Una damigella per lo sposo

di Haley_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fine ***
Capitolo 2: *** Addio New York! ***
Capitolo 3: *** Nulla è come prima ***
Capitolo 4: *** Chi eravamo ***
Capitolo 5: *** Calma apparente ***
Capitolo 6: *** Ritorno alla vita ***
Capitolo 7: *** Scheletri nell'armadio ***
Capitolo 8: *** Amore ed egoismo ***
Capitolo 9: *** Nuovo inizio ***
Capitolo 10: *** Sogno tropicale ***
Capitolo 11: *** Ospite d'onore ***
Capitolo 12: *** Dimenticare ***
Capitolo 13: *** La lunga notte ***
Capitolo 14: *** L'ultimo dell'anno ***
Capitolo 15: *** Lo ami? ***
Capitolo 16: *** Scelte ***
Capitolo 17: *** Conto alla rovescia ***
Capitolo 18: *** Sotto mentite spoglie ***
Capitolo 19: *** Il momento della verità ***
Capitolo 20: *** Respirando appena ***
Capitolo 21: *** Giochi pericolosi ***
Capitolo 22: *** Quello che dovevo sentire ***
Capitolo 23: *** Il complice della damigella ***
Capitolo 24: *** L'ultima goccia ***
Capitolo 25: *** Notte movimentata ***
Capitolo 26: *** Chi ama meno è meno fragile ***
Capitolo 27: *** Nessuno ti amerà più di me ***
Capitolo 28: *** Mai più sola ***



Capitolo 1
*** La fine ***


*Capitolo revisionato*

1

Mi guardo allo specchio cercando di aggiustarmi freneticamente i capelli già perfetti.
Sì, sono perfetti perché la parrucchiera ha impiegato ben due ore per farmi questa acconciatura, e io sto probabilmente mandando a monte la fatica e il lavoro di quella povera ragazza. Rischio di combinare un guaio, come mio solito, e di scontrarmi con l’ira funesta di Caroline.
Già la immagino mentre ferma il prete, la musica, praticamente l’intera cerimonia,  perché una sola persona in tutta la Chiesa non ha ogni minimo particolare al di sopra della perfezione, figuriamoci se poi la persona in questione è la damigella d’onore.
Tuttavia eviterebbe di radiarmi dalla lista degli invitati di ogni matrimonio da qui ai prossimi quindici anni, compreso il mio, solo in nome della nostra amicizia e considerati gli ultimi mesi di inferno che ho passato.
So che capirebbe che il mio è solo un modo per scaricare il nervosismo e la frustrazione accumulate.
Mi sembra di star vivendo un incubo, e in fondo spero sia così.  Almeno, ad un certo punto, mi sveglierei e tirerei un respiro di sollievo. Il sogno, però, si è fatto troppo brutto e il fatto che non mi sia svegliata, sudata e nel buio della notte, significa che questa non è altro che la realtà. Sono realmente qui. Indosso per davvero uno stupido vestito rosa con lo scollo a cuore e che mi fascia perfettamente tutto il corpo.
Io odio il rosa!
No Elena, non è vero, tu non odi il rosa…’ – Mi dico– ‘..odi lei che ama il rosa! In  verità non odi neanche leiCome potresti odiarla? Chi potrebbe mai odiarla? Lei è perfetta in tutto quello che fa, bellissima con i suoi capelli di seta e le sue gambe chilometriche, le tette che non seguono le leggi della gravitazione universale e la sua mitica laurea con 110 e lode, bacio accademico, strette di mano e quella risata del caz…’
Scuoto la testa, cercando di ritornare in me. Ho avuto la capacità di far inacidire anche la mia coscienza.
Di coscienza, a dir la verità, non è ho avuta molta ultimamente e, in ogni caso, non ho il diritto di fare la stronza con lei.
Se c’è una stronza da queste parti, quella sono io, e non posso lamentarmi se ora mi trovo in questa situazione. Ho fatto delle scelte che mi hanno portato qui, scelte sbagliate che ho preso da sola e non posso incolpare nessuno se non me stessa.
“Sei bellissima così, smettila di torturarti” Matt entra nella mia camera, non so neanche quanto tempo è passato da quando gli ho detto di ‘aspettarmi un attimo giù’.
Caroline l’ha obbligato a farmi da accompagnatore al matrimonio, sicuramente perché teme in un mio crollo emotivo e sa che Matt, con la sua calma e la sua pazienza, è l’unico ad avere una possibilità per calmarmi.
“Sono bella per quanto riguarda l’aspetto, ma se questo specchio potesse riflettere quello che abbiamo dentro... non avresti il coraggio di dire lo stesso.”
“Elena… non hai fatto quello che hai fatto perché sei una cattiva persona, ma perché sei umana.  Puoi rimediare, lasciandolo andare.”
So che questa è la cosa giusta, lo sapevo fin dall'inizio, ma non pensavo di essere capace di spingermi fino a questo punto. Ho ferito delle persone e ho sorpassato il limite.
“Non tutto è perduto. Puoi ancora rimediare e chiedere scusa.”
Matt ha ragione, forse posso ancora recuperare qualcosa.
“Hai ragione...puoi accompagnarmi da una parte?” mi volto di scatto verso di lui.
“Ma fra un'ora ci sono le nozze! Dove vuoi andare?”
 
Sono davanti la casa della ragazza che ho più odiato, invidiato e a cui ho rovinato il giorno più bello della sua vita.
Sento voci e risate provenire dall'interno e, dopo una manciata di minuti, finalmente mi decido a bussare.
 “Tesoro penso sia arrivata la macchina...sei pron...” una signora, esattamente la madre della persona che cerco, apre la porta, bloccandosi alla mia vista e di conseguenza non riuscendo a completare la frase.
“Che cosa ci fai tu qui? Non ti sembra di aver fatto abbastanza?” mi dice, mentre il suo sguardo corre su di me e il suo viso si contrae in un’espressione disgustata.
Non riesco a reggere questa pressione , non quando so che sono l’unica ad essere in torto.
“Io...io veramente..” Mi impongo di cacciare la mia grinta, ma il senso di colpa e la personalità della donna che mi è davanti non aiutano.
“Tu cosa? Per caso vuoi buttarti su mia figlia e rovinarle il vestito o qualsiasi altra cosa per impedire questo matrimonio? Lei ti ha accolto come se fossi sua sorella e tu le hai fatto del male solo per rubarle il fidanzato. Mi dispiace ma ho una cattiva notizia per te...loro due si amano e oggi inizieranno una vita insieme, quindi faresti meglio a sparire per sempre dalle loro vite."
Per essere una signora sui cinquant’anni, ha lasciato tutta la sua diplomazia non so dove per mostrare la sua parte peggiore.
Immagino, però, che nessuna madre conosce educazione o buone maniere quando si tratta di difendere i propri figli, almeno una buona madre.
“Mi dispiace...io sono qui per scusarmi con sua figlia..” la vedo alterarsi e boccheggiare per cominciare a dire qualcosa, ma prima di poterlo fare vengo rapita dall’immagine della sposa sul ciglio delle scale.
Leiè bellissima con il suo abito di Vera Wang e ripenso amaramente a quando l’ha scelto.. io ero presente.
Ha fatto di tutto per essermi amica e io come mi sono sdebitata?
“Mamma ti prego non dire altro, oggi è il giorno più felice della mia vita e non voglio drammi.” – Si rivolge alla madre, per poi girarsi verso di me – “Vieni con me nello studio."
Entro in casa con lo sguardo diretto verso il pavimento e consapevole di essere squadrata dalla testa ai piedi dalla signora, seguo poi la figlia lungo lo stretto corridoio.
“Hai meno di cinque minuti. Dimmi quello che devi dirmi per scaricare i sensi di colpa e finiamola qui.” Il suo sguardo è duro e perso nel vuoto, non riesce a guardarmi.
Come biasimarla?
Posso solo immaginare ciò che le potrebbe passare per la mente.
“Io...io non sono qui per sentirmi meglio e non pretendo che mi perdoni. Voglio solo chiederti scusa.  Sei stata sempre gentile con me. Non mi conoscevi, sapevi soltanto che ero una sua amica stretta e mi hai accettata. Una qualsiasi altra ragazza lo avrebbe allontanato da me per gelosia, invece tu no.”
“E cosa ho guadagnato ad essere gentile?! Niente!” – Alza la voce, ma i suoi occhi parlano. Sono tristi – “Più di una volta sono stata gelosa di te e del vostro rapporto, ma non pensavo che saresti arrivata a tanto. Pensavo mi rispettassi.”
Le sue parole sono lame che mi trafiggono il petto perché non fanno altro che confermarmi quello che già so.
Sono una traditrice.
“Io ti rispetto ma...” Cerco di dire, ma lei mi ferma alzando una mano.
“No non l'hai fatto, non voglio sentire altro. Ora vai in Chiesa, tra tre quarti d’ora mi sposo e sappi che sei ancora la mia damigella, non perché non voglio che la genti inizi a parlare, ma perché so quanto lui ti voglia bene. E io sono pronta a sopportarlo solo perché lo amo, ma questa sarà l'ultima volta.. non sono più disposta ad ingoiare bocconi amari e non voglio vederti mai più.”
Mi limito ad annuire e con lo sguardo basso mi dirigo verso l'uscita, chiedendomi cosa lui le abbia detto.
Chiedendomi come affronterò le prossime ore e le conseguenze alle mie azioni che, in ogni caso, si ripercuoteranno su di me per il resto della mia vita.


 


 

Ciao!

Ho preso ispirazione dal film 'Il matrimonio del mio migliore amico', ma la storia prende solo l'idea principale :)
Il primo capitolo è una sorta di prologo e parte dalla fine, infatti dal prossimo capitolo si ritornerà indietro nel tempo per capire cosa è successo.
I personaggi sono tutti umani e Mystic Falls è una tranquilla cittadina senza vampiri o altre strane creature.
Spero di avervi incuriosito e di sapere cosa ne pensate, alla prossima! :D

 

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Capitolo 2
*** Addio New York! ***


*Capitolo revisionato*

2

Otto mesi prima
 
Buongiorno fedeli ascoltatori di WPLJ[1], benvenuti al Morning Show di Todd&Scott. Io sono Scott  e sono soltanto le sei del mattino. Siamo già qui a farvi compagnia con musica e pettegolezzi. Tu che ci stai ascoltando hai fatto le ore piccole, magari in compagnia di qualcuno? Soffri di insonnia? Oppure sei già al lavor….Ssdjpero la pdjssaa…”
All’interno della mia mini cooper giallo evidenziatore - tanto per passare inosservata - sto armeggiando con la valvola della radio per cambiare stazione da buoni dieci minuti. 
Nonostante sia prestissimo, New York è già un casino e io sono in pieno esaurimento nervoso.
“Chiudi il becco stupido Scott Cometichiami, solo tu sei contento di essere in piedi alle sei del mattino! Forse perché ti pagano profumatamente per dire cavolate?! Bene.. sono contenta per te perché io sto in macchina già da mezz’ora e per quello che faccio percepisco uno stipendio di me…”
“Mi scusi signorina, può dirmi l’ordinazione?”
Potrei giurare di essermi fatta più rossa del vestitino che indosso stamattina. Quando urlo e strepito da sola difficilmente mi accorgo di quello che mi accade intorno e, puntualmente, faccio delle figuracce degne di esser tramandate ai posteri.  Sono arrivata davanti il banco delle ordinazioni del drive thru di Starbucks senza neanche farci caso; è proprio vero che il tempo vola quando sei impegnata a fare altro. In questo caso mi sono impegnata ad agitarmi contro un apparecchio elettronico che, per inciso, non funziona neanche tanto bene.
Ad ogni modo questa invenzione è geniale, non devo più trovare parcheggio e entrare nel locale, ma posso fare la fila per prendere i caffè al mio capo comodamente seduta nella mia macchinina.
 “Ah, sì…mi scusi… un frullato di banane”
 Frullato di banane, meh.
Anna Wintour[2] è la direttrice di Style, che detto in poche parole è un giornale di duecento pagine di cui centottanta sono pubblicità e le altre venti contengono articoli falsamente intellettuali che fanno giri di parole assurdi per invogliare il lettore a spendere tutto il proprio stipendio in prodotti inutili.
Il mio nome, però, un giorno sarà lì o su qualche altro giornale noto; scriverò articoli di vita vera e non su quale sarà il colore della primavera del prossimo anno – ignorando il fatto che sia appena iniziata l’estate di quest’anno - o se il pellicciotto ecologico fa tendenza o meno.
L’unica domanda, che mi pongo da fin troppo tempo, è se vi sia spazio per una persona come me in questo mondo.
Una persona che vuole parlare di realtà.
Mi piace la moda, l’adoro, ma se a questa unisco anche la scrittura, la mia passione più grande, allora il mio è proprio il lavoro che fa per me. Sulle riviste di questo genere, però, diventa tutto una frivolezza, quando invece anche la moda è una forma d’arte.
Spesso ho pensato di mollare tutto, di abbracciare un diverso tipo di giornalismo, di vivere in un ambiente diverso in modo da aver poter arricchirmi culturalmente e professionalmente.
Poi ripenso al mio stile di vita, alla mia condizione economica, ai miei rapporti interpersonali, a New York e prendere il coraggio di stravolgere tutto mi sembra qualcosa di così assurdo anche solo da pensare.
Il cellulare mi sveglia da questi pensieri che in modo ricorrente viaggiano nella mia mente da qualche mese a questa parte.
Mantengo lo sterzo saldamente, sono già in ritardo e l’idea di essere coinvolta in un incidente non mi alletta per nulla, mentre mi domando dove diavolo siano finiti gli auricolari. Rinuncio nell’impresa considerato che sto attraversano Times Square[3] e quindi a pochi metri dalla mia destinazione, sperando che nessuna volante della polizia mi fermi per l’infrazione.
Non mi sorprendo nel leggere il nome della persona che mi sta chiamando.
“Andie, sono arrivata.” Rispondo al telefono, contorcendomi non poco per raggiungere il cambio per rallentare nel fare manovra.
 “Si può sapere dove diavolo ti sei cacciata?! La Wintour varcherà la soglia dell’ufficio tra esattamente quattro minuti e ventisette secondi. Oh mio Dio, ora i secondi sono ventisei, venticinque…”
 “Ti prego, non mi mettere ansia! Sono appena entrata nel parcheggio e sarò da te tra meno di due minuti, ascensore permettendo.”
Lavorare al ventiseiesimo piano non è stata mai una grossa agevolazione, ma ripensando a chi è relegato al cinquantesimo mi fa desistere dal lamentarmi.
Andie è la segretaria della Wintour. Una ragazza fantastica, alta, bella con i capelli di un colore indefinito, causa innumerevoli tinte, e di una dolcezza infinita. Il suo più grande difetto, però, è essere così ansiosa. Non le do tutti i torti perché Anna è un tiranno, non perde occasione per umiliare e rimproverare. E io lo so bene perché sono praticamente la sua schiavetta tutto fare.
Sono partita da Mystic Falls a diciotto anni per uno stage in un giornale vicino New York. Dopo aver collaborato con vari giornali locali per tre anni, grazie ad una serie di fortunati eventi ho ottenuto questo posto. Milioni di ragazze avrebbero ucciso per essere dove sono io, ma oramai sono passati altri tre anni e la mia posizione non si può dire che sia migliorata di molto.
Non sono una giornalista, perlomeno non ufficialmente. Quell’arpia si diverte a rubarmi le idee, facendole passare per sue, e a farmi scrivere articoli che puntualmente non hanno mai il mio nome.
Lo so che per questo tipo di carriera il cammino è veramente duro e devo ritenermi fortunata per quello che ho ma, nonostante venga pagata molto bene, ciò che faccio è veramente tanto e lo stress mi divora.
 
Sono già le tre del pomeriggio, oggi Anna è isterica perché viene a farle visita un direttore di un importante rivista Italiana. Per quello che ho capito i due devono essere grandi rivali, perché è tutto il giorno che ripete che dobbiamo essere impeccabili eblabla. Forse non ha detto davvero blabla ma qualcosa del tipo ‘Fate un solo errore e vi licenzio…” e tutto quello che ricordo dopo è, appunto, blabla.
Le porte dell’ascensore si aprono per mostrare il  pezzo grosso di cui non mi ricordo il nome. La prima cosa che mi salta all’occhio sono le labbra, sembra essersele gonfiate con una pompa per pneumatici.
Andie trattiene le risate e prende la giacca del signore, e mi chiedo perché diavolo ne abbia una se stiamo a Giugno e si muore dal caldo.
Che cosa non si farebbe per seguire la moda.
 
“Quei due sono chiusi lì dentro da un po’” dico ad Andie che si trova seduta sulla sua scrivania proprio di fronte la mia.
Mi ignora e continua a sfogliare una rivista di basso livello che principalmente ritrae i vip nudi o in atteggiamenti discutibili.
“Il tuo oroscopo dice che da questo mese ci saranno molti cambiamenti per te…” Andie parla distrattamente, continuando a leggere, e mi stupisco dell’esistenza di rubriche di tale spessore su una rivista del genere.
Mentre sto per rispondere, la Wintour apre di scatto la porta rendendomi impossibile pronunciare anche mezza parola.
“Gilbert. Due Caffè.”
Scatto dalla sedia.
 “Subito!”
 
Dopo una serie di problemi con la macchinetta del caffè, mi precipito verso l’ufficio del capo per non farla arrabbiare più di quanto già sicuramente non lo sia.
Sono davanti alla sua porta, la apro e per la fretta di entrare mi scontro col signore con i canotti a posto delle labbra, rovesciandogli addosso tutto il caffè.
No,no, no. Elena dimmi che non è vero, non lo hai fatto veramente, non con lui, non oggi!’
Provo ad auto convincermi di star vivendo il peggiore dei miei incubi, ma la furia che leggo negli occhi della Wintour è così reale da uccidere in pochi secondi la mia speranza.
“Io.. sono… mortific ..io..” farfuglio delle scuse incomprensibili, lo sguardo dell’arpia non mi è d’aiuto. Sembra che abbia ucciso qualcuno, ma forse ho fatto qualcosa di più grave. Ho probabilmente mandato in fumo la collaborazione del secolo.
 
Qualche settimana più tardi
 
Un errore, uno stupido errore dettato dalla goffaggine che mi caratterizza, ha determinato il mio licenziamento. Non importa ciò che ho fatto in passato, tutte le notti a lavorare per lei e per i suoi stupidi articoli. Mi sono improvvisata designer, stilista, cameriera, e chi più ne ha più ne metta, ma tutto questo non conta..
Mantenermi qui a New York, ora come ora, sarà un’impresa considerati i ritmi e le spese.
Guardo Andie, venuta a trovarmi nel suo giorno libero, mentre siede sul mio divano a piangere. Siamo molto legate, e se solo penso che d’ora in poi non lavoreremo più insieme, un’ondata di tristezza mi avvolge facendomi venir voglia di buttarmi nel letto sotto le coperte e non alzarmi più.
“Elena come farò senza di te? Non puoi andartene…come sopravvivo in quella giungla?” mi chiede, soffiando il naso, in prenda alla disperazione.
“Come farò io senza te?” – sto per crollare me lo sento – “Solo tu riuscivi a tirarmi su il morale nelle giornate di lavoro e, poi, sono disoccupata da una settimana e tutti i lavori che ho considerato non mi basterebbero neanche per pagare l’affitto del loft. ”
Un rumore mi fa sobbalzare, facendomi scattare in direzione della mia camera da letto. Mi rilasso quando Scott fa la sua comparsa sulla soglia della porta, mentre litiga con un mobiletto e la roba che vi era sopra. L’impiastro in questione è Scott Comesichiama di Radio Qualcosa. Beh, è in mutande ma sono sicura che la mia amica non si sconvolga.
Lunga storia.
“Vedo che non sei passata inosservata quando hai invaso la sede della sua stazione radio per dire che il mondo fa schifo e che lui non può essere sempre allegro alle sei del mattino. Ah, forse l’hai conquistato quando ti sei buttata a terra piangendo in diretta?”
Ok, lo ammetto, non è una lunga storia…è soltanto molto imbarazzante e volevo preservare almeno un po’ della mia, già inesistente, dignità.
Come non detto.
Il lato positivo è che ora Andie ride, non riuscivo a vederla distrutta.
“Ehi Baby” Scott si avvicina dandomi un bacio a fior di labbra.
Baby?
Fai sul serio?
Chi sei.. un cantante di una boy band anni novanta?!
“Secondo te il balsamo al cocco districa i capelli più di quello alle mandorle dolci?”
La convinzione di essere andata a letto con una checca sta diventando una certezza.
E io che pensavo di aver già toccato il fondo.
“Mio Dio no, non sai che il balsamo aumenta la probabilità di caduta nei capelli?!” Andie quando vuole è veramente un’attrice fantastica e, grazie alle sue doti, Scott ha un’espressione di puro terrore in volto.
“Forse ora non sarà più tanto contento a prima mattina” – la mia amica se la ride a bassa voce mentre Tom torna in camera controllando di avere ancora tutti i capelli in testa.
“Sei perfida.”
 
Un mese dopo
 “Elena, Dio, che sorpresa! Non ci sentiamo da secoli! Come ti vanno le cose? Raccontami tutto!”
Cammino nel buio del mio salone, con il telefono in mano.
Ci pensano le luci di New York ad illuminare l’ambiente, sono appena le dieci di sera e questa è la città che non va mai a dormire.
 “Si scusami Care, sono stata molto impegnata col lavoro, ma ti ho pensato in ogni momento.”
Ho chiamato Caroline, la mia amica dai tempi dell’asilo. Lei vive a Mystic Falls, la mia città natale, e qualsiasi descrizione non le renderebbe giustizia. È pazza, maniacale ed esuberante, ma soprattutto è come una sorella per me.
Proprio per questo è la prima persona con cui voglio confidarmi e a cui voglio dare la notizia.
“Tutto bene? Sembri un po’ spenta…è successo qualcosa?”
“Sì, in realtà ti ho chiamato per darti una notizia.”
Torturo l’orlo della maglia che uso come pigiama, dare la notizia a Caroline è come fare un annuncio in diretta mondiale al super bowl. Lo verranno a sapere tutti in meno di qualche ora, e in questo modo diventerebbe reale.
“O mio Dio, ti sposi? Sei incinta per caso? No perché sappi che non è un buon motivo per iniziare una vita con una persona che non ami nemm…”
Ecco, come dicevo prima, è impossibile da descrivere.
Esuberante è un eufemismo.
“Rallenta Care! Non mi sposo e non sono neanche incinta! La verità è che…sono stata licenziata. Mi arrangio da un mesetto con qualche lavoro qua e là ma la vita qui è veramente costosa e sembra che New York non abbia più niente da offrirmi. In più il mio ex capo non mi ha concesso neanche una lettera di raccomandazione, al contrario si è impegnata a farmi acquistare cattiva fama in qualsiasi giornale di New York!”
“Elena, mi dispiace. Che cos’hai intenzione di fare?”
“Torno a Mystic Falls. Il tempo di fare i bagagli e sistemare le ultime cose. Sarò a casa tra un mese penso.”
 
 
Il mese successivo, o qualcosa di più
Vago, come una nomade, tra la folla che si trova fuori l’aeroporto di Atlanta, cercando invano di chiamare un taxi.
Mystic Falls è molto lontana da qui, ed ovviamente è un paesino sperduto in mezzo al nulla che possiede a stento una fermata dell’autobus, figurarsi una pista d’atterraggio.
Mi armo di buona volontà, pronta ad attirare l’attenzione di uno dei numerosi taxi che attraversano l’enorme stradone che mi è di fronte.
È la mia occasione per diventare la nuova Carrie Bradshawdi[4] di Atlanta, se voglio.
Basta alzare un braccio e aprirsi nel sorriso più ammiccante che mi riesce; magari lasciandomi andare ad un occhiolino, ma cercando di non sembrare una pazza affetta da tic.
E’ vero, non sono riuscita a New York ad immedesimarmi in un personaggio di Sex and the City, quindi le possibilità che riesca qui sono minime.
L’importante, però, è essere convinti.
 
Come dicevo, sono convinta da un quarto d’ora ma non si ferma neanche uno straccio di taxi. Tant’è che un barbone ha iniziato a ridere di me, e una signora sulla settantina si è offerta di aiutarmi.
Ovviamente ho rifiutato, affermando che non vi fossero problemi, ma ora inizio a pentirmene considerato che ha iniziato a piovere.
Perché quando penso che peggio non possa andare, succede qualcosa di ancora più tragico?!
 
Un clacson bussa insistentemente.
Sia ringraziato il cielo, Jeremy è arrivato!
“Ciao sorellona!” scende dalla macchina, munito di ombrello, per venirmi ad abbracciare.
E’ passato un anno dall’ultima volta che è venuto a farmi visita a NY e non lo vedo da allora in quanto io non potevo mai tornare a casa a causa del mio lavoro.
Ha da poco compiuto ventidue anni e studia Design e Grafica all’Università di Atlanta, anche se, per quello che ho capito, si è preso un anno sabatico.
 “Sai…pensavo che dopo sei anni passati a New York e dintorni avessi imparato almeno a chiamare un taxi.” Scherza Jeremy, invitandomi ad entrare in macchina mentre prende i miei bagagli per sistemarli dietro.
Anche mio fratello più piccolo si prende gioco di me, grandioso.
E io che pensavo di essere una donna di mondo ormai.
Già mi immaginavo mentre varcavo le porte di Mystic Falls su di un taxi e i miei vecchi amici, le zitelle pettegole, i vicini di sempre e tutti gli altri quattro abitanti di questo paesino dimenticato da Dio esultavano per il mio ritorno. Li avrei guardati dall’alto della mia…
“Elena ci sei?” Jeremy mi riporta alla realtà.
 “Senti non è colpa mia se ad Atlanta i servizi sono pessimi!”
“Ma se quando sono arrivato c’erano almeno cinque tax..”
“Allora mi stavi dicendo…ora stai con Vicky o con Anna?” Ecco il discorso preferito di mio fratello. Così di sicuro non avrebbe più rotto le scatole.
Gira le chiavi, facendo partire la macchina mentre scorgo uno strano luccichio sul suo volto al solo nominare le due ragazze.
“Non lo so…non ho ancora scelto. E’ che Vicky ha due tette spettacolari mentre Anna fa certe cose con..”
“Ok. Ok. Ok. Può bastare. Ma sei serio?”
“Si, ti giuro che è una terza abbondante quasi quarta!”
“Non parlo di questo! Veramente per scegliere ti basi su queste.. cose?”
“Ma perché scusa su cosa mi dovrei basare?”
Ci rinuncio, mio fratello con le ragazze ha la sensibilità di una aspirapolvere.
 
“Casa dolce casa!” inizio a correre verso la porta.
Correre è una parola grossa perché avevo le gambe atrofizzate dopo aver passato le ore in auto.
Solo adesso mi sono resa conto del fatto che siano passati sei anni. 
Sei lunghi anni.
Mystic Falls sembra la stessa di sempre, dubito che sia così oltre i paesaggi e gli edifici.
Che nostalgia dei tempi passati, della mia adolescenza. Ogni tanto ripenso al passato e il dubbio di essermi staccata dal ‘nido’ troppo presto si fa largo. Il motivo principale per cui ho lasciato Mystic Falls è legato alla perdita dei miei genitori. Morirono quando avevo solo sedici anni, in un incidente stradale, e nei successivi due anni ovunque mi girassi in questa piccola città c’era qualcosa che me li ricordava. Scappare era l’unica soluzione per me in quel momento.
In più c’erano i soliti problemi adolescenziali, la strana situazione che si era creata con Stefan e Damon. I fratelli Salvatore.. I bellissimi ed intriganti fratelli Salvatore che conoscevo da una vita.
Il padre, Giuseppe Salvatore, era molto amico di mio padre e dopo aver perso la moglie passava spesso del tempo con me e la mia famiglia.
Mia mamma, Miranda, aveva accolto in casa Damon e Stefan come dei figli, dopotutto Giuseppe era un uomo e molte volte non sapeva come comportarsi. Erano i miei migliori amici, crescendo tutto era diventato più complicato. Più volte il loro pensiero si infiltrava tra i meandri della mia mente, uno non lo sentivo da quattro o cinque anni e l’altro da quando dalla mia partenza.
Come sarà rincontrarci dopo tanto tempo?
Devo aspettarmi cruda indifferenza o mi fido del tempo che guarisce tutte le ferite?
Mi imposi di non pensare, in fin dei conti sapevo che questo momento sarebbe arrivato prima o poi.
 
“Elena!” zia Jenna mi viene incontro seguita da Rick.
Rick era il mio professore di storia ai tempi del liceo, o meglio divenne supplente gli ultimi mesi di scuola. Ha conosciuto Jenna ad uno degli incontri scuola famiglia…un vero e proprio colpo di fulmine. I due convivono ormai da due anni e penso di non aver mai visto Jenna così felice.
“Jenna! Rick! Mi siete mancati da morire!” le lacrime mi scendono senza neanche accorgermene.
 
“Elena vai in cucina e prendi lo spumante…dobbiamo festeggiare il tuo ritorno” mi ordina Rick.
“Non sono neanche arrivata e già mi date ordini.. iniziamo bene!” scherzo, provocando una risata generale.
E poi manco da sei anni, che posso saperne io di dove sia lo spumante?!
Hanno anche cambiato la disposizione dei mobili e le persiane, per motivi che ignoro, sono del tutto abbassate.
Impreco davanti la porta della cucina quando sbatto il piede vicino ad uno stupido mobiletto e questa volta mi rifiuto di passare da imbranata, non è colpa mia se qui è tutto buio!
Appena apro la porta una luce mi acceca e vengo travolta da coriandoli e altra roba che al momento non saprei definire.
“Sorpresa!”
“Oh santo cielo…” l’unica cosa che riesco a dire.
Ci sono proprio tutti: Caroline e sua mamma , Bonnie, Tyler, Matt e sua sorella Vicky - quella con la quarta di reggiseno, per intenderci- Giuseppe e… Damon e Stefan.
Vengo praticamente sommersa dalle mie amiche che mi fanno domande, ridono, piangono e io non capisco nulla.
 
“Ciao ragazza snob di New York”
Stefan.
Sorride e i suoi occhi verdi sono così profondi, mentre noto che i capelli sono diventati più chiari. Forse è stato a mare.
“Ciao..” Ci abbracciamo e non posso far a meno di notare il suo fisico scolpito. È sempre stato in forma, ma non è stato mai così bello come ora.
“Io.. lo so, la situazione è un po’ imbarazzante..” Abbassa lo sguardo.
Ha sempre avuto quest’espressione così dolce e guardandola mi rendo conto di quanto mi sia mancato.
“Posso salutarti anche io?” La voce di Damon alle mie spalle mi fa sobbalzare, ma la riconoscerei ovunque.
“Ciao Damon” mi abbraccia anche lui. E, cavolo, posso affermare che Mystic Falls sta investendo in palestre!
 “Finalmente vi siete ritrovati. Mi sei mancata Elena.” Giuseppe Salvatore mi sorride, posizionandosi tra i figli, mentre poggia una mano sulla spalla di Stefan e l’altra su quella di Damon. Entrambi hanno lo sguardo basso, mentre io sento una strana sensazione ad averli così vicini.
“Allora Elena voglio sapere tutto!” Sia fatta Santa Bonnie Bennet, mi ha salvato da questa  situazione alquanto…strana.
Mi accorgo di quanto sia diventata bella la mia amica, con la sua carnagione scura e i capelli neri molto più lunghi dell’ultima volta che l’avevo vista. Le foto che, suntuariamente, guardavo sul suo profilo Twitter non rendevano giustizia al suo sorriso;
io, lei e Bonnie formavamo un gruppo inarrestabile.
“Certo, andiamo in salotto” Le dico, sorridendole e prendendola sotto braccio allontanandomi dai coloro che mi stanno facendo battere il cuore così forte.
 
Sono rimasti solo la biondissima Caroline, Bonnie, Tyler – presumibilmente il nuovo fidanzato di Care – e Stefan e Damon.
“Scendevo di casa alla cinque e mezzo del mattino e tornavo verso le otto di sera”
Sembra che tutti mi stiano ascoltando interessanti.
Evviva, sapevo che prima o poi avrei avuto il mio momento di gloria. Sto dimostrando di non essere più la piccola e imbranata Elena di un tempo.
“Quindi hai detto che sei stata licenziata per aver rovesciato il caffè su un pezzo grosso della moda?” Tyler non si contiene dalle risate ed è seguito subito dagl’altri.
Cosa stavo dicendo?
“E i ragazzi newyorkesi come sono?” domanda Caroline sotto lo sguardo accigliato di Tyler. Sì quei due stanno insieme, o al massimo vanno a letto. Classico di Caroline, ha troppa paura di impegnarsi e spesso si fa sfuggire l’occasione di essere veramente felice.
“Novità con quel Greg?” interviene Bonnie.
“Sono molto affascinanti, certo non tutti, e con Greg nessuna novità.. abbiamo rotto già da un po’” Racconto, un po’ imbarazzata.
“Greg?” – Damon alza il sopracciglio indossando una delle sue espressioni più sarcastiche, una delle sue classiche espressioni – “Che razza di nome è?”
“Se dai un nome del genere a tuo figlio lo fai nascere già vecchio!” Si intromette Stefan.
“Beh sì, Elena dovevi capirlo già dal nome che non era il tipo giusto per te” continua l’altro.
“E qual è il nome che dovrebbe avere l’uomo ideale di Elena?” –  Caroline sta per lanciare una delle sue frecciatine. Non voglio sentire, non posso sentire! – “Damon? Oppure Stefan?”
L’aveva fatto sul serio!
Come le era saltato per la testa?! Dopo sei anni vuole riportare a galla situazioni scomode e vecchi drammi adolescenziali?
L’atmosfera si taglia a fettine. Damon e Stefan si guardano tra di loro e a volte guardano me.
Bonnie da un calcio a Caroline mentre Jeremy scende le scale come una furia.
“Sono sconvolto! Facendo sesso con Anna in webcam ho scoperto che anche lei ha una terza! Ora come farò a scegliere…” – Si ferma, aggrottando le sopracciglia – “Ehi che sono queste facce? Non ditemi che lo sapevate!”
 

 


[1] WPLJ-FM è una stazione radio di New York ed esiste sul serio il morning show di Scott&Todd, ma il personaggio di Scott presente nella storia è completamente inventato.
[2] Anna Wintour nella realtà è direttrice di Vogue. In questa storia interpreta (mantenendo il nome vero) la direttrice di Style, giornale che non esiste.
[3] Al n°4 di Times Square si trova la sede di Vogue. Ho immaginato che quella di ‘Style’ si trovasse, anch’essa, nelle vicinanze.
[4] Carrie Bradshaw è la protagonista di ‘Sex and the City’

Note:
Il capitolo è un pò lunghino, con numerosi salti temporali questa volta e forse anche un pò noioso. Mi dispiace, ma serviva ai fini della narrazione! Ho dovuto introdurre la vita newyorkese di Elena, il perchè torna a Mystic Falls, quali sono i suoi legami passati e presenti. Insomma ho dovuto spiegare un pò di cose.
 
L'Elena della mia storia è un pò diversa da quella del telefilm, è impacciata e imbranata, si fa mille film mentali e ha sogni di gloria xD
 
 Jeremy è abbastanza cretino in questo capitolo, ma non è sempre così...solo con le ragazze xD
 
Compaiono anche i fratelli Salvatore in tutto il loro splendore e si capisce che è successo qualcosa in passato.
 
Voglio precisare anche che Elena non è stata adottata e che Andy è proprio Andy Stars del telefilm xD
 
A parte questo, ringrazio tutte le persone che seguono la storia, che l'hanno messa tra le seguite e tra i preferiti e soprattutto chi ha lasciato un commento. Mi fa veramente piacere sapere cosa ne pensate :) Anche le critiche sono ben accette per migliorare!

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Capitolo 3
*** Nulla è come prima ***


*Capitolo revisionato*

3

Sono passati soltanto tre giorni dal mio ritorno a Mystic Falls  ma con le valige da disfare, la stanza da risistemare e la ricerca di un nuovo lavoro non mi sono concessa neanche una passeggiata. Per questo, dopo aver indossato il vestito più leggero e svolazzante in mio possesso, sono scesa di casa per respirare un po’ d'aria estiva.
Caroline e Bonnie mi raccontano gli ultimi pettegolezzi e dei loro progetti. Insieme hanno aperto un’agenzia di organizzazione di eventi e, per loro fortuna, gli affari vanno a gonfie vele. Organizzano feste di compleanno, eventi per associazioni benefiche, matrimoni, addii al nubilato e al celibato e chi più ne ha più ne metta. Caroline è perfetta per questo lavoro, era lei che organizzava qualsiasi festa al liceo; Bonnie invece svolge prevalentemente mansioni d’ufficio: prende le telefonate, gestisce la contabilità e porta Care con i piedi per terra quando inizia a viaggiare troppo con la fantasia. Mi parlano anche di Matt e di come ha convinto il signor Smith a vendergli il Grill. Da un anno a questa parte ne è il gestore e la notizia non può farmi che piacere considerato che ora potrò bere gratis. Il mio non è opportunismo, preferisco definirlo: ‘trarre vantaggio da una situazione favorevole’.
“Allora aperitivo gratis al Grill!?” Propongo prendendo sotto braccio le mie due amiche.
“Perché no?!” esulta Caroline
“Non penso dovremmo approfittare di Matt in questo…” La solita dolce Bonnie cerca di ricondurci sulla strada dell’altruismo, ma forse non ricorda che con me e la bionda le speranze sono nulle considerato che abbiamo sfondato il guardrail di quella corsia molto tempo fa.
 
“No Elena, sono le dieci del mattino e non ti darò da bere nulla che non sia una buona tazza di caffè.”
Matt è un vero guastafeste quando ci si mette. Nei miei anni a New York, l’aperitivo a quest’ora era la regola quando non si lavorava.
Seduta da circa mezz’ora al bancone del Grill, cerco in tutti di modi di convincerlo a darmi qualsiasi cosa che abbia un minimo di alcol dentro. Arrivati a questo punto, lo pagherei addirittura.
“Dovresti aggiornarti! Sai che in Italia l’aperitivo di Domenica è la regola?! E ringrazia che non ho ordinato un superalcolico!”
Nulla da fare, Matt mi considera ancora una bambina. La mia età anagrafica non conta nulla se i ricordi che associa alla mia faccia sono quelli di quando avevo dieci anni e giocavo con le bambole.
Tuttavia non mi scoraggio e sono decisa a replicare, quando una voce alle mie spalle mi blocca.
“Che cosa vuoi ordinare tu? Un superalcolico?”
La persona in questione si sta sedendo al mio fianco, ma l’ho già riconosciuta.
Giacca di pelle rigorosamente nera, come i suoi capelli tutti scompigliati.
“Damon, vuoi farmi anche tu la predica? Sappi che da te non l’accetterei!” Lo prendo in giro, facendo riferimento al suo vizio.
“E perché no?”
Quel dannato sorriso che non ho mai dimenticato.
“Perché tu bevi questa roba da quando avevi…Sai che non mi ricordo? Eri ancora in fasce o camminavi già?” dico sarcastica.
“Simpatica. Sai non dovresti bere alcolici perché hai già preso la tua buona dose di acido stamattina e non so che reazione potrebbe causare questo cocktail.”
“Vedo che le cose non sono cambiate di una virgola qui. Vi lascio ai vostri battibecchi, devo fermare Bonnie e Vicky prima che si afferrino per i capelli.” – Si intromette Matt, togliendosi velocemente il grembiule nero e precipitandosi dall’altra parte della sala, gridando – “Caroline! Non le incitare!”
Con Matt sempre più lontano mi sporgo dall’altra parte del bancone per rubare una bottiglia di qualunque cosa che non sia acqua, d’un tratto però mi sento prendere per i fianchi.
Dannato sia Damon, e l’effetto che ha su di me.
Sento un fremito attraversarmi il corpo e strani crampi allo stomaco, che non hanno nulla a che fare con la fame.
Prego mentalmente che non stia per succedere di nuovo perché queste sensazioni, in sua vicinanza, preannunciano guai imminenti.
Ritorno, contro la mia volontà, sulla sedia e mi giro con uno sguardo truce verso il moro. Sto per parlare ma lui mi precede.
“Non so che abitudini avevi a New York, però questa non è la mia Elena”
Le farfalle che mi svolazzano nello stomaco si sono accoppiate e riprodotte alla parola ‘mia’. Almeno loro hanno una sorta di attività sessuale, io sono in assoluta astinenza.
Ecco sì, sarà l’astinenza a provocarmi tutto questo turbamento.
Non sono farfalle, ma ormoni!
Non ho mai desiderato tanto la menopausa quanto in questo preciso istante!
“Sono cambiata.” Affermo con decisione.
“Sai, avevo paura che fosse così. Sei anni a New York, una realtà così diversa da questa, potrebbero cambiare chiunque anche irreversibilmente. Tu però sei sempre la stessa, stai solo fingendo di essere quella che non sei”
“Non lo puoi sapere. Questa è la prima volta che parliamo dopo tanto tempo, non sai cosa ho fatto , dove sono stata, con chi. Non mi conosci più. Noi non ci conosciamo più.”
Mi capita spesso, anzi sempre.
Lascio che le parole abbino la meglio su di me, senza pensare due volte a quello che sto dicendo.
Questa non è la conversazione più adatta per due persone che si sono rincontrate da poco dopo tanti anni.
Dovremmo ridere, scherzare, raccontarci delle proprie vite e rivangare il passato.
Io, però, sono Elena Gilbert e quasi mai seguo la prassi.
“Non c’è bisogno di sapere queste cose, lo leggo dal tuo sguardo. Sei cresciuta, certo, e avrai fatto le tue esperienze ma hai ancora quella dolcezza e innocenza negli occhi. – abbassa leggermente la testa verso il bancone senza guardarmi e subito mi pento di avergli risposto male, mi aveva detto una cosa talmente dolce –  Ma forse mi sbaglio e hai ragione, forse abbiamo smesso di conoscerci tanto tempo fa.”
Il suo volto diventa duro e impassibile, è per quello che gli ho detto prima o perché non prova più nessuna emozione a starmi vicino dopo tutto questo tempo?
Che cosa pretendo in fondo?
Sono così egocentrica da pensare che dopo tutti questi anni lui mi pensi ancora?
Indubbiamente sarà andato avanti.
Quei suoi occhi del colore del ghiaccio, però, parlano e lo tradiscono perché sono tristi. Ha indossato una delle sue maschere.
“Damon io..” provo a dire.
“Non bevo più. Solo a volte, se c’è qualche occasione speciale da festeggiare” Cambia discorso, e immagino si riferisca alla mia battuta precedente riguardo le sue cattive abitudini.
“Cosa?!” esclamo incredula.
L’apocalisse è vicina.
“Non sei l’unica ad essere cambiata a quanto pare.”
E con questa ultima frase scende dalla sedia e si allontana andando verso l’uscita, lasciandomi tanta amarezza.
Quando si passa tanto tempo lontano da una persona, rimangono i ricordi più significativi. I momenti a cui si ripensa con nostalgia e con il sorriso sulle labbra, quelli che inevitabilmente diventano aneddoti da raccontare agli altri. Si ricordano anche i tratti tipici, i modi di fare, le sensazione in presenza di quella persona ma più passa il tempo e più tutto ciò diventa ovattato e sfocato.
Ricordavo Damon con i suoi modi intriganti, scherzosi e dolci allo stesso tempo, ma per quanto me l’aspettassi mi avevano sorpreso. Come se l’avessi incontrato oggi per la prima volta.
Ciò che mi ha sorpreso di più, però, è stato il suo modo di capirmi con un solo sguardo. Dentro di me sono sicura che anche lui è sempre lo stesso.
“Basta io non la sopporto. Oca starnazzante che non è altro!”
“Caspita Bonnie. Vacci piano con gli insulti!” Caroline la prende in giro ridendo, mentre entrambe si siedono accanto a me.
“Sono stata troppo pesante secondo te?” Bonnie, la donna con zero senso dell’umorismo.
“Ero ironica! Chiamala per quello che è, cioè nient’altro che una grande figlia di…” –  La bionda sta per lanciare una delle sue uscite di alta classe, ma grazie alla sua eccellente dote di trasformista riesce a cambiare tono ed espressione per evitare una figuraccia epica. Vicky è pur sempre la sorellina di Matt. – “Ehi Matt! Per me un cocktail analcolico alla frutta!”
“Caroline, tu non me la conti giusta e non puoi incoraggiare ogni volta Bonnie e Vicky a lotte nel fango…soprattutto non nel mio locale!”
Mi scappa una risata, immaginando la scena.
“Ehi le lotte nel fango sono sexy! Sai quanti clienti in più avresti?!” Care continua a prenderlo in giro, mentre si scosta dal viso qualche ciocca bionda fuori posto.
“Questa conversazione è stupida, vado a lavorare!”
Annuiamo tutte e tre e appena Matt è abbastanza lontano mi giro di scatto verso Bonnie “Cosa diavolo è successo con Vicky?!”
Bonnie ha sua faccia da devo inventare una scusa credibile e mentre penso faccio facce strane per farmi scoprire.
“Nulla! Mi ha provocato!”
“E perché mai?” insisto, c’è sicuramente qualcosa sotto.
“Ti ho visto con Damon, cosa vi siete detti?” interviene Care, in favore di Bonnie.
Per questa volta passi, ma scoprirò presto che cosa è successo.
“Niente, qualche botta e risposta acida. Sapevate che non beve più? Ora tutto quello in cui credevo non ha più senso.” Rido, divertita.
Un attimo.
Perché diavolo queste due hanno una faccia da poker?
Caroline e Bonnie non ridono con me, mi guardano con l’espressione più imbarazzata e stranita che riesce loro.
“Ah.”
“E si, già.”
“Bella giornata oggi, non trovi?”
“Si, dovremmo andare a mare.”
“Ottima idea.”
“Grandioso.”
Non sarò un genio, ma è abbastanza ovvio quello che stanno cercando di fare con questo ridicolo scambio di battute.
Vogliono nascondermi qualcosa, ma cosa?
“La smettete e parlate una buona volta? Che cosa succede qui?”
Bonnie sospira.
“Niente Elena,  qui a Mystic Falls sono cambiate così tante cose. Abbiamo paura che tu ne possa rimanere delusa.”
“Non preoccupatevi per me, non sono una stupida e so perfettamente che lasciando la città tanti anni, al mio ritorno tutto sarebbe stato diverso. Piuttosto rimango male se voi cercate di nascondermi le cose”
“Va bene, allora mi sa che ci servirà l’intera giornata per raccontarti cosa ti sei persa” Mi risponde la bruna.
 
Dopo varie chiacchiere, Caroline ha iniziato a raccontarmi qualcosa sul rapporto tra i fratelli Salvatore dopo la mia dipartita.
Quando lascai la città i due erano chiaramente in conflitto, per colpa mia, ma a detta delle due sembrava che la situazione fosse migliorata.
Damon e Stefan hanno preso le redini della studio legale del padre e come al solito non mancano di battibeccare su ogni cosa, ma è il loro modo di volersi bene.
Damon ha quattro anni più di me e quando partii studiava ancora legge, mentre Stefan aveva appena iniziato; adesso, rispettivamente all’età di venticinque e ventotto anni, sono due avvocati affermati e super pagati.
Per quanto il padre gli abbia spianato la strada, non dubito neanche per un secondo della loro bravura.
Mi convincevano sempre a fare qualcosa che assolutamente non volevo fare!
Beh, parte del loro fascino dipendeva dal saper incantare con lo sguardo e con le parole giuste al momento giusto.
Non li ho mai visti in azione, a parte quella volta in cui all’età di cinque e otto anni cercarono di convincere mio padre ad usarmi come missile nel gioco ‘guerre spaziali’. Pensandoci bene papà non si era lasciato convincere, forse il loro fascino funzionava solo con le donne.
Le ragazze hanno ancora altro da raccontarmi ma Matt si catapulta al nostro tavolo interrompendoci.
“Caroline! Prima, quando ho detto che eri una pazza e che dovevi essere rinchiusa in un manicomio, non dicevo sul serio…più o meno…”
“Che cosa ti serve Matt?”
“Tra due settimane voglio dare una festa al Grill perché finiscono i lavori nella nuova sala e voglio inaugurarla. Tu e Bonnie potete aiutarmi?!”
“Matt! Per organizzare la festa del secolo due settimane sono pochissime…” – Esclama la bionda, per poi tornare calma e muovere la chioma con fare di chi è molto sicuro di sé – “…per un normale essere umano, ma non per Caroline Forbes! Elena riprendiamo la prossima volta ok? Bonnie mettiamoci al lavoro. Chiama Kol come dj e fatti mandare da Matilde i suoi uomini migliori, preferibilmente palestrati e ben dotati.”
È incorreggibile.
“Cosa? Kol è la concorrenza!”
“Non è vero, si vede che non sei informata. Kol ha litigato con i fratelli e ora si rifiuta di lavorare con loro. Cosa c’è di meglio che farlo collaborare con noi, l’affronto perfetto nei confronti dei Mikaelson!”
Mi sento un pesce fuor d’acqua.
Parlano di persone di cui non ho mai sentito nominare.
“Chi sono i Mikaelson?”
“I fratelli Mikaelson! Ti ricordi quei ragazzi inglesi al liceo che una volta c’erano e cento no?! Klaus, Elijah, Rebekah, Kol e quell’altro tipo un po’ emo, che minacciava di uccidersi un giorno si e l’altro pure, come si chiamava?! Finn se non ricordo male”
“Ah Finn! Sì lui lo ricordo” – Che strano personaggio, mi scappa un sorriso nel ripensare agli anni del liceo – “Ma è l’unico che ricordo. Non ricordo nessuno dei fratelli…”
“Seguivano il padre, Michael Mikaelson, a quei tempi. Era un grande imprenditore e viaggiava in continuazione. Sfortunatamente è morto un paio di anni fa e ora, con la madre, sono tornati qui definitivamente” Spiega Caroline.
“E da allora Care è diventata una pazza isterica.” Ci tiene a sottolineare Bonnie.
“Certo! Perché quel troglodita di Klaus, insieme ai fratelli Kol e Elijah, ha avuto la brillante idea di fare anche lui il party-planner! Ti rendi conto?! Hanno i soldi che gli escono dal sedere, potrebbero vivere di rendita per tutta la vita! Invece no, in più sostiene anche che l’idea è venuta prima a lui!”
“Beh Care in effetti le agenzie sono state aperte in contemporaneo” dice Bonnie con un filo di voce, probabilmente conosce già la sua reazione.
“Non esiste! Mystic Falls, poi, è già così piccola. La nostra è una guerra spietata! Per fortuna che abbiamo contatti anche fuori..”
“Scusa se mi intrometto” – Azzardo cercando di non farla alterare ulteriormente – “non avete mai pensato di collaborare? Unirvi in un’unica grande agenzia?”
“No, impossibile. Fuori discussione. Loro devono togliersi di mezzo!”
Bonnie è il volto della rassegnazione.
“Klaus la provoca perché in fondo è pazzo di lei”
“Ma per favore” Caroline sembra infastidita e ..imbarazzata?
L’imbarazzo di solito non è uno stato emotivo concepito dalla mia amica bionda. Interessante.
Ora, però, sono confusa… ho interpretato male il feeling con Tyler?
“Elena, è una causa persa” – Commenta Bonnie – “Klaus è troppo orgoglioso per chiederle di lavorare insieme e Caroline è troppo Caroline per accettare!”
 
“Ehi Jenna, come mai in casa? Non dovresti essere già alla galleria?”
Mia zia lavora da qualche anno in una galleria d’arte, scopre nuovi talenti e si occupa dell’organizzazione di mostre e manifestazioni. La domenica è sempre impegnata con qualche evento oppure in incontri con artisti locali, per questo mi stupisco nel trovarla sdraiata sul divano.
“In realtà mi sono presa una vacanza”
Il tono di voce è un po’ insicuro, e mi porta a pensare che sia successo qualcosa di brutto.
“Come? Non stai bene?!” Mi avvicino a lei, sedendomi sul tavolino di legno.
“Non ti allarmare, va tutto alla grande. Mi sto solo riposando… e devo darti una notizia.” Si mette a sedere, sistemando la coperta che ha sulle gambe.
Mi rilasso nel sentire le sue parole, sembra emozionata e felice.
“Dimmi tutto, non farmi stare sulle spine!”
“Aspetto un bambino” confessa.
Rimango senza parole, prendo qualche secondo per metabolizzare e poi scatto subito verso mia zia per abbracciarla.
“E’.. è fantastico!”
“Sono di quattro mesi...”
“Perché? Perché non me l’hai detto prima? Rick lo sa? Come l’ha presa? E Jeremy? Sarà maschio o femmina?”
“Calma” – ride Jenna – “Rick lo sa ed è al settimo cielo. Sono ancora indecisa se voler sapere prima il sesso o no. A Jeremy l’ho detto da un mesetto, ma tu eri sommersa dal tuo lavoro e poi il trasferimento improvviso…aspettavo il momento opportuno”
Sono su di giri, avrò un nipotino… no, forse un cugino?
Non sono mai stata un portento con l’albero genealogico.
“A proposito del trasferimento.. vorrei parlarti” continua.
“Ti ascolto” Mi calmo, mettendomi di nuovo a sedere.
“Sai, ora con l’arrivo di questo bebè la casa diventerà troppo piccola per tutti e cinque. Io e Rick ieri ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di trasferirci”
“No Jenna, non se ne parla. Nel tuo stato non puoi affrontare lo stress di un trasloco, per non parlare del fatto che trovare una casa così bella e familiare è difficile e costoso. Non voglio che andiate a vivere in un appartamentino con due camere e un bagno, non è il posto giusto per crescere un bambino. Questo è il posto giusto!”
Il mio ritorno non deve rappresentare un problema per nessuno, non posso pretendere nulla considerato che non ho pensato due volte ad andarmene di qui anni fa.
Jenna e Rick devono formare qui la loro famiglia, è il minimo che io possa fare per lei. Si è trasferita da noi dopo la morte dei miei genitori, appena venticinquenne, e ha perso molto della sua gioventù per badare a me e a Jeremy.
“Elena..”
“Mi troverò un appartamento nel minor tempo possibile cosicché potrete iniziare a preparare la stanza del bambino e verrò qui a darti una mano ogni volta che lo vorrai”
“Ma Elena, non hai neanche un lavoro! Non esiste. Rick sta già cercando un appartamento”
“Non preoccuparti, ho abbastanza risparmi per permettermi i primi mesi di affitto e il lavoro lo troverò presto, sto già cercando.” Bugia. Non posseggo neanche un risparmio. L’ultimo mese a New York è stato fatale per me, ho speso tutti i soldi che avevo messo da parte dagli ultimi stipendi.
Questo, però, è l’unico modo per convincere Jenna.
 
Una tempestiva chiamata a Matt per chiedergli un lavoro e una corsa all’agenzia immobiliare di Mystic Falls per rendermi conto del prezzo medio di un affitto rappresentano il mio piano di azione.
Matt, per fortuna, stava già cercando una barista, ma la ricerca di un appartamento non sembra rivelarsi così semplice.
I prezzi non sono cari, anzi nulla in confronto a quelli di NY ma tutti gli annunci pretendevano i primi due mesi pagati. Per questo, seduta stante, decido di chiamare Caroline e spiegarle la situazione
O mio Dio, Jenna incinta? Congratulazioni! Di chi è?!” Trilla la mia amica dall’altro capo del telefono, appena le racconto del piccolo in arrivo.
“Caroline!”
Che c’è? Lo sai come si dice: Mater semper certa, pater nunquam
“Ma che diavolo stai dicendo?”
E’ latino. La disse la nostra prof a lezione, non ti ricordi?!” Caroline ride dall’altro lato del telefono.
Sospiro continuando a parlare.
“Veramente non ti ho chiamato per dirti solo questo. Ho detto a Jenna che me ne vado di casa per non darle ulteriori problemi.. lunga storia, poi ti spiego. Mi servirebbe un posto dove dormire almeno per due mesi. Sarò la tua schiava, ti prego aiutami.”
Mi dispiace Ele ma non saprei dove metterti, vivo in un buco con Tyler
“Vivi con Tyler? Stai dicendo che onvivete?”
Se per convivenza intendi fare tanto sesso e dividere l’armadio, sì conviviamo.”
“Lo sapevo che fra di voi c’era qualcosa. E ammettilo che ti piace!”
Non iniziare con i sentimentalismi Elena. Non ti hanno mai portato da nessuna parte. Scusami ma Klaus è appena entrato in negozio per irritarmi quindi vado ad un urlare un poco. Fammi sapere come risolvi, a dopo.”
“Ciao Caroline” – continuo a parlare anche se ha già attaccato –  “Non preoccuparti per me, andrò a prostituirmi” 
“Se sono il primo cliente ho diritto a qualche omaggio?” Stefan sbuca da dietro le mie spalle.
Oggi è una persecuzione.
I Salvatore si divertono a spaventarmi.
“Sconto del cinquanta per cento, niente di più” scherzo, facendogli una linguaccia.
“Non saprei, la mercanzia non sembra niente di che” Storce la bocca e io gli tiro un pugno sulla spalla.
“Non dicevi lo stesso anni fa!” – Cosa ho appena detto? Ma perché , perché Elena? Perché rendere la situazione ancora più imbarazzante, spiacevole e tesa di quanto già non lo sia! – “Scusa non volevo…stavo scherzando”
Tento di rimediare ma lui mi sorride e mi tocca la spalla per rassicurarmi.
“Non ti preoccupare, l’ho capito”
E nel mio stomaco di nuovo farfalle, ma che dico.. fenicotteri.
Ho bisogno di un po’ di attività sessuale, magari non è una cattiva idea prostituirmi. Risolverei tutti i miei problemi.
“Perché vuoi prostituirti?”
Stefan caro, ti ho appena risposto mentalmente.
“Niente, è una sciocchezza”
“Vuoi venire a prendere un caffè con me, cosi potrai evitare le mie domande da seduta invece che in piedi!”Mi propone indicandomi la caffetteria proprio sul marciapiede parallelo a quello sul quale ci troviamo.
“Perché no?” sorrido di cuore.
Forse possiamo ancora recuperare la nostra amicizia.
 
“E’ magnifico, sono felicissimo per Jenna e Rick! Quindi avrai un pargoletto per casa?”
“Qui è il punto. Non c’è spazio per tutti e non voglio che loro debbano trasferirsi per colpa mia. E’ sufficiente che me ne vada io. Solo che, per convincere mia zia, ho dovuto dire una bugia”
Il tempo con Stefan scorre troppo velocemente.
Se qualcuno mi chiedesse da quanto siamo seduti su questo tavolino in legno a parlare, probabilmente risponderei ‘non più di dieci minuti’; invece sono passate due ore ed abbiamo già ordinato due caffè a testa ed una dolce al cioccolato da dividere.
“Le ho detto che ho dei soldi da parte e che cercherò casa a breve. Il lavoro l’ho trovato ma mi servirebbero almeno due o tre mesi prima di avere il minimo indispensabile per traslocare. Non posso stare più di un altro mese a casa, gli appartamenti a Mystic Falls si trovano facilmente e capirebbe che le ho mentito. A quel punto, per non darmi problemi, si trasferirebbe lei e non posso permetterlo.”
“Sai che puoi contare sul mio aiuto. Se ti servono soldi o un posto per dormire..”
“Grazie Stefan, non posso accettare. Oltretutto sarebbe strano vivere con te, Damon e vostro padre!”
Sto immaginando una mattinata tipo: tutti uomini in mutande che fanno colazione.
Stefan e Damon non sarebbero una brutta visione, ma vorrei evitare di vedere Giuseppe in modo così informale.
“Non vivo più nella vecchia casa. Lì è rimasto solo mio padre. Non lo sapevi?”
“No.. e dove abiti? Da solo o con Damon?”
“Ho un appartamentino qui vicino dove abito da solo e uno ad Atlanta che condivido con mio fratello, ci fermiamo lì se c’è qualche processo o lavoro da sbrigare”
“Capisco”
Hanno proprio fatto fortuna i miei due ragazzi.
Perché ora che sono stata così a stretto contatto con entrambi mi mancano ancora di più? Forse il lavoro a New York mi teneva occupata e non mi faceva pensare?
Come ho potuto pensare di averli dimenticati, di essere andata avanti?
“Elena sul serio, non voglio che ti cacci nei guai. E non fare quella faccia, lo so che succederà perché ti conosco troppo bene”
Anche lui oggi? Sono sul serio un libro aperto?
“Sembra proprio che nessuno si fidi di me” commento amaramente.
“Non è questo, so che faresti qualsiasi cosa per chi vuoi bene e spesso questo comporta il cacciarti nei guai”
Detto così non è male.
Questo è proprio quello di cui parlavo prima, il gene Salvatore colpisce ancora perché mi sto facendo incantare dalle sue parole.
“Non preoccuparti per me”
“Mi preoccupo. Promettimi che, nel caso in cui non trovassi una soluzione, non ti prostituirai ma verrai da me”
“Ok” mi arrendo bevendo l’ultima goccia del mio caffè e latte.
Stefan scoppia a ridere.
Mi acciglio, cercando di capire cosa lo faccia così divertire ma, prima che io possa dire una qualsiasi cosa, mi pulisce il labbro superiore con il pollice.
Ora mi è tutto più chiaro, il latte e caffè mi ha lasciato i ‘baffi’.
Come penso di riacquistare credibilità se mi perdo sempre in un bicchiere d’acqua (o forse dovrei dire di latte e caffè) ?
Mi perdo nei suoi occhi, è così serio ora e mi guarda come se volesse dirmi mille parole. Nulla.
Solo silenzio e il mio cuore che batte all’impazzata.
“Siamo alle solite.. voi due che vi guardate languidamente e io che faccio da terzo incomodo”
Damon.
Ride, ma non posso far a meno di pensare che ci sia qualche riferimento al passato a mo’ di provocazione.
Più diretto di lui si muore.
Sa perfettamente che non è questa la verità, ma l’ho capito: non mi ha ancora perdonato.
“Damon” cerco di chiamarlo, ma sembra non ascoltarmi.
“Attento Stefan, ora non sei l’unico a cui devi dar conto”

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Capitolo 4
*** Chi eravamo ***


  

 


                                                 

 

                                                                     4

 Ero seduta sull’enorme divano di casa Salvatore. Damon era tornato dalla cucina con in una mano un enorme ciotola di popcorn e nell’altra un paio di Dvd.

 “No ti prego! Lo sai che ho paura!” dissi lanciandogli un cuscino che prese, prontamente, al volo.

“Su Elena, non fare la fifona. L’esorcista è un classico!”

“No, no e no”

“Ok, ti propongo un affare- disse sedendosi accanto a me- che ne dici se ti tengo tra le mie braccia e quando c’è qualche scena paurosa ti copro gli occhi?”

Ebbi un tuffo al cuore.

Ero segretamente innamorata di lui.

Ogni sguardo, ogni volta che ci sfioravamo sentivo brividi di emozione attraversarmi tutto il corpo. 

A volte avevo come la sensazione che il mio sentimento fosse corrisposto, ma poi subito pensavo di essere soltanto un’illusa.

Avevo diciassette anni mentre lui ventuno e, spesso e volentieri, mi aveva fatto capire che per lui ero ancora una bambina… come se fossi la sua sorellina minore da proteggere e coccolare o qualcosa del genere.

Dettaglio più importante: mi reputava la sua migliore amica e probabilmente per lui non ero neanche una femmina.

Solo Caroline e Bonnie erano a conoscenza della mia cotta, ma non offrivano di certo un grande aiuto: secondo Bonnie non avevo speranze mentre Caroline aveva suggerito di farmi trovare nuda sul suo letto. Decisamente no.

Ero brava a mascherare tutto quello che provavo e nessuno si era accorto di nulla.

Forse solo Stefan, perché a volte mi guardava con quell’aria di ‘Io so e so che tu sai che io so’.

Non potevo assolutamente dichiararmi perché, in caso di rifiuto, avrei rovinato la nostra amicizia. Non ci sarebbero stati più pomeriggi a guardare film, serate sotto casa a parlare di qualsiasi cosa e di conseguenza avrei messo a repentaglio anche la mia amicizia con Stefan.

Ormai eravamo un trio inseparabile, non potevo immaginare la mia vita senza di loro.

“Elena! Non stare sempre nel mondo dei sogni…che dici? Accetti?”

“Si ok. Uffa, ti odio!”

“No che non mi odi, tu mi adori”

“Sei il solito presuntuoso!”

“Mi adori anche per questo”

Alzai gli occhi al cielo e poi chiesi “Stefan quando torna? Non vede il film con noi?”

Damon, per un nanosecondo, mi sembrò quasi infastidito poi mi convinsi che la mia era solo autosuggestione.

“E’ agli allenamenti di football.. Non mi ha detto quando tornava”

“Ah.”

Damon fece partire il film e prendendomi per i fianchi mi fece stendere con lui sul divano.

Il suo gomito destro era poggiato al bracciolo, mentre con la mano si manteneva la testa. Io, completamente stesa, avevo la schiena premuta contro il suo petto e il suo braccio libero mi teneva stretta sotto il seno.

Ogni tanto cambiava posizione, appoggiando la schiena sul bracciolo e tenendomi con tutte e due le braccia.

Mi accarezzava la pelle scoperta dal top veramente misero che indossavo, i capelli, a volte la pancia…era irrequieto.

Io, invece, non mi spostavo di un millimetro per paura che lasciasse la presa.

Mi sentivo così bene, ma ero rigida. Non avevo la benché minima esperienza con i ragazzi, solo qualche bacio ma niente di più, non ero disinvolta né osavo fare qualche mossa più disinibita.

Damon lo sapeva, sapeva tutto della mia vita e io me ne vergognavo da morire perché lui aveva fatto così tante esperienze e se ne portava a letto una diversa ogni settimana. Mi faceva impazzire.

Quando però accennavo a qualche ragazzo, o di volermi spingere un po’ più in là lui si irrigidiva.

‘Devi aspettare l’uomo giusto, sei troppo speciale per concederti a uno qualunque” mi diceva.

Pensavo si comportasse così perché voleva difendermi, i miei genitori erano scomparsi da un anno e lui aveva assunto questo atteggiamento di protezione nei miei confronti…con il tempo scoprii che c’era altro sotto.

“Ei ragazzi, non mi avete aspettato?” Stefan era appena rientrato.

Damon alzandosi di scatto dopo avermi lasciato disse “Non sapevo a che ora saresti tornato, non ti sei perso niente.. abbiamo messo un film visto e stravisto.”

Stefan annuì e poi si avvicinò a me, prendendomi delicatamente con una mano il viso e dandomi un bacio sulla guancia.

“Ciao brutta” gli pestai un piede ma non potei fare a meno di notare come il soprannome affibbiatomi stonasse con lo sguardo che mi aveva lanciato poco prima.

 

Mi risveglio dai ricordi quando Caroline entra nel locale e, seguita da Klaus, si siede al bancone.

“Ciao ragazza nuova!” mi dice lui sorridendo.

Lavoro come barista al Grill da quasi due settimane e proprio qui ho conosciuto il famoso, come è solita chiamarlo Care, ‘maniaco troglodita’.

La mia amica tende sempre ad esagerare e a esasperare qualsiasi situazione, Klaus non è male con il suo accento inglese e la faccia da furbetto.

“Ciao Klaus” sorrido a mia volta.

“Una birra per me e una coca per la signorina” dice il biondino.

“Secondo te sono una tipa da coca-cola?! Elena non starlo a sentire”

“Lo so perfettamente che non lo sei…l’ho detto per farti arrabbiare, sai – si avvicina a lei e sembra realmente rapito dai suoi occhi- sei bellissima quando vai su tutte le furie”

Caroline arrossisce, solo io posso accorgermene con tutto il fard rosa che si è messa perché la conosco bene, e poi risponde acidamente “Devo dire che è l’unica cosa che ti riesce bene…per me un Martini Dry, Elena” annuisco e mi accingo a prepararle il cocktail.

“Offro io” l’inglese caccia i soldi dal portafoglio e, devo ammettere, anche una mancia molto sostanziosa, probabilmente gli sto simpatica e poi, senza ombra di dubbio, spera in una mia buona parola con Care.

“Scordatelo, non voglio avere conti in sospeso con te. Non fa niente Elena, preferisco morire di sete.” dice Caroline, girandosi con la sedia dalla parte opposta a quella di Klaus.

Faccio per posare la bottiglia di gin che ho in mano ma canto vittoria troppo presto “Elena non la starai ascoltando sul serio? Signorina Forbes mi concede l’onore di offrirle un drink? Vengo in pace”

Scuoto la testa divertita e poggio la bottiglia sul ripiano, mentre mi allontano per prendere quella di Vermouth dry.

“Non accetto drink pagati con i tuoi sporchi soldi. Elena ferma!”

Questi due stanno iniziando ad irritarmi notevolmente!

“Stai parlando come se fossi un ladro! Elena, per favore, non l’ascoltare.”

“Lo sei! Mi rubi il lavoro! E tu- la bionda si rivolge a me puntandomi un dito contro- se osi versare una sola goccia di questo drink corrotto e immorale ti riterrò sua complice!”

“Errato! Ho più clienti di te perché sono più bravo!...e poi che cosa stai blaterando? Come può essere un drink ‘corrotto e immorale’??”

“Cosa stai blaterando tu! Io sono la migliore in questo campo…e tu l’hai reso tale con il tuo denaro sporco!”

“Si certo, sono diventato il tuo capro espiatorio per caso?! Ora dammi la colpa anche per la fame nel mondo e per la crisi economica!”

Ok. Ora mi sono spazientita. “Smettetela! Ma cosa avete, dieci anni?!...Caroline, ora ti prendi questo drink e tu Klaus bevi la tua birra…entrambi in silenzio!”

I due sembrano ascoltarmi e, come bambini appena sgridati dalla mamma, abbassano di poco la testa.

Appena cinque minuti dopo Caroline inizia a sorseggiare il suo martini voltandosi, insieme alla sedia girevole, completamente dalla parte opposta al banco, a gambe accavallate, per avere una visuale migliore del locale e ignara del fatto che Klaus la stia guardando.

Lui non le fissa la scollatura, né le gambe messe in mostra dal mini vestitino fucsia che indossa, semplicemente le guarda il viso come se volesse captare ogni minima espressione. Sorride quasi intenerito, forse lei ha fatto qualche sua faccia buffa.

Lei non sembra accorgersene, ma io si perché ho la scena proprio davanti ai miei occhi.

La guarda come se fosse acqua nel deserto e lo so che è una frase fatta, ma non trovo altre parole per descrivere ciò che vedo.

Un uomo dovrebbe sempre guardare la propria donna con questi occhi.

E non posso far a meno di pensare che una volta avevo ben due uomini che mi guardavano in quel modo.

 

“Ho trovato! Ho trovato!” urlavo saltando da seduta sul letto di Stefan, che alzandosi dalla scrivania venne a sedersi vicino a me “Dici”

“Allora senti il mio ragionamento. Se sopra e sotto c’è log li elimino e mi rimane quattro fratto cinque!” dissi entusiasta.

Stefan mi guardò con un’espressione tra lo sconvolto e il divertito e subito dopo scoppiò in una risata che non gli permetteva neanche di respirare.

“Ok, devo dedurre che sono stato un pessimo insegnante di matematica…il logaritmo non si può eliminare così!” mi disse tentando invano di non ridere.

Sbuffai e mi buttai su di lui a peso morto, continuava a ridere e un attimo dopo ribaltò le posizioni iniziando a farmi il solletico.

“No..Stef..ti pre…” ridevo dimenandomi, inutilmente, per cercare di liberarmi dalla sua presa.

Stefan si fermò di scatto e io con lui. Ci fissammo entrambi con il fiatone per non so quanto tempo, secondi o forse minuti.

Improvvisamente, però lui si alzò iniziando a parlare “Elena, dovrei chiederti una cosa” lentamente mi tirai su anche io facendogli cenno di continuare e così fece “Sai quella ragazza che segue il corso di letteratura con noi?..  si chiama Lexi” ci misi qualche secondo per collegare il nome alla faccia ma poi capii a chi si riferisse.

“Si e allora?” Stefan era visibilmente agitato perché non riusciva a stare fermo in nessun modo, sorrisi nel pensare che in questo era uguale al fratello.

“Mi piace” disse così velocemente che neanche me ne accorsi, rimasi un attimo senza parole perché era la prima volta che Stefan si mostrava interessato ad una ragazza.

“Ma è fantastico! Damon sarà orgoglioso di te” dissi ridendo ma lui continuò “Le ho chiesto di uscire perché ero sicuro di interessargli”

“E..?”

“E ha rifiutato”

“Tipico.”

“Tipico cosa?”

“Le ragazze come lei si vogliono far desiderare, così possono vantarsi con le amiche del fatto che i ragazzi fanno i salti mortali per uscire con loro.”

“E tu che ne sai?”

“Le ho sentite parlare spesso nei bagni”

“E’ stupido!”

“Già”

Di botto mi venne un’idea grandiosa “Falla ingelosire!” Stefan mi guardò stranito, allora mi spiegai meglio “Facciamo finta di stare insieme, lei non potrà sopportare di essere stata rimpiazzata da una come me quindi farà di tutto per riconquistare la tua attenzione” finii soddisfatta della mia idea.

“Perché dici da ‘una come te’ ?” mi chiese ignorando completamente tutto ciò che avevo detto.

“Ecco.. non sono né popolare, né tanto meno richiesta dai ragazzi, una sfigata insomma.”

Mi sorrise prendendomi il viso tra le mani e dicendo “Non è assolutamente vero. Spesso, negli spogliatoi, dopo gli allenamenti, c’è qualche cretino che fa commenti poco carini su di te e puntualmente mi trattengono dal spaccargli la faccia. In realtà, se non fossimo così amici, ci avrei già provato.” Strabuzzo gli occhi incredula, e io che pensavo di essere addirittura derisa dai ragazzi.

Il mio pensiero corre a Damon, chissà cosa pensava di me fisicamente, in ogni caso anche lui mi vedeva solo come un’amica.

‘Elena, tu ti illudi troppo’ pensai.

“Comunque il tuo piano potrebbe funzionare.. Che cosa dovremmo fare esattamente?” mi chiese impaziente di conoscere tutte le indicazioni.

“Ciò che fanno normalmente due ragazzi fidanzati: uscire insieme, camminare per i corridoi mano nella mano..”

“Baciarsi?” ebbi un sussulto, non ci avevo pensato dannazione!

Non che Stefan fosse un brutto ragazzo, anzi! Ma sarebbe stato strano, ecco.

“Io...ecco, non lo so. Se sarà necessario..”

“Ci sto. Così farò tacere anche quello stupido di Tyler Lockwood”

Era Tyler il cretino di cui parlava prima?

Stefan si alzò dal letto e, prendendomi per una mano, fece alzare anche me “Su andiamo a mangiare qualcosa” annuii, ma prima che potessi avviarmi alla porta mi prese per un polso e un po’ timidamente mi disse: “Puoi farmi un altro favore? Non diciamo a nessuno che stiamo fingendo di essere una coppia, neanche a Damon. Sai come è fatto, direbbe che non so conquistare una ragazza senza ricorrere a mezzucci.”

Questa richiesta mi aveva lasciato interdetta, però potevo comprenderlo.

Stefan era il ‘fratellino’ di Damon e quest’ultimo non perdeva occasione di prenderlo in giro.

“Non sarà strano? Vedendoci insieme potrebbe sentirsi a disagio. Non voglio rovinare la nostra amicizia” dissi incerta ma Stefan cercò di rassicurarmi, senza sapere che le sue parole avrebbero avuto l’effetto contrario su di me “Non ti preoccupare, Damon non è il tipo che si fa di questi problemi. Inoltre ora è abbastanza impegnato con quella Sage, non penso che avrà tanto tempo per noi, né di pensare a ‘cosa’ facciamo.”

Improvvisamente sentii una fitta allo stomaco, sapevo a che cosa era dovuta: la gelosia.

Chi era questa? Finché erano solo ragazze di una notte potevo sopportare, ma se si fosse innamorato realmente di qualcuna sarei crollata.

Stupida gelosia, devo dare a lei la colpa di tutti i miei mali perché a causa sua decisi di accettare questo patto e di tenere Damon all’oscuro. Curiosa anche di vedere la sua reazione.

Probabilmente se avessi desistito, la serie di eventi che conseguirono all’accordo non si sarebbero verificati.

 

“Elena lascia che ti presenti Kol, sarà il dj della festa di domani sera!” mi dice Caroline tutta eccitata e, quando lui si volta verso di me per presentarsi, mi mima con le labbra qualcosa del tipo ‘non è uno strafico pazzesco?’

“Piacere, Kol Mikaelson” mi stringe la mano.

Ha i capelli castano chiaro, quasi biondi e gli occhi di un colore che non saprei definire…e, lo ammetto, un gran bel fisico.

Eccolo ancora, l’ormone impazzito.

“Piacere mio, sono Elena Gilbert” la sua stretta di mano è forte e io sono leggermente imbarazzata, tant’è che sposto una ciocca castana dietro l’orecchio e arrossisco.

Mi scruta, ha uno sguardo molto sexy e io sono un disastro perché indosso una camicetta bianca a maniche corte, shorts neri e converse dello stesso colore…look da cameriera in poche parole. Decido, però, di non mostrare la mia solita timidezza e di sfoderare gli artigli.

“Da dove vieni? Non ti ho mai visto per le strade di Mystic Falls…e ti assicuro che non sei il tipo di ragazza che passa inosservata” Perché inciampo nei piedi? Sì mi è capitato anche questo un paio di giorni fa.

“E’ tornata da poco da New York!” risponde Caroline per me.

“Se vuoi una guida turistica sono disponibile” mi propone il biondino scherzando.. oppure no?

“No non hai capito, Elena è nata qui! Conosce Mystic Falls meglio di te… -Caroline si affretta a precisare, poi capisce di aver appena rovinato un tentativo di approccio da parte di Kol e inizia ad agitarsi, cercando di rimediare- Ecco, però magari…se Elena…”

Kol la ignora, con eleganza, e continua a parlare rivolgendosi a me “Ah ottimo, perché in verità non conosco la città così bene…magari puoi farmi tu da guida, che ne dici?” Sorride e io rido alzando gli occhi al cielo “E se avessi accettato la tua prima offerta?” gli chiedo alzando di poco il sopracciglio e la sua risposta non tarda ad arrivare “Beh, avrei imparato a memoria la storia della città su Wikipedia, ti avrei fatto vedere tutte le statue di gente di cui non so neanche il nome, attribuendogli frasi mai dette..” questo ragazzo ci sa fare, ma non ho la minima intenzione di far trasparire il mio divertimento, starei al suo gioco… e io amo giocare con le mie regole.

“Addirittura?” dico con falso stupore, lui mi guarda toccandosi i capelli e sporgendosi più verso l’altro lato del bancone, dove mi trovo “Di certo non lo farei per chiunque.” 

 

“Non lo farei per chiunque, Stef”

“Lo so, per questo ti sto ringraziando”

Io e Stefan eravamo stesi sull’amaca che si trovava nel grande giardino dei Salvatore, faceva freschetto quella sera perciò avevamo preso una copertina per coprirci.

“Che dici? Vedremo qualche stella cadente stasera?” dissi mentre lui si accingeva ad abbracciarmi e a sistemare meglio la coperta.

“Che importa, non ho nessun desiderio da esprimere” disse lui noncurante.

“Impossibile, tutti abbiamo dei desideri. Non vorresti stare con Lexi, ad esempio?” chiesi, girandomi un po’ verso di lui, che guardava il cielo senza degnarmi di uno sguardo.

“E tu vorresti stare con Damon.” Per un attimo mi sembrò una domanda, in realtà era una affermazione e anche piuttosto convinta.

Arrossii all’istante e rimasi paralizzata.

“Elena non provare a mentirmi, ti conosco da una vita e lo vedo come ti illumini quando stai con lui”

Ero sicura che Stefan sapesse qualcosa, stava a stretto contatto con noi ed era quasi inevitabile.

Non riuscivo a parlare, negare sarebbe stato inutile e confessare troppo imbarazzante.

“Damon tiene molto a te, sei l’unica donna che non ferirebbe mai.. o per lo meno non volontariamente.”

Lo fissavo e ancora non avevo proferito parola, non era necessario perché lui sapeva esattamente che cosa pensassi.

“Dimenticalo.. almeno in quel senso, almeno per adesso..- finalmente Stefan si girò verso di me e mi guardò negli occhi- soffriresti perché non è abituato a stare con ragazze come te.”

“Come me?- finalmente parlai- Stai dicendo.. poco attraenti? Poco esperte?” insistetti sull’ultima parola.

“Elena, finiscila. Tu sei molto più attraente di quelle oche che mio fratello si scopa”

Io sapevo cosa faceva Damon, sapevo chi erano quelle donne…ma non l’avevo mai detto ad alta voce e sentirlo da Stefan, in quel modo, mi aveva fatto più male che nei miei pensieri.

Stefan fece finta di non accorgersene ma con gli occhi si scusò perché divennero più dolci e dispiaciuti e continuò a parlare “Non dico solo fisicamente, ma anche intellettualmente. Damon ha paura delle ragazze come te, non vuole innamorarsi perché ciò significherebbe mettersi in discussione.. e lui è così sicuro di sé, così orgoglioso.”

Accadde in quel momento. Vidi Stefan con occhi diversi, o meglio vidi il vero Stefan.

Lo vedevo come il mio migliore amico cretino, che pensava a divertirsi e non faceva altro che sparare cavolate, sì era questo ma infondo c’era molto di più…c’era la sua incredibile capacità di capire le persone in un attimo e una sensibilità come pochi.

“Io..” tentai di parlare ma lui mi accarezzò una guancia dicendomi “Ti farebbe soffrire e posso giurare su qualsiasi cosa che è l’ultima cosa che vuole… Ti dico solo di pensare a quello che ti ho detto, perché ci vogliono anni per costruire un rapporto e un attimo per sfasciarlo.”

In quel momento non capivo, non capivo abbastanza.. ma le sue parole si sarebbero rivelate così vere.

 

“Ringraziami” dice Caroline mentre sorride e mangia con nonchalance le noccioline che gli ho appena portato.

La guardo interrogativa e sospirando dice “Di averti presentato quel ragazzo sexy e disponibile. No, ma dico, gli hai guardato il culo?” in effetti l’ho fatto, ma non l’ammetterò mai di fronte alla mia amica, sarebbe capace di organizzarmi il matrimonio e tutta la vita dopo due giorni.

“Non ci ho fatto caso Care, sai com’è.. sto lavorando. E poi tu sei fidanzata, non dovresti guardare fondoschiena altrui”

“A proposito – Caroline scatta dalla sedia- sono già le ventuno e ho un appuntamento con Tyler!.. ci vediamo domani!- e mentre si allontana continua a parlare- e comunque stai mentendo perché ho visto mentre glielo guardavi!”

Proprio in quel momento nel locale entra Damon, saluta Caroline con un cenno della testa e subito dopo la sua attenzione ricade su di me.

“Che diavolo ci fai lì dietro?!” mi chiede, avvicinandosi, e io, senza neanche guardarlo, gli rispondo freddamente “Lavoro”

“Perché come cameriera?.. pensavo volessi fare la giornalista”

“In tempi di crisi..” dico e intanto prendo i bicchieri sporchi lasciati sul bancone da clienti appena usciti.

“Che succede? Jenna e Rick hanno una buona situazione economica, finché non spedisci il tuo curriculum a qualche giornale locale possono darti loro l’indispensabile no?”

Non voglio dirgli niente di quello che succede perché ho paura che, essendo molto amico di Rick, vada a dirgli qualcosa.

“Preferisco essere indipendente.”

“Andiamo Elena! Si vede lontano un miglio che sei preoccupata! Anche ieri con Stefan, prima di entrare nel bar, ho visto che ti toccavi nervosamente i capelli e eri completamente presa a raccontare qualcosa che ti turbava!- Ma è possibile che non posso nascondere niente?  A New York nessuno si accorgeva di nulla se qualcosa non andava, oppure faceva finta di niente per non essere annoiato- Non vedi che sono preoccupato per te?! Non pretendo di avere certi privilegi, come Stefan, ma dimmi almeno che non è qualcosa di grave, che hai qualcuno che ti aiuta… perché non ce la faccio a pensare che devi affrontare qualcosa da sola.”

Per poco non faccio cadere il vassoio per terra, sono arrabbiata perciò sbatto quest’ultimo sul ripiano e avvicinandomi inizio a parlare “E’ possibile che per ogni situazione, ogni minima cosa devi mettere in mezzo te stesso e Stefan? Non si tratta di voi dannazione, non ho più a che fare con voi da sei anni e so badare a me stessa!” dopo aver cacciato fuori tutto quello che mi passava per la testa mi calmo e metto una mano sulla sua “Scusami Damon, possiamo andare avanti? Dimenticare quello che è successo? Vorrei soltanto esserti di nuovo amica, poter contare su di te come un tempo.. ma se c’è questa tensione tra di noi e non mi sento libera di parlarti di qualsiasi cosa..”

Lui addolcisce l’espressione tirata che indossava poco prima e, stringendomi ancora di più la mano, annuisce.

“Hai ragione.. scusami tu. Se vuoi sono qui per ascoltarti, quando ti sentirai pronta.”

E’ stato più facile di quanto pensassi. Gli ho parlato con il cuore in mano e lui non mi aveva spinto via o equivocato tutto come succedeva di solito.. è cresciuto, è proprio un uomo ora.

Gli sorrido sinceramente e inizio a raccontargli tutto nei minimi dettagli.

“Tu e le tue stupide idee. –commenta appena finisco di parlare- Suppongo che te l’abbia già detto Stefan, ma se vuoi una mano sono qui…” sta per dire qualcos’altro quando gli squilla il telefono.

“Ehi –risponde- ciao piccola”

 


Salve!!

Finalmente potrete dire di sapere qualcosa di più su come sono iniziati i problemi per il trio..

Il capitolo è pieno di pensieri e ricordi, più che di avvenimenti..si può capire che Elena in questo periodo della sua vita non è molto spensierata e non fa altro che ripensare ai due fratelli.

Il Damon 21enne è immaturo, pensa a divertirsi con le ragazze e vuole un gran bene a Elena..ma non si capisce bene cosa prova per lei lei .

Elena dice di essere innamorata di lui, poi parla di "cotta"...insomma quella Elena ha solo 17 anni e non ha mai conosciuto l'amore, è normale che non abbia le idee chiare.

Lei e Stefan organizzano un piano, il fratello più piccolo (in questi ricordi) è molto legato a Elena ma non pensa a lei in "quel modo", o forse ancora non ne è ancora consapevole, quindi le sue parole su Damon sono senza doppi fini e le dice perchè vuole proteggerla.

Elena poi conosce Kol e ne sembra attratta... voi che ne dite? stanno bene insieme? forse è la volta buona che dimentica quei due :P

Damon e Elena sembrano riappacificarsi alla fine e poi arriva una chiamata. Chi sarà?

Mi sembra di aver detto tutto...non ho molto tempo ultimamente quindi non so quando potrò aggiornare.

Grazie mille per chi segue e chi recensisce, adoro leggere le vostre opinioni e supposizioni... a presto :)

 

 

 

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Capitolo 5
*** Calma apparente ***


  

 


                                                 

 

                                                                            5

“Tu e mio fratello uscite insieme.”

Ero sicura che l’avrebbe scoperto, in un modo o nell’altro, ed ero ancora più sicura che fosse stata Caroline a dirglielo.

Era in piedi davanti alla porta della mia stanza e aveva sul viso mille emozioni diverse.

Damon era così, ogni sensazione te la faceva sentire e bruciare dentro se voleva; mai con nessuno faceva trasparire i suoi pensieri o ciò che provava, ma quando non riusciva più a trattenersi ti poteva sconvolgere con la passione con cui viveva ogni cosa.

Mi trovavo in un bel casino, avevo promesso a Stefan che avrei recitato la parte anche con lui ma mi sentivo male al solo pensiero di mentirgli.

“Damon..” mi avvicinai pensando a cosa avrei potuto dirgli.

“Potevate dirmelo, di certo non sarei rimasto con voi l’altra sera e l’altra sera ancora.”

Si stava agitando, non riusciva a guardami negli occhi e dopo aver staccato una foto di noi tre dalla mia bacheca non faceva altro che girarla e rigirarla tra le mani.

Mi domandavo perché stesse così? Perché si era tanto innervosito?

L’istinto protettivo di Damon nei miei confronti lo conoscevo bene, quando avevo due anni spinse un bimbo solo perché si era avvicinato per giocare.

“Come è successo? Come avete fatto a nascondermi tutto? Ero là con voi ventiquattro ore al giorno e non mi sono accorto di niente.. avete agito alle mie spalle.”

“Io..” cercai di dire qualcosa, ma qualsiasi parola mi moriva in gola e così facendo lo feci spazientire ancora di più.

“L’avete fatto?” la domanda arrivò come un fulmine a ciel sereno, mai e poi mai me la sarei aspettata, almeno non in modo così diretto.

“Ma che…Calmati Damon! Ti sembrano domande da fare?” iniziai ad alzare la voce e lui non sembrò gradire, perché l’alzò ancora di più.

“Dimmelo Elena! Hai fatto sesso con mio fratello?!” mi prese per un polso.

Se non fosse stato Damon, avrei avuto paura di quel gesto ma di lui mi fidavo ciecamente; poi ebbi la conferma che non dovevo preoccuparmi perché mi guardò negli occhi come solo lui sapeva fare.

Erano lucidi. Non l’avevo mai visto così fuori controllo, proprio lui che sembrava immune a qualsiasi turbamento.

“Damon per favore calmati! Non ho fatto niente con Stefan, calmati..” lui mi lasciò il polso e si portò i capelli neri dalla fronte verso la nuca…si stava calmando sul serio.

“Scusami Elena, io…- si toccò il colletto della maglietta nera che indossava, come se non riuscisse a respirare- ..non so cosa mi sia preso. Scusami ti prego.”

Vederlo così mi faceva una tenerezza, allora mi avvicinai a lui e l’abbracciai, buttandogli le braccia al collo e alzandomi sulle punte, con tutta la forza che avevo in corpo.

Damon ricambiò subito l’abbraccio, con un braccio mi circondava la vita e con l’altro mi accarezzava la schiena.

 

L’inaugurazione della nuova sala del Grill è perfetta. Caroline ha fatto un gran lavoro e anche Matt sembra molto soddisfatto.

La festa è iniziata da un’ora, ma io ho fatto un mega ritardo per trovare l’outfit perfetto.

E l’ho trovato: un mini abito nero e rosa antico e tacchi neri vertiginosi. L’avevo usato solo una volta, ad una conferenza a Los Angeles.

Ok, lo ammetto, stasera voglio essere una figa pazzesca e no non è per Stefan e Damon.

Insomma quello che fanno non sono mica fatti miei?

Non mi interessa affatto che Damon ha da fare con la sua ‘piccola’, sarà qualche troietta che si porta a letto, e figuriamoci se mi interessa quello che nasconde Stefan.

E’ per Kol, sì mi sono vestita bene per lui…non mi farebbe male uscirci.

Mi avvicino alle mie super sexy amiche, Bonnie e Caroline, sono fantastiche nei loro abiti rispettivamente verde e rosso.

“Sei una bomba, stasera- mi dice Caroline mentre mi abbraccia- E so per chi ti sei vestita così” finisce facendomi l’occhiolino.

“No, cioè.. non è come pensi, non mi importa di lor..” inizio ad agitarmi, così penserà che penso ancora ai Salvatore e non è assolutamente così. Sai che mi frega dei loro sguardi magnetici, dei loro sorrisi che ti stendono e degli addominali che si intravedono perfettamente sotto le t-shirt..

“Insomma ti capisco, Kol è un gran figo”

Ah già, Kol.

Si Kol, io sono venuta così per rimorchiare lui.

Annuisco e rido istericamente sperando che nessuna delle mie amiche si accorga di nulla.

Bonnie mi guarda stranita, ma, mentre sta per parlare, da dietro qualcuno mi prende per un braccio e mi porta sulla pista da ballo.

E’ Jeremy, ubriaco e si muove come se avesse le convulsioni.

Mi metto una mano in faccia per non vedere lui, e per non farmi riconoscere dalla gente in sua compagnia.

“E dai Elena, non fare la vecchia. SUN IS UP, MOVE YOUR BODY. Muovi il tuo body Elena, non ti farebbe male fare un po’ di sesso lo sai? – urla a causa della musica troppo alta- Hai proprio la faccia di una che ha un bastone su per il…”

“JEREMY!”

Per fortuna arriva Vicky che gli salta addosso e riesco a scappare dalla pista.

Bonnie è sparita nel nulla e Caroline si sta strusciando con Tyler in pista.

Ottimo, sono rimasta sola…Ah no, ecco Matt.

“Matt!”

“Ehi Elena, sei stupenda stasera” mi si avvicina, elegante con la camicia nera, stasera ci pensa il personale assunto da Caroline a lavorare.

“Grazie” rispondo arrossendo.

Adesso che mi è vicino noto una certa preoccupazione sul viso “Cosa c’è che non va?” gli chiedo e lui si tocca la fronte con la mano destra, sta sudando.

“Niente.. ho ricevuto una chiamata da un tizio non molto simpatico poco fa.”

“Chi?”
“Uno strozzino.” Rimango allibita, non pensavo che a Mystic Falls ci fossero certi giri, insomma tutti conoscono tutti e ci rispettiamo a vicenda.

“O mio Dio, che ti ha detto? Lo conosci?”

“No, non so chi sia.. Mi ha intimato di ‘collaborare’ con lui..”

“In che senso?”

“Nel senso che pretende l’ottanta per cento dei guadagni, io… io l’ho mandato a quel paese, ma ora sono molto preoccupato”

“Stai tranquillo.  A Mystic Falls non esistono certi giri, ha provato a farti paura ma non c’è riuscito.”

“Mi ha minacciato, ha detto che presto mi avrebbe mostrato le conseguenze della mia scelta. Sono terrorizzato Elena, ma non posso fare quello che mi ha chiesto! Sarebbe inutile mantenere il locale, non arriverei a fine mese. Comunque ora devo andare, il barista che ti sostituisce è un vero imbranato – si sforza di ridere, però sento che è molto teso- Ti prego non dire niente a nessuno, chiederò l’aiuto di Tyler… dopo tutto è un poliziotto.”

“Ok, tranquillo..” Questa storia mi ha sconvolto, Matt non se lo merita.

Devo indagare… lo so che è un’idea stupida, ma il mio animo da giornalista prende sempre il sopravvento. Forse negli archivi del giornale di Mystic Falls c’è qualche notizia riguardante organizzazioni malavitose della zona..

I miei pensieri si bloccano nel momento in cui Damon fa la sua entrata in sala, mano nella mano con una bellissima mora.

Era forse la ‘piccola’ di ieri sera? Non potevo affrontare questo, non ora che sono in piena crisi con me stessa e i miei sentimenti.

Scappo lontano da lui, per l’uscita secondaria, perché ho troppa paura di scoprire che la ragazza in questione non sia una qualunque, ma che lui ne sia innamorato.

 

Damon, dopo molti minuti, mi teneva ancora stretta e mi accarezzava i capelli.

Finalmente parlò “Pensavo che foste solo amici…- si scostò leggermente da me in modo da guardarmi negli occhi- pensavo che vedessi entrambi solo come amici.. pensavo che se un giorno avessi scelto uno di noi due sarei stato io..”

Il mio cuore si fermò.

Avevo sentito bene? Era geloso. Non gli ero indifferente perché era geloso di me.

Oppure mi stavo ancora illudendo…per lui era solo un gioco? Avere la meglio sul fratello?

No, non poteva essere così egoista. Non con me.

“Fermati Damon…Che stai dicendo?” chiesi per trovare un minimo di chiarezza.

“No lascia perdere e dimentica tutto.” Si staccò da me e fece per andarsene ma parlai per fermarlo “Io e Stefan non stiamo insieme, è tutta una farsa per far ingelosire Lexi”

Damon, che mi aveva già dato le spalle, si fermò qualche secondo per poi girarsi di scatto e raggiungermi in un battito di ciglia.

“E’ la verità? Non vi siete neanche baciati?” mi disse prendendomi il viso tra le mani. Sembrava felice, sollevato..come se si fosse tolto un peso enorme da dosso.

“No..” risposi senza neanche guardarlo, nonostante tutto mi vergognavo di avergli mentito.

Sorrise di cuore e, l’attimo dopo, si avventò sulle mie labbra.

Non mi sembrava vero, dopo tutto questo tempo a desiderarlo, ad immaginare l’impossibile, mi stava baciando sul serio.

Damon era passione, mi baciava con una foga che non avevo mai provato e iniziò a toccarmi la schiena, poi i fianchi, per scendere sempre più giù.

Io non potei fare altro che ricambiare, perché era quello che volevo da almeno un anno e mezzo.

Catturò il lembo del mio vestitino portandolo fin sopra la mia schiena, scoprendomi per la maggior parte, e poi , prendendomi per le cosce, mi fece aggrappare con le gambe intorno ai suoi fianchi; in un attimo sentii la mia schiena sbattere contro l’armadio a muro e le sue mani che cercavano di abbassarmi le mutandine.

Per quanto la mia eccitazione si facesse sentire, non volevo fosse così diretto..infondo lo sapeva che quella era la mia prima volta.

La mia mente staccò la spina nell’istante in cui, lasciando perdere gli slip, mi tolse il vestito buttandolo da qualche parte nella stanza.

Non potevo fare l’imbranata, non così tanto almeno…allora mi affrettai a sfilargli la maglia e a baciarlo ancora più avidamente.

In un attimo aprì il gancetto del reggiseno, che si trovava davanti tra le due coppe, e ,non preoccupandosi di togliermelo del tutto, si fiondò a toccarmi e baciarmi i seni.

Iniziai a gemere di piacere nel modo più silenzioso possibile, Jenna e Jeremy si trovavano di sotto e la porta era semichiusa.

Se solo uno dei due fosse salito, ci avrebbe scoperti.

La situazione era diventata pericolosa ed eccitante allo stesso tempo ma decisi di non preoccuparmi di quello perché sapevo che Jenna era tranquilla a lasciarmi da sola con uno dei due Salvatore.

Uno dei Salvatore.

Pensai improvvisamente a Stefan.

Tolsi dalla testa anche quel pensiero assurdo, dovevo vivere con tutta me stessa questo momento.

Damon mi aveva portata sul letto e si era tolto i pantaloni, ora sentivo perfettamente la sua voglia sotto i boxer neri.

Stranamente però non mi baciava più… era totalmente preso dal mio corpo, che stava percorrendo con la lingua. Portai le braccia sul cuscino e non riuscii a impedire che gemiti più forti uscissero dalla mia bocca semi aperta.

“Elena, sei così eccitante..” disse roco e l’attimo dopo si alzò quanto bastava per togliersi anche l’ultimo indumento.

Arrossii con molta evidenza e non avevo neanche il coraggio di guardare per la mia timidezza, lui non ci fece caso perché stava già sfilando le mie mutandine.

Una corrente, che non sapevo da dove provenisse, fece scricchiolare e aprire di poco la porta. Io sobbalzai, mentre Damon non accennò neanche la minima preoccupazione, troppo impegnato ad aprirmi le gambe.

Non mi guardava, non mi rassicurava.. nulla.

Non pretendevo candele profumate, petali di rose sul letto oppure che mi dicesse che mi amava. Sapevo perfettamente che non era così.

Ma che diavolo, una misera parola dolce per tranquillizzarmi, visto quanto ero tesa, poteva dirmela.

La rabbia prese il posto della voglia.

Damon iniziò a spingere, provocandomi non poco dolore, ma non riuscì ad entrare in me perché ero troppo irrigidita.

“Rilassati dai..” mi disse e io solo in quel momento mi accorsi che non aveva usato il preservativo.

“Dovremmo usare una precauzione…” cercai di dire con tutta la sicurezza che avevo in me, molto molto poca a quanto pare.

“Così sarà molto più bello” provò a spingere di nuovo, con più forza, ma non era ancora abbastanza.

I miei occhi diventarono lucidi, mi stava trattando come una delle tante.

Non mi chiamava neanche più per nome, aveva forse paura di confondersi?

Non meritavo questo trattamento, e ciò che mi faceva più male era pensare al fatto che proprio lui mi aveva detto di aspettare il momento e la persona giusta.

No, nulla era giusto.

Stefan mi aveva avvertito su Damon, perché non gli avevo dato ascolto?

Lo vedevo come un Dio, invece ora ne ero quasi disgustata.

Stefan che avrebbe pensato? Sarebbe stato deluso? Avrebbe avuto la stessa reazione di Damon?

Ma perché ora pensavo all’altro fratello?

Dieci minuti fa, fino a prova contraria, stare con Damon era ciò che più desideravo al mondo…Che accidenti mi prendeva?

Un’altra spinta fortissima e mi vennero le lacrime agli occhi, per il dolore e per i miei pensieri.

Finalmente Damon si era accorto di me, si era accorto che non c’era solo un corpo sotto di lui ma anche una persona.

Si tirò indietro “Io..” sembrava che si fosse appena svegliato da un brutto sogno.

Rimasi immobile, aspettando che dicesse qualcosa.

“Che sto facendo?..Tu..tu sei solo una bambina”

Mi spezzò il cuore in quel momento, mi stavo concedendo a lui nonostante tutto; nonostante il pericolo di essere scoperti, i suoi baci mancati, la sua indifferenza.. e ora diceva che ero una bambina?

Non disse più niente, si rivestì con una velocità inaudita e se ne andò chiudendo la porta, lasciandomi lì nuda sul letto con le mie lacrime.

Corsi nel bagno, chiudendo la porta alle mie spalle, e mi trascinai per terra.

Là nessuno sarebbe entrato, avrei pianto tutto il tempo che volevo.

 

Penso e ripenso, sono giorni che i ricordi mi tormentano.

Perché i miei problemi adolescenziali con Damon e Stefan non sono rimasti, appunto, all’adolescenza? Perché me li porto ancora dietro? Non posso neanche pensare a uno di loro con un’altra ragazza che non sia io senza essere assalita da una gelosia pungente e divorante.

Inizia a fare molto freddo, e stare sola in una via stretta e desolata come quella non è l’ideale. Mi dirigo verso la porta di servizio per rientrare nel Grill, ma nel mentre percepisco una presenza dietro di me; non faccio in tempo a girarmi che sento una mano che mi tappa la bocca e un oggetto che mi tocca la schiena.

“Non osare dire una parola che sparo” la voce è di un uomo, dura, fredda.. meschina.

Mi sta puntando contro una pistola e io, per una frazione di secondo, ho la calma apparente di chi ancora non ha metabolizzato ciò che sta succedendo.

In un attimo sento che mi lega i polsi con qualcosa, probabilmente una corda, in modo molto stretto, mi fa malissimo; dopodiché, con uno scatto rapito e doloroso, mi mette in bocca forse un fazzoletto e lo lega stringendo forte dietro la mia nuca.

Sono ancora girata e non posso vederlo in volto, ma ora sono realmente terrorizzata, inizio a tremare vistosamente.

“Non ti preoccupare, ora ci divertiamo tesoro. Togliti il vestito” mi ordina e io vorrei gridare, questo è successo perché non ho voluto affrontare le mie paure, perché sono scappata.

“Non vuoi starmi a sentire eh? Peggio per te” mi spinge per terra e cado sulle ginocchia facendomi male. Mi tira i capelli e mi lamento, cerco di divincolarmi, di scappare ma l’uomo mi prende e mi riporta per terra dandomi un calcio nello stomaco.

La violazione psicologica che mi aspetta non mi fa pensare al dolore fisico e, dopo aver tentato ancora e ancora di lottare, mi arrendo alla mia sorte.

Non avrei mai pensato di potermi trovare in una situazione del genere, anche se ne avessi la possibilità non saprei chi chiamare, non conosco i numeri d’emergenza, non ho fatto corsi di autodifesa.. sono debole e nessuno verrà in mio soccorso.

Mi strappa il vestitino e sta per abbassarmi gli slip, ho lo sguardo perso nel vuoto tentando di annullarmi, di addormentarmi e svegliarmi quando tutto sarà finito.

Una voce.

“C’è qualcuno lì?”

Una voce che conosco.

L’uomo che mi sta dietro mi lascia e lo sento allontanarsi.

“ELENA!” E’ Stefan.

Non riesco a dire e fare nulla, vorrei ringraziarlo di essere nel posto giusto e al momento giusto, mi vorrei coprire perché farmi vedere così è una vergogna troppo grande.

Stefan ha una faccia tra lo sconvolto e il terrorizzato, corre verso di me, inginocchiandosi, per togliermi il fazzoletto e sciogliermi qualunque cosa io avessi legata ai polsi.

Si toglie la giacca nera per metterla sulle mie spalle e coprirmi, in quel momento scoppio in lacrime aggrappandomi a lui. 

 

Tutta la paura e l’ansia di quei pochi minuti sfociarono in lacrime e singhiozzi disperati.

Stefan mi prese in braccio, facendo attenzione che la giacca mi coprisse del tutto, e mi portò verso la sua macchina.

Per tutto il viaggio mi strinse la mano, poi arrivammo sotto quella che probabilmente doveva essere casa sua.

“Elena..”

Mi trovavo nel letto di Stefan, forse.

Non riuscivo a parlare, a pensare… volevo ringraziarlo, stringerlo perché mi aveva salvato ma nulla, non riuscivo a fare niente. Ero in catalessi.

Indossavo ancora la sua giacca: non volevo cambiarmi, non volevo guardare i lividi e le ferite sul mio corpo che mi avrebbero ricordato anche quelle psicologiche.

Il campanello della porta mi fa sussultare.

“Sta’ tranquilla, torno subito”

Stefan va ad aprire per tornare poco dopo con Damon.

“Chi è stato?! Chi cazzo è stato?!” urla.

Damon mi si avvicina, con un’espressione stravolta, sussurrando “Non ti preoccupare piccola, va tutto bene, ora ci siamo noi. Non tremare.”

Mi stringe per le spalle e mi posa un bacio sulla fronte, tutto quello che riesco a dire è “Non chiamarmi piccola”

 


 

Buonasera :)

Ho aggiornato prima di quanto pensassi..sono fiera di me xD

Sinceramente non sono molto soddisfatta del capitolo, forse perchè sono impegnata ultimamente e non ho potuto dedicargli il tempo necessario..quindi scusatemi in anticipo, spero di rifarmi con il prossimo :)

Abbiamo visto che cosa è successo tra Damon ed Elena, lui è stato un po' indelicato considerato che Elena non era una qualsiasi ma, a detta di Stefan, una delle persone più importanti per lui... dal prossimo capitolo si scoprirà invece cosa è successo tra Elena e Stefan.

L'aggressore di Elena, chi è? Per fortuna che è arrivato Stefan, ma infondo non me la sentivo proprio di far succedere qualcosa di così brutto..

 Ora scappo..grazie a chi lascia sempre una recensione, spesso mi fate commuovere per tutte le belle parole, e anche a chi segue la storia in silenzio.Questa volta però propongo un sondaggio...secondo voi chi sono gli sposi? Vediamo chi indovina xD

Ps così è come ho immaginato il vestito di Elena -> http://www.polyvore.com/elena_cap/set?id=53774041   (non sono tanto brava con questo sito xD)

Alla prossima! :D

 

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Capitolo 6
*** Ritorno alla vita ***


  

 


                                                 

 

                                                                            6

“La smetti di evitare il ‘discorso Damon’ e mi dici che cosa è successo?”

Stefan fermò il film che stavamo vedendo, o meglio che non stavamo vedendo poiché non faceva altro che fare domande e allusioni su Damon.

Mi misi dritta sulla spalliera del divano e sbuffai “Non sto evitando proprio nessun discorso, sto solo cercando di vedere questo film”

Stefan alzò il sopracciglio “E’ noioso”

“E’ romantico”

“E’ paradossale che questa tizia si accorga di essere innamorata del migliore amico solo quando lui gli dice che si sta per sposare!...Mi sembra, invece, molto interessante il fatto che tu e Damon vi ignoriate da più di due settimane!”

“Non ci stiamo ignorando” Si, ci stavamo ignorando.

“Quindi è una casualità che su, fammi pensare, quindici giorni che vi ho visto insieme in una stessa stanza non avete parlato neanche una volta?”

“Esatto”

“Dunque.. se ora lo chiamo per proporgli di andare a prendere una pizza tutti e tre insieme per te non ci sarebbero problemi, giusto?”

“Ti sei proprio impuntato eh?... Ok, in questo momento i rapporti con Damon non sono dei migliori”

“Beh, questo era ovvio ma vorrei sapere il perché”

“Senti Stefan, non voglio parlarne”

“Si è addormentata, cosa vuoi fare?” mi chiese di punto in bianco.

“Cosa? Che stai dicendo?” non capivo.

“Te ne vai?” Ma cosa stava dicendo?

 

 Apro gli occhi. Mi trovo in un letto, è notte fonda e l’unica luce è quella proveniente da un corridoio.  Stavo sognando…ora i ricordi mi perseguitano anche mentre dormo.

D’improvviso ricordo quello che è successo alla vista dei miei polsi, sui quali vi sono i segni della corda usata per legarmi, e mi accorgo di non indossare più la giacca di Stefan né il mio vestito ma una t-shirt abbastanza grande.

Sento delle voci, riconosco quella di Stefan che ho sentito anche nel sonno e poi quella di Damon.

“Mi sembra ovvio che la mia presenza qui non sia gradita e poi sai bene che non posso rimanere”

“Sì lo so, ma, Damon, non saltare alle conclusioni come tuo solito”

“Hai sentito anche tu come mi ha risposto fredda prima”

“Si, ma era scossa…è scossa! E poi che motivo avrebbe per avercela con te?”

“Io..non ne ho idea”

“Ecco, appunto”

“Che pensi di fare?”

“In che senso?”

“Perché l’hai portata qui?”

“Non... non lo so… Non me la sono sentita di portarla a casa sua in queste condizioni, Jenna si sarebbe preoccupata e non è un toccasana per la gravidanza… non volevo..”

“Non è stata una brillante idea…ti costerà cara appena qualcuno lo saprà”

“Non costerà nulla a nessuno, me ne sto andando” mi intrometto, dopo essermi alzata dal letto e essermi avvicinata a loro cercando di coprirmi il più possibile con la maglia.

Non voglio rappresentare un peso per nessuno.

“No Elena, io non volevo dire..” inizia Damon, agitando in aria le mani aperte.

“Si lo so, però ora è meglio che torni a casa mia..Dov’è il mio vestito?”

Mi sento in totale imbarazzo, nuda davanti a loro. Non per quello che indosso, ma dalla vergogna che provo per ciò che è successo.

“Ah, scusa…te l’ho tolto perché era tutto strappato dietro..” Stefan cerca di giustificarsi, non mi disturba dopotutto non è la prima volta che mi vede in intimo.

“Non ti preoccupare… se hai ago e filo cerco di aggiustare quel che posso, così posso tornare a casa”

Stefan sbuffa, scuotendo la testa “Tu non vai da nessuna parte, stanotte resti qui e domani mattina ti fai portare qualcosa da mettere da Caroline o Bonnie e solo dopo ti riaccompagnerò a casa” il suo tono non ammette repliche.

Non lo ascolto, mi avvicino al vestito che vedo poggiato ordinatamente alla sedia in camera da letto e cerco freneticamente di aggiustarlo sedendomi per terra, non so neanche io che sto facendo.

Sento dei passi dietro di me, grandi e pesanti, che rimbombano nel vuoto corridoio, e delle mani che accarezzano le mie, mi volto e vedo Damon accovacciato per terra, proprio dietro di me, che un sorriso dolcissimo mi dice che andrà tutto bene e io sono così presa dai suoi occhi confortanti da non accorgermi che si sta prendendo il vestito.

“Stefan ha ragione, ora devi solo pensare a riposare. Tutto il resto può aspettare.” Dice e mi fa alzare da terra, prendendomi per i fianchi.

“Ora vado, torno di nuovo domani mattina”

Abbasso lo sguardo senza dire una parola, mi sento in colpa per come l’ho risposto prima, vorrei che rimanesse con me.. perché se ne va?  

Pochi istanti dopo, ancora girata, sento la porta sbattere.

“Andiamo a letto?” mi chiede Stefan sorridendo per poi entrare nella sua camera e accendere la lampada sul comodino, solo ora posso vedere chiaramente la stanza: è spaziosa, sulle pareti bianche e grigie è stata usata la tecnica dello spugnato, le lenzuola del letto tondo sono rosse, come l’enorme tappeto che copre quasi tutto il parquet.

Non c’è il tocco di una donna qui, è decisamente il gusto di un uomo in carriera che non si interessa di curare i dettagli dell’arredamento.

Mi sorprendo di esserne così contenta, ecco che ritorna la mia possessività. Sì, è solo questo, ormai ne sono convinta; vedere i due ragazzi, che una volta stravedevano per me, stare con qualcun’altra mi rendeva gelosa.

Gelosa perché non sono più il centro dei loro pensieri, ma devo smetterla di fare la bambina. Se fossi stata più matura, avrei affrontato Damon e la sua amichetta e ora non mi troverei qui, impaurita e con un groppo in gola che non vuole scendere.

“Non sono mai stato bravo con l’arredamento” sorride e mi accorgo solo adesso che si sta togliendo la camicia. Mi giro imbarazzata. ‘Brava Elena, stai dimostrando di essere rimasta la solita diciottenne imbranata’

“Scusa ma fa troppo caldo, non ti preoccupare dormirò sul divano in salone”

“No, io…-O mio Dio, non lo ricordavo così muscoloso…bicipiti, tricipiti e tutto ciò che finisce con ‘cipite’- Possiamo dormire insieme, abbiamo già dormito insieme.. cioè non in quel senso…come amici” finisco rossa come un peperone.

“Va bene, allora metterò una maglietta, mi sento un po’ in soggezione con te che mi fissi” mi fa una linguaccia, prendendo senza vedere una maglia a mezze maniche dall’armadio e mettendosela mentre si avvicina al letto. E ancora una volta mi ha colto in fallo.

Faccia a faccia, entrambi di fianco e stesi sul letto; Stefan mi guarda serio e preoccupato, poggia una mano sul livido che si trova sul mio braccio e io sbando, non lo faccio volontariamente ma dentro di me sento crescere un’inquietudine tale da farmi indietreggiare da lui.

“Scusami Elena..” si affretta a dire.

“No scusa tu- sento il mio respiro diventare più affannato- Non so cosa mi succede, dovrei essere tranquilla.. sei arrivato in tempo e non è successo niente, ma io..” mi manca l’aria.

“No, non sei tranquilla e non puoi esserlo. Guarda come ti ha ridotto quel bastardo- indica i graffi e le ferite che ho sulle gambe, solo ora mi accorgo che la maggior parte sono state medicate e di avere una fasciatura sul ginocchio- io non sono arrivato al momento giusto, ho solo evitato il peggio...”

“Stefan… di certo non è stata colpa tua, ma solo mia..” sento di non riuscire più a trattenere le lacrime.

“Che stai dicendo?”

“Sto dicendo che se non mi fossi comportata da bambina non sarei mai uscita in quel vicolo buio. -la mia voce è rotta dalle lacrime e dai singhiozzi- Pensavo di essere cambiata, pensavo di essere maturata e invece questo mi ha dimostrato che sono sempre la stessa. Mi sono solo illusa in questi sei anni, scappo sempre dai problemi e, quando torno, questi sono sempre lì e non li affronto.”

Stefan mi prende, stringendomi a sé “Tu sei libera, puoi scappare dove vuoi e nessuno ha il diritto di metterti neanche un dito addosso. Non è colpa tua, hai capito? E non è vero che non sei cresciuta.. appena ti ho rivisto ho capito che non eri più la dolce ragazzina di un tempo, ma una donna in gamba e che sa affrontare i problemi, se non fosse stato così non saresti mai tornata qui a Mystic Falls.”

Mi sto calmando ma gli occhi mi bruciano, perciò li chiudo e mi lascio cullare dal mio amico, che ora mi sussurra di dormire.

 

Passarono tre mesi da quella notte, la peggiore della mia vita; ogni volta che chiudevo gli occhi sognavo sempre la stessa scena e quasi tutte le volte Stefan non arrivava a salvarmi. Mi ero rinchiusa in casa, non uscivo quasi mai e cercavo di evitare qualsiasi contatto con il mondo esterno. Avevo lasciato il lavoro al Grill, tremavo al solo pensiero di stare dietro a quel bancone e alla possibilità di servire da bere a colui che mi aveva ridotto ad avere paura anche della mia ombra.

Non avevo sporto denuncia, sebbene Damon e Stefan cercassero di convincermi ogni giorno.. l’unico risultato che avevano ottenuto era quello di farsi aiutare da Tyler. Avrebbe indagato, in quanto capo della polizia, tra coloro che a Mystic Falls possedevano una pistola; io ero molto scettica in ogni caso.

A parte i Salvatore e Tyler, solo Caroline e Bonnie sapevano la verità e non avevo la minima intenzione di dirlo a Jenna e Rick, la prima si sarebbe preoccupata da morire e entrambi non mi avrebbero mai lasciato sola.

In quella casa non c’era più spazio per cinque, per questo con una forza che non avrei mai immaginato di avere, dopo aver prelevato dei soldi dal conto in banca lasciato dai miei, optai per un affitto condiviso di un appartamentino nello stesso condominio di Caroline.

Pensai che stare vicino alla mia amica mi avrebbe aiutato ad avere meno paura del mondo; la verità era che, anche circondata da milioni di persone, mi sentivo sola e indifesa.

Damon e Stefan erano iperprotettivi: chiamavano in continuazione, si proponevano come chaperon anche per fare due metri e cercavano di farmi svagare in tutti i modi.

In realtà io cercavo di evitarli e il rapporto che avevo con loro si limitava ormai a sole chiamate perché difficilmente mettevo il naso fuori di casa; in questi mesi avevo capito di dovermi prendere una pausa da loro in quanto ero troppo fragile e già abbastanza confusa, avrei finito per buttarmi nelle braccia di uno di loro, o peggio di entrambi, e di rovinare irrimediabilmente, questa volta, la nostra amicizia.

Batman e Capitan America, però, erano due teste dure e facevano sentire la propria presenza anche se non c’erano fisicamente, ad esempio si avvalsero di tutte le loro conoscenze da avvocati per spulciare dettaglio per dettaglio fedine penali, biografie e documenti non esattamente legali per trovare una persona che fosse degna di essere mia coinquilina.

Furono capaci di ‘eliminare senza possibilità di appello’ un povero tizio che aveva pagato le tasse in ritardo e un’altra che, al liceo, era stata con un ragazzo che si sarebbe rivelato più in là essere un alcolizzato.

‘Un brav’uomo è sempre prima un bravo cittadino’ aveva detto Stefan.

‘Ogni donna sceglie sempre una certa tipologia d’uomo, non vorrai rischiare che porti a casa gente del genere?!’ aveva detto Damon.

Stavo impazzendo, ragion per cui appena Caroline mi disse che si era liberata una stanza in questo appartamentino colsi la palla al balzo.

Stefan e Damon potevano anche convincere Gesù a condividere l’appartamento con me, ma non mi sarei mai sentita realmente al sicuro. Il grosso però era stato fatto, lo dovevo a Jenna e alla cucciola che stava per nascere, sì era una femminuccia.

Prima o poi avrei superato questa paura, almeno era quello che speravo.

 

Elena sei sicura? Sei ancora in tempo per cambiare idea, vengo da te e rimettiamo negli scatoloni tutta la roba.. La vostra casa è grande non capisco perché non possiate vivere tutti e cinque insieme! 

“Damon, piantala. Sono sicura…e soprattutto ti rispondo alla domanda che mi hai fatto tra le righe: sto bene, posso farcela e la sto superando”

Questa è solo la quarta chiamata della giornata da parte di Damon, tralasciando ovviamente le altre tre di Stefan e i suoi quattordicimila messaggini.

Sto svuotando gli ultimi scatoloni, ho traslocato definitivamente da una settimana ma ho ancora un mucchio di roba da sistemare.

Volevo approfittare del fatto che il mio coinquilino non fosse in casa, ma Damon, con la suo impeto da mamma chioccia, mi ha reso tutto più complesso.

Con una spalla mantengo il telefono vicino l’orecchio, per avere le mani libere e tentare di appendere un quadro; ovviamente mentre cerco di non farmi scivolare il telefono, il tutto mi cade dalle mani.

ELENA?! Cos’è stato?”

“Niente! Mi è caduto il quadro che mi avete portato da Parigi per terra. Sai.. qualcuno mi trattiene a telefono e io non posso ordinare casa!”

Quello che ti ho regalato io??”

“No la stampa che mi portò Stefan”

Dieci anni fa i due andarono in Francia e mi portarono una montagna di regali e foto, volevo andare anche io ma non potendo cercarono di ‘portare Parigi da me’.

Ah! Fa niente, alla fine faceva schifo.. Stefan non ha mai avuto gusto per queste cose.” Vero.

“Ma la stampa è carta, è rimasta intatta…non potrei dire lo stesso del vetro della cornice”

Hai fatto trenta, fai trentuno… butta anche quell’oscenità e non ci pensare più. Questa volta hai la scusa perfetta

“Damon! Ci sono affezionata e, per quanto sia brutta, guardarla mi fa sempre sorridere”

Sei affezionata ad una vacca a trentadue denti che indossa un tutù?.. Che diavolo passava per la testa a mio fratello vorrei sapere, era a Parigi.. non alla sagra del latte di mucca”

Scuoto la testa divertita, questa era come minimo la milionesima volta che affrontavamo quel discorso. Prima di partire per New York, ogni santa volta che entrava nella mia camera cercava di convincermi a togliere dalla parete la mucca.

Mentre cerco di ribattere sento la porta di casa aprirsi, è Mason.

Capelli castani, fisico scolpito, sorriso che ti stende e barbetta incolta che ti intriga,  nonostante sia un adone, non è propriamente il genere di uomo che cerco.

Ho afferrato l’occasione di questo appartamento al volo, in quanto Mason è amico di vecchia data di Jenna e, sebbene l’abbia sempre visto di sfuggita o sentito nominare negli aneddoti di mia zia, il fatto che lei lo conosca così bene mi rassicura e non poco.

E’ il classico tipo da una botta e via, o meglio è quello che lui cerca; ogni notte una ragazza diversa, per fortuna fin ora ha dato la ‘botta’ fuori casa e spero che continui ad osservare le regole che abbiamo ho imposto per questa convivenza.

“Cosa diavolo è questo disastro miss Gilbert?!” mi prende in giro affacciandosi alla porta della mia camera

“Ciao anche a te Mason. Hai passato più di dodici ore fuori casa, non mi dire che questa volta è una cosa seria?”

“No, per carità. La tipa abitava lontano, ho speso un sacco di soldi in benzina… non mi è convenuto, facendo due calcoli..”

Gli lancio un cuscino in faccia e poi sento Damon parlare dall’altro capo del telefono “E’ tornato Johnny Bravo? Mi raccomando ricordati di non salutarmelo.”

“Damon!” non posso far a meno di ridere e ‘Johnny’ mi guarda interrogativo “Dici al tuo caro amico di non preoccuparsi e che ti guardo io per lui, anzi chinati a raccogliere quella carta dietro di te- mi dice indicando la ‘mucca’ di Stefan”- così posso guardarti meglio..” ammicca facendomi l’occhiolino e io alzo gli occhi al cielo.

Ora ti vengo a prendere, inizia a prendere tutta la tua roba” 

Damon non può vedere Mason, ma infondo sa che è innocuo- in caso contrario mi avrebbe impedito di trasferirmi- non capisco, però, perché lo odia tanto.

“Non vado da nessuna parte, però se stasera vuoi venire qui a festeggiare il mio ritorno alla vita e inaugurare la nuova casa sei il benvenuto”

Se stasera fa un passo falso, ti prendo con la forza e ti porto via”

 

“Stefan ti prego smettila!” Urlai con tutta la forza che avevo in gola, cercai di afferrare il suo braccio e di farlo fermare, fortunatamente ascoltò la mia preghiera.

Damon si toccò il labbro inferiore e non sembrò sorpreso di vedere sangue sulle sue dita.

“Cosa pensavi di fare?! Di scopartela e poi di sparire come fai solitamente?” Indietreggiai, sentendo già gli occhi lucidi. Inutile dire che la verità non rimase nascosta a lungo a Stefan, fece parlare Caroline e mi portò a confessare tutto… fino all’ultima parola.

Damon sembrava assente, non si era difeso dal pugno del fratello e non sembrava interessato neanche a ribattere verbalmente.

Questo era quello che mi faceva più male.

“Ora basta. Non vedi che a lui non importa niente? Non voglio che perda tempo con una bambina.” Detto questo uscii dalla casa dei Salvatore, prima che le lacrime uscissero senza ritegno. Rivalutai la mia amicizia con Damon, l’avrei perdonato se solo mi avesse chiesto scusa, l’avrei perdonato anche se avesse mostrato un minimo di dispiacere, ma tutto quello che mi mostrò fu indifferenza, se non fastidio di avermi intorno.

 Mi aveva già umiliato abbastanza la famosa sera e con il silenzio del mese che seguì, non avevo intenzione di dargli questa soddisfazione.

 

“Secondo te che rappresenta?”

“Una vacca che balla, Ty. Dubito ci siamo qualche significato allegorico intrinseco nel quadro.”

Caroline e Tyler si interrogano sulla, ormai famosa, stampa parigina…povero Stefan, se sapesse cosa il resto del mondo pensa dei suoi regali, e soprattutto di questo, ne resterebbe molto deluso.

Nell’ampio soggiorno, intanto, Jenna fa piazza pulita del buffet, splendida con il suo pancione, è al settimo mese e mangia per cinque persone.

“Sai Jenna, il pancione ti rende veramente sexy, e le tue tette sembrano scopp..”

“Ok Mason, ora basta. Non ti permetto di fare apprezzamenti sulla mia ragazza, e smettila di guardarle la scollatura.” Rick tiene la propria ragazza per un fianco ed è nero dalla rabbia , come dargli torto.. Mason è un tale idiota a volte. Ok non a volte, sempre.

Kol parla con Bonnie, sembra che siano in sintonia, mentre Klaus scruta ogni movimento di Care.

Lo conosco appena ma non posso negare di avere una cerca simpatia per lui, l’ho invitato perché so che stravede per la mia amica e mi fa una tenerezza immensa. Sì lo so, sono terribile nei confronti di Tyler, ma se quello di Caroline è veramente amore allora la presenza dell’inglese non può rappresentare un problema per lei.

Jeremy stasera è stranamente tranquillo, anzi un po’ troppo sovrappensiero, ma forse è solo una mia impressione, nonostante tutto scherza e ride con Matt.

“Mason, non fare il bambino di tre anni. Vieni ad aiutarmi a portare..”

Non faccio in tempo a finire la frase che qualcuno suona alla porta, corro ad aprire aspettandomi di trovare Stefan e Damon, finiscono di lavorare sempre tardi.

Ho ragione, a metà.

“Damon” mi apro in un sorriso, ci sono state molte chiamate tra di noi ma non so quanto è passato dall’ultima volta che l’ho visto di persona.

Lui mi si avvicina e mi abbraccia, senza dire niente.

Sono completamente investita dal suo profumo e non posso fare a meno di inspirarlo a pieni polmoni, nel momento in cui mi stringe più forte sento di scoppiare in un pianto liberatorio. Non vedendolo volevo evitare proprio questo, cadere nelle sue braccia. E’ quello che mi riesce meglio a quanto pare, e dire che ho provato con tutte le mie forze ad essere forte e indipendente, come non mai, in questi ultimi mesi.

La verità è che ora più che mai ho bisogno della sua presenza e di quella di Stefan, solo loro riescono a calmarmi.

Perché non Caroline, Bonnie o Matt?

Me lo sono chiesta spesso, ma alla fine proprio per questo loro sono i miei amici  più speciali… hanno questo potere inspiegabile e io non posso fare altro che accettarlo.

“Mi sei mancata, da morire.”

“Anche tu mi sei mancato.” chiudo gli occhi e mi lascio sfiorare i capelli dalle sue labbra e dalle sue mani.

Non posso far a meno di pensare che non si riferisca a questi mesi, ma, come me, ai sei anni che abbiamo passato separati.

“Ma allora mi hai mentito, l’avvocato qui presente è il tuo fidanzato”

Imbarazzata, fulmino Mason dopo aver sciolto l’abbraccio con Damon, che inizia a sfilarsi la giacca, restando solo con la camicia bianca.

“Anche se fosse, a te che cosa interessa?” Damon risponde acido mentre avanza verso il resto degli invitati salutando tutti.

“Stefan?” gli chiedo, è strano che non sia con lui.

“Arriverà a momenti. Siamo venuti con due macchine diverse.”

Infatti dopo pochi minuti, il campanello della porta suona di nuovo e mi appresso ad aprire, entusiasta di rivedere anche Stefan.

L’immagine che mi trovo davanti non è quella che mi aspetto, per cui rimango per qualche secondo senza parole e cerco di riordinare le idee.

“Ciao Elena, scusami avrei dovuto avvisarti che portavo qualcuno…”

Stefan è accompagnato da una splendida ragazza bionda, alta e magra. Quale definizione da il vocabolario di ‘fotomodella’? Non mi ricordo, ma sono sicura che lei la rispecchia in pieno.

Muoviti, Elena, dici qualcosa.

“Ehm.. si certo, non ci sono problemi…figurati..”

Sento gli occhi di tutti addosso, stanno sicuramente guardando la scena perché improvvisamente sento uno strano silenzio, bene non sto facendo la figura dell’idiota solo davanti a Stefan e la sua barbie amichetta, ma proprio davanti a tutti i miei amici.

Stefan e la ragazza ancora senza nome, che non smette di sorridermi e che vorrei picchiare se solo avessi una mazza da baseball tra le mani, non sembrano muoversi neanche di un centimetro.

“Possiamo…passare?” Svelato l’arcano: sono rimasta imbambolata davanti la porta, ecco perché non entravano.

Mi sposto agitata e rossa, viola, turchese, arcobaleno in volto.

“Elena ti presento Rebekah, la mia fidanzata”

 


 

Salve!!!

Chiedo umilmente perdono per aver aggiornato più tardi del solito! Ma ora ho finito gli esami e sono totalmente in vacanza, per cui aggiornerò più velocemente :)

Allora passo subito a parlare del capitolo... Elena ha subito senza dubbio uno shock e c'è stato un salto temporale di tre mesi, necessario per la storia e per non annoiarvi ulteriormente. Ha passato questi mesi in casa, e nonostante ora sembri aver superato un pò l'accaduto è ancora molto provata... Elena, inoltre, è troppo buona e si sacrifica per il bene degl'altri..infatti si trasferisce in un'altra casa sebbene non sia per niente il momento adatto e si vede chiaramente che Damon l'ha capito perciò non condivide la sua scelta. Ho introdotto Mason, siccome qui a Mystic Falls sono tutti super hot Elena doveva assolutamente avere un coinquilino all'altezza, e Damon che ne pensa? Non sembrava proprio entusiasta :p Continuo a inserire i flashback in parallelo con gli avvenimenti del presente perchè c'è veramente ancora troppa storia da raccontare e non so quanti capitoli ci vorranno xD Ho quasi finito di scrivere anche il settimo capitolo, in quanto questo è concepito inizialmente come maxi capitolo... ma a me piace mantenere una certa omogeneità, quindi non mi andava di pubbligare un cap molto più lungo rispetto agli altri. Ovviamente se leggo che siete incuriosite cercherò di velocizzarmi e aggiornare il prima possibile, se no elaborerò il tutto con più calma xD Parliamo del colpo di scena... Stefan è fidanzato! Questo lo fa sicuramente salire di posizione rispetto Damon come sposo ...ovviamente è tutto da leggere e finchè non verrà detto chiaramente non può essere detta l'ultima parola. La mia Rebekah sarà un po' diversa da quella del telefilm...sicuramente più sicura di sè e il prossimo capitolo sarà sicuramente più divertente, in quanto Elena ha appena acquistato una nuova nemica e Damon, per primo, se ne accorgerà... ma non vi anticipo più niente :)

Grazie a chi legge e recensisce.. leggere i vostri pareri, sia positivi che negativi, mi rinnova sempre la voglia di scrivere e mi sprona a fare di meglio e grazie anche a chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate! Alla prossima!!

 

 

 

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Capitolo 7
*** Scheletri nell'armadio ***


  

 


                                                 

 

                                                                            7

“Elena ti presento Rebekah, la mia fidanzata”

Le porgo la mano, le sorrido e le dico che è un vero piacere conoscerla, ma compio tutte questa azioni in modo meccanico; non sta succedendo, sembra un brutto sogno e per un momento spero con tutta me stessa che lo sia.. il mio Stefan non è fidanzato.

Li faccio accomodare cercando di non far trapelare tutto il mio dissidio interiore, se mi avessero dato un pugno in faccia forse avrei sentito meno dolore.

Stefan è fidanzato.

Fidanzato.

Non ha detto usato la parola ‘amica’, né ‘ragazza’, ha proprio specificato che è la sua ‘fidanzata’.

E’ una cosa seria.

Mi sono così tanto preoccupata per Damon che l’idea che l'altro fratello fosse impegnato non mi ha sfiorato neanche per un secondo.

Sono una sciocca, è ovvio che Stefan non ha perso tempo in questi sei anni.. si è dato da fare, mi sembra giusto.

Chissà quante ragazze ha avuto, se ha mai pensato a me, se gli sono mai mancata, se ha mai fatto il paragone con me.

Ecco, ritorna la mia me egocentrica.

Non sono il centro del mondo di nessuno, tanto meno di Stefan… per lui sono sicuramente stata un ‘esperimento’, uscito male aggiungerei.

Un’amicizia tra maschio e femmina non può sfociare in amore, questo è poco ma sicuro.

Sì, ok, può ma è molto raro che ci sia il lieto fine…più frequente, invece, è uno che si innamora dell’altro senza essere ricambiato.

E io sono innamorata di Stefan?

“Bekah, non pensavo venissi anche tu” è Klaus a parlare, si conoscono?

E dire che mi stava simpatico, appena due minuti fa.

“Quante volte devo dirti che odio questo soprannome?” risponde la Barbie.

Bekah. Deciso, la chiamerò così.

Non fare la stronza, Elena’ eccola la mia coscienza, che arriva sempre per rompere.

Fanculo coscienza del cavolo, non è serata.

“Ah, Elena.. lei è mia sorella” mi spiega il biondino, come se in quel momento indossassi un punto interrogativo al posto della faccia… sono contenta che all’esterno trapeli questo, perché in verità, se fosse possibile, al posto della faccia avrei una mitragliatrice, più esattamente un mitra Thompson.

Stefan e Damon mi costringevano a giocare ai giochi di guerra sulla Play, sono un’esperta in materia…scommetto che la bella biondona qui non sa neanche che cosa sia un joystick.

Punto per me, palla al centro.

Ok, i miei pensieri stanno degenerando.

La signorina Cosa saluta anche Caroline.

Ora collego tutto, Care mi aveva parlato dei Mikaelson e anche di lei…e la conosce addirittura!

Perché non mi ha detto niente?! Sono tornata da quasi quattro mesi e lei non mi ha detto nulla di questa unione celestiale, zero assoluto.

Non ho il tempo di prendere atto del ‘tradimento’ della mia amica perché vengo distratta dal fatto che Rebekah saluti quasi tutti gli invitati e questo mi uccide ancora di più; non sono di certo la ragazza di Stefan e non c’è nessuna legge che mi dia dei diritti su di lui-  mio migliore amico che non si è degnato di accennarmi nulla- ma, per la miseria, qualcuno dei miei presunti amici avrebbe potuto avvisarmi.. Per lo meno non avrei fatto la figura della scema!

“Vado a prendere altre birre” è la scusa che uso per dileguarmi, ho bisogno d’aria e di silenzio per pensare, calmarmi e metabolizzare.

Esco nel terrazzo, dalla finestra della cucina, e vengo investita dal vento gelido di Novembre.

Così impari a metterti queste maglie leggere e che ti scoprono le spalle solo per fare la tipa figa’

Poggio i gomiti sulla ringhiera e la testa fra le mani, giù il panorama è fantastico si vede tutta la piazza di Mystic Falls, sebbene sia solo un quarto piano.. niente a che vedere con i grattacieli di New York.

New York. Perché non ci sono rimasta? Perché non ho lottato per riprendere le redini della vita che sognavo da sempre?

Venire qui non era l’unica via, mi sono convinta io di questo.. c’è sempre un’altra scelta.

Dannazione, solo ora mi sfiora il pensiero che inconsciamente sia tornata per uno di loro? Per Stefan? Perché non è normale che una semplice amica sia così gelosa.

Ma allo stesso tempo non mi spiego quello che provo per Damon, quando l’ho visto con quella sua amichetta sono scappata e prima, mentre l’abbracciavo, mi sentivo bene, totalmente in pace con me e con il mondo.

E’ proprio questo il punto: quando sto solo con uno di loro è come se tutto il resto non esistesse, sono sicura che quelle braccia siano l’unico posto sulla terra in cui voglio stare, poi arriva l’altro e le mie certezze diventano castelli di sabbia in riva al mare.

“Sei sconvolta”

Due braccia mi stringono da dietro e io so già a chi appartengono, velocemente mi asciugo le lacrime e mi giro verso Damon.

“No, è che solo…non me l’aspettavo, tutto qui” poggio una mano sul suo petto e cerco di farlo allontanare, proprio non mi va di farmi vedere così soprattutto da lui.

“Su Elena, perché non lo ammetti?” il mio gesto deve averlo fatto arrabbiare, infatti fa qualche passo indietro e si appoggia alla colonna portante al nostro fianco con l’avambraccio.

“Ammettere cosa?”

“Il fatto che ti infastidisce”

Scuoto la testa esasperata, non posso credere che sto realmente sostenendo questa conversazione.

E’ vero, Damon ha maledettamente ragione, ma non posso ammettere una cosa del genere davanti a lui, è uno di quei discorsi considerati tabù per far sì che questo atipico rapporto a tre funzioni.

“Damon.. che stai dicendo, per favore..”

“Sto dicendo la verità, sei gelosa. Ti conosco bene e non abbiamo più vent’anni, siamo abbastanza maturi per affrontare certe conversazioni”

Forse non è del tutto sbagliato quello che dice, forse affinché sia tutto meno complicato dobbiamo confrontarci e non cercare di girare intorno ad argomenti scomodi.

“E se lo fossi? Cosa cambierebbe dicendolo a te?”

“Sono tuo amico, o almeno sto cercando di esserlo… puoi parlarmene”

“Damon, io non lo so. Sono confusa.. e tu sei l’ultima persona con cui vorrei parlarne”

“Certo, ti posso capire… Scusami non avrei dovuto immischiarmi. L’unico consiglio che ti posso dare è di riordinare le idee, entrare dentro e comportarti da splendida padrona di casa quale sei”

Annuisco, avvicinandomi nuovamente a lui, appoggio la fronte sulla sua spalla e gli sussurro “Vorrei soltanto che tutto tornasse a sette anni fa, perché siamo stati così stupidi da rovinare la nostra amicizia?” lo sento irrigidirsi un attimo, mentre l’istante dopo mi stringe di nuovo a sé e con le sue dita pettina i miei capelli liscissimi.

“Sono stato io a sbagliare. Se solo quella sera non fossi stato così stupido, probabilmente non sarebbe successo quello che è successo..”

Mi scosto di poco, quanto basta per alzare il viso e guardarlo negli occhi “Dam..”

“E se solo fossi stato più dolce con te, se solo avessi tentato di rimediare.. forse ora non saresti qui a piangere per lui”

Che significa ora?

Si sta incolpando perché piango per Stefan o perché non piango per lui?

“Basta, non è colpa tua… sarebbe successo lo stesso”

Mi lascia andare e sembra infastidito, non mi guarda nemmeno.

“Mi fa male pensarlo, però a quanto pare la mia più grande paura era reale.”

“Quale paura? Di che stai parlando?”

“Sto parlando del fatto che tu ti sei innamorata di lui nonostante tutto. Preferivo pensare che fosse stato per colpa mia, che ti avessi spinto io tra le sue braccia…invece non centro niente. Sono stato solo una parentesi.”

 

Era successo proprio quello che più temevo: il fantastico trio si era spezzato.

Damon non parlava né con me, né con Stefan e non aveva provato neanche una volta a sistemare la situazione. Io, d’altro canto, non ero intenzionata a fare il primo passo ma cercavo in tutti i modi di convincere Stefan ad abbattere quel muro che aveva costruito contro il fratello.

Mi sentivo uno schifo per aver fatto litigare i due, si volevano troppo bene e se non ci fossi stata io il loro rapporto non si sarebbe incrinato in questo modo.

Il fratello più piccolo, però, non voleva sentire ragioni, infatti ogni volta che mettevo in mezzo l’argomento, per quanto difficile fosse per me, lui mi stroncava con poche parole.

‘E’ imperdonabile’ o ‘Una persona che dice di volerti bene non si comporta così’.

A quei tempi nessuno di tutti e due capiva realmente il comportamento di Damon, più in là avrei fatto chiarezza, sebbene la tempistica non fu delle migliori.

Io e Stefan continuammo a vederci, evitando accuratamente di incontrare il fratello più grande, spesso trascorrevamo le giornate da me o al Mystic Grill.

Per le vacanze di Pasqua, esattamente sei mesi più tardi, decidemmo di cercarci un lavoretto part-time, quindi iniziammo a fare i babysitter ai due gemellini del signor Tunner, il nostro insegnante di Inglese, due creature terribili di cinque anni.

 

“Ora basta, finitela di torturare Stefan!” Cercavo inutilmente di staccare i due mocciosetti dal mio povero amico, che giaceva per terra senza muovere un arto.

John saltava sulla sua schiena, mentre Lili gli tirava i capelli, non lo invidiavo affatto.

 

“Non potevamo cercarci un lavoro più umano?! Non lo so, scaricatore di porto, stuntman.. cavia umana” disse Stefan rialzandosi, avevo convinto quelle due pesti a lasciarlo stare con una buona dose di cioccolata.

“Non essere melodrammatico, alla fine sono solo due bimbi”

“Sono posseduti, te lo dico io.”

“Tu e Damon da piccoli eravate molto peggio, due pesti.” Risi di gusto e lui non poté fare a meno di ammetterlo con il sorriso sulle labbra.

 

Dopo qualche ora, verso le undici di sera, i gemellini finalmente si addormentarono e dopo averli messi a letto ci buttammo sul divano del grande salone dei Tunner mentre aspettavamo il ritorno dei genitori.

“Non c’è niente di meglio che passare il sabato sera con due bestie che tentano di ucciderti” scherzò Stefan, stendendosi completamente sul divano e guardando il soffitto.

“Pensa che con questi soldi ci andremo a fare una bella vacanza”

“Vero, in ogni caso non è del tutto una sofferenza….non mi dispiace passare del tempo con te”

Mi sistemai al suo fianco, sedendomi, e lo stuzzicai dandogli dei pizzicotti qua e là, Stefan mi fermò per i polsi e prendendomi di peso mi fece stendere sotto di lui.

“Con dei bimbi pestiferi non posso oppormi, ma con te si” ghignò con una certa soddisfazione negli occhi.

“Nessuno ti ha mai detto che le donne non vanno toccate, neanche con un fiore”

“Lo so, ma non sono d’accordo. Non vanno maltrattate, ma toccate sì”

Poggiò i gomiti ai lati del mio viso, e io di sicuro feci una strana espressione perché iniziò a guardami serio.

Mi fissava con i suoi occhi verdi e mi spostava i capelli dalla fronte senza dire una parola, un formicolio nel basso ventre mi colse impreparata.

L’avevo sempre considerato un amico.

Ad essere sincera negli ultimi mesi avevo fatto dei sogni erotici su di lui, me ne vergognavo da morire perciò non ne avevo fatto parola neanche con le mie amiche, e non vedevo l’ora di uscire da scuola per passare del tempo con lui.

“Non penso di avertelo mai detto, ma sei bellissima”

Successe tutto così velocemente, le nostre labbra si sfiorarono e percepii che stava sorridendo. A parte i primi attimi, il bacio che ci scambiammo non aveva nulla di dolce o puro ma era famelico e appassionato; si strinse a me ancora più saldamente invertendo le posizioni e portandomi sopra di lui a cavalcioni.

Iniziò a mettere le mani sotto il mio maglioncino, accarezzando e graffiando ogni lembo della mia pelle, e io mi sentivo bruciare dall’eccitazione.

Improvvisamente mi resi conto di quello che stava accadendo, sentivo con Stefan ciò che avevo sentito con Damon mesi prima.

Mi chiesi se fosse mera attrazione fisica o se amassi entrambi?

Subito, però, mi resi conto che quello non poteva essere amore.. forse era repressione di un’adolescente in calore.

Respinsi ogni altro tipo di domanda o pensiero, Stefan, senza neanche dover scendere troppo, toccava i punti giusti portando in primo piano la mia parte più irrazionale.

Stava per scendere con le labbra verso il collo, quando sentimmo il rumore delle chiavi nella serratura: i Tunner erano a casa.

 

Rientro nel soggiorno e vedo tutti seduti sui due grandi divani neri di pelle, solo Damon sta in disparte e in piedi vicino alla finestra.

Ci guardiamo e gli faccio cenno di avvicinarsi, stranamente non si oppone e ci sediamo vicini proprio di fronte Stefan e Rebekah.

 “Stefan mi ha raccontato praticamente tutto di te, posso dire di conoscerti meglio di chiunque altro” mi dice Rebekah con un sorriso a trentadue denti, bianchissimi e perfetti aggiungerei.

Vorrei poter dire lo stesso sgualdrinellapeccato che Stefan non mi abbia accennato neanche di essere fidanzato!’

Ah

‘Ah? Ah è l’unica cosa che riesci a dire Elena, seriamente?’

“Ci siamo conosciuti all’università, anche lei si è laureata in legge- dice Stefan, togliendomi dall’imbarazzo di dire qualcosa di falsamente carino- era il suo primo giorno e per sbaglio entrò nella classe in cui si teneva una mia lezione…”

Si e poi si sono guardati, hanno sentito le campane suonare e gli unicorni volare sulle loro teste.

Posso dedurre, dunque, che anche lei è un avvocato? E dire che pensavo che fosse una Barbie Veterinaria o che ne so, al massimo, una Barbie Dottoressa.

“Si, mi ricordo che non capivo un bel niente della spiegazione e poi, a fine lezione, chiesi a Stefan cosa c’entrasse tutto quel discordo del professore sulla storia di Roma e…”

Quando sei single, non c’è niente di peggio che ascoltare storie romantiche di coppie schifosamente felici. Ah no, qualcosa di peggio c’è: ascoltare storie romantiche del tuo migliore amico per cui non sai cosa provi e la sua perfetta ragazza.

Ancora una volta c’è qualcosa che mi salva, evitandomi di ridere falsamente o di dare una risposta vagamente cortese: un urlo, non un urlo qualsiasi, qualcosa di molto acuto e starnazzante.

Solo un nome: Caroline.

“O..O mio Dio, scusa!” la bionda ha versato della birra sul pantalone di Klaus, a dire la verità sul cavallo dei pantaloni.

Agitatissima e viola dalla vergogna, prende una manciata di fazzoletti e fa proprio quello che non dovrebbe fare: cerca di tamponare la macchia provocando una risata generale e l’ira funesta di Tyler.

“No. No. Care, lascia stare” Klaus si alza di scatto prendendole le mani e non posso far a meno di notare che non l’ho mai visto così imbarazzato.

Subito dopo Tyler strattona per un braccio la bionda “Dannazione Caroline, che diavolo ti è venuto in mente?” appena finito di parlare le da uno schiaffo in piena faccia, sotto lo sguardo sconvolto di tutti i presenti.

E’ impazzito?!

Cerco di intervenire e vedo che anche gli altri ragazzi stanno per muoversi , ma Klaus, che gli è più vicino, precede tutti prendendolo per il polso.

“Come ti permetti?! Picchiare una donna e in più proprio la tua fidanzata. Lasciala stare, voleva solo aiutare”

Il moro bruscamente si divincola dalla presa e senza degnare nessuno di uno sguardo, si dirige verso l’uscita.

Nessuno parla, si sente solo il rumore della porta sbattere e Caroline che cerca di trattenere un singhiozzo.

“Forse è meglio se andiamo tutti a casa..” suggerisce Bonnie e devo dire che mi trova d’accordo, l’aria è diventata troppo pesante.

Nel giro di dieci minuti se ne sono andati quasi tutti, gli unici rimasti siamo io, Mason, Damon, Caroline e Klaus.

“Quel tipo è pazzo” esordisce Mason, mentre si accinge a mettere in una cassetta tutte le birre vuote sparse per casa.

Ha proprio ragione, spero vivamente che sia stata la rabbia del momento e non una sua cattiva abitudine. Scaccio quel pensiero quasi subito, Care è una ragazza forte e decisa non vivrebbe mai con una persona del genere, almeno spero. In ogni caso le avrei parlato.

“Senti Klaus, scusami davvero… non volevo…” Caroline è davanti la porta della cucina e mi fa tanta tenerezza, guarda il pavimento imbarazzata e si nota subito che è ancora provata per prima.

“Ti ho già detto che non devi preoccuparti, certo se volevi farmi togliere il pantalone non c’era bisogno di usare questi trucchetti..”

“Non fare lo stupido” L’ha fatta ridere, nonostante sia il fratello della fidanzata d’America mi sta sempre più simpatico.

“Non puoi tornare a casa” le dice, assumendo un espressione seria e preoccupata.

“No, sul serio…ora si sarà calmato”

“L’ho capito.. non è la prima volta che ti mette le mani addosso”

“Come ti permetti?- Caroline alza lo sguardo e, con un tono di voce che non transige , gli punta un dito contro- Non lo conosci neanche…Tyler è un uomo meraviglioso, farebbe qualsiasi cosa per me”

“Potrà anche portarti sulla luna, ma non si può considerare un uomo se picchia la propria donna”

Decido di intervenire, per non far precipitare la situazione “Senti Care, che ne dici se rimani qui a dormire stasera?”

“No Elena, grazie ma devo tornare a casa..- mi risponde e poi si gira verso Klaus- se vuoi mandarmi il conto della lavanderia conosci il mio indirizzo”

Caroline sta per raggiungere la porta di casa, quando il biondo la ferma per darle quello che mi sembra essere un foglietto “Questo è il mio biglietto da visita e si, so che non ti serve… ma qui c’è il mio numero di cellulare, chiamami per qualsiasi motivo”

 

“Elena, io vado a lavoro. Mi hanno appena chiamato per un turno di notte” mi informa Mason.

“Ci vediamo domani mattina allora, prima di scendere ti lascio la colazione sul ripiano”

“Sei un tesoro, a domani.”

Mason trascina la porta dietro di sé, chiudendola e ora sono rimasta sola con Damon, che non tarda a parlare “Che carina che sei, gli fai trovare la colazione”

“Lo facevo anche per te, quando rimanevo a dormire da voi” Damon a volte sembra un bambino.

“Quindi devo dedurre che mi hai sostituito con il primo palestrato che hai trovato?” chiede con una punta di ironia, decido di stare al gioco “Si, è così”

“Allora ti consiglio una bella visita oculistica, mi sembra ovvio che io sia il più bello”

Gli lancio un cuscino, mentre aggiusto il divano e tolgo di mezzo le ultime cose.

“Non hai paura di rimanere da sola” si siede sul divano, prendendomi per un braccio e portandomi a sedere vicino a lui.

“Sì” la mia risposta è secca.

“Hai ancora quegli incubi?”

“Sì” non ne voglio parlare.

“Stasera rimango qui con te”

“Damon, non devi per forza proteggermi. Me la so cavare da sola”

“Lo so perfettamente, ma forse non ti sei accorta di quanto tu sia agitata in questo momento. Muovi nervosamente la gamba e ti torturi i capelli.”

Cavolo, è vero. Non ci avevo fatto caso.

“Ho avuto un’idea, che ne dici se rimango con te fin quando macho man non torna?”

“Ma tornerà come minimo tra cinque ore! – Mason lavora come infermiere all’ospedale di Mystic Falls- Sul serio, ora leggo un bel libro e aspetto che mi venga sonno”

Dalla sua espressione capisco che non è convinto e d’improvviso sento la sua mano sulla mia spalla scoperta. Sbando.

“Scusa, non volevo farti spaventare” dice prima di ritrarre la mano.

“No figurati.. io.. mi hai colto alla sprovvista..” tento di ridere nel modo meno forzato possibile per non fargli capire che è una bugia, infatti l’ho visto avvicinarsi ma, al contatto, il mio corpo ha reagito come se non mi appartenesse.

“Non mentirmi.”

“Come scusa?”

“Ti ho osservato stasera, stai almeno ad un metro di distanza da chiunque e cerchi di evitare ogni contatto, a meno che non sia tu a cercarlo..”

Mi ha guardato per tutta la sera?

“Sei paranoico..” cerco di far cadere il discorso, ma la sua espressione mi fa pensare che non sarà così facile.

“Anche prima, fuori al terrazzo, quando ti ho abbracciato da dietro.. hai fatto un salto”

Ora esagera, sono sicura di no.

Voglio rispondere ma non me lo permette “Ti sei rinchiusa in casa per tre mesi senza voler parlare con nessuno, fingendo normalità con tua zia e tuo fratello, tenendoti tutto dentro… e ora ti comporti come non se non fosse successo niente?  E’ successo purtroppo e odio il fatto che mentre accadeva tutto ciò io ero a pochi metri da te e non ti ho aiutato..”

“Damon…Damon, basta! Tu non potevi sapere che cosa stava succedendo e in ogni caso non è successo nulla, Stefan è arrivato in tempo per fortuna”

“Allora spiegami questi tuoi comportamenti!? Non stai bene,  Rick mi ha chiesto se sapevo qualcosa, se n’è reso conto e anche Jenna.”

“Non avrai detto la verità?!” mi agito.

“No tranquilla. Non dirò nulla, se accetti di farti aiutare. Devi parlarne con qualcuno, con me, Stefan o se non dovesse bastare con uno psicologo..”

“NO- urlo. Non volevo urlare, ma sono spaventata- scusa…è che non ne voglio parlare, mi fa troppo male”

“E’ già qualcosa… l’hai detto ad alta voce- sorride dolcemente- posso abbracciarti?”

Il mio cuore batte più velocemente, non per paura bensì per l’effetto che la sua domanda mi provoca. Senza rispondergli, mi metto in braccio su di lui e poggio la testa nell’incavo del collo “Damon Salvatore, tu sì che sai come prendere le donne”

“E’ una mia prerogativa. -ride, accarezzandomi la schiena- E per quanto riguarda la discussione che abbiamo avuto fuori al terrazzo, voglio scusarmi. E’ stato il mio orgoglio maschile a parlare. Avevamo detto di buttarci alle spalle il passato, no? Siamo amici,  siamo sempre stati legati, anche durante tutti questi anni in cui non ci siamo sentiti, quindi se vuoi parlare di Stefan… io sono qui”

 


 

Buonasera.. o dovrei dire buonanotte xD

Aggiornamento notturno perché probabilmente domani non avrei avuto il tempo di aggiornare... sono convinta che ci saranno tremila errori sebbene l'abbia riletto perchè sono abbastanza assonnata! xD

Questa è la seconda parte dello scorso capitolo... Elena non sopporta Rebekah, non sa cosa prova per Stefan ma sa solo che muore di gelosia... di Rebekah si è visto poco, più che altro ciò che Elena vuole vedere.

Finalmente si scopre qualcosa di più su Stefan ed Elena che fin ora, nel passato, si vedevano solo come amici.

Tyler si comporta molto male con Caroline che viene difesa da Klaus...che abbia ragione quest'ultimo, non è la prima volta che la picchia, oppure è stato un episodio isolato?

Damon ed Elena sono molto vicini questo capitolo, hanno un mezzo confronto su ciò che è successo.. prima Damon si arrabbia poi le chiede scusa... è veramente orgoglio maschile o cosa? E alla fine lui ritira ciò che ha detto. Inoltre finalmente le fa ammettere che non sta bene: lei, già dalla notte dell'aggressione, tende a minimizzare tutto, ignora quello che è successo però sbanda se qualcuno le si avvicina.

Mi sembra di aver detto tutto e questa volta, per vostra fortuna, non mi dilungo di più xD

Un grazie di cuore a tutte le persone che recensiscono, per me è una gioia immensa leggere che ne pensate ed è fantastico ascoltare le vostre supposizioni, e grazie anche a chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate.

Al prossimo aggiornamento! :D

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Amore ed egoismo ***


  

 


                                                 

 

                                                                            8

 

Un suono rimbomba nella mia testa ma non riesco a definirlo esattamente, non un rumore, forse è una melodia, allora perché è così fastidiosa?

“Sì, Stefan. Lo so. Non preoccuparti, sarò là per l’ora stabilita”

Il suono è stato sostituito da una voce calda e di gran lunga più piacevole, apro gli occhi e impiego qualche secondo prima di rendermi conto di essere sul divano del mio appartamento. Vedo Damon in piedi vicino a me, con il suo telefonino ultima generazione, che mi guarda divertito “Ben svegliata” esclama piegandosi verso di me.

“Buon giorno- dico mettendomi seduta lentamente e con la voce ancora impastata dal sonno- Ho la schiena a pezzi”.

Lui ride “Non ti  lamentare, non sei tu che hai dormito con un sacco di patate addosso”

Le mie facoltà di recezione, a prima mattina, non sono proprio il massimo, ma non mi ci vuole neanche un nanosecondo per capire che mi sta prendendo in giro, infatti cerco di mollargli un calcio con la gamba destra che lui afferra prontamente.

“Questo sacco di patate ora è indignato!”

Damon mi porge una mano per farmi alzare dal divano.

“Dai, non fare il muso che poi ti vengono le rughe”

Scuoto la testa e mi volto in direzione dell’orologio da muro che si trova in soggiorno, sono le sette meno un quarto.

“Ora devo proprio scappare a farmi una doccia e poi allo studio” mi dice cercando qualcosa nella stanza, forse la sua giacca.

“Se vuoi, puoi fare la doccia qui..” gli propongo e lui sembra pensarci su non del tutto convinto.

Cavolo, un tempo praticamente viveva a casa mia… perché ora si dovrebbe fare problemi per una doccia?

“Se non è un problema, accetto. Casa mia è lontana da qui e devo incontrare un cliente per le otto”

Gli faccio cenno di seguirmi, entriamo nel bagno e gli indico la doccia, mentre prendo un paio di asciugamano puliti.

“Ecco qui, bagnoschiuma e shampoo sono nella doccia. Il phon è in quel mobiletto, nel terzo cassetto. Ah, quasi dimenticavo, la serratura della porta è rotta quindi non si chiude. Non ti preoccupare però, abbiamo fatto un cartellino a posta da appendere alla porta quando è occupato… anche se arrivasse Mason non sarai disturbato ”

“Quindi mi stai dicendo che tu ti spogli e ti fai la doccia, con quel maniaco che potrebbe entrare da un momento all’altro?!”

“Tranquillo, Mason è un bravo ragazzo non farebbe mai niente del genere. In ogni caso c’è anche il bagno di servizio, ma lì dalla doccia esce solo acqua fredda quindi non te l’ho proprio proposto.”

“Va benissimo così. Grazie- mi sorride e io, come sempre sulle nuvole, rimango impalata sull’uscio della porta- se vuoi fare anche tu la doccia basta chiedere. C’è spazio per tutti e due.” Mi fa l’occhiolino e alzo gli occhi al cielo, o meglio al soffitto.

“Non fare l’idiota” gli faccio la linguaccia mentre esco fuori dal bagno, chiudendo la porta alle mie spalle.

Mi sposto nella cucina e decido di preparare del caffè e delle fette di pancarrè con la cioccolata, almeno Damon non andrà a lavoro a stomaco vuoto e in ogni caso avevo promesso a Mason di fargli trovare la colazione.

Parli del diavolo e spuntano le corna.

Mason varca la porta di casa e, in  men che non si dica, si spoglia del suo giubbotto. Appena mi vede sfodera un sorriso da far svenire ogni ragazza eterosessuale e non sulla faccia della terra. Peccato che sia tutto scemo.

“Buon giorno principessa - se non lo conoscessi direi che ci sta provando, ma non è così e so che mi chiama usando questi soprannomi perché mi vuole molto bene- come mai già sveglia?”

Sto per rispondere, ma con un’espressione confusa continua a parlare “Chi si sta facendo la doccia?” Ecco. Che stupida, si sente l’acqua scorrere.

“C’è Damon, deve andare a lavoro e non ha tempo di…” mi blocco. Ok, la situazione è equivocabile quindi mi affretto a spiegare come sono andate le cose, peccato che Mason non me ne dia la possibilità.

“Avete fatto sesso! Strano non si direbbe che hai la faccia da sesso, sembri sempre la solita Elena tesa come una corda di violino”

Grazie tante, davvero.

“Ehi!” mi lamento.

“Ma sul serio con quel Damon Salvaqualcosa!? Puoi avere di meglio, Elena. Se vuoi un po’ di sesso senza impegno, io e la mia spada di Damocle siamo al tuo servizio.- sembra pensarci un po’ su, mentre io sono troppo impegnata a riordinare la quantità di stupidaggini che ha appena detto –Oppure è una cosa seria?!”

“La spada di chi?!” esclamo sconvolta.

“Elena, ma insomma. Fai due più due. La spada, lunga e di ferro…” Mason pronuncia l’ultima frase lentamente e prolungando la u di lunga.

“Ho capito! Ma chi è questo tipo?! –alzo la voce senza rendermene conto- Oh, lascia perdere… io e Damon non abbiamo fatto sesso”

Cavolo, l’ho gridato.

Per fortuna l’acqua è ancora aperta, spero non abbia sentito.

“E perché ora è nella nostra doccia?” mi chiede sornione.

“Perché ieri, dopo che te ne sei andato, siamo rimasti a parlare e ci siamo addormentati sul divano.. e ora non aveva il tempo di tornare a casa per farsi una doccia.”

“Quindi mi stai dicendo che avete solo dormito e non ti ha messo neanche una mano…”

Lo fermo al principio, so già perfettamente cosa sta per dire “NO!”

“Allora questo è grave” sentenzia afferrando con i denti una la bomba di cioccolato che ho appena finito di preparare.

“Cosa?” gli chiedo schiaffeggiandogli una mano che cerca di prendere anche la fetta che stavo preparando per Damon.

“A volte fare sesso può non significare nulla, ma quando si dorme con una persona questo significa tutto”

Da dove è spuntata ora questa perla di saggezza?

“Significa soltanto che ieri ero giù- dico, cercando di modificare leggermente gli avvenimenti perché lui non sa dell’aggressione - e Damon se n’è accorto perché mi conosce da una vita e siamo amici. Solo amici.”

“Come vuoi, ma Amico non significa Santo. E scommetto che lui è rimasto a dormire di sua spontanea volontà, mentre poteva semplicemente aspettare che ti fossi addormentata ed andarsene”

Lo guardo torvo “Non è la prima volta che dormiamo nello stesso letto, tra di noi è così… è normale”

“Non ne sei convinta neanche tu, guardati! E no, è tutt’altro che normale. C’è una cosa chiamata attrazione sessuale, attenta la stai ignorando… ma fidati che prima o poi sarà incontenibile”

Ovviamente Mason non sa tutti i precedenti e non intendo dirglieli.

E’ vero tra me e Damon c’era attrazione sessuale… forse c’è ancora ma infondo non è così assurdo, lui è un bel ragazzo e i suoi modi di fare sono magnetici, in grado di far sciogliere ogni ragazza.

Certo, ogni tanto le famose farfalle nello stomaco mi fanno brutti scherzi… ma se l’avessi amato non sarei mai andata a New York.

E secondo lo stesso ragionamento, non amo neanche Stefan.

Devo farmi i complimenti, sono diventata una ragazza matura e ragionevole.

Ma allora perché sono così maledettamente gelosa di loro?!

Decido di andare a fare una doccia veloce nell’altro bagno, e legandomi i capelli in una coda alta assegno a Mason il compito di fare il caffè.

 

Dopo una brevissima doccia- fredda- di tre minuti, indosso il mio completino intimo rosa  e opto per un vestitino marrone attillato a maniche lunghe, con cinturino in vita, e collant 20 denari dello stesso colore. Mi rendo conto di non possedere nulla di pratico per il vestire; quando lavoravo a New York era richiesto un abbigliamento elegante e formale, i jeans erano banditi e i cardigan considerati la morte dello stile.

Mason mi distoglie dalle mie considerazioni mattutine, urlando fuori dalla porta della mia camera “Elena! Damon chiede di te”

Esco fuori guardandolo interrogativa “Dov’è?”

“In bagno, ha detto che puoi entrare”

Cammino a piedi scalzi verso la meta, il più velocemente possibile perché il pavimento è freddo, e in pochi secondi sono arrivata a destinazione.

Spalanco la porta iniziando a parlare “Damon dimm…” ma quello che mi si para davanti non è assolutamente ciò che mi aspettavo.

Damon è nudo. Nudo.

Non saprei dire di preciso per quanti secondi, minuti, anni me ne sto lì con la bocca e gli occhi spalancati, l’unica certezza che ho è il mio sguardo che, istintivamente, cade proprio in basso. Nell’instante in cui lui prende un asciugamano per coprirsi, io mi giro di scatto dall’altra parte.

Arrossisco senza ritegno, schiaffandomi entrambe le mani in faccia. E’ bellissimo, il suo fisico è più maturo e formato e poi con tutte quelle goccioline d’acqua che ancora non aveva asciugato… Sono una maniaca, è assodato.

“Io…oh mio Dio… io…” cerco di scusarmi ma la mente e labbra sembrano non essere collegate.

“Puoi girarti, mi sono coperto”

Ancora con le mani in faccia, scuoto la testa velocemente “No, io…vado..” dico piombando fuori dalla stanza.

Come una furia mi dirigo verso la camera di Mason

“Cosa diavolo ti è saltato in mente?!” urlo, lanciandogli la prima cosa che trovo sottomano, un libro.

Mason prontamente si scosta e salta giù dal letto “Ti ho solo dato una prova- lo guardo come se volessi ucciderlo… pensandoci bene è proprio quello che vorrei fare! –Se fosse stato solo un amico dopo qualche attimo di imbarazzo saresti scoppiata a ridere e magari l’avresti preso in giro per un po’, a quanto pare, però, la reazione è stata tutt’altra”

Il suo ghigno mi irrita notevolmente, mi avvicino sbattendo i pugni sul suo petto sotto la sua espressione impassibile.

“Questo è assurdo! Il fatto che io non rida davanti a lui del tutto nudo non significa che abbia qualche doppio fine! L’ho visto in tutto tre o quattro volte negli ultimi quattro mesi dopo sei anni di lontananza, e per quanto io gli voglia bene sto tentando di recuperare la confidenza di un tempo. Oltretutto non sono affari tuoi! Stanne fuori!” cerco di abbassare il tono di voce per non farmi sentire da Damon.

Mason alza le mani in segno di resa “Come vuoi, scusami non volevo intromettermi. Per quanto abbia riso nel vedere la tua faccia color semaforo rosso, volevo farti aprire gli occhi. Ascoltami, sono più vecchio di te e, senza offesa, ho un pizzico di esperienza in più. Ci sono passato anche io e il continuo ignorare i propri sentimenti per la mia migliore amica mi ha condotto alla peggiore situazione di sempre.- cerco di rispondere, ma lui non sembra volersi fermare- Hai chiaramente dei sentimenti irrisolti per Damon e anche per Stefan. Ieri anche i muri si sono accorti di come stavi fulminando quella povera ragazza, era estremamente a disagio. Detto questo, chiarisci ciò che senti e se, come dici, non provi niente per nessuno dei due allora forse il tuo è solo egoismo quindi cerca di non comportarti da prima donna”

Rimango di sasso, Mason ha dato voce a molte delle mie paure.

Peccato che la domanda rimanga sempre la stessa, cosa provo?

“Elena” Damon mi chiama dal soggiorno, guardo Mason facendogli capire che non sono più arrabbiata e che, anche se non condivido i metodi, apprezzo l’aiuto, lui mi sorride facendomi cenno di muovermi.

Con gli occhi rivolti verso il basso mi avvicino al mio amico, vorrei essere in qualsiasi altro posto del mondo in questo momento.

Cerco qualcosa da dire, ma che cosa dovrei dirgli?

Scusa Damon, Mason è uno stronzo pensa che io sia innamorata di te e forse anche di tuo fratello e, diciamola tutta, me lo sto chiedendo anche io. Comunque complimenti, non lo ricordavo così gros..

Cosa sto pensando?! Stupida. Stupida. Stupida. Ora sarò diventata ancora più rossa e imbarazzata di prima, se possibile.

“Tranquilla Elena, ho capito che è stato uno scherzo di quel simpaticone di Mason”

Alzo lentamente lo sguardo, che tenevo ancora rigorosamente fisso sul pavimento, e con un filo di voce gli chiedo : “Come l’hai capito?”

“Dalla tua faccia quando sei entrata in bagno e dalle urla di poco fa- ride e io spero con tutta me stessa che non abbia ascoltato la conversazione… continuo a non guardarlo negli occhi – oppure quella faccia era dovuta all’incredulità. Dici la verità il tuo ex non era così ben fornito”

Gli do un pugno nello stomaco “Cretino- dico, però devo ammettere che è vero- Chiudiamo questo discorso prima che muoia di imbarazzo. Volevo chiederti se Stefan è allo studio stamattina”

Damon sembra infastidito, o è solo una mia impressione?

“Sì, anche lui sarà presente all’incontro di lavoro di stamattina. Perché?”

“Volevo parlargli, potrei venire con te? Non darò fastidio, se vuoi posso aspettare in macchina che finiate”

“Certo e non dire sciocchezze, non ti lascio mica aspettare in macchina”

 

Lo studio legale Salvatore si trova a dieci minuti di macchina da casa mia, Damon mi ha spiegato che l’edificio è solo una sorta di succursale dello studio centrale che si trova ad Atlanta.

All’entrata scorgo subito una signorina bionda molto carina che sta parlando a telefono e appuntando qualcosa su di un’agenda.

“Ciao Milli” Damon si rivolge alla bionda sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori.

In quel momento un pensiero mi passa per la testa: se la sarà fatta sicuramente.

“Buongiorno, signor Damon- sembra che stia per svenire- il signor Stefan è nel suo ufficio”

“Quante volte devo dirti che devi chiamarmi solo Damon, non sono così vecchio”

Ok, non se l’è fatta… ma vorrebbe farsela.

“Sì signor Damon…voglio dire Damon, mi scusi.. scusa” balbetta, è palesemente cotta di lui.

Sgualdrina.

Una delle tante porte della sala si apre e intravedo Stefan in giacca e cravatta, bellissimo ed elegantissimo. E’ stupito di vedermi e boccheggia per qualche secondo prima di parlare “Cosa ci fai tu qui?”

“Mi ha accompagnato in ufficio, era curiosa di vedere dove lavoravamo” ringrazio mentalmente Damon per questa piccola bugia, non volevo creare subito una situazione di disagio.

“Ah- Stefan sembra incantato e leggermente disturbato- Sei vestito come ieri sera” il suo appunto mi fa capire che ha equivocato e esito qualche secondo a parlare perché la frase ‘Ha dormito da me stanotte’ non mi sembra opportuna.

Lo squillo del citofono interrompe quest’attimo di silenzio “Studio Salvatore.. chi è?- recita Milli con un tono di voce squillante- sì si accomodi, i signori avvocati l’aspettano”

La signorina chiude il citofono e rivolgendosi verso i due fratelli dice: “Il signor Mikaelson è arrivato”

“Elena vai in quella stanza, è lo studio di Stefan, appena finito con questo cliente ti raggiungiamo”  mi dice Damon mentre si affretta a prendere il fratello per le spalle e a spingerlo verso la porta su cui è appesa una targhetta d’oro ‘Avv. Damon Salvatore’.

Lo ascolto ed entro nell’altro ufficio. Ha detto signor Mikaelson, chi può essere? Klaus o Kol?
Mi avvicino alla porta chiusa per tentare di sentire qualcosa dalla sala d’aspetto e di scoprire di più.

Prego, la porta a sinistra.” È l’unica frase che capisco e, molto ovattata, sento la voce di un uomo, probabilmente ha detto Salve o Buongiorno. Non riesco a capire chi sia.

Mi guardo intorno giusto per far scorrere il tempo più velocemente, la stanza è molto grande e l’arredamento moderno, curato nei minimi dettagli, ma se dovessi descriverlo con una sola parola userai asettico.

La scrivania è grande e la base consiste in una lastra di vetro, dietro vi è una comodissima e invitante sedia di pelle nera, in pan-dan con il set da scrivania.

Mi siedo e involontariamente inizio a curiosare, ok forse non proprio involontariamente.

Ma sfido chiunque a non fare lo stesso al mio posto!

Vicino al portapenne vi è una cornice in argento molto bella, sicuramente un regalo conoscendo i gusti di Stefan; storco il naso alla vista della foto che lo ritrae insieme alla Barbie, abbracciati e sorridenti, a Time Square, il mio migliore amico è stato nella mia città e non si è degnato neanche di farmi una telefonata.

Non devo saltare subito alle conclusioni, può darsi che siano andati un paio di settimane, un mese o due mesi fa, infondo per quanto ne so potrebbero stare insieme da tre anni o venti giorni.

Grazie a entrambi. Ci vediamo domani, allora.”

La voce di un uomo, mi alzo di scatto e sento una porta sbattere, mentre quella della stanza in cui mi trovo aprirsi.

“Abbiamo fatto subito” mi annuncia Stefan, seguito da Damon.

“Klaus è finito nei guai?” la butto sullo scherzo, volendo scoprire qualcosa di più per placare la mia curiosità.

“No, il fratello.. Finn. E’ stato trovato con addosso roba, fumo leggero, ma con noi due come avvocati ne uscirà pulito” Mi spiega Damon.

“Quindi sapete che è colpevole? Perché lo difendete?” chiedo.

“Perché questo lavoro è così e poi i Mikaelson sono una famiglia molto ricca e influente, non conviene schierarci contro di loro” continua Stefan.

Queste dinamiche non mi sono mai piaciute, ma lascio cadere il discorso perché sono solo io contro di loro, che oltretutto sanno come rigirare la frittata.

“Damon, puoi lasciarci soli? Vorrei parlare con Stefan” lui annuisce, ma la sua espressione è diventata dura, ha contratto la mascella e lo fa solo quando è nervoso.

Che lo innervosisca il fatto che parli con Stefan? O che lo abbia cacciato via?

Stefan mi guarda aggrottando le sopracciglia, dopo che Damon ha chiuso la porta mi avvicino e prendo coraggio per parlargli.

“Perché non mi hai detto che eri fidanzato? Penso sia una storia importante, quindi perché non l’hai detto alla tua migliore amica? Sempre se lo sono ancora..”

“Elena, scusa. Io non volevo mentirti, né tenerti nascosto niente… ma è successo tutto così in fretta. Sei arrivata, poi sei… insomma lo sai. Parlarti di me e di Rebekah, in quella situazione, non mi sembrava il caso, avevi altro a cui pensare e poi non volevi neanche vedermi” parte a parlare come un razzo, si vede che è agitato.

“Io…-la rabbia nei suoi confronti sta svanendo pian piano, è vero lui non mi ha mai parlato di sé più di tanto, ma è stata anche colpa mia, avrei dovuto interessarmi della sua vita, sapere che ha fatto in tutto questo tempo… la verità è che non ne ho avuto il coraggio, avevo timore di scoprire ciò che alla fine si è rivelato realtà- No, non scusarti. Sono stata io una stupida ad arrabbiarmi. Solo ora mi accorgo di quanto sono stata egocentrica.. così presa da me e da quello che provo io, non ho pensato a te… né a nessun altro.”

“Smettila, tu stai solo cercando di lottare con ciò che è successo, e non ti biasimo per non aver pensato di chiedermi come stavo o se avessi una relazione. Ho sbagliato a portarti direttamente Rebekah a casa, avrei dovuto parlartene prima.. e anche se so che oramai noi siamo solo amici, per rispetto a quello che abbiamo condiviso dovevo dirtelo…te lo dovevo.”

La sua ultima frase mi spezza il cuore, è la conferma che lui mi vede solo come amica ora; nulla di nuovo, dovrei saperlo, ma perché sentirlo dalla sua bocca mi provoca una fitta tremenda all’altezza del cuore?

“Ho visto che sei stato a New York- non volevo dirglielo, ho appena provato di aver curiosato tra le sue cose, ma voglio una risposta alla domanda che sto per porgli- Perché non mi hai chiamato? Ero a pochi passi da te, lo sapevi…”

Stefan gira di scatto il volto verso un punto indefinito della stanza “Fidati, non vorresti saperlo…sarebbe una stupida informazione che potrebbe solo rendere la situazione più complicata”

“Non capisco, spiegati meglio”

“Io e Rebekah ci siamo conosciuti all’università, cinque anni fa, avevo iniziato il secondo anno. Lei sa perfettamente chi sei, perché dopo un anno dalla tua partenza ero ancora dannatamente innamorato di te e decisi di partire per New York- sbatto le palpebre convulsamente, sono incredula- lei venne con me, come spalla su cui piangere nel caso di un rifiuto da parte tua.. eravamo diventato subito grandi amici. E proprio lì che è iniziata la nostra storia d’amore, capii finalmente che con te avevo confuso l’amicizia con l’amore e il senso di protezione con la possessività. Quella foto rappresenta l’inizio di qualcosa di veramente importante.”

Quella gran stronza, ha recitato la parte dell’amica per poi buttarsi addosso nel momento in cui era più debole.

Ma a chi voglio darla a bere? Lei non c’entra nulla, forse gli è stata realmente accanto reprimendo tutto ciò che provava per lui e per vederlo felice. Qui la stronza sono io, punto il dito verso di lei pur di non farmi attanagliare dai rimpianti.

Sconvolta, triste, arrabbiata… per la prima volta da quando sono partita sento di aver sbagliato tutto.

Ci guardiamo, è già un minuto che nessuno parla.

“Se eri sicuro che non fosse amore, ma solo amicizia perché non sei più venuto da me?” chiedo a bruciapelo.

Lui sembra essere impreparato a questa domanda, non risponde.

“Non lo so” niente paroloni, frasi fatte o spiegazioni che non finiscono più, non lo sa… è vero, gli credo e gliene sono grata, perché riaccende in me la speranza che non fosse poi così sicuro, come appena affermato, e che vedendomi avrebbe scelto di nuovo me.

“Elena, quando ho deciso di lasciarmi il passato alle spalle ero sicuro, come sono sicuro di amare Rebekah –ecco un’altra fitta, molto più forte e lacerante di prima- per te proverò sempre qualcosa e forse è il nostro destino non riuscire a definire questo ‘qualcosa’. Lei è stata veramente male in questi mesi, pensava che con il tuo ritorno l’avrei lasciata… e quando hai dormito con me quella notte per poco non rischiavo di mandare tutto all’aria. Questo è per dirti che sei davvero importante per me, ma alla mia ragazza devo tanto… e ti supplico, non chiedermi di scegliere tra te e lei…perché…”

La sua è realmente una preghiera ma non riesce a finire siccome la porta di apre.

“Io me ne sto andando, torni con Stefan?” mi chiede Damon, e i suoi occhi mi gelano tutto il corpo.

Mimo un no con la testa e raggiungo Damon, ma prima di chiudere la porta rispondo a Stefan “Non lo farò”.

 


Ciao!!

Aggiorno al volo perchè non ho molto tempo ultimamente... in realtà non ne ho mai xD

Capitolo di passaggio, non succede nulla di che e spero di non avervi annoiato; niente flashback... vi sono mancati? Spero di si, perché dal prossimo non mancheranno più fino a che la storia passata non sarà raccontata del tutto. Elena e Damon hanno dormito insieme.. e poi lei lo vede nudo. Che invidia T.T

Mason si è rivelato più profondo di quanto non pensavate, vero? :p 

Stefan ha raccontato come è nata la storia con Rebekah... e ha ammesso di essere stato innamorato di Elena. In più non finisce di parlare perché interrotto da Damon... sceglierebbe Elena o Rebekah?

Ho raggruppato un po' le idee e posso dirvi che la storia avrà più di 17 capitoli , è inevitabile con tutto quello che devo raccontare...lo sposo si scoprirà sicuramente dopo il capitolo 17 e gli ultimi  racconteranno di come Elena cercherà di rubare lo sposo alla sposa.

In grandi linee dovrebbe essere questa l'idea, sempre se non impazzisco e cambio qualcosa all'ultimo xD

Spero di non annoiarvi.. e che continuerete a seguire la storia.

Grazie infinite per le recensioni e per chi ha messo la fic tra le seguite/preferite/ricordate.

Un bacio, a presto!

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Nuovo inizio ***


 


                                                 

 

                                                                         9

“Caroline, aprimi dannazione” sbatto il pugno destro contro la porta della mia amica e neo-vicina.

Sono già cinque minuti che sono lì davanti, ma non mi arrendo perché Bonnie mi ha detto che il lunedì mattina l’agenzia è chiusa e Care lo passa, solitamente, a dormire fino a tardi. Finalmente la mia pazienza è ricompensata perché la bionda viene ad aprirmi; indossa un pigiama rosa di pile e delle babbucce enormi a forma di coniglietto -l’anti sesso in poche parole- le rido in faccia mentre lei mi guarda storto.

“Che hai da ridere, Gilbert?”

“Da te non me lo sarei mai aspettato, Care. Davvero dormi con questa roba addosso? Mettiti una cintura di castità e fai prima” Cerco di mantenere un’espressione seria e di rimprovero, ma dura poco siccome riprendo a ridere senza fermarmi.

“Ah, ah. Davvero simpatica. Non sono come te che dormi con camicine di seta e perizomini con meno venti gradi solo per fare la figa”

“Quelli erano i tempi di New York, e solo se non dormivo sola! Ora posso mettermi anche una tuta da sub come pigiama e neanche Mason lo noterebbe”

Anche la bionda ride e apre di più la porta facendomi cenno di entrare.

Mi fiondo subito sul comodissimo divano rosso, togliendomi le scarpe e mettendomi con le gambe incrociate, sebbene il mio vestitino grigio con i volants non sia propriamente il massimo della comodità.

“Invece io sono sicura che Mason ti guarda… e ciò non è sfuggito alle due sentinelle sempre presenti” mi dice la bionda posizionandosi davanti al piano cucina che si trova dietro al divano, nell’intento di preparare una cioccolata calda.

“Chi?” chiedo, ma ancora prima che mi dia una risposta ho già capito di chi sta parlando.

“Stefan e Damon, chi se no? Hanno chiesto esplicitamente a Tyler di tenerlo sottocchio”

E se prima le davo leggermente le spalle fissando la libreria di fronte al divano, ora sono completamente girata e la guardo con un espressione da dimmi che ho capito male.

“Che cosa?!” esclamo, buttando la testa all’indietro come gesto di esasperazione.

“Davvero sei sorpresa? E’ un classico comportamento da Salvatore, di nome e di fatto. Loro sono convinti che tu sia una bambolina da proteggere ad ogni costo, non pensano che tu sia indifesa ma non possono fare a meno di farlo… Sin da piccola ti hanno messo su un piedistallo.”

“Ora non iniziare con questa storia Care, non è vero.”

“E’ così ovvio, cara. Anche io e Bonnie conosciamo quei due da una vita, ma non eravamo noi quelle che Damon andava a prendere a qualsiasi ora e in qualsiasi posto ed, ancora, non eravamo noi quelle che a scuola vivevano sotto l’ala protettiva di Stefan”

“Non dirlo neanche! Damon veniva a prendere anche voi e Stefan, quando qualcuno ci faceva qualche scherzo idiota o ci prendeva in giro, ci difendeva”

“Sì, ma solo perché eravamo con te! Se avessi chiamato Damon alle tre di notte quella volta che andammo al party di Jenny, mi avrebbe chiuso il telefono in faccia dopo una serie di insulti in tutte le lingue”

“Sappi che neanche con me fu un amore!”

“Invece scommetto che andava avanti e indietro, aspettando la tua chiamata… Voleva addirittura venire con te per tenerti sotto osservazione!”

“Questo è ridicolo… e anche se fosse, sai benissimo che Damon dopo la morte dei miei è diventato iperprotettivo.”

“Sì, ma ha solo accentuato questa sua caratteristica… - mi dice e io inizio a toccarmi i capelli, questa conversazione mi sta facendo salire l’ansia; battermi ancora per questa causa sarebbe un tentativo vano… so bene che quando Caroline si impunta, niente e nessuno potrebbe farle cambiare idea. Inoltre, nel mio piccolo so che ha ragione- Il problema di fondo è come avete impostato il rapporto. Una coppia di innamorati abituata a chiamarsi ogni giorno quattro volte, va in crisi se uno dei due riduce le chiamate a tre o due… l’altro inizierebbe a pensare ‘Ei, che succede perché non mi chiama? Non vuole più sentirmi? Non mi ama più’”

Caroline e le sue metafore senza metafore, non mi sorprende il fatto che prendesse sempre D ai temi scolastici.

“Non capisco dove vuoi arrivare” le faccio presente che non sto capendo un bel niente, mentre mi scosto tutti i capelli verso sinistra e reclino un po’ la testa dalla stessa parte.

“Voglio dire… prima eravate tu, Damon e Stefan. E’ sempre stato così.. eravate peggio di una confraternita universitaria; potevamo uscire tutti quanti insieme quanto volevamo, ma né io, né Bonnie, né nessun altro potevamo far parte di questa intesa speciale. Ora invece siete tu, Damon, Stefan e la ragazza di Stefan e questo ti ha fatto andare fuori di testa; hai iniziato a porti mille domande come quello della coppia che riceve meno chiamate..”

“Sì ok, lascia perdere l’esempio.. mi confondi”

Come siamo arrivate a questo discorso? Parlavamo di pigiami meno di tre minuti fa.

“Sto solo cercando di dare una spiegazione a questa tua irrefrenabile gelosia nei confronti di Rebekah!”

Ecco dove aveva intenzione di andare a parare, ma possibile che se ne siano accorti proprio tutti?

“Si ce ne siamo accorti tutti”

Ehi, non posso avere pensieri miei che anche il ragazzo del bar qui sotto non possa conoscere?!

“Ok, lo sono!- ammetto, tanto oramai anche i muri potrebbero testimoniare contro di me, - Care perché non me l’hai detto? Tu sapevi che Stefan era fidanzato” le pongo la domanda che mi tormenta da quella sera, la mia non è un’accusa… sono semplicemente delusa.

“Elena, non volevo che lo scoprissi così- mi guarda con i suoi occhioni da cucciola che usa sempre per intenerire o farsi perdonare dall’interlocutore, so però che è realmente dispiaciuta- ho tentato di dirtelo al Grill, prima di quella maledetta festa.. ma siamo state interrotte e poi non volevo turbarti ancora di più quando… insomma…” Care tentenna a parlare della mia aggressione e le sono grata.

Mi sento in colpa per aver dubitato della mia migliore amica.

“E’ la stessa cosa che mi ha detto Stefan..” commento, più che altro tra me e me, con un filo di voce. Penso che Caroline non mi abbia sentito in quanto si trova dall’altra parte della camera per prendere un pacco di biscotti e due mega tazze dalla credenza. Mi sbaglio perché torna nella mia direzione, poggiando quello che ha preso sul ripiano.

“Nessuno di noi vuole metterti da parte, se è quello che pensi. Anche se sei stata sei anni via, non significa che ti abbiamo dimenticato o che il nostro bene nei tuoi confronti sia diminuito”

Le sorrido “Ti ringrazio Care, è quello che mi serviva sentire”

“Riguardo al discorso di prima… io, sinceramente, non credo nell’amicizia tra uomo e donna” mi confessa mentre prende la cioccolata calda appena pronta, per poi versarla nelle tazze.

“Allora tu e Matt? Io e Matt? Tu e Damon?- la guardo di traverso- e potrei continuare ancora”

“Noi due siamo stati entrambe con Matt e io ho avuto una cotta per Damon- sono sconcertata, non ne sapevo niente - Non guardarmi con quella faccia.. è stato in primo liceo! Quello che voglio farti capire è che prima di essere amica di Matt, Damon o chicchessia, ci sono state delle implicazioni sentimentali... in ogni caso la mia amicizia con loro può essere considerata normale e nei limiti!”

“Cosa stai insinuando?” Prendo la mia tazza e la bionda si siede di fronte a me.

“Dico solo che la vostra poteva essere considerata amicizia fino all’età di sei, sette anni? Per Damon era finita anche prima… cioè fin quando non hanno scoperto di possedere un pene”

Per poco non mi strozzo, mi copro la bocca con entrambe le mani per non sputare tutta la cioccolata sul divano.

“Che c’è?! E’ la dura verità- Caroline sottolinea la parola dura con malizia- ..tanto per restare in tema!”

“Caroline!”

“Sì, va bene sono seria. Però non puoi negarlo, nell’età della pubertà quando si chiudevano in bagno più del dovuto, a praticare le loro attività extracurricolari, secondo te a chi pensavano?! -poso la tazza, data l’evidente impossibilità di finire la bevanda- E poi quando ti sono cresciute le tette l’amicizia si è trasformata in un triangolo!”

“Ignorerò i tuoi ultimi commenti” decreto.

“Come vuoi. Vuoi sapere che penso? Il problema sono le basi che avete posto per questo rapporto. Se amavi uno dei due o, perché no, entrambi…  non saresti mai e poi mai partita per New York.. ma in fondo io non sto nella tua mente, non posso dirti che fare e le dinamiche umane sono così complicate che non si può studiare una situazione sulla base delle proprie esperienze e secondo schemi standardizzati. L’unico consiglio che mi sento in grado di darti è: Scegli. Scegli Stefan o scegli Damon oppure scegli di staccarti da loro… ma scegli quello che vuoi e sii determinata”

“Hai ragione Care. Rimugino, mi mangio le mani, penso di scegliere ma poi torno sui miei passi. Questa Elena indecisa deve cessare di esistere! -la strigliata da parte di una delle persone più obbiettive che conosco mi ci voleva- Se ami veramente una persona non puoi starle lontana… ci avevo già pensato ma non riuscivo a giustificare questa gelosia nei loro confronti, cosa che devo dire tu hai fatto splendidamente”

“Sono contenta di esserti stata d’aiuto”

“Riprenderò in mano la mia vita e non parlo solo di questa situazione, ma di tutto.. Da quando ho perso il mio lavoro è come se non sapessi più chi sono e lo..- mi blocco-.. quello che è successo al Grill mi ha fatto perdere del tutto la strada. Non sono mai stata una persona così indecisa, anzi ho sempre saputo ciò che volevo… Anche quando sono partita sei anni fa ero decisa e non l’ho mai rimpianto, invece qui sono arrivata addirittura ad avere ripensamenti..”

“E’ comprensibile tesoro, è un momento difficile.. non devi prendertela con te. Hai ricevuto tutti questi brutti colpi, l’uno dopo l’altro in breve tempo, è normale che tu ti senta stordita… ti conosco e sono sicura che ti rialzerai più forte di prima.”

Se non ci fossero le amiche… mi chiedo perché non ne abbia parlato prima con lei?

“Grazie Care, davvero –la stringo in un abbraccio sincero- e sai cosa farò per inaugurare l’inizio di questa nuova era?”

“Cosa?” mi chiede la bionda, lasciando la presa.

“Voglio uscire con qualcuno di nuovo… che ne pensi di Kol?! - le chiedo, strasicura di avere una reazione entusiasta - E’ sexy, simpatico e carismatico!”

“Penso che sia fantastico! non per prendermi i meriti prima del dovuto, ma te l’ho presentato io”

“Care, a dire la verità, a parte lo sfogo, sono venuta qui per chiederti un’altra cosa” confesso, prima di accingermi a rivelarle il vero motivo della mia visita.

Lei sembra già sapere a cosa mi riferisco, perché finisce frettolosamente la sua cioccolata per poi precipitarsi verso il lavandino e lavare le ciotole… classico di Caroline, non vuole guardarmi negli occhi.

“L’ho capito, non sono una stupida… e ti dico che non devi preoccuparti”

“Ti ha picchiata, davanti a tutti noi… l’ha fatto altre volte?” mi alzo anche io per seguirla.

“Elena, basta!”

“No, niente basta. Sono tua amica e se non mi dici tutto all’istante, ti giuro che vado alla polizia e denuncio quello che è accaduto” il mio tono non ammette opposizione, per quanto conosca Tyler da una vita non transigo la violenza sulle donne, tanto meno sulla mia migliore amica.

“Non fare la stronza! -sbotta Care e non curandosi minimamente dell’acqua che scorre dal rubinetto, mi punta un dito mezzo insaponato contro – Sai che un accusa del genere può costargli la carriera?”

“Non voglio… ma lo faccio se è necessario per farti parlare” continuo a provocarla, la posta in gioco è alta e so che mollerà. Proprio come previsto, Caroline si sciacqua le mani e inizia a parlare.

“Tyler ha dei problemi di autocontrollo, non sa gestire la rabbia. E’ successo solo un’altra volta… ma si sta curando ed è migliorato tantissimo”

“Non puoi vivere con lui.. forse avrà fatto progressi, ma chi ti dice che un giorno non riesca a controllarsi?!”

“Forse non capisci Elena, per quanto non lo faccia capire in giro, io lo amo sul serio. Lui è solo… sono il suo unico punto di riferimento e non ho intenzione di abbandonarlo ora che ha più bisogno di me”

“Non sto dicendo che tu lo debba lasciare, ma viverci insieme?!” La mia amica è troppo testarda, per quanto provi a convincerla non mi illudo di riuscirci.

“E’ più complicato di così”

 

Stefan si comportava come nulla fosse successo e io non capivo come ci riuscisse, ogni volta che ci vedevamo io mi sentivo in soggezione.. per fortuna con l’inizio della scuola le occasioni di vederci erano veramente poche. Eravamo impegnati nella voragine di interrogazioni, test valutativi, tesine e test attitudinali per orientarci verso la strada che avremmo preso una volta finito il liceo.

Come se non bastasse Caroline mi teneva impegnata con i progetti e i preparativi del ballo di fine anno e il ricevimento per la consegna dei diplomi…  Non fui mai tanto felice di unirmi a queste frivolezze come allora, non avrei avuto a che fare con nessuno dei due fratelli e soprattutto interrogarmi su cosa avesse significato per me quel bacio.

Non prendevo l’iniziativa per affrontare il discorso non perché non avessi  coraggio bensì perché avevo paura di rovinare anche la mia amicizia con Stefan.

Avrei dovuto immaginare, però, che questo atteggiamento da ‘non è successo nulla’ sarebbe stato messo in crisi e l’artefice di quest’ultima fu proprio Caroline, esattamente tre mesi dopo.

Eravamo al Grill per festeggiare il compleanno di Jeremy, c’erano Caroline, Bonnie, Matt, qualche amico di scuola e non potevano mancare i Salvatore.

Damon mi ignorava palesemente, Stefan mi ignorava facendo finta di non ignorarmi.

Il dramma iniziò quando Caroline, in un momento di noia acuta, propose il vecchio gioco della bottiglia. Sia maledetto, non c’era una volta che non mi mettesse nei guai; infatti quando la bottiglia di coca cola si fermò, puntando Stefan con il suo tappo rosso minaccioso, Caroline fece l’ultima domanda che mi sarei mai immaginata.

“Perché hai baciato Elena?”

Silenzio.

Se fino a poco prima si sentiva un brusio di sottofondo che comprendeva risate e suggerimenti su eventuali pegni o ‘verità’, dopo che la bionda finì di parlare tutti tacquero.

Volevo sprofondare, essere risucchiata dal pavimento per non dover subire questa umiliazione immensa: Stefan sapeva che l’avevo raccontato a Care.. e quindi che per me era stato importante e quindi che lo pensavo… Ero rovinata.

Guardai istintivamente il mio amico, era rimasto scioccato, non sapeva che dire.

Il mio sguardo si posò, poi, su Damon e trovai che mi stava fissando come se volesse una risposta da me.

Mascella indurita e occhi più pungenti e gelidi di un lago ghiacciato in inverno.

 

Ero uscita fuori dal Grill, Matt aveva cercato di sdrammatizzare ma per quanto apprezzassi il gesto non riuscii neanche a starlo a sentire.

Pioveva a dirotto quella sera, quindi cercai di ripararmi sotto qualcosa che somigliava ad un balconcino.

Sentii un rumore. Damon era appena uscito e nel percorso tra la porta e me si era bagnato leggermente, questo non era l’ideale: i capelli sembravano ancora più scuri, colpa anche della luce fioca, e goccioline d’acqua scivolavano sulla giacca di pelle nera.

“Complimenti, vedo che non hai perso tempo”

I miei occhi diventarono lucidi, per fortuna però avevo il tempo dalla mia parte e anche se mi fosse scappata qualche lacrima, questa si sarebbe confusa tra le stille di pioggia.

Mi girai dall’altra parte, non comprendevo il motivo della sua provocazione… mi aveva trattato malissimo, ignorato per mesi e ora aveva da ridire se baciavo suo fratello? Certo… dall’esterno poteva non sembrare il massimo come situazione, però non l’avevo fatto per ripicca.

“Hai fatto un po’ di pratica? No, perché eri un disastro la scorsa volta…” ha in faccia il suo sorriso da presa in giro, ma qualcosa mi colpisce… sembra avere gli occhi lucidi e le ciglia bagnate.

Pensai subito che fosse una mia fantasticheria, che desiderassi così tanto che fosse dispiaciuto da iniziare ad immaginare le cose più assurde; non volevo più illudermi dopo aver passato i precedenti nove mesi sperando che lui mi chiedesse scusa o che semplicemente tornasse ad essere mio amico, ricominciando a parlarmi.

“Vai al diavolo” lo scansai e tornai dentro.

Mi sbagliavo, quella sera i suoi occhi erano davvero umidi e nessun fenomeno atmosferico ne era la causa.

 

“Più forte, Elena!”

“Non ce la faccio più, Damon!”

“No, fai più forte! Più forte! Sì, sì…così…bravissima”

Sto tentando di colpire Damon con i miei pugni, ma sa difendersi troppo bene.

Sono passate due settimane dall’illuminante chiacchierata con Caroline e una da quando esco con Kol. Niente di serio, per ora, usciamo tutte le sere come amici e ci divertiamo da morire, l’ho sottovalutato… sa essere molto dolce e carino.

Kol è consapevole di star uscendo con una ragazza dai mille problemi, ho fatto la vaga in merito ma non si è dimostrato invadente. ‘Me ne parlerai tu, quando te la sentirai’ mi ha detto. Un qualsiasi altro ragazzo, vedendo la situazione sarebbe scappato.

Damon mi sta aiutando tantissimo, ogni sera, da qualche giorno a questa parte, dalle otto alle nove andiamo in palestra e mi sottopone ad un corso intensivo di autodifesa.

Forse non servirà a molto, ma so che lui lo fa per farmi scaricare la rabbia e devo dire che è molto utile.

“Devi migliorare, ma sei sulla buona strada” mi fa l’occhiolino e si allontana per accendere la radio. Oggi la palestra di Mystic Falls è deserta, la causa è rappresentata dalla Fiera di inizio Dicembre, una delle numerose tradizioni di questa stramba cittadina. Ho deciso di andarci con Kol, infatti per le nove e quarto ci saremo visti davanti la palestra.

Damon è veramente bello nella sua tuta, composta da un maglietta bianca attillata e un semplice pantalone nero non troppo attillato ma neanche troppo largo e che gli mette in risalto il suo sedere da dieci e lode.

Pura constatazione.

Le note di Iris dei Goo Goo Dolls si liberano nella grande sala vuota, facendo eco; forse un esperto di musica direbbe che l’effetto dato dall’ambiente è terribile ma io lo trovo strepitoso, mi stendo sul parquet e chiudo gli occhi… stranamente mi sento rilassata.

“Non cambiare” dico a Damon, prevedendo la sua mossa.

“Perché? Non si può definire una canzone che ti motiva a fare attività fisica”

“Mi piace, non cambiare.” Apro un occhio e gli sorrido.

“Come vuoi- Dal rumore e dalla vibrazione sul pavimento, percepisco che si sta avvicinando- Facciamo gli addominali ora!”

“Uffa! – mi lamento, alzandomi un po’ e tenendomi sui gomiti- Sono quasi le nove, non possiamo finire prima oggi?”

“No, signorina. Non mi incanti questa volta”

Damon mi blocca i piedi mentre ho le gambe piegate, mi stendo e metto entrambe le mani dietro la nuca.

“Uno… due…” alzo il busto per arrivare fino alle ginocchia e poi mi abbasso.

Arrivata alla numero quindici ho già le guance rosse e l’affanno, Damon deve averlo capito perché dopo aver preso lo slancio, per la sedicesima volta, verso di lui mi ferma;  porta le sue mani verso le mie, le afferra per tenermi su e, una volta in equilibrio, inizia ad accarezzarmele.

Lo fisso, vorrei chiedergli che sta facendo, ma sono come in trance, rapita dai suoi bellissimi occhi più azzurri che mai.

Con un movimento così veloce da risultare impercettibile, Damon mi blocca il collo con una mano e si avventa sulle mie labbra.

Sento la pressione del suo corpo sul mio, mi ha portato sul pavimento con veemenza preoccupandosi, però, di non farmi male; la sua mano sale fino alla mia nuca e le dita si intrecciano con i miei capelli, mentre con l’altra mi tiene il fianco come se avesse paura che scappassi da un momento all’altro. Il pensiero di star tradendo tutti i miei buoni propositi mi passa accanto per un attimo, senza toccarmi.

Per  una manciata di secondi ho lasciato che mi imponesse le sue labbra contro le mie  impedendo a me stessa di reagire, ora lo afferro maggiormente portandolo più vicino possibile. Mi sistemo meglio sotto di lui e capisco che il mio comportamento gli ha infuso coraggio, perché dischiude la bocca e con la lingua inizia a stuzzicarmi per poi approfondire il bacio con un intensità da farmi abbandonare ogni remora.

I bei momenti non sono fatti per durare, infatti in lontananza e con fatica mi giunge all’orecchio lo squillo del cellulare che mi avvisa dell’arrivo di un messaggio.

Sarà Kol che mi dice di essere fuori l’edificio.

Mi ricordo ciò che mi sono ripromessa e adesso non riesco proprio ad ignorarlo.

Lo fermo con le mani, sperando sia lui ad allontanarsi per primo perché non sono sicura di esserne in grado; apre gli occhi lentamente, le labbra che sfiorano ancora le mie e il fiato corto, come me dopotutto. Le note della canzone sono più dolci e il ritmo più lento.

“No, Damon- dico improvvisamente- Non possiamo”

L’impulsività mi è costata cara già una volta, non ripeterò lo stesso errore.

Per quanto volessi continuare a baciarlo e stare con lui tutta la notte, non è la cosa più razionale da fare, l’indomani mi sveglierei con i soliti dilemmi.

Non voglio stare con lui quando in testa ho ancora Stefan.

Faccio pressione sul suo petto e lui non oppone resistenza, mi alzo e in tutta fretta prendo la mia roba.

“Devo vedermi con Kol” dico, dandogli le spalle.

“A te non piace neanche quel tipo! -Non rispondo e non mi volto, arrivo sull’uscio della porta- E’ per Stefan, vero?” il tono di voce cambia, dire che è incazzato nero è un eufemismo.

“Devo andare”

 


 

Hola! 

Eccomi qui con un nuovo capitolo :) Prima di commentarlo faccio qualche appunto (tanto per farvi perdere tempo xD) : 

Ho messo un banner, o meglio un immagine con una scritta fatta con paint (l'unico programma di grafica di cui dispongo) xD Più che altro, la pagina mi sembrava un po' vuota quindi ho deciso di mettere una foto dei tre. 

Ho speso un po' di tempo a revisionare parte dei capitoli precedenti, esattamente dal 1 al 5.... ora vi chiedo una cosa: perché non mi avete segnalato gli errori, o meglio orrori, che ho fatto? XD Mi vergogno di me stessa *.* Comunque ho cercato di correggerli il più possibile e ho cambiato qualcosina (nulla di importante per quanto riguarda la storia, più che altro espressioni e qualche errore riguardante il tempo degli avvenimenti)... in ogni caso sono convita che troverete comunque altri mille oscenità >.< 

Ora posso passare al capitolo... a me sinceramente non piace, forse è quello che fin ora mi ha convinto di meno tra tutti quelli che ho scritto. 

Ho tentato di riprodurre una normale chiacchierata tra amiche, sapete quando si passa da un argomento all'altro senza neanche accorgersene? Il risultato però non mi soddisfa, mi sembra confuso e senza né capo né coda. Ditemi cosa ne pensate e se è il caso di riscriverlo. 

Elena è più decisa in questo capitolo. Vorrei precisare che, per come l'ho pensata, non è una ragazza che non sa cosa vuole (come è potuto sembrare negli ultimi capitoli).. anzi! Però, proprio come spiega Caroline, si è trovata in tutti questi casini e, essendo un essere umano, anche lei ha avuto il suo momento di debolezza e abbattimento. 

Tyler ha problemi di autocontrollo, spero abbiate notato qualche affinità con il telefilm... in caso contrario ve l'ho fatto notare io :P Caroline, invece, non ha intenzione di abbandonarlo. 

Piccolo Flashback dal passato... Damon scopre del bacio tra Elena e Stefan, mentre Stefan fa l'indifferente. 

E infine... c'è il bacio Delena e non mi soffermo tanto se no inizio a complessarmi anche su questa parte xD... la maggior parte di voi sarà contenta immagino (fin ora ho contato solo due ragazze che tifano stelena XD forza sostenitrici di Elena e Stefan fatevi sentireee) ma non esultate tanto presto perché la protagonista non sembra aver dimenticato Stefan e per correttezza nei confronti di Damon si ferma prima che la situazione degeneri (con un po' di difficoltà però xD) 

La canzone, come è scritto, è Iris dei Goo Goo Dolls... non so se la conoscete ma a me piace tantissimo e l'ho inserita :P 

(questo è link-> http://www.youtube.com/watch?v=B8UeeIAJ0a0   . Quando Elena dice "Le note della canzone sono più dolci e il ritmo più lento" mi riferisco al minuto 3.15 in poi) 

Mi sembra di aver detto proprio tutto...questa volta ho scritto troppo, quindi per non annoiarvi un secondo di più chiudo! 

Grazie a chi commenta, così posso sapere se la storia è gradita o meno, e anche a chi legge silenziosamente. 

Un bacio, alla prossima! 

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Capitolo 10
*** Sogno tropicale ***


 


 

 

                                                                          10

“Ciao Giuseppe!” esclamo sinceramente felice di sentirlo. Sono le nove del mattino e, prima di ricevere la sua chiamata, stavo sistemando il mio curriculum meglio che potevo. Tabata non mi ha concesso nessuna lettera di raccomandazione, quindi, su carta, è come se fossi stata solo una semplice segretaria, mentre il mio lavoro era molto più impegnativo.

Elena, ti disturbo? Stavi dormendo?

“No, non preoccuparti. In realtà sono sveglia da qualche ora. Dimmi tutto”

Vorrei poter dire che è una chiamata di piacere, ma in verità devo chiederti un favore. Conosci Milli? Lavora come segretaria nel mio studio a Mystic Falls.”

Sì, l’ho conosciuta” affermo dubbiosa mentre aspetto che mi chiarisca le idee.

L’ho appena trasferita ad Atlanta, lì abbiamo più lavoro e lei è molto competente, ormai ha anche una certa esperienza. Ora, però, allo studio qui in città c’è un posto vuoto e non ho proprio il tempo di sostenere dei colloqui. Arrivo al punto: potresti sostituirla tu? So che sei una giornalista, ma non sarà per molto. Sei molto sveglia e mi fido di te, ovviamente non lavorerai gratis”

E’ vero, sto cercando di ritornare al mio mondo… il giornalismo; non voglio altri lavori.

So perfettamente che è tutta una scusa, uno studio importante come il loro non ha i dipendenti contati… scommetto, anzi, che hanno anche il sostituto dell’uomo delle fotocopie. D’altronde Giuseppe è sempre stato preciso, quasi maniacale, nel lavoro e non sarebbe da lui avere un imprevisto del genere.

Deve essere uno dei stupidi piani di Stefan. Sì, decisamente Stefan.

Sa che non ho soldi da parte, che ho attinto al fondo lasciato dai miei ma che non accetterei mai un aiuto economico da nessuno.. per questo ha pensato che un lavoro fasullo fosse la soluzione perfetta; usare Giuseppe come intermediario è stata una mossa scorretta. Davvero scorretta. Lui è come un padre per me, non potrei mai dirgli di no.

Oltretutto ora so da chi quei due hanno ereditato l’arte della persuasione!

Escludo che sia un’idea di Damon a priori, dopo il bacio che ci siamo scambiati due settimane fa non facciamo altro che evitarci a vicenda. Mi tratta freddamente e penso che avermi tra i piedi al lavoro sarebbe l’ultima cosa che vorrebbe.

 “Va bene Giuseppe, puoi contare su di me”

Sapevo di poterlo fare. Non preoccuparti, si tratta solo del mese di Dicembre. Con il mio imminente pensionamento, lo studio a Mystic Falls sarà chiuso ben presto”

“Vai in pensione?!” Chiedo confusa. Dare orientativamente un’età a ‘papà Salvatore’ è sempre stata un’ardua impresa a causa del suo fascino da uomo maturo.

 “Sì, è arrivato il mio momento. Mi mancherà lavorare, ma è ora di dare spazio a quei due disgraziati dei miei figli.- ride e so che scherza perché dire che li adora sarebbe minimizzare- A proposito… il 23 Dicembre darò una grande festa per chiudere in bellezza questi quarant’anni di carriera, dovrebbe arrivarti l’invito tra qualche giorno”

E se ricordo bene le feste dei Salvatore, sarà qualcosa in grande!”

Ricordi bene. Ho scelto un posto magnifico e mi raccomando fatti bella ho intenzione di presentarti i migliori partiti dello stato!”

“No grazie Giuseppe, attualmente preferisco rimanere single!”

In realtà sai quanto ho desiderato che diventassi mia nuora un giorno, ma se questo significa mettere contro i miei due ragazzi… allora mi accontenterò di presentarti dei bravi ragazzi qualsiasi – rimango paralizzata, non mi sono mai chiesta se lui sapesse qualcosa di tutta la storia, ma spero con tutta me stessa che non sia così. Che Stefan gli avesse raccontato qualcosa? Certo Damon non è mai stato il tipo da confidenze. Ma, d’altra parte, Giuseppe è un uomo intelligente, si sarà accorto da solo di quello che stava succedendo.  Non voglio che pensi male di me, ho fatto e rifarei tutto affinché il rapporto tra i fratelli restasse intatto. –Elena, ci sei? Stavo scherzando! Comunque se puoi iniziare da domani sarebbe grandioso e alla fine del mese avrò sicuramente materiale per tessere le tue lodi al direttore del giornale di Mystic Falls!”

“No! Non voglio raccomandazioni”

Nessuna raccomandazione, sono solo sicuro che non mi deluderai… Scusami ma ora devo proprio chiudere. Domani alle otto ti faccio venire a prendere da uno dei miei figli. Ciao, Elena!”

No aspet…” troppo tardi, ha chiuso la chiamata.

Di bene in meglio.

 

“… e in questa cartella ci sono tutte le pratiche che ancora non sono state chiuse. Tutto chiaro?” Stefan mi sta spiegando tutto per filo e per segno, almeno di lavoro riusciamo a parlare… durante il tragitto in auto da casa mia allo studio non ci siamo scambiati una parola. 

La porta si apre di scatto, rivelando la figura prestante di Damon.

“Buongiorno”

È più freddo di un iceberg, ma a quanto pare solo con me perché dopo aver salutato si avvicina a Stefan mettendogli una mano sulla spalla.

“Fratello, come è andata ieri sera?!” gli chiede.

“Benissimo, devo ammettere che hai buon gusto… quel ristorante era favoloso, sia per il cibo che per l’ambiente.”

“Ho molta esperienza, dovresti saperlo… Con questo posto è sempre stato colpo sicuro”

Sta spudoratamente alludendo alle donne che si è portato a letto!

Calma Elena, vuole provocarti’

Calma un corno!

Non sono gelosa, più che altro mi sento colpita nel mio orgoglio di donna. Come fa a ritenere tutto il genere femminile così stupido?!

“Colpo sicuro forse perché le donne con cui esci sono delle poco di buono. Una donna intelligente non guarda la bella macchina e il ristorante costoso.” Affermo fiera di me e con una certa nonchalance.

“Elena, ma che dici? Stiamo parlando di lavoro e clienti, l’ambiente conta se vuoi concludere un affare.”

O mio Dio, che figura!

Damon ha stampato in faccia un’espressione soddisfatta e divertita.

Che stronzo! L’ha fatto a posta, mi ha fatto credere che…

“Attenta Elena, rischi di sembrare gelosa”

Ora basta, vuole la guerra? E guerra sia.

Scuoto il capo in segno di dissenso, non scomponendomi minimamente.

Stefan mi fissa, sento il suo sguardo su di me mentre faccio finta di essere interessata a tutti quei file salvati sul pc.

“Quindi tu e Damon avete ripreso con i soliti giochetti?”  dopo che il fratello maggiore si è chiuso nel suo ufficio, Stefan con apparente tranquillità mi pone questa domanda, retorica ovviamente. Non posso far a meno di sentire il veleno scorrere tra le parole.

“No, si diverte solo a stuzzicarmi… tutto qui”

“Non penso sia tutto qui. Vi conosco bene.. vi comportate sempre così. Uno dei due fa qualcosa di sbagliato e l’altro mette un muro di ghiaccio davanti… senza pensare che le cose si possono risolvere parlando”

“I-io…veramente non..” Balbetto, senza concludere una frase di senso compiuto. È vero ci conosce troppo bene e conosce le nostre reazioni, chi voglio prendere in giro?

“Non c’è bisogno che ti giustifichi, come se me ne importasse qualcosa- Rimango di sasso, non mi aspettavo di certo quella risposta… non da Stefan- vi auguro che combiniate qualcosa stavolta.”

Rimango sola, dietro quella scrivania che serve solo a ricordarmi quanto la mia vita non abbia senso.

Come sono arrivata qui? A volte il destino sa essere veramente crudele. Sono rinchiusa in un appartamento troppo piccolo insieme ai miei due più grandi punti interrogativi, quando tutto quello che volevo era soltanto lasciarmi alle spalle i problemi.

 

“La smetti di trattarmi come una conoscente qualsiasi?”

“Di che stai parlando, Elena?”

“Parlo del fatto che mi ignori, del fatto che per te sia diventata il nulla. Non stiamo insieme e non siamo più amici. Sto parlando del fatto che quando Caroline ti ha chiesto perché mi hai baciato non hai saputo dare uno straccio di risposta.-  urlai addosso a Stefan tutta la frustrazione di quei mesi, sperando che non gli scivolasse come se nulla fosse.

“Credi che sia così facile? Per come parli sembra sia un bivio, una scelta tra due possibilità: stare insieme o rimanere amici. Ebbene Elena, mi dispiace ma non è così!”

Sbottò all’improvviso e sussultai sebbene impercettibilmente, non mi aspettavo da lui una reazione del genere.

“Non sto dicendo questo..”

“Siamo amici da una vita, non possiamo svegliarci un giorno e comportarci da fidanzati… e poi..”

“Poi?” lo esortai a continuare.

“Poi c’è Damon. Tu sei ancora attratta da lui, è così chiaro…- fece una breve pausa in cui si lasciò scappare un sospiro che non riuscii a decifrare e subito dopo mi prese per le spalle –vai da lui, parlaci…”

“Non capisco… prima mi baci e poi cerchi addirittura di spingermi tra le braccia di tuo fratello!?” cercai di divincolarmi, ma la sua presa era troppo forte e aumentò appena pronunciate le ultime parole.

“No infatti non capisci! Ti ho baciato perché lo volevo e lo rifarei anche mille volte, anche qui adesso… ma non posso”

“Perché non puoi?” la domanda mi uscì dalla bocca prima che il cervello la elaborasse, ormai era troppo tardi… ma smettere di fingere in quel momento era la cosa migliore.

“Perché non posso farlo a Damon”

 

“Elena stasera sei dei nostri?” mi chiede Giuseppe che neanche cinque minuti fa ha varcato la soglia dello studio.

No, non voglio essere dei vostri. Questa prima settimana di lavoro mi ha già stressato abbastanza. Voglio solo vedermi con Andie che, appena ottenute le ferie (misere e collocate per niente in prossimità delle feste natalizie), ha preso il primo aereo per Atlanta ed è arrivata in questa piccola cittadina sperduta solo per stare due giorni con me.

“Dove andate? Comunque qualsiasi cosa sia ..per stasera passo. E’ arrivata una mia amica da New York e ho intenzione di dedicarle tutto il mio tempo libero” dico mentre mi accingo ad indossare il mio soprabito nero; Giuseppe, da vero gentiluomo, mi aiuta ad infilare il braccio destro nella manica.

“Andiamo a festeggiare la mia ultima causa. Perché non fai venire anche la tua amica? Conosco un locale fuori Mystic Falls veramente molto carino…”

“Ah già, congratulazioni! Hai chiuso in bellezza… ora puoi goderti del meritato riposo- dico realmente entusiasta- ma per stasera non saprei, la mia amica forse è stanca…”

“Suvvia, siete giovani… di certo la tua amica non è venuta qui per starsene rinchiusa in casa. Non accetto un no come risposta!”

No, questa volta no… non mi sarei lasciata convincere! Anche io, se voglio, so essere persuasiva e sono perfettamente in grado di inventare qualche scusa molto credibile per declinare l’invito!

 

“Questo posto è fantastico!” esclama Andie eccitatissima, seduta vicino a me al grande tavolo del ristorante e Wine Bar Tropical Dream. Il posto è favoloso: ricrea un atmosfera del tutto tropicale per l’arredamento e le temperature più alte ma molto piacevoli. Sembra di stare a Cuba, per fortuna che Giuseppe ci ha avvertite.. abbiamo indossato leggerissimi vestiti estivi.

Io un semplice tubino rosso che fa molto trasudo sesso ma non te la do e a Andie ho prestato il mio Dolce e Gabbana nero di cinque o sei primavere-estati fa.

Per terra c’è finissima sabbia bianca e vicino alla piscina con bordo in pietra si trova il tavolo e i comodi divanetti  in vimini sui quali siamo seduti.

Pensavo fosse qualcosa tra pochi intimi. Mi sbagliavo di grosso. E pensare che la vera festa per il pensionamento sarà tra qualche settimana, non oso immaginare il numero di invitati.

Benemeriti sconosciuti di età tra i trenta e i sessant’anni in giacca e cravatta discutono di qualcosa che sembra molto noioso. Comprendo la professionalità ma siete usciti dai vostri studi, per stasera potete anche togliervi quella dannata giacca!

Nonostante l’ambiente extra confortevole, me ne sarei stata volentieri a casa a spettegolare con la mia amica; nota positiva: Damon, Stefan e la bionda sono abbastanza lontani da me.

Sorseggio il vino che il cameriere mi ha appena versato e sento qualcuno sedersi sulla sedia libera alla mia sinistra, mi volto in quella direzione e la prima cosa che noto è un dolcissimo sorriso.

“Klaus!”

“Elena, che sorpresa! Sono felice di averti incontrato.. pensavo di morire di noia stasera”

Mi apro in un sorriso sincero guardandolo, ma dopo poco il mio sguardo cade su una figura alle sue spalle.

“Ah, scusami. Che maleducato, questo è mio fratello Elijah. Non so se vi siete mai incontrati.- mi dice e poi voltandosi verso il moro continua- Lei è Elena Gilbert”

“Incantato” prende la mia mano con una delicatezza tale da sentire a mala pena il suo tocco per poi abbassare la testa verso di essa e sfiorarla con le labbra.

Sono spiazzata dal gesto, il baciamano è un’usanza superata ormai. Non posso dire però che mi abbia dato fastidio, anzi.

“P-piacere…- balbetto un po’ impacciata- lei invece è Andie. Andie ti presento Klaus ed Elijah Mikaelson.”

“Un attimo di attenzione- dal capotavola il tintinnio prodotto dalla forchetta sul bicchiere di cristallo ci fa voltare quasi tutti nello stesso momento. Giuseppe, probabilmente vuole fare un brindisi- Spero che il locale e il vino sia di vostro gradimento, tra poco apriremo il buffet per chi vuole mangiare. In alternativa potete fare un tuffo in questa splendida piscina, quei gentilissimi signori alla reception saranno lieti di procurarvi un costume della vostra taglia. Buon proseguimento!”

 

Ho immerso i piedi nella piscina, che goduria. Andie invece non ha perso tempo e dopo aver indossato un mini costumino fucsia si è tuffata in acqua.

“Qui sono tutti così seri, mi sento quasi a disagio. Sono l’unica in acqua.” mi confessa la mia amica, con le braccia incrociate a bordo piscina.

“Sì sono alquanto noiosi- dietro di me sento la voce di Damon. Mi giro e alzando gli occhi lo vedo in tutta la sua bellezza: costume nero e fisico in bella mostra- ma non sei l’unica, ci sono anche io!”

L’attimo dopo, infatti, si è già tuffato e gran parte degli schizzi sono diretti verso di me.

“Elena, non mi presenti la tua amica?”

Non faccio in tempo a rispondere che Andie ha già fatto da sé.

“Sono Andie Star!” esclama e il suo sguardo non promette nulla di buono, famelico corre sui suo torace.

“Damon Salvatore” dice, riservandole il suo sguardo più sexy. Cosa ha intenzione di fare? Farsi la mia amica!?

Neanche per idea! Non posso permettere che Andie cada nella sua trappola da farfallone da quattro soldi!

“Perché non mi hai mai detto che la tua collega era così bella?”

Lo guardo come se volessi ucciderlo “Perché non ci siamo mai sentiti in questi anni?”

Ignora la mia frecciatina e torna a concentrarsi su Andie.

 “Io vado a prendermi un drink. Mi accompagneresti?”

“Certamente”

Li guardo allontanarsi gocciolanti, fin quando Damon non prende un asciugamano avvolgendolo intorno ad Andie.

“Va meglio?” gli chiede premuroso e una fitta allo stomaco mi colpisce improvvisamente, perché mi da fastidio? Lui mi ha baciato e io l’ho rifiutato, fine della storia. Perché la mia possessività si ripresenta puntualmente?

Forse è non è possessività, ma so che lui vuole solo portarla a letto e io non voglio che Andie sia usata come un giocattolino.

Sì è così.

“Elena posso parlarti?”

Klaus mi si avvicina in costume, devo ammettere che non è affatto messo male.

“Dimmi pure” rispondo un po’ assente, presa dai pensieri di prima, mentre si siede vicino a me sul bordo.

“Sono preoccupato per Caroline- quattro parole per catturare la mia attenzione, ha toccato un argomento che mi sta particolarmente a cuore- vorrei chiamarla, chiederle se va tutto bene… non lo so, so solo che vorrei che lasciasse quell’idiota”

È proprio agitato.. parla velocemente guardando un punto fisso davanti a sé, ogni tanto si tortura le dita delle mani.

“Anche io vorrei che non abitasse più con lui. Tyler è un bravo ragazzo, lo conosco da una vita.. e quando Care dice che farebbe tutto per lei, le credo; ma ha un problema che non può curare con una semplice medicina…”

“L’ha picchiata altre volte?!- mi chiede allarmato – giuro che vado a prenderla per i capelli e la porto via!”

“Sì, già l’ha fatto una volta… Lui ha bisogno di aiuto e di essere seguito da qualcuno di veramente competente.. lontano da Caroline. Credimi, ho provato a farla ragionare ma appena gliene parlo mi aggredisce.. quindi ho intenzione di affrontare Tyler- affermo convinta, poi mi volto verso di lui- Tieni molto a lei”

La mia non è una domanda, ma una semplice constatazione. Il silenzio ci investe per qualche minuto e io lo interpreto come una conferma; Caroline è una ragazza fantastica e non mi stupisco del fatto che un ragazzo sia preso così tanto da lei.

“Penso di essermi innamorato di lei, – mi dice girando di scatto mezzo busto nella mia direzione- cioè ne sono sicuro”

Lascio che un mugolio mi scappi dalla bocca sorpresa dalla sua rivelazione e dal fatto che ha scelto me come confidente.

“Wow… che non ti era indifferente lo sapevo, ma addirittura innamorato.. wow.”

“Già.. purtroppo lei mi odia” la voce del biondo è incrinata e malinconica.

“Non ti odia, indossa solo la sua maschera da donna forte ed invincibile.. in realtà è di una dolcezza unica. Ti dirò di più: la fai ridere , la sfidi e la fai incazzare.. per questo non potrebbe mai odiarti.”

“Mi hai tirato su il morale.. – sorride soddisfatto- tienimela d’occhio tu, ok?”

Rispondo con uno sguardo complice.

“Parlando d’altro… Ho visto come guardavi Stefan e Damon al tavolo. Kol è un bravo ragazzo, non farlo soffrire”

Era troppo bello non parlare di me, della mia vita e dei miei problemi per un po’. Kol, però, è suo fratello, la sua non è indiscrezione o semplice voglia di far pettegolezzo, gli interessa solo che lui sia felice. Infatti, non aggiunge altro e non mi pone domande scomode… sta per cambiare discorso quando decido di rispondergli “E’ un ragazzo d’oro, è vero. All’inizio ho messo in chiaro che da me non doveva aspettarsi nulla, ma hai ragione.. una premessa fatta a parole non evita nessun cuore spezzato.”

La mia mente è ancora troppo incasinata per iniziare una nuova relazione, chiudere con Kol era già tra i miei pensieri e Klaus mi ha soltanto dato la botta finale.

“Che ne dici di un bagno?” mi chiede, allentando la tensione e l’imbarazzo creatosi.

“Non so dovrei cambiarmi…”

Non faccio in tempo a finire la frase, che mi ritrovo sott’acqua, tirata per i fianchi da Klaus.

“Idiota! Aiuto non so nuotare..” Tossisco, sputando l’acqua che ho bevuto.

“Ehi - nuota verso di me e mi prende - Scusa, volevo scherzare.. ti tengo io, tranquilla”

Di improvviso mi butto su di lui a peso morto, cercando di affogarlo… le mie ottime doti di attrice colpiscono ancora!

Ridiamo e ci schizziamo a vicenda, per un attimo sembra che la voglia di ridere mi sia tornata.

 

Mi dirigo verso gli spogliatoi, il mio vestito e io siamo fradici e, per quanto mi sia divertita, sto odiando Klaus. Come tornerò a casa, nuda? Non è l’ideale, date le bassissime temperature dicembrine che vi sono fuori questo ‘mondo tropicale’.

Dovrò passare la serata in costume, sperando che il mio abito si asciughi il prima possibile..

Vado a sbattere contro qualcuno, a causa della mia testa perennemente tra le nuvole.

“Mi scusi…- mormoro alzando lo sguardo verso… - Stefan.”

“Ti piace mettere zizzania tra i fratelli? Finiti i Salvatore, hai deciso di farti tutti i Mikaelson?!”

Più che una domanda la sua è un’affermazione, mi spiazza lasciandomi a bocca aperta… come poteva dire una cosa del genere? Sento gli occhi pungermi, un dolore lancinante allo stomaco come se mille aghi lo stessero trafiggendo.

Dopo che ho fatto di tutto per non rovinare la mia amicizia con loro due, dopo tutto quello che ho passato, dopo avergli confessato io stessa di rifiutare ogni contatto di natura sessuale con un uomo a seguito dell’aggressione… come può ferirmi così?

“Pe-perché vuoi farmi del male?” dico solamente, spingendolo e scappando verso.. non so neanche io dove sto andando.

“Elena!” le sue urla mi sono già lontane, lascio alle spalle lui e la sua cattiveria.

 

Rinchiusa in un buio e ampio spogliatoio cerco di fermare le lacrime e intanto mi sfilo il reggiseno, anch’esso bagnato, e cerco di asciugarmi quanto posso con il telo che mi ha dato un cameriere molto gentile.

“Questa è perfetta- la voce di Damon fuori dalla cabina mi fa sussultare.- tu sei perfetta…”

Gemiti di una donna si diffondono nell’aria, non sono claustrofobica ma non riesco a respirare.

“Questo costume non serve… togliamolo” ancora Damon.

Velocemente mi infilo il pezzo di sopra del costume verde, il mio livello di sopportazione oggi è arrivato alle stelle, non voglio assistere a tutto questo.

“Mi vedo costretta a toglierti anche il tuo…”

Andie.

Sì, sono scomparsi insieme… che stupida sono stata a non pensarci subito.

Non riesco ad aprire la porta, faccio forza fino a sbloccarla e tra mormorii e gemiti scappo… ancora. Sembra che nessun posto mi dia pace oggi.

 

Da sola, sebbene sia su di una comodissima sdraio, lontana da tutti gli invitati, non riesco a trovare la mia posizione; colpa dei tormenti che mi assillano, vorrei solo spegnere il cervello.

“Scusa”

Stefan è arrivato da dietro, con passo felino; si siede vicino ai miei piedi, non vuole avvicinarsi troppo per paura di infastidirmi. Non capisce che non voglio vederlo neanche a cinquanta metri di distanza in questo momento?

“Perdonami.. non so cosa mi è passato per la testa. Non penso neanche una di quelle parole…”

Non rispondo e dopo averlo guardato per un breve attimo, mi giro verso il paesaggio fasullo ma molto realistico della spiaggia.

“Ti prego Elena.. ero arrabbiato…”

“Perché? Cosa ho fatto per indurti a ferirmi in questo modo?- sbotto, alzandomi a sedere. Non una parola. – Cattiveria gratuita? Non me la sarei mai aspettata da qualcuno che ha sempre dichiarato di volermi bene..”

“Vuoi sapere la verità?! Tu mi destabilizzi! Basta un gesto, anche il più piccolo, da parte tua e tutte quelle che penso essere le mie convinzioni, i miei punti fermi diventano niente, castelli di sabbia…- Sento il cuore battermi a mille – Per quanto mi sforzi non riesco a lasciarti andare, su di me hai un influenza inimmaginabile.. ho appena litigato con Rebekah per venire da te a scusarmi. Non so come interpretare questa cosa , so solo che non posso ignorarla.. non posso ignorarti, sei costantemente in me non riesco a scacciarti.” Mi si avvicina mettendo la sua mano sopra la mia.

“Non capisco dove vuoi arrivare…”

“Sono geloso… ma non so, non voglio sapere perché. Spero potrai perdonarmi… ora… devo tornare da Rebekah”

Scappa da me, lasciandomi sola, sorpresa e confusa.

Stefan è geloso di me. Perché me l’ha detto?! Non poteva tenerselo per sé?

Questo non fa che alimentare le mie speranze e il casino dentro di me.

 

“Elena sei silenziosa- Andie si stende sul divano letto che ho preparato nella mia camera- non hai spiaccicato mezza parola da quando siamo partiti a quando siamo tornate”

“Sono solo un po’ stanca… e andarmene solo con il costume e il cappotto da lì ha peggiorato il mio umore” è vero, ho solo omesso la parte in cui l’ho sentita mentre si strusciava su Damon e la rivelazione di Stefan.

“Ti piace quel tipo.. come si chiama… Steve?”

La guardo interrogativa.

“Il fratello di Damon”

“Stefan?!”

“Sì… ho visto che avete avuto un incontro-scontro e poi al tavolo lo fissavi..”

“No.. io.. ma che dici”

“Quella Rebekah è un osso duro… ma tu sei più bella, non potrà resisterti a lungo”

“È  molto più complicato di così Andie.”

“È  tanto complicato fare quello che ci dice l’istinto? No, vai e bacialo, digli che lo ami… se non ti vuole pazienza.. almeno puoi dire di averci provato”

“Il problema è proprio che non so cosa voglio... non posso dire di amarlo, non è l’unico per me”

“Stai parlando di quell’altro tipo? Quel Kol? Oppure il biondo che ti ha buttato in piscina?.. o dio che confusione! Certo Elena, che tutte vorrebbero essere al tuo posto… in mezzo a tutto questo testosterone sexy! Per non parlare del tuo coinquilino” dice a bassa voce l’ultima frase per non farsi sentire da Mason che si trova nella stanza a fianco, ride e mi sforzo anche io. Per fortuna non ha capito nulla, vorrei dirle ‘Mi trovo nella peggior situazione di sempre e…Come hai potuto fare sesso con il mio Damon?!’ ma infondo lei che ne poteva sapere, non le ho mai accennato nulla e ora mi do della stupida per non averlo fatto.

“Ho capito, non vuoi parlare”

Esatto!

“A proposito, ho conosciuto il fratello di Stefan..”

No, no, no.. non voglio sapere niente.

“Sì? Magari ne parliamo domani” cerco di stroncare il discorso sul nascere.

“Dai non sei curiosa di sapere tutti i particolari?! Ricordi a New York… ci dicevamo tutto!”

“Sì lo so però…”

“Ci sa fare quel ragazzo… non volevo sembrare una tipa facile, ma non ho resistito! Dovresti vederlo nudo… è qualcosa di INDESCRIVIBILE- lo so! L’ho visto porca… ‘Calma Elena’- Peccato che sul più bello si sia fermato…”

“Come?!” Cosa??

“Ha detto di avere una situazione complicata e che non poteva… Sono stata rifiutata ti rendi conto? Si è scusato e tutto… ma io ci sono rimasta di merda! Elena, mi ascolti?!”

Allora non avevano fatto nulla!

Di nuovo aria nei miei polmoni, posso respirare di nuovo.

“Più che una fidanzata, penso sia innamorato perdutamente di una ragazza. Quale uomo rifiuta del sesso occasionale con una bella ragazza come me?!” Andie ci scherza su e anche io riesco finalmente a ridere.

“No, Damon non ha una fidanzata” affermo.

“Ecco, allora sono stata scaricata per qualcuna che neanche se lo fila!”

Innamorato perdutamente di una ragazza.

Qualcuna che neanche se lo fila.

Le parole di Andie fanno eco nella mia testa, l’ha rifiutata per me?

Dopo tutto Damon mi ha baciato, un bacio non è mai solo un bacio. Soprattutto non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme.

La storia si sta ripetendo, a distanza di sei anni, sebbene abbia fatto di tutto per evitarlo, per ignorare i miei sentimenti. Sono gelosa di entrambi, gelosa da morire.

Damon che entra nel Grill insieme a quella tipa.

Stefan che mi presenta Rebekah, come la sua fidanzata.. e dice di essersi innamorato di lei durante il viaggio per venire da me.

Damon che sta per portarsi a letto (o meglio in cabina) Andie.

In ognuno di questi momenti il mio cuore ha smesso di battere, una sensazione di vuoto e perdita si è fatta largo in me lasciandomi il più amaro dei sapori.

L’ho ignorato per sei anni, negato per cinque mesi…ma è risaputo, i nodi vengono sempre al pettine, e continuare a far finta di niente non è più possibile.

Li amo.

Entrambi.

Mentre Andie continua a parlare a raffica, dentro di me affiora questa nuova presa di coscienza e fa male più del previsto.

Ho sempre pensato che non fosse possibile amare più di una persona, che ne esistesse un’unica capace di farti battere il cuore, mancare il respiro ed emozionare fino alle lacrime.

Mi sbagliavo di grosso, ma infondo i sogni da bambina non rispecchiano mai la realtà…forse il nostro cuore è abbastanza grande da contenere tutti gli amori possibili e immaginabili.

Ma l’amore, quello romantico, è un dono che si fa ad una sola persona.

Chi vorrebbe un amore a metà?

Nella vita si sceglie continuamente, si rischia per essere felici oppure ci si rassegna a rimanere in un limbo di incertezze e di rimpianti.

Stavolta sceglierò uno e lascerò andare l’altro.

Il bacio con Damon è stato un groviglio di emozioni, passione e desiderio.

So che è sbagliato, immorale ed egoista… ma l’unica cosa che può schiarirmi le idee è avere lo stesso momento con Stefan.

Così rischio tutto, rischio di mettere in pericolo la nostra amicizia come non mai… infondo però amicizia non lo è mai stata.

Dovrà esserci un’emozione che sovrasta l’altra… deve esserci.

 


 

Ciao! Innanzitutto voglio scusarmi per l’attesa… ci ho messo veramente molto. Sono stata prima in vacanza e poi ho avuto una specie di breve blocco dello scrittore, questo capitolo non mi convinceva per nulla e l’ho riscritto/modificato un bel po’ di volte. Spero che il risultato sia decente ^^

Il capitolo è più lungo del solito, spero serva per farmi perdonare xD

 

I punti focali:

-Elena sostituisce Milli nello studio dei Salvatore

 Che simpatico il destino! Proprio quando aveva deciso di evitarli!

-Piccolo Flashback dal passato

Elena affronta Stefan, quest’ultimo cerca di portarla tra le braccia del fratello… ma perché?

-Arriva Andie!

 Elena pensa di passare qualche attimo di tranquillità in sua compagnia, ma ormai dovrebbe saperlo che nulla va mai secondo i suoi piani xD

-Klaus confessa ad Elena di essere innamorato di Caroline

La sua non è una situazione molto semplice.. Care è innamoratissima di Tyler, anche se Elena gli dice qualcosa di molto vero..

-Per poco Damon non si fa Andie

 Ed Elena è proprio a pochi centimetri da loro! Deve essere terribile assistere al sesso tra una delle tue migliori amiche e il ragazzo che forse ami xD

Scappa, però, prima di sentire che Damon non ha intenzione di andare a fondo. E meno male che Andie ha una buona parlantina… le dice che Damon ha una situazione complicata… si sarà fermato perché nutre ancora delle speranze per Elena? U.u

Non odiatemi Andie, è veramente una brava ragazza e per quanto ad Elena faccia male non è proprio arrabbiata con lei… cosa ne poteva sapere quella povera donna? E poi come si fa a non cedere al fascino di Damon Salvatore? xD

-Stefan prima cattivissimo, poi si dichiara geloso

Stefan dice delle cose tremende ad Elena.. ma poi si scusa. Penso che tutte noi sappiamo che non le abbia mai pensate. Poi sbotta con un discorso un po’ confuso e che potrebbe far pensare…  mi direte voi quali sono le vostre impressioni u.u

-Elena passa all’azione… finalmente ha capito che deve scegliere!

Ok, fin qua ci siamo. Finalmente ha capito che neanche il ‘chiodo schiaccia chiodo’ con Kol funziona e che deve fare una scelta tra i due e cercare di riconquistare il fratello scelto. Ma ha preso una decisione abbastanza invasiva… cosa ha intenzione di fare per schiarirsi le idee?

Non odiatemi questa Elena, è confusa e se fin ora non ha scelto uno dei due è perché sa che non sono ‘due qualsiasi’ ma che scegliere uno può portare alla completa rottura con l’altro… e se sbagliasse le conseguenze sarebbero devastanti. Però ora ha capito che bisogna rischiare per avere un po’ di felicità (ci voleva Andie per illuminarla xD)

 

Questo capitolo è di passaggio più che altro ma i prossimi due saranno movimentatissimi, succederanno moltissime cose sia nel passato che nel presente e tutto girerà intorno alla festa che Giuseppe Salvatore.. cosa potrà mai succedere?

 

Grazie come sempre a chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate e in particolare a chi recensisce, è davvero importante per uno scrittore conoscere le opinioni del lettore (chi scrive mi può capire) e soprattutto sono curiosa di sapere se la storia piace, se riesco un po’ a sorprendervi o se invece è tutto scontato xD

Alla prossima!

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Capitolo 11
*** Ospite d'onore ***


Nota: non scorrere verso la fine prima di leggere il capitolo, se non vuoi rovinarvi la sorpresa :) 

 


 

                                                                          11

Andie è partita un paio di ore fa; la sua compagnia è stata terapeutica e l’‘avventura’ con Damon mi ha aiutato inconsapevolmente ad aprire gli occhi.

Come ogni mattina prima di andare al lavoro passo da Caroline con una scusa peggiore del giorno precedente, lei ha capito che è per controllare se va tutto bene ma non dice nulla.

Arrivata sul pianerottolo, non ho il tempo di bussare che la porta si apre: è Tyler.

“’Giorno Elena, stavo giusto venendo da te” mi dice con un espressione molto seria in volto.

“Dimmi” sono fredda, ma non posso farne a meno.

“Ho appena ricevuto la lista di tutte le persone che posseggono una pistola a Mystic Falls, l’aggressore può essere qualcuno di loro. Ho controllato tutti movimenti avvenuti da quella notte ad oggi: tutti i non residenti che si trovavano a Mystic Falls, chi ha lasciato la città e chi non potrebbe essere un sospettato perché fuori città quella notte. Per ora nessun individuo sospetto, i turisti sono pochissimi, tre o quattro non ricordo, però, ho bisogno che tu collabori: devi denunciare l’aggressione rilasciando una deposizione dettagliata, solo così possiamo ottenere un interrogatorio con tutte le persone presenti sulla lista e sperare di non far lasciare la città a nessun straniero.”

Denunciare l’aggressione.

No, non ho preso in considerazione l’eventualità neanche per un secondo. Farlo significherebbe andare incontro ad una vergogna troppo grande da sopportare, non posso permetterlo.

“No Tyler, no.” Indietreggio di qualche passo, non ho la forza di sostenere questa conversazione un momento di più.

“Elena, ti prego. Se non lo fai la possibilità di trovare questo maledetto bastardo sarà una su un milione e anche se ci riuscissi non potrei fare nulla senza una denuncia!- Tyler mi prende per il braccio e io sono come scottata da questo gesto, non perché lo tema o perché sia stato brusco… in realtà non so neanche io spiegarmi il motivo per cui il mio corpo ha reagito così.- S-scusa. So che hai paura di me”

“No scusami tu Ty, ti stai interessando alla faccenda sebbene non te ne entri nulla in tasca e so che molti dei metodi che usi per ottenere informazioni non sono legali e potrebbero metterti nei guai… è che dopo.. quella notte..”

“Sì, lo so. Elena, te lo devo… ti conosco da quando avevi cinque anni. E non c’è bisogno che ti scusi.. riesco solo ad immaginare lontanamente tutto quello che hai passato; e poi essere toccata da un ragazzo che prende a schiaffi la sua fidanzata fa paura…” tristezza ed immenso rammarico dominano nella sua voce. È pentito, questo mi solleva un po’sebbene non sia sufficiente a farmi stare tranquilla per la mia amica.

“Ascolta Tyler, io ti voglio molto bene e apprezzo tutto quello che fai ma il legame che ho con Caroline è qualcosa che non si può esprimere quindi se le metterai di nuovo le mani addosso non esiterò a distruggerti… in tutti i sensi.” La mia è una minaccia bella e buona, non sono mai così cattiva ma, appunto, si tratta di una delle mie migliori amiche e ora, sulla mia pelle, so cosa significa essere maltrattata fisicamente e soprattutto le conseguenze a cui si va incontro psicologicamente.

“Io.. io giuro che non voglio farle del male. Mi sto curando in un centro e vado dalla psicologa quasi tutti i giorni. Lo faccio per lei, perché la amo. Dopo quella sera non è successo più.”

“Ci credo, ma saresti in grado di giurarmi che non succederà mai più?! È qualcosa che non puoi controllare… l’amore non riesce sempre a superare tutto. Se la ami davvero, lasciala andare… per il suo bene.”

“Non capisci… io combatto per lei, se la lasciassi andare non avrei più nulla per cui varrebbe la pena vivere”

Sono io che ho una visione disillusa dell’amore? Può essere          questo tanto forte?

 

“Sono le nove, il mio turno di lavoro è finito e ci troviamo al di fuori dello studio… quindi non devo ascoltarti per forza”

“Smettila Elena, devo parlati… sono serio.”

Damon mi rincorre fin sulle scale d’ingresso dell’edificio e, per mia sfortuna, riesce a fermarmi per un polso.

“Lasciami!” urlo, strattonandolo.

Lui non oppone resistenza, ma mi incatena con lo sguardo “Ti chiedo due minuti”

“Certo, sarebbe meschino da parte mia non concederteli dopo tutti i commenti carini e le simpaticissime battute che hai fatto nei miei confronti” dico sarcastica.

“Come torni a casa?” Damon ignora totalmente la mia frecciatina ironica. Mi si avvicina mentre mi stringo nel cappotto all’ennesima folata di vento, questa sera il freddo entra nelle ossa.

“A piedi” rispondo secca.

“Ti accompagno io” Per quanto la sua proposta sia invitante, mi sto imponendo di essere forte. È quasi andato a letto con la mia amica e per giorni non ha fatto altro che trattarmi come uno straccio, non può pensare di fare quello che vuole quando vuole.

“Ti ringrazio ma preferisco fare due passi”

“Ma se stai tremando per il freddo… quando la finirai di indossare questi mini vestitini?!” mi rimprovera, squadrandomi da capo a piedi.

“Che cosa centra ora?!”

“Dico solo che a lavoro potresti venire con un jeans e un maglioncino… di questi tempi staresti più calda”

“Ok, hai avuto i tuoi due minuti… ho sentito anche abbastanza. Ci vediamo domani”

“No aspetta! Accetta il mio passaggio, non mi va che torni da sola e poi devo parlarti seriamente.”

 

“Vuoi accompagnarmi anche in camera, già che ti trovi?” chiedo ironicamente appena arrivati sull’uscio di casa. Strofino i piedi sul tappetino, ha piovuto e non voglio portare fango in casa.

“Sì ridi pure… solo perché mi preoccupo per te, che bel ringraziamento!” Damon simula una risata e alza gli occhi al cielo. È stato dolce, non posso proprio negarlo ma non saranno due parole carine e un po’ di galanteria a sciogliermi.

“Siamo stati tutto il tempo in silenzio, non dovevi dirmi qualcosa?” chiedo cercando di sembrare annoiata, in realtà muoio di curiosità.

“Sì, ho parlato con Tyler.”

“No, Damon ascolta…”

“Ascolta tu, Elena. L’unico modo per avere giustizia è sporgere denuncia. Non puoi continuare a vivere nella paura e io e Stefan non possiamo stare ventiquattro ore su ventiquattro con te..”

“Nessuno vi ha chiesto niente, siete voi che insistete per accompagnarmi dovunque!” sbotto inacidita.

“Non travisare come tuo solito. C’è qualcuno lì fuori che ha tentato di violentarti!”

“Smettila!” urlo.

Un conato di ansia, paura e altre sensazioni, al momento indefinibili, mi sale in gola; lo riconosco, è uno dei miei ricorrenti attacchi di panico. Mi viene difficile respirare e inizio a cercare le chiavi di casa nella borsa con l’intento di distrarmi e soprattutto dissimulare il mio turbamento. Sento, però, lo sguardo di Damon fisso su di me e questo non fa altro che mettermi più agitazione addosso. Non riesco a smetter di tremare, la borsa mi cade e con essa ciò che vi sta dentro, mi chino per raccogliere il tutto e vedo Damon venire giù con me.

“Calmati- Mi prende le mani tra le sue e mi tira nuovamente su per poi stringermi a sé – Tranquilla”

Nel suo abbraccio sento, a poco a poco, il senso di nausea attenuarsi e l’aria circolare nei miei polmoni.

“Scusa… non…non mi capitava più da un po’. Di solito solo la notte… quando.. se faccio degli incubi..”

“Non dire niente. Voglio solo che tutto questo finisca, vederti così mi fa stare male… e tu non sarai libera fin quando non saprai chi è stato a farti questo”

Mi stringo di più a lui, mi irrigidisco in quanto percepisco l’arrivo di un nuovo attacco e chiudo gli occhi più che posso nella speranza che passi subito.

“Se sporgo denuncia diventerà tutto reale, lo sapranno tutti… che penserà di me la gente… che me lo sono cercata, per come mi sono vestita e poi.. Rick, Jeremy… Jenna.. non può saperlo, deve partorire e…”

“Che diavolo stai dicendo? Eri bellissima quella sera, ma questo non da a nessuno il diritto di infastidirti.  Per Jenna, non preoccuparti… andremo insieme alla stazione di polizia. Conosco tutti lì dentro, la discrezione sarà massima.. nessuno sarà così stupido da mettersi contro Damon Salvatore”

Dopo svariati minuti sembro di nuovo riacquistare la calma e Damon è consapevole di avermi convinto.

La porta si apre.

Mason ci guarda con un ghigno che la dice lunga.

“Principessa- mi saluta per poi girarsi verso Damon- Dylan McKay dei poveri..”

“Che?!” Damon si sta già innervosendo. Questi due non possono proprio vedersi.

“Beverly Hills 90210… Mai visto? Strano.. non sembri tanto giovane…”

Entro in casa, ridacchiando un po’ senza darlo troppo a vedere, seguita dal mio amico e dal mio coinquilino che chiude la porta dietro di sé. Voglio solo sedermi sul divano e rilassarmi.

“Senti Damon, da amico ad amico… mi togli una curiosità?”

“Non siamo amici”

“Tu ed Elena state sempre abbracciati, dormite insieme … dormendo sul serio! Ma… non è che sei un po’ frocio?!”

 

“No, no e ancora no! Non puoi mettermi un centrotavola stile barocco se l’imponente lampadario a centro sala che si noterebbe anche a un kilometro di distanza è palesemente un pezzo impero!” Caroline urla e strepita contro Klaus da quando siamo arrivati. No, forse da prima ancora.. da quando ha scoperto che Giuseppe per la sua festa di pensionamento ha ingaggiato entrambi.

Mi sono ritrovata anche io in mezzo ai preparativi, perché come al solito non so dire di no a Caroline.

“Ma cosa stai dicendo?! Lo stile è barocco, sei sicura di aver frequentato la scuola?!” Il biondino come al solito la prende in giro e la stuzzica; anche se non lo ammetterebbe mai, Care si diverte.

“Come osi?! Io ho studiato, a differenza tua che stavi per tutto l’anno in giro per il mondo!”

“Ecco, io ho visitato tantissimi posti e l’arte l’ho vista in prima persona… non su delle immagini del libro di storia dell’arte!- lui si avvicina togliendole il centrotavola da mano, impedendole di rimetterlo nello scatolone – a proposito, come fai a sapere che giravo il mondo? Non dirmi che eri interessata a me…Per caso avevi le mie foto nell’armadietto?!” ghigna soddisfatto.

“Va bene! Mi hai esasperato, metti questo stupido centrotavola… ma se la festa è un fiasco io non voglio saperne nulla!”

“Dai Caroline... non fare l’offesa ora! Non ho detto niente sui fiori blu e neanche sulla scelta dei bicchieri…”

“I fiori blu simboleggiano una reputazione senza macchia! Che ne vuoi sapere tu…”

“L’hai letto su Google? – ride mentre Care aguzza lo sguardo come se volesse ucciderlo solo con la forza del pensiero – Scherzo! Senti, non stroncare sul nascere tutti i miei suggerimenti… ne capisco qualcosa anche io e posso aiutarti.”

“Sono d’accordo con Klaus. – mi intrometto – se collaborate la festa sarà indimenticabile, quando vi ricapita un cliente che mette a disposizione un budget così elevato e un castello come location? Inoltre il vostro nome, il giorno della vigilia di Natale, sarà in prima pagina sul giornale di Atlanta e chissà di quale altra città… se il party è impeccabile potreste avere un sacco di proposte interessanti.”

“Mi duole ammetterlo.. ma Elena ha ragione. Su Nicklaus diamoci da fare.. la festa è tra una settimana”

“Non chiamarmi così, sai che lo odio!”

“Lo so perfettamente!”

 

“I miei complimenti Caroline… tu e Klaus avete fatto un lavoro eccellente!” Giuseppe è veramente elegante stasera, abito grigio e camicia bianca.

“Grazie signor Salvatore… abbiamo fatto del nostro meglio” risponde la bionda, mentre Klaus dietro di lei sorride soddisfatto.

“Ragazzi, ora vi devo abbandonare… stanno arrivando gli ospiti. Mi raccomando, mangiate e divertitevi”

“E’ fantastico! Siamo stati bravissimi – Quando Giuseppe è abbastanza lontano, Care inizia a battere le mani e saltellare come una bambina di cinque anni nel suo vestitino blu notte e rosso fiammante tacco dodici. Si fionda, poi, tra le braccia di Klaus… che sembra avere la mia stessa faccia stupita in questo momento. È impazzita? L’euforia, però, dura poco e la mia amica si stacca immediatamente – Ok, tutta questa felicità mi fa male. Vado a scolarmi un po’ di champagne per dimenticare ciò che ho appena fatto!”

“Tyler dov’è?” mi chiede Klaus, mentre guarda la bionda allontanarsi.

“È di servizio stasera… e guarda caso tu e lei siete seduti vicini – mi guarda confuso, quindi mi spiego meglio – Sono stata io ad assegnare i posti per incarico di Giuseppe.”

“Allora tifi per me?” mi domanda sorridendo.

Alzo le spalle con un aria falsamente vaga “Chi lo sa!”

 

La sala è magnifica, tutto curato nei minimi dettagli, e la festa procede al meglio.

I fratelli Salvatore sono arrivati da poco, bellissimi nei loro smoking neri; Stefan, ovviamente, è accompagnato dalla meravigliosa Bekah. La barbie sfortunatamente indossa un abito troppo bello per essere criticato: corpetto nero aderente che mette in risalto il seno abbondante, fascia in vita e gonna a ruota nera e color panna.

Dannazione, ai piedi ha delle Louboutin! Gliele strapperei volentieri per poi buttarle nel fuoco… che Christian non me ne voglia.

“Non è carino fissare insistentemente una persona!” Jeremy mi bacchetta, ma da che pulpito… da quando è arrivato non fa altro che sbavare su tutte le gambe lunghe presenti in sala!

“Non rompere, Jè!” lo fulmino acida, continuando a guardare verso Barbie Magia delle Feste.

“Pensavo che a Stefan piacessero le more dalla carnagione olivastra, non le bionde dalla pelle candida. In ogni caso, è una gnocca con i fiocchi!” mi giro con gli occhi fuori dalle orbite e la voglia di strozzarlo.

“Ho capito, me ne vado!”

 

I camerieri hanno iniziato da poco a servire le varie portate, sono seduta tra Klaus e Caroline siccome quest’ultima ha stilato una lista infinita di motivi per cui non poteva sedersi vicino al biondino.

Jenna con il suo bellissimo pancione di otto mesi trangugia qualsiasi cibo o bevanda le venga messo davanti lamentandosi con Rick di quanto sia diventata grassa e incolpandolo di tutto ciò che non le va bene.

Kol ed Elijah siedono alla sinistra di Klaus, per fortuna il primo non sembra essersela presa quando ho deciso di smettere di frequentarci quindi l’ho inserito nel tavolo senza problemi.

Bonnie e Jeremy, invece, non fanno altro che punzecchiarsi da quando ci siamo seduti..  facendomi stranire non poco.

“Dove sono le tue pretendenti?” chiede la bruna con un tono che non promette nulla di buono.

“Non sono affari tuoi” risponde mio fratello con un sorriso volutamente falso.

Sto per intervenire quando Kol inizia a parlare “Ragazzi, mi dispiace lasciarvi ma il grande capo mi ha fatto segno che devo iniziare a suonare” Già, Kol è stato assunto come dj.

“Ti faccio compagnia, qui l’aria si è fatta troppo pesante per i miei gusti” dice Jeremy, alzandosi dal tavolo e posando il fazzoletto accanto al piatto.

“Si può sapere che vi prende?” chiedo a Bonnie, evidentemente nervosa.

“Niente, scusate. Vado un attimo in bagno.”

Mi giro verso Caroline, in cerca di un chiarimento.

“Non guardare me!”

“Andiamo Caroline… sputa il rospo!” la esorto curiosa.

“No Elena… non mettermi in queste situazioni! Non so come dirtelo…”

“Care!!”

“Mettiamola così… Bonnie ha un panino…”

“Un panino?!”

Sta delirando per caso?! Ora anche Klaus la guarda più confuso che mai.

“Sì, un panino ok? Mi fai parlare?”

“No senti Care… non iniziare con le tue metafor…”

“Vuoi che parli, sì o no??”

“Sì” mi arrendo.

“Allora Bonnie ha un panino mentre Jeremy ha un wurstel.. è successo che lui ha messo il suo wurstl..”

“Caroline!!” è impazzita, ufficiale!

Klaus strozza una risata, sputando quasi il vino che stava bevendo, mentre, per fortuna, Elijah e gli altri non stanno ascoltando ma parlano tra di loro.

“Che c’è?? Non volevo essere esplicita!” si giustifica la bionda.

“Non vorrei dirtelo, ma lo sei stata eccome!” esclama Klaus tra una risata e l’altra.

Jeremy e Bonnie?? Non posso crederci. Come ha fatto Bonnie a cadere nella rete di quel bambinone di mio fratello?

“Devo prendere un po’ d’aria… scusate.”

Mi alzo dalla sedia e mi dirigo verso l’uscita più vicina.

Posso aggiungere quest’ultima notizia nella lista delle novità di Mystic Falls di cui non sono stata informata.

Esco dalla sala e mi ritrovo in un ampio e lungo corridoio, un ombra avanza verso di me, è buio e non riesco a distinguerla. Spaventata indietreggio di poco “Chi è?” chiedo, la voce mi trema. L’ombra si avvicina sempre di più, inizio a tornare indietro sempre più velocemente fino a correre.

Non so se mi sta seguendo o se è tutto frutto della mia immaginazione.. continuo a scappare e la luce diventa sempre più forte e più vicina.

“Elena! – vado a sbattere contro il petto di qualcuno e mi lascio sfuggire un piccolo grido, impiego qualche secondo per capire che si tratta di Stefan. – Elena, tutto bene?! Hai le pupille dilatate… cosa ti è successo?!”

“Io… io…” Stefan mi mantiene per un braccio e mi sfiora il viso, ancora non riesco a pronunciare mezza parola e sento le gambe cedermi; mi prende in braccio quando sto per crollare ed entra in una delle numerose stanze del corridoio.

Mi posa su un divanetto e si siede vicino a me “Respira..”

“C’era una persona.. non sono riuscita a vederla in faccia ma non parlava… Gli ho chiesto chi fosse ma non mi ha risposto… sembro pazza lo so …”

“Non è vero, sei solo spaventata. Vuoi che dia un’occhiata fuori?” mi chiede.

“No, rimani qui… non voglio stare da sola” lo imploro, prendendolo per la manica della giacca.

“Va bene…starò qui.”

Sono da sola con Stefan, senza Rebekah, senza Damon, senza nessun’altro intorno; è il momento che cercavo da qualche settimana e che non riuscivo mai a ritagliare per noi.

Ora, però sono troppo agitata… per lo strano incontro di prima e perché all’improvviso ho perso tutta l’ostinazione e la determinazione dei giorni scorsi. Certo, si è sempre bravi a parlare quando si è soli con se stessi… al momento della resa dei conti è tutt’altra cosa!

Dopo interminabili minuti di silenzio, mi armo di coraggio e a bruciapelo gli domando “Perché mi hai detto quelle cose quella sera?”

“Lo so, non avrei dovuto...” non posso dire che sia sorpreso o preso alla sprovvista da ciò che gli ho detto. Probabilmente se l’aspettava.

“No non avresti dovuto… ma ormai l’hai fatto. – Mi avvicino a lui quasi inconsciamente – Mi hai detto ,qualche tempo fa, di non chiederti di fare una scelta… perché hai paura che te lo chieda?”

Stefan mi guarda negli occhi, poi sposta i suoi sulle mie labbra color rosso acceso.

“Perché qualcuno ne uscirebbe ferito…” sussurra a un soffio dalla mia bocca. La sua mano è sulla mia coscia, di scatto però la ritrae. La voglia di baciarlo cresce in me, faccio scontrare il mio naso con il suo.

“Stefan sei qui?” la porta si apre di botto.

È Damon che ci guarda allibito, Stefan si alza di scatto “Damon, non fraintendere..” cerca subito di giustificarsi.

Non è come sembra vero?? Prego continuate pure… tolgo il disturbo – i suoi occhi azzurri mi trafiggono, sebbene lo voglia nascondere leggo delusione sul suo volto – Papà ti cercava… è il momento del discorso”

“Si può sapere perché sei così incazzato?! Non stavamo facendo nulla di male… non tradirei mai Rebekah – le parole di Stefan mi fanno male, è vero sono stata io ad avvicinarmi ma lui sembrava volere quel bacio almeno quanto me – In ogni caso.. non sarebbero fatti tuoi”

Noi tre in una stanza, non mi sono mai sentita così tanto claustrofobica, e loro che litigano per me… ancora.

“No infatti  e sono stato un idiota… a pensare che questa volta avrebbe preferito me”

Come mio solito prendo decisioni sbagliate e stupide. Ho agito senza pensare alle conseguenze, andando contro me stessa…convincendomi che agire d’istinto avrebbe risolto i miei problemi. Sono stata stupida.. non ho pensato a Damon, ai suoi sentimenti.

“Parli come se avesse preferito me, come se fossi stato la sua scelta!”

“Oh andiamo, Stefan! Ha sempre preferito te – parlano come se non ci fossi, ma non oso intromettermi… ho già fatto abbastanza e se mi mandassero a quel paese non potrei biasimarli. – Anche quando ci siamo baciati… tu non facevi che pensare a lui…desideravi che ci fosse lui al posto mio…vero?!” mi chiede con voce rotta dalla rabbia e da qualche altra emozione che sta lottando per nascondere. Come può pensare una cosa del genere? Ho ricambiato il bacio perché lo volevo... volevo baciare lui.

Stefan si gira verso di me, che siedo ancora sul divanetto, mi fulmina con uno sguardo cercano conferme.

“Ah siete qui! Vostro padre vi sta cercando…- Caroline compare da dietro la porta – Quello che state facendo non sono affari miei… ma non vi conviene tornare tutti insieme, la gente potrebbe pensare male.”

 

“Elena tutto ok? Ti vedo leggermente agitata – mi chiede Klaus preoccupato – comunque sei bellissima stasera, se non te l’ho detto ancora, questi scolli così provocanti però non ti servono… verresti notata anche con un sacco dell’immondizia addosso”

“Grazie…” rispondo timidamente, sono lusingata dal suo complimento, anche se sono un po’ assente per tutto ciò che è successo prima.

“Invece di guardare il balconcino della mia amica, dici a tuo fratello di preparare qualche lento per dopo il discorso.” Sbotta Caroline.

“Siamo gelose per caso? Anche tu non sei male, se e questo quello che vuoi sentirti dire…”

Sì, è abbastanza infastidita e ora sembra incazzata nera.

“Non ho bisogno dei tuoi falsi complimenti!”

“In effetti è vero, ho mentito… sei la più bella stasera”

Caroline arrossisce e io sorrido tra me e me, dura poco… non faccio altro che ripensare alle parole di Damon e lo sguardo di Stefan.

 

“Ringrazio tutti per essere qui stasera, per me significa davvero molto. Non voglio dilungarmi sul racconto della mia carriera, sui miei successi e insuccessi… in realtà, se devo essere sincero, non ci sono stati insuccessi – ironizza Giuseppe e tutta la sala si apre in una risata – scherzi a parte, vorrei parlare di un’associazione molto importante, di cui faccio parte: Help children. Questa fondazione aiuta i bambini delle popolazioni più povere, costruendo ospedali e inviando, grazie ai favolosi volontari, soccorsi medici dove ve ne è bisogno. Le persone che ne sono a capo sono favolose e negli anni hanno veramente fatto progressi salvando migliaia di bambini.. per questo, invece dei regali, ho preferito che faceste una donazione. Vorrei, però, che ve ne parlasse una persona che vi è dentro molto più di me… questa ragazza, oltre che essere bellissima ed un medico eccellente, ha un cuore d’oro e ha passato gli ultimi tre mesi e mezzo come volontaria in Kenya. Lo so che non ti aspettavi di fare un discorso.. ma mi farebbe piacere se dicessi due parole per la fondazione.”

Una ragazza dai capelli castani e con un vestitino molto semplice verde, si avvicina a Giuseppe a centro sala. Non riesco a vederla, è di spalle e con tutta la gente mi è difficile distinguere la sua esile figura.

“Una cosa che ho capito in tanti anni di carriera è che avere successo e soldi può essere gratificante ma non fa la felicità… la felicità è sapere di aver fatto tutto per aiutare chi sta peggio di noi, anche con il solo supporto morale. E questa ragazza incarna a pennello questo mio pensiero… mio figlio Damon non poteva trovare una ragazza migliore come fidanzata– di scatto la donna si volta e riconosco il suo volto: è la mora che stava con Damon quella sera al Grill. Il mio cuore si ferma. È uno scherzo, un terribile scherzo – vi presento Meredith Fell”

 


 

Eccomi di nuovo qui! Non ci ho messo molto ad aggiornare questa volta ^^ 

Non commenterò tutto il capitolo come faccio solitamente... mi focalizzerò sulle cose più importanti.

Elena è ancora turbata per l'aggressione, forse può risultare noiosa e piagnucolona ma penso che queste cose non si dimenticano e superano tanto facilmente.. Ha avuto un attacco di panico con Damon e un altro più lieve con Stefan. A proposito chi era quell'ombra nel corridoio? Qualcuno di sospetto oppure è tutto frutto dell'immaginazione di Elena... potrebbe essere, è ancora molto scossa.

Tyler chiede ad Elena di sporgere denuncia e vediamo il suo lato innamorato ed egoista, Klaus e Caroline non perdono tempo per stuzzicarsi a vicenda.

Stefan ed Elena che quasi si baciano...

Damon, Stefan ed Elena chiusi in una stanza. Che situazione strana... che ne pensate?

Bonnie e Jeremy... forse qualcuno di voi l'aveva già capito... era intuibile :)

E arriviamo alla fine... beh lascio a voi i commenti :P

Volevo inserire un flashback, ma non ne ho avuto lo spazio.. sarà per il prossimo capitolo! 

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, io come al solito sono abbastanza critica nei miei confronti :/

Per chi se lo chiede, ecco come ho immaginato i vestiti delle ragazze -> (http://oi50.tinypic.com/ipd0t4.jpg 

Ringrazio tutte le persone che seguono la storia e che aumentano a vista d'occhio.. grazie infinite! Ma soprattutto grazie a chi lascia una recensione e i propri pareri. Siete fantastiche!!

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Capitolo 12
*** Dimenticare ***


 


 

                                                                          12

Non può essere vero.

Non è possibile.

Non ci credo.

Di colpo tutte le voci, i rumori, i bisbigli delle persone che mi stanno intorno diventano un unico suono sordo. Le luci stanno diventando troppo forti per i miei occhi e un senso di nausea mi prende alla sprovvista.

Caroline mi parla, non l’ascolto.

Mi scuote, ma sono in catalessi.

“Elena, parlami dannazione!” – La musica è cambiata, le luci si sono abbassate e la gente inizia a ballare – Elena!”

Guardo la mia amica, senza la forza di risponderle.

“Elena… ti prego dì qualcosa… - Mi prende per le spalle e ora anche Klaus mi è vicino – Non ne sapevo nulla, te lo giuro… pensavo che si fossero lasciati più di tre mesi fa...Non ti avrei mai mentito di nuovo, dopo che hai scoperto di Rebekah ti ho promesso che non ti avrei più nascosto nulla…”

Continua a parlare, a scusarsi, a spiegarmi ma la note di Dancing Queen sono più forti, o forse io faccio in modo che lo siano.

Voglio solo andarmene, scappare via e starmene da sola a pensare, piangere o gridare se necessario.

Senza cercarlo incontro il suo sguardo, balla con lei.. con quella mora a cui ora posso dare un nome: Meredith. Damon mi fissa con quegli occhi che a lungo mi hanno ingannato, sei anni fa e nuovamente oggi, facendomi ritenere una persona meschina. Mi sono sentita in colpa solo qualche minuto fa pensando di aver trascurato i suoi sentimenti. Ho creduto di averlo ferito, quando per lui non è altro che un gioco… una stupida competizione tra fratelli. I suoi occhi sono di ghiaccio, mi congela solo guardandomi, sembra che non provi rimorso per come si è comportato e forse la verità è che gli faccio tanta pena.

Pena perché sono solo una stupida!

Prendo il cellulare e chiamo un taxi, mentre mi allontano dalla sala.

“Elena, dove vai? – Stefan mi prende per un braccio – Ma stai piangendo…”

Lo strattono senza rispondere; con l’indice e il medio mi tocco leggermente l’occhio destro, è umido e mi brucia, il mascara sciolto mi macchia le dita.

 

Anche quell’anno arrivò il giorno più triste di tutti: L’anniversario della scomparsa della mamma di Stefan e Damon.

Nonostante gli ultimi avvenimenti non potevo lasciarli da soli, non sarei venuta meno al compito che mi autoassegnai all’età di cinque anni, ovvero farli distrarre in tutti i modi.

“Non mi sembra il caso Elena, possiamo cavarcela da soli… sul serio” mi disse Stefan.

Tutto inutile, non me ne sarei andata così facilmente.

“Invece è il caso… vengo in pace… prendiamoci una pausa da tutti questi casini ok? Come se nulla fosse successo, almeno per un giorno. So come siete fatti: Vi rinchiudete nelle vostre camere, facendovi credere a vicenda che sia tutto ok, quando non è tutto ok! – sull’uscio di casa Salvatore mi sistemai con i piedi ben saldi e le braccia incrociate. – Comunque non c’è fretta… posso rimanere qui tutto il giorno, ma se poi mi becco una polmonite mi avrete sulla coscienza!”

“Sei la solita rompipalle!” esclamò Stefan e dal suo tono compresi che avesse saggiamente deciso di arrendersi. Lui aprii di più la porta di casa per farmi entrare e scorsi un Damon a mani incrociate e aria complice “Non ti si può dire mai di no, eh signorina?” mi canzonò.

Dopo la mia ultima discussione con Stefan, che aveva tutte le intenzioni di far finta che nulla fosse successo, Damon si addolcì e riprese a comportarsi in modo quasi carino. Ormai non erano più film mentali e illusioni, Damon provava qualcosa verso di me…almeno era ciò che mi fece capire il fratello.

Ma cosa?

Cosa provava per me?

Non avevo dimenticato tutte le parole ingiuste e i ghigni meschini che mi aveva riservato, rimbombavano ancora nella mia testa e difficilmente mi davano pace. Iniziai a pensare, anzi divenni quasi sicura che il suo fosse un capriccio mischiato a possessività fine a se stessa ma, ogni giorno che passava, quest’amara consapevolezza faceva meno male.

C’era qualcos’altro che mi torturava e non mi permetteva di dormire, il bacio con Stefan.

 

Apro la porta di casa dopo non pochi tentativi. Sono nervosa e impaziente di entrare, voglio buttarmi tutto alle spalle.

Dimenticare.

È una parola grossa e pretendere di eliminare un ricordo dai più nascosti meandri della nostra testa è impossibile, solo il tempo può cercare di nasconderli dove ci è difficile trovarli.

Ma io non ho tempo.

Conosco solo un rimedio veloce ed efficace, ma purtroppo non duraturo.

Butto con noncuranza la borsa per terra, presumibilmente era aperta perché sento il rumore di qualche oggetto che si scontra con il pavimento. Ma non mi importa.

Mason è in casa come speravo, indossa il pantalone della tuta e una felpa con una scritta sopra, probabilmente il nome della sua squadra di football preferita.

Mi tolgo in tutta velocità le scarpe e sento i piedi ringraziarmi, con pochi passi svelti gli sono già di fronte.

“Oggi pomeriggio è passata Carolin…” Non ho intenzione di dargli neanche un attimo. Le parole ora mi darebbero enormemente fastidio, mi farebbero pensare più del dovuto e soprattutto sarebbero inutili.

Appena a pochi centimetri da lui, mi aggrappo al suo collo e alle sue labbra alzandomi sulle punte data la differenza di altezza non trascurabile.

Mason sembra stupito, non muove un muscolo e per un fugace istante penso di aver fatto la figura della stupida. Mi ricredo quando sento sulle mie labbra le sue che si schiudono e la sua lingua che inizia a giocare con la mia.

È in questo momento ottengo ciò che voglio: il niente.

Nessun sentimento, niente aspettative, solo un vuoto tale da non riuscire neanche a percepirlo. Solo sesso.

Il mio modo per liberare la mente anche se per una mezz’ora, se sono fortunata anche un’ora o più.

Continuiamo a baciarci, mi tiene stretta per le spalle e affonda le dita sulla carne scoperta dal vestito; nonostante tutto non sembra voler approfondire quindi prendo da sola l’iniziativa.

“Toglimi il vestito” gli sussurro con il tono più roco e sensuale che riesco a riprodurre e allontano le mie mani, che nel mentre si erano insinuate tra i suoi capelli, per sfilargli la felpa impetuosamente.

Il mio gesto non gli dispiace e tantomeno la mia richiesta, perché subito dopo fa scivolare verso il basso la zip del vestito e me lo toglie senza indugiare neanche un secondo.

Quando nota, soffermandosi avidamente su ogni centimetro del mio corpo,  che indosso i reggicalze e non il reggiseno sul suo viso appare un ghigno bramoso.

Non è questo il fine serata a cui pensavo prima di scendere e la scelta dell’intimo è stata dettata esclusivamente dall’abito.

Sono contenta, però, di non indossare i mutandoni della nonna stasera.

Le mie futili riflessioni sono messe a tacere nel momento in cui mi prende per le gambe, che prontamente allaccio alla sua vita, e mi porta sul divano.

La sua lingua si muove dappertutto e, devo ammettere, sa perfettamente come farlo.. e come farmi mugolare di piacere.

Quando, però, sta per oltrepassare l’incavo tra i miei seni, succede l’ultima cosa che avrei voluto: il mio telefono inizia a squillare.

Non voglio sentire nessuno.

Come un fulmine, mi passa per la testa l’idea che si tratti di Damon.

Forse vuole spiegarmi, forse non è come sembra… forse sono solo un’illusa.

Al diavolo Damon, al diavolo tutti!

Mason si blocca, come temevo accadesse, quindi con la mano destra faccio una leggera  pressione sulla sua testa per fargli capire che può (e che deve) continuare da dove si è fermato.

“Perché lo stai facendo..” mi chiede ansimante, non curandosi minimamente del cellulare. Si tira un po’ più su in modo tale da scontrare i suoi occhi con i miei. Sono chiari, verdi con qualche striatura azzurra. Un misto tra quelli di Damon e Stefan.

Cavolo, sto pensando.

Non devo pensare.

Non rispondo e lo bacio con veemenza, ma dura poco perché si ferma nuovamente pronto a parlare.

“Fermiamoci un secondo. Per quanto vorrei continuare… non posso non chiederti il perché. Non sei una di quelle ragazze e non mi hai mai dato l’impressione di essere interessata a me…quindi…” gli squilli si fanno più insistenti.

“Voglio solo dimenticare, ok?” sbotto all’improvviso, non volevo pronunciare quelle parole ma non sono riuscita a controllarle. Il telefono che squilla, poi, mi ha reso ancora più irascibile, per fortuna però ha smesso di suonare.

“Dimenticare?” mi chiede, aggrotta le sopracciglia e si scosta maggiormente da me sostenendosi con i gomiti ai lati della mia testa.

“Perché non possiamo semplicemente lasciarci andare? Non ti darò problemi da fidanzatina… domani mattina sarà tutto come al solito e ci avremo guadagnato entrambi.”

Tu dai qualcosa a me e io do qualcosa a te.

Tralasciando il doppio senso, la proposta è semplice e concisa.

“Certo la fai così semplice! – si alza in piedi e usa un tono che non mi piace. È arrabbiato. – Per chi mi hai preso?!”

La sua reazione mi sorprende, mi fa quasi paura.

Ora che su di me non c’è più lui e che il cervello ha ricominciato la sua estenuante attività, cerco di coprirmi come meglio posso andando a prendere l’indumento più vicino a me.

Guarda caso è la sua felpa.

“Tu non mi vuoi. Nessuno mi vuole. Non sono la prima scelta di nessuno.” Questa nuova bruciante verità si fa largo in me in pochi nanosecondi.

È l’unica spiegazione che riesco a dare al suo rifiuto.

Volevo solo dimenticare, bruciare i ricordi di questa sera, degli ultimi cinque mesi, degli ultimi sei anni tra le fiamme di una passione consumata senza troppe pretese.

Poco importa se l’indomani non mi sarei svegliata con la coscienza pulita o con un sorriso sulle labbra, bensì con un nuovo e sempre più profondo senso di vuoto, almeno, però, avrei superato la notte che quando si carica di pensieri è sempre più lunga.

Ma ora neanche Mason mi vuole.

Non si è mai fatto problemi a portare a letto una donna.

Perché mi sta rifiutando?

Infondo, però, conosco la risposta: non sono buona neanche a scaldare le lenzuola di un uomo per una notte.

Come ho fatto a credere, a sperare che due splendidi uomini come Damon e Stefan pensassero ancora a me.

Tutto ciò che provo ora è disgusto e pena per me stessa, che ho addirittura pensato di dover scegliere.

Uomini ,come loro, non vengono scelti.

Le scelgono… le donne, quelle con la d maiuscola.

E purtroppo io non rientro in questa categoria, sono solo una fallita.

Una che passa la vita a pensare e ripensare, senza agire mai veramente.

Senza prendere decisioni.

E questo mi ha fottuta.

Mi sono fottuta da sola.

Se solo avessi seguito l’istinto. Non stasera, non mesi ma anni fa forse ora non sarei quel tipo di donna da cui tutti gli uomini scappano.

 

“Data la mia natura gentile e la mia bontà immensa… lascerò a voi la scelta del film –  dissi convinta, indicando con il braccio alzato l’enorme videoteca dei Salvatore – Basta che non sia un film spaventoso, o di sparatorie o un fantasy perché sapete che a me non…”

“Già che ti trovi dicci anche il titolo che possiamo scegliere” mi schernì Damon.

“Va bene… avete ragione. Vi lascio campo libero!”

 

“Ho fatto i popcorn, preso le bibite e la copertina per qualcuna molto freddolosa...” disse Stefan, mentre gli sorridevo e mi rannicchiavo sul divano. Inaspettatamente appoggiò su di me la caldissima coperta di pail, attento a coprirmi perfettamente dalle spalle ai piedi, chinandosi verso di me e soffermandosi con i suoi dolci occhi verdi, un po’ più del dovuto, sulle mie labbra.

Con la coda dell’occhio notai subito Damon alla mia sinistra. Sembrò essersi irrigidito e non indifferente alla situazione appena creatasi tra me e il fratello.

“Siete proprio sicuri di voler fare questa maratona di Saw? No perché Caroline mi ha parlato di un film molto simpatico…” mi tirai un po’ più su e distolsi lo sguardo, così da far scostare Stefan senza allontanarlo con i gesti e farlo rimanere male.

Mi chiesi che cosa significasse quel suo comportamento.

Mi aveva allontanato, a sua detta a causa di Damon, e davanti a lui si comportava in quel modo? Pensai che il mondo girasse al contrario e che oltre il danno vi fosse anche  la beffa. Lui voleva che ci allontanassimo, ma questo compito ingiusto aspettava a me?

“Elena, non ricominciare!” mi riprese Damon dai miei pensieri e per ciò che avevo appena detto.

 

“Perché dici così? Lo sai che non è vero…” La sua voce è diventata più fioca, si è calmato e mi accarezza il viso per confortarmi ma ottiene l’effetto contrario. Un moto di rabbia e amarezza si fa strada in ogni parte del mio corpo, ogni muscolo, così da farmi dimenticare la tristezza di pochi attimi prima.

“Non ti sei mai fatto problemi a portare a letto la prima che ti capitava sotto tiro! A meno che tutte le tue storie non siano inventate!” la mia pazienza ha appena valicato il sottile e pericoloso confine dell’autocontrollo per abbracciare la perdita di senno.

Tutto quello che chiedevo era una pausa, non problemi su altri problemi!

“Sì ma quelle sono ragazze facili e soprattutto…sconosciute! Guardati, che cosa pretendi di essere? Tu non sei così… sei dolce, seria e credi nell’amore e non nel sesso.”

Non ho bisogno di uno psicanalista, o qualcuno che mi dica come sono!

“Che ne sai tu! Non mi conosci! – urlo – Non ti ho chiesto di farmi la morale. L’unica cosa che volevo non puoi darmela… quindi finiamola qua!”

Il cellulare riprende a squillare, sto per avvicinarmi alla porta dove, vicino alla borsa, si trovano tutti i miei oggetti per terra ma Mason mi ferma con le parole.

“Pensavo di essere tuo amico… non la tua puttanella personale da poterti scopare quando qualcosa va storto. – L’estrema calma nel suo tono stride violentemente con la sua espressione impassibile – Non lo sono… forse sei proprio tu la puttana della situazione.”

Mi strappa dalla mani la felpa con cui cercavo di coprirmi e mi lascia da sola e quasi completamente nuda nella stanza.

 

Il film era iniziato già da una buona ventina di minuti e cercavo in tutti i modi di non guardare o di nascondermi sotto la copertina.

Purtroppo, però, avevo due mastini ai miei lati che controllavano se fossi attenta.

Se la ridevano anche sotto i baffi!

Li avrei strozzati volentieri.

Improvvisamente, sotto la coperta, sentii la mano di Stefan stringere la mia. Arrossii notevolmente perché Damon mi guardò dubbioso e mi disse “Dai che ora non sta succedendo nulla di spaventoso”. Per fortuna non si era accorto di nulla.

Stefan era seduto in modo scomposto con una gamba piegata sul divano, l’altra stesa e appoggiata al bracciolo e la sua spalla era vicino al mio volto.

Sembrava molto attento alle scene che si susseguivano sul megaschermo e non si era voltato verso di me neanche una volta come se stesse pensando solo al film, quasi ostentasse impassibilità. Si tradì quando intrecciò le sue dita con le mie e sulle sue labbra comparì un sorriso impercettibile.

Tenere la sua mano mi calmò e le scene di paura non sembrarono così terribili.

 

Entrata in camera controllo le chiamate perse.

Tyler Lockwood.

Cosa vuole a quest’ora?

Ho sporto denuncia solo un giorno fa, ha già notizie da darmi?

Spero siano buone, perché stasera non reggerei un altro colpo.

Uno squillo, due squilli…

Elena!

“Tyler dimmi”

Abbiamo un indiziato… non era nella lista ma sono sicuro che sia lui.– Un tuffo al cuore. Sto per conoscere il nome della persona che mi ha fatto sprofondare in un abisso di paure, dolore e incubi. Vorrei che al mio fianco ci fosse qualcuno, una spalla su cui piangere, qualcuno che mi abbracci. Ma sono sola… devo affrontare tutto questo sola con me stessa. – Ho appena ottenuto un mandato di perquisizione. Tu dove sei?! Dimmi che sei alla festa con Caroline?!”

 

 La mia mano era ancora intrecciata a quella di Stefan, quando sentii un leggero brivido percorrermi tutto il corpo. Damon mi solleticava con le dita la schiena scoperta da una maglietta troppo corta. Ogni tocco era una scossa di piacere, ma questa sensuale e piacevole sensazione venne stroncata dalla mia coscienza.

Mi trovavo tra due fuochi,  tenendo la mano di uno e  godendo le carezze dell’altro.

Fu la prima volta in cui mi sentii desiderata, e da due ragazzi!

Il primo incontro ravvicinato con Damon era stata troppo veloce e rude, non avevo avuto il tempo di assaporare tale sensazione. E poi non sapevo ancora se mi desiderasse o se cercasse solo di sfogare i suoi istinti su di me.

Il primo bacio con Stefan troppo confuso e inaspettato, ancora non avevo capito cosa provasse per me.

A tutte queste elucubrazioni mentali il mio corpo reagì irrigidendosi e Damon poggiò interamente la sua mano sulla schiena. Mi guardò intensamente per qualche istante e mi domandai se cercasse un mio cenno.. qualcosa che lo spingesse a continuare, a non fermarsi. Ma non sapevo neanche io se lo volessi sul serio, per cui non mi limitai a non fare nulla.

“Scusate… ma io devo andare. Ho un appuntamento con Sage” disse alzandosi velocemente.

“Ma come? Piove e tuona fuori… si può sapere dove andate?” chiese Stefan, lasciando d’istinto la mia mano.

“Fratellino non fare domande di cui non vuoi sapere realmente la risposta!” Di nuovo il Damon sarcastico e tagliente all’orizzonte. A lui piaceva solo giocare con me e senza ritegno si sarebbe scopato qualsiasi ragazza davanti ai miei occhi.

Non voleva vedermi con Stefan, solo perché voleva averti tra i suoi trofei. Non poteva di certo ammettere che il fratello più piccolo gli avesse rubato la ragazza!

“Ci vediamo.” Se ne andò senza neanche un ombrello, avrebbe preso tantissima pioggia.

Ma al diavolo, non erano affari miei!

 

“No sono a casa… ho lasciato la festa molto prima. Ma dimmi chi è.”

Cosa?! Sei sola?! Il sospettato è Mason… sei in casa con lui?!”

La gola mi si secca e sento le gambe cedermi, devo reggermi alla spalliera del letto per non cadere.

 


Buonaseraa, o dovrei dire buonanotte xD

Allora premetto che ho letto il capitolo soltanto una volta, quindi sarà pieno di errori vari… ma volevo pubblicarlo quindi appena ho un attimo libero lo revisiono.

Prima di tutto vorrei ringraziarvi per le fantastiche recensioni dello scorso capitolo… sono state davvero tante (almeno per me xD) e piene di bellissime parole… questo mi ha spinto ad aggiornare più in fretta del previsto. E’ tempo di esami e quello per scrivere è molto poco… però ho cercato di fare del mio meglio.

Il capitolo è incentrato su Elena, i suoi pensieri e Mason…

Lei è sconvolta, arrabbiata, triste poi di nuovo arrabbiata… si sente sola, abbandonata e rifiutata da tutti. Preciso che Elena ha avuto una reazione così forte perché mentre quando ha scoperto di Rebekah pensava, egoisticamente, di avere ancora Damon… ora si rende conto che entrambi i fratelli le sono stati portati via.

Come ho già detto, fa tantissime cose stupide… e il comportamento avuto con Mason è una di queste. Lui, dal canto suo, ha reagito male.

Già nel secondo capitolo si è visto che Elena quando è triste e depressa si cura con il sesso occasionale… ma questa volta ha scelto la persona sbagliata.

Stefan-Elena-Damon nei flashback si trovano in una sorta di ménage a trois in stile winnie pooh …ok sono un po’ fusa perdonatemi xD Voglio dire che la situazione non è bollente… ma si trova, come ha detto lei stessa, tra due fuochi. Da quel momento in poi (quindi dal prossimo capitolo) la situazione decollerà bruscamente.

Nel presente non ci sono molte interazioni tra Elena e i Salvatore perché mi serviva un capitolo dove lei pensasse e avesse questa sorta di esplosione della sua paura più grande che è quella di rimanere sola… quindi spero di non avervi annoiato e di aver reso al meglio il concetto.

Prossimamente elaborerà la situazione Meredith e verranno fuori tutte le sue sensazioni a riguardo…

E alla fine Tyler la chiama pensando che si trovi alla festa e l’avvisa che il sospettato numero uno è proprio Mason.

Povera Elena… mai un momento di pace!

Con questo ho detto tutto e ora corro a dormire….Spero che il capitolo vi sia piaciuto :)

Come sempre ringrazio chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate e ri-ringrazio chi recensisce :)

 

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Capitolo 13
*** La lunga notte ***


 


 

                                                                          13

Elena! Rispondi!”

“No… no impossibile.. non può essere.” balbetto e mi siedo sul letto quando non sento più forza in nessuno dei miei arti. Un fulmine mi fa sbandare, non mi sono accorta in tutto ciò che stesse diluviando.

Sei con lui? Dimmi dove sei esattamente e ti dirò cosa fare… non fargli capire nulla… sto per venire a casa tua!” la linea è disturbata e di sottofondo sento rumori della strada: ruote di macchine che slittano sull’asfalto e qualche sirena in lontananza.

“Io… no io… sono nella mia camera.. ora si trova nel soggiorno…” ho il fiato corto e le mani che mi sudano.

Bene, chiuditi dentro senza farti sentire… e non aprirgli per nessun motivo al mondo, fingi di dormire. Sono già in macchina e sarò da te tra cinque minuti… non preoccuparti, se non ti ha fatto del male fin ora non lo farà di certo stasera.” Cerca di rassicurarmi con poco successo.

“Ho litigato con lui stasera.. è molto arrabbiato…” confesso e dirlo ad alta voce mi spaventa ancora di più.

Allora fai come ti ho detto, sarò lì tra qualche minuto!” non faccio in tempo a sentire la sirena della volante suonare, probabilmente per evitare il classico traffico da antivigilia piovosa, che ha chiuso la chiamata.

Mi mantengo ad ogni mobile o muro della stanza per arrivare alla porta e chiuderla a chiave.

Non può essere vero, ci sarà un errore.

Mason è troppo buono per far del male a qualcuno, tanto meno a me!

E poi stasera gli ho praticamente offerto il mio corpo senza volere nulla in cambio. Se fosse stato lui l’aggressore perché mai mi avrebbe rifiutato?

Nonostante ciò, non riesco a stare tranquilla.

Se invece fosse davvero lui?

Ho vissuto gli ultimi mesi con un maniaco?

In fondo non posso affermare di conoscerlo alla perfezione, è amico di Jenna… ma come possono essere amici due vecchi compagni di scuola.

Non è un estraneo, ma neanche una persona fidata.

Man mano che tutti questi pensieri e dubbi inondano la mia testa, l’idea che sia lui l’aggressore non mi sembra più così insensata. Una fitta allo stomaco mi fa piegare in due, mi accascio per terra e trascinandomi sul pavimento raggiungo il telefono.

Mi accorgo di tremare vistosamente, non riesco a premere i tasti nel modo giusto.

Raggiunto il nome in rubrica, premo il tasto verde.

Non so esattamente che ora sia, ma è molto tardi.

Mi rilasso quando il telefono inizia a squillare. Data l’ora, le probabilità che rispondesse la segreteria erano alte.

Prego il cielo che risponda.

Sempre più silenzio, non sento nessun rumore provenire dall’altra stanza, solo pioggia e grandine; non so se preoccuparmi o esserne felice.

P-pronto?

 

Un altro lampo.

Un altro colpo al cuore.

Le temperature erano scese bruscamente da un paio di giorni, sebbene ci trovassimo all’inizio dell’estate. Il meteo, però, prometteva un miglioramento nel fine settimana.

In realtà non mi dispiaceva affatto questo clima più fresco con tutto lo studio per gli esami che dovevo affrontare in quel periodo.

Stefan stava preparando uno dei suoi fantastici cocktail analcolici mentre lo fissavo rapita dalle sue movenze e da quella espressione da bambino.

Indossava una t-shirt grigia e un pantalone della tuta dello stesso colore ma di una tonalità un po’ più forte.

“Vostra mamma sarebbe così fiera di voi..” dissi.

Non so come mi uscì quella frase, pronunciai quelle parole d’istinto.

Se avessi pensato soltanto una volta, non l’avrei mai detta.

In fin dei conti in quel giorno Stefan era già abbastanza triste, parlarne forse avrebbe portato a galla troppi ricordi e troppe sofferenze.

Io ne sapevo qualcosa.

Per fortuna sul suo viso apparve un sorriso.

“Perché dici così?” mi chiese.

“Perché siete due ragazzi d’oro.” Affermai sinceramente.

“Anche Miranda e Grayson sarebbero fieri di te… e non lo dico tanto per dire. Certo ogni tanto sei una rompiscatole di prima categoria…” risi e mi avvicinai per dargli un pugno sulla spalla.

Sentir nominare i miei genitori mi fece venire in mente Damon.

Mi preoccupavo sempre quando uno di loro usciva con la macchina con quel tempo. La sera in cui morirono i miei genitori pioveva a dirotto.

Stefan mi guardò di sottecchi, ma sapeva perfettamente a cosa stessi pensando dal momento che più volte gli avevo parlato di questa mia paura.

“Non ti agitare… Damon sa che ti preoccupi quindi, al massimo, sarà andato al Grill. Appena smetterà di piovere, lo vedrai tornare.”

Stefan riusciva sempre a calmarmi.

Anche nelle situazioni più esasperate, anche solo con un gesto poteva darmi sicurezza e tranquillità. A volte, quando ero ancora una bambina, pensavo che fosse il tipo d’uomo giusto per me, il principe azzurro delle favole; quando giocavamo alla ‘famiglia’ lo volevo sempre come mio ‘marito’, malgrado tutte lamentele di Damon in merito.

Fino a quel momento, però, non avevo mai considerato quei pensieri infantili seriamente. In più da quando avevo capito di provare una fortissima attrazione per Damon, Stefan era passato in secondo piano.

Sì, fu proprio in quel momento in cui ammisi a me stessa che ciò che provavo per Damon era Attrazione e non Amore. Entrambe con l’A maiuscola, sarà per quello che le confusi?

Che cosa difficile è l’Amore. E’ difficile trovarlo, capirlo, definirlo, esprimerlo, pensai.

Ero sicura solo di una cosa: quello che provavo per Damon non poteva esserlo.

Non poteva perché avevo baciato suo fratello.

E mi era piaciuto.

E l’avrei rifatto se ne avessi avuto l’occasione.

“Non puoi tornare a casa da sola con questo tempo” Stefan mi destò dai miei pensieri.

Guardai l’orologio che segnava la mezzanotte.

“Devo…Jenna sarà in pensiero!” Non mi aveva ancora chiamato solo perché ancora non sapeva come comportarsi e non voleva sembrare un genitore autoritario, sebbene sapessi che moriva dall’apprensione.

“Ti accompagno io, da sola non ti faccio andare. Oppure puoi dormire qui.” Mi propose all’improvviso.

L’idea di Stefan che guidava con quel tempo mi faceva stare in ansia, come se non lo fossi abbastanza per Damon. D’altra parte la situazione mi imbarazzava parecchio.

Di tanto in tanto dormivo da loro, ma sempre con Giuseppe in casa. In più Damon era uscito e chissà quando sarebbe tornato. In poche parole avrei passato la notte con Stefan.

 

“Pronto…Stefan?! Ti disturbo?” la mia voce è incrinata e spaventata nonostante provi ad essere più normale possibile.

Eh.. Sì ..cioè voglio dire no.. è successo qualcosa?” è ansimante, senza fiato. Avverto una fitta al petto, l’ennesima questa sera.

E’ tardi, è ancora sveglio ed è ansimante, può significare solo una cosa.

Mi do della stupida mentalmente.

“No…no scusa… sei chiaramente impegnato. Non avrei dovuto chiamarti… Scusa.” fatico a trattenere le lacrime che già da tanto minacciano di uscire. Voglio porre fine il prima possibile a questa chiamata.

Non voglio più soffrire.

È chiedere troppo?!

“Elena, che succede?” purtroppo tutti gli sforzi sono vani perché Stefan ha capito che qualcosa non va.

“Niente…davvero. Ci sentiamo domani.” Chiudo senza aspettare una risposta.

La polizia verrà a salvarti Elena’ è la cantilena che mi ripeto in mente con la testa tra le mani, provando a convincermene.

 

“Ti ho preso anche un paio di copertine se hai freddo stanotte.”

Stefan mi aveva portato in una delle numerosissime camere per gli ospiti e aveva trovato anche un mio pigiama vecchio lasciato lì anni prima.

“Vuoi andare a dormire?” gli chiesi sperando in una risposta negativa.

“Sei ancora agitata?” Capì subito il vero fine della domanda e abbozzò un sorriso come se avesse a che fare con una bambina. Stranamente non mi diede fastidio.

“Sì… non riuscirei a dormire con questo tempo. Sembra che non voglia proprio smettere…”

“La tua paura per i temporali la conosco perfettamente… ma si tratta anche di Damon – pronunciò le ultime parole con una nota di fastidio mista a delusione. O magari fu solo una mia impressione. – Vuoi che lo chiami?”

“No… sarà impegnato. Piuttosto troviamo qualcosa da fare..” Damon aveva alluso ai suoi programmi per la serata non curandosi minimamente di perdersi in preamboli; sebbene l’idea di disturbarlo, magari sul più bello, mi tentasse da morire, constatai che sarebbe stata una cattiva idea chiamarlo.

Mi chiesi improvvisamente se Stefan avesse mai avuto qualche ragazza.. se avesse mai fatto sesso o addirittura l’amore.

Questa riflessione toccò corde del cuore a me ancora sconosciute.

Ero perfettamente cosciente del fatto che Damon passasse da un letto all’altro con la stessa facilità con cui cambiava le mutande, mentre di Stefan non sapevo nulla.

Quest’ultimo, pensai, era sempre molto riservato su questo tipo di argomento.

Ma aveva tantissime ragazze che lo veneravano e lui era la reincarnazione del ragazzo perfetto, quindi non sarebbe stato assurdo pensare che avesse una ragazza seria oppure solo per divertirsi… anzi sarebbe stato assurdo pensare il contrario!

 

Un rumore mi fa trasalire.

La porta vibra e la maniglia si muove.

Mason sta bussando e cerca di entrare.

“Elena… apri.” È calmo, tono pacato e quasi rassicurante.

Ma io tremo e, ancora seduta per terra, nel intento di trascinarmi indietro sbatto la schiena contro il ferro del letto dando origine ad un suono metallico.

Inizio a sudare freddo e il mio respiro diventa affannoso. Dovevo far finta di dormire, invece come una stupida gli ho fatto capire di essere ancora sveglia.

“Dai… so che mi stai ascoltando.”

Non rispondo.

Il cellulare inizia a squillare e vibrare, la mia testa scatta verso lo schermo e leggo il nome di Stefan.

Mi maledico per averlo chiamato.

“Non rispondi?!” ancora Mason dall’altra parte della porta.

Chiudo velocemente la chiamata e prego che Tyler arrivi presto.

“Ascolta Elena… voglio solamente parlare… aprimi. Scusami per prima … non pensavo quelle cose”

Il pensiero di ciò che potrebbe farmi se solo lo aprissi mi blocca il respiro, il ricordo di quella notte e di quelle mani lisce ma pesanti addosso mi lascia andare alla completa disperazione.

Soffoco, chiudendo le labbra, i singhiozzi che lottano per uscire.

Ma in fondo non so ancora se sia lui.. forse Tyler si è sbagliato.

Il suono del campanello mi fa sobbalzare.

È tutto molto veloce: lo scatto della porta e le voci lontane e confuse.

“Tyler…che-che ci fai qui a quest’ora e con gli altri sbirri?” Mason è il primo a parlare e sembra perplesso.

“Come puoi vedere non è una visita di piacere… Dov’è Elena?!”

“Nella sua camera…ma cosa sta succedendo?”

“Ho un mandato di perquisizione, stiamo cercando una pistola Colt M1911 che risulta appartenere a te…”

“Cosa?! Non ho più quella pistola ormai! Ma perché?!” si sta alterando e io sono ancora troppo spaventata per uscire dalla stanza.

“La sera dello scorso 16 Agosto da mezzanotte all’una dove ti trovavi?!”

Non una parola, Mason non risponde.

“Che…chi si ricorda!”

“Tyler basta… non possiamo interrogarlo noi e oltretutto avrà bisogno di un avvocato.” Non so chi stia parlando.

“Purtroppo Tom, devo darti ragione… su forza incominciate a cercare!” ancora Tyler.

“Cosa succede qui dentro?!”

È Stefan!

Cosa ci fa qui?!

Mi alzo di scatto portandomi vicino alla serratura, ora posso uscire.. nessuno mi farà del male.

Cerco di girare la chiave con una mano mentre con l’altra tampono gli occhi lucidi per scacciare le lacrime che mi appannano la vista.

In un attimo ho davanti Stefan, Tyler, Mason e tre o quattro uomini che rovistano per tutta casa.

Devo avere una faccia stravolta perché Stefan mi guarda scioccato; in pochi passi mi è vicino e mi avvolge con le sue grandi braccia. Non ci penso due volte, affondo nel suo maglioncino morbido e infilo le braccia da sotto il giubbino di pelle aperto che indossa.

“Cosa cazzo significa tutto questo?! – urla facendomi sussultare. Abbassa gli occhi puntandoli nei miei pronto a rassicurarmi – No piccola… non ce l’avevo con te.”

“Vorrei saperlo anche io…”

Mason.

Mi sistemo meglio in modo da guardarlo negli occhi.

Sono gli stessi occhi di prima, chiari e limpidi, ma ora non c’è desiderio…leggo confusione.

È davvero confuso? O ha paura di essere stato scoperto?

“Il 16 Agosto Elena è stata aggredita fuori dal Mystic Grill da un uomo armato di pistola… sai che questa è una cittadina tranquilla vero? Dalle mie indagini ho potuto constatare che solo tre persone posseggono una pistola. Tu e altre due che hanno un alibi di ferro… dov’eri quella notte?”

Mi rifugio ancora di più in Stefan chiudendo gli occhi, voglio solo che tutto questo finisca al più presto.

Alle parole di Tyler, Stefan si irrigidisce.

Il silenzio rimbomba contro le pareti di questa maledetta casa.

“Noi ce ne andiamo.” Stefan mi accarezza una guancia sussurrandomi di stare tranquilla e di prendere velocemente un cappotto.

 

“Guarda quanto siete carini!” esclamai guardando una vecchia foto di Damon che teneva faticosamente in braccio Stefan appena nato e la loro mamma che spuntava da dietro per aiutare il primo in quell’impresa titanica.

Io e Stefan sfogliavamo i vecchi album di fotografie. 

Chi diceva che la nostalgia fosse triste?

Io ero una nostalgica felice, mi spuntava un sorriso nel vedere tutte quelle foto che immortalavano un tempo in cui non vi erano intrighi o complicazioni.

“Oh… guarda che occhioni che aveva Damon, da farti sciogliere dalla dolcezza!”

Incurvai le labbra in un mezzo sorriso guardando la foto raffigurante un bimbo dai grandi occhioni azzurri e il labbruccio inferiore sporgente.

“Mi sa che quegli occhioni ormai non fanno più sciogliere… piuttosto fanno abbassare le mutandine delle ragazze.” Stefan sorrise e aveva dannatamente ragione. Non riuscii, però, a ridere della battuta perché mi resi conto che anche con me avevano avuto quell’effetto. Mi vergognavo di aver ceduto tanto facilmente ai suoi giochetti.

Non ero l’eccezione, bensì una delle tante che si arrendeva al fascino di Damon Salvatore.

“Tu tieni ancora a lui?” mi chiese Stefan nel modo più diretto possibile.

“Certo che ci tengo – risposi senza pensarci neanche un attimo. – Mi ha deluso molto ultimamente… però gli voglio comunque un bene dell’anima.”

Stefan annuì tornando alle vecchie polaroid e non aggiunse altro, ma ovviamente ascoltai il suo silenzio.

“E lo stesso vale per te… qualsiasi cosa accada voi sarete sempre i miei ragazzi. Vi avrò sempre nel mio cuore.”

“Veramente non era proprio quello che intendevo.. – iniziò insicuro, per completare con il botto - ..tu lo ami?”

“Cos..come?! No!” gridai e mi sorpresi della sicurezza e della velocità con cui risposi.

 

Un dolore lancinante alla testa mi colpisce facendomi trasalire.

Sbatto le palpebre e per qualche secondo vedo tutto annebbiato.

Con la mano destra massaggio la zona dolorante e quando aguzzo al meglio la vista mi accorgo di essere in una macchina e di aver sbattuto la testa sul finestrino.

“Brutta botta… ti sei addormentata e non volevo svegliarti..” mi dice Stefan mentre cambia velocemente una marcia.

“Ah… che ore sono?...e dove stiamo andando?” chiedo ancora disorientata.

Fuori sarebbe buio pesto se non fosse per le mille lucine colorate che il comitato dei Fondatori della città ha fatto mettere per tutta Mystic Falls in occasione delle feste natalizie.

“Sono le quattro… e ti stavo portando da me ma Tyler mi ha chiamato dicendo di andare alla stazione di polizia.”

 

“Abbiamo trovato la pistola in casa. Mi dispiace Elena, so che per te è uno shock ma le prove sono schiaccianti… dovremmo subito procedere con l’azione legale.”

Apro la bocca nel tentativo di dire qualcosa, ma non ci riesco.

“Ma… non può essere… io…” Vorrei dire tante cose, ma tutte le parole mi muoiono in gola.

“Quel verme... ” Stefan tira un pugno sulla scrivania di Tyler, incurante del mio farfugliare.

“Calma Stefan.. Propongo di parlare domani con calma sul da farsi. Sarai tu ad occuparti del caso? – chiede Tyler e l’altro annuisce mormorando un ‘certamente’ - È la mattina della Vigilia di Natale… andate a casa. Elena ha passato una nottata terribile e ha bisogno di riposare.”

Tyler continua a parlare e Stefan risponde a monosillabi, si comportano come se non fossi qui con loro.

Nessuno mi ha chiesto che penso, se di quella notte ricordo qualcosa, se mi ricordo di lui o se ho qualche informazione che potrebbe rivelarsi cruciale.

Stefan mi prende per mano e mi porta verso l’uscita dopo aver salutato tutti.

Mentre spinge la porta di vetro dell’uscita, scorgo il mio riflesso.

Faccio paura per quanto sono bianca, gli occhi gonfi, il trucco vecchio di ore e sbavato e i capelli arruffati in qualcosa di indefinito.

Sono un disastro.

Chi vorrebbe un disastro del genere come ragazza.

“Dovresti andare a casa da Rebekah.” Dico piano una volta usciti dalla centrale, fermandomi sul ciglio del marciapiede.

“Non viviamo insieme.” Si affretta a chiarire.

“Ma stavate insieme stanotte quando ti ho chiamato…” rispondo flebilmente.

“Sì…beh…E’ venuta dopo la festa…perché…”

“Non c’è bisogno che ti giustifichi …è la tua ragazza. È normale.” Lo dico a me stessa, più che a lui.

“Lo so… ma sento di doverti delle spiegazioni. Poi quello che stava per succedere alla festa…”

“Non è successo niente, è questo ciò che conta.”

“Già…niente.”

Per qualche secondo c’è solo silenzio e l’ora della notte non aiuta.

Nessun rumore di sottofondo.

“Mi dispiace per Mason…”

“Io…io non lo so, non riesco ancora a crederci. Non ci credo sul serio.” Confesso.

“Lo so che è difficile da credere… ma le prove sono tutte contro di lui.”

“C’è una cosa che non ti ho detto… - inizio incerta, ho paura di quello che lui potrà pensare di me - Quando sono tornata dalla festa mi sono buttata tra le sue braccia… ho tentato di sedurlo.”

La vergogna per ciò che ho fatto è alle stelle. Non solo ho offerto il mio corpo come una prostituta, se non peggio, ma l’uomo in questione si è scoperto essere colui che voleva violentarmi. Sento il ripudio e la nausea per me stessa.

Sto realizzando il tutto a poco a poco. Subisco colpi su colpi e mi stupisco di non trovarmi ancora stesa a terra.

Non voglio sembrargli una poco di buono. Ma come posso pretendere di non considerarmi tale se anche io ho qualche dubbio su me stessa?

“Cos-cosa?!” mi domanda sorpreso, ma lo intuisco dalla voce perché non ho il coraggio di guardarlo negli occhi e scoprire che quello che prova nei miei confronti è disgusto.

“Lo so… faccio schifo… Quello..quello che volevo dire è che… mi ha rifiutato.” Mi si forma un groppo in gola mentre mi sforzo nel trattenere le lacrime.

Stefan mi si avvicina e mi fa alzare il viso verso il suo.

“Non fai schifo… non dirlo mai più.”

“Perché mi ha rifiutato? Gli ho offerto l’occasione su un piatto d’argento… E perché non mi ha mai fatto nulla? Io non capisco… non voglio crederci.” Ripeto ancora e ancora.

“Elena… ne ho visti tanti di casi del genere. Non parliamone ora… vieni da me e andiamo a dormire.”

“Voglio parlarne ora… Che intendi con ‘casi del genere’?”

Stefan mi guarda ed emette un sospiro.

“Persone che hanno gravi disturbi… che fanno credere di esserti amiche quando in realtà è solo un modo per starti più vicino, per studiarti meglio e per far sì che tu ti fidi di loro. Mason probabilmente ha desistito nel…- fa una pausa - insomma hai capito… perché non era il modo in cui voleva arrivarci.”

Deglutisco a fatica, il solo pensiero di essere stata per tutto questo tempo al centro di una macchinazione malata mi fa ghiacciare.

 

“Ora ti preparo una camomilla, Piccola.”

Annuisco e mi appoggio meglio alla spalliera del letto affondando nei morbidi cuscini e coprendomi il più che posso con il piumone blu.

Sento il suono del campanello, mi giro verso l’orologio sul comodino e leggo l’ora.

Chi può essere alle cinque del mattino?

Di certo non Babbo Natale… per come stanno le cose inizio a pensare che si sia dimenticato di me quest’anno.

“Dov’è?” la voce di Damon riecheggia nel corridoio.

Ho come un déjà vu.

Il letto di Stefan, la voce di Damon, le luci fioche.

Quella notte.

Non posso fare a meno di notare l’amara ironia della sorte.

“Elena.”

È sulla porta. La stanza è buia e l’unica luce che mi permette di vedere meglio è quella del corridoio. 

“Mi ha chiamato Stefan poco fa e mi ha detto tutto.” È scosso, lo leggo nei suoi occhi che brillano più del solito e, anche se mi duole ammetterlo, mi scaldano il cuore confortandomi. Non si avvicina, mantiene le distanze, è freddo e io ricordo tutto.

Meredith.

Giuseppe che la presenta come la sua fidanzata.

Loro due che ballano.

Rabbia.

Se per un attimo ho provato conforto, ora sento solo la rabbia ribollire dentro di me.

“Mi hai fatto spaventare da morire stasera.” È ancora gelido ma quello che dice mi manda in confusione. Chi è il vero Damon? Quello che si preoccupa per me o quello che mi disprezza con ogni muscolo della sua faccia?

Perché si ostina a trattarmi così ora?

Forse perché stavo per baciare Stefan?

Ma a lui che importa… che pensasse alla sua ragazza.

Troppe domande e troppa confusione in questa giornata infinita per me.

“Perché hai chiamato Stefan? Perché non hai chiamato me?” mi domanda, indurendo la mascella.

Come se fosse quello il punto della situazione, penso.

“Perché è la prima persona a cui ho pensato.” Gli rispondo a tono.

Annuisce meccanicamente e stringe i denti, lo capisco da come si sono contratti i muscoli del viso. Conoscere una persona così bene significa che non puoi nasconderle nulla, lui lo sa.

Fissa un punto indefinito della camera.

“Era quello che dovevo sentire.”

 


 

Buonasera ragazze (o ragazzi se ce ne sono xD) :)

Mi scuso per il ritardo ma sono in piena fase studio e quando torno a casa la sera sono troppo stanca per fare qualsiasi cosa!

In realtà avevo programmato di aggiornare la settimana prossima se non tra dieci giorni… ma leggere che la storia piace e tutto il vostro entusiasmo mi ha veramente colpito, quindi ho cercato di aggiornare prima!

Capitolo molto pro Stefan… e di Meredith ancora nessuna informazione!

Non preoccupatevi fan Delena… Damon riapparirà nei flashback e nel prossimo capitolo Elena si troverà nella stessa stanza con la strana/inaspettata coppia Damon-Meredith.

A proposito dei flashback… stanno per giungere al termine, ma non sono ancora sicura di come disporli nei prossimi capitoli. Posso solo anticipare che continueranno da dove li abbiamo lasciati… in quella notte lunga e di pioggia.

Nuovi dettagli sulla faccenda Mason e voglio precisare che lui e Tyler non sono imparentati.

E Elena ha chiamato Stefan invece che Damon...

Lascio a voi tutti i commenti!

Un’altra nota: non studio legge e sono abbastanza ignorante in materia… ho fatto delle ricerche in merito agli aspetti giuridici che ho trattato ma non ho la certezza che siano esatti. Se trovate qualche errore.. ditemelo :)

Scusatemi se rispondo tardi alle recensioni ma come ho detto non ho molto tempo e non mi sto connettendo quasi mai!

Ringrazio chi segue la storia, chi l’ha inserita tra i preferiti e soprattutto chi lascia una recensione per farmi sapere che ne pensa :)

Alla prossima..un bacio! Ps. C'è un indizio nel capitolo velatissimo e molto molto implicito che può far capire se Mason è o non è colpevole. E' veramente nascosto e non scontato... diciamo che scaturisce da una riflessione :p

 

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Capitolo 14
*** L'ultimo dell'anno ***


 


 

                                                                          14

“Hai preparato la lista?”

Caroline e le sue buffe tradizioni.

Ai tempi del liceo la mia amica inventò questa fantomatica lista dei buoni propositi per l’anno nuovo. L’ultimo dell’anno io, lei e Bonnie ci riunivamo con patatine e schifezze varie per leggere le nostre rispettive liste e dopo averle passato in rassegna ciascuna di noi mediante sorteggio doveva inserire un solo buon proposito delle altre alla propria lista.

Un anno nella mia lista fui costretta a scrivere ‘Fare sesso selvaggio con Damon Salvatore’.

Non ci vuole molta fantasia per capire di chi fosse quel ‘proposito’.

 

“Andiamo Elena! Vuoi davvero farci credere che sei l’unica a non volerselo fare?!” Gridò Caroline con voce stridula.

“Beh… in effetti Damon è il sogno erotico di tutte qui a Mystic Falls…” aggiunse Bonnie, ridendo nel vedermi abbastanza disturbata mentre scrivevo quel proposito del cavolo.

Avevo da poco compiuto quindici anni e a quel tempo le mie migliori amiche ancora non sapevano della mia terribile cotta per lui.

“Vedi! Anche Bonnie lo ammette… e lei è una puritana!” sbottò Caroline meritandosi un’occhiataccia da parte della bruna.

“Lo scrivo perché fa parte della tradizione… ma non farò sesso selvaggio con Damon! È il mio migliore amico, non potrei mai pensare di fare qualcosa del genere con lui…” mentii spudoratamente e mi complimentai mentalmente per la mia interpretazione da Oscar.

“Si vabeh! Come dici tu… sappi che se entro un anno non realizzi questo proposito dovrai pagare pegno!”

 

A quei ricordi un sorriso mi si stampa sul viso.

“No Care, quest’anno non sono in vena. Ora come ora il mio unico proposito per l’anno nuovo è vivere una vita tranquilla.” Le confesso mentre mi avvicino al piano cucina.

Sono passati solo sei giorni da quella terribile notte, ma tornare a casa mi sta aiutando a superare tutta la faccenda. Ho dovuto confessare tutto a Jeremy, non avevo scelta, ma per fortuna Jenna è da mia nonna, insieme a Rick, per le vacanze di Natale e dunque non sa nulla.

Purtroppo Mystic Falls è una piccola cittadina e le voci girano, le solite tre o quattro pettegole controllano ogni minimo spostamento, figurarsi se si lasciano sfuggire l’aggressione della piccola ragazza di paese tornata da poco da New York.

Non sono uscita molto di casa anche per evitare i loro sguardi ipocriti e maligni, mi guardano come per dire ‘Povera cara’ ma in realtà pensano ‘Se l’è cercata con quelle minigonne e quelle scollature’. Non mi sono ancora ripresa del tutto e non ho la forza di affrontare anche il giudizio della gente, dal momento che manca poco a convincere anche me stessa di essere una persona disgustosa. Di essermelo meritato.

“Elena è tutto passato. Quel viscido è in prigione e grazie a Stefan vincerete anche la causa che lo condannerà definitivamente.” Caroline cerca di darmi sollievo. Sebbene ora non debba più avere paura di camminare da sola per strada o di una qualsiasi ombra alle mie spalle perché so che il colpevole è dietro le sbarre, le ferite rimangono.

Gli incubi, le domande, i sensi di colpa, è tutto ancora qui e non credo che se ne andranno presto.

“Sì, hai ragione.” Rispondo apatica.

I giorni immediatamente successivi alla notte tra il ventitré e il ventiquattro dicembre sono stati terribili; Stefan mi è stato di grande aiuto come avvocato e soprattutto come amico.

“Ho sentito Damon. –  La bionda cattura la mia attenzione – Si sente così in colpa.”

“Non ne ha motivo e comunque non mi interessa.” Rispondo seccamente, nonostante la mia sconfinata voglia di sapere di più.

“Per non averti protetto come doveva, testuali parole. – continua rendendosi conto che sto bleffando. – In fondo è vero. Damon e Stefan potevano accedere senza problemi alla fedina penale di Mason, ma si sono rilassati sull’idea che fosse un amico di Jenna e quindi automaticamente una persona fidata. Ma, seriamente, chi avrebbe mai pensato che fosse un alcolizzato e capace di un furto con scasso?”

Non potevo ancora credere che fosse Mason l’aggressore e che fossero uscite fuori queste nuove rivelazioni, ma le prove erano tutte contro di lui.

“Damon e Stefan hanno fatto più del dovuto… l’importante è che ora sia tutto finito.”

La diplomazia sta diventando la mia arma di difesa personale, solo così posso stroncare ogni tipo di conversazione che mi riporti a quei giorni terribili.

Caroline per fortuna sembra avermi capito al volo, prende il libro di cucina sfogliandolo senza un ordine preciso.

“Sei sicura di saper cucinare?!” mi chiede evidentemente diffidente.

“No, però posso imparare!” esclamo, per nulla convinta.

“Quindi questa ‘cosa’ non ha niente a che vedere con il fatto che stasera al cenone ci saranno le due coppie dell’anno e che Rebekah e Meredith porteranno prelibate specialità culinarie?”

La odio quando fa così!

I suoi occhi si assottigliano e alza il sopracciglio, per non parlare di quel ghigno soddisfatto perché consapevole di aver fatto centro.

“Ovviamente no. È perché ovviamente non posso presentarmi a mani vuote a casa di Giuseppe.”

“Sì, ovviamente! – mi fa il verso e ride di gusto – ma non pensi che il cocktail di gamberi sia un po’ pretenzioso?”

“È l’antipasto più semplice e d’effetto che abbia trovato su quel libro, che per inciso è scritto malissimo! Ti parla dando per scontato che tu sappia già cucinare!”

“Non è vero. Sei tu che non sai neanche come si cucina la pasta! In ogni caso potresti sempre portare un dolce comprato, ma così ovviamente sfigureresti con Charlène* e Kate**.”

“Davvero simpatica.” Fingo una risata e le faccio una smorfia.

“Ritornando seria, non sapevo che Damon stesse ancora con Meredith. Si sono lasciati un mese dopo il tuo arrivo all’incirca… poi lei è partita per il Kenya. So quanto siano complicati i tuoi rapporti con i Salvatore quindi non volevo essere io a darti la notizia, eri appena arrivata, poi quando hanno rotto ho pensato che non sarebbe stato necessario dirtelo.” Disse la mia dolce amica tutto d’un fiato.

“Care non devi giustificarti. Non so cosa sia successo, ma Damon era l’unico a dovermi dire qualcosa... soprattutto dopo quello che ha fatto.” Mi lascio sfuggire una frase di troppo.

“Di cosa stai parlando?”

Ecco ormai è troppo tardi per rimangiarmela.

“Quasi un mese fa mi ha baciato…” confesso girandomi di scatto dall’altra parte e facendo finta di cercare qualcosa nella credenza nel tentativo di mostrarmi il più tranquilla possibile.

“C-cos-come?! Quando? Perché?!”

“Eravamo in palestra… te l’ho detto che mi aiutava a scaricare la tensione…”

“Sì lo so… ma non pensavo scaricassi in questo modo!”

Mi giro nella sua direzione, con le spalle basse e lo sguardo da tutt’altra parte tiro un sospiro e mi decido a parlare.

“Mi ha baciato e io ho baciato lui… mi sono fermata quando la situazione stava per degenerare.”

“Perché? Pensavi a Stefan?”

“No non pensavo a Stefan in quel momento, ma se fossi andata in fondo sarebbe stato ancora peggio.  Mi sarei svegliata, tra le braccia di Damon, ancora confusa. A quanto pare, però, non dovevo farmi tutti questi problemi visto che lui sarebbe venuto volentieri a letto con me nonostante avesse una ragazza.” Mi sembra impossibile soffocare la rabbia che provo in questo momento, piuttosto questa si manifesta nella durezza con cui scandisco ogni parola.

“Elena… Sei sicura che stessero insieme? È vero Damon era uno stronzo anni fa, ma ora è diverso… è cambiato. – Guardo Caroline interrogativa, parla come se sapesse qualcosa che io non so. – Ha conosciuto Meredith in un periodo molto difficile della sua vita e lei è riuscita a tirarlo fuori da tutta la merda che lo circondava. Ma non sono io che devo dirti queste cose, quindi ti consiglio di parlare con lui.”

Quindi lei è la sua salvatrice, il suo angelo custode, la donna di cui è innamorato?

 

“Perché vuoi sapere se sono innamorata di Damon?” mi alzai leggermente a sedere per poi appoggiarmi alla spalliera dell’enorme letto matrimoniale.

“Perché vorrei sapere che pensi, cosa provi… - Stefan iniziò con un tono di voce alquanto basso per poi prendere sicurezza di sé. – Ho cercato di ignorare i miei sentimenti per te. Ho cercato di comportarmi normalmente, da amico. Ho cercato di reprimere il desiderio di baciarti ogni volta che ti avevo vicina. Ci ho provato, lo giuro. Per Damon, per la nostra amicizia… ma non ce la faccio. Sento dentro questo strano impulso di tenerti con me, ormai non so dirti più da quanto… dieci anni forse o di più. Inizialmente pensavo si trattasse del senso di protezione che un fratello ha nei confronti della sorella… ma nell’ultimo anno, e più che mai quando ci siamo baciati, ho capito che un fratello per la propria sorellina non dovrebbe sentire quello che sento io per te. Non dovrei essere così agitato come lo sono ora che ti ho a così poca distanza da me e non dovrei desiderarti così intensamente.”

Parlò veloce, tutto d’un fiato, e io provai qualcosa di completamente nuovo per me. Il mio respiro si fece pesante e una scarica di eccitazione e adrenalina mi pervase completamente.

Non esisteva più la pioggia, i tuoni, Damon… nulla.

Esistevamo solo noi e le nostre labbra che si scontravano con poca delicatezza e sconvolgente passione.

 

Lascio a Caroline l’onore di suonare il campanello dei Salvatore, siccome sono occupata a mantenere il vassoio con gli antipasti da me preparati e il dolce portato dalla mia amica.

“Ciao ragazze! Come va?” Giuseppe ci accoglie calorosamente e spalanca la porta per darci tutto lo spazio per entrare.

“Bene signor Salvatore!” risponde Caroline squillante per poi entrare senza preoccuparsi minimamente di darmi una mano.

È Caroline.

Scuoto la testa rassegnata e varco la soglia di casa.

“Dai qui.” Dalla porta del soggiorno esce Stefan, seguito da Rebekah, che prende entrambi i vassoi per poi dissolversi velocemente verso la cucina.

“Ciao Elena.” Rebekah mi sorride timidamente.

Inizio a chiedermi se la sua è pura formalità per mascherare gelosia ed astio, oppure se è davvero così dannatamente e odiosamente perfetta.

“Ciao!” rispondo fingendomi almeno un po’ contenta di vederla. Purtroppo non sono mai stata una brava attrice e dal tono involontariamente stridulo della mia voce si capisce perfettamente che mi sto sforzando in un innaturale e poco convinto formalismo.

“Spero che tu stia meglio.”

E lo pensa davvero.

Lo leggo nei suoi occhi, sono dolci e buoni e io non posso che sentirmi in colpa per tutte le cattiverie, anche se solo pensate, che le ho riservato; sembra sincera sebbene non sia stato facile per lei sapere il suo fidanzato sempre accanto a me per seguire la causa e me dormire nel letto dove probabilmente è stata anche lei.

Seriamente, il mio ritorno sarà già stato duro per lei… tutto questo non fa che peggiorare la situazione.

Solo ora mi rendo conto di quanto lei sia perfetta per lui.

Per quanto amara e dolorosa possa essere la realtà, non posso ignorarla: Lei lo merita e lui merita lei.

“Grazie… lo spero anche io.”

 

Stefan iniziò a posarmi caldi baci sul collo per poi scendere sempre più giù.

Il piacere che mi procurava era immenso e tale da svuotarmi la testa da ogni pensiero, ogni preoccupazione, ogni incertezza.

Mi sentivo libera, lo volevo e non c’era niente che mi potesse fermare, niente che mi bloccasse.

Mi tolse la maglietta con una calma spasmodica, accertandosi di sfiorare ogni lembo della mia pelle e io chiusi gli occhi un po’ per godermi al meglio la sensazione, un po’ per attenuare la vergogna che provavo nel farmi vedere svestita.

“Sei bellissima” mi sussurrò nell’orecchio dopo aver buttato la maglia da qualche parte nella camera illuminata soltanto dalla luna e da qualche tuono e fulmine.

Arrossii e mi strinsi a lui ancora di più.

Mi sentivo così inadeguata, lui stava facendo tutto mentre io ‘subivo’.

‘Subivo’ con molto, molto piacere!

Presi l’orlo della sua maglia e gliela sfilai velocemente, mi guardò piacevolmente sorpreso. Poggiò le mani sulle mie cosce e si sporse verso di me portandomi a stendere sul letto. Mi prese il volto tra le mani e mi fissò per un tempo indefinito ma sufficiente da farmi accelerare i battiti.

“Se non sei sicura fermami…” mi disse più serio che mai.

“Sono sicura.” Affermai e non ero mai stata così convinta di una cosa come in quel momento.

“Dico sul serio. E non mi riferisco solo a fare questo passo ma anche ai tuoi sentimenti… se provi ancora qualcosa per Damon… qualunque cosa… fermami. Ti prego.”

Mi stava pregando e se gli avessi risposto di sì, se gli avessi detto che provavo qualcosa per Damon si sarebbe fermato.

Compresi quanto ci teneva a me ed era più di quanto pensassi.

Lo baciai con molta più passione di prima, era questa la mia risposta.

Lui capì e in poco tempo mi tolse i pantaloni lasciandomi solo in reggiseno e mutandine.

Feci lo stesso con lui, gli sfilai il pantalone della tuta  in modo da avere una perfetta visuale del suo corpo coperto solo da boxer neri.

Le nostre labbra si staccavano solo quando necessario, ma si ricongiungevano subito… si cercavano come se non ne avessero mai abbastanza. Io non ne avevo mai abbastanza.

Sentivo la sua eccitazione, era evidente da sotto i boxer e in più si leggeva dai suoi occhi.

Tutti quei preliminari erano un suo riguardo nei miei confronti, voleva farmi rilassare e ci stava riuscendo benissimo; per lui però erano una tortura, dolce ma pur sempre una tortura.

Mi sganciò il reggiseno facilmente e posò per qualche secondo gli occhi sul mio seno. Terribilmente a disagio, presi il suo viso per avvicinarlo al mio e baciarlo.

“Perché non ti vuoi far guardare? – si scostò un po’ da me, dopo tornò a baciarmi per poi continuare – sei ancora più bella senza niente addosso..”

 

“Care… dov’è Tyler?” chiede Stefan mentre aiuta Rebekah a mettere la tavola.

Non mi sfuggono sporadici e veloci baci tra di loro e nemmeno carezze impercettibili.

“Non ne parliamo Stef… La madre, come ogni anno, lo vuole in famiglia. Che cavolo… non ha più quindici anni!”

“Vedo che ancora non avete trovato un punto di incontro voi due…” risponde il mio amico alquanto divertito.

“Se, figurati. Quella mi odia… e il sentimento è reciproco!”

Qualche bussata di campanello richiama la nostra attenzione. Essendo la più vicina all’ingresso e non avendo nulla da fare, vado ad aprire.

La scena che mi si para davanti è l’ultima a cui avrei voluto assistere: Meredith in un cappottino nero che mantiene un grosso pacco tra le mani e Damon che le sussurra qualcosa all’orecchio con il suo solito sguardo sghembo.

“Buona sera! – esordisce la mora con un sorriso a trentadue denti che mi irrita notevolmente, mentre Damon si limita a sbiascicare un ‘ciao’ poco convinto. – Damon mi ha parlato molto di te! La scorsa volta non c’è stata occasione di presentarci… sono Meredith.”

Mi faccio da parte per farli entrare e dopo averla ascoltata fino alla fine tento di sorriderle e di essere il più naturale possibile.

Le rispondo “Sono Elena, piacere.” Ma in realtà avrei voluto dirle ‘Sono Elena e vorrei dire lo stesso di te, ma Damon non mi ha mai accennato nulla riguardo la tua esistenza sulla terra. Pensa un po’…. Neanche quando mi ha baciato sul pavimento di una palestra o quando stava per farsi la mia amica Andie nella cabina di una falsa spiaggia tropicale!

Già… Andie e la cabina.

Di colpo mi ricordo le parole della mia amica.

“Ha detto di avere una situazione complicata e che non poteva.”

“Penso sia innamorato perdutamente di una ragazza.”

Quanto sono stata stupida ed egocentrica?

Ho pensato si trattasse di me, mentre è palese che si riferisse a lei.

Lei è stata in Kenya questi ultimi mesi, quindi hanno vissuto una relazione a distanza e cioè una situazione complicata.

 

Non realizzavo ancora quello che stava accadendo.

Stefan si muoveva su di me, reggendosi sugli avambracci ai lati della mia testa e baciandomi prima sulle labbra per poi spostarsi sul collo.

Caroline mi aveva spaventato nel raccontare la sua prima volta, a causa del suo continuo ripetere ‘sangue’ e ‘dolore’ ogni tre parole, però in quel momento non ci pensavo.

Certo, sentivo un dolore acuto e pungente ma decisamente sopportabile; l’atmosfera, poi, era resa ancora più dolce dal suono dei nostri sospiri.

Sentii improvvisamente un bruciore lancinante e d’istinto mi aggrappai alle sue spalle. Stefan si fermò di scatto e mi guardò, io gli feci cenno con un sorriso di continuare e subito dopo successe qualcosa di inaspettato.

Mi circondò le spalle e la vita con le braccia, frapponendole tra me e il materasso, e mi strinse cercando sempre di non pesare troppo su di me.

“Ti amo. – fu un bisbiglio, ancora ansimante sebbene avesse rallentato i movimenti – E non lo dico perché preso dal momento, ma perché sei sempre stata l’unica per me.”

 

“Ehi! Meredith… sei splendida stasera!” Stefan, che fino a due minuti fa si trovava nella sala da pranzo, si para davanti a noi e corre ad abbracciare la mora.

“Grazie… anche tu! Vedo che continui ad abbondare con il gel per capelli!” la sua risata è perfetta.

È umana?

Inizio ad avere dei dubbi.

Perché non ha una risata sguaiata o ‘a maialino’?

Dio, non è possibile che sia così dannatamente perfetta. Dovrà esserci qualche lato negativo, almeno lo spero.

“Certo… sono più figo del solito così! E poi la mia dolce metà li adora!” risponde Stefan, girandosi in direzione di Rebekah e facendole un occhiolino.

“Stefan, finiscila di importunare la mia ragazza…” si intromette Damon scherzosamente mentre, da vero gentiluomo aiuta la sua fidanzata a togliersi il cappottino e così da permetterle di sfoggiare un abitino color blu notte dotato di una cintura dorata che le mette in risalto il sottile punto vita.

“Stefan ha ragione… sei bellissima stasera.” Le si avvicina Rebekah per salutarla e abbracciarla.

“Grazie! Ma anche tu sei favolosa… hai messo le scarpe che adoro! Devi prestarmele ogni tanto.”

“In effetti stasera Rebekah è una bomba sexy!” interviene di nuovo Stefan cingendo i fianchi formosi della bionda.

Io e Caroline assistiamo a questa scena, per nulla divertente per quanto ci riguarda.

Complimenti di qua, risate di là.

Sei più bella tu tesoruccio. No ma che dici, sei tu la più bella del mondo!’.

Ok. L’Elena acida sta nuovamente avendo la meglio su di me, ma non posso farci nulla … vorrei vomitare!

“Smettetela un po’. Siete tutti bellissimi. – esordisce Giuseppe, avvicinandosi alle due coppie. – Soprattutto queste due ragazze.”

Abbasso istintivamente lo sguardo verso la moquette, una sensazione fastidiosa si sta manifestando in me sempre più prepotentemente e cerco di fare l’indifferente prima che qualcuno si accorga di qualcosa.

Prima vorrei capire io stessa cosa mi stia accadendo.

Una mano mi afferra il polso, mi basta un secondo per capire che si tratta di Caroline e che mi sta trascinando verso la cucina.

 

“Ok, quella scena stava dando sui nervi anche me… per te sarà stata uno strazio! – Caroline urla a bassa voce come solo lei sa fare. – Però devi mantenere la calma!”

“Come faccio a mantenere la calma?! Non voglio passare l’ultimo dell’anno così, mi sto intossicando la serata… e sono solo le otto di sera!” ribatto esasperata.

“Ti aiuterò io e poi prendi esempio da me che ho imparato ad essere diplomatica e a mantenere sempre il controllo. Inspira ed espira, ispira ed…”

“Buonasera! Che ci fate qui in cucina? – Klaus entra in stanza con indosso un cappotto grigio, segno che è appena arrivato, e  con un pacco in una mano e una ragazza nell’altra. – Lei è Giselle. Giselle ti presento Elena e Caroline.”

Sorrido leggermente spiazzata dalla situazione che non mi aspettavo, alzando una mano come saluto e senza aggiungere altro.

La ragazza è molto alta, anche grazie al tacco quindici che indossa, magra in un tubino nero e con dei lunghissimi capelli ricci e rossi.

Mystic Falls non si sta risparmiando a modelle a quanto pare.

Quando i due escono dalla cucina e mi giro verso la mia amica, noto che sta avvampando. È rossa quasi quanto i capelli di quella Giselle ed è ovvio che sia per la rabbia.

“Che dicevi sull’autocontrollo, Care?” la stuzzico cercando di non ridere.

“Chi diamine è quella bagascia tinta?!”

 

Damon, in qualità di fratello maggiore, siede ad uno dei due capotavola, con Stefan e Rebekah alla sua sinistra e Meredith alla sua destra.

Io sono tra quest’ultima e Caroline, la quale purtroppo è capitata proprio di fronte la nuova coppia. In più si sono aggiunti alla tavolata Jeremy, Matt, Bonnie, Elijah, Kol e alcuni amici e colleghi di Stefan e Damon.

L’altra parte della tavola è occupata da Giuseppe, la sua amica (presunta compagna) Pearl e altri signori e signore di cui non saprei dire nulla.

Pearl è una bellissima donna, esile e dai lunghi capelli neri, ma anche un’ottima cuoca dal momento che ha preparato praticamente tutto lei.

“Elena…guarda quel fusto seduto vicino a Bonnie. Dio da il pane a chi non ha i denti… che ingiustizia! Si chiama Brian o ricordo male?” Caroline bisbiglia avvicinandosi verso di me.

“Sì, ricordi bene. Mi sorprende che tu ti sia dimenticata il nome di un bel ragazzo.” Rispondo con ironia.

“Chi se ne frega del nome quando ha quegli attributi.”

“Care! Ma come diavolo fai a parlare di attributi se l’hai visto a mala pena mezzo secondo quando te l’hanno presentato!” la canzono.

“Lascia parlare l’esperta. Con quel vestito e il mio occhio allenato, posso dire con certezza che è super dotato! Io sono impegnata… ma tu no quindi fattelo anche per me!!” Tossisco e quasi mi affogo con il vino.

“Brian… la mia amica Elena si sta chiedendo cosa fai nella vita.” Caroline alza la voce e io vorrei scavarmi una fossa e scomparire per sempre.

In effetti è molto affascinante: alto, capelli neri e occhi blu. Mi ricorda vagamente Damon.

Ma cosa diavolo penso?!

“Relazioni internazionali. Anche tu?” sorride gentilmente rivolgendosi verso Caroline.

Purtroppo noto, con la coda dell’occhio, che quasi tutti da questa parte del tavolo stanno assistendo alla scenetta.

“No… perché?” domanda la bionda.

“Beh… stai facendo da intermediario tra me e la tua amica.” Che rispostina. Constato però che il tono usato è del tutto scherzoso.

“Diciamo che è un campo che mi ha sempre attirato… tu conosci molte lingue?”

Caroline è entrata nella modalità civettuola, il doppio senso è così evidente!

Klaus invece sembra scocciato e infastidito, mantiene la posata a mezz’aria e con la bocca leggermente aperta, forse per lo stupore, fa vagare lo sguardo tra Caroline e Brian.

“Buonissimo questo cocktail di gamberi, Elena! Tutti dovremmo farle i nostri complimenti!”

Stefan sposta l’attenzione su di lui e i miei gamberi in modo poco naturale ma totalmente efficace, con gli occhi gli sorrido come per ringraziarlo.

“Perché non chiedi ad Elena di cucinarteli ogni tanto? Ormai è fissa a casa tua.”

Damon interviene facendo girare quasi tutti e lasciandomi senza parole.

Che intenzioni ha?

“Cosa?” Stefan è scosso quasi quanto me.

“Beh… Parlo del fatto che avete dormito insieme già due volte da quando è tornata. Dato che si intrattiene così spesso da te, potrebbe preparare delle cenette squisite. ”

Voglio morire dalla vergogna.

Come si permette? Sa perfettamente che non sono rimasta a casa di Stefan per piacere personale ma due notti che per me sarebbero da dimenticare.

Il rumore stridulo di una sedia che struscia sul pavimento mi fa girare in direzione di Rebekah, è bianca in volto e sbatte convulsamente le ciglia.

“Scusatemi.” Mormora con voce bassa e rotta dal pianto.

Stefan tenta di fermarla con una mano e alzandosi un po’ dalla sedia ma senza successo.

Non sapeva nulla allora?

Certo che no, sarebbe stato troppo per lei … come biasimarla?

Damon mi guarda con quegli occhi che sembrano svuotati di ogni emozione, ma si sbaglia se spera di farmi credere che si tratti di pura cattiveria. Lo conosco troppo bene e capisco quando soffre e ora sta soffrendo, ma allora perché comportarsi in questo modo? Vuole ferirmi, fino al punto di ferire Stefan e soprattutto Rebekah?

Ma perché ferirmi se mi ha solo preso in giro per tutti questi mesi? Forse per vendicarsi di sei anni fa?

Sono davvero stanca, è arrivato il momento di affrontarlo.

 

*Charlène è Charlène Wittstock, la moglie del principe Alberto II di Monaco.

**Kate è Catherine Middleton, la moglie del principe William.

Caroline scherza su Rebekah e Meredith, attribuendo loro i nomi delle principesse più famose del momento.

 


 

Buonasera! :)

Vi sono mancata? Non penso, ma spero non valga lo stesso per la fanfiction xD

Mi scuso immensamente per l'enorme ritardo ma mi sono liberata solo da un paio di giorni della sessione d'esami :D

Passando subito al capitolo:

Vediamo che Mason è l'indagato numero uno, la sua fedina penale non è pulita e presto ci sarà un processo per stabilire la sua sorte.

I flashback continuano dalla famosa notte in cui Elena si trova tra due fuochi sul divano, Damon la lascia sola con il fratello e i due finiscono per fare l'amore. Si scopre quindi che la prima volta di Elena è stata proprio con Stefan... voi che ne pensate? Deluse? Secondo me è stata molto dolce e molto meglio della prima volta che rischiava di avere con quel Damon freddo e senza tatto.

Nei capitoli precedenti Elena ha rivalutato molto Damon, ma in senso negativo. Ha messo in dubbio anche ciò che provava per lui a causa dei comportamenti che lui ha avuto nei suoi confronti e dei suoi nuovi sentimenti per Stefan. Elena si è lasciata subito andare con quest'ultimo e sembra che la scelta sia ricaduta su di lui...ovviamente è tutto da leggere. Stefan le ha anche detto che la ama! Lei che risponderà?

Inoltre Damon scoprirà ciò che è successo prima di quanto immaginiate e non ne sarà contento.

C'è anche un flashback molto più vecchio che vede un'Elena 15enne che non ammette i suoi sentimenti per Damon ^^

Ed ecco arrivare l'ultimo dell'anno... tutti riuniti in casa Salvatore!

Elena è intrappolata tra le due coppie e Caroline se la deve vedere con Giselle (personaggio del tutto inventato ^^).

Si è scoperto e visto un po' di più di Meredith e anche di Rebekah. La bionda è veramente molto dolce e ci rimane malissimo quando Damon rivela che Elena ha dormito da Stefan... si capisce che lei non ne sapeva nulla.

E Damon perché l'ha fatto? Cattiveria gratuita o altro?

Elena però è decisa ad affrontarlo.

Questa vigilia di Capodanno è ancora lunga e succederanno molte altre cose... tutto nel prossimo capitolo :)

Penso di aver detto tutto... ma sicuramente sto dimenticando qualcosa xD

Ringrazio tutte le ragazze che recensiscono la storia, incrementate sempre di più la mia voglia di scrivere! E ovviamente ringrazio anche chi ha inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite :D

Ora corro a rispondere alle recensioni del capitolo precedente e a recuperare le mille ff che non ho avuto il tempo di leggere in queste settimane!

Un bacio... alla prossima! 

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Capitolo 15
*** Lo ami? ***


 


 

                                                                         15

Stefan scatta dalla sedia intenzionato a raggiungere Rebekah, ma la mano di Meredith posatasi sulla sua lo fa esitare.

“No lascia, vado io da lei… Dalle cinque minuti per sé, per calmarsi, e dopo le parlerai.” Dice, alzandosi dalla sedia e lanciando uno sguardo di fuoco verso Damon.

Per fortuna all’altro lato del tavolo regna il buon umore, tra chiacchiere e risate, e nessuno si è accorto dell’aria ostile e pesante che si sente dalla nostra parte.

Dalla mia parte tutti tacciono, nessuno ha il coraggio di proferire parola e sento tanti occhi posarsi su di me: quelli di Giselle, di Brian, di quel tipo con la cravatta anni ottanta e perfino di quella coppia che sembra uscita da un film dell’orrore… bisbigli, occhiate e quant’altro. 

Dopo tutto ciò che ho passato, non posso accettare a testa bassa un’altra umiliazione o farmi scivolare addosso i commenti di persone che mi giudicano non sapendo nulla di me.

Tra il mormorio generale mi alzo da tavola, ma il lampo di rabbia che mi ha accecato pochi secondi fa mi sta già abbandonando e sento che il mio lato più debole sta avendo la meglio.

Dovrei trovare un modo per otturare questo stupido condotto lacrimale, sto piangendo troppo spesso ultimamente e ora di me si potrà dire anche che sono una bambina, una debole.

La testa mi scoppia e voglio solo scappare.

Scappa, Elena, scappa. Che solo questo sai fare.’ Dentro di me si insidia una vocina maligna e pungente.

Raggiungo a grandi passi la prima stanza libera che trovo e mi ci fiondo dentro.

Chiudo la porta alle mie spalle e mi appoggio con pesantezza ad essa producendo un rumore non indifferente. Nell’oscurità della stanza mi lascio andare ad uno sfogo amaro e silenzioso, cerco di trattenere le lacrime per non rovinarmi il trucco e non far capire agli altri che sono crollata.

Lo scatto della porta mi fa sussultare e cerco di asciugarmi alla meglio il viso.

Sento la voce di Damon che mi chiama. È vero, volevo affrontarlo… ma non ora.

“Non volevo farti piangere. – Mi dice sfiorandomi la guancia col palmo della mano e con un sorriso appena accennato. Lo scanso bruscamente girandomi di lato, pensa forse di usarmi come un burattino? Non sono una bambolina pronta a perdonarlo ogni volta che fa gli occhi dolci. – So che sei arrabbiata con me… ma l’ho fatto per te.”

“Cosa? Cosa avresti fatto per me? Aggiunto altra merda alla mia vita… alla mia reputazione? Vuoi che ti ringrazi anche? Ok, grazie. Sei contento?” urlo fregandomene altamente di essere sentita dal resto degli invitati.

“Finiscila di fare la stupida.” Mi stronca con poche parole gelide.

E io non ci vedo più.

“Sì sono una stupida. Sono stata così stupida a tornare qui… Non c’è posto per me. Da quando sono tornata la mia vita è diventata sempre più squallida e penosa. E tu… - Gli punto contro l’indice, sto scaricando su di lui tutta la mia frustrazione, la mia rabbia. Volevo evitare tutto ciò, mi sono rinchiusa qui dentro per calmarmi ed affrontarlo lucidamente. Ma lui ha dovuto seguirmi e ora non posso far a meno di renderlo vittima dei miei sfoghi. Batto col dito sul suo petto sempre più veloce fino a chiudere la mano in un pugno e a colpirlo con tutta la forza che ho, che mi rimane. Stizzito mi stringe il pugno in una delle sue grandi mani. – Tu dici di essere mio amico… ma non fai altro che ferirmi. Prima mi tratti come se fossi l’unica persona al mondo a cui tieni e poi, un attimo dopo, mi geli con atteggiamenti e cattiverie che esiteresti a rivolgere anche al tuo peggior nemico.”

Mentre pronuncio le ultime parole sento la sua presa allentarsi sempre più, non devo continuare a strattonarlo per liberarmi perché mi ha già lasciato andare.

“L’ho fatto per te. Tu ami Stefan e così vi ho solo facilitato il tutto. – L’azzurro dei suoi occhi brilla nel buio della stanza a cui, poco a poco, mi sono abituata. Non mi domando perché luccicano così, perché nel mio profondo lo so già. – Lui tiene a Rebekah, in realtà non so cosa provi esattamente per lei ma penso che non sia la stessa cosa che prova per te. Mettendo tutte le carte scoperte in tavola, Stefan dovrà confrontarsi con lei. Conoscendo Rebekah, posso affermare con sicurezza che metterà dei paletti nella loro e nella vostra relazione e gli chiederà implicitamente di allontanarsi da te. A questo punto, Stefan dovrà fare una scelta… e tu saprai veramente quali sono i suoi sentimenti per te.”

Rimango immobile, non mi aspettavo una risposta del genere.

Dischiudo di poco le labbra intenzionata a dire qualcosa, delle scuse per il mio comportamento brusco e per essere saltata troppo velocemente alle conclusioni, ma mi blocco al pensiero degl’ultimi avvenimenti, del suo essere così criptico, dell’avermi baciato e poi sbattuto in faccia la sua perfetta relazione.

“ Vuoi farmi credere che tutto questo sia per il mio bene? Mi hai baciata e ora ti comporti da cupido per far sbocciare l’amore tra me e Stefan?! Mi dispiace ma non credo a questo riscoperto altruismo!” esclamo e sento ribollire il sangue nelle vene.

“Ti ricordo che quando ti ho baciata mi hai respinto perché pensavi a Stefan!” anche Damon si sta alterando.

“Io non… Al diavolo, non puoi avercela con me quando sei stato tu ad usarmi solo per il tuo divertimento!”

“Che stai dicendo!?”

“Sei fidanzato Damon! Te lo devo ricordare io? – Ora è diventato uno scontro, una lotta a chi alza di più la voce; per questo mi ricompongo e tiro un lungo sospiro. – Mi hai baciato non fregandotene di Meredith e neanche dei miei sentimenti e forse mi avresti anche portato a letto senza tanti scrupoli. Sarebbe stato grandioso inserire il nome di Elena Gilbert nella lista delle donne che ti sei scopato, non è vero?! Oppure non ne sarebbe valsa la pena siccome ora tutti mi considerano una puttana.”

Sorrido amaramente. Anche se Damon non può saperlo, il mio è un chiaro riferimento alle parole di Mason.

Forse sei proprio tu la puttana della situazione.’

Non ho dimenticato nulla di quella notte, anche se tutto è sfocato, ogni singola parola mi si è attaccata alla pelle. Mi scorticherei con le mie stesse mani per levarmi di dosso i ricordi e questa nuova consapevolezza. Sono una puttana e sono ripugnante anche per un pazzo, un violentatore.

“Ti rendi conto di quello che stai dicendo?” – Apparentemente Damon sembra essersi calmato, ma quando incrocio il suo sguardo tutto quello che scorgo è immensa delusione. – Come puoi pensare questo di me? Dopo tutti questi anni… pensavo mi conoscessi.”

“Damon… - vorrei dirgli che mi dispiace, che ho detto qualcosa che non pensavo, vorrei raccontargli di quello che mi ha detto Mason e parlargli di quanto per me sia difficile e doloroso convivere con l’idea di non essere la persona che sognavo da piccola, di essere una poco di buono e aver deluso i miei genitori. – Lo sai quanto sono stata male quando ho scoperto di Rebekah. Mi sono chiesta perché Stefan me l’avesse tenuto nascosto per così tanto tempo. Lo sai, perché quella sera c’eri anche tu e mi hai visto… il giorno dopo mi hai portato con te nello studio per farmi parlare con lui. Allora perché hai fatto lo stesso, se non di peggio? Ho scoperto di Meredith solo per la festa di pensionamento di tuo padre… se non ci fosse stata forse l’avrei scoperto solo oggi!”

“Quando ti ho baciata non stavo con Meredith. – Risponde secco. – Ci siamo lasciati prima che partisse per il Kenya.”

Allora Caroline aveva ragione, non stavano insieme.

Non dico nulla, sono come ipnotizzata. Lo fisso e mi fa quasi paura la sua espressione di pietra, sembra un’altra persona.

“E ora?” chiedo timorosa.

“Ora stiamo di nuovo insieme.” Ammetto che per un attimo ho pensato si trattasse di una farsa. Ci ho sperato ma mai creduto… Damon non è il tipo.

Vorrei chiedergli tante altre cose ma penso bene di starmi zitta, ho già detto troppo per stasera.

“Ah.” L’unico suono che esce dalla mia bocca.

“Elena, lo ami?” sbando per la domanda inaspettata e strabuzzo gli occhi, è serio e mi da l’impressione di essere anche un po’ avvilito.

Apro la bocca emettendo uno strano verso, ma la richiudo velocemente. Abbasso lo sguardo e capisco di trovarmi con le spalle al muro.

Non posso rispondere di no, perché amo Stefan, ma se rispondessi di sì Damon saprebbe solo una mezza verità perché amo anche lui.

Amo entrambi.

Ma non posso dirlo.

Damon è tornato con Meredith, questo significa che tiene a lei. Lo conosco abbastanza per affermare con certezza che non starebbe mai con una persona se questa non è importante per lui.

E poi ho visto tutte le carinerie che ha nei confronti di lei. Le tocca i capelli, le tiene la mano e Damon non è il tipo di persona che può fingere certe cose.

E poi se glielo dicessi sembrerei una doppiogiochista, mi direbbe qualcosa del tipo ‘Non puoi essere innamorata di due persone contemporaneamente.

Come farei a spiegargli che non sto mentendo? Che neanche io capisco come sia possibile?

Decido quindi di non rispondere.

“Prendo questo silenzio come un sì. - Cerco di dire qualcosa, ma Damon mi anticipa. – se fosti stata confusa mi avresti risposto con un ‘non lo so’, ma il non dire niente mi da la completa certezza che tu sia innamorata di lui.”

Mi chiedo come io riesca a farmi scappare di mano ogni situazione, mi sento incastrata tra i fili di parole non dette, mezze verità e mezze bugie.

“No, è molto più complicato di così Damon…”

“È sempre complicato. – Mi si avvicina e con i pollici mi asciuga le lacrime che poco fa mi bagnavano le guance. Così presa dalla discussione e da lui non mi sono accorta che stessi piangendo. – Voglio vederti felice, Elena. Per farlo sono pronto a ricorrere anche alle maniere forti. E voglio vedere felice anche Stef, quindi non mi importa se ci saranno lacrime e drammi se alla fine starà con chi vuole stare davvero e ne sarà sicuro.”

Mi lascio abbracciare, affondando il viso nella sua spalla. Mi scosto dalla sua camicia bianca per evitare di sporcarla di ombretto e mascara sciolti e inspiro il suo buonissimo profumo.

“Pensavo di provare ancora qualcosa per te – gli trema la voce, si scosta da me e rivela un sorriso spento. – Ma mi sono sbagliato… si trattava di nostalgia dei vecchi tempi.”

Qualcosa in me si spezza, io mi spezzo nel realizzare che ho appena perso Damon.

 

Stefan dormiva profondamente e mi teneva tra le sue braccia.

Entrambi appoggiati sul fianco, potevo sentire il suo respiro appesantito dal sonno solleticarmi l’orecchio.

Io non riuscivo a dormire, pensavo e ripensavo a poche ore prima.

Era stata la serata più emozionante e intensa della mia vita, tutto quello che avevo provato era qualcosa di totalmente nuovo per me. Era stato tutto perfetto e indimenticabile. Niente di estremamente sdolcinato come nei migliori film d’amore, non ero quel genere di ragazza. Soltanto noi due.

Non riuscivo a lasciarmi andare nelle braccia di Morfeo perché pensavo e ripensavo alle parole di Stefan; la sua dichiarazione era stata delle più dolci e romantiche e mentre facevamo l’amore mi aveva detto che mi amava.

Non riuscii a rispondere in quel momento, non che non lo amassi bensì perché volevo avere piena coscienza di me nel caso gliel’avessi detto.

E gliel’avrei detto appena sveglio, volevo stare di nuovo con lui, fare l’amore, parlare, ridere.

Mi girai sull’altro fianco in modo da trovarmelo di faccia. Era così dolce mentre dormiva, i suoi capelli perfetti e sempre messi in piega ora erano tutti scompigliati.

Guardai in direzione della radiosveglia che segnava le cinque del mattino e pensai subito a Damon.

Mi ero del tutto dimenticata di lui.

Che fosse rientrato e ci avesse sentito? Non eravamo stati molto silenziosi.

Stefan era molto appassionato, al contrario di come si potrebbe pensare.

Avevo paura che fosse tornato e avesse scoperto in questo modo di me e Stefan, ma allo stesso tempo temevo che fosse ancora in giro in  macchina con questo tempaccio.

Scostai delicatamente il braccio di Stefan provando a non svegliarlo e poi mi liberai del lenzuolo; impiegai qualche minuto per cercare le mutandine e quando le trovai, le infilai velocemente.

Non sapevo dove fosse finito il reggiseno, né tantomeno la maglietta, per cui presi la t-shirt di Stefan e la indossai. Mi andava larga ed era lunga quanto un micro vestitino, ma profumava di lui e questo mi fece sorridere come una scema.

In punta di piedi mi avvicinai alla porta, che maledii mentalmente in tutte le lingue quando iniziò a cigolare. Per fortuna Stefan aveva il sonno pesante e continuava a dormire beatamente.

Mi inoltrai nel lungo corridoio e dovetti faticare molto per non andare a sbattere contro uno di quegli imponenti pezzi di antiquariato che riempivano l’intera casa.

Passai per la camera di Damon e notai tristemente che fosse ancora immacolata, il letto non era stato toccato e la porta era ancora mezza aperta come l’avevo vista qualche ora fa passando di lì.

Scesi le scale facendo scivolare il palmo della mano per tutta la ringhiera e velocemente sgattaiolai verso la cucina.

Constatai con angoscia che non vi fosse alcuna traccia di Damon, poi cercai di rassicurarmi dicendo a me stessa che forse avesse approfittato dell’assenza del padre per fare più tardi.

Mi avvicinai al frigorifero per prendere un po’ d’acqua, avevo la bocca estremamente secca.

Appena richiusi l’anta e poggiai la bottiglia sul ripiano della cucina un rumore mi fece sobbalzare, mi girai di scatto e mi aggrappai con entrambe le mani al piano dietro di me.

Un’ombra scura si avvicinò e fui davvero vicina a lanciare un urlo sovrumano, fortunatamente mi accorsi in tempo che si trattasse di Damon.

“Mi hai fatto prendere una paura…” lo rimproverai mantenendo comunque un tono di voce basso.

Era buio pesto e la luce che emanava il frigo mi aveva fatto disabituare all’oscurità, mi ci vollero pochi secondi e qualche passo in più per scorgere il volto di Damon completamente ricoperto di lividi e sangue.

“Oh mio Dio…cosa ti è successo?” corsi verso di lui e lo vidi accasciarsi stremato su una sedia.

Forse voleva dire qualcosa, ma poi si ammutolì completamente.

Spostò il suo sguardo sul mio corpo, i suoi occhi si muovevano su e giù lungo la maglietta di Stefan e solo in quel momento mi resi conto della mia ‘indecenza’ e di quello che indossare quella maglia potesse significare. Nulla di equivocabile, era proprio come sembrava.

Tirai i lembi della maglia verso il basso, ma poco importava perché ero stata in ogni caso colta in flagrante ed ero molto scoperta. Dopo aver esitato più a lungo sulle mie cosce, mi colpì con la profondità dei suoi occhi. Le sue emozioni erano chiare come non mai.

Deluso, arrabbiato, ferito.

Non c’era nulla che avessi potuto dire per farlo stare meglio, nulla di cui mi sarei scusata perché non mi pentivo di ciò che era successo.

Aggrottò le sue scurissime sopracciglia ma se ne pentì subito dal momento che lo vidi contorcere tutti i muscoli facciali in un’espressione di dolore. Si toccò, poi, all’altezza della tempia dove era visibile una ferita molto profonda e capii subito che gli dovesse far molto male, al punto da dover controllare i movimenti.

 “Chi ti ha ridotto così?” gli chiesi.

Nessuna risposta, ora non mi guardava neanche più. Sembrava fosse caduto in uno stato di trance.

“Vieni con me di sopra. Voglio vedere meglio queste ferite e se è il caso di andare al pronto soccorso…” gli dissi porgendogli la mia mano e avvicinandola alla sua.

Mi respinse con poca delicatezza e si alzò dalla sedia andando verso le scale.

Lo seguii cautamente per paura di farlo innervosire di più, ripercorsi a ritroso tutto il tratto di prima fino ad arrivare sulla soglia della sua porta.

Me la chiuse in faccia e io mi sentii un vero schifo.

Era chiaro che non avesse passato una bella serata e in più, una volta tornato a casa, mi aveva trovato in una mise alquanto discutibile.

Ma era stato lui stesso a darmi della bambina e a rifiutarmi, ultimamente i rapporti stavano tornando quelli di una volta e lui non aveva più accennato ad una nostra possibile relazione o qualsiasi cosa simile.

Possibile che fosse ancora geloso di me e di quello che c’era con Stefan?

Aprii la porta e lo vidi togliersi lentamente la giacca mostrando così la maglia bianca piena di sangue. Misi una mano davanti la bocca per non farmi scappare nessun verso e mi catapultai vicino a lui.

“Vattene, Elena. Non è una bella scena.” Finalmente parlò.

Buttò la giacca per terra e lentamente si sedette sul letto, mi venivano le lacrime nel vedere il suo volto coperto da quella maschera di sofferenza.

“Non mi importa. Anche se non vuoi dirmi che cosa è successo… lascia almeno che ti medichi.” Gli offrii il mio aiuto nel modo più dolce che conoscevo: gli presi le mani accarezzandole e, avvicinandole tra loro, le portai vicino al mio cuore.

“Vestiti, non posso vederti così.” Fu gelido, ma per lo meno l’avevo convinto.

Indossai il pigiama che Stefan mi aveva portato, cercando sempre di non svegliarlo. Sperai che continuasse a dormire per molto ancora perché l’ultima cosa che mi mancava era farmi trovare in camera di Damon e che fraintendesse la situazione.

Quando tornai Damon era seduto sul bordo del letto, piegato su se stesso e la testa tra le mani.

“Ehi, ehi… che ti senti?” gli chiesi preoccupatissima, sedendomi accanto a lui.

“La testa mi scoppia…” sussurrò con un filo di voce.

“Aspettami qui… ti prendo un’aspirina e tutto il necessario per pulirti e medicarti.”

Feci come avevo detto e mentre lui beveva un bicchiere d’acqua per far scendere la pillola più facilmente, io immersi un asciugamano pulito nella bacinella d’acqua che avevo riempito.

“Togliti la maglietta.” Ordinai dopo che posò il bicchiere sul comodino.

Stranamente non rispose con nessuna battuta ironica, doveva essere veramente stremato, ma obbedì a ciò che gli avevo detto.

Pensai che era diventato più muscoloso in quegl’ultimi mesi, ma mi rimproverai subito per quella stupida riflessione. Ero impegnata, o qualcosa del genere, in ogni caso non potevo guardare altri ragazzi. Tantomeno Damon, dopo che avevo negato quando Stefan mi aveva chiesto esplicitamente se non provassi più nulla per lui.

Con non pochi versi e gemiti di dolore, buttò la maglia per terra e si stese nuovamente sul letto.

Iniziai a tamponare l’asciugamano bagnata prima sul petto, poi sempre più giù e mi fermai all’ombelico. La portai, poi, sul viso dove feci maggiore attenzione a non farlo male.

“Ahi.” Esclamò muovendosi.

“Scusa… non volevo.”

“Non preoccuparti… lo so.”

Quando tolsi tutto il sangue, presi un'altra asciugamano per non lasciarlo bagnato e lo vidi chiudere gli occhi come per godersi al meglio le mie carezze.

“Grazie. –  La voce era roca e quasi sognante, forse stava per addormentarsi. – Io mi sono comportato così male con te… una qualsiasi persona avrebbe pensato che me lo meritassi e mi avrebbe lasciato così malconcio. Tu sei diversa… hai un gran cuore.”

Gli sorrisi anche se aveva gli occhi ancora chiusi e non poteva vedermi.

“Chiunque si sarebbe comportato come me… e poi non devi ringraziarmi. Io ti voglio bene.” Dissi semplicemente mentre iniziavo a medicare le ferite sul volto.

“Già… mi vuoi bene…” sussurrò.

“Ti brucia?” gli chiesi vedendolo irrigidirsi ogni qualvolta avvicinavo il batuffolo di cotone al suo viso. Aprì gli occhi e mi prese la mano libera stringendola forte.

“Ora no.” Mi disse sorridendo.

Il suo sorriso, anche se a mala pena accennato, mi fece rilassare e pensai che forse avrebbe accettato di buon grado la relazione tra me e Stefan.

“Ora mi vuoi dire chi ti ha conciato così?”

“Ero al Grill ed ero ubriaco perso… mi sono avvicinato ad una ragazza facendo il cretino e dopo è sbucato il fidanzato. Lui e i suoi amici… brutta gente. Mi hanno portato fuori e mi hanno pestato così.”

“E i tuoi amici?” gli chiesi.

“Ero da solo..”

“Bevevi da solo?” in quel momento realizzai che non aveva nessun appuntamento.

Perché era uscito?

“Sì. Dovevo pur passare il tempo in qualche modo.”

“Damon… perché te ne sei andato? Potevi rimanere qui con noi.”

“Mi sentivo di troppo.”

“Ma che dici?! Tu non sei mai di troppo!” esclamai.

“A no? Avreste fatto quello che avete fatto con me intorno? –  disse tristemente. – Consideralo un favore personale.”

“Damon…” lo chiamai come per rassicurarlo, ma in realtà quello che aveva detto non era errato.

“Non c’è bisogno che ti giustifichi… Stefan è un bravo ragazzo e tu meriti un bravo ragazzo. –  Mi disse attorcigliando le dita nei miei capelli. – Quindi ora torna da lui…”

“No, rimango con te...” Pensai che, rimanendo con lui, avrei potuto tranquillizzarlo e forse avrebbe preso sonno più facilmente.

“Non essere la solita cocciuta… se Stefan si sveglia e non ti trova come pensi che reagirà? Io me la caverò.”

Non aveva tutti i torti. Mi trovavo nuovamente di fronte ad una scelta, che come al solito comprendeva i miei due fratelli preferiti.

Scelsi Stefan, era quella la mia scelta… o almeno credevo.

Gli scostai i capelli dalla fronte sudaticcia e gli posai un caldo bacio.

Mi allontanai raccomandandogli di chiamare per qualsiasi cosa, anche una sciocchezza. 


Ciao a tutte! 

Ho aggiornato velocemente... sono stata brava? :P

Capitolo interamente dedicato a Elena e Damon... per la gioia di tutte le Delena!

E' un capitolo molto introspettivo... perchè il Capodanno non va avanti di molto, bensì gli avvenimenti sono racchiusi in un quarto d'ora se non di meno.

Oggi decido di non commentare... lascio a voi l'onore.

L'unico appunto che posso fare riguarda l'Elena del presente... non è pazza come può sembrare, è solo ancora molto scossa e confusa dalla storia di Mason.

Se vi state chiedendo che succede al di fuori della stanza buia in cui si trovano Damon ed Elena, lo saprete nel prossimo capitolo :)

A me non convince molto, non mi piace... ma lascio a voi i giudizi!

Come al solito faccio schifo nel scegliere i titoli... prima o poi li cambierò tutti! Comunque 'Lo ami?' è la domanda che Damon fa a Elena nel presente.

Non so quando aggiornerò di nuovo, ho già iniziato a scrivere il prossimo capitolo ma ultimamente sto scrivendo anche un'altra storia su The vampire Diaries (sempre un po' folle xD) e devo ancora decide se pubblicarla o buttarla nel cestino xD

Concludo ringraziandovi come sempre del sostegno, per tutte le recensioni e le belle parole :) Però devo controllarmi nelle risposte perché a volte mi sbottono troppo e rischio di spoilerare XD

Ringrazio inoltre chi ha aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate e le due ragazze che mi hanno aggiunto tra gli autori preferiti.... scusatemi me ne sono accorta solo ora e ne sono davvero lusingata *.*

Alla prossima! <3


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Capitolo 16
*** Scelte ***


 


 

                                                                       16

Damon mi lascia andare, facendo scivolare le braccia sui miei fianchi, mentre tutto quello che desidero ora è tenerlo soltanto un altro po’ stretto a me.

Ma tra il pensare e il ripensare c’è già troppo distanza tra di noi.

“Elena, sei qui dentro? – Caroline apre la porta, illuminando la stanza. – Che ci fate qui al buio?”

“Niente.” Damon risponde velocemente e con altrettanta velocità lo vedo allontanarsi.

“Tesoro, cosa è successo? – Caroline mi si avvicina preoccupata e io mi sforzo di sorridere. – Hai pianto?!”

“Niente, non preoccuparti… Ho avuto le risposte che cercavo. Ora torniamo di là.” Le faccio capire che non ho alcuna voglia di parlarne e per fortuna sembra rispettare la mia volontà.

“Sono venuta a cercarti perché di là c’è una sorpresa per te..” esclama entusiasta, forse spera di trasmettere anche a me un po’ del suo buon umore.

La seguo, sperando si tratti di una sorpresa piacevole, nonostante tutto la serata non può andare peggio quindi qualsiasi cosa sia non potrà che rallegrarmi.

Superato il corridoio vedo Jenna con indosso un sorriso a trentadue denti.

Questa sì che è una sorpresa.

Le vado incontro correndo e l’abbraccio fino a stritolarla.

“Jenna! Che bello vederti! – affondo il viso nell’incavo del suo collo e sento il pancione ingombrante tra di noi. – Sei bellissima!”

“Elena, piccola! –  la vedo piangere disperata e mi allarmo al pensiero che sappia qualcosa su tutto quello che è successo ultimamente. – Sono così triste… non dovevo lasciarti sola per le vacanze di Natale! Ti sei sentita sola? Abbandonata? Sarò una madre terribile!”

Jenna è un uragano di parole e questo rende ancora più complesso il mio tentativo di capire cosa sa e cosa non sa.

È partita il giorno della vigilia di Natale e quella notte ero da Stefan, per cui non aveva avuto modo di vedermi né di sapere nulla su Mason. A meno che qualcuno non abbia fatto la spia, cosa improbabile siccome mia zia non ha rapporti con nessuna delle sue coetanee a Mystic Falls.

“Scusala Elena… i suoi ormoni stanno impazzendo! – Da dietro vedo spuntare Rick sorridente e con un paio di borsoni in mano – Piange per ogni cosa e sentiva troppo la tua mancanza, per questo abbiamo deciso di tornare prima e passare il Capodanno con tutti voi!”

“Vuoi dire che sono un peso per te? Che devi restare con me e sottostare alle volontà solo per un senso di responsabilità nei confronti di tuo figlio?! Io sapevo che…”

“Ehi.. rallenta tesoro! – trattengo una risata nel vedere la faccia buffa di Rick e il suo goffo tentativo di difendersi dalla valanga di parole della fidanzata -  Non sei un peso per me… voglio solo la tua felicità!”

Mi libero in un lungo sospiro dopo aver trattenuto il fiato troppo a lungo.

Ormoni pazzi in gravidanza, è questo il motivo.

“Sono così contenta di vederti! Ma non è stato rischioso affrontare un viaggio nelle tue condizioni?!” chiedo preoccupata.

“Sono incinta, non malata! In più dovrei partorire a giorni e volevo farlo qui. Con te e Jeremy… con tutta la mia famiglia.” Si sta calmando e mi riempie il cuore saperla con me, sebbene non sappia che cosa sto passando anche solo la sua presenza ha un effetto sedativo su di me.

“Ora però la mia dolce ragazza ha bisogno di sedersi e di mangiare qualcosa… - Rick prende Jenna per le spalle, effettivamente la pancia sembra pesarle molto, quindi si rivolge a Giuseppe – Scusami, pensavamo di arrivare in tempo… ma Jenna mi faceva accostare ad ogni autogrill!”

“Non preoccupatevi… ora siete qui, quindi godetevi la cena!” risponde papà Salvatore.

Nel mentre la mia mente non fa altro che vagare tra un pensiero e il successivo senza tregua, mi chiedo dove siano Meredith e Rebekah, non vi è neanche l’ombra di Stefan.

Ma ciò che mi preoccupa di più riguarda l’arrivo di Jenna, in città non si parla d’altro che di Mason e dell’aggressione. Non posso sottoporla, nel suo stato, ad una tale preoccupazione, l’unica soluzione è parlare con Rick e chiedergli di nasconderle tutto almeno fino al parto.

Mentre vedo Giuseppe confuso chiedere che fine abbiano fatto tutti, Caroline si para di fronte con la sua espressione più diabolica.

“Allora vuoi dirmi cosa vi siete detti lì dentro? Avevi gli occhi lucidi… Devo picchiarlo?!”

Mi sembra di essere sotto interrogatorio, come diversi giorni fa quando rilasciavo la mia deposizione alla centrale di polizia. Pensandoci, forse, è diverso… Caroline sa essere più subdola e insistente di un commissario.

“Care… sul serio, non voglio parlarne.” Dico risedendomi a tavola e con la bionda alle calcagna.

Sono tutti spariti, ad eccezione di Klaus e della sua rossa con cui ora scambia sguardi vietati ai minori di vent’anni, come minimo.

“Continua così Elena, tieniti tutto dentro. Sappi che prima o poi imploderai!” mi dice la mia amica ed ha tristemente ragione. Perché sono così sbagliata?

Mi giro ancora intorno e il senso di colpa mi tormenta nuovamente, distrarmi è servito a poco e mi ha dato solamente un sollievo momentaneo e fugace.

Rebekah ora starà soffrendo per colpa mia, perché non ho saputo essere più forte e dire di no a Stefan. È il suo ragazzo, non il mio, è lei a dover essere difesa, protetta, rassicurata.

È lei ad avere ogni priorità.

Devo scusarmi.

“Non vi vergognate?! Nessuno vi ha insegnato l’educazione?!” la voce più acuta del normale di Caroline mi scuote dalla mia passeggera, ma troppo frequente, apatia.

Senza troppi sforzi capisco che si sta rivolgendo a Klaus e Giselle, le poso una mano sulla gamba per farle capire di calmarsi.

“Non mi sembra che fosse uno dei prerequisiti richiesti nell’invito di stasera… mezzo tavolo e vuoto e c’è un continuo via vai di gente che si alza e si siede.” Risponde pacato il biondino, mentre sul tavolo, in bella vista da tutti, appoggia la mano su quella dell’accompagnatrice giocando con le sottili dita di lei.

“Beh… sai com’è. Non è piacevole guardare le vostre lingue ispezionare a vicenda i palati! Non vorrei che tutto quello che sto mangiando mi rimanesse sullo stomaco!” ribatte Care.

“Allora perché non guardi qualcosa che ti piace di più? Ad esempio il tuo amico Brian!”

Oh cielo, l’ha detto sul serio?!

Divento rossa dalla vergogna per Caroline, la quale invece non sembra fregarsene minimamente.

Brian, per fortuna, sembra troppo occupato a flirtare con Milly.

“Come ti permetti?! Sai che sono felicemente fidanzata con Tyler!”

“Ah sì?  Allora dov’è lui stasera? Perché non è qui con te ad aspettare di darti il bacio a mezzanotte?!”

La situazione sta prendendo una piega decisamente sbagliata: Klaus e Caroline non fanno che alzare la voce e Giselle sembra reagire, finalmente aggiungerei, perché i suoi labbroni falsamente sporgenti ora sono alquanto imbronciati.

Per uscire da quella situazione imbarazzante e noiosa mi vedo costretta ad usare le maniere forti.

“Ops… che sbadata. Care, accompagnami in bagno!” esclamo falsamente dopo aver fatto cadere con un gesto della mano, e  intenzionalmente, il bicchiere d’acqua sul mio vestitino.

Meglio avere il vestito macchiato dall’acqua che dal sangue di una delle due prime donne.

Prendo Caroline per un braccio e la trascino fuori da quella stanza, anche Bonnie sembra aver assistito alla scena perché ci segue velocemente.

“Care… che diavolo vi prende? Che ti prende!?” chiedo una volta entrate nel bagno.

“Elena ha ragione… cosa te ne frega se quei due si baciano a tavolo? – mi appoggia Bonnie a braccia incrociate. – Tu e Tyler, quando vi mettete, fate molto peggio!”

“Che prende a voi! Vi siete alleate contro di me? Semplicemente non trovo giusto che a tavola quei due debbano dare quello spettacolo rivoltante! Io e Tyler non abbiamo mai fatto nulla del genere!” esclama infastidita.

“Si vabeh…quando mai ti sei interessata del bon ton a tavola!” la canzona la bruna e io la seguo a ruota “Sei sicura che lo spettacolo sia rivoltante per lo scambio di saliva oppure è perché lo scambio di saliva riguarda in prima persona un certo biondino?!”

Caroline stranamente non risponde subito, ma per qualche secondo rimane con la bocca aperta e lo sguardo che urla chiaramente ‘Sì, sono colpevole.

“Ma ragazze… io sto con Tyler!” si giustifica lei.

“Questo però non significa che tu sia immune ai dolci occhioni di un certo inglese…” Bonnie ha proprio centrato il punto; mi limito ad annuire per dare man forte a quest’ultima.

“Va bene! Ok?! Lo ammetto! Siete contente?! Ma che devo farci se mi fa così incazzare da… da piacermi! E poi quando raggiunge il limite e sto per mandarlo a quel paese… se ne esce con gesti o parole capaci di sciogliermi! – Care perde il controllo lasciandoci stupite. Caroline Forbes che ammette di tenere ad un uomo, evento epico. – Ma io sono fidanzata… non dovrei provare nulla di tutto ciò!”

“Non dovresti… ma sono cose che capitano.” la rassicura Bonnie.

“Devi capire cosa provi… Prenditi il tuo tempo.” Le consiglio, procurandomi un’occhiataccia dalle due. In effetti sono l’ultima persona che potrebbe dispensare consigli sull’argomento.

“Elena, cara.. non prendertela ma se ascolto te sono destinata a rimanere zitella!”

“Ehi!”

 

Mi giravo e rigiravo nel letto, anche se il più lentamente possibile per non disturbare con i miei movimenti il sonno di Stefan.

Pensavo a Damon e a come stesse, era messo molto male e quei lividi e ferite di sicuro non gli avevano dato pace per tutta la notte.

La radiosveglia ora segnava le sei e mezza, avevo dormito non più di un’ora con tutte le riflessioni che mi tormentavano.

Quella notte avevo visto qualcosa di diverso in Damon, qualcosa nel suo sguardo mi aveva colpito.

Non perché fosse rimasto sconvolto dopo aver scoperto di me e Stefan, bensì lo trovavo cambiato, quasi come se in lui fosse scattato qualcosa, a me ancora sconosciuto.

Decisi di alzarmi per andare a controllare se dormisse oppure se avesse bisogno di qualcosa.

Una volta davanti alla sua camera lo vidi seduto sul letto e appoggiato alla testiera del letto, non mi sfuggi che era ancora senza maglietta.

“Elena.” Mi chiamò sorpreso di vedermi.

“Ecco, io.. – Cercai di giustificarmi, volevo solo dare una sbirciatina invece mi ero fatta scoprire come una scema – …volevo controllare come stavi…Co-come stai?”

“Se rimango immobile il dolore non è così forte.” Mi donò un sorriso mozzafiato.

Mi avvicinai al letto sedendomi sulla parte libera del suo letto ad una piazza e mezza e lo vidi spostarsi leggermente per farmi stare più comoda, ma gli feci segno di non muoversi.

“Perché non ti metti il pantalone del pigiama o una tuta? Starai più comodo...Hai dormito almeno un po’? Vuoi un po’ d’acqua o posso…”

“Calmati Mammina! – mi fermò ridendo – Sto bene… tra poco cerco di farmi una doccia e poi di dormire un po’…”

“Allora me ne vado.. ti lascio fare quello che vorrei fare, nel senso…io vado.” iniziai gesticolando nervosamente.

“No resta. Devo parlarti. – Si alzò dal letto per fermarmi, arrancando verso di me. – Vieni con me in giardino? Ho bisogno di un po’ d’aria fresca.”

 

“Avete per caso aperto un club di taglio e cucito? Smettetela di spettegolare e tornate di là! Sembra ci sia una forza sconosciuta che vi porta tutti via da quel tavolo!” Jeremy bussa ininterrottamente sulla porta del bagno, facendoci ammutolire.

“Ora invece sento una forza che mi spinge fuori di qui… ma la conosco bene, si chiama Jeremy Gilbert!” esclama Bonnie, spalancando la porta ed allontanandosi con passo fiero fuori dalla stanza.

“Jer… potresti gentilmente dirmi perché una delle mie migliori amiche ti odia?” colgo la palla al balzo e gli pongo la domanda da un milione di dollari.

“Perché è uno stronzo.” Caroline lo precede poco gentilmente e io le lancio un’occhiata.

Lei sa qualcosa che non so!

“Grazie bionda, scusa Elena ma non ho voglia di parlarne… e ora andiamo.”

Tornata al tavolo, noto che tutti hanno ripreso posto.

Capisco chiaramente che Rebekah vorrebbe stare da tutt’altra parte e si trova costretta a far buon viso a cattivo gioco solo per rispetto nei confronti del padrone di casa; mi guarda di traverso per poi tornare a fissare il piatto in modo disinteressato.

Meredith fa pressappoco lo stesso e Damon sembra totalmente immerso nei suoi pensieri, Stefan invece cerca di avere qualche contatto con Rebekah perché vedo che prova ripetutamente ad avvicinarsi, sfiorarle la mano ottenendo in cambio continui rifiuti.

E io, per quanto mi riguarda, mi sento la causa di questo malessere generale e, come non ho fatto nulla per provocare tutto ciò, non posso far nulla per rimediare.

“Dove sono Klaus e quella prostituta cecoslovacca?” mi chiede Caroline in un bisbiglio, non avevo fatto caso alla loro assenza.

“Dai Care… non penso sia cecoslovacca.”

“Però prostituta sì!”

 

Seduti sul dondolo del giardino, avevamo preso una coperta per coprirci dal freddo mattutino e lui, per fortuna (o sfortuna, dipende dai punti di vista) aveva indossato una felpa leggera.

Lo spettacolo a cui stavamo assistendo era dei migliori, l’alba illuminava appena i nostri volti e pensai che forse sarebbe stato più giusto godermi quel momento con Stefan.

“Di cosa mi vuoi parlare?” gli chiesi curiosa.

“Di noi. –  Si girò di scatto verso di me e notai uno strano luccichio nelle sue iridi sempre più azzurre con il sorgere del sole. Non risposi, semplicemente lo lasciai parlare. – Non voglio rovinarti questa notte… so perfettamente quanto per te sia stata importante ed è giusto che ne conservi un bel ricordo. Ma io ho bisogno di parlarti perché solo ora ho trovato il coraggio e domani, probabilmente… sicuramente… non ne avrò più. Ti chiedo solo di concedermi due minuti… solo due minuti.”

“Ti ascolto…” sussurrai incapace di dire altro.

Mi prese le mani tra le sue e in quel momento una fitta alla stomaco mi colpì, una fitta fin troppo piacevole. Lo vidi annaspare, muovere lo sguardo da una parte all’altra senza mai incontrare i miei occhi e poi prese fiato prima di parlare.

“Mi dispiace. Mi dispiace sul serio… sono stato uno stronzo. Quella sera non avrei dovuto farti una scenata ma soprattutto non avrei dovuto forzarti… tu non eri pronta e io… io non ero quello giusto.

Non voglio giustificarmi… ma  non l’avevo mai fatto prima d’ora…”

“C-cosa?” balbettai.

“Non avevo mai fatto l’amore… io ho solo fatto sesso. Non sapevo come comportarmi, conoscevo solo un modo…. Quello sbagliato.”

Quando pronunciò quelle parole mi sentii avvampare dalla rabbia.

“Infatti… se per te è solo sesso non puoi comportati diversamente.” Dissi fredda, non volevo che capisse che c’ero rimasta male. Mi chiesi se la sua mancanza di tatto fosse dovuta ad un’altra mancanza, quella di sentimento. In realtà questa fu la domanda che mi posi ogni giorno da quella sera in cui eravamo così vicini a farlo e in quel momento ebbi la mia risposta.

Lui non provava niente di abbastanza forte per me da andare contro a ciò che era così ‘strano’ per lui.

“Non hai capito…” mormora.

“Ho capito benissimo. Potevi risparmiartelo… per me la discussione era già chiusa, dimenticata.” Ritrassi le mani, che nel mentre erano ancora tra le sue e mi alzai andando verso la porta d’ingresso. Damon, però, fu più veloce infatti  mi prese al volo per un polso e mi portò a sbattere contro il suo petto.

“Non hai capito proprio nulla! – alzò la voce – Ti ho appena detto che quella sera era la prima volta che facevo… stavo per fare l’amore.  A volte sei così cieca… ma non pensavo fossi anche sorda! Sto dicendo che ti amo… ti amo da impazzire!”

In quel momento il mio mondo si fermò, tutte le certezze divennero cenere al vento e un cumolo di emozioni mi si bloccò proprio al centro della gola, rendendomi impossibile pronunciare anche un solo vocabolo.

Quante volte avevo sognato di sentire quelle parole uscire dalla sua perfetta bocca?

Tante, troppe volte. Rannicchiata nel mio letto, a notte fonda, sognavo milioni e milioni di circostanze, situazioni, scenari diversi… ma finivano tutti con e stesse due parole: ‘ti amo’.

Le cose, però, erano cambiate… anche se era passato all’incirca un anno il mio cuore aveva subito ripetuti e forti scossoni da mandare al cervello segnali contrastanti e confusi.

E c’era Stefan, ciò che provavo per lui era qualcosa di indescrivibile, di appena scoperto, ma allora mi chiesi perché la dichiarazione di Damon mi avesse paralizzato dalla paura e fatto venire i crampi allo stomaco dall’emozione.

Nel silenzio del giardino, intervallato dal frinire dei grilli, sentivo il mio cuore battere all’impazzata e mi resi conto che avevo provato un emozione simile solo poche volte nella mia vita, con lui e con Stefan.

“Ho sbagliato... e ti ho trattato male anche dopo. Avrei dovuto chiederti scusa e confessarti tutto dall’inizio, ma come al solito ho fatto quello che sapevo fare meglio: reprimere tutto ciò che provavo e prendermela con te, che sei la ragazza più dolce e buona che abbia mai conosciuto… me ne sono approfittato.” Si avvicinò di un passo verso di me e se il mio primo istinto fu quello di retrocedere, subito però cambiai idea e mi accostai ancora di più al suo volto.

“Perché? Perché me l’hai detto ora?! Ora che era tutto risolto… ci stavamo comportando come prima, da amici. Non c’era bisogno che me lo dicessi… Non dovevi! Hai rovinato la nostra amicizia!” esclamai arrabbiata e prima di rendermene conto gli diedi uno schiaffo in pieno viso.

Istantaneamente ritrassi la mano, scottata ma soprattutto pentita del mio gesto. Indurì l’espressione come poche volte in tutta la sua vita e di forza prese la stessa mano tra le sue dita.

“Non attribuirmi pregi che non ho… sono egoista e ti amo. Ti  amo e spero ancora che sceglierai me! – mi lasciò la mano, forse per paura di farmi male, che in realtà era l’ultimo dei miei pensieri, e pronunciò l’ultima frase. La frase che fece capitolare la mia vita, con l’espressione in volto più provata che gli avessi mai visto. - So che provi ancora qualcosa per me… lo sento. E mi aggrapperò a questa speranza per aspettarti tutto il tempo che vorrai… Scegli me!”

 

“Rick!” appena finito di cenare ho colto l’occasione per parlare in privato con il fidanzato di mia zia e di chiedergli la sua collaborazione.

“Elena… dimmi. Ho appena posato le valige di sopra… e pensare che prima di tornare a casa devo riportarle giù! Non sai Jenna cosa si è portata… una casa intera!” ride emulando un’espressione di disapprovazione buffa mentre scende le scale che congiungono i due piani della casa.

“Devo parlarti di una questione importante… davvero molto importante.” Ripeto con tono serio.

Lo vedo annuire e farmi segno di continuare.

“Alcuni mesi fa, quattro all’incirca, ho subito un’a-aggressione da un uomo fuori dal Grill… Solo pochi giorni fa hanno scoperto chi è il colpevole, o meglio chi ha tutte le prove contro per esserlo.”

Rick strabuzza gli occhi, è comprensibile vederlo sorpreso. Ho nascosto a lui e Jenna qualcosa di veramente grosso.

“Oh mio Dio, Elena… vieni qui.” Mi si avvicina e mi stringe in un abbraccio caloroso, sfregandomi le spalle. È un sollievo avere il conforto di una figura adulta, quasi un padre per me, sebbene la mia ‘paura da contatto maschile’, come l’aveva denominata Caroline quando gliene avevo parlato, mi porti a rabbrividire leggermente.

“Scusa per non avertene parlato prima… volevo solo proteggere Jenna. Promettimi di non dirle niente fino al giorno del parto… non voglio turbarla in nessun modo, sono sicura che anche tu vuoi il suo bene.” Gli dico, sciogliendo l’abbraccio e sorridendogli nella speranza che accolga la mia richiesta.

Dopo alcuni momenti di titubanza sento di averlo convinto, dopotutto lui è il primo a tenere alla salute del bambino e della propria fidanzata.

“Va bene… ma promettimi che le racconterai tutto appena possibile. È tua zia, ti vuole bene e si sentirà male appena verrà a sapere una cosa del genere, si arrabbierà molto quando scoprirà che gliel’hai tenuto nascosto.”

“Sì lo so… ma è per il suo bene ed è l’unica cosa che conta.”

“Sei una brava ragazza Elena… i tuoi genitori sarebbero così fieri di te. E Jenna prima o poi capirà… Ora però non pensarci, lasciati tutto alle spalle e andiamo di là ad aspettare l’inizio di un nuovo anno migliore.” Mi incita indicandomi la via con la mano.

“Spero davvero che sia migliore.” Dico sorridendo.

 

Mi reco in cucina a prendere lo spumante per brindare all’anno che tra pochi minuti sarebbe arrivato, ma mi blocco dopo aver sentito delle voci provenire proprio all’interno della stanza.

“Basta… non sopporto più questa situazione!” è Rebekah e dal suo tono si deduce facilmente che sia molto arrabbiata. Non serve molta immaginazione per capire con chi stia parlando.

“Rebekah…ti prego.” Stefan infatti.

“Lei e sempre lei… sono costretta a dividerti con un’altra e spesso e volentieri sono io a prendere soltanto le briciole!”

“Sai che non è vero… è una mia amica e con tutto quello che ha passato mi sento in dovere di aiutarla… Tu hai sempre il primo posto nella mia vita amore..”

Litigano per colpa mia, ma la cosa peggiore è che io mi senta male al solo pensiero che sia lei ad occupare il primo posto nella vita di Stefan.

“Lo so che per lei è un periodo tremendo… per questo non ho mai detto niente fin ora. Ma dannazione non è soltanto un’amica, tu eri follemente innamorato di lei! Ho vissuto per tutti questi anni con il terrore che tornasse a riprenderti, che ti portasse via da me! E quando mi hai detto che era tornata ho visto concretizzarsi tutte le mie paure… Poi però ho pensato che tu mi amavi, che saresti rimasto con me e che mi dovevo fidare, invece scopro che non sei stato sincero!”

“Ho scelto te, Rebekah!”

“Sì… ma mi hai scelto e siamo tornati indietro da New York senza che tu la incontrassi, ciò rende la tua scelta falsata. Volevo ignorarlo… pensare che fossi stata la tua scelta assoluta invece solo ora il destino mi sbatte in faccia la realtà. Ho sbagliato io… dovevo chiederti allora di incontrarla comunque… almeno così avrei saputo da subito che lei era la prima ed unica per te!”

“No… ti sbagli. Io amo te… sapevo di amare te e non avevo bisogno di prove.”

“O avevi paura di averle!?”

Ho il fiato corto, appoggiata al muro vicino la porta mi copro la bocca con le mani per evitare di respirare troppo rumorosamente.

“Sono con te ora… è arrivata da qualche mese ma io sono ancora con te e non voglio lasciarti!”

“Io invece voglio ciò che è meglio per me… e non so se stare con te faccia parte del meglio.”

“Ti prego amore…”

“Dove ha dormito? Quelle due famose volte in cui è stata da te… dove ha dormito? E tu dove hai dormito? – passano alcuni secondi e l’unico suono che percepisco è il ticchettio dell’orologio appeso nel corridoio, ma nessuna risposta da parte di Stefan – Avete dormito insieme?! Nel tuo letto?”

“Bekah…”

“Rispondimi! Avete dormito nello stesso letto? Voglio sentirtelo dire…”

“La prima volta era stata appena aggredita e la seconda aveva scoperto che Mason era il suo aggressore… era sconvolta, tremava e piangeva. Dovevo fare qualcosa… mi sono comportato come avrei fatto anche a cinque o dieci anni…non c’era alcuna malizia!”

“Ho sentito abbastanza…. Questo è troppo per me.”

 


 

Sono imperdonabile, lo so T.T

Purtroppo è iniziata l'università e sono lì tutti i giorni, tutto il giorno... per cui mi è difficile trovare il tempo di scrivere!

Il titolo del capitolo è 'Scelte', spero di non aver illuso nessuno perché Elena non è ancora arrivata ad una scelta... riguarda bensì tutti: Damon dice ad Elena 'scegli me', Caroline non sa cosa prova e deve scegliere... Stefan dice a Rebekah che ha scelto lei ma lei non è della stessa opinione.

Spoiler :p -> nel prossimo probabilmente si saprà chi è con certezza l'aggresore e il capitolo della vera scelta è vicinissimo :)

Spero come sempre di non deludere le aspettative di nessuna lettrice, io tengo molto alle vostre opinioni e diciamo che 'pendo dalle vostre labbra'. Sono sempre molto insicura quando finisco un capitolo, sembra sempre che non mi soddisfi al 100%.

Per questo vi ringrazio come sempre del vostro supporto... grazie infinite, sul serio <3

Lascio a voi i commenti del capitolo perché, essendo quasi verso le varie svolte della storia, non voglio tradirmi o dire di più del dovuto :)

Ps. Se vi interessa sto scrivendo un'altra storia sempre un po' particolare... si chiama 'L'arte della seduzione' (sono sempre molto originale, lo so xD) e diciamo che io lo considero un esperimento perché, a differenza di questa storia, non so dove mi porterà e se continuarla.

Non voglio che vi sentiate costrette a passare, io vi informo soltanto :) Sono stata però contenta di ritrovare lì alcune ragazze che leggono questa storia... grazie mille!

Se vi interessa passate! :)

Questo è il link (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1287186&i=1) e questa la trama:

-Tornati da poco a Mystic Falls, i fratelli Salvatore inventano un diversivo per combattere la noia quotidiana. Una scommessa pericolosa e peccaminosa vedrà come protagonista Damon e come vittima incosapevole Elena Gilbert.
Dal primo capitolo:
“Scegliamo una ragazza, qui in questo bar, e vediamo se riesci a portartela a letto!” disse guardando il vino rosso nel bicchiere ruotare per valutarne la consistenza.
“Stefan… ma ti sei sentito? Fa tanto quindicenne cazzone.. e poi non puoi chiamarla sfida, sai che le donne pagherebbero per venire a letto con me!” Dissi scuotendo la testa.
“Noi siamo dei quindicenni cazzoni! - esclamò con un sorriso ebete. – Ma ovviamente la mettiamo su un diverso livello di difficoltà. Aumentiamo la posta in gioco..”
Bevvi un po’ della mia birra e gli feci cenno di continuare, stranamente incuriosito.
“Dovrai farla innamorare perdutamente di te… dovrai farla impazzire d’amore e sedurla fino a renderla schiava…” disse marcando ogni parola.-

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Capitolo 17
*** Conto alla rovescia ***


 


 

                                                                     17

Quella che doveva essere un cenone tra amici, ora è diventato una vera e propria festa, per non dire un convegno di lavoro. Molte persone sono arrivate appositamente per il dopocena, per lo più politici e classici uomini di affari con le proprie mogli, fidanzate o amanti; dall’età potrei constatare che si tratti di amici di Giuseppe e dei loro figli, probabilmente conoscenti o compagni di college di Damon e Stefan.

Tutti noi invitati ci siamo trasferiti nell’immenso soggiorno di casa Salvatore per aspettare e festeggiare l’inizio del nuovo anno con trombette e coriandoli vari.

In realtà mi sento un pesce fuor d’acqua.

Caroline è scomparsa non so dove, lasciandomi da sola al centro della sala e sembra che lei non sia l’unica a mancare.

Mi guardo intorno cercando un volto amico e nel mentre mi lascio andare ai miei soliti pensieri.

Manca un’ora alla mezzanotte, solo un’ora all’anno nuovo e le speranze per una vita migliore stanno già scemando.

Stefan è nei guai per colpa mia e in più non riesco a smettere di pensare a ciò che ha detto a Rebekah.

La ama?

E non ha provato nulla a dormire nello stesso letto con me?

Questa serata sta diventando un inferno per me.

Perché Damon non poteva tenere la bocca chiusa?

O forse dovrei ringraziarlo? Come mi ha fatto capire lui stesso, questa è la prova del nove: o si lasciano o si sposano.

Il problema è che, anche se si lasciassero e lui tornasse da me, non potrei comunque ignorare i miei sentimenti per Damon.

Dovunque mi volti, vedo nero.

“Pensi ancora a quello che è successo poco fa?” mi chiede Bonnie comparendo alle mie spalle.

“Di che parli?” le chiedo a mia volta, stanno succedendo così tante cose che non riesco a tenerne il conto.

“Dell’uscita infelice di Damon…” risponde come se stesse parlando dell’ovvio.

“Ah… beh, mi conosci bene.” Le dico rassegnata, bevendo il drink che un cameriere mi ha gentilmente offerto. Un cameriere? Da dove è spuntato? Decido di non pensarci scuotendo la testa.

“Senti Elena… posso darti un consiglio d’amica?”

“Spara.”

“Prenditi una pausa da quei due… non sentirli, non vederli. Ci sarà uno dei due che ti mancherà di più…”

Povera, innocente, illusa Bonnie… se fosse stato così semplice, di certo non starei a questo punto.

“Il problema è che mi mancherebbero entrambi… per motivi diversi.”

“Spiegati meglio.”

“Non è facile… quando sto con Stefan mi sento sicura, protetta, amata e poi, quando meno me l’aspetto, mi sorprende facendo qualcosa che non è assolutamente da Stefan.” Dico enfatizzando le ultime due parole.

“Del tipo?” mi domanda Bonnie, alzando di poco un sopracciglio.

“Beh… ti ricordi la mia prima volta? – Sussurro nell’intento di non farmi sentire da qualche orecchio impiccione – Non lo diresti mai, ma è così passionale. Faceva certe cose, non mi far parlare!”

Ok, forse la mia vagina mi stava comunicando una strana forma di solitudine chiamata, comunemente, ‘mancanza di sesso’… ma è il primo esempio che mi è venuto in mente!

“Certo che non ho mai sentito qualcuno godersi così tanto la propria prima volta quanto te! Stefan Salvatore ha propria lasciato il segn…”

“Shh.” Zittisco la mia amica, facendole segno di abbassare la voce con la mano.

Manca solo che Rebekah ascolti questa conversazione per far precipitare completamente la situazione!

“Scusa! Comunque i ragazzi più tranquilli sono quelli che ci sorprendono di più! – esclama Bonnie, contenendosi nei toni – ma quindi parli di sesso?! Certo è un elemento importante in un rapporto, però basarsi su questo mi sembra eccessivo. In più non credo che Damon se la cavi male…”

Rido di gusto, ha travisato quello che volevo dire.

“Ma no Bonnie..era un esempio, non parlo di sesso. – pronuncio in modo impercettibile l’ultima parola – ma del suo modo di essere. Spesso e volentieri mi travolge, è passionale… alterna le sue due facce in un modo che mi fa battere il cuore a mille.”

“Allora è lui che vuoi.” Dice semplicemente.

“E poi c’è Damon – continuo come se non avesse detto nulla – Mi stuzzica, mi fa arrabbiare, è sfuggente e ogni volta che stiamo vicini è come se si prendesse tutto di me… come se mi spogliasse, e non mi riferisco a quello che stai pensando! Ma non so se tutto questo sia sempre positivo, se andando avanti nel tempo, negli anni, magari non lo sopporterei più!? ”

“Però?” mi domanda, come se sapesse che c’è dell’altro.

E c’è sul serio.

“Però poi, anche lui mi sorprende facendo qualcosa di dolce, di altruista.. –Bonnie non lo sa, ma mi riferisco alla sua confessione riguardo motivi che l’hanno fatto agire in quel modo a tavola – mi spiazza.”

“Vuoi sapere quello che penso?” mi chiede retorica, rubandomi il bicchiere che stavo torturando per il nervosismo e posandolo sul tavolino più vicino. Annuisco disperata.

“Sono due ragazzi meravigliosi, qualsiasi sia la tua scelta puoi stare certa che sarà quella giusta.”

“Non capisco… e non mi sei di aiuto!” dico massaggiandomi le tempie con i polpastrelli.

“Sto dicendo che non esiste una scelta giusta o una sbagliata… perché entrambi hanno tutto ciò che una donna può desiderare. Riflettici…. Sono così diversi perché nelle loro mille sfaccettature prevalgono lati diversi della propria personalità: Damon è impulsivo e passionale, Stefan è un porto sicuro, è protettivo. Questo però non significa che non possano avere altri lati che ti sorprendano.”

Mi lascio scappare un sorriso “Questo è decisamente complicato.”

“Io so che li ami entrambi, ma devi capire che tipo di amore vuoi per te… qual è il più adatto a te e te ne devi fregare della paura di sbagliare.”

Rimango senza parole, ancora non avevo considerato questa prospettiva e mi accorgo che Bonnie ha dannatamente ragione.

Non devo scegliere uno tra di loro, ma l’amore che voglio.

“Puoi innamorarti di mille uomini diversi nella tua vita e magari ritornare suoi tuoi passi capendo di aver sbagliato. L’importante è che tu scelga ciò di cui hai bisogno nel presente, senza pensare troppo al futuro.”

“Sei un’amica. – Le dico sinceramente – Io so che stavo sbagliando tutto.. ma non sapevo dire dove. Mi hai aperto gli occhi, dico sul serio. Ne ho fatto una questione di stato… è solo una scelta, può essere LA scelta oppure no. Ogni volta che stavo ad un passo dal decidere, dalla persona che volevo al mio fianco, mi fermavo per paura di sbagliare… di rovinare la nostra amicizia e il rapporto tra loro.”

“Allora lo vedi che anche tu sai chi scegliere? – mi domanda Bonnie con una fastidiosa ma simpatica aria da saputella – Stefan e Damon si amano, sono fratelli e il loro legame non può spezzarsi per una ragazza. Uno dei due, probabilmente, soffrirà… ma sarà di gran lunga meglio di questa situazione! Così soffri tu, soffre Stefan, soffre Damon… e soffrono Rebekah e Meredith!”

“Damon è felicemente fidanzato – dico acidamente sottovoce – e Stefan… Stefan è un punto interrogativo. Prima senza volerlo ho ascoltato la conversazione tra lui e Rebekah… lei era, giustamente, furiosa e nonostante Stefan continuasse a ripetere che l’amava non ne sembrava così convinto. Non lo so, Bonnie, forse sono io che cerco di convincermi di questo… non so che pensare.”

“Allora non sei così addormentata come sembri! – ride di gusto. A me sta venendo un gran mal di testa e lei ride! – Stefan è confuso… è un libro aperto, glielo si legge in faccia! E poi quanto sei ingenua Elena… Damon non è felicemente fidanzato. Certo, all’apparenza sembra così, ma basti pensare come ti guarda e come pende dalle tue labbra per capire che in quella coppia c’è un problema che si chiama Elena Gilbert!”

“Mi ha baciato.” Forse l’ho detto troppo velocemente.

“Cosa?!”

“Hai capito!”

“Ma chi?!”

“Damon!”

“Cosa?!”

“L’hai già detto.”

“No, ma dico… quando? Come? Perché?!” Rido, ha avuto più o meno la stessa reazione di Caroline.

“In palestra, due mesi fa all’incirca e no, non sapevo che stesse con Meredith! Mi sono arrabbiata quando l’ho scoperto e lui mi ha detto che non stava ancora con lei e che per lui è stato un errore.”

“Che cosa è stato un errore?”

“Baciarmi!”

“Ha detto proprio così?”

“In grandi linee… era questo il senso!”

“Non stai facendo altro che confermare ciò che ti ho già detto!”

“Che cosa?! Che è stato un errore?”

“Lui ha detto che è stato un errore ma non lo pensa sul serio! Come si vede che non hai mai guardato Gossip Girl! Chuck dice a Blair che non la ama e che per lui è solo un gioco e poi quando Serena gli chiede perché l’ha fatto lui risponde ‘perché la amo’.”

Ma che diavolo ti vedi?! Questo è assurdo… da stupidi! E poi stiamo parlando di un telefilm… perché Damon dovrebbe dirmi l’opposto di quello che pensa?! – mi blocco un attimo, la risposta è così ovvia che mi sorprendo della mia ingenuità. – …Perché crede che io ami Stefan…”

“Che?”

“Damon crede che io ami Stefan!”

“Gliel’hai detto tu?”

“No… o meglio, me l’ha chiesto esplicitamente e io non ho risposto. Con che faccia potevo dirgli che amo entrambi!? E lui ha interpretato male il mio silenzio.”

“Va bene, Elena… calmati ora! Io so qual è il tuo preferito tra i due e anche tu lo sai… pensa a quello che ti ho detto e poi scegli.”

“ Come lo sai?  Se lo sai perché non me lo dici e tagliamo la testa al toro!” esclamo.

“Linguaggio del corpo, i tuoi occhi quando si parla di lui e tante altre cose. Devi capirlo da sola testona!”

“Grazie tante! Dov’è Caroline quando serve?”

“Se vuoi il suo appoggio, sappi che starebbe dalla mia parte!”

“Simpatiche!... Ma seriamente, dov’è? – Mi guardo intorno ma non scorgo la sua testa riccia e bionda. – Vado a cercarla… magari una passeggiata mi potrà schiarire le idee.”

 

 

Lamenti provenienti da una delle stanze del corridoio catturano la mia attenzione. Impiego poco a capire di non dovermi preoccupare, i versi di uomo accompagnano un mugolio soffocato tra le labbra di una donna a cui stavano affliggendo tutt’altro che dolore.

Non sono mai stata un portento in matematica, ma in questo caso basta fare due più due per comprendere che in quella stanza qualcuno si stava dando da fare.

Nel valutare tutti i possibili accoppiamenti tra gli ospiti assenti poco prima, si fanno strada nella mia mente terribili, ma purtroppo probabili, combinazioni.

Scaccio quei pensieri dalla mia mente, velocizzando il passo lontano da lì.

“Sì così!” è un urlo di piacere e, dopo aver riconosciuto la voce della ragazza, mi catapulto di fronte la porta.

Qualcosa non va, decisamente non va!

“Che diavolo sta succedendo qui?!” busso insistentemente e spero con tutta me stessa di essere arrivata in tempo.

Dall’interno della camera provengono bisbigli, il rumore delle molle del letto, qualcuno probabilmente armeggia con una cintura e sento dei passi avvicinarsi sempre più.

Continuo a dire a me stessa che non è come credo, che lui non è chi penso che sia e che non sia successo quello che penso… stupidi giochi di parole.

“Caroline – dico appena la vedo apparire sull’uscio della porta – ti prego, dimmi che c’è Tyler qui con te.”

È rossa in viso, con i capelli arruffati, non più ricci, e dalla spalla scoperta noto che il vestito è stato messo alla rinfusa.

La sua espressione e gli occhi lucidi mi suggeriscono la risposta.

“Elena… io…. Scusami, io…” ha la voce rotta dal pianto che non le permette di parlare e la vedo allontanarsi correndo via dalla camera.

Spalanco la porta, ma già so chi c’è lì dentro.

Klaus, con la camicia bianca abbottonata in malo modo, mi guarda sconvolto mentre si passa le mani per i capelli biondi.

“Tirati su la cerniera dei pantaloni.” È l’unica cosa che dico.

 

“Fa- faccio schifo… faccio schifo… sono ripudiante.” Caroline non fa altro che ripetere questo, tra un singhiozzo smorzato e l’altro, da dieci minuti in ginocchio ai piedi del letto della vecchia camera di Stefan.

“Care calmati… raccontaci cosa è successo.” Bonnie è seduta alla sua destra.

“C’è bisogno che te lo dica?! – mi avvicino anche io, mi fa troppa pena vederla in quello stato – Sono una troia! Sono andata a letto con Klaus…e ..e Tyler non se lo merita…”

“Non lo sei tesoro.” Tento di rassicurarla.

“Sì che lo sono… ho visto come mi guardavi sulla porta della stanza!”

“Hai fatto uno sbaglio… è umano, Caroline. E te ne sei già pentita… ”

“Non.. io non… sì sono pentita ma… non ho giustificazioni… sono una…”

“Non dirlo più, Care!” esclama Bonnie.

“Tyler mi chiamerà dopo la mezzanotte… con che faccia gli risponderò e gli augurerò un buon anno e gli dirò che lo amo?!”

Purtroppo neanche noi possiamo darle una risposta.

“Care… raccontaci esattamente cosa e come è successo.” Le dico, analizzare la situazione forse suggerirà qualche consiglio utile.

“Sai benissimo come funziona o devo farti educazione sessuale alla tua età?!” chiede con ironia, asciugandosi le lacrime con l’ennesimo fazzoletto passatole da Bonnie.

“Caroline..” la chiamo, sa benissimo che non intendevo quello.

“Stavamo litigando… e poi si è avvicinato a me, e poi… -  è affannata e ha gli occhi così gonfi e rossi dal pianto che mi verrebbe da dire semplicemente ‘Prenditi il tuo tempo per sfogarti e poi, quando ti sarai calmata, ne parleremo’ ma il problema è imminente e deve capire come agire. - … mi ha baciata e io non l’ho rifiutato… perché lo volevo! Da lì la situazione è degenerata…”

“Devi dirlo a Tyler.” Afferma Bonnie più seria che mai.

“Un attimo – metto le mani davanti – Prima deve far luce sui suoi sentimenti… se ti sei pentita di quello che hai fatto e sai di voler stare con Tyler non devi dirglielo! Anzi non devi dirglielo in ogni caso.”

“Cosa?! –  esclama la mia amica bruna – l’ha tradito, lui deve saperlo!”

“Non so se ricordi come Tyler ha reagito l’ultima volta che Care si è avvicinata a Klaus?! L’ha picchiata! Come credi che potrebbe reagire ora ad una confessione del genere?!” non vorrei alzare la voce, ma ciò che dice Bonnie è fuori discussione.

“Ci saremo noi con lei quando glielo dirà! L’ha tradito.. nessuno merita di essere tradito dalla persona che ama!” risponde a tono mentre Caroline inizia a singhiozzare con più insistenza.

“E se lei volesse rimane con Tyler? Secondo te lui sarebbe d’accordo? No… lo perderebbe per qualcosa che per lei non ha significato nulla! E chi ci assicura che non le farebbe del male quando noi non ci siamo?!”

“Ora basta! – urla la bionda – Tyler non è un mostro! E sapete qual è la cosa peggiore in tutto ciò?! Mi sento in colpa per quello che ho fatto ma non posso affermare che non mi sia piaciuto! Non è stata una scappatella… lui è stato un gentiluomo con me, dolce e gentile. Ha detto che tiene a me… che mi vuole solo per sé e io non gli ho risposto! Ho fatto finta di non sentirlo…”

“Lui è pazzo di te.” Confesso.

“Come fai a dirlo?… chi te lo dice che non stia giocando con me? Ho sentito così tanto sul suo conto… si porta a letto una diversa ogni notte!” sbotta.

“Ma se appena due secondi fa ci hai fatto capire che ti è sembrato sincero – Bonnie svela quelle che sono anche le mie perplessità - ..in realtà ci sto capendo ben poco!”

“Me l’ha detto lui stesso… prova qualcosa di molto forte per te…” dico alla bionda evitando di pronunciare la parola ‘innamorato’ sia per non farla sentire peggio, sia perché si tratta di una confidenza e non voglio tradire la fiducia di Klaus.

“Perché non me l’hai detto prima?!” grida.

“Non potevo! Si è confidato con me…” rispondo.

“Se l’avessi saputo…”

“Era evidente Caroline… tu sei l’unica che non se ne è mai accorta!” interviene Bonnie.

“Non sono più sicura di nulla… Non so se amo Tyler, se quello che sento per Klaus è solo attrazione o c’è dell’altro. Non so cosa fare… forse devo prendermi una pausa, allontanarmi da casa nostra… almeno finché non saprò cosa fare.”

“Devi essere sincera con Tyler. È vero, Elena, non si è comportato bene con Caroline...ma in ogni caso glielo deve. Meglio un’amara verità che una piacevole ma illusoria bugia... parlo da persona che è stata tradita.”

“Cosa? Chi?” esclamo.

“Tuo fratello…”

“Je-Jeremy ti ha tradita!? Cosa è successo tra voi?”

 “Non è il momento ora... Caroline si è calmata. Vediamo di aggiustare questo trucco e torniamo di là… tra poco inizia il conto alla rovescia.”

“Come faccio? Non ho il coraggio di guardare in faccia Klaus dopo essere scappata in quel modo dalla camera.”

“C’è qualcuno qui dentro? – la voce di Stefan proveniente dal corridoio ci fa sussultare. Non abbiamo il tempo di rispondere che è già entrato. -  Che succede?! Caroline! Perché è a terra? Sta bene?”

Stefan si fionda su di lei e io mi limito a rispondere senza guardarlo negli occhi, non ce la faccio ora.

“Problemi da ragazze… ma è tutto ok.”

 

“Rebekah!” la chiamo.

L’ho cercata per gran parte della casa per poi trovarla fuori nel giardino avvolta nel suo cappotto rosso perfettamente in tema con il periodo natalizio.

Si volta e sembra sbalordita nel vedermi.

Le sorrido impercettibilmente mentre mi maledico per essere uscita senza nulla addosso, il freddo di Dicembre mi entra nelle ossa e rischio di morire congelata.

In realtà non potevo aspettare per parlarle, questa probabilmente sarebbe stata la mia unica possibilità di avere un confronto senza nessuno intorno in quanto la mezzanotte avrebbe sicuramente portato con sé tutto il casino dei festeggiamenti.

“Lo so che mi odi. – arrivo subito al punto, giri di parole servirebbero a poco – Ti chiedo solo di ascoltarmi.”

“Non ti odio.” Risponde solamente, senza però l’ombra di un sorriso. Dopotutto non la biasimo considerata la pessima serata che ha avuto.

“Non prendertela con Stefan… prenditela con me. Sono sempre stata molto legata a lui e a Damon… ma mi rendo conto che dopo tutto questo tempo non posso abusare della loro disponibilità. Non dovevo chiamarlo quella notte… e neanche accettare di andare da lui, tutte e due le volte. Ti ho mancato di rispetto e per questo ti chiedo scusa.”

Non ho null’altro da dire, questo è ciò che penso sul serio.

Voglio avere una vita migliore, ma per meritarmela devo essere una persona migliore.

Assumermi le mie responsabilità nel bene e nel male.

“Grazie, accetto le tue scuse. Ma sai una cosa? Per quanto mi possa dare fastidio che tu o qualsiasi altra donna si avvicini a lui in certi atteggiamenti, io devo potermi fidare… devo sapere che non farebbe mai nulla per ferirmi e che per lui io sia sempre l’unica. Stasera purtroppo mi ha dimostrato che le cose stanno diversamente quindi, con tutto che apprezzo le tue scuse, non mi sento meglio... perché è Stefan il vero responsabile.”

 

“Dieci..”

Tutti in coro portano avanti il conto alla rovescia, mentre io rimango in silenzio ad un estremo della sala con le mie amiche.

“..Nove..”

Caroline è caduta in un vortice di apatia, mentre è seduta sul divano e mantiene tra le mani tremanti il suo cellulare.

È pronta a ricevere una chiamata da Tyler sebbene sulla sua faccia legga soltanto paura e senso di colpa.

“..Otto..”

Bonnie è pensierosa e vorrei tanto sapere che cosa è successo con Jeremy. Lancio uno sguardo a quest’ultimo e noto che la sta guardando.

Mio fratello, per quanto stupido possa sembrare, non è questa persona.

Devo parlare con lui appena torniamo a casa.

“..Sette..”

Klaus, in piedi dall’altra parte del salone, sorseggia il suo champagne prima dello scoccare della mezzanotte.

Non credo che  non sia superstizioso, ma solo molto nervoso.

Ripete ciclicamente le stesse azioni: posa lo sguardo su Caroline per qualche secondo e poi beve.

Si sentirà uno schifo e avrà bisogno di un’amica.

“..Sei..”

Jenna si abbuffa di dolcetti e si muove a stento, accompagnata da Rick.

Sono così contenta per lei, si merita tutta la felicità del mondo e non vedo l’ora di tenere tra le braccia il mio piccolo cuginetto.

“..Cinque..”

Stefan cerca di avvicinarsi a Rebekah, ma lei lo scosta brutalmente.

Lui dice qualcosa e lei risponde, in questo momento vorrei saper leggere il labiale.

Stefan si agita, lo capisco dall’espressione del viso e dal fatto che ora la mantiene per un braccio.

Rebekah scuote la testa, per poi staccarsi di nuovo da lui e allontanarsi.

“..Quattro..”

Damon accarezza i capelli di Meredith, le dice qualcosa nell’orecchio ma lei sembra un po’ irrigidirsi. Posa le sue mani a coppa ai lati del suo viso e ad un centimetro dalle sue labbra aggiunge qualcos’altro per poi baciarla teneramente.

“..Tre..”

Tutti prendono un bicchiere e si preparano ad accogliere l’anno nuovo.

“..Due..”

Gli amici si avvicinano, le coppie presenti in sala si preparano per darsi un bacio d’augurio.

 “..Uno..”

Le parole di Bonnie mi hanno risvegliato da un sonno troppo lungo.

Ho vissuto nell’indecisione e nella paura per tanto tempo, perdendomi la parte migliore.

Ora so che amore voglio e combatterò per averlo.

Un coro di ‘auguri’, ‘buon anno’, e frasi senza senso si innalza per la stanza.

Ma qualcos’altro cattura la mia attenzione.

Jenna che si mantiene con difficoltà a Rick.

“Mi si sono rotte le acque” le sento dire tra il baccano generale.

 


Salve a tutte!

Sono in ritardassimo, ma è inutile che lo ripeto… mi manca il tempo :(

Ok, mi scuso perché la scorsa volta ho anticipato che in questo capitolo si sarebbe scoperto con certezza l’aggressore… il punto è che non ho avuto lo spazio! Perdonatemi >.<

Spero che il capitolo non sia noioso… è di passaggio, ma è molto importante perché Elena sceglie.

Non sappiamo ancora chi… ma lei ha scelto!

Inizialmente ho pensato di far fare quel discorso a Caroline… ma poi Bonnie mi è sembrata la più adatta. Lei è saggia e soprattutto non ha confusione nella sua testa! Care invece è la prima a non capire cosa prova di preciso.. quindi non poteva aiutare Elena in quel senso.

Parlando proprio di Caroline… ha fatto qualcosa di molto sbagliato: è andata a letto con Klaus.

È disperata e confusa e ora non sa come comportarsi… spero che ora non siate ‘arrabbiate’ con lei.

Errare è umano… come dice anche Elena.

Nel prossimo capitolo *spoiler* ci sarà anche un dolce momento di amicizia tra Elena e Klaus :P

Piccolo momento tra Elena e Bekah che si rivela sempre più matura.

Damon e Stefan poco prima della mezzanotte si confrontano con le rispettive fidanzate… ma cosa si stavano dicendo? Posso dire solo che si scoprirà!

E alla fine… a Jenna si sono rotte le acque!

Va bene non ho più niente da dire.

Avete visto i primi due episodi di TVD?

Il primo è stato molto bello… ma secondo me un po’ deludente per essere la premiere. Il secondo invece è stato perfetto *.* Anche se pensavo che fosse Stefan il prescelto da Elena per il vampire sex XD Ora  mi sorge un dubbio però…leggendo tutti gli spoiler della 4x04…

 

Ho notato che ad ogni capitolo c’è sempre una recensione in meno… tra una decina mi ritroverò sola con una palla di fieno che mi gira intorno XD Sto scherzando… anzi approfitto per ringraziare in modo speciale tutte le ragazze che non si perdono un capitolo :) Grazie mille <3

Grazie a tutti ovviamente… e ora la finisco sul serio di parlare xD Alla prossima :)

Per chi è interessato questo è il link dell’altra mia storia! -> L'arte della seduzione

 

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Capitolo 18
*** Sotto mentite spoglie ***


 


 

                                                                     18

Complicazioni.

L’ultima parola che vorresti sentire davanti ad una sala parto.

Riecheggia nella mia testa da quando l’infermiera mi ha lasciato qui per tornare in sala.

Non so più dove sia Rick, ho perso la cognizione del tempo e dello spazio. Sono completamente presa dai troppi ed orribili pensieri.

Questo bambino deve nascere e Jenna deve stare bene.

Deve essere così.

“Sta’ tranquilla. – Damon mi si avvicina per accarezzarmi i capelli. – Meredith è una specializzanda qui ed è amica della caposala… è riuscita ad entrare per assistere e ci aggiornerà ad ogni movimento.”

“Grazie.” Sussurro solamente prima di scoppiare in un pianto disperato.

“Vieni qui. – Con estrema dolcezza mi abbraccia cullandomi piano. – Andrà tutto bene. Poi parliamoci chiaro.. questo bimbo è abbastanza forte da superare il trauma di avere quel coglione di Rick come padre, necessariamente dovrà superare qualsiasi cosa! E Jenna deve tenere ancora d’occhio te e quel rimbambito di Jeremy, oltre che Rick… la vostra casa rischierebbe di andare allo scatafascio!”

Mi lascio scappare una risata amara, ma con questa un fiume di lacrime mi travolge e, quasi strozzandomi, riprendo a singhiozzare ancora più forte di prima.

“Volevo farti ridere, non pensavo di fare questo effetto alle donne. Solitamente mi urlano contro oppure le faccio urlare e basta… ma non mi era mai capitato di farle piangere a qualche battuta.”

Mi stringo di più a lui, afferrando la stoffa della giacca.

“Grazie.” Dico a stento.

 

Rientrai nella camera in cui dormiva Stefan cercando di non far rumore.

La dichiarazione di Damon mi aveva turbato, era stata emozionante, dolce ma era arrivata nel momento più sbagliato.

Era innamorato di me, ero la prima ragazza con cui stava per fare l’amore.

Più ripensavo a lui e alle sue parole, più il cuore mi batteva come impazzito.

‘Scegli me’ mi aveva detto.

Ma come potevo scegliere lui dopo ciò che era accaduto con Stefan? Semplicemente non potevo… perché non ero più la ragazzina innamorata di Damon Salvatore, l’amico che mi trattava come una sorella minore.

Oramai ero diventata una ‘piccola’ donna alle prese con le prime emozioni adulte.

Ero attratta da Stefan, sia fisicamente che mentalmente, ma i miei sentimenti per Damon non erano mai scomparsi, si erano nascosti bene fino a farmi pensare che fossero sempre stati frutto delle mie fantasticherie adolescenziali.

Non era così.

“Elena.” Per mia sfortuna, Stefan era sveglio.

Appoggiato alla testiera del letto, indossava solo  i boxer e il lenzuolo lo copriva a pezzi.

Se non fosse stato per il guaio in cui mi ero cacciata, mi sarei soffermata molto di più su quella visione celestiale.

“Ehi… sei sveglio.”

Mi fece strano che non si fosse congratulato per la mia perspicacia, ma dal suo sguardo notai che non era in vena di ironia.

“Come sta Damon?” mi chiese sprezzante.

“Stefan…”

“No davvero… considerato che hai passato più tempo con lui che con me stanotte.”

La situazione, già terribile di per sé, mi stava sfuggendo di mano ancor peggio di quanto potessi immaginare. Pensavo che lui dormisse, sarebbe stato meglio non dover affrontare il tutto così presto.

“Sono scesa in cucina per prendere un bicchiere d’acqua e l’ho trovato lì… L’hanno picchiato a sangue e allora mi sono offerta di medicarlo…” dissi la verità, ma per tutto il tempo guardai altrove per non incontrare i suoi occhi. Avevo intenzione di omettere alcune cose.

“Cosa?! Chi è stato?!” si agitò, palesemente preoccupato per il fratello.

“Una banda di teppisti…”

Lo vidi alzarsi ed avvicinarsi a me.

“Come sta?”

“Dolorante… alcuni graffi e il labbro spaccato. Gli hanno fatto molto male e ho tentato di fare tutto quello che potevo.. ma domani portalo da un medico.” Gli dissi, pensando che il discorso ‘tu e mio fratello eravate insieme’ fosse stato archiviato.

“Va bene. – Era ancora mezzo nudo e la sua vicinanza mi rendeva poco lucida. – Ma non potevi chiamarmi?”

Come non detto.

“Cosa?”

“Hai capito… vedendo Damon in quello stato potevi svegliarmi.”

“Non volevo disturbarti.”

“Preferivo essere disturbato… secondo te come mi sono sentito quando, svegliandomi, ho visto che non c’eri?! E come mi sono sentito quando ti ho visto sul letto di Damon con lui senza maglietta?!”

Dannazione, si era alzato.

“Ma te l’ho detto cosa stavo facendo…”

“In questo momento me l’hai detto! Ma qualche ora fa cosa avrei dovuto pensare?!”

“Beh, ora lo sai!”

 “Sì ma ciò non toglie il fatto che avresti potuto chiamarti. E poi perché ti sei rialzata? Che hai fatto tutto questo tempo?”

‘Cavolo’ fu tutto quello che pensai.

“Io..” non sapevo che dire, non potevo giustificarmi in nessun modo a quel punto.

“Tu cosa, Elena? Non stavi con lui?” stava urlando, ero sicura che Damon stesse ascoltando tutto.

“Sì.” Risposi con aria dimessa.

Era la prima volta che mi vergognavo di me stessa.

“Ok.” Si limitò a dire.

“Stef… non è successo nulla.”

“Ti sbagli.. forse apparentemente non è successo nulla! Ma tu avevi una cotta per lui e sto iniziando a pensare che non sia mai passata!”

 

“Il piccolo è nato! È sano ed è bellissimo!”

La voce di Meredith mi fa riaprire gli occhi e attraverso la patina di lacrime che mi appanna la vista la vedo uscire dalla sala con indosso un camice verde che copriva il suo abito e in mano la mascherina dello stesso colore.

Damon mi lascia velocemente, non è brusco tuttavia il suo comportamento mi infastidisce. Non stavamo facendo nulla di compromettente, avevo solo bisogno del mio amico.

“Sia ringraziato il cielo!” è Caroline che spunta dalle mie spalle.

Solo ora mi accorgo della presenza della mia amica, di Bonnie e Matt.

Sorrido dalla gioia metabolizzando le parole della mora.

“O mio Dio.. grazie, grazie..” Jeremy farnetica qualcosa di incomprensibile, ma la gioia è tangibile nell’aria.

“Come sta Jenna?!” chiedo subito, lasciando che la felicità iniziale sia sostituita dall’ansia di conoscere la risposta. Stringo forte la mano di Jeremy.

“Sta bene... ora però deve riposare. È stata dura… ma è andato tutto bene.”

Sento i muscoli rilassarsi e l’aria circolare nei miei polmoni, probabilmente sto sorridendo come una stupida ma in questo caso sono del tutto giustificata.

Noto che Meredith si è emozionata, ha gli occhi lucidi e cerca conforto nelle stesse braccia che poco prima avevano accolto me, quelle di Damon.

“È nato?” Stefan si avvicina a noi correndo e con un sorriso ampio e sincero.

Tra la paura e la confusione non avevo notato la sua assenza.

E dov’è Rebekah?

“Sì.” Rispondo solamente incurvando le labbra in un sorriso.

Più forti di me sono le lacrime di gioia che scendono lungo le guancie nel pronunciare quelle due lettere.

Stefan mi guarda disorientato, giustamente non sa nulla di ciò che è successo.

“Jenna… ci sono state delle complicazioni… e il bambino…” turbata, non riesco a parlare.

Stefan mi si avvicina preoccupato e mi abbraccia.

“Quello che Elena voleva dire è che ci sono state delle complicazioni.. ma il bambino è nato e Jenna sta bene!” interviene in mio aiuto Caroline.

“Oddio, Elena… non potevo immaginare. Ho fatto prima che ho potuto… ma le strade erano tutte bloccate con la confusione dei festeggiamenti. – Le sue labbra sfiorano la mia fronte e poi avvicinandosi al mio orecchio lo sento sussurrare –  Ora sono qui… ed è andato tutto bene.”

“E vissero tutti felici e contenti.” È l’inconfondibile voce di Damon.

 

Non dissi nulla.

Stefan aveva appena insinuato che io provassi ancora sentimenti per Damon, e la cosa peggiore era che anche io dubitavo di me stessa.

“Abbiamo solo parlato.”

“Ti credo… ma la cosa peggiore è che hai preferito passare la notte parlando con lui che stare con me! Se non dormivi potevi svegliarmi! – Abbassai lo sguardo e sentii gli occhi pizzicarmi. – Ti ho chiesto una cosa.. un’unica cosa! Ti ho chiesto di fermarmi se non eri sicura dei tuoi sentimenti e tu hai lasciato che continuassi!”

Avevo ancora lo sguardo fisso sul pavimento quando percepii che si stava muovendo. Alzai gli occhi e lo vidi rivestirsi di fretta e con stizza.

Lo presi per il polso quando ebbe finito, ma con poco sforzo sfuggì dalla mia presa.

“Io ti amo e non ho intenzione di dividerti con nessuno, tantomeno con mio fratello. Tra me e te finisce qui… anche se non sono convinto che sia mai iniziata!”

 

 

Se ne sono andati tutti.

Rick è andato a prendere dei vestiti puliti, un pigiama e tutto l’occorrente che non avevamo fatto in tempo a preparare. Jeremy invece è tornato a casa a riposare per poi darmi il cambio ai primi del mattino.

“Elena.” È la voce di Klaus a chiamarmi.

“Ehi! Che ci fai qui?!” gli chiedo piacevolmente sorpresa di vederlo.

“Ho chiamato Bonnie per avere notizie di Jenna e, dopo avermi informato, mi ha detto che eri rimasta sola qui… sono venuto per farti un po’ di compagnia.” Mi dice sorridendomi.

“Grazie Klaus… non era necessario, ho mandato io tutti via con la forza!”

“Lo so… per questo ho portato qualcosa per corromperti.” Mi risponde porgendomi una busta bianca che poco prima nascondeva dietro di sé.

“Cornetti al cioccolato! – esulto aprendo la busta. – Va bene, ci sei riuscito!”

“Ho i miei assi nella manica.” Mi dice facendomi l’occhiolino.

“Vuoi parlarne?” gli chiedo, sapendo perfettamente che avrebbe capito a cosa mi stessi riferendo.

“Dobbiamo per forza?” risponde imbarazzato andandosi a sedere su una delle scomode sedie di plastica della sala di attesa.

“Mi dispiace di avervi interrotto, ma speravo di essere arrivata in tempo. – dico seria e con molta calma – E’ fidanzata… lo sapevi…”

“Io.. lo so, sono uno stronzo. Non dovevo farlo… ma lei era lì, con le sue labbra, i suoi occhi… il suo corpo. Non ci sono riuscito, non ce l’ho fatta a resistere… l’ho baciata, è colpa mia.” La sua voce mi arriva ovattata perché ha nascosto il viso nelle mani ed ha piegato la schiena rivolgendo la testa verso il pavimento.

“Non ti sto dando la colpa, avete sbagliato entrambi. Ti considero un amico e poi io vi ‘shippo come se non ci fosse un domani’ come direbbe la stessa Caroline per quella coppia del telefilm, di cui non ricordo il nome, che segue… – mi guarda confuso e divertito accenna un sorriso - .. Lascia perdere! Quello che voglio dire è che lei convive con Tyler, è una relazione seria e forse la prima per lei… così ti stai facendo solo del male, vi state facendo del male.”

Lo vedo alzare lo sguardo verso di me in modo tale che le rughe d’espressione gli segnino la fronte. È triste, non serve un genio per capirlo e io mi sento uno schifo per aver tirato in ballo il discorso ma non vorrei che iniziasse ad aggrapparsi a false speranze.

“Stavamo litigando… e arrabbiata è così eccitante. Sono un uomo e quando ho visto che non mi rifiutava ho approfondito il bacio…e poi è accaduto ciò che hai visto.  So che non è una scusante, è soltanto la verità.”

Non so come farlo stare meglio, se solo potessi rincuorarlo… ma non so cosa ha in testa Care.

Lo prendo per un braccio, tirandolo in modo da farlo alzare. È sorpreso e io di tutta risposta mi limito ad abbracciarlo alzandomi sulle punte, quanto è alto!

“Ti voglio bene e non voglio che rimani ferito… ma se devo darti un consiglio che viene dal cuore e non dalla ragione, ti dico di fottertene e lottare finché non sarà lei stessa a dirti che non ti vuole.”

“E cosa ne è stato dell’Elena giudiziosa di poco fa?!” mi chiede ridendo sulla mia spalla.

“Sto cercando di mandarla a quel paese… ma è difficile!”

“Grazie. – mi dice tornando serio. – Sei molto dolce Elena e sei una brava amica. A proposito, hai risolto i tuoi problemi con i fratelli Salvatore? Spero tanto che tu non abbia capito di essere innamorata di Stefan… perché, per quanto io ti voglia bene, Rebekah è sempre mia sorella e non vorrei che tu usassi lo stesso consiglio che hai dato a me con lui.”

 

“Elena, entra.”

“Jenna! Mi hai chiamato?! Ho appena visto Kyle... quel batuffolino di dolcezza dormiva come un ghiro. – Quando si parlava di quel amore di bimbo di appena una settimana diventavo una completa idiota. – Ti serve qualcosa?! Ah, prima che mi dimentichi, ti ho portato la serie completa di Sex and the city in dvd!”

“Devo parlarti.” È fredda e seria e questo mi fa preoccupare e non poco.

“Dimmi.”

“Sai di cosa si parla al reparto maternità?! Una ragazza è stata aggredita davanti al Mystic Grill diversi mesi fa… - mi blocco pietrificata -  E sai chi era?! Eri tu!! Elena, ho dovuto sapere una cosa del genere da voci di corridoio invece che da te! Ti rendi conto?!”

“Zia Jenna…”

“Zia Jenna un bel niente! Perché non me ne hai parlato? Sono tua zia e quello che ti è accaduto è terribile…”

“Aspettavi Kyle… non volevo turbarti. Te l’avrei detto appena tornate a casa…”

“Mio Dio tesoro… come hai fatto a passare tutto questo da sola?! Io devo essere un punto di riferimento per te, non devi nascondermi niente.” Mi dice con le lacrime agli occhi.

Dopo averle raccontato tutto, essermi scusata e pianti vari, sento arrivare la domanda che temevo di più.

“Sai chi è stato?”

“Te l’ho detto… di quella sera ho un ricordo confuso, non l’ho visto in faccia e non ricordo neanche la voce… è stato… - mi blocco un attimo per riprendere fiato e calmarmi – …è stato tremendo. La notte non riesco più a dormire come una volta.”

Non pensavo che parlare con Jenna, anche solo sfogarmi, riuscisse a farmi sentire così bene.

“Tranquilla…” Jenna mi abbraccia e mi coccola proprio come una mamma.

“Quello che sto per dirti non ti piacerà… - Inizio con estrema lentezza – … Tyler si sta occupando del caso ed è venuto fuori che… che… Mason è indagato…”

L’espressione di Jenna parla chiaro, è sconvolta.

“Non è possibile..”

“Sono stata minacciata con una pistola… e lui è l’unico a possederne una e a non avere un alibi per quella sera.”

“No, Elena, non può essere…” continua.

“So che è difficile da credere… anche io non posso ancora crederci. Mason era tuo amico e … mio amico.”

“No… non hai capito. Non può essere stato Mason perché… la sera dell’inaugurazione del Mystic Grill ero con lui.”

“C-cosa?”

“Ricordi che quella sera Rick era fuori città per seguire un convegno sulla storia moderna all’università di Atlanta? – Annuisco incapace di dire qualsiasi cosa – Sono stata con Mason fino alle quattro di mattina… lui… mi doveva parlare.”

“Quindi Mason non è colpevole?! – Un grumo di emozioni mi colpisce in pieno petto. Sono felice che non sia stato lui, mi sento in colpa per non averne parlato prima con Jenna e del fatto che una persona innocente, un mio amico, si trovi in carcere e allo stesso tempo sono terrorizzata al pensiero che da qualche parte colui che ha reso la mia vita un incubo giri ancora indisturbato. – O mio Dio…o mio Dio.. ma cosa avete fatto fino alle quattro?!”

“Elena.. non è semplice..”

“Jenna… parla.”

“La situazione con Mason non è semplice… ci conosciamo da una vita, è il mio migliore amico.”

“Sì certo… anche per questo non ho voluto accennarti nulla mentre eri incinta…”

“Poco prima di scoprire di essere incinta… mi ha confessato di essere innamorato di me.”

“CHE COSA? – urlo – Quel Mason?! Proprio lui?!”

“Sì… non fare quella faccia, Mason è un ragazzo molto buono e dolce a differenza di come vuol far credere. – Lo so bene, l’ultima volta che l’ho visto mi sono comportata in modo orribile ferendo i suoi sentimenti. – …e quella sera abbiamo parlato dopo mesi che non ci rivolgevamo la parola.”

“Devo chiamare Tyler… e sistemare le cose.”

 

“Mason è innocente capisci! Stefan.. devi fare qualcosa…sei il mio avvocato e sei il migliore, ti prego!”

Calma Elena… sistemeremo tutto. Ho già chiamato Tyler… e poi ci serve la testimonianza di Jenna. Burocraticamente parlando non è semplice, ma farò tutto quello che è in mio potere per smuovere la situazione velocemente.”

“Grazie Stef..”

Dove sei ora?”

“A casa… sono appena tornata dall’ospedale.”

Scusa ma sto per entrare in una galleria… ci sentiamo tra poco.”

Neanche il tempo di salutare che già ha staccato la chiamata.

Il telefono, però, riprende a squillare… penso sia Stefan, in realtà sul display leggo il nome di Tyler.

“Ty.”

Elena devo parlarti.” C’è urgenza nella sua voce.

“Dimmi.. ci sono novità?”

Ascoltami attentamente… ho fatto qualcosa di cui mi pento, qualcosa di molto grave.”

“Cosa?! Che stai dicendo? Hai fatto qualcosa a Caroline?!” visti i precedenti il mio primo pensiero va alla bionda.

No,stammi a sentire attentamente e non interrompermi perché non ho molto tempo. Io sapevo che Mason non era colpevole… già da quando sono venuto da te per arrestarlo quella notte. – Deglutisco a fatica. Cosa significa? Cosa diavolo sta succedendo oggi? – Ho ricevuto una chiamata da un uomo che mi ha intimato di incastrare Mason per la tua aggressione e ha minacciato di far del male a Caroline. Non sono riuscito a rintracciare il numero della chiamata e da dove provenisse e inizialmente ho ignorato i continui messaggi minatori. Quando, ad una delle sue telefonate, ho risposto che avrei raccontato tutto al mio superiore e l’avrei trovato per poi metterlo in carcere… lui ha quasi investito Caroline. Lei ha pensato che si trattasse di un vandalo della strada e io non ho potuto fare altro che assecondare la richiesta dell’uomo. Mason effettivamente non aveva un alibi e, approfittando del fatto che Caroline dovesse venire da te prima della festa di Giuseppe Salvatore, sono andato con lei quando tu non eri in casa ed ho nascosto la pistola. Qualche giorno fa, però, ho raccontato tutto al mio superiore e, lasciando Mason in prigione per non insospettire chi stava dietro a tutto ciò, abbiamo scoperto da dove provenisse una delle tante chiamate che ho ricevuto grazie ad un errore di calcolo di questo farabutto. Proveniva da una camera di un motel fuori Mystic Falls pagata con la carta di credito di Finn Mikaelson. Crediamo che sia lui l’aggressore ed ora è stata inviata una squadra nel suo appartamento per arrestarlo… Caroline è con me, al sicuro, ma tu Elena stai attenta. Chiama Stefan o Damon e stai con loro, ancora non sappiamo se Finn agiva da solo o con qualcuno.”

Le mani mi tremano sino al punto di non riuscire più a mantenere il cellulare, infatti lo sento cadermi per terra. Ho vissuto un incubo fin ora, ma tutto ciò che credevo si è rivelato falso.

Finn Mikaelson, quel lurido verme è stato a pochi passi da me non molto tempo fa nello studio dei Salvatore. Damon e Stefan sono i suoi avvocati!

Non ci posso credere, è tutto così assurdo e inquietante.

Mi piego per prendere il telefono sul pavimento e quando mi alzo vedo Rick che mi guarda dalla porta della cucina.

“Oddio Rick… grazie al cielo. Sei qui..” la mia voce non è stabile, sto per piangere, ma vederlo mi rassicura non poco.

Mi avvicino e l’abbraccio, pronta per raccontargli tutto.

“Sapevo che si sarebbe fatto scoprire… chi fa da sé fa per tre.” Mi scosto da lui, senza capire realmente cosa sta dicendo.

“Cosa?”

“Finn è un tale idiota… per questo l’ho dovuto uccidere. – Sbatto le palpebre convulsamente e indietreggio di qualche passo. Non mi rendo conto di cosa stia succedendo. – Dai Elena, ora usa il tuo cervellino per mettere insieme tutte queste informazioni.. capirai che sono io l’uomo che stava per violentarti quella notte.”

Boccheggio in cerca di aria, ma è tutto inutile… non riesco a respirare. Indietreggio ancora fino a sbattere contro una delle colonne portanti dell’ingresso.

“Dove credi di andare?! – mi sento stringere il polso e trascinare in malo modo su per le scale. Il dolore fisico è del tutto sopportabile se messo a confronto con ciò che provo psicologicamente. – Finn voleva dei contatti importanti per spacciare la sua roba da quattro soldi e, essendo io molto inserito in questo mondo, ho deciso di aiutarlo. Doveva soltanto mandare dei massaggi intimidatori a quel poliziotto incapace… eppure si è fatto scoprire.”

“Rick… ti prego… non farmi male.” piango mentre mi strattona buttandomi sul letto matrimoniale della sua camera.

“Spiacente non sono Rick. In realtà mi chiamo Connor Jordan, molto piacere… questo Alaric Saltzman era solo un ubriacone. Lo trovai morto in un vicolo di Denver e presi la sua identità… poi, sai com’è, nelle scuole di questi piccoli paesi non controllano neanche se le tue credenziali sono vere o fasulle! E non piangere!! – grida l’ultima frase colpendomi una guancia con il palmo della mano. – Ero così infelice… sempre a scappare. Poi però quando ho incontrato Jenna… la mia vita è cambiata. Lei è così dolce, bella, gentile, mi ha dato un bambino bellissimo… e quel Mason non faceva che starle attorno! Non potevo ucciderlo…  Jenna avrebbe sofferto e non potevo farla soffrire. Sbatterlo in prigione per un motivo così ignobile come l’aggredire la sua nipotina preferita sarebbe stato perfetto! L’avrebbe odiato!”

“Tu sei pazzo.” Tremo ma il ribrezzo che provo è così forte da farmi trovare il coraggio di sputargli in faccia.

“Tu sei la pazza! Come ti permetti. – Uno schiaffo, ed un altro, ed un altro ancora. – Sai potevo risparmiarti, l’ho pensato seriamente, ma ora che sai tutto non posso proprio. Spero comprenderai. Ovviamente prima finiamo da dove abbiamo lasciato l’altra volta…”

Chiudo gli occhi e poi è tutto troppo veloce per capire quello che sta succedendo.

In un attimo non sento più le mani pesanti di quel viscido e il suo corpo che mi schiaccia, ma solo dei rumori, voci e un dolore lancinante agli arti e alla testa.

 

“Piccola svegliati… è tutto finito. –  Un timbro di voce caldo e rassicurante mi scuote da uno strano sonno. Non sono del tutto sicura di essermi addormentata, sentivo quello che stava accadendo all’esterno ma tutto era nero, indefinito. – Mi senti? Sì, brava, apri gli occhi.”

Sono intorpidita e vorrei sapere dove mi trovo ma quello che esce dalla mia bocca è un mugolio incomprensibile.

“Damon..” sussurro appena scorgo la sua figura.

Recupero velocemente la vista e guardandomi intorno noto che mi trovo nella mia camera, più precisamente sul mio letto poggiata sul suo petto.

“Come ti senti?” mi chiede con una certa angoscia.

Appena riprendo coscienza, tutti i ricordi mi tornano alla mente.

“Alaric… non è Rick… è… e Finn è stato ucciso… io…” mi agito nel tentativo di alzarmi, ma la testa mi gira troppo.

“Calmati Elena… L’abbiamo fermato. Hai lasciato la chiamata con Tyler aperta e lui ha sentito la confessione di Ric…Connor. I poliziotti si sono precipitati qui di corsa e io e Stefan siamo arrivati nello stesso momento.. ora è in prigione. Non farà più del male… sei al sicuro.” Mi conforta ma sento perfettamente che sta male, è sconvolto quasi quanto me. Quell’uomo era suo amico, lo è stato per tutti questi anni e sapere che è stata tutta una farsa, un’inquietante e mortale bugia.

“Jenna…e Stefan? E Jeremy, dov’era Jeremy?”

“Jenna e Jeremy sono all’ospedale… Tyler è andato personalmente ad informarli. Stefan si è ferito…Connor stava per colpirti con un fermacarte ma per fortuna lui è intervenuto. – Scatto seduta alla parola ferito ma Damon si appresta a continuare - Niente di grave, non preoccuparti.. ora è da Rebekah. Il corpo di Finn ancora non è stato ritrovato… non so se si è scoperto qualcosa.”

“J-Jenna ne morirà… ha appena avuto un figlio da lui… e Finn… o mio dio…”

“Tranquilla… – mi sussurra. – Tranquilla… ora ti accompagno al pronto soccorso per farti medicare. Quel figlio di puttana ti ha procurato lividi e ferite dappertutto.”

 


Ed eccomi qui con il nuovo capitolo…. Fa schifo??

Non mi sembra possibile che sono già arrivata fin qui… però (come al solito aggiungerei xD) per questi capitoli ‘più importanti’ non sono mai soddisfatta.

Allora che ne pensate? Ve l’aspettavate?

Mi sembra il caso però di spiegare alcune cose.

Rick, spero abbiate capito, non è il Rick della serie… in realtà ha l’aspetto del nuovo cacciatore di vampiri della quarta stagione, Connor, ovviamente voi non potevate saperlo perché vi aspettavate che Rick fosse il vero Rick (oddio quante volte sto dicendo Rick? xD)… in realtà non mi sono mai soffermata sulla sua descrizione (ovviamente non potevate pensare che fossi così svitata xD). Alarick Salzman in questa storia è un ubriacone morto anni e anni prima….

Deluse?!

Mason, nell’ottavo capitolo, dopo aver spinto Elena nel bagno dove si trovava Damon nudo le dice:

“Come vuoi, scusami non volevo intromettermi. Per quanto abbia riso nel vedere la tua faccia color semaforo rosso, volevo farti aprire gli occhi. Ascoltami, sono più vecchio di te e, senza offesa, ho un pizzico di esperienza in più. Ci sono passato anche io e il continuo ignorare i propri sentimenti per la mia migliore amica mi ha condotto alla peggiore situazione di sempre.[…]”

La migliore amica di Mason è proprio Jenna e lui ne era/forse è ancora innamorato di lei. Rick/Connor lo voleva fare fuori in qualche modo, farglielo odiare… e ha inventato questo piano pazzo e da malato di mente (quale è) usando Finn come intermediario tra lui e Tyler.

Tyler non è cattivo… inizialmente ha assecondato questo ‘uomo sconosciuto’ per proteggere Caroline… in più Connor non sapeva che Jenna e Mason si fossero visti quella notte. Il suo piano sarebbe saltato in ogni caso.

Per quanto riguarda l’indizio nascosto in qualche capitolo fa, questo era:

il ricordo di quella notte e di quelle mani lisce ma pesanti addosso mi lascia andare alla completa disperazione.

Non è un vero e proprio indizio come ho già detto… comunque le mani di Mason non potevano essere lisce dato il lavoro che fa. Lui è un infermiere e prima di entrare in sala operatoria questi devono sottoporsi a lavaggi molto aggressivi che fanno screpolare/indurire le mani. Rick/Connor è comunque un insegnante di storia quindi si presuppone che dovrebbe avere mani lisce e ben curate.

Ovviamente questo poteva e non poteva essere un indizio perché purtroppo non in tutti gli ospedali sono rispettate le norme sanitarie (ma pensiamo a Mystic Falls come un mondo perfetto e utopico ok? xD)

Brava Tess 36, se non ricordo male, sei stata l’unica a notare questo piccolo particolare xD

E poi sono arrivata al penultimo flashback (probabilmente) ... che tristezza :( Stefan si incazza di brutto e non ha tutti i torti.

Mi sembra di aver detto tutto, per il resto lascio a voi i commenti…. Se avete dubbi chiedete.

Il prossimo capitolo è già a buon punto ma aspetterò per pubblicarlo perché non voglio rischiare di ‘insabbiare’ questo… è importante per la storia perché ne porta al termine una parte e quindi ci terrei a sapere cosa ne pensate.

Ringrazio immensamente chi recensisce, chi ha messo la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate.

Vi lascio però un piccolo pezzetto spoiler:

* “Io voto per Stefan… ma solo perché la sua fidanzata è una bionda da urlo e sarei disponibile per consolarla semmai dovesse lasciarla..”

“Grazie tante eh!” esclamo indignata.

“Dai Elenuccia… non hai niente da invidiare a quella barbie. Ma sai come sono fatto… sempre pronto ad aiutare delle donzelle ferite.” Dice agitando la mana in aria, rendendo il tutto ancor meno credibile se possibile.

“Sì come dici tu… Ora però devo andare – scatto in piedi e mi giro chiedendomi dove diamine ho messo la borsa – Devo parlare con entrambi…”

“Aspetta! – mi richiama – Si può sapere chi hai scelto?” *

Con chi sta parlando Elena? E chi ha scelto?

Alla prossima :*

 

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Capitolo 19
*** Il momento della verità ***


Attenzione: Se non volete rovinarvi la sorpresa, non arrivate alla fine della pagine prima di leggere :)

 


 

                                                                         19

“Scusami, scusami, scusami…”

“Smettila ora…”

“Non dovevo dubitare di te… scusami, per tutto. Per come ti ho trattato quella sera e per…”
“Elena, è tutto ok. Dopo quello che hai passato, sei l’ultima persona che si dovrebbe scusare. Un pugno in faccia a quel Tyler non glielo toglie nessuno… ma se questo è stato necessario per mandare in galera quel figlio di puttana..”

Mason stringe i pugni innervosito.

“Jenna ha bisogno di te ora…- gli confesso poggiando una mano sul suo pugno chiuso. -  Non parlo di Kyle, ci sono sempre io per quello, ma ha bisogno del suo amico.”

“Non so… ho paura di infastidirla. Forse vuole stare da sola, forse vedermi gli può ricordare queste due settimane di inferno. Se mi vuole, però, sarò sempre qui per lei. Gliel’ho detto l’ultima volta che ci siamo visti.” È imbarazzato. Strano vederlo così, ma ammetto che mi fa tenerezza.

“Ha bisogno di te, posso dirtelo con certezza. Non verrebbe mai a chiederti aiuto perché è troppo scossa. Non parla con nessuno e ho come l’impressione che stare con Kyle la faccia sentire ancora peggio… io e Jeremy non sappiamo che fare. E anche se fosse nelle condizioni pe

 parlarti, non chiederebbe mai il tuo aiuto… se la conosco almeno un po’ posso affermare che di sicuro si sente in colpa per quello che hai dovuto passare.”

“Oggi stesso vado da lei.” Afferma toccandosi i capelli. È preoccupato e non posso dargli torto.

Mi butto tra le sue braccia, facendo capitolare entrambi giù dal divano, e mi lascio scappare un urlo di dolore misto ad una risata un po’ troppo sguaiata.

Povero il mio sedere!

“Ahi! Me lo ricordavo più morbido questo pavimento!” esclamo ancora ridendo.

Tornare,anche se per poco, nel mio vecchio appartamento non è stato facile, il terrore di quella sera mi torna in mente spesso, ma sapere che  non è mai stata intenzione di Mason farmi del male mi tranquillizza non poco.

“Come va con i due uomini della tua vita? L’ultima volta che ci siamo visti eri sconvolta…” mi chiede dopo essersi alzato da terra e aver preso una birra nel frigo.

“Avevo scoperto che Damon era fidanzato…”

“Quel Damon?! Ma che ci trovano le ragazze in lui… Non lo capirò mai. E sono ancora convinto che sia gay… sicuro che questa fantomatica fidanzata non sia una copertura?” – Dice con un nota melodrammatica, sussurrando l’ultima frase. Scuoto la testa ridendo, l’ultima volta che Mason ha detto una cosa del genere per poco non si beccava un pugno dal ‘gay’ in questione. – E Stefan? Sta ancora con quella bionda che tanto ami?”

“A quanto pare… ma non ti saprei dire dal momento che non si fa sentire da più di una settimana, cioè da quando c’è stato il processo. Almeno Damon mi ha chiamato una volta per sapere come stavo!”

“Quante volte ti ha chiamato Matt?” mi chiede d’improvviso.

“Beh… non saprei. È venuto da me l’altro giorno…o forse è stato una settimana fa?!” alzo gli occhi al soffitto intenta a fare qualche calcolo.

“Ecco, appunto. Guarda caso tieni conto solo delle visite e delle chiamate di quei due.”

“ Finiscila… fatto sta che ho finalmente scelto.” Affermo seria.

“Dici sul serio?!”

“Amo entrambi,  in modo diverso, ma li amo… - dirlo ad alta voce è sempre dura e mi fa sembrare più stupida di quanto già non pensi di essere. – ecco perché per sette anni non ho mai preso una decisione. Però, come un’amica mi ha fatto notare, devo scegliere colui che è più giusto per me… prima che sia troppo tardi.”

“Senti un po’… è gnocca questa tua amica?” mi chiede con l’espressione più interessata e concentrata che gli riesce.

“Sei sempre il solito.” Scuoto nuovamente la testa poggiandomi una mano sulla fronte.

“Io voto per Stefan… ma solo perché la sua fidanzata è una bionda da urlo! Sarei disponibile per consolarla semmai dovesse lasciarla..”

“Grazie tante eh!” esclamo indignata.

“Dai Elenuccia… non hai niente da invidiare a quella barbie. Ma sai come sono fatto… sempre pronto ad aiutare delle donzelle ferite.” Dice agitando la mano in aria, rendendo il tutto ancor meno credibile se possibile.

“Sì come dici tu… Ora però devo andare – scatto in piedi e mi giro chiedendomi dove diamine ho messo la borsa – Devo parlare con entrambi…”

“Aspetta! – mi richiama – Si può sapere chi hai scelto?”

 

“Ehi… come mai questa visita?”

“Ehi Stef… - esordisco sul ciglio della porta di casa sua, aspettando che mi faccia entrare. – Vorrei parlarti.”

Mi guarda interdetto per qualche secondo, aggrotta leggermente le sopracciglia e darei qualunque cosa per sapere ciò che gli passa per la testa.

“O..ok. – risponde ancora perplesso – Scusami… entra.”

Avanzo verso il soggiorno, dopo che Stefan mi ha fatto segno con la mano, e per, non saprei definire quanto, l’unico suono è il ticchettio dei miei tacchi sul parquet.

“Sei molto carina oggi.” Mi dice appena gli porgo il cappotto, svelando il vestitino blu notte di velluto.

“Grazie.” Sorrido e giurerei di aver arrossito un bel po’.

Mi siedo sul divano, abbassando lo sguardo sulla tortura che sto affliggendo alle mie dita, e aspetto che lui, ancora in piedi, dica qualcosa, qualsiasi cosa.

Alzo lo sguardo e noto che anche lui è imbarazzato da questo silenzio.

“Allora…  – esordisce quasi insicuro – …Non dovevi parlarmi?”

Prendo coraggio e dopo un sonoro sospiro inizio a parlare.

“Devo farti una domanda e ti chiedo di essere sincero, di non girarci intorno – è il momento della verità penso tra me e me, fa ancora più paura di quanto immaginassi. – Sei innamorato di Rebekah?”

 

“Che diavolo di domande fai?” sbotta sbattendo la tazzina di caffè sul suo tavolo di mogano invecchiato. Mi dovrei dare della stupida per far tanta attenzione all’arredamento della casa di Damon, ma per adesso è l’unico modo che ho trovato per alleggerire la tensione psicologica che sto accumulando.

“Hai sentito benissimo… ti ho chiesto se sei innamorato di Meredith.” Ripeto con un groppo in gola.

“Non ti seguo.. vieni qui in casa mia, dicendo che mi devi parlare e mi fai questa domanda senza senso. Scusami, ma non ti capisco.”

“Damon… – lo chiamo, raggiungendolo vicino al tavolo. – Per me ha senso.”

“Perché?!” mi si avvicina pericolosamente e dal suo tono duro pretende una risposta.

 

“Perché vuoi saperlo?” si gira dall’altro lato visibilmente infastidito, mettendo la mano nella tasca posteriore dei suoi jeans alla ricerca di qualcosa. Infatti lo vedo cacciare un pacchetto di sigarette da venti.

“Da quando fumi?!” gli chiedo alterandomi.

“Non fumo… mi concedo qualche sigaretta quando sono nervoso.” Risponde irritato.

“Non si direbbe dal pacchetto da venti.” Ribatto nuovamente.

“Sono molto nervoso ultimamente… hai finito l’interrogatorio?” chiede ironico e lancia sul tavolo l’intero pacco rinunciando all’idea di fumare, forse perché non vuole sentire le mie lamentele.

“In realtà no… sto ancora aspettando la tua risposta alla domanda di poco prima.”

 

“Perché sto cercando di fare chiarezza in me stessa e devo capire come fare. – Rispondo altrettanto duramente. – Puoi renderlo possibile? Puoi farmi questo favore?”

“Dicendoti se amo o meno Meredith?”

“Sì.”

“No.” Risponde quasi offeso.

“Come no?! – chiedo confusa. – Hai due anni per caso?”

“Tu hai due anni! Pensi di fare chiarezza così?! A seconda della mia risposta sceglierai che fare?”

“So di essere stata una stupida, di aver tenuto te e Stefan sulle spine per tutti questi anni. Non sono mai stata chiara su quello che provavo e ammetto di avervi illuso molte volte…”

“Dove vuoi arrivare?”

 

“Qual è il punto?!” mi chiede Stefan.

“So da sempre quello che provo per te... e per Damon. Ma solo ultimamente ho capito che la domanda che mi ponevo era quella sbagliata.”

“Che significa?”

“Quello che sto cercando di dire è che… io tengo a te e a Damon allo stesso modo. Lo so che ti può sembrare assurdo, ma è così! Ed ho provato a capire a chi tenessi di più, chi tra voi due fosse indispensabile per me… ma ho capito che non potevo scegliere.”

“Grandioso…” si lascia scappare una risata nervosa.

“Ho preso una decisione… e mi sembrava giusto comunicarvela…”

 

“I miei sentimenti sono sempre gli stessi, non potrei cambiarli neanche se volessi purtroppo… Ma per me è indispensabile conoscere la risposta alla domanda che ti ho fatto perché in base ad essa deciderò come comportarmi.. – dico tutto d’un fiato trattenendo con fermezza i miei occhi nei suoi.

Damon però non sembra voler fronteggiare il mio sguardo e, passandosi una mano tra i capelli, sbuffa visibilmente scocciato. – Se tu ora mi dicessi che ami Meredith…”

 

“… me ne andrei.”

“Saresti venuta qui solo per sentirti dire che amo Rebekah?! Te ne andresti così? Senza dirmi cosa mi avresti detto se ti avessi risposto diversamente?” chiede Stefan confuso.

“Sì… non ce ne sarebbe bisogno. Se tu la ami e per te lei è l’unica allora non avrebbe più senso dirti nulla.” Credo realmente in ciò che sto facendo e in ciò che sto dicendo.

“L’ho lasciata…” mi dice scandendo perfettamente ogni lettera.

Non ci posso credere, rimango a bocca aperta per qualche istante.

“Perché?” è l’unica domanda che mi rimbomba in testa.

“È così difficile da capire?” quasi ride, ma la voce tradisce la tensione.

“No.” Ammetto avvicinandomi a lui.

“Non ho mai smesso di amarti… e il destino è proprio bastardo quando ci si mette. Anche se questa volta devo proprio ringraziarlo…  – Continuo a guardarlo, non capendo dove vuole arrivare. – Prima che arrivassi qui a Mystic Falls stavo seriamente pensando di chiedere a Rebekah di sposarmi… ho comprato l’anello e stavo organizzando il tutto per rendere la proposta perfetta.”

Mi pietrifico al solo pensiero di Stefan inginocchiato con in mano una scatolina di velluto blu.

 

“Che pensi di fare? Ripiombi, così come se nulla fosse, nella mia vita e ti metti a fare questi giochetti infantili… tu non hai alcun diritto di pretendere da me certe risposte! Saranno fatti miei se amo o meno Meredith! – Damon sbotta prendendomi per un braccio e portandomi di malo modo verso l’ingresso, anche se lo vedo chiaramente che sta cercando di non farmi male in alcun modo. – Ora, per favore, prendi le tue cose e vattene.”

“Che diavolo ti prende?!” urlo anche io.

Tanto, oramai, si è capito che tra noi due funziona così… a chi urla di più.

“Mi prende che non puoi comportanti più da ragazzina! Io sono un uomo e al mio fianco voglio una donna vera.”

 

Sono ancora immobile e così confusa da non riuscire a formulare neanche una domanda.

“Avevo organizzato un viaggio di dieci giorni… Barcellona, Londra, Roma e tutte le più belle mete europee. Gli ultimi due giorni li avremmo passati a Parigi e lì le avrei fatto la proposta. Lei non sapeva neanche che saremmo partiti… Ma vuoi sapere poi che cosa è successo? – Stefan mi chiede retorico – Stavo per andarla a prendere ma, appena entrato in macchina, mi suona il cellulare. Era mio padre che mi avvisava della festa a sorpresa per il tuo arrivo. Ho mandato tutto all’aria, ti rendi conto? Per essere a quella festa. Mi sono detto: Ok, posso partire tra una settimana o due… in fondo non c’è fretta. Il pensiero più sbagliato che potessi fare! Non ci siamo visti per sei anni… aspettare dieci giorni di certo non avrebbe fatto chissà quale differenza. Sono stato così cieco a non vedere l’ovvio… ho preferito te alla donna che avevo intenzione di sposare. Mi sono comportato da stronzo con Rebekah.. e ho preferito di nuovo te, senza neanche rendermene conto, quando mi ha messo con le spalle al muro la notte di capodanno. Pochi secondi prima che scoccasse la mezzanotte, mi ha detto ‘Scegli, o me o lei’ e io come un codardo non ho avuto il coraggio di dirle la verità. Lei è una ragazza intelligente… l’ha capito dal mio silenzio.”

Mi si avvicina lentamente, leggo dai suoi occhi verdi che ha paura.

Spontaneamente mi si chiudono gli occhi quando poggia le sue labbra sulle mie e mi prende in un bacio passionale e famelico.

 

“Stai dicendo che non sono abbastanza donna?!” urlo.

“Si può sapere che vuoi da me?!” è alterato ma il suo tono sembra scendere, è quasi stanco.

Mi si avvicina pericolosamente costringendomi a retrocedere di qualche passo. Purtroppo lo spazio non è dalla mia parte e mi ritrovo schiacciata sulla parete proprio accanto la porta di ingresso. Penso che l’ultima volta che ci siamo trovati così in prossimità di un muro non è successo nulla di buono. Poggia gli avambracci proprio ai lati del mio viso e tra di noi c’è la distanza di un sospiro.

“L’ultimo dell’anno mi hai chiesto se l’amavo… – dico non specificando intenzionalmente il soggetto – Sì, lo amo.”

Si blocca per un attimo, gira la testa di lato come se non volesse farsi vedere da me e percepisco che si sta per allontanare. Afferro il suo braccio con una mano, trattenendolo a me.

“Ma amo anche te.” Gli dico.

Si volta di scatto, guardandomi di nuovo negli occhi.

“Che diavolo significa? – Mi chiede apparentemente calmo ma con aria sconcertata. Sapevo che avrebbe reagito come sta per reagire… questo è il motivo per cui non ho risposto l’ultima volta che ne abbiamo parlato. – Dicendo così ti senti in diritto di farti entrambi?! O magari vuoi fare un manage-a-trois?! Grazie.. ma non ci sto.”

Uno schiaffo dritto sulla sua guancia destra è la mia risposta.

“Come ti permetti? – grido – Come se non mi conoscessi!”

“Infatti mi sembra di non riconoscerti più! Quello che dici non ha senso.” Damon si tocca la guancia indolenzita lanciandomi sguardi di fuoco, ma restandomi vicino… fin troppo.

“Invece ha senso. Anche io tempo fa avrei pensato che fosse una follia… ma provandolo sulla mia pelle posso assicurarti che una cosa del genere è possibile.”

“E sapere se amo o meno Meredith a cosa ti servirà?!” mi chiede spazientito.

“Mi servirà! Perché se tu mi dicessi di amarla me ne andrei da quella porta in un baleno e non ti cercherei più… in caso contrario ti direi che non importa quanto io tenga a tuo fratello, voglio te e il tuo amore.”

 

Stefan mi circonda spalle e vita con le braccia, stringendomi così forte da renderci quasi una persona sola.

Devo fermarmi, baciarlo per un altro secondo mi porterà direttamente sul divano sotto il suo corpo perfetto.

E non voglio questo.

“No Stef.. – l’allontano e, accigliato, mi guarda nel modo più dolce e triste che conosco.  – Come ti ho detto non posso scegliere a chi tengo di più… ma devo scegliere chi è più giusto per me.”

“Ho capito. – mi dice in un sussurro – ma allora perché sei venuta qui… a prendermi in giro?”

“Non ti volevo prendere in giro – esclamo, non potrei mai farlo. – … se mi avessi risposto di amare Rebekah, allora non sarebbe stato necessario dirti nulla. Era inutile confessare che ti amavo e…”

“Così sto ancora peggio… - ha quasi le lacrime agli occhi e io sono distrutta. Completamente distrutta. – Sapere che mi ami… ma non abbastanza da scegliere me.”

“Non è così… – Ma cosa pretendo? Che stia dietro a questi miei complessi ragionamenti? Non so neanche io che cosa sto facendo… sto solo provando a fidarmi del mio istinto per una volta e non sono neanche sicura che funzionerà. - … non è…”

“Vai via, ti prego.”

 

Non volevo dirglielo così.

A dire il vero, quando ho messo piede in questa casa non avevo la minima idea di se e come dirglielo.

“Che vuol dire?” La voce roca di Damon e pochi centimetri di distanza, brutta combinazione.

“Vuol dire che.. voglio stare con te. Ho scelto te… e sto sperando con tutta me stessa che tu scelga me..” Non penso di aver mai provato così tanta vergogna e paura e ansia insieme.

Damon si allontana da me e questo mi fa preoccupare ancora di più ma proprio mentre sto per darmi per vinta, girandomi intorno alla ricerca del mio cappotto e della mia borsa, mi tira prendendomi per un polso e facendomi sbattere contro di lui.

Si fionda sulla mie labbra e inizia a baciarmi spingendomi contro il muro, ma preoccupandosi di attutire l’impatto con le sue mani dietro la mia schiena.

Le sue mani sono dappertutto su di me, si muovono così velocemente che non riuscirei a dire con certezza dove si trovino. Rimango sorpresa quando, passando un braccio sotto le mie ginocchia, mi prende in braccio.

Lo guardo stupita e lui mi sorride di rimando mentre mi fa passare per le varie porte della casa facendo attenzione a non farmi sbattere da nessuna parte.

Entriamo in quella che probabilmente è la sua camera da letto.

Mi fa sedere delicatamente su uno dei bordi del letto e riprende a baciarmi più intensamente di prima.

Gli umidi baci che Damon mi posa lungo il collo non fanno altro che alimentare la mia voglia di saltare tutti i preliminari. Sento la sua mano risalire sotto il vestito e afferrare il lembo di una delle mie parigine a metà coscia. Lascio scivolare i tacchi per terra, così da permettergli di sfilare più velocemente le calze.

Mi prende per i fianchi, facendomi posizionare a cavalcioni su di lui.

Armeggia con la cerniera del mio vestito ma non smette di baciarmi per neanche un secondo.

Cerco di riprendere fiato ma Damon non me lo permette, al contrario, appena fatta scendere la zip e avermi scoperto le spalle e parte della schiena abbassando il vestito, posa le mani sulla mia testa avvicinandola più alla sua come se la distanza fosse ancora troppa.

Mi fa spostare per sfilarmi completamente l’abito che indosso per poi riprendermi su di sé.

Sembro una bambola, completamente soggetta ad ogni suo ordine e ad ogni sua volontà. Nessuna costrizione da parte di Damon, sono io che lo voglio.

Quando mi sfila il reggiseno, il mio corpo finalmente sembra svegliarsi.

Inizio a sbottonargli la camicia in modo confuso e sconnesso, con foga, per poi passare a togliergli i jeans.

Lascia che entrambi cadiamo sul letto, dopo che gli ho sfilato anche i boxer, e inizia a procurarmi piacere con la lingua scendendo molto più al di sotto del collo.

“Un attimo – sussurra, ancora su di me, mentre mi toglie l’ultimo indumento intimo. Mi paralizzo, non un sorriso sul suo viso e io inizio a pensare le frasi più brutte che potrebbe dirmi – Prendi… insomma.. hai capito?”

Mi rilasso.

Mi sta chiedendo se prendo la pillola.

Ho la vita sessuale di una novantenne vedova. Perché mai dovrei prendere la pillola?

Ma questo non glielo dico, non vorrei fargli perdere la sua evidente eccitazione.

Gli faccio segno di no con la testa, troppo imbarazzata per parlare.

Non mi riconosco più, eppure non sono più una ragazzina alla prime armi.

Si ferma un attimo, mi scruta con i suoi bellissimi occhi azzurri, sembra quasi incerto ma inaspettatamente si muove e non capisco cosa ha intenzione di fare finché non lo vedo afferrare i suoi pantaloni ormai caduti per terra.

Dalla tasca estrae un preservativo, lo guardo mentre ne apre l’involucro e contemporaneamente si sforza di non pesare su di me.

Mi scappa un sorriso nel pensare quanto è bello e tenero in questo momento, tanto che quasi non mi rendo conto che questa mia strana reazione non sia passata inosservata.

“Che c’è? Ti faccio ridere? – mi chiede visibilmente offeso. Appena mi accorgo che sta avendo problemi ‘tecnici’ con la protezione, arrossisco agitandomi non poco. Non stavo sorridendo per quello! – Di solito non mi capita… cioè mai!”

“NO, no, no. Non volevo… cioè io non stavo ridendo di te! – Ora mi sento più idiota di una di quelle sedicenni imbranate che scrivono alla posta del sesso sui giornali per decerebrate chiedendo ‘Ho sfiorato il suo membro, potrei rimanere incinta?’. Ma meglio se non penso a queste cose proprio ora, mi sta per scappare una risata che potrebbe uccidere del tutto la sua parte virile. – Io sorridevo perché… sono felice.”

Questa ammissione mi costa cara, ma per smorzare la tensione approfitto del fatto che lui abbia finito di sistemare il preservativo per avvicinarlo di più a me allacciandogli le gambe in vita.

“Elena… aspetta …” inizia a parlare, staccandosi dalle mie labbra.

“Ti prego, non dire niente… è la prima volta che sono realmente felice dopo non so quanti anni. Non roviniamo questo momento…” sussurro, lasciandogli numerosi baci sulle guance, poi sul collo e poi ancora sulle spalle.

L’eccitazione sembra annebbiarmi completamente la mente, come se ci fosse una densa nube che impossibilita l’entrata a qualsiasi tipo di pensiero che non sia Damon.

Lo sento rilassare i muscoli della schiena al mio tocco e finalmente torna a baciarmi e a sfiorare zone altamente sensibili.

Lentamente si fa spazio in me, accarezzandomi una coscia.

Solo ora mi accorgo di quanto sia cambiato, è sempre passionale ed irruento ma i suoi modi sono così delicati e dolci da renderlo una persona del tutto diversa da quel Damon ventiduenne che voleva avermi sul mio letto pieno di peluche e cuscini a forma di cuore.

Chiudo gli occhi mentre si muove in me ed il piacere diventa sempre più prepotente.

Mi sento così stupida perché le gambe mi tremano e non so a cosa sia dovuto, so solo che non riesco ad avere il controllo del mio corpo e poco mi importa perché è come se mi fossi affidata completamente a lui.

Quando riapro gli occhi, lui è lì a fissarmi.

Potrei impazzire se mi guarda così.

Mi accarezza una gamba, probabilmente per farmi calmare, e mi regala un sorriso che potrebbe farmi sciogliere da un momento all’altro.

Si muove sempre più veloce e lo stringo più forte quando sento il piacere far vibrare ogni singola parte di me, compreso il cuore.

 

Sbatto le palpebre un bel po’ di volte prima di abituarmi al buio della camera.

Quando la vista è più chiara e meno sfocata, scorgo gli occhi di Damon che mi scrutano.

Il piumone lo copre quasi del tutto ma non è difficile notare che non si è rivestito.

“Buongiorno... – Sussurro. – O dovrei dire buonanotte… ma che ore sono?”

“Ehi.. – mi saluta dolcemente – Sono le cinque del mattino.” Mi risponde, spostando una ciocca dei miei capelli, che immagino siano un vero casino, dietro l’orecchio.

“Non hai dormito?” Vederlo così, nella penombra della stanza, mi stringe il cuore in una morsa di pura felicità.

“No… non avevo molto sonno.” Dice solamente.

“Potevi svegliarmi…”

“No, eri così dolce mentre dormivi. – Finalmente un sorriso su quelle bellissime labbra, ma troppo fugace anche solo per assaporarne la bellezza. Torna serio in un istante. – Dobbiamo parlare, Elena.”

Metto un falso broncio, mentre mi accoccolo tra le sue braccia e gli accarezzo il petto per poi scendere sempre più giù.

“Io avrei un’idea migliore.” Gli sussurro sensualmente, sporgendomi verso il suo orecchio.

Sento che sto per convincerlo quando chiude gli occhi e schiude le labbra in un espressione di chiara eccitazione.

“Non fare così…” mi richiama per nulla convinto, riferendosi ai movimenti della mia mano sotto le coperte.

“Così… come?” gli chiedo da finta ingenua, mentre mi metto a cavalcioni su di lui.

Sono contenta di essermi sciolta, non voglio che pensi che sia un’imbranata.

Neanche tanti baci dopo, ho voglia di un secondo round.

“Ferma.” Mi blocca.

Lo guardo spiazzata e confusa, l’unica cosa che sento di fare è allontanarmi da lui.

Mi siedo nuovamente sul mio lato, curandomi di coprirmi con il piumone.

Non parlo ma il suo comportamento e il mio istinto mi suggeriscono che non c’è nulla di buono nel suo ultimo gesto. Fisso un punto indefinito della stanza, non saprei dire quale perché sono troppo distratta dai miei pensieri. So che si sta preparando per parlare e sono spaventa da morire.

“Elena, ascolta…” inizia ma io non ho intenzione di ascoltare frasi fatte.

“Dimmi velocemente quello che devi dire e risparmiati le frasi di circostanza.” Dico fredda.

“Ho sbagliato… non dovevo venire a letto con te.”

Peggio di una lama nel cuore.

Venire a letto con te.

Mi sta trattando come una ragazza facile con cui ha fatto l’errore di farsi una sana scopata.

Continuo a non guardarlo, perché so che se dovessi fare questa mossa sbagliata crollerei in un pianto disperato.

“Elena…” Mi prende il viso tra le mani e quello che vedo mi lascia sorpresa. Anche lui sembra vicino a piangere, ha gli occhi lucidi e tristi.

“Non vuoi lasciare Meredith?! Non sono abbastanza importante?” cerco di essere dura, ma la voce mi tradisce.

Sembra che gli manchino le parole.

Non lo capisco. Giuro che non sto capendo.

“Le cose sono più complicate di così Elena…”

“È sempre complicato.” Dico ripetendo le stesse parole che mi ha detto lui la sera dell’ultimo dell’anno.

“Fidati… non lo sto dicendo tanto per dire. Io..”

“Tu cosa?!” urlo quasi.

“Tra un mese mi sposo.” 

 

 


Ed eccomi qui!

Non posso credere di essere già arrivata al capitolo 19. Non ho mai scritto una storia così lunga e a dire la verità non pensavo di arrivare fino a questo punto!

Avete aspettato 19 capitoli per sapere chi erano gli sposi e devo ammettere che pensavo che prima o poi vi sareste ribellate :P

Non sono sadica… ma tutto quello che c’era prima di questo capitolo andava raccontato :)

Il capitolo è particolare… Ho fatto tutto il possibile per non renderlo un completo disastro.

Le scene tra Damon e Elena e Stefan e Elena si alternano… ma ovviamente non stanno avvenendo nello stesso lasso di tempo.

Si intuisce (spero) alla fine che Elena è andata prima da Stefan e poi da Damon, da cui ha passato la notte.

Spero di non avervi confuso le idee… nel caso non sia stato tutto chiaro mi farebbe piacere se me lo diceste :)

Parliamo prima di tutto delle intenzioni Elena. Lei va prima da Stefan, gli chiede se ama Rebekah. Secondo il ragionamento di Elena… se lui le avesse risposto di sì senza esitare allora non ci sarebbe stato bisogno di dirgli che ha scelto Damon, Stefan non ne avrebbe sofferto. Se invece quest’ultimo le avesse detto di non amare Rebekah, di provare qualcosa per lei, Elena avrebbe sentito di doverglielo dire di persona prima di qualunque altro.

È un ragionamento un po’ complicato… ma questa Elena, come avete visto, è un po’ strana, pazza e spesso e volentieri fa qualcosa di sbagliato.

Ovviamente non va come nei suoi piani… perché Stefan gli confessa di aver lasciato Rebekah, di aver amato sempre lei e si lascia baciare.

Allora precisiamo su un punto fondamentale della storia: è un triangolo.

Elena ama entrambi, è così e forse lo sarà sempre, ma sceglie chi sente più vicino a lei… è proprio il tema che sto cercando di affrontare in questa storia. Questo però non toglie (come si è visto) che è difficile per lei resistere all’attrazione e ai suoi sentimenti per Stefan.

È chiaro dal primo capitolo che lei cercherà di riprendersi il suo ragazzo (anche se sarà arrabbiata, ferita e molto altro dopo la confessione di Damon) e andrà a questo matrimonio con la morte nel cuore.

Stefan non scomparirà… lui è innamorato di lei, lei anche come detto sopra.

Come ho detto spesso,essere lo sposo è un’arma a doppio taglio.

In poche parole.. le dinamiche non saranno semplici.

Spero di avere ancora tutte voi lettrici a seguirmi… ma anche se qualcuna non volesse più leggere per come si sono messe le cose, sono contenta che mi abbiate supportato fin qui :)

È stato un capitolo difficile da scrivere perché fondamentale per la storia quindi spero che mi facciate sapere cosa ne pensate, ovviamente anche giudizi negativi.

La parte più difficile per me è stato descrivere la prima volta (e sì, era la prima!) tra Damon ed Elena, non sono entrata nei dettagli volutamente e ho cercato di renderla più 'umana' possibile.. anche Damon Salvatore può avere problemi con i preservativi ... non è tutto come nei film xD

Vi ringrazio come sempre per le vostre fantastiche recensioni, per aver aggiunto la storia tra le seguite, preferite, ricordate.

Non ho ancora risposto a tutte le recensioni dello scorso capitolo… perdonatemi! Non ho avuto il tempo, entro stasera cercherò di rispondere a tutte. Grazie della pazienza :)

Un bacio a tutte!

 

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Capitolo 20
*** Respirando appena ***


 


 

                                                                      20

Mi manca il respiro.

Lo guardo fisso negli occhi e aspetto, spero intensamente di aver capito male.

Cerco di parlare ma la voce sembra avermi abbandonato.

Il pensiero che sia uno scherzo - uno scherzo di cattivo gusto - mi sfiora per un nanosecondo facendomi vergognare di me stessa per aver anche solo pensato una sciocchezza del genere.

“Elena..” mi chiama, ma non lo guardo più.

Non mi sono mai resa conto della potenza dei sentimenti.

Nonostante io sia distrutta, a pezzi, l’unica cosa che mi da la forza di reagire è la rabbia che mi monta dentro ogni secondo di più.

“Elena dì qualcosa… – Il suo tocco mi fa rabbrividire. Sono inorridita da lui, dalla mia ingenuità e dalla situazione. – Arrabbiati, odiami… dì qualcosa.”

Sta male e glielo si legge in faccia… ma perché mi importa?

Perché sto male anche io, nonostante lui mi abbia trattato come spazzatura?

Perché sto continuando a farmi prendere in giro?!

Lentamente cerco di voltarmi verso di lui opponendomi con tutta me stessa ad una forza che conosco molto bene: la paura.

Paura di crollare di fronte ai suoi occhi.

No, non posso permetterlo.

Devo impormi di resistere ma non sembra possibile con quegli occhi che ora mi fissano e mi destabilizzano. L’unica cosa che posso fare è aggrapparmi alla collera che provo verso di lui, almeno finché posso… almeno finché non verrà sostituita dall’inevitabile disperazione.

“Mi fai schifo… è questo che vuoi sentire? Sì mi fai schifo… mi fai schifo!” Ripeto più e più volte e quasi mi sento più leggera, ma è tutta un’illusione.

Mi alzo come una furia dal letto, attenta a coprirmi con il lenzuolo.

Le mie gambe si reggono in piedi e sono mosse da qualcosa che sembra odio, ma che odio non è…  sono destinata a cadere.

Eppure vorrei realmente odiarlo.. è che non riesco.

Posso aggrapparmi solo a questa violenta reazione che scaturisce nel vedere che tutti i miei sentimenti, le mie debolezze, tutto ciò che ho messo a nudo quando ho abbassato le difese entrando in questa casa, sono state calpestate.

Non pensavo di essere capace di provare qualcosa del genere, qualcosa di così intenso e distruttivo.

Stringo tra le mani i lembi del lenzuolo, e la forza che ci metto è tale da annullare quasi la consistenza della stoffa e farmi conficcare le unghie nei miei stessi palmi.

Chiudo gli occhi per un secondo, respirando a pieni polmoni, cerco in tutti i modi di calmarmi.

Voglio e devo tornare in me.

Nessuno, tanto meno un uomo, può trasformarmi in una bestia.

Velocemente raccolgo tutti miei indumenti e scappo nel bagno, percependo il fastidioso sguardo di Damon su di me.

Chiusa nel bagno, crollo finalmente in un pianto disperato e silenzioso.

Non voglio che mi senta.

Non gli fregherebbe niente, considerato il modo in cui mi ha preso in giro, ma non posso consegnargli così la mia dignità.

Tento di fermare le lacrime ma sembra impossibile, non ne vogliano sapere.

Prendo il cellulare e invio un messaggio alla persona che voglio vedere in questo momento.

L’unico che può calmarmi.

Sono troppo scossa per chiamarlo e non vorrei farlo preoccupare per niente.

“Elena.. – Damon mi chiama da dietro la porta del bagno con voce bassa e sussulto quando sento la sua mano sbattere sul legno. –  Ti prego, apri.”

Mi rivesto e non mi importa neanche di darmi una guardata allo specchio, benché sia ben consapevole di aver i capelli arruffati e il trucco colato… l’unica cosa che voglio è uscire da questa casa!

Prepotentemente apro la porta e lo trovo lì dietro ad aspettarmi, per fortuna ha avuto la decenza di rivestirsi.

Quando, però, alzo lo sguardo mi accorgo dei suoi occhi lucidi  e mi sento morire.

Cosa ha in testa?

E cosa ho io in testa?! Sono così stupida da farmi fregare anche una seconda volta?

E chi è veramente la persona che ho davanti?

Ha le sembianze del mio Damon, ma è tutt’altra persona.

Sono io a non aver capito mai niente? Io che ho passato tutti questi anni a pensare di conoscerlo e quando mi sono mostrata più vulnerabile, quando mi sono aperta ha rivelato il suo vero essere?

“Non stavo pensando… non pensavo *.. Non c’è niente che io possa dirti… io… non meritavi tutto questo e…” L’idea che sia sincero mi attanaglia, non riesco a scacciarla da me.

È forse ingenuità la mia? Quei due occhi così tristi e la sua mascella indurita mi portano a perdonarlo, a pensare che sia realmente pentito. Ma forse è solo l’amore ad interpretare sempre ogni gesto, ogni sguardo, ogni parola come se questi fossero pieni di sentimenti nobili, nutrendoci di false speranze.

Questo amore è ingannevole e io sto cadendo nella sua trappola ancora e ancora.

“Risparmiamelo..” Alzo una mano come per paura che si avvicini troppo, non posso sostenerlo… non riesco più a sostenere i suoi occhi bagnati, la sua voce roca. Non posso perché è tutta una fottutissima bugia.

“Stanotte…” Inizia a parlare ma non voglio sentire, non più.

“Smettila.” Gioco in anticipo bloccandolo, non ho voglia di sentire scuse, o giustificazioni, qualsiasi cosa.

“Ascoltami, Elena… Quello che è successo stanotte per me…”

“Basta!” Urlo con tutta me stessa per poi pentirmene repentinamente data la tarda ora.

Sono le cinque di mattina e le persone che vivono negli appartamenti vicino stanno di sicuro dormendo.

Mi allontano da lui e cerco di ricordare dove diamine ho messo il cappotto.

Ripercorro velocemente tutti gli attimi prima di confessare a Damon di amarlo, di aver scelto lui e ora so perfettamente cosa significa sentire una stretta al cuore.

Sono stata sempre una persona empatica, piango quando guardo un film drammatico e spesso, senza neanche volerlo, riesco a percepire gioia e dolori delle persone che mi stanno accanto come se le stessi vivendo in prima persona.

Ma mai, in tutta la mia vita, avevo provato qualcosa del genere.

Un malessere che la mia testa e il mio corpo cercano di espellere nell’unico modo che conoscono… fisicamente.

La testa che mi pulsa, le lacrime che mi infiammano gli occhi e una morsa nello stomaco che mi fa desiderare soltanto di piegarmi in due per terra.

Deglutisco a fatica nel prendere coscienza che, stavolta, non basterà un farmaco a far cessare tutto, è qualcosa di molto profondo a provocarmi tutto ciò.

Delusione e vergogna.

Sono questi i miei due mali.

Ho già sofferto per amore, ma questa volta è diverso.

Sto soffrendo di troppo amore.

Amaramente però arrivo alla conclusione che ciò che mi ha fatto più male non è stato scoprire che ha scelto un’altra, ma sapere che il nostro rapporto, che io pensavo più forte di un’amicizia e perfino di un amore, si è rivelato a senso unico.

Sono stata la sola a crederci, la sola a starci male.

“Elena! Dove vai?! Non c’è nessuno per strada… non puoi tornare a casa da sola!”

“Non far finta che te ne fotta qualcosa.” Rispondo aspra e lo zittisco, forse non ha le palle di contraddirmi raccontando altre stronzate.

“Se non vuoi che ti accompagni almeno chiama qualcuno…. Chiama Stefan.”

Nel nominare il fratello, Damon sembra far non poca fatica.

Ormai, però, decido di non farci più caso, di non cercare una logica.

Non c’è nessuna logica in tutto ciò.

“Ho già chiamato qualcuno… lasciami andare ora.”

“Chi hai chiamato?” mi chiede preoccupato e mi segue lungo il corridoio.

Finalmente ritrovo cappotto e borsa, non ricordavo di averli appesi all’appendiabito.

O forse è stato Damon.

Poco importa, voglio andarmene.

“Non sono affari tuoi.”

“Sì che lo sono! Dopo questi mesi d’inferno sto male anche solo a lasciarti sola per cinque minuti!”

Non mi aspettavo che alzasse la voce.

Trasalgo, spalancando gli occhi.

Da quando ci siamo svegliati in quel maledetto letto è la prima volta che prende il sopravvento su di me.

Curvo le labbra in un sorriso che di gioioso non ha nulla, piuttosto lo si potrebbe definire aspro, perché a sentirlo sembrerebbe tenere a me.

Penso per un momento di fargli i complimenti per il suo copione impeccabile, con tanto di battute ad effetto, che sta portando avanti con un talento a dir poco encomiabile.

Mi ferma il buon senso e l’istinto di sopravvivenza.

Non resisterei ad altre menzogne.

Se Damon avesse voluto il mio bene, non avrebbe mai rivendicato un posto nella mia vita né si sarebbe comportato da fidanzato geloso… mi avrebbe lasciato libera.

Se avesse provato almeno un terzo di quello che provo io per lui, mi avrebbe fermato appena varcata la soglia di casa poche ore prima.

Indosso svogliatamente il cappotto data la fretta e apro la porta intenta a fiondarmi per le scale. Niente ascensore…non sopporterei il suo sguardo su di me nell’attesa.

Qualcosa però mi fa fermare a metà della prima rampa di scale.

Alzo gli occhi verso di lui che si trova a pochi scalini di distanza da me e le parole mi escono così naturalmente da stupirmi.

Dovevo risponderlo e non mandare a quel paese anche il mio ultimo briciolo di dignità facendogli pensare che me la fossi bevuta.

“Tu mi hai trattato come se fossi niente… probabilmente avresti avuto più considerazione di una prostituta. Hai venduto quello che c’era tra di noi per un amplesso, ma forse sono io che ho sempre sbagliato a pensare che un minimo ti importasse di me, quindi scusami se non voglio sentire neanche più un suono uscire dalla tua bocca.”

Perché quello che io provo è più forte di qualsiasi mera e fugace passione.

Non posso dire lo stesso di lui.

 

Seduta sotto una pensilina sento gli occhi di Damon puntati su di me.

Ho camminato per pochi minuti, giusto il tempo necessario per allontanarmi da casa sua, ma è stato tutto inutile dato che mi ha seguito senza perdermi mai di vista.

Mantiene una distanza di sicurezza, sa perfettamente che sarebbe inutile avvicinarsi.

Ammetto che la sua presenza mi tranquillizza, non ho ancora superato tutte le mie paure e stare in mezzo ad una strada deserta alle cinque del mattino e da sola non aiuta.

Un SUV nero sosta proprio vicino a me, per fortuna lo riconosco e tiro un sospiro di sollievo.

Vedo Damon corrermi incontro, forse pensa che si tratti di qualche sconosciuto che vuole importunarmi perché sembra preoccupato.

“È Mason.” Lo fermo alzando la solita mano.

Distende i muscoli del viso e indietreggia di qualche passo.

Senza dire nulla si volta e con le mani in tasca ritorna verso casa.

Una volta in macchina smetto di trattenere le lacrime e mi lascio andare.

Mason mi si avvicina abbracciandomi.

“Sfogati.” Dice soltanto.

 

Negli ultimi giorni casa mia sembra un covo di depressi.

Io mi ci sono rinchiusa tagliando ogni contatto col mondo esterno.

Passo le mie giornate sotto il piumone rosso a guardare film depressi, documentari di ogni tipo e reality show demenziali.

Accanto a me c’è Caroline, che mi ha chiesto di ospitarla per un po’. Almeno fin quando non avrà capito cosa fare con Tyler.

E sì, si sono presi una pausa.

Lei non gli ha detto nulla di quello che c’è stato con Klaus, non vuole ferirlo e ammetto che questo mi far star più tranquilla.

Nella stanza accanto alla nostra c’è Jenna.

Lei sì che è depressa.

È entrata nel tunnel buio dell’apatia.

Mi sento così frustata, vorrei aiutarla ma il più delle volte le sto lontana perché non riesco ad essere abbastanza forte. Odio Damon per questo e soprattutto odio me stessa.

Proprio ora che dovrei combattere mi sono fatta buttare giù!

Certo, mi occupo di Kyle ogni volta che ce n’è bisogno e Caroline mi aiuta; per noi è come una valvola di sfogo, un modo per non pensare. Questo bambino, però, ha bisogno della sua vera mamma… fin quando potremo andare avanti così?

Per fortuna c’è Mason che si è trasferito qui per starci vicino.

Per starle vicino.

Con le sue battute e la sua allegria porta un po’ di gioia a noi e Kyle, ma in fondo lo so che anche lui sta male.

Lo so perché ogni tanto l’ho sorpreso seduto sulla poltrona della stanza di Jenna mentre la guarda dormire, nell’oscurità  della camera, e la sua espressione non è delle più serene.

“Ragazze, ora basta con questo Jersey Show… non voglio che diventiate due oche malate di sesso e discoteca!”

Pensi al ‘diavolo’ e spuntano le corna.

“Siamo state sempre giudiziose e vedi ora come siamo finite?” risponde Caroline ironicamente.

“Non fare così, bionda! –  La riprende con finto rimprovero. – Alzate i vostri bei culetti e venite ad aiutarmi con la cena… stasera vorrei convincere Jenna ad alzarsi da quel maledetto letto e a mangiare con noi!”

“Come sta?” Chiedo con la preoccupazione di sentire la solita risposta.

“Purtroppo nulla di nuovo… fissa un punto indefinito della camera, non vuole allattare Kyle e neanche tenerlo in braccio.”

Come temevo.

“Lui dove sta?”

“Tranquilla… quel cucciolo dorme come un sasso.”

È strano sentirlo così affettuoso, mi fa sorridere.

“Stai diventando un pappamolle eh!? – Scherza Care. – Attento! Le ragazze poi potrebbero pensare che sei un bravo papà e … anche un uomo sposato!”

“E qui ti sbagli! Le ragazze adorano gli uomini responsabili con bambini piccoli a carico… infatti penso che quando Kyle avrà l’età giusta lo porterò al parco spacciandomi per il suo povero padre vedovo e bisognoso di coccole. – Risponde Mason con la sua peggiore espressione da cane bastonato, per poi aggiungere con nonchalance – Possibilmente da ragazze giovani, misura novanta-sessanta-novanta.”

Scuoto la testa scoppiando in una risata che contagia tutti e tre.

“Vado a controllare Kyle e poi chiamo Jeremy per vedere se torna a casa a mangiare… Voi però fatevi una doccia per favore.” Mason ci guarda con disgusto ed esce dalla camera prima che il mio cuscino gli arrivi proprio in faccia.

“O mio Dio, Elena. Guardati! – Esclama Care puntando il dito verso lo specchio. – Hai un aspetto orribile!”

Grazie tante.

“Da che pulpito! Non ti lavi i capelli da più di una settimana!” Ribatto leggermente offesa.

“Sì, ma io sono comunque strafiga!”

 

“Finalmente vi siete date una ripulita! Ottimo, perché questa peste qui non la smette di piangere… volete preparare la tavola?”

Mason culla tra le braccia quella splendida e piccola creatura, anche se i suoi pianti sono così forti da perforare i timpani ogni volta che lo guardo mi fa sciogliere dalla tenerezza.

Più guardo quel felice quadretto, più mi convinco che Mason è l’uomo giusto per mia zia. Non ha nessun obbligo a stare qui con noi, a prendersi cura di lei e Kyle. Potrebbe vivere la sua vita come ha sempre fatto, saltando da un letto all’altro e da una donna all’altra.

Invece è qui. È rimasto a badare ad un bimbo non suo per amore di una donna che non lo ama.

È questo che fa l’amore, ci libera dall’egoismo e ci porta a fare cose che non avremmo mai pensato di fare.

Ma perché questo tipo di amore non è quasi mai contraccambiato?

Caroline prende la tovaglia e io i bicchieri.

“Elena, come stai?” mi chiede inaspettatamente.

“Puoi immaginare…” Rispondo pensando ad un modo qualsiasi per far cadere l’argomento che sta per intavolare.

Mi sono già sfogata con lei, ma la conversazione non è stata delle più articolate, mi sono limitata a piangere tra le sue braccia.

“Damon non è quel tipo di ragazzo… magari lo è stato un tempo, ma non ora. Perché non hai lasciato che ti spiegasse?”

“Cosa doveva spiegarmi? Si sposa. Mi ha portato a letto e si sposa.”

La bionda si ammutolisce capendo che un’altra parola mi avrebbe fatto impazzire.

“Si sposa e noi non ne sapevamo nulla… io non ne sapevo nulla! Gestisco tutti i matrimoni della città e so chi si sposa con chi anche prima degli stessi interessati!”

“Probabilmente vogliono fare qualcosa di informale… una piccola cerimonia con pochi intimi.” Dire che non ho pensato all’impossibile nei giorni precedenti sarebbe una falsità. Ci ho pensato eccome… ho pensato ad ogni possibile scenario.

“Elena…”

“Sì?”

“So che stai soffrendo come non mai… ma proprio ora che non hai nulla da perdere, perché non gli parli? Non hai sentito dalla sua bocca le parole ‘Non ti amo’ o ‘Non ti voglio’. Secondo te avrebbe mandato all’aria la vostra amicizia secolare per un po’ di sesso?! Se avesse voluto tradire Meredith l’avrebbe fatto con una qualsiasi… non gli mancano le donne che gli vanno dietro!”

“Non dirmi che lo stai difendendo!” Le rispondo alquanto sconvolta.

“No! Lui ha commesso un grave errore… non è riuscito a tenerselo nelle mutande! Chiamami stupida o illusa ma io sono convinta sia perché ti ha desiderato così tanto in tutti questi anni e, se possibile, ti ha amato anche di più. – Caroline mi si avvicina, dopo aver finito di preparare la tavola, e mi posa le mani sulle spalle. Non l’ho mai vista così seria – Parlaci Elena… fallo per te stessa. L’orgoglio non ha mai portato lontano e se c’è una sola possibilità su un milione per averlo indietro, vale la pena provarci. Non rischiare di vivere col rimpianto di non aver fatto tutto il possibile. ”

“Damon non mi ama... o almeno non abbastanza da scegliere me.” Dico fredda, pronta per chiudere qui la conversazione.

Caroline dovrebbe essere mia amica, dovrebbe sbattermi in faccia questa situazione di merda e non darmi false speranze. Ma sarei una bugiarda se dicessi di non essere stata colpita dalle sue parole.

“Ricordi quando ti dissi che Damon era cambiato?”

“Sì.”

“Non beve più.”

“So anche questo.”

In effetti mi ricordo che lo stesso Damon me lo disse al nostro primo incontro appena tornata a Mystic Falls.

“Diciamo che non se l’è passata molto bene da quando hai lasciato la città… lui e Stefan litigavano di continuo. Non si sono parlati per quasi un anno…”

Per colpa mia.

 

Se ne erano andati tutti.

Ero rimasta da sola con le mie valige.

Non volevo patetici addii, ma Care come al solito aveva ignorato ogni mia indicazione per organizzare una perfetta festa a sorpresa di addio.

Ero emozionata e spaventata allo stesso tempo.

Me la sarei cavata in una grande città come New York, oppure sarebbe stato un fischio totale?

Qualcosa però mi impediva di essere realmente euforica e preoccupata per la mia nuova vita.

E questo qualcosa erano Stefan e Damon.

Avevo mandato tutte a puttane.

Avevo rovinato tutto e soprattutto li avevo messi l’uno contro l’altro.

Caroline era la mia fonte, mi raccontava tutto ciò che riusciva a scoprire.

Una sera al Grill erano arrivati alle mani, per di più Matt aveva provato a staccarli ottenendo un bell’occhio nero.

Questo non potevo più sopportarlo.

Stare lontana da loro per un bel po’ di tempo mi aveva dato modo di riflettere e di fare la mia scelta.

Sapevo chi volevo ma avevo scelto di partire.

L’opportunità di uno stage a New York era l’occasione perfetta per il mio futuro e per il loro.

Scegliere avrebbe messo in crisi irrimediabilmente il loro già fragile rapporto.

Era una delle scelte più sofferte che avessi preso, ma sicuramente la più matura.

Non ero più una bambina e non potevo più comportarmi da tale.

Sarei partita senza salutarli, avevano deciso di non venire alla festa e io sarei stata forte per loro, non li avrei cercati.

“Posso?”

Per un attimo pensai che fosse soltanto la mia immaginazione, pensare ai Salvatore mi portava a sentire voci inesistenti.

Mi dovetti ricredere quando scorsi la figura di Damon proprio alle mie spalle.

“Ehi..” La mia voce sembrò un po’ troppo entusiasta, ma non importava.

“Non potevo non salutarti.” Mi disse accennando appena un sorriso.

“Pensavo non volessi vedermi…” Confessai senza vergogna.

“Pensavi male..”

Velocemente fu accanto a me per accarezzarmi una guancia.

“Sai com’è Stefan… il solito testardo orgoglioso. Si pentirà di non averti salutato… forse lo sta già facendo.”

Mi fece sorridere perché mi aveva perfettamente letto nel pensiero e dato voce ad una domanda che non avrei mai avuto il coraggio di fargli.

“Fai la brava a New York e se hai bisogno di qualcosa chiamami.” Mi disse dolcemente per poi abbracciarmi.

Non lo chiamai mai.

 

“C’è di più?” L’incitai a continuare.

“Ha passato un periodo terribile… non parlava con nessuno e passava le sue giornate bevendo e portandosi a letto qualsiasi ragazza del suo college.”

Non posso credere a quello che sento.

Perché non ne sapevo nulla?

Damon stava male e io non ne sapevo nulla.

“Una di queste ragazze era Meredith… ma lei ha saputo entrare dentro di lui e aiutarlo… Le deve molto.”

Sono costretta a sedermi sulla sedia più vicina.

“Perché non mi hai detto niente?!” Alzo la voce, non voglio aggredirla ma mi viene naturale.

“Eri così presa dalla tua vita e poi avevi fatto la tua scelta.. semplicemente non potevo…”

“Quindi Meredith…. L’ha salvato da se stesso.” Sussurro con un filo di voce.

 


Lo so che volete uccidermi >.<

Chiedo perdono per questo ritardo tremendo e anche per il ritardo nel rispondere alle recensioni… cercherò di recuperarle tutte entro domani!

Spero che la mia storia un po’ vi sia mancata :P

Il capitolo è un po’ "pesante" perché Elena è veramente giù… così come Caroline e non parliamo di zia Jenna.

Ho inserito anche l’ultimo flashback… Elena in cuor suo sceglie (non si sa chi ma lo fa) ma prima di tutto sceglie di andarsene per non far mettere i due bei fratelli l’uno contro l’altro.

Sulle emozioni di Elena quando scopre dell’imminente matrimonio c’è poco da commentare… spero che vi sia arrivata almeno un po’ della sua sofferenza.

La prima persona che chiama per farsi venire a prendere è Mason… per caso pensavate Stefan? :p

E no… lei non è così opportunista. Sa perfettamente che da lui non poteva pretendere nulla del genere… anche se probabilmente sarebbe corso per andarla a prendere.

Parlando di Stefan… in questo capitolo viene solo nominato nel flashback ma tornerà presto..

Caroline rivela a Elena una parte del passato di Damon che lei non conosceva e le consiglia di avere un vero confronto con lui. . .

Preparatevi ad una Elena più combattiva di qui in avanti :D

Vi ringrazio infinitamente per tutte le recensioni dello scorso capitolo, non me ne aspettavo così tante :) Solo una cosa… mi farebbe piacere sentire il parere di chi non hai mai commentato per capire se la storia piace e cosa dovrei migliorare.

Ringrazio comunque tutte voi :D

Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo... spero non abbiate abbandonato la fic. Magari vi intrattiene nell'estenuante attesa di TVD xD

L'ultimo episodio mi ha ucciso :') le scene tra DamonElena, StefanElena e TylerCaroline mi hanno fatto piangere e ora non posso aspettare per vedere la 4x07 *.*

Smetto di delirare xD

Alla prossima <3

 

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Capitolo 21
*** Giochi pericolosi ***


 


 

                                                                      21

“E chi è questo polpettone?! Chi è il polpettone di zia Caroline?! SEI TU!”

La mia amica sembra una menomata mentale quando è con Kyle.

La sua voce acuta è accompagnata da facce buffe e versi non ben comprensibili.

Il piccolo, sdraiato comodamente sul fasciatoio, sembra divertirsi… il suo faccino minuscolo si corruga in dolci smorfie divertite.

“Come sono carini appena nati… così dolci ed indifesi. Tutto finisce quando imparano ad usare l’arnese in mezzo alle gambe! – Care lo prende in braccio attenta a mantenergli la testa. – Senza pensare che la vite in cui inseriscono il loro cacciavite ha un cuore!”

“Caroline! –  la richiamo trattenendo a stento una risata. – Perché non ci dai un taglio con queste metafore senza senso!?”

“Dopo che hanno ottenuto ciò che vogliono non si fanno più vivi!” Continua incurante con le sue elucubrazioni sull’amore e… attrezzi.

“Non essere ingiusta..sai che Klaus sta aspettando soltanto un tuo cenno. Sei tu, qui, l’indecisa.” Commento punzecchiandola e alzando appena il sopracciglio.

“Chi te lo dice?!”

“Chiamalo istinto… Almeno lui dopo essere venuto a letto con te non ti detto che si sposa!”

“Elena…” Care percepisce tutto il risentimento nella mia pseudo battuta.

“No, scusami. Devo finirla..”

“Senti… a proposito di matrimonio… C’è qualcosa che devo dirti.”

Sta usando la sua voce da ho qualcosa da dirti che non ti piacerà.

“Ti prego.. parla e fai in fretta.”

“Giuseppe mi ha chiesto di organizzare il matrimonio di Damon. – Risponde velocemente rischiando di mangiarsi qualche parola. Purtroppo ho compreso tutto alla perfezione.

Apro la bocca per poi richiuderla e ripeto il tutto più di una volta. Cosa si aspetta che le dica? – Non mi ha lasciato parlare… sai come è fatto quando vuole qualcosa. Scusami sono stata così stupida a non rifiutare subito… ora lo chiamo!”

“Ferma. – Esclamo. – Dovresti farlo… tu adori organizzare matrimoni.”

“Però…” Sta per dire qualcosa ma l’entrata di Mason nella stanza non le permette di continuare.

“Elena… hai visite.. – Annuncia serio. – È Stefan..”

“Oh Dio.” Esclama Caroline sorpresa almeno quanto me.

L’ultima persona che mi aspettavo.

“Beh… cosa aspetti?! – Mason mi scuote per le spalle. – Ti sei addormentata?”

Non sono pronta per rivederlo.

Perché è venuto? E come dovrei comportarmi?

L’unica consolazione è sapere che ha intenzione di parlarmi. Sinceramente non ci speravo più.

“Elena!” mi richiama la bionda.

“Sì ho capito! Ora vado!” Rispondo a tono.

In questa casa non si può neanche più pensare in pace!

“Sentite… io devo scappare. – Mason si avvicina velocemente alla porta e solo ora mi accorgo che indossa il giubbino. – Ho convinto Jenna a fare una passeggiata… devo muovermi se voglio evitare che si rinfili nel letto!”

“Ehi! Aspett.. – Caroline tenta invano di chiamarlo ma è troppo tardi, probabilmente si trova già fuori casa. – E ora chi lo tiene questo patatino?”

“Noi.” Rispondo assente, l’idea di Stefan a qualche passo da me mi terrorizza.

“E no Ele… Io devo passare in banca e fare un paio di commissioni. Te l’ho detto neanche dieci minuti fa!”

“Ho capito.. devo badare a questa peste tutta da sola.” Dico teatralmente prendendo quel dolce fagottino in braccio.

Seguo Caroline con lo sguardo; Prende la borsa nella mia camera e un giubbino pesante per poi voltarsi verso di me e farmi cenno di andare in soggiorno.

Pensa forse che mi sia dimenticata di Stefan? No, se fosse stato così in questo momento il mio stomaco non si starebbe contorcendo in questo modo.

“Ciao Stef! – esclama la bionda con un sorriso da far invidia a qualsiasi attrice di Hollywood – Addio Stef!”

Stefan accenna ad un saluto ma la mia amica è già fuori casa, poi si gira verso di me con un’espressione tra il divertito e il confuso.

“Non chiedere spiegazioni… lo sai che è pazza.” Ironizzo nel vano tentativo di tranquillizzarmi.

Si è già tolto il cappotto e indossa una delle sue solite camice sui toni del grigio.

Potrei azzardare che perfino la famiglia Simpson ha un guardaroba più vario.

“È il tuo nuovo amore? – Perdo un battito. Non so se mi agita di più la sua presenza o non sapere dove ha intenzione di arrivare. – Rilassati Elena… sto parlando di Kyle.”

Ok, sono ufficialmente una scema.

Una scema che ci tiene a mostrare in ogni modo possibile di essere una scema!

Farfuglio delle scuse rossa dall’imbarazzo, per fortuna lui sembra calmo in confronto a me… o almeno così si mostra.

“Ti starai chiedendo perché sono qui. – Per fortuna ha preso immediatamente l’iniziativa. Non avrei sopportato neanche un’altra frase di circostanza. – Non voglio mentirti… sono ferito. L’ultima volta che ci siamo visti mi hai spezzato il cuore, ma non posso odiarti… non riesco… mi è impossibile. Perché, comunque sia andata a finire, sei la donna più importante della mia vita ed è grazie a te che ora non sto facendo l’errore di sposare una donna che non amavo sul serio. Se non posso averti come voglio mi accontenterò di averti come amica… non posso perderti.”

Gli occhi mi pizzicano per l’emozione.

Sentire una confessione del genere dall’uomo che inevitabilmente amo, non può che far tremare il mio cuore ma, d’altro canto, è impossibile per me ignorare l’angoscia nata dal pensiero che lui in fondo abbia ancora delle speranze su di noi.

Gli ho detto di amarlo -ed è così- ma il fattore Damon non è neanche minimamente trascurabile.

“Non posso… non voglio perderti neanche io.” Sussurro fermamente convinta che la voce stia per abbandonarmi.

C’è Kyle con il suo pianto a sciogliere la tensione.

Piccolo, si sente trascurato.

“No cucciolo… Perché piangi ora?” Saltello leggermente sul posto. Gli piace quando faccio così.

“Ha fame?” mi chiede Stefan avvicinandomi e accarezzando leggermente la testolina di Kyle. Sembra quasi che abbia paura di romperlo, sorrido pensando che anche io ho sempre lo stesso identico timore.

“Non aver paura… Certo è uno scricciolo però non è di cristallo – Scherzo un po’ continuando a muovermi. – è nervoso… stanotte mi ha fatto dannare. Ora però è stanco e quindi fa i capricci.. è vero che  fai i capricci piccolino?”

Ok, anche io come Caroline ultimamente sono spesso soggetta a crisi mistiche in cui, probabilmente incosciente, inizio a parlare come una che non ha mai visto un alfabeto.

“Posso? – Mi domanda tendendo le braccia verso il piccolo. – Dopo tutto siamo stati dei babysitter… e devi ammettere che io ero il migliore.”

Stefan prende piano Kyle e devo ammettere che ciò che vedo è davvero l’immagine più dolce che esiste; il piccolo è steso interamente lungo il braccio di Stef che ora lo culla lentamente.

Il visino di Kyle si rilassa e gli occhietti scuri si socchiudono. Alzo lo sguardo verso altri occhi, di un verde limpido e profondo, e quando questi divertiti si stringono quasi in due fessure inizio a pensare di avere un’espressione poco intelligente dipinta in faccia.

“Non guardarmi così.. Te l’ho detto che ho una certa esperienza e tu hai ancora molto da imparare!” sussurra.

“Ehi! – Esclamo, facendogli una linguaccia e attenta anche io a non alzare troppo la voce, finalmente Kyle sta per addormentarsi. – Lo vogliamo portare nella culla?”

“No, dai… fammelo tenere un po’. È davvero una bella sensazione avere un esserino così piccolo tra le braccia.”

È in questi momenti che odio Stefan Salvatore.

Come può essere così sexy e così tenero allo stesso tempo?

E perché diavolo sto pensando a come sarebbe come padre?

Mason ha proprio ragione: ‘Le ragazze adorano gli uomini responsabili con bambini piccoli’.

Stefan culla ancora Kyle tra le braccia quando il suono del campanello mi porta a girarmi di scatto.

“Sarà Caroline che si è dimenticata qualcosa… come al solito.” Dico sorridendo e avvicinandomi alla porta di casa.

Non è Caroline.

Per quanto odi la sua tendenza a scappare di casa senza chiavi, per poi tornare cinque secondi dopo costringendomi ad andare ad aprirla, in questo momento sarebbe riduttivo dire quanto avrei voluto che fosse lei lì davanti.

Se avessi saputo che i problemi non si presentano quando meno te l’aspetti, ma per giunta bussano alla tua porta… non avrei mai aperto.

Che si diceva sui guai?

Ah sì, non vengono mai da soli.

E il mio guaio personale è accompagnato dalla sua perfetta quasi mogliettina.

“Ciao Elena!”

Meredith mi si para davanti nel suo fantastico cappottino panna, con dietro lui.

Lui che non dice una parola, non mi guarda neanche.

Suppongo che non le abbia confessato un bel niente.

Non che ci sperassi sul serio, ma è risaputo che un cuore spezzato non perde mai il vizio di illudersi.

Almeno non ha la faccia tosta di comportarsi come se nulla fosse stato, nonostante io non meriti questo trattamento.

Sbiascico un ‘ciao’ forzato invitandoli ad entrare.

“Ci sei anche tu Stefan..” bell’osservazione Miss Perfezione.

Ricordo che lei è amica di Rebekah quindi saprà di sicuro i motivi della rottura tra i due…. o per meglio dire il motivo, che poi sarei io.

La presenza di Stefan nella mia casa, dunque, potrebbe sembrare abbastanza equivoca.

Se solo sapesse che quello con cui ho avuto un incontro ravvicinato è proprio il suo futuro marito.

Brava Elena… l’ironia è la tua arma contro questa situazione di merda. Ma allora perché ti fa così male anche solo pensare alla parola marito?

La stupida vocina nella mia testa ha ragione… mi sto solo facendo del male.

Noto Damon guardare stupito in direzione di Stefan, che mantiene ancora tra le braccia un Kyle ormai nel mondo dei sogni.

“Sono le prove generali per La felice famigliola?” L’ironia di Damon è più tagliente di una lama affilata, la stessa che vorrei usare per compiere un omicidio di massa.

“Sì, perché non ci dai qualche consiglio?” Rispondo sprezzante, ma subito dopo cerco di darmi un tono. L’ultima cosa che voglio è far insospettire Meredith.

Sì, perché l’idea di Damon che soffre per lei mi fa star così male da non riuscire a sperare che lei lo scopra e lo lasci.

 “Abbassate la voce, Kyle dorme e non penso che Elena voglia stare altre tre ore a tentare di farlo addormentare.. oppure mi sbaglio?”

“Per quanto adori coccolarlo… no, grazie. La notte in bianco mi basta e avanza.”

È in questi momenti che vorrei stritolare Stefan, lui mi capisce con uno sguardo e si è accorto immediatamente che mi trovavo in difficoltà.

Una fastidiosa domanda riecheggia nella mia testa: Lui sospetta qualcosa di quello che è successo?

Gli sorrido, ad ogni modo, grata del suo aiuto.

“Vado a mettere Kyle nella culla.” Mi dice prima di sparire nell’oscurità del corridoio.

“È bellissimo. – sussurra Meredith che nel mentre si è spogliata del suo cappotto. Per quanto mi faccia male ammetterlo, è splendida anche se indossa un maglione largo con dei semplici leggings e ha una coda fatta, senza dubbio, in neanche due minuti. – Come sta Jenna?”

In fondo lei e Damon sono così simili nelle loro diversità.

Proprio come l’uomo che ora le sta a fianco e che ancora non ha trovato il coraggio di guardarmi in faccia –e ne sono quasi sollevata- Meredith è la classica persona che non riesci ad odiare.

È la classica bella ragazza che riesce in tutto, ed ha un uomo meraviglioso vicino.

Almeno così sembra.. perché chi tradisce e poi si comporta come se nulla fosse stato non rientra esattamente nella definizione di ‘meraviglioso’. Ed è proprio per questo che, se da una parte la invidio, dall’altra la compatisco.

Mi sto sforzando di rigettare tutta l’amarezza che porto dietro da quel giorno in commenti silenziosi e osservazioni acide… che lei non merita.

E neanche io merito questa sofferenza.

Proprio lì a pochi passi da me, però, quei due occhi azzurri, che dichiarano pentimento e vergogna, non mi permettono di odiarlo e non mi permettono di confessare il tutto a quella povera ragazza sorridente che ho davanti.

“Sembra che si stia riprendendo a poco a poco..”

“Sono davvero contenta… A dire il vero siamo passati per portarle un pensiero per Kyle.”

Ecco svelato il motivo della visita.

“Ah… grazie. Non è in casa ora… Mason ha insistito per portarla a fare una passeggiata. Volete aspettarla?” Chiedo sperando in una risposta negativa, Mason e Jenna potrebbero tornare tra una mezz’ora come tra tre ore. Non riuscirei a fingere così a lungo.

E mentre aspetto la risposta di Meredith, sento una mano calda poggiarsi sulla mia spalla gelida. È Stefan, che mi ricorda che indosso ancora la canotta che ho messo per fare il bagnetto al piccolo.

Per evitare di fargli prendere freddo ho acceso lo scaldabagno, portando nella camera una temperatura di quasi trenta grandi; per cui mi sono messa anche io leggera. Presa, però, dall’arrivo di tutti questi ospiti inattesi, ho dimenticato di mettermi qualcosa di più caldo.

“Siamo in inverno signorina… prenderà freddo con queste magliette estive. – Mi giro nella direzione di Stefan e lo vedo porgermi qualcosa. La riconosco subito, è la felpa rosa di Caroline. – L’ho presa nella tua camera… muoviti a indossarla che hai la pelle d’oca.”

Lo fisso per qualche secondo e gli sorrido, arrossendo appena per la gentilezza.

L’ennesima dimostrazione di quanto tenga a me.

Ma basta la voce di Damon a far finire quel momento.

“Non preoccuparti… Le darai tu il regalo da parte nostra. Ce la saluti.”

Dopo un attimo di confusione, capisco che ha risposto al posto di Meredith.

Distaccato e frettoloso, sembra quasi proiettato fuori dalla porta ma la sua dolce metà lo ferma prima che riesca a fare un passo.

“In realtà sono venuta qui anche per un altro motivo...Dobbiamo darti una notizia… – La guardo confusa e spaventata e mi agito maggiormente quando anche Damon si mostra visibilmente nervoso. –  Io e Damon abbiamo deciso di sposarsi… tra meno di un mese. Sì… lo so che è tra pochissimo ma, come saprai, a Damon non piacciono le cose portate alla lunga .”

Di nuovo.

Pensavo di aver già vissuto questa scena.

Pensavo… speravo di non doverla rivivere mai più.

Ed invece eccomi qui, colpita in pieno dalla verità… di nuovo.

A Damon non piacciono le cose portate alla lunga.

Quindi è stata una decisione di Damon?

L’ha voluto lui?

Ciò che è peggio.. è che questa volta devo fingere di essere contenta perché Meredith mi guarda con un sorriso mozzafiato e si aspetta qualcosa da me.

Si aspetta che io sia felice per loro.

“È… è… congratulazioni. – Balbetto sforzandomi di sorridere. – Non me l’aspettavo. Sono felice per voi.”

La butto lì, sul ‘Sono così sorpresa che non riesco a parlare.’

Sorpresa non lo sono, non più, ma è vero… non riesco a dire nulla.

 “Non te la prendere con Damon… L’ho obbligato io a non dire nulla. Volevo prima annunciarlo in famiglia.”

Sì che me la prendo con lui… penso che questa piccola promessa valesse meno di niente nel caso in cui avesse voluto portarmi a letto.

“Ah… no, figurati. Capisco.”

“Pensa che anche io l’ho saputo solo ieri… Mi sento un po’ trascurato, fratellone.

Il mio Salvatore è lì ad intervenire quando sto sul punto di scoppiare. E lo sono stata molto spesso nell’ultimo quarto d’ora.

Mi cinge la vita come se fosse la cosa più naturale del mondo, come se fossi sua, provocandomi un fremito lungo tutta la schiena. A rendere il tutto più drammatico non è lo sguardo di Meredith a cui non è sfuggito il gesto del futuro cognato, ma quello di Damon.

È lo sguardo di un pazzo.

 “Non sono d’accordo… - risponde l’altro – Mi sembra che le attenzioni non ti manchino, fratellino.”

L’astio tra i due è tangibile.

È chiaro, mi chiedo come non me ne sia resa conto prima… hanno litigato.

Non si sono salutati.

Non si sono guardati neanche una volta.

 “Vorrei chiederti un favore, Elena. – Esordisce Meredith, ignorando del tutto lo scambio acido di battute tra i fratelli. – Vorresti essere la mia damigella d’onore?”

Non posso credere a quello che ho appena sentito.

Spalanco gli occhi e noto che Damon si è irrigidito.

“Io..”

“Ti supplico. – Mi scruta con quegli occhi da cerbiatta. – Le mie amiche abitano lontano e non possono aiutarmi con i preparativi e Rebekah… Beh Rebekah è ancora troppo sconvolta per la morte di Finn… e non penso abbia voglia di pensare ad un matrimonio, né che voglia stare così a stretto contatto con il testimone dello sposo.”

Stefan si tocca i capelli imbarazzato, scostandosi un po’ da me.

“Sono sicuro che Elena si troverà benissimo con il testimone.”

Questa volta anche Meredith ha notato l’ironia tagliente del fidanzato, perché la vedo lanciargli uno sguardo di fuoco.

“Non sto cercando una compagna per tuo fratello, lui sa scegliere da solo le ragazze. – Risponde Meredith lanciando uno sguardo complice a Stefan. – Mi serve un’amica che mi aiuti nell’organizzazione di questo matrimonio lampo... se poi è anche la migliore amica del mio futuro marito ancora meglio. Avremo più tempo per conoscerci... considerato che con tutto quello che è successo non ne abbiamo ancora avuto modo.”

“È risaputo che le damigelle vanno a letto con i testimoni!”

Sbarro gli occhi all’ennesima cattiveria di Damon.

Ride… lo stronzo.

Fino a prova contraria dovrei essere io a comportarmi come una stronza vendicativa, perché IO ne ho motivo.

Invece da quando è entrato in questa casa mi ha guardato soltanto per colpirmi con qualche malignità.

“Damon! –  Meredith si gira di scatto verso di lui. – Si può sapere che ti prende oggi? Non parli, sei nervoso e te la prendi con tutti. Scusalo Elena…”

“Mi sembra di aver sentito Kyle piangere.. perché non vai a controllare?” Stefan cerca palesemente di farmi allontanare. Sono sicura di avere una faccia sconvolta.

“Sì… - sussurro ancora provata. – Sarò felice di essere la tua damigella d’onore, Meredith.”

 

“Dovevi vedere la sua faccia terrorizzata quando Meredith mi ha chiesto di farle da damigella. Ho risposto senza pensare…”

“Che cosa? – Urla Caroline. – Sei impazzita?”

“Penso di sì… penso di aver perso la ragione quando ho deciso di tornare qui!” Rispondo piegando l’ennesimo panno da stirare meccanicamente.

“Tu sei masochista.”

“Mi ha praticamente detto che vado a letto con Stefan… o che ci andrò… o che… Non lo so! So solo che sotto quell’espressione di falso divertimento si nascondeva una voglia malata di ferirmi!”

Più parlo, più le lacrime minacciano di uscire.

Dolore, nervosismo, frustrazione.

Non ne posso più.

“Tesoro non piangere… puoi sempre tirarti indietro, nessuno ti costringe.”

Caroline mi abbraccia regalandomi un leggero sollievo.

“Non posso… non…”

“Oppure… - mi interrompe prendendomi il viso tra le mani – Oppure puoi combattere fino alla fine. Sotto quell’aria da stronzo, Damon nasconde un cuore d’oro… te l’ho già detto. Questa è la tua opportunità di capire veramente cosa ha in testa. Oggi ti ha visto a casa con Stefan, coccolavate Kyle come dei genitori provetti… fatti due calcoli.”

“Ma lui non ha nessun diritto di essere geloso!” Sbotto asciugandomi le lacrime con la manica della felpa.

“La gelosia non è un diritto… è un mostriciattolo che si infila sotto la pelle e ti fa uscire di senno! Come… ad esempio… accade quando vai dal ragazzo con cui sei stata a letto per vedere come sta reagendo alla morte del fratello e lo trovi perfettamente rilassato in casa sua con quella puttanella rossa mezza svestita!!”

“C-Cosa?” Esclamo.

“Sono andata da Klaus… con una bottiglia di Vodka e due bicchieri. Che stupida… non posso pensarci che mi vergogno di me stessa!”

“Sii più chiara Care… che centra la Vodka?!”

“Bonnie ha indagato per me e ho scoperto che non esce di casa da giorni. Volevo farlo distrarre, bere e distrarci… E io come una perfetta idiota ho pensato che stesse lì tutto da solo a piangere per il fratello… quando invece si distraeva con quella…”

“Ehi calma… perché non me l’hai detto subito?” Le dico, sedendomi sul letto accanto a lei.

“Perché la tua situazione è molto più grave della mia.”

“Care... è solo una distrazione per lui, fidati di me. Cosa ha detto quando ti ha visto?”

“Niente! È rimasto immobile e io gli ho dato in malo modo la bottiglia augurandogli una buona sbornia con la sua amichetta. Dio, che vergogna. – Non riesco a trattenere una risata del tutto consapevole di diventare vittima di uno degli sguardi assassini della mia amica. – Perché non ha chiamato me?”

“Perché tu non sei una da una botta e via! E lui non ti ha chiamato per paura di essere rifiutato.”

“Come siamo brave a darci consigli… perché non riusciamo mai a darli a noi stesse?”

“Perché l’amore ci rende idiote.” Sussurro una triste verità.

“L’amore fa schifo.”

“Comunque non posso farlo… non posso fingere di essere amica di Meredith per cercare di far ammettere a Damon qualcosa che non sono neanche sicura che provi. Se ammette che di me non se ne importa? Che non sono abbastanza per lui? E poi non posso fare una cosa del genere a quella ragazza. Lei è solo una vittima in tutto questo.” Affermo decisa.

“Sei già stata ferita… e stai già troppo male per lui. Non hai niente da perdere. – Inizia la bionda. – E poi pensi che Meredith non sappia tutelarsi da sola? Perché ti ha chiesto di diventare la sua damigella? Pensi davvero che abbia bisogno dell’aiuto di una newyorkese incasinata che non capisce nulla di matrimoni?”

“Grazie!” esclamo falsamente offesa.

“Lei sa perfettamente che effetto fai a Damon… così come a Stefan. Io non sopporterei che il mio ragazzo avesse un’amica così speciale…senza offesa! Per non parlare del fatto che lei e Rebekah sono molto amiche… vuoi che non sappia che sei stata tu il motivo della rottura tra la biondina e Stefan? – In effetti oggi la vicinanza tra me e Stefan non era passata inosservata neanche dalla mora. – Sta facendo il suo gioco… e non mi sento di biasimarla. Tu devi solo approfittare di questa situazione per vederci chiaro.”

“Mi hai convinto Care… - affermo del tutto illuminata da questa brillante analisi. – Ma tu non puoi abbandonarmi in tutto questo… devi accettare di organizzare il matrimonio.”

“Va bene… tu promettimi una cosa però…”

“Dimmi.”

“Va bene approfittare della situazione che la stessa Meredith ti ha offerto su un piatto d’argento e va bene fare il tuo gioco… ma che non sia sporco.”

 


Lo so, lo so. Di nuovo in ritardo ._.

Ormai entro su EFP solo per aggiornare la storia,quindi scusatemi per l’ennesima volta del ritardo nel rispondere alle recensioni...Cercherò di rispondere tra oggi e domani!

Non vi annoio di più…. E passo direttamente al capitolo.

Meredith chiede ad Elena di essere la sua damigella d’onore e lei accetta! Ma questo si sapeva già, no? :P

Come spiega Caroline, Meredith sta cercando di capire se Elena è un pericolo o meno per il suo imminente matrimonio e se si può fidare di lei. Se solo sapesse quello che è successo!

Damon come al solito è incomprensibile e Stefan non è disposto a perdere Elena.

Non mi esprimo oltre perché sono curiosa di leggere i vostri commenti e supposizioni : )

Non so quanti capitoli ancora ci saranno prima del capitolo finale… ma ultimamente un’idea malsana ha attraversato la mia testa malata xD

Sono indecisa se, dopo l’ultimo capitolo, scrivere un epilogo o una continuazione. Purtroppo ogni tanto il mio cervello inizia a sfornare una serie di idee e sento l’irrefrenabile bisogno di scriverle… ma dall’altra parte non amo molto i sequel quindi sono ancora molto combattuta.

 

Cooomunque… Avete visto la 4x07??

*SPOILER*

Per quanto non mi sia piaciuto l’espediente dell’alternarsi delle scene Elena-Damon e Caroline-Stefan e la musichina inquietante verso la fine ho amato la scena d’amore Delena *.*

Una delle più aspettate nella storia delle serie tv xD

Adoro Stefan in questa nuova versione.

Per il sire bond penso che sia reale… ma che Elena ha fatto quello che ha fatto spinta da sentimenti veri. (Lui non le ha mai chiesto di andare a letto con lui o di baciarlo o di lasciare Stefan.)

Ora mi aspetto un’Elena che striscia dietro Damon… voi che dite? xD

Chiudo questa parentesi TVDiana e vi saluto…

E dire che mi ero ripromessa di fare un ‘breve commento’. Povere mie lettrici. xD

Come al solito vi ringrazio tantissimo per il supporto *.* per tutte le splendide recensioni che lasciate… mi fate scrivere con ancora più entusiasmo.

Grazie anche a chi segue la storia in silenzio :)

Alla prossima!

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Capitolo 22
*** Quello che dovevo sentire ***


 


 

                                                                      22

“Tu che dici, Elena? Io lo trovo esagerato.”

“È… principesco.”

“Forse troppo… ci sono almeno quattro strati di velo!”

Meredith sta indossando l’ennesimo abito da sposa.

Non so cosa mi stesse passando per la testa quando ho accettato di essere la sua damigella d’onore.

A dire il vero lo so, ero troppo accecata dalla rabbia ed ho agito solo per ottenere una reazione da Damon.

E adesso mi ritrovo costretta a comportarmi da brava damigella che aiuta la sposa a scegliere l’abito, il bouquet, la pettinatura, il trucco… una marea di cose che, ora più che mai, considero futili.

A parlare sarà la mia acidità?

Probabile.

Più che probabile.

Assolutamente sì.

L’unica consolazione da quando sono entrata, due ore fa, in questa maledetta Atelier è l’aver constatato che la futura sposina non è una taglia trentotto come credevo.

Ah, le piccole soddisfazione della vita.

Non è una taglia trentotto perché le sue forme sono da urlo.’

Mi chiedo perché non posso sparare cattiverie senza che la mia fastidiosa e saccente obiettività mi prenda a schiaffi in faccia riportandomi alla realtà.

“Elena.. allora?”

“Scusami… ero sovrappensiero.” …e troppo occupata a invidiare il tuo corpo, ma forse è meglio se ometto questa parte.

“Ti ho chiesto qual è il genere di Damon. Io ho un’idea, ma tu lo conosci da molto più di me…”

La voce di Meredith è quasi incrinata, come se… stesse male per le sue stesse parole.

“Io… Non…sono anni che non ci frequentiamo!” Sento il bisogno di giustificarmi e non so spiegarmi il perché.

“Andiamo Elena. – Mi risponde Meredith, girandosi verso di me dopo aver dato un ultima occhiata alla sua immagine riflessa sull’enorme specchio che le sta di fronte. – Lo conosci come nessun altro. Lo so perché lui mi ha parlato molto di te.”

“Davvero?” chiedo sorpresa.

“Sì. Allora che ne pensi? Questo potrebbe piacergli?”

Ha volutamente cambiato discorso, ma mi chiedo quale sia il senso se ad introdurlo è stata proprio lei.

Dio, quanto vorrei sapere cosa le ha detto, anche se temo la risposta.

Una strana sensazione mi suggerisce che lui non le abbia detto neanche un quarto di ciò che siamo noi.

E ora che con quegli occhioni aspetta una risposta, che cosa dovrei dirle?

Perché, in tutta onestà, quel vestito non è il  genere di Damon.

Anche se, in fin dei conti, lui non è il tipo di ragazzo che guarda l’abito, lui guarda dentro… lui spoglia.

Sei per caso impazzita, Elena?

Sì lo sono, per la miseria.

Sto avvampando, solo al pensiero del ragazzo che mi ha spezzato il cuore e per di più di fronte la sua fidanzata!

Mi concentro nuovamente sul vestito che indossa Meredith e mi chiedo seriamente chi abbia dato il lavoro a quella commessa biondo platino che ce l’ha proposto.

Chi diavolo potrebbe volere un vestito così?!

Solo un attrice porno.

Corpetto tempestato di Swarovski accecanti e chiusura intrecciata con fiocchi di raso rosa, a mo’ di battona dell’Ottocento.

Per non parlare della gonna, ha qualcosa come cinque o sei strati di velo da far invidia alla Principessa Sissi.

“Assolutamente sì… gli piacerai di sicuro.”

Lurida.

Falsa.

E ipocrita.

La mia coscienza mi urla contro le peggiori parolacce e gli insulti più diffamatori e, come se non bastasse, ad essa si unisce la vocina irritante di Caroline che mi ricorda di non giocare sporco.

No, in realtà Caroline mi avrebbe gridato contro un ‘Che troia che sei’ molto amichevole.

Più di ventiquattro ore fa le ho promesso che mi sarei comportata bene, che non avrei cercato in nessun modo di ostacolare il loro rapporto.

Ripensandoci, però, Damon non la lascerebbe mai all’altare se lei indossasse un vestito orrido, ergo non sto mettendo i bastoni tra le ruote della loro relazione.

Dopotutto la mia è una piccola bugia a fin di bene.

Il mio bene.

“Sei sicura? – Mi richiede Meredith, non realmente convinta. – Mi sembra troppo… troppo!”

Tento di sembrare il più naturale possibile quando sto per aprire bocca cercando di convincerla che quell’oscenità che ha addosso è meravigliosa. Purtroppo, o sua fortuna, la commessa idiota si avvicina a noi con in mano una  busta contenente un altro vestito.

“Signorina Fell… quest’abito è perfetto per lei. Deve assolutamente provarlo! È un Vera Wang. Se lei è una appassionata di moda e matrimoni sicuramente saprà che queste opere d’arte non possono essere indossate da chiunque!”

Al sentire nominare Vera mi si illuminano gli occhi.

I suoi abiti sono arte allo stato puro.

Mi ricordo ancora la sfilata a cui partecipai grazie al mio fantastico lavoro a New York; lì in seconda fila sognavo il giorno del mio matrimonio con il mio divino Vera Wang.

Una scarica di rabbia mista ad invidia risale per la spina dorsale diffondendosi in ogni dove quando mi chiedo perché tutti i miei sogni si stiano sbiadendo inesorabilmente.

Meredith si stava prendendo tutto.

Il ragazzo, il vestito… tutto.

Non c’è nulla di peggio che assistere al tuo fallimento contemporaneamente alle vittorie della tua peggior nemica.

“Vengo con te in camerino per aiutarti con il vestito?” Chiedo alla mora, fingendomi gentile.

“No, grazie. Faccio da sola!” E così dicendo mi lascia sul divanetto bianco a sorseggiare il secondo bicchiere di champagne.

Almeno in queste boutique sanno come trattare le povere damigelle che rischiano di morire di zitellagine.

“Cosa ne dici?” La voce di Meredith mi ridesta dai miei pensieri neanche dieci minuti più tardi.

Mi volto nella sua direzione e rimango estasiata.

L’abito è favoloso e lei non è da meno.

Nonostante la gonna molto sfarzosa, il vestito è di una semplicità e di una finezza unica nel suo genere. Il corpetto, a cuore e leggermente aperto nel mezzo, le mette in mostra il suo bel seno, dandole un’aria più sfacciata ma comunque, in qualche modo, angelica.

Mi duole ammetterlo, ma sembra appena uscita da qualche rivista di moda.

“Sei bellissima.” Confesso con un filo di voce, senza concedermi neanche un attimo per pensare.

Lo stupore è tale da mettere da parte l’invidia, l’amarezza e la malinconia e riconoscere l’ovvio.

“Sarà una sposa bellissima. – Interviene la commessa – Il suo uomo è davvero molto fortunato.”

Già.

Il suo uomo.

L’immagine di Damon che la vede avanzare verso l’altare, magari stupido ed emozionato al contempo, si fa strada in me come un virus letale.

Il virus della gelosia che pian piano mi sta mangiando da dentro, mi lacera il cuore fino a farlo diventare del tutto insensibile.

Sì, perché sembra che io non stia ragionando con quest’ultimo, ma esclusivamente con il mio ego.

Che persona sto diventando?

Le ho consigliato un vestito orripilante solo per sentirmi meglio?

Che razza di sollievo mi aspettavo?

Nessuno, piuttosto mi vergogno di me stessa.

Non voglio essere questa persona, il dolore non può trasformarmi in questo modo.

“Ti sta d’incanto. – Affermo convinta. – Devi scegliere questo… Damon l’adorerà.”

E solo io so quanto mi fa male pronunciare queste parole, ma quanto siano indispensabili per rimanere fedele a me stessa; a me che non ho mai avuto bisogno di stupidi giochetti.

La vedo sorridere e un po’ mi sento meglio.

Ho fatto la cosa giusta e continuerò a farla… ciò che mi chiedo, però, è quanto farà male.

 

Camminiamo per le strade di Atlanta da quasi un’ora e sto seriamente maledicendo i miei tacchi preferiti.

E sì, lo sapevo che avrei camminato kilometri e kilometri, ma quando esci con la donna con cui sei in competizione (senza che lei lo sappia) nulla ti può trattenere dall’indossare un abitino rosso fuoco coperto da un cappotto nero non molto più lungo, il tuo paio di scarpe migliori e dal passare le ore davanti allo specchio per arricciare i capelli e legarli in una falsa coda da ‘sono di fretta’.

È una fortuna che i pensieri siano privati, morirei se qualcuno scoprisse quanto sono patetica.

Meredith invece indossa un maglioncino largo e lungo e degli stivali che le arrivano al ginocchio, nulla di che in confronto al mio completo, nonostante ciò il mio complesso di inferiorità è sempre presente.

Do pace al mio cervello fermando la pioggia di pensieri quando sento lo squillo di un cellulare.

Meredith caccia il suo iPhone dall’enorme borsa verde bottiglia e si accinge a rispondere.

“Amore. – Dice soltanto e io ho un tuffo al cuore. – Sono in centro. Ah… non l’ho sentito squillare. No.. no… non preoccuparti. Ti ho detto di stare tranquillo. Va bene… A dopo. Ti amo anche io.”

Chiude la chiamata e scorgo tra le sue labbra un sorriso innamorato, mentre io mi sento morire.

“Scusami Elena… era Damon. – Mi dice frettolosamente. – Ora però devo chiederti un altro favore.”

 

Se pensavo di aver già toccato il fondo, non avevo capito proprio nulla.

Mi trovo nel punto vendita di Victoria’s Secret per aiutarla a trovare l’intimo da usare sotto il vestito da sposa.

Le sto per consigliare il completino che renderà molto felice l’uomo che amo.

Non so se piangere o ridere, mi sembra di vivere un infinito paradosso.

Guardo distrattamente i completi esposti, chiedendomi quando finirà questa tortura.

“Cerca qualcosa in particolare?”

‘Sì, una lametta per tagliarmi le vene’  è tutto quello che vorrei rispondere all’elegante commessa in nero.

“Non ho un’idea particolare… ma vorrei qualcosa di speciale per la mia prima notte di nozze.” Le risponde Meredith.

“Congratulazioni per il matrimonio! – esordisce Candice. Stando al cartellino che indossa sulla giacca dovrebbe essere il suo nome, ma nulla esclude che si tratti di un nome d’arte. In questi ambienti in cui‘l’apparenza prima di tutto’, per contratto devi essere sexy e ispirare sesso da tutti i pori. Se non ricordo male ho scritto un articolo migratorio sull’argomento qualche anno fa, inutile dire che Tabata non lo lesse mai. – Ho il completo adatto a te.”

Candice le mostra un corpetto bianco in pizzo davvero bello, abbinato ad un tanga dello stesso materiale.

“Tu non ne avrai bisogno ma, detto tra di noi, questo bustino ti donerà almeno due taglie in più!”

Fantastico! Come se poi loro non fossero già abbastanza!

E io che mi sono fatta vedere nuda da lui con la mia seconda scarsa, l’ennesimo motivo che l’avrà spinto a realizzare che lei è quella giusta?

Dio, quanto sto diventando infantile e complessata?

“Che ne dici, Elena? – Mi domanda Meredith. – Hai lavorato per un giornale di moda, la tua opinione per me è fondamentale anche se non conosci i suoi gusti per quanto riguarda l’intimo… spero.”

Ride nervosamente, segno che, anche se per un solo istante, ha dubitato di me e di lui.

E io prego che non si sia accorta del mio irrigidirsi.

“Lo adoro. – Rispondo seccamente, ignorando il suo commento al fine di non farla insospettire ancora di più, e la butto sullo scherzo. – Ma non preoccuparti troppo. Gli uomini non notano quasi mai questi dettagli, per quanto ci sforziamo, sono troppo occupati a spogliarci.”

Per fortuna provoco una risata generale che mi fa rilassare.

“Purtroppo penso di aver incontrato proprio l’uomo che nota questi dettagli! Non perde occasione per regalarmi della lingerie.”

Non voglio.

Non voglio conoscere questi dettagli.

“Allora lui è un uomo molto passionale… Ottima scelta!”

Vorrei urlare ‘Sì lo è! Io sono una delle sue vittime, lo sono stata più e più volte nella stessa notte!’.

Qualcosa però mi trattiene e sento la rabbia scemare in tristezza. In questo momento non vorrei fare nient’altro che piangere tra le braccia di Caroline o di Mason.

Meredith, dal suo canto, annuisce molto imbarazzata e quasi la ringrazio, non avrei retto se fosse stata una di quelle che si vanta delle doti del proprio fidanzato.

 

“Dannazione! Non posso crederci! Mason mi ucciderà..” impreco davanti la macchina.

“Calma Elena… ho già chiamato Damon dovrebbe essere qui a momenti. Vedrai che non è nulla.” Meredith cerca di rassicurarmi ma non sa che con la sua frase mi ha fatto salire un senso di angoscia.

Perché proprio Damon?

Perché è il suo ragazzo. Il suo punto di riferimento. Lui è sempre lì per lei.’

La testa mi batte terribilmente, il cuore pulsa più velocemente del normale e mi manca davvero un niente ad avere una crisi di panico.

Non volevo vederlo di nuovo, non con lei presente.

Volevo parlare con lui, da sola.

Volevo un momento di sincerità tra noi, di chiarezza.

Volevo che mi amasse… che amasse me.

Quanti ‘voglio’ e quanti pochi ‘ho’.

Tuttavia me la sono cercata dall’inizio, se avessi fatto le scelte giuste non mi sarei trovata in nessuna di queste situazioni.

Di certo non sarei diventata la damigella di Meredith!

Io, però, sono Elena Gilbert… non è da me fare la scelta giusta.

Sono più convinta che mai che il Karma me lo stia mettendo in quel posto.

Nel disperato tentativo di calmarmi, vado a sedermi sui sedili posteriori della mia macchina che inspiegabilmente non parte più. E dire che ero così contenta di tornarmene a casa appena cinque minuti fa. Ho cantato vittoria troppo presto.

“Sai… ero gelosa di te. -  Mi volto di scatto verso la mora, che si è appena seduta accanto a me.

Si nasconde il mento nel collo del cappottino nel quale è ancora avvolta, come se si nascondesse per l’imbarazzo. Sbarro gli occhi incredula, ma non riesco a chiederle di andare avanti. A quanto pare però non ce n’è bisogno. – Ad essere sincera, in qualche modo, lo sono ancora. Sai… tu e Damon avete quel tipo di rapporto… così raro. Lui è così protettivo con te. Ti riserva attenzioni che dovrebbe avere solo per me.”

“Io non..” Accenno a risponderle, non del tutto convinta.

“Non fraintendermi. Non ti sto dando delle colpe, né tanto meno minacciando. Nonostante ciò non è piacevole… dividere il tuo uomo con un’altra. – Non so che dirle, non posso rassicurarla perché le mentirei spudoratamente. – Quando l’ho conosciuto non se la passava bene, stava mandando allo sfascio la sua vita per starsene al bar a bere tutto il giorno. Non parlava più con il fratello, né con il padre. Non mi ha mai spiegato cosa non andasse… ma tra le voci che giravano, qualche parola rubata dalla sua bocca ho capito che era innamorato di te.”

Sento il cuore implodere nel petto.

Meredith sta affrontando questo scomodo discorso con me e io, con le spalle al muro, non so cosa dire.

“Non stavamo insieme…” Rispondo quasi apatica.

“Quando sei arrivata ho temuto che me lo portassi via… e quando sono partita come volontaria in Kenya è stato terribile. Litigavamo sempre, io era folle di gelosia. Ci siamo lasciati per tutto il periodo in cui sono stata fuori, ma poi al mio ritorno lui è tornato da me.”

“Dove vuoi arrivare?” le chiedo con franchezza.

“Voglio solo essere sincera con te. La mia non è ipocrisia… sto soltanto cercando di accettare la tua presenza così costante e importante nella vita di Damon. Lo amo e non posso chiedergli di scegliere tra me e te, non sarebbe giusto. L’unica cosa che posso fare è imparare a conoscerti e a capire i motivi che lo spingono a tenere così tanto a te.”

“Lui ti sta per sposare… penso che questa sia la più grande dimostrazione d’amore che esista.” Affermo cercando di nascondere l’amarezza e guardando fuori il finestrino.

Non ho voglia di iniziare discorsi di conforto, sarebbero un ulteriore presa in giro.

“Suppongo di sì.” Commenta, girandosi anche lei dal lato opposto al mio.

 

“Scusate. Avevo un cliente in studio. Siete state fortunate a trovarmi qui ad Atlanta.”

Meredith scende dalla macchina velocemente per avvicinarsi a Damon, ma lui sembra troppo occupato a sorprendersi di vedermi. Perlomeno non si è soffermato in smancerie come qualche ora fa a telefono, quando non sospettava della mia presenza.

“Non parte.” Mi limito a dire.

Damon annuisce, sorpassando Meredith per avvicinarsi alla macchina. Particolare che non mi lascia indifferente è la sua mano che accarezza la vita della ragazza.

“Hai lasciato i fari accesi… ora la batteria è completamente scarica. Ecco perché non partiva! – Mi rimprovera poco dopo, portandomi alla mente tutte quelle volte in cui facevo qualcosa di stupido o di imbranato. Dalla sua espressione sembra quasi che non sia successo mai nulla, che il nostro rapporto non sia cambiato, suscitando in me una triste nostalgia dei tempi passati. – Salite in macchina. Ripasso dopo con i cavi adatti, ora vi riaccompagno a casa.”

 

“Siamo arrivati. – Damon ferma la sua macchina, accostando sul ciglio del viale di casa mia. – Dì al tuo amico di non preoccuparsi per l’auto. Dopo la recupero con Stefan e te la faccio portare.”

“Grazie.”

Il viaggio in macchina è stato tremendamente silenzioso; se prima c’era Meredith che ogni tanto si lasciava sfuggire qualche parola, dopo averla accompagnata allo studio di Caroline per accordarsi per gli ultimi preparativi l’aria si è caricata di tensione e parole non dette.

“Aspetta! – Damon mi blocca per un polso. – Dobbiamo parlare.”

“Di cosa?” chiedo cercando di divincolarmi dalla presa.

“Di quello che è successo tra di noi.”

Vorrei parlare in modo calmo e pacato con lui, lo vorrei davvero, ma la rabbia si impossessa di me facendomi scattare.

“Mi hai fatto chiaramente intendere che quello che è successo tra di noi è stato un errore.”

“Sì… è stato un mio errore.”

Mi fermo, rimettendomi a sedere in modo più composto, per poi sospirare rumorosamente.

“Allora perché… perché l’hai fatto? Perché mi hai trattato come se fossi una di quelle troiette che portavi a letto?!”

“Non dirlo. Tu non sei una di quelle!– Sbatte i pugni sul volante facendomi sobbalzare. – Ma io ho fatto la peggior cosa che potessi mai fare a Meredith.”

“Puoi ancora rimediare. – Sussurro, sistemando distrattamente le pieghe del vestito che indosso. – Puoi essere sincero con lei.”

“Che vuoi dire?” chiede, ancora senza guardarmi.

“Le devi dire ciò che è successo!” Scoppio.

“Non posso Elena… non mi perdonerebbe mai.”

“Invece non dirle niente, farle vivere una bugia è la cosa migliore da fare?! Ah certo, almeno tu ne uscirai pulito!”

“Non lo faccio per me! – Urla. – Lo faccio per lei! Sapere una cosa del genere la distruggerebbe! E non posso permetterlo perché la amo e non ne vale la pena.”

Le gambe accavallate che muovevo poco prima per l’agitazione si pietrificano, mi giro verso di lui mentre rielaboro nella mia testa la sua ultima affermazione.

Non ne vale la pena.

Ho appena avuto la risposta a tutte le domande che mi hanno tormentato in questi giorni interminabili.

“Poco fa mi hai detto che.. che non ero come quelle che ti portavi a letto. – La mia voce trema eccessivamente e gli occhi mi si riempiono di lacrime. – Come posso crederti se ora mi dici che per te non ha avuto nessun significato?! Per te è stato solo sesso.”

Ed eccola lì.

La rivelazione più ovvia e la più temuta.

“No… Elena! – Cerca di fermarmi di nuovo, ma questa volta, troppo veloce per lui, mi precipito fuori dalla macchina. – Non volevo dire…”

“No, penso proprio che volevi dire proprio ciò che hai detto. Mi pento di non averti fatto parlare quella notte stessa. Forse ora mi sarei messa l’anima in pace e non ti avrei più concesso il beneficio del dubbio.”

Avanzo di qualche passo ma, se un attimo prima non mi sarei mai voltata indietro, quello dopo ci ripenso.

“La cosa più triste… - Inizio, dopo essermi voltata verso di lui che ancora ha le mani sul volante. – è che non hai avuto il coraggio neanche di dirmelo direttamente.”

 “Fermati! – Apre istantaneamente lo sportello per parlare solo una volta giunto di fronte a me. –Io ti ho amata con tutto me stesso e avrai sempre un posto fondamentale nella mia vita, ma ora amo lei e farò di tutto per non mandare a puttane l’unica cosa buona che abbia mai trovato.”

“L’hai già fatto… l’hai tradita! E non mi raccontare altre stronzate su quanto io sia importante perché se fosse stato vero avresti fermato i tuoi istinti quella sera!”

“Ho sbagliato! – Grida e non mi sorprenderei se, girandomi, vedessi tutto il vicinato godersi la scena, ma poco m’importa. – Però per te una persona non può sbagliare, vero?! Ti chiedo scusa. Non so che fare per farmi perdonare!”

“Continui… continui a giustificarti, ma eviti di essere sincero con me!”

“Che vuoi sentirti dire, Elena? Cosa ti darebbe pace? Vuoi sentire che è stato solo sesso e che mi sono comportato da stronzo? Sì, è così. È stato solo sesso.”

“Grazie… - Rispondo trattenendo il groviglio di dolore e affanno formatosi in gola , indietreggiando di qualche passo. – è…è  quello che dovevo sentire.”

 


Buonasera :)

Come state?

Io sono esaurita causa studio, ma leggere le vostre recensioni mi ha fatto venire così voglia di scrivere che ho fatto di tutto per ritagliarmi qualche spazietto nella giornata.

Entro domani cercherò di rispondere a tutte :)

Che ne pensate di Meredith?

In questo capitolo c’è stato un momento in cui lei è stata molto sincera con Elena, che per quanto le riguarda non è riuscita a ricambiare il favore.

Elena non ce l’ha con lei, anzi si sente completamente in colpa per la notte che ha passato con Damon. La invidia e la compatisce allo stesso tempo.

Parlando di Damon… l’ultima scena è abbastanza forte e c’è poco da commentare.

Lui le dice che ama Meredith ed è stato solo sesso, l’ennesima batosta per la povera Elena.

Sono curiosa di sapere cosa pensate di lui e delle sue dichiarazioni…

Stasera mi sento buona e ‘spoilero’ un po’ :p

Per quanto sia distrutta, Elena non può più tirarsi indietro. Andrà fino in fondo in questa ‘cosa’ della damigella e perderà un po’ il controllo. Già in questo capitolo si è visto come lei stava per consigliare alla sposa un vestito bruttissimo, ma dopo poco pentendosi fa la cosa giusta. Ma sarà capace di essere sempre ‘fedele a se stessa’?

Vi anticipo che ci sarà un addio dal nubilato da organizzare e un’occasione in cui molti personaggi si troveranno tutti in una stessa casa.

Ho detto troppo.. dunque mi dileguo u.u

Ho notato che molte fan Delena nello scorso capitolo hanno apprezzato Stefan D:

Non sapete che gioia mi date xD

Rimanendo in tema… il minore dei Salvatore tornerà presto.

Siete in più di 100 a seguire la storia, e 50 che la preferiscono (per me sono record *.*). Ringrazio ognuno di voi :) E in particolare chi si ferma per recensire.

Un bacio!

 

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Capitolo 23
*** Il complice della damigella ***


 


 

                                                                      23

“Dio, che stronzo.”

“E tu non c’eri mentre piangeva come la disperata, chiusa in bagno.”

“Ragazze, vi sento!” Esclamo entrando in camera e alzando gli occhi al cielo.

Bonnie e Caroline abbassano lo sguardo imbarazzate.

“In fondo non ho detto nulla di falso…” Protesta la bionda.

“È vero, ma parlate come se non fossi qui!- Continuo a lamentarmi ma in cuor mio rassegnata, mentre piego l’ultima maglia da mettere in valigia.

“Ora non ha più giustificazioni… è imperdonabile.” Sbotta Caroline, ancora alle prese con le scarpe da portare.

“E se l’avesse detto per allontanarti? – Azzarda Bonnie con quella bontà che la caratterizza. Vorrei che fosse così Bonnie, non sai quanto, ma non lo è. – Se l’avesse detto per farsi odiare? Così l’avresti dimenticato più facilmente.”

“Non siamo in un film d’amore Bon Bon, - Care si interpone fra di noi. – “gli uomini non sono eroi dall’armatura splendente pronti a sacrificare tutto per la propria amata. Sono stata la prima a difenderlo, credimi, ma non posso più. È grande e vaccinato e se non volesse sposare Meredith, stai certa che non lo farebbe neanche sotto tortura.”

Purtroppo la mia amica ha ragione.

Damon è uno spirito libero, non si legherebbe ad una persona se sotto non vi fosse un forte sentimento.

Infatti ha confessato di amarla, mentre ciò che c’è stato tra di noi è stato solo sesso.

Solo ora, dopo giorni di pianti e disperazione, mi rendo conto che intanto che consumavo il mio amore a senso unico, Damon non mi ha mai detto nulla riguardo i suoi sentimenti.

Non ha risposto quando gli ho detto di amarlo.

Non mi ha detto neanche cosa fossi per lui.

Non mi ha rassicurato sull’importanza di quella notte.

Mi ha solo baciata con foga, portata a letto e poi fatta sprofondare nel baratro appena svegli.

“Caroline ha ragione.” Asserisco con l’intenzione di portare a conclusione il discorso.

“Forse avete ragione… Sono una sognatrice senza speranza. Devo imparare ad essere più realista per non rischiare di farmi male.” Dice la bruna, ma è chiaro che stia parlando più con se stessa che con noi.

“Siamo tutte delle inguaribili sognatrici..” Commento con sguardo perso nel vuoto.

“Senti Elena… ora che stai un po’ meglio voglio parlare seriamente con te. – Inizia Caroline con il suo tono di voce più serio. – Non sei obbligata a farlo.”

“Cosa?” Chiedo cadendo dalle nuvole.

“Tutto questo. Essere la damigella, scegliere l’abito, organizzare l’addio al nubilato, passare questo fine settimana con loro nella stessa casa e soprattutto assistere al matrimonio in prima linea. Non sei una martire, non te lo meriti. Tu meriti una vita tranquilla, dopo mesi di sofferenze continue! Tirati fuori.”

“Non posso.” Rispondo, senza pensarci due volte.

“Perché?!”

“Perché dopo il trattamento che mi ha riservato e dopo le innumerevoli volte in cui mi sono esposta per lui, non posso mollare così. Non posso rendergli facile anche questo mettendomi da parte. Lui ha sbagliato e, in qualche modo, deve pagare. Forse non sarà niente in confronto, ma già il fatto di essere lì e farlo agitare per la paura che io possa confessare tutto da un momento all’altro mi fa sentire meglio. È una mia piccola rivincita.”

“È un’arma a doppio taglio, Elena. Forse potresti vendicarti nel tuo piccolo, ma a che prezzo? Potresti finire a soffrire il doppio assistendo alla coronazione del loro sogno d’amore.”

Bonnie, che ha rimarcato con ironia le ultime parole, non ha tutti i torti e non nego di averci pensato io stessa, ma quest’alternativa è di gran lunga migliore a quella che vede me piangere a casa.

Non mi sentirò meglio dopo la cerimonia, ma preferisco prolungare l’arrivo di questa fase di follia e disperazione.

“Non mi farete cambiare idea.” Affermo decisa.

“Allora stampati uno dei tuoi migliori sorrisi in faccia e fai questa cosa a testa alta fino alla fine, senza stupide ripicche o giochetti controproducenti.” Caroline sbotta, incitandomi quasi, ma, come sempre, mi ricorda di non lasciarmi andare al mostro della Vendetta.

“Preparati a trascorrere i peggiori tre giorni della tua vita.” Mi ricorda l’altra.

Ebbene sì, tra non più di due ore partiremo per un week end innevato in montagna. Nonostante sia febbraio, il freddo polare è una costante di quest’inverno e ha nevicato così tanto da ricoprire per molti metri tutte i paesini di montagna.

I due sposini hanno offerto, sborsando una quantità di denaro notevole, un viaggio a pochi intimi, per festeggiare gli addii al nubilato e celibato in tutta tranquillità, in una delle zone sciistiche più in voga nelle vicinanze.

 

“Caroline… che diavolo ti sei portata?!” esclama Stefan costretto a portare le borse della mia amica.

“Il minimo indispensabile!” Risponde la bionda quasi indignata.

“Non voglio pensare a cosa ti porteresti per stare fuori una settimana!”

“Non hai neanche la vaga idea di cosa sia capace questa donna!” Dalla porta principale sbuca Tyler con al braccio una ragazza sconosciuta.

Il mio sguardo vaga tra la coppia appena arrivata e una Caroline semplicemente sconvolta.

Io e Bonnie non siamo da meno perché da quando quella morettina dalle labbra pronunciate e il fisico di una modella ha fatto il suo ingresso abbiamo due facce inebetite.

“Comunque ciao a tutti! – Esclama Tyler, fingendo di non rendersi conto dell’aria pesante che è caduta su di noi al momento del suo arrivo. – Ah, scusate. Lei è Hayley… una mia vecchissima amica. È qui da poco e Meredith è stata così gentile da invitarla.”

“Non lo dire neanche Ty… - Meredith fa il suo ingresso seguita da Damon e la valanga di valige che hanno appena finito di scaricare. C’è da dire che neanche lei si è risparmiata. – Ci tengo tantissimo che siate tutti qui. Comunque piacere, io sono Meredith.”

Le due more si salutano scambiandosi una stretta di mano mentre io controllo che Caroline non sia morta sul colpo.

È ancora viva, ma sono sicura che tra non molto scoppierà.

“Loro sono Elena, Caroline, Bonnie e Stefan. E quelli che stanno arrivando sono Matt e Jeremy.” Tyler elenca tutti i nostri nomi, come se poi questa qui se li ricordasse.

Non mi sta antipatica, ma sono solidale alla mia amica e non mi risparmierò dal fare battute acide.

“Ehi… se avessi saputo che c’erano belle ragazze, mi sarei portato qualcosa di più carino in valigia! – Esclama Matt beccandosi lamenti e guardatacce da tutte le donne in sala, me inclusa. – Calmatevi ragazze… voi non fate testo!”

“Non stai guadagnando punti!” Bonnie risponde indignata.

“Non sono d’accordo Matt. – Una testa bionda esce da uno sciarpone nero. Riconoscerei il suo accento inglese tra mille. – Siamo circondati da ragazze bellissime.”

“Grazie Klaus… per fortuna ci sei tu a difendere il nostro onore! – Scherza Meredith andando verso di lui per salutarlo. – Bene, ora che ci siamo tutti vi dirò come ci organizzeremo. Questa è il soggiorno-cucina, i ragazzi dormiranno nelle stanze del corridoio alla mia destra mentre noi ragazze in quelle che stanno al piano di sopra!”

“Perché questa cosa?! – Si lamenta Stefan. – Io sono venuto qui per divertirmi circondato da ragazze! Perché dovrei passare questi tre giorni tra uomini?!”

“Fino a prova contraria solo Klaus ha difeso il nostro onore! Quindi se aspettavi di essere il beato tra le donne ti saresti sbagliato di grosso!” Lo canzona Bonnie in tono scherzoso.

“Io sono dalla parte di Klaus al cento per cento!” Si difende il ragazzo.

“Se proprio devo essere sincero… anche io sono contrario a questa divisione!” Interviene per la prima volta nella giornata Damon.

A dire la verità, questa idea non mi dispiace; almeno mi sono risparmiata notti insonni e tormentate dal pensiero di quei due a letto.

“Te l’ho già detto, stupido! – Esclama Meredith. – Ci dividiamo in modo tale da poter goderci tranquillamente i nostri addii al nubilato e al celibato!”

“Io però non ti ho mai detto che convenivo con te, stupida! - Le risponde Damon con un sorriso da mozzare il fiato, mentre la prende per i fianchi. – Forse mi hai ammaliato per farmi dire di sì!”

Giro la testa di scatto per non vedere di più.

Perché deve essere così insensibile?

Non pretendo nulla da lui, solo un po’ di rispetto.

“Quindi io e la damigella dobbiamo darci da fare per organizzare le miglior feste di sempre?” Esclama Stefan cingendomi il busto e le braccia da dietro in un dolce abbraccio. Mi sorprende, ma non sono l’unica perché il gesto non è passato inosservato.

“Definisci ‘Darci da fare’!” Commenta Jeremy ridendo come un idiota e facendomi arrossire tremendamente.

Idiota!

“Organizzate tutto quello che volete.. ma che sia per domani. – Risponde Meredith, leggermente imbarazzata dalla battuta di mio fratello. – Sono già le sette di sera e dopo ore di viaggio direi di preparare qualcosa da mangiare e di rilassarci un po’!”

 

“Voglio scappare via!” Urla Caroline disperata.

Ognuna di noi ha ricevuto una stanza tutta per sé, questa casa rasenta il lusso più estremo.

Letti a baldacchino, televisori ultrapiatti, bagni con vasca idromassaggio e candele sparse dappertutto. Certo, Damon non ha assolutamente problemi economici ma a quanto pare neanche lei se hanno deciso di spendere una cifra così elevata per una vacanza oltre le già esigue spese per il matrimonio.

E io che devo fare i conti in tasca per qualsiasi cosa; decido, però, di non pensarci e godermi quel che potevo di questa orribile vacanza extralusso.

“Su Caroline… è solo un’amica! Perché devi subito pensare a male?!”

Bonnie, la ragazza dal bicchiere sempre mezzo pieno.

“No, ma dico… l’hai vista?! Come se lo teneva stretto! Quella se lo vuole fare!!” Nulla da fare, ormai Care è in preda ad una crisi di nervi.

 “Sei esagerata…” parla la bruna.

“Esagerata? Quella è una poco di buono! È una gatta morta! E poi l’avete sentita quella voce?! Secondo me ha un vocione da uomo ma si sforza di usare quel tono da cagna e quel strano accento!!”

Mi lascio scappare una risata pentendomene appena scorgo l’ira negli occhi di quella matta della mia amica.

“Secondo me dovresti preoccuparti di altro…” parla Bonnie con un tono pressappoco profetico.

“Cioè?!” esclamiamo all’unisono io e Care.

“Klaus! – Risponde l’altra come se fosse la cosa più ovvia del mondo. – Hai forse dimenticato il vostro incontro ravvicinato di qualche tempo fa?!”

“Bonnie, ti odio! Stavo cercando di affrontare un problema alla volta!”

“Beh, il problema Klaus è alquanto peggiore di quello Hayley! Se lui si facesse scappare qualcosa su di voi?!”

“Non esiste un noi, né un voi, né un qualsiasi pronome personale, parola, frase, verbo o complemento che possa far coesistere la mia persona con la sua!”

“Calma ragazze! – Intervengo sventolando un’immaginaria bandierina bianca. – Klaus non dirà nulla perché non ti farebbe mai soffrire intenzionalmente! E poi Care, finiscila di fare la sostenuta! Tra te e lui c’è qualcosa, forse non ne sapete definire la natura… ma c’è!”

“Senti miss tra te e lui c’è qualcosa, non venirmi a fare la predica quando tu sei la prima a tenere in sospeso situazioni del genere!”

“Cosa vorresti dire?” chiedo infastidita.

“Dico che ho visto come Stefan ti stringeva poco fa!” risponde la bionda, facendomi capire perfettamente dove vuole andare a parare.

“Parla chiaro Caroline, tu stai insinuando ben altro! Pensi che continuo a tenermi stretta Stefan perché Damon mi ha dato il ben servito?!”

“Non dico che è così…” Abbassa la voce.

“Però lo hai pensato! E poi si dice che le amiche sono coloro che ti conoscono meglio…” Commento tristemente mentre esco dalla camera.

 

Più guardo questa casa e più non mi sembra vero: è un paradiso terrestre posto al centro di una nuvola di neve.

L interno è avvolto da un torpore dolce e accogliente, in netto contrasto con i fiocchi di neve che si infrangono contro l’immensa vetrata che ci separa dall’esterno.

L’atmosfera è delle più serene, ma è il contorno a rappresentare un problema: la continua visione di Damon e Meredith, la litigata con Caroline, i numerosi dubbi su me stessa e sulla mia vita.

Cerco di concentrarmi su altro e a catturare la mia attenzione sono Tyler e Hayley; dalla finestra li vedo lanciarsi palle di neve e ridere come pazzi.

Nonostante l’arrabbiatura nei confronti della mia amica, non riesco a non essere dispiaciuta per lei.

Vedere il ragazzo che ami, o per cui senti dei sentimenti molto forti, con un’altra non è facile.

Io ne so qualcosa.

“Che pensi?” Stefan si siede sulla poltrona accanto a quella su cui sono stesa.

“A Caroline… abbiamo litigato.” Sputo il rospo, omettendo qualcosa qua e là.

“Perché? – Chiede. – Sempre se si può sapere.”

“Scusami Stef… non ne voglio parlare.”

“Va bene. Ti lascio stare solo se mi fai un sorriso. – Curvo le labbra in un sorriso tirato e finto, perfettamente consapevole di non poter ingannare i miei stati d’animo con le sole espressioni del viso. – Non provare ad ingannarmi!”

“Piace a tutti il pollo ripieno?” Chiede Meredith da dietro il bancone del piano cucina.

“Io adoro il tuo pollo!” risponde Stefan entusiasta.

Ecco un’altra cosa da aggiungere alla, già infinita, lista di pregi di Meredith: ottima cuoca.

Considero il lato positivo della storia: Stefan si è distratto e non dovrò sorbirmi i suoi interrogatori.

“Non ci pensare minimamente. –  Damon si avvicina minaccioso alla mora, mentre io socchiudo gli occhi per un breve instante nella speranza che qualche forza sconosciuta mi aiuti a superare quest’altra ‘allegra’ scenetta familiare. – Ora tu ti stendi e non muovi un dito. Preparerò io la cena!”

“Non dire cavolate… Sono perfettamente in grado di farlo da sola!”

“No che non lo sei. Sei stanca! – La riprende Damon rimarcando l’ultima parola. – Non vorrei che avvelenassi tutti a causa di qualche errore di distrazione!”

“Se non la smetti, ce lo metto sul serio un po’ di veleno nel tuo piatto… e non per sbaglio!”

“Non capisco, invece di essere contenta di avere un fidanzato così bello, sexy e che si diletta in cucina… ti lamenti?!”

“Hai detto bene… ti diletti, ma sei terribile a cucinare!”

“Così stai frantumando il mio cuoricino in mille pezzi.” Dice Damon con un falso labbro sporgente.

Ma che dolce coppietta, mi si stanno cariando tutti i denti solo a guardarli.

“Concordo con Meredith! – Stefan interrompe l’adorabile litigata tra i due sposini. – Sei un cuoco terribile, Damon! Per poco non mi mandavi all’ospedale con il tue patate al peperoncino!”

“Ancora che me lo rinfacci? Quella ricetta aveva del potenziale… c’è stato solo un piccolo malinteso nelle dosi.”

Stefan e Damon parlano scherzosamente, allora perché la scorsa volta erano così acidi tra di loro?

Forse avevano solo avuto una futile discussione.

Elena Gilbert, devi imparare a pensare che il mondo non gira intorno a te.’ Penso beffandomi di me stessa.

“Sì certo… il malinteso c’è stato, ma con te stesso quando hai soltanto pensato di voler servire una cosa del genere! Dovresti stare sempre lontano di almeno dieci metri dai fornelli… per legge!” Stefan continua a schernire il fratello, accompagnato dalla risata di Meredith in sottofondo.

“Ah, ah. Che simpatia voi due. Dovreste mettervi insieme!” Risponde offeso l’altro.

“Dai amore, non essere geloso. Sai che ho l’indole da crocerossina, tuo fratello è troppo perfetto per essere la mia scelta!”

“Puoi dirlo forte – Urla Stefan ancora comodamente seduto sulla poltroncina. – e poi io sì che sono un cuoco provetto!”

“Ora sono ferito.” Dice Damon con la sua miglior faccia da cane bastonato. Per un momento ho quasi l’impressione che ci sia rimasto male sul serio, ma scuoto la testa per scacciare quel pensiero.

Inconsciamente cerco sempre di trovare qualcosa di buono in lui, qualcosa di più. Dopo tutto, però, il suo sorriso d’angelo e i suoi occhi chiari e limpidi traggono in inganno. Non devo dimenticarmi quello che mi ha detto, quello che mi ha fatto. Non devo dimenticare che mi ha usata solo per il sesso.

Stanca di quel teatrino, divertente soltanto per i diretti interessati, mi alzo dalla sedia decisa ad affrontare ogni cosa a testa alta e con il sorriso sulle labbra come mi sono ripromessa.

Benché desideri ardentemente scappare e rintanarmi in camera a piangere, devo rimanere qui e far vedere a lui che non è così forte da farmi cadere.

Posso rialzarmi ogni volta.

“Mentre voi litigate, io preparo il sugo per la pasta. Non sarà buono come il tuo pollo, Meredith, ma almeno stasera non moriremo di fame.”

Forse sono stata troppo acida, ma ormai non ciò che è detto è detto.

Mi avvicino alla cucina per cercare il sugo in scatola nelle buste della spesa che abbiamo portato e, una volta trovato, accendo la radio con la speranza di sentire sempre più lontani i botta e risposta di quei tre.

Quanto è ironica la vita, stanno trasmettendo una versione acustica di Give me love.

“No, Elena. Non preoccuparti…”

Meredith tenta di fermarmi ma è bloccata a sua volta da Stefan.

“Ha ragione Damon, con tutti i preparativi per il matrimonio sarai stanchissima. Ci pensiamo io ed Elena qui.”

Damon non risponde, segno che si è arreso, e io sono alquanto sollevata al pensiero di non dover subire la sua ormai asfissiante presenza.

Mentre giro il sugo nella pentola, accade qualcosa di imprevisto: Stefan fa scendere le sue mani fino alle mie accarezzando prima tutta la lunghezza delle braccia.

“Si fa così.” Mi sussurra ad una spanna dal mio orecchio.

“So come si fa.” Rispondo con un po’ di tremore nella voce. Si può dire che non sto a mio agio intrappolata tra il piano cucina e Stefan.

“Lo stai facendo attaccare.” Mi riprende quasi divertito.

“Grazie della dritta, mister perfettino.” Rispondo acida, senza però riuscir a trattenere una risata.

“Su andiamo via, piccola. – La voce di Damon fa girare me e Stefan quasi in contemporanea. – Qui si cimentano nel remake di Chocolat.*

Vorrei ucciderlo quando fa così.

È irritato, ma se l’è voluto lui quindi il minimo che dovrebbe fare è starsi zitto!

E poi irritato per cosa?!

“Perché fai così?” Mi giro verso Stefan, in modo da far scontrare i nostri occhi, quando Damon e Meredith si sono allontanati.

“Così come?” mi chiede con un sorrisino beffardo in volto.

“Sai perfettamente a cosa mi riferisco! Appena siamo arrivati… e poi adesso!” Esclamo non riuscendo, però, a trovare le parole.

“Io sono sincero con te, ma tu devi esserlo con me.” Mi sfida, avvicinandosi ancora di più.

“Che vuoi dire?” chiedo intimorita.

“Cosa è successo tra te e Damon?” Secca e veloce, la domanda da un milione di dollari.

“Perché… perché mi fai questa domanda?”

“Secondo te non ho notato come ti ha trattato quel giorno a casa tua? È stato uno stronzo… e non capisco cosa gli hai fatto per meritarti questo. Per non parlare di oggi, ti sta ignorando completamnte!”

“È quello che mi sto chiedendo anche io.”

“Vuoi dire che tra di voi non è successo nulla?” Chiede nuovamente.

“Sì è successo qualcosa, ma è tutto quello che saprai da me.” Rispondo con un po’ più di forza in me stessa.

“Così non mi aiuti a capire.” Risponde abbassando lo sguardo su di un punto indefinito del pavimento.

“Capire cosa?” I ruoli si sono invertiti, ora sono io a fare le domande.

“Perché sposa Meredith.” Rialza lo sguardo verso il mio volto leggermente scioccato. Non pensavo che Stefan nutrisse dei dubbi su questa unione.

“Sei tu il fratello. Alcune cose dovresti saperle più di me.”

“Parliamo chiaro una volta per tutte Elena. Tu hai scelto lui… gliel’hai detto? – Annuisco senza riuscire a spicciare mezza parola. – Allora perché la sposa?! Lui ama te!”

“No. – Sbotto. – Mi ha fatto capire chiaramente che, sebbene io sia una persona importante e stronzate varie, ama lei.”

“Non è solo questo. – Commenta. I miei occhi lucidi mi stanno tradendo, rivelando che c’è ancora qualcosa di non detto. – è successo qualcos’altro. Sei troppo abbattuta, sono settimane che ti vedo come ti avessero tolto la voglia di vivere! L’Elena che conosco non si abbatte al primo rifiuto o al primo ostacolo. Soprattutto perché qui stiamo parlando di Damon… sono sicuro che non ti ha mai dimenticato.”

“Damon mi ha fatto capire che non gli interesso con parole e fatti. Perseverare significherebbe calpestare fino all’ultimo la mia dignità!”

“Non insisto. – Alza le mani in segno di resa, rimanendo però sempre vicino a me. – Ma scoprirò che ha fatto quel coglione di mio fratello.”

“Tocca a te ad essere sincero.” Dico, cambiando discorso.

“Anche se non sei stata del tutto sincera, ti accontenterò. Damon sta chiaramente facendo lo stronzo con te e io non ce la faccio a guardare mentre incassi colpi su colpi senza dire una parola. So che sei troppo buona per comportarti come lui… quindi sarò stronzo io per te. – Lo guardo confusa e mi lascio scappare un sorriso divertito. – è sempre stato infastidito dal nostro legame e ogni volta che mi avvicino a te si innervosisce e scatta. Voglio proprio vedere fin quando resisterà. Noi lasciamogli credere che tra di noi sta accadendo qualcosa… sono curioso di vedere la sua reazione. ”

 

“Scusami Elena. Prima ero fuori di me e me la sono presa con te ingiustamente.” Caroline si sta scusando da quando ho iniziato a preparare la tavola. Ovviamente lei si trascina dietro di me attenta a non aiutarmi. Mi fa sorridere.

“Ti ho già detto di non preoccuparti, Care. L’importante per me è sapere che non pensi certe cose su di me.”

“No, no e ancora no! Sono stata solo una stupida. Tu sei libera ed hai il diritto di comportarti come meglio credi… soprattutto perché ormai a Damon non devi nulla! Anzi, ti dirò, io ora tifo per Stefan, lui è stato sempre un angelo con te. Anche se Damon avesse tutte le ragioni di questo mondo, non puoi stare continuamente dietro il suoi scatti lunatici!”

“A proposito di Stefan… devo raccontarti ciò che mi ha detto oggi..”

 


*Chocolat è un film del 2000 con Johnny Depp, è molto bello... ve lo consiglio :)

 

Ed ecco qui il mio regalo di Natale per voi… come al solito in ritardo xD

Ma ormai lo sapete che sono un caso disperato, quindi non sto qui rompervi con le solite scuse..

Lo scorso capitolo ha ricevuto ben 20 recensioni O.O Mi sono commossa :’)

In più ho letto molte Delena convinte schierarsi dalla parte di Stefan... devo iniziare a preoccuparmi? XD

Non nego però che questa cosa mi fa molto molto piacere, ve lo sto facendo amare u.u

Ad ogni modo vi ringrazio come sempre per il vostro sostegno… solo una domanda mi sorge spontanea: Per leggere le vostre opinioni devo arrivare al punto di maltrattare la povera Elena? Ahahah

Eh già… ci siamo fermati a Damon che dice ad Elena delle parole molto forti.

Questo capitolo è solo una sorta di preludio per quello che sta per accadere… la classica calma prima della tempesta.

Vi ho incuriosito? U.u

Come già vi ho accennato, i ragazzi si trovano a passare un weekend insieme nella stessa casa.

Caroline si trova tra Klaus e Tyler, che ha portato la sua amica Hayley ( sebbene l’attrice non mi sia simpaticissima, il personaggio è molto interessante quindi l’ho aggiunto).

Elena deve sopportare Damon e Meredith che si scambiano romanticherie… voi che ne pensate di questa coppia?

Però c’è Stefan che corre in soccorso della bella damigella in pericolo, ammettendo di comportarsi in un certo modo perché non sopporta i continui commenti acidi che Damon le riserva. Ed ecco che ho dedicato il titolo del capitolo a lui :P

Cosa ne pensate del piano di Stefan?

i sono delle feste da organizzare... e qualcuno si lascerà scappare qualcosa. Chi sarà? 

Vi lascio con un po’ di dubbi e sono curiosissima di leggere le vostre supposizioni *.*

Per chi segue ‘L’arte della seduzione’ mi scuso per l’enorme ritardo, ma sono intenzionata a pubblicare presto il nuovo capitolo, salvo imprevisti.

Risponderò appena posso a tutte le recensioni...

Grazie ancora a tutte… e passate buone feste :D

 

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Capitolo 24
*** L'ultima goccia ***


 


 

                                                                      24

“Pompieri!”

“Idraulici!”

“No, ma siete impazzite?! Poliziotti tutta la vita.”

“Perché non in giacca e cravatta?”

“Ragazze, ma vi sentite? Sembrate delle quattordicenni in preda ad una crisi di ormoni!” Interviene Matt ponendo fine, almeno in parte, al nostro momento di pazzia tutto al femminile.

“La scelta degli spogliarellisti è una cosa di estrema importanza! – Sbotta Caroline, sbattendo le mani sul tavolo. – Ecco perché devono essere travestiti da poliziotti! La divisa suggerisce un non-so-ché di vietato.”

“Concordo con Caroline. – Tyler le da man forte. – La divisa è pur sempre la divisa.”

Lo sguardo di intesa, piuttosto eloquente, che i due si scambiano mi fa rabbrividire considerata la palese allusione a qualche giochetto perverso che coinvolgeva l’uniforme da lavoro di Tyler. 

Scuoto la testa per scacciare quel pensiero inquietante dalla mente, giusto in tempo per notare l’espressione irritata di Klaus.

“È l’ultima occasione per Meredith di fare qualcosa di pazzo e di trasgressivo! I poliziotti sono la scelta migliore.” La bionda continua a sostenere la propria tesi.

“Frenate un attimo! – Damon si avvicina al grande tavolo, intorno al quale la maggior parte di noi è seduta, con in mano un vassoio contenente i nostri caffè. – Meredith non ha bisogno di nessun momento di pazzia. Sta bene come sta!”

“Damon… non essere pesante. È il suo addio al nubilato! – Lo riprende Jeremy. – Ci vuoi far credere che al tuo addio al celibato non ci sarà neanche una spogliarellista? No perché se non ci sarà, io non vengo!”

“Io non so niente, è Stefan quello che se ne sta occupando. Ad ogni modo, è diverso!”

“Sei il solito maschilista!” Caroline rimprovera Damon, svelando il suo lato più femminista.

“Non sono maschilista! Dico solo che quei tizi con la scusa del ‘lavoro’ mettono le mani dove non dovrebbero e poi le cose degenerano!” Si lamenta lui.

“E questo non potrebbe succedere anche con quelle che vi sventolano le tette in faccia?!”

Mentre i due continuano a litigare, io non posso far a meno di pensare quanto Damon sia egoista e possessivo.

È furente dalla gelosia sebbene non possa permetterselo in quanto le ha mancato di rispetto tradendola, le ha mentito e ha permesso che io, l’altra, le facessi da damigella!

Vorrei gridargli in faccia queste cose e molto altro, ma come al solito mi reprimo e mi reprimo ancora. Finirò per ammalarmi se continuo a tenermi tutto dentro, ma che posso fare?

Quante volte l’idea di raccontare tutto a Meredith mi ha sfiorata, quante notte insonni per capire quale sia la cosa giusta da fare, ma la verità è che non sono più convinta se esista davvero una cosa giusta.

Forse stanno bene così.

Forse lei non vorrebbe sapere, vorrebbe vivere nella menzogna, per quanto per me sia assurdo e contro ogni principio morale.

“Amore, smettila! Sai che non ti tradirei mai. Soprattutto non con uno di quei pompati!” Meredith lo rassicura con tono di voce dolce e allo stesso tempo assonnato. Si siede poi al mio fianco, dopo aver versato il latte nella sua tazza piena di cereali.

Sbagli, mia cara, perché lui lo farebbe… o meglio, l’ha già fatto!

Damon le rivolge un sorriso dolce, uno di quelli che mostra molto raramente, ma non riesce a mantenere il contatto visivo con lei.

Si sente in colpa.

“Nessuno si dovrà preoccupare di niente. – Stefan prende una tazzina di caffè dalle mani di Damon e poi mi si avvicina. – Io e la damigella terremo d’occhio gli sposi per tutto il tempo.”

Inaspettatamente mi fa alzare per rubare il mio posto e poi farmi sedere sulle sue gambe; le mie guance si infiammano, come anche altre zone del mio corpo, e so perfettamente che tutti ci stanno guardando.

Non oso alzare lo sguardo verso nessuno, né tantomeno verso Damon.

“Chiarito questo punto, torniamo a parlare di affari seri. – Per fortuna c’è Bonnie che sposta l’attenzione su di lei, avendo captato la mia muta richiesta di aiuto. – Io voto per gli idraulici! Sai, con la salopette e magari niente sott..”

“Ti prego Bonnie! Proprio a colazione dobbiamo parlare di queste cose!” Stefan si agita mimando una faccia disgustata e poi stringe di più la presa sui miei fianchi.

“Senti Bon Bon, questa roba Country la lasciamo alle spose delle fattorie! – Caroline riprende a lagnarsi. – Questo è un matrimonio chic, e così deve essere anche l’addio al nubilato!”

“Perché semplicemente non fate scegliere a Meredith?” Propone Klaus, apparendo ancora leggermente disturbato.

“No continuate pure… è divertente vedervi così agguerrite!”

“Io propongo i pompieri. – Leggermente dimessa, dico la mia temendo l’ira funesta di Caroline. – Sono un classico e sono sexy!”

La bionda scuote la testa, accompagnata da un verso di disgusto da parte di Stefan.

“Ma quanto sei provinciale, Elena?! Quanto?! Non sai che i pompieri non fanno più tendenza?”

“Già. Come faccio a non saperlo?” Commento a bassa voce e solo Stefan sembra aver sentito perché cerca di trattenere una risata.

“E tu perché conosci le tendenze degli spogliarellisti?!” Tyler sottopone la bionda ad uno dei suoi sguardi indagatori e quest’ultima, dalla sua parte, sembra soddisfatta di averlo fatto ingelosire.

“Io vado a farmi una doccia.” Annuncia Klaus.

Lo capisco, non vuole assistere a certe scene tra Care e Ty; anche io dovrei alzare i tacchi ed andarmene quando Brad e Angelina si avvicinano a più di un metro, però c’è come una forza che mi trattiene impedendomi di lasciare la stanza.

La parola che cerchi è Masochismo, cara.

Già, stupida coscienza, sono masochista; così abituata a soffrire ultimamente che ora ne traggo addirittura piacere!

Che fine di m..

“Posso dire la mia?” Hayley prende parola dopo aver ascoltato quasi tutta la discussione in silenzio.

“NO! – Risponde scattando Caroline. L’intero tavolo si gira nella sua direzione. – Cioè sì… Dici!”

La moretta non parla subito, scossa ancora dal rude trattamento ricevuto da Care; decido quindi di intervenire per sdrammatizzare.

“Dai Care, fai proporre anche noi!”

“Sai cosa c’è? – Hayley scatta in piedi. – Diamola vinta alle bambine.”

“Che cosa?!”

Oddio no.

Mi chiedo se io sia l’unica a pensare che stia per iniziare una guerra tra prime donne.

“Hai capito benissimo, tesoro. A me non va di abbassarmi ai tuoi livelli, soprattutto non per discussioni così inutili.”

“Ragazze, calma. – Matt, che per sua sfortuna è seduto tra le due, cerca di ristabilire un po’ di pace. – Riportate dentro le unghie!”

“Fino a prova contraria sei tu che stai alzando un polverone inutile, tesoro. – Risponde acida la mia amica, alzandosi anche lei. – Potevi benissimo evitare questa scenata, comportandoti da signore. A quanto pare la tua natura da selvaggia non si smentisce!”

“Ma come ti permetti? Ti atteggi a donna di mondo quando vivi in un paese dimenticato dal mondo!”

“Ehi! – Stranamente Bonnie fa sentire la sua voce, deve essersi sentita proprio colpita nell’orgoglio. – Senti panterona del sud, quel paese dimenticato dal mondo è casa nostra!”

“Ragazze, calmatevi! – interviene Tyler. – Hayley è nuova e voi non state facendo nulla per farla sentire a proprio agio!”

“La difendi anche?!” Le guance di Caroline si stanno arrossando e capisco che sta per dare di matto.

“Basta, gattine. – Stefan mi fa alzare per andare verso Care. – Ora tu vieni con me!”

“Dai Stef, - Esordisce Damon. – Sei un guastafeste! Io volevo vederle strapparsi i capelli!”

 

“Che troia!”

“Care!”

“Ma l’hai sentita anche tu Elena! E Tyler se la difendeva a spada tratta! Altro che a disagio… quella stronza era anche troppo a suo agio!”

“Ti devo dare ragione, ma hai iniziato tu!”

“Pensavo che un minimo di educazione l’avesse!”

“Basta ragazze. – Bonnie mette fine alla nostra parata contro Hayley, uscendo dal bagno con in mano un ferro per capelli. - So che per voi questo weekend è tutt’altro che rilassante, ma siccome sapete che peggio di così non può più andare, perché non vi godete questa serata tra donne?!”

“Ti prego Bonnie, non parlare prima del tempo.” Esclamo attingendo alla mia pressoché secolare esperienza. Ogni volta che sono stata vicina al pensare che peggio non potesse andare, mi sono sbagliata di grosso.

“Su Elena, non pensiamoci più. Ci danniamo tanto, ma è tutta fatica sprecata! – Mi consiglia Caroline e mi convinco a darle ascolto; la bionda traffica per la sua stanza, che è stata occupata momentaneamente anche da me e Bonnie per prepararci esteticamente e psicologicamente per la serata. – Piuttosto pensiamo alla festa di questa sera! Hai chiamato quel gruppo di stripper, Bon?”

“Già fatto!” Risponde l’altra interpellata.

“Ma si può sapere come avete fatto a convincere un gruppo di stripper a raggiungerci in questa casa spersa sulle montagne?!”

“I soldi possono fare tutto, cara.” Risponde Care alla mia domanda.

“Tranne comprare la felicità!” Tiene a sottolineare Bonnie.

“E noi secondo te cosa stiamo comprando?! Un po’ di felicità!” La riprende l’altra come se stesse dicendo qualcosa di scontato.

“Grazie Care. – Le dico improvvisamente, assumendo un tono serio e solenne. – Per aver organizzato tutte quelle cose che toccava organizzare alla damigella.”

“Elena, non dirlo neanche. Inoltre, come abbiamo detto prima, per una sera lasciamoci tutto alle spalle e pensiamo solo a goderci la vita. – Annuisco sorridendo, sperando di riuscire a svagarmi davvero per una volta. – Allora parliamo del programma della festa: Alle otto si inizia con i massaggi e cibo thailandese fatti da un gruppo di estetisti che mi doveva un grosso favore e manicure e pedicure accompagnate da fiumi di alcol! Tutto questo avrà luogo nella fantastica stanza della festeggiata. Ho visto che è la più grande di tutte, non è giusto!”

“Mi pare logico. – Commento. – è stata lei a sborsare i soldi per questa casa!”

Caroline non sembra convinta dalla faccia buffa e imbronciata che fa, ma lascia perdere questo punto iniziando di nuovo a parlare.

“Per finire ci gusteremo la visione dei gioiellini dei nostri poliziotti. Dopo di che saremo troppo ubriache per riuscire a organizzare qualsiasi cosa!”

“Vuoi dire che si spoglieranno completamente?!” Chiede Bonnie allibita.

“Certo. – Risponde l’altra con calma e diplomazia. – Le cose o si fanno bene o non si fanno! Magari qualcuna di noi, se è fortunata, riceverà un bel servizio completo.”

Un’idea malsana, frutto dell’allusione di Caroline, si fa sempre più arrogante nella mia mente: e se Meredith cedesse all’avance di uno di quegli uomini?

Mi passo una mano tra i capelli buttandoli tutti indietro, come per scacciare quel pensiero malvagio e subdolo dal mio cervello.

A volte l’immaginazione gioca brutti scherzi, ma per giustificarmi mi ripeto che è stato solo un lampo accecante per il mio raziocinio; forse il troppo stress che sta diventando letale per la mia sanità mentale, ma tra il pensare qualcosa e farlo per davvero vi è una differenza sostanziale.

Non varcherò quel tipo di confine, l’ho promesso a Caroline e soprattutto a me stessa.

“Dall’espressione che hai in volto, qualcosa mi dice che sarai tu a buttarti tra le braccia di uno di quei bei fusti.” Dice Caroline rivolgendosi a me, mentre arriccia le sue ciocche bionde in onde morbide.

“No, io ho smesso di buttarmi tra le braccia degli uomini dopo l’ultima lezione di vita che ho ricevuto!” Affermo sarcastica, riferendomi palesemente a Damon.

“Noi, però, sappiamo che tu hai la tua cura speciale per la depressione… la cura del sesso!” Mi risponde con un sorrisino malizioso dipinto in faccia.

“Ho smesso anche con quella!” Ho ferito i sentimenti di Mason, oltre aver rischiato di perderlo, con questa mia egoistica valvola di sfogo e mi sono ripromessa che non avrei più fatto nulla del genere, piuttosto avrei iniziato ad affrontare le delusioni come una persona normale.

 

“Questi drink alle erbe sono disgustosi. I thailandesi potevano inventarsi qualcosa di più gustoso per la salute della pelle.” Esclama Caroline con espressione nauseata, dopo aver congedato ed accompagnato alla porta i massaggiatori.

“Concordo in pieno.” Afferma Meredith posando il bicchiere sul tavolino antistante al lungo divano bianco a forma di C sul quale siamo sedute, avvolte nei nostri morbidi accappatoi.

“Io direi di buttare questa roba e darci all’alcool pesante!”

Neanche un’ora dopo siamo sul divano, sul letto o sui tavoli a ballare come pazze sulle note di una canzone da discoteca di cui non ricordo il titolo.

Ho buttato giù un po’ di vodka liscia e già sento la testa girarmi; non sono mai stata brava a reggere l’alcol ma questa sera non mi importa: non penserò alle conseguenze, né al mio stomaco in subbuglio domani mattina.

Non sono ancora ubriaca da non capire nulla, solo un po’ euforica, ma le mie capacità intuitive sono attualmente abbastanza limpide da notare che Meredith non ha toccato neanche un goccio d’alcol.

“Ehi. – Mi avvicino a lei. – Tu sei la festeggiata! Perché non bevi?!”

“Sì, ecco… - Inizia un po’ imbarazzata. – Non posso.”

“Perché?”

“Perché sto facendo una cura.”

“Che cura?” Continuo a chiedere, forse invadente ma un po’ su di giri per accorgermene.

“Ah.. niente di importante. – è nervosa e ciò la rende meno credibile. – Però con i farmaci che prendo non posso assumere certe quantità di alcolici. Diciamo che non posso bere.”

“Ah, capisco.” Dico attonita.

“Meglio così però! Non reggo neanche una goccia di alcol… non sarebbe stato un bello spettacolo!”

Sorrido formale, con la mente da tutt’altra parte.

Di che cura si tratta?

La sua agitazione nel parlarne in netta contrapposizione con la calma apparente che ostenta non fanno altro che insospettirmi.

Che abbia qualche problema grave?

Nella mia mente iniziano ad elevarsi castelli di fantasia grazie alla mia fervida immaginazione, pellicole di un film che inizia a prendere forma troppo in fretta.

E se lei avesse dei gravi problemi di salute?

E se Damon non le avesse detto nulla del nostro errore per non farla star male ancora di più?

No, lo sto rifacendo: sto andando oltre con la fantasia, sto di nuovo irrimediabilmente cercando qualche scusa per giustificarlo.

Lui, però, non è giustificabile.

Lui non le ha detto niente perché non ha le palle di affrontarla.

Lui ha paura di perderla, questo è l’unico motivo che l’ha spinto a tacere.

E con queste conclusioni svuoto un altro bicchiere.

Perché, poi, dovrebbe avere per forza qualche grave male?

Potrebbe essere una cura per l’allergia, per emicrania o che ne so!

Un altro bicchiere ancora.

Magari quella lì non prende nessun farmaco, magari l’ha detto solo per avere una scusa per non bere.

Ora la mia bocca è attaccata direttamente ad una bottiglia.

Magari vuole rimanere vigile e cosciente di proposito, per tenere d’occhio me o per scoprire qualcosa su me e Damon approfittando del fatto che la mia lucidità stia scomparendo pian piano.

Non so più cosa sto bevendo, accetto tutto quello che mi passano, e mentre il liquido mi brucia la gola e, a tratti, lo stomaco, inizio a pensare che non sia stata una buona idea.

Di cose da scoprire su me e Damon ce ne sono tante, una in particolare; ma poi penso che in fondo non dovrei preoccuparmi così tanto e se mai dovesse uscire qualcosa dalla mia bocca, andrebbe soltanto a favore di Meredith.

Le parole della canzone che suona in questo momento allo stereo affollano i miei pensieri, proprio quando sto per accasciarmi sul divano in cerca di un attimo di tregua, colpita da un lancinante giramento di testa, sento qualcuno bussare alla porta della camera.

Faccio un salto e per poco non sbatto per terra, ma in pochi passi sono davanti la soglia.

“Buonasera signore. – Quando apro la porta mi trovo di fronte una schiera di sei o sette ragazzi, o forse dieci. Lo stato di ebbrezza di certo non aiuta le mie, già pessime, capacità matematiche. L’ultimo dei miei pensieri è contare quanti siano, perché il ragazzo che ha appena parlato e che si trova a pochi centimetri da me è così estremamente sexy da impedirmi di fare qualsiasi altra cosa che non sia pendere dalle sue labbra. È alto e moro, indossa dei Ray-Ban scuri come i pantaloni e una camicia blu con alcune stelle cucite sopra e ha in mano un distintivo, che sembrava dannatamente autentico. – Abbiamo ricevuto delle lamentele da parte del vicinato. Chi è la proprietaria della casa?”

“Sono io.” Meredith si alza dal letto divertita, ancora in accappatoio come me e tutte le altre.

“Mi dispiace, ma dobbiamo perquisirla.”

“O mio Dio. – La voce brilla e squillante di Caroline giunge alle mie orecchie fin troppo sensibili al momento. – Vi prego perquisite me!!”

“Non pregateci. – Risponde ancora il moro. – È il nostro lavoro e cercheremo dappertutto pur di sbattervi in galera.”

“Che volgarità. – Sussurrò una Hayley euforica. – Ma sono dannatamente eccitanti con tutti questi doppi sensi!”

Sulle note di It’s raining man ognuno di loro si avvicina ad una di noi.

Diamine! Il moro è andato da Meredith. Si può sapere perché quella ha tutte le fortune?

L’ho visto io prima!

Io! Quindi è mio!

A me tocca invece un ragazzo dai capelli color cenere e gli occhi blu, niente male ma io ho puntato l’altro.

Devo ammettere, però, che quando il tipo inizia a togliersi la camicia scoprendo i suoi addominali perfetti la mancanza dell’altro inizia a scemare sempre più.

Vedo che anche le ragazze sono impegnate con gli altri, allora comprendo che ne sono tanti quante siamo noi ragazze.

E noi quanto siamo?

Sinceramente, non lo so e non voglio saperlo.

Rido e inizio a toccargli il petto, mentre lui continua a ballare soltanto con i pantaloni addosso.

“Come ti chiami?” Gli chiedo ancora ridendo.

“Andrew. – Mi rispose sensuale. – Tu, dolcezza?

“Elena.”

Sento le urla di Caroline e la risata un po’ imbarazzata di Meredith.

“Senti… Andrew. Puoi aspettare un attimo un secondo? La festeggiata è ancora troppo sobria e io sono la damigella. – La mia voce è tremante e a volte scossa da risolini isterici, per quanto cerchi di sembrare normale. – è mio dovere farla sciogliere un po’!”

“Va bene, tesoro. Ma questi vestiti mi danno un po’ fastidio… quindi fai in fretta.”

Scappo verso il piano dove abbiamo posato bottiglie e bicchieri e inizio a preparare un cocktail alla frutta.

La mia coscienza mi ripete di fermarmi, ma un’altra parte di me più recondita e oscura mi urla di continuare.

Se le metto un po’ di alcol neanche se ne accorgerà, giusto mezzo bicchiere per farla andare fuori dalle righe; è stata proprio lei a dirmi che non regge neanche un goccio di alcol e la quantità che metterò sarà abbastanza insignificante da non dar problemi ai medicinali che prende.

Di scatto mi fermo, per poco non mi cade il bicchiere dalle mani; riesco a prenderlo in tempo bagnando solo un po’ il pavimento con il liquido che trabocca dai bordi.

Che diavolo sto facendo?

Mi giro verso Meredith e vedo che sta ridendo mentre il moro è solo in mutande e si struscia su di lei. L’incredibile somiglianza del ragazzo con Damon, però, mi fa risalire fino in gola quel groppo d’odio che sento nei confronti di lei, di lui, del mondo.

Riprendo il bicchiere tra le mani e allungo quello che c’è dentro con la prima bottiglia che trovo.

“Tieni Meredith. – Le porgo il bicchiere con un sorriso stampato in faccia. – E’ analcolico.”

“Grazie!”

Sempre così cordiale, sempre così perfetta, sempre così odiosa.

Cazzo, vorrei strangolarla.

“Divertiti.” Le dico, ormai sicura che stia bevendo.

 


Le lunghissime note della mente malata che sta dietro questa storia, si consiglia di andare direttamente all’ultimo rigo per i saluti:

(Anche il titolo è troppo lungo, d’oh.)

 

Buonasera! Come state? Avete passato un bel capodanno?

Dopo una settimana esatta sono di nuovo qui! Record!

Tutte le recensioni che mi avete lasciato mi hanno fatto venire ancor più voglia di pubblicare, quindi approfittando di un po’ di feste ho scritto il nuovo capitolo :)

Vi ringrazio infinitamente, è davvero un piacere leggere cosa ne pensate della storia e soprattutto adoro le vostre supposizioni! Ce ne sono di brillanti, assurde, impensabili… a volte penso ‘GENIO. Potevo pensarci io!” Però ormai la storia è già tutta scritta nella mia mente bacata e aspetta solo di essere portata sui fogli di word!

Mi dispiace se le risposte alle vostre recensioni non sono esaustive e di non poter rispondere ai vostri dubbi, ma manca poco alla fine (due o tre capitoli più l’epilogo :( ) perciò non posso rischiare di farmi scappare nulla!

Va bene… come al solito ho usato 92892’43 righe per un semplice ringraziamento, ma ci sta tutto!

Passiamo adesso al capitolo…

Poco Damon, poco Stefan… pochi ragazzi in generale, fatta eccezione per i super sexy ballerini ingaggiati per l’addio al nubilato! Ci sono però tutte le ragazze che si danno alla pazza gioia.. prima con la discussione sul travestimento degli spogliarellisti, poi una lite tra prime donne (Caroline e Hayley) ed infine Bonnie che consiglia alle amiche di mettere da parte preoccupazioni e drammi per lasciarsi un po’ andare.

Ecco, questo è il punto: lasciarsi andare.

Sarà stato un buon consiglio?!

Per Elena, decisamente no!

Lei è stata una martire in questi ultimi capitoli, come ho sempre detto, ha sopportato situazioni ingestibili, imbarazzanti e dolorose… ma a tutto c’è un limite e lei l’ha appena sorpassato.

Elena ha cercato di giustificare Damon, ha cercato di non prendersela con Meredith (sebbene per lei rappresentasse una parte importante del problema di fondo!) ha cercato di comportarsi bene e di ascoltare i consigli di Caroline… ma è un essere umano e anche lei ha un punto di rottura.

La goccia che fa traboccare (anzi direi rompere in mille pezzi) il vaso è il moro che dedica le proprie attenzioni alla futura sposa. Questo ragazzo ricorda molto Damon…. più che fisicamente è perché le si ripresenta una situazione in cui ad essere scelta è sempre Meredith.

Elena potrà sembrare una bambina, ma non è così: l’episodio è solo il culmine di una serie di situazioni che sono andate a rotoli nella vita della protagonista.

In più complice del misfatto sono i bicchieri di troppo.

Insomma, in poche parole, Elena versa dell’alcol nel bicchiere di Meredith nonostante lei le abbia detto di non poter bere a causa di una cura di farmaci.

I pensieri della protagonista vi potranno sembrare assurdi, infantili e sconclusionati ma lei è ubriaca quindi non riesce a ragionare coerentemente.

L’addio al nubilato non è finito (la notte è ancora lunga!) e questo è stato solo un assaggio di quello che aspetta Elena e le altre nella serata...

Penso di aver detto proprio tutto.

Sono curiosa, come sempre, di leggere le vostre ipotesi e anche di saperecosa pensate di Elena.

La comprendete?

E secondo voi che ripercussioni avrà il gesto?

Penso di aver detto tutto (e ce credo, con quaranta pagine di note sarebbe il minimo xD), ora torno alla mia amata fisica.

Risponderò a tutte le recensioni il prima possibile, quasi quasi lascio perdere lo studio e inizio ora >.<

Grazie ancora e alla prossima <3

 

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Capitolo 25
*** Notte movimentata ***


 


 

                                                                      25

Meredith è una di quelle che iniziano a dare i numeri con appena un bicchiere, e io che pensavo esagerasse con la storia del non riuscire a reggere l’alcol.

Pensandoci… la si potrebbe giustificare considerato che non  ha toccato nulla di tutta quella roba thailandese.

La dolce e composta sposa è irriconoscibile mentre balla in modo un po’ troppo spinto con il moro; a questa scena non riesco a trattenere un sorriso.

Mi sento una fottutissima stronza perché non me ne sto pentendo, o perlomeno non ancora.

Bonnie e Caroline non sono da meno, ridono improvvisando un balletto con i propri accompagnatori, mentre Hayley sembra non aver inteso esattamente i ruoli perché sta iniziando a spogliarsi sotto lo sguardo alquanto curioso ed eccitato dello spogliarellista.

Proprio nel momento in cui Andrew riprende la sua eccitante performance ad un soffio dal mio corpo, un fastidioso e continuo rumore mi priva di tutta la concentrazione: sono le nocche di una mano che sbattono contro la porta.

Improvvisamente una lampadina si accende nel mio cervello, momentaneamente fuori controllo: e se fosse Damon? E se lui vedesse lei in situazioni compromettenti con un altro?

Senza dubbio, quel pezzo di merda soffrirebbe almeno quanto ho sofferto io!

Avrei la mia dannatissima vendetta!

Mossa da questa nuova e negativa forza, corro verso la porta per aprirla ma colui che mi trovo davanti non è esattamente Damon.

Non che fosse meno bello o meno eccitante, ma non è lui a dover vedere Meredith in quello stato!

“Ehi… Elena! – Stefan ride senza motivo, aggrappandosi alla struttura della porta e sporgendosi verso l’interno della camera come se non avesse più stabilità. Sembra brillo, almeno quanto me. – Senti…Non è che avresti una spogliarellista da prestarci?!”

“Cosa?!” chiedo trasportata dalla sua risata contagiosa.

“Ecco, c’è stato un piccolo disguido. Ho chiamato una tipa, una certa Mara per uscire da una torta gigante e…” Tra una parola e l’altra tenta senza fiato di non ridere.

“E?!” Lo incito, continuando a ridacchiare.

“E a fine spogliarello abbiamo scoperto che in realtà era Maro! È un uomo capisci!? Un trans! Ora Damon vuole uccidermi!”

Rido e non riesco a respirare.

Rido sempre più forte fino ad accasciarmi per terra con la mano sulla pancia e trascinando con me anche Stefan.

“Non c’è nulla da ridere! Aveva il… hai capito no?!”

Non riesco più a fermarmi, buttandomi di nuovo per terra e rotolando quasi.

“Chi sono questi?!” Esclama Stefan, tornando serissimo.

“Cos..chi?” Chiedo ancora in preda ad una crisi di riso.

“Questi tizi nudi! E si può sapere che è successo a Meredith?! Non… non credo di averla mai vista così… così!”

“Sono dei spogliarellisti e sono etero! – Tengo a sottolineare. – E Meredith si sta solo godendo la sua festa!”

Prima che Stefan riesca ad aprir bocca nuovamente, dei passi pesanti ed incalzanti si avvicinano dal fondo del corridoio. Solo alcuni secondi dopo riesco a scorgere chiaramente la figura che avanza verso di noi.

“Tu! –Jeremy indica minaccioso Stefan. – Una cosa dovevi fare! Una sola: portare una dannatissima ballerina mezza nuda pronta a sbattere le sue grazie sulle nostre facce. E invece ci hai portato una spogliarellista con sorpresa!”

Se non fossi così ubriaca, di sicuro inizierei a rimproverare mio fratello per i toni e le parole usate; ma, ovviamente, non è questo il caso, per cui rincaro la quantità di risate appoggiandomi con le mani alla spalla di Stefan, ancora seduto per terra vicino a me.

“Dacci un taglio, Elena! – Esclama, non riuscendo però a rimanere serio. – E cosa potevo saperne io?! È stata l’unica..unico ad accettare di venire. Tutte quelle che ho chiamato prima quasi mi chiudevano il telefono in faccia quando riferivo l’indirizzo! Chi volevi che venisse qui sopra le montagne?!”

Jeremy sembra voler aggiungere qualcosa, ma viene attratto da qualcosa dietro di me; mi giro guardando nella direzione verso cui si è incantato e vedo che l’oggetto della distrazione è la mia amica Bonnie che… sta per spogliarsi.

“Che diavolo stai facendo?! – Urla, correndo verso di lei. – Scendi di qui.”

Lo vedo prendere sulle spalle la mia amica come se fosse un sacco di patate.

“Mettimi giù! Mi sto solo divertendo!” Grida lei, muovendo piedi e braccia nel vano tentativo di scendere.

“No! Tu ti stai facendo toccare dappertutto da questi tipi palestrati! Ehi tu che hai da guardare?!” Dice minaccioso rivolgendosi ad uno dei ragazzi.

Tutti gli occhi sono puntati su mio fratello, ma il suo momento di gloria dura poco: l’attenzione è catturata da un tonfo spaventoso proveniente dal pian terreno e il rumore di mille vetri infrangersi sul pavimento.

“Che cosa è stato?!” Domanda allarmato Stefan.

Per un attimo ritorno lucida, colpita dalla orribile paura che sia successo qualcosa a Damon.

Siamo quasi tutti in questa stanza, anche se non saprei dire chi manchi, so solo che lui deve essere per forza di sotto.

Seguita da passi incerti e rumorosi, mi fiondo verso le scale, ciò che vedo quando sto per scendere, forse un po’ barcollante, l’ultimo gradino mi solleva da una parte e terrorizza dall’altra.

Damon sta bene, è accanto a Matt, ma per terra è steso Tyler tra le schegge del tavolino in cristallo posto al centro del soggiorno, ormai in frantumi.

Klaus è in piedi davanti a lui e dall’espressione che veste sembra sia sconvolto.

Dopo un primo momento di esitazione generale, Damon, Stefan e gli altri ragazzi si avvicinano a Tyler per aiutarlo a rialzarsi e per accertarsi che stia bene.

Io, ancora troppo scossa, rimango impalata sul gradino sostenendomi grazie all’aiuto della sbarra di ferro che contorna la scala.

“Tu sei un vero stronzo. – Urla Tyler puntando un dito contro Klaus, che per quanto lo riguarda ha lo sguardo verso il basso. – Ma non mi abbasso a tuoi livelli! Non ti darò la soddisfazione di vedermi reagire!”

Alla mia destra c’è Caroline che assiste alla scena impressionata almeno quanto me, se non di più.

“Tyler, calmati! –  Esclama Matt ponendosi di fronte a lui e mantenendolo per le spalle. – Vieni con me in camera.”

“Lasciami, Matt.” Il bruno reagisce con stizza mentre indietreggia di poco per svincolarsi dalla presa dell’amico. Lo vedo affannato e instabile, colpa delle ferite provocate dalla rottura del tavolino.

“Si può sapere che ti è preso?!” Caroline sembra essersi risvegliata da un sonno profondo. Avanza verso il biondino con disprezzo e alzando di qualche ottava il tono della voce.

Klaus non risponde, di nuovo.

Non so che cosa gli sia saltato in mente, né cosa sia successo, ma vederlo lì al centro del salone con quell’aria da cane bastonato e tanti occhi accusatori addosso mi porta a far prevalere il mio istinto da crocerossina.

Mi avvicino verso Klaus, ma la sbornia è ancora lì e non permette al mio cervello di lavorare come dovrebbe; inciampo nei miei stessi piedi e già mi vedo con la faccia schiacciata sul pavimento e martoriata da tutto quel vetro cosparso per terra.

Una forza, però, mi salva da un destino che ho creduto certo almeno fino a pochi secondi prima; sono delle mani grandi che mi prendono per le spalle.

Non so a chi appartengano, richiederebbe troppo sforzo mentale, ma il mio istinto di sopravvivenza mi suggerisce di aggrapparmi più forte al primo appiglio per non rischiare di perdere nuovamente l’equilibrio, cosa molto probabile considerate le mie condizioni.

Non riconosco quel petto a cui sono stretta ma farfuglio un ‘grazie’ incerto. Alzo il viso per capire chi è il mio salvatore e un bruciore alla pancia mi colpisce nel momento in cui mi scontro con i suoi occhi. Un bruciore che non ha niente a che fare con tutta la merda che ho tracannato, bensì legato a qualcosa che, a volte, corrode il fegato molto più di quanto possa fare l’alcol.

Damon mi mantiene tra le sue braccia, le sue sopracciglia sono contratte ma lo sguardo non è severo, tutt’altro… è preoccupato.

O almeno così sembrerebbe.

“Stai bene?” mi chiede e io inizio ad odiarlo di nuovo perché si comporta come se di me gli importasse, ma io so che non è così. Me l’ha dimostrato innumerevoli volte nelle ultime settimane.

 “Sì.” Rispondo secca e anche più acida di quanto volessi.

“No, - Poggia delicatamente una mano sul mio volto e mi accarezza la guancia con il tatto di una piuma. Socchiudo gli occhi per un secondo, troppo debole e confusa al momento per respingerlo. Le mie difese sono inesistenti e non riesco a far altro che godere, di nuovo, del suo tocco sul mio viso e sulla mia schiena. Di scatto, però, sbarro gli occhi quando riprende a parlare. – hai le pupille troppo dilatate. Hai bevuto?!”

Il suo tono è di rimprovero.

Mi innervosisco.

Che diritti ha su di me? Sono libera di fare quello che voglio.

Dopotutto però dovrei ringraziarlo, mi ha impedito di ricadere nella sua dolce ma dolorosa trappola. Se mi avesse baciato qui davanti a tutti, non mi sarei opposta probabilmente, segno che in queste condizioni non posso trovarmi in sua vicinanza.

“E anche se fosse? Non posso bere?” domando scontrosa, ancora tra le sue braccia.

“No, se ti fa questo effetto!” mi risponde a tono.

“Quale effetto?!” chiedo.

“Cadere per terra o fare qualcosa di stupido!”

“Lo sai che sono imbranata. – Rispondo ironica. – E poi sai com’è.. quando si è ubriachi si mostra la parte più vera di se stessi. Tu, però, lo sai troppo bene… ecco perché sei sobrio. Hai forse paura di rivelare troppo di te?”

 Lo provoco, qui, davanti a tutti.

Non ho avuto il tempo per girarmi e quindi non so se c’è qualcun altro oltre Klaus, che si trova dietro di lui, ad ascoltare la conversazione. Il fatto che, però, abbia rischiato così tanto denota il mio essere fuori di me.

Mi guarda accigliato, forse dispiaciuto. I suoi occhi azzurri dicono sempre tanto, troppo, o troppo poco.

“Sai benissimo che non bevo più, ma tu fai pure. – Sussurra, lasciando eccessivamente piano la presa dall’accappatoio che ancora indosso. – Sentiti libera di essere te stessa.”

Mi stacco velocemente e mi sento una stronza per averlo toccato su un argomento a lui dolente. Provo a non pensarci e faccio segno a Klaus di seguirmi.

Una volta arrivati nel bagno, lo lascio entrare e chiudo la porta dietro di noi.

“Sei diventato matto?!” Esclamo dandogli uno spintone non troppo forte sulla spalla.

Tutto quello che sta succedendo mi sta facendo tornare piuttosto lucida.

“Ho fatto una cazzata.” Commenta lui apatico.

“Puoi dirlo forte!”

“Ho bevuto troppo e quando lui ha iniziato a fare il cazzone non sono riuscito a fermarmi!”

“Che ha fatto?” chiedo curiosa.

“Parlavamo di ragazze e di prestazioni sessuali. – Alzo un sopracciglio sorpresa. – E lui ha iniziato a parlare di Caroline e di quanto fosse brava a…”

“Ok! Non voglio sapere!” esclamo convinta.

“Mi ha fatto incazzare!”

“Ma sono stati insieme. Veramente pensavi che lei non avesse avuto una vita sessuale al di fuori di te?”

“Non fare la scema. – Alza gli occhi al cielo e poi prosegue. – è stato il modo! Questo è il genere di commenti che si fanno su ragazze qualsiasi, non di una persona che ami.”

“Sei molto dolce Klaus. – Gli confesso sincera. – Ma non si prende a pugni la gente buttandola sui tavolini di cristallo per questi motivi!”

“Infatti gli ho chiesto cortesemente di finirla e … è iniziata una discussione. Mi ha accusato di provarci continuamente con la sua ragazza e io gli ho fatto presente che Caroline non era più la sua ragazza! Alla fine, un po’ l’alcol, un po’ la rabbia.. gli ho dato un pugno senza far caso al tavolino dietro di lui!”

“Non potevi controllarti comunque?!”

“Lo so. È inutile che mi guardiate tutti in questo modo. Sono stato un coglione e ora Caroline non mi degnerà più di uno sguardo.”

Scuoto la testa dispiaciuta e poggio una mano sulla sua spalla in segno di conforto.

“Non è che gli hai detto qualcosa di .. insomma hai capito.” Chiedo riferendomi alla scappatella che ha avuto con la mia amica.

“No, non ho ancora perso la testa.” Risponde quasi offeso.

“Non volevo dire questo.. ma sai, sei un po’ brillo.”

“Tranquilla. Non mi è scappato nulla. Senti, non voglio rovinare la festa anche a te. Torna dalle tue amiche, io mi rinfresco le idee e poi vado a scusarmi con Tyler.”

“Ok, se hai bisogno di me sai dove trovarmi!” Dico, facendo per aprire la porta e uscire dal bagno.

“Elena!” Klaus mi chiama prima di varcare l’uscita.

“Dimmi.” Gli rispondo, girandomi.

“Damon si deve sposare tra pochissimo… ma allora mi dici perché ho come la sensazione che provi qualcosa per te?”

La domanda mi prende alla sprovvista e rimango immobile per qualche secondo.

“Fidati. – Rispondo con un sorriso amaro. – è una sensazione sbagliata.”

“Non penso.”

“Perché ora mi stai dicendo questo?” Chiedo, sarei una bugiarda se dicessi che la sua uscita non mi abbia messo la pulce nell’orecchio.

“Perché parlando di prime volte… è venuto fuori che Stefan ha avuto la sua con te.”

Probabilmente sono diventata rossa peperone, vorrei sotterrarmi per la vergogna.

Elaborando le parole di Klaus, però, mi rendo conto che lui ha parlato di prima volta.

Ho sempre avuto il dubbio, ma non pensavo di essere stata la sua prima volta.

E io che mi sono comportata da vera stronza, passando la notte a parlare con Damon; in fin dei conti quest’ultimo non è stato l’unico a comportarsi da vigliacco con me: anche io, a mio tempo, sono stata una vigliacca.

“E?” Lo incito a continuare.

“E quella confessione è stata il principio di una discussione su… di te.” Dice un po’ imbarazzato.

“Su di me?” Domando sconvolta.

“Sì. Alcuni di noi hanno fatto degli apprezzamenti su di te… ma nulla di offensivo, sia chiaro. Così Stefan e Jeremy un po’ a disagio hanno lasciato la camera. – Ecco perché sono saliti su da noi ragazze. – Damon, invece, mi è sembrato molto infastidito dai nostri commenti ed ha alzato un po’ la voce.”

“Cosa?” Stento a crederci, ma decido di non pormi le solite domande che permangono perennemente senza una risposta.

“Io non so cosa succede tra te e Damon, e tantomeno tra te e Stefan e sinceramente non voglio saperlo, ma dovete chiarirvi prima che lui si sposi. Rebekah è ancora distrutta per la rottura con Stefan ma almeno loro non erano sposati, Meredith è una brava ragazza non merita di soffrire.”

Meredith è una brava ragazza.

Meredith non si merita questo.

Ma a me nessuno pensa?! Io non sono una mangiatrice di uomini, sono una vittima!

“Sei stato fin troppo chiaro, Klaus. Non ho intenzione di rubare il fidanzato a Meredith, come non avevo intenzione di rubarlo a Rebekah. Se volete credere che sia mia la colpa fate pure, ma lasciatemi stare!” Urlo anche fin troppo, ma sono stanca di comportarmi bene, stanca di spiegarmi e stanca di subire.

Non ci sto più.

 

“Care, come sta?” Chiedo sulla soglia della porta di una delle camere dei ragazzi, non saprei dire di chi.

Tyler è seduto sul letto e la mia amica è indaffarata a medicargli le ferite.

“Elena, entra.” mi incoraggia Ty.

Non indossa la maglietta e questo mi fa arrossire appena.

“Non so per quale miracolo divino, solo un paio di schegge si sono conficcate nella pelle.” Mi informa Care.

“Meno male.” Sorrido rilassata.

“Sono un osso duro.” Dice Tyler con tono scherzoso guardando verso la bionda. Quest’ultima gli sorride teneramente, continuando a disinfettare le zone interessate.

“O mio Dio, Ty! – Una voce irritante e squillante. – Come stai?! Ero di sopra.”

Hayley, mezza nuda e ubriaca, barcolla verso il ragazzo sedendosi vicino a lui e prendendole una mano tra le sue.

Caroline la guarda infastidita e temo che non riesca a controllarsi ancora per molto, ma delle urla provenienti dal soggiorno fanno girare tutti noi in contemporanea.

Sono le urla di Damon.

 

“Meredith! Svegliati! – Damon è inginocchiato di fronte al divano, scuote la mora stesa immobile su quest’ultimo. – Meredith!”

Rimango pietrificata in mezzo alla stanza, con le mani davanti alla bocca, senza sapere cosa fare e con un groviglio nello stomaco così grande da non permettermi di respirare normalmente.

“Cosa è successo?!” Chiede allarmata Caroline.

“Non lo so! – Damon si gira nella nostra direzione e quando lo vedo in volto per poco non mi si spezza il cuore. Ha le lacrime agli occhi. – Stava scendendo le scale ed è svenuta.”

“Dobbiamo portarla subito in ospedale oppure in un pronto soccorso! L’ambulanza non arriverà mai qui sopra – Esclama Matt. – Prendiamo il pick-up e scendiamo in paese!”

È tutto troppo veloce perché io mi renda conto di quello che sta succedendo, in un attimo Matt e Damon, con Meredith tra le braccia, sono fuori casa.

 

In questa casa c’è un silenzio disumano.

Mantengo il viso tra le mani, mentre un fortissimo mal di testa sta cercando di farmi impazzire. La testa mi pulsa forte, come se stessero battendo dei chiodi sulle mie tempie, e il cuore non accenna a rallentare il suo battito convulso.

E se fosse colpa mia?

Non dovevo farla bere, anche se poco non dovevo.

Mi sento una persona orribile, come farò ora a guardare di nuovo in faccia Damon e soprattutto Meredith?

A distrarmi dai miei pensieri sono dei singhiozzi e mugolii provenienti dal bagno della camera di Meredith, quella in cui mi trovo.

Mi avvicino cercando di capire chi ci sia lì dentro e provo ad aprire la porta che però si rivela bloccata.

“Chi è?” è la voce di Caroline.

“Care, che ci fai lì dentro? Perché piangi?” Chiedo preoccupata, appoggiandomi sul legno della porta.

“Niente. Non è niente.” Dice tra un singhiozzo e l’altro.

“Caroline. Apri, per favore.”

“No, Elena. Ti prego, lasciami sola.”

“Non ti lascio sola. – Affermo deciso, bussando più forte. – Apri questa maledettissima porta.”

Dopo circa trenta secondi di silenzio, sento la serratura scattare e la porta aprirsi in un piccolo spiraglio.

Afferro la maniglia e quando la visuale mi è più chiara trovo la mia amica accovacciata a terra, con la testa appoggiata sulle ginocchia.

“Che ti succede? –  Chiedo ansiosa di sapere, sperando che non sia successo nulla di grave. – è per Hayley? Non preoccuparti, si vede che tra lei e Tyler non c’è proprio niente.”

“E-Elena. – Mi chiama con voce tremante. – Ho fatto un casino.”

“Cosa? Che casino? – Mi chino anche io, in modo da prenderle il viso tra le mani. – Non sarà nulla che non si possa risolvere.”

“Dici così perché non sai ancora niente.”

“Non farmi preoccupare, Care. Che cosa è successo?”

“Io- io penso di essere incinta.”

Mi blocco un momento, ma poi le prendo subito le mani.

“Pensi o ne sei sicura?”

“Penso.. –   sussurra continuando a piangere. – Lo scorso mese non mi sono venute.”

“Care, non è detto… ci possono essere tanti motivi. Potrebbe essere stress..”

“E se invece fosse così, che cosa farei?! Pensavo che questo mese mi sarebbero venute! Invece nulla!”

“Calma tesoro. Non fasciamoci la testa prima di essercela rotta. Devi fare un test.”

“Non ne ho il coraggio…”

“Tu usi la pillola…”

“Sì. – Annuisce in preda al panico continuando a versare lacrime, anche sulle mie mani. – Ma non lo so. Potrebbe non funzionare, o potrei aver dimenticato di prenderla una volta.”

“L’hai fatto?!” chiedo allarmata.

“Non lo so! Sto ipotizzando.”

“Senti, Care. Nel caso tu avessi ragione… - Inizio prudente a causa della domanda scomoda che sto per porle. – Sai chi potrebbe essere il padre?”

Capisco che non è stata una buona idea toccare l’argomento, perché la bionda riprende a piangere ancora più forte.

“È questo il punto, Elena! Non lo so! Ho avuto il mio ultimo rapporto l’ultimo dell’anno con Klaus e prima la mia vita sessuale con Tyler è sempre stata molto attiva! Pensa se fossi incinta… non potrei sapere neanche con certezza di chi è il bambino!”

Il suo viso è diventato a chiazze rosse e gli occhi sono gonfissimi. Mi distrugge vederla in questo stato, vorrei fare qualcosa per aiutarla. Qualsiasi cosa.

“Calma, Care. Basta sapere di quante settimane sei e poi ti potrai fare un calcolo. Domani mattina andiamo a comprare un test di gravidanza. Non agitarti, sono con te.”

 


Non sono una visione. Sono proprio qui con un nuovo capitolo!

Sto battendo tutti i record, aggiornando dopo solo tre giorni!

Non abituatevi però, sta iniziando una nuova sessione di esami e non avrò neanche un po’ di tempo. In realtà dovevo iniziare a studiare già da un bel po’, ma l’ispirazione chiamava e non ho potuto rifiutarmi u.u Mi odierò prima dell’esame, ma va bene così!

A parte lo sproloquio iniziale, passo al capitolo.

Mi dispiace che non abbiate visto Meredith tradire Damon, o scoprire del tradimento di Damon o darsi fuoco (come molte di voi vorrebbero!), ma il capitolo è stato incentrato su altro! È svenuta e Damon era terrorizzato. No, lui non stava fingendo… lo era sul serio.

Perché? Ancora non si sa, ma i motivi potrebbero essere molti.

Klaus che da un cazzotto a Tyler… ve l’aspettavate?

Diciamo che Klaus è molto oc in questa storia, si può dire che non è lui, quindi ho voluto inserire una nota caratteriale (non proprio, ma mi sfugge il termine) molto presente nel telefilm: è un vero gentiluomo. Tyler non diceva nulla di che, magari i soliti apprezzamenti un po’ più spinti tra ‘maschi’ ma lui l’ha interpretata come una sorta di offesa nei confronti della donna che amano entrambi, che dal suo punto di vista è come una ‘donna angelo’.

Spero di essermi fatta capire!

Sempre parlando di Klaus, Elena resta un po’ ferita dalla sua intimazione. Non prendetevela con lui, non sa cosa sta passando Elena!

Jeremy sembra un po’ troppo protettivo con Bonnie, non vi sembra?

Per quanto riguarda Elena, prima ha un mezzo scontro con Damon… e lei le dice : quando si è ubriachi si mostra la parte più vera di se stessi’

Ricordate questa frase, perché tornerà molto presto.

In un secondo momento, lei viene a sapere che Damon ha avuto una reazione quando si è parlato di lei in modo ‘esplicito’.

E infine, la rivelazione.

Qualche capitolo fa parlavo di qualcuno che rivelava qualcosa a qualcun altro.

Era Caroline! Ve l’aspettavate?

Voi cosa pensate?

La notte non è ancora finita, succederà dell’altro u.u

Ditemi sempre le vostre supposizioni perché sono super curiosa!

E grazie per il megasostegno che ricevo ad ogni capitolo, a volte mi commuovo :’) Finirò di rispondere alle recensioni domani!

Il finale è molto vicino e io sono ancora un po’ indecisa, ho almeno tre finali alternativi molto simili ma uno di questi porterebbe la storia a proseguire in una continuazione.

Io scappo!

Alla prossima!

 

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Capitolo 26
*** Chi ama meno è meno fragile ***


 


 

26

“Ancora nulla?” Chiedo a Stefan, sull’entrata della sua stanza.

“Entra. – Mi fa segno con la mano e io mi avvicino al letto, sedendomi accanto a lui. – Damon mi ha detto che si è ristabilita. Stanno cercando di capire cosa le è successo.”

Tiro un sospiro di sollievo, buttandomi di schiena sull’enorme letto tondo, rilasso i muscoli e porto le mani tra i capelli.

Ho il terrore che sia tutta colpa mia, della mia stupida vendetta personale, ma poi ripenso alle quantità versate nel bicchiere e non posso credere che sia bastato così poco per provocarle un collasso.

“Tutto ok?” Stefan si stende vicino a me.

Tutta questa vicinanza mi mette a disagio. Ho scelto Damon, è vero, ma quello che sento per Stefan è ancora lì, dentro di me.

I suoi occhi che mi scrutano per cercare di leggermi dentro mi destabilizzano e io odio questa sensazione. Quando sento il cuore accelerare i battiti, capisco che è il momento di allontanarmi da lui.

“Più o meno. – Farfuglio, facendo vagare lo sguardo per tutta la camera fuorché su di lui. – Ho bisogno di bere.”

“Acqua?” Chiede Stefan con una punta di ironia, capendo bene a cosa mi riferissi.

“No, qualcosa di molto più forte!”

“Ancora?” Ride, e con uno slancio si porta in piedi.

“Credimi.” Asserisco accennando un sorriso, forse un tantino isterico. Preferisco un post sbornia con i fiocchi ad una notte insonne e piena di pensieri.

“Come desidera, signorina.” Mi si avvicina sfiorandomi la spalla, ma continua il suo cammino fino ad un mobiletto in legno.

“Hai qualche preferenza?” Chiede inginocchiandosi a cercare tra le varie bottiglie.

“Scegli tu. Basta che mi versi qualcosa!”

 

“Dovevi esserci! La tipa ballava strusciandosi su Damon…. ed a un certo punto lui sente qualcosa. – Non riesco a respirare, sto per sentirmi male, soffoco le risate nel piumone color panna che ricopre il letto ma è tutto inutile. – Il bello è che aveva due tette da paura! Poi mi ha detto che stava mettendo da parte i soldi per un’operazione alle parti basse!”

“O mio Dio, Stef. Basta, ti supplico! Non respiro!”

Anche lui continua a ridere e non posso fare a meno di notare quanto sia dolce ed armoniosa la sua risata.

Mi calmo e poggio una mano sul petto che sale e scende freneticamente sia per quanto ho riso, sia per la presenza di Stefan, steso nuovamente al mio fianco.

Osservo i suoi occhi sul mio corpo che splendono di bramosia, nonostante il buio della notte, e la mia mano ancora poggiata all’altezza del cuore inizia a percepire colpi più decisi e svelti.

“Mio fratello è una testa di cazzo. –  Dichiara inaspettatamente, spostando lo sguardo sul soffitto. Corrugo la fronte sorpresa. –Ha l’occasione di averti tutta per sé e la sta mandando a puttane.”

Continuo a fissarlo anche se lui ha deciso di non guardarmi più e io sento una dolce tortura allo stomaco.

“Non mi vuole.” Dico, senza perdermi in ulteriori discorsi.

“Allora è stronzo due volte!” Esclama, provocandomi un leggero sorriso a mezza bocca .

“Non c’è bisogno…” Accenno, ma non mi lascia finire.

“C’è bisogno eccome! Probabilmente sto per dire quello che sto per dire perché sono troppo ubriaco, ma seriamente…chi se ne frega! – Si gira nuovamente verso di me. – Sei bellissima e non capisco come faccia a non sentire l’impulso di baciarti ogni volta che ti ha vicino, perché credimi… per me è un supplizio ogni volta.”

“Stefan..” sospiro così vicino alle sue labbra da provare un irresistibile desiderio di baciarlo.

“Lo so… è che ho bevuto troppo quindi non far caso a quello che dico.” Non ha tutti i torti, ci sono almeno due bottiglie vuote per terra che testimoniano come abbiamo passato l’ultima ora.

Piega le braccia, posizionandole dietro la nuca e facendo sì che la sua maglietta nera a mezzemaniche si alzi permettendo una modesta visuale dei suoi addominali abbastanza scolpiti.

La stanza sta diventando improvvisamente più calda o sono io ad avvampare in piena crisi ormonale?

Obbligo me stessa a tenere gli occhi lontano da certe visioni, perché sono sicura di non riuscire a controllarmi.

Il calore della sua mano sul mio fianco, però, non aiuta di certo. Mi giro sul fianco e in un battito di ciglia mi è così vicino che i nostri nasi si toccano.

Non so dire con esattezza chi dei due si sia avvicinato all’altro, ma ora anche le nostre labbra sono troppo vicine l’une alla altre. Si sfiorano mentre chiudo gli occhi, lasciandomi andare all’inevitabile.

Nel buio della mia nuova consapevolezza, percepisco il respiro affannato di Stefan sulla bocca e le sue dita muoversi con una lentezza spasmodica sulla coscia.

Socchiudo le labbra e sembra che non sia più io a rispondere delle mie azione, bensì il mio corpo.

Vorrei baciarlo, a mancarmi è solo il coraggio perché la ragione di certo non mi accompagna più.

Quando, finalmente, preme le sue labbra sulle mie non riesco più a trattenermi: mi aggrappo alle sue spalle e intreccio le gambe con le sue.

Mi afferra per la nuca, rendendo, se possibile, ancora più intenso il momento, e si porta sopra di me.

I fumi dell’alcol mi annebbiano la mente e lascio che a trasportarmi siano i soli cinque sensi: il profumo del suo dopobarba, il contatto della mia pelle fredda con le sue mani calde, il sapore delle sue labbra che si spostano ovunque sul mio collo, il suono dei nostri gemiti e la visione paradisiaca del suo corpo ormai coperto solo dai boxer.

Mi spoglia degli ultimi indumenti, e mi riserva un’occhiata colma di voglia. Improvvisamente, però, si allontana da me per un secondo che sembra un’eternità; inizialmente non capisco cosa ha intenzione di fare ma poco dopo lo vedo tirare le lenzuola del letto verso di noi.

Quasi del tutto nudi, sotto le coperte, continuiamo a baciarci. I suoi polpastrelli sfiorano la sagoma del mio corpo fino ad arrivare alla parte più sensibile.

Con la mano scosta gli slip e inizia ad assecondare tutti i gemiti che non riesco a soffocare tra le labbra. Impaziente, mi porto cavalcioni su di lui troppo eccitata per aspettare che finiscano i preliminari.

Voglio lui e lo voglio adesso.

Nonostante la posizione scomoda, mi accingo ad abbassargli la biancheria ma qualcosa di inaspettato non mi permette di continuare.

Stefan mi ha preso per il polso e mi guarda quasi sofferente.

“Ferma. – Mi lascio scappare un mugolio lamentoso, fissandolo nell’oscurità della camera illuminata solo dalla luna. – Abbiamo bevuto troppo… se non ci fermiamo ora, rischiamo di fare qualcosa di cui potremmo pentirci.”

È serio ed affannato.

In un breve momento di lucidità provo immensa vergogna per il modo in cui mi sono comportata.

Mi sono buttata tra le sue braccia come una disperata, non molto tempo dopo avergli rivelato di aver scelto suo fratello.

“Come fai ancora a stare con me? Fossi in te, mi sarei già insultata in mille lingue non parlandomi mai più!” Rido ma è solo il -sempre più debole- effetto della vodka, dato che in realtà la mia domanda cela tanta tristezza.

“Non chiedermelo… conosci già la risposta.” Sussurra e si porta sul lato destro del letto, lasciandomi brividi di freddo per il mancato contatto.

Velatamente ha ribadito di amarmi.

È la peggior sensazione del mondo: essere coscienti dell’amore di una persona, amarla a sua volta ma sentire la costante presenza di quel qualcuno che irrimediabilmente ha rubato il tuo cuore.

Ringrazio con un sorriso imbarazzato Stefan per essere stato così riflessivo anche in balia dell’alcol: per quanto desiderassi stare con lui, non appena il flusso di piacere avrebbe lasciato il mio corpo il volto di Damon sarebbe tornato a costernare i miei pensieri.

E mi sarei sentita in colpa.

Per me e per Stefan.

E probabilmente anche per Damon.

Quando un’altra ondata di brividi mi investe, Stefan si preoccupa di coprirmi con lenzuola e piumone.

“Grazie.” Accenno portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, nascondendo poi la mano nei meandri delle coperte.

“Di niente.” Sorride ancora, ma dai suoi occhi traspare ancora un filo di eccitazione che sta a poco a poco lasciando posto a frustrazione e imbarazzo.

Le palpebre stanno diventando pesanti, mi si chiudono e, sebbene combatta racimolando quel minimo di forza rimastami, rimanere sveglia è una sfida già persa in partenza.

Mi lascio andare, quindi, alla disperata richiesta di riposo che il mio corpo mi sta mandando e mentre un dolce torpore mi avvolge sento il calore della vicinanza di Stefan.

Mi cinge in un casto e tentennante abbraccio, e io mi sistemo meglio, ancora con gli occhi chiusi, poggiando la testa sul suo avambraccio in modo da non pesargli troppo.

E sto bene così. In quell’attimo prima che Morfeo ti porti con sé, quando si è troppo incoscienti per cimentarsi in preoccupazioni e pensieri infelici ma abbastanza vigili per godersi questo vuoto mentale.

 

Un rumore fastidioso e ripetitivo mi sta trapanando la testa, mettendo in pericolo di vita gli ultimi neuroni che mi sono rimasti dopo la folle notte di ieri.

Mi agito, notando di essere incastrata dalle coperte e anche mezza nuda.

Peccato che i miei riflessi non siano così scaltri, altrimenti ora mi sarei di sicuro coperta con qualcosa.

Dei mugolii provenienti dalla mia destra mi fanno capire che anche Stefan si sia svegliato.

“Che..” Si lamenta, tuttavia non riesce a dire nulla di concreto.

Ha un aria sconvolta e i capelli completamente disordinati; con i primi raggi del mattino che ci illuminano, mi rendo conto che i soli boxer bianchi che indossa, oltre ricordami la notte appena trascorsa, sono leggermente trasparenti.

Arrossisco, spostando di fretta e furia lo sguardo su qualsiasi altra cosa che non siano i suoi attributi.

Dio mio, è più sexy che mai.

Quel fastidioso rumore, però, si fa ancora più prepotente e finalmente riesco a capire che a provocarlo è qualcuno dietro la porta della stanza.

Stanno bussando, Elena. Hai bevuto così tanto che il tuo intuito è andato a farsi fottere. Restando in tema… dovresti pensare bene di far voto di castità. E sì, il voto esclude anche toccatine non proprio caste da parte di Stefan.’ La mia parte più stronza sta uscendo fuori.

Almeno non si può dire che io non sia ironica!

“Chi diavolo è?!” borbotta tra sé e sé Stefan, scostando le coperte in malo modo ed alzandosi dal letto. Faccio appena in tempo ad infilarmi la sua maglietta buttata, fino a qualche momento prima, ai piedi del letto, che lui apre la porta svelando una figura alta e slanciata.

“Sai dov’è..” Non impiego molto ad aguzzare la vista per capire di chi si tratti. Come un pugno al petto, mi colpisce la certezza di non aver mai vissuto situazione peggiore.

Damon non finisce la frase, questa gli muore in gola in un suono strozzato e gutturale.

Scruta entrambi con occhi gelidi, quasi assenti; prima guarda Stefan, palesemente colto alla sprovvista, non lasciandosi sfuggire i pochi, per non dire inesistenti, vestiti che indossa.

Passa, poi, a squadrare me che me ne sto ancora seduta sul letto, e non riesco a lasciar uscire nulla dalla mia bocca che non sia un suono muto. Poggia gli occhi sul mio corpo e sento che sto per morire dalla vergogna per qualcosa che non ho neanche fatto.

“Non..” Stefan inizia a dire qualcosa, forse volendo chiarire l’equivoco, ma il fratello non glielo permette.

“Cercavo giusto te, Elena.”  Mi ghiaccia e non sono tanto le parole, quanto il tono usato.

Cerco i miei panni ma, sconvolta da quello che sta succedendo, la nausea che mi accompagna nonostante la appena passata notte a rimettere, tutto ciò che ho bevuto e il mal di testa lancinante, non ricordo neanche cosa indossassi prima di arrivare dove ero arrivata con Stefan.

“Dobbiamo parlare, subito.” Damon mi fa intendere di non perdere altro tempo e io, troppo scossa e confusa per contraddirlo, mi alzo dal letto seguendolo.

Arriviamo in soggiorno e noto che l’orologio a pendolo segna appena le otto del mattino, capisco allora perché la casa sia così deserta.

Non posso guardarlo negli occhi, abbasso la testa in direzione dei miei piedi nudi e mi rendo conto di essere troppo scoperta per il clima del periodo.

Resto così per un po’, non voglio che mi veda con queste occhiaie o che mi faccia sentire in colpa o ancora che mi renda instabile come solo lui sa fare.

“Meredith come sta?” Chiedo.

Il pensiero di lei mi ha torturato per tutta la notte.

“È interessante che tu me l’abbia chiesto. –  Commenta sarcastico. Alzo lo sguardo accigliata, il suo tono da continua presa in giro mi infastidisce; sarà perché sono stanca di essere trattata come una povera scema.  – Meredith ha avuto un crollo dopo aver mischiato farmaci e alcol! Tu ne sai qualcosa, Elena?!”

Alza la voce e io di rimando chiudo gli occhi e giro la testa di lato, come una bambina colpevole che sa perfettamente di aver combinato qualche guaio e si prepara a ricevere un rimprovero dai genitori.

“Elena! – Urla. – Rispondimi!”

“Ne ho versato un po’ nel suo cocktail. – Tento di trattenere le lacrime, ma riesco a stento nell’impresa. – Non pensavo che una quantità così ridotta potesse farle male.”

“Tu non pensavi e basta! – Mi prende per la maglietta, stringendola e tirandola lievemente. Non mi tocca, non mi fa male, nonostante ciò sussulto. – E non raccontarmi stronzate! Lei aveva molto più alcol nel corpo!”

“Sto dicendo la verità. – La mia voce è un flebile sussurro. – Ho fatto una cosa orribile, mi sento uno schifo per ciò che ho fatto… ma ti giuro che sto dicendo la verità!”

“Sì. – Ride, ma il suo è un sorriso amaro. – Ti sentivi così in colpa che sei andata a letto con mio fratello?!”

Stringe ancora la maglia tra le dita, mentre io lascio che qualche lacrima mi righi il viso. Non sto piangendo per tristezza, anche se questa è ormai insita in me da un bel po’ di tempo, bensì sto piangendo per tutta la rabbia che cerco di soffocare.

“Sei un’ipocrita! – Sputa con una cattiveria che non avrei mai immaginato. – Tenevi così tanto a me, che neanche un mese dopo ti sei consolata con Stefan?! E io che mi sono sentito uno stronzo!”

“Non provarci, - Inizio apparentemente calma, per sbottare neanche un attimo dopo. – Non provare neanche a pensare che io non tenga a te! Tu non hai fatto altro che sminuirmi o ignorarmi  in queste settimane! Hai permesso che diventassi la damigella della tua fidanzata… io, quella con cui l’hai tradita! Tu sei un ipocrita… tu dovresti vergognarti!”

“Sì mi vergogno! Di aver fatto l’errore più grande della mia vita quella sera, me ne vergogno e lo rimpiangerò per sempre!”

Ogni volta che mi scontro con lui, cerco di tenergli testa, di non farmi abbattere, ma non riesco… è più forte di me. Forse perché chi ama meno, è meno fragile.

“Damon, smettila! – Stefan si intromette tra di noi, afferrando il polso del fratello in modo da obbligarlo a sciogliere la presa sulla mia, o dovrei dire sua, maglia. – E per favore vattene di qui, ora!”

“Ed ecco il gladiatore dall’arma splendente! Sei proprio sicuro di volerle stare accanto? Non sai  che prima di passare per il tuo letto, è passata per il mio?!” Damon si lascia andare ad un ghigno tagliente, ma nella sua voce non c’è nulla di divertente.

L’istante è così veloce e inaspettato che non capisco subito cosa stia succedendo. Stefan si muove ed un attimo dopo Damon è chinato in due, mantenendosi la parte destra del viso.

Mi rendo conto che il primo ha dato un pugno in piena faccia al secondo solo quando sento le urla di dolore del maggiore dei Salvatore.

“Non ti permettere, mai più.” Stefan punta un dito contro di lui.

Damon si alza, toccandosi il labbro spaccato, e guarda in cagnesco verso il fratello; sembra voler reagire, scatta leggermente per poi fermarsi prima di fare qualsiasi cosa.

Si risistema la giacca e dopo un’ultima guardata piena di rancore e disprezzo, si dirige verso l’uscita.

“Stefan, io…”  Parlo, ancora completamente scioccata.

Anche se ora non ho la minima voglia di affrontare l’argomento, devo farlo perché non ho intenzione di perdere l’unico ad avermi difeso.

“Ora devi dirmi cosa è successo tra voi due.”

“Siamo stati insieme. – Dico abbassando gli occhi per terra, mentre lui posa i suoi su di me senza emettere un suono. – Mi ha detto di stare per sposarsi solo… dopo.”

Stefan continua a guardarmi senza dire nulla e questo silenzio mi sta uccidendo lentamente.

“Dopo aver parlato con me… - Inizia, facendomi capire ben poco. – Sei andato da lui, subito dopo aver parlato con me.”

“Ste..”
“Scusami Elena, - Dice, frapponendo la sua mano tra di noi. – Basta così, non ce la faccio.”

 

Busso alla porta della stanza 105, dopo aver discusso per venti minuti con l’acida capoinfermiera del reparto per essermi presentata fuori l’orario delle visite.

“Entra.” La voce stanca di Meredith proveniente dall’interno della camera mi mette ancor più in agitazione.

Apro la porta e la trovo lì: stesa sul letto con il viso pallido e le occhiaie grigiastre ben marcate.

“Sapevo che saresti venuta. –  Dice sorridendo. E io non capisco se sia un sorriso sincero o isterico.

Prima di venire ho preparato un discorso, ma ora mi rendo conto di non ricordare neanche più una parola di tutte le frasi ad effetto che la mia mente ha elaborato. – So già che vuoi dirmi.”

“Sono qui per chiederti se potrai mai perdonarmi.” Confesso sincera, lasciando i cioccolatini che le ho comprato prima di venire su di un tavolino. Come se un po’ di cioccolato potesse farle dimenticare quello che le ho fatto!

“Elena, fermati. Non è colpa tua, o per lo meno non lo è del tutto. – Afferma calma, rimanendo però sempre seria. – Mi hai dato quel drink.. e poi, a mano a mano, i ricordi sono diventati sempre più sfocati. L’ultima cosa che riesco a ricordare è quel ragazzo, quello spogliarellista, che mi sta passando una bottiglia. Qualche ora fa ricordavo a mala pena della serata… ora però molte cose mi stanno tornando alla mente.”

“Anche se non è stata completamente colpa mia, non dovevo fare quello che ho fatto. Se non ti avessi fatto bere, avresti mantenuto il controllo e ora non saresti qui. – Nonostante il sollievo della nuova rivelazione, non posso ignorare la mia colpevolezza. – Non voglio giustificarmi, sia chiaro, ma non ero in me… ero ubriaca. Questa non sono io… io non so cosa mi sia preso. E poi tutta la storia della cura… non lo so…non le ho dato abbastanza importanza.”

“Sto facendo una cura per la fertilità. – Ammette e io sbarro gli occhi stupita. – Ho scoperto, quasi per caso, di avere dei problemi. Sto assumendo farmaci e ormoni.”

“Io… io non potevo immaginare.”

Non ci posso credere.

Il quadro di una vita perfetta, che ho sempre immaginato essere la sua, si sta spaccando in mille crepe.

“Mi ha portato così tanti problemi:  ritenzione idrica, gonfiore… - Sorride, iniziando a parlare come un vero medico, qual è. – Pensa che ero così gonfia che all’atelier la commessa che mi ha visto mezza nuda pensava fossi incinta. Ironia della sorte, non credi? Il voler così tanto dei figli, mi ha fatto sembrare una donna in attesa. Sono stata costretta a vestirmi per tutto il tempo con questi maglioni extralarge odiosi.”

 “Il medico che mi segue, il primario dell’ospedale dove mi sto specializzando, però, ha detto che ci sono stati miglioramenti… - Continua. – Sai, non ci ho mai sperato molto.”

“Sono contenta per te.” Rispondo sincera, ma allo stesso tempo pensierosa.

“Lo spero. Dirò a Damon che non sei stata tu a farmi bere così tanto… - Afferma come se sapesse della sua sfuriata di qualche ora fa, ma forse sa già tutto. – Sappi, però, che ora mi fido di te meno che mai.”

 

Esco dalla stanza di Meredith sconvolta, quasi assente.

C’è qualcosa che mi sfugge.

Qualcosa di importante.

Qualcosa di vitale.

Certo… dannazione!

Come ho potuto non pensarci prima?

“Care!” La chiamo mentre la vedo indaffarata a bisticciare con un distributore automatico.

“Elena! Come è andata?!” Corre verso di me, con una bottiglietta d’acqua appena presa tra le mani.

“Ne parliamo dopo. –  Liquido la discussione velocemente, appena mi è di fianco. – Hai scoperto dove fare gli esami?”

“Sì, dobbiamo andare al secondo piano.” Risponde, chiaramente più agitata al ricordo di quello che deve fare.

“C’è bisogno di prenotazione?” Chiedo.

“Non saprei. Ti ho detto che ho chiamato stamattina presto...Dove hai la testa?”

“Ricordo bene. Il problema è che il tuo non è l’unico test di gravidanza da dover fare.” Do luce alla mia più grande preoccupazione.

“Ch-cosa.. – Caroline urla quasi, per poi darsi un contegno obbligandosi ad abbassare la voce. – Cosa stai dicendo?!”

“Proprio quello che hai capito. – Commento, tamponando gli occhi che stanno diventando improvvisamente troppo umidi. – Come posso essere stata così stupida da non pensarci prima?”

“No, Elena. Frena un attimo! Cos’è questa storia?! Tu… non.. non puoi! È scientificamente impossibile che due migliori amiche rimangano incinta contemporaneamente, cioè è il sogno della mia infanzia. Nei miei sogni, però, io e te siamo sposate con due uomini fantastici e lo vogliamo… insomma non siamo nel bel mezzo di triangoli amorosi e..”

“Calma, Care. – La scuoto per le spalle, quando è nervosa inizia a parlare a vanvera. – Sei tesa e spaventata… e lo sono anche io.”

“Ma Elena…”

“Ho un ritardo… insomma non significa nulla, ma sono sempre puntuali. E poi tu e Meredith che parlate di gravidanza… come se l’universo stesse cercando di dirmi qualcosa..”

“Aspetta! Non sto capendo nulla… - La bionda sembra riacquistare il controllo di sé. – Tu l’hai fatto solo con Damon, giusto?! Avete preso precauzioni?”

“Sì… le prime volte.”

“Che significa le prime volte?”

“Che le altre non … non l’abbiamo usato.”

“Sei pazza?! – Urla di nuovo. – è la prima cosa che ci ha detto il prof Tunner ad educazione sessuale: usate il preservativo, usate quel cazzo di preservativo!”

“Non mi stai aiutando! – Le dico alterata, ma facendole segno di abbassare la voce. – Lui.. ci sapeva fare e non è la prima volta che…”

“Elena…”
“Non lo so, quella notte non ero in me. Ero completamente presa da lui, mi sono affidata completamente a lui!”

Caroline si sveste del suo sguardo di rimprovero, per indossare il sorriso più comprensivo e al contempo dispiaciuto in grado di donarmi.

 

Sudo freddo e questa sedia sta iniziando a diventare sempre più scomoda.

La lancetta dell’orologio segna le nove di sera, sono ore che aspettiamo i risultati delle analisi e il tempo sembra non voler più passare. Sta succedendo tutto troppo velocemente: l’amore con Damon, il suo matrimonio, i continui rifiuti… e ora questo.

Cosa dovrei fare se la mia paura si rivelasse fondata?

Come potrei dirlo a Damon?

E Meredith?

Il matrimonio?

La testa mi scoppia.

Caroline muove nervosamente la gamba e affonda le mani tra i capelli.

“E se fosse di Klaus? Come potrei dirlo a Tyler? Con che faccia gli direi che gli ho mentito così spudoratamente? Dio, non voglio neanche pensarci.”

“Signorine, le analisi sono pronte… - La dottoressa che ci ha accolto nel primo pomeriggio si avvicina a noi, ha un sorriso di conforto. Potrebbe avere sui cinquant’anni perché sul suo volto si legge una grande maturità e, sebbene noi non le avessimo detto niente, ha già capito perfettamente la situazione. – Ecco, in realtà, ci sarebbe una procedura da rispettare per il ritiro, ma vi vedo così preoccupate ed ansiose… per questa volta potrei fare uno strappo alla regola…”

“La prego. –  Sussurro in preda al panico. – Non possiamo aspettare un'altra notte. Non ci costringa a fare un test di farmacia…”

“Va bene. Signorina Forbes, mi dispiace ma non è incinta. – Dice, tenendo tra le mani le nostre schede. – Per quanto riguarda lei, signorina Gilbert… congratulazioni, aspetta un bambino.”

 


Buonasera!

Non dite che non sono stata brava ad aggiornare così in fretta u.u

Prima di tutto vi ringrazio per tutte le belle parole che scrivete nelle recensioni, mi fanno sempre emozionare. Per questo, leggendo che eravate curiose, e grazie all’ispirazione di questo periodo ho scritto più velocemente del solito.

Purtroppo non ho avuto tempo per rispondere alle recensioni, cercherò di farlo domani!

Parlando del capitolo… un po’ noiosetto. In questa Mystic Falls non accade mai nulla, eh?!

Sto scherzando, penso che sia il capitolo più movimentato di tutta la storia… posso dire di aver accontentato chi aspettava più interazioni nel triangolo e chi moriva dalla curiosità di sapere cosa avesse Meredith.

Ebbene, non è incinta! Al contrario, sta portando avanti una cura per la fertilità. Se non ricordo male qualcuna di voi l’ha ipotizzato..

In realtà, malvagia come sono, ho sparso indizi qua e là facendovi credere che lo fosse! Come la stessa Meredith racconta ad Elena, questo tipo di cura ha portato varie controindicazioni; tra queste un eccessivo gonfiore che l’ha costretta a vestire maglioni larghi. Infatti, quando Elena (nel cap. 22) si offre per aiutarla a vestirsi, Meredith rifiuta.

Altro indizio piccolissimo: quando Jenna ha il bambino, Mer si commuove. (Penso che poche di voi ci abbiano fatto caso!).

Quel ‘sei stanca’ di Damon, era più un falso indizio che altro, perché effettivamente Meredith aveva affrontato un lungo viaggio e lui si stava semplicemente preoccupando per lei.

Mi sembra di aver spiegato tutto…

In molte avete pensato ad una gravidanza come giustificazione a questo matrimonio super veloce. Ora sapete che non c’è nessun bambino in arrivo (almeno per quanto riguarda Meredith) e comunque voglio chiarire, come ho detto a molte di voi, che Damon (il mio, perlomeno) non l’avrebbe mai sposata per ‘riparare all’errore’. Sarebbe stato un matrimonio destinato a fallire.

Elena e Stefan si ritrovano a bere e ad ubriacarsi nella stessa stanza e per poco non finiscono a letto. Chiarisco che Elena prova ancora dei sentimenti per lui, lo ama. Considerata la sua scelta (Damon), da sobria, non avrebbe mai fatto una cosa del genere.. ma da brilla…

Stefan, però, non è così perso da lasciarsi andare e capisce che stanno per commettere un errore.

Ed ecco che la mattina arriva Damon, che ha appena saputo da una confusa Meredith che è stata Elena a passarle un bicchiere.

Lui le dice delle cose molto pesanti ad Elena e, in più, mette la pulce nell’orecchio a Stefan riguardo una certa notte.

Quest’ultimo rimane molto, ma molto male… venir a sapere che lei è scappata nel letto del fratello subito dopo avergli detto di amarlo e non poterlo scegliere, non è una bella sensazione.

Quindi ora i rapporti tra Elena e Stefan, tra Elena e Damon e tra Elena e Meredith sono più incrinati che mai. Meredith non le da tutta la colpa, ma le fa intendere chiaramente che di lei non può fidarsi più.

Manca un tassello… perché la sposina ce l’ha tanto con la nostra Elena nel capitolo 1?

Questo è qualcosa che dovreste chiedervi!

E infine parliamo della bomba di fine capitolo: Caroline non è incinta, è la stessa Elena ad esserlo.

Non c’è stato nessun indizio che poteva farvelo pensare perché la storia è narrata dal suo punto di vista e questo dubbio non ha sfiorato neanche minimamente la protagonista fin ora. Diciamo che è stata troppo occupata a pensare a tutti i suoi problemi per far caso al ritardo. Inizia a pensarci dopo che sia Caroline che Meredith iniziano a parlare di gravidanze. È come se un campanellino fosse scattato nella sua testa.

Mi sembra di aver spiegato proprio tutto, se avete dubbi chiedete pure :)

Il prossimo capitolo è l’ultimo e in più ci sarà l’epilogo…

Sono curiosissima di sapere cosa ne pensate, anche le critiche sono ben accette !

Fatevi sentire!

Un bacio a tutte!

 

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Capitolo 27
*** Nessuno ti amerà più di me ***


 


 

27

Tamburello con le dita sullo sterzo della macchina.

Sono ferma dinanzi casa sua da mezz’ora, più o meno, indecisa sul da fare.

Ora che la gravidanza è una certezza, devo dirglielo... ma con che coraggio?

A pochi giorni dal matrimonio, con i nostri rapporti sempre più critici, le bugie nei confronti di Meredith. La situazione potrebbe essere più disperata di così?

Non so neanche cosa fare con il bambino che porto in grembo, che vita potrei dargli? Come potrei assicurargli stabilità, se io stessa ancora la sto cercando?

Prendo forza e arrivo di fronte la sua porta, iniziando a bussare.

“Elena..” Un minuto dopo mi è davanti.

Sapevo di trovarlo da solo perché Meredith è ancora in ospedale e non sarà dimessa almeno fino ad oggi pomeriggio.

“Damon… possiamo parlare?”

 

“Entra.” Le dico, spostandomi dalla soglia per permetterle il passaggio.

“Grazie.” Sussurra e si avvia verso l’interno.

Chiudo la porta alle mie spalle, apprezzando quel momento prima che un’altra litigata abbia inizio. Perché ormai è così che va tra noi.

“Dimmi pure.” So perfettamente che la sua non è una visita di cortesia. Dopo quello che ci siamo urlati contro l’altro giorno, dubito che sia venuta per fare quattro chiacchiere.

Sono ancora troppo arrabbiato per fingere sorrisi e lei, quasi sicuramente, sarà ancora furiosa con me.

Ha messo in pericolo la vita di Meredith ed è andata a letto con mio fratello dopo aver scelto me. Lo so che è egoistico da parte mia, ma questo non fa che alimentare la mia convinzione.

“Non voglio più litigare con te. – Afferma, mentre si avvicina facendo echeggiare il rumore dei tacchi nel corridoio.. – Voglio parlare da persone mature.”

“Di cosa vuoi parlare?” Chiedo scettico.

“Voglio sapere perché l’hai fatto. Perché sei venuto a letto con me, quando sapevi di doverti sposare. Perché i tuoi comportamenti mi suggeriscono che tu l’abbia fatto senza pensare, che sia stato un errore. Il Damon che conosco io, però, non l’avrebbe mai fatto. Non avrebbe mai fatto una cosa del genere alla sua migliore amica. Non pretendo amore da te, ma sono sempre stata convinta che tu mi volessi bene… abbastanza bene da non farmi mai del male.”

 

E questa volta che nessun discorso è stato preparato, le parole sono uscite dalla mia bocca con una semplicità sconvolgente. Forse perché le tenevo dentro da troppo tempo e l’unico confine che mi divideva dall’affrontare le sue risposte era la paura di espormi.

“Tu mi sopravvaluti. – Dice, indossando uno dei suoi sorrisetti ironici. – E forse sei troppo giovane per capire.”

“Non abbiamo così tanti anni di differenza, Damon.” Rispondo alterandomi leggermente.

“Non so la tua esperienza di vita quale sia stata, ma credimi… le persone a cui più siamo legate finisco sempre e comunque per ferirci. Questo non significa che non tengano a noi, ma siamo tutti essere umani. Sbagliare è nella nostra natura… e sai che io lo faccio continuamente. Forse, lo faccio più di tutti.”

“Ma sbagliare così… in questo modo. Con me!”

 

Non può ancora accettarlo.

Non riesce a darsi per vinta.

Mi ha sempre giustificato, da quando è nata, non ha fatto altro che giustificarmi. Difendermi e cercare di motivare ogni mio comportamento sbagliato.

Non che non mi abbia mai rimproverato.

Quello sempre.

Fatto sta che ogni volta, per ogni occasione, non importava quanto l’avessi fatta arrabbiare, lei mi ha sempre perdonato.

E ora lo sta facendo ancora.

Mi avvicino, iniziando a sbottonarle il cappotto e meritandomi un’occhiata di disappunto da parte sua.

“Che fai?!” Mi chiede allarmata, cercando di spostare le mie mani.

Non si fida più di me, e come potrei biasimarla?

 

Quando mi si avvicina mi sento morire, timorosa di cedere nuovamente ai suoi begl’occhi e ai suoi modi.

Questa volta, però, è diverso.

La parte di me che insiste per non cedere ha la meglio.

Il mio orgoglio ha la meglio.

“Ti sto soltanto sbottonando il cappotto. Vuoi parlare, no? Sarà una lunga chiacchierata, quindi andiamo in salotto.” Mi risponde con una calma invidiabile.

Lo seguo lungo quel corridoio che può farsi vanto di aver assistito a scene di panico e urla. È da quella sera che non entro in casa sua, è qui che ho concepito questo esserino che ancora non mi capacito di portare con me.

Noto, però, che molte cose sono cambiate: una camera è completamente vuota, ad un'altra manca la porta.

“Scusami, ho fatto dei lavori in casa e devo ancora finire di sistemare.” Spiega, come se mi avesse letto nel pensiero.

Poggio cappotto e borsa sul divano, in salotto, e poi mi giro verso di lui intenta a continuare la discussione.

“Lo so. Le persone feriscono continuamente e noi feriamo a nostra volta, ma questo non significa che, quando lo facciamo, tutto quello che si prova, tutti i nostri sentimenti vengano cancellati. Quello che non posso credere è che tu mi abbia trattata come una ragazza qualsiasi, una che rimorchi ubriaco ad un bar e di cui, poi, non hai più la minima considerazione.”

“Tu non sei una qualsiasi… te l’ho già detto!”

“Sì, ma subito dopo mi hai detto chiaramente che è stato un errore e ieri, non contento, me l’hai ripetuto!”

 

Mi si spezza il cuore a sentire la sua voce cedere, non fa che ricordarmi quanto male le ho fatto.

“Elena.. –  Mi avvicino, prendendo le mani nelle mie. Le stringo e abbasso lo sguardo verso il suo, sembra che stia trattenendo le lacrime; anzi sono quasi sicuro che sia così. Cerca sempre di mostrarsi forte, in ogni situazione, ma con me non può simulare. – Ieri ero arrabbiato con te. Hai fatto qualcosa che mi ha deluso terribilmente e poi… si trattava di Meredith. Se le fosse accaduto qualcosa… non so cosa avrei fatto.”

Mi guarda ancora con quegli occhioni che diventano sempre più lucidi e scuri e maledico me stesso per il dolore che sto continuando ad infliggerle.

“Ma sono stato uno stronzo… perché non dovevo aggredirti così. Perché eri ubriaca e perché dovevo capire che ti avevo spinta io sino a quel punto. Avrei dovuto dire qualcosa a Meredith… e non lasciare che tu diventassi la sua damigella. Quindi, se c’è qualcuno a cui dover dare la colpa… quello sono io.”

“Sì, sei stato uno stronzo.” Dice flebilmente e io sorrido intenerito per il modo in cui, dolcemente, mi insulta.

“Quando ti ho detto che è stato un errore… - Inizio, e lo sento. Mi sto lasciando andare ad un momento di debolezza. Con lei è sempre una lotta per non cedere, per non perdermi in quegli occhi e per non rimare ferito. – Dicevo sul serio. Ho fatto la cosa peggiore che potessi fare a Meredith… ma è stata anche la peggior cosa che potessi fare a te. Non meritavi tutto ciò…”

 

L’ho odiato e lo odio ancora, perché non importa quante me ne dica o quante me ne faccia, ogni volta che diventa così, dolce e protettivo, non riesco più a mantenere la mia corazza da dura.

Che poi, in fin dei conti, non sono mai stata credibile.

Mi porta a rivalutare tutto quello in cui ho creduto per giorni, mesi. Mi porta a mettere in discussione me stessa.

E ora che siamo così vicini, così calmi, dovrei dirglielo. Perché non ci sarà una seconda opportunità, non ci sarà un altro momento di intimità come questo. Ma come si fa a confessare una gravidanza ad un uomo che sta per sposarsi con un’altra?

“Damon, devo…” Inizio spaventata, ma lui non mi fa continuare.

“Scusami. – Abbassa la sua testa per poggiare la fronte sulla mia. Sentirlo così vicino, dopo tanto tempo e soprattutto dopo tanta distanza, mi fa battere il cuore così forte da rischiare un attacco cardiaco. – Ho sbagliato tutto con te.”

Prendo coraggio, facendo un respiro profondo, e obbligandomi a non guardare le sue labbra perfette che soggiornano proprio davanti ai miei occhi.

“Pensavi veramente quello che mi hai detto?”

“Cosa?” mi chiede, deglutendo. Forse anche lui si è accorto che lo spazio tra di noi è minimo.

“Quello… - Tentenno. Ho paura di sapere. -  Lascia perdere.”

 

Non continua.

Mi stava per chiedere qualcosa, ma si è bloccata.

Per quanto volessi sapere di cosa si trattasse, mi sento sollevato dal fatto che abbia desistito.

Non potrei fingere, non ora che la distanza tra noi è estremamente pericolosa.

È sbagliato, ma non posso staccarmi da lei.

Un solo minuto. Uno solo. –  Mi ripeto – E poi la lascerò andare per sempre.

Perché questa è l’ultima volta, l’ultimo attimo tutto per noi.

Non potranno essercene più.

La mia vita è con Meredith e dovrò sforzarmi per essere un  uomo migliore.

Nessuno dei due, però, sembra voler staccarsi dall’altro.

Elena chiude gli occhi, e lo stesso faccio io.

Il suo respiro è affannato e Dio solo sa cosa mi stia trattenendo dal baciarla. Mi tocca il braccio e io impazzisco.

Mi aggrappo alla sua vita, anche se in realtà vorrei aggrapparmi alle sue labbra.


Sento quasi il suo sapore sulla bocca, quando si discosta  di qualche centimetro da me facendomi avvertire un vuoto indescrivibile.

“Non posso. – Si allontana e io mi sento rifiutata per la millesima volta. – Amo Meredith.”

“Non ci credo.” Urlo, stanca di ascoltare bugie.

Sì, sono bugie.

“Credi che non possa amare qualcun’altra al di fuori di te? Ti sembra così assurdo?” Inizia ad urlare anche lui. Sapevo che quel momento non sarebbe durato a lungo.

“No! Però spiegami cos’era quello che stavamo facendo prima! Spiegami perché ti infastidisce vedermi con Stefan… perché io non lo capisco! – Damon rimane in silenzio, c on un’espressione tra il disturbato e il sorpreso. Io, dal mio canto, continuo ad insistere sperando in una sua reazione genuina. – Spiegami che diavolo significava quel bacio in palestra e…”

Mi blocco, nonostante avessi da dire molto e molto altro.

Mi blocco perché le urla non mi hanno permesso di sentire nulla all’infuori di me stessa, non mi hanno permesso di sentire la probabile apertura della porta di casa.

Mi blocco e davanti a me trovo il viso scioccato di Meredith.

 

Sono entrata di soppiatto in casa per fargli una sorpresa.

Solitamente a quest’ora di domenica dorme.

Mi sarei buttata sul letto, addosso a lui, come faccio sempre per dargli fastidio. Lui, probabilmente, si sarebbe lamentato mettendo un falso broncio su quel viso che mi incanta ogni volta e poi avrebbe esclamato stupito un ‘Dovresti essere in ospedale’ oppure mi avrebbe semplicemente guardato sorpreso.

Questo era quello che immaginavo, ma non pretendevo di certo uno svolgimento degli avvenimenti così fedele alla mia immaginazione.

Potevo trovarlo davanti alla tv, o mentre lavorava a quei maledetti casi che non gli davano l’opportunità di riposarsi neanche per un secondo. Poteva essere dovunque, con chiunque, a fare qualunque cosa… ma non con lei.

La mia più grande paura si è tramutata in realtà.

Lei,  nella casa che presto sarebbe diventata nostra.

Lei che è troppo vicina a lui.

Lei che gli appena chiesto il significato di un bacio.

“Meredith..” Damon mi chiama. Lo guardo sprezzante, delusa, amareggiata e poi lo ignoro.

Mi avvicino a lei, che intanto mi guarda con aria colpevole e vorrei prenderla a schiaffi.

“Tu. – la indico, sforzandomi di mantenere la calma. – Vattene via!”

Deve andarsene.

Deve andarsene di qui o non risponderò più delle mie azioni.

“Mered…” Inizia a parlare e io perdo il controllo. Mi vuole prendere in giro?

Pensa che sia stupida fino a questo punto?

“Basta così, Elena. Come ti permetti di venire in casa mia, agire alle mie spalle e continuare imperterrita questa messa in scena! Dopo che ti ho addirittura perdonato per lo scherzo dell’altra sera! Vattene. ORA!” Urlo e quasi certamente sono paonazza. Ma il sangue mi è andato al cervello e non riesco più a mantenere un contegno, a sopportare, a cercare di essere cordiale.

 

Elena abbassa lo sguardo, prende le sue cose e scappa via.

Sotto i miei occhi.

E io mi sento per l’ennesima volta un bastardo.

“Mi hanno fatto uscire prima. –  Sussurra, deglutendo e guardando nel vuoto. – E volevo farti una sorpresa. Beh, a quanto pare, sei stato tu a farmela.”

Dopo tutto quello che ho fatto, mi dovrebbero togliere anche il diritto della parola. E lei, la donna che mi è stata sempre accanto, che mi ha amato nonostante tutto, non sa neanche tutta la verità.

“L’hai baciata. –  Continua a parlare, non spostandosi di un millimetro. Le sono vicino in un paio di passi veloci, ma lei indietreggia quasi spaventata. – Stammi lontano! Sai quanto la temessi! Sai quanto avessi paura di lei! E tu mi rassicuravi… dicendomi di non preoccuparmi, che ero sempre io la sola per te. Si è visto. Complimenti!”

“Meredith, ascolta. – Le prendo per il braccia. Cerca di scostarsi da me, ma sebbene io non eserciti nessuna forza è sempre troppo debole. – Ascoltami, ti prego!”

Si calma, ha il fiatone e gli occhi lucidi. Vorrei stringerla e dirle che va tutto bene, che può contare su di me, fidarsi, ma non è così.

“Ti amo. – Le dico, tirandola verso di me con delicatezza. – Ti amo da morire e non potrei mai vivere senza di te.”

Una luce attraversa i suoi occhi ma so che non basta questo per non perderla, e se anche bastasse per me non sarebbe abbastanza. Sta per sposarmi e merita di sapere tutto. Mi sono comportato in modo ignobile e non sarei degno neanche di essere chiamato ‘Uomo’.

“Ascoltami. Quello che sto per dirti non ti piacerà e se vorrei lasciarmi non mi opporrò. Ne hai tutto il diritto. – Sento gli occhi pungermi. Tutto il male che ho fatto si sta riversando su di me e vedere lei, così distrutta, non aiuta. – Ricordi la nostra ultima litigata?”

“Sì.” Risponde in un sussurro fioco.

“Quella sera Elena è venuta da me. – Confesso, spostando lo sguardo verso il suo petto che si alza e si abbassa troppo velocemente. – Lei…”

“Lei cosa, Damon?”

“Lei ha confessato di amarmi.”

“E tu?” Chiede di slancio, mutando inaspettatamente il suo tono di voce da collerico a malinconico.

“Io ho fatto la peggior cazzata della mia vita.”

Sto per confessare.

Sto per dirle la verità, quella che in queste settimane non mi ha fatto dormire.

Verso le undici di sera, Meredith crollava in un sonno profondo, dopo una giornata di intenso lavoro, e io indugiavo sulla sua espressione rilassata e felice. Mentre la guardavo, non riuscivo a capacitarmi di come avessi potuto fare ciò che ho fatto ad un angelo come lei.

Si dice che confessare le proprie colpe porti un ad un eden di libertà e leggerezza, che confessare infedeltà sia un lusso per i traditori. Perché poi, si sa, chi raccoglie i cocci, tagliandosi, di un tradimento consumato senza pensare alle conseguenze sono coloro che lo subiscono.

Per me, invece, non è così. Perché non posso vederla soffrire.

“Damon… che…”

 Spalanca i suoi enormi occhi marroni quando, come un lampo, realizza cosa le sto dicendo e forse si mantiene ancora in piedi perché ci sono io a sorreggerla.

“Ho sbagliato, ti ho tradito… e mi odierò per il resto della mia vita.” Sussurro, ritenendo opportuno non dire più niente dato che, ora come ora, ogni parola sarebbe un’ulteriore coltellata al suo cuore.

Uno schiaffo colmo di rabbia e frustrazione mi colpisce in piena faccia, proprio dove anche Stefan mi ha colpito.

Me lo merito.

“Perché me? – Chiede disperata, urlando e allontanandosi. – Non hai mai tradito! Neanche quella che ti facevi quando ci siamo conosciuti! L’hai scaricata prima ancora di darmi un bacio… però hai tradito me con quella di cui eri follemente innamorato!”

Il suo pianto è intervallato da singhiozzi strozzati.

“Ma forse tu… tu sei ancora innamorato di lei! Non è così?! Perché non avrebbe senso altrimenti. A meno che non volessi farmi del male gratuito.”

“Mer…”

“Sei ancora innamorato di lei?! Rispondi!”

La domanda da un milione di dollari.

“Amo te. – Dico, lo urlo quasi. – E voglio stare con te, avere dei figli con te. Se solo tu mi perdonassi… non te ne farei pentire neanche un giorno. Se tu mi chiedessi di non parlare più con lei, di non sentirla più… io lo farei. Perché tu sei più importante di qualsiasi altra cosa al mondo.”

 

***

 

Apro quella porta chiusa da troppo tempo.

La mia amica è ancora a terra, accovacciata nel buio della camera e Dio solo sa che cosa le stia passando per la mente. La capisco, forse sono l’unica che può capirla così in fondo in questo momento.

“Non puoi stare rinchiusa qui fino alla fine dei tuoi giorni.” Le dico con un sorriso sulle labbra che dubito servirà a qualcosa, ma tentar non nuoce.

“Sì che posso.” Risponde atona, mentre con le mani si copre gli occhi dalla luce che ho appena fatto entrare.

“Elena, tesoro. – Mi avvicino, chinandomi verso di lei. – Devi reagire e dirlo a Damon.”

“Mi ha chiamato dicendomi che non era più il caso di sentirci o vederci. Non posso calpestare per l’ennesima volta la mia dignità per uno che neanche vuole sentirmi nominare.”

“Ma questo bimbo è anche suo. Deve sapere, ne ha il diritto… – Le dico placidamente, mentre le accarezzo il ventre. – E tra due giorni si sposa… ti prego Elena, cerca di ragionare.”

Sul suo volto, però, leggo solo quella apatia che l’accompagna da interminabili giorni.

“No, Care. Non avrò nessun bambino.”

“Cosa?!” Mi sto seriamente preoccupando. Ha dovuto affrontare così tanti problemi in quest’ultimo anno che, in fondo, non mi stupisce vederla stesa sul pavimento e senza forze per rialzarsi.

“Ho deciso di non tenere il bambino. Non posso crescere un figlio in queste condizioni. Ti prego, non dire nulla. Rispetta soltanto la mia decisione.”

Sospiro come per accogliere la sua richiesta. Mi siedo accanto a lei, prendendole la mano.

“Ti accompagnerò io. –  Le dico ed intravedo un suo sorriso nel buio come risposta. – Vuoi che parliamo d’altro?”

“Sì, ti prego.” Mi supplica.

“Allora ti parlerò della mia scelta.” Annuncio fiera, sperando di farle dimenticare i problemi almeno per qualche minuto.

“Sul serio?”

“Ho avuto seriamente paura quest’ultima settimana, quindi credimi quando ti dico che capisco cosa stai provando. E proprio questo che mi ha fatto aprire gli occhi.”

“Non tenermi sulle spine, Care!”

Sorrido, continuando volutamente ad ignorarla, ma poi torno seria per continuare il discorso.

“Quando la possibilità di avere un figlio stava per diventare quasi realtà, volevo solo una persona accanto a me.”

“Cavolo, si può sapere chi hai scelto?!”

“Tyler. – Confesso. – Per quanto possa essere attratta da Klaus, non lo conosco davvero. Tyler è parte di me ormai. Abbiamo condiviso così tante cose insieme, e ce ne sono ancora troppe che voglio condividere con lui. Tra di noi non è finita.”

“L’importante è che tu sia sicura.”

“Sì, lo sono. – Dico decisa. – E poi ho avuto ulteriore conferma l’altra sera.”

“Cioè?” Chiede Elena.

“Quando Klaus gli ha dato quel pugno. Il vecchio Tyler sarebbe scattato in un istante, invece ha mantenuto la calma. Questa è la dimostrazione che sta cercando di controllare la rabbia… lui lo faceva per me.”

“Sembri convinta come non mai. Sono contenta per te.”

“Devo scappare a lavoro. – Le dico, mentre mi alzo da terra aiutandomi con le braccia. – Preso parlerò con lui, devo soltanto trovare il coraggio di confessargli ciò che c’è stato con Klaus.”

“Glielo dirai?” Chiede, stranamente non sorpresa.

“Sì. Se torneremo insieme, dovrà sapere tutto. Un buon rapporto si basa sulla sincerità e sul rispetto reciproco.”

“Già. Ecco perché alcune relazioni sono destinate a fallire.” Dice, più a se stessa che a me.

“Chiamo Mason, lui sa come tirarti su di morale.”

“No, Care. È tornato alle quattro di questa mattina dal turno di notte e Kyle non gli ha dato pace fino alle sei. Lascialo dormire. Ora mi alzo e mi vado a fare un bel bagno caldo, contenta? – Annuisco e prima di poter varcare la soglia della porta la sento continuare. – Ah, per quanto possa contare qualcosa: Klaus ha preso a pugni Tyler perché ha fatto qualche commento un po’ spinto su di te. Non avercela con lui.”

“Commento spinto?!” Chiedo confusa.

“A sfondo sessuale. Sai, le solite chiacchiere tra uomini… non penso sia nulla di ché. Klaus, però, sembra essersi infastidito…”

“Ah.”Ammetto di essere sorpresa.

Positivamente sorpresa.

 

“Meredith mi ha inviato un messaggio.”

Elena è stesa supina sul letto che condividiamo da un bel po’, mentre gira e rigira il cellulare tra le mani.

“Che ti ha detto?” Chiedo senza perdere tempo.

“Di farle comunque da damigella.”

“Cosa?! – Esclamo – E perché mai?”

“Perché non vuole che la gente parli.”

“In effetti, qui a Mystic Falls non fanno altro che aspettare che scoppi uno scandalo! – Affermo – Tu, però, devi fare quello che ti senti di fare. Non fregartene dei commenti di gente che non sa nulla di te.”

“No, Care. Non ho la forza di affrontare anche questo. Hanno da poco smesso di parlare di quello che è successo a me e Jenna… non ho bisogno altri pettegolezzi sul mio conto. – Sospira, abbassando di nuovo lo sguardo sullo schermo del telefono –  E poi ha aggiunto che Damon vorrebbe che fossi lì.”

 

***

 

Il giorno del matrimonio

 

“Non ti sembra di aver esagerato con quella ragazza?” Chiede mio fratello mentre sono intenta ad aggiustarmi il velo, sebbene questo sia perfetto già così com’è. Tuttavia ho bisogno di una scusa per non fermarmi a pensare.

“Non farlo. Non giudicarmi. – Gli rispondo. L’ultima cosa di cui ho bisogno è un grillo parlante che mi consigli di porgere l’altra guancia. – Sai benissimo tutti i fatti. Più di quanto sappia mamma.”

“Proprio per questo mi spiego ancora di meno il suo accanimento. – Dice, riferendosi a nostra madre. – Dai, Ditta. Ti conosco troppo bene, so che non sei questa persona.”

“Non chiamarmi in quel modo… - Scuoto la testa, pensando a quanto odiassi quel soprannome da piccola. – E mi dispiace deluderti, ma non sono una santa.”

“Non sarai una santa, ma sei la persona più buona che conosco. Quante altre spose avrebbero dato la possibilità che hai dato tu ad Elena?”

“Hai visto quale è stata la mia ricompensa?” Chiedo retorica.

“Quello che ti voglio far capire è che questa ragazza non ti doveva niente. Lo so che è ingiusto, perché tu ti sei comportata divinamente con lei, ricevendo una coltellata alle spalle. Ad esser sinceri, però, poco importa cosa volesse ottenere… l’unico ad essere responsabile è lui. – Lo guardo dal riflesso dello specchio di fronte al quale mi trovo, come suo solito arriva al nocciolo della questione lentamente. Purtroppo mi conosce troppo bene, sto ignorando il problema reale. – Lui non doveva cedere, Meredith. Sei sicura di volerlo sposare? Ti fidi ancora?”

“Mi conosci troppo bene, sai cosa penso e non vedo il motivo per cui tu debba farmelo dire ad alta voce!”

“Perché tra un paio di ore ti sposi e io, come tuo fratello, non posso permettermi di farti fare uno sbaglio simile senza neanche esserne consapevole!”

“Ne sono consapevole! Sei contento? Ma cosa dovrei fare, lasciarlo andare? Non posso, perché lo amo in un modo che tu neanche immagini!” Scoppio in uno sfogo liberatorio.

Benché mio fratello sia una persona particolarmente sensibile, per quanto riguarda le relazioni non mi ha mai dato l’impressione di essere abbastanza preso da una ragazza da poter capire quello che sto passando. Si crogiola passando da un letto all’altro, ma forse sta solo aspettando la donna adatta a lui.

“Sei disposta a rimanere nel dubbio pur di averlo?”

“Ha chiuso tutti i ponti con lei.”

“Non stai rispondendo alla mia domanda. Sei sicura che non li riaprirà?”

“Mi impongo di esserlo.”

 

***

 

“Elena!” La mia biondissima amica mi raggiunge sull’ampia scalinata d’entrata per la Chiesa.

“Ehi, Care.”

“Matt mi ha detto della tua missione suicida. Sappi che ti ammiro, poche avrebbero avuto il tuo coraggio… - Caroline si sforza di apparire calma, ma è palese che sia molto agitata per l’imminente matrimonio. Pochi secondi prima l’ho sentita urlare a telefono perché i fiori ordinati per allestire la Chiesa non sono ancora stati recapitati. – Come ti senti? Sei sicura di voler rimanere? Se vuoi lascio tutto e scappiamo da qualche parte.”

“Non preoccuparti. – La rassicuro. – Qualche settimana fa mi sono ripromessa di affrontare tutto a testa alta, e così farò. Stasera, per fortuna, sarà tutto finito.”

“Non devi dimostrare niente a nessuno, Elena..”

“Sì invece. Devo dimostrare molto a me stessa.”

Caroline mi guarda curiosa, ma la sua attenzione viene a mancare all’ennesima chiamata.

Mentre urla con chissà chi a telefono, mi guardo intorno alla ricerca dell’altra persona a cui devo delle scuse.

“Mason e Jenna?” La bionda mi ridesta dai pensieri, e noto che ha finito di parlare.

“Jenna non è ancora pronta… sai, per questo genere di eventi. La gente ha così poco tatto a volte ed ancora troppo instabile per affrontare sguardi di pietà e domande indiscrete.”

“Mason è con lei?”

“Sì. – Sorrido. – Come sempre.”

Caroline mi riserva uno dei suoi sguardi più maliziosi.

“Sai per caso…”

“No, Care! Non stanno insieme. Penso che una relazione sia l’ultimo pensiero di Jenna, al momento. Anche se…”

“Anche se?!” Chiede impaziente.

“Ogni tanto li ho trovati molto, molto vicini.” Le dico, sorridendo sorniona.

Caroline lancia un urlo acuto, portando a sé l’attenzione di alcune persone che ci sono intorno; sorrido, coprendomi il volto con le mani dalla vergogna.

“Mason è un ragazzo d’oro! Non lo so, è la reincarnazione del principe azzurro che ogni donna vorrebbe!” Care sembra non importarsene della figura appena fatta, e in fondo neanche io.

“Hai ragione. – Mormoro malinconica, ma allo stesso tempo felice per mia zia. – Ma non farti sentire da lui! Ce lo rinfaccerebbe per tutta la vita!”

Caroline ride, contagiando anche me, ma il momento di ilarità ha breve durata perché vedo passare davanti ai miei occhi l’uomo che sta portando la mia anima alla dannazione.

“Care, scusami. – Le dico, sorpassandola e lasciandola interdetta. – Devo fare una cosa.”

 

È da solo.

Lo guardo.

Forse sembrerò stupida, ma non posso togliergli gli occhi di dosso.

È bellissimo nel suo smoking nero.

Quando mi sono avvicinata avevo l’intenzione di dirgli addio, volevo farlo io anche per lui che non ha avuto il coraggio di lasciarmi andare di persona.

Ora che mi è davanti, però, penso che non sia stata una buona idea.

Inaspettatamente mi fa segno con il capo di seguirlo dietro la Chiesa. Ho un momento di esitazione, ma poi sento le gambe andare da sole; un passo dopo l’altro, e sono ancora succube di lui.  Entriamo nel piccolo edificio che permette l’accesso al campanile.

È buio, solo qualche filo di luce penetra dalle, fin troppo piccole, finestre sbarrate. Mi chiedo come il prete riesca a salire con quest’oscurità, ma la domanda si rivela stupida appena formulata: il campanile non funzione da mezzo secolo, se non di più.

Mi sento un po’ a disagio a dividere con Damon quello spazio ristretto e polveroso, senza volerlo mi viene in mente che qui dentro non siamo in due ma in tre.

Come gesto involontario, tocco la pancia ma fortunatamente Damon non sembra accorgersene.

“Non potevo dirti addio con una chiamata.” Mi dice, evitando prontamente il mio sguardo.

“Neanche io. – Sorrido malinconica. – Ma forse non è stata una buona idea.”

“Sei molto coraggiosa. – Lo guardo interrogativa. - Ad essere venuta oggi, nonostante tutto.”

La frase potrebbe significare che la mia presenza qui non sia gradita, ma il tono che usa fa capire che sta dicendo l’esatto contrario.

“Beh, me ne sto già pentendo.”

“Per fortuna uno tra di noi ce l’ha.”

“Cosa?”

“Il coraggio. Se fosse stato per me, probabilmente, quella chiamata sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo sentiti.”

“Essere coraggiosa non una mia prerogativa. Semplicemente, è quel genere di forza che senti dentro quando sai di star per perdere qualcosa… o qualcuno.”

Mi stringo nello scialle, mentre lui resta lì senza niente da dire. L’inverno ancora non se n’è andato, e poi questo posto è così umido.

“Hai freddo?”

“No. – Taglio corto. – Noto che non abbiamo più molto da dire e fuori staranno cercando lo sposo, quindi… addio.”

Faccio per andarmene, ma Damon mi ferma.

“Cosa stavi per chiedermi qualche giorno fa? – Chino di lato la testa, inarcando un sopracciglio. Avevo, ed ho ancora, così tanti dubbi che ricordare a quale facessi riferimento sarebbe un’ardua impresa. – Mi hai chiesto se lo pensavo veramente… se pensavo veramente cosa?”

 

Trovo il coraggio di chiederglielo.

E penso che ha proprio ragione: quando si è sull’orlo del precipizio si trova la forza per aggrapparsi a qualsiasi cosa per non cadere.

Allo stesso tempo, mi do dell’idiota per non esser stato sincero da subito e per aver portato la situazione ad un punto di non ritorno.

Ho promesso a Meredith che mi sarei allontanato da Elena, ma sono stato uno stupido a pensare che farmi odiare sarebbe stata la soluzione migliore.

Mi avrebbe odiato se avessi chiuso con lei con una misera chiamata, ma come avrei potuto guardarmi allo specchio per gli anni a venire?

Leggo sul suo volto chiarezza, dopo un primo momento di confusione.

“Ma ora che senso avrebbe? Ho cercato delle risposte per tutto questo tempo e ti sei sempre tirato indietro. Stai per sposarti, non ti sembra un po’ tardi?”

“Lascia che rimedi.” La prego, facendo un passo verso di lei.

Annuisce, forse non del tutto sicura.

“Stavo per chiederti…  se per te è stato davvero solo sesso.” La voce le trema.

“Sai la risposta… – E tremo anche io – Abbiamo fatto l’amore quella sera, per certe cose non si può fingere.”

“È sempre tutto così scontato per te?! – Inveisce contro di me, cercando di nascondere la sua sorpresa. -  Come potevo capire cosa ti passasse per la testa?! E se per te è stato amore, allora non mi spiego ancora perché la sposi!”

 

“Ricordi quando sei venuta da me? Hai confessato che mi amavi, che amavi anche Stefan. E poi mi hai detto di aver capito di dover fare una scelta… e che io ero ciò di cui avevi bisogno.”

“Lo penso ancora.” Rispondo senza più imbarazzo.

“Pensavo fosse una follia. – Sorride. – Io, semplicemente, non credevo che qualcosa del genere fosse possibile.”

“Che vuoi dire?”

“Quando sei tornata a Mystic Falls hai portato a galla una miriade di sentimenti che pensavo morti da tempo. Ho seriamente creduto di avere una nuova opportunità con te, di poter ricominciare. Ho lasciato Meredith e lei, forse spinta proprio da me,  è partita per il Kenya…  - Prende una pausa. – Quando tu hai passato un periodo di inferno, mi sono sentito vicino a te come non mai. Anche se ci sentivamo solo per telefono, o per messaggi. E poi, un giorno ti ho baciato.”

“Io.. quel giorno ero ancora confusa. L’aggressione e poi Kol mi aspett…”

“No. – Non mi fa finire. – Il punto è che tra di noi non ha funzionato non per il cattivo tempismo, o per Kol … c’è sempre stato un enorme muro tra me e te. La verità è che c’è sempre stato Stefan tra di noi.”

“No! – Sbotto – Magari sei anni fa.. ma ora non più!”

“Elena… - è calmo, fin troppo, e quasi rassegnato – Sai che non è così. E poi c’è… Meredith. A volte la vita gioca brutti scherzi.”

“Che vuoi dire?”

“Voglio dire che quando è tornata qui a Mystic Falls è successo qualcosa di inaspettato. Non pensavo di poter provare… quello che ho provato rivedendola.”

“E quindi sei tornato con lei prima della festa di pensionamento di tuo padre…”

“No! – Esclama, accigliato – Se fossi stato con lei, non avrei mai fatto quella scenata di gelosia quando ho trovato te e Stefan nella camera, dichiarandoti praticamente cosa provassi per te.”

“Hai fatto così tante cose che non avresti dovuto fare! –  Sputo inacidita. Lui non fiata, quindi prendo le redini della discussione – Cosa provavi per me? E ora, cosa provi per me?”

Ride, poggiando una mano sulla fronte, palesemente nervoso.

“È così difficile da immaginare? – Scuote la testa incredulo – Provo sempre le stesse cose per te. Sono stato sempre innamorato perdutamente di te.”

“E allora perché la sposi? – La mia è una supplica, quasi urlata, mentre il mio cuore si riempie di speranze. – Perché non scegli me? Perché l’altro giorno mi hai detto che l’amavi!?”

“Perché è così! – Urla, più di quanto abbia urlato io – Perché mi è capitata la stessa fottutissima cosa che è capitata a te!”

Mi stringo ancora di più nello scialle, ma questa volta non è per il clima freddo bensì per le sue parole che sanno essere più gelide e appuntite di un iceberg.

“Fino a quella notte non me ne capacitavo, fin quando non sei venuta da me a professare il tuo amore per me e mio fratello. – Un altro passo e a dividerci è un sospiro. – Pensavo che fosse il nostro passato a rendermi così legato a te, che quello che provavo erano solo i rimasugli di un amore non consumato. Perché non me lo spiegavo, come potevo essere così innamorato di Meredith ma reso instabile da te ogni qual volta mi stavi vicino?! E invece abbiamo fatto l’amore e mi sono sentito così bene che non poteva essere una semplice infatuazione.”

Non dico una parola, lo lascio continuare, e solo ora capisco tutto il male che ho fatto a Stefan. Io sono lo Stefan di questo strano triangolo che coinvolge me, Damon e Meredith.

“Hai scelto l’amore che ritenevi più giusto per te.” Sussurro spenta, abbassando lo sguardo verso i miei piedi.

“Sì. – Mi prende le mani e io ormai sono un corpo morto che si presta a qualsiasi sua mossa – Non perché tu non sia la persona giusta, ma perché non è mai stato giusto tra di noi.”

“Sono tutte cazzate. – Dico, trattenendo a stento le lacrime. – Sono tutte frasi fatte che poi non conducono a nulla.”

“Elena. – Lascia le mie mani per prendermi il viso tra le sue. – Tu sei innamorata di mio fratello! Non capisci?”

“E tu sei innamorato di Meredith! – Lo spingo per le spalle, non lo voglio vicino, ma pesa troppo per me. – Probabilmente avrei accettato anche questo per stare con te!”

“No, io non posso. Io sono egoista, ricordi? Non posso accettare di dividerti con un altro.”

“Non mi avresti diviso con nessuno. Ho scelto te… ti sembra una cosa da nulla? Volevo… voglio stare con te e te solamente.”

“Non sto dicendo che non ti credo. Ma alle volte non so come fai ad essere così ingenua. Tu sei ancora innamorata di lui e non posso chiederti di allontanarlo perché significherebbe allontanare mio fratello dalla ragazza che ama.”

Ha il suo sguardo dolce.

Ha sempre lo sguardo dolce quando parla di Stefan.

“Stefan sa cosa provo.”

“Nonostante ciò non riuscite a stare lontani.” Commenta, avvicinandosi ancora di più a me.

“Se è per quello che hai visto l’altro giorno..” Inizio, volendo chiarire il malinteso.

“No, ti prego. Non voglio spiegazioni. Hai detto tu stessa che quando si è ubriachi si mostra la parte più vera di se stessi…” Distoglie per un attimo lo sguardo dal mio.

“Ma..” Obietto invano.

“Avete quell’intesa, quella complicità… se scegliessi te, impazzirei lentamente. Sarebbe un tormento. Sono già stato troppo male a causa tua quando te ne sei andata anni fa e Dio solo sa come Meredith sia riuscita a farmi tornare indietro dal baratro. Voglio un amore che mi dia passione, sì, ma anche tranquillità e serenità. Tutte cose che non posso avere con te. – Mi spezza il cuore il mille pezzi. E ogni volta che lo fa è sempre peggio, perché nel frantumarsi non torna più come nuovo. – Inoltre non posso mettere a rischio il rapporto con Stefan, perché non sarà sempre così forte. Questa situazione tra noi tre sarebbe capace anche di distruggere un legame di sangue.”

Ed è vero.

Solo qualche giorno prima i due si sono presi a pugni per me.

Esiste una corda invisibile che hanno tirato per interi, lunghi anni, ma questa corda fatta di sentimenti non è ideale. Prima o poi si sarebbe spezzata.

Come ho fatto ad essere così egoista?

Come abbiamo fatto, tutti, ad essere così egoisti?

Siamo legati tra di noi inesorabilmente e credendo di potar acqua al nostro mulino non abbiamo fatto altro che alimentare un mare di sofferenze.

Ho trattenuto Stefan come lui ha trattenuto Rebekah e come Damon ha trattenuto me. Ci tratteniamo a vicenda per egoismo, lo stesso che finirà per ucciderci.

Forse io sto già morendo.

“Quindi dopo che siamo stati insieme, hai scelto lei?” Chiedo da pure masochista, mentre una lacrima mi riga la guancia destra.

“L’avevo già scelta, in realtà, quando pensavi che ad aggredirti fosse stato Mason. Hai chiamato Stefan… e io ti ho chiesto il perché. Tu mi hai detto che lui è stata la prima persona a cui hai pensato. E lì ho capito… non potevo più sopportarlo.”

“Ero arrabbiata con te per non avermi detto nulla di Meredith!”

“Era una situazione critica… se tu avessi avuto solo me nel tuo cuore mi avresti chiamato qualsiasi cosa fosse successa tra di noi!”

Lui vuole un amore tutto per lui.

Merita una donna che glielo dia, e io non posso.

Ed è proprio per questo che non posso dirglielo.

Confessargli di star aspettando un figlio da lui lo costringerebbe a mettere tutto in discussione, perderebbe l’amore che merita e i suoi obblighi verso il bambino lo farebbero sentire obbligato anche verso di me. Finirebbe per odiarmi e per odiare se stesso.

Sono stata io a sbagliare tutto e io devo pagarne le conseguenze.

Con il pollice tampona delicatamente le lacrime che mi stanno irrimediabilmente rovinando il trucco. Mi avvicino di un soffio, poggiando le mie labbra sulle sue.

Lui non mi scosta, né osa approfondire il bacio; semplicemente porta le sue mani tra i miei capelli mossi e un po’ raccolti accarezzandoli lievemente.

Le nostre labbra combaciano perfettamente, come se fossero state progettate per un unico grande disegno, e per questo mi è ancora più difficile separarle.

“Addio.” Sussurro flebilmente, mi allontano ma la sua mano scivola per il mio braccio fino a giungere verso la mia. Mi trattiene mentre io vorrei varcare quella porta e lasciarmi tutto alle spalle, come se poi fosse possibile.

Spinge il mio viso verso il suo e di nuovo ci baciamo, questa volta con più intensità e quasi con rabbia. La rabbia di non poter avere un lieto fine.

Mi lascia andare, poi, mantenendo gli occhi chiusi. Lo ringrazio mentalmente perché non potrei sopportare la vista di quei meravigliosi occhi azzurri.

“Ti amo. – Mormora sulle mie labbra. – Non troverai mai nessuno che ti amerà più di me.”

Mi stacco da lui, questa volta definitivamente, senza trovare opposizioni e lui riapre gli occhi.

“Ti amo anche io. – Rispondo – Ma spero di trovare qualcuno che mi ami di più.”

 

***

 

La marcia nuziale si innalza per le alte mura della Chiesa.

Sono l’ultima delle damigelle, per ovvi motivi che la gente non riesce a comprendere, e avanzo verso l’altare dove il prete, Damon e Stefan attendono l’arrivo della sposa.

Mi sistemo all’estrema sinistra, vicino a due ragazze bionde che, come tradizione vuole, indossano un vestito identico al mio. Non le ho neanche conosciute, ma mi guardano storto quindi suppongo che siano amiche strette di Meredith e che sappiano tutto.

Damon è irrequieto, mentre lo fisso scopro Stefan a guardare nella mia direzione. Mi riserva un sorriso confortante e mima con le labbra un ‘presto sarà tutto finito’ o qualcosa del genere.

Gli sorrido a mia volta e penso che, appena finita la cerimonia, dovrò parlargli. Gli devo delle scuse per come mi sono comportata.

Perché ora so come ci si sente.

La sposa entra in Chiesa, accompagnata dal padre, nel suo abito di Vera che la fa sembrare una vera principessa.

Trattengo un conato di lacrime e chissà cosa altro, sforzandomi di non guardare verso Damon. Ho paura di quello che potrei vedere: i suoi occhi luminosi dalla gioia, la sua emozione.

Solo un’ora o qualcosa di più e sarà tutto finito.

Devo farmi forza.

 

“Vuoi tu, Damon Salvatore, prendere come tua legittima sposa la qui presente Meredith Fell, per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi ?”

Il prete pronuncia le fatidiche parole.

Socchiudo gli occhi, quando in realtà vorrei tapparmi le orecchie.

Inizio ad odiare questa mia presa di posizione del cazzo; se fossi stata seduta vicino Caroline sarei potuta uscire quando volevo. Avrei potuto benissimo saltare tutto il matrimonio.

Sento qualcosa alla pancia, di scatto porto le mani su di essa. Magari sto diventando pazza, forse mi sto soltanto suggestionando.

Sono così folle da pensare che quest’esserino voglia dirmi qualcosa? Che ho fatto un grosso errore a non dire niente al padre , che sono una stronza considerato quello che ho intenzione di fare?

“Sì, lo voglio.”

 È finita.

Ha pronunciato quelle tre parole, senza voltarsi indietro… senza voltarsi verso di me.

“ E tu, Meredith Fell, vuoi prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Damon Salvatore, per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi ?”

“Sì, lo voglio!”

“Per il potere conferitomi dalla Chiesa vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa!”

E mentre i novelli sposi si uniscono in un bacio casto, ma intenso, mi sento la persona più brutta sulla faccia della terra e penso che non sono più così sicura di lasciare andare questo bambino.

Le persone iniziano ad uscire in massa, per prepararsi a lanciare il riso sugli sposi; approfitto della confusione per sgattaiolare verso un lato della Chiesa e appoggiarmi al muro, mi mancano le forze e un dolore al petto mi sta facendo impazzire.

“Elena. – Cinque o dieci minuti dopo, vedo gli sposi uscire fuori e Stefan venirmi incontro. – Stai bene?”

“No. Non sto bene.” Rispondo a stento.

“Andiamo a chiedere al parroco un po’ d’acqua, è stata una cerimonia lunga. – Mi rassicura e mi tiene per il braccio, notando la mia instabilità. – Se vuoi ti accompagno a casa. Posso dire che non ti sei sentita bene, non è necessario che tu venga alla cerimonia.”

“Non è la cerimonia il problema.”

“E qual è?” Chiede ancora preoccupato.

“Portami via di qui.”

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Capitolo 28
*** Mai più sola ***


 


 

28

Mi stringo nella giacca di Stefan, cercando con poco successo di calmarmi. Lui siede accanto a me nella lunga macchina nera noleggiata per accompagnarci al locale dove si terranno i festeggiamenti.

“Elena.”

Le sue parole sono benzina al fuoco, perché scoppio in una nuova e più forte ondata di pianto. Non riesco a smettere, mi è impossibile respirare e sento i brividi farmi tremare all’inverosimile.

Stefan capisce che non lo risponderò, almeno per ora, e passa una mano oltre le mie spalle per cingermi in un abbraccio.

“Passerà. – Mi sussurra, accarezzandomi i capelli. Quello che ignora è il motivo della mia disperazione, che paradossalmente ha poco a che fare con il matrimonio se non indirettamente. – Si guarisce da un cuore spezzato.”

Magari fosse solo quello il problema!

Al momento, ragionando in prospettiva, aver perso definitivamente Damon non fa così male come sapere che sto per stroncare una vita prima di nascere.

Non ho impiegato molto a prendere questa decisione, mi è sembrata la più logica, la più conveniente. Allora perché sento questa stretta al cuore che non mi fa smettere di piangere, perché tutta la risolutezza di qualche giorno fa sembra essersi dissolta?

Fino a pochi istanti fa, mi è sembrato di aver dormito per un tempo indefinito.

Il ritorno a Mystic Falls, Stefan, Damon, l’aggressione, la scelta, il matrimonio.

E poi gli sguardi, i baci rubati, la gelosia, l’indecisione, l’amore, le urla, i pianti.

Scoprire, quasi per caso, come se il destino volesse prendermi in giro, di aspettare un bambino non è stato altro che il sogno ricorrente che ci fa svegliare di soprassalto.

Quel sogno in cui improvvisamente cadi e ti sembra così reale da farti sussultare.

A me, però, è accaduta una cosa strana, atipica: i miei riflessi non sono stati così pronti.

Non mi sono svegliata sul colpo.

Solo ora sto elaborando.

Mi blocco, strozzo le ultime lacrime in gola, e sento lo sguardo di Stefan su di me.

“Io…”

Vorrei parlare, mi sento sola e confusa come non mi sono mai sentita in tutta la mia vita, vorrei che qualcuno mi consigliasse. Vorrei che qualcuno mi dicesse cosa sarebbe giusto, cosa dovrei fare. Avrei potuto chiedere a Caroline, ma lei è stata la prima ad essere spaventata da una situazione del genere. La verità è che tutto quello di cui avrei bisogno è la presenza di mia mamma, lei avrebbe saputo consolarmi e rassicurarmi.

Con lei sarebbe stato tutto diverso, forse non avrei commesso tutti gli errori fatti in questi anni, o semplicemente non avrei mai avuto dubbi sul mandare avanti questa gravidanza perché sicura di averla al mio fianco.

Il mondo che vorrei, però, non esiste.

In questo mondo, quello reale, ci sono io ed io sola.

Non ho dei genitori, né un uomo.

Ho Jenna, ma è lei ad aver bisogno di me.

“Tranquilla. – Stefan continua ad accarezzarmi i capelli, esortandomi con lo sguardo a continuare. – Parlare ti farà stare meglio.”

“Non posso.”

“Perché non puoi?!”

“Stefan, ti prego. – Mi volto verso di lui, prendendo ad asciugarmi le lacrime e a cercare di ricompormi, per quando possibile. – Puoi far finta che non sia successo niente?”

“Certo… –  Mi dice insicuro portandosi una mano tra i capelli. – Io non ho visto niente, ok?”

La macchina rallenta fino a fermarsi e dal finestrino scorgo il perimetro della villa nella quale si terrà il ricevimento.

“Prenditi il tempo che vuoi, quando sei pronta scendiamo.” E un sorriso di conforto è tutto quello che mi basta per prendere il coraggio per affrontare quest’ultima sfida.

 

Musica dal vivo, ospiti ubriachi neanche a metà cena, macchinazioni da parte del consiglio dei fondatori sulle prossime elezioni sindacali, mascherate elegantemente sotto il nome di ‘chiacchiere davanti ad un po’ di vino’ e camerieri che corrono a destra e a sinistra sperando vivamente di non incrociare il proprio cammino con quello di Caroline Forbes.

Gli elementi per un tipico matrimonio a Mystic Falls ci sono tutti.

Mi sistemo meglio sulla sedia e quando alzo gli occhi dal fazzoletto di stoffa che sto torturando noto Jeremy che si fa strada tra i tavoli tondi distribuiti simmetricamente in mezzo alla sala, sventolando una mano per richiamare la mia attenzione.

“Sorellina”

Non mi chiama mai così, a meno che non voglia arruffianarmi… o consolarmi.

Opto per la seconda, considerata la mia faccia che non ispira propriamente divertimento e spensieratezza.

“Ehi, Jer.” Gli sorrido, sperando che non mi proponga di parlare di cosa mi è accaduto e dei miei sentimenti. Suppongo che non sappia niente, ed è meglio così.

“Vicky ed Anna mi stanno torturando.” Scherza, ma qualcosa mi suggerisce che questo non è il motivo per cui si è avvicinato.

“I lati negati di essere un latin lover.” Provo ad ironizzare per non dare a vedere il mio stato d’animo, dubitando seriamente dell’effettiva riuscita.

“Stai bene?”

Mi mancava questa domanda, ultimamente troppe poche persone me la pongono.

“Perché me lo chiedete tutti oggi?” Ritorno a piegare e ripiegare il fazzoletto, fingendomi indifferente.

“Ho parlato con Bonnie.”

In un attimo i miei occhi sono nei suoi.

“Cosa ti ha detto?”

“Era ubriaca, la notte dell’addio al celibato di Damon, si è lasciata scappare qualcosa…”

“Ti prego, Jer. Non farti cavare le parole da bocca.”

“Mi ha detto che sei ancora innamorata di... insomma, hai capito.”

Purtroppo anche lui sa tutto, o quasi.

Abbasso lo sguardo rassegnata, poco importa ora chi lo sa o chi non lo sa. Il mio orgoglio è stato fin troppo martoriato per sentire il dolore di qualche altro colpo.

E poi sto parlando di mio fratello.

Lui conosce i miei lati più oscuri e non mi ha mai giudicato.

“Oh, beh, c’è poco da dire in merito...” Commento sarcastica.

“Sai, quando mamma e papà se ne sono andati… ho fatto un grosso errore.”

“Quale errore?” Chiedo aggrottando le sopraciglia, non capendo questo repentino cambio di argomento.

“Ho iniziato a non legarmi più a nessuno. – Si siede accanto a me. – Perché avevo una paura fottuta di provare ancora quel senso di vuoto quando loro se ne sono andati. Ho pensato che se avessi evitato ogni tipo di affetto, ogni legame, non avrei più rischiato di perdere qualcuno e non mi sarei sentito più in quel modo.”

Lo guardo esterrefatta, senza parole. Mio fratello non è mai stato un tipo sentimentale, né uno di quelli a cui piace parlare dei propri sentimenti.

Anche se, per tutto il tempo in cui sono stata male per la perdita dei nostri genitori, non ho mai provato a capirlo sul serio, a capire cosa passasse nella sua testa.

Ho interpretato il suo non impegnarsi come un periodo di stasi, una fase della vita che stava attraversando, senza mai fermarmi a pensare che sotto potesse esserci molto di più.

Come potevo immaginare che stesse passando tutto ciò? Ovvio che non potevo.

Sono scappata da casa non molto dopo aver perso i miei, senza preoccuparmi di niente e di nessuno.

È stato quello il momento in cui ho sbagliato tutto, il reale inizio dei miei guai.

Sono fuggita dalla mia vita, dalla mia famiglia e da Damon e Stefan, e questa giustamente mi ha punita. Se fossi rimasta probabilmente le cose sarebbero andate diversamente.

Mi beavo nella convinzione di essere cresciuta e maturata solo perché vivevo da sola a kilometri e kilometri di distanza da casa mia. In realtà ho fatto tutto fuorché crescere.

“Jeremy… io non credevo che ti sentissi in questo modo.”

“Sono stato stupido a pensare una cosa del genere. Non si può vivere senza affetti e senza amore. Se Damon non ti vuole, è uno stupido. Perché so che per te legarti a qualcuno in questi anni è stato difficile come lo è stato per me e se lui ha rifiutato il tuo amore allora non ne merita neanche un briciolo.”

 

I flash dei fotografi mi accecano, e con destrezza mi nascondo ogni qual volta vedo l’obiettivo puntato verso di me. Dubito di avere un bell’aspetto dopo tutte le lacrime versate e poi sono sicura che Meredith non vorrebbe vedere la mia faccia sul suo album di fotografie.

Le note di One Love degli U2 si espandono per la grande sala, un modesto numero di coppie si dirige verso il centro di quest’ultima per ballare dopo che Meredith e suo padre hanno aperto le danze.

Lei continua a ballare, con lo sguardo perso nel vuoto.

Nonostante sia il suo giorno più bello, è malinconica e pensierosa e io non posso che sentirmi responsabile.

“E poi dicono che le donne vanno pazze per i matrimoni, la tua faccia esprime l’esatto contrario.”

Una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare, quando mi giro tutto ciò che vedo sono degli occhi blu che mi scrutano.

Un uomo sulla trentina e di bell’aspetto mi sorride con fare sicuro, e, ancor prima dei lineamenti marcati, è il suo ego a colpirmi.

Alzo il sopracciglio indispettita, ecco la ciliegina sulla torta: il cascamorto che tenta di portarti a letto a fine cerimonia, se non nel mentre.

“Scusami, tu saresti?” Chiedo inviperita.

“Un acuto osservatore, piacere.” Mi prende la mano e non faccio in tempo a ritrarla che mi sorprende chinandosi leggermente per baciarla a fior di labbra.

“Senti, signor acuto osservatore, non ho tempo per queste cose.” Rispondo secca, sperando capisca che non è aria.

“Ah già. Sei troppo impegnata a fissare tristemente la gente divertirsi.”

“Che… io… - Tento di controbattere, ma lascio perdere un attimo dopo quando noto la sua faccia da schiaffi assecondarmi con smorfie da perfetto imbecille! – La smetti?!”

“Ti chiederei di ballare, ma non vorrei mai che tu corressi il rischio di sorridere un po’.”

“Non c’è pericolo, grazie dell’interessamento. – Sfoggio il mio sorriso più falso – Quindi vedi di andare ad ammazzare la noia con le tue scadenti battute riciclate con qualche altra ragazza qui in sala. Buona fortuna!”

Faccio per andarmene, ma lui parla e la curiosità è troppa per non ascoltarlo.

“Vedi quella bionda in blu? –  Mi dice indicandomi la ragazza con un bicchiere in mano, la cui scollatura di sicuro non passa inosservata. Annuisco senza far troppe storie. – è da stamattina che si butta su di me con scuse improbabili. Diciamo che se mi annoiassi come dici tu, andrei da lei.”

“Questo è davvero toccante.” Scuoto la testa, alzando gli occhi al cielo.

Sorride sinceramente e per un momento mi pento di esser stata così acida.

“Che fai nella vita, Elena?”

“Come fai a sapere come mi chiamo?” Chiedo sorpresa.

“Sei la damigella d’onore, sarebbe una grossa mancanza da parte mia non conoscere il tuo nome!”

“Capisco, comunque non sono affari tuoi.”

“Nessuno però mi ha informato del tuo tratto caratteriale più determinante.” Commenta solenne.

“E cioè?” Domando noncurante.

“La dolcezza, naturalmente.” Risponde sorridendo.

Ora mi sta urtando.

“Sono una giornalista, ok?” Taglio corto, sperando che si arrenda.

“Anche io.” Dice con una naturalezza disarmante, come se già conoscesse la mia risposta.

“Una cosa in comune. Bene, ma non abbastanza da incentivarmi a continuare a parlare con te.”

“Qual è il tuo campo?”

“La moda.” Rispondo sospirando, forse se lo assecondo a monosillabi se ne andrà.

“Prendi questo. – Fruga per qualche secondo nel taschino interno della giacca nera che indossa, per poi estrarre un bigliettino di cartone. – Sono il redattore di un giornale ad Atlanta. Inviami qualcosa di tuo a questa e-mail, se non farà schifo potrei offrirti un lavoro.”

Non rispondo subito, leggermente scossa.

Leggo il nome sul bigliettino, mentre lui si allontana a passi svelti.

Logan Evans.

Il mio primo istinto è quello di bruciare il biglietto con un accendino mentre pratico un rito voodoo sulla persona che me l’ha dato, mi sorprendo però a desistere dal farlo.

“Ehi! – Lo  richiamo. Di certo non gli avrei dato la soddisfazione di rimanere lì impalata e concedergli l’ultima parola. – Cosa ti fa pensare che elemosinerei un lavoro da te, che non mi sei neanche vagamente simpatico?”

“Io non faccio beneficienza. Hai un caratterino niente male, quasi insopportabile aggiungerei, ma se sei così anche nello scrivere questo farebbe di te una giornalista con gli attributi. Ovviamente la tua può essere solo una facciata, potresti non essere all’altezza delle aspettative.”

L’ha fatto di nuovo!

Se ne sta andando, con quel sorrisino presuntuoso, trascinandosi dietro il suo egocentrismo così grande da avere vita propria!

“Io non devo essere all’altezza delle aspettative di nessuno.”

“Come ti pare, per quello che vale tu eri a buon punto.”

“Di cosa parli?!” Chiedo indispettita dai suoi giochetti.

“Quando ti ho visto, dal lato opposto della sala, eri apatica ed assente. Sembravi un corpo senza vita, e ho pensato fossi il solito faccino carino che vive per osmosi di chi gli sta a fianco. Mi hai piacevolmente stupito, invece di stare alle mie avance… hai cacciato una grinta che non pensavo potessi avere.”

“Allora ammetti di averci provato con me?!” Chiedo calma e pacata, ma lasciandomi scappare un sorriso vittorioso.

“Assolutamente. – Sorride anche lui. – Ora scusami, ma vado a fingere di divertirmi con quei signori laggiù. È stato bello non dover simulare con te.”

E alla fine è stato lui ad avere l’ultima parola.

Mi ha lasciato qui con un’espressione instupidita in volto.

Arrogante, saccente e presuntuoso, ma anche io gli dovrei dei ringraziamenti: mi ha fatto dimenticare per un momento tutti i miei problemi.

 

“Pronto, Mason.”

Ciao splendore, ti diverti?

“Non particolarmente, però… ho fatto quello che dovevo.”

Ti sei lanciata sulla sposa stendendola e poi le hai rubato lo sposo?

“No… gli ho detto addio.”

Brava… sono fiero di te, e se ballassi lo sarei ancora di più.

Ballare.

Quasi tutti gli invitati ballano da un’ora o qualcosa in più, io invece me ne sto immobile al mio tavolo a contare i secondi che mi separano dalla fine della serata.

“Non è tra i miei progetti, al momento. Penso di stare qui seduta a pensare e ripensare a quanto la mia vita stia andando a rotoli.”

Il tormento, la bruciante sconfitta, la Susan Hayward della situazione… Ti vedo là, da sola,al tuo tavolo,  con il tuo vestito rosa confetto.”

Rido divertita dal suo tono melodrammatico, chiedendomi da dove sia nata questa vena poetica.

Un attimo, ha fatto riferimento al mio vestito.

Quando l’ha visto?

E soprattutto… l’ha guardato così attentamente da notare il colore?!

“Ti ho detto che ho un vestito rosa?!”

I capelli raccolti, - continua – che continui a torturare con le dita, come fai sempre quando sei molto giù e ogni tanto ti guardi le doppie punte e pensi ‘Dio, se solo fossi andata dal parrucchiere invece di perdere tempo con questi drammi sentimentali’.”

Mi blocco, accorgendomi solo ora di star tartassando le punte rovinate alla fine dei miei lunghi capelli.

“Mason, non ti ho mai detto che il mio vestito è rosa!”

E ad un tratto, una nota canzone. – Il gruppo musicale inizia ad intonare ‘Say a little prayer for you’ in una versione quasi più bella dell’originale. Mason deve essere da queste parti, perché dubito che abbia poteri sovrannaturali e soprattutto dall’altoparlante sento la canzone rimbombare. Mi alzo dalla sedia, aguzzando la vista per riscontrare il suo volto tra le centinaia di invitati. Ma non doveva essere in montagna con zia Jenna? – E tu, ti alzi dalla sedia con movenza leggera. Sorpresa, cercando, fiutando il vento come una gazzella… Dio ha ascoltato la tua preghiera, Cenerentola ballerà ancora.

“Mas..” Lo chiamo, intenta a farmi dare delle spiegazioni o perlomeno un indizio su dove possa essersi nascosto ma mi ammutolisco nel momento in cui lo vedo sedere ad uno dei tavoli vicini alla pista da ballo.

Ed ecco all’improvviso la folla si apre ed appare lui, bellissimo, elegante, raggiante nel suo smoking nero, stranamente è al telefono… ma del resto, anche tu! – Si alza, sorridendo e io sono troppo sbalordita per muovere un solo muscolo. Vorrei buttargli le braccia al collo e abbracciarlo, ma non riesco. Mi fermo nel bel mezzo della pista, mentre lui avanza nella mia direzione. – Allora viene verso di te, con il passo agile di un felino, e benché tua ragione intuisca che è impegnato, come la maggior parte degli scapoli di sconvolgente bellezza della sua età… - Chiude il telefono, riponendolo nella tasca mentre io, ancora pietrificata, ho ancora il mio vicino all’orecchio. – Ti dici: ma che diavolo, la vita continua! Forse non ci sarà matrimonio, forse non ci sarà sesso… ma ci sarà almeno il ballo!”

 Mi prende il telefono dalle mani appoggiandolo chissà dove, poco mi importa sono così contenta di vederlo da far passare tutto in secondo piano.

Mi fa avvicinare e iniziamo a ballare, finalmente mi sveglio dallo stupore iniziale e inizio a ridere senza controllo.

“Tu… tu dovresti essere con Jenna in montagna!” Gli dico, tra un volteggio e l’altro.

“La montagna può aspettare! Non potevo abbandonare la mia migliore amica il peggior giorno della sua vita… ti ho vista sai, sola e depressa a quel tavolo. Sei stata una pazza a venire qui, coraggiosa ma pur sempre una pazza! E sai cosa si dice sugli amici e il momento del bisogno, no?”

“Non so come ringraziarti…” Sussurro, sull’orlo della commozione.

“Cerchiamo di divertici ora…”

Continuiamo a ballare fin quando la canzone, giunta alle note finali, viene sostituita con un’altra di gran lunga più romantica. Le coppie si avvicinano sempre di più, e proprio nel momento in cui Mason sta per fare lo stesso una mano si poggia sulla sua spalla.

“Posso rubarti la signora per un ballo?” Stefan è l’uomo alle sue spalle.

Mason si gira nuovamente verso di me cercando sul mio viso un gesto di approvazione. Gli sorrido per fargli intendere che va tutto bene e invita Stefan con la mano a farsi avanti.

“Ti ho visto sorridere poco fa… mi fa piacere.” Mi sussurra in un orecchio, mentre mi stringe premendo con le mani sulla mia schiena.

“Ogni tanto sorrido anche io.” Gli rispondo con voce flebile.

“Vorrei aiutarti, ma tu non me lo permetti.”

Mi lascio cullare da lui, e mi appoggio alla sua spalla sospirando, stanca.

“Non puoi aiutarmi.”

“O tu non vuoi essere aiutata?” Mi domanda scostandosi per far sì che alzi il viso.

“Io non voglio che tu sia più condizionato da me. – Dico seria. – Non interpretare in modo sbagliato ciò che ti sto dicendo. Sono legata a te in un modo che non si potrebbe spiegare a parole, solo starti accanto mi fa stare bene… ma non possiamo più continuare così.”

“Così come, Elena?”

“Non siamo semplici amici, e non lo saremo mai. – Abbassa lo sguardo, conscio di ciò che gli sto dicendo. – Per cui non possiamo più far finta di esserlo, ci facciamo solo del male.”

“Tu stessa hai detto che stare con me ti fa stare bene, per me è lo stesso… non vedo nulla di male in questo.”

“Io però non posso darti quello che vorresti da me!”

“E io non posso darti quello che vorresti in realtà…” Dice piano, facendomi sentire uno schifo.

“Ecco vedi, ti ho ferito. E l’ho fatto anche qualche giorno fa, e il mese scorso… e succederà ancora. Non meriti questo, devo lasciarti andare.”

“Così semplicemente? Mi lasceresti andare senza esitare?”

“Stefan… – Mormoro stanca. – è la decisione più difficile che abbia mai preso, ma la più giusta. Se non fossi così importante, allora ti terrei legato a me egoisticamente. Ma non posso.”

Devo lasciarlo andare, come ho fatto con Damon.

È e sarà doloroso, dubito che un vuoto del genere possa essere mai colmato in futuro, ma devo tentare di salvare quello che posso di un rapporto insano destinato all’ autodistruzione.

Ho perso Damon definitivamente, nulla potrà cambiare le cose, ma ho ancora una possibilità con Stefan.

“E’ un addio?”

“Certo che no, - Gli sorrido triste. – è un arrivederci.”

Sta per parlare, apre la bocca, ma la richiude forse ripensandoci.

Appoggio il mento sulla sua spalla, rilassando i muscoli e lasciando che il mio corpo segua il ritmo lento della canzone.

Oltre la sua spalla, è chiara e nitida l’immagine dei due neosposi che ballano. Ho cercato di evitarli tutta la serata, il ché potrebbe sembrare strano se non impossibile considerato che è il loro matrimonio, ma sono dettagli.

Il non distogliere lo sguardo, poi, mi rende la regina delle masochiste.

Lui l’abbraccia, sorridendole, e sembra davvero felice, si avvicina ancora di più facendole poggiare la testa nell’incavo del suo collo e in un paio di giri i nostri occhi si scontrano.

La solita Elena avrebbe abbassato lo sguardo neanche un secondo dopo, ma ora è diverso.

Ora non ho più nulla di cui vergognarmi, non avrebbe più senso.

Quando ho preso coscienza di provare le stesse cose sia per Damon che per Stefan ho capito che il cuore è abbastanza grande da contenere tutti gli amori possibili e immaginabili.

Quello di cui non ho tenuto conto è che questo scoppia quando non ha più nulla di cui alimentarsi.

Continuiamo a fissarci per attimi interminabili, forse minuti, fin quando la canzone volge al termine.

Sento Stefan allontanarsi, quindi distolgo lo sguardo dal fratello, rivolgendogli un sorriso appena accennato.

“Scusami per tutte le volte che ho sbagliato con te.” Gli dico mentre mi allontano, capendo che è il momento di andarmene di qui.

Recupero la mia roba e cammino svelta verso il guardaroba dove ho lasciato il soprabito, trovandolo facilmente grazie all’aiuto del ragazzo addetto.

“Ti ringrazio.” Gli sorrido, mentre mi aiuta ad infilarlo.

Mi accingo a chiamare un taxi, quando la voce di Caroline mi costringe a fermarmi proprio dinanzi l’imponente entrata della villa.

“Elena, dove vai?”

Girandomi, sto per risponderle ma appena ho la possibilità di vederla in viso decido di ignorare la sua domanda.

“Cosa ti è successo Care? – Ha un po’ di nero sotto gli occhi e un colorito che non premette nulla di buono. Scuote la testa per farmi intendere che non devo preoccuparmi, peccato per lei che la conosco meglio di chiunque altro. – Non provare a mentirmi! Ti conosco troppo bene… e Caroline Forbes non transigerebbe mai e poi mai un po’ di matita sbavata sotto l’occhio!”

La mia affermazione la porta a tamponarsi istintivamente il contorno occhi con i polpastrelli, per poi riscoprirli macchiati di trucco.

“No, davvero. Nulla di importante. Tu dove stai andando?”

“Nulla di importante in confronto la mia gravidanza, vero?” Chiedo calma. In fondo il punto è lì, lei non vuole raccontarmi il suo problema perché pensa che non sia abbastanza serio paragonato al mio.

“Care… puoi e devi raccontarmi tutto. Riguarda Tyler? – Dalla scossa che sembra averla colpita al solo pronunciare il nome incriminato, mi convinco si tratti di lui; infatti annuisce, ma non sembra voler parlare. – Ti ha fatto qualcosa?!”

“No! – Esclama – Lui… ha fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi persona sana di mente.”

“Cosa?!”

“Se ne è andato.”

“In che senso?”

“Io… - La mia amica si lascia scappare una lacrima solitaria che asciuga in fretta e furia – Gli ho confessato tutto… Gli ho detto che sono stata con Klaus.”

“E lui?” Spalanco gli occhi, ammirando il coraggio della bionda.

“È rimasto in silenzio per un paio di minuti… e poi se n’è andato senza dire una parola.”

“Può… può darsi che sia sconvolto. Dagli del tempo…”

“No, Elena. Non puoi capire… mi ha guardato con un’espressione che non gli avevo mai visto prima. Era letteralmente disgustato da me. Così disgustato da credere che non meritassi neanche risposta.” La voce di Caroline sta cedendo, e prima che scoppi in un pianto disperato penso bene di interrompere la conversazione e abbracciarla.

“Andrà tutto bene, Care.”

La sento piangere in silenzio, ma non si concede più di qualche secondo.

“Dovrei essere io a consolare te… - Sussurra con voce rauca, mentre asciuga qualche goccia. – Stavi per andartene?”

“Sì… ho sopportato abbastanza.”

“So che questa è l’ultima cosa che vuoi sentire, e che già ne abbiamo parlato e che mi hai chiesto di non giudicare…”

“Care, sputa il rospo.”

“Devi dirglielo… So che ora è ancora più difficile, ma devi. Riusciresti a vivere con il pensiero di aver rinunciato a lui?” Indica con lo sguardo il mio ventre.

Vorrei risponderle ma una voce maschile mi fa sussultare.

“Di cosa parli, Caroline?”

Sono completamente pietrificata alla visione di Stefan a pochi passi da noi. Non so quanto ha sentito, probabilmente non molto da capire di cosa stavamo parlando ma sono in ogni caso terrificata da quello che potrebbe scoprire.

“Stefan….” Care è sorpresa quanto me, e la sua espressione non aiuta.

“Nulla. Io me ne sto andando.” Affermo decisa, prendendo in mano la situazione.

“Aspetta! – Esclama lui – Tu non te ne vai di qui finché non mi avrai detto che succede!”

“Mi vuoi costringere?!” Rispondo dura.

Ho perso la pazienza, e forse anche il senno.

“Se sarà necessario, sì!”

I toni diventano più forti, ritorno sui miei passi avvicinandomi a lui con gli occhi assottigliati in due fessure.

“E come?! Con la forza?”

“Elena, scusami per quello che sto per fare ma è per il tuo bene… -  sussurra fioca Caroline. –  Stai commettendo un grave errore, perché hai paura. So che non avrei dovuto immischiarmi, ma non posso lasciare che tu faccia una scelta del genere in queste condizioni. Lo rimpiangeresti per sempre.”

Sono allibita, e spero con tutta me stessa che non abbia la reale intenzione di confessare la verità.

Stefan, intanto, sposta lo sguardo freneticamente tra me e Caroline, in attesa di qualcosa.

“Non farlo.”

“Ti prego non odiarmi, ma lo sto facendo per il tuo bene. – L’attimo è troppo veloce anche per pensare cosa fare per fermarla. Care si volta verso Stefan e il mio mondo crolla. – Elena è incinta.”

“Non posso crederci…” Sputo tra i denti.

Non può averlo fatto.

Stefan è paralizzato, ha gli occhi sbarrati e mi fissa insistentemente, ma non parla.

“Non posso crederci…” Ripeto, guardando Caroline. Come ha potuto farmi questo?

“Scusa, Elena… l’ho fatto per te.” Si allontana velocemente da noi, e non ho neanche la forza per richiamarla o urlarle contro.

Stefan è ancora in silenzio, si limita a fissarmi ma è come se non mi vedesse realmente. È letteralmente scioccato.

“Gliel’hai detto?” Finalmente parla apatico, strozzato, sofferente.

Il soggetto sottinteso è Damon.

E io non ho la forza di mentirgli, sarebbe inutile.

“Ti sembra che abbia la faccia di uno che ha scoperto di aspettare un bambino da una donna che non è sua moglie?” Dico, guardando in direzione della sala dove lui, accanto a Meredith, sorride ad una coppia di mezza età.

“Ma sei impazzita?! – D’un tratto Stefan sembra risvegliarsi dallo shock iniziale. Urla, per poi ricomporsi in un tono di voce quantomeno accettabile – Sei… Sei impazzita?! Cosa pensi di fare quando.. sarà impossibile nasconderlo..”

“Non sono così stupida… - Sussurro – Non sarà impossibile…”

“Tu… tu non intendi per caso…”

“Sì, hai capito perfettamente.”

“Non puoi!” Esclama.

“Perché no?!” Mi alterno a mia volta.

“Non puoi fare una cosa del genere senza dirglielo! Lui deve sapere!”

“E poi cosa? Mi direbbe di non farlo, ma metterei per sempre in crisi il suo rapporto con Meredith e lo condannerei ad una vita che non vuole!”

“Nessuno vi obbliga a stare insieme… ma lui ha fatto un errore e deve assumersi le proprie responsabilità! – Mi ammutolisco, dopo l’ennesima pugnalata al cuore. – Non volevo dire…”

“No, lo so. Ma è stato un errore, hai ragione.”

“No, Elena. Per favore, ragiona! – Mi si avvicina, prendendo il mio viso tra le mani. – Sei davvero convinta di quello che stai facendo?!”

La parola convinzione stride con tutto quello che sono e che provo ora, la mia scelta è dettata dal sapere che non ho altra scelta.

“Cosa importa?! Non ho un lavoro, Jenna è ancora sconvolta da quello che è successo e devo occuparmi di Kyle, non ho un uomo, non ho nessuno… spiegami come potrei mantenere un altro bambino?! E poi Damon è così felice con Meredith… rovinerei tutto.” Mi sfogo; la rabbia ha sostituito la tristezza ma già so che si tratta di una condizione momentanea, tornata a casa sprofonderò tra le coperte del letto a piangere come ogni sera.

“Cosa ti fa pensare che non hai nessuno?! – Mi stringe il volto con più forza, senza però farmi male – Hai Jeremy, Caroline, Bonnie, Matt… e hai me. Lo sai che sono sempre qui… per qualsiasi tipo di aiuto.”

“No…” Sussurro.

“Questo bambino è pur sempre mio nipote… E Damon è mio fratello! Non puoi pretendere che io non dica nulla!”

Poggio la mano sulla sua, ancora sulla mia guancia.

“Ti prego, non lo fare.” Lo supplico.

“Che succede qui?! – La voce di Damon fa girare entrambi di scatto – State urlando.”

Non c’è nessuno specchio da queste parti, ma potrei giurare di esser sbiancata, guardo Damon e poi ritorno su Stefan.

Lui esita, vorrebbe parlare ma qualcosa lo blocca: I miei occhi supplicanti.

“Stai bene, Elena?” Mi chiede il moro, con voce fin troppo titubante. Mi auguro che Meredith non sia nelle vicinanze ad ascoltare, perché quegli occhi di ghiaccio e quella voce roca lo stanno tradendo.

“No, non sta bene. – Interviene Stefan. Mantengo il fiato sospeso fino quando non riapre di nuovo bocca. – Non vuole ascoltarmi… Dille anche tu di farsi accompagnare a casa.”

Non gli ha rivelato nulla.

Damon sembra annuire, ma i suoi movimenti sono quasi impercettibili, sbatte freneticamente le palpebre e gira il viso di lato guardando da tutt’altra parte. Ha un’espressione aggrottata, una delle sue espressioni più caratteristiche.

“Hai vinto tu.” Mi sforzo di sorridere verso Stefan, distogliendo lo sguardo da Damon.

Fa troppo male.

 

Tolgo i maledetti tacchi che mi hanno martoriato i piedi per tutta la serata, Stefan mi segue verso il divano non perdendomi di vista neanche per un momento.

“Quelle scarpe non sono consigliabili per una donna che aspetta…” Sussurra, ed è la prima volta che parla da quando abbiamo lasciato il locale.

“Stefan, non iniziare ad essere iperprotettivo.” Mi accascio sul sofà, chiudendo gli occhi.

È stata una giornata lunga e da non ripetere.

Ancora con gli occhi chiusi, sento un peso gravare sul divano.

“Hai ragione.” Mi dice.

“Su cosa?”

“Non mi fa bene stare con te. Sono arrivato al punto di mentire a mio fratello.”

Abbasso lo sguardo, oramai ho perso il conto di tutte le volte in cui mi sono sentita uno schifo.

“Forse dovremmo dirci addio…” Sussurro, riferendomi a poche ore fa quando gli ho detto che il nostro sarebbe stato un arrivederci.

“Ma ora più che mai non posso abbandonarti… - Mi prende una mano inaspettatamente – Hai bisogno di qualcuno che ti stia accanto perché hai paura. Hai bisogno di un amico.”

Sento gli occhi inumidirsi, e di slanciò mi porto a sedere avvicinandomi ancora di più a lui per poi abbracciarlo.

“Grazie..”

“Rispondi a questa domanda…- Si scosta da me – Se Damon non si fosse sposato, se avesse scelto te... avresti interrotto la gravidanza?”

“No…” Confesso, dopo alcuni secondi di silenzio.

“Rifletti su questo, Elena. Vuoi questo bambino più di quanto tu voglia ammettere a te stessa… ti prego, non essere avventata.”

Si alza dal letto, prima di permettermi di rispondere.

“Vado a prepararti una camomilla, dopo questa giornata così pesante ne hai bisogno.”

Quando è lontano molti passi da me, prendo la borsetta poggiata sul tavolino che mi è di fronte ed estraggo il biglietto datomi da quel Logan.

Mi chiedo cosa ci facesse lì, non è un viso noto.

E quante probabilità avevamo di parlarci?

Forse il caso ha voluto che gli capitassi io sott’occhio in quel momento, forse l’universo vuole suggerirmi qualcosa.

Quante probabilità c’erano di conoscere un giornalista, e che questo mi proponesse un impiego?

Forse è arrivato per me quel treno che non passa più nella vita, quel treno che mi permetterebbe di ricominciare da zero.

È un opportunità per iniziare una nuova vita, per riscattarmi, ma stavolta farei le cose come si deve. Stavolta non scapperò dai problemi.

Stavolta chiudo le porte che non meritano di rimanere aperte e mi armo del coraggio che mi è sempre mancato.

E non sarò più sola.

Fine

 


AVVISO 1: Ho pubblicato il seguito della storia qui: Clicca per leggere ‘Just say Yes’ 


   AVVISO 2: storia in revisione!
 

 Ho intenzione di correggere gli errori, cambiare il 'font' di scrittura, ampliare le descrizioni e modificare alcuni dialoghi.
La storia, però, non subirà modifiche per quanto riguarda la trama.
Ho preso questa decisione perché rileggendola, non mi è piaciuta affatto. La trovo, in alcuni punti, illeggibile!
Qui sotto indicherò fino a che capitolo è stata revisionata (così come nell'angolo di presentazione della storia stessa). Ovviamente questo 'contatore' sarà aggiornato ogni volta che pubblicherò un nuovo capitolo revisionato ma non vi annoierò con nessuna notifica o roba del genere, quindi se vi interessa rileggere la storia l'unico modo per vedere se ho aggiunto un cap è passare di qui. 

 

STORIA REVISIONATA FINO AL CAPITOLO: 3
 


Note Finali: Eccoci alla fine della storia… non potete immaginare quanto io sia triste!

Mi dispiace per chi sperava in un happy ending per Elena e Damon, ma non è stato così.

Quando ho iniziato a scrivere la storia quello che volevo creare era un universo alternativo in cui Damon e Stefan non facevano ruotare la propria vita intorno ad Elena.

Elena ha fatto un percorso, è come se fosse cresciuta di botto in un anno…

Lei pensava di essere diventata una donna matura, adulta, responsabile… ma (come lei stessa ammette) si sbagliava. È solo scappata dalla sua vita e ha vissuto sei anni lontano da casa sua ignorando completamente i suoi vecchi problemi. Ma si sa che i nodi vengono sempre al pettine…

La storia quindi rappresenta una il cosiddetto ‘toccare il fondo’ per la protagonista, che paradossalmente non è altro che la spinta per farla rialzare… perché è solo in quel momento che si rende conto dove ha davvero sbagliato.

Elena trova un’opportunità di riscatto quando guarda il bigliettino da visita di quell’eccentrico ragazzo ( a cui io personalmente ho dato il volto di Chris Pine …cioè non so se mi spiego XD) e, con tutto che non riesce proprio a sopportarlo, prende in considerazione la sua proposta.

Non commento il resto del capitolo… è l’ultimo e lo lascio a voi!

Solo una piccola curiosità: quando Elena dice ‘ho capito che il cuore è abbastanza grande da contenere tutti gli amori possibili e immaginabili’ si riferisce al capitolo 10 dove pensa proprio questa cosa.

Non inserisco la storia nelle complete, per ora… così, nel caso pubblicherò il seguito, metterò il link qui.

E ora arriva il momento dei ringraziamenti…

GRAZIE!!

Quando ho iniziato a scrivere non pensavo di poter ricevere tutta questa accoglienza, inoltre erano poche le AU su i personaggi di TVD infatti molte di voi mi hanno detto di essere state un po’ restie all’inizio… quindi vi ringrazio per avermi dato un’opportunità! :D

Grazie per aver letto la storia, aver recensito e tutte le cose carine che mi avete detto… senza di voi non avrei continuato probabilmente! Grazie a chi ha messo la storia nelle preferite/seguite/ricordate e tra gli autori preferiti e soprattutto a chi ha perso un po’ del proprio tempo per commentare tutti i capitoli!

Vi ringrazio con il cuore :)

Ho visto che molte ragazze inseriscono nelle loro storie un angolo per pubblicizzarne altre… ringrazio chi ha messo la mia tra queste. Per tutto il corso della storia io non l’ho mai fatto per non far sì che qualcuno si sentisse obbligato a ricambiare il favore. Voglio che la mia storia sia letta/recensita/preferita ecc perché si vuole e non perché ‘io leggo/faccio pubblicità/recensisco la tua e tu leggi/fai pubblicità/recensisci la mia’.

Essendo l’ultimo capitolo, però, ho il piacere di consigliarvi alcune autrici (pochissime, considerato che non riesco più a leggere come una volta) secondo me molto brave… chi per fantasia, chi per stile, chi per altro.

Tess 36

everlily

Love Bites

Chara

Bloodstream_

Fannie Fiffi

Occhidacerbiatta

 Prima di salutarvi, vi chiedo un’ultima cosa… (Sì, lo so, sono noiosa) Mi farebbe davvero piacere leggere i vostri pareri, soprattutto quelli di chi non si è mai fatto sentire, su questo capitolo ma anche sulla storia in generale… se c’è stato qualcosa che non vi ha convinto o se volete darmi qualche consiglio.

Un bacio a tutte!

PS. La scena di Mason che chiama Elena al matrimonio non è farina del mio sacco, ma un omaggio al fantastico film che mi ha ispirato! :) Le battute sono le stesse con leggerissime varianti. Questo è il link!

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