asia con un vena di ironia che Silente catturò ridacchiando.
“Allora signorina Cavalieri, perché non mi parla un po’ della lettera che mi è arrivata?” le chiese Silente in tono serio.
“Certo. Come le ho detto io lavoro all’Ufficio di Sperimentazione e Ricerca di Nuovi Incantesimi e Pozioni Ignote. Nell’ultimo anno mi hanno affidato un caso da sola. Questo caso mi ha portato a fare molti viaggi poiché ho dovuto ricercare in diverse culture gli ingredienti più consoni per una speciale pozione. Ero in Irlanda per cercare degli indizi, quando una famiglia babbana mi ha ospitato. Era maggio le giornate cominciavano a farsi calde mentre le notti erano sempre fredde. Avevo già dormito una notte all’aperto poiché, nella cittadina in cui dovevo fare quelle ricerche, l’unico albergo che disponibile, era chiuso in quel periodo dell’anno. Mi trovò la mattina dopo una donna e, vedendo che avevo dormito all’aperto, mi invitò a stare a casa sua fin quanto volevo. Ringraziai e la seguii fino a casa. All’ora del pranzo incontrai il marito Sean che era appena tornato dal lavoro al comune. Pensai che fosse quello che cercavo, dato che avevo bisogno di un aiuto interno per entrare al comune e consultare gli archivi. Così cominciai a lavorarmelo dicendo che avevo bisogno di vedere dei documenti per la tesi che dovevo conseguire all’università. Lui si interessò e promise di portarmi a lavoro con lui il pomeriggio. Quando la sera tornai  a casa, incontrai anche la figlia, Jane, che aveva  undici anni. Cominciammo a parlare di quello che facevano nella vita, dei loro interessi. Poi parlammo della figlia: in che scuola andava, gli amici. Quando, poi, abbiamo cominciato a parlare del passato,ho cominciato a insospettirmi. Non si ricordavano molte cose del loro passato, di quello che avevano fatto. Gli avevano sicuramente modificato la memoria. Ma al momento lasciai perdere. Il giorno dopo mi arrivò la copia del Corriere del Mago in cui, in prima pagina, si raccontava del ricercato Black: c’era una foto di Lily e James Potter, al loro matrimonio, con accanto Sirius Black. Appena vidi quella foto, capii tutto. I coniugi Potter non erano morti, erano lì davanti a me!”
Silente rimase interdetto per qualche secondo, poi alzò lo sguardo, che aveva tenuto fisso sulla tazzina del tè, e disse: “Oh Merlino! Com’è possibile che Lily e James siano vivi e che nessuno si sia accorto di nulla?”
“Non lo so, signore. Se vuole, per essere sicuro, la potrei portare a vedere di persona quelli che reputo essere i Potter!” disse Asia.
“Ha avuto una splendida idea! Avanti, andiamo signorina. Afferri il mio braccio e si smaterializzi, io non conosco il posto e rischierei di Spezzare qualcuno!”.
Silente porse il braccio a Asia che pensò alla casa dei coniugi McLennan e si smaterializzò.
 
Una casa fatiscente, moquette e tappezzeria erano leggermente strappate, così come il divano liso su cui era seduto un uomo. Anche lui, in un certo senso, sembrava essere parte integrante di quella degradazione: aveva un viso giovanile, segnato da numerose cicatrici, capelli castani ingrigiti prematuramente in molti punti e abiti vecchi abbondantemente rattoppati. In questo quadro c’era, però, una nota di compostezza. Nonostante la fatiscenza dell’ambiente, la casa era tenuta il più possibile pulita, anche il proprietario era seduto composto sul divano, intento a leggere un libro. Solo il ticchettio dell’orologio a pendolo rompeva il silenzio della casa. Ad un tratto qualcuno bussò alla porta. Il mago saltò dallo spavento, non era abituato a ricevere visite. Si alzò ancora mezzo scosso, e andò alla porta.
“Chi è?” chiese con voce roca, guardando da dietro le tendine.
“Remus, sono Albus Silente. Ho urgenza di parlarti, ti prego apri.” Rispose l’uomo con voce scossa.
Al suono della voce dell’amico, Remus Lupin aprì la porta e si trovò davanti il professor Silente con un’aria preoccupata, seguito da una giovane donna che non aveva mai visto.
“Entrate” disse facendosi da parte.
Il professore e la ragazza entrarono.
“Remus, questa è Asia Cavalieri. Signorina Cavalieri, questo è un ex professore di Hogwarts, Remus Lupin.” disse il preside in tono spicciolo.
I due si strinsero la mano, poi Remus li squadrò per bene e vide che Silente aveva un’aria leggermente preoccupata che raramente aveva visto. Per questo motivo gli venne spontaneo chiedere: “È successo qualcosa?”
Silente si appoggiò, stanco, sul divano poi alzò gli occhi sul viso del mago e disse: “Sono vivi, Remus. Lily e James sono ancora vivi. Li ho visti!”
Lupin barcollò e si appoggiò a una sedia per non cadere. “Cosa? Com’è possibile?” chiese con un filo di voce.
“Non lo so. Ma sono sicuro che fossero loro, non potrei mai sbagliarmi su di loro. E hanno una figlia.”
“Ma, non capisco. Se sono vivi come mai non si sono fatti vedere?”
“Perché gli hanno modificato la memoria.” disse la ragazza calma. Lupin si girò per la prima volta verso di lei.
“Mo…modificato la memoria? Com’è possibile?”
“Questo non lo so. Ma le posso assicurare che quello che c’è sui Potter è un incantesimo molto potente, fatto da maghi molto esperti.” Queste parole lasciarono di sasso l’uomo.
“Chi può essere stato? Non credo che sia stato Voldemort. A lui interessava uccidere, non modificare la memoria delle persone!” poi si girò verso Silente e disse: “Albus, ti prego. Fammeli vedere! Per quanto possa credere alle vostre parole devo vederli di persona, e poi ci dovremo organizzare per farli tornare a casa! Dobbiamo togliergli quell’incantesimo!”
“Concordo pienamente, Remus. Loro appartengono al mondo magico e così anche la loro figlia. Il posto della bambina è a Hogwarts e il posto di Lily e James è qui accanto a noi, accanto a Harry.”

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Eccomi tornata dopo secoli!! Scusate per questa lunga assenza ma è stato un periodo un pò incasinato, in più non avevo l'ispirazione adatta!! Comunque sono riuscita a finire il secondo capitolo ed eccolo qui per voi!! :) 
Spero che non vi schifiate troppo alla fine del capitolo!!
Recensite anche per coprirmi di insulti! Mi raccomando!! :P 
Baci 
vale1991





“Jane, cara! Vieni, rientra a casa che comincia a fare buio!”
“Arrivo, mamma! Due minuti ancora e sono a casa!”
Una donna alle sette di sera chiama sua figlia per farla tornare a casa per la cena: una situazione normale, per una famiglia normale. Apparentemente. Nessuno si era accorto delle tre persone in fondo al viale che le guardavano. Erano il professor Silente, Remus Lupin e Asia Cavalieri.
Quando Jane fu rientrata, i tre si avvicinarono piano piano alla casa e, coperti dal buio, stettero a guardare dalla finestra la famigliola.  Lily stava apparecchiando la tavola, aiutata da Jane, mentre James, seduto sul divano, guardava il telegiornale babbano. Si fecero coraggio, quasi dispiaciuti di dover rompere la loro routine con una notizia così sconvolgente, e si avvicinarono alla porta.
“Asia, sarebbe il caso che parlassi tu, dato che loro ti conoscono già. O meglio, conoscono tutti noi, solo che si ricordano solo di te. E, mi raccomando, non far trapelare nulla, attieniti al piano che abbiamo elaborato e andrà tutto bene. Spero.” Disse Silente nascondendosi dietro lo stipite della  porta insieme a Remus in modo da non essere visti.
Asia si sentì tutto il peso della situazione sulle spalle, ma con un lungo respiro riuscì ad accantonare le sue ansie. Con pugno deciso bussò tre volte alla porta. Da dentro si sentì un lieve vociare, poi uno spostarsi di sedie e, infine, la porta si aprì sulla piccola Jane.
“Asia!” disse allegra, “Cosa ci fai qui? Mamma! C’è Asia! Ti ricordi di lei, vero?” urlò alla madre.
In pochi secondi i signori Potter erano alla porta per salutare Asia, che ormai avevano accolto come una della famiglia.
“Ciao, cara. Come stai? Hai bisogno di qualcosa?” chiese Lily con fare materno.
“No, grazie signora McLennan. In realtà sono venuta a dirvi che vostra figlia Jane ha vinto una borsa di studio in una prestigiosa scuola inglese. È la stessa scuola in cui andrò a lavoro io una volta laureata e, se voi accettaste,sarei più che lieta di aiutare Jane nell’inserimento. Naturalmente i primi tempi è gradita anche la vostra presenza in modo che la ragazza si possa abituare all’ambiente nuovo pur stando vicino a voi. Questo è il modulo per compilare l’iscrizione,” disse porgendo loro dei fogli, “e questo è l’indirizzo in cui potete andare per avere maggiori informazioni, naturalmente i trasporti sono tutti pagati dalla scuola in modo da favorire il vostro arrivo nel minor tempo possibile. Per inciso prima consegnate questi moduli e più possibilità ci sono che vostra figlia abbia buoni posti, ma io non vi ho detto niente!”
In realtà tutto quello che Asia aveva appena detto ai Potter/McLennan era una bugia in modo da avvicinare Lily e James all’ordine, per poter spezzare gli incantesimi che erano stati fatti loro.
Dopo il discorso di Asia l’intera famiglia rimase interdetta e spiazzata in modo positivo per Jane e in modo decisamente negativo per Lily e , soprattutto, per James.
“Aspetta!” disse quest’ultimo, “Come sarebbe a dire che ha vinto una borsa di studio? Noi non avevamo fatto nessuna domanda!
“In effetti è una casualità che sia uscita proprio lei, perché viene scelto a caso un ragazzo o una ragazza fra i 10 e i 15 anni in Irlanda o Inghilterra e questo ragazzo, in questo caso Jane, ha diritto a una borsa di studio, vitto e alloggio gratuito per nove mesi, più vitto e alloggio per un mese per i genitori. Quando ho visto il nome di Jane sono rimasta sorpresa dalla casualità!” disse Asia sperando di sembrare convincente.
“Quindi noi non dovremmo pagare nulla per mandare Jane in questa scuola?” chiese Lily.
“Bhe le uniche costi che sono richieste alle famiglie, sono quelle per il materiale scolastico. Per il resto è tutto compreso nella borsa di studio. Logicamente nessuno pretende che voi decidiate subito, è per questo che ho pronti tre biglietti aerei per Londra, in modo che possiate andare a verificare gli ambienti e possiate parlare con degli esperti per accertarvi che sia tutto a norma.” Asia si stava arrampicando sugli specchi, non sapeva ancora cosa dire per convincere i Potter, aveva persino descritto, nel modo più babbano che conosceva, il funzionamento base dell’Istituto Galilei che lei stessa aveva frequentato.
Fortunatamente i coniugi stavano cominciano a propendere per il sì, infatti James prese la parola e disse: “Quando dovremmo prendere questo aereo per Londra per venire a vedere la scuola?”
“I biglietti scadono fra un anno, logicamente non potete aspettare così tanto per venire, altrimenti perderete il diritto alla borsa di studio. Io vi consiglio di venire fra non più di tre settimane così lei, signor McLennan, si potrà organizzare con il lavoro.” Disse la ragazza con fare professionale.
“Dai papà! Andiamo a vedere la scuola! Io ci voglio andare!” cominciò a gridare Jane che era già entusiasta della situazione.
“Va bene,” disse James/Sean “verremo a vedere questa scuola, ma ancora non è sicuro che ci manderò mia figlia, capito?” Jane cominciò a saltare di gioia per tutto l’ingresso. “Solo una cosa ti sei dimenticata di dirci, Asia. Come si chiama questa scuola?” chiese Lily.
“Oh, che sbadata! Vi ho detto tutto tranne il nome! Hogwarts, la scuola si chiama Hogwarts.”
A sentir pronunciare il nome della scuola, Jane vide che negli occhi dei genitori comparve una strana luce che non si seppe spigare in alcun modo, ma questo non le importava, l’importante è che la portassero a vederla. Anche Lily/Anne e James/Sean, nel sentir pronunciare il nome della scuola, sentirono in fondo al cuore un calore che non si seppero spiegare, come se la conoscessero già e che non poterono che attribuire alla sensazione di aver scelto la scuola giusta per la loro bambina.
 
Dopo la conversazione Asia, Silente e Lupin si allontanarono dalla casa e, quando furono certi che nessuno potesse vederli, si smaterializzarono di nuovo in Inghilterra, a casa del Preside.
“Asia, cara, sei stata spettacolare!” disse Silente.
“Grazie, professore. Ma ho fatto solo il mio dovere! Piuttosto, non pensate che bisognerebbe avvertire la comunità magica di questo fatto?”
“Per ora è meglio di no,” a parlare fu Lupin che fino a quel momento non aveva proferito parola, per lo shock di vedere uno dei suoi migliori amici, che lui credeva morto, vivo e vegeto davanti a lui. “ Però dovremmo avvertire Sirius, glielo dobbiamo. È andato in prigione per loro” disse con una certa commozione nella voce.
“Concordo con te, Remus. Ho deciso di avvertire prima te, perché sei molto più razionale di Sirius e sai come prenderlo. Non so cosa sarebbe successo se io avessi deciso di avvertire prima lui” disse Silente.
“Ma nessuno si chiede come tre persone siano scomparse per tutti questi anni per poi riapparire, oggi, in un posto così lontano da dove dovrebbero essere?” chiese Asia infervorata.
“Dubito che siano stati i Mangiamorte, loro solitamente uccidevano le persone, non le facevano sparire. Ma chi può essere stato? Albus, tu hai qualche idea?”
“Non voglio peccare di modestia, ma la mia mente brillante ha già elaborato più di una teoria. Solo che ancora non sono sicuro su quale sia quella esatta. Io consiglio di soffermarci su come dirlo a Sirius e Harry, e, soprattutto, come far tornare la memoria a Lily e James. Al resto penseremo poi” concluse il preside.
“Già, ma come facciamo a fargli tornare la memoria? So come si può modificare o cancellare, ma non ho idea di come farla tornare indietro!” disse Asia.
“Purtroppo l’incantesimo per far tornare la memoria è molto complicato, ma ho come la sensazione che la visione dei luoghi in cui vivevano e delle persone che hanno conosciuto, li aiuti enormemente! Dovremo portarli a Hogwarts e tu e Sirius dovrete essere là” concluse Silente come colpito da un’illuminazione.
“E il figlio dei Potter, Harry, non dovrà essere presente? Non credete che, magari, potrebbero riconoscere loro figlio meglio dei loro amici? In più credo che lui sia il primo a dover sapere che i suoi genitori sono vivi!” disse la ragazza.
“Sarei perfettamente d’accordo con lei, ma Harry ne ha passate tante e per lui sarebbe uno shock vedere i suoi genitori senza che loro si ricordino di lui. Poi non possiamo sapere quanto ci vorrà prima che torni loro la memoria, ci potrebbero volere settimane, forse mesi!” disse Lupin.
“Concordo con Remus, Harry non dovrà sapere dei suoi genitori e di sua sorella finché non sarà tornata loro la memoria.”
Mentre loro parlavano, un gufo dall’aria pomposa e ufficiale, entrò dalla finestra aperta planando nella stanza e atterrando sul tavolino davanti al preside seduto comodamente nella sua poltrona. Si diffuse il silenzio mentre Silente prendeva la pergamena arrotolata dalla zampa tesa dell’animale. I brillanti occhi azzurri del mago danzarono per alcuni secondi sulla pergamena, veloci come saette. Terminata la lettura alzò gli occhi sugli altri due e disse con aria allegra: “Bene, bene. Ho lasciato un amico in Irlanda per controllare la situazione e mi ha detto che Lily, James e Jane prenderanno l’aereo da Dublino domani mattina alle 7 e 30 e saranno Edimburgo alle 8 e 20 circa. Dobbiamo mandare un’auto per scortarli fino al castello e noi ci dobbiamo far trovare lì. Remus, Asia voi andate da Sirius. C’è un’altra persona che devo avvertire del ritorno di Lily e James Potter.”
“Signore, mi scusi,” disse Asia quasi con aria timida “io vi ho aiutato a convincere i Potter a venire qui. A cosa vi servo ancora? Non vi sarò solo d’intralcio quando loro arriveranno?”
“Asia tu non sarai d’intralcio! Per ora sei l’unica persona di cui i Potter si ricordano, e di certo dovrai essere presente quando Lily e James ricorderanno per aiutare la piccola Jane e per stare con lei. Non conosce nessuno di noi, quindi un volto amico, quando i suoi genitori cominceranno a ricordare, sarà utile per lei” disse Silente.
“E per le auto come faremo? Non possiamo chiederle in prestito al Ministero!” disse il giovane mago.
“Bhe, suppongo che l’unico modo sia di usare il Nottetempo, il mezzo di trasporto dei magni e delle streghe inglesi, basta tirar fuori la bacchetta sulla strada e lui arriva! Ti può portare ovunque, in Gran Bretagna!”concluse il preside notando la faccia confusa di Asia quando sentì pronunciare il nome del mezzo.
“ Sarebbe perfetto,” disse Lupin “ma se notassero qualcosa di strano durante la corsa?”
“Oh a quel punto ci inventeremmo qualcosa al momento. Di certo la fantasia non ci manca.. Dico bene?”
Asia e Lupin sorrisero approvando tacitamente l’idea del mago.
 “Perfetto allora! Troviamoci qui tra un paio d’ore, e portate anche Sirius. Arrivederci” concluse il preside.
“Arrivederci!” dissero in coro Asia e Remus mentre il mago si smaterializzava.
I due rimasero soli. Non si erano mai rivolti direttamente la parola e, quindi, c’era un po’ di imbarazzo tra loro. Asia guardava ovunque tranne che nella direzione del mago, fu così che notò, per la prima volta da quando era arrivata, l’arredamento della casa del professor Silente. Non c’era niente di banale in giro. Enormi librerie cariche di giganteschi e antichissimi tomi occupavano la maggior parte delle pareti di casa. Nell’unico pezzo di muro in cui era assente la libreria, c’era stato messo un grandissimo camino spento. Lei e Lupin erano seduti su un soffice divano, davanti a loro c’era un tavolino da fumo vuoto se non per due candele usate chissà quanto tempo prima. C’erano, poi, altre due poltrone intorno al tavolino e un’altra, la più comoda vedendola, era posizionata accanto al camino. Nessuna delle poltrone era abbinata tra loro. Su un tavolo per scrivere, posizionato nel lato opposto rispetto al camino, c’erano, oltre a calamai, penne e fogli, anche tantissimi strumenti che Asia non aveva mai visto: avevano l’aria molto delicata, alcuni ronzavano, altri emettevano un fischio sommesso. Ma niente, nella stanza, attirava la sua attenzione quanto l’uomo seduto al suo fianco. Lo aveva osservato nel corso della serata e aveva notato la sua bellezza un po’ trasandata, ma comunque molto ordinata e posata. Asia aveva notato il persistente velo di tristezza che c’era nei suoi occhi, così come le svariate cicatrici che l’uomo aveva sul volto. Tutto ciò non faceva che aumentare il fascino che il mago aveva su di lei, piuttosto che sminuirlo. Conosceva quell’espressione, l’aveva già vista sul volto di alcune persone, ma decise di non indagare oltre convinta di non essere ancora abbastanza in sintonia con lui per potergli fare domande personali. Così si fece coraggio e spezzò il silenzio che si era creato tra i due dall’uscita di Silente: “Credo che dovremmo andare. Non penso che Silente sarebbe contento di trovarci qui al suo ritorno!”
“Già, lo credo anche io. È solo che ancora non riesco a crederci! Loro erano lì, davanti a me! Due fra i miei migliori amici, ma non potevo dirgli niente! È stato devastante.. Come potrò dirlo a Sirius? Non sono sicuro di riuscire a impedire che faccia qualche pazzia!” ora che aveva aperto la bocca, Remus stava dando sfogo a tutti i suoi pensieri e dubbi, cosa che non faceva praticamente mai e, soprattutto, non di fronte a una sconosciuta.
“Io sarò lì con lei signor Lupin. Magari non è molto consolante, però cercherò con tutti i miei mezzi di darle una mano!” concluse la ragazza. Lei era fatta così, si faceva in quattro per aiutare gli altri, e quando abbracciava una causa, non c’era niente che avesse potuto farla tornare indietro.
A quelle parole il mago si girò, era colpito dall’enfasi e dal buon cuore della ragazza che, nonostante fossero tutti estranei, stava mettendo anima e cuore per aiutarli. “ Gr..grazie,” disse con voce tremante, “ sono molto colpito dalle sue parole. Significa molto per me avere qualcuno vicino in questi momenti così difficili. Però la prego, ti prego, diamoci del tu, e per favore chiamami Remus” disse con un mezzo sorriso. Asia sorrise di rimando contenta per le parole dell’uomo. “Prima di andare, però, ti vorrei avvertire di una cosa, Asia. Sirius Black, l’uomo che stiamo per incontrare, è stato accusato di omicidio dopo la morte, o meglio la scomparsa, dei Potter. È riuscito a evadere dalla prigione di Azkaban, forse la notizia è arrivata anche alle tue orecchie. Per il ministero lui è ancora latitante, ma in realtà è innocente. Ti ho voluta avvertire per evitare che arrivando lì, tu pensassi di essere davanti a un assassino e, magari, che facessi qualche pazzia.”
“Innocente? Cavolo.. Questo sì che è sconvolgente! Hanno imbastito una vera è propria caccia all’uomo per niente, allora! E se riuscissero a prenderlo che succederebbe?”
“Se quella teste calda rimane nascosta per bene, e non esce dal rifugio dove si trova non ci saranno problemi! È per questo che mi preoccupa tanto dirgli di James e Lily, ho paura che una volta appresa la verità faccia qualche pazzia facendosi scoprire!”
“Sta tranquillo, Remus. Cercheremo di farlo ragionare! Vedrai che capirà.”
Capireragionare non erano parole che potevano stare nella stessa frase con il nome Sirius Black, se non con una negazione davanti: non capire, non ragionare, pensò Lupin e questo non fece che aumentare il cattivo presentimento che l’uomo sentiva già da qualche ora.
“Allora, vogliamo andare?” chiese con vitalità Asia porgendo la mano a Remus. Lui la guardò per qualche secondo, come se avesse paura di toccarla, poi si riscosse, la prese e si smaterializzò oltre la barriera magica, sulla porta del numero 12 di Grimmauld Place.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Buonasera a tutti! 
Finalmente sono tornata con un nuovo capitolo! Spero che vi possa piacere... Fatemi sapere, anche con una misera recensione, quello che ne pensate! Anche le critiche saranno ben accette!! 
Baci
vale1991


L’interno della casa era estremamente buio e tetro. Un odore di muffa aleggiava nell’aria e strani rumori sommessi giungevano ai giovani dai piani superiori, come se diversi animaletti abitassero la casa.
“Seguimi,” disse Remus in un sussurro “e cerca di non fare rumore!”
La ragazza ubbidì e rimase dietro al mago  che procedeva con la bacchetta accesa davanti a lui per illuminare il corridoio. Con la coda dell’occhio vide una rampa di scale che salivano al piano superiore e, con suo profondo sgomento, vide che sulla parete erano appese le teste di molti elfi domestici, tutti rugosi e rattrappiti. Rabbrividì e si fece più vicina al mago che procedeva lentamente. Dopo poco, vide una porta davanti a loro e, da sotto di essa, uno spiraglio di luce segnalava che delle candele erano accese nella stanza. Lupin bussò una volta, poi, senza aspettare la risposta entrò nella stanza.
“Sirius, sono Remus” disse notando che il mago, seduto in una poltrona davanti al camino, si era allarmato al loro ingresso.
“Remus, amico mio! Non ti aspettavo a quest’ora!” disse sorridendo, felice di vederlo. Era un uomo con una bellezza arrogante, con capelli lunghi e neri e occhi dello stesso colore. Portava abiti eleganti e puliti, non sembrava affatto l’uomo ritratto sulle locandine dopo la sua fuga da Azkaban. Anche se lo sguardo era comunque spento, come se avesse perso qualcosa di vitale che non poteva più ritrovare.
“E chi è questa graziosa signorina che porti con te?” chiese avvicinandosi con passo elegante ai due che avevano appena varcato la soglia.
“Buonasera signor Black, mi chiamo Asia Cavalieri” disse la ragazza porgendo la mano con fare professionale.
Sirius prese la mano della giovane e se la portò alle labbra elegantemente e la baciò. “È un onore conoscerti, Asia, ma ti prego chiamami Sirius” disse con un sorriso ammaliatore.
Asia sorrise di rimando, arrossendo un po’ per le attenzioni dell’uomo.
“Sirius, ti prego, non è il momento di fare il cascamorto. Ti prego siediti, ti dobbiamo parlare di alcune cose importanti” disse Remus con voce un po’ irritata, o almeno così parve ad Asia.
Sirius ubbidì allarmato dalle parole dell’amico: “È successo qualcosa?”
“Non esattamente, ma ti prego di non essere impulsivo come tuo solito!” disse Lupin con sguardo severo.
“D’accordo, tenterò di stare calmo. Ma ti prego, non tenermi sulle spine!”
Remus guardò ancora Sirius per capire se dicesse la verità e poi parlò: “Sirius stasera sono venuto a conoscenza di una cosa sconvolgente, bellissima, ma sconvolgente. Mi ci è voluto tutto il mio autocontrollo per non intervenire, e tu sai quanto ci vuole per farmi agitare così” disse con un sorriso per alleggerire la situazione, Sirius, però, non sorrise, era completamente assorbito dalle parole dell’amico. “È difficile trovare le parole adatte per dirti questa cosa..”
“Remus, Merlino, voi dirmi cosa diavolo è successo?!?” chiese Sirius spazientito.
“Oh… Va bene. Sirius, James e Lily sono vivi. Li ho visti stasera, vivono in paesino in Irlanda. Ma è stata modificata loro la memoria, non si ricordano più di niente e di nessuno” disse Remus tutto d’un fiato.
Sirius rimase interdetto per alcuni secondi, Lupin e Asia erano tesi, pronti a scattare per qualsiasi gesto impulsivo dell’uomo.
“COSAAA?!?” urlò lui diventato all’improvviso rosso scarlatto, “COME CAZZO È POSSIBILE CHE JAMES E LILY SIANO VIVI?!?” si alzò di colpo -Asia si posizionò davanti alla porta a braccia spalancate per impedire il passaggio e Lupin si mise davanti a lei pronto a saltare addosso all’amico qualora si fosse avvicinato- e cominciò a camminare avanti e indietro per tutta la cucina. Il suo sguardo era furente, come quello di un leone in gabbia che brama la libertà.
“Portami da loro” disse imperativo, la nota di rabbia non aveva ancora abbandonato la sua voce.
“No, Sirius, non posso portarti da loro, arriveranno loro qui domani mattina. Sii paziente” disse l’altro mago con voce calma ma ferma.
Per quanto furente, Sirius rallentò il passo e cercò di calmarsi. “Da quanto tempo lo sai?” chiese quasi sprezzante.
“Non più tardi di tre ore fa. Per Godric, Felpato, pensi davvero che mi sarei tenuto un segreto del genere?”
“Non lo so, Remus, dimmelo tu. Sei tu quello che li ha visti senza dirmi niente, e ora mi neghi anche di vederli!”
“Ragiona, Sirius! QudddSAS
Quando li ho visti ero a meno di un metro da loro e non ho potuto dire né fare nulla per non essere scoperto. Come avresti reagito tu? Sii sincero..”
Black non rispose ma continuò a camminare, lanciando occhiate astiose all’amico, per diversi minuti.
“Hai.. hai detto che domani mattina arriveranno qui.. Come? Perché?” domandò sbrigativo.
“Silente pensa che far rivedere loro i posti in cui hanno vissuto e le persone che hanno conosciuto li aiuti a ricordare. Asia ci ha aiutato a convincerli a venire in Inghilterra, ha fatto credere loro che ci fosse una borsa di studio completa per la loro figlia, Jane, e che se non volevano perdere il posto dovevano venire in qui il prima possibile. Prenderanno un volo per Edimburgo domani mattina presto. Asia e Silente li porteranno con il Nottetempo a Hogwarts dove ci saremo noi ad aspettarli” concluse Lupin.
“Hanno una figlia? Merlino… Harry è stato informato?”
“No, io e Silente concordiamo sul fatto che prima di portare Harry dalla sua famiglia loro debbano ricordare. Sarebbe un danno per lui, dopo tutto quello che ha passato, rivedere i suoi genitori senza che e loro lo riconoscano”
Dopo quasi quindici minuti Sirius si rilassò e si lasciò cadere su una sedia, stanco come se avesse affrontato immense fatiche. “Avete fatto bene. Per quanto brami che il mio figlioccio incontri i suoi genitori sarebbe troppo per lui rivederli senza memoria. Tu cosa pensi, Lunastorta? Riusciranno a ricordare?” chiese con un dolore nella voce che Asia non si aspettava.
“Tranquillo, Sir. Confido molto in Silente. Poi come possono non ricordare dopo tutto il tempo che abbiamo passato insieme? Di certo rivedere Hogwarts con i suoi giardini, i suoi corridoi, le sue statue incantate e quadri in movimento li riporterà alla ragione!” concluse Remus con sorriso dolce sul viso al ricordo degli anni trascorsi con i suoi amici.
Anche Sirius abbozzò un sorriso anche se un po’ stanco e insicuro. “Forse hai ragione”. Poi la consapevolezza di tutto quello che Remus gli aveva detto parve infondere al mago un’immensa felicità. “Ancora non ci credo, Rem! James è vivo.. Vivo! Dobbiamo festeggiare! Dovrei avere ancora qualche bottiglia di Burrobirra dentro il mobile”
Sirius fece per alzarsi dalla sedia ma Asia lo anticipò: “Dove sono? Qui?” chiese indicando un mobile della credenza vicino al camino. Al cenno di assenso del padrone di casa, prese tre bottiglie polverose e le portò al tavolo.
“A James e Lily” disse Remus.
“A Harry, che potrà finalmente conoscere la sua famiglia” continuò Sirius con uno strano scintillio negli occhi.
“A Jane, che sta per conoscere un mondo fantastico in cui conoscerà nuovi amici e parenti!” concluse la donna.
Bevvero tutti e tre in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri. Ad un tratto Asia guardò l’ora.
“Remus, cominciamo a prepararci, fra mezz’ora dobbiamo essere a casa del preside!”
“Giusto! Grazie Asia! Sirius, sei pronto? Possiamo andare?”
“Si, certo! Dammi solo il tempo di salutare Fierobecco in soffitta” disse correndo fuori dalla cucina.
Asia guardò interrogativa Lupin che le spiegò: “È un ippogrifo. È con lui che è scappato da Hogwarts quando è stato catturato lo scorso Giugno. Lo vuoi vedere?”
La donna rabbrividì al pensiero: “No, grazie. Sono a posto così.. Ho sempre avuto paura degli ippogrifi”
“Oh.. Bhe lui è buonissimo! Comunque se hai paura ti capisco, bestie del genere non sono mai prevedibili e non sai mai quando potrebbero rigirarsi e attaccare.. Meglio starne alla larga!” disse il mago con voce malinconica.
Asia aveva capito che quelle parole nascondevano un altro significato, ma non se ne curò al momento.
“Allora, Remus.. Perché prima Sirius ti ha chiamato Lunastorta?” chiese cercando di cambiare argomento e di migliorare l’umore dell’amico.
“Oh, bhe.. erano solo degli stupidi soprannomi che ci eravamo dati ai tempi della scuola” disse evasivo.
“Oh..” rispose solo la ragazza.
Ognuno dei due era immerso nei suoi pensieri e per circa cinque minuti l’unico suono che si sentiva nella stanza era la voce di Sirius che al piano di sopra rassicurava e salutava Fierobecco.
Ad un tratto la giovane strega ruppe il silenzio: “Deve essere bello avere amici come James e Sirius. Mi sono sembrati il genere di persone che ti sostengono sempre e comunque”
“È così, infatti. Loro due mi sono stati vicini nei momenti più bui della mia vita, non smetterò mai di ringraziali per questo!”
“Bhe, Rem, se proprio insisti, un versamento sul mio conto alla Gringott sarebbe gradito, sai?” disse scherzando Sirius rientrando in cucina facendo ridere gli altri due che non lo avevano sentito scendere le scale.
“Adesso, allora, possiamo andare” disse Remus.
Entrambi annuirono e, insieme, si smaterializzarono per apparire, l’attimo successivo, nel cortile della casetta di Silente che si ergeva nel mezzo di un prato con spighe di grano mosse dal vento. Alzando gli occhi si poteva ammirare l’infinito cielo stellato. Milioni e milioni di stelle guardavano impassibili gli avvenimenti terreni. Appena sopra la linea dell’orizzonte si vedeva la luna, uno spicchio bianco e lucente. I tre rimasero incantati guardando quello spettacolo. Solo i grilli rompevano il silenzio di quella magica notte. A un tratto nel cielo apparve, sfrecciando, la scia luminosa di una stella cadente. Asia chiuse gli occhi formulando il suo desiderio.
 Fa che riesca a portare a termine il mio compito.
Quando li aprì, il suo sguardo era velato di lievi lacrime. La frustrazione dovuta dal gravoso incarico che le era stato assegnato, le ricadde addosso con tutto il suo peso. Pensò alla sua famiglia, in Italia, ai suoi genitori che avevano riposto in lei immense speranze, a sua sorella che, come sempre, era scettica riguardo alle sue abilità di portare a termine qualsiasi incarico. Poi c’era lui, Valerio, il suo fratello gemello. Era per lui che aveva accettato l’incarico, per lui che aveva girato mezzo mondo in cerca di una soluzione. Ed era lui che stava per deludere. A un tratto si chiese perché avesse accettato di aiutare questi sconosciuti, allontanandosi dalla sua missione. Se valeva la pena stare con loro piuttosto che continuare la sua ricerca. Poi guardò i due maghi che, come lei, ammiravano il cielo persi in chissà quali pensieri, e capì che non poteva abbandonarli. Nei loro sguardi c’era una lieve scintilla che inizialmente non c’era. Si ricordò l’espressione del viso, prima di Silente e poi di Remus, alla vista della coppia ritenuta defunta. Ripensò a tutto il tempo trascorso insieme a coloro che poteva considerare i suoi nuovi amici, alle conversazioni avute con loro e capì che, in fondo, non stava proprio deviando dal suo cammino, e che, forse, stando insieme a quelle persone, sarebbe arrivata alla soluzione.
“Asia?” chiese uno dei due uomini, “Vieni, entriamo, comincia a far freddo qui fuori”
In effetti un brivido la scosse appena. Si lasciò sfuggire un sospiro mentre l’immensità del cielo stellato si rifletteva un’ultima volta nei suoi limpidi occhi castani, prima che lei abbassasse lo sguardo.  Girandosi vide che Sirius era già entrato in casa, mentre Remus la aspettava vicino alla porta. Quando le passò accanto per superarlo ed entrare in casa, il mago le prese garbatamente un polso per farla voltare.
“C’è qualcosa che non va?” chiese premuroso, “Mi sembri pensierosa”
La ragazza gli sorrise, gentile. “Tranquillo, è solo un po’ di nostalgia. Sono mesi che manco da casa e mi manca la mia famiglia” disse lasciandosi scappare un altro sospiro.
 Il mago le poggiò la mano sulla spalla, in segno di conforto. “Capisco cosa significa stare lontano dalle persone che ami. Magari non sono la persona più indicata, ma se hai bisogno io sono qui, non farti scrupoli a chiedermi qualsiasi cosa. Anche io ho passato nella solitudine un periodo della mia vita e capisco come anche solo delle parole amichevoli possano dare conforto e speranza quando tutto intorno sembra essere buio e triste” concluse sorridendo dolcemente.
 Asia era commossa dalle sue parole. Si stupì per come un uomo che aveva conosciuto solo poche ore prima, potesse dimostrarsi così amichevole e gentile nei suoi confronti. Lei era sempre stata una ragazza forte, aveva passato gli ultimi otto mesi in giro per il mondo tornando a casa solo quando poteva (vale a dire solo ogni due o tre mesi), il resto del tempo lo passava in totale o quasi totale, quando incontrava famiglie come quella dei Potter, solitudine. In questo lungo periodo aveva imparato a non mostrare mai le sue vere emozioni e a recluderle per avere un’aria sempre allegra e felice. In realtà quella era solo una facciata, perché dentro la tristezza e la solitudine la logoravano. Per questo, senza accorgersene, abbracciò Remus. La barriera che teneva a freno le emozioni della ragazza aveva ricevuto troppi colpi nelle ultime ventiquattr’ore: la vista dell’affetto reciproco che le persone che la circondavano provavano l’una per l’altra, l’impeto dell’emozione di ritrovare una vecchia amicizia, l’aspettativa per il giorno seguente in cui, finalmente, si sarebbero di nuovo ricongiunti alla famiglia Potter e, ora, le parole dell’uomo che stava abbracciando, parole che avevano fatto breccia nel suo cuore, parole che erano state pronunciate da una persona che veramente aveva provato quello che lei stava provando. Tutto questo fu troppo per lei che, tra le braccia di Remus, non seppe più trattenere le lacrime che cominciarono a sgorgare dagli occhi, dapprima lente, poi sempre più impetuose. Non riusciva più a fermarsi. Così, per la vergogna, affondò il viso nel petto dell’uomo che con una mano le cingeva la schiena e con l’altra le accarezzava dolcemente i capelli. I singhiozzi erano lenti e inesorabili, mentre le lacrime inzuppavano la maglietta lacera del mago che sembrò non curarsi di questo particolare.
Mentre la ragazza era sempre rifugiata tra le sue braccia, dalla porta aperta della casa apparve Sirius che stava per fare uno dei suoi commenti sarcastici su come i due fossero lenti ad entrare in casa, ma un’occhiata gelida dell’amico lo costrinse a ritirarsi di soppiatto, con un sorriso malandrino sulle labbra. Remus sentiva che il fragile corpo della ragazza era scosso dai singhiozzi e questo lo spinse ad abbracciarla ancora più forte. Piano piano le lacrime di Asia andarono diminuendo, fino a che non finirono completamente di scendere, lasciando l’amaro nella sua bocca. La ragazza rimase muta per raccogliere i suoi pensieri, annusando ancora il petto dell’uomo che sapeva di buono e di pulito. Nessuno dei due sapeva con precisione quanto tempo erano rimasti in quella posizione, abbracciati nel giardino del preside di Hogwarts sotto la volta celeste che li osservava impassibili. Fu Asia a scostarsi per prima, rossa in volto un po’ per le lacrime e un po’ per la vergogna di quello sfogo. Guardò il mago negli occhi che si intenerì nel vederli ancora lucidi e arrossati, mentre le lunghe ciglia ancora trattenevano le lacrime che l’avevano stravolta. Un’ultima goccia di acqua salata cadde dall’occhio sinistro della ragazza e andò a poggiarsi sulla sua guancia vellutata. L’uomo la raccolse con il dito, facendole indirettamente una carezza.
“Mi dispiace,” disse la ragazza con voce malferma, “di solito non perdo così il controllo”
“Tranquilla, hai fatto bene a sfogarti, non serve a niente tenersi tutte le emozioni dentro” sussurrò lui.
“Forse hai ragione, in effetti mi sento leggermente meglio. Grazie per avermi consolata. Cavolo, guarda la tua camicia, è tutta bagnata! Scusami tanto!” disse la ragazza dispiaciuta. Remus abbassò lo sguardo nel punto in cui pochi istanti prima Asia poggiava la testa e vide una chiazza più scura.
“Non preoccuparti,” disse sorridendo, “ora, almeno, saprà di te. Dai entriamo. Devi bere qualcosa e poi riposarti. È sempre stancante piangere così tanto.”
Asia ancora shoccata dalle parole del mago lo seguì, mano nella mano, all’interno della casetta.

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