The Big S (Titolo provvisorio)

di yuyu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo capitolo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prima o poi sarebbe successo per forza, era solo una questione di tempo e tutti nel dipartimento lo sapevano.

Le variabili maggiori, quelle su cui le scommesse fioccavano da secoli, letteralmente parlando, rappresentavano la tempistica e la modalità; si passava da complotti interplanetari a presidenti che non avrebbero retto al peso del grande S, come i sodati chiamavano ormai da tempo immemore il loro segreto.

Il secolo che aveva reso di più era stato il XV, con tutte le credenze popolari che iniziavano a diffondersi come lo scorbuto in un bordello di seconda categoria, questa era la metafora preferita dell'epoca, si pensava che fosse quasi arrivato il momento per rivelarsi... quasi, per fortuna, perché poi si iniziarono a bruciare le streghe e nessuno di loro ci teneva a provare ad essere acciuffato, di fiamme ne vedevano già troppo spesso dall'inferno in cui vivevano.

Le più audaci puntate avevano visto come protagonista il XIX secolo, si parlava di gente che aveva scommesso vere fortune o addirittura anni della propria vita pensando che la coscienza popolare che si stava sviluppando, le nuove tecnologie e soprattutto, i nuovi metodi di spionaggio, avrebbero presto scorto una parte di quel mondo così ben nascosto per millenni, scoperchiando un vaso di Pandora che il mondo forse non sarebbe mai stato pronto ad affrontare.

Ma tutti fallirono nelle loro puntate, nessuno si era mai potuto immaginare un ambientazione più ridicola, nel momento meno giusto della storia, neanche nelle peggiori previsioni. Invece era successo. Alla fine, inevitabilmente, avevano ricavato la peggior pubblicità che il mondo potesse dargli, ormai avevano già un'etichetta, a neanche un giorno dalla rivelazione del grande S, ormai per il mondo intero loro erano i MOSTRI.


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Il momento in cui i programmi delle televisioni di tutto il mondo si interruppero per passare e ripassare quel video era ben impressa nella sua mente.

Per un istante, pensò che si trattasse di qualche folle atto terroristico, come quando aveva 14 anni e guardava la televisione dopo i compiti. Ricordava perfettamente di aver osservato a lungo l'immagine del aereo che si schiantava contro una delle torre gemelli, ma non ne aveva compreso a pieno la gravità fino al giorno dopo, con quel dibattito fra i banchi di scuola, e quei numeri che parlavano solo di vite spezzate.

Per un attimo si sentì vulnerabile come allora, come se gli anni passati non fossero una coperta sufficientemente forte, ma quando realizzò davvero quello che le immagini rappresentavano cercò di scuotersi di dosso tutte quelle sensazioni per poter ragionare lucidamente.

Nel bar dove stava consumando l'aperitivo le persone emisero quasi in sincrono versi terrorizzati mentre la TV trasmetteva l'immagine di quel gigante, alto quasi tre metri che sollevava un camion e lo lanciava come se fosse fatto di cartone, La paura iniziò a insinuarsi mentre la giornalista ripeteva in sottofondo che le immagini erano reali, non c'erano segni di contraffazione ed erano state girate in un paese della campagna Parigina, dove “il mostro” era stato rintracciato ma non ancora abbattuto e ora, era rinchiuso in un vecchio capannone abbandonato dove, all'interno, sembravano presenti delle persone, probabilmente dei senza tetto. La giornalista continuava a passare aggiornamenti sulla situazione, raccontando di eserciti e di corpi speciali, rassicurando sulle vite delle persone, ipotizzando sulle origini di quella creatura, parlando con esperti, esperti di cosa poi?

Il vociare intorno a lei crebbe mentre le persone cominciavano a parlare tutte insieme, a gridarsi sopra e fare congetture. Le sue amiche sembravano preoccupate mentre osservavano lo schermo senza spostare mai lo sguardo, e per un attimo Margherita fu tentata di lasciar perdere, che se ne occupasse qualcun altro senza disturbare il suo primo giorno libero dopo MESI. Lanciò un'ultima occhiata prima di decidere che non poteva semplicemente far finta di nulla e si alzò con l'intenzione di telefonare. Le sue amiche quasi non si accorsero di niente mentre usciva dal caotico locale e cercava un angolo tranquillo, il cellulare d'emergenza, come al solito, era finito nell'angolo più remoto della borsa e riuscì a raggiungerlo solo dopo qualche maledizione e qualche insulto alle capacità di scomparire che sembravano possedere il suo telefono nel momento meno opportuno.

Persino prendere la linea non fu facile, nonostante fosse collegata direttamente a una linea speciale e i quasi venti squilli che passarono prima che qualcuno rispondesse minarono definitivamente la già precaria pazienza che possedeva.

Quasi abbaiò il suo numero di matricola alla voce metallica dall'altra parte e finalmente riuscì a mettersi in contatto con uno dei suoi.

< Che diavolo sta succedendo?> per un istante pensò che forse quel corso sull'autocontrollo che le suggerivano da anni non sarebbe stato male, ma cacciò via l'idea mentre attendeva che dall'altra parte qualcuno si decidesse ad affrontare la sua furia. Il carma per una sola volta fu dalla parte del branco di decerebrati che sosteneva di formare il suo esercito perché, a rispondere fu l'unico elemento della compagnia in grado di non farle saltare definitivamente i nervi.

< Generale! Non siamo ancora a conoscenza di tutti i dettagli, sappiamo che c'è stato un buco nell'organizzazione Francese, la squadra di rimozione delle prove non si è mossa in tempo e il video ha fatto un giro di mano così veloce che nessuno è riuscito a rintracciarlo in tempo, per quanto riguarda il Califo, sappiamo che non è la prima volta che oltrepassa il portale ed era già stato bandito in Germania, non abbiamo idea di come sia riuscito ad attivare un passaggio nascosto né cosa voglia esattamente in questa dimensione>

Margherita cerco di fare qualche respiro per calmarsi mentre immagazzinava ed elaborava le informazioni cercando una linea guida adatta al momento < Patrick, ci sono ordini che arrivano dai vecchiacci?> domandò continuando ad analizzare tutte le variabili.

< No. Gli anziani sono ancora in riunione per cercare di capire cosa fare. Generale deve venire qui immediatamente! Siamo nel caos più totale e molti degli altri eserciti parlano di guerra con gli umani, non abbiamo ordini di nessun genere e gli animi iniziano a scaldarsi. Inoltre Brave e Dominique non sono presenti, abbiamo bisogno di lei> Come a sottolineare le parole del suo secondo in comando, iniziarono ad arrivarle suoni di urla e rumori forti, come tavoli sbattuti e addirittura qualche esplosione di lieve entità. Alzando agli occhi al cielo non poté non constatare come fosse assolutamente inutile avere due co- generali se nel suo unico giorno libero, Margherita non avrebbe permesso a nessuno di dimenticarsi di questo dettaglio per moooolti anni a venire, doveva finire con l' occuparsi comunque lei di tutto, certo non era una situazione normale ma era certa che qualcuno avrebbe comunque trovato il modo di rovinarle la giornata. Succedeva SEMPRE.

< Ascolta Pat, dammi solo il tempo di arrivare. Nel frattempo per favore cerca di tenere a bada quegli idioti e fai in modo che io non debba andare a recuperarli in detenzione, potrei uccidere qualcuno di loro se mi costringessero a farlo> Riagganciò sentendo la risata del Guerriero di sottofondo, chissà perché tendevano sempre a sottovalutare le sue minacce di morte, forse era arrivato il momento di usare un po' di pugno di ferro con quelle teste vuote, sospirò, non sarebbe servito a nulla, zucche vuote erano e zucche vuote sarebbero rimaste, almeno sperò di poterli ritrovare tutti interi al suo arrivo.





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Capitolo 2
*** Primo capitolo ***


Note d'autore: E' davvero tanto tempo che non pubblico una storia e questa mi frullava in mente da tempi immemori, perciò non so esattamente ancora quanto sarà lunga ne conosco completamente la svolta che prenderà, come al solito, si scrive da sola. Cercherò di aggiornare ogni settimana e boh... non adoro annoiare troppo, come sempre i commenti sono sempre costruttivi.


PRIMO CAPITOLO



Lasciare il Bar era stato più facile del previsto, le sue amiche non avevano avuto nulla da obbiettare quando gli aveva raccontato che sua madre, famosa per essere iperprotettiva e stressante a livelli stratosferici, le aveva detto di volerla a casa e di aver bisogno di saperla là.

Peccato che casa sua fosse l'ultima delle sue destinazioni.

Giusto per scrupolo, l'aveva comunque chiamata per dirle che sarebbe stata al quartier Generale per un tempo indeterminato, infondo non poteva biasimare gli istinti da mamma chioccia che aveva, quando tua figlia rischia la vita quasi tutti i giorni dall'età di quattro anni non puoi che rischiare crisi isteriche quotidiane.

Mentre guidava sicura per le strade che l'avrebbero portata a Torino, continuava a cercare di razionalizzare il più possibile i fatti, non capiva davvero come era potuto accadere, Ok, Pat le aveva detto che c'era stato un buco organizzativo, ma com'era possibile? La O.P.E.U era un' organizzazione che esisteva da millenni, certo non usava dei metodi standard e non era la più piccola organizzazione del mondo, ma proprio per quello aveva organi di controllo apposta per ogni funzione, neanche lei che lavorava per loro da 17 anni, e avendone 25 era tutto dire, poteva vantarsi di conoscere perfettamente tutti i meccanismi interni. Ma della sicurezza se ne intendeva molto, sapeva perfettamente che ogni Stato aveva una squadra, collegata 24 ore su 24 a tutte le videocamere e sistemi di registrazioni pubblici e privati che potevano rilevare la comparsa di un portale, era stata una scelta fondamentale la formazione di quella squadra, dovuta all'avanzare tecnologico del genere umano. Le squadre di controllo erano formate interamente da Vet, demoni particolarmente affini al controllo di informazioni, erano in grado di elaborare migliaia di informazioni in pochi secondi, i loro cervelli riuscivano a decodificare a una velocità incredibile e avevano una vista periferica maggiore rispetto a quella di un essere umano. Un solo Vet poteva osservare migliaia di schermi praticamente contemporaneamente e accorgersi immediatamente se uno solo di quelli mostrava segni particolari. Certo i loro incredibili poteri erano accompagnati da un aspetto al quanto ripugnante e, almeno secondo Margherita, un pessimo carattere, ma svolgevano il loro lavoro con un accanimento quasi maniacale.

Era quello il punto, un portale non ci metteva mica un attimo ad aprirsi ed un Califo non si materializzava dal nulla, com'era possibile che fosse sfuggito alla vista del Vet controllore?

L'unica spiegazione che riusciva a trovare era una manomissione, ma pensava che fosse ancora troppo presto per avanzare un ipotesi del genere, aveva bisogno di leggere i rapporti del caso o avrebbe solo continuato a ragionare a vuoto.

Cercò di distrarsi concentrandosi sulla guida, ormai era già sulla tangenziale che da Moncalieri l'avrebbe portata nella città. Era abituata a guidare e le piaceva molto, riusciva a rilassarla sempre. Come al solito trovò un po' di traffico sulla strada che l'avrebbe portata nelle vie principali, ma una volta raggiunto il vecchio edificio che fungeva da base, non ebbe problemi ad entrare e riuscire a parcheggiare nei sotterranei.

Fu solo quando raggiunse l'ascensore che conteneva l'enorme specchio che si ricordò di non essere esattamente in abiti formali, maledisse di nuovo la sfiga per aver deciso di mettere la sua nuova gonna di Gucci proprio quel giorno, era certa che entro la fine della giornata l'avrebbe distrutta, era bianca, era nuova e le piaceva troppo quindi era MATEMATICO. Cercò per lo meno di legarsi i capelli, ormai erano ricresciuti molto rispetto all'anno prima, aveva fatto la follia di tagliargli praticamente sotto l'orecchio e ci avevano messo un'eternità per lei a raggiungere di nuovo una lunghezza adeguata. Alla fine decise di fare semplicemente una coda, tanti i suoi ricci non li avrebbe mai domati, erano loro che domavano lei, e ringraziando il cielo di essersi risparmiata almeno i tacchi per quella giornata fece un altro respiro profondo, l'ennesimo di quel pomeriggio, per prepararsi.

Ok, forse nessun respiro profondo, neanche un ora di apnea, l'avrebbe mai preparata alla scena che si trovò davanti. Al piano -17 c'era una calma assolutamente irreale, non c'era assolutamente nessuno per il lungo corridoio che le si presentava davanti, non un suono le arrivava dalle 32 stanze che si aprivano davanti a lei, assolutamente nulla. Per un attimo pensò di aver sbagliato piano, non era assolutamente possibile, Margherita era abituata a doversi fare strada quasi a forza tra impiegati che correvano a destra e a manca con pratiche alte metri e soldati che si muovevano tra una stanza e l'altra come zombie in cerca di cervelli, ok Margherita poteva ammettere almeno con se stessa di non essere brava con i paragoni e le metafore, ma la sostanza non cambiava. Era quasi angoscia la sensazione che la stava attanagliando mentre si muoveva per il lungo corridoio e fu quasi, sottolineo il quasi che è meglio, con sollievo che accolse il puro caos che l'attendeva dentro la stanza 13, la loro stanza riunioni e allenamenti, che chissà come mai finivano per essere sempre un tutt'uno. Aperta la porta, fece appena in tempo ad allungare le braccia per riflesso che uno scheletro di un metro le si fiondò addosso in un placcaggio degno di un rugbista.

< Il Generale ha preso Ugaidi, il gioco è finito! A chi tocca scappare adesso?> Margherita osservò colui che avrebbe dovuto essere l'unico elemento sano del suo esercito fare la conta verso altri quattro guerrieri che si erano offerti volentieri. < Ma non è giusto! Neanche stava giocando!> fece notare, giustamente?, qualcuno dal fondo della stanza e quando qualcun' altro si unì al coro indignato del compagno, nella stanza si accese una piccola rissa su chi avesse ragione.

Per sua fortuna la camera degli allenamenti era veramente grande e per una volta decise di ignorare completamente la zuffa per dirigersi in un angolo più tranquillo dove altri sembravano avere organizzato una specie di bisca e bevendo qualcosa che sperò ardentemente fosse alcol. Posò a terra la piccola vampira, che nel frattempo aveva iniziato a farle le feste e rubò il primo bicchiere che le passò sotto mano svuotandone il contenuto senza neanche far caso a cosa fosse, solo quando il Gin le bruciò la gola si accorse di cosa stava bevendo, ma non le importò. Aveva bisogno di qualcosa che la calmasse e quello con lei funzionava di certo. Solo quando decise di potersi controllare a sufficienza da non commettere una strage, fece cenno alla piccola Ugaidi di volere che la rissa cessasse, lei ci mise solo un secondo. Margherita osservò con attenzione l'aura minacciosa, nera, che le avvolse il corpo mentre si concentrava e spalancava un mini portale esattamente sopra gli uomini ingarbugliati che, in un attimo, furono completamente sommersi da una cascata d'acqua prima che il portale scomparisse di nuovo e gli occhi della vampira tornassero del loro verde naturale, il nero che li possedeva ad ogni evocazione completamente sparito.

Il Generale diede ai suoi uomini qualche momento per ritrovare l'età adulta che sembrava avessero perso per la stanza e prese il primo rapporto che finalmente qualcuno si era degnato di sporgerle, la riunione doveva cominciare immediatamente.


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