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di Celeste9
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The way that you flip your hair ***
Capitolo 2: *** Don't need make up ***
Capitolo 3: *** Baby you got me sick ***
Capitolo 4: *** Jump around until we see the sun ***
Capitolo 5: *** And we will drive to the stars ***
Capitolo 6: *** Thank you for showing me who you are underneath ***



Capitolo 1
*** The way that you flip your hair ***


Il mio nome è Celeste e sono la parrucchiera degli One Direction; prima di invidiarmi lasciate che vi racconti quanto è faticoso lavorare con loro e sono sicura che cambierete idea.

Prendiamo Louis, per esempio, che strilla in continuazione perché l’acqua a suo avviso è sempre troppo calda o troppo fredda, perché lo shampoo gli fa bruciare gli occhi o non è abbastanza profumato. Senza contare che è un eterno indeciso e impiega un sacco di tempo per decidere la posizione di quel misero ciuffo che si ritrova.

È ovvio che non appena finisco con lui, ho bisogno di uno come Liam: un vero tesoro, soprattutto da quando ha tagliato i capelli e ci vuole un attimo tra lavarglieli e asciugarglieli; dopo ogni seduta gli do sempre un bacio in testa: se lo merita e mi aiuta a rilassarmi prima di passare a un altro osso duro del gruppo.

Zayn e il suo ciuffo mettono sempre a dura prova la mia pazienza; lui è un perfezionista e la sua pettinatura deve essere simile a una scultura; userebbe una gran quantità di prodotti e devo sempre schiaffeggiargli le mani per convincerlo a mettere giù i barattoli e i tubetti che vorrebbe portarsi via.

Niall fortunatamente, è una boccata d’aria fresca dato che ha dei bei capelli facili da gestire nonché poche pretese su come acconciarli. E poi c’è lui, Harry, l’incubo di ogni parrucchiere poiché non si sa mai con quale pettinatura si sveglierà. A volte i suoi capelli sono lisci, altre volte ricci, certi giorni schiacciati, altri voluminosi: definirli bipolari è un complimento! E non tralasciamo la sua ossessione per lo shampoo alla mela con cui un giorno probabilmente gli farò un clistere!

Naturalmente questa è la routine, il vero delirio è quando accade qualche imprevisto, come quella volta in cui vidi qualcosa che non andava nei capelli di Louis.

-Louis, hai delle sorelle più piccole vero?

-Sì.

-E le hai viste di recente?

-Sì, perché?

-Ti hanno attaccato i pidocchi.

-I pidocchi?!- quando gridava era come se avesse un megafono, gli altri si precipitarono immediatamente nella stanza per vedere cosa fosse capitato. Li informai della situazione:

-Ragazzi, devo comunicarvi una brutta notizia: Louis ha i pidocchi e probabilmente li ha passati anche a voi visto che dormite e viaggiate insieme e che le vostre teste sono sempre in contatto.

Li ispezionai uno a uno, non sembrava ne avessero, ma ne sarei stata certa solo dopo aver passato un pettinino a denti stretti su tutti i loro capelli a seguito di un inevitabile trattamento antiparassitario.

Il primo che passò per le mie mani fu naturalmente l’untore al quale strappai letteralmente alcune ciocche di capelli nell’intento di eliminare le uova degli sgraditi ospiti.  Ovviamente strillò per tutta la durata dell’operazione.

Niall si lagnò tutto il tempo di quanto puzzasse e bruciasse il prodotto che avevo usato e quando ebbi finito, la sua cute delicata era rossa come un pomodoro.

Il santo Liam fece tutto da sé, perché ero troppo impegnata a convincere Zayn che il trattamento sarebbe bastato ad eliminare il problema e che non avrei dovuto raparlo a zero come faceva suo padre quando era piccolo.

-Meno male, non voglio essere brutto e pelato come Liam- disse.

Consolai quest’ultimo col solito bacio in testa sfidando l’odore nauseabondo che emanava.

Li spedii tutti fuori ad asciugarsi al sole e cominciai a cercare Harry che si era nascosto. Quando finalmente lo trovai, m’implorò

-Non farlo, sarà dolorosissimo!

Poi mi guardò e, come se avesse avuto una rivelazione, il suo sguardo cambiò improvvisamente da supplichevole a spavaldo:

-Anche tu sei stata testa a testa con noi. Anche tu avrai sicuramente i pidocchi!

Deglutii: avevo i capelli ricci come i suoi e notevolmente più lunghi. Avanzò verso di me brandendo il pettinino.

-Chissà come sarebbe contento Niall di bruciarti la cute con quel prodotto rivoltante, per non parlare delle ciocche che ti strapperebbe Louis passandoti il pettine, sai quanto è isterico quando vuole. Altrimenti potremmo usare il vecchio metodo di casa Malik: la rasatura, così Liam potrebbe darti un bacino consolatorio sulla pelata! Facciamo un patto: tu non mi farai niente e io non farò notare a nessuno che anche tu avresti bisogno del trattamento.

Quello sporco ricattatore ormai era vicinissimo a me, i nostri corpi si toccavano, il desiderio salì vertiginosamente. Quella sera uno dei due passò i pidocchi all’altro e probabilmente anche qualche malattia sessualmente trasmissibile.

 

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Capitolo 2
*** Don't need make up ***


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Sono Celeste,  la truccatrice degli One Direction e vi chiedo di non invidiarmi perché quei cinque mi fanno vedere i sorci verdi. E non definiteli “angeli”: non lo sono per niente!

Louis, ad esempio, è insopportabile, è petulante, ha sempre da ridire su cosa gli metto in faccia; Liam, invece, è diffidente, ha mille allergie e controlla di continuo la composizione dei prodotti; Niall è il più problematico: con una pelle chiara come la sua si nota qualsiasi tipo di trucco e il risultato non è quasi mai naturale; Zayn è quello con cui lavoro meglio: si fa fare di tutto e credo che anche se lo truccassi come un clown, non gliene importerebbe molto. Infine c’è Harry, il mio incubo. È fissato con la pelle perfetta ed è quello con cui perdo più tempo perciò lo lascio sempre per ultimo.

Durante i tour dispongono di una piccola roulotte per truccarsi, arrivano da me dopo essere passati da costumisti e parrucchieri; inizialmente li tenevo tutti insieme, ma sono talmente indisciplinati che ho dovuto far mettere una tenda scorrevole al centro della roulotte per garantirmi privacy e tranquillità, mentre li trucco uno per volta. Questo, però, vale solo in teoria, giacché fanno irruzione più e più volte perché tutti, in particolar modo Louis, credono che dietro la tenda, io combini chissà cosa e sperano sempre di trovarmi in atteggiamenti sconvenienti con uno di loro.

Alcune giornate sono più pesanti di altre, come quella volta che eravamo in tour a Stoccolma.

Feci entrare per primo Zayn, tirai la tenda ben sapendo che gli altri si sarebbero assiepati dietro di essa per captare più brandelli di conversazione possibili.

-No, Zayn, non posso farlo: lei si arrabbierà!

-Dai, usa le mani, che mi piace di più. Metti quello. Tocca: lo senti che non è abbastanza duro?

-Hai ragione, aspetta che ci penso io. Un attimo, ecco: adesso è durissimo.

-Ragazzi, ci siamo! Lo sta masturbando!- l’urlo di Louis fu tutt’uno con l’apertura della tenda, ma rimasero molto delusi quando mi videro in mano solo un tubetto di gel con il quale stavo sistemando il ciuffo di Zayn, rifinendo il pessimo lavoro della parrucchiera.

Li cacciai in malo modo e feci accomodare Liam. Gli altri rimasero in ascolto dietro la tenda.

-Oggi, Liam, proviamo questo.

-No, non voglio: è grosso e sembra davvero duro.

-Quando ci avremo spalmato questo, non sentirai più nulla.

-No, aspetta, mi fai male. Ahia!

La voce di Louis fu più forte dell’urlo di Liam:

-Dai che li cogliamo sul fatto mentre usano un vibratore!

Li minacciai di morte col pennello che stavo usando per stendere il fondotinta sul loro compagno, feci entrare Niall e richiusi la tenda.

-Sei pronto?

-Non lo so, mi fa un po’ senso.

-Ma no, tranquillo, Harry lo fa sempre e non si lamenta. Dai Niall, fammi contenta!

-Come vuoi.

-Apri la bocca, bravo. Ora metti la lingua così.

-Che schifo, che saporaccio!

Quasi strapparono la tenda pur di entrare e beccare Niall durante un cunnilingus. Questa naturalmente era l’ipotesi di Louis, che rimase davvero male quando scoprì che gli stavo semplicemente applicando dello sbiancante sui denti.

Presi Louis per un orecchio e lo portai dentro. Gli altri si misero a origliare.

-Non pensarci neanche Tomlinson! Non lo farò! L’ultima volta abbiamo sporcato ovunque e ti sei schizzato tutti i vestiti.

-Tolgo la maglia, aspetta. Ecco, adesso vieni qua. Brava. Se ti metti qui a cavalcioni ci riesci meglio.

I ragazzi si precipitarono dentro capitanati da Niall che strillava:

-Mi gioco un panino che stanno scopando!

Lo fulminai con lo sguardo.

-Hai appena perso un panino per colpa del fondotinta che il vostro caro Louis vuole spalmato fino alla base del collo.

Ero furiosa e loro stanchi di fare irruzioni inconcludenti, perciò quando fu il turno di Harry, tirarono fuori telefonini e videogiochi.

-Tanto lui ci sta una vita- si lamentò Louis e rimasero tranquilli al di là della tenda.

Per fortuna, perché sarebbe stato davvero imbarazzante se fossero entrati mentre Harry ed io ci rotolavamo sul tappeto o facevamo l’amore sulla scomoda poltroncina o appoggiati al tavolino del trucco. D’altronde non conoscevo metodo migliore per fare apparire la sua pelle liscia, morbida e rilassata.

 

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Capitolo 3
*** Baby you got me sick ***


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Qualche abbassamento di voce, qualche bernoccolo (Harry aveva il vizio di cadere dal palco), qualche sbronza da smaltire: questo era il massimo che mi era capitato da quando ero medico degli One Direction, niente d’importante, dunque, finché non arrivammo in Germania.

Il loro manager mi venne a cercare in preda alla disperazione.

-Celeste, vieni! Stanno male… tutti e cinque!

Quando entrai nella stanza, cercai di fare un rapido quadro della situazione: Harry stava seduto per terra, visto così non sembrava sofferente, Liam era appoggiato al muro con un fianco e ogni tanto emetteva qualche gemito, Louis aveva la faccia sprofondata in un divano e strillava, Zayn sembrava il più grave perché si stava contorcendo su una sedia tenendosi la pancia. Uno, due, tre e quattro… un momento! Dov’era Niall? Strani rumori provenienti dal bagno mi rivelarono che era lì dentro e che stava vomitando. Lo raggiunsi, gli tenni la testa, cercai di confortarlo. Ben sapendo quanto mangiava temetti che ci sarebbe voluto molto tempo prima che gli si svuotasse lo stomaco, ma per fortuna era mattina e fece abbastanza presto. Il vero problema era che non riusciva a tenere dentro neanche un bicchiere d’acqua, così decisi di intervenire con un antiemetico, ovviamente non per via orale.

-Niall, rischi la disidratazione, è importante che tu prenda questa medicina e non per bocca.

-Non penserai che mi lascerò ficcare qualcosa nel sedere, vero?

-O lo faccio io o lo faccio fare da qualcun altro, tipo… Zayn.

-Faccio da me- s’infilò docilmente la supposta e lo portai in camera.

-Il vomito dovrebbe cessare immediatamente, bevi più che puoi e più tardi verrò a vedere come stai.

Tornai di sotto e capii che se volevo occuparmi con calma degli altri, dovevo prima liberarmi di Louis.

-Tommo, calmati, sono qui. Cosa c’è?

Tolse le mani dalla faccia e gridò

-Aiutami! Sono cieco!

I suoi occhi erano gonfi, totalmente chiusi e ricoperti da una secrezione giallastra.

-Credo sia congiuntivite; adesso ti darò una bella pulita e poi metteremo del collirio antibiotico.

Gli passai delicatamente sull’occhio destro una garza imbevuta di acqua bollita. Naturalmente strillò, anche se avevo avuto la premura di lasciarla intiepidire e quando ebbe di nuovo la visuale libera mi fissò nauseato.

-Quanto sei brutta, era meglio quando non ci vedevo.

Per tutta risposta gli cacciai la garza incandescente sull’occhio ancora da pulire; stavolta l’urlo di dolore era pienamente giustificato.

-Il mio occhio! Il mio fantastico occhio azzurro! Rimarrò orbo e le fan ti odieranno per questo!

Gli misi il collirio senza troppi complimenti e lo feci filare in camera sua perché cominciavo a essere seriamente preoccupata per Zayn: aveva il ventre gonfio e lamentava delle fitte fortissime all’addome.

-Saranno stati i cavoli… o i crauti…o la birra… o tutte queste cose insieme- confessò.

Provai a rassicurarlo, mentre gli massaggiavo la pancia:

-Non è niente, solo un po’ di aria in eccesso. Dovresti cercare di liberarti.

-Cosa?

-Scorreggiare Zayn, scorreggiare, quello che fai in continuazione quando siamo in camera insieme.- intervenne Liam.

-Sì però non qui- dissi preoccupata- prendi questo carbone vegetale, vai nella tua stanza, apri la finestra e liberati.

Mentre si allontanava, non potei fare a meno di pensare che pareva Pumbaa con quel ciuffo ritto e la serie di flatulenze che lasciava dietro di sé. Poi un altro pensiero attraversò la mia mente: Harry non aveva mai cambiato posizione e non aveva mai fiatato. E se fosse stato lui il più grave ed io non me ne fossi accorta? Per dirla con Louis, le fan mi avrebbero ucciso se gli fosse capitato qualcosa.

In quel momento Liam si lamentò, notai che sudava freddo, neanche lui si era mai mosso e così mi preoccupai.

-Dove ti fa male?- gli chiesi.

-Non posso dirtelo: è imbarazzante!

Harry parlò per la prima volta:

-Dai, faglielo vedere. Non devi vergognarti: è una donna, ma è anche un medico!

-Ma sì- continuai- se hai un problema intimo non ci sono problemi, per me è come vedere un braccio.

-Non è lì che mi fa male, ma dietro-confessò.

Dietro? Allora lo Ziam esisteva davvero! Rimasi quasi delusa quando proseguì nella spiegazione del suo malessere.

-Ho fatto una lampada, ho messo la crema solare dappertutto. Poi però ho infilato gli slip tra le chiappe per abbronzarmi anche il sedere e senza protezione mi sono ustionato.

Allargai con cautela l’elastico della tuta per dare un’occhiata: il sedere era rosso vivo, ma non presentava vesciche, dunque non era poi così grave. Gli detti una crema:

-Adesso vai in camera, metti questa medicina nella zona interessata e te ne stai a pancia sotto senza vestiti finché non ti senti meglio. E chiudi la porta a chiave… non si sa mai.

Congedato Liam, mi sedetti accanto a Harry.

-E tu? Che cos’hai?

-Ho un problema che mi tormenta da un bel po’: quando mi sei vicina ho continue erezioni.

Sorrisi.

-Non c’è problema.

E curai Harry Styles ogni sera per tutta la durata del tour.

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Capitolo 4
*** Jump around until we see the sun ***


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Mi avevano scelto come interprete e accompagnatrice per gli One Direction in occasione della loro visita a Firenze. Avrei dovuto tenerli tutto il giorno agli Uffizi, dove sicuramente non avrebbero incontrato alcuna fan impazzita e poi riaccompagnarli in albergo. Sembrava un lavoro semplice, ma in realtà si rivelò più arduo del previsto.

Fin da subito mi fu chiarissimo che a loro non importava assolutamente niente del posto che stavamo visitando e oltretutto erano davvero indisciplinati.

Niall, incurante del divieto di consumare cibi e bevande, di tanto in tanto estraeva qualcosa dal suo giubbotto multi tasche e sgranocchiava, cacciando poi le cartacce unte nelle tasche dell’ignaro Zayn che approfittava di ogni superficie riflettente per sistemarsi i capelli o provare pose ammiccanti. Liam ignorò in continuazione i miei continui richiami a non usare il cellulare, cosa assolutamente proibita all’interno degli Uffizi. Harry, invece, non riusciva a trattenere battute di cattivo gusto ogni volta che ci imbattevamo in una raffigurazione di nudo. Quanto a Louis, gli avrei volentieri sparato per impedirgli di cimentarsi in imprese vietate dal regolamento del museo quali correre o schiamazzare e di fare versacci quando trovava un’opera che gli suscitava ilarità.

Non potevo tenerli chiusi là dentro, ma dovevo proteggerli dalle fans assatanate, così chiamai un amico costumista che lavorava in un teatro lì vicino e li camuffammo così bene che non li avrebbero riconosciuti neanche le loro madri.

-Cosa volete fare adesso?

-Shopping!- urlò Louis e ci fece venire il capogiro tanta era la velocità con cui entrava e usciva dai negozi caricandosi di sacchetti.

Tutto quel movimento ci mise fame e pranzammo in una trattoria del centro. Niall fece sparire una fiorentina delle stesse dimensioni di quella che noi, in quattro, stentavamo a finire. Non riuscii a stabilire se fosse più veloce lui con la forchetta o Louis con la carta di credito.

Usciti dal ristorante, Liam manifestò la voglia di salire sul campanile di Giotto perché voleva una foto panoramica di tutta la città. Gli altri lo insultarono quando seppero dei quattrocento gradini che non avevano intenzione di affrontare e accolsero con entusiasmo la mia alternativa di vedere la città dall’alto di Piazzale Michelangelo.

Prendemmo un autobus. Zayn cercava invano di specchiarsi nei vetri polverosi, mentre Liam, divenuto improvvisamente logorroico, commentava entusiasticamente qualunque cosa vedesse. Mi limitavo ad annuire senza ascoltarlo davvero: ero impegnata a controllare Niall e Louis che si facevano beffe di due ragazzine, ignare di avere alle spalle quelli stessi personaggi che stavano bramando dalle pagine del loro giornaletto. A un certo punto mi disinteressai di loro e smisi anche di fingere di dare retta alle chiacchiere di Liam: Harry, approfittando degli scossoni dell’autobus dovuti al pessimo stato delle strade fiorentine, si era appoggiato a me e non mi dispiaceva per nulla.

Il panorama di Firenze vista dal Piazzale entusiasmò tutti e fu davvero un momento bucolico (salvo quel paio di volte che persi Louis alle bancarelle, l’attimo in cui Harry stava per precipitare dalla balaustra, quello in cui delle giapponesi scambiarono Zayn per uno scippatore e quando… no, ripensandoci bene non fu per niente una sosta tranquilla).

Niall disse che aveva ancora una gran fame e lo sfidai a provare il panino col lampredotto.

-Che cos’è?- chiese Liam con malcelato disgusto quando ci avvicinammo al chiosco di un venditore ambulante.

-È uno degli stomaci della mucca, bollito con verdure varie- spiegai.

-Che schifo!- esclamarono all’unisono Harry e Louis.

-Ottimo!- disse invece Niall leccandosi i baffi- vediamo se ha un buon sapore come l’haggis scozzese.

E iniziò a divorarlo con grandi morsi tra il ribrezzo dei compagni. Mentre digeriva rumorosamente lo spuntino, prendemmo un altro autobus per arrivare allo stadio Franchi che Zayn voleva vedere. Glielo mostrai da fuori e poi li condussi a Coverciano, dove si allena la Nazionale affinché visitassero il museo del calcio. Fu una mossa azzeccata perché fu la prima volta che li vidi tranquilli e davvero interessati a ciò che vedevano.

Mentre passeggiavamo per i vialetti del centro sportivo, chiesi a Harry se ci fosse qualcosa che volesse fare dato che era rimasto l’unico a non aver espresso richieste particolari. Mi lanciò uno sguardo malizioso, poi disse:

-Una cosa a dire il vero ci sarebbe.

Credo che entrambi ricorderemo molto a lungo lo scambio culturale che avemmo quella notte.

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Capitolo 5
*** And we will drive to the stars ***


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Quando mi chiamarono per fare da autista agli One Direction, accettai con entusiasmo, avevo già lavorato con degli artisti e mi ero sempre trovata bene. Quella volta, però, fu ben diverso.

Innanzi tutto si accapigliarono per sedersi davanti e dovetti scegliere io per farli smettere. Scelsi Zayn. Mi sembrò di aver fatto una scelta felice, poiché i primi cinque minuti se ne stette zitto e fermo, ma in realtà stava solo elaborando la scorreggia più nauseabonda che fosse mai entrata in contatto con le mie narici. Si voltò dalla mia parte sorridendomi compiaciuto della propria impresa.

-Notevole, vero?- trovò il coraggio di dire, mentre sventolava la manina per indirizzare la puzza verso di me.

Lo fulminai con lo sguardo, ma fece finta di nulla e iniziò ad aprire ogni vano dell’auto alla ricerca di superfici in cui specchiarsi. Iniziai a tamburellare nervosamente le dita sul volante, ma m’ignorò di nuovo. Quando cominciò a controllare se avesse qualcosa tra i denti servendosi del mio sacro cd di The Cure, inchiodai: gli altri seduti dietro protestarono vivacemente e Zayn batté una zuccata colossale nel vetro laterale.

-Scendi subito- sibilai e guardai dietro alla ricerca di qualcun altro da far sedere accanto a me. Scelsi il dolce, rassicurante, innocuo Liam.

Cominciò a chiacchierare ancor prima di aver messo il culetto sul sedile e continuò a interrogarmi su ogni dispositivo dell’auto e su ogni cartello che vedeva.

-Sai, sto prendendo la patente- confessò candido.

-Taci!- gli intimai, così iniziò a giocherellare con le funzioni del suo telefono. Il picchiettare sui tasti irritava il mio sistema nervoso quasi quanto l’incessabile sgranocchiare che proveniva dai sedili posteriori: Niall stava sicuramente riducendo la mia auto come un porcile e non potevo tollerarlo.

A un certo punto a Liam venne in mente di scattarmi una foto.

-Fai cheese per le mie followers su Twitter!

Il lampo del flash mi abbagliò, persi il controllo dell’auto e solo grazie ad una brusca sterzata riuscii a ritornare in carreggiata. L’improvviso movimento fece dare un’altra capocciata a Zayn.

Consapevole di averla fatta grossa, Liam strisciò verso il sedile posteriore e al suo posto sedette Niall con il suo corredo di patatine, coscette di pollo untissime e panini grondanti di salsa.

Iniziò a parlare senza sosta con la bocca piena: a ogni parola gli usciva del cibo sminuzzato dalla bocca che si andava a depositare sul mio immacolato cruscotto. Provò anche a pulirsi le dita bisunte sui miei capelli con la scusa di toccarmi i riccioli perché Harry non glielo permetteva. Frugò in un cartoccio che aveva con sé e ne estrasse il panino più ripieno che avessi mai visto. Capii che se lo avesse addentato, gran parte della farcitura sarebbe andata a guarnire il sedile e probabilmente sarebbe pure schizzata della salsa sui vetri. Era troppo. Inchiodai, procurando a Zayn l’ennesima testata. Poi fissai torva Niall e gli chiesi.

-Quanti anni hai?

-Diciannove, perché?

-Se vuoi arrivare ai venti, metti via quel panino.

Obbedì e andò dietro scambiandosi di posto con Louis. All'inizio pensai che avessi finalmente trovato il passeggero ideale dato che taceva. Ma era silenzioso in una maniera inquietante e quando mi accorsi del suo sguardo azzurro fisso su di me, cominciai a sudare freddo.

-Gli altri dormono. Non ci vede nessuno- disse con voce suadente- non lo saprà nessuno se lo faremo- aggiunse, posando la sua mano sulla mia che tenevo appoggiata sul pomello del cambio.

Non so perché lo feci, ero come soggiogata, fatto sta che lo lasciai guidare. Eravamo appena usciti dall’autostrada e stavamo attraversando la sconnessa provinciale che ci avrebbe portati al loro albergo. Louis spinse al massimo la vettura che sembrava letteralmente volare tra una buca e l’altra. Andava velocissimo e soprattutto non aveva la più pallida idea di come si tenesse la destra. Avevo la mano bianca a furia di reggermi alle maniglie, ma decisi di intervenire se volevo impedire che quel pazzo sterminasse la band più popolare del momento. Tirai il freno a mano, la macchina sbandò e Louis tolse finalmente il piede dall’acceleratore, accostò docilmente e a testa bassa prese posto dietro. Gli altri si erano svegliati a causa del movimento brusco e del rumore provocato dall’ennesima testata di Zayn; Harry si sedette davanti.

In breve tempo arrivammo all’albergo, i ragazzi scesero, tutti, tranne Harry che mi disse.

-Posso chiederti una cosa?

-Basta che tu non voglia mangiare, specchiarti, farmi una foto o guidare.

-I sedili, sono reclinabili?

-Completamente!

E in una stradina isolata dietro l’albergo, scoprimmo che non solo erano reclinabili, ma anche incredibilmente comodi nonostante il tappeto di briciole lasciato da Niall.

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Capitolo 6
*** Thank you for showing me who you are underneath ***


 

Angolo dell'autrice: e siamo arrivati all'ultima storia, alla resa dei conti con quei cinque. Mi sono cimentata in un genere diverso dal solito e spero di avervi strappato almeno un sorriso. Un ringraziamento speciale a Malikstyles per la costanza con cui mi ha seguito.

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-Celeste, guarda che io leggo tutte le fan fiction che sono scritte su di noi.

-Seee, solo su efp ce ne sono più di venticinquemila e poi cosa sei? Poliglotta?

All’improvviso mi bloccai e mi cadde la penna di mano: la vocina di Liam non era nella mia testa come sempre, ma dannatamente reale. Mi girai lentamente e, schierati dietro di me, vidi gli One Direction al completo che mi fissavano minacciosi.

-Non ci piace come ci tratti- iniziò Niall e approfittò della mia momentanea impotenza dovuta allo shock per mangiare i miei semi di zucca, da sempre miei inseparabili snack nei momenti in cui scrivevo.

-Ci hai fatto morire! Ci hai descritti in un modo orribile, ci hai fatti sembrare tutto il contrario di quello che siamo!- si lamentò Louis.

-Sono solo piccolezze- provai a difendermi.

-La goccia scava la pietra- sentenziò Zayn.

-E poi, vogliamo parlare della tua ossessione per i Cure che infili puntualmente in ogni cavolata che scrivi?- disse minaccioso Liam sventolandomi sotto il naso i miei adorati cd.

-Sono il mio gruppo preferito!- replicai.

-Come? Non siamo noi il tuo gruppo preferito!- intervenne Harry con le lacrime agli occhi.

-Niente affatto! E poi voi non scrivete le canzoni come faceva Robert Smith alla vostra età e non sapete nemmeno suonare uno strumento!

-Io so suonare la chitarra!- si discolpò Niall.

-Anche noi sappiamo suonare- risposero in coro gli altri.

-Seeee, al massimo suonate il campanello di casa.

-E poi non hai mai scritto niente su di me!- mi urlò Zayn- Devi ancora pubblicare la mia storia da neonato che, detto tra noi, sta anche venendo male. Quindi mi devi un racconto fatto bene!

-Ok, però non ho intenzione di avere una storia d’amore con te.

-Affare fatto!

A quel punto pensai malignamente: “Sì sì, povero illuso, vedrai cosa ti faccio passare!”

-Anche io voglio un racconto tutto per me- si lamentò Niall- però voglio scopare!

-Anche io voglio scopare!- intervenne Liam.

-Eh, allora anche io- irruppe Louis- a patto di non doverlo fare con uno dei tuoi alter ego: non ti toccherei nemmeno con un bastoncino.

-Io invece non voglio farlo più!- disse Harry- guarda come sono esaurito! Devi farmi riposare!

Dopo una momentanea perdita di coscienza dovuta a un viaggio mentale negli occhi languidi di Harry, mi accorsi che Zayn e Louis erano spariti.

-Dove sono?- chiesi isterica immaginando quali danni avrebbero potuto provocare quei due in giro per casa mia.

-In bagno- rispose Niall tranquillamente.

-Insieme?

-No, tranquilla, io sono già fuori- rispose Zayn armeggiando col mio spazzolino elettrico- Che cos’è? È un po’ piccolo come vibratore.

-Uno spazzolino, testa di rapa: si vede che non ti lavi mai i denti!

-Io me li lavo- fece eco una voce proveniente dal bagno- uh, guarda! Usi il nostro stesso dentifricio! Colgate! Brutta copiona!

-Louis, cosa stai facendo nel mio bagno?

-Sto componendo una canzone per te- disse sarcastico, prima di tirare lo sciacquone.

Ero furiosa: tolsi lo spazzolino di mano a Zayn, i semi di zucca a Niall, impedii a Liam di usare i fogli su cui stavo scrivendo per farne un aeroplanino e, assestando un calcione a Louis, li cacciai dalla stanza.

-E io?- chiese Harry

-Tu resti, sai cosa ti succede sempre alla fine delle mie storie, vero?

-Scena lemon?

Annuii. E scena lemon fu!

 

 

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