Il Mondo Inverso

di Lady Orkan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'attacco ***
Capitolo 2: *** Il Risveglio ***
Capitolo 3: *** 3. La Degenza ***
Capitolo 4: *** Delucidazioni ***
Capitolo 5: *** La città inversa ***
Capitolo 6: *** Il Bacio ***
Capitolo 7: *** Demoni nella notte ***
Capitolo 8: *** Confessioni ***



Capitolo 1
*** L'attacco ***


Arrivarono all'improvviso, in una mattina d'estate, come un fulmine a ciel sereno mentre nessuno se lo aspettava. Sfondarono la porta con l'esplosivo, pezzi dell'intelaiatura e calcinacci volarono nell'atrio dell'edificio riempiendo l'aria di polvere. Seven apparve, enorme, come un incubo, dallo squarcio aperto nel muro. I capelli neri gli ricadevano sulle spalle ai lati della maschera in ferro dal ghigno feroce, impugnando un fucile. Le persone che si trovavano nella hall scapparono di fronte alla sua vista. Non che quelli che lo seguivano fossero da meno: Eight dalla maschera deforme e cucita e i capelli viola, entrò subito dietro di lui dirigendo gli altri solo con gesti. Non parlavano mai, non ne avevano bisogno, erano una perfetta macchina da guerra. Gli Otto si divisero per i due lunghi corridoi mentre la gente scappava al loro avanzare, l'effetto sorpresa e la velocità per loro era fondamentale. E poi la loro fama li precedeva.

Mentre percorrevano i due corridoi Zero, Five, Six e Seven da una parte e One, Three, Eight, Four dall'altra guardavano nelle stanze, entravano e buttavano tutto per aria, giusto per creare un po' di confusione, la gente era terrorizzata e non provava nemmeno a fermarli. Stavano seminando il panico e il caos. Non gli interessava nemmeno razziare la struttura, per quello c'era un'altra squadra, a loro interessava fare più danno possibile. Seven prese a cazzotti quello che si sembrava un infermiere colpendolo poi alla testa con il calcio del fucile, sparava solo se era necessario e non addosso alle persone disarmate, per quelle c'erano i suoi pugni. Six, con la sua maschera da Clown, sfasciava qualsiasi cosa gli capitasse a tiro con una mazza da baseball, minacciando chiunque si trovava davanti.

One all'improvviso si trovò di fronte ad una porta chiusa, provò a tirare la maniglia con entrambe le mani ma non riuscì ad aprirla. Fece un gesto a Four che lo seguiva. Era molto più alto e più grosso di lui e, con due calci ben dati con i suoi anfibi, sfasciò la serratura della porta. One s'infilò nella stanza fermandosi quasi subito. La camera assomigliava ad un bagno, con le piastrelle azzurre sul pavimento e sulle pareti, ma non c'erano sanitari, nessun genere di mobile, a parte un neon d'acciaio appeso al soffitto. Si chiedeva che cosa ci faceva una stanza del genere in quell'edificio, teoricamente, secondo le loro informazioni, dovevano trovare solo uffici. L'attenzione di One venne attirata da quello che sembrava un fagotto sporco in un angolo, si avvicinò per capire cos'era insieme a Four e spalancò i suoi occhi azzurri dietro la sua maschera senza espressione. Quello che aveva scambiato per un mucchio di stracci in realtà era una ragazza, rannicchiata in un angolo con le braccia a coprirsi la testa arruffata. Era coperta di lividi, di sangue, e di ferite. Four si chinò su di lei, sembrava viva, perlomeno respirava. Uscì fuori dalla stanza emettendo un lungo fischio.

Arrivò Eight, gli ci volle un attimo a capire perché lo avevano chiamato, poi vide anche lui la ragazza. Era un medico, sapeva cosa fare. Quando si rese conto che potevano trasportarla, fece un gesto a Four che la raccolse tra le sue braccia. Aveva la sensazione di avere in braccio una bambola di pezza tanto era leggera, si chiese da quanto tempo si trovava in quel luogo.

Eight decise che l'assalto era finito, avevano un ferito da trasportare e con un lungo fischio nel microfono che portava all'interno della maschera, richiamò gli altri. Fuori, alla guida del loro velivolo, Thirteen li stava aspettando con i motori elettrici accesi. Gli Otto salirono velocemente dalla portiera laterale aperta mentre dall'edificio uscivano le guardie armate. Thirteen alzò in volo il mezzo provocando una piccola tempesta di polvere e impedendo a loro di sparare, mentre le ali laterali si aprivano. Four posò la ragazza seminuda su una delle poltrone reclinabili ed Eight le controllò il polso e il respiro. Sembrava stabile ma dovevano portarla in ospedale. Thirteen si voltò a guardarli, era l'unico che non indossava una maschera ma aveva un facepainting talmente pesante che l'unica cosa che si vedeva erano le labbra nere e i suoi occhi scuri.

 

Che diavolo avete preso?”.

One, andò verso di lui, togliendosi i lunghissimi capelli dal viso coperto dalla maschera. “Una ragazza” gli rispose.

Www, wow, wow...” rispose Thirteen lasciando i comandi a One che si mise al posto di guida mentre lui raggiungeva il retro della carlinga. Si avvicinò alla ragazza e con una mano le tolse i capelli dal viso deturpato dalle botte, dal sangue e dallo sporco.

 

Che carina, sembra un Ghoul. Penso che potrei innamorarmi” sussurrò Thirteen.

Eight gli lanciò un'occhiataccia fulminandolo con i suoi occhi azzurri. Thirteen alzò le braccia. “Stavo scherzando, stavo scherzando... Questa si salverà?”

Non lo so ancora” gli rispose Eight.

Ormai erano lontano dal centro abitato e nessuno li stava seguendo, il loro attacco a sorpresa aveva funzionato perfettamente, nessuna aeronave nemica in vista. One si diresse verso la catena montuosa di fronte a lui, tuffandosi nella nebbia che l'avvolgeva. La strumentazione di bordo iniziò a segnalare il percorso sul parabrezza del mezzo indicando la strada che ad occhio nudo non si vedeva.

 

Muoviti One o perdiamo anche questa” gli disse Seven. Incrociando le braccia seduto al suo posto.

Se ci schiantiamo con il Maggot ci perderemo tutti” gli rispose One mentre manovrava il velivolo nella nebbia. E aveva ragione, l'apertura nella roccia che portava a casa era delle dimensioni giuste per far passare il velivolo. One cominciò a far scendere il mezzo tra le montagne mentre la nebbia si diradava e l'oscurità si faceva più fitta, nemmeno le luci verdi dell'abitacolo sembrava illuminare quel buio, ma a One non dispiaceva affatto, sapeva che quelle tenebre lo avrebbero riportato a casa.

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Capitolo 2
*** Il Risveglio ***


Dopo quello che sembrava un'infinità di tempo, il velo nero che le copriva la testa ottenebrandola, si alzò lasciandola stordita. Riuscì ad aprire gli occhi, con fatica, e quando riuscì a mettere a fuoco ciò che le era attorno, si pentì di essersi svegliata.Un mostro orrendo accanto a lei, con la faccia cucita e i capelli viola le stava cambiando la flebo che aveva al braccio, un tizio con una maschera da Clown dal lato opposto e un altro uomo appoggiato al fondo del letto con una maschera senza espressione  la stavano osservando. D'istinto la ragazza tentò di tirarsi su per fuggire ma era troppo debole, voleva urlare ma non riuscii. Aveva una maschera per l'ossigeno sul viso. Il mostro con gli occhi azzurri e i capelli viola accanto a lei si voltò a guardarla. 

"Non avere paura, sei al sicuro qui". Gli disse con un tono rassicurante e sorridendo, aveva dei denti bianchissimi in contrasto con le labbra dipinte di nero. Non era convinta delle sue parole. Per osservarla meglio One si avvicinò un po' di più fermandosi vicino a Six quasi nascondendosi dietro la sua mole. 

"Ti abbiamo prelevato da una delle strutture della superficie, hai una serie di contusioni, tre costole rotte, così come la caviglia destra e il polso sinistro. Avevi anche un brutto trauma cranico  ma ora sei fuori pericolo. Come ti chiami?"

La ragazza non rispose. I tre uomini si guardarono. "Non sei obbligata a dircelo"
Lei provò a parlare, dopo tutto quel silenzio riuscire ad emettere un suono comprensibile per lei era difficile.

"Non ti sforzare, va bene così. Io sono Eight, lui con la faccia da Clown Six e quello dietro di lui One. Ci stiamo prendendo cura di te e ti rimetteremo in piedi presto". Ammiccò, tentando si sembrare simpatico, ma con quella maschera orrenda sul volto non era facile.
La ragazza chiuse gli occhi, le lacrime iniziarono a scendergli lungo le guance e si portò le mani rovinate al viso per nascondersi. One passò oltre Six e le accarezzò amorevolemente la testa.
"E' tutto finito, ora sei in salvo, stai tranquilla". La rassicurò.
Eight fece un cenno agli altri due. "Ok, direi che per ora può bastare, andiamocene e lasciamola riposare". 
I tre uomini lasciarono la stanza e s'incamminarono lungo il corridoio della clinica, in realtà a parte un paio di infermiere, non c'era praticamente nessuno. Entrarono in quella che sembrava una camera relax, seduto sul divano davanti ad un televisore Seven, che si voltò a guardarli.

"Allora? Come va quest'oggi?" chiese.

Eight si sedette al tavolo in un angolo con la cartella clinica della ragazza in mano. "E' uscita dal coma, le ferite si stanno rimarginando ma mi preoccupa il suo stato psichico, non ho idea di cosa possono averle fatto e non so come agire, qui non abbiamo psicologi di supporto".

"Il fatto che sia ancora viva mi sembra già un notevole passo avanti rispetto agli ultimi nostri raid".
Seven ricordò che nelle ultime loro uscite chi avevano tentato di salvare o era morto durante il trasporto o in clinica. La ragazza era la prima che riuscivano  a mantenere in vita e sapevano benissimo com'erano crudeli quelli del mondo di sopra con le donne. 

"Ha detto qualcosa?".
"No, per ora no, non riesce ancora a parlare" gli rispose Six.
"Siamo ancora alla teoria. Visto i tatuaggi che ha addosso possiamo solo immaginare il perchè è stata rinchiusa e torturata".
One prese le foto che si trovavano nella cartella clinica, erano i tatuaggi che aveva addosso la ragazza: Due corvi neri sulle spalle, dei tribali nordici sulle braccia, un martello di Thor sulla schiena, dei draghi scandinavi sulle gambe. L'avevano fotografata per scoprire se per caso qualcuno della loro comunità la conosceva e sapeva chi era ma nessuno l'aveva mai vista. Chissà da dove arrivava.

Eight guardò One. "Continui tu ad occuparti di lei?". One fece un cenno d'assenso. 

"Perfetto, ora che si  è ripresa cerca di farla parlare".

Il giorno dopo, all'ora di pranzo, One entrò nella sua camera portando con sé un carrello con un vassoio con del cibo. Secondo Eight poteva iniziare a mangiare qualcosa di solido se se la sentiva, e presentarsi con qualcosa da mangiare forse l'avrebbe resa meno diffidente e meno spaventata.
Lei stava dormendo, con i capelli scuri arruffati sparsi sul cuscino, il viso pallido e tirato su cui risaltavano ancora di più i lividi, l'occhio nero e le labbra spaccate. Lui si avvicinò piano e lei aprì gli occhi, subito sembrò non rendersi conto di dove fosse e One si tenne a distanza per non spaventarla ulteriolmente. Lei gli rivolse uno sguardo stanco, spento, pieno di dolore, rimase un attimo senza dire nulla, percepiva anche dalla distanza la sua sofferenza che non era solo fisica, ma dell'anima. Aveva ragione Eight ad essere preoccupato per il suo stato psichico.

"Eight dice che puoi iniziare a mangiare qualcosa così ti ho portato il pranzo" e spinse il carrello verso il letto. Lei distolse lo sguardo. Non parlava nonostante non avesse più la maschera dell'ossigeno.
One si avvicinò al letto. "Non hai fame?" le chiese premuroso.
Lei fece cenno di no con la testa senza nemmeno guardarlo. One le alzò il letto in modo da poterle mettere il vassoio in grembo. 
"mangia qualcosa per favore".
Sarà stato lo sguardo azzurro di One o il suo tono gentile e lei prese la forchetta con la mano gonfia e bendata cercando di prendere un pezzo delle patate bollite che c'erano nel piatto con scarsi risultati. Passò la posata nell'altra mano ma non era in grado di mangiare senza spargere cibo ovunque. One le prese la forchetta e cercò di imboccarla. Lei non sembrava entusiasta all'idea, poi,timidamente, accettò il boccone che gli offriva One. Lui riuscì a farle mangiare un po' di cose, non molto ma per essere il suo primo pasto poteva già andare. 

"Puoi dirmi il tuo nome?" le chiese mentre posava il vassoio sul carrello.

Lei scosse la testa e con voce rauca, di chi non era più abituata a parlare se non ad urlare, gli rispose. "Non me lo ricordo...".

Lei iniziò a piangere, il suo dolore era così forte da essere quasi tangibile, One tentò di toccarla ma lei si ritrasse. 
"Non ricordo nulla! Non ricordo chi ero prima che mi catturassero, non ricordo se ho dei fratelli, delle sorelle, dei figli... Non lo so! Non lo so! Mi hanno portato via tutto!!!". Ormai urlava, urlava tutta la sua disperazione così forte che Eight entrò nella stanza e guardò One.

"Che succede?" 

One non sapeva che dire. "Mi dispiace... Non volevo sconvolgerla..."
Eight si avvicinò. "Va tutto bene, sei al sicuro..."
"No! Non va bene niente! Non va bene nulla!" urlò lei contro di lui, piangendo. Si strappò di dosso l'ago della flebo e tentò di alzarsi. One e Eight la bloccarono in tempo. "Non puoi alzarti, hai una caviglia rotta!- le disse Eight  bloccandola- One va a chiamare Six e digli di portare un sedativo!!!".
Eight cercò di bloccarla senza farle del male, alla fine la placcò alle spalle tenendola bloccata con un braccio contro il suo torace nel tentativo di bloccarla ma lei sembrava non volerne sapere. Urlava e tentava di colpirlo con i pugni, incurante di avere un polso rotto e una mano gonfia. Six entrò nella camera, con una siringa in mano, seguito a ruota da One. La ragazza lo guardò terrorizzata e Eight gli fece cenno di fermarsi. 
"Ragazza, calmati, noi non siamo qui per farti del male, vogliamo solo che tu non te ne faccia. Se ti calmi Six se ne va e io ti lascerò andare, ok?"
Lei tremava e sighiozzava però gli fece cenno di sì con la testa. Eight aspettò ancora un attimo a lasciarla andare poi lasciò la presa e la ragazza tornò a piangere apoggiando la testa sul cuscino. Lui le rimboccò le coperte e poi le prese delicatamente il braccio e le rimise a posto la flebo. Appena fu di nuovo tranquilla Eight spinse fuori dalla stanza gli altri due uomini, poi prese da parte One.

"Ora spiegami cos'è successo?" e non aveva un tono gentile.

One sembrava sconvolto. "Le ho chiesto come si chiamava e mi ha risposto di non ricordarselo, di non ricordarsi nulla di lei e poi ha avuto un attacco isterico".

"Con le botte che ha preso e il trauma cranico non mi stupisce il fatto che abbia perso la memoria. Cerchiamo di non agitarla come oggi, se ricorda solo le violenze subite non sarà semplice rimetterla in sesto".

Per l'ora di cena Eight raggiunse la loro ospite. Lei si coprì con le coperte appena lo vide, Aveva un aspetto spaventoso con quella maschera deforme sul viso da cui vedeva solo gli occhi azzurri e la bocca nera. 
"One mi ha detto che non ricordi nulla della tua vita e di chi sei. E' normale dopo un trauma cranico e il coma indotto. Voglio che tu stia tranquilla e che non ti preoccupi, l'unica cosa di cui ti devi occupare in questo momento è di guarire, poi con calma aggiusteremo tutto il resto. Qui sei al sicuro e non hai nulla da temere. I tuoi torturatori qui non tri troveranno mai e anche se ci provassero..."
In quel momento entrò Seven, ancora più spaventoso e più grosso di Eight, spingendo il carrello con la cena. 
"Beh, dovrebbero vedersela con lui..." 
Lei si nascose ancora più sotto le coperte lasciando fuori solo gli occhi. 
"Stai tranquilla, Seven è innocuo, basta non farlo arrabbiare" disse Eight sorridendo e si alzò lasciandola solo con l'energumeno dai capelli neri. Nonostante la mole, Seven appoggiò il vassoio sul letto delicatamente.
Lei si trovò a guardare la sua maschera da molto vicino. "Mangia ragazza, e quando torno voglio vedere il piatto vuoto" e se ne andò.
La ragazza pensò che non era il caso di farlo arrabbiare. 
Quando Seven tornò nella stanza il piatto era quasi vuoto e avvicinandosi si accorse che non aveva usato le posate ma le mani che aveva tentato di ripulire dal cibo con il tovagliolo che le avevano dato.

"Beh, l'importante che tu abbia mangiato, non importa se con le posate o con i piedi"  le disse prendendole il vassoio e lanciandole uno sguardo severo da dietro la sua maschera spaventosa, facendo attenzione a non toccarla.
Lei rimase immobile, nascosta sotto le coperte lasciando solo il viso fuori per poterlo osservare.
"Ora cerca di riposare..." le disse mentre prendeva il carrello spingendolo verso la porta e spegnendo la luce prima di uscire lasciandola nell'oscurità.

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Capitolo 3
*** 3. La Degenza ***


Eight si passò le mani tra i capelli viola, sapeva che sarebbe stata una lunga giornata, le infermiere lo avevano informato che l'unica loro ospite aveva urlato tutta la notte e lui quella mattina avrebbe dovuto visitarla, la prima visita da sveglia. Purtroppo non erano disponibili dottoresse, forse una donna l'avrebbe messa a suo agio, il personale della clinica era scarno e lui era uno dei pochi dottori disponibili. One era con lui insieme a Four, Seven  era a casa a dormire e Four era il più grosso a disposizione nel caso che la ragazza avesse dato in escandescenza. Odiava usare quei metodi ma non potevano permettersi che lei si facesse male o non si lasciasse curare. Era l'unica donna che erano riusciti a salvare da uno di quei centri di "rieducazione" come li chiamavano gli abitanti di superficie, e non voleva rischiare di perderla. Aveva visto troppe morti, troppe vite rovinate e tutto solo per delle idee diverse da quelle di coloro che comandavano all'esterno. 
Mentre pensava a tutto ciò arrivò davanti alla porta della camera della ragazza ed entrò seguito a ruota dagli altri. Four si piazzò vicino alla porta mentre One si mise ai piedi del letto.
La ragazza aveva un aspetto terribile, il viso esausto per via della notte insonne, e li guardò con uno sguardo tra il terrorizzato e il rassegnato. 
Eight si avvicinò al letto prendendole un polso, lei girò la testa verso di lui senza dire nulla anche se i suoi occhi imploravano di lasciarla stare.

"Mi hanno detto della tua nottata agitata, credo che per questa notte dovremmo darti qualcosa per farti dormire", tentò di toccarle la testa per controllare i punti che le aveva dato sulla fronte ma lei lo evitò.

"Senti, lo so che non è piacevole per te ma devo visitarti e cambiarti le medicazioni. Purtroppo sono l'unico medico disponibile in questo buco quindi dovrai accontentarti. Se vuoi faccio uscire loro" .
La ragazza guardò One e Four ma non disse nulla, Eight aspettò un attimo per darle il tempo di decidere, quando One si avvicinò a lei prendendole gentilmente una mano. 
"Non vogliamo farti del male, vogliamo solo aiutarti a guarire..." la voce morbida e profonda di One sembrò convincerla e annuì a Eight. 
One tornò al suo posto in fondo al letto mentre Eight, con tutta la delicatezza di cui era capace, cominciò a visitare la ragazza. Lei sembrava un cadavere tanto era arrendevole tra le mani di Eight e One distolse lo sguardo. Non riusciva a guardarla, aveva addosso troppi lividi, troppe ferite, gli ricordavano un passato che ogni tanto si faceva dolorosamente sentire. Four era una statua immobile vicino alla porta, con la sua maschera bianca e nera e la cerniera al posto della bocca, anche se il suo sguardo faceva intuire che ciò che stava guardando non era facile da sostenere. 
Eight finì di visitarla poi l'aiutò a sdraiarsi, rimboccandole le coperte. 

"Ok, le tue ferite sono migliorate e le infezioni sono finalmente sparite. Appena la tua caviglia è in condizioni migliori penso che potrai alzarti".
  
Lei gli rivolse uno sguardo stanco cercando di parlare, sembrava senza voce. Lui si chinò per capire cosa stava dicendo. 

"Grazie..." sussurrò.

Eight rimase un attimo sorpreso, non si aspettava un ringraziamento. "Non hai bisogno di ringraziarmi, sono qui per questo". Poi prese una siringa dal carrello e la iniettò direttamente dalla flebo che lei aveva al braccio. "Questo dovrebbe farti dormire senza incubi".

Ritirato tutto, Four aprì la porta per far uscire Eight e il carrello mentre One usciva per ultimo non senza aver dato un'ultima occhiata alla ragazza sdraiata sul letto.
Una volta nel corridoio Four parlò per primo. "Ci sono andati pensanti con lei..."
Eight, scuro in viso e non solo per la maschera, gli rispose. "Vorrei sapere cosa ci trovano di così divertente a seviziare le donne, e lei è forte visto che tutte le altre che abbiamo trovato erano già morte o in fin di vita".
"Si salverà?" gli chiese One alle sue spalle.
"Dalle ferite fisiche direi di sì, ha un'ottima ripresa. Quello che mi preoccupa è il suo stato mentale, psicologicamente è distrutta e qui non abbiamo nessun tipo di supporto psicologico, dobbiamo arrangiarci con i mezzi che abbiamo".

Four aprì la porta della stanza delle medicazioni per far passare Eigh. "Ci vorrà molta pazienza ma sono dell'idea che un recupero si possa fare, in passato l'abbiamo già fatto..." e guardò One che si mosse a disagio dietro Eight. 

"Sì, poi lei è una donna quindi parte in vantaggio, per quanto tu le possa massacrare si rialzano sempre". 

"Speriamo che valga anche per lei" gli rispose One.

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Capitolo 4
*** Delucidazioni ***


I giorni sembravano interminabili e proseguivano uguali. One le portava da mangiare a pranzo e alla sera ci pensava un'altro degli Otto, non diceva mai nulla, si limitava a mangiare cosa le mettevano sotto il naso ma non rivolgeva mai loro la parola nonostante cercassero di farla parlare.

Un pomeriggio Eight decise di passare a trovarla anche se l'aveva visitata al mattino. Entrò nella camera, lei era addormentata o perlomeno, aveva gli occhi chiusi, si avvicinò e tanto per fare qualcosa, prese la sua cartella clinica appesa al fondo del letto. Lei aprì gli occhi e lo guardò. Eight la fissò un attimo ma non disse nulla, si guardarono per un po', la ragazza sembrava non avere lo sguardo spaventato come agli inizi, evidentemente si era abituata al loro aspetto grottesco.
Mormorò qualcosa ma Eight non capì, quindi si avvicinò a lei chinandosi per sentirla meglio.

"Perchè portate le maschere?"

Eight si tirò su. "Queste? Sono solo una precauzione, in caso ci catturassero, nessuno di noi sa il nome o che faccia hanno gli altri e poi ci permettono di andarcene in giro nel mondo di sopra senza farci riconoscere quando non le indossiamo".

"Mondo di sopra?" chiese lei non capendo.

"Sì, in questo momento ti trovi sottoterra. Noi questo posto lo chiamiamo il Mondo Inverso. Non so chi e quanto tempo fa, vagando per le montagne ha trovato l'ingresso per questo posto fantastico. Io sono nato qui, mentre alcuni di noi provengono dal mondo esterno". 

Lei lo guardò un po' diffidente, non capiva se la stava prendendo in giro.

"Appena sarai in grado di camminare ti facciamo fare un giro in città, così ti renderai conto di persona che ti sto dicendo la verità".

Lei annuì. "Voglio alzarmi" disse sospirando.

"Domani mattina vediamo com'è messa la tua caviglia e poi vediamo il da farsi ok?"

Fece per uscire poi si fermò. "Sai cosa dovresti fare? Pensa un nome che ti piacerebbe avere, siamo un po' stufi di chiamarti ragazza".

"Va bene..." sussurrò lei.

Il mattino dopo Eight tornò a farle visita, con lui c'era One che spingeva una sedia a rotelle, entrarono nella stanza mentre la ragazza era ancora addormentata, ma quando si avvicinarono lei aprì gli occhi.

"Bene ragazza, oggi ci facciamo un giro" le disse Eight scoprendola, prendendola fra le braccia prima che lei potesse protestare e la posò sulla sedia a rotelle.
One la spinse fuori dalla camera lungo il corridoio. 
"Dove stiamo andando?" chiese lei apprensiva.
"Oggi facciamo un po' di fisioterapia, vediamo di rimetterti in piedi" le rispose Eight mentre percorrevano il lungo corridoio. La ragazza si guardò attorno nervosamente, non vedeva nulla oltre alle porte come quella della sua camera, e non incrociarono nessuno.

"perchè non c'è nessuno?" guardò Eight dal basso verso l'alto.

"Siamo a corto di personale..." gli rispose laconico mentre apriva una porta. One la spinse dentro e mise il fermo alla sedia a rotelle.
La camera era abbastanza spoglia, a parte un lettino e dei mobiletti contro la parete di fondo, dipinta di un verde slavato scrostato in alcuni punti. 
"Bene, ti lascio nelle capaci mani di One, appena torno ti voglio in piedi" e se ne andò lasciandoli soli.
La ragazza non si sentiva affatto a suo agio, aveva addosso solo una camiciola color avorio che le arrivava appena sopra il ginocchio ed era in compagnia di un uomo che indossava una maschera inquietante. A differenza di quella di Eight che sì era spaventosa, ma lasciava scoperta la bocca mostrando un pezzo della faccia dell'uomo che la portava, quella di One lasciava scoperti solo gli occhi e non aveva espressione. Le labbra dipinte di nero non erano né tristi, ne felici e i graffi sotto  e sopra gli occhi gli davano un'aria decisamente drammatica. 
One si avvicinò ad uno degli armadietti e l'aprì tirando fuori due stampelle poi le si avvicinò.

"Proviamo con queste?" le chiese.
Lei mise i piedi per terra, una delle sue caviglie era ancora gonfia e bendata ma facendo leva sui braccioli provò ad alzarsi. Dopo giorni di letto rimettersi in piedi le semprò uno sforzo immenso. One le passò le stampelle una per volta mentre faceva attenzione che non cadesse. La ragazza se le sistemò goffamente ma alla fine si trovò in piedi, cosa che non pensava di riuscire a fare. 
One stava davanti a lei in caso fosse caduta. "Bene, ora prova a camminare".
La ragazza fece un respiro profondo e provò a muoversi, appena provò a fare un passo muovendo le stampelle, perse l'equilibrio e cadde in avanti con un gridolino. One la prese al volo stringendola contro di sé. Lei si aggrappò a lui lasciando cadere le stampelle, era la prima volta che finiva tra le braccia di un uomo che non tentava di torturarla.

"Tutto bene?" le chiese con il suo tono gentile.
Lei annuì con la testa contro la sua spalla. 
"Riproviamo?"
"va bene"
Appena lei riprese l'equilibrio, One si chinò a raccogliere le stampelle. Risistemate al loro posto, la ragazza tentò di fare di nuovo un passo. Questa volta One la tenne per i fianchi per non farla cadere. 
Riuscì a fare un paio di passi tentennando, poi cominciò ad acquistare sicurezza. Dopo una buona mezz'ora riusciva a fare il giro della stanza, sempre seguita da One, proprio quando pensava di essere ormai capace perse di nuovo l'equilibrio cadendo in pieno di faccia contro il torace di One. In quel momento entrò Seven, si fermò sulla porta ad osservare la scena. Lei alzò la testa dal petto di One mentre lui l'abbracciava per non farla cadere. 

"Quando avete finito di giocare, Eight vi vuole entrambi nel suo ufficio" disse severo e se ne andò.
One la riaccompagnò verso la sedia a rotelle e dopo averla aiutata a sistemarsi la portò fuori dalla stanza. 
Non si dissero una parola per tutto il tragitto, One era molto premuroso nei suoi confronti ma di poche parole e lei si sentiva a disagio a parlare con qualcuno che non vedeva in viso.
L'ufficio di Eight in realtà era uno stanzino arredato con una vecchia scrivania, tre sedie e uno scaffale pieno di documenti. Eight li stava aspettando guardando fuori dalla finestra a forma di oblò che dava all'esterno in compagnia del gigantesco Seven. La ragazza provò l'irresistibile tentazione di affacciarsi, ma One teneva la sedia a rotelle e Seven, a braccia incrociate, non aveva un aspetto rassicurante. One la fermò proprio davanti alla scrivania impedendole di vedere il paesaggio poi si sedette accanto a lei.

"Allora? Come andiamo?" chiese Eight a One.

"Bene, riesce già a camminare con le stampelle" gli rispose.

"Perfetto!" Eight si sedette dall'altra parte della scrivania. Poi si rivolse a lei "Ti dimetterò presto, intanto ho chiamato Thirteen, ti procurerà dei vestiti e quello che ti può servire per vivere qui fuori, poi bisognerà trovarti una casa..." 

"Potresti ospitarla a casa tua finchè non si ambienta..." disse Seven rivolgendosi a One. Eight non capii la battuta del suo compagno però gli parve una buona idea, alla ragazza serviva una guida, qualcuno che le spiegasse come funzionavano le cose nella loro città e un posto dove stare ed One viveva solo in un appartamento enorme in centro.

"Mi sembra un' ottima idea, sempre se One è d'accordo". Guardarono l'uomo seduto sulla sedia accanto alla ragazza che si voltò a guardarla. 
"Se a lei sta bene, sì"

Lei non sapeva se era una buona idea andare a vivere a casa di una persona che non conosceva nemmeno, però non voleva rimanere da sola in un posto completamente estraneo quindi annuì a One.

"Siamo d'accordo! Una volta che avrai preso confidenza con le stampelle te ne potrai andare da qui. A proposito, prima che mi dimentichi, ti sei trovata un nome?"  le disse Eight.
Lei se ne era completamente dimenticata. "No... Dove mi tenevano richiusa mi chiamavano la strega, non mi è venuto in mente nient'altro..."
"Beh, non è un nome..."
"Non lo sono nemmeno i vostri..." gli fece notare.
"non hai tutti i torti, ti chiameremo Hex allora"
One si alzò e portò fuori la ragazza, quando arrivarono nella sua camera mentre lui le dava una mano a sistemarsi a letto, lei lo fermò toccandogli un braccio. Erano abbastanza vicini da poter vedere i suoi occhi azzurri dietro la sua maschera. 
"Tu sei d'accordo che venga a stare da te?"
"Certo, vivo in una casa enorme, potrai stare da me finchè vorrai" gli rispose lui accarezzandole la testa.

"Grazie, sei molto gentile..." 
Lui le rimboccò le coperte prima di allontanarsi. "Ci vediamo domani" le sussurrò.

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Capitolo 5
*** La città inversa ***


L'indomani mattina Hex era già sveglia quando entrò One nella sua camera. Non sapeva bene perchè ma era ansiosa di vederlo, forse perchè era l'unica sua compagnia in quel posto desolato, cominciava a star bene ed era annoiata da quella camera triste. Ma One non era solo, con lui c'era un uomo che non aveva mai visto: era alto, magro con i capelli lunghissimi neri. Non portava nessuna maschera però aveva il volto dipinto di bianco, nero e rosso. Indossava un gilè in gessato e un paio di pantaloni stracciati, con sé aveva una valigia rigida con le ruote.
Entrò in camera superando One e si sedette sul bordo del letto. 

"Ciao tesoro, io sono Thirteen e ho qualcosa che potrebbe piacerti..." Le disse con un sorriso cattivo. Lei si rintanò sotto le coperte, quel tipo la metteva a disagio, preferiva gli altri mascherati.
Thirteen si alzò dal letto e aprì la valigia sul pavimento, mentre One si avvicinava. Cominciò a tirare fuori vestiti, calze, biancheria di ogni genere buttandola sul letto poi si mise a scegliere per lei passando gli abiti a One. Scelse la biancheria, delle calze a righe grigie e nere, una vaporosa gonna , un top in pizzo e una giacca vittoriana oltre ad un paio di stivaletti.

"Credo che per uscire da qui questi possano andare bene" le disse facendole l'occhiolino.
One lo guardò da dietro la pila di abiti che reggeva. 

"One dà un occhiata, magari trovi qualcosa che ti piacerebbe che lei indossasse per te..." sussurrò lascivo Thirteen.  
One non gli rispose, posò i vestiti al fondo del letto e incrociò le braccia.

"Ma come siamo permalosi!" gli disse ridendo Thirteen. Poi guardò Hex nascosta ancora sotto le coperte. "Fammi sapere se ti vanno bene, così te ne procuro altri. Intanto ho un regalo per te..."e tirò fuori dalla valigia un bastone nero con un teschio d'argento in cima.
Chiuse la valigia e se ne andò lasciandoli soli.

"Ti lascio vestirti con calma, io sarò fuori dalla porta" le disse One uscendo.
Hex prese gli abiti da in fondo al letto e, con una certa difficoltà, tentò di vestirsi. Si fermò alla gonna, non riusciva a infilarsi il top dalla testa con la mano e il braccio che le facevano male. Chiamò One un paio di volte, l'uomo mascherato si affacciò dalla porta.

"Sei pronta?"

"No, ho bisogno di una mano" rispose lei con il top mezzo infilato addosso.
One la raggiunse, e con delicatezza, l'aiutò a vestirsi. Hex si appoggiò a lui come faceva sempre e lui le mise un braccio attorno alla vita per sostenerla.

"Sei pronta per uscire?" le chiese.
Lei annnuì e lentamente uscirono dalla stanza, con Hex  che si appoggiava al bastone e a One per camminare. Percorsero il corridoio fino ad uno stranissimo ascensore meccanico. Dentro la cabina Hex si guardò attorno.

"Ma l'energia di questo posto da dove arriva?"
"C'è una centrale geotermica nel cuore di questo posto e dà energia a tutta la città".

Arrivarono al piano terra, le porte dell'ascensore si aprirono in una hall ampia, in marmo, con una reception in un angolo e un ingresso con vetrate a piombo che davano sull'esterno.
One e Hex uscirono, non c'erano molte persone, un paio di infermiere e Eight che parlava con una di loro. 

"Bene, vedo che siamo pronte per uscire da qui!" le disse girandosi verso di loro.
Le sorrise un po' timida, sul volto aveva ancora i segni delle violenze subite. Eight le spostò una ciocca di capelli dietro un orecchio. 

"Vedrai che andrà tutto bene, One si prenderà cura di te finchè ne avrai bisogno" il suo tocco era rassicurante.
Lei gli toccò la mano per ringraziarlo, poi con One si allontanò verso la porta d'ngresso.
Zero arrivò in quel momento nella hall uscendo dall'ascensore e li guardò passare, poi si rivolse a Eight. 

"Che carini che sono insieme". 

Le grandi porte dell'ospedale si aprirono al loro passaggio mentre venivano investiti dall'aria calda esterna. L'edificio era in una zona sopraelevata quindi dalla scalinata che portava all'ingresso si vedeva una buona parte della città . I palazzi erano tutti dello stesso stile, squadrati, con figure stilizzate in pietra a decorarli. Il colore predominante era il sabbia insieme al grigio e le strade erano lastricate da pietre dello stesso colore. Ad illuminarla un eterno crepuscolo.

"Ma c'è il sole? Ma non siamo sottoterra?" chiese Hex a One mentre scendeva i gradini.

"Sì siamo sottoterra ma un sistema di specchi e luci crea questo effetto crepuscolo. La stazione di comando che controlla tutta la città gestisce questa specie di sole artificiale, in modo da poter creare il giorno e la notte come in superficie".

Arrivarono sul marciapiede, incrociarono qualcuno, non molta gente. Una donna in abiti vittoriani con un cagnolino minuscolo, un signore di mezza età con dei dread lunghissimi, un'automobile che non faceva rumore, molto probabilmente elettrica. Hex guardava le persone che incrociavano stupita . 

"Sono tutti strani qui..." commentò, poi si voltò a guardare One che con la sua maschera bianca e nera. Rendendosi conto di aver detto una sciocchezza arrossì. 
I lampioni per strada cominciarono ad accendersi con un ronzio metallico, One arrivò fino ad una palina dove si trovava un telefono e schiacciò un tasto per poter chiamare.

"A chi stai telefonando?" chiese lei incuriosita.

"Non possiamo farcela a piedi fino a casa mia. Ho chiamato un taxi".

Mentre aspettavano sul marciapiede, un aereonave passò sulle loro teste. Era il Maggot di ritorno da qualche missione.
Hex lo guardò meravigliata. "Ma tutto ciò chi l'ha costruito?"

"Non lo sappiamo. La storia narra di alcune persone che scappavano dalle persecuzioni e che hanno trovato questo posto per caso. C'è un immensa biblioteca qui in città, il problema è che molti libri contenuti sono scritti in una lingua che non conosciamo".

Arrivò un' auto piuttosto curiosa, con i meccanismi del motore attorno alla carrozzeria, e alla guida un ragazzo con una tuba. One fece salire prima Hex poi diede l'ordine di andare alla stazione.

"E' presto, ti faccio fare un giro in città" 

Arrivarono in pochi minuti all'aereostazione, un complesso monolitico enorme, a più piani, la scalinata che portava all'ingesso era enorme, tantè che c'era un elevatore meccanico da un lato per chi voleva evitare le scale. Salirono su quest'ultimo con Hex che si sedette su una delle panche di legno che si trovavano sull'elevatore. Guardò One, che stava in piedi davanti a lei ma con lo sguardo rivolto verso l'enorme struttura. L'aria calda della città gli scompigliava i lunghi capelli scuri. Si chiedeva chi si nascondesse sotto quella maschera, era stato così gentile con lei in quei giorni di malattia e il fatto che lu si sarebbe occupato di lei anche fuori dalla clinica le dava un senso di sicurezza nonostante fosse ancora perseguitata dai suoi demoni.
Arrivarono in cima alla grande scalinata in pietra ed entrarono della hall, immensa, con enormi statue stilizzate a decorare le pareti. C'erano delle biglietterie al fondo ma non c'erano bigliettai o altre persone all'infuori di One ed Hex.

"C'è pochissima gente o è solo una mia impressione?" chiese.
"purtroppo siamo in pochi, la maggioranza delle persone abitano in città e non si spostano da lì. Nessuno esce in superficie a parte noi e un'altra squadra".

Uscirono allo scoperto, dove si trovavano le piste di atterraggio per le aereonavi. Il Maggot era appena atterrato vicino ad un hangar, One si diresse verso quella direzione, Seven stava scendendo dall'aereonave con Four e Five. 

"Tutto bene ragazzi?" chiese mentre si avvicinavano.

"Sì, ma ripartiamo subito. Thirteen e i suoi hanno devastato una base con un magazzino strapieno e la loro aereonave non ce la fa con tutto quel carico" gli rispose Seven.

"Avete bisogno di una mano?"

"No, occupati della tua ragazza" gli rispose burbero Seven. Five ridacchiò. Se One era in imbarazzo non si poteva vedere per via della maschera.

"Allontanatevi!" urlò imperioso Four ritornando a bordo. One e Hex si spostarono mentre l'aereonave si metteva nuovamente in moto.

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Capitolo 6
*** Il Bacio ***


Guardarono il Maggot librarsi in volo mentre si allontanava  lentamente verso il tunnel d'uscita, illuminato dalle luci della pista. One teneva Hex per mano mentre il vento generato dall'eliveivolo elettrico scompigliava i loro capelli. Lei si appoggiò al bastone che le aveva regalato Thirteen per incamminarsi lungo  la stazione con One. 

"E ora dove andiamo?" gli chiese.
One si fece pù vicino per farsi sentire sopra il rumore della stazione. "C'è un posto che voglio farti vedere". 
S'incamminarono lentamente e in silenzio nella stazione rumorosa, l'aria calda era quasi fastidiosa e il fresco dell'atrio fu un sollievo per entrambi. One si avvicinò ad uno dei grandi ascensori a vapore che portavano ai livelli inferiori e superiori ed entrò seguita da Hex. Schiacciò il pulsante per  l'ultimo piano ed e iniziarono a salire. In quel momento erano soli, Hex si voltò a guardare nuovamente One che, immobile, davanti alla porta, guardava il vuoto. Cercava di capire qual era il volto che si nascondeva dietro la maschera del suo accompagnatore, ma a parte i suoi occhi azzurri, non riusciva a capire che lineamenti avesse. Immaginava che un uomo così dolce non poteva avere che un aspetto meraviglioso, ma non si faceva illusioni, proprio per evitare delusioni future, le andava bene così, dopo tutto quel dolore, l'affetto di un uomo in maschera dai lunghi capelli corvini era un balsamo per le ferite della sua anima.
Le porte dell'ascensore si aprirono finalmente, ed uscirono su un terrazzo in stile liberty dal pavimento in marmo, Si trovavano vicino alle ventole di aerazione della città e l'aria era decisamente meno calda. Hex si strinse la giacca vittoriana addosso e One le passò un braccio attorno alle spalle accompagnandola vicino alla balaustra. 
Il paesaggio era mozzafiato, da quel terrazzo si poteva vedere tutta la città del mondo Inverso, avvolta dalle nuvole di vapore con le luci che la illuminavano come diamanti sparsi sul velluto. Uno spettacolo che tolse il fiato a Hex facendole dimenticare il dolore per un attimo.

"Io vengo qui quando voglio stare da solo, è il mio angolo segreto" le disse con la sua voce morbida One accanto a lei.
"E' molto bello- si voltò a guardarlo- Grazie per averlo condiviso con me". 

Si guardarono negli occhi per un tempo infinito, perdendosi nei loro rispettivi sguardi. L'unica cosa a scandire il tempo era il respiro della città. Il dolore pulsava dentro lei nonostante tutto, lottava contro le immagini terribili della sua prigionia, sentiva ancora addosso quelle mani e quando One la toccò trasalii. One si ritrasse immediatamente. 
"Scusami" chiese piano chinando la testa. Hex si morse un labbro. 
"No scusami tu, sei tanto gentile con me e io... Mi comporto in maniera terribile con te" si avvicinò a One toccandogli un braccio. Lui tornò a guardarla con i suoi occhi meravigliosi. 
"No, devi guarire dalle tue ferite, ci va solo tempo".

Hex sentii le lacrime salirle agli occhi, le parole di One erano come un balsamo per il suo cuore, come una canzone meravigliosa, di quelle che ti commuovo per la loro melodia struggente. Il tono della sua voce guariva un po' il suo dolore, allontanava le voci che la tormentavano, cancellava  i  suoi tenebrosi ricordi. Voleva che il tempo si fermasse e rimanere in eterno su quella terrazza, di quella città inesistente a guardare l'uomo davanti a sé di cui non sapeva nulla, di cui non conosceva il nome, di cui ignorava il volto. Fece una cosa che non pensò di riuscire a fare, abbracciò One, passandogli le braccia attorno al torace e apoggiando la testa sulla sua spalla affondando il viso nei suoi capelli di seta nera. Aspirò il suo odore e il suo profumo piangendo in silenzio mentre One le passò le braccia attorno alla vita stringendola dolcemente. 

"Grazie..." Gli sussurrò in un orecchio.
"Per cosa?" chiese lui accarezzandole la schiena. 
"Per tutto quello che hai fatto per me fin'ora".

Sentii un sospiro dietro la maschera, forse sorrideva, chi poteva dirlo? Continuava ad accarezzarla piano, per non spaventarla. 

"Per me è stato un piacere. Dal primo momento che ti ho visto sapevo che mi sarei preso cura di te" 
Hex sospirò forte stringendolo ancora più a sé. "Vorrei ricambiare... Ma porti una maschera... Vorrei..." Non sapeva nemmeno lei come dirglielo, nonostante tutta la violenza, il dolore e le sevizie che l'avevano resa insensibile, voleva baciarlo. Ma non sapeva come chiederlo. Ma One capii le sue intenzioni.

"Solo se lo vuoi veramente e non solo per sdebitarti" le disse.
"Lo voglio sul serio".

Lui si staccò  da lei per guardarla nuovamente in viso,  lo sguardo di One si era fatto scuro. Voleva capire se faceva sul serio o se era solo un gesto dettato dalla gratitudine. 

"Va bene, chiudi gli occhi e non li aprire finchè non te lo dico io".
Hex chiuse gli occhi nonostante sapesse che così i ricordi che la tormentavano si sarebbero fatti più forti. Sentii One farsi vicino, un fruscio le fece capire che si era tolto la maschera, sentiva finalmente il suo respiro sulla sua pelle e poi il tocco leggero delle sue labbra morbide sulle sue. All'inizio fu quasi titubante, come se non baciasse da chissà quanto tempo, poi si lasciò andare e la baciò con trasporto. 
Il bacio di One spazzò via i suoi incubi come il vento d'estate scaccia le nuvole del temporale. Sentii il suo cuore battere forte attraverso la stoffa della sua divisa nera mentre la baciava ancora più profondamente, quasi con disperazione, affondando le mani nei suoi capelli. Forse aveva anche lui dei demoni da scacciare che lei non conosceva. 
Quando si staccò, la strega aspettò un attimo prima di aprire gli occhi per dare il tempo a One di rimettersi la maschera. Cominciò a tremare, nel momento in cui l'aveva lasciata andare sentii freddo e i fantasmi tornarono a tormentarla. 

"Puoi riaprire gli occhi". Le disse.

Hex riaprii gli occhi, arrossì e fece un mezzo sorriso, non si ricordava di essersi mai sentita così, come una ragazzina al suo primo appuntamento. One tornò ad abbracciarla allontanando di un po' i suoi fantasmi. "Tutto bene? Stai tremando...".

"Sì, tutto bene. Grazie". Sorrise, non si ricordava nemmeno di riuscire a farlo. 
"Sarà meglio andare, è quasi ora di cena".

Lei lo lasciò a malincuore. "Va bene". Capii che in fondo che faccia avesse One era poco importante, dopo tutte le emozioni che era riuscito a regalarle, ma sopratutto per il fatto che per un attimo aveva guarito il suo dolore.

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Capitolo 7
*** Demoni nella notte ***


Tornarono alla stazione riprendendo l'ascensore di prima e ritornando in strada. Ormai era sera e le strade erano illuminate dai lampioni. One richiamò un altro taxi da una palina del telefono vicino alla stazione e venne a prenderli un'altra macchina. Questa li lasciò davanti ad un edificio maestoso. One l'accompagnò nell grande atrio per prendere un altro ascensore. Arrivarono quasi in cima al palazzo ed uscirono su un pianerottolo con un'unica porta. One aprì usando una chiave strana, la serratura della porta scricchiolò e si aprì e One fece entrare Hex mentre accendeva le luci da un interrutore vicino alla porta illuminando un corridoio spoglio che dava in un salotto. One la prese per mano accompagnandola, il salotto era enorme, con un caminetto in stile liberty gigantesco su un lato della stanza. Ad arredarlo un soffice tappeto piazzato davanti al camino, delle poltrone e un divano rossi, alcune librerie e un tavolino con delle sedie. Hex si guardò attorno.

"E' enorme qui..."
"Sì- rispose lui- mi piace per questo"

L'accompagnò attraverso la stanza verso un'altra porta che dava in un altro corridoio. Aprì una delle porte ed entrò accendendo la luce. Hex lo seguì.
Si trovavano in una grande sala da pranzo, al centro della stanza un lungo tavolo di legno scuro e al fondo uno strano congegno che sembrava un portavivande.

"Hai fame?" le chiese.
"Non molta in verità" rispose Hex impegnata a guardarsi attorno.
"Un the caldo?"
"Quello volentieri"

One trafficò vicino al portavivande, c'era una piccola tastiera color ottone su cui digitò qualcosa e il meccanismo si mise in moto.

"Posso sedermi?" chiese Hex.
"Certamente"
Hex prese una sedia e si sedette al tavolo, era molto stanca, come prima giornata forse aveva camminato un po' troppo. One le si avvicinò

"Non ti senti bene?"
"Sì, sto bene, sono solo stanca".
"Vuoi sistemarti in salotto? Così stai più comoda".
"Va bene"

Tornarono in salotto ed Hex si sedette sul divano davanti al caminetto che One accese tramite un comando situato sul muro accanto poi se ne andò di nuovo in cucina. Tornò poco dopo con un vassoio su cui c'era una teiera, due tazze e un piattino con dei biscotti. L'appoggiò sul tavolino davanti ad Hex.

"Serviti pure" le disse e si sedette accanto a lei.
"Tu non vuoi nulla?" gli chiese versandosi il the.
"No grazie".

Hex bevve il the in silenzio contemplando il fuoco del caminetto. Stare seduta in quella casa immensa insieme ad One la tranquillizzava, i demoni del dolore sembravano si fossero allontanati lasciandola un po' in pace. Guardò One e lui ricambiò lo sguardo, le accarezzò il viso senza dire nulla mentre lei gli sorrideva.

"Sei molto buono con me e io non so cosa fare per ringraziarti"
"Non ne hai bisogno. E poi mi hai già ringraziato prima..."

Hex arrossì, il bacio sulla terrazza, il tocco delle labbra di One era il ricordo che si portava dietro da quella sera. Le sarebbe piaciuto ribaciarlo anche in quel momento, ma temeva di essere troppo audace.
Finì il the e non riuscì a trattenere uno sbadiglio.

"Sei stanca, vieni con me, ti mostro la tua camera" le disse One prendendola per mano.

Effettivamente aveva bisogno di riposare, la sua prima giornata fuori da qull'ospedale l'aveva sfinita. One l'accompagnò di nuovo nel corridoio e aprì un'altra porta.

"Questa è la mia camera degli ospiti, potrai stare qui. Arrivo subito" ed uscì lasciandola sola.
Anche questa stanza era enorme, con un letto in legno decorato da grandi volute, comodini e la cassettiera con il grande specchio nello stesso stile. Tappeti soffici coprivano il pavimento in marmo e le lampade erano in vetro piombato, come la grande vetrata proprio dietro il letto, in quel momento oscurata da una pesante tenda di velluto. Hex si sedette sul letto. Poco dopo entrò One nella stanza, aveva in mano degli asciugamani che apoggiò sulla sedia accanto al tavolo vicino alla porta.
Le si avvicinò per accarezzarle la testa. "Ti ho portato degli asciugamani puliti. Per qualsiasi cosa, se hai bisogno di me, la mia camera è quella in fondo al corridoio". Si abbassò a toccarle la testa con la maschera, poi uscii dalla camera.

"Lascia la porta aperta se non ti dispiace" gli chiese.
Lui si voltò. " Va bene, buonanotte...".

Hex sorrise, non avrebbe mai immaginato che sarebbe finita così la giornata, aveva ancora in mente il ricordo del bacio sulla terrazza, le aveva fatto bene, aveva allontanato un po' i suoi demoni. Si tolse i vestiti, s'infilò sotto le coperte e spense le luci con il ricordo delle labbra di One a scaldarle il cuore.
Ma i demoni del dolore non erano così facili da sconfiggere, la meravigliosa sensazione del bacio di One fu sopraffatto dal ricordo della sua prigionia. Tornarono le mani a ghermirla e le voci, così vivide da darle l'impressione di essere ancora lì, nelle mani del nemico. Urlò nella notte tentando di scrollarsi di dosso l'orrenda sensazione di essere violata, quando si riprese dall'incubo accorgendosi che le mani che sentiva erano quelle di One chino su di lei, che tentava di tranquillizzarla.
Con un profondo respiro Hex si calmò e guardò One che era in maglietta e pantaloncini neri ma con la maschera piazzata sul volto e i capelli spettinati. L'abbracciò forte facendogli perdere l'equilibrio e candendo entrambi sul letto. Lui la strinse contro di sé.

"Va tutto bene, era solo un incubo".

Hex teneva il viso premuto contro il suo torace stringendolo forte, come se avesse paura che scomparisse da un momento all'altro.

"Mi dispiace, mi dispiace, non volevo svegliarti"
Lui si tirò su sulle braccia. "Non importa, mi sono preoccupato sentendoti urlare. Stai meglio?"
Lei annuì guardandolo, erano al buio perchè One non aveva acceso nessuna luce per andare da lei.
"Hai la maschera? Perchè? Siamo al buio, io non ti vedo" gli chiese accarezzandogli il viso.
"Lo so, ma non sapevo se avresti voluto accendere una lampada o meno"
"So che la tieni per non mettermi in pericolo però..." One si tirò su sedendosi sul letto e allontanandosi da lei tenendole le mani. "No... Non voglio che tu mi veda non solo per tenerti al sicuro ma...".
"Qual è il problema?"
One rimase un attimo in silenzio. "Ho paura di non piacerti..."
Rimasero un attimo in silenzio entrambi. Hex rise piano nella notte. "Come puoi pensare di non piacermi?"
"Magari mi trovi brutto"
Hex si tirò su sedendosi di fronte a One. "Siamo al buio, non ti posso vedere".
One con un sospiro sollevò la maschera lasciandosela sulla testa, lei non perse tempo, gli mise le braccia al collo e lo baciò. One cadde all'indietro trascinandola con sé, gemendo quando Hex lo schiacciò con il proprio peso.
Lo lasciò andare per riprendere fiato. "Non pensare mai più di non piacermi".
Lui rise, aveva un suono argentino, come di monete d'argento che cadono sul pavimento. Un suono che ad Hex sembrò curare il suo dolore e scacciare per un attimo i suoi demoni. Rimasero in silenzio con One sdraiato con i capelli sparsi attorno a lui.
"Potresti... Potresti rimanere qui con me, stanotte?". Per fortuna erano al buio, perchè Hex sapeva di essere diventata rossa fino alla punta dei capelli e si chiedeva come mai era diventata così audace.
One le passò una mano tra i capelli. "Va bene". Il suo sussurro le fece venire la pelle d'oca.
Si tirò su facendola alzare, posò la maschera sulla lampada del comodino e si infilò sotto le coperte con lei. Hex si accoccolò fra le sue braccia, godendosi il calore del suo abbraccio, il battito del suo cuore come un tamburo teneva lontano i suoi incubi, forse sarebbe riuscita a dormire. One la teneva stretta a sé accarezzandole la schiena, sentiva che si stava scivolando nell'oblio ma per una volta poteva farlo senza rischiare di imbattersi nei suoi incubi. E anche se fosse stato, si sarebbe svegliata tra le braccia di One che li avrebbe scacciati per lei.

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Capitolo 8
*** Confessioni ***


Il mattino arrivò fin troppo presto. La luce del sole artificiale s'intravvedeva dalla pesante tenda che chiudeva la vetrata, e Hex lentamente ritornò dal regno di Morfeo. Non si mosse per non disturbare One accanto a lei che dormiva su un fianco tenendole un braccio attorno alle spalle. La camera era avvolta nella semi oscurità e lei guardò l'uomo che dormiva accanto, il suo respiro regolare la calmava anche se sapeva già che i suoi demoni sarebbero tornati alla carica appena lui si fosse allontanato. Poi One si mosse nel sonno girandosi sulla schiena, così il suo volto fu illuminato parzialmente dalla striscia di luce che entrava dalla vetrata filtrando dalla tenda. Hex non resistette e si tirò su lentamente per guardarlo.
Aveva i lineamenti di un ragazzino, delicati, con le labbra piccole e carnose. Hex rimase con il fiato sospeso, ecco il volto di colui che si era preso cura di lei durante i lunghissimi giorni di convalescenza. E mentre pensava a quello, One aprì gli occhi lentamente svegliandosi. Lei avrebbe voluto distogliere lo sguardo, far finta di non averlo guardato sapendo che lui non era d'accordo, ma rimase lì, perchè gli occhi charissimi di One l'avevano bloccata e non riusciva a distogliere la vista dal suo meraviglioso sguardo.
One si portò le mani al viso, poi si tirò su sedendosi sul letto e allungando una mano verso la maschera appoggiata alla lampada. Hex gli girò la testa verso di lei e lo baciò teneramente, solo premendo le sue labbra contro le sue. Lui rimase un attimo fermo, indeciso se prendere la maschera o lasciarla lì poi la strinse contro di sé ricambiando il bacio. Scivolarono sotto le coperte nuovamente, il tempo sembrò di nuovo rallentare, gli incubi allontanarsi e la pace tornare fra le sue braccia. One continuò a baciarla prendendole le mani tra le sue accarezzandogliele, passando a stringerle i polsi. Hex s'irrigidì immediatamente, i demoni tornarono con il loro carico di dolore più forte che mai. Lui la lasciò immediatamente.

"Perdonami, non volevo farti del male..."
"No, scusami tu, io... Non volevo ma... E' più forte di me...".

Hex sentì le lacrime riempirgli gli occhi, non voleva respingerlo ma il dolore era ancora troppo forte. One le accarezzò il viso, per un lungo periodo rimasero sotto le coperte, a guardarsi nella semioscurità finchè lui non decise di rompere il silenzio.

"Io non sono nato qui come Eight, ma nel mondo esterno. Avevo una famiglia normale, una casa, un cane e vivevamo tutto sommato felici..." Sospirò, facendosi scuro in viso.
"Poi qualcuno, chissà dove, decise che ciò che faceva e diceva mio padre non andava bene e un mattino vennero a prenderci. Io avevo circa vent'anni, ci separarono e i miei genitori non li ho mai più rivisti... Mi portarono in un di centro di rieducazione, come lo chiamano loro e... Beh, credo che tu sappia che cosa succede in quei posti...".
Hex non poteva credere a ciò che gli stava raccontando. One era passato per lo stesso terribile incubo in cui era finita lei. Il suo dolore, il suo strazio era anche il suo. Forse era per questo che si erano trovati così affini, così vicini.

"Mi hanno trovato Eight e gli altri come è successo con te e mi hanno portato qui. Non è per niente facile per me raccontarti questo, ma volevo che tu sapessi che ti capisco più di quanto tu possa immaginare"
Hex gli prese il volto con le mani e l'attirò a sé per baciarlo ma questa volta con una disperazione che non sapeva di avere. One rispose con la stessa forza che animava lei stringendola così forte da toglierle il fiato. I suoi demoni del dolore scapparono urlando quando lei prese il bordo della maglietta di One per tirargliela via, voleva sentire la sua pelle addosso. Lui si staccò da lei il tempo di farsi passare la maglia sulla testa poi la prese di nuovo d'assalto, sembrava che la sua vita dipendesse dai suoi baci, schiacciandola sotto di sé. Hex per un attimo, si trovò su l'orlo di un abisso meraviglioso, ma il dolore, quello fisico questa volta, la fece gridare.
One la lasciò andare immediatamente tirandosi su facendo leva sulle braccia.

"Mi stavi schiacciando e sono ancora tutta un livido..." gli disse.

One guardò i segni che portava sul volto, si abbassò a baciarglieli uno per uno, scendendo sul collo dove un livido violaceo faceva bella mostra di sé, poi guardò il resto del suo corpo. Aveva ancora lividi, graffi e segni un po' ovunque nonostante fosse già passato del tempo da quando l'avevano portata via dal mondo di sopra.
Un telefono squillò chissà dove nella casa, One sospirò e scivolò fuori dal letto. "Arrivo subito..."
Hex si chiese cosa le era preso. Non si ricordava nulla del suo passato ma non credeva di essere mai stata così audace. Ma One era così irresistibile per lei, e non poteva fare a meno di baciarlo e toccarlo.
One tornò da lei.

"Purtroppo devo andare. Hanno bisogno di me" le disse lui sedendosi sul letto.
Hex si tirò su e One si avvicinò per baciarla.
"Riposati e fa come se fossi a casa tua" le disse prima di alzarsi.
Uscì dalla stanza recuperando la maschera sul comodino, non senza guardarla ancora una volta prima di andarsene.

Incredibilmente Hex si addormentò, un sonno senza incubi finalmente, un sonno forse dettato dalla stanchezza ma che le diede finalmente, un po' di ristoro.
Si svegliò tardi, quando sentì un rumore in casa, aveva dormito tutto il giorno.
One entrò nella sua camera cercando di non fare rumore, ma Hex era già sveglia.

"Ciao..." gli sussurrò.
Lui si sedette sul letto accanto a lei togliendosi la maschera. "Ciao, hai dormito?"
"Sì, tutto il giorno..."
"Hai fatto bene...". Le accarezzò il viso.
"Tu?"
"Io sono tornato in superficie..."
Hex lo guardò preoccupato e One l'accarezzò per tranquillizzarla.
"Niente di che... Tirtheen e i suoi avevano devastato un magazzino e volevano una mano per portare via la roba. La loro aereonave è molto piccola rispetto alla nostra".
"E' andato tutto bene?"
"Sì certo... Hai fame?"
Hex annuì mentre si godeva le coccole di One.
"Allora alzati... Ti aspetto di là..." le disse lui tirandosi su.
Hex si alzò e si vestì, in realtà si mise le calze e la maglietta nera che One aveva lasciato lì quella mattina, poi raggiunse One in sala da pranzo. Lui aveva già apparecchiato due posti vicini e stava prendendo un vassoio dal portavivande. Trasalì a vederla arrivare praticamente svestita, ma non le disse nulla e posò il vassoio sul tavolo aprendolo. Dentro c'era un pollo arrosto con contorno di verdure. Il profumo della pietanza invase la stanza e Hex si rese conto che aveva davvero fame.
Si sedette al tavolo e si servì mentre One si sistemava davanti a lei. Mangiarono in silenzio e One parlò solo quando vide che Hex aveva finito.

"Vuoi ancora qualcosa?"
"No, va bene così. Ma chi cucina?" gli chiese.
"C'è una mensa aperta ventiquattr'ore che serve tutta la città"
"Questo posto è incredibile..."
"Sì, sorprende ancora me nonostante sia qui da anni".

One prese i piatti, li mise sul vassoio e li portò al portavivande. Hex si alzò le lo raggiunse.

"Io ho dormito tutto il giorno e adesso non ho sonno..."
"Possiamo sistemarci in salotto, ho dei libri"
"Va bene"

Si presero per mano e si spostarono in salotto. Mentre passavano nel corridoio, Hex si fece più vicina, le piaceva il contatto contro la sua divisa nera, One si voltò a guardarla, aveva la maschera sollevata sul volto quindi Hex poteva vederlo in viso. I suoi occhi azzurri le toglievano il respiro tutte le volte che la guardava e non poteva distogliere lo sguardo, per lei erano ipnotici. All'improvviso gli passò una mano attorno al collo e l'attirò a sé per baciarlo. One rimase un attimo sorpreso poi la strinse contro di sé ricambiandola. Rimasero così, nel silenzio assoluto di quella casa enorme nonostante Hex avesse l'impressione che il battito del suo cuore impazzito rimbombasse tra quelle pareti. Stava scivolando di nuovo verso l'abisso mentre i suoi demoni urlanti scappavano lontano da lei e si chiedeva se... Se fossero andati oltre a quei baci appassionati i suoi demoni l'avrebbero lasciata in pace per sempre.
Lasciò One anche se non smise un attimo di abbracciarlo e i loro sguardi s'incontrarono. Gli occhi di One si erano fatti scuri, il suo bacio aveva risvegliato in lui qualcosa che era rimasto addormentato per parecchio tempo. Lei gli sorrise arrossendo e lo prese per mano conducendolo verso la sua camera, One la seguì docilmente, per poi abbracciarla alle spalle una volta entrati nella camera. Hex sospirò chiudendo gli occhi, i demoni erano acquattati da qualche parte ma se ne stavano lontano e le braccia di One erano così meravigliose. Sentiva il suo respiro sul suo collo, voleva rimanere così per sempre. Ma One la fece voltare verso di lui, erano così vicino che le loro labbra si sfioravano.

"Io devo sapere una cosa – la voce di One era un morbido sussurro nell'oscurità- Dimmi se lo fai per gratitudine o se lo vuoi davvero"
Hex lo fissò negli occhi, quasi senza fiato per ritrovarsi così vicino a lui. "Io ti amo".
Le sue parole per un attimo rimasero come sospese nell'aria, a Hex non importava se One la ricambiasse o meno, ma era quello che provava lei e non poteva più tenerselo dentro.
One non disse nulla, la baciò di nuovo, con passione, stringendola forte contro di sé. La notte artificiale ormai era scesa sulla città, Hex prese One per mano e lo portò vicino al suo letto mentre gli slacciava il colletto della divisa. One si tolse la maschera e la lasciò cadere sul pavimento, seguita dalla sua divisa e dalla maglietta che indossava Hex.
Hex lo strinse contro di sé mentre One le baciava il collo accarezzandola. Sorrise nelle tenebre, non poteva fare a meno di One, della sua pelle, del suo respiro. E finalmente, i suoi demoni l'avevano lasciata in pace. Almeno per quella notte.

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