nel pub giusto al momento giusto

di j3yinlove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un incontro un po' scontro ***
Capitolo 2: *** caffè, moto e libri ***
Capitolo 3: *** tu sei pazzo, ma mi piaci per questo! ***
Capitolo 4: *** Il tempo passa, la gente si affeziona ***
Capitolo 5: *** La vicinanza avvicina...(?) ***
Capitolo 6: *** Allarme rosso, viaggio pericoloso ***
Capitolo 7: *** Piccoli segreti... ***
Capitolo 8: *** Basta! Ho deciso.... ***
Capitolo 9: *** Ritorno a casa... ***
Capitolo 10: *** il grande viaggio ***
Capitolo 11: *** la nuova casa ***
Capitolo 12: *** Mattinata sconvolgente ***
Capitolo 13: *** cambiamenti in vista ***
Capitolo 14: *** lasciamoci il passato alle spalle ***
Capitolo 15: *** l'invito ***
Capitolo 16: *** il grande matrimonio ***
Capitolo 17: *** il grande matrimonio ***
Capitolo 18: *** un'opportunità ***
Capitolo 19: *** l'inizio ***
Capitolo 20: *** Tennessee ***
Capitolo 21: *** cambiamenti ***
Capitolo 22: *** voglia di cambiare ***
Capitolo 23: *** una passeggiata per il kentucky ***
Capitolo 24: *** di nuovo l'inizio ***
Capitolo 25: *** la premiazione ***
Capitolo 26: *** il passato torna ***
Capitolo 27: *** preparazione a una grande serata ***
Capitolo 28: *** un finale sorprendente ***
Capitolo 29: *** un estremo saluto a lui ***
Capitolo 30: *** dediche e ringraziamenti ***



Capitolo 1
*** un incontro un po' scontro ***


<< Ti prego Jiulia solo questa sera! Matty sta male e io e Jonathan dobbiamo stare con lui. Ti scongiuro sostituiscimi!>> mi disse con il fiatone al telefono. Sicuramente aveva Matty in braccio e stava correndo a casa di Jonathan. Erano separati da due mesi ma stavano praticamente sempre insieme per via del figlio.
Guardo verso il divano, dove Jas, la mai coinquilina stava bevendo l’ennesima bottiglia di wodka e stava per vomitare l’anima! Dopo mi toccherà pulire se resto a casa.
<< Non ho di meglio da fare, e poi tu sei l’unica amica che ho qui, se non consideriamo la mia coinquilina perennemente ubriaca, come potrei dirti i no?>> risposi sorridendo.
Era vero, non avevo ancora avuto il tempo di fare “nuove amicizie”  nei quattro mesi a New York.
Passavo tutto il mio tempo tra il lavoro al pub alla sera e la scuola di recitazione durate il giorno, praticamente i miei genitori dall’altro lato dell’oceano non sapevano nemmeno più se mi ricordavo come respirare.
Li sentivo così raramente e m i mancavano tantissimo!
A 19 anni ho preso il mio diploma e il primo aereo per New York.
Li ho salutati dicendo che avrei seguito la vita che volevo qui e che l’Italia era troppo stretta per me.
Mi infilo un paio di jeans blu chiaro a sigaretta, metto la cintura con le frange che amo tanto, mi da un tocco hippy, e metto la maglia del pub dove lavoro quasi tutte le sere. Questa doveva essere la mia serata libera.
Ma mi piace lavorare da “Jole’s”, incontri sempre persone interessanti, puoi vedere donne che vengono abbordate con un semplice sorriso, altre che si fanno trascinare sul palco dalle amiche (sicuramente) meno ubriache di lei, ma abbastanza da inventarsi quella forma di umiliazione anche chiamata “karaoke”; uomini troppo soli per sedersi a un tavolino, che quindi preferiscono stare al bancone sperando di portarsi a casa la barista.
È quasi divertente alle volte.
Allaccio le mei vecchie All Stars una volta azzurre, e esco di casa. Mi infilo gli auricolari alle orecchie e alzo al massimo il volume della musica.
Nelle miei orecchie va al massimo la canzone Determinate dei Lemonade mouth.
Adoro questa canzone. Fortunatamente il pub non è troppo lontano dal mio minuscolo appartamento.
Apro la porta e Jole è già lì che prepara i tavolini e Lory porta delle casse piene di alcolici dietro il bancone.
<< Ciao a tutti!>> dissi agitando la mano sinistra, mentre con la destra mi stacco gli auricolari. Chiudo la porta dietro di me e vado dietro il bancone a prendere il mio grembiule.
Sento Jole imprecare contro un tavolino, sghignazzo un po’ e poi decido di aiutarlo.
<< Lascia fare Jole, ci penso io ai tavoli, vai ad aiutare Lory con le casse>>dissi dolcemente. Jole mi fa un tenero sorriso, poi mi da un bacio sulla fronte e si precipita a fare quello da me suggerito.
Finalmente stiamo per aprire, adoro quel momento di ansia quando giri il cartello con scritto “open” e non sai se la gente quella sera si presenterà o meno. Ovvio noi abbiamo i nostri clienti abituali, che sono anche i primi ad arrivare.
Con il tempo il pub inizia a riempirsi, quindi il mio lavoro aumenta e noi delle ordinazioni impazziamo. Vado a sbattere più volte contro i clienti in piedi sotto il palco del karaoke e chiedendo scusa mi faccio largo per arrivare al tavolo con le loro ordinazioni un po’ fuoriuscite dal bicchiere. Mi scuso ulteriormente e proseguo con la routine.
Queste sono le mie serate.
Poso il vassoio sul bancone e mi dirigo verso una mano alzata in fondo al pub, non mi ricordo nemmeno se fa parte dei miei tavoli o quelli di Jole, ma vado ugualmente perché tanto Jole è sommerso dal lavoro come al solito.
Davanti a me mi ritrovo due ragazzi che avranno avuto al massimo 24 anni, erano molto belli, vestiti solo di marca, uno di loro aveva un orologio impressionante, era enorme e d’oro.  Erano uno moro e  uno biondo.
<< C…Cosa vi porto?>> chiesi
<< Cosa? Non sento?>> mi rispose quello moro.
<< Cosa posso portarvi?>> urlai più forte. All’improvviso la cantante stonata smise di assordarci un attimo e l’intero locale sentì la mia domanda.
I due ragazzi fecero un sorriso, come quasi tutto il pub d'altronde.
<< Due birre per favore!>> dichiarò con arroganza il biondo.
<< … una marca in particolare?>> mi rivolsi al moro, mi sembrava più simpatico, era anche più carino. Lui guardò l’amico che sotto voce gli disse qualcosa che al momento non afferrai. Sapevo leggere il labiale, con i tre mesi di lavoro in un pub assordante impari a farlo ma con la lingua avevo ancora qualche piccola lacuna qua e la.
<< No! Ma sbrigati abbiamo fretta!>> mi rispose altezzoso.
Presi l’ordinazione di altri due tavoli prima di dirigermi da Lory per prenderle tutte insieme.
Con il vassoio pieno mi diressi lentamente verso i tavoli in questione lasciando per ultimo quello dei bellocci stronzi.
Mentre mi avvicinavo li vedevo sghignazzare. Se la ridevano alla grande qui due. Avevo paura che mi prendessero ancora in giro. Forse è per la pronuncia non del tutto perfetta.
Posai le due birre sul tavolo,  rivolsi un mezzo sorriso arrogante anch’esso, quasi quanto loro quando le avevano ordinate, e me ne andai fiera. Guardai l’orologio, mancavano solo 20 minuti alla chiusura.
Ero stanchissima. Sarei tornata a casa e mi sarei buttata sul mio letto! Avrei dormito le mie tre ore e mezzo e poi mi sarei lavata e vestita per andare a lezione.
Alle cinque Jole cacciò fuori l’ultimo ubriacone e mi diede i soldi della settimana.
Posai il grembiule e presi la borsa.
<< Buon giorno a tutti!>> dissi ridendo. Era il nostro di salutarci quando chiudevamo!
Usci dalla porta, guardai il mio orologio al polso, mi venne in mente quello del biondo, tutto d’oro e compresi che uno del genere al mio polso non sarebbe mai esistito. Per me c’erano quelli di tessuto della Swatch, e mi piaceva così.
Le cinque e mezza del mattino.
<< Buon compleanno Jiulia>> mi dissi sotto voce. Sciolsi i capelli da quell’orribile coda che mi devo fare per lavorare, li scossi un po’ e alzai la testa, volevo andare a casa e dormire.                                                              
Fu in quel momento che lo vidi…                                                                       Era rimasto lì per tutto quel tempo.
<< Ciao straniera!>> mi disse beffardamente.
<<  Ciao…>> ribattei in tono piatto
<< Josh… il mio nome è Josh>> mi anticipò la domanda.
<< e tu sei…>> domandò quando vide che ero incerta su quello che si aspettava che rispondessi
<< Non capisco cosa ti serve da me>> risposi acida
<< Piacere di conoscerti “ non capisco cosa ti serve da me”>> ribatté ridendo.
Okay era carina.
<< Jiulia, mi chiamo Jiulia!>> dissi in fine ridendo anche io.
<< Allora cosa vuoi?>> chiesi di nuovo sulle mie.
<< Chiederti scusa! Chiederti scusa per come ti ho trattato dentro, era una stupida scommessa con il mio amico Alex. Lui dice che sono sempre troppo gentile e volevo dimostrargli che posso essere anche il cattivo ragazzo che tutti si aspettano da me alle volte>> mi dichiarò
<< Non capisco perché tu voglia essere quello che vogliono gli altri da te! Comunque non è che non ci dormo la notte per quello che mi dice la gente, sono le cinque e mezzo del mattino potevi anche andare a casa.
Comunque se proprio ti va… sei perdonato.>> controbattei.
<< ora che siamo tutti in pace con noi stessi posso offrirti un caffè o qualsiasi cosa si possa prendere a quest’ora del mattino dopo una nottata di lavoro?>> mi domandò dolcemente.
<< veramente io… (io dovrei alzarmi tra tre ore per andare a lezione, ma ti trovo troppo carino, pensai) 
Che male può fare un caffè! Almeno per la lezione sarò mezza sveglia!

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Capitolo 2
*** caffè, moto e libri ***


<< Grazie… per il caffè! È veramente buono! Sai forse  è il primo vero caffè che prendo qui a New York>> dissi sorseggiando un caffè che assomigliava incredibilmente a quello italiano invece che quell’acqua sporcata con il caffè.
 
<< Allora… come mai sei andata via dall’Italia?>> mi domandò a bruciapelo
 
<< Beh andata vi non è il termine giusto, sono letteralmente scappata! Ahahahaahaha>> buttai il mio bicchiere 
nel cestino vicino a noi.
 
Allungò il braccio verso destra… seguii la linea del braccio fino a scorgere una bellissima panchina sotto due alberi ricurvi su essa! Era inverno la neve che formava un tappeto faceva molto appuntamento romantico organizzato nei minimi dettagli…. Ma non era così
<< Si perché no!>> ribattei alla sua domanda mentale con un bel sorriso.
 
<< E perché? Nel senso, non voglio contestare la tua scelta, io amo l’America, e sono stato anche in Italia ed è bella anch’essa , la domanda vera e propria e… come hai fatto a lasciare famiglia e amici?>>mi invitò a rispondere con sincerità.
 Cosa che no avevo mai fatto. 
A tutti dicevo che sentivo la necessità di cambiare aria, ma con lui non so perché, desideravo dirgli tutto quello che mi passava per la testa.
 
<< Alle volte un sogno ti porta lontano dalla tua casa e dalla tua famiglia>> risposi lentamente, come se  dubitassi della mia stessa frase.
 
Anche se non lo conoscevo da molto, sapevo di potermi fidare, che con lui non c’era bisogno di mentire, nemmeno a me stessa.
<< E non…>> incominciò
<< Si!  È ovvio che mi mancano, alle volte tra il lavoro e la scuola di recitazione… ( guardo l’orologio)… o mio Dio! Sono in ritardo  tra mezz’ora inizia la mia lezione e siamo dalla parte opposta della città! Sono spacciata una sola assenza e perdo tutto! Come faccio>> inizio a strillare isterica camminando avanti e indietro creando un circolo d’aria.
Josh si schiarì la voce.
<< Stai calma. Dov’è la scuola ti ci accompagno io in moto>> mi mise le mani sulle braccia e iniziò a muoverle su e giù. Un po’ per riscaldarmi e un po’ per farmi rilassare.
Sprofondai in un sospiro di sollievo tra le sue braccia.
Ma che stavo facendo? Mi stavo facendo coccolare tra le braccia di uno conosciuto poche ore prima in un pub. Questa  non sono io. Io sono razionale, penso 5 volte una cosa prima di decidere se farla o meno. 
Ma devo ammettere che le sue braccia sono confortanti.                                                       Sento il suo cuore sotto i 4 strati di vestiti.                                                                          Con le braccia mi spinse dolcemente indietro il poco giusto per guardarmi negli occhi.
<< Andiamo, raggiungiamo la mia moto ti porto a casa prendi i libri e andiamo verso la scuola. Okay?>> mi feci cullare dalle sue parole dolci, solo quando arrivammo vicino alla moto mi resi conto che ci tenevamo per mano. La lasciai immediatamente! Evidentemente la allontanai con tanta ferocia da suscitare sospetto nei suoi occhi, ma feci finta di niente.
Mentre salivo sulla sua moto mi ricordai di non aver detto né  la via della scuola, né quella della mia casa/topaia.
Mi vergognai un po’ al pensiero di fargli vedere dove vivevo, ma dovevamo fare in fretta.
<< la scuola è a Times Square dopo il negozio di pellicce, mentre casa  mia è… è li vicino non mi ricordo il nome della via ti dico io dove girare.>> dissi mentre mi infilavo il  suo casco.  Lui sarebbe rimasto sena? Ma non è pericoloso? Bah
<< Ho capito qual è la scuola l’ha frequentata anche un mio amico! Sei pronta?>> la sua voce mi faceva impazzire.
<< ah-ah>> dissi, ero terrorizzata. Non salivo su una moto da dopo l’incidente del mio amico Omar. Me ne avevano regalata una ma avevo deciso di non usarla, anzi la paura aveva deciso per me.
<< Scusa se ti ho fatto una scenata da isterica prima! E che ci tengo veramente tanto a quella scuola, ho fatto i salti mortali per entrarci. È tutta la mia vita!>> gli urlai nell’orecchio mentre sfrecciavamo per le vie. Erano le otto e mezzo e le vie iniziavano a prendere lentamente vita, mentre io ero già sveglia da ore ormai.
<< Figurati. È normale è il tuo sogno no? Me lo hai detto tu; per i sogni si fa tutto!>> replicò
Sorrisi, allora mi stava ascoltando veramente prima. Alzai gli occhi al cielo. Non avevo mai visto il cielo a quella velocità. Era pazzesco.
Mi mancava girare in moto. Mi strinsi più forte alla sua schiena quando prendemmo un dosso. Si avevo paura, ma stavo pian piano ricominciando a vivere.
<< Gira qua! Gira qua!!>> gli urlai a una traversa, lui con prontezza girò ed entrammo nel vicolo della mia casa.
<< Io abito in quel palazzo là giù…>> proferii con vergogna.        
<< eccoci arrivati>>disse
<< Salgo un attimo e scendo subito, giuro!>> gli urlai mentre mi accingevo a salire le scale. 
Salii così velocemente che mi parve di volare, con ferocia aprii la porta e la lascia sbattere più volte sul muro.
Jas alzò la testa solo per assicurarsi che non fosse un ladro, e poi tornò a dormire.
Avvistai i libro sulla scrivania sotto pile di vestiti sporchi di Jas.                                         Li spostai malamente e presi i miei libri, corsi nel corridoio e richiusi la porta a chiave.
Scesi di le scale come le avevo salite e per poco non scivolai. Uscii dal portone correndo. Avevo il fiatone.
Lo vidi ridere.
Dovevo far ridere. Ero ancora col casco (più grande) che mi sballottava a destra e a sinistra con la borsa a tracolla che stava scivolando e al petto stretti forte i miei quattro libri di testo. Dovevo proprio essere buffa perché+ rideva di cuore.
<< ah ah ah! Deve essere bello vedermi sclerare in queste condizioni! Andiamo a scuola che senno arrivo in ritardo!>> gli ordinai con tono scherzoso.
Josh cercò di trattenere le risate ma non ci riuscì! Infilai nella borsa i libri, e attesi che smettesse di sfottermi.
Quando si decise, salii sulla moto e partimmo.
Come potevo fidarmi ciecamente di uno sconosciuto a tal punto da fargli vedere dove abitavo che scuola frequentavo? Lui era così vero e io non  potevo fare a meno di sentirmi una bambina che trova il suo primo amico all’asilo. Un minuto prima non sai nemmeno il suo nome e il minuto dopo è già il tuo migliore amico e sai anche le cose più nascoste del suo piccolo passato.  Mi sentivo così con lui.
Mi sentivo la vecchia me! Quella piccola che si divertiva e rideva sempre.
<> gli ricordai.
<< Tranquilla conosco una scorciatoia, siamo la tra un minuto al massimo! Fidati di me!>> mi rispose con tono dolce.
Fidarmi, io non mi fido nemmeno di me stessa oggi!
Ma improvvisamente sentii la mia voce rispondere un okay.                                           Ero impazzita. Completamente.
Inaspettatamente la moto si fermò davanti all’entrata della scuola.
<< Hai visto? Basta solo fidarsi!>> mi diede un buffetto sulla guancia e mi aiutò a togliere il casco.
Scese anche lui e nell’istante in cui poggiò entrambi i piedi per terra una massa di ragazze urlanti ci accerchiarono.
Flash mi abbagliarono e mani iniziarono a spingere.
<< JOSH JOSH JOSH JOSH JOSH >> urla in ogni direzione. Non capivo più niente.
Lo guardai e lui mi sorrise.
<< JOSH HUTCHERSON TI AMO>> Urlò una ragazza .
JOSH HUTCHERSON  l’attore. 
Oh mio Dio come ho fatto a non riconoscerlo.
Era lui!  
<< ti…. Do… o..ay?>> la sua voce era sovrastata a quella delle mille ragazzine urlanti. Non capii molto di quello che disse.
Salii in silenzio la scalinata e con fare assente mi avviai per la mia strada nei corridoi deserti.

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Capitolo 3
*** tu sei pazzo, ma mi piaci per questo! ***


<< Ciao Jiulia>> mi salutò con una voce strana, mentre si sedeva nella sedia accanto alla mia.
<< Ciao Adam, come mai di cattivo umore?>> domandai.
<< Niente di che! L’hai portato tu qui il belloccio?>> mi sollecitò.
<< No… cioè si! Ma non sapevo chi fosse!>> mi giustificai.
<< Adam? Rose è lì e tu sei geloso vero?>> Rose era la sua ragazza, da quel che avevo sentito nei corridoi della Accademy Actors NY, stavano insieme da tipo sempre.
<< NO! Okay forse un pochino…. E solo che…>> cominciò
<< Buongiorno raga….>> la voce della professoressa Dawson si bloccò di colpo
<< Dove sono tutti gli altri? Come mai ci siete solo voi due?>> iniziò a infervorarsi.
<< Sono tutti sotto dal nuovo fidanzato di Jiulia.>> disse Adam scocciato.
Io lo guardai storto, e lui fece spallucce.
<< Non è il mio fidanzato Adam! Non è il mio fidanzato professoressa! Mi ha dato un passaggio a scuola perché ero in ritardo, ma non pensavo che la gente qui impazzisse per Josh Hutcherson in questo modo!>> iniziai a giustificarmi.
<< Josh Hutcherson l’attore? È stato uno dei miei primi allievi!>> la professoressa lasciò la borsa e la giacca su una sedia e lasciò il teatro!
Ci affacciammo dalla finestra per goderci la scena.
Si vedeva tutto in modo eccellente! La scena era da ridere. All’arrivo della Dawson il cerchio urlante attorno a Josh e alla sua moto si aprì come il mar rosso davanti a Mosè. E mentre le ragazzine urlanti si dirigevano in classe dopo l’ordire della Dawson lei abbracciava il suo ex allievo. In tanto l’aula del teatro si stava piano piano riempiendo.                                                  Poi vidi Josh montare in moto e andarsene.
La Dawson sicuramente gli ha detto che disturbava il normale svolgimento delle lezioni.
Vidi la Dawson salire le scalinate e rientrare nella scuola e mi precipitai al mio posto dalla parte opposta di dove mi trovavo.
Sbattei contro un paio di sedie. Bene lividi in più da aggiungere a quelli della serata precedete.
Segui le tre ore di lezione con la Dawson e mentre mi accingevo a uscire dall’aula per precipitarmi nella prossima la professoressa pronunciò il mio cognome e io mi fermai sulla soglia della  porta con un braccio infilato fino in fondo alla mia borsa nella speranza di trovarvici una penna. Mi girai irrequieta e la fissai.
<< Josh mi ha detto di dirti che ti passa a prendere alla fine delle lezioni, perché convinto che tu non lo abbia sentito la prima volta per via della folla urlante. E poi ha detto di darti questo! Giuro che non l’ho guardato.>> mi disse allungando il braccio e esortandomi ad avvicinarmi a lei.
Lo presi e aprii il pezzettino di carta, senza ancora proferire parola.
All’interno c’erano dei numeri in serie… sicuramente un numero di cellulare. O Dio, il suo numero di telefono! Perché mi ha dato il suo numero? Io non lo voglio! Io non voglio sentirmi così! Sono felice e arrabbiata perché da presuntuoso si aspetta che io salga di nuovo sulla sua moto e che mi salvi il suo numero sul telefono, questo significa che si aspetta che anche io gli dia il mio! 
Mentre mi faccio le mie riflessioni noto che sto ancora fissando il biglietto a bocca aperta e che la professoressa si aspetta che dica qualcosa.
<< Grazie prof! E …. Mi dispiace per il disturbo!>> dissi in fine, quando riacquistai l’uso delle mie facoltà.
Lei mi sorrise e io lasciai l’aula. 
Attesi la fine delle ultime due ore con ansia. Nel mio cervello volavano pensieri a destra e manca. Non sapevo se sgridarlo o dirgli grazie di tutto.                                Quando suonò l’ultima campanella mi sentii strana! Presi la mia borsa il giacchetto e  scesi le scale. Salutai il professor Vergman e uscii. Mi aspettavo una folla urlante che lo accerchiava, ma non vidi nessuno! Solo la mandria di studenti che si dissolveva dietro gli angolo!
Perché aveva detto alla Dawson di dirmi che sarebbe venuto a prendermi dopo le lezioni se aveva deciso di non esserci?
Infilai l le mani in tasca   era febbraio e non usavo ancora un paio di guanti, se mia mamma fosse qui mi scoccerebbe tutte le mattine perché mi coprissi dalla testa ai piedi.
Percepii al tatto qualcosa di cartaceo, mi ricordai del bigliettino di carta.
Presi il cellulare dalla tasca dei jeans e composi il numero. 
<< Risponde la segreteria telefonica di JHutch se sei Jiulia recati al pub di Jole dove ci siamo incontrati la prima volta. Se non sei Jiulia sai cosa fare dopo il bip.>> la segreteria telefonica mi diceva  di andare al pub. La ragazza normale e ragionevole che ero fino al giorno prima mi diceva di tornare a casa e dormire, ma la ragazza che era stata contagiata dal virus di “JHutch” come si faceva chiamare si scoprì già sulla via per prendere in pullman che mi avrebbe portato al pub.
Mi infilai gli auricolari nelle orecchie mentre aspettavo il pullman, chissà perché mi sta facendo andare al pub! Salii sul pullman.
Ero  stanca non dormivo  da più di 24 ore e avevo paura a vedere che aspetto ho nel riflesso del finestrino! Dovevo  avere delle occhiaie  fino alle labbra come minimo.
Ecco la mia fermata.
Scesi e mi incamminai per il viale fino ad arrivare al pub.
Che scema il locale è chiuso. Perché cavolo mi ha fatto venire qui allora?
Mi avvicinai alla porta e scossi i catenacci in segno di disapprovazione.
Poi notai un fogliettino rosa appiccicato alla porta.
“i fiocchi leggeri il freddo porta, la coltre bianca della vita corta, è scomoda ma romantica!”
Cosa vorrà dire? Vuole che vada alla panchina di stamattina?                                                Sbadiglio, guardo l’orologio. Okay vado, ma poi corro a casa a dormire.
Inizio a camminare fino ad arrivare al parchetto dove quella mattina avevamo preso il caffè.
Il tipo della bancarella ambulante dove Josh mi aveva offerto il caffè richiama la mia attenzione.
<< Signorina? Scusi signorina?.... lei è la signorina Jiulia?>> mi domandò.
Mi guardai intorno. Come faceva a sapere il mio nome?
<< è la signorina che ha preso il caffè questa mattina con il ragazzo vestito bene?>> continuò a chiedere.
<< Si…>> risposi titubante.
Mi porse un bigliettino giallo.
“ noi viviamo in tre tempi: il presente del passato, che è la storia, il presente del presente, e che è la visione e il presente del futuro, che è l’attesa! Io ti attendo Jiulia, dove in primavera i fiori si incontrano anzi si inchinano!”
Sempre la panchina!
Mi incamminai nuovamente verso il centro del parco.
Stavo per arrivare alla panchina e notai che era vuota! Ma dove diavolo mi stava conducendo.
Arrivai alla panchina e mi sedetti. 
Attesi e Attesi.
Stavo per andarmene quando una rosa apparve come per incanto da dietro il mio collo! Era magnifica.
Mi girai e lo vidi lì.                                                                                                                                                                                                                          Era vestito in modo normale, niente vestiti firmati, aveva dei semplici jeans, una t-shirt dei Ramones e una giacca di pelle marrone.
<< Buon giorno cara Jiulia!>> disse con voce dolce
<< mi hai fatto girare per metà città! Te ne rendi conto?>> risposi arrabbiata ma elice per la bella sorpresa.
 
<< Lo so, e ti chiedo scusa!>> sembrava sincero.
<< Tu sei pazzo, sai anche questo?>> gli chiesi finalmente guardandolo negli occhi!
<< Credo di esserlo diventato ormai!>> mi rispose con un sorriso stampato in faccia!
<< Tu sei pazzo!>> ribadii
<< Lo hai già detto!>> mi corresse. Eravamo sempre più vicini!
Gli poggia le mani sul petto!
<< Non mi hai lasciato finire! Tu sei pazzo, è per questo che mi piaci così tanto!>> la mia voce tremava un po’ mentre lo dissi.

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Capitolo 4
*** Il tempo passa, la gente si affeziona ***


Erano già  passati due mesi dall'incontro/ scontro con Josh. Eravamo diventati grandi amici. 
Alle sette e mezzo tutti i giorni mi accompagnava a lavoro e aspettava che Jole chiudesse per riaccompagnarmi a casa! Nel pomeriggio dopo le lezioni e il mio sonnellino per riprendere un po le forze,uscivamo e ridevamo come pazzi! 
Mi faceva vedere tutti i posti più belli e provare caffè per niente  buoni! E ogni volta che mi chiedeva che ne pensassi io scoppiavo a ridere e lui non poteva trattenersi dal farlo anche lui! Questo ovviamente solo i giorni in cui era in città, lui era sempre in giro per lavoro e poi abitava da tutt'altra parte dell'America, prendeva un sacco di aerei solo per passare un po' di tempo con me ogni tanto. Ma questo non ci impediva di sentirci tutti i giorni, per ogni stupidaggine. 
Era strano ma con lui mi divertivo veramente! Da quando avevo lasciato l'Italia, la mia vita era noiosa e monotona. Ma il suo arrivo ha sconvolto tutto! Eravamo ottimi amici e, girare con lui, anche se è famoso in quasi tutto il mondo, non è così difficile come pensavo! La gente, è,  come dire? Quasi abituata a vedere celebrità girare per le loro strade!
 
<> urlo a Josh  dal mio cellulare mentre cammino per le strade di Times Squares per andare a lezione!
<< beh lo sai che Non sono bravo negli approcci con l'altro sesso!>> mi risponde come se fosse una scusa plausibile.
<< Caro... Questo non è non essere bravo! Questo è essere insensibile>> gli grido mentre attraverso la strada! 
Sento che mi sta rispondendo qualcosa ma non ci faccio caso. Mi giro appena in tempo per vedere che una macchina gialla mi viene addosso. Quello è il mio ultimo ricordo. 
 
Mi sento rilassata. Anche se sembra che intorno a me sia scoppiata una bomba. Sento la gente che urla e si agita ma io non apro gli occhi! Sento rumore e agitazione ma io riesco solo a pensare che dentro di me c'è la pace interiore. Non ricordo cosa mi è successo ma so che le conseguenze sono favolose!
 
Cerco di aprire gli occhi. Vedo tutto sfocato, sento che la mia sensazione di piacere sta svenendo, quindi decido che devo aprire gli occhi e capire cosa mi sia successo. 
La testa mi gira,  sono in letto con le lenzuola bianche, indosso anche uno di quegli stupidi camici da ricovero bianchi. Cerco di muovermi ma poi mi accorgo che una presenza mi impedisce i movimenti a partire dalla mano.  Guardo verso la fonte della mia momentanea immobilizzazione, e vedo Josh addormentato accanto alle mie gambe che mi stringe la mano! Lentamente sfilo la mia mano dalla sua e gli accarezzo i capelli dolcemente in modo da non svegliarlo.  Sento i passi dell'infermiera e decido di farle un gesto per richiamare la sua attenzione. Entra una signorina nemmeno o troppo vecchia, forse sulla quarantina con un camice bianco, le penne nella tasca con su scritto il nome "Monique"; le faccio segno di fare piano perché non voglio svegliare Josh. 
<< Salve>> mi sussurra l'infermiera
 Le faccio un sorriso
<< ha bisogno di qualcosa signorina?>> mi chiede con gentilezza
<< Mi potrebbe portare una tazza di caffè e dell'acqua?>> domando sotto voce.
Monique annuisce, fa per andarsene ma poi ci ripensa, si gira verso di me e  mi sorride. Aspetto che dica qualcosa.
<<  Siete davvero una bella coppia!>>  la mia faccia sconvolta deve averla insospettita così decide di continuare il suo discorso << mentre lei dormiva, il suo compagno camminava avanti e indietro per la camera con passo preoccupato, creando un circolo d'aria>> Monique sorride e prosegue << ogni cinque minuti chiedeva delle sue condizioni e a un certo punto ha pensato che doveva avvisare i suoi genitori, cosa saggia tra l'altro, ha preso il suo cellulare e ha composto il numero, poi si è ricordato che non parlava la lingua dei suoi genitori si è recato di corsa nel pronto soccorso e si è messo a urlare se qualcuno parlava l'italiano.>>. La ascolto mentre mi racconta la dolcezza del ragazzo che mi dormiva sulle gambe, ma io sapevo che era dolce! Le sorrido e continuo ad ascoltare il suo racconto. 
<< quando ha trovato una signora italiana le ha dettato cosa dire! Era una scena esilarante, lui tutto nervoso perché non sapeva cosa dire ai tuoi genitori... Poi è tornato nella tua stanza aspettando che ti svegliassi e si è addormentato!>> non so cosa dire. Non so se dirgli grazie per avermi raccontato cosa mi sono persa mentre dormivo o se sorridergli semplicemente. 
Opto per la seconda scelta.
<< si vede che ti ama davvero tanto>> conclude.
Io spalanco gli occhi. O mio Dio! L'infermiera pensa che io è Josh siamo fidanzati?
<< Oh ma noi... Noi non siamo.... Grazie per avermi riferito tutto questo>> balbetto mentre Monique si sente chiamare da fuori dalla stanza!
<< Le porto subito il caffè e l'acqua>> mi dice mentre corre via. Una volta che l'infermiera chiude la porta mi giro verso Josh per accertarmi ha dorma ancora. Gli tamburello sulla spalla per svegliarlo. Ci vuole un po' prima che si renda conto che deve aprire gli occhi. 
Appena vede che sono sveglia, si tira su di scatto e si allontana con la sedia, come se lo avessi colto con le mani dentro la marmellata. È divertente vederlo imbarazzato. 
<< Mi sono addormentato>> si giustifica. 
<< Me n'ero accorta>> dico ridacchiando.
<< Come ti senti?>>  chiede preoccupato.
<<...mi gira ancora la testa ma ... Qualcuno mi può spiegare cos'è successo?>> chiedo un po' sulle mie
Ho deciso di non dire a Josh che so del suo lato dolce. 
Sghignazza un po' prima di rispondermi << ti sei fatta investire da un taxi con alla guida una signora anziana! Hai fatto un bel volo! >> mi risponde come se fosse la cosa più normale del mondo.
<< Ti hanno detto quando posso usc... O mio Dio! La lezione della Dawson! L'ho persa! E ora come faccio io... Io sono spacciata!>> inizio con la mia crisi! Josh mi mentre le mani sulle spalle e mi fa rilassare << tranquilla, ho chiamato la tua professoressa, le ho detto cosa ti era successo e lei mi ha detto che provvederà a mandanti via e-mail quello che i tuoi compagni faranno in questi giorni! Sono o non sono il migliore?>> Josh è pazzesco! Lo adoro!! Gli butto le braccia al collo e gli stampo un bacio sulla guancia! 
<< Grazie grazie grazie>> gli urlo praticamente nell'orecchio. Si allontana e si rimette a sedere sulla poltroncina dove fino a poco fa schiacciava un pisolino.
<< Come faresti senza di me?>> chiede in modo retorico. 
<<  È facile, non farei! Anzi mi chiedo come ho fatto per tutti questi anni senza un Josh a portata di mano tutte le volte che avevo dei problemi! >> rispondo ironica. Scoppiamo tutti e due a ridere! Continuammo a ridere per tutta la notte! Mia mamma mi chiamò almeno tre volte e tutte le volte le dovevo ripetere che stavo bene e che non c'era bisogno che prendesse un aereo e mi raggiungesse ! Dalla nostra finestra si poteva vedere il tempo che scorreva, piano piano la notte calò e la neve incominciò a scendere e noi continuammo a sdrammatizzare sul fatto che fossi una frana a girare per le strade di New York e che mi facessi investire da tutte le vecchiette della città. 
In quella stanza per tutta la notte riecheggiavano solo le nostre risate. Io e lui insieme eravamo dei comici nati. Non smettemmo di ridere nemmeno quando mi portarono la cena, per altro schifosa!

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Capitolo 5
*** La vicinanza avvicina...(?) ***


<< Lo sai vero che non devi stare qua, farmi la colazione e rimboccarmi le coperte ogni cinque minuti?>> gli domando ironica.
Josh sistema di nuovo i miei cuscini e sorride.
<< Hai avuto un trauma cranico e due costole inclinate. Che amico sarei se me ne andassi e ti lasciassi con quel l'ubriacona di Jas?>> mi risponde. Effettivamente è sempre stato molto premuroso con me in questi giorni si è preso cura di me come se fossi sua figlia. Mi ha preparato colazione, pranzo e cena per due giorni; ha stressato le mie coperte e i miei cuscini in modo che io non sentissi dolore alle costole e si è assicurato che non morissi ogni volta ha mi addormentavo. Fa quasi ridere! 
<< Già...>> rispondo pensierosa.
Prendo il telefono e cerco l'ultima chiamata di mia mamma e la richiamo. Pensando ai figli mi è venuto in mente che non la sentivo da quando mi hanno dimesso dall'ospedale. Non fa nemmeno due squilli che mi risponde << Tesoro come stai?>> mi urla dall'altra parte dell'apparecchio. Sorrido al pensiero della sua faccia quando ha letto il mio nome! 
<< Sto  bene mamma! Ho l'infermiera migliore del mondo>> dico guardando Josh e vedendolo indispettito per avergli dato dell'infermiera mi metto a ridere <> sembra  irrequieta! Meglio che la rassicuri. << Tranquilla mamma, non sto sprecando soldi per un infermiera! È un amico che si è offerto di aiutarmi!>> la rassicuro.
<< Quello che mi ha fatto chiamare dall'ospedale?>> mi chiede.
<< Emh si, lui! Beh comunque io sto meglio e domani torno hai corsi, se qui... L'infermiera me lo permette!>> dico con aria sarcastica. Visto che riguarda anche Josh gli traduco quello che ho appena detto.
<< si ma solo a patto che stai seduta e non ti affatichi>> borbotta mentre mette in ordine la parte di camera di cui si era appropriato. È un maniaco dell'ordine! 
<< Che cosa ha detto?>> mi domanda mia mamma curiosa. Scoppio a ridere ricordandomi che mamma non capisce quello che dice Josh. Allora le traduco e lei è contenta di capire che ho qualcuno che si preoccupi per me! 
<< Senti Jiulia, non voglio essere indiscreta, ma lui dove dorme in questi giorni? Non mi vorrai dire che voi due... Cioè tu e lui state in...>> inizia a ansimare. 
<< No!!>> gli urlo praticamente. Ma perché tutti pensano che stiamo insieme? Cioè non è che ci teniamo per mano e ci diciamo cose dolci davanti agli altri tanto da fargli pensare che siamo una coppia! Siamo solo dei buoni amici che si prendono cura l'uno dell'altro. Non capisco!
Josh salta con le ginocchia sul letto e mi fa capire che vuole che gli traduco cosa ci stiamo dicendo. Gli faccio segno di aspettare, e lui mette il muso.
<< Senti mamma, sono felice di sentirti ma devo proprio andare. Devo studiare recitazione e ho ancora tre pagine di dizione da ripassare! Ti voglio bene! >> gli dico frettolosa di attaccare. 
<< Anche io ti voglio bene tesoro!>> mi risponde. Gli mando un bacio e chiudi la chiamata. 
<< Allora?>> mi chiede Josh curioso.
<< Allora che? Doveva essere una chiamata privata! Quello che ci siamo dette resterà tra me e lei!>> mi sento in colpa per quello che gli ho appena detto.
<< Sai se non avessi le costole inclinate ti farei il solletico come tortura per farti dire quello che voglio sapere.>> mi minaccia con un sorriso stampato. 
<< Allora è un bene che una vecchietta mezza ceca alla giuda di un taxi mi abbia investita.>> rispondo acida.
Lui si sdraia sul cuscino accanto al mio e fa un sospiro profondo. 
Mi chiedo a cosa stia pensando. Fissa il soffitto che si sta sgretolando e non dice niente. 
Mi fa innervosire quando la gente fa così, non sai mai se devi parlare o aspettare che finisca di pensare e respirare.
<< se partiamo adesso>> inizio a dire. Lui mi guarda curioso<<  potrei fare le ultime due ore di lezione! >> dico cercando di non incrociare o suo occhi colmi di disapprovazione.
<> mi disse tornando a fissare il soffitto. Poi si gira e osserva la mia espressione. Il mio sorriso a 36 denti lo sconcertò. 
<< Solo due?>> piagnucolo.
<< Si solo due perché poi mi accompagni a fare una commissione.>> 
Una commissione? Come una commissione! Non mi fa andare a lezione perché crede che non regga di stare in piedi e muovermi su un palco, ma posso gironzolare per le strade tranquillamente per la sua commissione? 
<< Che commissione?>> domando.
<< una commissione importante! Visto che passo tutto il tempo qui a fare "l'infermiera" per te, le scocciature vengono da me a New York>> la sua risposta è ambigua, ma, mi sembrava strano che Josh stava costruendo un segreto con me, noi ci siamo sempre detto tutto.
Beh domani scoprirò cosa mi nasconde, infondo devo solo aspettare ancora poche ore.
<> domando. 
<< Figurati, vado a vedere se Jas ha lasciato un po' di Tequila. Ahahahhaah>> la sua risata risuona in tutta la stanza!
Attacco a ridere anche io... Appena esce dalla stanza, mi sdraio e chiudo gli occhi. Le tenebre si impossessano subito di me... Mi sento libera adesso, libera di sognare quello che desidero di più.

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Capitolo 6
*** Allarme rosso, viaggio pericoloso ***


<< Non posso crederci, stai ancora piangendo? Allora è vero!>> la voce di Josh  risuona lontana. 
<>singhiozzo io.
<< Che hai un cuore!>> risponde lui ridendo. Prendo il cuscino e glielo sbatto in faccia. 
Il mio letto era troppo piccolo per ospitare due corpi, figurati se uno di questi si muove come uno affetto da crisi epilettica.
<< Certo che piango, e certo che ho un cuore! "I PASSI DELL'AMORE" È IL MIO FILM PREFERITO>> gli urlo con fare offesa.
Lui scoppia a ridere di nuovo. Era tremendamente insopportabile e al tempo stesso tenero. 
Guardo l'orologio,poi il calendario e inizio a urlare. 
Josh mi guarda come se fossi pazza, effettivamente quando avevo i miei attacchi di panico da ritardo sembravo pazza, ne ero consapevole ma non potevo farci niente.
<< Che c'è?>> mi urla. Mi giro per rispondergli e mi accorgo che è sceso dal letto ed è sull'attenti abbracciando il mio cuscino.  Apro la bocca per dirgli qualcosa, ma poi ci ripenso e la chiudo con fragore.
Inizio a correre per la casa cercando le cose; butto sul letto una valigia la apro con violenza e corto verso l'armadio. Butto nella valigia vestiti a caso, inizio a sentire l'ansia salire ma è tardi non ho tempo di sedermi e respirare. Sento gli occhi di Josh... Anzi non sento solo gli occhi... Sta urlando qualcosa che non riesco a capire.
Mi giro chiudo la valigia e la butto per terra. Mi siedo sul letto e dopo un po' mi ricordo che nella stanza non sono sola. Lo sento che si siede accanto a me, il letto e vecchio e quindi cigola leggermente, ormai non ci faccio nemmeno più caso. 
<< Mi vuoi spiegare? Dove hai intenzione di andare così, senza preavviso? Perché sei così agitata?>> la sua voce è calma, sa come prendermi durante i miei attacchi di panico.
<< ... (Respiro profondo) devo tornare in Italia per un paio di giorni.! >>rispondo con aria triste. Io adoravo andare a trovare mia mamma e i miei fratelli, e anche se per poco vedere il mio papà ma ... Lasciare Josh... In quelle settimane eravamo stati tutto il tempo insieme che lasciarlo solo era come se dovessi separarmi da un mio piede o una mano.
<>  mi dice con voce concisa.
<< Tre forse quattro... Una settimana!>> il suo sguardo mi tagliava dentro. 
<> forse la sua voce era un ottava di troppo, ma faccio finta di niente.
<< e io che faccio una settimana, torno a Los Angeles e sto a casa sul divano, mi fumo una sigaretta e mi deprimo davanti a" I PASSI DELL'AMORE?!>> era una domanda o un affermazione?  C'era un tono di ironia nella sua vice...Bah comunque avevo intenzione di dirgli che gli avevo già fatto un programmino per quei giorni. 
<< Senti, la verità e....che ho chiamato Maggie, la tua manager, e mi ha detto che in questi mesi hai perso due interviste, un servizio fotografico e tre prove abito per gli Oscar alle porte; quindi io e lei ci siamo messe d'accordo e in questa settimana volerai a Las Angeles e terrai le interviste e le prove abito. Non guardarmi così! E quando tornerò ti accompagnerò volentieri al servizio fotografico!! Lo so che ora mi odierai a morte ma non posso permettere che ti distruggi la carriera così. Io... Io mi sentivo in colpa e Maggie ha detto che..>> sto parlando così svelta che ho paura che tra un po' mi voli la lingua dalla bocca e gli finisca sui capelli.
<> la sua voce è piatta. Forse mi sta odiando veramente in questo momento, forse non saremo mai più amici, forse...
Forse è meglio che faccio un bel respiro e aspetto che finisca quello che mi sta dicendo... O cavolo sta parlando e io non sto ascoltando, Jiulia smetti di pensare e ascoltalo. 
<< capito perché non ho fatto queste cose? Io sono stanco della vita da celebrità, stando qua con te mi sentivo... Normale!>> Josh mi è sempre sembrato uno che ama la sua vita e non si fa mai abbattere dalle avversità,ma forse sono stata troppo concentrata su quello che voleva fare apparire invece che quello che nascondeva.
Mi ritrovo a stringergli le braccia al collo forte. Sento male alle gambe perché le tenevo incrociate ma non importa.
<< Mi mancherai stupido!>> gli sussurro all'orecchio.
<< anche tu,pazza!>> in tutta risposta mi becco anche un cuscino in faccia! 
<< Muoviti che ti accompagno all'aeroporto!>> ha il sorriso ma so che è triste. Mi alzo e inizio a vestirmi. Gli lancio la felpa e intanto mi infilo le scarpe! Le mie solite converce azzurrognole. Prendo la giacca dalla pila di roba accatastata sulla sedia, (un po' mia un po' sua) e inizio a trascinare la valigia fino alla porta dove la lascio nelle mani Josh e intanto cerco i miei libri di recitazione il mio portatile e il cellulare da infilare nella mia vecchia borsa a tracolla.
Il viaggio fino all'aeroporto di John F. Kennedy è breve, ma silenzioso. So che Josh è arrabbiato, ma lui deve lavorare, e io devo andare al compleanno di mia mamma. Non posso mancare, il giorno che sono partita le ho promesso che sarei tornata per le feste importanti e questa è una di quelle.
Il mio volo era al gâte 7. 
Mi fermo in mezzo al corridoio prima di imbarcare il mio bagaglio, frugo nella borsa alla ricerca di qualcosa. Josh mi guarda e cerca di capire cosa sto facendo, ma inutilmente. Il suo viso assume un espressione sconcertata quando dalla borsa tiro fuori 2 biglietti aerei.
<> la sua voce era un mix di risata e paura per la risposta.
<< Non è il mio biglietto! È il tuo!>> disco divertita, speravo in quella domanda.
<< Lo sapevo che tramavi qualcosa! Perché mi hai preso un biglietto! Non ho intenzione di tornare a Los Angeles fino a dopodomani te l'ho detto!>> me lo aveva già detto? Ahhhh forse mentre non ascoltavo quando eravamo sul letto! Lo dicevo io che stava dicendo qualcosa di importante. La sua faccia è confusa. Forse è meglio se dico qualcosa. 
<< lo so... Il fatto è... Che forse ho omesso ( apposta) dove terrai le interviste e quando! Ti prego non uccidermi... Verrai in Italia con me!>>ero un'attrice, tenermi il segreto fino quel momento non era stato nemmeno tanto difficile, fingere era i mio mestiere (futuro spero) .Dico tutto d'un fiato. Josh mi guarda sconvolto come se gli ho appena detto che gli ho investito uno dei suoi cani!
<< I....Italia?>> l'unica cosa che riesce a dire è Italia? Non mi chiede nemmeno perché, percome? 
<< Sapevo che non... Sarei riuscita a stare tanti giorni senza del mio migliore amico, quindi quando ho chiamato Maggie gli ho detto di trasferire le interviste e il servizio fotografico a Torino e che mi servivano i soldi per il tuo biglietto aereo. Ha detto che un servizio fotografico a Torino sarebbe stato fantastico e ha approvato... Quindi ti sto portando a visitare la mia città.>> non so che altro dire per rassicurarlo.
<< Quindi Italia insieme? Sa tanto di viaggio romantico!>> l'ironia trapela da ogni singola lettera! 
<< Non tentarmi Hutcherson. >> rispondo anch'io ironica sbattendo la mia mano sulla sua pancia coperta dal giubbotto di pelle marrone scuro. 
Josh guarda l'orologio. 
<< Non vorrei rovinare questo momento di puro romanticismo... ( non ci posso credere usa ancora il tono ironico) ma dobbiamo muoverci. I miei vestiti?>> mi domanda. 
<< Maggie ha chiesto a tuo fratello di farti una borsa con i vestiti necessari in questo momento è già su un aereo per l'Italia. L'aeroporto di Caselle sarà orgoglioso di ospitare il tuo bagaglio fino al tuo arrivo!>> uso lo stesso tono d'ironia suo, mi sembra adeguato. Spero di aver fatto un bel gesto....
Josh mi prende la mano e inizia a tirarmi verso il gâte 7. 
Il volo sarà lungo e stancante, penso che insegnerò a Josh un minimo di italiano base, almeno da saper dire buongiorno e buonasera. 
<< okay i nostri posti solo il 18B e... Il 60G? Avevo chiesto espressamente che volevo due posti vicini... E ora che facciamo?>> non voglio passare 13 ore di volo a 78 posti di distanza da Josh. 
Una signora anziana passa con il suo mini trollei sul mio piede e mentre mi chiede cordialmente scusa noto che sul suo biglietto c'è scritto 61G. Perfetto gli chiederò di cambiare il posto con il mio. 
<< Scusi signora? Senta il signore alla receptionist ha sbagliato a stampare i biglietti e ha messo me e... Il mio amico separati; mi chiedevo se non le dispiace scambiare i nostri posti?>> spero di essere stata abbastanza convincente...
<< oh ma certo cara, tu è il tuo ragazzo verrete di certo Stare vicino durante questo lungo viaggio. Sarò felice di aiutarla signorina!>> aveva una voce gentile e con un accento lieve italiano.  Sto per dirgli che si sbaglia, che io e Josh siamo solo buoni amici; ma lascio perdere. 
È buffa, ma simpatica. La ringrazio ancora e io è Josh andiamo a prendere posto. 
Il comandante avverte che stiamo per decollare e afferro con forza la mano di Josh. Lui con l'altra mano, che mette sopra le nostre intrecciate cerca di rassicurarmi. Odio prendere l'aereo, anche se da piccola lo prendevo praticamente 4 volte l'anno come minimo; un bel giorno mi sono svegliata e ho smesso di amare di volare. 
 
Finalmente il segnale delle cinture si è spento e io posso tranquillizzarmi un po'.
<< Stavo pensando... Io dove dormirò?>> la domanda mi coglie impreparata, effettivamente non ho chiesto  Maggie di prenotare l'albergo, e a mamma avevo detto semplicemente che portavo un ospite... Quindi? Ora che faccio?
<> non so bene se è un affermazione o una domanda spero solo non si sia accorto della mia esitazione.
<< Quindi conoscerò la tua famiglia? E se iniziano a fare domande imbarazzanti?>> lo guardo, sul suo loro volto preoccupazione mista a pura e ansia. 
<< Fidati quando li conoscerai, non saranno le domande a essere imbarazzanti>> lo tranquillizzo con un sorriso, e mi preparo mentalmente a mia mamma che gli fa vedere le mie foto d piccola, che usa quel poco di inglese per raccontargli le cose più imbarazzanti che io abbia mai fatto in 20 anni della mia vita.
Lui mi sorride di rimando, ma sento la sua preoccupazione. 
<< tranquillo ti salvo io se iniziano a fare domande... E poi dovrò tradurti praticamente tutto quello che diciamo , quindi avrò il tempo di pensare a una risposta sensata. Al massimo i miei fratelli mi chiederanno come una ragazzina bruttina come me abbia mai accalappiato il ragazzo dei suoi sogni da teenager! Ahahhahah. Tranquillo andrà tutto bene. Adesso riposiamo un po'.>> sorrise. Poggio la mia testa sulla sua spalle e lui la testa sulla mia e ci addormentiamo. 
 
A svegliarci è il comandante che annuncia che stanno passando le hostess con La cena. Mi tiro su tutta intorpidita, ho dormito davvero tanto.  
Mancano quattro ore e mezzo per arrivare a casa, sono stanca, anche se ho dormito per la maggior parte del volo. 
Quando la mamma mi ha mandato i soldi per tornare, mi sentivo in colpa, perché il mio viaggio costa praticamente più della metà del suo stipendio, ma poi ho pensato che glieli avrei ridati presto e mi sono sentita in pace con me stessa. Lei mi ha sempre mandato tutto quello che poteva perché sa che con il mio solo stipendio alle volte non arrivo a fine mese; e io le sono grata per questo. Guardo il viso di Josh, gli occhi puntati su un piccolo schermo sul sedile davanti a noi, stava guardando un film horror; in questo siamo uguali, anche io li adoro. 
Finalmente nota che sono sveglia e che lo sto fissando. <> il suo tono era divertente. La mia mano corre involontariamente alla bocca come per assicurarmi che non sia vero. << Io non sbavo!>> dico usando il tono da bambina viziata che lo fa sempre ridere. 
<< Stavo pensando al film che abbiamo visto prima di fare le valigie in fretta e furia... Com'è che si chiama? I PASSI DELL'... AMORE? (Annuisco mentre mi tiro su dalla sua spalla) beh si quello, piangi ogni volta?>> credo sia serio
<< Si! È una cosa che non controllo è l'unico film che fin da piccola mi fa piangere è non ha più smesso! Non c'è stata una volta che non abbia ( sbadiglio) pianto. 
<< Premetto che mi sono addormentato qua e la... È un bel film, mi dispiace per Landon come si chiama, ma almeno lui ha trovato il vero amore, anche se tardi.>> ha ragione quando lo trovi è sempre tardi. <
Quando ho visto per la prima vita questo film avevo 13 anni, la mia vita sociale era orribile, la scuola italiana è orribile sopratutto i ragazzini italiano sono i più stronzi che esistano. Ho vissuto con passione la storia di Landon e Jaimie come se fossi io una di loro. Forse è questo che Nicolas Sparks voleva far capire alla gente; l'amore, quello vero, esiste! Si nasconde solo sotto un brutto maglione che dobbiamo avere il coraggio di buttare per uno più bello e nuovo.>>non posso credere che certe parole siano uscite da me. Dalla sua faccia nemmeno lui si aspettava una riflessione così profonda da una che si è appena svegliata. 
<< Wow>> ecco l'unica cosa che riesce a dire.
Poi mi bacia. 

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Capitolo 7
*** Piccoli segreti... ***


Mi stacco con durezza, lo fisso finché non decide che forse è meglio se mi dice qualcosa.
<< Mi.... Mi dispiace - il mio sguardo forse lo sconcerta- anzi no! Non mi dispiace affatto erano mesi che volevo farlo. Ho capito che ti desideravo con tutto me stesso quando eri all'ospedale, poi sei uscita e ho passato tutto il mio tempo con te. La sola idea di separarmi da te, mi uccideva, ho annullato tutti i miei appuntamenti, i provini per i nuovo film.  Vedi Jiulia, tu mi piaci, mi piaci davvero tanto. E  so che questa dichiarazione fatta così, non è esattamente quello che che ti aspettavi, in effetti volevo dirtelo in un altro modo, ma tu hai preso i biglietti per il viaggio.... Hai organizzato tutto questo eh.... Non so più come dirtelo... -continuo a fissarlo senza proferire parola-Comunque se tu non provi lo stesso per me, possiamo restare tranquillamente amici, come se questo non fosse mai successo!>> ora che aveva smesso di parlare veloce e che stava aspettando una risposta, riesco finalmente a notare che nei suoi occhi, c'era una specie di luce, come un diamante al sole... Aveva gli occhi lucidi, si aspetta una risposta negativa. Fossi stata la Giulia Dell'Italia, quella che si innamorava a comando, ogni volta che qualcuno le diceva di amarla e che poi una volta affezionata a quella persona, passava i successivi due mesi a piangere perché era andata via, forse avrei buttato subito le mie braccia intorno al suo collo e lo avrei baciato. Ma adesso non ero più così! Adesso riflettevo sulle cose, oltre all'iniziale del nome avevo deciso di cambiare proprio il mio carattere. Quindi non cascherò ai piedi di Josh solo perché mi ha detto che gli piaccio. 
<< Josh.... Anche tu mi piaci,  è solo che... Ti dispiace lasciarmi un po' di tempo? Vorrei rifletterci, perché noi siamo grandi amici e vorrei rifletterei prima di fare il passo successivo.>> spero di essere stata abbastanza convincente e di non aver ferito i suoi sentimenti. Lo vedo muoversi verso di me, con mia grande sorpresa Josh mi abbraccia.
<< certo... Tutto il tempo che vuoi! Aspetterò se questo significa una piccola possibilità che tu mi dica di si>> mi sussurra all'orecchio. Arrossisco. 
 
Finalmente siamo arrivati. Il comandante augura a tutti una buona permanenza in Italia. 
Okay Jiulia a lavoro! 
Da ora fino a a mercoledì prossimo casa mia sarà un campo di battaglia. Noi che cerchiamo di far capire che non siamo una coppia, paparazzi alle finestre e... << scusi signorina!>> è una bambina, parla italiano. Mi abbasso verso di lei << Si?>> domando.
<< Mi scusi ma... Il suo compagno.. Ecco io mi chiedevo se.. Lui è Josh Hutcherson? 
Ecco potrebbe chiedergli se mi fa un autografo? Ecco...io non parlo l'inglese... E poi ...mi vergogno!>> ma quanto è tenera. 
Le faccio un sorriso e mi rialzo. Josh sta  prendendo i suoi occhiali e il suo cappellino dal sedile accanto. 
Richiamo la sua attenzione e riferisco la richiesta della sua piccola ammiratrice. Con un sorriso da mozzare il fiato, si gira verso la ragazzina. Mi accorgo solo ora che stringe tra le braccia un orsacchiotto e un libro! Josh si toglie gli occhiali e li alza sulla testa.  Sorride... ancora. Che voglia, a me farebbero già male le guance. La ragazzina un po' emozionata e un po' impaurita gli porge il libro tremante.  Un sorriso da nervosismo compare sul volto della ragazzina mentre indica a Josh una pagina bianca al fondo del libro! Cerco di scorgerne il titolo. 
Mi accorgo che non è un libro che riguarda un film di Josh. Al posto della piccola anche io avrei preso un pezzo di carta qualsiasi pur di avere l'autografo del mio idolo. Mi sarei accontentata anche di uno scontrino. 
Josh è sempre felice di far sorridere una sua piccola fan. Lo ammiro per questo, mette al primo posto loro. Potrebbe essere stanco morto, nervoso o qualsiasi altra cosa, ma prima viene la felicità delle sue fan. 
È un uomo da sposare. 
La piccola farfuglia un grazie, e corre vie saltellando verso i suoi genitori.
Mi soffermo a fissare il sorriso di Josh mentre guarda allontanarsi la bambina. 
Si gira e mi guarda. 
<< Che c'è? Perché mi fissi?>> la sua voce è divertita.
<< Niente! Andiamo Hutcherson! Mia madre e suo marito vengono a prenderci all'aeroporto, li ho avvisato di essere discreti sul tuo conto perché non volevi paparazzi all'entrata che ci ostruiscono il passaggio. Ma stai certo che ci saranno, perché sul tuo blog Maggie quattro minuti fa ha pubblicato la notizia che avevi le interviste qua a Torino.            
Quindi Preparati!>> lo avviso. 
Mi fissa sconcertato. 
<> domando infastidita dal suo sguardo. 
<< Tu... Controlli il mio blog, frequentemente? Sembri una mia...>> iniziava davvero a infastidirmi << non osare pronunciare quella parola Huncherson!>> lo minacciò puntando il dito verso la sua bocca.
Scoppiamo a ridere e aspettiamo il nostro turno per uscire dall'aereo. 
Mentre non guardavo Josh si era infilato cappellino e occhiali. 
Certo, dovevo aspettarmelo, deve mantenere l'identità segreta. 
Mi fa ridere quando indossa quel cappellino.
Ci avviciniamo alla porta, e inizio a sentire dei rumori. Mi avvicinò a un finestrino per vedere cosa succede. 
O mio Dio! Sono già qui! Nemmeno il tempo di scendere dall'aereo. 
È inquietante, in quattro minuti già più di cento persone erano sotto il nostro aereo, tra paparazzi e fan. 
Non ci posso credere! Che strada avranno preso? Per Caselle  vi sono almeno 20 minuti di coda solo per entrare dentro il parcheggio dell'aeroporto. Per me hanno preso il teletrasporto. Dovrei adottare anche io questo modo di spostarsi in città. 
<< MERDA!>> mi lascio sfuggire le parole senza nemmeno avere il tempo di fermarle. Josh si affaccia anche lui a un finestrino; lo vedo ritrarre velocemente accecato dalle luci del flash. Bene ci hanno sgamati. 
Neanche dieci minuti a terra che già la nostra vacanza è finita! 
<< Che intendi fare?>> domando guardando nella sua stessa direzione verso i paparazzi che piano piano circondavano l'aereo.
<< Scendere, sorridere e salutare con la mano! Quello che faccio sempre. Tu invece?>> la sua voce era seria e senza emozione. 
<< Io? Non sono io la celebrità! A me non mi conosce nessuno! È preferirei continuasse così! Se voglio fare carriera nel cinema, non voglio essere famosa o ingaggiata solo perché sui giornali appaio come la tua nuova conquista!>> forse il mio tono era un tantino alto. Non volevo prendermela  con lui. 
<< scusa io...>> inizio a dire. 
<< No hai ragione! Legati i capelli. Bene prendi questo- mi porge il capellino- e mettiti anche i miei occhiali. Tira su il cappuccio della felpa.... Perfetto! Sembri quasi un maschio.>> sembra sereno. Forse così nessuno mi riconoscerà. 
<< Scusa se ho alzato la voce! Tu sei sempre buono con me, e che ho paura per la mia carriera d'attrice.  Se tutti poi pensassero che sono diventata qualcuno solo perché ero una tua amica mi sentirei morire.  Recitare è la mia vita>> lo abbraccio. Lui mi stringe leggermente!
Mi allontana per farmi un bel sorriso!
<< dai scendiamo tocca a noi!>> la mia voce è serena forse riesco a convincerlo che va tutto bene!
<< Fai un bel respiro e non i pensare! Comportati come se non ci fossero! >> okay non ero stata abbastanza convincente. Lui mi capiva al volo. Lo faceva sempre. 
<< quando sei fuori cammina rapida. Io ti seguo. Una volta dentro con tutta tranquillità cerchiamo i tuoi genitori e andiamo con loro alla macchina!>> sembra un sergente di quei film tipo " oltre le linee nemiche". 
Mi viene da ridere ma mi trattengo. Okay Jiulia dovevi aspettartelo. Puoi farcela. 
Passo dopo passo arrivo alla scaletta. Tiro la mia valigia fino ad arrivare all'ultimo gradino. O mio Dio sono tantissimi. Calma Jiulia, cammina come se non esistessero. Aspetto Josh? O vado avanti e mi fermo una volta dentro? 
Una mano mi sfiora la schiena. Mi giuro sussultando. Con il labiale, quel giovane ragazzo mi suggerisce di andare avanti. Faccio come mi dice. Infondo lui sapeva come comportarsi. Eravamo gli ultimi sul l'aereo, quindi i paparazzi sapevano che prima o poi sarebbe scesa la loro celebrità. Josh con disinvoltura mi sfila la valigia pesante dalle mani e iniziamo a camminare. Lo vedo salutare la folla, sorridere per le foto. È così aggraziato, sembra che non faccia altro dal mattino alla sera. Anche a New York ogni tanto lo fermavano per delle foto, io mi ritiravo in un angolino e aspettavo che finisse tutto. 
Oh magica porta, mai come in questo momento ho desiderato aprirti e entrare dentro l'aeroporto.  Cammino con fare rapido. Intravedo l'uscita. Mi accorgo che la mano di Josh è nuovamente sulla mia schiena in segno di coraggio. 
C'è la possiamo fare. Siamo adulti ormai, non ci nascondiamo più sotto la gonnella di mamma.  Le porte scorrevoli si aprono e una luce da una finestra altra si riversa sulla mia faccia. Per un attimo non vedo assolutamente niente, sbatto ripetutamente le palpebre per mettere a fuoco il mondo. Cerco tra la folla un viso familiare. Camminando scorgo il sorriso di uno dei miei fratelli. Quanto mi sono mancati. Corro verso quel sorriso, e piano piano tra la folla inizio a intravedere gli altri. La mia mamma, gli altri due miei fratello, il nostro cagnolone e Massimo il marito di mamma. Accelero il passo, forse sto addirittura correndo verso di loro. Una volta tra le braccia dei miei cari, mi ricordo di aver abbandonato Josh in balia della folla. 
Corro indietro, lo afferro per la manica della giacca e lo trascino fino dai miei.  
<< Mamma lui è..>> cerco di farmi sentire, la folla dietro di noi grida e si spinge per avvicinarsi a Josh. 
<< Josh Hutcherson !.... ( spalanco gli occhi in segno di disapprovazione sapendo quello che stava per dire. Sono riuscita a mantenere il mio segreto per tutti questi mesi, non voglio che Josh lo scopra adesso e così.) ... Il ragazzo che mi ha chiamato il giorno del tuo incidente!>> risponde lei una volta capito quello che con lo sguardo cercavo di dirgli. 
Le sorrido per ringraziarla. 
Credo che tutti in famiglia hanno capito che non voglio far sapere  josh parte del mio passato. 
<< buongorno signora>> cerca di dire Josh, le poche parole che gli ho insegnato sul volo avevano dato i loro frutto, il suo accento era ridicolo; scoppiamo tutti a ridere. Josh si guarda in torno sconcertato. Non si è reso conto di aver sbagliato la parola " buongiorno".  Gli poggio una mano sulla spalla mantiene cerco di smettere di ridere. 
Gli spiego che ha pronunciato male la parola e anche lui si unisce a noi nelle risate. 
La folla si avvicina e anche i paparazzi iniziano a essere a portata di foto da noi. 
<< Forse è meglio se andiamo alla macchina, stanno arrivando!>> suggerisce mio fratello Matteo.   Tutti diamo una rapida occhiata alla folla, sempre più vicina. 
Massimo prende la mia valigia e con passo rapido ci dirigiamo alle macchine.
Mezz'ora e siamo a casa. 
Dolce piccola casa. 
Amo tornare qui! Mentre mamma spiega -a gesti e quelle poche parole in inglese che sa- a Josh come funzionano le due case comunicanti sul pianerottolo, io corro nella mia vecchia camera e nascondo le prove del mio piccolo segreto. 
Butto in un sacchetto le vecchie foto, bottigliette di medicine, i miei vecchi disegni.
 Tutto. 
Ogni singolo pezzo di passato incriminato. Tengo a Josh e non voglio perderlo per questa mia piccola bugia. Butto il sacchetto sotto il letto e metto la valigia sopra le coperte per dare l'impressione di una che svuota la valigia e non di una che nasconde prove. 
Sento bussare, il mio cuore salta un battito. Basta Jiulia sei troppo nervosa. È una semplice settimana a casa dalla tua famiglia con un tuo caro amico, che non conosce parte del mio passato, che sarà mai? Devo solo resistere. << avanti..... come on!>> dico. 
<< ormai l'inglese è la tua prima lingua sorellina! Non abbracci il tuo fratellone militare? Mi sento offeso!>> appena lo vedo con la divisa mimetica, mi spavento un po'. Avevamo una regola da piccoli, lui non poteva indossare la divisa in mia presenza.
Ma ormai lui era un sergente e io non ero più una bambina impaurita per suo fratello. << Marco!>> gli salto addosso. Non vedevo mio fratello da una vita, quando ero partita lui era in missione e non avevo avuto l'occasione di salutarlo. Lo sentivo via computer ogni tanto, usavamo la webcam ma non era lo stesso.  Inizia a raccontarmi tutto della sua ultima missione. 

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Capitolo 8
*** Basta! Ho deciso.... ***


Mi guardo attorno e vedo solo gente che sorride, è bellissimo. 
Mi sembra di essere entrata in una delle vecchie pubblicità della mulino bianco, dove c'è tutta la famiglia seduta a tavola che mangiano e scherzano tutti insieme. 
Mia madre ha appena fatto una battuta e tutti ridono, mi giro verso Josh e lo vedo sorridere chiaramente imbarazzato perché non capisce praticamente niente di quello che diciamo. Ogni tanto gli traduco le cose fondamentali, tanto per renderlo partecipe. Quando mia madre porta il dolce in tavola, sento quel buon profumo di torta fatta in casa che mi era mancato in tutti quei mesi. Lei era una maga nei dolci. 
Ha sempre detto che i fornelli sono come amanti, vanno coccolati e poi dimenticati.
Non l'ho mai capita in realtà. 
<< Allora domani che vi aspetta?>> domanda curioso mio fratello Matteo. 
Guardo Josh, che continua a sorridere mentre si gusta la sua fetta di crostata. 
<< Beh.. In mattinata accompagno Josh a fare un servizio fotografico in via Garibaldi, poi durante la pausa pranzo gli faccio vedere la mole, voglio fargli vedere Torino dall'alto, e poi penso che torneremo a casa.>> rispondo, infilo il mio primo pezzo di torta in bocca. Un esplosione di sapori si scatena nella mia bocca, sembra quasi un balletto, i diversi sapori di accatastano e poi si separano per far percepire il sapore della marmellata alla pesca. <> dice Filippo. 
Matteo e Josh fanno presto amicizia       . Matteo parla benissimo l'inglese, quindi insieme possono avere un dialogo non fatto con gesti tipo quello con mia madre. 
Tutti i miei fratelli parlano fluentemente l'inglese, è bello vedere Josh parlare con qualcuno, che non sia io. 
Sembrano divertirsi. Mi alzo dal tavolo e prendo i piatti. 
Vi avviò verso la cucina per portarli a mia mamma. 
<< Allora com'è mamma?>> chiedo mentre posizionino piatti nel lavello. 
<< oh tesoro... Sai si invecchia, inizio a sentire qualche piccolo dolore, ma fortunatamente c'è Massimo sempre con me, e non mi sento mai sola. L'altro giorno sono andata al matrimonio della figlia di Paola, te la ricordi?(annuisco) beh comunque ti saluta. E poi sono andata a trovare il nonno al cimitero insieme alla nonna e lo zio. Hanno detto che devi assolutamente andarli a trovare in questi giorni. >> inizia a raccontarmi tutto. Mi siedo sul ripiano della cucina, come quando andavo a scuola e mamma mi spiegava le cose che non capivo a scuola. Iniziamo a parlare un po'.  
Quando torniamo in salotto è accesa una discussione sui fumetti della Marvel. 
Vedo Josh molto intento a difendere le sue idee su gli x- man contro mio fratello Marco che ritiene che wolverine sia più intelligente della bestia. 
<< Josh puoi venire un Attimo?>> gli dico indicando la mia stanza. 
<< oh oh cosa ho fatto?>> dice sotto voce ai suoi nuovi amici. Scoppiano tutti a ridere mentre Josh si avvia per la via da me indicata come se stesse andando al patibolo. 
<< Perché mi hai fatto venire qui?>> mi domanda.
<< volevo chiederti se preferisci dormire sul divano o nel letto di mio fratello.>> gli chiedo indicando il letto. 
<< credo che prenderò il divano non voglio togliere il letto a tuo fratello Marco!>> risponde sorridendo. 
<< Guarda che Marco non dorme qui! Torna a casa da sua moglie.>> lo informo. 
 
Quando tutti se ne sono andati a casa propria io è Josh crolliamo a letto. Entrambi stanchi per il viaggio e il jet lag. 
La sveglia suona imperterrita alle otto del mattina. Non ho voglia di alzarmi, ma devo. 
Mi sembra di essere tornata al periodo scolastico. 
Mi alzo dal letto. Ovviamente Josh non ha sentito la sveglia e mi tocca svegliarlo da me. 
Ha veramente il sonno pesante. 
Una volta sveglio ci avviamo in cucina per fare colazione.  
<< Cosa vuoi per colazione?>> chiedo con la voce chiaramente assonnata. 
<< Bho? Caffè, tanto, tanto caffè. Sono più stanco  di quando faccio la première per un film. >> risponde con uno sbadiglio. 
Metto la caffettiera sul fornello e mi siedo in attesa che esca il caffè. Poggio il gomito sul tavolo e mi ci appoggio con la testa. 
<< Puoi non venire se hai ancora sonno! Prendo un taxi, e poi ci vediamo per pranzo>> mi propone. 
<< ... Io mantengo le mie promesse, ti ho portato qui promettendoti che Ti avrei accompagnato ai servizi fotografici e alle prove abito. Lucas, il tuo costumista; o così mi parà abbia detto di chiamarsi, sarà qua, sabato. Andremo al suo hotel per la prova e poi torneremo a casa.( mi alzò perché il caffè è pronto, e intanto continuo a esporre il programma) oggi invece; tra un'ora dobbiamo trovarci al parco del Valentino per fare il servizio fotografico. Domani mattina invece hai due interviste. Una per un giornale, quindi si terrà qui a casa; mentre l'altra è una stazione televisiva o che so io, avrà luogo  in centro. mi risiedo porgendogli la tazza di caffè. Avremo bisogno di tantissimi caffè in questi giorni. 
Sorseggio il mio caffè, è bollente, ma ne ho bisogno subito. 
<< tutto chiaro?>> domando tra un sorso e l'altro.  
<< Si mamma!>> risponde sorridendo. 
Amo il suo sorriso, i suoi occhi si illuminano, e ora che ha anche un filo di barbetta, è ancora più sexy.  
 Sorrido anche io. 
Mi alzo per andare in camera a prendere i vestiti. Ieri sera prima di dormire mi sono scelta cosa indossare perché sapevo che sarei stata troppo assonnata per scegliere qualcosa di carino. 
Prendo i vestiti dalla sedia e mi avvio in bagno. 
 
Mentre Josh finisce di aggiustarsi i capelli allo specchio io chiamo il taxi.  
 
 
<< Al parco del Valentino per favore! >> annuncio chiudendo la portiera del taxi. 
Durante il tragitto spiego a Josh-ancora- lo svolgimento della giornata. 
Mi rilassa ribadire il programma è come una sorta di tranquillante per entrambi. 
 
Pago il tassista con 22,80€  sono sempre più cari.  Scendiamo dalla macchina. Mi infilo il giacchetto, c'è un filo di vento, ma che ti fa gelare le ossa. 
Un uomo alto e magro ci saluta in lontananza. Da qui sembra essere sulla cinquantina.   
Ha le braccia lunghe e sottili, come anche le gambe; sono entrambi rivestiti da un tessuto nero. 
Più  ci avviciniamo più riesco a distinguere i dettagli. 
Anche Josh saluta l'uomo. 
È il periodo migliore per fare delle foto al parco. Gli alberi sono in fiore, gli uccellini cinguettano sui rami più bassi, il piccolo torrente che attraversa il parco e di un azzurro quasi finto, l'erba è del verde più intenso. Il tutto è quasi..... Surreale. 
Il parco era macchiato di rosso, giallo, viola e tutti i colori della primavera. Era stupendo. 
Mentre ammiravo il parco, senza rendermene conto, siamo arrivati davanti a quel -prima lontano-signore che farà le foto a Josh. 
<< Marcus piacere>> si presenta il signore tendendomi la mano. 
Adesso che lo vedevo da vicino, dimostrava meno di cinquant'anni. Aveva i capelli brizzolati, e il tessuto nero che ricopre il 90% del corpo, è un vestito elegante rigato. Niente cravatta, ma al suo posto una sciarpina leggera blu e grigia con le frange. 
<> domando tenendo ancora lo sguardo fisso sul suo vestiario. Ho sempre ammirato l'uomo che porta bene quel genere di abito.
Sorride e annuisce. << allora per il primo ciclo di foto ho pensato di..>> inizia a raccontare tutto quello che aveva intenzione di far fare a Josh. Dopo un po' smetti di seguire e inizio a perdermi nella bellezza di quel posto. È sempre stato uno dei miei posti preferiti per leggere. Mi mettevo sotto l'albero più grande e iniziavo a leggere. Passavo anche tutto il pomeriggio seduta li senza muovermi, totalmente e incondizionatamente persa nel mio libro. << Jiulia?>> mi richiama alla realtà Josh. 
Gli faccio segno di andare tranquillamente avanti e che io mi sarei seduta sulla panchina sotto l'albero. 
Lo guardo sorridere, e divertirsi davanti al l'obiettivo. 
Marcus è davvero bravo. So che Josh odia le foto, e fare i servi fotografici, so che lo fa solo perché le sue fan sul sito scrivono che le vogliono, e lui farebbe qualsiasi cosa per loro. Forse anche adesso le sta odiando, forse è un attore migliore di quello che fa credere davanti alla cinepresa.  Mi diverto a vederlo così. Ha un sorriso che mi fa luccicate gli occhi.  Mi scopro a sorride al pensiero che quel ragazzo, quel maglificio ragazzo, con quel sorriso che potrebbe far risplendere la giornata più nera e buia che potrebbe mai crearsi. Lui è così, è stato creato  per rallegrare la mia giornata, per diffondere gioia alla gente che lo circonda. Lui... Lui... Lui è perfetto. Dannatamente perfetto. Dopo la sua stramba dichiarazione sull'aereo, tutti i secondi passati con lui o a pensare a lui erano dediti a cercare la risposta giusta.
Lui è quel ragazzo arrogante e smanioso di farsi notare che ho incontrato quella sera nel pub di Jole. 
Lui è un ragazzo sensibile dolce e cocciuto.
Lui è l'unico ragazzo che dopo il mio migliore amico mi comprende alla perfezione anche solo con uno sguardo. 
Lui è,e sarà sempre, il Josh attore, quello ricco, famoso e amato da tutti; questo non cambierà mai, ed è anche il motivo per il quale non gli ho detto subito di si su quel maledettissimo aereo. 
Gli sorriso mentre mi corre incontro. Mi alzo, poggio la borsa sulla panchina e faccio qualche passo avanti. 
<< Qui abbiamo quasi finito, ci spostiamo vicino al ruscello, ti andrebbe di fare una foto con me? Solo per ricordo>> mi chiede.  Mi fa quel sorriso che non ammette obiezioni. 
Annuisco e sorrido. Il parco era tutto per noi, nessuno poteva entrare, ma torno  indietro comunque a prendere la borsa. 
Mi tende la mano e insieme ci avviciniamo al set fotografico. 
Lascio la borsa vicina all'attrezzatura di Marcus. 
Guardo Josh sconcertata. Sa che odio farmi fotografare, quasi quanto lui. Ma il mio odio nasce diversamente. Lui odia farsi fotografare perché è famoso e le foto lo perseguitano sui tabloid, io per la mia infanzia da bambina grassa. 
Oggi sono una ragazza normale in pace con se stessa, ma ho fatto tanti errori, che però mi hanno portata dove sono oggi. 
Marcus mi sistema al meglio che può e poi mi dice di essere il più naturale possibile anche perché la foto non finirà sulle riviste o cose simili. 
Josh posa il suo braccio sulla mia schiena e mi sorride, poi si gira verso la camera e io rapidamente faccio scivolare il mio braccio sulla sua schiena. 
Anche se indosso la giacca di jeans avverto quella scossa che pervade la schiena al suo minimo tocco. 
Sorrido.  Click. Finita. 
 
Ci spostiamo in altri due o tre posti per fare altre foto. Poi salutiamo tutti e andiamo a fare un giro. 
Oggi sono la guida turistica di Josh me ne frego di quello che dice la gente. Voglio fare una passeggiata in centro con un mio amico. Anche se famoso ha diritto a un po' di normalità. 
Mentre passeggiamo colgo lo sguardo delle ragazze che prima si chiedono se vedono davvero quello che credono di vedere e poi iniziano a saltellare con le amiche urlando il suo nome.  Molte di loro non hanno il coraggio di avvicinarsi e chiedere autografo e foto, altre invece snervanti, ci seguono addirittura. 
Faccio finta di niente, ma mi da talmente fastidio.  Alla prossima che cerca di toccargli il sedere le  tiro un pugno. 
Lo porto a vedere la mia libreria preferita. Amo leggere e il posto migliore per trovare i libri è quella picca libreria in via Garibaldi fatta tutta di legno. Sembra una di quelle che mostrano nei film vecchi, con le scale con le ruote e tutto il resto. Lo porto a vedere palazzo madama,  gli faccio visitare i giardini del palazzo reale e poi ci abbiamo per la mole. La mia parte preferita la vista su Torino dall'alto , toglie il fiato.
Ci fermiamo al ristorante sotto la Mole. 
Mentre mangiamo e scherziamo siamo puntualmente interrotti da sedicenni urlanti che pregano Josh di fare una foto con loro. Erano vestite con le pance di fuori e i pantaloncini.
Mi davano suo nervi perché erano più giovani di me e più belle. È stressante essere una ragazza. Noi siamo sempre in competizione con le alte perché vogliamo essere miglio e più belle per i nostri uomini. 
Finito il pranzo prendiamo i biglietti per salire a goderci il panorama. Il museo del cinema decidiamo di evitarlo visto che studio storia del cinema 5 ore a settimana. 
aspettiamo in fila tranquilli. Solo una volta veniamo interrotti, da una piccola bambina. Avrà avuto 10 anni al massimo, era tenerissima. 
Chiede un autografo balbettando a Josh e poi mi porge un piccolo orsacchiotto. La guardo sconvolta. Perché da a me il suo orsacchiotto? << se lui ti vuole bene, allora te ne voluto anche io>> dice e poi scappa tra le braccia della mamma. Era dolcissima. Aveva detto una cosa fantastica. Non l'avevo mai vista da questa prospettiva. Josh mi guarda perplesso. << cosa ti ha detto?>> mi chiede fissandomi. 
Io con gli occhi ancora sul bambina che mi sorrideva sta le carezze dalla madre rispondo << ha detto che se tu mi vuoi bene allora me ne vuole anche lei. >> la mia voce è piatta, sto ancora pensando a quello che mi ha detto d una bambina di dieci anni. Lei di soli dieci anni era riuscita a sciogliere ogni mio dubbio. In questi due giorni mi sono chiesta cosa avrebbero pensato le fan di Josh se io mi fossi messa con lui. Le fan occasionali avrebbero scritto sui blog che ero una troglietta approfittatrice e che ero anche brutta,  mentre le vere fan, quelle che come quella bambina amavano davvero Josh avrebbero detto esattamente quello che mi aveva fatto notare lei. Saliamo sull'ascensore. 
Pochi secondo e l'ascensore di vetro riapre le porte a metri di distanza dal terreno prima stabile e sicuro. Si soffro un po' di vertigini , ma amo vedere Torino dall'alto.  Mi rilassa. E poi con me ora c'è lui. 
Siamo praticamente soli. C'è poca gente, beh è anche un giorno settimanale, la maggior parte della gente va a lavoro. Giriamo fino che non troviamo un posto isolato. Ci fermiamo li è fissiamo il vuoto. 
Fissiamo ancora il vuoto e nessuno dei due dice niente. 
Stiamo ancora in silenzio. Un silenzio che mi fa quasi male.
A cosa sta pensando? Cosa non mi dice? Pensa ancora alla ragazza con i pantaloncini e la pancia scoperta? Jiulia basta!
<< Wow! È... Bellissimo ora capisco perché ti piace tanto!>> dice dopo molto silenzio. 
Annuisco e continuo a fissare il vuoto. 
<< Josh..>> inizio. 
<< si?>> continuiamo entrambi a guardare avanti. 
<< SI>> dico semplicemente. 
Si gira e mi guarda. Con la coda dell'occhio vedo la sua faccia sconcertata. Io appoggiata al parapetto, mi sporgo un po' in avanti. 
<< Non capisco!>> mi annuncia dopo un po'. 
 Finalmente trovo il coraggio di guardarlo negli occhi.  
E per la seconda volta in quella settimana veramente strana lo bacio. Questa volta l'iniziativa l'ho presa io. All'inizio è rigido, forse non ha collegato ancora il si al mio bacio improvviso; ma poi si fa coinvolgere dal bacio e mi stinge le braccia dietro la schiena. Adesso sono veramente felice. 
 
 
Angolo autrice...
Un ringraziamenti speciale per questo capito va alla mia grande amica Roberta per avermi sopportato durante i miei scleri perché non sapevo come esprimere bene un emozione e altre cose. Per aver contribuito alla stesura finale del capitolo e per le correzioni ortografiche dovute al fatto che scrivo con un cellulare. 
Colgo l'occasione per scusarmi degli errori appena me ne accorgo li correggo ma non faccio sempre in tempo. 
Nel prossimo capitolo si tornerà a casa, anche se con qualche piccola variazione. Ringrazio anche la mia famiglia per aver acconsentito a parlare di loro nel mio racconto. Un saluto e vi aspetto col prossimo capitolo 
J3yinlove

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Capitolo 9
*** Ritorno a casa... ***


Nei successivi giorni andiamo di qua e di la per la città. Accompagno Josh alle interviste, alle prove abito e tutto il resto. 
È divertente, e anche stremante. Quando torniamo a casa siamo sempre stanchissimi,tanto che non abbiamo nemmeno il tempo di darci la  buona notte. 
Non abbiamo ancora definito la nostra relazione. Ma io so che per lui è una cosa seria, quanto per me. 
 
<< Sò che c'è una sede della tua scuola anche a Las Angeles.>> mi dice a brucia pelo mentre camminavamo per le vie di Torino centro. 
So dove vuole andare a parate. È credo di sapere anche cosa voglio io.
<< E vivere con Jas sta diventando pesante per te,  lo vedo quando cerchi di mettere in ordine il salotto per me, e quando rimani quasi senza soldi per mangiare perché Jas non paga la sua parte di affitto e l'anticipi tu pur sapendo che non torneranno mai indietro e quando cerchi di studiare ma lei inizia a stare male per l'alcol e tu vai ad aiutarla a vomitare. Ho vissuto nel tuo appartamento per quasi un mese e ho notato tutto questo. Non puoi continuare a vivere così. Non ti sto chiedendo niente di così assurdo>> mi tiene  la mano e inizio a sentire il peso di quel gesto. Ho paura. 
<< veramente non mi hai chiesto niente. Hai buttato parole alla rinfusa e non ho capito molto quello che mi chiedi di fare>> dico infine. 
<< io... Ti sto chiedendo di venire a vivere nella mia casa, è grande e ci staresti bene. 
 E  ho una camera per gli ospiti che potrebbe diventare la tua, se non vuoi dividere la stanza con me.  Non voglio vederti soffrire per vivere in quel piccolo appartamento. >> sembra sinceramente dispiaciuto per la mia condizione finanziaria. 
Cosa devo fare? Vorrei quelle piccole presenze dei film sulla spalla. L'angioletto e il diavoletto che mi dicono cos'è giusto per me. Anche se so che seguirei il diavoletto. Ho sempre avuto una propensione per la cattiva strada fin da piccola.  
<< Amo la mia indipendenza. >> rispondo secca. 
<< ho capito. Non vuoi e va bene. >> mi fermo di colpo e lo fisso. Lui si gira verso di me. 
<< non mi hai lasciato finire! Ho detto che amo la mia indipendenza, ma amo anche il tempo che passo con te! Odio il fatto di doversi separare e quando torni sono la ragazza più felice al mondo, dentro di me regna la pace assoluta solo vedendoti. Non so se puoi capire quello che provo anche solo sfiorandoti. È assurdo ma solo con te sto veramente bene. Bene come non stavo da tempo. 
 Passo la metà del tempo a pensare a te e l'altra metà spero che qualcuno parli di te per poterne parlare anche io. Mi sento bene e stupida allo stesso tempo. >> continua a fissarmi senza dire niente.  Senti il suo sguardo addosso anche se guardo per terra. Poi mi mette le mani sulla faccia. Mi obbliga a guardarlo. Il suo sguardo è pesante, intenso. Poi mi bacia. Un bacio. Non ci baciavamo mai per strada. Sa che ho paura  per i paparazzi. Ma dentro quel bacio ci sono quei mille che mi sono negata per tutti quei giorni. Non me ne importa più niente della mia carriera d'attrice. In questo bacio ci siamo solo io e lui.  Quel bacio dice tutte le parole che non riesco ed esprimere. 
<> la sua voce è soave. Come il canto di un canarino t'incanta. 
Annuisco e sorrido lievemente. 
Ritorniamo a camminare mano nella mano. È dolce, e anche se odio le persone sdolcinate, quando le fa lui mi affascinano. 
Oggi ci siamo presi un giorno per vedere con calma i negozi, la città, le persone normali. 
Tra 12 ore prenderemo un aereo e torneremo a casa. 
Ora devo solo decidere se andare da Josh o meno. La scuola non è un problema;lo ha detto lui, c'è una succursale anche lì. 
<< come facciamo con la mia roba?>> domando. Spero abbia capito che è un si. Voglio vivere con lui. Tanto è quello che abbiamo fatto negli ultimi mesi. Lui mi guarda, sbalordito come se gli avessi appena rivelato di avere un sesto dito sul piede sinistro. 
Mi fa sorridere. 
<< Quindi... Vieni a vivere con me?davvero?>> mi abbraccia forte. 
<< Si! Si vengo a vivere con te!>> dico ridendo. 
Mai ricevuta risposta alla mia domanda. 
Quella giornata si conclude per il meglio. Andando a dormire pensavo solo " un paio di giorni e  saremo a Las Angeles e io vivrò con il mio fidanzato."
 
Questa volta i posti sono vicini e non devo chiedere a qualche vecchietta di scambiare i posti. 
Josh mi tiene la mano, e ogni tanto durante il film proiettato nel sedile davanti a noi, mi posa un bacio sulla guancia e mi sorride. Credo sia felice. E credo di esserlo anche io. 
Anzi sono sicura che sono felice, lui mi rende felice. 
<< Bel film vero?>> mi domanda dandomi un piccolo bacio sulla mano ancora intrecciata alla sua. 
<< Come porteremo la mia roba a casa tua? >> gli chiedo all'improvviso     .
Mi guarda. Amo il suo sguardo. È dolce e riesci a leggerci dentro i pensiero.
<< Atterriamo andiamo a casa tua, chiamiamo mio fratello Conor e gli chiediamo di venire con il suo furgone.  >> mi spiega dolcemente.  
Gli sorrido. 
<< Sei più tranquilla adesso? Ti ho tranquillizzato?>> quando parla riesco solo a pensare " ma quanto è dolce?" 
<< Mi basta guardarti sorridere per tranquillizzarmi!>> 
Il pilota annuncia l'atterraggio imminente. Mi sorride. Un altro piccolo bacio sulla guancia e mi fa segno di alzarmi che vuole prendere i bagagli. 
Lui era vestito come al solito quando usciamo in pubblico. Felpa, jeans strappati leggermente sul ginocchio sinistro e attillati, cappellino rosso dei Chicago bears e occhiali da sole per nascondersi meglio. È il suo look da" persona normale" lui lo definisce così. 
Il tempo,quando sono con lui sembra passare troppo in fretta. 

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Capitolo 10
*** il grande viaggio ***


<< Questo te lo vuoi portare o lo lasci a Jas?>> mi chiede Josh sventolando in aria la mia copia di orgoglio e pregiudizio.
<< Che domande fai? Quella copia è rilegata a mano, mio padre mi ha fatto attendere tre mesi prima di comprarmela. Costa quanto un mese d’affitto qua.>> gli urlo infilando la testa sotto il letto, cercando di raggiungere un reggiseno, lì dalla preistoria.
<< Direi che quello puoi buttarlo! Ahahaah>> mi enuncia offrendomi la mano per rialzarmi.
<< Già>> rispondo accettando il suo aiuto.
<< Senti Josh… io mi chiedevo… visto che vengo a vivere con te a Los Angeles… io e te… ecco noi siamo…. Una coppia? Nel senso coppia coppia?>> sono agitatissima. Non facevo parte di una coppia… da…. Forse tre anni.
Lui mi fissa con il sorriso stampato in faccia, quel sorriso che tutte amiamo.
<< Io ho scelto te! E se intendi che avremo un rapporto esclusivo, da parte mia è un si. Non ho intenzione di frequentare nessun’altra. Tu sei tutto quello che voglio.>> la sua risposta mi sconcerta.
<< e tu?>> oddio ecco la domanda fatidica. Cosa rispondo ora. Si io ho fatto la mia scelta su quella mole a Torino.
<< Anche per me è una cosa seria. Non faccio le cose tanto per fare. Io ho scelto te.>> ci baciamo per un minuto buono. Le sue mani iniziarono a cercare la mia schiena.
<< Piano, Hutcherson. Tra meno di dieci minuti tuo fratello sarà qui, e mancano ancora tre scatoloni. Credi che Jas starà bene?>> sono davvero preoccupata per la mia coinquilina. Lei d sola non si sa gestire. Nei mesi che sono stata qui, l’ho gestita io come se fosse una bambina piccola. 
Era sempre ubriaca, e una volta le ho dovuto persino fare la doccia, per svegliarla.
<< Ecco cosa amo di te! Il tuo animo. Ti preoccupi sempre prima degl’altri.>> gli sorrido, poso un piccolo bacio sulla sua guancia, mi abbasso, raccolgo uno scatolone vuoto e glielo metto in mano.
Lui ride. 
<< Sempre la solita guasta feste. Speravo già in un atto romantico all’ennesima potenza!>> mi urla mentre mi allontano dalla stanza dirigendomi verso il salotto.
<< Ormai dovresti saperlo che odio il romanticismo, quasi quanto odio i fiori. Ahahhahah. Sai che non credo nelle sdolcinatezze.>> gli rispondo mentre butto nello scatolone ai miei piedi delle foto incorniciate, prima sul televisore, senza troppa cura. Sopra ripongo in fretta un plaid e il mio pupazzo portafortuna. 
Era il mio preferito da sempre.
Mi dispiaceva che il povero Connor aveva dovuto attraversare metà America per aiutarci con la roba. Era arrivato due giorni prima del grande viaggio. Era insieme a un suo amico, tanto per non farsi il viaggio da solo e darsi il cambio ogni tanto.
Il viaggio durava all’incirca un giorno e mezzo. Era dura. Ecco perché aveva riposato due giorni.
Josh voleva ripartire subito, m aveva constatato che il suo fratellino era sfinito e avevamo convenuto insieme che era il caso di lasciare riposare lui e il suo amico un paio di giorni.
A guidare questa volta saremo stati in quattro, quindi niente soste per il sonno. Si dormiva mentre gli altri guidavano. Il patto è questo: “tutti dormivano a turno di quatto ore, ma nessuno dormiva durante il suo turno.”
Mi sembra ragionevole. 
 
 
Una radura immensa mi sovrasta, era in tutte le direzioni. A destr si riesce a scorgere uno spicchio di spiaggia. Sento l’impulso di raggiungerla. Mi incammino e improvvisamente mi sento il fiato corto, mi accorgo che sto correndo. Dove diavolo sono? Perché corro verso una spiaggia? E perché essa sembra sempre più lontana. Inizio ad avere paura.                                                                                                                         Forse dovrei chiedere aiuto. Apro la bocca per urlare ma un debole suono che non assomiglia nemmeno lontanamente a una parola esce dal fondo della mia gola per farmi capire che non posso chiedere aiuto. Frugo nelle tasche. Vuote.
Ho paura. Devo scappare via da questo posto. Devo andare via. Ma continuo a correre verso questa spiaggia che non arriva mai.  Devo continuare a correre. Nessun rumore. Né quello del vento che muove l’erba, né quello del mare o dei gabbiani.
Ma in che razza di posto mi trovo. Corro e non arrivo mai, urlo ma non esce la voce, c’è il mare ma non lo si sente.
Ho paura. C’è una strana luce giallina inizio a vederla. Forse era solo un impressone, mi stavo avvicinando. Vedo sempre meglio la sagoma dentro la luce giallina.
Sempre più vicina. Ma….. non sono io ad avvicinarmi, è lei. Devo smettere di correre. Devo fermarmi. La sagoma è sempre più vicina a me, ora la riconosco. È lui. Lui che non c’è più ma che c’è sempre stato. Lui che ha popolato le mie giornate in vita e i miei incubi la notte. Lui al quale ho voluto un mondo di bene.
Omar.
 
<< Omar!>> gridai così forte che tutti sul furgone si girarono terrorizzati a fissarmi. Josh infila il suo braccio tra il sedile e la mia schiena, mi tira a se così che posso poggiare comodamente la testa sulla sua spalla e inizia a strofinarmi il braccio, come per consolarmi. Lo sapeva quello era l’unico modo per calmarmi dopo un incubo.
<< Solito incubo?>> mi domanda accarezzandomi i capelli dolcemente.
<< No!>> risposi come sorpresa. 
<< Ti va di parlarne?>>  mi invita.
Mi tiro su e guardo i nostri compagni di viaggio. Nick si è rimesso a dormire e Connor era tutto preso a guidare sorseggiando un caffè.
Scuoto la testa. Mi sorride, sa che non amo parlare dei miei incubi legati al passato soprattutto.
<< Dai rimettiti giù. Riposa ancora un po’ che tra un’oretta tocca a te.
Gli sorrido e riappoggio la testa tra la sua spalla e il pettorale. Quel posto mi accoglieva alla perfezione come se fosse stato creato sapendo che un giorno mi ci sarei appoggiata dolcemente per prendere sonno seguendo il suo respiro  e il battito cardiaco.
Non mi riaddormento. L’ora la passo in un dormiveglia che mi stanca ancora di più. Ascolto attenta il cuore del mio “cuscino” batte veloce. Ogni tanto quando prendiamo un dosso, perde un battito, ma è divertente rimanere in ascolto mentre cerca di recuperarlo. Con gli occhi chiusi, immagino delle figure indistinte che ballano a ritmo di quell’adorabile bum-bum. 
<< Jiulia? Jiulia, tocca a te. Tesoro svegliati.>> mi scuote dolcemente Josh.
Mi alzo lentamente dalla sua spalla e scendo dal furgone.
Mi stiracchio un po’ e facendo attenzione vado dalla parte del guidatore. Mentre facevo il giro gli altri avevano scalato di un posto. Salgo tutta assonnata e mi siedo. Con molta calma e con un paio di sbadigli metto in moto e partiamo. Dopo circa un ora ci fermiamo a fare pranzo e a prendere tanti caffè.
Josh si offre di guidare anche per il mio turno, ma io rifiuto. Mi mancavano meno di tre ore e poi avrebbe guidato lui. Non c’era problema. Potevo farcela, poi dopo due caffè ero super sveglia.
 
 
<> domando con voce assonnata.
<< Siamo quasi ad Albuquerque, new Mexico!>> risponde prontamente Nick.
<< Quindi quanto manca all’incirca?>> chiedo, sta volt diretto a Nick che sembrava l’unico sveglio di noi.
<< Dieci, undici ore al massimo>> mi risponde gentilmente.
<< quante ore sono che guidi?>> chiedo.
Nick guarda il suo orologio per un attimo, e poi come se non fosse più tranquillo mi risponde sbuffando che erano già tre ore.
Di sicuro è stanco. Lo siamo tutti.
Josh è crollato in un sonno catatonico.
Il suo respiro è più lento e più deciso. Vedo il suo petto alzarsi e riabbassarsi lentamente.
Vederlo dormire è la cosa che mi piace di più. Da quando ho avuto l’incidente il suo petto che si alza e si abbassa nel sonno accanto a me, è divenuto una droga per me.
Mi adagio nuovamente sul petto di Josh cercando di non svegliarlo e cerco di dormire nuovamente.
  
Niente radura, niente spiaggia…. Niente Omar.
Mi sento quasi sollevata. Mi stendo sotto un albero, accanto a Josh. Inizio a leggere un libro. Lui sonnecchia. Ogni tanto fa un sorriso. Io lo fisso, sorrido a mia volta, anche se so che non può vedermi e riprendo la mia lettura.
È molto intereàssante questo libro. M’intriga.
<< Di che parla? ti piace?>> mi chiede una voce lontana.
Ero talmente immersa nella mia lettura che non mi ero accorta che Josh si era svegliato e che mi stava guardando.
<< Molto>> gli sorrido.
<< Sapevo ti sarebbe piaciuto. Quando ho letto il nome dell’autrice, mi sono ricordato che è una tua cara amica, e ho pensato ti avrebbe fatto piacere.>> dice giocando con un filo d’erba.
<< Hai fatto benissimo amore. È il perfetto regalo di anniversario. Oggi sono cinque magnifici anni, da quello scontro al pub di Jole.>> rispondo avvicinandomi per dargli un bacio. Lui contraccambia il mio bacio. 
Allunga un braccio verso il mio bacino. Mi tira verso di lui. Chiudo il libro e lo poso alla cieca dietro di me, continuando a baciarlo.
Siamo sdraiati sotto un albero gigante, e sopra una coperta rossa, messa per non sporcarci.
<< Ti amo tanto!>> mi sussurra all’orecchio.
<< Anche …>> una voce entra nella mia testa.
<< Connor tocca a te guidare>> è Nick.
 
 
<< Connor tocca a te guidare>> è Nick.
Mi sveglio di scatto.
Era un sogno.                                                                                                               Un magnifico sogno. Io e Josh ci dicevamo “ti amo” cose che in realtà nessuno aveva ancora avuto il coraggio di dire all’altro.
Volevo essere io a dirlo per prima, ma avevo pura di correre troppo.
Beh considerando che lui dopo due giorni che lo avevo baciato mi aveva chiesto di vivere con lui, a correre nelle relazioni il primo posto non spettava a me.
Chiunque dei due avesse vinto il primo posto non era l’importante, il fatto è che ho paura di dirlo.
Non ho mai avuto così paura le altre volte. Beh in realtà era solo una. Quella volta  in terza elementare non valeva. Anche se a me piaceva contarla.                               
Mancano solo nove ore. Nove ore e convivrò per la prima volta con il mio ragazzo. Nove ore e saremo una coppia vera. Una di quelle con una casa loro, due macchine fighe parcheggiate nello stesso garage, e che al mattino si danno un bacio quando l’altro esce per andare a lavoro. Proprio come nei film.
Forse non sono pronta. Forse rovinerò tutto.
Basta Jiulia, pensa positivo. Si da questo momento in poi è vietato pensare negativo. Solo espressioni positive.
È quasi l’alba.
È bellissimo vedere l’alba. Forse erano anni che non vedevo un alba così bella. Quando uscivo da lavoro c’era sempre l’alba ma ero troppo stanca per fermarmi a contemplarla. 
È  magnifica. I colori rosa, arancio e giallo che si mischiavano a un debole blu notte che ci stava lasciando era incantevole.
Io che avevo passato anni al liceo artistico, studiando opere di pittori anche sconosciuti alle volte, non ero mai riuscita a trovare qualcosa di più bello dell’alba.
<< Connor dove siamo>> sussurro.
<< Un po’ dopo l’Arizona. Mancano più o meno cinque ore.>> risponde anche lui sussurrando
<< Okay, ti do il cambio. Fermati appena puoi.>>dico sottovoce. 
Prendo il volante e schiaccio l’acceleratore. Ho voglia di arrivare a casa e farmi una doccia. Mi sento appiccicosa. È un giorno che siamo su questo furgoncino. 
 
 
Le mie quattro ore passano veloci tra alberi secchi fuori dal finestrino e macchine che passano veloci e lente accanto al furgoncino.
Accosto appena possibile, e sveglio Josh dolcemente. Lo avverto che è il suo turno e che io non potevo continuare a guidare perché non sapevo né come entrare a Los Angeles, né come trovare la via di casa visto che non l’avevo mai vista.
Quando ci scambiamo di posto ci scambiamo un piccolo bacio.
Una volta messo in moto e reinserita la marcia, mi appoggio alla sua spalla e guardo avanti, con un sorrisetto sulla faccia. Eravamo quasi arrivati. Tra poco quel sogno sarebbe diventato realtà. Avremmo vissuto insieme per il resto della nostra vita, e per il nostro quinto anniversario mi avrebbe regalato il libro della mia amica Roberta. Noi avevamo fatto le superiori insieme. Eravamo diventate amiche, leggendo la stessa saga. Eravamo appassionate entrambe della scrittrice Cassandra Clare. Amavamo il suo modo di scrivere, e Ro’ aveva deciso di scrivere un libro anche lei. Adesso era più o meno al suo terzo libro pubblicato. È di fama mondiale, e sono fiera di dire che siamo rimaste in contatto se pur in stati diversi.
Quando tornavo a casa andavo sempre a trovarla, e quando lei veniva in America per presentare qualche libro ( cosa che è capitata una volta da quando mi ero trasferita) trovava sempre un buco nell’agenda per andare  a prendere un caffè insieme.                                                                                La nostra amicizia era iniziata in un modo particolare, ma era maturata nel tempo.
<< Ti piacerà casa! Ne sono certo.>> mi bisbiglia.
Alzo la testa per posare un piccolo bacio su quella guancia perfetta. Aveva un po’ di barbetta incolta. Amo quella barbetta. Lo fa sembrare maturo, serio e sexy…. Dannatamente sexy.
La sua barbetta incolta era una delle cinque cose che amavo in lui.
Il suo sorriso, la sua barbetta (ovviamente al secondo posto), il suo naso, il suo essere alto 1,70 cm e… beh ( anche se non si dovrebbe dire) il suo sedere. Forse era (dopo la barbetta) la cosa più sexy che avessi mai visto.
Lui mi sorride. 
<< Non mi stancherò  mai di questi tuoi baci.>>  mi sussurra, per non svegliare gli altri.
<< Bene! Perché ho intenzione di darteli per molto, moolto tempo.>> gli dico ridendo.
<< Non ci credo! Hai detto qualcosa di romantico. Non è da te>> mi sfotte.
<< è colpa tua! Sei tu che mi tiri fuori questo lato sdolcinato, che odio di me!>> gli rispondo ridendo. Mi sono alzata per fargli vedere che ero offesa. Mi veniva da ridere però.
Josh scoppia a ridere. Gli faccio segno di fare piano che se no sveglia il fratello e l’amico.
Lui si contiene e sotto voce mi dice << mi sento onorato di questo!>> lo odiavo per quello che mi stava facendo. Era assurdo, mi faceva fare la dolce senza nemmeno sforzarsi. Cos’altro avrei fatto poi? Gli avrei cantato una serenata sotto la finestra di “ casa nostra”?
Gli do uno schiaffetto sul braccio con fare offeso.
<< Scemo!>> gli dico.
<< Guarda Jiulia! Quella casa in legno là infondo è casa nostra!>> mi dice indicando una casetta su una specie di collinetta.
È  leggermente isolata dal resto della città ma perfetta.
Casa nostra! L’ha chiamata casa nostra! 
Si, quella è casa nostra!
<< Casa!>> sussurro, fissando l’immensa casa.
<< Casa nostra!>> sussurro riappoggiando la testa sulla spalla di Josh.
Mi da un lieve bacio sulla testa, e entra in un viottolo, che porta a casa.
È magnifica.
È enorme.
È casa nostra. Adesso è ufficiale, siamo una di quelle coppie da film. Anche meglio, perché non era finzione. Era la realtà. 
La mia nuova realtà.

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Capitolo 11
*** la nuova casa ***


Non avevo mai visto niente di simile. La casa nella quale abitavo da circa sette secondi era enorme. Avrebbe potuto viverci comodamente la mia mega famiglia e quella di Josh e avrebbero comunque avuto problemi a incontrarsi per casa.
<< Se sua signoria a finito di contemplare la casa, può riferire a quel poco di buon senso e animo buono che le rimane che avremmo bisogno di una mano?>> mi dice Nick con voce affannata per lo sforzo nel portare uno scatolone gigante.
<< Hei, scusa stavo ammirando la casa. Guarda che non è necessario che le portate, ci penso io. Sarete tutti stanchi ormai.>> dico mentre gli prendo lo scatolone dalle mani e lo poso accanto a un divano rosso di pelle.
<< Avete pagato il servizio completo! Ahahaha. Non c’è problema. Finiamo qua e vado a casa. Tranquilla.>> mi rassicura con un grosso sorriso.
 Gli metto una mano sulla spalla e sorridendo torniamo al furgone a prendere altri scatoloni.
Ci sono Josh e Connor che ridendo e scherzando, posano gli scatoloni per terra uno alla volta.
<< Ora non è più la casa dei maschietti Hutcherson.>> gli rinfaccia ridendo Connor.
<< Come se a te fosse mai importato, sei qui sono nel fine settimana.>> gli rammenda Josh posando uno scatolone molto pesante per terra e appoggiandosi al furgone con una spalle.
<< Si, ma quel fine settimana era spaziale>> farfuglia Connor mentre ci avviciniamo. lui è dentro in fugone a passare gli scatoloni da mettere fuori. Quindi non ci vede. Al contrario di Josh che nota subito la nostra presenza.
<< Ehi finalmente vi siete decisi a tornare per dare una mano.>>scherza Josh.
<< Si.>> risponde Nick prendendo lo scatolone ai piedi di Josh e tornando verso casa.
<< Non ho intenzione di fare tutto da solo Hutcherson! Intendo entrambi i fratelli Hutcherson.>> ci urla mentre con la schiena leggermente inclinata sorregge lo scatolone per farlo passare dalla porta.
Scoppiamo tutti a ridere.
<< L’intenzione era quella!>> ci dice senza urlare troppo Connor.
<< Ti ho sentito….e …. Sei morto>> ci urla dall’interno della casa.
Torniamo a ridere.
Intanto Josh mi aiuta a prendere uno scatolone, era molto pesante. Sicuramente erano i miei libri. Amo leggere. Il mio professore diceva che il peso dei libri che porti in spalla è equivalente al peso delle parole sagge che sai dire alla gente.
Non ho mai capito appieno quella metafora, ma l’ho sempre interpretato come un complimento.
Poso lo scatolone accanto a tutti gli altri, e torno fuori per prenderne un altro. Intanto Josh entra dalla porta con due scatoloni impilati dall’aria pesante. << Il mio uomo forzuto>> lo sfotto.
Lui mi fa la linguaccia e prosegue verso il divano. La casa è diventata un ammasso di scatole e valigie.
Nick e Connor portano dentro i restanti tre scatoloni. Io vado verso il furgone a prendere la borsa e un paio di piccoli trolley con i vestiti che Josh aveva a casa mia più il mio beauty-case.
Appena entro in casa ,  tutti parlano amabilmente. Quando Josh mi vede si stacca da gruppo e viene  ad abbracciarmi. Lo stringo forte e spero lui faccia lo stesso. Voglio solo smettere di aver paura che sia solo un sogno, voglio sentirlo vero.
<< è ufficiale, questa non è più una casa anti femmine!>> ci dice Connor.
Ci stacchiamo, ma manteniamo un contatto, se pur minimo, con le nostre mani. Sorrido a Connor.
<< Scusa Connor, se ho rovinato il tuo sogno di vivere solo con tuo fratello. Per farmi perdonare vi preparo la cena. A te sta bene Josh se cucino io?>> domando facendo al mio compagno gli occhi dolci.
<< Per me è perfetto, ma mi sa che in frigo ci siano solo un paio di carote appassite. Se vuoi vado a comprare qualcosa al supermercato in città.>> chiede dandomi un buffetto sulla guancia.
<< Se non ti spiace… se no non fa niente ordiniamo la pizza.>> Risponde Connor. Lo guardo. Sarò mai così spontanea in questa nuova casa. Beh ho fatto un passo avanti offrendomi di cucinare.
<< Allora cinque minuti e torno!>> mi da un lieve bacio sulla bocca, prende la giacca di pelle marrone poggiata sul bracciolo della poltrona rossa come il divano, le chiavi e esce di casa.
<< Avrà fame!>> ci scherzo su.
Josh sembrava nervoso, e ansioso di uscire. Forse si era reso conto che non era pronto per convivere con me.
<< Beh io andrei. È stato un piacere conoscerti Jiulia. Spero ci rivedremo.>> mi offre la mano e mi saluta. Sulla porta di gira e con un cenno della testa invita Connor a seguirlo.
<< Allora? Andiamo Connor?>> gli dice infilando le braccia nella sua giacca di jeans.
Connor annuisce e lo segue. Mi da un bacio sulla guancia e scappa dietro l’amico.
Sola.
Sola in una casa enorme e deserta.                                                                                        Già che sono sola, ne approfitto per dare un’occhiata alla casa. Inizio dal piano di sopra perché ho sempre voluto avere una casa su più piani, fin da piccola; mi dava l’impressione di essere una principessa.                                   Salgo lentamente le scale, accarezzando il passamano, liscio e lucido.
Arrivata all’ultimo gradino stacco la mano e la infilo nella tasca posteriore dei jeans. Sono sbalordita. È bellissimo. Tre stanze enormi. Il piccolo corridoio era a semicerchio e le stanze erano una dopo l’altra. Porte di un legno scuro con dei pomelli dorati. Solo tre stanze da letto, quindi ogni stanza era abbastanza grande da ospitare anche un bagno privato.
Forse servono tutte queste stanze per quando vengono i genitori di Josh qui e rimangono a dormire. La stanza in mezzo è quella di Connor. Si riconosce. All’interno si intravede un poster con le costellazioni, lui è un patito di scienza.
Mi avvicino a quella sulla  sinistra. Al centro un letto matrimoniale con copriletto e cuscini sul dorato/marroncino. Era molto ordinata. Tutto era quasi maniacalmente apposto. Libri un comodino messi in ordine di grandezza, riviste sull’altro. Doveva essere la stanza di Josh. Solo lui era così ordinato. In questo siamo talmente diversi. Io amo il disordine. Quando Josh stava da me, la sua parte di stanza era pulita e in ordine, la mia sembrava fosse passato da poco un uragano.
Cercherò si essere ordinata, così non mi sbatterà per strada. Con ancora le mani nelle tasche posteriori, mi avvicino ai libri. Sono curiosa di scoprire cosa gli piace leggere.
"Frankestein" - Mary Shelley. Gli piacciono gli horror, un punto al mio Josh. Io adoro gli horror.
Era tutto così perfetto in quella stanza, che stando lì mi sembrava di rovinare tutto.
Esco e chiudo la porta alle mie spalle. Suppongo che l’altra stanza sia simile alla sua( futura nostra), quindi scendo le scale e mi dirigo verso gli scatoloni. Dalla valigia viola, prendo dei vestiti puliti e salgo per farmi una doccia.
Ho caldo e ho proprio bisogno di lavarmi, anche per scacciare l’ansia.
Non mi sento ancora a mio agio, prendere iniziative in una casa che fino a quel momento era solo del mio ragazzo, ma ne ho bisogno.
Entro nella stanza di Josh e mi dirigo verso una porticina di legno anch’essa. La apro.
Il paradiso dei bagni è davanti a me. Datemi un pizzicotto. È spettacolare, è enorme, è…. Non so nemmeno cos’è. Ma so che è bellissimo. Questo bagno è grande come casa mia in Italia; e li ci viviamo in sei.
Poggio i vestiti sulla vasca da bagno giallina e inizio a togliermi i miei vestiti appiccicaticci.  Li metto nella cesta dei vestiti sporchi. Non mi sorprende vederla vuota, negl’ultimi mesi i vestiti di Josh li aveva lavati la lavanderia sotto il mio appartamento.
Mi infilo sotto la doccia e apro il getto d’acqua. L’acqua calda è rigenerante. Mi rilassa. Mi passo le masi sui capelli marroni e lisci per lasciare che si appiattiscano sulla mia schiena nuda.
È una sensazione bellissima, l’acqua bollente su un corpo stanco e dolorante. Quando ero depressa, arrabbiata o semplicemente stanca nella mia casa a Torino facevo una doccia bollente; e tutto passava.
Anche il cioccolato aiutava, ma mai quanto il getto della doccia a contatto con la pelle.
Comincio a cantare una delle mie canzoni preferite. Lego House di Ed Sheeran.
And it's dark in a cold December, but I've got ya to keep me warm
and if you're broke I'll mend ya and keep you sheltered from the storm that's raging on
I'm out of touch, I'm out of love
I'll pick you up when you're getting down
and of all these things I've done I think I love you better now
I'm out of sight, I'm out of mind
I'll do it all for you in time
And of all these things I've done I think I love you better now
I'm gonna paint you by numbers
and colour you in
if things go right we can frame it, and put you on a wall
And it's so hard to say it but I've been here before
and I'll surrender up my heart
and swap it for yours
I'm out of touch, I'm out of love
I'll pick you up when you're getting down
and of all these things I've done I think I love you better now

I'm out of sight, I'm out of mi….
<< Non sapevo cantassi così bene.>> una voce grida da dietro la porta.
Mi sciacquo bene i capelli ed esco dalla doccia. Prendo l’asciugamano e me lo avvolgo attorno al corpo. Strizzo bene i capelli nel lavandino e apro la porta.
<< E io non sapevo ti piacesse origliare.>> gli rispondo ridendo.
<< Ti piace la casa?>> mi domanda
<< Casa, tu la chiami casa? Questa è una villa per dieci persone.>> gli faccio notare.
Lui scoppia a ridere.
<< è all’altezza di noi due?>> mi chiede scherzando.
Gli do un bacio, tengo ben stretta la tovaglia al mio corpo.
<< è bellissima!>> ribatto alla fine.
Cominciamo a baciarci, prima piano e poi sempre più intensamente.
Lui mi prende e mi stringe a se, ci sono  cose che andavano fatte e basta, anche se è una pessima idea.
Josh fa scivolare la sua mano tra i miei capelli bagnati. Lentamente tra un bacio e l’altro ci avviciniamo al letto, continuando a baciarci; Josh si sfila la giacca di pelle e la lascia cadere giù dal letto. Non ci eravamo mai trovati su un letto in quel modo, non così. Quando lui viveva nel mio appartamento, su un letto avevamo sempre e solo dormito come due amici. Quando ci siamo messi insieme eravamo a casa di mia madre, e non mi sembrava il massimo scambiarci effusioni nella stanza accanto a quella sua e di suo marito, tornati a New York abbiamo avuto appena in tempo di dormire e mangiare tra uno scatolone e l’altro.
 Tremo.                                                                                                                          << Hai freddo?>> mi domanda dolcemente.
Faccio segno di no con la testa. Tra un bacio e l’altro cerco di dirgli qualcosa, ma la mia test è completamente vuota. Riesco solo a pensare alle sue labbra e al trovarsi in casa sua, sul suo letto.
<< Non dovevo cucinarti la cena?>> chiedo senza fiato, staccandomi un attimo.
Mi guarda per un secondo, poi torna a baciarmi.                                                       << E se… te la preparo io … come … benvenuto?>> mi dice con l’affanno tra un bacio e l’altro. Ci sdraiamo lentamente. Il suo corpo completamente vestito preme leggermente contro il mio, sento il suo possente petto alzarsi e abbassarsi a ogni respiro affannato alla ricerca d’aria tra un bacio e l’altro. Le mie mani quasi inconsciamente finiscono sulla sua vita e incominciano ad accarezzare la sua schiena da sotto la t-shirt bianca. Nessuno dei due riesce a tenere a freno  quello che prova per l’altro. Questo mi piace e mi rasserena, quasi quanto perdermi nel battito del suo cuore prima di addormentarmi.
<< Josh!>> lo fermai prima che riuscisse a slacciare il nodo dell’asciugamano. Mi guarda perplesso.
<< Ho leggermente fame! Possiamo… continuare il discorso dopo. Ha pranzo abbiamo mangiato caffè.
Annuisce e sorride. Mi da una mano a rialzarmi dal letto, e mentre mi da un piccolo bacio e corre giù io vado in bagno mi lego i capelli bagnati in una coda di fortuna e mi infilo i vestiti che avevo scelto prima. Un paio di pantaloncini della tuta e una maglia leggera e larga che mi cadeva da una spalla. Do un’occhiata al mio riflesso sullo specchio. Sembravo una che aveva appena visto un fantasma. Mi do qualche schiaffetto sulle guance per ridargli un po’ di calore e mi incammino per scendere le scale.
Preparo un po’ di carne per lui e un insalata per me. Non ho molta fame. Dopo tutto quello che stava succedendo al piano di sopra, come potrei anche solo pensare di ingozzarmi di cibo? Josh sembra non avere lo stesso problema. Si gusta soddisfatto la sua bistecca.
<< Tuo fratello non torna a dormire? Avevo capito che abitavate insieme>> dico infilzando una foglia verdognola nella forchetta e avvicinandola alla bocca.
<< No! Durante la settimana sta nel dormitorio del college. Nel fine settimana viene qua a fare il bucato e mangiare cibo vero.>> mi risponde sorridendo.
Finiamo la cena con tranquillità,  chiacchierando del più e del meno.
Lavo i piatti e li metto sullo scola piatti. Mentre ripongo l’ultimo piatto sento delle mani che mi accarezzano i fianchi, e delle labbra che posano dolcemente piccoli e delicati baci sul mio collo, la mia guancia… Josh mi fa girare e i baci arrivano alla bocca.
<< Allora dov’eravamo prima? Discutevamo dell’importanza di un letto comodo se non sbaglio!>> mi dice continuando a fare su e giù per il mio collo. Sento dei brividi partire dal fondo della schiena.
Sorrido.
<< Mhhhh>> un verso di apprezzamento sale nella mia gola.
Continuando a baciarci poso lo strofinaccio che avevo in mano sul ripiano in acciaio tra i fornelli e il lavandino e ci avviamo verso le scale. Sono leggermente tesa.
Una volta in camera Josh  si chiude la porta alle spalle e rimasti alla maglietta prima di cena, si sfila lentamente anche quella.
Con molta calma mi sfilo la maglia anche io e …. Quello che doveva succedere è successo.
 
Il sole che filtra dalla finestra mi riscalda la pelle coperta solo dall’intimo.
Ho gli occhi chiusi ma riesco a vedere la sagoma di Josh al sole, anche lui sdraiato a prendere in pieno viso il sole caldo di Los Angeles.
Lo sento girarsi sul letto e rivolgere la faccia vesto di me. Sento il suo respiro caldo sulla spalla.
È sveglio.  
Gli lascio qualche minuto prima di fargli capire che sono sveglia.
<< La smetti di fissarmi?>> gli chiedo fingendo di essere infastidita, ma tenendo ancora gli occhi chiusi.
<< è come se chiedessi a una persona di non respirare.!>> risponde il solito sdolcinato.
Apro gli occhi e lo guardo.
Prendo il cuscino e lo lancio sulla sua pancia nuda.
<< Scemo!>> gli dichiaro ridendo.
Lui in tutta risposta mi rilancia il cuscino . << Scemo io? Adesso me la paghi!>> mi risponde con aria minacciosa quanto quella di un cucciolo di gattino.
Scendo dal letto e inizio a correre fuori dalla stanza. Sono con i miei pantaloncini e il reggiseno. Scendo di corsa le scale tenendomi al poggia mani. Sento i suoi passi che mi seguono.
Corro verso la cucina e mi fermo davanti al ripiano dove la sera prima avevo lasciato lo strofinaccio dei piatti. Era ancora li.
Mi giro per vedere dove si trova il mio aggressore a petto nudo, e me lo ritrovo davanti, con solo i boxer neri addosso e una collana lunga d’argento che balla su i suoi pettorali.
Sembra un angelo con la luce che arriva dalle finestre della veranda.
<< Presa!>> annuncia con voce sexy mettendomi nell’angolo per bloccare ogni mia via di fuga.
<< Oh signor aggressore sexy la prego, mi lasci andare. Se lo fa le preparerò la colazione.>> dico con voce da bambina sperduta.
Lui sorride e mi bacia. E sorride anche mentre mi bacia.  Poggia la sua fronte sulla mia.
<< Dobbiamo sbrigarci allora! Tra un’ora devo essere a lavoro. Che palle. Volevo passare tutto il giorno con te.>> dice non muovendo nemmeno un muscolo da posizione assunta, estremamente romantica.
Lo spingo via e incrocio le braccia. << signor Hutcherson non le sembrano abbastanza i giorni di lavoro che ha perso quando stava con me a New York?>> gli dico con aria offesa, facendo la vociona da capo arrabbiato. Lui sorride e scappa via.
Nei minuti della sua assenza inizio a preparare la colazione per entrambi. Ormai sapevo cosa amava mangiare alla mattina.
Preparo il tavolo per la colazione. Dalla mia parte metto una tazza di caffè e dei biscotti. Ovviamente facendo la spesa aveva preso lo stretto necessario anche per la mia sopravvivenza, sapendo che sono un’abitudinaria aveva comprato persino la stessa marca di biscotti che avevo nella dispensa nella vecchia casa.
Dalla sua parte invece metto una colazione più ricca. Lui amava mangiare tanto a colazione. Una tazza di caffè, un bicchiere di succo d’arancia e una tazza con cereali e latte. Era come un bambino troppo cresciuto amava i cereali quelli colorati a forma di anello. Era tenero vederlo mangiare quei cosi.
Josh scende lavato e vestito e si siede a tavola.
L sua colazione se pur di gran lunga più sostanziosa della mia dura di meno. Mentre io sorseggio ancora il mio caffè lui si alza, infila la giacca e mi da un bacio.
<< Ci vediamo alle tre, ti porto a vedere la scuola.>> mi dice scappando via dalla porta di vetro dell’entrata.
Di nuovo sola in una casa immensa.
 

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Capitolo 12
*** Mattinata sconvolgente ***


ANGOLO AUTORE mi siete mancati e ho deciso di postare un altro capitolo del mio libro. speriamo venga pubblicato.
                                                                                                                                                                     12
 Visto che passerò la mattinata da sola in una casa enorme e piena di scatoloni, ho deciso di sistemare la mia roba. Apro il primo scatolone, che contiene i miei libri. No, forse è meglio che per questo aspetti Josh. Nel secondo scatolone ci sono le cose per il bagno, le fotografie, il mio pupazzo e alcune coperte. Salgo le scale con lo scatolone. Fortunatamente non pesa quanto i libri. Entro in camera e lo poso accanto al letto. Prendo le cornici con alcune delle foto più importanti della mia vita. C’è quella con i miei nonni, poi quella con le mie migliori amiche, dopo gli esami del quinto anno e infine quella di quando ero piccola con i miei genitori e mio fratello Marco. Le sistemo sul mio comodino. Poi predo l’ultima e la ripongo a testa in giù dentro il cassetto. Questa è senza cornice, è solo un ricordo svolazzante e un po’ spiegazzato. Sopra il cuscino poso Nikki il mio pupazzo. Lo posseggo da quando ne ho memoria e mi ha accompagnato in ogni istante difficile e brutto ma anche nei migliori. Mi addentro nel bagno/paradiso con la roba che devo riporvi. Mi squilla il cellulare. Lo sento vibrare nella tasca posteriore dei miei pantaloncini. Lo tiro fuori. Oh mio dio. << Ehi celebrità!>> la saluto appena avvicino il telefono all’orecchio. È Rò. << Ehi superstar!>> mi risponde ridendo. << Non lo sono ancora Rò! Ehi allora che mi racconti?>> le domando a brucia pelo. << Niente di che, giro per promuovere io mio nuovo libro “ Summer Love 3 Non tutto dura”. Sto odiando il fatto di averlo scritto. Ahahahaaha. E tu che mi dici? Ho chiamato al tuo appartamento e la tua coinquilina a borbottato qualcosa tipo “is gone for Ever”. Mi vuoi spiegare?>> mi rimprovera. << Beh sono andata via da lì perché mi sono trasferita …. Con … il mio ragazzo! Ti prego non mi odiare per non avertelo detto:>> le urlo tutto d’un fiato. Io e Rò siamo così. << Il tuo fidanzato? Come? Quando? Come?>> sta impazzendo dalla voglia di sentire i particolari romantici. La conosco. Lei è il contrario di me, AMA il romanticismo. Per questo la adoro. Siamo diverse, ma non mi ha mai fatto pesare questa cosa. Siamo diverse anche in molto altro. Ma siamo fatte per volerci bene. << Oh non è niente di che! Ci siamo conosciuti il giorno del mio compleanno nel pub dove lavoravo. Siamo diventati amici…>> iniziavo a sentire la sua mancanza avrei voluto dirle tutte quelle cose di persona. << Aspetta, Aspetta. Se non sei a New York- che per altro era il sogno della tua vita abitare li- dove cavolo ti trovi?>> mi domanda incuriosita. << A… Los Angeles.>> le rispondo temendo la sua reazione. << O mio Dio! Sono qui anche io! Te l’ho detto che stavo girando il mondo per promuovere il mio nuovo libro nell’ultima email. Pensavo di averti anche detto che sarei passata per l’America. Perché non mi hai detto che ti trovavi a Los Angeles>> mi domanda su di giri. << Sono qui da meno di ventiquattro ore, e poi pensavo fossi già passata di qua.>> le dico. << Dove ti trovi? Devo assolutamente venire a trovarti>> mi sbraita. Okay era un po’ troppo euforica l’affermazione. Anche io sarei felice di poterla rivedere e abbracciare. << Ecco… io non so bene il nome della via. So che è poco lontana dalla città. È su una collinetta ed è fatta in legno con le vetrate.>> le dico incerta. << Mmh…. Ohhh Rupert gira qui…. Scusa ho appena visto la casa in lontananza. È parecchio isolata amica.>> mi dice. Rupert deve essere l’autista. << Si ecco al mio ragazzo serve (ama) la privacy. Fa un lavoro…. particolare direi.>> le rispondo incerta se dirle al telefono che il mio ragazzo è un attore famoso di fama internazionale e che ne andavamo pazze da piccole. << Sembrerebbe magnifica a vederla da qui. Dieci minuti e sono da te! Sicura che il tuo lui non sia un serial killer?>> e dicendo questo mi attacca il telefono in faccia. Sempre la solita Roberta. La solita pazza Roberta. Non è cambiata. È questo è un bene. Apro la valigia e prendo un paio di jeans corti e li metto al posto del pigiama. Visto che sono ancora in reggiseno prendo la maglia larga della sera prima e me la infilo velocemente. Vado davanti allo specchio, sciolgo i capelli e li scuoto un po’ per dargli volume. Scendo di corsa le scale e mi catapulto in cucina ad azionare la macchina per il caffè. Sono nervosa. Non vedo Rò da quasi un anno. Quando mi ero appena trasferita a New York -lei girava per promuovere per la seconda volta “ Summer Love” il primo di una serie infinita che ha intenzione di scrivere- mi era venuta a trovare, avevamo girato un po’ per la città io ero li solo da una settimana, abbiamo preso il caffè peggiore della nostra vita. Lei sapeva che era il mio sogno fin da quando ero piccola ed era felce per me. E io ero felice per lei perché era riuscita a scrivere un libro che l’avrebbe fatta diventare una stella come il nostro mito Cassandra Clare. Sento una macchina nel vialetto. Deve essere lei. Corro alla porta e esco di corsa. Mi blocco dopo nemmeno due passi. Non era Rò. Era un furgoncino pieno di paparazzi che mi scattavano foto. Entro sbattendo la porta velocemente, e mi rannicchio dietro di essa. È l’unica cosa non di vetro. Allungo il braccio in cerca dell’interruttore. Tasto più volte a vuoto. Finalmente lo centro e calano le persiane. Nessuno ora può vedermi. Ma è tardi mi hanno già scattato una miriade di foto. Domani mi vedrò su tutti i giornali. Sarò finita. Niente più carriera da attrice…. Indipendente. Sento nuovamente rumore di gomme che sgommano. Forse se ne sono andati. Mi stringo le gambe al petto sempre con più forza. Sento una voce femminile urlare, poi nuovamente rumore di ruote sull’asfalto. << Giù, sono Roberta aprimi! Li ho cacciati, sono andati via.>> mi rassicura da dietro la porta. La casa totalmente buia. Mi alzo lentamente. Metto con cautela la mano sulla maniglia. << Tutti?>> chiedo con un filo di voce. << Tutti tesoro.>> conclude. Le apro con circospezione la porta. Da un piccolo spiraglio di luce la vedo. Guardo intorno. C’è solo lei, una macchina nera, con finestrini neri e autista. <> così dicendo apro la porta. La faccio entrare. << Lui… rimane li?>> le chiedo indicandolo con un gesto del mento l’autista. Lei gli fa segno che può andare. Lui risale in macchina e in meno di trenta secondi sparisce dietro la collinetta. << Vuoi spiegarmi?>> mi chiede chiudendo la porta. Passo vicino alla parete e accendo la luce, poi mi siedo sul divano e tiro su le gambe. Lei si siede sulla poltrona accanto alla mia. Indossa un completo di gonna a vita alta e camicetta. È bellissima, come sempre.<< Mi hanno fatto delle foto>> rispondo alzando le spalle.<< Giulia so che odi le foto. Ma questo non è l’effetto di una foto ma dello scopo al quale servono. Ti conosco. Perché quella gente ti ha terrorizzato così? Cosa mi sono persa in questi mesi? Parlami.>> è convincente la ragazza. È una delle mie migliori amiche da sempre. A lei ho sempre detto tutto. << È per via del mio ragazzo! Lui… è Josh Evans… l’attore… E mi hanno fatto quelle foto per metterle online e sui giornali. Loro vogliono farmi apparire come la nuova conquista del “Playboy”; e questo rovinerà tutti i miei progetti per diventare un attrice, perché tutti diranno che sono diventata famosa solo grazie al mio ragazzo e non perché me lo meritavo.>> le racconto tutto. Da come ci siamo conosciuti, alla gita sulla mole Antonelliana, a come sono arrivata in quella casa. << Perché non mi hai chiamato. Lo sai che avrei mollato tutto per venirti ad aiutare.>> mi dice una volta finito il mio racconto. << Rò, è proprio perché so che avresti fatto così che non l’ho fatto. Non posso chiederti di mollare il tour del libro solo per un mio problema. Che amica sarei?>> le faccio notare. Si alza dalla poltrona e si siede accanto a me. Metto giù i piedi per farle spazio. Si siede e mi abbraccia forte. << Adesso sono qui. Giulia adesso ci sono. Sfogati.>> mi rassicura. La stringo forte. << Sto già meglio! Mi basta sentire il tuo affetto per rasserenarmi.>> le dico dandole un bacino sulla guancia. Mi alzo di scatto, asciugo gli ultimi residui di lacrime e le offro la mano per alzarsi. Ha dei tacchi esorbitanti come fa a camminarci? << Visto che sei qui…. Ti va di vedere una cosa fantastica di questa casa?>> le chiedo con un sorrisone. Lei annuisce sorridendo. La trascino su per le scale per poi finire nella camera mia e di Josh. Apro la porta del bagno e mi soffermo a vedere la sua reazione. <> mi dice sbalordita. << Lo so! Anche io la prima volta ho pensato la stessa cosa… è questa non è la parte migliore. Nel cortile – chiamalo cortile- abbiamo… reggiti forte…. Una piscina E-N-O-R-M-E!>> le dico tutta agitata. Abbiamo sempre sognato una casa con una piscina. I soliti discorsi che facevamo quando veniva a trovarmi dopo la scuola. Cosa vuoi fare quando esci? Dove vuoi abitare, che posti vuoi vedere? Cose così. <> Le faccio vedere dalla vetrata la piscina e anche per quella rimane sbalordita. << Tesoro, hai fatto centro!>> mi dice dandomi una pacca sulle spalle. << Non dire così. Mi sento in colpa. Come se stessi con lui solo perché è famoso e ricco. Non è così. Quando l’ho incontrato non l’avevo nemmeno riconosciuto. Sai quanti anni era che non vedevo una sua foto, o non seguivo più ogni suo spostamento come una stalker? Più o meno dalla prima liceo. Non l’avevo proprio riconosciuto.>> inizio a parlare a raffica. Rò mi mette le mani sulle spalle e mi fissa dritto negli occhi. << Giulia, calma. Fai un respiro profondo. Lo so. Ti conosco, tu non sei quel genere di persona.>> mi consola. << E invece si!>> dico girandomi per non guardarla negli occhi. << … non gli ho nemmeno detto che ero una sua fan, perché temevo che pensasse che lo frequentavo solo per convenienza. Sono stata li per dirglielo un sacco di volte… ma poi… mi è mancato il coraggio, perché poi dovrei dirgli anche tutto il resto non voglio dirgli dove ho passato il secondo e il terzo anno.>> inizio a singhiozzare. Mi appoggio al ripiano della cucina e mi giro per guardarla.<< Tranquilla. Quando ti sentirai pronta, gli dirai tutto; tutto quello che hai detto a me! Che non lo avevi riconosciuto, che da piccola eri una sua fan, e che non sapevi come dirglielo, e con il tempo dirai anche quella parte della tua vecchia vita.>> la sua fermezza e autorità da mamma orsa mi calma. È un ottima amica, e sono felice di averla incontrata. Le sorrido. Lei mi sorride. << Dai rispondi! Non ti preoccupare!>> mi dice. << Sicura? Noi stavamo parlando di una cosa importante però>> le rispondo. << Il mio libro può aspettare. Sono sicura che Josh abbia visto le foto online e voglia chiederti come ti senti. Rispondi dai!>> mi esorta. Rispondo con il sorriso. << Ehi>> dico. << Ehi. Allora? Cos’è successo? Non avevi detto che rimanevi in casa?>> inizia a dirmi. Sembra arrabbiato. << Su internet ci sono già più di cento commenti sulla tua foto con scritto “ chi è? Perché è a casa del famoso attore Josh Evans?>> okay è molto arrabbiato.<< Scusa io…>> inizio a prepararmi mentalmente un discorso di scuse. << No scusami tu! Non volevo strillarti contro. Come stai? Ti hanno trattato male?>> adesso lo riconosco. << No tranquillo. È arrivata una mia amica e li ha cacciati via tutti! Senti mi dispiace. Non pensavo arrivassero a tanto per avere una foto.>> gli dico. << Figurati dispiace a me! L’ultima cosa che volevi era che ti catalogassero come la mia nuova conquista e ti rovinassero la carriera! Comunque chi è l’amica che ti ha salvato?>> mi chiede. Ha il fiatone forse sta camminando. << Ah, la mia amica Roberta, quella che scrive i libri che mi piacciono tanto. Ne sta promuovendo uno nuovo e si trovava nei paraggi! Spero non ti dispiaccia che l’ho invitata.>> chiedo. << No! Quella è anche casa tua adesso! Comunque devo andare ci vediamo tra un paio d’ore. A dopo.>> e attacca. Com’è che oggi nessuno saluta più prima si attaccare. Io e Rò facciamo pranzo con calma e continuiamo a parlare del suo libro e cose così. Scoop tra amiche e cose simili popolano la nostra mattinata.

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Capitolo 13
*** cambiamenti in vista ***


13

                           Cambiamenti in vista

<< Si, stai tranquillo, sto bene. Mi dispiace che tu ti sia preoccupato… Okay. Ti voglio bene anche io.>> chiudo il telefono. << Tutto okay?>> mi chiede Axel che è seduto sul divano. Io dalla cucina gli rispondo di si, e lui torna a fissare la televisione. << È per le foto su Tabloid?>> mi chiede cambiando canale. Gli faccio un verso di assenso, e con due tazze di caffè mi avvicino alla poltrona sporgo la tazza a Josh e mi siedo accanto a Axel. << Ma non importa, posso superarla.>> dico incrociando le gambe. Mi tolgo gli occhiali e li poso sul tavolino davanti a me. Avevo letto per tutto il pomeriggio, per dimenticare la brutta faccenda di qualche giorno prima. << Chi era al telefono prima?>> mi chiede con cautela Josh. << Mio fratello Marco.>> rispondo soffiando sul mio caffè. Iniziamo a vedere un film tutti insieme. Josh mi aveva spiegato che nel fine settimana quando veniva Axel la rutine era: ingozzarsi di schifezze e maratona di vecchi film. Nel primo pomeriggio io avevo seguito la mia prima lezione all’accademia di Los Angeles ed era stata un disastro perché tutti mi chiedevano qualcosa su Josh e mi squadravano da testa a piedi. Non è stata una bella sensazione. Ma avrei dovuto farci l’abitudine.                                       Anche se li era normale vedere le tue celebrità preferite per le strade di casa tua, vedere una nuova che entra nel giro, doveva comunque fare il suo effetto. In tanto sulla televisione scorrevano le immagini del film “ il silenzio degli innocenti”. Non è un brutto film, ma non sono dell’umore adatto per un thriller. Ora come ora ci vorrebbe un bell’horror. Sangue, morte distruzione… quello si che mi tirerebbe su il morale.

 

 

<< Giulia? Dai svegliati è tardi, andiamo a dormire in camera. Se resti a dormire sul divano domani ti svegli con il collo spezzato.>> mi aiuta ad alzarmi Josh. Mi devo essere appisolata. Strano non mi capita mai durante un film. Solitamente io guardo, apprendo e imito tutto quello che succede in un film. Qualsiasi film. Cose da fare o da non fare. Ecco la mia vita se voglio diventare qualcuno nel cinema. Prendo il libro e gli occhiali e mi lascio aiutare a salire le scale. Arrivati in camera, poso quello che ho in mano sulla libreria e mi butto sul letto. Sento Josh che tira le coperte da sotto il mio corpo stanco e me le mette fin sulle spalle. Qui fa molto caldo quindi so che non resisterò molto con le coperte addosso, anche se molto leggere. Ma non mi importa è stato così dolce.

 

 

 

La luce che irrompe dalla finestra e batte sul mio corpo, mi sveglia. È bello svegliarsi per quel tepore sul viso invece che per il traffico di New York. Mi giro lentamente e cerco la pelle di Josh. Niente braccia. Ma dov’è? Mi alzo di scatto e mi guardo intorno.  Nessun segno del mio ragazzo. Do un occhiata alla sveglia. Le undici. È veramente tardi. Ma è domenica dove può essere andato di domenica mattina? Scendo lentamente dal letto e mi infilo le ciabatte. Passo per il bagno, mi do una rinfrescata e esco. Busso piano alla porta di Axel. << Si?>> mi risponde una voce assonnata. << Scusa Axel ma tuo fratello?>> gli domando dall’altra parte della porta. << Che ore sono?>> mi chiede. Perché mi chiede l’ora? << Le undici e un quarto, perché?>> chiedo. << È domenica e sono le undici, questo vuol dire che Josh è in spiaggia. La domenica è l’unico giorno nel quale può fare surf. E visto e considerato che nell’ultimo mese è stato da te, dove non c’è possibilità di farsi un giro sulla sua “longboard” ti avviso che molto probabilmente oggi non tornerà a pranzo.>> mi risponde l’assonnato e scorbutico Axel.

Scendo le scale rimuginando su quello che ha detto Axel. Ma perché Josh non mi ha detto che sarebbe uscito? Poteva lasciarmelo scritto da qualche part…. Eccolo. Un piccolo appunto sul frigorifero.

VADO A FARE SURF.  P.S  AXEL PRENDITI CURA DI GIULIA… CI VEDIAMO PER L’ORA DI PRANZO.”

Beh almeno so che torna per pranzo e che ha pensato di avvertirmi. Sapevo che non si sarebbe dimenticato.    Apro lo sportello in alto che contiene i biscotti e ne prendo uno. Mentre lo rosicchio vado verso il televisore e lo accendo. C’è quello stupido canale che parla degli scoop della gente di Hollywood… Ehi parlano di Josh. Alzo il volume per sentire meglio quello che dicono.

<< … ed eccovi in esclusiva le foto della nuova fiamma di Josh Evans… la ragazza ha fatto di tutto per non farsi fotografare… eccola qui nella magica Torino mano nella mano con il nostro Josh, qui mentre si scambiano teneri sorrisi. In ogni foto la faccia di lei è sempre strategicamente coperta. A Torino non siamo riusciti a fotografarla, ma i miei reporter non si arrendono… guardate bene, noi di Hollywood’s news siamo riusciti a “scoprire” il volto della bella sconosciuta…  vi starete chiedendo chi sia questa ragazzina che ci ruba la celebrità del momento… in esclusiva per voi eccovi Giulia Ierardi di Torino… Beh forse in questa foto non è… diciamo nella miglior forma… ora di sicuro sarà la ragazza più odiata del mondo! Ahahahaaha per oggi è tutto da Hollywood’s new, solo per voi.>>  spengo in fretta il televisore e butto il telecomando sul divano. Se a qualcuno era sfuggita la foto sia in internet che sui tabloid adesso era sicuro che tutti l’avevano vista.

<< Mi dispiace, Johanna è molto…. Cattiva quando si tratta di scoop di prima mano. Ci va’ giù pesante da un po’ con mio fratello. Non devi prendertela. Sei solo la nuova notizia, qualche giorno e parleranno del nuovo arresto di Lindsay Lohan o della nuova messa in piega di Katy Perry. Tranquilla ti lasceranno in pace.>> è strano farsi consolare da Axel, da quando lo conosco è sempre stato un po’ acido nei miei confronti. Quell’atto di simpatia mi fa sorridere. << Grazie Axel, mi servivano queste parole>> gli rispondo con sincerità.

<< Ehi sono a casa…. Che… che succede?>> Josh entrando nota subito quella luce nei miei occhi. Lacrime. Mi conosce così bene da capire che non sono lacrime di gioia. << No… niente.>> rispondo asciugandomi quella lacrima e sorridendogli. << Quella non era niente Giulia. Che cos’hai?>> mi dice poggiando l’asciugamano sulla poltrona. << Ma non è niente Josh! Tranquillo…. Cosa vuoi per pranzo>> gli dico mentre mi avvio per la cucina. << Giulia!>> mi blocca. La sua voce mi blocca.

 Mi giro lentamente. Gli sorrido. So che sa che è falso, ma lo faccio per rassicurarlo, per rassicurarmi. << Ti giuro Josh… sto bene. Stavo guardando una cosa in tv e mi sono rattristata. Tutto qua.>> ribadisco. Non è una bugia. Ho solo omesso il particolare che mi ha fatto stare male. Josh si gira verso Axel  per cercare una risposta. Lo fisso. Axel guarda lui poi me, poi di nuovo lui.

<< Johanna ha mostrato su Hollywood’s news le foto vostre a Torino e la sua, quella fatta l’altro giorno sul vialetto di casa e… ha detto cose poco carine.>> maledetto traditore. << Lei… Lei… adesso mi sente>> Josh sfila il telefono dalla tasca dei pantaloncini.

<< Josh fermo! Non serve. Sono abbastanza grande da sopportare un po’ di critiche. Non voglio che mi fai da mamma orsa. So come comportarmi. Io ti ringrazio per questo, ma non voglio che parli con nessuno. Sono perfettamente in grado di cavarmela da sola. Non mi ha dato nemmeno tanto fastidio, sapevo che prima o poi sarebbe successo.>> gli dico. Mi avvicino per abbracciarlo. Lui mi stringe forte a se e mi posa un bacio tra i capelli. La sua pelle sa di mare. Quel buon odore, il suo, mischiato al salmastro del mare. Mi manca il mare. È più di un anno che non vado. L’odore addosso a Josh mi mette voglia di mollare tutto e andare a buttarmi in acqua, e sentire volare il mio corpo a contatto con le onde, andare in fumo ogni preoccupazione ogni problema ogni singolo pensiero e lasciarlo libero nella marea, per lasciare libera me. << Hai ragione. Devo lasciarti fare queste scelte da sola.  Cucino io oggi!>> strilla all’ultimo correndo verso la cucina, come un bambino che vuole l’ultima fetta di torta. << Ehi!>> gli urlo dietro. Josh prepara un pranzo buonissimo. È molto bravo a cucinare.


 


 

<< Josh… mi chiedevo… cosa hai da fare questo pomeriggio?>> domando mentre prendo il bicchiere con l’acqua. << Niente perché?>> mi risponde. << Ti andrebbe di andare in spiaggia insieme? Mi hai messo voglia di mare. Che senso ha abitare così  vicino al mare e non andarci?>> gli propongo con un sorrisone. << Sicura? C’è quasi un’ora di macchina da qui a Malibu.>> mi rammenda.

Gli sorrido. Voglio andare al mare e far vedere che non ho paure delle critiche. Voglio dimostrare al mio ragazzo che so accettare di essere sotto i riflettori anche se vista male per ora. Voglio farmi valere. Sono stanca dell’ombra. Oggi esco da questa casa.

                                                          


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

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Capitolo 14
*** lasciamoci il passato alle spalle ***


Non posso crederci. Il rumore delle onde, l’odore del mare, la sensazione della sabbia che si infila nelle mie infradito… tutto questo è incredibile.

<< Ti piace? È tutto perfetto?>> mi domanda Josh.

<< Si, c’è solo una cosa che non va!>>rispondo girando la testa per guardarlo.

<< Cosa?>> mi chiede sorpreso.

<< Vedi quel signore con il cappello buffo dietro quell’ombrellone?>> gli faccio notare. Lui segue in mio sguardo e annuisce.

<< Ci sta scattando delle foto>> rispondo alla sua domanda mentale.

<< Vuoi che vado a parlargli? Potrei tirargli un pugno!>> ci scherza su, ma so che vorrebbe farlo se questo mi rendesse felice.

<< No! Ignoriamolo. Facciamo un bagno?>> gli propongo.

Mi sorride. Posiamo i nostri asciugamani sulla sabbia, io mi sfilo la maglia lunga e aspetto che lui si tolga la t-shirt. Mi prende la mano e lentamente ci incamminiamo verso il mare.

L’acqua è ghiacciata, ma la sensazione è bellissima. Josh si tuffa immediatamente. Non si fa problemi sulla temperatura dell’acqua. Quando riemerge e vede che sono ancora ferma con il mare  che sfiora solo le ginocchia, sghignazza compiaciuto. Si avvicina a me con fare pericoloso. Vedo che alza le braccia come un orso che sta per attaccare. Sillabo un no. Ma è troppo tardi il peso del suo corpo mi sta già trascinando sott’acqua. Un brivido di freddo mi percorre la schiena. Non mi sbagliavo a voler aspettare l’acqua è ghiacciata.

Quando riemergiamo e prendo la mia boccata d’aria che stavo desiderando, mi giro alla ricerca dello screanzato che ha cercato di affogarmi.

<< Sei uno stronzo!>> gli dico schizzandogli l’acqua addosso.

Lui ride di gusto.

<< È da quando mi hai chiesto di venire qui che aspettavo di farlo. Ho organizzato questo momento nell’ora di macchina… ed è stato magnifico!>>

<< Sei doppiamente stronzo allora!>> gli dico ridendo. Scoppiamo a ridere insieme. Nuotiamo un po’ e poi andiamo ad asciugarci al sole. 


 

Mentre siamo sdraiati al sole ,Josh giocherella con le mie dita. << Come ti sei fatta questa cicatrice?>> mi chiede percorrendo con l’indice la piccolo cicatrice che ho sul dorso della mano sinistra. << Ehm ero molto piccola, e… mio cugino aveva delle gabbie con dei cani per via del suo negozio di animali. Una mattina una delle sue cagnoline aveva avuto dei cuccioli e mentre lo guardavo alle prese con un cucciolo che non aveva superato la notte mi sono tagliata con un fil’ di ferro sporgente dalla gabbia.>> gli racconto. Mi posa un bacio sulla cicatrice e mi sorride. << E tu hai delle cicatrici?>> domando guardandolo dritto negli occhi. << Si, una!>> risponde. Si alza e mi mostra la schiena. Con il dito mi indica una linea chiara sulla sua pelle abbronzata appena sopra la fascia del costume. << Come te la sei fatta?>> chiedo curiosa. << Da bambino mentre andavo sullo skateboard sono caduto e un ramo mi è entrato nella pelle. È molto più bello il tuo di racconto.>> mi spiega.          << Hai solo quella?>> domando incuriosita.

<< Te l’ho detto solo una! E tu invece signora intervistatrice?>> mi chiede con un pizzico di ironia.

<< Oh beh… vediamo oltre a quella sulla mano ho una cicatrice sulla testa; accuratamente coperta dai capelli e beh che io sappia non ne ho altre.>> rispondo. << Alla testa? Come ti sei fatta una cicatrice in testa?>> mi chiede sconvolto. << Caduta da cavallo all’età di otto anni.>> rispondo alzandomi da terra e pulendo i residui di sabbia dl sedere. << La giornata sta finendo e forse è meglio che torniamo a casa per salutare tuo fratello prima che torni al college.>> lo informo delle mie intenzioni.<< Hai ragione>> mi dice alzandosi e prendendo gli asciugamani da terra. Mi prende per mano e ci incamminiamo verso la macchina.

 

 

<< Axel?>> la voce di Josh echeggia per la casa vuota. << È partito?>> chiedo entrando in casa. Annuisce. << Beh sarà per venerdì prossimo>> dice sorridendo. Si avvicina alle scale poi si gira verso di me. << Vieni in camera?>> mi invita con fare malizioso.

Sorrido e lo raggiungo di corsa.

Chiudo la porta lentamente senza distogliere lo sguardo da lui. Poi mi avvicino sfilandomi la maglia che avevo in spiaggia. La lascio cadere per terra e lo bacio. Lo aiuto a disfarsi della sua maglietta, continuando a baciarlo. E nuovamente ci ritroviamo tra quelle lenzuola tanto morbide.

 

<< Posso farti una domanda che mi tormenta da quando ci conosciamo?>> mi chiede giocherellando con la mia collana che fa su e giù a ritmo con il mio respiro.

<< Lo hai appena fatto!>> gli rispondo divertita.<< No, parlo sul serio.>> mi rimprovera . Annuisco. << Questa collana che non togli mai, ha qualche significato? Cioè nel senso, un regalo di un ex fidanzato o che so io?>> sento un pizzico di gelosia nella sua voce. Lo guardo con la coda dell’occhio. Eravamo ancora sdraiati nel letto, lui girato su un lato e io che fissavo il soffitto.

Eccola. La domanda da un milione di dollari. Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato. Tutto quello che avevo fatto per mantenere il mio segreto, stava per autodistruggersi. Bastava una sola domanda per rompere quel momento di perfezione.

<< Ecco… io… come mai questa domanda?>> chiedo sperando di riuscire a cambiare discorso.

<< Mi piace e volevo sapere che storia fantastica doveva avere per meritarsi di stare su… questo splendido collo tutta la vita.>> risponde adagiando un bacio sulla mia giugulare.  Era arrivato il momento. Dovevo dirgli tutto.

<< Mi è stata data dal padre del mio migliore amico. Apparteneva a quel mio amico… prima… prima che morisse. La portava sempre con se, e io l’adoravo. Me l’ha regalata, perché potessi avere una parte di Edoardo sempre con me.>> singhiozzo. Stanno iniziando a bruciarmi gli occhi. Merda le lacrime.

<< Giulia mi dispiace tanto. Se avessi saputo … non te lo avrei mai chiesto.>> si scusa.

Mi siedo sul letto e gli do le spalle. Lui si alza e mi posa le mani sulle spalle e le strofina. Dandomi piccoli baci sul collo.

<< Scusa>> dice.

<< Ti ho mentito! Non devi scusarti tu! Sono io che devo.>> se ero arrivata fino a quel punto dovevo dirgli tutto. Togliermi quel peso. << Oggi sulla spiaggia, ti ho detto di avere solo due cicatrici. In realtà ne ho tre.>> sbotto. << Giulia, una cicatrice in più non ti farà odiare ai miei occhi.>> mi rassicura. Non era avere una cicatrice che mi faceva paura, ma il dover raccontare la sua storia. Mi giro verso di lui per guardarlo. Sposto la miriade di braccialetti sul polso destro e gli faccio vedere una lunga e spessa linea giallastra che attraversa l’intero polso. Ormai quella cicatrice ha più di cinque anni, ma mi fa sempre lo stesso effetto vederla o farla vedere. << Che… Che cosa ti sei fatta?>>mi chiede mentre cerca di capire se può toccarla oppure no. << Ti ho mentito su un sacco di cose. Quando ero piccola, fino a quasi i quindici anni ero stra-cotta di te, ero una tua fan. Seguivo ogni tua mossa, ogni tuo film, intervista, foto. Tutto. Ma da i quindici ai diciassette ho passato la mia vita in un istituto psichiatrico per ragazzi… per ragazzi che tentano il suicidio. La prima volta che ti ho visto non ti avevo riconosciuto. Te lo giuro, non mi ricordavo nemmeno che faccia avevi. Erano passati anni dall’ultima volta che avevo visto una tua foto. >> ero talmente nervosa che stavo parlando a raffica. Josh mi prende le braccia per farmi calmare. <> inizia a dirmi.

<< Mi dispiace non sapevo come dirtelo! Io volevo dirti che ti conoscevo e che un tempo ero una tua fan, ma non sapevo come dirtelo.>> lo interrompo.

<< Giulia, lo sapevo. I tuoi fratelli me lo avevano fatto capire durante la prima cena che abbiamo fatto con i tuoi. Sapevo che ero uno dei tuoi attori preferiti. Non mi importa, anzi sono contento che apprezzi il mio lavoro. La cosa che mi chiedo è perché l’hai fatto?>> proferì fissando il mio polso, ora sollevato nelle sue mani.

<< L’ho fatto… dopo la morte di Edoardo. Lui era il mio migliore amico e… dopo la sua morte, io non mi sentivo più io. Quando mi ha detto di essere malato, io… io ho pensato che tanto lui era forte. Ho creduto che lui potesse sconfiggere la malattia. E… non lo so, una sera, parecchi giorni dopo il suo funerale, mi sono trovata con un coltello in mano e il sangue che scendeva fitto dal mio polso. Mio padre mi ha trovato e portato immediatamente in ospedale. Lui lavora in chirurgia da una vita, quindi ha fermato l’emorragia in tempo per non farmi morire dissanguata. Io… per quei cinque minuti prima che arrivasse mio padre… io ero felice, credo. Pensavo che tutto sarebbe finito, la morte… avrebbe fatto finire la sofferenza e il senso di vuoto che avvertivo al cuore dopo la morte di Edoardo. Non ricordo molto. So solo che il successivo anno e mezzo l’ho passato dentro un istituto circondata da gente come me,  il che mi faceva stare anche peggio. Vedere altra gente che aveva compiuto lo stesso gesto estremo mio, per motivi anche più gravi mi faceva sentire una merda. Non ti biasimo se ora mi odi.>> concludo in fine.

L’unica persona alla quale avevo raccontato l’intera storia era  Rò. Beh si, c’era anche Sofia ma non la sentivo da una vita. Dopo il periodo passato all’istituto avevo continuato a studiare a casa. Mamma pensava che non fosse saggio tornare a scuola, con tutti che mi avrebbero fatto domande su domande. A tutti gli altri miei “amici” avevo solo detto che per motivi familiari avrei seguito le lezioni a casa. Rò e So’ So’ sapevano dove mi trovavo veramente, e  Rò veniva a trovarmi quasi tutti i giorni dopo la scuola. Pranzavamo insieme poi mia madre l’accompagnava in macchina fino a Vinovo ( paesino vicino a Torino). È stata l’unica amica  che mi sono sentita di informare di ogni cosa. È, e sarà sempre l’unica amica che non mi farà sentire male per questa cosa fatta in passato, e che se chiedo di non dire niente, lei non lo farà. Lei rispetterà sempre la mia volontà. Che sia giusta o sbagliata lei sa che nell’amicizia va rispettata. Ecco perché siamo così unite.

E ora una terza persona sa tutto. Non posso pretendere che reagisca come Rò.

Non dice niente, mi guarda e non dice niente. Devo preoccuparmi. So che devo preoccuparmi. << Ti prego, ti scongiuro di qualcosa! Qualsiasi cosa. Anche che mi odi per non avertelo detto. Anche quello mi basterebbe. Perché vorrebbe dire che hai ancora la forza di parlare con una bastarda che ti ha solo mentito dal quel giorno sulla panchina.>> lo scongiuro. Avevo mentito anche li. Mi aveva chiesto cosa mi aveva spinto ad andarmene dall’Italia, io avevo risposto che stavo inseguendo un sogno, ma era una mezza verità. Io scappavo dal mio passato.

Lui si aggiusta sul letto per guardarmi meglio negli occhi.  Mi prende entrambe le mani. Passa i pollici su entrambi i miei palmi, rivolti verso di lui. È…è una carezza? << Io… non ti odio! Come  posso odiarti? È il tuo passato, ed è giusto che avessi paura a dirmi tutto questo. Io… io ti amo indipendentemente dal tuo passato. E sai che se hai bisogno di qualsiasi cosa, anche solo parlare, sai che io ci sono.>> mi rassicura. Non posso crederci. Ha usato la parola con la “A”. E ora? << Tu… tu hai detto che mi ami?>> dico sconvolta. << Si… ecco è la verità! Ho solo pensato che..>> lo sorprendo con un bacio. << Anche io, anche io ti amo>> gli dico. Ho proprio bisogno di baci.


 


 

Sono felice che non mi abbia sbattuto sotto i ponti, dopo aver saputo del mio passato tormentato. È l’uomo perfetto. È dolce, e mi capisce. Devo aver fatto qualcosa di straordinariamente meraviglioso in una vita passata per essermi meritata una gioia tale. Lui è perfetto, io imperfetta.  Che coppia.

Continua a stringermi finché non mi addormento, seguendo il suo battito cardiaco mi lascio trascinare in un sonno profondo. Chissà a cosa pensa. Chissà cosa pensa di me adesso. Non sono più- ai suoi occhi- perfetta.

 

  

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Capitolo 15
*** l'invito ***


                                                                                               15

                                                                                           L’invito

Due settimane fa io e Josh ci siamo detti ti amo per la prima volta. Il contesto non era dei migliori, ma è stato fantastico.

Sono passate talmente in fretta queste due settimane che ho paura.

<< Tesoro, c’è la posta!>> mi urla dalla cucina Josh. Scendo di corsa le scale e mi catapulto in cucina.

<< Offerte di lavoro, offerte di lavoro, pubblicità, inviti a Eventi mondani… oh questa è per te Giulia.>> mi dice porgendomi una busta color avorio.

C’è scritto il mio nome sopra con una bella calligrafia. La apro e un bigliettino bianco scritto a mano cade per terra. Lo raccolgo e lo leggo

FunnyFire  tua mamma mi ha dato il tuo indirizzo per spedirti questa lettera. Mi manchi e non vedo l’ora di poterti riabbracciare. Con affetto So’

Riconosco subito la calligrafia. Poi quel soprannome. Era la mia So’ So’. Riprendo la busta avorio e tiro fuori un foglio di carta-riso, sempre avorio con la stessa calligrafia sull’estremità della busta.

Sofia Tangeroso e Fabrizio Romano annunciano il loro matrimonio e sono felici di invitare te e la tua famiglia alle loro nozze questo 20 giugno.

p.s FunnyFire vorrei che tu fossi la mia damigella d’onore. Ti aspetto a Torino. Un bacio.

Sofia si sposa? Chi è Fabrizio? Non stava con uno che si chiamava Paolo? No forse quello era tre anni fa.

Devo assolutamente chiamarla. Il 20 giugno? Oggi che giorno è? << Josh che giorno è oggi?>> gli chiedo tenendo gli occhi fissi sulla data. << Il 13 perché?>> mi chiede buttando la pubblicità trovata tra le lettere. Lo guardo e poso la busta sul bancone della cucina. << Il 20 dobbiamo essere a Torino perché una delle mie migliori amiche si sposa e io… sarò la sua damigella d’onore.>> gli dico sorridendo. << Vado a chiamarla! Prepari tu la tavola?>> chiedo salendo le scale. << Si, tranquilla. Ma….>> mi risponde dalla cucina. Prendo il cellulare dal letto e cerco il numero. Eccolo. Schiaccio invio e attengo.

<< Pronto?>> mi risponde una voce assonnata. Merda il fuso orario me ne sono completamente dimenticata.

<< So’ So’ sono io! Scusa l’ora mi sono dimenticata che lì è piena notte. Mi è appena arrivato il tuo invito al matrimonio. È fantastico.>> le dico.

<< Ehm… Giulia? Ecco qui sono… le tre di notte. Non ho capito che cosa hai detto.>> mi confessa tra uno sbadiglio e l’altro.

<< Scusa hai ragione. Comunque ti chiamavo solo per chiederti se avevi una preferenza sul colore del vestito della damigella d’onore. Ho poco tempo per comprarlo!>> le dico sorridendo.

<< Allora accetti?>> mi chiede improvvisamente attiva.

<< E perdermi l’onore? Come potrei non fare da damigella a una pazza come te.>>  affermo.

<< Beh ti lascio dormire, mandami un messaggio ogni tanto.>> sto per chiedere e sento uno strillo dal telefono che dice “ Blu”. Poi silenzio.

Okay comprerò un vestito blu. Ora devo solo chiedere a Josh se vuole farmi da accompagnatore.

Scendo le scale e mi avvicino alle spalle di Josh. Lo stringo alla vita. Sta girando il sugo per la pasta.

<< Ehi! Allora?>> mi chiede.

<< Beh devo trovare quattro cose in meno di sei giorni. Mi dai una mano?>> domando maliziosa. << Dimmi>> mi risponde. << Beh mi servono un vestito, scarpe e borsetta per il matrimonio di Sofia, quindi dovresti portarmi in un negozio. E l’ultima cosa è… beh mi servirebbe un accompagnatore tu ne conosci qualcuno di carino?>> domando. Lui si gira e mi da un bacio sul naso.

<< Beh vediamo… per il vestito e le scarpe so come risolvere. Per… l’accompagnatore mi sa che devi accontentarti di uno dei miei cani. Anche se devo avvertirti, sbavano un po’, quindi niente vestiti che si possano rovinare con la bava. Oppure potresti come ultima scelta usufruire di me.>> risponde mettendomi le mani sui fianchi e dandomi un bacio sulla guancia.

 

 

 

<< Non crederai mai cosa ho appena trovato nella buca delle lettere!>> mi urla Rò dal telefono.

<< L’invito al matrimonio di Sofia?>> domando, pur sapendo già la risposta.

<< È arrivato anche a te?>> mi chiede.

<< Certo, poco fa!>> rispondo.

<< Io sono tornata oggi a casa e tra le miriadi di lettere, tra cui una sfilza illimitata di bollette, c’era anche l’invito. Ma tu conosci questo Fabrizio?>> mi chiede dopo un piccolo starnuto.

<< No, non l’ho mai sentito nominare nemmeno in una delle email che ci siamo scambiate nell’ultimo periodo.>> rispondo sconcertata. Io, Sofia e Roberta avevamo legato il primo anno di liceo… e chi ci aveva più diviso.

<< Mi ha chiesto di essere una delle sue damigelle!>> mi informa estasiata.

<< Anche a me! Non è fantastico?>> gli urlo di rimando.

Guardo l’orologio.<< Rò, ma in Italia ora sono le cinque del mattino. Perché non dormi?>> domando.

<< Beh il jet-lag mi sta uccidendo. Ho dormito tutto il giorno e ora sono sveglissima.>> mi risponde super eccitata.

<< Beh io vado a studiare.  Comunque ho sentito Sofia e l’abito per noi damigelle lo vuole blu.>> dico riattaccando. Blu, il mio colore preferito.

 Chissà chi era la terza damigella? Una delle due Giulie no di certo, perché quando parlavamo di matrimonio in classe loro dicevano che non volevano fare le damigelle a nessuno. Bah lo scopriremo li.

 

 

 


 

<< Questo vestito è stupendo tesoro. Non trovi che sia incantevole?>> domando a Josh facendo una piroetta per fare ammirare in tutto il suo splendore quel magnifico abito da cerimonia blu.

<< Ti sta d’incanto amore!>> mi rispondo fissandomi come se non mi vedesse da una vita.

<< Quanto costa?>> domando alla commessa.

<< Solo mille dollari.>> risponde questa. << Solo? Senta non ne ha altri che costano di meno?>> chiedo sotto voce.

<< Mi dispiace quello è l’unico.>>risponde indispettita.

<< Lo prendiamo:>> risponde Josh facendomi l’occhiolino.

<< No, Josh costa troppo.>> rispondo secca. << Non ti preoccupare tesoro.>> mi risponde dandomi un bacio sulla guancia. << Josh non è necessario. Davvero ne troviamo uno a qualche svendita.>> ribadisco.

<< Lascia stare le svendite! Quel vestito ti sta d’incanto e voglio che lo indossi al matrimonio di Sofia.>> cerca di convincermi. << Sei la persona più cocciuta che conosco>> lo sgrido. << Più di te?>> mi sta per caso sfottendo? Alzo le sopracciglia e lo guardo torvo. Lui mi fa uno dei suoi enormi sorrisi mozzafiato e passa la carta di credito alla commessa, che sembra felicissima di incassare quei soldi. Per me quel vestito non valeva più mille dollari. Valeva l’affetto del mio uomo. Lui aveva visto una luce accendersi nei miei occhi, quando lo avevo visto e provato, e spegnersi all’istante una volta saputo il prezzo. Volevo comprare io il vestito, non voglio dipendere da lui completamente. Uscendo dal negozio con la scatola del vestito, gli do un bacio. << Grazie, ma non dovevi.>> gli dico dolcemente. Mi sorride. Un flash abbagliante ci acceca. Ci giriamo per vedere cos’era, anche se sospettavamo già la fonte di quella luce. Un paparazzo ci aveva appena fatto una foto che tra meno di un ora sarà su Hollywood’s news o su internet. Odio questa storia. << Vieni saliamo in macchina>> dice Josh mettendomi una mano sulla schiena. << Okay>> rispondo tristemente. Axel aveva detto che in pochi giorni avrebbero smesso di tormentarmi, invece dopo quasi un mese ci seguono in ogni dove. Sono sempre appostati dietro un albero, un ombrellone o anche seduti al tavolo di una caffetteria pronti a farci delle foto. Saliamo in macchina e Josh mette in moto. Avevamo preso la macchina, anche se più lenta perché la moto sarebbe stata scomoda con le scatole del vestito e delle scarpe.<< Josh, casa è dall’altra parte!>> gli faccio notare. << Lo so! Stiamo andando a prendere il mio vestito! Ho chiamato Jimmy Curtis che me ne ha procurato uno in meno di due ore. Andiamo a prenderlo e possiamo tornare a casa.>> lo guardo sorridere mentre imbocca l’autostrada. È così dolce.

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Capitolo 16
*** il grande matrimonio ***


                                                                                                             16

                                                                                              Il grande matrimonio

 

<< Ehi io sono quasi all’aeroporto, tu a che punto stai?>> mi chiede Rò al telefono.

<< Siamo appena atterrati, scendiamo per ultimi per via dei paparazzi qui sotto.>> rispondo tenendo il cellulare  tra spalla e orecchio, infilandomi la giacca.

<< Oggi sono ovunque. Quando sono uscita dalla porta di casa per venire a prenderti erano li. Mi hanno seguito per un paio di isolati, poi Rupert li ha seminati. Non vedo l’ora di farti conoscere Lucas.>> afferma. I paparazzi seguono anche lei, per via dei libri e la fama che hanno riscosso, lei è come una J. K. Rowling ma italiana. Me ne ero dimenticata per un momento.

<< Lucas? Il Lucas del libro? Hai trovato il tuo Lucas? È grandioso!>>dico sorridendo. Faccio segno a Josh di guardare fuori dal finestrino. Finalmente nota i paparazzi. Sbuffa. È così tenero quando sbuffa. Ma che mi prende? Da quando sto con lui, trovo carina ogni cosa che faccia… non mi era mai successo. Pure la cosa più semplice mi fa fare un sorriso e arrossire. <aspettiamo lì>> e così dicendo attacca. Devo ricordarmi di dirle che è buona educazione salutare prima di attaccare. << Sono qui, c’era da aspettarselo, ormai seguono ogni nostro spostamento. Li manderà Johanna?>> mi chiede non staccano gli occhi dai nostri piccoli inseguitori con la macchina fotografica. << Non credo, sono di qui questi>> rispondo cercando di prendere la borsa dalla cappelliera. Josh sente il mio sforzo e si gira per aiutarmi. << Grazie>> dico. Mi giro a guardare a che punto è il resto dell’aereo, per vedere quante persone mancano prima che tocchi a noi scendere. Sono ancora tantissime.

Durante il volo, un paio di volte, delle ragazze ci hanno interrotto per chiedere l’autografo al mio compagno di viaggio. Ormai ci ho fatto l’abitudine; intendo dire a tutto, persino ai sorrisi che sfoggia per loro. Le ragazze più grandi mi guardano torvo, ma non importa anche io mi guarderei così se la mia celebrità preferita, per la quale ho una cotta, di punto in bianco sfoggiasse la nuova ragazza come si fa con un orologio vistoso. Mentre quelle più piccole sono le mie preferite. Loro, se pur piccole, capiscono l’importanza di un rapporto, cosa che quelle più grandi non fanno perché vorrebbero essere al mio posto. Mi ricorderò per sempre la ragazzina incontrata nella fila per salire alla Mole Antonelliana , che mi ha detto che se io rendevo felice lui anche lei lo era. È stata dolcissima, è grazie a quello che mi ha detto che ho trovato la forza di dire “Si” a Josh. Quella ragazzina resterà sempre nel mio cuore.

<< Okay Giulia, credo che possiamo scendere. Magari questa volta ci riusciamo a confondere nella folla.>> suggerisce Josh.

<< Si! Guarda quel gruppo è abbastanza numeroso mischiamoci a loro.>> dico. Prendiamo in fretta le nostre borse e scendiamo insieme a un gruppetto di anziani.

Dapprima i paparazzi non notano che all’interno del gruppetto ci siamo anche noi, poi non so cosa li fa scattare. Ci corrono incontro e iniziano a farci foto, una dietro l’altra come se non volessero perdersi nemmeno un piccolo movimento di quello che facciamo. Basta non li sopporto più. Io speravo che tutta questa fama arrivasse dopo il primo film, non prima. È odioso non poter fare nemmeno un passo senza le loro macchine fotografiche puntate addosso. Acceleriamo il passo verso l’ingresso dell’aeroporto. Josh trascina i nostri trolley e io ho due borse a tracolla; nella folla noto una Roberta che si sbraccia. Le corro incontro. Arrivata davanti a lei lascio le borse per terra e le salto addosso. L’abbraccio forte. << Mi sei mancata pazza!>> mi dice mentre la stritolo. Le do un bacio sonoro sulla guancia. Pazza. I soprannomi della sorellanza tra noi e Sofia. Noi un trio sempre insieme che stava per riunirsi.

Vedo Josh raggiungerci tra la folla. Le fan che lo hanno riconosciuto lo hanno bloccato per delle foto. Ovunque andiamo c’è qualche sua fan, il che è molto bello perché vuol dire che in tutto il mondo c’è gente che gli vuole bene.

<< Beh volevo presentarti il mio fidanzato, ma è alle prese con una folla di ragazzine urlanti. Quindi mi sa che tocca prima a te!>> le dico staccandomi dal suo collo. Fa segno a qualcuno di avvicinarsi. Un ragazzo alto con i capelli scuri si avvicina. Ha occhi bellissimi, di un colore mai visto, sono grigio/marrone. Lo guardo attentamente. Ma lui è Lucas. Intendo il Lucas del libro di Rò. Ciò significa che lei non lo ha immaginato, lei ha descritto il suo ragazzo nei libri. << Lucas?>> chiedo sconcertata.

<< Come sai il mio nome?>> mi chiede alzando le sopracciglia. Okay, prima figura di merda nel giro di venti secondi << Ho letto tutti i libri di Roberta… più volte! È come se ti conoscessi già. Parli bene l’italiano.!>>dico stupefatta. << Ah, ora capisco…. Tu sei Giulia Ierardi. Anche per me è come se ti conoscessi già. Roberta non fa altro che parlare di te, di quanto sei simpatica, carina, carismatica e altre cose! È un piacere conoscerti dal vivo finalmente, magari ora smetterà di descriverti come una dea scesa in terra!>> mi dice Lucas. << Ehi io non la descrivo come una dea scesa in terra! Sono solo leggermente fiera di una delle mie migliori amiche. Lei è famosa,  e tra poco lo diventerà ancora di più. Lei farà l’attrice a Hollywood!>> si difende lei. << Voi parlate troppo di me!>> dico ridendo. << Ehi scusate… fan. Incontrollabili!>> si scusa Josh. << Ehi sei ancora vivo. Pensavo che sarei dovuta venire io a prenderti.>> metto un braccio sulla schiena di Josh e appoggio la testa sulla sua spalla. È un bene che siamo alti uguali. << Lui è Josh. Il mio fidanzato. Josh loro sono la mia migliore amica Roberta e il suo fidanzato Lucas.>> faccio le presentazioni. << Rapisco un attimo la tua ragazza… intanto tesoro intrattieni Josh per un secondo.>> dice Rò portandomi via. Finalmente quando siamo abbastanza lontane da loro due Rò si decide a parlare.

<< Abbiamo un problema.>> esordisce. << Che vuol dire abbiamo un problema?>> chiedo impaurita. << Vuol dire che ci sono sei furgoni pieni di fotografi che circondano la mia macchina. Rupert sta cercando di aggirarli e venirci a prendere da un’altra uscita…>> non finisce di parlare.

<< Ragazze… grosso, grossissimo problema. Cinque energumeni vestiti di nero ci stanno seguendo.>> dice Josh arrivando di corsa. Lucas è dietro di lui.

<< Okay, dov’è Rupert, Rò?>> chiedo con una strana calma. Ormai sapevo come scappare ai paparazzi. Era più di un mese che combattevo con loro. Perfino quando facevo la spesa fotografavano tutto. Non lo so volete una lista di quello che mangiamo?

<< Cancello 4>> afferma. Mi guarda come se telepaticamente le avessi trasmesso il mio piano. Era una cosa naturale per noi, ci conoscevamo troppo bene che quello che pensava una lo pensava anche l’altra.

<< Il 4, il 4, il 4… dove sta il 4?>> inizio a pensare ad alta voce.

<< … due uscite più a destra di qua. Ma dovremmo passare davanti ai tipi con le macchine fotografiche.>> afferma Lucas. << È esattamente quello che faremo. Se gli diamo quelle due foto che vogliono non ci dovranno seguire per tutto il tempo.>> risponde Rò al mio posto.

La guardo e le sorrido. Stavo per dirlo io. È incredibile mi ha anticipato.

Josh e Lucas ci seguono. Io e Josh ci affianchiamo. Vogliono quello loro. La coppietta felice che fa un giro romantico in una città altrettanto romantica. Non posso credere che li stiamo accontentando. Se fosse dipeso dalla vecchia me sarei andata a dargli un pugno. Ma sono superiore, dovevo aspettarmelo, stando con una persona di una certa importanza come Josh. Arriviamo lentamente alla macchina. Rupert l’ha già messa in moto. Sento i click in lontananza. Fanno foto a ogni nostro movimento. È insopportabile. Io e Rò entriamo in macchina, mentre Josh e Lucas si occupano di mettere le valige nel bagagliaio. Una volta che anche loro entrano in macchina, Rupert sgomma e partiamo alla massima velocità.

 

 

 

<< Hai avvertito tuo padre?>> mi chiede Rò. << Si, ha detto che ci ospita lui per qualche giorno. Non posso credere che io e Josh dobbiamo dormire nella stessa casa con lui. Quando ero una sua fan mio padre lo odiava a morte. Non ho mai capito perché. Forse era geloso che la sua piccolina avesse una cotta per un ragazzo. Non gli ho mai parlato dei miei ragazzi. Sapeva solo che mi piaceva Josh. Poi è successo quel fatto e sono finita in ospedale. Non ne abbiamo mai più parlato. Quando gli ho raccontato che stavo insieme a lui gli è quasi preso un colpo. E ora ci ha invitati a stare da lui per questi giorni. Non so cosa mi sono persa in questo anno che ho passato in America. Forse l’ha colpito un fulmine, e improvvisamente ha capito che sono abbastanza grande per avere il fidanzato.>> scoppiamo a ridere << No seriamente, sono contenta che voglia conoscerlo. Poi Josh è una persona tanto cortese, piace sempre a tutti. Mia mamma ne è rimasta affascinata. Persino i miei fratelli. Se sono riuscita a convincere mamma, credo che anche papà si lascerà trasportare dal fascino di Josh. Nessuno sa resistere ai suoi sorrisi.>>  quattro chiacchiere tra amiche mi ci volevano. Josh e Lucas sono a fare un giro per Vinovo. Io e Rò stiamo preparando il divano, così che io e Josh possiamo dormire comodi per questa notte.

<< Sono felice che tuo padre accetti il fatto che sei cresciuta. L’ultima volta che l’ho visto- e ne sono passati di anni- eri lì dentro, e non era protettivo nei tuoi confronti, di più. Beh date le circostanze era anche normale, ma da quello che mi racconti, lo è sempre stato.>> afferma Rò mentre infila il lenzuolo rosso sotto il materasso del divano letto. Rosso il suo colore preferito da sempre.

<< Già! È il papà migliore che potessi desiderare, alle volte mi fa incazzare, ma è il migliore. Credo di essere stata fortunata infondo. Entrambi i miei genitori sono persone fantastiche. >> rispondo a voce sommessa. Loro ci sono state quando era “il mio periodo buio” -o comunque lo chiamasse il dottor. Remonda- e mi hanno sostenuto anche dopo. Non mi hanno mai rinfacciato quello che avevo fatto. Ci sono sempre stati per me. E so benissimo che quando ho deciso di andarmene, hanno sofferto, dopo tutto quello che era successo avevano paura per me. Li capivo. Ma io avevo proprio bisogno di andarmene, di cambiare vita, di seguire il mio sogno, ma lontano da quel posto che per troppo tempo mi aveva tarpato le ali. Di ricominciare da zero, e crearmi la vita di cui avevo bisogno. Questo non toglie  il fatto che ho pensato a loro ogni secondo, e chi mi sono mancati tantissimo. Adesso che sono di nuovo in Italia, anche se solo per qualche giorno, so di renderli felici, e questo rende felice me.

 

<< Papà siamo a casa?>> urlo dalla porta d’ingresso.

<< Ehi ciao! Finalmente dobbiamo muoverci, il matrimonio è tra pochissimo. Ciao Roberta.>> dice raggiungendoci. Mio padre ha sempre voluto bene a Rò. È stato tipo amore a prima vista. Aveva capito subito che era una brava persona, ed era felice che la sua luce mi circondasse.

<< Salve signor S.>> risponde Rò entrando e chiudendo la porta, poi si scambiano un piccolo abbraccio.

<< Josh e Lucas?>> chiedo. << Sono in camera mia a cambiarsi. Io sono pronto da mezz’ora.>> risponde acido. << Lo sappiamo tutti Signor S che lei è pronto anni luce prima. Ormai la conosciamo.>> risponde Rò sghignazzando.

<< Allora noi ci cambiamo in camera mia>> dichiaro entrando nel corridoio che porta alle camere.

Avevo il mio vestito, appena ritirato dalla lavanderia, sotto braccio e Rò portava il suo nella stessa maniera.

Chiedo la porta e accendo la luce.

Erano secoli che Rò non entrava nella mia stanza a casa di papà.  << Non è cambiata per niente!>> afferma.

<< Non ero qui.>> dico intristita. Tutti quei vecchi poster, e le foto ingiallite. La mia parete con le costellazioni, e quella con il cielo e le nuvole che ormai erano schiarite, il mio copriletto di New York e i miei cuscini con scritto love, nel posto sbagliato. Avrò detto a papà un milione di volte che vanno in centro al letto e non sui cuscini sul quale dormo, ma niente lui è abitudinario. Poso il vestito sul letto e con l’aiuto di Rò alzo il cassettone nascosto sotto il materasso. Tiriamo fuori le scatole con le scarpe, che avevamo lasciato di corsa in mano a papà per andare a prendere i vestiti in tintoria. Non eravamo nemmeno entrate in casa. Lo abbiamo salutato e siamo corse via. Il mio vestito è bluette, è senza spalline ed è fatto di raso. Josh mi aveva comprato il più caro e bello del negozio. Aveva la chiusura a corsetto con un nastro azzurro caraibico incrociato, sempre di raso. Toccava a terra, e cadeva liscio sui miei fianchi. Quello di Roberta invece è un abito di raso senza spalline e che delineava bene le sue curve, e cadeva a terra con grazia. Sempre blu, ma più scuro del mio.

Ci infiliamo le scarpe e corriamo in bagno a truccarci. Lei trucca me, mi fa uno stile essenziale ma molto di classe, io faccio lo stesso con lei ma abbondo un po’ di più sull’ombretto, per farle risaltare gli occhi. Non era la prima volta che la truccavo, sapevo bene come valorizzarle il viso. Usciamo dal bagno e corriamo in camera di mio padre per vedere a che punto erano i nostri accompagnatori. Erano li che se la ridevano, facendo battute in inglese, mentre si allacciavano le scarpe di vernice.

<< Quando lor signori si sentono a loro agio, gradiremmo andare per non arrivare in ritardo>> dichiara Rò mentre si appoggia allo stipite della porta e incrocia le braccia.

<< Scusateci ci siamo persi nel raccontarci aneddoti.>> ci dice Josh raggiungendomi e dandomi un piccolo bacio sulla fronte.

<< Siete bellissime!>> mi sussurra. Sorrido e sento di arrossire. Odio i complimenti ma i suoi sono talmente romantici, cioè la voce con il quale li fa li rende talmente romantici.

Vado in camera mia a prendere il mio copri – spalle e quello di Rò. Raggiungo papà sul balcone, e lo trovo a fumarsi una sigaretta. << Papà!>> lo rimprovero. Ormai ci ho perso le speranza con lui. << Siamo pronti, andiamo. Mamma è già lì!>> lo informo. Annuisce, spegne la sigaretta e mi segue dentro.

Rò prende i bouquet dal tavolo di vetro nero e me ne porge uno. Usciamo di corsa e raggiungiamo l’ascensore.

 

 

 


 

<< Sofia? Siamo arrivate dove sei?>> domanda Rò entrando nel retro della chiesa. << Sono qui dietro>> risponde una vocina. Ci avviciniamo al luogo dal quale proviene la voce, spostiamo la tenda e troviamo una Sofia che saltella nell’intento di raggiungere la cerniera del vestito e chiuderla tutta. Io e Rò scoppiamo a ridere. Ci avviciniamo ridendo e le diamo una mano.

Lei si gira e ci stringe forte. << Che bello siete arrivate! È magnifico, ora tutto è magnifico.>> indossa un capo di taffetà bianco a sirena con un sottile strato trasparente di tulle che le forma una x partendo dalle ginocchia fino a fare due spalline trasparenti. È un incanto.

<< Wow… sei bellissima amica!>> dico ammirandola. Sono sbalordita, non è mai stata così bella. Lei è bella sempre, ma mai quanto oggi. Ha i capelli raccolti con dei piccoli boccoli dorati che scendono da dietro. Sono fermati da due fiori bianchi, anch’essi piccoli. Io e Rò abbiamo la stessa acconciatura. Capelli da un lato con una treccia per tenerli e delle ciocche che ricadono sul collo con un boccolo.

<< Sei pronta Sofia?>> chiede una voce dietro di noi. È suo padre, un uomo molto dolce alto quanto il mio e con un sorriso che ti mette gioia in qualsiasi momento. Per noi Pietro è come uno zio, è sempre stato molto gentile con noi.

<< Ragazze che bello rivedervi. Come state?>> ci dice stringendoci in un forte abbraccio entrambe. << Stiamo bene Pietro, grazie. Contento che tua figlia si sposi eh?>> domanda Roberta. << Sono molto contento! Fabrizio è un ragazzo per bene, mia figlia sa scegliere molto bene le persone! Ecco perché oggi siete qui. Perché Sofia ha trovato il meglio come amiche!>> i suoi complimenti sono sempre difficili da assimilare. Ma è un simpaticone. << Andiamo tesoro, si entra in scena!>> dice a sua figlia mentre gli porge il braccio sinistro. Alziamo i nostri bouquet e ci mettiamo davanti a loro due. Pronte per il nostro ingresso. << Aspettate, Aspettate! Sto arrivando.>> una voce grida affannata.

Ci giriamo tutti a vedere chi è.

<< Non ci credo! Tu sei la terza damigella! Cavolo quanto tempo che non ci vedevamo! Come stai?>> grido correndole incontro. Era Sara. La nostra amica Sara Del mare, compagna di liceo, come al solito in ritardo. La stringo forte. << Che bello rivederti Giulia… O cavolo… Roberta? O mio Dio, Roby quanto tempo.>> adesso è il momento degli abbracci, erano anni che non ci vedevamo tutte in una stessa stanza. Tutte le nostre vecchie amiche. Sono sicura che su una delle panchine della chiesa ci siano anche le due Giulie (altre compagne di liceo) e Giorgia, Alice, Francesca e tutte le altre. Sarà bellissimo rivederle tutte.

Inizia la musica. È il momento. Ci mettiamo in fila e iniziamo a camminare. Una porta si apre. Davanti a noi, file e file di gente che ci guarda. Infondo alla sala, l’altare. Sopra l’altare, lo sposo-quello che trema un po’- e i suoi testimoni. Mentre camminiamo per il corridoio pieno di petali bianchi di gardenia. È tutto come lo aveva sempre sognato. In prima fila a destra ci sono i parenti stretti di Sofia, a sinistra suppongo quelli dello sposo. Subito dopo, nella panchina successiva, ci sono i miei genitori, quelli di Rò e Josh e Lucas. Mi fa effetto andare a un matrimonio insieme a Josh. Un effetto strano ma piacevole. Chissà forse un giorno quella in bianco sarò io, e il ragazzotto tremante lui. Guardo Rò che mi sorride. Sta pensando la stessa cosa. Anche lei sogna un matrimonio in grande come quello di Sofia. Lei e Lucas su un altare. Sarebbe bellissimo. Ci separiamo e lasciamo salire Sofia sull’altare. Pietro da un bacio a sua figlia e raggiunge la moglie su una delle panchine. Mi giro, cerco lo sguardo del mio accompagnatore, lui mi stava già fissando. Gli facci un sorriso e torno a fissare Sofia, impaziente di sentirle dire il “si”.

 

 


 


 

<< Oh cavolo non ci credo… sono sposataaaaa! Ragazze sono sposata.>> urla Sofia saltandoci addosso e abbracciando le sue tre damigelle. Gli occhiali di Sara si spostano nell’abbraccio, ma non appena Sofia ci lascia, Sara li rimette apposto. Il posto dove si tiene il ricevimento è magnifico. Un piccolo ristorante all’aperto al centro di una distesa di erba. Tutto è perfetto. Il padre di Fabrizio aveva rilevato quel piccolo ristorante anni prima, ed era contentissimo di usarlo per il matrimonio del figlio.

<< Ehi Giulia, aspetta…>> la voce di Sofia mi blocca. Mi giro e vedo che mi sta venendo incontro insieme al suo novello sposo. << Ehi dimmi>> faccio io. << Non hai ancora conosciuto mio marito!>> dice sorridendo. << Hai ragione! Sono una pessima damigella d’onore. È un piacere conoscerti Fabrizio.>> dico affannata.

<< Scusami, Sofia hai visto Josh?>> chiedo ansiosa. << Credo che sia con Lucas e Rò>> mi risponde alzando le spalle. Che tenera. È sempre tanto dolce.

 

<< Giulia!>> mi urla una ragazza  che mi corre incontro con i capelli ricci e scuri. << Giulia!>> le urlo di rimando. È bellissimo vederla. Indossa un abito spettacolare. Lei è spettacolare. Beh forse generalizzo ma tutte le mie amiche sono bellissime. << È bellissimo vederti!>> mi dice. La stringo forte. << Non sai quanto mi sei mancata! Dove sono le altre?>> chiedo.

Mi indica un punto lontano su una collinetta d’erba. << Le raggiungiamo, non vedo l’ora di abbracciare tutte!>> le suggerisco. Mi sorride e ci incamminiamo.

<< Ragazze, guardate chi sono riuscita a intercettare>> grida Giulia alle nostre amiche. Tutte mi vengono incontro e mi abbracciano.

<< Ehi, ecco qui l’americana!>> dice ridendo Giorgia. Mi abbraccia, mi è mancata. << Ehi straniera!>> dichiara l’altra Giulia. << Ehi mi siete mancate tutte>>  dico sorridendo.

È vero tutte mi sono mancate, tutte! Alice la pazzerella svampita-la migliore amica di Giò- la splendida Giò- solo pazza a parer mio- perfetta amica, le due Giulie, pazzesche e fantastiche amiche. Sono splendide.

Francesca, con un vestito fantastico fatto di tulle si fa largo tra le altre e mi abbraccia forte.

<< Fra! Quanto tempo!>> le dico, contraccambiando il suo abbraccio.

<< Prima superiore! Sei sparita nel nulla dopo.>> mi rimprovera. Ha una piccola lacrima che le scivola dalla guancia. La guardo, con un dito le asciugo la lacrima. << Perché piangi ora?>> le domando. << Perché mi sei mancata. Fino alla terza ci siamo sentite con dei messaggi, poi il nulla. Ho saputo qualche cosa da Sofia o dalle Giulie, ma da te niente. Oggi scopro che saresti stata la damigella di Sofia e che abitavi in America>> sembra arrabbiata e felice allo stesso tempo.    << Mi dispiace, hai ragione. Sono sparita senza dirti niente. Sono stata una pessima amica.>> mi scuso. Ci abbracciamo di nuovo., e incamminandoci verso il gazebo con i tavoli per il cenone.

Ridendo e scherzando ci avviciniamo al resto degl’ invitati e prendiamo posto. Il cibo è squisito e anche il vino, tutto è perfetto.

 


 

<< Bene ora il discorso delle damigelle>> dichiara Pietro.

Io, Rò e Sara ci alziamo con il bicchiere dello champagne in mano.

<< Beh, noi ci siamo conosciute tutte al liceo, e sinceramente il matrimonio era l’ultimo dei nostri pensieri.>> inizia a dire Sara. << Abbiamo sempre preferito i rapporti occ…>> inizia a dire Rò. << Rò>> la fermo in tempo, guardandola storto. << Scherzavo! Comunque, nessuna di noi pensava che a sposarsi per prima sarebbe stata la piccola Sofia.>> continua a dire Rò. << Quando eravamo in classe parlavamo soprattutto di attori, cantanti e cose simili. I ragazzi comuni non erano il nostro genere>> dico io lanciando un occhiatina a Josh. Lui intanto si fa tradurre tutto da Lucas. << Siamo tutte felici di trovarci qui, con tutti voi a brindare alla piccola Sofia e al suo novello sposo Fabrizio. Sono una coppia magnifica… e che il loro amore duri per sempre!>> conclude Rò.

<< Lasciamo la parola al testimone dello sposo Federico.>> dico mettendomi a sedere.

Mentre Federico parla, io punto lo sguardo verso i miei genitori, in un altro tavolo.   Stanno ridendo per qualcosa. Sono teneri tutti insieme. Al tavolo ci sono mia madre, mio padre, il mio patrigno e i miei fratelli. Tutti che ridono insieme. Che bello. Mia mamma gira lo sguardo e lo fissa su me. Alzo il bicchiere e le sorrido. Lei mi sorride a sua volta e torna alla conversazione. Poggio la testa sulla spalla di Josh. Lo fisso sorridendogli. Lui mi guarda e mi da un bacio.

Si alza Giulia in rappresentanza del nostro gruppo a parlare. << Beh, in qualità di amica e compagna di appartamento all’università, posso dire che Sofia e Fabrizio sono una coppia fantastica. Si sono conosciuti una festa organizzata dall’università per i nuovi arrivati. Non è stato, come dire… amore a prima vista. Sofia aveva appena rotto con Paolo. E fidatevi il periodo più prossimo a una rottura non è il migliore per fare nuove conoscenze per una ragazza. Comunque il fatto è che Sofia dopo nemmeno cinque minuti nel locale si è trovato bagnata da testa a piedi di vodka. Fabrizio le è finito addosso con il vassoio pieno di bicchieri. Hanno iniziato a litigare per quello che era successo. Io non mi ricordo quello che è successo dopo, perché l’ho persa di vista, ma il giorno dopo erano diventati grandi amici. Sono uscita per un paio di mesi come amici e poi si sono messi insieme. Non chiedetemi i dettagli-vado ancora dall’analista per quello che ho visto- (scoppiamo tutti a ridere)fatto sta che dobbiamo dire grazie alla vodka se oggi siamo qui, in questo magnifico posto, a bere e mangiare per festeggiare questa piccola “pazza” e suo marito. Quindi spero di parlare per tutta la nostra fratellanza quando chiedo di brindare. A Sofia e Fabrizio. Possa la vodka regnare nel vostro rapporto>> e detta l’ultima cavolata si siede e scoppia a ridere con le altre. Un discorso del genere me lo sarei aspettata da Giulia Maestosi, non da lei. Ma era un bel brindisi, devo ammetterlo.

 

 


 

Sono stremata. Non mi sento più i piedi. Sono stanchissima.

<< Torniamo a casa, ti prego sono le cinque del mattino sono sfinita.>> dico tra uno sbadiglio e l’altro a Josh che intanto sorregge il mio peso. Completamente abbandonata nel suo abbraccio che mi fa anche da bastone.

<< Si, tesoro. Sono stanco anche io. Cerchiamo tuo padre e andiamo a casa.>> mi rassicura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

                                                 


 


 

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Capitolo 17
*** il grande matrimonio ***


                                                                                                             16

                                                                                              Il grande matrimonio

 

<< Ehi io sono quasi all’aeroporto, tu a che punto stai?>> mi chiede Rò al telefono.

<< Siamo appena atterrati, scendiamo per ultimi per via dei paparazzi qui sotto.>> rispondo tenendo il cellulare  tra spalla e orecchio, infilandomi la giacca.

<< Oggi sono ovunque. Quando sono uscita dalla porta di casa per venire a prenderti erano li. Mi hanno seguito per un paio di isolati, poi Rupert li ha seminati. Non vedo l’ora di farti conoscere Lucas.>> afferma. I paparazzi seguono anche lei, per via dei libri e la fama che hanno riscosso, lei è come una J. K. Rowling ma italiana. Me ne ero dimenticata per un momento.

<< Lucas? Il Lucas del libro? Hai trovato il tuo Lucas? È grandioso!>>dico sorridendo. Faccio segno a Josh di guardare fuori dal finestrino. Finalmente nota i paparazzi. Sbuffa. È così tenero quando sbuffa. Ma che mi prende? Da quando sto con lui, trovo carina ogni cosa che faccia… non mi era mai successo. Pure la cosa più semplice mi fa fare un sorriso e arrossire. <aspettiamo lì>> e così dicendo attacca. Devo ricordarmi di dirle che è buona educazione salutare prima di attaccare. << Sono qui, c’era da aspettarselo, ormai seguono ogni nostro spostamento. Li manderà Johanna?>> mi chiede non staccano gli occhi dai nostri piccoli inseguitori con la macchina fotografica. << Non credo, sono di qui questi>> rispondo cercando di prendere la borsa dalla cappelliera. Josh sente il mio sforzo e si gira per aiutarmi. << Grazie>> dico. Mi giro a guardare a che punto è il resto dell’aereo, per vedere quante persone mancano prima che tocchi a noi scendere. Sono ancora tantissime.

Durante il volo, un paio di volte, delle ragazze ci hanno interrotto per chiedere l’autografo al mio compagno di viaggio. Ormai ci ho fatto l’abitudine; intendo dire a tutto, persino ai sorrisi che sfoggia per loro. Le ragazze più grandi mi guardano torvo, ma non importa anche io mi guarderei così se la mia celebrità preferita, per la quale ho una cotta, di punto in bianco sfoggiasse la nuova ragazza come si fa con un orologio vistoso. Mentre quelle più piccole sono le mie preferite. Loro, se pur piccole, capiscono l’importanza di un rapporto, cosa che quelle più grandi non fanno perché vorrebbero essere al mio posto. Mi ricorderò per sempre la ragazzina incontrata nella fila per salire alla Mole Antonelliana , che mi ha detto che se io rendevo felice lui anche lei lo era. È stata dolcissima, è grazie a quello che mi ha detto che ho trovato la forza di dire “Si” a Josh. Quella ragazzina resterà sempre nel mio cuore.

<< Okay Giulia, credo che possiamo scendere. Magari questa volta ci riusciamo a confondere nella folla.>> suggerisce Josh.

<< Si! Guarda quel gruppo è abbastanza numeroso mischiamoci a loro.>> dico. Prendiamo in fretta le nostre borse e scendiamo insieme a un gruppetto di anziani.

Dapprima i paparazzi non notano che all’interno del gruppetto ci siamo anche noi, poi non so cosa li fa scattare. Ci corrono incontro e iniziano a farci foto, una dietro l’altra come se non volessero perdersi nemmeno un piccolo movimento di quello che facciamo. Basta non li sopporto più. Io speravo che tutta questa fama arrivasse dopo il primo film, non prima. È odioso non poter fare nemmeno un passo senza le loro macchine fotografiche puntate addosso. Acceleriamo il passo verso l’ingresso dell’aeroporto. Josh trascina i nostri trolley e io ho due borse a tracolla; nella folla noto una Roberta che si sbraccia. Le corro incontro. Arrivata davanti a lei lascio le borse per terra e le salto addosso. L’abbraccio forte. << Mi sei mancata pazza!>> mi dice mentre la stritolo. Le do un bacio sonoro sulla guancia. Pazza. I soprannomi della sorellanza tra noi e Sofia. Noi un trio sempre insieme che stava per riunirsi.

Vedo Josh raggiungerci tra la folla. Le fan che lo hanno riconosciuto lo hanno bloccato per delle foto. Ovunque andiamo c’è qualche sua fan, il che è molto bello perché vuol dire che in tutto il mondo c’è gente che gli vuole bene.

<< Beh volevo presentarti il mio fidanzato, ma è alle prese con una folla di ragazzine urlanti. Quindi mi sa che tocca prima a te!>> le dico staccandomi dal suo collo. Fa segno a qualcuno di avvicinarsi. Un ragazzo alto con i capelli scuri si avvicina. Ha occhi bellissimi, di un colore mai visto, sono grigio/marrone. Lo guardo attentamente. Ma lui è Lucas. Intendo il Lucas del libro di Rò. Ciò significa che lei non lo ha immaginato, lei ha descritto il suo ragazzo nei libri. << Lucas?>> chiedo sconcertata.

<< Come sai il mio nome?>> mi chiede alzando le sopracciglia. Okay, prima figura di merda nel giro di venti secondi << Ho letto tutti i libri di Roberta… più volte! È come se ti conoscessi già. Parli bene l’italiano.!>>dico stupefatta. << Ah, ora capisco…. Tu sei Giulia Ierardi. Anche per me è come se ti conoscessi già. Roberta non fa altro che parlare di te, di quanto sei simpatica, carina, carismatica e altre cose! È un piacere conoscerti dal vivo finalmente, magari ora smetterà di descriverti come una dea scesa in terra!>> mi dice Lucas. << Ehi io non la descrivo come una dea scesa in terra! Sono solo leggermente fiera di una delle mie migliori amiche. Lei è famosa,  e tra poco lo diventerà ancora di più. Lei farà l’attrice a Hollywood!>> si difende lei. << Voi parlate troppo di me!>> dico ridendo. << Ehi scusate… fan. Incontrollabili!>> si scusa Josh. << Ehi sei ancora vivo. Pensavo che sarei dovuta venire io a prenderti.>> metto un braccio sulla schiena di Josh e appoggio la testa sulla sua spalla. È un bene che siamo alti uguali. << Lui è Josh. Il mio fidanzato. Josh loro sono la mia migliore amica Roberta e il suo fidanzato Lucas.>> faccio le presentazioni. << Rapisco un attimo la tua ragazza… intanto tesoro intrattieni Josh per un secondo.>> dice Rò portandomi via. Finalmente quando siamo abbastanza lontane da loro due Rò si decide a parlare.

<< Abbiamo un problema.>> esordisce. << Che vuol dire abbiamo un problema?>> chiedo impaurita. << Vuol dire che ci sono sei furgoni pieni di fotografi che circondano la mia macchina. Rupert sta cercando di aggirarli e venirci a prendere da un’altra uscita…>> non finisce di parlare.

<< Ragazze… grosso, grossissimo problema. Cinque energumeni vestiti di nero ci stanno seguendo.>> dice Josh arrivando di corsa. Lucas è dietro di lui.

<< Okay, dov’è Rupert, Rò?>> chiedo con una strana calma. Ormai sapevo come scappare ai paparazzi. Era più di un mese che combattevo con loro. Perfino quando facevo la spesa fotografavano tutto. Non lo so volete una lista di quello che mangiamo?

<< Cancello 4>> afferma. Mi guarda come se telepaticamente le avessi trasmesso il mio piano. Era una cosa naturale per noi, ci conoscevamo troppo bene che quello che pensava una lo pensava anche l’altra.

<< Il 4, il 4, il 4… dove sta il 4?>> inizio a pensare ad alta voce.

<< … due uscite più a destra di qua. Ma dovremmo passare davanti ai tipi con le macchine fotografiche.>> afferma Lucas. << È esattamente quello che faremo. Se gli diamo quelle due foto che vogliono non ci dovranno seguire per tutto il tempo.>> risponde Rò al mio posto.

La guardo e le sorrido. Stavo per dirlo io. È incredibile mi ha anticipato.

Josh e Lucas ci seguono. Io e Josh ci affianchiamo. Vogliono quello loro. La coppietta felice che fa un giro romantico in una città altrettanto romantica. Non posso credere che li stiamo accontentando. Se fosse dipeso dalla vecchia me sarei andata a dargli un pugno. Ma sono superiore, dovevo aspettarmelo, stando con una persona di una certa importanza come Josh. Arriviamo lentamente alla macchina. Rupert l’ha già messa in moto. Sento i click in lontananza. Fanno foto a ogni nostro movimento. È insopportabile. Io e Rò entriamo in macchina, mentre Josh e Lucas si occupano di mettere le valige nel bagagliaio. Una volta che anche loro entrano in macchina, Rupert sgomma e partiamo alla massima velocità.

 

 

 

<< Hai avvertito tuo padre?>> mi chiede Rò. << Si, ha detto che ci ospita lui per qualche giorno. Non posso credere che io e Josh dobbiamo dormire nella stessa casa con lui. Quando ero una sua fan mio padre lo odiava a morte. Non ho mai capito perché. Forse era geloso che la sua piccolina avesse una cotta per un ragazzo. Non gli ho mai parlato dei miei ragazzi. Sapeva solo che mi piaceva Josh. Poi è successo quel fatto e sono finita in ospedale. Non ne abbiamo mai più parlato. Quando gli ho raccontato che stavo insieme a lui gli è quasi preso un colpo. E ora ci ha invitati a stare da lui per questi giorni. Non so cosa mi sono persa in questo anno che ho passato in America. Forse l’ha colpito un fulmine, e improvvisamente ha capito che sono abbastanza grande per avere il fidanzato.>> scoppiamo a ridere << No seriamente, sono contenta che voglia conoscerlo. Poi Josh è una persona tanto cortese, piace sempre a tutti. Mia mamma ne è rimasta affascinata. Persino i miei fratelli. Se sono riuscita a convincere mamma, credo che anche papà si lascerà trasportare dal fascino di Josh. Nessuno sa resistere ai suoi sorrisi.>>  quattro chiacchiere tra amiche mi ci volevano. Josh e Lucas sono a fare un giro per Vinovo. Io e Rò stiamo preparando il divano, così che io e Josh possiamo dormire comodi per questa notte.

<< Sono felice che tuo padre accetti il fatto che sei cresciuta. L’ultima volta che l’ho visto- e ne sono passati di anni- eri lì dentro, e non era protettivo nei tuoi confronti, di più. Beh date le circostanze era anche normale, ma da quello che mi racconti, lo è sempre stato.>> afferma Rò mentre infila il lenzuolo rosso sotto il materasso del divano letto. Rosso il suo colore preferito da sempre.

<< Già! È il papà migliore che potessi desiderare, alle volte mi fa incazzare, ma è il migliore. Credo di essere stata fortunata infondo. Entrambi i miei genitori sono persone fantastiche. >> rispondo a voce sommessa. Loro ci sono state quando era “il mio periodo buio” -o comunque lo chiamasse il dottor. Remonda- e mi hanno sostenuto anche dopo. Non mi hanno mai rinfacciato quello che avevo fatto. Ci sono sempre stati per me. E so benissimo che quando ho deciso di andarmene, hanno sofferto, dopo tutto quello che era successo avevano paura per me. Li capivo. Ma io avevo proprio bisogno di andarmene, di cambiare vita, di seguire il mio sogno, ma lontano da quel posto che per troppo tempo mi aveva tarpato le ali. Di ricominciare da zero, e crearmi la vita di cui avevo bisogno. Questo non toglie  il fatto che ho pensato a loro ogni secondo, e chi mi sono mancati tantissimo. Adesso che sono di nuovo in Italia, anche se solo per qualche giorno, so di renderli felici, e questo rende felice me.

 

<< Papà siamo a casa?>> urlo dalla porta d’ingresso.

<< Ehi ciao! Finalmente dobbiamo muoverci, il matrimonio è tra pochissimo. Ciao Roberta.>> dice raggiungendoci. Mio padre ha sempre voluto bene a Rò. È stato tipo amore a prima vista. Aveva capito subito che era una brava persona, ed era felice che la sua luce mi circondasse.

<< Salve signor S.>> risponde Rò entrando e chiudendo la porta, poi si scambiano un piccolo abbraccio.

<< Josh e Lucas?>> chiedo. << Sono in camera mia a cambiarsi. Io sono pronto da mezz’ora.>> risponde acido. << Lo sappiamo tutti Signor S che lei è pronto anni luce prima. Ormai la conosciamo.>> risponde Rò sghignazzando.

<< Allora noi ci cambiamo in camera mia>> dichiaro entrando nel corridoio che porta alle camere.

Avevo il mio vestito, appena ritirato dalla lavanderia, sotto braccio e Rò portava il suo nella stessa maniera.

Chiedo la porta e accendo la luce.

Erano secoli che Rò non entrava nella mia stanza a casa di papà.  << Non è cambiata per niente!>> afferma.

<< Non ero qui.>> dico intristita. Tutti quei vecchi poster, e le foto ingiallite. La mia parete con le costellazioni, e quella con il cielo e le nuvole che ormai erano schiarite, il mio copriletto di New York e i miei cuscini con scritto love, nel posto sbagliato. Avrò detto a papà un milione di volte che vanno in centro al letto e non sui cuscini sul quale dormo, ma niente lui è abitudinario. Poso il vestito sul letto e con l’aiuto di Rò alzo il cassettone nascosto sotto il materasso. Tiriamo fuori le scatole con le scarpe, che avevamo lasciato di corsa in mano a papà per andare a prendere i vestiti in tintoria. Non eravamo nemmeno entrate in casa. Lo abbiamo salutato e siamo corse via. Il mio vestito è bluette, è senza spalline ed è fatto di raso. Josh mi aveva comprato il più caro e bello del negozio. Aveva la chiusura a corsetto con un nastro azzurro caraibico incrociato, sempre di raso. Toccava a terra, e cadeva liscio sui miei fianchi. Quello di Roberta invece è un abito di raso senza spalline e che delineava bene le sue curve, e cadeva a terra con grazia. Sempre blu, ma più scuro del mio.

Ci infiliamo le scarpe e corriamo in bagno a truccarci. Lei trucca me, mi fa uno stile essenziale ma molto di classe, io faccio lo stesso con lei ma abbondo un po’ di più sull’ombretto, per farle risaltare gli occhi. Non era la prima volta che la truccavo, sapevo bene come valorizzarle il viso. Usciamo dal bagno e corriamo in camera di mio padre per vedere a che punto erano i nostri accompagnatori. Erano li che se la ridevano, facendo battute in inglese, mentre si allacciavano le scarpe di vernice.

<< Quando lor signori si sentono a loro agio, gradiremmo andare per non arrivare in ritardo>> dichiara Rò mentre si appoggia allo stipite della porta e incrocia le braccia.

<< Scusateci ci siamo persi nel raccontarci aneddoti.>> ci dice Josh raggiungendomi e dandomi un piccolo bacio sulla fronte.

<< Siete bellissime!>> mi sussurra. Sorrido e sento di arrossire. Odio i complimenti ma i suoi sono talmente romantici, cioè la voce con il quale li fa li rende talmente romantici.

Vado in camera mia a prendere il mio copri – spalle e quello di Rò. Raggiungo papà sul balcone, e lo trovo a fumarsi una sigaretta. << Papà!>> lo rimprovero. Ormai ci ho perso le speranza con lui. << Siamo pronti, andiamo. Mamma è già lì!>> lo informo. Annuisce, spegne la sigaretta e mi segue dentro.

Rò prende i bouquet dal tavolo di vetro nero e me ne porge uno. Usciamo di corsa e raggiungiamo l’ascensore.

 

 

 


 

<< Sofia? Siamo arrivate dove sei?>> domanda Rò entrando nel retro della chiesa. << Sono qui dietro>> risponde una vocina. Ci avviciniamo al luogo dal quale proviene la voce, spostiamo la tenda e troviamo una Sofia che saltella nell’intento di raggiungere la cerniera del vestito e chiuderla tutta. Io e Rò scoppiamo a ridere. Ci avviciniamo ridendo e le diamo una mano.

Lei si gira e ci stringe forte. << Che bello siete arrivate! È magnifico, ora tutto è magnifico.>> indossa un capo di taffetà bianco a sirena con un sottile strato trasparente di tulle che le forma una x partendo dalle ginocchia fino a fare due spalline trasparenti. È un incanto.

<< Wow… sei bellissima amica!>> dico ammirandola. Sono sbalordita, non è mai stata così bella. Lei è bella sempre, ma mai quanto oggi. Ha i capelli raccolti con dei piccoli boccoli dorati che scendono da dietro. Sono fermati da due fiori bianchi, anch’essi piccoli. Io e Rò abbiamo la stessa acconciatura. Capelli da un lato con una treccia per tenerli e delle ciocche che ricadono sul collo con un boccolo.

<< Sei pronta Sofia?>> chiede una voce dietro di noi. È suo padre, un uomo molto dolce alto quanto il mio e con un sorriso che ti mette gioia in qualsiasi momento. Per noi Pietro è come uno zio, è sempre stato molto gentile con noi.

<< Ragazze che bello rivedervi. Come state?>> ci dice stringendoci in un forte abbraccio entrambe. << Stiamo bene Pietro, grazie. Contento che tua figlia si sposi eh?>> domanda Roberta. << Sono molto contento! Fabrizio è un ragazzo per bene, mia figlia sa scegliere molto bene le persone! Ecco perché oggi siete qui. Perché Sofia ha trovato il meglio come amiche!>> i suoi complimenti sono sempre difficili da assimilare. Ma è un simpaticone. << Andiamo tesoro, si entra in scena!>> dice a sua figlia mentre gli porge il braccio sinistro. Alziamo i nostri bouquet e ci mettiamo davanti a loro due. Pronte per il nostro ingresso. << Aspettate, Aspettate! Sto arrivando.>> una voce grida affannata.

Ci giriamo tutti a vedere chi è.

<< Non ci credo! Tu sei la terza damigella! Cavolo quanto tempo che non ci vedevamo! Come stai?>> grido correndole incontro. Era Sara. La nostra amica Sara Del mare, compagna di liceo, come al solito in ritardo. La stringo forte. << Che bello rivederti Giulia… O cavolo… Roberta? O mio Dio, Roby quanto tempo.>> adesso è il momento degli abbracci, erano anni che non ci vedevamo tutte in una stessa stanza. Tutte le nostre vecchie amiche. Sono sicura che su una delle panchine della chiesa ci siano anche le due Giulie (altre compagne di liceo) e Giorgia, Alice, Francesca e tutte le altre. Sarà bellissimo rivederle tutte.

Inizia la musica. È il momento. Ci mettiamo in fila e iniziamo a camminare. Una porta si apre. Davanti a noi, file e file di gente che ci guarda. Infondo alla sala, l’altare. Sopra l’altare, lo sposo-quello che trema un po’- e i suoi testimoni. Mentre camminiamo per il corridoio pieno di petali bianchi di gardenia. È tutto come lo aveva sempre sognato. In prima fila a destra ci sono i parenti stretti di Sofia, a sinistra suppongo quelli dello sposo. Subito dopo, nella panchina successiva, ci sono i miei genitori, quelli di Rò e Josh e Lucas. Mi fa effetto andare a un matrimonio insieme a Josh. Un effetto strano ma piacevole. Chissà forse un giorno quella in bianco sarò io, e il ragazzotto tremante lui. Guardo Rò che mi sorride. Sta pensando la stessa cosa. Anche lei sogna un matrimonio in grande come quello di Sofia. Lei e Lucas su un altare. Sarebbe bellissimo. Ci separiamo e lasciamo salire Sofia sull’altare. Pietro da un bacio a sua figlia e raggiunge la moglie su una delle panchine. Mi giro, cerco lo sguardo del mio accompagnatore, lui mi stava già fissando. Gli facci un sorriso e torno a fissare Sofia, impaziente di sentirle dire il “si”.

 

 


 


 

<< Oh cavolo non ci credo… sono sposataaaaa! Ragazze sono sposata.>> urla Sofia saltandoci addosso e abbracciando le sue tre damigelle. Gli occhiali di Sara si spostano nell’abbraccio, ma non appena Sofia ci lascia, Sara li rimette apposto. Il posto dove si tiene il ricevimento è magnifico. Un piccolo ristorante all’aperto al centro di una distesa di erba. Tutto è perfetto. Il padre di Fabrizio aveva rilevato quel piccolo ristorante anni prima, ed era contentissimo di usarlo per il matrimonio del figlio.

<< Ehi Giulia, aspetta…>> la voce di Sofia mi blocca. Mi giro e vedo che mi sta venendo incontro insieme al suo novello sposo. << Ehi dimmi>> faccio io. << Non hai ancora conosciuto mio marito!>> dice sorridendo. << Hai ragione! Sono una pessima damigella d’onore. È un piacere conoscerti Fabrizio.>> dico affannata.

<< Scusami, Sofia hai visto Josh?>> chiedo ansiosa. << Credo che sia con Lucas e Rò>> mi risponde alzando le spalle. Che tenera. È sempre tanto dolce.

 

<< Giulia!>> mi urla una ragazza  che mi corre incontro con i capelli ricci e scuri. << Giulia!>> le urlo di rimando. È bellissimo vederla. Indossa un abito spettacolare. Lei è spettacolare. Beh forse generalizzo ma tutte le mie amiche sono bellissime. << È bellissimo vederti!>> mi dice. La stringo forte. << Non sai quanto mi sei mancata! Dove sono le altre?>> chiedo.

Mi indica un punto lontano su una collinetta d’erba. << Le raggiungiamo, non vedo l’ora di abbracciare tutte!>> le suggerisco. Mi sorride e ci incamminiamo.

<< Ragazze, guardate chi sono riuscita a intercettare>> grida Giulia alle nostre amiche. Tutte mi vengono incontro e mi abbracciano.

<< Ehi, ecco qui l’americana!>> dice ridendo Giorgia. Mi abbraccia, mi è mancata. << Ehi straniera!>> dichiara l’altra Giulia. << Ehi mi siete mancate tutte>>  dico sorridendo.

È vero tutte mi sono mancate, tutte! Alice la pazzerella svampita-la migliore amica di Giò- la splendida Giò- solo pazza a parer mio- perfetta amica, le due Giulie, pazzesche e fantastiche amiche. Sono splendide.

Francesca, con un vestito fantastico fatto di tulle si fa largo tra le altre e mi abbraccia forte.

<< Fra! Quanto tempo!>> le dico, contraccambiando il suo abbraccio.

<< Prima superiore! Sei sparita nel nulla dopo.>> mi rimprovera. Ha una piccola lacrima che le scivola dalla guancia. La guardo, con un dito le asciugo la lacrima. << Perché piangi ora?>> le domando. << Perché mi sei mancata. Fino alla terza ci siamo sentite con dei messaggi, poi il nulla. Ho saputo qualche cosa da Sofia o dalle Giulie, ma da te niente. Oggi scopro che saresti stata la damigella di Sofia e che abitavi in America>> sembra arrabbiata e felice allo stesso tempo.    << Mi dispiace, hai ragione. Sono sparita senza dirti niente. Sono stata una pessima amica.>> mi scuso. Ci abbracciamo di nuovo., e incamminandoci verso il gazebo con i tavoli per il cenone.

Ridendo e scherzando ci avviciniamo al resto degl’ invitati e prendiamo posto. Il cibo è squisito e anche il vino, tutto è perfetto.

 


 

<< Bene ora il discorso delle damigelle>> dichiara Pietro.

Io, Rò e Sara ci alziamo con il bicchiere dello champagne in mano.

<< Beh, noi ci siamo conosciute tutte al liceo, e sinceramente il matrimonio era l’ultimo dei nostri pensieri.>> inizia a dire Sara. << Abbiamo sempre preferito i rapporti occ…>> inizia a dire Rò. << Rò>> la fermo in tempo, guardandola storto. << Scherzavo! Comunque, nessuna di noi pensava che a sposarsi per prima sarebbe stata la piccola Sofia.>> continua a dire Rò. << Quando eravamo in classe parlavamo soprattutto di attori, cantanti e cose simili. I ragazzi comuni non erano il nostro genere>> dico io lanciando un occhiatina a Josh. Lui intanto si fa tradurre tutto da Lucas. << Siamo tutte felici di trovarci qui, con tutti voi a brindare alla piccola Sofia e al suo novello sposo Fabrizio. Sono una coppia magnifica… e che il loro amore duri per sempre!>> conclude Rò.

<< Lasciamo la parola al testimone dello sposo Federico.>> dico mettendomi a sedere.

Mentre Federico parla, io punto lo sguardo verso i miei genitori, in un altro tavolo.   Stanno ridendo per qualcosa. Sono teneri tutti insieme. Al tavolo ci sono mia madre, mio padre, il mio patrigno e i miei fratelli. Tutti che ridono insieme. Che bello. Mia mamma gira lo sguardo e lo fissa su me. Alzo il bicchiere e le sorrido. Lei mi sorride a sua volta e torna alla conversazione. Poggio la testa sulla spalla di Josh. Lo fisso sorridendogli. Lui mi guarda e mi da un bacio.

Si alza Giulia in rappresentanza del nostro gruppo a parlare. << Beh, in qualità di amica e compagna di appartamento all’università, posso dire che Sofia e Fabrizio sono una coppia fantastica. Si sono conosciuti una festa organizzata dall’università per i nuovi arrivati. Non è stato, come dire… amore a prima vista. Sofia aveva appena rotto con Paolo. E fidatevi il periodo più prossimo a una rottura non è il migliore per fare nuove conoscenze per una ragazza. Comunque il fatto è che Sofia dopo nemmeno cinque minuti nel locale si è trovato bagnata da testa a piedi di vodka. Fabrizio le è finito addosso con il vassoio pieno di bicchieri. Hanno iniziato a litigare per quello che era successo. Io non mi ricordo quello che è successo dopo, perché l’ho persa di vista, ma il giorno dopo erano diventati grandi amici. Sono uscita per un paio di mesi come amici e poi si sono messi insieme. Non chiedetemi i dettagli-vado ancora dall’analista per quello che ho visto- (scoppiamo tutti a ridere)fatto sta che dobbiamo dire grazie alla vodka se oggi siamo qui, in questo magnifico posto, a bere e mangiare per festeggiare questa piccola “pazza” e suo marito. Quindi spero di parlare per tutta la nostra fratellanza quando chiedo di brindare. A Sofia e Fabrizio. Possa la vodka regnare nel vostro rapporto>> e detta l’ultima cavolata si siede e scoppia a ridere con le altre. Un discorso del genere me lo sarei aspettata da Giulia Maestosi, non da lei. Ma era un bel brindisi, devo ammetterlo.

 

 


 

Sono stremata. Non mi sento più i piedi. Sono stanchissima.

<< Torniamo a casa, ti prego sono le cinque del mattino sono sfinita.>> dico tra uno sbadiglio e l’altro a Josh che intanto sorregge il mio peso. Completamente abbandonata nel suo abbraccio che mi fa anche da bastone.

<< Si, tesoro. Sono stanco anche io. Cerchiamo tuo padre e andiamo a casa.>> mi rassicura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

                                                 


 


 

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Capitolo 18
*** un'opportunità ***


                                                                                              17

                                                                                    Un’ opportunità

<< Pronto?>> rispondo al telefono con voce assonnata. La camera è tutta buia. Io e Josh ci stavamo ancora riprendendo dalla festa dopo il matrimonio. Avevamo ballato fino al mattino.

<< Si pronto, salve sono la signorina Amy Bennett chiamo per conto del signor Ben Crash. Noi stiamo formando il cast per un nuovo film, e la signora Abigail Dawson dell’accademia per attori a New York ha dato il suo nome come referenza.>> inizia a dire una voce molto gentile. << C… cosa?>> chiedo sbalordita e assonnata. << Stiamo cercando giovani promesse per un film e da quello che ci hanno detto lei è una delle migliori attrici dell’accademia che ci passa gli attori , lei è tra quelle più adatte per il ruolo della co-protagonista femminile. Verrà affiancata da una celebrità di livello superiore, che le farà anche da mentore. L’aspettiamo mercoledì prossimo agli studi di Hollywood, abbiamo i suoi recapiti e per email le manderemo il copione che dovrà imparare per il provino. Buona giornata.>> e così dicendo attacca.

O santo cielo, ho un provino. E non un provino qualsiasi per fare la comparsa, sono in lista per fare una delle protagoniste. È fantastico. Ormai il sonno che avevo è svanito nel nulla, sostituito dall’eccitazione per quella notizia. << Chi era Giulia?>> mi chiede Josh mentre cerca l’interruttore della luce. << Non ci crederai mai! Era l’assistente di un produttore a Hollywood. Mi hanno chiamato perché la signora Dawson ha fatto il mio nome per un ruolo da protagonista. Non è fantastico?>> dico tutta contenta. << È magnifico!>> mi risponde abbracciandomi. Scendo dal letto e corro in camera di mio padre. Lui dorme ancora. Ormai le ore piccole non le regge più. Salto sul letto con le ginocchia e inizio a scuoterlo dalle gambe. << Papà, papà sveglia. Mi hanno proposto di fare un film! Sarò la protagonista! Papà dai svegliati>> gli annuncio. Con molta fatica si sveglia. Gli racconto della telefonata e anche lui è molto felice per me. Con calma ci alziamo tutti e facciamo colazione, anzi pranzo visto che sono le due del pomeriggio. Alle sei abbiamo il volo per tornare a Los Angeles.

 

 


 


 


 

Perché mi trovo qui? Voglio tornare a casa mia. Questa stanza  è piccola e tutta grigia non mi piace. Puzza di morte, inoltre. Fatemi uscire! La porta è blindata, ha delle sbarre su una finestrella. Da quelle sbarre vedo passare la gente ma nessuno mi nota. Nella  stanza ci sono un tavolo e un lettino, con un materasso tutto rovinato. Ma dove sono in prigione? << È l’ora delle medicine Ierardi. Andiamo sai come funziona, allontanati dalla porta!>> dice un ragazzone da dietro la porta. Ha un camice bianco e un cappellino strano. Credo sia un infermiere.  Vado a sedermi sul tavolo e faccio dondolare le gambe . la porta blindata si apre, e un uomo con un carrellino entra. Lascia il carrello sull’entrata della porta e mi porge un bicchierino con delle pastiglie blu e gialle. Guardo il bicchiere ma non lo prendo. Scuote il braccio per esortarmi a prenderle. <> gli grido. << Non mi fare arrabbiare anche oggi Ierardi. >> mi sgrida. << Anche oggi? Da quanto tempo mi tieni rinchiusa?>> domando. << Come scusa? Rinchiusa? Io non tengo rinchiuso nessuno. I tuoi genitori ti hanno portato qui! Due anni fa. E ora basta con queste sciocchezze. Prendi le medicine e basta.>> mi urla.  Due anni. Perché mamma e papà mi hanno chiuso qui dentro? Prendo il bicchiere e lo fisso. << Manda giù e  facciamola finita>> mi esorta. Porto il bicchiere alla bocca e faccio cadere le pastiglie in bocca.  Le posiziono ai lati dei denti, poi apro la bocca e alzo la lingua per fargli vedere che le ho mandate giù. Visto quello che voleva torna al carrello e chiude la porta. Sputo le pastiglie e mi avvicino alla porta. << Odio lavorare nel reparto psichiatrico con i matti>> dice mentre si allontana dalla mia porta.

Sono nuovamente nel reparto? Ma io non ho più tentato il suicidio. Perché mi hanno messo nuovamente qui? Che cosa ho fatto per dover tornare qui?

<< Voglio uscire!>> grido sbattendo calci e pugni sulla porta di ferro.

<< Tiratemi fuori!>> grido aprendo gli occhi.

Mi guardo intorno e cerco di capire dove mi trovo. Sono sull’aereo. Non sono più in un ospedale/prigione. << Tutto okay?>> mi chiede preoccupato Josh. Annuisco e gli sorrido. <> lo rassicuro. Mette il suo braccio intorno alle mie spalle e io poggio la testa sulla sua spalla. << Guardiamo un film?>> mi propone con un grosso sorriso. << Si. C’è ne uno dei tuoi?>> domando. Mi guarda confuso. << Vediamo c’è: Notte brava a Las Vegas, Grease, Final Destination, oh ecco c’è “ Le pietre del lago”. Ti piace?>> mi chiede. << Vuoi scherzare. È il film che mi ha fatto innamorare di te e della recitazione. Metti quello, metti quello!>> dico felice come una bambina che vuole sapere il suo regalo di natale in anticipo. Clicca il pulsante sullo schermo e inizia il film.

 

 

 

<< Buongiorno signori, qui è il comandante che parla e che si augura abbiate passato una buona nottata. Tra poco le nostre hostess passeranno con la colazione. Tra meno di due ore atterreremo a Los Angeles. Buon proseguimento del volo.>> annuncia una voce che riecheggia in tutto l’aereo. << Sono davvero sfinita! Non puoi nemmeno immaginare quanto desidero arrivare a casa e sdraiarmi sul mio letto!>> dichiaro a Rò durante la nostra chiamata. Voleva assicurarsi che fossi arrivata tutta intatta a casa. << Immagino, io ho ancora paura di fissare i piedi e scoprire che me li hanno amputati>> scherza lei.  << Sono sfinita e adesso arrivo a casa e mi metto sotto con lo studio. Voglio arrivare al provino di domani super preparata, diventare la protagonista di quel film e sbatterlo in faccia a quell’ochetta di Flavia>> dico mentre cerco di aprire la porta di casa. Josh è dietro di me con le valigie che sta pagando il tassista.

<< Sai già che cosa vuoi portare al provino?>> mi domanda incuriosita.  <> poggio la borsa sulla poltrona e vado verso le scale << In realtà per email mi hanno mandato la parte che devo imparare per il provino di domani mattina. Pensavo… ora sono le dieci del mattino…. Se metto la sveglia alle due, così avrò il tempo di riposare un po’, poi preparo il pranzo per me e Josh e poi ho tutto il pomeriggio e la sera per studiare>> affermo mentre mi sfilo i jeans attillati e infilo i miei pantaloncini della tuta. Giro all’esterno la parte superiore dei pantaloncini perché mi vanno larghi, poi tenendo il telefono con la spalla sbottono la camicia e la sfilo; da sotto il cuscino prendo la maglia larga che amo tanto e la infilo, facendo attenzione a non fare cadere per terra il telefono. << Prima o poi ci rimarrai secca se non ti decidi a prenderti una pausa. Non stai mai ferma. Dovresti prenderti un po’ di tempo solo per te alle volte!>>  mi sgrida lei. << Ora devo andare! Riposati ogni tanto.>> mi saluta e attacca. Butto il telefono sul letto e scendo le scale. << Ehi vuoi una mano?>> chiedo a Josh avvicinandomi. << No, tranquilla. Era Roberta?>> mi chiede. Io annuisco. << Mai voi non vi separate mai? Nemmeno un oceano riesce a dividervi!>> dice ridendo. Intanto porta le valige dietro il divano e torna a chiudere la porta. Una volta sistemato tutto ci accoccoliamo sul divano mentre guardiamo un film. Il sonno si impadronisce di me quasi subito. Sono veramente stanca. È una cosa impressionante quanto il respiro di Josh e il suo battito cardiaco siano soporiferi per me.

 

 

Ahhh la sveglia suona… ma io non ho nessuna voglia di alzarmi, di preparare il pranzo e studiare. Voglio sono restare qui a dormire accoccolata al mio ragazzo…. Ma dov’è? Mi alzo di scatto non sentendo il corpo di Josh. Giro con lo sguardo per tutta la cucina in cerca di lui.

Eccolo. << Che ci fai in cucina?>> chiedo alzandomi lentamente dal divano.

<< Preparo il pranzo! Tu sembravi così stanca  che ho pensato di farti io il pranzo.>> afferma con un grande sorriso sulla faccia.

Dopo pranzo mi metto con il computer a studiare. Passo tutto il pomeriggio e la serata- come da me stabilito- a studiare per il provino.

 

 

<< Tesoro, è tardi, se ora non riposi un po’, domani al provino non sarai in forma. Basta studiare. La parte la sai.>> mi convince Josh.

<< Hai perfettamente ragione.. questo è il mio primo provino e come avrai notato sono leggermente agitata.>> dico chiudendo il pc e lo lascio riposare sulle mie gambe incrociate.

<< Andiamo a dormire, dai!>> mi porge la mano. Sposto il computer e lo adagio sul tavolino, poi accetto la sua mano e in un abbraccio saliamo le scale e andiamo a dormire.

 

 

Siamo in cinque. Tre giovani ragazze in una stanza con dei copioni in mano. Alcune di noi ripassano la parte, altre tremano dall’ansia.

Josh si era offerto di accompagnarmi, io avevo reclinato l’offerta per paura che non mi avrebbero preso sul serio se mi presentavo con una star. Lui aveva capito e si era limitato ad accompagnarmi sotto l’edificio con la moto. Sarebbe anche venuto a riprendermi dopo il provino per portarmi a pranzo.   La porta dalla quale siamo entrate si apre lentamente. È un’altra di noi. << Ciao.>> mi saluta. Era Rose, del mio corso a New York. << Ehi>> rispondo al saluto. Tolgo la mia giacca e la borsa dalla sedia accanto alla mia e la invito a sedersi li.   

<< Nervosa?>> mi chiede. Deve aver sentito le mie gambe tremare fin dall’aeroporto. Gli sorrido in segno d’assenso. << È il terzo provino che faccio questo mese. Sono tutti così rigidi lì dentro. Li trovo quasi sadici. Loro ci guardano con quell’aria di superiorità e noi li, a scervellarci per dire quelle quattro battute che vogliono sentire>> Rose mi stava davvero rifilando il discorsetto? Tutti sanno di non ascoltare le rivali in competizioni importanti, perché tendono a fare finta di consolarti e invece ti pugnalano alle spalle mettendoti ancora più ansia.

Gli sorrido. Non voglio dargliela vinta. Io e lei a scuola non ci siamo parlate molto. Avevo legato di più con il suo ragazzo. << Come sta Adam?>> chiedo tanto per cambiare argomento.  << Non me lo nominare ti prego. Abbiamo litigato di nuovo, prima che io partissi. È insopportabile quel ragazzo.>> mi risponde agitando le mani. Non era vero. Io conoscevo Adam e conoscevo lei. Lei è altezzosa, vanitosa ricca e sfacciata. Adam è un ragazzo dal cuore d’oro. Ha sempre qualcosa di buono da dire su tutti. Come sopportasse di stare con una come Rose ce lo siamo chiesto sempre tutti. Prima o poi si lasceranno e Adam sarà libero dalla tortura Rose Nicholson.

<< Ierardi>> annuncia una voce da dietro una grande porta nera. Tocca a me. Okay basta non pensare che mi stanno valutando. Sono una brava attrice e quel ruolo spetta a me! Sono una brava attrice e quel ruolo spetta a me!

<< Bene signorina Ierardi. Proceda con la parte del monologo>> mi invita sempre la stessa signora di prima. Il monologo, si, lo conosco.

 

<< Non posso crederci, abbiamo fatto tutto questo per niente. Non dirmi che credevi veramente che una volta fatta tutta la fatica mi sarei accontentata di niente. Ho visto morire tutte le persone che conoscevo in questo misero paesino, i professori, i nostri amici. Tutti morti e per cosa? Per una misera…. Non sappiamo nemmeno cos’è. Sappiamo che quelle persone vogliono questa pietra verde. Non è nemmeno di valore.           

Abbiamo seguito gli indizi, abbiamo risolto l’enigma e… cristo Chloe,  quelli ci uccideranno comunque, quindi perché consegnargli la pietra? Aspetta… l’enigma è stato risolto da due liceali. Perché non l’hanno fatto loro? Perché hanno chiesto aiuto a noi? Ci sarà un motivo, no? E se loro non potessero raggiungere questo posto? E se ci fosse una specie di incantesimo che gli impedisce di entrare in questa grotta? Sarebbe perfetto. Potremmo portare più gente possibile qui dentro e lasciarli da soli li fuori. Si stancheranno e se ne torneranno a casa. Gli lanciamo la pietra e dovranno andarsene. Non avranno più cibo se siamo tutti qui sotto… sarà difficile però…>> un signore mi ferma. << Stop>> enuncia. Io fisso loro e loro fissano me. Ho sbagliato qualcosa? Forse ho recitato male. << Io… io posso fare di meglio>> mi giustifico. << Ne dubito>> dice con voce piatta. << È  stata superba>> conclude con un sorriso. Inizia a bisbigliare qualcosa con i suoi colleghi e io attendo che mi congedino. All’improvviso cala il silenzio. Il signore che mi ha fermata prima, si gira e mi fissa. Mette in ordine un paio di fogli davanti a lui, poi torna a fissarmi. Avrà una sessantina d’anni. Ha la barba bianca e i capelli lunghi raccolti in una coda. Indossa pantaloni e t-shirt nera. Continuo a fissarlo in attesa che mi dica qualcosa. Noto un accenno a un sorriso. << Ci rivediamo lunedì mattina qui alle otto in punto. Congratulazioni.>> e con un gesto della mano mi invita ad uscire dalla sala. La signorina che mi ha chiamato mi segue fuori. Mentre prendo la mia roba, che avevo lasciato in custodia a Rose, la sento annunciare alle altre che possono tornare domani per i provini per le comparse. Mi sento in colpa. Tutte quelle povere ragazze che avrebbero avuto un’occasione importante non la vedranno mai perché sono passata prima di loro. Mi sento uno schifo, eppure ho appena ottenuto quello che volevo. Mi infilo la giacca e scavo nella borsa alla ricerca del cellulare. Lo tiro fuori e scrivo “ mi hanno presa” e lo mando ai miei genitori e a Rò. A Josh lo dirò dal vivo. A lui scrivo soltanto che ho finito e che può passarmi a prendere. Meno di dieci minuti e mi raggiunge ai cancelli degli studi Hollywood.

<< Allora? Ti hanno presa?>> mi chiede impaziente.

<< Mi ha stoppato a metà del monologo!>> affermo dispiaciuta. << E tu?>> mi domanda. << Ho detto che avrei potuto fare di meglio!>> dico sempre dispiaciuta. << …. Quindi non ti hanno presa?>> chiede sconsolato. << Ha detto che incomincio lunedì>> gli urlo mettendogli le braccia al collo. Sono felicissima, e anche lui lo è. Mi squilla il telefono più volte. Mia madre, mio padre e i miei fratelli che mi fanno le congratulazioni. Adesso voglio andare a casa  e dormire fino a lunedì. Sono sfinita

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Capitolo 19
*** l'inizio ***


                                                                                                               18

                                                                                                           L’inizio                                                                                                              

<< Questo posto è enorme>> dico alla mia guida. Le mi fa un sorriso finto e continua a spulciare tra i fogli che ha in mano.  Sembrano sempre tutti così indaffarati qui. La ragazza che mi accompagna ha i capelli lisci e biondi raccolti in una coda alta. Indossa uno di quei microfoni attaccati alla faccia con l’asta che va verso la bocca. Non ho mai capito come si chiamano, indossa dei jeans neri a sigaretta e la t-shirt nera con scritto il rosso la parola staff. Io la seguo senza dire niente, perché ho capito che non le importa molto di conversare con una novellina. Mi indica una ragazza alta con i capelli neri un po’ mossi e fermati dietro la testa con una matita. Sta ridendo con il registra mentre regge un copione e con la mano libera gli indica una frase. << Lei è la tua compagna e mentore.>> mi dice e sparisce nella folla di persone che ripassano i copioni. Mi avvicino alla ragazza e al registra. Vorrei presentarmi. Spero di stare simpatica ai miei compagni, ci tengo a instaurare un rapporto d’amicizia con tutti, soprattutto la mia compagna. << Salve. Io sono Giulia>> mi presento avvicinandomi. Il regista lo conosco già, è il signore che mi ha fermata durante il monologo. Quando lei si gira, rimango sbalordita. Non posso crederci la mia compagna di lavoro è lei. Non mi è mai piaciuta un granché. Si è una bravissima attrice, è molto bella, ma non so… forse perché non la conosco bene che non mi piace. Dovrò imparare a convivere con lei, se voglio che il film venga bene.                  << Ciao!>> risponde secca la ragazza dai capelli neri.                                                Il regista mi fa un grosso sorriso, contraccambio poi torno a fissare lei. << Sono Vanessa! Ma penso tu lo sappia. Molto piacere tu devi essere la mia co! Sarà bellissimo lavorare insieme>> mi dice. La voce sembra gentile, ma la faccia mi dice che se ne vedranno delle belle qui sul set. << Bene… ora che vi siete presentate voglio che passate tutto il tempo possibile insieme. Dovrete conoscere l’altra come fosse vostra sorella. Ricordate sul set siete migliori amiche, e voglio che sia realistico. Van, tu devi aiutare Giulia perché è la prima volta per lei. Giulia, fidati di lei. È importante che ti fidi di lei.>> così dicendo si alza dalla sua sedia ( con scritto regista sopra) e va verso gli altri attori.

Fidarmi di lei. Certo, io dovrei fidarmi della ex fidanzata del mio ragazzo. Torno a fissarla e le sorrido. << Allora…>> dico con euforia. Non mi importa di chi sia o sia stata, ho bisogno che questo film riesca bene. Ne va della mia carriera. << Ta, ta,ta… so che ti senti euforica e tutto il resto. Il primo film è così… e anche gli altri a dire il vero. Ma la verità e che io non piaccio a te, quanto tu non piaci a me. Dobbiamo imparare a conoscerci, ma ciò non richiede per forza diventare amiche. Se non vorrai essere mia amica non ne farò un problema di stato. Ma ti chiedo gentilmente di lasciare i problemi interpersonali fuori da quella porta>> mi dice con tono di autorità.  Avevo ragione non è molto simpatica. Annuisco e faccio finta di nulla. << Beh…. Se dobbiamo imparare a conoscerci, potremmo imparare dalle cose semplici.>> suggerisco con un bel sorriso. Le porgo la mano. Mi guarda sconcertata. << Molto piacere Giulia Ierardi>> dico prendendo la sua mano. << So come ti chiami!>> mi fa notare con arroganza. << Le persone normali, quando si incontrano per la prima volta si presentano!>> le faccio notare, sempre col sorriso sulla faccia. Voglio far funzionare questa cosa.  Si mette a ridere. << Hai ragione. Quindi accetti la mia proposta di essere amiche?>> Mi chiede. << Non so il tuo nome come posso sapere se posso essere tua amica?>> scherzo io. Mi sorride. << Piacere, Vanessa. Vanessa Wilson>> risponde infine ridendo. << Felice di conoscerti!>> dico anch’io ridendo. Ci sediamo in un angolino a parlare del film. Il film tratta di queste due migliori amiche, che vanno al liceo. Sono molto diverse però. Io interpreterò una ragazza semplice, modesta e che ama leggere; mentre lei, interpreterà una cheerleader, anzi la cheerleader, ma pur sempre gentile e brava a scuola. Ad un certo punto delle strane persone capitano nella nostra piccola cittadina. Con il loro arrivo iniziano anche le sparizioni. Prima gli studenti, poi anche gli adulti. Le poche persone rimaste si barricano in casa. Noi che viviamo in case adiacenti, durante le ore di luce facciamo avanti e indietro da una casa all’altra. I miei genitori in seguito a una serie di sfortunati eventi spariscono insieme ad un altro gruppo di ricercatori. Io e lei iniziamo a cercare indizi per risolvere il mistero, cacciandoci in un mare di guai, noi e i nostri amici.

La trama del film è molto bella, avvincente e sono felice del ruolo che mi hanno assegnato. E conoscere Vanessa non mi ucciderà. << Ora di pranzo!>> urla un’altra ragazza con la maglia dello stuff<< Pranziamo insieme?>> Mi propone Vanessa. << Veramente io pensavo di pranzare con Josh…. Ma se hai piacere potresti unirti a noi.>> mi affretto a dire. << Non vorrei mai… come dire, interferire. Poi io non sto molto simpatica a Josh. Me lo ha fatto capire chiaramente all’ultima premiere quando ci siamo incontrati>> si giustifica.                                                    << Beh allora suppongo che ci rivediamo tra un ora, per continuare a studiare la parte.>> affermo. In effetti, non è che mi vada così tanto di passare tutte le mie giornate con lei, men che meno se c’è Josh di mezzo. Ma non è così male come persona. Mi alzo, prendo la borsa e mi incammino verso l’uscita. Mentre cammino sento commenti sotto voce da parte di tutto lo staff. “ è lei”, “è la ragazza che Hollywood’s  news  dice che sta con Josh Evans” , “ è qui sono perché sta con lui”. Sono tutti commenti negativi. Perfetto mi odiano senza nemmeno conoscermi. Sento le lacrime che mi fanno bruciare gli occhi. Quando mi chiudo la porta alle spalle, una delle lacrime taglia la mia guancia. L’asciugo in fretta e sfoggio il mio sorriso migliore. In lontananza riconosco una moto. Corro verso quest’ultima e abbraccio guidatore.                     << Ehi come sono andate le tue prime ore sul set?>> mi domanda euforico, forse più euforico di me.<> dico. Non mi sento di raccontargli dei commentini dello staff su di me. << Quale vecchia celebrità ti hanno affiancato?>> mi chiede facendo la faccia di chi parla di qualcosa di palloso. << Beh, vecchia non direi avrà al massimo al massimo 8 anni più di me!>> rispondo. << Chi è? La conosco?>> mi domanda perplesso.                                    << Dire che la conosci è un eufemismo! È Vanessa Wilson!>> rispondo mentre mi infilo il casco. << Dove andiamo a pranzo?>> domando per deviare il discorso. Lui mi guarda sbalordito. << E questo… questo non ti da fastidio? Intendo, lavorare con lei>> mi chiede balbettando. Scuoto la testa e salgo in moto. Sembra che abbia bevuto la storia che non mi comporta alcun fastidio lavorare con la sua ex. Ovvio che mi da fastidio, ma non è che le salterò addosso e le strapperò i capelli. Sono una persona educata. E poi non è così male. È a modo e sa il fatto suo. L’importante è che non esca l’argomento Josh e credo che la nostra convivenza forzata sul lavoro si risolverà per il meglio.


 


 

<< Ma ne sei  proprio sicura?>> mi chiede per la millesima volta. Giuro che sto per attaccarle il telefono in faccia. << Rò, ti ho già detto che per me va benissimo! Finirò questo film e dimenticherò…. Tutto. Ti devo lasciare, ci sentiamo dopo.>> chiudo la chiamata e mi guardo attorno. Ma che cosa succede? Chiudo la porta e vado verso Vanessa. << Vanessa che succede? Perché sbaraccano tutto?>> chiedo nervosa.                             << Non hai letto l’email? Oggi le prove si tenevano qui per presentare tutti gli attori, ma da dopodomani siamo ad Cumberland City, Tennessee.>> mi riferisce. Tennessee? << Non devo aver ricevuto quell’email.>> rispondo esterrefatta.  Il Tennessee è dall’altra parte dell’America. Come farò. Io dovrò partire per il Tennessee e Josh dovrà rimanere qua per il suo di film. È un bel guaio.

<< Allora quando dovremmo partire?>> chiedo inquieta. Lei si mette una mano sul fianco e con l’altra sposta una ciocca di capelli. << Dopodomani mattina!>> risponde scocciata. << Come pensi di fare con lui?>> mi chiede. È davvero preoccupata per il mio rapporto o vuole solo mettere il dito nella piaga? << Fino a cinque secondi fa non sapevo di dover partire, figuriamoci se so come dovrò risolvere la cosa.>> rispondo sulle mie. << Ben?>> urla Vanessa. Il regista si avvicina a noi tutto affannato. << La novellina non ha ricevuto l’email del “trasloco”>> dice lei con un sorriso da finta scema. Ben fa un sorrisetto e poi si rivolge a me. << Ti senti pronta per lasciare casa per un paio di mesi?>> mi chiede. Che gli dico? Non voglio perdere il mio primo ingaggio. << Certo, devo solo sistemare un paio di cose>> rispondo con un falso sorriso. Meno male che sono un attrice. << Vai pure a casa, per oggi tanto non servi sul set>> mi consiglia Ben. Prendo la mia borsa e esco dal set insieme a Vanessa.

<< Tranquilla, è un attore anche lui, capirà!>> mi rassicura.                                                << Ne sei certa?>> chiedo sconcertata dalla sua gentilezza. << Certo>> mi risponde mettendomi una mano sulla spalla. << Ora vado a casa. Abiti da Josh vero?>> mi domanda. Io annuisco. << Ti passo a prendere domani sera. Fai le valige. Passeremo la notte da me, impareremo a conoscerci e la mattina seguente prenderemo quel volo delle sei. Per quell’ora saremo come sorelle. Questo film è importante per entrambe.>> la sua tenacia non so se mi spaventa o mi rassicura. << Okay, dammi sono il tempo di parlarne con lui.>> e mentre dico questo si avvicina una moto. Josh mi fa segno di muovermi ad andargli incontro. Forse non gli piace l’idea che passi del tempo da sola con Vanessa.

 

 

Poso la mia borsa sulla poltrona, la più vicina alla porta d’ingresso. Mi sdraio sul divano e sospiro. << Tutto okay Giulia?>> mi chiede preoccupato.    

<< Ieri non mi è arrivata un’email importante dal lavoro. E oggi mi hanno svelato i contenuti.>> dico senza guardarlo. << E cosa diceva di tanto devastante?>> mi domanda. << Devo partire. Devo partire per il Tennessee!>> gli annuncio.                                                               

<< Beh… questo era inaspettato.>> mi dice con tono pensieroso. Già inaspettato.

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Capitolo 20
*** Tennessee ***


                                                                                                 19

                                                                                          Tennessee

Sono qui fuori, sbrigati! Letto il messaggio rimetto il cellulare nella tasca posteriore dei jeans e continuo a infilare roba a raffica in un borsone. Sto per trascorrere la notte con quella che tre giorni fa avrei considerato la mia nemica, per partire per un paese che non conosco per girare il mio primo film, per lasciare da solo il mio ragazzo dopo nemmeno un mese che abito qui. La mia vita non potrebbe andare meglio. Saper di dover partire per il Tennessee con così poco preavviso mi ha sconvolto. Per un malaugurato caso no ho ricevuto quella parte dell’email e non mi sono preparata psicologicamente, non per il fatto di dover prendere un aereo, lasciare la mia vita per un paio di mesi, ma per spiegare a mia mamma che starò bene e che non morirò. È sempre molto protettiva, soprattutto ora che tra di noi c’è un oceano. Ma la amo per questo. Lei vuole solo prendersi cura di me, e l’apprezzo. << È qui!>> grido a Josh, che si trova in bagno per prendere il mio spazzolino e i trucchi. Si avvicina a me con il beauty-case in mano e lo mette accuratamente nella valigia dietro il borsone. << Sei pronta?>> mi chiede triste. Faccio mentalmente una lista delle cose che ho preso, per valutare se ho dimenticato qualcosa. Tanto qualcosa la dimentico sicuramente. È sempre così. Trucchi, spazzolino, profumo, vestiti, jeans e magliette, borsa, pigiama, occhiali, il copione, un libro per sicurezza, anche se so che non avrò il tempo di leggere. Il computer, il caricatore per il telefono e il pc… i soldi… I SOLDI! Sapevo che stavo dimenticando qualcosa. Corro verso il comodino e tiro fuori i biglietti con il portafoglio che contiene sia i documenti che i soldi. Mentre li tiro fuori un pezzo di carta svolazza fino a cadere per terra. Mi chino a raccoglierlo prima che ci arrivi Josh. << Cos’è?>> mi chiede incuriosito. << Una vecchia foto. Niente di importante.>>rispondo evasiva. << Sicura?>> mi esorta. << È una vecchia foto mia e di Edoardo. Non è niente di che! Dai mi aiuti a portare in macchina le valige? >> rispondo. Forse chiedendogli di portare sotto le valige non avrebbe fatto più domande. Odio parlare di Edoardo, soprattutto di quella foto. Era stata scattata il natale prima della sua morte. Ci siamo io e lui con i cappellini da babbo natale sulla pista da pattinaggio, e io che gli do un bacio sulla guancia. Non è niente di che come foto, ma non mi piace che la gente la veda. Mentre Josh porta giù il valigione, io chiudo il borsone e infilo la foto in una delle tasche laterali. Mi infilo una giacca di jeans e con la borsa a tracola scendo, sballottandola a destra e sinistra. Vanessa è sulla porta che mi aspetta. Intanto scorgo Josh che mette la mia valigia nel bagagliaio della macchina di Vanessa. È proprio una bella macchina. << Ciao Vanessa!>> dico mentre esco dalla porta. Mi saluta con un sorriso. Indossa gli occhiali da sole e porta i capelli legati con una matita. Alcune ciocche le cadono sul viso, altre si liberano sulla schiena. << Allora… noi ci sentiamo con le chiamate e la video chat. Cercherò di chiamarti tutte le sere.>> mi assicura Josh mentre chiude il mio sportello della macchina. Si appoggia al finestrino aperto e mi da un bacio. << Ti chiamo appena arrivo all’albergo!>> urlo mentre Vanessa parte . << Ti amo>> mi urla. << Anche io….> sussurro. Non mi avrebbe mai sentito tanto. << Perché quella faccia triste? Stiamo per andare in Tennessee, ti assicuro che non è un brutto posto, una mia amica è di li. Ci sono stata un paio di volte e la gente è molto simpatica.>> mi rassicura. << Non è la gente che mi preoccupa.>> dico guardando fuori dal finestrino. << E allora che problema c’è?>> mi chiede incuriosita. Continua a tenere lo sguardo fisso sulla strada, intanto cambia marcia. << Se te lo dico, prometti di non dirlo a nessuno?>> le domando guardandola. << Si, certo! Dimmi che succede!>> mi esorta. << I nostri colleghi… loro, fanno commentini poco carini nei miei confronti. Sai per via che sto con uno famoso e improvvisamente faccio un film!>> mi sfogo. << Tu devi lasciarli perdere. Tu sei la protagonista, quindi sei più brava di loro nel tuo lavoro. E poi se stessero di più a sentire Ben invece che “ Johanna” del Hollywood’s news saprebbero che ti sei meritata quel posto, che hai frequentato le migliori scuole e che eri tra le migliori in lista per questo posto.>> mi rassicura. È strano sentirla difendere il mio onore. Infondo non ci conosciamo da tanto. Mi fa ridere il modo in cui ha pronunciato il nome di Johanna. Quella è un arpia e credo che tutti lo pensino. << Sei diversa!>> dico senza pensarci. << Diversa?>> mi chiede incuriosita dalla mia affermazione. << Si, diversa da come ti immaginavo.>> rispondo. << E come mi immaginavi? Con tre teste e che sputavo fuoco?>> mi domanda ridendo. Scoppio a ridere di cuore. << Qualcosa del genere>> rispondo tenendomi la pancia per le risate. << No, dai seriamente! Cosa pensavi di me?>> mi chiede, questa volta senza ridere. << Beh… per cominciare, ti immaginavo meno gentile, più altezzosa e sulle tue.>> rispondo anche io seria. << Oh beh, avevi proprio una buona opinione di me!>>mi dice, mentre entra in una piccola via. Al fondo di quella via un enorme casa. Beh assomiglia molto a quella dove abito adesso, solo… meno vetro e più pareti. << Non era cattiveria…. Era solo gelosia nei tuoi confronti.>> cerco di giustificarmi. << Gelosia? E per cosa?>> mi chiede. << Beh tu avevi la vita che volevo io, i ragazzi migliori e cose così. Se ti immaginavo in quel modo, mi autoconvincevo che non eri così perfetta.>> le spiego. Scoppia a ridere di nuovo. << Io… perfetta? Questa è buona.>> mi fa ridere. Non è per niente come me la immaginavo. È una brava persona ed è molto semplice. Forse diventeremo veramente amiche.


 


 

<< Ti va se ordino cinese per la cena?>> mi chiede dalla sua cucina enorme con il telefono in mano. << Perfetto!>> le rispondo. Intanto stavo dando un occhiata alla sua splendida casa e messaggiando con Josh. La sento comporre il numero… mi squilla il cellulare. È Rò, chissà che cos’è successo. << Pronto?>> rispondo al primo squillo. << Giulia? Giù hai il computer a portata di mano?>> mi domanda nervosa. << Ehm… si perché?>> chiedo. Apro il mio computer, che si trova sopra il tavolo. << Ti mando una cosa sulla posta elettronica. Emergenza tipo rosso!>> e attacca. Apro la casella delle email ricevute, la prima è una di Roberta, la apro… No. Sofia mi odierà. Un giornale scandalistico era riuscito ad entrare per fare foto durante il matrimonio di So’ So’.

LA FORTUNATA FIDANZATA DI JOSH Hutcherson AL MATRIMONIO DELLA SUA AMICA. QUESTA VOLTA IN BLU, MA A QUANDO L’ABITO BIANCO?”

Il titolo dell’articolo diceva tutto. In copertina un sacco di foto mie con il bouquet, che sorrido a Sofia prima che dica il si, durante il discorso delle damigelle, mentre ballo con Josh e molte altre. Erano riusciti a rovinare una giornata perfetta.

La sposa, amica di Giulia Ierardi e il suo matrimonio intercettato dalle telecamere.”

sposa che nemmeno nel suo giorno è la protagonista, per colpa della presenza delle celebrità Giulia Ierardi e Josh Evans”

damigella che sale alla ribalta, ruba la scena agli sposi” Questo sono alcune delle frasi che ti saltano all’occhio mentre scorri l’articolo. Carogne. << Che succede Giulia? Perché tanto nervosa?>> mi chiede Vanessa avvicinandosi. << Giornali scandalistici!>> proferisco arrabbiata. << Che hanno combinato questa volta?>> mi chiede. Era certo che avessero fatto qualcosa di male. Lo fanno sempre. << Hanno rovinato il matrimonio della mia amica. Le traduco l’articolo così che anche lei capisca quello che era successo. << Che balordi! Questo è un colpo basso persino per loro.!>> asserisce. << Già, non ci si può aspettare di meglio da quella gente.!>> e così dicendo chiudiamo l’argomento.


 


 


 


 

<< Allora, se dobbiamo conoscerti devo farti una domanda che ero solita fare nella sorellanza che ho in Italia.>> le annuncio mentre metto in bocca spaghetti di soia e bambù. << Devo preoccuparmi?>> mi chiede deglutendo. Scoppio a ridere. << Non è niente di che!>> l’avviso. << Okay, sono pronta!>> dice come se stessi per torturarla. << Se fossi sperduta su un isola deserta con altre cinque persone e sapessi che non ti troveranno mai e avessi tanta fame… uccideresti un tuo compagno per sfamarti?>> sbotto. Mi guarda cercando di rimanere seria. Il suo proposito dura poco perché scoppia a ridere come una matta. << È una domanda seria?>> mi chiede ridendo. Annuisco mentre mastico un altro boccone. << Sono vegetariana!>> mi informa. << Anche io ma…. Tu lo faresti?>> chiedo sempre più misteriosa. << Non pensavo fossi anche tu vegetariana! Beh abbiamo qualcosa in comune allora! Comunque credo che mangerebbero prima me!>> mi riferisce. << Era inevitabile prima o poi! Intendo avere qualcosa in comune. Io invece ti mangerei, credo…>> rispondo. << Perché dovresti mangiare proprio me?>> mi chiede facendo una faccia buffa. << Perché sei carina e i soccorritori potrebbero infatuarsi di te e andare a sbattere contro uno scoglio e non portarci più in salvo>> rispondo facendo la faccia da sadica. Si mette a ridere. << Non credo di fare lo stesso effetto dopo aver trascorso parecchio tempo su un’isola deserta in mezzo al nulla.>> mi assicura.

<< Adesso tocca a me farti una domanda>> proferisce. << Okay, posso farcela!>> dico tra me e me. << Allora… questa è facile. Colore, numero, film e saga preferita!>> sbotta. Sono parecchie cose. Ma ha ragione è facile come domanda. << Vediamo… blu, nove, i passi dell’amore e Harry Potter. Tu invece? Stessa domanda>> dico fissandola negli occhi. << Beh… sicuramente viola, il mio numero fortunato è il 17, il mio film preferito è sesto senso” amo gli horror e come saga credo anche io Harry Potter.>> risponde porgendomi un bicchiere d’acqua. << Ami gli horror? Io vivo per quel genere di film, vorrei tanto farne uno. Ma uno di quelli seri come tipo “the Ring” o “ le colline hanno gli occhi” oppure “ shining” quelli si che facevano strizza.>> esordisco. << Non posso crederci! È quello che dico sempre anche io!>> mi riferisce. Abbiamo più cose in comune di quello che credevamo.


 


 

<< Giulia! Dai dobbiamo andare! Svegliati.>> mi scuote Vanessa. << Mm… che ore sono?>> chiedo assonnata. << Le quattro e mezza. Dobbiamo vestirci, lavarci e andare all’aeroporto. Dai su dormigliona, il Tennessee ci aspetta!>> mi dice andando verso il bagno per lavarsi. Vanessa aveva aperto il divano nella sua camera per farmi dormire più comoda. Avevamo parlato fino al poche ore prima per imparare- come voleva Ben per rendere più realistici i nostri personaggi-a conoscerci. Abbiamo scoperto di amare lo stesso genere di film, di ascoltare alcuni cantanti o band entrambe, di aver letto alcuni libri uguali e di amare alcune parti del corpo umano maschile, come le mascelle o le clavicole. Le troviamo entrambe sexy. Beh poi ci sono i pettorali, ma quelli piacciono a tutti. Non è male parlare con lei. Certo non è Rò ma è pur sempre una brava persona. Non gli ho detto molto della mia vita privata perché non la conosco ancora molto, ma arriveremo anche a parlare di quello, ma mai di Edoardo e quello che ho fatto. Mi alzo dal divano letto e metto apposto le coperte che ho usato. Le ripiego e le poggio una sopra l’altra, poi chiudo il letto e esso torna a essere un divano violetto. Prendo dal borsone lo spazzolino e il dentifricio e vado verso il bagno, con gli occhi mezzi chiusi busso alla porta. << Un secondo!>> risponde con voce assonnata. Anche e soprattutto le celebrità come lei non reggono le ore piccole. Inizio a pensare che fare l’attrice non sia una pacchia come tutti decantano. Ho sonno, vorrei ributtarmi a letto e dormire. Ma devo prendere un aereo e lavorare. Apre la porta e mi lascia entrare. Vado verso il lavandino e mi faccio una coda occasionale tanto per non far bagnare i capelli. Mi guardo allo specchio, sono un disastro. Sembro una appena uscita dal reparto make up di un film sugli zombie. Mi sciacquo la faccia, ho bisogno di svegliarmi. Prendo lo spazzolino e inizio a lavarmi i denti. Vanessa fa lo stesso nel lavandino accanto. Sono bellissimi i bagni con i lavandini comunicanti. Mentre Vanessa va di sotto a preparare il caffè io mi lavo e mi vesto. Dalla sedia vicino al divano prendo i miei jeans a sigaretta azzurri e dal borsone una canotta nera e una camicia trasparente gialla. Metto la maglietta che avevo la sera prima dentro il borsone, prendo il cellulare e il caricabatteria attaccato alla presa e scendo. Sul tavolo del soggiorno prendo il pc e lo infilo nel borsone, al suo posto. Poso il mio borsone vicino alla porta e vado verso la cucina. << Vuoi una mano Vanessa?>> chiedo mentre mi appoggio al bancone della cucina. << No, tranquilla. Mangi qualcosa o prendi solo il caffè?>> mi domanda. << Oh, è presto per mangiare, ho solo bisogno di caffeina. Tanta caffeina!>> scherzo. Avevo bisogno di una bella svegliata.


 

Saliamo in macchina in perfetto orario e ci avviamo verso l’aeroporto. Un tipo vestito di nero ci viene incontro e ci aiuta con le valige. Raggiungiamo il resto del cast, che si è fermato modestamente al centro dell’aeroporto, giusto per non essere notati. <> riferisco a Vanessa. Lei annuisce e mentre mi incammino in un angolo silenzioso, lei si rigira verso Ben e si mette ad ascoltare.

<< Josh, ciao! Come va?>> chiedo non appena mi risponde. << Bene, anche se mi manchi tanto!>> mi risponde. << Tu tutto apposto?>> mi chiede. << Mi manchi anche tu. Non posso credere che passerò tre mesi lontano da te. È ingiusto.>> dico con voce dolce. << Già, ma… tra meno di un mese c’è il Movie Award e spero che la mia fidanzata mi accompagnerà!>> mi propone. << Sarebbe fantastico tesoro. Dove si terrà?>> chiedo. << Beh questa volta si tengono a… Virginia a quanto ho capito. È più vicino te, quindi vengo io da te per un paio di giorni.>> mi dice. << Hai calcolato tutto nei minimi dettagli?>> gli domando allusiva.<< Può darsi!>> mi risponde. << Giulia!>> mi urla Vanessa sbracciandosi. << Devo andare, ti chiamo quando arrivo. Ti amo!>> dico attaccando.


 


 


 


 

Il volo dura poco, e per tutto il tempo io e Vanessa abbiamo provato la prima scene che dobbiamo girare appena arrivati.


 


 


 

<< Ti avevo detto che non era brutto il posto!>> afferma Vanessa. << Avevi ragione, lo ammetto>> le dico girando su me stessa per ammirare tutto il panorama. La vista è spettacolare. Ci sono casette marroni costeggiate da alberi. Una sola grande strade che si dirama in stradine per le case.

<< I cittadini ci hanno offerto la loro piena disponibilità. Ci presteranno le case per fare alcune scene, e molti di loro faranno le comparse nelle scene dei rapimenti o nella scuola.>> ci informa Ben radunando in semicerchio vicino alle cineprese. Alcuni dello staff erano partiti prima della giornata sul set di Hollywood per preparare il set qui. Sembrava tutto come l’ho sempre immaginato. È sempre stato il sogno della mia vita trovarmi qui, in questo momento. Il momento prima di iniziare le riprese è bellissimo, è il momento in cui il regista fa il discorso di incoraggiamento. Josh mi ha detto che è il momento più importante, perché il regista ti da l’energia che ti accompagnerà fino alla fine del film, con le sue parole e con la sua forza di volontà e credendo nel lavoro perfetto che faranno i suoi attori. << Io voglio solo dirvi che voi siete il cast più vasto con il quale ho mai lavorato. Sono felice di lanciare nuove stelle e lavorare finalmente con alcune celebrità al momento preferite dalla maggior parte della gente. La nostra storia comincia qui, e con essa la nostra amicizia, comprensione e lavoro di squadra. Ognuno di voi è una parte fondamentale per questo film. Noi non puntiamo necessariamente all’oscar, a un Golden Globe o altri premi. Noi puntiamo alla felicità della gente che va al cinema a vederci. A quella risata, a quel momento di paura perché un film ti rende partecipe. Noi puntiamo alle emozioni delle persone. Noi puntiamo al premio più importante.>> wow. Un discorso bellissimo. Adoro ogni sua parola. È un genio. Lui si che sa come incoraggiare la gente. Le prime riprese del film sono impressionanti. Sono leggermente nervosa e una delle mie prime scene l’abbiamo girata tre volte. Sono nervosissima. Ecco Ben sta venendo a parlarmi. Adesso ci ripensa e dice che non mi vuole più come protagonista. << Giulia? Puoi venire un attimo?>> mi chiede invitandomi ad andare in un posto isolato. << Mi dispiace io..>> inizio a giustificarmi. << Tranquilla. È la prima scena che giri, devi fare un respiro profondo e pensare che non c’è nessun altro, nessuna telecamera. Ci siete solo tu e le persone in scena. Pensa come se la scena che stai girando stia accadendo realmente. Non cercare di recitare le battute come sono scritte, rendile tue!>> i suoi consigli mi sono utilissimi. Ci riavviciniamo al set e riiniziamo a girare.

Metto i miei libri nell’armadietto e lo chiudo. Mi giro verso Chloe la mia migliore amica. << Hai capito Alex? È un suicidio sociale. Non puoi farti vedere insieme a Adam!>> mi rimprovera. << Perché? Noi siamo amici, e mi piace lavorare con lui nel laboratorio di chimica.>> rispondo incamminandomi verso la mensa. << No! Tu sei intelligente e bella, lui uno sfigato dark! Fallo per me!>> mi scongiura. << Non puoi chiedermi una cosa del genere! E poi ti ricordo che io non sono te. Non sono famosa nella scuola, non sono amica di tutti. Gli amici che ho sono quelli sinceri che voglio.>> le rispondo poggiando il vassoio con il mio pranzo sul tavolo. << Oggi Ricky mi ha chiesto di te. Credo che tu gli piaccia!>> mi informa << Ricky è un montato, palestrato e senza cervello. Vorrei qualcuno che regga un discorso non formato di monosillabe o versi.>> rispondo acida.

<< Stop>> grida Ben. << Perfetta!>> ci informa. Bene. Sono riuscita a girare la mia prima scena. Ben aveva ragione bastava non pensare che era un film. << Cambiamo location. Andiamo nell’aula di matematica. Chiamatemi gli studenti.>> urla allo staff. Mi avvicino a lui che -con i pollici in su- mi fa capire che gli è piaciuta la scena. Gli sorrido e seguo Vanessa nella prossima aula.

<< Sei stata mitica>> mi dice con un grosso sorriso. << Grazie. Anche tu! Non credevo fosse così divertente quando ti lasci prendere>> le dico. << Lo so! È pazzesco. È come una droga, quando fai per la prima volta una scena non vedi l’ora di farne un’altra e un’altra.>> mi risponde. Provo quelle sensazioni. Non è come quando la Dawson, che ci diceva che quando sei sul set non sei te stessa. Si sbaglia! Sul set sei la te stessa che hai paura di scoprire. Sei te, ma più libera. Apriamo la mente e lasciamo tutto quello di cui non abbiamo bisogno fuori. Come quando sogni ad occhi aperti. Comandi tu il tuo corpo e quello che succederà. Recitare è come librarsi in aria.


 


 


 

<< Oh Tesoro, non immagini quanto mi piace! Ben è fantastico. All’inizio mi sono bloccata, ma lui è venuto e mi ha dato ottimi consigli. Recitare, per davvero, davanti a una cinepresa è estasiante. Mi sento così… estasiata>> gli dico a raffica al telefono. << Sono così contento che ti piaccia. Hai fatto già amicizia con il resto del cast?>> mi domanda Josh. << Non ancora, conto di fare del mio meglio questa sera. Ben ci porta tutti a cena fuori, dice che è una cosa che gli piace fare dopo il primo giorno di riprese, io credo sia tipo un rito scaramantico o qualcosa del genere. >> affermo. Tutta la stanchezza che sentivo addosso solo poche ore fa era svanita nel nulla. La mia camera in albergo è pazzesca. Il bagno è comunicante con quello di Vanessa. Ben è convinto che dobbiamo stare tutto il tempo insieme, anche fuori dal set. << Ora devo andare, stiamo girando una scena importante. Tocca a me! Ci sentiamo più tardi. Ti amo!>> mi dice. Anche lui sta girando un bel film. Ho letto la trama e un po’ del suo copione. Lui fa la parte di un poliziotto, in questo thriller. << Ti amo anch’io>> dico attaccando il telefono. Mi butto di pancia sul letto e sprofondo la faccia nel cuscino. << Toc Toc>> dice Vanessa entrando. Mi giro per accoglierla. Indossa un accappatoio bianco, sta andando a farsi una doccia, si chiude la porta del bagno alle spalle e viene a sedersi vicino a me sul letto. << Questa sera c’è la cena con lo staff e il cast al completo. Mentre tu parlavi con Ben oggi, ho sentito anche io commenti negativi riguardanti il motivo per il quale ti trovi qui; e se mi dai il permesso- conosco Ben, questa sera chiederà se ci sono problemi tra di noi o cose simili- vorrei sollevare l’argomento. Io ero alla tua audizione. Non ti ha preso perché stai con una star del cinema. Ti ha preso prima di capire che eri. Gli ho riferito io con chi eri fidanzata, prima che tu arrivassi il primo giorno. Non aveva conciliato nome e faccia a quella delle riviste scandalistiche, anche perché odia quelle riviste non le legge quasi mai. Vorrei che li dicessi la tua su quest’argomento.>> mi annuncia. È una brava ragazza, ma non voglio passare per una bambina piccola. Non voglio che mi odino ancora di più già la prima sera. << Non lo so Vanessa. Non mi sembra il caso. Se li sente sul set è un conto. Diglielo davanti a tutti, a cena per giunta, mi sembra poco cortese.>> le dico. << Cortese? Tu mi parli di cortesia? Hai sentito bene che non dicono cose molto “cortesi” nei tuoi confronti>> mi rimprovera. << Lo so! Ma non voglio dirlo per ora. Questa sera non diremo nulla. Se la cosa continua ci penseremo.>> ribadisco. << Okay. Vado a fare una doccia.>> mi riferisce alzandosi e andando nel bagno. Mi butto indietro e chiudo gli occhi. Ho proprio bisogno di un abbraccio di Josh in questo momento.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** cambiamenti ***


                                                                                                                  21

                                                                                                        Cambiamenti

 

<< Sveglia, sveglia!>> urla Vane entrando nella mia stanza e alzando le serrande. Mi tiro le coperte sopra la faccia, la luce mi infastidisce. Faccio un verso molto simile a un no di disapprovazione, ma Vane se ne frega e mi tira via le coperte. Si siede accanto a me e inizia a farmi il solletico. << No…. Ti prego smettila…. Okay, okay sono sveglia!>> le grido cadendo giù dal mio letto a due piazze. << Era ora! Non immagini mai cosa dobbiamo fare oggi. Partiamo per new york. Oggi e domani staremo li. Saremo io, te e David Letterman al David Late show>> mi annuncia canticchiando. La mia prima intervista. Non ci posso credere, farò un’intervista tv, con un pubblico ad ascoltarmi. Quante volte ho visto quello show immaginandomi li, a parlare della mia carriera. E adesso…. Adesso andrò veramente li, parlerò veramente con un intervistatore del mio nuovo film. Quante volte ho visto Josh, Vanessa li al David Late. Quante volte mi sono immaginata al posto di Selena Gomez o Emma Watson? << Ci intervisteranno?>> riesco a dire dopo un minuto buono di stupore silenzioso. << Si Giulia! Ci intervisteranno. Avrai un piccolo microfono attaccato alla scollatura del vestito o della maglia, e parlerai a uno dei più grandi conduttori. Ma la cosa più bella e che dovrai semplicemente essere te stessa. Parleremo del film, e visto che sei nuova magari ti farà qualche domanda sulla tua vita. Devi stare serena e non pensare al pubblico. Pensa a conoscere una persona nuova in un bar e prenderci un caffè insieme.>> lei ha già fatto queste cose. Mi dimentico sempre che lei ha già vissuto quella vita, lei è già passata davanti al nervosismo e l’ha mandato a quel paese. Lei sa come muoversi in questo campo. << Cosa…. Cosa ci si mette in queste occasioni?>> domando rialzandomi da terra e prendendo la vestaglia. Fa molto caldo in questo periodo dell’anno e io dormo con la biancheria e dei pantaloncini rossi. Anche se Vanessa è mia amica non mi va di girare mezza nuda nella stanza con lei che mi parla di lavoro. << Beh ma quello che vuoi. Solitamente i maschi mettono giacca e cravatta, ma non credo che tu staresti a tuo agio vestita come il tuo ragazzo, noi signore comunemente indossiamo mini abiti o maglie lunghe con jeans attillati o leggins.>> mi informa. << Mi dai una mano?>> le chiedo umilmente. << Ma certo!>> squittisce felice. Tira fuori dal mio armadio un po’ di cose e sbuffa a ogni vestito che lascia cadere per terra. << Ma qui dentro non c’è niente da mettere. Vado a vedere nel mio armadio. Il tuo è un completo disastro. Solo jeans e magliette nemmeno un vestito per le occasioni importanti.>> mi rimprovera andando verso il bagno. << Ti ricordo che io non ho mai avuto bisogno di un vestito per queste occasioni>> le rammendo appoggiandomi allo stipite della porta del bagno. Nessuna risposta. Dopo un po’ la vedo riemergere dalla sua stanza con poggiato sulle braccia un mini abito semplice con le spalline larghe. È molto bello e delicato, di un celestino cielo. << Non l’ho mai messo, dovrebbe starti.>> mi informa la mia stilista privata. << Ti ringrazio, ma non è un po’ attillato? Non è il mio genere.>> le dico. << Tutte si vestono così>> ribadisce.

 

 

 

 

<< Allora adesso diamo in benvenuto a Vanessa Wilson e Giulia Ierardi, le nuove protagoniste di “Tennessee panic” un film che sarà nelle sale il prossimo halloween. Eccole. Benvenute!>> annuncia David alzandosi e venendoci incontro. << Ciao David, grazie dell’invito.>> dice Vane mentre lo saluta con un bacio sulla guancia. << Piacere di conoscerla David>> dico io timidamente porgendogli la mono. << Oh è un vero piacere Giulia, dammi pure del tu. Accomodatevi>> afferma mentre torna dietro la sua scrivania, sulla sua bella poltrona blu. Noi ci accomodiamo su due poltroncine grigie. Vanessa mi invita a sedermi sulla prima, quella più vicina a David, e io faccio come da ordini. << Allora Vanessa, quanto tempo che non ci si vede. Sarà almeno un anno!>> afferma David. Mi giro a guardare la mia compagna, lei sorride e annuisce. << tu invece Giulia, è un piacere averti qua.>> mi dice. << Il piacere è mio. Sono davvero emozionata>> dichiaro. << Oh.. non serve. Tranquilla qui sei come a casa.>> mi rassicura. Gli sorrido per fargli capire che ci proverò. << Allora…. Vanessa io inizierei un attimo a conoscere la nuova arrivata, il mondo ti conosce ormai. Poi passeremo a parlare del film.>> annuncia sporgendosi per vedere Vane. Io mi tiro leggermente in dietro e accavallo le gambe in modo da essere rivolta verso David e non dare le spalle al pubblico. << Hai perfettamente ragione David>> conferma Vane. David le sorride e sposta la sua attenzione su di me. Sono nervosissima. Sorrido tirando un lungo sorriso. << Bene Giulia. Hai solo vent’anni.>> inizia a dire. << Diciannove>> lo correggo sorridendo. << Oh wow, sei ancora più giovane di quanto credessi. Beh la tua vita ha fatto un bel salto in questo mese.>> asserisce. << Già, ancora non me ne capacito. Ho paura di svegliarmi e ritrovarmi a un anno fa, nella mia casetta in Italia.>> confermo. Forse sto ridendo troppo, mi prenderà per pazza. << Ah, Italia? Di dove sei di preciso?>> mi domanda interessato. << Sono di Torino.>> rispondo. << Ah, mia moglie è stata a Torino e dice che è magnifica. Tu non trovi?>> mi chiede. << Ah si? Beh sono sicura che Torino abbia fatto la sua bella figura con una turista. A me sinceramente non ha mai affascinato tanto. Si certo ha tanti musei che ovviamente conosco a memoria perché amo viaggiare nella storia, ma sono sempre stata affascinata da qualcosa di più… grande e luminoso.>> dico sognante, come se fossi ancora in quella in quella casetta d’Italia sperando di diventare quello che magicamente sono già. << Grande e Luminoso?>> mi chiede sconcertato. << Sognavo già le luci della ribalta.>> ci scherzo su. << Beh le luci della ribalta sono arrivate qualche mese fa per te. Oggi siamo al 7 giugno e le riviste scandalistiche parlano già di te da un po’.>> il mio sorriso svanisce di colpo. Dovevo aspettarmelo, dovevo sapere che mi avrebbero chiesto di Josh. << Cosa intendi David?>> interviene Vanessa, vedendomi in difficoltà. << Oh non volevo insinuare niente, ma molte riviste dicono che il film che stai girando, Giulia, sia grazie al tua ragazzo Josh Evans.>> si difende David. << Beh David, ti posso assicurare che non è così. Io ero alla sua audizione e tra molte brave attrici, lei era la stella più luminosa. Conosci bene Ben e sai che lui non legge le riviste e che non guarda i siti di gossip. Gli ho detto io chi era Giulia, solo dopo il primo giorno di riprese. Lui non l’ha scelta per chi frequenta o cose così. Giulia si è meritata quel posto.>> mi difende arrabbiata Vanessa. << Vanessa! Non c’è bisogno!>> le dico mettendole una mano sulla gamba. Mi giro nuovamente verso David. << So cosa dicono di me le riviste, sento tutti i giorni sul set gli stessi commenti. Volevo solo dire a tutti, che non importa quello che pensate. Forse sono stata scelta per chi frequentavo, o forse no. Io ho seguito le lezioni alla scuola di recitazione di New York e alcune a Los Angeles. Mi sono rimboccata le maniche per arrivare qui, su questa poltrona oggi e continuerò a farlo, perché è il mio sogno fin da piccola. E sinceramente i pettegolezzi o i colpi bassi di Johanna del Hollywood’s news non mi fermeranno.>> dico rivolgendomi in principio a David e poi al pubblico. << Beh mondo, preparatevi abbiamo una combattiva qui!>> dice David facendomi un grosso sorriso. << Beh, ragazze allora…. Questo film di cosa tratta?>> ci domanda. Vanessa mi fa cenno di esporlo io . << Il film tratta di queste due migliori amiche, che vanno al liceo. Sono molto diverse però. Io interpreterò una ragazza semplice, modesta e che ama leggere; mentre lei, interpreterà una cheerleader, ma pur sempre gentile e brava a scuola. Ad un certo punto delle strane persone capitano nella nostra piccola cittadina. Con il loro arrivo iniziano anche le sparizioni. Prima gli studenti, poi anche gli adulti. Le poche persone rimaste si barricano in casa. I miei genitori in seguito a una serie di sfortunati eventi spariranno insieme ad un altro gruppo di ricercatori. Io e lei iniziamo a cercare indizi per risolvere il mistero, cacciandoci in un mare di guai, noi e i nostri amici.>> dico tutto d’un fiato. << Ovviamente cercheremo anche di salvare le persone scomparse, tra cui appunto i genitori di Alex il personaggio di Giulia>> conclude Vanessa accavallando le gambe e aggiustandosi il vestito. Entrambe sorridiamo. << Beh sembra un lavoro difficile!>> dice entusiasta David. << Già, un lavoro difficile per due adolescenti salvare il proprio paesino!>> dico io ridendo. << Sai Giulia, chiudendo un attimo l’argomento film, stavo notando, prima quando ci siamo salutati, che sei veramente alta. Adesso non so se per gli italiani è maleducazione, ma volevo chiederti quanto sei alta>> afferma ridendo. Io scoppio a ridere. Non perché facesse veramente ridere, ma perché per un momento avevo davvero paura che tirasse fuori l’argomento Josh nuovamente. << No, non è maleducazione. Ma tu vuoi sapere con i tacchi o senza! Perché quei diciotto centimetri fanno.>> rispondo sorridendo. Scoppiamo tutti in una rumorosa risata di gusto. << Senza!>> riesce a dire tra una risata e l’altra. << Beh senza sono alta un metro e settanta. Centimetro più, centimetro meno.>> rispondo. Tutta la conversazione da li in poi è una grande risata. << Beh sei davvero alta. Anche i tuoi genitori sono così alti?>> mi domanda. << Si in Italia tendiamo a essere tutti alti>> scherzo io << no… comunque si. I miei genitori sono alti quanto me all’incirca.>> Rispondo poi, una volta smesso di ridere. << Beh io so che hai tre fratelli. Quanti anni hanno?>> mi chiede sviando l’argomento altezza familiare. << Beh… il più grande ha trentadue anni, il secondo ne ha ventinove e l’ultimo ventisette.>> rispondo con un grande sorriso. << Wow. Quindi tu sei la cocca di mamma?>> mi domanda. << Per niente.>> rispondo. << Strano>> afferma lui. Sorrido. << Oh Vanessa, non mi sono dimenticato di te. Allora noi è un anno che non ci vediamo, che mi racconti?>> le chiede come se fosse un vecchio amico che non vedeva da tempo. << Ma niente di importante, le solite cose. Ho finito di girare l’ultimo film all’incirca a fine Gennaio, poi in giro per il mondo a promuoverlo. Ho visto tante belle città.>> inizia a raccontargli lei. << Oh, tipo quali? Quali città ti sono piaciute di più?>> la tempesta di domanda David. << Oh beh… sono stata a Budapest, Parigi, Londra, Monaco e altre>> dice lei. << e la tua preferita è stata?>> domanda curioso lui. << Sinceramente le ho amate tutte. Ogni città o nazione ha il suo fascino, non esiste un posto più bello o più brutto, servono solo gli occhi giusti per vedere la bellezza>> risponde lei. Wow, ha sviato la domanda per non dover dire la verità. Ottima tecnica. Per la gente famosa è un male dire cosa piace o non piace perché poi i fan fanno le stesse cose. Come in quell’episodio di Hanna Montana che andava in onda quando ero piccola. Lei diceva di odiare leggere e tutti i suoi piccoli fan smettevano di amare i libri. Tutto quello che diciamo è a nostro rischio e pericolo. Devo ricordarmi questa tecnica. << Dovevo aspettarmi questa risposta da una persona saggia come te.>> proferisce David dopo aver bevuto un sorso del suo caffè. << Giulia, tu hai girato un po’ il mondo?>> mi domanda. Sinceramente non stavo ascoltando molto, e quando pronuncia il mio nome riemergo dai miei pensieri e ritorno allo studio. << Ah? No, non ne ho ancora avuto l’occasione. Ho visto molto poco.>> rispondo cordialmente. << Cos’hai visto?>> insiste lui. << Beh, ovviamente Torino e un po’ tutta l’Italia, poi ho visitato la Corsica, Parigi, New York, dove ho abitato per sei mesi prima di trasferirmi a Los Angeles, era il mio sogno abitare a New York, poi ho visto Los Angeles, dove abito ora, il Tennessee, perché ci lavoro, e infine ho visto l’Egitto.>> rispondo elencando le località sulla mano. << Tesoro, per avere solo diciannove anni, hai viaggiato parecchio.>> esordisce stupefatto. << La maggior parte dei posti l’ho visitata negl’ultimi mesi con Josh.>> faccio notare. Forse non dovevo dire quel nome. Al pronunciarlo gli occhi di David si sono illuminati come se avessi detto “ti regalo un milione di dollari”. << Come sta Josh? Adesso lui dov’è?>> mi chiede dolcemente. << Sta molto bene. Adesso lui è a Londra a girare il suo nuovo film.>> rispondo il minimo indispensabile per paura di legarmi il cappio al collo da sola. << il regno unito e il Tennessee sono molto lontani. Sentirete la mancanza l’uno dell’altro?>>mi chiede. Credo di sapere dove vuole andare a parare. Vuole sapere se la stabilità del nostro rapporto reggerà tutti quei mesi di lontananza. << Si, ma ci sentiamo tutte le sere in video chat o al telefono, e durante il giorno ci scambiamo messaggi. Siamo come una normale coppia che trascorre le vacanze in stati diversi. Succede a tutti>> rispondo cercando di abbozzare un sorriso. Avevo sorriso per tutto il tempo com’è che adesso non so più farlo? << Immagino, quando io sto lontano da mia moglie e mio figlio tempesto mia moglie di messaggi per avere notizie continue su entrambi. Viene naturale quando ami tanto qualcuno. E tu Vanessa, come sta il tuo ragazzo?>> domanda curioso a lei. Lei fa un sorrisone e inizia a parlare << Stephan sta benissimo, ora è a casa dai suoi genitori, tra qualche giorno partirà per l’Ohio dove continuano le riprese del suo telefilm.>> risponde sempre con un sorriso, l’unico momento in cui non aveva quel suo sorriso era mentre mi difendeva. Li era furiosa con David per le accuse nei miei confronti. << Sono felice per tutti voi. Signori e signore loro erano Vanessa Wilson e Giulia Ierardi le vedrete sul grande schermo ad halloween>> e dicendo così noi salutiamo e lasciamo la sala.

 

 

 

 

 

 

 

<< Quelli cosa sono?>> domando alla ragazza dello staff che è appena entrata nella mia stanza d’albergo con due stand carici di vesti. << I tuoi vestiti>> risponde scocciata masticando un chewingum. << Pensavo che i vestiti di scena dovessero stare nella roulotte sul set.>> affermo sconcertata. << Questi non sono di scena. Ben crede che dovresti cambiare stile. Questi sono o vestiti che indosserai in pubblico e anche qualcuno per girare per le strade se ti va.>> mi comunica. Perché Ben vuole che cambi? Io non sono tipo da abiti succinti che mostrano il settanta percento del mio corpo. Passo la mano su tutti i vestiti appesi dentro la plastica e ne scorgo qualcuno elegante. Sarà per la prima o altre interviste. Alcuni sono vestiti che si possono “comodamente” indossare tutti i giorni. C’è una salopette con il pantaloncino davvero corto e la scollatura ampia che sono certa non si debba mettere con un'altra maglia sotto. Sono tutti della mia taglia, all’incirca. Ha occhio quell’uomo. << Vanessa>> le urlo per attirare la sua attenzione. Esce dal bagno, dove si stava lavando i denti, con un accappatoio e l’asciugamano sui capelli. << Tu ne sai qualcosa?>> le chiedo facendo la faccia di una mamma arrabbiata mettendomi anche le mani sui fianchi. << Forse, accidentalmente, ho raccontato a Ben dei tuoi vestiti. E sempre forse, senza volerlo, gli ho fatto notare che con un look, leggermente rinnovato, tu attireresti molti più fan>> mi risponde in tono di scuse, sottolineando accuratamente il “molto”. << Tu sei la figlia non riconosciuta di Satana, lo sai vero?>> le dico scherzando. Lei scoppia a ridere. << Oggi finite le riprese abbiamo un intervista per un giornale, credo che potrai tranquillamente indossare i tuoi “vecchi” vestiti>> mi informa. << Un’altra?>> le chiedo sconvolta. << questa è l’ultima. La prossima e tra più di un mese tranquilla.>> mi mette al corrente. Meno male. L’altro giorno ho scoperto che non mi piacciono molto, mi sembra di sostenere l’esame di maturità. O addirittura un interrogatorio in questura.

 

 

 

 

 

<< Credi che sia normale che la gente sparisca così? Credi che Tom, Jimmy, Loren e Eddie abbiano tutti in contemporanea deciso di saltare la scuola per una settimana di scuola? Credi davvero che Loren - punteggio massimo non ho mai saltato un giorno di scuola dalle elementari- tagli la scuola in periodo d’esami? Andiamo Chloe, lo senti anche tu che qui sta succedendo qualcosa.>> sussurro. Le si guarda le mani << Può darsi ma..>> non è nemmeno sicura di quello che sta dicendo. << ma niente>> sbotto io strattonandola. << Chloe, qui succede qualcosa. Nel boschetto non ci sono più animali. Chloe dobbiamo andarcene.>> le ribadisco.

 

<< Stop>> grida Ben. << era perfetta! Ne facciamo un'altra per sicurezza. Ma dopo il pranzo. Ora tutti a mangiare.>> ci annuncia ridendo il regista. Adoro come lavora Ben, lui ascolta i suoi registi e li tratta come pari. Non si azzarda nemmeno a essere scortese, neppure quando si arrabbia è maleducato. So che in futuro non troverò sempre un regista così, ma mi piace godermi il momento. << Giulia, Van, voi dovete mangiare in fretta, avete due ore di pausa per mangiare, cambiarvi e fare l’intervista.>> ci comunica Ben. Noi corriamo a prendere le borse e andiamo a cambiarci.

 

<> domando a Vanessa mordendo il mio panino con hamburger di soia. << Spero solo sia più veloce di ieri. Ormai ho rinunciato a sperare che non mi facciano domande cattive o imbarazzanti.>> mi risponde prendendo un sorso di coca-cola dal suo bicchiere con cannuccia. << Già, spero solo non mi chiedano nuovamente di Josh o che mi accusino di essere dove sono perché lo frequento. Sono stanca di questo commenti maligni>> le dico cercando di trattenere una lacrima. << Tesoro, ormai sei famosa. I commenti maligni sono all’ordine del giorno. Pensa solo a quello che hanno, e forse anche tu, detto le fan quando ho lasciato Josh. Tutti a puntare il dito su di me e a dire :” sicuramente l’ha tradito”, oppure “ che stronza, come può lasciarlo” o peggio ancora “ quello Stephan con cui sta ora non sa con che troia si è messo!” questo fa male Giulia. Ma lascio perdere. Se iniziassi ad ascoltare le critiche gli attacchi della gente, non sarei dove sono ora. Avrei mollato prima. Devi fare così anche tu. Lasciare stare quelle teste di cacca e pensare solo che stai vivendo il sogno.>> i discorsi di incoraggiamento di Vane, sono sempre d’aiuto. << Grazie>> mi alzo dal tavolo e butto la carta del panino e il bicchiere. Quando anche Vanessa ha finito di mangiare andiamo a prendere posto su due poltroncine bianche, posizionate dietro un telo bianco e con davanti una telecamera.

 

 

 

 

 

Anche l’ultima intervista è andata. Sono esausta. Arrivata in camera mi butto sul letto e inizio a dormire. Sono svegliata dal mio cellulare che squilla. Con fare assonnato mi rigiro su me stessa e mi sporgo verso il comodino per prendere il cellulare. << Ehii…>> rispondo assonnata. << Ehii!>> mi risponde felice << Scusa se non ci siamo sentiti in questi giorni amore, ma sono stremato. Non mi sono ancora abituato agli orari di Londra.>> si scusa Josh. Povero, lui fa degli orari strazianti e io mi lamento per due interviste. << Non ti preoccupare. Come sta andando?>> domando tirandomi su a sedere. Sistemo i cuscini e mi ci appoggio comodamente. << Ti ho vista in tv l’altro giorno. Eri nervosa vero?>> mi domanda sarcastico. << Nooo, cosa te lo fa pensare?>> rispondo a tono. Lo sento ridere. Mi manca la sua risata. Il suono della sua risata attraverso il telefono o il computer risuona lento e metallico, come se non appartenesse più a lui. Come se la distanza trasformasse la risata, che è gioia e felicità, in qualcosa di malinconico e nostalgico. La sua risata attraverso quel telefono non è più la sua risata. << Beh nervosa o no, eri splendida. Forse un po’ troppe parti del tuo corpo erano visive ma splendida.>> asserisce. << Lo so. Io l’ho detto che quello non è il mio stile, ma Vanessa non ha voluto sentire ragione.>> mi giustifico. Iniziamo a parlare di ogni cosa possibile, come quando ci sedevamo insieme sul divano di casa e ci raccontavamo la nostra giornata. Mi mancano quei momenti. Non vedo l’ora di tornare a casa e riprendere a fare tutte queste cose. Voglio tornare a vedere la maratona di film classici con Josh e suo fratello, sdraiarmi sulle gambe di Josh e farmi accarezzare i capelli mentre mi parla di quello che ha fatto a lavoro o rileggiamo insieme il suo copione, mi manca preparargli la cena e i baci sul collo. Mi mancano le suo sorprese, le nuove scoperte, i suoi cani. Ma mi basta il pensiero che ci amiamo e che tra meno di quattro mesi tutto ricomincerà, esattamente come prima. Io lui e le risate.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 22
*** voglia di cambiare ***


                                                                                                             23

 

                                                                                                   Voglia di cambiare

 

Dopo tutto quello che quella notte ho pensato che avrei detto, l’unica cosa che uscì dalla mia bocca fu un debole ciao. Pensare a tutte le lacrime versate poche ore prima, alla rabbia verso Vanessa, alla tristezza per quello che ci eravamo detti al telefono io e Josh, tutte quelle emozioni accavallate mi fanno venire voglia di gridargli in faccia. Sfogarmi con lui di tutto quello che mi era successo in quei giorni, ma non è il modo migliore per appianare le cose tra noi due. << Io…>> diciamo all’unisono. Sorridiamo poi lui mi fa segno di iniziare prima io. << Volevo solo chiederti scusa per come ti ho trattato. Non avevo il diritto di fare quello che ho fatto, ma soprattutto avrei dovuto avvisarti.>> inizio a scusarmi. << No, non ci pensare nemmeno, ho esagerato. Non avrei dovuto dirti quello che ti ho detto. Non avrei nemmeno dovuto attaccarti il telefono in faccia in quel modo. Sai Roberta in un’ora di macchina potrebbe convincerti che l’America e la Siberia sono la stessa cosa. È una ragazza convincente! Mi ha raccontato come stavano le cose.>> afferma divertito. Rò, la solita Rò che aggiusta i miei disastri. << Beh, si lei ha questo dono!>> rispondo arricciando il naso. << Beh, tu avevi tutte le ragioni per dirmi quelle cose. Ho sbagliato ad accettare il ricatto di Vanessa.>> continuo a scusarmi. << Ricatto?>> mi domanda spaesato. << Si, Roberta non ti ha detto che mi ha fatto una specie di ricatto?>> chiedo spiazzata. << Mi ha solo detto che ti hanno chiesto di fare questa cosa e tu hai accettato dopo un po’. Cosa ti ha detto Vanessa?>> risponde. << Guarda non ha importanza. Dimentichiamoci di questa storia.>> cerco di deviare il discorso. << Giulia?>> mi esorta. << Mi ha solo fatto notare che le dovevo il favore perché lei ha sollecitato Ben a prendermi nel cast per il film.>> dichiaro. << Quella…quella…. L’ho sempre detto che ti avrebbe fatto del male. Lei è un demonio. Non puoi fidarti di una come lei. Finge di esserti amica, di volerti bene e poi ti sfrutta. Avrei dovuto metterti in guardia.>> si accusa. << Non importa Josh.>> lo rassicuro. Poggio la mano sulla sua gamba, poco sopra il ginocchio per assicurargli che è tutto a posto e che deve accusarsi. Lui fissa la mia mano, pensando che gli dia fastidio la tolgo di scatto ma lui riesce a fermarla. Afferrandomi per il polso, mi avvicina a lui. Mi fissa negli occhi e mi bacia… Guardarlo in faccia, senza un computer a dividerci mi rende felice e mi fa riflettere. Tutto quel tempo senza di lui, tutte le lacrime e le risate perse. Non era stare con lui che mi rendeva felice, era lui. Lui mi ha sempre reso felice. Anche senza che lo sapesse. La sua semplice presenza nella stanza mi rendeva felice. Come in quel momento. Chiusi in una macchina a chiederci scusa. Quella parola. "Scusa" quante volta la usiamo senza crederci veramente? Eppure in quel l'istante sapevamo entrambi che era vero. Noi eravamo veri. Non parole su un pezzo di carta o in un messaggio, eravamo concreti. Eravamo finalmente e nuovamente felici. <> mi fa notare Josh. << Si, forse.>> affermo sorridendo. Abbasso il finestrino e faccio segno a Rò di salire in macchina. Lei si avvicina al finestrino per parlarmi ma non sale in macchina. << Vado a fare un giro per vedere se trovo l’ispirazione per il mio prossimo libro>> annuncia. << Sicura che non vuoi riposarti un po’ prima?>> domando preoccupata. Lei mi sorride e si incammina per il boschetto con la sua borsa a tracolla rossa che contiene il computer. Per essere metà giugno faceva piuttosto freddo in Tennessee. Dal set fino all’albergo c’erano dieci minuti in macchina, ci si poteva andare anche a piedi, ma con i bagagli non era il massimo.

 

 

 

<< Dobbiamo parlare.>> esordisco entrando nella stanza di Vanessa e richiudendo la porta alle miei spalle. La trovo sul letto con le lacrime che le rigano il volto. Forse ha litigato con Stephan. Succede spesso, ma non l’ho mai vista piangere in quella maniera. Mi avvicino al letto e mi siedo accanto a lei. << Che… che cosa succede?>> le domando con cautela. << Ben mi ha licenziata!>> afferma tra le lacrime. <> chiedo sconvolta. << Il film, quello che stiamo girando è tratto da tre libri, quindi è sottointeso che dobbiamo fare altrettanti film. Nel nostro contratto sono proibiti gli interventi chirurgici facciali e le gravidanze. Giulia, sono incinta. >> quella dichiarazione mi aveva colto di sorpresa. Come poteva essere incinta? Perché? << Ecco io…>> non so nemmeno cosa dire. Lei vuole il bambino o non lo vuole? E di conseguenza, io devo essere felice o triste per lei? << Hai già chiamato Stephan per dargli la notizia?>> chiedo improvvisamente senza nemmeno pensare. << E come potrei? Se gli dicessi di essere incinta, scoprirebbe che l’ho tradito!>> scoppia a piangere. << Tradito? Come? Con chi?>> come poteva aver tradito il suo ragazzo? Con quale coraggio una persona innamorata può agire in quel modo? << Vanessa, chi è il padre?>> domando con cautela, per paura di scatenare altre ondate di lacrime. << Eravamo ubriachi, non capivamo niente. Noi non volevamo.>> inizia a balbettare. << Vanessa, sii chiara! Chi è il padre?>> ribadisco. << Tom>> sussurra. È andata a letto con Tom? << Quando?>> domando traumatizzata. Non riesco a guardarla negli occhi. Nella mia testa una luce si accende. << Due settimane fa!>> risponde secca. Due settimane? Ciò significa anche prima dell’uscita che mi ha fatto fare con lui. Non posso crederci. << Quindi mi hai fatto uscire e fotografare con Tom solo per smentire un futuro articolo della vostra relazione?>> domando arrabbiata. Mi alzo e vado verso la porta. << Giulia, aspetta! >> mi implora alzandosi dal letto. Io con la porta semiaperta, mi giro e la fisso. << Ti prego, Giulia. Non intendevo farti del male. Non volevo ferirti!>> afferma con le lacrime agli occhi. << La cosa positiva in tutto questo, è che tu ora hai il tuo bello scandalo, e io non ho dovuto nemmeno alzare un dito per vendicarmi. Hai fatto tutto da sola.>> poi esco dalla stanza e richiudo la porta alle miei spalle. Mi ci appoggio e tiro un lungo sospiro. Devo parlare con Ben. Mi stacco dalla porta e mi incammino, schiarendomi le idee, verso il set.

 

 

 

<< Come farò? Era la mia pupilla! Avevamo già fatto le interviste! Avevamo fatto i servizi fotografici! Stavano per andare in stampa. Stavamo facendo la locandina! Avevamo già girato delle scene! Sono finito. Dovrò mandare tutti a casa e dire loro che non si può più fare il film.>> sento Ben in lontananza urlare con Georgia, la capo staff, di tutto quello che è andato storto nelle ultime ore.

<< Ben! Ben! Devo parlarti!>> gli urlo andandogli incontro. << Non ora Giulia.>> mi ferma subito con un gesto della mano. Mentre si rimette a parlare con Georgia, io decisa più che mai a farmi ascoltare, scelgo la via più breve. << So come salvare il tuo film!>> gli urlo la parte finale del mio discorso mentale. Si gira di scatto e mi fissa. Improvvisamente per lui Georgia è sparita. << Se mi stai prendendo in giro per salvare la tua amica io…. Io>> inizia a darmi addosso. << Lei non è mia amica. Comunque si sto cercando di salvare il film, e la carriera di una mia amica italiana. Questa mia amica potrebbe sostituire Vanessa. Lei è un’attrice di teatro, studiavamo insieme per diventare famose. È una grande attrice, anche più di me. Mi basterebbe chiamarla, farla salire sul primo aereo e sarebbe fatta. Avremmo in meno di due giorni una nuova protagonista.!>> dico tutto d’un fiato. <> mi chiede acidamente. << Devi solo fidarti di me!>> rispondo con dolcezza. L’ho sempre ritenuto il modo migliore per relazionarmi con la gente. Se loro sono acidi, io gli rispondo con dolcezza, così possono capire che la loro cattiveria non mi ha sfiorato nemmeno per un secondo. Alle volte è solo un giochetto, un finzione, ma sempre meglio che prendere a pugni tutti. Me lo ha insegnato mia mamma. All’età di quindici anni ero “leggermente” aggressiva. Ben mi fa un accenno di sorriso. Sorrido anche io, e corro a chiamare la mia amica Luisa. Ci siamo conosciute a scuola di recitazione in Italia, poi io sono venuta in America e lei è stata presa in una compagnia teatrale li.

 

 

<< Sei certa che la tua amica riesca in meno di tre mesi a rigirare le scene e fare quelle nuove alla perfezione?>> mi domanda Josh, mentre sfoglia una rivista sul mio letto. << Mi fido di lei. Ha messo su un palco uno spettacolo in due settimane, partendo praticamente da zero, quando avevamo appena diciassette anni. Questo sarà uno scherzetto per lei.>> lo informo mentre giro per la stanza lasciando una scia di vestiti per terra, alla ricerca del mio diario. Ma perché mi ostino a essere disordinata. Mi maledico ogni volta che perdo qualcosa. Ogni volta mi riprometto di non farlo più e poi ci ricado, la mia pigrizia vince sempre sulla forza di volontà. << Ti fidi molto di lei!>> afferma scettico. << Le affiderei la mia vita…se solo la trovassi in questo casino!>> inizio i lanciare i vestiti in aria alla ricerca del mio diario. << Cosa cerchi?>> mi domanda preoccupato sporgendosi dal letto e richiudendo la rivista. << Il mio…. Diario segreto>> rispondo imbarazzata. << Guarda sotto la felpa viola… quella è la mia felpa viola!>> mi indica. Gli faccio un sorrisone. È la sua felpa preferita, e quando la indosso sento il suo profumo, ecco perché me l’ero portata dietro.

 

 

<< Ciao tesoro! Come stai>> mi risponde squillante mia mamma al telefono. << Io sto.. bene. Si sto bene. Ho un po’ di influenza ma sto bene. E tu?>> domando curiosa. << Sto bene. Come hai l’influenza! Io te l’ho sempre detto che l’America è fredda.>> mi rimprovera. << Mamma, è metà giugno, non ho pensato a coprirmi. Fa caldo. E poi è solo un leggero raffreddore. Sarà dovuto a tutto lo stress del lavoro. Sono solo un po’ intontita. Questa sera vado a dormire presto e domani starò già meglio.>> la rassicuro. È vero, tra le mille interviste, i servizi fotografici, il litigio con Josh, gli scherzi di Vanessa, era prevedibile che mi ammalassi. << A proposito del lavoro, tesoro. Come sta andando? Procede bene? Ti senti a tuo agio? Non ti affatichi troppo vero?>> inizia a farmi domande a raffica, ansiosa come sempre. So che si preoccupa per me, come ogni madre d’altronde. << Sto lavorando il giusto. Purtroppo oggi abbiamo perso la mia co-protagonista. Ben, il regista, era nel panico totale, ma io gli ho suggerito di assumere Luisa Maestosi. Te la ricordi?>> le chiedo felice. Frequentavamo insieme la scuola di recitazione in Italia, io poi sono venuta qui e lei è stata presa in una compagnia che girava l’Europa.

< Come potrei dimenticarla.>> mi risponde sarcastica. << Ben ha detto che la prende, appena arriva potremo tornare a girare! Rifaremo le scene dove c’era Vanessa e piazzeremo quelle nuove. Mi dispiace un po’ per Vanessa se devo essere sincera. Iniziava a piacermi il suo modo di lavorare.>> la informo. << Quindi tornerai a lavorare con lei come quando eravate in teatro! È fantastico!>> dice fingendo felicità. << Mamma, sono io l’attrice di famiglia! Non devi preoccuparti per me! Anche se frequento nuovamente ambiente e persone che frequentavo quando sono caduta la prima volta, non sta a significare che cadrò ancora. Ciò non toglie che adoro quando ti preoccupi per me, e che non smetterò mai di ringraziare te e papà per quello che avete sempre fatto per me. Ma ora basta. Non serve più la balia ogni minuto. Sto bene!>> le dico dolcemente. << Io non mi preoccupo per te… Okay forse un pochino… ma è normale. Sei la mia bambina. Ho solo pensato che tra la lontananza di Josh, che ora sta a Londra. Lo stress del film e la presenza delle tue vecchie amiche , tu non avresti retto tutta la pressione>> mi dice dispiaciuta. << Ti voglio bene mamma! Stai tranquilla. Se dovessi stare male, uno, ho le medicine dietro, sempre; e due, ti chiamerei immediatamente. Sei più sicura ora?>> le chiedo speranzosa. << Io mi sentirò sicura solo quando avremo meno oceano che ci separa. Però si, grazie tesoro. Ora torno a cucinare. Ti voglio bene!>> afferma con dolcezza. << Anche io mamma!>> e così dicendo attacco il telefono. 

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Capitolo 23
*** una passeggiata per il kentucky ***


 

                                                                                                            24

                                                                                   Una passeggiata per il Kentucky

<< Ma certo, sono sicuro che saprai come risolvere…. No ti ho detto che ho bisogno di un paio di giorni, è… è stato male un familiare. Vado in Kentucky un paio di giorni e torno.>> sentivo Josh discutere al telefono con il regista del suo film. Lui interagisce con la gente in un modo a me sconosciuto. La gente lo ascolta e dopo si convince che tutto quello che dice sia giusto. È così che dopo nemmeno due o tre volte che insisteva riusciva a farsi dare qualche giorno in più di permesso. Mi chiedo se abbia mai usato questo suo potere anche su di me. Mi rigiro sul letto e chiudo il libro, che stavo rileggendo per l’ennesima volta, e lo vedo poggiare il cellulare sulla mensola vicino al televisore. Poi con il suo adorabile passo lento va a prendere uno dei miei libri e si infila sotto le lenzuola vicino a me. Si sistema i cuscini in modo da poterci appoggiare la schiena e distende le gambe. Io poggio la mia testa sulle sue gambe e alzo il libro in alto, come un bambino che scruta le figure di un fumetto. Lui ride, quella risata che mi mancava. Ma ora basta malinconia, lui era li! Avrei ascoltato la sua risata per i prossimi due giorni. Io avevo i giorni di pausa mentre aspettavamo Giulia e lui era in ferie per andare a trovare “ un parente malato”. << Avrei voluto conoscerti quando avevi sette anni.>> afferma compiaciuto richiudendo il suo libro con l’indice a tenere il segno. << Come prego?>> domando sorpresa da quella strana dichiarazione. << Beh la semplicità di una bambina di sette anni è la migliore. Tu sei la ragazza più semplice che io conosca, in senso buono ovviamente…. Tu stai con una celebrità, anzi stai diventando una celebrità e comunque continui a mantenere i piedi per terra, continui a fare esattamente quello che facevi prima e allora mi chiedevo come fossi a sette anni.>> mi dice compiaciuto. << Con tutte le età tu scegli i sette anni?>> domando irritata. << A sette anni io ero uno scapestrato. Ma le riviste affermano che ero lo scapestrato più affascinante.>> cerca di farmi ridere. << Beh i sette anni a me non piacciono!>> affermo riaprendo il mio libro e cercando di tornare a leggere. << Perché?>> mi esorta a rispondere. << Ero brutta, grassa e giravo sempre con un pupazzo tra le braccia che era più grande di me, i compagni mi prendevano in giro e avevo problemi a casa. Contento?>> gli urlo tutto d’un fiato alzandomi e andando verso il bagno. Forse non avrei dovuto reagire così. Infondo voleva solo conoscere una parte di me che non può conoscere se non dalla sottoscritta.

<< Giulia! Giulia scusami, non avrei dovuto insistere tanto.>> mi sussurra attraverso la porta. Vedo l’ombra dei suoi piedi sulle piastrelle bianche e lucide del bagno. Mi avvicino alla porta, lentamente. Mi guardo rapidamente allo specchio, asciugo una lacrima e poi apro la porta bruscamente. Gli do un piccolo bacio sulla guancia e vado verso il letto. << Non importa. Sono io che sono solo un po’preoccupata e nervosa. Tu non centri. >> lo rassicuro. Mi infilo sotto il lenzuolo dorato e abbasso i cuscini in modo da poterci dormire comodamente. << Preoccupata? Per cosa?>> mi domanda allarmato. << Per via del film?>> prova a darsi una risposta. << No… ho paura per domani. Sai incontrare la tua famiglia. Conoscerli mi mette l’ansia.>> confesso. Nel frattempo lui mi ha raggiunto e si è accoccolato vicino a me, mi accarezza i capelli per rassicurarmi. Odio quando la gente mi tocca i capelli, ma stranamente quel gesto così consolatorio ha un effetto soave su di me. <> cerca di consolarmi. Io sorrido debolmente. Io sono una di quelle che è sempre piaciuta ai genitori, non mi sono mai fatta problemi del genere, perché in fondo non serviva. Le mamme dei miei amici erano sempre felici di vedermi e dicevano che ero un raggio di sole. Sorridevo sempre… almeno quasi sempre. Ma non so perché la famiglia di Josh mi spaventava tanto. Forse perché io e Josh siamo fidanzati e non solo amici… no questo non è possibile, ho già conosciuto i genitori di un fidanzato. Conosco la sensazione! Questa volta è diverso, mi sento come se da un momento all’altro potessi vomitare; ma non vomitare come se stessi male. Intendo vomitare parole. Quelle che non andrebbero dette. Quelle che sai che potrebbero incasinarti la vita. Forse mi sento così perché so che con Josh è una cosa seria. Non è solo un gioco, un fidanzamento da liceale. Noi ci amiamo davvero. Lui ha lasciato il lavoro a Londra ed è venuto fino in Tennessee per chiarire un incomprensione. Lui tiene davvero molto a me, e anche io. << Buona notte amore>> dico spegnendo la luce e accoccolandomi nuovamente sul suo petto. Lui mi accarezza i capelli e sospira. << Notte amore mio!>>.

 

 

 

<< Tesoro… amore sveglia dai! Dobbiamo andare a prendere il treno. >> mi scuote dolcemente Josh per risvegliarmi dal sonno pesante. Avevo dormito benissimo. Bene come non dormivo da giorni. Il suo petto, il miglior cuscino. Disegnato apposta per farci stare la mia testa, comoda e riscaldata. Non vi era modo migliore per garantirmi un sonno lungo e rilassato. << Mmmmm>> mi lamento io girandomi dall’altra parte. << Dai, dobbiamo preparaci. Sono già le dieci, come fai ad avere ancora sonno?>> mi domanda stupito. <<È solo colpa tua!>> gli faccio notare portandomi il cuscino sulla faccia per non vedere la luce irrompere dalla finestra. << Mia?>> si chiede esterrefatto. << Si, tua. Se non avessi un petto così comodo, io non implorerei un'altra ora di sonno.>> biascico da sotto il cuscino. << Adesso è colpa mia?>> scherza togliendomi il cuscino dalla faccia. << Noooo>> mi lamento debolmente. << Giulia Ierardi, se non alzi velocemente il tuo didietro dal letto, giuro che… giuro che ti butto l’acqua addosso!>> mi avvisa. Io gli faccio segno con la mano di tacere e andare a disturbare qualcun altro. Lo sento togliere le ginocchia dal letto e allontanarsi. Deve aver capito che non era ora di scherzare. All’improvviso sento un liquido freddo sbattermi contro il viso con violenza. Tiro su la testa di scatto e mi guardo in giro. Vedo Josh, con un sorrisetto compiaciuto stampato in faccia, ad un angolo del letto. << Tu… che cosa…>> inizio a farfugliare arrabbiata. << Ben svegliata amore. Dormito bene?>> mi domanda ironico. << Ti conviene scappare Evans, per te è finita.>> lo avviso alzandomi dal letto. Iniziamo a rincorrerci per quella piccola stanza d’albergo. Con agilità lui balza sul letto e lo scavalca e continua a sfuggirmi. È più veloce di me. << Ahhh che male. Che male, che male!>> inizio a gridare e mi esce qualche lacrima. Essere un’attrice ha i suoi vantaggi. Josh corre velocemente verso di me. << Che è successo?>> si inginocchia vicino a me. Appena è abbastanza vicino gli salto addosso. Lo immobilizzo per terra. << Sei carino quando ti preoccupi. Ma… mai fidarsi di un’attrice con le lacrime facili.>> gli dico dandogli un bacio. Gli tengo ancora le mani ancorate a terra. Lui si dimena un po’ ma poi si arrende. << Okay, scusa! Non avrei dovuto tirarti un bicchiere d’acqua ghiacciata in faccia. Ma io ti avevo avvisato!>> si giustifica scoppiando a ridere. << Hutcherson non sei in una buona posizione. Io so quanto tu soffra il solletico, e guarda caso, oggi sono in vena di fartelo!>> lo minaccio avvicinando una mano alla sua pancia. Inizio a passare le dita sulla sua pancia e lui scoppia a ridere e si dimena. << Pietà! Ti prego il solletico no!>> inizia ad urlare. Io continuo a farlo soffrire un po’ e tra un bacio e l’altro, non so come né quando smetto di fargli il solletico. Iniziamo a baciarci e ad abbracciarci. Le sue mani finalmente libere dalla mia presa, si insidiano sotto la mia canotta, su per la schiena. Mi stacco dal suo volto. << Dobbiamo andare!>> gli ricordo sorridendo. << Ancora un attimo!>> mi supplica tornando a baciarmi. Sembriamo due quindicenni al primo amore. Nessuno può fare a meno dell’altro in quei momenti. Entrambi sentiamo il bisogno dell’altro, ogni momento. Noi sdraiati sul pavimento a baciarci come due ragazzini era l’immagine perfetta. Quelle che si imprimono a fuoco nella tua mente e ti fanno sorridere quando ci ripensi. Quelle che anche in un momento buio ti fanno vedere quel piccolo bagliore di luce che poi ti porta alla fonte e ti fa sentire meglio. Mi stacco da Josh e mi sdraio accanto a lui a guardare il soffitto. << Dobbiamo preparaci!>> ribadisco senza pensarci. Non ho alcuna voglia di lasciare quella stanza, quella felicità, quei baci. Vorrei che quell’istante durasse in eterno. << Si!>> afferma dispiaciuto. Con un lungo sospiro di alza e mi porge la mano per aiutarmi a fare lo stesso. Accetto la sua mano con un grande sorriso. Un gesto semplice che esprime tante cose. Vado verso l’armadio e prendo il borsone e metto dentro un po’ di vestiti. Josh aveva chiamato la madre e l’aveva avvisata che avremmo passato qualche giorno li, in attesa che entrambi i film riprendessero a girare. Porto vestiti semplici. Quelli vecchi. Quelli che sento veramente miei. Non quelli che mi aveva fatto portare in camera Ben. Quelli non sono adatti alla mia personalità, anche se devo ammettere che alcuni sono veramente belli. Mi infilo i jeans e vado verso il bagno. Mi lavo i denti e mi metto un filo di matita sotto gli occhi. Busso alla porta che da sulla camera di Vanessa. << Entra>> mi dice malinconica. Una volta dentro vengo travolta da una montagna di vestiti e scarpe sparse ovunque. Vedo Vanessa alle prese con quella che dovrebbe essere la prima valigia. Si era portata il modo. Pensava di trascorrere qua parecchi mesi. Credo che in fondo mi mancherà. << Se ti serve una mano io… >> inizio a chiedere. << Grazie, ma faccio da sola. Credo che mi servirà passare un po’ di tempo sola. Sai per riflettere sul futuro. >> afferma più malinconica di prima. Il bambino non era previsto nella sua vita, non ora almeno. Lei e Stephan programmavano di avere un bambino, ma solo dopo il matrimonio. << Okay. Io tra un ora parto, ma se hai bisogno chiedi pure.>> la informo dolcemente. Lei si gira e mi sorride, un sorriso quasi impercettibile; tanto che per un momento ho pensato di averlo solo immaginato. Poi con la rapidità con la quale era comparso e scomparso il sorriso, lei torna alle sue valige e io decido che è bene che torni alle mie. Tornando in camera trovo Josh che balla e canta mettendo le cose apposto. Non sopporta il disordine, nemmeno quando non è il suo. È leggermente maniaco su queste cose. Sta ascoltando la musica dal mio lettore cd. Un pezzo d’antiquariato. Nessuno ne possiede ancora uno, e io ci sono molto attaccata. Ormai le scritte che avevo fatto nell’istituto, tanto per passare il tempo, si stavano sbiadendo; ogni tanto si inceppava e dovevo spegnerlo e riaccenderlo se volevo continuare ad ascoltare musica, ma mi piace per quello. Sono cresciuta con quelle lettore e me lo aveva regalato mio papà. Era prezioso. Mi avvicino e gli stacco dolcemente una cuffietta. << Sei stonato amore! Sveglierai tutto l’albergo!>> gli dico dandogli un piccolo bacio sulla guancia. << Quanta gentilezza oggi!>> dice ridendo. Con fare assente spegne il lettore e lo mette nel borsone con il resto dei miei vestiti. << Non so, sarà perché qualcuno mi ha svegliato con un bicchiere d’acqua gelata in faccia?>> dico ironica mentre prendo dal mio cassetto della biancheria. Vado verso Josh e lo abbraccio da dietro. Gli do un bacio sul collo e intanto metto nel borsone la biancheria. << Tu hai già lo zaino pronto?>> gli domando mentre lui si gira per guardarmi. Mi fa cenno con la testa di si. E riprendiamo a baciarci. Ancora, ancora, ancora e ancora. Devo proprio ammetterlo, la parte che preferisco dei litigi è proprio la pace che li segue.

 

 

<< Allora tuo padre si chiama Andrew e ama le moto. Invece tua madre si chiama…. A…mber e ama cucinare e i fiori. E tua sorella se non sbaglio si chiama Holly e non gli piace niente di preciso.!>> inizio a dire tenendo il conto con le dita. Josh mi prende la mano tra le sue. << Stai calma. Andrà tutto bene. Tu… si solo te stessa. Sono certo che ti ameranno subito.>> mi rassicura accarezzandomi dolcemente il viso. Eravamo quasi arrivati e i nervi si stavano facendo sentire. Devo auto convincermi che andrà tutto bene. Poggio la testa sulla spalla di Josh e guardo gli alberi sfrecciarmi davanti la faccia dal finestrino del treno. La cabina era tutta per noi. Nessuno era venuto a chiederci se poteva stare li. Forse perché era un giorno infrasettimanale e pochi prendono il treno a quell’ora per andare a lavoro. Quasi due ore di treno per imparare i nomi e cose da dire e non dire in presenza della sua famiglia. Mi sento come un tacchino il giorno del ringraziamento. Fuori posto e in pericolo. << Appena ci saremo sistemati e tu avrai conosciuto tutti, ti voglio fare vedere la città dove sono cresciuto. Amerai anche tu Union.>> afferma tutto contento. Sono certa che non vedeva l’ora di tornare e riabbracciare tutti. << Verrà anche Axel a questo… ritrovo di famiglia?>> chiedo sperando in un si. Axel è l’unico della famiglia che già conosco, e mi avrebbe dato una leggera sensazione di piacere sapere che c’era una persona in meno da impressionare e che poteva aiutarmi. << Credo proprio di si.>> risponde allegramente. << Quante fermate mancano alla nostra?>> domando. << È la prossima!>>mi informa alzandosi e prendendo i borsoni dalla cappelliera. Apre la porta a vetro della cabina e si incammina nel corridoio rosso e stretto. Non c’era quasi nessuno sul treno. Io mi guardo attorno disorientata e seguo come un cagnolino federe Josh per paura di perdermi. Seppur difficile io sarei riuscita a perdermi. Josh con gli zaini in una mano mi porge l’altra e continua a camminare veloce per il serrato corridoio. Ci fermiamo davanti a una porta aspettando che essa si apra. Una volta del tutto fermo il treno, la porta si apre. Josh appena sceso mi porge la mano e mi aiuta a scendere dal treno inspiegabilmente alto. Appena metto piede per terra una massa di gente si butta su Josh. Lo abbraccia e lo bacia. Non sono fan. Quelli si riconoscerebbero subito. È la sua immensa famiglia. Riesco a riconoscere sua madre e suo padre per via delle foto che viste su internet. Con più attenzione scorgo Axel che piano piano si stacca da Josh e mi nota. Gli altri dovranno essere sua sorella e le sue zie. Axel mi raggiunge e mi abbraccia. Quando si stacca mi rende per il braccio e mi avvicina alla sua famiglia. << Non essere timida>> mi sussurra una volta vicini alla folla di gente che accerchiava il mio ragazzo. Axel picchietta con un dito sulla spalla del padre. Lui si gira verso di noi. Ha lo stesso sorriso dei figli. E i capelli, anche se i suoi ormai sono leggermente rigati di griglio. << Papà lei è Giulia. La fidanzata di Joshua!>> afferma compiaciuto. Joshua. Quanto tempo che non lo sentivo chiamare così. Un sorriso affioca sulle mie labbra, che inconsapevolmente stanno già parlando. << È un piacere conoscerla signore.>> dico timidamente stringendo la sua possente mano. << Niente signore Giulia, io sono solamente Andrew.>> afferma sorridendomi. << Okay… Andrew.>> sorrido. Andrew si gira verso la moglie e il figlio, che stavano amabilmente parlando. << Cara, vieni a salutare la fidanzatina di Joshua. È una ragazza tanto dolce!>> dice Andrew a una signora bionda con la pelle olivastra vestita di un arancione che gli valorizzava gli occhi identici a quelli dei figli. Era truccata leggermente, “solo per dare un po’ di colore senza apparire volgare” avrebbe detto mia mamma. La mamma di Josh mi accoglie con un grosso abbraccio che quasi mi toglie l’aria. Non l’immaginavo tanto affettuosa. Solitamente le mamme sono quelle più difficili da convincere che sei la persona giusta pe il figlio. <<È … un vero… piacere>> cerco di dire mentre lei mi stritola ancora. << Oh scusa cara!>> mi dice staccandosi e sistemandomi la maglietta che mi aveva stropicciato. Mi ricorda tantissimo Molly Weasley. Sorrido a quel pensiero. Il cerchio attorno a Josh si apre e tutti vengono a conoscermi. Due zie uno zio e un nonno, tutti con lo stesso sorriso che mi saluta. Una ragazzina con dei pantaloncini di jeans e una t-shirt con scritto I love Tom Felton mi squadra con aria accigliata. << Holly vieni a salutare tuo fratello e la sua ragazza!>> la sgrida la madre. Lei corre verso il fratellone e lo abbraccia. Poi si gira verso di me, tenendo sempre l’abbraccio. Non credo che sarà facile conquistare un sorriso alla piccola Holly. << Ciao, io sono Giulia. È un piacere conoscerti. Josh mi ha parlato molto di te. >> cerco di attaccare bottone, ma lei sembra sempre più imbronciata. << Beh incamminiamoci verso casa. Sarete affamati>> ci esorta Amber. Mi sembra sempre di più Molly Weasley, anche per i suoi modi id parlare. Josh cammina mantenendo l’abbraccio con la sorella e io inizio a conoscere suo padre. << Sai Giulia, ci chiedevamo quando Josh ti avrebbe finalmente portato a casa. Axel ci ha detto che ora vivete insieme a Los Angeles, ma che tu vieni da New York>> inizia a parlarmi Andrew. << In realtà vengo dall’Italia. Mi sono trasferita a New York per studiare cinema.>> affermo entusiasta. È molto simpatico, e le conversazioni con lui non sembrano complicate come me le avevo immaginate. << Ah l’Italia…. dev’essere splendida.>> inizia a fantasticare. << Si è molto bella, ma io prediligo l’America sin da piccola.>> dico disinvolta. << Josh è stato molte volte in Italia, e anche la mia Amber alle volte l’ha accompagnato, entrambi hanno detto che è magnifica. Che ti verrebbe voglia di prendere tutto e trasferirti li per sempre.>> mi informa entusiasta. << L’Italia sa fare quest’effetto>> commento sorridendo. Andrew scoppia a ridere. << Joshua dove la tenevi nascosta è così graziosa e gentile.>> dice rivolto al figlio qualche passo più avanti a noi. Lui si gira e mi fa l’occhiolino << La tenevo tutta per me papà!>> risponde ridendo. Noto Holly che mi continua a guardare male. Chissà che cos’ha contro di me.

 

La casa degli Hutcherson era delle giuste proporzioni. Non era enorme come quella dove abitiamo io e Josh, ma nemmeno piccola come quella dei miei genitori. Era su due piani, appena entrata dalla porta potevi vedere il soggiorno color arancio e un pezzo della cucina, anch’essa grande. Nel soggiorno vi erano due divani di pelle marrone e una poltrona. Un grande televisore occupava la parete ed era tra due finestre. Un impianto stereo magnifico collegato alla tv. Una scale, al fondo della stanza portava al piano superiore. Holly tirava Josh verso le scale. Sicuramente sopra c’erano le stanze da letto. << Amber casa sua è bellissima!>> affermo girando su me stessa e fissando ogni centimetro di quella magnifica stanza. << Grazie cara. Vieni a vedere la cucina.!>> mi invita tenendo con una mano la porta aperta. Mentre mi avvicino all’ingresso della cucina, gli zii e il nonno di Josh si mettono comodi sui divanetti e prendo a parlare amabilmente. Una cucina come quelle dei film. Una piattaforma centrale, tra la porta che da sul cortile e i fornelli, con le sedie alte per poterci mangiare, e le scale anche li, per salire sopra. Mi immagino già Amber che prepara i sacchetti del pranzo per Josh, Axel e Holly, loro che passano a prenderli, danno un bacio alla madre e escono dalla porta con lo zaino in spalla. << Amber… è bellissima.>> dico stupefatta. << Oh beh sai, è il posto nel quale passo quasi tutta la giornata, Andrew ha voluto renderla accogliente e comoda. Ho un sacco di confort qui. Ho anche una televisione. Sai quando c’è la partita o la corsa delle moto, io mi metto qua e guardo i miei film mentre cucino.>> mi dice felicemente. << È la cucina dei miei sogni!>> la informo. Tutta la loro casa è quella che ho sempre sognato.

 

 

<< Amore vieni sopra?>> mi dice Josh scendendo le scale e entrando nella cucina, interrompendo le chiacchere che stavo scambiando con sua madre. Guardo Josh e poi Amber. << Vai cara, noi parleremo a cena.>> mi esorta ad alzarmi dallo sgabello e seguire Josh. << Vorrei dare una mano in cucine se non le dispiace. >> propongo prima di salire il primo gradino delle scale. << Ma certo cara. Vengo a chiamare te e Holly tra un’oretta.>> mi informa con un grande sorriso stampato in faccia. I genitori di Josh sono esattamente come lui. Sono adorabili, gentili e sorridono sempre. Con la mano dentro quella di Josh vengo tirata su per le scale, corre, come un bambino che ha un nuovo giocattolo da fare vedere al migliore amico. Mi fa ridere quando si comporta così, perché è semplice e naturale. L’ultimo gradino sfocia su un corridoio lungo con tre porte su un lato e una sull’altro. Josh mi tira verso l’ultima porta. << Ma dove mi porti? E perché tiri così tanto?>> chiedo ridendo. << Voglio farti vedere una cosa!>> afferma divertito. Entriamo nella stanza. È una semplice stanza azzurra e verde. Ha una parete piena si foto, una incollata sopra l’altra attaccate al muro. Ormai la parete non si vede più, è un grande ammasso di foto. Foto fatte sul set di svariati film, da quando era piccolo a qualche anno fa’. Riconosco le foto con i protagonisti di “ La gara dell’anno” uno dei primi film che ha fatto, e poi salta subito all’occhio quella con lui che abbraccia topolino gigante. Sulle altre pareti non c’è quasi niente, a parte qualche poster di un tipo che fa’ motocross e una foto ingigantita di lui e i suoi cani. Il letto è sotto un muro a mansarda che pende sulle teste. È la tipica camera americana. << Quindi… questa è la famosa camera di Josh Hutcherson l’adolescente?>> domando guardandomi ancora attorno con aria persa. << Già>> risponde mettendosi le mani nelle tasche dei Jeans e alzando le spalle. << Cosa dovevo vedere?>> chiedo confusa. Lui indietreggia e chiude la porta. << Niente, volevo solo portarti qua, e farti notare che, anche se famoso, ero e sono un ragazzo normalissimo come tutti gli altri.>> mi dice sedendosi sul letto. Picchietta con la mano sul materasso come ad invitarmi a seguire il suo esempio. Mi siedo accanto a lui, lo vedo che mi sorride. Amo immensamente quel sorriso. << Hai visto che non è andata male con la mia famiglia? Ti hanno tutti già preso in simpatia. Era inevitabile!>> afferma felice di aver avuto ragione. << Non tutti!>> gli faccio notare. << Holly? Lei fa così con tutti all’inizio. Poi si lascia andare e chi la ferma più! Le tue orecchie imploreranno pietà.>> mi avvisa divertito. Mi alzo dal letto e inizio a girare per la stanza. Mi avvicino alla scrivania e guardo i titoli dei libri. Sono libri scolastici, matematica, scienze, letteratura inglese… << Andavi in una scuola normale?>> gli chiedo mentre le mie dita scorrevano al bordo delle pagine del libro di letteratura inglese. << Studiavo in casa, ma gli esami li dovevo dara in una scuola!>> risponde mentre si sdraia sul letto con le gambe che penzolano fuori. << Come facevi a studiare dovendo lavorare?>> domando incuriosita. << Infatti era difficilissimo!>> risponde portandosi le braccia sotto la testa. Mi appoggio alla scrivania e lo fisso. È così bello. << Che c’è?>> mi chiede. Si è accorto che lo fissavo. Ma mi è impossibile non farlo. << Nulla>> rispondo sospirando. Mi avvicino a guardare le foto sulla parete. Sono davvero tantissime. È un bellissimo collage di ricordi. Sono tutte in ordine sparso, non seguono la corrente degli anni. Alcune ormai sono ingiallite, quelle più vecchie, quelle dove lui aveva otto anni o anche meno. La più bella è quella con suo fratello e suo padre sul set di “ Summer Horror” è di un paio di anni fa’ e li ritrae felici che si godono una giornata tra uomini. Josh ha un senso della famiglia …enorme. La famiglia prima di tutto. Un’altra foto ritrae lui e Holly. Holly era veramente piccola. Lui la tiene in braccio e lei mostra con orgoglio un peluche a forma di elefantino. Hanno entrambi un sorriso raggiante. Scorro le dita su alcune foto, poi mi soffermo a guardarne una. Ritrae me e lui nel letto dell’ospedale io faccio la linguaccia mentre lui mi fa le corna dietro la testa. Entrambi ridiamo. Mi ricordo quell’istante, avevamo riso tutta la notte. << Quella è una delle miei preferite.>> mi sussurra. Non mi ero nemmeno accorta che si era alzato dal letto. << Quando l’hai messa?>> gli domando. Ma sicuramente era una delle ultime messe, perché non era sotterrata come le altre. Era in cima a tutte, copriva un angolo di una vecchia foto. << Oggi>> mi risponde dandomi un piccolo bacio sul collo. Mi cinge la vita dietro e poggia la sua testa sulla mia spalla. << Oltre alla nostra in ospedale, qual è la tua preferita?>> domando cercando di guardarlo. Lui prede il mio braccio e lo guida fino a una piccola foto scattata con una vecchia polaroid. ritraeva tutta la sua famiglia. Andrew, Amber, Axel, e lui con imbraccio una Holly di due anni. << È bellissima!>> commento in fine. Erano tutti abbracciati. Axel avrà avuto cinque anni ed era aggrappato ai pantaloni del padre. << Un ricordo bellissimo è legato a questa foto!>> afferma fissando il vuoto. Vedo scomparire il piccolo ricordo dai suoi occhi e poi lo vedo sorridere. << Io non ho foto di famiglia come queste!>> ammetto malinconica. Josh trasale leggermente e sorride finalmente a me. << Prima di ripartire ne faremo una foto tutti insieme, i miei genitori non ti permetteranno di andare via senza una foto ricordo.>> mi avvisa. Scoppiamo a ridere. Veniamo interrotti da Holly, che sulla soglia della porta, si schiarisce la voce per attirare la nostra attenzione. Ci giriamo a guardarla, io le sorrido dolcemente, ma lei continua a tenermi il muso. Si avvicina lentamente a noi e una volta arrivata al muro di foto ne tira fuori una. Una vecchia foto sotterrata ormai da altre, compresa la mie e quella di Josh. Raffigura una ragazza bionda che si baciava con Josh. << Questa, questa è la mia preferita. >> afferma acida. Guardo la foto, e sento entrambi i loro sguardi su di me. Entrambi si aspettano una reazione, qualsiasi reazione. Tengo la foto tra le mani e la fisso. << Hai ragione Holly è proprio una bella foto. Sai a scuola da me abbiamo frequentato un corso di fotografia e questa angolatura è bellissima, quasi perfetta! Come si chiama la ragazza?>> affermo mantenendo il controllo. Josh e Holly mi fissano stupiti. Holly che sperava in una scena di gelosia mi strappa la foto tra le mani. << È Evie! L’ex fidanzata di Josh! Quella che è venuta prima di te, e che Dio voglia, anche quella che verrà dopo!>> mi risponde maligna. << Holly!>> la sgrida Josh. << Non importa amore!>> gli dico mettendogli una mano sul petto come a fermarlo. << Comunque, l’ho invitata a cena!>> ci avvisa uscendo, salterellando, dalla porta. << Cosa hai fatto?>> gli urla dietro Josh. Le sbuca furtiva da dietro la porta e fa la linguaccia al fratello << L’ho invitata a cena. È lei… ha accettato!>> ci canzona divertita. Veloce come un fulmine scompare nella sua stanza.

 

<> mi chiede dolcemente Amber entrando nella stanza. Mi alzo per seguirla ma Josh mi ferma tenendomi per il braccio. << Mamma, lei non è tenuta…>> inizia a dire Josh. << Tesoro, le ho chiesto io di avvisarmi quando aveva bisogno di una mano!>> lo rassicuro. Gli do un bacio veloce sulla bocca e seguo Amber, tutta imbarazzata per averci interrotto, verso la cucina. Amber aveva già praticamente preparato tutto. Era come mia mamma, la cucina era il suo regno e un visitatore non si fa affaticare. Apparecchio la tavola, preparo l’insalata di patate e porto il cibo in tavola, tutto sotto l’ordine accurato del capitano Amber. Mentre porto le brocche d’acqua in tavola Holly corre verso la porta ad aprire. Davanti a me mi ritrovo una ragazza altissima con dei tacchi da diciotto centimetri, dei jeans strettissimi e chiari con sopra una canotta bianca attillata e un copri spalle di pagliette argentate. Tiene la borsa a metà braccio come le dive. Porta gli occhiali da sole anche se era praticamente tramontato il sole ormai. I capelli erano più lunghi, ma l’avrei riconosciuta ovunque. << Evie!>> urla Holly esultando. << Tesoro!>> risponde lei abbracciandola caldamente. << Allora, hai preparato tu la cena?>> domanda puntando il dito sul nasino di Holly, che vista nel contesto, accanto a quella ragazza altissima sembra una bambina. << Non volevo mica ucciderti!>> risponde lei tirandola per un braccio e portandola sul divano vicino al tavolo apparecchiato. Andrew mi si avvicina e mi mette una mano sulla schiena << Tranquilla, lei non sarà un problema! Non ho mai visto quella luce negli occhi di mio figlio. Nemmeno lei li faceva brillare in quel modo!>> mi sussurra all’orecchio. << Meno male, non sopporterei di perderlo. Non per il genere di persona che ho sempre evitato di diventare.>> ammetto. Anche se non capisco come uno come Josh avendo avuto una ragazza così bella prima, dopo abbia scelto me. Mi fa quasi paura stare nella stessa stanza con una come lei. Ho paura che Josh si accorga che lei è meglio di me. Ma almeno le parole di Andrew mi danno più fiducia per continuare a fare quello che stavo facendo prima del suo arrivo. Cercherò di non lasciarmi demoralizzare dalla sua imponente presenza. << Allora famiglia Evans, tutti a tavola! Oh ciao Evie, ti stavamo aspettando!>> afferma cambiando tono sul finale Amber uscendo dalla cucina con tra le mani una teglia piena di carne. Axel seguito da Josh scendono di corsa le scale, come in una gara. I due ragazzini scesi dalle scale ritornano improvvisamente grandi alla vista della nuova arrivata. << Ciao Evie!>> dice Axel sedendosi al suo posto. Non ha la voce di uno felice. << Ciao Axel!>> risponde lei gentilmente, come se la voce di Axel non fosse arrivata, ma solo le parole. << Ciao Evie.>> ripete Josh con il tono pari a quello del fratello. Vista l’aria tesa, decido di intervenire. << Piacere, io sono Giulia. Lieta di conoscerti!>> dico avvicinandomi e tendendo la mano. Lei mi scruta dall’alto in basso, osserva i miei vestiti, le miei scarpe, i miei capelli tirati su in uno chignon che di chignon non ha proprio niente. << La nuova domestica?>> domanda altezzosa. Mi sciolgo i capelli e passo velocemente le mani sulle guance. << No! Lei è la mia ragazza!>> afferma acido Josh sedendosi con rumore accanto a suo nonno. Evie continua a scrutarmi, adesso i miei capelli adesso sono normali, ma effettivamente il mio aspetto era quello di una domestica. Scarpe da ginnastica rovinate e scolorite, jeans vecchi e fuori moda, una felpa leggera di Josh. L’ennesimo motivo per vergognarmi di essere nella stessa stanza con una come Evie. << Scusa!>> mi dice, ma sappiamo tutti che non lo pensa davvero. << Amore vieni a sederti>> distoglie la mia attenzione dalla sua ex fidanzata, con la sua voce soave. Non capisco perché la sua voce mi calmi così. Solo la sua voce mi fa quest’effetto. Mi accomodo sulla sedia accanto a quella del mio ragazzo. Holly e Evie si siedono davanti a noi. Holly mi scruta con aria di sfida. Amber mette in tavola la carne e si siede vicino al marito. << Beh Evie com’e andato l’ultimo album?>> domanda Andrew per introdurre una chiacchierata. << Molto bene grazie! Adesso stiamo incidendo nuove canzoni e mi hanno detto che finalmente lavorerò con altri professionisti, quindi questo dovrebbe alzare molto di più il mio reddito.>> annuncia mentre taglia con eleganza un pezzo di carne. << Vedi Giulia, Evie è una cantante famosa, non riflette la luce degli altri. Non ha bisogno di stare con una celebrità per essere notata!>> mi istiga Holly. << Holly!>> la sgridano in coro Josh e Amber. Era una frecciatina bella e buona. << Sono davvero felice per il tuo nuovo album Evie>> rispondo trattenendomi e moderando il tono di voce in modo che non si notasse che avevo voglia di alzarmi da tavola e uccidere qualcuno. << Grazie. E tu invece di che ti occupi. Abbiamo constatato che non sei una cameriera! Ancora scusa per prima!>> il suo modo di parlare è proprio da dive di Hollywood. << Giulia è un’attrice!>> risponde velocemente Josh al posto mio. << Beh lo è da poco! Il tempo necessario perché la fama di Josh si spostasse anche su lei!>> informa Holly avvicinandosi a Evie come se solo lei dovesse, in teoria, sentire quel commento maligno. << Giulia studia teatro da anni! E non è di certo grazie a me se è dove si trova ora!>> mi difende Josh. << Beh Evie, si è creata una carriera da sola!>> ribatte Holly alzando il tono di voce. << Come se Giulia avesse bisogno del mio aiuto per diventare qualcuno! Non l’hai vista è bravissima! Ha studiato anni per trovarsi a girare un film e addirittura come protagonista!>> ribatte l’altro. << Evie è diventata qualcuno perché lo meritava, non perché andava a letto con altre celebrità!>> risponde maligna la sorella. << Holly ora basta!>> la rimprovera la madre. Quel dibattito tra fratelli che tirava in ballo me e Evie prosegue senza sosta. << Giulia ha recitato nelle più grandi compagnie teatrali italiane!>> dice con fermezza il ragazzo seduto accanto a me. << Holly cantava già a cinque anni nel coro della chiesa!>> ribatte la piccola sorella. Io e Evie ci fissiamo a lungo. Due persone battibeccavano su noi e lei continuava tranquillamente a mangiare, mentre io non potevo fare altro che sperare che Josh smettesse di litigare con la sorella per me. << Josh ora basta. Per favore! Non c’è bisogno.>> lo informo dolcemente, poggiando lentamente una mano sul suo braccio come segno di incoraggiamento. Lui annuisce e torna a scrutare il suo pezzo di pollo ormai freddo. Io mangio lentamente la mia insalata, tenendo lontana la vista del piatto colmo di carne dei miei vicini. << Giulia assaggia la carne!>> mi invita Amber. << Grazie signora, ma io sono vegetariana! Ma sono certa che sia buonissima!>> affermo sorridendole. Lei sembra quasi dispiaciuta della mia affermazione. << Ma le assicuri che la sua insalata di patate è fenomenale! Mai mangiata più buona.>> la rincuoro. Lei sembra sollevata e sfoggia il suo sorriso più bello. << Lecchina!>> sento un commento bisbigliato provenire dalla zona rossa del tavolo. Non potevo credere che si usassero ancora i commenti tosse per insultare. << Scusa? Non ho sentito. Che cosa hai detto a Giulia?>> domanda inacidito Axel. << Ho detto che ha me sembra… un po’ lecchina nei confronti di Amber. << Beh non permetterti mai più! Lei è la mia futura cognata, e se parlerai male un'altra volta di lei ti pentirai persino di essere entrata a fare parte, se pur per un periodo limitato, della famiglia Evans!>> la minaccia Axel. << Tu osi minacciare me? Evie Dickens? Come ti permetti, piccolo scienziato pazzo?>> Evie sembrava davvero alterata. Si alza dalla sedia e con il tavolo solo a tenerla inizia a insultarsi con Axel. Questa cena sta degenerando. Mi alzo in piedi arrabbiata << Ora basta! Non ne posso più! Siete così assurdi. Basta litigare. E tu… Evie, puoi pensare quello che vuoi di me: che sono una domestica, che non sono una bella ragazza che sa vestirsi, che non merito Josh, quello che vuoi. Non sono problemi miei. Holly, è tutto il giorno che cerco di capire perché mi odi tanto! Io non voglio portarti via il fratello! Non ne ho la minima intenzione! È tutto il benedetto giorno che cerco di difendere la mia relazione con Josh. Ho passato più tempo oggi a difenderla che a viverla! Sto solo cercando di dimostrare che amo Josh e che è la cosa più bella che mi sia mai capitata. Che se mi chiedessero qual è stato il mio giorno più bello della mia vita, risponderei: il giorno in cui un cafone e il suo amico sono entrati nel bar dove lavoravo. Il giorno in cui ho incontrato un amico vero, e con il tempo anche un amore che non pensavo di poter provare! Sto solo cercando di dimostrare a tutti voi che sono adatta a lui e che vorrei tanto che tutti mi accettaste. C’è chi mi ha già fatto capire il suo appoggio, chi sta ancora cercando di conoscermi, e chi invece non ha voluto nemmeno sapere il mio nome. Gli bastava odiarmi a prescindere. Beh voi siete un bellissima famiglia, e per una volta, credevo di aver trovato la possibilità di averne una anche io! Di trovare la persona giusta con cui stare e di piacere alla famiglia a tal punto da potermici considerare parte. Ma evidentemente dimostrare che amo Josh non è abbastanza. C’è bisogno di deridermi, umiliarmi, litigare in famiglia. Scusate il disturbo allora.>> dopo il mio discorsone, tutti mi fissavano increduli. In tutto il pomeriggio avrò risposto alle domande con lo stretto necessario, invece ora… non posso rimanere impalata come un’idiota dopo un discorso del genere. Sposto la sedia, che ancora mi legava al tavolo, prendo la borsa dal divano e esco di casa. Un’ uscita trionfale, avrebbe detto Rò. Sento dietro di me la porta di casa aprirsi e richiudersi. Sarà sicuramente Josh che vuole accertarsi che io stia bene. Mi giro per dirgli che non ho bisogno di abbracci o paternali, a seconda del suo umore, ma davanti a me, non ho Josh, ma bensì la piccolina della famiglia. Per un istante il suo sguardo mi ricordò la bambina della foto che alza in aria il suo pupazzo, e non la ragazza che ha cercato di distruggermi da quando sono arrivata. << Vuoi infierire ancora?>> domando asciugandomi rapidamente un piccola lacrima involontaria. << Volevo dirti che ora hai la mia approvazione!>> afferma incrociando le braccia. << C-cosa? Non capisco.>> rispondo stupita e disorientata. << Hai superato il mio test!>> mi spiega disinvolta, come se fosse la cosa più importante del mondo. << Quale test?>> domando ancora scioccata. << Quello al quale ti ho sottoposta per vedere se ami davvero mio fratello. Vedi tu sei la prima ragazza “normale” che frequenta, e sinceramente non c’è molto da fidarsi delle fan accanite e pazze. Una persona che ama davvero qualcuno, cerca di farsi piacere alla famiglia di lui, anche se viene trattata male come ho fatto io con te. Cerca di farsi strada anche nei cuori più gelidi di quella famiglia, perché sa che può rendere felice la persona amata. Una persona che invece non ama davvero, mi avrebbe risposto male alla prima frecciatina, per farsi notare da mio fratello. Tu hai resistito. Hai preferito essere presa in giro ed essere insultata che rovinare la possibilità di piacere alla famiglia dell’uomo che ami!>> non mi aspettavo un discorso così profondo da una sedicenne. << Torniamo dentro?>> mi domanda dolcemente. È la prima volta che la sento parlare gentilmente. La sua voce è soave come quella del fratello. Lei mi porge la mano e insieme rientriamo in casa. Tutti mi fissano come se fosse appena entrato un alieno. << Scusate per la scena madre!>> inizio a scusarmi. Josh mi viene incontro e mi bacia. Un bacio inaspettato e bellissimo. Mi viene in mente una vecchia frase che mi ripetevo sempre “odio il contrario di odiare. odio la parte dolce e bella della vita. perché alla fine quando ferisce non ha più niente di dolce o bello.” Il bello della vita non è amare, ma essere amati, amati per quello che sei. Ho sempre pensato il contrario, me ne accorgo solo ora. << E questo per che cos’era?>> domando senza fiato appena si stacca. << Anche io ti amo.>> risponde.

 

 

 

<< Avevi ragione! La tua città è bellissima. Mi dispiace tanto dover tornare a lavoro!>> affermo mentre tenendoci per mano passeggiamo tranquillamente per la città. Avevo visitato il museo di storia naturale, il piccolo campo da calcio, avevo addirittura visto la vecchia scuola di Josh. Le elementari e le medie. È tutto così perfetto. Mi sento così bene e in pace. Vorrei restare qui per sempre e godermi ogni giornata, ogni minuto con l’uomo che amo. Ma purtroppo lui deve tornare a Londra e io in Tennessee per le riprese del film. Dovremo ricominciare da capo. Sarà straziante rigirare le stesse scene, ma almeno le farò con una vera amica, magari sarà anche divertente che in teatro lavorare con lei.

<< Torneremo presto! Te lo prometto.>> mi sussurra all’orecchio. Poi sento piccoli baci sul collo e le miei guance diventare rosse. << Mi mancherà stare tutto il giorno con te! Dovrò riabituarmici. Ma sinceramente passare questi giorni con te vale la pena di riaffrontare la depressione da distacco.>> affermo appena riprendiamo a camminare. Entriamo in un parchetto e ci sediamo una bella panchina. Mi ricorda la panchina sulla quale abbiamo scambiato le prime parole, manca solo la neve. << Ti amo tanto!>> mi dice dopo avermi baciata. Gli do un piccolo bacio a stampo. << Ti amo anche io!>> rispondo con gioia. 

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Capitolo 24
*** di nuovo l'inizio ***


25

Di nuovo l’inizio

 

<< Okay ragazzi, ancora due scene per oggi e abbiamo finito anche di rigirare le scene di Vanessa. Quindi approfitto del momento per dire a tutti che state facendo un ottimo lavoro.>> ci dice Ben durante una piccola pausa e cambio di set.

<< Luisa, stai facendo un ottimo lavoro! È bello lavorare nuovamente con te!>> affermo mentre ci cambiamo i vestiti. << Si hai ragione! È divertente lavorare nel cinema. È leggermente diverso dal teatro, ma bello.>> risponde infilandosi i pantaloni per la prossima scena. Una volta entrambe vestite, finalmente torniamo sul set e rientriamo nei nostri ruoli.

 

<> mi domanda Chloe mentre si specchia in camera mia. << Dico che questa sera speravo di mettermi sul divano in soggiorno e leggere un bel libro, e aspettare che mia mamma finisca il turno in polizia, per poi andare a letto.>> rispondo fissando il soffitto dal mio letto. << Boo huuu sei noiosa Alex! Su vieni con me. Dicono che ci sia un nuovo barista… e che serva gli shoot senza maglietta. Indossa solo il gilet del pub!>> mi informa mentre si cambia la maglia e indossa una delle mie che fanno vedere l’ombelico. << No Chloe, non questa sera.>> ribadisco. << Che palle che sei! Dai solo un paio d’ore.>> insiste. << Okay! Ma a mezzanotte devo tornare a casa!>> rispondo, girandomi verso di lei. << Mettiti qualcosa di carino. E soprattutto se parli con qualche ragazzo, ti prego, non sembrare troppo intelligente! Loro si sentono in soggezione se tu sei intelligente!>> mi informa. Mi alzo e vado verso l’armadio. Mettersi qualcosa di carino, nella lingua di Chloe significa che devo indossare qualcosa che mi renda sexy ma non troia. Almeno su questo siamo d’accordo. Io odio quelle che si rendono ridicole vestendosi da squillo. Prendo dall’armadio un paio di jeans a vita bassa e attillati, poi prendo una camicetta nera lucida con le maniche corte. Inizio a spogliarmi e mi infilo i jeans e vado verso il bagno. Mi pettino e torno nella camera.

<< Stop! Perfetta ragazze. Giulia vestiti pure! Per oggi abbiamo finito, siete stati grandiosi. A domani!>> annuncia Ben nel suo megafono. Vado nel camerino e mi rimetto la mia tuta. Mi avvicino a Luisa, abbracciate andiamo verso Rò che ci ha guardato lavorare tutto il giorno. << Ehi! Siete state bravissime. Voi due insieme fate scintille. La gente vi amerà!>> ci dice Rò appena arriviamo da lei. << Allora, oggi siete impegnate?>> ci domanda. << No!>> rispondo esuberante. << Bene allora andiamo a cena fuori>> afferma felice Luisa.

<< Giulia, Luisa! >> ci urla Ben avvicinandosi a noi. Velocemente ci giriamo entrambe e aspettiamo che ci raggiunga. << Oggi… mi ha chiamato il fotografo… le foto per il film… si fanno oggi!>> ci annuncia con il fiatone per via della corsa. << Ma noi veramente…>> inizio a dire. << Siamo già in ritardo per lo scherzetto di Vanessa, non voglio scuse!>> annuncia arrabbiato. Si gira e se ne va, senza nemmeno salutarci. << Andiamo, sono certa che il fotografo non vorrà attendere i nostri sederi da diva!>> dico tristemente trascinando Luisa verso la macchina che ci porterà allo studio fotografico. << Ci vediamo a cena Rò. Prenota un tavolo carino!>> urlo mentre Luisa apre lo sportello della nostra macchina nera.

 

 

<< Ehi, eccole le nostre star! Ti prego Giulia, non fare fuori anche quest’attrice perché poi foto non ve ne faccio più!>> scherza Phil il nostro fotografo dandoci dei baci sulle guance per salutarci. È leggermente gay, si nota poco, ma una volta io e Vanessa l’abbiamo beccato a sbaciucchiarsi con il suo assistente. << Non ci sarà bisogno di altre foto Phil, lei è quella giusta! E poi io non ho fatto niente a Vanessa! A fatto tutto lei!>> lo informo di come stanno realmente i fatti. << Okay, allora i vostri vestiti sono già nel camerino Carmen troverà la taglia della tua amica, la tua la sappiamo già. Cambiatevi in fretta che Ben mi ha detto che subito dopo avete un volo per andare a fare un’intervista! Quello mi ammazza se vi faccio fare tardi.>> ci urla spingendoci a forza nei camerini. Come un volo? Non ci spedirà nuovamente da David Letterman? L’ultima volta non mi sono trovata bene. Entro nel camerino e mi sfilo la tuta. L’abito non è quello dell’ultima volta! Avrà cambiato i suoi piani per la copertina Ben. È comprensibile, già molte persone avevano intravisto quella vecchia. Mi infilo il vestito che Phil mi ha fatto trovare. È un vestito tipo ballo americano, ma è tutto strappato e sembrerebbe sporco di fango. << Carmen? Carmen, puoi aiutarmi con la cerniera appena hai finito con Luisa!>> domando urlando verso l’altro camerino. << Arrivo subeto seniora!>> mi risponde con il suo accento cubano. Carmen è una persona splendida. La prima volta che sono stata qui, Phil aveva scelto per me un vestito che quando l’ho provato non mi entrava. Io mi vergognavo ad ammettere di non essere magra come Vanessa, allora lei è corsa in magazzino e ha cercato la mia taglia, tutto senza farne mai parola con il suo capo.

 

 

<< Non posso crederci amore! Mi ha incastrato in un'altra intervista! Io ho dovuto chiamare Rò che aveva prenotato un tavolo e a malincuore disdire. Lei sembrava così triste!>> mi lamento al telefono con Josh. << Lo so! Immagino quanto ti sia dispiaciuto non poter mantenere la promessa. Ma tu pensa che prima sbrighi queste cose, prima puoi passare del tempo con la tua migliore amica. Pensa che io tra un film e l’altro il mio migliore amico non lo vedo da quasi due anni. Ma comunque ci sentiamo. E ci vediamo qualche volta alle premiere. >> cerca di consolarmi. << Lo so, ma lei ha lasciato Lucas da solo a casa ed è venuta qui anche per me!>> gli rammendo. << Hai ragione. Se vuoi posso chiedere a Roberta se le va di cenare con me via chat. Magari non le facciamo passare un'altra cena da sola.>> propone dolcemente. << Saresti un tesoro. Odio dover partire con così poco preavviso. Ben mi aveva già messo una valigia in macchina con i vestiti miei e di Luisa per passare due giorni a New York. Non fraintendermi, io amo New York, ma mentre lavoriamo, non mi sembra giusto fare interviste così lontane!>> affermo mentre cammino velocemente per l’aeroporto trascinandomi dietro un piccolo trolley. << Purtroppo fanno parte del nostro mestiere. Ti devo lasciare ci sentiamo quando arrivi?>> mi domanda. << Okay. Ti amo!>> dico. << Anche io ti amo>> mi risponde. Spengo il telefono e continuo a seguire il gorilla che ci scorta fino all’aereo che Ben ha prenotato. Non si fa mancare niente il signore. Pensare che io avrei preso un aereo normale.

 

Un paio d’ore di volo e siamo arrivati. Un altro gorilla vestito di nero ci scorta fino allo studio di David Letterman. Ci mostra i camerini e ci dice di sbrigarci. Io apro la valigia e porgo a Luisa una sacca nera con sopra scritto il suo nome. Prendo la mia e mi avvio alla ricerca di un camerino vuoto. Il vestito che indosserò questa volta è un miniabito rosso con la schiena scoperta e dei fili sottili di raso che si intrecciano sulla schiena. Il vestito mi arriva poco sopra il ginocchio. Prendo dalla valigia le miei scarpe col tacco e le infilo. Sono semplici tacchi diciotto con il collo del piede nudo. Niente di stravagante. << Luisa hai fatto?>> domando bussando alla porta del suo spogliatoio. << Mi sento leggermente nuda!>> afferma aprendo la porta e uscendo. È il mio stesso vestito ma nero. Le sue scarpe sono il contrario delle mie. Le sue sono della stessa tonalità del mio abito. Ben ha giocato molto sui nostri vestiti questa volta. << Giulia e Luisa sono pregate di recarsi all’entrata. Tocca a loro sul palco.>> una voce metallica ci annuncia il nostro turno. << Okay, io sono stata qua meno di un mese fa. Il trucco e rispondere non troppo alla larga alle domande personali, attenersi alle poche cose che non metterebbero in imbarazzo ne te ne Ben. Si te stessa… ma non troppo. È quello che quello che ho imparato.>> le spiego velocemente mentre ci avviamo verso la nostra porta. Un signore vestito di tutto punto ci indica che possiamo procedere. Tocca a noi.

<< Signori e signore abbiamo nuovamente qui il cast di “Tennessee panic” con una piccola variante. Abbiamo di nuovo con noi Giulia Ierardi. La novità di questa sera è Luisa Maestosi, che prenderà il posto della nostra amata Vanessa. Accomodatevi.>> David più attivo che mai ci viene in contro per salutarci. Ci fa segno di seguirlo verso le poltrone grigie. Come Vanessa aveva fatto con me, do la possibilità a Lù di mettersi sulla prima poltrona. << Grazie per l’invito. È un piacere e un onore essere nuovamente qui.>> affermo sedendomi e sistemandomi il vestito. << Oh grazie a te per aver accettato. Siete entrambe splendide sta sera. Ma non so se sono io o cosa, ma mi sembra che indossiate lo stesso abito o sbaglio?>> ci domanda sorpreso sporgendosi dalla sua scrivania per vederci meglio. << Non sbaglia David. Il nostro costumista ha voluto giocare molto sull’effetto gemelle questa sera. Sembra che così si renda meglio l’idea della collaborazione tra noi. Normali esemplari femminili si sarebbero già ammazzate di botte per questo piccolo particolare!>> scherzo cercando di allentare la tensione. Lù sembra impaurita. << Allora Luisa adesso ti farò un po’ di domande, ma prima ne voglio porre una importante alla tua collega e amica. Giulia, ci puoi dire perché con te, non c’è più Vanessa Wilson?>> mi domanda a brucia pelo. Cavolo non mi ero preparata a una domanda simile. Che stupida, dovevo aspettarmi questa domanda. Sorrido imbarazzata prima a lui, poi al pubblico. << Per un… problema di salute, Vanessa ha dovuto lasciare il set e tornare a casa!>> rispondo dopo un attimo di silenzio imbarazzante. Spero di non averla messa nei guai con questa affermazione. << Oh che peccato. Ma si rimetterà presto spero.>> afferma sinceramente dispiaciuto. Certo basteranno nove mesi. << Oh, si. Non è niente di grave. Sono certa che verrà presto a salutarti comunque.>> rispondo con un grande sorriso. << Bene. Luisa Maestos…i. Spero di averlo pronunciato bene!>> Lù annuisce, così David può andare avanti. << Di te, non si sa praticamente niente. Cosa facevi prima del film?>> le domanda incuriosito dal suo passato. << Oh… beh io lavoravo a teatro. Sono un’attrice teatrale. >> risponde senza esitare. Sta andando bene. Se la caverà. << E come hai ottenuto il lavoro?>> le chiede lui. << Beh, dopo che Vanessa Wilson è stata male, è stata Giulia a propormi a Ben.>> afferma compiaciuta. << Come vi trovate con Ben Dash?>> ci chiede. << Benissimo.>> rispondo io. << Io, beh ci ho passato solo una settimana, ma è un bravo regista e una brava persona. Devo ammettere che mi piace lavorare con lui.>> risponde serenamente la mia collega. << Giulia, noi qui abbiamo una foto che ti ritrae ridere e scherzare con Tom Wesley. Cosa puoi dirci di quella giornata?>> mi domanda malizioso. << Niente di importante. Ho ritenuto fondamentale conoscere l’attore che interpreterà il mio fidanzato nel film. Siamo andati a prenderci un gelato insieme e abbiamo parlato un po’ di noi, sai… per conoscerci.>> rispondo con fermezza. Josh sarebbe fiero della mia risposta professionale. Spero mi stia guardando. << Beh, sono felice che tu abbia trovato un nuovo amico, ma cosa mi dici delle voci che dicono che la tua storia con Josh Hutcherson sia finita e che ora tu ti consoli con Tom Wesley e lui con la sua collega Jenna Allen?>> mi dice mostrandomi un articolo di una rivista che ritrae Josh che abbraccia questa suddetta Jenna. << Dico, che è una bugia. Io e Josh non ci siamo lasciati, e ritengo che avere delle amicizie sul set sia costruttivo. Se devi lavorare con delle persone che non ti piacciono il tuo lavoro non renderà mai al massimo. È un bene imparare a conoscere la gente con cui lavori, e a festeggiare insieme alcune vittorie. Anche io alla fine di una giornata intesa di lavoro saluto i colleghi abbracciandoli e augurando a ognuno di loro la buona notte. È normalissimo sviluppare amicizie sul set, con alcune persone, con cui magari sei più a stretto contatto sarà più veloce il processo. Ma ti posso assicurare che quando finisci di lavorare con un cast, esperienza fatta anche in teatro, alla fine del tuo lavoro, li dentro sei amico di tutti.>> mantengo il tono piatto tutto il tempo, un sorriso qua e la e il gioco è fatto. << Quindi ci puoi giurare che la coppia Joshia non si è rotta?>> mi domanda. << Joshia?>> chiedo stupita. << Si, beh i fan vi chiamano così. È un mix dei vostri nomi!>> mi informa. Non pensavo che avessimo dei fan come coppia. Anzi pensavo tutto il contrario. Pensavo che le ragazze mi odiassero perché stavo con lui. << Wow. Ho un nome di coppia! Questo si che è una cosa da raccontare ai miei figli. “ io e vostro padre eravamo i Joshia”. È divertente da dire Joshia! Mi piace.>> affermo sovrappensiero. << Quindi ci stai confermando che state ancora insieme e che pensate di avere dei figli?>> mi chiede sorpreso, con un ottava sopra il normale anche. << Cosa?>> domando sconvolta. << Hai appena detto “ io e vostro padre” ciò significa che avete intenzione di fare dei figli?>> mi domanda nuovamente. << No! In realtà noi… ecco l’ho detto senza pensarci… noi non ne abbiamo mai parlato. Non volevo dare false notizie.>> cerco di riparare al danno fatto. << Beh sono certo che Josh non si lascerà sfuggire una ragazza particolare come te. Tornando un attimo al film, il fatto che Vanessa non c’è più e che molte scene le avete dovute rigirare, ritarderà l’uscita del film nelle sale?>> ci chiede cambiando rapidamente discorso. << Oh, no! Affatto. Questo film sarà il film evento di Halloween. Uscirà come stabilito la notte di Halloween. Nessun ritardo>> mi affretto a rispondere. Ovviamente Lù non poteva sapere tutte queste cose. << Quindi Luisa, a te hanno affidato una “mission Impossible ” con questo film! Hai meno di quattro mesi per capire il tuo personaggio e metterlo in scena. Come ti senti?>> le domanda euforico. << Piuttosto soddisfatta devo ammettere. Grazie all’aiuto di Ben e quello di Giulia, ho appreso affondo il mio personaggio. Anni fa avevo letto il primo libro, quindi lavorarci dentro per me è un immenso onore. Impossibile non direi. Ci siamo impegnati tutti questa settimana e con svariati sforzi siamo riusciti a rigirare quasi tutte le scene fatte con Vanessa. Se si va avanti così finiremo presto il film. >> annuncia entusiasta. È davvero brava. Si sente a suo agio con queste cose. Non come me, la prima volta mi veniva voglia di vomitare. La guardo con ammirazione. È davvero brava. Lo è sempre stata. In realtà quando studiavamo insieme l’ho sempre invidiata per la sua spontaneità, lei si lasciava travolgere e rappresentava al meglio, senza doverci pensare, qualsiasi personaggio. << Giulia, ti senti fiduciosa in questa impresa?>> mi domanda. Fiduciosa? Cosa intenderà? << Oh ma certo! Mi fido cecamente del lavoro di Ben. In realtà fa tutto lui. Noi seguiamo i suoi suggerimenti e interpretiamo i suoi pensieri. Non facciamo niente di straordinario. È lui che fa tutto.>> rispondo sorridendo. << Immagino! Ho incontrato Ben solo un paio di volte in vita mia, è l’ho trovato subito brillante. Trovo le sue idee assolutamente…. Brillanti!>> afferma compiaciuto. Tra di noi avviene uno scambio di sguardi e sorrisi. Ti prego fai che sia finita. << Beh ragazze ho un’ultima domanda!>> ci informa. Noi sorridiamo in attesa della fatidica domanda. << Voi parteciperete ai movie award di quest’anno e premierete una categoria. Sapete già quale?>> ci domanda. << Cosa? Cioè a noi nessuno ha detto di questa storia!>> affermo sconvolta e felice allo stesso tempo. << Oh che gaf! Forse non avrei dovuto dirvelo. Mi dispiace così tanto.>> si scusa David. << Beh è una bella notizia!>> afferma felice Lù. Io sorrido e annuisco. << Dopo questa figuraccia direi che posso lasciarvi libere di godervi questa meravigliosa città prima di tornare a lavorare in Tennessee! Signori e signore Giulia Ierardi e Luisa Maestosi, protagoniste del film che uscirà in tutte le sale americane ad Halloween “ Tennessee panic”.>> annuncia al pubblico. Noi ci alziamo e salutiamo. << Grazie David>> diciamo in coro uscendo. Salutiamo il pubblico con la mano fino che non lo vediamo più dopo il muro. Questa volta l’intervista è andata leggermente meglio della prima volta.

 

Di ritorno in Tennessee la nostra vita era praticamente solo sul set. La mia giornata si basava su una sveglia alle otto del mattino, riprese sul set fino a che il sole calava, tranne quelle volte che dovevamo girare nei boschi di notte, quindi stavo sul set anche oltre le sette di sera, poi tornavo nella mia stanza e dormivo fino alla mattina seguente.

<< Allora oggi Ben mi ha promesso che mi lascia la serata libera, perché vuole lavorare solo con Lù. Quindi, io e te a cena!>> affermo irrompendo nella camera che Rò aveva affittato nell’albergo. << Entra pure! Stavo giusto per chiamarti e farti leggere quello che ho scritto in questi giorni. Ho trovato l’ispirazione per il nuovo libro. Indovina su cosa si basa?>> inizia a parlare a raffica. Io mi siedo sul suo letto e incrocio le gambe << Parla!>> affermo decisa. << Beh, il libro si chiama Summer Love, ed ora siamo in estate, e la mia migliore amica è innamorata…>> abbozza degl’ indizi. << Stai scrivendo un libro su di me?>> chiedo esterrefatta. << Come sei egocentrica oggi! Cosa ti fa credere di essere tu la mia migliore amica?>> domanda. << Bah non so, le foto e l’attestato che mi hai regalato al mio compleanno. O la tazza che mi hai regalato due natali fa con scritto “ la migliore amica che potessi trovare” oh aspetta ci sono! Le mille volte che me lo hai detto!>> rispondo ironica. << Okay. Lo so avrei dovuto chiederti se ti piaceva l’Idea, ma non puoi chiedermi di non farlo, ho già scritto quattro capitoli!>> afferma supplichevole. << Va bene! Puoi scriverlo! Ma promettimi che cambierai i nomi!>> le dico seria. << Lo prometto!>> mi dice mettendosi la mano sul cuore. Scoppiamo a ridere, io mi alzo dal letto e vado verso la scrivania dove lei stava lavorando e l’abbraccio. << Preparati, andiamo a cena!>> le dico spingendola verso l’armadio.

 

 

<< Il ristorante dell’albergo è molto bello, perché non mangiamo li?>> domando mentre guido per delle strade troppo buie persino per un pipistrello. << Perché festeggiamo! Io la mia ispirazione per il nuovo libro e tu l’ingaggio nel film! >> mi dice alzando la testa per un secondo dal cellulare.. << Rò, sono nel film da quasi un mese!>> le faccio notare. << Si lo so che sei nel film da molto tempo, ma non abbiamo ancora avuto occasione di festeggiare alla nostra maniera. Quindi ho prenotato un bel ristorante, fuori da quel paesino e in una vera città. Su internet c’era scritto che era il migliore dello stato... ma perderemo la prenotazione se guidi così lenta!>> afferma bruscamente. << Sto andando alla giusta velocità, non mettermi pressione!>> la sgrido. << Giulia, ho visto una capra nella corsia di sorpasso!>> mi dice. << Sempre la solita esagerata!>> asserisco sospirando. << Ti prego, sono quasi le nove. Ho prenotato, se arriviamo tardi col cavolo che ci daranno un tavolo, ci toccherà aspettare al bar fino a che non saremo sazie di vino scadente e ciliegine!>> mi dice. << Rò, te lo ha mai detto nessuno che sei melodrammatica. Arriveremo in tempo! Tranquilla non ti farò ubriacare di vino scadente con ciliegine!>> la rassicuro scoppiamo entrambe a ridere. << Okay, ma non scherzavo, schiaccia quell’acceleratore, ero seria quando ho detto che perdiamo la prenotazione!>> mi dice improvvisamente smettendo di ridere. << Tu… seria? Cosa mi sono persa?>> scherzo io. << Ehi! Io posso essere seria e professionale! Sei la peggior migliore amica che abbia mai visto sulla faccia della terra!>> mi rimprovera trattenendo una risata. << Dimentichi Lucia con Margherita! Quella si che era la peggior miglior amica di tutti i tempi!>> puntualizzo scoppiano a ridere. << Questa te la concedo! Quando la vedo in città mi vengono ancora i brividi. Quella ragazza è completamente pazza!>> afferma sprofondando nel sedile. Con la coda dell’occhio la vedo con il cellulare in mano che lo alza a destra e sinistra. << Che… diavolo stai combinando con quel telefono?>> domando irritata dai suoi scatti. << Cerco una tacca di campo. Oh eccola…. Ma dai! Mi prendi in giro? Come puoi trovare campo per solo due secondi? Cosa cavolo dovrei fare in due miseri secondi?>> sbraita irritata contro il cellulare. << Calmati! Se non funziona prendi il mio! Solitamente qui prende bene con la mia compagnia telefonica!>> le comunico tenendo gli occhi fissi sulla strada e con una mano cerco di prendere il cellulare dalla tasca. << Non posso. Devo inviare un email urgente al mio editor e non posso mandarla con il tuo.>> mi urla contro. In questi momenti, soprattutto se si parla del suo libro, bisogna prenderla con i guanti. << Beh, usa il mio cellulare! Mandi un messaggio a Giorgio con scritto che per ora non puoi mandargli quell’email, ma che lo farai non appena il tuo cellulare tornerà a funzionare!>> suggerisco. << Forse hai ragione! Gli manderò il messaggio!>> afferma compiaciuta. Le passo il mio cellulare e la sento digitare freneticamente i tasti touch del mio cellulare, che ogni lettera ha il suo piccolo campanellino diverso.

<< Ecco adesso siamo a Nashville! Come si chiama la via del ristorante?>> domando. << Si chiama…. È all’incrocio tra Jefferson Street e la 4th Eve N>> mi risponde. << Ecco gira qui!>> mi dice di botto. Io seguo il suggerimento e svolto. Mi trovo davanti una strada praticamente deserta. Sorpassiamo una casa in costruzione e poi ci troviamo una scritta al neon gigante davanti agli occhi. << Suppongo sia questo!>> affermo appoggiandomi al volante per vedere meglio il ristorante. << C’è il parcheggiatore, allora si che è il miglior ristorante dello stato!>> affermo ironica. Da fuori il ristorante non sembrava granché, ma il cibo magari è buono. << Magari ci sono bei camerieri!>> afferma alzando le spalle. Aveva toppato alla grande. << Dai, non fa niente, lo metteremo tra la top ten delle peggiori serate al massimo!>> cerco di sdrammatizzare. Ci avviciniamo al parcheggiatore e scendiamo dalla macchina. Porgo le chiavi al ragazzo con il cartellino con scritto “Carl” e gli faccio un grosso sorriso. Lui mi da un volantino con scritto un numero e io lo metto nella borsa. Entriamo nel locale e mentre un cameriere ci scorta al tavolo che abbiamo prenotato io mi do un occhiata attorno. Tutta la gente che fino a un secondo prima stava mangiando o chiacchierando ora mi stava fissando, come se nel locale fosse entrato un troll o una sirena che si trascina dietro la coda bagnato o qualsiasi essere mitologico. << Rò, ho qualcosa in faccia?>> sussurro sedendomi di fronte a lei. << Cosa?>> mi risponde lei sempre in un sussurro. << Tutti mi fissano come fossi un alieno, quindi ho pensato di avere qualcosa in faccia!>> le faccio notare. Lei scoppia a ridere. Non capisco cosa ci sia da ridere, potrei avere un grosso trauma in faccia e non saperlo. << Perché ridi ora?>> le chiedo irritata. << Non ti fissano perché hai qualcosa in faccia, ma perché ora sei famosa! Questo è il prezzo della fama!>> mi informa cercando di non ridere. << Non pensavo di essere “così” famosa! Cioè il film non è ancora uscito!>> ribatto sconvolta. << Beh tra le foto con Josh e le apparizioni in pubblico per presentare il film, che ti aspettavi! E poi il Tennessee non è così grande, si sta girando un film importante qui, pensi davvero che la gente non sa chi sei?>> mi risponde. << Speravo in ancora un po’ di normalità! Sai prima del boom del film.>> rispondo. Lei poggia la sua mano sulla mia. << Tesoro, è quello che hai sempre sognato. Adesso che si sta avverando devi solo godertelo. Hai lavorato sodo per arrivare qui, non sarà un po’ di celebrità che ti fermerà?>> mi rassicura. Sa sempre come prendermi, mi conosce troppo bene. Prendiamo i menù e iniziamo a scegliere. All’arrivo del cameriere io ordino una pizza margherita mentre Roberta prende una bistecca e dell’insalata.

<< Allora, cosa ti mancherà della tua vita da ragazza normale della remota città italiana?>> mi domanda sorseggiando il suo vino. Prendo un bel respiro e rispondo con sincerità. << Beh… sicuramente mi mancherà fare cavolate. Perché ora tutto quello che farò sarà spiattellato sui giornali!>> in realtà è la cosa che mi spaventa maggiormente. Tutta la mia vita sui tabloid. << Hai paura che lo scoprano vero?>> mi domanda all’improvviso. << Ho paura che scoprano la vera me, che attacchino la mia famiglia per quello che ho fatto e soprattutto, ho paura che mettano in mezzo Josh.>> dichiaro trattenendo una lacrima. << Lo sai che è improbabile che lo scoprano! Chi andrebbe mai in Italia solo per scavare nel passato di qualcuno?>> cerca di confortarmi. << I paparazzi!>> rispondo seccamente. << Tranquilla!>> mi risponde.

<< Oh cavolo, sono una pessima amica!>> inizio ad agitarmi prendendo la borsa. Tiro fuori un pacchetto azzurro con il fiocco rosso e lo poggio sul tavolo. << Che…?>> inizia a farfugliare. << Buon compleanno!>> annuncio sorridendo. << Tu sei pazza! Lo sai che non voglio che sprechi soldi per i regali!>> mi risponde. << Beh, sai ora si dice in giro che sia diventata ricca, quindi…>> affermo con un alzata di spalle. Lei prende il pacchetto e inizia a scartarlo con un sorriso stampato in faccia. Io intanto rimetto la borsa a terra. Quando mi rigiro lei si sta rigirando tra le mani un ciondolo con un cuore di lapislazzuli. << Wow G è bellissima! Non so cosa dire!>> mi dice ammirando la collana. << Guarda sotto lo strato di velluto!>> affermo sorridendo. Lei titubante alza il velluto che avvolgeva il ciondolo e con un espressione sorpresa tira fuori la partecipazione agli award dove presenterò una categoria. << Ma che… che cosa..?>> inizia a chiedere. << È il biglietto per i movie award del mese prossimo! Ci sarà la prima del film e sono in classifica per vincere un premio, mi hanno detto che posso portare qualcuno e quindi porto te!>> asserisco entusiasta. << Sei fantastica!>> annuncia.

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Capitolo 25
*** la premiazione ***


26

La premiazione

<< Signori, oggi è l’ultimo giorno di riprese. Voglio solo dirvi che è stato magnifico lavorare con voi, siete tutti bravissimi. Alcuni di voi sono cresciuti in questi mesi, e sono felice di annunciare che ci si rivede l’anno prossimo per il sequel. Ma più di tutto sono felice di aver conosciuto gente magnifica come voi. Ringrazio tutti gli attori di aver lavorato con ostinazione e allegria e di aver reso quello che credevo solo un sogno, un magnifico film. Vorrei ringraziare l’intero staff di produzione e i cameraman che hanno fatto un ottimo lavoro e che hanno sopportato le mie pazzie. Ci tengo anche ad annunciare che per i prossimi mesi non scoccerò nessuno di voi, beh tranne le protagoniste perché devono fare ancora un bel po’ di cose, e che con i ragazzi del montaggio video lavoreremo sodo per far si che tutto sia perfetto. Quindi con questo ultimo giorno tutti insieme ci tenevo solo a dirvi… Grazie, grazie a tutti, siete stati magnifici!>> annuncia Ben. Abbiamo finito di girare l’ultima scena. Sono passati tre intensi mesi, abbiamo lavorato così tanto, divertendoci ovviamente, ma anche faticando che non mi sono accorta di come fosse volato il tempo. L’ultimo giorno di riprese si è svolto in modo molto leggero. Abbiamo girato giusto le ultime tre scene e per la maggior parte del tempo io non ho dovuto fare praticamente niente. Solo una scena riguardava me e allora mi sono divertita a spulciare tra i costumi di scena e scherzare con Rò su alcuni vestiti veramente brutti.

 

<< Sei stata su Twitter in questi giorni?>> mi domanda Rò mentre avvicina una maglietta e si specchia. << Non ci entro da un bel po’. Forse l’ultimo tweet risale al mio compleanno !>> rispondo rimettendo a posto un vestito di scena. Avevo indossato quel vestito, e non mi piaceva granché su di me, ma è un bellissimo vestito. << Quindi il giorno in cui hai conosciuto Josh! Sarebbe anche ora andare a vedere cosa succede online!>> mi informa infilandosi la maglietta che poco prima valutava se le stesse bene. << Trovi sia necessario?>> domando inquieta. << Estremamente necessario!>> risponde seccamente sfilandosi la maglia, ormai nella lista delle cose da non mettere mai nella sua vita. Prendo il telefono e titubante schiaccio l’app di Twitter. Appena si caricano le informazioni il mio telefono inizia a impazzire di bip e altri bip. Una miriade di persone che mi ha scritto e altrettante hanno iniziato a seguirmi. << Che è successo?>> mi domanda avvicinandosi alla poltrona dove mi sono seduta. << Rò, ti ricordi quanti mi seguivano prima del mio compleanno?>> chiedo. << Beh a parte me, quelli della scuola e alcuni con le stesse cose in comune dire circa novantasette! Perché?>> mi risponde con un sorrisetto. << Perché adesso ne ho più di un milione!>> rispondo spiazzata. L’espressione disegnata sul volto della mia amica mi fa intuire che nemmeno lei se lo aspettava. << Un … un MILIONE? Mio Dio dici davvero?>> mi domando avvicinandosi per vedere se fosse vero. Io giro il telefono in modo che possa vedere meglio. << Spiazzante vero?>> le chiedo non appena riacquisto la parola. << Tesoro, ora sei ufficialmente famosa!>> mi risponde alzandosi e porgendomi la mano.

<< Giulia ti aspettano in scena, Ben ha finito con l’ultima scena. Sta per fare il discorso!>> ci avvisa Georgia.

 

<< Quindi, adesso che abbiamo finito andate a preparare i bagagli. Sarete felici di tornare dalle vostre famiglie! Vi ringrazio ancora!>> conclude Ben. Iniziamo ad applaudire per il bellissimo discorso. << Adesso se qualcuno vuole dire qualcosa! Visto e considerato che escluse Giulia, Luisa e Tom, la maggior parte di voi non sarà con noi per il prossimo film, se qualcuno ha qualcosa da dire… come si dice? Parli ora o taccia per sempre…. No quello era in chiesa forse!>> Ben è un grande. Scoppiamo tutti a ridere, poi una delle ragazze più riservate va al centro del nostro cerchio e sale su una sedia trovata li vicino. << Io ci terrei a dire che è stata un esperienza fantastica! Con tutti i ragazzi del cast ho stretto un rapporto bellissimo, siamo diventati tutti molto amici ed è questo che mi rende più felice. Questo è il primo film dove non faccio solo da comparsa, e fare uno dei personaggi mi ha reso davvero orgogliosa. E ci terrei anche ha dire che… Giulia…. Mi dispiace se abbiamo parlato male di te all’inizio! Penso di parlare a nome di tutti quando dico che ci sbagliavamo. Tu ti meriti il ruolo di protagonista! Sei una bravissima attrice, e il teatro italiano ha perso un’attrice coi fiocchi. Quindi scusaci, scusami!>> la suo voce è molto flebile, ma sento ogni parola. È davvero gentile ha dire una cosa del genere. Tom le si avvicina e le offre la mano per scendere dalla sedia. Tutti applaudiamo a quelle belle parole. Appena scende mi avvicino e la stringo con un grosso abbraccio. << Grazie!>> sussurro ancora stringendola. Mi allontano e torno al mio posto vicino a Lù. Con sorpresa di tutti a salire sulla sedia è una ragazza spuntata dal nulla. Nessuno si aspettava il suo arrivo. << Che ci fa lei qui? Non dovrebbe essere a casa o che so io?>> mi bisbiglia Lù all’orecchio. << Ne so quanto te!>> rispondo non staccando gli occhi da Vanessa. << Ciao ragazzi. Wow, siete tutti… stupendi. Mi dispiace molto non aver completato questo cammino con voi. In questi mesi mi siete mancati davvero tanto. Giuro, ho pensato a voi ogni… ogni giorno. Con Ben ho visto alcune riprese e devo ammettere che io non avrei saputo fare di meglio Luisa. Sei nata per questo ruolo. Giulia… beh che dire. Sei sempre favolosa sullo schermo. Ognuno di voi è favoloso. Siete stati magnifici e, ripeto, mi dispiace non essere più con voi. Congratulazioni per il film e spero siate tutti felici di tornare a casa dai vostri cari.>> Vanessa traballa un po’ mentre scende dalla sedia, ormai si nota un po’ di pancia, Tom le corre subito in soccorso ma lei si stacca e viene vicino a me. Mi abbraccia forte e come era apparsa scomparve. << Ha fatto un bel discorso!>> mi sussurra Lù. << Un po’ confusionario ma bello!>> ribatto sorridendo. << Sotto a chi tocca!>> urla Ben dalla sua postazione. <> sussurro alla mia coprotagonista. << Okay, prima tu!>> ribatte. Faccio un passo avanti per andare alla sedia, ma Tom mi batte sul tempo. Torno al mio posto e ascolto quello che ha da dire. << Ci tenevo solo a dire che è stato un onore lavorare con tutti voi, e che sarà un onore rincontrarvi l’anno prossimo e completare questa saga, almeno con la maggior parte di voi!>> detto questo scende dalla sedia e torna al suo posto. Tutti applaudono. Okay ora tocca a me. Vado verso la sedia e ci salgo. Mi giro verso gli altri e non dico niente. << Sinceramente non so cosa dire. Tutti quelli che sono saliti qui hanno già detto quello che penso. Ma vorrei aggiungere una cosa. Nella vita capitano a tutti cose brutte, e vi assicuro che io ne ho una lista davvero lunga, ma questo film, quest’opportunità è davvero la cosa più bella che potesse capitarmi. Tutti voi siete stati davvero bravi e pazienti con me. Ci tengo davvero tanto a ringraziare Ben per tutto quello che ha fatto per me. Mi ha insegnato a non temere la cinepresa. È una cosa strana, anche se sono un’attrice ho paura follemente la cinepresa. Poi vorrei ringraziare anche Vanessa, pur non essendo più qui. Lei mi ha insegnato a credere nelle mie potenzialità. E ovviamente grazie a tutti voi, per aver lavorato così sodo. Grazie e… spero di rivedervi tutti.>> detto questo scendo dalla sedia e torno al mio posto. Sono così elettrizzata. Non posso crederci, sono stata in mezzo alla folla e ho parlato. Da dove è uscito tutto quel coraggio?

 

<< Quindi grazie!>> conclude Lù. Non posso crederci! Non mi sono nemmeno resa conto che stesse parlando.

<< Bene gente! Siete stati magnifici. Ho le lacrime agli occhi. Siete così sentimentali! Okay prendete le vostre cose e andate a casa! Non voglio vedere più i vostri culi per un bel po’! Giulia, Lù voi due aspettate.>> annuncia Ben sbattendo le mani. Lo staff prendendo le loro cose prima di andare via abbraccia Ben. Vedo Tom salutare tutti uscendo dalla roulotte dei costumi e avviarsi verso l’albergo. Molti altri seguono il suo esempio e si incamminano verso l’albergo. Penso che vogliano fare il tragitto a piedi perché è l’ultima volta. Anche io farò così. Non ha senso prendere la macchina per un tragitto così breve.

<< Dicci Ben!>> rompe il silenzio Lù. << Beh volevo solo dirvi che la settimana prossima dovrete essere a Los Angeles perché presenterete una categoria cantanti agli mtv choice award. Serve anche a farvi un po’ di pubblicità. Manderò un corriere per i vestiti. Il tuo Giulia lo spedirò a casa tua, per quello di Luisa come facciamo?>> ci domanda. << Beh visto che io abito praticamente vicino agli studios dove si terrà la premiazione suppongo che puoi spedire anche il suo a casa mia!>> affermo con determinazione. Lù mi scruta con aria stranita. << Che c’è?>> domando. << Beh io qua non ho la macchina e non posso affittarne una perché richiede avere venticinque anni… mi chiedevo solo come farò a raggiungerti e poi andare agli studios.>> mi riferisce. << Beh verremo a prenderti.>> Lei sorride e va a prendere la sua borsa in fondo alla stanza. << Ben…>> sussurro. << Dimmi!>> mi risponde. << Credi davvero che riuscirò a piacere alla gente?>> chiedo giocherellando con i braccialetti al mio polso. << A me sei piaciuta subito!>> risponde. << Ma con te è diverso. Non cercavo di piacerti. Beh non dopo l’audizione almeno. Con te ero normale.>> rispondo evitando il suo sguardo. << Infatti è esattamente questo che ti viene richiesto. Essere te stessa. Si te stessa e ammalierai quel pubblico.>> lui e i suoi discorsi saggi. Come ne farò a meno in questi mesi? Lo abbraccio forte e gli sussurro un grazie all’orecchio. Poi mi stacco e richiamando l’attenzione della mia amica che si era fermata a chiacchierare con un'altra ragazza ci avviamo insieme verso il nostro albergo per l’ultima volta.

 

 

 

 

<< Non posso credere di essere nuovamente a casa!>> affermo buttandomi sul divano più vicino all’ingresso fregandomene delle valige, decisa che le avrei disfatte dopo. << E io non posso credere che tu la chiami solamente casa! Questa è una reggia!>> mi fa notare Rò portando dentro il suo bagaglio. Si chiude la porta alle sue spalle e si viene a sedere sulla poltrona vicino a me. << Devo sentire Josh!>> la informo alzandomi dal divano e andando verso la cucina alla ricerca di cibo mentre faccio la mia chiamata. << Pronto?>> mi risponde una voce femminile. << Si, salve. Lei chi è?>> domando guardando il telefono per sapere se avevo sbagliato numero. << Sono Jenna. Jenna Allen la collega di Josh. Invece tu sei Giulia la fidanzata. Scusa se rispondo io, Josh ha dimenticato il telefono sul set e visto che c’era il tuo nome non volevo farti preoccupare.>> la sua voce mi innervosisce! È troppo dolce. Ho una sensazione stranissima alla bocca dello stomaco. Questa che cos’è? Gelosia! No, io non posso essere gelosa. << Beh ti ringrazio per il pensiero. Domani quando lo vedi puoi dirgli che l’ho chiamato?>> domando cercando di mantenere il controllo della mia voce. << Oh beh… si certo! Buona serata.>> mi risponde con la sua vocetta Jenna. Posso odiare una persona che non conosco? Si che posso. Perché è esattamente quello che sto facendo. Mi vergogno di me stessa. Io non odio la gente! Qualsiasi cosa essa faccia io non odio. Odio Jenna e odio odiarla perché mi hanno insegnato a non odiare. Okay forse sto esagerando, magari è una brava ragazza. << Allora? Hai trovato da mangiare?>> mi chiede Rò dal soggiorno. << In questa casa negli ultimi mesi ha vissuto Axel due week end al mese, l’unica cosa che troveremo saranno patatine e birre!>> rispondo chiudendo il frigo. << Che facciamo?>> domanda accendendo la televisione. << Pizza o cinese?>> mi informo. << Ovviamente….>> inizia a dire. << Pizza!>> concludiamo insieme.

 

 

<< Buona notte Rò>> annuncio salendo le scale e precipitandomi nella mia stanza. Lei dormirà nella stanza degli ospiti, quindi se avrà bisogno basterà solo venire a bussare una porta dopo. Prendo dal cassettone dei pantaloncini e una canotta e vado in bagno per prepararmi per la notte. Mi lego i capelli e mi lavo i denti. Mi sfilo i vestiti e li metto nella cesta dei panni sporchi. È così deprimente vederla vuota. Solitamente straboccava dei panni di Josh. Lui odia fare la lavatrice. Ha sempre detto che una delle cose che gli manca nel vivere con i suoi erano i panni puliti e stirati di sua mamma. Mi rivesto ed esco dal bagno. Prendo il pc e lo apro buttandomi sul letto. Apro Skype nella speranza di trovare Josh online. Purtroppo non è connesso. Speravo di potergli dare la buona notte, ma evidentemente a quest’ora starà a pranzo o che so io. Magari domani quando mi sveglio. Tra una settimana anche lui dovrebbe finire le riprese del suo film, quindi finalmente saremo entrambi a casa. Mi manca così tanto. Non lo vedo dalla nostra gita in Kentucky, è straziante stare tanto tempo lontani.

 

 

<< Ci vediamo dopo tesoro!>> urlano i miei genitori nella folla una volta che il carro rosso ha iniziato a muoversi. Quel grosso carro ci avrebbe portato nel nuovissimo e iperattrezzato parco giochi con accesso solo ai bambini. I genitori non possono entrare. Io saluto la mia mamma e il mio papà con la mano. Gli faccio un grande sorriso. Non vedo le loro facce ma sono sicura che siano i miei genitori.

Il parco giochi è in una vecchia casa, ormai ristrutturata a nuovo. Io inizio a giocare nella vasca delle palline. È così divertente. Il bello di questo posto è che è aperto di notte e i bambini indossano i loro pigiami. Il mio è con dei gufi. Ridendo e scherzando con altre bambine cambiamo attrazioni, prima lo scivolo, poi il castello di rete. Mentre cambiamo attrazioni mi rendo conto che ci sono tre uomini che continuano a seguire i nostri spostamenti. Non sono umani. Hanno la faccia blu e occhi completamente neri e non hanno né naso né bocca. La struttura non ha finestre, se non due o tre alte. Possiede solo porte di emergenza. Alcune hanno il lucchetto. Inizio ad aprirne una dopo l’altra, almeno quelle che consentono di essere aperte, in ogni porta trovo una stanza bianca; niente di più. Arrivo fino all’ultima, gli uomini continuano a seguirmi. Ho paura che sia solo un'altra stanza vuota, ma non ho scelta. Devo tentare. Con forza spingo la maniglia e come sospettavo c’è solo un’altra stanza bianca, ma all’interno un ombra informe grigia, dove si distingue solo la bocca con i denti a sciabola mi viene addosso.

Mi sveglio gridando. Ormai non sono più sdraiata. Come ogni volta sono sudata e impaurita. Sento passi veloci avvicinarsi alla mia porta. Roberta entra con brutalità nella stanza. Si siede accanto a me e mi abbraccia forte. Io tengo le braccia stette attorno alle ginocchia. Tremo così forte che Rò è costretta a stringermi con più forza. << Il solito?>> mi domanda appena smetto di tremare. Io annuisco, solo in quel momento mi accorgo delle lacrime. Muovendo la testa una di loro era caduta sul mio ginocchio. Poggio la mia testa sulla sua spalla e lei accarezza i miei capelli appiccicati alla fronte. Sa già come prendermi quando faccio quel sogno. Mi ricordo la prima volta che mi ha visto in quello stato. Avevamo sedici anni. Ero uscita dall’istituto da circa un mese, e con tanta fatica avevamo convinto i nostri genitori di fare insieme una settimana al mare, nella barca del marito di mamma. Eravamo noi due e le nostre mamme, amiche anche loro. Era stata una settimana magnifica. Ma io come quasi tutte le notti mi riducevo in quello stato per lo stesso sogno. La prima notte lei si spaventò, ma le seconda e la terza si era attrezzata con una coperta per i brividi di freddo, i fazzoletti per le lacrime e il sudore e del cioccolato sotto il cuscino per tranquillizzarmi.

<< Tesoro, è quasi l’alba, forse è meglio se scendiamo e guardiamo un bel film. Uno di quelli che ti piace tanto e che ti fa ridere. Qui non ho nient’altro per aiutarti!>> afferma accarezzandomi. Io annuisco e tirando la coperta con me scendo dal letto. La trascino fino alle scale e la alzo leggermente per scenderle. Mi metto sul divano e con il telecomando inizio a scorrere i titoli dei film. La televisione di Josh è davvero favolosa. Scelgo “crazy stupid love” quel film mi fa sempre morire dalle risate. Intanto sento Rò trafficare nella cucina alle mie spalle. << Ehi Rò, sta iniziando! Che stai facendo?>> le chiedo girandomi per sbirciarla da dietro lo schienale del divano. << Ho trovato dei vecchi pop corn da fare al microonde. Non saranno freschissimi ma….>> mi risponde.

 

 

 

 

<> mi lamento sistemandomi la scollatura. Era corto, attillato e pieno di brillantini. << Ma tesoro ti sta da Dio!>> mi dice Rò. << Mi sento una… una… oh al diavolo! Mi sento una battona!>> affermo slacciando il vestito. Era un vestito corto fino a metà coscia e di allacciava dietro il collo partendo da sotto le braccia. Mi lasciava la schiena scoperta e arrivava poco sopra il sedere. Era ricoperto di brillantini argentati. << Rò non posso uscire così. Mi vergogno! Non mi sento a mio agio!>> ammetto sfilandomi del tutto il vestito e lasciandolo per terra. Giro per la casa solo con il costume. << Senti mancano tre giorni, chiederò a Ben se posso indossare altro. Non posso andare in giro con un vestito del genere! Vestito? Ma che dico vestito sono due o tre fili annodati insieme. Non voglio fare la diva esigente ma io non posso metterlo.>> la informo mentre apro la porta della veranda che da sul cortile con la piscina. Lei mi raggiunge e si mette su una delle sdraio a prendere il sole. Io sto morendo di caldo. Ero rientrata in casa solo perché era arrivato il corriere e una volta capito che si trattava dei vestiti Rò voleva vedere come mi stava il mio. Mi immergo nella piscina e mi sdraio. Lascio che il mio corpo galleggi e chiudo gli occhi. << Hai sentito Lucas?>> domando all’aria. << Ieri sera e qualche messaggio poco fa.>> mi risponde la ragazza sdraiata a qualche metro da me. << Tu hai sentito Josh?>> mi chiede. << Un paio di ore fa. Dice che non vede l’ora di tornare domani e visto che ha finito in anticipo col film, ci sarà anche lui alla serata dei premi musicali. Non è fantastico?>> rispondo rigirandomi e guardandola. Lei fa un grosso sorriso. << Ho detto a Lucas che tra una settimana torno. Mi dispiace ho trovato un volo solo per quella data. Non voglio disturbarvi, se volete cerco un albergo!>> si affretta a dire. << Non scherzare! Sei nostra ospite. Se il volo è per la settimana prossima tu alloggerai qui per una settimana ancora. Sei la mia migliore amica non avrai mica pensato che ti avrei abbandonato in un albergo sola a Los Angeles in alta stagione?>> affermo sconcertata. << Non vorrei approfittare della vostra generosità!>> si scusa. Io con un piccolo salto esco dalla piscina e mi metto ad asciugarmi vicino a lei. << Tu sei pazza!>> le dico appoggiando la schiena e chiudendo gli occhi. << Si, ma sono la tua pazza preferita!>> la sento rispondere.

 

 

 

<< Ben questo vestito è splendido. Scusa se ti ho fatto tribolare per l’altro vestito. Ma non mi ci sentivo bene. Grazie comunque.>> lascio un messaggio sulla segreteria di Ben. Quell’uomo impazzirà prima o poi. In meno di quarantotto ore mi ha spedito un nuovo vestito ed è adatto al mio stile. Indossavo un abito semi lungo che si chiudeva sulle gambe a triangolo e lineare quasi azzurrino con le spalle abbassate trasparenti che ricadevano su braccia e schiena come uno scialle ma trasparente e con i brillantini. Era davvero bello. Per non parlare delle scarpe. Erano semplici e azzurre come piace a me. << Giulia sei pronta? Dai Josh e Luisa ci stanno aspettando in macchina!>> mi informa Rò scendendo le scale mentre si infilava l’orecchino. Era davvero bella. Indossava il primo vestito che mi aveva mandato Ben. A lei stava una meraviglia. Era davvero bella e… sexy la mia migliore amica. << Lucas si pentirà di non essere voluto venire! Sei uno spettacolo tesoro!>> le dico mentre prendo la mia borsetta dal tavolo e con le chiavi in mano usciamo dalla porta. Visto che siamo in quattro Josh ha pensato che la limousine fosse d’obbligo. Io avevo insistito che non era il caso spendere tanti soldi ma lui è piuttosto cocciuto. L’autista viene ad aprirci lo sportello e Josh mi tende una mano per entrare. Non ero mai salita su una macchina del genere. L’interno è anche più bello di quello che immaginavo. Lui indossa uno smoking semplice nero, senza cravatta. Questa mattina gli ho proibito di farsi la barba, adoro la sua barbetta incolta e sbarazzina. Invece Lù indossa un abito corto nero, senza spalline e che si unisce dietro il collo. Ha un grosso spacco sul decolté e il tessuto sembra abbandonarsi a se stesso per risaltare la scollatura. Le sue scarpe sono semplici con un tacco alto, più o meno diciotto centimetri come i miei. Insieme avevamo deciso di lasciare i capelli mossi, senza tanti ritocchi. Più naturali possibile. Le punte dei suoi capelli erano ancora del colore del suo personaggio. Questo è un bene. Con le punte violette era più Chloe e meno Luisa. Sarebbe piaciuta di più. Non c’erano problemi nel piacere alla gente. Lei piaceva sempre alla gente, bastava un sorriso dei suoi o il suono della sua risata e tutti rimanevano incantati. << Amore sei bellissima!>> commenta Josh. Gli do un piccolo bacio. << Grazie amore!>> poi mi avvicino al suo orecchio. << Lo sai che adoro quando indossi lo smoking.>> sussurro maliziosa. Lui sorride e mi da un bacio sul collo, facendomi il solletico. Intrecciamo le mani e io poggio la testa sulla sua spalla. Il tragitto non è molto lungo. << Lù sei favolosa!>> la incoraggio prima che si apra la portiera. Lei sarebbe stata la prima a scendere. Appena la portiera si apre luci abbaglianti ci accecano e grida ci assordano. Le grida delle fan sono bellissime. Appena ci si abitua alle luci si riesce anche a scendere dalla macchina. L’autista, che ha aperto lo sportello della macchina, tende la mano per aiutare Lù a scendere, dopo di lei anche Rò scende dall’auto. Josh mentre scende dalla macchina saluta il pubblico poi si gira verso di me e mi tende la mano. Io sono titubante. Non so se sono pronta per le fan, le foto e la camminata sul tappeto rosso. Ma lui mi sorride. E quando sorride in quel modo, io non ragiono più. Lo seguirei in capo al mondo quando mi sorride così. Prendo la sua mano e scendo da quella macchina. Per un attimo non vedo nulla. Sorrido impacciata alla folla di persone urlanti. In molti davanti a noi ci fotografano. Noi camminiamo sorridendo sul tappeto rosso, mi sento stranamente a mio agio. Con Josh che poggia la sua mano sulla mia schiena e mi sostiene. << Sorridi e stai tranquilla!>> mi sussurra prima di darmi un bacio. Ogni tanto ci fermiamo perché Josh fa autografi, foto con fan e cose da star, ma procediamo abbastanza in fretta fino alla porta che ci avrebbe condotti nella stanza delle premiazioni. La stanza è rotonda e con un grosso palco in mezzo. C’era un grandissimo schermo su una delle facciate dell’edificio e tante sedie attorno al palco.

C’è un sacco di gente famosa. Tra le quali anche attori e attrici che ammiro e rispetto, ma che se non fosse una serata formale salterei addosso a ognuno di loro implorando un autografo. << Josh… o mio Dio quello è Johnny Depp? O santo cielo. Non posso crederci è il mio attore preferito!>> sussurro emozionata al ragazzo che tengo a braccetto. << Credevo di essere io il tuo preferito!>> afferma fingendosi offeso. << Escluso te amore! >> lo rassicuro. << Se la metti così allora vieni con me! Te lo presento!>> dice mentre mi tira per il braccio. Io punto i piedi, ma con certi tacchi non è facile. << Josh ma sei impazzito? Non voglio fare una figuraccia con Johnny Depp! Oh… scusi tanto, non volevo>> mi giro per scusarmi con una ragazza alla quale avevo pestato lo strascico del vestito. Appena la guardo in faccia rimango sbalordita. Io avevo quasi rovinato il vestito a Emma Watson. Non posso crederci. Adoro Emma! Beh avendo interpretato a meraviglia il personaggio che più preferivo della mia saga preferita non poteva essere altrimenti. << Figurati…. Tu… sei Giulia, quella di cui tutti parlano? È davvero un onore conoscerti, non vedevo l’ora!>> afferma stringendomi la mano. << Figurati io!>> rispondo sbalordita. Mi metto subito la mano sulla bocca. Non intendevo rispondere così. Emma si mette a ridere. Ecco fatto. Prima figuraccia della serata totalizzata a nemmeno venti minuti dall’inizio. << Ci scommettevo che eri simpatica! L’ho capito da come parlavi alle interviste. Sei nata per questo lavoro!>> mi dice. Forse non è andata così male! << Ti ringrazio io… ecco per me è un onore immenso parlare con lei. Sono una sua grande fan!>> balbetto emozionata. Intanto Josh si era allontanato per parlare con qualche altra celebrità. << Ti prego, dammi pure del tu. Allora quale dei miei film ti è piaciuto maggiormente?>> mi chiede con un grande sorriso. Sarà una domanda a trabocchetto? << Sicuramente Ballet shoes!>> rispondo senza riflettere. Lei mi sorride ulteriormente. Sembra compiaciuta dalla mia risposta. << Non dirlo a nessuno, ma è anche il mio preferito. Tutti pensano che la migliore delle mie performance sia con Harry Potter, ma io sostengo che gli altri film che ho fatto abbiano avuto maggior influenza su di me. Certo anche Harry Potter mi ha insegnato cose importanti e mi ha aiutato a crescere.>> mi confida. << Beh ti lascio al tuo fidanzato. Ci vediamo dopo la premiazione.>> mi da un piccolo bacio sulla guancia e salutando una cantante più in la, si allontana.

Mi avvicino a Josh, ma aspetto che lui finisca di parlare prima di intromettermi. Lui mi nota e mi fa segno con la mano di avvicinarmi. Io gli faccio capire che non ci sono problemi. << Amore vieni!>> insiste. Mi avvicino titubante. Lui mi avvolge con il suo abbraccio e mi presenta al ragazzo con il quale stava parlando. << Molto lieta, sono Giulia Ierardi.>> sostengo stringendogli la mano. << Piacere sono Alexander Mason. Perché stavi li in disparte invece di unirti a noi?>> mi domanda. Ma certo, lui è uno dei cantanti che sono in nomination per la categoria che presento io. << Ecco io non volevo interrompere la vostra conversazione e sembrare scortese o maleducata.>> affermo. Lui mi sorride. << Ma che graziosa. È molto gentile, mi piace amico!>> dice rivolgendosi a Josh. Lui mi stringe e sorride, poi guarda nuovamente Alexander << La amo per questo! È semplice e dolce!>> asserisce fiero. Josh si sbraccia facendo segno a qualcuno dietro noi di avvicinarsi. Mi giro per capire di chi si tratta. Mentre Johnny Depp si avvicina a noi, io fisso il mio ragazzo in modo minaccioso. << Johnny! Quanto tempo!>> dice con tono fiero staccandosi da me e abbracciando vigorosamente il suo interlocutore. << Mio caro. È una vita che non ci si vede. Questa deve essere lei!>> afferma spostando il suo sguardo da lui a me. Io lo fisso spaventata. Uno delle persone che ammiro maggiormente mi sta parlando e sorridendo e io non riesco a aprire nemmeno la bocca. << Quindi tu sei la famosa Giulia. Ho sentito parlare tantissimo di te. È un onore conoscerti in carne ed ossa finalmente.>> dice tendendomi una mano. Continuo a fissarlo senza dire niente. << Eppure mi era sembrato di sentirla parlare con Emma Watson prima!>> afferma rivolgendosi a Josh. Entrambi scoppiano a ridere. << Ecco… lei ha una grandissima stima per te e non riesce a capacitarsi del fatto che stai parlando proprio alla sua persona!>> sostiene Josh. << Beh Giulia, ti ringrazio davvero tanto per la fiducia che ritieni in me. Beh sono una persona come un’altra… tranne per il fatto che sono miliardario, famoso, bello e mille persone contemporaneamente!>> dice. A questo punto non mi trattengo più. Scoppio a ridere come credo di non aver mai fatto prima. Credo che il mix agitazione e divertimento insieme in me abbiano un pessimo effetto. << Finalmente ti sei sbloccata. Era diventato preoccupante!>> afferma divertito. << Mi… mi scuso. Ecco credo di essere un po’ nervosa.>> sostengo titubante. << Beh io devo fare ancora un sacco di saluti. Ci vediamo sul palco Giulia. Spero di vincere quest’anno!>> sghignazza allontanandosi. È stata meno tragica che nella mia mente. Quando ero piccola sognavo di incontrare Johnny Depp, ma ogni mio sogno finiva con io che inciampavo su qualcosa o qualcuno e alla fine Johnny rideva di me. Nella realtà è andata molto meglio.

<< Allora? È simpatico vero?>> inizia a chiedermi Josh. << Tu… sei morto!>> sussurro. Scoppiamo entrambi a ridere. Mi prende per mano e mi trascina a destra e sinistra a conoscere gente. Finalmente, mentre lui si stacca da me per parlare con qualche cantante io mi avvicino a Roberta e Luisa che bevono del vino in disparte nella saletta. << Ehi, come andiamo?>> domando avvicinandomi. << Alla grande! Ho conosciuto un sacco di celebrità. Sai che questa sera c’è anche Cody Longo!>> mi informa eccitata Luisa. << Non posso crederci! Rò tu adori Cody Longo!>> affermo prendendo un bicchiere di vino anche io dal tavolo dietro loro. << Già, però non intendo parlargli. Mi sento abbastanza patetica così!>> mi risponde tirando giù un grosso sorso di vino. << Perché patetica?>> chiedo esterrefatta. << Beh perché qua tutti sono famosi, invece io sono qui solo perché la mia migliore amica presenta una categoria e sta diventando famosa!>> risponde sconfortata. << Posa il bicchiere!>> le ordino. Lei ne beve un ultimo sorso e lo porge a Lù. La prendo per un braccio e inizio a tirarla verso l’altro lato della stanza. << Ma… che cosa stai…?>> inizia a rimproverarmi. << TU… non sei patetica!>> le faccio notare. Mi fermo davanti alla schiena del signor Longo e con un dito tamburello sulla sua spalla. Lui si gira con un grande sorriso e un bicchiere di champagne in mano. << Mi dispiace interromperla, ma la mia amica… è molto timida, come me d'altronde, ma Roberta impazzisce per lei. Era nervosa all’idea di parlarle, quindi ci terrei a presentarle la sua fan numero uno Roberta Fiora!>> inizio a dire a raffica. Ho parlato così veloce che temo non abbia afferrato nemmeno una parola del mio monologo. Lui tende la mano verso la mia compagna. Io la guardo sorridente e noto i suoi occhi spalancati. Dovevo avere la stessa espressione con Johnny Depp. << Piacere Roberta. E così tu sei la mia fan numero uno? Dovrò dire a mia mamma che ha perso il titolo!>> le dice. Io poso una piccola carezza sul braccio della mia amica e torno fiera a bere il mio vino con Luisa.

 

Rò torna verso di noi dopo una lunga conversazione con il suo idolo. Ha il sorriso che volevo vedere stampato in faccia. Se non avesse i tacchi e non fosse in una stanza piena di gente starebbe saltellando. << Suppongo sia andata bene!>> sussurro a Luisa. << Ehi com’è andata?>> chiediamo all’unisono mentre lei ci raggiunge. Con un sorriso da un orecchio all’altro lei ci mostra un bigliettino. << Ti ha fatto l’autografo! Wow!>> dico felice per lei. Lei velocemente gira il fogliettino, sul retro c’è un numero. << Rò, quello è quello che penso io?>> domando sbalordita. Non so se sia possibile ma sembra che il suo sorriso si sia allargato ulteriormente. << Mi ha dato il suo numero!>> dice un po’ troppo forte. Le chiacchere del resto della gente si fermano un secondo, ma velocemente tornano alle loro discussioni. <> afferma Luisa. << Cosa… cioè come è successo?>> domando confusa. << Beh abbiamo parlato e poi mentre gli chiedevo l’autografo lui ha scritto anche il suo numero!>> afferma come se fosse la cosa più normale del mondo. Iniziamo a parlare del più e del meno fino a che non si avvicina Josh a interromperci. Mi posa dolcemente la mano sulla schiena a ci avverte che la premiazione sta per cominciare e che dobbiamo prendere posto. Ci incamminiamo alla ricerca delle sedie con la nostra foto. Siamo in una postazione strategica, comoda per me e Luisa per raggiungere il palco senza dover scavalcare mezzo mondo. Ci accomodiamo e aspettiamo che spengano le luci. Lo show comincia con un video che introdurrà i presentatori dell’evento. Quest’anno saranno la celebre coppia Cory Monteith e Lea Michele.

Entrano sul palco cantando una delle prime canzoni che li abbiamo sentiti cantare insieme “ Don’t stop believing” proposta dal Glee club. È un onore sentirli cantare dal vivo. Ho sempre amato quel telefilm. Insegna molte cose. Le prime categorie volano, passano cinque o sei cantanti a ritirare i premi. Tra poco tocca a noi e io sento i nervi salire. Sono stata su un palco molte volte, ma ho sempre avuto questa sensazione anche se sapevo che sarebbe andate benissimo. Uno dei ragazzi dello staff viene a chiamarci, mancano due premiazioni e tocca a noi salire sul palco. Faccio un sorrisone a Josh e mi alzo per andare dietro il palco. Le scarpe mi fanno già male, ma cerco di camminare disinvolta. Mi assicura che Luisa sia riuscita a scavalcare Rò e seguiamo il ragazzo.

<< Pronta?>> domando tremante alla mia compagna. Lei mi stringe forte la mano e mi guada. << Facciamolo!>> mi risponde convinta. Una ragazza con un microfono attaccato all’orecchio mette tra le mani di Luisa il premio che dovremo consegnare, mentre a me porge la busta. << Perché a te il premio e a me la busta?>> chiedo fingendomi offesa. << Avranno saputo da un informatore anonimo che tendi a far cadere le cose quando sei nervosa, e visto e considerato che il premio è in vetro loro….. >> mi risponde sarcastica. Io scoppio a ridere. << Ringraziamo allora che c’è anche la busta, sennò mi sentirei stupida!>> rispondo.

<< Un minuto e siete in scena, pronte?>> appena riconosco la voce mi giro, Lù fa lo stesso e ci troviamo davanti Ben tutto agghindato e con un grande sorriso. << Ben!>> Lo abbracciamo forte, ma un ragazzo dello staff ci strappa dal suo abbraccio e ci spinge verso il palco. Camminiamo fino al leggio trasparente in centro alla sala ascoltando gli applausi. Un bel sorriso, faccia allegra, spalle dritte e respiro regolato. Erano questi gli insegnamenti della professoressa Dawson. Una volta sistemate nelle nostre postazioni l’applauso affievolisce pian piano. Io riesco a trovare Josh e Roberta nella folla e mi concentro su di loro. Come se nella sala non ci fossimo che noi. Niente pubblico, niente telecamere e niente gente famosa di tutto lo stato. Solo noi quattro. Questo mi tranquillizza. << Wow, è un onore essere qui stasera. Vi ho visto prima al rinfresco e… siete tutti bellissimi.>> inizio a parlare disinvolta. << Questa sera, per noi è un emozione poter presentare una categoria.>> prosegue la mia collega. << Allora… credo che sia giunto di nominare i candidati alla categoria del “miglior testo e musica dell’anno”!>> annuncio. Mi fermo per gli applausi. Vedo Josh che mi sorride, che mi incita ad andare avanti con un cenno della testa. << I candidati sono… Selena Gomez, Johnny Depp, Rebecca Black, Alexander Mason, Bruno Mars e James Blunt.>> mentre Luisa elenca i candidati sullo schermo dietro di noi appaiono le foto dei loro album si alzano tutti in piedi tra il pubblico e sorridono al suono degli applausi in loro onore. Apro la busta e lentamente tiro fuori il foglio con il nome stampato a bei caratteri. Faccio un lungo respiro e sorrido. << Il vincitore per questa categoria di quest’anno è… James Blunt!>> annuncio chinandomi sul microfono attaccato al leggio. Il vincitore esce dalla sua fila accompagnato da applausi e congratulazioni. Stringe un paio di mani prima di salire trionfante sul palco. Gli porgo la mano per congratularmi, lui la prende e mi tira a se per darmi un bacio sulla guancia. Poi va verso Luisa a ritirare il premio. Bacia anche lei, infine rivolgendosi al pubblico alza il premio al cielo e manda indietro la testa. Sono felice per lui. Metto la busta sotto il braccio e contribuisco all’applauso. Rivolgo lo sguardo a Johnny Depp che con un grande sorriso applaude il suo amico e collega per la vittoria. So che anche lui teneva al premio, la sua sportività mi colpisce. Scendiamo tutti e tre dal palco e torniamo a goderci il resto dello spettacolo. Per tutto il tempo, mentre assistiamo alle altre premiazioni io e Josh teniamo le mani intrecciate. << Sono fiero di te!>> mi sussurra all’orecchio. Poi avvicina le nostre mani congiunte alla sua bocca e posa un piccolo bacio sulla mia. 

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Capitolo 26
*** il passato torna ***


                                                                                                               27

                                                                                                   Il passato torna

<< Arriviamo subito!>> dico agitata al telefono mentre prendo le chiavi della macchina di Josh. << Rò scendi, veloce! Josh è in ospedale!>> le urlo. Lei corre giù dalle scale incredula alle mie parole. << Che è successo?>> mi domanda mentre usciamo dalla porta che da sul garage. << Ha fatto un incidente in moto! >> le rispondo secca mentre schiaccio il pulsante per aprire il portellone del garage. << Ma com’è successo?>> chiede sedendosi in macchina. << Non ne ho idea. L’infermiere mi ha detto che è appena arrivato con l’ambulanza e che è meglio se lo raggiungo. Non mi ha detto altro. Dice che non essendo un familiare non può darmi altre informazioni, che mi ha chiamato solo perché sono tra i suoi numeri delle emergenze!>> rispondo acida mentre metto in moto.

Fortunatamente l’ospedale non è molto lontano da casa. Nemmeno dieci minuti di tragitto a tavoletta e siamo già nella hall dell’ospedale. Entro correndo dopo che le porte scorrevoli si aprono. Sento Rò che mi segue cercando di non inciampare. Arrivo al centro informazioni praticamente senza fiato. << Joshua Evans…. Dov’…è?>> domando ansimante. L’infermiera smanetta sulla tastiera del computer per un attimo, ma sembra un secolo.<< Ecco l’ho trovato. Si trova al terzo piano…. Stanza duecentoventi!>> appena finisce di dire il numero inizio a correre verso l’ascensore. È troppo lento! Corro verso le scale e inizio a salirle. Un gradino alla volta. Sento Rò che mi chiama per le scale, ma sono troppo concentrata. Finalmente il terzo piano, spingo la porta e mi ritrovo nel corridoio.

Improvvisamente non sono più li. Senza volerlo mi trovo nuovamente in Italia, e riguardo vecchi episodi della mia vita.

<< Adesso è stabile, portatela nella stanza quattordici.!>> ordina il dottor Remonda alla sua squadra di medici.. Vedo mia mamma che piange seguendo il lettino che mi trasporta. Mio padre che ci segue senza emozioni sul viso. Io sono semi cosciente. Ogni tanto riesco ad aprire gli occhi e intrappolo nella memoria immagini sfocate, come i miei genitori o il mio polso con una medicazione insanguinata. Ogni volta che apro gli occhi una stanchezza improvvisa mi costringe a richiuderli, e non sono certa di quanto tempo passa tra i momenti di veglia. Però ogni volta la medicazione sul polso sembra nuova. Ogni tanto riesco anche a intrappolare ricordi della stanza o dei miei genitori che siedono al fondo del mio letto o su una poltroncina affianco.

Mi appoggio ansimante a un muro cercando di scacciare quei ricordi. Con l’aiuto della parete vado avanti di alcune stanze. Duecentotre, duecentoquattro, duecentocinque…. La testa mi gira così forte che non capisco più niente, so solo che devo andare a vedere come sta Josh.

 

 

Il dottor Remonda entra nella mia stanza. Io ormai sono sveglia, mia mamma mi stava raccontando alcune cose divertenti che pensava potessero interessarmi, mentre tirava fuori dalla valigia alcuni miei vestiti e li metteva in un armadio di fronte al letto. << Ciao Giulia, io sono il tuo medico, il dottor Remonda. Come ti senti oggi?>> mi domanda con gentilezza. Io alzo le spalle. Ritengo sia una domanda stupida da fare a una che ha tentato il suicidio. << Sono già passati a farti la medicazione oggi?>> ci riprova. Io mi guardo il polso, come se per un attimo l’ avessi dimenticato. << Si …signore!>> rispondo con voce lieve. << C’è qualcosa di cui ti senti di parlare oggi?>> mi chiede sempre dolcemente. << Perché sono ancora viva?>> domando improvvisamente arrabbiata, ma non con lui. << Quindi la tua intenzione era quella di non esserci più? Perché l’hai fatto Giulia?>> che cosa si aspetta che gli risponda? Il mio silenzio gli fa capire che non ho intenzione di raccontare la mia storia strappalacrime oggi. Il dottore si siede nella sedia vicino al mio letto. << Noi cercheremo di aiutarti Giulia, perché sappiamo che ognuno di noi ha un modo diverso di rispondere al dolore, e non sempre riusciamo ad elaborarlo in modo positivo, non da soli. Dobbiamo imparare ad affrontare le avversità ed a non arrenderci, ma soprattutto a non vergognarci nel chiedere aiuto.>> mi spiega. << Quando posso tornare a casa?>> domando guardando mia mamma che cerca di trattenere una lacrima. << Nel momento in cui starai meglio affronteremo questo discorso, ma per ora devi stare qui e farti controllare. Inizieremo con un ciclo di visite di tre ore al giorno con solo i famigliari. Con il tempo se risponderai ai trattamenti potrai ricevere visite da amici, fidanzati, professori e chi vorrai tu. Se vedremo che lo loro presenza ti infastidisce o reca danni al lavoro fatto saranno invitati ad uscire dall’istituto. Sarai tenuta a venire nel mio studio quattro volte alla settimana per quaranta minuti l’una. Seguirai i corsi di gestione della rabbia e quelli di sostegno per la depressione. Tra qualche giorno arriverà la tua compagna di stanza. Socializzare fa bene e se stai bene guarisci prima ergo esci di qui e torni a casa con i tuoi genitori.>> ascolto il dottore rapita dalle sue parole, ma forse questo è quello che sembra all’esterno, nella mia testa i pensieri vagano solitari verso la disperazione. Io non volevo tare in quel posto.

Duecentodiciassette, duecentodiciotto…. Il tempo scorre lentamente rispetto alla normalità. Ho come l’impressione che la gente nemmeno si accorga di me, quasi per terra, che mi trascino con le lacrime agli occhi verso la stanza del mio ragazzo che ha appena avuto un incidente. È come se lo spazio e il tempo attorno a me si deteriorassero. Come se nulla fosse reale e al temo stesso lo sia fin troppo. Sento ancora l’urlo di mio padre quando mi ha trovato per terra in una pozza di sangue…. Sento la pressione che faceva sul mio polso mentre chiamava l’ambulanza. La mia testa sta scoppiando. Crollo a terra con la testa fra le mani, stringendola il più forte possibile , sperando che tutto finisca al più presto. Mi andrebbe bene anche risvegliarmi e scoprire di essere ancora nel mio letto di ospedale in Italia, basta che quel dolore, mentale e fisico, sparisca. Non so se sto urlando, ma la mia gola fa male come se lo stessi facendo! Qualcuno faccia smettere mia madre di urlare.

 

<< Ciao Giulia>> mi accoglie il dottor Remonda. << Buon giorno Giovanni>> rispondo accomodandomi su una delle poltrone frontali alla sua scrivania. << Come ti senti oggi?>> stessa domanda da due mesi. La risposta sempre ignota. << Normale.>> rispondo facendo spallucce. In realtà non so come sto. So che sto come non vorrei stare. Sto come una senza l’ombrello nel bel mezzo del temporale. Sto normale, si, ma senza il “nor”. Ovviamente tutto queste cose non posso dirle. Se voglio tornare a casa devo cercare di stare meglio, o almeno farlo credere. << È Fantastico! Allora oggi era il primo giorno che hai le visite aperte, chi è venuto a trovarti?>> mi domanda con un bel sorriso, mentre inizia prendere appunti su tutto quello che dirò. << La… la mia amica Roberta!>> rispondo morsicandomi la manica della felpa. << Eri felice di vederla?>> mi chiede. No non ero per niente felice di vederla! Lei è la mia migliore amica, ma non voglio che qualcuno mi veda, qui, ridotta a uno straccio, mentre mi danno medicine e tranquillanti e cercano di psicanalizzare il motivo del mio tentato omicidio. Quindi no, non ero affatto contenta della sua visita. Ma come biasimarla, lei è la mia migliore amica, se non fosse venuta lei a spronarmi a sopravvivere a questa situazione che lo avrebbe mai fatto? << Sono qui dentro da un mese, è ovvio che sono felice di sapere che il mondo esterno non è stato contaminato da un virus zombie o una bomba nucleare non è esplosa.>> rispondo sorridendo. << Sarcasmo, questo è un buon segno! Allora…. Roberta ti ha fatto domande su quello che è successo?>> mi domanda con cautela. << Si!>> rispondo secca. << E le hai detto tutto?>> chiede. << Le ho detto tutto quello che voleva sapere>> affermo spostando il mio sguardo su un uccellino che passa davanti alla finestra dello studio. << Questo “ tutto quello che voleva sapere” corrisponde con “tutta la verità” o con “ la verità di Giulia”? >> la verità di Giulia? E questa da dove l’ha presa? Beh a questo punto improvvisiamo. << Ormai sono la stessa cosa! Ho imparato a non mentire, nemmeno a me stessa!>> rispondo. Spero che gli basti. << Questo è molto saggio! Sono felice di sapere che la pensi così! Come sta il polso?>> sono salva, ha deciso che si poteva cambiare argomento. << Ieri mi hanno tolto del tutto la medicazione. Hanno detto che non c’è più pericolo che sanguini nella notte come l’altra volta. Ormai è solo una lunga striscia bianca sulla mia pelle. Stavo pensando di comprare una fascetta o coprirlo con dei bracciali, non mi piace!>> affermo esaminando il mio polso. << No, io vorrei che per il periodo in cui sosterai ancora qui, tu lasciassi libera la vista al taglio. Vorrei che lo vedessi e ripensassi a quello che è successo e di conseguenza ai progressi che stai facendo, fino a che capirai che fa parte di te e che non devi vergognartene>>

 

<< Signorina, si sente bene?>> mi domanda un ragazzo avvicinandosi e aiutandomi a rialzarmi. << Si… grazie. Mi potrebbe aiutare a raggiungere la stanza duecentoventi?>> gli chiedo appoggiandomi al muro. Lui mi prendo sottobraccio e mi aiuta ad arrivare fino alla porta. Senza accorgermene ero arrivata quasi davanti alla stanza di Josh. << Ti ringrazio!>> dico al ragazzo girandomi verso di lui. << Sicura che non vuole che chiami qualcuno?>> mi domanda cordialmente. Sembra davvero preoccupato per me. Gli sorriso debolmente e entro nella stanza. Mi richiudo la porta alle spalle e mi avvicino al letto. Josh è sdraiato sul lettino con tubi che gli partono da ogni punto. Mi scendono le lacrime a vederlo in quello stato. Mi avvicino per dargli un bacio, poi mi siedo sulla sedia e aspetto. Non so nemmeno cosa, ma aspettare mi da la speranza che qualcosa succederà. Poggio il gomito sul bracciolo, poi anche la testa lo segue appoggiandosi sulla mano e mi addormento.

Molte voci affollate mi svegliano. Apro gli occhi e mi avvicino alla porta esco e mi trovo davanti la mamma e il papà di Josh. Appena si accorgono della mia presenza mi saltano addosso e mi abbracciano. Lentamente contraccambio l’abbraccio. Poi dietro di loro scorgo Axel, Holly e Rò. Loro stanno bevendo del caffè e chiacchierano. << Tesoro, tu stai bene?>> mi domanda Andrew allontanandomi dal gruppo. Io mi sento leggermente confusa e sono certa che mi si legga in faccia. << Credo di si! Cioè io non ero sulla moto con lui… però….>> non so come concludere la frase. Lui mi stringe forte. << Lo so che è difficile! Allora hai parlato con un dottore?>> mi chiede. Io scuoto la testa. << Beh io è la prima cosa che ho fatto. Devi stare tranquilla. Hanno detto che dormirà fino a domani mattina al massimo. Adesso dorme per via dell’anestetico che gli hanno somministrato per non sentire dolore. Si è rotto una gamba e inclinato una costola, ma tutto il resto è apposto. Nessun organo interno è stato danneggiato. Ha qualche taglio ma quelli guariranno presto. Adesso però non dire a Amber che ti ho riferito tutto. Lei vuole che non ti preoccupi, ma secondo me ora che sai che sta bene sei molto più tranquilla!>> afferma. Io gli faccio un grande sorriso e torniamo davanti alla stanza. Mi siedo vicino ad Axel e ascolto i discorsi che faceva con la sorella e Rò. << Ho letto i tuoi libri e adoro il primo!>> sostiene Holly. << Vuoi scherzare vero? Il secondo è il più bello. Si ha più azione. Cioè un amore tra spie è molto meglio che uno tra due ragazzini a un campo.>> afferma acido Axel. << Beh tu sei maschio. In realtà quando lo leggevi passavi oltre le parti romantiche per sapere come sconfiggevano il cattivo!>> gli rinfaccia la sorella. Rò scoppia a ridere. << Ha ragione Holly. Il più bello è il primo!>> intervengo io. Holly mi fa un sorrisone e torna a discutere con fratello le parti migliori del libro della loro nuova amica.

 

 

<< Ehi sei sveglio!>> esordisco entrando nella stanza. Finalmente è il mio turno di passarlo a salutare. I dottori hanno detto che poteva entrare solo uno alla volta e ho pensato che la famiglia dovesse passare prima. << Ehi>> risponde con un gemito. << Allora… che effetto fa essere tu quello nel letto d’ospedale?>> domando cercando di sdrammatizzare. << Non molto bello>> conferma. << Com’è successo?>> chiedo a bruciapelo. È un giorno intero che mi scervello per capire come uno come lui, che guida benissimo e rispetta sempre i limiti sia finito in quello stato. << Un deficiente con un SUV è passato col rosso.>> risponde come se fosse la cosa più normale del mondo. << Hanno detto che puoi tornare a casa la settimana prossima. Preferisci venire da noi o andare dai tuoi genitori?>> domando. << Hanno già cercato di convincere mamma e papà, ma io sono deciso a tornare a casa con te. Siamo stati separati già tanti mesi per il lavoro!>> asserisce. << Okay!>> confermo felice. Lui mi sorride e io mi sento già meglio. <> gli dico. << Non ti libererai di me tanto facilmente!>> mi risponde. << Meno male, mi stavo già preoccupando!>> dico arricciando il naso per la felicità.

 

<< Eccoci a casa amore!>> dico mentre aiuto Josh ad entrare. È così impacciato con quelle stampelle, ma sono felice di vederlo nuovamente in piedi, e più di tutto che siamo a casa entrambi. Chiudo la porta e mi avvicino a lui per aiutarlo a salire le scale. Il gesso è molto ingombrante e anche se so che lui non vorrebbe dovrà dipendere da me. Con molta fatica riusciamo a raggiungere la nostra camera e lo aiuto a sdraiarsi a letto. Adesso che le parti sono invertite capisco perché lui era così apprensivo e premuroso, anche se in quel periodo non ero ancora a conoscenza dei suoi sentimenti per me. Adesso so che non vorrei passare nemmeno un giorno senza di lui, e che se l’incidente fosse andato peggio e lui fosse morto, io sarei morta con lui. Sarei morta dentro. << Cosa vuoi per cena amore?>> domando avvicinandomi alla porta. << Va bene tutto tranne la minestrina o il pollo bollito. È una settimana che mangio quella robaccia.>> afferma prendendo un libro dal suo comodino. Io gli sorrido e scendo per cucinare. Prendo dalla tasca posteriore dei miei jeans il cellulare e compongo il numero. << Ehi Giù! Come sta Josh?>> mi risponde al primo squillo Rò. << Bene. Siamo tornati a casa adesso. Sei già arrivata a casa?>> le domando. Rò era ripartita per l’Italia questa mattina alle sei per sbrigare alcune faccende con il lavoro. << Si, è venuto Lucas a prendermi all’aeroporto e sono a casa da circa dieci minuti!>> mi risponde felice. << Sono contenta che sia andato bene il volo. Ascolta quando hai un attimo di tempo, passi da mia mamma e prendi nel mio armadio un sacchetto di plastica che contiene delle vecchie foto e lettere. Vorrei tenerle con me qui.>> le chiedo gentilmente mentre metto l’acqua sul fuoco per la pasta. << Ma certo! Non ci sono problemi, e poi non vedo tua mamma dal matrimonio di Sofia, avevo proprio voglia di andare a salutarla!>> mi risponde. In tanto, mentre tengo il cellulare con la spalla, metto sulla piastra un bistecca. Scommetto che ne ha una grande voglia. << Salutami Lucas. ci sentiamo tesoro!>> dico attaccando. Poso il cellulare sull’isola di marmo e mi sciacquo le mani per preparare l’insalata. Taglio i pomodori e sciacquo le foglie d’insalata. Mischio tutto nella scodella e inizio a condirla, intanto giro la bistecca e butto la pasta nell’acqua che ormai bolle. Apro il frigo e prendo una mozzarella e la metto nel mio piatto. Mentre aspetto che le ultime cose finiscano di cuocere mi appoggio sull’sola e guardo il cellulare. Vado a vedere le notizie online riguardanti me e Josh. C’è solo un articolo riguardante me. Parla della premiazione. Non avevo ancora avuto il tempo di leggerlo. Spero non parlino della mia figuraccia con Johnny Depp. Sorrido al pensiero di quel ricordo e incomincio a leggere.

l’affascinante giovane attrice Italiana Giulia Ierardi ha presentato una delle categorie più importanti di questi MTV Choice Award, e sembrerebbe che se la sia cavata piuttosto bene. Gestisce alla perfezione la sua nuova vita. Sembrerebbe inoltre che sia riuscita a stringere amicizia velocemente con i nostri più famosi divi del cinema o i nostri cantanti preferiti grazie alla sua innata gentilezza e educazione. Ma nessuno di noi scorderà mai la sua rabbia durante la prima intervista con David Letterman subito dopo l’accusa di essere diventata qualcuno grazie al famoso fidanzato e ora convivente Josh Evans. Ma evidentemente quello era solo un momento no nella sua carriera, tanto che Johnny Depp afferma : “ La trovo una splendida persona e sono sicuro che la fama non la cambierà.” Speriamo tutti che il nostro famoso e saggio Johnny non si sbagli. Anche Emma Watson ha commenti positivi sulla nostra piccola stella in ascesa. “ Ritengo sia una ragazza davvero dolce e sensibile. Sono convinta che chiunque la incontri e parli con lei ne rimanga piacevolmente affascinata.”

Sembrerebbe che tutti amino la dolce Giulia. E allora non possiamo che amarla anche noi.”

È la prima volta che leggo o sento qualcosa di carino su di me. Sono “piacevolmente affascinata” da questo. Non pensavo di aver fatto quest’impressione ad Emma e Johnny, è veramente bello.

Poso il cellulare e vado a togliere la carne dalla piastra. Giro la pasta e inizio a preparare il vassoio da portare in camera. Piatti bicchieri e posate ci sono, aspetto che la pasta sia cotta e potrò tornare da Josh e mangiare la cena.

 

 

<< Era davvero buona la cena tesoro.>> afferma al mio ritorno dalla cucina, dove avevo lavato i piatti e spento tutte le luci. << Grazie. Sono felice che ti sia piaciuta!>> rispondo prendendo il pigiama da sotto il cuscino e dandogli un piccolo bacio sulla guancia. Vado in bagno per prepararmi per la notte. Mi lego i capelli e mi lavo la faccia. Comincio a canticchiare mentre mi infilo il pigiama.

Come descrivere due corpi che si intrecciano, come parlare di due mondi che si uniscono… non lo so fare eppur son qui per raccontare della prima di una serie di un milione di un miliardo di volte…. In cui son stato con te…..”

<< Di che cosa parla la canzone?>> mi chiede Josh dal letto. Non pensavo di canticchiare così forte che potesse sentirmi. << Della…. Prima volta…>> rispondo imbarazzata. << E che cosa dice? Me la canti in inglese?>> mi supplica. Allora io mi metto a tradurgli la canzone mentre nel bagno mi metto la crema e quando ho finito mi lavo i denti e mi metto nel letto. Spengo la luce della abatjour e mentre lui si mette in modo da potermi abbracciare senza farsi male alla gamba o alle costole io entro lentamente in una sorta di dormiveglia.

 

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Capitolo 27
*** preparazione a una grande serata ***


28

Preparazione a una grande serata

Con le cuffiette e la musica al massimo preparo la colazione ballando e ridendo. Oggi la colazione la faremo a tavola perché ieri pomeriggio Josh si è tolto il gesso e ha rifiutato ogni mio tentativo di convincerlo a stare a letto ancora un paio di giorni. È un uomo cocciuto, ma infondo è identico a me, ecco perché lo amo tanto. Il tavolo è già apparecchiato, aspetto solo che il caffè sia pronto e poi aiuterò Josh a scendere le scale. Ballo sulle note di “Pocket full of Sunshine” cantando il ritornello. << Non pensavo che mi servissero la colazione con musica oggi!>> afferma ridendo mentre mi sfila la cuffietta e la fa ricadere sulla mia spalla. Lo guardo scioccata. << Ehi che ci fai qua? Sarei venuta io a prenderti tra qualche minuto! Non avresti dovuto scendere le scale da solo!>> lo rimprovero. << Sono stanco di stare solo a letto. Visto che non ho più otto chili di gesso ho deciso di fare una camminata fino alla cucina, dove la mia splendida fidanzata sta cucinando la colazione!>> mi risponde dandomi un bacio. Sta cercando di comprarmi, è un perfido lecchino, ma effettivamente funziona. << Qualunque cosa tu faccia oggi fuori da questa casa ricordati le stampelle! Anche se non hai più il gesso il dottore ha detto che devi portarle per almeno altri venti giorni!>> affermo portando il caffè in tavola. Lui è li che mi aspetta con un sorriso enorme, come quello di un bambino la mattina di natale. << Tanto è inutile che mi guardi così, stasera le porti le stampelle. Non voglio che mentre passiamo sul Red Carpet tu cada per terra!>> ribadisco. << Si capo!>> risponde con il gesto della mano della marina. Ormai rassegnato al fatto che dovrà farsi vedere con le stampelle in giro comincia silenzioso la sua colazione.

<< Quali sono i programmi per oggi?>> mi domanda mentre porto le tazze nel lavello della cucina. << Tra due ore verrà tuo fratello per aiutarti a trovare lo smoking mentre io e Luisa verremo rapite da Ben per passare la giornata in uno spocchioso centro estetico per poi passare a farci il trucco e i capelli mentre uno stilista di cui non ricordo il nome ci mostrerà le scelte che abbiamo di abbigliamento.>> rispondo sciacquando le tazze e i cucchiai e mettendoli nella lavastoviglie. << Ma così quando ci vedremo?>> domanda sconcertato. << Purtroppo solo qualche minuto prima dell’ingresso. Ben ci terrà in ostaggio fino all’ultimo per accertarsi che saremo perfette.>> rispondo amareggiata. Josh si alza dalla sedia e va a sedersi sul divano, poggiando la gamba sul tavolino davanti. Chiudo lo sportello della lavastoviglie e la aziono, mi asciugo le mani e lasciando lo straccio sull’isola di marmo vado a sedermi vicino al mio triste fidanzato. Mentre lui fa zapping tra i canali per cercare qualcosa di interessante, io tiro su le gambe e mi rannicchio accanto a lui, appena capisce cosa voglio fare, alza il braccio e mi accoglie sul suo petto. << Possiamo passare così le prossime due ore?>> mi domanda dolcemente. << Era esattamente quello che intendevo fare amore!>> rispondo alzando la testa per guardarlo. Mi posa un bacio sulla testa e torniamo a guardare i canali che scorrono, mentre lui mi accarezza i capelli. Lentamente, ascoltando il suono del suo respiro, cado in un sonno profondo. È strabiliante quanto una cosa semplice come il suo petto che si alza e si riabbassa mi renda felice e straordinariamente calma.

Mai prima di conoscerlo avevo provato sensazione simile, se non quando ero davvero piccola e facevo lo stesso con i miei genitori. Posare la mia testa sul suo petto è un gesto così dolce e naturale che è come se mi sentissi in dovere di proteggere tale meraviglia. Desidero che nessuno oltre me proverà mai questo piacere. Desidero che sia solo mio. Come un patto. Un patto tra me e il suo respiro lento e regolare.

 

 

<< Giulia, svegliati è arrivato Axel!>> mi sussurra dolcemente all’orecchio. Ancora assonnata mi tiro su e davanti a me, seduto sul tavolino, mi ritrovo il fratello dell’uomo al mio fianco. << Ehi, che bello vederti>> affermo stropicciandomi gli occhi. << Buongiorno dormigliona!>> mi risponde sorridendo. Mi alzo dal divano e vado a prendere il cellulare lasciato in cucina. Appena lo prendo in mano mi accorgo dei mille messaggi e chiamate che affollano il blocca schermo. È Ben che mi ricorda che arriverà con la macchina a prendermi a mezzogiorno, che si premura di farmi sapere che non torneremo a casa e quindi di prendere tutto quello che mi servirà per la serata, uno addirittura mi ricorda di dare un lungo bacio al mio fidanzato perché servirà, testuale, a “saziarmi di zucchero” per tutta la giornata. Quell’uomo è pazzo, ma se sempre farmi ridere. Ha sempre idee nuove sul come farmi apparire e spero che questa sia bella. Il vestito della premiazione era bellissimo, spero che abbia qualcosa di simile per stasera. Do’ una rapida occhiata all’orologio al mio polso e mi accorgo che è veramente tardi. Tra nemmeno un quarto d’ora sarà qui e se non sono pronta saranno guai. Corro su per le scale e sento i due fratelli ridacchiare amabilmente. Entro nella stanza e inizio a cercare nei cassetti qualcosa di decente da indossare al posto della tuta. Prendo dei jeans a sigaretta azzurri e una camicia di Josh, mi sta un po’ grande ma va benissimo. Nell’armadio prendo la borsa più grande che ho e ci metto dentro tutto il necessario per passare la giornata fuori. In uno dei messaggi di Ben c’era scritto di portarmi anche il costume così prendo quello azzurro che mi piace tanto e lo metto nella borsa. Poi prendo tutti i miei trucchi e i profumi. Vado in bagno e mi scaravento sotto la doccia. stando attenta a non bagnare i capelli, avendoli lavati solo ieri. Esco lasciando una scia d’acqua e raggiungo il letto con l’asciugamano avvolta velocemente attorno al corpo, sorreggendola con un braccio. Con rapidità mi vesto, prendo la borsa e corro giù per le scale. Il tempo di scendere l’ultimo scalino che mi rendo conto che un clacson richiama la mia attenzione. << Ben è arrivato!>> dico dando un bacio sulla guancia a Axel. Poi mi avvicino a Josh e lo bacio come da suggerimento di Ben. Ha ragione su questo, mi servirà da carica. << Prenditi cura di lui Axel!>> dichiaro aprendo la porta. << So badare a me stesso…. Smettila di metterti i miei vestiti!>> mi risponde. Gli mando un bacio e chiudo la porta. E correndo verso l’auto grigia che mi aspettava mi preparo psicologicamente per la lunga e intensa giornata che mi attende.

 

 

Quando la macchina si ferma davanti a un immenso palazzone grigio con tante finestre mi rendo conto che tutto quello che avevo creduto non si avvicinerà nemmeno minimamente alle torture che mi infliggeranno oggi. << Benvenuti alla casa della moda di Jimmy Curtis il mago dello stile e della bellezza. Voi passerete la giornata con lui. Mi raccomando non fatelo arrabbiare e fate tutto ciò che vi dice! Adesso andate.>> ci raccomanda Ben prima di farci scendere dalla macchina. Sentiamo l’auto ripartire ma siamo troppo impegnate a fissare l’enorme palazzo che ci ospiterà e torturerà per tutta la giornata. Ci prendiamo per mano e entriamo con cautela dalla porta girevole che da su un immensa hall tutta rossa e dorata. Un ometto basso e calvo con un paio di occhiali con la montatura nera vestito con giacca e cravatta color panna ci viene incontro affannato con una montagna di fogli tra le mani. << Ciao! Voi dovete essere le star di…. Benjamin Crash.>> dice guardando gli appunti. Mentre passa un’assistente gli lascia i fogli. << Bene, è un onore conoscervi ora seguitemi… a Giulia quando puoi salutami il tuo fidanzato. Sai che sono anche il suo di stilista?>> mi domanda. Io annuisco e cominciamo a camminare per un lungo corridoio rosso. Ci fermiamo davanti tra due porte e due ragazze in camice bianco ci raggiungono. << Luisa tu andrai con Milena mentre Giulia, tu sarai nella stanza qui davanti con Flavia. Farete ceretta e massaggi. Divertitevi!>> annuncia con la sua voce squillante. Divertirci con la ceretta? Spero sia stato ironico. Sorrido alla mia compagna e seguo l’estetista nella stanza che mi hanno assegnato.

Parte con la ceretta alle gambe, sento quei pochi peli strapparsi uno a uno. Avevo fatto da me qualche settimana fa, ma ovvio che qualcuno mi era sfuggito, ma sembra che alla signorina davanti a me non importi di quei due peli e che voglia che ogni singola imperfezione vada via dal mio corpo. Dopo le gambe passa alle braccia, e li è più lungo il procedimento perché essendo sempre stati praticamente biondi non li avevo mai tolti. Non capisco perché debba togliermeli visto che nemmeno avvicinando il braccio agli occhi riesco a vederli. Ma se questi sono gli ordini, devo tacere e lasciarmi torturare dalle mani per niente delicate di Flavia. Sento dolore in ogni singolo poro delle mie braccia, ma senza dire niente seguo Flavia e lascio che mi metta olio su tutto il corpo. Con solo il costume addosso, lei mi porge un asciugamano da avvolgermi attorno al corpo e aprendo la porta entrano altre tre persone che invitandomi a sdraiarmi su un lettino iniziano a farmi massaggi per distendere i miei nervi. Dopo nemmeno dieci minuti mi sento come rinata. Sono veramente bravi. Forse esageravo pensando che mi avrebbero torturata tutto il giorno.

<< Flavia, scusa posso chiederti a cosa mi servirà il costume?>> domando seguendo la donna silenziosa che mi ha tenuto compagnia per quasi due ore. << Tra la prova abito e il trucco e parrucco andrete nella sauna. Jimmy ritiene che serve per depurare l’anima dai nervi prima di una serata importante.>> risponde con tono piatto., ha una bella voce, in due ore non aveva aperto bocca nemmeno una volta. Io sospiro e continuo a seguirla per quel lungo corridoio. Non sono mai stata in una sauna, in realtà io odio il caldo, non l’ho mai sopportato. È una cosa che mi fa impazzire. L’assistente di Jimmy mi conduce nei sotterranei. Scendiamo delle scale di pietra che conducono in una stanza enorme piena di abiti di ogni colore. Basta immaginare un colore, anche particolare, lì c’è. Sarà una lunga giornata. Mi guida tra le file di vestiti, sono certa che se non ci fosse lei mi perderei per giorni interi. È praticamente un labirinto d’abiti. Mi immagino come in un incubo dove corro tra i vestiti senza mai trovare l’uscita inseguita da Jimmy infuriato con le corna e la coda da diavolo. << Giulia vieni qui!>> urla Jimmy sommerso da vestiti che tiene appoggiati sulle spalle. Mi fa segno con il braccio di raggiungerlo e io eseguo l’ordine. Avvicinandomi noto una poltrona viola dove Luisa era seduta. Mi affianco a Jimmy e lo guardo spostare vestiti uno dietro l’altro alla ricerca di quello perfetto. Io seguo con attenzione ogni suo movimento in attesa di una qualsiasi parola.<< Ti conviene venire a sederti qui con me. È mezzora che guarda gli stessi vestiti.>> mi suggerisce la mia amica mentre messagggia. Seguo il consiglio e mi siedo sulla poltrona accanto alla sua. << Ci metto così tanto tesoro perché la tua cara amichetta l’ultima volta fatto dire dal Ben che magnifico vestito argentato che le avevo scelto con tanta cura non le piaceva, e in due giorni le ho dovuto fare cucire un nuovo vestito. Quindi si, sono lento ma troverò l’abito perfetto.>> risponde fissando un vestito bianco. Si porta una mano al mento e con due dita inizia ad accarezzarlo come per riflettere. Quindi è sempre stato lui il mio stilista. Non ne avevo idea. È una buona cosa, lui è bravo e tutte le sue creazioni sono splendide, solo che magari non le indosserei tutte. << Okay, credo che ci siamo. Adesso seguitemi!>> afferma con l’affanno iniziando a sculettare verso le scale. Lo seguiamo fino al suo ufficio, li posa tutti i vestiti su una delle poltroncine rosse e si siede dietro la scrivania di vetro. Noi ci fermiamo sulla porta e lo osserviamo, lui alza fogli e firma moduli, sfoglia book con disegni e con un gesto della mano, senza nemmeno guardarci, ci indica un divanetto vicino a un separé decorato con un disegno floreale sempre rosso e oro. Aspettiamo dieci minuti e non stacchiamo gli occhi dal nostro stilista. Quando finalmente finisce con le scartoffie si avvicina a noi e ci porge un vestito a testa. << Il primo che proverete…. Aspettatevene altri. Quindi veloci, il tempo è denaro. Luisa dietro il separé a cambiarti. >> annuncia sbattendo le mani facendo segno di muoversi. Quando Lù esce con il vestito ancora aperto sulla schiena mi alzo per aiutarla ma Jimmy mi ferma. << No, ci penso io.>> annuncia mentre si alza dalla sua scrivania e va incontro alla ragazza con indosso un vestito lungo verde. L’abito ha un corpetto a cuore verde scuro di raso increspato e la gonna è di vari strati di tulle verde chiaro che si apre sul davanti e lascia scoperte le gambe. Jimmy va dietro Luisa e le chiude la cerniera con un gesto rapito. Quel vestito è splendido, le sta davvero bene. Non vedo l’ora di scoprire cos’ha in serbo per me. Se è anche bello la metà di quello della mia collega farò un figurone. E anche lui….

<< Giulia mentre lavoro un attimo su Luisa vai a cambiarti.>> mi ordina. Mi metto dietro il muro di carta e mi tolgo l’accappatoio. Rimango con il costume e inizio a infilarmi il vestito. È un’adorabile maglia lunga nera lucida con le maniche larghe a pipistrello, sulla vita una cintura che si chiude a fiocco color bronzo. È piuttosto corto, molto bello ma corto. Esco imbarazzata tirandomi sempre più giù la maglia, mi sento nuda praticamente. << Ehm Jimmy, è molto bello ma….. non mi sento a mio agio!>> annuncio appena sono visibile ai suoi occhi impegnati su scartoffie da ufficio. Alza lo sguardo e abbassa gli occhiali sul naso. << Hai ragione non fa per te. Prova il secondo, quello rosso con la piuma>> mi dice, poi torna a leggere i fogli sulla sua scrivania. Certo che deve essere un uomo molto impegnato. Torno dietro il separé mi sfilo il vecchio abito e mi tuffo in quello nuovo. È un vestito rosso che si chiude sul mio collo, con una piuma sul lato destro della mia faccia, cade liscio sulle mie gambe fino a terra. Questo mi piace.

Esco e davanti alla scrivania del mio stilista super impegnato faccio una piroetta. << Nemmeno questo va bene. Ti fa sembrare grassa!>> afferma liquidandomi con un gesto della mano. << Prova quello bianco.>> asserisce mentre vado verso il mio piccolo camerino. Prendo il vestito bianco e mentre mi rintano dietro la parete di carta colorata incrocio lo sguardo della mia amica che una volta trovato e tolto il suo vestito perfetto si era rimessa l’accappatoio e stava attendendo che anche io facessi lo stesso. Appoggio il vestito rosso in cima al separé e poggio il vestito bianco per terra per poi mettermi dentro e tirarlo su. Infilo le spalline ed esco per farmi allacciare il vestito da Luisa. Appena è allacciato sul fondo della mia schiena ,noto gli incredibili ricami che ornano il capo che indosso. È piuttosto semplice. Mi lascia la schiena scoperta ma l’altezza della scollatura è giusta. Non mi si vedranno i piedi, ma sono certa che dovrò ugualmente indossare i tacchi alti. Dal divanetto prendo la cintura nera e me la lego in vita. È molto spessa e con la fibbia dorata. Sta molto bene sul vestito. Vado davanti all’uomo pelato con l’affanno per le troppe scartoffie da vedere e gli mostro il risultato finale. Amo questo look. << Come ti ci senti? È comodo?>> mi domanda posano la penna e togliendosi gli occhiali. << Direi che è perfetto, anzi fantastico. >> rispondo sorridendo. << Perfetto allora è il tuo. Adesso Flavia e Milena vi accompagneranno alla sauna, poi avrete il trucco e poi si occuperanno dei vostri capelli. Quindi aria, ho tanto la lavorare… e anche voi!>> ci dice sorridendo. È proprio una brava persona.

Appena apriamo la porta troviamo le due ancelle delle torture ad aspettarci. Non ho per niente voglia di una sauna. Non so nemmeno se una cosa del genere possa piacermi, ma suppongo di no visto che odio il caldo. Lasciamo i nostri accappatoi vicino alla porta di legno della sauna e entriamo. Sono titubante all’idea di dover passare un’ora li dentro, ma almeno non sarò sola. Ci sediamo sui lati opposti di una panca di legno levigato. Il caldo non si sente subito appena entrati ma dopo un po’ si fa sentire.

<< Ti piace questa giornata all’insegna della bellezza>> scherza Luisa. Alzo le sopracciglia e la guardo. << Non sono le cose che piacciono a me. Sauna, vestiti costosi, truccatrici e parrucchiere a portata di mano… tutto questo non è nel mio stile!>> rispondo sventolandomi con la mano alla ricerca di aria fresca, ma tutto quello che riesco a produrre è caldo. << Quindi… stai uscendo con Tom? >> domando maliziosa. << Non è niente di che! Siamo usciti un paio di volte e ci siamo scambiati qualche bacio, ma niente di serio.>> risponde evasiva. << Non voglio rovinare la tua storia, o l’inizio di essa, ma sai che il bambino di Vanessa è suo vero?>> lei è una delle mie più care amiche non voglio che soffra per quello sbagliato. Lei mi fa un sorriso triste. << Si lo so. Ne abbiamo parlato. Ma è tutto apposto tranquilla. Non mi farò spezzare il cuore!>>mi rincuora. Lei è una forte, ma anche se non vuole darlo a vedere so che soffre. << Allora dove ti ha portato?>> domando cambiando argomento. Lei ritorna al suo solito sorriso e mi racconta delle serate che hanno passato assieme. Mi racconta di quando l’ha portata a mangiare sulla spiaggia di LA, di quando sono andati in bici sulle colline e della volta in cui in Tennessee si sono visti un film in camera. Sembra davvero felice quando racconta quelle serate.

Io le racconto del primo appuntamento con Josh, quello del caffè alle cinque del mattino. Anche se non era un vero appuntamento. Le racconto del giorno alla mole e insieme ridiamo e scherziamo, senza accorgerci che l’ora passava.

Quando Flavia e Milena vengono a riprenderci non ci capacitiamo di come sia passato in fretta il tempo. Le assistenti ci accompagnano al terzo piano dove uno staff di preparatori e laureati in truccologia ci faranno apparire belle per le telecamere. Poi una volta finito, sul programma sono segnate le pause per mangiare qualcosa e poi su al quinto piano per i capelli. Diciamo pure che arriverò alla prima e dormirò durante la proiezione del mio film. Le dieci persone addette al nostro trucco ci fanno accomodare su delle sedie girevoli e con un lenzuolo color avorio coprono tutti gli specchi presenti nella sala. Io volevo vedere come mi riducevano, non è giusta questa cosa. Se volete torturarmi datemi la possibilità di vedere quello che mi fate. Una signora mi mette sulla fronte una specie di fascia per capelli e inizia a spargermi in faccia una poltiglia verdastra. Odora di limone e pistacchio. Poi fa lo stesso con Luisa. Un ragazzone con la maglietta nera si piazza dietro la mia sedia e inizia a massaggiarmi le tempie. Non posso crederci, trattamento completo. Intanto mentre io osservo il soffitto altre due presenze lavorano sulle mie mani e sui piedi. Mi limano le unghie, mi fanno il french con il gel e le rendono presentabili, cosa che prima non erano visto che io tendo a mangiarmele. Con una spugna liscia mi tolgono la maschera dal viso e poi ci passano l’acqua e infine una crema rigenerante. Nel mondo dello spettacolo si trattano davvero bene per una sola serata da protagonisti. Non mi dispiace poi così tanto questa storia, me l’aspettavo molto peggio. Una volta finiti i trattamenti passano all’esfoliazione del viso e poi infine al trucco, l’esfoliazione è stata meno piacevole, ma la mia pelle non è mai stata tanto liscia. Applicano un leggero strato di fondotinta e lo fermano con la cipria bianca. Poi mi mettono uno strato di bianco perla sulla palpebra superiore, poi per la palpebra mobile fanno un solco con il nero, finendo anche sulla parte superiore a formare una specie di ovale. Sfumano poco i bordi neri sul bianco e poi applicano la matita nera fino a metà della lima interna inferiore del mio occhio, nel resto ci passano l’ombretto bianco uscendo anche li dai bordi della lima e facendo si che vicino al mio naso ci fosse un punto di luce. Poi passano tanti strati di mascara fino a che la loro piccola opera non è perfetta. Mi dicono di chiudere gli occhi e poi spruzzano del lucido sulla faccia, così che il trucco non si sbavi con le ore e che sembri sempre come appena fatto. Tenendomi sempre ben stretto l’accappatoio segui una delle ragazze che mi ha preparato fino all’ascensore. Dopo pochi secondi anche Luisa ci raggiunge con una del suo staff. Il suo trucco gioca molto sul ramato e il verde, per rispecchiare il suo vestito. È molto semplice e bello. Saliamo fino al quinto piano per l’ultima tappa del tour della bellezza di oggi. In questa ala del castello di Jimmy ci acconceranno i capelli nel modo migliore per far risaltare la nostra faccia, il trucco e ovviamente le creazioni dello stilista.

Un altro staff di dieci persone sono pronte ad accoglierci. Gli specchi sono già coperti e li scopriranno solo a lavoro concluso, proprio come hanno fatto prima per il trucco. La mia Hair stylist mi indica dove sedermi e io seguo il suo sguardo fino alla sedia color crema che mi attende. Inizia a mettere una lozione color miele sui miei capelli e a massaggiare la cute con cura. Poi un pettine sciogli i pochi nodi nei miei capelli lunghi e marroni. Con molta cura li porta da un lato e li massaggia nuovamente con una spuma bianca. Dopo pochi secondi i miei capelli lisci erano gonfi e mossi come li ho sempre desiderati. Li raccoglie su un lato lasciando il ciuffo libero dall’altro. Ferma lo chignon in alto con delle forcine con in cima una rosellina bianca. Poi ci passa della lacca e mi dice di girarmi verso di lei. Una volta eseguito l’ordine lei lavora con il mio ciuffo, lo ferma con gel e lacca in modo che non passi tutta la serata a toglierlo da davanti gli occhi. Gioca un po’ con i boccoli che si sono formati e poi con un gesto fluido e veloce del polso toglie il telo da sopra lo specchio. Gira la mia sedia in modo che possa vedermi in faccia. Hanno fatto davvero un capolavoro. Non sembro nemmeno io. Sembro bella. Per una volta non noto nemmeno un piccolo difetto in me, non ne ho l’occasione perché non riesco a staccare gli occhi dal magnifico trucco e dalla splendida acconciatura. Aspetto che anche con la mia compagna abbiano finito. Anche la sua acconciatura è favolosa. Le hanno fatto uno chignon basso sullo stesso lato del mio, e come a me hanno lasciato il ciuffo mosso libero dall’altro. Adesso le stanno appuntando una rosa color bronzo tra i capelli. È bellissima.

Adesso siamo pronte per ansare a indossare i nostri vestiti. Tra qualche ora saremo nuovamente sul tappeto rosso, con i nostri accompagnatori, alla prima del nostro primo film.

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Capitolo 28
*** un finale sorprendente ***


29

Un finale sorprendente

 

Visto che ci tengono rinchiuse in una stanza fino all’ora della prima ne approfitto per mandare dei massaggi. Scrivo a Rò l’ora e il canale dove la trasmetteranno. Poi descrivo a mia mamma e mio papà la mia ansia per quello che stava per succedere ma che ero comunque felice delle belle esperienze che avevo fatto e che stavo facendo. Gli ho anche inviato una foto del capolavoro che hanno fatto su di me lo staff di Jimmy e lui stesso. Poi senza resistere all’impulso premo il pulsante e chiamo Josh. Ho bisogno di sentire la voce.

<< Ehi. Come sta andando?>> mi risponde entusiasta al telefono. << Abbiamo finito adesso. Ci tengono segregate in una stanza con l’aria condizionata a palla, così che non si rovini il trucco o non sporchiamo il vestito con sudore o che so io! Ah a proposito ho scoperto che il mio stilista è anche il tuo, o viceversa, mi ha detto di salutarti….. aspetta un attimo! Se Jimmy è anche il tuo stilista, perché non ti ho visto nel suo ufficio per prenderti lo smoking? Che avete fatto tutto il giorno tu e tuo fratello?>> domando sospettosa, mentre mi siedo su un divano. Con la mano libera mi tolgo le scarpe e mi sdraio con cautela in modo da non fare troppe pieghe al vestito. << Beh… ecco io…io ho deciso che metterò un vecchio smoking, quello della premiazione o quello del matrimonio… tanto sono tutti uguali. >> mi risponde titubante. Sento puzza di bugia. << Quindi cosa avete fatto tutto il giorno?>> domando alzando leggermente la voce. Non voglio sembrare cattiva, ma odio le bugie. << Ecco.. lui mi ha accompagnato a comprare le scarpe… hai presente quel negozio dove hai preso quelle per il matrimonio? Ecco li. Poi visto che ero un po’ stanco siamo stati nella nostra piscina e infine abbiamo portato i cani a correre al parco.>> mi risponde tranquillamente. Forse sono solo stanca non dovrei aggredirlo in questo modo. << Ah okay. Come stai? La gamba?>> domando cambiando discorso. Ora mi sento in colpa per come l’ho assalito. << La mia gamba sta bene. Devi stare tranquilla, qui Axel si sta prendendo perfettamente cura di me!>> cerca di tranquillizzarmi. << Bene ha seguito alla perfezione i miei ordini. Salutamelo adesso devo andare!>> rispondo felice. Gli mando un bacio e attacco. Adesso devo solo aspettare che ci vengano a prendere. No so se resisterò a lungo in questa stanza. Luisa sta massaggiando con Tom e io non mi annoio guardando il soffitto bianco. Dovrebbero dare di nuovo la tinta, si stanno staccando i pezzi. Giocherello con i braccialetti che penzolano sul mio ventre. Cerco di passare il tempo contando i miei respiri oppure le volte che il cellulare della mia compagna di cella squilla. In meno di tre minuti Tom le scrive cinque messaggi. Sarà un record? Forse si piacciono veramente. Forse per lui la mia amica non è solo un passa tempo mentre guarda Vanessa con il suo fidanzato crescere suo figlio, occuparsi di suo figlio. Chissà quante cose il suo povero cuore cela. Può darsi che stia soffrendo ma che non voglia darlo a vedere. Magari continua a mandare messaggi a Vanessa per sapere delle sue condizioni.

Devo uscire da questa stanza mi si sta incasinando il cervello. Non riesco nemmeno a distinguere i pensieri. Guardo l’ora sul cellulare nella speranza di vedere che manca poco. Ma purtroppo sono passati solo dieci minuti dall’ultima volta che ho controllato. Mancano ancora due ore.

 

 

 

<< Adesso dimmi quanto mi ami!>> grida Josh mentre apre la porta con il sedere e zoppica verso di me con una busta attaccata a una delle stampelle. Mi alzo velocemente dal divano e lascio il cellulare li, mentre gli vado incontro. << Ehi che ci fai qui? Pensavo fossimo in quarantena!>> affermo abbracciandolo. << Ho parlato con Jimmy e lui mi ha dato il permesso di entrare a patto che non ci sarebbero stati baci in grado di rovinare il tuo magnifico trucco… a proposito sei una favola amore!>> asserisce dandomi un occhiata veloce. Sento di arrossire e bofonchio un grazie. Poggia una stampella sul tavolino e tenendosi in equilibrio sull’altra mi porge il sacchetto. Io lo apro curiosa e dentro trovo l’unica cosa che mi avrebbe reso facile l’ultima ora di esilio. Caffè.

Era stato così dolce da portarmi un caffè, e non uno comune ma quello dal mio bar preferito. << Sei un tesoro! Ti bacerei adesso se solo potessi. >> gli dico sorridendo. Porgo una delle tazze di cartone colma di delizioso caffè a Luisa e mi gusto il mio seduta sul solito divanetto. Josh oscillando si siede accanto a me e si gusta il suo. Adesso vorrei davvero tanto un bacio o anche solo un abbraccio. O qualcosa di ancora più semplice, come appoggiare la mia testa sulla sua spalla. Ma niente di questo è permesso. Sono quasi sicura che Jimmy abbia fatto impiantare delle telecamere nella sala per controllarci. La cosa positiva e che almeno ora c’à Josh qui con me. Il massimo della vicinanza concessa è tenersi per mano e qualche carezza sul braccio. Non mi piace stargli così vicino senza poterci baciare. Sicuramente Luisa si sentirà un po’ esclusa perché Tom non è li con lei, ma questa sera lui sarà il suo accompagnatore, quindi rivedremo sulla sua faccia quel bel sorriso. Ripenso alle copertine dei giornali che li ritraggono mentre passeggiano mano nella mano mentre si gustano un gelato, o che pranzano insime. Mentre loro continuano a scambiarsi messaggi io e il mio perfetto fidanzato parliamo e ridiamo insieme. intanto che gli accarezzo il braccio con il quale ci stavamo tenendo con le mani intrecciate mi accorgo che non ha la giacca. << Dov’è la giacca dello smoking?>> domando perdendomi nei suoi occhi verdi/marroni. in alcuni punti,dipende dalla luce, ha dei bagliori azzurri. Li ho sempre trovati bellissimi.<< L’ho lasciata in macchina, così non si stropiccia!>> risponde dandomi un colpetto con l’indice sul naso. Io sorrido a quel gesto affettuoso. << Hai sentito la tua famiglia?>> mi chiede. Io annuisco al ricordo dei messaggi qualche ora prima dove affermavano che erano fieri di me e che ero bellissima in quell’abito. << Non ti chiedo nemmeno se hai sentito Roberta, perché sarebbe inutile. Scommetto anche che hai parlato con lei anche prima di me!>> afferma. Io sorrido, ha ragione e sa di averla. Io e lei siamo inseparabili. Non puoi chiederci di non sentirci per una settimana, perché ne moriremo. Noi ci diciamo sempre tutto. Solo una volta siamo riuscite a stare quasi un mese senza parlarci. Io ero a New York e lei era in tour promozionale per il secondo libro. I fusi orari non coincidevano mai e quindi non ci siamo sentite fino a che non mi sono trasferita a casa di Josh. << Ormai non so nemmeno se devo essere geloso!>> asserisce ridendo. Io gli do un colpetto sulla spalla. Sa che per nulla al mondo lo lascerei. Sa anche che per me lui è importante, e che non ha mai concorrenza. E mai l’avrà. Lui ora è il mio tutto. << Scemo>> dichiaro ridendo. << Lo sai che ti amo?>> mi chiede. << Si, ma vorrei perdere la memoria per sentire ogni volta quella sensazione piacevole alla bocca dello stomaco di quando me lo hai detto per la prima volta! >> io non sono tipo romantico, ma questa frase mi è venuta dal cuore. L’ho detta senza nemmeno pensarci. Adesso che ci ripenso sembra infantile, stupida. Lui mi rende romantica. Lui è romantico. << E tu?>> mi domanda sorridendo. << Io cosa?>> rispondo. So benissimo cosa vuole sapere. << Mi ami?>> mi domanda. << Bah… non saprei. Forse a giorni alterni!>> rispondo altezzosa. Scoppiamo a ridere. << Seriamente!>> insiste. << Si. Amo ogni singolo istante della mia vita da quando ci siamo conosciuti. Amo ogni singolo giorno passato con te o a pensare a te. Amo il momento in cui ho deciso di sostituire Johanna al pub la sera che ti ho incontrato. Ringrazio sempre per quella sera. Amo il tuo profumo alla mattina sul mio corpo. Amo saperti accanto quando mi addormento e mi risveglio. Ti amo così tanto che alle volte mi chiedo se sia reale. Mi chiedo come si possa amare tanto qualcuno da stare mele. Sei la mia luce, la mia estate senza fine, sei un biglietto d’amore consumato, amato e riletto infinite volte.>> gli dico arrossendo. Lui mi fissa sconvolto. << James Patterson! Beh l’ultima parte. È notevole!>> afferma divertito. << Io ti apro il mio cuore e tu dici “notevole”? Mi sento offesa!>> gli faccio notare. << Hai detto delle cose bellissime. Anche io sento lo stesso! Non avrei saputo esprimere meglio i miei sentimenti.>> lo vedo sorridere. Non come ha sempre fatto. In modo diverso. Come se fosse la prima volta che mi vedesse realmente. Come se finalmente avesse capito che sono li e che proviamo la stessa cosa. È un sorriso semplice, veloce ma intenso. Come se da solo, quell’unico sorriso potesse illuminare tutta la mia vita. Mi sento felice…

 

 

<< Sei pronta? Oggi è il tuo giorno. Ricorderai per sempre questa serata. La prima di un film è una cosa importante, ancora di più se è la prima di una prima.>> afferma sistemandomi un ciuffo dietro l’orecchio il mio affascinante accompagnatore. Tra qualche istante dovremo scendere dalla limousine e affrontare milioni di fan urlanti. Non so se reggerò lo stress della serata. Per precauzione nella borsetta che mi aveva dato Jimmy mi ero portata le mie pastiglie. Sono anni che le prendo in casi di eccessivo stress. Ormai non sento nemmeno più il saporaccio. Mando giù senza pensarci. Sorrido a Josh e poi punto lo sguardo sulla mia amica. Sono contenta di affrontare tutto questo con un viso amico. Mi sembra tutto più semplice e bello. << Pronta?>> domando. Lei smette di fissare Tom e mi sorride. << Facciamoli secchi. Dimostriamo che le ragazze italiane spaccano!>> adoro il suo brio nei momenti difficili. Ti da speranza. Vorrei solo poter condividere tutto questo anche con Rò. Senza di lei non è lo stesso. L’autista viene ad aprirci la portiera e Tom è il primo a scendere. Una volta messo i piedi per terra si gira e allunga la mano per aiutare la sua compagna a uscire. Appena Luisa poggia un piede, la folla di fan inizia a urlare. Una volta fuori la vedo godersi il momento. Josh scende dalla vettura imitando alla perfezione i passi dell’amico. Le urla delle ragazzine quando scendo io sono indescrivibili. Sono isteriche all’idea di potermi vedere. Una volta ero anche io una di quelle, posso capirle. Cercoi di guardare il numero maggiore di ragazzine negli occhi e salutare mentre cammino sul tappeto rosso che ci porterà dentro una sala cinema per la prima proiezione del film. Molte persone urlano il mio nome, quello di Josh, alcune acclamano Luisa e Tom. Ma il vero delirio è all’apertura della porta, quando entriamo e li lasciamo la fuori. Molti di loro sarebbero entrati tra mezzora con il biglietto e avrebbero visto il film insieme a noi. Alcuni si sarebbe seduti addirittura dietro o davanti a noi. Molti altri, quelli che non avevano potuto comprare il biglietto, aspettavano fuori la nostra uscita per gli autografi e le foto. Jimmy mi aveva spiegato tutto. Non avrei dovuto commettere errori quella sera. La procedura era quella. Facile da ricordare. Entrata, film, uscita, autografi, cena. Non era difficile. Potevo sopravvivere anche a questo.

 

Il film inizia presto, molte ragazzine, quelle più fortunate avevano i posti vicino alla fila che ci era riservata al centro della sala. Alcune addirittura avevano comprato i biglietti in prima fila nell’angolino, tanto era la voglia di essere qui, questa sera. Anche io una volta pregavo mia mamma per farmi fare lo stesso. Avrei persino preso un posto in piedi in un angolino dove non si vedeva nemmeno lo schermo tanto era la voglia di trovarmi nella stessa sala dei miei idoli. Era strano trovarsi dall’altra parte. Essere io l’idolo. Tutti chiacchierano tra loro, e la sala si affolla di quelle parole, tutte mischiate. Appena si spengono le luci e parte la proiezione il silenzio cala improvvisamente. Ogni fruscio è svanito. È una bella sensazione… il silenzio.

 

 

 

 

 

 

Quando le luci si riaccendono tutti iniziano ad applaudire. Io e la mia compagna ci guardiamo e li seguiamo a ruota. Alcuni di quegli applausi erano anche per noi, e un sorriso ebete ci si stampa in faccia. Josh mi sorrideva. Eravamo tutti in piedi ad applaudire e essere applauditi. Tutto il cast del film, il regista, tutti.

Mentre la sala lentamente come si era riempita si svuota, noi attendiamo seduti. << È un bellissimo film. Eri bellissima sul grande schermo.!>> afferma il mio fidanzato per niente imparziale. Io sorrido all’affermazione ma rispondo che a me sembravo un troll. << Non è vero!>> ribadisce. Non c’è niente da fare con lui. Mi sono trovata qualcuno che è più cocciuto di me. Tiro un sospiro di sollievo al pensiero che quello strazio era finito. Adesso tra un pochino, torneremo a casa e ci riposeremo. Io mi toglierò queste scarpe e mi accerterò di essere ancora padrona dei miei piedi. Poggio la testa all’indietro sullo schienale della poltrona e sospiro nuovamente. << Adesso viene il peggio!>> afferma sottovoce il ragazzo accanto a me. << Che intendi Josh?>> chiedo esterrefatta. << Questa sera ci saranno gli autografi e la cena, ma dalla settimana prossima il tuo cellulare squillerà ininterrottamente perché dovrai tenere la premiere del film. Dovrai girare gli stati per promuovere il film e fare interviste una dopo l’altra. E ovviamente tutto con un bel sorriso stampato in faccia!>> bisbiglia. << Ma io.. pensavo di stare a casa con te! Volevo riposarmi un po’!>> affermo dispiaciuta in un sussurro. << So come ti senti, ma non ti riposerai mai. Solo tra un film e l’altro riuscirai ad avere qualche settimana di stacco. Benvenuta nel mondo dello spettacolo amore!>> conferma con un finto sorriso.

Ci alziamo dalle poltroncine del cinema e ci incamminiamo verso gli stand dove autograferemo le foto e i poster del film, dove ci chiederanno una foto e altre cose da fan sfegatate. Non tutti hanno la fortuna di essere nel nostro cinema per la prima mondiale del film. Ci sediamo e aspettiamo che i poliziotti in divisa aprano le porte a quelle ragazzine urlanti. Josh si è messo in un angolino dietro di me, con altri accompagnatori e accompagnatrici della gente del mio cast. Mentre loro parlano amabilmente noi veniamo sommersi da richieste. Firmo alcune locandine del film che ritraggono me e Luisa nei panni dei nostri personaggi con i nostri vestiti per il ballo strappati e le armi in mano. Siamo venuto proprio bene . alcune mi porgono un quaderno e una penna colorata e mi dicono il nome al quale intestare l’autografo. Sono tutte così tenere. Ci sono alcune fan che sicuramente hanno amato il libro che sono vestite come le eroine. Facciamo la foto con alcune di loro, altre ci raggiungono e poi scappano via piangendo senza nemmeno farci parlare. La prima volta che una ragazzina fece quel gesto, mi preoccupai di avere qualcosa di spaventoso in faccia. Ci rimasi male.

Dopo un po’ è anche divertente. Alle volte mi chiedono se possono fare una foto insieme a me e a Josh, e lui è sempre ben accetto. Lui si diverte anche mentre rende felice la gente. Fa la linguaccia o le facce buffe. Alle più piccole le prende anche in braccio.

Finiti gli autografi e le foto ci accompagnano in un locale per festeggiare. Ci sarà una cena con il cast e altre persone. Ci sono anche i posti assegnati. La sala è tutta bianca, sembra quella dei matrimoni o i battesimi. Ci sono tavoli rotondi sparsi per la stanza con tovaglie color panna apparecchiati con calici di cristallo, posate d’argento e tovaglioli bordeaux di stoffa poggiati su piatti di ceramica. In centro alla sala c’è uno spazio allestito per ballare, ma suppongo che con Josh con le stampelle noi non balleremo. Il che non mi dispiace, odio ballare agli eventi. Mi sento piuttosto osservata. I camerieri ci indicano il nostro posto e seguendo il passo di Josh andiamo al nostro tavolo e ci accomodiamo. Mentre tutti prendono posto io finalmente trovo un secondo per dare un bacio al mio fidanzato. Erano ore che aspettavo che le telecamere smettessero di assillarci. Adesso che finalmente non ci osservava il grande fratello, sono libera di baciarlo, abbracciarlo e fregarmene di acconciatura, trucco, vestito e tutto il resto. Mi stacco dal bacio e lo guardo. Con una mano sulla sua guancia inizio accarezzarlo lentamente. << Che guardi?>> mi chiede sogghignando. << Pensavo…>> rispondo evasiva, senza distogliere lo sguardo dal suo viso. << A cosa pensi?>>> domanda poggiando anche lui una mano sulla mia guancia. << Sei perfetto!>> rispondo in un sussurro. << Sei pazza!>> afferma ridendo. << No. Non sono pazza. Sono semplicemente innamorata. Il che non è diverso, ma… mi piace pensare di essere stata pazza solo prima di conoscerti.>> i suoi occhi si illuminano. In modo impacciato fa cadere la forchetta per terra. Si alza dalla sedia per riprenderla. << Lascia, faccio io. Dai Josh, la prendo io!>> insisto. Ma lui è cocciuto e si inginocchia sotto il tavolo per cercarla. Io mi alzo dalla sedia e sto per chinarmi ad aiutarlo, quando lui raddrizza la schiena e mi guarda. Io spalanco gli occhi dalla sorpresa. Invece della forchetta argentata nel suo palmo è situata una scatoletta di velluto blu con all’interno un meraviglioso anello, piccolo e semplice, con un diamantino blu. Mi porto le mani alla bocca per lo stupore. Non posso credere che sia quello che penso. << Oggi avevi ragione a sospettare. Invece dello smoking con Axel sono andato alla ricerca dell’anello perfetto. Abbiamo girato tre gioiellerie prima di trovare quello giusto. Ho pensato che se dovevo chiedere una cosa importante a una persona speciale avrei dovuto organizzarmi al meglio. Sei entrata nella mia vita quasi il ventuno gennaio, il giorno del tuo compleanno. E avevi ragione questa sera, non smetterò mai di ringraziare il destino che quella sera ti ha fatto decidere di sostituire la tua amica al pub. Quello è stato… sei la cosa più bella che potesse capitarmi. In realtà sto farneticando perché non so come dirtelo. Quindi lo farò e basta, senza ulteriori giri di parole. Giulia Annarita Elisabetta Ierardi… vuoi sposarmi?>> 

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Capitolo 29
*** un estremo saluto a lui ***


Ci tengo a porgere un estremo saluto a Cory Monteith, una settimana dopo aver scritto di lui nel libro, sfortunatamente ci ha lasciato Ero indecisa se lasciare la parte riguardante lui o scrivere di qualcun'qltro, ma poi ho pensato che sarebbe stato meglio così. ho deciso di lasciarlo per la sua memoria, per far capire che è stato nei cuori di tante persone. persone che come me, sentiranno un immenso vuoto per sempre. Come fan ci tengo a ricordarlo. Preghiamo per la famiglia di Cory e per Lea, si sarebbero dovuti sposare presto. Lui sarà sempre nei nostri cuori.
vola piccolo angelo e fai sentire la tua voce oltre le nuvole!

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Capitolo 30
*** dediche e ringraziamenti ***


Dedicato ai miei genitori,  che sono i peggiori sostenitori che esistano, ma sono sicura che tutti vorrebbero genitori come loro. Sanno sempre come prendermi e spingermi a fare di più. Alla mia cara amica  Roberta Fiora, per il suo sostegno e la sua presenza in ogni momento di difficoltà. Senza di lei non ci sarebbe nemmeno metà di questo libro. Alla mia nonnina che mi sostiene in ogni cosa che faccio. Lei che mi accompagna nei momenti difficili e che mi ha cresciuto insieme ai miei genitori. A mio nonno che non c’è più ma che è sempre presente nel mio cuore.
e sopratutto a tutti quelli che mi hanno seguito fino alla fine. questa storia è anche vostra! vi ringrazio di cuore.
ci vediamo alla prossima storia <3 <3

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