L'alba sulla scogliera

di KidStardust
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amore fra i banchi di scuola ***
Capitolo 2: *** Stupido ciao ***
Capitolo 3: *** Sogno o son desto ***
Capitolo 4: *** I paraocchi del destino ***
Capitolo 5: *** Il "cielo" sopra la scogliera ***
Capitolo 6: *** Bang! E' il destino che spara ***
Capitolo 7: *** The wrong choise ***
Capitolo 8: *** Il ballo di metà anno ***
Capitolo 9: *** Requiem rain ***
Capitolo 10: *** Love note ***
Capitolo 11: *** Sky, nome in codice: Angelo custode ***
Capitolo 12: *** La farfalla e la ragnatela ***
Capitolo 13: *** Istinti primordiali ***
Capitolo 14: *** Il sorgere di un'alba nuova ***



Capitolo 1
*** Amore fra i banchi di scuola ***


*driiin*

Le 10, è appena finita la seconda ora e già nessuno ne può più, c’è Paolo ,il secchione in prima fila, che non da neanche il tempo alla professoressa successiva di entrare che già le sta leccando il culo, ha una lingua così lunga che il cantante dei Kiss dovrebbe chiudersi in uno stanzino per la vergogna della sconfitta. Alla mia destra, a un paio di metri, c’è Arianna, ragazza carina e di bell’aspetto, non stupida ma fa finta di esserlo per usare tutti come tirapiedi al suo servizio tranne me, perché? Semplice, perché il mio sguardo è rivolto a lei, Eleonora, la ragazza dei miei sogni seduta al primo banco da brava studentessa, è la più intelligente della classe ma non ha quel modo di fare da perfettina anzi, cerca come può di aiutare tutti, per qualche ragione non ha mai aiutato me, non che io facessi sforzi sovraumani per far si che ciò accadesse, ma in 5 anni di superiori non ci siamo mai rivolti la parola. Nonostante tutto io sono innamorato di lei. Sono innamorato dei suoi capelli mossi, quasi ribelli, in cui ogni mattina rimango intrappolato come una ragnatela. Amo i suoi occhi, che guardo quando si gira a parlare con la sua amica, nei quali mi perdo come un bambino navigando in quel fiume di smeraldi. Amo il suo sorriso, solare ma malinconico, copertura di qualche cicatrice, ma non ho visto mai una copertura così luminosa e non ho mai voluto così tanto curare delle cicatrici. Amo i suoi modi di fare, amo quando si imbarazza e diventa tutta rossa, amo la sua risata. L’amo e lei non lo sa…
Sono anni che mi distruggo il cuore guardandola ogni giorno senza mai dire una parola, sono un codardo lo so, ma lei è come le stelle, tutti vorrebbero toccarle ma chi allunga veramente la mano per provarci? Lei era sempre lì ma io non mi sono mai allungato per prenderla, per provare a sfiorarla, ho lasciato che il mondo facesse il suo corso, ma la via del destino sta finendo, 9 mesi ci separano da un addio e io odio questa mia vigliaccheria, odio il destino, odio me stesso!

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Capitolo 2
*** Stupido ciao ***


E’ buio, fuori solo gli insetti infrangono questo silenzio assordante, solo quel suono rompe la monotonia di una vita piatta, solo tu mi ricordi che sono vivo. Il tuo pensiero è come lo scorrere del fiume, lento e inesorabile, pensarti la notte ormai è diventata quasi routine, i tuoi occhi sono l’ottava meraviglia del mondo e il tuo sorriso è un ricordo marchiato a fuoco nella carne. Fa freddo, anche sotto le coperte, non averti mi ghiaccia l’anima e non parlarti è come un’enorme mazza che, con un colpo, distrugge tutto. Sono afflitto, il tempo sta per scadere e io sto perdendo il treno, che faccio? Ho mille domande e zero risposte, così tanti pensieri mi angosciano, talmente tanti che per riuscire a dormire devo mettermi le cuffie e seppellire le voci sotto la musica. Cos’ho? TU! Senza accorgermene mi sono innamorato di te e disprezzante del poco tempo rimasto non faccio nulla per cambiare le cose. Che stupido, ho incontrato i tuoi occhi e sono rimasto allibito come di fronte all’infinita superficie dell’oceano, vorrei tanto esplorare sotto la superficie ma prima che me ne accorga, i miei polmoni stanno già soffocando pieni di speranze e illusioni, questo è da me! Perché non ti ho mai rivolto la parola? Neanch’io lo so, sono quelle domande alle quali neanche con il cervello di Einstein riusciresti a rispondere, a tu per tu con lei ho sempre avuto paura di rendermi ridicolo, di dire qualche sciocchezza, di farle pensare: “ma questo è stupido”, e stupido sono nel non aver tentato mai di sfatare questi finti miti creati nella mia mente. Sono timido e insicuro, sono quello che all’asilo si faceva accompagnare mano per mano dalla mamma fino all’uscio della porta, sono un miserabile, anche i vermi strisciando hanno più dignità di me, sono un povero mentecatto, sono uno specchio d’acqua, fuori piatto e calmo, dentro di me invece vive la follia, sono Francesco e non so dire “ciao” alla ragazza che amo. Sto male ma rifiuto di pensarci, la mia mente omette il dolore, l’unica cosa a cui riesco a pensare è il tuo viso, e con esso mi addormento con il cuore che piange delusione.

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Capitolo 3
*** Sogno o son desto ***


Lunedì, il giorno più brutto della settimana stava per trasformarsi nel mio giorno preferito e io, non sapendolo, dormivo beatamente nel mio letto. Mentre io ero ancora nel mondo dei sogni, a scuola la professoressa di biologia dava un compito da svolgere a gruppi, per non creare gruppi squilibrati quelli un po’ più intelligenti estraevano a sorte due nomi, sapevo già chi mi sarebbe capitato, quel leccaculo di Paolo e il mio “grande amico” Diego. Chi è Diego? Semplice, avete presente il film 8 mile quello con Eminem? Ecco Diego per me è stato come wink dick per b-rabbit, ovvero un falso amico che alla prima occasione buona si è fottuto la mia ragazza. Sento un rumore ma non riesco a capire cosa sia ne da dove provenga, è un suono assillante e anche abbastanza rompicoglioni, ma cos’è? Il citofono cazzo! Scendo dal letto in un secondo, senza cambiarmi raggiungo la porta urlando: “arrivo”, senza neanche guardare lo spioncino apro di colpo e bang! Alla porta di casa mia c’era Eleonora, pensavo di stare ancora sognando così mi pizzicai una guancia ma lei non sparì, ero in pigiama, mezzo addormentato di fronte alla ragazza più bella del mondo, questo dev’essere per forza un sogno, ma non lo ero…
Arianna spuntò da dietro le spalle di Eleonora e senza dire o chiedere nulla, entrò in casa spiegandomi la situazione, gli accoppiamenti e il compito in classe, ma dopo che io capì queste tre cose basilari la voce di Arianna finì per diventare un ronzio silenzioso, continuavo a fissare Eleonora e lei accorgendosi di questo fatto arrossiva, quanto mi piaceva quando arrossiva, era così bella e naturale, e in quel dolce colorito spuntava un sorriso per cercare di nascondere la sua timidezza.
<< Oggi siamo passati per dirti solo questo, domani a scuola ci mettiamo d’accordo per i ritrovi e l’ora, ok? >>, queste sue parole mi riportarono alla realtà, feci cenno di si con la testa e loro due si congedarono da casa mia, appena la porta fu chiusa caddi per terra, ancora non avevo metabolizzato la cosa, cosa devo fare? Come mi devo comportare? È un segno? È questo il momento opportuno per dare una svolta? Troppe domande tutte insieme mi fusero il cervello, ma appena ripensai al suo sorriso tutto tornò alla calma, come quando bevi il rhum e dopo la pera, lei era la spada che mi feriva ma allo stesso tempo la cura miracolosa che faceva sparire i tagli. Ero dipendente da ogni sua scelta, il mio cuore era nella sua mano e lei neanche lo sapeva, non ho mai amato così tanto biologia. Ormai era tardi, ero troppo felice anche per cenare, volevo solo dormire per andare a scuola, io che voglio andare a scuola? Ahah, questa è davvero la fine del mondo anzi, io sono innamorato e tu sei la mia fine del mondo.

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Capitolo 4
*** I paraocchi del destino ***


È inutile dire che la sveglia stamattina ha fatto il suo lavoro perché non ho chiuso occhio, sono euforico perché oggi parlerò con Eleonora, anche con Arianna, ma tutto passa in secondo piano di fronte a lei, anche il palo in mezzo alla strada. Ebbene si, ero così tra le nuvole che il palo “mi è venuto addosso”, così la meravigliosa giornata si trasforma nel martedì della vergogna, io e il mio bernoccolo sulla fronte. << Devo inventare una scusa >> dissi ad alta voce,
<< Quale scusa? >>, mi voltai di colpo per dire all’anonimo di farsi i fatti suoi quando, incrociando lo sguardo, notai che era Eleonora, “oh cazzo!”, pensai…
Francesco: << Ehm… io… ciao Eleonora >> .
Eleonora: << Ciao Francesco, stavi parlando da solo? >> .
Francesco: << E si più o meno, stavo cantando >>, indicai le cuffie alle orecchie che per mia fortuna ormai sono come incollate, salvato in calcio d’angolo. << Tu che ci fai qui? >> .
Eleonora: << Faccio questa strada tutte le mattine e sono sempre dietro di te, solo che non mi senti, ne mi vedi, perché sei sempre con le cuffie >> .
Francesco: << Davvero? Non me ne sono mai accorto >>, cinque anni la stessa strada e io non mi sono mai accorto che lei era sempre lì, a pochi passi da me, ad un battito di ciglia, questo fa capire quanto è bastardo il destino o quanto nella vita camminiamo con i paraocchi.
Continuammo a parlare del più e del meno per tutto il tragitto, sembrava che stessimo recitando un copione e invece era tutto così spontaneo, come per magia o per effetto di Eleonora, il bernoccolo sulla fronte sparì. Entrammo in classe come se nulla fosse e il tempo sembrò fermarsi quando gli sguardi di tutti vennero rivolti su di me, stupiti sia del fatto che io parlavo con lei sia nello scoprire che io avevo una voce. Fu molto divertente e ridendo andai al mio posto, buttai la cartella per terra tirando fuori penna e quaderno, ma non di scuola quel quaderno era per lei, sopra quelle righe c’erano ettolitri di china, milioni di parole incise nella carta dalla mia mano che faceva da tramite al cuore, in quel quaderno c’era tutto ciò che io avevo sempre pensato di lei, quel quaderno era la mia confessione e lei non l’avrebbe mai letto. La mia mente viaggiò così a lungo che persi la cognizione del tempo, solo la mano di Arianna che si appoggiò sulla mia spalla mi riportò alla realtà, con uno scatto inconscio chiusi il quaderno e lo ritirai appena in tempo, visto che Arianna stava per leggerlo e Eleonora stava arrivando. Parlammo del progetto e del luogo in cui svolgerlo, decidemmo che casa mia era la più adatta ,visto che i miei non c’erano mai per viaggi di lavoro, e che tutti i venerdì pomeriggio per le prossime quattro settimane ci saremo ritrovati per realizzare il progetto di biologia, ci salutammo e con mia grande gioia feci la strada del ritorno con Eleonora, e anche Arianna ma era come se non ci fosse. Arrivati all’incrocio le salutai e mi diressi verso casa con un sorriso a trentadue denti non sapendo le rivelazioni che stavano per uscire da quella bocca.
<< Sai, anche se non ci ho mai parlato prima e non lo conosco bene, mi piace Francesco >> .
Eleonora: << Come fai a dirlo conoscendolo così poco? >> .
Arianna: << Non lo so, sarà amore a prima vista! Ciao Ele, a domani >> .
Eleonora: << Ciao ciao, a domani >> .
Questo fu l’inizio della più grande catastrofe...

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Capitolo 5
*** Il "cielo" sopra la scogliera ***


La settimana passò in fretta e venerdì arrivò in un lampo, ma arrivati a fine giornata scolastica al punto di ritrovo non c’era, “partiamo bene” pensai, primo ritrovo e già ne manca una, Arianna non c’era.
<< Eleonora che facciamo? >>
<< Dimmi tu, lo sai che dovremmo studiare però >>
<< Va bene capo Eleonora, dritti a casa a studiare >>
<< Bravo hai capito >>
<< Oppure… >>
<< Oppure >>
<< Fidati di me >> .
La presi per mano senza pensarci e iniziai a correre trascinandola dietro di me, sembrava una fuga, dalla scuola, dai compiti, dai cinque anni di silenzio, corremmo, corremmo sempre più forte finché non arrivammo lì, la scogliera.
<< Francesco fermati non c’è la faccio più! >>
<< … >>
<< Francesco? Ehi mi senti? >>
<< Ehm si scusa ma ogni volta che vengo qui rimango senza fiato >>
<< Ma qui non ci viene mai nessuno, è solo un boschetto disperso nel nulla >>
<< Davvero? Ok seguimi ma fai attenzione, ti mostrerò un posto segreto >> .
Entrammo nel bosco, in modo molto cauto superammo tronchi, cespugli e erbacce varie finché tutto ciò che si udì fu…
<< Wooooow! >>
<< Adesso capisci perché vengo sempre qui? >>
<< La scogliera! Da qui si vede tutto, la città, il mare, tutto! >>
<< Sai, questo è il mio posto preferito e ovviamente segreto, ci vengo quando ho bisogno di isolarmi dal mondo e pensare, a volte mi isolo così tanto che non mi accorgo che è calata la notte, ma la notte quassù è qualcosa di meraviglioso >>
<< Perché sono qui? >>
<< Cosa? >>
<< Hai detto che è il tuo posto segreto, perché hai portato me? >>
<< Ehm… io… io… io non lo so, forse perché ho visto la tua tristezza >>
<< Ma io non sono triste! >>
<< Puoi anche mentire ma i tuoi a me dicono il contrario >>
<< … >>
<< Scusa, non era mia intenzione, volevo solo farti passare una giornata diversa ma mi sono comportato da cretino >>
<< No, dai tranquillo sto bene, solo che non mi aspettavo una risposta del genere >>
<< Allora sta a vedere cosa succederà adesso >>
<< Eh? Cosa? >>
Tirai fuori dallo zaino una pagnotta di pane, lei non si era accorta che non eravamo soli, ma c’era qualcuno che ci fissava. Era Sky, un piccolo gattino selvatico con cui avevo stretto amicizia, un compagno di merende ma molto diffidente con l’uomo ma mi stupì quando, dopo essermi voltato per posare lo zaino, stava facendo le fusa a Eleonora.
<< Come si chiama? >>
<< Ma che? Ahah Sky, si chiama Sky >>
<< Perché ridi? >>
<< Perché lui non si lascia mai avvicinare da nessuno, ci sono voluti mesi e tanti spuntini per stringere amicizia e tu ci sei riuscita senza batter ciglio >>
<< Mi ha guardato con quegli occhietti azzurri e mi ha fatto tenerezza, poi mi è venuto vicino e si è lasciato accarezzare >>
<< I suoi occhi, per questo l’ho chiamato Sky, c’era un bellissimo cielo azzurro e senza nuvole quel giorno >>
Quel giorno non me ne accorsi e questo fu la punta dell’iceberg di problemi, ma qualcosa nei suoi occhi era cambiato.
<< Ascolta Francesco io… >>
E in quel momento suonò il suo telefono, era tardissimo e i suoi genitori la stavano aspettando, ci scappò una risata, e come due bambini iniziammo a correre verso casa ridendo non so neanch’io per cosa, ma quel giorno mi sentì libero, ci sentimmo liberi e vederla correre spensierata mentre rideva era un gioia per il cuore, quella era lei, la vera lei! Arrivammo a casa in tempo per non farci “scoprire”, come adolescenti che tagliano per la prima volta.
<< Grazie Francesco per la giornata >>
<< Non ho fatto nulla, vedi che a volte non studiare è molto meglio? >>
<< Forse ma non è una scusa per non farlo, a domani ciao! >>
Stavo per rispondere quando chiuse la portiera e andò via, immediatamente dopo dalla mia bocca uscirono le parole: << Sono innamorato di te, ciao Ele… >>, ma lei questo non lo sentì e Dio quanto vorrei che invece l’avesse sentito…

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Capitolo 6
*** Bang! E' il destino che spara ***


Passarono i giorni e la settimana scolastica ricominciò, ma non capivo perché, sembrava che tra me ed Eleonora si fosse ripresentato quel ‘freddo’ che ci ha accompagnato in questi cinque anni e, stranamente per contrappasso, Arianna cercava di attaccare bottone, iniziammo a parlare e anche se la mia attenzione era rivolta alla prima fila della classe, conversai con lei e mi sentivo anche bene. Quel giorno, feci la strada del ritorno con Arianna e non con Eleonora, aveva trovato una scusa banale del tipo: “scusa, mi devo fermare a studiare, ci vediamo domani”, lei che deve studiare? Ahaha che stupidaggine, era la prima della classe e ci riusciva solamente seguendo le lezioni, non aveva bisogno di rileggere appunti, ma i suoi occhi erano cupi, così le lascia il suo spazio e me ne andai.
<< Oh Fra, ci sei? >>
Le parole di Arianna mi svegliarono dai miei sogni ad occhi aperti, dai miei castelli volanti per aria in stile JD.
<< Si Ari scusa, dimmi >>
<< Ti stavo dicendo, domani che fai? >>
<< Non lo so perché? >>
<< Be sai, ti trovo carino e volevo uscire con te >>
Bang! Quelle parole mi uccisero, non perché mi ferirono o altro, ma perché non me l’aspettavo, tentennai nel rispondere e lei lo notò, così riprese a parlare…
<< Se non ti va non importa, ti capisco >>
<< Arianna aspetta, è solo che non me l’aspettavo, forse ho degli impegni >> , che scusa poco credibile, ma in quel momento fu la prima cosa che mi balenò per la mente e cosa più incredibile fu che lei mi credette, << lasciami il tuo numero che stasera ti dico qualcosa >>
Arrivammo a casa sua, mi diede il suo numero e mi disse:
<< Va bene Fra, io sono arrivata, scrivimi! >>
<< Ok Ari, ti scrivo più tardi, ciao >> .
Mi baciò, e lentamente entro nel cancello ancheggiando in modo sensuale ma allo stesso tempo per nulla volgare, non avete idea di cosa mi passò per la testa nel tragitto da lì a casa mia, camminavo con il telefono in mano guardando il numero di Arianna e ripetendomi in testa: ‘che faccio?’. Inizia seriamente a pensare ad Arianna come una donna e non come semplice compagna di classe e ragazzi, ok essere innamorati, ma chiunque ha bisogno di attenzioni e io le stavo per ricevere. Per una volta mi sentii vivo, qualcuno mi guardava con quello sguardo che ti riscalda, ma continuavo a pensare: ‘non è lei, non è lei, non è lei!’. Per i troppi pensieri neanche mangiai, questo rese palese il fatto che stavo male a mia madre, in 18 non avevo mai lasciato il piatto pieno, ma mentii e le dissi che stavo bene, indossando una maschera fatta di finta felicità e altrettanto finti sorrisi. Mi diressi verso la camera, mi cambiai e presi il telefono, qualcosa dovevo pur scrivere ad Arianna.
“Ciao Ari, sono fra, senti domani non pos…”, nah non va bene, “Ari, ciao sono io, ho un impegno dom…”, non va bene neanche così……
Cervello, cuore, sapete una cosa? Vaffanculo! Si, fanculo aspettare ancora, ho perso 5 anni dietro qualcosa di impossibile è ora di voltare pagina.
Ripresi il telefono e nella foga scrissi: << Ciao Ari, sono io, sai che ti dico? Va bene usciamo, ma non una cosa normale, ci vediamo domani mattina davanti a casa tua, buona notte >>
Buttai il telefono sul comodino, il mio cervello era in ebollizione e il mio cuore sotto un treno, questo prosciugò tutte le mie energie e mi addormentai subito, al mattino quando mi svegliai c’era un messaggio, era Arianna che, senza mezzi termini, mi aveva scritto; ‘Ti aspetto’.
Avevo un appuntamento! Non era una cosa di cui festeggiare, soprattutto perché l’orologio segnava le 10, ero in ritardissimo, mi vestii, uscii di casa e mi fiondai da lei, al varco di casa sua c’era lei ad attendermi, solare e sorridente;
<< Ciao Fra! >> , disse in maniera così pura che, tutti i pensieri del giorno prima scomparvero, ed io? Be, io mi sentivo leggero, e quella mattina presi una strada di cui non vedevo la fine, arrivati alla fine cosa avrei trovato? Il paradiso o il burrone? La vita è una, se non rischi è inutile che giochi, ma ricordati che se giochi con il fuoco, per quanto tu sia bravo a gestirlo, prima o poi ti brucerai; “non sentite caldo voi?”.

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Capitolo 7
*** The wrong choise ***


Inutile mentire, i primi tempi con Arianna sembravano il paradiso, ma per quanto mi impegnassi la storia non mi predeva. Continuavo a pensare a Eleonora, ma c’era l’inverno tra noi, sembravamo tornati in prima superiore quando ancora non ci conoscevamo, a pensarci bene non ci conoscevamo neanche adesso ma almeno avevamo iniziato a parlare, invece niente, silenzio, solo silenzio accompagnato da un freddo siderale.

Cos’è questa sensazione che sto provando, mi sento triste, sola, da quel giorno alla scogliera con Francesco non riesco a smettere di provare queste emozioni, non riesco a smettere di pensare a lui. Cinque anni nella stessa classe senza dirci una parola e adesso? Mi sono presa una cotta stando con lui una sola giornata?! Mi sento uno schifo, in parte per ciò che provo il resto per come mi sto comportando, lo sto ignorando cosi come sto ignorando il problema, ora lui è felice con Arianna e io non ho il diritto di intromettermi tra loro, me la farò passare, in un modo o in un altro!
<< Eleonora stai bene? >>
<< Si Diego, nulla di grave >>
<< Sei sicura? Mi sembri giù, dai andiamo alle macchinette che ti offro un caffè >>
<< No dai Diego, non importa >>
<< Dai Ele, mica ci sto provando, o forse si…. >>
<< Cosa??? >>


La campanella suonò e la quarta ora iniziò, io come al solito mi facevo i fatti miei sul banco mentre Arianna mi guardava e da brava “fidanzata” mi mandava i bacini, ma ero turbato, lo ero perché notai che Eleonora tremava, era nervosa, si mangiava le unghie, l’ultima volta che lo fece era per un esame importantissimo, quasi vitale. Rimasi schoccato quando vidi che si scambiava occhiate con Diego, bastardo!
Che aveva fatto? Che le aveva fatto? Passarono i minuti, le ore, io fremevo, stavo puntando Diego come un toro punta un torero con in mano il drappo rosso, la campanella suonò, mi alzai di scatto verso di Diego, due metri, un metro, pochi centimetri…..
<< Fra! Aspettami che usciamo insieme >>
Arianna mi prese sotto braccio senza che me ne accorgessi mi trascinò via dalla classe, questa azione di Arianna salvò Diego dalle mie ire, la strada verso casa mi aiutò a sbollire la rabbia e credo che Arianna se ne fosse accorta.
<< Fra, che c’è? Stai bene? >>
<< Si Ari, perché? >>
<< Sembri con la testa da un’altra parte >>
<< No, no, sono solo un po’ stanco >>
<< Comunque, sabato c’è la festa di metà anno, mi ci porti? >>
<< Va bene, se ti fa piacere ci andiamo >>
<< Grazie!!! >>
Se ne andò con un sorriso e questo mi calmò, andai a casa, finalmente quella giornata stava per finire.


Cammino, davanti a me ci sono Francesco e Arianna, sembrano così felici insieme, perché questo mi rende così triste? Sento questo senso di solitudine, questa voragine nel petto sembra quasi fagocitarmi, voglio che sparisca, vattene vuoto, vattene!
In quel momento mi vibrò il telefono:
'Diego: Ciao Ele, sabato c’è la festa e io ti ci voglio portare, vieni?'
‘Diego?!? Cosa vuole??’ pensai, ma dopo mille domande che mi posi per capire la ragione di questo suo exploit di attenzioni, pensai: ‘che importa? Tanto per stare a casa a deprimermi esco e provo a non pensarci, anche se per farlo devo uscire con Diego’. Così accettai, la solitudine è una cattiva consigliera, quando si prova questa sensazione non prendete mai delle decisioni troppo affrettate sui ragazzi, farete sempre la scelta sbagliata, purtroppo capii questo troppo tardi, troppo tardi…

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Capitolo 8
*** Il ballo di metà anno ***


Era giunto il giorno tanto atteso da Arianna, il ballo di metà anno. Io non ci sarei mai andato ma a lei faceva piacere, così l’accontentai, anche se non stavo bene. Ero agitato, nervoso, il comportamento di Eleonora aveva smosso dentro di me tutte le emozioni che con difficoltà stavo controllando, come quando tiri un sasso in un lago e spezzi la tranquillità della superficie increspando l’acqua. Le mie notti si accorciavano sempre di più, dormire ormai era un bellissimo miraggio, poi arrivò il giorno del ballo e successe ciò che non mi sarei mai aspettato. Al ballo io ero con Arianna e la serata stava proseguendo liscia come l’olio, poi avvertì quel brivido. Avete presente quella sensazione che si prova quando si è osservati oppure quella in cui sapete già che se vi girate, dietro di voi sta succedendo qualcosa? Ecco, io ebbi quella sensazione, sarebbe stato meglio se non mi fossi girato ma purtroppo lo feci e vidi Eleonora insieme a Diego. Gelosia, rabbia, stupore, un insieme di emozioni si strinsero intorno al cuore, ero come pietrificato, ma Arianna non si accorse di niente e mi trascinò in mezzo alla pista. Lei mi fissava mentre io, con lo sguardo cercavo Eleonora e Diego, non riuscivo a pensare ad altro, era più forte di me e quando Arianna provò a baciarmi io indietreggiai inconsciamente.
<< Fra, che fai? >>, io ero spiazzato, non sapevo che dire, così non feci altro che dirle la verità…
<< Ari ascolta, mi dispiace ma non me la sento più di continuare, per quanto tu sia gentile, dolce, affettuosa e premurosa con me, io amo un’altra e non riesco più a reprimere questi sentimenti, mi dispiace davvero >>
<< Sei un bastardo! Mi hai solo preso in giro! >>
<< Dai Arianna non fare così… >>                                 
<< Non chiamarmi per nome, vattene, lasciami in pace! >>
<< Mah, io… >>
Un suono sordo, cinque dita rosse stampate sulla faccia furono il “premio” per la mia sincerità, ma in quel momento non avevo tempo di stare male per come mi ero comportato, dovevo parlare con Eleonora, era ora di dire la “vera” verità.
Iniziai a cercarli ovunque, al bar, nei bagni (facendo anche una figuraccia in quello delle ragazze), fuori, dappertutto! Ma non c’erano, erano come spariti nel buio di quella notte, mi sentii uno stupido ad aver accettato due braccia intorno al collo quando mi sarebbero servite due mani intorno al cuore che lo scaldassero, le sue, ma ora non avevo nulla di tutto ciò, e io avevo freddo…

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Capitolo 9
*** Requiem rain ***


Più li cercavo e più un’ansia stratosferica mi scorreva nelle vene, ogni angolo di strada che svoltavo, mi gelava il sangue perché non sapevo cosa mi aspettava. ‘E se fossero insieme? Se lei avesse trovato in lui ciò che io volevo essere?’.
Era una tortura ma, alla fine, la colpa era mia, sono io che non ho mai lasciato liberi i miei sentimenti, sono io che non ho partecipato al “gioco” della vita, ho visto un fuoco e ho pensato subito che l’unica cosa che potesse fare era scottarmi, quando invece poteva anche sciogliere il velo di ghiaccio sopra il mio cuore e salvarmi, scaldarmi, darmi tutto quello di cui avevo bisogno. Ho rinunciato io a tutto questo, ho preso le mie emozioni e le ho chiuse in un carillon, le ho lasciate danzare insieme alla musica che sentivo quando incrociavo i tuoi occhi, dentro di me non c’erano farfalle, ma i miei sentimenti che danzavano al ritmo del suo cuore, e adesso? Adesso la musica è finita, i “ballerini” dentro di me sono spiazzati, impauriti, non sanno più cosa fare, anzi, sono tristi perché i miei occhi stanno guardando un incubo. Tu e lui, lì fermi, le sue mani ti cingono i fianchi, i tuoi occhi lo guardano, lui è vicino, molto vicino, il freddo rende visibile i respiri, e i vostri sembrano quasi intrecciarsi, mentre il mio… il mio non lo vedo. Sento i brividi percorrermi la schiena, le mani tremano, gli occhi lacrimano ma non è colpa del freddo, un “ballerino” si è portato al centro del palco e ha iniziato un assolo, musica triste, passi lenti a parvenze dolorosi, era la morte di Francesco. Pochi secondi, lui che si avvicina alle sue labbra, le mie gambe reagiscono da sole, scappo, non voglio vedere quella scena, non voglio vedere l’arma del mio delitto, non c’era la pioggia ma mi avrebbe aiutato, avrebbe lavato via tutto questo odio che provavo per me stesso e che mi sentivo addosso, correvo, correvo, sembravo Forrest Gump, volevo solo scappare via da tutto questo e senza accorgermene fui lì, alla scogliera. Il fiato era inarrestabile, la fatica si fece sentire tutta d’un colpo e crollai a terra, non avevo neanche la forza di aprire gli occhi, ma sentivo qualcosa solleticarmi la mano, era Sky! Non so come ne perché ma in quel momento, in quella circostanza, al posto di dormire come il suo solito era venuto da me e si ero accomodato sul mio petto, mi fissava ma anche il suo sguardo era triste, i suoi occhi azzurri, dono del cielo frutto del suo nome, erano più opachi, erano un cielo in tempesta, erano il riflesso delle mie emozioni. Un lampo, un tuono, poi silenzio, la pioggia tanto desiderata iniziava a bagnarmi il corpo, tranne un braccio, il piccolo Sky noncurante del suo pelo tutto inumidito, trascino la coperta su cui dormiva, che io gli avevo portato, per coprirmi. Il mio migliore amico era un gatto! E Dio quanto ero contento di questa cosa, non servivano parole, non servivano discorsi, bastava guardarci e io vedevo in lui ciò che mi serviva. Presi la coperta, la misi sopra Sky e lo accarezzai, usando il mio corpo come scudo per la pioggia, la mia schiena si consumava ma al mio cuore veniva somministrata morfina, quella più efficace, quella più dolce, calorose e soffici fusa…

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Capitolo 10
*** Love note ***


<< Diego, che cazzo fai? >>
<< Cosa? Pensavo che anche tu lo volessi, eddai lasciati andare >>

Mentre lo allontanai vidi Francesco scappare via, ci aveva visti! Ma perché era lì? Perché si era spinto così lontano dalla festa senza Arianna? La mia mente si tempestava di domande a cui non avevo nessuna risposta, non mi rimaneva altro che chiederglielo, così passò il fine settimana e arrivò finalmente lunedì, potevo cibare il mio cervello affamato di domande, potevo scoprire perché era lì.

<< Ciao Francesco, possiamo parlare… >>
<< Scusa Eleonora sono di fretta >>

Così facendo aumentò il passo e mi lasciò indietro, di nuovo, pensavo di essere intelligente, tutti quei dieci a scuola potevano sembrare delle prove, ma erano solo inchiostro sopra della stupida carta. Quel giorno alla scogliera con Francesco, quel giorno di spensieratezza e divertimento, non mi ero resa conto che Francesco era più “intelligente” di me, studiare tanto ti rende saccente, ma la vita è la migliore maestra e lui aveva partecipato a tutte le sue lezioni, quel giorno vidi Francesco un passo avanti a me e quando capii di essermene innamorata in un futuro speravo di camminare al suo fianco, ma non fu così, Arianna! Esatto, Arianna era al suo fianco, io ero sempre un passo indietro, sempre un passo indietro.

Faceva male, evitare Eleonora faceva male, non avrei saputo cosa risponderle, in realtà non sapevo neanche le domande ma questo, il dubbio, era ciò che mi spaventava di più. A scuola fu peggio, la lezione era solo un sfondo, un luogo finto di cartapesta che serviva solo da scenario, i protagonisti? I suoi occhi, avevano un ruolo in primo piano, mi fissavano, mi guardavano in modo triste, non riuscivo a sostenere lo sguardo, l’unica via di fuga era il mio quaderno, il mio quaderno per lei. Le ore passavano e la campanella finalmente suonò, Eleonora stava per venirmi incontro, così presi tutte le cose che c’erano sul banco e uscii in fretta e furia dalla classe, ma feci un errore madornale, un errore madornale che mi salvò la vita.

<< Francesco, aspetta! >>

Non feci in tempo, Francesco mi evitava, e la verità è che non sapevo neanche perché. Abbassai lo sguardo, una sensazione di tristezza mi attraversò il corpo e mi fece rabbrividire, ma poi vidi che sul suo banco era rimasto un quaderno, era tenuto bene, troppo bene per essere di Francesco, così iniziai a sfogliarlo.
‘Oh mio dio!’, queste furono le parole che uscirono dalla mia bocca, era di Francesco il quaderno e tutte le parole in esso erano per me, il suo amore scritto nero su bianco era tra le mie mani, una lacrima iniziò a solcarmi il volto ma finì per rallentare la sua corsa all’altezza della bocca, le stesse parole che avevano fatto nascere quella goccia erano le stesse che avevano creato un sorriso a trentadue denti. Avevo tutto ciò che un innamorata desidera, la conferma che questo sentimento era ricambiato, ora non mi rimaneva altro che prendere il coraggio in mano, la bella stagione diede il via al periodo delle feste e questo sabato c’era quella in spiaggia. ‘Non vuole parlarmi? Bene, lo metterò spalle al muro sabato e risolverò tutto’, la mia mente aveva già elaborato un piano, vedevo il traguardo, finalmente avrei potuto camminare al suo fianco, il mio cuore solitario avrebbe avuto finalmente un compagno.

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Capitolo 11
*** Sky, nome in codice: Angelo custode ***


Quel pomeriggio, tornando verso casa dopo averti evitata, la strada sembrava infinita e insolitamente grigia, forse era solo il mio essere triste che ai miei occhi tutti i colori parevano cupi, spenti, non sentire quella voce mi aveva lacerato dentro, un taglio netto e in principio indolore, una lama così affilata da non sentire il momento in cui la carne veniva recisa, ma adesso bruciava, bruciava da morire. Eccola lì, casa di Arianna, ripensandoci adesso quanto stupido sono stato, quando da piccoli ci dicono: ‘potrai realizzare tutto ciò che vorrai fare’, non dovevamo credergli, la vita mi ha insegnato che se vuoi qualcosa, si devi lottare per averla, ma non l’avrai! Per quanto tu ti possa sforzare, più vuoi una cosa meno la otterrai, ti piacciono quelle scarpe? Vai al negozio e non le trovi. ‘Belli quei jeans’, non c’è la tua misura, ‘quelle scarpe non mi piacciono più’, e puntualmente troverai uno scaffale pieno solo del tuo numero, ‘che carina quella ragazza’, ti spezzerà il cuore! In questo mondo i buoni perdono e solo chi ha sputato in faccia a quella puttana della vita avrà ciò che vuole, prenderà il comando e farà strada, tra calci in culo e fortuna, mentre io, mentre noi, strisceremo a terrà con un foro sanguinante nel petto, con i polmoni pieni di delusioni e aspettative infrante che ci toglieranno il fiato, vivremo agonizzando giorno dopo giorno, vedremo la gente che ci passa davanti impietosita ma che non si fermerà ad aiutarci, siamo vittime di un gioco sporco, corpi inermi di fronte a finti padroni che non sanno neanche dire bene il tuo nome, cadaveri a cui hanno detto che c’era speranza per noi, che la nostra felicità era nelle nostre mani, quelle mani che voi ci avete amputato…
Ho sbagliato, mi sono accontentato, pensavo: ‘mi prendo ciò che è facile avere, prendo io il comando della vita’, ma un buono non può diventare un bastardo, ci sarà sempre quella vocina del cuore che ti dirà: ‘stai facendo la cosa sbagliata, tu ami lei!’.
Queste parole ti ostacoleranno sempre, per quanto tu possa essere forte, il tuo cuore è debole, e sopperirà ai sentimenti ogni volta che guarderai una ragazza e nulla scatterà, solo un paio di occhi ti accendo, ti fanno sentire vivo ma non saranno mai quelli che avrai di fronte, sapete perché? Perché davanti a me, ora davanti a casa di Arianna, c’era proprio lei ma non era sola, era in dolce compagnia di Diego a.k.a. figlio di puttana. Si erano loro, non c’erano dubbi, perché con tutte le persone del mondo, sette miliardi ripeto sette, proprio voi due ora state pomiciando?
Eddai Dio, stai scommettendo con il diavolo entro quanto tempo perderò la pazienza? La mia quota è 1,05 ma sta scendendo, ti conviene scommettere in fretta altrimenti non vincerai niente. Il sangue mi ribolliva nelle vene, ero talmente arrabbiato che stringendo i pugni con le unghie mi ferii il palmo della mano, sentivo sulle mie nocche la presenza del suo zigomo come se già l’avessi colpito, stavo per partire all’attacco poi… Miaoh!
<< Sky? Che cazzo ci fai qui >>
<< Miaoh >> , già è vero, tu sei un gatto, non puoi rispondere alle mie domande ma quando distolsi lo sguardo da Sky quei due erano spariti. Come un angelo custode, quel piccolo gattino, mi aveva salvato da macchiarmi le mani di un peccato che non era degno di me, più mi isolavo più Sky era presente, non è così che si comporta un buon amico? Camminai verso casa e lui mi seguiva come se lo stessi portando a spasso, lui mi aveva salvato ora era il mio momento di salvare veramente lui, era arrivato il momento di dargli un tetto sopra quella testolina, dei pasti caldi e ricambiare l’amore che lui mi aveva sempre dimostrato. Dopo mille discussioni con mia madre, su quanto dovessi essere responsabile e che dovevo occuparmene solo io, accettò e così quel piccolo micio diventò parte della famiglia, ma questa allegria durò poco, la notte calava e i miei demoni iniziavano ad uscire fuori dall’ombra, un pensiero mi assillava, mi faceva impazzire, era come il suono delle unghie che grattano la lavagna, uno stridio assordante che non mi concedeva riposo, parlare a Eleonora o no? Era compito mio avvertirla, proteggerla? Era ancora una mia responsabilità?
<< Sky che facciamo? >>
<< Miaoh >> e sbadigliò.
<< Hai ragione, è meglio dormire >>
Così dissi ma, allo stesso tempo, così non pensai, dopo quelle parole l’unica cosa che rimbombava nella mia mente erano due versi di due canzoni, la prima diceva: “ a volte la notte non porta nessun fottuto consiglio”, la seconda invece: “ e mi addormento sperando che ti sogni, è troppo tempo che faccio brutti sogni”, brutti sogni, troppi, incubi, horror, mi addormento nella speranza di un po’ di sollievo, mi addormento nella speranza di sognare te…

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Capitolo 12
*** La farfalla e la ragnatela ***


Era sabato, erano passati diversi giorni dagli ultimi eventi, Sky a casa con me, Arianna e Diego insieme, Eleonora… non sopportavo più tutto ciò, casa mia assomigliava ad una gabbia, ero lo spettacolino personale per le mie ansie, dovevo uscire e dovevo farlo subito, come un lampo a ciel sereno mi venne in mente che, in quella serata, c’era la festa in spiaggia. Senza compagnia ma con un bisogno di abbandonare quei quattro muri uscii, con la speranza di non incontrare nessuno, nessuno mi chiedesse: ‘e tu che ci fai qui?’. Volevo solo usufruire del mio essere studente per scroccare un po’ di alcool e qualche scenetta divertente, ma erano dei pensieri troppo rosei, quando arrivai in spiaggia c’erano tutti, tutti i protagonisti dei miei pensieri, anche Eleonora che mi guardò e mi sorrise, sorrisi anch’io poi il pensiero di ciò che avevo visto giorni addietro mi fece distogliere lo sguardo, mi sentivo io il colpevole di un crimine che non avevo commesso, rimpiangevo la mia gabbia, lì c’era cibo e tranquillità, qui c’è la “natura selvaggia” e io non sono in grado di affrontarla.
 
Era la sera della festa e io mi preparai mettendo il vestito bello ( capiamoci, non era un Valentino ma faceva la sua figura ), in realtà non era il vestito quello di cui avevo bisogno ma tanto coraggio, dovevo ridare il quaderno a Francesco e aprigli il mio cuore, dirgli tutto ciò che lui era diventato per me, presi la borsa, infilai le scarpe e mi diressi verso la festa, sarebbe stata la mia serata, la nostra serata. Arrivata in spiaggi ad attendermi c’erano le mie amiche, ignare di chi avevo nel cuore e di ciò che stavo per fare, ma Francesco non era presente, non c’era! Il mio piano era andato in fumo, tutte le mie aspettative in cenere, mi sembrava uno squallido film in cui io ero solo una comparsa, quella che ravviva un paio di minuti poi muore, da sola e senza rattristare nessuno.
<< Eleonora, quello non va in classe con te? >>
Quelle parole suonarono come una dolce sinfonia e quando mi girai era lì, Francesco era arrivato, lo guardai, mi guardò, gli sorrisi e lui fece lo stesso ma poi abbassò lo sguardo e io non capii questo gesto, sembrava quasi vergognarsi, che gli era successo? Francesco che ti succede? Dovevo scoprirlo, volevo scoprirlo, così raccolsi la borsa e mi diressi verso di lui ma purtroppo non ci riuscii, qualcosa mi fermò…


<< Eleonora vieni con me >>
<< Diego? Cosa vuoi? >>
<< Zitta e non fare storie! >>


Ebbi paura, mi trascinò via con forza, ero un pezzo di carta inerme nelle sue mani, aveva la forza di farmi tutto ciò che voleva, poteva accartocciarmi e nessuno avrebbe fatto niente.
 
Ero lì seduto a sorseggiare coca cola che neanche volevo, mi sentivo uno zombie ad un buffet ma senza fame, ero spento, fuori gioco, nulla avrebbe potuto risvegliarmi ma quando pensi che la fine sia giunta la vita ti sorprende ancora, voltai lo sguardo e vidi Diego trascinare via Eleonora, poteva essere una cosa normale visto le ultime svolte, ma Eleonora non sembrava contenta della sua presenza e di cosa lui volesse, insospettito li seguii, dovevo assicurarmi che Diego non facesse altri danni e che non tenesse il piede in due scarpe. Io potevo anche stare male, ma Eleonora non avrebbe mai dovuto provare dolore, io sarei dovuto essere il suo scudo ma finora sono stato solo un peso, lei è una farfalla bellissima e io ancora un bruco che striscia a terra, vorrei volare insieme a lei ma non sono abbastanza, per quanto mi sforzi, per quanto cresca, per quanto mi “cibi”, diventare crisalide è solo un miraggio e lei si allontanava, sempre più in alto, sempre più su, quella farfalla doveva continuare a vivere e se dovevo attirare l’attenzione per salvarla, l’avrei fatto, anche a costo di essere il pranzo dei rapaci, la preda di Diego. Dovevo svolgere il mio ultimo compito, salvare Eleonora dalle menzogne, dalle parole false di un uomo costruito, da una maschera di porcellana all’apparenza forte ma dall’anima fragile, dovevo proteggerla da un’ombra che stava per eclissare la sua luce, dovevo scacciare il buio dalla sua vita.

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Capitolo 13
*** Istinti primordiali ***


<< Eleonora ascolta, tu mi piaci e vorrei davvero baciarti >>
<< Diego, io non voglio! >>
<< Eddai, fatti toccare fidati di me >>
<< No, Diego smettila, lasciami! >>

 
Ero in balia della sua forza, eravamo da soli, nessuno ci avrebbe sentito, iniziai ad urlare poi chiusi le palpebre, sentivo i suoi occhi e le sue mani sopra la mia pelle, poi più niente, pensavo di essere svenuta invece…
 
<< Che cazzo fai?! Eh Diego, come ti permetti?!? >> dissi questo dopo aver fatto uno scatto che anche Bolt mi invidierebbe, in un secondo ero in mezzo a loro due, li divisi, faccia a faccia finalmente.
<< Cosa vuoi Francesco? Vattene prima che mi arrabbi, sto parlando con la mia ragazza >>
<< No, non è la tua ragazza non vedi? Lei non vuole avere nulla a che fare con te >>
<< Ah si? E allora perché sarebbe qui Francesco, eh? E perché ci sei tu? >>
<< L’hai trascinata tu qui Diego, l’hanno visto tutti, e io sono qui perché per me Eleonora… >> mentre parlavo notai che Eleonora stava assistendo alla scena e ci stava ascoltando, << …Ho sentito gridare e sono corso subito qui >>
<< Comunque sto parlando con la mia ragazza vattene >>
<< NON E’ LA TUA RAGAZZA! >> alzai la voce in preda alla rabbia, << Puoi averla accompagnata all’ultimo ballo, puoi averla baciata e tutto quello che vuoi, ma adesso lei non ti vuole e anche se mi sbagliassi, l’altro giorno mentre baciavi una ragazza non mi sembrava lei, ma Arianna >>
<< Ti ho già detto di andartene, mi hai scambiato per qualcun altro, adesso lasciami parlare con la mia ragaz… >>

Rabbia, delusioni, risentimento, disgusto, furono questi i sentimenti che fecero scattare il mio pugno contro il suo volto, non avevo mai tirato un pugno in faccia a qualcuno e Dio se faceva male, ma lui non si arrese e rispose colpo su colpo, ogni suo pugno mi stordiva per una frazione di secondo poi l’adrenalina faceva il suo lavoro e mi faceva rispondere quasi automaticamente, iniziò un vero e proprio scontro, senza round, senza gong, solo il primo che avesse ceduto avrebbe perso.

 
Non capivo che stava succedendo, non avevo mai visto Francesco così arrabbiato anche se, nel profondo di me stessa, mi faceva sentire protetta e allo stesso tempo spaventata, sentito una guancia bagnata e non capivo perché, poi mi sfiorai e mi accorsi che avevo iniziato a piangere, il mio cuore stava strillando, i miei occhi sgorgavano lacrime ogni volta che Francesco veniva colpito, dovevo fermali, ma come potevo fare? La mia mente si rasserenò un momento e capii che dovevo chiamare aiuto, corsi a per di fiato e raggiunsi le prime persone, singhiozzando dissi: ‘aiutatemi, si…si stanno….picchiando…correte’, detto questo li guidai verso quei due, non avevo più fiato, i miei muscoli chiedevano pietà e io chiedevo loro venia, era importante, non potevano abbandonarmi ora. Mancava poco e li avremmo trovati ancora lì, non avevano ancora ceduto, pugno dopo pugno andarono avanti, i loro volti erano una maschera di sangue, crollai in ginocchio, urlai mentre un fiume di lacrime uscii in contemporanea. Dissi: ‘Fermateli vi prego, fermateli!!!’, prima di accasciarmi a terra, ero esausta ma non chiusi gli occhi, due ragazzi corsero verso di loro, ‘Francesco, ancora un attimo e sarà tutto finito’.
 
Avevo il gusto del sangue in bocca ma poco importava, la sabbia sotto i piedi, il rumore delle onde che si infrangevano sulla spiaggia, sparì come assorbito da una spugna creata dalla mia mente per assorbire tutto ciò che mi circondava, perché? Perché non mi serviva, la mia mente sapeva che si doveva concentrare solo su ciò che aveva di fronte, non distogliere lo sguardo, schiavare, contrattaccare, non provare dolore, il mio corpo fece un salto di migliaia di anni, quando si doveva combattere per sopravvivere, uomo contro uomo, due volontà a confronto ma io avevo l’amore, pensai: ‘io ho il mio amore per lei, non posso cedere’, ma come sempre mi sbagliavo, sentii delle braccia avvinghiarmi, mi tirarono indietro e lo stesso stava succedendo a Diego, ma lui riuscii a colpirmi ancora una volta e io crollai, l’ultimo sforzo per liberarmi da quella presa mi prosciugo la stamina, mentre stavo andando giù il tempo sembrava scorrere più lentamente, ma vidi lei in un mare di lacrime, ‘sono un’idiota, ti ho fatto stare di nuovo male, ti amo’, queste parole non raggiunsero le sue orecchie, la mia voce era troppo flebile, anche la sua immagine sparì, l’avevo fatta piangere, avevo sbagliato di nuovo, buio, nulla, questo era il luogo che mi aspettava, questo era il luogo che mi meritavo.

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Capitolo 14
*** Il sorgere di un'alba nuova ***


Mi sentivo stranamente bene, provavo una sensazione di dolore e piacere simultaneamente sulla faccia, era qualcosa di caldo che si sposava avanti e indietro, aprii gli occhi, era una mano che mi accarezzava, guidai il mio sguardo verso l’alto e incontrai il viso di Eleonora, le sue gambe mi facevano da cuscino, le sue mani mi sfioravano, erano morfina sopra i miei tagli, facevo fatica a tenere gli occhi aperti, un po’ per il dolore e un po’ perché il sole stava sorgendo, ma quanto tempo era passato? Come se fosse telepatica Eleonora rispose.

<< Hai dormito un bel po’ ma non ti ha disturbato nessuno, c’ero solo io qui con te >>
<< Perché sei rimasta? Ricordo che stavi piangendo ed è colpa mia, perché sei rimasta? >>
<< Si stavo piangendo per te… >>, dicendo questo premette su di un livido all’altezza della mandibola, << …Ma come al solito non capisci niente, stavo piangendo perché ti stavi facendo male e io non potevo fare niente, avevo paura che ti potesse succedere qualcosa di grave scemo >>
Quell’insulto fu accompagnato da un sorriso che mi scaldò il cuore, stavo per esordirmene con qualche scemenza delle mie, ma mi anticipò e riprese a parlare.
<< Sai ho qualcosa che dovresti vedere >>, dicendo questo tirò fuori dalla borsa un quaderno.
<< Sai ne ho uno a casa uguale >>, sdrammatizzai.
<< E’ impossibile, a casa tua questo quaderno non c’è più >>
<< Cosa? Ti dico che ne ho uno ugua… aspetta, non dirmi che quello… >>
<< Esatto questo è proprio il tuo >>
<< Oh merda… >>
<< Mi aspettavo un risposata un po’ più carina ma non importa, è il mio turno di parlare. Francesco ti devo dire che queste parole sono molto belle, mi ritrai come una dea anche se non lo sono, mi hai fatto sorriderei e a tratti commuovere, sono molto onorata di essere la protagonista dei tuoi pensieri ma… >>

Ecco, proiettile in canna, dito sul grilletto, stavo per sentire quella bellissima frase che recita: ‘non sono quella giusta, tu meriti di meglio’, frase scarica barile, non è una bella scusa ragazze capitelo, è come se al ristorante tu ordini un piatto che ti piace e il piatto ti dicesse: ‘non vado bene per te, è meglio se ordini qualcos’altro’, no! Io ho ordinato quel piatto e voglio mangiarlo, tu che sei stato scelto non puoi dirmi che non vai bene e tu, che io ho scelto, non puoi dirmi che non mi vai bene, dopo una piccola pausa per riprendere fiato continuò la frase.

<< …Ma dovevi dirmelo prima, anche se non avessi provato niente ne avremo comunque parlato, ti avrei ascoltato e risposto >>
<< Ok scusa, hai ragio… avessi? >>
<< Cosa? >>
<< Tu hai appena detto: ‘se non avessi provato niente’, non hai detto negato che tu non ricambi >>
<< Esatto Francesco, non l’ho detto, perché ti amo. Ti amo da quel giorno alla scogliera quando non abbiamo fatto il progetto e siamo corsi nel tuo nascondiglio, quando ti sei aperto con me rivelandomi il tuo posto segreto e facendomi conoscere Sky, da quando mi hai detto che i miei occhi erano tristi, lo erano e solo tu te ne eri accorto, mi innamorai della tua semplicità, di quella corsa per tornare a casa tua in tempo per non farci scoprire, ma tutto mi crollò addosso quando tu ti mettesti con Arianna, stavo male per un sentimento appena nato che ancora non avevo ben compreso e questo mi fece dire di si quando Diego mi chiese di uscire. Feci un errore e lo capii quando ti vidi scappare il giorno della festa >>
<< Mi hai visto? Non volevo spiarvi ma non volevo vedere il vostro bacio, già saperlo mi faceva male, vederlo mi avrebbe distrutto >>
<< Non l’ho baciato >>
<< Non importa se l’hai baciato >>
<< Ti ho detto che non l’ho baciato, ascoltami quando parlo >>
<< Davvero? Scusami, mi sento in colpa, io che mi metto con Arianna, per essermi accontentato, per aver accettato le sue labbra, scusa per tutto questo >>
<< Adesso puoi farti perdonare >>
<< E come? >>
<< Così… >>

Lentamente avvicinò il suo viso al mio, sentivo il suo respiro fresco addosso, i suoi capelli mi ricoprirono donandoci l’intimità e concedendomi il suo profumo, i miei sensi erano inebriati di quella fragranza, il mio cervello era in tilt ma rimasi in me, le sorrisi e lei ricambiò, poi silenzio, labbra contro labbra, cuore contro cuore, il sole sbucò definitivamente da dietro l’orizzonte, l’alba illuminava la scogliera, i suoi raggi ci scaldavano, eravamo due persone che si stavano fondendo in una sola, eravamo infiniti, le nostre ombre intrecciate immense.

<< Eleonora… >>
<< Si? >>
<< Ti devo dire una cosa >>
<< Dimmi >>
<< Ti amo Eleonora >>
<< Anch’io, Ti amo anch’io Francesco >>

Quelle parole si stamparono a fuoco nel cuore e nella mente, cinque anni a pormi “se” e “ma” la notte, fare ipotesi e supposizioni sul futuro ma nessuna di queste poteva mai essere così bella, Arianna, Diego, la scogliera, Sky, questi lividi, non rimpiango niente, se non fossero successe tutte queste cose ora non sarei così felice. Siamo uno spettacolo per le stelle, una magia per gli dei, Cicerone diceva: “Non siamo nati soltanto per noi”, guardando quegli occhi e quel sorriso, tutto per me, compresi finalmente quella frase, io non sono nato per vivere, ma sono nato per lei, sono nato per amare lei, potrei dire l’aforisma del secolo sull’amore ma mi limiterò a riportare la realtà: ‘Eleonora ti amo’.

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