The Big S (Titolo provvisorio) di yuyu (/viewuser.php?uid=1253)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo capitolo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prima
o poi sarebbe successo per forza, era solo una questione di tempo e
tutti nel dipartimento lo sapevano.
Le
variabili maggiori, quelle su cui le scommesse fioccavano da secoli,
letteralmente parlando, rappresentavano la tempistica e la modalità;
si passava da complotti interplanetari a presidenti che non avrebbero
retto al peso del grande S, come i sodati chiamavano ormai da tempo
immemore il loro segreto.
Il
secolo che aveva reso di più era stato il XV, con tutte le
credenze popolari che iniziavano a diffondersi come lo scorbuto in un
bordello di seconda categoria, questa era la metafora preferita
dell'epoca, si pensava che fosse quasi arrivato il momento per
rivelarsi... quasi, per fortuna, perché poi si iniziarono a
bruciare le streghe e nessuno di loro ci teneva a provare ad essere
acciuffato, di fiamme ne vedevano già troppo spesso
dall'inferno in cui vivevano.
Le
più audaci puntate avevano visto come protagonista il XIX
secolo, si parlava di gente che aveva scommesso vere fortune o
addirittura anni della propria vita pensando che la coscienza
popolare che si stava sviluppando, le nuove tecnologie e soprattutto,
i nuovi metodi di spionaggio, avrebbero presto scorto una parte di
quel mondo così ben nascosto per millenni, scoperchiando un
vaso di Pandora che il mondo forse non sarebbe mai stato pronto ad
affrontare.
Ma
tutti fallirono nelle loro puntate, nessuno si era mai potuto
immaginare un ambientazione più ridicola, nel momento meno
giusto della storia, neanche nelle peggiori previsioni. Invece era
successo. Alla fine, inevitabilmente, avevano ricavato la peggior
pubblicità che il mondo potesse dargli, ormai avevano già
un'etichetta, a neanche un giorno dalla rivelazione del grande S,
ormai per il mondo intero loro erano i MOSTRI.
------
Il
momento in cui i programmi delle televisioni di tutto il mondo si
interruppero per passare e ripassare quel video era ben impressa
nella sua mente.
Per
un istante, pensò che si trattasse di qualche folle atto
terroristico, come quando aveva 14 anni e guardava la televisione
dopo i compiti. Ricordava perfettamente di aver osservato a lungo
l'immagine del aereo che si schiantava contro una delle torre
gemelli, ma non ne aveva compreso a pieno la gravità fino al
giorno dopo, con quel dibattito fra i banchi di scuola, e quei numeri
che parlavano solo di vite spezzate.
Per
un attimo si sentì vulnerabile come allora, come se gli anni
passati non fossero una coperta sufficientemente forte, ma quando
realizzò davvero quello che le immagini rappresentavano cercò
di scuotersi di dosso tutte quelle sensazioni per poter ragionare
lucidamente.
Nel
bar dove stava consumando l'aperitivo le persone emisero quasi in
sincrono versi terrorizzati mentre la TV trasmetteva l'immagine di
quel gigante, alto quasi tre metri che sollevava un camion e lo
lanciava come se fosse fatto di cartone, La paura iniziò a
insinuarsi mentre la giornalista ripeteva in sottofondo che le
immagini erano reali, non c'erano segni di contraffazione ed erano
state girate in un paese della campagna Parigina, dove “il
mostro” era stato rintracciato ma non ancora abbattuto e ora,
era rinchiuso in un vecchio capannone abbandonato dove, all'interno,
sembravano presenti delle persone, probabilmente dei senza tetto. La
giornalista continuava a passare aggiornamenti sulla situazione,
raccontando di eserciti e di corpi speciali, rassicurando sulle vite
delle persone, ipotizzando sulle origini di quella creatura, parlando
con esperti, esperti di cosa poi?
Il
vociare intorno a lei crebbe mentre le persone cominciavano a parlare
tutte insieme, a gridarsi sopra e fare congetture. Le sue amiche
sembravano preoccupate mentre osservavano lo schermo senza spostare
mai lo sguardo, e per un attimo Margherita fu tentata di lasciar
perdere, che se ne occupasse qualcun altro senza disturbare il suo
primo giorno libero dopo MESI. Lanciò un'ultima occhiata prima
di decidere che non poteva semplicemente far finta di nulla e si alzò
con l'intenzione di telefonare. Le sue amiche quasi non si accorsero
di niente mentre usciva dal caotico locale e cercava un angolo
tranquillo, il cellulare d'emergenza, come al solito, era finito
nell'angolo più remoto della borsa e riuscì a
raggiungerlo solo dopo qualche maledizione e qualche insulto alle
capacità di scomparire che sembravano possedere il suo
telefono nel momento meno opportuno.
Persino
prendere la linea non fu facile, nonostante fosse collegata
direttamente a una linea speciale e i quasi venti squilli che
passarono prima che qualcuno rispondesse minarono definitivamente la
già precaria pazienza che possedeva.
Quasi
abbaiò il suo numero di matricola alla voce metallica
dall'altra parte e finalmente riuscì a mettersi in contatto
con uno dei suoi.
<
Che diavolo sta succedendo?> per un istante pensò che forse
quel corso sull'autocontrollo che le suggerivano da anni non sarebbe
stato male, ma cacciò via l'idea mentre attendeva che
dall'altra parte qualcuno si decidesse ad affrontare la sua furia. Il
carma per una sola volta fu dalla parte del branco di decerebrati che
sosteneva di formare il suo esercito perché, a rispondere fu
l'unico elemento della compagnia in grado di non farle saltare
definitivamente i nervi.
<
Generale! Non siamo ancora a conoscenza di tutti i dettagli, sappiamo
che c'è stato un buco nell'organizzazione Francese, la squadra
di rimozione delle prove non si è mossa in tempo e il video ha
fatto un giro di mano così veloce che nessuno è
riuscito a rintracciarlo in tempo, per quanto riguarda il Califo,
sappiamo che non è la prima volta che oltrepassa il portale ed
era già stato bandito in Germania, non abbiamo idea di come
sia riuscito ad attivare un passaggio nascosto né cosa voglia
esattamente in questa dimensione>
Margherita
cerco di fare qualche respiro per calmarsi mentre immagazzinava ed
elaborava le informazioni cercando una linea guida adatta al momento
< Patrick, ci sono ordini che arrivano dai vecchiacci?> domandò
continuando ad analizzare tutte le variabili.
<
No. Gli anziani sono ancora in riunione per cercare di capire cosa
fare. Generale deve venire qui immediatamente! Siamo nel caos più
totale e molti degli altri eserciti parlano di guerra con gli umani,
non abbiamo ordini di nessun genere e gli animi iniziano a scaldarsi.
Inoltre Brave e Dominique non sono presenti, abbiamo bisogno di lei>
Come a sottolineare le parole del suo secondo in comando, iniziarono ad arrivarle
suoni di urla e rumori forti, come tavoli sbattuti e addirittura
qualche esplosione di lieve entità. Alzando agli occhi al
cielo non poté non constatare come fosse assolutamente
inutile avere due co- generali se nel suo unico giorno libero,
Margherita non avrebbe permesso a nessuno di dimenticarsi di questo
dettaglio per moooolti anni a venire, doveva finire con l' occuparsi
comunque lei di tutto, certo non era una situazione normale ma era
certa che qualcuno avrebbe comunque trovato il modo di rovinarle la
giornata. Succedeva SEMPRE.
<
Ascolta Pat, dammi solo il tempo di arrivare. Nel frattempo per
favore cerca di tenere a bada quegli idioti e fai in modo che io non
debba andare a recuperarli in detenzione, potrei uccidere qualcuno di
loro se mi costringessero a farlo> Riagganciò sentendo la
risata del Guerriero di sottofondo, chissà perché
tendevano sempre a sottovalutare le sue minacce di morte, forse era
arrivato il momento di usare un po' di pugno di ferro con quelle
teste vuote, sospirò, non sarebbe servito a nulla, zucche
vuote erano e zucche vuote sarebbero rimaste, almeno sperò di
poterli ritrovare tutti interi al suo arrivo.
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Capitolo 2 *** Primo capitolo ***
Note
d'autore: E' davvero tanto tempo che non pubblico una storia e questa
mi frullava in mente da tempi immemori, perciò non so
esattamente ancora quanto sarà lunga ne conosco completamente
la svolta che prenderà, come al solito, si scrive da sola.
Cercherò di aggiornare ogni settimana e boh... non adoro
annoiare troppo, come sempre i commenti sono sempre costruttivi.
PRIMO
CAPITOLO
Lasciare
il Bar era stato più facile del previsto, le sue amiche non
avevano avuto nulla da obbiettare quando gli aveva raccontato che sua
madre, famosa per essere iperprotettiva e stressante a livelli
stratosferici, le aveva detto di volerla a casa e di aver bisogno di
saperla là.
Peccato
che casa sua fosse l'ultima delle sue destinazioni.
Giusto
per scrupolo, l'aveva comunque chiamata per dirle che sarebbe stata
al quartier Generale per un tempo indeterminato, infondo non poteva
biasimare gli istinti da mamma chioccia che aveva, quando tua figlia
rischia la vita quasi tutti i giorni dall'età di quattro anni
non puoi che rischiare crisi isteriche quotidiane.
Mentre
guidava sicura per le strade che l'avrebbero portata a Torino,
continuava a cercare di razionalizzare il più possibile i
fatti, non capiva davvero come era potuto accadere, Ok, Pat le aveva
detto che c'era stato un buco organizzativo, ma com'era possibile? La
O.P.E.U era un' organizzazione che esisteva da millenni, certo non
usava dei metodi standard e non era la più piccola
organizzazione del mondo, ma proprio per quello aveva organi di
controllo apposta per ogni funzione, neanche lei che lavorava per
loro da 17 anni, e avendone 25 era tutto dire, poteva vantarsi di
conoscere perfettamente tutti i meccanismi interni. Ma della
sicurezza se ne intendeva molto, sapeva perfettamente che ogni Stato
aveva una squadra, collegata 24 ore su 24 a tutte le videocamere e
sistemi di registrazioni pubblici e privati che potevano rilevare la
comparsa di un portale, era stata una scelta fondamentale la
formazione di quella squadra, dovuta all'avanzare tecnologico del
genere umano. Le squadre di controllo erano formate interamente da
Vet, demoni particolarmente affini al controllo di informazioni,
erano in grado di elaborare migliaia di informazioni in pochi
secondi, i loro cervelli riuscivano a decodificare a una velocità
incredibile e avevano una vista periferica maggiore rispetto a quella
di un essere umano. Un solo Vet poteva osservare migliaia di schermi
praticamente contemporaneamente e accorgersi immediatamente se uno
solo di quelli mostrava segni particolari. Certo i loro incredibili
poteri erano accompagnati da un aspetto al quanto ripugnante e,
almeno secondo Margherita, un pessimo carattere, ma svolgevano il
loro lavoro con un accanimento quasi maniacale.
Era
quello il punto, un portale non ci metteva mica un attimo ad aprirsi
ed un Califo non si materializzava dal nulla, com'era possibile che
fosse sfuggito alla vista del Vet controllore?
L'unica
spiegazione che riusciva a trovare era una manomissione, ma pensava
che fosse ancora troppo presto per avanzare un ipotesi del genere,
aveva bisogno di leggere i rapporti del caso o avrebbe solo
continuato a ragionare a vuoto.
Cercò
di distrarsi concentrandosi sulla guida, ormai era già sulla
tangenziale che da Moncalieri l'avrebbe portata nella città.
Era abituata a guidare e le piaceva molto, riusciva a rilassarla
sempre. Come al solito trovò un po' di traffico sulla strada
che l'avrebbe portata nelle vie principali, ma una volta raggiunto il
vecchio edificio che fungeva da base, non ebbe problemi ad entrare e
riuscire a parcheggiare nei sotterranei.
Fu
solo quando raggiunse l'ascensore che conteneva l'enorme specchio che
si ricordò di non essere esattamente in abiti formali,
maledisse di nuovo la sfiga per aver deciso di mettere la sua nuova
gonna di Gucci proprio quel giorno, era certa che entro la fine della
giornata l'avrebbe distrutta, era bianca, era nuova e le piaceva
troppo quindi era MATEMATICO. Cercò per lo meno di legarsi i
capelli, ormai erano ricresciuti molto rispetto all'anno prima, aveva
fatto la follia di tagliargli praticamente sotto l'orecchio e ci
avevano messo un'eternità per lei a raggiungere di nuovo una
lunghezza adeguata. Alla fine decise di fare semplicemente una coda,
tanti i suoi ricci non li avrebbe mai domati, erano loro che domavano
lei, e ringraziando il cielo di essersi risparmiata almeno i tacchi
per quella giornata fece un altro respiro profondo, l'ennesimo di
quel pomeriggio, per prepararsi.
Ok,
forse nessun respiro profondo, neanche un ora di apnea, l'avrebbe mai
preparata alla scena che si trovò davanti. Al piano -17 c'era
una calma assolutamente irreale, non c'era assolutamente nessuno per
il lungo corridoio che le si presentava davanti, non un suono le
arrivava dalle 32 stanze che si aprivano davanti a lei, assolutamente
nulla. Per un attimo pensò di aver sbagliato piano, non era
assolutamente possibile, Margherita era abituata a doversi fare
strada quasi a forza tra impiegati che correvano a destra e a manca
con pratiche alte metri e soldati che si muovevano tra una stanza e
l'altra come zombie in cerca di cervelli, ok Margherita poteva
ammettere almeno con se stessa di non essere brava con i paragoni e
le metafore, ma la sostanza non cambiava. Era quasi angoscia la
sensazione che la stava attanagliando mentre si muoveva per il lungo
corridoio e fu quasi, sottolineo il quasi che è meglio, con
sollievo che accolse il puro caos che l'attendeva dentro la stanza
13, la loro stanza riunioni e allenamenti, che chissà come mai
finivano per essere sempre un tutt'uno. Aperta la porta, fece appena
in tempo ad allungare le braccia per riflesso che uno scheletro di un
metro le si fiondò addosso in un placcaggio degno di un
rugbista.
<
Il Generale ha preso Ugaidi, il gioco è finito! A chi tocca
scappare adesso?> Margherita osservò colui che avrebbe
dovuto essere l'unico elemento sano del suo esercito fare la conta
verso altri quattro guerrieri che si erano offerti volentieri. <
Ma non è giusto! Neanche stava giocando!> fece notare,
giustamente?, qualcuno dal fondo della stanza e quando qualcun' altro
si unì al coro indignato del compagno, nella stanza si accese
una piccola rissa su chi avesse ragione.
Per
sua fortuna la camera degli allenamenti era veramente grande e per
una volta decise di ignorare completamente la zuffa per dirigersi in
un angolo più tranquillo dove altri sembravano avere
organizzato una specie di bisca e bevendo qualcosa che sperò
ardentemente fosse alcol. Posò a terra la piccola vampira, che
nel frattempo aveva iniziato a farle le feste e rubò il primo
bicchiere che le passò sotto mano svuotandone il contenuto
senza neanche far caso a cosa fosse, solo quando il Gin le bruciò
la gola si accorse di cosa stava bevendo, ma non le importò.
Aveva bisogno di qualcosa che la calmasse e quello con lei funzionava
di certo. Solo quando decise di potersi controllare a sufficienza da
non commettere una strage, fece cenno alla piccola Ugaidi di volere
che la rissa cessasse, lei ci mise solo un secondo. Margherita
osservò con attenzione l'aura minacciosa, nera, che le avvolse
il corpo mentre si concentrava e spalancava un mini portale
esattamente sopra gli uomini ingarbugliati che, in un attimo, furono
completamente sommersi da una cascata d'acqua prima che il portale
scomparisse di nuovo e gli occhi della vampira tornassero del loro
verde naturale, il nero che li possedeva ad ogni evocazione
completamente sparito.
Il
Generale diede ai suoi uomini qualche momento per ritrovare l'età
adulta che sembrava avessero perso per la stanza e prese il primo
rapporto che finalmente qualcuno si era degnato di sporgerle, la
riunione doveva cominciare immediatamente.
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