oh, you are the music in me.

di zachasmyheart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ally's heartbeat ***
Capitolo 2: *** piacere, zac. ***
Capitolo 3: *** 'chi non muore si rivede' per fortuna! ***
Capitolo 4: *** occhi di ghiaccio. ***
Capitolo 5: *** '..mi ha ricordato te.' ***
Capitolo 6: *** cakes & love. ***
Capitolo 7: *** ospiti indesiderati. ***



Capitolo 1
*** ally's heartbeat ***


‘when I hear my favourite song, I know that we belog, oh you are the music in me’

Continuavo a ripetere quel pezzo nella mia mente, mi incuriosiva non essere ancora al corrente su chi fosse il mio ‘partner’ per il Musical di inizio anno, nonostante mancasse ormai poco più di un mese. Il Musical di inizio anno era una delle cose che più amavo di quella scuola, beh, veramente era una delle poche cose che mi piacevano.
Io, i miei fratelli e i miei genitori ci eravamo trasferiti in quella città da quasi un anno ormai. In tutti quei mesi una persona normale avrebbe dovuto fare amicizia con molte persone, beh, evidentemente allora non ero poi così normale. In Italia avevo molti amici, legavo facilmente nonostante la timidezza e tutto filava sempre liscio, o meglio, quasi sempre.
Qui a St. Louis purtroppo gli unici amici che avevo erano il mio cane, mio fratello, mia sorella e due ragazzi del mio corso di storia naturale. Di ragazze neanche l’ombra, beh, mia sorella a parte, logicamente.
Ho sempre sostenuto che tra me e il sesso maschile ci fosse una certa alchimia, e a quanto pare avevo ragione .. ma solo quando si trattava di amicizia.
 
 
“Emma! Emma dai muoviti, per favore, guarda che Dylan arriverà a minuti.”
Mia sorella che mi distraeva dai momenti pensierosi da ‘oddio-con-chi-canterò’ causava in me una forza che i legislatori avrebbero dovuto aggiungere nella costituzione sotto il nome di ‘sorellicidio’. Ci eravamo unite molto da quando, a causa della nuova casa, avevamo dovuto iniziare a condividere la camera da letto. Il trasferimento ci aiutò in tutto, io che le stavo più vicina a scuola, la seguivo di più con i compiti a causa della lingua da lei poco conosciuta, lei che mi confidava ogni cosa le passasse per la testa.
Aveva solo 13 anni, era timida e cocciuta, ed era innamorata del mio amico, nonché compagno di corso, Dylan Efron. Quel pomeriggio avevo invitato Dylan a casa mia per studiare, così lei avrebbe potuto vederlo e magari parlarci un po’. Sapevo che Dylan era eccessivamente grande per lei, ma ne era stracotta e mi dispiaceva vederla nascondersi dietro qualsiasi cosa le capitasse a tiro solo per vederlo da lontano, così decisi di farlo venire a casa nostra.
Pochi minuti dopo ecco che arriva Dylan, in compagnia di Leo, l’altro mio amico. Erano tutti e due molto belli, Leo era più magrolino, con i capelli biondi, occhi azzurri e  viso angelico, Dylan era più alto, con i capelli scuri, quasi neri, gli occhi sul verde e due guancie che lo facevano sembrare la persona più tenera del mondo. Ovviamente quando arrivarono mia sorella diventò paonazza, al che non riuscii a trattenere una risatina.
“Ciao a tutti!” esclamarono all’unisono riferendosi ad entrambe.
“Erik, Dylan, questa è mia sorella Allegra.” Mi chiesi perché diavolo mi stessero guardando in quel modo, così mi girai e vidi che lei non c’era più.  “Accomodatevi, torno subito”.
Andai in cucina e lei era li a fissarmi.
“Emma non ce la faccio, mi vergogno, hai visto com’è bello? E se non mi parla? No peggio, se mi parla?! Ho paura di subire un collasso se metto piede nell’altra sala!” – “non essere stupida. È Dylan, ti ho spiegato com’è, tranquilla non ti mangia..”- “beh cosa mi dici di Erik allora? Lui mi odia, si, l’ho notato subito.”– “smettila di trovare scuse e seguimi.” Ci misi altri cinque minuti ma alla fine la portai in sala con me, riuscimmo a stare tutti assieme tranquillamente, lei non sbiascicò neanche una parola tanto che per un attimo pensai che avesse smesso di respirare, quando ad un certo punto Dylan saltò fuori con la frase clou del pomeriggio: “la prossima settimana è il mio compleanno. Venite alla mia festa? Credo che organizzerò una cena a casa mia e poi potremmo andare da qualche parte a ballare. Che dite? Vieni anche tu?” disse riferendosi in particolare ad Ally. Se il pensiero che potesse smettere di respirare mi sfiorò tutto il pomeriggio ora ne avevo la certezza, così risposi io a posto suo “non so se mamma la lascerà venire, ma cercherò di convincerla, io ci sono!”
“Perfetto! Puoi portare anche Alberto se vuoi, sarà divertente.”- A volte avevo come l’impressione che preferissero mio fratello a me, ma non mi dava fastidio, lui era il mio migliore amico e me lo sarei portato ovunque. – “Certo, perché no! Credo verrà volentieri” risposi, forse con talmente tanto entusiasmo da sembrare una finta.
“Perfetto. Beh, si è fatto tardi, andiamo Erik? Me lo dai un passaggio, vero?”
“Certo. Quanto avrai la patente ricordati che mi sei debitore di passaggi a vita!”
E così se ne andarono battibeccando come sempre.

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Capitolo 2
*** piacere, zac. ***


2° capitolo.
 
Ci misi poco a convincere mia mamma a lasciar venire Ally  almeno alla cena organizzata per il compleanno di Dylan, tutto sommato era una semplice cena tra amici, cosa sarebbe mai potuto accaderle?
Il pomeriggio stesso, come avrei dovuto immaginare in partenza, Ally mi riempì la testa di domande. Da quando eravamo a St. Louis era la prima volta che qualcuno la invitava da qualche parte facendola sentire un po’ spaesata.
Alla fine, Ally decise di mettersi un vestitino blu notte a maniche corte con sopra un cardigan lungo grigio scuro, con dei leggins e degli stivaletti grigi scuri, nonostante i semplici abbinamenti era molto fiera di se stessa per aver concluso tutto da sola. Al era incredibilmente bello. Avevo sempre ammirato mio fratello per il suo portamento, crescendo divenne sempre più bello e quella sera superò se stesso, indossava dei pantaloni beige, una camicia azzurra e un paio di normalissime Clark’s marroni. Quando uscii dalla stanza me lo trovai davanti “sei bellissima sorellina.” Indossavo dei pantaloni strettissimi, dei tacchi beige, una giacca beige ed una maglietta molto particolare bianca, sentivo di dovermi vestire bene, anche se era il compleanno di qualcuno che non sarebbe mai diventato più di un amico volevo essere in ghingheri una volta in vita mia. Prendemmo la macchina e ci dirigemmo verso casa Efron.
Nevicava e quando uscimmo di casa un soffice strato di neve si era già posato sulle strade, impiegammo mezz’ora per arrivare da Dylan. Quando arrivammo molte macchine erano già in cortile e mi venne una strana sensazione allo stomaco, quasi dovuta all’agitazione.
Quando entrammo Dylan ci accolse con uno dei suoi sorrisi a 32 denti e ci presentò a qualche invitato. Iniziai a fare conoscenza con qualche ragazza, alcune le avevo viste in giro per la scuola, ma mi sembrava che nemmeno una facesse qualche mio stesso corso, dopo poco ci sedemmo a tavola e notai un posto vuoto, qualche posto dopo il mio dall’altra parte del tavolo. Dylan probabilmente notò che continuavo a fissare quel posto vuoto, anche se la mia mente era altrove, e mi disse “li c’è mio fratello, arriverà a momenti. Scommetto che ti piacerà!”
Detto fatto. Qualche secondo dopo vidi scendere il fratello di Dylan dalle scale, era in smoking, ed era veramente… bellissimo. Rimasi incantata a guardarlo fino a quando si sedette e, evidentemente sentendosi osservato, si girò a guardarmi e mi rivolse un sorriso. Non so quale delle tante espressioni ebeti feci, ma sono sicura che fece ridere mia sorella, seduta di fianco a me. “Sembri stupida quando ti incanti così sulle persone, e credo l’abbia notato, sai?” – “Grazie Ally per avermelo ricordato, ma non sei d’aiuto” – “E’ bello, parlaci dopo, magari è single e ti ci puoi fidanzare così da avvicinare me e Dylan” mi sorprendeva sempre di più quella ragazzina “Oh certo, perché non ci ho pensato prima? Zitta e mangia per favore”.
Rimanemmo tutti a cena per due ore, poi arrivò la mezzanotte, tagliammo la torta, bevemmo qualche bicchiere di spumante e dopo un centinaio di foto andammo a ballare. Io e Al accompagnammo a cassa Ally prima di raggiungere gli altri in discoteca. Durante il tragitto parlammo un pochino delle due ore trascorse dato che non avevamo avuto molte opportunità di parlare durante la festa. Ridemmo un sacco ai commenti di Al su certe ragazze che si dimostravano un po’ ‘spinte’ nei suoi confronti. A volte eravamo in sintonia come se fossimo stati gemelli, a volte addirittura fidanzati. Fino a qualche anno prima c’erano sere nella quale io mi addormentavo con lui o lui con me nella mia stanza, andavamo a scuola assieme prima che lui iniziasse l’università e quando la iniziò mi mancò terribilmente andare a scuola con lui. Era il mio fratellone, il mio quasi-gemello, il mio secondo papà e anche il mio migliore amico, e io lo amavo incredibilmente.
 
Arrivati in discoteca andammo da Dylan che stava aspettando noi per stappare l’ennesima bottiglia di spumante in onore dei suoi 18 anni. Mi sedetti di fianco a Erik che poco dopo mi chiese di accompagnarlo fuori a fumare. Fumare? Da quando Erik fumava? Quando uscimmo vidi arrivare in macchina il fratello di Dylan, del quale non ero ancora conoscenza del nome. Ma era sempre in ritardo?
Erik notò che fissavo con insistenza quel tipo,  così cominciò a parlarmi del più e del meno, io fingevo di stare attenta ma mantenevo la mia attenzione sul fantomatico ‘fratello-senzanome’. “Tu mi piaci, Emma. E tanto anche, so che sembra una cosa nata così dal nulla ma ti giuro che è da mesi che mi porto dentro questo peso, non che sia un peso, logicamente, è.. è.. una cosa bellissima per me e sentivo di dovertela dire e scusa se ho rovinato tutto, perché probabilmente ho rovinato tutto, però io ci tengo ad essere almeno tuo amico quindi per fav..”- “Erik!” esclamai bloccando il poveretto nel momento clou del suo discorso da innamorato perso “non ti preoccupare. Sono sorpresa di questo tuo sentimento nei miei confronti ma.. io ti vedo solo come un amico, scusa, sei un bel ragazzo però per te non provo niente” continuai. La sua risposta fu un misero “Capisco” dopo di ché tornò dentro lasciandomi li come un burattino abbandonato a se stesso. Avevo dimenticato dentro il giubbotto prima di uscire e iniziai a tremare come una foglia, quando il ‘fantomatico fratello senza nome’ si avvicinò. “Hai dato una bella botta a quel ragazzo poverino. Non ti senti neanche un po’ in colpa? Voglio dire, sembrava davvero affranto..” – “Ehi ehi ehi, ferma tutto, cioè tu mi staresti facendo una predica e non so nemmeno chi sei!” – “certo che lo sai. Sono il fratello di Dylan. Ricordi? Ci siamo incontrati per la prima volta due ore fa. Hai la memoria corta vedo..” – “No. Non ho la memoria corta, so che sei suo fratello e proprio perché ci conosciamo da sole due ore non capisco perché tu mi stia facendo la predica! Non so nemmeno il tuo nome e tu non sai il mio!” Quel ragazzo era strano. Non avevo aggettivi per descriverlo. Solo di una cosa ero certa, era incredibilmente bello.“Beh, so come ti chiami invece, Emma” – “Ma io non ti ho mai detto il mio…” – “E io sono Zac, piacere.”



YYYYYYEEEPPPP, ragaaaazzi finalmente ZAC è arrivato. a fine capitolo, ma è arrivato.  vi ho fatto penare un altro po' ma giuro che nel terzo capitolo sarà molto più presente, anche perchè il protagonista della storia è lui insieme ad Emma. lol
beh, recensite per favore se vi va :) 
xoxo gossip girl(?) LOOOOOL

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Capitolo 3
*** 'chi non muore si rivede' per fortuna! ***


3° capitolo
 
Rimasi molto sorpresa, io avevo appena scoperto come si chiamava mentre lui lo sapeva già da.. da quanto esattamente? Giorni? Ore? Minuti? Mesi? Nah, perché avrebbe dovuto interessarsi a me, o almeno, al mio nome da addirittura mesi? Non avrebbe avuto alcun senso. “Ti conviene entrare, tremi un po’ troppo, sai?”
I miei pensieri vennero interrotti dalla sua melodica voce e data la sua preoccupazione nei miei confronti arrossii, il che non mi capitava da mesi. Arrossire? Per l’interesse di un ragazzo? Non mi ricordavo nemmeno cosa si provasse.
Raggiungemmo gli altri dentro e quando entrammo vidi Erik fissare Zac con aria infastidita. Sicuramente mai avrei voluto perdere Erik come amico, ma il fatto che, probabilemente, stesse già iniziando a farsi paranoie mentali e storie senza un filo logico mi infastidiva.
Poco dopo essere rientrati andai da Erik e parlammo un po’ dell’accaduto e di quello che sarebbe successo dopo la sua ‘dichiarazione’, mi fece tantissima tenerezza, tanto che non potei evitare di abbracciarlo. “Ti voglio bene Erik e ti vorrò sempre bene..” – “Anche io te ne voglio, da morire. Ma credo sia meglio non vederci più per un po’ al di fuori della scuola. Sapere che non.. che non, ecco.. che non mi ami come io amo te è difficile. E giuro che è la prima volta che lo dico a qualcuno. Io ti amo Emma. Scusa.” Detto ciò se ne andò usando una scusa banalissima alla quale nessuno, a parer mio, credette.
Zac nel frattempo era sparito dalla circolazione, ovviamente senza dire niente a nessuno, nemmeno a Dylan che però non si preoccupava dell’assenza del fratello. 
Si fece notte fonda, così io e Al salutammo Dylan e gli ultimi invitati rimasti e tornammo a casa.
Il mattino seguente mi svegliai molto tardi e saltai il pranzo, ragione che mi portò da Mc Donald’s con Dylan. “Erik mi ha detto cos’è successo ieri sera. Sai non l’aveva mai detto a nessuno, nemmeno a me che sono il suo amico più stretto, voglio dire, lo conosco da anni eppure non mi ha mai accennato niente!” Evviva. Non vedevo l’ora di tornare al discorso di ‘Un mio amico è stracotto di me e non vuole più vedermi perché l’ho rifiutato’, perfetto. “Beh, sembrava.. triste, e ti giuro che mi spiace un sacco ma io proprio non lo vedo come fidanzato. Ti giuro, da quando l’ho incontrato l’ho sempre solo visto come un amico.. però mi dispiace tantissimo per come l’ha presa.” – “Si, beh.. gli passerà. Vuoi venire da me oggi pomeriggio? Devo finire storia per domani e da solo non riesco, lo sai” – “Quando mai riesci a fare qualcosa senza il mio aiuto scusa?” Dissi sorridendo, era un tontolone e aveva sempre bisogno del mio aiuto in tutto.
Lo salutai per poi ritrovarmi due ore dopo a casa sua. Solo durante il tragitto verso casa sua mi accorsi di chi c’era in quella casa oltre a Dylan, a me no che non fosse nascosto chissà dove, infatti, avrei visto Zac da lì a qualche minuto. Perfetto. Non sapevo perché, ma quel ragazzo mi faceva uno strano effetto.
 
Pochi minuti dopo mi trovai a suonare al campanello di casa Efron, e subito spuntò Dylan dalla finestra che con un biscotto, o chissà cosa, in bocca mi disse di entrare. Mi faceva morire dal ridere, tutte le volte che dovevo aiutarlo a studiare si ingozzava di biscotti, e dopo mesi il motivo era ancora un mistero.
Quando entrai in casa il mio cuore iniziò a battere e le mie gambe a tremare come foglioline. Quasi non riconobbi la sensazione e soprattutto non riconobbi me. “Sono in camera, arrivo subito giuro” sentii Dylan urlare dal piano di sotto, così aprii la porta della cucina, dove solitamente ci mettevamo noi a studiare, e il mio cuore prese a battere più rapidamente di prima. “Chi non muore si rivede, ciao Emma.” Era lui, in cucina, nella nostra cucina, o meglio .. nella sua cucina che però sarebbe diventata mia e di Dylan nelle prossime due ore, o almeno così speravo. Ero paralizzata dalla sua bellezza, o forse solo dalla mia tremarella? Non sapevo più cosa dire e cosa fare, il mio cervello era in stand-by, così pronunciai le uniche parole abbastanza normali che il mio cervello aveva prodotto in quei pochi istanti di lucidità..
“Beh.. ieri..ieri sera cioè, sei sparito, io sono rimasta li un bel po’ dopo la nostra.. chiacchierata” – “Oh si scusa, è che non mi sentivo bene e me ne sono andato.” – “Si, certo, sai che questa scusa è meno accettabile di quella di Erik?” Esclamai decisamente senza pensare. ‘Brava Emma, dovrebbero darti un premio a volte per la tua stupidità’ pensai. “Ehi guarda che io stavo male sul serio! Va beh senti, prima che arrivi Dylan, dimmi una cosa.. posso farti una domanda?” una domanda? Oh, perfetto. “Sì, dimmi” – “So che ti sembrerà strano ma.. ti va di.. di uscire a fare due passi dopo che hai finito con Dylan e il suo cervello poco evoluto? Vorrei cercare di capirti..” Ok. Quest’ultima frase poteva evitarsela perché mi metteva davvero ansia. “Sì, certo, potrei..cioè potresti, accompagnarmi a casa, non è molto distante da qui!” Oh certo, brava Emma ora dai pure iniziative, carino! – “ Bene. A dopo allora.”
Ok. Lo conoscevo da meno di un giorno e l’avevo visto si e no 4 ore in tutto, eppure era come se qualcosa dentro me fosse cambiato, il problema era.. cosa?

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Capitolo 4
*** occhi di ghiaccio. ***


Appena finii di aiutare Dylan con lo studio mi catapultai fuori dalla cucina e cominciai a vestirmi molto velocemente, cosa che a Dylan sembrò molto strana dato che solitamente non avevo tutta quella fretta. “Perché hai tutta questa fretta oggi?” –mi chiese con tono curioso- “No niente, è che sai.. ho promesso ad Ally che l’avrei aiutata a fare una cosa e quindi prima arrivo a casa meglio è..” – “Oh, ok.. ci vediamo a scuola allora!”. Lo salutai e uscii di casa. Sapevo che sarei dovuta stare con Zac, il problema era dove fosse lui in quel momento, perché io non lo vedevo da nessuna parte. Mi incamminai da sola verso casa e decisi che, dal momento in cui era stato lui a chiedermi se potevamo vederci, era lui che doveva farsi vivo. Avevo il brutto vizio di camminare a testa bassa così finii contro a qualcuno, “mi scusi, non l’avevo vista è che stavo..” alzai lo sguardo e mi bloccai. Mi ritrovai con i suoi occhi fissi nei miei, impietrita come non mai senza sapere cosa dire, per fortuna lui mi anticipò. “Ehi.. scusa ma vedevo che ci mettevate un po’ tu e Dylan allora sono uscito a far due commissioni” – “No figurati! Non c’è problema.. solo, beh.. forse dovrei stare più attenta quando cammino” – “Si questo lo credo anche io!” disse con una risatina.
Beh, se non altro era simpatico. Dalla sera del compleanno di Dylan avevo iniziato a fare una lista dei suoi pregi e dei suoi difetti, per ora sotto i difetti c’era solamente ‘ritardatario/scompare facilmente’ e beh, pur non conoscendolo così bene avrei elencato i suoi pregi all’infinito: ‘occhi bellissimi, affascinante, gentile, si veste bene’, ora avrei aggiunto anche ‘simpatico’. Camminammo molto perchè, dato che casa mia non fosse poi così lontana, lo feci passare dai vicoli più assurdi per allungare la strada e scoprii tante cose che non sapevo di lui, aveva una ragazza fino a qualche giorno prima, mi raccontò che l’aveva lasciata lui perché era diventata insopportabile e troppo gelosa, di qualsiasi cosa. Mi raccontò che la sera della festa lei ci vide parlare e per questo motivo lui se ne dovette andare prima, lei voleva parlargli per sapere cosa facesse con me, al che io mi sentii una merda per avergli voluto smascherare la scusa del ‘stavo male’ che lui usò qualche ora prima. Mi chiese se fossi fidanzata e gli risposi che non avevo mai avuto ragazzi seri prima, nonostante i miei 18 anni, al che rimase sorpreso, ma non approfondì l’argomento. Passammo da discorsi di un tipo a discorsi totalmente diversi, da discorsi seri a discorsi stupidi. Scoprii che amava leggere e andare al cinema, e che aveva un fratellino più piccolo che viveva con il padre che lui e Dylan vedevano poche volte l’anno. Arrivati, finalmente, davanti a casa si guardò indietro, sorrise e disse “tu mi hai fatto fare tutti quei vicoli, per poi arrivare qua? La riconosco la strada, non sei così distante come pensavo..” mi sentii un po’ in colpa e feci per chiedergli scusa quando lui mi interruppe “..comunque ehi non preoccuparti, se non fosse così tardi ti farei tornare indietro fino a casa mia per poi tornare indietro ancora!” non sapevo cosa dire, così dissi semplicemente che dovevo andare perché era molto tardi e quando feci per girarmi e andarmene mi diede un bacio sulla guancia. Era un innocente bacio ma.. mi sciolsi. Era così.. così.. bello essere lì con lui, era la prima persona con cui mi ero trovata bene da subito senza conoscerlo poi così bene.
La sera stessa ero in camera mia, decisi che non sarei andata a raccontarlo ad Al subito, prima volevo vedere se Zac mi avrebbe chiesto ancora qualcosa. Ad un certo punto, quando finii di fare la cartella mi resi conto di non trovare più il telefono, cercai disperatamente in ogni angolo della camera, poi arrivò Ally e mi disse “dovresti evitare di lasciare il tuo telefono in bagno sai? Comunque ti sono arrivati 3 messaggi e uno è di Dylan! Leggilo leggilo ti prego!” – “lo sto cercando da un po’ non potevi dirmelo subito? Comunque se Dylan mi ha scritto sarà sicuramente per scuola. Ora vai devo finire di studiare.” non era affatto vero che dovevo studiare, il vero motivo per cui l’avevo mandata via era che quella sera mi sentivo spensierata come non lo ero da tanto e volevo star sola con me stessa a fantasticare. Guardai i messaggi, due erano di Erik, lessi e entrambi erano abbastanza disperati, uno diceva ‘ciao, so che ho detto che non è il caso di vederci ma scherzavo..ti prego non ignorarmi, ti voglio bene’ e l’altro diceva ‘ti devo parlare.. rispondimi per favore’ senza dare una risposta ai messaggi di Erik lessi quello di Dylan e rimasi sorpresa quando lessi il contenuto: ‘ciao..sono Zac.. ti lascio il mio numero..’. Gli risposi.
‘pensavo che solo le ragazze facessero queste cose’
‘si anche io lo pensavo.. ma non è così evidentemente! Avevo voglia di sentirti..oggi sono stato benissimo con te.. era da tempo che non parlavo così tanto con qualcuno..’
Ovviamente, il mio telefono doveva opporsi segnalando la batteria scarica, ci impiegai un po’ a trovare il carica batterie e quando lo trovai vidi che mi era arrivato un altro suo messaggio che diceva ‘scusa ma devo staccare.. domani passo a prenderti dopo scuola se vuoi e facciamo un giro.. fammi sapere, buona notte Emma’ così andai in brodo di giuggiole e gli risposi che per me andava benone, augurandogli poi la buona notte.
 
Quella mattina mi svegliai più impaziente che mai. Per la prima volta in vita mia ero impaziente di andare a scuola, quasi felice di andarci, andare a scuola era il modo migliore per far si che il tempo passasse più in fretta possibile. Feci le solite prove per il musical, seguii le mie solite 5 ore di lezione e, per fortuna, non avendo il corso di storia naturale quel giorno non incontrai Erik, poi suonò la campanella che segnava la fine delle lezioni. La fine delle lezioni per quella settimana, uscii dal cortile principale e lui era sull’altro lato della strada ad aspettarmi, quando mi vide mi sorrise, e nel mio stomaco si liberarono mille farfalle.


Heeeeey, spero vi piaccia, forse è un po' lunghino, o forse l'ultimo pezzo avrei dovuto metterlo nel quinto capitolo ma volevo scriverlo qua ddfcisjil recensite se vi piace la storia c: zao zao 

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Capitolo 5
*** '..mi ha ricordato te.' ***


Mi avviai verso di lui con un mega-sorriso stampato in faccia. Sembravo una bambina felice che stava per comprare il gioco che aspettava da una vita. “Ciao! Allora, dove mi porti oggi?” mi stupii della frase di senso compiuto che mi uscii dalla bocca non appena fui a due passi da lui. “Ti voglio portare in un posto che a me piace molto e credo piacerà un sacco anche a te, o almeno lo spero..” – “Non vedo l’ora di arrivarci!”
Mi sorrise e come un vero gentiluomo mi aprì la portiera della macchina, poi ci dirigemmo verso il posto misterioso.
Per tutto il viaggio fui la sola a parlare, parlai di ogni cosa mi passasse per la testa e capitava che mi sentissi come una macchinetta senza freni, il che mi portò a bloccarmi due secondi per pensare che forse si potesse sentire disturbato. “Scusa, probabilmente ti avrò fatto venire il mal di testa, ma quando sono con te mi viene spontaneo parlare di qualsiasi cosa..” – “No no, anzi.. comunque siamo arrivati.” Mi sembrò teso, non seppi spiegare a me stessa il perché, eppure mi sembrava che fino a 10 minuti prima fosse normalissimo, decisi comunque di non fargli domande. Ancora all’interno del suo Pick Up, entrammo in un bellissimo vialetto, circondato da Salici Piangenti, per poi arrivare ad una specie di parcheggio immerso nel verde. Quando scesi dalla macchina mi guardai attorno e notai che eravamo immersi nella natura, persino il parcheggio era così bello da non sembrare un parcheggio. Poco più avanti c’era una casa, sembrava un agriturismo in miniatura, quando entrammo un cameriere ci fece accomodare in una sala con un solo tavolo apparecchiato per due. Ci sedemmo e lo osservai, sembrava nervoso, come se avesse paura di qualcosa..
“E’ bellissimo questo posto..” cercai di rassicurarlo.
“Davvero? E’ che.. non sono mai stato qui con nessuna ragazza prima d’ora e sono un po’ nervoso”
“Come mai hai deciso di portarci me?”
“Ieri stavo pensando dove saremmo potuti andare e poi mi è venuto in mente questo posto. E’ bello ma semplicissimo allo stesso tempo, mi ha ricordato te.. così ho deciso di venire qui”
Arrossii,  e lui si divertì a prendermi in giro, “sei del colore della tovaglia, potresti essere scambiata per un camaleonte in questo momento, sai?” scoppiammo a ridere, un po’ per l’imbarazzo, un po’ per la situazione in generale.
Passammo la giornata insieme, ma come tutte le cose belle quella giornata finì. Si fecero le 18 e mi accompagnò a casa. Arrivò il momento di doverlo salutare e, se il giorno prima non avevo dubbi sul fatto di girare i tacchi e andarmene, ora non sapevo dove girarmi, come comportarmi e non avevo idea di come volesse salutarmi lui. L’unica cosa di cui ero certa, era che uno solo dei suoi sguardi bastava per farmi battere il cuore a mille, mi sentivo come ipnotizzata, era una sensazione stranissima alla quale si aggiungevano le farfalle nello stomaco. Care e amate farfalle. Tutto questo mi rendeva vulnerabile e incredibilmente impacciata. Lo salutai con un semplice bacio sulla guancia, come il giorno prima, lui sfoderò uno dei suoi bellissimi sorrisi e mi salutò.
Quella sera mi chiamò, mi chiese se mi andava bene passare un altro pomeriggio assieme e stemmo a parlare tutta sera. La settimana la passai con lui, trascurai molto Dylan, che si accorse della situazione e iniziò a fare domande. Erik invece sembrava essere impassibile a tutto.
Quel weekend i miei genitori partirono per un weekend, portandosi dietro Ally. Al mi disse che avrebbe passato il weekend dai suoi amici e io sapevo benissimo con chi passarlo.
Gli mandai un messaggio. ‘Ciao Zac, i miei sono via tutto il weekend. Vieni a farmi compagnia?’ inutile dire che la sua risposta arrivò immediata e positiva.
Il mattino dopo mi svegliai tardi come al solito, chiesi a Dylan di aiutarmi a fare la spesa e in cambio volle sapere qualsiasi cosa su me e suo fratello. Quando tornai a casa mi misi a sistemare la spesa e resi la casa presentabile. Dopo qualche ora suonò il campanello…

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Capitolo 6
*** cakes & love. ***


Aprii la porta e me lo trovai lì davanti, più bello che mai. “Ho portato qualche film e.. un gelato.” – “Un gelato?! Perché hai portato un gelato? Avevamo scommesso che l’avrei fatto io il dolce..” – “Si certo, suppongo che tu l’abbia già fatto, no? Fammi vedere..” stava per entrare in cucina quando lo bloccai.. “Bhe.. veramente.. vedi.. lo stavo giusto finendo, sei in anticipo!” cercai di dargli la colpa, senza successo. “Che cosa?! Scherzi? Sono anche in ritardo di  5 minuti!” – “Vedi.. sei pure in ritardo, dovresti stare zitto..” cercai di fargli pesare la cosa e di cambiare discorso, ma non demordeva. “Ah quindi ora la colpa è mia?” – “Sei una palla! Ok dai.. mangeremo il tuo gelato. Tanto nemmeno te sai fare i dolci.” – “Scommettiamo? Ora vedi..”
Non l’avessi mai detto, ci mettemmo a fare una semplicissima crostata ma da quando incominciammo Zac si trasformò in una specie di chef pignolo su ogni singola cosa, non lo sopportavo più, così appena si girò per cercare la marmellata mi fiondai addosso a lui abbracciandolo da dietro e spalmandogli le mani sporche di impasto in faccia. “EMMA! Che cavolo fai!” prese il vasetto di marmellata, lo aprì e me la buttò in faccia. Ora sapevo di fragola, bello. A mia volta presi la farina e iniziai a riempirlo quando urlò un ‘AHIA, IL MIO OCCHIO’ e fui costretta a fermarmi, lo sapevo che avrei combinato qualcosa.. “Scusa! Scusa non volevo.. prendo dell’acqua aspetta” presi un panno bagnato e tamponai sull’occhio apparentemente pieno di farina. “Scusa scusa.. ti fa male? Ti da fastidio? Sono un disastro ambulante.. lo so” – “ che cavolo, è solo un po’ di farina, non diventerò cieco per della farina!” disse ridendo. Non è che ci rimasi male, ma.. beh, forse un pochino. Credo se ne accorse , così ad un certo punto, appena abbassai lo sguardo e mi girai di spalle per riporre lo straccio mi cinse i fianchi e mi girò verso di lui, ci trovammo a pochi centimetri  l’uno dall’altra, i suoi occhi fissi nei miei che non volevano saperne di scollarsi dal suo sguardo. “Sai, probabilmente sarei disposto a farmi lanciare negli occhi tutta la farina del mondo se questo significasse stare con te ogni giorno e ogni notte. Sarei disposto anche a diventare cieco piuttosto che lasciarti andare. In 20 anni non ho mai provato niente di simile per nessuna ragazza, è incredibile” fiumi di parole gli uscirono dalla bocca, rimasi sbalordita, un po’ perché nessuno mi aveva mai detto niente di simile e un po’ perché era Zac a dirmelo. Sapevo di provare qualcosa per lui, qualcosa di nuovo e profondo allo stesso tempo, ma non pensavo che anche i suoi sentimenti si sarebbero rivelati così profondi, beh.. in realtà nel profondo del mio io interiore mi chiedevo come mi vedesse davvero, non ero sicura di ciò che provasse.. il che rese quella sua ‘confessione’ una botta, una botta positiva.. ma sempre e comunque una botta. Mi accorsi di avere gli occhi gonfi di lacrime solo quando mormorò “ehi, spero siano lacrime di gioia se no inizio a preoccuparmi sul serio.. potrei anche arrivare a pensare che volessi accecarmi davvero!” disse ridendo, poi mi abbracciò e mi diede un bacio sulla fronte. Volevo evitare di sembrare troppo smielata, era una cosa che odiavo, e devo ammettere che all’inizio ci riuscii.. ma non potei fare a meno di far fuoriuscire un po’ di sensibilità (e anche un po’ di vittimismo) verso la fine della frase “Lo farei solo in caso decidessi di andare via.. nemmeno io ho mai trovato qualcuno di speciale quanto te, nessuno si ricorda di me..” – “Io mai e poi mai potrei dimenticarti.. mai e poi mai mi dimenticherò di te” – “E’ una promessa questa?” Mi prese la faccia tra le mani, poi si avvicinò e disse “Questa è la mia promessa, mai nessuno mi porterà via da te, e nessuno ti porterà via da me. Mai per nessuna ragione” poi mi baciò, non fu una slinguazzata-paura, era un semplice e dolce bacio, che mi sarei portata dentro tutta la vita…
Non potevo crederci. Per una volta, una fottutissima volta in tutta la mia vita, qualcosa era andato come desideravo io, ora Zac si trovava nell’altra stanza, e io faticavo a credere che ci fossimo baciati realmente. Amavo la sensazione che provavo, ero euforica, niente avrebbe potuto affliggermi in quel momento.




 

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Capitolo 7
*** ospiti indesiderati. ***


Il telefono prese a squillare, così mi catapultai fuori dalla stanza per correre a rispondere, quando risposi rimasi sorpresa nel sentire la voce di Al.
“Ciao.. guarda che torno a casa, in teoria volevo sapere se eri a casa perché credo di aver dimenticato le chiavi, ma vedo che ci sei per cui ci vediamo tra poco.. ciao.”
Oh, perfetto. Mi sarebbe piaciuto richiamarlo per ringraziarlo di essersi domandato con chi fossi e cosa stessi facendo, prima di ri-piombare in casa, ok, era anche casa sua, ma anche io potevo avere dei progetti, perché nessuno sembrava preoccuparsene? Gli volevo un gran bene, ma mi fece salire il nervoso.
Inoltre, ad Al non piaceva Zac, lo riteneva troppo strano. Diverse volte avevo provato a dirgli cose tipo ‘tu non lo conosci’, ‘ascoltami.. è la persona migliore del mondo’ e cose simili, ma non funzionò mai.
Un po’ mi feriva il fatto che lui non capisse. Forse perché per me Al era tutto, era il mio fratellone, era un terzo genitore e l’amico migliore che potessi avere. Spesso, quando eravamo piccoli e io mi sentivo giù per le cavolate più assurde, lui mi abbracciava e mi diceva che mi voleva bene e che un giorno avremmo vissuto assieme, solo noi due.. mi raccontò che quando avevo 3 anni, eravamo al matrimonio dei nostri zii e quando la cerimonia finì lui mi accompagnò dal prete sotto mia richiesta, poi dissi ad Al che lui non poteva sentire, perché era una sorpresa e in seguito chiesi al prete se un giorno avrebbe sposato me ed Al.
Questi ricordi mi fecero sorridere e dimenticare il nervoso che provavo nei suoi cofronti fino a poco prima.
Andai da Zac e gli dissi che Al stava per arrivare. Si allarmò e pensò che forse era meglio andarsene, ma non lo avrei lasciato andare per nessuna ragione al mondo, avevo programmato di passare il weekend con lui e così sarebbe stato.
 
 
In poco meno di un quarto d’ora Al arrivò e ci saluto con un freddo ‘Ciao’
Lasciai solo Zac sul divano e seguii Al che si diresse in cucina per fare uno spuntino, iniziò subito con le domande.
“Senti, sai che ti voglio bene e che ti ho sempre appoggiata ma.. non dirmi che stai con quello! Dai! Cosa ci fa qua?! Mica fai sul serio spero!”
“No non ci sto assieme, comunque anche se fosse? Non capisco, nemmeno lo conosci e ne parli come se fosse chissà che..”
“E’ strano.. sparisce dal due al tre, dopo due giorni, nemmeno, ti accompagna a casa”
Nessuno sapeva che mi aveva accompagnata. Mi spiava?
“E te come lo sai che mi ha accompagnata a casa scusa? Cosa fai, mi spii adesso?”
“Sei sempre la mia sorellina..”
“AL! CHE PALLE!”
 
Uscii dalla cucina e trovai Zac dove l’avevo lasciato. Si girò a guardarmi mostrandomi il suo solito mega-sorriso che mi piaceva da morire. Mi sedetti vicino a lui e gli diedi un bacio “Tranquillo, non ti ucciderà, o almeno per stanotte” – “Ora mi sento sollevato!” disse ironicamente prima di baciarmi la fronte.
Nel frattempo mio fratello era salito in bagno a lavarsi, quando a un certo punto scese le scale e lanciò a Zac un cuscino e una coperta. Sembrò infastidito dal vedere la sua ‘sorellina’ abbracciata ad un ragazzo che non fosse lui. Capimmo entrambi il messaggio lanciato da mio fratello, non suonava amichevole per niente, suonava più come un ‘dormi con lei e ti spezzo le braccine’ ma non ci feci molto caso, gli sarebbe passata tutta quella gelosia in poco tempo… o almeno così speravo.
Andammo a dormire poco dopo, lui sul divano e io a malincuore nella mia stanza, solo perché mio fratello ci aveva spiati ogni singolo secondo, se no sarei rimasta giù con lui da subito, logicamente.
 
Erano le 3.30 del mattino quando, dopo aver passato quasi due ore insonni, decisi di scendere da lui. Dopotutto mio fratello dormiva come un ghiro, difficilmente mi avrebbe sentita uscire dalla camera.
Quando arrivai in sala feci attenzione a non far rumore, non volevo svegliarlo in caso stesse dormendo..
Riuscivo a vederlo in viso grazie alla luce proiettata dalla televisione. Evidentemente aveva impiegato un po’ ad addormentarsi. Mi sedetti piano, cercando di fare attenzione a dove mi sedevo, quando a un certo punto aprì gli occhi..
“ehi.. scusa, non avevo intenzione di addormentarmi, sarei venuto da te ma.. sono crollato”
“beh sono venuta io! Scusa per mio fratello.. è un po’ scorbutico..”
“tranquilla.. ho subito di peggio! Sei venuta qua perché non riuscivi a dormire?”
“già..”
“vieni..”
Allargò le braccia e mi distesi su di lui, mi avvolse in un abbraccio tenendo una mano sulla mia schiena e passandomi l’altra più volte tra i miei lunghi capelli, accarezzandoli come se fossi una bambola.
Era bellissimo stare così con lui e ci sarei rimasta tutta notte li così. Avrei voluto rimanere così ogni minuto, ogni secondo di quella notte. Quando iniziai a realizzare il fatto di essere sdraiata su Zac Efron, che tralaltro indossava solo un paio di pantaloni della tuta, mi passarono dei flashback dei pochi momenti passati assieme, mi tornò subito in mente il suo sguardo su di me alla cena per il compleanno di Dylan, e come mi sentii quando la stessa sera si mostrò premuroso nei miei confronti.. e il mio cuore, quello stupido mongolo, iniziò ad accelerare il battito. Ovviamente Zac lo notò. “Complimenti! È il tuo cuore questo?! Ti sta per saltare fuori!” – “Sì, è il mio cuore.. sono un po’…” – “Agitata?”
Avrei usato il termine ‘fottuta-ipermortaperchèmihaisgamato-mafelice’ ma mi limitai a fare un cenno con la testa. Si fece scappare una risatina prima di tranquillizzarmi con un bacio. “Dormi, è tardi” prima di poter obbiettare sentii la sua mano muoversi tra i miei capelli, il suo braccio sinistro stringermi a lui. Non potei fare a meno di addormentarmi.
 
Aprii gli occhi. Subito riconobbi la mia camera, e nonostante fossi appena sveglia, ricordai subito che non era quello il posto dove mi ero addormentata. Mi mossi un po’ e sentii qualcosa cingermi la vita, lentamente mi girai e lui era lì. Sorrisi all’idea di aver dormito con Zac al mio fianco.
Lo stavo osservando da un po’, quasi senza accorgermente cominciai a disegnargli cose astratte sul viso col mio dito quando lui aprì gli occhi. “Ehi, buongiorno” –  “Buongiorno a te,  è tremendamente tardi, sai? La tua famiglia potrebbe darti per disperso.” – “Nah, penso abbiano altro di cui preoccuparsi. Non credi invece che dovremmo sbrigarci ad uscire dal letto prima che tornino i tuoi?” fece un sorriso che mi fece comprendere che non era quello che voleva in realtà, ma dovevamo farlo. Si mise sopra di me, in un momento mi passarono davanti tutte le immagini possibili, mi feci mille filmini mentali che vennero però interroti da un suo bacio. Questa volta non fu come il primo, questo era più profondo, più significativo.
Desiderai che quel momento non finisse mai, poi sentii un colpo di tosse che costrinse me e Zac a girarci verso l’entrata della mia camera. Al era in piedi accanto allo stipite della porta a fissarci. “Buongiorno a entrambi. Distrurbo?”

Heeeeey, scusate. solitamente scrivo capitoli TROPPO corti, ho cercato di riprendermi un po' con questo c: spero vi piaccia. ah .. se mi lasciate una piccola recensione mi fa piacere :3 e se mi cercate su twitter sono @zachasmyheart   Alla prossima :)

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